Resoconto della seduta n.0 del 29/09/2015
Incontro di approfondimento
con il Cardinale Menichelli ed il Professore Zamagni
sui temi ambientali


Presidente Antonio MASTROVINCENZO. Buongiorno a tutti. Saluto tutti voi, in particolar modo il Cardinale Menichelli ed il Professore. Zamagni.
Quella di oggi è una occasione di riflessione sullo stato dell'ambiente e sulla cura della casa comune partendo dagli spunti di grande forza presenti nell'enciclica di Papa Francesco "Laudato Sì" centrata sulla necessità di attivarsi tutti per il rispetto dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile ed equo.
Il Papa interpella anche noi amministratori, raccogliamo in modo laico le sue sollecitazioni e i numerosissimi spunti di riflessione presenti nell'enciclica, aprendo un confronto nella sede del Consiglio regionale per arricchire la funzione stessa di questa Assemblea che è quella di indirizzo nell'ambito delle politiche ambientali, sociali, economiche, culturali per il bene comune e l'interesse della società marchigiana.
Ringrazio per la disponibilità offerta a queste riflessioni il Cardinale Menichelli e il Professore Zamagni che ci aiuteranno ad esplicitare il senso e le suggestioni più rilevanti di un documento di straordinaria laicità, respiro, concretezza e speranza.
Penso che da questa mattinata usciremo tutti più consapevoli e spero anche più determinati nello svolgimento della nostra funzione di servizio verso i cittadini e la nostra comunità.
Ringrazio il Presidente della Giunta Ceriscioli, gli Assessori e i Consiglieri che hanno raccolto l'invito a partecipare. Saluto le due V classi dell'Istituto d'arte Mannucci di Ancona accompagnate dalla Prof.ssa Veschi, le due V classi del Liceo classico Rinaldini di Ancona accompagnate dai Proff. Marongiu e Duca e la V classe del Liceo Savoia-Benincasa di Ancona accompagnata dalla Prof.ssa Nisi. Sono presenti grazie alla collaborazione preziosa dell'Ufficio scolastico regionale.
E' a voi giovani che dobbiamo consegnare un mondo ed un ambiente vivibili e possibilmente migliori.
Credo di poter dire a nome dell'intero Consiglio che le Marche per la loro storia e cultura sentono le parole del Papa particolarmente consolanti.
La nostra è infatti una regione che pur tra limiti ed errori ha mantenuto nel tempo un rapporto equilibrato tra uomo e natura, una dimensione corretta della sua comunità, una cura particolare del paesaggio e degli ecosistemi. Una regione che purtroppo ha comunque risentito della crescita della cosiddetta società dei consumi, dell'espansione urbanistica spesso disordinata, in particolare in alcune zone della regione, del consumo eccessivo del suolo.
L'enciclica insiste in modo particolare sulla responsabilità dell'amministratore che deve tradursi in un impegno costantemente ispirato e concreto tale da consentirci un governo effettivo delle questioni per quanto nelle nostre possibilità. Penso ai temi dei rifiuti, dell'acqua, dell'energia, dei trasporti, ma anche dell'assetto del territorio, della lotta al dissesto idrogeologico, della cura dei boschi e di fiumi, della manutenzione idraulica, della bonifica di aree dismesse ed inquinate, della riqualificazione di zone urbane o del recupero e restauro di borghi rurali e beni culturali.
Per far fronte a tutte queste necessità occorre innanzitutto adottare un metodo corretto, quello dell'informazione e partecipazione preventiva, del dibattito esplicito e serrato con le comunità, della decisione ispirata al bene comune, del controllo e del monitoraggio sull'attuazione delle scelte e sugli effetti delle stesse.
Occorre inoltre recuperare l'idea di una programmazione degli interventi che abbandoni ogni discrezionalità e selezioni le vere priorità. Non dobbiamo mai smarrire il forte nesso che esiste tra il diritto dell'ambiente, come lo ha chiamato Papa Francesco, e il diritto all'esistenza della natura umana. Un'esistenza fondata sulla dignità della persona contro ogni esclusione e discriminazione.
E' sulla base di questo nesso che l'enciclica "Laudato Sì" ha un'ispirazione profondamente sociale. Non possiamo dimenticare le oltre 40.000 famiglie e 115.000 cittadini poveri della nostra regione, certificati da diverse statistiche, da ultimo dalla Caritas nel suo rapporto annuale sulle politiche contro la povertà in Italia che stima il numero dei poveri più che raddoppiato dall'inizio della crisi ad oggi. Erano 1.800.000 nel 2007, sono oltre 4 milioni nel 2014 nel nostro Paese.
Analogamente non possiamo sottovalutare nella regione più artigiana d'Italia la perdita dall'inizio della crisi di circa 5.000 imprese artigiane e 15.000 occupati nel settore, conseguenza della stasi del mercato interno e segno di un cambiamento strutturale dell'economia marchigiana.
Non deve poi illuderci la diminuzione del tasso di disoccupazione che oggi si attesta intorno al 9%, ma che rappresenta comunque un dato consistente se pensiamo alle percentuali della disoccupazione frizionale del periodo anticrisi.
Un contributo importante alla crescita, alla ripresa occupazionale e a un diverso modello di sviluppo più sostenibile e socialmente inclusivo, può nascere proprio dalle forme di economia sociale e di iniziativa cooperativa che l'enciclica incoraggia e che il Professor Zamagni ben conosce. Né possiamo dimenticare coloro che anche nella nostra regione civile ed europea vivono in condizioni di esclusione o subiscono soprusi, sfruttamenti e violenze.
Tutto è connesso, ricorda l'enciclica del Papa, lo stato della nostra casa comune non ci consente di pensare ad una regione a sè stante rispetto alla situazione più generale, planetaria, europea e nazionale.
L'umanità è alle prese con i disastri ambientali: l'inquinamento soprattutto da rifiuti, i cambiamenti climatici che producono desertificazione, l'innalzamento dei livelli dei mari, la perdita della biodiversità, la questione cruciale dell'acqua potabile, il deterioramento della qualità della vita e delle condizioni sociali per larghe fasce di popolazione soprattutto nelle città e nei Paesi in via di sviluppo. Degrado ambientale, esclusione sociale e fragilità democratica sono intimamente connesse.
Oggi stiamo vivendo il dramma di chi è costretto a migrare nel nostro Paese, in un'Europa in difficoltà nel gestire una situazione che potrebbe protrarsi per parecchio tempo e riguardare diversi milioni di persone.
Le Marche stanno facendo la propria parte con concretezza e spirito di solidarietà.
Le migrazioni sono conseguenza degli enormi squilibri economici e sociali e dell'acuirsi di conflitti e guerre che spingono milioni di persone a fuggire dai loro Paesi. Dovremo considerare che un'altra causa delle immigrazioni attuali, ma soprattutto future, è costituita dall'impatto di calamità naturali e cambiamenti climatici che spinge già da oggi circa 25 milioni di persone su scala mondiale, che si stima possano diventare nel 2050 circa 100 milioni, a scappare dai rispettivi Paesi alla ricerca di condizioni di vivibilità e qualità della vita accettabili, degne dell'essere umano. Si tratta del fenomeno degli ecoprofughi di cui si parla ancora troppo poco.
Quella che Papa Francesco ci lancia nella sua enciclica è una sfida, noi intendiamo raccoglierla, la volontà di rivolgersi a tutti credenti e non credenti con inedito spirito laico, lo sguardo aperto sul mondo e attento ai molteplici contributi territoriali, l'approccio interdisciplinare alle questioni più spinose, la centralità dell'educazione nel promuovere il cambiamento della cultura e degli stili di vita, l'invito alla politica ad alzare lo sguardo, a governare economia e finanza, tecnologie, senza farsi dominare da esse, intendere il proprio ruolo come servizio e ricerca del bene comune.
Ritengo che dalla discussione e dal confronto odierno potremo raccogliere spunti utili per meglio definire le nostre politiche.
Sono sicuro che tutto ciò potrà aiutarci ad agire come amministratori responsabili esclusivamente per il bene dei cittadini marchigiani.
Lascio ora la parola per un breve saluto introduttivo al Cardinale Menichelli che poi concluderà la giornata.

Cardinale Edoardo MENICHELLI. Comprenderete naturalmente il mio imbarazzo, ma anche il mio grazie per questo invito e per il modo in cui lo gestiremo insieme. Questo saluto non l’ho preparato, ho buttato giù due righe ora.
Vorrei che ognuno di voi leggesse questa mia presenza come un atto di stima verso tutti voi, dal primo all’ultimo.
Tutti voi siete scelti, eletti, per una dedizione condivisa al bene comune. Qualcuno potrà dire, qualcuno dirà, qui e altrove, che queste sono parole, ma sono le parole che ci fanno comprendere e riconoscere il comune impegno.
Io non ho nulla da insegnare, tant'è che poi parlerò un po’ dell’enciclica, che non è mia, perché questa è una cattedra che non mi appartiene, chi vuole sentire un Vescovo o un Cardinale va altrove. Il fatto che sia stato invitato qui mi imbarazza molto, ma mi dà l’opportunità di rinnovare a me stesso un convincimento e di dirlo anche a voi: c’è un’alleanza tra voi e me perché ambedue siamo chiamati a servire lo stesso popolo.
Il bene comune è un bene complessivo della persona umana e allora la nostra deve diventare un’alleanza per cui nessuno può dire qualcosa all’altro, ma insieme possiamo comprendere meglio ciò che è necessario offrire agli uomini di oggi, alla cultura di oggi, al tempo di oggi, alle problematiche di oggi.
Infine, c’è anche un’altra necessità che mi permetto di dire, un’alleanza da costruire nella visione che il Beato Paolo VI, circa 40 anni fa, diceva anche nel Concilio Vaticano II, e cioè che la politica è un alto e significativo atto di carità.
Ci sono certe parole, carissimi, che per un verso o per l’altro, un po’ tutti abbiamo infettato, perché spesso possiamo essere governati dalle appartenenze. A me piacerebbe dirvi che certe parole sono pregne di una laicità che diventano utili per tutti. Certo se dico, sul versante evangelico, la parola carità, è logico che non è laica, perché si riferisce all’amore di Dio, ma se dico carità come solidarietà, questa è una parola laica che appartiene a tutti. Se dico la parola pace, non è una parola che appartiene ad una categoria, è una parola laica che appartiene all’umanità e che è compito dell’umanità, e via di seguito.
Questo mio saluto vuole essere stima, ossequio ed invito a questa alleanza perché solo così noi tutti, io per un verso e voi per l’altro, saremo stimati, amati e ricordati. Grazie.

Presidente Antonio MASTROVINCENZO. Grazie Cardinale. Lascio la parola per la sua comunicazione al Professor Stefano Zamagni.

Professor Stefano ZAMAGNI. Buongiorno a tutti.
Grazie molte per l'invito che mi è stato rivolto e che ho colto con vero piacere anche con una punta di meraviglia perché questa Regione è, al momento e forse anche in seguito, l'unica regione italiana che ha inteso dedicare una sessione straordinaria per commentare e discutere una enciclica come quella che oggi viene qui presentata. Avete, quindi, un primato e sarebbe bene che qualcuno lo facesse sapere.
Ho apprezzato in particolar modo perché il Consiglio regionale ha allargato l'invito agli studenti che vedo numerosi qui presenti ed a loro va il mio saluto affettuoso. Appartengo al mondo della scuola anch'io, l'Università, che fa sempre parte del mondo della scuola.
Entro nel merito dell'argomento che ci vede qui riuniti.
Questa enciclica che è uscita da poco e che ha già ricevuto tantissimi commenti, molti di più all'estero che non in Italia, si caratterizza per una pluralità di aspetti, diverse sono le singolarità. In primo luogo lo stile espositivo.
Questa è un'enciclica che può essere letta da tutti, anche dai non iniziati, da chi non è avvezzo a certi tipi di linguaggi, non presuppone conoscenze specifiche sia in ambito filosofico teologico sia in ambito scientifico, e questo è un pregio di non poco conto, quello di riuscire a farsi capire da tutti.
Una seconda singolarità è che è un'enciclica che ha un robusto fondamento scientifico.
Qui bisogna che dica che è un'enciclica che è stata preparata diverso tempo fa, almeno due anni e mezzo fa. Sapete che in Vaticano c'è la Pontificia Accademia delle Scienze che è un'Accademia delle scienze molto antica, istituita nel 1600 i cui componenti non necessariamente sono dei credenti, ci sono credenti e non credenti, cristiani e non cristiani, il criterio è quello della qualità e della competenza specifica.
Due anni e mezzo fa il Papa chiese, subito dopo la sua elezione, di dedicare attenzione al tema ecologico ambientale. Se vedete il capitolo 2 di questa enciclica e lo confrontate con i testi che l'Accademia delle Scienze aveva elaborato per l'esattezza nell'aprile dell'anno scorso, vedrete che il fondamento scientifico di questa enciclica è molto robusto, per cui alcune osservazioni critiche, non tante in effetti, non colgono nel segno. Anche alcuni commentatori frettolosi che avevano inteso dire: "Ma qui c'è qualcosa che non funziona dal punto di vista tecnico-scientifico", si sono subito ricreduti. Quando hanno visto che quelle considerazioni avevano avuto il sostegno di premi Nobel della fisica, della chimica, dell'economia, della biologia, hanno dovuto ritrarsi e questo è un aspetto che va sottolineato, cioè questo Papa sa quali sono i propri limiti conoscitivi e quindi si rivolge a chi è competente della materia per sviluppare argomenti, come in questo caso.
La terza singolarità è che questa è un'enciclica che non si ferma alla diagnostica, ma muove un passo verso la terapeutica, cioè a dire, il titolo del capitolo V è "Linee di orientamento e di azione". I primi quattro capitoli sono capitoli di analisi, di diagnostica di quel che c'è oggi nel mondo, nel V e nel VI capitolo il Papa si spinge a suggerire quelle che lui chiama: linee di orientamento e di azione, e questa è pure una novità da non sottovalutare.
Nel capitolo VI che è il finale, il Papa traccia la distinzione tra il factum e il facendum. Factum in latino vuol dire ciò che l'uomo fa, facendum è ciò che l'uomo sarebbe in grado di fare se sposasse l'idea di un modello di sviluppo diverso e alternativo rispetto a quello dominante. Questo è tipico della filosofia, dell'impostazione filosofica di questo Papa che è quella che si può propriamente definire di realismo storico. Realismo storico è una espressione che i filosofi utilizzano per indicare un approccio allo studio dei problemi e della realtà che tiene i piedi saldamente per terra.
Detto questo qual è il grande tema dell'enciclica? Il grande tema dell'enciclica è molto bene reso dal sottotitolo e cioè: sulla cura della casa comune. In altre parole il grande tema di questa enciclica è l'ecologia integrale. Questa è un'espressione nuova, non era mai esistita prima, mai utilizzata da nessuno prima.
Cosa vuol dire ecologia integrale? Vuol dire che economia ed ecologia sono come due facce della stessa medaglia, dopo tutto le due parole economia ed ecologia hanno la stessa radice eco e dal greco oikia vuol dire casa. La casa comune è abitata sia dall'uomo che dalla natura, quindi il concetto di ecologia integrale fa riferimento all'esigenza di evitare da un lato il biologismo o il naturalismo e dall'altro l'antropocentrismo. Chi si è occupato o segue queste questioni sa che fino a tempi recentissimi il campo era diviso tra queste due posizioni, da un lato gli antropocentristi, quelli che mettono al centro l'uomo, ànthrōpos è l'uomo e quindi non si curano degli effetti sull'ambiente, e dall'altra, sul versante opposto, i cosiddetti ecologisti estremi che per difendere la natura si dimenticano dell'uomo.
Ebbene la tesi centrale dell'enciclica è che questo non può durare, perché l'uomo e la natura appartengono alla stessa casa comune, non si può difendere l'uno se non si difende l'altro e così via.
Ora questo mi porta a sottolineare quelle che sono le tre tesi fondamentali che emergono dall'enciclica, piuttosto lunga come sappiamo, più lunga del solito, e se ne può comprendere la ragione.
La prima tesi forte è che lotta alla povertà e sviluppo sostenibile devono essere perseguiti assieme, al numero 139 dell'enciclica si legge: "Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un'altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale".
A qualcuno possono sembrare parole nuove, ma vi assicuro che questa è una novità assoluta, perché fino a tempi recentissimi prevaleva nell'ambiente culturale ed anche politico di conseguenza, il cosiddetto dilemma etico tra coloro i quali per difendere l'ambiente dimenticavano la condizione umana e sociale e viceversa, coloro che per difendere l'umano, la lotta alla povertà, trascuravano l'ambiente.
Ecco il Papa dice che se si vuole essere seri nella difesa dell'ambiente bisogna congiuntamente e contemporaneamente lottare contro la povertà e successivamente contro le diseguaglianze, altrimenti non si è credibili.
Ora chi segue queste cose lo sa come avvengono, pensate, per fare un esempio, uno dei tanti, alla foresta amazzonica. La foresta amazzonica negli ultimi 50 anni è stata quasi distrutta, non completamente per fortuna, speriamo che si interrompa, perché le popolazioni povere trovano nel legname della foresta amazzonica, che è un legname molto pregiato e che quindi ha un prezzo di mercato molto elevato, l'unica forma di sostentamento.
Di fronte a quelle popolazioni è inutile andare a dire loro: "Smettete di abbattere gli alberi della foresta amazzonica che servono all'intera umanità perché è un polmone - come sappiamo- molto importante". Questi risponderebbero: "Aiutateci a mangiare, ad uscire dalla condizione di povertà e allora faremo a meno di ...".
Dobbiamo capire, e il Papa ce lo fa capire molto bene in diversi passaggi dell'enciclica, che oggi uno, non l'unico, fattore che distrugge l'ambiente è la povertà estrema, ma anche quella relativa perché quando uno vive la condizione di povertà è ovvio che, non dico che è giustificato, in un certo senso naturale, sfrutti la natura anche in maniera irrazionale e inadeguata.
Ecco il dilemma etico! Se vogliamo sciogliere il dilemma etico tra chi difende solo l'ambiente e trascura l'umano e viceversa, bisogna che i due aspetti vengano presi in considerazione congiunta.
La seconda tesi fondamentale che emerge dall'enciclica è che l'ecosistema è un bene comune globale. Anche questa non è una frase fatta, è molto innovativa. Voi sapete cosa sono i beni comuni. I beni comuni non sono né i beni privati né i beni pubblici, per colpa probabilmente di noi economisti, tendiamo a confondere le idee alla gente, perché facciamo credere che i beni comuni siano una specie di beni pubblici, no, questo è l'errore più grave che si possa fare.
Ora il problema ambientale è un bene comune, non è un bene pubblico e tanto meno un bene privato ma se lo trattiamo come bene pubblico non riusciremo mai a trovare la soluzione, perché? Perché la governance di un bene comune, in inglese di dice commons, è diversa dalla governance di un bene privato e di un bene pubblico, perché nella governance di un bene pubblico entra la logica del cosiddetto comando, nella governance del bene privato c'è la logica tipica del mercato, del prezzo, eccetera, ma i beni comuni hanno bisogno di una governance nuova e devo dire che, onestamente e anche con un po' di vergogna, fino ad ora la scienza economica, che è la scienza che io professo da anni, non è riuscita a trovare una soluzione.
Al momento abbiamo qualche contributo, ma se uno mi dicesse: "C'è una teoria economica che ci indichi la governance dei commons? Devo dire no e se qualcuno vi dice di si è un mentitore, perché non esiste e questo è un invito che il Papa ci fa a tutti, ma in particolare agli studiosi in questo caso di scienze economiche e sociali ad affrettare i tempi.
In effetti una delle prime voci che aveva aperto la strada nella direzione che ho indicato fu quella di Elinor Ostrom. Elinor Ostrom è scomparsa pochi anni fa, ottenne nel 2009 il premio Nobel per l'economia, era una studiosa americana, per i suoi contributi sulle strutture di governance dei beni comuni tra cui l'ambiente in particolare. Voi direte: "Perchè lei l'ha ottenuto?" Perché non era un'economista. Lei era professoressa di scienza politica e quando ottenne il premio Nobel nel 2009 ci fu una levata di scudi per dire: "E' stato dato il premio Nobel per l'economia a chi non è economista", questo per indicare che la scienza economica è molto arretrata. Adesso non ho il tempo qui di illustrare perché, le ragioni di questo arretramento che ci sono, però il fatto è che la scienza economica mentre ha sviluppato una poderosa teoria dei beni privati, di cui sappiamo quasi tutto, di come funzionano i mercati, la legge della domanda e dell'offerta, eccetera e anche una adeguata teoria dei beni pubblici, non ha ancora un'adeguata teoria dei beni comuni, e quando dobbiamo porci il problema della governance, governance vuol dire regole di funzionamento nella gestione di un bene comune, come può essere l'ambiente, il territorio, l'acqua, l'aria, eccetera, tanti esempi di beni comuni, ci troviamo in difficoltà. A volte si propende per la soluzione privatistica, altre volte per quella pubblicistica, ma non sono nessuna delle due adeguate.
Ecco la seconda tesi che significato ha: dire che l'ecosistema è un bene comune globale vuol dire sollecitare le attenzioni di tutti studiosi e non studiosi per superare l'handicap che fino ad ora ci ha impedito di affrontare e risolvere un problema come quello di cui ci stiamo occupando.
C'è poi una terza tesi che è pure centrale in questa enciclica, ed è la tesi della biodiversità, non solo bio naturale cioè biologica naturale, ma biodiversità socio economica, e questa è pure una novità.
Quando si usa il termine biodiversità tutti pensano alla pluralità delle specie animali, delle specie vegetali ed è ovvio, pensate come sarebbe triste e brutto il mondo se ci fosse solo un tipo di pianta, un tipo di animale, però ci dimentichiamo che lo stesso concetto di biodiversità vale anche per l'ambiente economico. Voi direte: "Cosa significa?" Significa che nell'area del mercato, noi viviamo in un'economia di mercato, devono trovare posto non soltanto un solo tipo di impresa fosse anche la più efficiente, e cioè l'impresa di tipo capitalistico, ma devono trovare posto assieme all'impresa di tipo capitalistico anche imprese che perseguono fini alternativi. Sono queste le imprese sociali, le imprese cooperative, sono quelle che gli americani hanno chiamato b-corporation dove b sta per benefit corporation. In questo senso devo dire che gli americani sono pragmatici, meno ideologizzati di noi europei. Quando vedono che una cosa non funziona, poche storie e cambiano. L'America è stato il primo Paese al mondo che nel 2010 ha creato una legge federale per far decollare le benefit corporation. Noi in Italia ancora non ce l'abbiamo. Questo è una vergogna! E' una vergogna che a me piace sottolineare perché se c'è un Paese che doveva essere sensibile a questo, doveva essere l'Italia e invece non ce l'abbiamo, però è stato depositato recentemente in Senato, da parte di un Senatore, un disegno di legge per istituirle, speriamo che il Senato e poi la Camera dei Deputati vogliano recepirlo, ma questo è un altro discorso.
Le benefit corporation sono imprese che non hanno fine lucrativo e siamo in America, non siamo in un Paese del quarto, quinto mondo, e uno degli obiettivi delle benefit corporation è quello di produrre utilità sociali. Noi abbiamo un robustissimo settore di imprese e cooperative, e voi nelle Marche ne sapete qualcosa e quindi dovete menare vanto per questo, così come di imprese sociali, non entro adesso nei dettagli a meno che dopo ci siano delle domande specifiche di chiarimento al riguardo, e l'idea di base è che dentro l'area del mercato non può vivere solo un tipo di impresa.
Questo che ho detto vale per il settore reale, ma anche per il settore finanziario. Pensate alle banche di credito cooperativo, pensate alle banche popolari, cioè tutto quell'insieme di soggetti economici che, per scelta libera di coloro che li pongono in essere, non perseguono l'obiettivo del profitto inteso come fine, non come mezzo.
Il profitto è chiaro che ci vuole per garantire la sostenibilità dell'impresa, ma un conto è porre il profitto come fine altro conto è porlo come mezzo. Come dire, per usare un linguaggio matematico, in omaggio al Presidente della Giunta che ho imparato questa mattina essere professore di matematica, un conto è mettere il profitto come argomento della funzione obiettivo che si persegue, altro conto mettere il profitto come componente del sistema di vincoli della funzione obiettivo che si vuole massimizzare. In questo caso la matematica aiuta a chiarire bene le idee, perché molti con le parole confondono facilmente l'argomento della funzione obiettivo con il vincolo cui la funzione obiettivo deve sottostare per essere massimizzata.
Capite perché questo è importante? E direte: perché la biodiversità economica è importante? Che sia importante la biodiversità naturale tutti lo capiscono, sarebbe un mondo triste, l'ho già detto prima, perché se non c'è biodiversità il rischio è che l'istituzione di mercato sia di tipo escludente. Quello che in inglese si dice market exclusion anziché market inclusion.
Voi dovete sapere che i mercati sono di due tipi, ci sono i mercati civili e i mercati incivili. Il mercato si dice civile quando tenta di includere virtualmente tutti, virtualmente vuol dire tenendo conto di tutta una serie di vincoli e di circostanze.
Un mercato si definisce incivile quanto tende ad escludere. Escludere chi? Ad esempio i meno dotati, i meno capaci, quelli che per una ragione o per l'altra, handicap fisico o psichico, oppure per una minore dotazione di risorse intellettive, non sono in grado di raggiungere la vetta dei profili professionali.
Qui la domanda è: il lavoro è solo per quelli che sono superdotati, supercapaci e cioè superproduttivi o il lavoro, inteso in senso ampio, è per tutti, per l'uomo in quanto tale? Voi capite che questa è la questione! Quando sento certi economisti che dicono: "Noi dobbiamo fare spazio ai più dotati", dico bravi, bene e quello che è meno dotato? Quello meno dotato deve accettare la regola del darwinismo sociale. Conoscete il darwinismo, c'è la versione del darwinismo originale e quella sociale, cioè dire nell'economia di mercato devono operare i più efficienti, i più competitivi, già, ma se il lavoro è un bisogno fondamentale dell'umano, dell'uomo, uomo nel senso di essere umano, è evidente che una posizione di questo tipo tende ad escludere.
L'argomento in base al quale gli esclusi non vengono condannati a morte certa, come avveniva nel passato, è perché c'è sempre il welfare state oppure l'assistenza pubblica o privata, la filantropia pubblica o privata, è un argomento aporetico, si dice in filosofia. Aporia è una parola greca che vuol dire buco, buco nel ragionamento. Aporetico vuol dire che non si è capito che il lavoro è un bisogno fondamentale. E' molto più che un diritto, perché quello del lavoro è un diritto in quanto è un bisogno fondamentale, e badate che la distinzione è importante, perché i diritti, come la storia ci ha insegnato, possono essere sospesi o addirittura negati, ma i bisogni se sono fondamentali non possono mai essere negati. Per il diritto può esserci, per una ragione o per l'altra, qualcuno, qualche autorità che dica: "Sospendiamo quel tuo diritto perché c'è questa situazione", per il bisogno no!
Se il lavoro è un bisogno, bisogna che i mercati siano includenti, tendano cioè ad includere tutti, con differenziazione ovviamente, perché bisogna tener conto delle specificità, delle competenze. Altro conto è dire il mercato è solo per i più dotati e agli altri deve essere data l'assistenza.
L'assistenzialismo è offensivo della dignità umana. Mi meraviglio che molti ancora non l'abbiano capito. L'assistenzialismo è pericoloso, perché è vero che io ti tengo in vita, ma l'essere umano non ha solo lo stomaco da riempire, ha anche una coscienza, e capite l'umiliazione di chi vive grazie all'assistenza altrui.
Io non posso negarti la possibilità di fiorire perché il lavoro è quell'attività che consente a ciascuno di noi di affermare la propria identità e la propria personalità. Negare il lavoro e darti dei soldi non è accettabile, e questo il Papa lo dice in una maniera sublime e forse questo dà fastidio a qualcuno al quale piace dire: "Va bene non ti diamo il lavoro, però ti diamo il sussidio". Non è la stessa cosa! Ecco perché abbiamo bisogno della biodiversità delle forme di impresa e delle forme di economia, perché, cosa che non posso fare ora, si dimostra che solo con la biodiversità economica noi possiamo fare in modo che i mercati tendano ad includere virtualmente o potenzialmente tutti. Questo voi capite è una sfida di civiltà non da poco.
Nell'ultima parte, come dicevo, ai capitoli V e VI il Papa si spinge a indicare delle linee di azione. Quali sono le linee di azione che meritano, a mio giudizio, la nostra attenzione?
Prima linea di azione: il Papa si spende a favore della creazione di una OMA, OMA vuol dire organizzazione mondiale dell'ambiente. Voi sapete che uno dei problemi oggi sul tavolo e nelle agende dei governi, soprattutto dei G20 che sono i 20 Paesi più avanzati, è proprio questo. A livello internazionale non esiste alcuna agenzia in grado di rendere esecutivi gli accordi presi in sede internazionale. Esempio: protocollo di Kyoto. Il protocollo di Kyoto a suo tempo venne firmato da tutti i Paesi, ma solo i Paesi europei e l'Australia l'hanno ratificato; la Cina, gli Stati Uniti, il Canada ed altri non l'hanno ratificato, l'hanno firmato e poi non hanno mantenuto l'impegno. Questo perché siamo in assenza di un'organizzazione mondiale capace di sanzionare i comportamenti dei Paesi che non mantengono la promessa di applicare le regole, in questo caso del protocollo di Kyoto rimangono inattese.
Ecco perché, se vogliamo essere seri, non basta che ci lamentiamo di quel che non va, bisogna muovere un passo decisivo nella direzione di creare un'organizzazione di questo tipo. Qualcuno potrebbe dire: "Ma è possibile?" Chiaro che è possibile perché ce ne sono almeno altre due. Pensate all'Organizzazione mondiale del commercio. L'Organizzazione mondiale del commercio è stata creata a Bretton Woods nel 1944, allora si chiamava G.A.T. e poi, non molti anni fa, una ventina d'anni fa, è stata trasformata nell'Organizzazione mondiale del commercio, cosa fa questa organizzazione? Regola i rapporti commerciali tra Paesi, per cui se un Paese viola una qualche norma, l'organizzazione interviene con poteri di sanzionamento, multa o addirittura di impedimento al traffico.
La stessa cosa vale per le regole delle banche. Se voi andate in Svizzera, Basilea ospita la sede dell'agenzia dei regolamenti internazionali in ambito bancario, quindi vedete che in certi ambiti, quando si vuole, è possibile.
Il Papa si chiede: "Perché non dobbiamo fare la stessa cosa nei confronti di un'agenzia mondiale dell'ambiente, in modo tale che un'agenzia del genere sia in grado di vincolare i singoli Paesi al rispetto degli accordi che gli stessi hanno preso?" Se uno non firma l'accordo è un altro discorso, ma qui lo scandalo è che i Paesi firmano gli accordi e poi fanno esattamente il contrario, tutto questo perché non c'è un'autorità in grado di rendere esecutivi i trattati.
Questa è una prima proposta ribadita recentemente, nei giorni scorsi, da Papa Francesco, come avrete seguito sui media, nell'occasione del suo intervento alle Nazioni Unite ed è stato applaudito da tutti, perché il paradosso è che di questo tutti sono consapevoli, cioè solo un minus habens che non capisce può non pensare così. Il punto è che ogni Paese gioca quello che si chiama il dilemma del prigioniero. Un gioco di teoria economica che vuol dire che ognuno cerca di fare il free rider, cioè l'opportunista, si aspetta che siano gli altri Paesi ad applicare le norme e non le applica perché, è chiaro, che questo comporta un abbattimento dei costi di produzione e, quindi, un aumento del grado di competitività.
Ecco una prima proposta, come voi vedete, operativa, altrimenti il rischio è di parlare al vento. Continueremo a stracciarci le vesti sul mutamento climatico, e ne abbiamo avuto sentore anche noi in Italia, con l'innalzamento del livello dell'acqua, questa è una cosa seria perché l'Italia in particolare è molto esposta all'acqua. Basterebbe che il livello dell'acqua si alzasse di 10 centimetri per costringere tutte le popolazioni rivierasche ad andare verso l'interno. Il fenomeno dei cosiddetti ecoprofughi, cioè i profughi che si muovono per ragioni ambientali, e via discorrendo con tanti altri esempi.
La seconda proposta, più che una proposta, una linea di intervento che emerge nella parte finale dell'enciclica, è la necessità di cambiare il sistema finanziario. Questa è una questione seria, perché il sistema finanziario che, negli ultimi 25 anni ha preso forma, è un sistema letteralmente diabolico. Ci accorgeremo dei danni che sta provocando quando sarà troppo tardi, cioè chi studia queste cose già lo sa, ma la massa non se ne rende conto.
Vi do questo dato: nel 1980 il volume degli attivi finanziari a livello mondiale era uguale al prodotto interno lordo mondiale, vale a dire il reddito, quindi voi prendete il reddito prodotto da tutti i Paesi del mondo e il volume degli attivi finanziari, nel 1980 erano uguali, chiaro? Nel 2013, questo è il dato di un anno e mezzo fa, il volume delle attività finanziarie è diventato nove volte superiore il Pil mondiale. Non c'è bisogno di essere economisti per capire che questa situazione non può durare, perché quando la finanza è eccessivamente sviluppata rispetto al lato reale, è come quando, per fare un'analogia medica, nel nostro corpo si genera il cancro. Che cos'è il cancro? E' una cellula che si espande e occupa le parti restanti del corpo fino a portarlo alla morte, la stessa cosa è la finanza.
La finanza è importantissima, ma la finanza deve essere al servizio dell'economia reale, perché quando la finanza diventa autoreferenziale distrugge posti di lavoro, e voi ne sapete qualcosa, distrugge le imprese che non avendo accesso ..., adesso è inutile entrare nei dettagli perché sono cose ormai più o meno note. Per correggere questo è ovvio che gli interventi di breve termine non sono sufficienti. La Banca centrale europea ha adottato il quantitative easing, per fortuna lo ha adottato non molto tempo fa, sono interventi utilissimi, ma di breve termine, non pensiamo che quegli interventi possano durare ancora a lungo termine e comunque non sono risolutivi, però sono stati necessari. Per fortuna che a capo della BCE c'è una persona equilibrata e saggia come Mario Draghi che ha fatto si che il nome dell'Italia venisse apprezzato anche per questa ragione però, ripeto, non è certo compito della Banca centrale europea risolvere il problema della crisi della finanza. E la crisi della finanza è tutta qui: il gigantismo. La finanza deve tornare ad essere al servizio dell'economia reale. Questo concretamente cosa comporta? Comporta la considerazione che vanno modificate le regole del gioco finanziario, che concretamente vuol dire bisogna cambiare gli statuti dalla Banca mondiale, del Fondo monetario internazionale e delle cosiddette banche intercontinentali. Questi sono statuti che possono essere cambiati per via politica. Qui c'è una grave responsabilità della classe politica. E' inutile che mi si venga a dire: "Loro sono lobby potenti", lo so anch'io che sono lobby potenti, infatti impongono certe leggi a certi Paesi, volete l'esempio più evidente? Nel dicembre 1999 il Presidente degli Stati Uniti Clinton abolì la legge Glass Steagall, secondo voi l'ha voluta fare lui? No, gliel'hanno chiesta le sette sorelle che sono le sette banche d'affari, allora c'era anche la Lehman Brothers che poi è fallita e sette anni dopo è scoppiata la crisi nel 2007. La legge Glass Steagall fu una legge voluta dal Presidente Roosevelt nel 1933 dopo la grande crisi del '29 e cosa diceva questa legge? Diceva che le banche devono tenere distinti i fondi dei depositanti da quelli utilizzati per scopi speculativi, cioè se tu banca vuoi occuparti di speculazione, non puoi utilizzare i soldi dei tuoi depositanti risparmiatori per metterli nel circuito della speculazione. Infatti dal 1933 sino al 2007 in America non c'è stata crisi finanziaria, la legge viene abrogata e nel 2007 scoppia la crisi. Guarda caso! E' chiaro, questo è un esempio, potrei farne migliaia.
Ecco allora la seconda linea di intervento, bisogna avere il coraggio e questo lo può fare la politica perché le regole del gioco le fissa la politica, ovviamente non il singolo Stato, chiaramente, ma il G20, voi sapete che a dicembre a Parigi ci sarà il summit per discutere il tema ambientale e quello che vi ho detto è uno dei punti in agenda.
Speriamo, facciamo voto tutti affinché i capi di Stato e di Governo dei 20 Paesi più sviluppati, tra cui l'Italia, riescano a trovare l'accordo per dare fiato a quanto detto e cioè la riscrittura degli statuti e delle regole di funzionamento delle grandi istituzioni economico-finanziarie perché fintanto che si tollererà di emettere derivati su beni di natura ecologico-ambientale, voi capite che ci sarà poco da fare e da aspettare, e così via.
Infine la terza proposta o linea d'azione che da un certo punto di vista è la più delicata, non perché le prime due non lo siano, è quella che riguarda la vexata quaestio delle relazioni tra economia ed etica. Qui un appunto ci vuole, perché, ripeto, voi sapete benissimo che quando la gente è tenuta nell'ignoranza la si può manipolare, ignoranza vuol dire non conoscenza, gli si può far credere tutto ed il contrario di tutto, è ora che queste cose si abbia il coraggio di dirle.
Voi sapete che c'è un principio al quale la scienza economica, da metà ottocento in poi ha aderito supinamente, è il principio del N.O.MA. N.O.MA. è un acronimo inglese che sta per Non Overlapping Magisteria che vuol dire che i magisteri non si devono sovrapporre. Questo principio venne enucleato per la prima volta in Inghilterra a Oxford all'inizio dell'800, cosa dice il principio del N.O.MA., dice che l'economia non ha nulla a che vedere né con la politica né con l'etica. La società è formata da tre sfere: la sfera dell'etica, la sfera della politica e la sfera dell'economia e ognuna marcia con le proprie leggi. Avrete sentito anche voi qualche imbecille, ed uso la parola imbecille in senso tecnico che non è una parola offensiva, imbecille vuol dire miope, uno che non vede lontano, dire: "Ma ci sono le leggi dell'economia e, quindi, l'economia non deve sporcarsi le mani né nel dialogo con la politica né nel dialogo con l'etica". Chi dice questo vuol dire che accetta supinamente il principio del N.O.MA. Uno è libero di accettare il principio del N.O.MA., bisogna rispettare tutti, però deve saperlo, il mio problema è che la gente usa questo principio senza saperlo, e questo è molto grave secondo me, perché questo crea mistificazione, se uno mi dice: "Io sono per il N.O.MA. perché per me l'economia non ha nulla a che vedere con l'etica perché le leggi dell'economia e del mercato sono leggi assolute che vanno rispettate, costi quel che costi", bene io dirò, non sono d'accordo però ti rispetto perché hai il coraggio delle tue idee. Mi inquieto quando qualcuno ragiona così, però non ha il coraggio di dirlo, questo va evitato.
Nell'ultima parte, proprio nell'ultimo capitolo, il Papa dice che bisogna che si ristabilisca il conniugio, il matrimonio, che in precedenza c'era prima dell'inizio dell'800, fra economia, etica e politica, perché l'economia è una attività umana. L'azione economica se è l'azione dell'uomo che vive in società, come fa a prescindere dalla dimensione etica? Bisogna pensare a delle forme di dualismo molto pericolose, ciò forme di schizofrenia, voi sapete che schizofrenia vuol dire dissociazione, e questo non è accettabile.
Andando alla conclusione, questa è una enciclica veramente molto ricca, è inutile andare a focalizzare l'attenzione sulle singole parole o sulle singole linee, qualcuno l'ha fatto ma in maniera improvvida, perché non è possibile estrarre da un documento complesso come questo, una singola frase estrapolandola dal contesto, sappiamo che da un punto di vista metodologico questo non è accettabile.
Questo Papa ha un coraggio che tutti ormai gli riconoscono, ha il coraggio di dire quel che pensa, ma soprattutto ha a cuore quello che è il destino dell'uomo, perchè gli sta a cuore, come penso a ciascuno di noi qui presenti, la felicità, noi viviamo per essere felici, perché questo è il fine ultimo. Tutto ciò che ci fa capire che la felicità può essere contrabbandata con l'utilità, va denunciato, perché l'utilità di per sé non è un male, però l'utilità è una cosa, la felicità è un'altra. La felicità vuol dire fioritura, consentire a ciascuna persona di fiorire è l'eudaimonia di cui parlava Aristotele, che vuol dire la fioritura umana. E' dopotutto il fine ultimo cui un'azione sia economica, sia politica, sia sociale, deve tendere.
Chiudo con una frase che a me è sempre piaciuta di Thomas Merton.Nel discorso di pochi giorni fa in America Papa Francesco ha citato Thomas Merton, questa è stata una sorpresa, perché Thomas Merton era americano, non credente, che ad un certo punto si è convertito al cattolicesimo e si è battuto per la giustizia sociale e in vita ebbe un po' di problemi nella sua terra d'America, ebbene Thomas Merton è un autore scomparso ormai diversi anni fa, uno dei suoi libri più importanti è: "Nessun uomo è un'isola". Ero ragazzino, qualcuno me lo diede da leggere e ne trassi grande giovamento perché è un libro di una profonda spiritualità, ed in questo libro Thomas Merton dice che il tempo galoppa, la vita sfugge tra le mani, ma può sfuggire come sabbia oppure come semente.
Ecco l'augurio che io rivolgo e che ci facciamo reciprocamente fra tutti noi è che il tempo ci sfugga, però ci sfugga come semente perché la semente quando scende sul terreno produce frutto, a volte abbondante, altre volte meno, ma sempre produce frutto.
Grazie per l'attenzione e tanti auguri.

Presidente Antonio MASTROVINCENZO. Grazie davvero al Professor Zamagni per le preziosissime riflessioni che ci ha offerto.
Cominciamo ora la discussione e il dibattito nei tempi che ci siamo dati.
Ha la parola il Capogruppo del Partito Democratico, Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Grazie. E’ piuttosto complicato intervenire dopo questi relatori, chiaramente anche da parte mia c’è un ringraziamento al Cardinale Menichelli ed al Professor Zamagli per questa presenza che ci fanno molto piacere.
Cardinale ho sentito che lei è imbarazzato, ma l’imbarazzato è mio e credo nostro nel discutere da umili consiglieri regionali di un’enciclica di fronte a lei.
Vorrei iniziare con una considerazione che, proprio per questa ragione, ritengo utile e doverosa, anche per spiegare forse a noi stessi questa prima volta. Questa, a mia memoria, è una delle prime volte che il Consiglio regionale, certamente l’Assemblea legislativa delle Marche, forse in tutta Italia, affronta un dibattito di questo genere, quindi dovremmo cercare anche di trovare un legame tra politica ed istituzioni e questa enciclica.
Questa considerazione è doverosa e la figura di questo Papa non è solamente una guida per la comunità, ma oramai, seppure da così poco tempo sia iniziato il suo pontificato, è riconosciuta in modo quasi unanime in tutto il mondo come un faro anche sul piano politico. Quando dico un faro politico intendo nel senso più alto del termine della politica, come colui che cerca di mettere in connessione l’uomo e le istituzioni verso la giustizia globale.
Credo che anche questo richiamo che ha fatto in chiusura il Professor Zamagni alla figura del Papa e alla caratteristica del coraggio del Papa sia importante anche sul piano politico. Perché questa enciclica,, ma anche le ultime iniziative, le più recenti, dimostrano una forza incredibile e un naturale spirito di innovazione. Insieme al coraggio c'è un'innovazione contro le naturali tendenze conservatrici e non solamente della comunità più antica della storia dell’uomo, ma di tutti noi. Probabilmente l’uomo ha radicati nel proprio agire degli atteggiamenti sbagliati che stanno producendo dei danni e credo che il Papa, anche nei discorsi che ha fatto in questi giorni negli Stati Uniti, dica delle cose che vengono considerate giuste e naturali, come il no alla vendita alle armi, alla povertà, il no alla pena di morte, eppure ci appare rivoluzionario e anche in questa enciclica muta la nostra idea di ambiente, non più cornice e oggetto dell’azione dell’uomo, ma soggetto attivo dell’operato dell’uomo e protagonista della storia dell’umanità.
Credo che questa enciclica, dal mio punto di vista, muti radicalmente l’idea ed il concetto di ambiente. Mutamento radicale perché porta con sè l’idea che l’ambiente non è solamente natura e paesaggio da contemplare e da preservare, che va sicuramente bene ed è anche compito della politica, ma è un bene comune dell’umanità che porta con sè anche alcuni temi e alcuni settori che non sono tradizionalmente collegati all’ambiente, come quello dello sviluppo e della giustizia sociale.
In questa enciclica il tema della salvaguardia dell’ambiente è collegato anche alla giustizia verso i poveri, come è stato ricordato, e alla soluzione dei problemi di un economia che persegue soltanto il profitto.
Credo che sia una riflessione, quella contenuta in questa enciclica, per lo meno per come modestamente l’ho letta, allo stesso tempo drammatica e gioiosa. Drammatica perché si prende atto di una situazione difficile della nostra casa comune, della nostra terra, legata probabilmente ad una visione di sviluppo per troppi anni errata, in cui la politica ha inteso lo sviluppo soggiacendo all’economia e l’economia ha inteso lo sviluppo soggiacendo alla tecnologia. Oggi noi consideriamo sviluppo solamente ciò che è crescita economica e crescita economica solamente ciò che è innovazione tecnologica.
Questa idea di sviluppo è diventata fredda e lontana dall’uomo, mentre il Papa in questa enciclica e tanti altri pensatori, è stato citato un premio Nobel, voglio citare anche Amartya Sen, hanno ricordato che l’idea di sviluppo è quella di sviluppo umano.
Se pensiamo a questo sviluppo umano, leggiamo in questa enciclica anche un messaggio di speranza e di gioia perché c’è la tensione verso una nuova umanità.
Credo che sia importante quello che ha detto il Professor Zamagni e cioè che ci sia sui temi dell'economia, non solamente sui temi della biologia in cui c'è un confronto tra Chiesa e scienza, un confronto tra Chiesa e scienza. Cito testualmente: “La Chiesa capisce che deve ascoltare e promuovere un dialogo onesto tra scienziati rispettando le opinioni di tutti”. Questo dice l’enciclica, rivolgendosi non solamente alla propria comunità di fedeli, non solamente ai cristiani, ma a tutti noi, ed è la prima volta che lo fa su un tema così importante come l’ambiente.
Un documento lucido e completo, non solamente dal punto di vista dei cattolici, ma anche dal punto di vista dei politici, delle istituzioni, tanto che questa enciclica ha suscitato moltissime reazioni anche politiche ed istituzionali in tutto il mondo.
In Francia, molto recentemente, le istituzioni civili e religiose, partendo dall’enciclica, hanno raggiunto un importante accordo sui temi ambientali ed i rappresentanti dei principali culti in Francia: cattolico, mussulmano, protestante, ebraico, ortodosso e buddista, sono stati ricevuti da Hollande per definire il loro impegno in questa sfida giudicata decisiva per il futuro della vita sulla terra.
In vista della Conferenza di Parigi di fine anno, i religiosi chiedono un accordo costrittivo che sia applicabile. Voglio anche ricordare che pochi giorni fa è stato raggiunto un accordo storico tra Obama ed il Presidente cinese, con l'obiettivo di migliorare le politiche ambientali dei due Stati che insieme rappresentano i principali produttori di gas serra nel mondo. L’incontro arriva anche in vista del summit che ci sarà a fine anno nelle Nazioni unite sui temi del clima.
Vorrei concludere, venendo da questi grandi della politica mondiale anche all’Italia, perché ricordo che quando ci fu il dibattito che ha portato alla nascita della Costituzione - un giovanissimo Aldo Moro insieme ad un vecchio latinista comunista Concetto Marchesi - due deputati ottennero l'inserimento della difesa del paesaggio all'art. 9.
A detta di molti costituzionalisti, nessuna Costituzione al mondo protegge in modo così forte il paesaggio e la salute in rapporto tra loro come la Costituzione italiana.
Anche la Corte Costituzionale, recentemente, ha ricordato che l'ambiente comprende la conservazione, la razionale gestione ed il miglioramento delle condizioni naturali, l’esistenza e la preservazione dei patrimoni genetici terrestri e marini di tutte le specie vegetali che in esso vivono allo stato naturale, in definitiva la persona umana in tutte le sue estrinsecazioni.
Credo che ci sia già nella nostra Costituzione un legame con i principi più profondi di questa enciclica, Non dobbiamo dimenticare questa tradizione, specie in un momento come questo, e concludo, in cui ci sono delle tendenze del tutto opposte, anche nel dibattito della politica italiana, anche nel dibattito della politica economica europea. Da troppo tempo l'attenzione è solamente ed esclusivamente sulla crescita economica, sul prodotto interno lordo. I risultati politici vengono visti esclusivamente in funzione di una cosa importante che è ovviamente la crescita economica, ma non può ridursi a questo, non può essere fine a se stessa, perché altrimenti, come veniva ricordato, siamo lontani dal benessere, siamo lontani dal concetto di sviluppo umano e siamo anche lontani da una crescita economica.
L’OCSE con il suo importante rapporto di qualche anno fa, ... ha ricordato che nei paesi più diseguali del mondo c'è anche una minore crescita economica, quindi credo che questa enciclica parli ai potenti del mondo, parli anche a noi nel nostro piccolo, alla nostra istituzione e a tutti coloro che si occupano del bene comune.
Vorrei concludere con una frase che è attribuita al Santo, di cui il nostro Papa porta il nome, che disse: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile e all'improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. Grazie.

Presidente Antonio MASTROVINCENZO. Ha la parola il Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Signor Professore, Signor Cardinale, a nome del Movimento 5 Stelle vi ringrazio di essere venuti a ribadire o ad illustrare per chi non l'avesse ancora letta i contenuti dell'enciclica di Papa Francesco.
Scusatemi se leggo, ma il mio intervento non è altro che un collage di brani dell'enciclica, forse i meno conosciuti, forse i meno diffusi, forse i più scomodi.
Le parole autorevoli del Papa sono più efficaci di quelle che avrei potuto pronunciare io, non credente, per sottolineare le priorità concrete in tema ambientale, sia per la politica nazionale che per quella regionale.
Ecco le parole del Papa: "Siamo cresciuti pensando che eravamo proprietari e dominatori della terra autorizzati a saccheggiarla.
Purtroppo molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri.
Si producono centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti l'anno, molti dei quali non degradabili.
La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in immenso deposito di immondizia.
Il sistema industriale alla fine del ciclo di produzione e di consumo non ha sviluppato la capacità di assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie. Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richieda di limitare al massimo l'uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l'efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare.
Affrontare tale questione sarebbe un modo di contrastare la cultura dello scarto che finisce per danneggiare il pianeta intero, ma osserviamo che i progressi in questa direzione sono ancora molto scarsi.
La maggior parte del riscaldamento globale degli ultimi decenni è dovuto alla grande concentrazione di gas serra, la loro concentrazione nell'atmosfera impedisce che il calore dei raggi solari riflessi dalla terra si disperda nello spazio. Ciò viene potenziato specialmente dal modello di sviluppo basato sull'uso intensivo di combustibili fossili che sta al centro del sistema energetico mondiale.
E' diventato urgente ed impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni le emissioni di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energie rinnovabili.
Mentre la qualità dell'acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realtà l'accesso dell'acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale perché determina la sopravvivenza delle persone e questo è condizione per l'esercizio di tutti gli altri diritti umani.
E' lodevole l'impegno di organismi internazionali e di organizzazioni della società civile che sensibilizzano le popolazioni e cooperano in modo critico anche utilizzando legittimi strumenti di pressione, affinché ogni governo adempia il proprio e non delegabile dovere di preservare l'ambiente e le risorse naturali del proprio Paese, senza vendersi ad ambigui interessi locali o internazionali.
Si rende indispensabile creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno economico finiscano per distruggere non solo la politica ma anche la libertà e la giustizia.
Ci sono troppi interessi particolari e molto facilmente l'interesse economico arriva a prevalere sul bene comune e a manipolare l'informazione per non vedere colpiti i suoi progetti.
Le economie di scala specialmente nel settore agricolo finiscono per costringere i piccoli agricoltori a vendere le loro terre o ad abbandonare le loro coltivazioni tradizionali.
L'estendersi delle coltivazioni transgeniche distrugge la complessa trama degli ecosistemi, diminuisce la diversità nella produzione e colpisce il presente e il futuro dell'economia.
A volte non si mette sul tavolo l'informazione completa, ma la si seleziona secondo i propri interessi, siano essi politici, economici o ideologici".
Come ha detto il Professore, ripeto questa frase che mi sembra importantissima: "Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un'altra sociale, bensì una sola complessa crisi socio-ambientale".
"Perciò quando si parla di uso sostenibile bisogna sempre introdurre una considerazione sulla capacità di rigenerazione di ogni ecosistema nei suoi diversi settori e aspetti.
Infatti la protezione dell'ambiente dovrà costituire parte integrante nel processo di sviluppo e non si potrà considerare in maniera isolata.
La qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città circolano molte automobili utilizzate da una o due persone per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello dell'inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi che danneggiano il tessuto urbano. Molti specialisti concordano nella necessità di dare priorità ai trasporti pubblici.
Le previsioni catastrofiche ormai non si possono più guardare con disprezzo e ironia. Potremmo lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia. Il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell'ambiente ha superato le possibilità del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi come di fatto sta già avvenendo periodicamente in diverse regioni.
Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili molto inquinanti deve essere sostituita progressivamente e senza indugio.
Il dramma di una politica focalizzata sui risultati immediati, sostenuta anche da popolazioni consumiste, rende necessario produrre crescita a breve termine. Rispondendo a interessi elettorali, i governi non si azzardano facilmente ad irritare le popolazioni con misure che possono intaccare il livello di consumo o mettere a rischio gli investimenti esteri.
La grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi princìpi e pensando al bene comune a lungo termine.
Il potere politico fa molta fatica ad accogliere questo dovere di un progetto di nazione.
Se i cittadini non controllano il potere politico - nazionale e regionale e municipale - neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali.
In ambito nazionale e locale c'è sempre molto da fare, ad esempio promuovere forme di risparmio energetico. Ciò implica favorire modalità di produzione industriale con massima efficienza energetica e minor utilizzo di materie prime togliendo dal mercato i prodotti poco efficaci dal punto di vista energetico o più inquinanti.
Possiamo anche menzionare una buona gestione dei trasporti o tecniche di costruzione o di ristrutturazione di edifici che ne riducono il consumo energetico e il livello di inquinamento. D'altra parte l'azione politica locale può orientarsi alla modifica dei consumi, allo sviluppo di un'economia dei rifiuti e del riciclaggio.
La previsione dell'impatto ambientale delle iniziative imprenditoriali dei progetti richiede processi politici trasparenti e sottoposti al dialogo, mentre la corruzione che nasconde il vero impatto ambientale di un progetto in cambio di favori spesso porta ad accordi ambigui che sfuggono al dovere di informare e a un dibattito approfondito.
Uno studio d'impatto ambientale non dovrebbe essere successivo all'elaborazione di un progetto produttivo o di qualsiasi politica, piano o programma. Va inserito fin dall'inizio e deve essere elaborato in modo interdisciplinare, trasparente, indipendente da ogni pressione economica o politica. Deve essere connesso con l'analisi delle condizioni di lavoro e dei possibili effetti sulla salute fisica e mentale delle persone, sull'economia locale, sulla sicurezza.
Ma nel dibattito devono avere un posto privilegiato gli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono l'interesse economico immediato.
Oggi, pensando al bene comune, abbiamo bisogno in modo ineludibile che la politica e l'economia, in dialogo, si pongano decisamente al servizio della vita specialmente della vita umana".
Quelle che ho letto, e termino, sono esattamente le parole di Papa Francesco tratte dall'enciclica, non ho cambiato nulla, sono esattamente quelle e potrei metterle tra virgolette.
Permettetemi di terminare, ricordando a me stesso e ai miei colleghi del Consiglio regionale che a poco serve il condividere quello che abbiamo sentito se poi non si segue la testimonianza dell'esempio, soprattutto per coloro che hanno l'onere di governare questa nostra regione.
Voglio terminare con un rispettoso invito al Signor Cardinale affinché interceda, lui che ha titolo, presso lo Spirito Santo perché discenda sulla maggioranza del Partito Democratico e impedisca lo scempio di questa bella e accogliente regione nostra.

Presidente Antonio MASTROVINCENZO. Ha la parola il Capogruppo della Lega nord - Marche, Consigliere Zura Puntaroni.

Luigi ZURA PUNTARONI. Presidente, per noi è un giorno importante perché non siamo abituati a ricevere delle personalità così illustri nel loro campo. Abbiamo il Cardinale Menichelli che oltretutto è un mio concittadino, non so se si ricorda, ma da ragazzino, a 13-14 anni, facevo il chierichetto alla Chiesa Santa Maria alla Pieve - parliamo di mille anni fa - seppure di estrazione cattolico giudaica, poi nel tempo ci si perde nelle cose della vita.
Ritornando ad oggi. E' importante quello che ha detto il Professore, sono importanti le linee guida date dal nostro Pontefice, anche se da parte mia, nostra in rappresentanza del mio gruppo consiliare, da tempo ci siamo attivati per diverse cose. L’altro giorno abbiamo avuto un incontro con dei gruppi e delle associazioni, tipo Italia nostra, ed abbiamo parlato di un progetto di legge per una maggiore tutela del suolo, quasi una tutela integrale, e questo Consiglio a breve, probabilmente, dovrà portarlo avanti. Era stato già proposto nella scorsa legislatura e in questa, forse, se siamo fortunati, si potrà fare.
La mia elezione in Provincia fu voluta a furor di popolo perché mi ero battuto per una questione simile “la Variante del Burchio” che interessava la mia città e prevedeva allora di edificare 200.000 metri cubi, pari a cinque-seicento villette, cose folli! Oggi ci troviamo a misurarci con il problema dell'inceneritore nell'alta vallata della provincia di Macerata.
Sono tutti temi ed argomenti sensibili alla Chiesa, sensibili al Professore, sensibili a noi che ci viviamo.
Sono contento perché oggi sembra che ci sia un passo nuovo. Qui abbiamo tutti gli attori che, se uniti, possono portare a delle scelte definitive nel lungo periodo, oppure promuoverle perché abbiamo competenza nella regione.
Chiaramente non siamo a Kyoto, non siamo a Davos, non siamo in altri contesti, ma possiamo parlare di cose da rendere operative a breve nella nostra regione.
La proposta di legge è molto importante. L'architetto competente mi ha detto: "Ho fatto circa 120 incontri negli ultimi anni, ho messo l’anima in questa proposta di legge e lei mi dice che non cambia niente". Gli ho risposto che realisticamente va contro le montagne, che la politica è continuamente distratta, ma come consigliere dico che possiamo provare a partorire qualcosa di nuovo per portare la nostra regione, su questi temi, all'avanguardia in Europa ed avere uno sviluppo sostenibile che attivi tanta economia.
L'ultima cosa, mi rivolgo al mio, al nostro Cardinale Menichelli - mio perché è nei miei ricordi, che si perdono nella notte dei tempi - sette anni fa, quando da solo combattevo su delle cose, su delle storie, mi sono rivolto anche alla chiesa ma, devo dire, nessun uomo di chiesa mi ha ascoltato anche se pensavo che potesse essere sensibile all'argomento della lottizzazione. La chiesa in quel momento era proprietaria di una testata, di un giornalino, ed io nel 2009 comprai una pagina a pagamento all'Appennino camerte, ricordo con amarezza che mi furono resi i soldi, perché l'argomento era forte, pregnante e chi in quel momento governava la Curia, probabilmente, non si è sentito di pubblicare il mio pezzo e mi è stato detto: “Eccoti i soldi, vai a casa”.
Vi ringrazio perché sono convinto che qualcosa di buono riusciremo a promuovere. Grazie per l’attenzione.

Presidente Antonio MASTROVINCENZO. Ha la parola il Capogruppo di Uniti per le Marche, Consigliere Rapa.

Boris RAPA. Grazie Presidente. Signor Presidente, Eminenza, Colleghe e Colleghi, già nei giorni di presentazione in Vaticano della seconda enciclica sulla cura della casa comune di Papa Francesco, nel giugno scorso, parte della stessa stampa cattolica italiana non mancò di rilevare come attorno alla pubblicazione del documento ci fosse una certa fibrillazione e come dagli Stati Uniti fosse già partito un fuoco di fila preventivo contro il testo da parte delle lobby che fanno capo alle grandi multinazionali.
In questi giorni per contro, sgradevole coincidenza, assistiamo ad una vicenda nata negli Stati Uniti, ma con ripercussioni di carattere mondiale, ad un grande scandalo che ha coinvolto un'azienda automobilistica di primissimo ordine per una grave questione tecnico-ambientale, a conferma dei pericoli e dei danni di una politica industriale esclusivamente legata a meri interessi economici.
Il Papa Bergoglio nell'enciclica riconosce che si avverte una crescente sensibilità riguardo all'ambiente e alla cura della natura e che matura una sincera e dolorosa preoccupazione per ciò che sta accadendo al nostro pianeta.
Probabilmente, credo, si è verificata una contemporaneità, e non poteva che essere così, nell'acquisizione graduale di una coscienza generale fra mondo laico e mondo religioso, infatti, nella Lettera enciclica si fa riferimento alla "Pacem in terris", "mentre il mondo vacillava sull'orlo di una crisi nucleare", ai messaggi di Giovanni XXIII e di Paolo VI negli anni '60 e '70, a sottolineare "l'urgenza e la necessità di un mutamento radicale nella condotta dell'umanità".
D'altra parte, conosciamo come in quell'epoca il tema dell'ambiente si fosse presentato con maggiore evidenza nelle conferenze dell'ONU e delle sue agenzie negli anni '60, e nella Conferenza ONU sull'ambiente umano a Stoccolma, primo incontro internazionale, nel 1972, in una fase di profonda crisi energetica e petrolifera.
L'acquisizione graduale di coscienza e di sensibilità ambientalista di quel periodo si è verificata anche in Italia, come sappiamo. E qui voglio ricordare, con una certa soddisfazione personale, data la mia adesione partitica, ad alcuni provvedimenti significativi per l'ambiente nella vita politica nazionale.
Infatti, fu nel 1970 che il Presidente del Senato, Amintore Fanfani, costituì una Commissione speciale sui problemi dell'ecologia, veramente un primo atto importante per affrontare in modo nuovo la cura della casa comune.
Successivamente, nella VI legislatura, venne creato il Ministero dell'Ambiente, allora affidato senza portafoglio all'onorevole socialista Achille Corona, che negli anni '50 era stato Consigliere ed Assessore nel Comune di Pesaro e, più tardi, Ministro del Turismo e dello Spettacolo nel primo governo Moro. Consentitemi di aggiungere che il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del territorio, quale oggi conosciamo, fu creato l'1 agosto 1986 durante il governo del Presidente Craxi.
C'è un dato linguistico che m'ha incuriosito, al di là del fatto che, come ha scritto "Famiglia Cristiana", può essere possibile che questa enciclica "sia stata scritta direttamente in spagnolo da Papa Bergoglio". E' il particolare singolare che il titolo, "Laudato sì", non sarà tradotto in alcuna lingua, nemmeno in latino, riprendendo le parole del volgare umbro del tredicesimo secolo del "Cantico delle creature" o anche "Cantico di Frate Sole". Uno dei testi poetici più antichi della letteratura italiana.
Ho ripreso in mano, con "Gli scritti e la leggenda" di Francesco d' Assisi, la vita del Santo scritta da Tommaso da Celano, dove si parla dei suoi miracoli. Ho rilevato che, secondo quel biografo, San Francesco ha operato più interventi da considerare "miracolosi". Si vede che allora c'era bisogno. Ha ristabilito un malato deforme e con ulcere maleodoranti che veniva respinto dall'ospedale, ha fatto guarire un idropico col corpo paurosamente tumefatto, ha liberato dalla lebbra e dalla paralisi un giovane di nome Bonomo, e così ha operato in altri luoghi delle Marche.
In questa legislatura regionale, con gli strumenti forniti da Statuto e leggi, non siamo certo chiamati a fare miracoli, ma abbiamo il dovere di tenere costantemente conto, nella varietà delle idee politiche, nella diversità delle convinzioni e delle prospettive, alcuni assi tematici del testo sottolineati in premessa da Papa Francesco: i poveri e la fragilità del pianeta; la tecnologia e le forme del potere che ne derivano; un altro modo di concepire l'economia e il progresso; il valore di ogni creatura ed il senso umano dell'ecologia; la necessità che i dibattiti siano sempre sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e anche di quella locale; la cultura dello scarto e le proposte per un nuovo stile di vita.

Presidente Antonio MASTROVINCENZO. Ha la parola la Capogruppo di Forza Italia, Consigliera Marcozzi.

Jessica MARCOZZI. Grazie Presidente. Permettetemi di salutare cordialmente e di dare il benvenuto personalmente e a nome del nostro gruppo consiliare, del partito che rappresento, a sua Eminenza il Cardinale Menichelli e al Professor Stefano Zamagni che oggi ci omaggiano in questo Consiglio regionale della loro presenza.
Vorrei iniziare il mio intervento con un invito che Papa Francesco ha rivolto a tutti noi, parole impregnate di amore, dolcezza, ma anche un monito che non può essere assolutamente sottovalutato: "Vorrei chiedere per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà - dice il Santo Padre - di essere custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell'ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per "custodire" dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l'odio, l'invidia, la superbia sporcano la vita".
Oggi, grazie agli interventi dei nostri illustri ospiti qui in questo Consiglio regionale e al messaggio chiaro e incontrovertibile contenuto nell'enciclica "Laudato sì", abbiamo ricevuto una spinta spirituale, prima ancora che morale, a riscoprire nel mondo che ci circonda e che ci accoglie, un dono divino, ma anche e soprattutto un elemento complementare all'uomo per raggiungere quell'armonia che porta alla pace.
Un'armonia, magari, troppo spesso sacrificata sull'altare di valori effimeri. Ecco dunque l'importanza di formare quella coscienza ecologica tanto cara a Papa Giovanni Paolo II, da alimentare e da far crescere quotidianamente con azioni concrete.
L'armonia tra uomo e natura è un dono della grazia di Dio e la scala ontologica non può prescindere dall'uno come dall'altra.
Dall'armonia nasce l'ordine che è equilibrio, che è giustizia, che è, infine, buon governo. Ma l'ordine e l'armonia del mondo creato risultano proprio dalla varietà degli esseri e dalle relazioni tra loro.
Riscoprendo le leggi di natura, l'essere umano scoprirà che si sta avvicinando al Creatore. Lo stesso Papa Benedetto XVI ci ha ricordato che nel prenderci cura del Creato, constatiamo che Dio, tramite il Creato stesso, si prende cura di noi. In caso contrario, come insegna sapientemente Papa Francesco, se distruggiamo il Creato, il Creato ci distruggerà e sarà il caos.
E' evidente che, dinanzi a riflessioni e dottrine di così alta levatura, che guidano verso un'analisi introspettiva della vita e del senso di esistenza, non possono esistere maggioranze e opposizioni, differenze politiche o partitiche, prese di posizione materialistiche. E noi rappresentanti del popolo non possiamo assolutamente esimerci dal rivestire un ruolo di primaria importanza che ci impone misure concrete per la riscoperta e la tutela dell'ambiente.
Per questo motivo Forza Italia, senza alcuna contraddizione o incoerenza interna, sarà sempre in prima linea nel contrastare iniziative che possono avere ripercussioni negative sull'ambiente. Saremo sempre al fronte per promuovere azioni tese alla tutela dei territori e alla progressiva diminuzione del consumo del suolo perché una crescita, anche economica, è possibile, ma mai come oggi va cercata nella valorizzazione della nostra terra, di quella terra che ci ha accolto e che merita rispetto.
Solo così potremo tornare a vedere nell'ambiente un presupposto imprescindibile della nostra esistenza, del nostro vivere virtuoso in comunità e della nostra elevazione spirituale.

Presidente Antonio MASTROVINCENZO. Ha la parola la Capogruppo di Fratelli d'Italia Alleanza nazionale, Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Buongiorno a tutti. Mi unisco ai saluti ed ai ringraziamenti per questa giornata, sicuramente per noi, in parte atipica, ma profondamente interessante e stimolante.
Quello che abbiamo affrontato e che stiamo affrontando oggi, è un tema che ci coinvolge tutti, sia dal lato umano che professionale.
Ho trovato molto interessante l'approccio scelto per l'enciclica, quello di affrontare il tema della tutela ambientale, della cura della nostra casa comune, sia dal lato ecologico che da quello umano e personale, come due facce della stessa medaglia.
Non possiamo negare l'importanza delle parole e della divulgazione di un messaggio così importante che deve trovare spazio in molti luoghi di confronto e questa Assemblea, per il ruolo che è chiamata a svolgere per la nostra comunità, è certamente un luogo appropriato per quel confronto che Papa Francesco auspica nella sua enciclica.
Alle parole poi è indispensabile far seguire dei fatti che siano consequenziali e che ne seguano la direzione per non far cadere nel vuoto quel messaggio che, reputo, oggi ci troviamo tutti qui a condividere. Gli interventi che mi hanno preceduto sono tutti in una direzione che mi sembra volta a calcare ciò che l'enciclica di Papa Francesco ha enunciato.
La politica non può e non deve essere sottomessa al potere finanziario e tecnocratico e al solo interesse economico. Noi che sediamo qui e tutti coloro che siedono nelle varie assise politiche, nazionali ed internazionali, devono svolgere il loro mandato perseguendo il bene dei cittadini, non altri tipi di interesse per quanto forti siano i portatori di tali interessi.
Ho condiviso appieno le parole del Professor Zamagni sul tema dell'assistenzialismo come forma distorta che da un lato mortifica la dignità di chi trova nel lavoro uno strumento non solo di sopravvivenza, ma anche di realizzazione personale, e dall'altro consente ai furbetti dell'assistenza di trarre profitto da queste condizioni.
Su questo, su tanti, su moltissimi aspetti, la politica può e deve intervenire sovvertendo questa direttrice.
Il Professore ha portato degli esempi a livello mondiale - quello delle banche - io voglio portare degli esempi che sono più prossimi a noi, che sono legati al percorso da cui provengo che è quello dell'amministrazione di un Comune, scegliendo l'approccio pratico che mi contraddistingue, sui due temi che sono al centro dell'enciclica: quello sociale e quello ambientale.
Nel tema ambientale penso che, ad esempio, sulla raccolta differenziata dei rifiuti e sul riciclaggio, noi oggi ci basiamo su un sistema sanzionatorio che punisce chi non si comporta correttamente o corre dietro cercando di punire chi non si comporta correttamente. Penso che sarebbe più efficace sovvertire questo sistema e premiare chi effettua le buone pratiche ecologiche, che renda, in qualche modo conveniente questa scelta a livello morale e diventi conveniente per ognuno di noi il rispetto dell'ambiente, piuttosto che seguire delle pratiche coercitive e sanzionatorie che purtroppo hanno dei grossi limiti.
Per quanto riguarda il tema sociale, vorrei proporre di rivoluzionare, secondo il principio proposto dal Professor Zamagni, il sistema dell'assistenzialismo, cioè dare la possibilità, ad esempio, ai Comuni di erogare dei contributi a chi si trova in difficoltà economiche, ricevendone in cambio lavoro. I temi possibili sono molteplici: pulizia dei giardini, delle strade; manutenzioni; assistenza o accompagnamento dei bambini nell'attraversamento fuori delle scuole. Questo per chi ha un sostegno sociale, per chi ovviamente è in condizione di farlo, per chi non ha una malattia, una disabilità o condizioni di anzianità tali da non potersi muovere. Questo determinerebbe un duplice vantaggio per chi lo esercita, perché rientrerebbe nella collettività con un ruolo degno, e per la collettività stessa, ed anche i Comuni ne trarrebbero un beneficio per quello che riguarda la pulizia e il decoro dei luoghi pubblici.
Penso che noi politici possiamo fare molto per i ragazzi che ci guardano oggi, che sono qui presenti, come per i cittadini che sono fuori, i quali ci giudicano più dai nostri fatti, dalle azioni che faremo, piuttosto che dalle parole che pronunciamo. Grazie.

Presidente Antonio MASTROVINCENZO. Ha la parola il Capogruppo di Popolari Marche - Unione di centro, Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Grazie Presidente. Un caro saluto agli autorevoli oratori che ci hanno voluto onorare con la loro presenza e con le cose che hanno detto e diranno. Grazie per essere intervenuti.
Ho condiviso con piena soddisfazione l’iniziativa del Presidente Mastrovincenzo per una seduta tematica dedicata all’enciclica “Laudato si” di Papa Francesco.
Prendiamo largamente spunto da un poderoso documento ricco di certezze, analisi, soluzioni e prospettive.
Sulla questione strettamente ambientale l’enciclica può apparire addirittura banale, scontata, con analisi e soluzioni già note da tempo. Il Papa non fa che ripassare, ribadire, approfondire e accentuare toni e linee che attendono risposte da molto tempo. Nulla di nuovo quindi? In realtà un attento esame dell’enciclica confonde profondamente il lettore e l’immerge in una realtà valoriale che va bene al di là dei confini delle questioni strettamente ecologiche, come ha già detto nella relazione il Professor Zamagni.
Seguendo il testo, seppur viene messa in evidenza l’analisi spietata di una situazione eco ambientale deteriorata, seppure unitamente agli inevitabili richiami alla dimensione evangelica della creazione che non può tollerare la violazione dell’ambiente umano e naturale oltre i ragionevoli limiti che ne consentano la riproduzione, voglio richiamare un fatto curioso, numerico, cioè dei 246 paragrafi dell'enciclica ben 150, forse più, sono dedicati ad altro che alla questione strettamente ambientale.
S’inizia, infatti, con una radicale ed impietosa analisi della crisi ecologica per la quale viene individuata come causa scatenante la fondamentale radice umana: questo è il pilastro di partenza dell'intera enciclica. Qui si evidenziano i danni di una globalizzazione dominata dai paradigmi tecnocratici, la crisi e le conseguenze dell’antropocentrismo moderno, di cui il Professore ha parlato, e i devastanti prodotti del relativismo pratico, di questo si è parlato un po' meno.
Cito il Papa: “La cultura del relativismo è la stessa patologia che spinge una persona ad approfittare di un’altra ed a trattarla come un mero oggetto, obbligandola ai lavori forzati o riducendola in schiavitù a causa di un debito. E’ la stessa logica che porta a sfruttare sessualmente i bambini o ad abbandonare gli anziani che non servono ai propri interessi. E’ anche la logica interna di chi afferma: ‘Lasciamo che le forze invisibili del mercato regolino l’economia’ perché i loro effetti sulla società e sulla natura sono danni inevitabili.
Se non ci sono verità oggettive né principi stabili, al di fuori delle proprie aspirazioni e delle necessità immediate, che limiti possono avere la tratta degli esseri umani, la criminalità organizzata, il narcotraffico, il commercio dei diamanti organizzati e di pelli di animali in via di estinzione? Non è la stessa logica relativistica quella che giustifica l’acquisto degli organi dei poveri allo scopo di venderli o di utilizzarli per la sperimentazione, o lo scarto di bambini perché non rispondono al desiderio dei loro genitori? E’ la stessa logica usa e getta che produce tanti rifiuti solo per il desiderio disordinato di consumare più di quello di cui realmente si ha bisogno. E allora non possiamo pensare che i programmi politici e la forza della legge basteranno ad evitare i comportamenti che colpiscono l’ambiente, perché quando è la cultura che si corrompe e non si riconosce più alcuna verità oggettiva o principi universalmente validi, le leggi verranno intese solo come imposizione arbitrarie o come ostacoli da evitare". E in questo noi italiani siamo bravissimi. Fine della citazione.
Questa, a mio giudizio, è la questione centrale, posta al paragrafo 123, cosa curiosa, esattamente il paragrafo centrale dell’intera enciclica, Presidente Ceriscioli, ce ne sono 122 prima e 122 dopo. Ho notato questa particolarità, l’ha messo proprio nel mezzo. Anche se non voluto è un curioso fatto simbolico. E’ centrale perché evidenzia la necessità del cambiamento culturale nella mente, cioè nel modo di ragionare e nel cuore, nei modi di sentire e sviluppare la sensibilità in ogni uomo su questa terra. Da qui, e solo da qui, possono partire comportamenti politici non più improntati alla conservazione, sviluppo e consacrazione di interessi particolari o degli interessi dei più forti, ma alla ricerca sincera del bene comune che il Papa tratta, nell’ultima parte, indicandola come soluzione finale. Per questo molti commentatori parlano di un’enciclica sociale propriamente intesa che, partendo dall’ambiente, tocca i modi di vivere e di gestire dell’intera società.
E’ evidente che se consideriamo come assoluto il binomio felicità-economia, ne consegue che per essere ricchi e acquisire denaro ogni scelta deve essere giustificata fino a spostare l’asticella del legale oltre ogni ragionevole misura.
E’ già successo in altri tempi, quando assolutizzando per esempio il valore della nazione e relativizzando quello della vita umana, si sono scatenate guerre, persecuzioni, stragi e genocidi, purtroppo anche in questi nostri giorni, in nome della razza o dell’ideologia del partito-Stato.
Vado alla conclusione, questa riflessione torna estremamente utile e può essere il faro anche per la nostra Assemblea legislativa, per illuminare quelle realtà umane e quei valori esistenziali che nella logica della cultura dello scarto abbiamo confinato negli angoli bui delle nostre opulenti ed egoiste società avanzate. Ma avanzate verso dove, se poi alla fine ci troviamo ad affrontare nuove malattie di natura fisica, psicologica e sociale che stanno diventando vere e proprie emergenze epocali e che stanno sempre più incidendo anche nei costi della gestione della salute pubblica. Basti ricordare il vasto campo delle dipendenze frutto dell’idea che la felicità nasce dalle cose e dal possedere nella sola logica del godimento immediato dello sfruttamento di ogni risorsa e opportunità. Invertire questa rotta è un processo complicato e faticoso, ma evidentemente necessario che può essere fatto solo non con soluzioni tampone, che mettono in campo qualche aggiustamento della politica energetica o di quella dei rifiuti, ma una radicale e nuova visione che rimette al centro l’uomo, la sua dignità e l’inviolabilità della sua natura e della sua esistenza fisica e sociale. Solo in questa logica possiamo immaginare un governo delle cose ambientali a livello mondiale per consentirne un utilizzo ordinato, cioè un utilizzo pensato e condiviso di tutte le risorse naturali. Grazie.

Presidente Antonio MASTROVINCENZO. Ha la parola il Capogruppo di Area popolare - Marche 2020, Consigliere Carloni.

Mirco CARLONI. Eminenza Menichelli, Professor Zamagni, colleghi e Presidente Ceriscioli, ringrazio molto chi ha organizzato questa iniziativa perché ci dà l'opportunità di condividere qualche riflessione sull'enciclica “Laudato sì” con cui il Santo Padre ha voluto richiamare l'attenzione sul presente che stiamo costruendo e sul futuro che abbiamo davanti.
Fin dal sottotitolo, anche del libro che ci avete distribuito questa mattina, si comprende come Papa Francesco ponga una relazione stretta sulla cura della casa comune, cioè la relazione stretta tra l'uomo e il creato. Lo fa mettendo a nudo le fragilità e le contraddizioni del nostro modello di sviluppo interessato, più interessato al profitto che al bene comune.
Partendo da questa riflessione, da questo passaggio che il Santo Padre cita spesso, ci invita ad uno scatto di responsabilità e a coltivare una maggiore cultura basata su un reciproco e responsabile rapporto tra l'uomo e la natura che coinvolga tutte le persone attraverso un impegno collettivo.
La politica stessa è richiamata a non farsi schiacciare da quello che viene definito il paradigma tecnocratico che tende ad esercitare il proprio dominio sull'economia e sulla politica ed a questo, al cuore di questa riflessione, vorrei porre all'Aula alcuni passaggi.
La nostra casa comune deve ergersi come fondamenta differente rispetto a quelle attuali e deve basarsi su un rinnovato rapporto tra l'uomo e l'ambiente, senza lasciarci vincere dall'ipocrisia, da quel finto ambientalismo di chi, sfruttando la buona fede di tanti, mira solo ad arricchire le lobby economiche e politicamente corrette, animate da logiche peggiori rispetto a quelle che vorrebbero sostituire.
Faccio soltanto una domanda - mi pare giusto fare qualche riflessione che cada anche sul territorio - quanti danni ambientali ha prodotto quel finto interesse per alcune modalità di produzione di energie alternative che ha riempito in questi anni le nostre colline di fredde lastre di pannelli fotovoltaici? Quanti contributi pubblici sono stati erogati per sviluppare tecnologie eco sostenibili, ma inefficienti, che hanno prodotto solo l'incremento dei costi dei servizi aumentando le povertà e creando maggiori disparità sociali?
E' arrivato il momento di un rapporto nuovo tra l'uomo e la natura. Maturo, serio, responsabile che dia un significato preciso alle parole sfruttamento e sviluppo.
Sfruttare la natura non significa dominarla o possederla perché noi non siamo proprietari di questo mondo, ma soltanto custodi. Etimologicamente significa anche voler cogliere il frutto, cioè la parte migliore, accrescendo le opportunità che ci offre, al fine di ridurre le disuguaglianze e permettendo a tutti l'accesso ai servizi essenziali che oggi sono preclusi purtroppo a molte persone.
Crescere non significa avere come riferimento solo numeri ed indici economici, ma mutare la consapevolezza di dover coniugare lo sviluppo con la protezione dell'ambiente, creando le condizioni ottimali per gli investimenti e la ricerca perché solo in questo modo si possono trovare quelle tecnologie innovative che permettono quei miglioramenti tecnici che si traducono in processi produttivi sempre più innovativi e realmente eco sostenibili.
Un gigante del nostro secolo, Gandhi, disse: "Ci sono abbastanza risorse per soddisfare i bisogni di ogni uomo ma non l'avidità di ogni uomo". Il peggioramento ed il declino ambientale avvenuto in questo ultimo secolo non è soltanto figlio di una cieca visione di chi ha ritenuto le risorse naturali illimitate e le ha sfruttate per il proprio interesse ma anche a causa di chi ha fatto della negazione il proprio credo assolutista. Il no a prescindere ha prodotto danni uguali al si ad ogni costo, perché entrambi sono figli di una visione ideologica aprioristica da sconfiggere. E' questa la sfida che abbiamo davanti a noi, quando il Santo Padre dice in questa enciclica: "La grandezza politica si mostra quando in momenti difficili si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine" credo che inviti ognuno di noi, ma soprattutto chi ha responsabilità politiche a compiere scelte politiche coraggiose, lontane dagli schemi e dalle logiche del passato e basate sulla necessità di imprimere un punto di svolta senza ipocrisia.
Il magistero di Papa Francesco si sta già ponendo senza se e senza ma come il punto di riferimento mondiale per cattolici e laici sulle tematiche dello sviluppo sostenibile. Il suo insegnamento è moderno e profetico, come ha dimostrato nelle ore scorse in cui intervenendo alle Nazioni Unite ha definito segno di speranza l'approvazione dell'agenda 2030 sugli obiettivi di sviluppo che stabilisce un quadro globale per l'eliminazione della povertà ed il conseguimento dello sviluppo sostenibile sulla base di obiettivi di sviluppo del millennio, adottati già dal 2020.
Davanti ai leader del mondo riuniti ad ascoltarlo il Papa ha ricordato che esiste un vero e proprio diritto all'ambiente e che ogni danno che viene fatto alla natura viene fatto all'umanità, aggiungendo che la brama egoistica ed illimitata di potere e di benessere materiale conduce tanto ad abusare dei mezzi materiali disponibili quanto ad escludere i deboli ed i meno abili.
La tutela della natura e la lotta alla povertà sono connesse tra loro, come ha detto prima il Professor Zamagni, e da questa relazione devono nascere risposte nuove, ma la straordinarietà di questo discorso non si limita ad una denuncia, non possono passare in secondo piano gli applausi ottenuti quando papa Francesco ha esortato il mondo a tradurre le promesse in realtà e trasformare questi provvedimenti e questi protocolli in un efficace strumento con cui rivoluzionare il presente e non solamente, in un momento di collegialità finalizzato a tranquillizzare quella coscienza di cui di tanto in tanto si sente il peso o la consapevolezza di chi è cosciente di lasciare ai propri figli un mondo peggiore.
In questo senso la prossima conferenza di Parigi, come è già stato detto, sul cambiamento climatico che si terrà a fine novembre dovrà sancire una netta discontinuità rispetto al recente passato, producendo accordi effettivi e non limitandosi soltanto alla firma di alcuni fogli di buone intenzioni. Come ha detto giustamente prima il Professor Zamagni gli impegni internazionali oggi vanno tradotti in azioni concrete.
Eminenza, il Santo Padre ha posto in maniera chiara, con un linguaggio universale semplice e comprensibile a chiunque, i termini della sfida che abbiamo davanti a noi.
Vi ringrazio dell'opportunità che ci avete dato avendo sollevato, in qualche modo, una discussione molto utile anche se non abbiamo trattati internazionali da ratificare, ma nella quotidianità tante scelte importanti da prendere.

PRESIDENTE. Grazie anche a tutti i capigruppo per il rispetto dei tempi che è stato perfetto.
Ha la parola il Presidente della Giunta regionale Ceriscioli.

Luca CERISCIOLI. Grazie Presidente. Anche per me questa è una bella e importante giornata. Il far politica è anche riflettere e confrontarsi al di fuori dell'immediato, di quello che ogni giorno ci attanaglia come problema, per maturare quegli elementi che ci dovrebbero aiutare a fare meglio.
Ho apprezzato moltissimo l'intervento del Professor Zamagni e devo dire che, anche matematicamente da economista, si è dimostrato di grande capacità. E' riuscito a trasformare una semplice indicazione sul moltiplicatore di Lagrange, strumenti per ottenere massimi e minimi di funzioni a più variabili su un vincolo, in una traduzione etica del rapporto tra cause ed effetto e come il disordine del mescolare gli obiettivi con gli strumenti, possa produrre problemi e disordine. Devo dire con grande capacità e grande qualità, chi fa matematica non si interessa mai degli effetti, chi ha la capacità di leggere così, ha una visione straordinaria di competenza e di profondità ed è stato il contributo enorme alla giornata di oggi.
Vedendo gli studenti ho pensato al mio maestro, maestro elementare Mariano Beligni, che nei primi anni '70, ci parlò di una scienza nuova che si chiamava ecologia.
Quanto è importante l'educazione? Quanto è importante quello che riusciamo ad apprendere? Mi ricordo ancora, come se fosse adesso, il maestro davanti a me che diceva queste parole: "Vi parlerò oggi di una scienza nuova" ed aprì la mente all'idea che viviamo in un ecosistema, un sistema in cui le parti sono correlate e quando agiamo su una parte, le conseguenze possono avere dimensioni ben diverse, addirittura globali.
L'incontro di oggi e la presenza degli studenti arricchisce di questo valore, perché è nel percorso di formazione, nel percorso educativo, che noi maturiamo gli strumenti fondamentali che ci aiutano a leggere la realtà ed a orientare le nostre scelte secondo quell'obiettivo, credo da tutti condiviso, del bene comune.
Allora il dibattito era su realtà produttive fortemente inquinanti, parlo degli anni '70, e il posto di lavoro. Cosa era prevalente? L'ambiente o il lavoro? Da Presidente si gira la regione, si ascolta la radio e c'è una canzone che mi piace che si chiama "Luca lo stesso", mi chiamo Luca, essendo il Presidente della Regione capisco che il messaggio di restare gli stessi è importante, non perdere la propria dimensione di cittadino di questa comunità anche in un ruolo importante. La canzone dice una frase: "Ci sono persone talmente sensibili che amano gli animali, amano l'ambiente e sognano un mondo senza uomini".
Il Papa nella sua enciclica riconcilia queste due contraddizioni, ovvero quella fra l'attenzione per l'ambiente e l'attenzione per l'uomo. L'attenzione per la società, per lo sviluppo, per la sostenibilità di quello che è il mondo attorno a noi, senza perdere quell'elemento fondamentale che è la presenza dell'uomo all'interno di questo sistema. Rispondendo in qualche maniera a questo dilemma di fronte al quale ogni amministratore, almeno una volta nella vita, si è trovato nella scelta di dover valutare i pro e i contro di una azione, mettendo insieme i temi legati allo sviluppo e la sostenibilità di questo sviluppo, in una bilancia difficile perché coinvolge il giudizio e spesso facciamo molta fatica a giudicare.
Dare un'indicazione forte rispetto alla conciliazione di questi due momenti significa stabilire una guida sicura nel nostro agire, nelle scelte che dovremo fare e nei temi che dovremo discutere ed affrontare.
La visione di un tema ambientale come problema globale coinvolge tanti aspetti. Prima si è citato il tema delle banche, il commercio internazionale, su quanti aspetti il mondo cerca di mettersi d'accordo su una scala planetaria? Nel meccanismo della globalizzazione i fenomeni non sono più gestibili dalle singole nazioni, ciò che conta ottiene questa dimensione internazionale, le guerre l'hanno ottenuta da tempo. L'Onu risponde alla necessità che fra le nazioni ci sia un organismo che contemperi gli interessi per evitare il dramma della guerra. Sull'ambiente non c'è.
La grande intuizione che il Papa ci regala con questa enciclica è profonda dal punto di vista spirituale ed anche capace di porre obiettivi operativi che fuori da quella dimensione difficilmente possono traguardare il risultato più importante.
Nella mia esperienza, in tanti l'abbiamo, di Sindaco avevo il problema delle cave chiuse e del materiale che arrivava dalla Croazia, sbarcando nel porto della città, scavato non si sa come in termini di regole, in un un sistema che non trovava risposte nello sfruttamento dell'ambiente locale e che le trovava nello sfruttamento ambientale dell'altra sponda dell'Adriatico.
Questo per dire come sia difficile affrontare questi temi se non ci si muove sulla scala giusta, sulla dimensione giusta, che non è quella nazionale, ma è quella di una visione globale che prende a cuore i temi che riguardano l'uomo e l'ambiente in cui vive.
Mi ricordo, sempre dal mio maestro, l'esempio della tazza di caffè, oggi ancora più efficace. Ci diceva: "In una tazza di caffè cosa c'è?" Oggi potremmo dire che la tazza viene dalla Cina, un prodotto di ceramica di uso comune, cinese, il caffè dall'Africa, magari biologico e da agricoltura solidale, lo zucchero di canna dal sud America e se abbiamo un po' di latte, probabilmente, viene dal nord Europa. Quindi in un latte macchiato, in un semplice fatto quotidiano, troviamo una dimensione che non è più quella nazionale, ma è quella internazionale. Contestualizzare e portare i temi alla dimensione giusta, significa anche costruire le premesse per un avanzamento reale nella risposta e nella soluzione.
Nella biodiversità, questa è una regione che ha avuto, su diversi aspetti, un ruolo di battistrada. Il tema della biodiversità, è stato citato, è diventato legge regionale prima che diventasse un dibattito su scala più ampia.
Voglio salutare Antonio Minetti che vedo, è stato per tanti anni dirigente in Regione del Servizio ambiente, è bello che oggi sia qui a testimoniare una passione ed un interesse che va al di là del lavoro e che lo accompagna anche quando è tornato alle proprie mansioni quotidiane.
E' un privilegio battere una strada prima di altri perché ti permette per tempo di preordinare un modo corretto nell'uso delle risorse, in grado quindi di valorizzare quella straordinarietà, in termine di valori ambientali, di qualità, che la nostra regione ha. E' bellissimo poterlo declinare anche sul piano dell'aspetto sociale legato alla biodiversità con cui si può approcciare all'economia.
Il tema dell'inserimento lavorativo è un altro argomento forte nel momento in cui si esce da una logica assistenzialista. Mi ricordo che sempre il maestro faceva l'esempio del pesce e della rete e diceva: "Esiste un momento in cui l'unica cosa che puoi dare è un pesce, ma in generale è meglio offrire una rete", cioè gli strumenti per poter autosostentarsi e vivere con dignità la propria esistenza, riempiendo di valore quello che si fa.
Anche il tema dell'inserimento lavorativo e delle politiche sociali è stato, negli anni, avendolo vissuto da Sindaco, promosso dalla Regione Marche. Un tema sostenuto ed incentivato per dare l'opportunità a tutti, attraverso le proprie capacità, di poter assumere appieno il proprio valore.
Vengo alla presenza del Cardinale. Qualche giorno fa ad Osimo mi ha detto: "Fraternità. Riflettici visto che tra qualche giorno ci vedremo in Consiglio regionale". Torno sempre al maestro che parlando della rivoluzione francese ci enunciava le tre parole chiave: libertè, egalitè queste le capivamo tutti, la più difficile era fraternitè. Libertà la comprendiamo, uguaglianza pure, ma cosa vuol dire fraternitè?
E' una parola chiave di questo libro, è una parola chiave del fatto che il Papa non fa l'ambientalista, il Papa fa il Papa, il messaggio che ci manda è universale e spinge l'uomo alla costruzione di un'umanità sempre più piena e presente. Che senso ha difendere l’ambiente se non abbiamo fra i nostri valori il fatto che l'altro è uguale a noi? La fioritura non riguarda solo noi stessi, riguarda l'umanità. Se non vediamo nell'altro un fratello, perché dovremmo curarci delle cose che riguardano la sua esistenza? Massimizziamo quello che ci interessa, l'oggi, il presente, l'obiettivo più immediato, perché degli altri, tutto sommato, ci può importare relativamente.
Il principio del fratello è un principio profondo, la fratellanza nell’essere figli, perché non mi posso scegliere i fratelli. Non posso dire l'Assessore Cesetti è mio fratello, quell'altro non lo è, perché è nel valore che diamo all'uomo che riusciamo a conciliare il senso delle azioni che sono rappresentate in maniera così forte nei contenuti dell'enciclica.
Anche rispetto alla politica, la chiamata su una sfera diversa, su una sfera etica, non è banale, perché non possiamo, di volta in volta, sceglierci quelli che saranno i nostri fratelli e quelli che non lo saranno, perché nella confusione dei valori, una politica può spingerci ad essere più fratelli, un'altra un po' meno, rischiando di perdere il punto di fondo, ovvero il senso del nostro agire, che è quello di corrispondere all'interesse dello sviluppo globale della persona umana.
Concludo con il mio maestro che ci raccontava di come negli Stati Uniti, i nativi americani fossero stati sterminati o quasi dagli europei che si sentivano poco fratelli di quei nativi, magari portatori dello Spirito Santo e superiori rispetto agli altri. Loro erano nella purezza del cristianesimo, gli altri erano dei pagani, se invece fossero stati un po' più cristiani, se avessero visto dei fratelli, avrebbero potuto incontrare popolazioni che avevano come cultura un principio fondamentale: lasciare la terra come l'avevano trovata. Fare in modo che il loro passaggio lasciasse ai loro figli la terra come l'avevano trovata. La cultura che si stava affermando - la preparazione dell'idea dello sfruttamento della terra proto industriale, dell'oggetto come risorsa costante dalla quale attingere - avrebbe potuto avere, con qualche secolo di anticipo, un rapporto con un fratello che affermava poterci essere un altro modo di interpretare la propria vita, la propria esistenza sulla terra. Pur essendo pagano, pur predicando un altro Dio, avrebbe potuto dare molto alla nostra umanità.
Lo spirito della parola fratellanza riassume un elemento guida in quella politica di cui ho parolato prima, che si occupa di tante questioni che sembrano appartenere al nostro quotidiano, ma se non ha delle stelle polari, dei punti di riferimento, un modo più profondo di agire, rischia spesso di perdersi.
L'occasione di oggi è ritrovarsi tutti assieme su valori condivisi e su questi costruire le nostre politiche.

PRESIDENTE. Grazie Presidente. Ha la parola il Cardinale Menichelli.

Cardinale Edoardo MENICHELLI. Se vi è rimasto un po' di spazio, cerchiamo di usarlo insieme, perché comprendo che le parole arrivate sono tante, tutte molto utili per cui vi chiedo questo supplemento di pazienza.
Io vi parlerò per piccoli flash. La mia non è una relazione così articolata come quella del caro Professore, la mia è una lettura particolare dell'enciclica.
Innanzitutto mi sono permesso di darvi il testo, un piccolo omaggio, perché ne abbiate a fare meditata lettura, credo che questa enciclica non sia un testo da mettere lì. Immagino e penso che possa essere utile per una quasi quotidiana meditazione. Sono 227 numeri, è sufficiente per un anno.
Chiedo scusa ai ragazzi che sono qui, non sapevo che c'eravate altrimenti l'avrei portata anche per voi. Sarà mia premura dare a qualche insegnante qualche copia nei prossimi giorni, intanto vi ringrazio della pazienza che avete avuto, che state avendo e vorrei che stimaste anche noi adulti che abbiamo pazienza di ascoltare per tanto tempo. Mettetela in pratica anche a scuola qualche volta, farebbe bene a tutti noi.
Secondo flash, qua e la è circolata e circola spesso la parola crisi. Generalmente la coniughiamo tutti sul versante negativo: sto in crisi, vado in crisi, per cui siamo affogati da questa sorta di paura della crisi. Nelle mie poche reminiscenze di greco la parola crisi krino non è solo coniugabile sul versante negativo, è anche coniugabile sul versante positivo, cioè è il tempo del giudizio, siamo chiamati a fare un giudizio su ... Questo è un tempo che, da parte nostra, ha bisogno di un giudizio.
E' ovvio che per fare un giudizio bisogna avere delle coordinate abbastanza condivise, altrimenti l'anarchia aumenta.
Terzo flash. C'è un'altra lettura dell'enciclica, cercherò di dirvi, balbettando qualcosa, perché dobbiamo rintracciare gli elementi, fatemi dire così, questo mi compete, umani e spirituali che sottendono il testo ed i suoi contenuti, cioè non dimentichiamo mai chi è Papa Francesco. Non è un potente politico, non è un potere politico, non comanda "su nessuno", ma è chiamato a servire tutti coloro che vogliono ascoltare.
A questo riguardo, qual è il nucleo centrale dell'enciclica? È uno solo: il degrado ambientale che abbiamo è conseguenza del degrado etico dell'uomo. Questo mettiamocelo a tema, di tutti, poi quando arriva alla fine capirete perché dico di tutti, anche mio, dell'uomo e delle sue attività.
Il degrado etico, questo può piacere poco, ma se leggete l'enciclica lo capirete, è causato da una disarmonia, da una rottura, da una relazione che si è rotta tra Dio e l'uomo, tra l'uomo e l'uomo, e tra l'uomo ed il Creato. Siamo dentro una disarmonia.
Per far capire questo gioco su due parole: chi è l'uomo rispetto al Creato? Se io prendo il libro da cui attingo e da cui sono felice di attingere, dice che l'uomo è colui al quale è stata affidata la Signoria del Creato, ma a quest'uomo non è stata affidata la proprietà del Creato, l'uomo è Signore, ma non padrone.
L'uomo ha perso la visione globale della vita, l'ha persa, non solo oggi, è da un po' di tempo che l'ha persa, ma oggi questa perdita della visione della vita mi pare che sia scoppiata totalmente. L'uomo ha perso l'anima.
Perdendo l'anima ha perso il suo modo di ragionare e si è inchiodato, si è lasciato imprigionare da quelle che noi chiamiamo le cose, diventando un consumatore irresponsabile.
Siamo dentro una società mai sazia, siamo insaziabili di ogni cosa, per cui l'uomo finisce per non avere più un pensiero, ci piaccia o no, solo un vuoto sufficientemente o abbastanza nichilistico che alimenta una libertà senza regole che violenta se stesso, l'uomo, e anche il Creato.
Mi permetto di ricordare, poi se queste cose servono per un tracciato politico, fatelo pure, se serve per un'altra cosa vedete voi, che rispetto al Creato, rispetto a questo giardino dove noi siamo, aggiungo con un po' di fastidio forse per qualcuno o per tutti, non siamo proprietari, per farvi capire una stupidaggine che il Vescovo dice: "Noi vendiamo la terra di Dio". Avete capito cosa ho detto?" E non paghiamo a lui, non paghiamo nemmeno ai suoi figli, ma bisogna ricordare che rispetto al Creato sono necessari quattro verbi, da mettere insieme, uno con l'altro, in sequenza, non o, ma e.
Primo verbo: custodire. Questo Creato c'è stato dato per essere custodito, perché come dice il Papa è la nostra casa. Noi stiamo qui quel tanto o quel poco di tempo, quando è tanto é 120 anni e la gente compresa la politica dice: "Andate via che ci costate molto", mica dice venite perché ci date molto. Noi siamo chiamati a custodire questo Creato. La custodia la si fa con le preziosità che abbiamo, se uno ha un gioiello lo custodisce, se uno ha un amore lo custodisce, il problema è che non abbiamo più né gioielli né amori, ma abbiamo solo piaceri ed i piaceri non si custodiscono, si usano, si consumano.
Secondo verbo: coltivare. Nessuno al mondo sta da fannullone. I fannulloni non avrebbero diritto di cittadinanza, però il buon Dio li sopporta e dobbiamo sopportarli anche noi, però di per sè chi sta al mondo deve sapere che è qui per coltivare. La coltivazione è un'arte meravigliosa, perché ti fa sentire parte viva con ciò che da questa coltivazione deriva. In questa coltivazione c'è il Creato e tutto ciò che vi abita dentro.
Terzo verbo: governare. Governare non vuol dire imperare. Governare vuol dire che tutto ciò che è nel creato è essere libero di fare ciò che deve fare. Ogni essere, ogni creatura che è nel Creato ha una funzione. Questo me lo ha insegnato mio nipote, qualche giorno fa. Quando stai in campagna ci sono degli animaletti insignificanti e può venire la voglia di pestarli, a me è successo di pestarne uno, è venuto mio nipote e mi ha detto: "Ma anche questo è importante!" Ed aveva ragione.
Governare vuol dire consentire ad ogni parte del Creato, ad ogni creatura del Creato, ad ogni realtà che è lì, di essere rispettata e di poter fare le funzioni che deve fare. Qui c'è tutta la biodiversità e le cose che voi sapete meglio di me.
Quarto verbo: riconsegnare. Ringrazio il Professore che mi ha dato un'immagine molto bella che non conoscevo, la sabbia e il seme, noi dobbiamo riconsegnare, ma siamo diventati talmente consumatori che non so cosa potremmo lasciare alle nuove generazioni e me lo domando: "Che lasciamo alle nuove generazioni?"
Non sono uno studioso, ma cito così a memoria, in questi 50-60 anni del dopoguerra, una certa parte del mondo ha consumano più di tutto il tempo addietro. Per fare che? Siamo più felici? Questo discorso della felicità bisogna che lo riprendiamo insieme e permettete che dica che non c'è né fede né ideologie né appartenenze, c'è semplicemente la persona umana e la sua Signoria sul Creato.
Io devo fare il mio mestiere figlioli, non potete pretendere che vi faccia una lezione di matematica o di politica stretta, perché questo sottende l'enciclica del Papa, l'eclissi di Dio nella coscienza ha causato, e causerà ancora di più, la fuga anarchica dell'economia - l'abbiamo sentito - della tecnologia e ne patiremo ancora più avanti se non la governeremo. Apro una parentesi, tutti difendiamo la privacy ma poi il mio nome, senza che sappia nulla, va a finire dall'altra parte, di me sanno dove sono nato, cosa faccio, ma se si va in ospedale non puoi sapere dove è ricoverato un ammalato. Vedete a che stupidità siamo arrivati? Anarchia dell'economia e anarchia della tecnologia, ormai intese come variabili autonome e senza freni.
Occorre cambiare il nostro cuore affinchè qualcosa cambi. Non c'è niente da fare.
Io accolgo molto volentieri l'invito di pregare, lo farò come lo faccio sempre, ma prego lo Spirito perché mi faccia capire quello che devo dire e testimoniare alla gente. Prego perché ognuno di noi da questo punto di vista faccia una sua personale e comunitaria conversione.
La prima ecologia è l'ecologia dell'umano. Il rispetto della creazione comincia con il rispetto e la tutela della vita umana, dall'inizio alla fine.
Questa sorta di darwinismo sociale, questa cosa per cui alcune persone le chiamiamo "poverine" e altre "eccellenze" o "eminenze", è una struttura culturale terribile. La dignità della persona umana è lì, è semplicemente persona umana.
La vita, carissimi, non ha bisogno di aggettivi, né buona né cattiva, né di destra né di sinistra, né cristiana né musulmana. La vita ha bisogno di essere semplicemente vita, senza aggettivi. Se ne volete uno ve lo dico: sacra e le cose sacre non si sperperano.
Il rispetto della vita umana comincia con il riconciliare, il ricollocare ognuno al suo posto. Faccio un esempio per farmi capire soprattutto da questi ragazzi - abbiate pazienza carissimi - se non c'è Dio, comando io e mi domando: "Quale io?" "Io o l'Assessore Sciapichetti?" il mio io o il tuo Dio? Chi comanda?
Siamo dentro questa anarchia, attenti, lo dico da credente e non crediate che bastino le leggi umane, perché abbiamo una pletora di leggi umane, ma se manca la coscienza è inutile fare, come diceva prima il Professore, sigle e sotto sigle, perchè alla fine non funziona nulla.
Quando l’uomo mette sè stesso al posto di Dio, cioè al posto non suo, si crea l'iniquità. Non c'è niente da fare! Conseguenza di tutto è l'egoismo, l'avidità, l'indifferenza, lo sfruttamento, che sono i malanni che ci portiamo addosso. Cambiano i tempi, cambiano le generazioni, ma il nocciolo negativo, problematico, è sempre quello. Tutto diventa merce e il bene comune rischia di diventare slogan, perché si è smarrito il senso del Creato come casa comune.
Mi piace molto questo sottotitolo, generalmente le encicliche si scrivono ai Vescovi, il Papa scrive ai Vescovi, che poi le dispensano alle comunità cristiane, questa volta è per tutti e per ognuno di noi.
Adesso non mi ricordo il numero, ma c'è un numero in cui dice: "Ad ognuno rivolgo la parola", “casa dove tutti abitano, dove tutti hanno il diritto di abitare in pari dignità”, e questo non è uno slogan.
Non a caso il Papa usa come titolo un'espressione di San Francesco, nella vita di San Francesco, nei Fioretti, se non vado errato, si legge una cosa curiosa rivolta ai frati: "Quando lavorate la terra lasciatene uno spazio non arato, perché le creature non umane ci possano andare e possano giocare lì".
Oggi sulla terra non ha più spazio nemmeno l'umano. Il Creato non lo facciamo più dormire, il creato deve dormire per rigenerarsi, come ognuno di noi deve dormire perché se no il giorno dopo ...
Non si possono separare le attese del Creato dalle attese dei poveri. Voi sapete che questo è il tema fisso di Papa Francesco, il chiodo. Oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre più un approccio sociale che deve integrare la giustizia nelle disquisizioni sull'ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri.
C'è un passaggio, il Professor Zamagni prima l'ha detto e lo ringrazio molto, una parola nuova, la cosiddetta “ecologia integrale”. Si deve passare dall'ecologia green - la carta per terra, questo lo dobbiamo mettere in pratica, per carità - all'ecologia integrale che significa che mi devo educare al legame con il Creato, al mistero delle molteplici relazioni che stanno dove io sto. Devo saperle riconoscere, rispettarle e viverle.
E' questo il grido che oggi deve perforare il nostro cuore, ci sono i poveri massacrati da una concezione magica del mercato. Finiamola di rimettere al mercato la soluzione della crisi economica. Queste cose so che non piacciono, ma io ho la libertà di dirle perché non sono messo ai voti e le dico.
L'economia non si salva con il mercato che tende a pensare che i problemi si risolvono solo con la crescita dei profitti delle imprese, degli individui, e non con una conversione solidale dell'economia.
L'uomo non è una variabile del denaro, di un'economia sempre più finanza senza volto. L'uomo è ridotto a strumento. L'uomo è il Signore del Creato, di qui la produzione degli scarti, gli scarti, tanti, li facciamo tutti, ma non sono solo quelli dei rifiuti, si scarta chi non è funzionale a questa logica, i bambini, i giovani, gli anziani, adesso cominciano anche i quarantenni ed i cinquantenni che hanno perso il lavoro, anche questi sono uno scarto: "Quanti anni hai? 40? Non ti posso prendere", "Sei donna?", "Si", "Se metti al mondo un figlio, non ti prendo, mi devi sottoscrivere che non metterai al mondo un figlio". Dobbiamo creare il futuro carissimi tutti, e il futuro non sono più io, il futuro sono le generazioni che verranno dopo di me, sono quelli lassù, ma anche voi ragazzi dovete pensare che siete già vecchi per quelli che verranno dopo di voi, non c'è più una responsabilità in avanti e questa la dobbiamo creare.
Non possiamo più aspettare di risolvere le cause strutturali della povertà, di guarire la nostra società da una malattia che può solo portare verso nuove crisi. Il mercato e la speculazione finanziaria non possono godere di un'autonomia assoluta. Senza l'ascolto dei poveri non si risolveranno gli assetti del mondo. Servono programmi, meccanismi, processi, orientati ad una migliore distribuzione delle risorse, alla creazione del lavoro, alla promozione integrale di chi è escluso, ma per fare questo bisogna mettere insieme tre cose presenti nell'enciclica.
La prima: rispetto della persona. Si, in modo assoluto, l'antropocentrismo assoluto no.
Secondo: bisogna che tutti cominciamo a mettere in atto la saggezza dei limiti. L'onnipotenza non ci appartiene. L'onnipotenza non appartiene a nessuno.
Terzo: riscoprire una solidarietà universale. A me piace usare questa parola, che mette insieme progresso e altro, bisogna che ci impegniamo in una fruttificazione solidale, la fruttificazione universale, e qui vi lancio un messaggio: il Vangelo non è per i cristiani, a quel tempo non c'erano, il Vangelo non è per i cattolici, a quel tempo non c'erano, il Vangelo è parola per l'uomo.
Se uno, per esempio, si va a leggere la parabola dei talenti scopre che Dio non premia per niente il fannullone, ma premia in parità, Dio non è un buon matematico, chi gli ha riportato 10 e chi gli ha riportato 5, alla stessa maniera, perché quella è la fruttificazione solidale.
Il Papa non parla da tecnico, indica una nuova visione della realtà ecologica, una visione di cui necessita soprattutto la politica, perché una politica senza visione è destinata ad essere quella che spesso oggi vediamo, non è un'offesa per nessuno, capisco la vostra fatica, il vostro disagio, ed i piccoli aggiustamenti al motore, il problema è che bisogna cambiare il motore. Bisogna cambiare il motore! Il motore lo costruiamo insieme.
Oggi c'è in giro quella che si chiama la morte del linguaggio, che è la conseguenza della morte della visione. Non pensiamo al futuro che non ci appartiene, il futuro mica ci appartiene, chi di noi sa ..., mi fermo qui - poi qualcuno fa qualche scongiuro che non va bene - noi dobbiamo coltivare la visione che appartiene a tutti, morta la parola visione si sostituisce con la parola futuro, ovvero una categoria del pensiero liquido, uno spazio contenitore di tutto e contrario di tutto.
Finisco anch'io così, qualche orizzonte di comportamento, occorre la coscienza di una comune origine, di una comune responsabilità, di una mutua appartenenza e di una condivisione. Questo dobbiamo mettercelo in testa tutti, anche la persona umanamente più insignificante mi è di aiuto.
Questa adesso è una cosina che tocca proprio tutti, io la metterei tra la quarta cosa da fare Professore, e cioè un nuovo stile di vita,. Nuovi stili di vita, più il cuore è vuoto, più ha bisogno di oggetti da comprare. Ragazzi avete capito cosa ho detto?
Più il cuore è vuoto e più ha bisogni di oggetti da comprare e da consumare. "Un cambiamento degli stili di vita - dice il Papa - potrebbe arrivare ad esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale. E’ un fatto che quando le abitudini sociali intaccano i profitti o i profitti delle imprese queste si vedono spinte a produrre in un altro modo e questo ci ricorda la responsabilità sociale dei consumatori, acquistare è sempre un atto morale oltre che economico. Oggi il tema del degrado ambientale chiama in causa i comportamenti di ognuno di noi, d'altra parte nessuna persona può maturare in una felice sobrietà, se non è in pace con sè stessa".
Finisco con una frasetta, ci sarebbe un'altra applicazione, ma non la dico qua perché devo dirla nell'ambiente adatto. Il Papa alla fine parla dell'Eucarestia, io la chiamerei un sacramento di programmazione economica - ma se volete vengo un'altra volta, oggi non sono molto preparato - un sacramento di programmazione economica! Finisco così. Ci preoccupiamo tanto, tutti, di far crescere il PIL economico, cerchiamo insieme di far crescere il PIL etico e spirituale. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a tutti, grazie alle classi che sono intervenute e grazie al Cardinale Menichelli ed al Professor Zamagni. Buona giornata.