Resoconto della seduta n.56 del 14/02/2017
SEDUTA N. 56 DEL 14 FEBBRAIO 2017

La seduta inizia alle ore 13,00

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Colleghi buona giornata, dichiaro aperta la seduta n. 56 del 14 febbraio 2017. Do per letto il processo verbale della seduta n. 55 del 31 gennaio 2017, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento Interno.
Comunico che
sono state presentate le seguenti proposte di legge regionale:
- n. 114 ad iniziativa del Consigliere Giancarli, concernente: “Interventi per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli Comuni delle Marche”, sulla quale è stata richiesta l'ammissibilità di cui al comma 2, dell'articolo 63 del Regolamento interno;
- n. 115 ad iniziativa della Consigliera Pergolesi, concernente: “Disposizioni in favore dei soggetti affetti da fibromialgia (FM) da sensibilità chimica multipla (MCS) e da encefalomielite mialgica (ME/CFS)”, sulla quale è stata richiesta l'ammissibilità di cui al comma 2, dell'articolo 63 del Regolamento interno;
- n. 116 ad iniziativa della Consigliera Pergolesi, concernente: “Modifica alla legge regionale 30 settembre 2016, n. 21 Autorizzazioni e accreditamento istituzionale delle strutture e dei servizi sanitari, socio-sanitari e sociali pubblici e privati e disciplina degli accordi contrattuali delle strutture e dei servizi sanitari, socio-sanitari e sociali pubblici e privati”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e trasmessa alla II Commissione ai sensi e per gli effetti del comma 1 bis, dell'articolo 68 del Regolamento interno;
è stata presentata la seguente proposta di atto amministrativo:
n. 35 in data 26 gennaio, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Approvazione del Piano triennale della cultura 2017/2019", assegnata alla I Commissione assembleare in sede referente, al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’articolo 11, comma 2, lettera c) della legge regionale 10 aprile 2007 n. 4 e al Consiglio regionale dell'economia e del lavoro per il parere di cui all'articolo 4, comma 1, lettera b), numero 2) della legge regionale 26 giugno 2008, n. 15;
sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 212 del Consigliere Maggi, concernente: “Fondo sostegno affitti”;
- n. 213 dei Consiglieri Zaffiri, Zura Puntaroni, Malaigia, concernente: "Terapie iperbariche";
- n. 214 dei Consiglieri Zaffiri, Leonardi, Malaigia, Marcozzi, Zura Puntaroni, Carloni, Celani, concernente: "Sfiducia verso l'Assessore all'agricoltura e zootecnia per la assenza di programmazione e la fallimentare gestione dell’emergenza post-sisma nei confronti degli allevatori marchigiani”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
- n. 1 in data 27 gennaio 2017 “Anticipazione finanziaria per fronteggiare la crisi sismica”;
- n. 2 in data 27 gennaio 2017 “Ulteriori modifiche alla legge regionale 21 settembre 2015, n. 23 “Disposizioni urgenti sugli enti regionali per il diritto allo studio universitario (ERSU)”;
- n. 3 in data 7 febbraio “Norme per la prevenzione e il trattamento del gioco d'azzardo patologico e della dipendenza da nuove tecnologie e nuove tecnologie e social network”.
Il Presidente della Giunta regionale ha emanato, in data 25 gennaio 2017, il regolamento regionale n. 1, concernente: "Modifica ulteriore del regolamento regionale 23 marzo 2012, n. 3 "Disciplina per la gestione degli ungulati nel territorio regionale, in attuazione della legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7”.
Infine informo che Francesco Capozza dopo essere cessato dall’incarico di Vicepresidente del Comitato regionale per le comunicazioni non ha provveduto a trasmettere alla Segreteria generale dell’Assemblea la dichiarazione concernente la variazione della propria situazione patrimoniale nonostante sia stato diffidato con nota prot. 7851 del 38 novembre 2016. Tale informativa all’Assemblea è prevista dal comma 3, dell’articolo 6, della legge regionale 17 dicembre 2012 n. 41.

Proposta di legge n. 77 (testo base)
ad iniziativa della Giunta regionale
“Diritto allo studio universitario”

Proposta di legge n. 72
ad iniziativa dei Consiglieri Busilacchi, Urbinati, Giancarli, Micucci, Traversini, Volpini, Talè, Minardi
“Disposizioni in materia di diritto allo studio universitario e soppressione degli enti regionali per il diritto allo studio universitario (Ersu)”

Proposta di legge n. 53
ad iniziativa del Consigliere Fabbri
“Modifiche alla legge regionale 2 settembre 1996, n. 38 ‘Riordino in materia di diritto allo studio universitario’”
(abbinate)

(Nuova titolazione) “Disposizioni regionali in materia di diritto allo studio”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le proposte di legge n. 77 della Giunta regionale, n. 72 dei Consiglieri Busilacchi, Urbinati, Giancarli, Micucci, Traversini, Volpini, Talè, Minardi, n. 53 del Consigliere Fabbri, abbinate.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Grazie Presidente. Un saluto a tutti i colleghi. Prima di passare all’esame ed alla presentazione della proposta di legge, esterno il mio personale e doveroso ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile l’elaborazione di questo testo, che ci ha impegnato per diversi mesi, con un grande lavoro di sintesi, visto e considerato che, è stato ricordato dal Presidente, sono state presentate tre proposte di legge concernenti la riforma del diritto allo studio ed alla fine la Commissione, sulla base del testo della Giunta, che in questi casi per regolamento diviene il testo base, ha elaborato un suo testo che oggi proponiamo a questa Assemblea.
In ordine sparso, senza alcun riferimento alla priorità di menzione, un grazie ai colleghi Commissari che hanno lavorato con intensità e per un significativo periodo di tempo, all’Assessore Bravi che si è messa a disposizione della Commissione più volte, un grazie alle strutture sia della Giunta che del Consiglio, ivi compresa la I Commissione, che a più riprese si sono impegnate in un lavoro robusto ed anche autorevole. Spesso si è dovuto far luce su aspetti giuridici e tecnico-procedurali anche abbastanza complessi.
Un grazie a tutti gli attori che pur in ruoli diversi si sono resi disponibili a confronti e ad approfondimenti molto importanti al fine di redigere la proposta di legge in esame. Mi riferisco agli studenti, ai Magnifici Rettori degli Atenei, ai Commissari degli Ersu, al Direttore unico, ai lavoratori ed ai sindacati confederali, tutti hanno svolto un ruolo rilevante in questi mesi.
Venendo a questa riforma mi sento di dire che la ratio ispiratrice di questa proposta è quella di voler individuare un nuovo modello organizzativo che sia più efficace e la cui applicazione determini concretamente maggiori risorse da devolvere interamente al diritto allo studio.
Partirei da qui per evidenziare l’elemento centrale di questa proposta di riforma.
Come e in che maniera ci si arriva? Offrendo ed attribuendo agli Atenei una grande possibilità da un lato ed una maggiore responsabilità dall’altro che va ad accrescere l’importanza del loro ruolo e della loro azione rispetto al passato.
Forse è proprio qui il succo di questa proposta di legge, la possibilità di organizzare in piena autonomia ulteriori servizi, quelli che rappresentano il diritto allo studio, così come li definisce l’articolo 3, che esaltino le proprie specificità territoriali e migliorino l'attrattività degli Atenei. Ciò passa attraverso una responsabilizzazione del loro ruolo, quanto più saranno in grado di gestire efficientemente ed efficacemente una serie di servizi, tanto più riusciranno a rendere attrattiva e competitiva l’Università. Questo ruolo improntato ad una sana competizione e non interpretato fino ad oggi, va considerato come possibilità aggiuntiva e innovativa di modificare e accrescere la funzione dello studio superiore.
Definiamo studio superiore: l’Università recita il ruolo più importante, ma sono contemplati gli Afam, gli Its, i Sia, tutto ciò che riguarda e compone lo studio superiore.
E’ bene notare che questa possibilità si sta sempre più trasformando in un contesto sociale, politico, economico, democratico, culturale radicalmente in evoluzione.
Con tutta franchezza debbo dire …, e qui mi ha aiutato la lettura di un libro uscito recentemente “Università futura” di Juan Carlos De Martin, in cui l’autore partendo dall’importanza del ruolo svolto dall’Università nei confronti degli studenti, non c’è università senza studenti non lo dimentichiamo, afferma che essa non dovrà più solo formare lavoratori nella eccezione più ampia, come è accaduto fino ad oggi, ma soprattutto persone e cittadini che saranno anche lavoratori, ma di respiro più ampio e duraturo, dovrà promuovere la conoscenza, la formazione, servire la democrazia, questo l’impegno dei futuri Atenei nella direzione di cinque, dice l’autore, grandissime sfide aventi per temi quello ambientale, tecnologico, economico, geopolitico e democratico. Si badi bene, uno più importante dell’altro.
Ogni Ateneo lo farà a modo suo con punti di forza e di debolezza, come avviene ormai in questo Paese da più di 1.000 anni, ma tutti contribuiranno all’impresa collettiva di Università come entità diffusa.
Per affrontare queste sfide mi sento di dire a titolo personale, ovviamente, che la riforma che oggi presentiamo in Aula è uno strumento a sostegno ed in sintonia con i bisogni e con gli obiettivi sopra evidenziati, non certo in contraddizione o in antitesi.
Credo che se compreso appieno e in maniera scevra il modello che emerge potrà essere innovativo ed al passo con le sfide future, che vanno affrontate senza timori e vinte, se vogliamo davvero bene, da questo Paese.
Passando alla proposta di legge, rapidamente, senza entrare nei dettagli poi sarò a disposizione per qualche specificazione che si renderà necessaria.
L’articolo 3 definisce in maniera riveduta ed ampia il diritto allo studio in senso lato, anche alla luce di questi incontri numerosi che abbiamo avuto e dei suggerimenti che sono stati ritenuti meritevoli di attenzione.
Il piano regionale al diritto allo studio è di durata triennale e questa Assemblea su proposta della Giunta e previo parere della conferenza definirà gli obiettivi, gli indirizzi, i requisiti essenziali quantitativi e qualitativi dei servizi e, in attuazione dell’articolo 6 del piano, la Giunta approverà un programma con il quale determinerà gli indirizzi operativi, un sistema di controllo di gestione dei costi di ciascun servizio e i criteri per la destinazione delle risorse.
All’articolo 7 viene definito l’Erdis, l’ente regionale per il diritto allo studio, è un ente strumentale che stipula le convenzioni con le università. Ecco il modello innovativo per i servizi di prossimità che esaltino un po’ le specificità territoriali e la capacità di gestire rendendo più attrattivi gli Atenei per l’erogazione dei servizi di cui all’articolo 3, oppure residualmente l’erogazione diretta di essi.
I presidi territoriali a cui si fa riferimento sono da intendere come forme e modalità organizzative dell’Erdis.
Poi ci sono altri articoli relativi al funzionamento, agli organi, al controllo.
Veniamo all’articolo 8 dove si definiscono le convenzioni, gli accordi con le università secondo le forme giuridiche ritenute più consone. Qui viene lasciata ampia libertà di scegliere la forma giuridica ritenuta più utile e consona allo scopo, che è quello di erogare e dare nel migliore dei modi quei servizi ritenuti necessari e definiti in senso generale ed ampio diritto allo studio, come viene detto all’articolo 3.
L'articolo 9 prevede l'istituzione della Conferenza regionale e dei Comitati territoriali, in poche parole l’organo politico del diritto allo studio, con un'ampia rappresentanza di tutti gli attori in campo e con funzioni propositive e consultive. Da lì prenderanno le mosse tutti gli atti conseguenti fino ad arrivare all’erogazione ed all'organizzazione dei vari servizi.
Viene previsto lo Sportello Unico per lo studente.
All’articolo 12 abbiamo la soppressione degli Ersu attuali, i quattro Ersu regionali, ai quali subentrerà l’Erdis, questo nuovo ente strumentale regionale, in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi, ovviamente, si farà carico di tutto l’intero personale.
Veniamo alle disposizioni transitorie, l’articolo 13, un articolo molto laborioso, ha richiesto impegno e soprattutto attenzione perché nella fase transitoria le vere preoccupazioni riguardano tutti gli aspetti interessati da questa riforma che sono molti.
In questo articolo si è cercato di inserire, veniamo anche da una riunione di qualche minuto fa con le confederazioni sindacali, tutte le garanzie per i lavoratori che giustamente vogliono vedere tutelati i loro diritti, la loro condizione, perché come culturalmente spesso accade, le riforme alimentano il dubbio che qualcosa di nuovo possa portare scompiglio nelle loro vite. Questa preoccupazione psicologica l’abbiamo ogni volta si va a modificare qualcosa.
Garanzie anche per gli Atenei, perché non possiamo non tenere conto di una organizzazione ormai strutturata da decenni, quindi ci siamo fatti carico anche di fugare le loro preoccupazioni, inserendo a più riprese elementi di tranquillità, di rassicurazione per l’esercizio delle loro funzioni, evitando l’interruzione dei servizi che potrebbe essere deleteria.
Una rassicurazione anche dal profilo delle risorse finanziarie, che ovviamente garantiscono un certo standard quantitativo e qualitativo dei servizi erogati, soprattutto in un excursus storico che si protrae da molto tempo.
Mi sento di ribadire l’elemento che a mio personale parere è il più edificante, il comma 8 dell’articolo 13 prevede che ogni maggiore economia, ogni efficientamento del sistema, ogni miglioramento delle varie gestioni sia destinato ad accrescere le risorse del diritto allo studio. E’ in questo punto, ripeto, che la riforma si connota nel suo punto più edificante, a mio parere, che è quello di centrare nel migliore dei modi le finalità etiche ma anche costituzionali, così come previsto dall’articolo 1 che leggo testualmente: “La Regione con questa legge intende rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che di fatto limitano la parità di accesso all’istruzione superiore per consentire ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, di raggiungere i gradi più alti degli studi”.
Non è poco centrare questo obiettivo nel contesto socio-economico in cui facciamo riferimento. Questo valore se centrato accrescerebbe ancor di più gli obiettivi ed aumenterebbe la platea di coloro che potranno beneficiare di una più efficace politica del diritto allo studio.
Questo mi sembra l’elemento connotativo della riforma, se dovessi presentarla con un bigliettino da visita, farei riferimento al comma 8 dell’articolo 13.
Vi ringrazio, resto a disposizione per qualche delucidazione ulteriore che nel merito e nello specifico ho tralasciato perché è un testo anche molto elaborato e complicato. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Marcozzi.

Jessica MARCOZZI. Grazie Presidente. Noi oggi siamo qui per approvare la proposta di legge n. 77 che riforma il diritto allo studio universitario.
Voglio partire da una frase del Consigliere Giacinti, quando ha detto di un nuovo modello organizzativo per creare maggiori risorse da dedicare al diritto allo studio universitario ed ha concluso che l’efficientamento del sistema accresce le risorse del diritto allo studio.
Su questo sono perfettamente d’accordo, però da un anno e mezzo, da quando abbiamo iniziato a discutere in Commissione della riforma, oggi arriva in Aula questo atto che scontenta tutti: gli addetti ai lavori, i rettori, i Sindaci, i dipendenti, i sindacati, gli studenti ed anche lo stesso PD, perché il PD, primo partito di maggioranza di questo governo regionale, ha redatto addirittura una proposta di legge, la n. 74, contemporanea a quella presentata dalla Giunta. Questa è la realtà, anche il Partito Democratico non era in linea con quella proposta di legge.
Questo ha generato caos e malcontento perché questa proposta ignora innanzitutto le caratteristiche delle quattro Università marchigiane sulla scia di una incomprensibile omologazione e razionalizzazione senza criterio.
Per dire che questa proposta ha generato tanto caos e malcontento basta ricordare cosa è accaduto in Consiglio comunale a Pesaro, tra lo stesso Partito Democratico, è spuntata una mozione. E’ inutile fare troppi giri di parole, i fatti dicono che la maggioranza ha presentato addirittura una mozione urgente, quella del Consigliere del PD Riccardo Pozzi, accolta anche dal capogruppo del PD Rossi, che chiedeva alla Regione di rinviare la discussione della proposta di legge sull’accorpamento degli Ersu, quella che stiamo discutendo proprio oggi, per poi bocciarla pur di non interferire con l’amministrazione regionale a scapito dell’Università.
Ma il PD spaccatosi con la presa di distanza, ad esempio del Consigliere Pagnini, nel goffo tentativo di salvare la faccia, cosa fa? Ora punta il dito contro l’Assessore Bravi, responsabile, a suo avviso, di una mancata mediazione tra le parti e della sua riforma ritenuta inadeguata.
Il PD pesarese sostiene di aver bocciato la mozione per evitare strumentalizzazioni. Questo è un bel modo di rappresentare la collettività: si rimangia un libero pensiero e la tutela dello studio per evitare la lesa maestà e la tenuta del Partito Democratico.
A prescindere dalle beghe interne al Partito Democratico, che abbiamo visto anche in Consiglio comunale a Pesaro, questo dà il senso di quanto malcontento stia creando una riforma che avrebbe un effetto, secondo gli addetti ai lavori, devastante sull'intero sistema universitario regionale e sul futuro dei giovani studenti.
Faccio riferimento a quanto ha detto chi mi ha preceduto, l’Erdis stipula con le università, secondo l'articolo 8, apposite convenzioni per la gestione degli interventi medesimi, le università possono gestire gli interventi direttamente o attraverso altri organismi previsti dalla normativa di settore.
Il caos che è stato creato si riferisce alle convenzioni. Vorrei cogliere il lato positivo di questa proposta di legge, ma dove sta? Nella competizione di sistema, però nel momento in cui un Ateneo decide di stipulare una convenzione con l’Erdis di quali risorse dispone? Dispone delle stesse risorse di cui ha sempre potuto contare.
Se viene eliminata la competizione di sistema tutto rimane come era prima, si fa un modello competitivo e poi tutto rimane come prima. Non è una liberalizzazione del sistema universitario, secondo me è un altro modo di organizzare il sistema universitario.
Inoltre il malcontento non riguarda solo le convenzioni, ma anche i lavoratori perché l'articolo 8, comma 2, recita: “Le convenzioni regolano in particolare: le modalità di assegnazione funzionale del personale dall’Erdis alle università per il raggiungimento delle finalità di questa legge”.
Questo provvedimento sta creando un gran malcontento anche tra i lavoratori, nel sindacato, tanto che si assiste a scioperi ed anche questa mattina prima di arrivare in Aula abbiamo incontrato i sindacati.
Purtroppo in questa proposta di legge non si è tenuto conto dei suggerimenti degli Atenei e i dipendenti temono trasferimenti verso i consorzi senza alcuna garanzia contrattuale o sindacale. Ci sono stati scioperi ed i dipendenti li abbiamo visti qui in Regione insieme al sindacato.
E’ vero che l’efficientamento del sistema, come ha detto il Presidente della Commissione, accresce le risorse del diritto allo studio, ma ad oggi noi ci troviamo con il malcontento da parte delle Università, dei Rettori, dei dipendenti e degli stessi studenti.
Questa riforma sta provocando solo agitazione e manifestazioni di dissenso sia in ambito accademico che lavorativo. Allora mi chiedo: come si può restare sordi ed indifferenti davanti a quanto eccepiscono addirittura i nostri Rettori? Come si fa a lasciare in un limbo la stipula di convenzioni, come quella prevista tra l’ente regionale unico e le Università che diventerebbero invece centrali con questa riforma? Come si fa a non definire con attenzione e oculatezza la figura dei presidi territoriali? Tutto è lasciato nell'incertezza gestionale, lavorativa, accademica e anche economica dei servizi, come avverrà, infatti, il trasferimento delle risorse finanziarie e di personale attualmente dell’Ersu?
Servizi, proprio quelli che insieme alla qualità didattica sono costati, ad esempio, all'Università di Urbino il terzo posto nella classifica de il Sole 24 Ore sulle università italiane. A tutto questo si risponde con una proposta di legge nebulosa.
Impossibile poi non aprire una riflessione che potrebbe assumere dei tratti a dir poco inquietanti: in un momento in cui la nostra regione ha subìto il dramma del sisma, l’emergenza della neve e del maltempo, l'amministrazione considera questione urgente la discussione della riforma del diritto allo studio oltretutto con un sistema, quello attualmente in vigore con la legge 38 del ’96, che sta procedendo in maniera egregia. Eppure l’amministrazione si sente nel giusto, ignorando ed evitando qualsiasi confronto e ostinandosi su un testo che, nonostante gli aggiustamenti della Commissione, resta ancora confuso, soprattutto sulle emanazioni locali dell’Erdis che sarà. Colpendo enti come le Università, l'Accademia delle belle arti, l’Isia ed il Conservatorio Rossini, non solo si colpisce l'eccellenza della nostra regione, ma anche l'economia delle Marche.
E’ così difficile capire che gli studenti scelgono dove andare non solo per la qualità della didattica ma anche per i servizi offerti? E la loro qualità fino ad oggi è stata garantita grazie all'autonomia degli enti come al pari dell’Ersu.
Oggi invece con questa riforma si corre il rischio che a peggiorare possano essere propri i servizi, un ente unico che oltretutto assorbirebbe tutte le risorse per poi redistribuirle attraverso le convenzioni della discordia ai vari Atenei.
Questa proposta di legge, questa riforma, dovrebbe essere migliorativa ed innovativa, ad oggi io però non lo riscontro e come non lo riscontra la sottoscritta non lo riscontrano altre parti quali le Università, i Rettori, i Sindaci, i dipendenti e i sindacati. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carloni.

Mirco CARLONI. Il nome scelto da chi ha proposto questa legge è già qualcosa di estremamente negativo, in Commissione abbiamo ironizzato su questo nome: “Erdis”, sembra il nome più di un virus che la soluzione di un problema, però al di là del nome, in una logica scientifica quale quella del Presidente, che è un matematico, se questa riforma ha scontentato tutti - conoscendolo per la sua capacità interpretativa e logica - significa che è giusta perché se scontenta tutti quasi sicuramente va bene. Immagino che questa sia la sua riflessione.
Però, ed è il motivo da cui nasce la mia contrarietà a questa proposta, c'è un valore di fondo che non mi piace in questa riforma. Intanto la sua genesi, un anno e mezzo fa eravamo in quest'Aula a parlare di commissariare gli Ersu perché occorreva in tempi brevi fare una riforma strutturale. I tempi non sono stati brevi, come era prevedibile, i Commissari, come purtroppo accade, gestiscono l'ordinario e magari perdono di vista la strategia. Si è penalizzato nello stesso modo chi aveva gestito bene le risorse e chi le aveva gestite male, questo è stato l’errore principale, livellando i meriti ed alla fine siamo arrivati con una riforma che è la sommatoria di più proposte, di più visioni ed anche di più contraddizioni. Questa secondo me è la sintesi che ci portiamo un po’ oggi sulle spalle ed è il motivo per cui voterò contro.
L'Assessore aveva una sua idea, il Partito Democratico ne aveva almeno un'altra, i stakeholder del settore ne avevano un'altra ancora, quindi la sintesi di questa cosa non è stata proprio semplicissima e voglio ringraziare, lo dico pubblicamente, il Presidente della Commissione Giacinti che con una pazienza infinita ha lavorato su questa vicenda. Non è un caso che questa mattina veniamo in Aula con 22 emendamenti della Commissione nonostante tutte le riunioni che ci sono state. Questi 22 emendamenti sono, anche se di piccola portata, l'estremo tentativo dei Commissari della I Commissione di porre dei correttivi, ovviamente concordandoli tra le varie proposte, alcune venivano anche dagli enti locali, altre dai soggetti istituzionali.
La mia contrarietà nasce da un fatto che sono preoccupati i lavoratori, giustamente, e sono molto preoccupati gli studenti che sono gli utenti finali di questi servizi, perché sono preoccupati? Su questo andrebbe fatto un maggior approfondimento. Dobbiamo essere sinceri, il nostro sistema universitario, la nostra accademia oltre alla formazione, alla proposta formativa che offre agli studenti, è particolarmente competitiva rispetto ad altri sistemi universitari perché ha una sua specificità che è l'ospitalità, è il contesto studentesco e di città universitaria, se volete anche il retaggio dell’umanesimo, che ci portiamo dietro che in qualche modo fanno dell'Università, del sistema poliedrico marchigiano, un'accademia diversa dalle altre. Non c'è la grandissima università metropolitana, ci sono cittadelle a carattere umanista che hanno la città costruita intorno all'Università e le persone che hanno vissuto l’università, tra cui anche il sottoscritto, l’hanno fatto in modo partecipato, con una serie di servizi accessori, dalla residenzialità, ai servizi di vitto, alloggio, studio, confronto. Questo sistema ha fatto sì che il sistema marchigiano avesse delle qualità in più e per i servizi, per quelle qualità che venivano date agli studenti, è diventato competitivo anche il modello marchigiano.
Questi due anni di confusione che abbiamo generato, hanno colpito proprio quella credibilità e quel sistema che rendeva competitivo il sistema universitario marchigiano.
Questo è l’errore, se vogliamo fare una sintesi semplice, dentro questo errore ci sta la preoccupazione dei lavoratori che perdono la chiarezza sulla loro prospettiva, degli studenti che non capisco bene come verranno erogati, i servizi se rimarranno gli stessi, se ci saranno dei cambiamenti. E’ evidente che tutto questo, gli interventi delle Università stesse, dei Rettori, degli insegnanti, ha inciso tantissimo nel dibattito. Sulla linea di fondo e sull'approdo non eravate in linea con i beneficiari finali della riforma, e questo ha creato notevoli difficoltà nel percorso, però ritengo che, come le persone intelligenti sanno, quando si prova a fare un cambiamento bisogna avere anche il coraggio di capire se quel cambiamento è giusto o sbagliato.
Credo che oggi l'approvazione della riforma sia un modo per avviare un percorso e spero che il Presidente ne darà atto eventualmente al termine della discussione, se dopo un certo periodo ci saranno da porre dei correttivi, magari la proposta non ha funzionato come si pensava, ci sia quella flessibilità e quella saggezza di aggiustare il tiro sulla base dei risultati ottenuti, perché non possiamo permetterci di far scappare i giovani dalle nostre università poiché oggi mettiamo in discussione il bene primario, i servizi che abbiamo dato per anni agli studenti universitari nelle Marche. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Ho tentato di ricostruire un po' la vicenda e i contenuti di questa normativa in questa paginetta, spero di non perdermi, perché la confusione di questa paginetta è lo specchio della confusione di questa normativa.
Sono stati commissariati gli Ersu per motivi tecnici? Non ci sembra, non è chiaro. Per motivi politici? Si volevano azzerare le pressioni politiche? Sicuramente si. Si voleva fare, azzerando le pressioni esterne, una riforma veloce, siamo qui dopo un anno e mezzo, con una proposta di legge della Giunta, e quindi del PD, che dice: “Le Università saranno dei consorzi”, con una proposta di legge del PD portata dai Consiglieri che dice: “Ci accontentiamo di fare l’Ersu unico”, con una proposta di legge del Movimento 5 Stelle, che ho sottoscritto io, con la quale miglioriamo l’esistente, con una proposta di legge della Commissione che adesso analizzeremo, di cui il testo, in questo momento, non esiste, non c’è, perché ieri sera in Commissione abbiamo discusso una ventina di emendamenti e pochi minuti fa in Commissione ne abbiamo discussi altri 10/15, quindi il testo coordinato che adesso volete votare non c'è.
Questo è l'assurdo di come si sta procedendo. Sul tavolo io non ho gli emendamenti della Commissione che saranno 10/15/20, non lo so. Quindi dopo un anno e mezzo, gli appunti a memoria, si rincorre non si sa che cosa! Abbiamo fatto decine di sedute della Commissione, abbiamo fatto più volte le audizioni dei sindacati, degli studenti, dei Rettori, dei Sindaci, dei Commissari, ci sono stati incontri pubblici, sui giornali impazzano gli articoli a decine, abbiamo di fronte 4/5 proposte di legge e se leggo il parere del Cal è un’altra proposta di legge che va a riblindare all'interno degli Erdis gli Ersu. Quindi la confusione regna sovrana, un punto fermo non esiste. Proseguiamo in questo ibrido.
Tre sono le applicazioni possibili. Abbiamo una legge elastico e il cerino viene lasciato in mano alle Università, le quali avranno le pressioni politiche per fare una scelta oppure per non farla. La Regione con questa legge se ne lava le mani, vuoi fare il Consorzio Università? Di con chi lo vuoi fare e fallo con gli organismi che la legge ti propone. Arrivano dei privati? Quali sono questi privati? Delle cooperative rosse? Sante cooperative bianche? Non si sa. Benissimo, vediamo un po’. L'Università deve accollarsi questa società.
Non vuoi fare la convenzione? Allora l’Erdis con il presidio territoriale prosegue a fare quello che gli Ersu hanno fatto fino a questo momento, quindi gli si dà la scappatoia: tu Università non ne vuoi sapere niente? Il presidio territoriale è troppo scarno per fare qualcosa? Puoi chiamare in tuo soccorso un’altra Università, se sei d'accordo. Quindi tutto e il contrario di tutto, è una legge che non si capisce con quale strategia sia stata scritta.
La riforma è confusa ed ha dei meccanismi interni che sono ridondanti.
Il Consiglio di amministrazione è composto da 5 persone e c'è un rappresentante nominato dagli studenti, sappiamo che gli studenti hanno moltissime organizzazioni, ma non c'è scritto come aiutarli a scegliere i loro rappresentanti nel Cda, nei comitati territoriali e nella conferenza regionale del diritto allo studio.
Pur votando contro questa legge, che non si sa dove vuole andare a parare, ho presentato un emendamento dicendo“Facciamo una consulta degli studenti, aiutiamoli a coordinarsi tra loro”. Questa consulta potrebbe avere l'obiettivo di dettare la linea, di scegliere i rappresentanti. Ho presentato un emendamento che direttamente illustro per stringere un po' la discussione, sennò facciamo notte, questa qui è la prima cosa da definire.
Seconda cosa da determinare: le convenzioni possono definire qual è la manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili. Per ristrutturare il tridente di Urbino si sono spesi più di 4 milioni, inserire nelle convenzioni la ristrutturazione degli immobili ..., a parte che quando il padrone dà in affitto/gestione l’appartamento, la gestione straordinaria rimane in capo al padrone e non al gestore, quindi ho presentato un secondo emendamento perché la straordinaria manutenzione, che chiede milioni di investimenti, resti come scelta strategica della Regione e non vada all'interno dei Consorzi.
La Carta dei servizi degli studenti, cosa molto interessante, non viene assolutamente definita. C'è chi dice che è una carta di intenti, c’è chi dice di no, è un tesserino con il quale ti presenti e riesci ad avere in maniera uniforme ed omogenea tutti i servizi, in tutte le Università (se vai a trovare un amico, se frequenti un corso in un’altra Università, eccetera). Non è definita ed era uno dei punti salienti di questa riforma. Gli studenti cercavano di avere un’erogazione standard dei servizi e questa legge non l'assicura, anzi, tra i consorzi, la gestione degli Erdis o la gestione supplente di una Università in un’altra, con un conflitto d'interesse perché tra un'Università e l'altra non so se si faranno i piaceri o i dispetti. Ritengo che questa legge rischi di aumentare il divario nell'erogazione dei servizi agli studenti, perché ci sono tre diverse modalità di erogazione, quindi faremo dei danni. Farete dei danni!
Nella Conferenza regionale del diritto allo studio ci sono 24 componenti, qui siamo in 30 a decidere e a litigare fra noi, non so fino a che punto sarà efficace, forse è troppo numerosa, forse è ridondante, ma non basta, i comitati territoriali di concertazione per ogni Università hanno 9 componenti, quelli che sono riuscito a contare io, per quattro, quindi abbiamo 36 attori, devono poi avere summa all’interno della consulta perché poi la direzione regionale deve essere univoca, quindi una sessantina di persone mettono mano e dicono la loro all'interno della definizione del piano triennale e nel programma annuale del diritto allo studio.
Lo sportello unico dello studente, benissimo, sappiamo che deve essere istituito in ogni sede anche decentrata, ne ho contate almeno una decina, dovrà essere tenuto aperto per fare consulenza verso gli studenti dal personale dell’Erdis o dal personale regionale. E' vero che con questo meccanismo noi andiamo ad ottimizzare i presunti costi di questa gestione del diritto allo studio? Non lo ritengo.
Ultima cosa: sede. Qui c’è scritto che la Giunta regionale individua la sede legale dell’Erdis, quindi per assurdo ogni 6 mesi, a seconda degli equilibri politici la sede può migrare da una parte all’altra. Abbiamo però una situazione abbastanza chiara, il diritto allo studio vede nell’Ersu di Urbino un'erogazione tra il 40 e il 50% dei servizi, oltre 1.100 pasti all'anno, 1.500/1.600 posti letto, il personale pesa ugualmente per il 40/50%, tutti hanno detto, compreso l’Assessore Bravi, che Urbino si era distinta per lungimiranza, quindi va da sé, a mio avviso, ed è un emendamento che presento, che la sede legale dell’Erdis vada all’ex Ersu che è più pesante, più baricentrico sulla quantità e la qualità e non a capocchia della Giunta. Quindi chiedo che il Comune che eroga il maggior numero di servizi e la maggior qualità dei servizi sia la sede dell’Erdis.
Chiudo il discorso dicendo - per farla breve e voto contro - che gli emendamenti li abbiamo presentati, il Consigliere Maggi ne ha un’altra quindicina, aspetto di leggere con calma quelli della Commissione perché non ci sono stati ad oggi consegnati, sono ancora in divenire.
Ritengo di avere evidenziato la confusione che questa legge provoca, il rischio di disparità di trattamento anziché la standardizzazione, quindi ritengo che sarà proprio un autogol storico e ogni anno saremo costretti a verificare i risultati e a rimettere mano a questa legge perché non si riuscirà ad applicare in maniera omogenea.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.

Sandro ZAFFIRI. Grazie Presidente. Oggi questa Aula sta discutendo la prima legge che riguarda il cambiamento amministrativo di questo ente. E' passato quasi un anno e mezzo, Presidente, e questa è la prima volta che dall'esecutivo esce una proposta che ha coinvolto la Commissione, il dibattito, le organizzazioni sindacali, gli studenti, il mondo accademico, le università e la conclusione oggi è che a quest’ora di fatto ancora non c’è la legge.
Credo che una riflessione questa Aula debba farla per il ruolo che ha e che hanno i Consiglieri eletti dal popolo. Siamo stati eletti dal popolo e oggi non abbiamo ancora una legge pronta, Presidente. Un suo Presidente che interloquiva con il Paese, che rideva molto spesso, che aveva un viso sempre sorridente, si è schiantato, fate finta di non capire, ma si è schiantato, Presidente.
Questo glielo voglio ricordare perché questa legge va contro tutti e lei lo sa. Non può sostenere che questa legge va bene, va contro tutti, va contro il mondo accademico, va contro il personale. I lavoratori sono dipendenti della Regione e hanno delle clausole per essere eventualmente trasferiti e non possono essere comandati, come qualcuno dei dirigenti della Regione sostiene, o organizzati da privati, sono dipendenti pubblici, spero che questo lo sappiate, e non possono essere organizzati da altre persone. Questo ve lo voglio ricordare perché fino a pochi mesi fa non sapevate che questo non era possibile.
Il problema è: cosa chiedeva la comunità? La comunità chiedeva un trattamento omogeneo per gli studenti di tutta la regione Marche, perché c'erano delle disparità di trattamento tra Ateneo e Ateneo, e chiedeva dei servizi più omogenei possibili sul territorio perchè, come ha detto giustamente il Consigliere Carloni, c’è l’ospitalità di questi studenti. Adesso si mantiene ancora la disparità tra Ateneo e Ateneo, tra servizio e servizio, tra territori perché di fatto non sono stati coinvolti gli enti locali per far svolgere dei servizi il più possibile omogenei, in questa regione Marche. Che film avete visto con questa proposta?
Credo e spero che questa legge in termini anche giurisprudenziali si possa impugnare perché se viene approvata andrà a ledere determinati diritti. Io lo so che verrà approvata perché avete 19 voti contro i 12 delle minoranze, l’approverete e noi voteremo contro questa legge perché, lo sapete, l'atto non risponde a queste cose.
Perché si è voluta questa legge? Qui bisogna capire perché si vuole questa legge. Probabilmente si vogliono esternalizzare dei servizi? Io, ad esempio, ho già depositato da un notaio una busta chiusa su eventuali esternalizzazioni e su chi potrebbe vincere queste gare, se ci saranno, cosa che probabilmente potrebbe accadere.
Su queste cose fino ad oggi non ho mai sbagliato e penso di non sbagliarmi nemmeno stavolta, il notaio conserva la mia busta poi un giorno vedremo quando la apriremo. Mi pare che questo stia accadendo su questa legge, non si migliora il servizio per gli studenti, non si affronta il problema dei lavoratori, ma ci sono altri interessi. Io vorrei essere sconfessato da questa Aula per questa dichiarazione ed andare invece verso un reale cambiamento dei servizi in modo particolare per gli studenti ma, se è quello che io penso, questa legge è miope e non serve alla comunità.
Credo che, se l'Aula fosse intelligente, me lo auguro, questa legge andrebbe sospesa. Il Presidente l’ha voluta a tutti i costi, questo ci risulta, ed io credo che a tutti i costi questa legge si impantanerà o, come si dice, si schianterà perché effettivamente non c’è una garanzia, non c’è nulla per migliorare i servizi.
Ci sono degli atti fatti, ci sono delle lettere degli Atenei, ci sono dei documenti ufficiali degli Atenei che hanno detto che non va bene, i Rettori l’hanno scritto. Non più tardi di oggi sul giornale La Stampa un Rettore di un'altra Università dice che non va bene. Ho capito lo sforzo del Presidente della Commissione per cercare di elaborare una legge nel miglior modo possibile, ma se si prende una cosa che non va bene sin dall'inizio, si può fare qualcosa per raddrizzarla , ma metterla sulla strada è difficile.
Lei ha tentato, personalmente gliene do atto, di mettere sulla strada una riforma che non è una riforma ma una “schiforma”. Io la stimo, lei lo sa, però credo che le nozze fatte con i fichi secchi siano difficili da fare.
Penso che dall'esecutivo sia nata una legge che ha le sue difficoltà, nel dibattito le abbiamo riscontrate tutte e nell'applicazione ne troverà tantissime, perché non ci sono certezze, ci sono solo incertezze che a casa mia creano problemi.
Questo è il percorso che la maggioranza vuole a tutti costi. Voglio ricordare a questa Aula che all'inizio c'erano due maggioranze, perché su questo tema c’erano due proposte di legge della maggioranza, questo evidenzia le difficoltà, la diversa visione di impostazione che poi si è manifestata anche nella discussione. Pertanto credo che, in sintesi, come Lega Nord voteremo contro questa ipotesi, contro questo scempio che peggiorerà la situazione dei servizi che dobbiamo dare agli studenti ed in modo particolare dei lavoratori di questo ente che sono dipendenti della Regione. In qualche momento del dibattito, qualcuno si è anche dimenticato di queste cose, cose gravi che abbiamo ascoltato, ennesima dimostrazione del dilettantismo per come si è presentata questa legge.

Presidenza della Vicepresidente
Marzia Malaigia

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Grazie Presidente. Avevo abbastanza chiaro l’iter, le motivazioni e la sostanza di questa proposta di legge, ma nell’ambito delle discussioni degli ultimi giorni, delle ultime settimane, in modo particolare dell'Aula, e sentendo i colleghi della minoranza la confusione è cresciuta. Sentendo loro non guardando gli atti, perché ho l'impressione, cari colleghi, che qui si facciano le battute e poca storia. Di storia ne ho sentita poca sul dibattito universitario, lo dico perché ero nel Consiglio di amministrazione dell'Università di Macerata nel 1978. Qualche hanno dopo ci sono tornato da dipendente, sono ancora dipendente dell'Università di Macerata e ricordo le opere universitarie.
Le opere universitarie erano quasi interne all'Università e nel corso del tempo, per ragioni abbastanza strane, ma in forza di una sorta di neocentralismo, si crearono gli Ersu sul presupposto: facciamo tutto in maniera più uniforme sul territorio, quindi creiamo l’ente regionale. Poi l’Ersu ha manifestato delle reali difficoltà ed oggi siamo ad una riforma nell’oggettiva impossibilità di poter dire quello che oggi ha detto il Consigliere Zaffiri con sicurezza evangelica: sarà così, non sarà così, sono sicuro. Io non sono sicuro di niente, penso che come ogni riforma seria ..., e questa è una riforma seria, l'ha detto anche il Consigliere Carloni prima: “Finalmente fra le poche leggi”, in verità ne abbiamo fatta una la settimana scorsa sul gioco d'azzardo patologico. Stiamo facendo leggi di sostanza.
Sono orgoglioso e ringrazio tutti quelli che a vario titolo hanno partecipato a questo dibattito che, mi permetto di dire, è stato ricordato, dura da 18 mesi, quindi quando si parla di improvvisazione e si usano termini di una scelleratezza unica anche in termini di verità, si fa la telenovela. La Consigliera Marcozzi ha fatto una telenovela di quello che è avvenuto nel PD, e non ce ne frega proprio niente, nessuno l’avrebbe evocata se non addirittura la relatrice di minoranza. E' una cosa buffissima, cosa è successo o non è successo! Ci accusano di arrivare qui in Aula con i provvedimenti blindati, una volta che c'è una proposta della Giunta ed anche una proposta del gruppo di maggioranza non va bene. Si è aperta una dialettica a tutto campo, si è lavorato intorno a questa legge senza rete, adesso non guardo il contenuto, ma parlo sul piano del metodo, sulla bontà di quello che è stato fatto. Non si capisce più cosa bisogna fare, la prossima volta, cari colleghi, discuteremo 6 mesi per conto nostro, faremo una legge blindata, non sentiremo nessuno, verremo in Aula e la voteremo, perché questo è il suggerimento che ci viene dato.
Si è discusso con tutti e non a caso, non li ha citati nessuno, abbiamo i pareri obbligatori di Cal e Crel, guarda caso il parere del Cal è favorevole, e quello del Crel è contrario, ma con una nota incredibile che dice in premessa: “Il Crel condivide la scelta di fondo della proposta, tale scelta che costituirebbe una preliminare condizione per l’affermazione di un modello di gestione in grado di garantire razionalizzazione, qualità e armonizzazione degli interventi - quindi quanto di meglio ci possa essere - è però contraddetta dalla previsione dell’articolo 7 che vede subordinata in forma residuale la gestione diretta da parte dell’Erdis che dovrà delegarla tramite convenzioni alle singole Università”, convenzioni che non sono obbligatorie, quindi cade anche il presupposto sul quale il Crel ha fondato il suo parere negativo.
Veramente non ci capisco più niente, perché io capisco un’azione lobbistica e marchettara di chi di fronte a diverse proteste, non tutte le proteste, mette in conto le esigenze di rappresentarle, ma non è un criterio di discernimento, nel modo più assoluto, non può essere un criterio di discernimento perché se quello è un criterio di discernimento, al simpatico Consigliere Fabbri dico che se lui da urbinate propone Urbino come sede dell’Erdis, io propongo Carpegna, visto che è la città del nostro Assessore, così ce l'avete sempre a disposizione e potete fare tutte le riunioni che volete. Signori, i criteri nascono, visto che piace parlare “cinguettando”, questo è il modo ordinario con il quale oggi si tenta di fare politica, contemperando una serie di esigenze. Dico solo che nella passata legislatura, nel 2010, in Giunta regionale già parlavamo di riforma dell’Ersu e di Ersu unico, e non si è riusciti a muovere una paglia, io ho capito una cosa, e lo dico in modo particolare ai colleghi della minoranza, che rispetto a qualsiasi ipotesi di riforma c’erano interessi territoriali, lobbistici, legittimi, non legittimi, non lo so, fortissimi, quindi quando uno vuole riformare, quando uno vuole cambiare qualche cosa, quando uno vuole fare uno stadio o non fare uno stadio, è chiaro che troverà sempre delle opposizioni, ma chi governa ha gli attributi per farlo, chi invece insegue le opinioni di tutti non farà mai nulla.
Cosa abbiamo fatto noi nella precedente legislatura? Abbiamo inseguito l’opinione di tutti, abbiamo ceduto a tutte le pressioni possibili ed immaginabili e di fatto non si è mai sinceramente approfondito il dibattito.
Ripeto con grande umiltà, sento richiami ragionevoli che sono venuti da parte della relatrice di minoranza ed anche dal Consigliere Carloni relativamente al fatto che questa riforma va seguita e monitorata con attenzione. Dico che comunque un passo avanti è stato fatto ed è un passo avanti positivo rispetto alla situazione che tutti indistintamente giudicavamo negativa, a cominciare dalla parità di trattamento, che non può essere ridotta semplicemente alla mozzarella, ma deve essere valutata in relazione agli elementi strutturali. Da maceratese lamento che ho poche decine di dipendenti mentre altre strutture hanno 200 e più dipendenti, con un costo che viene poi ripartito e pesato sull'intera regione, questo è un problema.
La convenzione, lo dico da dipendente e vice dirigente dell'università di Macerata, mette anche in movimento un altro meccanismo interessante che è quello dell’organizzazione dei servizi che forse sfugge ai più, ma allo stato attuale delle cose l’Ersu e l'Università sono due modi completamente separati in cui è difficile anche conciliare elementi di bando. Penso ai servizi agli studenti, sono stato dirigente del settore che si occupava del servizio e del diritto allo studio, veramente incredibile, tutti e due gli enti erogavano le stesse cose a condizioni diverse, con criteri di accesso diversi.
Si può arrivare ad uniformare queste cose, al di là che sia la Regione a gestire direttamente o che ci sia la convenzione, al di là di questo, l'armonizzazione si può fare, si può tentare e ci si può arrivare in maniera ragionevole.
Credo che una riflessione sulla storia e su quello che c’è stato fino ad oggi debba essere la premessa per arrivare al punto in cui siamo arrivati. Ripeto, qui si misura la buona volontà di chi vuole schiodare una situazione da una posizione di partenza non più accettata da nessuno e chi invece guarda lo spicchio del proprio settore, della propria piccola convenienza e si attacca a questo.
Signori l’11 giugno si vota, io non ho depositato nessuna busta dal notaio, lo dico apertamente, se l’11 giugno si vota chiunque si presenterà a quell'appuntamento, forze presenti in quest'Aula già si dichiarano apertamente vincenti, dovrà ricordarsi che quando si governa le scelte vanno fatte e non si può stare lì a sentire tutti e poi far finta di non decidere, bisogna avere il coraggio di decidere.
Apprezzo questa scelta che per tutti i limiti alla fine ha raccolto quello che è stato. La testimonianza, cari signori, nessuno l'ha detto, sta in questo testo che ci è stato presentato ed il 65-70%, i due terzi, della proposta finale è in grassetto e significa, lo dico per chi ci ascolta da casa, che è stato completamente riscritto dalla Commissione.
Non si può dire che questa sia una proposta blindata, voluta dalla Giunta e dalla Giunta imposta alla maggioranza, c’è stata una discussione vera, la proposta di legge del PD ne è una testimonianza ed alla fine si è arrivati ad una proposta che dice: solo esclusivamente convenzioni sulle tre proposte che Fabbri ha elencato. Di fronte alle difficoltà di trovare unitarietà si sperimenta, si verifica, questa è l'intelligenza delle cose, questo si chiama in altra sede anche federalismo, perché il federalismo non è un decentramento amministrativo, è un modo di fare le cose sperimentando quello che si fa, lo dico per chi nel federalismo si fa …, si, ma se lo scorda sempre perché poi dal federalismo c’è il centralismo ed il centralismo è: l’ho pensata così.
Il centralismo ha un'origine precisa, Consigliere Zaffiri, ed è di origine marxista. Io marxista non sono stato mai e non lo sarò mai, quindi dico che non si deve avere un’idea preconcetta di fronte a varie ipotesi, si va in questa forma di libertà, non cerini che vengono dati o messi, perché il cerino è anche una responsabilità e chi ha goduto fino a questo momento non assumendosi le responsabilità è ora che non goda più, perché noi non stiamo qui a fare gli interessi di singole Università o di singole categorie di lavoratori, ma siamo qui a fare gli interessi dell’intera regione, non ce lo dimentichiamo, sennò siamo marchettari lobbistici o peggio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Celani.

Piero CELANI. Grazie Presidente. Difficile ripartire da quanto è stato detto e dire cose nuove. Quanto è stato detto è la pura verità, però credo che sia abbastanza semplice, chiedo venia al Consigliere Marconi, smentire il fatto che questa sia una proposta di legge chiara, condivisa, discussa per 18 mesi abbondantemente e soprattutto semplice.
Non ho mai visto una proposta di legge, che è una sintesi di tre proposte, redatta in un testo base, che diventa un qualcosa che non riesco a capire, un’accozzaglia, scusate il termine, di elementi non ben mescolati - potrebbero pure essere cose giuste però non ben assortite; articoli, commi e soprattutto tanti emendamenti, che adesso esamineremo, fatti da chi ha proposto la legge e che francamente non riusciamo a capire.
Credo che la causa di questa grande confusione stia nel fatto che molto probabilmente non c'era alcuna necessità di fare questa riforma.
Il mio sarà un intervento per dimostrare, con alcuni semplici ragionamenti, che questa riforma non solo è confusionaria, non solo non produce nulla di nuovo, ma è completamente inutile perché già c'era una legge regionale, la n. 38 del 1996, che necessitava soltanto, come vedremo, di alcuni aggiustamenti o perlomeno necessitava di essere applicata nel modo migliore e fino in fondo da parte della Regione, che ha delle manchevolezze, che cercherò ora di dimostrare.
Cosa sono gli Ersu? Gli Ersu - mi auguro che lo saranno ancora perché spero che qualcuno ci possa ripensare strada facendo - sono stati fino adesso ed auspico che lo saranno ancora, dopo dirò perché, degli enti strumentali della Regione. La Regione non può gestire, ma deve programmare e legiferare ed il diritto allo studio universitario o, come lo avete chiamato adesso, allo studio superiore - mettendoci altre cose sulle quali potremo anche discutere - risale all’articolo 34 della Costituzione e l'1 gennaio 1948 i nostri padri costituenti ci hanno richiamato dicendo: guardate che dovete gestire certi servizi in modo tale che anche i ragazzi che non hanno possibilità, ma che esprimono capacità intellettive molto elevate, possano raggiungere questi livelli. Le Regioni non potendo direttamente gestire hanno utilizzato un ente strumentale, che è l’Ersu, per dare questi servizi. Cosa è successo negli ultimi anni? E' successo che nei territori è passato un altro messaggio, il messaggio che ognuno degli enti poteva fare quello che voleva, con due grossi inconvenienti, il primo era quello di offrire servizi che non erano e che non sono equanimi su tutto il territorio; il secondo è quello di una ripartizione delle risorse che non teneva conto dell'evoluzione che le Università avevano avuto nei territori.
Tutto questo, cari Consiglieri, non è colpa degli Ersu, è colpa di chi doveva armonizzare, coordinare, ascoltare e quindi indirizzare gli Ersu a gestire in modo uniforme sul territorio. Che colpa hanno gli Ersu? La legge regionale 38 del 1996 è perfetta da questo punto di vista, però è mancato il coordinamento che doveva e deve portare alla standardizzazione dei servizi. La 38 del 1996 lo dice, è la Regione che ha mancato su questo aspetto ed oggi la si vuol far pagare agli Ersu, ai lavoratori, agli studenti, alle famiglie?
Il problema è questo, quindi la prima conclusione è che non c'era la necessità puntuale di fare una riforma, c’era soltanto l'esigenza di aggiustare la legge regionale 38 del 1996 che contiene questo aspetto.
L'altro elemento che voglio mettere in evidenza è quello del coinvolgimento. Il Consigliere Marconi ha detto: abbiamo discusso e in 18 mesi abbiamo sentito tutte le persone, però guardate, una cosa è sentire, una cosa è ascoltare. L’Assessore Bravi, da ottima insegnante, su queste cose potrebbe farci decine di lezioni, una cosa è sentire, una cosa è ascoltare. Noi abbiamo audito in Commissione - anch'io sono andato - i Rettori ed il sindacato che hanno posto dei problemi seri che non sono stati affatto recepiti, e la necessità di ascoltare c'era. Ascoltare i lavoratori, il territorio, perché chi finanzia il diritto allo studio? Lo finanziano tre soggetti: lo Stato, le Regioni e le tasse dei nostri ragazzi, e guarda caso le tasse che pagano i nostri ragazzi, le famiglie - i lavoratori sono anche famiglie - è maggiore della somma delle risorse date dallo Stato e dalle Regioni. Li vogliamo ascoltare per sapere che cosa ne pensano su questo versante? Sentire i ragazzi, le famiglie e i sindacati, perché le tasse, se facciamo un discorso globale, sono superiori ai contributi che danno lo Stato e le Regioni. Ci sono dati statistici, negli ultimi 5 anni è stato un disastro perché i tagli dallo Stato centrale sono stati rilevanti. Nelle Marche potrebbe essere leggermente diverso però globalmente il sistema “studi universitari in Italia” funziona in questo modo, la somma delle tasse di tutti è maggiore di quanto mette il pubblico.
Perché non si sono ascoltati questi soggetti? Perché si è andati avanti con una riforma che dà l'impressione che i servizi da dare ai ragazzi, agli studenti universitari, siano soltanto quelli della gestione di alcuni servizi, tipo: il pasto, la mensa, gli alloggi ed i trasporti.
Credo che il discorso sia completamente diverso. Se si cercava di modificare la legge 38, occorreva parlare un po' di più del sostegno all’occupazione, all’orientamento, alla formazione dei nostri ragazzi, soprattutto all’estero, al confronto, ed impegnare dei fondi su questo versante. Non c’era bisogno di riguardare il resto, perché se è vero che noi siamo una Regione al plurale, lo siamo sempre, lo siamo anche nel sistema universitario. Fino adesso anche gli Ersu hanno salvaguardato la specificità dei territori, la specificità di Urbino è diversa da quella di Ancona, di Macerata e di Camerino. Cosa è successo nell’ultimo ventennio? E' avvenuta una serie di gemmazioni delle Università che necessitava di un certo coordinamento per quanto riguarda i servizi. Su questo potevamo discutere, su come gli Ersu potevano incidere su questa razionalizzazione, su questa espansione che c'è stata. Questo era da tener in conto proprio perché siamo specifici, perché, ripeto, Camerino ha una struttura diversa da Urbino, Ancona è diversa da Macerata. Proprio su questo aspetto gli Ersu potevano dare, e stanno dando, delle risposte sostanziali se coordinate, ripeto, dalla Regione.
Vengo alla parte finale: la riforma strutturale contenuta in questa legge. Questo provvedimento propone una cosa soltanto: un Erdis che alla fine diventa una struttura semivuota, perché tutto deve sfociare nella realizzazione di queste convenzioni, di questi consorzi, di questi rapporti con gli Atenei. Quindi noi partiamo dalla Regione, arriviamo agli Erdis, poi ai comitati territoriali, alle convenzioni con i consorzi, che dovranno gestire questa cosa, ed infine agli Atenei.
Fatto questo percorso all’Erdis cosa rimane? Resta il controllo, resta il coordinamento, quindi c'è un Consiglio di amministrazione ed un il Presidente, ma che fanno? Non servono a niente, è una scatola vuota che non ha ragione di esistere, così come è stata scritta la legge mi sembra proprio che non ci siano altri impegni, deve fare la convenzione e quant’altro.
Un'Università che ha sempre avuto il compito di gestire i servizi dell’istruzione vera e propria, della didattica, dell’orientamento, della formazione, oggi poi c’è questa internazionalizzazione della cultura, deve occuparsi anche di pasti e di trasporti? Per quale motivo lo deve fare? Non lo può fare una struttura a latere lasciando tutto il resto all’Ateneo?
Questo è un discorso molto significativo ed importante. Perché in questo momento noi dobbiamo esternalizzare tutto, ha funzionato? Io ho in mente alcuni modelli, ne dico uno e non me ne vogliano gli altri, il modello Urbino è valido, validissimo, è stato molto importante, anche quando il Rettore Bo volle avere la proprietà degli immobili, ci sono dei college di proprietà dell’Ateneo, ma la gestione è dell’Ersu, ha capitalizzato ed ha reso attrattivo questo territorio.
E' vero che abbiamo necessità di riforme, ma quando sono migliori di quello che avevamo, quindi noi abbiamo sbagliato tutto, perché con questa enfasi di riformare noi stiamo distruggendo quello che effettivamente funziona, per cui, ripeto, è una riforma, secondo me, dannosa, che non porterà alcun vantaggio ai territori, toglierà la specificità degli stessi e non riuscirà a dare risposte a quelle caratteristiche particolari, a quei bisogni particolari che il territorio chiede.
Mi auguro che la maggioranza che ha avuto tanto da dibattere al suo interno continui a discutere ancora per qualche ora su questi emendamenti e rinunci a questa definitiva approvazione di una riforma della quale non abbiamo bisogno.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Sarò breve anche perché voglio affrontare questo tema da un punto di vista politico, senza entrare nella specificità degli articoli di legge.
Il Consigliere Fabbri ha detto: alle 14,11 sono arrivati un bel malloppo di emendamenti. Sono gli stessi che abbiamo visto ieri in Commissione, questi emendamenti sono arrivati senza la firma di nessuno, ed io ho eccepito dicendo: “chi li firma questi?” ed il Presidente della Commissione ha risposto: “Li firmo io”. Si vedeva che non li aveva scritti lui, perché il Presidente della Commissione è una persona che stimo e per la quale ho simpatia, è la contaminazione con il PD che lo rovina, per cui si è fatto carico di queste cose che noi condividiamo in parte, ma non condividiamo il metodo.
Noi siamo diversi, non siamo una struttura come il PD che impone degli emendamenti anche al gentilissimo e ferratissimo Presidente della I Commissione, noi gli emendamenti vogliamo averli prima, lo diciamo, ormai siamo diventati noiosi nella richiesta di avere gli atti prima per poterli studiare.
Noi quattro ci riuniamo il lunedì e li guardiamo e se c’è bisogno sentiamo i territori a cui gli atti fanno riferimento, perchè noi vogliamo condividere, siamo stati eletti dai marchigiani e vogliamo sentire la loro opinione. Avere il giorno prima del Consiglio questo malloppo di emendamenti da esaminare da solo in Commissione, senza sentire il mio gruppo, non è una prassi democratica che mi piace, assolutamente!
(…) Assessore Sciapichetti, quando vorrò lezioni di democrazia gliele chiederò e lei sarà così cortese da darmele. (…) A Roma? Adesso facciamo lo stadio, lei è romanista?

PRESIDENTE. Vada avanti Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Voglio parlare di cose serie, ma sono interrotto da cose poco serie.
Quello che voglio dire, anche al Consigliere Marconi che se ne è andato, è che come Movimento 5 Stelle, a firma del Consigliere Fabbri, che è di Urbino ed io sono di Ancona, lo dico per capire la dislocazione geografica, abbiamo presentato una proposta di legge perché l'Assessore Bravi ci aveva detto che la Regione non doveva essere un bancomat e che c'erano delle disfunzioni nei vecchi Ersu. Il Consigliere Fabbri ha fatto una proposta di legge a nome del Movimento 5 Stelle che prevede maggiori controlli della Regione e più rappresentatività degli studenti.
Questa era l’esigenza che veniva rappresentata perché tutti nelle audizioni abbiamo sentito che la legge 38 non era poi così male, per cui andava aggiustata e sicuramente poteva funzionare meglio.
Nonostante noi avessimo questa legge che veniva incontro alle esigenze che l’Assessore Bravi aveva evidenziato, non ci siamo tirati indietro nel dare un contributo importante in tutte le Commissioni, e il Consigliere Giacinti lo sa. Siamo stati presenti in tutte le Commissioni, abbiamo lavorato quasi 9 mesi, in 9 mesi si fa un figlio e questo figlio è venuto proprio male. Abbiamo lavorato 9 mesi in Commissione e non abbiamo detto: “Noi abbiamo la nostra proposta di legge, quindi arrangiatevi”, abbiamo cercato di contribuire agli obiettivi che la proposta di legge si prefiggeva. Leggo l’articolo 1: “Affermare un effettivo welfare studentesco - Tra l'altro prima il titolo era diritto allo studio, poi qualcuno ha avuto il pudore di dire: “Questo titolo non ci azzecca niente con il diritto allo studio” ed è stato cambiato in “Disposizioni regionali in materia di diritto allo studio”, che mi sembra più puntuale. Io ci vedo poco o niente del welfare studentesco. Noi abbiamo fatto un emendamento con il quale dicevamo che si poteva accedere alla borsa di studio anche senza aver pagato le tasse, perché - prima si doveva accedere alla borsa di studio pagando le tasse universitarie - se qualcuno non ha i soldi per pagare le tasse universitarie, diamogli prima la borsa poi pagherà, e questo è stato messo.
C’è poi un riferimento agli stranieri ed alla disabilità, di questo non ho avuto cognizione se non di una modifica che anziché “portatori di handicap” dice “diversamente abili”. Questa è stata l’unica modifica nei confronti dei disabili.
Un'altra cosa veramente curiosa e quasi comica è il punto d) che dice: “rafforzare le capacità di programmazione della Regione”, questa potrebbe essere cambiata in “riaffermare l’incapacità di programmazione della Regione”, mi sembra più attinente. Poi ci sono le efficienze, il Presidente della Commissione ha detto che le risorse che verranno risparmiate verranno reinvestite nel diritto allo studio.
Ma, caro Presidente, quando abbiamo esaminato gli emendamenti neanche noi abbiamo capito che accidenti volessero dire. Nel momento in cui questo provvedimento avrà un'applicazione pratica, io che sono il Presidente del Consiglio di amministrazione dell’Erdis, che ho composto il consiglio di amministrazione, leggerò questa legge e non capirò un accidente. Tutto è lasciato in maniera fumosa ad un'interpretazione che non so da dove potrà venire.
Queste critiche non le abbiamo fatte solo noi del Movimento 5 Stelle o le altre opposizioni, come ha detto il Consigliere Fabbri, il Crel ha espresso parere contrario, il parere del Cal è arrivato questa mattina ed ha dato una serie di indicazioni, i sindacati li abbiamo sentiti a più riprese, addirittura ci hanno mandato una lettera per dirci che hanno aperto una procedura di conciliazione prima di entrare in sciopero, i commissari ci hanno detto che non vogliono fare i liquidatori degli Ersu ed i Rettori che le Università devono produrre conoscenza e non pasti. Con gli studenti abbiamo avuto un incontro ad Ancona ed abbiamo loro chiesto che cosa si poteva cambiare ed abbiamo fatto gli emendamenti, ma c’è poco da cambiare perché questa proposta di legge va presa e va buttata via.
Di fronte a tutte queste cose ..., Assessore, io avevo letto la sua proposta di legge originaria che prevedeva l’Erdis, i consorzi, le convenzioni, non ero d'accordo, ma almeno si capiva, adesso non si capisce niente ed in Commissione un autorevole esponente del PD ha detto: “Attenzione, non possiamo andare contro, politicamente ci nuoce questa contrarietà esposta da tutti gli attori del diritto allo studio”. Allora hanno cominciato a mettere delle pezze dappertutto e le toppe sono più vergognose del buco. Consigliere Marconi tutte le cose scritte in grassetto non sono un'operazione di democrazia, ma di inefficienza, di una Giunta che non sa quello che deve fare, perché per le pressioni di tutti e per la contrarietà di tutti sono state messe queste pezze per cui adesso, leggendo questa roba, io non so come il direttore dell’Erdis ed il Consiglio di Amministrazione riusciranno a rendere operativa ed a portare nella pratica questa proposta di legge.
Non sono un dipendente pubblico, vengo dal privato, sono abituato ad avere con molta precisione tutte le indicazioni per rendere operativi i miei progetti e le cose che devo fare. Qui è molto difficile, non si riesce a capire, i consorzi non appaiono più, ci sono ancora le convenzioni, i lavoratori hanno la preoccupazione che verrà esternalizzato il lavoro ed adesso abbiamo una serie di emendamenti che vengono dagli studenti, che in questa cosa, nel diritto allo studio, sono il perno centrale. Secondo me gli studenti hanno avuto una funzione defilata nonostante siano i principali fruitori del diritto allo studio, per cui chiedo, mi sembra che l'abbia chiesto anche il Consigliere Zaffiri, anziché di licenziare oggi una proposta di legge che è veramente pastrocchiata, come si dice dalle mie parti - mi rivolgo all’Aula - di prendere un po' più di tempo per renderla migliore. L'Assessore Bravi ha detto che c'erano 14 proposte di legge nel cassetto, erano insabbiate e non erano mai state tirate fuori, forse pensava di passare alla storia con la 15^ proposta che veniva approvata, ma questa proposta è veramente poca cosa e forse meritava di rimanere nel cassetto. Grazie.

(Applausi)

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Chiedo ai commessi di intervenire perché non sono più accettati gli applausi. Per favore basta con gli applausi!
Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Grazie Presidente. E’ stato già ricordato che questa proposta di legge è il compimento di un lungo percorso e già per questa ragione potrebbe essere una cosa da salutare con favore, anche se personalmente non faccio parte di quella linea di pensiero che ritiene la velocità necessariamente un valore e le riforme in sé un valore. Le riforme vanno fatte bene e si utilizza tutto il tempo che serve.
Direi che in questo caso il tempo è stato utilizzato, francamente non ho ben capito, mi pare che sia una contraddizione, si chiede più tempo ma al contempo ci si lamenta del tempo che è stato utilizzato per apportare delle modifiche. Con più tempo probabilmente ci sarebbero state ulteriori modifiche, ma è chiaro che la riforma perfetta non esiste quando così tanti, come in questo caso, sono i portatori di interessi che hanno anche punti di vista diversi. Lo sappiamo, perché li abbiamo ascoltati e questa è la ragione per cui in tutti questi anni, addirittura nella passata legislatura, non si è riusciti a portare a casa questa riforma, ma la politica e le istituzioni hanno il compito di ascoltare tutti e alla fine di tirare una riga, specie quando, come in questo caso, abbiamo degli Atenei che tra di loro la pensano diversamente, abbiamo i Comuni, abbiamo i lavoratori e abbiamo gli studenti, poi tornerò su questo aspetto perché non sono d'accordo con quanti hanno detto in questi mesi che tutti i portatori di interessi sono sullo stesso piano, credo, e non lo dico per prendere un applauso, anche perché adesso gli applausi giustamente sono vietati, adesso che parla il PD, che gli studenti abbiano un interesse che deve essere tutelato prioritariamente, perché qui stiamo parlando del diritto allo studio.
Si recupera un ritardo, ho sentito alcuni interventi dire: “Ma c’era ragione di questa riforma”? Negli ultimi anni, tutte le Regioni italiane hanno fatto la riforma del diritto allo studio - mancavamo noi che stiamo vivendo una fase commissariale - il Veneto, la Campania, la Sicilia e la Sardegna, quindi mi pare evidente che c'era anche una richiesta nazionale di mettere mano a questo settore.
Consentitemi una considerazione generale, credo che noi dobbiamo ragionare anche sul ruolo dell'Università e del diritto allo studio in Italia. Penso che questo tema vada messo al centro ed il diritto allo studio va considerato una politica di welfare, di questa discussione. Ancora non l’ho sentito, ma occorre fare un ragionamento sul ruolo del sistema universitario che nel nostro Paese probabilmente sottostà ad una narrazione errata, per utilizzare un termine che va di moda, mentre un sistema universitario che funziona dà più diritti e più opportunità ai giovani italiani, ai nostri studenti, dà più qualità se c'è una ricerca di valore al sistema Paese. Quindi la ricerca e la didattica devono rimanere al centro di questo ragionamento.
Ora per quanto riguarda questa riforma, noi in Italia abbiamo due modelli organizzativi diversi in questo settore, ma anche in altre politiche di welfare, abbiamo un modello competitivo ed uno solidaristico, l'abbiamo nella sanità e l'abbiamo anche nel tema del diritto allo studio. La gran parte delle Regioni ha scelto di fare l'ente unico, alcune Regioni, la Lombardia e la Calabria, hanno scelto invece il modello competitivo delle convenzioni.
Qui vengo ad un punto centrale che spiega la nostra proposta di legge, perché, ormai qualcuno di voi mi conoscerà, dico quello che penso e racconto come sono andate le questioni. Non mi tiro indietro rispetto alla proposta di legge del Partito Democratico, che è stata firmata da quasi tutti i Consiglieri del gruppo e che è arrivata durante la fase della concertazione, qualche tempo prima della proposta della Giunta. Noi siamo partiti dal principio che se vogliamo mettere al centro lo studente, dobbiamo mettere al centro lo studente marchigiano, non quello di un Ateneo contro un altro. Dobbiamo garantire omogeneità dei servizi, dobbiamo garantire un livello minimo delle prestazioni, dobbiamo evitare quella sperequazione che c'è stata in questi anni tra i vari territori. Devo dire che queste cose sono contenute nel testo attuale e nei primi articoli c'è la “carta dello studente marchigiano” - purtroppo vengono fuori solo le polemiche - che è un aspetto centrale. La “carta dello studente marchigiano” con i livelli essenziali delle prestazioni da garantire è nel testo che voteremo oggi.
Noi avevamo proposto l’ente unico, mi fa piacere aver sentito anche nella fase di audizioni che questa linea trovava un ampio consenso, evidentemente anche del Movimento 5 Stelle, che invece non voleva cambiare niente con la propria proposta di legge. Questa è una scelta un po' in linea con il Partito Democratico nazionale che nell'ultima finanziaria ha previsto una premialità di 50 milioni di euro proprio in questo senso, dopo è stata fatta una modifica e poi è arrivato il testo della Giunta.
Dico una cosa, lo sa chi mi ha ascoltato in Commissione in questo periodo ed anche il Presidente, non credo nel modello convenzionale, lo dico anche per spiegare perché voteremo si a questa riforma, non ci credo perché non penso che sia un compito prevalente degli Atenei e perché il caso lombardo ha creato alcuni problemi.
Poiché ho fiducia personale e politica nel Presidente, nel confronto che abbiamo avuto, mi sono convinto di una delle cose che è contenuta in questa proposta e cioè del fatto che non si propone un modello convenzionale in sé, si cerca di voler esperire l'introduzione del principio della responsabilizzazione e di una competizione virtuosa. La competizione rimarrà virtuosa, adesso non vedo la Consigliera Marcozzi, perché tutte quelle briglie che lei ha indicato valgono solamente per la fase che porterà all'avvio delle convenzioni, poi per gli Atenei che sceglieranno questo modello ovviamente ci sarà questo mix di responsabilizzazione e competizione.
Una competizione che rimarrà a governance pubblica, qui non c'è la privatizzazione del sistema. La convenzione viene firmata tra gli Atenei e l’Erdis, l’Erdis è l’ente della Regione e sarà l’Erdis, sia nell’erogazione delle risorse che nello stabilire alcune regole, a dare i paletti del sistema. Quindi non c’è alcuna privatizzazione.
Voglio però ringraziare ..., e qui vengo al testo che poi è stato modificato rispetto a quello originario e credo che questo sia un valore perché delle due l'una, o ci si lamenta che i testi vengono modificati o ci si lamenta che non c'è l'ascolto. I lunghi mesi di discussione e di ascolto hanno consentito di trovare una buona sintesi tra il testo del Partito Democratico e il testo della Giunta, tenendo conto di tantissime indicazioni. Come gruppo abbiamo ascoltato, perché anche noi ci riuniamo ogni tanto, Consigliere Maggi, tutti i portatori di interessi. Lo ha fatto la Commissione e credo che abbiamo raggiunto un risultato che è una buona sintesi politica che tiene conto delle molte questioni che ci sono state poste da Atenei, studenti e lavoratori.
Qual è la novità più importante rispetto ai testi originari del Partito Democratico e della Giunta? Si introduce un principio che va nel senso di rendere la competizione più virtuosa, cioè quello della libertà di scelta: gli Atenei potranno scegliere se utilizzare il modello convenzionale, oppure se affidarsi all’Erdis.
Si può dire che abbiamo reso il sistema più debole perché meno chiaro? Io dico un'altra cosa, probabilmente abbiamo reso il sistema più adeguato a monitorare la riforma.
Avremo la possibilità di vedere quello che succederà nei prossimi anni e in tutti gli gli aspetti che sono stati posti dai sindacati, credo che nel testo finale, possiamo dirlo con certezza, ci siano garanzie per i lavoratori, ci sia la possibilità di partecipare alle risorse pubbliche, perché grazie alle modifiche che sono state apportate - ringrazio tutti i Commissari, ma ovviamente in particolare il Presidente della Commissione e gli uffici che hanno avuto grande pazienza e grande capacità; posso dirlo perché ho assistito a tutti i lavori della Commissione - possiamo accedere sia ai 50 milioni di euro, sia al bando di edilizia universitaria.
Nei prossimi anni avremo la possibilità di verificare il percorso in itinere ed eventualmente anche correggerlo se ci sono dei problemi operativi, perché una classe dirigente all'altezza è quella che non si impunta su una riforma che fa, ma è capace di vedere come una riforma procede ed eventualmente di modificarla in alcuni aspetti.
Il Partito Democratico, per quello che ci riguarda, la monitorerà per salvaguardare il servizio pubblico e per mettere lo studente al centro di questi diritti. Credo che tutti quanti glielo dobbiamo se vogliamo vedere più forti le Marche di domani.

PERSIDENTE. Ha la parola la Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie Presidente. E’ difficile intervenire aggiungendo cose nuove perché molto è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto.
Voglio far notare che questa è una riforma nata male, è stato ricordato in precedenza, è nata con il commissariamento degli Ersu, tutti, indistintamente da chi andava bene e da chi andava male. Purtroppo è una riforma nata male e rischia di finire ancora peggio con l'approvazione di quest'atto che oggi è in discussione.
Lo ribadisco, l'hanno ben illustrato i miei colleghi di minoranza che hanno partecipato anche alla Commissione competente - sono riuscita a partecipare solo ad alcuni incontri - in tutti questi incontri, è stato evidenziato anche oggi in Aula, tutti i soggetti titolati ad avere voce in capitolo nella riforma si sono detti contrari. E lo voglio ribadire: sono contrari gli studenti che sono stati evocati anche dal Consigliere Busilacchi come coloro che avrebbero più diritto ad esprimersi in merito alla materia, sono contrari i Rettori, si è detto contrario il personale, si sono detti contrari i sindacati ed il mondo dei docenti.
Ora mi sarei interrogata perché l'unica cosa che accomuna i diversi portatori di interessi è la contrarietà alla proposta sottoposta ed in discussione oggi. Come mai questa cosa? Credo che avrebbe dovuto far riflettere.
Ho ascoltato quello che ha detto il Consigliere Busilacchi che ha parlato di un qualcosa di virtuoso, la sintesi politica evocata come un risultato, un risultato che credo non dovrebbe essere alla base di una legge, perché le dinamiche interne ad un partito, e non mi interessano le divisioni che ci sono all’interno su questa proposta, ed il fatto di mantenere l’equilibrio politico non dovrebbero essere il risultato per cui si ambisce a fare una legge. La legge andava fatta per tutelare e migliorare il diritto allo studio, per migliorare l’accessibilità, per migliorare i servizi e valorizzare le peculiarità di ogni Ateneo.
Mi sembra che questa riforma non vada in questa direzione, mi sembra che l'obiettivo che si dovrebbe porre la maggioranza non sia quello di mantenere gli equilibri interni al partito di maggioranza, al PD, ma quello di ascoltare, e qui mi è piaciuta la divisione fra ascoltare e comprendere, le istanze che sono state proposte nei lunghi mesi in Commissione, però il risultato sembra dare per scontato che le istanze proposte, i suggerimenti e le criticità non sono stati ascoltati per nulla. Per questo ribadisco un voto contrario a questa riforma.
Il fatto che si chieda da più parti, sia da parte di esponenti della minoranza che da parte di esponenti della maggioranza, di poter ritornare sulla proposta, laddove venisse fuori che il risultato non è quello sperato, io non lo vedo purtroppo come una garanzia, ma come mettere le mani avanti nella consapevolezza che il risultato di questa riforma non sarà quello auspicato a parole. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Minardi.

Renato Claudio MINARDI. Grazie Presidente. Vorrei ringraziare la dirigente del servizio, i collaboratori del Consiglio regionale, i colleghi della Commissione perché in questi mesi su questa riforma abbiamo lavorato veramente tanto.
Non sono nove mesi, Consigliere Maggi, ma sei, e non li abbiamo buttati al vento, li abbiamo utilizzati per fare una sintesi sulle tre proposte di legge, per cercare di far uscire un testo adeguato che fosse una riforma. Nel contempo abbiamo ripetutamente ascoltato, audito, incontrato tutte le parti interessate alla riforma: le organizzazioni sindacali, gli studenti, le Università, i Rettori, i commissari, il direttore.
Credo che abbiamo fatto un lavoro, grazie anche alla pazienza del Presidente della Commissione Giacinti, che alla fine porterà comunque dei risultati.
E’ chiaro che le riforme possono spaventare, possono fare paura, c’è del nuovo, però penso che non avevamo strade alternative rispetto al varare una riforma, tenuto conto anche della legge nazionale che prevede il soggetto unico erogatore di servizi. Questa è una delle motivazioni, non solo quello di dare risposte più adeguate agli studenti e di efficientare il sistema, ma questo era sostanzialmente un obbligo perché la mancata premialità, che è stata sospesa per il 2017, ci sarà per gli anni successivi. Quindi c'era questa esigenza quasi obbligata ad andare verso una riforma. Non è che ci siamo svegliati una mattina, la Giunta, il gruppo, i gruppi, per fare una riforma tanto per, c’era un’esigenza oggettiva che se non fatta poteva far perdere le risorse al sistema e quindi ovviamente agli studenti. Questa è l'ultima cosa che vogliamo, perché l'obiettivo principale è tutelare i lavoratori, ma prima ancora è tutelare i servizi agli studenti, per i quali i lavoratori sono chiamati a svolgere il proprio dovere.
A fronte di questo si è costruito un modello che lascia più opzioni, perché di fronte a questa riforma ..., capisco che possa anche spaventare, far paura, ripeto, quando c’è una riforma c’è una situazione nuova e le preoccupazioni sono sempre tante, anch’io vivo in un territorio e ho seguito passo passo questa riforma, dal primo giorno, senza assentarmi un minuto dalla Commissione, le preoccupazioni ci sono, tutti abbiamo ricevuto le telefonate, poi le Università, i lavoratori, gli studenti, abbiamo cercato di contemperare tutte queste esigenze, però, e questo lo dico al Consigliere Maggi, sembra che abbiamo lavorato tanto per divertirci, abbiamo cercato di ascoltare tutti ed anche gli emendamenti che sono arrivati, anche quelli di questa mattina, sono il frutto di un lavoro che abbiamo fatto dopo il parere del Cal che è arrivato ieri, quindi non è che stamattina ci siamo svegliati, Minardi o qualcun altro, ed abbiamo buttato sul tavolo degli emendamenti, no, sono il frutto di un lavoro che ha fatto il Cal che ha avanzato delle richieste e delle proposte di emendamento.
Il modello prevede una duplice possibilità e da una parte dà la possibilità di fare le convenzioni. Chi è il soggetto più interessato affinché la riforma vada bene, arrivi all’obiettivo e porti i migliori risultati? E' l'Università perché l'attrattività di un Ateneo è basata sulla ricerca e sulla qualità della didattica, ma anche sulla qualità dei servizi che vengono erogati agli studenti, e spesso gli studenti scelgono l’Ateneo anche in base alla qualità dei servizi che sul territorio vengono garantiti. Le Università diventeranno parte attiva in questo processo nel momento in cui saranno firmate le convenzioni. Saranno le Università a cercare di svolgere al meglio quel servizio, secondo me, probabilmente, lo faranno meglio degli Ersu di prima, forse non lo dovevo dire. Evidentemente si pensa che il lavoro si fa per se stessi, credo che chi lavora negli Ersu dia un servizio agli studenti, non penso che dia un servizio a chissà chi … Guardate non è da dire lo faranno meglio gli altri, gli “altri” sono un modello organizzativo perché sul personale abbiamo messo, anche in accordo con le organizzazioni sindacali, una serie di garanzie per cui non ha nulla da temere. La riforma dà al personale tutte le garanzie possibili ed immaginabili, dal contratto di lavoro al rientro in Erdis nel momento in cui dovessero scadere le convenzioni, poi le condizioni economiche, le condizioni di quiescenza, previdenziali.
Ritengo che il personale non abbia nulla da temere, almeno così è scritto nella riforma. Avendo seguito passo passo questa riforma, insieme ai colleghi della Commissione, ed avendo letto sulla stampa delle cose da parte di qualcuno che chiedeva di mettere degli articoli o di raggiungere degli obiettivi che nel testo della riforma c'erano già, mi sono meravigliato - e l'avrete letto - ed ho detto: “Probabilmente qualcuno sta parlando e la riforma non l’ha letta”.
Vi invito a leggerla, è una preghiera che vi faccio, vi distribuiremo il testo prima possibile una volta uscito da quest’Aula, leggetelo perché tutte le preoccupazioni che ci sono, dopo aver letto il testo, secondo me, verranno fugate. Una lettura tranquilla, serena, onesta, una sera dopo cena, ci vuole circa un’ora e mezzo per leggerla in modo approfondito, leggetela perché qualcuno che ha fatto le dichiarazioni sulla stampa non l'ha letta, ve lo garantisco, altrimenti non avrebbe dichiarato quello che è scritto e che ha detto.
Detto questo, l’alternativa alle convenzioni è la centralizzazione del sistema. Ma siamo sicuri che la centralizzazione del sistema funzioni meglio rispetto ad un sistema diffuso e organizzato direttamente sui territori attraverso il meccanismo della convenzione con l'Università? Io credo di no, perché l’efficientamento del sistema, quando si fa un'organizzazione unica, presuppone una nuova organizzazione centralizzata e la centralizzazione dei servizi, perché la mensa, la portineria, i posti letto, i pasti, sicuramente rimangono sul territorio, ma il resto della parte organizzativa viene centralizzato. E' meglio? Oppure è meglio essere direttamente gestori dei servizi al territorio con l'Ateneo di riferimento, così com’è oggi!
L’alternativa è rispetto alla legge nazionale, il livello nazionale prevede un unico soggetto erogatore, è meglio? Sinceramente non la vedo come una cosa migliore, per lo meno dai confronti che abbiamo avuto non la considero la cosa migliore.
Dopodiché le convenzioni sono state previste anche garantendo il meccanismo di distribuzione delle risorse in modo adeguato affinché non ci siano squilibri, affinché non ci siano salti nel buio, affinché non ci siano preoccupazioni. Fino a ieri ci sono arrivate richieste di rassicurazione per cercare di garantire il sistema. Io capisco che uno possa dire devo fare una convenzione, “Avevo 10 milioni, me ne danno 5”, no, non è così, tranquilli, lo dico anche al Consigliere Maggi che di solito è abituato a fare un po’ di demagogia, non ci sono salti nel buio, le modalità di riparto sono previste all'articolo 6 e credo che ci siano le garanzie rispetto a chi firmerà le convenzioni.
Un aspetto importante che abbiamo inserito nella legge, che prima non c'era, è la “carta dei servizi dello studente” a livello marchigiano, l’uniformità dei servizi garantita su scala regionale, il limite minimo e massimo delle tariffe deve essere previsto perché gli studenti hanno diritto ad avere una gestione dei servizi adeguata.
Il mantenimento dei servizi erogati viene garantito con la riforma, ed anche in riferimento ad un'eventualità lontana, forse impossibile, di un'alienazione del patrimonio immobiliare le risorse verranno reinvestite sul luogo su cui insisteva l’immobile. Sono una serie di garanzie che devono dare tranquillità al sistema, ai lavoratori ed anche agli studenti, perché la Giunta regionale col bilancio che ha proposto e che è stato approvato da questa Aula ha messo nel triennio 9 milioni di euro (3 + 3 + 3) cosa mai avvenuta negli anni precedenti, perché si viaggiava a vista, di anno in anno, non si sapevano quali erano le risorse per l’anno successivo. Da quando c’è questa amministrazione regionale, questo Governo regionale, è stata fatta una programmazione triennale, 9 milioni, risorse della Regione che si aggiungono a quelle che vengono dallo Stato sono state inserite nel bilancio e sono una garanzia che mi risulta essere anche apprezzata dal sistema, una garanzia affinché questo percorso possa andare verso elementi di certezza.
Detto questo, vado alle conclusioni. Presidente. Credo che dire che ci sono effetti devastanti, trasferimenti senza garanzia ..., non c’è nessun trasferimento, non ci sono effetti devastanti, c’è soltanto un sistema che abbiamo emendato fino all'ultimo.
Gli emendamenti presentati fino all'ultimo, oltre a quelli del Cal di questa mattina, sono il frutto di ascolto, di concertazione, di un lavoro. Gli emendamenti che abbiamo approvato ieri, per il 99% sono il frutto dell'incontro che abbiamo avuto con le organizzazioni sindacali la settimana scorsa, le quali ci avevano chiesto una serie di cose che sono state accolte.
Gli emendamenti servono a migliorare il testo, il testo sicuramente ha un percorso che dà delle possibilità. La questione dell’efficientamento del sistema serve a portare nuove risorse o maggiori risorse al sistema, affinché gli studenti possano avere maggiori servizi o un numero più elevato di borse di studio.
Le riforme, per carità, si possono fare in tanti modi, si possono non fare, si può fare tutto, però nell'esigenza e nella necessità di intervenire sul sistema del diritto allo studio, credo che questo sia un modello organizzativo che dà il massimo delle garanzie a tutti gli attori, a tutti gli stakeholder che fanno parte del sistema, perché abbiamo garantito che il sistema continui a funzionare dando certezze a chi ci lavora, senza penalizzazioni, con tutte le possibilità che oggi ha, senza togliere assolutamente nulla, senza fare salti nel buio, efficientando e cercando di migliorare il sistema per dare maggiori servizi agli studenti.
Ringrazio tutti quelli che hanno lavorato su questo testo, credo di essere stato uno che ha ascoltato, che ha ascoltato tutti, vengo da un certo territorio, ma ho ascoltato tutti, ho ascoltato i Rettori di tutte le Università, ho ascoltato i commissari degli Ersu, ho ascoltato gli studenti, ho ascoltato le organizzazioni sindacali e la sintesi che è emersa dalla Commissione, partendo dal testo della Giunta, può essere condivisa e può portare dei buoni risultati al sistema, dopodiché per carità, i dubbi permangono, però l’invito che faccio, lo dico alla parte direttamente interessata che vedo tra il pubblico, è di leggere la riforma, non fate dichiarazioni, come qualcuno ha fatto alla stampa, contro la Regione senza aver letto il testo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Ribadisco il mio voto favorevole a questa proposta ed il mio intervento è solo per chiarire alcune questioni che sono emerse nella discussione e che ho il dovere di ricondurre nel giusto alveo della correttezza delle informazioni.
Ho sentito parlare del tempo, 18 mesi, che è stato necessario per produrre questa riforma, non è così, la Commissione ha iniziato a lavorare a questo testo a settembre e la proposta della Giunta è dell'1 agosto 2016.
Il primo periodo, come disse l’Assessore a suo tempo, la Giunta, quindi la prima e la seconda proroga dei commissari, in parte è stato utilizzato per ascoltare e capire meglio tutta la questione e gli attori interessati a una riforma del diritto allo studio.
Quando la Commissione ha preso in mano la situazione, ripeto, la proposta della Giunta è dell'1 agosto 2016, chi c'era lo può dire bene, c’è voluto del tempo per ascoltare i vari interlocutori, attori preferisco chiamarli rispetto agli stakeholder del Vicepresidente Minardi.
Voglio dire che la proposta di legge è stata licenziata il 10 gennaio quindi un testo compiuto, lo dico al Consigliere Zaffiri che in maniera demagogica e populista ha parlato come se la proposta non fosse mai stata presentata e fosse in continuo divenire. No, la proposta è stata licenziata il 10 gennaio.
Successivamente però si sono avuti ulteriori incontri, perché bisogna mettersi d'accordo sul fatto se ascoltare e concedere udienza agli attori che la chiedono, perché queste udienze portano a delle modifiche che si rendono necessarie o che si considerano o si reputano giuste ed efficaci - questo va preso e va dato atto come volontà migliorativa del testo - oppure è meglio chiudersi e non ascoltare nessuno e quindi non approvare ad emendamenti? Delle due l'una.
Gli ultimi emendamenti arrivati stamane in Commissione provengono in parte dal giudizio del Cal che si è riunito nella giornata di ieri, credo che siano il frutto di una elaborazione, di una consapevolezza più ampia, che tende a voler portare all'approvazione un testo che funzioni.
Non torno sui temi centrali, l’ho detto in sede di presentazione della proposta di legge, non è il caso di tornarci, però mi sembrava doveroso fare delle puntualizzazioni quantomeno sull’iter legislativo, sui tempi, su come si sono spesi per giungere a questa proposta.
Un’ultima questione che non può passare inosservata: questa è la riforma, mi sento di dirlo come Presidente della Commissione ma anche come Consigliere regionale, del diritto allo studio regionale, riguarda il diritto allo studio dell’intera regione, non possiamo ragionare in termini squisitamente territoriali, per un posto o per l'altro, per un collegio - ho sentito fare dei nomi e non voglio riprenderli - rispetto ad un altro, un ente rispetto ad un altro, noi dobbiamo ragionare in termini unitari regionali, il diritto allo studio di tutti gli studenti marchigiani.
L’ho detto riprendendo le parole di Juan Carlos De Martin: “Non c'è università senza studenti”, questa proposta va proprio in questa direzione, migliorare il diritto allo studio che vuole abbracciare, passatemi questa espressione eufemistica, un maggior numero di studenti, cioè di utenti. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Bravi.

Loretta BRAVI. Ringrazio e prendo spunto dall’ultimo osservazione del Consigliere Giacinti.
La riforma è stata presentata dalla Giunta ad agosto 2016, quindi fino ad allora è stato fatto un bel lavoro perché, appena insediati, una delle priorità che il Presidente ha dato è stata quella di mettere mano e di vedere cosa si potesse fare per la riforma del diritto allo studio.
Faccio questa precisazione perché il lavoro che ha preceduto l'agosto 2016 è stato molto forte, con cinque bozze, con una visione di tutto il diritto allo studio delle varie Regioni italiane. Non è stato uno scherzo approdare ad una bozza.
E’ stato un lavoro intenso e ringrazio il Presidente, la Giunta, la dirigente all'istruzione, la segreteria, ognuno ha sostenuto il percorso dentro le proprie competenze. Ringrazio la I Commissione perché ha avuto l'oneroso compito di declinare la proposta a seconda delle esigenze scaturite dalle diverse audizioni.
Quello che rivendico è il metodo, rivendico proprio il metodo, quello che è stato reputato come la cosa più fragile, forse perché le cose fragili mi piacciono per natura, però quello che rivendico è il metodo perché è stato una analisi dello storico. Abbiamo viaggiato nei vari uffici per risalire allo storico degli Ersu per l'analisi dei punti forti e dei punti deboli del diritto allo studio marchigiano e la presa di coscienza delle questioni e i tanti tentativi di riforma, come ricordava qualcuno prima, mai approdati.
Ho incontrato i diversi interlocutori, è sottile la distinzione tra l'aver ascoltato ed averli ricevuti, però credo che gli interlocutori abbiamo fatto come la riforma, si sono modificati nel tempo e la chiarezza di queste argomentazioni è andata sfuggendo a parecchi, e questo va detto ad onor del vero, perché quando si chiede a) e 20 giorni dopo diventa b) si fa fatica poi ad arrivare a c).
Qual è l'impalcatura della riforma? Vorrei essere molto semplice, perché la riforma è semplice, l'impalcatura della riforma ha due assi: progettualità e gestione.
Ringrazio molto il Consigliere Celani perché ha messo l'accento sulla progettualità che rischiava di svanire da quest'Aula e di ridursi alla gestione di una mozzarella o di un pomodoro. Scusate la brutalità.
Il Consigliere Celani, invece, ha colto questo e mi è sembrato molto importante quindi do a ciascuno quello che ciascuno merita, come spero che a me non mi si dia la storia eterna, come ha detto qualcuno, che non m'interessa, perché ho una visione manzoniana della storia, sono dentro la storia, è diverso dall'essere dentro la storia dal non avere un ruolo nella storia, dove la politica nella vita ha un posto esiguo e non è il tutto.
Il primo asso è la progettualità, il secondo è la gestione. Vorrei insistere sulla progettualità, perché sfugge un particolare non da poco che però ad una prof., scusate è il mio DNA, non sfugge, implementare l'offerta formativa dei giovani, mettere fondi dalle Fse all'alta formazione, dottorati, master, terza missione universitaria, in un realismo di apertura perché l'Università non può essere autoreferenziale, l'Università va aperta al mondo del lavoro, delle imprese e in questa apertura va supportata. La Regione la deve supportare perché i nostri ragazzi se non vogliono andare all'estero e vogliono essere competitivi hanno bisogno che chi gestisce il diritto allo studio dia risorse per queste competenze.
Ho puntato molto su questa progettualità e devo dire che, anche in base alla delega del lavoro, le cose non vengono a caso e nelle Regioni italiane, guarda caso, chi ha la formazione, l’istruzione e il lavoro acquisisce una mentalità che presume questa apertura, gli stakeholder, di cui parlava prima il Consigliere che mi ha preceduto.
Nelle filiere produttive si vuol dare spazio ai ragazzi con l'incentivo dei fondi europei, questa è la prima linea della riforma e la rivendico, la rivendico fortemente, perché prima viene questo: la progettualità.
Il secondo asso è la gestione. Cosa significa la gestione dei servizi? Abbiamo dato la possibilità di una governance condivisa, di una gestione di prossimità, dentro criteri solidi ben chiari, e scusate perché mi sembra che manchi il soggetto, dati dalla Regione, non dimentichiamo che la Regione elargisce e la Regione dà i criteri. Questo punto di vista è unico perché è la Regione che dà i criteri. Dopodiché c’è un tema caro, quello della territorialità, un tema molto caro a me che vengo “dall'altro mondo” come ha detto Papa Francesco, la territorialità cosa vuol dire? Vuol dire la vicinanza, vuol dire una peculiarità logistica e culturale dei diversi Atenei che va rispettata.
Faccio un esempio: gli enti locali, le associazioni di categoria, le reti dei trasporti, gli interventi sulla diversa abilità, su queste cose bisogna in loco vedere quali sono le proprie forze e da quello chiedere aiuto alla Regione, partire da quello, non prima, perché non c'è una mamma che elargisce e un figlio che prende tout court, non c'è, questo lo voglio ribadire.
Che cosa fa la riforma? Dà la possibilità di accogliere o non accogliere una governance condivisa. Mi vorrei soffermare se avete la carità di ascoltare, su questo punto. La riforma dà la possibilità di accogliere o non accogliere una governance condivisa, e quali sono i criteri che ho capito? Io vi parlo di quello che ho capito strada facendo, come si fa ad accogliere o meno una governance condivisa? Deriva dal concetto di attrattività che ho, deriva dal concetto di cura di un bene che ho e dalle relazioni territoriali che riesco a fare, a intessere.
Cos’è l'attrattività degli Atenei? E’ tutto! Non c’è solo l’offerta formativa, tutto è attrattività degli Atenei. Un Ateneo deve essere attrattivo perché noi siamo in decadenza, i territori decadono. L'altra volta il Consigliere Traversini ha fatto una dissertazione su questo, è valida anche per le Università, non solo per altri aspetti della questione.
La cura di un bene. Io ho ereditato un bene, l'Università è un bene, è un bene che deriva dalla storia, lo gestisco nel futuro oppure torno al rinascimento? Penso che sia un bene che mi è stato dato e continuo a mettere una pietruzza su, senza pensare, come fa San Francesco, a ricostruire un monumento nuovo, è una proposta che faccio.
Le relazioni territoriali. Qui devo dire una cosa che è emersa strada facendo, tutto è in rete fuorché il capitale umano che si arrocca. Chi sono stati gli interlocutori di questa riforma? Sono stati gli studenti, gli Atenei, il personale degli Ersu, gli enti locali, le parti sociali e, come ha detto il Consigliere Busilacchi che ringrazio veramente per quello che ha detto, è complessa la questione: servizi efficienti, sicurezza delle risorse, continuità lavorativa, partecipazione al sistema, tutela dei lavoratori, ognuno ha chiesto quello che doveva chiedere, perché nessuno qui è tutto, ognuno è una parte.
Che cosa ha fatto la Regione? La Regione ha fatto quello che ha provato a ricordare prima il Consigliere Marconi, si è data quattro criteri: uno, assicurare le risorse, infatti nel bilancio ci sono i soldi per un triennio, non dimenticate che nel 2014/2015 la Regione è stata massacrata, ma ha trovato i soldi, prima c'erano zero euro, nessuno lo ricorda questo, lo ricordo io che l'ho vissuto, tanto per dire, quindi la Regione assicura le risorse; due, ripartire equamente le medesime su dati oggettivi, i dati oggettivi sono: quanti studenti ho, quanti immobili ho, che servizi erogo, questi sono i dati oggettivi, io dico che non debbono temere, gli Atenei che hanno i dati oggettivi avranno le risorse.
Terzo asso, monitorare i servizi, ecco il nostro è uno di quei Paesi dove il monitoraggio non esiste, vediamo di farlo esistere; quattro, unico ente erogatore Erdis, capisco che il nome non è un granché, ma anch'io volevo chiamarmi Maddalena. Unico ente erogatore, cosa significa? Garantire l'accesso ai fondi ministeriali avendo un unico ente erogatore, con i quattro Ersu non ci saremmo riusciti, piccolo particolare.
Vorrei dire che la Regione non delega, ma si riappropria in maniera distinta del ruolo che le è proprio e se ritiene opportuno rivedere il metodo è bene che lo faccia.
Concludo con tre o quattro piccole osservazioni emerse dal dibattito di questa mattina.
Si è parlato della stampa, cosa è uscito sulla stampa? Mi assumo la responsabilità di quello che dico da qui in poi, perché sono cose che penso, la stampa è stata autoreferenziale con future campagne elettorali personali, che personalmente non mi riguardano.
Io rispondo alla Giunta, non rispondo ai partiti, anche questo voglio chiarirlo, io rispondo alla Giunta.
L’Erdis avrà una sede legale ogni sei mesi? Credo che ci vorrà un notaio più che una riforma.
Le convenzioni, la casa dello studente le abbiamo dal primo giorno, la carta dello studente c’è, è una miglioria non una punizione.
Le convenzioni le faremo in accordo con le Università a seconda delle caratteristiche territoriali, se si accettano i criteri che dicevo prima, di mettersi in gioco, altrimenti l’Erdis fa molto prima, con criteri molto più chiari.
Si parlava dell'istruzione superiore, io vorrei ribadire che l'istruzione superiore è importante, invece che dirlo come linguaggio, perché noi abbiamo i conservatori, abbiamo l’Isia, abbiamo tante di quelle eccellenze che all'inizio hanno ringraziato di essere nei tavoli, poi un po’ meno, ma a me non importa la polemica.
Un'ultima cosa che voglio dire è questa: il diritto allo studio è un argomento caldo, purtroppo però ho constatato un atteggiamento da “Gattopardo”, tutto cambia e tutto rimane com’è. C’è l'ostilità al cambiamento? Ci può stare, siamo in Italia ci può essere, però io non ho nulla da nascondere e devo dire la verità, ho lavorato con gente che ci ha creduto veramente, credo che la cosa sia molto semplice, vedremo in un anno di traghettamento che cosa funziona e cosa non funziona, faremo sicuramente quello che va bene agli Atenei, non certo per remare contro. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Ceriscioli.

Luca CERISCIOLI. Grazie Presidente. Anch’io voglio partire dai numeri, anche perché c’è stata una richiesta indiretta del Consigliere Celani, per capire quanto si contribuisce rispetto ad un servizio importante, mettendo in luce anche il ruolo dei vari enti, anche se questo non ne determina poi il peso nell’opinione.
Per quanto riguarda il diritto allo studio nella nostra Regione, la cifra complessiva che viene investita è di circa 27 milioni di euro, di questi 14 sono fondi regionali e 13 vengono per metà dalle tasse universitarie e per l’altra metà dai fondi statali. Quindi la parte più significativa del finanziamento arriva dalla Regione e questi 14 milioni li abbiamo confermati nel triennio, come bene ha raccontato l’Assessore Bravi, perché il punto iniziale della riforma non era quello di ridurre le quantità economiche al servizio del diritto allo studio, la riforma non si propone di produrre un risparmio per toglierlo dall'investimento del diritto allo studio, ma è messa nella premessa la conferma di queste risorse per il triennio. La riforma si muove in un altro ambito che non è quello di andare a togliere ma, sapendo di utilizzare queste quantità economiche per il diritto allo studio, di fare delle scelte che rispetto sistema, così come l'abbiamo conosciuto, così come l’abbiamo trovato, possano produrre un cambiamento positivo.
Secondo aspetto quello relativo ai numeri. Questo indirizzo di carattere nazionale sull’erogatore unico che dovrebbe “premiare” la nostra Regione con 3/4 milioni di euro significa un aumento del 10% delle risorse a disposizione del diritto allo studio. Restare come eravamo, una delle tanti opinioni che si contrapponeva alla riforma era quella di restare come siamo. Anche la proposta del Consigliere Fabbri è un miglioramento degli strumenti dentro un sistema che lui non modifica, lo lascia com’è, e dice facciamo meglio l’attività di controllo, facciamo meglio …. E' una legge che ha la sua dignità, ma non coglie questa opportunità, mentre credo sia importante poter determinare un aumento di risorse proprio per rispondere ad alcuni problemi che il sistema del diritto allo studio delle Marche ha. Quindi cogliere un'opportunità è uno dei temi che sta dentro la riforma.
Le risorse vengono spese in maniera pubblica, in maniera privata, la privatizzazione sembrava quasi fosse lo scopo recondito della riforma. La realtà dice che non è la riforma che determina o non determina il fatto che una parte dei servizi siano erogati dal privato. Ho qui un quadro dei servizi esternalizzati, ed è anche logico vista la composizione molto diversa in termini di personale interno dei quattro Ersu, la parte di esternalizzazione oggi con questa legge non con un'altra è significativa. Guardo i dati: Camerino ha un complessivo forse attorno al milione di euro circa di servizi esternalizzati; Macerata circa 1,5 milioni; Urbino, che pure ha la parte di servizi internalizzati più forte, investe per esempio 475 mila euro solo nelle pulizie dei collegi, quindi ha delle quantità economiche importanti in termini di risorse esternalizzate fatte non so con chi, comunque con una ditta privata, più altri 200/300 mila euro, quindi andiamo nell’ordine di 1 milione di euro dati in esternalizzazione, se poi contiamo anche la gestione del calore, che è una forma integrata tra l’acquisto del gas e la gestione degli impianti, la cifra quasi raddoppia; Ancona che ha una quantità molto ridotta di studenti, ha circa 2 milioni di euro di servizi esternalizzati. Non è che l’esternalizzazione è connaturata alla legge, c'è già oggi.
La nuova legge non si propone di modificare né in più né in meno l'opportunità che già c'è nella legge attuale, quindi questa è l’invarianza di legge.
Ho tirato fuori alcuni degli argomenti fra i più discussi, i più citati all'interno di questo dibattito con la volontà, secondo me, di affermare fondamentalmente due indirizzi, quello di chi non vuole cambiare nulla, vuol mantenere la legge attuale o fare una legge che sia sostanzialmente uguale a quella attuale, oppure quello, come ha affermato con grande precisione e dignità il Consigliere Busilacchi, di fare un unico ente, cioè un Ersu unico regionale che raccolga in un’unica entità tutta l’attività che oggi è svolta dai quattro Ersu.
Questi sono un po’ i due capi del problema e non è che si convinca uno o l’altro, portando avanti l’Ersu unico si scontentano tutti quelli che vorrebbero rimanere come sono, portando avanti gli attuali Ersu si scontentano tutti quelli che vorrebbero l’Ersu unico.
Ragioni valide ci sono in entrambi i modelli e si scontentano entrambi. Credo che sia un caso in cui nessuna forza dell'opposizione abbia affermato con nettezza una scelta di campo nel modello, cioè nessuno ha detto: “Noi siamo per l’Ersu unico e basta”, “Noi siamo per rimanere come siamo e basta”, perché giustamente facendo una affermazione del genere si sa di scontentare una parte.
Ho ascoltato, anch’io ho avuto modo di incontrare i sindacati, gli studenti, i Rettori, non tutte le voci come ha fatto l’Assessore Bravi, ripetutamente, però più o meno li ho sentiti tutti, nella consapevolezza che ci sono dei problemi e che nella volontà degli interlocutori c’era anche il tema di risolverli.
Uno dei problemi, come ha detto prima il Consigliere Busilacchi, è che le risorse non sono distribuite in maniera uniforme rispetto alle quattro esperienze. Non nascondiamoci che ci sono realtà che prendono molte più risorse economiche rispetto ad altre, cioè la distribuzione delle risorse non è proporzionata al numero degli studenti che potrebbero aver diritto o accesso al servizio. In una visione più ampia guardiamo al numero di studenti complessivo perché il diritto allo studio guarda certi principi della Costituzione, ma è anche un modo di fare accoglienza, di presentare quel rapporto fra formazione, ricerca e vita dello studente nel momento in cui viene accolto, che riguarda tutti gli studenti. Una sperequazione determinata da una spesa storica, ricollocata sempre alla stessa maniera, ha mantenuto bloccato questo modello, che in parte risponde all'altro corno del problema, cosa difende chi vuole una riforma con un sistema diviso e frazionato? Difende le peculiarità del territorio. E' evidente che fare l’università a Camerino non è la stessa cosa che farla in Ancona, non è la stessa cosa che farla in Urbino, e la differenza delle risorse corrisponde anche alle necessità e ai bisogni ben diversi del contesto in cui si trova.
Faccio sempre l’esempio dei servizi legati al trasporto, non sono paragonabili Ancona e Camerino in termini di collegamenti, di opportunità che ci sono per poter accedere all’Università e godere dei servizi. Quindi è evidente che questa sperequazione in parte corrisponde anche ad esigenze territoriali.
Cosa abbiamo voluto mettere in moto con la riforma? Abbiamo voluto mettere in moto ..., nella forma attuale la Giunta era per un modello più orientato sulle Università, ed il gruppo del PD ha fatto una proposta orientata sull’Ersu unico. Cos'è la riforma nel suo contenuto, nel suo risultato? E’ la volontà di aprire un percorso di cambiamento che metta in moto due processi, da una parte redistribuire le risorse, secondo criteri che vanno, attraverso il meccanismo dei livelli essenziali dei servizi e di una migliore distribuzione, a riequilibrare un quadro che in questo momento è squilibrato. Ad esempio, supponiamo che i 3 milioni in più sul modello dell’erogatore unico arrivino nelle Marche, noi possiamo privilegiare quei territori che in termini di risorse sono sperequati, ma nello stesso tempo dare la possibilità agli Atenei di stipulare convenzioni per mantenere quel rapporto stretto con il territorio, così come hanno avuto gli Ersu fino ad oggi, con un protagonismo nuovo da parte delle Università, garantendo quelle risorse umane, economiche, strutturali, infrastrutturali al servizio di questo modello decentrato. Una modalità che non impone l’Ersu unico, ma apre attraverso il meccanismo della convenzione una nuova fase in termini di responsabilità nel rapporto fra università e servizi.
Nell’immaginario collettivo è evidente che il modello delle convenzioni trova più interesse nelle università che ricevono più risorse, e il modello unico trova più interesse nelle università che oggi, in proporzione, ne ricevono meno. Questo è un fatto abbastanza naturale, però non impedisce di mettere in moto il processo dell’Ersu unico e di giocare quella partita per tutti quegli Atenei che vogliono stare dentro questo modello. E' chiaro, non avrebbe lo stesso effetto, se ci fossero un paio di convenzioni, di averne uno unico per tutta la regione, ma certamente un po’ di effetti positivi li possiamo mettere in moto, possiamo rendere destinataria questa esperienza di risorse aggiuntive, quindi possiamo dare di più in termini di diritto allo studio laddove oggi ne forniamo di meno, seguendo una indicazione di carattere generale che è quella dei livelli essenziali. Non disperdiamo così neanche la storia che tutti giudichiamo positiva, in un rapporto con le Università che a me ricorda, in modo particolare Camerino ed Urbino, le realtà dei campus, un po’ per la conformazione geografica, per il tipo di territorio, per la struttura urbanistica di queste realtà. Nella logica del campus non è strano che siano le Università a gestire quello che è il diritto allo studio, ed anche quel modo di accogliere e tenere gli studenti all’interno del territorio. Quindi un modello che non buttasse via queste esperienze.
Credo che la riforma si dia un obiettivo molto ambizioso, ed il desiderio è quello di approvarla per poterla sperimentare e verificare, non certo, come è stato detto prima, forse dal Consigliere Carloni, con gli occhi chiusi, tutt’altro, guardando bene e perseguendo gli obiettivi con grande determinazione.
Oltretutto, come si dice nel poker quando uno dice “vedo”, servirà anche per togliere dal tavolo i bluff di chi dice: “Con questa riforma casca il mondo”, magari poi ci si accorge che non è vero e tante preoccupazioni non sufficientemente suffragate dal buon senso non si realizzano nella realtà. Tante risposte che sono contenute nella riforma oggettivamente le possiamo dimostrare, anche con il sano senso autocritico nel vedere che se qualcosa non va giustamente va corretta e va aggiustata. Però convinti che apriamo una strada nuova, che mettiamo in moto una riforma che riesce ad aumentare le risorse a favore del diritto allo studio, a definire per la prima volta quelli che sono i livelli essenziali nei servizi, a non disperdere tante esperienze legate al territorio che hanno rappresentato fino ad oggi forza e qualità.
Il cambiamento spaventa tutti, prima l’ha detto fra le righe l’Assessore Bravi, parlando degli interlocutori che oggi dicono a, domani b, e dopodomani c, ma fa parte di una più che comprensibile incertezza, anche se quello che abbiamo non ci soddisfa pienamente, spesso è il timore di perdere la certezza di quello che si ha rispetto ad un approdo diverso.
Credo che il cambiamento sia quella dimensione che ci fa cogliere tutte le opportunità che oggi non siamo in grado di cogliere.
Ultima nota, i 14 milioni, di cui dicevo all’inizio, valutiamoli anche in quest’altro modo, erano 14 milioni anche 3 anni fa, anche 4 anni fa, la differenza dell’oscillazione nell’anno buono rispetto ad uno cattivo era di un milione in più, un milione in meno, non parliamo di grandi oscillazioni, questo quando il bilancio della Regione poteva contare su una cifra disponibile di oltre 400 milioni di euro, quindi la Regione aveva a disposizione risorse che metteva in gioco nelle scelte dell’anno per circa 450 milioni di euro e 15/14 milioni erano per il diritto allo studio.
Oggi noi, i bilanci li avete visti tutti, quando va bene mettiamo in gioco 80 milioni di euro all’anno, 14 milioni sono per il diritto allo studio, è il segno di una amministrazione, di un Governo della Regione che crede fortemente nell’Università, negli studenti, nelle opportunità che possiamo avere come sistema, per far crescere in questo paese tutte quelle opportunità che ci permettono di guardare, attraverso le competenze, attraverso la qualità, alle sfide che abbiamo di fronte.
Con questa impostazione, con questa scelta, confermiamo un posizionamento che credo non possa essere messo in discussione, non so quanti con la riduzione delle risorse di 1/5 avrebbero fatto una scelta di questa natura, di questa portata.
Confidiamo nel lavoro dell’Aula che si conclude oggi con l’approvazione degli ultimi emendamenti, segno di attenzione nei confronti di quanto ha deliberato il Consiglio delle autonomie locali, per poi arrivare rapidamente a definire e determinare quante Università vorranno fare o non fare la convenzione e riorganizzare i servizi sulla base di queste scelte.
E’ logico che la collocazione dell’Erdis dipende molto da quante Università aderiscono o non aderiscono alla convenzione. Stabilirlo prima mi sembra un fatto difficile perché dentro Erdis andranno a lavorare le persone, quindi è anche corretto che il posizionamento della struttura tenga conto di chi verrà chiamato a cambiare sede di lavoro e non collocato per principio, paradossalmente, in una realtà che poi neanche …, anzi sottoscrive la convenzione e neanche utilizza l'Erdis non solo come erogatore ma anche come gestore dei servizi.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.

Articolo 1.
Emendamento 1/1 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 1, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3.
Emendamento 3/1 a firma della I Commissione. Ha la parola il Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Gli emendamenti tecnici o quasi non li illustro, perché non è necessario, quelli più importanti li illustrerò. Questo è semplice, è una piccola modifica testuale.

PRESIDENTE. Emendamento 3/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5.
Emendamento 5/1 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6.
Emendamento 6/1 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7.
Emendamento 7/1 a firma del Consigliere Fabbri, ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Piergiorgio FABBRI. Per chiarire velocemente. Qui si parla della sede dell’Erdis, non è che sono di Urbino, quindi voglio portare la sede dell’Erdis in Urbino, dico che il 50% dei servizi e la buona qualità riconosciuta per Urbino ..., quindi mi dovete dire quali sono i criteri per portare l’Erdis in un’altra sede.
Vogliamo premiare Ancona con il pasticcio che ha fatto del Buon Pastore? Il Buon Pastore è stato un problema così grosso che è stato addirittura enucleato da questa riforma perché si è speso molto di più per avere dei posti inferiori rispetto a.
Mettiamoci la mano sul cuore ed andiamo nel merito delle questioni senza fare facili battute, chi mi conosce, è un anno e mezzo che sono in Regione, sa che non ho mai fatto campanilismo, sono sempre entrato nel merito tecnico delle questioni, il merito tecnico della questione dice che il 50% dei servizi viene erogato in un punto, la qualità è riconosciuta, non si capisce perché quel punto non debba essere riferimento dell’intero sistema.
Voi votate, qui ci sono Consiglieri di tutte le Province, portiamo fuori dal tavolo il discorso che io sono d’Urbino e quindi porto avanti Urbino, entriamo nel merito tecnico delle questioni.

PRESIDENTE. Emendamento 7/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 7/2 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7 ter.
Emendamento 7 ter/1 a firma del Consigliere Fabbri, ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Piergiorgio FABBRI. Ci sono 3 o 4 emendamenti che vanno a toccare vari punti del testo per poter introdurre la Consulta degli studenti, per aiutare gli studenti ad individuare i propri rappresentanti ed a dettare le linee di comportamento “politiche” dei loro rappresentanti all’interno degli organi.
Ritengo che sia una cosa di chiarezza e di utilità per gli studenti stessi, quindi quando troverete i vari emendamenti che fanno riferimento alla Consulta, la spiegazione è questa. E' a titolo gratuito, serve per questo indirizzo, non comporta né oneri aggiuntivi, né disfunzioni con gli altri organi esistenti all’interno della normativa.

PRESIDENTE. Emendamento 7 ter/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 7 ter/2 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7 ter, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7 quater.
Emendamento 7 quater/1 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7 quater, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7 quinquies. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7 sexies.
Emendamento 7 sexies/1 a firma del Consigliere Maggi, ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Giovanni MAGGI. Ci sono due emendamenti, li illustro entrambi perché se viene bocciato il primo, c’è il secondo. Leggo brevemente: al posto delle parole “prioritariamente tra i dirigenti in servizio presso l’Erdis o nelle strutture organizzate della Giunta medesima” vengono messe “tra persone di comprovata professionalità ed esperienza in materia di diritto allo studio, previa pubblicazione di un avviso pubblico”. Si parla della scelta del direttore. Se questa cosa: “previa pubblicazione di un avviso pubblico” non venisse recepita dalla maggioranza dell’Aula, ripropongo lo stesso emendamento: dopo le parole “Giunta medesima” inserire le seguenti “purché di comprovata professionalità ed esperienza in materia di diritto allo studio”, senza mettere l’avviso pubblico. Ecco quanto.

PRESIDENTE. Emendamento 7 sexies/1. Lo pongo in votazione

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 7 sexies/2 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 7 sexies/3 a firma del Consigliere Maggi, ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Giovanni MAGGI. Il comma 3 dell’articolo 7 viene sostituito dal seguente (questo è un suggerimento che viene dagli studenti e precisa meglio le funzioni del direttore dell’Erdis): “Spetta al direttore dell’ente la gestione finanziaria tecnica e amministrativa, compresa l’adozione di tutti gli atti che impegnano l’amministrazione verso l’esterno, mediante autonomi poteri di spesa, di organizzazione delle risorse umani e strumentali e di controllo. E’ responsabile della gestione e dei relativi risultati. Il direttore inoltre: a) individua, in base alla legge 7 agosto 1990, n. 241, i responsabili dei procedimenti; b) adotta gli atti di gestione del personale; c) adotta ogni altro provvedimento di carattere amministrativo per il quale le leggi, lo Statuto ed i regolamenti non prevedono l’espressa attribuzione agli organi dell’ente”.
Questo l’avevo proposto in Commissione, mi hanno detto di proporlo in Aula e questo sto facendo. Grazie.

PRESIDENTE. Emendamento 7 sexies/3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 7 sexies/3 bis a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 7 sexies/4 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7 sexies, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7 septies. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8.
Emendamento 8/001 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 8/01 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 8/1 a firma del Consigliere Fabbri, ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Piergiorgio FABBRI. Come ho illustrato precedentemente, nel primo intervento, inserire nelle convenzioni anche la manutenzione straordinaria ritengo sia un errore perché parliamo di milioni di euro, dato che abbiamo degli immobili che vanno messi a norma sotto diversi punti di vista. Non appesantirei la convenzione con l’onere della manutenzione straordinaria che il mio emendamento toglie e lascia soltanto la manutenzione ordinaria all’interno dei contenuti della convenzione.

PRESIDENTE. Emendamento 8/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 8, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 9.
Emendamento 9/01 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 9/1 a firma del Consigliere Fabbri. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 9/2 a firma del Consigliere Fabbri. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 9/3 a firma del Consigliere Fabbri. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 9/4 a firma del Consigliere Maggi, ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Giovanni MAGGI. Dopo la parola “Conferenza” inserire le parole “sentiti i Comitati territoriali di concertazione”.

PRESIDENTE. Emendamento 9/4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 9/4 bis a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 9/5 a firma del Consigliere Maggi, ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Giovanni MAGGI. Voi negate l’evidenza, ci sono una serie di articoli.
Propongo di inserire al comma 4 dell’articolo 9 dopo la lettera b) la seguente: “b)bis. Propongono al Consiglio di Amministrazione progetti finalizzati all’attuazione di particolari servizi ed accordi di cui alla leggera i) comma 2, dell’articolo 3, rivolti al soddisfacimento delle esigenze degli studenti universitari presenti sul proprio territorio”.
Nell’emendamento successivo dopo la lettera b) è inserita la seguente: “b)bis. Presentano semestralmente al Consiglio di amministrazione una relazione sul livello qualitativo e quantitativo dei servizi e sull’efficacia delle attività di gestione dei servizi stessi”.
Nell’ulteriore emendamento dopo la lettera b) è inserita la seguente: “b)bis. Propongono al Consiglio di amministrazione la concessione di sussidi straordinari - questo vi prego di tenerlo in considerazione particolarmente - agli studenti che si trovano - magari non hanno avuto l’Isee adatto per prendere la borsa di studio - in condizioni di sopravvenuto disagio economico e che non hanno potuto usufruire di borse di studio”.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Non per essere così ostili, sembra una ostilità preconcetta, non è che vogliamo disconoscere che il sangue sia rosso, però spesso molti emendamenti sono di dettaglio e non sono congrui e consoni ad un testo normativo, qual è una disposizione come quella in esame.
Questa raccomandazione, nobile nel profilo, senza dubbio, sarà un tema che nella Conferenza del diritto allo studio verrà tenuto senz’altro in considerazione e se andiamo all’articolo 1 va da sè che bisogna rimuovere gli ostacoli nei confronti di coloro che non riescono, pur essendo meritevoli, ad esercitare appieno questo diritto.
Sarà motivo di lavoro della Conferenza, trasfonderlo in una norma di legge non mi sembra nemmeno corretto.
Abbiamo già fatto molto a livello di dettaglio per garantire quelle situazioni di ascolto nei confronti di sindacati, dei lavoratori e forse da un punto di vista tecnico legislativo non sarebbe ..., mi sento di dirlo perché magari qualcuno potrebbe dire: “Questa Commissione forse è scesa anche troppo nel dettaglio”.
Ecco il motivo di questa ostinazione non preconcetta, non c’è contaminazione, Consigliere Maggi.

PRESIDENTE. Emendamento 9/5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 9/6 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 9/7 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 9/8 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 9/9 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 9, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 09 bis/1 (istitutivo dell'articolo 09) a firma del Consigliere Fabbri. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 9 bis.
Emendamento 9 bis/1 a firma del Consigliere Maggi, ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Giovanni MAGGI. E' un suggerimento degli studenti perché lo sportello unico non sia solo uno sportello di informazioni e basta, dove c’è una persona che dice: “Guarda, in fondo al corridoio c’è la segreteria”.
Con questo emendamento si chiede che il comma 2 dell’articolo 9 bis venga sostituito dal seguente: “2. Lo sportello unico è un’articolazione amministrativa dell’Erdis sul territorio al fine di assicurare gli interventi di cui all’articolo 3”. Ci sono anche altri interventi che potrebbero essere espletati dallo sportello unico.
Con l’emendamento seguente, il 9 bis/2, si chiede, dopo il comma 3 dell’articolo 9 bis, di inserire il seguente: “3bis. Gli sportelli unici hanno funzioni amministrative e gestionali coordinate dal Direttore dell’Erdis”.
Questo sportello unico se deve funzionare, deve funzionare dando un supporto concreto e professionale agli studenti, non deve essere soltanto uno sportello di mera informazione e deve essere gestito direttamente dal Direttore dell’Erdis.

PRESIDENTE. Emendamento 9 bis/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 9 bis/2 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 9 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 12.
Emendamento 12/1 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 12, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 13.
Emendamento 13/0000001 a firma della I Commissione. Ha la parola il Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Sono tutti emendamenti che vanno a chiarire e a specificare meglio le condizioni di tutela dei lavoratori, così come convenuto nell’ultimo incontro con le rappresentanze sindacali.

PRESIDENTE. Emendamento 13/0000001. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 13/000001 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 13/00001 a firma del Consigliere Giacinti. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 13/0001 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 13/001 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 13/01 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 13/1 a firma del Consigliere Maggi, ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Giovanni MAGGI. Ho sentito tante volte qualcuno dire: “Non bisogna ingessare questa riforma del diritto allo studio”, allora io voglio fare un’operazione, anche questa suggerita dagli studenti, spericolata, per cui al comma 8 bis, che dice che “le risorse derivanti da eventuali alienazioni di immobili, mobili ed attrezzature di proprietà dell’Erdis o della Regione Marche saranno reinvestite per il diritto allo studio sul territorio su cui insistevano i beni dismessi”, vorrei togliere le parole “sul territorio su cui insistevano i beni dismessi”, perché se in effetti ci sono delle economie, come tutti dicevano, nuove risorse per la riforma del diritto allo studio, perché lasciarle in quel territorio lì? Magari si vende il Buon Pastore - sto facendo degli eccessi - ad Ancona e Camerino ha un progetto bellissimo, perché non finanziarlo? Quindi non vincolare l’alienazione dei beni immobili perchè sono quelli che portano più soldi al territorio su cui gli immobili insistono, ma metterli a disposizione - sarà l’Erdis a giudicare - di territori dove ci sono progetti, dove ci sono novità e potenzialità diverse. Vediamo un po’ …

PRESIDENTE. Emendamento 13/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 13, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 14.
Emendamento 14/1 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 14, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 16. Soppresso.

Articolo 16 bis (Dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva a maggioranza assoluta dei suoi componenti)

Emendamento di coordinamento tecnico/1 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 77 (testo base), così come emendata, la pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. E' richiesta la sospensione, va bene.

La seduta è sospesa alle ore 16,20.

La seduta riprende alle ore 17,00.

Presidenza del Vicepresidente
Renato Claudio Minardi

Proposta di legge n. 103
ad iniziativa della Giunta regionale
“Ulteriori disposizioni per l’attuazione del processo di riordino delle funzioni amministrative esercitate dalle Province ed in materia di organizzazione”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 103 della Giunta regionale.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Grazie Presidente. Questa disposizione comprende più modifiche, alcune meglio attuano il processo di riordino delle funzioni amministrative esercitate dalle Province, altre riguardano l'organizzazione del personale e il Piano per l’assetto idrogeologico.
Abbiamo rinominato il testo della proposta di legge perché abbraccia più settori.
Articolo 1. Con questo articolo si introduce una modifica che va in questa direzione: si vuole disciplinare i procedimenti pendenti presso le Province relativi all’affidamento di lavori riguardanti opere pubbliche e interventi per la difesa del suolo, quindi si vuole chiarire, ai fini di una azione più diretta e per poter concludere in tempi più brevi, che laddove siano state impegnate somme relative all’affidamento di lavori e servizi riguardanti opere pubbliche ed interventi per la difesa del suolo restano in capo alle Province medesime fino al collaudo. Siccome queste funzioni sono state poi trasferite alla Regione, questo procedimento resta incardinato in capo alle Province, poi c’è anche un emendamento a questo articolo che vedremo dopo.
L’articolo 2 chiarisce che la gestione dei fondi relativi alle attività di comunicazione ed educazione alimentare nel settore agricolo è esercitata dalla Regione in base ai criteri e alle modalità fissati con delibera dalla Giunta regionale, anche qui in seguito al processo di riordino delle funzioni.
L’articolo 3 corregge una dimenticanza, poiché sono state trasferite alla Regione le funzioni in materia di acque minerali, gestite ancora dalle Province, senza le relative risorse, viene chiarito l'aspetto che riguarda le risorse umane e strumentali per le derivazioni idriche.
Con l’articolo 4 si modificano tutte quelle norme che prevedevano collegi e comitati, quindi si tolgono i rappresentanti provinciali da quei collegi e comitati regionali nei settori in cui le Province non hanno più competenze. Si prende lo spunto per eliminare da questi organismi, parliamo di collegi e comitati regionali, le figure di rappresentanza provinciale, visto che queste competenze non sono più provinciali.
L’articolo 5 è molto complicato perché produce disposizioni in materia organizzativa funzionali alla semplificazione ed all’adeguamento dell’assetto regionale, necessario al fine dell’ottimale gestione dell’insieme delle nuove funzioni trasferite dalle Province oltre che dall’adeguamento alle norme in materia di inconferibilità e di incompatibilità. Mi riferisco anche alle norme relative all’attuazione del principio di rotazione, così come sancito dalla normativa statale.
Sono disposizioni che vanno a toccare l’aspetto della riorganizzazione del personale, quindi modifiche alle leggi regionali 20/2001 e 13/2003, in più ci sono degli emendamenti, pervenuti dalla Giunta, discussi ieri e fatti propri dalla Commissione.
Non entrerei, perché non sono nemmeno in grado di farlo, nello specifico articolo per articolo, casomai lo faremo in sede di votazione.
All’articolo 6 c’è una interpretazione autentica relativa alle scuole guida, trattasi di una funzione fondamentale erroneamente non ricompresa. Questo viene chiarito con l'articolo 6 che rappresenta un'interpretazione autentica.
Articolo 7, invarianza finanziaria, l’applicazione di queste norme, e all'articolo 8 la dichiarazione d’urgenza.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Dopo aver sentito l’esauriente esposizione del mio Presidente Giacinti, ho tutto chiaro. Però voglio prendere spunto da quanto ha scritto la nostra Gaia nel comunicato stampa: “I nostri Consiglieri di maggioranza sicuramente sono stati estimatori dell’Iliade” per cui in questa proposta di legge n. 103, all'articolo 5, c’è il cavallo Troia, nel senso che si fa una legge che ha per oggetto “Funzioni amministrative esercitate dalle Province in materia di organizzazione” e ad un certo punto si modifica il conferimento degli incarichi ai dirigenti.
A noi che siamo maliziosi sembra che con questa proposta di legge si vogliano aumentare i posti dirigenziali con incarichi fiduciari, mi sembra che il Presidente Ceriscioli parlasse di “trasparenza e merito”.
Prendo conforto dal parere favorevole del Crel a questa proposta di legge 103 che delibera di approvare e presentare all’Assemblea legislativa le seguenti osservazioni (leggo solo la prima perché la seduta sarà lunga e non voglio annoiarvi): “si rileva la scarsa omogeneità delle norme contenute nell’atto che ne pregiudicano una puntuale valutazione”.
Queste leggi omnibus vengono reiteratamente proposte alla Commissione, sono inseriti emendamenti che vengono da tutte le parti e che noi in Commissione, anche ieri, non siamo in grado di valutare. Comunque l’articolo 5 di questa proposta di legge ha ad oggetto “Ulteriori disposizioni per l’attuazione del processo di riordino delle funzioni amministrative esercitate dalle Province in materia di organizzazione” - c’è anche un’altra appendice che è stata messa, credo che sia sull’assetto idrogeologico. C’è tutto? Potevamo anche mettere le formiche rosse nel piceno, le cavallette - prevedendo la modifica dell’articolo 28 della legge regionale 20/2001, stabilisce la percentuale del 20%, 10% al comma 3 e ulteriore 10% al comma 3 bis, della dotazione organica per il conferimento degli incarichi dirigenziali.
Secondo noi questo è un tentativo per derogare alle disposizioni nazionali ed è in contrasto con l’articolo 19, comma 6, del decreto legislativo 165/2001, perché sia la giurisprudenza della Corte Costituzionale che la delibera della Corte dei Conti n. 12/2011 interpretano l’articolo 40 del decreto legislativo 150/2009, che va a modificare l’articolo 19 secondo un orientamento restrittivo nei confronti della cosiddetta dirigenza fiduciaria.
Proprio la Corte dei Conti nell’esprimere un parere richiesto dal Comune di Udine sull’applicazione del comma 6, dell’articolo 19, evidenzia che: “La contrattazione collettiva di comparto enti locali non prevede la distinzione di prima e di seconda fascia e dunque appare ragionevole applicare la percentuale dell’8% in considerazione del fatto che la percentuale più elevata è prevista per la dirigenza statale di prima fascia che non trova previsione equipollente nell’amministrazione locale”. Quindi non solo si va a legiferare su una materia di competenza statale, ma si tenta di darne una interpretazione estensiva con l’applicazione del comma 5 bis dell’articolo 19 anche alle Regioni.
Questo pastrocchio di proposta di legge che parla di Regioni, parla di Pai e parla di incarichi dati ai dirigenti, noi lo respingiamo con forza sia nella sostanza che nel merito. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Intervengo anche per dichiarazione di voto brevissimamente e voterò contro questa proposta di legge semplicemente perché molto pasticciata. Dentro questa legge c’è stato messo un po’ di tutto. Mi fa piacere che il comma b, dell’articolo 3 bis venga soppresso, è quello relativo al Pai, un conto è dare deroghe per le zone terremotate, un conto è estenderle ovunque, quindi mi fa piacere che la Commissione abbia deciso di togliere questo comma.
E’ una legge, come ha detto il relatore di minoranza, dove c’è stato messo un po’ di tutto, sinceramente è anche difficile da leggere, ad esempio leggo il comma 8, dell’articolo 5: “Sono abrogati il secondo periodo del comma 5 bis dell’articolo 7 della legge regionale 2 settembre ’97, la lettera f) del comma 1 dell’articolo 4 della legge regionale 17, i commi 2 e 3 dell’articolo 4, eccetera”.
Mi sono detto: “Sicuramente in Aula, il relatore di maggioranza, visto che in Commissione l’avranno trattata, discussa, saprà darmi dei lumi, dei chiarimenti”, ma se, con tutta la stima, arriva qui e dice: “Non sono in grado di entrare nel merito degli articoli”, noi cosa dovremmo votare? Se chi ha seguito in Commissione, ne ha discusso, ne ha parlato, non è in grado …, noi Consiglieri l'abbiamo letta, non l'abbiamo approfondita come l’avete approfondita voi, perché in Commissione ci avete lavorato, io l’ho letta, speravo che quanto meno il relatore di maggioranza portasse delle spiegazioni e motivazioni più approfondite.
Arrivare in Aula e dire :“Non sono in grado di spiegare di cosa parlano gli articoli”, vuol dire ritrovarsi a votare qualcosa di cui il relatore di maggioranza stesso ammette di non essere in grado di spiegare gli articoli.
E' una legge che mescola tanti aspetti, fa un minestrone di tante norme e sinceramente, così come è posta, non mi sento di votarla. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giorgini.

Peppino GIORGINI. Grazie Presidente. Il PD delle volte mi dà la sensazione che quando trova qualcosa da imboscare non può resistere, come il tossico che non riesce a resistere quando va a prendere il metadone. Quando vede una proposta dove è possibile mettere un po’ di tutto, ci mette dentro qualche “porcata”, è proprio nel suo Dna. Il PD non ce la fa a resistere, non c’è niente da fare e adesso vi spiego il perché.
Prima una doverosa premessa, perché devo rispondere al Dirigente dell’Area dei processi normativi e di controllo che ha dato un parere, che fa riferimento a degli articoli sia del Pai regionale che del Pai del bacino interregionale del fiume Tronto, che era stato fatto per il terremoto del ’97. Quello che afferma questo dirigente è che una “porcata” fatta nel ’97 - porcata intesa come azione disonesta, azione sleale, colpo basso, hanno lo stesso significato, ma “porcata” dà proprio il senso della cosa - va dentro le botti di decantazione e ad un certo punto, dopo 20 anni, è perfetta. Nel ’97 era una porcata ma oggi la stessa norma va bene”.

PRESIDENTE. Possiamo usare altre terminologie per cortesia? Grazie.

Peppino GIORGINI. E' una parola italiana, “porcata” significa azione disonesta, azione sleale, colpo basso.

PRESIDENTE. Se possiamo utilizzare un’altra terminologia sarebbe meglio. Grazie.

Peppino GIORGINI. Ho provato a trovare un sinonimo, ma non ci sono riuscito, perché colpo basso, azione sleale vanno bene per una partita di calcio, azione disonesta, non è una azione disonesta, è proprio una “porcata”. (...) Esatto, è meno grave di una azione disonesta.
Ora spiego il perché di quello che ho detto. E' una situazione complessa questa del Pai e le ultime tragedie causate dal dissesto idrogeologico ci fanno ancora una volta capire la rilevante entità dell’impatto della problematica di cui stiamo parlando sia sulle infrastrutture di comunicazione che sul tessuto economico e produttivo. Ci fanno anche capire l’importanza del Piano di assetto idrogeologico, non possiamo scherzare su queste cose, perché poi ci troviamo di fronte a Rigopiano dove è successo quello che è successo. E' stata fatta una cosa similare, guarda caso, un nostro attivista nel 2000 aveva fatto un progetto alla Regione Abruzzo che poi non è andato in porto, anche lì è stato derogato e sappiamo come è andata a finire.
L’Italia per la sua conformazione geologica, geomorfologia e idrografica è naturalmente predisposta a fenomeni di dissesto per via dell’intensa urbanizzazione avvenuta senza tenere in debito conto che, il nostro Paese, soprattutto la nostra regione, è ad altissimo rischio idrogeologico. Dall’ultimo rapporto dell’Ispra del 2016, la situazione per la nostra regione, come dice Conte, è agghiacciante.
La conoscenza dei fenomeni del dissesto, in termini di distribuzione territoriale di pericolosità, è un passo fondamentale per programmare adeguate politiche di mitigazione del rischio.
Per queste problematiche sono nati i Piani di assetto idrogeologico, per pianificare e programmare la riduzione del rischio. Ad esempio le aree a pericolosità di frana del Pai includono, oltre alle frane già verificatesi, anche le zone di possibile evoluzione dei fenomeni franosi e le zone potenzialmente suscettibili di nuovi fenomeni franosi.
Noi abbiamo fatto un comunicato stampa per le cinque dighe che ha il Consorzio di bonifica ed abbiamo detto che in quelle zone ci sono dei versanti che da anni sono in frana e pericolosi, quindi dobbiamo tenere d’occhio alcune di esse. Ad esempio le aree a pericolosità di frana del Pai includono anche le zone possibili di evoluzione.
Oggi ci troviamo a discutere una deroga del Pai che poi in parte è stata ritirata. Come si possono fare deroghe ad una tematica così importante senza nemmeno un passaggio in III Commissione? Come è possibile una deroga così importante e noi non l'abbiamo vista in III Commissione?
Tutto l’emendamento peraltro è inserito in una norma che nulla ha a che fare con la ricostruzione e l’assetto idrogeologico e vuole dare delle deroghe di pubblica incolumità.
Il Pai è uno strumento complesso che individua vincoli, norme tecniche di attuazione, procedimenti di autorizzazione, misure di mitigazione del rischio, dal Pai sono nate decine di delibere attuative, a cosa si vuole derogare con questa norma? A tutto? Si vuole dare un colpo di spugna a tutto ciò che è stato messo in piedi per ridurre o mitigare il potenziale rischio per persone e beni?
Proprio le aree terremotate incidentalmente sono tra quelle più a rischio idrogeologico della regione e nella nostra provincia stiamo vedendo che sta franando un paese intero.
Detto questo, tornando nel merito di questo articolo, dobbiamo supporre che se passa l'articolo 3 bis, utile anche per sanare una malagestione dell’emergenza, tutto questo si potrebbe ripercuotere su tutta la zona del cratere, fermo restando la necessità di snellire le procedure, ridurre al minimo la burocrazia - su questo siamo d’accordo per questo abbiamo presentato due emendamenti - e in nessun modo derogare alla sicurezza dei cittadini, addirittura scavalcarla per velocizzare.
Il tentativo di reintrodurre una minima verifica del Pai al comma 2, dopo averla esclusa dal comma 1, non può essere ritenuta sufficiente. In caso di applicazione della deroga è infatti il soggetto attuatore a verificare la compatibilità degli interventi, con la pericolosità idrogeologica dell’area e l’apporto di eventuali misure di mitigazione del rischio. Il soggetto attuatore non deve essere necessariamente in possesso delle necessarie capacità tecniche per dare conto adeguatamente della riduzione del rischio idrogeologico, addirittura non è necessariamente un soggetto pubblico dal momento che esistono piani attuativi ad iniziativa privata.
In linea teorica si lascia ad un privato la possibilità ai autovalutare, non si sa bene come, questo non lo abbiamo capito, se l’opera che sta per realizzare è compatibile con il rischio idrogeologico ed attuare eventuali misure di riduzione del rischio.
Se il problema che si vuole risolvere è quello di non creare colli di bottiglia nell’adempimento delle norme Pai, scavalcare a piedi pari il Pai non è la soluzione, la soluzione è quella di mettere le necessarie competenze al servizio di un procedimento tecnico, non solo utile, ma sicuramente necessario.
Tali competenze fanno capo ai Servizi regionali di Autorità di bacino. Nella provincia di Ascoli Piceno abbiamo un'Autorità di bacino che è in grado di gestire questa cosa.
L’individuazione di adeguate misure di mitigazione del rischio non può essere fatta senza un opportuno vaglio da parte di una autorità competente. Si propone pertanto di modificare la norma come da emendamenti presentati. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Grazie Presidente. Al di là di tutti i possibili approfondimenti oggettivamente non ci troviamo di fronte ad un atto così complesso e complicato come sembrava dai primi interventi ascoltati.
Ho solo una raccomandazione da fare al Presidente Giacinti, della cui attività e precisione mi fido al 99%, quindi dentro umana ragionevolezza, perché come sempre mi vado a leggere i pareri di Crel e Cal e siccome non voglio essere associato a “porcate” né tanto meno voglio che siano associati a “porcate” enti che esprimono pareri obbligatori al di fuori del Consiglio e non hanno ulteriore possibilità di parola, allora gliela do attraverso il mio intervento.
Il Crel esprime parere favorevole a condizioni estremamente leggere, più che altro fa delle osservazioni che mi sembra siano state già evidenziate in Aula; più pesante e naturalmente più pertinente è l’intervento del Cal dove, non dimentichiamoci, ci sono anche le Province più direttamente interessate. Anche il Cal esprime parere favorevole a condizione che una serie di indicazioni molto puntuali, in riferimento “all’articolo 1, comma 1, all’articolo 1, comma 2, all’articolo 1, comma 2 con aggiunte e modifiche..., vengano accolte.
Credo che il Presidente Giacinti l'abbia già fatto ed ha un senso per questa Aula ed è un dato di tranquillità rispetto alle giuste preoccupazioni che possono essere sollevate dai colleghi di minoranza - debbono fare il loro lavoro e in questo loro lavoro anche questo tipo di controllo - che ci sia l’accoglimento di queste indicazioni. Se questo accoglimento c’è credo che l’atto possa essere votato con tranquilla serenità.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Grazie Presidente. Un chiarimento. Con molta modestia ho riferito che l'esposizione era complicata visto che questo provvedimento, cosiddetto omnibus, tocca una miriade di disposizioni normative, articoli, commi. Consigliere Bisonni ho detto che era difficoltoso contemperare nella spiegazione le varie norme che sono più di una, non me le ricordo tutte al volo, certo che in Commissione esaminandole siamo stati in grado di toccarle una ad una, ed ho detto che, se è il caso, quando esamineremo gli emendamenti, perché ci sono emendamenti per ogni articolo o quasi, sarò in grado di essere più preciso. Ovviamente un provvedimento omnibus che nelle disposizioni relative alla riorganizzazione del personale tocca 3, 4, o 5 leggi contemporaneamente, diventa difficile. Sennò sembrerebbe che noi stiamo qui tanto per passare il tempo. Noi cerchiamo di fare il nostro meglio, è vero che a volte diventa anche difficile, però questo è un provvedimento difficile di suo, perché va a toccare più disposizioni.
Per rispondere sempre al tono polemico, questo provvedimento tocca più disposizioni, non a caso l’abbiamo definito omnibus, abbiamo provveduto anche alla modifica del titolo, l’ho detto prima, tenendo conto dei plurimi argomenti, non a caso la proposta di legge 103 si chiama “Ulteriori disposizioni per l’attuazione del processo di riordino delle funzioni amministrative esercitate dalle Province”. 4, 5 articoli riguardano questo tema, altri la materia dell'organizzazione ed il Piano per l’assetto idrogeologico, queste sono le tre tematiche toccate da queste disposizioni. Ripeto, plurime, però di questo si tratta.
Se vogliamo nello specifico ci torniamo articolo per articolo, ivi compresi gli emendamenti che tanto dovremo esaminare, ma vorrei fare riferimento all’articolo 3 bis che ha fatto gridare allo scandalo.
L’articolo 3 bis si preoccupa di …, poi mettiamoci d’accordo, questa è un’altra questione, questione terremoto e interventi necessari alla ricostruzione. Da più parti si invoca la celerità perché se non si è celeri e non si danno risposte in tempi brevi, come la gravità del caso merita, si grida allo scandalo, però come si va a derogare ad una norma che ha solo ed esclusivamente questo scopo, come nel caso specifico? Mettiamoci d’accordo, se vogliamo raggiungere uno scopo che è quello di essere tempestivi, di cercare di dare una mano a certe situazioni, che è pleonastico sottolineare qui e la cui gravità è superflua risottolineare, l’articolo 3 bis ha lo scopo di derogare. Il problema ce l'hanno sottoposto i dirigenti del Servizio dell'Autorità di bacino, ricordo che mi hanno telefonato di persona per richiamare l’attenzione su questo aspetto, questo però non significa che se deroghiamo al Piano di assetto idrogeologico per gli interventi di ricostruzione in zona terremotata chi sa quale scempio si commette, perché le attività, Consigliere Giorgini, vengono delegate ai soggetti attuatori, non è che si fanno le cose così tanto per farle, come per dire andiamo a commettere errori su altri errori.

(interrompe il Consigliere Giorgini)

Francesco GIACINTI. Sono stati eliminati proprio per questo, perché nella prima stesura della norma per la velocità, per la celerità di scriverla e di portarla in Commissione era rimasta la lettera b) ed è oggetto di eliminazione previo emendamento che ieri è stato regolarmente presentato in Commissione.
Cogliamo il vero senso, sennò un ascoltatore o un passante casuale potrebbe intuire che questa amministrazione o questa Aula chissà quali sconcerie vuole commettere. Ho sentito parlare di “porcate”, ma insomma, qui la vera finalità, la vera ratio di questa norma è quella di poter garantire interventi tempestivi laddove, ripeto certe frasi: emergenza terremoto, ricostruzione e sicurezza, vengono demandate ai soggetti attuatori pubblici. Non è che si deroga sic et simpliciter, giusto per accelerare e va a finire che ci si abbina pure dietro la speculazione, figuriamoci, il vero senso, la vera ratio è quella di dare con maggior celerità una risposta ad una situazione che di per sè merita una certa attenzione.
Nello specifico, Consigliere Bisonni, quando analizzeremo gli argomenti ed i vari emendamenti, rifarò una sottolineatura dei vari articoli. L’articolo 5 comprende circa 12 modifiche di norme relative alla questione del personale, non è facile sintetizzare in quattro parole un'esposizione che ha a che fare con 12 normative. Questo volevo dire, a sentire lei sembra che noi siamo degli analfabeti, io questo lo respingo al mittente con tutta onestà ed anche fierezza. Grazie.

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Pergolesi.

Romina PERGOLESI. Grazie Presidente. Come ormai noto la mia natura di persona puntigliosa, a differenza di altri colleghi, mi ha portato ad andare a verificare articolo per articolo le relative normative di riferimento ed ho ritenuto opportuno, se non addirittura doveroso, presentare alcuni emendamenti per riportare la discussione di temi che riguardano la riorganizzazione del servizio sanitario nelle Commissioni competenti, perché credo che queste riforme, come vengono definite, debbano comunque avere un passaggio democratico attraverso il confronto ed il colloquio tra i Consiglieri.
Ricordo che l’omogeneità dei testi e la certezza delle fonti del diritto non solo è una questione sostanziale, ma doverosa, stabilita anche da recenti leggi della stessa Regione Marche.
Mi fa piacere che la lettera b) dell’articolo 3 bis sia stata abrogata, altrimenti avremmo presentato degli emendamenti.
Quello che ho presentato, di concerto con il Presidente della IV Commissione Volpini, che spero venga approvato, prevede di riportare le discussioni che riguardano le lettere a) e b) nelle Commissioni competenti, non perché voglio essere polemica, ma semplicemente perché voglio aprire ed avere la possibilità di un confronto diretto e di un approfondimento più specifico sulle norme che vengono modificate. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.

Sandro ZAFFIRI. Credo che quest’oggi stiamo ascoltando e stiamo discutendo di un'ulteriore modifica di legge che riguarda la soppressione delle Province.
Questa cosa delle Province sembra un po’ una telenovela che ancora oggi purtroppo non si è conclusa perché sono rimaste delle incongruenze sulla legge di passaggio.
Come sapete la Lega Nord sul provvedimento della soppressione delle Province è stata sempre contraria ed anche quest’oggi manifesta la sua contrarietà a questo ulteriore ed ennesimo provvedimento che toglie le Province, che erano l’organo di congiunzione tra i Comuni e le realtà territoriali.
L’artefice di questo provvedimento di legge ha creato grossi scompensi sul territorio ed anche qui, quest’oggi, il gruppo di maggioranza sta parlando e sta cercando di intervenire per poter sanare questi provvedimenti.
Come Lega avevamo ragione a sostenere, in merito a questo provvedimento emanato a suo tempo dal Governo, che le Province non si dovevano e non si devono togliere perché è un ente indispensabile che collega i Comuni a livello territoriale.
Oggi è uno strumento non più elettivo perché le elezioni non avvengono più, salvo una elezione di secondo grado con tutte le difficoltà e la non rappresentatività del territorio.
E' chiaro che come Lega voteremo contro questi atti che creano delle difficoltà. Provvedimenti che non hanno ancora trovato una soluzione, come quello relativo alla Provincia di Ancona in merito al fiume che ha creato un danno di grave entità a cose e a persone, alcune sono venute a mancare, mi riferisco alla situazione ancora non definita di Senigallia, dove ancora oggi, purtroppo, ci sono delle difficoltà legate ad una eventuale esondazione del fiume.
Credo che le Province siano indispensabili, bisognava mantenerle, per questo motivo voteremo contro questa proposta di legge. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Sarò telegrafico, Presidente, per sostenere l’importanza di questo provvedimento legislativo del quale voglio ringraziare il Presidente Giacinti per l’ottimo lavoro fatto, anche di coordinamento tra le varie norme.
Questo è un provvedimento necessario e se vogliamo il fatto che sia così limitata la necessità di emanare ulteriori disposizioni per l’attuazione del processo di riordino, è il segno evidente che quel processo di riordino è stato fatto bene. E' evidente che, dopo la sua attuazione dall'1 aprile 2016, siamo a distanza di 10 mesi, il divenire di un processo di riordino così complesso non poteva non abbisognare di aggiustamenti necessitati dall’applicazione concreta più che formale. Quindi, ripeto, credo che quei provvedimenti che abbiamo adottato allora e che abbiamo attuato siano stati buona cosa.
Come importanti sono gli altri aggiustamenti, alcuni adesso li indicava il Consigliere Giacinti, per rendere maggiormente operative le disposizioni dei provvedimenti emanati dal Governo e dal Parlamento all’esito dei drammatici terremoti che hanno colpito la nostra regione, come pure gli aggiustamenti sull'organizzazione, alcuni dei quali verranno apportati con emendamenti della Commissione, che ha raccolto alcuni emendamenti da me inviati ed anche per questo la ringrazio.
E’ coerente un provvedimento del genere, è coerente che ci siano aggiustamenti sull’organizzazione senza stravolgere nulla, all’interno di ulteriori disposizioni per il processo di riordino delle Province che hanno inciso sull’organizzazione della macchina regionale. Anche questa è un’ulteriore evidenza.
Concludo riprendendo l’intervento del Consigliere Zaffiri, siamo consapevoli che il referendum che si è tenuto il 4 dicembre ha mutato lo scenario, le Province non sono state eliminate, passatemi questa espressione, dalla Costituzione, così come qualcuno avrebbe voluto.
E’ evidente che questo evento dovrà portare il Parlamento italiano, se non questo magari il prossimo, ad una riconsiderazione. Questo lo voglio dire ed è giusto che si dica qui, lo voglio dire anche come Assessore con delega agli enti locali, è giusto che il Parlamento italiano faccia una riflessione perché quando si adotta una legge dove c’è scritto: “in attesa della riforma costituzionale” - già questo è un fatto abbastanza singolare, lo dicevo allora, lo ribadisco oggi - e quando quella attesa viene vanificata dal popolo sovrano è evidente che il legislatore che ha scritto quelle parole: “in attesa della riforma costituzionale”, che non c’è mai stata, debba rivisitare i provvedimenti legislativi che ha emanato per uniformarli alla concreta situazione di fatto, così come facciamo noi con questo atto che ci accingiamo ad approvare.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Sub emendamento 1/1/1 a firma della I Commissione. Ha la parola il Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Grazie Presidente. Questo è un sub emendamento all’emendamento 1/1 con il quale accogliamo il parere del Cal - ricordo all’Assemblea che il parere del Cal in questa materia è vincolante - e sostituisce le parole “di entrata in vigore di questa legge” con le parole “dell'1 aprile 2016”, cioè quelle procedure che erano state incardinate già all'1 aprile 2016. Mi riferisco ai lavori di appalto ed i servizi relativi, per capirci quelli dell’articolo 1: “Disposizioni relative ad opere pubbliche ed espropriazioni - I procedimenti relativi all’affidamento dei lavori riguardanti opere pubbliche ed interventi per la difesa del suolo pendenti non più alla data di entrata in vigore della presente legge, ma al primo aprile 2016”.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. E’ superfluo rispetto a quello che ha già spiegato il Presidente Giacinti, però visto che l’Aula è un po’ stanca e forse un po’ distratta, vorrei sottolineare che questi emendamenti sono la risposta, penso, Presidente, fino all’1/3, a quanto era sorto come preoccupazione a tutto quello che il Cal aveva proposto.
Credo che porre attenzione su quello che il Cal ha proposto significhi per lo meno fugare gran parte delle preoccupazioni sollevate oggi in Aula e ben spiegate sia dal Presidente che dall’Assessore, quindi mi auguro che questi emendamenti, che sono quelli del Cal, siano votati da tutti.

PRESIDENTE. Sub emendamento 1/1/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 1/1 a firma della I Commissione. Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Chiedo la votazione per appello nominale anche a nome dei Consiglieri Busilacchi e Volpini.

PRESIDENTE. Anche sui successivi emendamenti nn. 1/2 ed 1/3?

Luca MARCONI. Si.

Emendamento 1/1. Lo pongo in votazione.
Favorevoli: Biancani, Bisonni, Bora, Busilacchi, Cesetti, Giacinti, Marconi, Mastrovincenzo, Micucci, Minardi, Rapa, Sciapichetti, Talè, Traversini, Urbinati, Volpini.
Contrari: Malaigia.
Astenuti: Marcozzi.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 1/2 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.
Favorevoli: Biancani, Bisonni, Bora, Busilacchi, Cesetti, Giacinti, Marconi, Mastrovincenzo, Micucci, Minardi, Rapa, Sciapichetti, Talè, Traversini, Urbinati.
Contrari: Zaffiri, Zura Puntaroni.
Astenuti: Celani.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 1/3 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.
Favorevoli: Biancani, Bora, Busilacchi, Cesetti, Giacinti, Marconi, Mastrovincenzo, Micucci, Minardi, Rapa, Sciapichetti, Talè, Traversini, Urbinati, Volpini.
Contrari: Malaigia, Zaffiri, Zura Puntaroni.
Astenuti: Celani.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 1, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3 bis.
Emendamento 3 bis/1 a firma del Consigliere Giorgini, ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Peppino GIORGINI. Grazie Presidente. Con l’emendamento 3 bis/1 abbiamo inserito l’applicazione delle disposizioni derivanti dai Piani di assetto idrogeologico rispetto a quello che invece afferma la proposta di legge.
Illustro anche il secondo emendamento. Se il senso di quello che dice il Presidente Giacinti era quello che voleva fare intendere, bastava semplicemente scrivere questo: “Viene istituito all’interno dell’Ufficio speciale per la ricostruzione post sisma 2016 un nucleo speciale Pai per il terremoto”, quello che abbiamo scritto noi. Semplicemente! Un nucleo che ha tempo 30 giorni o nei casi limiti previsti qualche giorno in più, per rilasciare l’autorizzazione degli esperti, che possono essere quelli che ho detto prima, dell’Autorità di bacino del fiume Tronto.
Il nucleo sarà costituito con personale tecnico interno alla regione Marche, senza spese.
Se questo era il senso che si voleva dare a questo articolo di legge, bastava semplicemente mettere questo comma, per cui ho fatto l’emendamento, senza fare un emendamento dove non si capisce quasi nulla. Grazie.

PRESIDENTE. Emendamento 3 bis/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 3 bis/1 bis a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 3 bis/2 a firma del Consiglieri Giorgini. Decaduto

Articolo 3 bis, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5.
Emendamento 5/1 a firma del Consigliere Maggi, ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Giovanni MAGGI. Ho una raffica di emendamenti sull’articolo 5, ma non devo illustrare niente, nel senso che chiedo di abrogare l’articolo 5 in toto se, come suppongo, non verrà approvato, chiedo di abrogare ogni comma fino al 5/8.
Con l’emendamento 5/9, al comma 7, dell’articolo 5 chiedo di fare una precisazione, che credo sia doverosa, perché dopo le parole “di cui all’articolo 19” chiedo di inserire, per una precisione interpretativa e legislativa, “i commi 6 e 6 bis”.
Quindi raffica di interventi, abrogazione dell’articolo 5, se non viene abrogato, abrogazione di tutti i commi e all’emendamento 5/9 relativo al comma 7, dell’articolo 5 chiedo di inserire “i commi 6 e 6 bis”, mi sembra una precisazione doverosa che credo la maggioranza vorrà condividere con me.

PRESIDENTE. Emendamento 5/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 5/2 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 5/3 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.

Ripetiamo la votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 5/3 bis a firma della I Commissione. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Pur essendo a firma del Consigliere Giacinti, lo illustro io per togliere un po’ di lavoro all’eroe di giornata.
Questo emendamento interessa tutti i gruppi consiliari, quindi chiedo se possibile la votazione più ampia, ed uniforma il regime contrattuale dei dipendenti dei gruppi consiliari a quello della Giunta.
Come sapete oggi con la legge vigente i gruppi consiliari possono solamente utilizzare forme contrattuali a tempo determinato, mentre gli uffici degli Assessori per le collaborazioni esterne hanno sia la possibilità del tempo determinato che quella della collaborazione.
Il problema è che il jobs act prevede che al termine dei 3 anni tutti i contratti a termine vadano stabilizzati, è chiaro che noi non siamo nelle condizioni di poter stabilizzare personale senza concorso, quindi questa legge darà la possibilità al personale esterno ai gruppi di essere “salvato” fino alla fine del mandato.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Noi troviamo estremamente interessante l’emendamento illustrato dal Capogruppo Busilacchi, però per tener fede alla nostra coerenza cristallina - questo emendamento interessante è stato inserito in una “suinata” di legge omnibus - siamo costretti a votare contro.

PRESIDENTE. Emendamento 5/3 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 5/3 ter a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 5/4 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 5/5 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 5/6 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 5/6 bis a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 5/7 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.

(Voci fuori microfono)

PRESIDENTE. Ripetiamo la votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 5/7 bis a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 5/8 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 5/8 bis a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 5/9 a firma del Consigliere Maggi, ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Giovanni MAGGI. Una precisazione, all’articolo 19 sono inseriti i commi 6 e 6 bis per fare un riferimento, vediamo se il sangue è rosso.

PRESIDENTE. Può illustrarlo meglio, nella sostanza.

Giovanni MAGGI. E' un riferimento generico all’articolo 19, il riferimento è al comma 6 e 6 bis, quindi è una precisazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Per chiarire meglio. Il suo emendamento, Consigliere Maggi, dice: al comma 7 dell’articolo 5 della proposta di legge n. 103 inserire dopo le parole 'di cui all'articolo 19' le seguenti: 'commi 6 e 6 bis', però nella proposta al comma 7, dell’articolo 5 si fa riferimento all’articolo 19 commi 5 bis e 6. Lei toglierebbe il 5 bis ed aggiungerebbe il 6 bis?

PRESIDENTE. No, non credo che sia questa l’interpretazione. La proposta riguarda l’intero articolo, cioè l’intero articolo 19 senza alcuna precisazione sui commi. Dico bene?

Francesco GIACINTI. No, il 5/9! Dopo le parole “di cui all’articolo 19” sono inserite le seguenti “commi 6 e 6 bis”, ma nella proposta di legge 103 non c’è nulla? Chiedo scusa, avevo un testo vecchio che faceva riferimento ad altri articoli.

PRESIDENTE. Quei commi sono stati cancellati.
Emendamento 5/9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 5/10 a firma della Consigliera Pergolesi, ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Romina PERGOLESI. Chiedo l’abrogazione del comma 8, dell’articolo 5. Sicuramente non passerà, così ho presentato due ulteriori emendamenti, il primo alla lettera a) fa riferimento al secondo periodo di una disposizione che riguarda il Direttore dell’Arpam, lo leggo testualmente, l’articolo 5 bis della legge di riferimento cita: “al fine del contenimento della spesa e dell’integrazione funzionale dell’attività, l’incarico di Direttore generale può essere conferito in deroga alle disposizioni dei commi 1 e 5 ad un Dirigente della Giunta regionale” e qui c’è il punto.
Il secondo periodo, che secondo la proposta di legge 103 dovrebbe essere abrogato, cita testualmente: “in tal caso al medesimo Dirigente è attribuito ad interim un incarico di struttura dirigenziale della Giunta regionale senza riconoscimento di retribuzione aggiuntiva”. Mi domando il perché di questa disposizione. Grazie.

PRESIDENTE. Emendamento 5/10. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 5/11 a firma della Consigliera Pergolesi. Lo pongo in votazione.

(Voci fuori microfono)

PRESIDENTE. Ripetiamo la votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 5/12 a firma della Consigliera Pergolesi, ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Romina PERGOLESI. Questo emendamento fa riferimento a delle funzioni demandate all’Ars nel 2014.
Vengo a sapere oggi da parte del Presidente che a suo tempo era stata fatta una forzatura, siccome la specifica riguarda proprio gli investimenti sanitari, mi domando se all’Ars va bene che gli venga tolta questa funzione. Ricordo che l’Agenzia regionale sanitaria, come è stabilito dall’articolo 4 della legge regionale del ’96, è uno strumento operativo per la gestione delle funzioni del Servizio sanità e del Servizio politiche sociali e per il raccordo degli enti del Servizio sanitario regionale, con particolare riferimento alle seguenti normative, e segue l’elenco.
Noi andremo ad abrogare una funzione che da due anni a questa parte spetta all’Ars, per questo avevo chiesto un maggior approfondimento in Commissione e spero che questa mia richiesta venga accolta.
A nome dei Consiglieri Fabbri, Maggi e Pergolesi chiedo la votazione per appello nominale.

PRESIDENTE. Emendamento 5/12. Lo pongo in votazione per appello nominale chiesto a nome dei Consiglieri Fabbri, Maggi, Pergolesi.
Favorevoli: Bisonni, Celani, Fabbri, Giorgini, Leonardi, Maggi, Malaigia, Marcozzi, Pergolesi, Zaffiri, Zura Puntaroni.
Contrari: Biancani, Bora, Busilacchi, Ceriscioli, Cesetti, Giacinti, Giancarli, Marconi, Mastrovincenzo, Micucci, Minardi, Rapa, Sciapichetti, Talè, Traversini, Urbinati, Volpini.
Astenuti: Nessuno.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 5, così come emendato, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8 (Dichiarazione d’urgenza). E' richiesta la maggioranza assoluta. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva a maggioranza assoluta dei suoi componenti)

Emendamento di coordinamento tecnico 1 a firma della I Commissione. Ha la parola il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Voterò contro ed approfitto per ringraziare il Consigliere Giacinti che un quarto d’ora fa aveva promesso che avrebbe approfondito l’articolato parlando degli emendamenti e non ha mai aperto bocca su nessun emendamento, quindi lo ringrazio per la spiegazione promessa e non mantenuta, non lamentiamoci se poi dicono che i politici non mantengono le promesse.

PRESIDENTE. Emendamento coordinamento tecnico 1. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Pergolesi.

Romina PERGOLESI. Anche a nome dei Consiglieri Maggi e Fabbri chiedo la votazione per appello nominale.

Proposta di legge n. 103, così come emendata, la pongo in votazione per appello nominale chiesto a nome dei Consiglieri Pergolesi, Maggi e Fabbri.
Favorevoli: Biancani, Bora, Busilacchi, Ceriscioli, Cesetti, Giacinti, Giancarli, Marconi, Mastrovincenzo, Micucci, Minardi, Rapa, Sciapichetti, Talè, Traversini, Urbinati, Volpini.
Contrari: Bisonni, Fabbri, Giorgini, Maggi, Malaigia, Pergolesi, Zaffiri, Zura Puntaroni.
Astenuti: Celani, Marcozzi.

(L'Assemblea legislativa approva)

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Chiediamo il rinvio alla prossima seduta della proposta di legge n. 94 in modo da consentire una discussione più ampia sulla proposta di legge successiva.

PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni, do per approvato il rinvio della proposta di legge n. 94. Procediamo con l’ordine del giorno.

Proposta di atto amministrativo n. 32
ad iniziativa della Giunta regionale
“Programma di sviluppo rurale della Regione Marche 2014/2020 in attuazione del Reg. (UE) n. 1305/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013. Revoca della deliberazione dell’Assemblea legislativa 15 settembre 2015, n. 3”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 32 della Giunta regionale.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Grazie Presidente. Noi oggi votiamo un atto molto importante, quello della modifica del Programma di sviluppo rurale.
L’importanza nasce dal fatto che lo scorso anno abbiamo approvato il Programma di sviluppo rurale in maniera veloce, nel senso che all’inizio della legislatura è arrivato il documento con l’approvazione da parte della Commissione Europea ed abbiamo deciso velocemente di approvarlo. Farlo in maniera veloce non ha permesso ai Consiglieri di approfondire la materia, quindi ci siamo fidati del fatto di avere un programma già portato avanti dalla precedente amministrazione, questo per dare il via ai finanziamenti che dovevano partire con i bandi, quindi la nostra scelta è stata quella. Oggi assume un’importanza notevole votare le modifiche di alcune situazioni impostate che sono estremamente rilevanti. Quindi una modifica significativa.
Modifica essenziale anche per il fatto che il Programma di sviluppo rurale muove un patrimonio di 530 milioni di euro. Notevole è la cifra e notevole è l’importanza, lo si capisce.
L’interesse sta anche nel fatto che andiamo ad agire nel settore della ruralità intesa nella sua completezza, dove al centro abbiamo l’agricoltura, tutto è legato all’agricoltura, anche se in realtà il Programma di sviluppo rurale va a toccare tutto il mondo della ruralità.
Non finisce qua, un’importanza particolare deriva dal fatto che la nostra regione, come l’Italia centrale, ma soprattutto la nostra regione, è stata colpita dal terremoto che principalmente ha toccato le aree interne. Anche oggi su internet, mentre siamo qui, si segnalano delle scosse di terremoto, ancora continuano, quindi un problema che ancora non finisce. Noi dobbiamo pensare a rilanciare i territori e sicuramente molto passa attraverso il Programma di sviluppo rurale, per cui queste modifiche sono estremamente rilevanti.
Modifiche che, lo abbiamo visto lavorando sia in Commissione che a stretto contatto con i dirigenti e con l’Assessore, non sono le uniche, e questo è un altro aspetto estremamente significativo, perché noi andiamo ad approvare delle variazioni che caleranno nell’anno 2016 e da domani, approvato l'atto, dovremo iniziare a ragionare e valutare gli effetti che abbiamo previsto per vedere se ci sono altre modifiche da fare. Quindi questo non sarà l’unico passaggio del Psr.
Il lavoro è stato abbastanza complesso, modificare il Psr non è come modificare qualsiasi altro atto o legge. C'è un rapporto diretto con la Commissione europea, con il Comitato di sorveglianza, è un rapporto a 3, dove il Consiglio ha sicuramente il suo valore, ci mancherebbe altro, però è un processo che si sviluppa con uno scambio continuo nelle varie fasi, noi chiaramente suggeriamo poi però la Commissione europea ha un peso estremamente importante.
Il lavoro è stato principalmente condotto dall’Assessore e dai dirigenti e negli ultimi mesi, quando la bozza cominciava a diventare ormai una realtà per quello che riguarda le modifiche, abbiamo iniziato a parlarne in Commissione. Un lavoro serio, molto approfondito, tant’è che abbiamo iniziato ad affrontare le questioni del Psr ancora prima che ci arrivassero i documenti. Il documento è il nuovo Psr modificato in tantissime parti, l'abbiamo discusso prima ed abbiamo iniziato le audizioni, nelle prime che abbiamo registrato, e ne sono testimoni anche i membri della Commissione, abbiamo avuto le associazioni di categoria che erano abbastanza critiche perché chiedevano molto nelle richieste che avanzavano, volevano cambiare alcune impostazioni che non erano di questa Giunta che erano state precedentemente approvate. Devo dire che passando il tempo, andando avanti con i tavoli verdi, con gli incontri che abbiamo avuto, anche con il Comitato di sorveglianza - estremamente importante in quanto ha partecipato anche il membro della Commissione Europea, quindi un rappresentante tecnico - le cose si sono attenuate ed il lavoro che si sta portando avanti è in gran parte stato discusso e condiviso con le associazioni.
Se avete visto il documento avrete senz’altro notato l’enormità delle modifiche, si va a toccare tante situazioni importanti:
i costi della formazione, cito qualche esempio, altrimenti bisognerebbe parlare di ognuno;
il benessere animale;
la sicurezza alimentare, argomenti estremamente importanti all’interno del Programma di sviluppo rurale;
la presenza di nuove colture, per quanto riguarda l’agricoltura, ad esempio quella del luppolo - giovedì mattina in Commissione avremo il nuovo Consorzio regionale dei produttori di birra, è previsto all’interno del Programma di sviluppo rurale un legame importantissimo;
la produzione delle imprese agricole e la trasformazione a fini alimentari dei loro prodotti, in Europa per mantenere la caratteristica di impresa agricola è richiesta la trasformazione di almeno i 2/3 della produzione, in Italia il minimo è il 50%, noi proponiamo il 60%, quindi c’è anche questa possibilità;
il settore vitivinicolo che è estremamente importante, per avere i nuovi vigneti, i nuovi impianti, non c’è più l’acquisizione dei diritti sul vigneto, ma in realtà c’è l’1% a livello nazionale di incremento annuale che significa, nella regione Marche, se non sbaglio, 170 ettari di nuovi impianti. Anche questo settore deve essere accompagnato da finanziamento perché se entro 3 anni non si arriva a dare risposte si perdono definitivamente le risorse.
Sono tutte realtà che bisogna seguire, come ad esempio i produttori di latte che hanno la possibilità di produrre il mangime utilizzando i propri prodotti. Sono situazioni importantissime, come le aree interne che avevano difficoltà nel mettere in piedi delle tartufaie, ma questo ostacolo è stato superato, il discorso della forestazione nel rimpiantare tartufaie era una contraddizione, però nei meccanismi e grazie a queste modifiche si potrà fare.
Significativo è anche il discorso della filiera legata alla forestazione, alcune cose sono legate alla possibilità di finanziare gli impianti per la produzione di calore ed energia, possibilità che in passato era data ai Comuni e non ha funzionato. Misure importanti che in passato non hanno avuto risposte, speriamo che con questa modifica il privato possa andare nel bosco ed avere la possibilità di fare la filiera, dal taglio della legna fino alla produzione di energia e di calore, a quantità modiche perché poi alla fine è questo il senso. E' una alternativa vera per produrre lavoro perché dà continuità alla produzione di legna e quindi alla lavorazione del bosco.
Sono tutti segmenti, ne sono tantissimi, ma le modifiche più importanti, quelle più discusse, sono legate soprattutto ai giovani.
Quella sui giovani è stata una discussione abbastanza importante, quella più diretta, perché avevamo un premio, un riconoscimento, 70 mila euro al giovane nuovo imprenditore delle aree montane che prendeva il posto dell’anziano o che aveva fatto una nuova impresa (il giovane in agricoltura – lo dico per ricordarlo – va dai 18 ai 40 anni, per dare un senso alla cosa, per dare risposte al ricambio) e 50 mila euro per quello fuori dalle aree montane.
Cosa è successo? E’ successo che le domande sono state tantissime, quindi per poter dare delle risposte c'è bisogno di correggere il tiro, purtroppo non si riesce a dare risposte perché l’ammontare delle risorse è quello, si possono spostare all’interno, ma le somme rimangono le stesse. Quindi si è pensato che le risposte potessero essere più che sufficienti diminuendo la somma che è passata da 70 a 50 mila e da 50 a 35 mila. Questo dovrebbe facilitare la possibilità di continuare, tant’è che è uscito il secondo bando. La discussione sulla diminuzione degli importi è stata abbastanza serrata, perché si cambiava un qualcosa che era in corso.
Sempre rigaurdo ai giovani, le imprese devono avere la possibilità di assumere una persona, prima c’erano 12 mila euro lordi, cifra bassissima, in realtà l’impresa per riuscire ad avere il finanziamento deve fare in modo che almeno un posto di lavoro ci sia.
La discussione sui giovani si è collegata ad un ragionamento fatto in merito alle aree montane, questo lo dico perché siamo stati sollecitati, lo dice uno che quando si parla di aree montane ha sempre un'attenzione particolare per conoscenza ed appartenenza, però è successo che molte imprese agricole e giovani che hanno fatto domanda, fuori dalle aree montane, sono rimasti esclusi, questo perché? Perché l’impostazione data era quella di avere principalmente per le aree montane un occhio di riguardo per un territorio in spopolamento nel quale l’agricoltura è un elemento fondamentale che va premiato.
Questo ha prodotto l'effetto che tutte le domande dei giovani sono state esclusivamente per le aree montane, ciò significa, anche per altri fattori, che è un elemento non corretto, nel senso di avere il privilegio, avere una indicazione maggiore, però tutto rientra lì. C'è stata un’ampia discussione per fare una correzione, cosa che è stata messa e questo lo dico ai tanti che hanno sollevato il problema sia in Commissione che nelle riunioni che abbiamo fatto. E' stata fatta una correzione. Nel programma di sviluppo rurale ci sono le norme generali per quello che riguarda la preferenza generale, non ci sono i punteggi, si dice che le aree montane …, quindi non è il Programma di sviluppo rurale che viene modificato, in realtà viene modificato in parte anche quello, anche su alcuni concetti generali, ma è modificato il punteggio, da 20 punti, che si davano alle aree montane, si è passati ai 10, quindi si è dimezzato. Sono stati modificati anche alcuni criteri preferenziali che daranno, si spera, la possibilità concreta che in rappresentanza, ci mancherebbe altro, ci sarà spazio anche per l’agricoltura della vallata al di fuori delle aree montane. Una risposta si è data, poi si verificherà se sarà sufficiente, per questo noi abbiamo chiesto che comunque ci sia una preferenza per le aree montane e che si intervenga anche nella globalità del territorio regionale.
Un altro argomento di discussione, e questo è l’ultimo che cito, veramente forte ed impegnativo è stato quello del biologico e lo è tuttora. Il biologico è uno dei settori che ha avuto ed ha un grandissimo riscontro nel senso della crescita, una grande immagine per i prodotti marchigiani. L’economia dal punto di vista agricolo è una di quelle che attira di più l'interesse degli imprenditori agricoli, su questo si era basato anche il ragionamento fatto nell’impostare il Programma di sviluppo rurale, e che il bando del biologico era libero, nel senso che non c’erano vincoli, tutti quelli che rispondevano ai criteri per partecipare al biologico potevano avere il finanziamento.
Questo era stato fatto con l'idea di incentivare il biologico, sta di fatto che le domande sono state tantissime, lo sviluppo del biologico è enorme, e nella prima fase, quelli che hanno fatto la domanda se avevano i requisiti hanno avuto il riconoscimento del loro finanziamento. Quindi, quasi tutti i soldi a disposizione sono stati già bloccati e consumati, significa che per riaprire un bando sul biologico, e lo devi riaprire, bisogna trovare innanzitutto dei fondi all’interno del Programma di sviluppo rurale e darsi anche delle regole. L’introduzione della modifica è stata anche discussa da parte delle associazioni di categoria che vorrebbero rimanere libere. E' complicato perché se si trovano i soldi ci saranno per tutti, però attraverso una graduatoria. Nel momento in cui i soldi a disposizione sono inferiori alle domande diventa difficile, perché quello è un diritto che loro hanno e se tu lo lasci aperto tu rispondi, quindi è impossibile aprire un bando lasciando questo dubbio.
Credo che mettere una graduatoria alle domande sia corretta, dopodiché spero anche che nelle varie modifiche e nei prelievi che si potranno fare all’interno del Programma di sviluppo rurale, quindi cambio di destinazione di fondi, si potranno trovare i fondi per dare le risposte.
Questi sono i tre passaggi, come dicevo prima, giovani, biologico e aree interne, che rimarcano un po’ di più, rispetto a tutti gli altri, il Programma di sviluppo rurale. Questi temi sono stati trattati, ho cercato di semplificare, in maniera forte e continuativa all’interno del tavolo verde, all’interno del Comitato di sorveglianza; un lavoro continuo.
Come Commissione abbiamo fatto un lavoro serio e devo ringraziare anche i commissari per il modo in cui hanno affrontato i problemi del Programma di sviluppo rurale. Il metodo con cui si è lavorato, non solo per questo, ma anche altri, è stato di confronto, di critica, anche nei confronti del lavoro che si stava facendo, in maniera sicuramente positiva.
Un altro aspetto che vorrei sottolineare, molto rilevante, che è legato all’importanza che ha, e lo dicevo prima, riguarda lo sviluppo rurale dei territori che sono stati soggetti al sisma e alla crisi per il terremoto. Ci sono anche dei provvedimenti che vengono incontro al Programma di sviluppo rurale, il primo provvedimento è di 72 milioni. A livello governativo si è stabilito che la quota parte che la Regione deve mettere per il Programma di sviluppo rurale, la mette direttamente lo Stato, e sono 72 milioni che vengono dati esclusivamente per le aree terremotate. Questo significa che c’è la possibilità di investire e di fare una politica per alleviare le sofferenze ed i problemi di natura socioeconomica. Questo è qualcosa di molto significativo.
Va anche detto che la Regione Marche, quando è stato approvato questo provvedimento, aveva avuto danni minori, perché era dopo il primo terremoto. Di questo ne abbiamo già parlato con l’Assessore, è da far presente, perché sia il Lazio - che ha un Programma di sviluppo rurale notevolmente superiore al nostro, avrà molti milioni di euro di più - che l’Umbria, che per una questione storica ha il Programma di sviluppo rurale maggiore del nostro, avranno molti più milioni di noi che abbiamo il 62-63% dei danni. Quindi anche questo è un valore che potrebbe crescere, come quello di poco più di 100 milioni di cui si sta parlando e che potrebbe diventare di più nella trattativa con il Ministero. Soldi sul Psr legati ai finanziamenti europei, anche su questo abbiamo la possibilità di avere dei finanziamenti interessanti.
Al riguardo abbiamo presentato un ordine del giorno, preparato in Commissione e votato all’unanimità dalla stessa, altro aspetto positivo del lavoro che si è fatto, con il quale si chiede che, in maniera semplice, i soldi previsti dagli investimenti legati alle aree terremotate vengano spesi velocemente per dare una risposta socio-economica a questi territori, che si faccia informazione al Consiglio tramite la Commissione, che si attui la semplificazione amministrativa, anche questo è uno degli elementi di cui abbiamo parlato con i dirigenti dell’ufficio. Vorrei ricordare che è andata in pensione ed ha terminato il proprio lavoro la dott.ssa Martellini che ringraziamo ed il suo posto è stato preso dal dott. Bisogni che è venuto in Commissione, lo conosciamo da tempo, persona preparatissima. Devo dire che i dirigenti dell’Ufficio agricoltura sono persone altamente competenti e qualificate che trattano la questione del Programma di sviluppo rurale con grande competenza.
Tornando all’ordine del giorno il fatto importante è capire, se possibile, anzi bisognerebbe farlo, qual è l’esigenza degli agricoltori prima ancora di fare i bandi, quindi fare delle sperimentazioni in modo che nel momento in cui si fa il bando si ha la possibilità di farlo in maniera più diretta. Ne avevamo già parlato anche in Commissione, chiedendo al dirigente che si è reso disponibile. Questo è l’ordine del giorno di cui noi chiediamo l’approvazione.
Il Programma di sviluppo rurale è stato mandato al Cal ed al Crel e tutti e due hanno espresso parere favorevole e, per quello che riguarda il Crel, ci sono delle osservazioni che noi abbiamo recepito nell’ordine del giorno, quindi in qualche modo diamo una risposta. Il Cal ha dato parere favorevole senza nessuna osservazione.
Vorrei chiudere ed utilizzare lo spazio del Programma di sviluppo rurale per riprendere un ragionamento e legarlo alle aree interne, ci sta benissimo. Quando si parla di terremoto e di zone terremotate, prima l’Assessore Bravi l'ha ricordato, l’ho detto già un’altra volta in Consiglio, attraverso il Programma di sviluppo rurale si vogliono rilanciare le nostre aree interne perchè, secondo me, al di là di chi ha avuto danni materiali dalle scosse, tutte le aree interne avevano dei problemi già prima del terremoto, continuano ad averli oggi e li avranno anche per il futuro, nel senso che c’è un processo di crisi dovuto allo spopolamento ed a situazioni economiche complicate che fanno perdere abitanti.
Questo è un processo abbastanza evidente, non c’è bisogno che lo ricordi perché ci sono i dati. Abbiamo lo spopolamento della dorsale soprattutto a confine, questo non è un problema solo delle Marche, ma dell’Italia centrale, principalmente dell’Appennino. La situazione è stata messa ancora più in evidenza dalla questione del terremoto, si deve quindi interviene con una politica di carattere nazionale, quella del Programma di sviluppo rurale è una parte importante, ma non è sufficiente. C’è bisogno di fare un programma di sviluppo vero per rilanciare alcuni servizi fondamentali, altrimenti i prossimi 30 anni racconteremo un’altra storia ed avremo i Paesi delle aree interne, e ne ho visti nelle Marche, ma so che ne esistono anche in Umbria, ancora peggio in Abruzzo e Lazio, con le stesse problematiche che sono aumentate ed acuite in seguito al terremoto.
Quello del Programma di sviluppo rurale è sicuramente una risposta e noi dobbiamo fare il possibile per gestire al meglio i nostri atti. A livello nazionale si era incominciato a discutere della questione delle aree interne, ma a livello politico non c’è stata una presa di posizione vera e non si è portato avanti il discorso in maniera chiara. Se vi ricordate per le aree interne è venuto anche qui Barca che ha parlato di servizi importanti, di trasporti, di scuola, di salute, fattori essenziali per poter rimanere in quei luoghi. Non stiamo parlando di raddoppiare gli abitanti, ma di avere la possibilità di rimanere in questi territori, altrimenti da qui a 30 anni quei Paesi saranno completamente spopolati con danni che si ripercuoteranno su tutta la regione Marche. Su questo c’è bisogno di provvedimenti chiari a carattere nazionale.
Detto questo chiudo, nel senso che abbiamo compiuto il lavoro che riguarda una parte importante di questa fase del Programma di sviluppo rurale con molti cambiamenti che sono all’interno. Da domani cominceremo a vedere gli effetti e se necessario cambieremo nuovamente perchè da migliorare c'è sempre. Grazie.

Presidenza della Vicepresidente
Marzia Malaigia

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Celani.

Piero CELANI. Grazie Presidente. Vista l’ora e l’elevato grado di attenzione, il treno che parte, come giustamente ricorda l’Assessore Cesetti, cercherò di essere piuttosto breve, però spero di essere anche incisivo per far capire alcune tematiche che mi stanno particolarmente a cuore.
E’ molto difficile, direi quasi al limite della razionalità, entrare nel merito di un documento quale il Psr che conta più di 1.000 pagine, difficilissimo entrarci dentro.
Questa grande mole di carta dimostra la complessità del tema ed anche che qualcosa deve necessariamente essere rivista, qualcosa non funziona in questa architettura che è stata costruita. Però onestà intellettuale vuole che qualche passettino avanti è stato fatto in questo anno per aggiustare alcuni temi, alcune situazioni che erano da sistemare.
Oltre a questa positività che ha illustrato il Presidente Traversini, a cui va dato atto dell’impegno che ha profuso insieme a tutta la Commissione, ma anche alla struttura che ci ha supportato in tutti i sensi, devo dire che permangono delle criticità, scusate il termine ed il ragionamento che faccio, che annacquano quelle positività che sono prevalentemente di carattere tecnico, quegli aggiustamenti che sono stati fatti.
Questo lo dico con un po’ di rammarico perché il Programma di sviluppo rurale è un investimento grosso per la nostra regione che poteva dare, e spero che lo darà in futuro, un effetto positivo all’economia agricola, in modo particolare nell’entroterra delle aree montane. Prima era importante, lo è maggiormente oggi dopo gli ultimi eventi prodotti dal sisma.
L’obiettivo del Psr nelle aree interne, nelle aree montane, è quello di ragguagliare un po’ il reddito delle aziende agricole, delle comunità che stanno all’interno del territorio per paragonarlo alle aziende che vivono nella media valle e nella costa in condizioni diverse dal punto di vista orografico, dal punto di vista socio-economico, dal punto di vista dei servizi di cui possono usufruire, quindi l’azione dovrebbe essere molto più incisiva di quanto non lo sia stata fino adesso.
Voglio esaminare velocemente alcune criticità di questo Psr anche alla luce di quanto avevamo detto circa un anno e mezzo fa quando l'abbiamo licenziato, mi sembra nel settembre 2015. L'abbiamo fatto abbastanza velocemente, l'abbiamo fatto anche con un atto di fede, c’erano dei bandi che dovevano essere emanati e c’erano delle risorse. Eravamo in ritardo perché questa programmazione è partita nel 2014, e si concluderà necessariamente nel 2020, e dovevamo impedire situazioni, come abbiamo visto, di trascinamento dei progetti, quindi il risucchiamento di alcune risorse sull’attuale programmazione. “Bene - abbiamo detto - lo approviamo così com’è, però stiamo attenti perché questo Psr deve essere rivisitato affinché possa produrre quell’effetto che tutti ci proponiamo”.
Andiamo a vedere quali sono le criticità che secondo me sono irrisolte e che producono più effetti negativi che positivi, effetti prodotti da quelle varianti tecniche che sono state apportate, introdotte dagli investimenti messi a finanziamento di particolare rilevanza che aspettavano da tempo. Voglio mettere in evidenza queste criticità che, secondo me, sono irrisolte.
La prima cosa è insita in questo grande volume di carta che c’è stato presentato perché le misure sono rimaste tali e quali: 99. Probabilmente non potevano essere toccate, perché quello era un accordo già fatto con la Comunità europea, però qualcosa doveva necessariamente essere fatto perché più misure si mettono a finanziamento, a bando, e più si perde di vista l’azione incisiva che deve fare il Psr sul territorio. Questo è naturale. E' necessario individuare 5, 6, 7 filiere in modo tale che investendo forte su queste si possa produrre una maggiore ricchezza sui nostri territori. E questo è irrisolto. Credo che il problema sia a monte, non poteva essere risolto durante questo anno, però doveva essere affrontato.
Avevamo detto che volevamo un report della precedente programmazione in termini di produzione degli effetti concreti del Psr perchè volevamo sapere quanto era la ricchezza in più che era stata prodotta nel territorio marchigiano nella precedente programmazione o nei due anni precedenti. Quanto è la maggiore occupazione che è stata prodotta da questo investimento che è sempre molto grande? Quali sono gli indicatori che dovevano essere presi in considerazione per fare questa valutazione in modo tale da apportare delle modifiche che potessero incidere veramente nello sviluppo delle nostre aziende?
Queste domande sono rimaste irrisolte, tanto è vero che, come vedremo, questo status viene dimostrato dai risultati che ci ha prodotto il Comitato di sorveglianza riferiti al 31 dicembre 2012, dopo li vedremo insieme.
L’altro aspetto che mi ha particolarmente colpito ed ha colpito la Commissione, qui vedo pure i colleghi che hanno condiviso questa preoccupazione, è che la prima applicazione dimostra che l’analisi dei fabbisogni, che è stata fatta a monte di questo Psr 2014-2020, è un un po’ squilibrata, starata, perché i bandi sono starati. Sta a dire che gli importi che sono stati messi a bando sono nettamente inferiori alle richieste di talune situazioni, mentre in altre sono sovrabbondanti. Quindi significa che l’analisi dei fabbisogni a monte non ha funzionato, deve essere corretta anche se devo dire che in taluni casi è stata corretta, ma con l’accetta, perché il discorso delle aziende giovani credo che produrrà qualche sconquasso nei territori, qualche disamore, perché prima abbiamo incentivato i giovani, in modo aperto forse troppo, perché abbiamo dato dei contributi di 70 mila euro a ciascun giovane se era in montagna e di 50 mila se era in pianura, e se le aziende erano realizzate da 1 o 2 giovani li finanziavamo tutti e due, adesso le risorse sono drasticamente ridotte, quindi credo che questo alla fine inciderà nei bandi che usciranno nel 2017.
La mancanza di un'analisi profonda del fabbisogno, che doveva essere fatta all’inizio, sta a dimostrare alcuni numeri sull’avanzamento del Psr che il Comitato di sorveglianza ha prodotto al 31 dicembre 2012.
Ve li leggo velocemente giusto per far capire che cosa è successo: sono stati attivati bandi per tipologie di operazioni a dotazione finanziaria prevista che rappresentano già l’84% del totale Piano finanziario, per l’81% degli importi messi a bando è scaduta la presentazione, il contributo richiesto per i bandi chiusi rappresenta il 147% della dotazione messa a bando, quindi c’è uno squilibrio molto forte.
Una cosa di cui siamo molto preoccupati, avevamo detto che su questo si doveva lavorare molto per incidere anche sulla tecnocrazia, sulla burocrazia, per incentivare la capacità di spesa del Psr.
Che cosa ci dicono i membri del Comitato di sorveglianza? Ci dicono che al 15 ottobre 2016 sono stati liquidati fondi pari al 2% della dotazione del Psr, tra l’altro per progetti trascinati dal Psr 2007/2013, quindi significa che noi non abbiamo ancora liquidato nulla, nemmeno per quanto riguarda il biologico, dove c’è poco da fare istruttoria, perché quelle sono liquidate quasi come fossero domande a sportello, sono fatti e liquidati verificando soltanto l’ammissibilità. Quindi la capacità di spesa resta ancora ridottissima e questo ci preoccupa ovviamente moltissimo. Tra l’altro non è stato mai affrontato questo problema e mi sembra che in Commissione nessuno ci abbia detto cosa sta succedendo con l’ente erogatore e quali sono i rapporti con l’ente erogatore. Che cosa sta facendo la Regione per eliminare questo empasse? Questo grande ritardo dell’ente erogatore che rallenta tutti i processi di pagamento e va a svilire tutto il lavoro che la Regione fa correndo, facendo istruttorie, facendo decreti, approvando tutto, facendo graduatorie e mandando tutto a Roma, alla Agea, dove poi tutto si ferma.
Vorrei sapere in questo anno che cosa è stato fatto. C'è l’idea di fare qualcosa, come ha fatto la Toscana, come ha fatto il Lazio, come ha fatto la Lombardia, creare qualcosa in house per sopperire a questa mancanza? Questo è un punto molto tecnico.
Altra criticità, dato che riduciamo i contributi per le aziende giovani, ci si aspettava che si riducesse da 8 a 5 anni anche il tempo che i giovani dovevano rimanere in azienda. L’Umbria lo ha fatto, noi non siamo riusciti ad ottenerlo, potevamo ottenere qualcosa perché diminuiamo drasticamente questi finanziamenti, per lo meno potevamo dare questa prospettiva.
Poi ci sono alcuni punti irrisolti, ad esempio: il mancato finanziamento dei punti vendita extraziendali. In un momento come questo in cui stiamo vivendo una crisi tremenda nelle aree interne soprattutto per effetto del terremoto, era molto importante che questo potesse essere concesso. Noi abbiamo delle zone terremotate, che vanno da Arquata fino ad Acquasanta, da Montegallo ed altre, dove non ci sono strutture agibili e non è possibile che un'azienda agricola possa trovare all’interno del suo Comune un edificio agibile da adibire a punto vendita extraziendale. Questa è una cosa importante, molti saranno in difficoltà, già non avranno contributi per quanto riguarda il terremoto, perché se non prendono una struttura all’interno dello stesso Comune non avranno alcun finanziamento, ma non potranno neanche accedere ai finanziamenti all’interno del Psr. Questo ci porta ad una riflessione sul fatto che in tutte le centinaia di pagine del Psr non si fa riferimento, non c’è mai una parola, al sisma.
E’ vero che questa nuova progettualità era già in corso d’opera a luglio ed agosto e la prima scossa di terremoto si è verificata il 24 agosto, però qualcosa poteva essere fatto da questo punto di vista. Queste sono criticità che difficilmente potranno essere recuperate in questo anno.
Molte aziende dell’agroalimentare ad esempio chiedevano contributi per la surgelazione, qui non è stato fatto nulla, ora vengono chiesti con forza perché l’agroalimentare viaggia a velocità della luce e le superproduzioni devono essere accantonate, non possono essere buttate, né messe sul mercato facendo crollare i prezzi. Questo è un discorso molto importante.
Queste sono delle criticità, adesso non vorrei dilungarmi perché credo che molti di voi ormai avranno capito le difficoltà che abbiamo incontrato. D’altra parte questo ordine del giorno, che abbiamo visto in Commissione, sta a significare queste difficoltà, queste carenze del Psr, perché quando si dice che si impegna la Regione a concertare con il Governo in modo che le provvidenze contenute all’interno del decreto 189 possano essere destinate subito alle aree montane, significa che il Psr in questo momento non dà nulla; quando si dice che l’Assemblea deve essere informata velocemente di tutto quello che sta succedendo all’interno dell’applicazione del Psr sta a significare che il report non ci soddisfa, questi dati che vengono dal Comitato di sorveglianza non ci soddisfano; quando si dice che bisogna compiere degli sforzi di semplificazione, significa che queste 1.000 pagine vanno ridotte e poi, e questo è l’ultimo punto che ha introdotto il Consigliere Fabbri, a verificare in via sperimentale, attraverso inviti a manifestazioni di interesse rivolti ai potenziali beneficiari, i contenuti essenziali di accesso ai bandi, questo sta a dimostrare la carenza dello studio dei fabbisogni che sta a monte del Psr.
Queste che ho illustrate non sono carenze inventate, non sono carenze dette così soltanto per essere l’alter ego del Consigliere Traversini, perché le abbiamo riconosciute tutte e ci sono.
Ben venga l’ordine del giorno perché auspica che ci sia un cambiamento, una svolta velocissima.
Per quanto riguarda i contenuti della programmazione relativa a questo anno, dato che dovremmo aspettare un altro anno per fare queste modifiche, perché più di una all’anno non se ne può fare, mettiamoci subito a lavorare perché queste carenze siano subito superate e magari nella programmazione del 2018 siano tutte scompare. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie. Sento giustamente e con piacere che l’analisi è molto simile sia per la maggioranza che per l'opposizione, effettivamente in Commissione ci siamo confrontati in maniera approfondita con i Servizi, con le associazioni degli agricoltori e tra di noi.
Voglio soltanto riportare velocemente dei dati per dare concretezza alle opinioni che stiamo esprimendo.
Ci sono quasi 100 misure nel Psr e il rischio di frammentazione e di polverizzazione di queste misure è molto alto, rischiamo di dare un piccolo aiuto a tutti, ma di non risolvere, di non dare una svolta strategica all’agricoltura marchigiana, che invece ne ha bisogno.
Abbiamo patito quest’anno il prezzo del grano molto basso, ad esempio, vediamo da anni che spesso il girasole non viene raccolto e marcisce, gli agricoltori lamentano problemi di sopravvivenza, quindi occorre dare una sferzata a questo Piano di sviluppo rurale che ricordo sempre avete approvato un anno fa ed essendo di 1.100 pagine per 100 misure, è molto complesso da modificare.
Consideriamo che quando un agricoltore, una ditta agricola vuole partecipare ad un bando deve investire con alcuni mesi di anticipo per prepararsi, andare in mano al consulente che fa la domanda, oltre al tempo ci vogliono anche qualche migliaio di euro, quindi a mio avviso è importante non sprecare il colpo, perché parliamo dei soldi vivi dell’agricoltore.
Sono state presentate 9.600 domande, 219 milioni di euro messi a bando, bando che è già stato chiuso, quindi quasi il 50% della capacità complessiva settennale del Psr a fronte di 322 milioni di richiesta, quindi abbiamo oltre 100 milioni in più di richieste e questo vuol dire che c’era una grandissima aspettativa che adesso rischiamo vada delusa, speriamo di no, bisogna però decidere come gestire questi soldi, questi 100 milioni che mancano all’appello.
Politicamente dobbiamo verificare se mettere effettivamente a gara tutte e 100 le misure, oppure definire quelle che non vanno messe a gara e stornare quei soldi sulle misure che hanno maggior richiesta.
Voglio soltanto puntualizzare che sulla competitività delle aziende erano disponibili 55 milioni di euro sono stati richiesti 128 milioni di finanziamenti, più del doppio, 1.400 domande.
Sullo sviluppo e sulle filiere erano disponibili 15 milioni di euro, ma le domande sono state 600 per un ammontare complessivo di 44 milioni, 48 milioni è la dotazione complessiva del settennio, quindi già abbiamo saturato la disponibilità di questa misura.
Per il biologico mancano 30 milioni di over booking, quindi richieste in più, per i giovani 20 milioni, per le aziende e l’agroindustria 50 milioni, ecco i 100 milioni che vengono fuori complessivamente.
Abbiamo lavorato per capire ed andare a fondo del Psr, però le modifiche che sono state fatte in questo momento, a mio avviso, non sono assolutamente all’altezza, tra l'altro ci sono delle misure che non ci trovano concordi.
L'aver diminuito da 70 a 50 mila euro e da 50 a 40 mila euro il premio dei giovani, senza la possibilità di darne il doppio, vuol dire modificare in corsa le regole del gioco per cui c’è un bel fermento nelle nostre campagne per questa cosa.
Non è stato inserito nulla di concreto sul terremoto, occorre inserirlo.
Nessuna semplificazione finora è stata fatta, bisogna che facciamo lo sforzo. A mio avviso il Psr non può essere di 1.000 pagine, deve essere di 250 pagine, le misure non possono essere 100, devono essere 40, bisogna fare delle scelte strategiche, dobbiamo andare verso nicchie di qualità, non possiamo continuare a dare sussidi di sopravvivenza per andare in concorrenza sul prezzo, perché non ce lo possiamo più permettere.
Alla mancanza di strategia va assolutamente posto rimedio e l’errore di analisi sui fabbisogni è chiaro, i numeri stessi lo dicono.
Nella proposta di ordine del giorno si introduce il discorso di sperimentare dei prebandi che condivido perché focalizza quali sono i bisogni impellenti e le modifiche che il Psr deve subìre. Introduciamo quindi qualcosa di specifico per il terremoto, immediatamente. Come Commissione vogliamo continuare a partecipare e a dialogare con i servizi e con i portatori di interesse per mettere mano alla prossima modifica che sia realmente e finalmente efficace. La semplificazione amministrativa è un must, se ne parla tanto, ma bisogna assolutamente procedere in tal senso e i prebandi, cioè queste manifestazioni di interesse, possono essere la chiave di volta, ecco perché ho insistito parecchio oggi in Commissione per inserire sull’ordine questo punto qua, in modo da ritarare le misure.
Detto questo, la nostra posizione di voto è contraria alle modifiche perché insufficienti e perché non danno la svolta che dovrebbero dare al Piano di sviluppo rurale, mentre esprimiamo il voto favorevole sull’ordine del giorno condiviso da tutta la Commissione perché individua i tre settori su cui dobbiamo assolutamente lavorare quest’anno.
Non possiamo sprecare la prossima modifica, sennò si arriva ad un nulla di fatto e bisogna poi riprogrammare perché siamo già nel 2017 e nel 2020 si chiude la tornata del Psr . Abbiamo già un fenomeno preoccupante che è quello del trascinamento dei fondi da un Psr all’altro, sono stati pagati 10 milioni di euro per il trascinamento delle misure del Psr che si è chiuso nel 2013, arriveremo a circa 20 milioni, gli uffici non stimano di più, però non possiamo continuare a spendere soldi nuovi di questo Psr per misure “vecchie”, con un’altra priorità, con un’altra strategia. Non possiamo lasciare in eredità al prossimo Psr 2021-2027 la stessa situazione, occorre accelerare, impiegare in maniera strategica tutti i soldi disponibili e questo richiede un grosso sforzo di modifica del documento che io auspico. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Grazie Presidente. L’intervento sarà breve a cui accompagno la dichiarazione di voto favorevole da parte del gruppo Udc, con la necessità di qualche piccola sottolineatura. Innanzitutto, per una questione anche di coscienza, prendere atto che provvedimenti come il Psr non possono essere più approvati come abbiamo fatto nella precedente legislatura.
L’evidenza politica a volte ci fa correre, come è stato fatto nel 2015, con una celerità impressionante tanto che un atto di più di 600 pagine è stato approvato con due passaggi in Commissione. Faccio ammenda essendo in quella Commissione e me ne rendo conto sempre di più adesso, però a volte, caro Consigliere Traversini eravamo insieme, si fanno queste cose perché si vuole andare incontro, perché si vuole comprendere, perché era necessario ed urgente farlo, altrimenti chissà che cosa avremmo perso in Europa, dovevamo essere i primi della classe, perché le categorie premevano.
E’ l’ultima volta, per quello che mi riguarda, di mi trovo costretto sotto pressioni politicamente e popolarmente significative, ad approvare atti per i quali poi dobbiamo fare la rincorsa.
La rincorsa la dobbiamo fare, prendo due casi fra tanti, uno che si poteva evitare ed un altro che poteva essere introdotto, gli unici due che poi ho intercettato e di cui ho fatto già note scritte e verbali sia da Assessore che da Presidente della Commissione.
Il primo, nel Psr ci eravamo dimenticati dei birrai, un settore che sta crescendo e che, ringraziando Dio e la buona natura, sta dando reddito, anche perché fanno birra buona. So che il Presidente Traversini farà insieme alla Commissione, giovedì prossimo, una audizione di questo tipo. Ce ne eravamo completamente dimenticati nelle misure di riferimento, poi sono stati inseriti.
Assessore, abbiamo una cosa buffa che probabilmente non sarà mai recuperata. La misura che riguarda l’intervento per le aziende di trasformazione del luppolo e di tutti i prodotti necessari per fare la birra viene indicata in maniera intelligente dall’Unione europea che dice che le aziende di trasformazione debbono essere sul terreno dell’azienda produttrice, quindi finanziamo solo quelle che stanno sul terreno, allora trasferiamoci nella patria della birra, la Germania, dove il terreno destinato a questo tipo di coltivazione credo che sia di qualche ettaro e non di poche decine di metri quadrati come potrebbe essere nel nostro caso. E' chiaro che si può anche immaginare una cosa di questo genere, immaginate una cosa di questo genere nelle valli, in modo particolare in provincia di Macerata, dove non c’è più terreno e dove intelligentemente i Comuni hanno destinato a tutte le attività di trasformazione, comprese quelle agricole, una zona industriale, per cui ce l’hai a 5, 6 chilometri. Se noi dovessimo applicare questa norma, così come l’Europa ce l'ha detta, sarebbe un pullulare di nuovi edifici, di nuove fabbriche, quindi cementificheremo, aumenteremo il livello di cubature, di cementificazione, di coperture del territorio. Sembra questa una cosa impossibile da spiegare in Europa, una cosa che non si riesce a capire. A suo tempo ho suggerito agli uffici di dire che il trasformatore della Val di Chienti o della Val di Fiastra o della Valle d’Ete non va a fare la trasformazione a Bologna, è evidente che non puoi dare un beneficio a chi va a trasformare in un qualsiasi birrificio industriale, ma all’interno di un raggio di 25/30 chilometri è chiaro che siamo dentro una programmazione di territorio, cioè finito, prendo il mio carrettino, quel poco che ho prodotto, lo porto in birrificio e me lo faccio trasformare.
Sembra impossibile che questo accada, cercherò di rispiegarlo perché come sostenitore dell’Europa e come sostenitore dell’euro ho tutto il diritto di sputtanarli in tutte le sedi possibili ed immaginabili, chi invece è sempre contrario all’Europa queste cose non le può dire, perché sarebbe una cosa in più rispetto a tante.
Un’altra cosa che ho già verbalmente sottolineato all’Assessore e che non riesco a capire, al di là di tutte le ragionevoli burocrazie e primazie politiche europee, è che noi non possiamo introdurre piccoli criteri aggiuntivi sui bandi europei dicendo che chi fa una determinata cosa può ottenere determinati punteggi aggiuntivi rispetto a quelli già previsti.
Questa autonomia, lo dico anche al Presidente, capisco che il 2,7% del peso delle Marche sul totale nazionale, figuriamoci su quello europeo, conta praticamente nulla, ma a volte una cosa intelligente potrebbe avere anche una sua risposta. Visto che non abbiamo più soldi da dare per nessun tipo di cosa, quando riusciamo a fare una previsione di legge regionale di questo tipo, potremmo anche indicare, come indica una legge regionale già approvata nella precedente legislatura, la possibilità di avere non dico il 50% del punteggio totale, ma il 10%, il 5% del punteggio totale per chi corrisponde a questo. Significa incrociare ad una provvidenza di natura europea anche una normativa di carattere regionale.
Questo risponderebbe pienamente ad un’idea federale o federalista dell’Europa, mi dispiace che anche questa volta il Consigliere Zaffiri arrivi dopo le mie previsioni, perché non ce ne azzecca una, né lui né la Consigliera Malaigia, né il Consigliere Zura Puntaroni, (…), no gliela do io perché l’ho fregata per la seconda volta indicando …, perché qui faremo il federalismo e l’Europa non sarebbe più un grosso problema, il federalismo lo fai se dentro quelle regole, che vengono dettate in maniera pianificata dalla Svezia a Cipro, sono indicati anche da noi piccoli punteggi sui bandi e su determinate misure che vengono determinate e decise non a livello europeo, ma dalla legislazione italiana o regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.

Sandro ZAFFIRI. Siamo in ritardo, ma in una giornata piena di lavori la Lega vuole esprimere delle considerazioni in riferimento a quello che tra poco si voterà in Aula.
Su questo Piano abbiamo trovato atti già fatti dall’amministrazione precedente, ci siamo trovati di fronte a dei bandi blindati e questo è, ancora oggi, secondo noi della Lega, un problema vero. Un problema troppo centrato su una burocratizzazione molto pesante, ed anche le 1.000 pagine del Piano, a cui ha accennato il Consigliere Celani, ne sono la dimostrazione.
Manca, rispetto all’economia di oggi, la velocizzazione. Oggi la politica è in ritardo rispetto all’economia e questo secondo noi è l’aspetto essenziale. Noi impieghiamo troppo tempo per decidere e poi non abbiamo la certezza dei progetti che vengono finanziati e che al momento del pagamento, in qualche circostanza, non vengono regolarizzati o liquidati. Questo è un aspetto importante, l’imprenditore fino all’ultimo momento non sa con certezza matematica se e quanto prenderà di quanto previsto nel progetto. Pertanto anche la regolarizzazione dei finanziamenti è un meccanismo da modificare, perché se a livello regionale il finanziamento viene approvato, la società che viene da Roma il progetto lo deve liquidare. Questo è un problema pesante, credo che vada rivisto questo passaggio estremamente importante perché si può snellire, con semplici manovre, una burocrazia che mette in difficoltà.
Bisogna capire, ancora manca secondo noi, cosa succede di questi finanziamenti che vanno alle imprese, cosa succede nella ricaduta del reddito, del Pil a livello locale e quanto incide su una eventuale occupazione, perché queste cose devono essere collegate, finanziamento e occupazione, e noi oggi non abbiamo la possibilità di verificare cosa effettivamente producono questi finanziamenti.
Come gruppo della Lega ci aggiungiamo alla richiesta di maggiori finanziamenti alle zone terremotate, personalmente e a nome del mio partito ringrazio il Presidente della II Commissione che ha lavorato e lavora bene, solo che tutti soffriamo di un aspetto importante, che è quello del meccanismo dell’apparato, passatemi la parola, dell’esecutivo. Gli uffici dovrebbero essere più attenti, capiamo però che è difficile lavorare su 1.000 pagine, bisogna ridurre tutta questa carta che inutilmente viene prodotta.
Se in futuro potranno essere recepite queste osservazioni noi esprimeremo delle valutazioni diverse rispetto alla situazione attuale.
L’ordine del giorno va maggiormente ad integrare le cose che dentro quest’Aula sono state dette, è un aspetto positivo, pertanto ci sentiamo in dovere di votarlo, anche con le considerazioni che ho detto prima in riferimento al Presidente della II Commissione.
Per quanto riguarda il Piano esprimiamo una considerazione negativa fino a quando non riusciremo a capire quali sono i benefici che ricadono sui territori grazie a questi finanziamenti. Per noi è un aspetto essenziale ed importante e non vorremmo che questi progetti, come ho detto prima, di fatto blindati dalla precedente legislatura, si protraggano nel tempo e diano soltanto dei finanziamenti a chi li ha presi sempre, da 20 anni a questa parte, senza portare una ricchezza, un miglioramento all’economia del territorio. Credo che questo sia un aspetto essenziale da riguardare e se i Piani andranno in questo senso, in questa direzione, saranno senz’altro positivi per il territorio, ma se andranno, come fino ad oggi è successo, soltanto a favore dei soliti noti, non risponderanno alle aspettative della comunità per migliorare l’occupazione e l’economia. Grazie.

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Voglio ringraziare il Presidente della Commissione Traversini perché ha esplicitato benissimo le modifiche che abbiamo deciso insieme in quest’Aula quando approvammo il 15 settembre 2015 e, non parto da lì non vi preoccupate, decidemmo che sarebbero state accolte tutte le eventuali osservazioni fatte soprattutto dalle associazioni e dalle aziende. Non va dimenticato che si è arrivati in Commissione dopo un percorso piuttosto lungo nel quale, come ufficio, abbiamo fatto delle richieste alle aziende ed alle associazioni di categoria che ci hanno mandato delle osservazioni puntuali che sono state contro dedotte e discusse nei tavoli verdi, quindi nei tavoli strategici, e che sono state poi discusse tecnicamente e una volta discusse tecnicamente sono state trattate anche in Commissione. Erano frutto di idee che noi avevamo già, nel senso che, come si diceva, l’indirizzo era verso le aree interne senza esagerazione, ma per i soliti noti sarà difficile, posto che una misura che è stata molto discussa è quella dei giovani dai 18 ai 40 anni, con un'attività iniziata da 12 mesi, adesso l’abbiamo portata a 24, quindi sarà difficile che siano i soliti noti almeno quelli del bando giovani della 6.1.
Ci sono anche altre questioni, oltre a quelle che ha sollevato giustamente il Presidente Traversini, quella del consumo di suolo, quindi la misura 4.2, per esempio, l’incentivazione all’acquisto di manufatti già esistenti. Una cosa di cui non si è parlato è la misura 5.2 che riguarda i finanziamenti per i danni subìti dalle calamità, in particolare il terremoto. Prima il Consigliere Traversini l’accennava, si dice che non c’è nulla sul terremoto invece lì c’era un finanziamento all’80%, seppure a rendiconto, che adesso è stato portato al 100%. Quella misura sarà ampliata.
Prima parlavamo del 17%, il famoso 17% di cofinanziamento che verrà pagato dal Governo invece che dalla Regione e servirà per una strategia delle aree terremotate, ovviamente le aree terremotate sono maggiormente quelle interne, ma è ovvio che avranno un vantaggio tutte le zone agricole perché, utilizzando quei fondi per le zone terremotate, riusciremo a liberarne altri per poter supportare anche le aziende che sono magari nell’alto pesarese, per dire. Non è che noi utilizziamo soltanto questi fondi per le aree interne terremotate, principalmente per quelle, ma anche per le altre.
Si penserà ad una strategia, ora il tavolo è aperto tra i 4 Assessori regionali ed il Ministro Martina, perché noi diciamo che una parte di questa strategia deve essere locale e deve servire ad implementare alcune misure del Psr, quelle che hanno più necessità, come per esempio il bando giovani, quella degli investimenti, quella del biologico.
Ora è abbastanza strano sentir dire che di 538 milioni di euro noi ne abbiamo messi a bando 307 in un anno e qualche mese e delle 9.690 domande che ci sono state, noi abbiamo concesso 171 milioni di euro e finanziato 8.134 domande, ce ne erano ulteriori. E’ chiaro che le aspettative sono molto alte, anche perché il settore primario è in crescita, soprattutto il biologico. 80 milioni di euro sono finiti in un soffio perché come sapete la scelta era quella di dire: si faccia il biologico nelle Marche. Andiamo verso la qualità, andiamo verso le eccellenze, andiamo verso i prodotti certificati, in questo momento nelle Marche tira e se abbiamo già messo a bando più della metà del Psr, 5+N+3 e quindi la dotazione per otto anni, significa che il lavoro è stato fatto ed è stato fatto velocemente.
Più di 53 bandi emanati, credo che più di questo gli uffici non potessero fare, anche perché siamo i primi in Italia, vorrei ricordare che siamo la prima Regione in Italia per numero di bandi emanati e per somme messe a disposizione e siamo anche la prima Regione d’Italia che ha approvato due Psr nel giro di un anno e qualche mese. Con tutte le migliorie che si possono fare, con tutte le critiche che si possono fare, però nelle Marche stiamo andando molto veloci.
Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo seguito le esigenze che ci venivano rappresentate, come il Presidente Traversini ha detto, non ci siamo basati su elementi non realistici, ci siamo basati su quello che serviva alle imprese, come? Vedendo quali erano le misure che erano state maggiormente raccolte e dà lì siamo partiti per l’implementazione.
E’ chiaro che noi abbiamo un obiettivo che è quello della Giunta, è quello di ridurre nel Psr e nelle modifiche, il consumo di suolo, incentivare il biologico, il ricambio generazionale e l’innovazione, pur rimanendo nella tradizione. E' chiaro che nessuno di noi vuole andare verso la quantità, saremmo perdenti se puntassimo alla quantità, puntiamo alla qualità, al legame con il territorio.
Siamo stati molto feriti, una cosa che vi voglio dire è che il 17% è una partita, l’altra partita aperta è quella del fondo di solidarietà dei Psr al quale stiamo lavorando, come sapete in Emilia fu dato il 4% di una annualità del Psr pari a circa 100 milioni di euro per il terremoto, la Regione Marche insieme alle altre tre Regioni sta discutendo di questa percentuale che deve essere data dai Psr delle altre Regioni.
Le altre Regioni hanno aderito, nell’ultimo Cpa hanno dato la loro disponibilità, si tratterà di vedere come suddividerlo negli anni, quale percentuale, le annualità sono più di una, perché nel caso dell’Emilia Romagna si è arrivati all’ultima annualità, noi ne abbiamo davanti diverse, quindi dovremo scegliere una percentuale più piccola, si parla di una cifra intorno ai 200 milioni di euro da ridistribuire tra le quattro Regioni, vedremo come farlo in base ai criteri che non potranno non tener conto dei danni che abbiamo subìto.
Credo che il lavoro che è stato fatto sia grande. Ricordo a tutti che il 2016 è stato un anno importante per l’agricoltura, no carta, quindi il nostro Siar ha lavorato e non c’è stata più la possibilità di presentare in cartaceo le domande, per cui tutto è informatizzato, se questa non è semplificazione amministrativa ditemi che altro può esserlo! E' tutto tracciato, il nostro Siar è talmente all’avanguardia che abbiamo venduto il nostro sistema ad altre Regioni, anche Regioni del nord, e questo è un vanto per tutti noi.
Adesso voglio soltanto dare due dati che riguardano le morti degli animali da reddito nei Comuni del terremoto.
Nelle province terremotate i bovini, quelli censiti dall’anagrafe perché non possiamo parlare dei polli sotto casa, sono 24.620, in totale nella regione Marche sono 50.387, morti certificati 40; ovicaprini 69.337, nel totale della regione Marche 147.648, morti 179; suini 60.345 nel cratere, 104.235 nell’intera regione, morti 28.
Questi sono i dati della Regione Marche certificati perché, come voi sapete, c’è una anagrafe di tutti i capi e c’è anche una procedura per la gestione delle carcasse, infatti l’allevatore deve denunciare l’animale morto che viene poi gestito e trattato dai nostri veterinari e dagli uffici competenti Asl. Quando si parla di migliaia di capi morti non ci si riferisce certamente alla Regione Marche, anche perché è vero che ci sono state tante problematiche, ma è anche vero che abbiamo messo a disposizione 18 stalle che potevano essere utilizzate sapendo che ci sarebbe stata la neve. Non sono state utilizzate, perché, come sapete, gli allevatori sono restii a spostare i propri animali, però se è vero come è vero che i numeri sono questi, perché questi sono quelli certificati, questi gravi danni per la morte degli animali non ci sono stati.
Ringrazio tutti per il lavoro fatto, in primis il Servizio agricoltura e la Commissione perché quando si arriva in maniera così veloce a delle modifiche che sono sostanziali, e sono quelle che poi ci vengono chieste dal comparto, che è un comparo importante e, come stiamo vedendo, un comparto in grande fermento, credo che sia merito di tutti e quindi vi ringrazio per questa velocità.
La Commissione europea approverà nella giornata di domani il Psr, più veloci di così non si poteva essere, per cui i nuovi bandi saranno immediatamente operativi, addirittura il bando giovani. Noi abbiamo emanato due bandi giovani in un anno, per consentire proprio ai giovani che non erano inseriti nelle aree interne e che avevano appena compiuto i 40 anni di poter partecipare ad un secondo bando. Secondo bando che anticipava, come anticipa, alcune modifiche che sono state introdotte stasera nel Psr naturalmente con specificato questo fatto, proprio perché la dotazione economica non era sufficiente, cioè la copertura finanziaria non era sufficiente rispetto a quello che non si immaginava, poi c'è stata la richiesta dei giovani a partecipare, come la richiesta della 4.1 e della 4.2, la misura investimenti.
Noi siamo molto contenti di questi numeri perché evidentemente il lavoro che è stato fatto ha prodotto un risultato se non altro nell’interesse ed anche nella presentazione di progetti che in più di 8.000 casi sono stati ritenuti ammissibili.
Questo è importante perché evidentemente la qualità della progettazione è elevata nelle Marche.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Proposta di ordine del giorno a firma del Consigliere Traversini (in qualità di Presidente della II Commissione), la pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 32. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 33
ad iniziativa dei Consiglieri Biancani, Micucci, Zura Puntaroni, Bisonni, Giancarli, Giacinti, Giorgini
“Modifiche della deliberazione dell’Assemblea legislativa 27 dicembre 2016, n. 45 concernente “Modifica della deliberazione dell’Assemblea legislativa 9 dicembre 2014, n. 115: ‘Piano regionale di edilizia residenziale (triennio 2014/2016). Legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36’”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 33 dei Consiglieri Biancani, Micucci, Zura Puntaroni, Bisonni, Giancarli, Giacinti, Giorgini.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Biancani.

Andrea BIANCANI. Grazie Presidente. Quest’atto, che abbiamo fatto come III Commissione, devo dirlo, è stato firmato da tutti i componenti, quindi da tutte le forze politiche presenti e l’abbiamo fatto su segnalazione diretta del Servizio.
Riguarda la modifica della delibera n. 45 che abbiamo approvato il 27 dicembre 2016, il Piano regionale di edilizia residenziale per il triennio 2014-2016. La prima modifica riguarda un refuso, nella proposta di delibera avevamo sostituito 6 mesi con 12 mesi, a pagina 2 dell’allegato A nel paragrafo b 2.2 sono rimaste le parole 180 giorni che vanno sostituite con le parole 12 mesi, quindi un mero errore materiale.
L’altra modifica riguarda l’emendamento che aveva presentato il Consigliere Celani, che abbiamo inserito e votato in maniera favorevole nella fase di approvazione dell’atto. Abbiamo inserito l'emendamento all’interno della pagina 3 dell'allegato A paragrafo b 2.3, dopo i punti a), b) e c), che prevede il punto d) e dice che nelle zone territoriali omogenee di tipo a), b), c) di cui all’articolo 2 del decreto ministeriale n. 1444 del ’68, queste parole vanno sostituite con le seguenti “che in ogni caso gli immobili da acquisire, dei Comuni indicati nelle precedenti lettere a), b) c), devono essere localizzati in una delle zone territoriali di tipo a), b), c)”. Sembrava che noi dovessimo acquistare in tutti i Comuni e non in quelli che avevamo individuato nelle lettere a), b), c), cioè quelli ad alta tensione abitativa.
Anche questo c’è stato segnalato dal Servizio ed io ovviamente prima di presentare la proposta di modifica, oltre ad averla condivisa con l’Assessore Casini, ne ho parlato anche con chi aveva redatto l’emendamento, poi abbiamo presentato la proposta di atto amministrativo in Commissione ed abbiamo votato in maniera unanime in modo tale da poter accelerare i tempi e mettere i 12 milioni di euro che abbiamo immediatamente disponibili per la comunità. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Giorgini.

Peppino GIORGINI. Noi non abbiamo votato in Commissione, è solo una correzione, quindi va tutto bene.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Proposta di atto amministrativo n. 33. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 19,45