LA VICENDA BANCA MARCHE AL CENTRO DEI LAVORI DEL CONSIGLIO REGIONALE Presentata la relazione finale della commissione d'indagine
Approvata una risoluzione proposta dai commissari, critiche dell'opposizione sui risultati raggiunti. In chiusura approvata proposta di risoluzione sul nuovo ospedale Marche Nord.

Banca Marche: la relazione, il dibattito, la risoluzione approvata.
La commissione d'indagine Banca Marche è stata istituita con delibera amministrativa lo scorso febbraio ed è composta dai consiglieri capigruppo Mirco Carloni (Area popolare - Marche 2020), presidente, Gianluca Busilacchi (Pd), vicepresidente, Luca Marconi (Udc), Boris Rapa (Uniti per le Marche - socialisti), Jessica Marcozzi (FI). Nei tre mesi di lavoro, ai quali si sono aggiunti 15 giorni di proroga, la commissione si è riunita 12 volte, svolgendo audizioni con i vertici dell'istituto di credito marchigiano (l'attuale amministratore delegato e l'ex presidente), con i rappresentanti delle Fondazioni (Carifano e Jesi), di Banca d'Italia, di Consob, delle organizzazioni dei consumatori e dei sindacati. La relazione, composta di 107 pagine, corredata da grafici e allegati, e redatta con la collaborazione tecnico scientifica del dipartimento di management della facoltà di Economia dell'Univpm, è il risultato dell'analisi dei documenti acquisiti e di quanto emerso dai colloqui con le parti in causa. L'obiettivo della commissione, si precisa nel testo, è stato quello di "cercare di fare chiarezza in merito ad una situazione poco lineare e difficile da decifrare" che ha portato al dissesto di Banca Marche e alla liquidazione coatta nel novembre del 2015, dopo oltre due anni di commissariamento (2013-2015), con un decreto del Governo, insieme a Popolare Etruria, CariFerrara e CariChieti. Nelle considerazioni finali della relazione si parla di "cause molteplici e diffuse" e si precisa che si è operato "nell'assoluto rispetto delle attività in corso da parte della magistratura, finalizzate ad accertare le eventuali responsabilità penali, che non hanno in alcun modo riguardato le finalità della commissione stessa".
Il presidente della commissione d'indagine Banca Marche Mirco Carloni ha illustrato in aula i contenuti della relazione finale. "Questa commissione senza alcun intento di stabilire responsabilità tecniche, ha cercato di fare chiarezza sugli ultimi cinque anni di vita di Banca Marche, fino alla situazione di insolvenza. In tutte queste pagine viene proposta un'analisi approfondita, anche con valore scientifico rilevante". "Questa commissione senza alcun intento di stabilire responsabilità tecniche, ha cercato di fare chiarezza sugli ultimi cinque anni di vita di Banca Marche, fino alla situazione di insolvenza. In tutte queste pagine viene proposta un'analisi approfondita anche con valore scientifico rilevante". Carloni ha illustrato le conclusioni finali contenute nel documento, proponendo un quadro delle cause "molteplici e diffuse" che hanno cagionato al principale istituto di credito marchigiano perdite di valore tali da arrivare all'insolvenza. I livelli di criticità individuati sono diversi. La debolezza della governance e l'incapacità di gestire una situazione debitoria che a partire dal 2011 aveva assunto dimensioni allarmanti. Su questo aspetto, ha sottolineato Carloni, "abbiamo deciso di non entrare troppo nel merito, perché di queste responsabilità si sta occupando la magistratura". "Anche le fondazioni non sono esenti da responsabilità", in particolare vengono ricordate le due offerte vincolanti di Credit Agricole e Banca popolare dell'Emilia Romagna respinte nel 2008. Altro aspetto critico "il forte sbilanciamento di Banca Marche nei confronti di pochi soggetti operanti nel settore immobiliare". Infine le conseguenze del commissariamento, con una forte crescita degli accantonamenti, "sottovalutando però il fatto che l'obiettivo di una gestione prudente non potesse prescindere dal ruolo istituzionale di un istituto di credito che è quello di sostenere le imprese e in generale lo sviluppo economico di un territorio", e il cambiamento dei parametri di valutazione del credito, molto restrittivi nel caso di Banca Marche. "La commissione – conclude Carloni – fa proprio l'auspicio dei rappresentanti dei consumatori circa la possibilità di indennizzare parte dei soggetti che hanno visto i propri investimenti azzerati attraverso una commissione di conciliazione". Il vicepresidente della commissione d'indagine Gianluca Busilacchi (capogruppo Pd) ha paragonato il fallimento dell'istituto di credito a "una tempesta perfetta, con varie responsabilità più o meno gravi, frutto di una serie di operazioni sbagliate". "La crisi della banca poteva essere evitata" - ha dichiarato Busilacchi. "Credo che questa relazione abbia prodotto una spiegazione utile, ricca, esaustiva, con aspetti nuovi. Consegniamo ai marchigiani e ai risparmiatori il risultato di questo lavoro, con l'auspicio che dietro lo slogan 'banca del territorio', ci possa essere un'idea di banca che si occupa del buon funzionamento dei servizi di erogazione del credito, e non semplicemente che fa presenza ed esercita un ruolo nel territorio". La consigliera Jessica Marcozzi (FI), componente della commissione, ha invitato a riflettere sulle conseguenze delle perdite subite dalle fondazioni, che ammontano a circa 400 milioni di euro: "Questo si traduce nella perdita di 30-40 milioni di gettiti filantropici ogni anno". E definisce "accanimento terapeutico" la fase finale di gestione della Banca, "con un eccesso di accantonamento". Dopo i primi interventi, il dibattito è stato aperto a tutti i componenti dell'Aula. Inizialmente era stato previsto, in base a quanto stabilito in conferenza dei capigruppo, un intervento per ogni gruppo consiliare, ma dopo alcune critiche dei consiglieri, è stata data a tutti l'opportunità di intervenire. Il consigliere Sandro Zaffiri (LN) ha contestato l'anticipazione dei contenuti della relazione finale alla stampa prima dell'approdo in Consiglio e valuta le conclusioni raggiunte "tiepide, scontate, appiattite, una presa d'atto di quello che è successo". Anche il consigliere Sandro Bisonni (Gruppo misto) dichiara di non aver riscontrato "novità in questa relazione". "In Italia le commissione d'inchiesta si fanno quando non si vogliono risolvere i problemi. Questa commissione non può risolvere i problemi dei marchigiani che hanno perso i soldi. Confermo la mia scelta iniziale di non aver partecipato a questa commissione che ritengo non abbia prodotto effetti significativi". La consigliera Leonardi (Fd'I) parla di "un'occasione persa di trasparenza". Luca Marconi (Udc) sottolinea l'obiettivo della commissione d'indagine: "Avvilire il valore di questa commissione è sbagliato, su di essa c'è molto attenzione da parte dell'opinione pubblica. E' ovvio che non si arrivi a conclusioni e a sentenze su chi è buono e chi è cattivo, altrimenti il Consiglio si trasformerebbe in una specie di tribunale". La consigliera Romina Pergolesi (M5s) ha sostenuto che "La montagna ha partorito il topolino". La serie di interventi è stata conclusa dal consigliere Zura Puntaroni (LN) che ha definito la relazione "scondita". Al termine del confronto il Consiglio ha esaminato due risoluzioni. Una proposta di risoluzione, firmata dai componenti della commissione d'indagine (Carloni, Busilacchi, Marconi, Marcozzi, Rapa), chiede la pubblicazione integrale sul sito dell'assemblea legislativa della relazione finale e la sua trasmissione ai parlamentari. Inoltre impegna la giunta regionale a farsi portavoce nei confronti del governo per l'adozione di misure necessarie per indennizzare i risparmiatori penalizzati, attraverso una commissione di conciliazione. Il documento è stato approvato con 15 voti favorevoli, 8 contrari e nessun astenuto. La seconda risoluzione è stata proposta dalle opposizioni (M5s, Lega Nord, Fratelli d'Italia, Gruppo misto e il consigliere Celani di Forza Italia) e impegna la giunta a mettere in campo ogni azione, anche nei confronti del Governo, del Parlamento e di Bankitalia, per "rimuovere la disposizione sulla segretezza di cui all'articolo 5 del decreto legislativo 180 del 2015", il cosiddetto decreto "salva banche" e per "rivedere la svalutazione al 17% delle sofferenze". Inoltre chiede all'esecutivo regionale l'impegno a "richiedere al Parlamento provvedimenti che permettano di ottenere dalla gestione dei crediti in sofferenza della Bad Bank e nella cessione della Bridge Bank il ripristino dei diritti azzerati di tutti i risparmiatori, azionisti e obbligazionisti subordinati". Poco prima del voto è intervenuto il presidente della giunta regionale Luca Ceriscioli. "Il salvataggio non è certo stato indolore, ma l'alternativa aveva un prezzo maggiore, come la perdita di 3mila posti di lavoro. Credo che il nostro lavoro debba essere di stimolo per andare a recuperare risorse per i danneggiati. In questa vicenda più che accendere un riflettore su una serie di fatti e di responsabilità non possiamo fare e questo è quanto ha fatto la commissione d'indagine. Il rischio che leggo nella risoluzione è sollevare fumo". In fase di voto la risoluzione è stata respinta con 13 voti contrari, 10 favorevoli e nessun astenuto.

In apertura la sessione ispettiva: nomine sanitarie e sicurezza nelle stazioni ferroviarie
La sessione ispettiva, in avvio di seduta, si è aperta con la risposta del presidente della Giunta Luca Ceriscioli alla interrogazione "Dichiarazione sostitutiva del Direttore generale dell'Azienda ospedaliera Ospedali riuniti Marche Nord", a firma della consigliera Romina Pergolesi (M5s), nella quale si sollevavano possibili situazioni di incompatibilità e di irregolarità. Ceriscioli ha ricordato che sulla questione è stato già presentato un esposto dal Movimento 5Stelle, al quale a marzo è stata fornita risposta dagli uffici competenti per la prevenzione alla corruzione. Nella risposta si specifica che "non sussiste alcuna ipotesi di incompatibilità". Alla seconda interrogazione "Organizzazione del sistema di risposta alle emergenze presso le stazioni ferroviarie", posta dal consigliere Fabio Urbinati (Pd), a seguito di un incidente avvenuto alla stazione di San Benedetto del Tronto lo scorso 3 maggio. L'assessore regionale ai trasporti Angelo Sciapichetti ha ricostruito l'episodio di cronaca citato nell'interrogazione e ha ricordato le disposizioni contenute nel protocollo d'intesa con RFI e Trenitalia per la gestione delle emergenze sanitarie nelle aree sulle linee ferroviarie. L'assessore ha sottolineato l'importanza di "una capillare presenza di defibrillatori" anche nelle stazioni. "Idoneità e legittimità dell'incarico a una dottoressa nel ruolo di direttore di Area Vasta 5 - Asur Marche" è il quesito, a firma del consigliere del Movimento 5 Stelle Peppino Giorgini, al quale ha fornito risposta il presidente Ceriscioli. "La dottoressa – ha concluso Ceriscioli, dopo aver descritto gli aspetti normativi della vicenda - ha i requisiti necessari per ricoprire l'incarico, non esistono al momento cause di incompatibilità".

Nuova struttura ospedaliera Marche Nord: approvata risoluzione
La seduta è proseguita con la discussione delle due mozioni abbinate sulla realizzazione del nuovo ospedale Marche Nord. La prima mozione "Realizzazione della nuova struttura ospedaliera dell'Azienda ospedaliera Ospedali riuniti Marche nord", a iniziativa del consigliere Boris Rapa (Uniti per le Marche – socialisti), assorbita da una proposta risoluzione firmata anche dai consiglieri Busilacchi, Minardi (Pd) e Marconi (Udc), chiede di avviare con le amministrazioni un confronto trasparente per individuare il sito migliore per la nuova struttura, prima di assumere ogni decisione definitiva. Invita inoltre la Giunta a fornire al Consiglio regionale, con analisi e dati oggettivi, un confronto tra i costi per il mantenimento degli attuali due ospedali (Fano e Pesaro) e quello per il mantenimento di una nuova struttura unica. La seconda mozione "Aggiornamento Piano sanitario e contrarietà alla realizzazione dell'ospedale unico a Fosso Sejore", sottoscritta dai consiglieri del Movimento 5stelle, è stata illustrata dal consigliere Piergiorgio Fabbri. Il documento impegna l'esecutivo regionale "a revocare la decisione di realizzare la nuova struttura Marche nord, prevedendo un progetto dettagliato di ristrutturazione ed adeguamento delle strutture esistenti" e invita ad escludere l'area di Fosso Sejore per un eventuale nuova struttura, perché ritenuta "palesemente inidonea per ubicazione, accessibilità e vulnerabilità del territorio". Sulla questione sono successivamente intervenuti i consiglieri Minardi (Pd), che ritiene "la realizzazione del nuovo ospedale una scelta strategica per tutta la sanità regionale e per tutto il territorio regionale", Volpini (Pd), favorevole alla realizzazione di un nuovo ospedale, "con un progetto attento alla bellezza e all'accoglienza", Bisonni (Gruppo misto) che ha sollevato dubbi sull'idoneità del sito e sull'impatto ambientale del progetto e Marconi (Udc). Le conclusioni sono state affidate al presidente della giunta regionale Ceriscioli. "L'idea di continuare su più strutture, in un contesto di razionalizzazione, non ha più una logica, e non risponde a nessun principio di corretto utilizzo delle risorse sanitarie. L'obiettivo è quello di liberare risorse per la medicina del territorio, ridimensionando e riunendo gli ospedali in nuovi contenitori". La prima risoluzione è stata approvata con 18 voti favorevoli e 6 contrari, mentre la seconda è stata respinta con 15 voti contrari e 7 favorevoli. La seduta è stata sciolta.
(l.v.)
Comunicato n.224, Mercoledì 8 Giugno 2016