LA PRIMA COMMISSIONE APPROVA LA RIFORMA DEL DIRITTO ALLO STUDIO La nuova legge istituisce l'Ente regionale per il diritto allo studio (Erdis), con un consiglio di amministrazione, un direttore generale e un revisore unico
Organo consultivo sarà la conferenza regionale per il diritto allo studio. Con la carta dello studente universitario marchigiano servizi accessibili un tutta la Regione.

La Prima commissione affari istituzionali, presieduta da Francesco Giacinti (Pd), ha approvato nella serata di ieri a maggioranza la proposta di legge 77 “Diritto allo studio universitario”. La legge di riordino istituisce l'Ente regionale per il diritto allo studio (Erdis), quale ente strumentale della Regione, che mantiene le tre funzioni di gestione del personale, monitoraggio e vigilanza sui servizi erogati, e che stipula, secondo il principio di prossimità, le convenzioni con le Università o attraverso altri organismi previsti dalla normativa di settore. Dotato di personalità giuridica e autonomia amministrativa, patrimoniale, contabile e gestionale, l'Erdis avrà un Consiglio di amministrazione formato da cinque componenti, di cui quattro - presidente, vicepresidente e due membri - eletti dall'Assemblea legislativa, e un rappresentante espresso dagli studenti. Previsti un direttore generale, con poteri di gestione tecnica, amministrativa e contabile, e un revisore unico. “Dopo un lungo e complesso lavoro avviato sei mesi fa – commenta Giacinti - la Commissione ha licenziato un testo che riordina l'intero sistema, puntando prima di tutto, come prevede la Costituzione, a garantire il diritto di studiare di tutti i ragazzi meritevoli, rimuovendo gli ostacoli economici e sociali”. “In questi mesi – ricorda - abbiamo ascoltato tutti i soggetti, accogliendo le proposte costruttive e non perdendo di vista i principi che ispirano l'intera riforma: semplificazione, uniformità qualitativa dei servizi ed efficienza. Si tratta di un provvedimento molto atteso e complesso. Come per tutte le riorganizzazioni ci sarà una fase di assestamento, ma sono certo che la riforma sarà un'occasione unica per migliorare la qualità dei servizi, snellire la gestione, razionalizzare i costi, riconoscere un ruolo più incisivo alle Università e migliorare il rapporto tra formazione e lavoro, aprendosi maggiormente all'Europa”. “In un contesto socio-economico come quello che stiamo vivendo – evidenzia ancora Giacinti - la peculiarità e il valore aggiunto della riforma, attraverso un'ulteriore valorizzazione del ruolo delle Università, stanno nell'attuazione di un modello innovativo che porterà maggiori risorse al diritto allo studio, intercettando sia quelle premiali, messe a disposizione dallo Stato con l'ultima Legge di stabilità, che quelle endogene provenienti dall'efficientamento del sistema”. La legge prevede inoltre l'istituzione della Conferenza regionale per il diritto allo studio, con tutti i soggetti coinvolti, che avrà il compito di formulare proposte e pareri sugli strumenti di programmazione, ovvero il Piano regionale per il diritto allo studio, di valenza triennale, e il programma annuale. D'ora in poi sarà possibile la fruibilità dei servizi non solo nell'Ateneo in cui si è iscritti, ma in tutte le Università, attraverso la Carta dello studente universitario marchigiano e le informazioni saranno diffuse tramite lo Sportello unico per lo studente presente in ciascuna sede universitaria. Tra gli obiettivi raggiunti anche il pieno riconoscimento di istituzioni di grado universitario di Accademie, Conservatori, Istituti tecnici superiori. La relatrice di opposizione Jessica Marcozzi (FI), riconosce la necessità di un intervento di riforma, ma critica i contenuti della legge: “Nessuno può negare che sul diritto allo studio serva una programmazione regionale – afferma - ma la proposta di legge che sta per approdare in Consiglio va ad accentrare in Regione, come avvenuto per la Sanità, la gestione dei servizi di assistenza al diritto allo studio, mentre tutta la dinamica di decentramento resta nell'indefinito, a partire dalle realtà che dovrebbero sostituire gli Ersu”. Definisce la proposta di riordino “Una riforma che scontenta tutti, dagli studenti agli Atenei, alle forze sindacali”. “Temo le ripercussioni di ulteriori esternalizzazioni – conclude - la dequalificazione dei servizi e, soprattutto, le ricadute negative per i lavoratori dipendenti, con il loro spostamento verso il privato. Insomma la gestione dei servizi, il futuro dei lavoratori e le risorse da destinare allo studio saranno sempre più incerti e fuori da logiche democratiche”.
(l.v.)
Comunicato n.2, Mercoledì 11 Gennaio 2017