VOLONTARIATO IN CARCERE E NUOVE CRITICITA’
Secondo tavolo di settore convocato dal Garante dei diritti, Andrea Nobili, anche alla luce del riacutizzarsi di alcuni problemi nei penitenziari delle Marche. Presenti all’iniziativa il nuovo vescovo di Ancona, Angelo Spina; il Presidente del Consiglio, Antonio Mastrovincenzo; il dirigente dell’area detenuti e trattamento Prap, Marco Bonfiglioli ed il consigliere regionale, Gianni Maggi. In videoconferenza da Bruxelles, Giulia Torbidoni, presidente regionale di “Antigone”. Numerosi i rappresentanti delle associazioni che operano in carcere, diversi quelli aderenti alla “Caritas”.

“Quella dei detenuti è una realtà complessa, sono persone che hanno rotto un patto sociale, perdendo la loro libertà. Per riconquistarla hanno anche bisogno di sostegno, vicinanza ed aiuto. Il nostro impegno deve andare in questa direzione”.
Lo ha ribadito il nuovo vescovo di Ancona, Angelo Spina, intervenendo nell’ambito del tavolo di lavoro sul volontariato in carcere, riconvocato dal Garante dei diritti, Andrea Nobili, dopo la prima sessione dello scorso mese di marzo, per fare il punto della situazione anche alla luce del riacutizzarsi di alcuni problemi nei penitenziari delle Marche. All’incontro hanno partecipato - oltre ai rappresentanti di diverse associazioni, tra cui diversi della “Caritas” - il Presidente del Consiglio, Antonio Mastrovincenzo, il dirigente dell’area detenuti e trattamento Prap (Provveditorato amministrazione penitenziaria), Marco Bonfiglioli, il consigliere regionale Gianni Maggi, ed in videoconferenza da Bruxelles la presidente regionale di “Antigone”, Giulia Torbidoni.
“Il ruolo del volontariato – ha sottolineato Nobili – diventa tanto più importante in un momento che vede il riaffiorare di vecchi problemi, ma anche di nuove emergenze. Cresce la popolazione carceraria e contemporaneamente cambia la fisionomia dei detenuti, sull’onda di un disagio sociale crescente. Altro problema la compressione delle risorse, che non permette di concretizzare iniziative determinanti per la vita in carcere e per il ricollocamento dello stesso detenuto nella società. Ultimo, e non meno importante, aspetto della situazione complessiva, la necessità di attivare una seria ed adeguata mediazione culturale”.
Tappe di un percorso che chiama direttamente in causa anche le istituzioni, con l’obiettivo di attivare interventi il più possibile condivisi. “Seguiamo costantemente il monitoraggio messo in atto dal Garante – ha detto il Presidente del Consiglio, Mastrovincenzo – per avere consapevolezza delle evoluzioni che stanno caratterizzando il sistema carcerario. Il nostro impegno è stato ribadito anche attraverso la mozione approvata dal Consiglio e l’inserimento in bilancio di risorse economiche che permettono di supplire, purtroppo in parte, ai mancati trasferimenti statali. E’importante intervenire anche nei singoli settori e proprio in questa direzione nei prossimi giorni parteciperemo con il Garante ad un tavolo con gli psicologi che operano in carcere”.
Accanto a tutto questo, le scelte ministeriali rispetto all’organizzazione del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, accorpato recentemente all’ambito dell’Emilia Romagna, con un provveditore chiamato a svolgere anche la funzione di reggente per le aree del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige. Un’impostazione problematica evidenziata dal dirigente dell’area detenuti e trattamento Prap, Marco Bonfiglioli, che non ha mancato di ricollocare al centro dell’attenzione “la specificità” dei sistemi carcerari regionali, che rischia di venire meno con una strutturazione di questo tipo, e l’importanza della “programmazione”.
Ulteriore quadro della situazione da parte di Giulia Morbidoni, presidente regionale di “Antigone”, che ha analizzato numerose problematiche, rivendicando al volontariato il “ruolo di sentinella”. E che il consigliere Gianni Maggi ha definito “l’orgoglio del nostro Paese”.

A.Is.


Comunicato n.284, Sabato 14 Ottobre 2017