#marcheuropa, un'agenda condivisa per una regione europea
#MARCHEUROPA Mastrovincenzo: “Le Marche al centro, l’Europa all’orizzonte. Regioni e enti locali sono chiamati ad un nuovo protagonismo". Nella prima giornata di lavori l'indagine su "Come sono cambiati i marchigiani", curata da LaPolis di Ilvo Diamanti, e le riflessioni sulle riforme istituzionali con il Sottosegretario Bressa. Prossimo appuntamento a Villa Favorita il 13 maggio.

 immagine primo piano “Con #Marcheuropa Consiglio regionale e Istao hanno assunto insieme un impegno: accrescere la consapevolezza di coloro che guidano le amministrazioni e le organizzazioni sociali, rispetto ai temi di un’agenda politica condivisa, che abbia le Marche al centro e l’Europa all’orizzonte. Una sperimentazione molto importante per ritagliare spazi di riflessione comune, sacrificando al dinamismo della decisione, il merito e l’opportunità di ciò che decidiamo”. Con queste parole il presidente Antonio Mastrovincenzo ha concluso il suo intervento d’apertura alla prima giornata di #marcheuropa a Villa Favorita. Un progetto formativo rivolto ai giovani amministratori locali, oltre 100 quelli presenti in sala, da lui definito “agorà di approfondimento e dibattito sui temi di maggiore emergenza”, nato “dal bisogno avvertito da tanti, soprattutto dai giovani, in una fase d’incertezza politica, di uno sforzo di inquadramento e di analisi, per capire dove stiamo andando, quali sono le questioni fondamentali”. Tutto ciò in un contesto europeo dove “terrorismo, migrazioni e crisi economica scuotono la coscienza dei cittadini” e nel quale “le Regioni e gli enti locali sono chiamati ad un nuovo protagonismo, di fronte al prevalere delle chiusure nazionalistiche”. Dopo aver ringraziato l’Istao e il suo presidente Marcolini, i partner, le quattro università marchigiane, LaPolis, Case (Centro alti studi europei) e Symbola (fondazione per le qualità italiane), Mastrovincenzo ha presentato i contenuti della prima giornata e delle due successive. “Questo primo seminario – ha spiegato – si apre in assoluta coerenza con le questioni che l’attualità consegna alla riflessione politica: come è cambiata la percezione dell’identità regionale prima e dopo la crisi, ammesso che la crisi sia passata, e come incideranno i cambiamenti costituzionali sulle Regioni e sull’intera filiera istituzionale, se il referendum confermativo dovesse approvare la riforma in via definitiva”. Il secondo appuntamento, il 13 maggio, proporrà una riflessione su “Marche tra criticità e nuovo sviluppo”, partendo dallo studio di Pietro Alessandrini (Univpm) “Marche + 20”, con l’intento, ha sottolineato il presidente, “di fare un’analisi onesta dei nostri punti di forza e debolezza, delle criticità e delle potenzialità, con un obiettivo su tutto: il lavoro, il lavoro per chi abita e vive la nostra regione, all’interno di un modello di sviluppo che sappia cogliere le opportunità della tecnologia e rispettare le tematiche ambientali”. Infine lo scenario macroregionale, cardine dei seminari del 17 giugno, occasione per porsi ulteriori interrogativi sul futuro delle Marche. “Oltre ai cambiamenti istituzionali ed economico sociali, non potevamo non tematizzare la questione degli scenari più ampi: la Macroregione Adriatico-Ionica, ma anche il dibattito sulle macroregioni italiane. Ragionare insieme ad altri territori omogenei può essere l’occasione per rimettere in gioco le Regioni, la cui immagine si è drammaticamente appannata? E’ possibile, confrontandosi su scenari più ampi, unendo la scelta adriatica con l’apertura ad est e con la coesione e le virtù civiche dell’Italia centrale, avere un’interlocuzione più forte ed efficace con l’Europa e le sue opportunità”.

COME SONO CAMBIATI I MARCHIGIANI?
“Il legame con il territorio diventi l’antidoto alle paure”. Con questa esortazione rivolta ai giovani amministratori il professor Ilvo Diamanti, docente di analisi dell’opinione pubblica e di scienza politica all’Università di Urbino, presidente de LaPolis (Laboratorio di studi politici e sociali), ha concluso il suo intervento alla prima giornata di seminari di #Marcheuropa. Di fronte ad un auditorium composto di giovani amministratori pubblici, consiglieri regionali, rappresentanti dei sindacati e degli enti locali, Diamanti ha proposto un’articolata riflessione sulla percezione della realtà e sulla paura che sta allineando le Marche alle altre regioni italiane. Al professor Diamanti è stato affidato il compito di concludere il seminario “Percorsi dell’identità regionale prima e oltre la crisi”. “Le Marche erano l’Italia di mezzo – ha spiegato Diamanti, riferendosi alla definizione di Terza Italia - oggi sono in mezzo all’Italia”. Dopo aver descritto le condizioni economiche e sociali che a lungo hanno caratterizzato le Marche e altre regioni dell’Italia centrale, come l’Italia, “un’area di piccole e piccolissime imprese, un’area dove c’era complicità tra economia e società, un’entità autonoma e specifica, anche dal punto di vista politico”. In sintesi “c’erano le Italie, oggi c’è l’Italia, un passaggio a cui le Marche non sono estranee, ma direttamente coinvolte.” Questo processo di “italianizzazione” è alimentato, secondo Diamanti, da paure condivise. E sulla strategia di erigere barriere, riferendosi alle recenti iniziative di alcuni stati europei, definisce i muri “entità simboliche”. “Non esistono muri che possono fermare processi come gli attuali flussi migratori, i veri muri vengono scavalcati dalla globalizzazione”. E Diamanti mette in guardia dall’utilizzo “politico” di queste paure condivise. “Questa è la società della paura, perché politicamente rende di più rispetto alla speranza. E’ evidente che se ti sfidi a colpi di paura, moltiplichi le paure. Oggi sembra più importante la paura del presente , che l’immaginazione del futuro”. Come superare la paura? Due le indicazioni proposte da Diamanti ai giovani amministratori. La prima è quella di misurarsi non solo con la realtà, ma anche con “la percezione di essa”. E a questo proposito cita alcuni dati raccolti da Nando Pagnoncelli, che dimostrano quanto in termini percentuali si stia allargando la forbice tra dati reali e percepiti su materie come la disoccupazione, l’invecchiamento della popolazione, la presenza degli straniere e dei musulmani. “Attenti – mette in guardia Diamanti - perché la distorsione della percezione rispetto alla realtà diventa paura. Perché il territorio non ci protegge? Qualsiasi governo deve operare per costruire la società che è fatta di relazioni. Più sei in mezzo agli altri e meno hai paura, per controllare le percezioni occorre costruire legami”. La seconda indicazione è quella di ricostruire il territorio. “Non solo l’ambiente, ma uno spazio da condividere. E per condividerlo devi riconoscere lo spazio. Esistono altri confini che vi definiscono meglio delle Marche? Discutetene, ma ritrovate i vostri confini. Siamo ancora marchigiani e italiani? Tenetevi caro il vostro territorio, il legame con il territorio diventi l’antidoto alle paure”.
Luigi Ceccarini, docente di Metodologia della ricerca sociale e politica e di società e politica, e Fabio Bordignon, docente di scienza politica, entrambi dell’Università di Urbino, hanno introdotto i dati della ricerca su “Opinioni e orientamenti. Di ieri e di oggi”. Nella nuova ricerca de LaPolis, condotta su un campione di 1000 cittadini, le Marche sono più allineate al dato nazionale sulla soddisfazione, rispetto al 2007. Nello stesso tempo però si registra un incremento della partecipazione civica dei marchigiani, sia nell’impegno politico che in quello sociale, attraverso forme tradizionali, come la politica o le manifestazioni di protesta, ma anche in direzione di modalità nuove che ricorrono alla Rete e a stili di consumo critico. Disoccupazione e qualità dei servizi sono le prime emergenze: il 45% delle persone interpellate dal sondaggio indica il lavoro come questione di prioritario rilievo. Al secondo posto la qualità dei servizi sociali e sanitari, segnalata dal 20%. Oltre la metà degli intervistati denuncia un declino delle opportunità di lavoro (57%), così come della qualità dei servizi sanitari (55%), dati cresciuti in modo sensibile rispetto alla precedente rilevazione. Un intervistato su tre si dichiara comunque soddisfatto dell'assistenza sanitaria pubblica, un dato sostanzialmente allineato con quello di dieci anni fa. Mentre, nello stesso intervallo temporale, è scesa di nove punti la soddisfazione della scuola pubblica (40%). Poco sopra il 30% troviamo anche il gradimento delle ferrovie (32%) e dei trasporti urbani (35%), in quest'ultimo caso con una flessione di ben 16 punti. Nonostante la percezione, diffusa, di un deterioramento delle condizioni di vita, ben l'83% degli intervistati si dice soddisfatto (molto o abbastanza) di vivere nelle Marche. Una quota analoga è soddisfatta di vivere nella propria provincia. Inoltre, la maggioranza relativa - il 48% - continua a ritenere che, nelle Marche, si viva meglio rispetto alle altre regioni.

Il dibattito
All’interno dello spazio dedicato al dibattito sono intervenuti consiglieri regionali, amministratori locali e rappresentanti sindacali. Hanno preso la parola i consiglieri Luca Marconi (Udc) e Mirco Carloni (Area popolare – Marche2020). Di seguito Marco Luchetti (ex assessore regionale al lavoro), Carlo Carboni (docente di sociologia Univpm), Sauro Rossi (segreteria regionale Cisl) e alcuni giovani amministratori locali. All’iniziativa erano presenti anche la vicepresidente Marzia Malaigia, la consigliera regionale Elena Leonardi (Fd’I), il presidente del Co.re.com. Pietro Colonnella e la presidente della Commissione regionale pari opportunità Meri Marziali.

COME CAMBIANO LE REGIONI: RIFORMA COSTITUZIONALE, FINANZA LOCALE E NUOVE FUNZIONI.
“Ci sarà un Senato diverso dove le regioni saranno protagoniste, saranno parte della scelta del procedimento amministrativo, faranno le leggi. Questo è un grande salto di qualità per le Regioni e anche per il nostro bicameralismo che esce dalla dimensione del bicameralismo perfetto, ormai scomparso in tutti i Paesi dell’Europa occidentale”. Così Gianclaudio Bressa, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per gli affari regionali, ha definito la riforma costituzionale a conclusione della prima giornata di seminari di #Marcheuropa a Villa Favorita. “Il nostro è un sistema – ha proseguito - che ha bisogno di rotture capaci di rendere i principi fondanti della nostra Costituzione oggetti vivi. Questa riforma costituzionale, nel momento in cui supera il bicameralismo, modifica alla radice il modo di essere della nostra Repubblica. Per la prima volta al centro dei processi, laddove si fanno le leggi, interverranno i soggetti rappresentativi dei territori”. La sessione pomeridiana era stata aperta da Marco Cammelli, professore emerito di diritto amministrativo all’Università di Bologna, che ha proposto la relazione “Riforme costituzionali e riforme amministrative: quali regioni?”. Nel suo intervento Cammelli ha ipotizzato quelle che potrebbero essere le conseguenze della riforma costituzionale nella filiera istituzionale. “Diminuiranno i contenziosi tra Stato centrale e Regioni – ha sostenuto – ma probabilmente aumenteranno i conflitti tra Camera e Senato”. E’ necessario “il recupero della legittimazione delle amministrazioni pubbliche, della convinzione, della percezione dell’importanza del ruolo, altrimenti il rischio è quello di trasformare una scelta, in un mero adempimento amministrativo”. Luca Antonini, professore di diritto costituzionale all’Università di Padova, ha focalizzato l’attenzione sull’autonomia finanziaria delle regioni, soffermandosi sulle conseguenze dei tagli lineari alla spesa pubblica che a suo parere “scacciano la spesa buona e premiano quella cattiva, senza discriminare tra enti virtuosi ed enti inefficienti”. Per compiere dei tagli “occorre innanzitutto definire i Lep e i Lea, i livelli essenziali delle prestazioni e i livelli essenziali di assistenza”. La legge Delrio e i percorsi di riforma e riordino del sistema delle autonomie locali sono stati al centro dell’intervento di Silvia Spinaci, esperta in diritto degli enti locali. La studiosa ha analizzato tutti gli aspetti dell’impianto normativo, dall’obbligo di gestione associata dei servizi agli incentivi per facilitare i percorsi di fusione. “Dal punto di vista statale – ha sottolineato la Spinaci - c’è stata una politica molto chiara e significativa a sostegno delle fusioni dei Comuni, confermata anche nell’ultima Legge finanziaria”. Il 13 maggio secondo appuntamento con #Marcheuropa, dedicato a “Le Marche tra criticità e nuovo sviluppo”.
(l.v.)

Lunedì 18 Aprile 2016