Resoconto della seduta n.10 del 06/07/2010
SEDUTA N. 10 DEL 6 LUGLIO 2010



La seduta inizia alle ore 10,10


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 9 del 29 giugno 2010, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge regionale:
- n. 11/2010, in data 29 giugno 2010, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifica della legge regionale n. 7/2004 “Disciplina della procedura di valutazione di impatto ambientale”, assegnata alla IV Commissione in sede referente ed al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’articolo 11, comma 2, lett. b) della legge regionale 4/2007;
- n. 12/2010, in data 29 giugno 2010, ad iniziativa del Consigliere Latini, concernente: “Modifiche alla legge regionale 8 ottobre 2009, n. 22 “Interventi della Regione per il riavvio delle attività edilizie al fine di fronteggiare la crisi economica, difendere l’occupazione, migliorare la sicurezza degli edifici e promuovere tecniche di edilizia sostenibile” e alla legge regionale n. 13/90 “Norme edilizie per il territorio agricolo”, assegnata alla IV Commissione in sede referente, al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’articolo 11, comma 4 della legge regionale n. 4/2007 ed al Consiglio regionale dell’economia e del lavoro ai sensi dell’articolo 4, comma 1, lettera c) della legge regionale 15/2008;
- n. 13/2010, in data 30 giugno 2010, ad iniziativa della Consigliera Ortenzi, concernente: “Modifiche alla legge regionale 18 giugno 2010, n. 2 “Istituzione della rete escursionistica della Regione Marche”, assegnata alla IV Commissione in sede referente.
E’ stata presentata la seguente proposta di atto amministrativo:
- n. 11/2010, in data 29 giugno 2010, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Criteri di ripartizione dei progetti speciali di competenza regionale – fondo sanitario regionale anno 2009 – spese di parte corrente”, assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per l’espressione del parere di cui all’articolo 69 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 40/2010, in data 1° luglio 2010, del Consigliere Silvetti “Sospensione studi di settore per il comprensorio di Fabriano”;
- n. 41/2010, in data 5 luglio 2010, della Consigliera Ortenzi “Grave situazione della casa di reclusione di Fermo”;
- n. 42/2010, in data 6 luglio 2010, dei Consiglieri Ricci, Binci, Bucciarelli, Eusebi, Cardogna, Latini, Camela “Adesione alle iniziative del sindacato giornalisti delle Marche per la libertà di stampa”.
Hanno chiesto congedo gli Assessori Canzian, Moroder, i Consiglieri Marangoni, Malaspina, Ortenzi, Perazzoli.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Consiglieri, chiedo di iscrivere all’ordine del giorno la mozione n. 42, appena annunciata, oggetto di confronto anche in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi. Si vuole un atto di adesione all’iniziativa in essa contenuta.
Pongo quindi in votazione tale iscrizione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Interrogazione n. 50
del Consigliere Acquaroli
“Regolare svolgimento della campagna elettorale”

Interrogazione n. 71
del Consigliere Marangoni
“Irregolarità avvenute e sanzionate durante la campagna elettorale per le elezioni regionali 2010”

(abbinate)
(Rinvio)

PRESIDENTE. Le interrogazione n. 50 del Consigliere Acquaroli e n. 71 del Consigliere Marangoni sono rinviate per congedo dell’Assessore Canzian.

Interrogazione n. 51
del Consigliere Acquaroli
“Contributo regionale al Comune di Recanati destinato alla ludoteca impiegato dalla nuova Amministrazione Fonti di San Lorenzo”

Interrogazione n. 70
del Consigliere Marangoni
“Utilizzo dei contributi regionali elargiti da parte del comune di Recanati”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 51 del Consigliere Acquaroli e l’interrogazione n. 70 del Consigliere Marangoni, abbinate. Ha la parola l’Assessore Marconi.

Luca MARCONI. Rispondo volentieri a queste due interrogazioni, una del Consigliere Marangoni, che è anche Consigliere comunale a Recanati, ed una del Consigliere Acquaroli. Ne farò una relazione congiunta.
Con decreto del Dirigente del Servizio politiche sociali n. 280 del 29 Novembre 2007 il Comune di Recanati è stato ammesso ai benefici del bando approvato dal dirigente del servizio politiche sociali n. 77/07. In particolare il Comune di Recanati, in base alla richiesta presentata, veniva ammesso a contributo per euro 150.000, al fine di realizzare un centro di aggregazione bambini ed adolescenti collocato in via Cesare Battisti presso la ludoteca comunale.
Faccio presente al Consigliere Acquaroli che essendo stato amministratore del Comune di Recanati ho partecipato all’inaugurazione di questa struttura che quindi conosco molto bene.
Il Comitato dei Sindaci del competente Ambito territoriale sociale, con deliberazione in data 14 maggio 2010, ha stabilito di approvare la richiesta avanzata dal Comune di Recanati e di destinare il finanziamento di cui sopra anziché al centro di aggregazione bambini ed adolescenti collocato in via Cesare Battisti, al centro di aggregazione giovanile sito in località Fonti San Lorenzo. Di fatto il Comune di Recanati non ha mai utilizzato i fondi destinati inizialmente a quell’opera per l’opera stessa, già finanziata con fondi propri. Quindi c’è stata una modifica di destinazione che l’Ambito territoriale ha approvato. Su tale richiesta si è anche espresso favorevolmente il coordinatore dell’Ambito territoriale sociale, dott. Flamini.
Da quanto sopra emerge che il Comune di Recanati ha posto in essere un corretto iter per addivenire alla variazione della collocazione del finanziamento in altra struttura socio-educativa, per altro della stessa tipologia (si tratta sempre di centro di aggregazione).
Tale iter si concluderà quando, previa richiesta del Comune di Recanati, la Regione avrà espresso il proprio parere.
Quindi per quanto riguarda la Regione l’iter non è concluso, la Regione dovrà esprimere, Consigliere Acquaroli, un parere in base al nuovo progetto che verrà presentato. Per cui anche in merito all’utilizzo dei fondi l’iter rimane aperto. Ci tengo a sottolineare questo aspetto rispetto anche alla stessa interrogazione.
Ripeto, la Regione Marche dovrà esprimere un parere definitivo nel momento in cui il Comune presenterà il progetto sul nuovo intervento.

PRESIDENTE. Faccio presente che non essendo presente il Consigliere Marangoni gli uffici provvederanno ad inviare al Consigliere la risposta testé data dall’Assessore.
Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Certamente rimango in attesa di ulteriori delucidazioni in base a quello che deciderà la Regione Marche. Ma va comunque sottolineato il fatto che sembra a dir poco strana la volontà del Comune di Recanati di non recepire i fondi assegnati dalla Regione Marche, rischiando anche di perderli, volendoli invece destinare ad un’altra struttura di cui addirittura ancora non sappiamo neanche se ci sarà il riconoscimento come associazione.
Quindi su questo c’è sicuramente qualche perplessità. Mentre in merito al ruolo della Regione chiediamo una vigile attenzione oltre al fatto che ci sia regolarità nell’esecuzione degli atti conseguenti a questa ulteriore scelta del Comune di Recanati.


Interrogazione n. 59
del Consigliere Bucciarelli
“Rispetto dell’accordo di programma per il Porto di Ancona”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 59 del Consigliere Bucciarelli.
Ha la parola l’Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Consigliere Bucciarelli, io il 10 giugno sono stato ad un incontro con il responsabile dell’Autorità portuale e in quell’occasione sono stati esaminati tutti gli argomenti più urgenti.
Abbiamo parlato dell’approvazione da parte del CIPE dell’uscita ovest, del collegamento porto-autostrada, che comunque rimane la questione più importante da affrontare, che nonostante questa approvazione non penso, purtroppo, che potremo realizzare in tempi rapidi. Inoltre abbiamo anche discusso di quel famoso finanziamento, promesso a suo tempo dal Ministro e dal Governo centrale, per la realizzazione di tutti quei lavori che interessano il porto di Ancona.
Però, come lei ben sa, di questo finanziamento ad oggi non c’è traccia. Abbiamo quindi convenuto, non potendo rimanere con le mani in mano e seguendo il principio di buona amministrazione, che cercheremo di fare con le risorse a disposizione quello che sarà possibile.
Ora le dirò compiutamente le cose che abbiamo concordato:
1. escavazione dei fondali antistanti il primo tratto di 300 metri della nuova banchina rettilinea (cosiddetta banchina Marche), recentemente ultimata, per rendere operativa l’importante infrastruttura portuale e, nel contempo, sfruttare l’occasione della disponibilità del materiale sabbioso per gli interventi di ripascimento della costa che, come tutti sappiamo, vengono richiesti in continuazione;
2. realizzazione del nuovo molo nord. L’Autorità portuale ha fatto presente che è in fase di validazione il progetto esecutivo, con relativa copertura finanziaria – su questo ci sono circa 67 milioni di euro di finanziamenti disponibili da parte dell’Autorità portuale –, per il quale si conta di procedere in tempi brevi all’appalto dei relativi lavori;
3. possibilità di procedere alla realizzazione di un ulteriore lotto funzionale di m. 250 della banchina Marche con i finanziamenti attualmente disponibili (residuo del contratto precedente rescisso e fondi bilancio Autorità);
4. azione congiunta per acquisire i finanziamenti di cui all’Accordo di programma fra Regione Marche e Ministero delle infrastrutture per la realizzazione delle opere di cui alla variante al P.R.P., ancora in fase di approvazione;
5. contemporanea realizzazione di collegamenti stradali e ferroviari con le grandi linee di comunicazione, al fine di superare gli attuali limiti e carenze strutturali che non permettono di sfruttare a pieno le potenzialità dello scalo dorico.
Per quanto riguarda la proposta della Società Ancona Merci è stato convenuto che la richiesta potrà essere valutata nella sede opportuna (Comitato portuale), una volta che il presidente della stessa società avrà provveduto alla presentazione della documentazione necessaria, così come richiesto dall’Autorità portuale con nota del 17 febbraio, che se vuole, Consigliere, posso allegare.
Sostanzialmente si possono fare in economia con i fondi a disposizione alcuni lavori, tra cui altri 250 metri di banchina lineare, il recupero della sabbia per fare i ripascimenti, i lavori sui fondali e il molo di sopraflutto, opera indispensabile per il porto per proseguire in quella direzione.
Auspico ci sia la possibilità anche con gli operatori attuali di trovare da parte della stessa Autorità portuale una sintesi e una forma di collaborazione per il bene del porto.

Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Ringrazio l’Assessore per la risposta e soprattutto per il fatto che sia andato ad un incontro con il dott. Canepa, presidente del Comitato portuale, al fine di conoscere la situazione. Però, Assessore, devo essere sincero, io avrei incontrato anche il mondo del lavoro. E non dimentichiamo che il presidente Canepa è stato imposto dal Ministro Matteoli attraverso un accordo di programma, sottoscritto appunto tra Ministero e Regione Marche, che vedeva l’accompagnamento insieme alla venuta del presidente di una cifra consistente di milioni di euro, come lei ha ricordato, per la realizzazione di opere. Però poi – come si dice “fatta la festa, gabbato lo santo” – dei milioni promessi dal Ministro Matteoli non si è vista neanche l’ombra. Mentre la presenza del presidente dell’autorità portuale – a proposito di costi della politica, Assessore! – risulterebbe solo per un giorno massimo due la settimana.
Ma quello che è più grave è ciò che riguarda la continuazione della banchina Marche, e non parlo dell’escavazione dei fondali, perché se non si facesse neanche quel lavoro sappiamo bene che il porto di Ancona rischierebbe di essere impraticabile, cioè le navi da una certa stazza in poi non potrebbero entrare nel porto e attraccare alle banchine.
Inoltre ho qualche dubbio sul fatto che la sabbia sia utilizzabile per il ripascimento delle spiagge. Sappiamo che intorno al porto quando si fanno esami chimici del prodotto di escavazione questo poi lo si deve portare in discarica indicata dal Ministero perché generalmente si tratta di materiale inquinato. Non credo quindi sia il massimo per un bagnante sdraiarsi su quel materiale.
Per quanto riguarda il molo nord i finanziamenti ci sono da anni; negli ultimi giorni sulla stampa abbiamo letto che finalmente sembrano sbloccarsi. Quindi il vero problema è la banchina Marche. Per i 250 metri lineari esiste copertura finanziaria all’interno del bilancio del Comitato portuale, per la restante parte necessaria c’è una proposta politica ed economica da parte dell’unico concessionario delle banchine del porto di Ancona. Proposta che vede impegnati, oltre ad Ancona Merci – che, come lei sa, Assessore, è composta dal mondo dell’utenza e dal mondo del lavoro –, anche da istituti di credito di primaria importanza a livello nazionale e internazionale.
Il problema è che sembra ci sia un corto circuito o una difficoltà di colloquio tra il presidente dell’Autorità portuale e Ancona merci. Certamente sappiamo che le proposte vanno portate al Comitato portuale, che è il luogo dove si decide e dove la Regione, Provincia e Comune sono presenti, per cui tutto il mondo democratico delle Marche, ma sappiamo che l’ordine del giorno in discussione al Comitato portuale lo propone il presidente, che però tuttora non l’ha fatto. Non l’ha fatto!
Quindi è questo che chiedo, Assessore, ossia, la Regione non può limitarsi a prendere notizie e avere rapporti con una parte della portualità marchigiana – quando parliamo del porto di Ancona parliamo del porto internazionale delle Marche – ma sarebbe bene che parlasse anche con il mondo del lavoro e dell’utenza, quindi con gli spedizionieri, gli agenti marittimi, ecc. per capire quale ruolo di governo dovremmo assumere.
E il ruolo che dovremmo avere da un lato è quello di richiamare il Governo al rispetto degli impegni presi e sottoscritti, dall’altro quello di richiamare al ruolo che gli compete il presidente dell’Autorità portuale.
Dopodiché, allo stesso tempo, favorire l’imprenditoria locale, unica in Italia, e quindi impegnarsi con fondi propri ad investire nel porto di Ancona, che anziché essere mortificata, come avviene, dovrebbe essere favorita e promossa in primis dall’Ente Regione, che è l’istituzione di governo di questa parte importante delle Marche; dobbiamo infatti pensare che nel porto di Ancona tra occupati diretti e indiretti ci sono circa 8 mila dipendenti.
Quindi, Assessore, la invito a continuare nell’opera di sollecito e nell’incalzare il presidente dell’Autorità portuale affinché finalmente prenda atto che l’imprenditoria marchigiana è presente e va valorizzata, sopratutto, ripeto, quando si tratta di un’opera così importante.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Interrogazione n. 64
del Consigliere Binci
“Standard assistenziali RSA Anziani”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 64 del Consigliere Binci. Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito a questa interrogazione, come avevamo già risposto all’interrogazione n. 38 dello stesso Consigliere Binci, la Regione ha già attivato i percorsi necessari al fine di rideterminare l’offerta di strutture residenziale, nonché un corretto omogeneo percorso di remunerazione sul territorio regionale con relativo standard su cui impostare tale remunerazione.
Con la delibera di Giunta regionale n. 1789 del 2 novembre 2009 “Criteri per la definizione del fabbisogno sanitario nella Regione Marche” si è provveduto alla rideterminazione dell’offerta complessiva della residenzialità, puntando nello specifico settore delle residenzialità per anziani alla stabilizzazione dei posti in Residenza protetta. Il citato atto porta ad un incremento dell’offerta di RSA, sia in un’ottica di indeterminazione rispetto alla cresciuta domanda di anziani sempre più numerosi, sia con un indice di posti letto che tende ad allineare con quelli di alcune regioni limitrofe.
La situazione dell’offerta esistente era di 962 posti letto operativi, a fronte dei 1.380 autorizzati, riferita a una popolazione di età superiore ai 65 anni di 352.863 unità, e una popolazione di età superiore ai 75 anni di 179.631 unità.
La situazione a tendere, cioè dopo questa ricognizione, è questa: i posti letto autorizzati sono saliti a 1.780, a fronte di una popolazione la cui crescita tendenziale dovrà attestarsi intorno a 361.899 unità per età superiore ai 65 anni, e di 184.231 unità per una popolazione di età superiore ai 75 anni.
Per quanto invece riguarda la tariffa e le voci in essa compresa, con la delibera di Giunta regionale n. 1493 del 27 ottobre 2008 è stato attivato, tramite il decreto del Servizio salute n. 116/08, uno specifico gruppo di lavoro per la costruzione del sistema tariffario complessivo della residenzialità e semiresidenzialità (anziani, disabilità, salute mentale, dipendenze patologiche). T
Tale gruppo ha effettuato una ricognizione dei sistemi tariffari attualmente in essere e sta completando il lavoro impostando una ipotesi di tariffa, comprensiva ovviamente di standard da confrontare con i soggetti interessati all’atto, che comprenderà gli elementi per poter sottoscrivere le apposite convenzioni con i privati o le indicazioni per la gestione diretta da parte del pubblico.
Pertanto si reputa, come sopra riportato in riferimento alla interrogazione n. 38, di poter concludere tale percorso nel prossimo trimestre.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Assessore, forse non sono stato abbastanza chiaro nell’interrogazione, però non mi ritengo soddisfatto perché con questa mia interrogazione chiedevo che la Giunta si adoperasse alla definizione degli standard di assistenza all’interno delle RSA.
L’interrogazione evidenziava che le strutture classificate e autorizzate come RSA anziani e attive nel territorio regionale operano da sempre senza la definizione dello standard di assistenza – presenza medica, infermieristica, riabilitazione alla persona –, ma nonostante questo si stanno attivando sul territorio nuove RSA anziani.
Il problema che ho posto è che in mancanza di una definizione degli standard di assistenza nelle RSA rimanga indefinita la tipologia di utenza ammissibile, determinandosi quindi una differenza assistenziale tra strutture, oltre ad un’impossibile programmazione territoriale tra le varie strutture poste a gestire sia la post-acuzia che deputate alla gestione della cronicità.
Lei mi ha elencato delle delibere in cui viene individuato il fabbisogno residenziale, il sistema tariffario delle residenzialità – peraltro più volte sollecitate da mie interrogazioni, come è bene si faccia –, però secondo me rimane comunque fondamentale la definizione degli standard di assistenza per ogni tipo di residenzialità. Altrimenti le persone potrebbero essere collocate in strutture che poi non rispondono ai loro bisogni. Così facendo non daremo delle risposte adeguate.
Pertanto in questo senso mi ritengo non soddisfatto della risposta.


Interrogazione n. 60
della Consigliera Ciriaci
“Disagio treni pendolari tratta San Benedetto-Ancona”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 60 della Consigliera Ciriaci. Ha la parola l’Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. La Consigliera Ciriaci mi interroga settimanalmente ed io con piacere cerco di risponderle.
In questa sua interrogazione vengono posti diversi interrogativi. Partiamo da quello che si riferisce al treno 7070 che effettua il percorso Porto d’Ascoli-Civitanova-Fabriano, con fermata a San Benedetto alle ore 14,17, effettuato con Aln 668 non con treno Minuetto, che tra i materiali in servizio risulta quello maggiormente obsoleto.
Per quanto riguarda il treno delle 7,25 del giorno 10 giugno e proveniente da Pescara, l’informazione contenuta nel testo dell’interrogazione non risulta molto corretta per i motivi che le dirò.
Alle 7,27 parte da S. Benedetto un treno diretto ad Ancona, ma che non è proveniente da Pescara. Con riferimento alla segnalazione relativa al treno Minuetto delle 8,05 non risulta nell’orario ufficiale di Trenitalia nessun treno in partenza da Ascoli a San Benedetto, né in transito da Pescara. Per cui non è possibile fare verifiche circa il sovraffollamento, che invece ci viene segnalato frequentemente sul treno 7058 che effettua il percorso Ascoli(6,44)-Ancona(8,32), per il quale Trenitalia dichiara per ora di non poter provvedere al cambio del materiale.
Le gravi criticità segnalate nell’interrogazione sono in via di risoluzione in quanto è stata finanziata l’elettrificazione della tratta Porto d’Ascoli-Ascoli Piceno. E ciò consentirà i collegamenti tra i due capoluoghi Ancona e Ascoli Piceno con treni diretti elettrici, evitando così rotture di carico a San Benedetto, e soprattutto potendo utilizzare materiale rotabile di recente costruzione.
Per quanto riguarda la manutenzione dei treni si comunica che viene effettuata, ai sensi di legge, periodicamente da Trenitalia. L’odore di bruciato avvertito dai passeggeri è dovuto al sistema frenante. Trenitalia è stata da noi allertata e si è quindi impegnata a monitorare le condizioni d’uso del sistema. Vedremo se rispetto alle segnalazioni ci saranno le conseguenze.
In via generale la Regione è in attesa dell’avvio, a partire dal 2011, del programma di rinnovo del materiale rotabile previsto con il nuovo contratto di servizio. Attraverso l’utilizzo dei nuovo materiale diversi di quei disagi qui lamentati in termini di puntualità e sovraffollamento potranno essere evitati o risolti.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Ringrazio intanto l’Assessore per la celerità con cui mi ha risposto. Voglio però sottolineare che vi è un’esigenza non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto per quanto riguarda gli spostamenti.
La settimana scorsa abbiamo parlato della difficile percorribilità dell’A14, per cui un’alternativa anche a questo disagio potrebbe essere data senz’altro con un utilizzo adeguato dei treni.
Vorrei inoltre fare una sottolineatura sul fatto che a volte vengono presi in esame dei piccoli dettagli evitando così di prendere in considerazione le cose essenziali, ed in questo caso la cosa importante riguarda proprio, come si dice appunto nell’interrogazione, la percorrenza della linea che da San Benedetto va verso nord.
Altra cosa importante che riteniamo sia urgente, il cui sollecito demandiamo all’Assessore, è quella di cambiare i treni. Così pure come è in un certo senso inutilizzabile, come le ben sa, Assessore, anche la linea San Benedetto-Ascoli.
Voglio fare ancora una sottolineatura sempre per quanto riguarda i treni. Lei sa benissimo, Assessore, che per il sistema frenante si utilizzano dei materiali altamente tossici, per cui l’eventuale fumo che va all’interno delle cabine dei vagoni per gli utenti è sicuramente pericoloso.
Su questo aspetto chiedo pertanto la massima sollecitudine, al di là del fatto che non comporta neanche un impegno economico.


Interrogazione n. 55
del Consigliere Silvetti
“Mancata costituzione in giudizio della Regione Marche avanti il Consiglio di Stato”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 55 del Consigliere Silvetti. Ha la parola l’Assessore Giannini.

Sara GIANNINI. In riferimento all’interrogazione del Consigliere Silvetti faccio presente che la Regione non ha affatto deciso di non costituirsi, ma sta provvedendo a predisporre gli atti in vista della prossima udienza.
Il ricorso era in effetti iniziato proprio dall’associazione “Italia Nostra” nel 2005, avanti al TAR Marche, contro Provincia di Ancona e Regione Marche, impugnando la delibera del Consiglio provinciale n. 14 del 13 aprile 2005 con la quale veniva individuato un bacino estrattivo in comune di Arcevia, località Monte S. Angelo, sulla base del Piano provinciale delle attività estrattive – PPAE approvato dalla Regione Marche con delibera di Giunta regionale n. 1357 del 7 novembre 2005; su tale ricorso iniziale la Regione si era costituita insieme alla Provincia di Ancona.
Il TAR con sentenza emessa il 23 ottobre 2009, pur respingendo in gran parte il ricorso, ne ha accolto alcune parti, con l’effetto di limitare l’attuazione del Piano estrattivo della provincia di Ancona; contro tale sentenza l’amministrazione provinciale ha proposto pertanto appello davanti al Consiglio di Stato.
Su tale appello l’amministrazione regionale, considerato che si era costituita in giudizio all’iniziale ricorso proposto da Italia Nostra e che il PPAE è stato adottato sulla base del Piano regionale ed approvato dalla Regione, sta predisponendo gli atti per costituirsi ad adiuvandum, unitamente alla Provincia di Ancona prima dell’udienza che potrebbe essere fissata dopo la pausa estiva; in tal senso, con nota del 1° giugno 2010 del dirigente dell’Ufficio cave, sono state date disposizioni all’avvocatura regionale per predisporre gli atti necessari.
Ci sono poi all’esame dell’avvocatura anche altre costituzioni in giudizio, sulle quali si sta valutando la possibilità che la Regione si costituisca o meno, tenuto conto dell’interesse diretto che possiamo avere rispetto ai ricorsi.
In linea di massima si tende ad evitare di inserirsi con costituzioni che riguardino diatribe tra aziende, mentre si prevede la costituzione quando si tratta di difendere e tutelare gli atti di programmazione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Devo dire che sono soddisfatto della risposta dell’Assessore. Era infatti auspicabile un intervento deciso e determinato da parte della Regione in una vicenda, purtroppo, non di carattere politico né amministrativo. E questo ovviamente la dice lunga su quello che in realtà è un iter piuttosto accidentato e su quelli che possono essere gli effetti della legge n. 71, che purtroppo continua ad essere non chiara e assolutamente ondivaga, che inoltre determina anche un ingolfarsi della macchina giudiziaria amministrativa proprio perché ci sono degli aspetti non chiariti e mal legiferati.
La mia interrogazione nasceva forse da una mia cattiva interpretazione, perché l’ufficio legale sembrava assolutamente determinato a non dar seguito. Se questa invece è la decisione della Giunta sicuramente è soddisfacente e che ritengo assolutamente necessaria, perché è proprio il territorio che chiede una presa di posizione da parte delle istituzioni.
Questo è dunque stato un incidente di percorso, buona parte provocato da una condotta omissiva da parte della Provincia, infatti mancavano in sostanza proprio delle carte e delle mappe.
Quindi a maggior ragione ci riteniamo assolutamente soddisfatti di questa risposta. Ovviamente chiederemo in seguito quali saranno le ulteriori iniziative intraprese dall’ufficio legale della Regione.


Proposta di atto amministrativo n. 1
della Giunta regionale
“Piano settoriale di intervento per la tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario triennio 2010-2012. Legge regionale 3 giugno 2003, n. 12, articolo 8”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 1 ad iniziativa della Giunta regionale.
Il relatore di maggioranza Consigliere Perazzoli oggi è in congedo, quindi ha chiesto di intervenire il Presidente della III Commissione Consigliere Badiali. Ne ha facoltà.

Fabio BADIALI. Questo è il Piano settoriale di intervento per la tutela delle risorse genetiche animali e vegetali del territorio marchigiano, relativo al triennio 2010-2012, di cui all’articolo 8 della legge regionale 3 giugno 2003, n. 12 “Tutela delle risorse genetiche animali e vegetali del territorio marchigiano”.
Il Piano comprende gli interventi necessari per la raccolta, conservazione, tutela, miglioramento e valorizzazione delle varietà, razze e popolazioni vegetali e animali presenti nel territorio marchigiano e con una particolare attenzione per quelle a rischio di estinzione.
Soggetto attuatore degli interventi proposti, ai sensi del regolamento regionale n. 10/2004, è l’Agenzia per i servizi nel settore agroalimentare delle Marche (ASSAM).
Il precedente Piano triennale 2007-2009 si è concluso con il completamento del censimento delle varietà erbacee autoctone presenti nella regione Marche, e con la conservazione di queste nella Banca del Germoplasma istituita presso l’Istituto di ricerca per l’orticoltura di Monsampolo del Tronto. Parte di questo materiale è stato iscritto al Repertorio regionale che presenta attualmente n. 55 varietà e razze locali nelle quattro sezioni in cui è suddiviso.
Nel triennio 2007-2009, nell’ambito della Rete di conservazione e sicurezza, è stata istituita anche la figura dell’agricoltore custode per la riproduzione in sito delle varietà conservate nella Banca del Germoplasma.
Il nuovo Piano triennale 2010-2012 prosegue, nell’ambito delle finalità previste dalla l.r. 12/2003, il censimento del materiale genetico autoctono arboreo presente nella regione Marche, al fine di incrementare le varietà tutelate e iscritte al Repertorio regionale.
II nuovo Piano prevede, inoltre, l’avvio di iniziative specifiche per la tutela e conservazione delle varietà autoctone mediante progetti locali coordinati e finanziati dall’ASSAM con l’obiettivo principale della reintroduzione sul territorio d’origine della “varietà da conservazione”.
Rispetto alla proposta presentata dalla Giunta è stato stralciato, in fase di discussione in III Commissione, il punto relativo alla “Promozione di eventi che valorizzino il consumo di prodotti contenenti biodiversità”, poiché ritenuto non specificamente attinente alle finalità della l.r. 12/2003.
Infatti questo punto era stato aggiunto, rispetto al piano triennale precedente, con una interpretazione estensiva delle finalità proprie della legge che, invece, ha lo scopo principale di favorire l’individuazione, il censimento, la catalogazione e la conservazione nel tempo e nello spazio del germoplasma, specie se minacciato di estinzione.
Le attività collaterali vanno attuate con strumenti diversi, anche per evitare di disperdere risorse per finalità diverse da quelle proprie della legge di riferimento.
Le attività di diffusione delle conoscenze e delle innovazioni, concettualmente diverse dalla promozione, vengono mantenute ed opportunamente sviluppate. Infatti, sono previste attività di informazione e formazione per l’attuazione di seminari e incontri per la divulgazione delle varietà autoctone iscritte al Repertorio regionale e corsi per gli “agricoltori custodi”.
Questa legge prevede per il triennio 2010-2012 uno stanziamento di 644 mila euro, più 40.900 euro derivanti dagli stanziamenti previsti nel bilancio 2010. Tutte le risorse fanno parte del Piano di viluppo rurale 2007-2013 nella misura 2.1.4, sottomisura D, tutela delle risorse genetiche in agricoltura.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. In Commissione abbiamo esaminato questo Piano settoriale con estrema attenzione. E’ un atto che permette ancora di più la valorizzazione, la tutela e la promozione della coltivazione di alcune specie di nostra proprietà, di nostra identità.
In questo Piano, rivisto ed approvato anche da noi della minoranza, vi è la possibilità di variazione del censimento, di utilizzo dei fondi per la ricerca e per l’integrazione dell’elenco dei prodotti, aspetto assolutamente importante in quanto favorisce la valorizzazione dello stesso territorio.
Con questo atto possiamo continuare l’evoluzione del censimento e quindi trovare altre specie animali e vegetali che possono essere così reintegrate e quindi, se parliamo di quelle vegetali, coltivate in questo momento di evoluzione dell’agricoltura. E ciò in apprezzamento anche per quanto riguardo l’utilizzo delle specificità sia animali che vegetali nel nostro territorio.
Condivido pienamente la scelta fatta in Commissione di togliere la parte economica riguardante la promozione che verrà invece largamente affrontata dal Piano di sviluppo rurale.
Abbiamo quindi condiviso la scelta di utilizzare i fondi – 640 mila , 44 mila e l’integrazione di 40.900 – a sostegno di coloro che vogliono fare attività di formazione, informazione e coltivazione di tali specie.
Una sollecitazione la facciamo sulla formazione, cioè sui corsi rivolti agli agricoltori o a chiunque si voglia avvicinare a queste coltivazioni, a questa ricerca. Questo perché negli ultimi tempi abbiamo visto che senza la formazione in questo settore si va ad un appiattimento.
Quindi all’interno di questo settore è importante sottolineare sia la formazione che l’informazione.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Anche noi voteremo a favore di questo provvedimento esclusivamente per il valore che ha l’opera, meritoria di riscoperta, di tutela, di valorizzazione del patrimonio genetico autoctono delle Marche. Seppure in questo atto avremmo preferito prevedere fin da subito un’attività di promozione dei consumi e soprattutto di conoscenza dei prodotti. Sappiamo che il territorio marchigiano è ricco di produzioni autoctone e ricco di produzioni tradizionali, ma che nelle stesse Marche non sono sufficientemente conosciute.
In Commissione abbiamo dovuto stralciare il punto 3, originariamente proposto dalla Giunta, in quanto non si è riusciti a raggiungere un accordo sul come spendere per la promozione; inizialmente venivano previsti degli eventi per valorizzare il consumo.
Quando parliamo di educazione alimentare – faremo di tutto affinché questa nostra logica si affermi, e non soltanto, visto che è un tema trasversale, con il piano di sviluppo rurale, bensì verso tutti – parliamo di prevenzione di certe patologie, soprattutto per quanto riguarda la popolazione infantile. Parliamo quindi di sanità, di cultura, di economia.
Sicché non perderemo occasione per dire che va programmata una seria attività di educazione alimentare. E questo con il coinvolgimento di Province e Comuni, la Regione non può infatti svolgere, né ha, a mio modesto avviso, le prerogative per la gestione di questa materia, ne ha esclusivamente quelle della programmazione.
Quindi saremmo stati molto più contenti se il provvedimento avesse previsto attività di educazione alimentare e di promozione attraverso l’educazione della conoscenza dei nostri prodotti. Ciò non è, però riteniamo che lo strumento meriti comunque la nostra approvazione.

PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento passiamo alla votazione.

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 1. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 18
dei Consiglieri Marinelli, Massi, Marangoni
“Misure a sostegno del settore della pesca”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 18 dei Consiglieri Marinelli, Massi, Marangoni. Ha la parola il Consigliere Marinelli per illustrarla.

Erminio MARINELLI. Parlare della pesca significa parlare di un settore in crisi da parecchio tempo, è un problema serio e difficile che interessa tutte le nostre attività marinare, tutti i nostri pescatori da nord a sud.
Il ruolo della pesca è determinante dal punto di vista economico, sociale, occupazionale, però poi questo settore ha imposizioni e disposizioni sempre più limitative e restrittive che mettono in difficoltà il lavoro svolto dai pescatori. Un lavoro antico duro e difficile, che tra l’altro non ha neppure un ricambio generazionale. Le nostre attività di pesca lavorano solo perché vi sono inseriti extracomunitari, altrimenti non ci sarebbe continuità.
Quindi tutti in questa Assemblea legislativa dovremmo supportare con forza e determinazione questo settore.
La mozione l’ho presentata tempo fa, poi le difficoltà ci hanno imposto di discuterla oggi, ma la sostanza non è cambiata. In essa si richiama l’entrata in vigore dal 1° giugno del nuovo regolamento europeo, dopo una fase di interregno, dopo una fase dove la politica è intervenuta a più riprese per cercare di limitare i danni – poi capirete perché parlo di danni –.
Tale regolamento, però, ha creato delle difficoltà enormi alla nostra marineria. Perché? Perché ci sono delle disposizioni molto restrittive, ma non solo riguardo, ad esempio, la maglia delle reti, su cui è stato stabilito che devono essere di 40 millimetri se di forma quadrata o di 50 millimetri se di forma romboidale, bensì anche su tutta una serie di altre disposizioni, come la distanza della costa, agli attrezzi, i controlli a bordo, le operazioni di trasmissione telematica dei dati, la licenza a punti.
Secondo me a livello europeo si sono veramente arrabattati nel cercare di inventarsi tutto e di più pur di creare maggiori difficoltà e oneri per la nostra marineria.
Dobbiamo sapere che il 40% dei ricavi è regolato soprattutto dal costo del greggio del gasolio, che è passato da 0,375 fino ad arrivare ad oggi a 0,540. Quindi il ricavo è già occupato per il 40% dal costo del gasolio.
Credo che a livello europeo non si rendano conto che il nostro mare, a differenza dei grandi mari del nord, dà un pescato molto piccolo. Quindi non è possibile prevedere un doppio sistema di controllo a fronte di un raddoppio degli oneri finanziari a carico dei pescatori.
Pertanto è una situazione che, secondo me, deve essere rivista e corretta.
So benissimo che l’Assessore Sara Giannini si è adoperata molto, insieme ad altri suoi colleghi, ha scritto al Ministro Galan, è intervenuta, ma con scarsi risultati, forse considerato anche il momento economico che stiamo vivendo.
Come Assise regionale dobbiamo far sentire la nostra voce politica, dobbiamo far presenti le istanze dei nostri amici marinari che hanno sempre più difficoltà a portare avanti il loro lavoro in questo modo.
In questa mozione chiedo l’adesione di tutta l’Assise regionale per una serie di impegni sia da parte della Giunta regionale che da parte del Governo nazionale. Impegni che possono anche essere cambiati attraverso emendamenti, ne abbiamo già parlato con l’Assessore Giannini. Quindi siamo aperti ad eventuali modifiche, a me interessa soltanto che questa mozione venga condivisa da tutti. Penso infatti che a tutti stia a cuore questo mondo, un mondo in difficoltà che si sta esaurendo nella sua attività e che pertanto deve essere supportato.
Seppure molte volte la politica si imbatte contro muri difficili come quello europeo, in ogni caso, ripeto, i mari del nord non possono essere paragonati alla stessa stregua del nostro mare, il nostro pescato è decisamente inferiore. E per capire che le grandi difficoltà e le negatività di questo lavoro sono già in atto basta pensare che determinate specie ittiche o forme di pesce – lo vediamo ad esempio nei ristoranti – sono ormai difficili da reperire, se non trovandole in altre parti.
Quindi invito gli amici Consiglieri e l’Assessore a dare sostanza, impegno e a quantizzare questi interventi in maniera politica e soprattutto unitaria.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Molto velocemente perché so che ci sarà l’intervento dell’Assessore che cercherà di costruire una proposta di risoluzione.
La mozione presentata dal Consigliere Marinelli la condivido nelle intenzioni generali. Ovvero, qui si debbono cercare di coniugare due cose, le indicazioni di una direttiva comunitaria a tutela della risorsa ittica in generale, con le esigenze volte a garantire il settore della pesca. Un comparto che nelle Marche in questi anni ha subìto ripetutamente pressioni tali da indurre la categoria in grandi difficoltà.
Il punto politico che colgo è che quando ci rifacciamo ad una direttiva comunitaria, che poi dobbiamo applicare, a volte la si vuole non accoglierla completamente. E questo può essere anche un limite, perché in realtà molte direttive comunitarie ci aiutano a gestire meglio alcune questioni, ad aggiornarci, ad allinearci ad un sistema più ampio. Vedi ad esempio la vicenda dei demani. Lì la direttiva comunitaria dà un’indicazione molto precisa, quella cioè di recuperare rispetto ad alcuni paesi una gestione, un rapporto, una politica sulle aree demaniali più adeguata ad uno scenario che non è più solo quello nazionale.
Però, andando nello specifico, la mozione del Consigliere Marinelli coglie comunque un punto, cioè che le marinerie marchigiane, a seguito di questa direttiva comunitaria, subirebbero una pressione esagerata che potrebbe mettere a rischio la stessa tenuta di quel comparto economico.
Quindi occorre necessariamente avere un’attenzione diversa, bisogna richiamare la Regione stessa – anche se non credo che la Giunta, poi ce lo dirà l’Assessore, su questo abbia possibilità di programmare chissà che cosa –. Inoltre dobbiamo formulare un consenso unitario per esercitare una pressione anche nei confronti del Governo affinché tale direttiva sia orientata in maniera diversa, ovvero che si determini sulla nostra marineria una pressione inferiore di quella attuale.
Ringrazio quindi il Consigliere Marinelli di questa mozione. Peraltro rispetto a diverse questioni riguardanti questo comparto di primaria importanza, vedi ad esempio il tema delle vongolare, siamo dovuti spesso intervenire, sostenere e aiutare anche negli ultimi anni.
Allora, caso mai, c’è un limite molto più marcato, cioè il fatto che molto spesso ci si rende conto, anche rispetto ai fondi europei per la pesca, che ci sono Regioni di questo Paese che utilizzano quantità maggiori di quelle risorse però poi hanno marinerie ormai ridotte all’osso, mentre le Marche hanno ancora la difficoltà di ottenere i contributi che il fondo gli destinerebbe seppure abbia una delle flotte più importanti del nostro Paese.
Per cui anche rispetto alla visibilità e alla forza che possiamo esprimere in questo settore dovremmo forse fare una pressione politica maggiore. E questa mozione potrebbe andare in quel senso.

Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Credo che il Consigliere Marinelli abbia toccato e illustrato con precisione alcuni dei punti più gravi di quello che consideriamo tra i settori più importanti della nostra economia.
Credo però che il problema della pesca debba essere inquadrato a livello europeo. Sappiamo infatti che quando l’Unione europea adotta provvedimenti o, come in questo casa, regolamenti, di qualunque campo si tratti (pesca, agricoltura, industria o altri settori particolari) risulta evidente che la logica europea è la logica dei Paesi più forti.
Noi sappiamo che nel settore della pesca l’organizzazione, come pure la divisione dei mercati, vede la Spagna, la Francia e i paesi nordici molto più forti e molto più protetti – uso questo termine – dalle politiche dell’Unione europea rispetto appunto all’Italia.
Ed il nostro è un Paese che non è mai riuscito a far valere le proprie ragioni e se vuoi anche le sue tradizioni pescherecce. Tanto è vero che le nostre flotte pescherecce si trovano a confrontarsi e a volte – ora un po’ di meno – a scontrarsi con i Paesi del bacino del Mediterraneo o con Paesi – questo riguarda le nostre flotte marchigiane – come la Croazia rispetto al triangolo del nord-est, prima ex Jugoslavia.
Questo è per dire che i mercati ricchi per quanto riguarda la pesca non sono sicuramente né i mari né i mercati del Mediterraneo né tanto meno dell’Adriatico. Seppure sia vero – anche in questi giorni c’è la polemica sul fermo pesca – che i nostri pescatori pescano sempre meno perché i mari, soprattutto l’Adriatico, si stanno impoverendo, seppure in presenza di pesce di alta qualità.
Ora non so come l’Assemblea legislativa o la Giunta regionale possano intervenire adeguatamente, certo, possono dare un segnale, però ritengo sia molto più utile intervenire nei confronti del Governo affinché in sede europea si discuta di un piano pesca più adeguato. E si discuta anche di trattative multi e bilaterali con i Paesi africani, dove le flotte pescherecce spagnole e francesi stanno veramente realizzando politiche piratesche nei confronti della fauna ittica, mentre noi italiani, evidentemente, non abbiamo avuto la capacità di rapportarci. Tutto ciò affinché si possa dare uno sbocco economico ai nostri pescatori.
Quindi credo sia più utile sollecitare la Giunta ad intervenire nei confronti del Governo nazionale affinché insieme alle Regioni italiane, perché sono tante a soffrire dello stesso problema, si renda portatore degli interessi nazionali del mondo della pesca.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Giannini.

Sara GIANNINI. Ringrazio i Consiglieri che hanno presentato questa mozione, a cui ho presentato alcune proposte di emendamento che mi sembra rispondano alla discussione fatta oggi in Aula. Quindi penso – lo dico già in partenza – che se verranno accolti la mozione potrà essere approvata da tutta l’Assemblea legislativa. Per cui invito anche la maggioranza ad approvarla.
Vado alle questioni che sono state poste.
La mozione parte dal regolamento comunitario che introduce misure molto più restrittive di quelle che fino al 30 maggio venivano abitualmente usate dalle nostre marinerie, esse riguardano le reti e agli attrezzi di pesca.
Però la discussione su questo regolamento, come i Consiglieri sanno, è datata, deriva da almeno dieci anni di approfondimenti e di continui rinvii da parte della Comunità europea, fino a quando è entrato definitivamente in vigore.
Negli ultimi anni, dal 2005 ad oggi, la Regione Marche ha bandito circa 4 bandi regionali con i quali metteva a disposizione risorse del FEP (Fondo europeo per la pesca) affinché gli imprenditori potessero sostituire i loro attrezzi e quindi adeguarsi per tempo all’introduzione delle nuove misure. Ciò al fine di evitare ci fosse un impatto troppo forte sull’attuazione immediata del regolamento.
Con una lettera firmata dai quattro Assessori regionali di Abruzzo, Marche, Molise e Puglia – quest’ultimo, Assessore Dario Stefano, è anche il coordinatore della Conferenza Stato-Regioni per pesca e agricoltura – abbiamo chiesto, prima ancora che entrasse in vigore il regolamento comunitario, un incontro con il Ministro Galan, affinché si attuassero le ipotesi di deroga – peraltro già chieste, come confermato dall’attuale sottosegretario non più delegato alla pesca Bonfiglio – per eventuali modifiche del regolamento che consentissero di verificare e anche tenere conto delle caratteristiche specifiche del nostro mare, così come affermato dal Consigliere Marinelli.
Ma la questione che questa Assemblea legislativa dovrà affrontare anche dal punto di vista della strategia non è tanto quella di evitare che entri in vigore il regolamento comunitario, sul quale possiamo fare ben poco, tra l’altro dopo dieci anni di discussione, quanto quella di comprendere come nel mondo della pesca, che sta attraversando un momento di grande difficoltà – tanto più lo attraversa nella sua fragilità tanto più la crisi è sentita da tutti gli altri settori dell’economia –, possiamo iniziare a considerare l’introduzione di sistemi innovativi, come l’aggregazione d’impresa, la capitalizzazione d’impresa ed anche la sostituzione degli imprenditori. Molti imprenditori, infatti, provengono da una generazione che sta lasciando il passo a nuove necessità, a nuovi bisogni e anche a una nuova figura di imprenditore della pesca.
Ritengo, inoltre, che dovremmo affrontare un ragionamento – in Assemblea legislativa lo dovremmo affrontare con una legge apposita – che riconosca alla pesca, come facciamo per altre categorie produttive, caratteristiche di struttura economica, ad esempio con l’applicazione della filiera corta, la commercializzazione dei prodotti, la conservazione della fauna.
Dico questo perché nel tempo abbiamo tenuto un atteggiamento come a pensare – questo l’ho detto sia alle associazioni di categoria che in altre occasioni pubbliche – che nel settore della pesca la situazione fosse immutabile e quindi che si potesse continuare ad agire nell’attività economica così come si faceva nel passato.
Oggi la riduzione dello stock di riserva ittica e anche la modernità con la quale inevitabilmente si deve affrontare sia l’attività in sé che la commercializzazione del prodotto, rendono necessario un approccio del tutto diverso.
Io ho già fatto due riunioni con tutte le categorie rappresentative del mondo della pesca, dai vongolari alla piccola pesca, dai rappresentanti del pesce azzurro ai rappresentanti delle categorie tradizionali. Abbiamo quindi già messo in campo alcune iniziative, come l’introduzione, con la modifica della delibera di Giunta che definiva i piani di gestione, di alcune questioni che riguardano in questo caso il pesce azzurro. Infatti in questo momento le attività produttive nel sud delle Marche si trovano in difficoltà perché c’è la presenza dell’anisakis, un parassita che normalmente si trova appunto nel pesce azzurro. E questo, per effetto di un’applicazione rigorosa delle norme e dei regolamenti comunitari, ha provocato nelle regioni del nord il sequestro di alcune partite di pesce e la denuncia penale ai commercianti, così come stabilisce la legge. Quindi con il conseguente abbattimento totale delle vendite e del prezzo del pesce azzurro.
Sicché per il settore della pesca occorre pensare ad una proposta complessiva che vada – lo ribadisco in punti – dall’aggregazione alla modifica delle strutture organizzative, alla commercializzazione e all’introduzione della filiera corta, e anche all’utilizzo di nuovi metodi di conservazione e di trasformazione del pesce, che possano così consentirci di aggredire quei mercati che in questo momento potrebbero essere molto interessanti per le nostre produzioni.
Oggi pomeriggio c’è un incontro con la Commissaria UE per la pesca, questa presenza l’ho concordata con l’Assessore regionale dell’Abruzzo Febbo, in modo si possano rappresentare le richieste del medio e basso Adriatico. Dopodiché decideremo una data per un ulteriore incontro con gli altri Assessori del medio e basso Adriatico, al fine di individuare concordemente due o tre misure per istituire, così come fatto per l’alto Adriatico, il bacino del medio e basso Adriatico, affinché potremo lavorare su piani di gestione condivisi, su zone di pesca al di là dei territori regionali.
Potremo inoltre lavorare anche sugli accordi in merito ai fermo pesca, che non possono essere utilizzati, come è avvenuto finora, per integrare il reddito quando non si lavora, ma devono essere regolati secondo le aree di pesca e secondo il ripopolamento naturale, ciò consentirebbe di ripopolare il pesce e quindi di salvaguardare la naturale evoluzione delle specie presenti nel nostro mare.
Dobbiamo anche attivare dei contatti con le zone della Croazia. Perché è evidente che intanto potremo instaurare con loro rapporti di collaborazione corretta, poi perché si potrebbero aprire possibilità di sviluppo collaborativo per le nostre imprese di pesca.
Qual è invece la questione sulla quale c’è una reale emergenza?
Noi abbiamo dei problemi che attengono innanzitutto alla gestione attuale del FEP. Non so se siete al corrente – però ho visto che c’è anche un’interrogazione in merito alla quale risponderò quando verrà messa all’ordine del giorno dell’Assemblea legislativa – che il FEP deve essere rendicontato, nella parte co-finanziata dal Governo, attraverso un sistema informatico che a livello nazionale deve essere unitario. Però ad oggi tale sistema informatico non è stato ancora predisposto. Abbiamo segnalato già da maggio al Ministero questa difficoltà, in quanto rischiamo che le Marche, che hanno speso già 3,4 milioni di euro del FEP e che devono rendicontare, abbiano sì i rendiconti producibili entro il periodo stabilito dalle norme che però non potranno essere accettati dalla Comunità economica europea in quanto accetta esclusivamente rendiconto informatico.
Questo significa che non solo le Marche ma tutte le Regioni italiane incorrono il rischio di perdere 120 milioni di FEP dell’anno 2010. Quindi c’è una preoccupazione fortissima da parte degli assessorati alla pesca, e sopratutto noi che nelle Marche abbiamo velocemente e ben speso le nostre risorse.
L’altra questione riguarda pertanto le risorse. Ovvero, le risorse che vengono destinate alla pesca sono gestite in modo concordato per una parte sostanziosa dal Ministero, che le utilizza per la rimodulazione della flotta, l’altra parte viene invece condivisa dalle Regioni, che però nell’utilizzo del FEP sono distinte in regioni del sud Italia oppure in regioni, come noi, che non rientrano in questa specifica.
Queste risorse sono sempre di meno, nel nostro sessennio abbiamo 22 milioni di euro, di cui 11 provenienti dalle risorse europee e 11 co-finanziate dal Governo e dalla Regione.
Il punto è che finito questo sessennio si intercetteranno le risorse europee solo attraverso la progettazione. Quindi la mia preoccupazione è che le nostre strutture imprenditoriali o di categoria, insomma il nostro sistema complessivo della pesca non sia in grado in questo momento di fornire chi riesce a progettare in termini positivi e soprattutto a concludere le progettazioni a livello europeo.
Quindi rischiamo che le risorse, che fino adesso sono state elaborate e divise per settore, così come avviene negli altri settori della nostra economia, vengano sensibilmente ridotte. Perché la competizione non avverrà più nella capacità degli Stati di ripartire le risorse secondo criteri oggettivi, ma avverrà sulla base dell’esame di progetti specifici. Per cui l’aggregazione tra le Regioni, l’aggregazione tra le imprese e lo studio di nuovi sistemi di pesca sarà utile in quanto ci consentirà di prepararci – sempre se saremo maturi per farlo – a competere a livello europeo nel concorrere alla ripartizione delle risorse.
Questo è l’obiettivo che ci dobbiamo dare come sistema complessivo della pesca, nel quale io vedo: Regione, associazioni di categoria, singole imprese.
Una cosa la voglio esplicitare sulle associazioni di categoria. In questi ultimi tempi c’è anche una modifica della rappresentanza del mondo della pesca. Come in tutti gli altri settori economici quando aumenta la crisi inevitabilmente c’è un difetto di rappresentanza o comunque una mancata rappresentanza da parte di tutte le associazioni di categoria, sicché proliferano le associazioni di territorio o di piccolissimo territorio. Credo che questo sia un fenomeno da una parte comprensibile, ma dall’altra è preoccupante. Perché la frammentazione delle rappresentanze in genere non aiuta a costruire un disegno complessivo, molto spesso aiuta a difendere i particolarismi. E in questo momento nel mondo della pesca sarebbe dannoso sia per i pescatori sia per le stesse imprese di pesca.
Ultima questione. Noi abbiamo già emesso un bando, scaduto il 30 giugno, con il quale abbiamo sostenuto attraverso le misure del FEP la sostituzione degli attrezzi e anche delle reti. Stanno arrivando le domande che verranno esaminate. In quel modo sosterremo l’adeguamento delle nostre imprese alle normative europee. A meno che non vengano derogate, cosa che però – condivido l’opinione del Consigliere Marinelli – sarà molto difficile, perché ormai il regolamento è entrato in vigore, quindi, dopo essersi sviluppata una vita abbastanza travagliata di dieci anni, non credo che l’Europa vorrà tornare più sulla questione.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Presidente, abbiamo proposto un subemendamento all’emendamento dell’Assessore Giannini che riguarda un impegno della Giunta regionale a cercare di introdurre un sostegno de minimis per le imbarcazioni marchigiane dal prossimo bilancio regionale, e cercare inoltre di coinvolgere in questa iniziativa anche il Governo centrale.
L’ultimo punto di questo subemendamento riguarda il fatto di porre maggiore attenzione alla formazione imprenditoriale e alla comunicazione del settore pesca, aspetti che necessitano sicuramente di maggiori investimenti da parte delle istituzioni, al fine di consentire anche a questo settore di poter essere competitivo.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Giannini. Vorrei però farle presente che ancora non ho depositato questo subemendamento

Sara GIANNINI. Credo che dovremmo essere onesti prima di tutto tra di noi, solo se faremo così potremo forse dare una mano al settore della pesca, altrimenti non sarà così.
Il contributo de minimis che lei chiede, Consigliere, sa benissimo che il nostro bilancio non è in grado di supportarlo, peraltro sarebbe un pannicello caldo di fronte a un problema che è di una gravità fortissima. Servirebbe soltanto a frazionare le risorse, non servirà neppure a contenere le esigenze vere della pesca
Credo che nel prossimo bilancio – penso che quest’Aula lo dovrà affrontare in occasione del prossimo assestamento di bilancio – non ci saranno i soldi non solo per il de minimis della pesca, ma neanche per co-finanziare, a seguito proprio della manovra finanziaria del Governo, le misure del FEP.
Ora potrei essere non corretta e quindi chiudere la questione soltanto per portare a casa un’approvazione all’unanimità, invece, siccome sui problemi sono abituata a discutere nel merito e soprattutto con onestà intellettuale, dirò la verità.
Quindi se l’interesse di tutti è quello di dare un segno reale di lavoro comune sulla questione della pesca, credo che questo suo subemendamento non sia utile, per cui chiederò che non venga approvato. Se invece vogliamo votare la mozione complessivamente intesa, riconoscendo l’impegno di alcuni Consiglieri dell’opposizione e la consapevolezza di tutta l’Assemblea legislativa, credo che la cosa migliore sia approvare gli emendamenti da me presentati.
Dopodiché se ci saranno le possibilità dentro il bilancio di trovare delle risorse, sicuramente nessuno si sottrarrà, e come lei può capire l’Assessore alla pesca si sottrarrà meno di tutti, ma è evidente che metterlo lì sapendo già da adesso che non saremo in grado di rispondere a quella richiesta, significherebbe far votare all’Aula una cosa che so già che non è vera. Quindi non mi sento di alimentare false aspettative da parte della comunità della pesca che si trova in un momento di difficoltà. E soprattutto, ripeto, di far votare l’Assemblea legislativa cose che non potranno essere sostenute.

PRESIDENTE. Bene. Però visto che il Consigliere Acquaroli ha espresso la volontà…(…) Prego, Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Presidente, vorrei aggiungere una cosa all’intervento che ho fatto poc’anzi. Qui non si tratta di non voler discutere seriamente delle problematiche del settore pesca né quanto meno di voler mettere in difficoltà qualcuno in quest’Aula, assolutamente.
Tutti, chi più chi meno, nei nostri interventi abbiamo sottolineato il momento particolare che sta attraversando il settore pesca, ciò anche in virtù delle ultime iniziative della Comunità europea riguardo alle tipologie di reti che si dovranno utilizzare nel nostro mare.
Sabato scorso alcuni operatori del settore con cui ho parlato mi hanno detto che la crisi è veramente impressionante. Credo quindi si debba prendere l’impegno, seppur con una questione minima, di cercare di sostenere il settore.
E prendere l’impegno non significa promettere. Quindi secondo me è corretto impegnarsi nel cercare di sostenere la pesca. Se poi dal bilancio non dovessimo riuscire a recuperare le risorse indispensabili, credo che si farà sempre in tempo a tagliarle.
Dobbiamo impegnarci fin da oggi a cercare risorse da dare al settore pesca e questo deve essere un impegno globale.

PRESIDENTE. Consigliere Acquaroli, però questo che lei ha individuato come subemendamento non mi sembra abbia gli estremi per considerarlo tale, non ho capito dove interviene. Mi sembra possa essere invece classificato come emendamento, ora lo chiederò agli uffici. (…) Bene, allora visto che è un emendamento lo voteremo dopo l’emendamento presentato dall’Assessore.
Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1 dell’Assessore Giannini:
“I punti 1 e 2 della mozione vengono sostituiti con i seguenti:
Impegna il Presidente della Giunta regionale
1. ad attivarsi presso il Governo nazionale e presso le sedi istituzionali più opportune al fine di ottenere, oltre che soluzioni e forme di sostegno utili a contrastare la crisi del settore aggravata dal caro-gasolio, anche eventuali deroghe e modifiche alla normativa europea, allo scopo di verificare la consistenza delle somme residue del FEP trattenute nella disponibilità del Ministero e destinate alla flotta, somme che devono essere spese e certificate entro il 31 Dicembre 2010, e anche per conoscere l’esito dei piani di gestione presentanti dal Governo per derogare agli obblighi imposti dal Regolamento del Mediterraneo a talune pesche speciali;
2. a sostenere la richiesta, già avanzata, all’on. Ministro Galan, dalla Regione Marche e dalle altre Regioni del medio e basso Adriatico, di costituire un tavolo di lavoro straordinario con il Ministero, le Regioni e le Associazioni del settore per definire un percorso condiviso per il superamento della crisi attuale anche indirizzando, ove possibile, le risorse del Fondo Europeo per la pesca (FEP), o in alternativa le risorse dei piani triennali della pesca verso opportune azioni in grado di offrire soluzioni alla crisi del settore ittico.”

Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

L’approvazione di questo emendamento cambia l’impegno della mozione presentata e quindi fa decadere l’emendamento presentato dal Consigliere Acquaroli ed altri, a meno che con questo secondo emendamento si chieda non di sostituire l’impegno, ma di aggiungere, dopodiché lo potremo votare come emendamento aggiuntivo. Inteso in questo modo l’emendamento non decade.
(…) Bene, quindi i punti dell’emendamento n. 2, a firma dei Consiglieri Acquaroli, Ciriaci, Trenta, Carloni, Zaffini, Zinni, Silvetti, Foschi, Natali, Marinelli, Massi, sono i seguenti:
· ad attivarsi per inserire nel prossimo bilancio regionale un’ipotesi di sostegno “de minimis” a favore del settore Pesca;
· ad estendere tale richiesta anche al Governo centrale;
· ad attivarsi per la formazione imprenditoriale per competere nel nuovo scenario.”
Lo pongo in votazione.



(L’Assemblea legislativa non approva)

Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Il Gruppo del PdL valuta positivamente il fatto che questa mozione, come auspichiamo, sarà votata all’unanimità. Inoltre prendiamo atto della dichiarazione responsabile dell’Assessore e delle modifiche che hanno sicuramente contribuito a dare un senso unitario istituzionale a questa mozione, sulla quale in campagna elettorale, come ha già annunciato il presidente Marinelli, tutti ci eravamo impegnati. Quindi siamo molto soddisfatti di questa conclusione.
Voglio precisare che l’emendamento Acquaroli intendeva sollecitare la Regione per la sua parte di competenza che riguarda la formazione, perché è chiaro che nella programmazione della formazione possiamo incidere, Assessore, d’altronde come facciamo per tutti i settori in crisi, per cui dobbiamo cercare di farlo anche su questo. Ma mi pare sia stato complessivamente recepito.
Vero è anche ciò che ha detto l’Assessore sul contributo. Ripeto, dove si trovano situazioni di crisi la Regione un segnale lo deve dare, e certamente siamo consapevoli della situazione, però credo che a partire dall’assestamento, nelle Commissioni competenti e soprattutto in quella in materia di bilancio, debba essere avviato un dibattito su come i pochi possibili incentivi possano essere indirizzati.
C’è anche un problema di inizio di nuova impresa. Qui c’è da porsi – ne abbiamo parlato nell’agricoltura ma chiaramente vale anche nella pesca – quali sono le possibilità da dare ai giovani che vogliono aprire un’impresa. E sappiamo come il settore della pesca sia difficile come quello dell’agricoltura, perché o devi avere un terreno o devi avere la barca, e la cosa è veramente difficile.
Pertanto questo spirito unitario, che oggi ha caratterizzato l’Aula sul settore della pesca, ci rende particolarmente soddisfatti. Noi naturalmente ci prenderemo la nostra parte di responsabilità a tutti i livelli istituzionali per sostenere la richiesta della Regione e, come è stato detto, anche nei confronti dell’Unione europea.

PRESIDENTE. Mozione n. 18, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


PRESIDENTE. Ora, Consiglieri, se siete d’accordo, farò distribuire dagli uffici la mozione n. 42 “Adesione alle iniziative del sindacato giornalisti delle Marche per la libertà di stampa”, di cui all’inizio di seduta ne abbiamo approvata l’iscrizione. Questo per permettere, a chi vorrà farlo, di apporre la propria firma.


Mozione n. 23
del Consigliere Bucciarelli
“Mozione per la Pace in Medio oriente”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 23 del Consigliere Bucciarelli, che ha la parola per illustrarla.

Raffaele BUCCIARELLI. Credo che occorrano poche parole per illustrare questa mozione, che sicuramente i Consiglieri avranno letto. E’ frutto non soltanto dell’assalto israeliano alle navi che trasportavano aiuti umanitari alla striscia di Gaza, ma anche per il fatto che questo assalto ha portato indietro, e non di poco, il processo di pace che era stato avviato.
Quindi ho inteso aderire a questa campagna, oltretutto fatta anche dalla Conferenza europea degli enti locali per la pace, cercando di coinvolgere l’Assemblea legislativa. Assemblea che non è esente da interventi a Gerusalemme, tanto è vero che la Giunta regionale ha approvato da un paio di anni un finanziamento per una scuola di musica frequentata da palestinesi e israeliani.
Certo non sarà l’Assemblea legislativa delle Marche a risolvere un problema che sappiamo essere al centro dell’attenzione dei grandi della terra, però tenere alta l’attenzione, sensibilizzare l’opinione pubblica, coinvolgere le scuole, esprimere il proprio parere e il rifiuto a qualsiasi forma di violenza nei confronti della coesistenza di due popoli necessaria in quel territorio, credo che sia importante.
Sono infatti veramente inaccettabili le condizioni di vita in cui sono costretti a convivere gli abitanti di Gaza e tutti gli abitanti delle terre occupate da Israele, che appunto sono oggetto di politiche, volontà e scelte del governo israeliano, che ormai siamo arrivati al punto che la stragrande maggioranza dei governi mondiali rifiutano.
Preoccupano molto, a questo proposito, anche le dichiarazioni di questi giorni del governo turco nei confronti del governo israeliano.
Questo a dimostrazione del fatto, qualora ce ne fosse stato bisogno, che iniziative basate sulla prepotenza e sulla forza e sulle armi non solo non rendono più vicine la pace ma la rendono addirittura più lontana.
Ecco allora che un gesto da parte delle Assemblee legislative regionali d’Italia, così come di tanti Consigli provinciali e comunali che hanno approvato questo ordine del giorno predisposto dal tavolo nazionale per la pace, può essere un bel contributo a quella diplomazia degli enti locali e delle istituzioni e a quella diplomazia dei popoli di cui c’è tanto bisogno.
Per questo chiedo all’Assemblea legislativa di approvare questa.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Io non discuto il senso della mozione n. 23 del Consigliere Bucciarelli e cerco anche di evitarne un’interpretazione, però mi sono segnato alcune cose che in essa non condivido.
Ad esempio quando dice: assalto israeliano alle navi della pace; abitanti della striscia di Gaza che da tre anni è sottoposta al duro assedio israeliano; nuovi insediamenti israeliani a Gerusalemme est e nei territori palestinesi occupati della Cisgiordania; occupazione israeliana dei territori palestinesi; mancata soluzione del conflitto – e qui ci possiamo fare tante domande –; richiamando i valori e gli ideali iscritti nella nostra Costituzione, nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, nello Statuto delle Nazioni Unite, nella Dichiarazione universale dei diritti umani e nello Statuto della nostra Regione; dovere delle istituzioni locali è lavorare per la pace, la libertà, la democrazia e la prosperità e contribuire, in questo modo, allo sviluppo internazionale e all’affermazione della pace; richiamando le conclusioni della Terza Conferenza europea degli enti locali per la pace in Medio Oriente e della Missione di pace a Gerusalemme “Time for Responsibilities”. Dopodiché nel paragrafo che segue il Dichiara c’è una inversione di termini, ossia il conflitto diventa israelo-palestinese, mentre prima in questa mozione si dipingevano gli israeliani popolo bellicoso, guerriero, prevaricatore, che non rispetta i diritti umani, ecc. ecc..
Poi alla fine nel paragrafo del Decide al punto 1) si dice di “aderire al Programma nazionale ‘100 città per la pace in Medio Oriente’ “, invece io direi “proposta di una Regione per la libertà”.
Al punto 2) si dice di contribuire al solito versamento. Non abbiamo i soldi per la mozione sulla pesca però abbiamo 1.000 euro da versare sul c/c della Banca popolare etica!
Infine al punto 3) si dice di definire, tramite l’Università della Pace – e qui c’è l’ormai annoso errore di fondo, perché semmai è “Università per la pace”, l.r. n. 9 del 2002 – in accordo con il Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace, ecc..
Ma l’Associazione Università per la pace, caro Presidente Bucciarelli, è autonoma, nasce nelle Marche con legge regionale, ha un proprio statuto. Quindi ancora una volta si disattende che la Regione Marche ha avuto l’intuizione, su questo grazie al Presidente Spacca, di coinvolgere le dieci Regioni dell’Adriatico.
Perché dico questo? Perché appunto l’Università per la pace è autonoma e si regge su un accordo preciso che deve essere perfezionato tra ONU, e quindi l’Unione europea – ora non c’è il Presidente della VI Commissione altrimenti gli avrei fatto capire il passaggio –, la Fondazione Nobel e la Regione Marche come appunto titolare dell’Università per la pace.
Quindi se ci crediamo in questa nostra autonomia dovremmo portare il mondo nelle Marche. Per carità, tutti lavoriamo per la pace, ma io lavoro anche per la libertà, che è un valore assoluto, senza distinzione di sesso, razza, religione o divisioni politiche. Tant’è che la legge di cui ho fatto riferimento poc’anzi in quest’Aula venne votata, così come proposta, all’unanimità.
Quindi, come succede spesso, questa mozione nasconde, anzi, non la trovo sincera, Presidente Bucciarelli – anche se ora lei sta uscendo, però poi la richiamerò per fatto personale –. Perché quando parliamo di diritti umani, di pace, di libertà, dobbiamo ricordarci anche di questa nostra legge regionale n. 9/2002 che all’articolo 15 cita, appunto, che cosa è l’Associazione Università per la pace. Dopodiché perfezionare quel passaggio normativo attraverso il Protocollo d’intesa con la Fondazione Nobel che dovrebbe darci quei docenti per poi passare alla scolarizzazione dei diritti umani, così come stabilito nella Carta dell’ONU.
Dunque la Regione Marche potrebbe proporsi come soggetto internazionale e muoversi all’interno della legge – qui mi rivolgo all’Assessore Giannini – con marchi propri che vadano a reperire le risorse necessarie svincolate dal bilancio della Regione Marche.
Io di questo ne discuterò anche in VI Commissione con il Presidente Cardogna, perché questo importante passaggio normativo si può fare anche attraverso il diritto europeo, la normativa europea.
Ma in ogni caso è fondamentale, ripeto, il Protocollo d’intesa tra ONU, Fondazione Nobel e Regione Marche, oltre a quel passaggio sui marchi propri. Ciò al fine di trovare a livello internazionale le risorse necessarie per mettere a pieno regime le università delle Marche, così come già presenti nell’Associazione Università per la pace. Infine estendere alle dieci Regioni della Macro Regione Adriatica. Questo per portare fortemente questo messaggio in Europa, quindi all’interno dell’ONU.
Sulla qustione tornerò con uno specifico.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Ho letto la mozione, ho ascoltato l’illustrazione fatta dal Presidente Bucciarelli ed ho ascoltato ora anche l’intervento del collega Trenta.
Io ritengo non ci debba essere – e non lo leggo neppure in questa mozione – alcuna contrapposizione tra pace, libertà e democrazia. Quindi sono d’accordo con il Consigliere Trenta. Non ci deve essere contrapposizione, sono valori che vanno difesi.
Come credo sia un grande valore anche l’autonomia dell’Università per la pace che questa nostra Regione si è data.
Voglio anche sottolineare – ne parlavo ora con il Consigliere Presidente Bucciarelli – che questo è il testo del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace, non è un testo di parte, è un documento delle istituzioni locali profondamente impegnate non soltanto negli ordini del giorno, nelle enunciazioni e nelle dichiarazioni, ma in azioni concrete a difesa della pace.
Io stesso ho avuto la possibilità di andare in Israele e in Palestina con una delegazione della Regione Marche guidata dall’allora Presidente dell’Assemblea legislativa Bucciarelli e alla presenza anche dell’orchestra regionale marchigiana. Siamo stati nella Chiesa della natività, siamo stati a Gerusalemme, abbiamo incontrato la scuola musicale di Padre Armando Pierucci che vede la presenza di ragazzi e ragazze israeliani e palestinesi. Abbiamo quindi toccato con mano le difficoltà, è vero, ma anche quel contributo che può venire da un’istituzione locale, dal sistema Regioni, dalla Regione, a sostegno di iniziative culturali. E quando c’è la cultura c’è inevitabilmente anche la pace e la democrazia.
Ma abbiamo visto, dicevo, anche la paura e le difficoltà, certo in Palestina, ma anche tanta, tanta paura in Israele.
Quindi credo che il punto che riassume con più forza tutto quello che nella mozione è scritto stia laddove si chiede di chiudere nel più breve tempo possibile il conflitto israelo-palestinese, riconoscendo ad entrambi i popoli, come stabilito dalle risoluzioni dell’ONU, la stessa dignità, gli stessi diritti, la stessa sicurezza. Quindi due popoli, due Stati. Questo credo sia il punto centrale.
Per cui nel momento in cui l’Assemblea legislativa delle Marche decide di aderire ai tre punti qui indicati dà un contributo vero.
Certamente sappiamo che questa mozione non è determinante, ma la pace la costruiamo giorno per giorno e la costruiamo con tante piccole iniziative. E la somma di tante piccole iniziative speriamo portino davvero gli organismi internazionali a decidere una volta per sempre che quelle popolazioni non possono più vivere nella guerra e nella paura, hanno diritto alla pace.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Molto telegraficamente, Presidente. A volte in queste assemblee politiche regionali ci si mette in testa di pensare in grande, quindi si fa un documento col quale si cerca di contribuire alle grandi scelte del mondo, però poi spesso si arriva a fare cose piccole e modeste. E questo documento in aggiunta, se proprio la vogliamo dire tutta, al suo interno ha, purtroppo, anche una forte contraddizione.
Io credo che il principio “due popoli due Stati” sulla situazione fra Israele e Palestina sia l’unica linea politica possibile per l’Unione europea, per il Governo italiano. Francamente non penso che nell’ambito delle autonomie locali, Comuni, Province e Regioni debbano inventarsi linee politiche proprie sia in termini attuativi che partecipativi. Non credo sia un corretto modo di avvalersi della sussidiarietà delle nostre facoltà.
La Regione Marche fa questo documento e poi tutto si risolvere in un contributo di 1.000 euro su una delle tante legittime associazioni esistenti; peraltro quando parliamo di Università per la pace o magari di Coordinamento degli enti locali per la pace, parliamo di associazioni, non sono Istituzioni, non sono organismi riconosciuti a livello internazionale, ma sono, certo legittime e onorevoli, forme di associazionismo, forme di promozione di contenuti, peraltro in parte condivisibili e in parte no.
Per cui dico anche che diventa grottesco parlare di “due popoli due Stati” e poi schierarsi per uno di questi. Lo dico convintamente, perché ritengo che su questo argomento si debba veramente perseguire una politica unitaria nazionale che sia fortemente equidistante da Israele e dalla Palestina e che porti gli stessi a lavorare sulla pace.
Quindi non penso che in un documento si possa esprimere una forte condanna per Israele e poi dire al tempo stesso che si è per “due popoli e due Stati”. Questo certamente lo può dire un partito, lo può dire un’associazione, lo può dire chiunque voglia fare un’analisi politica della cosa, ma quando noi, come Assemblea legislativa delle Marche, vogliamo dare un contributo istituzionale a un argomento del genere, dobbiamo porre moderazione, prudenza, equidistanza e quindi non un coinvolgimento sentimentale.
E ve lo dice una persona che è amico fraterno dei palestinesi, ve lo dico molto francamente. Io ho rapporti da sempre, e continuerò ad averli, anche con le istituzioni palestinesi in Italia. Come continuerò a sostenere la politica e la libertà di “due popoli e due Stati”.
Sicché non è questo il viatico istituzionale di un’Assemblea legislativa. Questa è una mozione politica.
Ripeto, pensare in grande significa fare un documento, però di alto livello, su argomenti drammatici. Certo, anche con analisi giuste – non voglio sicuramente dire che questo documento sia fuori dalla realtà, tutt’altro –, però poi alla fine cosa facciamo? In un momento di crisi andiamo a spendere dei soldi per un’adesione di tipo associazionistico! Fermo restando, per carità, che la cifra è modesta, anzi direi che è ridicola, sono solo 1.000 euro.
Invito quindi i proponenti a ritirare questa mozione. Semmai si dovrebbe stendere un documento più istituzionale da consegnare al Presidente della Regione, affinché quando avrà modo di disquisire con il Governo centrale anche di questioni attinenti la politica estera gli farà presente che questa Assemblea legislativa è favorevole a “due popoli due Stati”.
Credo che un documento su “due popoli e due Stati” che non preveda una scelta di tipo associazionistico ma che fa semplicemente un richiamo all’unità nazionale e delle istituzioni per battersi concretamente in politica estera su questo, non potrebbe che trovare l’unanimità dei consensi.
Questa è invece una mozione che fa schierare politicamente l’Assemblea legislativa e che di fatto non contribuisce a nessun tipo di percorso istituzionale.
Invito i relatori, ripeto, a ritirarla e a formularne un’altra da portare alla prossima seduta dell’Assemblea legislativa, altrimenti il mio voto sarà contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Mi riallaccio a quello che ha detto ora il Consigliere Zinni. Infatti il consiglio che voglio dare al presentatore è proprio quello di rielaborare il documento al fine di renderne per noi possibile l’adesione.
Certamente in quest’Assemblea è bello riuscire a parlare di questi argomenti o di riuscire a parlare di politica in un certo modo, però le domande che dovremmo porci, Consigliere Bucciarelli, sono queste: la democrazia è esportabile? La democrazia è un bene? La democrazia è un principio?
Per cui quando vogliamo giudicare un qualcosa, come questo conflitto Israele-Palestina, la prima domanda su cui dovremmo uniformarci è: “c’è democrazia?”.
E questo lo dice a chi viene da mondi, Consigliere Bucciarelli, nei quali per anni, anni e anni qualcuno si piccava di insegnarci il valore della democrazia, cioè quello che noi, secondo qualcuno, non conoscevamo, non apprezzavamo, addirittura si diceva che non volevamo!
Voglio dire che se si equiparano determinate situazioni si deve dare anche la giusta sottolineatura al fatto che in questo momento ci sono nazioni che vogliono la soppressione e la distruzione di uno Stato, e nessuno dice niente. Che ci sono nazioni nel Medioriente in cui la democrazia non esiste, e nessuno dice niente. Che ci sono guerre in corso, su cui potremmo discutere ore e ore sulla giustezza o meno, ma che in ogni caso sono guerre, al di là di quello che c’è sotto su cui potremmo condividere molte tesi, che vengono fatte per esportare democrazia.
Allora è su questi termini che dovremmo confrontarci. Altrimenti quello che viene fuori è solo un discorso parziale, un discorso non credibile.
Siccome ritengo, che nella sua onestà intellettuale, Consigliere Bucciarelli, che le riconosco, che lei non volesse fare un discorso di parte, bensì volesse alzare il livello del discorso, rendendo tutti partecipi, può capire bene come è da ciò che ho detto che dovremmo partire.
Oggi si parte e si va a fare una guerra – e ne abbiamo tante in corso che causano morti di civili e altro – e tanti dicono: “perché bisogna andare in Iraq o in Afghanistan se quei popoli vogliono la loro cultura?”, e quindi ad esempio vogliono i talebani. E’ un principio? E’ un principio giusto andare là e dire – dobbiamo essere consequenziali su queste cose, dobbiamo arrivare fino alla fine – che è giusto che un popolo si scelga un regime teocratico che non prevede la democrazia, e poi nessuno gli deve dire niente? Però questo non lo possiamo dire un giorno sì o un giorno no, quando ci fa comodo lo diciamo e quando non ci fa comodo non lo diciamo. Perché allora gli “americani liberatori” nel ‘43 sono liberatori anche oggi, per qualcuno i princìpi dovrebbero essere gli stessi! Libertà, democrazia. Non possiamo considerare gli americani liberatori nel ’43 e poi scordarci che nel 1945 tiravano le bombe atomiche e bombardavano Dresda, e non si sa il motivo perché la guerra era finita, e poi oggi qualcuno dice che invece la guerra che vanno a fare in Iraq è una guerra di oppressione e imperialismo.
Allora i tempi che passano dovrebbero consentire a tutti, noi per primi, una riflessione più ampia su tutto quello che è stato. A me le abiure facili non sono mai piaciute, come fa qualcuno. Sono invece giuste le riflessioni che si fanno mano a mano oppure quei convincimenti che mano a mano ti convincono. Perché dire una cosa e dopo cinque anni dirne un’altra che è esattamente l’opposta della prima, lo potrebbero fare anche i bambini di cinque anni. Se si fa questo non si è mai credibili, chiunque lo faccia.
Allora la riflessione che lei pone, Consigliere Bucciarelli, deve essere più completa, qui sembra proprio che ci sia una parte che sia vittima e una parte che prevarichi. Perché, capiamoci, qui ci sono due popoli vittime, ma c’è un popolo che possiamo dire che difende il suo Stato e i suoi confini dal ’45 ed è un popolo che nel 2010 ha di fronte altri popoli che dicono di volere la sua distruzione. Su questo vogliamo parlare? Vogliamo confrontarci? Quali azioni vogliamo che il nostro governo faccia nei confronti di chi dice che un popolo vada distrutto, come ad esempio dicono gli iraniani? Nessuna!
Allora, mi fa ridere, Consigliere Bucciarelli, dovermi schierare in una situazione dove si vuole considerare qualcuno prevaricatore e qualcun’altro prevaricato.
La discussione deve essere invece ben più ampia, la dobbiamo affrontare, a mio avviso, con molta più serietà, ripartendo da tanto tempo fa, rifacendo la storia di queste cose. Altrimenti la sua mozione, Consigliere Bucciarelli, che probabilmente passerà in questo modo, è una mozione monca e che non dà soddisfazione.
Quindi la invito a riformularla in una modulazione tale che possa essere da tutti condivisa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Condivido questa mozione sia nella forma che nei tempi. La contestazione sul fatto che ci sia l’indicazione di chi ha ragione e di chi ha torto io non la vedo, l’unica cosa che vedo, leggendo attentamente il testo, è la condanna per un atto.
Secondo me la possibilità di pace in qualsiasi parte del mondo può aprirsi solo andando ad analizzare le singole questioni.
Nel mondo ci sono organizzazioni che si battono per i diritti civili, certo, del popolo palestinese, ma anche facendo proposte orientate alla soluzione di quel conflitto, quindi “due popoli due Stati” – sicché è all’interno di un disegno condiviso anche da voi, così mi sembra di aver capito –. Però, visto che non era più possibile mantenere uno stato di embargo continuativo per anni specie nei confronti della popolazione civile, si era voluta anche una manifestazione internazionale pacifica – erano mesi che si lavorava alla sua organizzazione – e quindi, proprio per indicare la contrarietà a questo blocco che da anni veniva imposto alle popolazioni civili palestinesi, si è voluto portare simbolicamente degli aiuti umanitari.
Quindi non è possibile che delle organizzazioni di volontariato internazionale che portano aiuti umanitari, non in forma di blitz bensì attraverso un’iniziativa internazionale propagandata da mesi, a cui hanno partecipato enti locali di tutti gli Stati europei, associazioni americane ecc., vengano attaccate e bombardate da navi militari. Non si può non condannare un atto del genere! Evidentemente allora anche all’interno dello Stato di Israele – questa è una mia lettura esterna alla mozione – ci sono lobby militari, ci sono falchi che vogliono mantenere alto il livello dello scontro.
Penso non si possa assolutamente non condannare un attacco a un convoglio umanitario, che era così qualificato, ripeto, da mesi .
Ed un’azione orientata alla promozione della pace è anche quella di promuovere la verità. Per cui tutti i costruttori di pace hanno l’obbligo di evidenziare in ogni singolo aspetto chi in un dato momento ha subìto un’ingiustizia e chi invece l’ha promossa. Dunque in questo caso l’ingiustizia è stata prodotta dalle strutture militari israeliane non nei confronti dei palestinesi ma verso associazioni umanitarie di tutta Europa e di altri Paesi del mondo.
In questa mozione vi è dunque la condanna a questo terribile attacco, l’appello all’ONU per l’apertura di aiuti umanitari per i civili su quel territorio – simili situazioni di conflitto, infatti, gravano per anni sulle condizioni di vita e dunque sui diritti umani delle singole persone, questo è il problema delle guerre di questo tipo –, oltre all’impegno del Governo italiano affinché ci sia una forte attenzione verso la risoluzione di questo conflitto, riconoscendo ad entrambi i popoli la stessa dignità. Questo è l’appello generale.
Dopodiché si dice – aspetto che qui è stato considerato quasi una minuzia e addirittura quasi un atto di superbia da parte della Regione Marche – di fare progetti di cooperazione e solidarietà dal basso, favorendo così il dialogo tra gli israeliani e i palestinesi, promuovendo le scuole miste israeliani e palestinesi, i campi estivi, i momenti di incontro, ecc..
Solo questo potrebbe far crescere una società civile. Ed è questo che fa da anni la Rete europea degli enti locali.
Quindi noi, dal basso, come misere istituzioni regionali diciamo che vogliamo favorire l’incontro dal basso delle istituzioni e delle persone, e quindi vogliamo finanziare chi lavora in questo senso. Non mi sembra possa essere considerata protervia, non mi sembra una indicazione che vuole selezionare chi è bravo o meno bravo.
Ultima considerazione la voglio fare su che democrazia ci sia nelle nazioni in Medioriente. Io ne ho conosciuta una, quella dell’Arabia Saudita, che nessuno cita, paese assolutista dove vi ho lavorato per otto mesi, lì si applica la sharia, le impiccagioni si svolgono in piazza, la dittatura è di tipo monarchico. Insomma, di fatto è un po’ quel paese che forse sognano i talebani, e per noi va bene perché è il paese che ci garantisce il petrolio!
Voglio dire che i giudizi politici che possiamo fare possono essere centomila, mentre in questa mozione si vuole parlare solo di un atto, ovvero dell’attacco militare ad un convoglio umanitario.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marconi.

Luca MARCONI. Grazie, Presidente, anche a nome del Gruppo.
Di fronte a questa mozione proviamo lo stesso disagio che denunciammo anche per quella riguardante la Cina.
Oggi stiamo toccando un argomento, come già opportunamente detto qualche Consigliere, che nella sostanza sfugge alle competenze dell’Assemblea legislativa, e sulle questioni introdotte possiamo anche fare una discussione da salotto, infatti su molte delle cose che abbiamo sentito dire fino a questo punto noi non abbiamo alcuna seria possibilità di incidenza.
Riguardo invece alla questione più in generale israelo-palestinese, che viene riproposta per l’ennesima volta, andrebbe fatta una volta per tutte un’operazione verità in termini di analisi.
E’ incomprensibile come questioni di natura internazionale, ugualmente complicate come questa, abbiano trovato soluzioni, invece una situazione come questa di cui parliamo oggi, che ha l’attenzione del mondo da sessant’anni, non trovi soluzione.
La soluzione è di natura territoriale, e non capisco, per esempio, perché tutti i paesi arabi confinanti con Israele, che invocano l’insistenza del popolo palestinese su quella parte di territorio, non si siano mai resi disponibili a cedere una loro parte loro. E questa sembrerebbe la cosa più ovvia del mondo, perché lì tanto si tratta di deserto. Un deserto, però, che sicuramente l’intelligenza, la caparbietà e la forza del popolo palestinese trasformerebbe, come hanno fatto anche gli israeliani – non dimentichiamoci che è lo stesso ceppo etnico –, in qualcosa di estremamente produttivo.
L’intenzione della pace, Consigliere, come facciamo a non condividerla! Il problema semmai è con chi la dobbiamo condividere. Oggi io trovo una grossa difficoltà doverla condividere per ciò che esprime, ad esempio, la Turchia, che è diventata improvvisamente la nazione capofila in questa operazione anti israeliana, sta interrompendo i rapporti diplomatici con Israele. Quindi non me la sento di sentirmi vicino alla Turchia. Come non credo possa entrare in Europa. Io ho contestato qualche anno fa il Governo Berlusconi che spingeva per l’ingresso della Turchia in Europa, non mi sento di condividerlo, non posso pensare alla Turchia come un paese che difende i diritti civili. Cosa invece normalmente garantita in Israele, non dimentichiamoci infatti che in questo Stato esistono 1 milione e 100 mila arabi che lì vivono in maniera dignitosa. E’ dunque una convivenza possibile, che sarebbe magari anche da allargare, è il sogno di tutti espresso anche da qualche realtà internazionale, un grande Stato che prenda il Libano, Israele, la Palestina, una grande federazione magari garantita dall’Unione europea. Questo sarebbe un discorso di respiro internazionale, Consigliere, che però voi non fate mai! Dobbiamo sempre schierarci!
Io invece su questa questione non voglio schierarmi, perché io sto con i palestinesi e sto con gli israeliani. Perché l’operazione verità significa dire le cose come stanno. Quindi schierarsi come viene proposto in questa mozione non è un’operazione verità. Per esempio non si ribadisce…(…) Sì, certo, l’oggetto viene focalizzato, ma chiaramente focalizzando l’oggetto ci si schiera, per cui questo non ci dà l’opportunità di esprimerci serenamente sulla questione.
Pertanto questa mozione secondo noi non è opportuna, se vuole essere condivisa va rivista in Conferenza dei Capigruppo in termini diversi, altrimenti la respingiamo.

PRESIDENTE. Non essendoci più iscritti a parlare, pongo in votazione la mozione n. 23 del Consigliere Bucciarelli.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 16
del Consigliere Marangoni
“Esposizione del Crocifisso nell’Aula dell’Assemblea legislativa delle Marche”
(Rinvio)

PRESIDENTE. La mozione n. 16 del Consigliere Marangoni è rinviata in quanto il Consigliere è assente per congedo.


Mozione n. 7
del Consigliere D’Anna
“Attuazione dei diritti delle persone con disabilità”
(Rinvio)

PRESIDENTE. La mozione n. 7 del Consigliere D’Anna è rinviata in quanto il Consigliere è assente.


Mozione n. 8
del Consigliere D’Anna
“Erosione marina”

Mozione n. 26
del Consigliere Acquaroli
“Erosione del litorale maceratese”

Mozione n. 38
dei Consiglieri Marinelli, Acquaroli
“Mareggiata del 21 giugno 2010”

(abbinate)
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 8 del Consigliere D’Anna e la mozione n. 26 del Consigliere Acquaroli, la mozione n. 38 dei Consiglieri Marinelli, Acquaroli, abbinate. Ma essendo assente il Consigliere D’Anna la rinvierei alla prossima seduta. Ha la parola il Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Presidente, però questo argomento è abbastanza importante, tratta dell’erosione marina.

PRESIDENTE. Su questo argomento ci sono abbinate tre mozioni, ma visto che non c’è il Consigliere D’Anna, che è il proponente di una, pensavo di rinviarle tutte. Però è anche possibile trattare, abbinate, la n. 26 del Consigliere Acquaroli e la n. 38 dei Consiglieri Marinelli, Acquaroli. Ma è chiaro che nella prossima seduta dovrò comunque rimettere in discussione la mozione n. 8 del consigliere D’Anna, quindi avremo una duplicazione degli interventi che per me sarebbe da evitare.
E’ comunque legittimo chiedere che vengano intanto discusse le mozioni n. 26 e 38, atteso, ripeto, che dovremo riportare all’ordine del giorno della prossima seduta la mozione n. 8 del Consigliere D’Anna. Ditemi voi.

Francesco ACQUAROLI. Va bene per la seduta prossima, Presidente.

PRESIDENTE. Bene. Quindi c‘è l’impegno di trattarla nella prossima seduta assembleare. All’ordine del giorno la metteremo subito dopo la prima mozione sulla Fincantieri. Grazie, Consigliere Acquaroli.


Mozione n. 9
del Consigliere D’Anna
“Campagna di sensibilizzazione, controllo e repressione del fenomeno droga”
(Rinvio)

PRESIDENTE. La mozione n. 9 del Consigliere D’Anna è rinviata in quanto il Consigliere è assente.


Mozione n. 10
del Consigliere D’Anna
“Rilancio dei centri storici”

Mozione n. 27
del Consigliere Acquaroli
“Valorizzazione e recupero dei centri storici”
(abbinate)

(Rinvio)

PRESIDENTE. La mozione n. 10 del Consigliere D’Anna e la mozione n. 27 del Consigliere Acquaroli, abbinate, sono rinviate, in quanto il Consigliere D’Anna, proponente della prima mozione, è assente.



Mozione n. 11
del Consigliere D’Anna
“Tutela mercati ambulanti e lotta all’abusivismo”
(Rinvio)

PRESIDENTE. La mozione n. 11 del Consigliere D’Anna è rinviata in quanto il Consigliere è assente.


Mozione n. 12
dei Consiglieri D’Anna, Acquaroli
“Tutela dell’ambiente, del paesaggio e regolamentazione degli impianti fotovoltaici”
(Rinvio)

PRESIDENTE. La mozione n. 12 del Consigliere D’Anna è rinviata in quanto il Consigliere è assente.
Ora anche la successiva mozione n. 13 porta la firma del Consigliere D’Anna, come primo firmatario, però poi seguono le firme anche di altri Consiglieri. Quindi a questo punto direi di rinviare tutte quelle, come appunto fatto poc’anzi, di cui il Consigliere D’Anna è l’unico proponente, mentre le altre mozioni firmate sempre dal Consigliere D’Anna ma che riportano più sottoscrizioni le potremo trattare, in quanto, ovviamente, non comporterebbe, a differenza delle mozioni abbinate, la reiscrizione. Ditemi voi. Intanto proseguirei, salvo poi valutare se tornare indietro.


Mozione n. 14
del Consigliere Bugaro
“Nomine dei Direttori delle strutture del Servizio sanitario”
(Ritiro)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 14 del Consigliere Bugaro, che però in questo momento ne comunica il ritiro.


Mozione n. 15
dei Consiglieri Binci, Bucciarelli
“Applicazione pillola RU486”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 15 dei Consiglieri Binci, Bucciarelli. Ha la parola il Consigliere Binci per illustrarla.

Massimo BINCI. Questa mozione vuole favorire una discussione e una presa di posizione da parte dell’Assessore e della Giunta in merito alla somministrazione della pillola RU486 nella regione Marche.
Con la legge 194 viene stabilito che si devono favorire le tecniche più moderne e più rispettose dell’integrità fisica e psichica delle donne e quelle meno rischiose riguardo all’applicazione abortiva.
Nella regione Marche, dopo le norme esplicative del Ministero, risulta che della pillola RU486 c’è stata soltanto una somministrazione presso l’ospedale Salesi, mentre tutti gli altri presìdi ospedalieri hanno difficoltà, anche quando ci sono le condizioni, all’uso appunto di questa pillola abortiva. Questo perché non ci sono in merito linee guida regionali di applicazione. Anche i consultori lamentano la non chiarezza delle indicazioni della Regione.
Risulta, inoltre, che alcune Regioni hanno già richiesto questa pillola al Ministero, mentre la Regione Marche non ha indicato la quota di approvvigionamento.
Altra questione è per quanto riguarda la somministrazione. Le linee guida nazionali hanno previsto soltanto la somministrazione in regime di ricovero ordinario, è possibile, invece, per le singole Regioni andare ad individuare anche un percorso in day hospital con un monitoraggio e tramite una valutazione del singolo medico rispetto al percorso di dimissioni.
Quindi tale mozione chiede un impegno della Giunta regionale a legiferare al più presto, definendo così le linee guida dell’applicazione della RU486 nella regione Marche, come hanno già fatto numerose Regioni italiane.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Per dire intanto quanto negli apprezzamenti che appaiono nelle premesse siamo lontani dalla posizione del Consigliere Binci in merito all’introduzione della pillola RU486; che peraltro, nonostante si chiami pillola, deve essere chiaro a tutti – lo dicono esperti scienziati – che non è un farmaco, è un concentrato chimico velenoso atto a determinare la morte del feto.
Siamo lontani dalle considerazioni enunciate dal Consigliere Binci per il fatto che noi non la consideriamo neppure una conquista e tanto meno per la donna. E questo lei lo conferma, Consigliere Binci, quando dice che non è da considerare un aborto facile.
Bene dice, infatti, la nostra Sottosegretario Roccella quando afferma che è “la favola dell’aborto facile”. E’ così che è stata presentata, quasi un’assunzione di minor rischio per la donna, tralasciando l’aspetto pesantemente valoriale, ossia che trattasi comunque, almeno per quanto mi riguarda e sicuramente è così anche per il mio Gruppo, di un aborto, quindi della soppressione di una vita umana.
Certo, dobbiamo comunque dare per assodata, per acquisita la legge 194, ma anche partendo da questa sappiamo quanto, uno, sia favola l’averla presentata, da buona parte della letteratura anche scientifica, come un aborto facile, due, che la donna per tale eventuale somministrazione non è indenne da rischi. Le statistiche ci dicono questo, c’è un alto tasso di rischio di infezioni e di mortalità. Poi soprattutto, purtroppo, c’è una facilitazione psicologica iniziale e in seguito un totale desolante abbandono, ovvero quello in cui la donna si ritroverà qualora, durante questa assunzione, non dovesse seguire l’ospedalizzazione e tutte le garanzie previste nella 194.
Le nostre posizioni sono quindi sicuramente diverse da quelle del Consigliere Binci. Posizioni che, ripeto, traspaiono nei giudizi che dà nella premessa.
Pertanto se questa mozione resterà così di sicuro non ci viene consentito di votarla favorevolmente. Se non per alcune espressioni favorevoli quando si richiama, Consigliere, alla 194, seppur non pienamente coerentemente nella fase dell’impegno – ne spiegherò perché – e quando si richiama alla prevenzione.
Sappiamo tutti che la 194 è un’incompiuta, è una legge eseguita solo nella parte relativa all’interruzione della gravidanza, e secondo me, per quella ideologia spesso insita dei consultori, non è stata neppure applicata e spiegata a dovere per la parte che riguarda la dissuasione all’aborto.
Annuncio che chiederemo – lo ha fatto già il Consigliere Bugaro, ma noi lo faremo in maniera ancora più eclatante –, come ha fatto la Regione Lombardia, che vengano stanziati fondi proprio per quelle donne che a causa di disagio e impedimenti economici abortiscono. Ossia per aiutare quelle donne che vogliono scegliere una strada diversa. Cosa in cui i consultori e la 194 – che non si chiama legge “sull’interruzione della gravidanza” ma “per una maternità consapevole assistita” – hanno fallito. Diciamolo, in questo la legge ha fallito, seppure abbia posto dei paletti sotto i quali vogliamo non andare – io invece ci andrei, ma, ripeto, utilizziamola così –.
Quindi quando si parla di prevenzione, Consigliere Binci, mi va bene, quando invece si danno dei giudizi positivi come se questa pillola fosse una conquista – nelle premesse si fa infatti capire come possa essere una conquista notevole per le donne – e poi al tempo stesso si dice che non è un aborto facile, non mi va bene.
Inoltre nell’impegno si chiede di fare le linee guida. Certo, noi avremmo preferito che in Italia l’ingresso a questa pillola non fosse stato consentito. Comunque anche il Governo ha fatto in modo che l’Agenzia del farmaco la esaminasse meglio e per fortuna ha posto vari paletti, quindi il Governo ha sicuramente fatto delle linee guida buone, che ovviamente ne rimettono il rispetto alle Regioni, coma ha fatto il Sottosegretario ed il Ministro della salute.
Però, Consigliere Binci – che ovviamente è uscito! –, oltre appunto a richiedere con questa mozione l’impegno di fare le linee guida, non si dice che le linee guida dovranno contenere anche un forte richiamo alla ospedalizzazione. E già non mi piace quando il Consigliere dice che può esserci anche un’apertura al day hospital. Non può non esserci un’apertura al day hospital nell’assunzione della RU486! Perché sconfitto è il feto ma sconfitta è anche la donna che si ritroverebbe sola ad assumere questo farmaco e a gestire da sola l’espulsione del proprio figlio, oltre a tutte le conseguenze di natura igienico-sanitaria che potrebbero determinarsi. Non è un fatto indolore, non è un fatto indenne a rischi!
Qui sembra che l’intenzione, come purtroppo è apparso dalle parole, sia quella di poter consentire nelle Marche addirittura che la donna possa assumere farmacologicamente da sola la pillola. E come penso purtroppo avverrà, perché poter avere posti letto in più – quando si sa che il nostro sistema sanitario va giustamente rivendicando l’appropriatezza dei ricoveri, si sa che ci sono i posti letto che non crescono, ospedaletti che chiudono – per consentire alle donne l’assunzione in ospedale sarà difficile. Però è questo che dobbiamo chiedere.
E se questo non è contenuto nell’impegno – e questo non è contenuto perché il Consigliere Binci ci ha parlato di assunzione in day hospital – è una mozione che non potremo votare, perché apre la strada ad una facilitazione solitaria e desolante della donna e ad una facilitazione dell’aborto.
Peraltro non è neppure vero che gli aborti non siano cresciuti nei Paesi in cui l’introduzione della RU486 è stata sperimentata.
Quindi se vogliamo ragionare sul serio dobbiamo mettere paletti – chiamiamoli pure linee guida – che siano rispettosi, non dico niente di più, della 194 – mai avrei pensato di dover difendere la 194! Così come al Governo hanno fatto ministri, sottosegretari e cattolici –. Quindi dobbiamo rifarci alle linee guida del Governo e alla necessità dell’ospedalizzazione. E qui vorrei sapere, e non lo dico provocatoriamente, cosa ne pensa l’Assessore Marconi o il Presidente Spacca. Perché non è cosa secondaria ospedalizzare o meno la donna, farle capire cosa sta avvenendo e assisterla in questa fase di sconfitta (quindi non di successo) dolorosa.
Se questo richiamo nella mozione ci sarà allora ci va bene, la parola ospedalizzazione e la sintonia con le linee guida governative ci deve stare. Diversamente ne vediamo il trucco quindi sicuramente non possiamo votarla.

Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marconi.

Luca MARCONI. Solo una brevissima dichiarazione per dire che pur non condividendo l’analisi, di per sé forse neanche necessaria, sulla parte “visto”, considero questa mozione interessante, e quindi per quanto ci riguarda votabile, in quanto in due parti del “considerato” afferma cose sulle quali siamo in un ritardo culturale e amministrativo enorme. Quindi, Consigliere Binci, è questo il motivo. Ovvero si afferma la volontà di vedere applicata la 194 soprattutto nella parte che attiene all’informazione e alla prevenzione dell’aborto. Già dire prevenzione dell’aborto significa che l’aborto di per sé, come già afferma la 194, non può essere considerato un bene, l’aborto deve essere l’ultima soluzione. Infatti l’articolo 1 della 194, che tutti abbiamo sempre condiviso, dice che la Repubblica italiana promuove la vita e la maternità.
L’altra parte che mi sento di condividere, per cui non chiederò neanche emendamenti, perché alla fine la sostanza è quella che conta, è l’impegno delle Istituzione centrali e locali – per cui, Consigliere Binci, c’è quello della Regione, con l’Assessore Mezzolani in primis, ma sicuramente anche il mio per quel poco che mi compete sul fronte della famiglia – che ritengo debba andare nella direzione di un potenziamento dei consultori. Su questo siamo pienamente d’accordo. E su questo condivido anche che non si precisa il tipo di consultorio. Perché dobbiamo lavorare con la stessa onestà intellettuale sia nei confronti dei consultori pubblici, che vanno potenziati, sia nei confronti dei cosiddetti consultori privati, che poi privati non sono perché già operano e collaborano con molte strutture sanitarie.
Quindi invito l’opposizione ad una riflessione sulle cose che sto dicendo. E’ certamente noto il mio pensiero personale e del mio partito su questo argomento, per noi appunto delicatissimo.
Sicché, premesso che nessuno mette in discussione la 194 a livello nazionale, non è una competenza che ci riguarda, sull’applicazione le Regioni hanno molto da dire e questo molto da dire riguarda proprio questi aspetti.
L’Assessore Mezzolani dirà esattamente quale deve essere l’impegno della Giunta, quindi attendo la sua dichiarazione, non ho niente da dire in premessa, però ritengo che sulle ospedalizzazioni ci siano già indicazioni chiare da parte delle linee guida del Governo, sulle quali credo difficilmente la Regione potrà discostarsi.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Giannini.

Sara GIANNINI. Ho chiesto di parlare prima dell’Assessore Mezzolani perché ritengo giusto che intervenga a conclusione della discussione in modo tale che possa fare la sintesi e proporre il voto.
Questo è un tema che non può lasciare indifferenti le donne in Assemblea legislativa, è una questione delicata sulla quale c’è stato molto dibattito, ma poi molto spesso si è perso di vista che si parla di persone in carne ed ossa che vengono poste davanti ad una scelta straordinariamente tragica e che lascerà il segno per tutta la vita.
Nessuna donna si avvicinerebbe ad una scelta del genere a cuor leggero pensando semplicemente che in questo modo si vada a risolvere un errore fatto in un momento di disattenzione; seppure io non mi sia mai trovata in quella condizione, credo che ogni donna possa affermare questo istintivamente.
Credo quindi ci debba essere, da parte di chi, come noi, svolge una funzione istituzionale, un rispetto forte nei confronti di quelle persone che saranno costrette ad affrontare un così difficile e complicato percorso che mette in discussione valori personali o per chi li ha princìpi di fede.
Credo che questa mozione interpreti anche un sentimento, ossia che non è l’aborto la conquista delle donne bensì la possibilità di essere tutelata nel momento in cui si affronta quella difficilissima scelta. Sapendo che purtroppo quella scelta è sempre stata fatta, anche quando l’aborto non era normato attraverso la 194, quando cioè veniva fatto in condizioni igienico-sanitari terribili che hanno causato la morte di molte, andando ad alimentare anche un mercato, permettetemi di dirlo, di mammane o di medici poco seri che su questo ci hanno guadagnato.
Ecco il merito della 194, è la battaglia di tante donne che hanno lavorato affinché in questo Paese si approvasse quel referendum che ha poi consentito la conferma di tale legge.
Però anch’io condivido quello che ha detto la Consigliera Romagnoli, ossia che una parte di quella legge è incompiuta, sulla prevenzione e sul sostegno psicologico alle donne molto ancora deve essere fatto. Le Istituzioni devono farlo direttamente per favorire chi in questo sarà coinvolto, che però dovrà attenersi al rispetto della norma e informando correttamente le donne sui loro diritti e sulla loro tutela così come previsto dalla legge.
Ritengo che l’introduzione della RU486 sia da una parte un elemento che consente alle donne, seppure in quella scelta tragica, di affrontarla con maggiore sicurezza e meno dolore fisico, ma so anche, perché molte di noi si sono informate anche rispetto al dibattito politico che si stava sviluppando, che la degenza ospedaliera per le donne è una garanzia e una sicurezza.
Come Regione dobbiamo quindi attuare quelle misure che consentano alle nostre strutture di favorire un approccio a questa pratica, se ovviamente la donna lo chiederà nei termini che la 194 dispone, e senza eccezione alcuna, a meno che non si parli di obiezione di coscienza.
Penso quindi sia utile il suggerimento che viene formulato – che poi l’Assessore declinerà nel modo che riterrà opportuno – rispetto all’indicazione delle nostre strutture ospedaliere, e che ci sia anche una corretta informazione, ma soprattutto che possa essere effettuata nei nostri ospedali, quindi non soltanto presso l’ospedale regionale, dove c’è una struttura che viene considerata all’avanguardia in tema di ginecologia in generale.
Le motivazioni addotte dall’Assessore Marconi le considero equilibrate e soprattutto molto interessanti ed utili, superano anche quegli stereotipi che vogliono i cattolici come me indifferenti rispetto al un progresso della scienza. Occorre prendere atto che nella società ci sono evoluzioni che non possiamo non cogliere, per cui, seppure rimanendo sempre nel rispetto delle scelte individuali, bisogna per lo meno essere messi a conoscenza delle diverse strade che si possono perseguire. Quindi i consultori, la prevenzione, la correttezza nella trasmissione delle informazioni, l’accompagnare le donne in tutto il percorso dell’aborto terapeutico o dell’aborto volontario. Un momento, questo, che non è soltanto sanitario, ma dove occorre anche un sostegno psicologico successivo. Perché è vero che la grande difficoltà la si ha dopo l’azione meccanica, che può essere la pillola o l’intervento, ma soprattutto la si avrà per tutta la vita, per la donna quella sarà una rinuncia di cui porterà il segno per tutta la vita.
Quindi se siamo espressione di una società civile e avanzata dobbiamo tenere conto anche di questo. Per questo il Gruppo PD, il cui Capogruppo mi ha chiesto di fare questo intervento, è favorevole alla mozione. Naturalmente se ci saranno proposte di emendamento da parte dell’Assessore e condivise dall’Aula, vi accederemo.

PRESIDENTE. Consiglieri, nel frattempo, è stato prodotto un emendamento che provvederemo immediatamente a far distribuire dagli uffici. Assessore, mi scusi, ma prima del suo intervento dovrei dare la parola il Consigliere Eusebi che ne ha fatto richiesta. Prego, Consigliere Eusebi.

Paolo EUSEBI. Premetto che parlerò a titolo personale e non quindi come Capogruppo dell’IdV, perché su questi argomenti siamo in linea di principio svincolati da ordini di Gruppo.
Io inizialmente ero seriamente intenzionato a votare contro questa mozione, ma gli interventi molto intelligenti dell’Assessore Marconi, della collega Consigliera Romagnoli e dell’Assessore Giannini mi hanno invece convinto che sia una mozione da votare. Soprattutto per una considerazione fatta dall’Assessore e amico Luca Marconi. Ossia, in questa mozione c’è qualche virgola che mi dà fastidio ma che tralascio, però c’è un punto fondamentale, ovvero si riafferma la volontà di vedere applicata la 194 soprattutto nella parte che attiene all’informazione e alla prevenzione dell’aborto.
Per cui guardando più le luci che le ombre voterò a favore di questa mozione.

PRESIDENTE. Do lettura dell’emendamento a firma dei Consiglieri Romagnoli, Massi, Marinelli:
“Sopprimere i primi sei capoversi.
Aggiungere alla fine del dispositivo dopo le parole “Regioni italiane” le parole: ‘prevedendo l’ospedalizzazione obbligatoria nel rispetto delle linee guida del Ministero sanità’ “.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Siccome c’è stata una discussione che in qualche modo ha condiviso il senso della mozione, sopprimere i primi capoversi riporterebbe ad una discussione su tutta la mozione.
Come pure la seconda parte “prevedendo l’ospedalizzazione obbligatoria nel rispetto delle linee guida del Ministero sanità”, è logico che la Giunta regionale nel definire le linee guida di applicazione svolgerà il ruolo nelle sue competenze e con i limiti fissati dal Ministero. Mi sembra che si introduca una diatriba, che qui addirittura non è stata neanche inserita, ossia quella sulle modalità applicative.
Quindi non condivido l’emendamento semplicemente perché rimanda ad una indefinita ulteriore discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Ho apprezzato molto i toni pacati della discussione.
Premetto subito che un paese ideale sarebbe quello dove le donne non siano costrette a ricorrere all’aborto.
La legge 194 la si può guardare da un paio di angolazioni, la prima è quella che vede l’interruzione della vita, come ha fatto la Consigliera Romagnoli, dall’altra invece è l’eliminazione in questo nostro Paese della piaga clandestina subìta per molti anni da tante donne – la storia ce lo insegna –.
Sicuramente, però, dobbiamo tendere ad evitare che la donna sia costretta a ricorrere a questa pratica, quindi il tema della prevenzione, il rilancio dei ruolo dei consultori è un compito che abbiamo e dobbiamo assumerci, naturalmente compatibilmente alle risorse. Per quanto riguarda la sostenibilità delle loro azioni dobbiamo spingere in avanti in maniera tale che si debba ricorrere il meno possibile all’aborto.
La pillola RU486, come diceva giustamente l’Assessore Giannini, è una pratica che allevia il dolore fisico delle donne che sono costrette ad abortire.
Ci sono alcune Regioni che di fronte alle linee di indirizzo del Ministero e del Consiglio superiore di sanità, alle quali noi ci siamo attenuti, hanno emanato delle linee guida che derogano anche dall’ospedalizzazione, cioè lo fanno in forma ambulatoriale. Noi abbiamo provato a ragionare su questo, ovvero che si deve tener conto non solo delle moderne tecniche applicative che allevino il dolore alla donna, ma al tempo stesso alla tutela della salute e l’abortire in sicurezza, che diventano dati fondamentali.
Ecco perché ci siamo attenuti all’indirizzo del Ministero e all’indirizzo tecnico-scientifico che ha espresso il Consiglio superiore di sanità, con particolare riferimento al ricorso del regime di ricovero ospedaliero fino alla verifica della completa espulsione del prodotto del concepimento, e quindi abbiamo emanato linee guida che vanno in questa direzione.
Poi ci sono quelle difficoltà sull’indeterminatezza di cui ha parlato il Consigliere Binci, però noi siamo stati sufficientemente chiari da questo punto di vista.
Cosa è avvenuto poi? C’è una commissione istituita dal Ministero della salute, della quale le Marche fanno parte, che è chiamata in causa per determinare queste linee guida, alle quali poi le Regioni dovranno attenersi anche per omogeneizzare quanto più possibile su tutto il territorio nazionale l’applicazione della RU486.
Allora noi abbiamo emanato una direttiva del Servizio salute in cui abbiamo detto di attenerci a quello che il Ministero e il Consiglio superiore di sanità prevedono, in attesa che arrivino queste linee guida.
Ora il gruppo di lavoro che è stato costituito e del quale le Marche fanno parte sta lavorando, credo che queste linee guida siano in dirittura di arrivo o comunque in fase avanzata.
Quindi credo che questa mozione si possa votare se per il termine legiferare – siccome non serve una legge – si intende il recepimento da parte della Giunta di quelle linee guida.
Sono d’accordo con quello che ha detto il Consigliere Binci sull’emendamento della Consigliera Romagnoli perché riaprirebbe una discussione, credo quindi che vada respinto, mentre va votata la mozione.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi metto in votazione l’emendamento presentato dai Consiglieri Romagnoli, Massi, Marinelli.

(L’Assemblea legislativa approva)

Mozione n. 15, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Mozione n. 42
dei Consiglieri Ricci, Binci, Bucciarelli, Solazzi, Eusebi, Cardogna, Latini, Camela, Pieroni
“Adesione alle iniziative del sindacato giornalisti delle Marche per la libertà di stampa”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ora alla discussione della mozione n. 42 dei Consiglieri Ricci Binci, Bucciarelli, Solazzi, Eusebi, Cardogna, Latini, Camela, Pieroni, che ho annunciato all’inizio di seduta e di cui gli uffici vi hanno distribuito il testo.
Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Presidente, io ho chiesto la parola, però credo che dovrebbe illustrarla qualcuno dei proponenti. No?

PRESIDENTE. Qui è come per la libertà di stampa, deve essere massima, quindi se i proponenti la vogliono illustrare lo potranno fare, altrimenti, visto che è stata distribuita e che quindi è a conoscenza di tutti, c’è comunque la possibilità di un voto consapevole. Per cui prego, Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Colleghi Consiglieri, voglio fare un discorso sul metodo e uno nel merito.
Sul metodo. E’ la seconda volta in una settimana che sento pronunciare dalla maggioranza, in particolar modo dal Presidente Spacca in occasione dell’incontro con i Sindaci delle zone montane promosso dall’Uncem martedì scorso, poi nella scorsa seduta in quest’Aula ho sentito pronunciare la definizione di un concetto, ovvero, così è stato detto, che siamo di fronte a un capovolgimento dei poteri, all’azzeramento di alcuni poteri democraticamente funzionanti e perché previsti dalla Carta Costituzionale, poi oggi con questo documento si parla di attentato alla libertà di stampa.
Voglio allora precisare una cosa, poi ognuno la metta come vuole, ossia che se in questo Paese qualcuno volesse fare una dittatura io mi schiererò dalla parte dei combattenti contro la dittatura. E se la dittatura la facesse il capo del mio partito – e questo ve l’ho detto qui anche quando il capo del mio partito era Casini –, o qualunque altro capo del mio partito mettesse in atto in questo Paese un attentato alle libertà democratiche, ai diritti, alla Costituzione, al libero voto, alla libertà dei cittadini, delle categorie e delle associazioni, io mi schiererò dalla parte dei combattenti.
Qualcuno dirà che è Resistenza? Come volete. C’è da prendere le armi? Prendo le armi! Sia ben chiaro, quindi, che se ora fosse in corso un colpo di Stato sono pronto alla clandestinità, alle armi, e credo di parlare a qualcuno che conosce questi argomenti.
A ogni piè sospinto viene sempre ripetuto che in questo Paese è in corso un colpo di Stato, come ha fatto, ripeto, l’altro giorno il Presidente Spacca parlando con i sindaci delle zone montane – mi dispiace dirlo, peraltro io non sono intervenuto per rispetto dell’Uncem che non ci aveva invitato, erano stati convocati solo i vertici dell’Esecutivo – ai quali ha appunto detto che con la manovra si sopprimono libertà costituzionali, si stravolgono poteri, si cambia il potere in questo Paese. Forse sarebbe stato meglio spiegare che in quest’Aula quando dibattiamo il tema delle zone montane parliamo di 110 mila euro all’anno per incentivare le Unioni dei comuni delle zone montane o i servizi associati delle zone montane. 110 mila euro! Poco più di quello che in questa Regione è stato dato per le sagre della salsiccia!
Allora quando si usano certi paroloni e certi termini per terrorizzare le persone io dico: “stiamo un attimo più calmi!”.
Nessuno ha parlato quando con la legge Bassanini sono stati soppressi tutti i controlli sui nostri enti locali, esponendo i cittadini al contenzioso amministrativo e giudiziario nei confronti della pubblica amministrazione. Nessuno ne ha parlato! E così è stato anche quando abbiamo parlato degli uomini soli al comando, tutte leggi portate avanti anche dal centro-sinistra.
Più moderazione, cari colleghi! Oggi si vuole portare un documento nel quale si chiede all’Assemblea legislativa di esprimere solidarietà alla stampa, ai giornalisti, agli editori, perché è in corso un attentato alla libertà di stampa!
Allora chiariamoci anche quest’altro concetto. Qui non c’è nessun colpo di Stato, non c’è nessun attentato, si deve solo cercare di ragionare sugli eccessi che ci sono stati. Ed alzi la mano uno che non può dire che attraverso la stampa non ci siano stati eccessi. Vedi ad esempio di quando sono stati pubblicati atti giudiziari riservati o di quando si sono messe in prima pagina vicende private, intime, di singoli cittadini. (…) No, no, non è solo per il Capo del Governo, quella passi pure, però vede, Consigliere Bucciarelli, io vengo dalla Democrazia Cristiana e per venti anni la sinistra ha detto che Andreotti era il capo della mafia, poi si è smesso di dirlo quando Andreotti aderì al Gruppo del Partito popolare italiano. (…) Ah, bene, se dice questo le do atto della sua coerenza, però non ho sentito dire la stessa cosa da parte di altri. Negli ultimi anni si è privilegiato il fare politica speculazione invece di andare a vedere la realtà delle cose. Tra l’altro io ho sempre sostenuto che quando si fa di ogni erba un fascio poi chi ci guadagna è il vero mafioso e il vero camorrista. (…) Assessore Luchetti, ha citato Dell’Utri? Io non ho festeggiato! E onore alla sentenza della Magistratura, punto!
Concludo. Questo documento se è una raccomandazione, un incitamento, un sollecito al Governo, al Parlamento, per dire che gli spazi devono essere comunque garantiti per quanto riguarda la libertà e i diritti della stampa, benissimo, ma se si vuole collegare questo a un presunto colpo di Stato in corso, questo assolutamente non ci vede consenzienti.
Poi, anche qui, guardiamoci in faccia! In questo Paese non c’è libertà di stampa?! Vogliamo scherzare! Dico in questo paese, ma allora, dato che volete scendere su questo argomento, parliamo anche di questa regione, l’informazione è equamente distribuita?! Lo sapete bene! Informazione maggioranza-opposizione 80% a 20%, istituzionale centro-sinistra centro-destra 90% a 10%. E’ uguale signori colleghi?! Abbiate la coscienza di dirlo!
Faccio una proposta – ve lo dico anche per facilitare le finanze della Regione, seppure in questo momento l’Assessore Marcolini non c’è –, cioè, nello spirito della sussidiarietà togliete le pubblicazioni regionali che non servono, ad esempio Marche Regione, ecc., e fate una convenzione con certi organi di stampa, che meglio fanno degli organi regionali l’apologia del Governo regionale, e state tranquilli che risparmierete parecchi soldi. Andiamo a vedere di certe pubblicazioni di chi è la proprietà, cosa riferiscono!
Se pensate che qui nelle Marche ci sia l’equilibrio della stampa nei confronti delle vicende politiche e istituzionali di questa Regione alzate la mano, ditelo!
Quindi, per favore, in questo Paese non c’è nessun attentato alla libertà di stampa! E’ vero invece che è in corso l’adozione di una normativa che reagisce a certi eccessi, questo sì, non potete non riconoscerlo.
Gli eccessi ci sono stati nella nazione più intercettata del mondo – del mondo! – e anche laddove c’è più impunità. Questo mi sento di dirlo, perché a fronte della quota di intercettazione più alta del mondo, nonostante gli sforzi della Magistratura e delle Forze dell’ordine – nei confronti della cui funzione mi inchino –, poi abbiamo meno colpiti nella malavita rispetto a Germania, Inghilterra e Stati Uniti. Qualcosa non funziona!
E le storture sono venute fuori anche dalla stampa, quindi non c’è nessun bavaglio alla stampa. Io auspico ci siano sempre più giornalisti liberi. E la questione giornalisti liberi, cari amici, non riguarda solo RAI e Mediaset, riguarda anche le nostre redazioni locali, le nostre radio e tv locali, dove mi auspico ci siano sempre meno apologie o certi lecchinaggi e ossequi, come, invece, purtroppo ci sono.
Io voglio vedere la libertà di stampa, la correttezza, la capacità di non avere paura di chi governa, sia esso Sindaco, Regione o Governo.
Quindi non possiamo firmare questa mozione perché, ripeto, c’è dietro un disegno politico che non condividiamo. Certamente rispettiamo le posizioni del centro-sinistra, dell’opposizione, ma ritengo siano ragionamenti accelerati, come ha fatto Spacca nell’ultima settimana con i Sindaci e come è stato fatto anche oggi attraverso questa mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Solo per alcune considerazioni. L’Italia è sicuramente un Paese particolare e certamente strano. Perché se oggi Berlusconi è alla guida del Paese lo deve proprio alla legge sulle intercettazioni. Voglio infatti ricordare che il Governo Prodi cadde per mano di un magistrato che tentò di fermare l’azione dell’allora guardasigilli Clemente Mastella che stava facendo approvare la legge sulle intercettazioni. Il risultato quale fu? Fu che la legge non si fece, il Governo cadde, ci furono le elezioni e quel magistrato sventurato oggi lo troviamo al Parlamento europeo.
Proprio ieri in un intervento del vicedirettore di La Repubblica è stato definito essere in atto una compravendita di Parlamentari per il semplice motivo che il Presidente Berlusconi – in questo caso visto come presidente del PdL – stava contattando alcuni suoi Parlamentari – “suoi” intesi come aderenti allo stesso Gruppo parlamentare e politico – per conferire circa la loro posizione politica. E questo è stato definito compravendita.
Ma perché faccio questi ragionamenti che forse potrebbero avere anche poco attinenza con le intercettazioni? Perché in Italia una cosa che non manca è proprio la libertà di stampa. Chiunque si può alzare e scrivere e dire quello che vuole. Ma certamente non lo si deve fare con quella spigolatura di voi della sinistra e con quella cultura che dal ’48 in poi avete infuso in questo Paese, che riemerge in questi passaggi – a dimostrazione che da parte di molti di voi ancora non è avvenuto un processo –, di quando cioè per attaccare una parte mettete sempre sotto accusa la democrazia, gridate sempre alla messa in scacco della democrazia, quando invece si accontenta quella parte del vostro filone culturale, tutto va bene.
Oggi si leggono sui giornali, gestiti sempre da alcuni grandi gruppi, delle curiosità pruriginose che nulla hanno a che fare con la vita del nostro Paese.
Sfido chiunque di noi – non voglio attingere alla famosa frase di Craxi –, se dovessimo essere messi sotto controllo, a non incappare in qualche passo falso. (…) Cosa vuol dire? Glielo spiego, Consigliere Bucciarelli. Abbiamo letto in questi mesi molte frasi che sono state dette per telefono da esponenti politici di primo piano, nelle quali, però, non venivano rilevati reati, ma venivano semplicemente stampate cose della loro vita privata, tra l’altro anche messe in una certa maniera, solo per vendere qualche copia in più oppure per screditare politicamente quelle persone.
Questa è una pratica molto pericolosa che non solo lede la privacy, che dovrebbe essere costituzionalmente garantita, ma lede la democrazia in radice.
E il disegno di legge in discussione non limita le intercettazioni, ne limita la pubblicazione nel periodo in cui ci sono ancora le indagini, dopodiché, nel momento in cui le indagini terminano e c’è la formulazione del rinvio al giudizio dell’indagato, le intercettazioni possono essere diffuse.
In questo Paese bisogna smettere che un PM o un dipendente della Procura passa la velina al giornalista e il giorno dopo il politico di turno viene sputtanato – , mi consenta la parola, Presidente –, ucciso nella sua moralità, salvo poi essere forse riabilitato a posteriori dopo anni. Questa è una pratica pericolosa, non è da Paese moderno.
Io comprendo bene i motivi per cui la stampa fa questo sciopero, sono evidentissimi. Però in quest’Aula voglio anche introdurre un ulteriore elemento di riflessione rispetto ad un tema collegato, quello dell’antipolitica. Ossia, si vuole tenere la politica debole, perché la politica debole conviene. Guardate quello che è successo con il dopo tangentopoli. E questo, guardate, colpisce tutti indistintamente, centro-destra e centro-sinistra.
Allora occorre riaffermare il valore della politica salvaguardandola. Quindi io sono – lo dico pubblicamente – per la reintroduzione della immunità parlamentare. L’immunità parlamentare fu pensata come gamba su cui salvaguardare la democrazia rispetto agli altri poteri dello Stato. Poteri che sono indipendenti ma, se andiamo a vedere bene, comunque subordinati alla volontà dei cittadini, e il potere legislativo è il primo potere della nostra Repubblica.
Allora non capisco cosa ci sia di male nel cercare di regolare quello che sta diventando un carcinoma nella vita politica e che sta distorcendo il corso della storia. Anzi, l’ha già distorta, perché un Governo della Repubblica, tra l’altro non favorevole alla mia parte politica, è stato mandato a casa su una vicenda che è partita da intercettazioni utilizzate ad hoc.
Quindi riflettete bene prima di votare una mozione del genere. Riflettete bene prima di dare l’appoggio a una categoria che in questo Paese può tutto. Tutto!
Ed in questo nostro Paese ci sono due categorie che possono tutto, una è quella dei magistrati, perché nessuno li controlla, nessuno li sanziona, hanno una “pistola” puntata verso chiunque e rispondono solo alla loro coscienza, alcuni dei quali, però, questa coscienza non l’hanno, l’altra è quella dei giornalisti che con una penna possono cancellare in maniera assolutamente gratuita vite pubbliche di persone.
Penso che un legislatore attento, un legislatore che ha a cuore l’equilibrio della vita democratica non possa non sanzionare questo atteggiamento e non possa quindi non intervenire proponendo una legge come questa, che non limita l’azione dei magistrati, che non limita l’azione degli inquirenti – questo è solo quello che certa stampa vorrebbe far passare –, ma che regolamenta l’uso dissennato che in questo Paese viene fatto nei confronti delle intercettazioni e della loro stessa pubblicazione.
Non penso che in questa maniera si va a ledere la facoltà di stampa, anzi, si vanno semmai a difendere i diritti dei singoli.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Condivido molto di quanto già detto sulle inopportunità e sul fatto che il discorso appare proprio strumentale. Perché in Italia parlare di dittatura in corso o di attacco alla libertà di stampa è veramente un eufemismo, mi sembra davvero di camminare sulle nuvole!
Ma questo è perché a fronte di Santori c’è Fede?! A me personalmente non vanno bene nessuno dei due, ma nella rincorsa che tutti stiamo facendo – che a mio avviso viene praticata male da tutti – io sono uno di quelli che non rimpiange affatto la prima Repubblica. Quindi quando sento parlare di prima Repubblica – sarà che ho dei vizi d’origine forse non ben curati sin da bambino – non mi verrà mai in mente di dire che la Magistratura quando intervenne fece male, semmai non capisco perché sia intervenuta così tardi. Per cui i miei dubbi non sono sull’intervento in se, quanto sui tempi, sulle modalità, sugli accadimenti e sulle esenzioni di quegli interventi.
Tutti ci ricordiamo – ma nessuno ha chiesto mai pena a nessuno – quando la tangente Enimont di 1 miliardo di lire arrivò a Botteghe Oscure! Si disse che non era reato, bene, condivido, ma cosa significava? Che a Botteghe Oscure da partito di opposizione – ricordiamoci bene questo! – si poteva percepire 1 miliardo di lire! Quindi la grande impresa, i grandi industriali e i grandi imprenditori non pagavano soltanto chi governava – che non voglio dire sia stato giusto, ma comunque era quasi logico –, ma pagavano anche chi stava all’opposizione. E questo dovrebbe far pensare molto su che tipo di opposizione c’era all’epoca, di quanto consociativismo ci fosse, di quanto andava bene tutto a tutti, sicché anche di come quell’intervento della Magistratura ebbe un po’ di anomalie!
Quindi parlare oggi di queste cose, per me che non rimpiango la prima Repubblica e che sono, sia chiaro, molto deluso anche della seconda Repubblica, che peraltro mi provoca molto disagio, insomma!
Ora comunque, nel dire no a questa mozione, per onestà intellettuale non posso anche non protestare contro questa proposta di legge che, secondo me, caro Consigliere Bugaro, è profondamente sbagliata.
Io sono un professionista, faccio l’avvocato, quindi mi occupo spesso di processi penali, certe cose so come funzionano. Per cui quando uno vuole impedire la pubblicazione di certe cose non fa una legge così, fa ben altro, comincia a dare la dovuta responsabilità al Procuratore della Repubblica che autorizza le indagini e che è il responsabile di quell’ufficio, e se esce una parola prima del famoso 415 (chiusura delle indagini preliminari), il responsabile è lui, che problema c’è!
Io giornalista che ho come compito quello di divulgare le notizie – io aggiungo: di “sapere” divulgare le notizie! Molte volte non si rispetta la forma, la continenza o altro, ma questo è un altro tema –, perché dovrei non divulgare le notizie che riesco ad avere come mio ovvio compito – e dopodiché non debba essere chiamato a risponderne chi comanda quegli uffici, chi è gerarchicamente all’apice di quegli uffici, chi chiede l’autorizzazione e ottiene il permesso alle intercettazioni, ma che poi non riesce a controllare i suoi sottoposti. Buffa la questione!
A me fa sorridere che oggi nessuno dei soloni che si occupano di giustizia a livello di Governo abbia mai pensato a questo. Mi sembra tanto strano, perché secondo me invece è una cosa di una logicità assoluta.
Sicché, chiuse le indagini preliminari, è ovvio che quelle carte vanno anche in mano ai difensori delle parti, per cui il controllo degli atti potrebbe diventare molto più difficile, è a quel punto allora che si dovrebbe mettere un determinato indirizzo a chi pubblica quelle notizie. Non prima! E’ chiaro che il giornalista cerca di andare ad intercettare – per rimanere in tema – una determinata notizia in una cancelleria della Procura della Repubblica, ma il problema non è il suo lavoro, semmai il problema è di chi gliela dà. Ma chi gliela dà non paga!
Allora in questa famosa querelle che c’è tra Governo e Magistratura non capisco perché appunto questo Governo – che dice o che fa sembrare ce l’abbia tanto con la Magistratura, e per questo viene attaccato – non interviene su questo punto. Un punto che sarebbe chiarissimo, tranquillissimo, incontestabile, ovvero che persone che hanno stipendi agganciati, non a caso, a quelli dei parlamentari paghino per quello che fanno!
E’ proprio su questa cosa che dovremmo discutere. Quindi, Consigliere Bucciarelli, alziamo il livello e ampliamo un attimo la discussione, ma non solo sul discorso delle intercettazioni, che è anche comprensibile che strumentalmente il centro-sinistra lo usi contro il Governo, ognuno di noi ha svolto queste parti, perché qui il vero problema è che la riforma dell’ordinamento giudiziario non la si vuole fare. E’ questa dunque la riflessione che faccio a quelli che mi sono alle spalle e al centro-destra: non la si vuole fare!
Fa molto ridere, ad esempio, che un’intercettazione al Tribunale di Ancona costi tot, al Tribunale di Macerata costi in un altro modo, in un’altra Corte d’Appello costi in un altro modo ancora. Perché avviene questo?
E’ su questo che dobbiamo discutere, prima di arrivare a dire che le intercettazioni vengono pubblicate. Perché quello è il tumore, quella è la causa principale del problema, ma su questo né il centro-sinistra, che strumentalmente fa l’opposizione, come purtroppo neppure il Governo, ci mette le mani.
Il Governo fa una difesa, si trincera dietro distorsioni di notizie. Notizie che sono sotto gli occhi di tutti e che fanno ridere, perché leggere quello che abbiamo visto pubblicato rispetto ad indagini, che tra l’altro si concludevano con archiviazioni, serve solo a fare un gossip di pessimo gusto, serve solo a sputtanare – passatemi il termine – determinate persone, senza poi sapere gli esiti su quelle stesse persone – e questo riguarda tutti – . Ma così facendo non si centra il problema. E’ di questo che bisogna parlare.
Quando un giorno lontano – sperando sia molto lontano – il centro-sinistra governerà e avrà un Ministro di grazia e giustizia che con onestà intellettuale porrà le mani sul problema, sarà subito un nemico. Perché vede, Assessore Luchetti, lei mi parla di Dell’Utri, ma il concorso esterno in un’attività mafiosa – per chi ha studiato diritto penale – è quanto di più ridicolo possa esistere. Quanto di più ridicolo! Perché poi in questo modo è facile attaccare tutti: in Sicilia la Rete prendeva il 40%, ma di chi erano quei voti? Anche di tutti gli onesti della Sicilia.
Quindi non scherziamo su queste cose! (…) Certo, a voi dà fastidio ricordarvi che oggi uno dei capi dell’Italia dei Valori si chiama Leoluca Orlando, ossia quello che in famose trasmissioni attaccava il giudice Falcone. Non lo ricordate più! Ricordiamocele queste cose! La riflessione deve essere completa, ognuno di noi deve parlare di queste cose! (…) Certo, e quanti ce ne troviamo! Lei mi parla di Dell’Utri, io le rispondo con Totò Cuffaro! E mi sembra che lei non disdica i contatti con chi appartiene allo stesso partito di Totò Cuffaro!
Quindi prima di parlare è necessario riflettere un po'!
Peraltro, a mio avviso, questa legge è tecnicamente che non soddisfa, non politicamente. Politicamente è solo una legge che secondo me serve a poco, ovvero non serve a far cessare il problema.
Allora faccio un invito, come ho detto prima, ossia che su queste cose dobbiamo riflettere insieme, cerchiamo di dare un nostro contributo. Un contributo di persone totalmente estranee a quei mondi e che quindi possono parlare da tutte e due le parti di quelle problematiche. Però ognuno di noi quando si sveglia la mattina deve prima di tutto ringraziare il Signore che lo fa svegliare, almeno per chi crede, e poi magari deve ringraziare anche che nessuno lo è andato ad arrestare alle 6,00 del mattino, perché può succedere anche questo! Ma questo non succede solo a chi compie reati – attenzione bene! –, ci sono tanti esempi di persone che ci si sono trovate dalla mattina alla sera magari perché un pentito aveva parlato. Ma noi facciamo finta di non ricordarci di queste cose! Poi sapete bene cosa succede alla persona che è sottoposta a questo.
La democrazia, il garantismo, hanno questi indirizzi, questi orientamenti, urlare alla canizza, aizzare le persone contro qualcuno è sempre male. Anche perché fatta questa operazione poi si troverà sempre chi si ingegna, e si può ingegnare contro tutti! E non si ingegnano e aizzano sempre contro le stesse persone!
Sicché è il principio che dà il problema, dopodiché gli esiti si rivolgono contro tutti, anche contro chi aizzava inizialmente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Eusebi.

Paolo EUSEBI. Grazie Presidente, l’ho visto preoccupato dei troppi interventi, ma io sarò velocissimo.
Se il Presidente Spacca – dico “se” perché non c’ero – ha dichiarato che siamo in presenza di un colpo di Stato, anche se l’avrà detto come paradosso, io mi trovo d’accordo.
Intanto con questa manovra c’è la vanificazione sostanziale di qualche articolo della Costituzione che attribuisce competenza alle Regioni, ma questi con una legge finanziaria ne vuotano completamente il contenuto.
Ora faccio solo un paio di esempi veloci.
Abbiamo assistito in questi giorni alla nomina di un Ministro per tutelarlo da problemi giudiziari gravi, ciò a seguito della legge sull’illegittimo impedimento fatta per tutelare il Presidente del Consiglio da alcuni pastrocchietti.
Il collega Massi – che abbiamo scoperto, preso da furore difensivo, essere diventato più berlusconiano di Bugaro, gli auguriamo buona fortuna! – ha detto, lo sintetizzo, che nonostante l’enormità di intercettazioni in Germania ci sono meno delinquenti arrestati. Forse perché in Germania, Consigliere Massi, i delinquenti, o gli eroi, come dice Dell’Utri, non fanno gli stallieri a casa della Merkel!
Per cui in questo clima – che è peggio di un colpo di Stato! – forse è bene che il controllo sociale sulle classi dirigenti prevalga rispetto al pur giusto diritto alla privacy di ogni cittadino.
Vado alla stampa regionale. Se c’è qualche giornale che nelle Marche mette tre righe in più, perché Spacca comunica bene, poi per bilanciare quell’enormità di potenza di fuoco dei giornali nazionali e soprattutto delle televisioni nazionali ci vorrebbero settantuno Tg3 al giorno e forse non basterebbe!

PRESIDENTE. Grazie, Consigliere Eusebi, in soli tre minuti è riuscito a dire molto. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Sarò velocissimo perché la mia è una dichiarazione di voto. Ed ovviamente voterò a favore di questa mozione per tanti motivi.
Primo perché credo che la libertà di informazione vada sempre salvaguardata.
Secondo perché credo che piuttosto che imbavagliare chi informa dovrebbero, almeno i segretari dei partiti o i presidenti dei partiti, preoccuparsi della selezione della classe politica che promuove in Parlamento, vista la nostra legge elettorale. Quindi più libertà e migliori scelte dei politici.
Terzo. Da sempre un Gruppo assembleare molto piccolo, quale quello che io qui rappresento, ha difficoltà enormi a vedersi pubblicato un comunicato stampa – ma siamo abituati –, ne ha molte più di quelle che può avere un Consigliere di un Gruppo più forte. Ma nonostante questo credo che la libertà dei giornalisti di informare vada comunque salvaguardata. E questo lo dico anche sulla base di esperienze dirette con cui ho avuto modo di fare, ovvero quando per far conoscere il proprio pensiero si comprano nei giornali i cosiddetti campi a pagamento. Dove l’informazione è privata esiste questo, ossia, se vuoi rispondere a un attacco devi pagare. Quindi chi ha i soldi può far conoscere la propria opinione e chi non ce li ha non la potrà far conoscere.
Noi ancora viviamo in uno Stato democratico. Sicché io, comunista da sempre, e orgoglioso di esserlo, Consigliere Bugaro, le ripeto testualmente ciò che ha detto il Vicepresidente del PdL On. Fini che è del partito al quale lei aderisci, non io, e che sicuramente è un anticomunista viscerale, nato nel movimento sociale italiano poi AN e oggi PdL, egli oggi ha detto: “In un Paese democratico la libertà di stampa non è mai sufficiente”. Non ha detto “abbastanza” ha detto “non è mai sufficiente”! Queste parole credo siano motivo di riflessione per tutti noi.
Quindi anziché correrci dietro sulla favola del lupo e dell’agnello, credo veramente, quando si tratta di vedere chi è il più danneggiato, che dovremmo riflettere se è il caso o meno di tutelare e difendere la libertà di stampa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Presidente, la ringrazio di avermi dato la parola, questo significa che ancora oggi possiamo permetterci, almeno in quest’Aula, il lusso di avere parola! Perché la mia riflessione è amara? Perché politicamente quando si parla di privacy è già lì che si trova il concetto più importante che tutela sia chi fa l’informazione sia chi la riceve.
Perché parlo di privacy? Consigliere Bucciarelli, con lei mi viene facile parlare perché ci ricorda sempre con orgoglio la sua appartenenza al Partito Comunista, e questo lei fa onore. Però in merito all’informazione nei pochi esempi, di quella che è ormai una cultura obsoleta, come appunto quella comunista, basta fare un breve excursus nel mondo per arrivare ad esempio alla Corea del Nord, alla Cina. Credo che non ci sia tutela maggiore della privacy e dell’informazione in quella parte di mondo!
Quindi che oggi si discuta della privazione dei giornalisti e della conseguente ricaduta occupazionale per i lavoratori della carta stampata non mi trova d’accordo.
Tra l’altro, Consigliere Bucciarelli, oggi un Paese civile come l’Italia nel mondo viene dipinta, per quanto riguarda l’informazione, come una nazione fuori dalle logiche internazionali.
E l’artefice di questo è proprio questa stampa fuorviante. Quindi proprio chi si professa un cultore dei diritti umani dovrebbe riflettere su questa diseducazione all’informazione, e lo dovrebbe fare soprattutto nei confronti dei giovani che sono quelli che maggiormente assorbono, appunto, questa cattiva informazione. Quindi chi è causa del suo male, mi viene spontaneo dire, pianga se stesso. Voglio dire che l’informazione quando è corretta e giusta può essere urlata da tutti e quindi da tutti riconosciuta.
Ricordo che nel 2001-2002 quando parlavamo di diritti fondamentali in quest’Aula – dove c’erano Consiglieri di destra che avevano in Fini il massimo ispiratore, che come ha ricordato lei, Consigliere Bucciarellli, nasce dal Movimento Sociale, poi destra nazionale ora PdL, e che oggi fa un’affermazione di questa importanza – io esordii dicendo “in verità vi dico” e sembrò una cosa spropositata. Ma la verità non appartiene, caro Consigliere Bucciarelli – poi potrà rispondermi per fatto personale – a chi fa politica e strumentalizza l’informazione, non appartiene ai chi fa della politica una gratuita offesa quotidiana, fosse anche del Presidente del Consiglio – qui mi sembra quasi di essere chiamati a fare i difensori d’ufficio! –. Insomma, di esempi se ne possono fare sia a destra che a sinistra, sia a sinistra che a destra; del centro mi è difficile parlare, perché penso che il centro sia proprio l’incongruenza politica di fondo.
Quindi ci sono due bei mondi, uno che ha valore di riferimento nella destra, l’altro che ha valori di riferimento nella sinistra. E sono tutte e due veri. Ecco dunque qual è la verità che va ricercata, che non può essere mercanteggiata, perché la verità non ha prezzo, se una cosa è bianca è bianca, se una cosa è nera è nera.
Però, come ha detto giustamente qualcuno che ha ricordato Andreotti, a pensar male non è cristiano ma molto spesso ci si azzecca.
Quindi l’informazione quando è nella verità assoluta, anche se amara, è giusto che venga data, ma quando si vuole assegnare agli altri una verità solo per colpire l’avversario politico di turno non è informazione è solo disinformazione, allora giustamente si va a colpire quelli che oggi scendono in piazza a dire che oggi in Italia è in pericolo la democrazia.
Paese più democratico dell’Italia non credo ci sia. In certi Paese, invece, certe informazioni non solo non potrebbero uscire sulla carta stampata, ma neppure nei pensieri di chi vorrebbe dare quelle stesse informazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. Solo due parole per replicare alle affermazioni del Consigliere Natali a proposito di giuste informazioni.
Il Senatore Vizzini del PdL, Presidente della prima Commissione affari costituzionali del Senato, in un numero de L’Espresso afferma che Leoluca Orlando è stato un esempio di lotta alla mafia.
Quindi sarà mia cura mandare all’Onorevole Leoluca Orlando gli atti di questa seduta assembleare, perché di cattiva e mala informazione anche negli organi istituzionali sinceramente non ne possiamo più!


Giovanni ZINNI. Vorrei aggiungere soltanto due concetti.
Primo punto. Non possiamo far finta di non sapere da dove nasce questa giornata di sciopero, ovvero che il fatto che una larga parte del mondo giornalistico è entrata in fibrillazione perché considera il decreto sulle intercettazioni una minaccia alla libertà di poter scrivere su questioni attinenti fatti che determinano indagini o procedimenti giudiziari.
Credo allora sia opportuno rimarcare in questa Assemblea che sul decreto intercettazioni c’è un punto – e chi riveste un incarico istituzionale come quello di Consigliere regionale non può far finta di niente – che attiene alla validità dell’indagine. Perché nel momento in cui sul giornale viene pubblicato che una persona è indagata, ma insieme ad essa si pubblicano anche elementi di fatto e di diritto, quindi elementi di indagine...(…) Sì, oggi si parla spesso di diritti dell’indagato, ma vogliamo anche parlare di validità dell’indagine! Dal momento in cui un’indagine forse non ha alcuna prosecuzione legale, come previsto dai nostri codici, capite bene che potremo spesso rischiare di rovinare le indagini di un magistrato o quelle delle forze di polizia, come potremo anche consentire ad un indagato di inquinare le prove.
Credo che si stia sottovalutando molto che oggi, ancor prima di qualunque atto di garanzia nei confronti dell’indagato, di fatto tutto può uscire sul giornale, andando, ripeto, ad inficiare anche il lavoro di chi svolge l’indagine.
E l’indagato non è sempre il politico importante, infatti spesso nei giornali ci sono articoli attinenti indagini di qualunque tipo, con il rischio quindi che queste pubblicazioni vadano ad alterare le indagini preliminari.
Vado al secondo punto, anche se in questa Assise non sta ascoltando più nessuno. (…) Allora grazie, a chi ascolta. Questa mozione viene fatta perché evidentemente si considera la categoria giornalistica una categoria da assaltare politicamente in modo da acquisirne consenso elettorale.
Io sono fortemente convinto che questa mozione non dice nulla tecnicamente. Con questo documento politicamente non chiediamo a nessun organo superiore alcuna modifica sul decreto sulle intercettazioni, non chiediamo alcuna modifica attinente la tutela della libertà di stampa in quanto principio costituzionale. Insomma, non chiediamo niente! Stiamo solo dicendo alla categoria giornalistica marchigiana che siccome noi siamo i politici ci dovete pubblicare le cose e ci dovete aiutare a prendere voti, per questo vi esprimiamo solidarietà. Tutto questo non è serio! (…) Consigliere Bucciarelli mi dispiace, ma per me non è serio! Non credo che votando a favore avrò più comunicati stampa. Perché sono convinto che comunque, per quanto ci possano essere anche schieramenti di parte all’interno delle categorie giornalistiche, bene o male l’informazione nelle Marche c’è, viene consentita a più livelli. Quindi non mi sembra ci sia né la necessità di questo né la necessità di attaccare pesantemente la classe giornalistica.
Semmai dovremmo porci un problema di metodo, visto che siamo un’Istituzione, perché non mi sembra che qui si vada ad esprimere solidarietà su ogni sciopero esistente in Italia e nelle Marche. E questo è un problema politico, perché come Istituzione se proprio si volesse esprimere solidarietà ad uno sciopero, o non lo si fa per nessun o lo si fa per tutti partendo da quello più insulso. Se vogliamo esprimere solidarietà – e per solidarietà intendo vicinanza ai lavoratori, in questo caso dunque i giornalisti –, perché rispettiamo l’istituto dello sciopero, un istituto costituzionalizzato e garantito, lo dobbiamo fare per ogni categoria, dobbiamo sempre affrontare politicamente nel merito ogni sciopero.
Quindi qui nel merito dico che non sono convinto della fondatezza complessiva di questa minata libertà di stampa. Perché, ribadisco, molte volte ci confondiamo su aspetti tecnici, ossia, le indagini preliminari in Italia devono rimanere segrete per consentire al giudice di farle. Non è pensabile che ogni indagine preliminare finisca sui giornali con testi integrali! E il decreto sulle intercettazioni dice chiaramente che chi lo farà verrà sottoposto aduna sanzione. E se la “talpa” della Procura dirà una cosa al giornalista pagherà un prezzo grossissimo. E questo mi sembra che sia di una civiltà e di una correttezza inaudita.
Detto questo possiamo discutere tecnicamente del decreto sulle intercettazioni, se questa Assise, Presidente, lo ritiene necessario. Seppure sia ovvio che non attiene neppure alle nostre competenze, quindi qualcuno potrebbe anche obiettare che sprechiamo soldi per parlare di cose che non ci competono, io mi sento in dovere di dire anche questo, considerato che la nostra indennità è lauta, non è che possiamo sovrapporci al Parlamento e fare il talk show Porta a Porta dei poveri!.
Quindi non posso che esprimere solidarietà ai giornalisti, do la mia totale disponibilità ai giornalisti a confrontarci in qualunque istituzione con i loro rappresentanti per vedere se magari il decreto sulle intercettazioni ha delle falle tecniche che vanno contro di loro, non voglio certamente prendere come oro colato quello che mi dà il mio partito, ripeto, sono disposto a confrontarmi.
Ma votare una mozione del genere mi sembra da un lato un modo di volersi rendere più vicini ai giornalisti perché ci fanno comodo – diciamocelo tutti francamente –, dall’altro è l’ennesimo modo di non voler parlare dei grossi problemi che abbiamo in questa nostra regione, oltre a voler attaccare Berlusconi, che alla fine è l’unica cosa gratis per questa Assemblea legislativa! Allora mi permetto di dire che stiamo volando raso terra!

PRESIDENTE. A questo punto, Consiglieri, prima di concludere i lavori, vorrei fare una precisazione, in quanto porto la responsabilità di aver sottoposto all’Assemblea questa mozione.
Qualche giorno fa il sindacato giornalisti marchigiani, Associazione stampa Marche, ha inviato al Presidente dell’Assemblea legislativa regionale una lettera con la quale faceva alcune considerazioni e alla fine si dice: “Alla luce di queste considerazioni spero che l’Assemblea legislativa delle Marche nel prossimo Consiglio dia la sua solidarietà ai giornalisti che si stanno battendo contro questa legge sbagliata”. Quindi, ripeto, a seguito di questa iniziativa del sindacato ho proposto questa cosa.
Peraltro credo di aver fatto anche di più. Perché nella mozione si fa una sintesi e alla fine il testo si chiude dicendo: “esprime la propria solidarietà ai giornalisti delle Marche che aderiscono alla giornata del silenzio e il proprio sostegno alle iniziative della FNSI (Federazione nazionale stampa italiana) per la libertà di stampa”.
Ho quindi volutamente scelto un profilo che potesse raccogliere non dico l’adesione ma per lo meno non stimolare la suscettibilità di qualcuno. E se fosse arrivata da qualche altro soggetto una richiesta di solidarietà avrei fatto la medesima cosa. Me ne assumo anche tutta la responsabilità.
Peraltro in questa nostra Assemblea legislativa le mozioni di cui abbiamo parlato finora sono state tutte presentate da Consiglieri di minoranza, in più se non si affrontano le mozioni poi viene magari occupata l’Aula assembleare perché si dice che non si lavora.
Ma a di là di questo, io sono il primo a sapere che con le mozioni non solo non si cambia il futuro di questo mondo ma neppure di quello del proprio ufficio, però sono comunque uno strumento che i Consiglieri hanno a disposizione.
Per cui ritengo che se usate con parsimonia possono diventare anche un grande strumento, magari per aprire dibattiti su cose che riguardano la società marchigiana, invece un abuso porta inevitabilmente, nei momenti in cui avremo gli atti amministrativi e le proposte di legge da dibattere e a cui dovremo dare la priorità, a non poterle discutere. In ogni caso comprendo anche chi dice, nel momento in cui coglie l’inutilità delle mozioni, che stiamo qua soltanto per parlare di cose sulle quali comunque il nostro voto alla fine non sarà in grado di incidere sulla realtà delle cose.
Però voglio anche aggiungere, con grande sincerità, che le modalità con cui organizziamo i lavori di questa Assemblea legislativa possano aiutare tutti a svolgere al meglio ognuno il nostro ruolo, che è diverso, la maggioranza ha un ruolo, la minoranza un altro. Ed ogni Consigliere – l’ho detto sin dalla prima seduta – deve avere la possibilità e l’opportunità di poter svolgere il proprio ruolo al meglio. Quindi l’autoregolamentazione che ci diamo permetterà che questo accada.
Non volevo farla troppo lunga, ma ci tenevo ad assumere la responsabilità rispetto alla presentazione di questa mozione. Oltre a dire, ripeto, che con le mozioni spesso siamo portati a parlare di cose sulle quali poi non incidiamo, ma che sono comunque uno strumento il cui utilizzo viene lasciato anche all’intelligenza dei Consiglieri stessi.
Pongo ora votazione la mozione n. 42.

(L’Assemblea legislativa approva)


Comunicazione ai sensi dell'articolo 35, comma 6 , del regolamento interno

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola la Consigliere Foschi. Ne ha facoltà.

Elisabetta FOSCHI. Presidente, vorrei fare una comunicazione ai sensi dell’articolo 35 del Regolamento interno.
Stamattina ho appreso dalla stampa che oggi pomeriggio a Londra si metterà all’asta Sotheby’s un tavolo intarsiato proveniente dal Palazzo ducale di Urbino. Ovviamente oggi non si può fare oggettivamente nulla e ho appena appreso che neppure il Ministero ha potuto prendere in considerazione l’ipotesi di partecipare all’asta per un problema di mancanza di fondi.
Allora vorrei solo chiedere, se eventualmente andasse deserta l’asta di oggi pomeriggio, che la Giunta provi a farsi promotrice di una cordata – ci sono stati altri casi in questo senso – che coinvolga fondazioni, enti, banche come pure privati, per verificare possa esserci qualche possibilità di acquisto, per lo meno per non avere poi il rimorso di averci almeno provato.
Il fatto che un ente come la Regione Marche tenti un recupero del genere credo che sarebbe rilevante non solo per il patrimonio generale, ma sarebbe anche un richiamo turistico a livello internazionale di importanza non irrilevante.
Inoltre, sempre se l’asta andasse deserta, laddove fosse ancora in tempo, martedì prossimo mi farò promotrice di una mozione in questo senso.

PRESIDENTE. Bene, allora prego il Vicepresidente Petrini qui presente di informare la Giunta di questo suggerimento proposto dalla Consigliera Foschi.
La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14,05