Resoconto della seduta n.11 del 13/07/2010
SEDUTA APERTA DEL 6 LUGLIO 2010 – VERTENZA FINCANTIERI –
La seduta inizia alle ore 9,45
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
PRESIDENTE. Buongiorno, diamo inizio, così come concordato con la rappresentanza della Fincantieri nella seduta scorsa, a questa seduta aperta dell’Assemblea legislativa regionale. Si era deciso di dedicare una parte della giornata alla trattazione di un tema di particolare importanza per la sua gravità, ci sono centinaia e centinaia di nostri corregionali che rischiano il posto di lavoro.
Ritengo dovremmo dedicare a questa vicenda, per quanto sarà nelle possibilità di ognuno, tutte le nostre risorse, cioè anche per l’importanza che il settore riveste per l’intera economia della regione.
Una settimana fa, come dicevo, si è concordato di fare una seduta assembleare aperta monografica, per la quale è stato comunque stabilito un tempo, perché successivamente l’Assemblea legislativa dovrà proseguire con altri punti all’ordine del giorno, quindi suggerisco di contenere gli interventi, che verranno svolti per arricchire il dibattito, entro i cinque minuti.
A nome mio personale, ma credo di interpretare il sentimento di tutta l’Assemblea legislativa, porgo un saluto ai lavoratori della Fincantieri, do a tutti il benvenuto nella nostra Aula assembleare. Così come saluto le rappresentanze sindacali e tutti coloro che vorranno partecipare al dibattito.
Do subito la parola all’Assessore al lavoro della Regione Marche Marco Luchetti.
Marco LUCHETTI. Grazie, signor Presidente. Un saluto ai Consiglieri e a tutti i lavoratori della Fincantieri, alle organizzazioni sindacali, a tutte le autorità presenti – vedo qui l’on. Favia –.
Questa mattina l’Assemblea legislativa regionale con questa seduta aperta vuole rappresentare una situazione delicata, seppure concentreremo la nostra attenzione sulla Fincantieri a cui si vuole dare un segno di attenzione per questa dura realtà che sta vivendo. Ovvero, la nostra regione dal dopoguerra in avanti non ha mai sofferto la disoccupazione, certo, ci sono state alcune crisi specifiche però riassorbite nel giro di breve tempo, ma mai avevamo incontrato difficoltà come in questo periodo.
Siamo al 6,6% di disoccupazione, anche ieri abbiamo letto sui giornali di un altro accordo con un’importante azienda marchigiana, l’Elica, si parla di altri 198 esuberi; pensate cosa può avvenire dentro una famiglia quando a cinquant'anni anni si viene definito “esubero”.
Ebbene, nonostante questo tasso di disoccupazione sia più basso della media del Paese, questa realtà è sicuramente inedita, essa rischia di scardinare una coesione sociale che fino ad oggi ha tenuto la nostra comunità marchigiana, una coesione sociale che ha fatto soprattutto del lavoro l’elemento essenziale di crescita, di sviluppo, di promozione.
La nostra tradizione marchigiana parte proprio da questo. Tant’è che anche i nostri concittadini emigrati ricordano come nel nostro territorio il lavoro era a fondamento della promozione e dell’emancipazione delle persone, oltre che traguardo assegnato ai figli come obiettivo, come momento di crescita e di emancipazione personale.
Oggi il lavoro non è più considerato tale, pur rimanendo al centro della vita di ciascuno, mentre in passato il lavoro era il riferimento essenziale di tutta la vita della persona. Oggi lo stiamo interpretando in modo diverso, quindi anche ai nostri giovani probabilmente lanciamo messaggi un po’ diversi dalla nostra tradizione marchigiana.
Oggi i nostri giovani si trovano parecchio in difficoltà. Proprio ieri a seguito di un’analisi del mercato del lavoro, fatta attraverso i dati dell’Osservatorio, ci siamo accorti che nella nostra comunità sono soprattutto i giovani che stanno soffrendo maggiormente la disoccupazione.
C’è in ogni caso, dicevo, una cultura diversa rispetto al lavoro – tant’è che abbiamo 140 mila emigrati nella nostra regione – che ci consente di riflettere su una considerazione fondamentale, cioè quella di ritornare a discutere del lavoro, a fare cultura del lavoro, perché comunque il lavoro rimane la prospettiva di ciascuno.
Ecco quindi che nella nostra comunità dobbiamo lavorare intensamente per riportare a tutti questo messaggio. E soprattutto lo dobbiamo fare nei confronti dei più giovani, a cominciare dall’educazione, dalle scuole, per tentare di far capire che il lavoro è una condizione essenziale della vita di ciascuno e che pertanto va assunto con la dignità che gli spetta e che deve essere rispettata da parte di tutti.
Io non ho dubbio alcuno di considerare questo elemento fondativo della nostra comunità. Di ciò ne sono a dimostrazione gli sforzi che si stanno facendo nella nostra realtà regionale. Una realtà caratterizzata da una fortissima imprenditorialità, anche di piccole dimensioni, pensate che la nostra regione è la più artigiana d’Italia, abbiamo 60 mila imprese artigiane. E vi posso assicurare con tranquillità e certezza che questa cultura del lavoro è entrata anche in queste piccole imprese, tant’è che molti imprenditori in questo momento stanno facendo del tutto per tenersi nelle loro botteghe artigiane i lavoratori.
Certamente è vero che qua e là ci sono anche forme di convenienza e di strumentalizzazione, ma vi assicuro che nella piccola impresa c’è la convinzione che occorre fare riferimento al lavoro come elemento fondamentale. Nella grande impresa, invece, c’è una coscienza diversa, in questo momento fa solamente i propri conti, accantonando quindi una delle questioni fondamentali del proprio futuro, ovvero quella delle professionalità internalizzate.
Sicuramente non si può disconoscere che l’impresa deve avere i conti in equilibrio, però in questa fase tutti devono essere chiamati a fare lo sforzo massimo affinché si salvaguardi il lavoro, che quindi deve diventare l’obiettivo principale di tutti, sia delle aziende, come pure delle istituzioni che devono puntare, attraverso tutte le proprie risorse, a creare opportunità per il lavoro, quel lavoro che oggi manca.
E quindi da tempo anche la Fincantieri si trova in difficoltà. E’ una grossa azienda nazionale che ha siti produttivi in otto regioni (Marche, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Campania, Liguria, Sicilia, Puglia, Toscana), con dieci cantieri, due centri di progettazione, un centro di ricerca in campo navale e due unità produttive dedicate alla fabbricazione di sistemi e componenti meccaniche.
La sua produzione è focalizzata su navi complesse e ad alto contenuto tecnologico, quali navi da crociera e traghetti di grandi dimensioni, ed è operatore di riferimento in campo militare attraverso l’offerta di un’ampia gamma tipologica che comprende navi di superficie (fregate, corvette, pattugliatori, ecc.) e sommergibili.
In Italia ci sono 9.200 addetti, compreso l’indotto sono circa 30.000 .
A seguito della crisi del settore e delle difficoltà dell’azienda era stato istituito un tavolo nazionale presso il Ministero dello sviluppo economico, su sollecitazione delle organizzazioni sindacali, che si è riunito l’ultima volta il 12 aprile 2009. Tra i componenti del tavolo vi erano anche produttori privati ed Enti locali, in particolare i Sindaci dei Comuni interessati. Il tavolo serviva per ragionare e decidere sulle possibili commesse pubbliche da affidare a Fincantieri, ma secondo le organizzazioni sindacali questo tavolo non ha ancora dato risultati, peraltro non si riunisce da tempo, l’ultimo incontro risale al 12 aprile 2010.
Ad oggi solo tre piccole navi sono state commissionate dal settore pubblico (due pattugliatori e una nave multifunzione) alcune già in parte finanziate. Sono piccole cose che non risolvono il problema e comunque possono essere cantierate a cominciare dalla seconda metà del prossimo anno.
Permane quindi il problema per il 2010 e il 2011 visto che non si prevedono ulteriori lavori.
Le organizzazioni sindacali hanno chiesto un incontro al sottosegretario Gianni Letta, ma ad oggi non risulta ci sia stato. Esse prevedono che alla fine dell’anno ci saranno 1.600-2.000 lavoratori, su 9.000, in cassa integrazione (l’equivalente di tre cantieri), senza ci siano neppure grandi prospettive per il futuro, in particolare per alcuni siti, compreso quello di Ancona.
Alcune importanti commesse sono in fase di trattativa avanzata (navi grandi da crociera) e nonostante Fincantieri non abbia intenzione di mettere in discussione l’esistenza di tutti i siti è necessario, se non arrivano altre commesse, che il lavoro delle grandi navi venga suddiviso, più equamente di quanto non lo sia oggi, tra i vari cantieri, che già adesso sono in difficoltà e stanno utilizzando la cassa integrazione ordinaria.
Lo stato di salute dell’azienda è preoccupante, il bilancio 2009 si è chiuso in rosso.
Il 18 dicembre scorso si è tenuto un incontro presieduto dall’ex Ministro Scajola a cui hanno partecipato l’azienda, le organizzazioni sindacali e i Sindaci interessati. Il Governo aveva assunto alcuni impegni e così l’azienda, ma ad oggi molte cose sono ancora sulla carta.
I dipendenti del nostro cantiere navale sono 609, circa 500-600 lavoratori degli appalti, a cui bisogna aggiungere tutti quelli dell’indotto.
In cantiere attualmente c’è una sola nave da consegnare a settembre prossimo, poi poco altro, se non qualche sezione (quattro) di nave arrivate dal cantiere di Monfalcone, che comunque servono per dare un po’ di respiro ai lavoratori in cassa integrazione a zero ore.
I lavoratori in cassa ordinaria in base agli accordi sono 210, potrebbero arrivare ad un massimo di 250 per il periodo fino al 12 novembre. Le previsioni dicono che da quella data in poi i numeri aumenteranno di nuovo, supereranno i 300, inoltre permane forte preoccupazione per il 2011.
Occorre una distribuzione più equa tra i cantieri delle commesse esistenti e di quelle future, altrimenti, oltre il problema dei lavoratori dell’azienda, potrebbe esplodere la situazione relativa ai lavoratori degli appalti e dell’indotto.
Il 24 novembre scorso, in occasione di un’altra iniziativa di agitazione dei lavoratori Fincantieri, la Regione incontrò una delegazione. In seguito furono scritte due lettere per sollecitare un incontro con l’ex Ministro Scajola e con il dott. Bono amministratore delegato di Fincantieri.
Il 25 maggio 2010 abbiamo ricevuto le organizzazioni sindacali di categoria e le RSU. In quell’occasione ci sono state illustrate le problematiche ed è stato richiesto alla Regione (a cui si è stata riconosciuta la disponibilità e l’impegno) di svolgere un ruolo istituzionale più incisivo nell’attuale situazione, sia verso il Governo e il tavolo nazionale, sia cercando più sinergia e coinvolgimento anche delle altre regioni ed enti locali.
Il 26 maggio, insieme al Sindaco di Ancona Gramillano e all’Assessore provinciale al lavoro Quercetti, mi sono recato personalmente a Roma ad incontrare l’amministratore delegato Bono che aveva assicurato attenzione per lo stabilimento anconetano e per i suoi livelli occupazionali.
Un nuovo confronto con il dott. Bono l’avrò il prossimo venerdì 16 luglio, e per lo stesso giorno il Sindaco di Ancona ha convocato tutti i Sindaci delle città sedi di Fincantieri per fare fronte comune su questo tema.
Infine, durante l’Assemblea legislativa del 29 giugno scorso, con il Presidente Spacca e l’Assessore Giannini, abbiamo ricevuto le organizzazioni sindacali di categoria e la RSU, presenti anche il Presidente Solazzi, i Capigruppo assembleari ed altri consiglieri.
Il Presidente Spacca ha ribadito l’impegno della Regione Marche a promuovere il coinvolgimento delle altre Regioni per concordare un percorso comune, a cominciare dall’apertura di un confronto con il Governo attraverso la riapertura del tavolo nazionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Cogliere dunque questa occasione per cominciare un serrato confronto al fine di delineare una nuova e più efficace strategia di politica industriale per il settore della cantieristica in generale.
E’ chiaro che ci troviamo in una fase in cui questo settore si sta misurando in campo internazionale con altre realtà cantieristiche. Realtà che alimentano una competitività non indifferente, ecco perché occorre una strategia di politica industriale finalizzata e specifica.
Si è deciso, inoltre, di portare il confronto sulle problematiche di Fincantieri al tavolo nazionale di coordinamento delle regioni sulle attività produttive, presieduto dall’Assessore Sara Giannini – su questo settore delle attività produttive le Marche hanno la presidenza e il coordinamento delle Regioni –, coinvolgendo anche – visto che come Assessorato facciamo parte della Commissione nazionale del lavoro delle Regioni – il Ministro Sacconi che si era già occupato della vicenda.
Ulteriori impegni riguardano la promozione (in accordo con le Istituzioni degli altri territori interessati) di ogni utile iniziativa verso l’azienda e il Governo nazionale per ottenere che Fincantieri distribuisca il più equamente possibile tra i diversi cantieri le commesse già perfezionate, al fine di consentire un omogeneo utilizzo del lavoro e degli eventuali ammortizzatori sociali; il coinvolgimento delle altre Amministrazioni regionali interessate nell’organizzazione di un’iniziativa nazionale, da tenersi possibilmente a Roma, sulle problematiche del settore della cantieristica ed in particolare sulla situazione di Fincantieri.
Stiamo valutando anche la possibilità di fare un’iniziativa specifica qui ad Ancona per quanto riguarda tale questione, e qualora non fosse possibile, fare iniziative di carattere nazionale in altre parti. In ogni caso ci stiamo impegnando per chiamare qui in Ancona tutti le altre realtà cantieristiche della Fincantieri.
Anche a livello europeo, purtroppo, come detto in un recente incontro tra la Commissione europea, i gruppi parlamentari e le organizzazioni sindacali, sembrano non esserci risorse per incentivare l’innovazione nella cantieristica.
Le organizzazioni sindacali di categoria hanno intenzione, ad ottobre, di organizzare un’iniziativa a Castellamare di Stabbia, invitando le Regioni e le città che ospitano cantieri navali.
Dunque la realtà con cui ci stiamo confrontando è complessa, ciò in riferimento anche a quelle che saranno le scelte del Governo in merito alla politica industriale del nostro Paese.
Infatti anche dai contenuti del decreto che si sta discutendo in questi momento in Parlamento si può purtroppo rilevare la mancanza di un riferimento ad una politica industriale credibile e che sia antideflativa. E da una situazione originata da una crisi finanziaria si può uscire solo attraverso il rilancio della domanda.
Ecco perché in questa ripresa della domanda e degli investimenti anche la navalmeccanica debba poter dire la sua.
Quindi facciamo appello anche ai Deputati affinché tengano conto di questo nel dibattito che si sta svolgendo alla Camera.
Questi sono dunque gli impegni della Regione. Dopodiché, quando oggi si aprirà formalmente la seduta assembleare, presenteremo a nome della Giunta una risoluzione che riconfermi questo impegno dell’Assemblea legislativa regionale su tale questione.
PRESIDENTE. Sono ora previsti gli interventi delle rappresentanze sindacali nelle persone di Ciarrocchi Giuseppe, segretario FIOM CGIL, Molaro Nunzio RSU Fincantieri, Barchiesi Franco UILM provinciale.
Invito quindi Ciarrocchi Giuseppe ad entrare in Aula e a sedersi nella postazione qui a mio fianco.
Giuseppe CIARROCCHI (Segretario FIOM CGIL). Buongiorno a tutti. Innanzitutto un ringraziamento, a nome delle organizzazioni sindacali, delle RSU e delle maestranze qui presenti, per averci offerto questa occasione, da noi richiesta, di discussione e di dibattito sui nostri problemi.
Voglio dirvi alcune cose in modo non rituale, ma che sono quelle che vanno dette in un momento, come questo, particolarmente complesso e difficile per la vita del cantiere.
Oggi abbiamo portato in quest’Aula tutti i lavoratori che in questo momento lavorano, molti dei quali sono in cassa integrazione, e che quindi stanno utilizzando un terzo delle ore a loro disposizione per le assemblee. Abbiamo portato qui i lavoratori perché questo momento ci sembra un importante investimento. Quindici giorni fa eravamo venuti attraverso lo sciopero, oggi siamo venuti, ripeto, utilizzando una buona parte delle ore che ci servono per la partecipazione democratica al nostro posto di lavoro.
Perché parlo di investimento? Perché a questa Assemblea, al Presidente, agli Assessori, a tutti i Consiglieri deve essere chiaro che non vogliamo che questo cantiere muoia. E non lo dico per operare una drammatizzazione rituale o per fare in qualche modo clamore, ma perché questa è veramente la condizione reale e attuale di questo cantiere.
E’ infatti un cantiere che a dicembre di quest’anno, quindi non tra qualche anno ma tra circa solo cinque-sei mesi, sarà privo di attività. Come diceva l’Assessore, l’ultima nave verrà consegnata ai primi di ottobre e le sezioni della nave di Monfalcone entro la fine dell’anno saranno esaurite. Per cui all’inizio del prossimo anno in quel cantiere potrebbero restare solo qualche decina di lavoratori.
Questo è veramente un rischio concreto. Quindi oggi siamo qui per lanciare un grido d’allarme, affinché non accada – come avvenuto per altre grandi realtà industriali di questo nostro territorio, penso ad esempio all’Antonio Merloni – che fra sei, otto, dieci mesi ci ritroveremo a discutere sul “chi l’aveva detto”, “chi non l’aveva detto”, “chi l’aveva individuato”.
Questo cantiere deve continuare a vivere per una serie di ragioni. E non nasce oggi – ho con me un libro dello storico Roberto Giulianelli “Il martello e la prua”, scritto dieci anni fa, tutto dedicato alla storia dell’arsenale dorico –, ma nasce alla fine dell’ottocento, quindi ha più di centodieci anni di vita. Dunque non deve morire perché una storia siffatta ha ragione, forza e dignità per poter andare avanti.
Questo cantiere non deve morire perché, come diceva prima l’Assessore, i numeri delle persone che ci lavorano, e quindi delle famiglie che ci vivono, sono numeri grandi ed importanti. Anche in questo caso, come l’Antonio Merloni, si parla di circa 600 dipendenti diretti, quando poi il cantiere lavora a pieno regime i lavoratori delle ditte sono circa 1.400-1.500, inoltre c’è tutto l’indotto, quindi nel complesso si tratta di migliaia di persone.
E’ un cantiere che nei suoi centodieci anni di storia ha nutrito l’economia di Ancona come pure l’intera economia regionale. L’ha saputo fare non solo dando forza economica, ma anche dando una grande dignità a questo lavoro.
E soprattutto non deve chiudere perché ha sempre dimostrato, e continua a farlo, che è un cantiere competitivo, efficiente, è un cantiere, che attraverso le maestranze presenti oggi in quest’Aula, è in grado di costruire navi di qualità competitive sul mercato.
Non deve morire anche perché in questi cento anni per farlo vivere molti lavoratori sono morti. Per trenta-quaranta anni tanti padri, zii, nonni dei lavoratori che oggi vedete qui hanno lavorato nel cantiere con la piaga terribile dell’amianto e che non ci sono più. (applausi).
Quindi noi per primi, ma anche voi, abbiamo un dovere morale, politico, sociale di fare tutto il possibile, e se del caso tentare anche l’impossibile, affinché questo pericolo non accada.
Allora cosa possiamo fare insieme? Cosa vi chiediamo? Quali sono le nostre richieste? Quali sono le nostre aspettative?
Certamente vi ringraziamo per quello che state facendo, ma al contempo da qui a sei mesi dovremmo essere tutti determinati e coesi nel cercare di indirizzare gli sforzi e le iniziative verso alcune direzioni.
Ad oggi ci sentiamo un po’ presi in giro da un tavolo che avevamo chiesto già sin dall’anno scorso. E la crisi non è che nasce adesso. Tra l’altro non è una crisi che c’è solo ad Ancona, bensì è la crisi di un grande gruppo nazionale che, ricordiamo, ha la leadership mondiale nel settore delle costruzioni delle navi da crociera, è un gruppo industriale che dà lavoro a 25-30 mila persone e che nel mercato ha una posizione di eccellenza. Quindi ci sentiamo presi in giro perché quel tavolo lo avevamo chiesto esattamente per quelle cose che ha ricordato l’Assessore Luchetti.
L’Unione europea non sa mettere in campo una politica industriale in nessun settore, quindi neppure su questo, seppure, oltre che dell’Italia, è stato sempre privilegio degli olandesi, dei tedeschi. Quindi l’Unione Europea non difendendo la cantieristica europea la mette a rischio di fronte alle concorrenze emergenti.
Allora occorre che almeno a livello nazionale si tenti di mettere in piedi risorse, interventi e azioni di politica industriale, senza la quale, non solo Ancona ma anche Fincantieri nella sua complessità, rischia un grave e pericoloso declino.
Ma in quel tavolo presso il Ministero delle attività produttive in questi mesi non si è prodotto nulla, solo promesse. Ad esempio sui due pattugliatori e la nave multiruolo – accennati poc’anzi anche dall’Assessore – abbiamo fatto un incontro con Fincantieri venerdì scorso, che ci ha detto che per i due pattugliatori il bando di gara – Fincantieri è l’unica partecipante – è ancora da farsi. Mentre i 50 milioni che servono per iniziare la fase di progettazione di un’eventuale nave multiruolo la stessa Fincantieri non sa spiegarci se ci sono o che fine hanno fatto.
Quindi a distanza di otto-nove mesi su quel tavolo non si è prodotto nulla.
Noi faremo una prima iniziativa il 26 di questo mese a Castellammare nella quale si incontreranno tutte le RSU e le organizzazioni sindacali, da settembre infatti apriremo una grande vertenza Fincantieri.
Allora anche i Parlamentari e la Giunta regionale devono mettere in campo delle iniziative, dovete aiutarci affinché quello che abbiamo chiesto quattro mesi fa, cioè la convocazione di un tavolo presso la Presidenza del Consiglio al fine di coordinare i diversi ministeri, i problemi procedurali, burocratici, ecc., ci venga concesso, altrimenti saremo costretti a conquistarlo con la disperazione, con la rabbia e forse anche con azioni poco urbane.
Ci dovete sopratutto aiutare affinché da quel tavolo esca qualcosa di concreto a sostegno di questo settore. Un sostegno che riguardi l’intera Fincantieri come pure il cantiere di Ancona in termini di commesse pubbliche. E soprattutto un intervento, attraverso la vostra capacità di pressione per il ruolo istituzionale e politico che ricoprite, nei confronti di Fincantieri.
Fincantieri ha bisogno di rinnovare il proprio profilo industriale. Sapendo che la qualità la si fa non comprimendo, attraverso un meccanismo pazzesco, sugli appalti – su cui poi ci mette le mani la Finanza che magari scopre, come avete visto fare poco tempo fa, illeciti o frodi fiscali –, bensì con un modello organizzativo e produttivo, quello che noi rivendichiamo da anni, che faccia perno sulle capacità e le qualità di questi lavoratori e che sappia mettere in chiaro anche il lavoro e lo sforzo degli altri migliaia di lavoratori.
E ci dovete aiutare anche perché se c’è poco lavoro non vogliamo essere quelli che rivendicano il lavoro per noi contro il lavoro degli altri.
Sappiamo che se Fincantieri continuerà ad esistere lo farà con la stessa unità e integrità di sempre. Non è un caso che questa azienda ha i cantieri da Trieste a Palermo, passando per il Tirreno, l’Adriatico, la Liguria, ecc.. Noi quindi vogliamo salvare il gruppo difendendo questa sua unità ed integrità, ma vogliamo che a fronte di questa scarsità di lavoro l’affido di quei pochi che Fincantieri ha preso sul mercato possano essere suddivisi e dati con equità anche al cantiere di Ancona.
Dunque nei confronti dell’amministratore delegato di Fincantieri ci potrete dare una mano importante.
Ritengo inoltre ci possiate dare una mano importante, per la sopravvivenza di questo nostro cantiere, anche riguardo lo sviluppo delle prossime fasi di lavoro che potremmo incontrare.
Sappiamo, ad esempio, che ci sono delle trattative in corso anche abbastanza importanti che potrebbero dare a questo cantiere nei prossimi mesi, nei prossimi anni, sarebbe un carico di lavoro dignitoso e importante. Ma sappiamo pure che su certe trattative la difficoltà non è tanto dell’ordine dell’armatore che tratta, ma sulla ricerca di risorse finanziarie per addivenire alla commessa. Allora anche in questo caso, perché no, si potrebbe tentare di costruire soluzioni insieme a Fincantieri che possano portare l’armatore – ad esempio quello della Silversea a cui abbiamo consegnato l’ultima nave a dicembre scorso e che ne vuole costruire un’altra più grande – a condizioni economiche e finanziarie per poterlo fare.
Noi questo cantiere lo difenderemo con le unghie e con i denti, difenderemo e presidieremo il diritto a farlo vivere e, se del caso, lo faremo contro tutto e contro tutti. Questa è sempre stata la storia di questo cantiere che ha vissuto e patito per oltre cento anni tante altre gravi fasi di crisi, che però la grande forza, capacità e dignità dei suoi lavoratori ne ha sempre permesso il superamento.
Oggi allora vi chiediamo di farlo insieme, lo chiediamo a voi che siete il massimo consesso istituzionale a livello regionale e che siete anche quelli che, giustamente, venite a chiederci i voti prima delle elezioni. Quindi ora ci dovete dimostrare, a fronte di un problema di questa portata, che siete anche capaci di starci accanto affinché che queste cose non accadano. (applausi)
Mi permetto di concludere con la lettura di un passaggio tratto dal libro “La battaglia del varo, 1902” di Giangiacomi, che è indicativo di quello che vorremmo fare nei prossimi mesi: “Intanto di giorno in giorno, di fatica in fatica, di disillusione in disillusione eravamo arrivati all’11 dicembre. Un mese preciso. Era stato un errore di stampa. Anziché I’11 dicembre i giornali avevano annunziato l’11 novembre. Uno sbaglio di un mese. Nient’altro. Però in quel mese di lotta, tutto era stato messo alla prova. Pazienza, esperienza, buona volontà, sacrificio, tutto si era provato perché il piroscafo scendesse una buona volta nel mare. Giornate senza pane, notti senza sonno, sotto il freddo e nel vento, non avevano di un atomo sconfortato gli operai dei Cantieri, che ritrovavano nei ripostigli dell’anima sempre nuove energie, sempre nuove risorse. Sconfitti, ritornavano alla carica rinnovati d’ardore, rinnovati di speranza”.
Dunque questo stesso ardore e speranza che ci portiamo dietro ve li consegniamo anche questa mattina, e presidieremo questa consegna per i prossimi sei mesi, affinché, insieme, avvieremo quelle iniziative che conducano, appunto, a non far chiudere questo cantiere.
Anni e mesi fa, quando discutevamo sull’eventuale quotazione in borsa di questa azienda, avevamo coniato uno slogan: “Sappiamo costruire belle navi, lasciateci continuare”. Questa è dunque la nostra richiesta. Grazie. (applausi)
PRESIDENTE. Invito ora Molaro Nunzio della RSU Fincantieri al tavolo della Presidenza.
Nunzio MOLARO (RSU Fincantieri). Innanzitutto anch’io voglio ringraziare tutta l’Assemblea legislativa per averci ricevuto.
Ciarrocchi ha già illustrato benissimo la reale situazione della Fincantieri e le richieste, ma io vorrei aggiungere alcune considerazioni.
La Fincantieri è di proprietà della società Fintecna, che è proprietaria anche della Tirrenia che a sua volta è controllata al 99% dal Ministero del tesoro. Fino a due anni fa la Fincantieri ha chiuso in utile tutti i suoi bilanci, dando dei dividendi allo Stato. Quindi ritengo che per un’azienda che negli ultimi dieci anni ha concesso utile allo Stato, poi quest’ultimo, in un momento di difficoltà come questo, dovrebbe intervenire. Ma non con false promesse come fatte in quel tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico dal mese di novembre fino al 12 aprile successivo.
Vado ora alla nave multifunzione, qui richiamata, della protezione civile, per la quale erano stati stanziati 50 milioni di euro che servivano per la progettazione, dopodiché si sono ridotti a 30, poi improvvisamente sono addirittura scomparsi.
Io credo che le cose prima si fanno e poi si dicono. Invece oggi la politica, purtroppo, fa il contrario, ossia dice troppo ma poi fa poco. Questa è la realtà dei fatti.
Qui stiamo parlando di un’azienda, come diceva Ciarrocchi, che è leader mondiale per quanto riguarda le navi da crociera, ne costruisce di bellissime. Nel mese di dicembre 2009 ha preso una commessa per una nave da 90 mila tonnellate per Monfalcone, la Dream Carnival, di cui attualmente noi stiamo facendo delle sezioni che corrispondono a circa il 3% del totale della nave. Quindi potete ben capire che se su una nave abbiamo il 3% riusiamo a lavorare fino a fine dicembre, se invece avessimo avuto il 20% avremmo potuto avere lavoro per almeno un altro anno.
Ma ciò non è avvenuto quindi chiediamo a questa Assemblea legislativa, insieme alle altre otto Regioni dove sono situati i cantieri, di fare pressione nei confronti dell’amministratore delegato Bono affinché ridistribuisca in modo equo i carichi di lavoro.
L’amministratore delegato dice che prima o poi il mercato si riprenderà, quindi noi dobbiamo essere pronti ad aggredire il mercato, però secondo me per aggredire il mercato bisogna arrivarci a cantiere aperto, perché se arriva chiuso o scarico di lavoro difficilmente riuscirà, appunto, ad aggredire il mercato.
Attualmente ci sono 250 persone in cassa integrazione ed il 22 luglio sarà rinnovata di ulteriori 13 settimane, arrivando ad un totale di 52, quindi arriveremo sino novembre, dopodiché non si sarà più nulla.
Pertanto in questa sede bisogna cercare tutti insieme un impegno vero e concreto. Innanzitutto per riuscire ad avere ulteriori sezioni o tronconi, inoltre per fare in modo venga fatto un piano di rilancio dell’intero settore della cantieristica, perché non è solo la Fincantieri di Ancona ad essere in crisi ma l’intero settore.
Io sono rimasto sconvolto quando il Ministro alla difesa La Russa la settimana scorsa ha annunciato di voler bloccare le commesse militari già assegnate a Fincantieri, perché in un momento di crisi come questo significa dargli un ulteriore colpo.
C’è stata una riunione presso la Comunità europea, e tutti noi sappiamo com’è andata, ovvero in un settore dove sono occupati circa 500 mila persone la Comunità europea in poche parole ha risposto che non ci vuole investire un euro.
Per me la politica deve stare al servizio del cittadino, quindi i politici e le istituzioni devono dimostrare la loro vicinanza ai lavoratori proprio in questi momenti di crisi, ma non soltanto a parole, occorrono i fatti.
Quindi, come ha già detto Ciarrocchi, dopo queste nostre richieste vigileremo affinché le cose vadano avanti.
Come ha ricordato anche l’Assessore Luchetti, la prima riunione con l’Assemblea legislativa è stata fatta il 24 novembre, la seconda il 15 maggio, quindi un arco di tempo di cinque mesi ci sembra troppo, visto che si trattava di una crisi che già dal mese di ottobre si poteva immaginare come sarebbe andata a finire.
Quindi ora di queste riunioni per sapere il punto ce ne dovranno essere altre. Per questo invitiamo, come annunciato dal Governatore Spacca nella precedente riunione, a riunire tutte le otto Regioni, quelle che vedono la presenza di cantieri, per fare fronte comune affinché finalmente venga riunito questo tavolo alla Presidenza dell’Assemblea legislativa, perché è lì che si muovono i soldi.
Ritengo che sino ad oggi siamo stati persone responsabili, ma riusciremo ad esserlo finché si riuscirà anche ad andare avanti, dopodiché se uno si accorge che parla parla però poi nessuno lo ascolta, allora si può diventare anche irresponsabili.
Questa azienda ha centodieci anni, ha costruito navi e lo ha fatto per bene. La penultima nave è stata consegnata a dicembre, è la nave ammiraglia della Silversea, la più lussuosa di questa società, che lo scorso 9 luglio in un articolo ringraziava il nostro cantiere per il lavoro svolto. Questa nave alla società, infatti, produce utile, è stata costruita con alti standard di qualità.
Pertanto, come dice giustamente Ciarrocchi, noi dobbiamo continuare a fare le navi, e credo che su questo siamo tutti d’accordo. Perché qui ci lavorano, lo voglio ribadire ancora, fra indotto e ditte d’appalto, circa 3.000 persone. E siccome queste persone non vivono solo ad Ancona ma ad Osimo, Falconara, Senigallia e così via, di conseguenza si produce ricchezza non solo, appunto, per la città di Ancona ma per tutta la regione Marche.
Noi attualmente siamo in cassa integrazione, ma ci sono centinaia di operai di ditte di appalto che sono stati licenziati in tronco e che non hanno nessun tipo di ammortizzatore sociale. E’ una cosa molto grave, denunciata anche sui giornali in questi ultimi periodi.
Quindi spero non si chiudano gli occhi sulla crisi della Fincantieri come fatto purtroppo per queste ditte di appalto. Voglio dire che non si può solo parlare, bisogna anche vedere i fatti nel concreto.
Concludo facendovi un invito, che è mio in particolare, ossia, dovete sì dire le cose ma dovete anche credere a ciò che dite. Per cui in questo caso dovete essere convinti di poter salvare la Fincantieri, ne dovete essere convinti quando parlate con le altre Regioni, ne dovete essere convinti quando parlate con gli altri Sindaci dei Comuni.
Come ha detto Ciarrocchi, dovete cercare di fare l’impossibile, come faranno anche tutti i lavoratori, affinché la nostra azienda possa continuare a costruire navi da crociera. (applausi)
PRESIDENTE. Invito ora il signor Barchiesi della UILM provinciale ad entrare in Aula.
Franco BARCHIESI (UILM Provinciale). Ringrazio intanto dell’opportunità data oggi al sindacato affinché si possa fare, attraverso questa Assemblea che nel mondo politico fa da tramite nelle istanze che oggi attanagliano il nostro settore, il punto della situazione della Fincantieri.
Per fare un intervento articolato su Fincantieri, su una crisi che parte dal 2009 – qualcuno ha parlato di crisi finanziaria – occorrerebbe tempo, allora io mi soffermerò soltanto su due o tre aspetti che coinvolgono il sociale, la vita della nostra zona.
Sappiamo come in generale il settore metalmeccanico abbia sofferto questa crisi, quindi oggi direttamente o indirettamente tutti siamo consapevoli delle conseguenze drammatiche che potremo subire negli anni futuri. Fincantieri nel settore rappresenta un polo produttivo importantissimo, sia strategicamente, sia a livello numerico per gli addetti che ha. Quindi si andrebbe ad aggiungere crisi su crisi con conseguenze facilmente immaginabili a tutti.
Allora cosa chiediamo alle Istituzioni? Però non vogliamo un qualcosa per grazia ricevuta. Perché quando parliamo, al di là della retorica delle frasi, di valorizzazione del lavoro, io non a caso l’associo alla crisi finanziaria, ed una crisi avviene proprio perché il lavoro non viene valorizzato, gli si dà un valore fittizio, non produttivo.
Penso che lo sviluppo di un Paese civile debba andare di pari passo con la valorizzazione del lavoro. Ecco perché ritengo sia doveroso, per ottenere commesse pubbliche, spingere le Istituzioni, per quello che possono fare, affinché a loro volta spingano nei confronti del Ministero.
Altrimenti se nella nostra zona non terremo fermo il collante dell’occupazione si potrebbe avere l’effetto domino.
Noi giorno per giorno viviamo insieme alle mille fabbriche tante situazioni drammatiche, dalle più piccole alle più grandi – peraltro la nostra zona è caratterizzata da azienda medio-piccole –, quindi possiamo immaginare benissimo – seppure si potranno vedere anche momenti di ripresa – quale potrà essere lo strascico tremendo che produrrà questa crisi.
Ecco perché in un settore come questo diventa strategico intervenire su un’azienda che è centrale per quanto riguarda la nostra produzione e dove vi lavorano tanti operai.
E’ questo che chiediamo alle istituzioni, e lo diciamo con voce ferma, sapendo che chiediamo di vedere rispettato un nostro diritto.
Questo Paese a livello politico deve intervenire con politiche industriali che possano frenare, fin dove sarà arginabile, questo fenomeno che attanaglia tutti. Altrimenti arriveremo al punto di non riuscire più a governare una situazione del genere, dove si potrebbero generale anche risvolti sociali impensabili.
L’economia del nostro Paese era basata sul risparmio, quindi oggi riusciamo ancora a sopportarla proprio grazie ai sacrifici fatti dalle generazioni precedenti. Forse è per questo che il nostro Paese sente leggermente meno la crisi rispetto ad altri, ma questo “privilegio” non sarà eterno, e non lo sarà soprattutto per i nostri giovani.
Oggi i nostri giovani va bene se hanno lavori precari, perché possono non avere neppure quelli, hanno l’incognita del domani. Un Paese del genere fra cinque-dieci anni che aspetto avrà! Il nostro Paese dal dopoguerra fino agli anni sessanta-settanta ha vissuto uno sviluppo eccezionale, allora oggi vuole inchinarsi così passivamente? No, non credo sia da italiani!
Quindi ognuno sicuramente farà la sua parte. Allora ecco perché noi del sindacato siamo qua, vogliamo cioè mettere in campo tutti gli strumenti affinché la nostra voce, quella dei lavoratori, giunga.
Ognuno, ripeto, a seconda del proprio ruolo e della propria responsabilità, deve sentire questo obbligo. Perché in una situazione del genere potrebbe addirittura essere messa in discussione la stessa civiltà del nostro Paese, che quindi potrebbe anche rischiare di retrocedere.
Non dimentichiamoci che parliamo di uno stabilimento che fa parte di un gruppo, per cui la situazione a volte viene vista quasi come se si volesse sottrarre lavoro a questo o a quel cantiere, cosa che non è assolutamente così.
Noi chiediamo, invece, una politica industriale affinché venga salvaguardato, al pari di altri, tutto il settore. Chiediamo che la ripresa sia alimentata dal lavoro, che però deve essere un lavoro produttivo.
Il Paese è questo che chiede, ha voglia di lavorare. Quindi non credo proprio che il sindacato dispieghi demagogia quando appunto valorizza il lavoro. Ed oggi più che mai abbiamo bisogno di questa valorizzazione, i nostri padri ce lo insegnano, sicché anche noi dobbiamo renderci conto che il lavoro produttivo è una risorsa di cui questo nostro Paese non può fare a meno. (applausi)
PRESIDENTE. Ho iscritto a parlare l’on. David Favia, che quindi invito a raggiungerci.
Nel frattempo comunico che ho ricevuto la telefonata dell’on. Vannucci che mi ha riferito di essere impegnato nella Commissione bilancio riunita per l’analisi del rendiconto, mi ha pregato di giustificare la sua assenza.
Ho inoltre ricevuto un fax dall’on. Ciccanti che esprime la sua vicinanza e l’impegno a fare quanto nelle sue possibilità. Così come mi ha detto personalmente anche l’on. Vannucci.
Comunico, infine, di aver ricevuto in merito a questo tema, sia una interpellanza presentata da Gabriella Mondello ed altri Parlamentari, sia una presentata dall’on. Antonio Di Pietro ed altri.
Prego, on. Favia.
David FAVIA. Buongiorno a tutti. Innanzitutto ringrazio la Presidenza dell’Assemblea legislativa, la Giunta, tutti i Consiglieri, di aver voluto organizzare questa seduta assembleare aperta, a cui sono stati appunto invitati i parlamentari, le istituzioni e i sindacati tutti. Un saluto ovviamente lo rivolgo anche ai lavoratori della Fincantieri e alla loro rappresentanza sindacale.
Non voglio ripetere cose che sono state già dette dai sindacalisti, le problematiche di base le conosciamo tutti, ma farò soltanto alcune considerazioni e mi assumerò degli impegni.
Noi martedì scorso 15 giugno alla Camera dei Deputati abbiamo discusso un’interpellanza urgente, facendoci quindi carico, assieme ad amici Parlamentari del Partito Democratico e a tutto il Gruppo dell’Italia dei Valori del problema più generale. Come detto, e lo ho apprezzato, anche dal primo sindacalista intervenuto. E’ stato infatti giustamente detto che non si può fare una guerra tra poveri, seppure guarderemo con particolare attenzione alle problematiche del cantiere di Ancona.
Siamo consci che il settore complessivamente occupa circa 100 mila persone, la Fincantieri tra diretti ed indiretti occupa 26-27mila persone, tra le quali, purtroppo, moltissime di quelle dell’indotto non hanno copertura di ammortizzatori sociali.
Ma la risposta che ci è stata data – e mi sia qui consentita una piccola vena di polemica – dal Sottosegretario di Stato alla giustizia (noi invece avevamo interrogato quello alle attività produttive) è stata una risposta tecnica. Ovvero, ci è stato detto che ci sono tante opere che potrebbero essere cantierabili e che il Governo ha previsto di affidare alla Fincantieri, ma di cantierabilità immediata purtroppo non si parla; su questo abbiamo anche avuto un confronto con il sindacato.
Allora, consci della drammaticità della situazione, ossia del fatto che a fine anno non ci sarà più lavoro, dobbiamo raccogliere l’invito a noi rivolto riguardo alla determinazione, alla coesione, all’appoggio nei confronti dell’apertura di una grande vertenza. Affinché i cantieri possano continuare a lavorare dalla fine dell’anno senza soluzioni di continuità e possibilmente con il recupero di quelle unità che sono in cassa integrazione.
Oggi è in atto una crisi notevole, una crisi che il Governo aveva negato e che ora affronta con una manovra forse anche insufficiente di 24 miliardi – tutti gli osservatori infatti dicono che ci sarà bisogno di una coda entro fine anno di altri 16 miliardi per arrivare ai 40 necessari –. E’ una crisi che viene affrontata in maniera sbagliata, ci sono troppi tagli che deprimono l’economia, quando invece la ricetta più normale, quella che stanno attuando anche negli Stati Uniti d’America, sarebbe proprio quella degli investimenti, per creare lavoro, per creare massa critica, per creare occupazione.
Oggi dunque a noi Parlamentari viene fatto appello – e sono veramente dispiaciuto di essere oggi l’unico presente –, allora voglio qui sottolineare che a breve andrà in Aula, sia al Senato che alla Camera, un primo strumento finanziario, che entro la fine di luglio sarà legge, su cui il Governo ha già anticipato che apporrà la fiducia. Però visto che in questo strumento possibilità di intervento specifico non ci sono – e su questo faccio appello alla rappresentanza del centro-destra di quest’Aula assembleare affinché se ne faccia interprete presso i propri Parlamentari – sarà possibile attuare un ulteriore strumento, ovvero, al di là della fiducia, sarà possibile votare degli ordini del giorno.
La manovra, come ben sapete, scarica sulle Regioni e sugli Enti locali tutta la sua tremenda portata, ma comunque fondi importanti – per motivi che ora è inutile descrivere – a livello governativo rimangono. Per cui sarebbe opportuno presentare un ordine del giorno, sottoscritto in primis dai Parlamentari del centro-destra sia delle Marche come di tutte le otto Regioni interessate dai cantieri Fincantieri – nel presentare l’interpellanza anche noi abbiamo cercato le firme di tutti i Parlamentari di queste regioni – che impegni il Governo a cantierare immediatamente gli appalti sia per il cantiere di Ancona che per gli altri.
Oggi è luglio, quindi i tempi per la cantierabilità fino a dicembre ci sono abbondantemente.
Ho appreso dall’intervento dell’Assessore Luchetti, che ringrazio per la consueta lucidità, che c’è un incontro giovedì o venerdì prossimo con il Governo o con l’Amministratore delegato – ora non ricordo bene –, ma ritengo che questi incontri vadano allargati anche alla rappresentanza parlamentare e alla Provincia.
Così come credo si debba fare una grande manifestazione – come già fatto in altre occasioni, e qui ringrazio il Presidente Spacca che in questo è sempre molto attivo e solerte –, con una richiesta di incontro al Ministero di tutte le Istituzioni, dai Parlamentari ai Consiglieri regionali, alle Province, ai Comuni interessati.
Penso infatti, senza voler fare il sobillatore, che una pressione al limite – prima l’amico sindacalista diceva che fino ad oggi si è stati responsabili perché comunque la “pagnotta” ancora c’è – tra la responsabilità e l’irresponsabilità sia importante.
Ritengo cioè che a fronte di una crisi di questo tipo una pressione socio-politica, socio-istituzionale è assolutamente necessaria. Perché purtroppo situazioni di questo genere stiamo cominciando a viverle a 360 gradi.
Quindi in occasione della fiducia sul decreto legge finanziario proporrò al Senato e alla Camera un ordine del giorno di tutti i Parlamentari, a partire da quelli del centro-destra, per impegnare il Governo a cantierare subito dei lavori. Oltre all’apertura di una grande vertenza, con una grande manifestazione a Roma e un incontro al Ministero e con la presenza dell’Amministratore delegato della Fincantieri, al fine di ottenere e rafforzare ciò che proporrò a livello parlamentare in questo mese di luglio.
Voglio concludere, come Parlamentare di tutta la regione ma che è nato e vive tuttora in questa città, che il cantiere è nel nostro cuore, è la storia di Ancona, come ci diceva prima con il libro in mano anche l’amico sindacalista. Nella sua storia ultracentenaria ha dato e dà lavoro a migliaia di persone comprese tutte quelle dell’indotto.
Credo allora che fattivamente un unico grido debba vederci uniti, ossia: “non vogliamo che il cantiere di Ancona muoia”. Il cantiere di Ancona deve andare avanti come fatto finora, affinché possa continuare a dare lavoro a questa città. (applausi)
PRESIDENTE. Ringrazio l’on. Favia. Ora invito ad entrare in Aula il Presidente della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande.
Patrizia CASAGRANDE. Buongiorno a tutti, ringrazio tutta l’Assemblea legislativa per questa iniziativa e grazie all’Assessore Luchetti per l’illustrazione che ha fatto in merito al programma che la Regione ha in animo e per la lucida analisi fatta in ordine alla situazione della Fincantieri. Grazie anche a tutti i lavoratori presenti, come pure vorrei esprimere gratitudine alla rappresentanza sindacale che ci ha davvero coinvolti in una riflessione, in un ragionamento che accompagna due aspetti: il fare governo e avere responsabilità.
Voglio allora ricordare che come Provincia su questo siamo molto impegnati, ad esempio il 16 saremo a Roma ed abbiamo già convocato un Consiglio provinciale aperto il 23. Ma voglio ricordare che ci sono stati anche tanti altri momenti, a cominciare dalla presenza che abbiamo voluto significativamente portare in occasione degli ultimi vari.
Lo voglio ricordare perché sono state occasioni che hanno dato l’opportunità di utilizzare parole di encomio, di congratulazione e di magnificenza di quanto alla Fincantieri di Ancona si fosse prodotto ad alto livello e con una così grande qualità.
Tra l’altro quell’ultimo varo è stato accompagnato anche da polemiche – lo ricorderete, eravamo alla vigilia di Natale – relativamente alla paventata possibilità che non si potessero pagare i premi di produzione. Lo ricordo con grande dispiacere e profonda inquietudine quei momenti. Allora credo di poter dire che noi abbiamo accompagnato quelle fasi, non solo perché ne sentivamo il dovere, ma anche perché ne percepivamo la profonda ingiustizia sociale, quindi non solo economica o lavorativa.
Pertanto quella nostra presenza la vogliamo confermare anche oggi. Una presenza che oggi riteniamo a maggior ragione doverosa proprio perché ci troviamo in un momento di crisi forte.
Infatti la manovra economica in atto – non l’ho sentito ricordare, quindi lo voglio dire, altrimenti il contesto non è completo – interviene non su una politica espansiva –è importante! –, bensì su una politica repressiva, depressiva.
Quindi immaginare che sarà facile gestire questa crisi sarà immaginare male. E la preoccupazione dentro cui dobbiamo ascrivere questo momento è proprio riferita a questa manovra economica nazionale.
E la crisi di questo cantiere, che è uno degli otto in Italia, va iscritta alla crisi più generale della cantieristica. Quindi dobbiamo sì occuparci di questo problema, ma anche di una risoluzione che a livello nazionale possa prevedere una tenuta di tutta la cantieristica.
E’ per questo che abbiamo favorito, finanziandoli, i corsi di formazione per i cassaintegrati, vi abbiamo destinato gran parte dei fondi europei, inoltre abbiamo anche consentito l’utilizzo delle nostre scuole.
Tutto questo ci serve per dimostrare che siamo formati e preparati per nuove sfide, qualora, appunto, in quella ricerca di modernità e di tecnica di avanguardia che richiede anche questo settore, si voglia utilizzare la cantieristica di Ancona.
Quindi c’è anche un impegno per continuare a favorire questa crescita, affinché il cantiere stesso si possa riorganizzare. Tenuto appunto conto del target che normalmente il cantiere di Ancona riesce a sviluppare, i cui risultati di eccellenza, come ho detto prima, sono stati evidenziati anche in occasione dei vari.
Tutti noi conosciamo perfettamente quale sia la storia del cantiere di Ancona. E lo sappiamo anche in relazione al fatto che ricomprende lavoratori di tutto il territorio della provincia di Ancona. Quindi è un problema della città di Ancona ma lo è anche più generale.
E’ per questo, dunque, che condividiamo che sia la Regione a guidare questa mobilitazione in atto.
I lavoratori che sono coinvolti in questa crisi, tra quelli occupati direttamente e quelli dell’indotto, tra quelli diretti o che lavorano in subappalto, sono circa 2.000. Quindi sono numeri molto grandi, c’è veramente una grande preoccupazione.
Il cantiere di Ancona, si diceva, fa parte della storia industriale, ma fa parte anche della storia sociale di questa città, è una delle più grandi aziende.
Quindi abbiamo bisogno non tanto di un fattore che sia parte integrante del piano industriale, quanto di un fattore locale, quello appunto della tenuta e della coesione del territorio. Non possiamo non guardare questi due elementi se non definendoli strategici e determinanti. Questo in maniera perfetta lo hanno detto anche i sindacalisti, e lo hanno espresso con quel tanto di emotività che serve proprio a far capire meglio.
Dunque siamo certi che non saremo lasciati soli. E seppure la battaglia che faremo comporterà una grande mobilitazione, fin da subito possiamo dire che vedrà una forte partecipazione come pure una grande coesione. (applausi)
PRESIDENTE. Proseguiamo ora con gli interventi dei Consiglieri regionali. Al momento ho solo quattro iscritti a parlare, quindi vi prego nei prossimi cinque minuti di fornirmi i nomi di chi intende intervenire. Inoltre vi prego di contenere gli interventi in un tempo di cinque minuti. Dopodiché alla fine ci saranno le conclusioni del Presidente della Giunta regionale Spacca. A quel punto si dovrà ritenere conclusa la seduta aperta. I nostri lavori proseguiranno con la seduta ordinaria che vedrà trattare per prime, affinché la questione possa essere anche formalmente approvata dall’Assemblea, le mozioni n. 39 dei Consiglieri Bucciarelli e Binci “Situazione Fincantieri” e n. 43 dei Consiglieri Giorgi, Acacia Scarpetti, Eusebi, Donati “Situazioni gruppo Fincantieri”.
Comunico fin da subito che su queste due mozioni ci è testè pervenuta una proposta di risoluzione a firma dell’Assessore Luchetti e di tutti i Capigruppo assembleari.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bucciarelli, ne ha facoltà.
Raffaele BUCCIARELLI. Intanto un saluto ai nostri ospiti, ai lavoratori della Fincantieri, alle RSU, all’on. Favia, al Presidente e agli Assessori della Provincia di Ancona.
Ritengo sia stato molto importante organizzare questo incontro, perché finalmente si parla in presenza di donne e uomini che sentono più di tutti la crisi e che rischiano non solo di perdere il proprio lavoro, ma anche la possibilità di progettare la loro vita e a quella delle loro famiglie.
Annuncio già da ora che è intenzione, sia mia che del Consigliere Binci, accettare la trasformazione della nostra mozione nella risoluzione presentata dalla Giunta. Riteniamo infatti che quando si affrontano temi come questi l’unità massima delle Istituzioni sia una base di partenza molto, molto importante. Sia per il ruolo che potremo svolgere nei confronti del Governo nazionale e di conseguenza, se necessario, della Commissione europea, sia affinché i lavoratori non si sentano né strumentalizzati né abbandonati da nessuno.
E’ quindi importante stare insieme.
Certamente è dunque vero che è indispensabile accettare le richieste fatte dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, è senz’altro un dovere. E il Presidente Spacca sicuramente le accetterà. Anche perché ci hanno chiesto di difendere dei diritti, il diritto a lavoro, il diritto alla vita, il diritto ad una vita degna, non ci hanno certo richiesto cose per se stessi contro i diritti di altri.
Ma credo anche che non dobbiamo dimenticare un altro elemento basilare e importantissimo, altrimenti continueremo a vedere la tempesta dentro il bicchiere, che pure è grande, che pure ci sconvolge, però perderemo di vista la tematica generale.
Ossia, la crisi della Fincantieri, come la crisi generale che coinvolge tutti, non è come la manna che cade all’improvviso dal cielo. Il fatto che il mondo operaio e il mondo del lavoro dipendente stia pagando più di tutti la crisi in termini di occupazione, come il fatto che ci sia una dura manovra che verrà approvata dal Governo, non è un processo obbligatorio o ineludibile, bensì è il risultato di una politica che è venuta avanzando a livello mondiale negli ultimi decenni.
Ci raccontavano – lo ricorderete tutti – che avremmo vissuto in un villaggio globale, dove il mondo sarebbe stato sempre più piccolo, dove tutto poteva muoversi a proprio piacere. La realtà, invece, è totalmente opposta. Ossia, le merci e i capitali possono muoversi come vogliono e possono mettere in crisi il mondo intero, mentre i diritti delle persone sono stati ristretti. I lavoratori hanno perso diritti perché il modello di sviluppo ha seguito la logica del dollaro, la logica dell’euro, la logica della finanza. Che non è certamente la logica di quei valori di cui ci ha parlato prima Ciarrocchi.
Pertanto è all’interno di questo quadro che dobbiamo muoverci, dove appunto abbiamo l’impegno di resistere e di difendere al massimo le condizioni di vita che riguardano, come in questo caso, diverse decide di migliaia di lavoratori e le loro famiglie.
Ed il cantiere navale di Ancona non è soltanto un arsenale, non è soltanto una fabbrica, ma è storia, è cultura – come diceva il rappresentante Ciarrocchi, quindi lo ringrazio di nuovo –, è un modo di interpretare il lavoro e di interpretare la vita e di stare in un determinato luogo.
Fincantieri è un problema regionale, è un problema di tutti, quindi è insieme che dobbiamo affrontarlo.
Allora con il massimo di unità anch’io come minoranza chiedo alla Giunta di essere sempre vigile e di svolgere il proprio compito fino in fondo. Così come chiedo ai colleghi di minoranza del centro-destra di intervenire presso i rappresentanti al Governo nazionale. E’ molto importante che le Marche emergano con una sola voce.
Mentre ai lavoratori che dicono: “difenderemo il cantiere, difenderemo la sua storia”, dico semplicemente, io che ho l’onere e anche l’onere di rappresentare due partiti, quello dei Comunisti italiani e quello di Rifondazione Comunista, che noi saremo al vostro fianco, non so quanto potremo fare, ma su di noi state sicuri che potrete contarci. (applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.
Francesco MASSI. Presidente, colleghi, lavoratori e sindacalisti di Fincantieri. Io di solito non sono abituato a fare sviolinate, però debbo dire che questa mattina i tre sindacalisti che sono intervenuti hanno dato un esempio di responsabilità e di politica sindacale costruttiva, oltre che di vicinanza ai lavoratori, hanno dimostrato la volontà di rapportarsi con le Istituzioni, con il mondo dell’impresa, con il mondo del lavoro e della politica. Hanno quindi dato un esempio e un monito a tutti noi.
Nei loro interventi hanno rappresentato degnamente le idee e i valori di coloro che dal dopoguerra hanno incarnato quella tradizione del sindacalismo italiano che ha contribuito a migliorare la qualità del lavoro e le politiche strategiche dei governi nei confronti del lavoro e per una crescita in Italia. Mentre parlavano pensavo a sindacalisti come Di Vittorio, Pastore, Brodolini. Personaggi che a questo nostro Paese hanno dato tantissimo, perché sono stati responsabili, perché fuori da ogni demagogia hanno tracciato la linea sulla quale le nostre Istituzioni si devono necessariamente trovare tutte unite, dal Governo, ai Comuni, ad ogni partito politico.
Quindi mi sento, come rappresentante delle Istituzioni, per la mia parte politica, di ringraziare i sindacalisti ora interventi in quest’Aula assembleare.
Noi quindi istituzionalmente saremo a disposizione nel modo più chiaro.
L’on. Favia ci invitava a mobilitazioni, ad azioni di un certo tipo. Rispetto ciò che ha detto l’onorevole, ma credo che come Gruppo e come Consiglieri di questa Regione potremo fare solo una cosa, che è la cosa più semplice, perché, come diciamo sempre, la politica del potere si estrinseca attraverso i poteri eletti dai cittadini. Ovvero, rimaniamo a disposizione del Presidente Spacca per stare ad ogni tavolo e per sollecitare ogni riunione utile per affrontare questo problema. Quindi, Presidente, ci saremo in ogni occasione, che spero sia sollecitata e pressata nei tempi come l’urgenza impone.
Naturalmente faremo la nostra parte anche insieme ai nostri Parlamentari. E lo faremo insieme a quelli delle Marche, a quelli legati al nostro territorio; seppure, purtroppo, in tutte le parti politiche ci sono troppi Parlamentari eletti in questa Regione ma che nessuno conosce perché sono imposti dall’alto (non si va in Parlamento con la preferenza ma per nomina!). Insomma, chiedo a coloro che hanno cuore e radici nelle Marche di essere uniti, di fare quadrato, di non fare lotte di tra loro che in questo momento è proprio l’ultima cosa che si deve fare.
Quindi, Presidente, Assessore, saremo veramente a disposizione, perché siamo coscienti di quanto rappresenti nelle Marche la Fincantieri.
Di fronte a questi lavoratori voglio ribadire che noi in quest’Aula abbiamo sempre sollecitato il sostegno all’impresa che lotta nelle Marche – e che non suoni come polemica –. Noi in questi sedi abbiamo sempre detto – voi lo sapete – che ogni risorsa, anche quelle che sono sempre più compresse, deve essere indirizzata a sostegno dei piccoli imprenditori – nella nostra regione è così –. Come pure occorrono risorse per i lavoratori dell’indotto, che in questo momento sono ancor più penalizzati per quello che ci hanno chiaramente detto i sindacalisti.
Stiamo quindi sicuramente lottando affinché il sostegno venga rivolto verso la piccola impresa. Un‘impresa che non investe fuori dalle Marche, non investe all’estero, investe soltanto nel nostro territorio.
Certamente, collega e compagno Bucciarelli, i problemi che lei ha sollevato sulla globalizzazione possono essere visti in diversi modi, e sa bene quanto tra noi ci sia diversità nell’analisi della situazione, che seppure ognuna corretta è comunque diversa.
La globalizzazione, secondo me, ha avuto sempre i suoi pro e contro. E’ vero che una commessa a Fincantieri una volta veniva solo dal nostro paese, mentre oggi, essendo il nostro paese in crisi – come del resto anche altri –, le commesse si comprimono. Ma è anche vero che se vogliamo essere competitivi la globalizzazione consente – è questo di solito il verbo del Presidente Spacca, non lo dico con polemica – di prendere le commesse anche dalla Cina o dall’India.
Dobbiamo stare in gioco, dobbiamo essere competitivi. Quindi certamente le Istituzioni sui tavoli devono essere chiare per quanto riguarda gli investimenti.
Allora qui voglio fare un solo riferimento, che appunto ci deve servire, lo ribadisco, a non fare polemiche fra noi. Quando ad esempio il secondo sindacalista ha criticato il Ministro La Russa che ha detto che bisogna rinunciare alle commesse delle navi militari, provate a pensare quanto possa essere delicato questo settore. Perché a pelle la commessa del settore militare, con la gente di tutti i colori, non è una questione politica. Per cui quando si dice che si vogliono comprimere le spese militari effettivamente crea sempre qualche problema, però poi se si comprimono le spese militari viene anche a mancare, come in questo caso, qualche nave da costruire.
Quello che voglio dire è che è difficile, non c’è una verità da una parte piuttosto che da un’altra.
Certamente l’Italia non esporta guerra, esporta pace, è scritto nella nostra Costituzione, e le nostre missioni sono a favore della pace, quindi se facciamo navi militari è semmai per controllare e per difendere sopratutto chi è in difficoltà. Però sapete bene come politicamente questo sia un problema assolutamente difficile. Ecco allora perché occorre unità e responsabilità delle forze politiche nel discutere di questo problema senza demagogia.
Tornando al tema, ribadisco tutto il sostegno, la partecipazione, l’apporto del Gruppo regionale del PdL , insieme ai nostri Parlamentari, su tutti i tavoli. Nei limiti delle nostre possibilità, per parte nostra, Presidente, lo faremo. Inoltre può considerare il nostro Gruppo a disposizione anche per quanto riguarda la partecipazione istituzionale.
Grazie ai sindacalisti che hanno parlato, grazie ai lavoratori che hanno partecipato. (applausi)
PRESIDENTE. Consiglieri, non vorrei essere scortese, ma sollecito nuovamente a mantenere gli interventi entro i cinque minuti. Ci sono ancora undici iscritti a parlare, quindi contenere il tempo è anche nel rispetto degli stessi dipendenti della Fincantieri che vogliono assistere sino alla votazione della risoluzione, che è l’atto che li interessa di più, se invece prolunghiamo il dibattito credo saranno costretti a lasciarci prima di questa approvazione.
Prego, Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Presidente Spacca, Presidente Solazzi, colleghi Consiglieri. Un saluto fraterno ai lavoratori del cantiere, alle loro rappresentanze sindacali, come pure rivolgo un saluto all’on. Favia e alla Presidente della Provincia di Ancona Casagrande.
Alcuni di voi negli interventi hanno sottolineato la voce ferma, però io aggiungo anche la tanta determinazione e la tanta responsabilità.
Questa Assemblea legislativa ha trattato la questione non soltanto oggi, ma è stata affrontata, come ricordato, già nel novembre e nel dicembre scorso. Noi del Partito Democratico abbiamo avuto un incontro al cantiere. Anche lunedì prossimo il Capogruppo della Commissione lavoro della Camera, l’ex Ministro del lavoro Cesare Damiano, sarà di nuovo al cantiere. Con i colleghi Badiali, Busilacchi e il Capogruppo Ricci circa un mese fa abbiamo scritto sollecitando su questa vertenza la necessità di un’attenzione forte.
E’ stato ricordato il lavoro di coordinamento per le attività produttive che spetta alle Marche con l’Assessore Giannini, mi riferisco al tavolo messo in piedi con le otto Regioni sede di cantieri. Ancora, le ferme e coerenti dichiarazioni del Presidente Spacca, la relazione dell’Assessore Luchetti di questa mattina ed il suo lavoro continuo, e via via dicendo, come ad esempio le mozioni di Binci e Bucciarelli e di altre forze politiche che si sono prima ricordate.
Ecco allora che dovremmo fare in modo che la politica faccia precedere i fatti alle parole. E dobbiamo fare in modo che su una vicenda come questa non ci sia strumentalizzazione. Come siamo anche convinti che se su questa vicenda non ci si crede, se non la si affronta con l’entusiasmo e con la passione necessaria, poi non si può trovare neppure la giusta soluzione.
L’urgenza di mettere in campo una vera politica industriale europea e italiana è nella consapevolezza di tutti.
Io concordo con chi sostiene che il lavoro svolto sul versante finanziario per la regolamentazione dei mercati vada integrato con una strategia che valorizzi e sostenga innanzitutto l’industria. Allora il caso della cantieristica navale è in questo senso tra i più drammatici e paradossalmente promettenti.
La recessione e la concorrenza sleale di Cina e Sud Corea stanno mettendo in ginocchio i cantieri navali europei. Dal 2008 si sono persi migliaia e migliaia di posti di lavoro, il calo degli ordini è stato verticale. Al tempo stesso, però, per la ristrutturazione del settore avvenuta negli anni scorsi e per gli importanti investimenti in tecnologie e competenze, il settore potrebbe rappresentare una delle avanguardie per il rilancio sostenibile del comparto manifatturiero. Produrre navi meno inquinanti, più sicure, promuovere trasporti marittimi moderni e puliti può essere uno dei fattori di competitività del sistema Italia e del sistema Europa.
Certo, occorre offrire al comparto un piano di emergenza per superare la congiuntura, salvare i posti di lavoro come pure tante aziende.
Su questo aspetto ci sono stati tantissimi incontri in Italia e in Europa, dove tutti convengono sul fatto che bisogna portare avanti una strategia di salvataggio del settore. Basti pensare che su 10 mila navi in servizio nei mari europei per il trasporto a corto raggio, il 40% ha più di 25 anni, mentre il 25% ne ha più di trenta.
Sicché l’emergenza nella cantieristica potrebbe avere una durata limitata ed essere seguita da un ciclo positivo, ma solo se si metteranno in campo strumenti per un piano di salvataggio che consenta alla nostra cantieristica di sopravvivere e dunque farsi trovare pronta all’appuntamento con la ripresa.
I sindacalisti hanno qui sottolineato con forza che non si vuole che questo cantiere muoia. Certamente anche noi vogliamo far continuare questo cantiere, e al tempo stesso la difesa del lavoro, i diritti dei lavoratori, la civile convivenza fra le classi sociali e la difesa della democrazia; io ho appreso del rapimento dell’on. Aldo Moro dagli operai del cantiere navale di Ancona che erano usciti dalla fabbrica ed erano per il corso di Ancona a manifestare per la democrazia. E quindi, dicevo, la difesa della democrazia, delle istituzioni, ma soprattutto della Costituzione a partire dall’articolo 1.
La modernizzazione ha riaperto in modo drammatico una nuova questione sociale. Allora mi chiedo: cosa c’è di più moderno del combattere le ingiustizie? E cosa c’è di più vecchio che privare chi lavora dei diritti, a partire da quello fondamentale, ossia il diritto al lavoro?
La regressione della democrazia all’insegna del principio “più crescita, più lavoro, meno diritti” porta di fatto alla stagnazione, alla disoccupazione, alla cancellazione delle conquiste fondamentali dei lavoratori.
Occorre allora una nuova rappresentanza sociale, che come Partito Democratico crediamo di poter incarnare. Quindi a partire da questa vertenza della Fincantieri saremo a fianco dei lavoratori qui ad Ancona, nelle Marche, a Roma, e se serve anche in Europa. (applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marinelli.
Erminio MARINELLI. Un saluto cordiale alle maestranze, ai sindacalisti. Oggi, e lo dico con un po’ di commozione, è una giornata emotivamente calda.
Chi vi parla è figlio di un operaio che ha fatto tante battaglie nella cartiera Miliani di Pioraco. Quindi fin da ragazzo ho vissuto simili momenti di incertezza, di difficoltà, di poca serenità in famiglia di quando appunto veniva a mancare il lavoro. Perché una famiglia senza il lavoro non solo non può andare avanti, ma in essa manca anche quella coesione sociale, quella serenità e quello spirito positivo per una buona convivenza.
Quindi vi assicuro che sin dalla fine di giugno, quando cioè vi fu l’incontro con la Giunta e con i sindacalisti, ho cercato di capire quale fosse la situazione della Fincantieri, mi sono documentato, dopodiché, purtroppo, ho dovuto constatare che la problematica è veramente difficile. Una situazione sul quale tutte le forze presenti in questo consesso politico sono d’accordo a dover affrontare con decisione e determinazione.
La grande preoccupazione è che un problema così grande, che si inserisce in un contesto generale di crisi nazionale, possa creare delle difficoltà non indifferenti non solo nel distretto di Ancona ma nell’intera regione.
Ad un periodo favorevole della cantieristica fino al 2008 è succeduta una contrazione della domanda, una difficoltà sempre crescente che ha portato a questa situazione di stallo nei confronti di una crisi globale ma soprattutto riguardo alla concorrenza dei paesi asiatici; ad esempio leggevo che la società armatrice Montanari sta costruendo le sue petroliere in Corea.
E’ chiaro quindi che per questo gruppo, che è il quinto gruppo navalmeccanico al mondo, poter sopravvivere diventa sempre più difficile in quanto deve cercare di dare lavoro ai dieci cantieri presenti nel nostro Paese.
In Ancona ci sono 600 operai che vi lavorano, 1.300 come filiera in tutta la nostra regione, quindi è un numero molto rilevante che deve essere tenuto in considerazione.
Noto che da parte delle organizzazioni sindacali vi è un grande senso di responsabilità, che oggi con coraggio, con calore e con capacità ci hanno posto il problema.
Quindi ci vuole un grande senso di responsabilità anche da parte di tutte le forze politiche, ma credo che ci sia tutto . Non possiamo non mettere tutta la nostra forza, la nostra intelligenza, la nostra capacità di persuasione, il nostro intervento politico su questa problematica. Non può essere diversamente.
Secondo l’amministratore delegato Bono dovrebbe esserci una ripresa nel prossimo anno, ma forse potrebbe essere – spero di no – già troppo tardi per la Fincantieri.
Ecco perché, secondo me, occorre mettere a punto delle strategie a breve e medio termine, per cercare di superare l’emergenza e guardare al futuro in maniera più serena, seppure con un’innovazione diversa e con un diverso investimento.
Bisogna agire subito con delle misure urgenti, con gli ammortizzatori sociali come ci sono, con una ricerca di acquisizione di piccole commesse, affinché appunto continui l’attività del cantiere. Occorrono anche nuove commesse importanti, cioè dobbiamo vedere aumentare, come ci ha detto un sindacalista, quel 3% su una nave, tenuto conto della qualità delle navi che escono da Ancona.
Serve inoltre l’attivazione di un gruppo serio di lavoro, non il solito tavolo che si riunisce una tantum. Indipendentemente dalla crisi di Scaiola o dall’assenza dell’interlocutore, deve essere un tavolo di lavoro che come guardiani deve avere noi politici, noi Consiglieri, la Giunta e ovviamente anche tutti voi.
Occorre quindi la condivisione con il Governo di una strategia di azione per dare un’accelerazione del tavolo delle trattative, e perché no, agire anche a livello europeo, tenuto conto che la crisi non riguarda solo l’Italia ma anche la Francia, la Svezia, la Finlandia e la Danimarca.
Ritengo che dobbiamo intervenire coscientemente ed in maniera seria. Pertanto vi dico, come leader dell’opposizione, che da parte nostra, essendo forza di maggioranza al Governo nazionale, non faremo mancare il nostro impegno, la nostra determinazione, il nostro calore e il nostro cuore nel risolvere questo problema.
Occorre che tutte le Istituzioni intervengano con delle risposte immediate, certe, decise e condivise, tralasciando gli slogan politici, le polemiche e soprattutto il rimpallo di responsabilità. Queste persone hanno bisogno di risposte chiare, non della solita politica che tanto dice ma poco fa. (applausi)
PRESIDENTE. Vi comunico che nel frattempo ho ricevuto una la telefonata della senatrice Silvana Amati, che nel salutare la rappresentanza della Fincantieri fa sapere che è impegnata in Senato per l’approvazione della manovra.
Ha la parola il Consigliere Eusebi.
Paolo EUSEBI. Grazie Presidente. Raccolgo, come faccio sempre, il suo invito alla sintesi.
Provo un momento di imbarazzo di fronte al problema che hanno queste famiglie che vedono a rischio il loro futuro. E soprattutto lo provo da cittadino in quanto il cantiere per noi anconetani è una realtà che è essenza stessa della città, della sua economia e della sua cultura. Per cui le frasi di circostanza sono particolarmente fuori luogo.
Qui ho sentito parlare di globalizzazione, di filosofie della pace e della guerra. Per carità, ognuno struttura il suo intervento partendo dai propri punti di vista. Secondo me invece su queste vicende è importantissimo dire poco ma fare molto. Come fa appunto il nostro Presidente della Giunta Spacca che, seppure nelle difficoltà enormi, sta operando al meglio.
Abbiamo infatti avuto notizia dal nostro responsabile nazionale lavoro on. Zipponi, che di problemi sindacali si intende assai, dell’impegno che questa Giunta e il nostro Presidente stanno mettendo su questo problema.
Come importanti sono anche gli impegni che oggi si sono presi, sia l’on. Favia a nome dei Parlamentari, sia il Consigliere Massi che ha appunto dato l’impegno del suo Gruppo assembleare regionale e, per quello che sarà loro possibile, dei Parlamentari del PdL.
Quest’asse può funzionare? Io la ritengo l’unica cosa che può funzionare. Quindi da parte di tutti occorre fare un po’ meno filosofia, che ognuno si sforzi di non strumentalizzare questo problema che ci deve vedere solo disinteressati e uniti.
Auguro a tutti i lavoratori della Fincantieri e del nostro cantiere navale un futuro di tranquillità. (applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.
Roberto ZAFFINI. E’ scontato che la Lega difenda il lavoro, che quindi difenda anche quello delle Marche, che è lavoro di terra e di mare.
Però non possiamo far finta che in questi anni il mondo non sia cambiato, e noi della Lega abbiamo avuto forse la capacità di capirlo per primi. Bisognava cioè anticipare delle mosse a livello di marketing, a livello di consapevolezza di come appunto stava cambiando il mondo. E noi abbiamo sempre cercato di allarmare alcuni settori economici e istituzionali.
Ma ormai i guai sono usciti, quindi non possiamo che raccoglierne le ferite.
C’è stato qualcuno, non noi, che ha deciso che la ricchezza doveva essere ridistribuita tra i continenti, quindi spostandola dall’occidente ricco verso i paesi più poveri dell’est come la Cina. E allora qui mi rivolgo all’ammiraglio Spacca che è sempre molto predisposto verso questo continente, che però ci sta massacrando, perché il saldo fra l’import e l’export è veramente spaventoso.
E’ proprio questo uno dei gravi problemi che sta affliggendo la cantieristica, perché sono proprio la Corea e la Cina che ci stanno portando via il lavoro. Per cui quelle che ho sentito pronunciare oggi sono solo belle parole.
Addirittura i sindacati in Italia, insieme all’Europa, dovrebbe mettere in atto una vertenza contro la Cina e contro la Corea, nazioni appunto che ci stanno prendendo il nostro lavoro.
C’è qualcuno che ha tifato per la sconfitta dell’occidente proprio perché ricco, sono decenni che maledice il capitalismo occidentale. Quel capitalismo però che ha comunque creato, ricordiamolo bene, seppure con tutti limiti, il nostro benessere. Ha creato uno stato sociale non perfetto, ma sicuramente invidiato dalle altre parti del mondo, è un sistema di diritti e doveri e soprattutto di garanzie sempre maggiori, ciò nel rispetto della dignità dei lavoratori e di tutti i cittadini.
C’è qualcuno che ha gioito quando si stava realizzando questo mondo senza confini, dove merci di ogni genere, comprese quelle umane, viaggiano e sbarcano ovunque senza nessun limite e senza nessun controllo. E questo qualcuno pensava che tutto sarebbe cambiato in meglio, invece per tutti noi è cambiato drammaticamente in peggio: “Giva mej quand giva pegg”, diceva mi nonna! Ossia, andava meglio quando andava peggio.
C’è qualcuno che per decenni dall’alto del potere statale ha messo i soggetti del mondo del lavoro uno contro l’altro. Quando invece bisognava lottare uniti contro chi sprecava o utilizzava risorse pubbliche per garantirsi la carriera politica o la poltrona.
E adesso potremo anche dire che c’è qualche pacifista che magari gioisce per il fatto che sono sfumate alcune commesse militari. Altrimenti che pacifista sarebbe!
Eccoci quindi arrivati ad una crisi terribile, una crisi che ha mandato in cassa integrazione tantissimi lavoratori. E la crisi di lavoro che stanno attraversando anche tutti i lavoratori dell’indotto della Fincantieri si ripercuote gravemente su tutto il tessuto sociale.
La Fincantieri non riesce ad acquisire nuovi ordini perché non è concorrenziale. E non è concorrenziale anche perché negli impianti statunitensi le ore lavorative sono superiori del 20% e la produttività è superiore dal 60%. Questo accade negli Stati Uniti, quindi non parliamo della Corea o della Cina.
Possiamo quindi capire che ci troviamo veramente in un periodo difficilissimo dal punto di vista del lavoro.
Allora voglio dire questo, ossia, ogni volta che vedo un cassintegrato – e mi riferisco anche alla precedente seduta assembleare che ugualmente ha visto la presenza dei lavoratori della Fincantieri – penso a quello che ero io prima delle elezioni del 28 marzo, quando cioè anch’io come voi ero un cassaintegrato. (…) Ho vinto sicuramente un terno al lotto, ma tenga conto che io sono diciotto anni che qui nelle Marche ho messo la faccia in un partito che non so in quanti avrebbero avuto il coraggio di mettercela! Sono diciotto anni, capito!
PRESIDENTE. Consigliere Zaffini, la prego di attenersi alla questione e di non parlare con il pubblico. Grazie.
Roberto ZAFFINI. Però Presidente, voglio ribadire che io non mi sento né imbalsamato né un magnone, io fino a tre mesi fa lavoravo ed ero in cassa integrazione a rotazione. Voglio vedere quanti Consiglieri qui presenti hanno avuto una situazione come la mia! Questo è per dire che io mi sento vicino a questi lavoratori proprio perché ho vissuto come loro la cassa integrazione. Peraltro, volendo aprire una parentesi personale, in questa situazione c’ero proprio quando, dovendo affrontare una campagna elettorale, mi servivano dei soldi.
PRESIDENTE. Ha ragione, in ogni caso adesso le è andata bene, no! (applausi dei lavoratori della Fincantieri)
Roberto ZAFFINI. Ho sicuramente vinto a lotto, però distribuiamo lo stipendio per i diciotto anni che ho messo la faccia nella Lega, poi vediamo quanto mi ritorna in conto!
Dicevo, ogni volta che vedo un cassaintegrato mi viene in mente di maledire un falso cieco, un falso invalido, sono questi che in maniera vile portano via reddito e risorse a chi veramente per campare ha bisogno di soldi. Quindi l’attenzione la dovremmo porre verso appunto chi usufruisce di un beneficio che non gli spetta di diritto.
Concludo dicendo che noi come Lega siamo per il reinserimento prioritario nelle nostre aziende dei lavoratori italiani, tanto meglio se marchigiani. Dopodiché si deve rimandare a casa gli extracomunitari che non hanno un lavoro, ossia non li si deve mettere in concorrenza con i nostri lavoratori che stanno già soffrendo una disoccupazione terribile. Ai nostri operai occorre dare priorità in ogni servizio assistenziale, in tutto il welfare. Non possiamo dare tutto questo agli ultimi arrivati, che non hanno il merito di aver fatto nulla su quello che abbiamo creato noi.
Infine, dato che siamo quelli dei cartelli, voglio farvi vedere un manifesto che è stato pubblicato nel 2007, dove c’è rappresentato un bellissimo yacht con la scritta: “Anche i ricchi piangano”, con sotto due simboli, L’Unione e Rifondazione Comunista. Io invece sarei contento che questi ricchi non piangessero e che spendessero – . Questo sì! – i soldi nelle nostre terre affinché si possa ridare ricchezza al nostro territorio. (applausi)
PRESIDENTE. Comunico di aver testè ricevuto la telefonata della Senatrice Magistrelli, anch’essa impegnata in Senato per la manovra.
Ha la parola il Consigliere Pieroni.
Moreno PIERONI. Voglio innanzitutto ringraziare tutte le associazioni sindacali e tutti i lavoratori della Fincantieri che oggi sono qui presenti non soltanto per fare testimonianza, ma anche perché vogliono capire da questa Assemblea legislativa regionale quali saranno le risposte ad un problema ormai diventato forte, sentito, improcrastinabile.
Voglio anche dire che per quanto riguarda questa giornata io sono anche emotivamente coinvolto, avevo uno zio che per tantissimi anni ha lavorato alla Fincantieri ma che purtroppo è morto per un tumore ai polmoni – seppure non sappia se questo tumore era dovuto ad altre situazioni lavorative –. Questo mio zio della Fincantieri me ne parlava sempre con grande entusiasmo, con grande passione, con grande gioia, mi raccontava di quando andava a lavorare e partiva da Loreto.
La Fincantieri, infatti, non è soltanto il simbolo di Ancona, ma è il simbolo di tutta la regione Marche. La Fincantieri ha visto tantissimi lavoratori e lavoratrici di tutto il territorio marchigiano.
Quindi oggi in questa Assemblea, al di là delle parole o delle sensazioni di ognuno, dobbiamo dare necessariamente delle risposte forti e che abbiano un seguito istituzionale che veda anche un grande decisionismo politico. Ad esempio il mio partito, il Partito Socialista, ha già presentato delle interrogazioni sia in Consiglio comunale ad Ancona che in Provincia di Ancona.
Ma è chiaro che al di là delle iniziative che ogni partito e ogni Consigliere può aver portato avanti, in questa Assemblea, che è il più alto momento istituzionale delle Marche, dobbiamo essere convinti e decisi a sostenere questa battaglia con grande energia politica e personale. Una battaglia di civiltà che si incastra in una generale crisi mondiale.
Però, Consiglieri, permettetemi anche di dire quello che penso con grande chiarezza. Perché, vedete, io ho assistito anche ad altre assemblee ed ad altri incontri con i lavoratori marchigiani dove ogni volta si diceva: siamo in una crisi globale, siamo in una situazione di difficoltà e così via. Però poi purtroppo nel tempo quelle crisi e quelle difficoltà dei lavoratori non sono state supportate. E alla fine le responsabilità non si sa mai di chi sono, ognuno le scarica sull’altro, i proprietari delle aziende scaricano sul non lavoro, la politica ai vari livelli scarica sull’altro ecc..
Sicché oggi tutti dobbiamo stare vicini alla Fincantieri, che rappresenta l’emblema forte e il più alto momento dei lavoratori marchigiani. Dobbiamo impegnarci a livello istituzionale – sono convinto che il Presidente Spacca lo stia già facendo in maniera forte – per far sì che le istanze di questo nostro cantiere vengano ascoltate sia dai vertici dell’azienda, quindi dall’amministratore delegato in primis, come ricordava il sindacalista Ciarrocchi, sia dai vertici nazionali.
Nessuno di noi può esimersi da responsabilità, in questo momento tutti dobbiamo essere convinti che ogni livello istituzionale possa e debba svolgere il proprio ruolo. Quindi anche noi della Regione Marche dobbiamo essere attenti e sopratutto anticipare il confronto e le mosse con l’azienda e con il Governo. Dobbiamo essere coloro che saranno capaci di dare il massimo delle garanzie politiche e istituzionali a tutti i lavoratori e lavoratrici della Fincantieri di Ancona.
Pertanto l’impegno del mio partito e mio personale sarà sicuramente totale e coinvolgente, affinché appunto la Regione Marche stia vicino a chi ha grandi difficoltà e preoccupazioni sia in questo momento che per il futuro.
Essendo stato Sindaco mi sono reso conto che il 2009 e i primi mesi di questo anno hanno visto tantissime famiglie in difficoltà. E guardate, Consiglieri, che la difficoltà del lavoro in una famiglia spesso si trasforma anche in una difficoltà sociale che rischia di creare al loro interno anche disagi importanti e forti criticità.
Quindi dobbiamo essere attenti affinché non ci siano anche questi problemi e soprattutto dobbiamo saper anticipare le preoccupazioni attuali.
Ringrazio il Presidente Solazzi che ha permesso di fare questo dibattito importantissimo per la Regione Marche. Un dibattito veramente sentito da tutti quelli che sono intervenuti, quindi sia dai Parlamentari che dal Presidente della Provincia, sia dai sindacati. Tutti sicuramente vogliamo che la criticità che c’è oggi all’interno della Fincantieri di Ancona possa essere in futuro superata. (applausi)
PRESIDENTE. Comunico che è ora arrivata una telefonata dell’on. Paolini della Lega Nord che esprime ai lavoratori della Fincantieri la solidarietà e l’impegno in Parlamento da parte sua per garantire occupazione.
Inoltre ha telefonato l’on. Ceroni, impegnato anche lui alla Camera, che saluta i presenti e conferma il suo impegno per la causa.
Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Innanzitutto voglio esprimere ai lavoratori della Fincantieri e alle ditte appaltatrici solidarietà umana e politica sia personale che del mio partito Sinistra Ecologia e Libertà.
Nella discussione sono emerse chiaramente quelle che sono le necessità di breve periodo, ossia il fatto di assicurare al cantiere la continuità del lavoro e di non far fermare a dicembre l’attività.
Vi è inoltre la necessità di mettere in campo una politica di breve e medio periodo affinché ripartano le commesse, per le quali deve esserci una ripartizione equa tra i vari cantieri esistenti. Affinché Fincantieri, che è un’unica azienda, possa permettere a tutti di sopravvivere a questa crisi e dunque a riprendere, ce lo auguriamo, un nuovo e positivo ciclo di produzione.
Anch’io concordo sul percorso indicato su come andare avanti. Ovvero che bisogna continuare con un coordinamento delle Regioni e dei Comuni sedi di cantieri che impegni il Governo a un confronto serrato. Ma al contempo condivido anche con chi, sapendo come funziona l’assegnazione delle risorse all’interno della politica, ha detto che occorre unità di tutte le forze politiche e sociali di questo nostro territorio.
Per cui oltre al coordinamento delle Regioni è importante anche che i Parlamentari delle Marche si facciano promotori di un coordinamento degli eletti di tutte le Regioni sedi degli otto cantieri. Ciò coinvolgerebbe un forte nucleo, composto da un centinaio di Deputati e Senatori, che dovrebbe orientarsi verso un’azione di lobby. E se dico “lobby” non voglio esprimere una cosa negativa, bensì lo intendo come un gruppo di persone che portano avanti delle esigenze, che peraltro in questo caso sono esigenze nobili. Qui infatti si chiede di mantenere in vita un settore economico che vede l’Italia leader e che oltretutto è un settore a governance pubblica.
Questa è dunque la direzione da prendere, e lo dico anche alle rappresentanze sindacali. Perché se consideriamo che otto Regioni avranno almeno 100-150 Parlamentari, si può ben capire come una simile azione di lobby, nei momenti fondamentali della vita politica, come quello ad esempio sul voto alla finanziaria, può far sì che il Governo senta la necessità di fare investimenti di breve e medio periodo che permettano di superare le fasi di crisi. In questo caso, ad esempio, potrebbero essere date nuove commesse, o tramite investimenti sul settore dei trasporti marittimi oppure tramite investimenti nel settore militare (e le navi militari noi le utilizziamo anche per fare operazioni di controllo del territorio, del mare ecc.).
Quindi, ripeto, se in questo momento si riuscisse a formare una forte lobby politica questi investimenti si potrebbe spingere a farli.
Voglio ricordare che nel settore militare sono previsti 13 miliardi per l’acquisto di aerei da caccia, quindi proprio aerei da guerra anche fisica su territori esterni all’Italia. Io ritengo, invece, che questo denaro possa essere investito benissimo in altri settori sempre militari ma più pacifici, quelli ad esempio, come ho detto poc’anzi, per il controllo del mare.
Quindi occorre una forte azione di coordinamento degli eletti. Insomma qualcuno si dovrebbe prendere la briga di coordinare sia gli eletti che le azioni da mettere in atto. Voglio far presente che un’azione di lobby dei parlamentari siciliani ha permesso il finanziamento delle accise alle raffinerie della Sicilia. Allora facciamo la stessa cosa per mantenere in vita tutta la cantieristica navale pubblica italiana.
L’altra questione a cui mi voglio riferire riguarda l’impegno della Regione. Ad esempio sull’Antonio Merloni ci fu un intervento per tutte le imprese subappaltatrici. Per cui anche qui, secondo me, c’è la necessità di un intervento a favore dei lavoratori delle imprese subappaltatrici. Probabilmente questi lavoratori, se le cose dovessero precipitare, saranno i primi ad essere licenziati, sicché già da adesso bisognerebbe iniziare a pensare ad eventuali azioni di sostegno.
Ultima questione. I cantieri di Palermo e di Castellammare hanno stipulato una convenzione con le rispettive Regioni, che riguarda 10 milioni di euro di investimenti per potenziamento delle infrastrutture all’interno dei cantieri, in cambio Fincantieri deve assicurare quote di lavoro. Bene o male sono delle fidejussioni che favoriscono alcune situazioni, è un impegno che due Regioni hanno assunto.
Invito quindi la Giunta a valutare un intervento di finanziamento per gli investimenti necessari da concordare con Fincantieri, oppure intervenire per favorire le condizioni economiche e finanziarie delle commesse, come indicato anche dal sindacalista della Cgil. (applausi)
Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.
Giulio NATALI. Anch’io mi associo ai ringraziamenti rivolti ai lavoratori e a chi ha parlato per loro.
Effettivamente, come ha detto giustamente il Consigliere Massi, oggi abbiamo sentito parlare – e non succede spesso, perdonatemi un minimo di polemica – in un modo che gratifica. Abbiamo infatti sentito fare non una mera difesa di un posto di lavoro, bensì la difesa di un qualcosa che è condiviso da tutti voi. Abbiamo cioè finalmente riascoltato quella concezione del lavoro dove non c’è quella dicotomia assurda e fuori tempo tra padrone e operaio, ma dove il dipendente si sente parte integrante del processo lavorativo. E’ così che deve essere.
E’ un qualcosa che mi rallegra, mi fa piacere in nome di tutti quei princìpi che per tanto tempo sono stati disconosciuti. Quando cioè tanto tempo fa qualcuno di noi parlava di partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese, quando si parlava di congestione, che secondo me era la vera rivoluzione, che però non veniva considerata.
Detto questo voglio fare un appello non a voi ma a noi della classe politica. Ossia, noi dobbiamo avere la capacità sì di fare squadra, sì di premere sul Governo, sì di fare tutte le dovute pressioni, come hanno detto in tanti, sui vari parlamentari delle Regioni, ma secondo me prima di questo ci vuole la vicinanza ai vostri problemi. Che peraltro non sono solo i vostri problemi, io ad esempio vengo da Ascoli Piceno dove la crisi occupazionale è molto importante e sta producendo dei risultati gravi, per fortuna non ancora a livello di coesione sociale, ma è comunque una grave problematica, i posti di lavoro in poco tempo si sono persi a iosa.
Ma a fronte di una crisi del genere nessuno di noi ha la risposta. E’ proprio questo che dobbiamo capire, è su questo che dobbiamo riflettere. La risposta non è che non ce l’ha l’Assemblea legislativa delle Marche o la Giunta, ma neppure ai massimi livelli governativi credo si riesca ad interpretare su come intervenire in situazioni del genere. Quindi come intervenire sulla mancanza di commesse, sulla globalizzazione, oppure su quello che diceva anche il Consigliere Bucciarelli, che giustamente da parte opposta alla mia ha fatto comunque una riflessione che tocca, si chiedeva: c’è stato sviluppo? C’è stato progresso? Qual è?
Qualche tempo fa qualcuno ha parlato della fine della politica, si chiama Fukuyama. Non penso che sia stato un bel vedere questa fine della politica, visti i risultati che vediamo oggi. Ma in ogni caso è una classe politica che ha comunque una possibilità, ovvero quella di cercare di essere seria; io sono tra quelli che nel sentire i telegiornali o i radiogiornali o nel leggere i giornali, i quotidiani, i settimanali prova un profondo disagio, e non parlo di schieramenti politici, parlo in genere.
La classe politica deve ritornare – lo spero – ad avere una sobrietà di comportamenti, deve abbassare i livelli, deve ritornare a non credere che possa permettersi tutto, a non limitarsi a credere che si debba difendere solo da comportamenti illeciti o illegali. La classe politica deve avere comportamenti opportuni.
Dunque è questo il richiamo che faccio a tutti: l’opportunità nei comportamenti. Ognuno di noi può portare avanti questo piccolo granellino, ognuno può cercare di infondere, specie a quelli più vicini a noi, un minimo di comportamenti opportuni e seri. Al fine di dimostrare che la classe politica è parte della società, non invece, come tante volte sembra, un qualcosa di diverso, qualcosa che ha un mondo tutto suo, dove magari prima riceve voi e poi esce da qui e torna a bearsi delle proprie prebende e della propria attività.
Ritengo allora sarebbe già importante se tra tutti noi nascesse questa consapevolezza, cioè quella che occorre abbassare i toni, abbassare certi comportamenti e fare capire a tutti che vi siamo vicini, ma non solo a parole.
Pertanto fare pressione su chi è più in alto di noi, sicuramente, ma per quanto ci riguarda dobbiamo fare una profonda riflessione su quello che deve essere il comportamento di chi fa parte della classe politica, che non può limitarsi a non fare cose contro legge – ma questo non lo metto neppure in discussione –, bensì deve estendere il proprio comportamento ad atti opportuni. (applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.
Daniele SILVETTI. Innanzitutto devo assolutamente portare i saluti del senatore Casoli che si scusa per la sua assenza ma è impegnato in Commissione Senato, e dell’onorevole Ciccioli anche lui impegnato alla Camera.
Presidente Spacca, dagli interventi che ha potuto ascoltare credo si possa sin da ora capire che oggi lei incassa non solo un mandato ma anche una responsabilità da parte di tutta l’Assemblea legislativa.
Oggi in quest’Aula tutti, Assemblea legislativa e Giunta, ci assumiamo la responsabilità non solo per quello che concerne la questione lavoro, ma anche sulla questione più delicata della coesione sociale e non ultima quella dell’ordine pubblico. Allora alcune sottolineature fatte dalle rappresentanze sindacali, inevitabili per certi versi, da parte nostra non possono essere sottovalutate.
Ma è chiaro che se lei oggi, Presidente Spacca, incassa questo tipo di mandato, incassa anche il nostro senso di responsabilità. Io non sono stato cassaintegrato, ma certamente oggi mi assumo come tutti una responsabilità, perché tutti ci mettiamo la faccia.
Per cui se lei va andrà Roma e parteciperà ai tavoli con il Governo e con l’azienda non potrà limitarsi a chiedere e poi tornare a casa facendo spallucce e dicendo: “non mi hanno dato quello che ho chiesto”.
Voglio dire che da una parte bisogna incalzare fortemente l’azienda, perché a volte capita che qualche azienda, magari di fronte a qualche profitto in più, si dimentica la funzione sociale che svolge nel dare appunto posti di lavoro. Dall’altra dobbiamo incalzare il Governo, che ancora deve dimostrare tante cose, quindi sicuramente anche quella che deve essere particolarmente attento alle classi sociali più deboli. Questo sicuramente sì, e lo dico io che sono una parte continuativa di questo Governo.
Quindi a maggior ragione dobbiamo giocarci questa nostra credibilità, e qui ce la giochiamo tutti.
Condivido pienamente l’intervento che ha fatto il Consigliere Binci, egli ha voluto usare un termine che in Italia è considerato una parolaccia, lobby, però è proprio quello che dobbiamo fare quando diciamo che dobbiamo stare uniti. La lobby non è un gruppo di potere, è un gruppo di pressione sulle istituzioni pubbliche, in questo caso sul Governo. E quindi lo possiamo fare se siamo veramente uniti e se parliamo la stessa lingua.
Benvengano quindi iniziative come quelle che hanno fatto i siciliani per quanto riguarda le accise; che peraltro è quello che anche noi abbiamo proposto recentemente per la Raffineria Api, e quindi per il territorio marchigiano, che spero si discuta presto in Aula
Inoltre dobbiamo aprire la grande vertenza, che per certi versi può sembrare protezionismo, ma dobbiamo chiederci il perché certi grandi imprenditori vanno a commissionare navi e quindi lavoro all’estero e non sul nostro territorio. Questo è un problema che ci dobbiamo porre seriamente e forse dovremmo assumerci anche qualche responsabilità in più.
Presidente, concludo qui perché di parole ne sono state dette già tante, da qui dobbiamo invece uscire con dei fatti, come si è già detto. Perché i lavoratori perdono il posto di lavoro, ma noi perdiamo in credibilità, ma non come partiti, non come politici, bensì come classe dirigente. Una classe dirigente che oggi ha il preciso dovere di dare una risposta a un mercato schizofrenico che mette sul lastrico tante povere famiglie, ma che sicuramente a noi, ripeto, ci fa perdere la faccia davanti al nostro territorio, alle nostre famiglie e dunque ai nostri lavoratori. Buon lavoro. (applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Malaspina.
Maura MALASPINA. Signor Presidente, Assessori, colleghi Consiglieri, rappresentanti della Fincantieri, è stato già detto molto, quindi sarò breve.
E’ noto come la cantieristica navale nel nostro territorio sia uno dei settori industriali più importanti. In questo ambito la Fincantieri è senz’altro uno dei maggiori gruppi industriali, è attivo nel settore della crocieristica, della cantieristica militare e mercantile. Quindi rappresenta uno dei gruppi e delle realtà produttive più
importanti delle Marche e del Paese Italia.
La Fincantieri tra personale diretto ed indiretto in tutta Italia dà occupazione per circa 26.000 unità, nelle Marche sono circa 600 più gli indiretti.
La crisi, dapprima negata da questo Governo, poi ritenuta superata, poi ancora dichiarata con l’esigenza di una manovra correttiva “lacrime e sangue”, rischia di mettere in gravissima difficoltà molti settori. Per cui anche questo del gruppo industriale Fincantieri, il quale ha già 1.600 lavoratori collocati in cassa integrazione e che entro la fine del 2010 rischiano di superare la straordinaria cifra di 2.000 unità.
Da parte del Governo non sono giunte, ad oggi, le iniziative promesse per il rilancio del settore, da fare attraverso nuove commesse di lavoro nel settore sia militare che civile.
Per quanto riguarda Ancona a tutt’oggi non risultano né commesse né programmi in grado di sostenere e rilanciare la cantieristica civile anconetana.
Purtroppo ancora una volta il Governo stenta a darsi una politica industriale e quindi a dare risposte certe a queste problematiche. Anche se non possiamo negare che molte difficoltà nascono da una situazione di grave crisi economica internazionale e dall’aggressività che si registra sui mercati da parte dei cosiddetti Paesi emergenti.
Pertanto noi dell’Unione di Centro ringraziamo il Governo regionale per l’attenzione che ha voluto dare a questo grave problema, garantendo, per le sue competenze, tutte le azioni necessarie a sostegno della cantieristica anconetana e dei lavoratori stessi.
L’UdC, sia a livello nazionale con l’on. Ciccanti e tutto il Gruppo parlamentare, sia a livello regionale con il Gruppo da me presieduto, assicurerà il massimo impegno a sostegno delle istanze dei lavoratori del gruppo Fincantieri sia anconetano che nazionale. E vi saremo vicini sia nelle lotte a livello regionale sia a livello nazionale e, se dovesse servire, anche europeo. (applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.
Giacomo BUGARO. Grazie Presidente. Anch’io mi associo ai ringraziamenti e saluti ai lavoratori e alle rappresentanti sindacali che stanno attraversando questo difficile momento, che sfortunatamente nella loro storia non è neppure il primo.
Mi è piaciuto molto l’intervento di Ciarrocchi, lo ho ascoltato con particolare riguardo. Egli ha sintetizzato non solo le problematiche dell’intero comparto, ma ha anche tracciato una linea e un profilo che sono assolutamente condivisibili.
Io sono anconetano e quindi porto nella mia storia il fatto che i cantieri navali fanno parte della nostra città, ne sono parte integrante, ne hanno costruito la storia industriale e sociale. Quindi vivo, al pari dei colleghi anconetani, la difficoltà di quella che forse è la prima e vera grande industria che la nostra città ha, che però oggi è così in difficoltà.
Pochi giorni fa, ossia il giorno dopo la vostra prima venuta in Assemblea legislativa, è uscito un articolo che mi ha colpito – mi auguro che qualcuno di voi l’abbia letto –, è un’intervista fatta al vostro amministratore delegato Bono il quale fa affermazioni molto impegnative, che mi auguro potranno trovare rispondenza anche nella realtà. In pratica Bono dice che entro il 2011 si riuscirà a riassorbire la cassa integrazione e a ripartire, quindi agganciando in questo modo la risalita del settore. Inoltre annuncia un portafoglio ordini di 11 miliardi di euro.
Mi auguro che questa sia la verità. E invito l’Assessore Luchetti a chiedere conto all’amministratore delegato della Fincantieri se queste affermazioni rese alla stampa nazionale sabato 3 luglio 2010 corrispondano a verità. Perché se così fosse una luce in fondo al tunnel si comincerebbe ad intravedere. Ovviamente me lo auguro e penso di interpretare anche il sentimento di tutti i colleghi Consiglieri.
Voglio fare ancora un’altra piccola riflessione. Non è possibile che ogni qualvolta ci sia una crisi, Presidente Spacca, a prescindere da chi governi in quel momento a livello nazionale, le Marche, e segnatamente Ancona, debbono sempre essere penalizzate per prime.
Noi siamo una regione a forte vocazione manifatturiera, siamo una regione con delle maestranze che hanno dimostrato nel secolo scorso straordinarie capacità produttive e che hanno fatto della nostra regione un vanto non solo a livello nazionale, ma sono anche un esempio europeo; vi ricordo che la regione Marche è la regione più manifatturiera d’Europa.
Quel vanto che spesso lei, Presidente Spacca, giustamente sottolinea quale elemento che contraddistingue il nostro territorio. Però poi, ripeto, non si capisce il perché ogni qualvolta c’è un momento di congiuntura negativa le Marche debbano essere sempre le prime a vedersi penalizzate. E il cantiere di Ancona e la strategia della Fincantieri debba essere sempre posto come ultimo nelle scelte delle ripartizioni dei carichi di lavoro.
Questa è un’altra domanda, Assessore Luchetti, che lei deve rivolgere a Bono, e dobbiamo avere delle risposte precise. Perché la difesa del cantiere di Ancona passa anche attraverso il riconoscimento delle sue alte qualità, come pure attraverso il riconoscimento di un’uguaglianza tra tutti i siti produttivi che la Fincantieri ha nel nostro territorio nazionale.
Quindi benvengano le pressioni di gruppi dei Parlamentari, benvengano le pressioni da parte di noi Consiglieri regionali, ma nell’individuazione dell’uscita della crisi, ripeto, ci deve essere anche un riconoscimento di uguaglianza tra i vari siti produttivi della Fincantieri.
Questo è un elemento che non può e non deve sfuggire. Come invece spesso è avvenuto nei vari incontri fatti nel passato con i rappresentanti sindacali della Fincantieri. Ed i lavoratori di Ancona non sono sicuramente di serie b rispetto a quelli di Monfalcone o di altri cantieri di proprietà dell’azienda.
Non aggiungo nient’altro se non un augurio di cuore, sentito, di buon lavoro. Mi auguro che possiate trovare di nuovo soddisfazione nell’impegnarvi. Mi auguro che le preoccupazioni che oggi affliggono voi e le vostre famiglie – è tutta la famiglia infatti che ogni fine si trova ad affrontare quelle che sono le incombenze naturali per la sua gestione – possano essere affrontate nel prossimo futuro con la consapevolezza che il lavoro non mancherà.
Ci impegneremo mettendo in campo, anche singolarmente, ogni nostra risorsa, perché abbiamo la consapevolezza dell’importanza della vita, della proliferazione della crescita e della rimessa in corsa del cantiere di Ancona. Vi ringrazio. (applausi)
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
PRESIDENTE. Nel frattempo mi è arrivata la telefonata del senatore Francesco Casoli, anche lui impegnato in Senato, il quale ribadisce l’impegno per una soluzione che possa rilanciare il cantiere anconetano.
Ho inoltre ricevuto la telefonata anche dell’on. Maria Paola Merloni, che nell’esprimere vicinanza al problema dei lavoratori della Fincantieri, anche lei dichiara la sua disponibilità a lavorare per il rilancio di questa azienda nelle Marche.
Ha la parola il Consigliere Zinni.
Giovanni ZINNI. Grazie Presidente, sarò molto telegrafico perché gli interventi precedenti hanno detto già molto su questo argomento.
Innanzitutto mi sento in dovere di ringraziare, in politica nulla è scontato, tutti i Consiglieri non eletti nella provincia di Ancona ma che con grande senso di responsabilità hanno sostenuto questo dibattito, comprendendo anche la grande valenza simbolica dell’istituto della Fincantieri sul capoluogo di Regione. Io invece, essendo eletto nel collegio di Ancona e vivendo la realtà di Ancona, so che per molte famiglie anconetane la questione della Fincantieri è qualcosa di più della difesa di un posto di lavoro, è la difesa di un percorso di vita.
Quello che è stato ribadito oggi è giusto, lo è sia il discorso fatto sulla pressione politica bipartisan, sia il discorso sulla centralità della richiesta delle commesse come punto di rilancio di Fincantieri.
Ma credo sarebbe opportuno inserire nel documento che voteremo – invito chi lo sta redigendo a valutarlo – due punti importanti. Quello di sensibilizzare l’azienda Fincantieri affinché stia molto attenta alla formazione professionale delle forze lavoro, in modo da garantirne un miglioramento e una specializzazione sempre ulteriore e che dunque tuteli nel mercato del lavoro i dipendenti Fincantieri. Inoltre farei un piccolo richiamo per quanto riguarda un’attenta verifica dell’utilizzo degli appalti esterni di Fincantieri. Che mi dicono sia stato in passato oggetto di grossa discussione sindacale e dei lavoratori.
Quindi invito tutti i Capigruppo e l’Assessore Luchetti a valutare di inserire un piccola postilla in termini di sollecito all’azienda per una verifica di questi due strumenti. Grazie. (applausi)
PRESIDENTE. Comunico che ho testè ricevuto un messaggio dall’on. Mario sul Cavallaro, che si scusa per la sua assenza in quanto impegnato a Roma, assicura il suo sostegno e quello del Partito Democratico alla battaglia degli operai della Fincantieri.
Conclude il dibattito il Presidente della Giunta regionale delle Marche Gian Mario Spacca. Prego Presidente.
Gian Mario SPACCA. Brevemente perché certamente le parole servono, sono importanti soprattutto per testimoniare solidarietà e vicinanza ai lavoratori della Fincantieri e alle loro famiglie. Mi auguro che i rappresentanti qui presenti dei lavoratori estenderanno a tutti i loro colleghi questo senso di solidarietà che questa mattina l’Assemblea legislativa ha espresso unanimemente.
Ma ancora più importanti delle parole sono le azioni che ci siamo impegnati a fare. E che quindi vogliamo fare perché, come è stato detto, consideriamo la cantieristica della nostra regione un punto qualificante dell’economia regionale.
Abbiamo infatti fatto la scelta di difendere il nostro sistema industriale, il nostro sistema produttivo, che ha alcuni punti di forza, alcune caratteristiche strutturali che rendono le Marche, come ha ricordato il Consigliere Bugaro, una delle regioni più industriali d’Europa. E tra questi settori c’è sicuramente la cantieristica.
Quindi la nostra è una strategia di difesa attiva della cantieristica che ci vede impegnati costantemente affinché ci sia la possibilità di un rilancio dell’attività di questo settore. Ma perché questa strategia possa avere successo occorre definire per esso una politica industriale.
Questo è dunque il nodo centrale, è il cuore del problema. Perché non è con una politica di assistenza o una politica di rinvio di rilancio o il tentare di risolvere questioni che parzialmente si pongono, che possiamo pensare ad un rilancio della cantieristica.
Purtroppo il settore della cantieristica ha una dimensione di carattere nazionale. A differenza di altri comparti dove possiamo agire anche solitariamente, come è avvenuto ad esempio per il settore delle calzature dove la politica industriale della Regione ha operato proprio per restituire competitività a questo distretto, sulla cantieristica dobbiamo agire necessariamente in un rapporto di coordinamento con le altre Regioni e con lo Stato. Ciò anche in relazione alla natura giuridica di Fincantieri e alla presenza, all’interno della compagine che determina Fincantieri, dello Stato centrale.
E’ quindi stata giustamente scelta questa strada di sistema, di dialogo, di confronto con tutte le Regioni che sul loro territorio hanno presenze di sedi di Fincantieri; personalmente ho parlato con gli otto Presidenti di Regione che hanno queste presenze, ed in loro ho trovato grande sensibilità e grande disponibilità ad operare insieme.
All’interno della Commissione attività produttive si sta muovendo anche la struttura operativa delle Regioni, che vede impegnato il nostro Assessore all’industria Sara Giannini. E questo problema lo ha infatti già posto.
Proprio questa settimana la Commissione si riunirà nuovamente con all’ordine del giorno specificatamente tale problema, dunque per cominciare a costruire quelle iniziative che abbiamo annunciato.
Iniziative che da una parte vanno in direzione del Governo e che hanno impegnato anche gli stessi Presidenti con una lettera che è stata sottoscritta e inviata al Sottosegretario Letta, affinché appunto questo incontro da voi sollecitato possa avvenire.
Ma contemporaneamente che possa avvenire anche un incontro tra le Istituzioni, quindi tra i Presidenti delle Regioni e il Governo, affinché il tema della cantieristica sia posto al centro di un’azione che da una parte consenta la resistenza nella fase attuale sulle difficoltà che ci sono, in modo da avere continuità dell’attività lavorativa e dell’attività industriale. Dall’altra, sotto il profilo competitivo, che si definisca anche un orizzonte di riferimento per il rilancio in Italia di questo settore a confronto appunto con le dinamiche internazionali, ovvero che si definisca una strategia di politica industriale.
Quindi lavoreremo, Consigliere Silvetti, con grandissima sinergia, al di là della collocazione politica di ciascun Presidente di Regione e di ogni singola Regione. Ossia lavoreremo proprio con quella determinazione affinché insieme al Governo si possa definire una strategia finalizzata al rilancio di questa attività, considerandola quindi uno dei punti qualificanti del nostro sistema produttivo e industriale.
Molto importante è anche la disponibilità che ci è stata data rispetto all’opportunità di un approfondimento, ovvero di un seminario proprio su questo tema – che noi abbiamo proposto debba svolgersi qui ad Ancona –. Affinché questo disegno di politica industriale possa nascere anche da un confronto, come quello fatto qui questa mattina e magari con un po’ di approfondimento in sede tecnica, in modo possa esserci un supporto condiviso da parte di tutti i soggetti che comunitariamente vivono questo problema.
E’ importante una spinta da parte di tutte e otto le Regioni interessate, sicché lavoreremo per fare un seminario, se possibile da svolgersi già nel prossimo autunno, dedicato all’approfondimento di questa strategia di politica industriale.
Molto importante è pure l’impegno dei Parlamentari che ci hanno annunciato la loro disponibilità per bocca dell’on. Favia, ma che lo hanno fatto telefonicamente anche attraverso il Presidente Solazzi.
Credo non sia indifferente se alla fine del dibattito sulla manovra finanziaria ci sia un qualche ordine del giorno che impegni il Governo a reperire le risorse necessarie per affrontare questa fase di resistenza e quindi a garantire la continuità del lavoro nei cantieri maggiormente importanti dell’organizzazione della Fincantieri, quindi Ancona.
Ritengo che un ordine del giorno su questa materia approvato da parte del Parlamento all’unanimità, per cui ancora una volta con una logica bipartisan, ci possa aiutare a raggiungere gli obiettivi che ci proponiamo, come quello di dare immediatamente continuità al lavoro di questa impresa soprattutto nella sua sede di Ancona.
Come dicevo prima qui non siamo in presenza di un settore su cui possiamo esercitare un dominio per quanto riguarda le iniziative di carattere industriale, come invece avvenuto in altri settori della nostra economia – ho fatto l’esempio delle calzature dove abbiamo il distretto più importante d’Europa, forse del mondo –, allora abbiamo la necessità di un impegno, di una disponibilità forte da parte del Governo.
Per cui ci impregneremo con grande determinazione affinché questo avvenga. Dopodiché sicuramente dovremo tornare qui, nella nostra Regione, in questa Assemblea legislativa, forti di tutti i contatti e di tutti gli incontri che nel frattempo ci saranno stati. Poi solo a quel punto, se le risposte dovessero essere negative, si potrebbe davvero realizzare quella manifestazione, magari a Roma, che l’on. Favia auspicava, con tutti i lavoratori e con tutte le Istituzioni. Perché se di fronte a questa voce, che noi faremo sentire chiara e forte, non ci sarà una risposta è chiaro che la mobilitazione sarà necessaria. Questo perché sicuramente noi non vogliamo perdere questo comparto industriale che, ripeto, fa la forza dell’economia regionale.
Io però sono fiducioso perché già in altri passaggi ugualmente complessi siamo riusciti a stabilire questo rapporto di collaborazione. Certo, il momento non è favorevole, i rapporti tra le Regioni, le Istituzioni locali e il Governo nazionale in questo momento sono abbastanza critici. Però, al di là della criticità formale e generale determinasi sulla manovra finanziaria, anche in altre occasioni, ripeto, abbiamo avuto la possibilità, ispirata da un grande senso di responsabilità, di creare delle soluzioni concrete.
E’ stato fatto per Ascoli con la sottoscrizione dell’accordo di programma per il Piceno per difendere il sistema produttivo del Piceno. Come è stato fatto, attraverso una triangolazione che ha impegnato tre Regioni, l’Umbria, le Marche, l’Emilia Romagna insieme al Governo nazionale, per la crisi del settore degli elettrodomestici che riguarda, appunto, il territorio marchigiano, umbro e quello dell’Emilia Romagna. Anche qui con la stesura di un accordo di programma che ha toccato, come diceva il Consigliere Binci, sia l’azienda in sé, nella sua fase di dismissione e di trapasso verso nuove forme industriali, sia l’indotto, sia il territorio in relazione alle difficoltà che determina l’evoluzione.
Per cui se ci muoviamo con lo spirito che questa mattina si è registrato in Assemblea legislativa, quindi con una grande unità di intenti, ognuno facendo quello che può fare, giocando il suo ruolo di Consigliere di maggioranza o di Consigliere di opposizione, che poi si invertono nella simmetria nazionale, forse riusciremo, io sono fiducioso, a risolvere questa partita.
Perché l’Italia, che è un Paese toccato per tre quarti dalle coste e bagnato da almeno quattro mari, ha bisogno di una forte cantieristica, che oltre a quelle necessità che questa mattina abbiamo manifestato, potrebbe dare anche tante altre opportunità per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese.
Quindi se perseguiremo con questa solidarietà e con questa unità di intenti sono sicuro che riusciremo a risolvere questo problema. Potendo quindi dare, se possibile, serenità ai lavoratori, ma senza nascondere loro che è una partita come tante altre difficile, perché cade in un momento di grande crisi economica e di bassa congiuntura che non riguarda solo il nostro Paese ma tutto il mondo occidentale.
Ma determinati e forti sicuramente riusciremo a trovare le soluzioni. (applausi)
PRESIDENTE. Grazie, Presidente Spacca. A questo punto si chiude la seduta aperta dell’Assemblea legislativa sulla vertenza Fincantieri. Proseguiamo con la seduta ordinaria i cui lavori inizieranno, dopo la doverosa lettura delle comunicazioni, con la votazione delle mozioni presentate su questo tema oppure con la votazione della risoluzione se questa le assorbirà.
La seduta aperta termina alle ore 12,20
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SEDUTA (ordinaria) N. 11 DEL 6 LUGLIO 2010
La seduta inizia alle ore 12,21
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 10 del 6 luglio 2010, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge regionale:
- n. 14/2010, in data 5 luglio 2010, ad iniziativa della Giunta Regionale, concernente: “Misure urgenti in materia di contenimento della spesa”, assegnata alla II Commissione in sede referente e alle Commissioni I e III per l’eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell’articolo 68 del Regolamento Interno;
- n. 15/2010, in data 5 luglio 2010, ad iniziativa dei Consiglieri Massi, Marinelli, D’Anna, Natali, concernente: “Disciplina delle attività di tatuaggio e piercing”, assegnata alla III Commissione in sede referente, alla V Commissione per l’eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell’articolo 68 del Regolamento Interno e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’articolo 11, comma 2, lettera b) della l.r. n. 4/2007;
- n. 16/2010, in data 30 giugno 2010, ad iniziativa del Consigliere Pieroni, concernente: “Norme a sostegno dei genitori separati in situazione di difficoltà – modifiche alla legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36 “Riordino del sistema regionale delle politiche abitative”, assegnata alla V Commissione in sede referente, alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 69 del regolamento interno e alla IV Commissione per l’eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell’articolo 68 del Regolamento Interno;
- n. 17/2010, in data 6 luglio 2010, ad iniziativa dei Consiglieri Massi, Marinelli, Acquaroli, Ciriaci, Foschi, Silvetti, concernente: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 8 marzo 1990, n. 13 “Norme edilizie per il territorio agricolo”, assegnata alla IV Commissione in sede referente, III Commissione per l’eventuale richiesta di espressione di parere, ai sensi dell’art. 68 del regolamento interno e Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 4, della l.r. 4/2007;
- n. 18/2010, in data 6 luglio 2010, ad iniziativa dei Consiglieri Marinelli e Massi, concernente: “Agevolazioni per il pagamento dei mutui contratti dalle famiglie per la prima abitazione”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 69 del regolamento interno;
- n. 19/2010 in data 6 luglio 2010, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Soppressione dell’Ente regionale per le manifestazioni fieristiche (ERF) e partecipazione alla costituzione di una società per l’esercizio unitario dell’attività d’organizzazione di manifestazioni fieristiche finalizzate alla promozione dell’immagine delle Marche delle sue imprese e dei suoi prodotti”, assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 69 del regolamento interno;
- n. 20/2010, in data 6 luglio 2010, ad iniziativa del Consigliere Bucciarelli, concernente: “Disposizioni in materia di autorizzazioni ed incentivi per la realizzazione di impianti solari termici e fotovoltaici sul territorio della Regione”, assegnata alla IV Commissione in sede referente, alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 69 del regolamento interno e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’articolo 11, comma 2, lett. b) della l.r. 4/2007;
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 12/2010, in data 5 luglio 2010, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Integrazione della D.a. n. 128/2009 ad oggetto “Linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema educativo marchigiano per gli anni scolastici 2010/11, 2011/12 d.lgs. 112/1998, art. 138”, assegnata alla I Commissione in sede referente e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’articolo 11, comma 2, lett. b) della l.r. 4/2007";
- n. 13/2010, in data 6 luglio 2010, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “L.r. 14/2006, art. 7 – Reg. CE n. 1083/2006 art. 33. Modifica del POR Marche Ob. 2 FSE 2007 – 2013”, assegnata alla III Commissione in sede referente, alla VI Commissione per l’espressione del parere obbligatorio di cui all’art. 69 del Regolamento Interno, al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’articolo 11, comma 2, lett. c) della l.r. 4/2007 e al Consiglio regionale dell’economia e del lavoro per il parere di cui all’articolo 4, comma 1, lettera c), della l.r. 15/2008.
E’ stata presentata la seguente mozione:
- n. 43/2010, in data 12 luglio 2010, ad iniziativa dei consiglieri Giorgi, Acacia Scarpetti, Eusebi, Donati “Situazione gruppo Fincantieri”.
Comunico inoltre che il Presidente della Giunta ha trasmesso, in data 28 giugno, le seguenti deliberazioni:
- n. 1041: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – art. 26 comma 2 della l.r. n. 32/2009 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2010 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese – € 5.000,00;
- n. 1042: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – art. 26 comma 2 della l.r. n. 32/2009 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2010 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese – € 436.201,37;
- n. 1043: Art. 20 comma 3 della l.r. n. 31/2001 – prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 2 “Spese dichiarate obbligatorie” del bilancio 2010 – € 100,000,00 e modifica POA.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri D’Anna, Romagnoli, Ciriaci.
Sull’ordine del giorno
PRESIDENTE. Consiglieri, pongo subito in votazione l’iscrizione all’ordine del giorno della mozione n. 43, poc’anzi comunicata, dei Consiglieri Giorgi, Acacia Scarpetti, Eusebi, Donati “Situazione gruppo Fincantieri”.
Ha la parola il Consigliere Eusebi.
Paolo EUSEBI. Presidente, evitiamoci l’incombenza di iscrivere questa mozione, in quanto la risoluzione predisposta dall’Assessore Luchetti mi sembra risponda appieno all’esigenza che abbiamo prima evidenziato.
PRESIDENTE. Consigliere Eusebi, è solo un formalismo, altrimenti è come se non l’avesse presentata. Quindi per correttezza ritengo che l’Aula ne voti l’inscrizione all’ordine del giorno, poi semmai la ritira. Così come mi sembra ci sia la stessa disponibilità da parte dei Consiglieri Bucciarelli e Binci di ritirare la mozione n. 39. Dopodiché andremo ad approvare la risoluzione presentata dall’Assessore Luchetti insieme a tutti i Capigruppo. Insomma, l’iscrizione lascia almeno una traccia della mozione, lo dico nel rispetto del gruppo che l’ha presentata.
Pongo in votazione l’iscrizione della mozione n. 43.
(L’Assemblea legislativa approva)
Mozione n. 39
dei Consiglieri Bucciarelli, Binci
“Situazione Fincantieri”
Mozione n. 43/2010
dei Consiglieri Giorgi, Acacia Scarpetti, Eusebi, Donati
“Situazione gruppo Fincantieri”
(abbinate)
(Votazione risoluzione. Discussione nella odierna seduta aperta)
PRESIDENTE. A questo punto mi sembra ci sia la disponibilità al ritiro delle mozione n. 39 dei Consiglieri Bucciarelli, Binci, e della mozione n. 43, come appunto ha detto il Consigliere Eusebi, dei Consiglieri Giorgi, Acacia Scarpetti, Eusebi, Donati.
Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.
Raffaele BUCCIARELLI. Presidente, è per spiegare che noi non la ritiriamo, però è ovvio che verrà assorbita dalla risoluzione, quindi di fatto decade.
Sicché voteremo la risoluzione perché assorbe anche la nostra mozione.
PRESIDENTE. Bene, quindi non voteremo la mozione bensì la risoluzione presentata dall’Assessore Luchetti e dai Consiglieri Bucciarelli, Marangoni, Ricci, Binci, Malaspina, Eusebi, Marinelli, Massi, Latini, Pieroni, Cardogna, di cui do lettura:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Valutati con preoccupazione la situazione produttiva ed i rischi occupazionali che interessano il cantiere navale di Ancona del gruppo Fincantieri, per il quale – a fronte dell’ormai imminente scadenza della cassa integrazione ordinaria – non sembrano esserci garanzie di continuità nell’attività produttiva, risultando insufficienti le lavorazioni, peraltro di parti di nave e non di intere imbarcazioni, che la proprietà intende affidare allo stabilimento anconetano;
Ricordato che il cantiere navale di Ancona, oltre a far parte della storia industriale e sociale della città e del territorio regionale, è una delle più importanti aziende delle Marche ed occupa, a pieno regime, oltre 2.000 lavoratori tra diretti e del subappalto;
Reputato pertanto che sia necessario intraprendere tutte le iniziative possibili a garantire la continuità di attività del cantiere;
Reputato altresì che la cantieristica navale pubblica e privata, che in Italia dà lavoro complessivamente ad oltre 100.000 addetti, necessiti di un piano nazionale di interventi al fine di scongiurarne il declino e la scomparsa e che, in tal senso, vadano ricercate le modalità per azioni sinergiche tra i vari livelli istituzionali – locali, nazionali e comunitari – ed elaborate proposte, anche sul piano normativo, per un suo rilancio e rafforzamento;
Impegna la Giunta regionale
1) ad attivarsi per concordare con le altre Regioni coinvolte un percorso comune al fine di ottenere, al più presto, la riconvocazione del tavolo nazionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e riattivare il confronto sulla difficile situazione di Fincantieri con il Governo, le altre Istituzioni interessate e le parti sociali affinché si giunga velocemente a soluzioni positive a sostegno dell’occupazione. Confronto necessario e non più prorogabile anche per disegnare una nuova e più efficace strategia di politica industriale per il settore della cantieristica in generale;
2) a portare il confronto sulle problematiche di Fincantieri al tavolo nazionale di Coordinamento delle regioni sulle attività produttive, presieduto dalle Marche, e su quello relativo alle politiche del lavoro coinvolgendo anche il Ministro Sacconi che si era Già occupato della vicenda;
3) a farsi promotrice di ogni utile iniziativa verso l’azienda e il Governo nazionale per ottenere che Fincantieri distribuisca il più equamente possibile tra i diversi cantieri le commesse già perfezionate al fine di consentire un omogeneo utilizzo del lavoro e degli eventuali ammortizzatori sociali;
4) a promuovere d’accordo con le altre amministrazioni regionali una iniziativa pubblica a livello nazionale sulla tematica da tenersi possibilmente ad Ancona.”.
A tale risoluzione dall’Assessore Luchetti è stato presentato anche un emendamento:
“Al penultimo capoverso sostituire le parole “un omogeneo utilizzo” con le parole: “una omogenea distribuzione del lavoro; un corretto utilizzo del lavoro esterno.”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Pongo in votazione la risoluzione, così come emendata.
(L’Assemblea legislativa approva)
Comunicazioni della Giunta regionale sul d.l. 78/2010 “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le comunicazioni della Giunta regionale sul decreto legge 78/2010 riguardante le misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica. Ha la parola il Presidente Spacca.
Gian Mario SPACCA. Avevamo assunto nei confronti dell’Assemblea legislativa l’impegno di informare sull’andamento e sull’evoluzione del confronto tra Regioni e Governo per quanto concerne la manovra finanziaria.
Dico subito che l’ultimo elemento di novità è l’iscrizione, per la giornata di domani quando appunto ci sarà la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e per il giorno successivo la Conferenza Stato-Regioni richiesta dal Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Vasco Errani con lettera al Ministro Fitto, del seguente punto all’ordine del giorno: “Procedure per il trasferimento dalle Regioni allo Stato delle funzioni amministrative già conferite ai sensi dei decreti legislativi attuativi della legge 59/1997, intesa ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 131/2003".
Questa richiesta sottintende – credo che tutti ne siate a conoscenza dalla lettura dei quotidiani che di questo passaggio di relazioni istituzionali ne hanno dato ampio risalto – la gravità delle relazioni che si sono instaurate tra il Governo nazionale e le Regioni italiane, culminate nell’incontro avvenuto venerdì scorso a Palazzo Chigi. In sostanza, infatti, è stata confermata la manovra, già in questa sede sommariamente illustrata, che pensavamo invece potesse essere corretta proprio a seguito della pressione che unanimemente tutte le Regioni italiane, attraverso la voce dei loro Presidenti, avevano fatto conoscere ai Ministri competenti, in modo particolare al Ministro Tremonti.
Quindi a questo punto siamo anche in grado di presentare all’Assemblea legislativa non solo una relazione più dettagliata degli effetti che questa manovra determinerà sui conti delle Regioni, ma anche sulle disponibilità delle Province e dei Comuni. Infatti gran parte delle risorse che riceviamo sulle materie a noi attribuite attraverso la Bassanini, vengono trasferite, per l’esercizio delle funzioni, sui Comuni e sulle Province.
Credo quindi che la parte più interessante per i Consiglieri sia proprio quella di entrare nel merito degli effetti che questa manovra produrrà sulla nostra Regione e sugli altri livelli delle Amministrazioni della Repubblica italiana.
Tanto per darvi un quadro partirei dalle nuove risorse che la manovra deve recepire per ridurre l’indebitamento netto del nostro Paese – e parlo della manovra finanziaria a livello generale, a livello di Paese –.
La manovra prevede un aumento delle entrate pari a 22,9 miliardi e una riduzione delle spese pari a 39,1 miliardi, per un importo complessivo nel triennio di 62 miliardi. Quindi 22,9 miliardi di maggiori entrate e 39,1 miliardi di riduzione delle spese.
Questa manovra, come sapete, nasce per un’esigenza dell’Unione europea che ha chiesto a diversi Paesi di rientrare nel loro straordinario deficit che è soprattutto determinato dalla spesa pubblica.
Pertanto la manovra del nostro Paese è in coerenza con l’indicazione proveniente appunto dall’Unione europea.
I 22,9 miliardi di maggiori entrate, che derivano soprattutto dalla lotta all’evasione fiscale e contributiva e da canoni statali, vanno ad esclusivo beneficio dello Stato.
I 39,1 miliardi di riduzione delle spese sono distribuiti tra lo Stato che deve tagliare 3,2 miliardi della propria spesa, le Regioni che devono tagliare 15,5 miliardi, poi le Province e i Comuni che devono tagliare 7,8 miliardi, pubblico impiego e pensioni 11,3 miliardi, spesa farmaceutica e invalidità 1,9 miliardi.
Nel 2011 la spesa dello Stato viene ridotta di 1,4 miliardi, ma viene compensata con un incremento del fondo per la Presidenza del Consiglio dei Ministri di altrettanto importo. Per cui per il 2011 lo Stato non parteciperà alla realizzazione di questa manovra.
Anche rapportando per ciascun soggetto l’ammontare dei tagli imposti alla propria spesa totale si hanno le seguenti percentuali (che sono quei valori complessivi che vi dicevo): lo Stato partecipa per lo 0,16%, le Regioni, senza considerare la spesa della sanità che è vincolata alle finalità della sanità stessa, partecipano per il 6,75%, mentre i Comuni e le Province per il 2,36%.
Ecco perché le Regioni unanimemente hanno ritenuto che il taglio fosse indiscriminato, non accettabile, irricevibile e inapplicabile e soprattutto non equo per il modo in cui viene ridistribuito tra le diverse amministrazioni della Repubblica italiana.
L’impatto sul nostro bilancio.
Secondo i nostri calcoli, che ormai sono sufficientemente precisi, se la manovra non troverà modifiche – che pure qualcuno ancora spera possano avvenire attraverso la presentazione prevista per oggi pomeriggio del maxi emendamento del Governo prima che la manovra inizi la sua discussione in Senato, ma ormai le speranze sono davvero poche – per la nostra Regione si confermerà quel taglio del 67% delle risorse sui fondi trasferiti in via ordinaria dallo Stato nei confronti appunto delle Marche, che in gran misura riguardano l’esercizio delle competenze della Bassanini.
Applicando tale percentuale alla somma dei trasferimenti che la Regione Marche dovrebbe ricevere nel 2011, si evince che i tagli sul suo bilancio hanno un impatto stimato – questa è l’ultima cifra che corregge purtroppo in aggravio quella che avevamo precedentemente presentato in Assemblea legislativa – in 148 milioni di euro: 71 come minori trasferimenti ex Bassanini e 77 come minori “altri trasferimenti statali”.
Tenendo conto del lungo elenco di materie oggetto dei tagli, contenuto nell’allegato al decreto – vi è stata distribuita una tabella dove trovate l’esplosione di questi tagli per singoli settori –, non c’è settore di intervento regionale che non sia drasticamente colpito, con quantificazioni che vanno dai 53 milioni su 79 di riduzioni per “territorio, mobilità e infrastrutture” – ossia, per intenderci, trasporto pubblico locale, ferroviario, su gomma, molto importante per la nostra regione che avendo un economia diffusa e anche un modello insediativo urbano molto distribuito sul territorio ha bisogno di una forte mobilità – ai 24 milioni di riduzioni su 36 per le “politiche sociali”, inoltre, 19 su 28 per le “attività produttive”, 12 su 18 per “Istruzione, formazione, lavoro”, 6 su 9 per “agricoltura” – che vivendo oggi prevalentemente di risorse dell’Unione europea è in una situazione migliore rispetto ad altri comparti dell’attività dell’amministrazione regionale –, altrettanto per la “protezione civile” e così via.
Inoltre ci viene tolta una quota di 12 milioni su 19 di risorse previste per gli investimenti in campo sanitario. Attraverso altre misure previste dal decreto deriva anche una riduzione della spesa sanitaria corrente valutata in almeno 600 milioni a partire dal 2011, con corrispondente riduzione all’importo del finanziamento del fondo.
Sostanzialmente è prevista nell’arco di tre anni, sia una riduzione del fondo per gli investimenti in sanità di 2 miliardi di euro su 3, quindi sono a rischio tutti i nostri programmi di investimento della terza fase dell’articolo 20, sia un taglio di 2 miliardi di euro nel patto per la salute che era stato precedentemente sottoscritto tra Governo nazionale e Regioni, è un taglio sulla spesa corrente che incide per la nostra Regione complessivamente per 600 milioni in tre anni a partire dal 2011.
La drastica riduzione delle risorse di cui la Regione potrà disporre in entrata obbligherà a ridurre automaticamente i corrispondenti stanziamenti di spesa.
Occorre quindi sapere – e questo non sembra molto chiaro al Presidente dell’Anci Chiamparino e al Presidente dell’Upi che hanno sottoscritto l’accordo con il Governo rispetto a questa manovra – che grandissima parte delle risorse che verranno tagliate alla Regione sono quelle che annualmente verranno trasferite ai Comuni e alle Province.
Pertanto al netto dei fondi FAS è prevedibile che nel 2011 ai Comuni potranno essere trasferiti dalla Regione circa 25 milioni anziché 74 e alle Provincie circa 31 anziché 94. Quindi i Comuni e le Province a causa dei tagli che sono stati fatti alla Regione riceveranno in meno nel 2011, e altrettanto avverrà nel 2012 e nel 2013, rispettivamente 50 milioni e 60 milioni.
In questa prospettiva agli enti locali toccherà l’amaro compito di smantellare o quanto meno ristrutturare profondamente gran parte dei servizi di cui hanno titolarità nella gestione.
Domani pomeriggio avremo un incontro con il Ministro Fitto per parlare anche dei fondi FAS, su cui non abbiamo al momento notizie di disponibilità, ossia, pur essendo impegnati non esiste la possibilità di avere la spendibilità di queste risorse in quanto non viene autorizzata.
Rispetto all’utilizzo da parte della Regione Marche dei fondi europei e dei fondi FAS riferiti alla fase precedente ci è stata fatta anche una eccezione, che domani chiariremo, ma i dati che potremo presentare sono ineccepibili. Abbiamo infatti utilizzato il 108% dei fondi FESR , quindi anche quelli di altre Regioni che nel frattempo non li hanno utilizzati, il 100% del FSE, inoltre, se ricordo bene, il 98% del Fondo di sviluppo regionale e il 106% del FAS.
Quindi ci presenteremo a questo incontro con dati ineccepibili per cercare almeno di recuperare delle risorse dal fondo FAS. Ma anche su questo siamo non tanto ottimisti.
A fronte di questi dati molto, molto pesanti come Giunta regionale ci apprestiamo ad assumere delle determinazioni, esaspereremo cioè la via già intrapresa di un estremo rigore.
Ricordo che in questi ultimi cinque anni il costo pro-capite della burocrazia regionale nella nostra regione è scesa da 104 euro del 2004 a 90 euro del 2008, con un recupero di 23 milioni di euro di risorse, che sono state spostate dalla burocrazia ai servizi per i cittadini, pari all’intero importo del fondo unico per le attività produttive.
Quindi proseguiremo con maggiore determinazione, non solo sugli sprechi e sui privilegi, ma anche su funzioni che possono essere anche non strategiche rispetto agli obiettivi che ci proponiamo.
Pertanto dalla Giunta è stato predisposto un piano, da discutere nelle prossime ore, che prevede una riduzione delle spese per il 2011 di 9 milioni di euro, utilizzando proprio in modo draconiano tutte le possibilità che ci sono concesse: 2,58 milioni di euro dalla revisione di enti, aziende e società partecipate; 912 mila euro da una diversa utilizzazione delle auto di servizio, con l’eliminazione anche delle auto blu di servizio per gli Assessori, che potranno utilizzarle soltanto in funzione di missioni da svolgere all’esterno della nostra regione; riduzione del costo di apparati amministrativi per 5,727 milioni; riduzione drastica delle spese di rappresentanza, convegni, patrocini ed adesioni per 385 mila euro.
Quindi è un contenimento dei costi pari a 9 milioni di euro, che però è comunque ben poca cosa rispetto al taglio o alla minor disponibilità di risorse di 148 milioni di euro.
Certamente la nostra situazione non è diversa da quella delle altre Regioni italiane. Quindi è da questo che nasce la richiesta del Presidente Errani fatta a nome di tutti i Presidenti, tranne Zaia e Cota, Presidenti eletti nel partito della Lega, che sostengono che questa manovra è sì discutibile e quindi da contrastare, però non ritengono di dover cedere competenze al Governo, sia pure ci si trovi in un momento così difficile e drammatico.
Che cosa succederà domani?
Questa richiesta del Presidente Errani della Conferenza delle Regioni per poter produrre i suoi effetti dovrà essere accolta dal Governo. Ovvero il Governo dovrà ammettere il taglio drastico fatto nei confronti delle Regioni e quindi accettare questa intesa, ossia che le funzioni che le Regioni non vedono coperte da risorse finanziarie le possa riprendere appunto lo Stato. Ma probabilmente il Governo non accetterà questa ipotesi, quindi non ci sarà questa intesa, allora a quel punto le ipotesi che si profileranno saranno differenti, però non sono state ancora valutate neppure dalla stessa Conferenza.
Noi sosteniamo comunque una tesi, ossia, che qualora volessimo davvero arrivare allo spegnimento delle competenze che ci sono state assegnate, potremmo farlo con legge regionale, che certamente sarebbe costituzionalmente compatibile. Quindi potremmo dire che non essendo coperte da risorse finanziarie alcune funzioni a noi assegnate, non potendone cioè garantire il loro esercizio, noi le spegneremo. E quindi in base al principio di sussidiarietà il Governo sarà comunque chiamato a farvi fronte.
Questa è una linea che sosteniamo sulla base di un ragionamento e di una riflessione fatta con il nostro ufficio legislativo.
L’altra posizione che emerge, ma che sarebbe davvero dirompente, è quella del ricorso alla Corte Costituzionale nei confronti di questa manovra.
Perché? Perché l’articolo 119 della Costituzione al quarto comma richiama proprio l’autonomia fiscale, e in questo momento noi non abbiamo autonomia fiscale, ma possiamo esercitare soltanto queste funzioni in funzione dei trasferimenti che ci derivano dallo Stato. Per cui se questi trasferimenti non ci sono o sono incongrui esiste chiaramente anche un problema di legittimità costituzionale. Infatti il quarto comma dell’articolo 119 della Costituzione dice che per poter esercitare queste funzioni per poterlo fare devono essere garantiti i finanziamenti. E dunque in questo caso non lo sarebbero.
Quindi si adombra anche la possibilità di un ricorso alla Corte Costituzionale da parte, certo, di non proprio tutte le Regioni, perché molto probabilmente, per quella posizione già assunta sulla restituzione delle deleghe, non troverà l’adesione anche dei due Presidenti di Regione Piemonte e Veneto, ma si tratterà ugualmente di un numero di regioni molto consistente.
Speriamo comunque di non arrivare a questa rottura definitiva, speriamo ci siano le condizioni per poter ancora correggere questa manovra e quindi arrivare ad una soluzione di ragionevole compromesso.
Certo è che ci prepariamo a vivere degli anni veramente drammatici, ma non tanto per il nostro status, il nostro profilo, quanto per i cittadini sia della nostra regione che di tutte le altre. Perché qui si sta parlando di tagli alla non autosufficienza, ai pendolari, insomma, di tagli a quelle attività più ordinarie che garantiscono la coesione della vita delle comunità.
Mi auguro dunque che da parte dell’Assemblea legislativa ci sia una posizione unanime, come quella che abbiamo prima assunto in relazione alla vicenda della Fincantieri, per sostenere con grande determinazione nei confronti del Governo la necessità di rivedere questa manovra, di correggerla negli spazi che ancora ci sono concessi. Sapendo che se questo non dovesse avvenire inevitabilmente scatterebbero delle misure di autotutela dell’Amministrazione regionale, ma non per se stessa, bensì proprio nei confronti dei cittadini che a quel punto non potrebbero avere più quei servizi determinanti per la loro esistenza, servizi qualificanti per raggiungere la coesione della vita della nostra comunità.
Questa è la situazione ad oggi, è una situazione in evoluzione, quindi se volete nella prossima seduta dell’Assemblea legislativa l’aggiorneremo.
Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi
PRESIDENTE. Se non ci sono richieste di intervento proseguiamo con il successivo punto all’ordine del giorno.
Proposta di atto amministrativo n. 3
della Giunta Regionale
“Criteri ed indirizzi per la pianificazione faunistico-venatoria 2010-2015. Legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 3 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Acacia Scarpetti.
Luca ACACIA SCARPETTI. Di questo atto amministrativo non bisogna spaventarsi del tomo di circa 600 pagine di cui è composto, perché è un testo ben impostato, fruibile, i dati sono messi in maniera estremamente ordinata. Tutti aspetti che hanno sicuramente facilitato il lavoro.
Il lavoro è anche stato facilitato dalla gestione che su questo atto ha avuto il Presidente della III Commissione, oltre che della responsabilità, devo dire splendida, dell’opposizione.
E’ un atto che interessa la gestione faunistica-venatoria nel territorio regionale, soprattutto per quanto attiene la selvaggina stanziale. E’ obbligatorio per legge regionale e deriva dal lavoro della precedente legislatura. Il livello di dettaglio è estremamente elevato, come pure i contenuti tecnici.
In Commissione è stato votato all’unanimità, ci siamo trovati insieme all’opposizione anche rispetto alle pochissime modifiche che vi abbiamo apportato.
Fondamentalmente le 600 pagine dell’atto si possono riassumere, come ha fatto lo stesso estensore, al punto 7 dove è stata fatta un’analisi dell’attività venatoria nel corso degli ultimi quindici anni, si dice: “Nel corso di circa 15 anni di gestione programmata della caccia gli sforzi prodotti dagli ATC nel ripopolare il territorio con galliformi e lepre provenienti con soggetti di allevamento o di cattura estera non hanno sicuramente prodotto i risultati attesi a fronte di un consistente onere economico.”.
Dunque questa frase, che appunto non è nostra ma dei tecnici del servizio che hanno predisposto l’atto, riassume queste 600 pagine, è dunque su questo nocciolo della questione che la Commissione ha lavorato.
Le modifiche apportate, come dicevo, sono minimali e sono tutte indirizzate alle aziende faunistiche-venatorie, ossia quegli istituti deputati a far si che la selvaggina stanziale si riproduca e si mantenga, rendendo così vivi sia l’ecosistema che l’attività venatoria.
Le manovre prodotte sono state scelte per facilitare, migliorare, implementare questo patrimonio faunistico e l’attività delle Province e degli Ambiti territoriali di caccia.
Quindi il nocciolo della questione l’abbiamo ben affrontato, seppure sono ovviamente disponibile ad eventuali delucidazioni. Per cui concludo qui lasciando lo spazio al relatore di minoranza e al dibattito dell’Aula.
Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliera Foschi.
Elisabetta FOSCHI. Questo documento che ci accingiamo ad approvare riguarda i criteri e gli indirizzi che la Regione dà alle Province affinché queste provvedano ad emanare i veri piani faunistici. Però vogliamo avanzare anche delle raccomandazioni precise ed in parte espresse anche dalla Commissione.
Innanzitutto che si proceda celermente con le modifiche alla legge 7/1995, il cui iter è già stato intrapreso, seppure era auspicabile che il lavoro procedesse parallelamente. In Commissione abbiamo anche valutato se fosse stato opportuno rinviare l’approvazione di questo atto per procedere parallelamente con le modifiche della legge. Dopodiché insieme abbiamo convenuto che fosse assolutamente necessario arrivare oggi all’approvazione, appunto, dell’atto sui criteri, visto che nello stesso è esplicitato che le Province dovranno adeguarsi alle nuove indicazioni che saranno contenute nella legge.
La seconda raccomandazione è che si presti grande attenzione, con appositi regolamenti, alla gestione e al controllo degli ungulati. Inoltre che si sollecitino le Province, come diceva il relatore di maggioranza Acacia Scarpetti, affinché il ripopolamento faunistico avvenga nelle condizioni migliori, quindi che non si verifichi ciò che è accaduto negli ultimi anni, ovvero un sostanziale fallimento.
Il ripopolamento deve essere reale, efficace, deve consentire agli animali che verranno immessi di abitare l’ambiente e di ripopolarsi, affinché appunto ci sia, come dice la parola stessa, un ripopolamento reale, non una cosa fittizia che porta a spendere denaro senza però raggiungere l’obiettivo che dovremmo realizzare.
L’ultima forte raccomandazione che ci sentiamo di fare, è che le Province vengano sollecitate ad effettuare un efficace, reale, efficiente controllo oltre all’abbattimento dei nocivi o, come vengono chiamati nel piano, dei predatori opportunisti.
Perché reale, effettivo ed efficace? Perché non basta dire che è opportuno andare in questo senso, non basta ad esempio dire alle Province che è consentito l’utilizzo delle trappole soprattutto per i corvidi, ma è necessario che le Province abbiano coscienza dei dati di diffusione di questi animali e di conseguenza dei provvedimenti da assumere. In soldoni va bene dire che è consentito l’utilizzo delle trappole, ma bisogna anche capire quante ce ne vorranno e quanto abbattimento sarà necessario fare.
E’ assolutamente noto che nel nostro territorio soprattutto negli ultimi anni questo genere di animale è diffusissimo, lo è molto più che in passato. E non è che ledono gli interessi dei cacciatori, ma ledono lo sviluppo stesso della fauna. Ad esempio la gazza è un animale che addirittura uccide i volatili appena nati, quindi è un elemento nocivo per tutto lo sviluppo faunistico, dunque non, come qualcuno intende, dell’interesse venatorio.
Sono queste le nostre raccomandazioni che credo siano condivise anche dall’intera Commissione.
Oggi ci accingiamo ad approvare questo piano innanzitutto perché c’è una vacatio legis da colmare. La legge 7 dice chiaramente che le norme che vanno a regolamentare la caccia hanno valenza quinquennale, l’ultimo piano faunistico è stato votato da questa Assemblea legislativa nel 2003 e quindi aveva valenza fino al 2008.
Per cui è necessario provvedere oggi all’approvazione di questo strumento. E’ un atto che dà gli indirizzi alle Province, quindi si tratta di dover attendere ancora un altro anno, perché poi le Province avranno un anno per elaborare i propri piani, ma lo strumento reale a disposizione non ci sarà probabilmente prima del 2012.
Va anche ricordato che questo atto era pronto per l’ultima seduta della legislatura scorsa che però non si è svolta per mancanza del numero legale. Ciò è per dire che l’atto era stato sufficientemente valutato e sviscerato dalla Commissione competente, dove i membri di maggioranza e opposizione erano arrivati ad una condivisione generale.
Per cui oggi accettiamo questo piano così come formulato, però con le raccomandazioni che ho enunciato e che ci teniamo vengano recepite da questo consesso.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Brevemente solo per indicare alcune contrarietà rispetto a questi criteri ed indirizzi per la pianificazione faunistico-venatoria.
Secondo me l’analisi è molto limitata, ci sono centinaia di pagine di rilevazioni puntuali che forse andavano rimandate alla pianificazione provinciale, poi non c’è nessuna indicazione, come ad esempio per la fauna selvatica, di quali siano gli uccelli o mammiferi che si trovano sotto i livelli sostenibili e per i quali quindi c’è un’emergenza.
In sostanza è un piano faunistico che come sempre rimanda tutto alla gestione degli ATC e dei cacciatori. Qui non si dà nessuna indicazione, tanto ci penseranno anno per anno le associazioni dei cacciatori a dare indicazioni per il calendario venatorio o magari, sull’urgenza del danno provocato, per poter avere alcune cacce in deroga, ecc. ecc..
Quindi di fauna selvatica non se ne parla. Come pure non vengono affrontate quelle che si considerano le emergenze. Basti dire che per l’emergenza cinghiale c’è mezza pagina – mezza pagina! –, dove peraltro non si dice niente. Ossia si dice che il territorio provinciale deve essere individuato su tre livelli differenti di presenze, quindi se c’è un 70% di seminativi e un 30% di bosco ci dovrebbe essere addirittura l’opzione zero, il che significa che dovrebbe partire da Serra San Quirico a qui, una cosa assolutamente non reale. Nel senso che se ad esempio vi è un’infiltrazione di cinghiali poi non si va a verificare quali sono le cause di questa emergenza. Quando invece le cause di questa emergenza sono dovute al fatto che c’è una caccia su zone, sempre le stesse, da parte dei cacciatori di cinghiali, ognuno dei quali ha il suo monte che si coltiva come se fosse l’allevamento del gruppo.
Quindi senz’altro andrebbe fatta la rotazione dei monti e delle zone di caccia. Altrimenti qui si fa una caccia di selezione, ma in maniera tale che per l’anno successivo ci sia il numero sufficiente di cinghiali da abbattere. Quindi è una caccia di selezione al contrario!
Addirittura si parla di reinserimenti, al di fuori del periodo di caccia, di cinghiali gravidi e c’è la pasturazione nei periodi in cui non riescono a mangiare.
Inoltre c’è il problema legato al fatto sanitario. Cioè, i cinghiali abbattuti dove vengono portati! Ad esempio, se un allevatore ha anche solo due maiali ha l’obbligo per la macellazione di andare al macello pubblico, mentre qui, dopo una battuta di caccia dove magari prendono 50-60 cinghiali, devono portare solo una parte delle interiora per certificare la bontà di tutta la battuta.
A questo si aggiunge il fatto che la vendita di queste carni non viene controllata, non c’è fatturazione. Questa economia parallela per quanto riguarda la caccia al cinghiale è dunque un altro problema.
E a fronte di tutto questo poi ci sono i cacciatori che, dopo aver provocato danni agli agricoltori, ecc. ecc, si prendono anche le deroghe ai periodi di caccia.
E’ un metodo incivile di gestire questo tipo di caccia.
Secondo me la soluzione dei problemi per quanto riguarda i cinghiali esiste. Affinché, peraltro, si possano riequilibrare anche quelli che sono gli svantaggi degli agricoltori. La legge stessa indica per gli agricoltori la possibilità dei chiusini di cattura. Ossia, l’agricoltore che dà da mangiare ai cinghiali può mettere il suo chiusino di cattura, dopodiché chiama un’azienda faunistica venatoria che li prende e che a sua volta o li vende oppure li alleva a seconda dell’età dell’animale. In questo modo l’agricoltore avrà il vantaggio di poter effettuare un controllo su questi animali.
In questo piano non si parla mai di cattura, mentre la legge stabilisce che nelle zone protette va fatta, ad esempio con chiusini di cattura, o altro, che peraltro sono compatibili con l’utilizzo turistico di queste zone. Mentre i cacciatori addirittura dicono che se i cinghiali vanno nelle aree protette loro vogliono cacciare anche lì.
Ritengo che per poter valorizzare la ricchezza faunistica, quindi dei selvatici come pure dei reintrodotti della nostra regione, si debba passare attraverso una valorizzazione turistica, come ad esempio potrebbero essere i percorsi naturalistici
Sicché ormai anche la caccia dovrebbe essere sostituita da forme più civili, come il birdwatching o il photocaching, ossia il cacciatore dovrebbe armarsi di una macchina fotografica e poi dire orgogliosamente: “oggi ho fotografato questo bel animale, guardate come è bello!”. Siamo ormai al terzo millennio, quindi la caccia come ancora la si intende oggi non ha più senso. E’ ora di dirlo!
Comunque, tornando alla caccia al cinghiale, c’è anche una delibera dell’Assessorato che elenca le modalità con le quali possono essere gestite le catture da parte degli agricoltori; tra l’altro queste vengono fatte solo dall’Ente parco dei Sibillini, dove ogni chiusino prende anche dieci-quindici animali in una notte, quindi il controllo avviene.
Inoltre c’è anche il fatto che questi chiusini vengono boicottati dagli stessi cacciatori, ovvero vi buttando naftalina per renderli inutilizzabili.
Faccio ancora un’annotazione poi concludo. In questo piano i cervi vengono messi addirittura tra le specie soggette a caccia, come ad esempio il famoso “bambi” in provincia di Pesaro. Questo sarebbe proprio da evitare!
Ritengo pertanto che si dovrebbe fare una migliore pianificazione. Quindi voterò contro questo atto sia per i contenuti sia per l’ideologia che contiene.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Intervengo in quanto condivido le linee di fondo della proposta, ora illustrate dai colleghi Acacia Scarpetti e Foschi, ma intervengo anche per le sollecitazioni culturali che ho sentito fare nel suo intervento dal Consigliere Binci.
Credo che quando trattiamo questi argomenti dobbiamo farlo, come del resto si sta facendo qui, con intelligenza, ma anche con misure che costruiscano l’efficacia, al fine di raggiungere un più elevato livello qualitativo e quantitativo di biodiversità, quindi più fauna e più ambiente, e per raggiungere il giusto equilibrio tra conservazione del patrimonio faunistico ed esercizio dell’attività venatoria.
Le attività di salvaguardia e di miglioramento ambientale intraprese negli anni hanno permesso di incrementare la fauna stanziale. Qui ho dei dati, che sono degli Ambiti territoriali di caccia della regione Marche, delle Province marchigiane e della Provincia di Ancona, dai quali si evince che cominciano ad essere consistenti i numeri di catture effettuate sia delle lepri che dei fagiani. Addirittura l’Ambito Ancona 2 ha catturato circa 1.000 fagiani.
Siamo quindi in presenza di un incremento della fauna stanziale di altre specie, ovvero di un mantenimento della biodiversità e al tempo stesso dell’esercizio dell’attività venatoria.
Mentre il Consigliere Binci ha posto un problema legato non tanto alla regolamentazione dell’attività venatoria quanto all’abolizione (…) Bene, per il cinghiale anche alla regolamentazione.
Io invece credo che quando parliamo del futuro della caccia italiana, almeno dal mio punto di vista, non dobbiamo parlare di abolizione, secondo me questa attività deve essere mantenuta e regolamentata, senz’altro infatti non è possibile cacciare tutte le specie, non è possibile cacciare in tutto il territorio, perché ci sono diversi istituti che devono essere potenziati e salvaguardati.
Quindi semmai è un problema di equilibri. E’ su questo allora che dobbiamo saper leggere anche il dibattito culturale, lanciare e sostenere proposte forti e condivise, con un’impostazione politico-culturale basata sulla scienza, non sull’ideologia, Consigliere Binci. Perché se non lo basiamo sulla scienza poi potremo trovare lo storno fra le specie in deroga quando invece ce n’è un’invasione.
Anche rispetto agli ungulati dobbiamo essere molto franchi. Perché ad esempio nelle nostre colline del rosso piceno, del rosso conero o del verdicchio dobbiamo trovare il cinghiale?! Non è infatti soltanto un diritto dell’agricoltore quello del risarcimento dei danni che provocano questi animali, ma è un diritto dell’agricoltore anche che non si facciano danni. Quindi dobbiamo fare in modo che da un lato ci sia un serio controllo selettivo, dall’altro, se serve, ci vogliono anche le radicazioni. Io credo che in una fascia collinare o montana del preappenninico…(…) Appunto!
Noi qui facciamo piani e leggi, ma chi ha la possibilità di gestire vada avanti come è stato fatto negli anni, i cui risultati se ne sono visti e se ne stanno tutt’oggi vedendo.
Certo, si tratta di avere una maggiore determinazione, però, ripeto, dobbiamo basare tutto questo sulla scienza, rifiutando logiche corporative e situazioni di privilegio. Quindi occorrono proposte rigorose, serie, inattaccabili. Se invece non daremo questa impostazione – e questo lo dico non soltanto a chi è contrario alla caccia ma anche a chi è favorevole – in questo Paese rischieremo di andare a caccia soltanto nei terreni privati.
Questa sarebbe la via più facile, forse perché è indipendente dalla gestione faunistica, dal prelievo programmato, e per alcuni può essere valutata anche molto redditizia, ma la figura del cacciatore verrebbe marginalizzata e ridotta a ruolo di consumatore. Non ritengo possa essere accettato neppure dal punto di vista culturale.
Quindi la caccia deve essere fortemente ancorata al territorio, alla valorizzazione, alla tutela dell’ambiente, deve essere legata alla produzione faunistica e ai ripristini ambientali
Ed il piano in discussione sulle linee di fondo – tra l’altro dovremo rivedere anche le legge – ha questa impostazione.
Ovvero occorre un territorio che sia in grado di produrre fauna, poi nel momento in cui costruiamo le condizioni ambientali per produrre fauna, dobbiamo avere anche la capacità politica di trovare il giusto equilibrio fra conservazione della fauna e prelievo della stessa.
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Dopo l’intervento del Consigliere Giancarli sarei potuto anche non intervenire, egli è stato molto chiaro, ha fatto un intervento proprio da intenditore del problema.
Quindi aggiungo soltanto due cose. La prima riguarda il fatto che sono soddisfatto che questo atto sia giunto in Aula, era infatti rimasto fermo all’ultima seduta assembleare della precedente legislatura, non riuscimmo a votarlo per diverse ragioni. La Giunta e la Commissione hanno quindi affrettato i tempi per riportarlo in Aula. Peraltro è un atto che si attende da almeno un paio di anni.
Su questo piano c’è una larghissima convergenza di Enti locali, Province, associazioni venatorie. Anche l’Assessore Petrini ci ha lavorato per molto tempo.
Tra l’altro vorrei trovare molto più spesso il collega Binci – che adesso non c’è – così veemente, così carico sulle tantissime altre battaglie di carattere ambientale, ma lo sfogo lo si fa sempre quando c’è di mezzo qualche cosa che ha a che fare con la caccia. E’ così, è infatti un tema che viene spesso utilizzato anche oltre misura.
Certo, si può essere contrari ad un’attività del genere, ma in ogni caso il piano faunistico è uno strumento necessario, è forse il più importante, come ricordava Giancarli, per la pianificazione faunistica in un territorio come il nostro. E’ uno strumento di conoscenza che viene messo a disposizione degli enti pubblici per fare in modo che il concetto di biodiversità rappresenti davvero un lavoro di conoscenza e di gestione corretta della relazione tra agricoltura, ambiente e fauna.
In questi anni chi conosce un po’ la materia si è reso conto che le catene alimentari, le nostre nicchie ecologiche sono completamente cambiate, alcune specie di selvatici si incrementano mentre altre diminuiscono.
Quindi oggi avere uno strumento di pianificazione è assolutamente necessario, soprattutto per addivenire ad una buona gestione e ad un giusto prelievo.
L’atto è dunque tornato in Aula quasi subito dopo la ripresa legislativa, di questo sono soddisfatto. Ora non faccio più parte della III Commissione, ma qualche anno fa ci ho lavorato molto insieme all’Assessore e agli altri Consiglieri.
Abbiamo anche evitato di fare un ulteriore lungo percorso di consultazioni perché si è dato atto che poco era cambiato.
Sicché votarlo oggi è molto importante perché, ripeto, è uno strumento utilissimo per la gestione del territorio ai fini faunistico-venatori, e che metteremo a disposizione di quelle istituzioni che ne hanno la competenza diretta, quindi in modo particolare delle Province.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pieroni.
Moreno PIERONI. Anch’io voterò favorevolmente su questo atto di pianificazione faunistico-venatoria presentato dalla Giunta e definito dalla Commissione.
Lo ritengo un passaggio importante per dare un nuovo slancio alle Marche per il settore faunistico-venatorio. E’ un atto molto atteso dalle associazioni di categoria, dal mondo venatorio e non, in quanto riequilibra dopo alcuni anni il sistema faunistico venatorio come pure quello agricolo.
Per chi come me ha vissuto esperienze da Assessore alla caccia – ossia quando ero alla Provincia di Ancona il cui Presidente era Giancarli –, e quindi ha avuto modo di apprezzare e anche di condividere le attenzioni che il mondo venatorio metteva, come mette ancor oggi, all’ambiente nella sua complessità, le riflessioni del Consigliere Binci lasciano molto, molto perplessi, è una retro cultura che in alcuni di noi sembra essere ancora presente.
Sicuramente in tutte le grandi associazioni c’è chi crea delle criticità, allora forse accade anche nel mondo venatorio, ma in ogni caso il mondo venatorio ha dato e dà sicuramente delle risposte in termini di contributo positivo per un percorso che serve a valorizzare l’ambiente marchigiano.
Vorrei allora fare una riflessione che potrebbe anche creare del disagio a qualcuno. Pensando ad esempio al Parco del Conero, dico che non è possibile, come ricordava anche il Consigliere Giancarli, che in questo territorio ci sia una così alta presenza di ungulati, al di là di come ci sono arrivati ecc.. Non è possibile! Ed il Parco del Conero, rispetto ad altri parchi delle Marche, ha dimensioni limitate, quindi sicuramente questi ungulati creano una grande criticità.
Vogliamo allora cominciare a dare degli input al Parco affinché condivida, insieme alle Istituzioni preposte, in particolare la Provincia, un percorso chiaro verso una rivisitazione delle criticità che appunto gli ungulati creano al suo interno. Che sono criticità non soltanto ambientali ma anche di carattere economico; ad esempio vengono causati danni agli agricoltori, o magari c’è chi a causa di questo ha incidenti stradali ecc., quindi può diventare un costo molto, molto importante.
Un’altra riflessione sempre per quanto riguarda il Parco del Conero è in merito alla presenza in questa zona di un numero elevatissimo e non più controllato, anche per i rinsanguamenti, delle lepri e dei fagiani.
Sicché, magari il prossimo anno, dovremmo valutare tutta una serie di opportunità e fare ulteriori considerazioni. Tenendo conto che i rinsanguamenti devono essere fatti, ossia devono essere fatti dei prelievi e delle catture, controllati da chi ha la competenza, per permettere intanto di riavere una popolazione sempre più autoctona e con pochissime malattie, poi per riportare questi animali all’interno del territorio della provincia di Ancona e delle Marche, in modo si possano fare dei rinsanguamenti molto importanti.
Dovremmo quindi fare una riflessione di prospettiva. Ed io oggi ho enunciato delle mie preoccupazioni, ma maggiormente la preoccupazione è quando alcuni Consiglieri fanno, a mio avviso, interventi di retroguardia culturale, che sicuramente non giova al giusto rispetto che tutti noi dobbiamo avere sia dell’ambiente come di tutto il mondo venatorio.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.
Fabio BADIALI. Gli interventi che mi hanno preceduto hanno colto appieno l’importanza di questo atto che andiamo ad approvare. Ho comunque voluto prendere la parola per mettere in evidenza il lavoro svolto in maniera proficua fra maggioranza e l’opposizione su un atto così importante che riguarda i criteri e gli indirizzi per la pianificazione faunistico-venatoria.
E’ un atto forse anche di troppe pagine, è complesso nella lettura, però individua quelle particolarità necessarie a gestire al meglio e a pianificare la caccia e l’aspetto faunistico, inoltre dà indirizzi alle Province per come gestire, appunto, i territori provinciali.
All’interno vengono trattati molti argomenti in maniera sintetica e chiara, sono aggiornati – l’ultimo piano risale infatti al 2003 – e soprattutto sono applicabili quelle norme che servono per gestire al meglio e per pianificare.
La legge regionale n. 7/1995 sulla caccia ha come titolo “Norme per la protezione della fauna selvatica, per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria”. Questi termini vengono usati proprio per dire che non si vuole disciplinare una caccia accanita e neppure viceversa, quanto invece l’equilibrio. Perché il mondo, per fortuna, se riusciamo a gestirlo in maniera equa e giusta rimane in un equilibrio corretto. Quindi anche per quanto riguarda la caccia se ad esempio c’è un accanimento verso i cacciatori è un modo sbagliato di approcciarsi, è un metodo vecchio. Tutti sappiamo che la caccia esiste da quando c’è l’uomo, da quando c’è il mondo, e sempre ci sarà, e ci dovrà essere per mantenere quel giusto equilibrio.
I cinghiali ad esempio per la nostra regione sono diventati un problema serio, lo sono per le coltivazioni, per i cittadini che vanno in giro per le strade. Quindi bisogna riportare questa specie di ungulati ad un equilibrio giusto, sicché all’interno delle zone vocate, come la provincia di Ancona, la gola della Rossa, i Sibillini, e non nelle parti dove c’è un agricoltura florida e fiorente.
E questo, peraltro, non può essere messo nel piano faunistico-venatorio, ma sarà inserito nella legge 7 con degli appositi regolamenti sull’abbattimento e sull’estirpazione dei cinghiali nei luoghi dove non possono stare.
Un aspetto importante previsto in questo piano è che entro il 2012 devono esserci animali di produzione propria – come diceva prima il Consigliere Giancarli – come lepri, fagiani. Ossia questi animali non possono essere più acquistati fuori perché ciò produce sperpero di denaro. Inoltre non sono animali autoctoni del nostro territorio, per cui sarebbe sbagliato metterceli, perché poi qualsiasi cacciatore potrebbe abbatterli oppure qualsiasi camion potrebbe investirli proprio perché non sono così abituati a vivere in questi territori.
Le particolarità che sono in questo piano non sono sufficienti a dire che i problemi sono stati risolti, perché poi dobbiamo guardare anche alla modifica della legge 7. Un a proposta che la Giunta regionale ha già preparato, e che è il testo su cui abbiamo lavorato fino a compimento in terza Commissione nella scorsa legislatura, ma che poi per vari motivi non è più andato in Aula. Ora questa proposta deve riprendere il suo iter, presentazione da parte della Giunta, poi in Commissione e nei vari organismi, infine ritornare in Aula per l’approvazione. Speriamo di farcela entro settembre, in modo da avere sia il piano che la legge 7 modificata alle nuove esigenze. Affinché appunto si riesca a dare una risposta seria e concreta agli agricoltori e a tutto il mondo ambientalista, come pure una prospettiva seria e credibile ai cacciatori. Ossia a quelle persone, i cacciatori, che non possono essere sempre accusati di vandalismo, perché essi svolgono lo sport più antico del mondo, uno sport dunque che con certe regole o leggi va tutelato e salvaguardato.
Ripeto, penso che entro il mese di settembre riusciremo anche ad approvare questa legge importante affinché si possa andare finalmente a dirimere le controversie ancora in atto.
PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento passiamo alla votazione.
E’ stato presentato un emendamento a firma del Consigliere Binci:
“A pag. 300 dopo le parole ‘Osservatorio faunistico regionale’ aggiungere il seguente punto: ‘Associazioni ambientaliste riconosciute a livello nazionale’ “.
Ha chiesto la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Con questo emendamento si vogliono inserire le associazioni ambientaliste riconosciute a livello nazionale all’interno del gruppo di enti che a loro volta sono all’interno della VAS – ovvero la Valutazione ambientale strategica che valuta i piani e i programmi –, affinché possano partecipare anch’esse ad una valutazione sull’impatto. Certamente nella legge si parla di enti, allora in questo caso potrebbero essere considerate enti di rappresentanza.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Il suo emendamento, Consigliere, Binci, propone una componente, quindi potremmo proporne anche altre di componenti! Ma al di là questo sono contrario, perché se date un’occhiata a pag. 300 alla composizione di questo organismo VAS vedrete che le varie componenti sono largamente rappresentate tutte nell’Osservatorio faunistico, da un lato, e c’è una chiara cultura ambientalista anche in quelle che compongono di fatto la VAS.
Quindi penso sarebbe troppo, perché l’Osservatorio faunistico contiene già ambientalisti, componenti agricole e venatorie. Sarebbe una componente in più che non avrebbe senso.
PRESIDENTE. (…) Prego, Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Da un confronto con gli uffici, che ho avuto modo di fare solo adesso, i soggetti competenti in materia ambientale sono definiti, all’interno della Valutazione di impatto strategica dei piani e programmi, pubbliche amministrazioni ed enti pubblici. Quindi non possono essere ricomprese quelle associazioni che sono, a detta degli uffici, comunque chiamate nella conferenza dei servizi.
PRESIDENTE. Quindi, Consigliere, ritira l’emendamento. Bene, allora passiamo alla votazione del coordinamento…(…) Consigliere Binci, si è dimenticato di dire qualcosa? (…) Non ho capito, Consigliere, accenda il microfono!
Massimo BINCI. Presidente, vorrei intervenire per dichiarazione di voto sull’atto.
PRESIDENTE. Bene, non avevo capito. Prego, ne ha facoltà.
Massimo BINCI. Dopo i quattro-cinque interventi di fans pro-caccia mi sento…(…) Sì, mi viene da ridere perché di fatto nella passata legislatura ci siamo confrontati per un anno ed ora c’è un rimando negli interventi alla necessità di modifica della legge sulla caccia.
Allora a questo punto mi sento anche di dover fare un intervento demagogico. In questo momento di difficoltà dei vari settori economici e della società tutta l’importante è tutelare le micro lobby elettorali. E ognuno certamente ha le sue. Mi fa piacere che ci sia uno sforzo così congiunto di gran parte dei rappresentanti della maggioranza nel dire che la priorità per settembre sarà la legge sulla caccia (!)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro per dichiarazione di voto..
Giacomo BUGARO. Il Consigliere Binci ha parlato di fans della caccia della maggioranza, allora io dico che ce n’è pure qualcuno della minoranza!
Voglio infatti ricordare, a chi interviene non conoscendo le cifre, che in un momento di così grave difficoltà economica il settore della caccia muove qualcosa come 3 miliardi di euro di interessi e assorbe un qualcosa come 200 mila impiegati e lavoratori. Quindi se diamo risalto, giustamente, ai lavoratori della Fincantieri dovremmo darne altrettanto a quelli di altri comparti, per cui anche a chi interviene nell’indotto che muove la caccia.
Ora non ne abbiamo più neppure il tempo ma voglio sinteticamente dire che il rapporto che c’è della caccia con il nostro territorio non è solo culturale, ma riguarda anche ciò che interviene, appunto grazie alla caccia, nell’equilibrio venatorio e nell’equilibrio dell’avifauna selvatica in relazione al mondo dell’agricoltura. Se non ci fosse la caccia probabilmente avremmo dei danni ben maggiori di quelli ora citati in quest’Aula.
Voglio anche sollecitare un ulteriore aspetto. L’Unione europea spesso fa dei danni, ma ogni tanto qualcosa di buono riesce a partorire. L’avifauna selvatica rispetto a cinquanta anni fa è superiore, però poi non viene più dalle nostre parti perché…(…) No, Consigliere Binci, non è perché gli spariamo, il cosiddetto mal del piombo è l’ultimo dei motivi della mancanza di avifauna selvatica, il problema è l’antropizzazione del territorio.
Allora chi fa ambientalismo dovrebbe avere una visione un po’ più larga. E qui i primi ambientalisti sono proprio i cacciatori! (…) Consigliere Binci, per cortesia, non faccia il controcanto, parliamo uno per volta, quando parla lei, spesso in maniera anche discutibile, io l’ascolto con molta attenzione e a volte la sopporto anche! Quindi abbia la bontà e l’educazione di non fare il controcanto ai colleghi Consiglieri che di volta in volta intervengono.
Dicevo, il problema qual è? E’ che il nostro territorio non crea più le condizioni di habitat per far risiedere e svernare qui gli animali.
Ora c’è questa grande moda del fotovoltaico, i Comuni lo autorizzano in larghi settori delle nostre campagne, guardate, però, che con questa formula andremo a snaturare non solo l’impatto ambientale ed estetico delle nostre campagne, ma elimineremo totalmente la presenza degli animali migratori. E lo stesso discorso vale per le pale eoliche. Ad esempio la nostra nazione era famosa per lo svernamento dei turbidi, ebbene, il montaggio di pale eoliche nel nord Europa ha modificato di questi uccelli le rotte migratorie.
Di cosa vogliamo parlare! L’ambientalismo è di questi problemi che dovrebbe occuparsi di! E, ripeto, il cosiddetto mal del piombo è l’ultimo dei problemi! I cacciatori per quanto si potranno sforzare nello sparare non potranno mai intaccare le specie. Tra l’altro quelle protette sono state già eliminate dalle facoltà venatorie. Se ad esempio avete occasione di andare laddove il territorio è rimasto integro nella sua rappresentazione naturale, troverete una quantità di animali che impediscono attività quali l’agricoltura. Ci sono nazioni come l’Argentina dove addirittura i governi sono costretti ad affittare degli aerei per modificare le rotte di migrazione, altrimenti ci sarebbe una distruzione totale, in quei luoghi sarebbero impossibilitati a coltivare.
L’ambientalismo ha fatto sì che in alcune nostre regioni dove c’era un corretto rapporto, mi riferisco ad esempio alle zone umide del Veneto, poi la salvaguardia per lunghi anni della specie del colmurano ha fatto sì che questa popolazione nociva – predatoria, mi direbbero i tecnici – si sia decuplicata, andando così a distruggere l’habitat per gli anatidi. E questo è dovuto soltanto all’ambientalismo! Per gli ambientalisti l’importante è dire no in maniera demagogica e populista, senza sapere neppure di che cosa si parla. Questa è la verità!
Per l’avifauna stanziale non c’è problema, quella si può riprodurre perché sono dei gallinacei, quindi sono come le galline, ossia, tante se ne consumano e tante se ne possono riprodurre, ma per quella migratoria il problema c’è.
Stiamo distruggendo il nostro territorio!
La Giunta regionale ha prodotto pochi mesi fa una cartina colorando in diversi modi l’azione rapace – quella sì! – dell’uomo sul territorio. Se andate inoltre a vedere lo sviluppo delle nostre città dal punto di vista edilizio vi renderete conto di che danni stiamo provocando alle nostre campagne. Quello è il vero grande problema! Dunque è lì che ci dovremmo concentrare.
Per cui sollecito la Giunta regionale a fare un’attenta legge di programmazione territoriale – manca infatti una legge sull’edilizia – affinché ogni singolo comune non sia un cane sciolto che possa farsi il piano regolatore a seconda dei desiderata dei potentati locali, ma che ci sia un’integrazione vera delle esigenze di questa nostra regione. Ovvero che ci possa essere una pianificazione urbanistica reale e concreta, che sappia coniugare lo sviluppo edilizio con il mantenimento dell’habitat e del nostro territorio.
PRESIDENTE. (…) No, Consigliere Binci, lei è già intervenuto, peraltro così facendo si potrebbe innescare una reazione a catena che non va bene.
Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.
Raffaele BUCCIARELLI. Stiamo discutendo di un atto di programmazione dell’attività venatoria, e anche dell’uso del territorio a questo fine, che coinvolge l’autogoverno da parte delle associazioni venatorie e non solo.
Quindi io voterò a favore ma non con le motivazioni addotte dal Consigliere Bulgaro, e non voterò contro perché non condivido neppure le motivazioni del Consigliere Binci.
Non c’è bisogno di pasdaran, cioè di radicalismo né da una parte né dall’altra.
Peraltro qui stiamo parlando della legge sulla caccia, che è uno strumento equilibrato, di cui da tempo se ne avvertiva il bisogno, intorno al quale c’è un largo consenso. Quindi, ripeto, voterò favorevolmente.
PRESIDENTE. Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di atto amministrativo n. 3. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Chiedo ora all’Aula di proseguire i lavori senza interruzione, vorrei che approvassimo i punti 4) e 5) che riguardano due proposte di atto amministrativo, come il punto 6) sulla nomina. Se invece non siete d’accordo fatemi un cenno così porrò in votazione questa mia proposta. (…) Bene, allora proseguiamo.
Proposta di atto amministrativo n. 5
della Giunta Regionale
“Piano per le attività cinematografiche anno 2010 – Legge regionale 31 marzo 2009, n. 7”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 5 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Giorgi.
Paola GIORGI. Questo piano per le attività cinematografiche è l’atto attuativo dell’articolo 3 della legge 7 del 2009 per il sostegno del cinema e audiovisivo. E’ un piano che individua azioni per promuovere e sostenere le attività cinematografiche, audiovisive e multimediali. Ci sono azioni che oltre ad avere una valenza culturale hanno anche una valenza sociale ed economica.
Per ben capire il piano che si propone per l’anno 2010 è bene analizzare quali siano state le azioni promosse e portate avanti nel 2009 e quali riscontri hanno avuto.
Nel 2009 per la prima volta sono stati riversati sul territorio regionale 100 mila euro finalizzati direttamente alle sale dei piccoli comuni. Sono state finanziate ben 35 sale. Da questa azione si capisce subito la valenza sociale. Perché nei piccoli comuni c’è sempre, soprattutto oggi, il pericolo di un depauperamento e soprattutto un rischio di coesione sociale. Quindi un cinema ha sicuramente una grande valenza aggregativa. E’ un’azione molto importante che nel piano 2010 viene addirittura incrementata.
Nel 2009 a questo intervento se ne è affiancato un altro, che non è previsto in questo atto ma è importante ricordarlo. Ossia, sono stati riversati altri 290 mila euro da fondi FERS, quindi fondi europei, per investimenti di risparmio energetico e utilizzo di energie rinnovabili delle piccole e medie imprese nel settore cultura. Ne hanno usufruito due multisale e un cinema parrocchiale.
Inoltre ci sono stati diversi investimenti per quanto riguarda la promozione di rassegne e festival. Mi preme ricordare i quattro che sono stati finanziati, perché hanno un valore e un riconoscimento nazionale ed internazionale importante.
In primis la Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro, una mostra nata nel 1965 che per anzianità è seconda solo alla Mostra cinematografica di Venezia. È riconosciuta dal Ministero e quindi ha un grande valore nazionale e internazionale.
Poi c’è la Rassegna del documentario Libero Bizzarri, con sede a San Benedetto, che promuove la diffusione del documentario d’autore, anche questa riconosciuta dal Ministero.
C’è inoltre un circuito regionale che si chiama Cinemania, promosso dall’Agis (Associazione generale italiana spettacolo) che soprattutto promuove registi e filmmaker marchigiani, ed affianca questa azione con un’altra di promozione e formazione, attraverso Agis scuola, di un giovane pubblico.
L’altro circuito finanziato è quello regionale “Sentieri di cinema” che promuove una serie di rassegne territoriali che portano al pubblico non solo i grandi film ma anche film che hanno ricevuto premi della critica. E’ una programmazione cinematografica più d’essai, quindi diversa da quella a cui siamo abituati a vedere nelle multisale.
Il piano 2009 ha previsto anche degli investimenti per la Mediateca delle Marche.
Inoltre nel 2009 è stata istituita un’altra azione ancora in divenire, non è terminata, è importantissima per la produzione, per la valorizzazione e per la promozione turistica della nostra regione, la Marche film commission.
Un altro elemento importante per capire bene quali sono le proposte per il piano 2010, sono i dati delle presenze del pubblico e degli incassi nell’attività cinematografica nel 2008 e 2009.
Dal 2008 c’è stato un incremento di pubblico di 109 mila unità, e soprattutto c’è stato un incremento delle sale aperte, sono infatti state aperte 7 nuove sale con 1.529 posti.
Però un altro dato che ci viene fornito dall’Anec, che è l’associazione nazionale esercenti cinematografici, che praticamente è una parte dell’Agis, ci dice che a livello nazionale sono stati chiusi nelle città italiane 750 schermi, sono soprattutto mono sale, quindi si è verificato per lo più nelle comunità più piccole.
E questo è un elemento che nell’attuare il piano del 2010 abbiamo tenuto in considerazione.
Nel piano 2010 rispetto al piano 2009 c’è stato un incremento dello stanziamento che passa da 277 mila euro a 350 mila euro.
Le azioni sono diverse, vengono portate avanti attraverso dei bandi. I criteri dei bandi, come elemento di valutazione, hanno principalmente l’innovazione, la valorizzazione culturale e turistica del nostro territorio, inoltre azioni volte alla formazione, alla valorizzazione di quel pubblico giovane che si accinge a produrre attività cinematografica.
Le azioni sono: sostegno ai circuiti e alle rassegne cinematografiche di rilievo regionale per uno stanziamento di 60 mila euro; sostegno a soggetti che senza finalità di lucro realizzano con stabilità festival, rassegne e premi di carattere nazionale e internazionale, che stabilmente si svolgono nel territorio regionale, 95 mila euro; sostegno ai progetti alle associazioni di settori, 25 mila euro. L’anno scorso non c’era un bando per questa azione, veniva valutato il progetto, quest’anno invece c’è il bando. Inoltre rimane sempre il sostegno all’attività della Mediateca regionale delle Marche per l’attività istituzionale, con uno stanziamento di 20 mila euro.
Per quanto riguarda il sostegno all’attività delle sale cinematografiche autorizzate al pubblico esercizio in Commissione abbiamo voluto fare un emendamento per variare i criteri e valorizzare i piccoli comuni. Nel senso che la localizzazione in comuni fino a 5.000 abitanti produce un punteggio massimo che va via via decrescendo per i comuni tra i 5.000 e i 15.000, per i comuni tra 15.000 e 40.000 e per i comuni oltre i 40 mila abitanti.
Un altro criterio di valutazione importante è la localizzazione urbana. Vengono premiate le monosale o plurisale fino a 500 posti totali.
Quindi una serie di azioni che se vogliamo vanno contro la crescita e diffusione sul territorio delle multisale, che non hanno sicuramente un grande valore sociale, per andare invece a proteggere, a sviluppare, incrementare la presenza delle sale nei piccoli comuni.
Per quanto riguarda la film commission si è voluto valorizzare la parte della produzione. Perché nel primo anno si è un po’ tentato di organizzare la film commission, mentre nel piano 2010 viene previsto un bando proprio per la produzione cinematografica con un’attenzione particolarmente rivolta ai cortometraggi. I cortometraggi sono sicuramente la porta d’ingresso per il cinema e quindi è importante valorizzarli.
Ripeto, sono degli investimenti che oltre ad avere una grande valenza culturale hanno sicuramente, per quello che vi ho detto, una grande valenza economica, ma principalmente hanno una grande funzione sociale.
PRESIDENTE. La relatrice di minoranza Consigliera Romagnoli non è presente in quanto ha chiesto congedo. Do quindi la parola al Consigliere Massi.
Francesco MASSI. In questi anni in Commissione insieme alla collega Romagnoli è stata più volte esaminata la potenzialità di questo provvedimento e di questa programmazione. Abbiamo convenuto, anche insieme ai colleghi di maggioranza, su alcune modifiche da apportare nel tempo.
La cosa più importante che vogliamo portare alla condivisione di tutti è il concetto di “non solo multisala”, senza certamente avere pregiudiziali verso questa importante attività economica. “Non solo multisala” significa non perdere quel patrimonio di piccole sale, che il più delle volte sono nei piccoli paesi, che hanno veramente l’obiettivo di una coesione e di una convergenza sociale soprattutto in certi mesi dell’anno, ad esempio quelli invernali. Lo stesso obiettivo lo hanno anche le sale parrocchiali. Quindi si attiva la competizione anche alle sale parrocchiali affinché siano sempre più accoglienti e strutturate.
Quindi una spinta alla qualità competitiva delle sale è uno degli obiettivi raggiunti da questo atto.
Due soli rilievi, seppure mi renda conto che farlo adesso potrebbe sembrare voler fare demagogia.
I fondi per un’attività di sostegno e di incentivazione a questa attività sono certamente pochi. Pensate a chi deve aprire una nuova attività, è sempre più difficile.
L’altra cosa che vorrei rimarcare anche per i colleghi della maggioranza, è che occorre un’attenzione particolare all’attività della film commission. Ma non perché la film commission sbaglia quando accoglie e sostiene i progetti, ma perché credo sia da incentivare maggiormente un’attenzione verso nuovi registi e nuove produzioni.
C’è ad esempio un lavoro su Enrico Mattei – ora non c’è il Presidente Spacca, ma credo che per vicinanza geografica dovrebbe cogliere –, fatto dal regista Felicetti, che merita di essere valutato dalla film commission. Poi ci sono anche altri lavori in itinere.
Non so quale sia il meccanismo, peraltro l’ingerenza politica in una Commissione tecnica non mi piace, ma che la film commission debba aprirsi di più a queste nuove produzioni, che evidenziano anche l’ingegno e la creatività dei nostri registi sul territorio, credo sia opportuno e quindi che vada fatto uno sforzo.
Noi pertanto siamo sostanzialmente favorevoli, ma per incoraggiare in futuro questa programmazione e questo intervento a sostegno del settore, ci vorrebbero più fondi, seppure mi renda conto, ripeto, del momento particolare. Pertanto, visto che non lo diciamo per demagogia, daremo, come abbiamo fatto anche in Commissione, un voto di astensione costruttiva.
PRESIDENTE. Se non ci sono richieste di intervento passiamo alla votazione.
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di atto amministrativo n. 5. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di atto amministrativo n. 9
della Giunta regionale
“Programma degli interventi per l’anno 2010. Criteri e modalità per la concessione dei contributi ai sensi dell’articolo 2 della legge regionale 6 agosto 1997, n. 51 “Norme per il sostegno dell’informazione e dell’editoria locale”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 9 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Ortenzi.
Rosalba ORTENZI. Questa proposta stabilisce i criteri, le modalità, le procedure per la concessione e la liquidazione dei contributi indicati alla l.r. 51/1997, al fine di promuovere la più ampia partecipazione alle scelte dell’Amministrazione regionale ed una più facile conoscenza degli atti e dei programmi della Regione stessa da parte dei cittadini.
Con questa proposta si intendono inoltre valorizzare le iniziative editoriali che si sviluppano a livello regionale, sempre in attuazione della l.r. 51/1997.
L’atto riproduce gli interventi del precedente programma, essendosi tutti rivelati efficaci.
In particolare è prevista la concessione di contributi a soggetti operanti in ambito regionale che svolgono attività di informazione televisiva, radiofonica ed editoriale per iniziative rivolte: alla promozione dell’immagine della Regione, in connessione con gli interventi di settore; alla diffusione della cultura regionale e alla divulgazione di notizie relative alle azioni regionali; alla sensibilizzazione dei cittadini sui temi di comportamento civico, sociale ed economico; alla realizzazione di strumenti informativi di rilevante interesse per le Marche.
Sono inoltre previsti contributi destinati agli stessi soggetti per investimenti rivolti all’innovazione e all’istallazione degli impianti.
Rispetto all’anno precedente è previsto il finanziamento di un nuovo intervento per l’adeguamento degli impianti al digitale.
Complessivamente la spesa prevista è di euro 210.918,96 (una somma maggiore rispetto a quella stanziata l’anno precedente pari a circa 197.000,00 euro).
La Commissione ha introdotto alcune modifiche volte ad armonizzare il Programma con la normativa vigente e a favorire il migliore esercizio dei poteri di indirizzo e controllo assembleari, soprattutto per sostenere l’attività dei giovani marchigiani e per consentire la copertura radioelettrica di tutto il territorio regionale.
In particolare è stato reintrodotto il finanziamento per l’acquisto di volumi e riviste di rilevante interesse culturale per le Marche da destinare alla dotazione delle biblioteche marchigiane, individuando la relativa procedura e stabilendo una priorità nell’assegnazione dei contributi ai testi dei giovani autori.
Sono state poi introdotte disposizioni volte ad assicurare la conformità del Piano all’ordinamento comunitario e all’Assemblea in ordine alle più rilevanti modalità attuative del Piano (variazione nell’assegnazione dei finanziamenti).
La Commissione ha inoltre ritenuto di individuare un nuovo intervento da finanziare al fine di assicurare la copertura radioelettrica di tutto il territorio regionale, prevedendo il finanziamento di interventi relativi all’istallazione di reti via cavo per la ripetizione simultanea di programmi diffusi in ambito nazionale e locale in zone non servite.
Un’altra importante è stata quella di prevedere tra le priorità di finanziamento degli interventi in favore dell’editoria e delle emittenti radiofoniche e televisive anche il fatto che queste ultime attivino contratti di stage a favore di giovani.
Quindi sulla scia di quanto diceva la collega Giorgi per il cinema, anche per le norme a sostegno dell’editoria locale una via prioritaria è stata data alla possibilità che i giovani si attivino anche in queste performance particolari.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Massi.
Francesco MASSI. In Commissione abbiamo condiviso questo atto dove, tra l’altro, è stato recepito anche un nostro emendamento, quello relativo al maggiore sostegno alle emittenti e redazioni che decidano di far lavorare al proprio interno giovani stagisti…(…), sì, anche a livello gratuito, ma siete comunque tutti coscienti quanto sia difficile per un giovane che voglia intraprendere l’attività giornalistica poter collaborare con una redazione. Quindi diamo la possibilità di farlo anche a costo zero premiando quelle redazioni che si faranno carico di questo lavoro.
E’ un lavoro formativo per il quale, ripeto, il giovane non riceve niente, in ogni caso, onde evitare azioni di sfruttamento, abbiamo fissato un periodo massimo. Mi pare che su questo siamo stati tutti d’accordo.
Poi abbiamo posto anche un altro problema, che non è recepito nell’atto perché tecnicamente non era possibile, sul quale però invito i colleghi a ragionare, e che riguarda la difesa territoriale delle redazioni e emittenti che lavorano nell’entroterra.
C’è il caso di una emittente storica degli anni settanta nella media collina del fermano, Radio Out, che pur stando in un piccolissimo paese acquisisce ancora oggi tanta pubblicità, ma perché ha cominciato prima, perché ha speso un nome che allora era alla ribalta nazionale, quindi per questa trovare pubblicità può essere più semplice. Avere invece una redazione nell’entroterra, ma non avere attorno aziende e attività professionali è molto più difficile.
Ecco, in questo atto l’incentivo a chi lavora a una redazione nell’entroterra non c’è, il modo dovremmo studiarlo.
Noi voteremo a favore di questo atto perché ne condividiamo l’impianto, però dobbiamo assolutamente studiare il modo per incentivare chi fa giornalismo, chi fa informazione nelle zone più disagiate, perché non è alla pari, senza fare campanilismo, di chi sta sulla costa oppure nelle grandi città dove ci sono attività e potenzialità diverse per la pubblicità. Perché purtroppo, al di là di questo misero contributo che diamo, l’unica linfa è proprio la pubblicità.
Quindi fin dai prossimi giorni dobbiamo assolutamente trovare una soluzione tecnica, quindi dando una programmazione migliore per questi incentivi.
PRESIDENTE. Se non ci sono richieste di intervento passiamo alla votazione.
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di atto amministrativo n. 9. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Nomina di cinque Consiglieri regionali nel Comitato di indirizzo dell’Osservatorio regionale per le politiche integrate di sicurezza – (l.r. 24 luglio 2002, n. 11, articolo 3, comma 3, lettera a)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina di cinque Consiglieri regionali nel Comitato di indirizzo dell’Osservatorio regionale per le politiche integrate di sicurezza. Il voto è limitato a tre.
Prego distribuire le schede.
(Segue votazione)
PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 35, schede bianche n. 1, schede nulle nessuna, schede valide n. 34. Hanno ricevuto voti: Enzo Marangoni 12, Enzo Giancarli 12, Fabio Badiali 11, Daniele Silvetti 11, Maura Malaspina 7, Paolo Perazzoli 5, Angelo Sciapichetti 5, Rosalba Ortenzi 4, Luca Acacia Scarpetti 3, Gianluca Busilacchi 3, Massimo Binci 2, Valeriano Camela 2, Francesco Comi 2, Mirco Ricci 2, Paolo Eusebi 2.
Proclamo quindi eletti quali componenti nel Comitato di indirizzo dell’Osservatorio regionale per le politiche integrate di sicurezza i Consiglieri Marangoni, Giancarli, Badiali, Silvetti, Malaspina.
Ha chiesto la parola il Consigliere Trenta. Ne ha facoltà.
Umberto TRENTA. Presidente, ci doveva essere il voto che io mi sono dato, ma non è stato nominato.
PRESIDENTE. Consigliere, lo verifichiamo subito. (…) Prego, parli pure.
Umberto TRENTA. Presidente, per disciplina di Gruppo ritiro la richiesta di verifica.
PRESIDENTE. Bene, Consigliere, ma io il controllo farò comunque, a me il Capogruppo non può dire niente, per verificare se magari può essersi anche confuso, anziché votare il suo nome ne ha votato un altro.
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 14,35
La seduta inizia alle ore 9,45
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
PRESIDENTE. Buongiorno, diamo inizio, così come concordato con la rappresentanza della Fincantieri nella seduta scorsa, a questa seduta aperta dell’Assemblea legislativa regionale. Si era deciso di dedicare una parte della giornata alla trattazione di un tema di particolare importanza per la sua gravità, ci sono centinaia e centinaia di nostri corregionali che rischiano il posto di lavoro.
Ritengo dovremmo dedicare a questa vicenda, per quanto sarà nelle possibilità di ognuno, tutte le nostre risorse, cioè anche per l’importanza che il settore riveste per l’intera economia della regione.
Una settimana fa, come dicevo, si è concordato di fare una seduta assembleare aperta monografica, per la quale è stato comunque stabilito un tempo, perché successivamente l’Assemblea legislativa dovrà proseguire con altri punti all’ordine del giorno, quindi suggerisco di contenere gli interventi, che verranno svolti per arricchire il dibattito, entro i cinque minuti.
A nome mio personale, ma credo di interpretare il sentimento di tutta l’Assemblea legislativa, porgo un saluto ai lavoratori della Fincantieri, do a tutti il benvenuto nella nostra Aula assembleare. Così come saluto le rappresentanze sindacali e tutti coloro che vorranno partecipare al dibattito.
Do subito la parola all’Assessore al lavoro della Regione Marche Marco Luchetti.
Marco LUCHETTI. Grazie, signor Presidente. Un saluto ai Consiglieri e a tutti i lavoratori della Fincantieri, alle organizzazioni sindacali, a tutte le autorità presenti – vedo qui l’on. Favia –.
Questa mattina l’Assemblea legislativa regionale con questa seduta aperta vuole rappresentare una situazione delicata, seppure concentreremo la nostra attenzione sulla Fincantieri a cui si vuole dare un segno di attenzione per questa dura realtà che sta vivendo. Ovvero, la nostra regione dal dopoguerra in avanti non ha mai sofferto la disoccupazione, certo, ci sono state alcune crisi specifiche però riassorbite nel giro di breve tempo, ma mai avevamo incontrato difficoltà come in questo periodo.
Siamo al 6,6% di disoccupazione, anche ieri abbiamo letto sui giornali di un altro accordo con un’importante azienda marchigiana, l’Elica, si parla di altri 198 esuberi; pensate cosa può avvenire dentro una famiglia quando a cinquant'anni anni si viene definito “esubero”.
Ebbene, nonostante questo tasso di disoccupazione sia più basso della media del Paese, questa realtà è sicuramente inedita, essa rischia di scardinare una coesione sociale che fino ad oggi ha tenuto la nostra comunità marchigiana, una coesione sociale che ha fatto soprattutto del lavoro l’elemento essenziale di crescita, di sviluppo, di promozione.
La nostra tradizione marchigiana parte proprio da questo. Tant’è che anche i nostri concittadini emigrati ricordano come nel nostro territorio il lavoro era a fondamento della promozione e dell’emancipazione delle persone, oltre che traguardo assegnato ai figli come obiettivo, come momento di crescita e di emancipazione personale.
Oggi il lavoro non è più considerato tale, pur rimanendo al centro della vita di ciascuno, mentre in passato il lavoro era il riferimento essenziale di tutta la vita della persona. Oggi lo stiamo interpretando in modo diverso, quindi anche ai nostri giovani probabilmente lanciamo messaggi un po’ diversi dalla nostra tradizione marchigiana.
Oggi i nostri giovani si trovano parecchio in difficoltà. Proprio ieri a seguito di un’analisi del mercato del lavoro, fatta attraverso i dati dell’Osservatorio, ci siamo accorti che nella nostra comunità sono soprattutto i giovani che stanno soffrendo maggiormente la disoccupazione.
C’è in ogni caso, dicevo, una cultura diversa rispetto al lavoro – tant’è che abbiamo 140 mila emigrati nella nostra regione – che ci consente di riflettere su una considerazione fondamentale, cioè quella di ritornare a discutere del lavoro, a fare cultura del lavoro, perché comunque il lavoro rimane la prospettiva di ciascuno.
Ecco quindi che nella nostra comunità dobbiamo lavorare intensamente per riportare a tutti questo messaggio. E soprattutto lo dobbiamo fare nei confronti dei più giovani, a cominciare dall’educazione, dalle scuole, per tentare di far capire che il lavoro è una condizione essenziale della vita di ciascuno e che pertanto va assunto con la dignità che gli spetta e che deve essere rispettata da parte di tutti.
Io non ho dubbio alcuno di considerare questo elemento fondativo della nostra comunità. Di ciò ne sono a dimostrazione gli sforzi che si stanno facendo nella nostra realtà regionale. Una realtà caratterizzata da una fortissima imprenditorialità, anche di piccole dimensioni, pensate che la nostra regione è la più artigiana d’Italia, abbiamo 60 mila imprese artigiane. E vi posso assicurare con tranquillità e certezza che questa cultura del lavoro è entrata anche in queste piccole imprese, tant’è che molti imprenditori in questo momento stanno facendo del tutto per tenersi nelle loro botteghe artigiane i lavoratori.
Certamente è vero che qua e là ci sono anche forme di convenienza e di strumentalizzazione, ma vi assicuro che nella piccola impresa c’è la convinzione che occorre fare riferimento al lavoro come elemento fondamentale. Nella grande impresa, invece, c’è una coscienza diversa, in questo momento fa solamente i propri conti, accantonando quindi una delle questioni fondamentali del proprio futuro, ovvero quella delle professionalità internalizzate.
Sicuramente non si può disconoscere che l’impresa deve avere i conti in equilibrio, però in questa fase tutti devono essere chiamati a fare lo sforzo massimo affinché si salvaguardi il lavoro, che quindi deve diventare l’obiettivo principale di tutti, sia delle aziende, come pure delle istituzioni che devono puntare, attraverso tutte le proprie risorse, a creare opportunità per il lavoro, quel lavoro che oggi manca.
E quindi da tempo anche la Fincantieri si trova in difficoltà. E’ una grossa azienda nazionale che ha siti produttivi in otto regioni (Marche, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Campania, Liguria, Sicilia, Puglia, Toscana), con dieci cantieri, due centri di progettazione, un centro di ricerca in campo navale e due unità produttive dedicate alla fabbricazione di sistemi e componenti meccaniche.
La sua produzione è focalizzata su navi complesse e ad alto contenuto tecnologico, quali navi da crociera e traghetti di grandi dimensioni, ed è operatore di riferimento in campo militare attraverso l’offerta di un’ampia gamma tipologica che comprende navi di superficie (fregate, corvette, pattugliatori, ecc.) e sommergibili.
In Italia ci sono 9.200 addetti, compreso l’indotto sono circa 30.000 .
A seguito della crisi del settore e delle difficoltà dell’azienda era stato istituito un tavolo nazionale presso il Ministero dello sviluppo economico, su sollecitazione delle organizzazioni sindacali, che si è riunito l’ultima volta il 12 aprile 2009. Tra i componenti del tavolo vi erano anche produttori privati ed Enti locali, in particolare i Sindaci dei Comuni interessati. Il tavolo serviva per ragionare e decidere sulle possibili commesse pubbliche da affidare a Fincantieri, ma secondo le organizzazioni sindacali questo tavolo non ha ancora dato risultati, peraltro non si riunisce da tempo, l’ultimo incontro risale al 12 aprile 2010.
Ad oggi solo tre piccole navi sono state commissionate dal settore pubblico (due pattugliatori e una nave multifunzione) alcune già in parte finanziate. Sono piccole cose che non risolvono il problema e comunque possono essere cantierate a cominciare dalla seconda metà del prossimo anno.
Permane quindi il problema per il 2010 e il 2011 visto che non si prevedono ulteriori lavori.
Le organizzazioni sindacali hanno chiesto un incontro al sottosegretario Gianni Letta, ma ad oggi non risulta ci sia stato. Esse prevedono che alla fine dell’anno ci saranno 1.600-2.000 lavoratori, su 9.000, in cassa integrazione (l’equivalente di tre cantieri), senza ci siano neppure grandi prospettive per il futuro, in particolare per alcuni siti, compreso quello di Ancona.
Alcune importanti commesse sono in fase di trattativa avanzata (navi grandi da crociera) e nonostante Fincantieri non abbia intenzione di mettere in discussione l’esistenza di tutti i siti è necessario, se non arrivano altre commesse, che il lavoro delle grandi navi venga suddiviso, più equamente di quanto non lo sia oggi, tra i vari cantieri, che già adesso sono in difficoltà e stanno utilizzando la cassa integrazione ordinaria.
Lo stato di salute dell’azienda è preoccupante, il bilancio 2009 si è chiuso in rosso.
Il 18 dicembre scorso si è tenuto un incontro presieduto dall’ex Ministro Scajola a cui hanno partecipato l’azienda, le organizzazioni sindacali e i Sindaci interessati. Il Governo aveva assunto alcuni impegni e così l’azienda, ma ad oggi molte cose sono ancora sulla carta.
I dipendenti del nostro cantiere navale sono 609, circa 500-600 lavoratori degli appalti, a cui bisogna aggiungere tutti quelli dell’indotto.
In cantiere attualmente c’è una sola nave da consegnare a settembre prossimo, poi poco altro, se non qualche sezione (quattro) di nave arrivate dal cantiere di Monfalcone, che comunque servono per dare un po’ di respiro ai lavoratori in cassa integrazione a zero ore.
I lavoratori in cassa ordinaria in base agli accordi sono 210, potrebbero arrivare ad un massimo di 250 per il periodo fino al 12 novembre. Le previsioni dicono che da quella data in poi i numeri aumenteranno di nuovo, supereranno i 300, inoltre permane forte preoccupazione per il 2011.
Occorre una distribuzione più equa tra i cantieri delle commesse esistenti e di quelle future, altrimenti, oltre il problema dei lavoratori dell’azienda, potrebbe esplodere la situazione relativa ai lavoratori degli appalti e dell’indotto.
Il 24 novembre scorso, in occasione di un’altra iniziativa di agitazione dei lavoratori Fincantieri, la Regione incontrò una delegazione. In seguito furono scritte due lettere per sollecitare un incontro con l’ex Ministro Scajola e con il dott. Bono amministratore delegato di Fincantieri.
Il 25 maggio 2010 abbiamo ricevuto le organizzazioni sindacali di categoria e le RSU. In quell’occasione ci sono state illustrate le problematiche ed è stato richiesto alla Regione (a cui si è stata riconosciuta la disponibilità e l’impegno) di svolgere un ruolo istituzionale più incisivo nell’attuale situazione, sia verso il Governo e il tavolo nazionale, sia cercando più sinergia e coinvolgimento anche delle altre regioni ed enti locali.
Il 26 maggio, insieme al Sindaco di Ancona Gramillano e all’Assessore provinciale al lavoro Quercetti, mi sono recato personalmente a Roma ad incontrare l’amministratore delegato Bono che aveva assicurato attenzione per lo stabilimento anconetano e per i suoi livelli occupazionali.
Un nuovo confronto con il dott. Bono l’avrò il prossimo venerdì 16 luglio, e per lo stesso giorno il Sindaco di Ancona ha convocato tutti i Sindaci delle città sedi di Fincantieri per fare fronte comune su questo tema.
Infine, durante l’Assemblea legislativa del 29 giugno scorso, con il Presidente Spacca e l’Assessore Giannini, abbiamo ricevuto le organizzazioni sindacali di categoria e la RSU, presenti anche il Presidente Solazzi, i Capigruppo assembleari ed altri consiglieri.
Il Presidente Spacca ha ribadito l’impegno della Regione Marche a promuovere il coinvolgimento delle altre Regioni per concordare un percorso comune, a cominciare dall’apertura di un confronto con il Governo attraverso la riapertura del tavolo nazionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Cogliere dunque questa occasione per cominciare un serrato confronto al fine di delineare una nuova e più efficace strategia di politica industriale per il settore della cantieristica in generale.
E’ chiaro che ci troviamo in una fase in cui questo settore si sta misurando in campo internazionale con altre realtà cantieristiche. Realtà che alimentano una competitività non indifferente, ecco perché occorre una strategia di politica industriale finalizzata e specifica.
Si è deciso, inoltre, di portare il confronto sulle problematiche di Fincantieri al tavolo nazionale di coordinamento delle regioni sulle attività produttive, presieduto dall’Assessore Sara Giannini – su questo settore delle attività produttive le Marche hanno la presidenza e il coordinamento delle Regioni –, coinvolgendo anche – visto che come Assessorato facciamo parte della Commissione nazionale del lavoro delle Regioni – il Ministro Sacconi che si era già occupato della vicenda.
Ulteriori impegni riguardano la promozione (in accordo con le Istituzioni degli altri territori interessati) di ogni utile iniziativa verso l’azienda e il Governo nazionale per ottenere che Fincantieri distribuisca il più equamente possibile tra i diversi cantieri le commesse già perfezionate, al fine di consentire un omogeneo utilizzo del lavoro e degli eventuali ammortizzatori sociali; il coinvolgimento delle altre Amministrazioni regionali interessate nell’organizzazione di un’iniziativa nazionale, da tenersi possibilmente a Roma, sulle problematiche del settore della cantieristica ed in particolare sulla situazione di Fincantieri.
Stiamo valutando anche la possibilità di fare un’iniziativa specifica qui ad Ancona per quanto riguarda tale questione, e qualora non fosse possibile, fare iniziative di carattere nazionale in altre parti. In ogni caso ci stiamo impegnando per chiamare qui in Ancona tutti le altre realtà cantieristiche della Fincantieri.
Anche a livello europeo, purtroppo, come detto in un recente incontro tra la Commissione europea, i gruppi parlamentari e le organizzazioni sindacali, sembrano non esserci risorse per incentivare l’innovazione nella cantieristica.
Le organizzazioni sindacali di categoria hanno intenzione, ad ottobre, di organizzare un’iniziativa a Castellamare di Stabbia, invitando le Regioni e le città che ospitano cantieri navali.
Dunque la realtà con cui ci stiamo confrontando è complessa, ciò in riferimento anche a quelle che saranno le scelte del Governo in merito alla politica industriale del nostro Paese.
Infatti anche dai contenuti del decreto che si sta discutendo in questi momento in Parlamento si può purtroppo rilevare la mancanza di un riferimento ad una politica industriale credibile e che sia antideflativa. E da una situazione originata da una crisi finanziaria si può uscire solo attraverso il rilancio della domanda.
Ecco perché in questa ripresa della domanda e degli investimenti anche la navalmeccanica debba poter dire la sua.
Quindi facciamo appello anche ai Deputati affinché tengano conto di questo nel dibattito che si sta svolgendo alla Camera.
Questi sono dunque gli impegni della Regione. Dopodiché, quando oggi si aprirà formalmente la seduta assembleare, presenteremo a nome della Giunta una risoluzione che riconfermi questo impegno dell’Assemblea legislativa regionale su tale questione.
PRESIDENTE. Sono ora previsti gli interventi delle rappresentanze sindacali nelle persone di Ciarrocchi Giuseppe, segretario FIOM CGIL, Molaro Nunzio RSU Fincantieri, Barchiesi Franco UILM provinciale.
Invito quindi Ciarrocchi Giuseppe ad entrare in Aula e a sedersi nella postazione qui a mio fianco.
Giuseppe CIARROCCHI (Segretario FIOM CGIL). Buongiorno a tutti. Innanzitutto un ringraziamento, a nome delle organizzazioni sindacali, delle RSU e delle maestranze qui presenti, per averci offerto questa occasione, da noi richiesta, di discussione e di dibattito sui nostri problemi.
Voglio dirvi alcune cose in modo non rituale, ma che sono quelle che vanno dette in un momento, come questo, particolarmente complesso e difficile per la vita del cantiere.
Oggi abbiamo portato in quest’Aula tutti i lavoratori che in questo momento lavorano, molti dei quali sono in cassa integrazione, e che quindi stanno utilizzando un terzo delle ore a loro disposizione per le assemblee. Abbiamo portato qui i lavoratori perché questo momento ci sembra un importante investimento. Quindici giorni fa eravamo venuti attraverso lo sciopero, oggi siamo venuti, ripeto, utilizzando una buona parte delle ore che ci servono per la partecipazione democratica al nostro posto di lavoro.
Perché parlo di investimento? Perché a questa Assemblea, al Presidente, agli Assessori, a tutti i Consiglieri deve essere chiaro che non vogliamo che questo cantiere muoia. E non lo dico per operare una drammatizzazione rituale o per fare in qualche modo clamore, ma perché questa è veramente la condizione reale e attuale di questo cantiere.
E’ infatti un cantiere che a dicembre di quest’anno, quindi non tra qualche anno ma tra circa solo cinque-sei mesi, sarà privo di attività. Come diceva l’Assessore, l’ultima nave verrà consegnata ai primi di ottobre e le sezioni della nave di Monfalcone entro la fine dell’anno saranno esaurite. Per cui all’inizio del prossimo anno in quel cantiere potrebbero restare solo qualche decina di lavoratori.
Questo è veramente un rischio concreto. Quindi oggi siamo qui per lanciare un grido d’allarme, affinché non accada – come avvenuto per altre grandi realtà industriali di questo nostro territorio, penso ad esempio all’Antonio Merloni – che fra sei, otto, dieci mesi ci ritroveremo a discutere sul “chi l’aveva detto”, “chi non l’aveva detto”, “chi l’aveva individuato”.
Questo cantiere deve continuare a vivere per una serie di ragioni. E non nasce oggi – ho con me un libro dello storico Roberto Giulianelli “Il martello e la prua”, scritto dieci anni fa, tutto dedicato alla storia dell’arsenale dorico –, ma nasce alla fine dell’ottocento, quindi ha più di centodieci anni di vita. Dunque non deve morire perché una storia siffatta ha ragione, forza e dignità per poter andare avanti.
Questo cantiere non deve morire perché, come diceva prima l’Assessore, i numeri delle persone che ci lavorano, e quindi delle famiglie che ci vivono, sono numeri grandi ed importanti. Anche in questo caso, come l’Antonio Merloni, si parla di circa 600 dipendenti diretti, quando poi il cantiere lavora a pieno regime i lavoratori delle ditte sono circa 1.400-1.500, inoltre c’è tutto l’indotto, quindi nel complesso si tratta di migliaia di persone.
E’ un cantiere che nei suoi centodieci anni di storia ha nutrito l’economia di Ancona come pure l’intera economia regionale. L’ha saputo fare non solo dando forza economica, ma anche dando una grande dignità a questo lavoro.
E soprattutto non deve chiudere perché ha sempre dimostrato, e continua a farlo, che è un cantiere competitivo, efficiente, è un cantiere, che attraverso le maestranze presenti oggi in quest’Aula, è in grado di costruire navi di qualità competitive sul mercato.
Non deve morire anche perché in questi cento anni per farlo vivere molti lavoratori sono morti. Per trenta-quaranta anni tanti padri, zii, nonni dei lavoratori che oggi vedete qui hanno lavorato nel cantiere con la piaga terribile dell’amianto e che non ci sono più. (applausi).
Quindi noi per primi, ma anche voi, abbiamo un dovere morale, politico, sociale di fare tutto il possibile, e se del caso tentare anche l’impossibile, affinché questo pericolo non accada.
Allora cosa possiamo fare insieme? Cosa vi chiediamo? Quali sono le nostre richieste? Quali sono le nostre aspettative?
Certamente vi ringraziamo per quello che state facendo, ma al contempo da qui a sei mesi dovremmo essere tutti determinati e coesi nel cercare di indirizzare gli sforzi e le iniziative verso alcune direzioni.
Ad oggi ci sentiamo un po’ presi in giro da un tavolo che avevamo chiesto già sin dall’anno scorso. E la crisi non è che nasce adesso. Tra l’altro non è una crisi che c’è solo ad Ancona, bensì è la crisi di un grande gruppo nazionale che, ricordiamo, ha la leadership mondiale nel settore delle costruzioni delle navi da crociera, è un gruppo industriale che dà lavoro a 25-30 mila persone e che nel mercato ha una posizione di eccellenza. Quindi ci sentiamo presi in giro perché quel tavolo lo avevamo chiesto esattamente per quelle cose che ha ricordato l’Assessore Luchetti.
L’Unione europea non sa mettere in campo una politica industriale in nessun settore, quindi neppure su questo, seppure, oltre che dell’Italia, è stato sempre privilegio degli olandesi, dei tedeschi. Quindi l’Unione Europea non difendendo la cantieristica europea la mette a rischio di fronte alle concorrenze emergenti.
Allora occorre che almeno a livello nazionale si tenti di mettere in piedi risorse, interventi e azioni di politica industriale, senza la quale, non solo Ancona ma anche Fincantieri nella sua complessità, rischia un grave e pericoloso declino.
Ma in quel tavolo presso il Ministero delle attività produttive in questi mesi non si è prodotto nulla, solo promesse. Ad esempio sui due pattugliatori e la nave multiruolo – accennati poc’anzi anche dall’Assessore – abbiamo fatto un incontro con Fincantieri venerdì scorso, che ci ha detto che per i due pattugliatori il bando di gara – Fincantieri è l’unica partecipante – è ancora da farsi. Mentre i 50 milioni che servono per iniziare la fase di progettazione di un’eventuale nave multiruolo la stessa Fincantieri non sa spiegarci se ci sono o che fine hanno fatto.
Quindi a distanza di otto-nove mesi su quel tavolo non si è prodotto nulla.
Noi faremo una prima iniziativa il 26 di questo mese a Castellammare nella quale si incontreranno tutte le RSU e le organizzazioni sindacali, da settembre infatti apriremo una grande vertenza Fincantieri.
Allora anche i Parlamentari e la Giunta regionale devono mettere in campo delle iniziative, dovete aiutarci affinché quello che abbiamo chiesto quattro mesi fa, cioè la convocazione di un tavolo presso la Presidenza del Consiglio al fine di coordinare i diversi ministeri, i problemi procedurali, burocratici, ecc., ci venga concesso, altrimenti saremo costretti a conquistarlo con la disperazione, con la rabbia e forse anche con azioni poco urbane.
Ci dovete sopratutto aiutare affinché da quel tavolo esca qualcosa di concreto a sostegno di questo settore. Un sostegno che riguardi l’intera Fincantieri come pure il cantiere di Ancona in termini di commesse pubbliche. E soprattutto un intervento, attraverso la vostra capacità di pressione per il ruolo istituzionale e politico che ricoprite, nei confronti di Fincantieri.
Fincantieri ha bisogno di rinnovare il proprio profilo industriale. Sapendo che la qualità la si fa non comprimendo, attraverso un meccanismo pazzesco, sugli appalti – su cui poi ci mette le mani la Finanza che magari scopre, come avete visto fare poco tempo fa, illeciti o frodi fiscali –, bensì con un modello organizzativo e produttivo, quello che noi rivendichiamo da anni, che faccia perno sulle capacità e le qualità di questi lavoratori e che sappia mettere in chiaro anche il lavoro e lo sforzo degli altri migliaia di lavoratori.
E ci dovete aiutare anche perché se c’è poco lavoro non vogliamo essere quelli che rivendicano il lavoro per noi contro il lavoro degli altri.
Sappiamo che se Fincantieri continuerà ad esistere lo farà con la stessa unità e integrità di sempre. Non è un caso che questa azienda ha i cantieri da Trieste a Palermo, passando per il Tirreno, l’Adriatico, la Liguria, ecc.. Noi quindi vogliamo salvare il gruppo difendendo questa sua unità ed integrità, ma vogliamo che a fronte di questa scarsità di lavoro l’affido di quei pochi che Fincantieri ha preso sul mercato possano essere suddivisi e dati con equità anche al cantiere di Ancona.
Dunque nei confronti dell’amministratore delegato di Fincantieri ci potrete dare una mano importante.
Ritengo inoltre ci possiate dare una mano importante, per la sopravvivenza di questo nostro cantiere, anche riguardo lo sviluppo delle prossime fasi di lavoro che potremmo incontrare.
Sappiamo, ad esempio, che ci sono delle trattative in corso anche abbastanza importanti che potrebbero dare a questo cantiere nei prossimi mesi, nei prossimi anni, sarebbe un carico di lavoro dignitoso e importante. Ma sappiamo pure che su certe trattative la difficoltà non è tanto dell’ordine dell’armatore che tratta, ma sulla ricerca di risorse finanziarie per addivenire alla commessa. Allora anche in questo caso, perché no, si potrebbe tentare di costruire soluzioni insieme a Fincantieri che possano portare l’armatore – ad esempio quello della Silversea a cui abbiamo consegnato l’ultima nave a dicembre scorso e che ne vuole costruire un’altra più grande – a condizioni economiche e finanziarie per poterlo fare.
Noi questo cantiere lo difenderemo con le unghie e con i denti, difenderemo e presidieremo il diritto a farlo vivere e, se del caso, lo faremo contro tutto e contro tutti. Questa è sempre stata la storia di questo cantiere che ha vissuto e patito per oltre cento anni tante altre gravi fasi di crisi, che però la grande forza, capacità e dignità dei suoi lavoratori ne ha sempre permesso il superamento.
Oggi allora vi chiediamo di farlo insieme, lo chiediamo a voi che siete il massimo consesso istituzionale a livello regionale e che siete anche quelli che, giustamente, venite a chiederci i voti prima delle elezioni. Quindi ora ci dovete dimostrare, a fronte di un problema di questa portata, che siete anche capaci di starci accanto affinché che queste cose non accadano. (applausi)
Mi permetto di concludere con la lettura di un passaggio tratto dal libro “La battaglia del varo, 1902” di Giangiacomi, che è indicativo di quello che vorremmo fare nei prossimi mesi: “Intanto di giorno in giorno, di fatica in fatica, di disillusione in disillusione eravamo arrivati all’11 dicembre. Un mese preciso. Era stato un errore di stampa. Anziché I’11 dicembre i giornali avevano annunziato l’11 novembre. Uno sbaglio di un mese. Nient’altro. Però in quel mese di lotta, tutto era stato messo alla prova. Pazienza, esperienza, buona volontà, sacrificio, tutto si era provato perché il piroscafo scendesse una buona volta nel mare. Giornate senza pane, notti senza sonno, sotto il freddo e nel vento, non avevano di un atomo sconfortato gli operai dei Cantieri, che ritrovavano nei ripostigli dell’anima sempre nuove energie, sempre nuove risorse. Sconfitti, ritornavano alla carica rinnovati d’ardore, rinnovati di speranza”.
Dunque questo stesso ardore e speranza che ci portiamo dietro ve li consegniamo anche questa mattina, e presidieremo questa consegna per i prossimi sei mesi, affinché, insieme, avvieremo quelle iniziative che conducano, appunto, a non far chiudere questo cantiere.
Anni e mesi fa, quando discutevamo sull’eventuale quotazione in borsa di questa azienda, avevamo coniato uno slogan: “Sappiamo costruire belle navi, lasciateci continuare”. Questa è dunque la nostra richiesta. Grazie. (applausi)
PRESIDENTE. Invito ora Molaro Nunzio della RSU Fincantieri al tavolo della Presidenza.
Nunzio MOLARO (RSU Fincantieri). Innanzitutto anch’io voglio ringraziare tutta l’Assemblea legislativa per averci ricevuto.
Ciarrocchi ha già illustrato benissimo la reale situazione della Fincantieri e le richieste, ma io vorrei aggiungere alcune considerazioni.
La Fincantieri è di proprietà della società Fintecna, che è proprietaria anche della Tirrenia che a sua volta è controllata al 99% dal Ministero del tesoro. Fino a due anni fa la Fincantieri ha chiuso in utile tutti i suoi bilanci, dando dei dividendi allo Stato. Quindi ritengo che per un’azienda che negli ultimi dieci anni ha concesso utile allo Stato, poi quest’ultimo, in un momento di difficoltà come questo, dovrebbe intervenire. Ma non con false promesse come fatte in quel tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico dal mese di novembre fino al 12 aprile successivo.
Vado ora alla nave multifunzione, qui richiamata, della protezione civile, per la quale erano stati stanziati 50 milioni di euro che servivano per la progettazione, dopodiché si sono ridotti a 30, poi improvvisamente sono addirittura scomparsi.
Io credo che le cose prima si fanno e poi si dicono. Invece oggi la politica, purtroppo, fa il contrario, ossia dice troppo ma poi fa poco. Questa è la realtà dei fatti.
Qui stiamo parlando di un’azienda, come diceva Ciarrocchi, che è leader mondiale per quanto riguarda le navi da crociera, ne costruisce di bellissime. Nel mese di dicembre 2009 ha preso una commessa per una nave da 90 mila tonnellate per Monfalcone, la Dream Carnival, di cui attualmente noi stiamo facendo delle sezioni che corrispondono a circa il 3% del totale della nave. Quindi potete ben capire che se su una nave abbiamo il 3% riusiamo a lavorare fino a fine dicembre, se invece avessimo avuto il 20% avremmo potuto avere lavoro per almeno un altro anno.
Ma ciò non è avvenuto quindi chiediamo a questa Assemblea legislativa, insieme alle altre otto Regioni dove sono situati i cantieri, di fare pressione nei confronti dell’amministratore delegato Bono affinché ridistribuisca in modo equo i carichi di lavoro.
L’amministratore delegato dice che prima o poi il mercato si riprenderà, quindi noi dobbiamo essere pronti ad aggredire il mercato, però secondo me per aggredire il mercato bisogna arrivarci a cantiere aperto, perché se arriva chiuso o scarico di lavoro difficilmente riuscirà, appunto, ad aggredire il mercato.
Attualmente ci sono 250 persone in cassa integrazione ed il 22 luglio sarà rinnovata di ulteriori 13 settimane, arrivando ad un totale di 52, quindi arriveremo sino novembre, dopodiché non si sarà più nulla.
Pertanto in questa sede bisogna cercare tutti insieme un impegno vero e concreto. Innanzitutto per riuscire ad avere ulteriori sezioni o tronconi, inoltre per fare in modo venga fatto un piano di rilancio dell’intero settore della cantieristica, perché non è solo la Fincantieri di Ancona ad essere in crisi ma l’intero settore.
Io sono rimasto sconvolto quando il Ministro alla difesa La Russa la settimana scorsa ha annunciato di voler bloccare le commesse militari già assegnate a Fincantieri, perché in un momento di crisi come questo significa dargli un ulteriore colpo.
C’è stata una riunione presso la Comunità europea, e tutti noi sappiamo com’è andata, ovvero in un settore dove sono occupati circa 500 mila persone la Comunità europea in poche parole ha risposto che non ci vuole investire un euro.
Per me la politica deve stare al servizio del cittadino, quindi i politici e le istituzioni devono dimostrare la loro vicinanza ai lavoratori proprio in questi momenti di crisi, ma non soltanto a parole, occorrono i fatti.
Quindi, come ha già detto Ciarrocchi, dopo queste nostre richieste vigileremo affinché le cose vadano avanti.
Come ha ricordato anche l’Assessore Luchetti, la prima riunione con l’Assemblea legislativa è stata fatta il 24 novembre, la seconda il 15 maggio, quindi un arco di tempo di cinque mesi ci sembra troppo, visto che si trattava di una crisi che già dal mese di ottobre si poteva immaginare come sarebbe andata a finire.
Quindi ora di queste riunioni per sapere il punto ce ne dovranno essere altre. Per questo invitiamo, come annunciato dal Governatore Spacca nella precedente riunione, a riunire tutte le otto Regioni, quelle che vedono la presenza di cantieri, per fare fronte comune affinché finalmente venga riunito questo tavolo alla Presidenza dell’Assemblea legislativa, perché è lì che si muovono i soldi.
Ritengo che sino ad oggi siamo stati persone responsabili, ma riusciremo ad esserlo finché si riuscirà anche ad andare avanti, dopodiché se uno si accorge che parla parla però poi nessuno lo ascolta, allora si può diventare anche irresponsabili.
Questa azienda ha centodieci anni, ha costruito navi e lo ha fatto per bene. La penultima nave è stata consegnata a dicembre, è la nave ammiraglia della Silversea, la più lussuosa di questa società, che lo scorso 9 luglio in un articolo ringraziava il nostro cantiere per il lavoro svolto. Questa nave alla società, infatti, produce utile, è stata costruita con alti standard di qualità.
Pertanto, come dice giustamente Ciarrocchi, noi dobbiamo continuare a fare le navi, e credo che su questo siamo tutti d’accordo. Perché qui ci lavorano, lo voglio ribadire ancora, fra indotto e ditte d’appalto, circa 3.000 persone. E siccome queste persone non vivono solo ad Ancona ma ad Osimo, Falconara, Senigallia e così via, di conseguenza si produce ricchezza non solo, appunto, per la città di Ancona ma per tutta la regione Marche.
Noi attualmente siamo in cassa integrazione, ma ci sono centinaia di operai di ditte di appalto che sono stati licenziati in tronco e che non hanno nessun tipo di ammortizzatore sociale. E’ una cosa molto grave, denunciata anche sui giornali in questi ultimi periodi.
Quindi spero non si chiudano gli occhi sulla crisi della Fincantieri come fatto purtroppo per queste ditte di appalto. Voglio dire che non si può solo parlare, bisogna anche vedere i fatti nel concreto.
Concludo facendovi un invito, che è mio in particolare, ossia, dovete sì dire le cose ma dovete anche credere a ciò che dite. Per cui in questo caso dovete essere convinti di poter salvare la Fincantieri, ne dovete essere convinti quando parlate con le altre Regioni, ne dovete essere convinti quando parlate con gli altri Sindaci dei Comuni.
Come ha detto Ciarrocchi, dovete cercare di fare l’impossibile, come faranno anche tutti i lavoratori, affinché la nostra azienda possa continuare a costruire navi da crociera. (applausi)
PRESIDENTE. Invito ora il signor Barchiesi della UILM provinciale ad entrare in Aula.
Franco BARCHIESI (UILM Provinciale). Ringrazio intanto dell’opportunità data oggi al sindacato affinché si possa fare, attraverso questa Assemblea che nel mondo politico fa da tramite nelle istanze che oggi attanagliano il nostro settore, il punto della situazione della Fincantieri.
Per fare un intervento articolato su Fincantieri, su una crisi che parte dal 2009 – qualcuno ha parlato di crisi finanziaria – occorrerebbe tempo, allora io mi soffermerò soltanto su due o tre aspetti che coinvolgono il sociale, la vita della nostra zona.
Sappiamo come in generale il settore metalmeccanico abbia sofferto questa crisi, quindi oggi direttamente o indirettamente tutti siamo consapevoli delle conseguenze drammatiche che potremo subire negli anni futuri. Fincantieri nel settore rappresenta un polo produttivo importantissimo, sia strategicamente, sia a livello numerico per gli addetti che ha. Quindi si andrebbe ad aggiungere crisi su crisi con conseguenze facilmente immaginabili a tutti.
Allora cosa chiediamo alle Istituzioni? Però non vogliamo un qualcosa per grazia ricevuta. Perché quando parliamo, al di là della retorica delle frasi, di valorizzazione del lavoro, io non a caso l’associo alla crisi finanziaria, ed una crisi avviene proprio perché il lavoro non viene valorizzato, gli si dà un valore fittizio, non produttivo.
Penso che lo sviluppo di un Paese civile debba andare di pari passo con la valorizzazione del lavoro. Ecco perché ritengo sia doveroso, per ottenere commesse pubbliche, spingere le Istituzioni, per quello che possono fare, affinché a loro volta spingano nei confronti del Ministero.
Altrimenti se nella nostra zona non terremo fermo il collante dell’occupazione si potrebbe avere l’effetto domino.
Noi giorno per giorno viviamo insieme alle mille fabbriche tante situazioni drammatiche, dalle più piccole alle più grandi – peraltro la nostra zona è caratterizzata da azienda medio-piccole –, quindi possiamo immaginare benissimo – seppure si potranno vedere anche momenti di ripresa – quale potrà essere lo strascico tremendo che produrrà questa crisi.
Ecco perché in un settore come questo diventa strategico intervenire su un’azienda che è centrale per quanto riguarda la nostra produzione e dove vi lavorano tanti operai.
E’ questo che chiediamo alle istituzioni, e lo diciamo con voce ferma, sapendo che chiediamo di vedere rispettato un nostro diritto.
Questo Paese a livello politico deve intervenire con politiche industriali che possano frenare, fin dove sarà arginabile, questo fenomeno che attanaglia tutti. Altrimenti arriveremo al punto di non riuscire più a governare una situazione del genere, dove si potrebbero generale anche risvolti sociali impensabili.
L’economia del nostro Paese era basata sul risparmio, quindi oggi riusciamo ancora a sopportarla proprio grazie ai sacrifici fatti dalle generazioni precedenti. Forse è per questo che il nostro Paese sente leggermente meno la crisi rispetto ad altri, ma questo “privilegio” non sarà eterno, e non lo sarà soprattutto per i nostri giovani.
Oggi i nostri giovani va bene se hanno lavori precari, perché possono non avere neppure quelli, hanno l’incognita del domani. Un Paese del genere fra cinque-dieci anni che aspetto avrà! Il nostro Paese dal dopoguerra fino agli anni sessanta-settanta ha vissuto uno sviluppo eccezionale, allora oggi vuole inchinarsi così passivamente? No, non credo sia da italiani!
Quindi ognuno sicuramente farà la sua parte. Allora ecco perché noi del sindacato siamo qua, vogliamo cioè mettere in campo tutti gli strumenti affinché la nostra voce, quella dei lavoratori, giunga.
Ognuno, ripeto, a seconda del proprio ruolo e della propria responsabilità, deve sentire questo obbligo. Perché in una situazione del genere potrebbe addirittura essere messa in discussione la stessa civiltà del nostro Paese, che quindi potrebbe anche rischiare di retrocedere.
Non dimentichiamoci che parliamo di uno stabilimento che fa parte di un gruppo, per cui la situazione a volte viene vista quasi come se si volesse sottrarre lavoro a questo o a quel cantiere, cosa che non è assolutamente così.
Noi chiediamo, invece, una politica industriale affinché venga salvaguardato, al pari di altri, tutto il settore. Chiediamo che la ripresa sia alimentata dal lavoro, che però deve essere un lavoro produttivo.
Il Paese è questo che chiede, ha voglia di lavorare. Quindi non credo proprio che il sindacato dispieghi demagogia quando appunto valorizza il lavoro. Ed oggi più che mai abbiamo bisogno di questa valorizzazione, i nostri padri ce lo insegnano, sicché anche noi dobbiamo renderci conto che il lavoro produttivo è una risorsa di cui questo nostro Paese non può fare a meno. (applausi)
PRESIDENTE. Ho iscritto a parlare l’on. David Favia, che quindi invito a raggiungerci.
Nel frattempo comunico che ho ricevuto la telefonata dell’on. Vannucci che mi ha riferito di essere impegnato nella Commissione bilancio riunita per l’analisi del rendiconto, mi ha pregato di giustificare la sua assenza.
Ho inoltre ricevuto un fax dall’on. Ciccanti che esprime la sua vicinanza e l’impegno a fare quanto nelle sue possibilità. Così come mi ha detto personalmente anche l’on. Vannucci.
Comunico, infine, di aver ricevuto in merito a questo tema, sia una interpellanza presentata da Gabriella Mondello ed altri Parlamentari, sia una presentata dall’on. Antonio Di Pietro ed altri.
Prego, on. Favia.
David FAVIA. Buongiorno a tutti. Innanzitutto ringrazio la Presidenza dell’Assemblea legislativa, la Giunta, tutti i Consiglieri, di aver voluto organizzare questa seduta assembleare aperta, a cui sono stati appunto invitati i parlamentari, le istituzioni e i sindacati tutti. Un saluto ovviamente lo rivolgo anche ai lavoratori della Fincantieri e alla loro rappresentanza sindacale.
Non voglio ripetere cose che sono state già dette dai sindacalisti, le problematiche di base le conosciamo tutti, ma farò soltanto alcune considerazioni e mi assumerò degli impegni.
Noi martedì scorso 15 giugno alla Camera dei Deputati abbiamo discusso un’interpellanza urgente, facendoci quindi carico, assieme ad amici Parlamentari del Partito Democratico e a tutto il Gruppo dell’Italia dei Valori del problema più generale. Come detto, e lo ho apprezzato, anche dal primo sindacalista intervenuto. E’ stato infatti giustamente detto che non si può fare una guerra tra poveri, seppure guarderemo con particolare attenzione alle problematiche del cantiere di Ancona.
Siamo consci che il settore complessivamente occupa circa 100 mila persone, la Fincantieri tra diretti ed indiretti occupa 26-27mila persone, tra le quali, purtroppo, moltissime di quelle dell’indotto non hanno copertura di ammortizzatori sociali.
Ma la risposta che ci è stata data – e mi sia qui consentita una piccola vena di polemica – dal Sottosegretario di Stato alla giustizia (noi invece avevamo interrogato quello alle attività produttive) è stata una risposta tecnica. Ovvero, ci è stato detto che ci sono tante opere che potrebbero essere cantierabili e che il Governo ha previsto di affidare alla Fincantieri, ma di cantierabilità immediata purtroppo non si parla; su questo abbiamo anche avuto un confronto con il sindacato.
Allora, consci della drammaticità della situazione, ossia del fatto che a fine anno non ci sarà più lavoro, dobbiamo raccogliere l’invito a noi rivolto riguardo alla determinazione, alla coesione, all’appoggio nei confronti dell’apertura di una grande vertenza. Affinché i cantieri possano continuare a lavorare dalla fine dell’anno senza soluzioni di continuità e possibilmente con il recupero di quelle unità che sono in cassa integrazione.
Oggi è in atto una crisi notevole, una crisi che il Governo aveva negato e che ora affronta con una manovra forse anche insufficiente di 24 miliardi – tutti gli osservatori infatti dicono che ci sarà bisogno di una coda entro fine anno di altri 16 miliardi per arrivare ai 40 necessari –. E’ una crisi che viene affrontata in maniera sbagliata, ci sono troppi tagli che deprimono l’economia, quando invece la ricetta più normale, quella che stanno attuando anche negli Stati Uniti d’America, sarebbe proprio quella degli investimenti, per creare lavoro, per creare massa critica, per creare occupazione.
Oggi dunque a noi Parlamentari viene fatto appello – e sono veramente dispiaciuto di essere oggi l’unico presente –, allora voglio qui sottolineare che a breve andrà in Aula, sia al Senato che alla Camera, un primo strumento finanziario, che entro la fine di luglio sarà legge, su cui il Governo ha già anticipato che apporrà la fiducia. Però visto che in questo strumento possibilità di intervento specifico non ci sono – e su questo faccio appello alla rappresentanza del centro-destra di quest’Aula assembleare affinché se ne faccia interprete presso i propri Parlamentari – sarà possibile attuare un ulteriore strumento, ovvero, al di là della fiducia, sarà possibile votare degli ordini del giorno.
La manovra, come ben sapete, scarica sulle Regioni e sugli Enti locali tutta la sua tremenda portata, ma comunque fondi importanti – per motivi che ora è inutile descrivere – a livello governativo rimangono. Per cui sarebbe opportuno presentare un ordine del giorno, sottoscritto in primis dai Parlamentari del centro-destra sia delle Marche come di tutte le otto Regioni interessate dai cantieri Fincantieri – nel presentare l’interpellanza anche noi abbiamo cercato le firme di tutti i Parlamentari di queste regioni – che impegni il Governo a cantierare immediatamente gli appalti sia per il cantiere di Ancona che per gli altri.
Oggi è luglio, quindi i tempi per la cantierabilità fino a dicembre ci sono abbondantemente.
Ho appreso dall’intervento dell’Assessore Luchetti, che ringrazio per la consueta lucidità, che c’è un incontro giovedì o venerdì prossimo con il Governo o con l’Amministratore delegato – ora non ricordo bene –, ma ritengo che questi incontri vadano allargati anche alla rappresentanza parlamentare e alla Provincia.
Così come credo si debba fare una grande manifestazione – come già fatto in altre occasioni, e qui ringrazio il Presidente Spacca che in questo è sempre molto attivo e solerte –, con una richiesta di incontro al Ministero di tutte le Istituzioni, dai Parlamentari ai Consiglieri regionali, alle Province, ai Comuni interessati.
Penso infatti, senza voler fare il sobillatore, che una pressione al limite – prima l’amico sindacalista diceva che fino ad oggi si è stati responsabili perché comunque la “pagnotta” ancora c’è – tra la responsabilità e l’irresponsabilità sia importante.
Ritengo cioè che a fronte di una crisi di questo tipo una pressione socio-politica, socio-istituzionale è assolutamente necessaria. Perché purtroppo situazioni di questo genere stiamo cominciando a viverle a 360 gradi.
Quindi in occasione della fiducia sul decreto legge finanziario proporrò al Senato e alla Camera un ordine del giorno di tutti i Parlamentari, a partire da quelli del centro-destra, per impegnare il Governo a cantierare subito dei lavori. Oltre all’apertura di una grande vertenza, con una grande manifestazione a Roma e un incontro al Ministero e con la presenza dell’Amministratore delegato della Fincantieri, al fine di ottenere e rafforzare ciò che proporrò a livello parlamentare in questo mese di luglio.
Voglio concludere, come Parlamentare di tutta la regione ma che è nato e vive tuttora in questa città, che il cantiere è nel nostro cuore, è la storia di Ancona, come ci diceva prima con il libro in mano anche l’amico sindacalista. Nella sua storia ultracentenaria ha dato e dà lavoro a migliaia di persone comprese tutte quelle dell’indotto.
Credo allora che fattivamente un unico grido debba vederci uniti, ossia: “non vogliamo che il cantiere di Ancona muoia”. Il cantiere di Ancona deve andare avanti come fatto finora, affinché possa continuare a dare lavoro a questa città. (applausi)
PRESIDENTE. Ringrazio l’on. Favia. Ora invito ad entrare in Aula il Presidente della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande.
Patrizia CASAGRANDE. Buongiorno a tutti, ringrazio tutta l’Assemblea legislativa per questa iniziativa e grazie all’Assessore Luchetti per l’illustrazione che ha fatto in merito al programma che la Regione ha in animo e per la lucida analisi fatta in ordine alla situazione della Fincantieri. Grazie anche a tutti i lavoratori presenti, come pure vorrei esprimere gratitudine alla rappresentanza sindacale che ci ha davvero coinvolti in una riflessione, in un ragionamento che accompagna due aspetti: il fare governo e avere responsabilità.
Voglio allora ricordare che come Provincia su questo siamo molto impegnati, ad esempio il 16 saremo a Roma ed abbiamo già convocato un Consiglio provinciale aperto il 23. Ma voglio ricordare che ci sono stati anche tanti altri momenti, a cominciare dalla presenza che abbiamo voluto significativamente portare in occasione degli ultimi vari.
Lo voglio ricordare perché sono state occasioni che hanno dato l’opportunità di utilizzare parole di encomio, di congratulazione e di magnificenza di quanto alla Fincantieri di Ancona si fosse prodotto ad alto livello e con una così grande qualità.
Tra l’altro quell’ultimo varo è stato accompagnato anche da polemiche – lo ricorderete, eravamo alla vigilia di Natale – relativamente alla paventata possibilità che non si potessero pagare i premi di produzione. Lo ricordo con grande dispiacere e profonda inquietudine quei momenti. Allora credo di poter dire che noi abbiamo accompagnato quelle fasi, non solo perché ne sentivamo il dovere, ma anche perché ne percepivamo la profonda ingiustizia sociale, quindi non solo economica o lavorativa.
Pertanto quella nostra presenza la vogliamo confermare anche oggi. Una presenza che oggi riteniamo a maggior ragione doverosa proprio perché ci troviamo in un momento di crisi forte.
Infatti la manovra economica in atto – non l’ho sentito ricordare, quindi lo voglio dire, altrimenti il contesto non è completo – interviene non su una politica espansiva –è importante! –, bensì su una politica repressiva, depressiva.
Quindi immaginare che sarà facile gestire questa crisi sarà immaginare male. E la preoccupazione dentro cui dobbiamo ascrivere questo momento è proprio riferita a questa manovra economica nazionale.
E la crisi di questo cantiere, che è uno degli otto in Italia, va iscritta alla crisi più generale della cantieristica. Quindi dobbiamo sì occuparci di questo problema, ma anche di una risoluzione che a livello nazionale possa prevedere una tenuta di tutta la cantieristica.
E’ per questo che abbiamo favorito, finanziandoli, i corsi di formazione per i cassaintegrati, vi abbiamo destinato gran parte dei fondi europei, inoltre abbiamo anche consentito l’utilizzo delle nostre scuole.
Tutto questo ci serve per dimostrare che siamo formati e preparati per nuove sfide, qualora, appunto, in quella ricerca di modernità e di tecnica di avanguardia che richiede anche questo settore, si voglia utilizzare la cantieristica di Ancona.
Quindi c’è anche un impegno per continuare a favorire questa crescita, affinché il cantiere stesso si possa riorganizzare. Tenuto appunto conto del target che normalmente il cantiere di Ancona riesce a sviluppare, i cui risultati di eccellenza, come ho detto prima, sono stati evidenziati anche in occasione dei vari.
Tutti noi conosciamo perfettamente quale sia la storia del cantiere di Ancona. E lo sappiamo anche in relazione al fatto che ricomprende lavoratori di tutto il territorio della provincia di Ancona. Quindi è un problema della città di Ancona ma lo è anche più generale.
E’ per questo, dunque, che condividiamo che sia la Regione a guidare questa mobilitazione in atto.
I lavoratori che sono coinvolti in questa crisi, tra quelli occupati direttamente e quelli dell’indotto, tra quelli diretti o che lavorano in subappalto, sono circa 2.000. Quindi sono numeri molto grandi, c’è veramente una grande preoccupazione.
Il cantiere di Ancona, si diceva, fa parte della storia industriale, ma fa parte anche della storia sociale di questa città, è una delle più grandi aziende.
Quindi abbiamo bisogno non tanto di un fattore che sia parte integrante del piano industriale, quanto di un fattore locale, quello appunto della tenuta e della coesione del territorio. Non possiamo non guardare questi due elementi se non definendoli strategici e determinanti. Questo in maniera perfetta lo hanno detto anche i sindacalisti, e lo hanno espresso con quel tanto di emotività che serve proprio a far capire meglio.
Dunque siamo certi che non saremo lasciati soli. E seppure la battaglia che faremo comporterà una grande mobilitazione, fin da subito possiamo dire che vedrà una forte partecipazione come pure una grande coesione. (applausi)
PRESIDENTE. Proseguiamo ora con gli interventi dei Consiglieri regionali. Al momento ho solo quattro iscritti a parlare, quindi vi prego nei prossimi cinque minuti di fornirmi i nomi di chi intende intervenire. Inoltre vi prego di contenere gli interventi in un tempo di cinque minuti. Dopodiché alla fine ci saranno le conclusioni del Presidente della Giunta regionale Spacca. A quel punto si dovrà ritenere conclusa la seduta aperta. I nostri lavori proseguiranno con la seduta ordinaria che vedrà trattare per prime, affinché la questione possa essere anche formalmente approvata dall’Assemblea, le mozioni n. 39 dei Consiglieri Bucciarelli e Binci “Situazione Fincantieri” e n. 43 dei Consiglieri Giorgi, Acacia Scarpetti, Eusebi, Donati “Situazioni gruppo Fincantieri”.
Comunico fin da subito che su queste due mozioni ci è testè pervenuta una proposta di risoluzione a firma dell’Assessore Luchetti e di tutti i Capigruppo assembleari.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bucciarelli, ne ha facoltà.
Raffaele BUCCIARELLI. Intanto un saluto ai nostri ospiti, ai lavoratori della Fincantieri, alle RSU, all’on. Favia, al Presidente e agli Assessori della Provincia di Ancona.
Ritengo sia stato molto importante organizzare questo incontro, perché finalmente si parla in presenza di donne e uomini che sentono più di tutti la crisi e che rischiano non solo di perdere il proprio lavoro, ma anche la possibilità di progettare la loro vita e a quella delle loro famiglie.
Annuncio già da ora che è intenzione, sia mia che del Consigliere Binci, accettare la trasformazione della nostra mozione nella risoluzione presentata dalla Giunta. Riteniamo infatti che quando si affrontano temi come questi l’unità massima delle Istituzioni sia una base di partenza molto, molto importante. Sia per il ruolo che potremo svolgere nei confronti del Governo nazionale e di conseguenza, se necessario, della Commissione europea, sia affinché i lavoratori non si sentano né strumentalizzati né abbandonati da nessuno.
E’ quindi importante stare insieme.
Certamente è dunque vero che è indispensabile accettare le richieste fatte dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, è senz’altro un dovere. E il Presidente Spacca sicuramente le accetterà. Anche perché ci hanno chiesto di difendere dei diritti, il diritto a lavoro, il diritto alla vita, il diritto ad una vita degna, non ci hanno certo richiesto cose per se stessi contro i diritti di altri.
Ma credo anche che non dobbiamo dimenticare un altro elemento basilare e importantissimo, altrimenti continueremo a vedere la tempesta dentro il bicchiere, che pure è grande, che pure ci sconvolge, però perderemo di vista la tematica generale.
Ossia, la crisi della Fincantieri, come la crisi generale che coinvolge tutti, non è come la manna che cade all’improvviso dal cielo. Il fatto che il mondo operaio e il mondo del lavoro dipendente stia pagando più di tutti la crisi in termini di occupazione, come il fatto che ci sia una dura manovra che verrà approvata dal Governo, non è un processo obbligatorio o ineludibile, bensì è il risultato di una politica che è venuta avanzando a livello mondiale negli ultimi decenni.
Ci raccontavano – lo ricorderete tutti – che avremmo vissuto in un villaggio globale, dove il mondo sarebbe stato sempre più piccolo, dove tutto poteva muoversi a proprio piacere. La realtà, invece, è totalmente opposta. Ossia, le merci e i capitali possono muoversi come vogliono e possono mettere in crisi il mondo intero, mentre i diritti delle persone sono stati ristretti. I lavoratori hanno perso diritti perché il modello di sviluppo ha seguito la logica del dollaro, la logica dell’euro, la logica della finanza. Che non è certamente la logica di quei valori di cui ci ha parlato prima Ciarrocchi.
Pertanto è all’interno di questo quadro che dobbiamo muoverci, dove appunto abbiamo l’impegno di resistere e di difendere al massimo le condizioni di vita che riguardano, come in questo caso, diverse decide di migliaia di lavoratori e le loro famiglie.
Ed il cantiere navale di Ancona non è soltanto un arsenale, non è soltanto una fabbrica, ma è storia, è cultura – come diceva il rappresentante Ciarrocchi, quindi lo ringrazio di nuovo –, è un modo di interpretare il lavoro e di interpretare la vita e di stare in un determinato luogo.
Fincantieri è un problema regionale, è un problema di tutti, quindi è insieme che dobbiamo affrontarlo.
Allora con il massimo di unità anch’io come minoranza chiedo alla Giunta di essere sempre vigile e di svolgere il proprio compito fino in fondo. Così come chiedo ai colleghi di minoranza del centro-destra di intervenire presso i rappresentanti al Governo nazionale. E’ molto importante che le Marche emergano con una sola voce.
Mentre ai lavoratori che dicono: “difenderemo il cantiere, difenderemo la sua storia”, dico semplicemente, io che ho l’onere e anche l’onere di rappresentare due partiti, quello dei Comunisti italiani e quello di Rifondazione Comunista, che noi saremo al vostro fianco, non so quanto potremo fare, ma su di noi state sicuri che potrete contarci. (applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.
Francesco MASSI. Presidente, colleghi, lavoratori e sindacalisti di Fincantieri. Io di solito non sono abituato a fare sviolinate, però debbo dire che questa mattina i tre sindacalisti che sono intervenuti hanno dato un esempio di responsabilità e di politica sindacale costruttiva, oltre che di vicinanza ai lavoratori, hanno dimostrato la volontà di rapportarsi con le Istituzioni, con il mondo dell’impresa, con il mondo del lavoro e della politica. Hanno quindi dato un esempio e un monito a tutti noi.
Nei loro interventi hanno rappresentato degnamente le idee e i valori di coloro che dal dopoguerra hanno incarnato quella tradizione del sindacalismo italiano che ha contribuito a migliorare la qualità del lavoro e le politiche strategiche dei governi nei confronti del lavoro e per una crescita in Italia. Mentre parlavano pensavo a sindacalisti come Di Vittorio, Pastore, Brodolini. Personaggi che a questo nostro Paese hanno dato tantissimo, perché sono stati responsabili, perché fuori da ogni demagogia hanno tracciato la linea sulla quale le nostre Istituzioni si devono necessariamente trovare tutte unite, dal Governo, ai Comuni, ad ogni partito politico.
Quindi mi sento, come rappresentante delle Istituzioni, per la mia parte politica, di ringraziare i sindacalisti ora interventi in quest’Aula assembleare.
Noi quindi istituzionalmente saremo a disposizione nel modo più chiaro.
L’on. Favia ci invitava a mobilitazioni, ad azioni di un certo tipo. Rispetto ciò che ha detto l’onorevole, ma credo che come Gruppo e come Consiglieri di questa Regione potremo fare solo una cosa, che è la cosa più semplice, perché, come diciamo sempre, la politica del potere si estrinseca attraverso i poteri eletti dai cittadini. Ovvero, rimaniamo a disposizione del Presidente Spacca per stare ad ogni tavolo e per sollecitare ogni riunione utile per affrontare questo problema. Quindi, Presidente, ci saremo in ogni occasione, che spero sia sollecitata e pressata nei tempi come l’urgenza impone.
Naturalmente faremo la nostra parte anche insieme ai nostri Parlamentari. E lo faremo insieme a quelli delle Marche, a quelli legati al nostro territorio; seppure, purtroppo, in tutte le parti politiche ci sono troppi Parlamentari eletti in questa Regione ma che nessuno conosce perché sono imposti dall’alto (non si va in Parlamento con la preferenza ma per nomina!). Insomma, chiedo a coloro che hanno cuore e radici nelle Marche di essere uniti, di fare quadrato, di non fare lotte di tra loro che in questo momento è proprio l’ultima cosa che si deve fare.
Quindi, Presidente, Assessore, saremo veramente a disposizione, perché siamo coscienti di quanto rappresenti nelle Marche la Fincantieri.
Di fronte a questi lavoratori voglio ribadire che noi in quest’Aula abbiamo sempre sollecitato il sostegno all’impresa che lotta nelle Marche – e che non suoni come polemica –. Noi in questi sedi abbiamo sempre detto – voi lo sapete – che ogni risorsa, anche quelle che sono sempre più compresse, deve essere indirizzata a sostegno dei piccoli imprenditori – nella nostra regione è così –. Come pure occorrono risorse per i lavoratori dell’indotto, che in questo momento sono ancor più penalizzati per quello che ci hanno chiaramente detto i sindacalisti.
Stiamo quindi sicuramente lottando affinché il sostegno venga rivolto verso la piccola impresa. Un‘impresa che non investe fuori dalle Marche, non investe all’estero, investe soltanto nel nostro territorio.
Certamente, collega e compagno Bucciarelli, i problemi che lei ha sollevato sulla globalizzazione possono essere visti in diversi modi, e sa bene quanto tra noi ci sia diversità nell’analisi della situazione, che seppure ognuna corretta è comunque diversa.
La globalizzazione, secondo me, ha avuto sempre i suoi pro e contro. E’ vero che una commessa a Fincantieri una volta veniva solo dal nostro paese, mentre oggi, essendo il nostro paese in crisi – come del resto anche altri –, le commesse si comprimono. Ma è anche vero che se vogliamo essere competitivi la globalizzazione consente – è questo di solito il verbo del Presidente Spacca, non lo dico con polemica – di prendere le commesse anche dalla Cina o dall’India.
Dobbiamo stare in gioco, dobbiamo essere competitivi. Quindi certamente le Istituzioni sui tavoli devono essere chiare per quanto riguarda gli investimenti.
Allora qui voglio fare un solo riferimento, che appunto ci deve servire, lo ribadisco, a non fare polemiche fra noi. Quando ad esempio il secondo sindacalista ha criticato il Ministro La Russa che ha detto che bisogna rinunciare alle commesse delle navi militari, provate a pensare quanto possa essere delicato questo settore. Perché a pelle la commessa del settore militare, con la gente di tutti i colori, non è una questione politica. Per cui quando si dice che si vogliono comprimere le spese militari effettivamente crea sempre qualche problema, però poi se si comprimono le spese militari viene anche a mancare, come in questo caso, qualche nave da costruire.
Quello che voglio dire è che è difficile, non c’è una verità da una parte piuttosto che da un’altra.
Certamente l’Italia non esporta guerra, esporta pace, è scritto nella nostra Costituzione, e le nostre missioni sono a favore della pace, quindi se facciamo navi militari è semmai per controllare e per difendere sopratutto chi è in difficoltà. Però sapete bene come politicamente questo sia un problema assolutamente difficile. Ecco allora perché occorre unità e responsabilità delle forze politiche nel discutere di questo problema senza demagogia.
Tornando al tema, ribadisco tutto il sostegno, la partecipazione, l’apporto del Gruppo regionale del PdL , insieme ai nostri Parlamentari, su tutti i tavoli. Nei limiti delle nostre possibilità, per parte nostra, Presidente, lo faremo. Inoltre può considerare il nostro Gruppo a disposizione anche per quanto riguarda la partecipazione istituzionale.
Grazie ai sindacalisti che hanno parlato, grazie ai lavoratori che hanno partecipato. (applausi)
PRESIDENTE. Consiglieri, non vorrei essere scortese, ma sollecito nuovamente a mantenere gli interventi entro i cinque minuti. Ci sono ancora undici iscritti a parlare, quindi contenere il tempo è anche nel rispetto degli stessi dipendenti della Fincantieri che vogliono assistere sino alla votazione della risoluzione, che è l’atto che li interessa di più, se invece prolunghiamo il dibattito credo saranno costretti a lasciarci prima di questa approvazione.
Prego, Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Presidente Spacca, Presidente Solazzi, colleghi Consiglieri. Un saluto fraterno ai lavoratori del cantiere, alle loro rappresentanze sindacali, come pure rivolgo un saluto all’on. Favia e alla Presidente della Provincia di Ancona Casagrande.
Alcuni di voi negli interventi hanno sottolineato la voce ferma, però io aggiungo anche la tanta determinazione e la tanta responsabilità.
Questa Assemblea legislativa ha trattato la questione non soltanto oggi, ma è stata affrontata, come ricordato, già nel novembre e nel dicembre scorso. Noi del Partito Democratico abbiamo avuto un incontro al cantiere. Anche lunedì prossimo il Capogruppo della Commissione lavoro della Camera, l’ex Ministro del lavoro Cesare Damiano, sarà di nuovo al cantiere. Con i colleghi Badiali, Busilacchi e il Capogruppo Ricci circa un mese fa abbiamo scritto sollecitando su questa vertenza la necessità di un’attenzione forte.
E’ stato ricordato il lavoro di coordinamento per le attività produttive che spetta alle Marche con l’Assessore Giannini, mi riferisco al tavolo messo in piedi con le otto Regioni sede di cantieri. Ancora, le ferme e coerenti dichiarazioni del Presidente Spacca, la relazione dell’Assessore Luchetti di questa mattina ed il suo lavoro continuo, e via via dicendo, come ad esempio le mozioni di Binci e Bucciarelli e di altre forze politiche che si sono prima ricordate.
Ecco allora che dovremmo fare in modo che la politica faccia precedere i fatti alle parole. E dobbiamo fare in modo che su una vicenda come questa non ci sia strumentalizzazione. Come siamo anche convinti che se su questa vicenda non ci si crede, se non la si affronta con l’entusiasmo e con la passione necessaria, poi non si può trovare neppure la giusta soluzione.
L’urgenza di mettere in campo una vera politica industriale europea e italiana è nella consapevolezza di tutti.
Io concordo con chi sostiene che il lavoro svolto sul versante finanziario per la regolamentazione dei mercati vada integrato con una strategia che valorizzi e sostenga innanzitutto l’industria. Allora il caso della cantieristica navale è in questo senso tra i più drammatici e paradossalmente promettenti.
La recessione e la concorrenza sleale di Cina e Sud Corea stanno mettendo in ginocchio i cantieri navali europei. Dal 2008 si sono persi migliaia e migliaia di posti di lavoro, il calo degli ordini è stato verticale. Al tempo stesso, però, per la ristrutturazione del settore avvenuta negli anni scorsi e per gli importanti investimenti in tecnologie e competenze, il settore potrebbe rappresentare una delle avanguardie per il rilancio sostenibile del comparto manifatturiero. Produrre navi meno inquinanti, più sicure, promuovere trasporti marittimi moderni e puliti può essere uno dei fattori di competitività del sistema Italia e del sistema Europa.
Certo, occorre offrire al comparto un piano di emergenza per superare la congiuntura, salvare i posti di lavoro come pure tante aziende.
Su questo aspetto ci sono stati tantissimi incontri in Italia e in Europa, dove tutti convengono sul fatto che bisogna portare avanti una strategia di salvataggio del settore. Basti pensare che su 10 mila navi in servizio nei mari europei per il trasporto a corto raggio, il 40% ha più di 25 anni, mentre il 25% ne ha più di trenta.
Sicché l’emergenza nella cantieristica potrebbe avere una durata limitata ed essere seguita da un ciclo positivo, ma solo se si metteranno in campo strumenti per un piano di salvataggio che consenta alla nostra cantieristica di sopravvivere e dunque farsi trovare pronta all’appuntamento con la ripresa.
I sindacalisti hanno qui sottolineato con forza che non si vuole che questo cantiere muoia. Certamente anche noi vogliamo far continuare questo cantiere, e al tempo stesso la difesa del lavoro, i diritti dei lavoratori, la civile convivenza fra le classi sociali e la difesa della democrazia; io ho appreso del rapimento dell’on. Aldo Moro dagli operai del cantiere navale di Ancona che erano usciti dalla fabbrica ed erano per il corso di Ancona a manifestare per la democrazia. E quindi, dicevo, la difesa della democrazia, delle istituzioni, ma soprattutto della Costituzione a partire dall’articolo 1.
La modernizzazione ha riaperto in modo drammatico una nuova questione sociale. Allora mi chiedo: cosa c’è di più moderno del combattere le ingiustizie? E cosa c’è di più vecchio che privare chi lavora dei diritti, a partire da quello fondamentale, ossia il diritto al lavoro?
La regressione della democrazia all’insegna del principio “più crescita, più lavoro, meno diritti” porta di fatto alla stagnazione, alla disoccupazione, alla cancellazione delle conquiste fondamentali dei lavoratori.
Occorre allora una nuova rappresentanza sociale, che come Partito Democratico crediamo di poter incarnare. Quindi a partire da questa vertenza della Fincantieri saremo a fianco dei lavoratori qui ad Ancona, nelle Marche, a Roma, e se serve anche in Europa. (applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marinelli.
Erminio MARINELLI. Un saluto cordiale alle maestranze, ai sindacalisti. Oggi, e lo dico con un po’ di commozione, è una giornata emotivamente calda.
Chi vi parla è figlio di un operaio che ha fatto tante battaglie nella cartiera Miliani di Pioraco. Quindi fin da ragazzo ho vissuto simili momenti di incertezza, di difficoltà, di poca serenità in famiglia di quando appunto veniva a mancare il lavoro. Perché una famiglia senza il lavoro non solo non può andare avanti, ma in essa manca anche quella coesione sociale, quella serenità e quello spirito positivo per una buona convivenza.
Quindi vi assicuro che sin dalla fine di giugno, quando cioè vi fu l’incontro con la Giunta e con i sindacalisti, ho cercato di capire quale fosse la situazione della Fincantieri, mi sono documentato, dopodiché, purtroppo, ho dovuto constatare che la problematica è veramente difficile. Una situazione sul quale tutte le forze presenti in questo consesso politico sono d’accordo a dover affrontare con decisione e determinazione.
La grande preoccupazione è che un problema così grande, che si inserisce in un contesto generale di crisi nazionale, possa creare delle difficoltà non indifferenti non solo nel distretto di Ancona ma nell’intera regione.
Ad un periodo favorevole della cantieristica fino al 2008 è succeduta una contrazione della domanda, una difficoltà sempre crescente che ha portato a questa situazione di stallo nei confronti di una crisi globale ma soprattutto riguardo alla concorrenza dei paesi asiatici; ad esempio leggevo che la società armatrice Montanari sta costruendo le sue petroliere in Corea.
E’ chiaro quindi che per questo gruppo, che è il quinto gruppo navalmeccanico al mondo, poter sopravvivere diventa sempre più difficile in quanto deve cercare di dare lavoro ai dieci cantieri presenti nel nostro Paese.
In Ancona ci sono 600 operai che vi lavorano, 1.300 come filiera in tutta la nostra regione, quindi è un numero molto rilevante che deve essere tenuto in considerazione.
Noto che da parte delle organizzazioni sindacali vi è un grande senso di responsabilità, che oggi con coraggio, con calore e con capacità ci hanno posto il problema.
Quindi ci vuole un grande senso di responsabilità anche da parte di tutte le forze politiche, ma credo che ci sia tutto . Non possiamo non mettere tutta la nostra forza, la nostra intelligenza, la nostra capacità di persuasione, il nostro intervento politico su questa problematica. Non può essere diversamente.
Secondo l’amministratore delegato Bono dovrebbe esserci una ripresa nel prossimo anno, ma forse potrebbe essere – spero di no – già troppo tardi per la Fincantieri.
Ecco perché, secondo me, occorre mettere a punto delle strategie a breve e medio termine, per cercare di superare l’emergenza e guardare al futuro in maniera più serena, seppure con un’innovazione diversa e con un diverso investimento.
Bisogna agire subito con delle misure urgenti, con gli ammortizzatori sociali come ci sono, con una ricerca di acquisizione di piccole commesse, affinché appunto continui l’attività del cantiere. Occorrono anche nuove commesse importanti, cioè dobbiamo vedere aumentare, come ci ha detto un sindacalista, quel 3% su una nave, tenuto conto della qualità delle navi che escono da Ancona.
Serve inoltre l’attivazione di un gruppo serio di lavoro, non il solito tavolo che si riunisce una tantum. Indipendentemente dalla crisi di Scaiola o dall’assenza dell’interlocutore, deve essere un tavolo di lavoro che come guardiani deve avere noi politici, noi Consiglieri, la Giunta e ovviamente anche tutti voi.
Occorre quindi la condivisione con il Governo di una strategia di azione per dare un’accelerazione del tavolo delle trattative, e perché no, agire anche a livello europeo, tenuto conto che la crisi non riguarda solo l’Italia ma anche la Francia, la Svezia, la Finlandia e la Danimarca.
Ritengo che dobbiamo intervenire coscientemente ed in maniera seria. Pertanto vi dico, come leader dell’opposizione, che da parte nostra, essendo forza di maggioranza al Governo nazionale, non faremo mancare il nostro impegno, la nostra determinazione, il nostro calore e il nostro cuore nel risolvere questo problema.
Occorre che tutte le Istituzioni intervengano con delle risposte immediate, certe, decise e condivise, tralasciando gli slogan politici, le polemiche e soprattutto il rimpallo di responsabilità. Queste persone hanno bisogno di risposte chiare, non della solita politica che tanto dice ma poco fa. (applausi)
PRESIDENTE. Vi comunico che nel frattempo ho ricevuto una la telefonata della senatrice Silvana Amati, che nel salutare la rappresentanza della Fincantieri fa sapere che è impegnata in Senato per l’approvazione della manovra.
Ha la parola il Consigliere Eusebi.
Paolo EUSEBI. Grazie Presidente. Raccolgo, come faccio sempre, il suo invito alla sintesi.
Provo un momento di imbarazzo di fronte al problema che hanno queste famiglie che vedono a rischio il loro futuro. E soprattutto lo provo da cittadino in quanto il cantiere per noi anconetani è una realtà che è essenza stessa della città, della sua economia e della sua cultura. Per cui le frasi di circostanza sono particolarmente fuori luogo.
Qui ho sentito parlare di globalizzazione, di filosofie della pace e della guerra. Per carità, ognuno struttura il suo intervento partendo dai propri punti di vista. Secondo me invece su queste vicende è importantissimo dire poco ma fare molto. Come fa appunto il nostro Presidente della Giunta Spacca che, seppure nelle difficoltà enormi, sta operando al meglio.
Abbiamo infatti avuto notizia dal nostro responsabile nazionale lavoro on. Zipponi, che di problemi sindacali si intende assai, dell’impegno che questa Giunta e il nostro Presidente stanno mettendo su questo problema.
Come importanti sono anche gli impegni che oggi si sono presi, sia l’on. Favia a nome dei Parlamentari, sia il Consigliere Massi che ha appunto dato l’impegno del suo Gruppo assembleare regionale e, per quello che sarà loro possibile, dei Parlamentari del PdL.
Quest’asse può funzionare? Io la ritengo l’unica cosa che può funzionare. Quindi da parte di tutti occorre fare un po’ meno filosofia, che ognuno si sforzi di non strumentalizzare questo problema che ci deve vedere solo disinteressati e uniti.
Auguro a tutti i lavoratori della Fincantieri e del nostro cantiere navale un futuro di tranquillità. (applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.
Roberto ZAFFINI. E’ scontato che la Lega difenda il lavoro, che quindi difenda anche quello delle Marche, che è lavoro di terra e di mare.
Però non possiamo far finta che in questi anni il mondo non sia cambiato, e noi della Lega abbiamo avuto forse la capacità di capirlo per primi. Bisognava cioè anticipare delle mosse a livello di marketing, a livello di consapevolezza di come appunto stava cambiando il mondo. E noi abbiamo sempre cercato di allarmare alcuni settori economici e istituzionali.
Ma ormai i guai sono usciti, quindi non possiamo che raccoglierne le ferite.
C’è stato qualcuno, non noi, che ha deciso che la ricchezza doveva essere ridistribuita tra i continenti, quindi spostandola dall’occidente ricco verso i paesi più poveri dell’est come la Cina. E allora qui mi rivolgo all’ammiraglio Spacca che è sempre molto predisposto verso questo continente, che però ci sta massacrando, perché il saldo fra l’import e l’export è veramente spaventoso.
E’ proprio questo uno dei gravi problemi che sta affliggendo la cantieristica, perché sono proprio la Corea e la Cina che ci stanno portando via il lavoro. Per cui quelle che ho sentito pronunciare oggi sono solo belle parole.
Addirittura i sindacati in Italia, insieme all’Europa, dovrebbe mettere in atto una vertenza contro la Cina e contro la Corea, nazioni appunto che ci stanno prendendo il nostro lavoro.
C’è qualcuno che ha tifato per la sconfitta dell’occidente proprio perché ricco, sono decenni che maledice il capitalismo occidentale. Quel capitalismo però che ha comunque creato, ricordiamolo bene, seppure con tutti limiti, il nostro benessere. Ha creato uno stato sociale non perfetto, ma sicuramente invidiato dalle altre parti del mondo, è un sistema di diritti e doveri e soprattutto di garanzie sempre maggiori, ciò nel rispetto della dignità dei lavoratori e di tutti i cittadini.
C’è qualcuno che ha gioito quando si stava realizzando questo mondo senza confini, dove merci di ogni genere, comprese quelle umane, viaggiano e sbarcano ovunque senza nessun limite e senza nessun controllo. E questo qualcuno pensava che tutto sarebbe cambiato in meglio, invece per tutti noi è cambiato drammaticamente in peggio: “Giva mej quand giva pegg”, diceva mi nonna! Ossia, andava meglio quando andava peggio.
C’è qualcuno che per decenni dall’alto del potere statale ha messo i soggetti del mondo del lavoro uno contro l’altro. Quando invece bisognava lottare uniti contro chi sprecava o utilizzava risorse pubbliche per garantirsi la carriera politica o la poltrona.
E adesso potremo anche dire che c’è qualche pacifista che magari gioisce per il fatto che sono sfumate alcune commesse militari. Altrimenti che pacifista sarebbe!
Eccoci quindi arrivati ad una crisi terribile, una crisi che ha mandato in cassa integrazione tantissimi lavoratori. E la crisi di lavoro che stanno attraversando anche tutti i lavoratori dell’indotto della Fincantieri si ripercuote gravemente su tutto il tessuto sociale.
La Fincantieri non riesce ad acquisire nuovi ordini perché non è concorrenziale. E non è concorrenziale anche perché negli impianti statunitensi le ore lavorative sono superiori del 20% e la produttività è superiore dal 60%. Questo accade negli Stati Uniti, quindi non parliamo della Corea o della Cina.
Possiamo quindi capire che ci troviamo veramente in un periodo difficilissimo dal punto di vista del lavoro.
Allora voglio dire questo, ossia, ogni volta che vedo un cassintegrato – e mi riferisco anche alla precedente seduta assembleare che ugualmente ha visto la presenza dei lavoratori della Fincantieri – penso a quello che ero io prima delle elezioni del 28 marzo, quando cioè anch’io come voi ero un cassaintegrato. (…) Ho vinto sicuramente un terno al lotto, ma tenga conto che io sono diciotto anni che qui nelle Marche ho messo la faccia in un partito che non so in quanti avrebbero avuto il coraggio di mettercela! Sono diciotto anni, capito!
PRESIDENTE. Consigliere Zaffini, la prego di attenersi alla questione e di non parlare con il pubblico. Grazie.
Roberto ZAFFINI. Però Presidente, voglio ribadire che io non mi sento né imbalsamato né un magnone, io fino a tre mesi fa lavoravo ed ero in cassa integrazione a rotazione. Voglio vedere quanti Consiglieri qui presenti hanno avuto una situazione come la mia! Questo è per dire che io mi sento vicino a questi lavoratori proprio perché ho vissuto come loro la cassa integrazione. Peraltro, volendo aprire una parentesi personale, in questa situazione c’ero proprio quando, dovendo affrontare una campagna elettorale, mi servivano dei soldi.
PRESIDENTE. Ha ragione, in ogni caso adesso le è andata bene, no! (applausi dei lavoratori della Fincantieri)
Roberto ZAFFINI. Ho sicuramente vinto a lotto, però distribuiamo lo stipendio per i diciotto anni che ho messo la faccia nella Lega, poi vediamo quanto mi ritorna in conto!
Dicevo, ogni volta che vedo un cassaintegrato mi viene in mente di maledire un falso cieco, un falso invalido, sono questi che in maniera vile portano via reddito e risorse a chi veramente per campare ha bisogno di soldi. Quindi l’attenzione la dovremmo porre verso appunto chi usufruisce di un beneficio che non gli spetta di diritto.
Concludo dicendo che noi come Lega siamo per il reinserimento prioritario nelle nostre aziende dei lavoratori italiani, tanto meglio se marchigiani. Dopodiché si deve rimandare a casa gli extracomunitari che non hanno un lavoro, ossia non li si deve mettere in concorrenza con i nostri lavoratori che stanno già soffrendo una disoccupazione terribile. Ai nostri operai occorre dare priorità in ogni servizio assistenziale, in tutto il welfare. Non possiamo dare tutto questo agli ultimi arrivati, che non hanno il merito di aver fatto nulla su quello che abbiamo creato noi.
Infine, dato che siamo quelli dei cartelli, voglio farvi vedere un manifesto che è stato pubblicato nel 2007, dove c’è rappresentato un bellissimo yacht con la scritta: “Anche i ricchi piangano”, con sotto due simboli, L’Unione e Rifondazione Comunista. Io invece sarei contento che questi ricchi non piangessero e che spendessero – . Questo sì! – i soldi nelle nostre terre affinché si possa ridare ricchezza al nostro territorio. (applausi)
PRESIDENTE. Comunico di aver testè ricevuto la telefonata della Senatrice Magistrelli, anch’essa impegnata in Senato per la manovra.
Ha la parola il Consigliere Pieroni.
Moreno PIERONI. Voglio innanzitutto ringraziare tutte le associazioni sindacali e tutti i lavoratori della Fincantieri che oggi sono qui presenti non soltanto per fare testimonianza, ma anche perché vogliono capire da questa Assemblea legislativa regionale quali saranno le risposte ad un problema ormai diventato forte, sentito, improcrastinabile.
Voglio anche dire che per quanto riguarda questa giornata io sono anche emotivamente coinvolto, avevo uno zio che per tantissimi anni ha lavorato alla Fincantieri ma che purtroppo è morto per un tumore ai polmoni – seppure non sappia se questo tumore era dovuto ad altre situazioni lavorative –. Questo mio zio della Fincantieri me ne parlava sempre con grande entusiasmo, con grande passione, con grande gioia, mi raccontava di quando andava a lavorare e partiva da Loreto.
La Fincantieri, infatti, non è soltanto il simbolo di Ancona, ma è il simbolo di tutta la regione Marche. La Fincantieri ha visto tantissimi lavoratori e lavoratrici di tutto il territorio marchigiano.
Quindi oggi in questa Assemblea, al di là delle parole o delle sensazioni di ognuno, dobbiamo dare necessariamente delle risposte forti e che abbiano un seguito istituzionale che veda anche un grande decisionismo politico. Ad esempio il mio partito, il Partito Socialista, ha già presentato delle interrogazioni sia in Consiglio comunale ad Ancona che in Provincia di Ancona.
Ma è chiaro che al di là delle iniziative che ogni partito e ogni Consigliere può aver portato avanti, in questa Assemblea, che è il più alto momento istituzionale delle Marche, dobbiamo essere convinti e decisi a sostenere questa battaglia con grande energia politica e personale. Una battaglia di civiltà che si incastra in una generale crisi mondiale.
Però, Consiglieri, permettetemi anche di dire quello che penso con grande chiarezza. Perché, vedete, io ho assistito anche ad altre assemblee ed ad altri incontri con i lavoratori marchigiani dove ogni volta si diceva: siamo in una crisi globale, siamo in una situazione di difficoltà e così via. Però poi purtroppo nel tempo quelle crisi e quelle difficoltà dei lavoratori non sono state supportate. E alla fine le responsabilità non si sa mai di chi sono, ognuno le scarica sull’altro, i proprietari delle aziende scaricano sul non lavoro, la politica ai vari livelli scarica sull’altro ecc..
Sicché oggi tutti dobbiamo stare vicini alla Fincantieri, che rappresenta l’emblema forte e il più alto momento dei lavoratori marchigiani. Dobbiamo impegnarci a livello istituzionale – sono convinto che il Presidente Spacca lo stia già facendo in maniera forte – per far sì che le istanze di questo nostro cantiere vengano ascoltate sia dai vertici dell’azienda, quindi dall’amministratore delegato in primis, come ricordava il sindacalista Ciarrocchi, sia dai vertici nazionali.
Nessuno di noi può esimersi da responsabilità, in questo momento tutti dobbiamo essere convinti che ogni livello istituzionale possa e debba svolgere il proprio ruolo. Quindi anche noi della Regione Marche dobbiamo essere attenti e sopratutto anticipare il confronto e le mosse con l’azienda e con il Governo. Dobbiamo essere coloro che saranno capaci di dare il massimo delle garanzie politiche e istituzionali a tutti i lavoratori e lavoratrici della Fincantieri di Ancona.
Pertanto l’impegno del mio partito e mio personale sarà sicuramente totale e coinvolgente, affinché appunto la Regione Marche stia vicino a chi ha grandi difficoltà e preoccupazioni sia in questo momento che per il futuro.
Essendo stato Sindaco mi sono reso conto che il 2009 e i primi mesi di questo anno hanno visto tantissime famiglie in difficoltà. E guardate, Consiglieri, che la difficoltà del lavoro in una famiglia spesso si trasforma anche in una difficoltà sociale che rischia di creare al loro interno anche disagi importanti e forti criticità.
Quindi dobbiamo essere attenti affinché non ci siano anche questi problemi e soprattutto dobbiamo saper anticipare le preoccupazioni attuali.
Ringrazio il Presidente Solazzi che ha permesso di fare questo dibattito importantissimo per la Regione Marche. Un dibattito veramente sentito da tutti quelli che sono intervenuti, quindi sia dai Parlamentari che dal Presidente della Provincia, sia dai sindacati. Tutti sicuramente vogliamo che la criticità che c’è oggi all’interno della Fincantieri di Ancona possa essere in futuro superata. (applausi)
PRESIDENTE. Comunico che è ora arrivata una telefonata dell’on. Paolini della Lega Nord che esprime ai lavoratori della Fincantieri la solidarietà e l’impegno in Parlamento da parte sua per garantire occupazione.
Inoltre ha telefonato l’on. Ceroni, impegnato anche lui alla Camera, che saluta i presenti e conferma il suo impegno per la causa.
Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Innanzitutto voglio esprimere ai lavoratori della Fincantieri e alle ditte appaltatrici solidarietà umana e politica sia personale che del mio partito Sinistra Ecologia e Libertà.
Nella discussione sono emerse chiaramente quelle che sono le necessità di breve periodo, ossia il fatto di assicurare al cantiere la continuità del lavoro e di non far fermare a dicembre l’attività.
Vi è inoltre la necessità di mettere in campo una politica di breve e medio periodo affinché ripartano le commesse, per le quali deve esserci una ripartizione equa tra i vari cantieri esistenti. Affinché Fincantieri, che è un’unica azienda, possa permettere a tutti di sopravvivere a questa crisi e dunque a riprendere, ce lo auguriamo, un nuovo e positivo ciclo di produzione.
Anch’io concordo sul percorso indicato su come andare avanti. Ovvero che bisogna continuare con un coordinamento delle Regioni e dei Comuni sedi di cantieri che impegni il Governo a un confronto serrato. Ma al contempo condivido anche con chi, sapendo come funziona l’assegnazione delle risorse all’interno della politica, ha detto che occorre unità di tutte le forze politiche e sociali di questo nostro territorio.
Per cui oltre al coordinamento delle Regioni è importante anche che i Parlamentari delle Marche si facciano promotori di un coordinamento degli eletti di tutte le Regioni sedi degli otto cantieri. Ciò coinvolgerebbe un forte nucleo, composto da un centinaio di Deputati e Senatori, che dovrebbe orientarsi verso un’azione di lobby. E se dico “lobby” non voglio esprimere una cosa negativa, bensì lo intendo come un gruppo di persone che portano avanti delle esigenze, che peraltro in questo caso sono esigenze nobili. Qui infatti si chiede di mantenere in vita un settore economico che vede l’Italia leader e che oltretutto è un settore a governance pubblica.
Questa è dunque la direzione da prendere, e lo dico anche alle rappresentanze sindacali. Perché se consideriamo che otto Regioni avranno almeno 100-150 Parlamentari, si può ben capire come una simile azione di lobby, nei momenti fondamentali della vita politica, come quello ad esempio sul voto alla finanziaria, può far sì che il Governo senta la necessità di fare investimenti di breve e medio periodo che permettano di superare le fasi di crisi. In questo caso, ad esempio, potrebbero essere date nuove commesse, o tramite investimenti sul settore dei trasporti marittimi oppure tramite investimenti nel settore militare (e le navi militari noi le utilizziamo anche per fare operazioni di controllo del territorio, del mare ecc.).
Quindi, ripeto, se in questo momento si riuscisse a formare una forte lobby politica questi investimenti si potrebbe spingere a farli.
Voglio ricordare che nel settore militare sono previsti 13 miliardi per l’acquisto di aerei da caccia, quindi proprio aerei da guerra anche fisica su territori esterni all’Italia. Io ritengo, invece, che questo denaro possa essere investito benissimo in altri settori sempre militari ma più pacifici, quelli ad esempio, come ho detto poc’anzi, per il controllo del mare.
Quindi occorre una forte azione di coordinamento degli eletti. Insomma qualcuno si dovrebbe prendere la briga di coordinare sia gli eletti che le azioni da mettere in atto. Voglio far presente che un’azione di lobby dei parlamentari siciliani ha permesso il finanziamento delle accise alle raffinerie della Sicilia. Allora facciamo la stessa cosa per mantenere in vita tutta la cantieristica navale pubblica italiana.
L’altra questione a cui mi voglio riferire riguarda l’impegno della Regione. Ad esempio sull’Antonio Merloni ci fu un intervento per tutte le imprese subappaltatrici. Per cui anche qui, secondo me, c’è la necessità di un intervento a favore dei lavoratori delle imprese subappaltatrici. Probabilmente questi lavoratori, se le cose dovessero precipitare, saranno i primi ad essere licenziati, sicché già da adesso bisognerebbe iniziare a pensare ad eventuali azioni di sostegno.
Ultima questione. I cantieri di Palermo e di Castellammare hanno stipulato una convenzione con le rispettive Regioni, che riguarda 10 milioni di euro di investimenti per potenziamento delle infrastrutture all’interno dei cantieri, in cambio Fincantieri deve assicurare quote di lavoro. Bene o male sono delle fidejussioni che favoriscono alcune situazioni, è un impegno che due Regioni hanno assunto.
Invito quindi la Giunta a valutare un intervento di finanziamento per gli investimenti necessari da concordare con Fincantieri, oppure intervenire per favorire le condizioni economiche e finanziarie delle commesse, come indicato anche dal sindacalista della Cgil. (applausi)
Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.
Giulio NATALI. Anch’io mi associo ai ringraziamenti rivolti ai lavoratori e a chi ha parlato per loro.
Effettivamente, come ha detto giustamente il Consigliere Massi, oggi abbiamo sentito parlare – e non succede spesso, perdonatemi un minimo di polemica – in un modo che gratifica. Abbiamo infatti sentito fare non una mera difesa di un posto di lavoro, bensì la difesa di un qualcosa che è condiviso da tutti voi. Abbiamo cioè finalmente riascoltato quella concezione del lavoro dove non c’è quella dicotomia assurda e fuori tempo tra padrone e operaio, ma dove il dipendente si sente parte integrante del processo lavorativo. E’ così che deve essere.
E’ un qualcosa che mi rallegra, mi fa piacere in nome di tutti quei princìpi che per tanto tempo sono stati disconosciuti. Quando cioè tanto tempo fa qualcuno di noi parlava di partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese, quando si parlava di congestione, che secondo me era la vera rivoluzione, che però non veniva considerata.
Detto questo voglio fare un appello non a voi ma a noi della classe politica. Ossia, noi dobbiamo avere la capacità sì di fare squadra, sì di premere sul Governo, sì di fare tutte le dovute pressioni, come hanno detto in tanti, sui vari parlamentari delle Regioni, ma secondo me prima di questo ci vuole la vicinanza ai vostri problemi. Che peraltro non sono solo i vostri problemi, io ad esempio vengo da Ascoli Piceno dove la crisi occupazionale è molto importante e sta producendo dei risultati gravi, per fortuna non ancora a livello di coesione sociale, ma è comunque una grave problematica, i posti di lavoro in poco tempo si sono persi a iosa.
Ma a fronte di una crisi del genere nessuno di noi ha la risposta. E’ proprio questo che dobbiamo capire, è su questo che dobbiamo riflettere. La risposta non è che non ce l’ha l’Assemblea legislativa delle Marche o la Giunta, ma neppure ai massimi livelli governativi credo si riesca ad interpretare su come intervenire in situazioni del genere. Quindi come intervenire sulla mancanza di commesse, sulla globalizzazione, oppure su quello che diceva anche il Consigliere Bucciarelli, che giustamente da parte opposta alla mia ha fatto comunque una riflessione che tocca, si chiedeva: c’è stato sviluppo? C’è stato progresso? Qual è?
Qualche tempo fa qualcuno ha parlato della fine della politica, si chiama Fukuyama. Non penso che sia stato un bel vedere questa fine della politica, visti i risultati che vediamo oggi. Ma in ogni caso è una classe politica che ha comunque una possibilità, ovvero quella di cercare di essere seria; io sono tra quelli che nel sentire i telegiornali o i radiogiornali o nel leggere i giornali, i quotidiani, i settimanali prova un profondo disagio, e non parlo di schieramenti politici, parlo in genere.
La classe politica deve ritornare – lo spero – ad avere una sobrietà di comportamenti, deve abbassare i livelli, deve ritornare a non credere che possa permettersi tutto, a non limitarsi a credere che si debba difendere solo da comportamenti illeciti o illegali. La classe politica deve avere comportamenti opportuni.
Dunque è questo il richiamo che faccio a tutti: l’opportunità nei comportamenti. Ognuno di noi può portare avanti questo piccolo granellino, ognuno può cercare di infondere, specie a quelli più vicini a noi, un minimo di comportamenti opportuni e seri. Al fine di dimostrare che la classe politica è parte della società, non invece, come tante volte sembra, un qualcosa di diverso, qualcosa che ha un mondo tutto suo, dove magari prima riceve voi e poi esce da qui e torna a bearsi delle proprie prebende e della propria attività.
Ritengo allora sarebbe già importante se tra tutti noi nascesse questa consapevolezza, cioè quella che occorre abbassare i toni, abbassare certi comportamenti e fare capire a tutti che vi siamo vicini, ma non solo a parole.
Pertanto fare pressione su chi è più in alto di noi, sicuramente, ma per quanto ci riguarda dobbiamo fare una profonda riflessione su quello che deve essere il comportamento di chi fa parte della classe politica, che non può limitarsi a non fare cose contro legge – ma questo non lo metto neppure in discussione –, bensì deve estendere il proprio comportamento ad atti opportuni. (applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.
Daniele SILVETTI. Innanzitutto devo assolutamente portare i saluti del senatore Casoli che si scusa per la sua assenza ma è impegnato in Commissione Senato, e dell’onorevole Ciccioli anche lui impegnato alla Camera.
Presidente Spacca, dagli interventi che ha potuto ascoltare credo si possa sin da ora capire che oggi lei incassa non solo un mandato ma anche una responsabilità da parte di tutta l’Assemblea legislativa.
Oggi in quest’Aula tutti, Assemblea legislativa e Giunta, ci assumiamo la responsabilità non solo per quello che concerne la questione lavoro, ma anche sulla questione più delicata della coesione sociale e non ultima quella dell’ordine pubblico. Allora alcune sottolineature fatte dalle rappresentanze sindacali, inevitabili per certi versi, da parte nostra non possono essere sottovalutate.
Ma è chiaro che se lei oggi, Presidente Spacca, incassa questo tipo di mandato, incassa anche il nostro senso di responsabilità. Io non sono stato cassaintegrato, ma certamente oggi mi assumo come tutti una responsabilità, perché tutti ci mettiamo la faccia.
Per cui se lei va andrà Roma e parteciperà ai tavoli con il Governo e con l’azienda non potrà limitarsi a chiedere e poi tornare a casa facendo spallucce e dicendo: “non mi hanno dato quello che ho chiesto”.
Voglio dire che da una parte bisogna incalzare fortemente l’azienda, perché a volte capita che qualche azienda, magari di fronte a qualche profitto in più, si dimentica la funzione sociale che svolge nel dare appunto posti di lavoro. Dall’altra dobbiamo incalzare il Governo, che ancora deve dimostrare tante cose, quindi sicuramente anche quella che deve essere particolarmente attento alle classi sociali più deboli. Questo sicuramente sì, e lo dico io che sono una parte continuativa di questo Governo.
Quindi a maggior ragione dobbiamo giocarci questa nostra credibilità, e qui ce la giochiamo tutti.
Condivido pienamente l’intervento che ha fatto il Consigliere Binci, egli ha voluto usare un termine che in Italia è considerato una parolaccia, lobby, però è proprio quello che dobbiamo fare quando diciamo che dobbiamo stare uniti. La lobby non è un gruppo di potere, è un gruppo di pressione sulle istituzioni pubbliche, in questo caso sul Governo. E quindi lo possiamo fare se siamo veramente uniti e se parliamo la stessa lingua.
Benvengano quindi iniziative come quelle che hanno fatto i siciliani per quanto riguarda le accise; che peraltro è quello che anche noi abbiamo proposto recentemente per la Raffineria Api, e quindi per il territorio marchigiano, che spero si discuta presto in Aula
Inoltre dobbiamo aprire la grande vertenza, che per certi versi può sembrare protezionismo, ma dobbiamo chiederci il perché certi grandi imprenditori vanno a commissionare navi e quindi lavoro all’estero e non sul nostro territorio. Questo è un problema che ci dobbiamo porre seriamente e forse dovremmo assumerci anche qualche responsabilità in più.
Presidente, concludo qui perché di parole ne sono state dette già tante, da qui dobbiamo invece uscire con dei fatti, come si è già detto. Perché i lavoratori perdono il posto di lavoro, ma noi perdiamo in credibilità, ma non come partiti, non come politici, bensì come classe dirigente. Una classe dirigente che oggi ha il preciso dovere di dare una risposta a un mercato schizofrenico che mette sul lastrico tante povere famiglie, ma che sicuramente a noi, ripeto, ci fa perdere la faccia davanti al nostro territorio, alle nostre famiglie e dunque ai nostri lavoratori. Buon lavoro. (applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Malaspina.
Maura MALASPINA. Signor Presidente, Assessori, colleghi Consiglieri, rappresentanti della Fincantieri, è stato già detto molto, quindi sarò breve.
E’ noto come la cantieristica navale nel nostro territorio sia uno dei settori industriali più importanti. In questo ambito la Fincantieri è senz’altro uno dei maggiori gruppi industriali, è attivo nel settore della crocieristica, della cantieristica militare e mercantile. Quindi rappresenta uno dei gruppi e delle realtà produttive più
importanti delle Marche e del Paese Italia.
La Fincantieri tra personale diretto ed indiretto in tutta Italia dà occupazione per circa 26.000 unità, nelle Marche sono circa 600 più gli indiretti.
La crisi, dapprima negata da questo Governo, poi ritenuta superata, poi ancora dichiarata con l’esigenza di una manovra correttiva “lacrime e sangue”, rischia di mettere in gravissima difficoltà molti settori. Per cui anche questo del gruppo industriale Fincantieri, il quale ha già 1.600 lavoratori collocati in cassa integrazione e che entro la fine del 2010 rischiano di superare la straordinaria cifra di 2.000 unità.
Da parte del Governo non sono giunte, ad oggi, le iniziative promesse per il rilancio del settore, da fare attraverso nuove commesse di lavoro nel settore sia militare che civile.
Per quanto riguarda Ancona a tutt’oggi non risultano né commesse né programmi in grado di sostenere e rilanciare la cantieristica civile anconetana.
Purtroppo ancora una volta il Governo stenta a darsi una politica industriale e quindi a dare risposte certe a queste problematiche. Anche se non possiamo negare che molte difficoltà nascono da una situazione di grave crisi economica internazionale e dall’aggressività che si registra sui mercati da parte dei cosiddetti Paesi emergenti.
Pertanto noi dell’Unione di Centro ringraziamo il Governo regionale per l’attenzione che ha voluto dare a questo grave problema, garantendo, per le sue competenze, tutte le azioni necessarie a sostegno della cantieristica anconetana e dei lavoratori stessi.
L’UdC, sia a livello nazionale con l’on. Ciccanti e tutto il Gruppo parlamentare, sia a livello regionale con il Gruppo da me presieduto, assicurerà il massimo impegno a sostegno delle istanze dei lavoratori del gruppo Fincantieri sia anconetano che nazionale. E vi saremo vicini sia nelle lotte a livello regionale sia a livello nazionale e, se dovesse servire, anche europeo. (applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.
Giacomo BUGARO. Grazie Presidente. Anch’io mi associo ai ringraziamenti e saluti ai lavoratori e alle rappresentanti sindacali che stanno attraversando questo difficile momento, che sfortunatamente nella loro storia non è neppure il primo.
Mi è piaciuto molto l’intervento di Ciarrocchi, lo ho ascoltato con particolare riguardo. Egli ha sintetizzato non solo le problematiche dell’intero comparto, ma ha anche tracciato una linea e un profilo che sono assolutamente condivisibili.
Io sono anconetano e quindi porto nella mia storia il fatto che i cantieri navali fanno parte della nostra città, ne sono parte integrante, ne hanno costruito la storia industriale e sociale. Quindi vivo, al pari dei colleghi anconetani, la difficoltà di quella che forse è la prima e vera grande industria che la nostra città ha, che però oggi è così in difficoltà.
Pochi giorni fa, ossia il giorno dopo la vostra prima venuta in Assemblea legislativa, è uscito un articolo che mi ha colpito – mi auguro che qualcuno di voi l’abbia letto –, è un’intervista fatta al vostro amministratore delegato Bono il quale fa affermazioni molto impegnative, che mi auguro potranno trovare rispondenza anche nella realtà. In pratica Bono dice che entro il 2011 si riuscirà a riassorbire la cassa integrazione e a ripartire, quindi agganciando in questo modo la risalita del settore. Inoltre annuncia un portafoglio ordini di 11 miliardi di euro.
Mi auguro che questa sia la verità. E invito l’Assessore Luchetti a chiedere conto all’amministratore delegato della Fincantieri se queste affermazioni rese alla stampa nazionale sabato 3 luglio 2010 corrispondano a verità. Perché se così fosse una luce in fondo al tunnel si comincerebbe ad intravedere. Ovviamente me lo auguro e penso di interpretare anche il sentimento di tutti i colleghi Consiglieri.
Voglio fare ancora un’altra piccola riflessione. Non è possibile che ogni qualvolta ci sia una crisi, Presidente Spacca, a prescindere da chi governi in quel momento a livello nazionale, le Marche, e segnatamente Ancona, debbono sempre essere penalizzate per prime.
Noi siamo una regione a forte vocazione manifatturiera, siamo una regione con delle maestranze che hanno dimostrato nel secolo scorso straordinarie capacità produttive e che hanno fatto della nostra regione un vanto non solo a livello nazionale, ma sono anche un esempio europeo; vi ricordo che la regione Marche è la regione più manifatturiera d’Europa.
Quel vanto che spesso lei, Presidente Spacca, giustamente sottolinea quale elemento che contraddistingue il nostro territorio. Però poi, ripeto, non si capisce il perché ogni qualvolta c’è un momento di congiuntura negativa le Marche debbano essere sempre le prime a vedersi penalizzate. E il cantiere di Ancona e la strategia della Fincantieri debba essere sempre posto come ultimo nelle scelte delle ripartizioni dei carichi di lavoro.
Questa è un’altra domanda, Assessore Luchetti, che lei deve rivolgere a Bono, e dobbiamo avere delle risposte precise. Perché la difesa del cantiere di Ancona passa anche attraverso il riconoscimento delle sue alte qualità, come pure attraverso il riconoscimento di un’uguaglianza tra tutti i siti produttivi che la Fincantieri ha nel nostro territorio nazionale.
Quindi benvengano le pressioni di gruppi dei Parlamentari, benvengano le pressioni da parte di noi Consiglieri regionali, ma nell’individuazione dell’uscita della crisi, ripeto, ci deve essere anche un riconoscimento di uguaglianza tra i vari siti produttivi della Fincantieri.
Questo è un elemento che non può e non deve sfuggire. Come invece spesso è avvenuto nei vari incontri fatti nel passato con i rappresentanti sindacali della Fincantieri. Ed i lavoratori di Ancona non sono sicuramente di serie b rispetto a quelli di Monfalcone o di altri cantieri di proprietà dell’azienda.
Non aggiungo nient’altro se non un augurio di cuore, sentito, di buon lavoro. Mi auguro che possiate trovare di nuovo soddisfazione nell’impegnarvi. Mi auguro che le preoccupazioni che oggi affliggono voi e le vostre famiglie – è tutta la famiglia infatti che ogni fine si trova ad affrontare quelle che sono le incombenze naturali per la sua gestione – possano essere affrontate nel prossimo futuro con la consapevolezza che il lavoro non mancherà.
Ci impegneremo mettendo in campo, anche singolarmente, ogni nostra risorsa, perché abbiamo la consapevolezza dell’importanza della vita, della proliferazione della crescita e della rimessa in corsa del cantiere di Ancona. Vi ringrazio. (applausi)
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
PRESIDENTE. Nel frattempo mi è arrivata la telefonata del senatore Francesco Casoli, anche lui impegnato in Senato, il quale ribadisce l’impegno per una soluzione che possa rilanciare il cantiere anconetano.
Ho inoltre ricevuto la telefonata anche dell’on. Maria Paola Merloni, che nell’esprimere vicinanza al problema dei lavoratori della Fincantieri, anche lei dichiara la sua disponibilità a lavorare per il rilancio di questa azienda nelle Marche.
Ha la parola il Consigliere Zinni.
Giovanni ZINNI. Grazie Presidente, sarò molto telegrafico perché gli interventi precedenti hanno detto già molto su questo argomento.
Innanzitutto mi sento in dovere di ringraziare, in politica nulla è scontato, tutti i Consiglieri non eletti nella provincia di Ancona ma che con grande senso di responsabilità hanno sostenuto questo dibattito, comprendendo anche la grande valenza simbolica dell’istituto della Fincantieri sul capoluogo di Regione. Io invece, essendo eletto nel collegio di Ancona e vivendo la realtà di Ancona, so che per molte famiglie anconetane la questione della Fincantieri è qualcosa di più della difesa di un posto di lavoro, è la difesa di un percorso di vita.
Quello che è stato ribadito oggi è giusto, lo è sia il discorso fatto sulla pressione politica bipartisan, sia il discorso sulla centralità della richiesta delle commesse come punto di rilancio di Fincantieri.
Ma credo sarebbe opportuno inserire nel documento che voteremo – invito chi lo sta redigendo a valutarlo – due punti importanti. Quello di sensibilizzare l’azienda Fincantieri affinché stia molto attenta alla formazione professionale delle forze lavoro, in modo da garantirne un miglioramento e una specializzazione sempre ulteriore e che dunque tuteli nel mercato del lavoro i dipendenti Fincantieri. Inoltre farei un piccolo richiamo per quanto riguarda un’attenta verifica dell’utilizzo degli appalti esterni di Fincantieri. Che mi dicono sia stato in passato oggetto di grossa discussione sindacale e dei lavoratori.
Quindi invito tutti i Capigruppo e l’Assessore Luchetti a valutare di inserire un piccola postilla in termini di sollecito all’azienda per una verifica di questi due strumenti. Grazie. (applausi)
PRESIDENTE. Comunico che ho testè ricevuto un messaggio dall’on. Mario sul Cavallaro, che si scusa per la sua assenza in quanto impegnato a Roma, assicura il suo sostegno e quello del Partito Democratico alla battaglia degli operai della Fincantieri.
Conclude il dibattito il Presidente della Giunta regionale delle Marche Gian Mario Spacca. Prego Presidente.
Gian Mario SPACCA. Brevemente perché certamente le parole servono, sono importanti soprattutto per testimoniare solidarietà e vicinanza ai lavoratori della Fincantieri e alle loro famiglie. Mi auguro che i rappresentanti qui presenti dei lavoratori estenderanno a tutti i loro colleghi questo senso di solidarietà che questa mattina l’Assemblea legislativa ha espresso unanimemente.
Ma ancora più importanti delle parole sono le azioni che ci siamo impegnati a fare. E che quindi vogliamo fare perché, come è stato detto, consideriamo la cantieristica della nostra regione un punto qualificante dell’economia regionale.
Abbiamo infatti fatto la scelta di difendere il nostro sistema industriale, il nostro sistema produttivo, che ha alcuni punti di forza, alcune caratteristiche strutturali che rendono le Marche, come ha ricordato il Consigliere Bugaro, una delle regioni più industriali d’Europa. E tra questi settori c’è sicuramente la cantieristica.
Quindi la nostra è una strategia di difesa attiva della cantieristica che ci vede impegnati costantemente affinché ci sia la possibilità di un rilancio dell’attività di questo settore. Ma perché questa strategia possa avere successo occorre definire per esso una politica industriale.
Questo è dunque il nodo centrale, è il cuore del problema. Perché non è con una politica di assistenza o una politica di rinvio di rilancio o il tentare di risolvere questioni che parzialmente si pongono, che possiamo pensare ad un rilancio della cantieristica.
Purtroppo il settore della cantieristica ha una dimensione di carattere nazionale. A differenza di altri comparti dove possiamo agire anche solitariamente, come è avvenuto ad esempio per il settore delle calzature dove la politica industriale della Regione ha operato proprio per restituire competitività a questo distretto, sulla cantieristica dobbiamo agire necessariamente in un rapporto di coordinamento con le altre Regioni e con lo Stato. Ciò anche in relazione alla natura giuridica di Fincantieri e alla presenza, all’interno della compagine che determina Fincantieri, dello Stato centrale.
E’ quindi stata giustamente scelta questa strada di sistema, di dialogo, di confronto con tutte le Regioni che sul loro territorio hanno presenze di sedi di Fincantieri; personalmente ho parlato con gli otto Presidenti di Regione che hanno queste presenze, ed in loro ho trovato grande sensibilità e grande disponibilità ad operare insieme.
All’interno della Commissione attività produttive si sta muovendo anche la struttura operativa delle Regioni, che vede impegnato il nostro Assessore all’industria Sara Giannini. E questo problema lo ha infatti già posto.
Proprio questa settimana la Commissione si riunirà nuovamente con all’ordine del giorno specificatamente tale problema, dunque per cominciare a costruire quelle iniziative che abbiamo annunciato.
Iniziative che da una parte vanno in direzione del Governo e che hanno impegnato anche gli stessi Presidenti con una lettera che è stata sottoscritta e inviata al Sottosegretario Letta, affinché appunto questo incontro da voi sollecitato possa avvenire.
Ma contemporaneamente che possa avvenire anche un incontro tra le Istituzioni, quindi tra i Presidenti delle Regioni e il Governo, affinché il tema della cantieristica sia posto al centro di un’azione che da una parte consenta la resistenza nella fase attuale sulle difficoltà che ci sono, in modo da avere continuità dell’attività lavorativa e dell’attività industriale. Dall’altra, sotto il profilo competitivo, che si definisca anche un orizzonte di riferimento per il rilancio in Italia di questo settore a confronto appunto con le dinamiche internazionali, ovvero che si definisca una strategia di politica industriale.
Quindi lavoreremo, Consigliere Silvetti, con grandissima sinergia, al di là della collocazione politica di ciascun Presidente di Regione e di ogni singola Regione. Ossia lavoreremo proprio con quella determinazione affinché insieme al Governo si possa definire una strategia finalizzata al rilancio di questa attività, considerandola quindi uno dei punti qualificanti del nostro sistema produttivo e industriale.
Molto importante è anche la disponibilità che ci è stata data rispetto all’opportunità di un approfondimento, ovvero di un seminario proprio su questo tema – che noi abbiamo proposto debba svolgersi qui ad Ancona –. Affinché questo disegno di politica industriale possa nascere anche da un confronto, come quello fatto qui questa mattina e magari con un po’ di approfondimento in sede tecnica, in modo possa esserci un supporto condiviso da parte di tutti i soggetti che comunitariamente vivono questo problema.
E’ importante una spinta da parte di tutte e otto le Regioni interessate, sicché lavoreremo per fare un seminario, se possibile da svolgersi già nel prossimo autunno, dedicato all’approfondimento di questa strategia di politica industriale.
Molto importante è pure l’impegno dei Parlamentari che ci hanno annunciato la loro disponibilità per bocca dell’on. Favia, ma che lo hanno fatto telefonicamente anche attraverso il Presidente Solazzi.
Credo non sia indifferente se alla fine del dibattito sulla manovra finanziaria ci sia un qualche ordine del giorno che impegni il Governo a reperire le risorse necessarie per affrontare questa fase di resistenza e quindi a garantire la continuità del lavoro nei cantieri maggiormente importanti dell’organizzazione della Fincantieri, quindi Ancona.
Ritengo che un ordine del giorno su questa materia approvato da parte del Parlamento all’unanimità, per cui ancora una volta con una logica bipartisan, ci possa aiutare a raggiungere gli obiettivi che ci proponiamo, come quello di dare immediatamente continuità al lavoro di questa impresa soprattutto nella sua sede di Ancona.
Come dicevo prima qui non siamo in presenza di un settore su cui possiamo esercitare un dominio per quanto riguarda le iniziative di carattere industriale, come invece avvenuto in altri settori della nostra economia – ho fatto l’esempio delle calzature dove abbiamo il distretto più importante d’Europa, forse del mondo –, allora abbiamo la necessità di un impegno, di una disponibilità forte da parte del Governo.
Per cui ci impregneremo con grande determinazione affinché questo avvenga. Dopodiché sicuramente dovremo tornare qui, nella nostra Regione, in questa Assemblea legislativa, forti di tutti i contatti e di tutti gli incontri che nel frattempo ci saranno stati. Poi solo a quel punto, se le risposte dovessero essere negative, si potrebbe davvero realizzare quella manifestazione, magari a Roma, che l’on. Favia auspicava, con tutti i lavoratori e con tutte le Istituzioni. Perché se di fronte a questa voce, che noi faremo sentire chiara e forte, non ci sarà una risposta è chiaro che la mobilitazione sarà necessaria. Questo perché sicuramente noi non vogliamo perdere questo comparto industriale che, ripeto, fa la forza dell’economia regionale.
Io però sono fiducioso perché già in altri passaggi ugualmente complessi siamo riusciti a stabilire questo rapporto di collaborazione. Certo, il momento non è favorevole, i rapporti tra le Regioni, le Istituzioni locali e il Governo nazionale in questo momento sono abbastanza critici. Però, al di là della criticità formale e generale determinasi sulla manovra finanziaria, anche in altre occasioni, ripeto, abbiamo avuto la possibilità, ispirata da un grande senso di responsabilità, di creare delle soluzioni concrete.
E’ stato fatto per Ascoli con la sottoscrizione dell’accordo di programma per il Piceno per difendere il sistema produttivo del Piceno. Come è stato fatto, attraverso una triangolazione che ha impegnato tre Regioni, l’Umbria, le Marche, l’Emilia Romagna insieme al Governo nazionale, per la crisi del settore degli elettrodomestici che riguarda, appunto, il territorio marchigiano, umbro e quello dell’Emilia Romagna. Anche qui con la stesura di un accordo di programma che ha toccato, come diceva il Consigliere Binci, sia l’azienda in sé, nella sua fase di dismissione e di trapasso verso nuove forme industriali, sia l’indotto, sia il territorio in relazione alle difficoltà che determina l’evoluzione.
Per cui se ci muoviamo con lo spirito che questa mattina si è registrato in Assemblea legislativa, quindi con una grande unità di intenti, ognuno facendo quello che può fare, giocando il suo ruolo di Consigliere di maggioranza o di Consigliere di opposizione, che poi si invertono nella simmetria nazionale, forse riusciremo, io sono fiducioso, a risolvere questa partita.
Perché l’Italia, che è un Paese toccato per tre quarti dalle coste e bagnato da almeno quattro mari, ha bisogno di una forte cantieristica, che oltre a quelle necessità che questa mattina abbiamo manifestato, potrebbe dare anche tante altre opportunità per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese.
Quindi se perseguiremo con questa solidarietà e con questa unità di intenti sono sicuro che riusciremo a risolvere questo problema. Potendo quindi dare, se possibile, serenità ai lavoratori, ma senza nascondere loro che è una partita come tante altre difficile, perché cade in un momento di grande crisi economica e di bassa congiuntura che non riguarda solo il nostro Paese ma tutto il mondo occidentale.
Ma determinati e forti sicuramente riusciremo a trovare le soluzioni. (applausi)
PRESIDENTE. Grazie, Presidente Spacca. A questo punto si chiude la seduta aperta dell’Assemblea legislativa sulla vertenza Fincantieri. Proseguiamo con la seduta ordinaria i cui lavori inizieranno, dopo la doverosa lettura delle comunicazioni, con la votazione delle mozioni presentate su questo tema oppure con la votazione della risoluzione se questa le assorbirà.
La seduta aperta termina alle ore 12,20
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SEDUTA (ordinaria) N. 11 DEL 6 LUGLIO 2010
La seduta inizia alle ore 12,21
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 10 del 6 luglio 2010, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge regionale:
- n. 14/2010, in data 5 luglio 2010, ad iniziativa della Giunta Regionale, concernente: “Misure urgenti in materia di contenimento della spesa”, assegnata alla II Commissione in sede referente e alle Commissioni I e III per l’eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell’articolo 68 del Regolamento Interno;
- n. 15/2010, in data 5 luglio 2010, ad iniziativa dei Consiglieri Massi, Marinelli, D’Anna, Natali, concernente: “Disciplina delle attività di tatuaggio e piercing”, assegnata alla III Commissione in sede referente, alla V Commissione per l’eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell’articolo 68 del Regolamento Interno e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’articolo 11, comma 2, lettera b) della l.r. n. 4/2007;
- n. 16/2010, in data 30 giugno 2010, ad iniziativa del Consigliere Pieroni, concernente: “Norme a sostegno dei genitori separati in situazione di difficoltà – modifiche alla legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36 “Riordino del sistema regionale delle politiche abitative”, assegnata alla V Commissione in sede referente, alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 69 del regolamento interno e alla IV Commissione per l’eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell’articolo 68 del Regolamento Interno;
- n. 17/2010, in data 6 luglio 2010, ad iniziativa dei Consiglieri Massi, Marinelli, Acquaroli, Ciriaci, Foschi, Silvetti, concernente: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 8 marzo 1990, n. 13 “Norme edilizie per il territorio agricolo”, assegnata alla IV Commissione in sede referente, III Commissione per l’eventuale richiesta di espressione di parere, ai sensi dell’art. 68 del regolamento interno e Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 4, della l.r. 4/2007;
- n. 18/2010, in data 6 luglio 2010, ad iniziativa dei Consiglieri Marinelli e Massi, concernente: “Agevolazioni per il pagamento dei mutui contratti dalle famiglie per la prima abitazione”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 69 del regolamento interno;
- n. 19/2010 in data 6 luglio 2010, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Soppressione dell’Ente regionale per le manifestazioni fieristiche (ERF) e partecipazione alla costituzione di una società per l’esercizio unitario dell’attività d’organizzazione di manifestazioni fieristiche finalizzate alla promozione dell’immagine delle Marche delle sue imprese e dei suoi prodotti”, assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 69 del regolamento interno;
- n. 20/2010, in data 6 luglio 2010, ad iniziativa del Consigliere Bucciarelli, concernente: “Disposizioni in materia di autorizzazioni ed incentivi per la realizzazione di impianti solari termici e fotovoltaici sul territorio della Regione”, assegnata alla IV Commissione in sede referente, alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 69 del regolamento interno e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’articolo 11, comma 2, lett. b) della l.r. 4/2007;
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 12/2010, in data 5 luglio 2010, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Integrazione della D.a. n. 128/2009 ad oggetto “Linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema educativo marchigiano per gli anni scolastici 2010/11, 2011/12 d.lgs. 112/1998, art. 138”, assegnata alla I Commissione in sede referente e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’articolo 11, comma 2, lett. b) della l.r. 4/2007";
- n. 13/2010, in data 6 luglio 2010, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “L.r. 14/2006, art. 7 – Reg. CE n. 1083/2006 art. 33. Modifica del POR Marche Ob. 2 FSE 2007 – 2013”, assegnata alla III Commissione in sede referente, alla VI Commissione per l’espressione del parere obbligatorio di cui all’art. 69 del Regolamento Interno, al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’articolo 11, comma 2, lett. c) della l.r. 4/2007 e al Consiglio regionale dell’economia e del lavoro per il parere di cui all’articolo 4, comma 1, lettera c), della l.r. 15/2008.
E’ stata presentata la seguente mozione:
- n. 43/2010, in data 12 luglio 2010, ad iniziativa dei consiglieri Giorgi, Acacia Scarpetti, Eusebi, Donati “Situazione gruppo Fincantieri”.
Comunico inoltre che il Presidente della Giunta ha trasmesso, in data 28 giugno, le seguenti deliberazioni:
- n. 1041: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – art. 26 comma 2 della l.r. n. 32/2009 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2010 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese – € 5.000,00;
- n. 1042: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – art. 26 comma 2 della l.r. n. 32/2009 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2010 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese – € 436.201,37;
- n. 1043: Art. 20 comma 3 della l.r. n. 31/2001 – prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 2 “Spese dichiarate obbligatorie” del bilancio 2010 – € 100,000,00 e modifica POA.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri D’Anna, Romagnoli, Ciriaci.
Sull’ordine del giorno
PRESIDENTE. Consiglieri, pongo subito in votazione l’iscrizione all’ordine del giorno della mozione n. 43, poc’anzi comunicata, dei Consiglieri Giorgi, Acacia Scarpetti, Eusebi, Donati “Situazione gruppo Fincantieri”.
Ha la parola il Consigliere Eusebi.
Paolo EUSEBI. Presidente, evitiamoci l’incombenza di iscrivere questa mozione, in quanto la risoluzione predisposta dall’Assessore Luchetti mi sembra risponda appieno all’esigenza che abbiamo prima evidenziato.
PRESIDENTE. Consigliere Eusebi, è solo un formalismo, altrimenti è come se non l’avesse presentata. Quindi per correttezza ritengo che l’Aula ne voti l’inscrizione all’ordine del giorno, poi semmai la ritira. Così come mi sembra ci sia la stessa disponibilità da parte dei Consiglieri Bucciarelli e Binci di ritirare la mozione n. 39. Dopodiché andremo ad approvare la risoluzione presentata dall’Assessore Luchetti insieme a tutti i Capigruppo. Insomma, l’iscrizione lascia almeno una traccia della mozione, lo dico nel rispetto del gruppo che l’ha presentata.
Pongo in votazione l’iscrizione della mozione n. 43.
(L’Assemblea legislativa approva)
Mozione n. 39
dei Consiglieri Bucciarelli, Binci
“Situazione Fincantieri”
Mozione n. 43/2010
dei Consiglieri Giorgi, Acacia Scarpetti, Eusebi, Donati
“Situazione gruppo Fincantieri”
(abbinate)
(Votazione risoluzione. Discussione nella odierna seduta aperta)
PRESIDENTE. A questo punto mi sembra ci sia la disponibilità al ritiro delle mozione n. 39 dei Consiglieri Bucciarelli, Binci, e della mozione n. 43, come appunto ha detto il Consigliere Eusebi, dei Consiglieri Giorgi, Acacia Scarpetti, Eusebi, Donati.
Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.
Raffaele BUCCIARELLI. Presidente, è per spiegare che noi non la ritiriamo, però è ovvio che verrà assorbita dalla risoluzione, quindi di fatto decade.
Sicché voteremo la risoluzione perché assorbe anche la nostra mozione.
PRESIDENTE. Bene, quindi non voteremo la mozione bensì la risoluzione presentata dall’Assessore Luchetti e dai Consiglieri Bucciarelli, Marangoni, Ricci, Binci, Malaspina, Eusebi, Marinelli, Massi, Latini, Pieroni, Cardogna, di cui do lettura:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Valutati con preoccupazione la situazione produttiva ed i rischi occupazionali che interessano il cantiere navale di Ancona del gruppo Fincantieri, per il quale – a fronte dell’ormai imminente scadenza della cassa integrazione ordinaria – non sembrano esserci garanzie di continuità nell’attività produttiva, risultando insufficienti le lavorazioni, peraltro di parti di nave e non di intere imbarcazioni, che la proprietà intende affidare allo stabilimento anconetano;
Ricordato che il cantiere navale di Ancona, oltre a far parte della storia industriale e sociale della città e del territorio regionale, è una delle più importanti aziende delle Marche ed occupa, a pieno regime, oltre 2.000 lavoratori tra diretti e del subappalto;
Reputato pertanto che sia necessario intraprendere tutte le iniziative possibili a garantire la continuità di attività del cantiere;
Reputato altresì che la cantieristica navale pubblica e privata, che in Italia dà lavoro complessivamente ad oltre 100.000 addetti, necessiti di un piano nazionale di interventi al fine di scongiurarne il declino e la scomparsa e che, in tal senso, vadano ricercate le modalità per azioni sinergiche tra i vari livelli istituzionali – locali, nazionali e comunitari – ed elaborate proposte, anche sul piano normativo, per un suo rilancio e rafforzamento;
Impegna la Giunta regionale
1) ad attivarsi per concordare con le altre Regioni coinvolte un percorso comune al fine di ottenere, al più presto, la riconvocazione del tavolo nazionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e riattivare il confronto sulla difficile situazione di Fincantieri con il Governo, le altre Istituzioni interessate e le parti sociali affinché si giunga velocemente a soluzioni positive a sostegno dell’occupazione. Confronto necessario e non più prorogabile anche per disegnare una nuova e più efficace strategia di politica industriale per il settore della cantieristica in generale;
2) a portare il confronto sulle problematiche di Fincantieri al tavolo nazionale di Coordinamento delle regioni sulle attività produttive, presieduto dalle Marche, e su quello relativo alle politiche del lavoro coinvolgendo anche il Ministro Sacconi che si era Già occupato della vicenda;
3) a farsi promotrice di ogni utile iniziativa verso l’azienda e il Governo nazionale per ottenere che Fincantieri distribuisca il più equamente possibile tra i diversi cantieri le commesse già perfezionate al fine di consentire un omogeneo utilizzo del lavoro e degli eventuali ammortizzatori sociali;
4) a promuovere d’accordo con le altre amministrazioni regionali una iniziativa pubblica a livello nazionale sulla tematica da tenersi possibilmente ad Ancona.”.
A tale risoluzione dall’Assessore Luchetti è stato presentato anche un emendamento:
“Al penultimo capoverso sostituire le parole “un omogeneo utilizzo” con le parole: “una omogenea distribuzione del lavoro; un corretto utilizzo del lavoro esterno.”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Pongo in votazione la risoluzione, così come emendata.
(L’Assemblea legislativa approva)
Comunicazioni della Giunta regionale sul d.l. 78/2010 “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le comunicazioni della Giunta regionale sul decreto legge 78/2010 riguardante le misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica. Ha la parola il Presidente Spacca.
Gian Mario SPACCA. Avevamo assunto nei confronti dell’Assemblea legislativa l’impegno di informare sull’andamento e sull’evoluzione del confronto tra Regioni e Governo per quanto concerne la manovra finanziaria.
Dico subito che l’ultimo elemento di novità è l’iscrizione, per la giornata di domani quando appunto ci sarà la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e per il giorno successivo la Conferenza Stato-Regioni richiesta dal Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Vasco Errani con lettera al Ministro Fitto, del seguente punto all’ordine del giorno: “Procedure per il trasferimento dalle Regioni allo Stato delle funzioni amministrative già conferite ai sensi dei decreti legislativi attuativi della legge 59/1997, intesa ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 131/2003".
Questa richiesta sottintende – credo che tutti ne siate a conoscenza dalla lettura dei quotidiani che di questo passaggio di relazioni istituzionali ne hanno dato ampio risalto – la gravità delle relazioni che si sono instaurate tra il Governo nazionale e le Regioni italiane, culminate nell’incontro avvenuto venerdì scorso a Palazzo Chigi. In sostanza, infatti, è stata confermata la manovra, già in questa sede sommariamente illustrata, che pensavamo invece potesse essere corretta proprio a seguito della pressione che unanimemente tutte le Regioni italiane, attraverso la voce dei loro Presidenti, avevano fatto conoscere ai Ministri competenti, in modo particolare al Ministro Tremonti.
Quindi a questo punto siamo anche in grado di presentare all’Assemblea legislativa non solo una relazione più dettagliata degli effetti che questa manovra determinerà sui conti delle Regioni, ma anche sulle disponibilità delle Province e dei Comuni. Infatti gran parte delle risorse che riceviamo sulle materie a noi attribuite attraverso la Bassanini, vengono trasferite, per l’esercizio delle funzioni, sui Comuni e sulle Province.
Credo quindi che la parte più interessante per i Consiglieri sia proprio quella di entrare nel merito degli effetti che questa manovra produrrà sulla nostra Regione e sugli altri livelli delle Amministrazioni della Repubblica italiana.
Tanto per darvi un quadro partirei dalle nuove risorse che la manovra deve recepire per ridurre l’indebitamento netto del nostro Paese – e parlo della manovra finanziaria a livello generale, a livello di Paese –.
La manovra prevede un aumento delle entrate pari a 22,9 miliardi e una riduzione delle spese pari a 39,1 miliardi, per un importo complessivo nel triennio di 62 miliardi. Quindi 22,9 miliardi di maggiori entrate e 39,1 miliardi di riduzione delle spese.
Questa manovra, come sapete, nasce per un’esigenza dell’Unione europea che ha chiesto a diversi Paesi di rientrare nel loro straordinario deficit che è soprattutto determinato dalla spesa pubblica.
Pertanto la manovra del nostro Paese è in coerenza con l’indicazione proveniente appunto dall’Unione europea.
I 22,9 miliardi di maggiori entrate, che derivano soprattutto dalla lotta all’evasione fiscale e contributiva e da canoni statali, vanno ad esclusivo beneficio dello Stato.
I 39,1 miliardi di riduzione delle spese sono distribuiti tra lo Stato che deve tagliare 3,2 miliardi della propria spesa, le Regioni che devono tagliare 15,5 miliardi, poi le Province e i Comuni che devono tagliare 7,8 miliardi, pubblico impiego e pensioni 11,3 miliardi, spesa farmaceutica e invalidità 1,9 miliardi.
Nel 2011 la spesa dello Stato viene ridotta di 1,4 miliardi, ma viene compensata con un incremento del fondo per la Presidenza del Consiglio dei Ministri di altrettanto importo. Per cui per il 2011 lo Stato non parteciperà alla realizzazione di questa manovra.
Anche rapportando per ciascun soggetto l’ammontare dei tagli imposti alla propria spesa totale si hanno le seguenti percentuali (che sono quei valori complessivi che vi dicevo): lo Stato partecipa per lo 0,16%, le Regioni, senza considerare la spesa della sanità che è vincolata alle finalità della sanità stessa, partecipano per il 6,75%, mentre i Comuni e le Province per il 2,36%.
Ecco perché le Regioni unanimemente hanno ritenuto che il taglio fosse indiscriminato, non accettabile, irricevibile e inapplicabile e soprattutto non equo per il modo in cui viene ridistribuito tra le diverse amministrazioni della Repubblica italiana.
L’impatto sul nostro bilancio.
Secondo i nostri calcoli, che ormai sono sufficientemente precisi, se la manovra non troverà modifiche – che pure qualcuno ancora spera possano avvenire attraverso la presentazione prevista per oggi pomeriggio del maxi emendamento del Governo prima che la manovra inizi la sua discussione in Senato, ma ormai le speranze sono davvero poche – per la nostra Regione si confermerà quel taglio del 67% delle risorse sui fondi trasferiti in via ordinaria dallo Stato nei confronti appunto delle Marche, che in gran misura riguardano l’esercizio delle competenze della Bassanini.
Applicando tale percentuale alla somma dei trasferimenti che la Regione Marche dovrebbe ricevere nel 2011, si evince che i tagli sul suo bilancio hanno un impatto stimato – questa è l’ultima cifra che corregge purtroppo in aggravio quella che avevamo precedentemente presentato in Assemblea legislativa – in 148 milioni di euro: 71 come minori trasferimenti ex Bassanini e 77 come minori “altri trasferimenti statali”.
Tenendo conto del lungo elenco di materie oggetto dei tagli, contenuto nell’allegato al decreto – vi è stata distribuita una tabella dove trovate l’esplosione di questi tagli per singoli settori –, non c’è settore di intervento regionale che non sia drasticamente colpito, con quantificazioni che vanno dai 53 milioni su 79 di riduzioni per “territorio, mobilità e infrastrutture” – ossia, per intenderci, trasporto pubblico locale, ferroviario, su gomma, molto importante per la nostra regione che avendo un economia diffusa e anche un modello insediativo urbano molto distribuito sul territorio ha bisogno di una forte mobilità – ai 24 milioni di riduzioni su 36 per le “politiche sociali”, inoltre, 19 su 28 per le “attività produttive”, 12 su 18 per “Istruzione, formazione, lavoro”, 6 su 9 per “agricoltura” – che vivendo oggi prevalentemente di risorse dell’Unione europea è in una situazione migliore rispetto ad altri comparti dell’attività dell’amministrazione regionale –, altrettanto per la “protezione civile” e così via.
Inoltre ci viene tolta una quota di 12 milioni su 19 di risorse previste per gli investimenti in campo sanitario. Attraverso altre misure previste dal decreto deriva anche una riduzione della spesa sanitaria corrente valutata in almeno 600 milioni a partire dal 2011, con corrispondente riduzione all’importo del finanziamento del fondo.
Sostanzialmente è prevista nell’arco di tre anni, sia una riduzione del fondo per gli investimenti in sanità di 2 miliardi di euro su 3, quindi sono a rischio tutti i nostri programmi di investimento della terza fase dell’articolo 20, sia un taglio di 2 miliardi di euro nel patto per la salute che era stato precedentemente sottoscritto tra Governo nazionale e Regioni, è un taglio sulla spesa corrente che incide per la nostra Regione complessivamente per 600 milioni in tre anni a partire dal 2011.
La drastica riduzione delle risorse di cui la Regione potrà disporre in entrata obbligherà a ridurre automaticamente i corrispondenti stanziamenti di spesa.
Occorre quindi sapere – e questo non sembra molto chiaro al Presidente dell’Anci Chiamparino e al Presidente dell’Upi che hanno sottoscritto l’accordo con il Governo rispetto a questa manovra – che grandissima parte delle risorse che verranno tagliate alla Regione sono quelle che annualmente verranno trasferite ai Comuni e alle Province.
Pertanto al netto dei fondi FAS è prevedibile che nel 2011 ai Comuni potranno essere trasferiti dalla Regione circa 25 milioni anziché 74 e alle Provincie circa 31 anziché 94. Quindi i Comuni e le Province a causa dei tagli che sono stati fatti alla Regione riceveranno in meno nel 2011, e altrettanto avverrà nel 2012 e nel 2013, rispettivamente 50 milioni e 60 milioni.
In questa prospettiva agli enti locali toccherà l’amaro compito di smantellare o quanto meno ristrutturare profondamente gran parte dei servizi di cui hanno titolarità nella gestione.
Domani pomeriggio avremo un incontro con il Ministro Fitto per parlare anche dei fondi FAS, su cui non abbiamo al momento notizie di disponibilità, ossia, pur essendo impegnati non esiste la possibilità di avere la spendibilità di queste risorse in quanto non viene autorizzata.
Rispetto all’utilizzo da parte della Regione Marche dei fondi europei e dei fondi FAS riferiti alla fase precedente ci è stata fatta anche una eccezione, che domani chiariremo, ma i dati che potremo presentare sono ineccepibili. Abbiamo infatti utilizzato il 108% dei fondi FESR , quindi anche quelli di altre Regioni che nel frattempo non li hanno utilizzati, il 100% del FSE, inoltre, se ricordo bene, il 98% del Fondo di sviluppo regionale e il 106% del FAS.
Quindi ci presenteremo a questo incontro con dati ineccepibili per cercare almeno di recuperare delle risorse dal fondo FAS. Ma anche su questo siamo non tanto ottimisti.
A fronte di questi dati molto, molto pesanti come Giunta regionale ci apprestiamo ad assumere delle determinazioni, esaspereremo cioè la via già intrapresa di un estremo rigore.
Ricordo che in questi ultimi cinque anni il costo pro-capite della burocrazia regionale nella nostra regione è scesa da 104 euro del 2004 a 90 euro del 2008, con un recupero di 23 milioni di euro di risorse, che sono state spostate dalla burocrazia ai servizi per i cittadini, pari all’intero importo del fondo unico per le attività produttive.
Quindi proseguiremo con maggiore determinazione, non solo sugli sprechi e sui privilegi, ma anche su funzioni che possono essere anche non strategiche rispetto agli obiettivi che ci proponiamo.
Pertanto dalla Giunta è stato predisposto un piano, da discutere nelle prossime ore, che prevede una riduzione delle spese per il 2011 di 9 milioni di euro, utilizzando proprio in modo draconiano tutte le possibilità che ci sono concesse: 2,58 milioni di euro dalla revisione di enti, aziende e società partecipate; 912 mila euro da una diversa utilizzazione delle auto di servizio, con l’eliminazione anche delle auto blu di servizio per gli Assessori, che potranno utilizzarle soltanto in funzione di missioni da svolgere all’esterno della nostra regione; riduzione del costo di apparati amministrativi per 5,727 milioni; riduzione drastica delle spese di rappresentanza, convegni, patrocini ed adesioni per 385 mila euro.
Quindi è un contenimento dei costi pari a 9 milioni di euro, che però è comunque ben poca cosa rispetto al taglio o alla minor disponibilità di risorse di 148 milioni di euro.
Certamente la nostra situazione non è diversa da quella delle altre Regioni italiane. Quindi è da questo che nasce la richiesta del Presidente Errani fatta a nome di tutti i Presidenti, tranne Zaia e Cota, Presidenti eletti nel partito della Lega, che sostengono che questa manovra è sì discutibile e quindi da contrastare, però non ritengono di dover cedere competenze al Governo, sia pure ci si trovi in un momento così difficile e drammatico.
Che cosa succederà domani?
Questa richiesta del Presidente Errani della Conferenza delle Regioni per poter produrre i suoi effetti dovrà essere accolta dal Governo. Ovvero il Governo dovrà ammettere il taglio drastico fatto nei confronti delle Regioni e quindi accettare questa intesa, ossia che le funzioni che le Regioni non vedono coperte da risorse finanziarie le possa riprendere appunto lo Stato. Ma probabilmente il Governo non accetterà questa ipotesi, quindi non ci sarà questa intesa, allora a quel punto le ipotesi che si profileranno saranno differenti, però non sono state ancora valutate neppure dalla stessa Conferenza.
Noi sosteniamo comunque una tesi, ossia, che qualora volessimo davvero arrivare allo spegnimento delle competenze che ci sono state assegnate, potremmo farlo con legge regionale, che certamente sarebbe costituzionalmente compatibile. Quindi potremmo dire che non essendo coperte da risorse finanziarie alcune funzioni a noi assegnate, non potendone cioè garantire il loro esercizio, noi le spegneremo. E quindi in base al principio di sussidiarietà il Governo sarà comunque chiamato a farvi fronte.
Questa è una linea che sosteniamo sulla base di un ragionamento e di una riflessione fatta con il nostro ufficio legislativo.
L’altra posizione che emerge, ma che sarebbe davvero dirompente, è quella del ricorso alla Corte Costituzionale nei confronti di questa manovra.
Perché? Perché l’articolo 119 della Costituzione al quarto comma richiama proprio l’autonomia fiscale, e in questo momento noi non abbiamo autonomia fiscale, ma possiamo esercitare soltanto queste funzioni in funzione dei trasferimenti che ci derivano dallo Stato. Per cui se questi trasferimenti non ci sono o sono incongrui esiste chiaramente anche un problema di legittimità costituzionale. Infatti il quarto comma dell’articolo 119 della Costituzione dice che per poter esercitare queste funzioni per poterlo fare devono essere garantiti i finanziamenti. E dunque in questo caso non lo sarebbero.
Quindi si adombra anche la possibilità di un ricorso alla Corte Costituzionale da parte, certo, di non proprio tutte le Regioni, perché molto probabilmente, per quella posizione già assunta sulla restituzione delle deleghe, non troverà l’adesione anche dei due Presidenti di Regione Piemonte e Veneto, ma si tratterà ugualmente di un numero di regioni molto consistente.
Speriamo comunque di non arrivare a questa rottura definitiva, speriamo ci siano le condizioni per poter ancora correggere questa manovra e quindi arrivare ad una soluzione di ragionevole compromesso.
Certo è che ci prepariamo a vivere degli anni veramente drammatici, ma non tanto per il nostro status, il nostro profilo, quanto per i cittadini sia della nostra regione che di tutte le altre. Perché qui si sta parlando di tagli alla non autosufficienza, ai pendolari, insomma, di tagli a quelle attività più ordinarie che garantiscono la coesione della vita delle comunità.
Mi auguro dunque che da parte dell’Assemblea legislativa ci sia una posizione unanime, come quella che abbiamo prima assunto in relazione alla vicenda della Fincantieri, per sostenere con grande determinazione nei confronti del Governo la necessità di rivedere questa manovra, di correggerla negli spazi che ancora ci sono concessi. Sapendo che se questo non dovesse avvenire inevitabilmente scatterebbero delle misure di autotutela dell’Amministrazione regionale, ma non per se stessa, bensì proprio nei confronti dei cittadini che a quel punto non potrebbero avere più quei servizi determinanti per la loro esistenza, servizi qualificanti per raggiungere la coesione della vita della nostra comunità.
Questa è la situazione ad oggi, è una situazione in evoluzione, quindi se volete nella prossima seduta dell’Assemblea legislativa l’aggiorneremo.
Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi
PRESIDENTE. Se non ci sono richieste di intervento proseguiamo con il successivo punto all’ordine del giorno.
Proposta di atto amministrativo n. 3
della Giunta Regionale
“Criteri ed indirizzi per la pianificazione faunistico-venatoria 2010-2015. Legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 3 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Acacia Scarpetti.
Luca ACACIA SCARPETTI. Di questo atto amministrativo non bisogna spaventarsi del tomo di circa 600 pagine di cui è composto, perché è un testo ben impostato, fruibile, i dati sono messi in maniera estremamente ordinata. Tutti aspetti che hanno sicuramente facilitato il lavoro.
Il lavoro è anche stato facilitato dalla gestione che su questo atto ha avuto il Presidente della III Commissione, oltre che della responsabilità, devo dire splendida, dell’opposizione.
E’ un atto che interessa la gestione faunistica-venatoria nel territorio regionale, soprattutto per quanto attiene la selvaggina stanziale. E’ obbligatorio per legge regionale e deriva dal lavoro della precedente legislatura. Il livello di dettaglio è estremamente elevato, come pure i contenuti tecnici.
In Commissione è stato votato all’unanimità, ci siamo trovati insieme all’opposizione anche rispetto alle pochissime modifiche che vi abbiamo apportato.
Fondamentalmente le 600 pagine dell’atto si possono riassumere, come ha fatto lo stesso estensore, al punto 7 dove è stata fatta un’analisi dell’attività venatoria nel corso degli ultimi quindici anni, si dice: “Nel corso di circa 15 anni di gestione programmata della caccia gli sforzi prodotti dagli ATC nel ripopolare il territorio con galliformi e lepre provenienti con soggetti di allevamento o di cattura estera non hanno sicuramente prodotto i risultati attesi a fronte di un consistente onere economico.”.
Dunque questa frase, che appunto non è nostra ma dei tecnici del servizio che hanno predisposto l’atto, riassume queste 600 pagine, è dunque su questo nocciolo della questione che la Commissione ha lavorato.
Le modifiche apportate, come dicevo, sono minimali e sono tutte indirizzate alle aziende faunistiche-venatorie, ossia quegli istituti deputati a far si che la selvaggina stanziale si riproduca e si mantenga, rendendo così vivi sia l’ecosistema che l’attività venatoria.
Le manovre prodotte sono state scelte per facilitare, migliorare, implementare questo patrimonio faunistico e l’attività delle Province e degli Ambiti territoriali di caccia.
Quindi il nocciolo della questione l’abbiamo ben affrontato, seppure sono ovviamente disponibile ad eventuali delucidazioni. Per cui concludo qui lasciando lo spazio al relatore di minoranza e al dibattito dell’Aula.
Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliera Foschi.
Elisabetta FOSCHI. Questo documento che ci accingiamo ad approvare riguarda i criteri e gli indirizzi che la Regione dà alle Province affinché queste provvedano ad emanare i veri piani faunistici. Però vogliamo avanzare anche delle raccomandazioni precise ed in parte espresse anche dalla Commissione.
Innanzitutto che si proceda celermente con le modifiche alla legge 7/1995, il cui iter è già stato intrapreso, seppure era auspicabile che il lavoro procedesse parallelamente. In Commissione abbiamo anche valutato se fosse stato opportuno rinviare l’approvazione di questo atto per procedere parallelamente con le modifiche della legge. Dopodiché insieme abbiamo convenuto che fosse assolutamente necessario arrivare oggi all’approvazione, appunto, dell’atto sui criteri, visto che nello stesso è esplicitato che le Province dovranno adeguarsi alle nuove indicazioni che saranno contenute nella legge.
La seconda raccomandazione è che si presti grande attenzione, con appositi regolamenti, alla gestione e al controllo degli ungulati. Inoltre che si sollecitino le Province, come diceva il relatore di maggioranza Acacia Scarpetti, affinché il ripopolamento faunistico avvenga nelle condizioni migliori, quindi che non si verifichi ciò che è accaduto negli ultimi anni, ovvero un sostanziale fallimento.
Il ripopolamento deve essere reale, efficace, deve consentire agli animali che verranno immessi di abitare l’ambiente e di ripopolarsi, affinché appunto ci sia, come dice la parola stessa, un ripopolamento reale, non una cosa fittizia che porta a spendere denaro senza però raggiungere l’obiettivo che dovremmo realizzare.
L’ultima forte raccomandazione che ci sentiamo di fare, è che le Province vengano sollecitate ad effettuare un efficace, reale, efficiente controllo oltre all’abbattimento dei nocivi o, come vengono chiamati nel piano, dei predatori opportunisti.
Perché reale, effettivo ed efficace? Perché non basta dire che è opportuno andare in questo senso, non basta ad esempio dire alle Province che è consentito l’utilizzo delle trappole soprattutto per i corvidi, ma è necessario che le Province abbiano coscienza dei dati di diffusione di questi animali e di conseguenza dei provvedimenti da assumere. In soldoni va bene dire che è consentito l’utilizzo delle trappole, ma bisogna anche capire quante ce ne vorranno e quanto abbattimento sarà necessario fare.
E’ assolutamente noto che nel nostro territorio soprattutto negli ultimi anni questo genere di animale è diffusissimo, lo è molto più che in passato. E non è che ledono gli interessi dei cacciatori, ma ledono lo sviluppo stesso della fauna. Ad esempio la gazza è un animale che addirittura uccide i volatili appena nati, quindi è un elemento nocivo per tutto lo sviluppo faunistico, dunque non, come qualcuno intende, dell’interesse venatorio.
Sono queste le nostre raccomandazioni che credo siano condivise anche dall’intera Commissione.
Oggi ci accingiamo ad approvare questo piano innanzitutto perché c’è una vacatio legis da colmare. La legge 7 dice chiaramente che le norme che vanno a regolamentare la caccia hanno valenza quinquennale, l’ultimo piano faunistico è stato votato da questa Assemblea legislativa nel 2003 e quindi aveva valenza fino al 2008.
Per cui è necessario provvedere oggi all’approvazione di questo strumento. E’ un atto che dà gli indirizzi alle Province, quindi si tratta di dover attendere ancora un altro anno, perché poi le Province avranno un anno per elaborare i propri piani, ma lo strumento reale a disposizione non ci sarà probabilmente prima del 2012.
Va anche ricordato che questo atto era pronto per l’ultima seduta della legislatura scorsa che però non si è svolta per mancanza del numero legale. Ciò è per dire che l’atto era stato sufficientemente valutato e sviscerato dalla Commissione competente, dove i membri di maggioranza e opposizione erano arrivati ad una condivisione generale.
Per cui oggi accettiamo questo piano così come formulato, però con le raccomandazioni che ho enunciato e che ci teniamo vengano recepite da questo consesso.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Brevemente solo per indicare alcune contrarietà rispetto a questi criteri ed indirizzi per la pianificazione faunistico-venatoria.
Secondo me l’analisi è molto limitata, ci sono centinaia di pagine di rilevazioni puntuali che forse andavano rimandate alla pianificazione provinciale, poi non c’è nessuna indicazione, come ad esempio per la fauna selvatica, di quali siano gli uccelli o mammiferi che si trovano sotto i livelli sostenibili e per i quali quindi c’è un’emergenza.
In sostanza è un piano faunistico che come sempre rimanda tutto alla gestione degli ATC e dei cacciatori. Qui non si dà nessuna indicazione, tanto ci penseranno anno per anno le associazioni dei cacciatori a dare indicazioni per il calendario venatorio o magari, sull’urgenza del danno provocato, per poter avere alcune cacce in deroga, ecc. ecc..
Quindi di fauna selvatica non se ne parla. Come pure non vengono affrontate quelle che si considerano le emergenze. Basti dire che per l’emergenza cinghiale c’è mezza pagina – mezza pagina! –, dove peraltro non si dice niente. Ossia si dice che il territorio provinciale deve essere individuato su tre livelli differenti di presenze, quindi se c’è un 70% di seminativi e un 30% di bosco ci dovrebbe essere addirittura l’opzione zero, il che significa che dovrebbe partire da Serra San Quirico a qui, una cosa assolutamente non reale. Nel senso che se ad esempio vi è un’infiltrazione di cinghiali poi non si va a verificare quali sono le cause di questa emergenza. Quando invece le cause di questa emergenza sono dovute al fatto che c’è una caccia su zone, sempre le stesse, da parte dei cacciatori di cinghiali, ognuno dei quali ha il suo monte che si coltiva come se fosse l’allevamento del gruppo.
Quindi senz’altro andrebbe fatta la rotazione dei monti e delle zone di caccia. Altrimenti qui si fa una caccia di selezione, ma in maniera tale che per l’anno successivo ci sia il numero sufficiente di cinghiali da abbattere. Quindi è una caccia di selezione al contrario!
Addirittura si parla di reinserimenti, al di fuori del periodo di caccia, di cinghiali gravidi e c’è la pasturazione nei periodi in cui non riescono a mangiare.
Inoltre c’è il problema legato al fatto sanitario. Cioè, i cinghiali abbattuti dove vengono portati! Ad esempio, se un allevatore ha anche solo due maiali ha l’obbligo per la macellazione di andare al macello pubblico, mentre qui, dopo una battuta di caccia dove magari prendono 50-60 cinghiali, devono portare solo una parte delle interiora per certificare la bontà di tutta la battuta.
A questo si aggiunge il fatto che la vendita di queste carni non viene controllata, non c’è fatturazione. Questa economia parallela per quanto riguarda la caccia al cinghiale è dunque un altro problema.
E a fronte di tutto questo poi ci sono i cacciatori che, dopo aver provocato danni agli agricoltori, ecc. ecc, si prendono anche le deroghe ai periodi di caccia.
E’ un metodo incivile di gestire questo tipo di caccia.
Secondo me la soluzione dei problemi per quanto riguarda i cinghiali esiste. Affinché, peraltro, si possano riequilibrare anche quelli che sono gli svantaggi degli agricoltori. La legge stessa indica per gli agricoltori la possibilità dei chiusini di cattura. Ossia, l’agricoltore che dà da mangiare ai cinghiali può mettere il suo chiusino di cattura, dopodiché chiama un’azienda faunistica venatoria che li prende e che a sua volta o li vende oppure li alleva a seconda dell’età dell’animale. In questo modo l’agricoltore avrà il vantaggio di poter effettuare un controllo su questi animali.
In questo piano non si parla mai di cattura, mentre la legge stabilisce che nelle zone protette va fatta, ad esempio con chiusini di cattura, o altro, che peraltro sono compatibili con l’utilizzo turistico di queste zone. Mentre i cacciatori addirittura dicono che se i cinghiali vanno nelle aree protette loro vogliono cacciare anche lì.
Ritengo che per poter valorizzare la ricchezza faunistica, quindi dei selvatici come pure dei reintrodotti della nostra regione, si debba passare attraverso una valorizzazione turistica, come ad esempio potrebbero essere i percorsi naturalistici
Sicché ormai anche la caccia dovrebbe essere sostituita da forme più civili, come il birdwatching o il photocaching, ossia il cacciatore dovrebbe armarsi di una macchina fotografica e poi dire orgogliosamente: “oggi ho fotografato questo bel animale, guardate come è bello!”. Siamo ormai al terzo millennio, quindi la caccia come ancora la si intende oggi non ha più senso. E’ ora di dirlo!
Comunque, tornando alla caccia al cinghiale, c’è anche una delibera dell’Assessorato che elenca le modalità con le quali possono essere gestite le catture da parte degli agricoltori; tra l’altro queste vengono fatte solo dall’Ente parco dei Sibillini, dove ogni chiusino prende anche dieci-quindici animali in una notte, quindi il controllo avviene.
Inoltre c’è anche il fatto che questi chiusini vengono boicottati dagli stessi cacciatori, ovvero vi buttando naftalina per renderli inutilizzabili.
Faccio ancora un’annotazione poi concludo. In questo piano i cervi vengono messi addirittura tra le specie soggette a caccia, come ad esempio il famoso “bambi” in provincia di Pesaro. Questo sarebbe proprio da evitare!
Ritengo pertanto che si dovrebbe fare una migliore pianificazione. Quindi voterò contro questo atto sia per i contenuti sia per l’ideologia che contiene.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Intervengo in quanto condivido le linee di fondo della proposta, ora illustrate dai colleghi Acacia Scarpetti e Foschi, ma intervengo anche per le sollecitazioni culturali che ho sentito fare nel suo intervento dal Consigliere Binci.
Credo che quando trattiamo questi argomenti dobbiamo farlo, come del resto si sta facendo qui, con intelligenza, ma anche con misure che costruiscano l’efficacia, al fine di raggiungere un più elevato livello qualitativo e quantitativo di biodiversità, quindi più fauna e più ambiente, e per raggiungere il giusto equilibrio tra conservazione del patrimonio faunistico ed esercizio dell’attività venatoria.
Le attività di salvaguardia e di miglioramento ambientale intraprese negli anni hanno permesso di incrementare la fauna stanziale. Qui ho dei dati, che sono degli Ambiti territoriali di caccia della regione Marche, delle Province marchigiane e della Provincia di Ancona, dai quali si evince che cominciano ad essere consistenti i numeri di catture effettuate sia delle lepri che dei fagiani. Addirittura l’Ambito Ancona 2 ha catturato circa 1.000 fagiani.
Siamo quindi in presenza di un incremento della fauna stanziale di altre specie, ovvero di un mantenimento della biodiversità e al tempo stesso dell’esercizio dell’attività venatoria.
Mentre il Consigliere Binci ha posto un problema legato non tanto alla regolamentazione dell’attività venatoria quanto all’abolizione (…) Bene, per il cinghiale anche alla regolamentazione.
Io invece credo che quando parliamo del futuro della caccia italiana, almeno dal mio punto di vista, non dobbiamo parlare di abolizione, secondo me questa attività deve essere mantenuta e regolamentata, senz’altro infatti non è possibile cacciare tutte le specie, non è possibile cacciare in tutto il territorio, perché ci sono diversi istituti che devono essere potenziati e salvaguardati.
Quindi semmai è un problema di equilibri. E’ su questo allora che dobbiamo saper leggere anche il dibattito culturale, lanciare e sostenere proposte forti e condivise, con un’impostazione politico-culturale basata sulla scienza, non sull’ideologia, Consigliere Binci. Perché se non lo basiamo sulla scienza poi potremo trovare lo storno fra le specie in deroga quando invece ce n’è un’invasione.
Anche rispetto agli ungulati dobbiamo essere molto franchi. Perché ad esempio nelle nostre colline del rosso piceno, del rosso conero o del verdicchio dobbiamo trovare il cinghiale?! Non è infatti soltanto un diritto dell’agricoltore quello del risarcimento dei danni che provocano questi animali, ma è un diritto dell’agricoltore anche che non si facciano danni. Quindi dobbiamo fare in modo che da un lato ci sia un serio controllo selettivo, dall’altro, se serve, ci vogliono anche le radicazioni. Io credo che in una fascia collinare o montana del preappenninico…(…) Appunto!
Noi qui facciamo piani e leggi, ma chi ha la possibilità di gestire vada avanti come è stato fatto negli anni, i cui risultati se ne sono visti e se ne stanno tutt’oggi vedendo.
Certo, si tratta di avere una maggiore determinazione, però, ripeto, dobbiamo basare tutto questo sulla scienza, rifiutando logiche corporative e situazioni di privilegio. Quindi occorrono proposte rigorose, serie, inattaccabili. Se invece non daremo questa impostazione – e questo lo dico non soltanto a chi è contrario alla caccia ma anche a chi è favorevole – in questo Paese rischieremo di andare a caccia soltanto nei terreni privati.
Questa sarebbe la via più facile, forse perché è indipendente dalla gestione faunistica, dal prelievo programmato, e per alcuni può essere valutata anche molto redditizia, ma la figura del cacciatore verrebbe marginalizzata e ridotta a ruolo di consumatore. Non ritengo possa essere accettato neppure dal punto di vista culturale.
Quindi la caccia deve essere fortemente ancorata al territorio, alla valorizzazione, alla tutela dell’ambiente, deve essere legata alla produzione faunistica e ai ripristini ambientali
Ed il piano in discussione sulle linee di fondo – tra l’altro dovremo rivedere anche le legge – ha questa impostazione.
Ovvero occorre un territorio che sia in grado di produrre fauna, poi nel momento in cui costruiamo le condizioni ambientali per produrre fauna, dobbiamo avere anche la capacità politica di trovare il giusto equilibrio fra conservazione della fauna e prelievo della stessa.
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Dopo l’intervento del Consigliere Giancarli sarei potuto anche non intervenire, egli è stato molto chiaro, ha fatto un intervento proprio da intenditore del problema.
Quindi aggiungo soltanto due cose. La prima riguarda il fatto che sono soddisfatto che questo atto sia giunto in Aula, era infatti rimasto fermo all’ultima seduta assembleare della precedente legislatura, non riuscimmo a votarlo per diverse ragioni. La Giunta e la Commissione hanno quindi affrettato i tempi per riportarlo in Aula. Peraltro è un atto che si attende da almeno un paio di anni.
Su questo piano c’è una larghissima convergenza di Enti locali, Province, associazioni venatorie. Anche l’Assessore Petrini ci ha lavorato per molto tempo.
Tra l’altro vorrei trovare molto più spesso il collega Binci – che adesso non c’è – così veemente, così carico sulle tantissime altre battaglie di carattere ambientale, ma lo sfogo lo si fa sempre quando c’è di mezzo qualche cosa che ha a che fare con la caccia. E’ così, è infatti un tema che viene spesso utilizzato anche oltre misura.
Certo, si può essere contrari ad un’attività del genere, ma in ogni caso il piano faunistico è uno strumento necessario, è forse il più importante, come ricordava Giancarli, per la pianificazione faunistica in un territorio come il nostro. E’ uno strumento di conoscenza che viene messo a disposizione degli enti pubblici per fare in modo che il concetto di biodiversità rappresenti davvero un lavoro di conoscenza e di gestione corretta della relazione tra agricoltura, ambiente e fauna.
In questi anni chi conosce un po’ la materia si è reso conto che le catene alimentari, le nostre nicchie ecologiche sono completamente cambiate, alcune specie di selvatici si incrementano mentre altre diminuiscono.
Quindi oggi avere uno strumento di pianificazione è assolutamente necessario, soprattutto per addivenire ad una buona gestione e ad un giusto prelievo.
L’atto è dunque tornato in Aula quasi subito dopo la ripresa legislativa, di questo sono soddisfatto. Ora non faccio più parte della III Commissione, ma qualche anno fa ci ho lavorato molto insieme all’Assessore e agli altri Consiglieri.
Abbiamo anche evitato di fare un ulteriore lungo percorso di consultazioni perché si è dato atto che poco era cambiato.
Sicché votarlo oggi è molto importante perché, ripeto, è uno strumento utilissimo per la gestione del territorio ai fini faunistico-venatori, e che metteremo a disposizione di quelle istituzioni che ne hanno la competenza diretta, quindi in modo particolare delle Province.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pieroni.
Moreno PIERONI. Anch’io voterò favorevolmente su questo atto di pianificazione faunistico-venatoria presentato dalla Giunta e definito dalla Commissione.
Lo ritengo un passaggio importante per dare un nuovo slancio alle Marche per il settore faunistico-venatorio. E’ un atto molto atteso dalle associazioni di categoria, dal mondo venatorio e non, in quanto riequilibra dopo alcuni anni il sistema faunistico venatorio come pure quello agricolo.
Per chi come me ha vissuto esperienze da Assessore alla caccia – ossia quando ero alla Provincia di Ancona il cui Presidente era Giancarli –, e quindi ha avuto modo di apprezzare e anche di condividere le attenzioni che il mondo venatorio metteva, come mette ancor oggi, all’ambiente nella sua complessità, le riflessioni del Consigliere Binci lasciano molto, molto perplessi, è una retro cultura che in alcuni di noi sembra essere ancora presente.
Sicuramente in tutte le grandi associazioni c’è chi crea delle criticità, allora forse accade anche nel mondo venatorio, ma in ogni caso il mondo venatorio ha dato e dà sicuramente delle risposte in termini di contributo positivo per un percorso che serve a valorizzare l’ambiente marchigiano.
Vorrei allora fare una riflessione che potrebbe anche creare del disagio a qualcuno. Pensando ad esempio al Parco del Conero, dico che non è possibile, come ricordava anche il Consigliere Giancarli, che in questo territorio ci sia una così alta presenza di ungulati, al di là di come ci sono arrivati ecc.. Non è possibile! Ed il Parco del Conero, rispetto ad altri parchi delle Marche, ha dimensioni limitate, quindi sicuramente questi ungulati creano una grande criticità.
Vogliamo allora cominciare a dare degli input al Parco affinché condivida, insieme alle Istituzioni preposte, in particolare la Provincia, un percorso chiaro verso una rivisitazione delle criticità che appunto gli ungulati creano al suo interno. Che sono criticità non soltanto ambientali ma anche di carattere economico; ad esempio vengono causati danni agli agricoltori, o magari c’è chi a causa di questo ha incidenti stradali ecc., quindi può diventare un costo molto, molto importante.
Un’altra riflessione sempre per quanto riguarda il Parco del Conero è in merito alla presenza in questa zona di un numero elevatissimo e non più controllato, anche per i rinsanguamenti, delle lepri e dei fagiani.
Sicché, magari il prossimo anno, dovremmo valutare tutta una serie di opportunità e fare ulteriori considerazioni. Tenendo conto che i rinsanguamenti devono essere fatti, ossia devono essere fatti dei prelievi e delle catture, controllati da chi ha la competenza, per permettere intanto di riavere una popolazione sempre più autoctona e con pochissime malattie, poi per riportare questi animali all’interno del territorio della provincia di Ancona e delle Marche, in modo si possano fare dei rinsanguamenti molto importanti.
Dovremmo quindi fare una riflessione di prospettiva. Ed io oggi ho enunciato delle mie preoccupazioni, ma maggiormente la preoccupazione è quando alcuni Consiglieri fanno, a mio avviso, interventi di retroguardia culturale, che sicuramente non giova al giusto rispetto che tutti noi dobbiamo avere sia dell’ambiente come di tutto il mondo venatorio.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.
Fabio BADIALI. Gli interventi che mi hanno preceduto hanno colto appieno l’importanza di questo atto che andiamo ad approvare. Ho comunque voluto prendere la parola per mettere in evidenza il lavoro svolto in maniera proficua fra maggioranza e l’opposizione su un atto così importante che riguarda i criteri e gli indirizzi per la pianificazione faunistico-venatoria.
E’ un atto forse anche di troppe pagine, è complesso nella lettura, però individua quelle particolarità necessarie a gestire al meglio e a pianificare la caccia e l’aspetto faunistico, inoltre dà indirizzi alle Province per come gestire, appunto, i territori provinciali.
All’interno vengono trattati molti argomenti in maniera sintetica e chiara, sono aggiornati – l’ultimo piano risale infatti al 2003 – e soprattutto sono applicabili quelle norme che servono per gestire al meglio e per pianificare.
La legge regionale n. 7/1995 sulla caccia ha come titolo “Norme per la protezione della fauna selvatica, per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria”. Questi termini vengono usati proprio per dire che non si vuole disciplinare una caccia accanita e neppure viceversa, quanto invece l’equilibrio. Perché il mondo, per fortuna, se riusciamo a gestirlo in maniera equa e giusta rimane in un equilibrio corretto. Quindi anche per quanto riguarda la caccia se ad esempio c’è un accanimento verso i cacciatori è un modo sbagliato di approcciarsi, è un metodo vecchio. Tutti sappiamo che la caccia esiste da quando c’è l’uomo, da quando c’è il mondo, e sempre ci sarà, e ci dovrà essere per mantenere quel giusto equilibrio.
I cinghiali ad esempio per la nostra regione sono diventati un problema serio, lo sono per le coltivazioni, per i cittadini che vanno in giro per le strade. Quindi bisogna riportare questa specie di ungulati ad un equilibrio giusto, sicché all’interno delle zone vocate, come la provincia di Ancona, la gola della Rossa, i Sibillini, e non nelle parti dove c’è un agricoltura florida e fiorente.
E questo, peraltro, non può essere messo nel piano faunistico-venatorio, ma sarà inserito nella legge 7 con degli appositi regolamenti sull’abbattimento e sull’estirpazione dei cinghiali nei luoghi dove non possono stare.
Un aspetto importante previsto in questo piano è che entro il 2012 devono esserci animali di produzione propria – come diceva prima il Consigliere Giancarli – come lepri, fagiani. Ossia questi animali non possono essere più acquistati fuori perché ciò produce sperpero di denaro. Inoltre non sono animali autoctoni del nostro territorio, per cui sarebbe sbagliato metterceli, perché poi qualsiasi cacciatore potrebbe abbatterli oppure qualsiasi camion potrebbe investirli proprio perché non sono così abituati a vivere in questi territori.
Le particolarità che sono in questo piano non sono sufficienti a dire che i problemi sono stati risolti, perché poi dobbiamo guardare anche alla modifica della legge 7. Un a proposta che la Giunta regionale ha già preparato, e che è il testo su cui abbiamo lavorato fino a compimento in terza Commissione nella scorsa legislatura, ma che poi per vari motivi non è più andato in Aula. Ora questa proposta deve riprendere il suo iter, presentazione da parte della Giunta, poi in Commissione e nei vari organismi, infine ritornare in Aula per l’approvazione. Speriamo di farcela entro settembre, in modo da avere sia il piano che la legge 7 modificata alle nuove esigenze. Affinché appunto si riesca a dare una risposta seria e concreta agli agricoltori e a tutto il mondo ambientalista, come pure una prospettiva seria e credibile ai cacciatori. Ossia a quelle persone, i cacciatori, che non possono essere sempre accusati di vandalismo, perché essi svolgono lo sport più antico del mondo, uno sport dunque che con certe regole o leggi va tutelato e salvaguardato.
Ripeto, penso che entro il mese di settembre riusciremo anche ad approvare questa legge importante affinché si possa andare finalmente a dirimere le controversie ancora in atto.
PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento passiamo alla votazione.
E’ stato presentato un emendamento a firma del Consigliere Binci:
“A pag. 300 dopo le parole ‘Osservatorio faunistico regionale’ aggiungere il seguente punto: ‘Associazioni ambientaliste riconosciute a livello nazionale’ “.
Ha chiesto la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Con questo emendamento si vogliono inserire le associazioni ambientaliste riconosciute a livello nazionale all’interno del gruppo di enti che a loro volta sono all’interno della VAS – ovvero la Valutazione ambientale strategica che valuta i piani e i programmi –, affinché possano partecipare anch’esse ad una valutazione sull’impatto. Certamente nella legge si parla di enti, allora in questo caso potrebbero essere considerate enti di rappresentanza.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Il suo emendamento, Consigliere, Binci, propone una componente, quindi potremmo proporne anche altre di componenti! Ma al di là questo sono contrario, perché se date un’occhiata a pag. 300 alla composizione di questo organismo VAS vedrete che le varie componenti sono largamente rappresentate tutte nell’Osservatorio faunistico, da un lato, e c’è una chiara cultura ambientalista anche in quelle che compongono di fatto la VAS.
Quindi penso sarebbe troppo, perché l’Osservatorio faunistico contiene già ambientalisti, componenti agricole e venatorie. Sarebbe una componente in più che non avrebbe senso.
PRESIDENTE. (…) Prego, Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Da un confronto con gli uffici, che ho avuto modo di fare solo adesso, i soggetti competenti in materia ambientale sono definiti, all’interno della Valutazione di impatto strategica dei piani e programmi, pubbliche amministrazioni ed enti pubblici. Quindi non possono essere ricomprese quelle associazioni che sono, a detta degli uffici, comunque chiamate nella conferenza dei servizi.
PRESIDENTE. Quindi, Consigliere, ritira l’emendamento. Bene, allora passiamo alla votazione del coordinamento…(…) Consigliere Binci, si è dimenticato di dire qualcosa? (…) Non ho capito, Consigliere, accenda il microfono!
Massimo BINCI. Presidente, vorrei intervenire per dichiarazione di voto sull’atto.
PRESIDENTE. Bene, non avevo capito. Prego, ne ha facoltà.
Massimo BINCI. Dopo i quattro-cinque interventi di fans pro-caccia mi sento…(…) Sì, mi viene da ridere perché di fatto nella passata legislatura ci siamo confrontati per un anno ed ora c’è un rimando negli interventi alla necessità di modifica della legge sulla caccia.
Allora a questo punto mi sento anche di dover fare un intervento demagogico. In questo momento di difficoltà dei vari settori economici e della società tutta l’importante è tutelare le micro lobby elettorali. E ognuno certamente ha le sue. Mi fa piacere che ci sia uno sforzo così congiunto di gran parte dei rappresentanti della maggioranza nel dire che la priorità per settembre sarà la legge sulla caccia (!)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro per dichiarazione di voto..
Giacomo BUGARO. Il Consigliere Binci ha parlato di fans della caccia della maggioranza, allora io dico che ce n’è pure qualcuno della minoranza!
Voglio infatti ricordare, a chi interviene non conoscendo le cifre, che in un momento di così grave difficoltà economica il settore della caccia muove qualcosa come 3 miliardi di euro di interessi e assorbe un qualcosa come 200 mila impiegati e lavoratori. Quindi se diamo risalto, giustamente, ai lavoratori della Fincantieri dovremmo darne altrettanto a quelli di altri comparti, per cui anche a chi interviene nell’indotto che muove la caccia.
Ora non ne abbiamo più neppure il tempo ma voglio sinteticamente dire che il rapporto che c’è della caccia con il nostro territorio non è solo culturale, ma riguarda anche ciò che interviene, appunto grazie alla caccia, nell’equilibrio venatorio e nell’equilibrio dell’avifauna selvatica in relazione al mondo dell’agricoltura. Se non ci fosse la caccia probabilmente avremmo dei danni ben maggiori di quelli ora citati in quest’Aula.
Voglio anche sollecitare un ulteriore aspetto. L’Unione europea spesso fa dei danni, ma ogni tanto qualcosa di buono riesce a partorire. L’avifauna selvatica rispetto a cinquanta anni fa è superiore, però poi non viene più dalle nostre parti perché…(…) No, Consigliere Binci, non è perché gli spariamo, il cosiddetto mal del piombo è l’ultimo dei motivi della mancanza di avifauna selvatica, il problema è l’antropizzazione del territorio.
Allora chi fa ambientalismo dovrebbe avere una visione un po’ più larga. E qui i primi ambientalisti sono proprio i cacciatori! (…) Consigliere Binci, per cortesia, non faccia il controcanto, parliamo uno per volta, quando parla lei, spesso in maniera anche discutibile, io l’ascolto con molta attenzione e a volte la sopporto anche! Quindi abbia la bontà e l’educazione di non fare il controcanto ai colleghi Consiglieri che di volta in volta intervengono.
Dicevo, il problema qual è? E’ che il nostro territorio non crea più le condizioni di habitat per far risiedere e svernare qui gli animali.
Ora c’è questa grande moda del fotovoltaico, i Comuni lo autorizzano in larghi settori delle nostre campagne, guardate, però, che con questa formula andremo a snaturare non solo l’impatto ambientale ed estetico delle nostre campagne, ma elimineremo totalmente la presenza degli animali migratori. E lo stesso discorso vale per le pale eoliche. Ad esempio la nostra nazione era famosa per lo svernamento dei turbidi, ebbene, il montaggio di pale eoliche nel nord Europa ha modificato di questi uccelli le rotte migratorie.
Di cosa vogliamo parlare! L’ambientalismo è di questi problemi che dovrebbe occuparsi di! E, ripeto, il cosiddetto mal del piombo è l’ultimo dei problemi! I cacciatori per quanto si potranno sforzare nello sparare non potranno mai intaccare le specie. Tra l’altro quelle protette sono state già eliminate dalle facoltà venatorie. Se ad esempio avete occasione di andare laddove il territorio è rimasto integro nella sua rappresentazione naturale, troverete una quantità di animali che impediscono attività quali l’agricoltura. Ci sono nazioni come l’Argentina dove addirittura i governi sono costretti ad affittare degli aerei per modificare le rotte di migrazione, altrimenti ci sarebbe una distruzione totale, in quei luoghi sarebbero impossibilitati a coltivare.
L’ambientalismo ha fatto sì che in alcune nostre regioni dove c’era un corretto rapporto, mi riferisco ad esempio alle zone umide del Veneto, poi la salvaguardia per lunghi anni della specie del colmurano ha fatto sì che questa popolazione nociva – predatoria, mi direbbero i tecnici – si sia decuplicata, andando così a distruggere l’habitat per gli anatidi. E questo è dovuto soltanto all’ambientalismo! Per gli ambientalisti l’importante è dire no in maniera demagogica e populista, senza sapere neppure di che cosa si parla. Questa è la verità!
Per l’avifauna stanziale non c’è problema, quella si può riprodurre perché sono dei gallinacei, quindi sono come le galline, ossia, tante se ne consumano e tante se ne possono riprodurre, ma per quella migratoria il problema c’è.
Stiamo distruggendo il nostro territorio!
La Giunta regionale ha prodotto pochi mesi fa una cartina colorando in diversi modi l’azione rapace – quella sì! – dell’uomo sul territorio. Se andate inoltre a vedere lo sviluppo delle nostre città dal punto di vista edilizio vi renderete conto di che danni stiamo provocando alle nostre campagne. Quello è il vero grande problema! Dunque è lì che ci dovremmo concentrare.
Per cui sollecito la Giunta regionale a fare un’attenta legge di programmazione territoriale – manca infatti una legge sull’edilizia – affinché ogni singolo comune non sia un cane sciolto che possa farsi il piano regolatore a seconda dei desiderata dei potentati locali, ma che ci sia un’integrazione vera delle esigenze di questa nostra regione. Ovvero che ci possa essere una pianificazione urbanistica reale e concreta, che sappia coniugare lo sviluppo edilizio con il mantenimento dell’habitat e del nostro territorio.
PRESIDENTE. (…) No, Consigliere Binci, lei è già intervenuto, peraltro così facendo si potrebbe innescare una reazione a catena che non va bene.
Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.
Raffaele BUCCIARELLI. Stiamo discutendo di un atto di programmazione dell’attività venatoria, e anche dell’uso del territorio a questo fine, che coinvolge l’autogoverno da parte delle associazioni venatorie e non solo.
Quindi io voterò a favore ma non con le motivazioni addotte dal Consigliere Bulgaro, e non voterò contro perché non condivido neppure le motivazioni del Consigliere Binci.
Non c’è bisogno di pasdaran, cioè di radicalismo né da una parte né dall’altra.
Peraltro qui stiamo parlando della legge sulla caccia, che è uno strumento equilibrato, di cui da tempo se ne avvertiva il bisogno, intorno al quale c’è un largo consenso. Quindi, ripeto, voterò favorevolmente.
PRESIDENTE. Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di atto amministrativo n. 3. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Chiedo ora all’Aula di proseguire i lavori senza interruzione, vorrei che approvassimo i punti 4) e 5) che riguardano due proposte di atto amministrativo, come il punto 6) sulla nomina. Se invece non siete d’accordo fatemi un cenno così porrò in votazione questa mia proposta. (…) Bene, allora proseguiamo.
Proposta di atto amministrativo n. 5
della Giunta Regionale
“Piano per le attività cinematografiche anno 2010 – Legge regionale 31 marzo 2009, n. 7”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 5 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Giorgi.
Paola GIORGI. Questo piano per le attività cinematografiche è l’atto attuativo dell’articolo 3 della legge 7 del 2009 per il sostegno del cinema e audiovisivo. E’ un piano che individua azioni per promuovere e sostenere le attività cinematografiche, audiovisive e multimediali. Ci sono azioni che oltre ad avere una valenza culturale hanno anche una valenza sociale ed economica.
Per ben capire il piano che si propone per l’anno 2010 è bene analizzare quali siano state le azioni promosse e portate avanti nel 2009 e quali riscontri hanno avuto.
Nel 2009 per la prima volta sono stati riversati sul territorio regionale 100 mila euro finalizzati direttamente alle sale dei piccoli comuni. Sono state finanziate ben 35 sale. Da questa azione si capisce subito la valenza sociale. Perché nei piccoli comuni c’è sempre, soprattutto oggi, il pericolo di un depauperamento e soprattutto un rischio di coesione sociale. Quindi un cinema ha sicuramente una grande valenza aggregativa. E’ un’azione molto importante che nel piano 2010 viene addirittura incrementata.
Nel 2009 a questo intervento se ne è affiancato un altro, che non è previsto in questo atto ma è importante ricordarlo. Ossia, sono stati riversati altri 290 mila euro da fondi FERS, quindi fondi europei, per investimenti di risparmio energetico e utilizzo di energie rinnovabili delle piccole e medie imprese nel settore cultura. Ne hanno usufruito due multisale e un cinema parrocchiale.
Inoltre ci sono stati diversi investimenti per quanto riguarda la promozione di rassegne e festival. Mi preme ricordare i quattro che sono stati finanziati, perché hanno un valore e un riconoscimento nazionale ed internazionale importante.
In primis la Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro, una mostra nata nel 1965 che per anzianità è seconda solo alla Mostra cinematografica di Venezia. È riconosciuta dal Ministero e quindi ha un grande valore nazionale e internazionale.
Poi c’è la Rassegna del documentario Libero Bizzarri, con sede a San Benedetto, che promuove la diffusione del documentario d’autore, anche questa riconosciuta dal Ministero.
C’è inoltre un circuito regionale che si chiama Cinemania, promosso dall’Agis (Associazione generale italiana spettacolo) che soprattutto promuove registi e filmmaker marchigiani, ed affianca questa azione con un’altra di promozione e formazione, attraverso Agis scuola, di un giovane pubblico.
L’altro circuito finanziato è quello regionale “Sentieri di cinema” che promuove una serie di rassegne territoriali che portano al pubblico non solo i grandi film ma anche film che hanno ricevuto premi della critica. E’ una programmazione cinematografica più d’essai, quindi diversa da quella a cui siamo abituati a vedere nelle multisale.
Il piano 2009 ha previsto anche degli investimenti per la Mediateca delle Marche.
Inoltre nel 2009 è stata istituita un’altra azione ancora in divenire, non è terminata, è importantissima per la produzione, per la valorizzazione e per la promozione turistica della nostra regione, la Marche film commission.
Un altro elemento importante per capire bene quali sono le proposte per il piano 2010, sono i dati delle presenze del pubblico e degli incassi nell’attività cinematografica nel 2008 e 2009.
Dal 2008 c’è stato un incremento di pubblico di 109 mila unità, e soprattutto c’è stato un incremento delle sale aperte, sono infatti state aperte 7 nuove sale con 1.529 posti.
Però un altro dato che ci viene fornito dall’Anec, che è l’associazione nazionale esercenti cinematografici, che praticamente è una parte dell’Agis, ci dice che a livello nazionale sono stati chiusi nelle città italiane 750 schermi, sono soprattutto mono sale, quindi si è verificato per lo più nelle comunità più piccole.
E questo è un elemento che nell’attuare il piano del 2010 abbiamo tenuto in considerazione.
Nel piano 2010 rispetto al piano 2009 c’è stato un incremento dello stanziamento che passa da 277 mila euro a 350 mila euro.
Le azioni sono diverse, vengono portate avanti attraverso dei bandi. I criteri dei bandi, come elemento di valutazione, hanno principalmente l’innovazione, la valorizzazione culturale e turistica del nostro territorio, inoltre azioni volte alla formazione, alla valorizzazione di quel pubblico giovane che si accinge a produrre attività cinematografica.
Le azioni sono: sostegno ai circuiti e alle rassegne cinematografiche di rilievo regionale per uno stanziamento di 60 mila euro; sostegno a soggetti che senza finalità di lucro realizzano con stabilità festival, rassegne e premi di carattere nazionale e internazionale, che stabilmente si svolgono nel territorio regionale, 95 mila euro; sostegno ai progetti alle associazioni di settori, 25 mila euro. L’anno scorso non c’era un bando per questa azione, veniva valutato il progetto, quest’anno invece c’è il bando. Inoltre rimane sempre il sostegno all’attività della Mediateca regionale delle Marche per l’attività istituzionale, con uno stanziamento di 20 mila euro.
Per quanto riguarda il sostegno all’attività delle sale cinematografiche autorizzate al pubblico esercizio in Commissione abbiamo voluto fare un emendamento per variare i criteri e valorizzare i piccoli comuni. Nel senso che la localizzazione in comuni fino a 5.000 abitanti produce un punteggio massimo che va via via decrescendo per i comuni tra i 5.000 e i 15.000, per i comuni tra 15.000 e 40.000 e per i comuni oltre i 40 mila abitanti.
Un altro criterio di valutazione importante è la localizzazione urbana. Vengono premiate le monosale o plurisale fino a 500 posti totali.
Quindi una serie di azioni che se vogliamo vanno contro la crescita e diffusione sul territorio delle multisale, che non hanno sicuramente un grande valore sociale, per andare invece a proteggere, a sviluppare, incrementare la presenza delle sale nei piccoli comuni.
Per quanto riguarda la film commission si è voluto valorizzare la parte della produzione. Perché nel primo anno si è un po’ tentato di organizzare la film commission, mentre nel piano 2010 viene previsto un bando proprio per la produzione cinematografica con un’attenzione particolarmente rivolta ai cortometraggi. I cortometraggi sono sicuramente la porta d’ingresso per il cinema e quindi è importante valorizzarli.
Ripeto, sono degli investimenti che oltre ad avere una grande valenza culturale hanno sicuramente, per quello che vi ho detto, una grande valenza economica, ma principalmente hanno una grande funzione sociale.
PRESIDENTE. La relatrice di minoranza Consigliera Romagnoli non è presente in quanto ha chiesto congedo. Do quindi la parola al Consigliere Massi.
Francesco MASSI. In questi anni in Commissione insieme alla collega Romagnoli è stata più volte esaminata la potenzialità di questo provvedimento e di questa programmazione. Abbiamo convenuto, anche insieme ai colleghi di maggioranza, su alcune modifiche da apportare nel tempo.
La cosa più importante che vogliamo portare alla condivisione di tutti è il concetto di “non solo multisala”, senza certamente avere pregiudiziali verso questa importante attività economica. “Non solo multisala” significa non perdere quel patrimonio di piccole sale, che il più delle volte sono nei piccoli paesi, che hanno veramente l’obiettivo di una coesione e di una convergenza sociale soprattutto in certi mesi dell’anno, ad esempio quelli invernali. Lo stesso obiettivo lo hanno anche le sale parrocchiali. Quindi si attiva la competizione anche alle sale parrocchiali affinché siano sempre più accoglienti e strutturate.
Quindi una spinta alla qualità competitiva delle sale è uno degli obiettivi raggiunti da questo atto.
Due soli rilievi, seppure mi renda conto che farlo adesso potrebbe sembrare voler fare demagogia.
I fondi per un’attività di sostegno e di incentivazione a questa attività sono certamente pochi. Pensate a chi deve aprire una nuova attività, è sempre più difficile.
L’altra cosa che vorrei rimarcare anche per i colleghi della maggioranza, è che occorre un’attenzione particolare all’attività della film commission. Ma non perché la film commission sbaglia quando accoglie e sostiene i progetti, ma perché credo sia da incentivare maggiormente un’attenzione verso nuovi registi e nuove produzioni.
C’è ad esempio un lavoro su Enrico Mattei – ora non c’è il Presidente Spacca, ma credo che per vicinanza geografica dovrebbe cogliere –, fatto dal regista Felicetti, che merita di essere valutato dalla film commission. Poi ci sono anche altri lavori in itinere.
Non so quale sia il meccanismo, peraltro l’ingerenza politica in una Commissione tecnica non mi piace, ma che la film commission debba aprirsi di più a queste nuove produzioni, che evidenziano anche l’ingegno e la creatività dei nostri registi sul territorio, credo sia opportuno e quindi che vada fatto uno sforzo.
Noi pertanto siamo sostanzialmente favorevoli, ma per incoraggiare in futuro questa programmazione e questo intervento a sostegno del settore, ci vorrebbero più fondi, seppure mi renda conto, ripeto, del momento particolare. Pertanto, visto che non lo diciamo per demagogia, daremo, come abbiamo fatto anche in Commissione, un voto di astensione costruttiva.
PRESIDENTE. Se non ci sono richieste di intervento passiamo alla votazione.
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di atto amministrativo n. 5. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di atto amministrativo n. 9
della Giunta regionale
“Programma degli interventi per l’anno 2010. Criteri e modalità per la concessione dei contributi ai sensi dell’articolo 2 della legge regionale 6 agosto 1997, n. 51 “Norme per il sostegno dell’informazione e dell’editoria locale”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 9 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Ortenzi.
Rosalba ORTENZI. Questa proposta stabilisce i criteri, le modalità, le procedure per la concessione e la liquidazione dei contributi indicati alla l.r. 51/1997, al fine di promuovere la più ampia partecipazione alle scelte dell’Amministrazione regionale ed una più facile conoscenza degli atti e dei programmi della Regione stessa da parte dei cittadini.
Con questa proposta si intendono inoltre valorizzare le iniziative editoriali che si sviluppano a livello regionale, sempre in attuazione della l.r. 51/1997.
L’atto riproduce gli interventi del precedente programma, essendosi tutti rivelati efficaci.
In particolare è prevista la concessione di contributi a soggetti operanti in ambito regionale che svolgono attività di informazione televisiva, radiofonica ed editoriale per iniziative rivolte: alla promozione dell’immagine della Regione, in connessione con gli interventi di settore; alla diffusione della cultura regionale e alla divulgazione di notizie relative alle azioni regionali; alla sensibilizzazione dei cittadini sui temi di comportamento civico, sociale ed economico; alla realizzazione di strumenti informativi di rilevante interesse per le Marche.
Sono inoltre previsti contributi destinati agli stessi soggetti per investimenti rivolti all’innovazione e all’istallazione degli impianti.
Rispetto all’anno precedente è previsto il finanziamento di un nuovo intervento per l’adeguamento degli impianti al digitale.
Complessivamente la spesa prevista è di euro 210.918,96 (una somma maggiore rispetto a quella stanziata l’anno precedente pari a circa 197.000,00 euro).
La Commissione ha introdotto alcune modifiche volte ad armonizzare il Programma con la normativa vigente e a favorire il migliore esercizio dei poteri di indirizzo e controllo assembleari, soprattutto per sostenere l’attività dei giovani marchigiani e per consentire la copertura radioelettrica di tutto il territorio regionale.
In particolare è stato reintrodotto il finanziamento per l’acquisto di volumi e riviste di rilevante interesse culturale per le Marche da destinare alla dotazione delle biblioteche marchigiane, individuando la relativa procedura e stabilendo una priorità nell’assegnazione dei contributi ai testi dei giovani autori.
Sono state poi introdotte disposizioni volte ad assicurare la conformità del Piano all’ordinamento comunitario e all’Assemblea in ordine alle più rilevanti modalità attuative del Piano (variazione nell’assegnazione dei finanziamenti).
La Commissione ha inoltre ritenuto di individuare un nuovo intervento da finanziare al fine di assicurare la copertura radioelettrica di tutto il territorio regionale, prevedendo il finanziamento di interventi relativi all’istallazione di reti via cavo per la ripetizione simultanea di programmi diffusi in ambito nazionale e locale in zone non servite.
Un’altra importante è stata quella di prevedere tra le priorità di finanziamento degli interventi in favore dell’editoria e delle emittenti radiofoniche e televisive anche il fatto che queste ultime attivino contratti di stage a favore di giovani.
Quindi sulla scia di quanto diceva la collega Giorgi per il cinema, anche per le norme a sostegno dell’editoria locale una via prioritaria è stata data alla possibilità che i giovani si attivino anche in queste performance particolari.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Massi.
Francesco MASSI. In Commissione abbiamo condiviso questo atto dove, tra l’altro, è stato recepito anche un nostro emendamento, quello relativo al maggiore sostegno alle emittenti e redazioni che decidano di far lavorare al proprio interno giovani stagisti…(…), sì, anche a livello gratuito, ma siete comunque tutti coscienti quanto sia difficile per un giovane che voglia intraprendere l’attività giornalistica poter collaborare con una redazione. Quindi diamo la possibilità di farlo anche a costo zero premiando quelle redazioni che si faranno carico di questo lavoro.
E’ un lavoro formativo per il quale, ripeto, il giovane non riceve niente, in ogni caso, onde evitare azioni di sfruttamento, abbiamo fissato un periodo massimo. Mi pare che su questo siamo stati tutti d’accordo.
Poi abbiamo posto anche un altro problema, che non è recepito nell’atto perché tecnicamente non era possibile, sul quale però invito i colleghi a ragionare, e che riguarda la difesa territoriale delle redazioni e emittenti che lavorano nell’entroterra.
C’è il caso di una emittente storica degli anni settanta nella media collina del fermano, Radio Out, che pur stando in un piccolissimo paese acquisisce ancora oggi tanta pubblicità, ma perché ha cominciato prima, perché ha speso un nome che allora era alla ribalta nazionale, quindi per questa trovare pubblicità può essere più semplice. Avere invece una redazione nell’entroterra, ma non avere attorno aziende e attività professionali è molto più difficile.
Ecco, in questo atto l’incentivo a chi lavora a una redazione nell’entroterra non c’è, il modo dovremmo studiarlo.
Noi voteremo a favore di questo atto perché ne condividiamo l’impianto, però dobbiamo assolutamente studiare il modo per incentivare chi fa giornalismo, chi fa informazione nelle zone più disagiate, perché non è alla pari, senza fare campanilismo, di chi sta sulla costa oppure nelle grandi città dove ci sono attività e potenzialità diverse per la pubblicità. Perché purtroppo, al di là di questo misero contributo che diamo, l’unica linfa è proprio la pubblicità.
Quindi fin dai prossimi giorni dobbiamo assolutamente trovare una soluzione tecnica, quindi dando una programmazione migliore per questi incentivi.
PRESIDENTE. Se non ci sono richieste di intervento passiamo alla votazione.
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di atto amministrativo n. 9. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Nomina di cinque Consiglieri regionali nel Comitato di indirizzo dell’Osservatorio regionale per le politiche integrate di sicurezza – (l.r. 24 luglio 2002, n. 11, articolo 3, comma 3, lettera a)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina di cinque Consiglieri regionali nel Comitato di indirizzo dell’Osservatorio regionale per le politiche integrate di sicurezza. Il voto è limitato a tre.
Prego distribuire le schede.
(Segue votazione)
PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 35, schede bianche n. 1, schede nulle nessuna, schede valide n. 34. Hanno ricevuto voti: Enzo Marangoni 12, Enzo Giancarli 12, Fabio Badiali 11, Daniele Silvetti 11, Maura Malaspina 7, Paolo Perazzoli 5, Angelo Sciapichetti 5, Rosalba Ortenzi 4, Luca Acacia Scarpetti 3, Gianluca Busilacchi 3, Massimo Binci 2, Valeriano Camela 2, Francesco Comi 2, Mirco Ricci 2, Paolo Eusebi 2.
Proclamo quindi eletti quali componenti nel Comitato di indirizzo dell’Osservatorio regionale per le politiche integrate di sicurezza i Consiglieri Marangoni, Giancarli, Badiali, Silvetti, Malaspina.
Ha chiesto la parola il Consigliere Trenta. Ne ha facoltà.
Umberto TRENTA. Presidente, ci doveva essere il voto che io mi sono dato, ma non è stato nominato.
PRESIDENTE. Consigliere, lo verifichiamo subito. (…) Prego, parli pure.
Umberto TRENTA. Presidente, per disciplina di Gruppo ritiro la richiesta di verifica.
PRESIDENTE. Bene, Consigliere, ma io il controllo farò comunque, a me il Capogruppo non può dire niente, per verificare se magari può essersi anche confuso, anziché votare il suo nome ne ha votato un altro.
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 14,35