Resoconto della seduta n.126 del 26/03/2019
SEDUTA N. 126 DEL 26 MARZO 2019

La seduta inizia alle ore 11,00

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Colleghi buona giornata, dichiaro aperta la seduta n. 126 del 26 marzo 2019. Do per letto il processo verbale della seduta 125 del 19 marzo 2019, il quale, ove non vi siano opposizioni, si intende approvato ai sensi del comma 4, dell’articolo 53, del Regolamento Interno.
Richiamo inoltre ai sensi del comma 5 dello stesso articolo l’attenzione di tutti i Consiglieri sulle comunicazioni distribuite con cui porto a conoscenza dell’Assemblea quanto espressamente previsto dal Regolamento Interno.
Sono assenti giustificati l’Assessore Bravi e la Consigliera Pergolesi.

Saluto alle Scuole

PRESIDENTE. Approfitto per salutare la classe II A della Scuola media Temistocle Calzecchi Onesti di Monterubbiano, benvenuti ragazzi.
Apriamo la seduta con il primo punto all’ordine del giorno.

Proposta di legge n. 36
ad iniziativa della Giunta regionale
“Accesso paritario per uomini e donne alle cariche elettive. Modifiche alla legge regionale 16 dicembre 2004, n. 27 ‘Norme per l’elezione del Consiglio e del Presidente della Giunta regionale’”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 36 della Giunta regionale.
Ha la parola il Consigliere Giacinti, Presidente della I Commissione.

Francesco GIACINTI. Grazie Presidente. Chiedo a nome della maggioranza il rinvio di questa proposta di legge poiché alla Conferenza dei Presidenti dei gruppo è emersa la necessità di affrontare la tematica afferente questa proposta di legge unitamente ad altre questioni legate alla legge elettorale perché ci sono diverse sfaccettature che i Capigruppo hanno ritenuto di analizzare unitamente, in un percorso condiviso, quindi mi faccio portavoce di questa istanza.

PRESIDENTE. Su questa richiesta sono previsti due interventi, uno contro e l’altro a favore.
Ha la parola la Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie Presidente. L’ho detto anche nella riunione dei Capigruppo poco fa, come nella riunione di qualche mese fa in cui si votò il rinvio della proposta di legge alla data odierna per presentarla al voto.
La mia contrarietà si basa su due principi fondamentali, il primo è che c’è da fare una distinzione netta fra l’affrontare la nuova legge elettorale, che giustamente va fatto all’interno della I Commissione, e adeguarsi alla normativa nazionale, così come proposto dalla Giunta e dall’Assessore competente.
Un principio che le minoranze hanno fortemente voluto nel Regolamento che disciplina i lavori di quest’Aula e prevede che, quando una proposta di legge, passati 120 giorni, non è discussa dalla Commissione competente, il proponente può chiedere che il Presidente assegni alla Commissione altri 60 giorni per calendarizzarla, decorso tale termine l'atto è iscritto all’ordine del giorno del Consiglio regionale, ed è il punto in cui siamo arrivati oggi.
Questo principio di garanzia, prioritariamente inteso per le minoranze che avevano visto - ed è successo - che le loro proposte di legge non venivano mai calendarizzate, deve essere tutelato non solo per quando riguarda una mia proposta di legge, che rappresento la minoranza, ma in generale sulle proposte presentate da tutti, questo è un principio che va fatto salvo, è un principio di democrazia altrimenti le proposte di legge scomode, che non si voglio discutere per qualsiasi motivo, non arrivano mai in Aula.
Reputo che l’Aula sia sovrana ed oggi dovrebbe esprimersi non a favore o contro il rinvio, ma a favore o contro la proposta di legge, questo è il nostro dovere, questo è il nostro compito. Abbiamo avuto tre anni per discuterla nelle sedi opportune, reputo che la votazione di oggi, favorevole o contraria, alla proposta che dovrebbe essere discussa non inficerebbe e non precluderebbe il discorso della legge elettorale che prosegue nella I Commissione. Credo che una forzatura contro la volontà del proponente, che ha chiesto di portarla in Aula, sia qualcosa che non va assolutamente portata avanti perché questo principio, che ricordo andava soprattutto a garantire le minoranze, non può essere buttato nel cestino così, questo valore va fatto salvo sempre.
Reputo inoltre che un dibattito serio ci possa essere, posto che, come è stato detto, tutte le proposte di legge che sono arrivate, quasi tutte nel momento in cui c’è stata la richiesta di calendarizzare questo atto, prevedono la preferenza di genere, l’adeguamento alla norma.
Lo dite a parole, ma reputo che sia opportuno farlo con i fatti e guardate, chi mi conosce lo sa e lo sa anche l’Assessore, non sono una fautrice delle quote rose, delle quote di minoranza, delle tutele perché ho sempre detto che in quanto donna non mi reputo una sottospecie di panda in via di estinzione da tutelare, questo principio però recepisce una direttiva ed una norma nazionale alla quale le Regioni si devono adeguare e non obbliga, dobbiamo ricordarlo, ma dà la facoltà, come avviene nei Comuni, di inserire, eventualmente se la persona che va a votare vuole farlo, due nomi ovviamente di genere diverso, è una opportunità, non è un obbligo, non vincola l’elettore, né, diversamente da quanto dice oggi la norma, inserisce quote rosa in più, è un’opportunità che non ha scandalizzato nessuno nei Comuni, reputo che questa Aula dovrebbe essere maggiormente matura per poter affrontare questa tematica.
Faccio una richiesta e, visto che prendo parola, chiedo anche un parere al Segretario: l’atto è stato presentato prima del nuovo regolamento e l’articolo 100, che prevede il rinvio in Commissione nel vecchio non c’era, voglio quindi sapere se questa proposta di legge deve essere trattata con la nuova normativa, così come mi sembra dalle norme transitorie del regolamento, o con la vecchia normativa e quindi il rinvio non sarebbe corretto, ma bisognerebbe andare al voto. Grazie

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Maggi.

(interviene fuori microfono l'Assessore Bora)

PRESIDENTE. Il Regolamento prevede due interventi (uno a favore e l'altro contrario), l'ho detto all'inizio.

(interviene fuori microfono l'Assessore Bora)

PRESIDENTE. Assessore, il Regolamento è uno. Lei Consigliere Maggi non rinuncia all'intervento in quanto è a favore del rinvio.

(interviene fuori microfono l'Assessore Bora)

PRESIDENTE. Sto parlando al Capogruppo Maggi. In apertura ho detto, il Consiglio ne è testimone, che potevano parlare uno a favore e uno contro. Sono stato molto chiaro.

(interviene fuori microfono l'Assessore Bora)

PRESIDENTE. Se è una richiesta è un altro discorso.
Ha la parola il Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Grazie Presidente. Ovviamente riceverò dei fischi e non degli applausi, però voglio sottolineare quello che ha ricordato la Consigliera Leonardi e cioè che tutte e sei le proposte di legge prevedono la doppia preferenza di genere, quindi la volontà politica in questo senso è espressa e manifesta.
Anche la nostra proposta di genere, quella del Movimento 5 Stelle, prevede la doppia preferenza di genere e non è stata presentata, cara Consigliera Leonardi, nel momento in cui è stata la richiesta di calendarizzare da parte dell’Assessore Bora.
La nostra è una proposta complessa ed articolata, ha richiesto un lavoro di mesi, per vedere se costituzionalmente era corretta, abbiamo chiesto all’Avvocatura della Regione di metterla a punto perché nulla fosse lasciato al caso, è stato un lavoro di mesi e oltre alla preferenza di genere ci sono altri elementi innovativi.
La vecchia legge era stata promulgata su una condizione sociale e politica diversa da quella attuale, ricordate? C’era il bipolarismo, adesso le condizioni politiche sono diverse, poi l’evoluzione è talmente rapida che chissà cosa succederà da qui al 2020, dicendo “cosa succederà” mi auguro che in questo Consiglio ci siano tutte donne.
In Commissione si sta discutendo in maniera molto proficua le sei leggi elettorali, abbiamo affrontato, per esempio, l’incompatibilità tra la carica di Assessore e quella di Consigliere, abbiamo cominciato la discussione in questo senso e abbiamo trovato una sintesi e stiamo, siccome queste leggi sono calendarizzate continuamente in I Commissione, andando avanti sui vari argomenti che sono trattati nelle proposte di legge.
Accettare di discutere e di approvare in Aula una proposta di legge sulla preferenza di genere significherebbe anche dare legittimità, accettare e discutere, per esempio, l’incompatibilità tra Assessore e Consigliere, il ballottaggio, che è nella nostra proposta di legge e ci sembra una proposta di democrazia. Significa considerare una legge importantissima per la democrazia e per i cittadini marchigiani, la legge elettorale, nella sua complessità ed organicità, ma soltanto nei vari argomenti. Una proposta di legge che è fondamentale per la democrazia di questa Regione, quindi noi chiediamo semplicemente che la legge elettorale sia discussa in Commissione e nella Conferenza dei capigruppo ho detto, e i colleghi capigruppo hanno fatto propria questa proposta, che nel momento in cui la legge elettorale nella sua complessità viene discussa in Commissione, anche coloro che non sono Commissari, cioè la rappresentanza di tutte le forze politiche che non sono rappresentate in Commissione, possano partecipare e dare il loro contributo, visto che il Regolamento lo prevede.
Approvare una legge elettorale per comparti significa fare un cattivo servizio alla democrazia, visto che quello che voi ritenete indispensabile, cioè la doppia preferenza di genere, è in tutte e sei le proposte di legge.
Mi sembra di fare un servizio al buon senso ed alla democrazia chiedere in questo momento che la discussione sia riportata nella sua globalità, per l’elezione del Presidente della Giunta e di tutto il Consiglio, in Commissione dove tutte le forze politiche possono partecipare e dare il loro contributo. Questa è una richiesta sicuramente impopolare in questo momento, ma ispirata al buon senso e al rispetto della democrazia, la legge elettorale è troppo importante per essere discussa per scomparti.

PRESIDENTE. Rispetto alla domanda della Consigliera Leonardi rispondo che alla proposta di legge presentata dalla Giunta si può applicare l’articolo 100, perché le disposizioni transitorie, a cui lei ha fatto riferimento, limitano l'applicazione alle proposte presentate antecedentemente all'entrata in vigore del nuovo Regolamento interno alle disposizioni che disciplinano l'istruttoria in Commissione, contenute nel Capo II del Titolo II. L’articolo 100 attiene a procedure riguardanti l'esame in Assemblea ed è contenuto nel Capo IV del medesimo Titolo II, quindi, l’Assemblea può deliberare il rinvio su richiesta del Presidente della Commissione competente. In questo caso la proposta di legge della Giunta, nonostante sia stata assegnata alla Commissione prima dell'approvazione del Regolamento, è soggetta al alle norme regolamentari vigenti.
Ha la parola l’Assessore Bora.

Manuela BORA. Grazie Presidente. Vorrei ringraziare le tantissime donne ed associazioni che da anni sostengono questa che non è nemmeno più una battaglia, è un adeguamento di legge, stiamo parlando di un adeguamento di legge, se siamo tutti quanti d’accordo non capisco perché chiedere il rinvio.
Io non solo sono d’accordo rispetto a quello che ha detto la Consigliera Leonardi, ma credo che il rinvio sia una umiliazione per tutte le donne, non solo per quelle presenti qui oggi, ma anche per le future generazioni, per le vostre figlie.
Un’altra umiliazione è quella di voler accorpare questo adeguamento di legge con la modifica della legge elettorale. E’ un’umiliazione che le donne ogni volta devono supplicare il riconoscimento delle pari opportunità.
Io ho fatto una domanda perché evidentemente sono contro il rinvio, non potrebbe essere diversamente, mi sono stancata di questi giochetti, però se c’è una data certa - il Capogruppo ha individuato la data del 24 di settembre, anche se c’era l’accordo di discutere questa proposta entro la fine di giugno, quindi entro l’inizio dell’estate, adesso si dice il 24 settembre - io voterò a favore del rinvio, però mi sono stancata, ci siamo stancate dei giochetti, si individui una data, poi ognuno voterà come crede.
Questo Consiglio regionale ha perso la grande opportunità, che la Giunta aveva offerto, di essere tra le prime Regione in Italia ad adeguarsi, questo Consiglio regionale non si merita la maglia nera, non se le meritano le tantissime donne marchigiane che hanno fatto la storia di questa regione, non ci meritiamo la maglia nera, quindi che si individui una data oppure ognuno faccia le proprie considerazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Urbinati.

Fabio URBINATI. Siamo nell’istituzione regionale più importante e chi prende impegni in questa istituzione, li prende in maniera seria, non si può stare in questa istituzione se poi non si dà seguito a quello che qui si dice e si predica.
Su questa vicenda stiamo discutendo da diverso tempo, io sono anche componente della I Commissione e vorrei sommessamente ricordare che già la discussione è aperta, che già gli uffici - li ringrazio per questo - hanno abbinato tutte le leggi arrivate in quanto presentano temi omogenei, quindi significa che ci sarà spazio per discuterle ed è chiaro che là dove ci sarà accordo si andrà avanti e dove non ci sarà si accantonerà.
Come capogruppo del partito di maggioranza ho preso un impegno molto serio e insieme agli altri Capigruppo come maggioranza abbiamo sottoscritto un nostro documento, e ci sta, perché questa è un’istituzione ed i gruppi hanno piena autonomia di movimento.
Ripeto, i gruppi hanno piena autonomia all’interno di questa istituzione e questo è un principio democratico. Come diceva il Consigliere Giancarli, nella mia dignità di Consigliere, non di capogruppo, mi sento di difendere l’autonomia di questo Consiglio e dei gruppi di questo Consiglio per chi c’è ora e per chi arriverà.
Noi abbiamo sottoscritto un impegno ed entro l’estate porteremo in Aula ciò su cui si è trovato un accordo all’interno della Commissione e delle maggioranze, e la doppia preferenza, secondo me, non ci sarebbe neanche il caso di discuterla perché è un adeguamento di legge. Nelle prossime settimane lo farà il Piemonte, che non ha ancora adeguato la sua legge e andrà al voto il 26 maggio, lo farà tra qualche settimana, sicuramente lo farà, quindi noi entro l’estate porteremo in Aula quello che è uscito come accordo dalla Commissione e l’unica certezza c’è solo su questo punto, fino ad oggi.
A me sembra tutto strumentale e non voglio andare oltre però vorrei prendere anche un altro impegno con l’Assessore e con tutte le istituzioni di quest’Aula, vorrei che con la stessa veemenza ed impeto ci occupassimo anche di minoranze linguistiche, di disabili, di immigrati e di omosessuali perché anche questo riguarda le pari opportunità! Quando si parla di criticità della società come queste non rido mai, quando si parla di discriminazioni non rido mai, quindi è un po’ fuori luogo questo sorriso, quando si parla di discriminazioni non rido mai, quindi chiedo al gruppo di sostenere il rinvio così come democraticamente quest’Aula ha deciso. Grazie.

PRESIDENTE. Non è più possibile intervenire, ci sono due richieste, chiedo la motivazione di queste due richieste a parlare perché dobbiamo metterlo a verbale.

(interventi fuori microfono)

PRESIDENTE. In apertura si è detto chiaramente di fare due interventi, uno a favore e l’altro contro, votiamo, dopodiché se ci sono degli interventi per fatto personale si può parlare.
Da Regolamento non è ammesso il dibattito, per favore, vi chiedo comprensione, basta, adesso si vota perché non è possibile derogare continuamente.
L’Assessore Bora ha fatto una domanda legittima a cui il capogruppo Urbinati ha dato una risposta, ognuno ne tragga le conseguenze, la proposta è di rinvio in Commissione, è evidente che c’è stato un'interlocuzione tra l’Assessore ed il capogruppo Urbinati, abbiamo ascoltato tutti quello che è stato detto, dopodiché c'è la votazione.
Ha la parola il Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Grazie Presidente. Un po’ interpretando le domande che sono emerse da questa questione, in qualità di Presidente della I Commissione, mi sento di dire che non volevo fare tutto questo rumore, però voglio andare incontro alla soluzione del problema, mi assumo solennemente in quest’Aula l’impegno di dare una risposta, ciò che emergerà dalle proposte congiunte all’esame della Commissione o, come ha detto il capogruppo, nel caso non si addivenisse ad una soluzione condivisa, si ritornerà in Aula il 24 settembre, in ogni caso, per questa questione specifica.

PRESIDENTE. La richiesta è stata esplicitata nel miglior modo possibile in questo caso dal Presidente Giacinti.
Proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge n. 36. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Proposta di legge n. 184
ad iniziativa dei Consiglieri Biancani, Volpini, Giacinti, Talè, Traversini, Micucci, Urbinati, Giancarli, Busilacchi, Minardi, Mastrovincenzo, Rapa, Marconi
“Per una buona vita fino all’ultimo: disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative nella regione Marche”

Nuova titolazione: “Disposizioni per garantire una buona vita fino all’ultimo e l’accesso alle cure palliative nella regione Marche”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 184 dei Consiglieri Biancani, Volpini, Giacinti, Talè, Traversini, Micucci, Urbinati, Giancarli, Busilacchi, Minardi, Mastrovincenzo, Rapa, Marconi.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Volpini.

Fabrizio VOLPINI. Mi sarebbe piaciuto se ci fosse stato un po’ più di pubblico visto l’importanza dell’argomento, ma prima di entrare nel merito, non lo faccio mai, ma questa volta sento il dovere di farlo, vorrei ringraziare un collega, il Consigliere Busilacchi, che ieri nella sua veste di docente all’Università di Macerata, ha dato la possibilità a chi era presente (io, il Consigliere Micucci, il Consigliere Giancarli, tanti studenti e tanti operatori ) di respirare un clima che non si respirava da tanti anni, il tema era la salute, il tema era la sanità; in un secondo momento è arrivato anche l’Assessore Sciapichetti.
Si è parlato di salute e di sanità, come io ne parlavo all’inizio del mio percorso formativo, quindi mi sembra giusto in quest’Aula, dove spesso parliamo di sanità, dove spesso parliamo di programmazione sanitaria, fare riferimento a questo che ritengo essere stato un grande momento di conoscenza, di approfondimento sicuramente utile per tutti, Grazie Consigliere Busilacchi.
Quando qualche mese fa il Consigliere Biancani insieme alla sua collaboratrice venne nel mio studio chiedendomi cosa pensassi rispetto ad una proposta di legge che aveva come oggetto le cure palliative, e sono rimasto un po’ perplesso e scettico, ma non perché l’argomento non meritasse, ma perché questa Regione negli anni si era dotata di una serie di strumenti normativi che rispondevano a questa nuova esigenza assistenziale riguardante le cure palliative e la terapia del dolore. Siamo state fra le prime Regioni a far propria l’indicazione che veniva dalla Conferenza Stato-Regioni per quanto riguarda l’applicazione della legge n. 38, abbiamo fatto due importanti delibere, anzi prima ancora abbiamo istituito la Rete degli Hospice, che è uno di quegli ambiti dove le cure palliative vengono utilizzate, abbiamo fatto una delibera importante sulle cure palliative per gli adulti, la n. 800/2014, ed un'altra altrettanto importante per quanto riguarda la Rete delle cure palliative pediatriche.
Tutte queste normative le abbiamo ereditate, sono state fatte dalla Giunta precedente, il tema era, per chi quotidianamente ha a che fare con i bisogni assistenziali dei cittadini, i cittadini bisognosi di cure palliative. Purtroppo questi atti deliberativi fanno fatica a trovare espressione nella quotidianità, perché se è vero che gli Hospice, seppur non completamente sviluppati nella rete regionale e assolutamente ancora insufficienti per le necessità, risposte ne danno, la Rete di cure palliative domiciliari è assolutamente inefficace, dà risposte a macchia di leopardo e niente è stato fatto per quanto riguarda le cure palliative pediatriche.
Quello scetticismo e quelle perplessità iniziali si sono sciolte, forse la realizzazione di una legge potrebbe dare maggior forza e maggior incisività a questo argomento, non solo, nel frattempo, nel dicembre 2017, è stata votata da parte del Parlamento la legge n. 219 che riguarda il fine vita e la dichiarazione anticipata di trattamento che in questa legge vengono contemplati.
Come Commissione ci siamo messi al lavoro, come è costume della Commissione abbiamo ascoltato i tecnici, ci siamo avvalsi della collaborazione di tecnici e di persone che conoscono la materia e abbiamo elaborato un testo che è stato sottoposto a discussione ed è stato licenziato 15 giorni fa a maggioranza, senza voti contrari, soltanto con alcune astensioni.
La legge nelle finalità parla di promozione della partecipazione del paziente alla scelta delle cure mediche le più appropriate, riconoscendo all’alleanza terapeutica tra medico, paziente e famiglia il suo maggior valore proprio nel fine vita; assicura che nessun trattamento sanitario possa essere iniziato o proseguito se privo del consenso informato; vigila che in alcune circostanze non sia provocata intenzionalmente la fine della vita - questo era uno dei temi più delicati, sappiamo che giacciono in Parlamento delle proposte di legge che riguardano l’eutanasia - e in particolare la Regione, nel rispetto della legge 38/2010, la famosa legge istitutiva delle cure palliative e nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza (LEA), garantisce un diritto non esigibile da parte della sanità.
La legge stabilisce quali sono i compiti della Regione: il consolidamento delle reti regionali, quelle già presenti nelle delibere; promuove e sostiene l’adozione e l’applicazione di percorsi uniformi in modo da garantire omogeneità di trattamenti su tutto il territorio regionale; assicura l’applicazione del metodo della pianificazione condivisa delle cure da team multidisciplinari, basandosi sempre sul consenso informato; semplifica la distribuzione e la disponibilità dei medicinali utilizzati nel trattamento del dolore al fine di agevolare l’accesso dei pazienti alle cure palliative, questo è un punto sul quale si è insistito molto perché nella stragrande maggioranza delle cure palliative, soprattutto in ambito pediatrico, si utilizzano farmaci off-label che non possono essere utilizzati perché hanno delle indicazioni diverse, addirittura alcuni di questi farmaci hanno un uso ospedaliero, mi riferisco soprattutto ad un farmaco che è un anestetico, il Midazolam, con il quale viene effettuata la sedazione profonda, che è un passaggio delicato e importante nella gestione del fine vita, ebbene questo farmaco non può essere usato all’esterno e ne sono privati dei pazienti così delicati.
Devo dire che c’è stata una grande sensibilità da parte della Regione ed attraverso una serie di riunioni alle quali ho partecipato direttamente si è riusciti, stante le normative nazionali dell’Aifa e altro, a trovare il modo per poter utilizzare questo importantissimo farmaco anche all’esterno.
Tra i compiti c’è anche quello dell’assistenza spirituale e religiosa durante il percorso di cura con la modalità che il paziente richiede, una assistenza spirituale a 360°.
Un articolo fondamentale riguarda il volontariato che, come sappiamo, in questo ambito svolge un ruolo di grande importanza, una su tutte, la domiciliarità delle cure palliative è garantita forse quasi esclusivamente dalle associazioni di volontariato.
Nell’articolo 6 si parla della Rete regionale delle cure palliative e su questo terreno l’Area vasta 2 ha effettuato la prima Rete di cure palliative di area vasta attraverso questa unità di cure palliative domiciliari, Hospice e ospedaliere, ed ha introdotto il concetto delle cure palliative precoci, un programma di cura, di presa in carico che inizia prima della fase ultima e terminale.
C’è quindi la Rete delle cure palliative pediatriche e su questa, come Commissione, abbiamo deciso di presentare un ordine del giorno, che poi leggerò, perché nella delibera sulla Rete di cure palliative si individua l’Hospice all’interno dell’Ospedale regionale per bambini “Salesi” di due posti letto, ma poi c’è tutta la parte di cure palliative, anche lì pediatriche, che va sicuramente sviluppata.
E’ vero che fortunatamente la casistica non è ampia, ma quando c’è la necessità, soprattutto per bambini oncoematologici, è bene che i servizi anche a livello domiciliare sappiano dare delle risposte.
C’è un coordinamento regionale delle cure palliative costituito da medici di diversa provenienza, sia da parte delle Aziende che dell’Asur.
L’altra novità è che la legge fa propri in parte i contenuti della legge 219, sul trattamento del fine vita e sulla dichiarazione anticipata è prevista l’istituzione di un centro di bioetica regionale composto da quattro medici scelti tra palliativisti, oncologi, neurologi e medici di medicina generale, due medici con specifica formazione in bioetica, designati congiuntamente dagli ordini provinciali dei medici chirurghi ed odontoiatri delle Marche, un medico legale con specifica formazione in biomedica.
Una legge, torno a ripetere, che ha come aspetto fondamentale quello di unire queste due particolarità, quella più tecnica, che riguarda la palliazione, la terapia del dolore, e quella più culturale, se volete, che riguarda la dichiarazione anticipata di trattamento.
Attraverso questa legge, che ha avuto il voto favorevole della maggioranza, pensiamo di offrire a questa Regione uno strumento di lavoro sul quale sarà possibile effettuare e sviluppare questo importante setting assistenziale che avrà sempre maggiore sviluppo e sicuramente più casistica perché, come tutti sappiamo, è vero che le cure palliative nascono con le malattie oncologiche, ma in realtà oggi il 60% dei pazienti che afferiscono alle cure palliative non sono malati oncologici, ma malati di malattie croniche degenerative soprattutto quelle neurologiche, una su tutte la SLA.
Di questo lavoro svolto penso che, come Presidente di Commissione e Commissione nella sua interezza, possiamo dichiararci fieri e soddisfatti. Grazie.

Presidenza del Vicepresidente
Renato Claudio Minardi

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie Presidente. E’ un palliativo, quante volte abbiamo sentito dire o abbiamo usato questo concetto per esprimere un qualcosa dispregiativo, per riferirci ad un qualcosa che non andava a risolvere nulla, eppure oggi questo aggettivo, se associato alla parola “cura”, può fare la differenza per la vita di molti malati.
La proposta di legge che arriva oggi in discussione di fatto recepisce un percorso ed una normativa nazionale che solo parzialmente la Regione Marche nel corso degli anni ha portato avanti.
Il Presidente Volpini ha già elencato alcune delle delibere, alcune delle azioni fatte dall’approvazione della legge nazionale, la legge 15 marzo 2010 n. 38, ai successivi accordi fra Stato e Regioni, che disciplinano una materia così delicata e che certamente necessita di essere non solo divulgata, discussa, ma anche e soprattutto conosciuta.
La legge nazionale definisce cure palliative l’insieme degli interventi terapeutici, diagnostici, assistenziali, rivolti sia alla persona malata sia al suo nucleo familiare, finalizzati alla cura attiva e totale dei pazienti la cui malattia, di base caratterizzata da una inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta, non risponde più a trattamenti specifici.
La legge nazionale prevede anche la realizzazione di una Rete nazionale per le cure palliative e per la terapia del dolore che il Ministero della salute, attraverso una specifica rilevazione sui presidi ospedalieri e territoriali e sulle prestazioni assicurate in ciascuna regione dalle strutture del Servizio sanitario nazionale nel campo delle cure palliative, può monitorare al fine di adeguare eventualmente e modificare la normativa nazionale, sono previste infatti fasi di monitoraggio, una formazione ed un aggiornamento del personale che si occupa di cure palliative.
Tutto questo viene inserito e disciplinato in una normativa organica che è quella presentata oggi all’attenzione di quest’Aula.
Riepilogo brevemente perché lo ha già fatto in maniera approfondita il Consigliere Volpini, ad esempio, il fatto che sia rivolta sia ad adulti che a bambini, c’è infatti un articolo specifico sulle cure palliative pediatriche.
Voglio ricordare che in Italia purtroppo sono circa 11.000 i bambini che hanno una patologia inguaribile o terminale, che hanno necessità di cure palliative pediatriche, che debbono essere seguiti da una rete assistenziale che abbia la capacità di dare una risposta ai bisogni di salute ed evolutivi perché c’è una differenza tra la patologia di un anziano e di un bambino, anche all’interno del contesto familiare.
Certamente la cura prestata a domicilio, ed è qui che la rete deve essere certamente potenziata ed implementata, resta per l’età pediatrica in particolare, l’obiettivo principale da raggiungere.
Nonostante ciò esistono dei momenti del percorso assistenziale, ad esempio la dimissione protetta dai reparti di terapia intensiva o da altri reparti ospedalieri, oppure particolari condizioni transitorie delle famiglie, che richiedono una soluzione residenziale, in questi casi il luogo di cura deve essere dedicato ai minori e il personale specificamente formato per le cure palliative rivolte a loro.
Nella proposta di legge viene individuato anche il centro, che di fatto era già presente nella normativa regionale, ma non completamente attuato, tanto che, ricordo, qualche anno fa intervenni proprio per cercare di spronare, raccogliendo la richiesta di alcune associazioni che lavorano proprio nella palliazione, in particolar modo nella palliazione pediatrica, che denunciavano come i due posti ospedalieri previsti fossero pochi rispetto a una quantità, era il 2016 quando facemmo questa analisi, di circa 260 bambini, alcuni dei quali erano costretti per la cura ospedaliera a recarsi fuori regione.
Per questo reputo che l’attenzione a questa proposta di legge vada assolutamente prestata.
Ora, ribadisco l'importanza della cultura della palliazione e di consentire, anche nella fase finale della vita di ognuno di noi, una dignità, un approccio al dolore ed un contributo attraverso delle cure che ovviamente non portano alla guarigione, ma portano ad affrontare in maniera meno dolorosa, con maggiore dignità, questo tratto, questo percorso della vita di questi malati.
E' per questo che faccio alcune piccole osservazioni alla proposta di legge, una di queste l’ho anche inserita in un emendamento ed utilizzo direttamente questo spazio per illustrarlo senza tornarci dopo, all’articolo 1 (Finalità) che al punto d) prevede che la Regione vigili che in alcune circostanze non sia provocata intenzionalmente la fine della vita anche se richiesta dal paziente, segue poi una parte che io ho chiesto di stralciare e che vado a leggere: “così come non siano somministrati trattamenti inutili e sproporzionati rispetto alle condizioni cliniche del paziente ed agli obiettivi di cura, dai quali non derivi un miglioramento della malattia o della qualità della vita”.
Su questa frase, su questo articolato, ho espresso anche in Commissione la mia perplessità e per questo mi sono astenuta dal votare. Ho il timore che possa aprire non tanto al ragionamento di come arrivare attraverso le cure palliative ad una fine vita migliore e che il periodo di tempo che passa dall’irreversibilità di una patologia fino alla fine della vita possa essere trattato e gestito nel migliore dei modi, il mio timore è che questi trattamenti inutili, sproporzionati, possano aprire le porte ad un altro ragionamento, ad un ragionamento che spinga o possa lasciare dei margini di dubbio o di valutazione rispetto ad altro. Li ho citati anche in Commissione perché sono certamente dei casi che hanno animato molto il dibattito nell’opinione pubblica e ricordo recentemente, non è successo in Italia, lo staccare i macchinari al piccolo Charlie Evans, come togliere l’alimentazione ad Eluana Englaro, sono temi certamente che afferiscono alla persona ed alla coscienza, ma inseriti in questo contesto temo che possano essere altro dalle finalità indiscusse, ottime che io condivido, di questa proposta di legge.
Per questo chiedo, per evitare ogni dubbio, perché ci sono i DAT, ci sono altre forme, altre norme, che questa parte che apre un dubbio possa essere stralciata da questa legge.
Faccio altri due piccoli appunti relativamente ai due organismi che sono un po’ la peculiarità rispetto all’adempimento, al recepimento della normativa nazionale che sono inseriti in questa legge, che di fatto ripercorre le direttive nazionali rispetto alla rete e rispetto ai beneficiari delle cure palliative, uno è il Coordinamento regionale per le cure palliative, un organismo molto ampio, composto da più di 20 soggetti, ed il timore è che un apparato così grande, che dovrebbe fare delle proposte alla Giunta, possa diventare un po’ macchinoso.
Chiedo un’attenzione anche a questo particolare, tanto che nella stessa legge viene scritto che il Coordinamento è costituito con deliberazione della Giunta regionale sulla base delle designazioni di almeno la metà dei suoi componenti, forse anche chi ha redatto la legge si è reso conto della difficoltà di reperire più di 20 soggetti con particolari caratteristiche, quindi è stata prevista questa clausola, altrimenti non avremmo mai costituito questo coordinamento, perché non sempre l’ampia partecipazione agevola o aiuta il raggiungimento delle finalità.
L’altro appunto che faccio è legato all’articolo 10 che istituisce il Centro di bioetica regionale per la prassi assistenziale, questo Centro è stato istituito anche da altre parti, l’ho visto ad esempio al Meyer di Firenze, però a differenza di altre parti, nelle quali è stata prioritariamente salvaguardata l’indipendenza e l’autonomia di questo organismo, noi troviamo alcuni membri che vengono nominati dalla Giunta più la possibilità di accedere a degli esperti in particolari tematiche. Oggettivamente qui non è neanche ben esplicitato cosa dovrebbe fare questo Centro perché svolge attività di consulenza, studio ed approfondimento su problematiche bioetiche, biogiuridiche e sulla prassi assistenzialmente ed eticamente rilevante.
Abbiamo anche un organismo nazionale con il quale probabilmente questo Centro dovrebbe collaborare per cui credo che forse un’attenzione maggiore all’autonomia dei membri potrebbe essere dedicata.
L’ultimo accenno riguarda la parte delle disposizioni finanziarie perché all’attuazione di questa legge, recita la norma, si prevede, a decorrere dall’anno 2019, mediante impiego di quota parte delle risorse assegnate annualmente a titolo di ripartizione del fondo sanitario agli enti del Servizio sanitario regionale, quindi noi non sappiamo realmente qual è l’intenzione di questa amministrazione sugli investimenti da fare nella formazione dei medici, nella formazione dei volontari che sono parte integrante delle reti di assistenza, in particolar modo domiciliare, ed ovviamente anche nell’implementazione della struttura e delle cure palliative.
Lancio degli spunti di miglioramento e di attenzione per un tema che reputo molto importante vedendo però alcuni tratti che potrebbero essere certamente migliorati e che dovrebbero dare una linea maggiore e migliore a questa legge. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Mai come in questa ed in altre occasioni possiamo verificare la necessità del dibattito in Aula e chiedo ai colleghi un po’ di attenzione per quello che è possibile perché la questione è molto delicata.
Noi abbiamo fatto questa legge, sono fra i proponenti, perché si arrivi anche nella nostra Regione ad una regolamentazione che rafforzi questo tipo di processo, non è che non esistono cure palliative e l’accompagnamento per un fine vita dignitoso da un punto di vista umano, ma la legge - come vedete fortemente rimaneggiata da parte di noi proponenti, a cominciare dal Presidente Volpini che l’ha spiegata in ogni sua parte in maniera dettagliata, quindi non ci torno se non su un paio di aspetti - è stata quasi interamente riscritta anche se in alcuni casi vengono cambiate poche parole, ma in questa materia una parola fa la differenza.
Sia chiaro, anche alla luce di quello che ha detto la Consigliera Leonardi, che questa legge non può disciplinare altro che quello che è scritto nel titolo: “Per una buona vita fino all’ultimo: disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative nella regione Marche”, questo è lo spirito con il quale l’abbiamo firmata, questo è lo spirito con il quale andiamo a votarla. Sia chiaro che in nessun modo possiamo disciplinare la modalità del fine vita, lo dico in maniera chiara, la Consigliera Leonardi ha fatto riferimento all’articolo 1, comma 1, punto d) ma questo non l’ha detto, lo dico io, la norma non può in nessun modo disciplinare la modalità del fine vita. Questo per due motivi sostanziali, primo perché c’è una legge nazionale che può disciplinare questa materia, secondo perché i diritti della persona, e questo è un diritto della persona, il nascere e il morire, sono, chiedo conforto alla Segretaria dell'Assemblea, di esclusiva competenza del Parlamento nazionale, le Regioni non possono disciplinare questa materia, in nessun modo.
Quando abbiamo osservato, Consigliera Leonardi, con grande attenzione questo articolo 1, comma 1, punto d), che è stato tra le altre cose interamente riscritto con l’aiuto dei tecnici, abbiamo pensato che semplicemente andavamo a ribadire dei principi che sono già contenuti nella legge nazionale, lei adesso ci fa riflettere sulla seconda parte dell’articolo ed il punto che prevede: “Vigila che in alcune circostanze non sia provocata intenzionalmente la fine della vita anche se richiesta dal paziente”, è assolutamente pleonastico perché allo stato dell’attuale normativa nazionale nessuno può chiedere la fine intenzionale in quanto ci sono proposte di legge di fine vita attiva, ma non c’è nessuna possibilità che il medico applichi questa cosa, quindi questa parte è inutile.
La seconda parte: “Così come non siano somministrati i trattamenti futili - che sarebbe l’altro paletto - e sproporzionati rispetto alle condizioni cliniche del paziente ed agli obiettivi di cura dai quali non derivi un miglioramento della malattia o della qualità della vita”, è un concetto terribile, io l’ho votato in Commissione, ma me ne sto rendendo conto adesso, primo perché non si stabilisce che questi trattamenti siano clinici, quindi in teoria ad uno potrebbe anche essere sottratta l’alimentazione e l’idratazione, cosa che può avvenire solo se c’è una dichiarazione anticipata di trattamento (DAT). Faccio presente che togliere l’idratazione ad un soggetto che lo chiede o che apparentemente è in una condizione di fine vita non significa che non gli stiamo procurando dei tormenti inenarrabili, non è detto che non senta niente, sente benissimo e sente anche in relazione all’assenza dell’idratazione. Ma penso che su questo non ci sia l’intenzione di nessuno.
Il concetto dal punto di vista giuridico del “futile e sproporzionato” è troppo ampio, qui non si può rimettere tutto alla concezione del medico perché, dico un’altra cosa, se io stabilisco questo e lo stabilisco in assenza di una DAT significa che noi superiamo la legge nazionale perché è dentro la dichiarazione anticipata di trattamento che io dico di non volere quel tipo di trattamento, e lo preciso, se non lo dico significa che io in ospedale posso chiedere un determinato trattamento e in base a questa legge regionale mi può essere rifiutato anche se non ho fatto una DAT perché mi possono dire: “No, tu mi stai chiedendo un trattamento futile e sproporzionato”, e chi lo stabilisce rispetto alle procedure in corso? Noi introduciamo un criterio che rimette direttamente alla concezione del fine vita e lo facciamo in maniera, ripeto, estremamente pericolosa, tra le altre cose facilmente impugnabile da parte del Governo e da chiunque sollevi questa questione perché io propongo, data la difficoltà al momento di valutare con esattezza questo argomento, che ripeto non era neanche oggetto della legge, perché noi come legge andiamo a stabilire l’accompagnamento per le cure palliative e non andiamo a stabilire se può essere fatta o non può essere fatta quella cura perché rispetto ai trattamenti c’è anche un trattamento chirurgico. Ad esempio a 83 anni potrei chiedere un intervento chirurgico ed il medico potrebbe rispondermi: “No, a 83 anni è futile e sproporzionato perché fra sei mesi muori”, ho capito, ma intanto nessuno può essere certo di questo e siccome queste cose in ospedale si ascoltano, come legislatore non vorrei avere, magari sarò solo a sostenere questa tesi, sulla coscienza una situazione di questo genere, forse non ci è sembrato sufficientemente in Commissione, ma questa è una cosa terribile che rimanda ad una questione estremamente delicata.
Ripeto, se questa materia può essere oggetto di qualche determinazione alla luce della legge nazionale, io la rivedrei in altra sede e in questo momento propongo un sub emendamento all’emendamento della Consigliera Leonardi che cancelli completamente il punto d), ma non perché voglio entrare nel merito specifico della questione, che, ribadisco, è estremamente delicata, in quanto credo che non possiamo con quattro parole: “trattamenti inutili e sproporzionati dai quali non derivi un miglioramento della malattia o della qualità della vita”, due elementi assolutamente imponderabili, come si fa a valutare il miglioramento della qualità della vita? Se ad una persona che ha una cancrena tolgo una gamba, senza un arto avrà una vita migliore oppure no? Probabilmente no, e quello potrebbe anche decidere in sede di DAT di scrivere, come è successo, se ho una cancrena e mi si dovesse amputare una gamba preferisco morire. E' successo ad una signora di Catania qualche anno fa che aveva detto chiaramente: “Non voglio vivere senza un arto”, ed ha preferito morire.
Tanto per citare un soggetto religioso, il Vescovo di Catania non ha neanche condannato questo gesto, anzi ha detto che aveva fatto bene, perché uno può decidere che la dignità della propria esistenza senza un arto non ci sia. E' una decisione sua, ma non possiamo dire che qualcuno fa questa roba, e chi è questo qualcuno? La Regione. La Regione vigila come? Attraverso cosa? Imponendo quali protocolli? Spiegando a quali medici, facendo quale formazione? E’ una cosa estremamente rischiosa.
Dico che per salvare la legge e per non incorrere in coscienza in cose che sono più grandi di noi - ripeto, sono oggetto di disciplina legislativa nazionale che personalmente non condivido, non condivido l’eutanasia passiva, non condivido quella attiva e non condivido i DAT - nel rispetto della legge nazionale, ci atteniamo a quello che stabilisce e non anticipiamo cose che non ci riguardano.
D’altra parte non vorrei che andassimo a caricare i soggetti, di cui all’articolo 10 (Centro di bioetica regionale per la prassi assistenziale), di questioni molto pesanti perché problematiche di questo tipo, previste dall'articolo 1, comma 1, lettera d), potrebbero essere oggetto di continui richiami. L'articolo è molto bello, la Commissione è riuscita a rielaborare con intelligenza ed equilibrio mettendo tutti i soggetti interessati e introducendo una norma che non avevamo, cioè dire due figure di esperti, due figure di bioeticisti, che vengono scelte dalla Giunta, ma proposte dai Consiglieri comunali, è una cosa che non può stare in mano a nessuna maggioranza, gli esperti in materia giuridica e in materia di bioetica possibilmente devono essere di tutte le tendenze possibili ed immaginabili, in quanto in maniera molto laica devono essere prese in considerazione tutte le tendenze etiche, giuridiche, culturali, filosofiche perché, ripeto, trattiamo di materia estremamente delicata.
Tornerei dentro i confini di quello che ci aspetta come Regione senza invadere una materia che potrebbe provocare da parte di più soggetti un intervento a discapito dell’intera legge. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Marcozzi.

Jessica MARCOZZI. Grazie Presidente. Condivido in pieno questa proposta di legge, ma condivido ancor più quanto ha espresso il Consigliere Marconi perché questa proposta di legge non può disciplinare le modalità del fine vita, quindi non posso che essere d’accordo con la linea guida secondo la quale la Regione sostiene un rapporto sempre più umano tra medico, personale sanitario e paziente e contestualmente promuove una sempre maggiore uniformità nell'affrontare il delicato argomento delle cure palliative e della terapia del dolore.
Caposaldo incontrovertibile è il diritto alla salute di tutti i cittadini, qualsiasi sia la condizione sanitaria, psicologica, sociale e familiare di ognuno.
Nel virtuoso cammino intrapreso dal personale medico-sanitario, volto a instaurare un sempre maggiore feeling e interazione anche emotiva e psicologica con il paziente, ridurre le cure palliative ai soli casi di fine vita assume una connotazione molto limitata.
Il giudizio del medico nella diagnosi della patologia deve altresì assumere un carattere di incontrovertibilità da cui partire per ampliare lo spettro della terapia. Le nuove frontiere, sempre più attuali, che spingono a non circoscrivere il rapporto tra curante e curato alle mura ospedaliere, hanno l'obiettivo di alleggerire il carico psicologico sul paziente, non più circoscritto a mera presenza nel circuito sanitario. La continuità assistenziale ha il duplice obiettivo di favorire il miglior stato psicologico-emotivo del paziente e allo stesso tempo di alleggerire l'incidenza nella rete sanitaria.
E' impensabile che in molte patologie non si debbano includere nel percorso assistenziale, i attori che hanno un'incidenza determinante nella quotidianità del paziente, e viceversa. Mi riferisco alla famiglia, al tessuto sociale del paziente stesso, al lavoro, alla religione.
Ciò presuppone necessariamente uno sdoganamento della professione del medico e più in generale del circuito sanitario, come mere istituzioni vocate alla cura.
Il principio più alto è l'assistenza che spazia dalla bioetica alla dignità umana, con il paziente al centro di un sistema assistenziale che non può assolutamente prescindere dalla costante informazione e comunicazione al paziente stesso sul suo stato di salute, anche questo da intendersi in maniera olistica, che parta dal consenso dello stesso per arrivare al sacrosanto diritto di essere informato e arrivare a serena morte assistito e non semplicemente curato.
Per approcciarsi nel miglior modo a questa nuova frontiera sanitaria è bene, comunque, proprio per evitare confusione, limitare e ribadire concretamente e puntualmente il ruolo insindacabile della componente medica, aspetto che contribuirebbe a segnare anche i confini dell'autodeterminazione. Certo, un compito che non è assolutamente semplice, ma essenziale, anche per conseguire il miglior standard qualitativo del lavoro degli operatori, siano essi personale medico-infermieristico o volontario, con chiari e precisi riferimenti discrezionali che non possono prescindere dalla professionalità degli operatori stessi.
A Forza Italia da sempre sta a cuore che le istituzioni, a tutti i livelli, facciano tutto quello che è nelle loro possibilità e nei loro doveri affinché vengano garantite cure mediche accurate, senza alcuna forma di accanimento terapeutico e che sia garantito un leale e forte sostegno a tutti i cittadini, e ai loro familiari, che chiedono la libertà di vivere e di approcciarsi alla morte con serenità e dignità.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Talè.

Federico TALE’. Si tratta di una proposta di legge importante, un atto normativo di civiltà che ho sottoscritto con convinzione perché ha lo scopo di promuovere e garantire l’accesso alle cure palliative, alla terapia del dolore, per assicurare alla persona malata ed alla sua famiglia una migliore qualità della vita.
Mi riferisco ai pazienti con patologie inguaribili e in stato avanzato, non necessariamente in fine vita, pazienti oncologici, ma anche malati cronici con demenze, cardiopatie, insufficienze respiratorie, patologie neurodegenerative e genetiche, che possono ricevere dal sistema di cure palliative un sostegno importantissimo per vivere con maggior dignità.
Il testo della proposta, approfondito e perfezionato in IV Commissione precisa che nell’ambito della tutela della salute, come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, la Regione promuove la partecipazione del paziente alle scelte delle cure mediche per sé più appropriate, riconoscendo all’alleanza terapeutica tra medico, paziente e famiglia - importante la famiglia - il suo maggior valore nel fine vita.
Ciò rappresenta un passaggio molto importante, così come il successivo, nel quale si puntualizza che la Regione assicura che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata nei termini previsti dalla legislazione nazionale vigente.
Fondamentale è anche il secondo comma dell’articolo 1 in cui si dispone che la Regione promuove e sostiene una buona vita fino all’ultimo e tutela e garantisce l’accesso alle cure palliative anche se specialistiche e precoci, ritenendole obiettivo primario nell’ambito della programmazione socio-sanitaria regionale.
Importanti anche i passaggi in cui si prevedono interventi finalizzati a sostenere il consolidamento della Rete regionale per le cure palliative e a semplificare la distribuzione dei medicinali utilizzati nelle cure palliative stesse.
A questo proposito ci tengo a ribadire e ad informare il Consiglio che stiamo analizzando ormai da più settimane ed è prossima la stesura della delibera che riguarda la possibilità di utilizzare anche a domicilio farmaci in fascia H e farmaci cosiddetti off-label nelle cure palliative.
Il documento ha come titolo: “Modalità operative per la prescrizione e la somministrazione a domicilio dei farmaci di uso ospedaliero, linee guida di indirizzo per la continuità fra l’ospedale e il territorio nella Regione Marche”, ci tengo a sottolinearlo perché tantissimi pazienti potrebbero finire il loro percorso di vita a casa, ma spesso si deve scegliere tra terminarlo a casa con tante sofferenze o in ospedale con meno sofferenze. Con questa delibera si dà la possibilità al paziente di stare a casa e di utilizzare le cure palliative.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Biancani.

Andrea BIANCANI. Grazie Presidente. Questa legge, che mi ha visto impegnato, l’abbiamo presentata nel febbraio scorso, oltre un anno fa e vorrei innanzitutto ringraziare le persone che insieme a me hanno collaborato alla stesura del primo testo, vorrei ringraziare la mia collaboratrice, che ha lavorato tanto per riuscire a fare questo testo, ricordo e ringrazio il gruppo di lavoro e le persone che ci hanno consentito di fare la prima stesura, e li voglio nominare: il Direttore dell’Hospice di Fossombrone, il Responsabile di oncoematologia di Marche Nord, il Docente di teologia, il Direttore delle cure palliative dell’unità operativa cure palliative di San Severino Marche, il Medico legale dell’Area vasta 3, il Medico odontoiatra dell’Associazione medici cattolici italiani.
Questo per dire che il testo non è un’invenzione, e lo dimostra il fatto che oggi siamo qui in Aula, voglio ringraziare anche, per il grande lavoro fatto, il Consigliere Volpini, Presidente della Commissione, e tutti i componenti per essere riusciti a definire il testo arrivato in Aula.
Un lavoro che ci ha impegnato moltissimo per riuscire ad individuare un testo che potesse essere concreto per dare risposte ai cittadini.
E' una norma di cui sono molto orgoglioso e della quale, secondo, me anche l’intero Consiglio regionale dovrebbe andare orgoglioso, purtroppo in questo momento l’Aula non è piena però ritengo che questo provvedimento sia una delle leggi più importanti e di cui dovremmo andare fieri rispetto alla gran parte di atti che abbiamo approvato in questi quattro anni in questo Consiglio regionale.
L’obiettivo della legge è quello di tutelare, in modo uniforme in tutto il territorio regionale, i pazienti con patologie inguaribili e in uno stato avanzato, non necessariamente in fine vita, e questa è una cosa importante, che hanno bisogno di cure palliative, quindi qui si vuole introdurre il concetto che la palliazione va data non solamente alle persone che sono arrivate alla fine della propria vita, ma anche a chi ha avuto una diagnosi infausta ed è costretto a convivere con questa malattia.
Il sistema sanitario dovrà garantire al paziente una qualità della vita dignitosa, proprio perché le persone in queste situazioni sono più fragili ed hanno bisogno di essere sostenute, non solamente quelle direttamente interessate, ma soprattutto le persone che sono vicino ai malati ed i familiari.
La legge promuove una alleanza tra paziente, medico, familiare e associazioni di volontariato, che dovranno assistere il malato dal punto di vista sanitario, sociale e psicologico, anche qui è importante il ruolo delle associazioni di volontariato che poi sono quelle che vanno a domicilio. Mi auguro che le persone abbiano la possibilità di avere questo percorso di cura, per non rimanere per forza all’interno delle strutture ospedaliere, negli Hospice o nelle strutture sanitarie in genere, ma all’interno delle proprie case.
La legge si pone principalmente quattro obiettivi: sostenere la Rete locale delle cure palliative organizzate per Area vasta, creare un Coordinamento regionale per questo tipo di cure, istituire un apposito elenco delle associazioni di volontariato che hanno la capacità ed i requisiti per poter fare assistenza domiciliare e, come ha già detto il Consigliere Volpini, prevedere la costituzione di un Centro di bioetica per le prassi assistenziali.
Come è già stato evidenziato, questa legge non si rivolge solamente ai pazienti oncologici, ma in generale ai malati cronici, a tutte quelle persone affette da patologie neurodegenerative (es. Parkinson e SLA), da malattie che vengono definite inguaribili.
Le cure inoltre possono essere garantite, come lo sono oggi, negli Hospice, ma l’obiettivo è che, come ha detto il Consigliere Talè, non siano solamente garantite negli Hospice, ma in tutte le altre strutture ospedaliere o nelle case di riposo residenziali, soprattutto nelle case delle persone colpite dalla malattia.
La legge prevede inoltre un Coordinamento regionale per uniformare i protocolli medici in maniera tale da condividerli e qualsiasi cittadino, in qualsiasi parte della regione si trovi, abbia la stessa possibilità e potenzialità di essere curato nello stesso e migliore modo possibile.
Abbiamo presentato, lo ha già detto il Consigliere Volpini, una proposta di ordine del giorno legato a questa legge, firmato dal Presidente Volpini e da me, in qualità di primo firmatario della legge in oggetto, dove viene rafforzato il ruolo dell’ospedale Salesi come punto di riferimento per le cure palliative pediatriche per i bambini. Si prevedono almeno tre posti letto, ma è soprattutto importante far nascere un vero e proprio ambulatorio di professionisti specializzati in cure palliative nei vari ospedali del territorio per svolgere questo ruolo di collegamento tra gli ospedali, gli Hospice e le varie strutture territoriali.
Rispetto alle perplessità evidenziate dal Consigliere Marconi e dalla Consigliera Leonardi propongo alcune modifiche per essere più chiari anche se, devo dire la verità, il testo originario chiariva, quindi possiamo tornare al testo originario aggiungendo dopo la parola “trattamenti” la parola “sanitari” e alla fine della lettera d) “un miglioramento della malattia o della qualità della vita senza inutile accanimento terapeutico”, queste due modifiche che adesso dirò direttamente ai referenti per la redazione degli emendamenti, per meglio accogliere e definire le osservazioni sollevate sia dalla Consigliera Leonardi che dal Consigliere Marconi. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Grazie Presidente Solo una battuta per esprimere la mia soddisfazione, annunciare il mio voto favorevole a questa legge, che mi vede anche firmatario e ringraziare l’estensore, in quanto questo atto è una prova di civiltà, di progresso, che si sposa bene con l’attività di questa Aula in un momento dove spesso e volentieri le occasioni ci fanno notare magari per un imbarbarimento sotto più profili, a partire da quello culturale, e di fronte ad un tema molto sensibile nei confronti della persona nella sua accezione più ampia, la legge va esattamente nella direzione contraria e restituisce una grande dignità alla persona qui vista nella condizione di malato, in condizioni sanitarie difficili, verso il fine vita ed anche in situazione di sofferenza.
Questo credo sia l’elemento da mettere in evidenza e per questo annuncio la mia soddisfazione ed ovviamente il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Celani.

Piero CELANI. Grazie Presidente. Voglio anch’io fare qualche considerazione su questa legge molto importante, che possiamo annoverare, come è stato già detto, tra le norme di civiltà.
Sono favorevole perché credo che questo provvedimento abbia affrontato nel modo giusto il problema del fine vita, delle cure palliative e lo ha fatto con una legge, così come ha detto il relatore di maggioranza Volpini, che è uno strumento di lavoro su cui si dovrà tornare negli anni futuri per creare un sistema organizzativo che possa dare i frutti sperati.
In questo discorso è chiaro che la terapia del dolore è il cardine delle cure palliative per cui mi auguro che la Regione possa dotarsi di uno strumento sanitario ed organizzativo all’altezza delle prospettive che questa norma pone, perché è naturale che il dolore oncologico, di cui parliamo oggi, ha una sua grande caratteristica ed è quella di essere globale, di essere totale, perché coinvolge tutta la persona nella sua sfera fisica, psicologica, sociale e spirituale.
Questi sono i temi che questa legge tocca, come l’aspetto prettamente psicologico, sociale, personale, del dolore e dell'assistenza spirituale, che in alcuni momenti risulta forse indispensabile se non primo tra tutti questi aspetti.
Questo è un fenomeno multidimensionale che richiede un approccio interdisciplinare e questa legge mi sembra che lo faccia nel modo giusto.
Le cure palliative sono una filosofia di cura ed insieme un sistema organizzativo altamente strutturato, sono i due aspetti che la norma tocca e che mi sento di condividere, ecco il motivo per cui sono favorevole, tocca l’aspetto organizzativo e soprattutto la filosofia di cura che vede nella terapia del dolore l’elemento cardine delle cure palliative.
Mi auguro che la Regione attraverso questa legge sia in grado di creare questo sistema organizzativo molto importante e soprattutto sappia includere nella collettività marchigiana questo concetto molto fondamentale, questa filosofia delle cure palliative che è rilevante per un fine vita dignitoso. Questo è l’obiettivo principale che la legge si propone per cui sono favorevole.

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Ha la parola, per illustrare la proposta di ordine del giorno, il Consigliere Volpini.

Fabrizio VOLPINI. Come ho detto prima nella relazione, abbiamo aggiunto, e la Commissione lo ha condiviso, una proposta di ordine del giorno che riguarda le cure palliative pediatriche, perché è vero che la Regione Marche nella precedente amministrazione ha istituito la Rete di cure palliative pediatriche, però non ci sono le realizzazioni concrete anche se interessano un numero fortunatamente esiguo, in quanto, come sapete, le malattie oncologiche sono maggiormente di pertinenza dell’adulto, ma esistono anche malattie oncologiche dei bambini e quindi il tema della palliazione pediatrica è un tema importante.
La stessa legge 38/2010 aveva previsto un capitolo sulle cure palliative pediatriche.
Per chiedere un maggiore impegno alla Regione su questo tema, abbiamo fatto questa proposta di ordine del giorno che vi leggo: “L’Assemblea legislativa delle Marche al fine di dare indicazioni alla Giunta regionale in merito alla rete regionale per le cure palliative pediatriche, visti:
– il rapporto del Parlamento sullo stato di attuazione della legge 38 del 15 marzo 2010 ‘Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e la terapia del dolore negli anni 2015 e 2017, elaborato dal Ministero della Salute, in particolare il punto 3.1 ‘La Rete di cure palliative e terapia del dolore pediatriche;
– l’articolo 1 della legge 30 del 2010 che tutela il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore ed individua come necessarie per la sua applicazione le tre Reti di assistenza dedicate alla terapia del dolore e al paziente pediatrico;
– la delibera di Giunta regionale Marche n. 274/2010 con cui è stata costituita la Rete oncologica marchigiana che prevede la continuità assistenziale attraverso le UO di oncologia del Presidio ospedaliero - Assistenza domiciliare – Hospice, in un unicum;
– la delibera di Giunta regionale Marche n. 1285 del 17 novembre 2014 con cui si approvano le linee di indirizzo per la definizione della Rete regionale di cure palliative e terapia del dolore pediatrica al fine di dare piena applicazione alla legge 38/2010;
– rilevato che l'articolo 6 bis (Rete regionale per le cure palliative pediatriche) della proposta di legge n. 184/18 ‘Per una buona vita fino all'ultimo: disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative nella regione Marche’, in via di approvazione, al primo comma recita: “la Rete regionale per le cure palliative pediatriche è costituita dalla rete integrata dei servizi inerenti l'attività di cure palliative pediatriche siano essi: domiciliari, ambulatoriali, ospedalieri e residenziali dell'area sanitaria e sociosanitaria organizzati al fine di garantire l'assistenza ai pazienti in età evolutiva, tenendo conto delle complessità di gestione e della disomogeneità delle patologie pediatriche cronico-degenerative a carattere evolutivo”.
Tutto ciò considerato, impegna la Giunta regionale, a fronte della situazione di grave criticità nell’implementazione della Rete delle cure palliative e di terapia del dolore pediatrica:
– a rendere attuativa la delibera di Giunta regionale n. 1285/2014 dando piena realizzazione alle Reti di cure palliative pediatriche e terapia del dolore, come previsto dalla normativa, assegnando all'Asur il compito di gestire ed organizzare la Rete delle cure palliative pediatriche e terapia del dolore;
– ad individuare quale Centro di riferimento regionale per le cure palliative pediatriche il Presidio ospedaliero “Salesi” Azienda ospedaliero-universitaria “Ospedali riuniti di Ancona”, quindi il Centro nel Salesi e la rete di cure palliative nell’ambito dell’Asur e degli ospedali pediatrici della regione;
– ad individuare il presidio ospedaliero “Salesi” di Ancona quale Hospice pediatrico e dunque struttura residenziale unica per tutto il territorio regionale, con almeno tre posti letto, in relazione alle caratteristiche demografiche della regione, vengono normate dalla normativa nazionale, noi abbiamo aggiunto un posto perché nella delibera erano due;
– a garantire, soprattutto durante il percorso di formazione curriculare delle professioni sanitarie, una adeguata e competente formazione nell'ambito delle cure palliative e di terapia del dolore pediatrica, prevedendo anche percorsi abilitativi in ambiti clinici specifici anche presso le Unità pediatriche, ove presenti, degli Ospedali marchigiani;
– a rendere attuativa la delibera di Giunta regionale 1285/2014 dando piena realizzazione alle Rete domiciliare di cure palliative pediatriche e terapia del dolore tramite un'equipe multidisciplinare adeguatamente formata, ricorrendo a personale già presente nelle Aree vaste;
– a prevedere, in rapporto alle caratteristiche del territorio e dell'utenza, un ambulatorio di professionisti specializzati in cure palliative pediatriche, in stretta sinergia con il Medico di medicina generale e il Pediatra di libera scelta, nodo centrale di collegamento tra Ente ospedaliero e servizio domiciliare, per agevolare il percorso tra pazienti, territorio e strutture di degenza;
– ad avviare nel più breve tempo possibile il Coordinamento regionale per le cure palliative pediatriche e terapia del dolore;
– ad implementare i dati pediatrici nei flussi regionali e ministeriali.
Auspica, infine, la realizzazione di un Hospice pediatrico con le Regioni limitrofe, unico per il centro Italia.
Questa proposta di ordine del giorno è firmata da me e dal Consigliere Biancani.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della proposta di legge n. 184
Articolo 1
Sub emendamento 1/1/1 a firma dei Consiglieri Marconi, Volpini, Leonardi.
Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Grazie Presidente. Credo che seppur rapidamente, evitando all’Aula una sospensione, potremmo arrivare ad una definizione della questione relativa all’articolo 1, comma 1, lettera d), l’ho vista anche con altri proponenti e con il Presidente Volpini, per una maggiore tranquillità aggiungeremo dopo la parola “trattamenti” la parola “sanitari” e dopo le parole “obiettivi di cura” le parole “dai quali non derivi un miglioramento della vita o della qualità di vita” sono soppresse, questo legato al concetto dell’accanimento terapeutico, che è forse giuridicamente meno pregnante e diventa più difficile da valutare.
Il risultato sarebbe: “Vigila che in alcuna circostanza non sia provocata intenzionalmente la fine della vita anche se richiesta dal paziente, così come non siano somministrati trattamenti sanitari futili e sproporzionati rispetto alle condizioni cliniche del paziente ed agli obiettivi di cura”. Siamo sempre dentro un concetto clinico e non di natura etica.

PRESIDENTE. Sub emendamento 1/1/1, lo leggo: “Alla lettera d) del comma 1 dell’articolo 1 dopo le parole 'trattamenti' è inserita la seguente 'sanitari' e dopo le parole 'obiettivi di cura' le parole 'dai quali non derivi un miglioramento della malattia o della qualità della vita' sono soppresse”. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Emendamento 1/1 a firma della Consigliera Leonardi. Decaduto.

Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 4. Soppresso.

Articolo 5. Soppresso.

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 6 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 9. Soppresso.

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 10 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Emendamento di coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Proposta di ordine del giorno a firma dei Consiglieri Volpini e Biancani. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Proposta di legge n. 184, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Sull'ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Chiedo una breve sospensione per procedere ad un emendamento alla proposta di deliberazione successiva.

PRESIDENTE. Bene, 10 minuti di sospensione al termine dei quali ci ritroviamo in Aula.

La seduta è sospesa alle ore 12,45

La seduta riprende alle ore 13,10

Presidenza del Vicepresidente
Piero Celani

Proposta di deliberazione n. 27
ad iniziativa dei Consiglieri Giacinti, Cesetti
“Proposta di legge alle Camere concernente: Modifiche al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 ‘Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali’”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 27 dei Consiglieri Giacinti, Cesetti.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Grazie Presidente. Molto brevemente, questa proposta era nata su input dei Sindaci, ovviamente stiamo parlando dell’area colpita dal sisma, per agevolare l’opera e andare incontro all'esigenza di dare continuità all’opera di ricostruzione post sisma.
Ho presentato una proposta di deliberazione unitamente all’Assessore Cesetti per consentire il quarto mandato ai Sindaci dei Comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti, già una precedente disposizione normativa aveva reso possibile il terzo mandato, in deroga al testo originario, che prevede soltanto il doppio mandato, come ben sappiamo.
In Commissione ci siamo soffermati in particolare sulla motivazione che era quella di dare continuità all’opera di ricostruzione ed era emersa una stesura che prevedeva il terzo mandato anche ai Comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, però una riflessione ulteriore ed anche una analisi comparata con la modifica originaria che ha reso possibile l’estensione al terzo mandato nei Comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti ci ha indotto a modificare il testo originario ed ovviamente ad eliminare la possibilità del terzo mandato ai Comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, lasciando soltanto la possibilità di fare il quarto mandato ai Sindaci dei Comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti.
Perché questa modifica? E' vero che la motivazione principale ricade e risiede nell’esigenza di dare continuità all’opera di ricostruzione, ma è anche vero che questa volontà si accompagna alla solita ed ormai annosa questione che nei Comuni fino a 3.000 abitanti c'è una certa difficoltà a trovare dei candidati che possano accedere alla candidatura di Sindaco. Le due motivazioni ci sono sembrate importanti, a cui dare attenzione, per questo l’emendamento va in questa direzione: di togliere il terzo mandato nei Comuni sopra a 3.000 abitanti e di lasciare la possibilità del quarto mandato nei Comuni fino a 3.000 abitanti, questo è lo scopo. Perché? Ripeto, la motivazione è nella difficoltà che hanno i piccoli Comuni a trovare le candidature a Sindaco, ma anche e soprattutto, questa volta, di privilegiare la continuità nell’opera di ricostruzione.
Perché questo non può valere anche per i Comuni sopra i 3.000 abitanti? Lì forse abbiamo individuato questo discrimine perché l’organizzazione autonoma dei Comuni più grandi è tale per cui non c'è la necessità di esaltare la continuità dell’opera di ricostruzione, come invece è importante nei Comuni più piccoli.
Queste sono le motivazioni di questa proposta che ovviamente dovrà essere adottata, nel caso fosse ritenuta meritevole, dalle Camere, che riprenderanno l’input che ho cercato di riassumere. Sottinteso, lo diciamo lo stesso per onore di cronaca, parliamo del contesto relativo alle zone colpite dal sisma e questa deroga non è sine die ma è fino a quando perdura lo stato di emergenza, per cui i Comuni dovranno essere inseriti in quel decreto che ben conosciamo che ha definito le zone colpite dal sisma. Fino a che lo stato di emergenza perdurerà sarà operativa questa deroga, altrimenti si tornerà alla legge base che è quella del doppio mandato senza il terzo mandato nei Comuni fino a 3.000 abitanti e senza nessuna altra distinzione di natura soggettiva. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Abbiamo condiviso questa proposta di delibera con il nostro territorio, costituito dai Comuni del cratere, ed i nostri rappresentanti si sono detti contrari alla proroga del mandato del Sindaco sia fino a 3.000 abitanti che sopra i 3.000 abitanti.
Naturalmente abbiamo accettato di buongrado di togliere da questa proposta di delibera i Comuni sopra i 3.000 abitanti con il terzo mandato, ma ovviamente non siamo favorevoli neppure, nonostante comprendiamo le motivazioni e la difficoltà di trovare i candidati Sindaci nei Comuni così piccoli, che noi vorremmo addirittura accorpare, come da nostro programma elettorale, con altri per fare dei Comuni più grandi per avere servizi migliori per le popolazioni, a prorogare per il quarto mandato per i Comuni fino a 3.000 abitanti, crediamo sia sufficiente il terzo mandato che prevede la legge nazionale, per cui il tempo limitato e la preminenza del progetto rispetto alla competenza del Sindaco fa si che noi siamo contrari a questa proposta.
Faccio la dichiarazione di voto perché non c’è niente da spiegare rispetto a quello che ha detto il Consigliere Giacinti, la proposta di delibera è semplicissima, quindi insieme all’illustrazione do anche la nostra dichiarazione di voto.

PRESIDENTE Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. A mio avviso hanno fatto bene il Consigliere Giacinti e l’Assessore Cesetti a presentare questa proposta di legge. Faccio anche una riflessione, e l’Assessore Cesetti non me ne voglia, perché sono certo che se lei fosse stato ancora parlamentare non ci sarebbe stato bisogno di una proposta di legge alle Camere, ma avrebbe già depositato una proposta in Parlamento, conoscendola, ma visto che nessuno l’ha fatto, avete fatto benissimo a cogliere questa esigenza.
Consigliere Maggi, se permette con la stima, il rispetto ed anche la condivisione di alcuni valori fondanti della nostra democrazia, perché so qual è il suo impegno rispetto ad alcune associazioni, agli istituti di storia, ai valori fondanti della repubblica e della democrazia, penso che la riforma di cui abbiamo bisogno è quella della politica.
Ovviamente questo è un ragionamento che faccio, io toglierei il limite dei mandati dei mezzi, dei due, dei tre, perché se non fossimo stati dei democratici e loro se non fossero dei democratici, non avrebbero presentato una proposta di legge per il quarto mandato, perché comunque sono i cittadini che debbono eleggere i Sindaci, magari si poteva fare una proroga dicendo: “Vista la situazione difficile chiediamo il posticipo di un anno”, ma siamo tra democratici, questo non lo pensiamo altrimenti avremmo potuto dire: “Di fronte a questa situazione di emergenza posticipiamo di un anno”, lo dico perché queste cose non ci vengono nemmeno in mente, questa sarebbe stata una forzatura della democrazia e della volontà popolare, ma questa proposta nessuno di noi la presentata.
Penso però che sia un’esigenza, quello che ha detto lei mi ha fatto riflettere su un punto: c’è qualcuno, visto che questa è una proposta di legge alle Camere, se ne fa carico? Spero di si, ma poi c'è qualcuno che riesce a dargli effettivamente le gambe? Penso che sia davvero un’esigenza, un’esigenza anche fuori dal cratere, ma tanto più lo è nel cratere.
Per quanto ci riguarda credo che dovremmo fare - poi rispetto tutte le opinioni, ci mancherebbe - un ragionamento sul fatto che sono i cittadini che decidono, i partiti politici debbono ritornare a quello spirito previsto e scritto nell’articolo 49 della Costituzione, organizzatori e pilastri della democrazia, partiti fatti di idee, di valori; le persone che i partiti esprimono nelle istituzioni debbono essere persone capaci, questo si, e se non sono capaci i cittadini non li eleggono, ma scrivere in qualche Statuto, in qualche Regolamento, o in qualche legge che non si possono fare più di due mandati, io questo ragionamento lo faccio perché sono uno di quelli che non si deve candidare quindi non sto parlando per me, faccio un ragionamento di carattere generale e penso di poterlo fare con più forza, ma ripeto, a mio avviso, quello che serve è una riforma vera della politica ancorata all’articolo 49 della Costituzione.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Grazie Presidente. Ringrazio innanzitutto il Presidente della Commissione e tutta la Commissione per aver portato al cospetto di quest’Aula questa proposta di legge che è una proposta, e non potrebbe essere diversamente, di legge alle Camere, che sono le uniche competenti ad intervenire su questa materia.
Annunciai questa proposta di legge, poi l’ho firmata insieme al Presidente Giacinti che ringrazio, verso il 18 dicembre quando parlai in occasione di una legge sulla fusione dei Comuni.
Innanzitutto concordo con quanto ha detto il Consigliere Giancarli, per me il limite dei mandati è un errore, sono i cittadini che debbono scegliere e debbono poter scegliere liberamente chi può essere Sindaco, Presidente della Provincia, d’altra parte, ad esempio, per il Parlamento non c’è il limite dei mandati e questa, se vogliamo, è la prova dell’ingiustizia democratica del limite dei mandati.
Sappiamo bene che nei grandi Paesi ci sono dei limiti per l’elezione dei Presidenti, ma la nostra è innanzitutto una democrazia diversa, perché lì ci sono le cosiddette democrazie presidenziali, la nostra è parlamentare, una cosa diversa, non c’è il limite dei mandati e non si capisce perché ci debba stare per i Sindaci, quelli dei piccoli Comuni in particolare rispetto ai quali già un’eccezione è stata fatta la volta scorsa, un’eccezione che ha portato i mandati da due a tre.
Un’eccezione che nasce da cosa? Dalla consapevolezza che molto spesso, direi quasi sempre, nei piccoli Comuni in particolare, il Sindaco è un opera di puro volontariato, di pura dedizione - io ho fatto il Sindaco in un piccolo Comune tanti anni fa, di 1.000 abitanti, quindi so di cosa si parla, so altrettanto bene di quanto sia stata per me formativa quella esperienza nel contatto diretto con i cittadini - fa attività di volontariato e spesso c’è la difficoltà a reperire personale politico che si voglia misurare in quelle sfide difficili. Sappiamo bene che nei piccoli Comuni spesso il Sindaco supplisce anche alla carenza di personale e vediamo che fa il Rup, addirittura assume su di sé alte ed immense responsabilità perché non ha personale e non ha organizzazione.
Si ritenne giusto in quella occasione, con il terzo mandato, dare l’opportunità ai cittadini di poter rieleggere gli stessi soggetti, questo secondo me vale ancora di più all’interno delle zone colpite dal sisma perché lì c'è una situazione particolare per cui vale ancora di più il principio di dare la possibilità a chi si è misurato già con una sfida di poter continuare, qualora ovviamente i cittadini lo scelgano e lo ritengano. Sappiamo che siamo nella fase piena della ricostruzione, sappiamo che i Sindaci ci sono stati nella fase dell’emergenza e nella fase della ricostruzione conoscono il loro territorio, conoscono la loro gente, come la gente conosce loro, quindi perché negare questa opportunità? E’ solo un’opportunità, nient’altro. Perché negare la possibilità ai cittadini di rileggere un Sindaco, sia esso uomo o donna, che magari ha fatto bene, che è stato vicino a loro in occasione del dramma del terremoto, nella fase dell’emergenza e nella fase della ricostruzione, che ha assunto su di sé le responsabilità connesse con la ricostruzione? Perché non dare la possibilità ai cittadini di poterlo rieleggere, di potersi avvalere ancora di quella esperienza misurata sul campo? E' anche un’esperienza di conoscenza, spesso di conoscenza dei problemi, delle aspettative, delle esigenze dei cittadini stessi, questo si chiede: dare in un momento straordinario, difficile, questa possibilità.
Poi è ovvio che se si vorrà ricandidare quel Sindaco, che ha terminato tre mandati, dovrà misurarsi nella sfida democratica, però, secondo me, negare questa possibilità in una situazione di emergenza, neanche tanto in senso lato, credo che sia inopportuno.
Auspico che questa legge venga approvata, per la verità l’altra volta avevo percepito che il Movimento 5 Stelle poteva essere favorevole, il Consigliere Maggi dice correttamente: “Noi abbiamo fatto un'indagine sul territorio, c’è una contrarietà e noi la registriamo”, riconosco in questo la sensibilità del Movimento 5 Stelle, però chiedo di ripensarci perché forse in quell’indagine che hanno fatto magari c'è un po’ di egoismo, non da parte loro, forse da parte dei territori, perché non avendo Sindaci di riferimento c’è, immagino, qualcuno che si vuole candidare e c'è un Sindaco che ha fatto tre mandati, magari ha fatto bene, che può essere mandato a casa per legge in quanto non si può ricandidare, mi rendo conto che è una opportunità, in questo caso, non da parte vostra ma da parte dei vostri interlocutori, un po’ intrisa di egoismo. Quindi chiedo al Movimento 5 Stelle di ripensarci, come auspico che la Lega sia favorevole perché a me non sfugge che sono forze che stanno al Governo, non si sa ancora per quanto, però sono ancora al Governo, quindi è evidente che il loro sostegno a questa legge non è soltanto formale, ma sostanziale e potrebbe risultare fondamentale e decisivo, diversamente a ciascuno il suo, noi di questo siamo convinti, per cui auspico il voto favorevole dell’Aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.

Sandro ZAFFIRI. Grazie Presidente. Credo che l’Assessore Cesetti ci abbia volutamente chiamato in causa su questo argomento.
Noi, purtroppo per voi, la pensiamo diversamente perché noi vorremmo immettere linfa più giovane possibile proprio per dare vivacità ad una situazione abbastanza difficile. Penso che questo sia il problema fondamentale per quanto riguarda il territorio della nostra regione, che poi collima con la programmazione di questa realtà. Il problema non è il Sindaco, che deve essere uno strumento importante per dare massima trasparenza anche nelle piccole comunità, è bloccare una comunità per 20 anni su una persona, perché di questo si tratta, qualsiasi essa sia, di centro destra o di centro sinistra, non è un momento, passatemi la parola, di massima democrazia perché la democrazia è mettersi a confronto con la popolazione sul territorio.
Anche sui tre mandati per i Comuni piccoli c’è una riflessione da fare, adesso c’è questa possibilità, il problema delle comunità piccole va risolto in un altro modo, cercando di trovare soluzioni diverse e non è nel mandato ma in un'organizzazione del territorio probabilmente diversa, accorpando le comunità.
Per quanto riguarda il problema delle Marche, relativamente alla catastrofe che ci ha colpito, effettivamente c'è da partire da queste comunità per cercare di ricostituire dei territori che probabilmente sono diversi rispetto a quando la catastrofe li ha colpiti e se abbiamo tre piccoli Comuni distanti 15 chilometri l'uno dall'altro credo che per la ricostruzione serva una valutazione diversa rispetto alle tre comunità che c’erano prima.
Credo che ci sia bisogno di dare e prospettare ai territori possibilità diverse rispetto a quello che c’era prima, credo che sia importante che nei territori si discuta, ci si confronti affinché si crei qualcosa di diverso.
Per quanto riguarda questa ipotesi presentata dal Partito Democratico, che noi rispettiamo per carità, perché tutto è legittimo, tutto è importante, tutto è fatto bene, non ci sentiamo di esprimere una valutazione positiva perché, purtroppo per voi, noi ragioniamo diversamente su come creare le condizioni per affrontare il problema del territorio devastato dal terremoto.
Capiamo che ci sono delle esigenze, però credo che le esigenze vadano superate in un altro modo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zura Puntaroni.

Luigi ZURA PUNTARONI. Grazie Presidente. Sono emozionato. Assessore Cesetti lei auspica sempre tante cose, però lei deve lasciarci liberi di auspicarci quello che ci pare.
Non sono un intellettuale come lei, ma questo atto amministrativo va presentato a Roma e c’è già chi ha detto dall’alto degli scranni: “Non se ne parla”, ed anche se fosse un atto nostro direi: “Con quello che è successo a maggior ragione, con il terremoto tutti stressati, provati, ci vuole il nuovo”.
Qualcuno non si è reso conto che la popolazione è avvilita in seguito al terremoto, anche perché nessuno l'ha avvisata che si sarebbe aperto un ciclo che sarebbe durato qualche decennio - grave errore, quando inganni la popolazione questa cambia sponda e non ci rimette più piede - un ciclo decennale con fondi pubblici enormi ed illimitati, perché non si parla di 23/24 miliardi, ma al dunque, fra 30 anni, per chi terrà i conti, ci sarà una somma aumentata di 50/60 miliardi.
C’è qualche soggetto che in Italia ride contento e si sfrega le mani, qualcuno che di solito frequenta il sud d’Italia, che ha visto piatto ricco ed ha detto: mi ci ficco. Noi abbiamo qualche Sindaco che ancora non ci ha capito niente, che ha spalancato le porte a questi soggetti, e questo non va bene, quindi noi dobbiamo cambiare tutto perché nel momento di emergenza si cambia. Vogliamo Sindaci nuovi, aggressivi, coraggiosi, temerari, sganciati da quel tira a campare/vogliamoci bene/tanto che vuoi fare.
Lei qui non auspichi perché riceverà picche, intanto c’è da mandare questo atto a Roma dove ci sarà qualcun altro che dirà picche per altri motivi che non sono i miei, i miei sono più pertinenti, più fondanti, più radicati al territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Caro Consigliere Zura Puntaroni, ci mancherebbe altro che io voglia fare qualche violenza ancorché di tipo intellettuale nei confronti dei Consiglieri Zura Puntaroni e Zaffiri, mi resterebbe difficile, molto, però conosco il vostro attaccamento ai territori, ho avuto anche modo di apprezzarlo, per questo mi sfugge questo comportamento.
Vede, Consigliere Zura Puntaroni, se noi approviamo questa proposta di legge alle Camere non è che non c’è l’opportunità di mandare a casa qualche Sindaco inefficiente o che non va. Qui si tratta di un’altra cosa, di dare l’opportunità a quelle popolazioni colpite dal sisma di mantenere come Sindaco qualcuno che ha fatto bene, è questa la differenza, perché ce la possibilità di mandare a casa chi ha fatto male attraverso il voto, ma non votando questo atto voi negate la possibilità a quelle popolazioni di mantenere come Sindaco, un uomo o una donna, che magari ha fatto bene, ha capito e percepito i loro bisogni, ha esperienza, conosce i territori ed ha assunto la responsabilità, e non le può sfuggire, caro Consigliere Zura Puntaroni, né può sfuggire a lei Consigliere Zaffiri, questa differenza che non è sottile, è sostanziale ed in questo non c’è nessun caso particolare, fosse anche che l’ho detto in tempi non sospetti. Volevo chiarire questo aspetto.
A Roma hanno risposto picche, in questo senso c’era il mio auspicio, ma potrebbero sempre cambiare idea e credo che voi potreste avere anche la possibilità di ottenere questo risultato a meno che non vi consideriate ligi agli ordini dall’alto.
Da ultimo vorrei ricordare che qualche proposta di legge in questo senso c’è, ed una che va in questa direzione mi pare che l’abbia presentata recentemente un nostro Senatore marchigiano, se non sbaglio, l’ho ricordato in questo momento perché è recente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione seguendo la prassi particolare della proposta di legge alle Camere per cui dobbiamo stare un po’ attenti ed ognuno al proprio posto.
Articolo 1.
Emendamento 1/1 ad iniziativa della I Commissione: “Al comma 4 dell’articolo 51 del decreto legislativo 267/2000, come sostituito dall’articolo 1 della proposta di deliberazione 27/2019 la lettera a) è soppressa”, in pratica si sopprime: “Un terzo mandato consecutivo ai Sindaci dei Comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti”.
Conseguentemente nella relazione illustrativa, allegata alla proposta di deliberazione, è apportata la seguente modifica: “Nel primo periodo della relazione illustrativa dopo le parole “eccezionali eventi sismici” sono inserite le parole “con popolazione sino a 3.000 abitanti”, con questo emendamento emendiamo sia l’articolo 1 di questa proposta che la relazione illustrativa.
Emendamento 1/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Relazione illustrativa, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Relazione tecnico-finanziaria. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Proposta di deliberazione n. 27, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni e nell’attesa che torni l’Assessore Bora le interrogazioni nn. 763 e 764 sono posticipate.

Interrogazione n. 734
ad iniziativa del Consigliere Zaffiri
“Spesa per il personale dell’Azienda ospedaliera Universitaria ‘Ospedali Riuniti’ di Ancona. Criticità e sperpero delle risorse”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 734 del Consigliere Zaffiri.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Casini

Anna CASINI. Grazie Presidente. E’ una risposta molto tecnica, comunque capisco che lei voglia sentirla dal Presidente, non mi offendo per questo, ‘ubi major minor cessat’.
1) Quante assunzioni siano state effettuate dalla stessa Azienda dall'anno 2016 ad oggi di personale tecnico ed amministrativo appartenente sia all'area contrattuale della dirigenza che a quella del comparto.
L'A.O.U. Ospedali Riuniti di Ancona nel triennio 2016/2018 ha incrementato complessivamente n. 85 unità di personale e nell'ambito del personale tecnico ed amministrativo n. 14 unità del Comparto e n. 1 della Dirigenza.
2) Se è vero che nella stessa azienda sia presente una struttura operativa composta da due sole persone: il Dirigente Responsabile ed una P.O. (posizione organizzativa) e che tale struttura sia stata classificata come "complessa", con conseguente aggravio di costi dovuti a risvolti di tipo contrattuale e remunerativo per i due dipendenti.
Nella struttura complessa di che trattasi sono previste 2 unità: un collaboratore amministrativo con posizione organizzativa e un dirigente di struttura complessa.
Il collaboratore amministrativo è titolare di posizione organizzativa finanziata secondo la pesatura delle P.O. aziendali afferente al relativo fondo contrattuale, senza onere economico aggiuntivo per l'azienda.
L'incarico dirigenziale di struttura complessa è valorizzato secondo la graduazione aziendale, esso grava su specifico fondo contrattuale e non comporta oneri aggiuntivi per l'azienda ed allo stato attuale è assegnato ad interim ad un dirigente della macro-area.
La graduazione dell'incarico, che risulta inferiore alle altre della corrispondente area, è stata pesata in base alla valenza strategica e professionale, nonché alla rilevanza delle risorse finanziarie e strumentali assegnate, piuttosto che al peso delle risorse umane, secondo quanto previsto dal regolamento aziendale (Determina n. 679/2005).
3) Quali sono le competenze tali da essere considerata "complessa".
L'individuazione delle strutture semplici e complesse rientra nell'autonomia organizzativa e gestionale dell'Azienda, questa è una cosa che non può decidere il Presidente.
Nel caso in esame gli obiettivi specifici e le linee di attività assegnate sono lo sviluppo della ricerca, il supporto alle linee strategiche aziendali in materia di ricerca e innovazione sanitaria, la promozione di azioni di networking e l'attuazione dei progetti di ricerca e di iniziative di eccellenza in ambito nazionale ed internazionale, di valenza strategica, per le quali l'Azienda ha sottoscritto n. 3 Accordi quadro con enti universitari.
Dei progetti di ricerca e sviluppo gestiti dalla suddetta S.O.C., finanziati con fondi comunitari, ministeriali, regionali o privati, ne risultano n. 9 in corso di realizzazione finanziati per complessivi 2.293.000 euro e n. 17 in attesa di finanziamento per 6.181.000 euro.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Zaffiri.

Sandro ZAFFIRI. Grazie Presidente. Assessore, è chiaro che lei non c’entra niente, ha fatto quello che doveva fare: trasmettere questa comunicazione.
Come Lega non sono assolutamente soddisfatto di questa risposta, anche perché siamo in una situazione in cui a 2.700 lavoratori devono essere recuperati dei soldi perché, secondo chi ha creato questa struttura, non spetterebbe loro la regolarizzazione degli stipendi; addirittura devono restituire delle somme.
Questa realtà grida vendetta, nella struttura non ci sono le condizioni che lei poc’anzi ha evidenziato, credo che la sanità sia alla deriva e non ci sia neanche la possibilità di intervento, nonostante l’Assessore in una assemblea pubblica abbia preannunciato che a questi lavoratori sarebbe stata riconosciuta la differenza economica, che quindi devono avere.
La risposta è stata che si creano strutture complesse con sole due persone e quanto è stato fatto a Torrette è una grave illegalità.
Intraprenderemo altri percorsi in merito a questa struttura che nell’ultimo periodo viene governata alla giornata, non tanto per quanto riguarda il dirigente, ma per l’aspetto amministrativo che è fortemente lacunoso.
L'Azienda degli ospedali riuniti di Torrette ha effettivamente grossi problemi, non lo dice il Consigliere Zaffiri, lo dicono i lavoratori che non sono della Lega, come tutti sanno, probabilmente molti sono vicini al Partito Democratico, che rivendicano ciò che è di loro competenza e purtroppo ancora oggi non è arrivato, anzi è arrivata loro una tegola sulla testa per cui vengono detratte delle somme mensili fino al 2028.E' una cosa aberrante.
Se va bene all’Assessore di continuare su quella strada, pazienza per lui, ma credo che al momento del riscontro questi lavoratori giustamente si ricorderanno di chi li ha trattati bene e di chi li ha trattati male.
A me sembra che il consenso non sia per quelli che li hanno trattati male e che non intervengono, la risposta su questa realtà è quella che lei mi ha letto. Grazie.

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

Interrogazione n. 751
ad iniziativa del Consigliere Rapa
“Situazione uscita e accesso da nord della città di Ancona”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 751 del Consigliere Rapa.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Premesso che il Protocollo d'Intesa sottoscritto in data 9 febbraio 2017, definisce un programma integrato di interventi dove far convergere tutte le risorse disponibili o attivabili dai soggetti sottoscrittori dello stesso; tale programma, coordinato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, prevede la progettazione dei diversi interventi, da condurre in maniera sinergica tra i vari soggetti sottoscrittori:
- il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con Anas, per gli interventi inerenti la viabilità di propria competenza, e con RFI per gli interventi sul tracciato ferroviario;
- la Regione Marche per gli interventi di difesa della costa;
- l'Autorità di Sistema del Mare Adriatico Centrale per gli interventi relativi al conferimento degli escavi;
- il Comune di Ancona per gli interventi di realizzazione del parco e di monitoraggio della frana.
In riferimento alle richieste di cui all'interrogazione relative a:
1) Potenziamento infrastrutturale
- velocizzazione del tracciato della linea Ferroviaria Adriatica e protezione della stessa dal moto meteomarino;
- realizzazione del collegamento viario dal porto di Ancona alla viabilità nazionale, nuovo tracciato della via Flaminia fra Ancona e Torrette, suo adeguamento ed allargamento utilizzando l'attuale sede ferroviaria;
- escavo fondali portuali e potenziamento della capacità funzionale delle banchine commerciali in coerenza con il Piano Regolatore Portuale, nonché tutti i più idonei interventi di mitigazione del rischio insabbiamento del porto turistico di "Marina Dorica.
Si rappresenta che in data 12 ottobre 2017 è stato sottoscritto tra RFI, Provveditorato Interregionale delle OOPP, Autorità di Sistema Portuale (AdSP) del Mare Adriatico Centrale, Regione Marche e Comune di Ancona, l'Accordo di Programma per l'intervento sul lungomare nord di Ancona "Realizzazione della scogliera di protezione della linea ferroviaria Bologna-Lecce, interramento con gli escavi dei fondali marini, rettifica e velocizzazione della linea ferroviaria".
L'intervento complessivo è diviso in tre fasi funzionali del costo totale di 40 milioni di euro ed è cofinanziato in parte, per 2,8 milioni di euro, dai fondi Por-Fesr 2014-2020.
In dettaglio si riportano le tre fasi funzionali:
• Fase 1A - Importo totale di 18.800.000 euro (Ente attuatore: RFI):
- 16.000.000 di euro erogati da RFI per la compartecipazione alla difesa dell'infrastruttura ferroviaria tratto Bologna-Lecce;
- 2.800.000 di euro erogati dalla Regione con fondi Por-Fesr 2014-2020 per la compartecipazione alla difesa della linea di costa e dell'infrastruttura ferroviaria tratto Bologna-Lecce.
• Fase 1B - Importo totale di 10.000.000 di euro (Ente attuatore: AdSP del Mare Adriatico Centrale):
- L'Autorità Portuale si è impegnata alla realizzazione delle opere di rinterro con materiale d'escavo del fondale marino per un controvalore complessivo stimato in 10.000.000 di euro.
• Fase 1C - Importo totale di 11.500.000 euro (Ente attuatore: RFI):
- realizzazione sottofondo, rettifica e velocizzazione della linea ferroviaria a carico di RFI.
Attualmente è stato completato da parte di RFI ed inviato ai sottoscrittori il progetto definitivo della tre Fasi.
La documentazione progettuale è stata aggiornata/integrata come richiesto dal Comitato tecnico amministrativo del provveditorato interregionale per le OO.PP. Toscana-Marche-Umbria nella seduta del 26 settembre 2018, con voto n. 67/2018.
Tale aggiornamento ha comportato un ritardo sui tempi dell'Accordo di Programma che prevedeva "bando e aggiudicazione dei lavori" da attuarsi nel secondo semestre 2018.
La Direzione generale per le valutazioni e le autorizzazioni ambientali del Ministero dell’ambiente è in attesa dell'istanza ai fini dello svolgimento della procedura di valutazione di impatto ambientale di competenza statale, secondo quanto previsto dall'articolo 23 del D.Lgs. 152/2006.
2) Rigenerazione Urbana e mobilità sostenibile:
- realizzazione di uno "smart park' attrezzato per la mobilità ciclo pedonale nell'area dell'interramento del nuovo lungomare.
Si rappresenta che tale intervento di competenza del Comune di Ancona sarà realizzato a seguito della realizzazione dell'interramento per il nuovo lungomare.
3) Mitigazione del rischio idrogeologico:
- verifica ed implementazione del sistema di raccolta, drenaggio e smaltimento delle acque superficiali e profonde dei corpo di frana;
- verifica ed aggiornamento del sistema "early-warning" relativo al corpo di frana estensione della rete di monitoraggio per ricomprendere il tracciato ferroviario ed il tratto di interramento del nuovo lungomare;
- nuovo piano di sicurezza per l'area della grande frana comprendente le infrastrutture da realizzare.
Si rappresenta che all'interno del progetto sono stati previsti circa euro 200.000 euro per ampliare il sistema di monitoraggio della frana.
Inoltre è previsto un sistema di smaltimento delle acque migliorativo rispetto a quello esistente.
In riferimento al quesito 2) si rappresenta che la Giunta Regionale si attiverà presso il Governo ed il Ministero competente per cercare di dare rapida attuazione ai sopracitati interventi.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Rapa.

Boris RAPA. Ringrazio l’Assessore Casini per la lunga e precisa risposta e mi ritengo soddisfatto.

Sull'ordine del giorno

(interviene fuori microfono il Consigliere Maggi)

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Le rispondo, quella in realtà è una vasca di colmata che viene fatta come opera portuale e nell’opera portuale possono essere conferiti soltanto determinati materiali, come ad esempio le sabbie di tipo C, quindi ci possono andare alcuni materiali e non materiali che non siano idonei.
Normalmente da quello che so io ci vanno le sabbie dopo la caratterizzazione e, probabilmente l’Autorità portuale avrà fatto, come io immagino, altri ragionamenti rispetto alla necessità di altri escavi, una parte saranno necessari per creare la vasca di colmata e saranno rimessi lì una volta caratterizzati, quindi anche altri lavori del porto probabilmente avranno necessità di escavi e le sabbie una volta caratterizzate verranno messe lì.
Non credo che ci sia compatibilità e non credo che ci sia neanche la necessità in questo momento, come non mi pare che ci sia il problema di contenimento e smaltimento delle macerie, se non altri tipi di problemi rispetto al conferimento.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Malaigia.

Marzia MALAIGIA. Chiedo, dalle prossime sedute, di inserire tutte le risposte degli Assessori alle interrogazioni su Concilium, in modo da averle disponibili non in cartaceo.

PRESIDENTE. Va bene, le inseriremo sulla piattaforma di Concilium.

Interrogazione n. 754
ad iniziativa del Consigliere Bisonni
“Discarica a cielo aperto presso la zona industriale di Montelupone”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 754 del Consigliere Bisonni.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Rispondo alle domande che lei ha fatto Consigliere, quindi comincio dalla numero 1.
1. La Regione non era a conoscenza della situazione rappresentata.
2. Anche fosse stata portata a conoscenza dei fatti, l'ambito di intervento non rientra nelle competenze delle Regioni così come stabilite ai sensi dell'articolo 196 del D.Lgs. 152/06 "Norme in materia ambientale", bensì tra quelle in carico ai Comuni nella persona del Sindaco, rilevando che il fatto ricade nella fattispecie "abbandono e deposito incontrollato di rifiuti sul suolo" di cui all'articolo 192 del medesimo decreto.
3. Potrà eventualmente connotarsi un ambito di azione regionale ai sensi del titolo V della parte IV del D.Lgs. 152/06 "Bonifica di siti contaminati" solo allorquando “a seguito della rimozione, avvio a recupero, smaltimento dei rifiuti abbandonati o depositati in modo incontrollato”, accertato il superamento dei valori di attenzione, si proceda alla caratterizzazione dell'area e alla eventuale definizione di interventi di bonifica e ripristino ambientale a cui non dovessero adempiere né il/i responsabile/i dell'evento, né il proprietario dell'area, né il Comune, secondo l'ordine di priorità fissato dal Piano regionale per la bonifica delle aree inquinate.
4. La prevenzione di problematiche conseguenti l'esercizio di azioni illecite singole o, come quella rappresentata, reiterate, non rientra nell'attività di competenza della Regione in ambito pianificatorio, ma attiene a funzioni di vigilanza e controllo territoriale in carico agli enti locali, esercitate con l'ausilio degli organi di polizia.
5. In merito, invece, alle funzioni proprie dell'Ente in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati, individuate ai sensi dell'articolo 196 della parte IV del d.lgs. 152/06, la Regione ha correttamente adempiuto a quanto previsto, attraverso l'adozione e approvazione, in sede Consiliare (Delibera dell'Assemblea del 14 aprile 2015, n. 128), dei relativi strumenti di Piano: Piano regionale di gestione dei rifiuti, Programma regionale di prevenzione della produzione dei rifiuti, Aggiornamento del Piano regionale di bonifica dei siti contaminati 2010.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Grazie Presidente. Mi dispiace che non sia stato compreso lo spirito con il quale ho fatto questa interrogazione, so benissimo che queste competenze non sono della Regione, tanto è vero che ho scritto: “Se si è interessata ed attivata con le autorità competenti”, sapevo che non fosse di stretta competenza della Regione, mi sembra quasi, Assessore, una risposta sulle difensive, come a dire: “Come Regione abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare”.
Invece il mio ragionamento, ed è lo stimolo che voleva dare, e da qui una considerazione di carattere politico su questa interrogazione, voleva dire: visto che esiste un Piano di gestione rifiuti regionale, nel quale si dà giustamente molta importanza alla prevenzione, secondo me, sarebbe bene che la Regione si attivasse con tutte le attività competenti, a partire dai Comuni, affinché si instaurino una comunicazione ed azioni di prevenzione per evitare l’abbandono dei rifiuti in strada.
Dopo è chiaro che noi non possiamo star lì ogni volta che un maleducato realizza una discarica a cielo aperto, però possiamo “far capire” alla popolazione l’importanza di queste tematiche e tentare di prevenire questi comportamenti.
Sinceramente non mi va che nella mia regione, che ritengo la regione delle armonie vengano fatte delle discariche a cielo aperto nel 2019, quindi, ripeto, so benissimo che la competenza non è regionale, però auspico, e questa interrogazione voleva essere uno stimolo in tal senso, che la Regione promuova con gli enti interessati delle campagne di comunicazione atte a prevenire questi comportamenti. Grazie.

Interrogazione n. 759
ad iniziativa del Consigliere Biancani
“Attivazione risorse a favore delle Bande musicali per l’anno 2019”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 759 del Consigliere Biancani.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Grazie Presidente. La diffusione della cultura musicale è un obiettivo prioritario dell’Assessorato e della Giunta regionale, in considerazione del valore educativo e formativo che rappresenta per i giovani, ma anche perché risponde ad una peculiarità della società marchigiana che, storicamente, esprime una sviluppata sensibilità musicale.
Infatti, l’ultimo programma regionale dell’offerta formativa e del dimensionamento della rete scolastica è stato incentrato proprio sull’educazione musicale, prevedendo l’attivazione del Liceo musicale in ogni provincia, a partire da Fermo, dove insiste un prestigioso Conservatorio, e degli indirizzi musicali nelle scuole superiori di I grado.
Pertanto, anche l’attenzione alla pregevole attività che svolgono le numerose Associazioni musicali presenti sul territorio è significativa e viene testimoniata dalle risorse che, annualmente, la Giunta regionale investe per sostenerla, in conformità alle disposizioni di cui alla legge regionale 21/92.
Le difficoltà economiche in cui versano le amministrazioni locali sono note a tutti per cui, non sempre è possibile programmare la spesa regionale in modo lineare; in ogni caso, al massimo, in sede di assestamento, si cercherà di dar seguito alle aspettative delle Associazioni e dei Comuni che le sostengono, anche per l’annualità 2019, come tra l’altro abbiamo fatto nel 2018 puntualmente, confermando, come evidenziato dal Consigliere Biancani, che nel bilancio di previsione 2019/2021, il capitolo di riferimento ha la necessaria dotazione finanziaria per le annualità 2020 e 2021.
Aggiungo come Assessore al bilancio che in sede di assestamento faremo in modo di dare copertura al 2019, come tra l’altro abbiamo fatto nel 2018.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Biancani.

Andrea BIANCANI. Ringrazio l’Assessore Cesetti. Questa è l’ennesima interrogazione che faccio su questo tema e devo dire che ho sempre avuto una risposta positiva da parte dell’Assessorato, sia da parte dell’Assessore Cesetti che da parte dell’Assessore Bravi, che rappresenta il servizio al quale va indirizzata la richiesta.
Ringrazio l’Assessore Cesetti per questa risposta e rimango fiducioso che queste risorse vengano messe anche per il 2019 anche perché in questi giorni stiamo pagando gli anni 2016 e 2017 e le risorse 2019 saranno necessarie per pagare il 2018 e il 2019, perché sono biennali.
So benissimo, e per questo lo ringrazio, che sono state messe le risorse per il 2020/2021, però penso che sia importante dare una risposta perché si tratta di risorse finalizzate all’educazione musicale dei ragazzi, dei giovani.
Le bande musicali sono una caratteristica tipica, in molti casi, delle realtà delle zone interne, dei piccoli Comuni, dove la presenza della banda rimane forse uno dei pochi presidi ancora attivi, in cui si insegna la musica e la cultura musicale, quindi le ritengo molto importanti. Grazie.

Sull'ordine del giorno

PRESIDENTE. Rimangono in sospeso, in attesa dell’Assessore Bora, le interrogazioni nn. 763 e 764.
Proseguiamo con le mozioni, è stato richiesto dai presentatori, quindi dal Movimento 5 Stelle, il rinvio delle mozioni nn. 469 e 476, se l’Aula è d’accordo, le rinviamo. Va bene.
Viene anche rinviata l'interrogazione n. 744.
Trattiamo le tre mozioni delle quattro rimanenti di cui è competente l’Assessore Pieroni, così come c’è stato richiesto.

Mozione n. 430
ad iniziativa del Consigliere Rapa
“Sostegno e promozione Comuni Bandiera Gialla e del turismo all’aria aperta”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 430 del Consigliere Rapa, che ha la parola per illustrarla.

Boris RAPA. Grazie Presidente. La Bandiera Gialla è un prestigioso riconoscimento dell'Associazione campeggiatori turistici d'Italia.
Si tratta di un riconoscimento che contraddistingue le aree sosta camper per la qualità e la funzionalità ed i servizi offerti.
I Comuni "Bandiera Gialla" diventano così partner della Federazione nazionale ACTitalia in manifestazioni e sono inseriti in un "circuito" privilegiato di eccellenza, a reciproco vantaggio di ospiti ed ospitanti, senza nessun onere per l'amministrazione e con l'opportunità di evidenziare e far conoscere le eccellenze del territorio attraverso i canali dell'Associazione campeggiatori turistici d'Italia.
La Regione Marche fin dai suoi primi interventi di promozione del turismo si è mostrata sensibile verso il turismo all'aria aperta, "en plein air", e tale settore turistico, in grande espansione, è particolarmente adatto alla valorizzazione di tanti nostri Comuni e località dell'entroterra spesso carenti di strutture turistiche, con la creazione di un approccio al territorio sostenibile e rispettoso delle sue peculiarità e delle tradizioni locali.
Nella nostra regione al momento abbiamo 7 Comuni che si fregiano di questo segno distintivo di accoglienza turistica: Mercatello sul Metauro (Pesaro), Mondavio (Pesaro) Mergo (Ancona), Santa Maria Nuova (Ancona), Osimo (Ancona), San Ginesio (Macerata) e Amandola (Fermo).
Considerato che sia la collaborazione con l'Associazione campeggiatori turistici d'Italia che la promozione dell'adesione e diffusione delle informazioni legate a questo comparto turistico sono importanti occasioni dì sviluppo del territorio, della sua economia e soprattutto delle aree interne e dei piccoli Comuni che costituiscono spesso la parte più vulnerabile della nostra economia, ritengo opportuno che la Giunta e l’Assessorato al turismo si attivino con ogni possibile iniziativa per sostenere e promuovere la diffusione del turismo all'aria aperta e la collaborazione con l'Associazione campeggiatori turistici d'Italia, valorizzando anche sulle proprie pubblicazioni a carattere turistico informativo il riconoscimento della "Bandiera Gialla" ai Comuni marchigiani aderenti, attestante la presenza di specifici servizi turistici.
Penso che sia un’ottima occasione per cercare di valorizzare determinati territori che come capacità ricettiva hanno più difficoltà.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Mozione n. 430. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Mozione n. 431
ad iniziativa del Consigliere Bisonni
“Rimborso delle indennità spettanti ai conduttori e proprietari di fondi soggetti a servitù venatoria”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 431 del Consigliere Bisonni, che ha la parola per illustrarla.

Sandro BISONNI. Grazie Presidente. La legge 157/92 all’articolo 15, comma 1, recita così: “Per l’utilizzazione dei fondi inclusi nel piano faunistico venatorio regionale ai fini della gestione programmata della caccia è dovuto ai proprietari conduttori un contributo da determinarsi a cura dell’amministrazione regionale in relazione all’estensione, alle condizioni agronomiche, alle misure dirette alla tutela ed alla valorizzazione dell’ambiente”.
Questa è una legge nazionale che prevede che i proprietari o conduttori dei fondi, che sono inseriti nel piano faunistico venatorio, hanno diritto ad un contributo solo per il fatto che i cacciatori possono attraversare le loro proprietà, quindi non c’entra niente con i danni, tanto per chiarire, perché qualcuno potrebbe far confusione, esiste questa servitù venatoria e la legge prevede che gli agricoltori devono essere risarciti per questo fatto.
Il problema è che finora, almeno da quello che mi risulta, gli agricoltori non sono mai stati risarciti e c’è un rimpallo di competenze tra Regione e ATC perché la Regione incarica gli ATC che a loro volta dicono che la competenza è regionale e questo rimpallo di competenze fa sì che gli agricoltori, da quello che so io, finora non abbiano preso niente.
Questo è un diritto sancito dalla legge nazionale, con questa mozione chiedo semplicemente chiarezza, che questa cosa si risolva perché gli agricoltori hanno diritto a questo rimborso ed in merito all’entità, Assessore, la legge nazionale dice che va determinato a cura dell’amministrazione regionale, quindi la Regione avrà tutti gli strumenti per determinare i parametri e altro, però l’importante è che lo faccia.
Con questa mozione, vista questa ambiguità esistente e persistente nei fatti e questo rimpallo di competenze, chiedo che la Regione responsabilmente si faccia carico di questa problematica ed incarichi i suoi uffici di adempiere a questo dovere previsto dalla legge nazionale e finalmente questi agricoltori potranno avere il rimborso che spetta loro.
In quest’Aula, ma anche fuori, ho sentito tante volte parlare i Consiglieri dichiarandosi sempre dalla parte degli agricoltori nel tutelare i loro diritti, mi auguro che con la stessa coerenza anche questa volta lo dimostrino, visto che, ripeto, qui si tratta di dare il giusto rimborso previsto dalla legge nazionale.
Per ora non aggiungo nient’altro perché mi sembra una questione piuttosto semplice, c’è una legge nazionale che lo prevede e la Regione è stata inadempiente rimpallando le responsabilità ed è ora, visto che la legge è del 1992, che questa cosa abbia termine.
Mi auguro che la mozione venga approvata all’unanimità, se c’è qualcosa mi riservo di rispondere con un successivo intervento visto che questa è l’illustrazione dell'atto. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Pieroni.

Moreno PIERONI. Grazie Presidente. Anch’io ringrazio il Consigliere Bisonni che pone l’attenzione su un tema importante che riguarda il rapporto del mondo agricolo con il sistema venatorio della nostra regione.
Credo che sia giusto partire da un dato, molto probabilmente il Consigliere Bisonni si riferisce a quando questo Consiglio regionale e questa legislatura si sono insediati, giugno 2015.
Dico questo perché è vero che fino a quel momento, per una criticità collegata al famoso e ormai superato problema del ‘de minimis’, la Regione Marche per gli anni 2013, 2014 e 2015 non aveva rispettato la legge regionale n. 7/1995, articolo 20, che declinava quello che il Consigliere ricordava, e cioè che c’è una legge nazionale, che è stata ripresa dalla legge regionale, che prevede anche una percentuale definita per rimborsare gli agricoltori che ne fanno richiesta per il passaggio dei cacciatori nei loro terreni.
Detto ciò, oggi la situazione è questa, leggo perché ci sono dei passaggi molto tecnici, dopodiché ognuno può fare le proprie valutazioni in merito alla mozione.
La legge 11 febbraio 1992, n. 157 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" all'articolo 15, comma 1, dispone che per l'utilizzazione dei fondi inclusi nel piano faunistico-venatorio regionale, ai fini della gestione programmata della caccia, è dovuto ai proprietari o conduttori un contributo da determinarsi a cura delle amministrazioni regionali in relazione alla estensione, alle condizioni agronomiche, alle misure dirette alla tutela e alla valorizzazione dell'ambiente; al comma 2 stabilisce che all'onere derivante dalla erogazione del contributo di cui al comma 1, si provvede con il gettito derivante dalla istituzione delle tasse di concessione regionale di cui all'articolo 23 (quindi la legge nazionale dà una serie di direttive guida).
L'articolo 23, al comma 1, stabilisce che le Regioni per conseguire i mezzi finanziari necessari per realizzare i fini previsti dalla legge e dalle leggi regionali in materia, sono autorizzate ad istituire una tassa di concessione regionale, ai sensi dell'articolo 3 della legge 16 maggio 1970, n. 281, e successive modificazioni, per il rilascio dell'abilitazione all'esercizio venatorio.
La Regione Marche, pertanto, con legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7 "Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell'equilibrio ambientale e disciplina dell'attività venatoria" all'articolo 35, comma 1, lettera d) ha disposto che l'abilitazione venatoria è soggetta a tassa di concessione fissata nella misura del 50% della tassa erariale (comma 2 del medesimo articolo) attualmente ammontante ad 84 euro.
L'articolo 41, comma 1, della legge regionale n. 7/95, dispone che per le finalità della stessa legge è istituito un fondo regionale il cui ammontare è pari almeno alla totalità dei proventi derivanti dalle tasse regionali di concessione in materia di caccia, destinando il 7% di tale fondo agli Ambiti territoriali di caccia per la concessione dei contributi previsti dall'articolo 20 della legge regionale n. 7/95.
L'articolo 20 (Fondo regionale per i contributi a favore di proprietari o conduttori agricoli), comma 1, della legge regionale n. 7/95, dispone che con il fondo di cui all'articolo 41 sono concessi i contributi previsti dall'articolo 15, comma 1, della legge n. 157/1992 ai proprietari o conduttori di terreni agricoli stabilendo, comma 3, che la Giunta regionale definisce le modalità per l'utilizzazione del fondo e, in particolare, determina i criteri per la concessione e la liquidazione dei contributi con riferimento, in via prioritaria, agli interventi di valorizzazione dell'ambiente e di conservazione delle specie di fauna selvatica ed avuto riguardo all'estensione dei fondi rustici e agli indirizzi colturali ivi praticati, nel rispetto anche di quanto previsto dall'articolo 19, comma 2.
La Giunta regionale ripartisce annualmente il fondo di cui al comma 1 tra gli ATC.
La Giunta regionale con le deliberazioni n. 1599/2012 e n. 1047/2013 ha stabilito le modalità di liquidazione tramite i bandi predisposti dagli Ambiti territoriali di caccia a cui possono partecipare i proprietari o conduttori di terreni agricoli situati nel territorio a caccia programmata.
Non esiste pertanto un rimpallo di competenze o inefficienze, come affermato nella mozione, in quanto tutte le domande di accesso al contributo, pervenute secondo le disposizioni vigenti, sono state sempre evase.
Tutto ciò premesso in merito agli impegni richiesti alla Giunta dal Consigliere Bisonni si precisa che:
• l'Ufficio regionale competente che si occupa delle funzioni relative alla legge regionale 7/1995 è la PF Caccia e Pesca della Regione Marche;
• l'ammontare annuo dei contributi disponibili per tali finalità è pari a circa 150.000 euro (7% delle entrate in materia di caccia come previsto dall'articolo 41 della legge regionale 7/1995) e viene erogato agli ATC (articolo 20 legge regionale 7/1995);
• circa l'aumento del fondo, allo stato, è una previsione di legge e dallo storico non risulta da parte degli Ambiti territoriali di caccia segnalazioni in merito;
• allo stato attuale sono stati impegnati i fondi per tale attività per tutto il 2018, gli ATC provvedono alla pubblicazione del bando, al controllo dell'avvenuto impianto agricolo di miglioramento ambientale ed alla successiva liquidazione. Dopo di che rendicontano alla Regione che provvede alle liquidazioni.
Diciamo che il sistema è abbastanza chiaro e delineato, la Regione recupera i fondi dai cacciatori fino al 7%, poi possiamo ragionare se per i prossimi anni vogliamo aumentare di un punto o due punti questa soglia, ma oggi è già definita e permette di toglierla dal sistema della caccia per devolve queste risorse all’agricoltura, 150.000 euro circa.
Il percorso è tracciato, la Regione ripartisce questi 150.000 euro in base agli ettari che ogni ATC ha a propria disposizione, gli ATC fanno un bando tramite il quale raccolgono le richieste che arrivano da parte degli agricoltori, che rivendicano questo contributo, una volta fatto il bando fanno i controlli, mandano tutta la rendicontazione alla Regione che liquida, come ho detto nella premessa.
Mi è sembrato giusto ricordarlo perché molto probabilmente la sollecitazione parte da quel momento e quindi all’epoca era così, quando noi siamo entrati nel 2015 la situazione presentava un arretrato da pagare relativo agli anni 2013, 2014, 2015, ad oggi abbiamo già impegnato fino a tutto il 2018, quindi possiamo dire che siamo quasi al pari, poi è chiaro che possono verificarsi delle situazioni dove un ATC rispetto ad un altro ritarda nel fare il bando per tutta una serie di procedure, ma nel complesso il sistema messo in piedi allora con la legge regionale 7/1995 e con gli atti deliberativi conseguenti, secondo me, inquadra bene il percorso e poi non è nemmeno difficile da inquadrare, la Regione ha il compito di trovare i fondi, di metterli a disposizione degli ATC e una volta che gli ATC rendicontano, liquidare.
Quindi la mozione è un giusto sollecito e per quello che mi riguarda, occorre verificare se ci sono delle migliorie da fare e controllare se c’è la possibilità, condivisa con il mondo venatorio e con il mondo agricolo di aumentare di uno o due punti questa percentuale da applicare sugli introiti relativi alla caccia.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Assessore, il discorso è questo, da quello che mi risulta la situazione di inefficienza persiste, i fondi sono insufficienti, tanto è vero che nella mozione in uno dei punti chiedo di aumentare il fondo, la percentuale e quindi il fondo, perché come è ora è insufficiente.
Ripeto, questo rimpallo di competenze a me risulta che ci sia perché molti agricoltori mi hanno segnalato che quando si rivolgono agli ATC questi rispondono picche, ci sono stati casi in cui è avvenuto questo.
Il meccanismo è chiaro, lo conosco, tanto è vero che l’ho indicato pure nella mozione, quello che evidenziavo, visto quello che mi risulta, è che questo meccanismo non funziona bene e siccome gli agricoltori hanno tutto il diritto di essere rimborsati, quello che chiedo è di tenerci questi soldi che diamo agli ATC per rimborsare gli agricoltori, di darli ad un ufficio, che deciderà lei, Assessore, che provvederà a liquidarli ed i controlli li faremo tramite la Polizia provinciale.

(interrompe l'Assessore Pieroni)

Sandro BISONNI. In che mondo viviamo, Assessore, nel mondo delle favole? Farete dei controlli a campione, ma l’importante è che gli agricoltori questi soldi li prendano. Ripeto, da quello che mi risulta ci sono diversi agricoltori che questi soldi non li hanno presi perché il meccanismo non funziona.
La legge nazionale prevede che le risorse vadano prese dalla tassa, e questo viene fatto, ma non dice che devono essere date agli ATC, non sta scritto da nessuna parte, questa è una cosa che ha stabilito la Regione Marche, invece, secondo me, a tutela dei diritti degli agricoltori, per i quali qui dentro ho sentito tanti Consiglieri strapparsi le vesti, è giusto che la Regione prenda un ufficio, aumenti il fondo attuale e faccia funzionare questo meccanismo.
Se lo farete ci sarà una conseguenza tra le vostre parole, che vi vedono schierati a fianco degli agricoltori, e i fatti. Se non lo farete prendo atto che quando parlate degli agricoltori parlate per demagogia … Allora passate ai fatti!
Faccio una considerazione politica, se volete fare queste cose dimostrate che alle vostre parole seguono le azioni, se invece non passate ai fatti dimostrate l’esatto contrario e cioè che parlate e non fate i fatti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Vorrei attirare l’attenzione dell’Assessore Pieroni, perché ho ascoltato con attenzione quanto ci ha letto (scritto dagli uffici competenti) sulla materia.
Il meccanismo è chiaro, non lo è quanto è stato liquidato in questi anni, allora mi domando: se non l'ha letto è un discorso, altrimenti manca il controllo della Regione sugli ATC, nel modo in cui gli ATC chiudano il cerchio, perché il meccanismo è chiaro.
Come giustamente ha sottolineato il Consigliere Bisonni, non penso che la Regione, dovendo applicare una normativa nazionale, essendosi data una normativa regionale, non possa e non debba chiudere il cerchio dicendo: “Caro ATC, mi fai vedere quante richieste di rimborsi hai ricevuto e quanti soldi hai erogato”, altrimenti non si chiude il cerchio, anche perché non penso che la Regione non possa assicurarsi che la legge nazionale venga applicata.
Quindi nel bel meccanismo illustrato mi aspetto che adesso lei ci dica i dati relativamente a ciascun anno in riferimento all’applicazione della normativa nazionale e mi dica che gli agricoltori hanno ricevuto: 120.000, 80.000, 150.000 euro e poi andiamo a vedere se il 7% è sufficiente perché impegnati non vuol dire liquidati, quindi di cosa parliamo? Del nulla se lei non ci porta i dati relativi a quanto in questi anni abbiamo liquidato agli agricoltori in applicazione della normativa nazionale, cifre che aspetto di sentire.

Presidenza del Vicepresidente
Piero Celani

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Mi viene un dubbio rispetto a questa sua proposta perché lei ha parlato della difesa degli agricoltori e delle colture ed io quindi leggo il comma 7, dell’articolo 15 della legge: “L’esercizio venatorio è comunque vietato in forma vagante sui terreni in attualità di coltivazione. Si considerano in attualità di coltivazione i terreni con coltivazione erbacea da seme, frutteti, vigneti, uliveti, i terreni coltivati a soia e riso, nonché a mais per la produzione di semi fino alla data del raccolto. L’esercizio venatorio in forma vagante inoltre è vietato sui terreni in attualità di coltivazione individuati dalla Regione, sentite le organizzazioni professionali”.
Da ciò si evince che sui terreni coltivati non si può andare a caccia, quindi il fatto di collegare il povero agricoltore che coltiva il mais con un eventuale indennizzo, tutto ciò che è coltivato non può essere calpestato o non può essere frequentato, in buona sostanza nei terreni coltivati è vietata la caccia, quindi presumo che non possa essere così automatico che ogni particella catastale venga rimborsata se non per danni, che è un altro tema. La servitù venatoria non viene costituita su tutti i terreni agricoli, questo penso che si sappia, non devo dire nient’altro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Scusi, Assessore, capisco che l’ha letta solo adesso la legge, però ascolti, ho precisato all’inizio che il rimborso non è collegato ai danni che gli agricoltori subiscono alle colture, è collegato ai terreni che sono inseriti, comma 1, nel Piano faunistico venatorio, ad eccezione di quelli esclusi, sarebbero tutti gli altri, non solo le aree incolte perché ci sono delle colture su cui ci si può passare.
Non faccio l’agricoltore, però le faccio vedere l’elenco, mi risulta che ci sono delle colture su cui si può passare, il problema del rimborso Assessore non è per il danno causato a quelle colture che lei ha letto, ma perché viene istituita una servitù venatoria, cioè se lei vuole passare a casa mia con la macchina le dico che può farlo, però mi deve rimborsare per il passaggio, questo lo prevede la legge, non lo dice il Consigliere Bisonni. Il comma 1, se lo legge, dice che in tutti i terreni, non tutti i terreni delle Marche, non come ha detto lei che basta la particella, no, in tutti quelli che sono inseriti nel Piano faunistico venatorio, il comma 1 prevede “per l'utilizzazione dei fondi inclusi - quindi non in tutti - nel piano faunistico venatorio regionale, ai fine della gestione programmata della caccia, è dovuto …” in quegli altri casi però questi soldi agli agricoltori glieli vogliamo dare o no?
Sono tantissimi, Assessore Casini! Il Consigliere Fabbri ha fatto una bellissima domanda, lei Assessore Pieroni ha detto che sono stati impegnati 150.000 euro, ci dica quanti ne sono stati liquidati, perché impegnare dei soldi equivale a dire zero, vorrei sapere quanti ne sono stati liquidati, ci dia queste cifre. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Pieroni.

Moreno PIERONI. Credo che la risposta sia giusta e rispettosa della domanda fatta. Sulla richiesta fatta la Regione Marche impegna i fondi e liquida le istanze che arrivano dai vari ATC, porto un esempio che mi è rimasto impresso, sapete quante richieste per questo specifico tema ha fatto un ATC di Pesaro? Una, magari gli altri hanno numeri diversi. Questa cosa mi ha colpito molto, una sola richiesta di rimborso per l’utilizzo del fondo come passaggio, probabilmente gli altri ATC hanno situazioni più importanti, per dire che la Regione impegnando mette a disposizione la copertura economica e quando gli ATC inviano la richiesta di rimborso - “liquidate perché abbiamo fatte le verifiche del caso e potete liquidare” - la Regione è il soggetto che liquida.
Un’altra cosa su cui possiamo ragionare, ma non in questo il momento senza avere un quadro compiuto, è se in futuro sarà opportuno avere un ufficio della Regione che fa tutto, però questa è una cosa su cui dobbiamo ragionare e votare ora una mozione che impegna il Presidente della Regione e l’Assessorato competente ad istituire un ufficio può darsi che sia controproducente rispetto alle tempistiche ed alle modalità di liquidazione perché credo che non sia così automatico che la Regione Marche diventi anche il controllore di tutto il sistema delle migliaia di agricoltori che fanno la richiesta. Non è così automatico, c’è sempre un soggetto, che è l’ATC, che deve completare questo percorso.

(interrompe il Consigliere Bisonni)

Moreno PIERONI. Credo che invece dobbiamo ridefinire, ma non è oggetto di mozione, è una riflessione, è un messaggio che il Consigliere Bisonni ha lanciato ed è giusto che noi lo approfondiamo, per capire se ci sono dei ritardi dovuti a mancata verifica delle richieste che arrivano dagli ATC, questo va fatto.
Al di là del fatto che secondo me la mozione non può essere votata, mi sono appuntato una cosa: “convocare un incontro urgente con ATC e agricoltori per rideterminare tempi e modalità di eventuale erogazione”, per capire insieme a loro se quello che emerge è nella sua complessità oggettivo, oppure ci sono dei casi, ma anche quei casi vanno rispettati, quindi credo che la mozione non possa impegnare la Giunta su questioni rischiose per gli agricoltori, altra cosa è far partire da subito una procedura che ci dia la possibilità di verificare quello che oggi il Consigliere Bisonni ha sollecitato con questa mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Utilizzo la dichiarazione di voto per dire una cosa semplice, se di tanto in tanto chiediamo la sfiducia di qualche Assessore è perché vediamo che non c’è il controllo della materia a cui è delegato e oggi ne abbiamo avuta l’ennesima piccola conferma.
A distanza di anni dall’emissione della normativa non sappiamo se ci sono domande di indennizzo da parte degli agricoltori, non sappiamo come viene applicata la normativa nazionale tramite la normativa regionale, non sappiamo quanti soldi abbiamo liquidato, la risposta era semplice, l’Assessore Pieroni nel rispondere alla mozione avrebbe dovuto dire: abbiamo ricevuto dalla Provincia di Pesaro-Urbino una sola richiesta di indennizzo, erano 16 euro e sono stati liquidati, questi dati non ce li ha forniti perché non li conosce.
Faccio un discorso politico, a cosa impegna la mozione del Consigliere Bisonni? Ad individuare un ufficio regionale. C’è la PF caccia e pesca? Allora si risponde che è già stato individuato. Ad assegnare all’ufficio regionale individuato il fondo regionale. Sono pochissime domande? Sono pochissimi indennizzi? Spendiamo poche migliaia di euro? Bene! Oppure sono migliaia di domande e i 150.000 euro messi lì non sono sufficienti? Voglio dire che questa politicamente è la solita dimostrazione di incapacità di gestione che ha questa Giunta.
Non siete preparati, avete lasciato carta bianca agli ATC che avete caricato di responsabilità e di potere e non avete il controllo di quello che fanno, quindi io invito la Regione a riprendere il controllo della situazione perché sugli ATC esercitate controllo pari a zero.
Nell'ottica della dichiarazione di voto, non potete non approvare questa mozione perché avete dimostrato di non sapere come gestite la questione sollevata, quindi l’invito a dire: individuo l’ufficio, gli assegno i soldi e controllo finalmente cosa deve fare per legge regionale e statale, è necessario, non penso che non possiate non votare questa mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Voterò a favore della mozione che ho presentato, però vorrei precisare, purtroppo l’Assessore Casini in questo caso ha fatto confusione, questo non è un diritto sancito dalla legge in merito ai danni, ma è un rimborso dovuto al diritto di proprietà, oggi in Italia se io vado con la macchina fotografica non posso passare sul terreno del Consigliere Fabbri, mentre se ci vado armato lo posso fare.
E' istituita di forza una servitù venatoria sul diritto di proprietà, non sui danni, il comma 1, dell’articolo 15 di questa legge del 1992 stabilisce che gli agricoltori hanno diritto ad un rimborso, qui non siete nemmeno d’accordo sui numeri perché c’è chi dice che sono pochissimi, c’è chi dice che sono migliaia, mettetevi d’accordo, io vi dico quello che è arrivato alle mie orecchie, poi giusto o sbagliato verificatelo, però a me risulta che questo meccanismo non funziona, come dice il Consigliere Fabbri, il controllo sugli ATC non ce lo avete nella maniera più assoluta, molti degli agricoltori neanche sanno di questa cosa, in alcuni casi dove ci sono poche domande è perché gli agricoltori non sono a conoscenza che hanno questo diritto, purtroppo si verifica questo, sanno del diritto al rimborso dei danni, ma non sanno del diritto per la servitù venatoria, alcuni che lo sanno, ma tutto il meccanismo, ripeto, non funziona altrimenti non mi sarebbero giunte le lamentele.
Tutta questa situazione è fuori controllo e sostanzialmente mi avete dato ragione dicendo che convocherete al più presto un tavolo. Approvate questa mozione stabilendo che la Regione sarà l’ente che coordinerà tutto questo discorso e che si occuperà di dare questi rimborsi agli agricoltori, se non lo volete fare vi state arrampicando sugli specchi, dal mio punto di vista.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Grazie Presidente. Questi terreni devono essere gravati da servitù venatoria, e non è connesso con il comma 1, ma è un combinato disposto del comma 1 con il comma 7.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Mozione n. 431. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale non approva)

Interrogazione n. 763
ad iniziativa dei Consiglieri Pergolesi, Maggi, Giorgini, Fabbri
“Utilizzo risorse aggiuntive POR FESR 2014-2020 a seguito degli eventi sismici 2016”

Interrogazione n. 764
ad iniziativa della Consigliera Leonardi
“Risorse aggiuntive POR FESR 2014-2020 destinate alle aree colpite dal sisma ed impiegate per investimenti e progetti fuori dalle Province del cratere”
(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 763 dei Consiglieri Pergolesi, Maggi, Giorgini, Fabbri e l’interrogazione n. 764 della Consigliera Pergolesi.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Bora.

Manuela BORA. Grazie Presidente. Grazie ai Consiglieri che martedì scorso hanno chiesto il rinvio, ero a Camerino per impegni istituzionali ed avrei tanto voluto rispondere personalmente, quindi grazie per aver atteso una settimana in più per la discussione in Aula da parte dell’Assessore alle politiche comunitarie.
Procedo con la risposta prima all’interrogazione n. 763 e poi all’interrogazione n. 764.
In relazione alla prima richiesta formulata (motivazioni della presunta mancata emanazione di nuovi bandi), è opportuno considerare che già nel 2017, durante il negoziato sulla rimodulazione del Programma, la Commissione Europea aveva espresso un'indicazione molto chiara circa la necessità di procedere all'attivazione tempestiva dei 248 milioni di euro per la ripresa post sisma, suggerendo di far ricorso il più possibile:
• a procedure negoziali per l'individuazione di edifici o siti sui quali realizzare interventi di miglioramento/adeguamento sismico;
• al parco progetti esistente sui bandi in corso rivolti alle imprese.
Tale indirizzo è stato recepito dalla Giunta regionale al termine di un percorso di consultazione degli attori locali (Patto per lo sviluppo) culminato nell'approvazione del MAPO, documento che dà attuazione alle linee strategiche del Programma definendo le modalità attuative dei singoli interventi.
Per quanto riguarda specificamente gli interventi rivolti ad enti pubblici, i progetti sono stati selezionati tramite procedure di concertazione, attraverso il coinvolgimento nel processo decisionale dei diversi soggetti interessati, favorendo sempre la risposta a bisogni collettivi. L'approccio adottato ha consentito di velocizzare la realizzazione degli interventi infrastrutturali, che di per sé hanno necessità di un arco temporale lungo per essere portati a termine, e al tempo stesso assicurare il rispetto delle regole generali per la selezione dei progetti (verifica del soddisfacimento dei criteri di ammissibilità e utilizzo di quelli di valutazione come principi guida nella costruzione della progettualità).
Con riferimento agli interventi per il sistema delle imprese, sempre la delibera di Giunta regionale 475/2018 con cui è stato approvato il nuovo MAPO, stabilisce che gli stessi sono attuati tramite procedure valutative a graduatoria, ma potranno in taluni casi beneficiare di graduatorie già esistenti e non finanziate completamente per carenza di risorse. Tale previsione si inquadra correttamente nell'impianto strategico del nuovo Asse 8, articolato in obiettivi e azioni che non differiscono da quelli degli assi ordinari se non per il perimetro in cui andranno a realizzarsi (Comuni previsti dall'Allegato 1 del Por). E non poteva che essere così, stante il carattere vincolato delle risorse Fesr rispetto alle priorità di investimento rigidamente fissate nei regolamenti e ancorate a meccanismi di concentrazione negli obiettivi tematici della programmazione 14-20.
Stante il quadro di riferimento, appare quanto mai opportuna l'indicazione della Commissione europea di valorizzare la progettualità già espressa dalle imprese dell'area del cratere nell'ambito dei bandi riservati all'intero territorio regionale. Anche perché, trattandosi delle stesse linee di finanziamento, è difficile che il territorio avrebbe potuto far emergere, in un breve lasso di tempo - perché poi questo è il tema: dare una risposta e darla subito - e su nuovi bandi dedicati, progetti diversi da quelli in graduatoria sugli avvisi esistenti.
Sebbene quindi ci fossero tutte le ragioni per valorizzare i progetti di qualità presentati dalle imprese del cratere sui bandi ordinari in corso o appena chiusi, tuttavia nella pratica ciò è avvenuto in misura assai limitata, come dimostrano i numeri:
• a sostegno degli investimenti produttivi si è proceduto allo scorrimento della graduatoria degli interventi 1.3 - Manifattura e lavoro 4.0 e 7.1 - Sostegno alle aree di crisi del Piceno e Val Vibrata, inizialmente attivati con sole risorse ordinarie (contributi pari a oltre 3 milioni di euro);
• a favore della ricerca industriale è stata approvata una graduatoria separata relativa alle sole imprese dell'area del cratere nell'ambito dell'intervento 1.2 - Industrializzazione dei risultati della ricerca (contributi pari ad oltre 2 milioni di euro);
• a favore dell'accesso al credito delle imprese nell'area del sisma è stata creata una riserva ad hoc per concedere garanzie alle imprese colpite dal sisma nell'ambito dell'intervento 10.1 Confidi (contributi pari a 9 milioni di euro).
In merito all'intervento 1.2 e 1.3, di cui alla presente interrogazione, si sottolinea che le risorse aggiuntive hanno permesso di finanziare tutti i progetti presentati da imprese localizzate nelle aree del sisma, senza escluderne alcuna.
Va inoltre ricordato che la struttura regionale ha emanato nuovi bandi a valere sull'asse 8, a cui potevano accedere solo le imprese localizzate nell'area del cratere. Alcuni si sono già chiusi e hanno riscosso un grande successo sul territorio. Ci riferiamo in particolare a:
• l'intervento 21.1.1, il cui bando si è chiuso con una significativa partecipazione degli attori locali: sono pervenuti 235 progetti con una richiesta di contributi pubblici di oltre di 56 milioni di euro, ampiamente superiore al budget disponibile tanto da richiedere uno spostamento di risorse da altre azioni del Por;
• l'intervento 23.1.1 Supporto alla competitività del Made in Italy ai fini della rivitalizzazione delle filiere produttive colpite dal terremoto, per il quale sono pervenuti progetti per 17,4 milioni di contributi richiesti;
• l'intervento 22.1.1 Sostegno allo sviluppo e alla valorizzazione delle imprese sociali nelle aree colpite dal terremoto, per il quale sono pervenuti progetti per 6,1 milioni di contributi richiesti.
Tra i bandi di recentissima pubblicazione segnaliamo inoltre sempre l'intervento 21.1.1 con il bando 2019 "Impresa e Lavoro 4.0", per il quale è ancora possibile presentare domanda; è infine in fase di pubblicazione un nuovo bando destinato alle aree di crisi che ricadono nei territori colpiti.
Pertanto, tutte le risorse della riprogrammazione pro-terremoto a sostegno del sistema produttivo sono state destinate alle imprese localizzate nelle aree del cratere, senza distrazione di risorse - lo dico qui pubblicamente - dalla destinazione vincolata per cui l'Unione Europea e lo Stato italiano hanno stanziato le risorse aggiuntive.
Cionondimeno, l'amministrazione regionale si adopererà per assicurare, attraverso il complesso sistema di controlli amministrativi e in loco volti a prevenire e sanzionare eventuali irregolarità, che nessuna distrazione avvenga in futuro in fase di attuazione dei progetti. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giorgini.

Peppino GIORGINI. Grazie Presidente. Anche se non ho fatto io questa interrogazione conosco molto bene la materia e l’Assessore è sulla buona via perché il gioco di parole lo sta imparando molto bene, nel senso che dice che i soldi sono stati investiti tutti nelle zone del cratere, ma questo è falso, perché? Facciamo un passo indietro, ero presente a Palazzo Li Madou alla presentazione del Comitato di sorveglianza dei 248 milioni del Por-Fesr aggiuntivi, che sono stati poi assegnati all’asse 8, 124 milioni sono dell'Unione europea, 124 milioni sono stati messi dal Governo italiano, qual è il gioco di parole?
Giustamente l’Assessore dice i soldi sono stati messi nel cratere, certo, ma 124 milioni come li ha suddivisi il Comitato di sorveglianza, con l’appoggio di Ceriscioli? Perché con l’appoggio del Presidente? Perché quando ho contestato al delegato UE dicendo: “Ma come avete fatto a fare la suddivisione in base alla classificazione sismica?” Perché? Che cosa hanno fatto? Hanno suddiviso 124 milioni per le zone del cratere e 124 milioni secondo la classificazione sismica 1 e 2 delle Marche, lasciando fuori dodici Comuni, tra cui San Benedetto del Tronto, Cupra Marittima, Grottammare ed altri, hanno fatto questa suddivisione, per cui 124 milioni vanno alle zone del cratere, 124 vengono suddivisi in tutta la regione Marche.
Questa è la suddivisione dei fondi aggiuntivi Por-Fesr, sia quelli europei che quelli statali.
Qui il problema sta nella contestazione che ho fatto, come avete fatto a fare l’assegnazione? A prescindere dal fatto che avevo chiesto che tutti i 248 milioni andassero alle zone del cratere, a parte questo, era presente pure il Vicepresidente Celani, era presente anche il Senatore Fede, eravamo lì a discutere e quando ho chiesto al delegato UE: “Chi ha deciso questo? Come avete fatto a decidere questa suddivisione dei fondi assurda?” Mi ha risposto: “Guardi Consigliere che c’era il vostro Presidente Ceriscioli quando abbiamo preso questa decisione”, questo è il primo punto.
Se il Presidente Ceriscioli investe nelle Marche, non nelle zone del cratere, questa sentenza gli dà la liceità di farlo, certamente lo deve fare con equità, deve distribuire tanto al nord e tanto al sud, sulla messa in sicurezza degli edifici, nella pubblicità turistica, nell’adeguamento sismico, lo deve fare con una certa equità, non può fare tutto da Ancona in su e da Ancona in giù c'è Ascoli con un solo evento pubblicizzato.
Quello che ha detto l’Assessore in realtà è vero, perché 124 milioni vengono investiti nelle zone del cratere, sono gli altri 124 milioni che dobbiamo vedere dove vanno a finire, perché oltre alle piste ciclabili, come ha detto l’Assessore, vorrei capire a che cosa servono 9 milioni per la fusione dei Confidi, cosa c'entra con il terremoto? Rispondete a questa domanda, poi capiremo dove vanno a finire i soldi.
A parte il fatto che la realizzazione di questi progetti ha bisogno di un tempo lungo, attenzione che ancora non c’è una rendicontazione, non c’è nessun progetto, non c’è niente e c’è il rischio che nella prossima legislatura questi 248 milioni, che fanno tanto discutere, ma nessuno conosce bene come stanno le cose, qualcuno andrà lì e magari i soldi non ci saranno più perché l’UE se li è ripresi dato che i progetti non sono stati appaltati. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Bora.

Manuela BORA. Il Consigliere Giorgini oltre a rappresentare un Movimento che oggi ha già ben dimostrato come tratta le donne, è decisamente male informato, anzi rinnovo anche a lui la disponibilità a dargli delle ripetizioni, se vuole, perché ha detto un sacco di stupidaggini, da ultima che non ci sono progetti e che non sono stati rendicontati.
(Interrompe il Consigliere Giorgini)

Manuela BORA. Non so lei dove li prende questi dati, le ripeto un giorno ci vediamo, come si faceva all’Università, in orario di ricevimento.

(interrompe il Consigliere Giorgini)

Manuela BORA. Ci sono stata ed abbiamo chiesto dei soldi in più perché 248 milioni di euro nemmeno ci bastano, anzi i tecnici, l’autorità di gestione nel caso di specie, che è responsabile dell’utilizzo di quei fondi, ha detto che anche se l’anno scorso avevamo l’obbligo di certificare 500.000 euro, noi ne abbiamo certificati 2.000.000 e abbiamo ricevuto anche i complimenti sullo stato di avanzamento dell’Asse 8, quindi lei prende dei dati a caso, non so se è un mentitore seriale, quindi mente sapendo di mentire oppure non riesce a capire quello che viene scritto e detto in quanto ha fornito una serie di dati inesatti.

(interrompe il Consigliere Giorgini)

Manuela BORA. Lei vada a fare un altro mestiere! Questi chiarimenti li dovevo ed a questo punto procederei con la risposta all’interrogazione n. 764 della Consigliera Leonardi.
Si ricorda che, come a tutti noto, sono state assegnate alla Regione Marche 248 milioni di euro di risorse comunitarie aggiuntive a valere sul Por Fesr Marche 2014-20 per far fronte alle conseguenze negative sul tessuto socio-economico prodotte dagli eventi sismici che hanno colpito una vasta parte del territorio regionale a partire dall'agosto 2016.
Si ribadisce, inoltre, che essi sono fondi comunitari diversi da quelli assegnati per la ricostruzione, e qui secondo me c’è il distinguo, l’incomprensione madre di tutto il resto, nel senso che le risorse per la ricostruzione ci sono, coprono tutto e queste invece sono risorse per il rilancio anche economico e non solo, come ha giustamente evidenziato nella sua interrogazione, delle aree colpite dal sisma.
L'assegnazione di tali risorse ha reso necessario procedere ad una modifica del Programma suddetto con la quale è stato introdotto un nuovo Asse con più obiettivi (asse 8) nel quale sono state esplicitate le azioni che si intendeva attivare e la relativa dotazione finanziaria.
ll Por così modificato è stato inviato per l'approvazione alla Commissione Europea, che lo ha approvato con Decisione UE n. 8948 del 19 dicembre 2017.
Va premesso che, in particolare, per le azioni rivolte a promuovere interventi di adeguamento o miglioramento sismico nel Por veniva stabilito che:
- avrebbero dovuto riguardare "edifici pubblici considerati strategici non solo in termini di impatti per la salvaguardia di vite umane durante il verificarsi di un potenziale evento sismico ma altresì per la funzione di pubblica utilità che possono svolgere nella gestione delle fasi di prima emergenza";
- realizzarsi in sinergia e complementarietà con le attività previste per gli interventi di efficientamento energetico;
- essere realizzati, prioritariamente nei Comuni del cratere, con possibile estensione ai Comuni che ricadano nelle classi di pericolosità sismica 1 o 2.
Sulla base del quadro delineato nell'ottica della massima trasparenza, che ha sempre caratterizzato l'agire dell'amministrazione regionale è stato attivato, per le azioni che prevedevano come beneficiari gli enti pubblici, un processo di concertazione al fine di individuare le aree di intervento su cui operare.
Con la delibera di Giunta regionale n. 475 del 16 aprile 2018 la Giunta regionale ha individuato per le azioni relative all'adeguamento sismico e efficientamento energetico quindi cinque aree di intervento (Università, Erdis, Edilizia scolastica, Edilizia sanitaria ed Edifici strategici) nell'ambito delle quali dovevano essere individuati i singoli interventi da finanziare.
E' quindi iniziata una successiva concertazione, da parte delle singole strutture regionali competenti, nello specifico ambito, del quale si riportano di seguito gli esiti:
- nel caso dell'area di intervento rivolta all'Università e all'Ente regionale diritto allo studio (Erdis), considerando che la quasi totalità del territorio marchigiano è a rischio sismico e, tenuto conto che le strutture universitarie e quelle a servizio degli studenti sono giornalmente frequentate da molteplici persone, si è ritenuto, dopo una concertazione con le quattro Università, quindi la decisione è stata presa insieme a loro, presenti nel territorio marchigiano, di procedere all'adeguamento sismico e all'efficientemente energetico di alcune loro sedi, particolarmente a rischio dal punto di vista sismico;
- per gli edifici strategici la scelta delle strutture da finanziare è stata dettata dall'importanza delle attività e delle funzioni svolte in tali edifici. Detti immobili, infatti, sono adibiti a funzioni considerate basilari sia per la gestione dell'emergenza sia in caso di calamità. Gli interventi di adeguamento sismico e messa in sicurezza degli edifici interesseranno in particolare tutte le Sale operative integrate regionali che operano ciascuna sul proprio territorio provinciale. Tali edifici sono stati selezionati in quanto edifici strategici per le funzionalità della protezione civile in tema di intervento in seguito ad eventi sismici futuri. Si tratta di edifici la cui importanza strategica è sancita dal ruolo delle attività e delle funzioni in essi contenute, che sono considerate basilari sia per la gestione dell'emergenza e per la quale erogano servizi indispensabili, sia per la prevenzione del rischio sismico. È ovvio che la linea di intervento regionale deve essere globale, comprendendo quindi edifici fuori dal cratere, ma comunque strettamente funzionali ai territori colpiti dal sisma, come la SOI centrale di Ancona nel palazzo Rossini, sede della Protezione civile regionale e il palazzo Raffaello che ospita il soggetto attuatore, gli uffici amministrativi, l'edificio di via Sanzio di Ancona, che ospita l'ex genio civile della provincia di Ancona;
- per gli edifici sanitari la scelta di inserire l'Ospedale Regionale di Torrette è stata dettata dal ruolo strategico svolto da questa struttura nel settore sanitario, essendo l'unico centro di alta specializzazione, che nel corso del sisma 2016 ha già svolto un ruolo fondamentale nella cura e assistenza alle persone provenienti dalle zone colpite, così come anche in altri casi di calamità avvenute nelle Marche;
- per gli edifici scolastici si è deciso di focalizzare gli interventi su alcune strutture scolastiche inserite nel Piano scuole e Programma straordinario per la riapertura delle scuole nei territori interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto, di cui all'Ordinanza del Commissario del Governo per la ricostruzione nei territori interessati dal sisma del 24 agosto 2016.
Da tutto quanto esposto è quindi non consono parlare di "destinazione finanziaria massiccia" dei fondi aggiuntivi del Fesr concessi per le aree colpite dal sisma verso aree e progetti inseriti fuori dalle Province del cratere, in quanto esse andranno a migliorare il sistema delle strutture di pubblica utilità regionali - quindi non provinciali o comunali, regionali perché queste sono le caratteristiche strategiche di quelle strutture - indispensabili nella gestione dei casi di catastrofi naturali.
Si ricorda infine che il Por Fesr ordinario (quello che avevamo prima dell'integrazione con le risorse aggiuntive) non prevedeva linee di intervento per l'adeguamento sismico e quindi ci si trovava nell'impossibilità di investire risorse per la salvaguardia delle vite umane, né dentro né fuori dal cratere.
Nel dettaglio tutti gli investimenti previsti nell'asse 8 che non sono stati destinati alle zone colpite dal terremoto ed il loro ammontare economico viene qui riepilogato in una tabella che consegnerò a latere della risposta alla Consigliera Leonardi, dove potrà trovare il dettaglio di tutti gli edifici finanziati e chiaramente le risorse assegnate per ciascuna di esse.
Alla domanda se non si ritenga pertanto opportuno rivedere urgentemente l'allocazione delle risorse aggiuntive per le zone colpite dal sisma, la cui ripresa è in severo affanno, si risponde che per quanto riportato in precedenza non si rende necessaria una revisione degli interventi individuati in quanto essi sono stati frutto di una concertazione ampia e condivisa con il territorio e nel rispetto di quanto previsto dal Por Fesr Marche 2014-20 approvato dalla Commissione Europea.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Ringrazio l’Assessore per la lunga ed articolata risposta anche nella parte relativa alle diverse situazioni che sono state finanziate con questi fondi aggiuntivi, però non reputo di potermi dire soddisfatta della risposta.
La possibilità che la Regione si è data di allargare quello che personalmente reputo l’obiettivo di quei fondi aggiuntivi dati dall’Unione Europea, e quindi di intervenire sistematicamente sulle realtà colpite dal terremoto, per quanto mi riguarda è stato disatteso. La possibilità di intervenire allargando le maglie dell’intervento con una copertina che probabilmente a livello normativo è corretta, che è quella del grado di sismicità dei Comuni, ha permesso di coprire quasi l’intera regione Marche e se può tacitare probabilmente a livello normativo la linearità del percorso fatto, non reputo che sia coerente il principio che era invece alla base di quei fondi aggiuntivi.
Qualcosa è certamente mancato, è stato risposto che c’è stata una concertazione, i fondi andavano secondo pubblica utilità: gli edifici importanti in fase emergenziale, le scuole, la priorità al cratere, sono alcune delle parole che mi sono segnata dall’intervento, faccio solo degli esempi concreti per far capire che non si parla a vanvera.
Il Comune di Petriolo e il Comune di Fiuminata hanno delle scuole che poiché non sono state rase al suolo, non sono rientrate nei famosi fondi ordinari, che abbiamo giustamente scisso rispetto a questi fondi aggiuntivi, paradossalmente hanno dei progetti in essere sia di adeguamento sismico che di efficientamento energetico e sono nel cratere, ma i Comuni non sono rientrati neanche in questi fondi aggiuntivi che sembravano scritti apposta per loro. Allora mi chiedo, come è stato possibile questo?
Comune di Ussita, anche Ussita è nel cratere, efficientamento energetico delle centrali idroelettriche del comune, un altro di quegli interventi in zona cratere, uno degli assi previsti è appunto l’efficientamento energetico, per cui sono stati destinati, individuati 49,4 milioni di euro. Tre realtà nel cratere, tre esempi di realtà che rientravano perfettamente nell’ambito concordato con l’Unione Europea eppure sono fuori.
Questo vuol dire che qualcosa come minimo è mancato e per questo credo che sarebbe giusto e corretto intervenire, altrimenti si crea una disparità di trattamento che non è accettabile per chi è già in condizioni non solo fragili, ma drammatiche.
Tutti siamo d’accordo nel mettere in sicurezza le Università dove vanno i nostri giovani, gli edifici dell’Erdis perché i giovani vanno tutelati, però le proteste che ci sono state in questi mesi per questi esempi e per la dirittura che questi fondi hanno preso, hanno preso veramente un’altra strada, al di là delle intemperanze ed esuberanze di alcuni, sono corrette.
L’autoreferenzialità di fare delle scelte senza condividerle la trovo sconcertante, come trovo sconcertante alcuni atteggiamenti tenuti da alcuni esponenti del PD che invece di mettersi seduti e dire che forse qualcosa era mancato, hanno fatto addirittura minacce di querele ai terremotati, come il Sindaco di Pesaro nei confronti di quella signora terremotata, delle casette, che ha sbagliato a dire che i fondi delle piste ciclabili a Pesaro vanno da un’altra parte, ma a Pesaro ci vanno dei soldi che dovevano andare prioritariamente all’area del cratere, lo stesso Assessore Sciapichetti, che è qui presente, ha detto di denunciare e querelare i Comitati dei terremotati, allora io reputo che chi porta l'istanza di un problema, che vediamo dai fatti essere reale, non meriti insulti e minacce di querele, ma attenzione e laddove sia sbagliato, perché può succedere, si provveda a fare dei correttivi.

Mozione n. 447
ad iniziativa dei Consiglieri Minardi, Rapa
“Sostegno al rientro in territorio italiano della Statua di Lisippo 'l’Atleta vittorioso' e sua collocazione nella città di Fano”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 447 dei Consiglieri Minardi, Rapa.
Ha la parola, per l'illustrazione, il Consigliere Minardi.

Renato Claudio MINARDI. Grazie Presidente. Abbiamo presentato questa mozione, io e il Consigliere Rapa, a seguito della sentenza della Corte di Cassazione del gennaio di quest’anno che ha definitivamente chiuso una vicenda giudiziaria molto lunga.
La Corte di Cassazione ha deciso che il Lisippo, la statua dell’Atleta vittorioso attribuita a Lisippo, che fu ritrovata al largo delle coste della città di Fano nel 1964, che oggi è al Getty Museum di Malibù negli Stati Uniti, è stata acquistata illegalmente, è uscita illegalmente dal nostro Paese e la vicenda giudiziaria, che è piuttosto lunga perché è iniziata oltre 10 anni fa, ha visto diverse sentenze a cui ovviamente il Getty Museum si è continuamente opposto.
La Corte di Cassazione ha stabilito che la statua di Lisippo è un patrimonio inalienabile dello Stato e ne ordina di fatto la confisca.
Questo cosa vuol dire che la statua dovrà rientrare in territorio italiano, ci aspettiamo purtroppo che il Getty Museum continuerà a combattere la sua battaglia contro il rientro in territorio italiano, ma noi non possiamo ovviamente abbassare la guardia.
L'Atleta vittorioso risale al II secolo a.c., una statua molto importante, come la Venere di Morgantina, alta oltre 1,5 metri, un'opera d’arte di grande valore, rilevante per il patrimonio culturale ed artistico del nostro Paese.
Chiusa questa vicenda giudiziaria ora ci sono da fare i passi finali, ovvero lo Stato italiano dovrà attivarsi nei confronti del Governo degli Stati Uniti, e quindi nei confronti del Getty Museum, per confiscare definitivamente l’opera e riportarla nel nostro Paese.
La mozione che abbiamo presentato prevede che la Regione sia parte attiva di questo processo, un processo, ripeto, iniziato tanti anni fa, che non è ancora finito e si concluderà soltanto quando l’opera rientrerà sul suolo italiano, c’è quindi bisogno di una convergenza di azioni dal punto di vista politico, istituzionale, fatte di rogatorie, di atti formali nei confronti di uno Stato straniero e di un soggetto privato, che è il Getty Museum, che oggi ne è illegalmente proprietario.
C'è bisogno delle azioni del Comune e ancora di più delle azioni del Ministero ai beni culturali e del Ministero degli affari esteri, ovviamente c’è anche l’azione importante della Regione Marche, che è un’istituzione sempre molto attenta ai beni culturali, anche per le funzioni che svolge in questo settore, quindi la mozione chiede alla Regione Marche di essere parte attiva in ogni occasione affinché sia garantito il rientro della statua di Lisippo nel territorio italiano, impegna altresì a sostenere il rientro con adeguate risorse finanziarie perché nel momento in cui la statua rientrerà in Italia dovrà essere collocata in un luogo importante in quanto non solo è un’opera importante per il nostro paese, ma è rilevante per l’intera regione.
Naturalmente la città di Fano si candida per la collocazione nel Museo cittadino, che nei prossimi mesi celebrerà anche il collegamento di Vitruvio con Leonardo con la mostra che si aprirà all’inizio di luglio.
La mozione impegna la Regione a definire la collocazione dell’opera nella città di Fano, per la quale è anche un simbolo identitario dal punto di vista culturale.
Non aggiungo altro, sottolineo che questa opera d’arte nel momento in cui rientrerà in Italia sarà importante non solo per il valore culturale, ma come volano dal punto di vista economico perché immagino che possa essere visitata ogni anno da decine e decine di migliaia di visitatori.
Ritengo importante che l’opera rientri, che venga valorizzata, ovviamente la città si sta preparando ad una data che ancora non conosciamo, ma l’obiettivo è che la Regione si impegni con forza e determinazione a fianco del Comune ed a fianco del Ministero perché rientri e possa rientrare nella città di Fano e la Regione si impegni per la sua collocazione anche con uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate perché ovviamente ci sarà bisogno di predisporre un progetto ed un percorso culturale finalizzato all’importanza dell’opera perché, come ho detto, non solo sarà importante dal punto di vista culturale, ma sarà anche un volano dal punto di vista del richiamo turistico. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rapa.

Boris RAPA. Il Vicepresidente Minardi ha illustrato molto bene nel dettaglio tutta la storia di questa opera d’arte per cui non mi voglio ripetere, ma vorrei solo evidenziare e sottolineare l’importanza del rientro di questa statua. L’Atleta Vittorioso di Lisippo può rappresentare un punto culturale molto importante per tutto il territorio, soprattutto a livello turistico può portare a notevoli ricadute anche in ambito economico, non solo per la città di Fano, ma per l’intera regione.
Bisogna creare le condizioni per favorire una messa in rete di queste opere d'arte per fare in modo che non restino isolate in un territorio, ma appartengano a tutta la collettività regionale per cui anch’io chiedo l’impegno della Giunta e dell’Assessore per fare in modo che questo rientro avvenga il prima possibile e soprattutto che si dia una collocazione, possibilmente nella città di Fano, alla statua di Lisippo per avere notevoli vantaggi a livello turistico e culturale.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Pieroni.

Moreno PIERONI. Il recupero di questa statua è fondamentale per il sistema culturale e per la promozione turistica della nostra regione, quindi lo spirito della mozione va nell’ottica che la Regione, la Giunta regionale, e lo stesso Presidente Ceriscioli più volte hanno dichiarato, faremo tutto affinché possa essere sostenuto il percorso del Comune di Fano che in questi anni, in particolar modo sotto la guida dell'attuale Sindaco, si sta impegnando per tenere alta l’attenzione e per chiudere una vicenda ormai decennale.
L’altra questione che ritengo altrettanto importante e concreta è quella che la Regione Marche si impegni - auspichiamo che il percorso possa concludersi nei tempi ragionevoli, tenendo conto di tutte le situazioni internazionali che ruotano intorno alla statua di Lisippo, quindi lo spirito della mozione per quello che mi riguarda c’è tutto per cui possiamo votarla come maggioranza e come Consiglio - affinché possa essere individuato nella città di Fano uno spazio idoneo a dare il giusto risalto a questa statua che diventerà insieme ad altre sculture e ad altre opere d’arte della regione Marche uno dei punti di riferimento per una programmazione e una promozione culturale a tutto tondo.
Per quello che mi riguarda voterò questa mozione che è un impegno ed uno stimolo alla Giunta regionale a trovare i giusti fondi, al momento opportuno, per finanziare interventi che possono qualificare la presenza della statua nella città di Fano e in questa nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Vorrei riprendere due passaggi di questa mozione per fare mente locale in quanto giustamente, come riportano gli estensori di questo atto, una mozione simile è stata approvata nel marzo 2011, mi sembra che ci fosse il Presidente Spacca, poi è stata approvata una seconda mozione il 5 aprile 2016, quindi ‘repetite iuvant’, è la seconda volta che il Consiglio sollecita la propria Giunta, su proposta dei Consiglieri di maggioranza, dicendo: andiamo in America a riprendere questa buona statua, magari poi non essendo questo un argomento soggetto a campagna elettorale il prossimo anno di questi tempi ci sarà una terza mozione per sollecitare.
Detto questo, passatemi la battuta, a livello comunale a Fano c’è una grande convergenza di intenti su questo sforzo, il Sindaco si è già espresso sulla stampa, la nostra candidata Sindaco si è espressa, la Senatrice del Movimento 5 Stelle si è espressa, hanno interessato il Ministero, che si è attivato, quindi c’è piena convergenza e al di là di ogni sfaccettatura siamo d’accordo a sostenere questa mozione. Non è nostro costume affiancarci o sostituirci all’iniziativa pregevole di qualche Consigliere, viceversa non è costume di altre forze politiche purtroppo, non presentiamo emendamenti, ordini del giorno, risoluzioni, mozioni per metterci il cappello anche noi, sappiamo che dal territorio l’azione è già decisa, coordinata e unanime, quindi appoggiamo questa mozione, per onestà intellettuale.
Non c’è da aggiungere niente, speriamo assolutamente che il Lisippo il prima possibile, sotto sollecitazione di tutte le istituzioni coinvolte e coinvolgibili ritorni a Fano in modo che ne possiamo godere tutti come marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Minardi.

Renato Claudio MINARDI. Solo una precisazione dopo quello che ha detto il Consigliere Fabbri.
Nelle scorse settimane il Sindaco di Fano ha insediato un tavolo istituzionale ed ha chiesto di farne parte ai rappresentanti della Regione, ai Parlamentari, ai candidati a Sindaco che ci sono in questo momento nella città, visto che ci sono le elezioni.
E' una problematica che, a prescindere da chi governa al momento o domani, è importante per tutta la comunità. C’è un interesse oggettivamente trasversale e credo che sia una cosa bella ed opportuna che tutti collaborino per raggiungere l'obiettivo.
Prima il Consigliere Fabbri ha parlato della candidata Sindaco e dei Parlamentari, in effetti questo lavoro è stato fatto dal Sindaco e sono stati invitati i Parlamentari del territorio, i candidati a Sindaco, tutti i capigruppo, sia di maggioranza che di opposizione, ed anche i rappresentanti della Regione.

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Mozione n. 447. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Mozione n. 433
ad iniziativa dei Consiglieri Fabbri, Maggi, Pergolesi, Giorgini
“Verifica di conformità dei Piani d’Ambito dei rifiuti, anche in seguito alla chiusura della discarica di Cà Lucio (PU)”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 433 dei Consiglieri Fabbri, Maggi, Pergolesi, Giorgini.
Ha la parola, per l'illustrazione, il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Chiediamo con questa mozione una maggiore proattività da parte della Regione in materia di gestione dei rifiuti, che è una problematica che abbiamo dibattuto lungamente in questi anni.
Devo riassumere i fatti degli ultimi mesi, noi abbiamo visto che il Consiglio di Stato con la sentenza del novembre scorso ha annullato l’Aia e la Via che autorizzavano l’ampliamento della discarica di Cà Lucio, di conseguenza l'ha fatta chiudere.
Ricordiamo che la decisione di concedere la Via e l’Aia fu presa il 1° agosto 2013 al rifugio Cupa delle Cotaline del Monte Catria, quindi al fresco, dall'allora Giunta provinciale.
Questa decisione, a detta dell’ex Assessore all’ambiente, uscita sulla stampa, non ricordo le parole precise, spero di non travisare il concetto, è stata presa sulla spinta del gestore, quando nel novembre, inizi di dicembre commentammo questa vicenda, che era oggetto di un contenzioso con gli abitanti pluriennale, dicemmo che se il politico non era in grado di fornire indicazioni e di controllare le istituzioni, in questo caso la partecipata che deve controllare, era bene che si dimettesse, quindi chiedemmo le dimissioni dell'allora Giunta provinciale che probabilmente ha causato, e verificheremo, anche un danno erariale per una scelta che si è rivelata errata ed è stata anche, se vogliamo tecnicamente, in qualche modo forzata.
Il Consiglio di Stato ha detto: benissimo, il gestore potrà ripresentare una seconda richiesta di Aia e di Via, e mi sembra che lo stia facendo. Non aveva considerato l’opzione zero all’ampliamento della discarica, quindi effettivamente non era dimostrata la necessità dell’ampliamento stesso, necessità che con gli anni si è dimostrata non sussistere perché all’inizio erano stati chiesti 680.000 metri cubi di ampliamento ed attualmente si dice che ne bastano 418.000, 270.000 sono ancora liberi, e c’è un accordo di programma con i Comuni, l’Unione Montana, l’Ata, la Provincia, perché il gestore dice che pur di riempire velocemente questa discarica ci si potranno mettere i rifiuti speciali, non più i rifiuti urbani, a dimostrazione che, seppur troppo lentamente, migliora un po’ la raccolta differenziata, si raccolgono le frazioni separate in maniera più specifica e tutte le volumetrie che ci hanno fatto approvare, che avete approvato negli anni, effettivamente erano inutili tant’è che adesso il gestore vuole l’industrializzazione del processo, vuole il potenziamento dei macchinari, perché questo vuol dire appalti, Pil, assunzioni e tutto quello che questo comporta. Chiaramente non è per le soluzioni semplici ed economiche, come potrebbero essere quelle che abbiamo messo nero su bianco in una serie di mozioni confluite nella risoluzione n. 33 del 2017 con la quale dicevamo guai alla termovalorizzazione nelle Marche, che non volevamo gli impianti producessero CSS, ma bisognava spingere sul recupero della materia, insistere sulla prevenzione della formazione dei rifiuti, quindi andare alla fonte verso la raccolta porta a porta delle frazioni differenziate, volevamo anche la tariffazione puntuale.
Chiedevamo anche, da parte della Regione, il Commissariamento di quelle Ata che non avessero presentato il Piano d’Ambito, alla luce di questa introduzione. Nella bozza di Piano d’Ambito scritta per la nostra Provincia risultava la discarica di Cà Lucio insieme a quella di Monteschiantello e di Casprete di importanza strategica, con questa sentenza è stata chiusa, quindi occorre assolutamente ritornare ad una verifica del Piano d’Ambito stesso perché manca la terza gamba del triangolo delle discariche.
L’impianto di trattamento è tuttora funzionante anche se abbiamo visto che chi abita lì intorno si oppone anche a questo perché si tratta di una interpretazione della sentenza del Consiglio di Stato, quindi a dir loro non potrebbe essere riaperto neanche quello.
Siamo in ritardo su tutto, sono passati quattro anni, i Piani d’Ambito sono ancora in bozza, bisogna dare una accelerata, si è perso tempo perché il gestore ha tentato di far passare la necessità di un impianto di trattamento dei rifiuti di 100.000 tonnellate anno, quando la Regione aveva detto che erano sufficienti 60.000 tonnellate anno e, nonostante questo, l’accordo di programma dirà che la discarica di Cà Lucio si potrà chiudere in quattro anni e che potrà essere riempita da rifiuti speciali, quando andrà in funzione il Tmb nella discarica di Casprete e dalla programmazione leggiamo che ci vorranno ancora quattro anni. Quindi per realizzare un impianto passeranno tranquillamente dieci anni, questo è il fatto politico, passano gli anni, pochissimo cambia nella gestione dei rifiuti.
Un anno e mezzo fa avevamo discusso del fatto che per disinnescare il d.p.c.m. del 10 agosto, che prevedeva un inceneritore nelle Marche, a cui noi ci siamo opposti e l’Assessore Sciapichetti aveva approvato la nostra mozione alla 192, dovevamo dimostrare che non si portavano in discarica più di 100.000 tonnellate anno, che era la soglia per cui l’inceneritore poteva essere realizzato.
Per incapacità dei gestori e per il mancato controllo e indirizzo della Regione non siamo in grado di toccare il Piano regionale dei rifiuti perché non siamo in grado di dimostrare che non ci serve più l’inceneritore.
Detto questo, la mozione evidenzia che sono cambiate le carte in tavola, la situazione nella provincia di Pesaro-Urbino è profondamente mutata, perché una discarica ritenuta strategica nella pianificazione è stata chiusa dall’oggi al domani, quindi occorre una accelerazione, un cambio di passo relativamente alle indicazioni che con la risoluzione 33/17 ci eravamo dati all’unanimità, per cui chiediamo che la Regione controlli e spinga più velocemente gli Ata a fare il proprio Piano d’Ambito definitivo e che ci sia un controllo da parte della Provincia, dell’Ata, dei Comuni maggiormente interessati con quote all’interno della gestione, per riuscire:
– a prevenire la produzione di rifiuti, abbiamo ancora 500 chilogrammi ed oltre pro capite di produzione, a scongiurare la termovalorizzazione e la produzione di CSS, perché vogliamo i Tmb che facciano recupero spinto di materia,
– ad andare verso la tariffazione puntuale,
– ad avere una raccolta differenziata porta a porta spinta di tutte le frazioni,
– ad avere una adeguata massimizzazione dei contributi Conai, ed i Comuni devono ritornare come incentivo al loro comportamento virtuoso, poi apriremo un caso a parte su questa cosa qua.
Non abbiamo la tracciabilità dei dati per dimostrare quanto il Comune si impegna e quanto il Conai a ciascun Comune dà come riconoscimento alla qualità ed alla quantità delle frazioni conferite.
Infine, considerato che la gestione dell’organico diventa sempre più importante, noi chiediamo con questa mozione di realizzare per la gestione della frazione organica degli impianti aerobici distribuiti sul territorio di compostaggio, di prossimità, di comunità domestico, in modo da ripartire il carico ed avere nell’entroterra un sistema più ecosostenibile che faccia crescere culturalmente anche il cittadino, poi parleremo di come gestire questa frazione nella zona costiera dove effettivamente la dimensione degli impianti è superiore.
A tal proposito apro e chiudo una velocissima parentesi, abbiamo depositato come Movimento una proposta di legge, l’ho depositata io e poi è stata affiancata ad una normativa che aveva già presentato il Consigliere Bisonni, allo scopo di gestire la frazione organica con gli impianti aerobici/anaerobici in distribuzione, purtroppo in Commissione la discussione e l’approfondimento dopo una prima audizione si sono fermati, ho sollecitato il Presidente della Commissione Biancani a riprendere velocemente l’iter di questa normativa perché la ritengo particolarmente sfidante e risolutiva nell’ambito della gestione della frazione organica.
Chiaramente ci dobbiamo contrapporre alla forzatura dei gestori che vogliono utilizzare a livello industriale, quindi a produrre come produzione la discarica, perché non possiamo sciupare lo spazio che abbiamo disponibile, che è molto, ma che va assolutamente dedicato alla gestione dei rifiuti urbani, non agli speciali, non agli industriali.
Non possiamo permetterci il lusso di chiudere anzi tempo le discariche quando poi di pari passo la prevenzione nella produzione, l’efficienza nella raccolta differenziata, nel compostaggio e nella trasformazione dei rifiuti non consente di andare a pareggio di bilancio sulle varie matrici, sulle varie sezioni di raccolta differenziata.
Occorre sui rifiuti avere uno slancio superiore, una velocità superiore, una incisività verso le Ata e le Province superiore e un controllo superiore sui gestori.
Detto questo, la sollecitazione è prevista nel dispositivo della mozione ed è un caldo invito ad agire in maniera più proattiva verso le Ata.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Sulla mozione presentata dal Consigliere Fabbri mi trovo d’accordo nel senso che la mozione invita la Regione a valutare con attenzione i Piani d’Ambito e a far sì che questi piani siano pienamente rispondenti al Piano regionale dei rifiuti, quindi, dal mio punto di vista è condivisibile.
Solo su una cosa non mi ritrovo, sul discorso degli inceneritori, sappiamo benissimo che la Regione Marche ha approvato una legge, di cui io ero il primo firmatario, per vietare gli inceneritori e si sa che il Ministro Costa del Movimento 5 Stelle, in sede di Consiglio dei Ministri, l’ha impugnata, se l'avesse evitato forse sarebbe stato un problema in meno, mentre do atto che i Consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle su questo tema sono stati sempre coerenti ed hanno portato avanti sempre il pensiero condiviso da tutti.
Detto questo, Assessore, quello che mi sembra importante della mozione del Consigliere Fabbri è il discorso della gestione dell’organico. Io ho presentato una proposta di legge in merito, poco dopo ne ha presentata una simile il Consigliere Fabbri, il punto qual è? E’ che purtroppo in Italia da sempre si va avanti solo ed esclusivamente quando ci sono gli incentivi che arrivano dall’Europa, questo è accaduto in passato con il fotovoltaico, con il biogas e adesso sta accadendo con il biometano prodotto dagli impianti di gestione anaerobica, infatti ci sono degli importanti incentivi sul metano prodotto, premetto che sono anche favorevole a questi tipi di impianti se realizzano biometano e non biogas, però il discorso è un altro, non si deve forzare la mano, non si deve speculare. Faccio un esempio, nel Piano d’Ambito di Macerata, Assessore, si prevede un digestore anaerobico da 75.000 tonnellate che supera di un terzo il fabbisogno provinciale.
Io so che la Regione ha già risposto dicendo che non si può fare un impianto così grande per due motivi, primo, perché va contro al Piano regionale dei rifiuti, secondo, va contro la normativa nazionale, la quale dice che per alcuni tipi di rifiuti, e l’organico è uno di questi, non è possibile effettuare scambi tra ambiti, ognuno deve gestire il suo organico, quindi la Regione dice: lo potete fare non gravando sui conti pubblici, se lo fate, fatelo come Piano industriale a spese vostre, in buona sostanza.
Questa a me sembra una soluzione che vuol salvare il cerchio e la botte, però non va bene così, nel senso che la Regione secondo me dovrebbe avere una posizione netta e definita che è quella rispettosa del Piano regionale dei rifiuti , rispettosa della legge e stabilire che ogni Ambito deve, se vuole, realizzare un impianto che gestisca il fabbisogno, senza il desiderio di andare a catturare organico fuori provincia, perché l’organico è un rifiuto particolare che va gestito in loco il più possibile, ecco perché la mia proposta di legge prevede l’incentivo per i piccoli impianti, a partire da quello domestico a quello condominiale fino ad arrivare all’impianto cittadino o provinciale.
Su questa cosa mi ritrovo nelle parole del Consigliere Fabbri, attenzione affinché i Piani d’Ambito siano rispettosi: uno, del piano regionale; due, delle leggi nazionali ed europee, che non ci sia interesse da parte di soggetti, anche pubblici, attratti da questi incentivi, non deve essere un business, non dobbiamo fare business su queste cose, dobbiamo gestire bene i nostri rifiuti.
L’organico è importantissimo perché da solo rappresenta il 40-50% in peso di tutto il rifiuto totale, quindi se riuscissimo ad abbattere questo tipo di rifiuto avremmo anche risolto tanti problemi di discarica, di cui ha parlato anche il Consigliere Fabbri.
Su questo tipo di impianti di rifiuti dobbiamo investire, ma investire bene e secondo le necessità derivanti dai fabbisogni provinciali.
Sulla tariffa puntuale, sono il primo firmatario di questa legge che è passata, mi auguro solo che venga applicata il più presto possibile. So anche che diversi Comuni già sono partiti, mi risulta anche che l’Assessorato competente ha erogato delle somme, credo 200.000 euro, per incentivare, è un po’ poco però siamo partiti, bisogna, dal mio punto di vista, cercare di fare meglio questo si, nel senso di metterci più soldi se ci crediamo, purtroppo le cose hanno bisogno di finanziamenti, come tutto, se vogliamo andare in quella direzione e ci crediamo, perché l’abbiamo votata all’unanimità, dobbiamo investirci.
Ho detto queste cose perché personalmente, a parte il discorso sull’inceneritore sul quale come partito dovrebbero fare un esame di coscienza, la mozione è condivisibile in quanto invita a valutare tutti i piani d’ambito, il Consigliere Fabbri ci ha inserito in particolare quelli di Pesaro-Urbino, però a valutare tutti i piani d’Ambito in maniera puntuale, precisa e rigorosa.
Aggiungo un'ultima cosa Assessore, lei sa che ho fatto anche una mozione per far si che l’ufficio rifiuti sia potenziato perché attualmente c’è una sola persona che si occupa di tutto, mi sembra che la Regione Marche non possa affidare il coordinamento e la gestione delle politiche sui rifiuti ad un unico funzionario, c’è bisogno di potenziare l'ufficio con risorse umane, visto che un dipendente è andato in pensione poco fa, c’è bisogno di potenziarlo perché chi ci lavorava prima giustamente, anche a causa del terremoto, è stato spostato sempre ai rifiuti, però con particolare attenzione al discorso terremoto, e questo è giusto, però ne consegue il fatto che c’è ormai solo una persona che si occupa di queste cose. Capisco le difficoltà, però mi sembra che la richiesta del Consigliere Fabbri vada accolta.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. Grazie Presidente. Vorrei dare una risposta a braccio e veloce alla mozione. Preannuncio fin da adesso che voterò contro questo atto perché è pleonastico, è come dire ci sono i limiti di velocità, rispettateli, ma vanno rispettati perché sennò si incorre in una multa.
Ma visto anche che è stata rinviata, mi pare di aver capito, l’ultima mozione che chiedeva la sfiducia dell’Assessore Pieroni, i firmatari sono sempre gli stessi, come è stata rinviata la mozione che è stata ispirata dal Presidente del Consiglio di Roma che nel frattempo è stato assicurato alle patrie galere.
Vorrei ritornare sull’argomento, stenderei un velo pietoso sulla questione degli inceneritori, lasciamola perdere perché il Ministro Costa ha impugnato la legge regionale pur non dovendo.
Relativamente alla mozione, premesso che l'attività di verifica della conformità dei Piani d'Ambito al Piano regionale di gestione dei rifiuti non può che assumere le previsioni di quest'ultimo quale elementi vincolanti di riferimento per l'attività istruttoria e conseguentemente per l'espressione del parere finale, escludendo ogni ulteriore o diverso fattore che venga prospettato con valore condizionante in termini di "conformità".
Ciò detto, va anche rilevato che la procedura di valutazione ambientale strategica, a cui ogni Piano d'Ambito deve essere sottoposto, offre l'opportunità di analizzare e valutare adeguatamente le opzioni disponibili nel percorso di pianificazione, orientando motivatamente lo strumento verso le soluzioni di maggiore efficacia in termini di sostenibilità ambientale ed economica.
Allo stato attuale, per quanto di specifico interesse, non risulta che il percorso di Vas del Piano di Ambito dell'ATO 1 sia iniziato, poiché la Regione ad aggi non è stata oggetto di comunicazioni in qualità di Soggetto con competenze in materia ambientale.
Ciò premesso, in relazione agli specifici punti in elenco, si rappresenta quanto segue:
1. I Piani d'Ambito devono contenere la declinazione a livello provinciale del Programma regionale di prevenzione dei rifiuti, approvato quale elaborato costitutivo del Piano regionale di gestione di rifiuti; le attività di formazione ed informazione dei cittadini finalizzate alla sensibilizzazione costituiscono delle necessarie azioni di accompagnamento alle misure previste per il raggiungimento degli obiettivi strategici del Programma regionale assunti a scala locale.
2. Il Programma regionale di prevenzione dei rifiuti individua le Ata quali soggetti direttamente interessati alla realizzazione di azioni di prevenzione ai fini del raggiungimento dell'Obiettivo strategico n. 2, in particolare nelle seguenti Misure: 1) riduzione della produzione di rifiuti da alimenti e verde; 2) riduzione della produzione dei rifiuti da imballaggi; 3) riuso di beni e riduzione dei rifiuti ingombranti; 4) riduzione dei rifiuti cartacei; 8) Appalti verdi; in tal senso ci si attende una adeguata considerazione all'interno dei Piano d'Ambito.
3. Il Piano prevede l'organizzazione dei servizi di raccolta rifiuti secondo due principali modelli: il modello di raccolta intensivo ed il modello di raccolta estensivo, opportunamente modulati sul territorio in modo da consentire il raggiungimento degli obiettivi di Piano e nel contempo di garantire una adeguata flessibilità e capacità di adattamento, in funzione sia delle caratteristiche territoriali e insediative del territorio, sia delle valide progettualità già attivate o in corso di attivazione sul territorio.
Il modello di raccolta intensivo (porta a porta) è basato sulla raccolta a domicilio, delle principali frazioni differenziabili (FORSU, carta, plastica/lattine, vetro), oltre che del rifiuto indifferenziato residuo, integrata con servizi di raccolta differenziata stradali o con contenitori dedicati per altre frazioni (in particolare tessili e rifiuti urbani pericolosi) e il supporto generale dato dalla presenza di centri di raccolta e di altri eventuali servizi mirati per grandi utenze; il modello di raccolta estensiva si basa su contenitori stradali anche di ridotta volumetria (bidoni carrellati o mini cassonetti) e ad elevata densità di installazione per le principali frazioni differenziabili (frazione organica RSU, carta, plastica/lattine, vetro), oltre che per il rifiuto indifferenziato residuo, integrate con servizi di raccolta differenziata stradali o con contenitori dedicati per altre frazioni (in particolare tessili) ed il supporto generale dato dalla presenza di centri di raccolta e di altri eventuali servizi mirati per grandi utenze.
Tra le due opzioni, il Piano regionale orienta decisamente le pianificazioni d'Ambito verso il modello intensivo, ritenendo che "sia quello da applicare in via prevalente andando progressivamente ad estenderlo a centri e nuclei abitati, privilegiando in prima istanza quelli di grandezza demografica maggiore". Il Piano regionale di gestione di rifiuti, comunque, prevede che "laddove l'attivazione del modello intensivo risulti particolarmente problematica e onerosa, ad esempio nelle aree di territorio ad elevata rarefazione degli insediamenti (località abitate minori, case sparse)", sia opportuno prevedere l'attivazione della raccolta estensiva.
4. L'introduzione della tariffazione puntuale - a cui faceva riferimento anche adesso il Consigliere Bisonni - costituisce obbligo di legge ed è necessario che la previsione della sua attuazione trovi coerente trasposizione e risposta nello scenario integrato di Piano d’Ambito, anche ai fini del raggiungimento dei connessi obiettivi strategici della pianificazione regionale assunti e declinati a scala di Ambito.
5. L'adozione del sistema di tariffazione puntuale e gli indirizzi della pianificazione regionale verso il recupero di materia mediante lo sviluppo della raccolta differenziata costituiscono al tempo stesso i presupposti e gli strumenti fondamentali per la massimizzazione del valore merceologico delle frazioni di rifiuto raccolte in maniera differenziata.
6. Il Piano d'Ambito, deve essere redatto sulla base del Piano regionale, definendo il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti necessari a garantire la gestione integrata dei rifiuti urbani nell'Ato di riferimento; il Piano d'Ambito deve provvedere alla definizione tecnico-economica delle ipotesi collegate alla gestione del rifiuto indifferenziato, evidenziandone sia gli aspetti economici che di sostenibilità ambientale.
Le scelte andranno comunque adottate e giustificate sulla base di attente e contestualizzate analisi e valutazioni finalizzate prioritariamente a massimizzare il recupero, riducendo quanto più possibile il ricorso allo smaltimento in discarica. Se adottata in tal senso, l'eventuale opzione di assumere lo scenario Combustibile Solido Secondario, anche opportunamente integrato con lo scenario recupero di materia, non costituisce alcun pregiudizio alla conformità dei Piani d'Ambito al Piano regionale di gestione di rifiuti, almeno finché non verranno apportate modifiche sostanziali al Piano regionale 2015.
In sede valutativa si dovrà eventualmente tener conto delle sopraggiunte variazioni del quadro di riferimento normativo relativamente alle esclusioni della possibilità di combustione del Combustibile Solido Secondario introdotte dalla legge regionale 22/2018, che tuttavia, anche se confermate in esito al giudizio favorevole sul sollevato vizio di incostituzionalità, non determinano un divieto alla previsione di produzione di CSS (e qui c’è tutta una problematica che abbiamo discusso tante volte e che adesso non riapriamo e sulla quale ci siamo anche confrontati più volte in questa sede).
7. In merito agli impianti di trattamento della frazione organica, il Piano regionale prevede che la dotazione impiantistica necessaria al soddisfacimento del fabbisogno del trattamento delle frazioni organiche da RD - Raccolta Differenziata (FORSU e Verde) e da RUR (Rifiuto Urbano Residuo alla raccolta differenziata) si mantenga a livello locale, cioè a scala provinciale, pertanto al fine di una verifica di conformità positiva, il Piano d’Ambito dovrà adeguarsi in tal senso.
Solo qualora non siano conseguibili i necessari standard di efficienza, a causa ad esempio delle ridotte potenzialità impiantistiche, è consentito prefigurare il soddisfacimento attraverso accordi con altri Ato che garantiscano il trattamento con le capacità dei propri impianti. Il fabbisogno impiantistico dovrà essere quantificato tenendo conto del necessario soddisfacimento dei deficit di trattamento, orientando comunque verso la "realizzazione di impianti di taglia dimensionale minima indicativamente pari a 25/30.000 tonnellate/anno". A fronte del dato dimensionale riportato indicativamente dal Piano, va rilevato che allo stato attuale le valutazioni di convenienza indirizzano verso impianti di digestione anaerobica e successivo compostaggio di taglia decisamente maggiore.
8. Richiamando quanto già espresso al punto 6) si ribadisce che le opzioni adottate nei Piano d'Ambito andranno giustificate sulla base di attente e contestualizzate analisi e valutazioni, finalizzate prioritariamente a minimizzare la produzione dei rifiuti, massimizzare il recupero, riducendo quanto più possibile il ricorso allo smaltimento in discarica. Grazie.

Presidente. Ha la parola il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Caro Assessore Sciapichetti, noi abbiamo chiesto il rinvio, apro e chiudo la parentesi, della mozione sulla revoca della delega al turismo ed alla cultura all’Assessore Pieroni perché la nostra Consigliera Pergolesi oggi è assente, quindi abbiamo chiesto il rinvio di tutti gli atti di cui lei è la prima firmataria.
Seconda cosa, con la risposta, che gli uffici le hanno doverosamente preparato nel dettaglio tecnico, lei tecnicamente mi dà ragione e politicamente mi dà ragione di nuovo perché il Piano regionale dei rifiuti è stato approvato prima dell’inizio di questa legislatura, sono passati quattro anni e non siete riusciti ad applicarlo perché siete in balia purtroppo dei gestori e le Ata hanno scarsa incisività sia tecnica che politica.
Come Consiglio abbiamo più volte spinto per una revisione ed abbiamo dato degli obiettivi più sfidanti rispetto al Piano regionale e nessuno vieta ai vari Ata di mettere nel proprio Piano d’Ambito degli obiettivi più sfidanti rispetto al piano dei rifiuti, però voi vi trincerate dietro dei no, vale quella pianificazione lì e siccome non siete stati in grado di venirne fuori per scongiurare l’incenerimento, non si può toccare quindi avete messo un paletto più largo, il Consiglio ha detto alla Giunta di mettere dei paletti più sfidanti, più ecosostenibili e voi non siete in grado di farlo.
Politicamente dopo quattro anni siete su uno scenario inerziale tant’è che ancora c’è un Ata che non ha presentato il Piano, la doveva commissariare due anni fa e non l'ha fatto, ancora non è iniziata la Vas dell’Ata 1 che ha consegnato la bozza più di un anno fa, compresa quella di Ancona, quindi è chiaro che il segnale politico è l'incapacità di gestione del ciclo dei rifiuti in maniera virtuosa.
Dopodiché l’obiettivo della mozione è dire: non riuscite a cambiare il piano di gestione? Spingete le Ata a fare un po’ meglio perché è possibile, basta ben copiare da altre realtà a livello nazionale già presenti. Sarebbe sufficiente che tutti i gestori si mettessero sui migliori standard della Cosmari, pur essendo la Cosmari non esattamente un benchmark di riferimento, ma nella nostra Provincia siamo ben al di sotto dagli standard che già la Cosmari da anni aveva raggiunto.
Non siete in grado di fare questo scatto di reni e di questo me ne dispiace in maniera particolare perché con le scelte sbagliate fatte a livello provinciale dal 2013 e con il fatto che i gestori non consentono di raggiungere la raccolta differenziata del 65% in moltissimi comuni, i cittadini pagano sovrattasse, quindi sull’incapacità politica il danno erariale può essere invocato specie se gli errori si sommano sempre verso lo stesso verso, per cui invito nuovamente a dare una strigliata al sistema e ad approvare questa mozione altrimenti è una vostra palese sconfitta.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Mozione n. 433. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale non approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 16,20