Resoconto della seduta n.13 del 27/07/2010
SEDUTA N. 13 DEL 27 LUGLIO 2010



La seduta inizia alle ore 10,10


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 12 del 20 luglio 2010, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge regionale:
- n. 26/2010, in data 21 luglio 2010, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente. “Proroga degli organi di enti e aziende operanti in materie di competenza della Regione e dei rappresentanti della Regione in associazioni culturali regionali”, assegnata alla I Commissione in sede referente (Iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna);
- n. 27/2010, in data 21 luglio 2010, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Riordino degli Enti regionali per il diritto allo studio universitario (ERSU) e degli Enti regionali per l’abitazione pubblica (ERAP)”, assegnata alla I Commissione in sede referente e alla IV Commissione per l’eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell’articolo 68 del regolamento interno;
- n. 28/2010 in data 21 luglio 2010, ad iniziativa della Giunta regionale “Modifica della legge regionale n. 13/2003 ‘Riorganizzazione del servizio sanitario regionale e soppressione dell’Agenzia regionale sanitaria (ARS)”, assegnata alla V Commissione in sede referente e alla I Commissione per l’eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell’articolo 68 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 45/2010, del Consigliere Zinni “Centro di identificazione ed espulsione a Falconara”;
- n. 46/2010 dei Consiglieri Camela, Malaspina “Misure di sostegno ai lavoratori iscritti nelle liste di mobilità”.
Comunico inoltre che il Presidente della Giunta ha trasmesso, in data 12 luglio, le seguenti deliberazioni:
- n. 1116 “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2010 approvato con d.g.r. n. 2191/2009 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 40.000,00”;
- n. 1117 “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2010 approvato con d.g.r. n. 2191/2009 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 8.000,00”;
- n. 1118 “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2010 approvato con d.g.r. n. 2191/2009 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 273.098,40”;
- n. 1119 “Art. 29 della l.r. n. 31/2001 e art. 27 della l.r. n. 32/2009 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2010. € 150.000,00”;
- n. 1120 “Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2009 e art. 26, comma 2, della l.r. n. 32/2009 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2010 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di enti e soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 89.073,45".
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bucciarelli, D’Anna, Malaspina, Binci.


Interrogazione n. 67
della Consigliera Ciriaci
“Danni causati dalla fauna selvatica”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 67 della Consigliera Ciriaci. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. In relazione all’interrogazione della Consigliera Ciriaci in merito ai danni alla fauna selvatica, innanzitutto vorrei illustrare brevemente quali sono stati gli esborsi della Regione nell’ultimo triennio.
Le risorse assegnate nel triennio agli Ambiti territoriali di caccia sono pari a 1.397 mila euro: 380 mila euro nel 2007, 790 mila euro nel 2008, 227 mila euro nel 2009.
Mentre alle Amministrazioni provinciali nel triennio 2007/2009 sono stati assegnati 582 mila euro: 180 mila euro nel 2007, 175 euro nel 2008, 227 euro nel 2009.
E’ ovvio che per il prossimo triennio lo stanziamento dipenderà da quei vincoli di bilancio che ci troveremo nel momento in cui lo faremo. In linea generale ci attesteremo sulla media di quello che è stato fatto nell’ultimo triennio.
Inoltre ci rendiamo conto che vi è una mancanza di uniformità in merito alle diverse procedure di ristoro dei danni che si utilizzano nei vari territori e nei vari Ambiti territoriali di caccia. Per cui proprio per raggiungere una tale uniformità stiamo predisponendo un regolamento regionale. Così come pure azioni finalizzate a realizzare opere di prevenzione anche attraverso finanziamenti mirati, come segnali stradali, trappole, ecc..
Riguardo alla caccia al cinghiale con calendario venatorio 2009/2010 la Giunta Regionale ha autorizzato ulteriori sei giornate di caccia oltre l’arco temporale massimo stabilito dalla legge.
La Giunta regionale con atto n. 254 del 9 febbraio 2010 ha richiesto alle Amministrazioni provinciali la predisposizione e l’attuazione di piani di contenimento straordinari del cinghiale ai fini della tutela delle produzioni agricole, nonché alla sicurezza stradale. Detti Piani dovevano essere attuati tra il 15 febbraio e il 31 marzo 2010.
Nella proposta di calendario venatorio 2010/2011, già approvata, è stabilito che qualora i piani di abbattimento provinciali non siano stati completati, la Giunta regionale disporrà ulteriori giornate di caccia da effettuarsi nel mese di gennaio 2011. Questo di fatto significa che la caccia al cinghiale si aprirà il 1° ottobre e terminerà il 31 gennaio.
Inoltre lo stesso calendario venatorio autorizza la caccia di selezione alla specie cinghiale sulla base di Piani di prelievo presentati dalle Amministrazioni provinciali, praticamente sulla base dei piani provinciali vi sarà caccia e selezione tutto l’anno.
Noi stiamo comunque predisponendo un regolamento regionale che disciplina la caccia a tutti gli ungulati, quindi non solo per il cinghiale.
Una cosa che si ritiene essenziale, da stabilire d’intesa con l’Assessorato all’ambiente, sarà quella di introdurre anche nelle Aree protette i parametri che abbiamo stabilito nel piano di gestione faunistico approvato di recente. Sarà un rapporto sulla densità agroforestale/cinghiale che, se prodotto anche in quelle aree, ci permetterà davvero di fare una lotta concreta al cinghiale, altrimenti, è parere di questo Assessorato, difficilmente ci si potrà riuscire.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Solo due parole, innanzitutto per ringraziare dell’attenzione che si è volta al fine anche di raggiungere quello che era il nostro obiettivo, ossia quello di aumentare le giornate, di aumentare l’attenzione. Si è data una risposta concreta sia agli agricoltori sia agli automobilisti che hanno subìto questi danni. Ma i danni li abbiamo soprattutto subìti noi come Ente Regione.
Quindi ringrazio l’Assessore dell’attenzione, rivolgendo un ulteriore invito affinché il piano faunistico venga allargato nelle zone protette.


Interrogazione n. 75
dei Consiglieri Busilacchi, Giancarli
“Istituzione di nuova struttura operativa dipartimentale di cardiologia pediatrica”

Interrogazione n. 82
dei Consiglieri Binci, Bucciarelli
“Situazione della cardiologia e cardiochirurgia pediatrica presso l’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 75 dei Consiglieri Busilacchi, Giancarli e l’interrogazione n. 82 dei Consiglieri Binci, Bucciarelli, abbinate. Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Innanzitutto rispondo all’interrogazione n. 75 dei Consiglieri Busilacchi e Giancarli. Si riportano i chiarimenti richiesti puntualmente fornitici dal Direttore generale dell’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona.
Non sono state ancora avviate le procedure concorsuali ed organizzative per l’attivazione della struttura complessa di cardiologia pediatrica.
Non si ritiene comunque neppure opportuno provvedere immediatamente a tale avvio. Infatti, come già comunicato in altre interrogazioni, l’avvio della nuova struttura è stato pensato come il punto finale di tutto il processo organizzativo relativo alla cardiochirurgia pediatrica (che prevede l’incremento dei posti letto intensivi e la formazione di personale dedicato). Certamente vi sono anche altre ragioni di opportunità per un avvio della struttura che sono prese in considerazione come specificato qui di seguito.
Infatti una cardiologia pediatrica autonoma non garantisce necessariamente una maggiore appropriatezza delle procedure operatorie. Già attualmente tutte le procedure sono il frutto del consenso tra tutti gli operatori, che ne discutono tutte le indicazioni. Questo meccanismo del consenso è quello indicato in letteratura scientifica e quello che desideriamo continui a rappresentare la metodologia di lavoro nell’Azienda. Ciò richiede affiatamento e collaborazione tra le parti. Certamente, come in tutte le procedure consensuali, il maggior prestigio o la maggiore capacità tecnica possono influenzare le decisioni del gruppo, ma ciò avviene indipendentemente dal ruolo ricoperto (essere primario o meno).
In relazione all’interrogativo se una cardiologia autonoma possa assicurare un aumento dell’utenza, l’Azienda sta esaminando attentamente questo aspetto, assieme alle caratteristiche che un eventuale candidato dovrebbe possedere per meglio rispondere a questa domanda. Purtroppo le manovre del Governo ed il budget proposto all’Azienda per i prossimi tre anni riducono probabilmente tale sforzo ad un mero esercizio teorico.
In relazione all’interrogazione n. 82 dei Consiglieri Binci e Bucciarelli si riportano di seguito i chiarimenti richiesti anche questi forniti dalla Direzione Generale dell’Azienda Ospedali Riuniti.
Il Direttore della Struttura operativa semplice è tenuto ad organizzare l’attività richiesta sulla base delle risorse assegnate cercando, ove raggiungibili, l’approvazione e la collaborazione di tutti i dirigenti e professionisti presenti nella struttura. Non risulta alla Direzione nessun atto formale di dimensionamento, essendo tuttora validi tutti gli incarichi della dirigenza compresa quello della dr. Bettuzzi, responsabile della Struttura operativa semplice UTIP, avente quali obiettivi sottoscritti dalla stessa “l’assistenza a cardiopatie congenite secondo obiettivi e percorsi dipartimentali”.
L’attuale modello organizzativo non è basato solo su obiettivi numerici, ma anche su obiettivi di qualità. Infatti l’organizzazione e la struttura risultano conformi ai “Criteri di appropriatezza clinica, tecnologica e strutturale dell’assistenza alle malattie del sistema cardiovascolare” del Ministero della salute (gennaio-febbraio 2010); mentre se si analizzano i dati di mortalità “Pediatric and congenital cardiac surgery and cardiology” si ha un valore europeo (30 day mortality) pari al 4,7%, mentre nella Azienda Ospedali Riuniti si è avuta una mortalità di 1,1% nel 2008, 1,9% nel 2009 e nessun decesso nel 2010 fino ad oggi. Non risulta un calo della produzione chirurgica anche a fronte delle modifiche delle indicazioni chirurgiche orientate a terapie meno invasive. Per quanto concerne l’esecuzione di interventi da parte del Direttore della Cardiochirurgia e Cardiologia pediatrica e congenita in realtà extra nazionali, sono avvenuti nell’ambito di una missione umanitaria alla quale il dott. Pozzi ha dato la propria disponibilità utilizzando giornate di ferie.
Relativamente alla possibilità di finanziamento del progetto legato all’aumento della mobilità attiva va precisato che i pazienti extra regionali nel 2008-2009 sono stati intorno al 45%.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Grazie innanzitutto per la risposta, Assessore, e credo che dovremmo incamminarci verso quel punto finale per raggiungerlo quanto prima.
La cardiologia pediatrica è, a nostro avviso, indispensabile per la diagnosi e la cura di cardiopatie che non necessariamente debbono ricorrere alla terapia chirurgica e che rappresentano, secondo stime scientifiche, oltre il 50% di tutte le cardiopatie.
Per la parte rimanente, quella cioè che potrebbe avere necessità di un trattamento chirurgico, la cardiologia pediatrica rappresenta comunque valutazioni, diagnosi, filtro, cure preparatorie all’intervento stesso.
Pertanto ritengo che sia la prima che la seconda motivazione siano ben comprese dall’Assessore e dalla Giunta, tant’è che alcuni mesi fa ha voluto istituire con propria delibera un dipartimento nell’Ospedale regionale delle Marche.
Dunque credo che a questa delibera si debba dare attuazione con celerità verso quel punto finale. E ciò anche in coerenza, sia con l’eccellenza rappresentata negli anni prima dal Lancisi autonomo ed oggi da questa struttura a Torrette, sia nella prospettiva del trasferimento di un’altra eccellenza, ovvero quella rappresentata dall’ospedale pediatrico Salesi.
Queste azioni, tra l’altro, potranno aiutarci anche per dare una risposta alla mobilità passiva.
Comunque, Assessore, la ringrazio.


Interrogazione n. 68
dei Consiglieri Massi, Marinelli
“Diritto alla trasparenza: gli enti e le società regionali siano obbligate a mettere tutte le delibere on-line”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 68 dei Consiglieri Massi, Marinelli. Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. La Regione Marche ha sempre facilitato l’accesso ai propri atti da parte dei cittadini con l’informatizzazione e la messa in linea per il diritto all’informazione dei cittadini, delle imprese, delle associazioni e di tutti i soggetti interessati, rendendone noti i contenuti con tutti gli strumenti di informazione possibili.
La Regione si è altresì adoperata per diffondere le informazioni concernenti il ruolo e il funzionamento degli enti e delle società regionali da essa dipendenti e/o partecipate.
Al riguardo si ricorda che ai sensi dell’articolo 7 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria statale 2007) le informazioni sulle partecipazioni della Regione Marche compaiono non solo sul nostro sito, come il Consigliere Massi sa sicuramente, ma anche sul sito del Ministero della funzione pubblica e vengono aggiornate annualmente. Quindi c’è un utilizzo e una comparazione possibile di carattere nazionale.
Al Rendiconto generale della Regione Marche è allegato l’ultimo bilancio di ciascuna azienda o società in cui la Regione abbia partecipazione finanziaria.
Inoltre sul sito della Regione Marche sono pubblicati l’elenco e le informazioni di tutti gli enti, agenzie ed aziende dipendenti.
Per quanto riguarda il sistema sanitario regionale (ASUR – 13 Zone territoriali – aziende ospedaliere) ogni atto assunto viene pubblicato sul sito internet relativo. Tale pubblicazione riguarda, però, solo l’oggetto dell’atto stesso e non i contenuti. E’ possibile invece vederne il contenuto solo attraverso ATTIWEBSALUTE a cui può accedere solo chi è in possesso di username e password. Qui ovviamente ogni Consigliere è abilitato, ossia su semplice richiesta può ottenere queste informazioni. La posizione di funzione Informatica della Regione Marche provvede infatti ad attribuire sia la username che la password ai soggetti istituzionali che ne facciano richiesta (Assessori regionali e Consiglieri regionali) per le finalità di istituto, ad esempio per poter organizzare al meglio atti ispettivi e di indirizzo.
Sui siti istituzionali degli enti interessati è già previsto da singole leggi che compaiano alcune notizie di particolare rilevanza o interesse, come ad esempio, ai sensi dell’articolo 1, comma 127, legge 662/96 e successive modifiche (Finanziaria del 1996), gli elenchi degli incarichi di consulenza e i relativi avvisi per le procedure comparative di conferimento.
L’ipotesi che esista un’esigenza comune sottesa di occultare consulenze, incarichi e relativi conti, appalti ecc. non ci riguarda, quindi la respingiamo fermamente.
Voglio rilevare che il conto delle nostre consulenze per il 2009, quello da cui si parte in base all’articolo 14 con il taglio dell’80%, è arrivato a 124 mila euro.
Ritengo sia un livello di spesa assolutamente sotto la necessità e che comporterà addirittura un utilizzo improprio dei concorsi pubblici, perché le consulenze, per come le abbiamo utilizzate noi, servono a utilizzo di competenze specialistiche limitate nel tempo per singoli progetti. Avendo limitato la dotazione in base al d.l. 78 a 48 mila euro, potete ben capire che per un’amministrazione che ha quasi 5 miliardi di fatturato diventa difficile non utilizzare la regola concorsuale generale con rapporti a tempo indeterminato o determinato.
Siamo comunque disponibili, Consigliere Massi, ad impartire agli Enti ulteriori direttive che tengano ad ampliare in prima battuta, e non soltanto su richiesta, ossia anche rispetto agli obblighi di legge – come dice qualcuno, non si sbaglia mai ad eccedere con l’informazione –, le iniziative informative riguardanti le attività istituzionali a favore dei cittadini. Quindi, al di là dell’obbligo di legge, favorire un accesso immediato anche oltre quel richiamo degli estremi e della possibile ricerca giustificata e mirata per soggetti privilegiati.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Io più che dire se sono soddisfatto o meno vorrei chiedere all’Assessore Marcolini se lui è soddisfatto. Perché faccio questa battuta? Perché secondo me, in questo momento di particolare tensione e attenzione nel rapporto tra il cittadino e le Istituzioni – dato che siamo qui come cittadini, Assemblea legislativa e Giunta regionale –, c’è bisogno di una overdose di trasparenza, addirittura occorre dare in trasparenza più di quello che ci viene chiesto.
E la nostra interrogazione, mia e del collega Marinelli, è infatti rivolta a sollecitare un ulteriore sforzo di trasparenza. Faccio un esempio. È vero che ci sono i bollettini sui rendiconti, c’è il report sull’attività della SVIM, che è una società partecipata dalla Regione, però poi le delibere della SVIM non sono accessibili, il cittadino non le vede.
Per quanto riguarda invece le Zone territoriali della ASL, è vero che è riportato l’oggetto, è vero che noi Consiglieri attraverso username e password possiamo arrivare a vedere i contenuti, però noi in questo caso ci mettiamo, non demagogicamente e populisticamente, dalla parte del cittadino. E’ lei stesso nella sua onesta risposta che ha detto che il cittadino vede l’oggetto. Allora credo che uno sforzo in più si debba fare, ovviamente senza citare se è una fornitura o se è una selezione, né i nomi delle imprese o delle persone. Insomma in rete il contenuto delle procedure, degli atti, delle determine dei dirigenti (quando si tratta di una Zona territoriale il focus è sicuramente nella responsabilità del direttore) ce lo dovremmo mettere.
Mi sembra che lei stesso, Assessore, abbia spesso recepito questa esigenza, ossia che occorre fare ogni sforzo per essere più trasparenti, questo ce lo chiedono tutti, ma in questo momento ancora di più.
Quindi non è in ballo solo la nostra potestà di controllo, quella cioè di Consiglieri, ma è proprio il singolo cittadino che da casa sua deve poter accedere a tutti gli atti. E soprattutto quelli della sanità, che è ormai quel ramo, secondo il lancio di preoccupazione che ha fatto l’Assessore, che richiederà oltre il 90% del nostro bilancio. Quindi figuriamoci se sugli atti della sanità non dovremmo aprire al massimo controllo e alla trasparenza da parte del cittadino.


Interrogazione n. 72
del Consigliere Massi
“Credito verso Lehman Brothers”

Interrogazione n. 104
della Consigliera Foschi
“Acquisto derivati”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 72 del Consigliere Massi e l’interrogazione n. 104 della Consigliera Foschi, abbinate. Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Presidente, nell’ordine inizierei con l’interrogazione n. 72 del Consigliere Massi, pur essendo strettamente collegata all’altra interrogazione n. 104 abbinata.
La prima interrogazione è riferita al credito verso Lehman Brothers.
Su indicazione del Presidente della seconda Commissione Latini abbiamo già dato una prima informativa e quindi saremmo contenti di poter fare un aggiornamento, dopo la pausa feriale, per una discussione di merito che tenga conto anche di quei possibili aggiornamenti che ora annuncerò.
In data 1 luglio 2010 la Regione, la Lehman Brothers Special Financing Inc. (LBSF) e la Lehman Brothers Holdings Inc. (LBHI) hanno sottoscritto un accordo transattivo al fine di certificare l’importo del credito vantato dalla Regione nei confronti delle due società – la prima è la Holdings, la seconda è invece lo strumento finanziario con cui abbiamo fatto quella operazione fallita tre settimane dopo la prima, ciò ha consentito di far scattare la misura di protezione di cui ci siamo avvalsi – e in tal modo riconoscere la validità della garanzia prestata da LBHI in relazione al contratto derivato sottoscritto con LBSF, estinto anticipatamente in data 25 novembre 2008 per un valore pari ad euro 51.175.000 (lo Swap Lehman).
L’estinzione anticipata dello Swap Lehman costituiva una condizione necessaria ai fini dell’insinuazione al passivo nell’ambito delle rilevanti procedure concorsuali in corso negli Stati Uniti nei confronti di LBHI e di LBSF, e che alla data del 25 novembre 2008 il valore degli accantonamenti effettuati dalla Regione presso LBSF era pari ad euro 44.500.000,00.
Si conferma, peraltro, che la Regione si è insinuata sia al passivo di LBSF, che rappresenta la controparte effettiva della Regione, sia al passivo di LBHI per un credito maggiore rispetto al valore degli accantonamenti effettuati ai sensi dello Swap Lehman, per un totale di euro 51.175.000,00 equivalente in dollari, con il tasso di cambio del 15 settembre 2008, che è la data di fallimento della Holding – la cosa molto importante è infatti che la Holding fallisce il 15 settembre mentre la Special Financing, quella presso cui avevamo l’operazione in corso, fallisce tre settimane dopo a novembre –, siamo a 72.417.742,50 dollari.
L’importo del credito riconosciuto è di 68.099.212,19 rispetto ai 72 milioni (pari ad euro 48.616.250,00 al tasso di cambio 1 euro = 1,4022, non tra 1,25 e 1,30 dei tassi correnti piuttosto altalenanti), quindi pari al valore di chiusura dello Swap Lehman, con uno sconto appena del 5%, nettamente inferiore allo sconto generalmente applicato dalle società Lehman per la cristallizzazione del credito insinuato al passivo (è circa tra il 15% e il 20%, come, ad esempio, non avranno difficoltà a riconoscere quelle società che si sono interessate alla nostra posizione anche durante la campagna elettorale).
A seguito del perfezionamento dell’accordo, quindi, la Regione potrà cedere il credito riconosciuto a condizioni molto più vantaggiose, in quanto il mercato sta valutando in maniera più favorevole i crediti certificati dalla procedura concorsuale; voi sapete che il fallimento della terza banca mondiale si divide in Europa, Asia e Stati Uniti, ci sono addirittura delle controversie tra i liquidatori, e che a seconda dei crediti certificati hanno un mercato, insomma, come i titoli sottostanti che appunto hanno un andamento di mercato.
Pertanto la cessione del credito riconosciuto sul mercato avrà ad oggetto l’importo di 68.099.212,19 dollari a cui verrà applicato il cambio euro/dollaro corrente, che risulta essere vantaggioso per la Regione in quanto partiamo da 1,4022 e ora siamo tra 1,25-1,30.
Rispetto all’altra domanda rispondo nettamente che non abbiamo mai utilizzato intermediari nè formali né informali.
La procedura comparativa per la cessione del credito – che è un’altra domanda qualificata – è stata fatta invitando tutti i dodici soggetti che avevano partecipato alla gara informale – non si trattò infatti di gara formale, ma invitati con una procedura che durò quasi un anno – e che nei mesi scorsi avevano presentato offerte alla Regione. La Regione sta ora valutando tali offerte al fine di trovare la proposta migliore.
Andando all’interrogazione 104 della Consigliera Foschi rispondo dicendo che ovviamente la forma retorica di un’interrogazione prevede sempre di chiedere se il Presidente o l’Assessore responsabile sappiano di cosa stanno parlando. Le assicuro, Consigliera, che il Presidente e l’Assessore sanno bene quali sono le operazioni finanziarie realizzate dalla Regione con ricorso a derivati, seppure non si conoscano tutte le operazioni, per esempio conosciamo molto bene il Bramante, il Tellus, la riorganizzazione del credito mentre conosciamo meno bene le prime operazioni fatte nel 1999-2000.
In ordine a tali contratti, essendoci delle operazioni in corso per le quali la riservatezza e la confidenzialità sono necessarie per garantire il buon fine delle stesse, sarà nostra cura fornire dettagliate informazioni appena le stesse saranno istruite e pronte per la conclusione.
Quello che possiamo dire relativamente al Bramante Bond è che in attesa di poter cedere al credito ufficialmente riconosciuto nei confronti della LBSF alla quotazione straordinaria di 69 milioni, la Regione ha provveduto nella settimana scorsa a smontare il derivato costruito con Nomura Intemazional (ossia l’altra metà, infatti erano 400 milioni, 200 milioni con Nomura e 200 milioni con Lehman).
A fronte di 60 milioni accantonati – approfitto dell’occasione propizia dell’Aula – la Regione ha chiuso il contratto con Nomura Internazional ricavando complessivi 74,018 milioni di euro (14 milioni in più dell’accantonato). Era talmente buono il contratto che abbiamo guadagnato 14 milioni che abbiamo immediatamente segregato per metterli a disposizione della chiusura della vicenda Lehman Brothers con un impegno aggiuntivo della Regione a somma zero. Stiamo ora valutando le offerte che ci stanno arrivando piuttosto copiosamente, ossia, utilizzare questo vantaggio di un ottimo contratto stipulato nel 2003 per metterlo sul piatto di una chiusura anticipata della posizione con il fallimento Lehman, dunque non aspettando i cinque-sei anni che tutti i nostri avvocati ci dicono saranno necessari per la situazione di New York. E di questo abbiamo preso impegno a dare informazione in Commissione con il Presidente Latini, come lo faccio formalmente qui in Assemblea legislativa, immagino infatti che sia interesse di tutti arrivare alla conclusione che non impegni aggiuntivamente neppure per un euro e che faccia star tranquilla sia questa Aula sia la comunità regionale.
La seconda domanda dell’interrogazione è in merito alle notizie preoccupanti pubblicate ad esempio da L’Espresso. Su questo rispondo che da noi non sono state pagate intermediazioni perché alle stesse non si è ricorso. Quindi la risposta è la più netta, ovvero non abbiamo mai fatto ricorso ad intermediari né privatamente né pubblicamente né ufficialmente né in termini di procedura.
Relativamente al cosiddetto valore attuale voglio precisare che l’obiettivo della Regione è quello di ottenere in ogni caso dallo smontaggio dei derivati il preciso ammontare di quanto accantonato. Al riguardo al momento non si possono fornire informazioni più dettagliate in quanto proprio in questi giorni sono in corso trattative aventi ad oggetto alcuni contratti derivati. Pertanto soltanto dopo aver portato a conclusione una formalizzazione delle offerte potremo dire quanto concretamente valgono sul mercato questi contratti. Prendo comunque formale impegno ad informare almeno in Commissione, se dovessi intervenire nelle prossime settimane, ogni possibile aggiornamento.
Nell’indagine lombarda non ci risulta siano coinvolti dipendenti della Regione Marche.
Non sappiamo quali operazioni finanziarie abbiano realizzato altri enti territoriali delle Marche, c’è un’autonomia dei singoli enti, penso ad esempio all’ex Sindaco Marinelli per Civitanova, penso ad Ancona, Treia, Chiaravalle o Recanati (questa mattina ho visto sui giornali che ha fatto causa ecc.). Insomma, ogni realtà ha un contesto, non abbiamo una funzione di coordinamento della finanza derivata, quindi la nostra informazione è meramente giornalistica o di rapporto istituzionale. Qualche Comune ci ha chiesto consiglio, noi formalmente o informalmente l’abbiamo dato, ma non abbiamo né possiamo esprimere una valutazione sulle singole operazioni. Ripeto, Treia, Civitanova, Ancona, Chiaravalle e tanti altri hanno in piedi operazioni la cui valutazione è molto complessa e per la quale non abbiamo competenze dirette per pronunciarci.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Prendiamo atto, Assessore, di questa risposta.
Mi incuriosisce il fatto che fin dalla campagna elettorale, ma anche durante e dopo, l’Assessore ci dica che noi abbiamo un’attenzione troppo morbosa su questo argomento. Io replico ammettendo che su questo c’è addirittura un’attenzione libidinosa da parte del cittadino, non nostra, di cui noi ovviamente ci facciamo interpreti.
Questo è infatti un aspetto della finanza – un uomo di esperienza come l’Assessore Marcolini lo capirà certo – che colpisce il cittadino con tanta preoccupazione.
Quindi non me ne voglia, Assessore, se sull’evoluzione della vicenda continueremo a pressare, sia attraverso l’audizione in Commissione, sia con un filo diretto tra Giunta e Assemblea legislativa.
Prendiamo atto sicuramente dei toni tranquillizzanti che l’Assessore mantiene da tempo, io non l’ho visto mai allarmato, neppure quando vi fu l’esplosione del fallimento Lehman Brothers, ne prendiamo atto con serenità. Così come prendiamo atto che l’anticipazione delle procedure rispetto ai cinque anni previsti è probabilmente una strategia giusta, che non ci sono contratti di intermediazione a cui la Regione ha ricorso, inoltre che vengono ascoltati i dodici soggetti interessati all’inizio della procedura. Tutti dati che acquisiamo con soddisfazione.
Per quanto invece riguarda il fatto che la Regione a costo zero potrà rientrare da tutto, sia dall’operazione Nomura sia dall’operazione Lehman Brothers, certamente rimaniamo in attesa di una verifica, Assessore, le possiamo solo esprimere un in bocca al lupo nell’interesse di tutti. Su questo non si augurano disgrazie alla Giunta regionale perché ricadrebbero veramente su tutti.
L’Assessore ha fatto un accenno anche ad alcuni Comuni. Io ad esempio ho seguito meno direttamente del collega Marinelli le vicende di Civitanova, ma mi pare che Civitanova abbia chiuso con un guadagno utile per l’Amministrazione e per la città sulle vicende a cui si è riferito l’Assessore. Mi auguro che questo sia anche per gli altri Comuni. Però qui parliamo di una quantità della Regione che in questi tempi di tagli può sicuramente interessare al cittadino.
Quindi chiediamo proprio quello che ha detto lei, Assessore, ovvero, un filo diretto e continuo su questa evoluzione, sulla quale, le assicuro, non faremo populismo, però ci interessa la corretta informazione, che non è solo una nostra esigenza ma anche del cittadino.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Foschi.

Elisabetta FOSCHI. Condivido quanto detto dal Capogruppo Massi, ma vorrei sottolineare un ulteriore aspetto. Come ha ricordato l’Assessore la mia interrogazione è partita a seguito di un articolo de L’Espresso, settimanale che certo non si può annoverare tra quelli vicini al centro-destra, che inseriva le Marche tra le Regioni che hanno pagato tangenti ad intermediari finanziari. In quell’articolo veniva riportata proprio quella frase ritrovata nei computer degli intermediari della Fincom, ed in una di queste mail si citava espressamente la Regione Marche.
Ad oggi non ho visto su L’Espresso niente che smentisse quanto riportato in quell’articolo decisamente pesante pubblicato il 24 giugno. Prendo atto di quello che lei dice oggi in Aula, Assessore, ovvero che non sono stati pagati intermediari, ma rimane comunque di fondo che quell’articolo c’è, non c’è stata una smentita del fatto che le Marche erano inserite tra le Regioni che avevano pagato intermediari e che erano oggetto di un’indagine lombarda.


Interrogazione n. 88
del Consigliere Natali
“Richiesta rescissione convenzione Picena Depur”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 88 del Consigliere Natali. Ha la parola l’Assessore Canzian.

Antonio CANZIAN. L’interrogazione del Consigliere Natali è alquanto articolata, soprattutto nelle premesse, quindi necessita di alcuni chiarimenti proprio in termini di descrizione del quadro generale.
Il 21 luglio scorso si è tenuto, come noto, un incontro tra la Regione Marche e il Commissario straordinario del Piceno Consind, convocato dal sottoscritto in data 19 luglio, quindi due giorni precedenti, ciò in risposta alla richiesta del Commissario stesso. Nell’occasione sono state discusse due ipotesi relative, sia al mantenimento in vita del consorzio sotto forma di agenzia di servizio per le aziende del territorio con una struttura amministrativa molto snella, sia alla sua messa in liquidazione con passaggio di funzioni agli enti consorziati e definizione dell’assetto delle competenze in materia di gestione delle acque in conformità con la riforma degli ATO.
Dalla relazione del Commissario straordinario è emerso preliminarmente che qualsiasi scelta in merito alla sorte del Piceno Consind è fortemente collegata alla soluzione che si vorrà dare alla questione debitoria del consorzio, con particolare riferimento alla vicenda della Picena Depur.
L’esposizione debitoria complessiva ammonta a circa 30-35 milioni di euro, ma tenuto conto dell’attivo che può derivare dalla alienazione del patrimonio, si prevede la necessità di una copertura di circa 10-12 milioni di euro, a cui si potrebbe dare risposta con i canoni di affitto degli impianti di depurazione. In relazione al personale occupato, che è l’altro aspetto delicato della questione, il Commissario straordinario non ha ravvisato criticità rilevanti, in quanto attraverso gli enti consorziati possono trovare collocazione gli attuali addetti del Consorzio.
In relazione al debito nei confronti della Picena Depur, quantificato da quest’ultima in poco meno 11 milioni di euro, dalla esposizione del Commissario straordinario e dalla documentazione prodotta si è evidenziata la necessità di approfondire il merito del contratto, perché sono emersi alcuni elementi che possono far ritenere contestabile il credito della Picena Depur.
La Regione ha sollecitato il Commissario ad assumere adeguate e pronte determinazioni per arginare un debito che ha assunto proporzioni preoccupanti e sul quale occorre porre un freno.
Peraltro l’Avvocatura della Provincia sta esaminando il contratto per assumere con tempestività le determinazioni più opportune.
Dalla documentazione prodotta dal Commissario straordinario sembra evidente la sproporzione tra le pretese della Picena Depur e i canoni introitati dal consorzio in riferimento al servizio reso per il tramite di Picena Depur, in quanto parte delle somme reclamate dalla Picena Depur sarebbero relative a lavori di manutenzione straordinaria non preventivamente concordati con il Consorzio.
A tal proposito è stata anche evidenziata la necessità di coinvolgere adeguatamente il territorio e in particolare gli enti consorziati, che risultano gli unici soggetti sui quali graverà eventualmente l’onere della copertura dei debiti del Consorzio in caso di scioglimento dello stesso (fermo restando che nessun onere al riguardo può gravare sulla Regione).
In merito ai punti dell’interrogazione comunico che:
a) dalle informazioni assunte presso il Commissario straordinario del Piceno Consind, dott. Piero Celani, i dati esposti in premessa all’interrogazione rispondono al vero;
b) non si ritiene possibile che Picena Depur proceda direttamente alla soddisfazione del proprio credito nei confronti dei comuni che fanno parte del Piceno Consind, trattandosi di soggetti giuridicamente distinti;
c) la Regione non può entrare nel merito degli aspetti gestionali evidenziati dall’interrogante in quanto esulano dalla propria competenza;
d) su richiesta della Regione il Commissario ha comunicato che intende avviare le azioni più idonee per contestare le pretese di Picena Depur e rivedere le condizioni contrattuali al fine di contenere il debito e gli oneri per gli enti consorziati.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Assessore, grazie, ma non vorrei che la materia di questa interrogazione rimanesse un qualcosa tra me e lei come rappresentanti del territorio piceno. Ossia si deve ben comprendere e far comprendere che al sottoscritto non basta avere, né da lei, Assessore, né dal Presidente della Giunta, né dal Commissario del Piceno Consind, una mozione d’intenti in cui si dice che si farà qualche cosa.
La Regione secondo me ha espletato un suo compito anche in ritardo, infatti ha fatto bene il 2 febbraio 2009 quando ha provveduto a mandare via la politica dal Consind. E lei sa quanto me che la politica del Piceno Consind non era politica ma era un qualcos’altro. Parlare di comitato di affari è il minimo che si possa dire – lo dico a voce alta –, che certamente coinvolgeva tutti, Presidente, sia chiaro, non coinvolgeva solo una parte politica o un’altra. Lì i partiti mandavano persone a votare all’unanimità sempre, e questa unanimità era talmente ferace, talmente coltivata, talmente studiata che questi sono i risultati, però, ripeto, fino a quando lei, meritoriamente, il 2 febbraio 2009 chiuse questa vicenda.
Nel febbraio 2009 si partiva da un discorso di fondo, ossia, c’era una situazione debitoria, che però ci poteva anche stare, poi c’era una situazione sulla depurazione, da voi evidenziata, che fu la motivazione presa a fondamento della richiesta di commissariamento. Si era detto: “Si esprimono forti dubbi in merito all’opportunità che l’ente continui ad operare senza un’immediata soluzione della questione relativa alla gestione del ramo acque e alla conseguente soluzione della questione credito-debito. Esistono voci, quali manutenzione straordinaria ed extra canone, che non sono ponderabili e che appaiono gestite senza alcuna logica di mercato. Sulle modalità di attribuzione dei lavori di depurazione le condizioni negoziali prevedono che il Consind riconosca un canone annuo fisso per la gestione degli impianti sia che il gestore guadagni sia in caso di perdita. Da ciò consegue che il Consind strutturalmente rischia di spendere più di quanto possa introitare dalla depurazione. E se il rapporto non verrà modificato – febbraio 2009, Presidente – il Consind continuerà ad accumulare passività e debiti. In prospettiva l’attuale crisi produttiva delle rischia di aggravare la situazione passiva e debitoria. Perché se le aziende utenti dovessero ridurre in tutto o in parte la propria attività paradossalmente Picena Depur guadagnerebbe di più, dovendo sopportare meno spese a causa della diminuzione dei reflui da trattare, mentre il Consind introiterebbe sempre meno per la suddetta riduzione delle utenze e per l’obbligo di pagare, comunque, un canone fisso al privato”.
Questo era a febbraio 2009. Poi lei ha nominato il Presidente della Provincia – questo a dimostrazione che la mia non è una interrogazione di parte, perché il Presidente della Provincia fino a giugno 2009 era Massimo Rossi, poi da questa data è Piero Celani, quindi situazioni del tutto contrapposte –, ma nonostante questo la situazione è rimasta la stessa.
Anzi, con un problema in più, Presidente, ossia che questi privati improvvisamente a dicembre di quest’anno scrivono dicendo che al 20 novembre il credito di 7 milioni di euro era salito al 30 novembre 2009 a 8,7 milioni euro. Poi scrivono al Prefetto di Ascoli Piceno – e non si capisce per quale motivo si trovava coinvolto in un rapporto di natura privatistica tra il privato e il Piceno Consid – dicendo che il debito al 20 maggio era di 10,9 milioni euro. Quindi questo debito, Presidente, ad oggi cresce di 12.933 euro al giorno!
Allora, Assessore Canzian, non è logico – e ognuno dovrà prendersi le proprie responsabilità – che ancora oggi si dica: “abbiamo detto al Commissario di porre in essere tutte le azioni”, ma per fare che?! Qui c’è infatti un obbligo immediato di frenare un’emorragia; anche perché era proprio la Regione che ai tempi del commissariamento suggeriva che la gestione delle acque e della depurazione possono essere affidate al CIP, che si è dichiarato pienamente disponibile ad assumerla. Cosicché intanto si frena questa emorragia di 12.933 euro al giorno, dopodiché, Assessore, si studia il contratto di appalto e si verifica se quel contratto di appalto era o meno una truffa.
Ed era una truffa, Assessore! Perché, vede, quando un contratto di appalto viene aggiudicato a qualcuno, sulla base del ragionamento che la commissione fa sulla tecnica di gestione e sulla tecnica dei lavori che dovranno essere effettuati, poi viene affidato a chi se lo aggiudica sulla base di una determinata azione che era lo smaltimento dei reflui di impianto della cartiera – siamo nel 2002 –, quando l’impianto della cartiera fu acquistato dal Consind nel 2007 e il mese dopo l’acquisto la cartiera smise di lavorare. Capite voi tutti da dove si parte, come si parte, e perché dica qui, urlando, che questo appalto era una truffa. Io l’ho urlato per anni, e anche l’Assessore Canzian sa che era una truffa. Nessuno però si accorgeva che questo debito aumentava di 1,5-2 milioni l’anno, non interessava a nessun partecipante al Piceno Consind. Ed oggi siamo di fronte ad un privato che ha l’ardire di andare dal Prefetto di Ascoli Piceno, non a dire l’unica cosa che potrebbe dire, ossia: “io lascio e lei che deve tutelare l’ordine e la sicurezza dovrà vedere chi mi sostituirà”, bensì dice: “voglio continuare a gestire la depurazione – è il massimo! –”, nonostante che questo ente che ha 28 milioni di debiti lo pagherà mai.
Quindi questo imprenditore è strano, come è strano, Assessore, anche il comportamento di tutti quelli che sono succeduti nell’amministrazione del consorzio.
Allora io non capisco proprio perché oggi stesso non si rescinde questo contratto, poi si verifica se quel contratto è o meno…, non voglio dire che cosa!
A questo punto, purtroppo, la mia professione mi porta a fare una considerazione, ossia che il problema grande per noi avvocati nel tutelare i privati contro il pubblico non è vincere le cause con lente, ma è riscuotere successivamente, questo perché non si riscuote mai!
Sicché devo capire perché mai dovremmo avere paura oggi per il fatto che un privato dice di avere tutti questi crediti e dove il pubblico potrebbe tranquillamente dire che intanto si frena questa emorragia, poi sul contenzioso che ci sarà vedremo chi la spunterà, ognuno metterà fuori le proprie carte.
Anche perché, Assessore, tra quei 10,9 milioni di euro di credito ci sono dei lavori, delle opere, che non solo non sono state autorizzate, sarebbe il minimo, ma c’è la contestazione di natura privatistica in quanto sono stati fatti dei lavori senza l’autorizzazione. E quei lavori sono sotto inchiesta, c’è un’avanzata indagine della Procura della Repubblica di Ascoli per truffa ai danni dello Stato.
Quindi o noi freniamo, oppure voi frenate questa situazione obbligando il Commissario, se non è convinto, a dar corso immediatamente alla rescissione, altrimenti indirettamente sarete complici di questa vicenda.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Dopo l’intervento del Consigliere Natali ritengo, Presidente, che se siamo – e questo lo dice la legge non io – in presenza di una certa notizia di reato dovremmo fare i passi che ci competono. Quindi o come cittadini o come classe politica dirigente di fronte a una così grave affermazione credo si debba agire, altrimenti è una calunnia che...

PRESIDENTE. Consigliere Trenta, mi scusi, ma per regolamento non è possibile intervenire su un’interrogazione...

Umberto TRENTA. C’è notizia di reato!

PRESIDENTE. Chi ha una notizia di reato è obbligato...

Umberto TRENTA. Ora ce l’abbiamo tutti!

PRESIDENTE. Bene, se allora è così tutti sono obbligati, ma per la verità non credo che sia questo. In ogni caso, Consigliere, non si può aprire una discussione su questo punto.


Interpellanza n. 6
dei Consiglieri Ricci, Badiali, Traversini
“Calendario venatorio 2010/2011”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interpellanza n. 6 dei Consiglieri Ricci, Badiali, Traversini. Ma prima di passare la parola al Consigliere Ricci, a cui chiedo scusa, ha chiesto di intervenire un attimo la Consigliera Foschi, ne ha facoltà.

Elisabetta FOSCHI. Presidente, io ho presentato un’interpellanza sullo stesso argomento in data 23 luglio, quindi vorrei chiedere, così come è avvenuto l’ultima volta, che venisse abbinata a questa.

PRESIDENTE. Non è possibile, Consigliera. Peraltro mi pare sia accaduto una sola volta in via del tutto eccezionale, forse era nell’ultima seduta, ma non è assolutamente possibile. Anche perché snatureremmo il ruolo dei Consiglieri nel fare le interrogazioni.

Elisabetta FOSCHI. Le chiedo di fare un’eccezione, Presidente!

PRESIDENTE. Non è possibile, mi dispiace, anzi, di eccezioni non ne faremo più, l’altra volta l’abbiamo fatta in via del tutto eccezionale, ripeto, se continuassimo snatureremmo anche gli ordini del giorno e quant’altro, diventerebbe un caos ingestibile. Quindi, Consigliera, mi trovo costretto a far rispettare il regolamento. Se dovessimo prendere una posizione diversa, ripeto, snatureremmo tutto, compreso anche il diritto della Giunta ad avere i tempi tecnici nel predisporre una risposta. Non lo possiamo proprio fare, Consigliera Foschi, mi dispiace.
Ha la parola, per l’illustrazione, il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Il calendario venatorio è un atto già efficace, è stato distribuito, affisso e ovviamente votato dalla Giunta.
Una piccola premessa. Nelle Marche i 35 mila cacciatori che tutti gli anni si accingono a pagare le quote statali, regionali e le quote sociali dell’Ambito si aspetterebbero – ormai è un dato storico, capitava anche a me – che il calendario venatorio, così come prevede la legge, venga emanato entro il 15 giugno.
Ma non è mai avvenuto sia nelle Marche come nelle altre regioni. Recentemente sempre di più il prelievo venatorio ha a che fare molto – ed è ciò che sta alla base dell’interpellanza – con il riferimento scientifico. Cioè il prelievo di fauna selvatica è per forza di cose sempre di più riferito a un dato di conoscenza scientifica, come ad esempio la consistenza della specie che devi prelevare ecc. E’ evidente che per produrre un calendario venatorio occorrono anche degli approfondimenti, vedi i pareri dell’ISPRA di Bologna e dell’Osservatorio regionale.
Allora il punto dell’interpellanza è che, purtroppo, anno dopo anno avvengono modifiche al calendario venatorio, sorprendendo molto spesso anche gli stessi cacciatori che magari pensano che il calendario sia una ripetizione di quello dell’anno precedente, oppure perché sorprende si possa fare un’iniziativa in riduzione del tempo e delle specie senza che si avvia la conoscenza precisa del perché.
Allora il punto qual è, Assessore? La Giunta ha prodotto un atto di riforma della legge 7, quindi a partire dal prossimo autunno si dovrebbe fare in modo che il calendario venatorio sia uno strumento di legge inserito nella legge 7, di validità triennale; come hanno fatto anche altre Regioni che in questo modo hanno infatti risolto i conflitti e le polemiche del periodo estivo. Affinché appunto i cacciatori possano essere a conoscenza di quello strumento che permetta loro di poter svolgere l’attività venatoria attraverso le regole. Allora, sì, Assessore, possono a quel punto essere chiamati anche al pagamento delle quote sociali. Cosicché poi anche gli Ambiti di caccia potranno predisporre il loro bilancio.
Ma questo meccanismo in realtà non si è potuto mai fare perché appunto si aspetta sempre lo strumento che regola l’attività della caccia. E’ sempre uno scorrere nel tempo, molto, molto spesso si pagano le quote sociali ad agosto perché il calendario esce ad agosto, magari solo a seguito di un ricorso qualche volta lo abbiamo avuto poco prima della stagione venatoria.
Quindi questo meccanismo ormai sfilacciato può essere sistemato se facciamo un calendario venatorio per legge a validità pluriennale – l’Emilia Romagna ha scelto tre anni, altre Regioni hanno scelto cinque anni –.
E’ ovvio che c’è un limite, perché se il calendario venatorio lo si fa con legge poi per modificarlo ci vuole un’altra legge. Per cui hai dei vantaggi da un lato e dei limiti da un altro, perché una modifica legislativa potrebbe comportare complicazioni.
Questo è dunque lo scenario, dopodiché siamo consapevoli che per un prelievo di fauna selvatica è sempre più necessaria la conoscenza specifica, anche se abbiamo cercato di “contrapporre” all’ISPRA un osservatorio regionale. Molto spesso, infatti, l’attività venatoria ha a che fare non tanto con le tradizioni quanto con le caratteristiche ambientali, agricole, faunistiche di un territorio regionale. Può darsi allora che una riflessione di carattere più ampio perda di vista ciò che invece può essere un dato locale.
Chiedo pertanto all’Assessore, al di là della risposta che darà all’interpellanza rispetto alle scelte di quest’anno e quali siano stati i criteri tecnico-scientifici per mettere a punto quel calendario venatorio, di vedere se sia giunta anche nelle Marche l’opportunità di accelerare la riforma della legge 7 ed individuare una norma che fissi il calendario per legge in forma triennale, affinché si dia chiarezza, almeno per tre anni, a coloro che pagano le tasse.
A quel punto potremo, come fu all’inizio dell’esperienza degli Ambiti di caccia, chiedere il pagamento della quota sociale a marzo.
L’ATC è una associazione privatistica, senza fini di lucro ad emanazione di diritto pubblico, che deve fare il proprio bilancio, ma nessuno pagherà mai a marzo, certo, perché non conosce il calendario venatorio. Invece se lo si fissa per tre anni scuramente lo si potrà conoscere, evitando così, come accaduto quest’anno e l’anno scorso, quella polemica finale che il calendario venatorio modificato dall’anno precedente genera tra la popolazione dei cacciatori.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Condivido quanto denunciato dal Consigliere Ricci circa l’inserimento del calendario venatorio all’interno della legge, ne eviteremo le discussioni dopo la sua uscita. Inoltre ci sarà sicuramente una partecipazione alla discussione del calendario venatorio, così si eviteranno i problemi.
Quei problemi che ci sono sicuramente in questo caso. Peraltro, Assessore, il mio intervento serve anche ad anticipare un’interrogazione, presentata ieri sempre da tre Consiglieri, circa l’apertura della caccia al cinghiale posta al 1° ottobre.
Questo nel pesarese e nell’anconetano pone diversi problemi, che ora non voglio anticipare, lo faremo nello svolgimento di questa interrogazione, vi dico solo che nel pesarese si stanno già organizzando, giovedì sera ci sarà un’assemblea provinciale che probabilmente sarà anche molto animata.
Quindi ancor prima dello svolgimento dell’interrogazione invito l’Assessore a prendere questo tema in considerazione, secondo me ci sono margini per risolvere il problema.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Nel corso del tempo in effetti c’è stato un dibattito sulle modalità di approvazione del calendario venatorio. E la modalità che abbiamo utilizzato fino ad oggi privilegia l’elasticità e l’immediatezza dell’intervento, come giustamente ci ha ricordato il Consigliere Capogruppo Ricci. Considerate cioè le dinamiche innescate nel corso degli ultimi anni, intervenire ogni volta per modificare e quindi per rispondere a nuovi stimoli che venivano a volte da vincoli esterni, per non parlare delle sentenze, sembrava fosse l’approccio più utile.
Però devo dire che, visto anche l’atteggiamento di alcune associazioni che ogni anno cercano degli spunti, a volte del tutto strumentali, per produrre dei contenziosi, che poi molto spesso ci portano ad una modifica in zona Cesarini, proprio per non pregiudicare l’attività faunistico-venatoria, in quella proposta di legge, approvata qualche settimana fa dalla Giunta e inviata all’Assemblea legislativa, c’è proprio il cambiamento che si auspica. Ovvero quello di un’approvazione del calendario venatorio attraverso il passaggio in Assemblea legislativa e che possa durare tre anni. Dando così non solo preventiva conoscenza ma probabilmente anche stabilità a quelle previsioni che poi la stessa Assemblea legislativa potrà dare.
Quindi su questo sono d’accordo.
Riguardo invece all’oggetto specifico dell’interpellanza vi ricordo che noi nella primavera scorsa nel momento in cui si fece la bozza del calendario venatorio la inviammo, come di dovere, all’ISPRA. E in quel caso il periodo di prelievo della selvaggina stanziale, lepre comune, coniglio selvatico, pernice rossa, starna, fagiano, veniva indicato alla data del 19 settembre-8 dicembre 2010.
L’ISPRA espresse come sempre il parere (non vincolante) e come per gli anni passati ci consigliava l’opportunità di posticipare l’apertura della stagione venatoria almeno all’inizio di ottobre. Ciò al fine di favorire il completamento dei cicli produttivi e/o lo sviluppo fisico e comportamentale dei giovani animali nati in estate.
Tale suggerimento è stato da noi ritenuto puramente orientativo, per cui, così come previsto nella legge 157/92, abbiamo fatto coincidere questo tipo di caccia con la terza domenica di settembre, quindi con l’inizio al 19 settembre.
L’ISPRA non diceva nulla per la chiusura dell’attività della caccia stanziale. Però nella fase ci concertazione, che abbiamo svolto il 3 giugno 2010 alla presenza delle associazioni venatorie e agricole ed in particolare degli Ambiti territoriali di caccia, è stata avanzata fortemente da quasi tutti la proposta di anticipare alla fine di novembre il prelievo della stanziale. Ciò al fine di tutelare maggiormente quella parte di selvaggina che, ormai ambientata durante i mesi autunnali, può costituire un buon serbatoio riproduttivo per la stagione successiva.
Quindi da parte di tutti questi soggetti – che ovviamente sono abbastanza titolati per farlo – di fatto è stato proposto di produrre un investimento, si è detto: “rinunciamo quest’anno a qualche giorno di caccia per avere un maggior serbatoio per il prossimo anno”. Inoltre, per quanto riguarda il fagiano di sesso femminile, si è chiesto un ulteriore anticipo del termine al 14 novembre finalizzato ad aumentare il livello di tutela della specie al fine di favorirne l’incremento sul territorio destinato a caccia programmata. E questa scelta ha visto anche il supporto tecnico scientifico dell’Osservatorio faunistico regionale.

PRESIDENTE. Non è stato richiesto l’intervento di replica per cui proseguiamo con i punti all’ordine del giorno.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Ricci, ne ha facoltà.

Mirco RICCI. Presidente, vorrei chiedere, se possibile, di andare subito al punto 4), in quanto sulla legge di contenimento della spesa, di cui al punto 3), è riunita la II Commissione, che comunque farà un lavoro molto molto rapido.

PRESIDENTE. Consigliere, considerato che c’è una Commissione in corso credo sarebbe meglio posticipare questo punto 3) al punto 5, non vorrei non si facesse in tempo a concludere.

Mirco RICCI. Come ritiene lei, Presidente.

PRESIDENTE. Se non ci sono posizioni contrarie diamo per accolta questa inversione dei punti all’ordine del giorno. (…) Bene, quindi il punto 3) viene posticipato al punto 5).


Proposta di legge regionale n. 22
della Giunta regionale
“Modifica alla legge regionale 10 agosto 1998, n. 30 – Interventi a favore della famiglia – e disposizioni riguardanti la trasformazione delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB)”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 22 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Questo atto tratta due particolarità: interventi a favore della famiglia; proroga delle trasformazioni delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza IPAB.
L’attuale legge regionale 30/1998, riguardante gli interventi regionali a favore della famiglia, prevede una Consulta ove le associazioni delle famiglie marchigiane, che sono i soggetti portatori diretti dei diritti e degli interessi legittimi che la Consulta stessa è tenuta a tutelare, si trovano ad esprimere soltanto tre rappresentanti, un numero nettamente inferiore rispetto al rimanenti componenti della Consulta che rappresentano prevalentemente enti pubblici.
Occorre pertanto allargare la rappresentanza delle associazioni familiari e delle organizzazioni del terzo settore (volontariato, promozione sociale, cooperazione sociale) affinché queste possano farsi portavoce delle istanze che provengono dalla famiglie stesse. Al fine cioè di poter essere più attenti alle problematiche delle famiglie e poter avere una ramificazione sul territorio più vasta.
Questo comporterà un incremento del numero dei componenti dell’organo, ma ciò non comporterà, avendo lo stesso un carattere meramente consultivo, né allungamento dei procedimenti amministrativi né aumenti di spesa. E’ soltanto un organo consultivo ma dal valore significativo.
Altro elemento di importanza fondamentale è costituito dalla possibilità che la Consulta possa prevedere nel proprio regolamento la costituzione al suo interno dei comitati. Comitati che si specializzeranno nell’esame di argomenti specifici, procedendo dall’istruttoria nei casi, fungendo inoltre da cinghia di collegamento fra la Consulta medesima nelle sue vesti assembleari e l’ente Regione.
Questi comitati dovranno riunirsi spesso, dovranno trovare i punti più importanti da trattare e dovranno fare da raccordo tra l’Ente e la Consulta.
Il tutto andrà a beneficio di una maggiore funzionalità, di una maggiore democrazia, di una maggiore partecipazione e spero anche di una maggiore redditività della legge stessa.
L’altro punto è la proroga del termine ultimo per la trasformazione delle IPAB in Aziende pubbliche di servizi alla persona o in persone giuridiche private. Trasformazione che era prevista dalla legge regionale 5/2008 e dal regolamento regionale 2/2009. Il termine era già stato prorogato con la legge 28 luglio 2009, n. 18, resosi necessario proprio perché era difficile per le IPAB trovare la forma più idonea per trasformarsi in aziende pubbliche o in persone giuridiche private. Siccome la stragrande maggioranza non sono state in grado di fare questa scelta e di andare a questa regolamentazione prevista dalla legge 5/2008, pensiamo sia importante dare una proroga di un anno, fino a giugno 2011, e allo stesso tempo rinviare, al 1° gennaio dell’anno successivo a quello della trasformazione, l’adozione della contabilità economica.
Molte IPAB si sono trasformate in persone giuridiche private in prevalenza basate sulla motivazione di non disperdere il patrimonio dell’ente e sulla maggiore autonomia giuridica di cui dispone un soggetto privato rispetto ad un soggetto pubblico, ma non ben coscienti che questo sia il passaggio migliore.
Perciò questo anno di proroga deve portare ai comitati di gestione ad avere un rapporti diretto con i Comuni e con le strutture sociali sul territorio per capire quale sia la miglior trasformazione da fare al fine di renderla più efficace ed efficiente.
Questo è il motivo per cui si chiede la proroga di un anno massimo, ultima concessione per tutte le IPAB del territorio regionale.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Soltanto per ringraziare l’Assessore per la sua presenza in Commissione e per la spiegazione che ci ha dato in relazione a questo argomento, poi approvato all’unanimità in questa sede. Quindi credo debba essere approvato all’unanimità anche oggi in quest’Aula assembleare.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Devo dire che la V Commissione sta facendo un buon lavoro. Ed anche il fatto che si vota un atto all’unanimità ritengo dimostri sia lo svolgimento di un lavoro serio sia un buon rapporto tra maggioranza e minoranza.
Le IPAB, cioè gli Istituti di pubblica assistenza e beneficenza, sono quegli istituti entrati in vigore in Italia con una legge del 1890, la legge Crispi. Quella era una fase in cui in Italia non esisteva né lo Stato sociale né il sistema degli enti locali così come oggi lo conosciamo.
Ora la legge 5/2008, in attuazione anche della legge 328/2000, prevede il riordino di tutto il sistema integrato dei servizi sociali, quindi si punta al superamento di tali istituzioni.
Certamente va bene la proroga per gli aspetti enunciati dal relatore di maggioranza Consigliere Badiali, ma credo che sia particolarmente importante sottolineare il superamento di questi Istituti in quanto nel territorio essi creano delle duplicazioni nella gestione e nella governance dei servizi sociali.
Questo credo sia il momento preparatorio di quello che poi sarà l’obiettivo del futuro piano socio-sanitario e della legge che attuerà la 328. Ovvero quell’obiettivo di mantenere una gestione pubblica dei servizi sociali, ma soprattutto una gestione efficiente tale da evitare le inefficienze e gli sprechi, come pure garantire una governance pubblica che abbia anche una gestione efficiente del servizio.

PRESIDENTE. Non essendoci altri iscritti a parlare do subito la parola all’Assessore Marconi.

Luca MARCONI. Innanzitutto ringrazio il relatore e la Commissione in modo particolare per la sollecitudine con la quale è stato affrontato questo argomento che si è evaso veramente in pochissimi giorni.
Come Giunta chiedevamo che la Consulta per la famiglia fosse il primo passaggio di attuazione di un programma che in questo settore è secondo noi è fondamentale. Ma non vogliamo neppure mettere da parte quell’elemento che crediamo sia prioritario rispetto a tutti. Ovvero quello della partecipazione del massimo coinvolgimento delle associazioni che al giorno d’oggi si occupano di famiglie. Affinché si possa soprattutto scendere molto nel concreto delle cose che intendiamo fare in questi cinque anni.
Quindi ringrazio del clima estremamente costruttivo della Commissione, che a questo riguardo è entrata anche in argomenti specifici in merito alle linee di intervento per il futuro.
Inoltre quanto prima, d’accordo con il Presidente Comi, intendiamo portare anche la modifica della legge 30. Che già in parte modifichiamo relativamente all’articolo sulla composizione della Consulta, che viene allargata anche alla presenza dei rappresentanti della Giunta e dell’Assemblea legislativa, dando così alla stessa quella solidità che prima non aveva, ma anche andando nella sostanza, cioè nelle previsioni di spesa, seppur molto limitate, previste dalla legge.
Sulle IPAB dico, anche su sollecitazione del Consigliere Busilacchi, che questo anno non passerà inutilmente – un impegno che abbiamo assunto in Commissione e che voglio ora ribadire –, ossia non sarà il solito anno che passa solo con una proroga, bensì intendiamo essere estremamente solleciti nei confronti delle Istituzioni, che dunque debbono procedere a questa trasformazione.
Mi permetto inoltre di ribadire in questa sede, che ritengo sia la più solenne, qual è la linea assunta dalla Giunta. Cioè, lasciando liberi i Comuni e gli enti locali di individuare la forma che più ritengono opportuna, stiamo spingendo verso la forma dell’azienda. Non dico che sarebbe l’ideale, ma se da qui a tre anni riuscissimo in ogni ambito territoriale sociale ad avere un’azienda dei servizi pubblici alla persona, sarebbe molto più semplice, sia per i Comuni, soprattutto quelli di piccole entità che con enormi difficoltà riescono ad organizzare qualsiasi servizio sociale, sia per la Regione che a quel punto invece di tanti interventi parcellizzati potrebbe ragionare con quindici, venti, massimo ventitré soggetti, dopodiché con loro pianificare tutta la complessa politica dei servizi sociali nella nostra regione.

PRESIDENTE. E’ chiusa la discussione generale, passiamo alla votazione.
Articolo 1. Ha chiesto la parola il Consigliere Trenta, ne ha facoltà.

Umberto TRENTA. Solo una precisazione. Ovvero se la proposta di legge n. 22 avente ad oggetto la modifica alla legge regionale 10 agosto 1998, n. 30 “Interventi a favore della famiglia”, sia nel pieno rispetto dell’articolo 29 della Costituzione. Quindi se inquadra la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna oppure se prevede qualcosa di diverso.

PRESIDENTE. Penso di sì, però, Consigliere Trenta, visto che le leggi approvate passano al vaglio del Governo che potrà rimetterle eventualmente alla Corte Costituzionale, sarà compito di altri verificare questa sua domanda.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3 (Dichiarazione d’urgenza). Ricordo che per essere approvato deve ricevere almeno 22 voti a favore. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva a
maggioranza assoluta
dei componenti assegnati)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 22. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 26
della Giunta regionale
“Proroga degli organi degli Enti e Aziende operanti in materie di competenza della Regione e dei rappresentanti della regione in Associazioni culturali regionali”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 26 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Questa proposta di legge è volta a prorogare gli organi di enti e agenzie operanti in materie di competenza della Regione e dei rappresentanti della Regione in associazioni culturali regionali, al fine di consentire il riordino dell’Amministrazione regionale diretto a ridurre le spese di funzionamento degli apparati pubblici nel più generale contesto degli interventi di riequilibrio del bilancio regionale.
La Regione intende attuare tale progetto non solo dal punto di vista finanziario, ma tenendo anche conto dei principi di efficienza, efficacia e di buon andamento che devono caratterizzare l’operato della pubblica amministrazione.
In attesa dell’approvazione dei nuovi progetti di legge già presentati in Assemblea legislativa si rende necessario procedere urgentemente, in via transitoria, alla proroga degli organi degli enti e agenzie operanti in materie di competenza regionale il cui mandato sta per scadere.
In Commissione abbiamo preso questa determinazione per cui al comma 1 dell’articolo 1 l’ASSAM, l’ERF e gli ERSU verranno prorogati fino al 30 novembre.
Il comma 2 dell’articolo 1 proroga altresì, non oltre lo stesso termine indicato al comma 1, i rappresentanti della Regione in carica negli organi dell’Associazione Mediateca delle Marche e dell’Associazione marchigiana attività teatrali (AMAT).
Il comma 2 bis, che abbiamo introdotto in Commissione, disciplina le modalità (con riferimento all’articolo 5 della l.r. 5 agosto 1996, n. 34 Norme per le nomine e designazioni di spettanza della Regione) e i termini e per la presentazione delle candidature agli enti indicati ai commi 1 e 2.
L’articolo 2 ter precisa che sono fatte salve, purché in regola con le prescrizioni della l.r. 34/1996, le candidature presentata alla data di entrata in vigore della legge, nonché i pareri espresse sulle stesse dalla competente Commissione assembleare.
L’articolo 3, infine, in considerazione della scadenza ormai imminente degli incarichi, contiene la dichiarazione d’urgenza.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Comprendiamo che la proroga risponde alle esigenze del riordino e quindi in merito a questo siamo d’accordo. Però in Commissione, come ricorderà la relatrice Presidente Ortenzi, noi non abbiamo votato quest’atto in quanto abbiamo sollevato un problema sugli ERSU, cioè la possibilità di nominare in questo periodo transitorio dei commissari nelle persone di funzionari della Regione. Ci sono degli ERSU in cui la prorogatio crea qualche problema, che sono di natura anche politica locale che non sto qui a sottolineare, i colleghi vicino alle singole università ne conoscono sicuramente le tematiche.
Mi sembrava quindi più prudente nominare subito dei commissari funzionari della Regione. Ma se questo non è possibile noi naturalmente non voteremo a favore di questo atto, magari ci asterremo o esprimeremo un voto contrario, vedremo.
Siamo comunque d’accordo, ripeto, sulla proroga.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Prendo per buono il buonsenso del mio pacioso Capogruppo, però io per dichiarazione di voto voglio esprimere il mio voto contrario. Io sono infatti sostanzialmente contrario a che queste aziende, che vanno in controtendenza rispetto ad un federalismo fiscale ormai compiuto ed imminente e che sono in contrasto con tutto quel rigore amministrativo della finanziaria da me sostenuto e condiviso.
Quindi, seppure sia solo ancora per qualche mese, che resti il mio voto negativo su questo concetto di mala amministrazione e di diffusione capillare che serve solo a giustificare la presenza.
Peraltro qui non viene neppure definito il costo, seppure sia solo per qualche mese. Poco fa abbiamo parlato del Piceno Consind che ha un buco di 35 milioni di euro consolidato, dove le persone fanno finta di niente. E siccome mi è stato detto che la presenza di una notizia di reato in merito ad un dissesto finanziario di un’azienda privata non è competenza dell’Assemblea legislativa, immaginate voi se posso essere concorde alla proroga di enti e aziende operanti in materie di competenza della Regione e dei rappresentanti della Regione stessa in associazioni culturali regionali!
Quindi il mio voto sarà contrario.

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento quindi passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3 (Dichiarazione d’urgenza). Ricordo che per essere approvato deve ricevere almeno 22 voti a favore. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 26. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Chiedo alla maggioranza se è pronta a discutere la proposta di legge n. 14 di cui prima ne avevamo approvato un momentaneo rinvio. Vedo però che il relatore di maggioranza Latini è assente dall’Aula, quindi, se siete d’accordo, andiamo avanti con gli altri punti all’ordine del giorno. (…) Bene, allora proseguiamo con il punto 6).


Proposta di atto amministrativo n. 12
della Giunta regionale
“Integrazione alla deliberazione del 28 luglio 2009, n. 128 – Linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema educativo marchigiano per gli anni scolastici 2010/2011 – 2011/2012. Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 – articolo 138”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 12 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Questa proposta di atto amministrativo integra i criteri per la programmazione delle rete scolastica regionale già fissati nel 2009 con deliberazione assembleare n. 128.
L’integrazione si rende necessaria per via dei forti cambiamenti che nel corso di quest’anno sono intervenuti nel quadro normativo nazionale e regionale.
E’ entrata, infatti, in vigore la riforma dell’istruzione secondaria superiore, che ha semplificato i piani di studio, ha riordinato, comprimendole drasticamente, le sperimentazioni esistenti e ha ridotto l’orario delle lezioni.
La riforma, in estrema sintesi, prevede che i percorsi di istruzione secondaria superiore continuino ad avere una durata quinquennale e siano articolati in due bienni (di cui il primo è finalizzato all’assolvimento dell’obbligo scolastico) e in un quinto anno. Al termine si sostiene l’esame di Stato che dà accesso all’istruzione post-secondaria (universitaria e non).
I licei sono sei: artistico (diversificato, a partire dal secondo biennio in sei indirizzi: arti figurative; architettura e ambiente; audiovisivo e multimediale; design; grafica; scenografia); classico; linguistico; musicale e coreutico; scientifico (con possibile attivazione dell’opzione scienze applicate); scienze umane (con possibile attivazione di un’opzione economico-sociale).
In questo quadro di forte cambiamento si è posta la necessità di intervenire al fine di fissare criteri a cui le Province si dovranno attenere per l’attivazione dei nuovi indirizzi di studio.
Questa proposta, in particolare, prevede la possibilità di istituire nuovi indirizzi solo in istituzioni scolastiche coerenti con l’ordine di scuola e/o con l’identità dell’istituto e a condizione che per la classe prima, o comunque per le classi iniziali dell’indirizzo, vi sia un consistente numero di iscritti pari ad almeno 27 allievi.
Tale ultima condizione è motivata dalla necessità di garantire la prosecuzione del percorso con un sufficiente numero di alunni per classe, dando quindi una prospettiva di consolidamento, sviluppo e qualità della nuova offerta.
Si chiarisce, inoltre, che il nuovo indirizzo non attivato per carenza di alunni iscritti dovrà essere soppresso automaticamente con la programmazione dell’anno scolastico successivo.
Una dettagliata regolamentazione viene poi introdotta per le istituzioni scolastiche sovradimensionate. Si specifica che in dette istituzioni i nuovi indirizzi possono essere attivati solo contestualmente alla soppressione di altri indirizzi ritenuti obsoleti o attribuiti ad altra istituzione scolastica per razionalizzare/armonizzare l’offerta formativa. Su tale punto è stato proposto un emendamento, firmato da noi componenti della Commissione, volto a consentire l’attivazione di nuovi indirizzi di studio se necessari a assicurare l’identità dell’istituzione scolastica.
La proposta prevede, infine, che l’opzione delle scienze applicate nei licei scientifici possa essere istituita anche in deroga alle disposizioni sul sovradimensionamento, tenuto conto della particolarità e spendibilità della formazione di tale articolazione di studio.
Altro importante adeguamento della precedente deliberazione 128/2009 si è reso necessario in relazione alla recente costituzione della Provincia di Fermo e al distacco dei Comuni dell’Alta Val Marecchia dalla regione Marche alla regione Emilia Romagna.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Ho poco da aggiungere riguardo a questa integrazione che è prassi fare affinché appunto si definiscano le linee guida. Qualche anno fa avveniva con ritardo, mentre ormai fortunatamente si fa nel mese di luglio. Cosicché le scuole possano avere maggior tempo per presentare le proprie richieste da sottoporre alle Province che a loro volta provvederanno a fare un piano di proposte che sfocerà nell’atto di dimensionamento vero e proprio che noi variamo verso i mesi di ottobre-novembre.
Quindi è prassi, seppure da qualche anno ci muoviamo in un quadro in evoluzione, ogni anno infatti nella riforma entra in vigore sempre qualcosa di nuovo. Ad esempio quest’anno le tabelle di confluenza ci disegnano il quadro della scuola superiore con l’ingresso del sistema dei licei, della formazione ecc..
Sicuramente è dunque un atto attendista, come lo è già da qualche anno.
Come avete visto, colleghi Consiglieri, quest’anno si consente alle scuole la possibilità di attivare nuovi corsi e nel caso di sovradimensionamento se ne sopprimono altri. Ma soprattutto si introduce – questo è positivamente, seppure sia inevitabile vista la razionalizzazione verso cui bisognerà andare – il criterio della concertazione con le Province limitrofe ed il concetto di ambito funzionale che corrisponde appunto all’ambito sociale.
La concertazione con le province vicine è stata introdotta per evitare duplicazioni e per evitare che un nuovo corso porti a morte certa o ad un depauperamento di un altro corso analogo, se non identico, vicino.
Quindi ci sono elementi che consentono una certa espansione, una certa autonomia, con possibilità anche di nuove domande di adeguamento su quelli che sono gli effetti della riforma, seppure in buona parte automatici.
Insomma, per capirci – effettivamente quella della scuola è materia ostica –, le tabelle di confluenza disegneranno per forza un nuovo assetto, alcuni corsi verranno accorpati, ci saranno delle modifiche automatiche soprattutto sui tecnici, sui licei e in particolare sui professionali. Al riguardo apro una parentesi. Ossia voglio sollecitare – abbiamo fatto la nostra parte come minoranza presentando nuovamente la legge sul sistema educativo e sul sistema di istruzione e formazione – una volta per tutte che si metta mano alla formazione e istruzione professionale, perché, ribadisco, da queste tabelle di confluenza e da queste linee guida il sistema sarà notevolmente scosso in quanto subirà comunque delle modifiche e dove appunto la competenza è regionale. Però sappiamo quanto siamo indietro rispetto ad altre Regioni, come sappiamo quanti fondi vanno indietro perché non attiviamo i corsi. Insomma, sulla formazione e istruzione mettiamoci mano, altrimenti con questo forte impatto della legge non riusciremo a gestire quel procedimento che, appunto, è compito della Regione.
Allora se quest’anno questa linea è parzialmente condivisibile eviterei le remore degli scorsi anni, quando effettivamente la Regione poteva attivare delle sperimentazioni, che però non fece – altre Regioni invece lo fecero –, scelse invece “l’ editto Ascoli” – lo chiamo così perché fu l’allora Assessore Ascoli a scegliere questa linea –, che non era attendismo, ma era un voler quasi boicottare la riforma sperando che non entrasse in vigore o che non ci fosse.
Invece la riforma Moratti e Gelmini è legge, va avanti, quindi credo che le tante occasioni di attivare corsi e sperimentazioni, sulle quali ci siamo chiusi proprio per una scelta precisa politica, oggi sarebbero potute andare avanti. Allora probabilmente abbiamo perso tante occasioni.
Ora le tabelle di confluenza chiudono, razionalizzano, non sempre ampliano, certo, le Province cercheranno di ampliare, le scuole faranno le loro domande, però qualcosa potevamo aver già acquisito ed oggi mantenere se avessimo appunto creduto nella riforma e se avessimo preso parte a quello che era un processo comunque ineluttabile. Si pensava che se le Marche si mettevano per traverso dicendo: “no alle sperimentazioni, non ci va bene questo, non ci va bene quello” il Governo avrebbe fatto passi indietro e la riforma si sarebbe fermata! Il sistema invece è questo, i licei sono sistema, la formazione è un altro, insomma, sappiamo che c’è una precisa scelta culturale a monte, quindi qualcosa di più le nostre scuole avrebbero potuto avere.
Devo però anche dire, a plauso del sistema virtuoso della nostra scuola marchigiana, che sulle dirigenze non abbiamo tagli da fare, siamo addirittura sotto dotati rispetto a quanti potremmo averne, quindi sono state gestite bene.
Prendo atto dell’emendamento che rimette un po’ al concetto di quel sovradimensionamento che è ancora elastico e da definire anche a livello centrale, e seppure si tolga quel riferimento ai 900 è per far sì che anche gli istituti sovradimensionati possano chiedere corsi aggiuntivi seppur nelle concertazioni e nei limiti che abbiamo detto. Ritengo sia pertanto, visto che siamo in un momento di transizione dove effettivamente i paletti sono ancora fluttuanti, un emendamento accoglibile.
Il nostro sarà dunque un atteggiamento di astensione, perché sarà sulle richieste, sul piano, su quello che verrà dalle scuole e dalle Province, che come sempre svolgeremo le nostre valutazioni.
Quindi su queste linee guida la nostra è un’astensione motivata. Peraltro, ripeto, sono linee guida in buona parte obbligate da quel quadro, seppur in evoluzione, legislativo nazionale.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Su queste linee guida – chiedo un attimo di attenzione dell’Assessore Canzian – di programmazione della rete scolastica del sistema educativo marchigiano per gli anni scolastici 2010/2011 vorrei fare un’osservazione su quello che è già avvenuto.
La relatrice di maggioranza Ortenzi mi pare che nel suo intervento abbia puntualizzato in merito ai licei musicali e al liceo coreutico. Allora chiedo: “su questa proposta di atto amministrativo si è tenuto presente che la Regione Marche, con indicazione precisa attraverso delibera di Giunta, improvvisamente, in risposta al discorso proposto dal Ministro Gelmini sulla questione dei licei musicali, optò per due scelte, creando anche malumore e risentimento dell’allora Assessore Benatti?
Come mai di quella delibera, che appunto indicava in maniera precisa due istituti per l’istituzione del liceo musicale, non se ne tenne conto?
Ritengo che l’attuale Assessore Luchetti si dovrebbe interessare a questo, io in merito vi presenterò anche un’interrogazione. (…) Grazie, Assessore, non avevo dubbi, so quanto lei è sensibile alle mie parole.
Per cui ora voglio ricordare all’Assessore Canzian che in Consiglio comunale ad Ascoli Piceno approvammo un ordine del giorno all’unanimità, che conseguentemente avrebbe dovuto avere un interessamento da parte del Consigliere-Assessore Canzian in Regione, affinché si potessero fare alcuni passi in merito all’argomento che ho testè posto all’attenzione dell’Aula.
Per cui anche qui mi pongo una domanda: “le linee guida di questa programmazione hanno tenuto conto di questi aspetti, oppure gli stessi aspetti sono stati catapultati così come venne fatto per quella scelta del liceo musicale in altro istituto? Istituto tra l’altro di Ancona! Infatti allora io pensai – certo, a pensar male non è cristiano, ma spesso ci si azzecca – che forse anche il Consigliere Bugaro abbia avuto un passaggio con gli amici di CL presso il Ministro, per dare appunto tale indicazione a questi due licei in ambito regionale.
Pertanto, Assessore Canzian, le chiedo: “intende oggi qui in Aula riproporre questo ordine del giorno per poi porlo in votazione? Così non avrò dubbio che i nostri amici del saltarello dell’UdC condivideranno questo percorso sulle linee guida di programmazione della rete scolastica. Oppure pensa che sarà un’azione politica successiva?

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Luchetti.

Marco LUCHETTI. Credo che già si sia detto quasi tutto per quanto riguarda questo atto, voglio sottolineare soltanto un aspetto. Ossia che con queste linee guida abbiamo tentato, rafforzando quelle già esistenti, di mettere un po’ più d’ordine ad una situazione piuttosto delicata ed introdotta nel nostro sistema scolastico con i nuovi indirizzi.
Questa fase di riorganizzazione della riforma scolastica quest’anno ha toccato le scuole medie superiori. I tre indirizzi professionali, tecnici e licei si stanno infatti riorganizzando in quei criteri che nel tempo si sono determinati con le sperimentazioni. Però calare ora questi criteri, questi indirizzi in una realtà variegata si fa un po’ di difficoltà.
Ma comunque il tentativo che si è voluto fare con queste linee guida è quello di mettere un po’ d’ordine rispetto ad uno scenario che per tutte quelle difficoltà che c’erano rischiava di non cogliere alcuni aspetti di una riforma che, per quanto limitante e limitata, dà comunque un indirizzo.
Per cui spero che si parta da questo almeno per riorientare complessivamente l’offerta formativa nella scuola; quella scuola che però, secondo me, avrebbe bisogno anche di altre cose.
Ecco dunque abbiamo fatto questa scelta.
Ci sono degli emendamenti che in qualche modo vorrebbero riportare un po’ più libertà rispetto alla situazione esistente. In ogni caso con questo atto non si fa altro che cercare di fare in modo che il sistema scolastico marchigiano possa partire col piede giusto sul piano della sua strutturazione.
Dobbiamo anche tenere conto che ci sono realtà – così mi riferisco anche ad alcuni argomenti contenuti negli emendamenti – che presentano scuole composte di centinaia e centinaia di alunni, ad esempio ci sono degli istituti con più di mille alunni, quindi capite bene che la complessità educativa di cui siamo testimoni in questi tempi non ci consente di correre eccessivi rischi in merito al dimensionamento. Già il decreto ministeriale come tetto plausibile prevede 900, quindi non incentiviamo ulteriormente questi istituti, ciò al fine di poter entrare in una fase più costruttiva della forza educativa della scuola.
Sicuramente i prossimi mesi ci vedranno impegnati in questa fase, quindi spero, anche attraverso la collaborazione dell’istituto scolastico regionale, si riesca a continuare a fare quel buon lavoro che abbiamo già avviato.
Pertanto con questo atto diamo sicuramente un contributo affinché, ripeto, la riforma possa partire con il piede giusto.

PRESIDENTE. Non ho altre richieste di intervento quindi passiamo alla votazione. (…) Consigliere Trenta, le dichiarazione di voto sull’atto si potranno fare dopo la votazione degli emendamenti. (…) Come? (…) Allora, prego, parli pure.

Umberto TRENTA. Caro Assessore Luchetti, vorrei ripartire da alcune sue considerazioni. E questa è la mia dichiarazione di voto sul primo emendamento, dopodiché la farò anche sul secondo.
Vorrei fare un po’ d’ordine. Lei, Assessore, deve ben capire che l’ordinamento del suo assessorato, nella figura dell’assessore precedente, aveva già portato in Giunta un atto deliberativo che testualmente indicava le linee guida per la richiesta dei licei musicali. Quindi prenda conoscenza di questo atto e la invito a completarlo. Io non dubito che lei abbia parlato in buona fede, le cose che ha detto le considero non solo come una volontà politica dell’Assessore ma anche quella dell’uomo Marco Luchetti che conosco da tempo.
Sicché per partire col piede giusto bisogna colmare quel vulnus. Era cioè stato indicato il Rossini di Pesaro e un altro liceo classico di Ancona, ma stranamente fu concesso ad un liceo scientifico – credo sia così –, invece nella delibera regionale era presente il liceo F. Stabili di Ascoli Piceno. Quella delibera di Giunta era uno scherzo?!
Nella fase più costruttiva dell’ambito educativo della scuola c’è un comportamento assiologico, nel senso che si educa già guardando la figura della persona che parla, che dice, che fa.
Quindi riprendiamo questa delibera, dopodiché propongo anche il ritiro immediato di questo atto amministrativo n. 12 del 2010 contenente le linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema educativo marchigiano.
Ovvero, se vogliamo dare un comportamento assiologico colmiamo quel vulnus. Inoltre teniamo presente che alla data odierna – siamo già arrivati ad agosto, l’anno scolastico inizia a settembre, quindi se ne riparlerà per il prossimo! – siamo ormai ampiamente fuori dai termini per parlare di programmazione.
In ogni caso nel 2010 questo atto dovrà contenere quanto espresso in quella delibera. Questo sarà un comportamento assiologico, legale, giusto e vero quando appunto parliamo di programmazione della rete scolastica.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Presidente, è solo per confortare il collega Trenta. (…) Consigliere, cristianamente parlando, spero almeno di esserlo! Le volevo dire che oggi discutiamo le linee guida di una programmazione regionale, per cui quello a cui lei si riferisce – ne abbiamo anche parlato in Commissione, qui ci sono tutti i colleghi della prima – è una questione che riguarderà un futuro prossimo, probabilmente la riprenderemo alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva.
E soprattutto noi del sud delle Marche – guardo anche la collega Romagnoli – siamo particolarmente interessati all’esito, speriamo favorevole, che il Governo vorrà impostare in merito ai licei musicali.
Questa dunque non è una scelta che possiamo considerare in questo atto, sicuramente la riprenderemo in quanto il Governo comunque dovrà decidere; credo peraltro sia un concetto condiviso e del quale contamineremo anche l’Assemblea legislativa dove appunto se ne dovrà parlare.
Oggi nel merito non possiamo fare nulla, se non rimanendo in attesa di aspettare settembre per promuovere una linea condivisa, affinché ogni Provincia, così come era impostato inizialmente, possa avere il suo liceo musicale.
Sicché, collega Trenta, non era per riprenderla, era soltanto per chiarire.

PRESIDENTE. Bene, ora pongo in votazione…(…) No, non è possibile! Non c’è il fatto personale, Consigliere Trenta! E’ stata fatta solo una dichiarazione di voto… (…) Prego, prego! Però, guardi, essere eccessivamente disponibili con lei porta solo al fatto che poi se ne approfitta! Comunque, prego, dica pure il suo fatto personale!

Umberto TRENTA. Presidente, lei però non ha intenzione di farmi parlare, perché magari prima di dire che non posso parlare dovrebbe immediatamente verificare!

PRESIDENTE. Prego, Consigliere, si alzi e parli!

Umberto TRENTA. La ringrazio, Presidente. Consigliera Ortenzi, lei mi fa tenerezza! Qui c’è una proposta di atto amministrativo che riguarda con compiutezza – e qui siamo nell’ambito della ristrettezza dell’oggetto giuridico – il sistema educativo marchigiano per gli anni scolastici 2010/2011. Quindi questa compiutezza non può prescindere da quella delibera di Giunta che ho poc’anzi citato – se vuole poi gliela faccio portare in Aula –, lì già si parla di offerta formativa e di linee guida per la programmazione della rete scolastica.
Per cui un atto così non può non contenere quella delibera di Giunta, punto! Se poi sbaglio io lo verificherò, altrimenti chiedo una verifica dell’ufficio legislativo.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli emendamenti.
Emendamento n. 1 a firma Petrini:
Articolo 2 bis – Allegato B – 9 riga: eliminare il periodo successivo alla parola “sovradimensionate”, indicato tra parentesi, fino al punto.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2 dei Consiglieri Giancarli, Ortenzi, Giorgi, Massi, Traversini, Marangoni:
Nell’allegato B dopo le parole “Nelle istituzioni scolastiche sovradimensionate nuovi indirizzi di studio possono essere istituiti solo contestualmente alla soppressine di indirizzi di studio ritenuti obsoleti o attribuiti ad altra istituzione scolastica per razionalizzare/armonizzare l’offerta formativa.”, aggiungere le seguenti: “Possono comunque essere istituite nuove articolazioni di indirizzi di studio coerenti con l’identità dell’istituto se attinenti a corsi ad esaurimento ma caratterizzanti l’identità dell’istituto medesimo.”.
Ha la parola lì Assessore Luchetti.

Marco LUCHETTI. Consentitemi di intervenire su questo emendamento, perché apre una situazione piuttosto delicata in vari istituti della regione Marche.
Questo emendamento nasce dal fatto che alcuni istituti, soprattutto a carattere professionale, con i nuovi indirizzi scolastici vengono teoricamente – uso questo termine, non ne trovo uno diverso – a perdere delle esperienze che si erano avviate all’interno degli indirizzi scolastici precedenti. E’ il caso specifico dell’istituto professionale di Senigallia.
Ora, nel difendere un po’ la posizione che abbiamo assunto, quella cioè di tentare di portare ordine nell’ambito degli indirizzi e soprattutto nelle divisioni di competenze tra gli istituti professionali e gli istituti tecnici, vorrei sottolineare il fatto che gli indirizzi di cui gli istituti professionali perderebbero titolarità sono stati ricondotti in alcuni aspetti negli istituti tecnici. Pertanto gli istituti professionali rivendicherebbero a sé anche un’istruzione tecnica per certi indirizzi, che appunto i nuovi assetti degli indirizzi delle scuole superiori collocherebbero tra gli istituti tecnici.
Su questo direi quindi di non fare confusione.
Ad esempio per quanto riguarda Senigallia con l’istituto scolastico regionale stiamo tentando di trovare una soluzione per contemperare le esperienze maturate nel professionale, che siano cioè nel contempo affrontate insieme all’istituto tecnico che gli sta vicino. Questo per non creare confusione.
Tra l’altro le questioni di carattere organizzativo saranno all’ordine del giorno per quanto riguarda i nuovi assetti scolastici. Per cui se apriamo un precedente di questo tipo il rischio potrebbe essere quello che molte scuole potranno richiedere degli indirizzi tecnici piuttosto che professionali e viceversa.
Secondo me questa cosa comporta un’ulteriore confusione. Ecco perché sottolineo di stare molto attenti ad accogliere questo emendamento, non va bene.
Questo è l’orientamento dell’Assessorato. Dare la stura a questo non sappiamo poi cosa potrebbe comportare nell’ambito dell’intera regione con i nuovi indirizzi che dovranno partire dal prossimo anno.
Pertanto vi invito a non far passare l’emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Il suo, Assessore, è un appello, però mi pare che abbiamo già bocciato anche l’emendamento di Petrini. Mi è sfuggito qualcosa?
Certamente non voglio fare il difensore di Petrini, però mi meraviglio pure che presenti l’emendamento, esca, e addirittura vada in minoranza… (…) Sì, però l’abbiamo bocciato! Lei invece parlava di sovradimensionamento, quindi non ho capito se…(…) Non lo so, insomma, era solo per chiarire che è stato bocciato un emendamento col quale si… (…) Però lei parla di cose che non conosce appieno, mi scuso, ma è così! (…) La scuola è una materia abbastanza particolare, occorrerebbe conoscerla! Quella non è una delibera di Giunta, addirittura è una delibera dell’Assemblea legislativa!
Comunque mi sono permessa di tornare sull’emendamento di prima, perché effettivamente lì si evitava la quantificazione del sovradimensionamento. Assessore Petrini, mi sto permettendo di difendere il suo emendamento, ma effettivamente avrebbe consentito una maggiore elasticità nella definizione dei sovradimensionati, che altrimenti rispetto ad altri non potrebbero accedere alla possibilità di nuovi corsi, seppur concertati con le Province… Però, Presidente, così non riesco proprio a parlare!

PRESIDENTE. Consigliere Trenta, cosa debbo fare! Dovrei prendere provvedimenti a norma di quel regolamento che lei sempre richiama! Se lo vada a rileggere così verificherà cosa dovrei fare! La prego di rispettare una collega che parla! Prego, Consigliera Romagnoli, continui pure.

Franca ROMAGNOLI. Dicevo che lasciare le parentesi nell’atto che definiscono i superiori 900 alunni come istituto sovradimensionato fa sì che molti istituti, seppur pachidermici, seppur grandi, seppur da riorganizzare – ma la riorganizzazione è in fieri –, farà sì che non potranno rispetto agli altri accedere all’attivazione di nuovi corsi. Poi si razionalizzerà, si vedrà, ma a regole comuni. Per cui ora alcuni resteranno indietro proprio perché magari ne hanno 902 o 920… (…)

PRESIDENTE. Consigliere Trenta, guardi, è l’ultima volta che le chiedo di tacere, dopodiché applicherò il regolamento! Ripeto, si prenda trenta secondi e vada a vedere cosa potrebbe accaderle! Quindi le intimo formalmente di tacere mentre un collega sta parlando! Formalmente glielo intimo per l’ultima volta! Prego, Consigliera.

Franca ROMAGNOLI. Mi permetto dunque di stigmatizzare il voto di questa maggioranza, in quanto irrigidisce l’atto, vincola a questi 900, non lascia libertà sul termine effettivo di sovradimensionamento, che il decreto ministeriale prevede, però, come tutti sapete, sciava, tanto che esistono. Cioè, gli istituti sovradimensionati, se questa è la logica, dovremmo chiuderli o smembrarli, invece esistono proprio perché sul sovradimensionamento è in atto una discussione. Ancorare ai 900, così come la bocciatura dell’emendamento fa, restano cioè le parentesi in questo articolo, fa sì che alcuni istituti non potranno accedere a nuovi corsi, rispetto ad altri che invece potranno crescere.
Mi viene inoltre da dire che i sovradimensionati sono proprio quelli che funzionano, che però essendo arrivati a 1.000, 1200 o a 1300 alunni rischiano di chiudere.
Insomma era per stigmatizzare la bocciatura di questo emendamento che mi vedeva, come tutta la minoranza, concorde, oltre al fatto politico visto che era un emendamento del vostro Vicepresidente.

PRESIDENTE. Emendamento n. 2. (…) Consigliere Trenta, abbi pazienza, lei non ha più diritto di parola! (…) Consigliere, in base al regolamento vigente, che lei può anche contestare, però… (…) Guardi, Consigliere Trenta, se lei continua così l’articolino del regolamento glielo dico io qual è! E’ che se lei continua così, dopo che io per la seconda volta formalmente le ho intimato di tacere, la faccio espellere dall’Aula per tutta la seduta, è chiaro! Non mi costringa a fare una cosa che non è certo edificante nei suoi confronti!
Emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 12, così come modificata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 11
della Giunta regionale
“Criteri di ripartizione dei progetti speciali di competenza regionale. Fondo sanitario regionale 2009. Spesa di parte corrente”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 11 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.

Francesco COMI. L’atto di oggi viene annualmente approvato dall’Assemblea legislativa. Si tratta di definire in sede di Assemblea i criteri della quota del fondo sanitario nazionale di parte corrente da destinare a progetti speciali di competenza regionale.
Questa competenza l’Assemblea legislativa la esercita dal 1999, che con successive modifiche e integrazioni ha definito sempre e meglio i criteri specifici attraverso i quali selezionare i progetti cosiddetti speciali.
La Commissione si è permessa di fare un’ osservazione alla Giunta, per quanto la Giunta oggettivamente non potesse fare diversamente. Ossia, noi ora, siamo nel mese di luglio 2010, approviamo i progetti speciali per l’anno 2009, che però si sarebbero dovuti approvare nel mese di marzo 2009. E’ vero che è difficile rispettare la programmazione, ma questa volta i tempi si sono allungati perché la V Commissione nell’ultima legislatura aveva approvato l’atto però non era riuscita tempestivamente a sottoporlo all’approvazione dell’Assemblea legislativa perché nelle ultime due sedute era mancato il numero legale. Quindi un atto che avremmo dovuto approvare circa sette-otto mesi fa l’abbiamo procrastinato ad oggi, andando così di fatto ad allungare di troppo i tempi della programmazione. Per il futuro auspichiamo che la programmazione del 2010 possa avvenire entro il mese di ottobre di quest’anno.
Vado nel merito. Quest’anno approviamo la quota dei progetti speciali. Sono progetti che devono avere alcune caratteristiche, ossia, devono essere destinati a specifici obiettivi e devono avere natura temporale. Devono inoltre avere l’elemento della innovazione, ovvero, compatibilmente con le esigenze definite dal Servizio salute della Regione Marche, la loro massima qualificazione si deve rendere visibile e ripercuotere positivamente sull’incremento del finanziamento destinato ai livelli assistenziali regionali.
Al fine di selezionare e valutare congruamente e tecnicamente i progetti, già dal 2008 esiste una commissione tecnica alla quale partecipava, presiedendola, l’Assessore regionale competente, oltre il Dirigente del Servizio salute.
Tale commissione aveva alcune funzioni. Una era quella di definire le aree di priorità attraverso le quali selezionare i progetti, e che sono state individuate in questi settori: prevenzione, miglioramento dei tempi di attesa delle principali aree critiche (oncologica, cardiologica, geriatrica), l’area della fragilità e quella del miglioramento della mobilità passiva.
La stessa commissione dentro queste aree di priorità doveva valutare e scegliere i progetti ammissibili, per inviarli poi alla Commissione assembleare e quindi all’Assemblea legislativa per l’approvazione definitiva.
Altro compito della commissione era quello di monitorare i progetti, valutandone l’effettivo avvio e la rispondenza ai risultati nel rispetto dei limiti temporali e di spesa.
Ecco, noi abbiamo verificato il lavoro, abbiamo preso atto della proposta formulata da questa commissione e dalla Giunta che si articola su due livelli, i progetti pluriennali e i progetti annuali. Voglio fare questa distinzione per far comprendere all’Aula il senso dell’emendamento che abbiamo fatto.
I progetti pluriennali sono quelli che avendo durata non annuale sono già stati avviati nel 2007 e nel 2008. Per cui era difficile per l’Assemblea legislativa poter esprimere oltre che nel merito anche sull’opportunità una valutazione diversa da quella della Giunta, perché essendo già in corso non volevamo compromettere progetti già avviati. Quindi non siamo scesi nel merito dei progetti pluriennali.
Per quelli annuali abbiamo fatto una valutazione di merito. C’erano – lo voglio dire al Presidente Spacca – ventuno progetti speciali annuali, noi ne abbiamo selezionati undici tenendo conto di alcuni requisiti, che corrispondessero a progetti strategici, che avessero valenza regionale, che corrispondessero ad obiettivi di piano nazionale di prevenzione, inoltre che potessero farci accedere a risorse nazionali integrative. Ma soprattutto abbiamo fatto una scelta, ossia, li abbiamo ridotti. Ed il motivo è questo. Siccome gli attuali progetti speciali di fatto sono progetti che non hanno un valore annuale ma solo trimestrale – li approviamo di solito a settembre per poterli concretamente attuare nei mesi di ottobre, novembre, dicembre, quindi solo per un periodo temporale molto breve –, avendo noi chiesto una programmazione più adeguata e più tempestiva, non a fine anno ma all’inizio dell’anno, abbiamo dovuto e voluto liberare risorse per consentire poi l’attuazione di progetti sperimentali annuali di valore almeno semestrale.
Quindi abbiamo fatto una valutazione di merito che è stata condivisa unanimemente dalla Commissione.
Come Commissione abbiamo inoltre presentato un ordine del giorno che sostanzialmente chiede tre cose. Quella di anticipare il più possibile i tempi della programmazione al fine di non vanificare la possibilità di incidervi. Quella di garantire la più ampia trasparenza e pubblicità delle procedure di selezione dei progetti speciali per l’anno futuro, in modo tale che tutti i soggetti interessati possano liberamente concorrere. Quella di mettere nelle condizioni la V Commissione, organo competente a selezionare solo questi progetti, di comprendere fino in fondo il lavoro fatto dalla commissione tecnica preposta a selezionarli.
Quindi questo nostro ordine del giorno chiede un impegno e una sollecitazione alla Giunta regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Io purtroppo, rifacendomi a quello che diceva prima il Consigliere Busilacchi a proposito dell’altra proposta di legge – e dico purtroppo perché il compito nostro è cercare di produrre qualcosa di utile –, non ho potuto condividere questa proposta di legge in Commissione né posso condividerla qui in Aula – invito i Consiglieri di minoranza a fare altrettanto – per un semplice motivo.
Ossia, noi abbiamo verificato in fretta e furia questi progetti per i quali i dubbi e le incertezze hanno assalito tutti; e questo, per quell’onestà intellettuale che li contraddistingue, spero lo diranno anche i Consiglieri di maggioranza che fanno parte della Commissione.
A noi è arrivato un elenco di progetti che non eravamo in grado, non essendo tecnici, di verificare in alcun modo, ma che erano stati vagliati dalla commissione di cui si è detto, la quale aveva ammesso certi progetti mentre altri no. Noi abbiamo chiesto anche l’elenco dei progetti non ammessi. Però poi l’unica cosa che è saltata agli occhi di tutti – che è un po’ anomala, Presidente, mi consenta di dirlo – è il fatto che nessun progetto veniva fuori dalle Zone territoriali 12 e 13 di San Benedetto del Tronto e Ascoli, non erano né tra quelli ammessi né tra quelli non ammessi.
Allora qui non si tratta solo, e potrebbe essere speciosa, la difesa del territorio. Potremmo cioè dire che nella Zona territoriale 13 con sei commissari in quattro anni forse non si sono neanche resi conto di quello che succedeva? Ma questa è una responsabilità vostra.
Noi invece quello che non riusciamo a comprendere è che non c’è una metodologia. E non basta l’ordine del giorno del Presidente Comi che dice di andare a verificare quelle zone che non presentano i progetti. Ad esempio io mi sono mosso nella zona territoriale di mia competenza, ma nessuno sapeva nulla! Ora, se non sapeva nulla il direttore generale perché in quattro anni ne erano passati cinque, oppure se non sapeva nulla qualcun altro al di sotto di lui, non si sa, ma in ogni caso nessuno aveva proposto niente!
La cosa allora non è giusta, la cosa non è possibile, perché a questo punto, al di là di quel commento che si può fare sul progetto pluriennale, su cui nessuno di noi ha messo bocca, per il progetto annuale i 600 mila euro – se non sbaglio all’incirca la cifra è questa – ci sembrano – passatemi il termine – un volgare marchettificio! Cioè qui ci sono consulenze nascoste, incarichi buttati là che nessuno è in grado di controllare.
Questo a voler pensare male, ma seppure si volesse pensare bene credo che nessuno di noi, anche chi voterà questa delibera, sia convinto che quei progetti speciali siano i migliori di tutti quelli presentati. Perché per i tempi che abbiamo avuto a disposizione non siamo stati messi nella condizione di controllarli.
Allora un primo punto critico è che vista questa condizione forse sarebbe stato meglio che quelle somme destinate a progetti pluriennali venissero suddivise per aree vaste. Quindi dividere quei 600 mila euro per cinque, poi saranno le aree vaste a doversi per forza muovere con comunicazioni e con solleciti precisi, perché questi saranno soldi a loro imputati ed il loro mancato utilizzo li farà riportare, come diceva il Presidente Comi, in un fondo regionale.
Sicché in questo momento non siamo in grado di dire se le ipotesi di questi progetti sono state verificate nelle singole zone territoriali.
La suddivisione per aree vaste potrebbe essere preceduta dal fatto che sia l’area vasta stessa a presentare i progetti, li valuta, dopodiché li passa ad una valutazione della commissione tecnica regionale, ma questa volta con la suddivisione delle risorse per area vasta.
Pertanto – e su questo io mi tiro fuori – non si può chiedere a nessuno di poter dire se quel progetto sia valido e quell’altro no, perché si è avuto un periodo che va tra il 10 luglio 2010 e il 27 luglio ossia oggi che siamo qui in Aula. Non si può chiedere a nessuno! Potrebbe essere solo un atto di fede nei confronti della commissione tecnica, verso la quale non ho alcuna problematica in corso, ma siamo comunque di fronte ad una metodologia che appare totalmente sbagliata.
Quindi, ripeto, non basta l’ordine del giorno del Presidente Comi in merito alla verifica dei lavori di quella commissione per quanto riguarda i progetti, ma è necessario che vengano suddivise quelle risorse per le cinque aree vaste.
Concludo dicendo che sarebbe anche necessario, Assessore, che i tempi vengano anticipati in maniera notevole. Ad esempio in questo caso i progetti sarebbero dovuti pervenire entro il 30 agosto 2009, la prima riunione della commissione tecnica è avvenuta il 7 ottobre, l’ultima a dicembre 2009 dove appunto sono stati decisi quali di questi progetti erano compatibili e da apprezzare. Sono tempi non adeguati ad una progettazione delle singole zone territoriali.
Quindi è compito nostro, specie nel momento in cui riteniamo che l’area vasta sia un po’ l’orientamento verso il quale tutti dovremmo muoverci, noi in critica al sistema Asur, voi in parziale correzione del sistema Asur, dare più potere alle aree vaste anche da questo punto di vista, ossia basterebbe suddividere tali risorse per le cinque aree vaste.
Per cui mi vedo costretto, e me ne dispiaccio, a dover chiedere il voto contrario a tutti i Consiglieri di minoranza.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Ritengo che il particolare momento di crisi economico-finanziaria, come pure il vincolo di bilancio che stiamo vivendo, e che vivono anche gli enti locali, impegnino noi stessi e questa Istituzione a valutazioni sempre più scrupolose sull’efficienza dei progetti che finanziamo.
E’ vero che abbiamo condiviso in Commissione quel distinguo tra la valutazione fatta dalla commissione tecnica, che appunto è una valutazione nel merito, e la valutazione che invece spetta alla politica, ovvero quella delle linee di indirizzo più generale.
Ovviamente quelli valutati positivamente dalla commissione tecnica sono tutti progetti validi, su questo nessuno si permette di sindacare, ma la nostra Commissione unanimemente ha condiviso di dare in questa fase un particolare segnale. Anche il Consigliere Natali aveva condiviso questo percorso, per cui ora mi dispiace di questo suo atteggiamento, ritengo che il segnale sarebbe stato più forte se ci fosse stata unanimità. Certamente un segnale lo daremo non se si boccia su tutta la linea l’atto, bensì condividendone il principio di fondo.
Ed il principio di fondo è che in assenza di chiare linee guida, magari ancora più stringenti, che individuino bene la specialità di questi progetti, il rischio è che progetti seppure validi e positivi possano disperdersi. Ossia ci possa essere una dispersione di risorse, vista anche la grande diversità dei singoli oggetti che individuavano i progetti speciali.
Questo perché sono addirittura i singoli reparti e le singole unità che possono richiedere accesso al finanziamento. Quindi il rischio è che davvero ci sia un po’ di inefficienza dal punto di vista dell’organicità, del coordinamento organizzativo di queste risorse.
Quindi credo che compito della politica sia quello di individuare le linee guida e assi di finanziamento ancora più stringenti.
Questo è stato dunque il processo condiviso in Commissione e che ha orientato anche l’ordine del giorno che abbiamo scelto di collegare a questo atto. Inoltre si è voluta fare anche una importante focalizzazione. Cioè, quest’anno consentiamo un risparmio di circa 350 mila euro, ma credo che vada mantenuto il principio di fondo, ossia che deve esistere un fondo per i progetti speciali che, appunto, vadano individuati in modo efficiente e che abbiano davvero tutti i requisiti della specialità.
In Commissione abbiamo parlato anche della necessità di individuare una durata triennale di questi progetti e di individuare alcune linee guida che possano coordinare tutti gli interventi che ricadono dentro un arco di tempo triennale, in modo così da rendere più efficace e forse anche più visibile il nostro intervento, oltre ad evitare che ci sia una frammentazione.
Questi erano gli orientamenti di fondo che hanno ispirato i lavori in Commissione, come ha già illustrato il Presidente, e che orientano anche l’ordine del giorno.
Quindi voteremo favorevolmente, seppure ci dispiaccia di questa scelta della minoranza.

PRESIDENTE. Su questo atto amministrativo è stato presentato un ordine del giorno a firma Busilacchi, Comi, Badiali, Pieroni, Eusebi, Camela:
Criteri di ripartizione dei progetti speciali di competenza regionale – Fondo sanitario regionale 2009 – Spesa di parte corrente
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Considerato che i criteri di ripartizione dei progetti speciali del fondo sanitario regionale per l’anno 2009 si propongono lo scopo di finanziare azioni sperimentali ed innovative al fine di “testare” nuovi percorsi e modelli organizzativi sanitari;
Rilevata di conseguenza la necessità di finalizzare l’attività di monitoraggi o, indicata al punto 5 del deliberato, alla valutazione degli effetti prodotti dai progetti approvati, coinvolgendo nell’attività medesima l’Assemblea legislativa regionale;
Considerata l’opportunità di accentuare il carattere di innovatività e sperimentalità della progettazione speciale sanitaria regionale per gli anni 2010 e seguenti, assicurando l’informazione ed il coinvolgimento dell’Assemblea legislativa nell’intero iter procedurale;
Rilevata, inoltre, la necessità di disporre di risorse congrue per la progettazione speciale che dovrà riguardare per l’anno 2010 in via prioritaria le seguenti aree di intervento: prevenzione, fragilità, miglioramento mobilità passiva, abbattimento delle liste d’attesa;
Rilevata infine la necessità di disporre di tempi adeguati per l’esame dei progetti speciali relativi all’anno 2010;
Impegna la Giunta regionale:
- ad integrare la Commissione tecnica regionale di valutazione dei progetti speciali di cui al decreto del dirigente del Servizio salute 43/SO4de1 5 maggio 2009 con due rappresentanti della V Commissione assembleare permanente;
- a presentare all’Assemblea legislativa regionale la proposta di atto amministrativo relativa ai progetti speciali per l’anno 2010 entro il 30 ottobre 2010;
- ad impiegare le risorse disponibili nel capitolo 53814145/2010 per la progettualità speciale regionale nel rispetto della normativa vigente;
- a garantire la più ampia trasparenza e pubblicità della procedura di selezione dei progetti speciali per l’anno 2010.”.
Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Come dichiarazione di voto sull’ordine del giorno voglio precisare che su questo documento ci asterremo, in quanto non lo riteniamo esaustivo delle richieste e neppure capace di sopperire a quelle critiche che ho dovuto fare sulla proposta di legge.

PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento pongo in votazione l’ordine del giorno.

(L’Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Andiamo ora alla votazione della proposta di atto amministrativo n. 11... (…) Consigliere Comi, non ci sono emendamenti, alla Presidenza non sono stati presentati. (…) Chi li ha presentati? (…) No, in Presidenza abbiamo solo l’ordine del giorno che abbiamo appena votato. (…) Bene, allora intanto andiamo avanti, poi ci farete sapere.
Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Il relatore Natali ha illustrato compiutamente nella sostanza quale sia la nostra posizione nel merito. Quindi io voglio intervenire, oltre per dichiarare il voto contrario del nostro Gruppo, per sottolineare invece il metodo.
So bene quale sia il limite della competenza del politico rispetto al tecnico, quindi dichiaro la mia incompetenza ad entrare nel merito dei progetti, ribadisco però quello che, purtroppo, ho dovuto ribadire qui anche negli anni precedenti, ovvero: assoluta non parità di trattamento tra i territori, scarsa consultazione, e in questo caso anche progetti che sono stati valutati a cavallo dell’insediamento dei nuovi organi dirigenziali del Servizio sanitario.
Voglio ricordare un progetto, che qui dentro ha creato anche qualche problema, Assessore Luchetti, che riguarda l’ozono terapia. Progetto che non ci sembrava chiaro e che la maggioranza qui dentro portò a testa bassa su cui ci fece anche un’interrogazione. Quella vicenda non mi è ancora chiara, lo dico anche ora apertamente.
Riguardo inoltre all’ordine del giorno del Consigliere Busilacchi, che apprezzo per la sua buona fede, mi permetto di dire che questa procedura si è già vista. Ancora, i progetti creano nella maggioranza dei mal di pancia, poi la maggioranza è molto abile, come sempre, a fare interna corporis la sua opposizione. Quindi quello che viene fuori è: abbiamo approvato i progetti, dopodiché se ci sono degli scontenti abbiamo l’ordine del giorno.
Collega Busilacchi, questo è un film già visto, non siamo nati ieri, è una procedura che conosciamo bene, e qui la maggioranza è maestra nell’attuare nei meandri…(…) Vi riferite alla maggioranza? Benissimo, ne prendiamo atto! Dicevo, è sicuramente un atto molto abile, però non va al fondo del sistema. Tra l’altro quando si agisce in questo modo alcuni progetti – ve lo dico perché non sarebbe onesto nei confronti di quei progetti di cui in questo elenco ne riconosciamo la validità –, per la nostra capacità e competenza a discernere, sono sicuramente meritevoli ed anche urgenti, però il metodo complessivo appiattisce e creerà diversi scontenti, verranno infatti penalizzate le capacità e i meriti dei progetti migliori.
Per questi motivi voteremo contro.

PRESIDENTE. Consiglieri, a questo punto mi vedo costretto a sospendere un attimo la votazione finale di questo atto, perché ciò che prima il Consigliere Comi dichiarava essere un emendamento gli uffici ora mi dicono che potrebbe essere solo una richiesta di una correzione di un errore formale. Però al momento stiamo valutando se è così oppure è cosa diversa. Perché se trattasi di un errore formale lo dichiariamo ripetendo solo la votazione sul coordinamento tecnico e nulla quaestio, se invece sarà un ulteriore emendamento, visto che non possiamo tornare indietro, non potremo prenderlo in considerazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Trenta, ne ha facoltà.

Umberto TRENTA. Presidente, da un punto di vista giuridico-normativo dei lavori dell’Assemblea legislativa apprezzo veramente questa sua decisione, ma come mai, le chiedo, quando io prima le ho chiesto di ritirare l’atto amministrativo in quanto così come posto non contemplava quella delibera di Giunta che ho ripetutamente richiamato, e di cui ho chiesto anche un parere dell’ufficio legislativo, lei non me ne ha dato possibilità? Ora invece fa cosa diversa per il Consigliere Comi. Io capisco il ruolo della maggioranza, ma prima lei mi ha addirittura detto che mi avrebbe cacciato dall’Aula!
Insomma, lei in questo momento rispetto a prima ha un atteggiamento diametralmente opposto. Ciò significa che nei miei confronti ha messo in atto una cosa che definirei…, anzi, forse è meglio non definirla!
Quindi, Presidente, a questo punto ripropongo il ritiro dell’atto precedentemente approvato fin quando lei non avrà dato la possibilità all’Ufficio legislativo di esprimere il perché non contemplava quella delibera di Giunta sulla programmazione della rete scolastica regionale.

PRESIDENTE. Bene, come dicevo prima rinviamo per il momento la votazione su questo atto in attesa che l’Ufficio di Presidenza valuti se trattasi di un errore formale oppure no.
Passiamo pertanto al punto 8) dopodiché, ripeto, ritorneremo su questo atto.


Relazione n. 2/10 della VI Commissione
“Libro Verde: La protezione e l’informazione sulle foreste nell’UE. Preparare le foreste ai cambiamenti climatici – COM (2010) 66 DEF”
(Discussione e votazione risoluzione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la relazione n. 2/10 della VI Commissione. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Le foreste e le risorse idriche sappiamo tutti essere elementi indispensabili per la vita del pianeta.
L’Unione europea invita gli Stati membri e le Regioni d’Europa ad una rinnovata consapevolezza di questo.
L’11 giugno scorso il Consiglio ambiente dell’Unione sui cambiamenti climatici ha ribadito la gravità dello stato delle risorse idriche e dei rischi che corrono le foreste, specialmente quelle delle zone dell’Europa del sud.
La Commissione assembleare affari comunitari ha risposto a questo invito e quindi ha deciso di partecipare alla consultazione aperta dalla Commissione dell’Unione europea con il Libro Verde su foreste e cambiamenti climatici. Inoltre ha deciso di coinvolgere l’Assemblea legislativa regionale presentando una proposta di risoluzione che la stessa Commissione ha approvato all’unanimità.
Tale proposta di risoluzione si è giovata anche del contributo di un gruppo di lavoro, allo scopo costituito, formato da esperti incaricati dall’Assessorato agricoltura e foreste, dall’Assessorato all’ambiente, dal Corpo forestale dello Stato e dall’Università politecnica delle Marche, e del contributo delle forze sociali ed economiche che sono state convocate in audizione.
Questa proposta di risoluzione, che brevemente illustro, è organizzata in cinque parti.
Nella prima parte indica le ragioni di diritto del nostro agire e che si sostanzia fondamentalmente nella risoluzione che questa Assemblea legislativa ha approvato l’8 giugno scorso sul rafforzamento del ruolo delle Regioni e delle Province autonome in ordine alla partecipazione al processo di formazione degli atti normativi dell’Unione europea e all’applicazione del principio di sussidiarietà.
La seconda parte indica i primi strumenti di programmazione del settore forestale che hanno considerato il fenomeno dei cambiamenti climatici e che sostanzialmente sono: il Programma quadro nazionale per il settore forestale, dove centrali sono le politiche agro-forestali, di sviluppo rurale e quelle energetiche; il Piano forestale regionale che all’articolo 4 stabilisce che l’obiettivo principale è la gestione forestale attiva e sostenibile ritenuta funzionale a contribuire al raggiungimento dell’obiettivo del Protocollo di Kyoto.
La terza parte sintetizza ciò che il Libro Verde dà per acquisito e su cui chiede il contributo degli Stati membri e delle Regioni.
Le acquisizioni del Libro Verde fatte dalla Commissione sono:
- i cambiamenti climatici causati dall’uomo hanno un impatto negativo sulle foreste e la velocità dei cambiamenti è superiore alla possibilità di adattamento degli ecosistemi: il tasso di incremento della temperatura ha raggiunto livelli mai visti prima, si prevede un ulteriore aumento nei prossimi decenni e fenomeni estremi come tempeste, incendi, siccità e ondate di calore; una gestione attiva e sostenibile delle foreste (che rappresentano il 30% del territorio europeo) che favorisce la resistenza e la resilienza dei boschi, incrementa la capacità di sequestro del carbonio e in ambiente mediterraneo riduce i rischi d’incendio; in ambito UE è possibile e auspicabile un maggiore utilizzo sostenibile delle foreste.
Inoltre il Libro Verde consolida princìpi ormai certi, ossia che le foreste proteggono gli insediamenti e le infrastrutture, proteggono il suolo, regolano la fornitura idrica, preservano la biodiversità, ecc..
La quarta parte è il contributo del gruppo di lavoro tecnico e del partenariato che ha messo in luce la necessità che la nuova politica forestale europea tenga conto delle specificità e delle caratteristiche proprie delle foreste dell’area mediterranea, dell’opportunità di creare una nuova struttura a livello europeo che si occupi delle foreste, dell’opportunità di elaborare un’autonoma proposta di regolamento per lo sviluppo forestale, e soprattutto dell’attuale situazione di abbandono dei boschi (che nella nostra regione ormai rappresenta il 70%) e della conseguente esigenza di individuare nuovi strumenti normativi che consentano di attivare formule sostitutive di gestione per motivi di pubblico interesse, e del ruolo insostituibile delle popolazioni residenti nella partecipazione all’attività gestionale e nel presidio del territorio.
Inoltre il gruppo di lavoro ritiene opportuno sottoporre all’Unione europea la necessità di individuare nuove forme di gestione forestale sostenibile che abbiano come base l’associazionismo tra i lavoratori, proprietari e imprese che svolgano le attività di un tempo proprie dell’imprenditore agricolo, figura oggi sempre più rara a causa delle mutate condizioni sociali ed economiche delle aree montane.
La quinta parte non poteva che finire con lo scopo di dare continuità a questa azione che la risoluzione propone, concludendo con un invito rivolto al Governo della Regione ad informare l’Assemblea legislativa regionale sullo stato di attuazione del Piano forestale, a dare attuazione al Progetto Appennino e ad effettuare un monitoraggio sullo stato di attuazione delle misure forestale previste nel Programma di sviluppo rurale ed eventualmente attivare quegli opportuni strumenti amministrativi che agevolino l’attuazione degli interventi inseriti nel Programma di sviluppo rurale.
Il tutto in quel quadro che vede l’ambiente come il secondo motore di sviluppo della regione e la green economy, la risposta attuale alle necessità di una società in difficoltà a ridisegnare il suo futuro.
Desidero, nel concludere, manifestare il mio apprezzamento per la sensibilità politica dimostrata sul tema dai membri della Commissione, per la professionalità della struttura dedicata alla VI Commissione e per la competenza non comune dei componenti il gruppo di lavoro.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Molto brevemente perché abbiamo condiviso con il relatore di maggioranza questo atto, anzi, lo voglio ringraziare, confesso infatti la mia totale ignoranza in materia. E’ solo grazie al lavoro svolto in Commissione che ho avuto la possibilità di approfondire questo tema.
Un tema che è certamente di attualità. Perché se da una parte c’è la salvaguardia dell’ambiente e la sua manutenzione – sappiamo bene come le foreste e i boschi ne abbiano bisogno –, dall’altra c’è la possibilità, attraverso la messa in moto di un percorso virtuoso, di poter creare le condizioni di nuovo lavoro per i nostri territori e per la nostra comunità.
Penso ad alcune aree di particolare sofferenza contigue a zone boschive e che oggi vivono, a causa della crisi industriale, motivi di grande preoccupazione, ma che possono trovare, in un’evoluzione positiva di quest’atto, ovvero qualora il Governo regionale intendesse dargli corso, delle occasioni di ricollocazione e di riconversione di alcuni distretti.
E’ per questo che in VI Commissione con il Presidente Cardogna abbiamo condiviso questo atto. Chiediamo pertanto a quest’Aula un voto positivo che sia anche coerente con le linee guida della firma del Patto di Fonte Avellana, già fatto proprio dalla Giunta regionale, e questo, se vogliamo, è una sua estensione consequenziale.

PRESIDENTE. Naturalmente questa relazione non prevede una discussione da parte dell’Aula.
Comunico che su questo tema è stata presentata una proposta di risoluzione, a firma dei Consiglieri Cardogna, Busilacchi, Trenta, Sciapichetti, Bugaro, che sostanzialmente fa riferimento al contenuto degli interventi dei due relatori:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Visto:
- l’art. 5 del trattato sull’Unione europea, che prevede che “nei settori che non sono di sua competenza esclusiva l’Unione interviene soltanto se e in quanto gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri, né a livello centrale né a livello regionale e locale, ma possono, a motivo della portata o degli effetti dell’azione in questione, essere conseguiti meglio a livello di Unione”;
- l’art. 117, comma 5, della Costituzione, che prevede che “le Regioni e le province autonome, nelle materie di loro competenza, partecipano alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari”;
- la legge 4 febbraio 2005, n. 11, Norme generali sulla partecipazione dell’Italia al processo normativo dell’Unione europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari, che disciplina all’articolo 5 la partecipazione delle Assemblee legislative regionali e delle Province autonome alla formazione del diritto dell’Unione europea;
- la legge regionale 2 ottobre 2006, n. 14, Disposizioni sulla partecipazione della Regione Marche al processo normativo comunitario e sulle procedure relative all’attuazione delle politiche comunitarie, che disciplina l’istituto della partecipazione della Regione Marche alla formazione del diritto dell’Unione europea;
- la risoluzione dell’Assemblea legislativa delle Marche approvata in data 8 giugno 2010, sul rafforzamento del ruolo delle Regioni e delle Province autonome in ordine alla partecipazione al processo di formazione degli atti normativi dell’Unione europea e alla applicazione del principio di sussidiarietà enunciato nel protocollo n. II allegato al Trattato di Lisbona;
Tenuto conto:
- che alla politica forestale europea si applica il principio di sussidiarietà, in quanto materia di competenza non esclusiva dell’Unione europea;
- che la stessa materia rientra tra quelle di competenza concorrente delle Regioni, così come riconosciuto dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 105 del 2008;
- che il Programma Quadro nazionale per il settore forestale del 2008 nel capitolo 4.2.4 evidenzia che l’attuale capacità di fissazione della CO2 è collegata “alle politiche agro-forestali e di sviluppo rurale, a quelle energetiche e climatiche che influiscono sulle modalità di gestione dei terreni”;
- che l’Assemblea legislativa della Regione Marche con deliberazione n. 114 del 26 febbraio 2009 ha approvato il Piano Forestale Regionale, previsto dall’art. 4 della L.R. n. 6/2005, che ha come obiettivo la gestione forestale attiva sostenibile ritenuta “funzionale a contribuire al raggiungimento dell’obiettivo del Protocollo di Kyoto e del suo recepimento a livello nazionale”;
- degli interventi previsti nel Progetto Appennino, di cui all’art. 26 della l.r. n. 31 del 22 dicembre 2009, Legge finanziaria 2010, che concorrono al raggiungimento degli obiettivi previsti dal Libro Verde.
Premesso:
- che il Libro Verde della Commissione europea sulla politica forestale invita tutti i soggetti interessati, ivi comprese le realtà territoriali e locali, a partecipare alla consultazione per l’individuazione degli elementi fondamentali della nuova politica di forestazione europea, con particolare riguardo all’impatto che questa potrà avere sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale;
che il Libro Verde si fonda sui seguenti punti cardine:
1) i cambiamenti climatici causati dall’uomo hanno un impatto negativo sulle foreste, la velocità dei cambiamenti è superiore alla possibilità di adattamento degli ecosistemi e l’UE ritiene indispensabile intervenire per garantire che le foreste continuino a svolgere tutte le loro funzioni: produttive, sociali, economiche ed ambientali;
2) il tasso di incremento della temperatura ha raggiunto livelli mai visti prima, si prevede un ulteriore aumento nei prossimi decenni e fenomeni estremi come tempeste, incendi, siccità e ondate di calore saranno più frequenti e di intensità sempre più elevata;
3) una gestione attiva e sostenibile delle foreste favorisce la resistenza e la resilienza dei boschi, incrementa la capacità di sequestro del carbonio, e in ambiente mediterraneo, riduce i rischi d’incendio;
4) in ambito UE è possibile e auspicabile un maggiore utilizzo sostenibile delle foreste; le materie prime, i beni e i servizi offerti sono fonte di occupazione e di reddito e possono esserlo in misura maggiore, rappresentando così un pilastro della ripresa economica delle zone rurali e montane;
Inoltre all’interno del Libro Verde, in riferimento alle funzioni delle foreste si evidenzia che:
1. le foreste sono fonte di occupazione, reddito e materie prime per l’industria e per le energie rinnovabili;
2. le foreste proteggono gli insediamenti e le infrastrutture;
3. le foreste proteggono il suolo;
4. le foreste regolano la fornitura idrica;
5. le foreste preservano la biodiversità;
6. le foreste regolano le condizioni meteorologiche in ambito locale e regionale;
- che la VI Commissione Assembleare ha promosso un tavolo di lavoro tecnico formato da funzionari della Giunta regionale e dell’Assemblea legislativa, dal Corpo forestale dello Stato e da docenti dell’Università politecnica delle Marche, Facoltà di Scienze forestali e ha sollecitato il confronto con il partenariato istituzionale, economico e sociale, in modo tale da estendere il più possibile la partecipazione alla consultazione;
- che in riferimento alle criticità delle foreste e del settore forestale evidenziate nel Libro Verde la riflessione del gruppo di lavoro tecnico e il confronto con il partenariato hanno messo in luce la necessità che la nuova politica forestale europea tenga conto:
1) delle specificità e delle caratteristiche proprie delle foreste dell’area mediterranea;
2) della opportunità di creare una nuova struttura a livello europeo che si occupi delle foreste e della politica forestale che potrebbe essere collocata all’interno della DG Politica regionale;
3) della opportunità di elaborare una autonoma proposta di regolamento per lo sviluppo forestale;
4) dell’attuale situazione di abbandono dei boschi e della conseguente esigenza di individuare nuovi strumenti normativi che consentano di attivare forme sostitutive di gestione per motivi di pubblico interesse;
5) del ruolo insostituibile delle popolazioni residenti nella partecipazione all’attività gestionale e nel presidio del territorio;
- che appare opportuno sottoporre all’Unione europea la necessità di individuare nuove forme di gestione forestale sostenibile, che abbiano come base l’associazionismo tra lavoratori e/o proprietari e imprese che svolgono le attività un tempo proprie dell’imprenditore agricolo, figura oggi sempre più rara a causa delle mutate condizioni socio-economiche delle aree montane; tali forme di gestione dovrebbero essere oggetto di mirate azioni di sostegno, da affiancarsi a quelle rivolte all’imprenditore agricolo proprietario dei terreni boscati;
Tutto ciò premesso e considerato,
L’Assemblea legislativa delle Marche approva le considerazioni e le risposte ai quesiti contenuti nel “Libro Verde la protezione e l’informazione sulle foreste nell’UE: preparare le foreste ai cambiamenti climatici – COM (2010) 66 def.” per il successivo invio alla Commissione europea;
Impegna la Giunta regionale:
- ad informare l’Assemblea legislativa regionale sullo stato di attuazione del Piano forestale regionale (Deliberazione amministrativa dell’Assemblea legislativa regionale n. 114 del 26 febbraio 2009), anche nell’ambito del Rapporto sulla montagna di cui all’art. 5 della legge regionale 1° luglio 2008, n. 18 (Norme in materia di Comunità montane e di esercizio associato di funzioni e servizi comunali);
- a dare attuazione al “Progetto Appennino: la montagna come occasione di sviluppo e occupazione”, previsto all’art. 26 l.r. n. 31/2009 ed in particolare a quanto stabilito al comma 7 del medesimo articolo;
- ad effettuare un monitoraggio sullo stato di attuazione delle misure forestali previste nel Programma di sviluppo rurale ed eventualmente attivare gli opportuni strumenti amministrativi che agevolino l’attuazione degli interventi inseriti nel Programma di sviluppo rurale;
- ad incentivare l’attuazione delle azioni previste dal PEAR (Piano energetico ambientale regionale) relative all’utilizzo delle biomasse agro – forestali a fini energetici, anche con riguardo ai sistemi di teleriscaldamento;
- ad attivarsi affinché vengano assicurati i finanziamenti dei Piani di gestione forestale previsti dal Decreto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio del 16 giugno 2005 e dal comma 1082 dell’art . 1 della legge 27 dicembre 2006 n. 296.
La presente risoluzione sarà trasmessa alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative, dei Consigli regionali e delle Province autonome, al Ministro per le politiche europee e al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, ai Presidenti delle Commissioni Politiche dell’Unione europea e Agricoltura di Camera e Senato, al Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo”.

La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 11
della Giunta regionale
“Criteri di ripartizione dei progetti speciali di competenza regionale. Fondo sanitario regionale 2009. Spesa di parte corrente”
(Votazione finale)

PRESIDENTE. Ritorniamo ora alla proposta di atto amministrativo n. 11. Abbiamo verificato che non si tratta di errore materiale, per cui, avendo già votato sia l’ordine del giorno che il coordinamento tecnico, dobbiamo procedere solo con la votazione finale dell’atto.
Proposta di atto amministrativo n. 11. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


PRESIDENTE. Prima di passare alla trattazione del punto 3) all’ordine del giorno debbo informare l’Aula che il Presidente della Giunta regionale ha chiesto una convocazione urgente dell’Assemblea legislativa per trattare la proposta di legge n. 11 riguardante la modifica alla legge regionale 14 aprile 2004, n. 7 “Disciplina della procedura di valutazione di impatto ambientale”.
A fronte di tale richiesta ritengo che l’unico giorno possibile, considerato che la stessa convocazione deve essere diramata almeno 48 ore prima, sia venerdì 30 p.v.. (…) Bene, allora i Consiglieri verranno convocati in via d’urgenza per venerdì mattina alle ore 10.00.


Proposta di legge regionale n. 14
della Giunta regionale
“Misure urgenti in materia di contenimento della spesa”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 14 ad iniziativa della Giunta regionale.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Latini.

Dino LATINI. La proposta di legge per un verso ha l’obbiettivo di ridurre il costo di strutture e servizi amministrativi e politici, invece per l’altro verso ha quello di riassegnare in modo funzionale le relative risorse finanziarie che la Regione avrà modo di utilizzare per garantire il buon funzionamento dei servizi e delle strutture.
Nel merito questa proposta di legge sancisce innanzitutto l’affermazione del principio della partecipazioni onorifica alle attività politico-amministrativo in commissioni, comitati collegi e/o organismi collegiali istituiti dalla Regione.
Sulla scia di quanto sopra, all’articolo 1 si prevedono cinque specifici interventi di riduzione di spesa:
· per i componenti di commissioni, dei comitati e collegi di cui alla tabella B della l.r. 20/1984, del rimborso delle spese documentate di viaggio (pari ad 1/5 del prezzo della benzina super al tempo della missione per il doppio della distanza tra residenza anagrafica e la sede dell’organismo chiamato a partecipare, nonché il rimborso anche di vitto e alloggio (oltre che di viaggio) sui parametri e nei limiti già fissati per i dipendenti della regione, in caso di trasferta fuori dalla sede dell’organismo per lo svolgimento necessario delle relative funzioni;
· il tetto massimo di euro 30 del gettone di presenza per i componenti degli organismi di cui al primo punto, il cui importo specifico viene comunque demandato alla Giunta nel termine di sessanta giorni dall’approvazione della presente proposta di legge;
· l’applicazione delle riduzioni di cui sopra anche ad ogni organismo collegiali di derivanza regionale o comunque in essere nell’ambito della stessa e per i quali sono previsti dei gettoni di presenza;
· la riduzione dei compensi di amministratori e componenti dei collegi revisori dei conti di enti pubblici di cui alla tabella A della l.r. n. 20/1984 di un 10% e l’applicazione del rimborso spese di viaggio e di trasferta indicati al comma 1;
· la riduzione di compenso di 10% sia dell’amministratore unico dell’ASSAM sia dell’Autorità di Garanzia (l.r. 23/2008).
I risparmi attesi dalle modifiche della l.r. 20/1984 relative alle riduzioni delle indennità di carica, alla rideterminazione dei gettoni di presenza e delle complessive modalità di rimborso spese, si aggirano intorno ai 180 mila euro.
L’articolo 2 della presente proposta riduce le spese dei dipendenti della Regione, i quali innanzitutto non potranno percepire emolumenti ulteriori rispetto a quelli previsti contrattualmente per lo svolgimento delle loro mansioni.
Inoltre gli stessi non riceveranno compensi per le attività, svolte in orario di ufficio, indicate loro dalla Regione e non rientranti tra quelli di ufficio, nonché per le partecipazioni in organismi collegiali regionali.
Ancora, per quelle effettuate fuori dall’orario di ufficio i dipendenti regionali godranno del trattamento indicato ai commi 1 e 2 dell’articolo 1, sia per quanto riguarda il rimborso delle spese sostenute, sia per quanto riguarda il gettone di presenza a cui è demandata sempre alla Giunta regionale l’esatta quantificazione.
Infine, gli introiti derivanti da terzi alle attività compiute dai dipendenti di cui sopra saranno incamerati e trattenuti dalla Regione.
Vengono esclusi dalla proposta di legge le attività dei dipendenti regionali relative a progettazione e pianificazione (e quelle tecnico amministrative complesse) e la partecipazione alle commissioni di collaudo di cui al Codice dei Contratti pubblici relativi a servizi lavori e forniture.
L’articolo 3 prevede la riduzione del costo complessivo dell’intero personale regionale (comprensivo di quello dell’Assemblea legislativa), meno quanto necessario per i rinnovi contrattuali, tramite tre interventi: meno personale in sostituzione di quello che cesserà il servizio e meno lavoro flessibile (ex co.co.co. e lavoro somministrato); meno strutture amministrative e conseguentemente meno dirigenti; controllo correttivo e guidato della crescita di contrattazione collettiva.
La riorganizzazione dell’assetto istituzionale della Giunta regionale e le misure di contenimento della spesa per il personale consentono di prevedere un risparmio di circa 1 milione e mezzo di euro.
La Commissione nei suoi lavori ha introdotto modifiche utili a favorire i processi di riorganizzazione dell’Ente, alla luce della necessità di assumere misure di contenimento della spesa e ad assicurare in tale quadro la funzionalità delle strutture amministrative, quali l’inserimento degli articoli 3 bis e 3 ter, tutti approvati all’unanimità.
Nel dettaglio:
· l’articolo 3 bis provvede ad eliminare alcune rigidità della l.r. 14/2003 (Riorganizzazione della struttura amministrativa del Consiglio), favorendo i processi riorganizzativi delle strutture assembleari. Infatti attraverso la soppressione dell’alternativa tra aree e servizi viene resa possibile una articolazione delle strutture più flessibile che possa rispondere a nuove esigenze di funzionalità, semplificazione e razionalizzazione della macchina amministrativa;
· l’articolo 3 ter introduce la facoltà per la Giunta regionale e per l’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa di conferire incarichi di direzione dei servizi anche ai dipendenti già titolari di posizione dirigenziale di funzione. Questo intervento consente di contenere le spese per la dirigenza regionale attraverso la corresponsione di un trattamento economico limitato alla differenza tra quello attualmente percepito da un dirigente in posizione di funzione e quello spettante per la direzione di un servizio;
· con l’introduzione dell’articolo 3 quater vengono affrontate le problematiche relative all’applicazione della l.r. 1/2010 in maniera più articolata rispetto alla proposta soppressiva avanzata dalla Giunta regionale.
La disposizione in questione è il frutto di un approfondimento realizzato anche attraverso incontri con le OO.SS. e con l’Assessore al personale e risponde ad una duplice esigenza: la necessità di ridimensionare la portata del provvedimento legislativo attraverso la soppressione di quegli istituti che gravano maggiormente sul bilancio regionale, limitandone l’applicazione all’anno 2010; il garantire il principio di certezza dell’ordinamento giuridico mediante la salvaguardia delle domande già presentate dai dipendenti in possesso dei requisiti previsti dalla legge regionale.
Questo articolo è stato poi oggetto di una valutazione della Commissione, che si è riunita questa mattina durante i lavori dell’Assemblea legislativa a seguito dell’emendamento presentato dal Presidente Spacca. La Commissione ha quindi presentato un emendamento all’articolo 3 quater che così recita: “L’efficacia delle disposizioni della l.r. 1/2010 è sospesa dall’anno 2010. In sede di approvazione della legge finanziaria e del bilancio di previsione rispettivamente per gli anni 2011, 2012 e 2103, sulla base della normativa vigente, delle risorse finanziarie disponibili e delle esigenze organizzative, si potrà procedere all’applicazione delle disposizioni della l.r. 1/2010". Ciò tenta di tener conto del principio fondamentale della sobrietà, che la Giunta ha voluto indicare nella proposta di legge, con la situazione esistente e la valutazione che si è fatta in sede di Commissione della legge regionale 1/2010.
L’articolo 4 modifica l’oggetto sociale della Svim che viene limitato solo alla progettazione e ove necessario degli interventi di attuazione della programmazione regionale individuati specificatamente dalla Giunta (ex articolo 7). Non è più consentito alla Svim tutto il resto e cioè la gestione di partecipazione in altre società.
L’articolo 5 prevede l’applicazione degli articoli 1 e 2 della proposta di legge se approvata (1° giorno del mese successivo a quello di entrata in vigore) e stabilisce il termine per la Giunta (sessanta giorni) per provvedere alla modifica dell’oggetto sociale della Svim.
Nell’articolo 6, in relazione all’articolo 3 quater, viene soppressa l’abrogazione della l.r. 1/2010, mentre viene mantenuta, in conformità alla proposta della giunta regionale, l’abrogazione dell’articolo 11 della l.r. 27/2008 relativo al mantenimento del rapporto di lavoro previgente del personale impiegato nelle segreterie di Assessori, Ufficio di Presidenza o Gruppi assembleari, che avevano limitato l’applicazione preesistente a tali norme e che è stato anche frutto di una valutazione dell’articolo 11 della legge 27/2008.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Il Presidente Latini nella sua relazione vi ha già illustrato i contenuti del provvedimento, quindi non mi soffermerò sugli aspetti tecnici su cui siamo d’accordo, mi limiterò a ricostruire lo scenario nel quale si cala questo provvedimento.
Innanzitutto il titolo “Misure urgenti in materia di contenimento della spesa”. E’ evidente che è un titolo ambizioso, è un titolo che, come dice la parola stessa, determina la necessità di portare all’attenzione dell’Assemblea una serie di riduzioni di spese. E devo dire che sui primi commi del testo normativo c’è una riduzione della spesa a tutti gli effetti.
Pertanto non posso che dire che la minoranza considera giusta buona parte di questo provvedimento. Auspica che sia un primo punto su cui andare a fare un’azione concreta di rivisitazione delle spese della Regione, e di farla autonomamente a prescindere dai tagli e dai provvedimenti governativi centrali.
Detto questo, si può sì concordare sull’effettiva minor spesa su alcuni provvedimenti, come la riduzione dei gettoni o dei rimborsi spesa, ma resta il fatto che per la minoranza, in sede di assestamento e soprattutto in sede di approvazione del bilancio e della finanziaria, sarà centrale, al fine di dare un giudizio politico definitivo e per commentare fino in fondo i provvedimenti di contenimento della spesa, vedere quello che sarà soprattutto sui capitoli inerenti la sanità, ovvero quelli che in larga parte andranno a determinare la struttura e la configurazione del nostro bilancio.
Mentre devo dire, purtroppo, che abbiamo una profonda divergenza sull’articolo 6, dove nella formulazione della proposta originaria da parte della Giunta era prevista l’abrogazione della legge n. 1/2010, quella che alcuni di voi hanno votato nella precedente legislatura e che recepiva l’istituto dello scivolamento pensionistico.
Una legge, come voi sapete, su cui vi è stata concertazione sindacale, è stata votata poco prima della campagna elettorale, dopodiché, successivamente all’evento elettorale, ha suscitato un certo dibattito perché al suo interno era comprensiva di una regolamentazione che su alcuni aspetti poco convinceva.
Quindi la Commissione si è fatta carico di fare una prima audizione con i sindacati, che oltre a ricostruire, per chi era nuovo come me, lo scenario di contesto, hanno manifestato l’opportunità di mantenere uno scivolamento anche al netto di provvedimenti e norme che fornissero qualcosa di più rispetto a quello che era sostanzialmente richiesto o gradito.
Questa cosa ha determinato una discussione su due sottoistituti della normativa, ovvero la clausola di salvaguardia comprensiva di 24 mensilità aggiuntive e la famosa una tantum, quella che ha aperto un dibattito politico, così come espresso sui giornali e in Commissione dall’Assessore Viventi.
Il problema di fondo emerso in Commissione è una sorta di divergenza di analisi tecnica fra il lavoro preposto dall’Assessorato ed il lavoro preposto dalla Commissione. Divergenza tecnica non sull’aspetto normativo, bensì sulla previsione economica di bilancio della legge n. 1 nella sua interezza.
Da questo purtroppo sono venuti fuori dei numeri profondamente discordanti. Nel senso che l’Assessorato, a seguito di uno studio fatto sulla potenzialità degli effetti della legge, ha determinato un calcolo di costo per la corresponsione degli incentivi per oltre 20 milioni di euro, mentre la Commissione, prendendo visione delle domande presentate dai dipendenti della Regione aventi i requisiti, in realtà ha riscontrato che il numero di questi dipendenti era sino ad oggi profondamente basso.
Peraltro c’è anche ed innanzitutto un motivo di natura prettamente tecnica. Nel senso che la Giunta non ha adottato il regolamento di attuazione mentre l’Assemblea legislativa sì. E questo ha determinato da parte di alcuni dipendenti appartenenti all’ala dell’Assemblea legislativa di presentare domanda, cosa che invece non hanno potuto fare i dipendenti della Giunta.
Inoltre la Commissione ha richiesto agli uffici tecnici di quantificare la spesa non su chiunque ne avesse diritto, ma su un numero potenzialmente prevedibile.
Infatti questo provvedimento, sia chiaro, prevede un vantaggio economico per il datore di lavoro e non per il dipendente. Perché se un cinquantasettenne si avvale di questa norma, è vero che da una parte acquisisce subito un incentivo (seppure venga scadenzato in diverse tranche), però dall’altra, terminata la fase della corresponsione dell’incentivo, non andrà più a percepire lo stipendio, con tanto di oneri previdenziali a carico.
Pertanto questa cosa per il bilancio della Regione nel tempo determinerebbe un maggior risparmio.
Tutto questo, peraltro, è stato evidenziato anche da un paio di simulazioni, che ritengo, Presidente, di dover sottoporre all’Aula, fatte su un dipendente di categoria C5 e un dipendente di categoria D3. Ad esempio un dipendente C5 andrebbe a percepire l’incentivo in una serie di tranche e lo porterebbe a non avere questi soldi nel 2010, 2011, 2012, 2013, 2014. Sempre per questo dipendente di cat. C5 – ovviamente non dobbiamo prendere questi dati per scientifici e precisi, vanno affrontati i vari casi, soprattutto va verificato anche il regolamento di attuazione che potrebbe prevedere quattro-sei mensilità in ogni tranche, anziché otto o dieci – verrebbe fuori che a fronte di una corresponsione di circa 97 mila euro nell’arco di quattro-cinque anni, vi sarebbe un risparmio di stipendio non erogato pari a 137 mila euro, dunque con un saldo netto a vantaggio dell’Amministrazione regionale pari a 40 mila euro.
Nel caso invece di una categoria D3 addirittura questo dato aumenta: con una corresponsione di incentivo pari a 143 mila euro, si ha un risparmio di stipendio e di indennità di 212 mila euro, con un saldo definitivo di 69 mila euro.
Tutto questo è per dire che tale istituto di scivolamento pensionistico previsto da questa legge n. 1 – che all’epoca aveva copertura di bilancio, altrimenti non sarebbe stata licenziabile dall’Assemblea legislativa – nel medio periodo determina un risparmio concreto per l’Amministrazione regionale.
Ciò che invece va aggiunto a questo provvedimento – su questo bisogna essere seri, franchi e non fare demagogia – è una puntuale e attenta analisi del principio del turnover, della stabilizzazione dei precari e del reinserimento di eventuali dipendenti. Perché? Perché se la normativa prevedeva un turnover fino ad un massimo dell’80%, poi, con la manovra Tremonti in atto che stabilisce un turnover nel limite del 20% della spesa dell’anno precedente, il numero dei dipendenti con i quali si potrebbero rimpiazzare i dipendenti che andranno a scivolamento pensionistico sarebbe molto basso.
Allora, questo sì, è compito vostro, signori Consiglieri, di fare cioè una valutazione politica al fine di prendere atto che la legge 1/2010 dà un buon risparmio, ovviamente se il turnover sarà minimale se non addirittura inesistente.
Per cui qui è legittimo fare quella valutazione politica sulla fotografia di quel numero di dipendenti della Regione congruo alla organizzazione degli uffici.
Do atto all’Assessore Marcolini di un prezioso contributo e disponibilità in Commissione nell’aver stabilito un elemento di valutazione corretto in termini ragionieristici e di conseguenza anche politici. Ossia, nel vedere la strutturazione della prossima finanziaria si deve anche a vedere la strutturazione complessiva degli uffici e in base a questo valutare anche la congruità del numero dei dipendenti della Regione e quant’altro.
Però a questo punto mi sovviene di dire alcune cose.
La prima è che se parliamo di misure urgenti di contenimento della spesa, cioè se si prende il dato di bilancio vigente è evidente che l’abrogazione determina una minor spesa in quanto non c’è la corresponsione della prima tranche per l’accompagnamento pensionistico. Ma se immaginiamo che la Regione nel suo complesso, nella costruzione dell’architettura dei suoi conti, voglia risparmiare qualcosa su questo versante, è evidente che l’analisi deve essere fatta sul medio periodo e soprattutto non deve essere fatta una valutazione a freddo dei soli numeri matematici, bensì cercare anche di comprendere che cosa c’è dietro tutto questo.
Potete ben capire che per un dipendente della Regione percepire lo stipendio fino a 65 anni è sicuramente più vantaggioso che interromperlo a 59 o a 60. Per cui i casi sono pochissimi proprio perché queste sono persone che, al di là della loro motivazione professionale che non spetta certamente a un Consigliere regionale né giudicare né individuare con che metodo valutarla, hanno delle problematiche di vita che appunto comportano la necessità di avvalersi di uno strumento del genere.
Allora qui subentrano delle valutazioni politiche, che magari mi riservo di fare successivamente durante l’intervento di commento degli emendamenti, ma intanto voglio comunque anticipare che questa Assise debba andare a valutare fino in fondo i seguenti elementi.
Il primo è il fatto che quando un’Assemblea legislativa adotta una normativa e si prende un impegno è ovvio che la cosa determina una situazione di fatto. Vorrei ricordare che se abrogassimo ora questa legge, con delle domande già presentate da parte di dipendenti dell’Assemblea legislativa, poi sicuramente alcune di questi presenteranno ricorso e quindi si determinerà un contenzioso. E già sappiamo che chi ha messo in preventivo la valutazione di un contenzioso lo fa perché nella legge n. 1 è prevista la criticità attinente l’organizzazione degli uffici e in rapporto anche alle risorse disponibili.
Ma questo non voglio commentarlo, mi limito solo a dire che l’abrogazione determinerà sicuramente un contenzioso e che non è detto che nel tempo potrà avere anche degli strascichi.
La seconda valutazione riguarda la motivazione del personale. Un personale fortemente demotivato non produce, quindi poniamoci anche il problema della produttività del nostro personale. Come dobbiamo anche valutare che un dipendente in fine carriera costa di più rispetto a un dipendente più giovane in quanto ha dei diritti e dei livelli acquisiti.
Pertanto a conclusione, Presidente Spacca, voglio sottoporle una richiesta.
Dal momento che esisteranno dei contenziosi, fermo restando che ben comprendo, non sono ingenuo, che da parte vostra vi sia stata un’attenta valutazione di questo versante, chiedo che – per diritto di correttezza nei confronti anche dell’Assemblea legislativa, visto che non si è trovata una quadra tra la Commissione e la Giunta, perché la Commissione aveva adottato un emendamento e ha portato questo testo in Aula prevedendo comunque lo snellimento di questa norma, togliendo quelli che erano considerati un po’ da tutti quanti i Gruppi assembleari dei regali, come la tantum e la clausola di salvaguardia – ci sia un attento approfondimento fatto anche attraverso l’Ufficio legale della Regione. Ossia vorrei capire fino in fondo ciò che l’abrogazione potrebbe costare in termini di contenzioso, perché francamente non voglio partecipare a una linea politica che determini una cosa di questo tipo.
Quindi le chiedo di rivedere a settembre, alla prima seduta assembleare utile, il provvedimento nella sua interezza. A meno che di sua volontà – su cui non potremmo che votare a favore – si stralci completamente l’argomento della legge n. 1/2010 fino a settembre. Perché? Perché l’emendamento proposto in via finale dal Presidente Latini, quello che prevede una sospensione, non fa assolutamente capire se questa sospensione sia legittima nella sua interezza in termini retroattivi o se invece può produrre effetti di contenzioso nei confronti di questi dipendenti.
Pertanto, posto in essere che di sospensione si tratta, e se sospensione vogliamo fare, le chiedo di stralciare la posizione dell’articolo 6 e di riavviare un confronto serrato in Commissione fra i Gruppi assembleari, la Giunta, le parti sindacali. Rivedere inoltre l’opportunità finale anche a seguito di ciò che ha dichiarato l’Assessore Marcolini, ovvero quello di iniziare prima un lavoro sul bilancio preventivo della finanziaria e sulla costruzione dei conti. In questo modo questa proposta si potrebbe meglio inserire.
Ritengo pertanto che l’Assemblea legislativa debba avere elementi ulteriori di valutazione, altrimenti preannuncio la nostra contrarietà.
Peraltro se parliamo di misure urgenti queste le troviamo negli elementi dei commi precedenti. Questa legge, invece, nel medio periodo farà risparmiare. Per cui se dobbiamo razionalizzare i conti della Regione, fare la nostra parte in termini di sacrifici e determinare minori spese, non possiamo ragionare di questo soltanto in termini di attuazione nel 2010, quanto meno dovremmo prenderci una scadenza più ampia.
Concludo qui la mia relazione di minoranza riservandomi la facoltà di intervenire per dichiarazione di voto sugli emendamenti.
Presidente Spacca, le chiedo un atto di buonsenso, di lealtà e di correttezza nei confronti di tutti quei dipendenti che hanno creduto nell’applicazione di questa legge. Ma soprattutto le chiedo di ragionare non in termini ideologici su un argomento che nell’arco di un quinquennio potrebbe determinare una riduzione effettiva della spesa della Regione Marche. Su questo bisogna essere molto chiari. Se qualcuno in Giunta vuole affermare che in termini gestionali è inopportuno politicamente mandare a casa i dipendenti, ha tutta la mia stima e li rispetto, ma questa è una scelta politica sulla quale bisogna essere molto franchi e molto chiari.
Se invece si vuole parlare di riduzione della spesa, mi perdoni Assessore Viventi, ho la presunzione di dire, unitamente alla Commissione presieduta dal Presidente Latini, che avevamo ragione noi, e quindi qualcuno a livello casistico le ha fornito qualche dato un po’ troppo drammatico e omnicomprensivo.
Pertanto vi prego quanto meno di essere chiari sul piano politico. Noi sicuramente daremo la totale disponibilità ad un dialogo complessivo sull’argomento, purché lo stesso non preveda, attraverso una sospensione, una sorta di annunciazione di decadenza anticipata. Perché sappiamo bene che se si sospende il provvedimento e poi lo si aggancia alla finanziaria potrebbe esso non trovare copertura economica per quattro anni e quindi di fatto decadrà nel silenzio più assoluto.
Assumiamoci le nostre responsabilità e scusatemi se mi sono dilungato.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Credo che bisogna dare atto alla Giunta di aver portato in tempi ravvicinati e rapidi, anche rispetto alle comunicazioni del Presidente Spacca di qualche settimana fa, questo provvedimento.
E’ un provvedimento di grande importanza per due motivi. Intanto per la coerenza rispetto alla rapidità di esecuzione, è stato comunicato solo qualche settimana fa, ed eravamo anche in attesa del voto al Parlamento della manovra. Inoltre perché, è bene sottolinearlo, noi interveniamo sul contenimento della spesa di una Regione già di per sé virtuosa. Non dimentichiamocelo.
In queste settimane ho provato ad andare a vedere Regione per Regione, anche con il contributo dell’Associazione ex Consiglieri regionali ed ex Parlamentari, i costi complessivi, anche fino allo stato sui vitalizi dei Consiglieri. Risultiamo essere una delle Regioni che spende meno, siamo tra le più virtuose, anche rispetto al famoso vitalizio siamo tra quelle che hanno la quota più bassa.
Insomma, occorre fare un’operazione verità. La dobbiamo fare in un contesto in cui è necessario contribuire tutti insieme al contenimento della spesa, perché sul piano economico e finanziario la situazione di questo Paese è critica. E la Regione Marche lo sta facendo.
Questo provvedimento, che fra l’altro potrebbe non essere neppure l’ultimo, va ad incidere in misura pari, collega Zinni, a 7-8 milioni di euro, e questo lo fa su tutti i settori.
Il collega Zinni ha preso spunto principalmente da una vicenda che abbiamo discusso anche in Commissione, quella sulla legge 1/2010 sull’esodo incentivato. Su questo la Commissione ha avuto un atteggiamento molto serio, molto responsabile, quel provvedimento ha infatti cercato di approfondirlo nel merito.
Vede, Presidente, oltre la semplice abrogazione di una legge votata qualche mese fa, seppure fatta sotto la forzatura di un termine pre-elettorale di scadenza del governo, in Commissione abbiamo comunque cercato di proporre una modifica. Ossia vi è stato il tentativo di dire: “bhè, la legge era sbagliata, la correggiamo, non azzeriamo i diritti acquisiti”, insomma si è voluto fare il tentativo di ricostruirla nel merito.
Di quell’atto non c’è ora la quadra con la proposta della Giunta, quindi c’è una mediazione che prevede non l’abrogazione bensì la sospensione.
Noi voteremo quell’emendamento, Consigliere Zinni, però mi posso impegnare, per quel che vale, a fare in modo che quella discussione venga ripresa a settembre-ottobre in occasione della finanziaria di questa Regione. E’ un mio impegno, ossia quello del Capogruppo del PD e del Gruppo del PD, è poco, ovviamente c’è sempre un’interlocuzione della Giunta, del governo della Regione, però questo è quanto le posso dire in questa occasione. Perché ritengo sia giusto, al di là delle questioni di merito, onorare anche quel lavoro eccellente fatto dalla seconda Commissione, fatto anche attraverso il supporto degli uffici.
Quindi visto che lei, Consigliere Zinni, ha incentrato il suo intervento soprattutto su questo aspetto, io la invito, invece, a tenere conto, qualora non si stralciasse l’articolo 6 ma lo si modificasse con un emendamento, la bontà dell’insieme del provvedimento. Un provvedimento che in realtà consegna alla comunità marchigiana uno sforzo di voler ridurre ulteriormente la spesa pubblica in questa Regione con una cifra considerevole. Cosicché una Regione come la nostra, con un’operazione chiara, potrà dimostrare ancora una volta di essere fra quelle più virtuose di questo Paese.
E’ sempre bene ricordarcelo, altrimenti potrebbe sembrare che inseguiamo solo una ventata di sobrietà che arriva dal Paese e che quindi subiamo nonostante il lavoro che abbiamo sempre fatto in questi anni.
In realtà anche il provvedimento che abbiamo votato poco fa, quello che proroga di tre mesi gli enti strumentali della Regione per andare alla riforma, lo abbiamo vissuto come un provvedimento di urgenza, ma non è di urgenza, perché di fatto per verificare l’efficienza e l’efficacia di questi enti strumentali e per riformarli vi abbiamo lavorato per anni. Questo abbrivio riformista la Regione Marche lo ha sempre avuto, quindi forse per noi oggi è anche più facile fare uno sforzo.
Certo, ho anch’io dei dubbi rispetto ai temi della sanità, bisogna vederli meglio, bisogna vedere anche come inciderà la manovra nazionale, sarà sicuramente complicato e delicato fare una manovra all’interno del sistema sanitario, tuttavia ho già avuto l’impressione che il Servizio stia ragionando in maniera seria per poter andare verso la verifica di un potenziale risparmio in questo delicato settore.
Accolgo quindi con favore questo provvedimento. Inoltre confido che successivamente i rapporti tra Giunta e Assemblea legislativa vengano gestiti in una forma più intrecciata. Nel senso che quando una Commissione fa un certo lavoro, poi bisognerebbe evitare, dall’una e dall’altra parte, atteggiamenti di arroganza, di puntiglio, di forzature. Occorre concordare meglio, altrimenti il rischio è che ciò che cerchiamo da anni, ovvero un’integrazione vera dei rapporti tra Giunta e Assemblea legislativa, potrebbe vanificarsi perché non ci si comprende su un punto essenziale, andando magari a mortificare proprio quel percorso che ha avuto un adeguato approfondimento.
Ovviamente le ragioni non sono quelle dell’Assemblea, forse principalmente sono nella Giunta che ha la conoscenza più specifica degli atti che propone, tuttavia è un auspicio che pongo a quest’Aula in occasione di questo importante provvedimento. Su cui ovviamente, come gruppo del PD e credo anche di tutta la maggioranza, voteremo a favore. Come confido in un atteggiamento di favore anche della minoranza.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Ritengo, Consiglieri, che correttamente debba dire ciò che ho già anticipato nella riunione della Commissione.
Ritengo sia stato fatto un approfondimento serio, di questo ne do atto, da parte mia non pongo mai, come i colleghi sanno, una questione pregiudiziale, parlo sempre con il pensiero rivolto alla verità.
Vado subito al merito, mentre sul resto non voglio tediarvi, perché sul contenimento, come ha detto anche il relatore di minoranza Consigliere Zinni, siamo tutti d’accordo. E’ stato fatto un provvedimento in tempi rapidi per cercare di contenere le spese di apparato, amministrative, ecc., su cui, appunto, siamo tutti d’accordo.
Ma in mezzo a tutto questo io personalmente – me ne assumo la responsabilità politica – ho proposto alla Giunta regionale di rivedere quella legge votata nel gennaio 2010. Chiaramente fatta in un clima pre-elettorale, ma soprattutto, diciamocelo onestamente, è stato un momento distante anni luce dal punto di vista politico e finanziario già esistente in quel periodo. Infatti gli stessi provvedimenti poi arrivati con il decreto 78 sono così pesanti per la finanza degli enti locali e delle Regioni al punto che ci costringono ad un mutamento.
Certamente questo non può essere a giustificazione per quei Consiglieri che da destra a sinistra hanno votato quella legge, ma ciò che è accaduto e sta ancora accadendo in questo nostro Paese, e di cui forse ancora non ne abbiamo neppure una perfetta coscienza, è scuramente un fatto reale.
Quindi mi sono sentito di dire che una parte di questa legge con cui veniva stabilito di dare, come ben sapete, degli incentivi – che anche la stessa Commissione ha riconosciuto non si potessero applicare –, corrispondenti fino a sei mensilità a chi aveva già raggiunto i requisiti per la pensione, non potesse in alcun modo essere accettata.
Inoltre veniva previsto un incentivo all’esodo che andava dalle 48 mensilità, come hanno ricordato i relatori, fino a 72 in previsione di possibili mutamenti sull’aspetto pensionistico.
Allora io ho detto che una legge di questo tipo, in cui complessivamente venivano appunto stabilite 72 mensilità più tutte quelle altre mensilità per chi ha raggiunto i requisiti, male si incastrava in questo nuovo panorama politico e finanziario che dobbiamo ora gestire. Non è assolutamente possibile farlo! Io sono sempre stato di questa idea e lo sono ancora. Dopodiché la maggioranza deciderà, io ovviamente sono rispettoso della volontà dell’Aula, è giusto che sia così su ogni legge. Però secondo me quella legge non poteva assolutamente andare avanti in quel modo, quindi ne ho proposto l’abrogazione.
Ora la Commissione ci dice che su un paio di aspetti di questa legge è d’accordo per l’abrogazione, mentre per un’altra parte invita ad una riflessione in quanto potrebbe portare anche ad un risparmio. Allora su questo, collega Zinni, vorrei dire due cose.
Il provvedimento deve essere equo, giusto e deve creare anche un risparmio, qual è allora il problema che mi sono posto? E’ vero che c’è una parte che non paghiamo, ovvero quella degli oneri riflessi, ma praticamente abbiamo una coincidenza temporale della legge (anni 2011, 2012, 2013) con la manovra governativa che fino al 2013 blocca tutto questo.
Ossia, gli articoli del decreto 78 imponevano una riduzione della spesa del personale e stabiliscono che solo il 20% è sostituibile con il turnover. Sicché di fatto avremmo creato una condizione (seppure l’ufficio personale aveva stimato in maniera superiore rispetto alle attuali circa venti domande presentate) nella quale ci si andava a privare di un numero imprecisato di dipendenti. Dipendenti che a quel punto avrebbero percepito lo stipendio a casa senza però dare in cambio alcuna prestazione lavorativa. Sapendo anche che questo non avrebbe consentito di ridurre la spesa del personale, perché comunque fino al 2013 questi dipendenti li mantieni comunque in corpo, tranne ovviamente il discorso degli oneri.
Quindi avremmo pagato delle persone, ma senza riceverne la prestazione lavorativa e senza poter realizzare neppure quel risparmio totale della spesa sul personale che, invece, ci consentirebbe di rientrare in certi margini dal punto di vista finanziario.
Inoltre mi sono posto anche un’altra domanda. Visto che potremmo attivare solo un 20% del turnover, nell’ipotesi che fossero venti persone – facciamo il conto alla contadina, così ci capiamo – questo significa che: i 2,2 milioni li paghiamo, i 600 mila euro circa che risparmiamo in tre anni sono 200 mila euro l’anno, il 20% di 200 mila euro sono 40 mila euro. Quindi di fatto, attraverso questa operazione, potremmo avere la stabilizzazione di una persona – sono 40 mila euro lordi, e non ci dobbiamo allargare, perché è chiaro che se prendiamo un D ne costerebbe 70 mila –.
E questa Regione dal punto di vista del personale – seppure io non possa avere la presunzione di aver capito tutto, sono qui solo da tre mesi, quindi posso solo dire che alcune cose le ho capite, mentre su altre onestamente non sono ancora in grado di esprimere un giudizio definito – non credo abbia un sovradimensionamento eccezionale; se ad esempio penso ai 1.350 dipendenti della Regione Marche e poi penso ai 27 mila dipendenti della Regione Sicilia, ho subito un quadro di riferimento chiaro, seppure anche qui credo che sul personale ci saranno delle possibilità di fare dei risparmi, però di quanto non lo so.
Però è anche vera un’altra cosa, ossia che in questi uffici c’è sempre più bisogno di meno manovalanza e di più personale qualificato; seppure dobbiamo anche sapere che non si può assumere personale qualificato con 40 mila euro l’anno. Quindi starei molto attento.
Ecco perché dicevo che questa è una legge che dal punto di vista della valutazione politica complessiva del quadro generale a me appariva fuori luogo, ed anche la Giunta era di questo avviso.
Pertanto nel futuro dobbiamo stare molto attenti, e seppure io possa anche accettare, come avete proposto, di sospendere l’efficacia, dobbiamo capire bene quali saranno le esigenze organizzative effettive di questo Ente nei prossimi anni, e ciò sia alla luce del provvedimento, sia alla luce delle cose che possiamo e non possiamo fare. Ed oggi questa certezza ancora non ce l’ha nessuno.
Credo inoltre che qui non si tratti neppure di quel discorso sul diritto acquisito, infatti a me è stato anche detto: “attenti, ci sono i diritti acquisiti”. Non penso si tratti di questo, perché lì, al di là dei diritti acquisiti, ci siano state anche altre spinte, che però in questo momento, per rispetto di tutti, non voglio introdurre.
Peraltro non so neppure se tutti gli uffici potranno tranquillamente privarsi di venti persone, o quelle che saranno, e poi funzionare lo stesso. Ad esempio se 30 dipendenti dell’Assemblea legislativa, sui 150 complessivi, avranno la possibilità di andare via e tranquillamente si potranno poi sostituire senza colpo ferire, sarei portato a pensare che quelle 30 persone non facevano niente o che non c’era lavoro. (…) dieci, dodici, ma fosse anche che a dicembre diventassero 30, dovrei comunque pensare così, ed anche lei dovrebbe pensare come me, perché la verità sarebbe questa.
Ma io non credo che sia proprio solo questa, credo invece che dentro il personale ci siano dei risparmi possibili che si possono fare, che è giusto fare, che però non devono essere di dimensioni eccezionali.
E soprattutto ritengo vada fatta un’attenta verifica sulla qualificazione del personale, sulla formazione interna che deve rimanere in funzione di una crescita, sulla progressione verticale, altrimenti annulliamo tutto, come pure il problema dei precari che, come ben si sa, in quest’Aula sta a cuore a tutti; per dovere istituzionale io ho anche parlato con loro, ho visto dei ragazzi giovani preparati, con delle buone attitudini, ma che sono precari da diversi anni. Allora tutti noi, se vogliamo essere corretti nei loro confronti, dobbiamo trovare delle soluzioni.
Secondo me su questi argomenti dobbiamo andare con i piedi di piombo. Quindi intanto, per aver detto che questa legge non va bene, non regaliamo più mensilità a chi ha raggiunto il requisito della pensione – perché se lo ha già raggiunto, buon per lui, se la goda, gli facciamo tanti auguri – . Poi che da 72 si passa a 48 mensilità è un altro fatto raggiunto, dopodiché ragioneremo su quello che ci potremo permettere nei prossimi anni.
Ritengo che questa sia una valutazione seria, che credo potrà condividere anche l’ex segretario comunale Consigliere Francesco Massi, probabilmente anche lui se si fosse trovato a dirigere questo ente avrebbe fatto questa mia stessa considerazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. Voglio intervenire, seppure brevemente, in quanto il dibattito è veramente serio. Inizio con alcuni dubbi che traggo da questa discussione.
Il primo è se in un ente pubblico sia giusto in sé un istituto del genere. Il secondo è che discutiamo di una legge di pochi mesi – se fosse un bambino neanche andrebbe da solo –. Già l’approvazione è stata un po’ frettolosa, non vorrei quindi facessimo un’ulteriore cosa frettolosa che potrebbe vedere anche il rischio di vedere qualche contenzioso. E gli effetti dei contenziosi sappiamo bene – noi che abbiamo avuto esperienze amministrative – che non si vedono subito, magari li potremo vedere tra una o due legislature, tanto infatti durano i processi e tanto sono esosi gli avvocati, nessuno escluso.
Ma il dubbio principale che avverto è l’impostazione di questa legge approvata a gennaio, in quanto la capacità di iniziativa non è stata dell’Ente bensì del singolo dipendente. E’ qui che trovo il difetto di fondo, infatti questo ha portato l’Assemblea legislativa a fare un’approvazione a gennaio e a luglio di fatto ad annullarla.
Un meccanismo di incentivo all’esodo normalmente ha due obiettivi, ma non credo che il primo sia quello del risparmio, di solito è quello di una riorganizzazione della struttura produttiva o di servizio, nell’ottica cioè di sfruttare meglio le potenzialità della tecnologia o quant’altro si determina un esubero di personale in quanto è un processo che poi porta ad un aumento della produttività.
Il secondo obiettivo, invece, è quello del risparmio, che però si potrà avere soltanto se il personale non verrà sostituito, altrimenti ci sarebbe soltanto un aumento di spesa.
Allora è qui che dico che se l’iniziativa fa capo al singolo dipendente questa certezza non l’abbiamo. Perché, per assurdo, potrebbero richiedere di andare via proprio quelle persone che svolgono funzioni insostituibili, che hanno alte capacità e che nessuno è in grado di sostituire. Quindi di fatto si dovrà procedere ad altre assunzioni con un conseguente aumento di costo.
Credo che l’emendamento metta una pezza verso quel confronto tra Commissione, Giunta, Assemblea legislativa, ma ci dà anche la possibilità di ridiscutere alla ripresa in modo organico.
Qui invece avverto, Presidente Spacca, una certa fretta. Anche l’urgenza della convocazione di venerdì non mi convince. Le decisioni prese sull’onda emotiva, siano esse di protesta o altro, sono il difetto principale di questa nostra Italia. Sull’onda emotiva un giorno si delibera in un modo e poi si va a correggere in continuazione, senza dunque fare una riflessione riformista, equilibrata e moderata.
Credo pertanto che dovremmo ridiscutere di questo aspetto al fine di poter individuare un grosso risparmio. E chiunque ha un minimo di esperienza nella struttura pubblica sa bene che questo è possibile, però bisogna partire dalle fondamenta, cioè da un processo di riorganizzazione dei vari servizi, dopodiché si vanno a vedere le necessità di esubero. Solo alla fine di questo processo può scattare la possibilità del singolo dipendente di chiedere o meno l’utilizzo di un simile istituto. Altrimenti è come se costruissimo le case iniziando dal tetto, non potranno reggere perché appunto mancano le mura.
Quindi questo provvedimento è certamente importante, ma credo sia altrettanto importante dare seguito alla volontà, che mi sembra sia unanime di questa Assemblea legislativa e della Giunta, di approfondire una discussione – quella sì che potrà portare a grossi risparmi – al fine di giungere ad una migliore efficienza del funzionamento della nostra Regione.

PRESIDENTE. Bene, ora…(…) Consigliere Zinni, però lei è già intervenuto. (…) Il regolamento non lo consentirebbe, comunque, prego, ne ha facoltà.

Giovanni ZINNI. Grazie, Presidente, è solo per dire poche cose.
Da un punto di vista del dibattito mi sento sicuramente molto più confortato dalla prudenza e dalla ragionevolezza che ha manifestato l’Assessore Viventi in questa sede rispetto a come eravamo partiti. Inoltre mi sento anche molto confortato dall’intervento di equilibrio e di serietà fatto ora dal Consigliere Perazzoli.
Però, signori Consiglieri, voglio qui sottoporvi un problema di tipo politico.
L’aspetto tecnico l’abbiamo sviscerato, quindi credo che chi è in buona fede abbia ben compreso che nel medio periodo ci potrà essere un risparmio effettivo per la Regione. L’unica imprecisione dell’Assessore Viventi, a mio avviso, è stata quella di dire che ci sarà un benefit soltanto a partire dal 2013. In realtà il benefit, Assessore, c’è anche prima, dipende dal regolamento di attuazione. Cioè se fissiamo un numero di mensilità che non sia eccessivo nelle tranche di incentivo è evidente che poi nel bilancio di pagamento andremo ad ottenere un risparmio in saldo netto positivo il prima possibile.
Quindi la invito, Assessore, a riflettere attentamente, perché il risparmio c’è.
Le considerazioni del Consigliere Perazzoli, che in realtà riprendono quelle dell’Assessore Marcolini fatte in Commissione, mi vedono concorde perché sono di buonsenso, ossia quelle di individuare l’organizzazione degli uffici, ecc., però, come dicevo, qui esistono anche due problemi politici.
Primo. Un’Assemblea legislativa, che è il massimo organo costituzionale marchigiano, che approva una legge del genere e poi se la rimangia, perdonatemi, ma in termini di credibilità fa passare al solito problema che fa dire che la politica è fatta di buffoni, di questionanti, di gente che promette, di gente non credibile. Non si capisce, infatti, come una buona parte di quegli stessi Consiglieri che stanno ora in quest’Aula, a gennaio avevano individuato una legge buona, mentre oggi se la rimangiano.
Insomma, l’Istituzione deve essere credibile, non si può essere schizofrenici nel passare dall’aver approvato una legge comprensiva anche di regali non richiesti dai sindacati, tanto per essere chiari, ad un’annunciazione di prescrizione di fatto.
E l’Assemblea legislativa, e qui vengo al secondo problema politico, a prescindere dal naturale bipolarismo partitico, è comunque un luogo di concertazione, quindi ha la possibilità di incidere sulle proposte della Giunta.
Allora anche qui non prendiamoci in giro. Perché è dunque l’Assemblea legislativa che fissa il paletto ed è la Giunta che si abbassa a decidere il tasso percentuale di concertazione politica. In questo caso al datore di lavoro – perdonatemi la similitudine – gli offriamo lo strumento di averci narcotizzato per sempre, perché saremo sempre noi a dover insistere di riaprire un dibattito.
Allora oggi dico alla Giunta – e ognuno qui si assume le sue responsabilità politiche –: caro Presidente Spacca e cara Giunta, proprio a seguito delle giuste valutazioni del Consigliere Perazzoli e dell’Assessore Viventi, proprio perché va fatto un approfondimento organico, non andiamo ad abrogare la legge, prendiamoci settembre per fare un lavoro serio di scelta politica, seppure sia di approfondimento tecnico. Dopodiché ognuno farà le sue scelte, magari ci sarà quello che dirà: “per me mandare a casa venti persone è gravissimo” come ci sarà chi dirà un’altra cosa.
Questo se vogliamo fare un ragionamento di tipo politico.
Se invece vogliamo tenere prigioniera l’Assemblea legislativa nella sua facoltà di emendare un provvedimento della Giunta noi non ci stiamo. E’ un gioco che non ci piace, è un gioco al quale non crediamo.
Come opposizione abbiamo dei compiti, per cui perdonatemi il pregiudizio politico che mi fa dire che tu mi vuoi sì al momento sospendere la legge, ma se poi da qui a tre anni non mi dai copertura economica questa muore. Quindi finisce lì! Perdonateci, ma questo lo vogliamo lasciare agli atti.
Sicché, in conclusione, se il Presidente Spacca vuole fare un atto di coraggio ulteriore avrà tutto il rispetto della minoranza, se invece ha deciso che questi venti dipendenti sono insostituibili, oppure ha deciso che i calcoli e le simulazioni che ho elencato non sono veritiere, sarà un problema vostro, ma vi assumete la responsabilità di essere una maggioranza che a gennaio ha fatto regali – c’era lei Presidente Spacca, non c’ero io! Senza arroganza ma glielo voglio rimarcare – ed ora invece torna indietro.
Noi come minoranza una disponibilità verso una concertazione ulteriore ci sentiamo, per un senso di responsabilità, di doverla dare. Per cui se voi volete assumervi questa altra responsabilità, sarà solo vostra, perché per me oggi non è quantificabile poter dire quale sarà quell’eventuale contenzioso. Certo, può anche darsi che non ci sia. A volte capita che uno si sveglia la mattina ed ha paura anche dell’ombra sua, per cui potrebbe anche succedere che un dipendente dica: “mamma mia, faccio un contenzioso contro Spacca? No, ho paura, non lo faccio!”. Insomma, può succedere di tutto, però può anche succedere che il contenzioso ci sia. Allora chi mi dovrà chi ha ragione? Sicuramente non noi, lo dovrà stabilire un’autorità terza.
Capisco che il Presidente Spacca abbia voluto dare un segnale nel dibattito del contenimento della spesa, abbia voluto fare la propria parte scegliendo di fare in questo provvedimento una serie di norme, però secondo me l’aver inserito l’istituto dello scivolamento pensionistico in queste misure non c’entra assolutamente niente.
Stiamo parlando di pianeti diversi. Un conto sono i costi della politica, un conto è lo snellimento delle spese, un conto è incidere sulla spesa corrente in termini di breve periodo in previsione anche del medio periodo, un conto è invece decidere moralmente se chi ha presentato questa domanda ha fatto un clamoroso errore oppure no. Perché noi andando ad intervenire retroattivamente, Presidente Spacca, purtroppo di fatto, a mio avviso, ma può darsi che sbagli, facciamo una sorta di intervento morale della politica.
Diversamente sarebbe stato se invece avessimo posto all’attenzione di questa Assemblea legislativa il dibattito sulla legge 1 e magari clamorosamente, ma questa volta legittimamente, fosse stata anche bocciata.
Quindi la mia conclusione è che se non bloccate e non stralciate l’articolo 6 della proposta di legge sul contenimento della spesa saremo purtroppo costretti a votare contro non solo all’emendamento ma anche al provvedimento.
Fermo restando che vogliamo lasciare agli atti che siamo fortemente favorevoli alla riduzione dei costi della politica previsti ai commi 1 e 2, ma dovete ben capire che non ci mettiamo a mercanteggiare, per cui se non sarà un provvedimento integro saremo costretti a votarvi contro.

PRESIDENTE. Non ho altre richieste di intervento, quindi do subito la parola al Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Sono state poste alcune questioni che meritano sicuramente un approfondimento. Ma soprattutto meritano la necessità di presentare una lettura che inquadri questo provvedimento nell’ambito della manovra più complessiva che siamo chiamati a realizzare e che forse parzialmente è sfuggita ad alcune riflessioni qui rappresentate.
Noi ci muoviamo sulla base di una manovra, che tra qualche ora la Camera voterà e quindi diventerà esecutiva, che taglia 148 milioni di euro di risorse al bilancio della nostra Regione. Essa inciderà a partire dal 1° gennaio 2011 e per gli anni successivi fino al 2013, rispetto alla quale ci ritroveremo a dover adottare dei provvedimenti che avranno natura eccezionale. E questo, se possibile, lo faremo con la condivisione della nostra comunità, cercheremo cioè di far capire alla nostra comunità quello che dobbiamo realizzare, ossia quel passaggio difficilissimo che dovremo realizzare.
Come affrontare questo passaggio, Consigliere Perazzoli? Ovvero, di fronte alla ineluttabilità di questa manovra, contestata dalla Conferenza delle Regioni all’unanimità, contestata con incontri che hanno creato grandissimo disagio agli stessi Ministri, al Presidente del Consiglio, e che comunque non hanno prodotto nessun risultato, come possiamo agire?
Agiremo creando un bilancio unico che assomma l’assestamento al bilancio di previsione 2011. In modo tale che tutti i risparmi possibili li realizzeremo da subito, dopodiché cercheremo di spalmarli sull’anno che verrà, il 2011, in modo da poter affrontare le questioni secondo la loro urgenza.
Un’urgenza che tutti noi condivideremo. Il bilancio è infatti un atto di programmazione per eccellenza che deve essere assunto con grande responsabilità da questa Assemblea legislativa.
Chiaramente questo tipo di scelta comporterà un riassetto dell’organizzazione delle risorse umane della Regione Marche (Assemblea legislativa e Giunta regionale).
Quindi in coerenza con le scelte che faremo, che probabilmente saranno orientate ad una concentrazione delle poche risorse che ci rimarranno sulle aree maggiormente urgenti, avverrà una riorganizzazione delle risorse umane di questa Regione. Ripeto, lo faremo in maniera coerente, perché definisci la strategia, la strategia definisce gli obiettivi, poi naturalmente seguirà l’organizzazione che li dovrà realizzare.
Quindi questo dibattito lo faremo, ma non in modo astratto secondo principi di carattere formale, bensì in modo concreto secondo princìpi di carattere sostanziale. Ovvero quei principi che faranno corrispondere alla nostra sensibilità, possibilmente condivisa con la comunità regionale, gli obiettivi del prossimo triennio, poi su questi chiameremo l’organizzazione regionale a realizzarli. Quindi lo faremo in quel momento lì.
Ora rispetto alla manovra adottata sta montando una sensibilità. E noi non viviamo, l’ho detto anche in altre occasioni, autonomamente. La Regione Marche non è un’istituzione che vive in una dimensione a se stante, interagisce con altri livelli istituzionali. Allora, per quanto ci possa essere la contestazione nei confronti del Governo, comunque avvenuta su un piano puramente istituzionale, alla fine facciamo parte tutti quanti della stessa Repubblica. Quindi dobbiamo agire in maniera coerente rispetto a un quadro e ad alcuni princìpi che ci siamo dati, rispetto ai quali tutti quanti siamo impegnati con grande senso di responsabilità. Ossia, la manovra è questa, quindi la dobbiamo organizzare, la dobbiamo definire in maniera che produca il minor impatto possibile – seppure se ci sarà un impatto sconvolgente – sulla vita della nostra comunità.
Ricordo che i tagli che produce la manovra nei confronti delle Regioni e degli enti locali sono massicci. Perché su 39 miliardi di tagli ci sono 4 + 4,5 + 4,5 miliardi, sono quindi 13 miliardi diretti alle Regioni, più 7 miliardi agli enti locali, in totale sono 20 miliardi. Poi ci sono anche 9 miliardi di tagli al pubblico impiego e c’è un’azione progressiva che riguarda anche il trattamento sulle pensioni.
La manovra prevede inoltre alcuni istituti, non vi li dovrei leggere però forse è opportuno. C’è ad esempio l’introduzione a partire dal 1° gennaio 2011 di un sistema di revisione delle finestre mediante la previsione della cosiddetta finestra mobile, la quale provoca un posticipo dell’uscita di dodici mesi decorrenti dal momento in cui il lavoratore perfezionerà i requisiti richiesti dalla legge sia in termini di età sia in termini contribuzione. E così via, ossia ci sono altri provvedimenti che vengono finalizzati ad allungare l’età per accedere ai benefici del pensionamento.
Per cui ovviamente non possiamo andare in controtendenza rispetto a questa linea di carattere più generale che viene assunta nell’organizzazione delle istituzioni della nostra Repubblica.
Pertanto, come ha detto molto bene l’Assessore, mantenendo quel tipo di provvedimento rischieremo di andare contro quella linea più generale che tutti quanti hanno adottato. Ma oltre questa natura di principio esiste anche una natura di carattere sostanziale.
Certamente sono giuste e sacrosante alcune valutazioni fatte, però si pongono in una dimensione statica, dopodiché occorre anche fare una valutazione di carattere dinamico. Nel senso che sicuramente quei risparmi di 628 mila euro si determinano rispetto a quelle persone che oggi hanno chiesto il prepensionamento – chiamiamolo così –, ma di fatto poi dovremmo accettare il principio che queste persone non le sostituiremo. Ma quelle persone che hanno richiesto di andare in pensione definiscono delle professionalità che molto probabilmente – di questo ne sono certo perché formalmente questa verifica l’abbiamo fatta – richiedono la sostituzione. Quindi non ci sarà risparmio bensì un aggravio di costi.
Allora la stessa finanziaria ci dice che se non facciamo risparmi rispetto alle risorse impiegate, rispetto al costo delle risorse impiegate, non potremo né assumere e neppure stabilizzare, perché ogni persona che assumeremo ci consentirà una contemporanea stabilizzazione di un precario.
Quindi non è con un simile provvedimento che potremo affrontare la situazione, dobbiamo invece creare dei provvedimenti coerenti con l’azione complessiva che dobbiamo intraprendere in questo momento stretto e difficile. Contemporaneamente questi provvedimenti dovranno davvero generare dei risparmi. Come appunto quelli che abbiamo assunto con gli altri atti compresi in questa legge che generano 1,5 milioni di risparmio effettivo. Quel risparmio che dunque ci consentirà di entrare nelle valutazioni delle professionalità, e quindi di fare, se possibile, delle assunzioni tramite concorso e anche di procedere alla stabilizzazione.
Questo i sindacati lo devono sapere! Stamattina sul giornale c’era scritto che dobbiamo stabilizzare i precari, ma se noi andiamo avanti con un provvedimento di questo tipo, ossia se seguissimo la logica che la Commissione ha assunto, non potremmo stabilizzare nessuno! Anzi, dovremmo addirittura tornare indietro rispetto a quelli che abbiamo già stabilizzato.
Per cui capisco senz’altro la necessità di un approfondimento, la condivido. Tant’è che abbiamo deciso, insieme al Presidente della Commissione, di accedere al quel compromesso attraverso il quale la legge n. 1/2010 non verrà abrogata, ma ne sospendiamo solo gli effetti. Ne faremo una valutazione nella costruzione di quel disegno finanziario di cui facevo riferimento all’inizio del mio intervento. Cioè verificheremo le risorse che abbiamo a disposizione, le criticità e gli obiettivi che ci dobbiamo proporre, definendo quelli maggiormente urgenti, e su questo organizzeremo le risorse che ci sono date.
Lei, Consigliere Zinni, sostiene anche il problema dei contenziosi. Anche qui abbiamo fatto una valutazione, che mettiamo a disposizione della Commissione, ovviamente agiremo insieme, noi non siamo organismi differenti, siamo parte della stessa Istituzione e parte di un medesimo sistema, quello costituito dalla nostra Repubblica, quindi condivideremo anche questo aspetto legale. Cioè siamo stati rassicurati dal nostro ufficio legale rispetto all’esito di questi contenziosi. Perché giuridicamente, secondo il nostro ufficio legale, non avremmo nulla da temere da questo punto di vista.
Su questo aspetto l’ufficio legale della Regione è a disposizione della Commissione per procedere ad ulteriori approfondimenti. Ma nel frattempo adotteremo l’emendamento proposto dal Presidente Latini, che ci consentirà anche di fare quelle valutazioni che lei richiede, Consigliere Zinni, però senza pregiudicare la posizione della Regione Marche.

PRESIDENTE. Grazie, Presidente Spacca. Per cui ora, se ho ben capito, vengono ritirati gli emendamenti n. 3 quater/1 e n. 6/1. (…) Bene, questi due emendamenti vengono ritirati.

Passiamo ora alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3 ter. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3 quater.
Emendamento n. 3 quater/2 (sostitutivo) della seconda Commissione:
L’articolo 3 quater è sostituito dal seguente:
“L’efficacia delle disposizioni della l.r. 1/2010 è sospesa dall’anno 2010. In sede di approvazione della legge finanziaria e del bilancio di previsione rispettivamente per gli anni 2011, 2012 e 2103, sulla base della normativa vigente, delle risorse finanziarie disponibili e delle esigenze organizzative, si potrà procedere all’applicazione delle disposizioni della l.r. 1/2010.”.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 14, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Devo informare l’Aula che il Consigliere Marinelli mi aveva pregato di proseguire la seduta fino alla discussione delle mozioni n. 8, n. 26 e n. 38 abbinate, ma mi sembra sia ora difficile poter mantenere il numero legale. Magari nell’ordine del giorno di venerdì, visto che in sede di Conferenza dei Capigruppo avevamo preso questo impegno, potremo inserire anche questo punto, e chiudiamo qui la seduta odierna. Presidente Spacca, può andar bene così? (…) Bene, così rimane stabilito.
La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14,30