Resoconto della seduta n.31 del 06/07/2021
SEDUTA N. 31 DEL 6 LUGLIO 2021

La seduta inizia alle ore 10,30

Presidenza del Presidente
Dino Latini

Commemorazione del Consigliere regionale Massimo Binci

PRESIDENTE. E’ di domenica scorsa la notizia della morte di Massimo Binci, Consigliere regionale fino al 2015.
Massimo Binci è stato un Consigliere regionale eccellente, si è distinto soprattutto per la sua sensibilità verso i temi sociali e ambientali. Nessuno poteva scontrarsi con lui per quanto riguarda posizioni politiche trovandosi di fronte un uomo che ha fatto del pacifismo, dell’ottimismo, del buon senso la sua arte migliore e direi la sua vocazione naturale.
Il suo sottrarsi ad ogni scontro era dettato dall’incontro con l’altra persona per comprendere le sue posizioni e la sua volontà di raggiungere insieme i fini che potessero dare una migliore qualità della vita, soprattutto una migliore qualità delle persone che erano fragili. Si ricorda che Massimo Binci svolgeva attività e servizio nella Lega del Filo d’oro, che era la sua miglior vocazione umana possibile.
Vorrei portare a nome di tutti noi la solidarietà alla famiglia, agli amici, a coloro che hanno conosciuto e vissuto con Massimo Binci, dicendo che hanno vissuto con una persona di estremo valore.
Vi chiedo quindi un minuto di silenzio.

(L’Assemblea legislativa regionale osserva un minuto di silenzio)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la seduta n. 31 del 6 luglio 2021. Do per letto il processo verbale della seduta n. 30 del 29 giugno 2021, il quale, ove non vi siano opposizioni, si intende approvato ai sensi del comma 4 dell’articolo 53 del Regolamento Interno.
Richiamo, inoltre, ai sensi del comma 5 dello stesso articolo, l'attenzione di tutti i Consiglieri sulle comunicazioni distribuite con cui porto a conoscenza dell'Assemblea quanto espressamente previsto dal Regolamento interno.

Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Prima di passare alla discussione dei punti all’ordine del giorno vi è una richiesta che credo debba essere formalizzata: anticipare il punto n. 2 (proposta di legge n. 36) al punto n. 1 (proposte di legge nn. 25 e 26, abbinate).
Ha la parola il Consigliere Marinelli.

Renzo MARINELLI. Grazie Presidente. Solo per chiedere l’anticipazione della proposta di legge n. 36, dal secondo al primo punto dell’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Se non ci sono Consiglieri che chiedono di intervenire per una posizione contraria, pongo in votazione l’anticipazione del punto 2, proposta di legge n. 36, al punto 1.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Proposta di legge n. 36
ad iniziativa della Giunta regionale
“Disposizioni in materia di tutela dei Consumatori e degli utenti”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 36 della Giunta regionale.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Rossi.

Giacomo ROSSI. Grazie, Presidente. Cercherò di essere breve anche per lasciar tempo alla prossima proposta di legge, in virtù dei tempi circoscritti di questo Consiglio.
La proposta di legge in oggetto è ad iniziativa della Giunta regionale, ringrazio quindi la stessa, l’Assessore Carloni, la Commissione, il Presidente Consigliere Putzu e le associazioni che hanno lavorato per produrre e migliorare questo atto, che persegue l’obiettivo di un maggior livello di protezione dei consumatori in quanto soggetti deboli del mercato e nel rispetto dell’articolo 3 della Costituzione diventa strumento per la rimozione delle disuguaglianze. Con riferimento all’articolo 41 comma 2 della Costituzione questa proposta di legge è volta a garantire un’efficace informazione per la protezione contro i rischi per la salute e la sicurezza dei consumatori nonché disciplina le attività imprenditoriali anche promuovendo l’adozione di codici di condotta in modo da rispettare il citato articolo 41 della Costituzione.
In Regione esiste già una legge sul tema, la legge regionale 14/2019, che verrà abrogata con questo provvedimento, che a differenza della precedente intende differenziarsi dando valore principalmente a due aspetti: allo sviluppo dei servizi di assistenza ai cittadini e alla promozione dell’educazione e dell’informazione ad un consumo consapevole.
Questa proposta di legge trova tra l’altro il suo fondamento anche nella normativa europea, articoli 12 e 169 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e articolo 38 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea, in cui si legge che nelle politiche dell’Unione è garantito un livello elevato di protezione dei consumatori.
Passo ad una veloce relazione tecnico/finanziaria di questa legge. Sono stati presentati nel corso dei lavori della Commissione degli emendamenti delle Associazioni di consumatori che sono stati in parte recepiti.
La proposta di legge non prevede tanti articoli, ma sono importanti ed andrei a trattare quelli più salienti.
L’articolo 2 contiene l’elenco delle azioni regionali da attuare per raggiungere lo scopo di tutelare i consumatori/utenti, soprattutto con questo articolo si intende stabilire la funzione fondamentale di una corretta educazione al consumo consapevole finalizzato alla formazione del consumatore del domani.
Con l’articolo 3, molto importante, si istituisce l’Osservatorio regionale dei prezzi delle attività produttive, che ha la finalità di andare ad esaminare l’andamento dei prezzi e delle tariffe, al comma 4 dello stesso articolo si prevede la possibilità di finanziare tramite borse di studio e borse di lavoro le attività di questo Osservatorio ed è bene precisare al comma 6 la gratuità della partecipazione allo stesso.
L’articolo 4 prevede il Comitato regionale dei consumatori e degli utenti, previsto anche dalla precedente legge, che viene sintetizzato in Crcu, una sigla un po’ cacofonica, un Comitato costituito principalmente dai rappresentanti delle Associazioni dei consumatori che operano e svolgono la loro attività principalmente nelle Regioni. Anche qui vorrei ribadire che il comma 8 sancisce la gratuità completa della partecipazione a questo Comitato.
Cosa fa questo Comitato? Soprattutto dà dei pareri sugli atti amministrativi della Giunta regionale e della Commissione regionale competente, volti a favorire la tutela degli interessi collettivi dei consumatori, ma propone anche degli studi, delle ricerche e delle indagini di mercato in materia di tutela dei consumatori.
L’articolo 6 riconosce il ruolo sociale delle Associazioni dei consumatori iscritte al registro regionale e stabilisce il ruolo che dovranno avere nella società civile.
L’articolo 7 istituisce il Registro regionale delle Associazioni dei consumatori che saranno riconosciute dalla Regione Marche e stabilisce puntualmente i requisiti per ottenerne l’iscrizione.
L’articolo 8 stabilisce i contributi a sostegno delle Associazioni dei consumatori iscritte a questo registro regionale per la realizzazione di programmi e progetti e prevede che la Giunta regionale deve fissare dei criteri e delle modalità.
L’articolo 9 stabilisce che la Regione Marche può sostenere progetti rivolti al sostegno di programmi informativi e di sensibilizzazione dei consumatori/utenti.
All’articolo 10 si parla di collaborazioni e sinergie con altri soggetti, quindi la possibilità che la Regione possa attivare la collaborazione con enti pubblici e privati per il raggiungimento di obiettivi previsti da questa legge.
In merito alle dotazioni finanziarie, per quanto riguarda l’anno 2022, sono previsti 60.000 euro, importo da intendersi come limite massimo commisurato alle risorse disponibili alla data di approvazione della legge.
L’utilizzo dello stanziamento è possibile in quanto è già destinato alla medesima finalità nel bilancio di previsione 2021/2023.
Nelle disposizioni transitorie finali c’è il riferimento al fatto che le Associazioni già iscritte al registro, con la legge regionale precedente, la n. 14/2009 che citavo prima, continuano ad essere iscritte nel rispetto dei nuovi criteri.
Credo che sia una legge buona, che va a tutela della parte più debole di tutta la catena del mercato, i consumatori, che spesso sono in balia degli altri attori del mercato. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Mastrovincenzo.

Antonio MASTROVINCENZO. Grazie, Presidente. Questa proposta nasce dalla necessità di aggiornare il quadro normativo e l’evoluzione della normativa europea, la precedente legge regionale, che viene abrogata, risale al 2009, la legge regionale n. 14, di fatto molti principi e molti aspetti previsti in questa legge erano già presenti nella precedente normativa.
Più che una legge per materia è una norma di carattere trasversale che attraversa più argomenti: la tutela della salute, i servizi pubblici, la tutela dei consumatori.
La normativa che si ispira alle direttive comunitarie sui diritti dei consumatori ha come obiettivo primario – questo l’ha sottolineato già il Consigliere Rossi – un maggior livello di protezione dei consumatori quali soggetti deboli del mercato del lavoro, soprattutto in questo periodo di grande crisi economica, intende garantire il principio di partecipazione democratica ai consumatori favorendo la partecipazione delle loro Associazioni di rappresentanza.
Le stesse per essere riconosciute devono avere dei requisiti di rappresentanza, organizzativi e di trasparenza che sono disciplinati dalla legge.
Le Associazioni riconosciute sono iscritte in un Registro regionale previsto dall’articolo 7 ed entrano poi a far parte del Comitato regionale dei consumatori/utenti e sono destinatarie di appositi finanziamenti; possono intervenire sul territorio sia tramite l’attività degli sportelli per la tutela dei cittadini consumatori, sia tramite rilevanti progetti di sistema.
Gli sportelli svolgeranno un ruolo importante soprattutto nelle aree interne e soprattutto per le fasce più deboli della popolazione, a partire dagli anziani e dalle persone disabili.
Gli articoli 9 e 10 prevedono che la Regione può sostenere progetti rivolti al sostegno di programmi informativi e di sensibilizzazione dei consumatori/utenti e può attivare collaborazioni con enti pubblici e privati per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla legge.
Nel giudizio complessivamente positivo sulla proposta risulta incomprensibile e poco condivisibile il fatto che non vi sia alcun riferimento al recente Codice del terzo settore, infatti la tutela dei diritti dei consumatori è una delle attività di interesse generale espressamente prevista dal Codice del terzo settore. Lo spirito condivisibile della legge, di favorire la partecipazione democratica, in particolare su temi considerati come le attività di interesse generale, meritava un raccordo e un esplicito riferimento alla normativa.
Nel lavoro in Commissione sono stati accolti diversi emendamenti proposti da noi che abbiamo raccolto le istanze delle Associazioni che abbiamo audito.
Il testo grazie al nostro contributo ed al contributo fondamentale delle Associazioni è stato così migliorato, riteniamo che potessero essere accolte anche altre nostre proposte avanzate dalle Associazioni e ribadite nel parere del Crel.
Il nostro giudizio sulla proposta è comunque sostanzialmente positivo. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Carloni.

Mirco CARLONI. Grazie, Presidente. Voglio ringraziare il Consiglio regionale per aver portato in Aula questa proposta di legge, che non è secondaria. Molto spesso quando si parla di consumatori ci si confonde con il discorso della tutela sui prezzi o sui mercati, di cui questa è una componente molto importante.
Oggi le novità che introduciamo, al di là di quelle che hanno già detto bene i Consiglieri Rossi e Mastrovincenzo, è una forma di sicurezza che dobbiamo dare non solo ai consumatori ma ai cittadini.
Credo che stiamo vivendo - non penso che sfugga a nessuno, per questo è molto importante questa legge, più di quanto forse lo possiamo comprendere - una forma di divario sociale che non ha precedenti nella storia, probabilmente solo a cavallo tra la prima e la seconda Guerra mondiale si era creato un divario sociale come quello che oggi stiamo vivendo. In quella fase la nostra società era divisa tra coloro che sapevano leggere e coloro che non sapevano leggere e scrivere e questo provocava dei differenziali sociali, un’emarginazione, un’incapacità di contrarre, una capacità di partecipare alla vita sociale che era solo di quel periodo.
Oggi invece assistiamo ad un altro tipo di divario sociale e questa legge è una risposta a questa problematica che stiamo vivendo, che è quella della rivoluzione digitale, che tutti noi promuoviamo e cerchiamo in tutti i modi di rendere sempre più diffusa perché rinnova, crea novità, crea invenzione, genera nuovi spazi di competizione, però non dimentichiamoci che questa competizione e questa tecnologia, che oggi è necessaria per fare qualunque cosa, da un altro punto di vista crea l’emarginazione sociale di quelle persone che, per scelta o per incapacità, non possono usare uno smartphone, non riescono ad elaborare un QR code, non possono avere un computer, oppure non vogliono averlo.
Credo che nel passato momenti come quello che stiamo vivendo non ce ne siano stati, se non quelli dell’analfabetismo.
Oggi la maggior parte dei servizi alla persona, sia di tipo sociale, economico ed anche amministrativo, passa per la digitalità.
Una cosa che ho chiesto a margine di questa legge e che vorrei affrontare insieme alle Associazioni dei consumatori, insieme ai sindacati …, lo dico al Consigliere Mastrovincenzo, li abbiamo sempre coinvolti, non c’è stata la volontà di lasciare fuori, ma abbiamo ritenuto facenti parte di un altro filone. Questo è l’elaborato discusso con tutte le Associazioni iscritte ai registri che rappresentano i consumatori e i cittadini e credo che la cosa più importante sia che la politica oggi deve fare. A fianco di una ricerca innovativa, di una digitalizzazione che dobbiamo perseguire, dobbiamo stare attenti che questa digitalità non crei nuova emarginazione sociale e nuovo divario sociale.
Questa legge deve dare la possibilità di creare delle assistenze, dei centri di collaborazione e non allontanare i servizi dalle persone creando nuovi analfabeti, quell’analfabetismo digitale che oggi rischia di creare un divario che non possiamo colmare se non con un’assistenza ed una partecipazione sul territorio da parte delle Associazioni. Anche loro su questo ragionamento che ho fatto si ritrovano perché oggettivamente sono cambiati i bisogni, da un lato rimane l’esigenza di non essere truffati, di aver i congrui prezzi, la trasparenza, di conoscere come il mercato deve agire nei confronti del consumatore, dall’altro c’è il cittadino inteso come persona che non riesce più ad accedere in modo unitario ed uniforme a dei servizi, che abbiamo sempre più elevati ed evoluti. Oggi chiunque può prendere un aereo, sapete quanto è difficile perché occorre generare codici, stampare moduli da un apposito sito, ci sono tante persone che per scelta o per necessità non possono avere quel tipo di modulistica o quel tipo di accesso alla digitalità o ai codici che noi generiamo. Questo divario secondo me con questa legge lo possiamo colmare chiedendo e auspicando che le Associazioni che sono preposte a questo scopo riescano a tenere dentro un nuovo servizio e una rinnovata esigenza di risposta per i cittadini che non devono sentirsi esclusi perché il resto del mondo va più veloce, oppure perché per forza devono avere uno smartphone.
Noi vorremmo che questa legge venga interpretata alla luce dei nuovi bisogni che sono sempre più diffusi nella popolazione, è una norma che ritengo giusta e di civiltà, che saprà, grazie anche al vostro contributo e a quello delle Associazioni dei consumatori, dare nuove risposte a nuovi bisogni. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marinangeli.

Marco MARINANGELI. Grazie, Presidente. Raccolgo l’invito del relatore Consigliere Rossi ad essere veloci per dire che è importante capire come nasce la proposta di legge n. 36. Come qualcuno ricordava, nasce dalla legge regionale 14/2009, che verrà abrogata in conseguenza di un aggiornamento, di una semplificazione e di un’implementazione che andiamo a fare con questo atto, e da alcuni riferimenti normativi di matrice europea, più esattamente dall’articolo 12 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, dove si enuncia il principio della protezione dei consumatori, edal l’articolo 169 in cui si parla di protezione dei consumatori e in particolare, in questo caso, di tutela della salute, di tutela della sicurezza, nonché di promozione – questo è un elemento fondamentale – di diritto all’informazione, all’educazione per la salvaguardia degli interessi dei cittadini.
L’oggetto della proposta di legge è evidente che parla di tutela e protezione dei cittadini, in questo caso considerati come consumatori, come utenti di beni e servizi, quindi, l’obiettivo della Regione Marche in questo caso è quello di garantire e raggiungere un maggiore livello di protezione dei consumatori e di promuovere la cultura del consumo responsabile.
Questi sono gli obiettivi che si vuole centrare con questa proposta di legge e le modalità con le quali ci si muove per arrivare a questi obiettivi sono: una maggiore informazione, una maggiore partecipazione dei consumatori perché l’obiettivo è anche quello di promuovere forme di associazioni, che hanno un’importate valenza sociale, il rafforzamento delle stesse associazioni alle quali viene attribuito un ampliamento delle funzioni consultive e propositive, non ultima, è importante anche la sinergia con le stesse imprese, favorendo la sottoscrizione di codici di condotta in collaborazione con le categorie imprenditoriali, laddove si sottolinea il sacrosanto di diritto all’esercizio dell’attività commerciale, che non deve svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, in maniera tale da non arrecare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità dei cittadini.
La Regione porta avanti questo processo attraverso alcuni attori e bracci operativi, li ha ricordati chi mi ha preceduto, che sono: l’Osservatorio regionale dei prezzi e delle attività produttive, che ha l’impegno di esaminare l’andamento generale dei prezzi, di predisporre un rapporto annuale e di formulare proposte alla Giunta per suggerire strumenti di difesa, il Crcu (Comitato regionale consumatori utenti), in cui la presenza di vari elementi delle istituzioni, Assessore regionale, dirigenti regionali, Presidente della Camera di Commercio e rappresentanti delle varie Associazioni dei consumatori, sta a testimoniare questa volontà di coinvolgere e di creare sinergia.
Creare sinergie, questo è l’altro elemento su cui questa legge si è sviluppata, quindi, la necessità di creare questo percorso virtuoso che possa portare all’obiettivo della legge.
Chiudo ringraziando la II Commissione, il Presidente Consigliere Putzu, il Consigliere Rossi, i tecnici che hanno lavorato su questa proposta di legge, le associazioni con le quali c’è stato un confronto serrato. L’ha ricordato il Consigliere Mastrovincenzo, sono state accolte diverse proposte delle associazioni.
Credo che questa sia una legge di buon senso, una legge di civiltà che riuscirà a cogliere l’obiettivo che è appunto quello di difendere e proteggere i cittadini come consumatori di beni e servizi. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Marcozzi.

Jessica MARCOZZI. Grazie, Presidente. Questa proposta di legge n. 36 ad iniziativa della Giunta, che approda oggi in Aula, a tutela dei consumatori e degli utenti è un atto importante ed il gruppo di Forza Italia la condivide in pieno ed io condivido anche le affermazioni del Vicepresidente Carloni, questa è una norma che dà una risposta alla rivoluzione digitale ed è una legge di civiltà.
Tutelare il consumatore sempre e comunque a maggior ragione in questo particolare periodo storico, in cui la componente più negativa della globalizzazione sta in molti casi insidiando la qualità, anche a discapito della sicurezza degli utenti e dei consumatori.
Quindi, trovo importante che la Regione si esprima, nero su bianco, normando questi aspetti nell’ottica di una sempre più puntuale tutela del consumatore/utente e la comunicazione chiara e precisa è fondamentale ecco perché, come previsto dalla proposta di legge, favorire la voce dell’associazionismo in questo settore è fondamentale e proprio tramite le associazioni si può arrivare ad una puntuale e soprattutto capillare corretta informazione. Conseguita con sportelli ad hoc sul territorio o con specifici progetti ad ampio respiro è altrettanto meritevole, in molti casi infatti una corretta informazione può contribuire significativamente alla sicurezza degli utenti/consumatori, a riparo da insidie, perché beni e servizi che arrivano nel nostro mercato magari non rispettano standard e norme.
Non dimentichiamoci mai che la tutelabile libertà di iniziativa economica e di mercato finisce quando si mette a repentaglio la sicurezza e l’incolumità del consumatore o dell’utente finale.
Un tassello da non sottovalutare di certo è la concertazione tra tutte le parti in causa a partire proprio dall’associazionismo e dalla Regione, in quanto tutti remano nella stessa direzione: la tutela del consumatore/utente.
Mi auguro che questa proposta di legge possa essere approvata in Aula all’unanimità. Grazie.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Rossi.

Giacomo ROSSI. Vorrei solo aggiungere i ringraziamenti al Dirigente regionale competente e alla Segretaria della II Commissione per il contributo di approfondimento che ci hanno dato su questa proposta di legge. Non ho altro da aggiungere.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Mastrovincenzo.

Antonio MASTROVINCENZO. Grazie, Presidente. Solo per precisare una cosa, l’Assessore ha fatto riferimento a sindacati ed associazioni, io non ho parlato di sindacati, ho parlato solamente di Associazioni dei consumatori, che hanno presentato delle proposte di modifica al testo e che sono state recepite grazie ai nostri emendamenti, purtroppo non tutte, tanto è vero che il Crel ha poi inserito nella relazione la richiesta di approvare altre proposte che però non sono state prese in considerazione.
Rimane, ripeto, un giudizio complessivamente positivo sulla proposta di legge. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Mastrovincenzo.

Antonio MASTROVINCENZO. Vorrei far notare che non c’è nessun esponente della Giunta presente in Aula.

PRESIDENTE. Allora sospendiamo la votazione.

La seduta è sospesa alle ore 11,05

La seduta riprende alle ore 11,10

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Mangialardi.

Maurizio MANGIALARDI. Grazie, Presidente. Solo per ribadire la posizione che è stata già espressa dal Consigliere Mastrovincenzo, ci sarà il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Santarelli.

Luca SANTARELLI. Grazie, Presidente. Questa proposta di legge, che ha visto un percorso robusto in Commissione, che prevede la tutela di tanti Consumatori, come ha detto prima l’Assessore Carloni, anche quelli che non hanno nuove tecnologie a disposizione, vede il voto favorevole del gruppo Rinasci Marche. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Marinangeli.

Marco MARINANGELI. Grazie, Presidente. Per ribadire il voto favorevole del gruppo Lega ribadendo la bontà della legge, una norma di buonsenso e di civiltà che siamo sicuri andrà nella direzione di difesa e protezione dei cittadini come consumatori di beni e servizi e favorire anche lo sviluppo della cultura del consumo responsabile.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, la Consigliera Ruggeri.

Marta RUGGERI. Grazie Presidente. Per annunciare il voto favorevole a questa proposta di legge da parte del Movimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Putzu.

Andrea PUTZU. Grazie, Presidente. Ringrazio il capogruppo che mi ha dato la possibilità di fare questa dichiarazione di voto su questa proposta di legge, che ho avuto modo di seguire da Presidente di Commissione.
Ringrazio i due relatori, i Consiglieri Rossi e Mastrovincenzo, per il lavoro che hanno fatto insieme agli uffici. Anche su questo tema c’è stata un’ampia convergenza di tutta l’Aula e questo è importante per dare un segnale serio.
Ovviamente esprimo il voto favorevole del gruppo Fratelli d’Italia e mi auguro che anche in altre occasioni si possa trovare una convergenza di questo tipo per dare tutti insieme risposte ai cittadini marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Pasqui.

Gianluca PASQUI. Grazie Presidente. Solo per esprimere il voto favorevole del gruppo Forza Italia.

Proposta di legge n. 36. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Proposta di legge n. 25 (testo base)
ad iniziativa dei Consiglieri Antonini, Serfilippi, Marinelli, Bilò, Biondi, Cancellieri, Marinangeli, Menghi
“Modifiche alla legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36 (Riordino del sistema regionale delle politiche abitative)”

Proposta di legge n. 26
ad iniziativa dei Consiglieri Baiocchi, Ausili, Assenti, Borroni, Ciccioli, Leonardi, Putzu
“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36 (Riordino del sistema regionale delle politiche abitative)”
(abbinate)

Nuova titolazione: Modifiche alla legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36 (Riordino
del sistema regionale delle politiche abitative) e alla legge regionale 27 dicembre 2006, n. 22 (Modificazioni ed integrazioni alla l.r. 16 dicembre 2005, n. 36: "Riordino del sistema regionale delle politiche abitative")
(Discussione e rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 25 dei Consiglieri Antonini, Serfilippi, Marinelli, Bilò, Biondi, Cancellieri, Marinangeli, Menghi e la proposta di legge n. 26 dei Consiglieri Baiocchi, Ausili, Assenti, Borroni, Ciccioli, Leonardi, Putzu, abbinate.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Antonini.

Andrea Maria ANTONINI. Grazie, Presidente. Arriviamo oggi, mi auguro, all’approvazione di questa proposta di legge, che è partita proprio dalla III Commissione con due proposte di legge abbinate, la n. 25 (testo base), presentata dal sottoscritto e dal gruppo Lega, e la n. 26, presentata dal Consigliere Baiocchi e da altri suoi colleghi.
Un percorso con una lunga gestazione perché eravamo consapevoli di andare a fare qualcosa di importante, sia dal punto di vista di indirizzo politico, che di importanti risposte attraverso una rivisitazione generale (sono stati diversi gli articoli proposti), presentando ai marchigiani un tema così fondamentale e delicato quale è quello degli alloggi popolari.
Devo dire che la Commissione ha lavorato coinvolgendo tutti i presenti nonostante, sappiamo benissimo, non dobbiamo nasconderci dietro un dito, sia un argomento che spesso divide per questioni anche di visioni differenti, che però sono state affrontate all’interno della Commissione in maniera civile, con partecipazione e condivisione, soprattutto con rispetto delle diverse posizioni e credo che questa sia una parte molto rilevante, quindi in modo altamente civile, nel rispetto delle differenze naturali.
Sono stati fatti diversi incontri, audizioni, passaggi, abbiamo coinvolgo l’ufficio regionale che si occupa di alloggi popolari con il funzionario competente, gli uffici della Commissione, con la Segretaria, che ringrazio come sempre per la grande partecipazione e professionalità, ma non solo, abbiamo coinvolto l’Erap, che sappiamo bene ha la competenza specifica ed è un ente che dialoga strettamente con l’ufficio regionale per tutto ciò che concerne l’applicazione pratica di tutte le leggi che riguardano gli alloggi popolari, poi abbiamo ascoltato l’Anci, anche Anci piccoli Comuni, abbiamo ascoltato i sindacati, abbiamo acquisito diversi pareri.
Quindi, il percorso è stato lungo, è stato partecipato, trasparente. Cosa abbiamo voluto fare? Innanzitutto abbiamo voluto, rispetto anche al testo base che faceva parte della prima proposta, capire se le proposte erano in linea da un punto di vista giuridico e di costituzionalità e devo dire, poi ci saranno altri colleghi che interverranno su questo punto, che abbiamo protetto la proposta di legge da qualsiasi pericolo, rischio di impugnativa riguardo l’incostituzionalità perché sappiamo che ci muoviamo su un terreno abbastanza delicato. Abbiamo acquisito tutti i dispositivi della Corte Costituzionale, tutti gli articoli che fanno riferimento ad eventuali impugnative, che in altre Regioni erano state di volta in volta, in alcuni casi, fatte. Abbiamo voluto proteggere in maniera chiara questa proposta di legge.
Tra l’altro in alcuni passaggi abbiamo ascoltato i pareri, non l’abbiamo fatto passivamente, ma abbiamo cercato, laddove abbiamo ravveduto delle proposte costruttive, intelligenti, di acquisirli, se non interamente, parzialmente, quindi la legge ha avuto anche un percorso di trasformazione rispetto al testo base, pur mantenendo quelli che erano e sono i principi che l’hanno ispirata.
Questo centro-destra si è presentato all’elettorato in maniera molto chiara e precisa, avendo raccolto diverse istanze provenienti dal territorio, dalle persone che abitano le case popolari, certe volte c’è una situazione anche un po’ particolare, quartieri degradati, oppure c’è una convivenza anche un po’ scomoda, se non in alcuni casi anche pericolosa.
Grazie a Dio non è sempre così, non è solo così. Ovviamente abbiamo sentito una forte responsabilità nel cercare il più possibile di rendere una convivenza che sia all’insegna della vivibilità, del quieto vivere, del rispetto reciproco, soprattutto di chi vive, abita, nasce o comunque è da tanto tempo perfettamente integrato in un tessuto sociale, in un tessuto culturale civile in cui vuole continuare a vivere. La casa è il luogo in cui si passa la maggior parte del tempo, in maniera serena, tranquilla e senza grandi problemi o difficoltà.
E’ per questo che abbiamo, sempre nel principio del rispetto della legge, cercato di rendere la norma sempre più vicina alle persone fragili, abbiamo cercato di rendere ancora più facile il punteggio in graduatoria per le famiglie con presenze di disabilità, e questa è stata una delle prime cose di cui abbiamo tenuto conto, per le giovani coppie, per i nuclei familiari sotto i 35 anni, per madri o padri single o separati con figli a carico, anche questa è una categoria da proteggere e sostenere il più possibile, abbiamo anche voluto riservare degli alloggi per le Forze dell’ordine e per i Vigili del fuoco, riconoscendo loro dei meriti particolari, ma anche dandogli una funzione deterrente, soprattutto nei Comuni più grandi, nei luoghi dove c’è maggiore concentrazione, quartieri o zone, di un degrado accentuato. Le Forze dell’ordine possono in qualche modo vigilare in maniera discreta e, sistemate in alcuni appartamenti, possono sconsigliare certe azioni da parte di persone male intenzionate.
E’ anche una legge che impedisce l’assegnazione delle case a chi ha subìto delle condanne. Chi ha specifiche condanne, ovviamente non colpose, di una certa gravità nei 10 anni precedenti, non può accedere all’assegnazione della casa, come chi ha subìto condanne anche solo in primo grado per violenza domestica, quindi c’è anche una tutela indiretta per chi vive situazioni familiari al limite.
E’ anche una legge che va a stanare una parte di furbetti, che sappiamo essere una percentuale molto alta della casistica, non solo nelle Marche, ma in diverse regioni d’Italia, ovvero quelle persone che hanno residenze fiscali e patrimoni extracomunitari, che non erano obbligate a presentare la documentazione opportuna che certificasse il patrimonio posseduto all’estero. Questo spesso determinava che chi vive in questo Paese non poteva accedere o aveva punteggi bassi, anche nel caso in cui aveva una percentuale di proprietà o altro, mentre chi non aveva l’obbligatorietà della dichiarazione non era costretto a presentarla, in questo caso noi obblighiamo tutti a documentare tutto.
In sostanza una legge che va incontro ai Comuni, gli mette degli strumenti importanti in mano, tant’è, lo voglio sottolineare con orgoglio, che il Cal ha espresso parere totalmente favorevole con l’unica osservazione riguardo alle Forze dell’ordine, che noi abbiamo accolto perché, come vedremo in seguito quando entreremo nello specifico, c’è stato detto che richiedere l’obbligatorietà di una riserva per le Forze dell’ordine nei piccoli Comuni, dove magari esiste una Caserma dei Carabinieri e di fatto è prevista una certa disponibilità per le Forze dell’ordine … C’è stata la richiesta di prevedere l’obbligatorietà solamente per i Comuni sopra i 5.000 abitanti, noi l’abbiamo accolta ed abbiamo inserito il vincolo della riserva per le Forze dell’ordine e i Vigili del fuoco per i Comuni sopra i 5.000 abitanti, per il resto, accolta questa richiesta, il parere del Cal in rappresentanza di tutte le autonomie locali è stato favorevole alla legge.
Questo va verso quel segnale di sostegno, uno strumento in più ai Comuni ed alle amministrazioni. Tra l’altro per i piccoli Comuni è stato fatto un passo in avanti, ovvero abbiamo dato la possibilità all’Erap di prevedere nello specifico un affiancamento da parte dei tecnici, da parte della struttura, ai Comuni, una sorta di sussidiarietà, che hanno bisogno, che lo richiedono e sono d’accordo, per aiutarli dal punto di vista amministrativo nella compilazione dei bandi e nella strutturazione delle graduatorie.
Questa è la parte tecnica prevista dalla legge, un aspetto di impostazione e visione politica, una visione generale dove, ripeto, abbiamo voluto dare dei segnali ben precisi di premialità, di giustizia sociale, allo stesso tempo abbiamo anche inserito degli aspetti più tecnici attraverso un confronto importante con l’Erap, alcuni sono molto tecnici e li esamineremo di volta in volta al momento della votazione degli articoli.
In generale posso dire che, per esempio, abbiamo dato la possibilità di vendere e riscattare più facilmente gli alloggi, questo è un aspetto nuovo, importante. L’acquisto dell’appartamento non potrà essere fatto solamente dall’assegnatario, ma da qualsiasi componente dello stesso nucleo familiare. Attualmente la legge prevede che solo l’assegnatario può riscattare l’alloggio, invece qualsiasi altro componente del nucleo familiare potrà farlo, ovviamente mantenendo l’assegnatario obbligatoriamente nell’appartamento, non è una sostituzione per mandare il vecchio proprietario in qualche RSA o cose del genere. Anche per questa facilitazione abbiamo accolto delle richieste che sono pervenute dal basso.
Sono stati coinvolgi diversi Consiglieri nella scrittura di questa norma, non è una legge che parte dalla mia singola proposta, ci sono stati diversi Consiglieri, sia all’interno della Commissione che all’esterno, poi sicuramente interverranno ed illustreranno la parte specifica per la quale si sono spesi, che sono stati coinvolti in questa proposta corale, di modifica della legge 36 del 2005 e della 22 del 2006.
All’interno delle norme transitorie c’è anche la possibilità di alienare alloggi di edilizia residenziale pubblica realizzati prima dell’anno 2000. Entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore di questa legge si dovrà predisporre un programma straordinario di alienazione del patrimonio abitativo sino alla percentuale massima del 30%. Tutto ciò per dare risposte a chi ha bisogno e volontà di acquistare un appartamento. Ci sono alcune famiglie che vivono da tanti anni in un alloggio e credo che sia giusto che, dopo 20/30 anni, dopo una vita di piccoli risparmi accumulati nel tempo con grande fatica – partiamo dal principio che chi vive in una casa popolare non è un privilegiato – riescano ad acquistare e noi a favorire il più possibile questa volontà.
Tra l’altro più l’Erap incassa, più l’Erap ha la possibilità di costruire, investire in nuovi alloggi e, cosa che personalmente auspico, riattare, ovvero ristrutturare tanti alloggi che spesso per motivi usura, di consumo e di tempo sono non assegnati e rimangono inutilizzati per mancanza di fondi. Ce ne sono tantissimi e visto che le richieste sono tante … Ci sono graduatorie che spesso, purtroppo, non soddisfano percentuali altissime di richieste, laddove non sempre c’è la giusta offerta per motivi anche oggettivi. Allora recuperare, monitorare, mappare i tanti alloggi che non sono assegnati, magari in uno c’è il problema dello scaldabagno, in un altro del pavimento rovinato, in un altro ancora non funziona l’impianto elettrico, tanto per fare degli esempi. Con degli interventi e con una disponibilità economica maggiore da parte dell’Erap tutto ciò sarà possibile, recuperare l’alloggio, darlo in affitto, riscuotere nuovamente. Tutto diventa un circolo virtuoso.
Essendoci tanti emendamenti sicuramente ci sarà la possibilità di approfondire gli articoli di volta in volta, l’invito è quello di sostenere tutti questa proposta che va nel senso di dare uno strumento nuovo, moderno, sostenuto da un senso di forte giustizia sociale, ai Comuni, all’Erap, ai cittadini marchigiani che ripongono, soprattutto alcune categorie, una grande speranza in questa legge per l’acquisizione di nuovi alloggi popolari.
Ringrazio nuovamente tutti per il grande lavoro svolto. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Casini.

Anna CASINI. Grazie, Presidente. Innanzitutto voglio anch’io ringraziare il Presidente della Commissione e la Commissione tutta, a parte per qualche caduta di stile come nella giornata odierna. Ci siamo confrontati anche con altri Consiglieri, come è stato ben rappresentato dal Presidente della Commissione ed ovviamente mi fa piacere.
La norma è stata modificata e oggi è sicuramente diversa da quelle presentate, ma ci separano delle visioni e dei valori, quindi siamo arrivati fin dove potevamo arrivare.
Abbiamo fatto un grande lavoro di ascolto e di partecipazione, però adesso dirò per quale motivo questa modifica della legge non ci soddisfa.
Innanzitutto noi parliamo della modifica della legge 36 del 2005, che contiene oltre 30 articoli e noi ne tocchiamo 6, quindi non parliamo di una modifica epocale. La legge ha una sua struttura, una ratio che l’ha ispirata, una sua costruzione, è complessa e prevede non soltanto gli articoli che vengono toccati, di accesso o di punteggio o particolari, ma riguarda un mondo. In particolare vorrei sottolineare che all’articolo 1 la legge dice qual è il suo oggetto, che è quello di garantire soluzioni abitative ai ceti sociali più deboli e per questo si incrementa e riqualifica il patrimonio dell’Erap. Quindi, uno degli obiettivi principali è quello di sostenere finanziariamente le famiglie meno abbienti, che hanno in locazione alloggi diversi da quelli dell’Erap, e incrementare il patrimonio di Erap per garantire soluzioni abitative, perché, mi riferisco all’articolo 3 della Costituzione, la casa è un bene primario, dobbiamo partire da questo presupposto, quindi, il fine della legge è quello di dare la casa a chi ne ha bisogno.
Questa legge non ci convince perché innanzitutto introduce …, come ho detto prima noi riteniamo che vada rispettato l’articolo 3 della Costituzione, che prevede che tutti i cittadini devono essere messi nelle stesse identiche condizioni per poter esprimere la propria libertà e devono essere rimosse tutte le condizioni che possono limitare dal punto di vista sociale ed economico la libertà. In questo caso c’è una separazione netta tra i cittadini italiani e i cittadini non italiani. E’ vero che ci sono sentenze della Corte Costituzionale che hanno in parte accolto alcune modifiche, parlo in particolare della sentenza 9/2021, che è un po’ discussa perché riguarda la Regione Abruzzo che ha introdotto delle modifiche su una legge, che non era stata impugnata dalla Corte Costituzionale, decidendo di ritirare alcune norme, lasciando delle altre che sono state ritenute alla fine del percorso legittime, resta però una sentenza non chiara.
Vengono ridotte le possibilità di accesso e si irrigidiscono anche i criteri. Nel caso dell’impossidenza planetaria per un cittadino italiano basta un’autocertificazione, per un cittadino straniero c’è la necessità di una procedura molto complessa e a parità di legittimità, nel senso che può anche essere legittima la norma che viene introdotta, risulta un appesantimento perché si danno ai cittadini due adempimenti diversi: uno più pesante ed uno più leggero.
Poi ci sono le pene accessorie, come le chiamiamo noi, ci sono dei soggetti che hanno condanne passate in giudicato, ma non solo …, qui c’è stato un grosso lavoro della Commissione perché siamo arrivati a dire che le sentenze devono essere passate in giudicato, anche se non siamo d’accordo sul fatto che una Regione debba inserire pene accessorie dato che ci sono organismi competenti che danno le pene. Una volta che uno ha ottenuto una condanna ed ha scontato la pena equivalente non è necessario che ci siano pene accessorie, come non poter partecipare ad una graduatoria per alcuni reati o vedersi tolto l’alloggio per una certa tipologia di reato. Noi riteniamo che non sia ammissibile e non a caso abbiamo proposto degli emendamenti per circoscrivere la perdita del diritto ad alcuni reati che siano più attinenti.
Un’altra questione che non è coerente con la ratio è l’introduzione di riserve, in particolare per le Forze dell’ordine. Per quali motivi? In primis perché chi fa parte delle Forze dell’ordine ha un lavoro a tempo indeterminato, ha uno stipendio che nulla ha a che vedere con la base Isee che viene richiesta per avere un alloggio di edilizia residenziale pubblica e inoltre spesso e volentieri, essendo un dipendente del Ministero dell’Interno, ha degli alloggi perché ci sono gli alloggi per i Vigili del fuoco, per i carabinieri, per la Polizia e la competenza è squisitamente del Ministero e non è regionale, a nostro avviso. Dire poi che si rassicurano gli abitanti dei quartieri di edilizia popolare perché lì ci abita un Vigile del fuoco piuttosto che un Carabiniere, è un modo di pensare la sicurezza sbagliato. La sicurezza si ottiene pensando prima al lato sociale dell’integrazione, non alla coda, mettendo uno spauracchio che dovrebbe fungere da deterrente rispetto magari a dei reati.
Pur ringraziando il Presidente, vorrei ricordargli che ha letto soltanto il parere del Cal, perché in realtà il Crel dà un parere contrario, forse l’Aula dovrebbe essere resa edotta anche di questo aspetto, dà un parere contrario sulla questione dei requisiti di accesso per i cittadini extracomunitari, che non sono rifugiati, sull’esclusione all’accesso di coloro che hanno riportato condanne penali, senza che vengano tutelati, in questo caso, i conviventi, che vengono salvaguardati soltanto nel caso in cui siano già residenti e perdano il diritto di abitazione.
Poi la questione delle riserve per le categorie speciali. Su questo punto mi permetto di aggiungere, per opportuna conoscenza, che l’analisi tecnico normativa che viene fatta dagli uffici dice: “Si sottolinea a tale proposito che tale riserva potrebbe essere oggetto di censure governative, contrastando con la funzione sociale dell’edilizia residenziale pubblica in quanto diretta ad assicurare in concreto il soddisfacimento di un bisogno primario e cioè garantire una abitazione a soggetti economicamente deboli nel luogo dove è la sede dei loro interessi”. Sottolineo “nel luogo dei loro interessi”, allora perché dare un punteggio maggiore per ogni anno di residenza in un Comune quando, soprattutto nelle aree interne, l’edilizia pubblica potrebbe essere un modo per invertire la tendenza allo spopolamento, quindi sarebbe, secondo noi, molto importante che non ci sia questa cosa. Poi entreremo nel dettaglio perché io e la Consigliera Vitri, che facciamo parte della III Commissione, abbiamo preparato degli emendamenti.
Ringrazio anche il Consigliere Carancini che pur non essendo membro della III Commissione, ha partecipato in maniera attiva aiutandoci moltissimo.
E’ chiaro che noi ci troviamo di fronte ad una legge all’avanguardia, la legge n. 36, che ha invertito il concetto della legge 167 del 1962 che prevedeva i famosi piani di zona, erano piani con cui veniva insediata l’edilizia residenziale pubblica e si creavano, come hanno creato … E’ stato un evidente errore di pianificazione in tutta Italia, non solo nelle Marche, forse da noi meno marcato, per fortuna, penso a Corviale o alle Vele di Scampia. Tutti abbiamo idea di quello che è stato combinato in quegli anni, quando si diceva mettiamo tutta l’edilizia residenziale pubblica in un luogo della città remoto, possibilmente con servizi a parte, così non ci poniamo il problema dell’integrazione sociale. Oggi abbiamo capito che le circostanze sono completamente diverse, che ci dobbiamo muovere in maniera differente perché i problemi della sicurezza e dell’integrazione sociale ce li dobbiamo porre, soprattutto quando scriviamo le norme che devono essere scritte affinché ci sia il massimo dell’integrazione.
Gli articoli che vengono modificati sono soltanto il 18, il 20 quater, il 20 quinquies, il 20 decies e non mi ricordo quali altri, sono soltanto articoli che riguardano i requisiti per beneficiare degli alloggi di edilizia agevolata, per la permanenza e l’accesso all’edilizia sovvenzionata, per la disciplina delle assegnazioni e del contratto di locazione e della decadenza dall’assegnazione, fondamentalmente le modifiche riguardano questo.
Il Presidente prima parlava del piano straordinario di alienazione, che ben venga, nel senso che quando io mi sono insediata l’allora Direttore mi disse: “Guardi, Assessore, in tempi brevissimi avremo 24 milioni di euro perché in un anno venderemo un tot di alloggi di edilizia residenziale pubblica e potremo rinvestire”. Io non amo il consumo di suolo, ho sempre detto che avrei rinvestito, come poi è stato fatto per somme inferiori, sull’acquisto dell’invenduto. In realtà quei 24 milioni dopo 5 anni sono stati soltanto 10 perché l’interesse c’è, ma non sempre si concretizza nell’acquisto reale, e questo può essere anche un boomerang.
Ben venga il piano di alienazione purché si sappia cosa si fa con le risorse che, mi auguro, arriveranno dal piano straordinario. Questo piano straordinario prevede l’alienazione fino al 30% degli immobili, chiaramente quelli più vetusti - ci sarà uno studio, certamente l’ufficio sarà in grado di stabilire il quantum e dove – ma invito l’Aula a dire che ci vuole un piano straordinario per spendere quelle risorse perché è vero che esiste un articolo nella legge 36, però per i piani ordinari, non per quelli straordinari, quindi noi abbiamo presentato un emendamento proprio su questo tema.
Torno invece all’emendamento proposto dall’Erap, che sinceramente non mi piace, perché i tecnici dell’Erap, secondo l’emendamento proposto, possono progettare per terzi. Il principio di sussidiarietà esiste già nel codice degli appalti, quindi siamo perfettamente d’accordo, l’Erap ha progettato ed ha diretto i lavori anche per le casette del terremoto … E’ su tutti i giornali, non lo neghiamo, mi dispiace moltissimo perché si tratta di persone e funzionari per i quali metterei la mano sul fuoco, sono eccellenti e spero che tutto venga chiarito, però è chiaro che l’Erap può già fare questo, allora mi chiedo e vi chiedo: perché inserire questa norma? E’ una sanatoria per ciò che è stato fatto, e mi riferisco anche alla questione che è sui giornali, oppure dobbiamo aprire le porte a progettazioni esterne diverse da quelle che sono oggi consentite dal 50/2016? Non mi piace questa norma, soprattutto perché l’Erap avrebbe potuto inserire altro, magari sugli articoli che sono toccati dalla proposta e dalle modifiche avanzate dai Consiglieri nella novella della legge e non inserire una norma avulsa dal contesto, un po’ Cicero pro domo sua. Quindi non mi è piaciuta e noi rispetto a questo siamo contrari.
Abbiamo presentato degli emendamenti, sono tanti, è vero, ma rappresentano tutto quello che noi abbiamo detto in questo lungo percorso di ascolto e di partecipazione. Noi abbiamo la stessa idea del Crel, che dà un parere contrario e nel merito noi siamo perfettamente d’accordo, come siamo perfettamente d’accordo con le riserve sollevate dalle tre sigle sindacali regionali che hanno mandato un documento che riguarda gli stessi temi.
Abbiamo partecipato alle audizioni e abbiamo fatto nostre alcune riserve ed alcune proposte di altri soggetti, nel nostro caso anche dei Giovani Democratici, che ringrazio per lo studio che hanno proposto.
Bene la questione dei giovani sotto i 35 anni, male per i giovani sotto i 35 anni che non hanno un Isee basso, perché ci può essere una giovane trentenne che ha un Isee altissimo ed un’anziana sessantenne che non ha un reddito adeguato e necessita, a maggior ragione, di una casa di edilizia residenziale pubblica. La ratio è sempre la stessa: chi meno ha deve essere aiutato, chi ha più bisogno e a quel bisogno noi abbiamo il dovere di provvedere. Il bisogno in questo caso è la casa e la necessità del bisogno è determinata dal reddito, questo è un binomio che non può essere, secondo noi, modificato.
Penso che poi entreremo nel merito dei singoli emendamenti, mi dispiace per la Commissione che ormai li conoscerà a memoria perché li abbiamo ripetuti allo sfinimento, ma cercheremo di essere veloci nella spiegazione degli stessi, fondamentalmente è quello che ho cercato di dire in maniera sommaria e forse poco organica.

Presidenza del Vicepresidente
Gianluca Pasqui

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Baiocchi.

Nicola BAIOCCHI. Grazie, Presidente. Non posso che iniziare ringraziando i membri della Commissione, non ne faccio parte, ma ho partecipato a diverse sedute ed apprezzo lo sforzo costruttivo messo in campo per cercare di arrivare ad un testo il più condiviso possibile, come ha correttamente detto il Consigliere Antonini.
Il testo è frutto di due leggi presentate in maniera quasi simultanea, con tantissimi punti di accordo ed alcune situazioni che dovevano essere necessariamente integrate. E’ stato un lavoro duro, importante, tecnico, che ha visto coinvolti non soltanto i membri della Commissione, ma in questo caso tantissimi Consiglieri ed è frutto del lavoro di tanti Consiglieri, non solamente dei membri della Commissione.
Tantissime audizioni, tantissimi soggetti coinvolti nel confronto, in taluni casi, come ha detto la Consigliera Casini, anche qualche scontro legittimo all’interno della Commissione perché è innegabile che questa materia tocca un tema fortemente politico ed in alcuni casi anche legittimamente divisivo, siamo parti politiche opposte, quindi è anche comprensibile.
Ho apprezzato molto lo studio in cui ci siamo prodigati noi di Fratelli d’Italia con gli uffici, con i nostri assistenti. E’ importante ricordare anche l’attività degli assistenti nello studio e nell’approfondimento della materia, troppe volte parliamo di noi e non evidenziamo mai il lavoro degli altri.
Uno studio approfondito che riguarda la comparazione delle leggi regionali, perché sappiamo che è un tema molto dibattuto su cui si è molto legiferato a livello regionale e nelle varie Regioni. E’ stato importante ed utile cercare di comprendere le ragioni delle altre Regioni e capire quali fossero i motivi che hanno portato a prendere determinate decisioni, anche se il tema più delicato ed interessante è stato lo studio giurisprudenziale, nel senso che si è analizzato in maniera certosina, con uno studio quasi esegetico, le leggi e le sentenze emesse, in ultimo quella della Regione Abruzzo, e ci ha aiutato ad arrivare alla conclusione di un testo il più inattaccabile possibile sul lato della legittimità. Si è cercato di estrapolare dalle varie sentenze e dalle varie norme un testo organico, chiaro, che rappresentasse da un lato l’interesse politico di questa maggioranza e dall’altro la completezza della legittimità, che è veramente importante per noi.
L’analisi tecnica di questa legge fatta dagli uffici è molto chiara, non esistono problemi di conflittualità con lo Statuto, con normative comunitarie, con la legge 431 del ’98 sulla locazione e con altre disposizioni legislative.
Esiste in questo caso la potestà legislativa della Regione Marche e in risposta a quello che ha detto la Consigliera Casini penso che queste differenze, in alcuni casi differenze prettamente politiche ed ideologiche, possono far propendere una maggioranza, in questo caso la nostra, a prendere decisioni in un senso piuttosto che in un altro.
La ratio di questa legge è quella della tutela delle persone deboli, in difficoltà in questo momento ed anche l’onorabilità dei destinatari di questi provvedimenti. Cosa intendo per onorabilità? Noi pensiamo che ci sia una forte differenza e non abbiamo nessun problema a dire che privilegiamo l’assegnazione delle abitazioni a soggetti che non hanno commesso reati, piuttosto che a soggetti che ne hanno commessi, e non vi è nessuna volontà di pena accessoria perché nessuno di noi si vuole ergere ad un ruolo che è della Magistratura, un potere dello Stato che tutti noi rispettiamo, quindi nessuna pena accessoria.
Le modifiche che sono state apportate sono importanti, abbiamo ad esempio calato dal 50 al 25% la titolarità della proprietà o di altri diritti di godimento sull’immobile e, come ho detto, un elemento per noi fondamentale è l’introduzione della mancata assegnazione perché non bisogna aver riportato negli ultimi 10 anni dalla data di applicazione del bando, a seguito di una sentenza passata in giudicato, una condanna a due anni. E’ una scelta politica rilevante dare una premialità a dei soggetti che rispetto ad altri hanno commesso o non hanno commesso dei reati, quindi una elevazione di un principio cardine del nostro ordinamento che è il principio di legalità.
Lo stesso vale per le riserve a favore delle Forze dell’ordine e dei Vigili del fuoco.
Non vedo uno scandalo nel voler acquisire della documentazione fiscale e reddituale nei confronti di soggetti che hanno una residenza fiscale ed economica all’estero per poter valutare in maniera compiuta la loro situazione economica. Penso che i cittadini che non usufruiscono di questa situazione di premialità hanno il diritto di avere trasparenza e di essere trattati come tutti gli altri.
Molto bene anche tutta la parte che riguarda la variazione del punteggio per le persone portatori di disabilità, per i giovani di età inferiore ai 35 anni e per la residenzialità. Credo che sia un testo modificato e migliorato tantissimo in Commissione ed auspico la più larga condivisione possibile perché è una proposta di legge che va a colmare un vuoto legislativo, a parere del sottoscritto, necessaria dopo la creazione di nuovi poveri all’interno della nostra società. Quindi, come ha detto correttamente il Consigliere Antonini, diretto alle coppie giovani, alle famiglie separate, a tante modificazioni e mutazioni della nostra società che dovevamo ed abbiamo secondo me correttamente recepito.
Auspico una collaborazione la più larga possibile su un testo di legge che a parere del sottoscritto e del nostro gruppo è completo. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bilò.

Mirko BILO’. Grazie Presidente. La proposta di legge che stiamo discutendo in quest’Aula mi vede particolarmente soddisfatto perché affronta il problema dell'edilizia popolare anche dal punto di vista della ricostituzione della rete sociale.
Come uomo delle forze dell'ordine so bene che nessun presidio è fondamentale quanto la famiglia. In famiglia si apprendono le prime regole del vivere civile. La famiglia è il sostegno per crescere evitando storture soprattutto alle foglie novelle che non hanno ancora lo stelo forte abbastanza da sostenerle. La famiglia è la prima cellula di quella rete sociale fatta di solidarietà, vicinanza, amore, che nessun presidio potrà mai sostituire.
Sappiamo tutti che, quando non c'è casa, non c'è famiglia e non può esserci rete sociale.
Per questo, come Lega ci siamo concentrati da subito su questa legge con cui vogliamo che ci sia casa per tutte le famiglie, specialmente quelle dei giovani cui spetta il difficile compito di rinnovare le generazioni o per quelle con anziani e disabili, che rappresentano anche il primo presidio medico-sociale sul territorio.
Vogliamo che questa legge sia espressione del territorio reale e il territorio reale è fatto di bellezza, ma anche di storture che non possiamo nascondere come polvere sotto il tappeto della visione ideologica. Per questo abbiamo pensato di inserire le Forze dell'ordine ed i Vigili del fuoco nelle categorie speciali per l'assegnazione degli alloggi popolari. Riconosciamo che svolgono la loro professione con abnegazione e tra mille difficoltà, tra cui quella di essere trasferiti. Vogliamo quindi contribuire a lenire il disagio delle loro famiglie favorendone la piena integrazione nel tessuto sociale.
Una integrazione che diventa anche presidio di legalità aumentando la sicurezza dei residenti.
Siamo certi che la loro presenza sviluppi un circolo virtuoso e che questo riqualifichi, in particolare, le aree in cui la convivenza è particolarmente problematica. Non è un caso che questa legge preveda, tra le altre misure, la decadenza dall'assegnazione per il capofamiglia condannato per violenza domestica.
Va nella direzione della riqualificazione sociale anche l'introduzione dell'accesso alle graduatorie previsto anche per i residenti italiani all'estero.
Sono membro del Consiglio dei marchigiani nel mondo con la Consigliera Leonardi e so bene che tanti nostri connazionali vorrebbero rientrare nelle Marche.
Tra i marchigiani partiti in cerca di lavoro non tutti hanno fatto carriere sfavillanti, ma tutti portano nel cuore quei valori e quella sana visione di comunità che sono il fiore all'occhiello delle Marche.
Ecco perché con questa legge chi è regolarmente iscritto al registro degli italiani all'estero, se ne ha i requisiti, potrà concorrere all'assegnazione di un alloggio.
Una scelta di civiltà che si fonda su quel senso civico, di comunità e di profondo attaccamento alla propria terra che fa delle Marche una regione modello.
Concludo ringraziando il Presidente della III Commissione, Consigliere Antonini, gli uffici e quanti si sono adoperati per rendere questa legge chiara, che tutela le categorie deboli, garantendo sicurezza e trasparenza. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carancini.

Romano CARANCINI. Grazie, Presidente. Credo che una legge così importante, come la 36, avrebbe probabilmente meritato un risultato diverso da quello che oggi ci troviamo a discutere e successivamente a votare.
C’è un po’ di delusione perché si ha l’impressione che i due termini, a cui faceva riferimento in maniera molto puntuale la Consigliera Casini, ma anche il Presidente Antonini, due valori intrinsecamente molto importanti per la vita di ogni persona e cioè la casa e la propria condizione sociale, che si traduce in fragilità o bisogno, in realtà avrebbe dovuto giungere a risultati diversi e non al peggioramento della legge.
Lo dico senza polemiche, poi proverò anche a motivarlo, ma penso convintamente che i Consiglieri regionali che fanno parte di una Assemblea legislativa in taluni passaggi debbano provare a spogliarsi della giacca di appartenenza e avere uno spirito di ascolto maggiore.
Va detto, e lo voglio riconoscere, che è un intervento modificativo, così come giunge in Aula, non soddisfacente, penso peggiore perché nella modificazione della legge c’è una serie di valori che, mi verrebbe da dire, non sono condivisi umanamente, indipendentemente dal colore di appartenenza, poi ci saranno elementi che proverò a sostenere.
Prima di entrare nel merito voglio riconoscere al Presidente Antonini, che ho avuto modo di frequentare dal punto di vista istituzionale, una tensione positiva, una tensione verso il miglioramento della iniziale proposta di legge. Al di là delle differenze notevoli, credo di aver percepito nel suo ruolo e nel suo agire un leale e sincero sentimento di volontà di miglioramento della legge, non è poco oggigiorno, caro Presidente, perché la lealtà e la tensione verso il riconoscimento e l’ascolto è un valore politico che purtroppo oggi non sempre riusciamo a trovare, quindi, le voglio dare atto. E’ chiaro che l’impressione che si ha è che questo percorso, questo cammino, a cui faceva riferimento la Consigliera Casini, che ringrazio per la completezza e la chiarezza, io potrò aggiungere poco a quello e anche l’accoglienza sui miei interventi, si sarebbe potuto fare meglio.
La domanda è perché siamo intervenuti? E’ una legge, come si diceva prima, molto importante e soprattutto ancora moderna e capace di rispondere. L’impressione, Presidente, cari Consiglieri, è che vi sia stata una sterzata, un cambiamento di direzione, non nello spirito della legge, che avrebbe dovuto rispettare soprattutto alcuni valori assoluti, che credo accomunino l’Assemblea e la non divida. Su una legge che riguarda la casa, il bisogno, non c’è appartenenza ideologica, non esiste, lo dico al Consigliere Baiocchi che faceva riferimento all’ideologia, credo che questo non possa far parte di una divisione.
Una legge che avrebbe dovuto includere, aggiungere, scovare nuove povertà, scovare le invisibilità, al contrario, purtroppo, oggi ci ritroviamo con un intervento legislativo, almeno secondo il mio modestissimo parere, che esclude, giudica, riduce e confonde.
Inoltre, ma questa è una consapevolezza che voglio condividere, la legge purtroppo non è chiara, una norma la devono leggere e comprendere i cittadini, questa è una autocritica generale, voi pensate che questa legge con una serie di rimandi ci consenta di presentarci ai cittadini e dire che è una legge chiara? A mio parere no, lo dico a noi classe dirigente politica legislativa, lo dico agli uffici, ci deve essere uno sforzo, un tentativo, un’attenzione per migliorare, semplificare, chiarire i testi.
E’ una legge più discriminatoria, è un intervento legislativo più discriminatorio, e la prova, lo dico anche qui senza polemiche, è il Consigliere Borroni che subito dopo l’approvazione in Commissione ha fatto un intervento pubblico e ha detto: “Abbiamo finalmente restituito le case popolari agli italiani”, Credo invece che in questo campo non occorra discriminare, purtroppo questo intervento discrimina, poi lo vedremo, è meno inclusivo perché, se andate a vedere la legge, riduce la platea dei possibili destinatari, attraverso quell’impianto modificativo li riduciamo!.
C’è un altro aspetto, lo dico al Consigliere Baiocchi, poi ribadisco che ci sarà occasione, è una legge punitiva, la Corte Costituzionale su questo ha dato un chiaro orizzonte perché non è pensabile che possiamo ricongiungere la possibilità di una casa, di un bisogno, alla questione delle condanne. Credo fermamente che sia un errore e non crediate che sia efficace il ragionamento semplicistico di dire che chi è stato condannato per un reato deve pagare la propria debolezza, la propria fragilità a distanza di 9 anni. Non so se sarà ritenuto costituzionale, ma è un segno comunque di inciviltà di una Assemblea legislativa, ecco perché dico che dobbiamo fare uno sforzo anche in questa discussione e in fondo, poi lo vedremo, introduciamo delle norme a mio parere a serio rischio costituzionale.
Questo gruppo condivide con voi, ed è un esempio importante, l’attenzione per tutti coloro che compiono reati di violenza di genere, familiari e contro i minori, ma noi riusciamo ad affermare in questa legge che chi commette quel reato, ma non è stato giudicato definitivamente, deve essere escluso.
Faccio appello alla ragionevolezza - e farà parte di uno degli emendamenti - che vuol dire che ci deve essere l’attenzione per l’indagato, per il sottoposto a misure cautelari, per chi è stato condannato in primo grado con sentenza definitiva, quindi, applicare un sistema di sospensione dell’assegnazione, ma un soggetto indagato o con questo tipo di problematiche deve essere valutato al termine di una sentenza definitiva, e c’è un emendamento!
Credo che questa sia l’occasione, la discussione in questo Consiglio, per continuare a ragionare, a proseguire in quel cammino che il Presidente e l’intera Commissione hanno posto in essere durante la Commissione stessa.
Cosa avremmo potuto fare? Avremmo potuto fare molto di più, ma possiamo ancora farlo, purtroppo sono mancati i numeri, non abbiamo avuto puntualmente la capacità di analizzare il bisogno, purtroppo non abbiamo saputo cogliere l’andamento, il trend delle nuove fasce di povertà, e ce ne sono, Presidente, perché lei stesso l’ha ascoltato in Commissione ed ha avuto questa tensione, avere un chiaro indirizzo dell’investimento. Si può fare una legge sulla casa e sul bisogno dei cittadini marchigiani, ma occorre mettere risorse, questa è la realtà che avrebbe fatto fare a questo intervento legislativo modificativo un salto di qualità, a voi maggioranza e noi vi saremmo venuti dietro con molto entusiasmo. Avreste dovuto avere il coraggio di chiedere al Governo regionale risorse per investire, ovviamente sulla base dei numeri, purtroppo non c’è stato ed è io credo che sia un intervento ridotto. Avremmo dovuto ampliare la risposta al bisogno.
Che cosa c’è stato? C’è stata la mancanza di coraggio, seppur lo sforzo va apprezzato perché, non l’ho detto, ci sono interventi modificativi della legge anche molto interessanti, che noi riconosciamo, c’è una linea minimalista, credo che sia mancata una forza.
Da parte del Partito Democratico c’è grande disponibilità e apertura a continuare questo confronto in Aula, noi abbiamo presentato emendamenti che non sono ostruzionistici, credo che uno sforzo possa condurre ad un miglioramento ulteriore della legge, credo che la discussione di questa mattina possa in questa direzione migliorare un intervento che potrebbe essere più vicino ai valori reali e veri di questa legge, cioè la casa e il bisogno delle persone. Grazie.

Presidenza del Presidente
Dino Latini

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Biancani.

Andrea BIANCANI. Grazie, Presidente. Ho deciso di intervenire perché stimolato dai Consiglieri del mio gruppo consiliare, che ringrazio. Sottoscrivo le affermazioni che hanno appena fatto, mi riferisco in particolar modo alla Consigliera Casini ed al Consigliere Carancini.
Mi sarei aspettato una legge che desse la possibilità di ampliare e di individuare le nuove povertà, mettendo sul campo e a disposizione delle persone che hanno bisogno case, quindi, nuove opportunità.
Tutto questo secondo me non c’è, anzi, questa modifica normativa va a restringere ulteriormente le categorie che riusciranno ad avere un punteggio tale da accedere alle case di edilizia pubblica.
Ricordo che la legge era già stata modificata in maniera sostanziale, sono pochi i Consiglieri che erano presenti nella scorsa legislatura, nel 2018 avevamo apportato una modifica importante che riguardava molti articoli di questa legge, una modifica che avevamo cercato di costruire tutti insieme per dare maggiori risposte alle necessità delle persone.
Anche qui si tratta di una legge che ha come finalità quella di sostenere le famiglie meno abbienti e di rispondere al bisogno di particolari categorie sociali.
Non ho partecipato alle sedute di Commissione, come ex Presidente ho preferito non andare anche perché se la norma precedentemente l’avevo proposta in un altro modo probabilmente molte cose non le avrei condivise.
Leggendo in questi giorni la norma, anche sostenuto ed aiutato dai Consiglieri che hanno partecipato alla Commissione, in particolare dalle Consigliere Casini e Vitri, non capisco alcune delle scelte fatte, mi posso sbagliare, ma chi le ha portate non si è reso conto che vanno dalla parte opposta rispetto all’obiettivo che ci si era prefissati.
Faccio un esempio, l’articolo 1, che va a modificare l’articolo 20 quater, lettera c, comma 1, quello di non essere titolare di una quota superiore al 25% rispetto a prima che era dl 50%, va a danneggiare da una parte i giovani e dall’altra le famiglie del nostro territorio perché se uno eredita una casa a 80 chilometri o dall’altra parte d’Italia cosa deve fare? Mettiamo che un ragazzo vive in famiglia, il padre fa la domanda, se uno di questi eredita una casa, magari muore un nonno o qualcuno, con una quota superiore al 25% non si è più in grado di partecipare. Vuol dire che andiamo a togliere la possibilità, perché avere una quota non vuol dire avere la possibilità di utilizzare la nuova casa, se uno ha una quota del 26% mica vuol dire che può abitare in quella casa, vuol dire che ha una quota del 26% e se non riesce a venderla in due minuti cosa fa, non può partecipare ai bandi se pure economicamente ha dei problemi? Prima era al 50% adesso è al 25%, in più se una famiglia è composta da moglie marito e tre figli basta che uno erediti poche quote e si supera il 25%, immediatamente.
Questa è una norma che esclude le famiglie, e non dico quali, ma spero l’abbiate capito da soli.
Secondo me non ci si è resi conto che questa norma va a penalizzare quelle famiglie che hanno una reale necessità qualora dovessero ereditare all’ultimo momento una casa, di cui non possono venire in possesso. C’è la norma che dice che se non la si può utilizzare …, ma se la casa è a 200 chilometri da dove uno abita e lavora non può essere considerata di proprietà, magari un familiare non la vuol vendere ed uno è costretto a mantenerla, ma non vi può accedere. Questo secondo me è un primo errore evidente rispetto alla volontà che mi auguro non sia questa.
Dall’altra parte il tema delle riserve, noi le avevamo tolte perché le particolari categorie sono già individuate dalla legge. L’ultima volta erano state tolte sulla base delle esigenze espresse dai Comuni perché i Comuni di Pesaro o di Ancona o di Ascoli Piceno, o di Apecchio, o di Carpegna mica hanno le stesse esigenze di dare le case a queste categorie. Ogni Comune, ma soprattutto ogni zona ha delle esigenze, ha delle categorie a cui rivolgersi, quindi, avevamo lasciato la possibilità ai Comuni di individuare le particolari categorie perché ogni Comune o ambito sociale aveva il polso della situazione.
E’ inutile mettere tra le categorie particolari i giovani quando in quel territorio i giovani non ci sono o non sono interessati, o decido di non darle agli extracomunitari quando in quel territorio sono solo loro che possono averne bisogno. Quindi, andare a definire prima le particolari categorie sociali secondo me è un errore che chiude, limita e va contro le richieste del territorio.
Inoltre non condivido la riserva per le Forze dell’ordine, allora perché non la Polizia locale che comunque agisce per l’ordine pubblico? Perché per i Carabinieri si e per la Polizia locale no? Perché no ai militari? Se fosse giusta l’idea di intervenire in caso di necessità perché i militari vengono esclusi? Perché la Polizia locale è esclusa? Perché la Capitaneria di porto è esclusa? Però abbiamo messo dentro i Vigili del fuoco, che mica girano con la pistola, come del resto non ci girano quelli della Capitaneria, normalmente, quindi, abbiamo escluso delle categorie, al di là del fatto che io non condivido di aver previsto la riserva a queste categorie, ne abbiamo individuate solo alcune.
Inoltre queste categorie non devono rispettare il requisito della residenza (da quanti anni vivono lì), di non aver altre proprietà (potrebbero avere una proprietà nello stesso Comune e partecipare ad un bando) e sono senza limiti di reddito, ma c’è anche un altro aspetto, addirittura possono acquistare perché la norma non vieta alle Forze dell’ordine di poter acquistare, ma consente a tutti gli assegnatari di poterlo fare, vuol dire che se io vengo qui per due anni e sono assegnatario di un alloggio, lo posso comprare, poi posso andare via e rimango proprietario di un alloggio.
Non condivido neppure il fatto che possa essere l’assegnatario a comprare l’alloggio, ovviamente i requisiti devono essere posseduti dall’intero nucleo familiare, ma se l’assegnatario trova un lavoro con cui guadagna 10.000 euro al mese, compra la casa, una volta che l’ha acquistata non deve più avere i requisiti, la logica era che doveva essere l’assegnatario ad acquistare l’alloggio, non l’intero nucleo familiare, perché la casa la deve avere la famiglia o i soggetti che hanno necessità. Nel momento in cui tutti i componenti del gruppo familiare …, vuol dire che se mi laureo in ingegneria, vado a lavorare alla Sman e guadagno 10.000 euro al mese, magari l’anno prima ho comprato la casa, non succede niente perché la casa l’ho già acquistata. Vi porto l’esempio personale, mio padre era beneficiario di una casa popolare, con questa legge oggi, facendo il Consigliere regionale, potrei comprare la casa popolare e viverci, ma per il fatto che poteva acquistarla solamente l’assegnatario, io non ho potuto farlo, ma per fortuna, perché oggi mi ritroverei con 5.000 euro al mese e con una casa comprata ad un prezzo basso, che potrei vendere speculando, avendo i soldi per vivere da un’altra parte.
Parliamo del punteggio, l’allegato A, aumentiamo i punteggi giustamente ai giovani, ma perché? Se noi prevediamo delle categorie particolari, i giovani possono rientrare nelle categorie particolari o possono avere più punteggio.
Da una lettura fatta nelle ultime ore devo dire che, avendola approfondita a suo tempo, conoscendo la norma originaria, non condivido questa proposta di legge, condivido gli emendamenti presentati, non la condivido non perché non l’ho fatta io e l’ha fatta qualcun altro, ma perché questa legge limita l’accesso alle persone che hanno realmente bisogno e individua dei soggetti, ad esempio un generale, che potrebbero prendere la casa, comprarla e andare via, togliendo quell’alloggio a disposizione della comunità e delle persone che hanno bisogno.
Ho fatto degli esempi di buon senso, che spero serviranno a molti per capire meglio di cosa stiamo parlando.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cancellieri.

Giorgio CANCELLIERI. Semplicemente per raccontarvi una parte della mia storia su questo tema. Nel 2008 amministravo il Comune di Fermignano, ero Sindaco da due anni, un Comune che aveva subìto in quegli anni, essendo terzo polo industriale della provincia di Pesaro, un’immigrazione impressionante e nell’assegnazione degli alloggi popolari succedeva che su dieci alloggi che andavamo a dare, se andava bene due andavano a famiglie residenti a Fermignano da una vita.
C’era una legge, quella 2005/2006/2008, che regolamentava l’accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica sulla quale i Comuni potevano giocare all’interno di certi punteggi da assegnare alle categorie della popolazione, facendo prevalere ad esempio il numero di anni di residenzialità, dando un punteggio massimo ai soggetti che richiedevano la casa e che avevano una età maggiore di 65 anni, maggiore di 75, oppure avevano dei disabili in casa, riducendo invece il punteggio sul numero dei figli all’interno della famiglia. Avendo visto che - avere una casa popolare nei nostri Comuni era diventato un privilegio per le famiglie straniere - giocando all’interno dei punteggi che la legge regionale prevedeva, favorendo certe categorie di persone (la residenzialità, la disabilità), riducendo il punteggio sul numero dei figli - purtroppo le famiglie straniere ed extracomunitarie arrivando lì avevano più figli rispetto alle nostre famiglie – approvando un regolamento comunale (approvato il 30 dicembre 2008), riuscì nell’assegnazione di dieci appartamenti (avevamo una casa nuova, un alloggio residenziale dell’Erap che si stava finendo di costruire), e invece che un rapporto di 8 a 2, si riuscì a stabilire un rapporto di 5 a 5, 5 famiglie italiane, 5 famiglie straniere, di cui 3 erano famiglie straniere di cittadini italiani, quindi residenti in Italia da più di 10 anni.
Ho ascoltato gli interventi di tutti e c’è del giusto negli interventi di tutti, condivido questa legge, ricordo che quando approvammo questo regolamento alcuni Sindaci dei Comuni vicini e non della mia appartenenza politica mi chiesero: “Mi fai vedere il tuo regolamento legittimo e come hai fatto a regolare, a dare più case e più alloggi alle famiglie italiane? Fammi vedere questo regolamento perché intendo adottarlo anch’io”. Vi giuro che in quegli anni, come oggi, i bisogni non sono e non erano solo legati alle famiglie straniere in termini di bisogno di alloggi, ma anche alle nostre famiglie, c’era molto disagio e c’era tanta povertà anche all’interno delle nostre famiglie, quelle nate nei nostri Comuni, residenti da sempre lì, che hanno fatto la storia dei nostri territori, che hanno costruito i nostri Comuni, c’erano bisogni anche in quelle. In questo modo siamo riusciti a fare 5 a 5, ma 3 di quelle famiglie straniere erano famiglie residenti in Italia da più di 10 anni, con la cittadinanza italiana, e questo l’ho ritenuto giusto per la nostra gente, l’ho ritenuto eticamente e moralmente giusto.
Ora ho visto che questa legge va un po’ in quella direzione, a me importa la direzione, mi importa capire dove si vuole andare e questa legge, che è anche moderna, parla per esempio delle famiglie monoparentali, che oggi nei nostri Paesi sono un numero impressionante. La crisi della coppia, la crisi dell’istituzione del matrimonio in sè ha generato un sacco di famiglie in cui magari soltanto uno dei due genitori si occupa in maniera precipua dei propri figli. La famiglia monoparentale è una cosa seria, va in qualche modo aiutata e facilitata, anche le coppie al di sotto dei 35 anni, le persone anziane all’interno dei nuclei familiari, i disabili, persone da guardare con grande attenzione. Questa legge mi pare che vada in questa direzione.
Domenica ero con il Consigliere Bilò ed abbiamo conversato lungamente su tanti temi e su tanti aspetti, abbiamo parlato con un nostro collega che al telefono mi ha detto: “Tu sei un visionario, però qualche volta i visionari riescono a cambiare le questioni”, essere sempre allineati non va bene, specialmente se lo ritieni etico e morale. Ben 13 anni fa ritenni, in maniera visionaria, di giocare su un regolamento che mi permetteva di raggiungere un certo obiettivo.
Questa legge è arrivata profondamente tardi in questo Consiglio regionale, 13 anni fa un modesto Sindaco di un Paese aveva un obiettivo e remava in una certa direzione, ci siamo arrivati, dovevamo arrivarci molto prima a fare una legge con in testa un obiettivo, una finalità, quindi, quando ho potuto condividere questo testo ne sono stato molto felice, molto orgoglioso, mi ha risvegliato un po’ di nostalgia politica che ognuno di noi ha, la mia in un certo modo era: prima gli italiani e rimane a tutt’oggi, prima gli italiani. Grazie.

PRESIDENTE. Ha parola la Consigliera Biondi.

Chiara BIONDI. Grazie Presidente. La proposta di legge n. 25 in discussione oggi in Consiglio, avente ad oggetto il "Riordino del sistema regionale delle politiche abitative" consente, così come illustrato dai relatori, di apportare le necessarie modifiche ad una legge regionale che risale al 2005 e che presentava, al suo interno, alcune normative poco chiare e non più in linea con altre fonti legislative e con pronunciamenti di organi superiori dello Stato.
Abbiamo, quindi, ritenuto utile e opportuno, come maggioranza, intervenire in modo preciso e analitico, peraltro su una importante materia che riguarda la vita di numerosi cittadini della nostra regione.
Colgo l’occasione per ringraziare tutti i colleghi della III Commissione ed in particolare il Presidente Antonini che ha condotto i lavori in maniera ineccepibile coinvolgendo tutti i soggetti interessati, ascoltando le diverse esigenze dei territori e delle categorie, ringrazio inoltre gli uffici regionali che con grande capacità e competenza hanno dato un notevole contributo nel procedimento legislativo de quo.
Per quanto mi riguarda, in sede di Commissione competente, ho avanzato alcune proposte di modifica della legge.
La prima riguarda la modifica dell'articolo 18, ovvero i requisiti soggettivi dei beneficiari degli alloggi di edilizia agevolata, specificatamente quello relativo al diritto di proprietà o altro diritto reale di godimento su abitazione.
Con questa modifica si va a sanare una evidente lacuna normativa.
Nella versione originaria, infatti, si stabiliva che il requisito si considerava posseduto nel caso in cui il titolare del diritto reale non avesse avuto la facoltà di godimento dell’abitazione per effetto di un provvedimento legislativo, questa formulazione risultata troppo vaga e non determinata per cui ho ritenuto necessario precisare ed individuare due specifiche ipotesi, una che prevede appunto che il provvedimento giudiziario sia unicamente quello relativo ad una sentenza dichiarativa di fallimento, inoltre, con l’altra modifica è stata prevista la possibilità di accedere agli alloggi ai coniugi separati che si sono visti venir meno il diritto di abitazione a seguito di una sentenza o di un provvedimento di assegnazione della casa familiare ad altro coniuge.
Devo dire che appare alquanto anomalo il fatto che in oltre 15 anni di vigenza della legge non si sia apportata questa modifica, come sapete, infatti, una norma non può avere la caratteristica della vaghezza e della eccessiva interpretabilità.
La seconda modifica che ho proposto in sede di Commissione riguarda sempre l'articolo 18, nella parte relativa al requisito inerente al nucleo familiare nonché ai requisiti soggettivi.
Nello specifico sono intervenuta nell'aspetto della verifica di tale requisito per i cittadini non appartenenti all'Unione europea.
Tali cittadini, infatti, d'ora in poi, dovranno presentare la documentazione reddituale e patrimoniale del Paese in cui hanno la residenza fiscale.
Non basterà quindi fornire l'autocertificazione, in quanto quest'ultima non potrebbe essere adeguatamente controllata dai competenti organi regionali, con evidenti problematiche relative a eventuali omissioni e abusi nella presentazione.
Questa disposizione, ovviamente, non si applica nei confronti di cittadini di Paesi terzi qualora convenzioni internazionali dispongano diversamente o nel caso in cui le rappresentanze diplomatiche o consolari dichiarino l'impossibilità di acquisire tale documentazione nel Paese di origine o provenienza.
Riguardo questa modifica voglio subito sgombrare il campo da possibili e sbagliate interpretazioni o strumentalizzazioni, avvenute anche recentemente in casi simili.
Nell'elaborare questa norma, infatti, sono andata in piena linea con la recente sentenza della Corte Costituzionale, datata gennaio 2021 la quale, esaminando il ricorso della Presidenza del Consiglio su un analogo provvedimento preso dalla Regione Abruzzo, ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale in merito ad eventuali disparità di trattamento tra cittadini comunitari ed extracomunitari.
Nel caso specifico, infatti, l'unico principio che ha mosso il mio operato è quello di salvaguardare il rispetto delle regole ed evitare la possibilità di sfuggire al controllo delle autorità italiane, creando, in questo caso, una forte penalizzazione nei confronti dei cittadini italiani, esposti ad eventuali abusi da parte di cittadini extra-comunitari non aventi residenza fiscale in Italia.
Concludo, esprimendo grande soddisfazione per il lavoro svolto nell'elaborazione e analisi di questa proposta di legge che va nella direzione di garantire maggiore tutela ai beneficiari dell'edilizia agevolata, rimediando a lacune normative che andavano avanti da numerosi anni,
Siamo qui per garantire buona amministrazione, legalità e rispetto delle regole, e anche con questa legge continua il percorso di questa maggioranza in questa direzione. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Vitri.

Micaela VITRI. Grazie, Presidente. In realtà è solo per mettere in evidenza alcuni aspetti particolari su cui si è acceso un po’ il dibattito in Commissione, nonostante ci sia stato sempre un confronto aperto e corretto. Poi interverrò in seguito per presentare in particolare l’emendamento che ho proposto insieme al gruppo del PD. Ci sono 17 emendamenti e uno in particolare l’ho proposto facendomi portavoce anche di una serie di confronti che abbiamo avuto con diversi rappresentanti del territorio.
In generale vorrei evidenziare la ratio di questa legge, che è stata completamente dimenticata e stravolta, soprattutto negli articoli 2 e 3 in cui, ribadiamolo, viene prevista la riserva di un terzo, quindi più del 30%, per tre particolari categorie: i nuclei familiari monoparentali, le Forze dell’ordine e i Vigili del fuoco, i nuclei familiari under 35.
Solo una di queste tre categorie può essere esonerata completamente da ogni requisito, l’ha messo in evidenza prima qualcun altro, solo una categoria ha una corsia preferenziale, potremmo dire che potrà mettere la freccia a destra in ogni graduatoria, per avere accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica e ciò è assolutamente incoerente rispetto allo spirito con cui è nata l’edilizia residenziale pubblica, che risponde ad un bisogno primario: quello di garantire una abitazione a chi non può permettersela. Per questo abbiamo discusso tanto in Commissione ed io invito ancora oggi gli altri componenti della Commissione, anche della maggioranza, perché non è troppo tardi, a rivedere quanto è stato previsto negli articoli 2 e 3.
Riconosco l’intento lodevole di premiare il lavoro delle Forze dell’ordine, io stessa ho un esponente delle Forze dell’ordine in famiglia, figuriamoci se posso essere contraria, ma per loro occorre prevedere un altro tipo di intervento, non questo, a meno che non venga previsto che gli appartenenti alle Forze dell’ordine devono avere gli stessi requisiti, quindi: non avere la proprietà di un’altra casa e avere lo stesso Isee di tutte le altre categorie. Altrimenti non si spiega perché i Vigili del fuoco e la Polizia si, le altre Forze dell’ordine e gli altri militari, come evidenziava il Consigliere Biancani poco fa, no, allora io direi dire gli assistenti sociali, gli insegnanti, gli psicologi.
Se veramente sono considerate un presidio di sicurezza in zone non sempre considerate sicure, a questo punto occorrerebbe una riserva anche per gli assistenti sociali, ed ovviamente lo dico in modo provocatorio.

PRESIDENTE. Mi scusi, Consigliera, deve fermarsi perché non abbiamo la presenza della Giunta, quindi dobbiamo attendere un attimo. Le chiedo di sospendere il suo intervento e chiedo ai collaboratori di richiamare la presenza di un componente almeno della Giunta.

La seduta è sospesa alle ore 12,45

La seduta riprende alle ore 12,50

PRESIDENTE. Prego, Consigliera Vitri, può riprendere.

Micaela VITRI. Grazie, Presidente. Vorrei evidenziare l’incoerenza che purtroppo emerge dagli articoli 2 e 3 e dalla giustificazione e spiegazione che è stata data per la riserva di legge prevista per le Forze dell’ordine e per i Vigili del fuoco. In particolare ho ripreso le parole del Consigliere Bilò che poco fa ha detto che è stato scelto di inserire questa categoria nella riserva per due motivi principali: per avere un presidio di legalità in zone non sempre sicure e per lenire il disagio delle famiglie degli appartenenti alle Forze dell’ordine favorendone l’integrazione.
Ascoltando queste parole mi sono chiesta: se occorre un presidio di legalità e gli alloggi di edilizia residenziale pubblica non vengono considerati sicuri, è impossibile che venga agevolato e si possa lenire il disagio delle famiglie, anzi mandare una famiglia in un posto non sicuro significa tutto tranne che lenirne il disagio, ma a maggior ragione mettere in difficoltà e rendere la famiglia ostaggio di una realtà difficile, soprattutto obbligare un appartenente alle Forze dell’ordine a lavorare anche quando si toglie la divisa.
Nel mio territorio, devo ammettere, ci sono complessi edilizi sicurissimi, dove non si pone nemmeno il problema, ma se fosse vero il contrario e l’intento fosse quello di garantire un presidio di legalità, a questo punto non si capisce perché si vuole obbligare a lavorare, oltre il proprio impegno, tutti gli appartenenti alle Forze dell’ordine. Mi pare che sia anche incoerente lo spirito con cui si è presa questa decisione.
Poi mi riservo di intervenire spiegando nel dettaglio l’emendamento che ho proposto insieme al gruppo PD.
Invito seriamente a rivalutare questa parte della legge, non solo per l’incoerenza che ho evidenziato, ma anche per riconoscere quale deve essere lo spirito dell’edilizia residenziale pubblica.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Serfilippi.

Luca SERFILIPPI. Grazie, Presidente. Respingo le accuse del PD, probabilmente abbiamo colpito se sentiamo tutta questa effervescenza nel modificare una legge che è da 15 anni che andava modificata e che purtroppo ha creato tantissime storture in tutto il territorio regionale.
Finalmente nella legge sulle case popolari parliamo dei giovani, del problema delle case per i giovani, del problema delle case per le famiglie monoparentali, cioè genitori separati con figli a carico, parliamo di agevolare le famiglie con disabili. Prima un Consigliere del PD ha detto che questo tema non è politico e che la politica non dovrebbe dividersi, però quando si dicono delle cose in campagna elettorale, come quella di aiutare determinate categorie, e poi non si tramutano in fatti, è politica questa. Oggi finalmente diamo una risposta vera e importante a tutte quelle famiglie che purtroppo si sono viste privare di un diritto, scavalcate da altre magari arrivate da due anni con 10 figli, ad esempio. Prima il Consigliere Cancellieri l’ha detto in modo molto pragmatico, quindi, oggi finalmente …
Ringrazio la Commissione e il suo Presidente Antonini, abbiamo lavorato mesi anche sull’altra proposta di legge, quella del gruppo Fratelli d’Italia, che poi abbiamo accorpato con quella della Lega producendo un testo unico.
Credo che sia il primo vero passo che parte dall’Assemblea legislativa, quindi dai Consiglieri regionali, andiamo a modificare una legge importante che riguarda tante famiglie, tutto il territorio regionale, oggi finalmente diamo delle risposte vere ed importanti su un tema sentito come quello della casa.
Mi sorprende che i giovani democratici del PD critichino questa legge quando finalmente i giovani entrano a far parte, secondo quanto previsto l’articolo 1, in cui abbiamo specificato che la legge punta a favorire l’autonomia abitativa dei giovani di età inferiore ai 35 anni. A tal fine la Regione per rivitalizzare le aree interne sostiene l’acquisto, il recupero o la locazione di unità immobiliari disponibili nel territorio regionale. Nelle aree interne ci sono tante abitazioni sfitte, senza nessuno, dove l’Erap potrebbe intervenire per far rivivere i bellissimi borghi del nostro entroterra.
Sono azioni successive, però, intanto sono state inserite nel primo articolo della legge.
L’altro tema è quello delle riserve, si prevede la riserva di un terzo degli alloggi disponibili a favore delle giovani coppie, quindi dei giovani under 35, delle famiglie monoparentali e anche delle Forze dell’ordine, andiamo a dare un segnale chiaro su quello che vogliamo fare, poi sappiamo bene che il resto, i restanti due terzi, andrà distribuito in base a tutti i criteri che fino adesso ci sono stati, ma modificati, migliorati. Diamo più punteggio e più possibilità alle famiglie che hanno disabili e definiamo un altro criterio, secondo me, fondamentale, si privilegia chi risiede da più anni all’interno di un Comune, per ogni anno di residenza si dà uno 0,5%. Questo è un altro criterio che secondo me andava messo e sono felice che con questa modifica di legge riusciamo a privilegiare chi risiede da più tempo in un Comune.
Un’altra cosa importante, che non è stata detta fino adesso, è il problema degli alloggi vuoti, ci sono tanti alloggi popolari vuoti, con questa modifica andiamo ad allargare il perimetro all’ambito territoriale sociale, questo significa che se un alloggio di Borgopace è sfitto, i Comuni dell’ambito con una graduatoria vigente, secondo i criteri della legge, possono accedere, quindi entrare nell’alloggio. Questa è un’altra modifica che secondo me andava fatta e siamo riusciti ad inserirla.
Ci sono tante altre modifiche che sono state spiegate dai colleghi in modo chiaro, quindi non ci torno, però il dato politico è che finalmente siamo passati dalle parole ai fatti e quello che avevamo detto in campagna elettorale piano piano oggi lo stiamo facendo, poi tutto è migliorabile.
Mi auguro che questa legge venga promulgata e diventi attiva il prima possibile, mi fa piacere che ci sia anche il parere favorevole del Cal, che dalla maggioranza dei Sindaci ci sia un’approvazione.
Devo ringraziare per il lavoro svolto in Commissione e durato mesi, dal Presidente Antonini alla Consigliera relatrice di minoranza Casini.
Credo che oggi diamo una risposta importante ai veri marchigiani e finalmente riusciamo a dare un segnale chiaro per quanto riguarda le politiche abitative della nostra regione, poi potremo sicuramente fare di più, fare meglio, però le case quando si costruiscono si costruiscono mattone per mattone e oggi andiamo a mettere con questa legge sulle case popolari una fondamenta importante. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. … tecnicamente in Commissione, se non in un paio di sedute, la modifica della legge, però ne ho seguito l’impostazione politica con molta attenzione.
Comprendo il rammarico dell’opposizione di sinistra nei confronti di questa legge, perché ci leggo più che un aspetto di opposizione, di rammarico, c’è un cambio e purtroppo per l’opposizione è effettivo.
Uno degli obiettivi politici della nuova amministrazione e della nuova maggioranza è modificare alcune scelte di fondo che hanno guidato le precedenti amministrazioni, senza alcun tipo di infingimento.
Una delle cose che ha indignato i cittadini, la gente semplice, negli ultimi anni è stata la legge precedente sulle case popolari. Ho ascoltato centinaia di persone – io ero un po’ al fronte, in un servizio sanitario dell’area psichiatrica – ho visto che la maggior parte di esse non avevano solo dei problemi sanitari, ma anche dei forti problemi sociali e l’abitazione, la casa, come giustamente hanno detto alcuni Consiglieri del Partito Democratico, è una cosa fondamentale per una famiglia, per un’esistenza. Queste persone mi dicevano: “Non riesco a capire perché io sono sempre sotto nella graduatoria, perché non riesco mai ad ottenere un alloggio, lei conosce le mie condizioni, conosce la mia situazione familiare, eccetera, perché non ho diritto ad una abitazione?” Persone che magari avevano i loro problemi sociali o socio-sanitari, ma brave persone, che hanno avuto nel gruppo familiare problematiche anche gravi, purtroppo.
Cambiare quella legge era uno dei punti centrali dell’azione politica che ci siamo dati come maggioranza, unitariamente, non è che qui uno la vede in un modo e uno in un altro, sono state presentate due proposte di legge che tra loro si integrano e si compensano, addirittura abbiamo fatto meglio.
E’ stato tenuto in grandissima considerazione, a questo ci tenevo moltissimo, è stato fatto tanto e ringrazio il Presidente della Commissione e tutti gli altri che hanno collaborato, il rispetto delle norme costituzionali, nazionali, del nostro Statuto e dei principi comunitari, perché è inutile fare una legge che è una grida manzoniana se poi non è applicabile.
Sono state esaminate con attenzione le sentenze precedenti, che riguardano altre Regioni, per capire dove non dovevamo scivolare e proprio questo lavoro analitico dal punto di vista della giurisprudenza ha prodotto questo testo, che doveva essere inattaccabile.
C’è una canzone, per quelli vecchi come me, del ’68, di un cantautore ovviamente di sinistra, Mimmo Locasciulli, che diceva: “Io sto dalla parte dei ladri” e noi stiamo dalla parte delle Forze dell’ordine, è drammatico? La vediamo così, sbaglieremo, ma è così. Siamo dalla parte delle Forze dell’ordine, dei Vigili del fuoco, delle istituzioni e crediamo che tra chi commette dei reati e chi non li commette la scelta onorevole è quella di aiutare e sostenere i buoni cittadini, anche questo, pensiamo male? Pensiamo sbagliato?
Ho un amico pescatore che ogni tanto al porto assesta qualche cazzotto a qualcuno dicendo: “Te hai parlato sbagliato!” Noi parliamo sbagliato? No, noi parliamo bene, noi pensiamo che tutte le persone debbano avere il riscatto, ma chi si è comportato bene deve avere il riconoscimento di “buon cittadino” da parte delle istituzioni.
Queste mi sembrano cose di così buon senso sulle quali non riesco a trovare errori.
Inoltre, tutti conoscono i cambiamenti della società, tutti sanno che il 50% delle famiglie ormai sono monoparentali, un genitore separato con figli a carico, prevalentemente le donne, ma non solo. Queste persone per via della diminuzione dei componenti del nucleo familiare spesso non raggiungono la possibilità di stare nella parte assegnabile della graduatoria, anche questa riteniamo sia una cosa da tenere in considerazione, come i giovani di età inferiore ai 35 anni, come la residenza nello stesso Comune.
Il mantenimento del radicamento nel Comune di origine è una cosa importante, il fatto che chi risiede da più di 10 anni addirittura ha uno 0,50 di punteggio in più per ogni anno successivo fino al massimo di 20 anni, consente di mantenere la coesione della comunità.
Ho fatto, e qui mi dilungo, uno studio sui comportamenti antigiuridici, così vengono chiamati, delle persone che commettono reati. Nelle statistiche si è visto che i cittadini non comunitari, per esempio, i cittadini immigrati che vengono da soli, compiono molti più reati di quelli che arrivano con la famiglia. Quest’ultimi si comportano meglio perché hanno un radicamento, quindi, noi dobbiamo pensare al radicamento, pensare che la persona che sta nel nostro territorio deve viverci, rispettare le leggi ed avrà la casa, ripeto, se rispetta le leggi, se si comporta bene, se non compie reati. Esiste anche tutta una parte di immigrazione di rapina che è quella che viene, sta qualche anno in Italia, attraverso attività illecite di vario tipo, alcune più gravi altre meno gravi, fa i soldi e torna con il pacco al proprio Paese, e da questa noi dobbiamo tutelarci. La nostra società, la coesione della nostra società deve essere tutelata.
Ci sono delle registrazioni di intercettazioni di cittadini residenti nell’Europa dell’est o nel Nord Africa che dicono: “Vado in Italia, faccio tutto quello che posso, faccio qualche reato, non mi importa niente e poi me ne vado, sparisco e così risolvo il problema nel mio Paese”. Questo non è accettabile. Noi non dobbiamo essere chiusi, anzi, dobbiamo essere aperti, dobbiamo aggregare, ma non possiamo consentire questi comportamenti e nel diritto alla casa dobbiamo guardare a questo.
Concludo evidenziando l’attenzione particolare messa nella variazione del punteggio per i portatori di handicap, questo perché dobbiamo sostenere i deboli, abbiamo fatto delle scelte perfettibili, non è detto che tutto vada bene perché poi le leggi si misurano quando si applicano, non quando si pensano. Si pensa che siano perfette, poi quando le applichi ti accorgi che hanno qualche falla, però, rispetto alla legge precedente è una grande riforma, una riforma sensibile, che andrà a toccare i Comuni, la popolazione, la popolazione più debole, che ovviamente ha diritto ad avere una abitazione pubblica. Credo che abbiamo fatto un buon lavoro.
Tutto il resto, tutti i sofismi e via di seguito non li condivido e concludo così: non è possibile che noi abbiamo l'opposizione più conservatrice che io abbia mai conosciuto. I conservatori dovrebbero stare teoricamente da questa parte, invece l’opposizione politica conservatrice, che vuole mantenere tutte le cose come stanno, è l’opposizione cosiddetta progressista. Qui c’è una contraddizione in termini, qualcosa che non funziona. Questa mattina sono rimasto senza parole, politicamente come osservatore qualche volta sono terzo, ma come si fa a dire che dobbiamo rinviare la riorganizzazione del personale se la macchina amministrativa/burocratica della Regione è una delle cose più importanti per farla funzionare? Stamattina il PD ha chiesto ufficialmente il rinvio, io sono rammaricato, dico anche che siamo addirittura in ritardo, avremmo dovuta farla già un mese fa e siamo a luglio, c’è stato il Covid, c’è stato tutto, tutto è comprensibile, si sa che la politica slitta sempre, ma non possiamo andare oltre, perché questo? Perché si vogliono mantenere nei loro ruoli tutti quelli che in passato sono stati nominati dalla vecchia amministrazione, e questo non va bene, dobbiamo cambiare, dobbiamo andare avanti, aggiusteremo le cose, dalla legge sulle case popolari alla legge sul riordino dell’organizzazione del personale, che sarà una legge che non produrrà subito i suoi risultati, non sarà la legge sulle case popolari che produrrà subito il cambiamento perché deve essere applicata con le graduatorie e tutto il resto.
La stessa cosa sulla riorganizzazione, noi dobbiamo guardare a dei cambiamenti che funzionano, la linea guida di questa amministrazione, forse qualche volta esagero, è quella del cambiamento, non della staticità, non rimanere come prima, ma vedere cose nuove, migliori, introducendo dei cambiamenti che in corso d’opera, a seconda della puntualizzazione dei risultati, saranno ulteriormente rivisti, ma l’orientamento è il cambiamento in meglio.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Aguzzi.

Stefano AGUZZI. Grazie, Presidente. Non potevo esimermi dall’inserirmi in questo dibattito. Ho ascoltato alcuni interventi che credo siano frutto di una semplificazione di temi molto delicati.
Intanto apprezzo il lavoro della III Commissione, che so che ha approfondito per lungo tempo, ha ascoltato. Il Presidente mi ha reso partecipe quasi continuamente degli sviluppi che si stavano portando avanti, essendo anche l’Assessore competente per le tematiche legate all’Erap, alla sua organizzazione e al suo funzionamento.
Seguendo questo dibattito credo che qualcuno vuol essere per forza più realista del re e mi riferisco in particolare a questi banchi, non me ne vogliate, non sono un grande estremista, sono sempre molto moderato sia nei modi che nei termini e capisco anche alcune perplessità che provengono dai banchi dell’opposizione. Ci sta, è un dibattito su materie delicate, su materie particolari, però quando dico più realista del re faccio due esempi: uno c’entra anche con le case popolari ed uno non c’entra niente.
Tendenzialmente la sinistra, pur di voler dimostrare di essere vicino alle esigenze di chi ha bisogno, è più realista del re, quando mi sono insediato nel Comune di Fano mi sono accorto che chi era extracomunitario, fra tutte le valutazioni che aveva per l’assegnazione delle case popolari da regolamento comunale, aveva un punto in più. Io non dico che deve avere un punto in meno, ma perché deve averne uno in più? Si rischiava e si rischia di essere più realisti del re, si andava a cercare la volontà di dimostrare che non si era razzisti e allora dovevi dare di più, ma se dai di più a uno poi sei razzista verso l’altro, quindi, dobbiamo cercare l’equità.
Quando dico di essere più realista del re, faccio un esempio: un carabiniere che corre dietro ad uno scippatore e per prenderlo gli rompe il braccio, subisce un trasferimento, è successo nelle Marche, non è accaduto in luoghi lontani, ma qui da noi pochi anni fa. Il carabiniere ha preso per il braccio lo scippatore che fuggiva con la borsetta, ha tirato la borsetta, ha tirato il braccio, si è rotto il braccio del rom ed il carabiniere è stato trasferito fuori regione perché ha fatto violenza su un minore.
Nella ricerca di voler garantire le cose, poi si diventa più realisti del re, si va oltre, si eccede, si diventa razzisti al contrario.
Questo mi dà l’idea che sia la tendenza di qualche intervento che è venuto dalle file soprattutto dell’opposizione.
Io invece penso che la materia che noi stiamo trattando sia di una complessità molto forte e delicata, non dobbiamo scordarci che noi parliamo di far fronte alle esigenze di persone deboli, di famiglie in difficoltà, di famiglie che magari non possono permettersi quanto sarebbe giusto che si permettessero nella nostra società, quindi, dobbiamo essere molto bravi a distinguerle queste necessità, perché si rischia a volte, se si è più realisti del re, di non distinguere le reali necessità e magari agevolare chi non ne ha il giusto diritto o la vera necessità.
Una delle cose storiche che spesso è barzelletta ed a volte magari è la realtà è: “Guarda quanti macchinoni sotto le case popolari”, quante volte l’abbiamo sentito dire in passato, BMW e Mercedes parcheggiate sotto le case popolari e se uno ha la casa popolare e va in giro con il macchinone, vuol dire che il reddito non era quello reale. Sembra una barzelletta, ma spesso non lo è stata e magari ancora non lo è.
Ripeto, materia delicatissima, quindi, al di là di chi è più realista del re, al di là di chi fa la rincorsa all’ideologia e così via, penso che la Commissione abbia fatto un buon lavoro, soprattutto di ascolto e di confronto e abbia introdotto, pur nella dialettica e nella differenziazione di opinioni, norme - a volte anch’io in qualche momento sono stato in parte dubbioso su alcune cose - che credo siano di buon senso, che non vanno a ledere il diritto di chi pensa di aver subito un torto, né creano chissà quale tipo di premialità, ma sono norme di buon senso che prima non erano contemplate, come l’età dei giovani da 30 a 35 o il fatto di mettere in evidenza chi ha avuto condanne, soprattutto su alcuni fatti particolarmente gravi nell’alveo familiare, attenzionandolo e non agevolandolo nel mantenere o avere una casa popolare, come la proprietà. E’ vero qualcuno contesta la percentuale del 20-25%, uno può avere un’eredità, ci può anche stare, ma di fatto spesso succede che c’è chi potrebbe fruire di proprie proprietà più o meno furbescamente preferisce mantenerle ad altri familiari e usufruire delle agevolazioni per ottenere la casa popolare, anche in questo caso c’è una attenzione.
E’ molto importante la riserva per le famiglie monoparentali perché ormai nella nostra realtà moltissime famiglie sono monoparentali, genitori separati con figli a carico, quindi creare una riserva verso questa tipologia di persone e di famiglie secondo me è molto intelligente. Ci sta anche il fatto di dire che il carabiniere o il poliziotto ha il reddito, quindi, perché dovrebbe passare avanti? Mi concedete una volta tanto che questo razzismo al rovescio a volte non lo sopporto più? Ritengo giusto che chi serve lo Stato, tutti giorni, in divisa, in prima persona, ci mette la faccia, rischia la vita, eccetera, abbia una attenzione da parte di una Regione. Vi dico che non sopporto più questo fatto di inveire contro la divisa, inveire contro chi ogni giorno ci mette la faccia. Io ho avuto la divisa per un breve periodo della mia vita e quando tu sei in divisa non è come quando sei in borghese, è diverso perché tu sei riconoscibile in ogni momento e per quello che fai sei giudicato in ogni minuto perché hai la divisa addosso. E’ giusto che ci sia un riconoscimento verso queste persone che spesso, anche a causa dell’attività di servizio, devono spostarsi da una regione all’altra. Che ci sia una attenzione secondo me è condivisibile e magari ridà un po’ di dignità a chi viene spesso preso a bersaglio in maniera molto stupida e a volte pretestuosa.
E’ interessante anche la cosa legata a chi è residente all’estero perché può essere che una persona residente all’estero abbia la volontà di tornare nei luoghi di origine e non è che chi va all’estero diventa Paperone, c’è anche chi va all’estero e magari ha la sua pensioncina oppure ha un reddito non alto e potrebbe aver diritto ad una casa popolare e magari avere la possibilità di rientrare anche nel proprio Paese d’origine.
Molto interessante è questa cosa di poter assegnare alloggi non solo nel Comune dove si sta facendo la graduatoria, ma anche in quelli eventualmente dell’ambito, perché molto spesso ci sono Comuni che non hanno le graduatorie aggiornate, ma hanno degli alloggi che rimangono sfitti, in questo caso si deve spronare ovviamente il Comune a fare la graduatoria, ma nello stesso momento si possono assegnare quegli appartamenti anche a chi vive nei Comuni limitrofi, nella stessa area omogenea. Poter occupare quegli alloggi secondo me è una cosa altrettanto utile.
Una cosa interessate è anche questa del coniuge che ha una proprietà, che magari è assegnata al coniuge separato con i figli, questa è una cosa che succede molto spesso, soprattutto agli uomini. Spesso nelle separazioni, dico spesso e giustamente, l’appartamento di proprietà viene assegnato alla moglie dove ci rimane con i figli, giustissimo, non intervengo su questo, ma il famoso marito separato rimane in mezzo alla strada, non rimane a fare il signore perché tra il mantenimento che deve dare, ha lasciato la casa per la quale paga anche un affitto … Tant’è che la Diocesi di Fano ha messo a disposizione degli alloggi per uomini separati, che spesso si trovano in difficoltà, quindi, anche se si ha la proprietà della casa, che è in utilizzo all’ex moglie, o all’ex coniuge, avere la possibilità di poter fruire di un alloggio popolare secondo me è altrettanto giusto.
Ci sono una serie di situazioni, ripeto, dipende dai punti di vista, su alcune anch’io ho qualche piccola perplessità, ma nella sostanza credo che la Commissione abbia fatto un buon lavoro, ci propone qualcosa di buon senso che va incontro ad una serie di situazioni che avevano una sofferenza, un punto dal quale occorreva ripartire. In questo caso, come dice qualcuno, non si vanno a restringere le possibilità, secondo me invece si vanno a garantire dei diritti.
Dal dibattito è emersa l’esigenza di maggiori investimenti, di mettere a frutto i soldi provenienti dalle alienazioni, stiamo facendo un buon lavoro anche in questo senso e continueremo a fare un buon lavoro nelle Marche, non mi soffermo su questo, poi c’è un’interrogazione e magari potrò approfondire e precisare. Si stanno facendo tantissimi investimenti nelle Marche sotto il punto di vista degli alloggi popolari, sia nella ristrutturazione che nella nuova costruzione ed anche nella trasformazione di alloggi che vengono acquistati e poi rimessi in circuito. Secondo me si sta facendo un buon lavoro, quindi, su questo, rispetto a qualche intervento che mette in evidenza questa esigenza, vorrei rassicurare, dal mio punto di vista si sta facendo un buon lavoro di investimento e di messa in circuito di nuovi alloggi e di nuove possibilità abitative per chi ne ha bisogno.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rossi.

Giacomo ROSSI. Intervengo per complimentarmi per il lavoro svolto soprattutto dal Presidente della Commissione Antonini su questa proposta di legge. Una proposta di legge seria, che va verso le esigenze della gente.
Ho sentito tanti interventi, anche dai colleghi di sinistra, io li inviterei a riscoprire la propria identità perché, se andate a vedere, i contenuti di questa proposta di legge credo che siano condivisi dalla gente. Provate a fare un giro nelle periferie, tra le case popolari, dove non prendete più i voti, non a caso li prendete ai Parioli proprio perché la lontananza che assumete nei confronti della gente è grande e si vede anche dal fatto che ripugnate dei provvedimenti che la gente vuole e che sono contenuti all’interno di questa proposta di legge, provvedimenti seri e vicini alla gente.
Vorrei nella fattispecie, non mi ripeto, evidenziare l’emendamento che ho proposto nelle disposizioni finali, che è il programma straordinario di alienazione per un massimo del 30% degli immobili precedenti all’anno 2000. Il provvedimento contenuto in questa legge darà la possibilità di poter acquistare la casa a chi in quella casa ci sta da tempo, acquistarla a buon prezzo e dare delle risorse all’Erap da reinvestire all’interno dell’edilizia popolare. Un’esigenza che io ho raccolto in quelle case popolari dove fortunatamente ancora vado e intendo andare, l’ho raccolta dalle persone, l’ho proposta ed è stata serenamente accolta anche da voi della minoranza, Credo che questa sia una cosa che deve essere evidenziata perché va a favore delle persone e dell’Erap che non avrà più l’onere di intervenire in case ormai attempate.
Vorrei evidenziare questo emendamento, quello che si doveva dire è già stato detto, ancora grazie per questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie, Presidente. Quella che andrà in approvazione in questa seduta del Consiglio regionale è una legge che tratta un tema assolutamente importante e centrale per ogni comunità, quello della casa, in particolar modo l’eventualità per chi ha meno possibilità di avere un alloggio degno e decoroso e di poter fare una vita dignitosa e rispettabile.
Questa proposta di legge nasce da due proposte, quella presentata dalla Lega e l’altra presentata da Fratelli d’Italia, nasce da un’esigenza che viene dai nostri cittadini, che abbiamo raccolto negli anni. Sono certa che chi ha avuto un’esperienza amministrativa, di qualsiasi colore, si è trovato di fronte alla richiesta e all’esigenza di tanti cittadini di poter avere un tetto dignitoso sulla testa.
Quindi, con questa proposta di legge abbiamo voluto creare una maggiore e reale equità, una giustizia sociale nelle assegnazioni delle abitazioni e abbiamo cercato di farlo mettendo mano alla legge esistente, andando però a puntare su alcune questioni per noi dirimenti, che, ripeto, vengono prioritariamente dai nostri concittadini.
Partiamo dall’articolo 1 che è quello che sancisce come ci siamo voluti far carico di una esigenza che per noi è prioritaria, le giovani coppie, le giovani famiglie. Abbiamo parlato in tanti del problema della natalità, delle nuove famiglie, un problema che l’Italia ha, e allora aiutare i giovani che non riescono da soli, che non hanno la condizione economica per poter avere una casa e creare il proprio nucleo familiare, per noi è importante; poi le nuove famiglie, i nuovi poveri, lo diceva prima molto bene nell’intervento l’Assessore Aguzzi, noi abbiamo anche una criticità legata ai padri separati, ai nuovi poveri, fragilità familiari. Purtroppo abbiamo avuto nelle Marche anche dei casi che sono finiti sulla cronaca, padri che dovevano dormire in auto perché non avevano le risorse per permettersi una casa, non avevano la possibilità di avere un alloggio e avevano così anche la difficoltà di poter incontrare e mantenere un rapporto degno con i propri figli. Su questo siamo voluti intervenire perché reputiamo che anche su queste nuove fragilità la Regione debba intervenire e darsi da fare.
Poi la criticità dell’entroterra, delle strutture sfitte, quindi la possibilità di poter assegnare le case attraverso un ambito più ampio, che è appunto l’ambito territoriale sociale. I Comuni che hanno alloggi sfitti, che non hanno una loro graduatoria, oppure l’hanno esaurita, possono attingere dalle graduatorie dei Comuni dell’ambito soddisfacendo le persone che nel loro Comune non hanno la disponibilità dell’alloggio pur avendo i requisiti.
Un punto molto qualificante su cui voglio insistere è quello della premialità nei punteggi, abbiamo voluto dare una maggiore valenza e consentire una priorità nell’assegnazione a quelle famiglie che hanno al loro interno uno o più portatori di handicap e che potranno avere, con l’approvazione di questa legge, un punteggio aggiuntivo da 2 a 6 punti, dipende dalla gravità della disabilità e dal numero delle persone, perché noi abbiamo anche dei nuclei familiari in cui c’è più di una persona portatrice di handicap.
Il punteggio per quei nuclei familiari che hanno un’età inferiore ai 35 anni va da 2 a 4, poi c’è un punteggio aggiuntivo di 0,5 per ogni anno, dal decimo al ventesimo anno, per quel nucleo che ha avuto la residenza in quel Comune. Reputo molto importante la premialità legata alla residenza, un punteggio aggiuntivo, perché ci sono persone che per 11/20 anni, alcune anche di più, ma è stata messa questa finestra temporale, vivono all’interno di una comunità, hanno non solo pagato le tasse, ma hanno rispettato gli adempimenti, come ogni buon cittadino deve fare, certamente avranno partecipato attivamente alla vita di quella comunità, avranno contribuito con il loro essere all’interno ad una crescita complessiva di quella realtà e questo credo che sia un valore che a volte non può essere quantificato in maniera tangibile, ma all’interno delle comunità è un valore aggiunto. Spesso, ripeto, chi ha avuto un’esperienza amministrativa si è sentito dire: “Sono tanti anni che aspetto in graduatoria e mi passano sempre avanti gli altri”, quindi, noi abbiamo reputato che quella che stava diventando una disparità di trattamento per i criteri annessi dovesse avere un riequilibrio di giustizia.
Altro punto qualificante di questa proposta è quello legato alla valorizzazione di coloro che si comportano bene, secondo le nostre leggi. Mettere l’impossibilità di accedere all’alloggio popolare per chi ha compiuto determinati reati, reputo che vada nella direzione di merito nei confronti di quei cittadini virtuosi che, come dicevo prima, si vedono passare sempre “avanti” rispetto a un bisogno reale al quale invece va data risposta.
In uno degli interventi ho sentito dire che questa è una pena aggiuntiva, no, questa non è una pena aggiuntiva, noi non ci sostituiamo al Giudice, non ci sostituiamo alla giustizia, né al carcere, ma abbiamo la facoltà di mettere questo criterio premiante nei confronti dei cittadini che scelgono di rispettare le leggi, di comportarsi bene, che non abusano dei propri familiari, che non commettono reati contro il nostro ordinamento giuridico. Riteniamo che debba essere un valore aggiunto quello di comportarsi secondo le leggi che ci siamo dati.
Vedete, non è una cosa così scontata, ma abbiamo fatto una proposta andando anche a verificare a livello di norme e di giurisprudenza se quello che proponevamo era corretto oppure no e su questo punto, che prima di noi ha percorso la Regione Abruzzo, c’è una chiara sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto legittimo, ad esempio, la discriminazione legata alla proprietà di altri immobili, dover presentare la documentazione relativa all’attestazione di possesso o meno di immobili anche all’estero.
Questa è una battaglia che io ho fatto anche nella scorsa legislatura, i Consiglieri che erano presenti certamente ricorderanno, presentai una proposta di legge e una delle ipotesi era anche questa perché noi dobbiamo mettere tutti i cittadini nelle stesse condizioni.
L’autocertificazione in assenza di possibilità di verifica dà purtroppo adito all’eventualità per quei cittadini che non sono corretti di autocertificare il falso, mentre per un cittadino italiano tutti i possedimenti sono dichiarati. Consigliera Casini, credo che lei faccia la dichiarazione dei redditi e avrà un catasto al quale il suo Comune di residenza può attingere per verificare se la sua dichiarazione è mendace o è corretta e se lei ha fatto una dichiarazione mendace può essere evidentemente da subito sconfessata. Cosa diversa è per un cittadino che non ha la residenza fiscale nel nostro Paese e ha proprietà in altre realtà. Reputo che sia una condizione di equità e la Corte Costituzionale ha stabilito che può essere fatto, quindi anche il principio di correttezza nell’inserire questo criterio è stato già espresso anche dalla Corte Costituzionale.
So che il tema sollecita anche dibattiti e divisioni, è normale e naturale, come succede in tante situazioni, noi reputiamo però che con questi cambiamenti, con queste modifiche, che apportiamo alla legge per l’assegnazione delle case popolari, si andrà ad aumentare e a migliorare l’equità sociale nelle assegnazioni e credo che quando verrà applicata in ognuno dei vostri Comuni anche i cittadini del vostro Comune riconosceranno che la legge regionale delle Marche, così come verrà modificata oggi, sarà più equa, più giusta e consentirà a molti marchigiani di poter accedere a quel diritto dal quale fino ad oggi sono stati esclusi.
Non entro e non mi dilungo nei tanti punti positivi oltre a quelli che ho già elencato, però i colleghi che mi hanno preceduto l’hanno fatto.
Voglio fare anch’io un ringraziamento al lavoro svolto dalla Commissione, per le tante audizioni e, ripeto, il parere positivo del Cal e dei Comuni è sicuramente simbolo di come questa modifica vada ad aiutare anche i Comuni rispetto ad un’esigenza molto sentita e ad un bisogno reale che si calibra nella nostra modifica anche raccogliendo quelli che sono i cambiamenti della nostra società. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ausili.

Marco AUSILI. Grazie, Presidente. Mi associo anch’io ai ringraziamenti ed aggiungo un complimento per il lavoro che è stato fatto in III Commissione, mi riferisco al Presidente Antonini, al Consigliere Baiocchi, a tutta la Lega, a Fratelli d’Italia, a Forza Italia e a tutto il resto del centro-destra.
Non è quello che sta alla base di questo intervento un intento, come ho sentito dire, punitivo o discriminatorio, no, l’intento è quello al quale in molti sono talvolta disabituati e cioè rispettare la parola data durante la campagna elettorale. Quindi, questo che veniamo a fare oggi è null’altro che rispettare il programma elettorale, facciamo quello che i marchigiani ci hanno chiesto di fare e non mi si dica che in capo ai marchigiani ci può essere qualche intento discriminatorio o punitivo, c’è l’intento, che è anche il nostro, di ristabilire un principio che sul tema delle case popolari è aureo, al quale crediamo tanto, cioè ricordare sempre che questi alloggi, queste opere, vengono realizzate con risorse della comunità ed è evidente che nella loro assegnazione, nel loro utilizzo, è necessario che si sia coincidenti con quelle che sono le esigenze, che mutano nel tempo, della comunità stessa.
Le esigenze della comunità, come ben sappiamo, visto che il rapporto con il popolo marchigiano è di grande vicinanza, le conosciamo bene, sono quelle ad esempio di maggiore controllo e di maggiore equità nell’assegnazione di questi alloggi.
I marchigiani chiedono che si possa addivenire ad un maggiore controllo ed a una maggiore equità nell’utilizzo di queste opere e chiedono che si possa tutelare in maniera più corretta rispetto al passato le fasce autenticamente più deboli, senza che si possa incorrere pertanto in assegnazioni che non rispettano questo intento e questo scopo. Per raggiungere questi obiettivi ci vuole un indirizzo politico, e questo è quanto la proposta di legge in discussione vuole fare, ed è quello di spingere sul principio della legalità, ad esempio, sul principio della giustizia, tenendo in considerazione che è necessario premiare chi è stabilmente legato al nostro territorio, a questa comunità, tenendo in considerazione quello che è accaduto negli ultimi anni nelle Marche, come anche in altri territori italiani, e cioè la sempre maggiore difficoltà, specie in capo ai giovani, di acquistare una casa. Sappiamo come è andato ad evolversi il mercato immobiliare privato e le tante difficoltà che i giovani hanno per accedere ad una casa.
Questo ovviamente genera tutti i problemi che ben conosciamo in quanto a costruzione di famiglie, in quanto a natalità. Quindi, quello che noi vediamo costruirsi in questa proposta di legge è perfettamente coincidente con gli obiettivi che ci vogliamo dare.
Vede, Consigliere, certo e sacrosanto è il principio della sussidiarietà, ma altrettanto sacrosanto è che la politica certe volte si prende la responsabilità di dare un indirizzo specifico. Ad esempio, il passaggio da 0,25 a 0,50 punti/anno sulla residenza nello stesso Comune è un tentativo di concretizzare quello che ci viene chiesto e così il passaggio dai 30 ai 35 anni di età massima per i nuclei familiari, andando a premiare le giovani coppie sotto i 35 anni. Troviamo che sia importante passare da un massimo di 5 a un massimo di 6 punti per le famiglie con una persona con disabilità a carico, troviamo che sia importante costruire una riserva per le famiglie monoparentali, come si sta facendo, perché la società ha presentato sempre più questo dato, famiglie che sono andate incontro ad una separazione o un divorzio. Riteniamo che sia importante spingere sul tema delle giovani coppie, come dicevo prima, e troviamo che sia molto corretto il 25% di un’altra proprietà come principio da tenere in considerazione per addivenire a quella tutela delle fasce autenticamente più deboli, come detto all’inizio, come troviamo che sia importante tenere in considerazione le Forze dell’ordine perché noi dobbiamo utilizzare queste opere costruite con le risorse della comunità per tenere in considerazione chi quella comunità la serve, la serve ogni giorno anche rischiando la propria vita, magari tenendo un po’ meno in considerazione chi invece quella comunità l’ha ferita con dei reati.
Vorrei concludere citando questo testo: “L’incremento di nuove categorie sociali che aspirano ad una casa pubblica, in aggiunta alla tradizionale platea dei potenziali assegnatari, ha reso quindi necessario modificare la legge al fine di permettere solo ai nuclei familiari stabilmente legati al territorio ed in possesso di tutti i requisiti richiesti dalla legge di poter accedere al patrimonio abitativo pubblico”, questo non è stato scritto da noi, ma è stato scritto da voi perché è all’interno della relazione illustrativa di una proposta di legge del 2018 che trova tra i primi firmatari il Partito Democratico, evidentemente quello che dicevate non siete riusciti a farlo, noi lo diciamo, ma oltre a dirlo lo facciamo, quindi grazie alla maggioranza per questo testo.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Lupini.

Simona LUPINI. Grazie, Presidente. Ho ascoltato con molta attenzione e interesse tutta la lunga discussione che abbiamo fatto, avevo anche un intervento per il quale ieri abbiamo studiato tutti insieme noi del gruppo, però mi viene un’altra riflessione: è chiaro che questa è una linea di indirizzo politico chiara, netta, precisa e lo scontro può essere di tipo politico, però vorrei dare anche un’altra lettura al di là di questa, perché tutti siamo per la sicurezza, per la trasparenza, per l’inclusione sociale, per dare un vantaggio alle persone con disabilità, questo credo che sia superfluo dirlo, quello che invece non ritengo superfluo dire e da cui vorrei prendere le distanze è solo vagamente pensare di giudicare i cittadini. Non siamo a dire chi è più bravo o meno bravo, più virtuoso o meno virtuoso, io sono abituata, e la mia collega su questo è d’accordo con me, a leggere i fenomeni, noi non giudichiamo, le persone portano dei problemi, chi lo sa perché. Una lettura del fenomeno richiede uno studio approfondito dei dati, io ho i dati del 2019 dell’Erap Marche e vedo che ci sono dei problemi di gestione, tantissimi immobili sfitti, le graduatorie le conosciamo tutti benissimo e la frase “mi sono passati davanti perché hanno più figli” l'abbiamo sentita tutti.
Abbiamo fatto uno studio con i dati alla mano, dati trasparenti e pubblici che ci dicono quanti rei di delitto condannati ci sono nelle case popolari o in graduatoria. Il concetto è che io vorrei capire di cosa stiamo parlando! La Regione Abruzzo ha, per quanto ne so io e per quanto mi sia confrontata, ha una realtà che può essere sovrapponibile a quella delle Marche? Non lo so, non credo, però il “sentito dire” ci può portare a degli errori, che noi in questa sede non ci possiamo, secondo me, permettere, mentre dobbiamo approfondire il tema con dati alla mano.
Io non sono in Commissione, quindi la mia è più una domanda, nessuna di noi due è in Commissione, potrebbe esserci sfuggito, lo dico senza problemi, ma non trovo i dati che illustrino in modo neutrale, serio, come deve essere la lettura dei bisogni dei nostri cittadini e cittadine, questo fenomeno. Mi auguro che questa cosa mi sia sfuggita, ma la trasparenza dei dati su cui questa legge si basa … e quindi, qual è la situazione abitativa. Io conosco quella del mio territorio, ho anche un’esperienza diretta di gestione, personalmente vista la mia esperienza negli anni sono per il cohousing sociale, lo dico in modo molto trasparente, mi piace pensare alla soluzione dei problemi sociali con delle soluzioni di più ampio respiro, che non è certo la casa popolare. Questa è una questione che oggi ci ha portato a discutere ore ed ore, quindi, è chiaro che il problema andava discusso e fatto emergere.
So che la III Commissione lavora tantissimo e produce sempre degli atti che ci fanno discutere proprio perché sono importanti. Ora, come diceva il Consigliere Baiocchi, è chiaro che la maggioranza ha piena facoltà di dare l’indirizzo, più volte ci siamo scontrati su questioni ideologiche, io oggi ne faccio una questione di studio dei dati sui fenomeni e di trasparenza perché se è solo uno scontro politico, ideologico, una linea di indirizzo, ne prendiamo atto e ognuno fa le proprie considerazioni, se invece vogliamo dare una risposta ai marchigiani ed alle marchigiane, che siano madri o padri separati, dobbiamo urgentemente mettere le mani su questi problemi, però con uno studio del fenomeno e dati alla mano, altrimenti per “sentito dire” facciamo solo propaganda, dal mio punto di vista.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Borroni.

Pierpaolo BORRONI. Grazie, Presidente. Intervengo in maniera veloce anche perché è stato detto, dopo questo lungo dibattito, quasi tutto quello che si doveva dire.
La legge è stata discussa ampiamente, soprattutto in III Commissione grazie al Presidente Antonini, che ha fatto un lavoro di cucitura di tutti gli interessi, facendo audizioni con gli enti interessati, con l’Erap, riuscendo a fare una fusione encomiabile delle due proposte della maggioranza, quella della Lega e quella di Fratelli d’Italia, due proposte che sono diventate un unico atto, che va in una direzione chiara, semplice e limpida.
E’ una legge dal puro stampo sociale, in quanto va a dare un aiuto concreto alle famiglie con disabilità, alle giovani coppie, va ad aiutare le famiglie monogenitoriali con figli e va anche a dare uno spazio particolare alle Forze dell’ordine e mi dispiace aver sentito in quest’Aula definire come uno “spauracchio messo lì”, parole veramente inopportune da ascoltare.
Premesso questo, vorrei fare tre precisazioni riguardo questa legge oggi in discussione.
Il primo punto che vorrei affrontare è l’abbassamento del 25% della quota di titolarità di immobile da parte del richiedente dell’alloggio Erap. Questo secondo me è estremamente importante, soprattutto per noi che siamo stati amministratori negli enti locali. Ad esempio, a Civitanova Marche so per certo che spesso e volentieri nelle graduatorie arrivavano nei primi posti persone che magari avevano anche altre soluzioni abitative e che grazie alle graduatorie ed alla legge uscente riuscivano a prendere la casa popolare, magari togliendola a qualcuno che ne aveva realmente necessità. Un aspetto sociale questo particolare ed estremamente rilevante.
Un altro punto che vorrei sottolineare, che mi preme parecchio, ne ho ricordo da quando faccio politica, quindi dagli anni ’90, è che si diceva che i cittadini extracomunitari avrebbero dovuto portare una documentazione che dava sostanza dei loro averi nei Paesi di origine, certificata.
Questo perché c’è un principio semplice di parità fra italiani e comunitari in genere e chi invece non è …

(interventi fuori microfono)

Pierpaolo BORRONI. Quindi una differenza fra cittadini italiani e comunitari in genere e gli extracomunitari perché i comunitari e gli italiani sono oggettivamente, come tutti noi sappiamo, sottoposti ai catasti, a tutte le leggi che riguardano i nostri averi e le nostre sostanze, cosa che per gli extracomunitari non succede. A loro bastava fare un’autocertificazione di impossibile verifica da parte degli enti che andavano ad assegnare le case, per cui c’era sempre quel principio per cui gli italiani e i comunitari erano obbligati a dire tutta la verità, mentre chi veniva da Paesi extracomunitari questa obbligatorietà non l’aveva. Quindi, una disparità al contrario, eravamo noi italiani e comunitari ad essere in una situazione peggiore rispetto agli extracomunitari, oggi mettiamo una fine a questa realtà che secondo me è dovuta.
Un altro aspetto estremamente importante riguarda il fatto che chi chiede la casa popolare deve avere la fedina penale pulita per reati con detenzione non inferiore a due anni. Questo è un aspetto estremamente rilevante perché i diritti vanno sempre di pari passo con i doveri e l’antisocialità, che spesso è espressa da chi chiede la casa popolare, non può passare avanti a chi invece si comporta in maniera ligia alle regole sociali, con un comportamento che noi tutti definiremmo un normale comportamento civile.
Ritengo che questa sia una legge ben fatta, che ha una certa bontà nel suo fondo e denota esattamente l’inizio del cambiamento che noi oggi stiamo apportando alle Marche grazie alla nuova Giunta Acquaroli. Grazie.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Antonini.

Andrea Maria ANTONINI. Intervengo velocemente anche perché ci sono diversi emendamenti, quindi si potrà poi intervenire specificatamente sui singoli articoli.
Vorrei ringraziare tutti, ricordando che non è solo merito della Commissione e del Presidente, ma di un lavoro fatto con partecipazione e interesse perché è un tema che coinvolge.
Vorrei dire una cosa in maniera chiara, questa legge non ha nessun carattere discriminatorio, né volontariamente né involontariamente, né direttamente, né indirettamente, su questo respingo qualsiasi ipotesi in tal senso e anche qualsiasi passaggio che possa minimamente avvicinare un pensiero del genere, mi rivolgo sia alla minoranza che alla maggioranza.
E’ una legge che dà esclusivamente degli strumenti che possono essere applicati in maniera indistinta a chiunque, a chi abita da un tot anni, a chi viene da un Paese estero, in maniera assoluta, l’unico riferimento che può indurre ad un equivoco è quello riferito alla situazione reddituale e patrimoniale per un extracomunitario, però, come è stato puntualizzato più di una volta, è esclusivamente una lacuna che va ad essere colmata perché da questo punto di vista era una situazione anomala rispetto ad altre situazioni che invece riguardano chi ha dei controlli diversi, ovvero italiani e comunitari.
Per il resto, lo voglio ribadire in maniera chiara e netta, non c’è assolutamente nessuna volontà diretta o indiretta, nessun carattere di questa proposta che possa essere minimamente considerato discriminatorio.
Ho altre cose da dire, però le dirò rispetto agli emendamenti proposti. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Casini.

Anna CASINI. Grazie, Presidente. Sono basita dagli interventi che sono stati fatti, non tanto da chi - ma anche- era presente in Commissione, quanto dagli altri e, quindi, conoscendo bene la legge … Ripeto, la legge 36 è composta da 36 articoli, togliamone 5/6 che sono quelli che riguardano l’approvazione, è una legge di 30 articoli, articoli che contengono molti commi, questo significa che è una norma molto articolata, ha una sua valenza, ha un suo valore anche politico per la presenza di scelte politiche.
Viene modificata da 6 articoli che, ripeto, riguardano esclusivamente la possibilità di accedere o non accedere. Alcuni Consiglieri parlano di contenuti della modifica inesistenti, come quello per esempio dei giovani, dei padri separati, non esiste in questa norma. Ho sentito dire di tutto, è stata evocata la Corte Costituzionale più volte, soprattutto in merito alla sentenza 9 del 2021 per l’Abruzzo, ma ci si è dimenticati di dire che la Corte ha cassato il punteggio che veniva dato per ogni anno di residenza, quindi, di questa sentenza o si prende tutto …, giustamente uno dei Consiglieri oggi sottolineava: “Tu prendi i pezzi che ti pare”, no, io prendo i pezzi che sono scritti, gli altri, quando l’Abruzzo ha ritirato alcune delle norme, li prendo come “vedremo”, vedremo quello che dirà qui la Corte Costituzionale.
Comunque qui c’è un postulato secondo me che è: io giudico – come ha detto bene la Consigliera Lupini – giudico diverso l’extracomunitario, giudico da colpevolizzare chi ha commesso un reato, come se non bastasse la giustizia ordinaria. Hai voglia a dire che non è vero che ci sono le pene accessorie, c’è una pena accessoria perché se io ho commesso un reato 10 anni fa, 8 anni fa, 7 anni fa, io non ho diritto. Qualcuno che si chiama Consiglio della Regione Marche, maggioranza certo, non minoranza, si erge a giudice, oltre al giudice ordinario, per stabilire che quella persona non ha diritto alla soddisfazione di un bisogno. Se quella persona ha un reddito basso, se quella persona rientra nei requisiti, ripeto, non sono quelli del giudizio che spetta ad altri organismi, del reddito, dell’esigenza di soddisfare un bisogno primario ed i bisogni primari sono: mangiare, bere, dormire e tra questi c’è anche la casa ...
Questo è quello che dovremmo fare, ma da queste modifiche leggendole così non si capisce che c’è il giudizio, non come dice giustamente la Consigliera Lupini: io ho fatto un’analisi delle esigenze e del contesto e ho visto che ci sono talmente tanti delinquenti che abitano nelle case popolari delle Marche, talmente tanti extracomunitari, che mi pongo il problema di verificare il fenomeno e poi risolverlo. Ma non cancellando queste persone dai possibili beneficiari, ma cercando di risolvere il problema a monte, che è un problema sociale, di equità sociale, e se metto il poliziotto vicino alla casa di quello che potrebbe delinquere, magari questo ha paura e allora siamo tutti più sicuri perché alla sera se ho dei problemi chiamo il poliziotto o il vigile del fuoco se mi prende fuoco la casa perché non mi dà la sicurezza dal punto di vista dell’aggressione o del furto.
Credo che la sicurezza vada declinata in altro modo, questo giudizio è veramente vergognoso.
La questione delle giovani coppie che è stata sottolineata mille volte, noi abbiamo fatto un bando che dava 25.000 euro ad ogni giovane coppia che voleva acquistare una casa purché avesse un reddito, è stato un bando molto apprezzato in tutto il territorio marchigiano, però lì c’era un limite di Isee, anche in questo caso il fatto di avere meno di 35 anni …, prendo l’esempio della Consigliera Bora che ha meno di 35 anni, è una commercialista, è un Consigliere regionale, lei avrebbe 4/6 punti per poter accedere rispetto ad uno che ha 60 anni, 50 o 40 anni e che ha un reddito inferiore. E’ un’ingiustizia, non è giustizia.
Poi vorrei sapere dove si legge in questa legge, cosa che il Presidente non ha mai detto, ma coloro che non hanno partecipato ai lavori dicono, che esiste la possibilità di invertire la tendenza e con i giovani rivitalizzare l’entroterra. E’ esattamente il contrario, perché se tu dici che dai un punteggio di 0,5 punti ogni anno, che, ripeto, è stato cassato dalla Corte Costituzionale sulla legge dell’Abruzzo e non solo, anche su diversi pronunciamenti, fai esattamente il contrario perché la giovane coppia può essere invogliata ad andare nell’entroterra, perché magari trova casa, quindi, è esattamente il contrario. I Comuni dell’entroterra non a caso hanno chiesto di togliere questo punteggio accessorio proprio per attirare coppie che non sono residenti, diverso sarebbe stato se si fosse detto: non guardate l’anzianità di residenza, ma l’anzianità all’interno della graduatoria, allora si, sarebbe stato diverso.
“Quelli mi sono passati avanti”, questa è una frase che mi lascia ogni volta basita, quelli sono passati avanti perché evidentemente stanno peggio di te, perché esistono delle griglie, in particolare quella economica. Poi, certo, chiunque può dichiarare il falso o nascondere di avere una abitazione, come si diceva.
Questa cosa del 25% corrisponde ad un quarto di una abitazione, basta essere due figli ed una mamma ereditare una casa, che non si può utilizzare o affittare perché c’è una mamma anziana, e non poterne avere il possesso, un terzo vedovile e due terzi per i figli, quindi sono realtà valutate dal punto di vista territoriale.
Se questa deve essere, come mi pare di aver capito dai tanti interventi che ci sono stati, la bandierina per dire “noi abbiamo fatto una legge ‘prima i marchigiani’, abbiamo fatto una legge perchè chi è bravo e puro ha la casa e chi è cattivo se ne va, abbiamo fatto una legge per mettervi tutti in sicurezza, abbiamo fatto una legge per aiutare i marchigiani”, sappiate che questa non lo, non penso che chi delinque deve avere una pena accessoria per 10 anni anche se la giustizia ordinaria gli ha detto 2 o 3 anni. Non è detto che debba essere per forza extracomunitario, non è detto che chi ha un mezzo di una casa deve essere per forza un italiano ricco. Questi limiti che sono stati inseriti penalizzano principalmente gli italiani.
Inoltre vorrei sottolineare che questa novella non modifica la legge precedente, la n. 36/2005, aggiunge soltanto delle limitazioni in alcuni punti, tanto è vero che la modifica mi pare contenga non più di 6 articoli, togliendo l’invarianza finanziaria. Quindi, è una modifica che contiene in tutto 6 articoli e modifica anche un’altra legge perché, quando si parla di criteri, modifica anche la legge 22, non soltanto la legge 36, in cui c’è l’allegato A che contiene i criteri e quando si parla di criteri va ricordato che quelli stabiliti nell’allegato A della legge 22 sono criteri regionali, poi ci sono quelli territoriali, che sono lasciati in capo ai Sindaci ed alle amministrazioni locali affinché il bando venga contestualizzato sulle realtà locali, che sono diverse. San Benedetto del Tronto è molto diversa da Apecchio, anche per la fascia, per la tipologia prevalente di età anagrafica, quindi, dal punto di vista demografico ci sono delle differenze enormi, si devono soddisfare bisogni di soggetti completamente diversi, in realtà magari lontane soltanto 30 chilometri. Per questo la legge prevede un doppio binario, quello del criterio regionale e quello del criterio locale che va mantenuto e deve essere, a nostro avviso, non dico prevalente, ma mantenuto.
Ripeto, la cosa che mi è dispiaciuta e che non era completamente emersa in Commissione è che questa legge è un vessillo per dire che noi abbiamo rispettato quello che dicevamo come slogan in campagna elettorale: “Prima i marchigiani, fuori gli extracomunitari e fuori tutti quelli che delinquono”. Noi crediamo che non sia questo il modo di porsi rispetto a delle questioni di sicurezza e di inclusione sociale, ma che i modi siano diversi, soprattutto sono modalità integrate perché dobbiamo essere inclusivi in primis e soprattutto non giudicanti.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carancini.

Romano CARANCINI. Chiedo scusa, Presidente, una mozione d’ordine per comprendere che cosa ci accingiamo a fare rispetto alla decisione che era stata assunta di interrompere alle 14,00. Se lei ci dà il nuovo calendario e gli orari credo che sarebbe utile.

PRESIDENTE. Lei ha perfettamente ragione, ritengo, considerato che siamo in prossimità del voto, di resistere e rimanere in Aula perlomeno un’ora, fino alle 15,00 e vedere dove possiamo arrivare.
Il tema è questo: iniziando il voto noi dobbiamo cercare di chiuderlo, credo che in un’ora riusciremo a farlo, altrimenti dobbiamo chiudere qua la seduta e mi sembra una situazione un po’ incresciosa.
Andando per ordine su questa mozione d’ordine ha la parola il Consigliere Mastrovincenzo.

Antonio MASTROVINCENZO. Si era deciso alla Conferenza dei Presidenti dei gruppi, per esigenze della Giunta, di chiudere alle 14,00. Queste esigenze sono magicamente venute meno perché vedo il Presidente e l’Assessore, evidentemente c’erano altri tipi di esigenze, magari di non trattare gli atti ispettivi della minoranza.
Se c’è questa esigenza, la si rispetta e si va a casa adesso, altrimenti si va avanti e si fanno anche gli atti ispettivi della minoranza perché ritengo profondamente ingiusta questa modalità di comportamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Molto tranquillamente e serenamente, pensavamo che non ci fossero tutti questi interventi nella discussione generale. Bisogna che almeno in parte andiamo avanti, io spero di concludere questa legge, l’idea era di concluderla entro le 14,00, non ce la facciamo, ci sono dei pubblici impegni importantissimi, l’incontro del Presidente con la Società Autostrade per sbloccare la situazione, insieme ad altri componenti della Giunta e Consiglieri anche dell’opposizione - mi sembra che il Consigliere Mangialardi abbia detto che parteciperà anche lui -, quindi tiriamo il collo alla situazione, come si dice in campagna, cerchiamo di andare avanti il più possibile fin dove possiamo, tenendo presente che ci sono degli impegni che sono ineludibili, come questo del blocco della A14, andiamo al voto fin dove arriviamo, però intanto andiamo avanti.

PRESIDENTE. E’ inutile che discutiamo su questa cosa, vedo una serie di richieste di intervento …

(interventi fuori microfono)

PRESIDENTE. La seduta assembleare, al di là delle affermazioni che fa la Conferenza dei capigruppo, va avanti finché c’è un numero atto a tenere in piedi l’Assemblea come numero valido e allo stato attuale questo numero c’è, dopodichè …

(interventi fuori microfono)

PRESIDENTE. Mi dovete consentire di parlare perché questa modalità di interloquire non è un modo confacente, cerchiamo di raggiungere una posizione che sia valida dal punto di vista delle norme, nel rispetto della situazione che è emersa questa mattina in Conferenza dei capigruppo.
Dico questo perché leggo che gli interventi dei Consiglieri Carancini, Mangialardi, Ruggeri siano nell’indicazione di decidere se chiudere o andare avanti, considerato che la decisione che è stata assunta questa mattina alla Conferenza dei capigruppo era quella di chiudere alle 14,00, come giustamente rilevato dal Consigliere Mastrovincenzo, per consentire alla Giunta ed ai suoi rappresentanti di essere presenti ad un appuntamento istituzionale a Grottammare alle ore 16,00, ora sono le ore 14,00, quindi siamo in linea, nel senso che possiamo decidere di chiudere qua. Questo è il primo dato.
Secondo dato, abbiamo la possibilità di proseguire, ma se apriamo la votazione la dobbiamo concludere.
La mozione d’ordine che è stata presentata dal Consigliere Carancini e suggellata dal Consigliere Mastrovincenzo credo che sia la stessa che vogliono presentare i Consiglieri Carancini e Mangialardi, se ripetiamo gli interventi, ripetiamo delle cose che già ho compreso.
La situazione è molto semplice: comunico a tutti i Consiglieri che se apriamo la fase della dichiarazione di voto e della votazione degli articoli poi non si può smettere fino a che non si chiude la proposta di legge.
Quindi, se mi date il tempo di riassettare e sintetizzare cerco di svolgere il mio incarico.
Credo che l’intervento del Consigliere Putzu, che si è prenotato, vada nella direzione espressa dal Consigliere Ciccioli, che mi sembra abbastanza chiara.
Vi comunico però che la decisione la prendiamo qui, se apriamo la fase della votazione in questo momento, essendo le ore 14,00 ed essendo in linea con quello che è stato deciso questa mattina, si va a conclusione della proposta di legge, sia che siano le ore 14,05 che le ore 20,00, dopodiché è certo e comprovato che c’è un impegno istituzionale della Giunta, come potrete vedere domani, non c’è ombra di dubbio a credere nelle esigenze che ci sono state presentate dall’amministrazione regionale. Se invece decidiamo di rispettare quel termine e di interrompere qui, si interrompe qui e non c’è nessun problema.
Volevo riassettare questo perché vedo cinque interventi, tre in un senso e due nell’altro, posizioni ben chiare, non voglio togliere la parola, ma le spiegazioni credo che siano sempre queste.
Vi chiedo, magari in 30 secondi, di valutare bene questa posizione e se decidiamo di andare avanti o se decidiamo di sospendere … La scelta va nella direzione di votare tutti gli articoli e gli emendamenti relativi alla proposta di legge, oppure chiudere qui e riprendere il prossimo martedì.
Ora chiedo che intervenga un Consigliere contrario a proseguire ed uno favorevole, dopodiché andiamo al voto per decidere se proseguire o meno l’attività del Consiglio.
Ha la parola il Consigliere Putzu.

Andrea PUTZU. Chiedo la sospensione di 5 minuti per capire qual è la soluzione migliore.

PRESIDENTE. Sospendiamo i lavori dell’Assemblea per 5 minuti.

La seduta è sospesa alle ore 14,16

La seduta riprende alle ore 14,19

Presidenza del Presidente
Dino Latini

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Dopo la consultazione fatta con i capigruppo di maggioranza si è deciso di rinviare la votazione degli articoli alla prossima seduta e di proseguire ad oltranza con l’approvazione di questa legge.

PRESIDENTE. Se anche il secondo intervento è uguale su questo indirizzo, vi prego di non intervenire per evitare situazioni che possono prolungare l’attesa.
Procediamo alla votazione per alzata di mano per evitare complicazioni con il sistema.
Rinvio delle proposte di legge nn. 25 e 26 (abbinate) al primo punto del prossimo Consiglio regionale.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14,20