Resoconto della seduta n.46 del 14/06/2011
SEDUTA N. 46 DEL 14 GIUGNO 2011


La seduta inizia alle ore 10,05

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 45 del 6 giugno 2011, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 103/11, in data 31 maggio 2011, ad iniziativa dei Consiglieri Giancarli, Ricci, Badiali, concernente: “Istituzione della scheda tecnica di fabbricato”, assegnata alla IV Commissione in sede referente, e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 4 della legge regionale n. 4/2007;
- n. 104/11, in data 1 giugno 2011, ad iniziativa del Consigliere D’Anna, concernente: “Modifica alla legge regionale 20 giugno 2003, n. 13 “Riorganizzazione del servizio sanitario regionale”, assegnata alla V Commissione in sede referente;
- n. 105/11, in data 1 giugno 2011, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Rendiconto generale della Regione per l’anno 2011", assegnata alla II Commissione in sede referente, alle Commissioni I, III, IV, V e VI per l’eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell’articolo 68 del Regolamento Interno e trasmessa, per opportuna conoscenza, al Consiglio delle autonomie locali e al Consiglio regionale dell’economia e del lavoro;
- n. 106/11, in data 10 giugno 2011, ad iniziativa dei Consiglieri Zaffini, Zinni, Latini, concernente: “Norme in materia di recupero di sottotetti e di locali seminterrati esistenti”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 4 della legge regionale n. 4/2007;
- n. 107/11, in data 6 giugno 2011, ad iniziativa dei Consiglieri Giancarli, Comi, Badiali, Busilacchi, concernente: “Assistenza integrativa regionale ai pazienti affetti da celiachia tramite le farmacie”, assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere ai sensi dell’articolo 69 del Regolamento Interno;
- n. 108/11, in data 10 giugno 2011, ad iniziativa dei Consiglieri Acacia Scarpetti, Eusebi, concernente: “Modifica all’articolo 30 della legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7 - Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria”, assegnata alla III Commissione in sede referente e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 4 della legge regionale n. 4/2007.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 163/2011 del Consigliere Trenta “La direttiva Bolkestein e la fine degli stabilimenti balneari nelle Marche”;
- n. 164/2011 dei Consiglieri Natali, Zinni “Dialisi pediatrica”.
Il Presidente della Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 24 maggio 2011:
- n. 727 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Euro 21.050,00”;
- n. 728 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Euro 250.000,00. Modifica al Programma operativo annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844/2010”;
- n. 729 “Art. 29 comma 4 bis della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa di cassa al Programma operativo annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Euro 2.229.714,47”;
- n. 730 “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato e dell’Unione europea vincolati a scopi specifici e delle relative spese - Progetto Europeo SHAPE IPA Adriatico 2007/2010 - Importo euro 221.600,00";
- n. 731 “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese - Euro 250.000,00";
- n. 732 “Art. 2 comma 1 lettera a) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - Euro 994.945,43";
- n. 733 “Art. 2 comma 2 della l.r. n. 20/2010 –Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Spese di personale - Importo di euro 32.106,25. Modifica del POA 2011”;
- n. 734 “Art. 2, comma 1, lettera c), della l.r. n. 20/2010 - Attuazione del decentramento amministrativo: variazione agli stanziamenti di UPB di spesa nel bilancio di previsione per l’anno 2011, conseguente al riordino delle funzioni amministrative tra lo Stato, le Regioni e gli Enti locali. Euro 1.458.382,47";
- n. 735 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2011 approvato con d.g.r. n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 31.000,00 - Rettifica d.g.r. 585/2011”;
- n. 736 “Art. 2 comma 1 lettera A) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - euro 2.110.000,00";
In data 30 maggio 2011:
- n. 769 “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 1 della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - € 12.755.791,05";
- n. 770 “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 1 della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello stato e dell’ Unione europea vincolati a scopi specifici e delle relative spese - Progetto europeo DELMVET IPA Adriatico 2007/2013 - € 114.800,00";
- n. 771 “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 1 della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - € 12.755.791,05";
- n. 772 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al POA 2011 approvato con d.g.r. n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni - € 37.773,38”;
- n. 773 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al POA 2011 approvato con d.g.r. n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni - € 776.000,00”;
- n. 774 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al POA 2011 approvato con d.g.r. n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni - € 40.000,00”;
- n. 775 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al POA 2011 approvato con d.g.r. n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni - € 4.000.000,00”;
- n. 776 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al POA 2011 approvato con d.g.r. n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni - € 128.460,75 - Modifica al POA 2011”;
- n. 777 “Art. 2 comma 2 della l.r. n. 20/2010 - Variazione compensativa al POA 2011 approvato con d.g.r. n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni - spese di personale - € 201.787,50”;
- n. 778 “Art. 2 comma 2 della l.r. n. 20/2010 - Variazione compensativa al POA 2011 approvato con d.g.r. n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni - spese di personale € 39.243,93 - Modifica al POA 2011”;
- n. 779 “Art. 2 comma 1 lett. a) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 1.278.436.98";
- n. 780 “Art. 2 comma 1 lett. a) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di recuperi accertati nell’anno precedente - € 8.445.35";
- n. 781 “Art. 2 comma 1 lett. a) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 275.000.00";
- n. 782 “Art. 2 della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di maggiori entrate accertate nell’anno precedente e modificazioni tecniche al POA per l’anno 2011 - € 128.084.00";
- n. 783 “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 2 della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese - € 100.000,00";
- n. 784 “Art. 2 comma 1 lett. a) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 200.000.00".
Hanno chiesto congedo il Presidente della Giunta Spacca e le Consigliere Ortenzi e Malaspina.


Interrogazione n. 301
dei Consiglieri Massi, Acquaroli, Marinelli
“Decreto ministeriale degli ambiti territoriali minimi per il servizio di distribuzione del gas”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 301 dei Consiglieri Massi, Acquaroli, Marinelli. Ha la parola l’Assessore Donati.

Sandro DONATI. In riferimento all’interrogazione in oggetto in merito all’individuazione degli ambiti minimi per la gestione delle reti di distribuzione del gas, si forniscono i seguenti elementi di risposta acquisiti dalla competente P.F. “Rete elettrica regionale, autorizzazioni energetiche, Gas e Idrocarburi”.
L’individuazione degli ambiti territoriali ottimali per la distribuzione del gas deriva dalla necessità di razionalizzare la distribuzione di gas verso gli utenti finali, come peraltro stabilito dall’articolo 46 bis del decreto legge 1 luglio 2007 n. 159, convertito con modificazioni con legge 29 novembre 2007 n. 222 e dall’articolo 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009 n. 99. Tutto ciò in considerazione del fatto che, prima del 2008, in Italia risultavano più di 300 soggetti gestori di varie reti di distribuzione.
I Ministeri competenti (Sviluppo Economico e Rapporti con le Regioni) hanno iniziato ad elaborare le prime bozze di decreto per individuare gli ambiti ottimali nel corso del 2008, coinvolgendo fin dall’inizio sia le regioni (tramite il coordinamento interregionale) che ANCI e UPI. Dalle prime riunioni è emersa subito la volontà di individuare bacini di utenze ottimali per ridurre il numero di operatori partendo dal riferimento di individuare un ambito per ogni provincia spezzando in due o più ambiti le province che presentavano più di 300.000 utenti. Tale impostazione era però avversata dall’ANCI che, nel chiedere ambiti più piccoli, arrivava anche a richiedere il mantenimento della situazione preesistente.
Dopo una serie di analisi e verifiche, effettuate principalmente dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas con i vari soggetti esistenti, si è arrivati ad individuare, per tutta l’Italia, 127 ambiti (superiore al n. di province per effetto della divisione in più ambiti delle province più grandi). Questa individuazione, che per la Regione Marche prevedeva appunto 5 ambiti (uno per provincia)- è stata largamente condivisa dalle regioni, e quindi anche dalla nostra Regione, fino all’approvazione in Commissione Interregionale della Conferenza delle Regioni del 13 gennaio 2010.
Nella Conferenza Unificata a livello politico del 16 dicembre 2010 l’ANCI ha proposto di aumentare il numero degli ambiti dividendo quelli che avevano più di 50 comuni e con almeno 50.000 abitanti. Nell’applicazione di tale criterio l’ambito relativo alla provincia di Macerata, che presenta 56 comuni (incluso Loreto essendo interconnesso alla rete di Macerata) e 123.000 abitanti, è stato suddiviso in due con il decreto Ministeriale del 19 gennaio 2011 attualmente alla registrazione alla Corte dei Conti;
Il citato decreto del 19 gennaio prevede esplicitamente, all’articolo 2 comma, 4, su specifica richiesta delle Regioni, la possibilità di estendere la gara unica a due o più ambiti confinanti. In definitiva, se gli enti locali lo vorranno, anche per la provincia di Macerata si potrà effettuare un’unica gara ed assegnare la gestione ad un unico soggetto gestore.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Assessore, rimango perplesso come prima. La provincia di Macerata è l’unica ad avere due ambiti. Non si capisce se la norma dice che l’eventuale suddivisione in più ambiti di una provincia riguarda quelle che hanno più di 50 comuni. Sinceramente non ho capito per quale motivo questo indirizzo nazionale dei cinque ambiti provinciali non sia stato tenuto in considerazione solo per Macerata. C’è qualcosa che ci sfugge.
Prendo atto della buona fede dell’esposizione fatta dall’Assessore, ma credo proprio dovremmo essere tutti perplessi.
Di questi tempi la discussione sul ruolo dei privati nella gestione dei servizi è una cosa che, sopratutto adesso dopo il referendum, ci tocca tutti. Penso ad esempio ai problemi sociali, ai problemi di rete. Ecco, vorrei allora dire agli amici del centro-sinistra che nella mia città durante lo scorso inverno alle famiglie italiane bisognose e numerose, famiglie con anziani e bambini, lo stacco del gas e dell’energia elettrica lo hanno fatto le aziende pubbliche, gli amministratori pubblici, sopratutto quelli di centro sinistra.
Quindi potete ben capire come la situazione si presti a diverse interpretazioni. Il gas non è certo l’acqua, ma sicuramente riguarda il benessere di diverse famiglie.
Riguardo all’attenzione sul gas da parte dei privati è grande c’è quella concorrenza che alla maggioranza una volta interessa ed una volta no. Quindi quando vedo che la provincia di cui faccio parte viene suddivisa in questa maniera e non si capisce il perché ho sicuramente diverse perplessità.
Purtroppo, Assessore, questa vicenda non fuga i dubbi e le incertezze. Io non ho capito se è vero che sono state interpellate le Regioni. Non ho capito chi per la Regione Marche è andato a Roma a dire che la provincia di Macerata doveva avere due ambiti del gas. Vorrei capirlo io, i cittadini, come la nuova Provincia recentemente eletta. Non vorrei ci fossero giochi sopra la testa dei cittadini che ci sfuggono. Mi permetta questa perplessità.
Prendo atto dell’esposizione dell’Assessore, ma credo che la Regione Marche debba chiarire qualcosa in più. Io so che quando usciranno i bandi e ci saranno gli appalti e poi vedremo chi concorre forse tutto sarà chiaro, ma attualmente mantengo tutte le perplessità.


Interrogazione n. 243
dei Consiglieri Giancarli, Badiali
“Turismo religioso”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 243 dei Consiglieri Giancarli, Badiali. Ha la parola l’Assessore Moroder.

Serenella GUARNA MORODER. Con riferimento all’interrogazione di cui in oggetto si fornisce di seguito una breve relazione articolata per punti di interesse.
La Società Cooperativa A.C.O., Servizi speciali nella Federazione russa, ha presentato al dirigente del Servizio Internazionalizzazione, cultura, turismo, commercio e attività promozionali un progetto integrato di turismo religioso rivolto al target russo denominato “Italia. I luoghi dello spirito”, finalizzato alla promozione e valorizzazione della cultura dello spirito che coniughi la cultura italiana e quella russa.
In particolare il progetto, acquisito agli atti del Servizio stesso con nota prot. 0646161 del 12 ottobre 2010, mira alla realizzazione di un itinerario storico religioso che preveda la visita di luoghi particolarmente significativi per la Chiesa cristiana e per quella ortodossa ed allo stesso tempo la presentazione di eccellenze locali che vanno dalle bellezze storiche e culturali ai luoghi dello spirito, senza dimenticare degustazioni di eccellenze locali e presentazioni dei prodotti del made in Marche.
Il costo che la Società cooperativa A.C.O. ha previsto per la realizzazione di questo progetto è pari ad € 353.800,00, a fronte dei quali viene richiesta alla Regione Marche una partecipazione economica non quantificata.
Successivamente, in data 16 febbraio 2011, la stessa Società cooperativa A.C.O. ha presentato, sempre in riferimento al progetto integrato di turismo religioso di cui sopra, un’ulteriore richiesta di contributo di € 57.670,00 per la realizzazione di un evento di gala durante il quale verrà presentato il progetto stesso e di una serata di presentazione del tour alla stampa specializzata ed agli organi di informazione. Entrambe le iniziative avverranno a Mosca nel mese di giugno 2011 e comporteranno per la cooperativa un costo complessivo di € 57.670,00. Il contributo richiesto alla Regione Marche andrebbe a coprire l’intero costo degli eventi programmati.
La Regione Marche, come previsto dal Programma di Promozione Turistica per l’anno 2011, approvato con deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 20 nel corso della seduta dell’1 marzo 2011, può finanziare progetti presentati dagli operatori del territorio in coerenza con gli obiettivi e i criteri regionali, al fine di creare un network di eventi ed attività che valorizzino in modo sinergico e non dispersivo l’offerta turistica complessiva.
Attualmente da parte della struttura regionale competente è in corso la verifica del quadro complessivo delle risorse disponibili per l’attuazione del Programma Promozionale Turistico 2011; agli stanziamenti di bilancio previsti per l’esercizio corrente andranno infatti a sommarsi ulteriori risorse.
Quindi la Regione ha definito il quadro dei sostegni e i progetti, proposti anche da soggetti privati, coerenti con gli obiettivi e i criteri regionali da individuarsi tramite bando pubblico.
Considerato quanto sopra, da un primo sommario esame sembra che il progetto “Italia. I luoghi dello spirito”, interessante per le finalità che intende perseguire, possa rientrare nelle linee programmatiche e strategiche previste dal Programma di promozione turistica per il 2011, visto anche l’interesse dimostrato dalla Regione Marche a sostenere, tra i diversi turismi, anche quello religioso che nelle Marche vede come meta principale e catalizzatrice di spiritualità la città di Loreto.
L’Amministratore Unico della Società cooperativa A.C.O., Servizi speciali nella Federazione russa, Sig.ra Alessandra Corradini, ha avuto contatti diretti con i funzionari del Servizio internazionalizzazione, cultura, turismo, commercio e attività produttive. In particolare, durante un incontro svoltosi presso gli uffici regionali, alla Signora è stato esaustivamente spiegato quanto già esposto nei precedenti punti, fornendo tutte le indicazioni necessarie e relative all’iter da seguire nel momento in cui sarà pubblicato il bando contenente i criteri attuativi del PPT 2011.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Assessore, innanzitutto, anche a nome del collega Badiali, la ringrazio. Le chiediamo anche la cortesia di fornirci una copia della risposta in modo che potremo approfondire.
Mi è sembrato di capire che questa notevole opportunità, che ci viene offerta dal dinamismo e dalla capacità del console della Federazione russa prof. Ginesi, sia stata colta o che, come lei diceva, potrebbe rientrare.
Dunque penso sia una notevole opportunità, anche, se vuole, in quel rapporto laico e corretto che deve esistere fra Chiese, fra religioni come, appunto, la cattolica e l’ortodossa.
Sono momenti importanti sia dal punto di vista culturale sia dal punto di vista del turismo. Infatti se ben sviluppato questo progetto ci potrà dare la possibilità di praticare turismo tutto l’anno e in tutte le località della nostra regione.
Quindi la ringraziamo, Assessore, perché crediamo che lei possa portare avanti con incisività questo progetto di interesse interregionale, anche, tra l’altro, per quelle relazioni che il progetto stesso ha nella regione Puglia.


Interrogazione n. 197
del Consigliere Bugaro
“Motivi ritardo nella contestazione di vizi e difetti formulata dalla Regione Marche contro alcune imprese, per difetti inerenti la funzionalità delle opere di fognatura del Comune di San Benedetto del Tronto, ritardo che ha comportato la reiezione della domanda come da sentenza della Corte d’Appello di Ancona del 20 luglio 2010 e di conseguenza la rilevante perdita economica di € 5.629.380,20 oltre interessi legali e rivalutazione monetaria dal 1997, spese tecniche e di contenzioso per la stessa regione Marche”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 197 del Consigliere Bugaro. Ha la parola l’Assessore Canzian.

Antonio CANZIAN. Innanzitutto, prima di rispondere ai tre quesiti posti dal Consigliere Bugaro, vorrei dire che non corrisponde al vero che la Giunta regionale abbia agito con leggerezza nel valutare il termine per la denuncia dei gravi difetti dell’impianto fognario del Comune di San Benedetto. AI contrario, l’Amministrazione regionale si è attivata nei termini non appena è venuta in possesso degli elementi necessari per proporre l’azione di responsabilità civile basata su riscontri oggettivi e non su mere ipotesi.
L’art. 1669 del codice civile subordina la responsabilità extracontrattuale del costruttore, nei confronti del committente, per i danni conseguenti alla rovina o ai gravi difetti di costruzione dell’opera, alla denuncia nel termine decadenziale di un anno dalla scoperta.
Nel caso specifico si tratta di opera costruttiva complessa. Pertanto la scoperta, ovvero la conoscenza completa dei gravi difetti, dell’entità e delle cause dei danni e delle responsabilità dei diversi soggetti intervenuti, idonea a provocare la decorrenza del termine, è stata acquisita solo in seguito alla conclusione delle operazioni peritali appositamente disposte.
Infatti, in seguito al rifiuto della SNAMPROGETTI e dell’impresa esecutrice dei lavori, rispettivamente, di redigere un progetto per l’eliminazione degli inconvenienti riscontrati in sede di collaudo e di ripristinare la condotta fognaria sottomarina, la Regione, nel mese di maggio 1997, ha conferito apposito incarico peritale ed ha stipulato la convenzione nel mese di agosto 2007.
L’ingegnere incaricato, Graziano Falappa, considerato il particolare posizionamento dell’opera sotto il fondale marino, ha proceduto in più fasi, producendo diversi elaborati.
A settembre e a dicembre 1997 sono state consegnate: la relazione conoscitiva iniziale e la relazione tecnico integrativa, ancora inidonee ad individuare le esatte responsabilità ed i soggetti responsabili.
In seguito a specifiche indagini subacquee di dettaglio, affidate ad un’impresa specialistica, a gennaio e ad aprile 1998 sono state consegnate: la relazione di dettaglio e la relazione redatta in seguito a revisione, le cui conclusioni sostituiscono le precedenti e da cui emerge la completa inservibilità dell’opera.
Con la consegna dell’ultimo elaborato, nel mese di aprile 1998, la Regione Marche ha intrapreso tempestivamente l’azione per il risarcimento dei danni; infatti la denuncia dei gravi difetti è stata fatta il 26 gennaio 1999 e quindi entro il termine di un anno dalla scoperta, decorrente dal mese di aprile 1998.
In seguito alla denuncia la Regione Marche ha citato in giudizio la S.p.A. SNAMPROGETTI quale progettista e l’impresa Ing. Gentili, esecutrice dei lavori, in proprio e quale capogruppo, per l’accertamento della responsabilità ai sensi dell’art. 1669 del codice civile e la conseguente condanna al risarcimento dei danni quantificati in lire 10.900.000.000 (€ 5.629.380,20) per il rifacimento a perfetta regola d’arte dell’opera pubblica ed il suo mancato utilizzo da parte della collettività.
II Tribunale di Ancona con sentenza dell’8 agosto 2005 ha accolto la domanda della Regione ed ha condannato le convenute al risarcimento di € 5.629.380,00 Determinante è stata anche la consulenza tecnica d’ufficio (CTU) che ha confermato la fondatezza delle pretese dell’amministrazione regionale.
La Corte di Appello di Ancona, su ricorso proposto dalla SAIPEM S.p.A. (già SNAMPROGETTI S.p.A), nonché su ricorso incidentale proposto dall’impresa Gentili S.n.c, con sentenza dei 20 luglio 2010, ha dichiarato improcedibile la domanda proposta dalla Regione Marche nei confronti della SAIPEM e ha rigettato la domanda proposta nei confronti dell’impresa Gentili. Con ciò dissentendo dal giudice di primo grado in merito al momento della scoperta dei gravi difetti, dal quale decorre il termine di decadenza per la denuncia di cui all’art. 1669 del codice civile.
In relazione alla seconda domanda si fa presente che la Giunta regionale, con deliberazione n. 1475 dell’11 ottobre 2010, ha affidato all’avvocatura regionale l’incarico di proporre ricorso avanti alla Corte di Cassazione contro la sentenza della Corte di Appello di Ancona, senza quindi rinunciare al diritto al risarcimento. Il ricorso è stato di recente notificato alle controparti.
Con riferimento alla terza domanda, ovvero quali provvedimenti intende assumere l’amministrazione nei confronti degli ex funzionari e consulenti, si rileva che nessuna valutazione può essere compiuta in pendenza del giudizio in Cassazione, solo all’esito del quale sarà possibile valutare eventuali responsabilità.
Infine, sotto il profilo dell’eventuale danno erariale, si fa conoscere che la Corte dei Conti, con nota del 4 novembre 2010, ha comunicato l’archiviazione dell’istruttoria relativa alla questione in argomento da parte del magistrato istruttore, che non ha ravvisato, nella fattispecie concreta e sulla base degli atti acquisiti, la presenza di tutti gli elementi necessari per incardinare il giudizio di responsabilità.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Non mi ritengo soddisfatto. E’ del tutto evidente che per la leggerezza con cui ha agito la Giunta regionale la Regione Marche non è in grado di riscuotere gli originari 10 miliardi e 900 mila delle vecchie lire più gli interessi.
Lei, Assessore, ha letto ciò che i suoi uffici le hanno scritto con grande abilità, si sono schivate le responsabilità di una vicenda che ha visto sicuramente la superficialità dell’ex Assessore ai lavori pubblici e che ha causato un danno a questa Regione.
Ritengo sia una vicenda da approfondire ulteriormente. Non è possibile che di fronte alle ragioni acquisite dalla Regione Marche poi non c’è la capacità di agire fino in fondo e di tutelare gli interessi dei marchigiani. E questo è proprio quello che è avvenuto. E non è la prima volta che si perpetua questa situazione. Oggi quest’Aula, checché lei ne dica, deve acquisire un dato, ossia che mancano nelle casse della Regione Marche 5.629.380,20 euro più gli interessi, per un’azione di leggerezza da parte dell’Assessore pro-tempore ai lavori pubblici ed eventualmente dei suoi funzionari. Se invece si fosse agito tempestivamente e in maniera concreta quella somma sarebbe stata incassata immediatamente o per lo meno impegnata presso terzi dalla Regione Marche.
Dopodiché se questo tipo di vicenda la reputate superficiale poi non lamentatevi, come fate sempre a piè spinto, dei famosi tagli. Perché, ripeto, oggi tutti acquisiamo che mancano 5.629.380,20 euro più gli interessi di mora. Per cui quando accusate – Assessore, so che questa impostazione non le piace – il Governo nazionale dei famosi tagli nel conto metteteci anche questo. Ok!
In ogni caso mi riservo di approfondire ulteriormente la questione nelle sedi opportune.


Interrogazione n. 204
del Consigliere Acquaroli
“Copertura finanziaria su interventi di erosione della costa”

Interrogazione n. 311
del Consigliere Latini
“Allarme erosione litorale marchigiano”

Interrogazione n. 316
della Consigliera Giorgi
“Interventi della Regione Marche a favore del Comune di Porto Recanati e della Spiaggia di Scossicci”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 204 del Consigliere Acquaroli, n. 311 del Consigliere Latini, n. 316 della Consigliera Giorgi. Ha la parola l’Assessore Donati.

Sandro DONATI. Premesso: che la difesa della costa nella Regione Marche viene attuata nel rispetto di leggi statali (D.Lgs n. 163/2006) e regionali l.r. n. 15/2004 che prevedono che all’esecuzione delle opere pubbliche provvede il Soggetto attuatore (Regione – Comune); che per l’intervento in questione con l’assegnazione del finanziamento al Comune di Porto Recanati è stato individuato come soggetto attuatore lo stesso Comune; che il comune di Porto Recanati per l’attività di progettazione si è avvalso degli uffici regionali competenti. Relativamente ai quesiti posti con le interrogazioni n. 316, 204 e 311 si rappresenta quanto segue.
Il Comune di Porto Recanati con decreto del gennaio 2009 ha avuto assegnato un Importo 1,0 M€ per interventi di difesa costiera.
Recentemente, anche a causa di recenti mareggiate invernali ed in considerazioni allo stato di priorità degli interventi, il Comune di Porto Recanati, soggetto attuatore degli interventi relativamente al finanziamento assegnato, ha chiesto alla Regione Marche di redigere un progetto urgente per la ricostruzione della spiaggia sul litorale di Scossici per un importo complessivo di circa 0,6 M€.
La Regione Marche - PF Difesa della Costa - ha elaborato un progetto esecutivo per l’importo stabilito di 0,6 M€ che prevede il conferimento di 35 mila metri cubi di sabbia e ghiaia in un tratto confinato del litorale di Scossici della lunghezza di circa 1,0 Km con una previsione progettuale di circa 35 metri cubi a metro lineare. Tale dimensione di ripascimento, sebbene inferiore a quella attuata con successo nella limitrofa località di Marcelli di Numana, è stata ritenuta dai progettisti sufficiente ed efficace alla dimensione minima di ricostruzione della spiaggia.
Da notizie assunte dal Comune, che cura le fasi attuative, alla data odierna è stata già iniziata la procedura di affidamento dei lavori che si concluderà il giorno 18 aprile 2011 con l’individuazione del soggetto che eseguirà i lavori.
Dopo la data del 18 aprile per l’effettivo inizio dei lavori necessita un’ulteriore settima per l’espletamento delle formalità di certificazione dell’impresa esecutrice dei lavori.
Con la previsione di utilizzare 100 automezzi al giorno (è necessario prevedere un’importante regolazione del traffico sul lungomare di Scossici, se non la chiusura della strada, e la sospensione per la giornata di sabato e domenica, obbligatoria), necessitano circa 22 giorni lavorativi per l’ultimazione dell’intervento.
Con le condizioni sopra rispettate si dovrebbe dare l’opera finita alla fine del mese di maggio.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, la Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. Ringrazio l’Assessore Donati per la risposta. Io quindici giorni fa ho avuto modo di incontrare gli operatori di Scossicci che effettivamente mi hanno confermato il cronoprogramma indicato dall’Assessore. Il ripascimento è avvenuto. Erano anche contenti dell’intervento della Regione. Dunque oggi auspicano una stagione balneare migliore.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Mi accomuno ai ringraziamenti della Consigliera Giorgi nei confronti dell’Assessore per la sua risposta, ma sopratutto per l’intervento attuato in una parte fondamentale del litorale marchigiano. Più volte in quest’Aula, a cominciare dal Consigliere Perazzoli, abbiamo discusso, e penso lo faremo ancora, su come affrontare la questione della tenuta a garanzia, se così possiamo chiamarla, di tutto il litorale della nostra regione, sopratutto considerando l’importanza che questo assume nei confronti di altre attività collegate, a cominciare dal turismo fino ad arrivare alle infrastrutture che corrono lungo l’asse dei litorali.
Auspico quindi che interventi come quello svolto in questo tratto di costa, che non riguarda solo il Comune di Porto Recanati, possano proseguire su di un piano programmatico che veda la Regione non più in fase emergenziale, come successo troppo spesso, bensì in una fase di programmazione e di tenuta. Inoltre che il futuro veda coinvolti come attuatori non soltanto gli enti locali, come appunto avvenuto per Porto Recanati, ma anche – in una sorta di consorzio, di associazione temporanea di impresa - i soggetti privati interessati.
In considerazione dei pochi soldi, anzi, dei sempre meno soldi che la Regione avrà a disposizione per interventi così importanti e di forte intensità economica (infrastrutture, opere pubbliche, ecc.), credo che se non vi sarà la compartecipazione, da un lato con la prevenzione dall’altro con interventi fattivi di messa in sicurezza, lavoreremmo sempre a macchia di leopardo e in una situazione di emergenza.
Quindi quel programma che l’Assessore aveva già individuato, rispondendo anche ad una giusta sollecitazione del Consigliere Perazzoli, credo debba andare avanti ed essere limato attraverso una ricerca di più soggetti. A partire certamente dal Governo nazionale fino a scendere sino all’ultimo operatore che vive direttamente i drammi degli eventi atmosferici che incalzano sul litorale. Occorre quindi un programma concordato e che veda la sua estensione su tutta la costa marchigiana.


Interrogazione n. 237
dei Consiglieri Marinelli, Massi
“Verifica telefonate al CUP (Centro unico di prenotazione regionale)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 237 dei Consiglieri Marinelli, Massi. Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Come il collega ben sa l’attività progettuale del sistema CUP è partita in data 13 settembre 2010 – abbiamo avuto modo di discuterne abbondantemente in questa Assemblea legislativa –. Di fatto quel Centro unico di prenotazione attivava un call center per accogliere le chiamate telefoniche di prenotazione delle prestazioni.
Quindi dalla stessa data le prenotazioni potevano essere effettuare sia tramite il numero telefonico del call center (800098798) oppure recandosi direttamente presso gli sportelli di prenotazione delle strutture sanitarie; il difetto di comunicazione evidente che abbiamo avuto non ha chiarito sin dall’inizio che queste erano le due strutture competenti, dando pertanto l’idea che il Centro unico fosse solo il call center.
La rete telefonica nella suddetta giornata del 13 settembre e in alcuni giorni seguenti, seppure via via a discendere, ha riversato, sul numero verde indicato, uno numero spropositato di chiamate. Infatti, laddove la media giornaliera delle chiamate in condizioni normali e poi a posteriori ed oggi a regime, è stata riscontrata essere intorno alle 4.000, nella giornata in esame, invece, aveva raggiunto il numero di 131.996.
L’analisi sulla provenienza delle chiamate ha potuto contare sulle registrazioni fornite dall’operatore telefonico, che per ragioni di riservatezza hanno le ultime tre cifre del numero chiamante rappresentate con un asterisco; tuttavia l’esame dei tabulati pervenuti rileva una sostanziale correlazione fra il numero di chiamate e la densità abitativa dell’area geografica di provenienza. Da ciò la difficoltà di indagare in modo mirato eventuali azioni di intrusione o di disturbo – che probabilmente ci sono pure state – provenienti da specifiche aree geografiche.
Nelle giornate successive al 13 settembre – come riportato nella tabella allegata alla risposta, che poi le potrò consegnare, Consigliere Marinelli – il carico di chiamate al call center si era ridimensionato, attestandosi su valori sempre più coerenti a quelli riscontrati nelle altre realtà regionali.
Pertanto, alla luce di quanto richiamato, a mio giudizio non si evidenziano argomentazioni tali per un’ulteriore approfondita indagine del fenomeno. Anche perché le cause sono da ricercarsi principalmente nelle criticità riscontrate all’avvio del sistema CUP unico regionale. Per cui credo che la normalizzazione del sistema abbia fugato anche quelle disfunzioni che potevano essere collegate a qualche disturbo.
E’ dunque per questo che non si ravvisano le ragioni per andare ulteriormente ad approfondire, peraltro violando anche la privacy dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marinelli.

Erminio MARINELLI. Assessore, volutamente oppure non volutamente, non lo so, la risposta non c’è stata.
Io credo che la politica a volte perda delle grandi occasioni. A che cosa mi riferisco? Attorno alla data del 13 settembre in Aula abbiamo fortemente ed ampiamente discusso delle problematiche del CUP, però da parte di più Assessori della Giunta ci sono stati degli interventi che hanno gettato delle ombre. Ecco perché dico che la politica molte volte dovrebbe interrogarsi, dovrebbe pensare prima di parlare.
Il numero delle telefonate è sicuramente stato esagerato, impressionante, per cui sono sorti dei dubbi sollevati dall’Assemblea nel suo complesso ma soprattutto dagli Assessori. Qualcuno ha detto: “tutte queste telefonate non sono possibili, ci sono stati esercizi di divertimento, quindi lo verificheremo, intasare un servizio pubblico per divertimento è reato”, poi via via tutta un’altra serie di disquisizioni sul fatto che 110 mila prestazioni non possono essere erogate in un giorno, ma sopratutto il dubbio che ci potesse essere una regia occulta, non si sa da parte di chi, volta ad intasare quel giorno il centralino per creare un ulteriore disservizio al disservizio già in atto.
Secondo me questo non è stato un intervento intelligente da parte degli Assessori. In quella seduta si è infatti cercato di buttare fango, non so su chi, additando la responsabilità su una regia occulta inesistente, invece che su quel reale disservizio. Assessore, lei dice che c’è stata una correlazione ben precisa tra la densità del numero delle telefonate e che la verifica è stata fatta su quello che era possibile, bèh, insomma, io invece penso che in una situazione come quella verificatasi qualche Assessore avrebbe forse fatto meglio se non avesse parlato. Oppure che le sue considerazioni con molta umiltà avessero messo in evidenza le difficoltà in cui ci si stava trovando nell’elargizione di un servizio, senza dunque millantare chissà quale azione politica e facendo credere all’opinione pubblica – il giorno dopo era scritto a caratteri cubitali su tutti i giornali – ci fosse una regia occulta nei confronti di quelle telefonate.
Non vi è stata nessuna regia, solo un disservizio evidente. Ecco dunque che la politica ha perso una grande occasione. Perché bisogna essere corretti, onesti, ammettere i propri limiti, le proprie difficoltà, capire che molte volte i disservizi dipendono da questioni tecniche, non quindi dovuti dalla direzione di chissà quale mente. Non c’è stata nessuna mente!
Non voglio tornare poi sul CUP, ma qui ho una impegnativa del 10 giugno che verrà evasa il 9 febbraio 2012! Quindi per fare un ecodoppler dei vasi aortici quel paziente dovrà aspettare sino, ripeto, al 9 febbraio 2012. Ma mi fermo qui, Assessore, altrimenti andrei fuori tema, era solo per dire tra parentesi come il problema del CUP esiste ancora.
Volevo innanzitutto fare una sottolineatura politica riferita appunto al fatto che tutti noi dovremmo forse imparare molte volte a stare zitti, avremmo così più rispetto per l’oggetto del discorso.


Interrogazione n. 291
del Consigliere Silvetti
“Corsi di formazione e politica attiva per coloro che hanno usufruito della CIGS”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 291 del Consigliere Silvetti. Ha la parola l’Assessore Luchetti.

Marco LUCHETTI. Per attenuare l’impatto della grave crisi economica e produttivo-occupazionale sui lavoratori la legge 2/09 e sue modificazioni ha previsto il potenziamento degli ammortizzatori in deroga a favore dei lavoratori delle aziende altrimenti esclusi dagli ammortizzatori ordinari – cioè gli ammortizzatori in deroga riguardano tutte le piccole imprese sotto i 15 dipendenti e nel commercio fino a 50 –.
Gli ammortizzatori sociali in deroga, come tutte le forme di ammortizzatori sociali, sono da sempre competenza nazionale.
La dichiarata - da parte del Governo - inadeguatezza di tali risorse che non avrebbero consentito una risposta soddisfacente alle esigenze delle imprese e dei lavoratori, ha portato all’accordo Stato-Regioni del febbraio 2009, che “forzando” l’utilizzo del FSE (è sempre stato vietato l’utilizzo per le indennità ai lavoratori e più in generale per ogni azione di politica passiva del lavoro) stabilisce che una parte delle indennità (30%) a favore dei lavoratori utilizzatori di ammortizzatori sociali in deroga fosse a carico delle Regioni.
E’ noto, oltre che ovvio, che i bilanci regionali non potevano e non possono sostenere una spesa così ingente e assolutamente imprevista.
Per tale ragione lo stesso Governo si è fatto portatore dell’istanza presso la Commissione europea che rimaneva molto perplessa sull’utilizzo del FSE.
La risposta finale della Commissione, anche per non stravolgere la natura dei Fondi strutturali, è stata positiva, ma condizionata al rispetto dell’equilibrio finanziario tra politica attiva e passiva. E cioè al principio per cui il 30% dell’utilizzo dei FSE per l’indennità passiva dei lavoratori deve corrispondere, obbligatoriamente, un’azione di politica attiva della stessa quantità di risorse erogata per quella passiva.
Per tale ragione un lavoratore marchigiano, nel corso di un anno, può essere sospeso (cig in deroga) al massimo per 1.038 ore.
Il 30% della predetta indennità viene erogata con il FSE.
Pertanto, a fronte di tale erogazione, il lavoratore deve svolgere un’attività di politica attiva (colloquio iniziale, orientamento, corsi di formazione e riqualificazione, ecc.ecc) di identico valore economico. Pena la perdita dell’indennità.
La forza della crisi ha determinato un ricorso massiccio alla cig in deroga con l’incremento esponenziale di imprese e lavoratori interessati da questo strumento.
Migliaia di lavoratori si sono riversati ai C.IO.F. (negli anni 2009/2010 sono arrivate 35.000 domande).
La Regione Marche, sempre nello stesso biennio, ha assunto direttamente con i suoi uffici una nuova e gravosa funzione prima svolta dagli uffici periferici del Ministero del lavoro.
Dal Settembre 2009 tutta la attività di raccolta, istruttoria, valutazione e autorizzazione delle domande di cig in deroga è in capo all’amministrazione regionale che, in sinergia con le Province, ha affrontato le conseguenze gestionali della crisi e dei rapporti con le imprese e con i lavoratori in difficoltà.
Siamo pienamente consapevoli delle difficoltà che tale situazione ha creato; per la verità, infatti, per svolgere questo lavoro tutte le Regioni sono andate in tilt.
Il rapporto di collaborazione con le amministrazioni provinciali e con le parti sociali che siedono al Tavolo regionale sugli ammortizzatori sociali in deroga è continuo e quotidiano.
Gli interventi, tutti concertati e condivisi, sono destinati a migliorare l’efficienza e l’efficacia degli strumenti con l’unico obiettivo di alleviare le difficoltà dei lavoratori in difficoltà.
Sono state condivise, a più riprese, modifiche ed integrazioni sia con la dgr n. 1450 (linee guida) sia con l’emanazione di circolari di attuazione ed interpretazione della medesima dgr che nel corso del tempo hanno migliorato notevolmente la situazione complessiva – i primi tempi è stato un disastro -.
Sono state stabilite esenzioni dell’obbligo per gli utilizzi minimi di ore di cig in deroga, si sono agevolate le procedure di gruppo per accorciare i tempi d’intervento, sono state messe a disposizione, nonostante la ristrettezza, alcune risorse diverse dal FSE che consentono spazi di manovra meno vincolanti rispetto all’obbligatorietà e ai tempi della sua attuazione. Sono state inoltre esternalizzate alcune funzioni connesse alle azioni di politiche attive da parte di alcune Province con un ulteriore miglioramento sia della gestione che dell’efficacia.
Abbiamo piena consapevolezza del grande sforzo e del lavoro che Regione, Provincie, uffici preposti e i servizi pubblici all’impiego, nonché i suoi centri, hanno fatto e stanno facendo per rispondere ad una situazione inedita sia dal punto di vista dell’assoluta novità gestionale e procedurale, sia da quello della sua enorme portata quantitativa che nella nostra regione, dal dopo guerra in poi, non si era mai vista.
Uno sforzo che ha avuto risultati e riscontri positivi a tutti i livelli.
A parte qualche problema iniziale di assestamento per le tante novità introdotte, il sistema complessivo è a regime e dai confronti continui che abbiamo con le altre Regioni e con il Ministero del Lavoro presso il Coordinamento delle Regioni possiamo affermare che le Marche vengono considerate tra le Regioni più virtuose per la gestione degli ammortizzatori sociali in deroga.
Un’indagine risalente alla fine del 2009 ed effettuata su un campione molto significativo e che può essere consultata nel nostro sito alla sezione FSE, conferma come lavoratori coinvolti nella cig in deroga hanno dichiarato la loro piena soddisfazione (oltre il 70%) in relazione alla qualità dei servizi ricevuti dai centri per l’impiego.
Restano, ovviamente, ancora irrisolti alcuni problemi che dobbiamo risolvere.
Va ricordato che le casistiche dei lavoratori richiamati a fare formazione mentre sono in produzione sono sempre meno.
Alcuni problemi li abbiamo già risolti con i regimi di esenzione di cui sopra, altri li stiamo risolvendo con ulteriori miglioramenti procedurali. Addirittura ieri abbiamo assunto una delibera di Giunta per utilizzare il sistema Trio della Regione Toscana per la formazione a distanza. Speriamo che anche questo ci aiuti a fermare questo fiume di lavoratori che devono fare formazione, cioè nel senso che modifichiamo la struttura della formazione.
Stiamo ragionando sulla revisione della dgr n. 1450 anche alla luce della proroga dell’accordo Stato-Regioni che prevede una revisione del rapporto percentuale – prima era di 70/30 invece nel 2011 e 2012 questo rapporto è stato portato a 60/40, per cui noi come fondo sociale dovremo erogare una somma ancora più consistente di quella del passato, ma non sto qui a fare polemiche del caso - tra risorse nazionali e regionali (FSE) con ulteriore aggravamento sulle risorse regionali FSE e conseguenze sul rapporto indennità/politiche attive.
Un altro elemento importante da tenere in considerazione è la modalità di utilizzo della cig in deroga che, giustamente, le nostre piccole imprese attuano.
In particolare la maggior parte di esse la utilizzano in maniera molto flessibile anche nei termini di riduzione d’orario. Questo comporta che i lavoratori vengono sospesi (in cig in deroga) a giorni alterni fino ad avere, spesso, situazioni in cui la sospensione è solo parte della giornata lavorativa (4 ore sì e 4 no). E’ del tutto ovvio che questi lavoratori rimangono costantemente in produzione e spalmano l’utilizzo della cig in deroga nel corso di tutto l’anno solare.
Tale situazione genera grande difficoltà per rendere compatibile la politica attiva prevista come obbligatoria dai regolamenti FSE e la produzione.
In questo caso va utilizzato il buonsenso e un po’ di spirito di sacrificio che tutti gli operatori dei centri per l’impiego stanno profondendo senza risparmio.
C’è la massima disponibilità dei centri a concordare incontri e corsi oltre gli orari tradizionali compresi il sabato e in qualche caso anche i giorni festivi.
Riteniamo di aver svolto come Regione Marche un buon lavoro - a cui associo anche le Provincie perché anche loro hanno fatto veramente un grande lavoro -, ma non per questo abbiamo abbassato la guardia.
Convinti che se oggi possiamo complessivamente essere soddisfatti, ma non ancora paghi del lavoro svolto, lo dobbiamo alla forte coesione sociale e al grande senso di responsabilità che tutti gli attori del mondo economico, produttivo e del mercato del lavoro hanno dimostrato.
A conclusione di questa risposta vorrei fare due ulteriori sottolineature.
Dobbiamo dare atto ai dipendenti dei centri per l’impiego e ai dipendenti regionali dello sforzo che hanno profuso, della loro grande abnegazione.
Inoltre che abbiamo risolto alcune problemi con l’Inps che non erano di poco conto, inizialmente, ad esempio, non coincideva il sistema informatizzato e così via.
Quindi ad oggi possiamo dire di aver svolto un ottimo lavoro.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Grazie, Assessore, per avermi consentito di fare un ripasso generale del quadro normativo e per questa sua approfondita dissertazione su quello che è il sistema Marche in questo frangente.
L’interrogazione è stata stimolata da una molteplicità di segnalazioni. Con essa ho inteso non certo mettere in cattiva luce, per carità, capisco l’impegno profuso, le difficoltà e il numero eccezionale che la crisi sta comportando agli sportelli degli enti locali, quanto a voler sottolineare che tipo di criticità e di precarietà questi corsi stavano producendo nei confronti di quei cittadini costretti ad andare in cassa integrazione. Oppure di quei cittadini che magari erano già riusciti a rientrare sul mercato del lavoro, ma che per un cattivo funzionamento o per un non buonsenso o per non capacità organizzativa o non disponibilità di flessibilità – che sono quei princìpi anche da lei richiamati - si sono visti richiedere indietro i soldi percepiti della cassa integrazione. Lei può ben capire che in una situazione di vacche magre, di precarietà del lavoro, un simile richiamo costituisce un doppio danno.
Si sono dunque verificate delle situazioni in cui, come ho detto poc’anzi, non è prevalso il buonsenso, non c’è stata capacità organizzativa, come pure disponibilità ad una flessibilità di massima. Quando una persona che ha goduto della cassa integrazione viene richiamata solo con una telefonata e magari per tanti motivi questa chiamata non ha avuto una risposta perché, appunto, non ci sono stati altri mezzi che hanno potuto certificare il richiamo al corso di formazione, lei capisce, Assessore, che un cittadino qualunque viene in qualche modo penalizzato.
Ritengo allora che questa sensazione gli enti e in particolar modo la Regione, che ha anche una funzione di controllo, debbano sostenerla con forza nel momento in cui si chiede poi alla Provincia di andare incontro a quei princìpi che anche lei giustamente ha enunciato, Assessore, ovvero quelli di flessibilità, di buonsenso e di capacità organizzativa.


Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

Interrogazione n. 217
del Consigliere Binci
“Tempi di realizzazione della SOD di Cardiologia Pediatrica presso l’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 217 del Consigliere Binci. Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione a questa interrogazione, ormai datata novembre 2010, si precisa che non sono state ancora avviate le procedure concorsuali per l’attivazione della Struttura complessa di cardiologia pediatrica - che è comunque prevista in un atto deliberativo che la Giunta ha emanato nel momento in cui si è concesso l’ampliamento della pianta organica -, perché tutto questo è legato al processo di budget che si concluderà in questi giorni. La volontà è quella di andare avanti non appena avremo chiari quali saranno i trasferimenti dello Stato, le risorse disponibili per ciascuna azienda, un processo dunque che verrà rimandato alla sostenibilità economica che c’era a ottobre.
Dopodiché c’è da ribadire quanto abbiamo già detto anche in passato, ovvero che l’avvio della nuova struttura è stata pensata come il punto finale di quel processo organizzativo relativo alla Cardiochirurgia pediatrica (che prevedeva l’incremento dei posti letto intensivi e la formazione di personale dedicato). Una Cardiologia pediatrica autonoma non garantisce necessariamente una maggiore appropriatezza delle procedure operatorie. Già attualmente tutte le procedure sono il frutto del consenso tra tutti gli operatori, che ne discutono tutte le indicazioni. Questo meccanismo del consenso è quello indicato in letteratura scientifica e quello che desideriamo continui a rappresentare la metodologia di lavoro nell’Azienda. Ciò richiede affiatamento e collaborazione tra le parti.
Certamente, come in tutte le procedure consensuali, il maggior prestigio o la maggiore capacità tecnica possono influenzare le decisioni del gruppo, ma ciò avviene indipendentemente dal ruolo ricoperto, che sia primario o meno.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Mi dichiaro totalmente insoddisfatto della risposta dell’Assessore, sono due anni che pongo questo problema, e lo sono soprattutto per i dati, che appunto confermano le preoccupazioni da me indicate.
Il numero complessivo delle procedure chirurgiche effettuate all’interno della SOD sono state 192 nel 2009, nel 2010 sono scese a 160, quindi come nel 2008 quando il chirurgo era consulente a tempo parziale.
Inoltre nelle indicazioni dell’Assessorato non si stimano prevedibili incrementi significativi dell’attività operatoria. Ma il fatto che non si stimino aumenti è proprio dovuto alla organizzazione. L’assessorato dice: “Si prevede un sostanziale mantenimento dell’attività, non un potenziamento, in quanto la domanda non è oltremodo incrementabile…

PRESIDENTE. Mi scusi, Consigliere Binci. Consiglieri, vi chiedo la cortesia di parlare a bassa voce, grazie. Prego, Consigliere.

Massimo BINCI. Questo progetto parte da uno studio di fattibilità fatto dall’Azienda che prevedeva un modello organizzativo in cui si individuano 6-8 posti letto di terapia intensiva cardiaca pediatrica e 10-12 posti di degenza pediatrica neonatale, per 250 interventi all’anno.
Dall’analisi dei costi veniva proposta la realizzazione di una Unità operativa complessa, tarata per trattare 200-250 interventi l’anno con un costo iniziale di 1 milione e 700 mila euro e un pareggio attorno ai 200 interventi annui, inoltre con una seconda possibilità, una struttura di dimensioni maggiori con un costo di 3 milioni e 660 e un punto di pareggio con 370 pazienti annui.
Siamo a 160, quindi c’è una riduzione addirittura pari, ripeto, a quando il chirurgo veniva come consulente solo alcuni giorni la settimana.
Quindi vengono coperte le spese di tipo organizzativo sia per i posti letto che per il personale, ma sugli stessi posti letto vi sarebbe solo una redistribuzione delle responsabilità di gestione.
L’intero progetto andrebbe pertanto rimodulato. C’è la necessità di restituire l’autonomia alla Cardiologia pediatrica. Lei, Assessore, non può dire che la Cardiologia pediatrica autonoma non garantisce. Quando c’era una Cardiologia pediatrica autonoma c’erano 190 interventi a fronte di una consulenza part time. Inoltre con la soppressione della figura del dirigente di Cardiologia pediatrica autonoma - che essendo riconosciuta anche da tutti i territori delle regioni limitrofe produceva attrattività verso la Cardiochirurgia e Cardiologia pediatrica - i pazienti attualmente non hanno più un riferimento all’interno dell’ospedale.
Pertanto, Assessore, c’è un problema gravissimo. La mancanza di autonomia della Cardiologia pediatrica va ad inficiare tutti i grossi investimenti fatti su questo progetto. Un progetto, ripeto, che oltre a garantire l’alta specializzazione, garantisce anche una mobilità attiva nei confronti della Cardiologia pediatrica di Torrette, che è appunto un’eccellenza del centro Italia.
E’ dunque un progetto che rischia di diventare solo un costo e di essere sovradimensionato, quindi di far abbassare anche i livelli delle prestazioni che riusciamo a dare.
Pertanto, visto che abbiamo sia i posti letto che il personale, c’è solo da intervenire rispetto alla creazione di un posto di dirigente autonomo di cardiologia pediatrica. Non può essere che un costo di 90 mila euro per un dirigente non possa essere affrontato quando poi si continuano a sprecare 3 milioni di euro per una struttura che non viene utilizzata.


Interrogazione n. 304
del Consigliere Silvetti
“Richiesta apertura tavolo sindacale con l’Assessore alla sanità”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 304 del Consigliere Silvetti. Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Con tale interrogazione si chiede l’allargamento della discussione relativa alle problematiche sui trasporti sanitari. Problematiche che abbiamo già discusso e su cui abbiamo legiferato e lasciato la ricaduta ai regolamenti
Voglio subito aggiungere che un’interlocuzione c’è, si chiede di allargare il tavolo delle proposte alla parte sindacale Ugl. Ove non c’è naturalmente alcuna preclusione. E’ cioè per far presente che c’è un apposito gruppo di lavoro istituito per definire e distinguere i trasporti strettamente sanitari dalla altre tipologie di trasporto non strettamente sanitario (trasporti programmati). Questo tavolo sta ancora lavorando, dopodiché il lavoro si tradurrà in apposita regolamentazione. E naturalmente, visto che questo lavoro è ormai in fase di ultimazione, si dovrà prevedere un confronto sindacale. Quindi c’è la piena disponibilità a chiamare in causa anche l’associazione sindacale Ugl.
Una volta terminata tale attività - ripeto, ormai prossima - i relativi risultati saranno presentati e condivisi con i vari soggetti interessati, a partire dalle parti sindacali, per cui anche le associazioni di volontariato, le CRI, le Misericordie, come pure i cosiddetti privati che sono direttamente interessati, come ben sapete per la discussione che abbiamo fatto sulla legge, a questi trasporti.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Io, Assessore, sono stato costretto ad inoltrare questa interrogazione in quanto l’Ugl di Pesaro, che vanta oltre 8.000 iscritti, aveva formalmente chiesto di poter partecipare ad un tavolo riguardante una materia, come lei ha giustamente appena annunciato, sensibile e che dunque necessità di un’istruttoria importante.
Ritengo che l’Ugl a pieno titolo debba e possa stare al tavolo sia per quanto riguarda le valutazioni del caso sia per quelle proposte che possono arrivare dal territorio.
Come ha visto è un’interrogazione estremamente stringata e semplice e che chiede una cosa altrettanto semplice, cioè il coinvolgimento del territorio e di una rappresentanza sindacale che ha pieno diritto e piena legittimazione a rappresentare una parte importante del mondo del lavoro.


Interrogazione n. 212
del Consigliere Latini
“Quadrilatero Marche Umbria - Svincoli di Genga”

Interrogazione n. 267
del Consigliere Latini
“Grave situazione cantiere Quadrilatero asse Perugia-Ancona”

Interrogazione n. 293
del Consigliere Latini
“Quadrilatero Marche Umbria - Gravi problematiche”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 212, 267, 293 del Consigliere Latini. Ha la parola l’Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Io ho delle relazioni tecniche, che se lei vuole, Consigliere, le potrò consegnare, ma intanto preferisco risponderle a braccio, come peraltro da mia abitudine, per spiegarle un problema che è di grande rilevanza sia per la nostra regione che per la regione Umbria.
Sapete che ci sono da diverso tempo grandi problemi riguardo la società che sta gestendo i lavori sul ramo SS76, quindi diciamo sull’Ancona-Perugia-Roma. (…)

PRESIDENTE. Come? Sì, bene. Prego l’Assessore di avvicinarsi al microfono.

Luigi VIVENTI. Dicevo che sul ramo della Quadrilatero SS76 sono diversi mesi che si stanno registrando problemi riguardanti la società che stava gestendo i lavori, la società Btp per conto della Dirpa. La stessa è stata recentemente commissariata. E’ il Tribunale di Prato che si sta occupando della questione.
Ovviamente noi di fronte a questa problematica ci siamo preoccupati enormemente, perché un ipotetico fallimento di una società su un lavoro consistente che stiamo portando avanti nella nostra regione porterebbe a conseguenze nefaste per il progetto Quadrilatero, almeno per quanto riguarda l’Asse Ancona-Perugia-Roma.
Quindi ci siamo mossi nell’ottica - che io stesso, come Assessore delegato, ho ritenuto opportuna nel momento in cui si parlava all’interno della società Quadrilatero – di proporre una soluzione che potesse evitare il blocco dei lavori sul cantiere e al tempo stesso, per il futuro, la prosecuzione dei lavori stessi. La soluzione individuata era quella di una cessione del ramo d’azienda lavori pubblici della Btp e quindi il subentro di un’altra società.
Il Presidente Galia, che ho incontrato appena ieri, ci ha confermato che in effetti il commissario giudiziale si è mosso in questa direzione e che ormai ha praticamente concluso un accordo con la Società Impresa che dovrebbe rilevare questo ramo d’azienda attraverso alcuni passaggi. Come quello della costituzione di una beauty company, diciamo così, che ha in seno questi appalti, e poi l’acquisizione di questa società, appunto, da parte della Ditta Impresa. L’altra parte, invece, la BTP, per capirci, la bad company, andrà sicuramente verso il concordato preventivo.
Questa è la situazione dal punto di vista legale della vicenda.
Direi quindi che posso esprimere una cauta soddisfazione – ancora non ci sono gli atti firmati, ecco perché dobbiamo essere cauti – per essere riusciti ad evitare il blocco dei lavori e di conseguenza un fallimento ancora più grande sui cantieri più importanti della nostra regione.
Chiaramente, se anche tutto andasse a buon fine, non possiamo dimenticare che su quest’opera sono stati comunque registrati dei ritardi. Inoltre che non tutti i problemi si sono risolti; conoscete infatti la complessità di questi lavori, praticamente si deve bucare tutto l’Appennino da Serra San Quirico a Fossato di Vico, lì è tutta montagna, è la parte più difficile rispetto all’altro lato, la 77, dove le cose stanno invece proseguendo regolarmente.
E’ per questo che abbiamo sempre auspicato – che per la nostra quota azionaria è l’unica cosa che potevamo fare – che ci fosse una soluzione tecnica adeguata a un problema così grande e che la ditta che dovesse subentrare possa avere quelle capacità e caratteristiche per portare a conclusione un lavoro così impegnativo.
Oggi pertanto prendiamo atto di questi fatti sicuramente positivi rispetto ad altri accadimenti che, invece, avrebbero potuto essere veramente nefasti.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Brevemente per sottolineare come le caute parole pronunciate l’Assessore mostrano l’attenzione – e non è una frase di rito – che vi è da parte di tutta la Regione per non creare un’imbarazzante opera incompiuta. Un’opera incompiuta non voluta né dalla pubblica amministrazione né tanto meno da quel progetto iniziale da cui è partita la realizzazione delle due infrastrutture legate alla cosiddetta Quadrilatero.
E’ ovvio, però, che la situazione giudiziaria ha e sta ancora incardinando molte difficoltà, come detto anche dall’Assessore.
La strada scelta, quella della cessione per consentire la definizione delle opere, è molto giusta dal punto di vista dello snellimento di quel gravame giudiziario rispetto all’obiettivo amministrativo, ma ha sicuramente dei rischi. Ha fatto bene l’Assessore a sottolinearlo.
Anche se il tempo perduto in questo caso non è perduto, perché in realtà l’obiettivo finale è quello di vedere l’opera realizzata che permetta un collegamento migliore tra le Marche e il centro Italia e soprattutto verso la capitale. Insomma, per portare le Marche fuori da quella chiusura naturale che ha sempre avuto nel corso degli ultimi 50 anni.
Dunque la risposta che ci è stata data dall’Assessore è molto molto positiva.
Chiedo, se possibile, una maggior pubblicizzazione, non solo attraverso i mass media, ma anche attraverso una comunicazione a tutti gli enti locali e a tutti i soggetti interessati. Perché questo? Perché molti interpretano in senso pessimistico questi intoppi, che appunto non derivano né dalla Regione né dal soggetto che inizialmente aveva avuto l’incarico della realizzazione in oggetto, bensì da una serie di situazioni diverse e concomitanti legate all’attività di quest’ultimo.
Con il tempo ulteriore che servirà per concludere l’opera, la strategia individuata, ammesso che funzioni fino in fondo, a mio avviso deve essere fatta. Come pure ritengo debba essere mantenuto quello spirito di preventiva cautela segnalato dall’Assessore Viventi. Un fatto anch’esso positivo, perché denota come non vi sia né superficialità né tanto meno una falsa promessa rispetto ad un’opera che è veramente attesa da tutti i marchigiani.


Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi


Interrogazione n. 356
del Consigliere Silvetti
“Problematiche digitale terrestre”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 356 del Consigliere Silvetti. Ha la parola l’Assessore Giannini.

Sara GIANNINI. L’azione del Governo regionale in merito allo switch-off dal sistema di trasmissione televisivo analogico a quello digitale vuole favorire la realizzazione di un’operazione così delicata e complessa, di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico, senza disagi per gli utenti e salvaguardando l’emittenza locale, che rappresenta un patrimonio prezioso per la comunità delle Marche in termini di professionalità, competenze e occupazione.
Per questi obiettivi la Regione ha attivato da tempo un preciso percorso di lavoro intersettoriale per lo switch-off, coordinato sul piano operativo dall’Assessorato alle attività produttive per la rilevanza dei processi di innovazione tecnologica nella transizione al digitale terrestre, coinvolgendo anche l’emittenza locale e definendo una specifica task force interna.
Si ricorda che la pianificazione e l’attuazione dei processi di switch-off sono di competenza del Ministero dello Sviluppo e dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM). Il Ministero ha istituito il Comitato Nazionale Italia Digitale (CNID) con funzioni consultive a cui partecipano le Regioni.
Di seguito si elenca solo una sintesi delle principali azioni promosse dalla Regione Marche ai diversi livelli.
Conferenza delle Regioni
Il Governo regionale, fin dall’approvazione del Piano nazionale delle frequenze avvenuta nel giugno 2010 da parte dell’AGCM per conto del Ministero dello Sviluppo, ha investito la Conferenza delle Regioni della problematica delle interferenze con i segnali televisivi esteri.
A seguito di tale iniziativa il gruppo tecnico delle Regioni italiane ha approvato in data 28 luglio 2010 il documento che evidenzia le difficoltà sorte a seguito dell’attuazione da parte dell’AGCOM del piano di assegnazione delle frequenze per l’esclusiva assegnazione delle frequenze certe alle televisioni nazionali. Nel documento si evidenzia che non risulta rispettato il vincolo della riserva di un terzo dei canali irradiabili previsto dalla legge 249/1997 e ciò lascia le emittenti locali in una situazione di assoluta incertezza in riferimento alle possibili interferenze e all’effettivo utilizzo delle frequenze stesse. Il documento è stato approvato in data 14 settembre dalla Commissione tecnica delle Regioni e in data 23 settembre 2010 dalla stessa Conferenza delle Regioni. In tale documento si sollecita il Ministero dello Sviluppo Economico e l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni a rivedere l’assegnazione delle frequenze, evidenziando anche la possibilità di interventi ad adiuvandum in relazione a ricorsi presentati dalle emittenti televisive locali.
Ministero dello Sviluppo, AGCOM, CNID
In coerenza con l’impegno in sede di Conferenza delle Regioni, il 20 ottobre 2010 il Presidente della Giunta regionale Gian Mario Spacca, insieme al Presidente dell’Assemblea legislativa Vittoriano Solazzi, hanno evidenziato il problema delle interferenze direttamente al Presidente dell’AGCOM, Corrado Calabrò, sollecitando anche un incontro urgente al fine di venire a conoscenza delle frequenze che potevano essere effettivamente utilizzate dalle emittenti televisive marchigiane. Dalla data del 20 ottobre il Presidente Calabrò ha risposto solo a febbraio 2011, a cui è seguito un incontro in cui da parte di AGCOM è stata avanzata una prima proposta informale di 9 frequenze, non coordinate dall’Italia a livello internazionale – quindi assegnate ai nostri Paesi dirimpettai – da rendere disponibili nel territorio delle Marche (21, 22, 27, 28, 35, 41,46, 57 e 59).
Il primo elemento di criticità risulta la scelta di riservare alle emittenti locali frequenze che a livello internazionale, e sulla base di un accordo internazionale firmato nel 2006, sono state già assegnate ai Paesi dirimpettai, anche nel sistema analogico, in quanto nelle Marche si verificano seri problemi di interferenza tra i segnali televisivi italiani e di altri Paesi esteri (Slovenia, Croazia, Bosnia, Albania e Montenegro), come ad esempio avviene in alcune zone della Provincia di Pesaro-Urbino, del Monte Conero, e della Provincia di Fermo. Quindi hanno assegnato alle Marche per le emittenti locali frequenze che in base a un accordo internazionale sono assegnate a paesi esteri e che naturalmente anche se in questo momento non vengono totalmente utilizzate possono essere, in forza di quell’accordo, rivendicate.
In seguito alle prime rilevazioni strumentali effettuate è emerso che le frequenze, informalmente proposte dall’AGCOM nell’incontro al quale ha partecipato anche il Presidente dell’Assemblea legislativa oltre che il Presidente del Corecom, risultano pesantemente interferite dalle emittenti estere e quindi non idonee per affrontare efficacemente lo switch-off nella nostra Regione.
La Regione Marche, tramite il proprio rappresentante nominato al Comitato Nazionale Italia Digitale, ha esposto direttamente al Ministro dello Sviluppo Economico le criticità sopra riportate nella riunione del CNID del 14 aprile 2011. Evidenziando che in mancanza di una soluzione soddisfacente a queste problematiche la Regione non poteva avvallare la decisione del Ministero di pianificare lo switch-off nelle Marche nel secondo semestre 2011. Il Ministro Paolo Romani ha ribadito alle Regioni che non condividevano la pianificazione prevista che il CNID è un organismo di tipo consultivo. In sostanza ci ha detto: “ci dite che non siete d’accordo, ma noi se vogliamo lo facciamo lo stesso, dateci il vostro parere, poi faremo quello che riterremo più opportuno”.
In conseguenza di questo calendario di passaggio al digitale definito dal CNID e della indisponibilità del Ministero competente a rivedere il Piano nazionale di assegnazione delle frequenze, il Presidente della Giunta Regionale Gian Mario Spacca ha inviato il 28 aprile 2011 una comunicazione al Ministro Romani per evitare disagi agli utenti e tutelare l’emittenza locale, chiedendo di “individuare le frequenze da utilizzare con modalità condivise e secondo criteri che privilegino la reale disponibilità sul territorio regionale, con lo scopo di raggiungere l’obiettivo dello switch-off senza gravi danni per gli operatori locali e senza disagi per l’utenza”. Sottolineando che “l’incertezza delle informazioni, impedisce di avviare le azioni di accompagnamento al digitale che richiedono un tempo operativo congruo per prevenire i problemi che si potrebbero verificare”. Infine concludendo che “la certezza delle frequenze effettivamente utilizzabili senza interferenze è la condizione essenziale per una corretta, ordinata ed efficace transizione al digitale terrestre”.
Corecom
La Regione fin dal luglio 2010 ha attivato una proficua collaborazione con il Corecom Marche per seguire tutti i passaggi e le fasi del processo di transizione al digitale terrestre.
Tavolo e Action plan regionali
Pur considerando le competenze esclusive in capo al Ministero dello Sviluppo, la Regione Marche ha attivato un tavolo di confronto con le emittenti televisive locali per valutare le problematiche generali dello switch-off e definire il bando regionale a favore dell’emittenza locale.
Il Tavolo si è già riunito il 9 marzo 2011 e l’1 aprile 2011 ed è stato riconvocato per il 24 p.v. perché il 22 c’è una riunione convocata al MISE nella quale si dovrebbero chiarire alcuni aspetti che riguardano proprio le frequenze. Nell’ultimo incontro dell’1 aprile sono stati convocati anche i sindacati, con i quali c’era stato anche un precedente incontro, per affrontare le problematiche relative al personale delle emittenti. Al fine di garantire un’interfaccia presidiata, alla quale le emittenti possano segnalare problemi, inviare contributi o richiedere informazioni, è stata istituita la casella digitale.terrestre@regione.marche.it.
La Regione Marche per agevolare la capacità d’innovazione delle emittenti marchigiane sostenendo la transizione al digitale, per potenziare il sistema dell’informazione locale e lo sviluppo di nuovi contenuti e servizi su reti digitali, sta predisponendo un bando per incentivare la realizzazione di programmi di investimenti, materiali ed immateriali, tesi all’innovazione tecnologica delle PMI. Il bando intende incentivare l’acquisto di impianti e di attrezzature e l’acquisizione dei servizi necessari all’adeguamento tecnologico delle imprese per lo sviluppo di una completa filiera digitale per la produzione e la distribuzione di contenuti propri del settore audio-visivo. Altro obiettivo che la Regione Marche intende raggiungere con questo bando è promuovere una maggiore efficienza del mercato televisivo attraverso l’introduzione di nuove tecnologie e di favorire una maggiore apertura del mercato con la partecipazione di una molteplicità di operatori in grado di proporre contenuti innovativi di alto livello, contribuendo, in tal modo, al superamento del cosiddetto “digital divide”.
Il bando pone inoltre grande attenzione alla formazione del personale interno e alla salvaguardia dei livelli occupazionali dell’azienda, attraverso l’integrazione e la sinergia dei fondi comunitari FSE e FESR.
Per quanto attiene al primo aspetto, saranno ammesse le spese che l’azienda dovrà sostenere per la formazione del personale dipendente assunto a tempo determinato e indeterminato o con contratti di collaborazione, negli i ambiti strettamente connessi alla trasmissione in digitale e/o al settore audio-visivo.
Relativamente al secondo aspetto, il bando intende prevedere, con risorse FSE, un incentivo aggiuntivo per quelle aziende che dimostreranno di assumere nuove figure professionali o che provvederanno alla stabilizzazione del personale precario (a tempo determinato o con contratto) nell’arco del triennio successivo alla conclusione del progetto di investimento. Ciò al fine di contribuire ad evitare che i costi di riconversione che le imprese dovranno sostenere per la transizione al digitale si “scarichi” sulle fasce di lavoratori più deboli.
In merito al percorso che è stato attivato per ottimizzare lo switch-off entro il secondo semestre 2011 la Regione Marche ha individuato una action-plan che prevede molteplici azioni. Di seguito si elencano alcune delle principali:
· censimento degli impianti televisivi analogici presenti nel territorio marchigiano e del relativo stato autorizzativo in visione dello switch-off e assistenza per la conversione degli impianti montani;
· analisi della situazione delle frequenze utilizzabili con particolare riferimento alle interferenze della Croazia e della Slovenia;
· analisi della situazione della copertura televisiva nel territorio montano post switch attraverso simulazioni;
· bando per l’erogazione di contributi alle emittenti televisive;
· supporto tecnico alle azioni di sostegno alla transizione al digitale terrestre;
· servizi di assistenza post swich-off, collaborazioni con antennisti e installatori;
· attività di comunicazione nella fase pre e post switch-off ai cittadini;
· collaborazione tra i diversi livelli istituzionali.
Per realizzate tali azioni è stata attivata una task-force intersettoriale tra tutte le strutture regionali interessate: Gabinetto del Presidente, Industria e Artigianato, Sistemi informativi e telematici, Attività normative-istituzionali e altri ancora.
Tale action-plan può agevolare e accompagnare la transizione al digitale terrestre nelle Marche. Tuttavia è bene ricordare, in conclusione, che i rischi maggiori dello switch-off, di disagi per gli utenti e di oscuramento delle emittenti locali per interferenze, sono collegati al piano nazionale di assegnazione delle frequenze, la cui revisione, più volte sollecitata, è di stretta competenza del Ministero dello Sviluppo Economico e di AGCOM.
Voglio anche dare notizia di un decreto del Ministro per l’istituzione della task force regionale che accorpa l’area 10 delle Marche all’area tecnica 11 che comprende Abruzzo, Molise e provincia di Foggia. Le notizie informali che abbiamo è che la nostra task force non doveva includere altre regioni per consentirci il passaggio in breve tempo. Perché se ci mettono insieme ad altre regioni il nostro passaggio si rallenta e quindi perderemo la possibilità di utilizzare frequenze che in questo momento potrebbero essere libere ma che nel frattempo vengono assegnate a quelle regioni che possono partire prima.
Sembrerebbe che questa decisione sia stata assunta su pressione della Rai, in quanto ad oggi nella nostra regione non risulta nemmeno indisponibile un canale assegnato da destinare al canale Rai riservato ai contenuti digitali. Nelle altre regioni sembra invece sia stato previsto un canale apposito rispetto ai canali destinati alle frequenze.
Questo problema la dice lunga sulla reale disponibilità delle frequenze assentite nel nostro territorio legate alle interferenze dei paesi dirimpettai.
Per concludere la risposta a questa interrogazione voglio sottolineare che siamo molto preoccupati di questa situazione. Pur sostenendo le emittenti televisive che diventeranno gestori di rete, rileviamo essercene altre che non possono sostenere questo sforzo organizzativo e di innovazione. Dobbiamo rilevare anche la potenziale assenza della disponibilità delle frequenze, che in questo momento sono assegnate ad altri stati con accordo internazionale e non sono utilizzabili dall'Italia. Se ciò fosse confermato, questo non consentirebbe, pur avendo sostenuto gli investimenti, il passaggio al digitale, la formazione degli operatori e l'utilizzo di queste frequenze in modo certo. Se l’Albania o il Montenegro o la Serbia rivendicassero l’assegnazione di quelle frequenze, e quindi l’utilizzo, noi dovremmo spegnere i canali. E già da adesso potremmo avere interferenze tra l’Emilia Romagna e le Marche – cosa già verificata anche dai nostri colleghi emiliani romagnoli –. Quindi stiamo cercando di lavorare affinché il MISE prenda atto che le frequenze in questa maniera non possono essere assegnate perché mettono in crisi l’informazione locale che, nell’accezione di tutti, è un’informazione che consente sia un legame più forte ai territori sia un’autonomia molto forte degli stessi soggetti di informazione.
L’altra questione che voglio sottolineare è questa. Noi stiamo definendo il bando, nella riunione del 24 porteremo anche le linee che abbiamo definito e per offrirle poi agli operatori televisivi e alle parti sociali. Inoltre sottolineo che funzioni vengono assegnate e finanziate attraverso il bando in regime di de minimis. Altrimenti verrebbe considerato aiuto di Stato e andrebbe in corso alla comunicazione a Bruxelles. Sarà un bando dedicato strettamente alle emittenti televisive - che nelle Marche sono complessivamente 9, ma che si pensa potrebbero essere 4 o al massimo 5 - che decideranno di completare un percorso che avevano già avviato per la sistemazione degli impianti e delle attrezzature, anche riguardo alla legge Gasparri che impone nei tre anni alcuni atti e investimenti, pena l’impossibilità a trasmettere.
Quindi c’è un fortissimo fermento e una grande preoccupazione dei gestori e delle emittenti televisive. Ma anche dei lavoratori, infatti la crisi incide molto sui contratti pubblicitari, soprattutto di quelli del calcio locale che in genere vengono normalmente chiusi per il mese di luglio. E non avendo i contratti pubblicitari già le emittenti televisive hanno annunciato che potrebbero procedere a riduzione di personale o a cassa integrazione e addirittura alla chiusura dei contratti a tempo determinato, dei contratti a progetto, che in quell’ambiente sono i maggiormente utilizzati.
Ripeto, c’è una reale preoccupazione, quindi vorremmo che ci fosse un contributo corale affinché al Governo arrivasse una voce univoca dalle Marche che consenta di rivedere il piano nazionale di attribuzione delle frequenze.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Mi dichiaro soddisfatto della risposta peraltro estremamente articolata dell’Assessore Giannini, da cui però ravviso un senso di preoccupazione per la situazione attuale che è piuttosto grave non soltanto per quella assegnazione delle cosiddette frequenze patacca, cioè frequenze inutilizzabili e quindi sostanzialmente una finta risoluzione del problema.
Ho appreso con soddisfazione che certamente non per merito della mia interrogazione ma comunque contestualmente ad essa è stato istituito un Tavolo, che auspico sia permanente, composto, se non erro, non solo da organizzazioni sindacali…(…) però ho visto che la vicina Umbria in questo frangente si è attivata istituendo appunto un Tavolo permanente costituito non solo dagli enti locali ma anche da tutte le emittenti televisive sia private che pubblica. Infatti in gioco non c’è soltanto la questione di un servizio pubblico, ma è anche un fatto occupazionale, imprenditoriale, insomma è proprio il soddisfacimento di un servizio pubblico autentico e per certi versi primario.
Quindi l’appello che faccio è di rendere edotta l’Assemblea non solo di quello che sarà il proseguo dei lavori di questo Tavolo, ma anche riguardo i risvolti e del cosiddetto braccio di ferro con il Governo. L’invito è anche quello di attivare tutte le procedure necessarie affinché venga salvaguardato il servizio pubblico, quindi il diritto degli utenti, e il fatto occupazionale che non è assolutamente secondario. E attivare anche forme di contenzioso, se necessario, perché la Regione Marche proprio per questo motivo di accorpamento potrebbe subìre quei ritardi denunciati poco fa dall’Assessore, e dunque veder vanificato un vero e autentico processo di sviluppo tecnologico a discapito del diritto di informazione.



Proposta di legge n. 27 (2^ relazione)
della Giunta regionale
Nuova titolazione: “Riordino degli Enti regionali per l’abitazione pubblica”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 27 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. Dopo una navigazione perigliosa giunge a compimento una parte di quel progetto di legge che inizialmente comprendeva anche gli Ersu. Infatti arriva in questa sede solo per quanto riguarda gli Erap, un impegno preso nell’ultima seduta assembleare quando abbiamo prorogato gli organismi fino al mese di ottobre. Siccome su questa parte avevamo registrato una condivisione sostanzialmente unanime, abbiamo detto che avremmo proceduto per accelerare l’approvazione della legge, dopodiché procedere al rinnovo dei consigli di amministrazione. E così abbiamo fatto.
La proposta in Commissione ha raccolto una larga convergenza. Vado quindi ai contenuti.
La proposta di legge avanzata dalla Giunta prevedeva l’introduzione del governo mediante i direttori, invece in Commissione abbiamo elaborato un testo che conferma la presenza dei consigli di amministrazione. Riteniamo sia questa la forma più democratica ma anche la più efficace ed efficiente per il governo di situazioni complesse, come appunto la problematica delle case popolari all’interno di un territorio diffuso come quello marchigiano.
E’ stata inoltre modificata la composizione dei componenti che viene ridotta da 5 a 3. Vengono nominati dall’Assemblea legislativa di cui uno è della minoranza. Non si è invece ritenuto di accogliere la proposta avanzata dal Cal che propone sempre 3 componenti, però uno nominato dall’Assemblea legislativa con funzioni di Presidente, uno dal Comune capoluogo e uno dalla Provincia. A noi sembra più giusto che sia l’Assemblea legislativa a nominare tutti e tre i componenti, sia per garantire la presenza della minoranza in tutti gli enti, sia perché i Consiglieri regionali, che sono eletti su base provinciale, già di fatto rappresentano il territorio. Una ulteriore prerogativa ai Comuni capoluogo potrebbe significare quel privilegio che nel corso degli anni si è trasformato in un maggior intervento di case popolari proprio in quei comuni che, in alcuni casi, non ne avevano un bisogno prioritario.
Vi è inoltre una riduzione ulteriore del 10% delle indennità, che si va ad accumulare ai due tagli già introdotti dai vari Governi, sicché si va ad una riduzione complessiva delle indennità di circa il 30%.
A tale proposito voglio cogliere l’occasione per sollecitare una revisione generale delle indennità nei vari enti, associazioni, consorzi, ecc.. Perché magari si concentra l’attenzione su alcuni, ma poi rimangono fuori proprio quegli enti che pur avendo una minore valenza e un minor impegno hanno in alcuni casi indennità anche superiori di quelle di cui stiamo discutendo.
E la discussione fatta sui costi della politica - che io chiamerei i costi della democrazia del governo di una situazione complessa – è stridente con alcune tematiche che riguardano i compensi e gli stipendi di dirigenti e direttori. Ormai c’è un divario enorme. Noi discutiamo di poche decina di migliaia di euro a fronte di centinaia di migliaia di euro dei costi di un direttore con impegni e ruoli che non sono proporzionati a quelli di altri dirigenti che ne hanno di ben più impegnativi.
Su questo credo debba essere fatta una riflessione. Per cui impegniamo la Giunta a rivedere l’inquadramento dei direttori dei vari enti, che non necessariamente devono essere riferiti al massimo livello regionale.
Inoltre impegniamo la Giunta a fare entro sei mesi un progetto di riorganizzazione dei vari Erap per far sì che ognuno di questi si specializzi nella progettazione. Oggi ogni Erap fa tutto, quando invece avremmo bisogno di una specializzazione, ad esempio, sulle progettazioni e realizzazioni di edifici con nuove tecnologie oppure sui recuperi. Tutte problematiche che vanno affrontate, appunto, con una forte specializzazione affinché si possa migliorare la capacità progettuale e di realizzazione degli edifici.
Il parere espresso dal Crel, con nostra gradita sorpresa, è stata una presa d’atto, considerato il parere precedente che aveva avuto invece qualche incoerenza.
Mentre il Cal, come dicevo, ha dato un sì a condizione che, ossia chiedendo che la nomina dei componenti del Consiglio di amministrazione sia prerogativa anche del Comune capoluogo e della Provincia, cosa che, ripeto, la Commissione ha ritenuto di non condividere, confermando la nomina solo da parte dell’Assemblea legislativa.
Con l’approvazione di questa legge per il momento chiudiamo la discussione su tale questione, ma ritengo dovrà essere ripresa proprio in merito alla sostanza. E lo dobbiamo fare con più tranquillità, perché questa problematica, secondo me, l’abbiamo affrontata non del tutto bene, ne abbiamo esaminato un punto minore.
Infatti il problema principale è come si può fare oggi in Italia un’efficace politica della casa. Questo è il punto! Ormai da troppo tempo - mi pare siano venti anni - vi è una totale assenza di una politica nazionale vera su questa problematica. E questo a fronte di un continuo perdurare di gravi situazioni, ad esempio i Comuni hanno difficoltà a procedere agli espropri su cui il costo delle aree incide tantissimo, altri hanno esaurito le zone 167. Insomma c’è tutta una problematica molto complicata.
Inoltre dobbiamo considerare che la crisi economica ha impoverito i ceti medi e quindi vi è anche difficoltà a sostenere i canoni. Basti vedere che in molti comuni il numero delle famiglie che chiedono contributi per pagare l’affitto è aumentato enormemente.
E’ dunque un problema molto serio. Molto, molto serio!
L’altro dramma è quello dei giovani. Con i lavori precari a cui sono sottoposti non danno garanzie alle banche, quindi se non hanno una famiglia forte dietro le spalle fanno fatica a comprare una casa e a farsi una famiglia. Poi magari vediamo che in Italia i matrimoni sono sempre più in crisi ecc. ecc..
Quindi, primo, una efficace politica della casa, ma poi anche una più efficace politica della manutenzione delle case popolari. E’ vero che sono enti in pareggio, non pesano sul bilancio regionale, ma questo è avvenuto a scapito della manutenzione. Quando il Consiglio regionale negli anni passati bloccò l’aumento dei canoni venne anche meno quella risorsa adeguata per la manutenzione. Sicché bene ha fatto questa Assemblea legislativa in sede di assestamento a sbloccare parzialmente questo aumento dei canoni, in quanto ha permesso di rimpinguare un po’ le casse.
Il problema della manutenzione è dunque sicuramente importante, anche perché molti edifici sono stati costruiti negli anni ‘50-’60, quindi mancano di efficienza e così via.
Occorre inoltre trovare forme giuridiche che permettano di arrivare, in tempi non lunghissimi, a ristrutturazioni radicali – alla francese, dico io - di quei quartieri popolari costruiti negli anni ‘50-’60, che oggi hanno bisogno di essere demoliti e ricostruiti. Se vogliamo fare cose serie questa è la verità! Se invece vogliamo fare cose all’italiana, dove non si tocca niente ma poi non si risolve neanche niente, teniamoci pure questi quartieri obsoleti che poi finiranno prima o poi per crollare da soli!
Dobbiamo quindi avviare una discussione per addivenire ad una forma migliore. Possiamo ad esempio valutare se fare una riforma radicale oppure se è meglio arrivare a società comunali o a una società regionale. Però il punto fondamentale è in ogni caso quello di trovare le risorse per dare veramente attuazione ad un piano per costruire nuove abitazioni per i nostri cittadini.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Il collega Perazzoli ha illustrato in maniera veramente accurata quella che è stata la lunga discussione nella nostra Commissione. Sede in cui abbiamo affrontato un dibattito serio su questi temi, in particolare su questo atto che riguarda lo strumento della gestione, ovviamente nei limiti delle competenze che la legge ci conferisce. Ritengo, collega Perazzoli, che la Commissione abbia svolto un ottimo lavoro, anche perché ci siamo trovati a concordare sulle finalità, sugli obiettivi e sugli strumenti.
Voglio qui precisare la posizione iniziale che avevamo espresso quando in Commissione avevamo audito le Province. Ebbene, la posizione del gruppo PdL era proprio quella di conferire la potestas della gestione delle politiche abitative alle Province. E ciò nell’ottica – ne ha parlato anche il collega Perazzoli - delle procedure di cartolarizzazione, della possibilità di far entrare questo patrimonio nella disponibilità di un ente intermedio che ha una visione e un controllo - finché ci saranno - del territorio. Quindi un qualcosa a metà tra una strategia economica e una strategia sociale, come è stato ben detto. Le Province, con presidenti di un po’ tutti i colori, all’unanimità erano d’accordo su questa impostazione, come, ripeto, lo eravamo anche noi.
In Commissione discutevamo sempre di quali sono gli oneri soprattutto delle manutenzioni – così come ora ben descritto -. Bèh, pensate che se noi regalassimo, guardando i dati,- metà degli alloggi agli attuali inquilini – regalassimo! - probabilmente avremmo un risparmio di milioni di euro solo perché non dovremmo provvedere come soggetto pubblico alle manutenzioni. Questo però fa parte di una strategia più complessiva, una strategia che sulla casa manca. Noi abbiamo cercato di arginarlo con il piano casa per incentivare chi doveva, anche come imprenditore, investire in questo settore. Comunque i limiti delle strategie e delle possibilità della programmazione che abbiamo in mano li conosciamo sicuramente. Pertanto si può fare di più, è una strategia che riguarda molto il bilancio della Regione.
Seppure quella posizione iniziale, un po’ nostra e un po’ delle Province, consentiva comunque – permettetemi di dirlo - di superare quella impostazione centralistica che mi pare avesse qualche gruppo, forse lo stesso Presidente Spacca quando ci aveva proposto la centralizzazione sia dell’Erap che dell’Ersu, oggi siamo certamente soddisfatti dell’approdo che abbiamo raggiunto. Perché si àncora al territorio, in questo caso al territorio provinciale, la visione della programmazione, della gestione, come era con i vecchi istituti, però lo ancoriamo alle province. C’è una garanzia di partecipazione democratica e politica a questa gestione, ma contemporaneamente c’è anche una riduzione dei costi e indennità. Dunque è quello che vuole il cittadino. Togliere questo collegamento non porterebbe da nessuna parte.
E’ un atto che sollecita alla responsabilità di noi Consiglieri quando faremo le nomine e quando si costituiranno i consigli, snelli, composti da tre Consiglieri, come ha detto il Consigliere Perazzoli. Insomma, si risponde veramente a un’esigenza di austerità e di rappresentatività.
Quindi siamo sicuramente soddisfatti di questa proposta. Ci abbiamo lavorato insieme. Abbiamo ascoltato l’apporto dei territori, della parte sindacale, dei lavoratori.
Insomma, per quest’Aula credo che sia un buon momento per rispondere anche a certe esigenze di ridimensionamento degli apparati, che è appunto quella razionalizzazione che, ripeto, vuole il cittadino.
Pertanto esprimo una particolare soddisfazione, sperando poi che quando si metterà mano, Assessore Luchetti, alla organizzazione degli Ersu ci si ispiri un po’ anche a quell’iter che abbiamo percorso per arrivare oggi all’approvazione di questa proposta di legge.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Intanto ringrazio tutta la Commissione, ma soprattutto ringrazio il Consigliere Perazzoli - anch’io ho partecipato a qualche seduta come suo sostituto -per aver attivato, attraverso il dibattito, un lavoro lungo, delicato e molto coerente, riuscendo a portare oggi in Aula un testo condiviso anche dall’opposizione. Per cui, anche dalle parole pronunciare del Consigliere Massi, mi pare si possa andare tranquillamente a votare questa legge.
Voglio però ripetere per l’ennesima volta - l’ho già detto qualche seduta fa sempre qui in Aula - che questa riforma mantiene una coerenza piena con quel dibattito che noi avevamo sviluppato anche nella precedente legislatura. Cioè la Giunta regionale di allora, come quella di oggi, aveva posto in discussione la verifica rispetto all’efficacia dei suoi enti strumentali. Si era parlato di Ersu, Erap, Erf, Assam già molti mesi fa, per cercare di capire se questi enti fossero ancora efficaci a rispondere alle finalità per cui la legge li aveva costituiti, appunto, come enti strumentali.
Poi c’è stato anche un momento aggiuntivo. Cioè che la vicenda della riforma possibile o meno degli enti strumentali si era incrociata con l’esigenza di ottenere risparmi a fronte dei minori trasferimenti. E questa partita, come ricorderete, andò dentro la manovra interna che la Regione fece per ottenere quegli 8-9 milioni di euro di risparmi. Risparmi che ha poi ottenuto, a partire da questioni un po’ più rilevanti come la sanità e altri servizi e giù fino ad arrivare agli enti strumentali.
Per cui oggi la proposta che portiamo qua non è altro che un compitino. Come diceva Perazzoli, infatti, non è una riforma completa, anzi, gli spunti che lui ci ha dato nella sua stessa relazione sono interessati al fine di continuare il dibattito rispetto alla politica per la casa. Egli ha fatto riferimento a maggiori manutenzioni da realizzare nelle residenze popolari e addirittura alla necessità di demolizione e ricostruzione di interi complessi popolari che sono abbastanza in degrado.
Quindi oggi abbiamo portato in Aula una proposta di legge del tutto coerente con un dibattito, una proposta che verifica e mantiene queste strutture sul territorio, in quanto le più efficaci, secondo me, a continuare a svolgere quel lavoro rispetto alla politica per la casa, e allo stesso tempo ottenere un certo risparmio.
E’ chiaro che la Commissione e l’Assemblea legislativa scelgono di mantenere i Cda ridimensionati e meno costosi nei territori. E continuano a considerare che questa struttura ha prodotto iniziative interessanti e una buona politica per la casa. Dopodiché da oggi deve partire anche una proposta di ulteriore riflessione rispetto al futuro che dovranno avere tali strutture.
Come ricordava il relatore di maggioranza, ci siamo accorti, anche incontrando gli Erap, di un punto debole, ossia che la vicenda del bilancio a pareggio è perché le manutenzioni sono scarse. Bisogna correggerlo. Ma allo stesso tempo ci siamo accorti, però, come ricordava il Consigliere Massi poc’anzi, che trasferire alle Province la competenza piena sarebbe stato un errore, per la necessità di svolgere in maniera più intrecciata una politica regionale per la casa con degli enti strumentali efficaci.
In ogni caso aver prodotto una riduzione dei Cda, rendendoli più snelli, una riduzione delle indennità del presidente, i direttori nominati dalla Giunta, inoltre, punto importante perché arriva direttamente da una indicazione degli Erap stessi, arrivare entro sei mesi con un regolamento della Giunta all’individuazione di uffici tecnici centralizzati per ulteriori riduzioni di spese, ritengo possa essere un altro passo in avanti verso una riforma sempre più compiuta, una modifica sempre più attenta alle esigenze della politica per la casa da parte di questa Regione.
Insomma mi pare che alla fine, nonostante le polemiche di qualche seduta fa, oggi in Aula arriva una proposta discreta e soprattutto coerente con quel dibattito sviluppato attorno a questi temi in questi anni da questa Assemblea legislativa regionale.

PRESIDENTE. Ho iscritti a parlare i Consiglieri Marangoni, Trenta, Romagnoli, Latini, Bucciarelli, Eusebi.
Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Rispetto a quanto ho sentito finora il mio intervento direi che è fuori dal coro.
In prima Commissione, di cui faccio parte, abbiamo iniziato a lavorare su questa proposta di legge in autunno, quindi circa nove mesi fa. Inizialmente questo provvedimento, come ben sapete, includeva anche il riordino dell’Ersu, di recente scorporato e sul quale la Commissione sta ancora ragionando e discutendo.
La proposta di riordino dell’Erap, così come ci è pervenuta dalla Giunta, è finalizzata, direi esclusivamente, ad un contenimento dei costi, dovrebbe comportare un risparmio attorno ai 120-125 mila euro. Ma se qui teniamo conto anche del fatto che in Commissione abbiamo ascoltato decine e decine di persone (presidenti, dirigenti dell’Erap, ecc.) provenienti da tutta la regione, quindi con aggravio di viaggi e trasferte, e aggiungerei anche di costi ambientali, sì, perché venendo con la macchina ad Ancona hanno inquinato – Consigliere Cardogna, spero apprezzerà questo mio appunto ambientale, come le ho sempre detto, io sono un profondo ambientalista –, il risparmio si affievolisce.
Però non è tanto questo il punto - anche se 120 mila euro con i tempi che corrono non è che si buttano via -, la mia perplessità su questa legge è basata su altri aspetti.
Ovvero, è sfuggita alla Giunta l’opportunità e direi la necessità di riformare l’Erap, così come ho sentito dire poco fa in maniera esplicita dal Consigliere Perazzoli.
A mio avviso la Giunta avrebbe dovuto e potuto abolire in toto l’Erap - l’Erap andava abolito! – e trasferire la proprietà e la gestione del patrimonio abitativo direttamente ai Comuni. Magari organizzando la gestione zona per zona nei Comuni capofila. E’ infatti il Comune l’ente pubblico più vicino ai cittadini, è quello l’ente che conosce perfettamente, o almeno dovrebbe conoscere, le esigenze abitative delle persone che abitano in quei contesti comunali.
Teniamo tra l’altro presente che già oggi nelle Marche circa un terzo delle case popolari sono di proprietà dei Comuni, mentre i rimanenti due terzi di proprietà dei cinque Erap. E anche la gestione di questo terzo è normalmente affidata all’Erap.
E quello che ho prospettato in realtà già esiste, non è una novità. La Regione Emilia Romagna ha trasferito proprietà e gestione dalla Regione ai Comuni. Loro dunque lo hanno già fatto.
Quali sarebbero i vantaggi? La capillarità, la conoscenza da parte dei Comuni a livello specifico delle esigenze abitative, molto più della Regione o della Provincia, e contemporaneamente una osmosi professionale, cioè il personale degli uffici tecnici dei Comuni insieme al personale degli uffici tecnici degli Erap, trasferendo il personale dell’Erap (che nei cinque provinciali sono circa 210 persone) ai Comuni.
In via del tutto subordinata ed eventuale – ma sottolineo subordinata ed eventuale - avrei anche potuto accettare una mediazione, cioè un decentramento parziale almeno del coordinamento dalle Regioni alle Province, come accennava il collega Massi, ma la gestione comunque deve essere comunale; tra l’altro questo era stato chiesto, come ha ricordato il collega Massi, dall’Upi Marche, per bocca della Presidente Casagrande, e dall’Uncem Marche.
Io penso che le Province siano enti assolutamente inutili e costosi, quindi andrebbero abolite, però, visto che già ci sono e che nessuno in realtà le vuole abolire, a questo punto dandogli finalmente una funzione utile gli avremmo potuto dare anche una qualche utilità.
Invece con questa proposta di legge, che l’Assemblea legislativa si accinge ad approvare, avremo ancora la centralizzazione a livello regionale sia del coordinamento che della gestione. Quindi nulla cambia se non una rimescolata dei costi, che comunque per me va bene, attenzione, non è che mi fa schifo, meglio di niente è. Comunque il tutto alla faccia del federalismo delle politiche abitative!
Penso che ormai si sia ben compreso che la mia contrarietà a questa proposta non è motivata dalla volontà di mantenere lo status quo, assolutamente, però recrimino la mancanza di coraggio da parte della Giunta nel non aver operato un cambiamento reale, radicale ed efficace. Insomma, alla fine la Giunta ha proposta una leggina poco efficace e la Commissione in nove mesi ha partorito qualcosa di poco serio, un topolino, anzi, come mi ha suggerito il mio amico Consigliere D’Anna, ha partorito, per dirla alla marchigiana, una piccola pantegana!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Noi riteniamo che tutto sommato si possa essere d’accordo e quindi votare a favore del provvedimento, però c’è un’osservazione da fare, è una annotazione critica di quando si parla di sociale.
L’ex Ina, poi Iacp ed oggi Erap, nel percorso storico evolutivo dell’economia nazionale ha una sua logica. Il livello statale centralizzava questo tipo di rapporto con quello sviluppo che poi cavalcò il ventennio. (…) Sì, sì, va riconosciuto il merito a chi credeva in quel tipo di sviluppo al tempo delle bonifiche agrarie, al tempo delle grandi concentrazioni di popolo che si spostavano nei centri cittadini poi diventate grandi aggregazioni urbane e aree metropolitane.
Quando si affronta una simile problematica, lo dico anche al mio capogruppo Massi, va fatta una riflessione nella completezza della legge, in quanto una legge viene poi calata sulla pelle dei cittadini che pensano di poter beneficiare di qualcosa.
Allora se l’operazione di maquillage amministrativo, ovvero, se razionalizzare le spese dei consigli di amministrazione significa poi dare lo stesso prodotto, potrebbe non trovarci d’accordo. Perché dico questo? Ed ecco la riflessione sul sociale. Chi è e quale spaccato della società va ad essere direttamente coinvolto e interessato a quello che rappresenta un Erap, sia esso a livello provinciale sia esso a livello di valore centrale, come sosteneva un partito di maggioranza? Io generalmente sono per il buon governo e per il buon governo faccio allora questa riflessione. Ossia su cosa significa amministrare quel tipo di spaccato di società e con quel tipo preciso di persone – io ho fatto il tecnico degli Iacp quindi ne parlo con connotazione professionale -. L’Assessore Donati conosce le case popolari di Acquaviva ristrutturate all’epoca, con l’ausilio del sottoscritto che si recava lì e dentro le vasche da bagno anziché i prodotti per la doccia trovava terra con basilico, erbetta, cipollina, invece sul lastricato solare c’era la gallinella, il coniglio! Cioè tutto questo…(…) no, è sempre per affetto, Assessore, mi consenta!
L’housing sociale è nato nel nord Europa. Ed ecco come vado a coniugare le due cose nella riflessione. A volte noi estrapoliamo un concetto con una sigla dimenticando che l’ente regionale delle abitazioni pubbliche investe un comparto di società dove c’è un rapporto economico importante. Allora tutte quelle segnalazioni che facciamo con tutto questo ben parlare, elucubrazioni o noiose citazioni per i più, dovrebbero tenere ben precisa una cosa in senso amministrativo. Nel housing sociale il Comune e il costruttore vanno a indicare il prezzo calmierato e la soluzione dei materiali. Delle indicazioni sono state date in tal senso ma alla fine la battaglia era solo ridurre il numero e centralizzare in Ancona, quindi in sostanza una legge Ancona-centrica. Per cui siamo stati ben contenti di fare una battaglia che ha portato ad una giusta rappresentazione territoriale sia per il sud dell’Emilia Romagna sia per il nord dell’Abruzzo. E’ cioè molto più democraticamente e geograficamente distribuita…(…) Ecco, sì, anche per l’est dell’Umbria alto maceratese, come giustamente consiglia il Consigliere Marangoni.
Quindi è una vittoria di chi ha voluto la buona rappresentanza territoriale, ma resta comunque una cosa incompleta per quanto riguarda i contenuti amministrativi in mano a un consiglio di amministrazione.
Dunque per dare completezza a questa legge ritengo debba esserci un approfondimento successivo, tenendo sempre in maggiore considerazione quelli che saranno i centri sociali che usufruiranno del controllo amministrativo e di sviluppo abitativo controllato dall’Erap.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Brevemente perché alcune considerazioni, in particolare quelle del collega Marangoni che mi ha preceduto, sono condivisibili, in quanto rappresentano la mia parziale soddisfazione, e quindi di quella del Gruppo Futuro e Libertà, per questo atto.
E’ una parziale soddisfazione perché poteva essere un’opportunità meglio colta in favore dei territori, quindi anche di una riflessione più generale sulle politiche abitative, ed in favore di quella spinta principale che ha mosso questa revisione, cioè il contenimento della spesa e della razionalizzazione.
Non nascondiamoci, infatti, che nella regione si era creata molta aspettativa – sui giornali, sui proclami, per gli annunci dello stesso Presidente della Giunta - per la revisione di questi due enti strumentali, Ersu e Erap.
E debbo dire – ne rendo atto sia alla Presidente Ortenzi, che oggi purtroppo è assente, sia al relatore di maggioranza così come al relatore di minoranza – che la Commissione ha lavorato a lungo e con grande approfondimento sui temi Ersu e Erap, fino a pochi giorni fa uniti ma poi si è ritenuto di dividerli e mandare avanti l’Erap.
E posso anche dire, per la percezione che ho avuto, che il collega Perazzoli avrebbe probabilmente osato di più, infatti il pensiero che ha espresso andava proprio nella direzione indicata anche in alcune audizioni. Soprattutto quella dell’Upi, attraverso l’audizione indetta dalla Presidente Casagrande, e successivamente ribadita anche dal Presidente della Provincia Cesetti, che aveva annunciato un ordine del giorno al Cal, che credo non sia stato neanche posto ai voti, ma che comunque andava nella direzione di una forte rivendicazione delle Province e addirittura dei Comuni capoluogo che dovrebbero assumere non solo la proprietà, il patrimonio – come dicevo, occorre una revisione di tutta la normativa - ma anche la gestione degli Erap. Quindi una sostituzione vera e propria di quello che, invece, è tornato ad essere centralismo.
Quindi i mesi passati a discutere in Commissione, seppure siano stati mesi fecondi e che hanno portato sicuramente a delle riflessioni importanti, è anche perché c’è stato un andirivieni di posizioni contrastanti nella maggioranza. Cioè, come Penelope, noi tessevamo poi il giorno c’era qualche proclama sui giornali andava in un’altra direzione, la maggioranza faceva le sue riunioni e il collega Perazzoli da bravo mediatore drizzava il colpo. Alla fine si è infatti arrivati ad una sorta di atto di mediazione, anzi, ad un atto intermedio.
Questo atto inizia un percorso, ci sono sei mesi per il regolamento, per l’accorpamento di determinati servizi e uffici, in direzione certa della razionalizzazione e del contenimento dei costi, in direzione sicuramente di una diminuzione delle indennità, delle spese e della competenza professionale dei direttori che dovranno essere reperiti dalla struttura, però, ecco, è un percorso che inizia, perché la maggioranza non ha avuto la forza e il coraggio di portare a termine quello che invece, a mio avviso, doveva essere concluso in maniera efficace, meglio e fin da questo momento.
Ossia, o si deponeva per dare la gestione – e questa non era una soluzione peregrina, io consiglio di rifletterci, è da qui la nostra posizione di astensione – in favore delle Province e dei Comuni, che di fatto gestiscono le politiche abitative, la “patata bollente” dell’edilizia pubblica residenziale, infatti, è in particolare per i Comuni. Diciamolo. E’ così. La Casagrande addirittura diceva: “rivediamo tutto, facciamo un ampio censimento degli immobili a disposizione, perché ci sono degli immobili invenduti che potrebbero con delle convenzioni essere reperiti, quindi non è detto che ci sia bisogno di altre costruzioni e altro cemento”. Insomma tutta una riorganizzazione che però non è avvenuta. Per cui, dicevo, o poteva andare in quella direzione, oppure andare nella direzione di una forte riorganizzazione, che non avremmo approvato, ma che poteva portare ad una maggior centralizzazione con il famoso Erap unico, Ersu unico, per il quale la discussione è ancora aperta.
Si è invece scelto di salvare capra e cavoli e quindi di fare una sorta di mediazione. Sicché da cinque si è arrivati a tre, i territori sono parzialmente tutelati, e la voce rimane, perché comunque ci sono i consigli di amministrazione ancora provinciali e territoriali, ma ai Comuni e alle Province non è stato dato quello che chiedevano, i costi sono stati ridotti perché chi andrà ad amministrare sia nei Cda sia il direttore prenderà di meno e si inizierà un percorso di razionalizzazione.
E’ pertanto una decisione che non ci soddisfa appieno. Ed io temo, date le aspettative che c’erano su questa revisione, dato il momento, data la rivoluzione che doveva avvenire - è avvenuto con l’Erf e con altre riorganizzazioni - che se non abbiamo colto in questo momento lo spunto difficilmente ci metteremo le mani a breve o prima della fine della legislatura.
Quindi l’auspicio è intanto che per gli Ersu ci sia più determinazione e più convincimento, per quanto invece riguarda questo atto è una soddisfazione a metà che infatti si tradurrà in un voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Come diceva il collega Perazzoli questo è un passaggio che non rientra in senso sincronico e armonico con la legge, ma che indubbiamente va sottolineato in quanto si inserisce nella diminuzione dei costi della politica; mi riferisco agli articoli 8 e 9 riguardanti la limitazione dei collegi dei revisori dei conti.
Entrando nel tema, senza ripetere quello che hanno detto gli altri colleghi, vorrei sottolineare la necessità prioritaria che si pone attraverso il riordino degli enti e degli organi amministrativi dell’Erap. Ovvero quella di come manutenere questo immenso patrimonio e di considerarlo un volano fondamentale nell’assegnazione di case a famiglie degli strati più bassi della popolazione e che quindi a quelle che hanno più difficoltà a reperirle.
Il tema della manutenzione, come sottolineato in entrambe le relazioni dei Consiglieri Perazzoli e Massi, lo dobbiamo sicuramente affrontare. La manutenzione, infatti, ha un costo e soprattutto un’incidenza dal punto di vista delle richieste che provengono dall’Erap stesso (e attraverso esso dai Comuni) che oggi superano, ma supereranno di molto e sempre di più, quella che sarà la forza di intervento.
Quindi la proposta del collega Perazzoli di fare come in Francia è molto rivoluzionaria e può essere mutuata in Italia con tutte le dovute accortezze, ma è un passaggio che va comunque studiato e riflettuto. Credo possa essere motivo di confronto non solo all’interno della Commissione ma in una fascia più allargata di tutta l’Assemblea legislativa.
L’Erap avrà vitalità in futuro solo se ci saranno due importanti presupposti.
Primo, la possibilità di realizzare nuove case con il social housing – non vedo l’Assessore Canzian, ma proprio domani ci sarà un importante convegno per dare l’avvio proprio allo strumento del social housing –.
Secondo, come trovare risorse per la manutenzione straordinaria degli alloggi già esistenti, che a mio avviso può avvenire soltanto con la vendita di una parte del patrimonio e la mutuazione degli introiti per la gestione in maniera più armonica e più adeguata alle necessità di quello che rimane. Altrimenti rischieremo di ritrovarci un po’ come quelle vecchie caserme che ormai o sono disabitate o maltenute. Con una simile ottica l’approccio di alloggi popolari denomina soltanto una funzione di ghetto e non una funzione capace a rispondere a un’esigenza.
Accanto a questo dobbiamo ripensare – non voglio essere rivoluzionario ma mi corre l’obbligo dirlo – alla legge regionale riguardante l’assegnazione degli alloggi popolari. E’ infatti una norma che oggi non risponde più alle esigenze effettive dei cittadini locali o extracomunitari, non risponde più a quei criteri affinché si possano dare risposte vere rispetto alle domande che vengono avanzate dalle famiglie che si trovano in difficoltà.
Dunque tre presupposti che si coniugano con questo primo passaggio. Un passaggio certamente positivo perché segnala una chiarezza importante tra le funzioni del consiglio di amministrazione, così come ridotto, e l’organo prettamente amministrativo, ovvero il direttore, come pure l’intersecazione di controllo che svolge su questo il consiglio di amministrazione.
A mio avviso bisognerà lavorare su questa direzione, tenendo conto che questo riordino dell’Ente regionale per l’abitazione pubblica è il primo passo, non è certamente soltanto un riordino ai fini dell’abbattimento dei costi della politica.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Voglio intanto fare una premessa. Oggi sia la politica che la pubblica amministrazione vivono tempi magri. Quindi una legge come questa, che avrebbe avuto un’importanza ben più contenuta, oggi diventa oggetto di discussione generale come se dovessimo parlare della riforma degli enti locali.
Sicché tempi magri, se non fosse per il risultato che abbiamo avuto ieri e l’altro ieri da parte di questo bellissimo popolo che finalmente si è svegliato dal torpore e dalla notte, facendo di nuovo intravedere una prospettiva giusta.
Questo ritengo sia il quadro in cui si inserisce questa nostra discussione.
Ciò non toglie che sia una legge, come diceva il Capogruppo Ricci, che rappresenta la continuità di una volontà politica espressa nella legislatura precedente. E quindi dichiaro sin da ora che la voterò a favore.
Ma la voterò a favore anche perché ritengo, ascoltando anche gli interventi che ci sono stati, si inserisca in un campo più ampio di discussione. Una discussione che va dalla legge sul regime dei suoli che manca dal 1976, da una politica per la casa che manca da decenni, dalla revisione dei poteri e quindi la possibilità da parte di Comuni di soddisfare le esigenze che vediamo persistere da parte della popolazione meno abbiente che non può sicuramente permetterci l’acquisto di una casa, mentre poi vediamo un territorio devastato dalla speculazione con migliaia e migliaia di appartamenti costruiti e vuoti perché appunto non rispondono a un bisogno, a un’esigenza bensì a desideri di arricchimento.
Quindi è una legge che si inserisce appieno in questa tematica. E non credo, entrando nel merito, che avremmo fatto bene a concedere a Comuni e Province poteri, competenze, potestà che non hanno neanche chiesto – almeno leggendo il parere del Cal –. Anzi, quello che hanno chiesto abbiamo fatto bene a respingerlo, perché si tratta di nuovo di una visione tutt’altro che referenziale, istituzionalmente parlando, ossia, i tre membri del consiglio di amministrazione dovrebbero essere eletti uno dal Presidente della Regione, uno dalla Provincia e uno dal Comune capoluogo. Logiche ormai vecchie e superate per problemi che, invece, hanno bisogno di soluzioni ben più radicali e lungimiranti.
Ripeto, su questa legge voterò a favore. E mi auguro che anche quando si parlerà dell’Ersu si tenga conto del principio secondo i quale i tempi, fortunatamente, stanno cambiando e quindi dobbiamo saper cogliere il nuovo che avanza. Altrimenti non faremmo nient’altro che scimmiottare colui che finalmente si sta dirigendo verso il tramonto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Eusebi.

Paolo EUSEBI. Voglio intanto rivolgere un ringraziamento particolare al collega Perazzoli per il suo intervento sintetico e chiaro, lo sottoscrivo al 100%. Quindi annuncio il voto favorevole del Gruppo Italia dei Valori.
Secondo noi con questa legge, saggiamente, si conciliano operatività ed esigenze di contenimento della spesa.
Non ricordo chi diceva – forse proprio Perazzoli - che in questo sforzo di razionalizzazione e di contenimento della spesa è indispensabile – so che questa è una mia fissazione – coinvolgere anche la classe burocratica che troppo spesso viene invece dimenticata. Quindi su questo dovremmo ragionarci e operare.
Noi siamo stati subito d’accordo a scindere il destino tra la riorganizzazione e la razionalizzazione degli Erap e degli Ersu. Noi riteniamo che la struttura Erap sia funzionante nella sua operatività, pur con tutti i rimedi di cui ancora abbisogna, invece continuiamo ad essere convinti che per la specificità della materia per l’Ersu vada fatto un discorso diverso. Per cui non sono d’accordo con il collega Massi che diceva: “continuiamo su questa strada”. Su questa posizione, lo ribadisco con forza, non siamo d’accordo. E il discorso dell’Ersu lo affronteremo con la stessa serietà, e così farà, a garanzia di questa serietà, anche il Presidente della Commissione .
Oggi intanto annuncio il voto favorevole su questa legge.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)
(…) Come? Non ha preso? (…) Bene. Allora lasciamo agli atti che la Consigliera Giorgi esprime voto favorevole.

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

(…) Nel monitor elettronico abbiamo un problema anche con il puntatore della Consigliera Romagnoli. Quindi lasciamo agli atti che la collega ha espresso un voto di astensione sia sull’articolo 1 che sull’articolo 2.

Articolo 2 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Con l’aggiunta agli atti del voto di astensione della collega Romagnoli ed il voto favorevole della collega Giorgi.

Articolo 2 ter. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Con l’aggiunta agli atti del voto di astensione della collega Romagnoli ed il voto favorevole della collega Giorgi.

Articolo 3.
Emendamento n. 3/1 del Consigliere Massi. Ritirato.

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Con l’aggiunta agli atti del voto favorevole della collega Giorgi.

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Con l’aggiunta agli del voto favorevole della collega Giorgi.

Articolo 5 (Dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva a maggioranza dei componenti assegnati)

Chiarisco che ai ventisei voti a favore si deve aggiungere anche il voto favorevole del Presidente Solazzi in quanto il suo dispositivo di votazione è un attimo impegnato. Quindi in totale dei voti è ventisette.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

Proposta di legge n. 27. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 28
della Giunta regionale
“Piano per le attività cinematografiche anno 2011. Legge regionale 31 marzo 2009, n. 7”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 28 ad iniziativa della Giunta regionale.
Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. II piano per le attività cinematografiche è lo strumento attuativo della l.r. 7/09 ed ha il compito di individuare le priorità e le strategie dell’intervento regionale a sostegno del cinema e dell’audiovisivo, contiene i criteri per l’attuazione degli interventi previsti dalla legge.
Le risorse individuate per il piano 2011 sono di 654.742,00 euro, in forte crescita rispetto al 2010 nonostante i tagli orizzontali del Governo nazionale, quindi in controtendenza con le politiche del Governo Berlusconi. Ricordo che nel 2010 lo stanziamento per il piano fu di 350 mila euro.
Ricordo, inoltre, che questo piano, approvato in prima Commissione, ha ottenuto parere favorevole dal Crel e dalla seconda Commissione consiliare le cui osservazioni sono state accolte.
Per meglio entrare nel merito del piano 2011, è importante conoscere alcuni dati relativi alla attività cinematografica nella nostra regione e come sono state investite le risorse a disposizione nel 2010 secondo quanto previsto dal piano precedente. Un’analisi che indica, come vedremo, che la strada intrapresa dalla Regione risponde proprio alle esigenze del settore.
Partiamo dai dati.
Secondo I’AGIS (Associazione Generale Italiana Spettacoli) in Italia nel 2010 gli incassi del cinema sono aumentati dell’11% rispetto al 2009. Un dato che non si presentava da circa venti anni. E molto hanno influito le nuove tecnologie 3D. Infatti a beneficiare delle percentuali di crescita più alte sono state le multisale, mentre la crescita nelle monosale si attesta intorno all’1,8%. Crescono anche le quote di mercato dei film italiani: i biglietti spesi per vedere dei film coprodotti in Italia passano dal 21% al 29,6%, quindi con incremento degli incassi.
Anche nelle Marche il dato è in crescita. Le presenze, sempre secondo l’AGIS, da 3.208.482 del 2009 passano a 3.667.011, con un incremento di quasi 500 mila spettatori in un anno.
Importante da analizzare, per gli interventi previsti dal piano, è il numero delle sale cinematografiche nelle Marche al dicembre 2010: 71 sale cinematografiche (di cui 22 della comunità ecclesiale), 153 schermi (di cui 25 della comunità ecclesiale) e un totale di posti di 32.551 (di cui 6.814 della comunità ecclesiale).
Questi dati ci posizionano al primo posto in Italia per numero di schermi a disposizione, in percentuale al numero di abitanti. Un elemento certo importante che però negli ultimi anni è stato condizionato dal fatto che nelle Marche un unico esercente ha fatto forti investimenti nei multiplex situati a fondo valle o a ridosso dei grandi centri. Infatti il 70% degli incassi di cui abbiamo parlato proviene dalle multisale, che offrono sì confort e tecnologia però poi mettono in difficoltà il ruolo svolto dalle monosale specialmente dei piccoli centri.
Ricordo che il cinema, specialmente appunto nei piccoli centri, svolge una forte funzione sociale e di aggregazione oltre che segnatamente culturale.
Pertanto un intervento a sostegno e a rilancio nel cinema nei piccoli centri è fondamentale, tra l’altro come richiesto anche dalla stessa AGIS Cinema Marche.
Già nel piano 2010 erano stanziati 100 mila euro in questa direzione, con i quali sono state finanziate 39 sale con un finanziamento compreso tra i 1.000 e i 4.000 euro.
Nel Piano 2011 questa linea di intervento è stata ancora più valorizzata con uno stanziamento di quasi 120 mila euro che saranno assegnati tramite bando pubblico.
La Commissione rispetto allo scorso anno ha voluto stringere ancora di più i criteri per l’assegnazione delle risorse a favore delle sale situate nei centri urbani e nei piccoli centri: il punteggio massimo si ha con la localizzazione delle sale nei comuni fino a 10.000 abitanti, la localizzazione urbana deve essere nel centro storico, le monosale hanno il punteggio massimo, e comunque le multisala con più di 3 schermi sono escluse dai bandi e dai finanziamenti. Inoltre, per garantire anche la proposta culturale, le sale debbono aver ottenuto il riconoscimento del premio d’essai per il 2010.
Le altre azioni previste dal piano sono le seguenti.
Il sostegno alla circuitazione e programmazione dei cinema di qualità, festival, rassegne nazionale e premi di carattere nazionali ed internazionali. Per queste azioni sono previsti 170 mila euro così suddivisi: 40.000 euro a sostegno dei circuiti cinematografici di rilievo regionale che saranno assegnati, sempre tramite bando, ad organismi privati che operano da almeno cinque anni con attività principali legate all’attività cinematografica e che hanno svolto attività documentata nei tre anni precedenti. Criteri, tra gli altri, per l’assegnazione dei fondi a bando, sono: valenza interprovinciale del progetto, essere presentanti da soggetti avente sede nel territorio con struttura organizzativa di elevata professionalità, programmazione prevalente film d’essai, presenza di attività collegate che amplino la partecipazione del pubblico e favoriscano nuove attività culturali) e compartecipazione finanziaria per almeno il 50% del progetto. Nel 2010 hanno beneficiato di questa azione il Circuito Cinemania AGIS, GCS Marche - circuito sentieri di Cinema, Rassegna Premio Libero Bizzarri e Corto Dorico.
Altra azione prevista nel 2011, così come nell’anno precedente, è il sostegno alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, uno dei più importanti festival italiani, unico festival regionale del cinema su pellicola. E’ previsto uno stanziamento di 90 mila euro che sarà erogato con la sottoscrizione di una apposita convenzione.
Altra azione è il sostegno a soggetti che senza finalità di lucro organizzano con stabilità festival, rassegne e premi di carattere nazionale e internazionale. Sono previsti 40 mila euro da assegnare tramite bando, che vanno ad integrare il finanziamento specifico previsto per la Mostra Internazionale del nuovo cinema di Pesaro, rivolgendosi specificatamente ad altre progetti aventi ad oggetto festival, rassegne e premi.
Importante - che, se vogliamo, è il fattore di distinzione forte di questo piano rispetto all’anno scorso - è l’Azione C) “Sostegno alle produzioni e alla sceneggiatura”, anche al fine di promuovere il territorio regionale. Viene quindi riconosciuto un ruolo forte sia dal punto di vista di promozione turistica che di attività produttiva al cinema attraverso la Marche Film Commission. Va così a regime un percorso iniziato lo scorso anno che, tra l’altro, prevede la chiusura della Mediateca delle Marche (lo scioglimento avverrà il 15 giugno) con funzioni trasferite agli uffici regionali della Film Commission e promozione della nascita di una Fondazione finalizzata a creare nelle Marche le condizioni per attirare nella nostra regione produzioni cinetelevisive e pubblicitarie; ricordo che la Film Commission è uno strumento al quale si stanno adeguando le Regioni più grandi, quindi il percorso intrapreso dalle Marche è sicuramente molto importante. Inoltre contribuisce allo sviluppo dell’attività di produzione, raccolta, conservazione e diffusione dei materiali auto visivi inerenti la storia, cultura, tradizioni nelle Marche. Questi sono appunto i criteri che la Commissione ha voluto inserire per accedere ai finanziamenti della Film Commissione. E per questo intervento sono stai stanziati 305.00,00 euro, quasi la metà prevista dall’intero piano.
Nelle more della costituzione della Fondazione c’è una cifra da stabilire che andrà subito destinata ad interventi urgenti connessi alle funzioni di Film Commission, secondo i criteri stabiliti dalla Commissione.
Ricordo, invece, che il piano 2010 prevedeva per questa azione uno stanziamento di 20 mila euro per la Mediateca delle Marche e 50 mila per Marche Film Commission
Quindi è una concentrazione che sicuramente porterà a migliori risultati.
L’ultima azione prevista è la “Promozione e valorizzazione del patrimonio e della cultura cinematografica, nonché della conoscenza dell’audiovisivo e dei nuovi linguaggi della multimedialità”. Sono a disposizioni risorse pari a 60 mila euro. Si vogliono promuovere progetti quali: la promozione culturale presso la Libreria del cinema di Roma, la diffusione sull’intero territorio regionale, inoltre la messa in rete del nostro più importante festival ossia Festival Nuovo Cinema di Pesaro.
Inoltre sono state evidenziate nuove necessità per le quali si cercherà di recuperare fondi, sia al fine, soprattutto, di migliorare le tecnologie delle sale situate nei piccoli centri affinché in qualche maniera riescano a confrontarsi con le multisale, sia a sostegno della nascita di un portale web interattivo come promozione e piattaforma di scambio di esperienze di giovani filmaker.
Riteniamo che questo piano abbia un grande significato, vi è una forte strada intrapresa verso lo sviluppo dell’attività cinematografica non solo come forma di cultura ma anche come forma di economia. Del resto la cultura è economia.
Pertanto vi chiedo l’approvazione di questo testo.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Sarò breve in quanto condividiamo le considerazioni svolte nella relazione di maggioranza.
Il piano progressivamente – già nello scorso anno ma di più quest’anno – va nella direzione voluta dalla legge sul cinema. E’ stato anche relativamente implementato rispetto all’esiguità di fondi che c’erano lo scorso anno.
Voglio soltanto ricordare che la ratio della legge sul cinema era a favore dello sviluppo e della promozione del cinema di qualità, non quello dei grandi centri commerciali o delle grandi multisale, e soprattutto a favore dello sviluppo delle proiezioni nei centri storici, nei piccoli paesi. Uno sviluppo che servisse anche da volano per l’economia, per il turismo, per la promozione, appunto, di quei paesi che troppo spesso sono costretti, sia per difficoltà finanziarie sia per quella concorrenza spietata di mercato – magari anche giusta, liberale - che fanno le multisale, a dover chiudere le piccole sale. Gli stessi gestori preferiscono indirizzarsi altrove.
Era questo il senso principale della legge sul cinema. Ed è stato abbastanza colto da questo piano. E’ un piano, infatti, che ha riservato una parte più rilevante di fondi a queste attività, limitando, anche su sollecitazione della minoranza e mia personale in Commissione, il finanziamento da 4 sale a 3. Se fosse stato per me avrei limitato anche a 2, perché credo che chi ha una mega struttura di 4, 6, 8 sale potrebbe non aver bisogno dei 100-200 mila euro che la Regione mette a bando per esigenze di tutt’altro tipo, ossia per esigenze di qualità, di nicchia e soprattutto di rivalutazione e sviluppo, come dicevo poc’anzi, dei piccoli centri.
Come pure è significativo, se non ancora pienamente soddisfacente, il cammino che sta facendo la Film Commission. All’inizio era solo – allora io ero relatrice della legge sul cinema – uno spot pubblicitario, venne addirittura anticipato sui giornali prima ancora che divenisse alla luce dal punto di vista legislativo, è stata appoggiata presso gli uffici, insomma, era stato svolto un ruolo alla meglio. Ora, invece, c’è un maggior finanziamento. Perché? Perché la Film Commission se funziona è importante. Significa individuare le location, significa fare delle Marche un palcoscenico cinematografico. Significa inoltre promuovere, come abbiamo fatto, - anche il collega Massi è stato il promotore di questo – produzioni cinematografiche su personaggi storici marchigiani rilevanti, come pure promuovere le piccole compagnie marchigiane dei nostri giovani artisti locali che muovono i primi passi, il cosiddetto cinema corto ecc..
Quindi, ecco, se funziona la Film Commission è una grande opportunità. E questa volta è un po’ più finanziata un po’ più strutturata dello scorso anno.
Da qui il nostro giudizio quasi interamente positivo su questo piano del cinema.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.

Proposta di atto amministrativo n. 28. La pongo in votazione. …(i Consiglieri procedono con l’espressione del voto elettronico)… Però, un attimo, il Consigliere Trenta è espulso dall’Aula! Il Consigliere Trenta è dichiarato espulso dall’Aula! Lei, Consigliere, è tutta la mattinata che continua a votare per un Consigliere assente! Per cui non può votare, è uno dei casi previsti, sono costretto, mio malgrado, a prendere questo provvedimento. Ripeto, lei è espulso dall’Aula! (…) Sì, aspetti fuori, poi chiariamo.
Naturalmente ora dobbiamo ripetere la votazione. Prego.

(L’Assemblea legislativa approva)

Vorrei segnalare ai Consiglieri che oggi ne ho preso atto io per un fatto casuale, continuavo cioè a vedere nel monitor che il Consigliere Carloni votava, ma siccome non mi pare sia presente ho poi seguito con una certa attenzione il comportamento di chi sta nella postazione vicina. E non sono intervenuto al primo caso ma al quarto, quando cioè mi sono reso conto di ciò che stava accadendo.
Però oltre a questo fatto mi viene segnalato che ci sono altri comportamenti che non si addicono a rappresentanti della comunità marchigiana, come la firma d’uscita sul registro che non sempre viene effettuata da quel Consigliere che dovrebbe apporla. Ebbene, io non so se sia vero o no, però, guardate, se dovessi avere contezza di questo fatto applicherò il regolamento che prevede fino all’espulsione per cinque sedute di quel Consigliere che viola tali norme.
Dovremmo dare il buon esempio. E la tolleranza può anche starci, però su cose non importanti. Invece falsificare una firma sul registro oppure votare addirittura per un altro, peraltro quando, come in questo caso, non è nemmeno necessario, ossia, come dire, quando il voto non altera neppure l’andamento della seduta, sono comportamenti che non possono essere tollerati.
Bene, con questo vi ringrazio. Dichiaro chiusa la seduta. Ci vediamo martedì prossimo.

La seduta termina alle ore 13,10