Resoconto della seduta n.78 del 15/05/2012
SEDUTA N. 78 DEL 15 MAGGIO 2012

La seduta inizia alle ore 10,30

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE..Do per letto il processo verbale della seduta n. 77 dell'8 maggio 2012, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 320 del Consigliere Zaffini “Costituzione di una società alternativa ad Equitalia”;
- n. 321 del Consigliere Zaffini “Attivare con la massima urgenza iniziative atte a contrastare la recrudescenza della violenza in ambito domestico e non”;
- n. 322 del Consigliere Marangoni “Assurda soppressione degli uffici postali di Sforzacosta, Piediripa, Montecassiano”;
- n. 323 della Consigliera Foschi “Bronzi dorati a Pergola”;
- n. 324 del Consigliere D’Anna “Difesa della permanenza dei Bronzi dorati a Pergola”;
- n. 325 dei Consiglieri Giancarli, Malaspina, Silvetti, Bucciarelli, Eusebi, Marinelli, Marangoni, D'Anna, Zaffini, Ricci, Pieroni, Badiali “Mozione sul prolungamento del Corridoio Baltico-Adriatico”.
Comunico, inoltre, che in data 9 maggio 2012 ho provveduto alle sottoelencate nomine e designazioni:
- designazione di due componenti il Consiglio di amministrazione dell’Ente regionale per il diritto allo studio universitario (ERSU) di Ancona (decreto n. 13);
- nomina del Revisore unico dell’Ente regionale per il diritto allo studio universitario (ERSU) di Ancona (decreto n. 14);
- designazione di due componenti il Consiglio di amministrazione dell’Ente regionale per il diritto allo studio universitario (ERSU) di Camerino (decreto n. 15);
- nomina del Revisore unico dell’Ente regionale per il diritto allo studio universitario (ERSU) di Camerino (decreto n. 16);
- designazione di due componenti il Consiglio di amministrazione dell’Ente regionale per il diritto allo studio universitario (ERSU) di Macerata (decreto n. 17);
- nomina del Revisore unico dell’Ente regionale per il diritto allo studio universitario (ERSU) di Macerata (decreto n. 18);
- designazione di due componenti il Consiglio di amministrazione dell’Ente regionale per il diritto allo studio universitario (ERSU) di Urbino (decreto n. 19);
- nomina del Revisore unico dell’Ente regionale per il diritto allo studio universitario (ERSU) di Urbino (decreto n. 20).
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
- n. 588 del 02.05.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 9.700,00;
- n. 589 del 02.05.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 252.000,00;
- n. 590 del 02.05.2012 concernente: Art. 26 comma 1 della l.r. n. 29 del 28 dicembre 2011 – Variazione compensativa, tra upb collegate nell’ambito della stessa funzione obiettivo, al Programma operativo annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 27.930,00;
- n. 591 del 02.05.2012 concernente: Art. 2 comma 2 – lettera a) - della l.r. 28 dicembre 2011 n. 28 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Spese di personale - euro 13.175,31;
- n. 592 del 02.05.2012 concernente: Art. 2 comma 1 – lettera a) – della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – importo euro 103.291,49;
- n. 593 del 02.05.2012 concernente: Art. 2 comma 1 – lettera a) – della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – importo euro 4.323.788,86;
- n. 594 del 02.05.2012 concernente: Art. 2 comma 2 – lettera a) - della l.r. 28 dicembre 2011 n. 28 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Spese di personale - euro 2.663,36;
- n. 595 del 02.05.2012 concernente: Art. 2 comma 2 – lettera a) - della l.r. 28 dicembre 2011 n. 28 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Spese di personale - euro 4.233,00;
- n. 596 del 02.05.2012 concernente: Art. 2 comma 1 – lettera a) – della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – importo euro 1.603.744,48;
- n. 598 del 02.05.2012 concernente: Art. 2 comma 1 – lettera a) - della l.r. 28 dicembre 2011 n. 28 – Reiscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2012 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – euro 18.167.137,55;
- n. 599 del 02.05.2012 concernente: Art. 20 comma 3 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Prelevamento dal Fondo di riserva per le Spese Obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 1 “Spese Obbligatorie” del Bilancio 2012 – euro 200.000,00;
- n. 600 del 02.05.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 80.000,00;
- n. 601 del 02.05.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – POR FSE 2007/2013 – importo di euro 4.500.000,00. Modifica al POA 2012;
- n. 602 del 02.05.2012 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Art. 25 comma 1 della l.r. 29/2011 – Iscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2012 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese – euro 11.011.040,76;
- n. 603 del 02.05.2012 concernente: Art. 29 comma 3 della l.r. n. 31/2001 – Art. 26 comma 1 della l.r. 29/2011 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 – euro 260.000,00;
- n. 604 del 02.05.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 447.000,00;
- n. 605 del 02.05.2012 concernente: Articolo 4, comma 3 – Legge regionale 2/2012 “Abrogazione dell’articolo 10 della legge regionale 31 ottobre 2011, n. 20: ‘Assestamento di bilancio 2011’ e modifica dell’articolo 27 della legge regionale 27 dicembre 2007, n. 19: ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione. Legge finanziaria 2008’”.
Hanno chiesto congedo il Presidente della Giunta regionale Spacca ed il Consigliere Cardogna.


Sull'ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Giancarli, ne ha facoltà. Colleghi, silenzio per favore!

Enzo GIANCARLI. Chiedo il rinvio in Commissione del punto 3) dell'ordine del giorno, ovvero la proposta di legge regionale n. 133 ad iniziativa della Giunta regionale concernente l'Erap Marche.
Chiedo il rinvio in Commissione non soltanto perché siamo in presenza di un parere articolato e contrario del CAL, ma anche perchè rispetto all'evoluzione istituzionale di questi mesi credo ci sia la necessità di un approfondimento.
Chiedo inoltre, come ho già fatto in Conferenza dei Capigruppo, la trattazione nella prossima seduta delle mozioni e delle interrogazioni, sottoscritte da molti gruppi assembleari, sulla situazione delle Province. E per le persone che lavorano nelle Province e per le comunità provinciali ritengo sia quanto mai necessario un pronunciamento dell'Assemblea legislativa delle Marche.
Pertanto, a mio avviso, martedì prossimo l'argomento dovrebbe essere trattato.

PRESIDENTE. Per la seconda richiesta, come da riunione dei Capigruppo, siamo d'accordo. Invece per...(...) Prego, Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Prendo atto della richiesta del Presidente Giancarli di rinviare il punto 3), ma credo si ponga un problema politico, per cui chiedo che almeno si svolga un dibattito.
Non può passare inosservato il fatto che il Presidente della Giunta regionale non solo non coordina la maggioranza, mi riferisco all'Ersu, ma la strapazza, gli dà dell'incapace. Oggi, invece, ci troviamo con il territorio che si ribella a quello che vuole questa maggioranza, a quello che vuole la Giunta, e quindi si chiede il rinvio.
Ecco, ritengo siano due motivi sufficienti per aprire una discussione nel luogo più naturale, che appunto è l'Assemblea legislativa regionale.

PRESIDENTE. La proposta del Consigliere Giancarli, come da regolamento, deve essere messa in votazione. Quindi...(...) Come? Prego Consigliere.

Raffaele BUCCIARELLI. Presidente, io ho proposto di fare almeno una discussione politica. Non è possibile che accadano queste cose e l'Assemblea legislativa non esprima il proprio parere!
Io cioè sono curioso di sapere cosa pensa la maggioranza di questa ribellione del territorio. Il CAL, che è uno strumento dell'Assemblea legislativa e non del Governo regionale, ha espresso un giudizio che peggiore non poteva essere. E' un problema politico o no? Ne vogliamo parlare, colleghi Consiglieri della maggioranza, o no? Io credo, e propongo che questa mia proposta venga messa ai voti, che l'Assemblea legislativa ne debba discutere.

PRESIDENTE. Consigliere Bucciarelli, il tema però è questo. C'è un punto all'ordine del giorno e se questo viene trattato poi via libera alla discussione. Se invece un Consigliere chiede il rinvio in Commissione di un punto all'ordine del giorno si può aprire il dibattito solo sulla richiesta di rinvio, nient'altro, e poi la richiesta deve essere posta al voto.
Certo, comprendo la necessità, Consigliere, è plausibile che si chiedano anche le valutazioni politiche, e gli strumenti sono semmai gli atti ispettivi, interrogazioni e interpellanze, e le mozioni. Però se viene formulata una proposta su questa può parlare un Consigliere a favore e uno contro e poi si mette in votazione.
Da quello che ho capito, Consigliere Bucciarelli – ma se serve le ridò la parola -, lei innanzitutto ha espresso contrarietà al rinvio in Commissione, però, ripeto, io più di questo non posso fare. Se c'è una richiesta di rinvio di un punto io su quello stesso punto non è che posso aprire la discussione, apro la discussione sul rinvio, dopodiché bisogna votare, non ho altri strumenti se non questo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ricci, ne ha facoltà.

Mirco RICCI. Presidente, mi pare che la sua proposta sia formalmente ineccepibile, è così, è normale procedere in questo modo.
Nessuno ha intenzione di eludere la discussione, nella prossima seduta ne parleremo, ma questa maggioranza non va misurata su una difficoltà di una proposta di legge, seppure importante, ci sono tanti altri argomenti su cui misurare la maggioranza.
Tuttavia, Consigliere Bucciarelli, per dare atto a quello che diceva anche lei, l'Aula è sovrana, molte cose devono essere fatte e risolte qui, a prescindere dalla gestione della maggioranza o del nostro ruolo di Capigruppo rispetto allo svolgimento dell'attività politica e istituzionale di quest'Aula.
Quindi per capire meglio anche quali sono le nostre funzioni e il rispetto delle nostre prerogative potremo sicuramente farlo in occasione di un dibattito che potrebbe anche essere sviluppato.
I temi dell'Ersu e dell'Erap sono stati complicati, sono stati discussi a lungo e con difficoltà di sintesi, ma questo non significa che debbano diventare l'elemento su cui dare giudizi rispetto alla coesione di una maggioranza. E' un problema, certo, che ha creato qualche attrito, è vero, ne prendo atto.
Pertanto ritengo sia giusto, per le motivazioni che ha detto il Presidente Consigliere Giancarli della IV Commissione, votare il rinvio della legge sugli Erap, per vedere che cosa si può fare rispetto a un parere articolato, interessante, tra l'altro, del CAL.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta del Consigliere Giancarli di rinviare in Commissione la proposta di legge n. 133. (…) Prego, Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Per dichiarazione di voto, Presidente. Veramente, guardate, stiamo assistendo a uno spettacolo indecoroso! Scusatemi, colleghi Consiglieri, ma io vi invito ad intervenire. Non è possibile che dietro la formalità si nascondano problemi di questa portata! Noi dobbiamo riprendere nelle nostre mani il ruolo che i cittadini ci hanno assegnato, ovvero quello di rappresentare gli interessi di tutta la regione.
Non è pensabile che la Giunta imponga un certo orientamento relativamente all'Erap, il territorio si ribella, poi noi facciamo finta che non sia successo niente nascondendoci dietro la foglia di fico, che in questo caso è il regolamento.
Io credo che dobbiamo discutere, quindi voterò contro. Bisogna avere il coraggio di votare contro questa legge, che è stata imposta. Bisogna avere il coraggio di dire no anche se in Commissione è passata a maggioranza. Altrimenti, veramente, è nascondersi dietro una foglia di fico. Io a questo gioco non ci sto! Noi Comunisti siamo contrari a fare come gli struzzi.
Quando ci sono problemi bisogna avere il coraggio di affrontati. Altrimenti ha ragione il Presidente Spacca, che da un lato si rifiuta di coordinare la maggioranza e metterla d'accordo e poi dall'altro dice “siete incapaci, non avete deciso, quindi adesso decido io”.
Per cui delle due l'una, o il Consiglio svolge il proprio ruolo oppure ha ragione il Presidente quando lo insulta.

PRESIDENTE. Grazie, Consigliere Bucciarelli. Mi chiede ora di intervenire anche il Consigliere Silvetti, che è persona tanto per bene, però, ecco, sono in difficoltà, perché c'è già stato un intervento a favore e uno contro, se derogo non potrò più negare la parola a nessuno. (…) Consigliere, cerco di spiegare al massimo della democrazia, però, ripeto, rischiamo di aprire un dibattito. C'è stato, dicevo, un intervento a favore e uno contro quindi , ecco, lo spazio è esaurito.
Pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione del Consigliere Giancarli relativa alla proposta di legge regionale n. 133 ad iniziativa della Giunta regionale “Istituzione dell'Ente unico regionale per l'abitazione pubblica delle Marche (ERAP Marche). Soppressione degli Enti regionali per l'abitazione pubblica (ERAP) e modifiche alla legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36 (Riordino del sistema regionale delle politiche abitative)”, su cui si è espresso a favore il Consigliere Ricci e contro il Consigliere Bucciarelli. Dichiaro aperta...(...) La dovete richiedere in tre. (…) Bene. Votazione per appello nominale a nome dei Consiglieri Ciriaci, Trenta, Marinelli.
Favorevoli: Badiali, Busilacchi, Camela, Donati, Eusebi, Giancarli, Mezzolani, Ortenzi, Petrini, Ricci, Romagnoli, Sciapichetti, Silvetti, Solazzi, Traversini.
Contrari: Acquaroli, Binci, Bucciarelli, Bugaro, Carloni, Ciriaci, D'Anna, Foschi, Latini, Luchetti, Marangoni, Marinelli, Natali, Trenta, Zaffini, Zinni.
Astenuti: Canzian.

(L'Assemblea legislativa non approva)

(…) C'è l'appello nominale, mi dispiace, ma non si rifà niente, niente, chiaro! Andiamo avanti!


Interrogazione n. 576
del Consigliere Bucciarelli
“Contributo di duemila euro al Comune di Urbino”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 576 del Consigliere Bucciarelli. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Petrini. (...) Non c'è la risposta? (…) No, no, capisco, gli uffici non hanno fornito la risposta, quindi passiamo all'interrogazione successiva, se nel frattempo dovesse esserci, la riprenderemo.


Interrogazione n. 629
del Consigliere Latini
“Fabriano - soppressione Uffici del Giudice di Pace”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 629 del Consigliere Latini. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Canzian.

Antonio CANZIAN. Il Consiglio dei Ministri n. 7 del 16 dicembre 2011 ha approvato lo schema del primo dei decreti legislativi di attuazione della delega sulla revisione delle Circoscrizioni giudiziarie, riferito agli Uffici dei Giudici di Pace, che è stato trasmesso alle Camere per i relativi pareri.
L'articolo 1 dello schema di decreto legislativo relativo alla revisione delle Circoscrizioni Giudiziarie, Uffici dei Giudici di Pace, prevede la soppressione di 19 Uffici del Giudice di Pace nelle Marche (di cui alla tabella A allegata al decreto) tra cui anche quello ubicato a Fabriano.
Lo schema di decreto legislativo comunque prevede, all'art. 2, comma 1 lettera a), punto 2, che con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro della Giustizia, sentiti il Consiglio Giudiziario ed i Comuni interessati, possono essere istituite sedi distaccate.
Al successivo art. 3, comma 2, è previsto che entro 60 giorni dalla pubblicazione della tabella gli enti locali interessati, anche consorziati tra loro, possono richiedere il mantenimento degli Uffici del Giudice di Pace, con competenza sui rispettivi territori, di cui è proposta la soppressione, anche tramite eventuale accorpamento, facendosi integralmente carico delle spese di funzionamento e di erogazione del servizio giustizia nelle relative sedi, ivi incluso il fabbisogno di personale amministrativo che sarà messo a disposizione dagli enti medesimi.
Il comma 3 dell'articolo di cui sopra prevede inoltre che entro il termine di 12 mesi successivi ai 60 giorni dalla pubblicazione il Ministro della Giustizia, valutata la rispondenza delle richieste e degli impegni pervenuti, può apportare con proprio decreto le conseguenti modifiche alla tabella.
Nel caso di mantenimento dell'Ufficio rimarrebbe così a carico dell'Amministrazione Giudiziaria unicamente la determinazione dell'organico del personale di magistratura nonché la formazione del relativo personale amministrativo.
Nell'ottica di chiedere una modifica dello schema di decreto legislativo per il mantenimento almeno delle sedi più importanti, come carico di lavoro e di quelle territorialmente più distanti dalle sedi di Tribunale, va rilevato che attraverso l'esercizio associato delle funzioni comunali inerenti la gestione degli uffici giudiziari, la normativa potrebbe consentire un parziale contenimento degli effetti negativi rappresentati, in termini di scadimento della qualità del servizio, potendo essere salvaguardate alcune sedi, mediante l'utilizzo delle richiamate disposizioni.
Andrebbe valutata la possibilità di ricorrere, laddove possibile, all'esercizio associato delle funzioni nei Comuni interessati a stipulare convenzioni al fine di mantenere una sede di Giudice di Pace, mediante l'assunzione in carico delle relative spese di gestione, come prevede lo schema di decreto.
In relazione a tale problematica ricordo, comunque, che nella seduta del 24 aprile u.s. l'Assemblea legislativa delle Marche ha approvato all'unanimità una mozione in cui si impegna il Presidente e la Giunta regionale "ad intervenire presso il Governo e il Ministero competente affinché permanga nelle Marche un adeguato numero di sedi distaccate di Tribunale e di Uffici del Giudice di Pace, soprattutto tenendo conto dei seguenti parametri oggettivi già contenuti nelle legge delega: carico di lavoro esistente e svolto negli ultimi anni; popolazione residente nei comuni di competenza; funzionalità territoriale della sede in rapporto alla mobilità, privilegiando aggregazioni ottimali di bacino fra i comuni asserviti".

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Grazie, Assessore, per la risposta. In premessa voglio anche confermare la richiesta di discutere e votare in questa seduta la mozione n. 315 iscritta al punto 9) dell'ordine del giorno anch'essa relativa alle sezioni distaccate.
Sugli uffici dei giudici di pace e sulle sezioni distaccate del tribunale si sta avviando a conclusione un procedimento, che noi in questo momento non riusciamo a delineare, comunque gli effetti negativi si potranno concretizzare nel momento in cui entrerà in vigore la riorganizzazione stabilita dal decreto legislativo, che dovrebbe essere, se non ci sono rinvii, il 1° gennaio 2013.

PRESIDENTE. Mi scusi, Consigliere, ma in Aula vedo che c'è un clima di molta attenzione, di corale partecipazione alle problematiche segnalate dagli atti ispettivi! Posso fare solo i complimenti!

Dino LATINI. Vado avanti, Presidente? Mi dica lei.

PRESIDENTE. Io fossi in lei, Consigliere Latini, non lo farei! Però, per carità, vada pure avanti. Prego.

Dino LATINI. Parlo, Presidente, affinchè quello che dico, indipendentemente da chi ascolta o meno, possa rimanere agli atti.

PRESIDEBNTE. Certo, Consigliere.

Dino LATINI. La risposta che ha dato l'Assessore ovviamente è del tutto legittima, inquadra il problema nella sua complessità, però non tocca la soppressione degli uffici dei giudici di pace disposta già per decreto, come quello ad esempio di Fabriano.
Qui non entriamo nel tema della facoltà che hanno i Comuni di salvaguardare gli uffici dei giudici di pace intervenendo dal punto di vista economico con il pagamento di tutte le spese, sia dei servizi che del personale e delle strutture, bensì di quella scelta fatta dal Governo centrale di chiudere alcuni uffici di giudici di pace fra cui, appunto, quello di Fabriano.
Sulla tematica della dislocazione della città di Fabriano e dei Comuni che ricadono nell'ambito territoriale dello stesso o della distanza che c'è tra Fabriano e il Tribunale di Ancona, non sto qui a sottolinearne l'importanza, come in ambito di sanità, abbiamo comunque cercato di rivitalizzare quella zona ed evidenziare le potenzialità che ha la città di Fabriano. Ci tengo però a sottolineare che la chiusura degli uffici dei giudici di pace comporterebbe, come tutte le chiusure dei giudici di primo grado, una difficoltà enorme per i cittadini, non tanto per il trasloco dell'istituzione in sé quanto per quei diritti fatti valere nel contenzioso aperto davanti al giudice di pace stesso.
E' dunque necessario che la Regione Marche prenda, come ho già segnalato direttamente all'Assessore, l'iniziativa di valutare la questione della competenza costituzionale nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni relativamente a questa materia e di realizzare quello che nelle Province autonome e in alcune Regioni autonome già è stato avviato, ovvero l'assunzione in proprio della materia dell'organizzazione della giustizia, che sarebbe, almeno per le esperienze fatte nelle Province autonome, del tutto positivo anche dal punto di vista economico. Un profilo, questo, oggi molto rilevante proprio per le Regioni e per le Province che si sono fatte carico di questa situazione.
Con la mozione approvata all'unanimità il 24 aprile scorso non vuol dire che si risolve la tematica dei giudici di pace, essa tende esclusivamente, ed è un fatto positivo, a salvaguardare le sezioni distaccate, o meglio, a consentire la riduzione di quelle che già vi sono concentrandole in alcune città.
La questione invece dei giudici di pace è un'altra tematica, lì vi è il coinvolgimento della Regione e dello Stato e soprattutto dei Comuni.
Quindi l'invito che faccio ad alta voce è quello di una possibile conferenza con tutti i Comuni interessati affinché si trovi la soluzione di una compartecipazione, prima ancora che economica, dal punto di vista dell'organizzazione, istituzionalizzazione e salvaguardia dei giudici di pace, da far valere, appunto, nei rapporti Conferenza Stato-Regioni-Anci. Perché il tema, ripeto, si sta sviluppando rapidamente e quindi il tempo che abbiamo a disposizione per salvare questa importante istituzione giudiziaria è molto molto breve.

Sull'ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola la Consigliera Foschi, ne ha facoltà

Elisabetta FOSCHI. Chiedo scusa, Presidente, di chiedere la parola adesso, ma avendo partecipato per la prima volta alla Conferenza dei Capigruppo ho frainteso la dinamica dei lavori d'Aula.
Volevo chiedere, così come appunto discusso nella Conferenza, l'iscrizione e la discussione nella seduta odierna della mozione n. 323 sui Bronzi dorati di Pergola.

PRESIDENTE. In Ufficio di Presidenza ho ricevuto questa richiesta insieme, per la verità, anche ad un'altra che però in Aula non è stata fatta. Di solito le richieste vengono riproposte in Aula dopodichè l'Aula decide.
Ossia, nell'Ufficio di Presidenza questa cosa è stata richiesta dai Consiglieri Foschi, Ricci e D'Anna e poi è stata richiesta anche quella sul Corridoio Adriatico da parte del Consigliere Giancarli che però in Aula non è stata riproposta e quindi ho dato per scontato che era stata superata.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giancarli, ne ha facoltà.

Enzo GIANCARLI. Presidente, questa del Corridoio Baltico-Adriatico è stata non solo unanimemente decisa ma anche firmata da tutti i Presidenti nella Conferenza, quindi credo possa essere fatta senza neppure sottrarre molto tempo all'Aula.

PRESIDENTE. Non c'è nessun problema, va solo formalizzata.
Ha la parola l'Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Riguardo la mozione e l'interrogazione sui Bronzi dorati segnalo che anche tecnicamente per la risposta stessa occorre del tempo. Abbiamo avviato rapporti con i Direttore regionale del MIBAC dott.ssa Mochi Onori. E abbiamo avuto contatti con il Ministero avendo avuto notizia che il Ministro intende pronunciarsi in merito alla vicenda.
Quindi suggerirei un'iscrizione ordinaria per discutere con tutti gli elementi a disposizione nella prossima riunione dell'Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D'Anna.

Giancarlo D'ANNA. Presidente, visto che eravamo tutti d'accordo nella riunione dei Capigruppo non vedo alcun motivo per non discuterla. Anche perché credo che su questa vicenda la Giunta si sia fatta una sua opinione. Non penso quindi si debba attendere altri giorni. Un segnale ritengo lo si debba dare subito, prima cioè che venga espresso un altro giudizio magari simile a quello che ha portato e sta portando a una vera e propria sollevazione di tutta una provincia relativamente alla questione, che è, come sappiamo, antica.
Ecco, secondo me non ci sono giustificazioni a non volerne parlare.

PRESIDENTE. Però, Consigliere, non posso decidere io, se l'Assemblea è d'accordo io non faccio nemmeno votare, in questo caso mi sembra invece che non tutti siano d'accordo, quindi bisogna votare.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ricci, ne ha facoltà.

Mirco RICCI. Ci riprovo come ho fatto poc'anzi con l'Erap, con tutto il rischio di andar sotto la seconda volta, perché, ecco, qui si capisce davvero poco. L'urgenza di discutere il tema dei Bronzi di Pergola c’è tutta, non c'è dubbio, ha scatenato un dibattito locale, una posizione dei Comuni, preoccupazioni per primo di Pergola stessa, della Provincia, per Pergola è vitale mantenere quei monumenti in quella sede. Pur tuttavia non si può non tenere conto – lo dico con tutta la modestia necessaria anche al Consigliere D'Anna – di ciò che ha detto l'Assessore Marcolini, che oltremodo ci può aiutare a trovare una soluzione. Ossia, piuttosto che bruciare un percorso in atto, a prescindere che sia questa Giunta piuttosto che l'Assemblea legislativa in questa fase, non dovrebbe scandalizzare nessuno, l'importante è l'obiettivo finale.
Tra l'altro la posizione è bipartisan, l'ho presentata io, la collega Foschi e il Consigliere D'Anna, nessuno vuole assolutamente appropriarsi di qualche iniziativa di difesa dei Bronzi di Pergola, è solamente una richiesta ragionevole per fare in modo che questa iniziativa vada a buon fine. E se la Giunta si esprime in quella direzione penso possa essere un peso istituzionale e politico importante per risolvere la questione.
L'Assessore Marcolini ci dice questo, quindi non posso non tenerne conto e aderire.
Pertanto chiedo il rinvio della discussione di una settimana, tutto qua, senza mettersi nelle condizioni di schieramento, non servono.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Solo pochi secondi per dire una cosa al Consigliere Ricci. Quando lui dice che qui si capisce poco a chi fa riferimento e per quale intendimento? Perché, Ricci, io posso capire molto meno di quello che pensa lei, e già per me sarebbe presuntuoso pensarlo, però quando si parla in generale di un problema che secondo me ha un'attinenza vera – e qui il sapere fa riferimento all'Europa e alla nuova governance – bisognerebbe essere più cauti nelle affermazioni.
Comunque, ecco, se ne può discutere, vedremo chi capisce e chi non capisce o per lo meno, e forse è più giusto, a chi lei, intendendo appunto quel poco capire, si è rivolto oppure se ha generalizzato.
Ma, ripeto, in Aula si può parlare serenamente.

PRESIDENTE. Consigliere Trenta lei è troppo intelligente per non capire che è stato un infelice intercalare. L'ho notato anch'io, ma era, ripeto, un intercalare. Nella vis oratoria ci può stare. Consigliere Trenta lei lo comprende benissimo, non enfatizzi questo fatto, la prego.
Pongo in votazione in modo distinto la proposta di iscrizione all'ordine del giorno non delle interrogazioni, ad esse si può rispondere soltanto se la Giunta è pronta a farlo. (...) Consigliere Foschi, l'interrogazione è un atto ispettivo e la Giunta risponde quando è pronta. Non è cioè sindacabile se non nei termini concessi, qui i termini non ci sono, la Giunta...

Elisabetta FOSCHI. Ecco, la ringrazio, Presidente. È proprio quello che volevo dire. Io ho chiesto la parola per l'iscrizione di una mozione. Siccome sulle mozioni si esprimono i Consiglieri...

PRESIDENTE. Infatti, se mi lascia finire, le stavo dicendo che la proposta di discutere l'interrogazione non la posso mettere ai voti, mentre pongo ai voti, nonostante i ritardi ecc., la richiesta dei Consiglieri D’Anna e Foschi di discutere la mozione così come proposto. (…) Sì, sull’argomento ci sono due mozioni, la n. 323 e la n. 324, quindi le metto congiuntamente perché appunto trattano lo stesso argomento. Dichiaro aperta la votazione. (...) Chi fa la richiesta per l’appello nominale? (…) Bene, i Consiglieri Foschi, Natali e Acquaroli richiedono la votazione per appello nominale. Prego votare.
Favorevoli: Acquaroli, Binci, Bucciarelli, Bugaro, Carloni, Ciriaci, D'Anna, Foschi, Latini, Marangoni, Marinelli, Natali, Romagnoli, Silvetti, Trenta, Zaffini.
Contrari: Acacia Scarpetti, Busilacchi, Canzian, Donati, Eusebi, Giancarli, Giorgi, Luchetti, Malaspina, Mezzolani, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Ricci, Sciapichetti.

(L'Assemblea legislativa approva)

Le inseriamo come punto 9 bis). Pongo ora in votazione la richiesta del Consigliere Giancarli di iscrizione, a questo punto come punto 9 ter), della mozione n. 325 sul Corridoio Adriatico.

(L'Assemblea legislativa approva)


Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Consideriamo esaurito il tempo delle interrogazioni. Passiamo alle interpellanze. (...) Consigliere Binci, sono le ore 11,15, dobbiamo ancora iniziare l'ordine del giorno, ci sono proposte di legge, posso decidere di fare basta?! (…) No! Passiamo all’interpellanza n. 38 del Consigliere Marangoni…(…) No, Consigliere Binci, lei non può motivare! (…) Su che cosa motiva? Che cosa!

Massimo BINCI. Presidente, il tempo per le interrogazioni è di un'ora, ma siccome mezzora l’abbiamo occupata con discussioni ad esse non attinenti, le chiedo se intende continuare oppure no. Ecco, a me questa sembra una richiesta molto concreta, è motivata dal fatto che il tempo delle interrogazioni è stato dedicato ad altre cose. Dopodiché, viste la quantità delle questioni, anch’io sono favorevole ad andare avanti. Grazie!

PRESIDENTE. Consigliere Binci, non c'è stata storia del Consiglio regionale in cui si sono svolte tante interrogazioni, interpellanze e mozioni come da quando presiedo quest'Aula! (...) Guardi, Consigliere, io sono quasi tentato di espellerla! (…) Lei deve stare alle regole! Deve stare alle regole! (…) Ha chiesto di parlare, ha parlato, quindi la smetta! (…) Io non le ho dato la parola, non è che l'ho offesa! (…) Consigliere Binci, basta a dare questo spettacolo! (...) Bene, quando lo spettacolo finisce io continuo! (…) Ma, sa, ci sono i guitti e gli artisti!


Interpellanza n. 38
del Consigliere Marangoni
“Concorso pubblico, per titoli ed esami, a n. 1 posto di 'funzionario geologo' indetto con dpgr n. 229 del 2 novembre 1992”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 38 del Consigliere Marangoni. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Colleghi Consiglieri, armatevi di un po' di pazienza perché questa risposta è molto lunga. (…)

Enzo MARANGONI. Scusi, Presidente, ritroviamo la calma. Di solito...

PRESIDENTE. Sì, infatti è un'interpellanza, non un'interrogazione...

Enzo MARANGONI. Di solito l'interpellanza si presenta...

PRESIDENTE. Sì, ha ragione, mi scusi. Illustri pure, Consigliere Marangoni

Enzo MARANGONI. Grazie Presidente. Questa interpellanza, presentata il 17 aprile 2012, riguarda un concorso pubblico. E’ molto importante, anche perchè, purtroppo, non è un caso isolato, è un po' un caso emblematico di quello che succede in vari concorsi in questa regione.
La illustro intanto con una cronistoria.
Nel 1992, esattamente venti anni fa, viene indetto un concorso pubblico per titoli ed esami per tre posti per funzionario dirigente geologo. Uno di questi tre posti è riservato al personale interno.
Nei due anni successivi (1993-1994) viene nominata una commissione finalizzata – come è normale - ad esaminare i concorrenti - che mi risultano essere ventuno, tra l’altro molti erano interni - che avevamo presentato la domanda.
Questa commissione fa alcune prove ma dopo il loro espletamento si dimette in massa, prima si dimette il presidente e a seguire si dimettono i componenti; tralascio i commenti sulle motivazioni di queste dimissioni, perché sarebbero impietosi su quanto può essere avvenuto come appunto motivo delle dimissioni.
Nel 1999, sette anni dopo dall'indizione del concorso, si nomina una nuova commissione. Questa commissione esamina le domande presentate nel 1992. Nella valutazione di queste domande si riprendono gli stessi candidati, ossia i ventuno che avevano fatto domanda sette anni prima, senza peraltro valutare gli altri titoli eventualmente maturati dal 1992 al 1999.
La commissione fa il suo lavoro, si fanno le prove d'esame, si valutano i titoli, e nel 2000, dunque otto anni dopo l’indizione del concorso, c'è la delibera di Giunta con il nome del vincitore, che è il sig. ics, chiamiamolo così.
Subito dopo, ossia nei sessanta giorni di tempo previsti dalla legge, alcuni dei ventuno partecipanti .- mi sembra siano due - fanno ricorso al TAR chiedendo l'annullamento del concorso.
Dopo sette anni, nel 2007 – dunque con una velocità impressionante! -, il TAR finalmente decide dichiarando inammissibile il ricorso. Dice cioè che non potevano neanche presentarlo, senza entrare nel merito, però compensa le spese
Poi la sentenza del TAR viene impugnata in secondo grado al Consiglio di Stato. E nel luglio 2011 il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del TAR, accoglie il ricorso presentato dai due ricorrenti.
Da questa sentenza si evince chiaramente che il vincitore, il famoso sig. ics, proclamato tale nel 2000 per il concorso indetto nel 1992, non aveva i requisiti di base per essere ammesso a parteciparvi - questo non lo dico, lo dice il Consiglio di Stato -.
A seguito di questa sentenza nel dicembre 2012, quindi pochi mesi fa, in fretta e furia viene indetto un nuovo concorso. Un concorso che si sta svolgendo in questo momento, ieri hanno fatto la prima prova e adesso stanno facendo la seconda, hanno cominciato alle ore 9.30. Insomma, dopo venti anni è ancora una cosa attuale, incredibile!
In data 3 febbraio 2012, guarda caso, con decreto del direttore del Dipartimento per le politiche integrate di sicurezza e per la protezione civile, al sig. ics, quello cioè che aveva vinto illegittimamente il concorso, viene conferito un incarico di responsabilità di alta professionalità – praticamente quasi dirigente – per attività generali di pianificazione in materia di difesa del suolo e risorse idriche. Cioè al sig. ics – quello che aveva vinto il concorso del 2000, indetto nel 1992, e che il Consiglio di stato ha dichiarato privo di requisiti di ammissibilità e quindi non poteva neanche essere ammesso nel 1992 - tre mesi fa gli viene data la quasi dirigenza.
Questa è dunque la storia di questo concorso. Un concorso indetto venti anni fa e che si svolge nuovamente oggi.
Allora le considerazioni e le domande sono le seguenti.
Primo, come mai la Regione non ha verificato a tempo debito, cioè sia nel 1992 come pure nel 2000 quando lo ha dichiarato vincitore, la presenza o meno dei requisiti? Perché non l'ha fatto?
Secondo, quali sono le motivazioni per cui è stato attribuito a febbraio 2012, dieci anni dopo il concorso, un incarico di responsabilità dell'alta professionalità a un candidato che ha vinto un concorso pur non avendo i requisiti per parteciparvi?
Terzo, quali sono i provvedimenti che la Giunta regionale vorrà assumere per rimuovere le ingiustizie che ho evidenziato poc'anzi? Come intende procedere per sanare la carenza organizzativa che si è verificata a seguito dell’annullamento del concorso?
Quarto, quali misure intende adottare verso il dipendente colpevole di dichiarazioni mendaci che hanno generato l'annullamento del concorso da parte del Consiglio di Stato e che hanno causato anche un danno economico, un danno organizzativo all'ente Regione.
Infine, qual è la morale? Mi riservo di dirla dopo aver sentito la risposta dell'Assessore.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Lunga storia e, dicevo, lunga risposta.
Con il decreto del Presidente della Giunta regionale n. 229/C del 2 novembre 1992, modificato con decreti n. 338 del 25 luglio 1994 e n. 193 del 22 settembre 1997, è stato indetto il concorso pubblico per titoli ed esami per la copertura di n. 1 posto della prima qualifica funzionale dirigenziale - profilo professionale 9.18 "funzionario geologo" - ora corrispondente alla qualifica unica dirigenziale.
II suddetto bando concorsuale prevedeva all'articolo 2, quali requisiti per l'ammissione, oltre il possesso del diploma di laurea in geologia o in ingegneria mineraria e l'abilitazione all'esercizio alla professione, anche il possesso di: a) esperienza di servizio adeguatamente documentata di cinque anni cumulabili nella pubblica amministrazione, aziende pubbliche e private in posizioni di lavoro corrispondenti, per contenuto, alle funzioni della qualifica funzionale immediatamente inferiore al posto messo a concorso; b) in alternativa a quanto prescritto alla precedente lettera a), cinque anni di comprovato esercizio professionale correlato al titolo con relativa iscrizione all'albo.
Tali requisiti dovevano essere posseduti entro il termine di scadenza del bando.
Al riguardo si precisa che il candidato, risultato poi vincitore del concorso, aveva allegato alla domanda di partecipazione al concorso, come previsto dal bando concorsuale, copie delle dichiarazioni dei redditi (Mod. 730) e delle dichiarazioni IVA (aperta in data 29 aprile 1985) dalle quali risultava lo svolgimento dell'attività di libero professionista per il periodo richiesto, pari a cinque anni (1986-1987-1988-1989-1990), nonché l'abilitazione all'esercizio della professione di geologo conseguita nell'aprile 1985 e la relativa iscrizione all'Ordine nazionale dei geologi conseguita in data 3 luglio1986.
L'ammissione ed esclusione dei candidati è stata effettuata dalla preposta struttura che nella fase istruttoria aveva provveduto a chiedere al candidato, con nota prot. 17734 del 17 ottobre 1994, l'integrazione della documentazione inerente l'attività professionale relativa all'anno 1990. Infatti, poiché il candidato era stato assunto con rapporto a tempo determinato presso l'amministrazione regionale con decorrenza 1° luglio 1990 sino al 31 dicembre 1992, si era provveduto a richiedere allo stesso la cessazione dell'attività professionale in corso e la chiusura della relativa partita IVA.
II candidato con nota del 26 ottobre 1994 nel rappresentare la propria posizione ha trasmesso copia della deliberazione della Giunta regionale n. 438/V del 10 settembre 1990 con la quale era stato autorizzato, su richiesta, a mantenere temporaneamente la partita IVA (poi chiusa in data 29 dicembre 1990) ed a condurre a termine l'incarico già conferito dallo I.A.C.P. di Pesaro, di fatto conclusosi nella data del 30 giugno 1993.
Pertanto dalla disamina disgiunta dei requisiti alla data di scadenza del bando, e cioè al 28 dicembre 1992, risultava che il candidato possedeva sia i cinque anni di iscrizione all'albo che i cinque anni di esercizio di attività professionale.
La partita IVA veniva aperta il 29 aprile 1985 e chiusa il 29 dicembre 1990, l'esercizio dell'attività professionale, prima libera e poi autorizzata dall'amministrazione regionale, inizia il 3 luglio 1986 (data di iscrizione all'Ordine professionale) e continua di fatto fino al 30 giugno 1993.
Nell'ambito del giudizio di primo grado la questione inerente l'adeguatezza dei requisiti posseduti dal candidato rispetto a quelli richiesti nel bando non è stata affrontata, avendo il tribunale territoriale dichiarato il ricorso dei controinteressati inammissibile.
Tale sentenza è stata annullata dal Consiglio di Stato e per l'effetto nell'anno 2011 il ricorso presentato dagli originari ricorrenti è stato accolto.
L'accoglimento è stato giustificato da una pluralità di rilievi tra i quali l'illegittimità della composizione della commissione a cui si è aggiunto quello afferente la posizione dei candidato risultato vincitore.
Pertanto le risposte ai quesiti posti sono le seguenti.
Quesito sub. n. 1). L'amministrazione regionale ha valutato, anche alla luce di specifica integrazione istruttoria, che il candidato poi risultato vincitore avesse il titolo richiesto per l'accesso al concorso. Tale valutazione è restata indenne sino alla sentenza del Consiglio di Stato; non ricorrevano pertanto i presupposti per l'esercizio del potere di autotutela. Nel contempo, dunque, con riferimento al quesito sub 4), non può ritenersi che il suddetto candidato abbia reso dichiarazioni mendaci.
Quesito sub 3). La Giunta regionale in esecuzione delle sentenze del Consiglio di Stato n. 4095/2011 e n. 4096/2011, con deliberazione n. 1754 del 22 dicembre 2011, ha preso atto degli effetti invalidanti conseguenti alla pronuncia, e poiché gli stessi hanno riguardato la nomina della Commissione tutte le operazioni svolte dalla medesima, nonché il provvedimento conclusivo di approvazione della graduatoria di merito, non sussistono ingiustizie nei confronti di soggetti determinati bensì unicamente l'esigenza amministrativa ed organizzativa di ripristino della procedura. Esigenza già valutata dato che la Giunta regionale, con il provvedimento succitato, ha altresì disposto la rinnovazione della procedura concorsuale di specie, rinnovazione che è in fase di espletamento delle prove scritte che si terranno nei giorni 14 e 15 maggio p.v., quindi in questi giorni.
Inoltre con deliberazione n. 1764 del 22 dicembre 2011 ha attribuito l'incarico relativo alla P.F. difesa del suolo e risorse idriche alla dott.ssa Cammarota, avviando anche le procedure per la nomina del Segretario dell'Autorità di bacino regionale ai sensi della legge regionale n. 13/1999. Infatti con tale deliberazione ha individuato sempre nella dott.ssa Cammarota, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, della precitata legge regionale, per il Comitato istituzionale, il Segretario dell'Autorità di bacino regionale.
Relativamente al quesito sub. 2) e cioè al conferimento dell'incarico di alta professionalità "Attività generali di pianificazione in materia del suolo e risorse idriche", si osserva che le motivazioni che hanno supportato la scelta sono tutte esplicitate nel documento istruttorio del decreto del direttore del Dipartimento per le politiche integrate di sicurezza e per la protezione civile n. 2 del 3 febbraio 2012, adottato sulla base dei criteri e delle modalità stabilite con deliberazione della Giunta regionale n. 1195 del 23 ottobre 2006.
Dall'atto risulta il possesso da parte del soggetto in argomento di esperienze altamente qualificate, concretamente svolte nel settore afferente l'incarico, non disconoscibili né comparabili con quelle degli altri candidati.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Assessore Viventi, qui c'è una sentenza del Consiglio di Stato che dice che il sig. ics vincitore del concorso non aveva i requisiti né per l'ammissione né per la vincita del concorso stesso, e a questo signore due mesi fa è stato dato un ulteriore incarico.
Allora, qui le chiacchiere stanno a zero. E’ inutile che lei mi legga quattro o cinque pagine preparate dal Servizio per cercare di dimostrarmi che Cristo è morto dal freddo. Cristo non è morto dal freddo, è morto in croce.
Ecco, avrei preferito un discorso diverso. E qui mi rivolgo a lei, Assessore, che stimo, non come politico ma come professionista delle risorse umane, della selezione, formazione, della gestione dello sviluppo delle risorse umane, visto che da questo punto di vista abbiamo lo stesso background professionale. E' mai possibile che dopo vent'anni - sono passati venti anni ! - non abbiamo ancora risolto questo problema? E' mai possibile che i concorsi in questa Regione si svolgano in questo modo? E sappiamo benissimo che non è neppure un caso isolato, guardiamoci nelle palle degli occhi anche se siamo un po' distanti! E' mai possibile che queste cose debbano accadere? Qual è la professionalità di chi selezione e di chi viene selezionato e assunto? Ecco, questo è quello che mi chiedo, che ci chiediamo come persone che vengono dal settore della selezione del personale, anche selezione manageriale.
Magari parliamone separatamente, però, ecco, non raccontiamoci queste cose che non stanno né in cielo né in terra.


Proposta di legge regionale n. 133
ad iniziativa della Giunta regionale
“Istituzione dell'Ente unico regionale per l'abitazione pubblica delle Marche (ERAP Marche). Soppressione degli Enti regionali per l'abitazione pubblica (ERAP) e modifiche alla legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36 (Riordino del sistema regionale delle politiche abitative)”
(Discussione e rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 133 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Siamo arrivati a questa discussione e votazione, al di là del voto di poco fa che non ha accolto il rinvio e che era comunque una richiesta di semplice buonsenso. C’è stato un lungo periodo di dibattito, il Presidente Giancarli per primo sa che cosa ha significato mediare le posizioni per poter arrivare a una proposta di legge in Aula tutto sommato con il parere della Commissione.
Dico che era una richiesta di buon senso perché quando un Consiglio delle autonomie locali esprime un parere difforme, o addirittura completamente contrario, appunto buonsenso vuole che si torni a verificare. Non di accogliere quel parere per forza ma comunque di verificarlo in una seduta successiva di Commissione. Ecco, questa richiesta di semplice buonsenso è stata respinta, però, ripeto, la Commissione aveva approvato questa proposta di legge che oggi viene in Aula.
A meno che tutto ciò che propone il CAL lo si voglia non considerare o come oggi che, tra l'altro, mi pare che il voto contrario del CAL pregiudichi un voto a maggioranza qualificata nell'Aula, credo, e non lo dico solo all'opposizione ma anche alla maggioranza, che ascoltare e tenere conto che esiste il Consiglio delle autonomie locali sarebbe più che opportuno, ma così è andata.
Pur tuttavia, come dicevo, ci troviamo ora ad affrontare un dibattito della riforma della struttura dell'ente che gestisce l'abitazione pubblica nelle Marche.
Questa proposta di legge – e questa forse più dell'Ersu, dato che le due questioni sono strettamente collegate – realizza risparmio, anche se modesto, perché toglie completamente i consigli di amministrazione territoriali e non realizza i cda regionali.
Con questa legge l'Erap, come sapete, si configura come una struttura unica regionale, perché il potere e la personalità giuridica cade nel direttore unico regionale che verrà nominato dalla Giunta tra i direttori dei livelli degli Erap locali.
Una necessità per la politica della casa è quella della programmazione unitaria. La Giunta regionale stabilisce nel proprio bilancio risorse consistenti per la politica dell'abitazione. Quindi un coordinamento era necessario.
In queste settimane di dibattito ci si è scontrati anche in Commissione sulla necessità o meno, come alcuni suggerivano, di mantenere il più possibile nei territori alcune competenze, alcune prerogative e in modo particolare il tema delle politiche abitative popolari, legato molto ai Comuni, alle Province ed anche alle esigenze di carattere sociale. Ecco, in parte questo era quello che il CAL suggeriva.
Un tema del genere forse avrebbe avuto più necessità di essere vissuto su una dimensione locale, su una sfera comunale, perché stanno lì le competenze in materia specifica di carattere sociale ed anche di quelle abitative popolari.
Noi in Commissione abbiamo raggiunto questa intesa e la legge che vi presentiamo è questa.
Vado agli articoli più significativi. Uno è l'articolo 4 relativo alle funzioni, è quello ove si individua il direttore unico dell'Erap Marche che ha la rappresentanza legale di questa struttura. Po l'articolo 6 che individua e mantiene nel territorio i presìdi ovvero gli uffici dell'Erap con un dirigente. Infine l'articolo 9 ove sono indicate le disposizioni finali e transitorie, in maniera cronologica vengono indicate le tappe attraverso cui arrivare all'Erap Marche, alla struttura unica regionale per le politiche abitative. Ovvero, entro novanta giorni dovrà essere nominato da parte della Giunta il direttore, entro sessanta giorni il direttore proporrà e approverà il regolamento dell'Erap e dal 1° gennaio 2013 sarà costituito l'Erap Marche, ovvero la struttura unica, l’ente strumentale senza consiglio di amministrazione che prenderà il posto dei vecchi Erap.
E’ dunque una legge abbastanza semplice, non risolve alcune questioni, ma certamente razionalizza, produce risparmio, lascia nella Giunta la programmazione delle politiche abitative in termini politici-istituzionali, ma individua come rappresentante legale dell'Erap un direttore unico regionale individuato tra i direttori degli Erap esistenti sul territorio.
Il testo di questa riforma, sulla quale era forse opportuno rivedere alcuni concetti in relazione, ripeto ancora una volta, alle indicazioni del Consiglio delle autonomie locali, oggi è in Aula, la Commissione lo ha approvato dopo un lungo e intenso dibattito.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Voglio subito dire al collega Ricci, relatore di maggioranza, che il buonsenso oggi è stato messo a dura prova. Ma non solo oggi. Questa proposta di legge è stata presentata dalla Giunta in data 3 ottobre 2011, la Commissione ha compiuto tanti mesi di lavoro fatto in modo attento e scrupoloso. E devo dire che in tante sedute, con imbarazzo ma con altrettanta determinazione, è stato chiesto a voi della maggioranza di fare un'attenta riflessione che ci potesse consentire di arrivare in Aula perlomeno con un voto chiaro, favorevole o contrario. Vi abbiamo chiesto più di una volta di revocare questa proposta di legge e di fare una vostra verifica di maggioranza. Ve lo abbiamo chiesto ripetutamente, erano infatti evidenti gli atteggiamenti e le ragioni che hanno costituito un solco continuo nei lavori di questa proposta di legge.
Le ragioni del CAL sono state ampiamente dimostrate e argomentate in sede di istruttoria di questa proposta di legge. Era inevitabile il parere negativo. Così come inevitabile sarebbe stato il rinvio in Commissione. Io di questo sono fermamente convinto.
Oggi questa Assemblea legislativa ha dimostrato una volta di più di essere esautorata dal proprio ruolo istituzionale. E lo sarebbe stato anche con l'approvazione di questa proposta di legge, che in realtà concentra tutti i poteri e sopratutto le nomine (quella del direttore unico, del sindaco revisore, dei responsabili dei presìdi provinciali) in mano alla Giunta.
Siamo passati da una proposta, che peraltro partiva da lei, relatore di maggioranza, quindi dal PD di questa Assemblea legislativa, che voleva mantenere le autonomie locali, poi di punto in bianco ho assistito insieme ad altri colleghi a un'inversione di marcia tout court, improvvisa – mi permetto di dire politicamente schizofrenica – in cui avete invece assecondato il volere della Giunta.
Allora, non siete riusciti ad avere una maggioranza in Commissione che potesse garantire una chiarezza di intendimenti ed oggi non siete riusciti ad avere la maggioranza per la richiesta di rinvio, avete avallato la Giunta in questa tendenza da parte del Governatore Spacca di concentrare tutti i poteri su di sé, anche a discapito del luogo istituzionale di questa Assemblea legislativa.
E pensare che questa proposta di legge nasceva con i migliori intendimenti, da me anche condivisi. La Regione, cioè, si doveva riappropriare di quel ruolo di pianificazione e di gestione delle risorse finanziarie. Benissimo. Era un buon punto di partenza che avrebbe favorito in qualche modo la politica delle alienazioni, che ancora è lettera morta, che avrebbe dovuto consentire un maggiore controllo nella gestione delle manutenzioni ordinarie, che sono il vero tallone d'Achille degli Erap, perché non si sa bene come hanno gestito quei milioni di euro che la Regione Marche ha destinato per la manutenzione degli stessi.
Ebbene, oggi invece assistiamo a una politica incerta, deficitaria, assolutamente inaccettabile per questa regione in tema di politiche abitative. Avete messo a dura prova il lavoro di una Commissione. Una Commissione che è stata fin troppo paziente. Devo dare atto al Presidente Giancarli di essere stato oltremodo paziente di fronte ad evidenti incapacità politiche dimostrate nella valutazione di questa proposta di legge. Una proposta di legge peraltro molto delicata, perché seppure abbia un articolato modesto, sono undici articoli, ha comunque una portata particolarmente pesante per questa regione.
Ebbene, il buonsenso è stato messo a dura prova. La vostra mediazione ha fallito. Oggi è stata certificata una mediazione di mesi che ha vanificato il lavoro di mesi di una Commissione e ha certificato una volta di più quanto sia importante il ruolo delle autonomie locali. Bene, io prendo atto anche di questo. Prendo atto che questa Assemblea legislativa ancora una volta si ripiega su se stessa; io spero che questa legge venga bocciata, il voto di Futuro e Libertà sarà assolutamente contrario per tutte le ragioni politiche e di merito che ho appena elencato. Dopodichè vedremo un vuoto normativo pesante, un vulnus nel contesto normativo di questa Regione. Non si darà alcunché ai cittadini, non si darà una risposta vera, reale, autentica al territorio, che ha sì bisogno di semplificazione e di contenimento dei costi, ma ha anche sicuramente bisogno di idee chiare.
Ma oggi si è dimostrato che siamo nella nube più totale, nella incertezza più totale, perché anche nell'ambito delle politiche abitative questa Regione non ha una sua linea direttiva.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. (…) Scusate, scusate, colleghi, la proposta del Consigliere Perazzoli ha una sua logica in quanto é differente rispetto al voto espresso però contiene un vulnus. Ossia, lei questa proposta, Consigliere, l’avrebbe dovuta fare all'inizio dell’analisi, prima cioè degli interventi dei relatori di maggioranza e minoranza. Ora a termini del regolamento non è accoglibile. Quindi andiamo avanti.
Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Il Consigliere Silvetti prima ricordava la data di presentazione della legge, ecco, vorrei ricordare che sono passati sette mesi per portare controvoglia all'Aula la ratifica della prova di forza muscolare effettuata dal Governatore Spacca sulla sua maggioranza.
E' inutile che ci nascondiamo dietro un dito, questa proposta di legge è uno dei peggiori esercizi della politica per fare tatticismi interni a scapito dell'ente e dei cittadini.
Perché dico questo? Quando il Governatore fece il famoso commissariamento lo motivò dicendo che si faceva un Erap unico regionale per risparmiare. Cosa assolutamente condivisibile, sfido chiunque a essere contrario alla razionalizzazione di sedi, di costi e quant'altro. Poi però con le enunciazioni mediatiche da dare in pasto alle televisioni ci sono i tatticismi della politica, sono due.
Primo. Da un lato è far vedere che il Governatore e la sua Giunta sono dalla parte della barricata del popolo in quanto risparmiano. Dall’altro voi Consiglieri di maggioranza – e mi meraviglio che qualcuno di voi alle riunioni di maggioranza ogni tanto non tiri una sedia, io mi sentirei profondamente offeso da un atteggiamento del genere – siete i partitocratici che spendono e vogliono occupare poltrone.
Poi esiste il secondo aspetto, quello delle furbizie. Il Governatore e la sua Giunta fanno l'Erap unico regionale però poi lo trasformano in un satellite dell'Ufficio del Gabinetto del Governatore. Perché dal momento in cui uno mette un direttore unico, un revisore unico, ecco, me la faccio e me la canto da solo. La scusa del costo della politica, del costo delle nomine della politica, si trasforma nell'opportunità di non far mettere il becco a nessuno nelle politiche abitative pubbliche della regione Marche. Questo è un fatto di una gravità inaudita.
Nel 2012 l'autoaffermazione della vostra maggioranza, se approverete questa legge, sarà: un annientamento della democrazia, del controllo, della più totale trasparenza nella composizione dei cda e del collegio dei revisori. Passeremo cioè al nuovo feudalesimo del terzo millennio.
Il tutto per fare che cosa? Nulla! Perché sappiamo che le politiche abitative dell'Erap sono in condizioni drammatiche, non c'è una lira per la manutenzione straordinaria. Ma la cosa più grave è che invece di inventare un modo per reperire risorse si continua - e si è fatta quell'altra grandissima cosa grave - ad aumentare i canoni alla gente. Io sono andato a vedere gli effetti di quello che abbiamo votato. Ecco, sappiate che mediamente una persona che pagava 100-150 euro di affitto per la casa popolare oggi ne paga 30-40 di più. E' tanto! E’ tanto!
Allora francamente mi chiedo, com’è possibile prenderci in giro così? Se vogliamo risparmiare, signori, mettiamo un gettone simbolico al consiglio di amministrazione, mettiamogli dieci euro a seduta, mettiamo invece un compenso un po' più serio e onesto e manteniamo il collegio dei revisori dei conti, perché sono quelli che certificano una contabilità che di un Erap unico in termini di patrimonio di bilancio sarebbe comunque di milioni di euro.
In una democrazia le regole non sono tante però la prima è che chi governa deve governare e chi fa opposizione deve controllare, e questo può riguardare un consiglio di amministrazione. E soprattutto, laddove si parla di un collegio dei revisori dei conti, signori, la legge ci dice chiaramente che la miglior contabilità è quella che viene certificata, ma se il revisore unico viene nominato direttamente da chi governa e non da chi controlla, ebbene, io ho poche speranze che questo possa essere un esempio della politica.
Sull'Ersu abbiamo invece fatto l'esatto opposto. Ieri la prova di forza muscolare l'ha data la maggioranza, infatti sul giornale giustamente c'è scritto che la maggioranza è quella che pensa alle poltrone mentre la Giunta è quella che pensa a salvare le Marche coi suoi bilanci. Ecco, io vorrei tanto vedere nella sanità marchigiana fare questo. Vorrei che aveste il coraggio di commissariare così in maniera feudale la sanità marchigiana, senza cioè la moltiplicazione dei pani e dei pesci e delle poltrone per chi deve gestire le aree vaste della sanità marchigiana.
Se aveste il coraggio di fare questo in quest'Aula starei zitto, in silenzio, non parlerei perchè non avrei nulla da dire e nulla da pretendere di essere migliore di voi, perché appunto fareste una cosa con coerenza. Invece si va a prove di forza, Spacca-Ucchielli, Ucchielli-Spacca, Spacca-Ucchielli. Domanda: ma noi siamo l'Assemblea legislativa delle Marche o siamo un organo che consente ad altri signori di fare dei dibattiti altrove? Siamo la centrale politica delle Marche che prende delle scelte e si assume la responsabilità o siamo la platea di chi pensa che la politica debba essere fatta in altri luoghi e non qui? Francamente è inaccettabile!
Se un consiglio di amministrazione dell'Erap è nominato dai Gruppi consiliari con proposte io trovo questo un'assunzione di responsabilità e un atto di trasparenza. Quando invece sulle nomine con la scusa di cavalcare l'antipolitica si rivendica che non sono politicizzate, che poi di fatto sappiamo che non è così, e se ne fa una sola di un unico direttore, questo, a mio avviso, è un piccolo attentato alla democrazia di periferia. Un piccolo attentato alla democrazia più per provocare che per effettivi risultati, perché poi con i risultati, ripeto, non è che accadrà chissà che cosa, però è comunque grave da un punto di vista politico.
Pertanto convintamente mi sento di dire sì all'Erap unico regionale come razionalizzazione, ma mi sento anche di dire di fare un consiglio di amministrazione ampio, con dieci persone a due lire. Il consiglio di amministrazione è un fatto di gestione politica, esso deve rappresentare in maniera trasparente il Consiglio, la Giunta e la politica in generale. Inoltre sono per un collegio dei revisori dei conti perché comunque parliamo di bilanci consistenti.
Auspico che la maggioranza abbia il coraggio di riportare le sue dialettiche interne su altri binari più propositivi e non attinenti ai contenitori.
I cittadini devono sapere che sette mesi di lavori di Commissione, non per colpa del Presidente o dei componenti ma per colpa di questo giochino che è stato messo in piedi, non produrranno nulla. Questa riforma non darà una casa popolare di più a nessun Comune. La gente lo deve sapere. E' un'operazione di comunicazione mediatica di facciata che non produrrà nessun risultato tangibile né a livello sociale né a livello di patrimoni per i Comuni. Non serve a nulla! Se non, con l'Erap unico, ridurre i costi.
Quindi cari Consiglieri della maggioranza ripristinate una democrazia economica sul consiglio di amministrazione. Non prestate il fianco a queste cose. E’ vero che i giornali hanno dato risalto a questa operazione quando nacque, però noi non possiamo sempre pensare che se non siamo codificati dai giornali e dai mass media non dobbiamo fare delle scelte, dobbiamo assumerci delle responsabilità. Un cda a costo modesto è comunque un organo di dibattito politico.
Altrimenti, signori, se volessimo risparmiare ancora di più chiudiamo l'Erap del tutto e lo assorbiamo al Servizio della Regione. Lo chiudiamo! Prendiamo tutti i dipendenti, li mettiamo nella Regione, lo facciamo diventare un Servizio, così taglieremo ancora di più.
Concludo chiedendovi di non approvare questa legge e di rivederla.

PRESIDENTE. Per dovuta informazione ricordo all'Aula che in base alle modifiche e alle interpretazioni non è più necessario il voto qualificato per l'approvazione della legge basta la maggioranza semplice. La proposta di legge non modifica il riparto delle competenze e quindi il parere del CAL è consultivo e non influente ai fini del voto.
Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Io credo che le motivazioni tecniche per cui una legge può essere approvata o meno siano a volte secondarie rispetto ai problemi ben più grandi che ha questa Regione.
La proposta di rinvio io non l'ho intesa come una proposta di buonsenso, è per il semplice fatto che durante la discussione, come avete visto, è emerso quello che tutti sapevamo. E, guardate, se nelle ultime elezioni amministrative Grillo ha preso tutti quei voti – e penso che alle politiche se le cose non cambieranno ne prenderà anche di più – le motivazioni stanno tutte dentro questa discussione, perché appunto sono motivazioni politiche.
Questa è una maggioranza che non viene coordinata, è una maggioranza che non è governata. Perché se è vero, come dice il relatore di minoranza, che per ben sette mesi è stato chiesto alla maggioranza di trovare un punto comune di accordo al suo interno e poi questo non è stato possibile, evidentemente la maggioranza non è tale.
Anzi, dico di più. Se noi come Commissione assembleare arriviamo ad approvare uno strumento importante come questo – questo è infatti un provvedimento molto importante, determina per certi aspetti le politiche delle abitazioni pubbliche nelle Marche – e il CAL esprime un giudizio così negativo evidentemente il problema con le sue caratteristiche politiche riemerge con più forza; i partiti di maggioranza hanno il 90% dei Sindaci, sono degli stessi partiti.
Quindi c'è uno scollamento, c'è una presunzione, una supponenza, c'è una mancata pratica della democrazia e della partecipazione nel momento formativo dei provvedimenti. E' questo che da spazio al grillismo.
E anche chi dice ai cittadini e alle cittadine marchigiane che lui è bravo e che invece i partiti fanno schifo perché sono incapaci e inconcludenti, ecco, si illude di salvarsi, perché Grillo travolgerà tutti, è solo un'illusione, anzi, in quel modo aiuta proprio l'antipolitica. Sono diverse volte che ho l'opportunità di dire queste cose, ma i Consiglieri di maggioranza ancora non hanno avuto quel sussulto di dignità istituzionale e politica, ancora non l'hanno fatto proprio.
Il problema è serio! Anche le Marche non sono escluse dal disagio generale che sentono i cittadini. E’ un disagio politico. I partiti non riescono a svolgere il proprio ruolo perché vengono sistematicamente insultati: “Io sono bravo e i partiti non sono capaci di fare niente, purtroppo devo prendere questo provvedimento perché i partiti dormono, perchè la maggioranza dorme”. Questo è! Questo è quello che sentiamo dirci tutti i giorni.
E se a voi sta bene, cari colleghi della maggioranza, a noi no. E’ per questo che questa mattina ho votato contro il rinvio ed è per questo che sono contento della discussione che c'è.
Oggi, peraltro, approvando questa legge la maggioranza si assume un altro onere, ovvero quello di rendere inutile uno strumento formidabile di partecipazione come il CAL. Non che ogni richiesta del CAL debba essere vincolante, altrimenti esautoreremmo l'Assemblea legislativa regionale, però la costruzione della democrazia è un fatto complesso, se ci diamo degli strumenti poi dobbiamo farli contare altrimenti si sentono inutili, si sentono vani, si svuotano i territori.
Insomma, non c'è più quella coesione sociale e istituzionale di cui anche il Presidente della Repubblica parla continuamente, c'è invece l'autoreferenzialità di coloro che si fanno chiamare Governatori, anche se in Italia i Governatori non esistono.
Nel merito, secondo me, primo, sarebbe stato possibile trovare un accordo con gli Enti locali per ottenere alcuni risultati che sono necessari e su cui tutti siamo d'accordo, dare cioè un segnale netto e forte della volontà di risparmio della spesa pubblica nella gestione anche in questa materia. Secondo, non mortificare la democrazia ma far partecipare i territori. Terzo, rendere più coesa su misure come queste l'Assemblea legislativa regionale. Sarebbe stato possibile votando questa legge invece si nega la partecipazione, la democrazia e la coesione.
Forse ci sarà un risparmio di qualche spicciolo di euro, ma sicuramente, guardate, ci sarà un pericoloso centralismo con cui creeremo tanti personaggi che renderanno conto a un personaggio. E questo è il contrario della democrazia.
Quindi vi invito a riflettere, colleghi della maggioranza, perché quello che state per votare, se lo voterete, non è uno strumento di progresso e di sviluppo per la democrazia, per la coesione sociale e il nostro territorio, ma ha in sé i germi pericolosi dell'antipolitica e dell'antidemocrazia.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Mi collego agli interventi che mi hanno preceduto. La riflessione che questa Assemblea legislativa deve fare prima del voto di una legge importante e su una tematica sentita ritengo debba essere approfondita sì dal punto di vista tecnico, come diceva prima il Capogruppo Ricci richiamando gli articoli centrali di questa legge (il 4 e il 6), ma sopratutto su quelle argomentazioni che citavano poc’anzi i Consiglieri Bucciarelli, Zinni e Silvetti. Ossia, se intendiamo proporre questa soluzione per dare una risposta all’antipolitica che sta montando nel Paese applicheremmo una medicina sbagliata e frettolosa.
La politica nelle risposte che deve dare quando affronta i problemi del nostro Paese deve trovare un senso, un suo perché, deve sapersi strutturare affinché ci sia serietà e senso di responsabilità di fondo. Altrimenti l’antipolitica avrà ragione di esistere.
Se la politica, i partiti, le istituzioni fuggono dal proprio ruolo l’antipolitica troverà veramente un terreno fertile tra tutti i cittadini, fra tutti gli elettori. Se la politica non sa dare delle risposte e continua a fuggire a quel punto Grillo ha ragione.
Perché dico questo? E’ perché ho il dubbio che ci sia qualcuno che, invece, speculi proprio sull’antipolitica per diventare il padrone della democrazia.
Questa è l’ennesima riforma che vediamo in questo contesto che accentra i poteri rispetto alla Giunta. È un’ennesima riforma che in nome del risparmio, della riduzione dei costi, degli sprechi - certo, tutte iniziative politiche legittime - vuole in qualche maniera esautorare l’Assemblea legislativa, esautorare la politica nel confronto, nella sintesi, cerca di imporre delle scelte verticistiche.
In questo contesto voglio quindi ribadire quanto io sia contrario a questa deriva. Portando la politica ad essere un consiglio di amministrazione di pochi su tutti di fatto poi si rende inutile l’Assemblea legislativa, si rendono inutili i Consigli comunali e provinciali.
Allora, ecco, per quale motivo la gente dovrebbe credere nelle elezioni, nei partiti, nei contesti dove appunto dovrebbe esserci dibattito, se poi le decisioni vengono sempre lasciate in mano a pochi e senza più neanche un confronto?
In Commissione c’è stata una discussione approfondita, si è parlato della riforma a 360 gradi, ma poi si è partorita la peggiore soluzione che poteva essere apportata. E’ una soluzione che cancella le sensibilità dei territori. E’ una soluzione che di fatto non crea un ente unico bensì un dipartimento.
Forse aveva ragione prima chi diceva che sarebbe meglio cancellare la parola ente e dare questo servizio ad un ufficio della Regione. Daremmo almeno una verità: le politiche abitative vengono trattate dai Consiglieri regionali, dall’Assemblea legislativa, vengono deliberate dalla Giunta e poi seguite internamente da un ufficio della Regione Marche.
Altrimenti si rischia di prendere in giro la gente e di rendere sempre più forte l’antipolitica. Quell’antipolitica che tutti noi temiamo ma a cui non riusciamo a dare delle risposte serie perché poi ci si nasconde dietro gli interessi di parte. Interessi di parte di chi forte del suo consenso e anche della sua autorevolezza in questo contesto vuole appiattirci tutti.
A me questo non sembra sia la risposta giusta da dare ai cittadini delle Marche. E non mi sembra neppure sia la risposta giusta da dare a una problematica seria come quella delle pubbliche abitazioni, e per di più in un contesto socio-economico difficile come quello che viviamo.
Credo che questa sia la risposta peggiore che possa dare la politica. Da parte della politica fuggire alle proprie responsabilità ritengo sia anche, permettetemi questa parola, vigliaccheria.
La gente che ci ha dato un consenso affinchè si potessero affrontare queste tematiche, la gente che ci ha dato un consenso mettendo nelle nostre mani il loro futuro, le loro aspettative, si aspetta da noi un qualcosa di profondamente diverso e se volete anche di più serio.
Dunque non penso che questa legge debba essere votata così com’è. L’Assemblea legislativa regionale bocciando questa legge potrà riaprire un dibattito serio ed approfondito, con il coinvolgimento anche dei territori, alla ricerca di una risposta definitiva ed appropriata a questa problematica. Votandola, invece, cancelleremmo la democrazia, la partecipazione, facendo così incassare un altro bel punto all’antipolitica.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. Per uno che ha una storia politica come la mia intervenire più volte in Assemblea legislativa criticando il massimo esponente della sua maggioranza crea difficoltà, però non posso non farlo, me lo ordina la coscienza.
Ammetto intanto che arrivo a questa seduta assembleare impreparato, visto il parere del CAL sapevo che ci sarebbe stata la proposta di rinvio. Tra l’altro volevo preparare alcuni emendamenti, uno dei quali sull’introduzione del consiglio di amministrazione, cosa poi resa impossibile proprio per il voto di questa mattina. In ogni caso a conclusione di questo mio intervento avanzerò una proposta.
Io trovo quanto meno singolare che il Presidente della Giunta regionale questa mattina anziché partecipare all’odierna seduta, ove appunto si discute un argomento di per se già importante e che non può non richiamare una discussione più generale sulla riforma dei vari enti di governo di questa regione, abbia preferito organizzare una conferenza stampa a San Benedetto per presentare il programma turistico. Non penso sia una cosa seria, e non ho difficoltà, o meglio, ho difficoltà a dirlo a un Presidente che ci rappresenta tutti.
Detto questo, ritengo che questa proposta di legge sia sbagliata. Sbagliata! Le cose andrebbero fatte in modo diverso, cercando di tenere insieme la lotta ai costi della politica quando sono eccessivi, con un disegno razionale che cerchi di produrre anche una buona riforma, una riforma che faccia funzionare al meglio il sistema e valuti non solo i costi ma anche le funzioni che quei costi sostengono.
Ho invece l’impressione che il tema venga affrontato più guardando agli articoli di giornale che al merito delle questioni. Non va bene! Perdiamo solo tempo! Quindi manca una discussione approfondita. Una discussione che metta insieme i rapporti tra i vari enti istituzionali e i problemi. Ed i problemi in alcuni casi sono drammatici, riguardano il patrimonio di migliaia di case e di centinaia di enti (gli Erap gestiscono proprietà che in molti casi sono dei Comuni). Ecco, ad esempio, i Comuni sono obbligati a far gestire il loro patrimonio a questo Ente?
Insomma, ci sono alcuni aspetti che andrebbero approfonditi, chiariti.
La discussione da fare è sicuramente complessa - lo stiamo vedendo a livello nazionale anche sulla questione delle Province -, tutti temi che non possono essere descritti come fanno certi politologi o certi giornalisti (che il più delle volte sono politici falliti). La discussione quando si allunga è perché è la casta che si difende. Ma il rapporto tra le istituzioni deve essere fatto di equilibri, di cose delicate. Non si può risolvere con atti di imperio né con gli slogan. Deve essere fatta una discussione seria partendo innanzitutto dai problemi. Bisogna cercare di trovare, come dice spesso il mio amico Traversini, il livello ottimale per gestire i servizi - e questo riguarda le Comunità montane, i consorzi di bonifica, le università -, non è cioè sempre lo stesso livello, dipende dal problema, dal valore sociale, dal livello dove viene erogato il servizio.
Quindi, cari Consiglieri sia di minoranza che di maggioranza, il fronte del problema delle case pubbliche, come ho più volte detto, è il Comune. E’ il Comune! Quando uno ha bisogno della casa va in Comune, quando il proprio alloggio è in condizioni drammatiche – alcuni edifici risalgono agli anni cinquanta quindi sono in condizioni pericolose – si va in Comune. Allora ora a questa gente che diremo? Rivolgetevi al funzionario tal dei tali in Regione o al direttore facente funzioni che sta nella singola provincia? Non funzionerà!
Non credo sia stata una svista l’approvazione di una legge che manteneva a livello provinciale gli Erap - un livello secondo me di mediazione, io sono infatti perché tutto vada ai Comuni -, vista la polverizzazione dei Comuni si è ritenuto che quello fosse il livello migliore. Oggi invece arriviamo a una proposta di altro tipo. E quella proposta non è andata avanti perché ci sono state difficoltà politiche nelle nomine. A me però non pare una cosa seria eliminare un ente ritenuto buono perché ci sono difficoltà nelle nomine. Ritengo fosse logico andasse invece risolto il problema delle nomine. Invece è stato fatto il contrario. Evidentemente, chiedo scusa, c’erano intenzioni diverse sin dall’inizio.
Penso che, e non lo dico per la mia posizione - che spesso vedo anche essere solitaria, ma per me non è un problema, ritengo che quando si è convinti di una certa cosa la si debba portare fino in fondo –, bisogna superare le schermaglie politiche che sto sentendo in questo dibattito - invito tutti i Consiglieri di maggioranza e di minoranza a farlo - e dire che questo argomento merita una nuova riflessione.
Mi è stato detto dal Presidente che la richiesta di rinvio è per prassi che la si dovrebbe formulare prima dell’esame, quindi non c’è una norma specifica che lo vieta, ecco, allora chiedo all’Assemblea di votare appunto un rinvio affinchè si approfondisca. Non possiamo fare spallucce a un parere negativo del CAL. I pareri del CAL non sono sempre condivisibili ma vanno discussi nel merito.
Chiedo dunque venga messa a votazione la proposta di rinvio a una delle prossime sedute - e non alla prossima perché secondo me in sette giorni non riusciremo a fare niente, tanto vale votare adesso - , dando così la possibilità di riflettere, di ragionare nuovamente per cercare di trovare una soluzione che affronti meglio il problema della gestione delle case popolari.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Eusebi.

Paolo EUSEBI. Grazie Presidente. Nell'ultima seduta di questo Consiglio in fase di dibattito sulla legge dei parchi ho ascoltato con interesse le osservazioni critiche (e dico con interesse perché provenivano da un collega che stimo per serietà e capacità, l’amico Busilacchi) sulla nostra tesi che si dovesse tenere unitarietà di tipo di governance per quanto riguarda gli enti strumentali come Parchi, Erap ed Ersu.
Oggi siamo a decidere, appunto, la governance di chi si dovrà occupare di edilizia pubblica.
Proprio per quel settore, che secondo me abbisognerebbe di maggiore collegamento con i territori per le colleganze tra Erap e piani regolatori dei Comuni per l'importanza dell'edilizia pubblica della vita delle nostre città, invece prevediamo una governance più accentrata, fortemente accentrata.
Per quegli Erap, che a differenza dei Parchi avevano dato discreta prova di sé, prevediamo lo smantellamento.
Essendo avvezzo a dire con franchezza quello che penso dico che, secondo me, questa Assemblea legislativa sta legiferando non attenta all'interesse generale bensì ad interessi particolari e non sempre nobili, con logiche spartitorie tanto odiose proprio perché si tratta di edilizia pubblica, di governo dei nostri luoghi più belli come i parchi, del diritto allo studio, soprattutto per le famiglie meno abbienti, come per gli Ersu.
Come purtroppo avevamo previsto – seppure sia antipatico dire che lo avevamo detto - anche i segnali per gli Ersu sono assai preoccupanti. Le nomine appena effettuate lanciano segnali preoccupanti; vi prego, per chi non l’avesse già fatto, di andarvi a vedere le nomine effettuate, ad esempio, per l'Ersu di Ancona.
Alla luce di quelle nomine - io non so cosa sia successo negli altri Ersu, non faccio l’investigatore e francamente ero talmente avvilito che mi bastava Ancona – tutto diventa più chiaro, compresa la votazione della legge sui parchi.
Ci chiedevamo, mi chiedevo per quale motivo si volesse consentire il proseguimento tale e quale dell'andazzo che aveva depredato i Parchi delle risorse per il miglioramento dell'ambiente e per la promozione dei nostri più bei territori, per destinarli a spese superflue, se non a vere e proprie ruberie. E perché nessuno, né le cosiddette opposizioni né i tanti Consiglieri per bene di questa maggioranza, insorgesse per tentare di arginare un metodo che si era dimostrato pessimo, con prove; e quella reprimenda del Presidente Bucciarelli, non me ne voglia se lo cito, sulla nostra maggioranza, viste quelle nomine, ora mi sembra un piccolo esercizio di furbizia e mestiere politico.
Noi voteremo questa legge, pur convinti che una differenziazione di sistema di governance che lasciasse più spazi al decentramento, pur nel controllo rigido contro sprechi e opacità, proprio per l'edilizia pubblica sarebbe stata più utile.
Ci diamo appuntamento per la puntata sugli Ersu dove c'è il concreto rischio di lasciare tutto com'è ora e cioè lasciare a burocrati senza anima e passione in combutta con imbroglioni e speculatori la potestà di decidere come togliere a famiglie e studenti marchigiani il diritto allo studio, invece di portare ad equità e serietà un settore fondamentale per quella vera equità dei punti di partenza che premi il merito almeno nel diritto allo studio.
Se fossimo stati legislatori veri avremmo dovuto sviluppare una discussione seria sugli enti strumentali, che doveva tener conto sì degli enti locali e del decentramento, ma anche della necessità di smettere un andazzo di sprechi e malversazioni.
Capisco bene le argomentazioni sempre serie del collega Perazzoli, ma i gruppi e i partiti hanno svolto bene il proprio lavoro? A me non sembra. O il Presidente Spacca tenta come può e quando può, magari sbagliando come tutti noi, di rimediare anche a nostre carenze di legislatori?
Dopo quello che è successo sui Parchi diventa difficile parlare di decentramento. Non possiamo giocare a fare schermaglie usando la scusa del decentramento per evitare di mettere mano a una situazione che ormai non è più sostenibile. Avremmo bisogno di un azzeramento, di rimettere a posto la situazione, poi ritornare a quella democrazia di cui parlava con serietà il collega Acquaroli o come diceva il collega Perazzoli. Ma questo è in una situazione normale. Ora non siamo in una situazione normale, quindi, o tagliamo con un metodo vecchio, oppure, come dice qualche volta scherzando il Presidente di questa Assemblea legislativa, non ce’ salvamo.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Non mi piace correggere il Consigliere Eusebi, ho con lui un ottimo rapporto, ma quello lo dico perché ne sono convinto, purtroppo, non lo dico scherzando.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Dell’intervento del Consigliere Eusebi non condivido niente, soprattutto non ne condivido i toni, ovvero di quando parla di lasciare le politiche abitative in mano ad imbroglioni. Con questa legge le politiche abitative rimangono in mano alla Giunta…(…) i responsabili degli uffici delle politiche abitative che fino ad oggi hanno gestito la programmazione. Cioè, le politiche regionali sono determinate dall’Assemblea legislativa. Per cui questa dichiarazione di truffalderia come rappresentante di una forza politica non l’accetto.
L’altra volta il Consigliere Busilacchi ha affermato una cosa opposta a quella detta dal Consigliere Eusebi, ha detto che l’Erap e gli Enti parco sono due cose diverse.
Gli Enti parco vivono in una determinata zona geografica ed è bene mantenere l’autonomia dei territori nella scelta del presidente. Un’autonomia che era stata chiesta da tutti, dai rappresentanti delle associazioni, dei Comuni, delle Province, ecc.. Quindi noi come Commissione, accettando appunto l’elezione del presidente da parte dei componenti del consiglio di amministrazione dei Parchi, abbiamo preso atto di una volontà generale.
Cosa diversa, invece, è la questione dell’Erap. L’Erap è un ente regionale per le politiche abitative. Qui noi non abbiamo toccato le funzioni, non abbiamo toccato la partecipazione di Comuni, Province e Regione, che sono all’interno della legge 36, quella che regolamenta le politiche abitative, noi abbiamo toccato dall’articolo 21 in poi che riguarda l’organizzazione dell’Erap.
La partecipazione e le funzioni della Regione, Province e Comuni, che è l’articolo 3 della legge 36, rimangono invariate. L’articolo 3 dice: “La Regione, le Province e i Comuni esercitano le funzioni in materia di edilizia residenziale pubblica”.
L’articolo 4 parla di forme di partecipazione e concertazione, quindi nella scelta delle politiche abitative rimangono totalmente inalterate.
L’articolo 7 (Programmi provinciali) stabilisce che rimangono inalterati i programmi provinciali di edilizia abitativa pubblica, che sono fatti dalle Province insieme ai Comuni: “Le Province approvano il programma di attuazione degli interventi contenente la destinazione dei finanziamenti per ambito comunale, l’individuazione dei soggetti pubblici attuatori degli interventi di edilizia sovvenzionata e l’individuazione degli interventi di riqualificazione urbana. La localizzazione degli interventi tiene conto dei fabbisogni rilevati, della necessità di riequilibrio territoriale a favore delle aree interne e della qualità delle proposte attuative dei Comuni. Le Province approvano i programmi, previo parere della Conferenza provinciale delle autonomie”.
Quindi tutto il livello di partecipazione nella costruzione delle politiche abitative non è toccato da questa legge. Ciò che tocca, eventualmente, è proprio quello che viene condannato dal Consigliere Eusebi, cioè la gestione politica per avere dei posti che sono solo nei consigli di amministrazione. Sono questi gli eventuali posti di clientele politiche, ma qui sono eliminati.
Quello comunque che come forza politica, come SEL, mi interessa è che rimanga tutto il percorso di partecipazione e di costruzione delle politiche abitative. E qui questo, ripeto, non viene modificato. I Comuni partecipano allo stesso modo all’interno della costruzione del programma provinciale, le Province hanno la stessa funzione di coordinamento e di lettura. L’unica cosa è che viene rafforzato il ruolo regionale in un’ottica di diminuzione delle risorse e anche in un’ottica - nessuno lo ha rilevato ma secondo me è importante - di mantenimento dell’Erap come ente di diritto pubblico. Qui il vero problema è il fatto che il diritto alla casa deve essere tutelato e quindi per essere tutelato deve rimanere un ente di diritto pubblico.
La questione che molti pongono è quella della privatizzazione, della vendita, del dire abbandoniamo le politiche abitative. Allora, prima di fare questo, dobbiamo fare tutti i tentativi per mantenere le risorse a capo della Regione, e quindi anche in mano alle Province e ai Comuni che poi beneficiano delle politiche abitative e le determinano nella programmazione.
Questa legge, ripeto, non modifica assolutamente il percorso di costruzione democratica e di partecipazione, rafforza la valenza di ente pubblico dell’Erap, rimangono i presìdi provinciali gestiti dallo stesso personale che c’era prima, che quindi si confronta con le Province e i Comuni ecc. senza la mediazione di un altro livello politico, che sarebbe stato un doppione che rischiava di prendere il sopravvento sulla gestione tecnica della politica abitativa.
La partecipazione delle forze politiche, e quindi dei cittadini che delegano le forze politiche a rappresentarli, è chiara perché appunto l’approvazione del piano regionale delle politiche abitative avviene in Assemblea legislativa e passa in Commissione.
Dunque, concludendo, ritengo non si siano lesi né la partecipazione né lo strumento di partecipazione delle forze politiche, si è invece semplificato un passaggio che rischiava di essere un doppione tra consigli di amministrazione e i presìdi provinciali dell’Erap.
La ritengo pertanto una legge valida che va incontro anche alle politiche di semplificazione e di riduzione dei costi.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Tempo fa avevamo parlato di Edoardo De Filippo, oggi però mi sposterò su un linguaggio criptico ed ermetico.
Ho ascoltato gli ultimi interventi con preoccupazione. Perché dico questo? Il Consigliere Perazzoli - che però non vedo in Aula, peccato - ha messo bene il dito su un problema reale, ovvero sul rapporto tra autonomie locali, quindi amministrazioni comunali, e l’ambito di potere della Regione.
Quando si parla di giunta, di imbroglioni - ed io, Consigliere Eusebi, per lei ho tanto affetto e simpatia, mi ricorda alcuni personaggi sempre del teatro di Edoardo De Filippo –, mi sento offeso parimenti al Consigliere Binci. Ne spiego il motivo. Le varie schermaglie che abbiamo ascoltato in Aula vanno tutte in una direzione, cioè in quella del relativo, e per relativo intendo: parlo a nuora perché suocera intenda, e per suocera intendo Spacca. Ed il Presidente Spacca, credetemi, è un presidente eccezionale, è di gran lunga il migliore di questa maggioranza, ormai gestisce bene… Consigliere Ricci, ne ho anche per lei, lei prima ha detto che qui non si capisce. Ecco, la sua modestia nel fare questa affermazione mi fa capire tante cose. Non è vero che non si capisce. Si capisce bene dove si vuole arrivare mentre non si capisce, perché non si vuol capire, di che cosa stiamo parlando.
Ed ecco allora che qui introduco il concetto di assoluto. L’assoluto è il bisogno. Quando parliamo di case popolari parliamo di storie, di disagio sociale, insomma di tante problematiche che poi, con l’economia globale, più o meno come le false pensioni, vanno a mettere il dito anche su false necessità E voglio qui aprire una breve parentesi. Quando l’Unione europea e il suo ordinamento ha assunto un ruolo sempre più decisivo nella vita delle istituzioni, delle imprese e dei cittadini degli Stati membri la decisione di proseguire in questo cammino di integrazione economica, condivisa da parte degli Stati dell’UE, ha reso necessaria una modifica della Costituzione.
Immaginiamo che quando usciamo fuori la gente ci dice “Ma! Serviva Monti?” – Monti sarebbe il miglior allievo del nostro Marcolini - che ora vedo che parla con il grande Busilacchi -. Lei è un assessore forte, come forte è Spacca, siete una coppia eccezionale. E quindi io prendo le distanze dalle affermazioni in questo senso. Ed oggi in Aula è venuta la sfiducia agli imbroglioni della Giunta.
I princìpi fondamentali che regolano la spesa pubblica, Assessore Marcolini, scivolano nel dibattito relativo – l’assoluto è il bisogno, il dibattito è relativo –. Qui mi sembra che ci sia il gioco delle deleghe. Il Consigliere Eusebi ha fatto una sparata, sinceramente ho pensato:“perbacco, questo qui non solo vota negativo ma picchia pure il Presidente”. No, perché poi vota a favore. Ecco. A me è difficile capire questo signore del partito di Di Pietro che vota perché si tappa il naso, ma io gli consiglierei anche di…è vero, come disse Cetto Laqualunque che dove c’è un buco c’è allegria, ma, occhio ragazzi, la politica di Cetto Laqualunque ha una sua particolarità che penso sia distante dai lavori di quest’Aula.
Torno al concetto sacro del bisogno e dell’assoluto. Non parliamo di nomine, di altre nomine, di Ersu, parliamo invece di quella politica nuova alla quale siamo responsabilmente chiamati dall’Europa.
E qui mi riallaccio all’ormai qualunquemente citato: “ah, ma ce lo chiede l’Europa!”. Ma cosa ci chiede l’Europa? Rigore amministrativo, riforma della Costituzione e risoluzione in tempi certi dei problemi sul tavolo.
Il termine “casa popolare” per un architetto è fastidioso, perché la casa è il fondamento della Costituzione, dentro c’è infatti la famiglia che a sua volta è il fondamento della società.
Quando nel dibattito viene meno la considerazione dei valori assoluti si scende nel relativo, e purtroppo nel relativismo anche etico e morale.
Presidente Solazzi, lei ci ha mandato un invito - che io ho gradito molto, lei per certi versi è ironico come me, seppure non sempre imparziale, mi consenta di dirlo, oggi io mi sarei comportato come lei si comportò con me, le ricordo un particolare, che era ironico perchè ero influente, lei però poi chiarì, perché lei è un signore -, ci chiama alla Scuola di alta formazione sull’Europa. Ecco, ne vogliamo fare un altro di convegno, Presidente Solazzi? Ma non di alta formazione sull’Europa bensì di minima formazione sulla Regione.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Grazie Consigliere Trenta. (…) Sì, ci sono altri iscritti a parlare.

Luca ACACIA SCARPETTI. Presidente, è solo per chiarire un passaggio dell’intervento del Consigliere Eusebi, che essendo stato travisato da tutti ha falsato un po’ la discussione.

PRESIDENTE. Si, però…

Luca ACACIA SCARPETTI. Il Consigliere Eusebi non aveva paura di manovre opache della Giunta, è l’esatto contrario, lui aveva paura di manovre opache della periferia, e per questo sostiene l’appoggio alla Giunta. Grazie Presidente.

PRESIDENTE. Consigliere, lei se vuole intervenire, si iscrive, faccio parlare prima i Consiglieri Latini e Giancarli e poi le do la parola.
Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Il mio intervento sarà molto breve. E’ a sostegno della proposta di legge per un ordine di principio che non è stato richiamato negli interventi che mi hanno preceduto. Interventi del tutto condivisibili sotto vari profili, se non altro per i contenuti altissimi evidenziati dai Consiglieri, che costituisce un’attenzione importante da parte della politica a favore della casa e quindi della famiglia in un momento di così grave crisi.
Il dato che a mio avviso non è stato rilevato, o quanto meno non è stato sottolineato, è che la proposta di legge si inquadra in un indirizzo che la Giunta regionale porta avanti da due anni, e con essa l’intera Regione, quello cioè di una riorganizzazione della spesa regionale attraverso il contenimento e la riduzione della spesa stessa. A seguito infatti della prima manovra Tremonti del maggio 2010 l’indirizzo nei confronti degli enti locali e della Regione è stato appunto quello di una complessiva e crescente progressiva riduzione della spesa soprattutto riguardo gli investimenti e la spesa corrente. Nel 2011 ci sono stati circa 150 milioni di euro in meno di trasferimenti statali alla Regione e a questi bisogna aggiungerne altri 150 come limitazioni equivalenti derivanti dalla ridotta capacità della spesa regionale.
Ecco, in questa grave crisi della situazione finanziaria della pubblica amministrazione non va sottaciuto che la Regione Marche, credo fra le prime in Italia, ha individuato un percorso di graduale progressiva riduzione man mano che si metteva attenzione e profilo nuovo dal punto di vista normativo ai vari enti collegati alla Regione fino ad arrivare al corpo centrale dell’attività amministrativa dell’ente Regione.
Questo aspetto, condiviso in linea di principio da tutti coloro che fanno parte dell’Assemblea legislativa regionale, non solo dalla maggioranza, ha una punta di applicazione ben precisa in questa proposta di legge. Una proposta di legge sul cui contenuto si può discutere per l’attenzione che mette sulla centralizzazione delle funzioni conglobata nell’Erap Marche, ma che sostanzialmente è una coerente applicazione della strategia che è stata accettata e votata in Assemblea legislativa.
Ricordo, inoltre, a chi contesta oggi il Presidente Spacca, che lo stesso non più tardi di due mesi fa, nel momento della discussione per la revoca delle deleghe all’Assessore Guarna Moroder, tornò su questo come argomento di una razionalizzazione complessiva del sistema finanziario della nostra Regione, chiedendo sostanzialmente e credo ottenendo, da quanto ho potuto capire, una condivisione per la linea dei sacrifici che tutti dobbiamo compiere, cercando di vedere l’aspetto della razionalizzazione non come una limitazione delle funzioni bensì come una capacità attraverso una partecipazione diversa alla realizzazione di comuni obiettivi.
C’è poi un tema – l’ultimo intervento che mi ha preceduto lo tira fuori –, che si sta sviluppando anche a livello europeo, lo stesso Presidente Monti si è dato in carico di rappresentarlo quando si intravedrà uno spiraglio di uscita da questa crisi, sui tempi della procedura della democrazia parlamentare e della democrazia europea. Sempre più sono tempi estremamente lunghi rispetto alle necessità insorgenti e nuove delle comunità che vengono rappresentate.
Concludo dicendo, senza entrare nei sette articoli che compongono questa proposta di legge che modifica lo stato esistente, che a quella indicazione del Presidente della Giunta, e quindi della maggioranza, ci si deve attenere. Tenendo conto che non si va a toccare, come già detto, l’aspetto fondamentale di come sovvenzionare i nuovi sviluppi possibili delle case dal punto di vista dell’assegnazione verso chi ne ha bisogno. E anche tenendo conto delle esigenze degli italiani che sono sempre meno rappresentati nell’ambito delle loro richieste per una modalità operativa ormai datata e fuori tempo. E soprattutto, attraverso la compressione e la condivisione delle istanze che vengono dai privati per la grave crisi edilizia, l’attività dell’Erap Marche potrebbe raggiungere un importante obiettivo nel campo del social housing.
Però questo nulla c’entra perché appunto non viene assolutamente toccato quello che è il contenuto, la sostanza degli obiettivi che ci si era già posti in precedenza, come sottolineato dal collega Binci, rispetto alla concentrazione in un unico organismo, che rappresenta invece una razionalizzazione non solo contabile, non solo finanziaria, ma anche di sintesi e di capacità organizzativa e gestionale.
Il parere del CAL è contrario perché ritiene che la centralizzazione delle funzioni non comporta un risparmio reale di spesa. E’ un parere, a mio avviso, che non ha un’indicazione della territorialità necessaria e della rappresentatività che sono state sollevate in questa Assemblea. Che del resto rimane, perché a nessun Comune viene tolto nè il parere in merito alla composizione delle future azioni da compiere nè la procedura, le modalità, il rapporto e anche le possibilità che si hanno attraverso le capacità di un ente regionale unico per l’abitazione pubblica.
Quindi invito, al di là se si voterà questa mattina o si rinvierà, a tenere la barra sulla scelta che è stata compiuta, le modifiche che si dovessero apportare che vadano su questo unico fine, non su altri che potrebbero invece rappresentare, a mio avviso, una deviazione non voluta di quella scelta, appunto, da tutti accettata.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Pochissime considerazioni perché non voglio ripetere quanto già sostenuto da alcuni colleghi, a partire dalla relazione di maggioranza del Consigliere Ricci, ma anche dagli altri interventi che ci sono stati, e non soltanto quelli maggioranza, penso all’intervento del Consigliere Binci.
Voglio essere molto franco. Ovviamente rispetto il voto dell’Assemblea legislativa riguardo il mancato rinvio, ci mancherebbe non fosse così, ne prendo atto. Però mi sento di poter dire, e ne sono consapevole, che il dibattito sull’Ersu, le nomine fatte ieri, hanno influito inevitabilmente nella discussione di questa giornata come pure negli atteggiamenti.
Quindi lascio da parte, seppure so che c’è stata questa vicenda che ha avuto il suo peso, l’Ersu, lascio da parte i Parchi di cui abbiamo discusso la volta scorsa. E siamo sicuramente sempre pronti e disponibili a monitorare il lavoro fatto e a colpire le inefficienze quando e dove ci sono.
Voglio però spiegare un attimo le ragioni del rinvio. Il rinvio non voleva dire altro che un ulteriore approfondimento.
Noi siamo abituati a costruire le leggi con le istituzioni locali e non, anche l’ultima licenziata giovedì scorso ha visto la presenza in Commissione del relatore del CAL nella persona del Presidente della Provincia di Pesaro Urbino Matteo Ricci.
Invece su questa dell’Erap, proprio perché il percorso era iniziato da tempo, tant’è che si era concluso con l’approvazione in quest’Aula di una legge, le stesse autonomie locali non sono state sempre messe nelle condizioni di poter seguire. Poi noi abbiamo rifatto la nostra parte, abbiamo ascoltato.
Quindi, dicevo, la richiesta di rinvio non era altro che un approfondimento.
Quindi, Presidente Solazzi, con lo stesso spirito con cui questa mattina ho chiesto il rinvio in Commissione, quando lei metterà in votazione la proposta del Consigliere Paolo Perazzoli di rinvio ad altra seduta io voterò favorevolmente. Perché leggo questa proposta come appunto condivisione di quello spirito di arricchimento e di approfondimento, vista, oltre la complessità della legge, anche la tortuosità metodologica che c’è stata per le ragioni che quest’Aula conosce bene. Tra l’altro è una legge, forse la prima, che ha cambiato persino Commissione.
Non voglio aggiungere di più se non dire che dobbiamo tenere presente che qui non sono state messe in discussione le funzioni, sia chiaro - potrei soffermarmi molto su questo, ma non lo faccio -, sono stati affrontati gli assetti organizzativi. Quindi la parte centrale, quella delle politiche abitative, della partecipazione democratica, della programmazione, è rimasta com’era, con un grande potere alle autonomie locali, con la programmazione triennale dell’Assemblea legislativa, con quella annuale della Conferenza delle autonomie.
Siamo dunque in presenza di una legge che risponde a princìpi di autonomia e di autogoverno.
Ripeto, con lo spirito di voler approfondire, di confrontarci ulteriormente, di discutere questa legge con tutta la serenità necessaria, quando il Presidente metterà in votazione la proposta del collega Perazzoli voterò a favore con convinzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Quello che volevo dire l’ha detto il Capogruppo dell’Italia dei Valori, che era una precisazione, non certo un’offesa alla Giunta. Lui temendo, forse forte di altre esperienze su altri enti strumentali territoriali, qualcosa di più lento, di più opaco in periferia, dice “sono d’accordo sul disegno di legge presentato dalla Giunta, ampiamente modificato dalla Commissione – perché questo è successo, io faccio parte di quella Commissione –“, siamo cioè più propensi a questo disegno di legge che, appunto, centralizza le competenze.
In verità con l’atto di oggi chiudiamo la partita degli enti territoriali strumentali. Una partita che come maggioranza ci eravamo proposti di gestire in maniera più unificata possibile, più omogenea possibile, più centralizzata possibile. Invece ne usciamo con tre assetti completamente diversi l’uno dall’altro.
E’ vero, ha ragione il Consigliere Perazzoli, questo settore era quello che più necessitava di periferie, invece cosa è successo? E’ proprio questo che ha più influenza centralizzata.
Le maggioranze servono anche per confrontarsi in maniera più capillare, più profonda possibile, speriamo che da qui in avanti ciò possa avvenire. Però noi siamo fortemente convinti che una gestione più centralizzata sia più garantista.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Malaspina.

Maura MALASPINA. Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in qualità di Capogruppo dell'UdC, in coerenza con le indicazioni programmatiche, ribadisco la necessità di proseguire quel processo virtuoso di razionalizzazione della spesa regionale con la riorganizzazione dell'Erap, dell'Ersu e di altri enti inutili.
Questi enti a carattere provinciale vanno chiusi e le competenze passate ai servizi regionali, oppure, meglio, ai Comuni di riferimento.
Queste sono scelte già scritte nel programma di coalizione e comunque rispondono a quei princìpi di rigore, crescita ed equità che sono alla base del documento di economia e finanza che rappresenta il percorso dei prossimi tre anni dell'Italia per rimanere agganciata alla strategia dell'Europa 2020.
Le Marche hanno un primato di virtuosità morale e gestionale tra le Regioni italiane, ma va difeso senza adagiarsi sugli allori. E il Presidente Spacca, che è il garante di tale primato, deve adoperarsi affinché la coalizzatone del “modello Marche” mantenga la sua ambizione di essere punto di riferimento anche dell'evoluzione ed approdo del riposizionamento delle forze politiche a livello nazionale.
Concludo ribadendo che occorre chiudere definitivamente il discorso ancora aperto sui costi della politica, da distinguere sempre dai costi della democrazia. Occorre predisporre una task force per una spending review al fine di tagliare la spesa improduttiva e rimodulare la dinamica di alcune spese da orientare verso alcuni settori ad alta intensità di tecnologia e ad alto contenuto di internazionalizzazione, stante il rallentamento della domanda interna.
Quindi prima di tagliare la democrazia occorre tagliare le spese improduttive e i costi della politica.

PRESIDENTE. Gli interventi sono conclusi. Dovrei dare la parola all’Assessore Canzian, però, se ho capito bene, mi pare ci sia la formalizzazione di una richiesta di rinvio alla prossima seduta dell’Assemblea legislativa regionale. Non in Commissione perché non sarebbe riproponibile in quanto questa richiesta è già stata respinta. (…) No, questo non mi è possibile. Io ho una proposta iscritta all’ordine del giorno, se di questa chiedete il rinvio io lo pongo ai voti, ma è per la prossima seduta. Poi la prossima volta, non ve lo devo insegnare io, farete come credete.
Quindi, ecco, io posso mettere in votazione la proposta di rinvio alla prossima seduta dell’Assemblea legislativa.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bucciarelli, ne ha facoltà.

Raffaele BUCCIARELLI. Per dichiarazione di voto. Credo che la discussione a cui abbiamo assistito sia stata ricca e soprattutto indicativa delle divisioni e del mancato coordinamento della maggioranza. Era quanto avevo affermato all’inizio, è emerso con estrema chiarezza.
Per cui voterò a favore di questo rinvio nell’ennesimo tentativo e senso di responsabilità da parte nostra affinché si recuperi un rapporto con il territorio e quindi venga in Aula una legge la più condivisa possibile.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio del Consigliere Perazzoli.

(L’Assemblea legislativa approva)

Pertanto la proposta di legge n. 133 viene rinviata alla prossima seduta assembleare.


Proposta di legge regionale n. 182
ad iniziativa della Giunta regionale
“Modifica alla legge regionale 25 gennaio 2005, n. 2 “Norme regionali per l'occupazione, la tutela e la qualità del lavoro”

Proposta di legge regionale n. 140
ad iniziativa del Consigliere Latini
“Interventi della regione a sostegno dell'apprendistato”

(abbinate)
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 182 ad iniziativa della Giunta regionale, abbinata alla proposta di legge n. 140 ad iniziativa del Consigliere Latini. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali. (…) VA bene. Allora lascio la parola, se la Consigliera è d’accordo, alla relatrice di maggioranza di minoranza Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. La ringrazio, Presidente. Questa proposta di legge modifica la legge regionale n. 2 del 2005 in riferimetno alle norme regionali per l’occupazione e la tutela della qualità del lavoro.
Questa proposta di legge consente alla Regione di adattare il proprio ordinamento alla disciplina statale in materia di profili formativi del contratto di apprendistato. Si tratta di un adattamento dovuto in quanto l'articolo 17 della legge regionale n. 2 del 2005 è stato superato dall'entrata in vigore del testo unico dell'apprendistato del 2011.
La nuova disciplina, conformemente ai contenuti del testo unico statale, prevede in particolare che i profili formativi del contratto di apprendistato, finalizzati alla acquisizione di una qualifica o di un diploma professionale, siano definiti dalla Giunta regionale, dopo aver sentito le associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. E su questo vorrei fare una piccola osservazione, nel senso che ho trovato la parola “rappresentative” in più norme descrittive, quindi chiederei che tale definizione venga chiarita.
Si tratta di un aspetto di particolare rilievo che prende le mosse dalle necessità che i profili formativi dell'apprendistato siano il più possibili rispondenti alle opportunità manifestate nell'ambito del mercato del lavoro, tenuto conto del periodo storico di grave crisi economica che stiamo vivendo e della urgenza sempre più impellente di ridurre il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni, che in Italia in base ai dati Istat a marzo 2012 ha toccato il livello record del 35%.
L'esigenza di dichiarare la proposta urgente è dovuta dal fatto che il periodo transitorio previsto dalla normativa statale per consentire alle Regioni di adeguarsi è scaduto il 25 aprile scorso.
Questa proposta di legge essendo più semplificativa permette un rapporto di formazione più allargato, che va dai tre ai cinque anni per le specificità di strutture appunto più specifiche, quelle cioè di formazione post universitaria.
Il nostro voto su questa proposta di legge sarà favorevole. Anche in Commissione c’è stata una discussione concreta, a favore e nel rispetto delle sollecitazioni del territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Ringrazio la Consigliera Ciriaci che ha relazionato su questo punto, che insieme, come maggioranza ed opposizione, abbiamo condiviso.
Questa legge rimette in sesto la legge sull’apprendistato con delle normative che riteniamo migliorative. E’ una legge che riesce a mettere all’interno del mondo del lavoro i giovani che possono così fare esperienza, come pure gli imprenditori, grazie a questo apprendistato, potranno riuscire a capire e valutare se saranno persone capaci orientate ad imparare un mestiere.
Questa legge è dunque un adeguamento alla legge nazionale del settembre 2011, con essa si disciplina l'apprendistato che viene definito quale "contratto di lavoro a tempo indeterminato finalizzato alla formazione e all’occupazione dei giovani".
Le tipologie di contratto di apprendistato sono tre: l’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale; l’apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere; l’apprendistato di alta formazione e ricerca.
Compito delle Regioni è quello di adeguare i propri ordinamenti alla nuova disciplina statale, stabilendo in particolare: i profili formativi dell'apprendistato per la qualifica professionale; l'offerta formativa pubblica, interna ed esterna all'azienda, che si configura come integrativa della formazione professionalizzante e di mestiere, al fine di consentire al lavoratore l'acquisizione sia di competenze sia di base che trasversali; i profili formativi finalizzati all'acquisizione di un diploma di alta formazione, inseriti in programmi di ricerca, attraverso la concertazione con i datori di lavoro e con le istituzioni formative, università ed altri soggetti istituzionali di rilevanza nazionale o regionale. Ecco, questi sono proprio per cercare di elevare al massimo la concertazione di innovazione del mondo del lavoro, sono indispensabili.
Da questa previsione normativa discende la necessità che la Regione adegui il proprio ordinamento ai contenuti della legislazione statale, come dicevo, in modo tale che la Giunta regionale possa dare seguito alla disciplina di dettaglio dei nuovi profili formativi.
Il Crel ha espresso il proprio parere favorevole formulando alcuni suggerimenti che già nei fatti riproducono i contenuti della legislazione statale alla quale la Regione è tenuta ad uniformarsi.
Perciò su questo provvedimento una volta tanto c’è grande condivisione della maggioranza, dell’opposizione e del Crel. E questo non può che renderci orgogliosi. Ma soprattutto ci auguriamo che sia una legge veramente efficace che possa riportare al centro il mondo del lavoro e soprattutto i giovani.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Più che altro volevo chiedere una cosa al relatore di maggioranza. Ho esaminato il testo della proposta di legge presentata dalla Giunta regionale, che è stata abbinata ad un’altra proposta di legge presentata dal collega Latini in data 11 ottobre 2011 e quindi circa sei mesi prima. Ho constatato che la proposta di legge della Giunta è molto leggera, è molto essenziale, a fronte della proposta del Consigliere Latini che, invece, è molto completa e articolata, e che onestamente io condivido molto di più.
Quindi, ecco, chiedo al relatore di maggioranza se mi può illustrare su questo punto, perché ciò mi consentirà una votazione pienamente consapevole. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Il mio intervento prende spunto dall’intervento che mi ha preceduto del Consigliere Marangoni. Ringrazio infatti dell’abbinamento al punto 4) dell’ordine del giorno della proposta di legge n. 182 con quella da me sottoscritta, la n. 140.
La strada che dobbiamo percorrere riguardo la tutela del lavoro ed in particolare del lavoro giovanile è molto lunga. E i primi passi sono messi anche nella proposta di legge che oggi andremo a votare.
Lo sconvolgimento della crisi mondiale e della crisi del lavoro che colpisce soprattutto l’Europa ci porterà a variare, senza far venir meno come principio la tutela fondamentale del lavoro minorile, del lavoro in fase di formazione e comunque del lavoratore, quelli che sono stati dei pilastri, dei capisaldi per quasi cento anni nel campo del settore soprattutto industriale.
Queste due proposte di legge hanno in comune un aspetto fondamentale, snellire l’avvio del lavoratore attraverso l’apprendistato. Ed in particolare andare incontro alle lamentele, alle osservazioni fatte da tutte le imprese, sia di grandi che di medie dimensioni, riguardo la difficoltà di realizzare un vero apprendistato con la legge esistente. Sia perché la formazione avveniva in luogo diverso da quello del lavoro. Sia perché le modalità effettive dell’apprendistato erano inversamente proporzionali a quelli che sono da sempre gli obiettivi dell’apprendistato stesso. Sia perché manca quel connubio fondamentale fra datore di lavoro, che in questo caso è visto non come padrone delle ferriere, ma come organizzatore del lavoro in funzione delle capacità di apprendimento del dipendente nella sua fase iniziale lavorativa e modalità di apprendimento da parte di quest’ultimo.
Credo che questo sia il grande passo in avanti che la proposta di legge che verrà approvata compirà. Essa darà un segnale in un momento così drammatico di cogliere le indicazioni che provengono dal settore produttivo. Un settore che oltre a soffrire già di tante difficoltà aveva anche questa situazione in essere, quella appunto di non poter appieno avere il sostegno dell’apprendistato, ossia non poter formare dei lavoratori che poi poteva mantenere all’interno della propria azienda facendoli diventare effettivamente dei collaboratori ben al di là del rapporto datore di lavoro-dipendente-operaio.
L’altro aspetto fondamentale, che le due proposte di legge hanno in comune, è la suddivisione della formazione e dell’apprendistato in tre grandi categorie. Però l’ultima, quella di alta formazione, non dovrà sembrare – e su questo credo ci dovrà essere una sorta di regolamentazione specifica – un qualcosa di avulso, di più intellettualmente nobile rispetto alle prime due. Anzi, la formazione didattica professionale e lavorativa futura dovrà portare la dignità del lavoratore considerato umile a livello di chi proviene, invece, da formazioni scolastiche più forti o comunque più pure.
Quindi la collaborazione che la Regione, con i datori di lavoro, con le imprese ma soprattutto con le scuole di formazione professionale, deve svolgere è quella appunto di risollevare la qualità del lavoro e porlo nel campo della dignità pari a tutte le altre scuole di medie superiori che conosciamo, in attesa di un riordino complessivo.
Il terzo e ultimo aspetto che voglio segnalare – per il resto, invece, essendo differenti, ritengo che ancora un passo ulteriore si dovrà fare per quanto riguarda gli aspetti non colti dalla proposta di legge n. 140 – è la finalità di natura occupazionale che la proposta tiene a preservare. E in questa direzione vi è un forte radicamento da parte delle imprese se l’apprendistato, così come l’abbiamo organizzato in questa proposta di legge, attecchirà nelle forme dovute. In pratica consentirà agli stessi imprenditori di avere un forte risparmio, un eccellente base lavorativa soprattutto nel campo manifatturiero e una possibilità di creare quel famoso percorso di partite Iva o comunque di lavoratori autonomi che possono derivare soltanto dalla conoscenza all’interno dell’industria dei percorsi di ordine più pratico o comunque di ordine più lavorativo, che solo una procedura che passa dall’apprendistato al lavoro vero in termini che noi conosciamo potrà dare.
Segnalo invece la necessità di compiere un ulteriore passo che questa legge non prevede e che a mio avviso rimane irrisolto, quello di dare una conformazione giuridica scolastica all’apprendistato.
Sarà un passaggio rivoluzionario. Sono poche le Regioni che stanno discutendo su questo tema. La Regione Piemonte, in particolare, ha una fortissima esperienza storica nel campo dell’apprendistato e che più conosce le difficoltà di una tutela dell’apprendistato stesso, non solo, ripeto, come lavoratore che si avvia alla sua attività professionale e lavorativa, ma anche come grande tesoro di crescita per quanto riguarda l’indirizzo economico in cui viene collocato.
Il passaggio rivoluzionario, appunto, sarà quello di dare dignità a un percorso che dall’apprendistato prenda sempre più spunti per le conoscenze generali che un singolo soggetto nel momento in cui si avvia all’apprendistato ha modalità di governare, delle nuove tecnologie che sempre di più intervengono nel campo dell’apprendistato e degli indirizzi addirittura economici, come qualche esperienza di land tedeschi o di esperienze olandesi ormai a livello europeo ci propongono come possibili sviluppi interpretativi.
Credo che questo sia lo spunto per una proposta ulteriore. Ripeto, quello del mondo del lavoro è un percorso che a livello regionale può essere compiuto a piccoli passi che però devono essere passi continuativi, per far sì che quando l’intero sistema sarà in un mondo diverso rispetto a quello che oggi viviamo di crisi, ecco, ci saranno anche riguardo la tutela del lavoro regole adeguate, sia pure diverse rispetto a quelle attuali, alle esigenze e alla tutela del singolo lavoratore e soprattutto dell’apprendista.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento quindi passiamo alla votazione.

Articolo 1. Lo pongo in votazione. Dichiaro aperta…(…) Consigliere, ha già parlato!

Enzo MARANGONI. Grazie Presidente. Mentre lei veniva sostituito dal Vicepresidente dell’Assemblea legislativa delle Marche Bugaro ho fatto il mio intervento ed ho chiesto se gentilmente il relatore di maggioranza mi dava un chiarimento che mi consentisse poi un voto più consapevole.

PRESIDENTE. Sì, però chiedere è lecito e rispondere è cortesia. Quindi se non le ha risposto andiamo avanti, lei non può parlare due volte. Dichiaro aperta la votazione.

Enzo MARANGONI. Mi complimento della sua squisitezza! Volevo solo sapere se informalmente il relatore di maggioranza mi può rispondere.

PRESIDENTE. Allora vi vedete fuori così informalmente lo potrà fare.

Enzo MARANGONI. Ma prima del voto!

PRESIDENTE. No, prima del voto non è possibile!

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2 (Dichiarazione d’urgenza). Preciso che affinchè passi occorrono ventidue voti favorevoli. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 182, abbinata alla proposta di legge n. 140. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 183
ad iniziativa della Giunta regionale
“Modifiche alla legge regionale 20 giugno 2003, n. 13 “Riorganizzazione del Servizio sanitario regionale”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 183 ad iniziativa della Giunta regionale. Essendo assente il relatore di maggioranza Consigliere Comi, se siete tutti d’accordo la rinviamo, altrimenti lo pongo ai voti. Tutti d’accordo? Bene, la rinviamo.


Proposta di legge regionale n. 194
ad iniziativa della Giunta regionale
“Modifiche alla legge regionale 3 giugno 2003, n. 11 “Norme per l'incremento e la tutela della fauna ittica e disciplina della pesca nelle acque interne”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 194 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Ci sono osservazioni da parte degli uffici e di qualche Consigliere per urgenze di piccole modifiche da apportare alla legge, per cui vale la pena di rinviarla in Commissione e riportarla in Aula con le modifiche apportate.
Quindi chiedo il rinvio in Commissione. Credo che anche il relatore di minoranza sia d’accordo.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Marangoni, ne ha facoltà

Enzo MARANGONI. Sono d’accordo al rinvio in Commissione, anche perché ho presentato un emendamento per completamento alla carta ittica onde evitare quello che è successo.

PRESIDENTE. Bene. Siccome non vedo obiezioni ritengo che l’Aula dia per approvato il rinvio in Commissione della proposta di legge n. 194.


Mozione n. 196
dei Consiglieri Acacia Scarpetti, Ricci
“Sabbie Porto di Fano”

Interrogazione n. 677
della Consigliera Foschi
“Dragaggio del Porto di Fano”

Interrogazione n. 708
del Consigliere Carloni
“Dragaggio Porti delle Marche

Interrogazione n. 785
del Consigliere Zaffini
“Emergenza dragaggio Porto di Fano”

(abbinate)
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 196 dei Consiglieri Acacia Scarpetti e Ricci, l’interrogazione n. 677 della Consigliera Foschi, l’interrogazione n. 708 del Consigliere Carloni, l’interrogazione n. 785 del Consigliere Zaffini, abbinate.
L’Assessore Donati che deve rispondere alle interrogazioni al momento non è in Aula. Per cui chiederei ai soggetti interessati, Acacia Scarpetti, Ricci, Foschi, no a Carloni che non vedo in Aula, di…Bene! Siccome non parla nessuno, pongo in votazione… (…) Allora, ripeto, per le interrogazioni non c’è chi risponde, quindi passiamo alla mozione n. 196 alla quale sono stati presentati due emendamenti.

Emendamento n. 1 della Consigliera Foschi:
Il terzo capoverso della premessa è così sostituito: “considerato che l’esperimento del desorbimento richiede tempi eccessivamente lunghi”.

Emendamento n. 2 della Consigliera Foschi:
Il quarto capoverso della premessa è soppresso.
.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Foschi che illustrerà entrambi gli emendamenti

Elisabetta FOSCHI. Concordo con l’impegno di questa mozione, fermo restando che è un impegno che ormai abbiamo chiesto alla Giunta diverso tempo fa ma non se ne è fatto nulla, perché qui ci si divide tra chi dice che è possibile confluire i fanghi in mare e chi dice il contrario.
Detto questo, secondo me nella premessa della mozione c’è una considerazione sbagliata che mette in discussione ciò che la Regione ha fatto fino adesso.
Al quarto capoverso si dice “Valutato che utilizzare eventualmente casse di colmata o discariche a terra sono procedure e metodi costosi e ambientalmente inaccettabili”, ecco, mi sembra incredibile, visto che è proprio quello descritto il percorso che la Regione sta seguendo per lo smaltimento dei fanghi, cioè la costruzione della cassa di colmata e il conferimento in questa dei materiali dragati.
Quindi questa frase va assolutamente tolta dalla mozione.
Così come va formulato diversamente il passaggio relativo al desorbimento, che non è che è stato insufficiente, non è proprio partito a causa dei lunghi tempi necessari per la valutazione di impatto ambientale.
Per cui anche lì c’è un errore nella premessa che va corretto.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere D’Anna, ne ha facoltà.

Giancarlo D’ANNA. Presidente, forse sarebbe stato più opportuno avere una risposta da parte dell’Assessore alle interrogazioni abbinate...

PRESIDENTE. Mi scusi, Consigliere D’Anna, nel mentre ci ha raggiunto l’Assessore, quindi le toglierei la parola per darla all’Assessore, così le chiarisce i dubbi che dovesse avere.

Giancarlo D’ANNA. Grazie Presidente.

Sandro DONATI. Il Comune di Fano è stato beneficiario di interventi di difesa costiera sul tratto di litorale che si estende dalla foce del fiume Metauro fino al molo sud del porto. (…) Allora, erosione marina….(…)

PRESIDENTE. Assessore Donati, la prego di sedersi un attimo, così andiamo avanti. Prego Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Grazie Presidente. Sarebbe opportuno, dicevo, chiarire una volta per tutte la possibilità di conferire questi famosi fanghi o sabbie a mare.
I fanghi o le sabbie che non contengono determinati inquinanti possono già essere conferiti a mare, mentre quelli che hanno dei limiti superiori a quelli consentiti dalla legge non possono essere conferiti a mare.
Un esempio recentissimo è quello che accaduto al porto di Pescara, lì è stata data un’autorizzazione a conferire a mare i fanghi però poi è scattata la denuncia e tutto è stato bloccato.
Quindi per evitare confusione e soprattutto per evitare magari inutili polemiche che non vanno certo a risolvere la situazione, sarebbe opportuno verificare, cosa che mi sembra sia stata già fatta, se possono essere conferiti a mare o no.
Per cui la possibilità di conferire a mare c’è, ma se gli inquinanti non superano determinati limiti.
E mi sembra che la stessa cosa sia accaduta anche ad Ancona ove ci sono state delle denunce per il conferimento a mare dei fanghi.
Quelli che possono essere conferiti benvenga, ma evidentemente per quelli che non possono essere conferiti non si può, è inutile che continuiamo.
Tutta questa attesa si è basata sulla apertura della vasca di colmata ad Ancona. Ora rimettere in discussione anche la vasca di colmata con tutto il ritardo è folle.
Il Comune di Fano si è reso disponibile, non senza polemiche, come purtroppo succede in questi casi, a creare un sito di stoccaggio temporaneo, che evidentemente non può diventare definitivo, è temporaneo in virtù del fatto che è stata garantita ed è stata fatta una gara d’appalto per la vasca di colmata.
Poi potremmo essere d’accordo a fare anche un ragionamento sulle vasche di colmata, se sono utili se non sono utili, se sono funzionali se non sono funzionali, se ci sono altri sistemi per farlo, però sta di fatto che un porto come quello di Fano, soprattutto, ma anche come altri porti, non può continuare a vivere una situazione come questa. Quindi le poche certezze che abbiamo le dobbiamo mantenere. E una certezza è la vasca di colmata.
Sul conferimento a mare una volta fatte le analisi non credo che ci siano delle persone talmente incompetenti da non aver usufruito della possibilità di conferire a mare se questo fosse stato possibile. A meno che qualcuno non si sia sbagliato sull’analisi. Però se qualcuno ha commesso questo tipo di errore a quel punto c’è anche un danno erariale.
Molto spesso si sente dire che in Romagna o in altre parti d’Italia lo fanno, ecco, lo fanno se i limiti previsti dalla legge non vengono superati. Questo è quanto ne so io. Credo però che l’Assessore una volta per tutte debba chiarire se è possibile, dove è possibile, quali…(…) Prego? (…) Insomma, qua ora non si capisce neanche più chi è l’Assessore competente! (…) Allora l’Assessore, o chi per lui, ci dirà se nella fattispecie questi fanghi possono essere conferiti direttamente a mare. A quel punto, Consigliere Ricci, non ci sarà bisogno di fare nessuna mozione, perché se è possibile, ecco, non si capisce perché non venga fatto. Cioè noi abbiamo aspettato tanti anni per poi venire a sapere che c’era la possibilità di poterli conferire a mare e non è stato fatto?! Se così è c’è un danno erariale fortissimo, èh! Sono stati fatti dei dragaggi, è stato fatto un sito di stoccaggio temporaneo nel porto di Fano, se ne farà un altro, e adesso ci venite a dire che si possono conferire a mare, bèh, la diamo subito alla Corte dei Conti! (…) Però, scusate, se le analisi accertano che non si possono conferire a mare allora non fate neanche una mozione per dire che quei fanghi possono essere conferiti a mare. A che gioco giochiamo!
E’ stata fatta un’analisi, giusto? Voi cioè avete verificato che quelli si possono buttare a mare. (…) Allora a maggior ragione se queste possibilità non sono una novità credo che ci sia un danno erariale. Verificheremo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Provo a mettere un po’ di ordine a una materia che è comunque molto semplice.
Abitualmente vengono smaltiti i fanghi dei drenaggi dei porti o per ripascimenti di arenili o per riempire casse di colmata, oppure, come è successo fino a poco tempo fa, in discariche.
Se sono finiti nelle nostre discariche significa – e qui ho i documenti ufficiali ISPRA – che i fanghi, fortunatamente, non sono tossici nocivi.
Tra le varie forme possibili di smaltimento un decreto ministeriale del 1996 individuava specchi acque dedicati a 13-14 miglia dalla costa.
Quindi, benvenga che i nostri fanghi non sono tossici nocivi, benvenga che questi fanghi vengono utilizzati per casse di colmata, però, dico io, se la cassa di colmata serve in maniera organica alle nostre infrastrutture, perché costruire una cassa di colmata a guisa di discarica è una pazzia.
Allora muniamoci anche dell’autorizzazione ministeriale di andare in mare aperto. È una fiche in più. Perché se io devo smaltire 100 mila metri cubi di fanghi nella discarica di Monteschiantello o in mare aperto costa meno andare in mare aperto.
Questa possibilità noi ancora non l’abbiamo sviluppata, non è un’autorizzazione a un ingresso di una ZTL di una città, bisogna andare dal Ministero ecc., è una cosa lunghissima, c’è di mezzo l’ISPRA.
Io con la mozione dico “attrezziamoci anche a questo”, perché un domani questa mozione che oggi si intitola “Sabbie porto di Fano” varrà per tutti i porti marchigiani. Nelle altre regioni lo fanno perché sono partiti.
Per cui, ecco, va nella direzione vostra che appunto auspicate tutti gli strumenti a disposizione per affrontare questa emergenza. Che non è un’emergenza, è una cosa ordinaria perché i porti si ostruiscono. Soprattutto adesso che i porti quasi tutti sono stati aumentati di dimensioni e quindi sono andati un po’ più a mare, da una quota di meno 4 meno 5 metri sono arrivati a una quota meno 7, che significa che le sabbie vanno più lentamente e che decantano più facilmente e quindi si ostruiscono di più.
Siamo tutti nella stessa direzione, i porti non hanno bandiera, non hanno partiti, interessano tutti. Questo è soltanto uno strumento in più che non ha costi, anzi, abbatterà i costi qualora ci dovessero essere situazioni…per cui ritornare in discarica e occupare spazi nelle discariche, ormai sature, sarebbe una cosa non in linea con i tempi e con i must ambientali.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Vedete (il Consigliere mostra un modellino), questa è una miniatura del Bounty e probabilmente un’imbarcazione di questo tipo è l’unica che può girare nel nostro porto, il pescaggio del nostro porto permette solo a navi come queste di potervi accedere.
Siccome l’identità del porto è l’identità fanese, e non si può dire il contrario, quello che è successo in questi anni è veramente indecoroso per una Regione. Per chi opera in questo settore c’è stata una gestione veramente dannosa. C’è stato un danno economico e d’immagine incredibile.
E dire che abbiamo Fano Yacht Festival, che adesso addirittura si pensa di trasferire in Ancona. Quindi un ulteriore scippo da parte di Spacca il pirata. Sì perché Spacca sta veramente attaccando il nostro Bounty! Spacca ci sta veramente facendo un arrembaggio.
E approfitto della parola per dire anche che Fano è la città delle incompiute, come appunto incompiuto è il dragaggio che per i fanesi è diventata una parola da incubo. Una cosa che una volta era semplice, naturale, si svolgeva con continuità, ora invece per chi opera in questo settore è diventato un incubo, sono anni che non si fa.
Si è fatto un dragaggio di 3.000 metri cubi, una cosa direi stupida, si sapeva bene che non sarebbe servito a niente. E per comunicare questo piccolo dragaggio si sono mossi tutti i papaveri della politica, della camera di commercio, gli industriali, come se fosse un evento chissà quanto eccezionale. Io ero presente. 3.000 metri quadri quando da smaltire ce ne sono 90 mila!
Il Presidente Spacca è un uomo di potere, quando vuole il distretto della domotica in quattro e quattr’otto lo fa. Il distretto del mare dov’è? E’ ancora per aria! Come la Strada delle Barche, come Fano Yacht Festival che andrà via come è successo per il Violino e la Selce o per il Fano Jazz.
Quindi ci sentiamo veramente depredati delle nostre cose identitarie e creative. Da parte di Ancona che gestione è questa?! Lo leggete o no sui giornali che anche gli imprenditori cominciano ad avere voglia della Romagna?!
Vi lancio veramente un campanello d’allarme. Come ci state gestendo?! È una cosa vergognosa!
Qui si parlava di un’attività, di un’identità fanese, di una marineria forte, di una marineria produttiva che nel giro di vent’anni per mancati dragaggi, per mancate sovvenzioni, per mancate attenzioni…e poi, ecco, io voglio richiamare anche un discorso molto locale “il mare amareggia, se no era per i puret’ ” che è un modo di dire. Ossia, il mare è già duro, pertanto il vostro dovere è quello di dragare i porti per far lavorare i nostri lavoratori del mare.
Se andate al porto di Fano la gente lì dice “ma, questi dragano sal cucchiarin?”. Oppure c’è chi pensa che magari si dragherà il porto quando sarà finita la Fano-Grosseto. Sono questi i pensieri dei nostri cittadini.
Le Province probabilmente salteranno, si accorperanno, si parla di 400 mila abitanti per provincia, ebbene, vi chiedete se quelli di Fano o Pesaro se dovessero scegliere tra la provincia di Ancona o la provincia di Rimini cosa sceglierebbero? Sapete dove probabilmente sceglierebbero di andare?!
Quindi vi lancio un campanello d’allarme. Considerateci! Altrimenti qui veramente, caro Spacca, spacchettiamo tutto!

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Intanto scusatemi se ero fuori mentre alcuni di voi intervenivano. Sarò brevissimo. E darò anche delle informazioni.
Noi adesso per quanto riguarda il dragaggio del porto di Fano, come i Consiglieri D’Anna e altri amici che si sono interessati della vicenda sanno benissimo, siamo intervenuti con 10 mila metri cubi e abbiamo trovato una soluzione che per il momento risolve il problema.
Lunedì mattina ho organizzato una riunione con i tecnici, posso quindi informare l’Assemblea legislativa che si è risolto il problema della vasca di colmata in Ancona, e quindi adesso si procederà con la firma del contratto e con l’avvio dei lavori.
Nel giro di nove-dieci mesi, entro un anno, si dovrebbe realizzare questa vasca di colmata che darà una risposta al problema dei fanghi, un problema che ovviamente esiste. I fanghi in discarica non si possono portare perché se sono rifiuti speciali costerebbe moltissimo. Quindi, ecco, il problema della vasca di colmata c’è. Noi eravamo in ritardo per via di un ricorso al TAR, come sapete, e a seguito di questo si sono creati problemi in tutti i porti, in primis in quello di Fano che abbiamo affrontato nell’emergenza.
Facendo ora la vasca di colmata di Ancona daremo una risposta seria a quello che non si può definire eufemisticamente un problemino è infatti un problema vero.
Ci tenevo pertanto a dare questa informazione che è proprio di lunedì scorso.

PRESIDENTE. Pongo in votazione …(…) Consigliere D’Anna, prego.

Giancarlo D’ANNA. Assessore, visto che la mozione dei Consiglieri Ricci e Acacia Scarpetti parla di conferimento a mare dei fanghi e delle sabbie, le chiedo: i fanghi che sono stati prelevati nel porto di Fano e la parte rimanente sono compatibili con il conferimento a mare oppure no? Altrimenti votiamo una mozione su un qualcosa che non si può fare.
Se si può fare che si faccia, se non è stato fatto allora qui la cosa è folle. Già alla Corte dei Conti per una questione simile ci sono andati a Pescara, ci sono delle denunce e qualche giorno fa si è dimesso il commissario straordinario.
Se oggi ci venite a dire che quei fanghi sono compatibili con il conferimento a mare francamente questa cosa altro che danno erariale! Qui la marineria fanese e la cantieristica fanese evidentemente sono autorizzate a fare una denuncia per chiedere dei danni. Perché ci sono…(…) Sì, se lo risolviamo sono contento, perché, ecco, lo risolviamo, però ci assumiamo anche la responsabilità di non averlo fatto nei tempi dovuti. Tra le altre cose è partita una gara d’appalto per la vasca di colmata, che non è nemmeno uno zuccherino, sono un sacco di soldi.
Assessore Viventi, i fanghi del porto di Fano sono compatibili con il conferimento a mare?

Luigi VIVENTI. Adesso io non ho guardato tecnicamente la compatibilità perché mi sono preoccupato della soluzione del problema, li abbiamo messi nel porto, come lei ben sa. Posso anche sentire il settore ambiente se sono compatibili o meno, loro lo sapranno sicuramente. Io volevo solo informare l’Assemblea legislativa che il problema della vasca di colmata che sembrava irrisolvibile si è invece risolto e nel giro di 10-11 mesi l’avremo.
Poi, ripeto, sulla compatibilità dei fanghi a mare o meno non è una competenza che devo avere io. (…)

PRESIDENTE. No, no, vi prego Consiglieri! Comunque mi permetto di dire sommessamente al Consigliere D’Anna, perché la vicenda un po’ l’ho seguita, che parla di Corte dei Conti ecc., ecco, la cassa di colmata è una spesa a prescindere dal dragaggio del porto di Fano, è un’opera che la Regione giustamente ed opportunamente realizza. Quindi la Corte dei Conti non c’entra nulla. La cassa di colmata, comunque, è necessario che ci sia.
Casomai il tema è di valutare se lo stoccaggio che viene fatto al porto piuttosto che a Torrette del materiale del dragaggio deve essere stoccato lì e poi eventualmente portato alla cassa di colmata o conferito direttamente in mare. Ma questa è una cosa che probabilmente ne è a conoscenza in primis il Comune di Fano; fra l’altro è una materia che attiene all’ambiente e così via.
L’approfondimento è pure possibile ma è abbastanza sganciato dal fatto della cassa di colmata. Anche perché di questo dragaggio non avverrà il trasferimento immediatamente alla cassa di colmata.
Comunque io solleciterò, è un impegno che mi prendo, la Giunta a valutare l’utilizzazione ultima del materiale del dragaggio. Dopodiché si decide.
Passiamo alla votazione.

Emendamento n. 1 della Consigliera Foschi. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2 della Consigliera Foschi.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ha la parola il Consigliere D’Anna per dichiarazione di voto.

Giancarlo D’ANNA. Io voterò a favore della mozione, ma chiedo innanzitutto ai presentatori di aggiungere nell’impegno “una volta verificata la compatibilità…(…) Ci tengo comunque a lasciarlo a verbale. Sono d’accordo al conferimento a mare nel caso in cui venga verificato che non ci sono problemi con gli inquinanti, altrimenti andremo a fare un capolavoro che non si è mai visto. Ossia, se andremo a mettere in circolo degli inquinanti che poi verranno assorbiti dai molluschi e dai pesci ci assumeremo una grossa responsabilità.
Quindi, ecco, una volta verificato che siano entro i limiti previsti dalla legge. Ci tenevo a metterlo a verbale.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Foschi.

Elisabetta FOSCHI. Prima di esprimere una dichiarazione di voto volevo sottolineare la schizofrenia sia di quest’Aula, intesa come consesso consiliare, sia della Giunta, perché non è la prima volta che si parla della possibilità di conferire…

PRESIDENTE. Consigliera Foschi, piano con la schizofrenia!

Elisabetta FOSCHI. Schizofrenia è nel senso che se qualche mese fa si risponde che non è possibile conferire a mare i fanghi del porto di Fano…

PRESIDENTE. Allora, Consigliera, se lei ha individuato il soggetto si riferisca al soggetto! Io non sono schizofrenico, la ritengo un’offesa a nome mio e degli altri!

Elisabetta FOSCHI. No, no, Presidente, non era per offendere!

PRESIDENTE. lei forse non lo sa, ma la schizofrenia è una grave patologia mentale, quindi gliela respingo al mittente!

Elisabetta FOSCHI. Grande rispetto per chi ha la patologia. Diciamo allora che in quest’Aula c’è un po’ di confusione.

PRESIDENTE. Ecco, di questo ne sono consapevole per primo. I termini, però, non sono certo simili!

Elisabetta FOSCHI. Sta di fatto, dicevo, che qualche mese fa a un’interrogazione specifica del collega Zaffini si è risposto che non si poteva conferire in mare il materiale dragato dal porto di Fano e oggi rimettiamo tutto in discussione, si dice che forse è possibile.
Allora concordo con il collega D’Anna, se questo cioè dovesse essere dimostrato, bèh, qualcuno si dovrà anche assumere le responsabilità degli errori fatti fino adesso.
E poi vorrei che l’approvazione oggi di questa mozione non mettesse in discussione il discorso della cassa di colmata, come ha detto l’Assessore Viventi, né tantomeno il percorso intrapreso. Tutto vorrei tranne che proprio quei pescatori che non riescono a entrare non potranno entrare per altro tempo perché qualcuno arriva a dire “fermate tutto, non si portano i fanghi nel sito perché può darsi che si possono portare in mare, aspettate un attimo, vediamo, confrontiamoci”, poi lì i fanghi aumentano.
Quindi io voto la mozione con l’impegno che i lavori intrapresi, di cui l’Assessore Viventi ha relazionato, proseguano nell’iter concordato. Perché, ecco, dal dibattito che c’è stato in quest’Aula non mi è sembrato molto chiaro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Anch’io voterò a favore. Vista anche la mia precedente interrogazione con cui appunto chiedevo la giustificazione del perché non si potevano conferire i fanghi in mare.
Come più volte ribadito, lo feci anche nell’esposizione di questa mia interrogazione, c’è uno studio dell’ISPRA ove si qualificano i caratteri dei fanghi del porto di Fano. Già da quello studio risultava che non erano fanghi pericolosi, sono ovvero di due tipologie, la A e la B, con una piccola parte di C che dovrà essere conferita comunque in cassa di colmata.
Questi studi erano già stati esposti qui in Aula più di un anno fa.
E’ dunque sicuramente un’inadempienza oppure un’approssimazione che da un ente come la Regione non ci si può aspettare.
La mia è una interrogazione, non è una mozione. D’ora in avanti chiederò di avere una situazione di normalità come in tutti i porti, inoltre che la Regione metta in cantiere anche l’acquisto, dato che abbiamo la Fincantieri e tante aziende produttrici, di navi di dragaggio; vorremmo vedere quanto costa un affitto rispetto a un acquisto di draghe – durante l’infanzia quando andavo al porto vedevo sempre lavorare queste draghe, poi per vent’anni non se ne sono viste più -.
Allora, ecco, riutilizziamo le draghe, magari se ne acquistiamo due, una da Gabicce a Ancona e una da Ancona a San Benedetto che lavorano tutti gli anni anche per il ripascimento delle coste.
A me sembra una cosa normale, però purtroppo in questa Regione spesso le cose normali sembrano più difficili di quelle che in realtà sono.

PRESIDENTE. Mozione n. 196, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 310
dei Consiglieri Giorgi, Eusebi, Acacia Scarpetti
“Articolo 18”
(Discussione e sospensione votazione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 310 ad iniziativa dei Consiglieri Giorgi, Eusebi, Acacia Scarpetti. Ha la parola la Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. Abbiamo presentato questa mozione perché riteniamo che anche quest’Aula debba approfondire alcune tematiche, che sono quelle centrali in merito alla situazione di crisi che in questo momento sta investendo l'economia italiana in ogni settore produttivo e area geografica. Una crisi che ha ragioni molto diverse dalla permanenza nella legislazione vigente dell'articolo 18, così com’era, dello statuto dei lavoratori.
L’articolo 18 è una norma che detta le conseguenze in caso di licenziamento illegittimo (effettuato senza comunicazione dei motivi, ingiustificato o discriminatorio) nelle unità produttive con più di 15 dipendenti. Una norma che costituisce un importante strumento di protezione generale perché difende i diritti di tutti i lavoratori a prescindere dalle opinioni politiche o appartenenze sindacali.
L'articolo 18 stabilisce, quindi, che un giudice, se non esiste un giustificato motivo per il licenziamento, reintegra il lavoratore al proprio posto.
Vorrei sottolineare che nel 2011 – è una media che viene perpetrata negli anni – sono stati 50 i casi di lavoratori reinseriti nel lavoro grazie all’applicazione dell’articolo 18 su circa 800 mila interruzione di lavoro. Quindi una percentuale veramente minimissima e irrisoria.
Secondo la nuova formulazione dell'articolo, quella che sta prevedendo la pseudo riforma del lavoro che sta portando avanti il Governo Monti, il giudice dovrebbe decidere se esiste o no il motivo economico. Se effettivamente questo motivo ci fosse, ma il licenziamento fosse ingiustificato perché eccessivo o perché vi sono alternative, il lavoratore licenziato non verrebbe reintegrato ma avrebbe solo un'indennità. Se invece il motivo economico fosse falso, il giudice potrebbe scegliere tra l'indennità e il reintegro. Insomma, viene demolito il punto di diritto fondamentale: il reintegro automatico laddove il giudice dichiari ingiustificato il licenziamento.
Dopo aver fatto questa giusta precisazione in merito all’articolo 18 vorrei ricordare alcune cose.
Viviamo in un Paese in cui la corruzione ha raggiunto vette altissime.
Il Presidente della Corte dei Conte Giampaolino il mese scorso, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, ha affermato che corruzione e malaffare sono fenomeni presenti in maniera preoccupante nel Paese. Secondo la classifica del Global Corruption-Barometer of Trasparency international, lo strumento più utilizzato per parametrare l'intensità della corruzione tra Paesi, su 183 Paesi l'Italia si piazza al 69° posto dopo il Ghana, la Germania al 15°, il Belgio e l’Irlanda al 19°, Francia al 25°, solo in Grecia e Messico la corruzione è percepita a livelli più alti.
Lo scorso aprile Monti si è recato in Qatar per farsi ricordare dall'Emiro che ciò che frena gli investimenti stranieri è la corruzione e l'eccessiva burocrazia - per fortuna glielo ha ricordato l’Emiro del Qatar! -, però noi ci focalizziamo sull’articolo 18.
Vorrei inoltre ricordare che l'Italia è il Paese in cui i costi della burocrazia gravano in maniera devastante sulle imprese. Secondo uno studio della Cgia di Mestre questo costo sarebbe pari a 23 miliardi di euro l'anno.
Uno snellimento burocratico, degno di un Paese moderno, quale dovrebbe essere l’Italia, potrebbe dar luogo ad un risparmio di circa 11 milioni di euro e quella cifra potrebbe teoricamente dar luogo a 300.000 nuovi posti di lavoro.
Il macigno della burocrazia costringe le imprese a diffidare dalle nuove assunzioni, paralizzando e ostacolando la crescita del nostro sistema economico. Invece noi mettiamo energie sulla discussione dell’articolo 18!
Lo Stato italiano deve circa 90 miliardi di euro alle aziende fornitrici. Un debito che, chiaramente, rischia di far morire numerose aziende (piccole, medie o grandi) che non ricevono i pagamenti per prestazioni o compravendite effettuate anche più di un anno fa rischiando la chiusura. E il Ministro Passera, naturalmente, è al corrente da tempo di questa situazione.
L'Unione europea impone agli Stati un massimo di due mesi per saldare i propri debiti pena multe salate, che per quanto riguarda il nostro Paese sono enormemente inferiori all'importo dovuto alle imprese. Per capire la nostra situazione vi informo che in Germania le imprese ricevono il dovuto dallo Stato dopo un mese. Ma forse lì gli imprenditori e i manager delle grandi aziende hanno alle spalle una giustizia amministrativa che probabilmente funziona meglio di quella italiana.
Un problema di difficile soluzione che non è mai stato seriamente affrontato a discapito delle imprese. E noi buttiamo energie sulla discussione dell’articolo 18!
Nel nostro Paese c’è una tassazione esorbitante che raddoppia il costo del lavoro senza restituire nulla in termini di produttività.
Una strategia fondata sulla detassazione drastica a favore di quelle imprese che scelgono di restare in Italia e a favore di quelle imprese che scelgono di fare contratti a tempo indeterminato darebbe una mano alle aziende più di tutti gli attacchi ai diritti dei lavoratori messi insieme.
Il cuore del problema è la negazione del credito da parte degli istituti bancari, che pure hanno ottenuto dalla BCE in due diverse tranche prestiti a tassi agevolatissimi per centinaia di miliardi, solo che con quei soldi hanno fatto tutto tranne che ridare fiato alle aziende boccheggianti. Per cui questo modo di fare delle banche, che chiaramente non hanno il rispetto per i diritti dei lavoratori, sta soffocando il sistema produttivo italiano. Un sistema bancario che alle aziende in difficoltà, nonostante gli introiti della BCE, nega il credito, decurta il fido, e quando fa lo sforzo di aprire i cordoni della borsa lo fa con tassi vicini al 10%. E noi sprechiamo le nostre energie e il nostro tempo per discutere sulla riforma dell’articolo 18!
Inoltre nel nostro Paese c’è un dato impressionante. Solo così si può definire il dato diffuso dall'Istat sulla disoccupazione giovanile. Nel 2011 i giovani occupati tra i 15 e i 34 anni sono diminuiti di oltre un milione di unità rispetto al 2008 con un saldo negativo del 14,8%. Se a questo dato aggiungiamo l'aumento della cassa integrazione del 21% nel marzo del 2012 e il blocco delle pensioni, che ha impedito a 800 mila giovani di entrare nel mondo del lavoro nei prossimi tre anni, si comprende quale bomba sociale stia per esplodere.
L'Italia è inoltre in controtendenza rispetto a quanto sta accadendo sia in Usa sia nel nord Europa dove l'occupazione giovanile ha ripreso a crescere.
Vi voglio ricordare che qualcuno ha posticipato l'età pensionabile a 65 anni in presenza di un bilancio INPS con i conti in ordine, secondo i parametri europei, fino al 2050.
Ecco, ho dato alcune priorità che sono, a mio avviso e ad avviso dell’Italia dei Valori, quelle da affrontare seriamente, senza perdere ulteriore tempo, per dare veramente una degna risposta alla crisi del sistema occupazionale e alla crisi delle imprese, crisi che poi si riversano totalmente in tutto il Paese.
Chiediamo quindi a quest’Aula di esprimersi, impegnando il Presidente della Giunta regionale, ad agire presso il Governo nazionale affinché sia ritirata la riforma dell’articolo 18.
Spero di aver argomentato in maniera soddisfacente. Non ho voluto dilungarmi più di tanto, sapete tutti quali sono i reali problemi della crisi occupazionale, sapete tutti quanto l’articolo 18, così com’è, non costituisce nessun tipo di problema per le imprese, anzi, è un traguardo. E’ un traguardo che si è raggiunto attraverso le battaglie sui diritti dei lavoratori. E’ quindi allucinante che quelle imprese a cui magari non è stata data la possibilità di investire in ricerca, di cambiare i piani industriali, di ammodernare il proprio prodotto, cercano di rimanere nel mercato diminuendo appunto i diritti dei lavoratori.
Chiedo a quest’Aula un po’ di onestà intellettuale – sicuramente l’Aula ce l’ha - e che si esprimi approvando questa mozione. Perché la discussione sull’articolo 18 è sterile e totalmente sbagliata. E’ ora che il Governo affronti seriamente i reali problemi che sono alla base di questa crisi economica, che forse qualcuno non vuole realmente superare.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Sarò molto breve. Anche perché è molto tardi, affrontare una discussione così importante negli strapuntini dell’Assemblea legislativa credo sia sbagliato. Ritengo dovremmo fare una seduta aperta sui temi del lavoro - come abbiamo fatto sulla Fincantieri – e sulle difficoltà della regione Marche.
Perché dico della regione Marche? Io credo che noi dovremmo occuparci – seppure qui c’è un punto che potremmo discutere come metodo - delle questioni che riguardano la nostra regione, non perché non possiamo dare un indirizzo, è certo importante che un’Assemblea legislativa si pronunci anche su alcune questioni nazionali e internazionali, però rischieremmo di incartarci su un dibattito, che è molto difficile e complicato anche a livello nazionale, in una sede che non ha né gli strumenti né le competenze per intervenire, appunto, sul dibattito.
Per la mia storia politica non me la sento di votare contro una mozione che ha per titolo un tema che riguarda la difesa dei lavoratori, però non voterò, uscirò dall’Aula.
Intanto è perché credo che questa discussione non possiamo semplificarla con una mozione dell’Assemblea legislativa regionale. Voglio tra l’altro ricordare alla Consigliera Giorgi che non è vero che non c’è il diritto di reintegro per i lavoratori in caso di licenziamento economico, anzi, è stato proprio in seguito alla discussione parlamentare, in seguito a una battaglia politica, portata avanti anche con grande coraggio da parte del mio partito nazionale, che quel diritto è stato reintegrato. E’ però un tema che è ancora totalmente nella fase dell’iter parlamentare (mi pare che alla Camera il dibattito ancora non ci sia andato). E’ un tema che si intreccia con tantissime altre questioni. Penso sia opportuno aprire in Italia un dibattito sulla flessibilità in entrata e in uscita dal mercato del lavoro perché è giusto difendere i diritti dei lavoratori, ma non possiamo non notare una simmetria, oggi, tra generazioni e tra dipendenti e dipendenti di imprese diverse.
Dunque penso sia opportuno il dibattito che però sia giusto farlo nelle sedi opportune, ovvero dove ci sono gli strumenti per poter intervenire, cioè quelli della legislazione nazionale. Va fatto un dibattito che affronti contemporaneamente questo dibattito e quello sugli ammortizzatori sociali, questo dibattito e quello sulla flessibilità anche in entrata nel mercato del lavoro.
Quindi, ecco, potrei dire sì voto a favore, ma non sarei pienamente onesto con me stesso, per cui non parteciperò a questa votazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Questo tema meriterebbe veramente una discussione approfondita, invece ne stiamo parlando con una scarsa presenza, addirittura ho sentito che si chiederà la verifica del numero legale. E questo dimostra che non c’è tanta attenzione su un tema che invece è importantissimo. Il tema del lavoro è un tema centrale per il cosiddetto mondo sviluppato.
Io non so se il collega Busilacchi abbia o meno ragione sul fatto che sia più utile incentrare la nostra attenzione su problemi regionali che non su temi generali, forse ha ragione, ma di una cosa sono sicuro, quindi su questo voglio confrontarmi con i miei colleghi Consiglieri.
So che riforma significa estensione dei diritti per chi non li ha. In questo senso nel secolo scorso è stata approvata la riforma della scuola primaria, l’accesso della scuola a tutti, è stata approvata la riforma della sanità, il diritto di avere tutti assistenza, ed è stata approvata la legge 300, lo statuto dei lavoratori, che è stato frutto di battaglie incredibili per i tempi attuali, è stata una conquista di grandi e lunghe lotte; durante la campagna elettorale parlavo con un lavoratore della Sima di Jesi il quale mi ricordava di aver fatto all’interno della Sima 365 ore di sciopero per avere lo statuto dei lavoratori, per estendere i diritti a tutti.
Oggi viene chiamata riforma uno strumento che, invece, toglie i diritti. Toglie i diritti in un momento in cui il mondo del lavoro è debole, in un momento in cui i giovani non hanno diritti, non hanno possibilità di accesso al lavoro, in un momento in cui il capitale finanziario sta dettando le regole di convivenza all’intera umanità. Questo è! Questo è il capitalismo che ha vinto, questo è il capitale finanziario che detta regole, è il capitale finanziario che pur di lucrare non guarda in faccia a niente e a nessuno, compresi gli indici di alta civiltà come quelli, appunto, della legge 300.
E c’è un fatto che credo non possa essere cancellato e che deve essere posto all’attenzione di tutti noi, quello che il diritto al lavoro, questa è la proposta, può essere monetizzato, il reintegro può essere monetizzato. Cioè il diritto a programmare un futuro, a vivere degnamente del proprio lavoro, il diritto ad avere un ruolo in questa società viene mercificato. Ecco, io credo che basti questo per dire no, non è possibile, non lo accettiamo.
E di fronte a questi dilemmi non credo sia giusto cavillare se è di nostra competenza o meno, se siamo competenti, se conosciamo la materia. Di fronte a questa scelta si sta da una parte o si sta da un’altra, non si può stare in mezzo.
Quindi io voterò questa mozione.
Chi è stato come me domenica scorsa a Roma - e la stampa ne ha parlato un po’ poco, noi non abbiamo molto accesso – ha potuto vedere che un buon 70% dei partecipanti erano giovani sotto i 35 anni. Una generazione che si rivolge alla politica, in questo caso al Governo, per avere diritto al proprio futuro. Noi non possiamo negarlo, dobbiamo essere attenti, dobbiamo interpretare i loro diritti ed affermarli.
Ecco, quindi, che non necessita onestà intellettuale. Onestà, punto! O si sta da una parte o dall’altra.
Non mi scandalizza che Marchionne o altri dicano che c’è bisogno di cancellare non solo l’articolo 18 ma la legge 300. Che poi, guardate, l’articolo 18 non riguarda solo le aziende private, una volta aperto toccherà anche il pubblico impiego. Quello che hanno fatto in Grecia lo faranno anche in Italia. Quindi i lavoratori dipendenti sono tutti a rischio.
Ecco, su queste cose non dobbiamo essere transigenti, dobbiamo dire no. Non è possibile mercificare un diritto, non è possibile continuare a negare un diritto di tutti, non è possibile negare il futuro alle giovani generazioni sull’altare del capitale finanziario di alcuni speculatori, che peraltro sembra non abbiano nomi. La speculazione attacca il sistema italiano e europeo come se gli speculatori non avessero nomi. Ma sono questi i veri sovversivi, quindi vanno combattuti comunque si presentino, anche se degnamente, a differenza di Berlusconi, perché, guardate, alla fine rispetto a Berlusconi sono anche molto più pericolosi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. La discussione è troppo importante per essere svolta in un giorno come questo in cui, come dire, proprio non è aria! E’ un giorno nato male e mi pare finisca peggio!
La mozione fa delle affermazioni che, per esempio, non tengono conto di un iter che nel suo percorso è cambiato, è più una posizione di partito, senza con questo volerla sminuire.
Io non trovo scandaloso che l’Assemblea legislativa si pronunci anche su iter legislativi nazionali però va fatto con più calma e in una situazione migliore.
Quindi nell’auspicare un rinvio, presumendo che non ci sia neanche numero legale ne chiedo, Presidente, la verifica, per vedere appunto se siamo nelle condizioni di poter procedere.

PERSIDENTE. Bene. Procediamo alla…(…) Prego, Consigliera D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Presidente, chiedo la verifica del numero legale con appello nominale.

PRESIDENTE. Sì, viene automaticamente.

Giancarlo D’ANNA. Perfetto.

PRESIDENTE. Apriamo la votazione per la verifica del numero legale.

Presenti: Acacia Scarpetti, Bucciarelli, Busilacchi, D’Anna, Eusebi, Giancarli, Marangoni, Perazzoli, Romagnoli, Binci, Bugaro, Ciriaci, Donati, Foschi, Giorgi, Natali, Ricci.
Assenti: Acquaroli, Badiali, Camela, Canzian, Cardogna, Carloni, Comi, Giannini, Latini, Luchetti, Malaspina, Marconi, Marinelli, Massi, Mezzolani, Ortenzi, Petrini, Pieroni, Sciapichetti, Silvetti, Solazzi, Spacca, Traversini, Trenta, Zaffini, Zinni.
Il numero legale non c’è. Ricordo che nella prossima seduta si ricomincia con la votazione di questa mozione.

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14,20