Resoconto della seduta n.79 del 02/08/2022
SEDUTA N. 79 DEL 2 AGOSTO 2022

La seduta inizia alle ore 15,25

Presidenza del Presidente
Dino Latini

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la seduta n. 79 del 2 agosto 2022. Do per letto il processo verbale della seduta n. 78 del 26 luglio 2022, il quale, ove non vi siano opposizioni, si intende approvato ai sensi del comma 4 dell’articolo 53 del Regolamento interno. Richiamo, inoltre, ai sensi del comma 5 dello stesso articolo, l'attenzione di tutti i Consiglieri sulle comunicazioni distribuite con cui porto a conoscenza dell'Assemblea quanto espressamente previsto dal Regolamento interno.

Sull’ordine dei lavori

Passo ad alcune comunicazioni prima di entrare nel vivo della seduta odierna: l’iscrizione, al punto 1 bis, della proposta di legge n. 128 ad iniziativa della Giunta regionale “Organizzazione del Servizio sanitario regionale”. Il cui termine per la presentazione degli emendamenti è previsto entro le ore 17,0; la Conferenza dei Presidenti dei gruppi ha deliberato che l’attività assembleare riprenderà domani alle ore 10,00 con il termine alle ore 19,00 e giorni a seguire per la conclusione della proposta.

Commemorazione Avv. Francesco Marozzi, ex Consigliere regionale

Ricordo che è deceduto l’avv. Francesco Marozzi, Consigliere regionale dall’80 al ’90, all’età di 75 anni.
Ex Presidente provinciale dell’Ordine degli avvocati, ricoprì numerosi incarichi in politica. Fu anche capogruppo in Consiglio comunale dell’allora Partito Comunista e Consigliere regionale.
L’avv. Marozzi è stato un uomo politico di grande rilievo nella città di Ascoli Piceno e in tutta la comunità.
E’ stato un esponente del Partito Comunista Italiano, ha assunto ruoli di direzione nella Federazione picena, di cui è stato Segretario provinciale. Impegnato nella città di Ascoli Piceno come Consigliere comunale e nella Regione Marche dove ha ricoperto, come ho detto, il ruolo di Consigliere dal 1980 al 1990.
Ai suoi congiunti, alla comunità, a coloro che l’hanno conosciuto ed agli amici, il Consiglio regionale porta la solidarietà, l’affetto e la vicinanza per la sua scomparsa.
Vi chiedo un minuto di silenzio in sua memoria.

(L’Assemblea legislativa regionale osserva un minuto di silenzio)

Commemorazione Alika Ogochukwu

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carancini.

Romano CARANCINI. Presidente, dopo la commemorazione dell’avv. Marozzi, penso che sia sentimento comune commemorare e osservare un minuto di silenzio per la morte di Alika Ogochukwu perché quel fatto segna in particolare la nostra regione, rispetto al quale sappiamo tutti quali effetti e quali situazioni si possono creare.
Credo che meriti un minuto di silenzio da parte dell’Aula, se lo ritiene opportuno.

PRESIDENTE. Grazie, Consigliere. Mi ha preceduto perché nella Conferenza dei Presidenti di gruppo ho chiesto di fare un intervento, sperando di cogliere il sentimento di tutti voi, in qualità di Presidente pro-tempore dell’Assemblea legislativa.
Vorrei non sbagliare e cogliere le parole perché in questo momento l’efferato delitto di Alika Ogochukwu ha stordito la nostra comunità, non ci sono parole misurate per un assassinio tanto bestiale quanto futile e non sarebbero adeguate alla risposta che uno Stato civile e democratico deve saper dare nel condannare senza appello la responsabilità del colpevole e nello stesso tempo portare alla rieducazione e cura chi ha tolto la vita ad un suo simile.
Il pensiero dei marchigiani è tutto per la famiglia di Alika Ogochukwu, una persona prima di tutto, poi cittadino del mondo e marchigiano elettivo. Alla moglie e al figlio la solidarietà e la vicinanza dei marchigiani è totale e non verrà meno nel futuro, agli altri parenti ed amici rispetto e la mano tesa.
Non possiamo nascondere però le carenze emerse con questo fatto terribile: la società liquida della spettacolarizzazione, ogni caso che paralizza chiunque fosse stato presente ad intervenire per impedire il delitto, ci porta a segnalare che la tela bucata dei nostri valori ha ceduto in questo frangente. L’assenza di assistenza a chi ha bisogno per non essere causa di danni agli altri non potrà essere giustificazione sociale del delitto, ma sprone a coprire i vuoti di personale e di servizi oggi mancanti.
Il monito è che dobbiamo dare l’esempio a tutti i corpi rappresentativi della nostra società marchigiana, le donne, gli uomini, i giovani e non, che è un diritto prima di tutto ed in secondo luogo un dovere, quello di essere responsabili della tenuta democratica della nostra società e del suo incedere faticoso quotidiano. Solo traendo la lezione di ricucire la tela bucata dei valori che l’assassinio di Alika Ogochukwu ci ha svelato improvvisamente come un colpo allo stomaco, il suo sacrificio umano non andrà meno.
A noi il dovere ineludibile che non vi siano più paralisi a difesa della vita degli altri, che equivale alla difesa della nostra vita.
Confido che con il senso del massimo dovere, da applicare senza remore da qui in avanti per tenere armonicamente insieme il valore della vita e quello del sacrificio, si possa insieme ricostruire quello che è stato strappato.
Ad Alika Ogochukwu il ricordo più vivo, alla sua famiglia l’amore di tutti i marchigiani, l’affetto e la condivisione del pianto di oggi e della solidarietà di un domani più certo e futuro, alla comunità dei cittadini del mondo che vivono qui nelle Marche, la più totale disponibilità per costruire il nostro e il loro futuro in pace con il rispetto di ogni vita umana.

(L’Assemblea legislativa regionale osserva un minuto di silenzio)

Interrogazione n. 535 – a risposta immediata
ad iniziativa della Consigliera Ruggeri
“Approvazione dei piani di fabbisogno del personale e revisione della dotazione organica presso l’Asur e l’Azienda Ospedaliera ‘Ospedali Riuniti Marche Nord’”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 535 – a risposta immediata -della Consigliera Ruggeri.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Saltamartini.

Filippo SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. La Consigliera Ruggeri chiede se sia opportuno e ammissibile in questa fase di transizione, con il processo che vede la revisione delle norme sull’ordinamento della sanità regionale, adottare l’atto di fabbisogno del personale affinché questo possa essere congruente con gli interessi dell’Azienda e del corrispettivo servizio da rendere alla nostra comunità marchigiana.
Una risposta di natura tecnica, gli atti amministrativi sono adottati sulla base del diritto vigente al momento della loro adozione, tempus regit actum, di conseguenza questo è un atto dovuto da parte dell’Azienda Marche nord, fare la fotografia del fabbisogno esistente nel momento in cui l’atto viene adottato, ciò significa che senza questo provvedimento non è possibile procedere all’effettuazione dei bandi di concorso ed assumere il personale necessario a disimpegnare il gravoso servizio della sanità in quell’importante Area vasta.
Ciò detto, avviandosi in questo Consiglio regionale il percorso che porterà all’approvazione dell’Azienda, l’abbiamo già detto e lo rivedremo poi nell’articolato che verrà posto all’approvazione del Consiglio regionale, la struttura organizzativa che si compendierà nell’atto aziendale dovrà essere strutturata sulla base del piano del fabbisogno dei servizi sanitari, che dovrà essere corrispettivo al piano di fabbisogno del personale, per l’adempimento dei servizi sanitari e socio-sanitari necessari alla corretta tutela del diritto alla salute. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Ruggeri.

Marta RUGGERI. Grazie, Presidente. Non sono per niente soddisfatta della risposta e mi dispiace, Assessore, perché io non ho chiesto se è ammissibile, ho chiesto se lei ritiene opportuno quanto è stato fatto e la risposta non l’ho avuta.
Personalmente, l’ho già dichiarato, non lo ritengo per nulla opportuno anche perché per legge si devono utilizzare altri strumenti come il Piano che la stessa Regione ha approvato a maggio, quindi, sinceramente il piano del fabbisogno poteva anche non essere fatto, soprattutto non dovevano essere fatte le assunzioni di dirigenti perché non sapremo se andranno a sovrapporsi visto che la nuova organizzazione della sanità marchigiana, come voi l’avete impostata, prevede la cancellazione dell’Asur e la fusione per incorporazione di Marche nord all’interno dell’Ast di Pesaro-Urbino.
Sinceramente questa scelta, compiuta quasi alla fine del momento in cui verranno sgretolate queste due entità, potrebbe creare delle problematiche non semplici da gestire.
Assessore, mi aspettavo una risposta diversa da parte sua, anche perché ho letto articoli in cui lei fa delle dichiarazioni che vanno nell’ordine della semplificazione, dell’evitare che si raddoppino i ruoli, quindi oggi resto parecchio delusa da questa risposta che di fatto elude una presa di posizione politica, che io mi aspetto da un politico. Grazie.

Interrogazione n. 536 – a risposta immediata
ad iniziativa dei Consiglieri Biancani, Vitri, Mangialardi, Carancini, Casini,
Mastrovincenzo
“Potenziamento del servizio treno/bici sulla tratta a nord di Ancona della linea ferroviaria adriatica”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 536 – a risposta immediata - dei Consiglieri Biancani, Vitri, Mangialardi, Carancini, Casini, Mastrovincenzo.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Castelli.

Guido CASTELLI. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti che ci consentono di precisare quanto siamo riusciti a fare grazie anche all’ottima relazione fra Regione e Trenitalia, a conseguire un risultato sui temi che gli interroganti hanno reso oggetto della loro interrogazione, precisando che comunque il trasporto bici in treno viene già assicurato in tutta la regione Marche, con tutti i treni circolanti.
La novità è l’immissione in circolazione in alcuni treni, sono 8 in particolare, di nuove carrozze che sono dedicate esclusivamente al trasporto bici, 8 treni al giorno, nelle tratte compresa fra San Benedetto del Tronto ed Ancona, Ancona e Fabriano, che potranno essere utilizzati ad uso esclusivo di coloro che possono non solo caricare la bici, ma anche per circa 30 di questi stalli alimentarla nel caso si tratti di e-byke. Questo è un risultato piuttosto significativo ed importante che va nel senso di rafforzare quella che è una volontà strategica ed esplicita della Regione Marche, che si pone in continuità anche con la precedente amministrazione al fine di rafforzare l’utilizzo della bici in tutte le forme possibili e immaginabili, ma anche e soprattutto dal punto di vista del trasporto in chiave turistica.
L’utilizzo di queste carrozze è stato già deliberato, sono state presentate queste formule e Trenitalia ha anche confermato che la produzione di carrozze dedicate sarà gradualmente implementata anche secondo una serie di direttrici che andranno ad impegnare altre linee.
Colgo l’occasione per dire che recentemente in un incontro con il Direttore di Trenitalia abbiamo potuto passare in rassegna i numeri del bilancio intermedio di Trenitalia Summer Experience delle Marche, in pratica, grazie al contratto che abbiamo con Trenitalia - abbiamo una linea che riguarda l’estate, l’esperienza nelle Marche da parte dei viaggiatori su linee di trasporto regionale - possiamo dire che: per il Marche line abbiamo +117% di viaggiatori, 161% in più per l’Urbino link, 35% in più per la Fermo link, il 3% in più per il Conero link, ricordo che i link sono quelle formule che consentono con un unico biglietto ferroviario di percorrere anche tratte che non sono servite dalla strada ferrata, quindi verso Urbino, Fermo e verso il Conero. Da questo punto di vista è sicuramente una buona tradizione, sono delle buone performance che si vanno confermando.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Biancani.

Andrea BIANCANI. Grazie, Presidente. L’interrogazione era mirata a capire e a verificare se queste nuove carrozze sarebbero state attivate anche lungo la linea Gabicce-Pesaro-Fano-Senigallia ed ho capito che per questa estate difficilmente verranno messe in funzione.
Penso che questa sia una scelta positiva nel senso che queste carrozze favoriranno l’utilizzo della bicicletta sia per muoversi quotidianamente che per viaggiare in treno, però mi sembra un errore non aver fatto partire nell’intero territorio regionale questo servizio ed averlo concentrato da Ancona in giù.
Ricordo che la Regione Marche è una delle poche che già dal 2017 aveva chiuso l’accordo con Trenitalia per fare in modo che le biciclette non pagassero il supplemento, e questo sicuramente è positivo.
Uso il treno quotidianamente e vedo che il numero delle persone che utilizzano il treno in bicicletta sta aumentando sempre di più grazie a questo accordo che mi sembra di aver capito proseguirà, anche se, ripeto, avrei preferito sentirmi dire che a breve, cioè entro qualche settimana, il servizio si sarebbe attivato anche nel nord delle Marche.
Mi auguro che venga preso in considerazione nei prossimi mesi anche il nord, che è un territorio, come quello del sud, che merita di avere questo tipo di servizio, soprattutto perché i ciclisti sono tanti, come sono tanti i cicloturisti che frequentano la parte nord del nostro territorio regionale. Grazie.

Interrogazione n. 537 – a risposta immediata
ad iniziativa dei Consiglieri Vitri, Biancani, Mastrovincenzo, Carancini, Cesetti, Casini
“Richiesta urgente di prevedere il medico nelle ambulanze del 118”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 537 – a risposta immediata - dei Consiglieri Vitri, Biancani, Mastrovincenzo, Carancini, Cesetti, Casini.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Saltamartini.

Filippo SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Questa interrogazione ancora una volta mette in luce il problema della carenza dei medici, della mancata programmazione nella formazione del personale sanitario, in particolare del 118 e del pronto soccorso, problema che la Regione Marche sta cercando di affrontare, com’è noto, mediante l’aumento delle borse di specializzazione e anche con alcuni interventi chiesti in Conferenza Stato-Regioni per rivedere il trattamento remunerativo di queste prestazioni.
Nel caso di specie ci troviamo ad operare con un organico previsto sulla carta di 45 sanitari del 118 mentre in servizio attualmente ce ne sono solo 29 e le Aziende non riescono ad assumere personale con questa specializzazione.
L’Azienda ha chiesto l’intervento e l’impiego di due specializzandi in anestesia e in rianimazione e questo è il percorso che la Regione Marche, come tutte le altre Regioni, sta cercando di avviare.
Si valuti che nella nostra Regione il preesistente piano prevedeva un numero di mezzi di soccorso avanzato, quindi, ambulanze con il medico a bordo superiori allo standard previsto dalle normative vigenti, ciò non di meno questo non garantisce la copertura dei servizi con il medico a bordo in tutte le realtà.
Altre Regioni hanno riorganizzato il sistema prevedendo delle automediche che coordinano delle ambulanze con mezzi di soccorso infermieristico a bordo. C’è una pressione da parte di molti infermieri che, dopo l’introduzione del corso di laurea presso l’Università e la specializzazione specifica in soccorso, ritengono di poter svolgere adeguatamente questo servizio.
Credo che tutto il sistema dell’emergenza-urgenza dovrà essere oggetto di una revisione con i nuovi piani aziendali che seguiranno alla riforma, di cui oggi in quest’Aula inizia l’iter.
C’è da tener conto che la scarsità dei medici del 118 è anche il prodotto di trattamenti che sono ritenuti - e lo condivido - insufficienti a remunerare il rischio e i disagi di questa difficilissima professione, penso anche che con la nuova legislatura nazionale e con il nuovo Governo si possa aprire una pagina nuova per questo personale, riconoscendo effettivamente che sono degli eroi anche per i trattamenti che percepiscono.
Speriamo che si possa voltare pagina anche con le prossime elezioni politiche che sono in calendario fra qualche settimana. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Vitri.

Micaela VITRI. Ringrazio l’Assessore Saltamartini per la risposta. Effettivamente l’analisi è perfetta, nella provincia di Pesaro-Urbino attualmente ci sono 29 medici in servizio a fronte di un’esigenza di almeno 45 unità e, come lei ha detto, Assessore, i trattamenti economici sono insufficienti.
Il problema però, mi permetto di dirle, non è solo quello che dipende dal nazionale e dai contratti nazionali, ma ancora una volta le voglio ricordare che la Regione Marche ha capacità di intervenire con accordi integrativi, quindi volendo lei potrebbe già farli, oggi non l’ha detto, ma ho visto, informandomi, alcune sue dichiarazioni rilasciate, che per ovviare al problema del medico a bordo del 118 è stato proposto ai medici in pensione un accordo per tornare a coprire i turni scoperti con un compenso di 40 euro l’ora.
Mi sembra un buon intervento, una buona iniziativa, ma so anche che non hanno risposto in tanti o comunque nella nostra provincia quasi nessuno, per questo mi permetto di sollecitare anche un’altra soluzione, lei adesso ha appena fatto un breve accenno all’automedica che altre Regioni stanno adottando, probabilmente anche qui sarebbe il caso di iniziare a valutare questa possibilità in modo più preciso, nel senso che potremmo già capire se, soprattutto nelle zone delle aree interne, dove molto spesso non c’è il medico a bordo dell’ambulanza, l’automedica possa aiutare ad accelerare gli interventi, per fare risparmiare tempo ai medici a bordo dell’ambulanza che intervengono laddove molto spesso non è indispensabile e ci sono codici gialli o verdi.
Mi chiedo come mai nelle Marche ancora non sia stata presa in considerazione in modo puntuale la possibilità dell’automedica, le voglio ricordare che nel mese di luglio sono stati 119 i turni scoperti nella nostra provincia, in particolare nell’entroterra di Urbino, Urbania e Sassocorvaro e proprio in quest’ultima zona, nella valle del Foglia c’è stato un episodio di cronaca gravissimo, a causa della mancanza del medico a bordo dell’ambulanza probabilmente ha perso la vita una donna che è rimasta in attesa di cure mediche e che poi è deceduta a causa di un arresto cardiaco.
Spero che questa interrogazione serva anche a sollecitare eventuali soluzioni, come quella dell’automedica che già altre Regioni hanno adottato.

Interrogazione n. 538 – a risposta immediata
ad iniziativa della Consigliera Lupini
“Progetto esecutivo per la realizzazione di una palazzina funzionale alle emergenze sanitarie da eventi calamitosi presso il presidio ospedaliero “E. Profili” di Fabriano”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 538 – a risposta immediata -della Consigliera Lupini.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Baldelli.

Francesco BALDELLI. Grazie, Presidente. La Consigliera Lupini chiede se sia stata conclusa la progettazione esecutiva per la realizzazione della palazzina funzionale dell’emergenza del “Profili” di Fabriano.
In data 15 luglio 2022 è stato consegnato dalla società incaricata il progetto esecutivo in parola aggiornato ai sensi dell’ordinanza commissariale 126 del 2022 e l’aggiornamento del prezziario del cratere; in data 18 luglio sono stati inviati all’organismo di controllo per la verifica ai sensi dell’articolo 23 del decreto legislativo 50 del 2016 gli elaborati relativi alla progettazione esecutiva, successivamente alla fase di verifica, sopra richiamata, ci sarà la validazione, poi la convocazione da parte dell’Usr della Conferenza dei servizi per l’approvazione del progetto, quindi verrà avviata la procedura di affidamento dei lavori.
Sono andato un po’ più in là, Consigliera Lupini, indicandole anche il cronoprogramma, comunque la risposta sarebbe stata affermativa ed il progetto esecutivo è stato concluso.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Lupini.

Simona LUPINI. Grazie, Presidente. Grazie, Assessore. Ci tenevo particolarmente a poter dare notizie ai cittadini ed agli utenti dell’ospedale “Profili” di Fabriano rispetto a questa palazzina di cui si è tanto discusso qualche mese fa e visto che arriveremmo in autunno, era invece prevista entro la primavera del 2022, mi sembra necessario e serio dare un cronoprogramma, che sia il più possibile diffuso e condiviso.
La sua risposta è affermativa, è stato molto chiaro, credo che a fronte di una estate piuttosto calda, che ci aspetta, i fabrianesi abbiano diritto di conoscere a che punto è il progetto esecutivo. Grazie.

PRESIDENTE. Il primo punto all’ordine del giorno termina qua, adesso dobbiamo mettere in votazione l’iscrizione della proposta di legge n. 128.
Ha la parola, oratore a favore, il Consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. A favore, per l’esigenza di arrivare quanto prima all’approvazione di questa legge per permettere tutti i successivi atti di trasformazione entro il prossimo autunno.
Tutti sanno che l’esercizio finanziario termina il 31 dicembre e riuscire fin da settembre a compiere gli atti preparatori ci consente di avere un minimo di margine per arrivare a novembre, mese in cui scadono com’è noto tutti i direttori generali, e poi a dicembre, alla conclusione dell’esercizio finanziario.
Credo che i capigruppo di tutti i partiti condividano questa esigenza.

PRESIDENTE. Ha la parola, oratore contro, il Consigliere Mangialardi.

Maurizio MANGIALARDI. Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti. Siamo contrari all’iscrizione di questa proposta che è arrivata raffazzonata in Commissione, in cui il percorso di partecipazione è stato praticamente pari a zero, nonostante lo sforzo enorme che la Presidente ha voluto mettere in campo in maniera disciplinata - e non oltre - per tentare di dare un sincronismo ad una esigenza che noi riteniamo scriteriata e non in grado di rispondere alle esigenze di salute della nostra comunità, che aveva bisogno almeno di due temi: 1) la sincronizzazione con il Piano socio-sanitario che ha necessità di essere riaggiornato in funzione delle nuove esigenze che sono emerse, 2) un tempo di coinvolgimento delle parti sociali, dei cittadini e degli operatori in modo da modificare la legge 13/2003, ormai datata, con un percorso di manutenzione che noi abbiamo sempre ritenuto indispensabile, che non doveva trovare un’accelerazione con una proposta che non risolverà i problemi della sanità di questa regione.
Il nostro voto, come ho avuto modo di anticipare nella Conferenza dei Presidenti dei gruppi, e come sempre è stato, è contrario quando ci sono iscrizioni all’ordine del giorno.
In Commissione non ci siamo sottratti per nulla, e lo vedrete, nel dare un nostro contributo, ma questo non vuol dire che non possiamo avere il tempo necessario per arrivare ad una proposta seria, valutata, approfondita, adeguata e responsabile.

PRESIDENTE. Iscrizione della proposta di legge n. 128, al punto 1 bis. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva a maggioranza assoluta dei votanti)

Proposta di legge n. 128
ad iniziativa della Giunta regionale
“Organizzazione del Servizio sanitario regionale”
(Discussione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 128 della Giunta regionale.
La discussione è aperta, ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie, Presidente. Cari colleghi, Presidente, Assessori, quella che ci accingiamo a scrivere oggi è una storia nuova della sanità delle Marche, una storia nuova fatta di una visione, di un chiaro e forte mandato popolare e di una serie coerente di atti che sta riorganizzando il nostro sistema sanitario regionale.
Prima di entrare nel merito della nuova legge di organizzazione del sistema sanitario regionale marchigiano, che si discute oggi, reputo opportuno soffermarmi su tutto il quadro di riforma, di cui la revisione della legge 13/2003 rappresenta un tassello importante per comprendere tutto il mosaico della riforma sanitaria.
E’ importante comprendere il contesto in cui matura questa riforma, che è innanzitutto quello della nuova amministrazione regionale, che crede in un modello diverso da quello attualmente vigente, che è molto accentrato e votato ad un ulteriore accorpamento di servizi, con la pianificazione di nuovi ospedali unici provinciali ed un modello che invece vuole riportare una sanità di prossimità con i servizi sui territori.
Poi c’è il contesto della pandemia che ha evidenziato la carenza dei presidi territoriali, la mancanza di integrazione fra ospedale e territorio, in cui il secondo è rimasto fortemente indietro in una logica di tagli dei costi, soprattutto quelli relativi al personale, una grave mancanza di programmazione che potesse almeno in parte sopperire alle politiche di rigore che, oggi lo vediamo chiaramente, cozzano con il diritto alla salute che la nostra Costituzione garantisce.
Il primo tassello del mosaico è stato l’atto che ha modificato chirurgicamente il Piano socio-sanitario, tuttora vigente, nella parte che prevedeva la realizzazione degli ospedali unici provinciali, certo, chiudere i piccoli presidi ed accorpare i nuovi ospedali più grandi era sicuramente la soluzione più semplice al problema del personale, ma la nostra visione è un'altra ed è rivolta soprattutto a dare i servizi ai territori.
Il secondo importante tassello del mosaico è quello del personale: far fronte alla mancata programmazione investendo risorse regionali è stata una priorità di questa amministrazione, se è vero che il numero chiuso all'Università è prerogativa nazionale, come pure lo sono gli interventi salariali con i contratti collettivi nazionali o lo sblocco al tetto della spesa del personale, abbiamo deciso di non restare fermi ad aspettare il solo intervento del legislatore nazionale, ma siamo venuti in qualche modo in soccorso investendo oltre 6 milioni di euro per finanziare nuovi medici con 110 borse di specializzazione per i medici di medicina generale e per i pediatri di libera scelta e 42 borse per le specialistiche ospedaliere, con un accordo con l’Università Politecnica delle Marche, divenendo in tal modo la prima Regione per questi investimenti in base alla popolazione.
Anche l'Europa con il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha compreso che manca la sanità territoriale e che è indispensabile andare in questa direzione e se gli interventi che anche nelle Marche si realizzeranno per le case di comunità, gli ospedali di comunità, le Cot, con i finanziamenti per realizzare queste strutture entro il 2026, è drammaticamente vero che senza il personale …, per cui l’Unione europea e lo Stato, non hanno previsto gli interventi necessari, abbiamo ritenuto prioritario investire noi per formare il personale ed averlo a disposizione dei nostri concittadini.
Terzo tassello del mosaico è la proposta di legge n. 128 che oggi discutiamo e che riguarda la riorganizzazione della Servizio sanitario regionale delle Marche, che rivede il modello organizzativo.
La riforma della sanità prevede il potenziamento del territorio con la personalità giuridica agli enti del territorio che si trasformano da Aree vaste ad Aziende sanitarie territoriali, la cancellazione dell'Asur intesa come azienda unica regionale e con il riconoscimento di un ruolo più importante ai Comuni ed ai cittadini.
Il quarto tassello del mosaico sarà il nuovo Piano socio-sanitario regionale che attendiamo nei prossimi mesi e che andrà a riorganizzare i servizi all'interno di questo nuovo modello organizzativo, che discutiamo in questa seduta.
Anche per il nuovo Piano socio-sanitario siamo partiti da una prospettiva nuova, quella dello studio dei fabbisogni: per organizzare la sanità di oggi e di domani dobbiamo avere consapevolezza di ciò che serve ai marchigiani, di quali prestazioni richiedono, di quali servizi hanno bisogno, una popolazione come la nostra che ha una prospettiva di vita fra le più alte d'Italia.
Per farlo sono stati coinvolti gli enti di ricerca, come l'Università Politecnica delle Marche che ha anticipato in una conferenza stampa parte degli studi condotti sulle prestazioni richieste, sulla mobilità passiva, tutti dati che serviranno alla definizione del nuovo Piano socio-sanitario.
E’ importante spiegare il quadro di insieme per comprendere la natura di questa riforma all'interno di una serie di azioni più ampie, ma tutte rispondenti ad un'unica, chiara e precisa visione del cambiamento che vogliamo portare al sistema sanitario regionale.
Sono passati quasi 20 anni dalla legge 13 del 2003 che trasformava l'allora modello preesistente, quello delle 13 Usl territoriali in una Azienda unica, l’Asur (Azienda sanitaria unica regionale) con i correttivi che nel corso di questi anni (nel 2011) sono stati portati, con l'introduzione e la trasformazione delle cinque zone territoriali in cinque aree vaste, che però non avevano la personalità giuridica, e con la riorganizzazione dei distretti che sono passati da 26 a 13.
Oggi possiamo dire, a fronte di questi 20 anni passati, che quel modello presenta delle criticità, lo stiamo vedendo quotidianamente nelle difficoltà che riscontrano i nostri cittadini rispetto ai loro bisogni di sanità. Cercare di modificare questo assetto è un chiaro mandato che c'è stato dato dai marchigiani, per questo possiamo dire che si chiude un'epoca, si chiude l'epoca dell’Asur, quindi questa è una riforma epocale per la nostra sanità, e si apre un nuovo modello organizzativo che è quello della sanità territoriale.
Con la proposta di legge che oggi è all’esame dell’Assemblea legislativa si modifica l'organizzazione del Servizio sanitario regionale al fine di renderla più rispondente alle esigenze della comunità regionale.
La proposta, in particolare, nasce principalmente dalla necessità di rivedere l'assetto e il modello organizzativo attualmente adottato, favorendo il passaggio da una a più aziende sanitarie territoriali, nonché garantendo il mantenimento di un'unica azienda ospedaliera che rappresenti il punto di eccellenza in relazione alla complessità della casistica trattata.
La scelta operata è stata quella di una revisione complessiva che potesse rivedere l'impianto generale delle norme e formulare un unico testo che integrasse, sostituisse, quanto contenuto nelle leggi regionali di riferimento, in particolare la legge 13/2003 e la 26/1996 relativa al riordino del Servizio sanitario regionale, parzialmente abrogata.
La rivisitazione dell'impianto normativo è avvenuta in coerenza con le disposizioni normative nazionali, in particolare con il decreto legislativo 52/1992, con il recente decreto del Ministero della salute 77/2022, nonché con le disposizioni regionali.
La proposta di legge si compone di 50 articoli suddivisi in dieci capi, preceduti da principi, oggetto e finalità. Se ne illustrano i principali contenuti.
All’articolo 1 sono indicati i principi: la Regione tutela la salute quale diritto fondamentale della persona e interesse della collettività nel rispetto della Costituzione, dello Statuto regionale e delle leggi dello Stato. A tal fine la Regione persegue, attraverso il modello della programmazione e mediante l'integrazione e il coordinamento dei servizi sanitari sociali, la tutela globale della salute attraverso la prevenzione, la cura e la riabilitazione nel pieno rispetto della dignità della persona.
L'articolo 2 definisce l'oggetto della presente proposta di legge, individuato nel disciplinare, nel rispetto della normativa statale vigente, l'organizzazione del Servizio sanitario regionale, al fine di assicurare i livelli uniformi di assistenza sanitaria, nonché eventuali ulteriori livelli integrativi di assistenza sanitaria in rapporto alle risorse a disposizioni in ambito regionale.
Il Capo I della proposta di legge si compone di 5 articoli (dall'articolo 3 all’articolo 7) e delinea i soggetti del Servizio sanitario regionale, in particolare la Regione, i Comuni, gli enti del Servizio sanitario regionale e l'Agenzia sanitaria regionale (l’Ars), che provvedono allo svolgimento delle funzioni istituzionali in materia sanitaria, ciascuno per il proprio ambito di competenza.
Inoltre, concorrono alla determinazione ed al perseguimento delle finalità del Servizio sanitario regionale le Università delle Marche le quali, tra l'altro, contribuiscono, per quanto di competenza, all'elaborazione del Piano socio-sanitario regionale, l'Istituto zooprofilattico sperimentale di Umbria e Marche con il quale venne stipulato uno specifico protocollo d'intesa, nonché tutti gli enti sanitari ed assistenziali pubblici e i soggetti privati accreditati operanti nel territorio regionale.
Il Capo II della proposta di legge prevede, in coerenza con quanto stabilito dal decreto legislativo 52, la presenza di organismi espressione delle autonomie locali e delle formazioni sociali presenti sul territorio, rappresentati dalla Conferenza permanente per la programmazione sanitaria e socio-sanitaria regionale, dalla Conferenza dei Sindaci e dal Comitato dei Sindaci di distretto.
La Conferenza permanente per la programmazione sanitaria e socio-sanitaria regionale svolge le proprie competenze e funzioni in raccordo con il Consiglio delle autonomie locali (Cal), esprime parere in merito al progetto di Piano socio-sanitario regionale, alle proposte di legge ed ai regolamenti in materia sanitaria, alle proposte di atti di rilievo regionale riguardanti l’alta integrazione socio-sanitaria, agli accordi con le Università.
Per gli enti del Servizio sanitario regionale, diversi dalle aziende sanitarie territoriali, la Conferenza permanente per la programmazione sanitaria e socio-sanitaria esprime altresì pareri in ordine ad una serie di atti fra cui i bilanci pluriennali di previsione, i bilanci preventivi, il bilancio d’esercizio e il progetto attuativo degli enti.
Nelle Aziende sanitarie territoriali (Ast) sono costituite le Conferenze dei Sindaci composte dai Sindaci o dagli Assessori da essi delegati dei Comuni compresi nel territorio di ogni Azienda sanitaria territoriale, che è espressione dei bisogni della collettività nel campo dei servizi alla persona e funge da raccordo con altri servizi rispondenti ai bisogni contigui a quelli sanitari.
Alla Conferenza è demandata l'espressione di un parere su una serie di att,i fra cui il bilancio pluriennale di previsione, i bilanci preventivi, il bilancio di esercizio e il progetto attuativo degli enti e l'articolazione dei distretti.
Infine il Comitato dei Sindaci di distretto, che è l'organo di partecipazione alla programmazione socio-sanitaria a livello distrettuale, composto da tutti i Sindaci dei Comuni e dai Presidenti delle circoscrizioni facenti parte del distretto, concorre alla verifica del raggiungimento dei risultati di salute definite dal programma delle attività territoriali anche mediante il coinvolgimento delle organizzazioni dei cittadini e dei soggetti impegnati in ambito socio-sanitario.
In questa proposta di legge (articolo 12) si conferma la volontà della Regione di favorire la partecipazione dei cittadini e delle formazioni sociali del territorio per il miglioramento dell’organizzazione dei servizi e della qualità delle prestazioni erogate, anche attraverso strumenti di controllo dell'efficacia e della rispondenza dell'attività del Servizio sanitario regionale alle finalità ed agli obiettivi programmati.
E’ previsto che gli enti del Servizio sanitario regionale favoriscano la presenza all'interno delle strutture delle formazioni sociali operanti a livello regionale, impegnate nella tutela del diritto alla salute, è previsto altresì che negli enti del sistema sanitario regionale siano istituiti i Comitati di partecipazione dei cittadini per la tutela della salute.
Passando all’illustrazione del Capo III questo ridefinisce gli strumenti di programmazione e monitoraggio sia a livello regionale che locale, in coerenza con i principi del decreto legislativo 502/1992, con le intese e gli strumenti della programmazione nazionale.
Per quanto riguarda gli strumenti della programmazione a livello regionale, questi sono rappresentati dal Piano socio-sanitario regionale adottato su proposta della Giunta regionale dal Consiglio Assemblea legislativa, e dall’Atto di definizione degli obiettivi sanitari annuali delle attività degli enti con cui si individua, per l’anno di riferimento, le azioni del Piano socio-sanitario da attuare. L’Atto di definizione è approvato dalla Giunta regionale.
Il primo degli strumenti della programmazione a livello locale è il piano attuativo degli enti del Servizio sanitario regionale con cui vengono definite le attività da svolgere ed individuate le modalità operative organizzative per il perseguimento degli obiettivi.
Il piano attuativo è adottato dal Direttore generale e sottoposto alla Giunta regionale per la verifica di conformità rispetto alla programmazione regionale e socio-sanitaria.
Il secondo strumento di programmazione locale è il Programma delle attività territoriali (Pat) del distretto in cui sono definiti i bisogni prioritari degli interventi di natura sanitari e socio-sanitari necessari per affrontarli. Il Pat è approvato dal Direttore generale dell’Ast.
Infine rientra negli strumenti di programmazione locale il Piano annuale di attività dei dipartimenti.
Per la valutazione e il monitoraggio della programmazione regionale vengono adottati i seguenti strumenti annuali: la relazione sanitaria regionale, che viene presentata al Consiglio da parte della Giunta entro il 30 settembre di ogni anno, e la relazione sanitaria degli enti del Servizio sanitario che viene adottata dal Direttore generale entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello di riferimento.
Il Capo IV definisce le funzioni della Giunta e del Comitato di coordinamento, in particolare, alla Giunta regionale sono demandate specifiche funzioni di indirizzo e di controllo in materia di sanità ed integrazione socio-sanitaria, nonché di indirizzo, coordinamento e controllo dell'attività degli enti del Servizio sanitario regionale. Viene inoltre costituito il Comitato di coordinamento degli enti del Servizio sanitario regionale composto dal Direttore del dipartimento salute, che lo presiede, e dai Direttori generali degli enti, con le finalità di assicurare l'attuazione coerente ed integrata della programmazione regionale sanitaria e socio-sanitaria.
Il Capo V è dedicato agli enti del Servizio sanitario regionale, nella nuova organizzazione gli enti del Servizio sanitario regionale sono rappresentati dalle Aziende sanitarie territoriali (Ast), dall'Azienda ospedaliera universitaria delle Marche, dall'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per gli anziani (Inrca). Le nuove cinque aziende sanitarie territoriali (Ast) sono l’Ast di Ancona, l'Ast di Ascoli Piceno, l'Ast di Fermo, l’Ast di Macerata e l’Ast di Pesaro-Urbino.
L’organizzazione ed il funzionamento degli enti del Servizio sanitario regionale sono disciplinati dall’atto aziendale che definisce l'assetto organizzativo in modo da assicurare l'esercizio unitario delle funzioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, nonché il coordinamento e l'integrazione delle attività dei servizi territoriali e dei distretti presenti nelle Ast.
In coerenza con il decreto legislativo 502/1992, gli organi del Servizio sanitario regionale sono il Direttore generale, il Collegio di direzione, il Collegio sindacale, il Direttore generale coadiuvato nell'esercizio della propria funzione dal Direttore amministrativo e dal Direttore sanitario. Nelle Ast il coordinamento dell'attività di integrazione socio-sanitaria è previsto dalla nuova figura del Direttore socio-sanitario, è inoltre previsto il Consiglio dei sanitari che svolge attività di consulenza tecnico scientifica.
Ciascuna Ast si articolerà in distretti, dipartimenti, fra cui il dipartimento di prevenzione, uno o più presidi ospedalieri. Per ciascuna Ast è prevista una delimitazione territoriale, riportata in allegato alla legge, con l'elenco dei Comuni che riprende l'articolazione della precedenti aree vaste.
I distretti sono articolazioni territoriali delle Ast che assicurano i servizi di assistenza primaria relativi alle attività sanitarie e socio-sanitaria, nonché il coordinamento delle proprie attività con quelle dei dipartimenti e dei servizi aziendali inclusi i presidi ospedalieri.
Nei distretti sono presenti: case della comunità, ospedali della comunità, centrali operative territoriali, unità di continuità assistenziale, infermieri di famiglia o di comunità, consultori familiari e altre funzioni a tutela dei bisogni della salute, come definite dalla normativa statale con il decreto 77 del Ministro della salute.
L’organizzazione dipartimentale costituisce il modello ordinario di gestione operativa di tutte le attività degli enti del Servizio sanitario regionale. Il dipartimento è un’organizzazione integrata di più strutture operative omogenee, affini o complementari, che perseguono comuni finalità e sono fra loro interdipendenti pur mantenendo autonomia tecnico/professionale, nonché autonomia gestionale nei limiti degli obiettivi e delle risorse attuabili.
Il Dipartimento di prevenzione è la struttura dell'Ast preposta all'organizzazione e alla promozione della tutela della salute della popolazione e al miglioramento della qualità della vita attraverso azioni tendenti a conoscere, prevedere e prevenire gli infortuni, le malattie e le disabilità. Il Dipartimento di prevenzione deve garantire le funzioni di prevenzione collettiva e di sanità pubblica, veterinaria e sicurezza alimentare.
Sono previsti l'istituzione del Dipartimento interaziendale regionale di medicina trasfusionale (DIRMT) e l’istituzione del servizio delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche della riabilitazione, della prevenzione tecnico-sanitarie e delle professioni sanitarie-ostetrica, nonché il servizio sociale professionale.
Passando al Capo VI, questo riguarda la vigilanza e il controllo degli enti del Servizio sanitario regionale mediante la previsione di un controllo interno di gestione affidato ad un'apposita unità organizzativa.
Il Capo VII contiene le disposizioni che disciplinano la fase di soppressione dell’Asur con la contestuale costituzione delle Ast, nonché l’incorporazione dell’Azienda ospedaliera Ospedali riuniti Marche Nord.
Nella proposta di legge è indicato il percorso transitorio di riorganizzazione, che richiederà di effettuare presso l’Asur e l’Azienda ospedaliera Ospedali riuniti Marche Nord, la ricognizione del personale e di tutti i rapporti giuridici attivi e passivi, di redigere gli inventari dei beni patrimoniali mobili e immobili, nonché di predisporre ogni altra documentazione utile alla costituzione delle nuove aziende.
La Giunta regionale dovrà stabilire le modalità di subentro delle Ast nelle attività e nei rapporti giuridici attivi e passivi di carattere finanziario, fiscale e patrimoniale fra le nuove aziende sanitarie e l’Asur.
Alla data del 31 dicembre 2022 l’Asur dovrà essere soppressa e decorrerà la nomina dei Direttori generali delle nuove Ast. Dall’1 gennaio 2023 sono costituite e divengono operative le Ast che subentrano all’Asur senza soluzione di continuità. E’ prevista la disciplina della gestione liquidatoria prevedendo che l’Ast di Ancona svolga la funzione di gestione liquidatoria delle attività e delle passività, di tutte le posizioni non trasferite alle Ast, nonché dei contenziosi giudiziari pendenti e di quelli residui dalle discipline delle vecchie Usl, già facenti capo all’Asur.
L’Azienda ospedaliera Marche Nord è incorporata nell’Ast di Pesaro Urbino, che subentra a tutti gli effetti e senza soluzione di continuità nell'attività e nei rapporti giuridici dell'azienda ospedaliera cessata.
Al fine di consolidare la centralizzazione degli acquisti di beni e servizi e l'affidamento di lavori in ambito sanitario e della relativa programmazione accentrata, nell'intento di ottimizzare ed efficientare la spesa riconducibile agli enti del Servizio sanitario regionale, la proposta di legge prevede di attribuire all’Agenzia regionale sanitaria il coordinamento della programmazione degli acquisti centralizzati e il supporto tecnico ed operativo al soggetto Suam.
A conclusione del mio intervento mi preme sottolineare il grande impegno della Commissione e l’importante lavoro svolto per coniugare due esigenze entrambe importanti, ma che potevano apparire confliggenti, da un lato l'urgenza di mettere a terra la riforma per dare immediate risposte ai marchigiani, con le tempistiche date dalla Giunta e dalla Conferenza dei Presidenti di gruppo, e la volontà di coinvolgere e audire tutti i soggetti coinvolti dalla riforma, dai sindacati ai sindaci, dagli ordini professionali alle associazioni, fino ai comitati di partecipazione.
E’ stato un lavoro non facile e molto intenso del quale voglio ringraziare i membri della Commissione, ma anche il personale che ci ha affiancato e supportato con grande efficacia, quotidianamente.
Ringrazio infine i tanti che hanno dato un contributo di approfondimento e di miglioramento e, pur condividendo molti dei temi posti, non sempre la natura dell'atto che oggi abbiamo in approvazione ci ha consentito di integrarlo pure se con principi che erano condivisi. Siamo certi che molti dei temi portati all'attenzione potranno trovare la giusta collocazione all'interno di futuri atti, come quelli della programmazione, del Piano socio-sanitario, negli atti di indirizzo che farà la Giunta regionale e negli atti aziendali delle nuove Aziende sanitarie territoriali. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Carancini.

Romano CARANCINI. Grazie, Presidente. Signore Consigliere e signori Consiglieri, a maggior ragione, dopo la relazione della maggioranza, lo sforzo che intendo fare attraverso questa relazione è di illustrarla immaginando di avere di fronte un cittadino normale al quale raccontare quanto sia importante questa legge e soprattutto rappresentare, senza alcun pregiudizio, la nostra posizione a questo punto dell’iter legislativo.
La consapevolezza, come credo voi sappiate, è fonte fondamentale di partecipazione e dunque strumento di possibile contributo e condivisione.
Intanto è utile spiegare a voi, a noi ed ai cittadini in particolare, che questa proposta di legge non tratta la sanità che vive ognuno di noi quotidianamente.
Le reti cliniche, le liste di attesa, le unità operative complesse, quelle semplici, il recarsi in ospedale; non ci occupiamo del personale sanitario, che è il pilastro decisivo nella buona sanità, non ci occupiamo degli ospedali, della oramai mitica sanità del territorio - non ci occupiamo di questo - quella degli infermieri dentro le nostre case, accanto alle persone anziane, sanità territoriale di cui non ci occupiamo e sulla quale poi torneremo, non ci occupiamo neppure della tecnologia sanitaria, quella che oggi è ad esempio il fascicolo elettronico, il telemonitoraggio, la teleassistenza, purtroppo non ci occupiamo, ma sarà oggetto di emendamento, dell’emergenza-urgenza, del 118 sanitario, cioè di quel segmento decisivo che molto spesso salva la vita o riduce i danni delle condizioni e situazioni più gravi. Niente di tutto questo.
Insomma, non andiamo a toccare, lo diciamo a chi ci ascolta, il cuore della salute semplice, della sanità quotidiana delle persone, delle difficoltà elementari di ognuno di noi.
Ed allora di cosa tratta questa legge, che tutti noi consideriamo importante?
Il contenuto della proposta di legge 128 riguarda l’organizzazione sanitaria, cioè lo strumento per fare funzionare meglio la sanità di ogni giorno, quella delle persone che si recano ogni giorno negli ospedali. L’organizzazione della sanità è allo stesso modo decisiva per un’offerta sanitaria di ottimo livello.
Alle persone, ai nostri concittadini, va chiarito, spiegato che organizzare bene un servizio fa bene alla sanità, mettere a punto la macchina complessa, articolata, talvolta piena di nomi - penso a tutti i dipartimenti, i distretti, eccetera - è fondamentale per una terapia, una guarigione, nel posto giusto e con una cura appropriata, grazie alle donne e agli uomini della sanità, diviene pilastro determinante della vita di ognuno di noi.
È utile ricordare, come ha fatto peraltro la Presidente Leonardi, che questa nuova proposta di legge sostituisce la legge esistente, la n. 13/2003, di 19 anni fa, il cui tratto essenziale era caratterizzato dal fatto che a governare, decidere, organizzare l’offerta sanitaria, in tutti i suoi aspetti e su tutto il territorio marchigiano, era una sola azienda centrale – che tutti abbiamo conosciuto come Asur – con delle articolazioni, delegazioni territoriali in ognuna delle 5 province (prima 4 poi 5), attraverso le Aree vaste e i loro Direttori.
Per rispetto della verità ed in estrema sintesi va ricordato ai cittadini che nel 2003 nasceva l’Asur per fare fronte a due emergenze, aspetto che non ha ricordato la Presidente Leonardi: 1) riequilibrare l’offerta sanitaria dell’epoca tra tutte le quattro province delle Marche; 2) risanare il grave deficit finanziario economico della spesa sanitaria delle Marche, nell’ambito di un più stringente percorso di riduzione della spesa pubblica nazionale, di cui quella sanitaria era una significativa componente.
In sostanza, all’epoca, si è inteso concentrare e raccordare il territorio sanitario verso un’unica figura centrale (appunto l’Asur) e, d’altro canto, sottoporre al rigido e ferreo controllo i tanti centri di spesa attraverso la struttura dell’Azienda sanitaria unica, ricordo a tutti che prima c’erano le Usl molto simili alle attuali Aziende.
Non appare ininfluente ricordare che, a parte l’Inrca (che si occupa del sistema degli anziani), il sistema sanitario, accanto alla logica anticipatoria della governance sanitaria che questa regione assunse, decise di strutturare ed alimentare altre due aziende, oltre all’azienda centrale Asur, direi apparentemente in contraddizione con la scelta della centralizzazione per rendere efficace, efficiente ed economico il sistema: Ospedali riuniti di Ancona e Marche Nord.
Fatta questa utile ricostruzione, le domande naturali che un normale amministratore si sarebbe posto avrebbero dovuto essere: se intendiamo cambiare - come il governo Acquaroli ha detto di fare anche in campagna elettorale – cosa non ha funzionato dell’Asur? Perché è evidente ed è oggettivo che la stessa ha svolto un ruolo efficace rispetto agli obiettivi dati, basta ricordare gli aspetti finanziari. Quali sono i segmenti critici da risolvere - l’ho chiesto anche all’Assessore Saltamartini - provando a capire il perché e soprattutto come affrontare quel pezzo di inefficienza, di improduttività o di antieconomicità.
E da lì approfondire i dati per dimostrare che la via che si intende intraprendere è in grado di migliorare lo stato attuale.
Ecco, a queste semplici domande il governo regionale avrebbe dovuto dare delle risposte, ma non le dà in questo passaggio.
Vogliamo premettere, intendo chiarire senza dubbi o ambiguità, e credo anche con senso di responsabilità, che il modello organizzativo della sanità, che ci ha governato per 19 anni, andasse cambiato.
Cosa vuol dire questo? Si osservi con attenzione. Va messo in evidenza anche a chi un politico o un tecnico non è, diciamo ad un cittadino normale che vorrebbe provare a farsi un’opinione su questo ostico passaggio, che non è accettabile che una legittima scelta politica, come quella che state facendo, ovvero un cambiamento che si ha diritto di fare, non sia supportata, dimostrata dall’analisi di numeri, dall’appurare dove il sistema sanitario Asur non ha funzionato e capire perché. A che serve, si potrà chiedere. Semplice direi, a far capire non solo alla maggioranza, ma anche a tutta l’Assemblea legislativa se occorre cambiare tutto o non cambiare nulla (vuol dire, per esempio, poter intervenire sulle inefficienze e sulle improduttività accertate, ma non cambiare l’organizzazione di fondo, magari le liste di attesa), ovvero cambiare sì, ma in stretta conseguenza ai problemi emersi dalle nuove situazioni incontrate, dalle condizioni socio-sanitarie mutate, dalle nuove conoscenze tecnologiche, dalle conquiste della ricerca e direi infine, ma non per meno importanza, da una fotografia nitida che avreste dovuto fare delle Marche, una fotografia in tempo reale per misurare il grado di efficienza, efficacia ed economicità del sistema.
In sintesi:
a) alla luce del percorso effettuato da chi oggi governa questa Regione, non sappiamo perché e dove troviamo le ragioni del pur legittimo cambiamento;
b) non ci sono studi, dati, elaborazioni e conclusioni che ci possano – nel metodo – portare a riconoscere, noi opposizione, che sì, cavolo, il governo delle destre farà questo cambiamento sulla base di una serie di numeri non confutabili, chiari, che ci mettono le spalle al muro.
In sede di audizione dell’Assessore Saltamartini, alla precisa domanda a lui formulata, del perché cambiassero le cose con questa legge, egli testualmente ha risposto: “Le risposte ai perché le troverete sugli studi accademici della Politecnica delle Marche, del Sant’Anna di Pisa e della Bicocca di Milano”. Salvo poi leggere che lo studio della Politecnica, assolutamente parziale, non analizza il passato, non fa una retrospezione, ma parla in particolare dei fabbisogni alla luce della evoluzione demografica, salvo poi andare a cercare gli altri due studi delle Università Sant’Anna e Bicocca che però non ci sono.
La seconda risposta che ha dato l’Assessore Saltamartini, che io considero aberrante, meriterebbe una riflessione se questa brava persona possa essere politicamente appropriata per guidare la sanità di una regione. Perché affermare che finalmente i territori, attraverso l’istituzione delle 5 aziende territoriali, saranno vicini ai cittadini e che l’efficienza, la produttività e l’economicità sanitaria le raggiungeremo attraverso la concorrenza tra le aziende. Credo che per un esperto della Costituzione parlare di concorrenza nell’ambito sanitario sia una bestemmia laica contro i principi della Costituzione, soprattutto contro i fondamentali del governo clinico delle persone.
La terza risposta dell’Assessore Saltamartini avventata, non sbagliata, attiene alla affermazione fondante di questa riforma, ripetuta in ogni intervista pubblica ed ancor più a se stesso davanti allo specchio ogni mattina, cosi da portarlo a credere, nonostante lui sappia che non è così, è questa riforma avvicinerà la sanità ai cittadini del territorio.
L’avallo a questa impostazione lo dà il Consigliere Ciccioli che in Commissione ha detto: “Questa legge tende a riportare la formazione delle decisioni sul territorio”.
Direi che mi rifiuto di credere che l’Assessore non sappia che la sanità sul territorio non la fa questa riforma, non la fa la personalità giuridica, Presidente Leonardi, che avete conferito alle aziende, ovvero la nomina di un Direttore generale al posto di un Direttore di Area vasta.
Affermare questo, Assessore, vuol dire prendersi gioco delle persone, approfittare di un tema così difficile da capire per far credere alla gente una cosa che non corrisponde alla realtà. Perché faccio questa affermazione? Semplice. La sanità del territorio non la fa la personalità giuridica dell’azienda. Quella semmai è la polpetta avvelenata che preparate per i Direttori generali per le cui aziende non c’è un euro in più ed affibbiate loro le responsabilità delle proprie attività senza un vero e proprio paracadute, come invece esisteva prima per i Direttori di Area vasta.
La sanità del territorio, Presidente Leonardi, la fa il nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza, il decreto 77, non voi, il Governo, che disegna in modo puntuale gli ospedali di comunità, le case della comunità ed i centri operativi territoriali, che il Governo attraverso l’Europa finanzia integralmente con 20 miliardi di cui il 2,5% ricadrà in questa regione. Con un piccolo dettaglio: questo governo regionale non ha ancora provveduto in merito al personale. Voi ad oggi non avete ancora programmato quanti e dove saranno destinati i dipendenti. Insomma no personale no party, no personale no sanità dei cittadini.
Assessore, dire che la nuova legge si occupa della sanità del territorio è la più grande bugia che potevate dire. Non è vero. E non è vero anche per un’altra banale ragione: voi non aggiungete un solo euro a questa legge e quindi il nuovo Direttore generale di ogni Azienda si troverà ad amministrare le medesime risorse e non potrà mettere in campo azioni integrative a quelle già esistenti.
Diciamo ai cittadini, Assessore Saltamartini, che la sanità del territorio non si avvicina con questa legge alle loro esigenze, semmai riusciremo con l’operatività del 77 e del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
L’urgenza si connette al valore della partecipazione, Presidente Leonardi, che per noi è un valore non solo ideale, ma fondamentale per costruire una coscienza di ciò che ricadrà sui cittadini.
La proposta di legge 128 è stata pubblicata il 6 luglio 2022, e non nel 2021, dalla Giunta regionale, le audizioni in IV Commissione sono state avviate l’8 luglio e si sono concluse il 25 luglio, cioè di fatto dopo 2 settimane, tempo nel quale sono state audite, senza possibilità per i Commissari di interloquire, circa 100 persone, soggetti ai quali la legge era arrivata talvolta anche il giorno prima, o comunque, al massimo, una settimana prima che potessero esprimere un’opinione.
Su urgenza e partecipazione la Giunta regionale ha intrapreso una strada inconcepibile ed inaccettabile, sia nel metodo che nel merito.
Si badi bene, è una scelta quella di soffocare il confronto, fa parte di una cultura di governo e voi l’avete abbracciata direi in maniera esemplare: avete ucciso la partecipazione. E non si dica che le 100 audizioni fatte significano partecipazione perché almeno la metà dei soggetti che abbiamo ascoltato non conosceva la legge, tra cui tantissimi sindaci, come potete ascoltare nelle audizioni. Ma soprattutto perché è il tempo, lo studio, il confronto, la scoperta giorno dopo giorno di ciò che ci viene presentato a fare la partecipazione.
Una legge come questa non può essere approvata in soli 15 giorni. Ovviamente neppure dopo anni. Ma credo che un confronto aperto e capillare per qualche mese avrebbe fatto il bene di questa proposta e soprattutto il bene dei cittadini.
Una nuova legge di 50 articoli, su una materia tanto importante quanto complessa, avrebbe avuto bisogno di qualche mese per poterla veicolare all’intero del sistema, metabolizzarla e scoprirne i profili. Noi, nella nostra sensibilità politica, per esempio, molto spesso abbiamo dimostrato di esasperare il confronto. Gli eccessi sono sbagliati.
Nel merito ci sono tre immensi macigni che, almeno che non condividiate la nostra partecipazione non pregiudiziale alla discussione in Aula attraverso gli emendamenti, che ostruiscono, anzi, danneggiano le buone intenzioni di riformare il sistema sanitario a partire dalla organizzazione.
Il primo attiene al valore dello studio, all’approfondimento, all’analisi dei dati per fotografare la sanità delle Marche.
Se ci fosse stato tempo avremmo compreso che tre tra gli indicatori principali dello stato di salute, quali personale, risorse e posti letto (e ne tralascio altri di cui abbiamo dati sconfortanti), sono fortemente disuguali tra le 5 province che questo dato di partenza avrebbe imposto una riflessione, che tra un minuto farò.
La scelta incomprensibile di fare una legge così importante ad invarianza finanziaria ha chiuso il cerchio della superficialità di fronte ad un passaggio così importante. Cioè – e questa è la riflessione – intendiamo far partire un nuovo modello organizzativo con le stesse condizioni preesistenti, le disuguaglianze, senza un euro in più, che vogliamo far credere saranno risolte dalla personalità giuridica.
Il secondo motivo di sbalordimento è l’assenza del nuovo Piano socio-sanitario che fa da condizione ineludibile nell’approvazione di una legge di riorganizzazione sanitaria.
Il cuore della sanità è il Piano socio-sanitario, che voi avete annunciato già da due anni e che ancora non si vede all’orizzonte perché lì vi è la carne viva dei marchigiani, lì vi è il governo clinico della Regione, lì ci sono le risorse, per far capire dove vengono ubicate le reti cliniche, le unità operative complesse ed altro.
Come è possibile pensare di fare una macchina senza motore, che circolerà senza un motore, in cui è seduto al volante il nuovo Direttore generale che sorride, è felice perché lo hanno messo seduto, ma non si accorge che non ci sono le ruote e che non c’è il motore e dunque sta fermo. Insomma un’aberrazione.
Il terzo macigno è il cattivo senso che dimostrate in questo passaggio. Quando indico il cattivo senso lo dovete interpretare come il contrario esatto del buon senso, cioè l’accezione popolare delle persone avvedute, non avventate e neppure pavide, dico io, ma anche connesso con la considerazione elementare di una macchina che siete sicuri di far partire l’1 gennaio 2023, ma che in quella data non partirà perché la complessità dei passaggi è enorme. Tecnica giuridica, organizzativa, insomma, tutto quello che non vi dice Romano Carancini, ma che vi hanno detto più persone nel corso delle audizioni e fra queste ricordo il Dr. XY in una audizione perfetta, non perché dicesse qualcosa a favore di qualcuno, ma perché persona competente. Accanto a ciò sul tavolo metto un’altra considerazione sotto il titolo ‘cattivo senso’.
Siamo alla vigilia (o forse ci siamo già dentro) del rischio di una nuova ondata Covid che, come nei precedenti periodi, voi avete affermato, vi ha rallentato. Riesce difficile da capire come mai se guardiamo al passato.
Se questa legge non la lasciamo decantare il giusto periodo per contestualizzarla al nuovo Piano socio-sanitario e, sotto altro aspetto, al pragmatismo di una fase transitoria incompatibile, noi creeremo due danni, il primo all’organizzazione stessa che collasserà e rischierà gravi errori ed a ricaduta sull’intero sistema, il secondo ai cittadini. Chi ci ascolta, ovvero il cittadino normale, chiamiamolo Arturo, se fosse di fronte porrebbe la domanda semplice, di buon senso, solo apparentemente banale, con questo tenore: “Ma caro Carancini, caro PD, perché questi delle destre avrebbero fatto questa cosa così sbagliata? Non penserete di essere i migliori e che loro non hanno a cuore le sorti della nostra sanità?”
Gli risponderei così: “Caro Arturo, ti premetto che non penso minimamente che le destre vogliono il male della sanità, ovvero fare danni alle persone, però la politica è strana e va guardata oltre ciò che appare. Attenzione, Arturo, parlo di tutta la politica e non solo di quella delle destre. Arturo, in questo caso il perché di questo colpo di testa sta in due motivi: il tempo. Sono trascorsi 24 mesi ed il governo Acquaroli sulla sanità è in ritardo e, diciamolo pure, la sua amministrazione ha fatto acqua da tutte le parti. Non intendo aprire una polemica e neppure evocare le fantasie di questi 2 anni del mio “amico” Assessore Saltamartini (spero possa accettare bonariamente), ma non abbiamo brillato per tempestività neanche sul Covid.
Se fossi un rompiscatole, Arturo, farei una domanda al Presidente Acquaroli: “Scusi Presidente, ma voi non eravate quelli che appena arrivati avreste riaperto tutti gli ospedali delle Marche soppressi? Perché non l’avete fatto, ma soprattutto perché in questa legge - trascorsi 2 anni – al comma 7 dell’articolo 47 scrivete che il numero dei presidi ospedalieri, nella fase di prima applicazione (non so cosa voglia dire), restano gli stessi?”
Arturo sai che risponderebbe il Presidente? “Ma, Consigliere Carancini, come al solito è polemico. In realtà noi stiamo preparando gli ospedali di comunità, le case della comunità, i centro operativi, eccetera …” . A quel punto Arturo gli direi: “Ma Presidente mi meraviglio di lei. Intanto la sanità territoriale l’ha fatta e finanziata il Governo Draghi, grazie alle risorse dell’Europa, sulle quali voi di Fratelli d’Italia e soprattutto i vostri amici della Lega ci avete sputato per mesi e mesi. E aggiungo che gli ospedali di comunità li aveva previsti e finanziati la Giunta precedente”. Arturo mio, le vite della politica e delle finzioni sono infinite. Dobbiamo provare a fare meglio.
Noi all’opposizione e dell’opposizione non abbiamo pregiudizi, lo dico con assoluta lealtà. Al contrario, vogliamo su questo testo apportare il nostro contributo, arricchirlo, considerare la nostra esperienza come fattore di crescita su un modello che avrebbe potuto essere diverso, ma sul quale accettiamo la sfida. Non so se è chiaro: accettiamo la sfida. E la accettiamo partendo dall’autocritica, meglio dall’analisi dei dati e da lì vogliamo proseguire perché nel nostro dovere legislativo non ci siamo seduti sulla riva del fiume ad aspettare di vedervi affogare su una proposta di legge intempestiva. Uso questo termine per rispetto del lavoro che avete svolto.
Vogliamo assumerci la nostra responsabilità e vedere affrontato, in primo luogo, il tempo giusto per la riforma ed in secondo luogo, dialogare con voi su alcuni temi che nella legge sono disciplinati e che pensiamolo lo possano essere meglio.
Mi rifiuto di credere che non consideriate le nostre disponibilità, le nostre riflessioni, la nostra lealtà che, si badi bene, non è data direttamente a voi, ma al sistema sanitario, ai nostri dirigenti, ai nostri funzionari, ai nostri medici, ai nostri infermieri, alle nostre OSS, ai nostri tecnici e in particolare alle nostre persone, cioè le persone di tutti noi qui dentro.
Lealtà e dovere che spero possano essere raccolti attraverso un sincero e critico approccio ai temi, come spesso dichiarate, ma che mai avete messo in pratica.
Noi siamo qui ad ascoltarvi, attenzione, non a sentire, ma ad ascoltare, che è cosa ben diversa, le argomentazioni, i ragionamenti, le riflessioni che ci permettano un confronto e soprattutto la possibilità di migliorare testo e percorso.
Destre di questa regione, dimostrateci il vostro vero volto, che continuo a sperare sia di una sana cultura di governo.

PRESIDENTE. Prima di aprire il dibattito, nella Conferenza dei Presidenti di gruppo abbiamo ribadito, e mi è stata data prescrizione assoluta e severa, il rispetto dei tempi.
Adesso, cerchiamo di equilibrare gli interventi nell’ambito generale per gruppi o per singolo, possibilmente restando nei tempi, anche se comprendo l’importanza dell’argomento.
Lo sviluppo del ragionamento del relatore di minoranza aveva necessità di una modalità temporale più ampia del tempo stabilito, però dobbiamo poi riequilibrare nel corso della seduta i tempi necessari, quindi vi prego di rimanere nel termine, anche perché si vede quando sta per scadere.
Rispettiamo tutti i tempi e cerchiamo di recuperare quelli che sono stati oggetto di sforamento perché legati alle relazioni di maggioranza e di minoranza.
Ha la parola il Consigliere Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Grazie Presidente. Nel merito interverrò più tardi. Come ho preannunciato al Segretario generale, c’è una richiesta a nome mio e dei Consiglieri Mangialardi, Biancani, Carancini, Casini, Mastrovincenzo e Vitri, ai sensi dell’articolo 100 del Regolamento interno, di rinvio in Commissione della proposta di legge n. 128. Quindi, se mi volesse dare la parola per l’intervento a favore risparmierei di ripetermi.
C’è questa richiesta che se vuole formalizzo per iscritto, ma non credo che sia necessario.

PRESIDENTE. L’articolo della norma prevede un intervento a favore e uno contro per il rinvio in Commissione.
Ha la parola, oratore a favore, il Consigliere Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Grazie Presidente. Ho cinque minuti, spero di starci.
La proposta di legge n. 128 è incoerente e contrasta, lo vedremo dopo nella discussione di merito, con alcuni aspetti del Piano socio-sanitario regionale, che, tra l’altro, è quello adottato dalla precedente amministrazione e che è tarato su quelle leggi, come la 13 che questo provvedimento vuole integralmente abrogare.
Ho fatto questa richiesta all'esito dell’ascolto della relazione della relatrice di maggioranza e del relatore di minoranza, è evidente che in questa discussione c'è un grande assente, che è il Piano socio-sanitario regionale, che deve precedere l’approvazione di un atto del genere, che deve precedere qualsiasi intervento strutturale al fine di valutarne l'impatto economico/finanziario e rendere credibile, possibile, efficiente, efficace e soprattutto giusta una riforma. Ad esempio, la prevista soppressione di Asur, determinerà il venir meno da subito della funzione di camera di compensazione che la stessa ha svolto e svolge rispetto alle disomogeneità e agli squilibri esistenti sul territorio regionale.
Appare necessario e prioritario adottare una preventiva programmazione socio-sanitaria che riguardi tutto il territorio regionale e che sia coerente con le disposizioni nazionali, soltanto all'esito prevedere le norme e con esse gli strumenti e l'organizzazione per attuarla, il cosiddetto modello organizzativo.
Queste cose non le dice soltanto il Partito Democratico, le dicono ad esempio le organizzazioni sindacali, le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil che con una nota diramata, credo sia arrivata a ciascuno di voi, dicono, e leggo testualmente, Presidente Acquaroli, “Una seria discussione sulla proposta di legge 128 andrebbe almeno resa contestuale all'aggiornamento del Piano socio-sanitario, sarebbe infatti molto più coerente prima valutare come aggiornare gli obiettivi di miglioramento del sistema salute nelle Marche e poi pensare all'assetto degli enti chiamati a tradurli, il cosiddetto modello organizzativo”, questo lo dice la Cgil, Cisl e Uil. Questo è il documento che tutti voi avete e che è stato diramato da loro.
La necessità di un preventivo Piano socio-sanitario regionale s'impone anche per l’adozione di un necessario piano economico e finanziario sostenibile per attuare la riforma stessa, che è di tutta evidenza, ne parleremo dopo, non può essere fatta ad invarianza finanziaria. Ad esempio, un piano economico e finanziario che preveda il sostegno alla successione nei rapporti giuridici, attivi e passivi, che discendono da una riforma di questo tipo, che se non sostenuti adeguatamente aumenteranno a dismisura le disuguaglianze esistenti nei territori e avranno un effetto paralizzante per le stesse attività socio-sanitarie e per la corretta attuazione della riforma, così facendo, violando tra l’altro un principio di carattere costituzionale, declinato dagli articoli 3 e 32, che è quello della universalità del diritto alla salute, il principio di uguaglianza e il principio di universalità, che devono essere garantiti oltre che dal Servizio sanitario nazionale, e questo lo dicono le linee guida di quel servizio, anche e soprattutto dal Servizio sanitario regionale.
Detti principi, invero, costituiscono un presupposto indefettibile per assicurare la coesione sociale del Paese e della Regione ed anche per contrastare le conseguenze sulla salute, frutto delle disuguaglianze sociali derivanti da diverse condizioni economico sociali e dai singoli territori.
Sono queste le linee guida nazionali, invero lo sviluppo del principio di uguaglianza si dispiega in tre diversi ambiti in cui il corollario dell'equità deve trovare concreta realizzazione: l'accesso alle prestazioni e ai servizi sanitari per ognuno in condizioni di pari dignità e di pari opportunità, i risultati di salute in capo ai singoli soggetti, l'allocazione delle risorse e dei servizi secondo i reali bisogni.
Tutti questi principi che sono consacrati dalla nostra Carta costituzionale, dalle linee guida nazionali, perché quella della salute è una legislazione concorrente, però concorrente come ci dice la Costituzione, ed i principi fondamentali li detta lo Stato e la legislazione regionale si deve uniformare ad essi, altrimenti c’è una violazione del dettato costituzionale sotto l'egida del comma terzo dell’articolo 117 della Costituzione. Questo è, ma tutto ciò deve essere garantito preventivamente.
Quindi, appare quanto mai necessario rinviare la proposta di legge n. 128 in Commissione per un’ulteriore istruttoria che la renda compatibile e coerente con il preannunciato Piano socio-sanitario regionale la cui adozione dovrebbe precedere la riforma del Servizio sanitario regionale o quantomeno essere contestuale.
Come ha detto prima il Consigliere Carancini, noi accettiamo la sfida, assolutamente, rinviamo l’atto in Commissione, lo discutiamo unitamente al Piano socio-sanitario e contestualmente approviamo l'uno e l’altro, come tra l’altro ci dicono non solo le norme, ma anche il buon senso.

PRESIDENTE. Ha la parola, oratore contro, il Consigliere Marinelli.

Renzo MARINELLI. Grazie, Presidente. Capisco le difficoltà del gruppo di opposizione nel vedere portare avanti un atto fondamentale, un atto preparatorio per il Piano socio-sanitario, capisco le vostre difficoltà, dite che sono passati 24 mesi e che non abbiamo fatto niente, questa era la vostra speranza, a parte che ne sono passati 22 e non 24, comunque stiamo cercando di andare avanti.
Ringrazio la Commissione e in primo luogo la Presidente, la Consigliera Leonardi, per aver svolto le audizioni in modo approfondito, poi ci possono essere ulteriori approfondimenti, penso che sia necessario, però stiamo lavorando nel verso giusto e vorrei rassicurare il Consigliere Carancini che Arturo può dormire sonni tranquilli, perché ci stiamo muovendo nella direzione giusta, stiamo facendo quello che i cittadini marchigiani vogliono, quindi andiamo avanti con l'approvazione di questa proposta di legge. Grazie.

PRESIDENTE. Rinvio in Commissione della proposta di legge n. 128, ai sensi dell’articolo 100 del Regolamento interno, lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale non approva)

PRESIDENTE. Andiamo avanti con la discussione, la chiusura per la prenotazione degli interventi è fissata alle ore 18,00, quindi chi vuole prenotarsi ha un’ora di tempo per farlo.
Ha la parola la Consigliera Ruggeri.

Marta RUGGERI. Grazie, Presidente. Quando si affronta la discussione di una proposta di legge così nodale, che incide profondamente sulla riorganizzazione del Servizio sanitario regionale, è doveroso premettere all’analisi nel merito dell’articolato alcune considerazioni politiche di metodo. Mai come in queste occasioni la forma assurge al rango di sostanza.
Non possiamo nascondere il disagio di aver visto calato dall’alto un iter legislativo portato avanti a tappe forzate, con una dichiarazione d’urgenza che ha costretto non solo noi Consiglieri, ma anche le rappresentanze dei territori, del personale sanitario, della società civile, ad esprimersi su un disegno di riforma complesso e delicato nel giro di poche settimane, a partire dall’approvazione in Giunta lo scorso 4 luglio. Abbiamo assistito alle audizioni di ben 55 soggetti concentrate in cinque sedute della IV Commissione, convocate nell’arco di una sola settimana. Non è un caso se molte delle realtà chiamate a fornire il proprio contributo hanno lamentato la tempistica oltremodo stretta per studiare adeguatamente la proposta di legge: un malcontento emerso nettamente e con frequenza.
Il processo di riforma avrebbe invece richiesto la possibilità di svolgere confronti sereni, di predisporre più ampi spazi di approfondimento, in modo da far sedimentare anche nell’opinione pubblica, nei tempi fisiologici, la consapevolezza dei termini del cambiamento che si intende apportare.
Allo stesso modo, riteniamo inaccettabile che l’Assessorato alla sanità abbia selezionato a piacimento i Consiglieri regionali ritenuti degni di partecipare alle Conferenze di area vasta e alle diverse assemblee svolte con gli operatori sanitari. Fuggire dalla più ampia condivisione è un segnale di forte debolezza politica che non ci si può permettere di dare quando si pretende di ristrutturare dalle fondamenta l’assetto della sanità regionale. Ci aspettiamo che, in occasione del percorso che sfocerà nell’approvazione del prossimo Piano socio-sanitario, il contegno sia diametralmente opposto e la Giunta garantisca ai territori di poter esprimere nei tempi e nelle modalità più consone le proprie esigenze e rivendicazioni, in modo da assicurare un confronto dignitoso e proficuo in merito alle politiche che incidono sulla carne viva dei cittadini marchigiani.
Ciò nonostante, il Movimento 5 Stelle si è impegnato, fin dall’inizio di questo breve percorso, ad approcciarsi alla proposta di legge n. 128 senza alcun tipo di pregiudizio, rinunciando alle posizioni preconfezionate. Per onorare questo proposito, ho personalmente seguito tutte le sedute della IV Commissione che vi sono state dedicate ed ho avviato un ciclo di riunioni interne alla mia forza politica che si è avvalso anche del contributo prezioso di diversi autorevoli professionisti.
Non possiamo esimerci dal riconoscere che se il Movimento 5 Stelle avesse vinto le ultime elezioni regionali, avrebbe prodotto, al di là dei dettagli e degli aspetti più specifici, un provvedimento con una analoga impostazione di fondo nella riconfigurazione degli enti del Servizio sanitario regionale.
Condividiamo infatti l’obiettivo di superare la centralizzazione introdotta nel 2003, non senza polemiche, con l’istituzione dell’Asur, e di valorizzare contestualmente le cinque aree vaste, che si trasformano in vere e proprie aziende sanitarie, ciascuna dotata di personalità giuridica.
Allo stesso tempo, accogliamo con favore, essendo in linea con l’orientamento storico del Movimento 5 Stelle, l’assorbimento dell’Azienda Ospedali riuniti Marche nord, che ha ormai esaurito la sua ragion d’essere, nella futura AST di Pesaro e Urbino, in nome di una continuità e di una efficace integrazione tra assistenza ospedaliera e territoriale che contempli i servizi sanitari nella loro globalità.
Altro punto qualificante è il tentativo di rilanciare gli strumenti di partecipazione che finora sono stati molto carenti sotto il profilo dell’effettività, rimanendo sulla carta e non riuscendo a incidere in modo rilevante nel dibattito permanente sulla gestione della sanità regionale, neppure in sede di pianificazione.
La finalità perseguita inizialmente di far coincidere, dal punto di vista spaziale, i distretti sanitari e gli ambiti territoriali sociali, con il proposito – aggiungo io, confortata dal Crel – di estendere la corrispondenza ai territori di riferimento dei centri per l’impiego, era auspicata da tempo da chi si batte per un reale processo di integrazione tra sociale e sanità e vive quotidianamente l’assurdità di una divisione per compartimenti stagni fuori da ogni logica. Tuttavia, nel corso dell’esame in Commissione, è stato approvato un emendamento presentato dalla Presidente della Commissione che ha reso molto meno vincolante il raggiungimento di tale obiettivo.
A chi ha ascoltato i soggetti auditi, non sarà sfuggito che è stata frequente la tendenza a non esprimersi nel merito di questa proposta di legge, ma sui problemi concreti che attanagliano l’erogazione dei servizi sanitari nei territori marchigiani, per esempio, la configurazione delle reti ospedaliere e dei distretti, il mantenimento o l’attivazione di questo o di quel reparto, i dettagli della prossima implementazione della medicina territoriale, grazie anche ai fondi del Pnrr, e così via. Si tratta della normale conseguenza dell’errore, non certo nuovo per questa Giunta, di affrontare il tema della sanità in maniera parcellizzata e settoriale. Il peccato originale di aver separato le deleghe all’edilizia da quelle ai servizi ha prodotto già in passato lunghi dibattiti sui contenitori, senza avere la minima contezza del loro contenuto.
Ora ci troviamo a discutere di nuovi assetti aziendali senza però esaminare contestualmente una proposta di Piano socio-sanitario che traduca in termini fattuali quelle che saranno le prestazioni assicurate nei diversi presìdi sanitari (spedalieri, distrettuali e territoriali) della nostra regione. È una lacuna evidenziata anche nella relazione al parere del Crel.
L’Assessore Saltamartini aveva auspicato, all’inizio del rapido iter di questa proposta di legge, un clima di fattiva collaborazione da parte dei gruppi consiliari. Ho raccolto positivamente questo invito, presentando sedici emendamenti nella sede istituzionale e di lavoro deputata ad esaminare in via preliminare l’articolato, cioè la IV Commissione, pur non facendone parte.
Si trattava di proposte mirate a massimizzare il ruolo della sanità pubblica, relegando il privato a una funzione non sostitutiva, ma al più integrativa; a tutelare le scelte individuali nella fase terminale della vita; ad eliminare le nuove forme di ingerenza gestionale sulle aziende territoriali che vanificherebbero i propositi di superare la centralizzazione; a riequilibrare la ripartizione delle competenze tra la Giunta e gli organi assembleari; ad assicurare requisiti di chiara competenza, più che di gradimento politico, in capo ai vertici della rinnovata organizzazione sanitaria, come richiesto anche dal Crel.
La gran parte degli emendamenti presentati dal gruppo del Movimento 5 Stelle è stata respinta senza avanzare giustificazioni solide e credibili, spesso schermandosi dietro il parere dei dirigenti e dei funzionari, quando la maggioranza era chiamata ad esprimersi su questioni politicamente spinose. In questo modo la politica si è voluta togliere dall’imbarazzo, spogliandosi delle proprie prerogative e scaricando la responsabilità delle bocciature sulle figure chiamate a svolgere una funzione diversa, seppur preziosa, che è quella di fornire un supporto meramente tecnico alle decisioni. Come è evidente, non si tratta del modo migliore di onorare la collaborazione tanto ricercata dall’Assessore.
Il nostro atteggiamento invece è stato e continuerà ad essere diverso, perché quando si parla della salute delle persone occorre abbandonare il gioco delle parti e la strumentalizzazione ed è doveroso guardare solo al merito delle questioni concrete, nell’interesse della comunità marchigiana.
Per questi motivi, annuncio che il nostro voto non sarà pregiudiziale, ma differenziato in base al grado di condivisione delle singole norme e al recepimento delle nostre proposte migliorative. In Commissione, infatti, sono stati approvati tre emendamenti del Movimento 5 Stelle: il primo per eliminare, tra le finalità della proposta di legge, un riconoscimento a nostro avviso rischioso e generico del ruolo del privato convenzionato; il secondo volto ad introdurre l’obbligatorietà di un parere della IV Commissione consiliare sui protocolli di intesa da stipulare con le Università e con l’Inrca, per esigenze di maggiore collegialità e trasparenza; un nostro terzo emendamento, identico ad altri, quelli della Presidente Leonardi e del Presidente Latini, è stato accolto con il risultato di abolire la disciplina dei concorsi unici, anche se sopravvivono altrove, nell’articolato, riferimenti ambigui alle procedure aggregate di reclutamento del personale. Su questo punto presenteremo degli emendamenti in Aula.
Non abbiamo presentato nuovamente tutti gli emendamenti respinti, ci siamo limitati a riproporre quelli che ci sembrano più qualificanti e rilevanti, ad ulteriore riprova della nostra buona fede e dell’assenza di ogni intenzione ostruzionistica.
Ci esprimeremo come sempre a viso aperto e a testa alta, nello sforzo di svolgere al meglio il ruolo di opposizione ferma ma costruttiva a cui ci hanno chiamato i cittadini marchigiani. Grazie.

Presidenza del Vicepresidente
Andrea Biancani

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Lupini.

Simona LUPINI. Grazie, Presidente. Rispetto a questa importante proposta di riforma, credo che sia necessario avere un atteggiamento serio, di accoglimento anche dei diversi contributi e soprattutto di ascolto delle parti coinvolte, specialmente sottolineo l'importanza dell'ascolto degli operatori perché sono loro che poi stanno in prima linea ed erogano i servizi.
Viviamo dei tempi particolari non solo perché siamo ancora immersi in una pandemia internazionale, che ha proprio cambiato il volto della nostra sanità e della presa in carico, ma anche perché già da tempo questo indirizzo, sia a livello nazionale che europeo, era cambiato.
Le criticità dell'organizzazione, perché oggi di questo si parla, del sistema sanitario e socio-sanitario della nostra regione sicuramente erano già emerse da tanto tempo, criticità e difficoltà che andavano in ogni modo affrontate.
La pandemia ha messo ancora più in luce le falle di questo sistema di organizzazione e ci ha costretti tutti e tutte a prendere atto del fatto che la sanità e la richiesta dell'utenza rispetto alla presa in carico stava cambiando, stava cambiando perché è cambiato l'assetto della nostra società, sono cambiate, come sempre nella storia, le esigenze, le richieste, ed un sistema sanitario e socio-sanitario deve essere duttile e flessibile rispetto alle nuove richieste della società, rimanere rigidi significa non dare dei servizi efficienti. Sicuramente dopo vent'anni, questo è il lasso di tempo che è passato dall'ultima revisione di legge, andava rivisto.
Detto questo, diciamo che proprio dal punto di vista nazionale è stata dettata una linea molto chiara, che va sempre di più verso l’assistenza e la medicina di prossimità, quindi sempre più sui territori, calata nei diversi territori.
Le Marche hanno dei territori molto diversi tra loro, è una regione con delle esigenze eterogenee da prendere in carico nel dettaglio, a seconda anche della qualità orografica, delle distanze. Io vengo da una zona montana, dall'entroterra e conosco molto bene le differenze con la costa, anche rispetto alle infrastrutture che abbiamo a disposizione, alle distanze dai presìdi ospedalieri, tematiche che abbiamo già affrontato tante volte in questa Aula.
Se vogliamo parlare di un'assistenza di prossimità e parlare di territorialità, che adesso è un tema così tanto presente e dibattuto un po' dovunque, dobbiamo fare riferimento al nuovo decreto ministeriale 77, che è proprio di maggio, di qualche mese fa, che detta una linea precisa rispetto all'implementazione dei servizi territoriali e definisce un'ottica di prossimità, questo poi va declinato concretamente e in modo attento e minuzioso perché i nostri cittadini e cittadine quando s'affacciano ai servizi sanitari e socio-sanitari ne possano vedere le differenze. Dal mio punto di vista questo sarà davvero importante, cioè cosa cambia per i cittadini e come va a cambiare la qualità dei servizi.
Quello che è diventato così tanto famoso, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, questo Pnrr di cui ora si parla continuamente, va a fare degli investimenti verso la territorialità e l’assistenza di prossimità. Anche questo dovrà essere utilizzato bene e declinato in modo puntuale.
Sicuramente va rivisitata l'offerta e l'organizzazione della nostra sanità, anche – l’ho detto più volte in quest’Aula - prima della pandemia avevamo l'obbligo di rivedere l'organizzazione della nostra sanità, ma sicuramente il Covid 19, che ancora come sappiamo imperversa, ci ha costretto a rivedere il discorso dell'assistenza di prossimità.
Cosa è successo in Commissione? Certo, i tempi sono stati sicuramente concitati, le audizioni sono state tantissime, di questo diamo atto sicuramente a chi le ha organizzate, gli uffici hanno fatto un lavoro enorme e mi preme anche ringraziarli per la loro disponibilità perché stata un’attività immane, compressa in qualche settimana.
Sicuramente sono state ascoltate le parti sociali e tutte le componenti coinvolte, vero è che c'è stata una certa difficoltà degli auditi a distinguere bene questa riforma, che parla della riorganizzazione, dal Piano socio-sanitario che stiamo ancora aspettando di vedere.
Diciamo che io considero questa riorganizzazione come una cornice che andrà poi riempita di buoni servizi ed è proprio lì che andremo a vedere, a valutare l’effettiva ricaduta sui servizi ai cittadini.
In Commissione si è dibattuto di tematiche sensibili, alcune di queste mi preme riportarle non in Aula per i colleghi, ma per chi ci segue per fare un po' di chiarezza rispetto a quelle notizie che sono un po’ sfuggite. A volte, infatti, mi sono arrivate segnalazioni di notizie false che hanno generato confusione e soprattutto - questo ci tengo a sottolinearlo - grande preoccupazione tra i cittadini, tra gli operatori, sia del mondo sanitario che del mondo sociale.
Le tematiche che sono emerse in modo più importante, sulle quali si è molto dibattuto e sono stati portati degli emendamenti che sono stati discussi, alcuni anche da me condivisi perché i temi erano importanti, hanno coinvolto le categorie di operatori sanitari che soffrono di più e che hanno più sofferto in questi anni di pandemia. Penso, ad esempio, al mondo infermieristico, a quelli che sono stati sempre chiamati ‘angeli’, che hanno dato tanto ed al tempo stesso hanno tanto sofferto, che ci hanno segnalato che hanno degli sbarramenti, hanno delle limitazioni importanti rispetto alla possibilità di dare il loro contributo al fine di raggiungere posizioni apicali. Questo è stato molto dibattuto e sicuramente vanno prese in considerazione le loro proposte di essere riqualificati, giustamente, e che venga riconosciuto il lavoro che da sempre, non solo in pandemia, hanno fatto e che continuano a fare, nonostante le difficoltà del nostro sistema socio-sanitario.
Penso anche al mondo dell'emergenza-urgenza, di cui anche in questa Aula abbiamo dibattuto in moltissime occasioni, che ancora oggi chiede di essere riorganizzato e che gli venga data voce in quel tavolo tecnico che tutti abbiamo sottoscritto, richiesto ed è lì.
Dovremo vedere la ricaduta di questa riorganizzazione, spero nel più breve tempo possibile, nel modo più apprezzabile possibile, e saremo molto attenti a queste declinazioni.
Penso anche alla tematica sensibile, che mi sta particolarmente a cuore, perché è il mondo da cui provengo, dell’area psicosociale, che chiamo così per brevità.
Abbiamo udito assistenti sociali, abbiamo raccolto la preoccupazione dei coordinatori d'ambito perché ci sarà questa convergenza del numero di ambiti e di distretti e io chiedo in questa Aula che venga fatta al più presto chiarezza perché la norma, come tutte le leggi, è generica e astratta, ma poi c’è chi deve fornire le risposte ai cittadini e soprattutto ai cittadini più fragili. Ricordiamo che gli ambiti territoriali, i Comuni, rispondono alle esigenze di famiglie fragili, di persone fragili, quindi dobbiamo assolutamente fare chiarezza su questa sovrapposizione con i distretti che tanto ha preoccupato ed agitato gli animi.
Penso anche al mondo delle cure tutelate, quindi all’Umee, che risponde alle esigenze dei minori disabili, alla scuola, alle certificazioni, alla neuropsichiatria infantile; penso al mondo dell'Umea, quindi della disabilità adulta e penso con le cure tutelari anche al mondo dei consultori familiari, di cui abbiamo anche qui tanto parlato. Siamo in attesa del testo base della legge che va a riformarli e che nella legge non sono chiaramente citati, ma noi ci aspettiamo quanto prima di capire dove verranno collocati, quali risorse verranno investite e come andranno organizzati i servizi dell’area psicosociale, di cui tante volte è stata sottolineata l’importanza in tempi di pandemia. Ben venga che si faccia un focus perché sono tantissimi anni che accoglie, raccoglie e accompagna le fragilità dei nostri cittadini.
La declinazione di questa cornice in aziende sanitarie territoriali, ed i decreti vanno nella direzione dell'assistenza di prossimità implementando l'offerta dei territori, se ben fatta può essere un buon strumento per andare nella direzione che già dal nazionale ci arriva. Per la quale ci aspettiamo una risposta assistenziale integrata perché è questa la funzione e l'obiettivo dei distretti, che abbiano una maggiore incisività sui territori. Tanto si parla d’integrazione dell'assistenza e d'integrazione socio-sanitaria, ma vogliamo vederne la ricaduta effettiva e i risultati.
La partita dei dipartimenti apre davvero un capitolo importante, ci sono state fatte delle segnalazioni e delle richieste, sia in Commissione che a tutti i Consiglieri e le Consigliere, rispetto ad un numero di dipartimenti maggiore. Ad oggi c'è stato spiegato in modo molto chiaro dai tecnici che il numero dei dipartimenti è vincolato, questa sarà una scelta, quale fare, quale non fare. Vengono citati alcuni dipartimenti in questa legge di riforma, altri per ora sono stati esclusi e sicuramente farò delle proposte in tal senso per rispondere un po’ a tutti i mondi che hanno bisogno di essere implementati e ben coordinati.
Abbiamo delle figure dirigenziali vecchie e nuove, vedremo se il Direttore di distretto sarà colui che potrà coordinare i servizi dei distretti, che dovranno rispondere alle esigenze di tutto il mondo socio-sanitario. Direttore che non dovrà avere soltanto le competenze, questo è di base, ma anche conoscere profondamente i territori.
Il nuovo Direttore socio-sanitario non deve essere soltanto un semplice Direttore, ma in più, per così dire, deve sapere integrare e costruire la famosa rete tra sociale e sanitario, di cui si parla da tantissimo tempo e che tutti chiedono.
Ho fatto un excursus sulle tematiche più forti, più calde e più sensibili dando voce a chi abbiamo audito e a chi ci ha contattato.
Dal mio intervento è chiaro che la Commissione deve avere un suo ruolo e che la cosa più importante sarà l’attuazione pratica di questa riforma di riorganizzazione, soprattutto nel Piano socio-sanitario.
Vorremmo essere coinvolti e poter portare il nostro contributo dando voce agli stakeholders, a coloro che i servizi li erogano in prima linea ed a coloro che ne usufruisco. Grazie.

Presidenza del Presidente
Dino Latini

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santarelli.

Luca SANTARELLI. Grazie, Presidente. Innanzitutto ringrazio gli Assessori presenti, i Consiglieri e tutti i dipendenti e funzionari della Regione Marche. A me dispiace non vedere il Presidente Acquaroli, perché anche noi della minoranza abbiamo la forza di portare queste azioni.
Ringrazio prima di tutto i cittadini, gli infermieri, i medici, gli operatori socio-sanitari, soprattutto gli operatori che mi hanno permesso di rappresentarli e di presentare 42 emendamenti, che miglioreranno senza dubbio la proposta di legge n. 128 sulla riorganizzazione del Servizio sanitario regionale.
Per questo permettetemi di ringraziare il gruppo di lavoro di Rinasci Marche che negli ultimi mesi si è impegnato su questo testo e ha dato voce a tutte quelle figure che ho appena sottolineato e che voglio ripetere.
Per un gruppo come il nostro presentare 42 emendamenti ha significato lavorare giorno e notte, scrivendoli ha avuto la possibilità di rappresentare i medici, gli infermieri, il terzo settore, anche gli operatori socio-sanitari e tutti i dipendenti che sono stati in un certo senso rappresentati e auditi dagli ordini professionali, dalle categorie che sono venute in Commissione, io dico in maniera troppo superficiale, troppo veloce.
Le audizioni sono state fatte in maniera istantanea, qui mi trovo d’accordo con il capogruppo del Partito Democratico, il Consigliere Mangialardi, che più volte ha chiesto che questa legge venisse rimandata in autunno perché per fare un lavoro di questo genere c'è bisogno di pace, di serenità ed audire in quella maniera le categorie, gli ordini professionali, tutte quelle figure che quotidianamente non sanno quello che facciamo in questa Aula, ma sanno quello che fanno loro, non penso sia stata la maniera corretta.
Ricordo a tutti che sono un infermiere e che ho toccato con mano per 30 anni, tutti i giorni, le criticità del nostro sistema sanitario regionale, per cui ho elaborato delle soluzioni e delle modifiche che fra poco esporrò.
Ricordo che nella prima seduta di questo mandato elettorale dissi queste precise parole: “Ringrazio per la fiducia e la grande responsabilità, che mi avete affidato, voi cittadini che avete votato Rinasci Marche, che assumo nella consapevolezza di essere chiamato per assicurare i diritti dei singoli cittadini nell'interesse dell'intera comunità marchigiana”, dissi anche che sarei stato una sentinella e avrei vigilato sulle decisioni del Governo regionale, che avrei fatto un'opposizione costruttiva, cosa che ho fatto in questi mesi con azioni che definisco coraggiose e responsabili, che mi hanno portato critiche, vessazioni, sorrisini di chi pensa di sapere tutto e da alcuni anche velate minacce. Qualcuno ci ha tolto persino il saluto dimenticandosi di quello che di buono ha da noi ricevuto, soprattutto dimenticando che con il senno del poi in alcuni casi abbiamo avuto ragione.
Noi non siamo al guinzaglio di nessuno, il gruppo Rinasci Marche è libero e per questo non condizionabile, ma rivolto alla collaborazione ed alla condivisione per il bene esclusivo dei cittadini e delle cittadine marchigiane.
Come gruppo sarò e saremo sempre dalla parte degli assistiti, dalla parte di una sanità pubblica. Ripeto che in questa legge la sanità pubblica è una parola scritta in minuscolo, noi come gruppo Rinasci Marche l’abbiamo scritta in maiuscolo negli emendamenti che abbiamo presentato, nei 42 emendamenti che esporrò probabilmente domani e mi prenderò anche più tempo di quello che prendo oggi perché oggi è solo un discorso introduttivo, con il quale chiedo a questa maggioranza di attenzionare gli emendamenti di Rinasci Marche, un’attenzione dignitosa perché la dignità di un gruppo consiliare è rispettare il lavoro fatto, che non è il mio, io sono un semplice portavoce per quelli che non hanno voce perché molti operatori, che oggi lavorano nel nostro sistema sanitario, non ce l’hanno. In questa legge non c’è questa voce, noi cerchiamo di darla, noi cercheremo di essere sempre, come ho sottolineato, dalla parte della sanità pubblica, aggiungo, una sanità pubblica, efficiente e solidale perché la solidarietà che hanno avuto gli operatori sanitari per il lavoro fatto …, c’ero anch’io, a gennaio già si vedeva il Covid che arrivava, poi febbraio (esploso), marzo (look down), i mesi di aprile, maggio e giugno sono stati devastanti. Ricordo la paura di questo virus. Un parente mi disse: “Tu vai in ospedale, ma non ce l’hai la mascherina FP2?”, quelle che oggi portiamo con disinvoltura, che troviamo ad un euro al supermercato. Il mio parente fa il piastrellista e lui con quella mascherina si protegge i polmoni per non respirare le particelle di polvere quando taglia le piastrelle, e in quell’occasione mi diede quattro mascherine FP2 perché in ospedale non ce le avevamo. Abbiamo lavorato senza i dispositivi di protezione individuale (DPI), che oggi tutti decantano come protezione al Covid.
Quindi, voglio sottolineare una sanità efficiente e solidale e sarò sempre dalla parte di chi si occupa delle nostre fragilità, degli infermieri, degli OSS, dei medici, degli operatori sanitari, degli amministrativi, di quelli che lavorano in sanità perché questa legge parla proprio del sistema sanitario regionale. Quindi nei miei 42 emendamenti ci sono i contributi di tutti gli operatori marchigiani.
Bene, cari colleghi, bocciare questi emendamenti in maniera semplice solo perché chi sta dall’altra parte ha 20 tasti verdi …, io dico a questa maggioranza di fare attenzione perché se poi qualcuno ascolta questa registrazione, che mi permetterò di mandare ad una decina di migliaia di persone, quindi diecimila persone riceveranno questa mia registrazione e potranno verificare che i 42 emendamenti sono stati scritti con intelligenza e con il cuore, poi forse nel 2025 qualcuno si ricorderà che questa legge oggi è stata votata di fretta, con la superficialità di chi vuol fare una legge regionale in fretta e in furia. D’estate tutti vanno al mare, ci vado anch’io, ma una legge come questa non va fatta in una estate così torrida, in maniera frettolosa. Spesso durante le audizioni in Commissione non c’era neanche l’aria condizionata.
Sottolineo che sarò sempre dalla parte di chi si occupa delle nostre fragilità: degli infermieri, degli operatori socio-sanitari, degli operatori medici, che con professionalità, aggiungo con solidarietà e con il cuore …, perché chi occupa quei ruoli lì non lo fa per lo stipendio, lo fa con il cuore, lo fa con solidarietà, che noi abbiamo sintetizzato nella parola eroi. E’ normale, quando stai male o quando non respiri vedi in chi ti salva un eroe, ma deve essere un eroe anche adesso, quando uno scrive una legge in cui ci sono delle inefficienze, queste inefficienze vanno tutelate.
Noi abbiamo scritto 42 emendamenti, domani ne riparleremo.
Infine, sarò sempre dalla parte dei più deboli. Questo per dare voce ai senza voce, perché qui abbiamo la voce e come sentite io ce l’ho anche radiofonica, la voce ce l’ho, la sentirete domani e la sentirete se questa legge non verrà migliorata, non andrà a favore degli operatori, purtroppo per chi si siede dall’altra parte l’autunno e l’inverno e via andare, via con la primavera, quindi …
Adesso abbiamo anche la fortuna di poter parlare in piedi, di poter parlare in maniera anche più esplosiva, nel parlare in piedi i polmoni si aprono.
Noi abbiamo la possibilità come opposizione di dare voce ai senza voce e, dico di più, i deboli avranno sempre la voce del gruppo Rinasci Marche, non esiterò a sostenere tutte quelle iniziative che saranno giuste, lungimiranti, da qualsiasi parte arriveranno perché le iniziative che noi abbiamo scritto nei 42 emendamenti sono trasversali, sono di quelli che non abbiamo audito in Commissione. Quindi nei 42 emendamenti diamo voce a tutti quei gruppi che si sono affacciati a questa legge, alcuni non l’hanno neanche letta, mi hanno scritto dei Sindaci dicendo: “Scusa Luca, mi mandi la legge perché qui non è arrivato niente” e allora tu cosa fai? In maniera faticosa, dopo cena, li chiami, gliela mandi, ci parli. Noi faremo questo lavoro, uno a uno, perché solo con l’uno a uno si arriva fino in fondo, non si arriva con le cose fatte di fretta, con una legge messa qui in fretta e in furia in una calda giornata di agosto, con i tempi stretti. Ho sentito alla Conferenza dei Presidenti di gruppo che stasera si farò mezzanotte e domani si chiuderà alle 19,00 perché c’è chi corre di qua e chi corre di là, qui si fa una legge che avrà un impatto su 1,5 milioni di abitanti.
Mi dispiace che non ci sia il Presidente Acquaroli, la prima autorità sanitaria di questa regione, come lo sono i Comuni in cui la prima autorità sanitaria è il Sindaco, che mette il cuore per i propri cittadini. Vorrei che ci mettesse il cuore anche il Presidente Acquaroli, ascoltando queste relazioni, ascoltando gli emendamenti e, dato che lui può votare, anche votandoli. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Mastrovincenzo.

Antonio MASTROVINCENZO. Grazie, Presidente. La maggioranza ha deciso di mettere mano a questa riforma quando in realtà ritengo e riteniamo che la sanità marchigiana abbia ben altre priorità (l’ha detto bene prima il Consigliere Carancini): la situazione di grande criticità in cui versano i pronto soccorso della nostra regione, la carenza di personale medico e infermieristico, la gestione dell’emergenza Covid, le lunghe liste d’attesa e il recupero delle decina di migliaia di prestazioni di specialistica ambulatoriale sospesa negli ultimi due anni, lo sviluppo di una rete ospedaliera efficace ed equilibrata sul territorio e tanto altro ancora.
La maggioranza ha deciso di accelerare su questa riforma senza neanche renderla contestuale all’aggiornamento del Piano socio-sanitario, senza attendere gli esiti degli studi commissionati dalla Regione alle varie Università, la cui mancata presentazione non permette oggi di avere un quadro chiaro dei dati che giustificano le vostre scelte.
Un'accelerazione ingiustificata che sarà segnata da passaggi formali complessi che andrebbero invece gestiti con grande attenzione in modo ordinato ed organizzato, in tempi sicuramente più dilatati rispetto a quelli previsti.
In realtà quella che mettete in atto è un’operazione rischiosa, costosa e intempestiva, di chiusura dell’Asur e di un’Azienda ospedaliera e di contestuale apertura di nuove 5 Aziende, in controtendenza a quello che avviene da anni in tutto il resto d’Italia, dove le Aziende diminuiscono sempre di più, 5 aziende in più, vogliono dire costi maggiori per il moltiplicarsi del numero dei direttori e dei responsabili dei vari uffici amministrativi, visto che saranno centralizzati solo gli acquisti e l’affidamento dei lavori, invece, il personale, il bilancio, il controllo di gestione e altro saranno ancora organizzati a livello di singola azienda.
Ma il costo maggiore sarà l’enorme quantità di tempo che in questo momento così delicato sarà dedicato dalle direzioni e da tutto l’apparato che le supporta alla soppressione delle vecchie Aziende e all’istituzione delle nuove.
La medicina di vicinanza al cittadino non significa avere un’Ast per provincia né un ospedale sotto casa, ma significa, o meglio dovrebbe significare, migliorare il servizio e la qualità delle prestazioni erogate ai cittadini e quindi, l’attività della medicina del territorio.
Entrando nel merito, vorrei soffermarmi solo su qualche aspetto della proposta di legge.
Il primo aspetto è quello relativo al percorso che condurrà alla coincidenza degli ambiti territoriali sociali e dei distretti, che invece andrebbero totalmente ripensato. Le Marche hanno 13 Distretti sanitari, 23 Ambiti territoriali sociali, in base al quadro normativo nazionale (legge 328/2000), mentre i Distretti hanno a capo la sanità regionale, gli Ambiti territoriali sociali hanno come riferimento i Comuni che ne hanno la titolarità e la esercitano in forma associata attraverso il Comitato dei Sindaci.
La proposta di legge di cui oggi discutiamo prevede che la Giunta regionale individui gli Ambiti territoriali sociali in modo da assicurarne la coincidenza con i Distretti, ma solo dopo che questi siano stati individuati dalle Aziende sanitarie.
La Giunta regionale non potrà fare altro che prendere atto delle decisioni delle Aziende sanitarie sull’individuazione dei Distretti sanitari e modificare gli Ambiti territoriali sociali, adattandoli ai distretti stessi, a loro volta individuati dalle Aziende sanitarie territoriali.
Questa procedura, quindi, non prevede alcun coinvolgimento dei Comuni, dei Sindaci, perché tutto nasce e si sviluppa dalle Aziende sanitarie e non c’è un ruolo di coordinamento da parte del Governo regionale.
Il risultato sarebbe una nuova organizzazione degli Ambiti fortemente squilibrata nelle dimensioni e non tarata sulle necessità del settore sociale, ma non si può pensare di costruire l’integrazione socio-sanitaria con una idea che vede il settore sociale e i Comuni, che ne hanno la titolarità, come soggetti secondari che devono adattarsi alle decisioni della sanità.
La Giunta regionale dovrebbe affrontare in modo congiunto il tema della individuazione e delimitazione dei Distretti sanitari e degli Ambiti sociali in modo che possano perseguire in modo incisivo gli obiettivi che sono loro affidati.
Su questo abbiamo presentato alcuni emendamenti.
Questa proposta di legge regionale rischia quindi di produrre modificazioni all’organizzazione del settore sociale delle Marche che potrebbero incidere negativamente sulla funzionalità degli Ambiti che in quasi 20 anni di funzionamento hanno raggiunto risultati importantissimi in termini di programmazione territoriale e gestione associata di servizi.
Il secondo aspetto è quello della prevenzione, il Servizio sanitario nazionale è organizzato in tre grandi aree: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. Questa proposta di legge nel presentare l’organizzazione delle Aziende territoriali sanitarie, all’articolo 23 dispone che la stessa Ast si articola in: Distretti, Dipartimenti, uno o più Presidi ospedalieri. Si dice quindi che tra le articolazioni dell’Azienda sanitaria vi sono tutti i Dipartimenti e non il Dipartimento di prevenzione. Non comprendete che il Dipartimento di prevenzione, diversamente dagli altri, non è l’articolazione di qualcosa di più grande, ma è il contenitore organizzativo obbligatorio preposto ad erogare tutte le prestazioni di prevenzione per il territorio.
Una delle tre aree d’intervento da prevedere quindi obbligatoriamente a cui spetta la stessa dignità e lo stesso rilievo delle altre aree organizzative che sono il Distretto sanitario e l’Ospedale, come previsto dalle leggi statali.
Reputo la scelta di retrocedere l’area della prevenzione da una delle tre articolazioni principali una scelta grave, sbagliata, che suscita grande preoccupazione perché la prevenzione è una delle attività fondamentali del Servizio sanitario nazionale ed è l’aspetto più importante per la salvaguardia della nostra salute.
Questo è possibile dotando i Dipartimenti di prevenzione delle risorse necessarie per svolgere adeguatamente tutte le loro attività, non voglio quindi pensare che retrocedere i Dipartimenti di prevenzione tenda a toglierli dalla prima linea e dall’evidenza delle macro aree, permettendo così alla Giunta di finanziarli più liberamente, cioè meno di quello che dovrebbe, quando già la spesa per la prevenzione è poco più della metà, 2,8% rispetto a quanto indicato dalle norme nazionali. Un riequilibrio della spesa sanitaria è assolutamente necessario per far funzionare tutto il sistema sanitario.
Sempre per quanto attiene questo aspetto poi, la proposta di legge, nella sommaria riorganizzazione dell’assetto sanitario regionale, dimentica del tutto la funzione esclusiva che l'articolo 22 della legge regionale n. 19/2007 attribuisce alla Direzione generale Asur. Mi riferisco al fatto che l’Azienda sanitaria unica regionale esercita le funzioni inerenti i controlli previsti dai regolamenti comunitari vigenti in materia di sicurezza alimentare, alimentazione, benessere e salute degli animali ed eroga le relative sanzioni amministrative.
Di questa funzione e di chi la esercita nella proposta di legge non vi è traccia, non è dato sapere come questa competenza esclusiva verrà gestita, se trasferita ad Ars o alle Ast con duplicazione quindi di uffici, competenze e con una totale riorganizzazione che dovrà essere richiesta anche agli organi accertatori avulsi dal sistema sanitario.
Chiudo con il terzo tema che è quello della partecipazione, mentre appare abbastanza declinato il tema del coinvolgimento delle autonomie locali territoriali è evidente un eccesso di genericità ed evasività rispetto a quello delle forze sociali e sindacali rappresentative degli interessi dei cittadini, dei lavoratori e dei pensionati.
Credo allora che sarebbe assolutamente necessaria la previsione di specifici passaggi e protocolli che qualifichino il tema delle relazioni sindacali a partire da due aspetti: la gestione della fase di transizione al nuovo regime, la definizione del fabbisogno di personale in rapporto all’assetto dei servizi che si intende garantire ed ai budget conseguentemente assegnati agli enti.
Una riforma così strutturale non può prescindere dal confronto costante con le parti sociali ed è una riforma non urgente, che è stata fatta con troppa fretta ed approssimazione. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Serfilippi.

Luca SERFILIPPI. Grazie Presidente. Credo che con questa riforma sanitaria passiamo dalle parole ai fatti. Mi spiace che qualcuno del PD dica che è troppo presto e che dovevamo farla con calma. No, assolutamente no, sono felice che nemmeno dopo due anni siamo riusciti a fare una riforma sanitaria che i marchigiani si attendevano ed è il motivo per il quale ci hanno votato.
E’ stato difficile, dopo la pandemia, riprendere tutta l’attività che è stata fatta dalla Giunta, dagli uffici, dalla Commissione. Nonostante non facessi parte della Commissione sanità ho partecipato a tutte le audizioni ed al grande lavoro che è stato fatto, sia dalla Commissione che dai Commissari, in rappresentanza della Lega abbiamo i Consiglieri Cancellieri e Menghi.
Devo dire che è stata svolta una grandissima attività con le audizioni di tutte le associazioni, delle realtà sindacali, degli ordini professionali; c’è stata anche la partecipazione dell'opposizione, rappresentata dal Partito Democratico e dalle Consigliere Lupini e Ruggeri. E’ stato fatto un bel lavoro.
Oltre a ringraziare il Presidente, ci tengo a ringraziare anche tutti coloro che hanno partecipato, mi auguro che un lavoro di questo genere avvenga anche per il Piano socio-sanitario, che è la vera sfida che ci attende dopo l’approvazione di questa importante riforma.
Una riforma che i marchigiani si attendevano e che oggi noi portiamo a termine, quindi tutte le cose che …
Giustamente l'opposizione fa il suo lavoro, devo dire che ho apprezzato molto l’intervento della Consigliera Lupini perché è entrata nel merito di tante questioni che sono state sviscerate con grande professionalità, come anche l’intervento della Consigliera Ruggeri.
Detto questo, sono fortemente convinto di questa grande riforma sanitaria che oggi andiamo ad approvare perché ristabiliamo quella equità tra territorio ed ospedale che in passato ha visto la centralizzazione dei servizi, un depauperamento del territorio, soprattutto delle aree interne. Invece, oggi andiamo a ristabilire, con la creazione della Aziende sanitarie territoriali, un trattamento equo tra costa ed entroterra, non più quei doppioni o lo scaricabarile che in passato avveniva tra le Aree vaste, che non avevano personalità giuridica, e l’Asur, l’Azienda sanitaria unica regionale.
Forse voi giustamente, come opposizione, giocate sui disservizi che ancora ci sono perché non abbiamo la bacchetta magica e il sistema non si cambia dall’oggi al domani, anche se le prime azioni e tante cose stanno piano piano cambiando, ma fino a quando non si modifica l'organizzazione è difficile risolvere i problemi.
Credo che con la personalità giuridica le Aziende sanitarie territoriali saranno più vicine al territorio, quindi più vicine ai cittadini, più vicine ai Sindaci che in questi ultimi anni, lo sappiamo benissimo, gridavano: “Al lupo al lupo” e nessuno riusciva a dar loro una risposta. Oggi invece con questa nuova riforma sono sicuro che il ruolo dei Sindaci sarà molto più importante perché voteranno atti concreti sul Piano socio-sanitario, sui budget, sui bilanci, sull'organizzazione interna delle Aziende sanitarie territoriali, quindi il loro ruolo diventerà fondamentale, come quello dei cittadini che avranno la rappresentanza all’interno di questi organi.
Al di là di tutto, credo che, per quanto riguarda, ad esempio, la nostra provincia di Pesaro e Urbino, che viene fortemente toccata … Sappiamo benissimo che la creazione dell’Azienda Marche Nord era finalizzata a frenare la mobilità passiva con delle eccellenze, sfatiamo un tabù, le eccellenze ci sono e rimarranno all'interno della sanità della nostra provincia, a Fano, a Pesaro e a Urbino, quando dico Fano è perché nell’idea del PD, dei rappresentanti che erano stati eletti e che non so se rientravamo all’interno di questo Consiglio regionale il 25 settembre, era quella di un ospedale unico a Pesaro, da 700 posti, con la chiusura definitiva dell’Ospedale Santa Croce di Fano.
Oggi con questa revisione, con questa riforma invece potenzieremo l’Ospedale di Pesaro con una nuova struttura da 450 posti, creeremo nuovi servizi su Fano e potenzieremo addirittura con una nuova palazzina il Santa Croce di Fano, che è stata un’eccellenza per tanto tempo, ma purtroppo negli ultimi 20 anni ha visto un decadimento complessivo e lento. Noi vogliamo completamente invertire il trend che si era creato e sono sicuro che con la creazione dell’Ast di Pesaro, Fano e Urbino riusciremo a razionalizzare meglio, a far girare meglio i medici, gli infermieri, le professionalità che abbiamo.
Il tema vero sarà il Piano socio-sanitario con il quale andremo a ridistribuire il budget, quindi i soldi che avremo a disposizione.
Mi auguro che per la provincia di Pesaro e Urbino, visto che rispetto agli abitanti ha meno posti letto, si faccia un discorso vero sul Piano socio-sanitario per riavere quei posti letto che ci spettano, anche per frenare la mobilità passiva.
Mi piace anche l’impostazione che la Giunta Acquaroli ha portato avanti con il Piano dei fabbisogni, con lo studio della Politecnica delle Marche, che fotografa la situazione attuale, sia pre-Covid che post-Covid, la mobilità passiva e in quali settori l’abbiamo. Tengo ad evidenziare qualche aspetto, in primis la sanità verrà potenziata, verrà avvicinata al cittadino e le eccellenze rimarranno sul territorio. Ci tengo anche a dire che rispetto a quello che aveva previsto il PD sicuramente il project è stato completamente abbandonato, quindi ci sarà 1 miliardo di euro di risparmi per i cittadini marchigiani e la costruzione di un’unica Azienda sanitaria territoriale consentirà, pertanto, di ottimizzare in modo unitario e coordinato il rapporto tra i presidi ospedalieri e il territorio, favorendo maggiori livelli di sinergia e di responsabilità. Ci sarà una sanità diffusa e distribuita in coerenza con gli impegni del programma di governo.
Vedete bene, la politica si fa con questi atti, modificando il sistema che abbiamo ereditato e che non funzionava. Qualcuno ha detto che potevamo farlo con calma, no, invece abbiamo fatto bene a farla, abbiamo fatto bene anche a porre l'urgenza e mi auguro che i tecnici …, perché poi quando vai a cambiare le cose tutti iniziano a mettersi di traverso. Ad esempio, una cosa per la quale mi sono battuto era quella di uniformare i Distretti sanitari agli Ambiti sociali territoriali, però anche lì qualcuno ha iniziato a muovere questioni, credo che la mediazione che si è trovata sia buona, io sarei stato un po' più drastico, però credo che negli anni debbano uniformarsi i Distretti sanitari agli Ambiti sociali territoriali per creare quella vera integrazione socio-sanitaria.
Dentro questa riforma c'è anche l'istituzione di un Direttore che si occuperà esclusivamente dell’integrazione tra il sociale e il sanitario, ci sono tante buone cose, poi la sfera di cristallo non ce l’abbiamo, probabilmente alcune cose saranno migliorabili, magari dovremo anche tornare a modificare qualcosa se il Governo, qualche Capo di gabinetto, ad esempio, modificherà qualcosa, però sono sicuro che l'impostazione è veramente rivoluzionaria.
Bene questa riforma attesa dai marchigiani da quasi due anni, spiace che una parte dell'opposizione, il Partito Democratico, difenda questo sistema perché è chiaro, che il fallimento che vediamo ogni giorno … Permettetemi una chiosa di chiusura, mi spiace che esponenti importanti del Partito Democratico sfilino davanti alle guardie mediche chiuse, davanti ai presidi ospedalieri, quando le cause di quello che abbiamo ereditato e di quello che viviamo ogni giorno è frutto del sistema sanitario che è stato lasciato.
Questa è la vera prima sfida della Giunta Acquaroli e di questa maggioranza: scardinare un sistema che purtroppo ci ha portato a tutti i disservizi che vediamo ogni giorno, noi abbiamo messo delle pezze con l’apertura e l’estensione delle borse di specializzazione, che voi avevate quasi cancellato! Noi non abbiamo i medici sul territorio, nelle postazioni del 118, ma siamo noi che in due anni li abbiamo tagliati drasticamente? No, siete voi che negli anni in cui avete governato non avete aumentato le borse di specializzazione per far sì che oggi ci fossero dei medici formati, pronti, assunti, da mettere all'interno del 118, all'interno delle guardie mediche, all'interno dei reparti ospedalieri. Ecco, questo è quello che abbiamo ereditato.
Fino ad oggi abbiamo messo tante ed importanti pezze, grazie anche a tutti quei giovani medici che ottengono le borse di specializzazione e che sono al pronto soccorso, nelle guardie mediche, nei reparti ospedalieri, dato che molte carenze del sistema vengono tappate proprio da questi giovani medici.
Concludo, dicendo che in politica bisogna avere anche un po' di senso del pudore quando si fa. Mi rendo conto che molti di voi sono nuovi, alcuni non hanno amministrato in passato all'interno della regione Marche, però vedervi davanti alle guardie mediche quando avete amministrato per vent'anni, quando avete tagliato il Servizio sanitario regionale, favorendo l’istituzione di privati, facendo accordi con i privati convenzionati all’interno della nostra regione Marche … L’opposizione ci sta e devo dire che i Consiglieri di opposizione che sono in Commissione hanno fatto tante buone proposte, ringrazio anche il relatore di minoranza che ha capito il senso di questa riforma, che è un'altra cosa rispetto al Piano socio-sanitario, sul quale voi giustamente giocate politicamente, ma sono due atti diversi e il Piano socio-sanitario sarà quello che poi distribuirà le risorse, quindi l'organizzazione interna agli ospedali e al territorio.
Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato per questa grande riforma, avanti tutta!

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Bora.

Manuela BORA. Grazie, Presidente. Il Consigliere Carancini, membro della IV Commissione, ed altri miei illustri colleghi hanno già evidenziato con grande chiarezza tutti i punti deboli di questa pseudo-riforma, che dovrebbe in realtà più propriamente essere chiamata controriforma della sanità.
Le principali criticità che intravedo riguardano due aspetti: il primo, di opportunità; il secondo, di merito.
Quanto al primo punto, mi chiedo innanzitutto se ha senso avviare un processo di riforma di questo tipo nella fase storica che attraversiamo.
Conosciamo bene i mali che affliggono la sanità: la pandemia costituisce ancora un'emergenza per la nostra regione e per il nostro Paese e nessuno può garantirci che in autunno non ci sarà una ripresa dei contagi, i pronto soccorso, ne abbiamo parlato spesso anche in quest'Aula, sono sovraffollati, subiscono la carenza di personale sanitario, non rispondono adeguatamente alle esigenze dei cittadini; le liste d'attesa per qualsiasi tipo di esame diagnostico sono infinite; chiudono le guardie mediche e vengono accorpati i reparti negli ospedali.
Negli ultimi due anni, in particolare, abbiamo assistito a un drammatico e brusco crollo della qualità offerta dal Servizio sanitario regionale, testimoniato anche da dati inequivocabili.
Ci possiamo permettere di fare una riorganizzazione o, meglio, destrutturazione e frammentazione del sistema sanitario che richiederà mesi se non anni prima di andare a regime?
Io penso francamente di no, e credo anche che sia stato sbagliato proporre un atto rilevante come questo in piena estate, procedendo a tappe forzate fino a una approvazione agostana che non ha permesso di attivare tutte le interlocuzioni, le audizioni, i confronti sul territorio, in sostanza la partecipazione che pure sarebbe stata necessaria e utile, perché quella che c’è stata non può definirsi tale. Sappiamo che i Sindaci che sono venuti avevano ricevuto qualche ora prima i documenti, quindi chiamiamo le cose per nome: è stata una farsa.
Questa è davvero una riforma sbagliata che viene calata dall'alto, nel momento sbagliato, quando sarebbe stato opportuno serrare le fila per uscire da queste continue emergenze, si preferisce invece buttare tutto all'aria.
In questo senso, non aiutano, peraltro, le dimissioni dei dirigenti apicali della sanità. Penso alla mia Area vasta, la numero 2, che ha registrato l'addio del direttore, un fatto che probabilmente ritarderà ulteriormente il passaggio da Area vasta ad Ast, visto che non credo che l'attuale direttrice generale dell'Asur, che ha assunto l'interim anche per l'Area vasta 2, avrà tempo e modo di fare la ricognizione dei beni e di tutte le altre formalità che devono essere espletate per concretizzare questo complesso passaggio di tipo amministrativo in questo momento.
Per quanto riguarda il merito, invece, mi sembra evidente che l'essenza più intima di questa riforma stia nel dare vita a un ulteriore nuovo poltronificio: dando personalità giuridica alle Ast si moltiplicano gli ambiti e profumatamente pagati posti dirigenziali e si moltiplicano i costi dei servizi tecnici, amministrativi e del personale.
Dopo la Svem, dopo l'Atim, dopo la riorganizzazione dell'organigramma regionale e tante altre scelte sbagliate, che non sto qui ad elencare, ecco l'ennesimo atto volto ad appesantire l'apparato regionale.
Oltre a ciò, oltre al lievitare dei costi che costituisce già di per sé un errore, vorrei contestare proprio la filosofia e l'impostazione di fondo di questa riforma, che tende a parcellizzare dove 19 anni fa si era tentato di unire, con l'obiettivo di efficientare, ridurre le spese e risolvere il problema allora gravissimo degli ingenti debiti accumulati dalle Asl.
Da Assessora regionale nella precedente legislatura mi sono sempre impegnata al massimo per cercare di dare un profilo davvero unitario alla nostra Regione sotto il profilo amministrativo e anche identitario.
Abbiamo portato a casa riforme importanti, come quella sul Confidi Unico, sulla Camera di Commercio unica delle Marche, tutte finalizzate a fare squadra all'interno del territorio regionale.
Le Marche, lo sappiamo, sono una Regione al plurale, ma sono convinta da sempre, e lo sono tuttora, che nel mondo globalizzato e interconnesso in cui viviamo oggi non ha senso frammentare una realtà come la nostra che ha già di per sé dimensioni ridotte in termini di abitanti e di territorio.
Abbiamo parlato spesso anche di macroregione, di sinergie tra territori, abbiamo cercato di accompagnare la regionalizzazione anche di associazioni di categoria (penso a Confindustria), che - anche qui - oggi paiono tornare sui propri passi, commettendo a mio avviso un grave errore di prospettiva.
Con questo stesso criterio nel 2003 si giunse a creare l'Asur, per fornire una cabina di regia unica e unitaria alla sanità regionale. Quella stessa cabina di regia che viene oggi affidata surrettiziamente all'Ars, a quell'agenzia sanitaria regionale che, poco provvista di mezzi e di personale, dovrà tuttavia coordinare (non si sa come) le Ast.
Voi stessi, credo, contraddicendo palesemente il messaggio che volete lanciare, ovvero di una sanità che si divide in 5, siete poi costretti a mantenere una direzione unitaria, perché non ha alcun senso pensare di trattare le Ast ,che oggi hanno magari 2 ospedali, come se fossero quelle della Lombardia, costituite da maggiore popolazione, maggiore territorio e ben maggior numero di presidi ospedalieri.
Inoltre, segnalo la inquietante e assurda assenza all'interno dell'articolato di legge della questione della prevenzione. Semmai ce ne fosse stato bisogno, abbiamo potuto constatare con il Covid la strategicità e l'enorme importanza dei servizi di prevenzione, che non vengono in alcun modo presi in considerazione nella riforma, mentre dovrebbero essere uno dei tre assi portanti di ogni sistema sanitario insieme agli ospedali e all'assistenza territoriale.
Per non parlare poi dei danni che la dipartimentalizzazione della sanità produrrà sulle unità operative, che sono invece il cuore dell'attuale organizzazione.
Di fatto, il dipartimento e in particolare il capo dipartimento eserciterà un potere di vita o di morte sulle unità operative, avendo completo potere di direzione e di finanziamento, incidendo pesantemente sul funzionamento delle unità operative, ovvero su chi concretamente presta i servizi. Non mi sembra per niente utile in un momento come questo, una tale burocratizzazione, che svilisce la dignità di chi opera sul campo.
Altra scelta discutibile, segnalata come totalmente errata anche da Anci e dal parere del Cal, è la decisione di far coincidere distretti e ambiti sociali territoriali.
Con ogni probabilità, sussumere gli ambiti nei distretti porterà a uno svuotamento e perdita di autonomia degli ambiti e dei Comuni che vi afferiscono: sarà infatti nelle mani dei distretti ogni potere decisionale e gli ambiti non dovranno fare altro che adeguarsi alle direttive.
Assisteremo certamente a un depauperamento del sistema dei servizi sociali, che erano un fiore all'occhiello della nostra Regione, una di quelle cose che funzionavano bene e rispetto alle quali non si avvertiva nessuna esigenza di metterne in discussione il modello organizzativo.
Ma tant'è: questa riforma sembra proprio voler distruggere tutto ciò che di buono era stato fatto in passato. Pensiamo all'Azienda Marche nord, la più efficiente, la più produttiva, capace di fornire un numero elevatissimo di prestazioni diagnostiche, quella che ha fatto da barriera al Covid quando è apparso sul nostro territorio tra febbraio e marzo del 2020.
Questo è il ringraziamento che la Giunta Acquaroli vuole testimoniare agli eroi della pandemia: chiudere l'Azienda sanitaria dove essi hanno operato con tanto coraggio, abnegazione, sacrificando molto spesso le proprie stesse vite per non far diffondere il contagio a macchia d'olio.
Quell’Azienda la cui esistenza, peraltro, giustificava una evidente disparità nel rapporto tra abitanti e posti letto, che vede la Provincia di Pesaro e Urbino fanalino di coda.
Se questa fosse una riforma seria prevederebbe, a far data dall’1 gennaio 2023, una omogeneità nel rapporto abitanti/posti letto per tutte le Ast.
Perché non lo fate? Perché non togliete posti letto, a chi in proporzione ne ha di più, per darli a quelle Ast che ne hanno di meno?
Ora che avete tolto l'Asur come camera di compensazione sia dal punto di vista del riequilibrio degli sfondamenti di budget, sia dal punto di vista della quantità di posti letto, andate fino in fondo e parcellizzate sul serio in 5 diverse aziende del tutto autonome. Avete detto - parole dell'Assessore Saltamartini - che volete incentivare la competizione tra le Ast, perché non le fate partire tutte dagli stessi blocchi di partenza?
Ecco un'operazione vera, per la quale servirebbe quel coraggio che ogni giorno dimostrate di non avere.
E sempre a proposito di competitività, ora che avete tolto Marche Nord come pensate di arginare la mobilità passiva verso l'Emilia Romagna, problema annoso per la nostra Regione, a cui si era cercato con successo di dare risposta, e con questa riforma prevedibilmente dilagherà a danno del bilancio regionale e dei servizi per i cittadini marchigiani?
Già quest'anno abbiamo registrato, vorrei ricordarlo in particolare all'Assessore Saltamartini e al Presidente Acquaroli, un aumento del saldo della mobilità passiva, tornato a crescere dall'anno scorso dopo anni di calo. Un saldo che esploderà dall'anno prossimo; sono in questo una facile profeta.
Come pensate di ridurre le liste d'attesa se togliete l'azienda che più di tutte e con migliori risultati forniva le prestazioni diagnostiche?
Come pensate di attrarre medici e infermieri ora che avremo solo Ast, senza nemmeno gli ospedali di primo livello che erano stati programmati e che voi avete scelleratamente tolto?
Credete che un medico sia desideroso di lavorare in una Ast qualsiasi invece che in una azienda prestigiosa come lo era Marche Nord?
Avete cassato, con un tratto di penna, vergognatevi, l'Ospedale di Muraglia, che aveva già 250 milioni di finanziamento e che avrebbe rappresentato un'eccellenza di prim'ordine; avete cancellato il progetto di Ospedale di primo livello a Spinetoli, inventandovi l'ospedale di primo livello ripartito in due presìdi, una sorta di irrealizzabile spezzatino che non ha nessun fondamento nell'organizzazione sanitaria.
Come potete dunque sperare di creare posizioni lavorative allettanti per professionisti, che sceglieranno certamente altre collocazioni? Altro che qualche borsa di studio che avrà effetto tra anni e anni?
Ecco, a tutte queste domande non ho trovato e non posso trovare risposte nella vostra controriforma sanitaria, rispetto alla quale il nostro voto sarà convintamente contrario, nelle more di una possibile, anzi probabile, impugnazione da parte del Governo nazionale, visto che questa riforma non è tarata sul DM 70, ma su epoche dell'organizzazione sanitaria che appartengono ormai al passato.
Fermo restando il fatto che l'allegato finanziario di questa controriforma recita "zero euro", nulla, nemmeno un euro per fare questa complessa riorganizzazione.
Già solo questa constatazione sarebbe sufficiente a far notare come si tratti di un qualcosa che non è serio, che non punta a una migliore organizzazione, ma solo a punire alcune realtà, come gli ambiti sociali e l'azienda Marche Nord, che sono paradossalmente proprio alcune tra le eccellenze della nostra sanità.
Una riforma, in conclusione, non solo inutile, ma dannosa, irresponsabile e ideologica.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cancellieri.

Giorgio CANCELLIERI. Grazie, Presidente. Ho apprezzato molto il grande lavoro fatto sulla sanità in questi quasi due anni di amministrazione Acquaroli perché bisogna sempre pensare da dove siamo partiti. Dico questo dato che è fondamentale sapere, siamo partiti da una desertificazione della sanità pubblica, e lo voglio ribadire per l'ennesima volta. Come vi ho detto gpiù volte tutte le interrogazioni e in qualche caso anche le mozioni, alle quali ho assistito in questi due anni, sono lacrime di coccodrillo, sono pianti greci, sono cose che si devono fare perché uno sta all’opposizione rispetto a chi ha governato fino ad ora ed ha portato la sanità pubblica a questo basso livello.
E’ chiaro che in questi due anni e con il Covid di mezzo quello che ha fatto la nostra amministrazione è stato, secondo me, assolutamente adeguato e lodevole, non voglio utilizzare aggettivi ridondanti, però si è lavorato con capacità e competenza e ci abbiamo messo tanto impegno.
Oggi andiamo ad approvare un atto che è l'ossatura, l'impalcatura, il tessuto stromale della sanità del futuro di questa regione, è solo l'impalcatura ed attraverso gli atti aziendali ed il Piano socio-sanitario toccheremo la sanità, quella vicino al cittadino, il cittadino si accorgerà del cambio del Servizio sanitario regionale soltanto quando avremo concluso tutto questo percorso di riforma sanitaria in questa regione. Se riusciremo a trovare il personale, riusciremo a far vedere anche la differenza rispetto ad una sanità lontana dai cittadini, dai territori, dai Sindaci.
Con questo documento vogliamo valorizzare anche i Sindaci, che nei loro territori sono la massima autorità sanitaria, che ci daranno una mano e che noi abbiamo già ascoltato nelle audizioni fatte in Commissione sanità e li terremo vicini per i suggerimenti che vorranno darci.
Intendiamo anche valorizzare gli operatori sanitari perché ciò che è importante nel Servizio sanitario è chi eroga sanità in prima persona, tutti quegli operatori sanitari che abbiamo ringraziato molto spesso virtualmente, ma lo dovremo fare anche nei fatti. Abbiamo bisogno che questi operatori scelgano il nostro Servizio sanitario regionale anche se la concorrenza spietata del privato accreditato e la carenza strutturale del numero dei medici e del numero dei medici specialisti hanno fatto sì che spesso non si riesca a dare una risposta seria nei nostri territori.
Cosa aggiungere? Dico che comunque fare peggio di così, come è stato fatto fino adesso, è veramente difficile: una mobilità passiva enorme, delle liste d'attesa improponibili, tutte le strutture sanitarie che lavorano da anni in sottonumero, come tutti gli ospedali e i reparti, poi è arrivato anche il Covid, che è stata una gestione pesantissima, difficile, che ha sfiancato anche gli operatori sanitari.
Adesso, e questo è anche un altro grande passo in avanti, con i fondi del Pnrr, i fondi europei, statali e anche regionali abbiamo la possibilità di finanziare ospedali nuovi, ne faremo uno nuovo a Pesaro. Voglio rassicurare anche la nostra provincia, la provincia di Pesaro e Urbino, la voglio rassicurare perché con l'incorporazione di Marche Nord e dell'Area vasta all’interno della Ast non ridurremo nulla. Lo voglio dire anche agli operatori sanitari, al territorio, ai Sindaci, non sarà questa incorporazione che farà perdere servizi, qualità e competenza sanitaria nel nostro territorio, non sarà così.
E’ evidente che questa legge crea una base di partenza, crea degli obiettivi chiari e da qui partiamo.
Voglio anche rassicurare il Consigliere Carancini, che prima era perplesso, noi ci siamo prefissi degli obiettivi ed oggi con l’approvazione di questa legge cerchiamo di perseguirli e di riportare la sanità molto più vicina al cittadino. Abbiamo bisogno di rinforzare la medicina del territorio in modo che il presidio ospedaliero, in particolare il pronto soccorso, non sia così oberato di richieste; attraverso le case di comunità e gli ospedali di comunità avremmo forse la possibilità di dare al territorio una risposta sanitaria che ci possa permettere di allentare la pressione sugli ospedali, quindi nutriamo delle grandi aspettative.
Abbiamo già fatto delle cose importanti, come l'incremento delle borse di studio per i medici di medicina generale e per i medici che vogliono accedere alle scuole di specializzazione, è stato un grosso investimento, un grande passo in avanti, però abbiamo un altro enorme problema, secondo me, il prossimo Governo, che uscirà vincente il 25 settembre, dovrà aumentare gli investimenti in sanità. L’8,8% del Pil attualmente viene investito in sanità, se non aumentiamo di almeno tre punti percentuali del Pil l’investimento sulla sanità non avremmo la possibilità di migliorare il Servizio sanitario pubblico in questo Paese. E un altro grande passo in avanti si deve fare con l'abolizione…, oggi lo dico chiaramente in questo consesso, senza paura, abbiamo approvato, Presidente, l'aumento - attraverso una mozione - del 50% dei medici rispetto alle iscrizioni attuali. Abbiamo una legge ridicola che si sta discutendo in Parlamento che aumenta si è no del 10% le attuali iscrizioni, da 14.500 l'anno si arriverà a poco più di 15.000, con la curva pensionistica da qui al 2026. Con questi contenitori, la legge, il Piano socio-sanitario, gli atti aziendali, se non avremo medici, non riusciremo a concretizzare questa azione legislativa che stiamo cercando di fare in questo periodo. Per me con coraggio bisogna abolire completamente il numero chiuso ed adeguare l'Università a prevedere un numero di iscrizioni enormi nei prossimi anni, sennò non riusciremo a tenere in piedi il Servizio sanitario pubblico e questa sarà una grande sfida del prossimo Governo che deve fare una legge seria.
Voglio dire invece che è stato fatto un grande lavoro da parte della Commissione sanità, sono stati 15 giorni intensi, abbiamo ascoltato tutti e da tutti abbiamo imparato qualcosa, certo in questo documento tutto ciò che c'è stato suggerito non è stato possibile inserirlo, perché ha una sua struttura, però tutto quello che c'è stato detto cercheremo di metterlo dentro compatibilmente con le risorse nel prossimo Piano socio-sanitario. Ci sono degli articoli che abbiamo, secondo me, migliorato, ma la scommessa vera saranno gli atti aziendali, sarà il Piano socio-sanitario e sarà la capacità di queste nuove Aziende sanitarie territoriali, attraverso il loro budget, la responsabilità giuridica che avranno e i dirigenti competenti, di riuscire a organizzare nelle proprie province una sanità che possa rispondere ai bisogni dei cittadini.
In questo momento noi accettiamo la scommessa, che gli elettori ci hanno permesso di mettere in gioco due anni fa, da qui partiamo e, ripeto, speriamo in futuro di riuscire a fare meglio di ciò che è stato negli ultimi periodi, ma su questo non ho dubbi, riusciremo, ma certamente il percorso sarà lungo, difficile e ci vorrà, secondo me, diverso tempo per poter riuscire ad avere soddisfazione e a mettere a terra un progetto di sanità vicina al territorio ed equamente distribuita su tutti i territori della nostra provincia, dal mare alle nostre splendide colline fino al nostro appennino. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Biancani.

Andrea BIANCANI. Grazie, Presidente. Mi collego alla chiusura del Consigliere Cancellieri, che onestamente ha detto che ci vorranno diversi anni prima vedere qualche risultato, è una dichiarazione che gli fa onore, ma non è la stessa cosa detta circa due anni fa, quando sembrava che con l’avvento del centro-destra avremmo risolto tutti i problemi, che la sanità sarebbe ripartita, che avremmo riaperto tutto e saremmo riusciti a rispondere alle esigenze dei cittadini.
Ringrazio chi è intervenuto, in particolare i Consiglieri di minoranza del mio partito che hanno già evidenziato molte questioni che volevo affrontare.
Dico che non condivido questa riforma perché la reputo incomprensibile, l’obiettivo dovrebbe essere quello di organizzare il sistema sanitario per una maggiore vicinanza al territorio, per riuscire ad aumentare i servizi e di conseguenza ridurre la mobilità passiva e le liste d'attesa.
Ritengo che con questa organizzazione il risultato purtroppo sarà il contrario, ci sarà sia un aumento della mobilità passiva che delle liste d’attesa.
A questo si aggiunge un nuovo fenomeno che è partito oltre un anno fa, esclusivo delle Marche - se è vero che comunque i medici mancano - un’alta percentuale di fuga del personale assunto, del personale a tempo indeterminato che preferisce andare a lavorare in altre Regioni ed in altre realtà piuttosto che per la sanità marchigiana.
Questo è un segnale che occorre analizzare e probabilmente una delle motivazioni è la mancanza di una prospettiva per una sanità migliore nel futuro.
Per quanto riguarda il tema, che è stato trattato più volte, della vicinanza al territorio devo dire che queste nuove aziende, è già stato detto, ma lo voglio rimarcare, saranno limitate rispetto alla loro capacità di scelta sia per l’autonomia finanziaria che per la possibilità di fare nuove assunzioni perché appare chiaro che chi comanderà non saranno le Aziende sul territorio, ma l’Ars, che andrà a bloccare tutte le iniziative che le varie Aziende a livello provinciale vorranno portare avanti.
Questa norma viene promossa come una legge che dà autonomia ai territori, in realtà dal mio punto di vista questa autonomia è finta dato che i territori non saranno in grado di fare scelte che potrebbero andare nella direzione che molti di voi si attendono.
Inoltre si chiude, altra scelta molto grave, l’Azienda Marche Nord. Avete reso pubblici solo i dati dell'Università che vi servivano, quelli che non erano in linea non li avete resi pubblici. I dati veri sono chiari, l’Azienda Marche Nord è la più efficiente a livello regionale, il rapporto tra le prestazioni date e il budget è il migliore, quindi la scelta è incomprensibile, è come se un privato, che ha quattro aziende, decidesse di razionalizzare e di chiudere quella che fa più prestazioni, che guadagna di più.
Non capisco come questa scelta possa essere supportata e votata, soprattutto dai Consiglieri del nostro territorio, anche perché si avrà un effetto negativo sulla sanità regionale, ma in particolar modo sulla sanità del nostro territorio.
Con la chiusura di Marche Nord mi sarei aspettato che la nuova organizzazione prevedesse un riequilibrio dei posti letto, ma ad oggi non c’è, anzi, ancora più grave, è che non essendo previsto il riequilibrio dei posti letto non tutte le aziende che nascono avranno le stesse condizioni, le condizioni di partenza non sono le stesse.
Oggi nell’Area vasta 1 mancano almeno 300/350 posti letto e mentre l’Azienda Marche Nord, per efficienza, riusciva a limitare i danni di questa carenza, in futuro si avrà un aumento molto forte della mobilità passiva e delle liste di attesa.
Ricordo che già nell’agosto 2021, quando è stato modificato per la prima volta il Piano socio-sanitario, avevo presentato, sottoscritto da tutti i miei colleghi, un emendamento con il quale chiedevo un riequilibrio di questi posti letto, che devono essere circa il 3,7 per mille. L’emendamento è stato bocciato.
Oggi in questa riorganizzazione non c’è il riequilibrio dei posti letto, anzi, non si fanno partire le Aziende alle stesse condizioni e ricordo che è stato bocciato un emendamento con cui si chiedeva il riequilibrio dei posti letto. Abbiamo anche presentato un emendamento con il quale chiediamo una garanzia rispetto al mantenimento delle alte complessità presenti e, al di là di qualche dichiarazione, carta canta, sulla carta queste garanzie non vengono date.
Una riforma organizzativa, quella proposta, che indebolisce l’Area vasta 1, che invece andava rafforzata, infatti, con la chiusura di Marche Nord aumenteranno sia le liste d’attesa che la mobilità passiva e non riequilibrare la chiusura con i posti letto farà sì che le persone andranno sempre di più in Emilia-Romagna. I dati dicono che chi vive nella provincia di Pesaro e Urbino, se deve rivolgersi ad un certo tipo di sanità, non si orienta verso Ancona, ma la scelta è quella di andare in Emilia-Romagna. Il 50% della mobilità passiva che abbiamo a livello regionale va in Emilia-Romagna e non si va a rafforzare, ma anzi ad indebolire, ovviamente dal nostro punto di vista, questa zona del territorio e da quello che ci risulta aumenterà la mobilità passiva. Noi ovviamente non ce lo auguriamo perché vorrebbe dire spendere ulteriori risorse per pagare la sanità di altre Regioni.
Oggi dopo due anni i problemi sono notevolmente aumentati, sono sotto gli occhi di tutti, ricordo che il Covid è iniziato con la Giunta precedente, non è iniziato con questa, ed i servizi sul territorio sono diminuiti dappertutto. Qualcuno ha detto: “E’ scandaloso che voi andate davanti alle guardie mediche”, le guardie mediche due anni fa c’erano, i medici al pronto soccorso c’erano, i medici sopra le ambulanze c’erano, i servizi psichiatrici erano garantiti e tutti questi disservizi, che noi oggi vogliamo denunciare, sono emersi negli ultimi due anni.
L’altro aspetto molto grave è che la riforma non prevede risorse aggiuntive e non capisco come potete pensare che una nuova organizzazione possa dare le risposte che vi attendete senza nuove risorse, senza nuovi posti letto, anzi, andando a chiudere un’Azienda che ha sempre dimostrato di fare dei numeri importanti.
Anch’io voglio ricordare l’emergenza Covid, dove la gran parte delle persone, soprattutto nella prima fase, sono state spostate a Marche Nord a cui era stata riconosciuta questa efficienza.
Rispetto ad alcune dichiarazioni evidenzio che la precedente Giunta regionale non aveva mai previsto di chiudere l’Ospedale di Fano, che sarebbe rimasto un ospedale di base e dire che sarebbe stato chiuso vuol dire mentire, erano previsti altri 50 posti letto per rafforzare la parte legata all’ortopedia, in cui siamo sicuramente carenti. A tutt’oggi, dopo due anni, è stato bloccato il progetto del nuovo ospedale e non sono stati attivati neppure i 50 posti letto, anzi per quanto riguarda il nuovo ospedale di Pesaro al momento non si vede la luce in fondo al tunnel, non mi risulta che il progetto sia pronto e non capisco come si possa pensare per il 2024 di riuscire a fare i lavori.
E’ stato inoltre detto che noi abbiamo promosso i privati, ma non mi risulta che nella provincia di Pesaro ci sia la sanità privata, anzi, nella provincia di Pesaro il privato non c’è, quindi continuare a raccontare la storia che noi abbiamo agevolato i privati ai danni del pubblico mi sembra veramente una bugia. In Emilia-Romagna sono stati agevolati i privati tanto che molti nostri cittadini vanno nelle strutture private convenzionate di quel territorio perché nel nostro non ci sono.
Rispetto ad altre dichiarazioni, alcuni Consiglieri hanno ribadito che questo progetto sarà possibile solo se riusciremo a trovare il personale, ma ovviamente anche la parte organizzativa non può prescindere dai conti reali. Se uno pensa di fare un’organizzazione che prevede molte strutture, prevedendo di aprire servizi a destra ed a sinistra sapendo che il personale non c'è, probabilmente, secondo me, sta andando nella direzione sbagliata. Pensare di aprire dappertutto e continuare a promettere che si aprirà dappertutto senza fare i conti con il problema oggettivo, che è quello del personale …, ma questo richiedeva una capacità organizzativa che tenesse in considerazione anche questo aspetto. Non è possibile fare peggio? Mi auguro che non sarà possibile fare peggio rispetto a quello che c’è oggi, ma ritengo che questa nuova organizzazione, purtroppo, farà avverare il miracolo e riuscirete a fare peggio rispetto alla sanità di oggi. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Antonini.

Andrea Maria ANTONINI. Grazie, Presidente. Un saluto a tutti i colleghi Consiglieri.
Sinceramente rimango un po’ basito da una serie di puntualizzazioni e accuse che provengono dai banchi della minoranza. Sappiamo benissimo che spesso in Consiglio regionale, in quest’Aula, ma in tutte le Aule in cui ci sono delle dispute partitiche, si interpreta una parte perché, ovviamente non voglio banalizzare, si crede in determinate battaglie, ci sono delle visioni diverse, ed è normale e giusto che sia così. Onestamente ogni volta che si parla di sanità mi pongo delle domande di fronte a chi trovo seduto dall’altra parte.
Due anni fa, nel 2020, i cittadini marchigiani hanno dato un chiaro segnale di cambiamento perché profondamente insoddisfatti delle politiche sanitarie che la Regione Marche, governata dal centro-sinistra dall’alba, dalla creazione delle Regioni, soprattutto sempre più spostata verso sinistra negli ultimi decenni, non è stata in grado di gestire dando delle risposte puntuali.
Lo stesso Consigliere Carancini, a cui va riconosciuta nella sua verve oratoria una onestà intellettuale, ha detto: “E’ giusto cambiare”, bisogna vedere come, ma ha detto che è giusto cambiare.
Ripeto, è facile forse anche troppo facile, vedendo in questa Aula la presenza di Consiglieri regionali che hanno governato per anni, che non solo rappresentano una parte politica che ha governato per anni, ma loro stessi si sono seduti qui ben prima di noi ed hanno avuto anche importanti ruoli di Assessore, abbiamo sentito l’ex Assessore Bora che ci ha parlato addirittura di commercio e di altri bei risultati raggiunti, stiamo parlando di sanità questo pomeriggio, va benissimo, mi chiedo perché questo studio, questo processo di approfondimento - dato che si parla di una riforma, anzi di una controriforma, la controriforma famosa per eccellenza portò alla magnifica fioritura del barocco, dalla quale auspico che magari possa rinascere una splendida nuova fioritura, una cultura come quella che fu del barocco – non sia stato attivato avendo tanto tempo a disposizione, un approfondimento reale su una ristrutturazione che lo stesso Consigliere Carancini ha detto necessaria.
Non voglio come sempre dire che noi abbiamo avuto due anni di difficoltà, però voglio solo sottolineare che - attenzione, non è stato solo il Covid, perché se fosse stato solo questo sarebbe stata una cosa grave, ma limitata - la Regione Marche ha dovuto fare uno sforzo incredibile a livello organizzativo per la campagna dei tamponi e per la campagna vaccinale, non scordiamocelo, contestualmente al grande problema di dare delle risposte al Covid. C’è stato uno sforzo organizzativo incredibile, enorme, difficilissimo, di cui dobbiamo rendere merito alla Giunta e soprattutto all’Assessore Saltamartini, che l’ha affrontato con piglio e capacità nonostante le difficoltà oggettive.
Questa riforma, questa controriforma, sarebbe dovuta iniziare probabilmente all'inizio, non è presto come giustamente ha detto il Consigliere Serfilippi, no, è tardi per partire per delle oggettive difficoltà e questa riforma non è da confondere assolutamente con il Piano socio-sanitario che verrà a breve, sono due cose distinte.
Oggi ho sentito un po’ mescolare le carte, volutamente secondo me e con arte, ma sono due cose distinte, la riforma della legge 13 sta al Piano socio-sanitario come le mura, come la divisione dei piani, come l'individuazione degli alloggi abitativi sta alla capacità di riempire le singole unità abitative con mobili, cucine, bagni, arredi. Che facciamo, individuiamo prima i divani, prima le cucine e poi decidiamo che tipo di casa fare? Io non l’ho mai sentita questa cosa.
La logica dice esattamente il contrario, prima decidiamo quali sono gli spazi e poi li riempiamo, questo è il concetto organizzativo di questa legge, che prevede uno sforzo importante e un riassetto generale, che attenzione non è una novità, ma non rispetto al PD - al quale non dobbiamo oggettivamente rendere conto se non nella normale dialettica ed in maniera costruttiva, per carità, il dialogo in Commissione c’è, ad esempio in quella che presiedo cerchiamo sempre di avere un confronto dialettico e costruttivo - ma rispetto ai nostri elettori con i quali abbiamo fatto un patto molto semplice, il patto elettorale che sta scritto, e le parole e le singole righe sono qui riportate: “ricostruiamo le Marche”. Posso anche leggere in maniera tranquilla e serena tra i vari obiettivi: “modifica dell’Asur, prevedendo la valorizzazione ed il potenziamento delle Aree vaste”, che noi oggi chiamiamo Ast, era già scritto nel programma di mandato, che è l’unico documento al quale noi dobbiamo fare riferimento perché i cittadini marchigiani ci hanno votato leggendolo, in cui tra l’altro non si parla di riaperture.
Sento continuamente parlare qui di riaperture, personalmente non so queste riaperture a cosa si riferiscono, evidenziatele perché non vedo nessuna riapertura. E’ un testo che è accessibile a tutti quanti, lo trovate su internet in maniera chiara, tra l’altro l’abbiamo portato anche in Consiglio regionale il 19 ottobre 2020, il primo giorno della prima seduta del Consiglio regionale, si parla di “revisione del modello organizzativo Asur con la contestuale attivazione di meccanismi di coordinamento, programmazione e controllo per la tutela …, eccetera; riconversione dell'Agenzia sanitaria regionale, Ars”, si parla “di maggior equilibrio della rete ospedaliera evitando concentrazioni con una diffusione nel territorio per soddisfare il bisogno di salute di tutti i cittadini, in tutte le comunità …, eccetera”.
Quindi, quello che noi stiamo facendo e che abbiamo fatto, l’Assessore Saltamartini, la Giunta Acquaroli e gli uffici, di fatto è esattamente quello che sta scritto nel mandato, nel programma “Ricostruiamo le Marche” con impegni strategici ed ovviamente altro. Potrebbero esserci alcune cose non raggiunte, altre sfumature potrebbero essere cambiate, è normale, ci può essere anche qualche dettaglio, ma sostanzialmente la linea, il principio che si sta seguendo è quello che è stato indicato nel momento in cui questo centro-destra ha chiesto ai cittadini marchigiani di dargli fiducia attraverso questo patto ed è quello che si sta facendo, detto realmente in parole semplici e chiare.
Abbiamo tutto il tempo di vedere se effettivamente questa casa potrà reggersi e contenere quello che da settembre andremo a individuare per finalmente porre fine ad un periodo purtroppo buio della sanità marchigiana, che, ripeto, non è una novità. Soprattutto i cittadini marchigiani, guardate mi sembra strano ed incredibile, ripeto, sarà il gioco delle parti, hanno fatto una scelta due anni fa in tal senso, non l’hanno fatta per le attività culturali della regione, perché è stato finanziato un festival rispetto ad un altro, non è stata fatta perché sono stati dati più fondi per il dissesto idrogeologico del Tenna invece che del Metauro, il cittadino marchigiano si è espresso in maniera chiara perché profondamente deluso dalle politiche sanitarie.
Ora noi raccogliamo la sfida con i tempi giusti a cui gli eventi ci hanno costretto in questo recente passato, da adesso ne assumiamo le responsabilità, il quadro della controriforma definitivo si concluderà quando inizieremo il percorso con l’approvazione del Piano socio-sanitario, dopodiché, a quel punto, avrete tutto il diritto, ovviamente vedendo l’efficacia delle leggi che andremo ad approvare, di contestare o meno, di dire, e di questo ne sarete contenti e soddisfatti, che le cose non vanno bene perché magari avremmo fatto qualcosa di sbagliato o delle leggi non giuste, noi intanto il percorso l’abbiamo iniziato e, come mi auguro, sarà un nuovo barocco per la sanità e per la Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Marcozzi.

xxxJessica MARCOZZI. Grazie, Presidente. Un punto di eccellenza su scala regionale, ma soprattutto la medicina territoriale con maggiore autonomia delle Aziende sanitarie territoriali per una capillarità dei servizi sanitari, con questo spirito, colleghi Consiglieri, ci accingiamo ad approvare la proposta di legge regionale n. 128 sulla riorganizzazione del Servizio sanitario regionale che da tempo, e dico da tantissimo tempo, stanti le lacune emerse negli ultimi anni, necessitava di una totale e radicale rivisitazione.
La scelta è stata quella di una revisione complessiva delle due leggi su cui poggia l'attuale organizzazione della sanità regionale, la legge 26/1996 e la legge 13/2003, che porta a formulare un unico testo che integra e sostituisce ciò che è contenuto in queste due leggi.
La proposta di legge n. 128, che si approva oggi in Aula, disciplina l'organizzazione del Servizio sanitario regionale per assicurare ai cittadini livelli uniformi ed essenziali di assistenza sanitaria ed ulteriori livelli integrativi di assistenza sanitaria in rapporto alle risorse messe a disposizione a livello regionale.
Verranno attribuite nuove funzioni all'Agenzia regionale sanitaria con competenze diffuse sui territori per una maggiore capillarità territoriale, il tutto, colleghi Consiglieri, in assoluta armonia con la normativa nazionale vigente ed equilibrata rispetto alle risorse messe a disposizione su scala regionale.
Una normativa che vedrà anche un maggiore protagonismo da parte dei Comuni. Gli enti del Servizio sanitario regionale provvederanno, infatti, all'organizzazione e all'erogazione dei servizi, come pure allo svolgimento degli stessi, coinvolgendo nella pianificazione anche le Università, l’Istituto zooprofilattico, gli enti sanitari e assistenziali pubblici, come pure i privati accreditati in una complessiva ramificazione orizzontale in cui crediamo molto. Una ramificazione organizzativa e distrettuale che ci consentirà di riattivare la medicina territoriale nel migliore dei modi per una sanità sempre più al passo con i tempi, con migliori servizi e minori tempi di attesa a beneficio della nostra collettività.
Una sanità, come ha già detto l’Assessore Saltamartini in varie conferenze stampa, più vicina ai cittadini, in grado di dare risposte efficaci per riportare autonomia giuridica e decisionale alle cinque Aree vaste.
Il modello unico dell’Asur, colleghi Consiglieri, lo sappiamo tutti, ha creato solo sperequazione tra i territori e di fatto non ha dato risposte uniformi.
Con questa legge noi portiamo al centro l’organizzazione di ogni Area vasta partendo proprio dai cittadini.
Partiamo dal ruolo dei direttori che diventano veri e propri manager, anche i Sindaci si troveranno al centro del procedimento e potranno valutare l'operato dei direttori generali ed avranno voce in capitolo nelle scelte che si faranno.
L’Asur unica non ha funzionato e noi qui ci giochiamo tutto proprio su questa riforma che riporterà sui territori risorse, decisioni, passaggi, ma anche responsabilità.
Noi, colleghi Consiglieri, ci crediamo e da gennaio cominceremo a vedere i primi passaggi fondamentali. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marinangeli.

Marco MARINANGELI. Grazie, Presidente. Discussione molto interessante e tema molto delicato.
Voglio esordire facendo i complimenti sinceri all'Assessore Saltamartini, alla Giunta tutta ed alla Commissione, che ha lavorato intensamente su questo tema. per la qualità del lavoro svolto.
Un aspetto che a me fa piacere e che è stato oggetto di valutazione negativa è la tempistica con la quale ci si è mossi, quello che per alcuni è un limite, per me è un grande merito. Questo sta a dimostrare quanto la nostra velocità di esecuzione sia la conseguenza di quanto teniamo a risolvere i problemi ai cittadini e a dare servizi sanitari e sociali adeguati, quindi ben venga questa tempestività.
Tra l'altro non mi sembra che non ci sia stato un coinvolgimento, non è veritiero, il coinvolgimento c'è stato, i Sindaci sono stati convocati diverse volte ed hanno approvato molte linee guida. Su questo restiamo uniti, compatti e soddisfatti.
La domanda che ci dobbiamo porre è: perché oggi nasce l'esigenza di revisionare la legge 13 del 2003 e la legge 26 del 1996? La risposta è stata data anche dai Consiglieri di opposizione, lo stesso Consigliere Carancini ha parlato di uno stato della sanità marchigiana che necessita di una revisione, oggettivamente una sanità che ha problemi, che ha diverse criticità, quindi condividiamo questa valutazione, ricordando sempre da dove siamo partiti. In alcuni passaggi il Consigliere Carancini ha evidenziato le lunga lista d'attesa, i diversi aspetti che non funzionano ed io aggiungo altre cose, come: l’intasamento dei pronto soccorso, una mobilità passiva che è cresciuta, i doppioni, come l’Azienda ospedaliera /di Marche Nord, creata per dare una risposta alla mobilità passiva che cresceva sempre di più, obiettivo che purtroppo non è stato raggiunto, tra l'altro Marche Nord non dialogava con l’Area vasta 1, una spesa privata incrementata negli ultimi anni, per la quale abbiamo avuto diversi avvisi anche dalla Corte dei Conti per dimensionare al ribasso un certo tipo di spesa, per non parlare della digitalizzazione, una regione quasi a livello del Molise, mi risulta, dove c’è un fascicolo elettronico utilizzato per pochissime centinaia di persone.
Il quadro l’abbiamo ereditato, è evidente che ora ci siamo noi ed è altrettanto chiaro che abbiamo la responsabilità di risolvere le tante problematiche che ci sono.
Questo lo dobbiamo fare con un nuovo modello organizzativo, è questo il punto, la necessità di avere un nuovo modello organizzativo, il sistema scelto nel 2003, purtroppo, non voglio dire che è fallito, ma non ha dato le risposte in termini di organizzazione, di servizi e di riuscita dell'attività medico sanitaria.
Oggi ci troviamo nella condizione di dover ragionare su cosa fare, come farlo, quindi abbiamo pensato ad un principio che abbiamo sposato. Nei nostri programmi elettorali abbiamo sempre parlato, ad esempio, di essere contrari agli ospedali unici perché abbiamo pensato che fosse più giusto parlare di prossimità, di rivitalizzare alcuni servizi all'interno delle strutture periferiche che sono state abbandonate per le scelte fatte in passato, che parlavano solo ed esclusivamente di accentramento. Ecco, la nostra logica va nella direzione contraria, sia in merito all'eccellenza che al riconoscimento della dignità di strutture che sono periferiche.
Questo è il nostro principio, su questa linea ci stiamo muovendo, siamo per la valorizzazione ed il potenziamento delle Aree vaste, che ora chiameremo in un altro modo, saranno chiamate Ast, ci sarà una nuova autonomia amministrativa e gestionale.
La scelta fatta nel 2003 purtroppo non è stata vincente, non è stata corretta ed oggi siamo costretti a rivedere il tutto, e lo stiamo facendo. Pensiamo di ottenere diversi obiettivi, diversi vantaggi da questa scelta che nell'immediato è: una corretta e giusta ridistribuzione delle risorse nei vari territori, in base a criteri che sceglieremo e che saranno uguali per tutti. Quindi, il primo passaggio sarà il riequilibrio delle risorse, ci sarà una autonomia gestionale, amministrativa che potrà dare risposte più precise e puntuali, soprattutto in riferimento alle diverse esigenze dei territori che giustamente presentano realtà e situazioni diverse.
Un’immediatezza ed un'efficacia decisionale che purtroppo l’Asur non ha garantito, un rapporto più diretto con i cittadini, con le strutture sanitarie e una solidità più vicina ai cittadini.
Questa è la nostra visione, tra l’altro questa legge prevede anche un ruolo più importante, una valorizzazione del ruolo dei Sindaci che sono i veri interpreti della domanda di salute dei cittadini, ma l'aspetto che mi preme sottolineare è che quello che stiamo facendo oggi non è altro quello che abbiamo promesso in campagna elettorale, l’ha ribadito in maniera netta e chiara il Consigliere Antonini.
Oggi stiamo facendo quello che abbiamo promesso di fare e credo che gran parte del nostro sostegno sia stato determinato dalla necessità di cambiare una sanità che non andava, che doveva essere modificata, tra l’altro dobbiamo anche dire che da quando ci siamo insediati abbiamo subito lavorato con l’Assessore Saltamartini sulle tematiche più emergenziali, pensiamo ad esempio alla pandemia, ma contestualmente abbiamo ragionato sul medio termine, sul medio e lungo termine ed oggi votiamo la revisione della legge 13, su cui abbiamo lavorato e ci siamo confrontati per diverso tempo, ma altre azioni sono state fatte, penso alle borse di studio per i medici, ai contratti di formazione per i medici specialistici, scelte politiche sulle quali abbiamo messo la somma importante di 6.600.000 euro; stiamo lavorando sul Piano socio-sanitario che sarà una conseguenza della revisione della legge 13, questo per testimoniare quale percorso e quale impegno stiamo portando avanti su temi che meritano una assoluta concentrazione e competenza.
Voglio chiudere perché abbastanza è già stato detto, ricordando a me stesso che la Regione riconosce la tutela della salute quale diritto fondamentale della persona secondo i principi dettati dalla nostra Costituzione, quindi, il nostro obbligo è quello di garantire i migliori servizi ai cittadini, penso alla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione, nel pieno rispetto della dignità della persona, cercando di fornire livelli essenziali uniformi ed un'assistenza sanitaria adeguata.
Siamo sicuri di questa scelta, completeremo poi l’iter con il nuovo Piano socio-sanitario, che sarà un passaggio altrettanto importante e fondamentale, cioè quello di aver imboccato la strada giusta affinché ci siano una sanità e un sociale di qualità per tutti e che nessun cittadino, nessun marchigiano, resti solo. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Baiocchi.

Nicola BAIOCCHI. Grazie, Presidente. Prima di tutto non posso non ringraziare l’Assessore Saltamartini, la Presidente della Commissione sanità Consigliera Leonardi, tutti i componenti di maggioranza e di opposizione che hanno contribuito in maniera importante a migliorare questo testo.
E’ stato indubbiamente un percorso duro, importante, con le audizioni di tantissimi soggetti, però siamo consapevoli che alla fine di questo duro lavoro è uscito un testo positivo.
Si tratta di una riforma epocale, come hanno detto i molti Consiglieri che mi hanno preceduto, un passaggio importante: l’abolizione dell’Asur unica che aveva tantissime distorsioni nel territorio e la creazione di cinque Ast con personalità giuridica, che avranno la capacità e la forza di portare efficienza ed equità territoriale.
L’introduzione della figura, oltre quelle del direttore generale e del direttore sanitario amministrativo, del direttore dell’integrazione socio-sanitaria è molto importante, ha la funzione di coordinamento nel territorio anche in virtù ed in previsione delle strutture che verranno create con i fondi del Pnrr e, come anche stabilito e spiegato in maniera molto chiara, con il DM 77 del 2022.
E’ una legge che abroga due norme importantissime, che erano quelle della riforma sanitaria, la legge 13 del 2003 e la legge 27 del 1996, con la conformità e con lo spirito di perseguire le leggi nazionali, come la 502 del 1992.
Oltre a queste questioni abbastanza tecniche, lasciatemi dire che non posso non soffermarmi su una polemica ormai surreale che sta investendo la mia provincia, quella di Pesaro e Urbino, non da settimane, ma da mesi, un salto di situazioni differenti, prima si è denigrato nel Consiglio comunale monotematico sulla sanità, alla presenza del Presidente Acquaroli, Marche Nord, con pesanti attacchi e poi in maniera strumentale si è diventati paladini di Marche Nord. Sinceramente mi sembra un comportamento surreale e incomprensibile tenuto anche da soggetti che, come hanno ben compreso e delineato coloro che mi hanno preceduto, hanno permesso questa situazione, perché il Sindaco di Pesaro è parte di questo sistema da tantissimi anni e la Regione Marche è stata gestita e governata sempre dal Partito Democratico, addirittura qualche giorno fa ho sentito il commento dell’ex Governatore che ha parlato di mobilità passiva e si è arrabbiato per la presunta carenza di posti letto, ma vale la pena ricordargli che è stato l'ultimo Assessore alla sanità della provincia di Pesaro Urbino e colui che l’ha preceduto è stato Assessore alla sanità della provincia di Pesaro e Urbino per oltre 10 anni, quindi, sostenere oggi che c’è carenza di posti letto nella provincia di Pesaro e Urbino è assolutamente fuori luogo. Capisco che in politica si può provare a sostenere anche l’impossibile, ma in questo caso vi state veramente arrampicando sugli specchi.
L'efficienza di Marche Nord, di cui ha parlato il Consigliere Biancani, non penso faccia riferimento al 37,2% di tutta la mobilità passiva della regione Marche. Vorrei ricordare che nel 2017 era di 43 milioni di euro, nel 2018 di 42 milioni di euro e nel 2019 di 40 milioni di euro, in calo nel 2020 in quanto legata al Covid, e nel 2021 un nuovo aumento, 39 milioni di euro. Quindi continuare a sostenere che la mobilità passiva aumenterà per questa legge sulla riorganizzazione sanitaria è insostenibile.
Noi invece siamo contenti di questo percorso, di questo passaggio, quindi grazie ancora all’Assessore Saltamartini per il lavoro svolto, grazie per il lavoro dei dirigenti degli uffici, che è stato fatto in maniera puntuale e precisa, siamo certi che fare peggio di voi sarà veramente impossibile. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ausili.

Marco AUSILI. Grazie, Presidente. Nel merito c'è poco da aggiungere perché chi mi ha preceduto ha fatto degli interventi davvero compiuti, esaustivi, solamente abbiamo ascoltato nelle parole del Partito Democratico alcune affermazioni che noi rispettiamo, certo, però ci lasciano profondamente contrariati e allora vorremmo in qualche modo rispondere, affermando che ha ragione il relatore di minoranza, questa è una legge che non riguarda i problemi specifici della quotidianità della cittadinanza, o almeno non li affronta direttamente, qui non si parla certo di liste di attesa, di pronto soccorso, di fascicolo sanitario elettronico, non lo fa direttamente perché questa è una legge di natura ordinamentale, ce lo dobbiamo ricordare. Qui si va a ridisegnare l'organizzazione del sistema sanitario regionale, lo strumento attraverso il quale magari verranno risolti quei problemi.
Questa proposta di legge va a riformare la legge 13/2003, la quale non riferiva puntualmente a problemi specifici, come le liste di attesa ed altro, questo deve essere chiaro, se è chiaro non credo che ci sia spazio per emendamenti che cercano di infilare in questo discorso di organizzazione ordinamentale temi puntuali e specifici.
Mi auguro che questo non accada, altrimenti saremo davanti ad una bassa strumentalizzazione.
Se Arturo ha tanto a cuore di sapere qualcosa di più specifico, ad esempio sul fascicolo sanitario elettronico, chieda al Partito Democratico o comunque al centro-sinistra che dal 1970 governa questa Regione e si faccia mostrare i dati del 2020 che, come ha ricordato il Consigliere Marinangeli, indicano la Regione Marche, insieme al Molise, quella che applica di meno questa modalità.
Se Arturo vuole sapere ancora qualcosa sul personale, gli faccia vedere i numeri, caro Consigliere, e gli dica perché nella regione Marche da tanti anni non si investe quasi nulla sulle borse di studio per i medici di medicina generale, faccia vedere i numeri di come sono andate le cose negli ultimi decenni a proposito dei pediatri di libera scelta, così dimostreremo il fatto che non c'è stata una programmazione, che da anni purtroppo i pediatri, che sono nati dopo gli anni ’80, sono sempre di meno.
Dico che questa è una legge di natura ordinamentale, non confondiamo le cose.
Lei parla di soffocare il confronto, che questa proposta di legge soffoca il confronto, addebitando a noi una voglia di soffocare il confronto come cultura di governo, ma cosa stiamo dicendo? Questa Giunta regionale è nota a livello territoriale per la ricerca costante di un confronto, che è avvenuto su tutti i passaggi decisivi e anche su quelli di minore portata, che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Lei parla di cultura di governo che soffoca il confronto, questa è una legge regionale in cui per la prima volta vengono indicati degli organismi che faranno sì che la sanità venga scritta ascoltando i territori. Si parla di Comitato dei Sindaci di distretto, si parla di Conferenza dei Sindaci, di Conferenza permanente con Cal e Presidenti delle Conferenze dei Sindaci, quindi non mentiamo!
Poi il valore dello studio, lei ci addebita una mancanza di valore dello studio, questo è offensivo ovviamente nei confronti di quelle Università, ad esempio, che invece si stanno spendendo in questa direzione.
Poi l'analisi del fabbisogno, che altro non è che uno studio approfondito della situazione reale, di quello che necessita al nostro sistema sanitario regionale, di scelte, le prossime, che verranno prese proprio in base a questo piano del fabbisogno e non per logiche forse campanilistiche, forse più politiche che tecniche, come è accaduto in un passato in cui questo piano del fabbisogno non c’era e non veniva tenuto in considerazione. Quella sì che forse era una mancanza di valore dello studio.
Poi l’assenza del nuovo Piano socio-sanitario, questo benedetto Arturo deve sapere che non sta scritto da nessuna parte che il Piano socio-sanitario regionale deve venire prima della riforma della legge 13, perché dobbiamo mentire a questo povero disgraziato? Oltretutto il Piano socio-sanitario regionale è in elaborazione, nelle prossime settimane finalmente lo avremo in Aula. Che cosa stiamo dicendo?
E’ stata chiamata un grande macigno questa macchina che sta predisponendo la legge che oggi portiamo Aula e che non partirà affatto prima dell’1 gennaio 2023. A queste Cassandre a me verrebbe da rispondere ricordando le dichiarazioni del PD su certi altri argomenti, ad esempio, quando più o meno parlava di questo aspetto, dicendo che la ventilazione meccanica era una presa in giro dei cittadini, uno spreco di risorse, fumo negli occhi e dopo un anno la ventilazione meccanica è stata riconosciuta dai più validi esperti scienziati come uno dei più virtuosi strumenti per combattere la diffusione della malattia. Si è parlato poi in questa assise di una regione ridotta a lazzaretto a cielo aperto a proposito del Covid, quando invece le Marche si sono dimostrate nei numeri una delle regioni che ha sofferto di meno la classificazione negativa imposta da un governo becero.
Tra l'altro c'era qualcuno che magnificava qui una certa app, che avrebbe risolto i problemi della vaccinazione nel mondo, quando invece la regione Marche, secondo altri meccanismi, è comunque comparsa tra le prime in classifica tra le regioni italiane in termini di capacità di somministrare il vaccino.
Dico che sono poco credibili le parole di chi ha affermato queste cose, che si sono dimostrate del tutto false ed oggi ci viene a dire che questa macchina non partirà entro l’1 gennaio 2023, sono davvero poco credibili.
I costi maggiori, il poltronificio che si crea, anche qui questo disgraziato e maltrattato Arturo deve sapere, con la relazione tecnico finanziaria alla mano, che questa è una legge che tra costi emergenti e costi cessanti, sul tema degli emolumenti per i nuovi direttori, segna solamente un milione di euro di spesa in più, oltretutto un milione di euro che viene ad azzerarsi nel contesto generale di questa norma che prevede altri risparmi. Un milione di euro su miliardi e miliardi di euro che la Regione spende sulla sanità. Queste argomentazioni creano una confusione bestiale e sono false.
Oltretutto la Regione Marche si sta impegnando per la prima volta a costruire una spending review in tema sanitario, l’Istao finalmente verrà rilanciato dopo anni di sonnolenza ed ha proprio questo scopo, quindi, non venite a dirci che provochiamo costi maggiori, che creiamo un poltronificio.
La più fuori luogo di tutte è che questa maggioranza abbia fatto un buco nell'acqua. Lei parla di una politica sanitaria che fa acqua da tutte le parti ma, signori miei, non sono passati neanche due anni, abbiamo un master plan che porta sul territorio un miliardo di euro in termini di investimenti sull’edilizia sanitaria, quel miliardo di euro che qualcun altro concentrava solo in un luogo, quello sì avrebbe portato alla chiusura via via, nel corso degli anni, degli stabilimenti minori. E se noi abbiamo cancellato quel passaggio, signori, abbiamo difeso gli stabilimenti minori, quindi abbiamo rispettato la promessa elettorale di chi diceva che vanno conservati e valorizzati gli ospedali minori.
Nello stesso lasso di tempo, in questi due anni, abbiamo investito una somma tale di danaro che supera quella investita per gli stessi scopi negli ultimi cinque anni dalle amministrazioni regionali precedenti in termini di borse di studio per medici di medicina generale e contratti di formazione per medici specialisti. Poi la costruzione del Piano del fabbisogno, la condivisione con l'ottima UNIVPM e le altre Università italiane.
Credo che occorra, certo, fare un lavoro di opposizione duro e determinato, però prima o poi se si affermano cose inesatte qualcuno viene e ve lo dice.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Biondi.

Chiara BIONDI. Grazie, Presidente. La visione che questa amministrazione ha della sanità marchigiana l’ha dimostrata lo scorso anno quando ha iniziato il vero e proprio percorso di riforma. Mi riferisco all'approvazione da parte di questo Consiglio regionale della modifica del Piano socio-sanitario 2020/2022 della precedente amministrazione a guida del Presidente Ceriscioli, in cui si stabiliva la costituzione degli ospedali unici attraverso l'accorpamento delle strutture esistenti.
Questa maggioranza ha voluto subito superare quel modello che, se fosse stato attuato, avrebbe comportato un grave pregiudizio, soprattutto per tutti gli ospedali delle aree interne. Penso ad esempio all'ospedale della mia città, Fabriano, che proprio per la sua collocazione sarebbe stato uno di quelli ad essere maggiormente pregiudicati e che ora invece interessa tanto salvaguardare dai colleghi di minoranza, quindi mi chiedo a cosa pensavano quando votarono il Piano socio-sanitario, quel Piano socio-sanitario che avrebbe colpito tutti quegli ospedali, che si sarebbero visti spogliare di molti servizi a svantaggio di quelle popolazioni che già soffrono proprio perché le aree interne sono state dimenticate dalla precedente amministrazione?
Con un atto specifico abbiamo deciso di superare il contenuto del Piano socio-sanitario redatto da coloro che ci hanno preceduti, favorendo invece un modello organizzativo strutturale che oltrepassa quello di accentramento dei servizi ospedalieri.
Questa proposta di legge, pertanto, per gli obiettivi che si è prefissa, va nella direzione di una sanità più capillare e diffusa sui territori e restituirà ai cittadini marchigiani la centralità che meritano.
Una riforma che arriva dopo neanche due anni dall'insediamento, considerando la gestione emergenziale della pandemia che ha sottratto quasi un anno di risorse umane e finanziarie ed ha visto tra l'altro la Regione Marche attestarsi sempre tra i primi posti a livello nazionale nel piano vaccinale, nel rapporto tra le dosi consegnate e quelle somministrate.
E’ la prima riforma della sanità marchigiana che va verso un riequilibrio dei servizi tra le varie aree costiere ed interne, viene infatti enunciato tra i suoi principi generali che il Servizio sanitario dovrà conformare la propria attività all'adeguatezza dell'assetto organizzativo nell'erogazione dei servizi, nel rispetto delle peculiarità e dell'identità territoriale delle zone montane, delle zone disagiate e di confine.
Vorrei inoltre ricordare che è la prima riforma che attribuisce un ruolo di rilevante importanza, mai avuto prima, alla figura del Sindaco attraverso la Conferenza dei Sindaci, che attualmente ha semplicemente poteri consultivi e propositivi, mentre dopo l'approvazione della riforma avrà innanzitutto poteri ben specifici di indirizzo, fissando gli obiettivi e i fini per l'impostazione programmatica dell'attività, con particolare riguardo all'organizzazione della rete di offerta territoriale, oltre ad esprimere pareri su documenti importanti, quali: bilanci pluriennali, di previsione, bilanci economici preventivi, bilanci di esercizio, sui risultati conseguiti e sul raggiungimento degli obiettivi del direttore generale, sull'articolazione territoriale dei distretti, verificando inoltre l'andamento dell’attività dell'Azienda sanitaria territoriale e lo stato di attuazione dei programmi.
Concludo rivolgendo una sentito ringraziamento all'Assessore Saltamartini per il suo costante impegno nell'affrontare in maniera decisa tutte le annose questioni che interessano la sanità marchigiana e che abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione, che non ha avuto la benché minima visione della sanità stessa; ringrazio inoltre la Presidente e tutti i componenti della IV Commissione che hanno condotto i lavori in maniera ineccepibile.
Faccio inoltre riferimento al fatto che comunque questa legge è frutto di un percorso di condivisione con amministratori e sanitari, secondo il metodo ormai consolidato da questa amministrazione, iniziato già lo scorso anno, in cui i dati raccolti sono stati trasferiti in questa nuova riforma.
Oggi viene scritta una bella pagina della storia della Regione Marche. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bilò.

Mirko BILO’. Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, parliamo di un futuro e di come lo si costruisce, con fatica, con la passione, soprattutto con il lavoro di squadra, concretizzando passo dopo passo gli obiettivi di una sanità che tuteli la salute quale diritto fondamentale della persona e interesse della collettività, per questo voglio ringraziare l’Assessore Saltamartini, la Giunta tutta, la Presidente della Commissione sanità Consigliera Leonardi, i dirigenti e i funzionari tutti, i componenti della Commissione per il buon lavoro che hanno esercitato in questo periodo.
Ma voglio dirvi che la sanità non è un terreno di rivincita della campagna elettorale, è un terreno di confronto in quanto riguarda il futuro della regione, evidentemente non è così per tutti, si è visto dal primo giorno di questa legislatura e l’abbiamo visto in questi mesi in cui il sistema sanitario regionale è stato sottoposto ad uno stress incredibile a causa della pandemia.
La Giunta regionale considerava nemico il Covid mentre il Partito Democratico aveva come nemico la Giunta, per onestà intellettuale dobbiamo ricordarlo. Vi siete prodigati nella propaganda quotidiana a denigrare e non vi siete accorti che le Marche diventavano la prima Regione a realizzare uno screening per tutti i cittadini, nessuno escluso, dal capoluogo al Comune più piccolo, per fare una fotografia del contagio e mettere in sicurezza molte famiglie. Erano la prima Regione italiana a stipulare un accordo con le categorie produttive per la vaccinazione in azienda, erano stabilmente tra le Regioni italiane più efficienti nella somministrazione, hanno aumentato in pochi mesi i posti di terapia intensiva, sono state tra le prime Regioni ad aver attivato le cure monoclonali. Mentre pronunciavate le vostre parole e lanciavate le vostre accuse, la Regione guidata dal centro-destra era intenta a fare i fatti ed i fatti ci hanno dato ragione.
Troppe volte il PD ha preferito insistere con la sua campagna elettorale spicciola, piuttosto che cercare di fornire un supporto concreto all’azione finora messa in campo dalla Regione, anche oggi è così, purtroppo.
Spiace vedere il Partito Democratico regionale impegnato in un'operazione “nostalgia”, con cui si ostina a rimpiangere il modello organizzativo dell’Asur unica regionale, che nonostante le buone intenzioni con cui era stata costituita non ha funzionato. E’ vero o non è vero che questo modello ha funzionato? E’ vero o non è vero che il vostro modello voleva creare il coordinamento regionale e il collegamento tra territorio ed ospedale, invece ha determinato solo inefficienza? E’ vero o non è vero che il modello organizzativo che ci avete lasciato rappresenta un unicum in Italia e che le altre Regioni italiane hanno abbandonato questa logica accentratrice?
Spiace anche constatare che il Partito Democratico non promuove un dibattito sano e costruttivo per il miglioramento della proposta perché è totalmente impegnato nell'operazione paura, ovvero a generare allarmismo, paura e preoccupazione nei cittadini per gli effetti devastanti che questa riforma avrà, ma non ci crediamo noi.
Che pensate di ottenere alimentando improbabili visioni di esiti infausti, creazione di inefficienze, aumento dei costi e delle poltrone? Sono accuse che non trovano fondamento nelle intenzioni e neppure nei contenuti della legge.
Ci siamo candidati alla guida della Regione Marche con un'idea chiara di cambiamento della sanità, che parte dal cambiamento dell’architettura organizzativa sanitaria regionale e che significa passare dalla logica della concentrazione alla logica policentrica, ad un modello di sanità diffusa che ha nella medicina territoriale uno dei suoi cardini.
La riorganizzazione del Servizio sanitario regionale è un modello vicino ai territori che ricostruisce un rapporto più stretto tra ospedali e realtà territoriali, è un modello che vuole potenziare l'offerta e ottimizzare l'organizzazione dei servizi erogati, noi puntiamo a potenziare il territorio e a creare progressione nell'assistenza medica, un secondo anello che colleghi l'assistenza primaria a quella per acuti, lo dimostra anche il piano di investimenti di edilizia sanitaria approvato con il piano di investimenti del Pnrr.
E’ un'operazione molto complessa? Sì e vedrà un enorme lavoro non solo della Giunta, ma di tutta l'organizzazione regionale, consapevoli come siamo dei grandi problemi che sta vivendo il sistema sanitario in relazione alla carenza degli organici dei medici.
Ricordo ancora una volta che abbiamo approvato con una spesa di 6,6 milioni di euro, l'aumento delle borse di specializzazione portate a 150: 110 per i medici di medicina generale e 42 contratti di specializzazione, i corsi di laurea magistrale a ciclo unico passati dai 212 del 2020 ai 355 del 2022/2023, i corsi triennali per le professioni sanitarie passati da 535 a 750 e il finanziamento della Regione.
Nei prossimi anni i medici che entrano in servizio saranno superiori a quelli che andranno in pensione, questo soprattutto nei territori in cui mancano i medici di famiglia, i pediatri di libera scelta ed i medici di continuità assistenziale.
La nostra è una riforma importante, un architrave di questa legislatura e dell’azione di questa Giunta regionale, una riforma necessaria da molti anni, nonché richiesta e attesa dai territori. E’ una sanità che non guarda più al modello dell'ospedale unico, ma ad un modello unico di servizi, dalla rete ospedaliera ai distretti, dalle case di comunità alle altre diramazioni che ci saranno sui territori.
Le aziende sanitarie territoriali (Ast) subentreranno dall’1 gennaio 2023 all'Azienda sanitaria unica per tutti i rapporti e le azioni di competenza; con l'istituzione delle cinque Ast verrà semplificato quel quadro amministrativo e verranno date maggiori risposte alle esigenze dei territori, gestire ospedali e medicina territoriale, soprattutto in funzione del ruolo di prevenzione e riduzione dell'ospedalizzazione. Ogni Ast si articolerà in distretti e dipartimenti tra cui il Dipartimento di prevenzione, uno o più presidi ospedalieri, nei distretti saranno presenti le case della comunità, gli ospedali della comunità, le centrali operative territoriali, le unità di comunità assistenziali, gli infermieri di famiglia o di comunità, i consultori o altre funzioni a tutela dei bisogni di salute, come definito dalla normativa statale vigente nel rispetto degli standard da essa previsti.
A tutti i territori verrà garantito l’ospedale di primo livello con le 14 specializzazioni previste per legge e non solo, soprattutto laddove già esistono.
Vogliamo garantire un miglioramento dell'offerta sanitaria per la popolazione marchigiana e di conseguenza ridurre la mobilità passiva, grande falla del sistema sanitario regionale ereditato dagli errori passati del PD.
Vogliamo valorizzare il territorio ridando responsabilità alle istituzioni politiche locali, spingendo la politica locale a fare ragionamenti integrati, condividendo idee e strategie, sono previsti infatti organismi di espressione delle autonomie locali e delle formazioni sociali presenti sul territorio, rappresentati dalla Conferenza permanente per la programmazione sanitaria e socio-sanitaria regionale, che svolge la propria competenza e funzione in raccordo con il Consiglio delle autonomie locali, Cal, quindi, un maggior ruolo degli enti locali, in particolare dei Sindaci, la cui Conferenza si esprimerà con pareri obbligatori non vincolanti sul bilancio di previsione consultivo e che alle Ast darà un giudizio sul Direttore generale.
Voglio ricordare a tal proposito ciò che ha detto in questi giorni l’ex Sindaco di Pesaro e parlamentare, un politico che viene dalla storia della sinistra regionale: “Cinque Ast possono ridare responsabilità alle istituzioni politiche locali, costringerle a fare ragionamenti integrati, non dividere oltre che rivendicare, mi riferisco ai Comuni, ma anche ai soggetti sociali. La torre d’avorio dell’Asur accessibile solo ai portatori di interessi tecnici e industriali ha svuotato una politica condivisa, Sindaci e Consigli comunali sono stati emarginati, è stato un bene? Secondo me no”.
Onorando quanto promesso in campagna elettorale ci siamo posti un obiettivo e lo stiamo perseguendo: quello di raggiungere un maggior equilibrio nella rete ospedaliera evitando le concentrazioni previste dal modello dell'ospedale unico. Un obiettivo realizzabile solo attraverso la revisione del sistema ospedaliero sulla base del livello organizzativo e dell’adeguamento della dotazione dei posti letto, il potenziamento della strumentazione tecnologica avanzata, l'integrazione e il potenziamento dei sistemi informativi, strumenti per la gestione del sovraffollamento delle strutture del pronto soccorso, il coinvolgimento attivo del paziente nel processo di cura e non ultimo la realizzazione di nuovi ospedali tenendo conto dei finanziamenti statali già previsti. Una riorganizzazione che abbiamo realizzato ascoltando e prendendo spunti dai suggerimenti del personale sanitario, dagli enti locali, dai Sindaci proprio perché questa è la riorganizzazione regionale e camminerà con le gambe degli operatori sanitari, dei territori e dei cittadini.
Voglio ringraziare l’Assessore Saltamartini per il paziente lavoro di questi mesi e per aver avuto la capacità di portare a termine un lavoro difficilissimo con grande capacità, come sempre accade davanti alle pagine storiche e ai grandi cambiamenti, le sfide da affrontare saranno molte e non prive di insidie, di difficoltà e di scelte che dovremo compiere nei prossimi mesi, ma siamo convinti di essere dalla parte giusta, che è quella del cambiamento che ci hanno chiesto i marchigiani. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Grazie, Presidente. Dividerò il mio intervento in due parti, una parte che rivendico più tecnica, che fa parte anche della mia storia di protagonista del sistema sanitario nazionale, con tutte le fasi: assunzione, giovane medico, assistente e aiuto, unità operativa, poi primario e capo dipartimento, ovviamente sono testimonianze all'interno della rete sanitaria, l'altra invece è la visione ricordando un po' la storia. Ricordare non è mai un’occasione perduta per capire cosa è successo e le trasformazioni che ci sono state, chiunque le abbia decise, le abbia realizzate, ti dà l’idea di un percorso.
Andiamo prima alla storia dell'Asur. Come sempre c'è un punto di partenza, nella Regione Marche non si parte dall'Asur, si parte da 24 Unità sanitarie locali, tantissime, esagerate, ma in sede di prima applicazione della riforma del sistema sanitario nazionale si dà spazio alla territorialità locale, successivamente viene fatta una riforma, le 24 unità sanitarie locali scompaiono e diventano 13, diciamo le città più importante delle Marche, sedi di ospedali significativi. 24 era una parcellizzazione eccessiva, 13 era pur sempre una parcellizzazione, ma anche un punto di equilibrio. Nella Regione Marche si decise, anche in funzione della progressiva riduzione dei posti letto per quanto riguarda gli ospedali e il personale, per i costi e le risorse disponibili, di puntare all’Azienda sanitaria unica regionale, perché questo accentramento? Questa è un po’ l’idea che nasce nell'area sindacale di alcuni sindacati medici, non per niente il Presidente regionale di quei sindacati medici divenne anche il Capo del dipartimento sanità, che aveva una sua idea e come tutte le idee a volte aveva anche una logica, anche abbastanza fondata, accentrare il più possibile per decidere nel migliore dei modi, quindi, nasce l’Asur, le 5 Aree vaste relative alle attuali province e l’ospedale Inrca, che risiede nel territorio marchigiano pur essendo un istituto di carattere scientifico a livello nazionale, successivamente, una decina di anni fa, nasce anche l’Azienda Marche Nord.
Cosa è successo in questi anni? Ci si è resi conto che, cerco di essere il più laico possibile, non esiste la riforma sanitaria perfetta, l’organizzazione sanitaria perfetta, l’organizzazione sanitaria è ovunque - da quella più strutturata perché ha più soldi disponibili, in una Regione a Statuto speciale come il Trentino Alto Adige, fino alla Sicilia - è pragmatica, deve vedere come sta il territorio, qual è la cultura sanitaria del posto, quali sono le strutture che si ereditano, quali sono le infrastrutture, quindi la viabilità e altro.
Non esiste una riforma sanitaria ideale, non esiste mai, esiste un’organizzazione pragmatica, quindi il problema è trovare il punto d’equilibrio tra le varie criticità, tra i vari problemi. Si è visto che l’Asur, l’azienda sanitaria unica, con le 5 aree vaste, gli ospedali, eccetera, non era il punto di equilibrio perfetto, ma questo non lo dice il centro-destra, che ha vinto le elezioni e che quindi adesso dice decido io, no, questo lo ha detto la gente e nel tempo tanti vertici della sanità regionale hanno criticato le insufficienze della organizzazione precedente.
Questa Giunta, questa maggioranza, questa amministrazione nascono nel settembre 2020, è già indicativo, data atipica, mai in più di cinquant’anni le elezioni si erano celebrate a settembre, perché? Perché c’era una condizione speciale, ci siamo trovati in mezzo alla pandemia da Covid che ha colpito tutto il mondo. In quelle condizioni l’organizzazione del sistema sanitario è franata. Non è franata perché lo dice la politica, assolutamente, è franata nella famosa notte in cui a Torrette c’erano 36 autoambulanze in fila inviate da Pesaro. Era crollato il sistema sanitario a Pesaro, non reggevano gli ospedali, a Fermo c’era stato, ad esempio, un collasso del sistema ospedaliero. Vicende che non erano legate alla presenza del singolo operatore sanitario, anche se ovviamente alcuni lavoravano meglio ed altri peggio, come sempre accade in qualsiasi grandissima organizzazione.
Voglio ricordare che le Marche hanno 22.000 persone che lavorano nella sanità, un esercito, poi ci sono 3.000 precari, quasi 25.000 persone, la più grande azienda della regione. Essere direttore d'orchestra o direttore di un settore dell’orchestra è una cosa complicatissima. Nella situazione di criticità, qual è stata l'emergenza Covid, l’organizzazione unica regionale ha mostrato i limiti, che aveva già mostrato nel tempo. Qual era il limite più grave? La velocità della decisione. Generalmente il passaggio di una decisione rispetto ad una richiesta della periferia, dal centro alla periferia e viceversa, era parcellizzata in una serie di contenitori diversi: l’Area vasta, l’Asur, l’Agenzia sanitaria, il Dipartimento. La comunicazione della decisione da un posto all’altro rimbalzava senza un centro di responsabilità preciso. Quindi la necessità di tornare ad un altro punto di equilibrio.
24 Unità sanitarie locali all’inizio del sistema sanitario, 13 successivamente, poi una sola, ci hanno fatto notare, anche coloro che ci lavorano dentro, che il punto di equilibrio probabilmente era cinque, una centrale decisionale in ogni singola provincia, così come alcune debolezze del sistema. A Pesaro si assunse una decisione che nell'ottica dei proponenti doveva in qualche modo ottimizzare il sistema: un'Azienda territoriale più l’Azienda ospedaliera Marche Nord -sul campo si è visto che si è indebolito il sistema perché un ospedale piccolo, non un ospedale di primo livello, non particolarmente forte sul territorio, sottraeva energie all’Azienda territoriale, che non era neanche grandissima per 360.000 abitanti - due punti di debolezza che non hanno dato una risposta al sistema, come la fuga, che è continuata, da circa 50 milioni l’anno di prestazioni fuori sede da parte della provincia di Pesaro siamo passati a 48,5 milioni, saltiamo gli anni della pandemia che sono atipici perché c’erano le mancate accettazioni e non c’era l’attività ordinaria. Di fatto tutto ciò che è stato messo su ha consentito un risparmio di 1,5 milioni, tra l’altro da certi punti di vista è aumentata la spesa del personale sanitario, che era aumentato, quindi forse facendo il saldo non siamo arrivati neanche a far quadrare le cose.
L’altro aspetto è la sanità, l’apparato della sanità con le persone, perché la sanità non si fa con l’organizzazione, che è fondamentale, e se dentro l’organizzazione perfetta non c’è del personale di alta qualità questa non funziona un granché. Qui abbiamo delle situazioni molto variegate, abbiamo ereditato una struttura sanitaria con eccellenze e con deficienze diffuse a macchia di leopardo un po’ ovunque.
Mi sento di dire che stiamo cercando un punto di equilibrio: il territorio, la decisione del territorio, alcune cose possono essere decise sul posto e via di seguito. Ci deve essere un ruolo più forte del Dipartimento alla salute, ovviamente venendo meno l’Asur sarà rinforzato l'Assessorato, il personale sarà in parte trasferito, dovrà essere rafforzata l’Agenzia regionale sanitaria. C’è tutto un sistema in divenire, però mi sento di dire che il caso non è chiuso, tre sono gli argomenti aperti e, come ho detto, guardando laicamente la situazione sono: 1) l’emergenza urgenza sanitaria, a cui non abbiamo dato ancora una risposta sufficiente, nel senso che quella che c'era prima mostrava dei limiti, dobbiamo quindi migliorare complessivamente. Questa legge il tema non lo affronta, ma verrà rinviato alla revisione della legge 36 del ’98, la prima legge dell’emergenza urgenza sanitaria, rivista nel 2013 con la legge 17. L’elisoccorso è l'emergenza più vera, l'emergenza assoluta, l’emergenza totale, è centralizzato all’Azienda ospedaliera di Torrette, ospedale di secondo livello, come è giusto che sia, quindi assolutamente da confermare, ma va armonizzato il discorso tra le aree territoriali perché degli sfasamenti ci sono stati nell’Azienda unica regionale e lì dobbiamo fare qualcosa di più e di meglio di quello che è stato fatto nel passato, che noi manteniamo temporaneamente;
2) gli atti con cui miglioreremo le cose sono gli atti aziendali, ogni atto aziendale rivedrà la realtà dentro la singola azienda;
3) il Piano socio-sanitario, noi di fatto lavoriamo ancora sul Piano precedente, quello approvato in limite mortis nell’ultima legislatura, sostanzialmente a causa del Covid è rimasto lì, dobbiamo rivederlo.
Per la prima volta affidiamo all’Università regionale di Ancona un piano del fabbisogno che tiene conto anche delle mutate condizioni anagrafiche, cambia l’età media della popolazione marchigiana, cambiano le esigenze, si è visto che la spesa sanitaria negli ultimi cinque anni di vita di una persona è maggiore della spesa sanitaria di tutta la vita, in particolare gli ultimi due anni di vita sono costosissimi, bisogna cercare di vedere come è possibile intervenire senza diminuire il livello di assistenza.
Un altro tema aperto è la gestione del sangue dell'area trasfusionale, anche qui noi abbiamo ereditato una cosa che va perfezionata, in questo momento dovremmo dire che la colpa è vostra perché …, invece diciamo che in questa circostanza non possiamo ancora fare questo cambiamento che implica anche una serie di aspetti giuridici.
La terza cosa è quella delle professioni sanitarie, anche qui vogliamo intervenire, però non possiamo aumentare il numero dei dipartimenti, del tetto di spesa, dobbiamo fare ad invarianza finanziaria, per cui contiamo di fare dei risparmi nella prossima gestione attraverso una nuova governance. Non tutto il vecchio è da buttare via, per carità di Dio, però un profondo rinnovamento dei vertici delle Aziende, che tenga conto dell'esperienza anche di fuori sede … Una delle cose che non funziona è questa: chi ha fatto la professione medica tutta la vita nello stesso posto ha minore esperienza, abbiamo bisogno di apporti, quindi mi sento di ringraziare il Dr. XY del Dipartimento salute, che non conosceva neanche l’organizzazione sanitaria delle Marche, viene dalla Lombardia ed ha portato delle cose della sua esperienza professionale che sono state utili. Avevo lasciato la parte polemica in fondo, non la dirò e la lascerò per la dichiarazione di voto. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Grazie, Presidente. Parlo dopo il capogruppo Ciccioli, che si è fermato prima dell'intervento polemico che ha annunciato, devo dire che ho ascoltato un discorso non condivisibile, ma onesto e in tema con l'argomento di cui stiamo trattando. Tutti gli altri che ho ascoltato dagli amici del centro-destra, pur essendo di una certa sostanza, non sono per niente condivisibili, come quello del Consigliere Bilò, un intervento, per carità, per niente condivisibile. Tutti interventi rivolti al passato, che guardano indietro, volti a giustificare una riforma che probabilmente non si condivide.
Il Consigliere Ciccioli ha dato atto innanzitutto che questa riforma per essere attuata avrà bisogno di ulteriori passaggi, di altre leggi, avrà bisogno del Piano socio-sanitario, questo è un discorso vero ed onesto, per lei sarà normale, Consigliere Ciccioli, infatti lo dice, per me non lo è e le dirò perché.
Il mio intervento, pur essendo in discussione generale, non si limiterà alle questioni generali perché condivido la puntuale relazione del relatore di minoranza Consigliere Carancini e non devo aggiungere nulla rispetto a quello.
Noi non contestiamo il legittimo potere della maggioranza di attuare il proprio programma elettorale, tant’è vero che non abbiamo neanche presentato emendamenti volti a sopprimere l'impostazione di fondo, ad esempio quella della soppressione dell'Asur e il conferimento della personalità giuridica alle Aree vaste, noi non contestiamo questo potere, anzi personalmente guardo con rispetto a quella corrente di pensiero che vuole conferire persino la personalità giuridica e quindi autonomia piena ai territori, ma questa dev'essere effettiva.
Questa riforma, questa proposta di legge è stata, guarda caso, portata alla nostra attenzione a ridosso delle vacanze estive- l’anno scorso quella sull’ordinamento, quest’anno questa sulla sanità - per me non è un problema perché è qualche anno che non le faccio, quindi sto qua. Questa è una riforma arrogante nei metodi, perché? Tempi compressi, assenza di dibattito, l’hanno detto le organizzazioni sindacali, ed ho citato prima la nota che vi hanno inviato, in cui lamentano questo, non il Consigliere Cesetti o il gruppo PD.
Nella risoluzione a prima firma del Consigliere Ciccioli, approvata qualche settimana fa dal Consiglio regionale, dalla maggioranza di questo Consiglio regionale, nella premessa - lo dirò dopo perché questo sarà un rilievo importante che dovrà essere esaminato dal Governo – dà atto della disastrosa situazione della sanità nella nostra regione, di cui è evidente che questa maggioranza, che si è insediata da due anni, porta comunque qualche responsabilità, o no? Sono due anni che state qua, se c’è un disastro in atto quanto meno avete la responsabilità omissiva di non aver adottato provvedimenti per contenerlo, ma quella risoluzione è grave perché ha stroncato sul nascere qualsiasi ipotesi, diciamo, di ascolto da parte della maggioranza stessa, la chiusura totale a qualsiasi ipotesi di confronto.
Questo è grave, non c’è stato un confronto aperto e leale con le organizzazioni sindacali e con i territori, lo dicono loro, è intempestiva perché non era questo il momento, prima bisognava fare quello che dicevamo noi, che abbiamo detto noi, che ribadiremo, che ha detto anche il Consigliere Ciccioli, prima occorreva fare, ad esempio, il Piano socio-sanitario e poi la legge. E’ intempestiva, tra l’altro, perché impegnerà le donne e gli uomini del Servizio sanitario regionale in una immane attività amministrativa nei passaggi, nelle successioni, distogliendoli dal tema sanitario nel suo tempo più difficile.
Guardate, io ho fatto il Presidente della Provincia e ho gestito la separazione e la costruzione di una nuova Provincia, la successione è difficile, è complessa, da Assessore regionale ho gestito il passaggio delle funzioni dalle Province alla Regione, ci sono anche Presidenti di centro-destra, sentiteli, un passaggio difficilissimo, complicato, impegnativo. Pensate cosa significhi gestire il passaggio da due Aziende, Asur e Marche Nord a cinque Ast, aziende sanitarie territoriali.
Il tempo è più difficile perché i medici non ci sono, il personale scarseggia, le liste d’attesa sono chilometriche, i pronto soccorso …, nei Dipartimenti di emergenza urgenza non ci sono i medici e le persone si ammassano. Ho sentito da voi che in questo periodo i due terzi delle persone che vanno al pronto soccorso ci vanno in modo improprio, non ci dovrebbero andare e non ci andrebbero se la medicina territoriale funzionasse, ma se non ci sono i medici di base, se non ci sono i medici di medicina generale, a quel punto le persone necessariamente devono andare al pronto soccorso, che in assenza di medici sono gestiti con ke cooperative private, come lamentano i sindacati. Quindi il centro-destra di questa regione anziché risolvere i problemi, li aggrava cercando di distogliere le attività degli uomini e delle donne del Servizio sanitario regionale.
È una riforma sbagliata e finta tra l’altro, perché sfasciate tutto, ma non cambiate nulla, sbandierate il protagonismo dei territori, ma saremo qua perché ci sono ancora tre anni e sono un tempo sufficiente, e scaricate su di loro la responsabilità dell'inefficienza e dei disequilibri che esistono.
Una riforma, l’abbiamo già detto, che doveva essere preceduta dal Piano socio-sanitario regionale, che doveva essere l’occasione per un riequilibrio dei territori perché non ci può essere autonomia se non ci sono parità di condizioni. Un riequilibrio in termini di posti letto, di risorse finanziarie, di risorse umane e strumentali, di reti cliniche, prima era necessario dire con il Piano socio-sanitario quale programmazione, una visione coerente con le disposizioni nazionali, poi solo successivamente si potevano adottare le norme, gli strumenti e l'organizzazione per attuare il programma, qui invece fate il contrario.
Un Piano socio-sanitario, l’abbiamo detto prima, che doveva prevedere la sostenibilità economico-finanziaria di questa riforma, la sostenibilità della conferita personalità giuridica, che deve essere effettiva e reale e che presuppone l'autonomia economico, finanziaria, patrimoniale, gestionale e organizzativa, un piano economico e finanziario che sostenesse la successione nei rapporti.
Addirittura questa riforma viene adottata ad invarianza finanziaria, non vedo come questo possa essere possibile, poi dirò, addirittura con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente. Questo è scritto, ad esempio, se non sbaglio, all'articolo 43 sull’Ars. Com’è possibile ciò è un mistero. Come potranno essere governati e superati i disequilibri esistenti e a danno di chi? Di quale territorio? Si aprirà una competizione tra i territori, con la mobilità all'interno delle stesse Ast, che non necessariamente sarà intraregionale, ma potrà essere extraregionale, competizione aggravata dall’eliminazione dell’Asur, che fungeva da stanza di compensazione.
Infine, vi siete inventati la nuova Ars, che di fatto commissaria le Ast prima di nascere, perché l'Ars, andate a vedere le funzioni dell’articolo 43 o 44, se non sbaglio, funge da centrale di acquisti, vengono centralizzati gli acquisti di beni e servizi, i lavori pubblici, il fabbisogno di personale, l’Ars sta alle Aziende sanitarie territoriali come l’Asur stava alle Aree vaste, questa è la verità, e vi serve per garantire l’invarianza finanziaria perché tutto dovrà passare tramite l’Ars.
Noi abbiamo fatto degli emendamenti significativi in questa direzione, sostanzialmente che cosa si fa attraverso l’Ars? Voi con le funzioni attribuite alla Giunta, di cui l’Ars diventa il braccio operativo e politico, accentrate il potere e decentrate le responsabilità perché domani direte ai territori, a quei Sindaci, bravissimi nella nostra regione, che non hanno letto questa riforma, “vi abbiamo dato la personalità giuridica”, che è una cosa vuota ed un limite se quell’autonomia non è effettiva. A cosa servirà quell’autonomia se per l’acquisto di beni e servizi, se per i lavori pubblici, se per il fabbisogno di personale con i concorsi centralizzati, si dovrà ricorrere all’Ars.
Termino perché non voglio approfittare della pazienza del Presidente e dico subito nel chiudere che poi parlerò sugli emendamenti, perché non c’è il tempo, che nessuno è ostruzionistico e vanno in questa direzione, nel rispetto della vostra volontà.
Preannuncio il deposito di un ordine del giorno del gruppo del Partito Democratico di non passaggio alla discussione degli articoli e degli emendamenti della proposta di legge n. 128, ne parlerò dopo, quando lo illustrerò.

PRESIDENTE. Ha la parola al Consigliere Mangialardi.

Maurizio MANGIALARDI. Grazie, Presidente. Devo apprezzare un’impostazione che vi vede molto coerenti, e lo ha ribadito prima il Consigliere Antonini nel suo intervento, e non è la prima volta che lo sentiamo.
La non riforma che oggi giunge in Aula ha una matrice precisa, di grande coerenza, Assessore, e quando lei è stato in Commissione ci ha illustrato i motivi di questa proposta, al di là della più volte richiamata vicinanza al territorio, della struttura che è in grado di interloquire e di trovare una sintesi immediata, non quel carrozzone lontano che avevate pensato voi 19 anni fa.
Il vero tema è che l’Assessore ha messo a disposizione nostra la coerenza rispetto all'impegno programmatico di campagna elettorale, voi continuate a fare campagna elettorale, voi non tenete conto che da quel 2020 che eravate in campagna elettorale …, giustamente rimarcando tutte le inadempienze, inadeguatezze e qualche volta anche le nostre incapacità, almeno a gestire i temi per i quali siamo stati sconfitti. Anzi, sono stato sconfitto, perché, se è vero come è vero che il Consigliere Antonini ha detto: “Avete perso sulla sanità principalmente”, anche un po’ per il terremoto di cui non si parla più, il tema vero della sconfitta era una sanità che non rispondeva alle esigenze dei cittadini e voi avete messo in campo una proposta rivoluzionaria, anche immediata ed eravate pronti con la bacchetta magica a dire che tutto si sarebbe risolto in poco tempo. Io c'ero, ero lì in campagna elettorale con voi tutti, e dicevo: “Guardate, che la partita è complicata, è il decreto 70 che impone i tetti di spesa e impedisce le assunzioni, avremmo difficoltà”, la vostra risposta era: “No, noi saremo in grado di fare subito e bene”. Subito non l’avete fatto perché sono passati … L’ha detto bene il Consigliere Carancini, che apprezzo per la sua controrelazione puntuale di quello che è accaduto ed anche delle ricostruzioni che ha fatto, voi subito non l’avete fatto ed arrivate oggi coerenti, ma non tenete conto di quello che è accaduto e di quello che sta accadendo. Voi non tenete conto che c’è una pandemia che ancora non ha concluso la sua virulenza, ahimè, sono stato a casa anch’io la settimana scorsa, non tenete conto, forse perché non eravate nemmeno troppo entusiasti, che sono arrivate delle risorse determinanti per il futuro della sanità che hanno cambiato anche i paradigmi, quello che magari dicevamo in campagna elettorale, quando affermavamo che non era più il momento della sanità ospedalicentrica, ma dovevamo prenderci in carico il cittadino-paziente a casa, con la telemedicina, con i medici di base, con gli infermieri di base, con le strutture adeguate, con i distretti, con tutti quegli strumenti che per anni non hanno interessato e rispetto ai quali voi avete fatto la campagna elettorale perché il tema vero era: “Noi riapriremo i piccoli ospedali che il precedente Presidente della Giunta regionale ha chiuso, i famosi 13, e li rimetteremo a disposizione”.
Non vi interessava il tema della medicina di prossimità, quella non ha mai interessato a nessuno, lo dico all'Assessore. Lo guardo ricordando i nostri trascorsi sette anni fianco a fianco in Conferenza di area vasta, che è quell’organismo di partecipazione che oggi voi tanto bandite e che era già previsto nell’articolo 20 della legge 13. Ha ragione il Consigliere Cesetti, nessuno ha capito che tutto quello che avete scritto era già contemplato nella legge 13 rispetto alla partecipazione dei Sindaci, tra l’altro anche con capacità incisiva molto più marcata rispetto a quella che voi oggi andate ad attribuirgli. In quel fianco a fianco sapevamo che la partita sarebbe stata complicata e soprattutto i Sindaci, anche allora, non erano per niente interessati al territorio.
Voi avete recuperato invece quella coerenza che vi ha contraddistinto finora perché avete cancellato gli ospedali di primo livello su tutto il territorio regionale, facendo i mezzi ospedali e grande plauso perché, è ovvio, Fano ha il mezzo ospedale, Pesaro avrà il suo mezzo ospedale e Macerata, Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto il loro mezzo. Forse non avranno niente perché l’unica cosa che vedremo è l’ospedale intero di Fermo, il resto non lo vedremo, ma voi siete stati coerenti e continuate ad esserlo perché siete dei mistificatori. Lo dico con tanto rispetto per la Presidente Leonardi, l’ho detto chiedendo il rinvio perché lo sforzo l’ho visto, lo sforzo umiliante di tutti nella partecipazione, arrivavano gli auditi e facevano le domande a noi sul Piano, non ci davano il parere, facevano le domande a noi e la Presidente rispondeva: “Guardate, che qui oggi dovete dare il parere”, “Ma noi non abbiamo letto niente, ce l’avete inviato ieri, non sappiamo nulla, non abbiamo capito nulla”. Facevano finta, qualcuno imbeccato, qualche Sindaco, penso a quello di Senigallia, ha detto: “E’ bellissimo il Piano che ci fa partecipare. E’ stata inventata la Conferenza socio-sanitaria – per chi non lo sapesse io sono stato Presidente della Conferenza socio-sanitaria per due anni - e ci permettono di decidere”. Si poteva fare anche nella Conferenza dei Sindaci di Area vasta nella quale si doveva esprimere obbligatoriamente il parere sul piano degli investimenti, si doveva obbligatoriamente esprimere il parere sul direttore generale e sul direttore di area vasta, si doveva fare, articolo 20 della legge 13, non l’ha letta nessuno! E ora dicono: “Vi abbiamo avvicinato al territorio perché adesso vi facciamo i contenitori”, ma il contenitore nasce dal contenuto originario, che non era così scriteriato, non è vero Consigliere Bilò che era l’unica Regione ad avere l’Asur unica, perché? Saranno stati anche qui molto o troppo lungimiranti, però, quando hanno pensato l'Asur unica era perché una regione di 1,5 milioni di abitanti aveva la necessità di una ridistribuzione delle risposte alla sanità un po' più attenta sul territorio. Forse se aveva un contenitore …, perché adesso ci chiedono un dipartimento, guarda un po’, di emergenza-urgenza, del 118 su scala regionale, li ho incontrati ieri ed hanno detto: “Noi vogliamo una cosa omogenea su tutto il territorio perché l’Area vasta non è riuscita a dare quel tipo di risposta”. E’ vero, era lo strumento migliore? Forse no, aveva bisogno di essere ricalibrato? Certo che lo dovevamo ricalibrare, io l’ho sostenuto da candidato Presidente ed ho detto “Dobbiamo ricalibrare perché troppe cose sono cambiate, troppe necessità sono mutate, troppe esigenze devono essere ripensate” ed è esattamente il contrario della strada che state percorrendo perché oggi - ve l’ho detto già dal primo giorno, nemmeno da noi erano tutti convinti - con la personalità giuridica, sapete cosa succede? Che invece di avere una risposta adeguata ed orizzontale nel nostro territorio, avremo la competizione tra le Ast ed è la cosa più imbarazzante che ci potrà capitare, perché la Ast di Macerata vorrà avere i numeri per portare via in mobilità attiva la cataratta all’Area vasta 2. Questo è quello che accadrà.
Poi sono curioso, Assessore, Presidente, quando andremo a fare il riequilibrio tanto millantato, il riequilibrio a isocosto significa togliere da una parte e mettere dall'altra, provate a togliere alla ricca Area vasta 2 i posti letto, auguri! A Jesi, Fabriano e Senigallia vi dicono che mancano i servizi, che non sono in più e invece restituite alla ricca Pesaro i 300 posti letto che mancano. Fate il riequilibrio dopo aver cancellato Marche Nord perché non era sufficientemente drenante rispetto alla mobilità passiva, ma dove li avete visti i numeri? Avete fatto una riforma di pancia, di campagna elettorale, ma non vi siete basati su un numero. Il Consigliere Carancini li ha chiesti ogni volta che arrivava in Commissione: “Ci date i numeri per i quali avete fotografato, quelli dell’Università? Quelli della Bicocca?” Abbiamo scoperto che li dicevate solo, ma non esistono, la Politecnica delle Marche parla di un altro tema.
Ora mi fermo, ho 140 emendamenti, volete che non trovi altri 140 minuti per dire quello che penso! Ma penso che ci sia stata la pennellata che serve.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rossi.

Giacomo ROSSI. Sarò telegrafico perché i miei colleghi di maggioranza hanno già affrontato tutto e quindi risposto, anche se qualcuno seguiva le affermazioni fatte poc’anzi dal Consigliere Mangialardi.
Io mi concentro solo sul discorso dell’assenza di dibattito, a me fa specie sentirvi dire che sia mancato il dibattito, sono state fatte riunioni su riunioni con i Sindaci, con gli addetti ai lavori e non mi pare che ci sia stata tutta questa levata di scudi contro la riforma, anzi abbiamo visto il Sindaco di Pesaro isolato e con il cerino in mano. Certamente voi eravate abituati al dibattito quando l’Assessore regionale Mezzolani veniva a spiegare le riforme sanitarie esclusivamente nelle sedi di Partito, ricordo a Fossombrone, o alle Feste dell’Unità, dove non era consentito ai cittadini di parlare, o quando il Presidente della Giunta regionale Ceriscioli è venuto alla vigilia della Befana a spiegare la riforma sanitaria di nascosto dentro l’ospedale di Cagli, con la calza, come la Befana. Questo era il vostro metodo, mentre quello di questa maggioranza è stato quello della condivisione e della partecipazione preventiva anche nei territori e questo credo che non lo possiate negare perché ci sono le date di tutti gli incontri. Quindi, quando dite che è mancata la partecipazione preventiva dite una bugia.
Voglio ribadire solo questo, anche perché gli altri temi, ripeto, sono stati evidenziati dai colleghi, e non potete far passare questo messaggio perché non è vero. Grazie.

PRESIDENTE. Con l’intervento del Consigliere Rossi è terminata la fase della discussione sulla proposta di legge 128, adesso ci sono le repliche dei due relatori.
Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie, Presidente. Ho ascoltato il lungo dibattito di questa giornata, la discussione generale di una legge importante per la sanità marchigiana, che evidentemente sollecita il confronto.
Devo dire che ho sentito alcune cose che non corrispondono al vero e anche un po' di confusione dai banchi della minoranza. Rispettabilissimo il modo di esercitare questo ruolo, ognuno lo esercita come reputa. Sentir dire da una parte che c'è la necessità di fare una riforma e dall'altra che d’estate no, fa caldo, non ci si può riunire, che il Covid è un blocco per fare questa riforma, però poi viene utilizzato per screditare e dire che la Giunta e l’amministrazione regionale non fanno nulla, o l’una o l’altra cosa.
Nel rispetto della fase pandemica, che in questi due anni ha effettivamente impiegato tante risorse umane e non della nostra regione, un rallentamento al nostro programma di governo c'è stato, ma la responsabilità ci ha imposto di dare una priorità ed affrontare il Covid, oggi, invece, mettiamo in discussione quelle riforme per le quali siamo stati votati, quelle riforme che anche in alcuni dei vostri interventi sottolineate che servono, Se manca un Dipartimento unico dell'emergenza-urgenza, sul quale siamo d’accordo anche noi, è perché l’Asur, per come era conformata, avrebbe dovuto farlo e non lo ha fatto. Se oggi abbiamo delle mancanze di programmazione e mancano i medici di medicina generale, i medici ospedalieri, non è per questi 22 mesi di governo del centro-destra, ma perché è mancata una programmazione, si è guardato ad altro. Se la sanità è stata centralizzata lasciando i territori sguarniti, è perché sono state fatte politiche da chi ci ha preceduto, ed è il Partito Democratico, che andavano nella direzione della centralizzazione ed anche la pianificazione, che è stata approvata nella scorsa legislatura, con gli ospedali unici provinciali e non solo andava in quella direzione.
Apro una parentesi rispetto alla coincidenza fra abitanti e distretti, voglio ricordare che l’amministrazione regionale che ha preceduto quella di centro-destra ha approvato due atti che oggi sono vigenti: il Piano sociale, che dice che devono coincidere, ed il Piano socio-sanitario che li lascia come sono, allora qual è la posizione del Partito Democratico? Se c’era bisogno di intervenire su questi argomenti perché non l’avete fatto? Se c’era la necessità di fare un Dipartimento unico dell'emergenza-urgenza, se c’era la necessità di intervenire sui centri di spesa e sulla mobilità passiva? Dobbiamo dire che la formulazione dell'assetto sanitario oggi esistente non ha funzionato, non ha drenato le richieste di prestazioni che sono andate fuori regione e guardo anche al nord delle Marche, e se oggi le due realtà dell’Area vasta 1 diventano un’unica realtà non è che viene depotenziata, sarà forse più forte delle due, secondo anche le vostre logiche.
Quindi, credo che ci sia una grossa contraddizione rispetto all'approccio, ripeto, non volete che portiamo a casa questa riforma, non volete che venga riformata la sanità regionale, ma noi abbiamo avuto un mandato chiaro dai nostri elettori in questa direzione, che è quella di andare verso la sanità del territorio.
Ho sentito anche la mistificazione della realtà perché, basta che andiate a prendere il programma elettorale di questa amministrazione, dire che c’era scritto che si sarebbero riaperti gli ospedali è falso, andate a leggerlo e non mistificate nuovamente la realtà perché non è corretto e non vi fa onore nei confronti dei cittadini che ci ascoltano.
Mi ha colpito una cosa dell’ultimo intervento, parlare di coerenza quasi fosse un disvalore, cioè il nostro procedere ad una riforma della sanità, così come l’abbiamo illustrata ai cittadini, così come abbiamo preso l’impegno verso i marchigiani, non è un punto qualificante, è quasi visto come un demerito, beh, io reputo che sia l’esatto contrario, la coerenza è un valore e noi ci fregiamo di poterla portare avanti.
Reputiamo che questa sia una riforma essenziale e molto attesa dai cittadini e, come ho detto nel mio intervento iniziale, si inserisce in un quadro più articolato di riforme, di cui questa è un tassello molto importante, ma si compone anche di altre azioni, parte già messe in opera e, ripeto, quella del personale sanitario è una di quelle più qualificanti perché se è vero che le riforme europee vanno a rafforzare il modello di sanità, che noi stiamo proponendo, è pur vero, e questo lo dovete ammettere, che nel Pnrr fino al 2026 non ci sono le risorse del personale. Il blocco alla spesa per gli investimenti sul personale non è stato tolto dallo Stato, il numero chiuso alle università non è stato tolto dallo Stato, i medici di medicina generale ed il personale manca non da oggi, manca perché non si è guardato ad una pianificazione, ai dati essenziali per farla, cosa che invece oggi noi vogliamo fare perché vogliamo ridisegnare una sanità, non a piacimento di come uno si sveglia alla mattina, o di un territorio che dice: “Oggi comando io e rafforzo il mio territorio”, noi vogliamo dare uno sguardo e una visione ad una sanità che poggi sulle esigenze reali e che faccia vedere, e lo stiamo dimostrando con i fatti, come la Regione stia intervenendo pesantemente con le proprie risorse per rispondere anche laddove l’Europa e lo Stato non sono arrivati.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Carancini.

Romano CARANCINI. Grazie, Presidente. Non l'ho fatto in precedenza, voglio ringraziare anch'io tutti gli uffici per il lavoro importante che hanno posto in essere e portato avanti in questo percorso ed anche la Presidente Leonardi che ha guidato questo passaggio.
Francamente c'è un grande dispiacere nella discussione, ovviamente tutto personale, ma credo che sia di tutto il gruppo, forse anche della minoranza, ma diciamo che non mi arrogo di parlare per chi ovviamente non rappresento, e sta nel fatto che si è dimostrato che non c'è più sordo di chi non vuol sentire, sono le regole dell'ingaggio della discussione che hanno lasciato perplessi. Credo che voi non abbiate compreso che abbiamo dato una apertura, abbiamo provato a farvi capire, Consigliere Bilò non so se lei era disattento, ma bastava sentire il Consigliere Antonini, che non solo non ho detto che volevo che si mantenesse l’Asur, ho detto che andava cambiata. Lei mi sa che si è preparato il discorso ed è andato avanti senza saperlo.
Ribadisco che il modello organizzativo dell’Asur è superato, non so se è chiaro, l'ho detto 50 volte prima, lo dico perché è l'esempio più chiaro delle regole d'ingaggio di una discussione. Se proviamo dentro i nostri ambiti a dirvi una cosa, voi andate per la strada vostra e non ascoltate e dite quello che adesso ha riferito la Presidente, va bene, la domanda retorica, l’affermazione retorica della Consigliera Leonardi che dice: “Voi non ci volete mandare avanti”, ma non sa contare, mi verrebbe da dire? Noi siamo 11, voi siete qui da due anni e non avete approvato un emendamento della minoranza su tutte le proposte di legge.
E allora vi voglio dire che va bene, va bene, andate per conto vostro, non è un problema, ma noi abbiamo provato a cercare un’opportunità di dialogo.
Non so se la confusione l'abbiamo fatta noi o l’ha fatta la Consigliera Leonardi, noi siamo in confusione? Certo che noi pensiamo che andasse fatta questa riforma, e lo ribadiamo, poi ci metti il caldo, ma una riforma come questa, cara Consigliera Leonardi Presidente di Commissione, non si discute in 15 giorni, è vergognoso questo. E’ vergognoso che stamattina abbiamo fatto Commissione e non si poteva andare in bagno. In 15 giorni abbiamo fatto continue Commissioni, a me sta bene, ma non si è onesti intellettualmente, sono venute persone audite che non sapevamo di che parlavano, lo ha detto meglio di me il Consigliere Mangialardi. Ma perché dite queste cose? Perché cercare di mettere insieme il fatto che volevamo la riforma con il caldo? A noi va bene, facciamola adesso, ma, lo dico al Consigliere Ausili, non avete letto la legge 13. Il Consigliere Ausili ha detto che avete inventato la Conferenza dei Sindaci, una Conferenza permanente, Consigliere Ausili si vada a leggere la legge 13, sono 19 anni che esiste la Conferenza permanente, e quando dice che noi mentiamo, riferendosi a me, è lei che mente, anzi non sa leggere, non ha letto la legge perché la Conferenza permanente e la Conferenza dei Sindaci ci sono da 19 anni, quindi quando dice che le altre persone mentono deve stare attento. C’è questo dispiacere.
Stando con il Consigliere Cesetti, devo dire che l'intervento più logico, direi più equilibrato, l’ha fatto il Consigliere Ciccioli, penso che ci sia dietro l'intelligenza politica perché è consapevole.
Non avete dato risposte ai tre problemi che poniamo, cioè quello di una contestualità del Piano socio-sanitario ed in secondo luogo delle disuguaglianze dei territori. Vi do qualche dato: nell’Area vasta 4, quella di Fermo, c'è un dipendente ogni 102 abitanti, sapete quanti ce ne sono nell’Area vasta 2? Un dipendente ogni 57 abitanti. Lo sapete quanti soldi si scaricano in Area vasta 2 per ogni abitante? 2.550 euro. Sapete in Area vasta 4 quanti se ne scaricano? 1.595 euro, una leggera differenza. L’ultimo dato che vi do, sapete quanti posti letto in più ci sono nell’Area vasta 2? Ce ne sono esattamente 500 in più. Lo sapete quanti ce ne sono di meno a Pesaro? 224 + 70.
Questi sono dati e vanno nella direzione dell’autocritica, allora dico: siete pronti a ripristinare con la personalità giuridica di questa legge questi numeri? Siete pronti a portare i dipendenti nell'Area vasta 4 togliendoli dall'Area vasta 2?

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Buonasera a tutti. Voglio iniziare anch'io con un ringraziamento a coloro che hanno lavorato tantissimo, ai Consiglieri, ma devo dire grazie anche ai tanti input ricevuti dagli ordini professionali, dai sindacati di categoria, dai sindacati non di categoria, all’Assessore, alla struttura tecnica e come sempre al Consiglio regionale.
Ci terrei a fare una premessa, nel 2003, quando veniva approvata questa riforma, che accentrava ed aveva obiettivi diversi, l’Asur aveva l’obiettivo di centralizzare, risparmiare, cercare di disperdere meno, disegnando un quadro completamente diverso, passando da 13 Aziende sanitarie locali a una sola.
Quando nasce l’Asur non c’erano le Aree vaste e non c’era Marche Nord, si passa da 13 Aziende ad una sola, poi c’erano l’Ospedale riuniti e l’Inrca. Qualche anno dopo, ricordo che già un po’ mi occupavo di questa vicenda di natura politica, il territorio, la capacità di organizzazione ed il dialogo venivano fortemente ristretti, c’è poi l’introduzione delle Aree vaste senza personalità giuridica con un'organizzazione forte perché ogni Area vasta aveva comunque un direttore amministrativo, un direttore sanitario, una sua struttura pertinente e presente su tutti i territori, successivamente è stata istituita Marche Nord per contrastare la mobilità passiva.
Io non ho mai giudicato in maniera negativa, anche se la forte centralizzazione in un territorio come quello marchigiano è un elemento che deve far riflettere fino in fondo, perché erano tempi in cui bisognava risparmiare, coordinare, ottimizzare le risorse ed occorreva disegnare una sanità che fosse più confacente ai momenti che si attraversano in quegli anni.
L'organizzazione della sanità e delle aziende sanitarie è in continua evoluzione, noi oggi non possiamo avere la pretesa di scrivere una riforma che sarà valida, anche se accogliessimo gli emendamenti di tutti, nei prossimi 20 anni perché la sanità è l’esatta conseguenza di quello che accade intorno a noi, lo sapete, non c’è bisogno che lo dica io in questo contesto, ma nel 2003, quando si approvava la riforma con la quale si costituiva l’Asur, la nostra regione era diversa, profondamente diversa rispetto a quella attuale. Ad esemp+io il tema della denatalità iniziava ad intravedersi, non era forte come quello che viviamo oggi, la longevità e l’impatto dell’invecchiamento della popolazione non era esattamente la realtà che viviamo oggi e così via dicendo. Una serie di variabili che negli anni si trasformano e presuppongono la necessità di portare il sistema sanitario ad un'organizzazione che possa essere pronta a recepire la sfida che ci verrà posta davanti fra qualche anno.
Chiedo scusa, qualcuno ci dice: “Sono passati due anni e non avete fatto quello che dovevate fare”, se magari i primi 13 mesi non fossero stati dedicati in maniera forte alla pandemia …, ma il Covid è stato oggettivamente uno strumento che ci ha ridotto nella nostra capacità di azione e di governo della regione.
Devo dire che tutti i numeri che oggi voi chiedete non c’erano, noi abbiamo dovuto commissionare uno studio sul fabbisogno, che non c’era, tant’è che mi sono chiesto chi faceva le scelte in base a che cosa le facesse. Sul Piano socio-sanitario approvato non più di due anni e mezzo fa immaginavo di trovare in qualche cassetto uno studio sul fabbisogno completo. Non c’era, non so su che cosa sia stato fatto l’ultimo Piano socio-sanitario, i numeri che ho sentito nell’ultimo intervento, che disegnano una disparità tra territori, ci vengono consegnati dalla gestione precedente a cui noi vogliamo mettere mano, quindi quando voi denunciate quei numeri, non denunciate il nostro Piano socio-sanitario, né denunciate l'organizzazione che noi vogliamo dare alla sanità della regione Marche, state denunciando quello che è stato fatto precedentemente.
A me va bene, ma io non ho mai detto, non l’ho fatto in campagna elettorale, vedo il Consigliere Mangialardi che con me ha condiviso decine di incontri, che noi avremo riaperto i famosi presidi ospedalieri, avrò detto che avremmo potenziato il territorio. Guardate io …

(interventi fuori microfono)

Francesco ACQUAROLI. In politica sono abituato a parlare per atti, poi ci sono le registrazioni delle campagne elettorali, prendetele. Io sono stato il candidato Presidente, eletto Presidente, portatemi una registrazione di confronti pubblici in cui l’attuale Presidente della Giunta, oggi presieduta dal centro-destra, abbia affermato che noi avremo riaperto questi presidi. Se non trovate quelle registrazioni vi prego di smetterla di prendere in giro i cittadini marchigiani.
Andando avanti, noi non avremmo voluto accendere un dibattito così violento nei confronti della situazione che viviamo oggi perché non ci riguarda, ho detto che non voglio giudicare quello che è avvenuto in passato, ma la situazione che voi denunciate non è frutto della nostra riforma, lo sarà magari fra qualche anno, questa è la realtà che noi troviamo.
Domani vi leggerò in Aula il numero, domani perché lo sto certificando, dei medici di medicina generale pensionati nei cinque anni precedenti e il numero di borse che sono state finanziate in quel periodo, sono i numeri che determinano le organizzazioni sanitarie, poi leggeremo anche i numeri dei medici pensionati in questi due anni e delle borse organizzate e sostenute dalla Regione.
Penso che domani dovremmo approfondire, perché abbiamo tempo, i 50 articoli che costituiscono questa legge per cercare di capire come eventualmente con gli emendamenti presentati poterla migliorare.
Questa legge è frutto di un programma elettorale ampiamente votato dai cittadini marchigiani, che va a fare chiarezza innanzitutto, rispetto agli ospedali di secondo livello, al ruolo che gli ospedali devono avere sulle strutture, a fare chiarezza nei territori perché quando siamo arrivati in piena pandemia e dovevamo parlare, organizzare e coordinare le azioni dovevamo incontrarci, su una provincia, su un territorio, addirittura con tre direttori generali su un territorio, con quattro su un altro, credo che non sia questo l’obiettivo.
Noi abbiamo una regione di 1,5 milioni di abitanti ed il livello di governo è importante, ma deve essere un livello di governo chiaro, che dà certezze e che alle certezze corrisponde un ruolo di scelte forti, di coordinamento forte, che deve portare a dei risultati.
Noi con la riforma vogliamo semplificare ed indichiamo un'Azienda di secondo livello quando prima non era così, signori.

(interventi fuori microfono)

Francesco ACQUAROLI. Noi indichiamo un'organizzazione che chiarisce i ruoli delle Aziende e le loro pertinenze. Indichiamo e vogliamo dare un'organizzazione che porti la nostra regione ad avere una sanità che si apra ai territori, dato che la desertificazione della sanità nei territori è sotto gli occhi di tutti, sia in termini di medicina generale, che di servizi, e lo facciamo.
Voi dite che oggi approviamo una legge che non è collegata allo studio del fabbisogno ed al Piano socio-sanitario, non è proprio così perché se lo studio del fabbisogno è stato fatto ed è il cuore pulsante della riforma che porta al nuovo Piano socio-sanitario, che andrà in discussione nel mese di settembre/ottobre, è perché in due anni noi vorremmo provare a ridisegnare una riforma.
Il tema non è, signori, la fretta di approvare qualcosa perché dobbiamo farlo necessariamente entro agosto, noi pensiamo, e siamo anche su questo aperti alle smentite, che quando c’è una proposta …, abbiamo raccolto le proposte, personalmente ne ho ricevute tante, alcune che potevano essere accolte ho detto di accoglierle in Commissione e in Aula. Non credo che possiamo nasconderci dietro ai tempi - sono stato tanti anni all'opposizione - questa è una critica che ritengo strumentale, noi abbiamo qui davanti una legge e un articolato che può essere modificato, se le modifiche sono frutto di miglioramenti la maggioranza può tranquillamente prenderne atto. A me risulta, ad esempio, che in Commissione non siano stati presentati gli emendamenti, una cosa che mi è sembrata molto strana, solo 16 emendamenti, comunque non c'è stato un numero tale da stravolgere il lavoro della Commissione. Francamente credo che abbiamo fatto un lavoro …, io ho fatto il Consigliere comunale, non mi sono occupato della riforma della legge 13, ma della riforma del Piano socio-sanitario.
Personalmente ho fatto una riunione con tutti i Sindaci in presenza, abbiamo incontrato le aziende, i sindacati, abbiamo presentato le slide a tutti - che sono il cuore di questa riforma - e i tempi non mi sembrano così tanto ristretti, però, attenzione, lo dico con anche una critica nei nostri confronti, se c'era qualcosa di straordinario oggi doveva emergere e da quello che ho ascoltato non è emerso perché non ho sentito interventi pertinenti.
Si critica il fatto che questa legge sia scollegata dal Piano socio-sanitario, non è vero, innanzitutto questa è la legge di riforma delle Aziende e si fa in base ad una logica anche di visione che noi vogliamo dare alla nostra sanità, non è scollegata perché quando diciamo che facciamo chiarezza e andiamo ad attribuire ruoli precisi a territori precisi ogni azienda avrà la sua funzione.
E’ una visione che può essere contestabile, ma non può essere attaccata per il fatto che non è legata al Piano socio-sanitario, non c’entra niente, sono due cose che non c'entrano e il Piano socio-sanitario, che noi presenteremo nel mese di settembre, andrà a dare gli obiettivi a queste Aziende, andrà a dare gli obiettivi ed i risultati che dovranno raggiungere. Parlare, confondere, mescolare le acque non è migliorativo di nulla.
Se qualcuno ha qualcosa da dire lo deve dire nel merito dell'organizzazione delle Aziende, che noi vogliamo fare, e da quello che ho ascoltato in Aula, non sono stato sempre presente, non ho sentito niente che potesse riguardare quello che noi abbiamo scritto e le intenzioni, ormai palesi, della maggioranza, ma aperte ad una discussione nel merito.
Contestiamo le Aziende sanitarie territoriali perché pensiamo che non potranno dare il livello di servizi? Bene, parliamone. Contestiamo la visione dell'organizzazione della sanità così come noi l’abbiamo proposta? Parliamone. Qualcuno dice che non può essere a spesa invariata, noi abbiamo nove soggetti: cinque Aree vaste che sono comunque, anche se non hanno personalità giuridica, un livello di governance, dal 2003 abbiamo l’Azienda, che è centrale, che da Ancona deve governare le dinamiche di una regione che ha nei territori altre Aziende, l’Inrca, che dovrebbe essere una specialità, che però fa un po' territorio ed un po’ l’ospedale di primo livello, quindi, non si capisce bene la sua definizione, poi abbiamo l’Azienda ospedali riuniti di Torrette, le lamentele che abbiamo avuto sono tantissime perché non riesce a compiere la sua funzione fino in fondo in quanto deve andare incontro alle esigenze delle altre Aziende e delle Aree vaste, infine c’è Marche Nord. Tutto questo non lo diciamo noi, noi abbiamo presentato uno studio commissionato da noi alla Politecnica, anche supportato dalla Bicocca di Milano, ed è uno studio chiaro, è stato presentato e sarà tranquillamente distribuibile anche nelle prossime ore.
Lo studio della Politecnica delle Marche è stato presentato pubblicamente ed i risultati sono chiarissimi, sono inequivocabili.
Io avrei immaginato una preoccupazione, ad esempio, in base alla mobilità attiva, avrei immaginato che chi voleva andare fuori dal perimetro della legge che discutiamo oggi, avesse mostrato preoccupazione per la mobilità passiva, soprattutto di alcuni territori, penso all’Area vasta 4, all’Area vasta 1, che ha due aziende, Area vasta e Marche Nord, che determinano oltre il 30% del totale della mobilità passiva della regione ed oltre il 50% della mobilità passiva della nostra regione va verso l’Emilia-Romagna. Paradossalmente noi andiamo a finanziare la sanità di una regione limitrofa con le nostre risorse. Io mi sarei aspettato questo.
Lo studio è pubblico, è stata fatta una conferenza stampa, è stato per giorni su tutti i giornali, dire che non lo conoscete mi sembra un po’ strumentale e pretestuoso, però non voglio andare in polemica, quindi dico: vogliamo discutere dell'organizzazione delle Aziende, che è la visione che i marchigiani hanno votato? Possiamo farlo, ma dobbiamo ritornare al voto perché quello c’era scritto nel nostro programma elettorale e quel programma elettorale mi sembra che abbia portato ad un risultato chiaro. Io l’ho fatta la campagna elettorale, l’ho detto prima, ho sentito delle cose oggi che non esistono, che io non ho mai detto e se devo sentirle ripetute vorrei ascoltarle dalla mia bocca in un video in uno dei tanti confronti fatti con gli altri candidati.
Chiudendo, perché domani sarà una giornata abbastanza importante, ci sono 140 emendamenti presentati, c'è una discussione che dovremmo fare sugli articoli, vogliamo discutere dell'organizzazione, facciamolo, ma parliamo dell’organizzazione, parliamo dell’approccio strutturale che noi vogliamo dare alla sanità per le sfide dei prossimi cinque/dieci anni, con la consapevolezza che questa riforma, mentre la discutiamo, dovrà essere in grado di affrontare le sfide future, anche se strada facendo ci sarà la necessità di rimetterci mano perché non stiamo votando la verità, stiamo votando un'organizzazione che oggi secondo il nostro punto di vista e secondo il punto di vista dei marchigiani, che il 20 ed il 21 settembre 2020 hanno votato la nostra coalizione, è migliore. Abbiamo chiesto un contributo ed io l’ho detto in tutte le riunioni.
Alcuni aspetti di questa riforma non sono discutibili semplicemente perché li hanno votati i marchigiani, è il nostro programma elettorale e lo vogliamo rispettare, poi ci sono degli aspetti che possono essere discussi e su quelli mi aspetto di vedere gli emendamenti domani, non ho avuto ancora il tempo di vederli, li discuteremo in maniera da affrontare il cuore vero dei problemi.
Nove livelli organizzativi in una regione di 1,5 milioni di abitanti, secondo voi è quello l’aspetto? No, l’avete detto anche voi, noi ne proponiamo sette, con un ospedale di secondo livello e l’Inrca, che tendenzialmente deve andare gradualmente a ricoprire la sua funzione originaria perché in una popolazione che invecchia la geriatria, come ha dimostrato poi l’IRCCS Spallanzani in pandemia, può essere un’eccellenza.
Per il resto, senza smontare ed umiliare nessuno, proponiamo cinque Aziende sanitarie territoriali, è questo quello che emerge dal nostro programma elettorale, ci può piacere o meno, ma è quello che hanno scelto i marchigiani, allora rispettiamoli. Abbiamo avuto un momento di confronto e non si è scoperto niente, bastava leggere dall’agosto 2020 il nostro programma per comprendere quello che c’è scritto in questa riforma, ci sono stati due anni per scoprire l’articolato, bastava prendere il programma.
Non voglio andare oltre il tempo, anche perché nelle giornate di domani e dopodomani sarà importante stare nei tempi perché è giusto il rispetto delle regole che ci sono in quest’Aula, io vi chiedo di tornare a discutere della legge perché avrà un’influenza diretta sull'organizzazione, non su altro, poi a settembre avremo il piacere di riparlare di riequilibrio, di servizi, di funzioni ed obiettivi che dovremo dare alle Aziende, lo faremo a settembre, ma domani vi prego, se è possibile, anche nell'interesse delle Marche e dei marchigiani, di parlare del testo e dell’articolato che abbiamo presentato e che sarà in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo alla proposta di ordine del giorno presentato dai Consiglieri Cesetti, Mangialardi, Biancani, Carancini, Casini, Mastrovincenzo, Vitri, gruppo consiliare PD, che prima ha esposto il Consigliere Cesetti, di non passaggio alla discussione degli articoli e degli emendamenti della proposta di legge n. 128, anche in questo caso un intervento a favore ed uno contro.
Ha la parola, oratore a favore, il Consigliere Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Grazie, Presidente. Telegrafico, invito i colleghi a leggerlo. Domani il Presidente ascolterà gli interventi pertinenti ed i nostri rilievi, questo è il punto, che non abbiamo potuto declinare per ragioni di tempo, li troverà consacrati negli emendamenti e potrà constatare che non c’è neanche mezzo di tipo ostruzionistico, non ne avremo ragione, ma sono tutti pertinenti e nel merito.
Ho già detto prima che noi non contestiamo il diritto del Presidente e della maggioranza di attuare il proprio programma elettorale, tanto è vero che non si troveranno emendamenti che vanno ad intaccare questa volontà, perché sappiamo che non potrebbero trovare diritto di cittadinanza in un dibattito, quindi non li abbiamo neanche presentati, ma contestiamo che la riforma che si vuole fare sia effettiva.
Concordo con il Presidente quando dice: “Noi vogliamo rispettare i marchigiani che hanno votato e mantenere un impegno”, però voi che governate, che avete il grande onore, la responsabilità di governare dovete rispettare anche i marchigiani che hanno bisogno di salute perché questo è un dovere costituzionale.
Vi dovete interrogare se la riforma proposta sia idonea a tal fine, quando il Presidente dice che i rilievi del Consigliere Carancini riguardano la precedente gestione in parte è vero, assolutamente, c'è da dire che però in due anni non è stato posto rimedio a quelle disuguaglianze territoriali.
La proposta di riforma, Presidente, non considera la necessità di riequilibrio dei territori in termini di posti letto, di risorse umane e strumentali, di reti cliniche e neanche considera gli effetti della soppressione dell’Asur unica che con tutti i suoi difetti comunque aveva una funzione di riequilibrio, fungendo da camera di compensazione.
Il tema è questo: i rimedi a quello che ha detto il Consigliere Carancini devono precedere la soppressione dell’Asur ed il conferimento della personalità giuridica, non il contrario. Questo è quello che io contesto di questa riforma, non il diritto del Presidente di attuare il proprio programma elettorale, che rispetto. Aggiungo che il conferimento della personalità giuridica alle Aree vaste è una corrente di pensiero che a me, tra l’altro, interessa, ma la personalità giuridica dev'essere reale e necessita prima e non dopo.
Le chiedo, Presidente, di fare un momento di riflessione e di riequilibrio perché altrimenti si aprirà una competizione tra i territori stessi che determinerà una disuguaglianza.
Perché ho presentato questo ordine del giorno? So bene che verrà respinto, ci mancherebbe, ma l’ho fatto perché resti agli atti. Perché chiedo il non passaggio agli articoli? Perché questa riforma si presterà a dei rilievi di legittimità costituzionale, c’è la violazione degli articoli 3 e 32 della Costituzione, la violazione del principio di universalità e di uguaglianza, per quello che ho detto poc'anzi, c'è il tema del pareggio di bilancio che, come il Presidente sa, riguarda anche le Regioni, articoli 81, 97, 117 e 119. Ogni legge che comporta nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte, dice la Costituzione, c'è la violazione del 117.
Non c’è tempo e devo concludere, chiedo soltanto al Presidente, e sono sicuro che lo farà, di leggere questo ordine del giorno scritto un po' velocemente, me ne scuso, però la sostanza c'è e resta quella che vogliamo dire. Credo che su questo una riflessione il Presidente nell’interesse anche di questa riforma la potrà fare.
Sappiamo bene che verrà respinto, però, ripeto, l'abbiamo scritto in fretta, i concetti sostanziali ci sono, perché restino agli atti, come ha detto il Presidente prima, le ragioni del nostro dissenso, sono molto pertinenti ed attengono al merito della riforma dato che questa riforma appare oggi quanto meno intempestiva.

PRESIDENTE. Ha la parola, oratore contro, il Consigliere Putzu.

Andrea PUTZU. Grazie, Presidente. Non sono mai intervenuto nella discussione generale anche perché non volevo farlo, ma leggendo quest'ordine del giorno ed ascoltando l'intervento del Consigliere Cesetti, che dice che non hanno fatto emendamenti ostruzionistici …, guarda caso, avete presentato un ordine del giorno che è di puro ostruzionismo perché dite di non approvare emendamenti, articoli, quindi la legge. Il che significa che non c’è una proposta, se non quella di mettere agli atti che state facendo ostruzionismo. Di questo ne prendiamo atto. Non credo che come maggioranza, ma anche gli stessi cittadini della Regione Marche che hanno bocciato il vostro operato ed hanno promosso il programma elettorale del Presidente Acquaroli … Quindi, non è che noi stiamo facendo qualcosa di contrario a ciò che abbiamo promesso, stiamo in parte realizzando anche i vostri sogni perché in cinque anni non siete riusciti a fare una riforma sanitaria, che significa che noi abbiamo avuto il coraggio di fare, come giustamente il Consigliere Cesetti ha detto che voleva fare anche lui, una riforma con la responsabilità giuridica delle zone territoriali. Non a caso noi lo stiamo facendo, quindi stiamo realizzando in parte anche il suo sogno, per cui credo che domani potrà anche votare a favore di alcuni articoli, come credo che sia giusto e normale.
Questo ordine del giorno dimostra che dalla parte di questa maggioranza c’è la visione di un nuovo modello di sanità, una riforma della quale si può discutere nel merito, ma di certo non si può dire che la maggioranza non vuole fare qualcosa per favorire la sanità per i cittadini marchigiani, da parte vostra invece c’è un ordine del giorno che purtroppo, mi dispiace, non avrei voluto vedere, cerca di fare puro ostruzionismo.
Proprio per questo andiamo al dunque senza perdere tempo, non possiamo permettere che una riforma che i cittadini marchigiani hanno aspettato per tantissimi anni venga bocciata da un ordine del giorno, quindi, noi voteremo contro nella speranza che domani si possa procedere con tranquillità per dare una risposta ed una nuova riforma della sanità che da tanti anni le Marche stanno aspettando. Grazie.

PRESIDENTE. Proposta di ordine del giorno di non passaggio alla discussione degli articoli e degli emendamenti della proposta di legge 128/2022 a firma dei Consiglieri Cesetti, Mangialardi, Biancani, Carancini, Casini, Mastrovincenzo e Vitri. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale non approva)

PRESIDENTE. Con questa votazione terminano i lavori odierni del Consiglio regionale e si rinvia a domani mattina alle ore 10:00.
Vi prego di essere puntuali, grazie a tutti e buona serata.

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 20,55.