Resoconto della seduta n.81 del 05/06/2012
SEDUTA N. 81 DEL 5 GIUGNO 2012

La seduta inizia alle ore 10,40


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 80 del 29 maggio 2012, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
E’ stata presentata la seguente proposta di atto amministrativo:
- n. 45 in data 31 maggio, ad iniziativa dell’Ufficio di presidenza, concernente: “Rendiconto dell'Assemblea legislativa regionale per l'esercizio finanziario 2011” (iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna).
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 341 dei Consiglieri Massi, Foschi, Marinelli, Acquaroli, Ciriaci, Bugaro, Carloni, Trenta, Zinni, Natali “Richiesta al Presidente e all'Assessore alla sanità di relazionare sull'attuazione della deliberazione amministrativa n. 38/2011”;
- n. 342 della Consigliera Foschi “Definizione delle linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico”;
- n. 343 della Consigliera Foschi “Situazione Istituti Penitenziari nelle Marche”;
- n. 344 della Consigliera Romagnoli “Adesione appello promosso dall’Associazione Nazionale Dire – Donne in rete contro la violenza”;
- n. 345 del Consigliere Solazzi “Iniziative a sostegno della qualità e della trasparenza della filiera degli oli di oliva vergine”;
- n. 346 del Consigliere Sciapichetti “Soppressione Tribunale di Camerino”;
- n. 347 della Consigliera Foschi “Autorizzazione unica ex art. 12 D.L.vo 387/2003 impianto per la produzione di energia elettrica di potenza nominale 999 kwel mediante l'utilizzo di biogas prodotto dalla digestione anaerobica di prodotti agricoli vegetali in Fano, loc. Strada di Mezzo- Ditta: Prima Energia s.r.l.”;
- n. 348 del Consigliere Zaffini “Impegno da parte dei Consiglieri regionali alla raccolta fondi in favore delle popolazioni colpite dal sisma”;
- n. 349 del Consigliere Zaffini “Impegno da parte di Consiglieri alla raccolta fondi in favore delle popolazioni colpite dal sisma”.
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
- n. 703 del 21.05.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 101.000,00. Modifiche tecniche al POA;
- n. 704 del 21.05.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 115.000,00;
- n. 705 del 21.05.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 300.000,00;
- n. 706 del 21.05.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 105.000,00;
- n. 707 del 21.05.2012 concernente: Art. 29, comma 4 bis, della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Variazione compensativa di cassa al Programma Operativo Annuale approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 669.593,68;
- n. 708 del 21.05.2012 concernente: Art. 29, comma 4 bis, della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Variazione compensativa di cassa al Programma Operativo Annuale approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 864.116,83;
- n. 709 del 21.05.2012 concernente: Art. 29, comma 4 bis, e art. 22 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Variazione compensativa di cassa al Programma Operativo Annuale approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 10.501.140,07;
- n. 710 del 21.05.2012 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Art. 25 comma 1 della l.r. n. 29/2011 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese – euro 400.000,00;
- n. 711 del 21.05.2012 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Art. 25 comma 1 della l.r. n. 29/2011 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese – euro 779.595,41;
- n. 712 del 21.05.2012 concernente: Art. 29 comma 3 della l.r. n. 31/2001 – art. 26 comma 2 della l.r. 29/2011 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 – euro 22.406,32. Modifica al Programma operativo Annuale 2012 con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011;
- n. 713 del 21.05.2012 concernente: Art. 29 comma 3 della l.r. n. 31/2001 – art. 26 comma 1 della l.r. 29/2011 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 – euro 178.711,99;
- n. 714 del 21.05.2012 concernente: Art. 2 comma 1 – lettera a) – della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – euro 1.157.149,89;
- n. 715 del 21.05.2012 concernente: Art. 2 comma 1 – lettera a) – della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – euro 1.905.264,58;
- n. 716 del 21.05.2012 concernente: Art. 2 comma 1 – lettera a) – della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – euro 12.164.124,15.
Il Presidente della Giunta, con decreto n. 94 del 21 maggio 2012, ha nominato assessore regionale, con decorrenza dal 28 maggio 2012, Paolo Eusebi, e con decreto n. 99 del 29 maggio 2012 ha attribuito le deleghe ai componenti della Giunta regionale.
Hanno chiesto congedo l’Assessore Petrini e i Consiglieri Acacia Scarpetti, Ciriaci, Malaspina.


Sull'ordine del giorno e sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola la Consigliera Foschi, ne ha facoltà.

Elisabetta FOSCHI. Facendo seguito a quanto richiesto in sede di Conferenza di Capigruppo dal Consigliere Marinelli, chiedo l'iscrizione all'ordine del giorno di oggi della mozione n. 347, a firma Foschi e Carloni, relativamente all'autorizzazione unica - che la Regione si appresta a discutere in data odierna - ad un impianto a biogas che è letteralmente a ridosso delle case in zona Tombaccia a Fano.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Cardogna, ne ha facoltà.

Adriano CARDOGNA. Presidente, come anticipato in sede di Conferenza dei Capigruppo, chiedo l'iscrizione della mozione n. 339 a firma dei Consiglieri Cardogna, Binci, Malaspina, Latini, Silvetti, Marinelli, D'Anna, Ricci, Eusebi, Massi, Pieroni.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Marinelli, ne ha facoltà.

Erminio MARINELLI. Presidente, chiedo che le interrogazioni n. 821 e n. 826 vengano discusse martedì prossimo, trattano argomenti attuali. Abbiamo già parlato con l'Assessore, che ringrazio della sua disponibilità...

PRESIDENTE. Consigliere Marinelli, però naturalmente la iscriveremo se sarà pronta la risposta della Giunta. (…) Va bene.

Erminio MARINELLI. Inoltre chiedo se sarà possibile discutere con l'Assessore Marcolini l'interrogazione n. 827 sull'Acom.

PRESIDENTE. Sempre nella prossima seduta?

Erminio MARINELLI. Sì, il 12 giugno.

PRESIDENTE. Bene. Ha chiesto la parola il Consigliere Zaffini, ne ha facoltà

Roberto ZAFFINI. Chiedo l'iscrizione, come in accordo con i Capigruppo, delle mie mozioni n. 348 e n. 349 attinenti una raccolta fondi da parte dei consiglieri e dei dirigenti regionali per la drammatica situazione dell'Emilia Romagna a seguito del terremoto .

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Sciapichetti, ne ha facoltà

Angelo SCIAPICHETTI. Chiedo l'iscrizione della mozione n. 346 riguardante la soppressione del Tribunale di Camerino, che penso possa essere abbinata a quelle già iscritte.

PRESIDENTE. Al punto 8) ci sono infatti due mozioni riguardanti lo stesso argomento, quindi possiamo inserire lì anche questa. Lavorate magari su una risoluzione, sarebbe ancora più opportuna.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Bucciarelli, ne ha facoltà.

Raffaele BUCCIARELLI. Vanno bene tutte le iscrizioni delle mozioni richieste, Presidente, ma io credo che oggi dovremmo discutere obbligatoriamente della mozione relativa ai dipendenti della Provincia di Ancona. E' un tema quanto mai attuale al quale, nel limite del possibile, dovremmo poter dare una risposta.

PRESIDENTE. Sono d'accordo con lei, Consigliere Bucciarelli.
Ho inoltre presentato anch'io una mozione, poi fatta propria dalla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, sull'iniziativa a sostegno della qualità e della trasparenza nella filiera degli oli di oliva vergine. In Parlamento è giacente una proposta di legge, quindi con questa mozione si vuol richiedere di accelerare il percorso per l'approvazione di tale legge.
Per cui ora, se siamo d'accordo, e atteso ciò che dice il Consigliere Bucciarelli, io procederei con l'iscrizione di tutte le mozioni su cui c'è stata la richiesta inserendole come punto 7 bis) in poi.
Quindi, prima facciamo la mozione al punto 7) poi come punto 7 bis) la mozione n. 345 sugli oli, 7 ter) le mozioni n. 348 e n. 349 del Consigliere Zaffini, 7 quater) la mozione n. 347 di cui alla richiesta della Consigliera Foschi, poi ci sarebbe la mozione n. 339 del Consigliere Cardogna, però c'è anche la richiesta del Consigliere Sciapichetti di inserire al punto 8) la mozione n. 346. Vogliamo allora inserire la n. 339 come punto 8 bis)? Ha chiesto la parola il Consigliere Latini, ne ha facoltà.

Dino LATINI. Associandomi alla richiesta del Consigliere Sciapichetti, vorrei sottolineare che le mozioni iscritte al punto 8) sono ferme da alcune sedute, dovrebbero essere discusse e approvate perché sono legate a delle situazioni nazionali le cui decisioni si stanno prendendo in questo momento.

PRESIDENTE. Vogliamo allora far partire tutto dall'8 bis)? Ossia, proseguiamo con l'ordine del giorno fino al punto 8) e poi inseriamo, come vi dicevo, i punti 8 bis), 8 ter), 8 quater), 8 quinquies).
Ha chiesto la parola la Consigliera Foschi, ne ha facoltà.

Elisabetta FOSCHI. Presidente, chiedo che la n. 347 sull'autorizzazione, a firma mia e del Consigliere Carloni, tra tutte le richieste fatte venga inserita per prima, in quanto è in concomitanza con la Conferenza dei servizi per il rilascio dell'autorizzazione. Voglio dire, cioè, che questa mia richiesta di inserimento ha una sua logica.

PRESIDENTE. Questo lo capisco, Consigliera, però, ecco, ha una logica la sua, ha una logica quella di Zaffini sul terremoto, ha una logica quella sui tribunali che stanno per chiudere. Insomma, tutte hanno una loro logica. Ma se riusciamo ad essere attenti e spediti, l'impegno da parte mia c'è, sono convinto che riusciremo a discutere di tutte.
Se siete d'accordo, ad esempio, io stringerei molto sulle interrogazioni, gli atti non mi sembra possano scaturire un dibattito molto accentuato, a quel punto potremmo passare velocemente alle mozioni arrivando fino a dove ci siamo dati l'obiettivo.


Interrogazione n. 739
del Consigliere Zaffini
“Premi di risultato dirigenza”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 739 del Consigliere Zaffini. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. I Consiglieri sanno che nel novembre 2010 abbiamo approvato un provvedimento di legge che recava ad oggetto la razionalizzazione delle spese di personale. All'interno di questa proposta, poi ripresa anche nell'assestamento di bilancio dello stesso anno, si prevedeva la possibilità per la Giunta regionale di intervenire sulle indennità di posizione e sui premi di risultato dei dirigenti regionali. Dopodochè questa disposizione ha trovato una sua applicazione. I premi di risultato di posizione per l'anno 2011 sono stati quantificati in euro 3 milioni e 117 mila e con questo intervento sono stati poi ridotti di 377 mila euro. I soldi risparmiati sono stati destinati al fondo per le politiche di sviluppo delle risorse umane e per la produttività del personale della Regione con qualifica non dirigenziale.
Posso anche anticipare che è stato già deciso che il premio relativo al 2011, che verrà erogato nel 2012, verrà ridotto di una percentuale varia del 33%.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Premetto che assolutamente non ce l'ho personalmente con i dirigenti, anzi, i pochi che conosco sono in gamba e disponibili. Quello che invece attacco è il sistema dei premi di risultato. Perchè? In questo momento nel nostro Paese nel lavoro privato tra chi non raggiunge il risultato c'è addirittura chi si butta dalla finestra oppure si dà fuoco o si spara, insomma, purtroppo ci sono tanti suicidi di quelle persone che non riescono ad ottenere un risultato nel loro lavoro privato.
Quindi in un momento come questo parlare di premi di risultato all'interno delle strutture pubbliche, come appunto la Regione, è nel loro lavoro privato alquanto disgustoso.
Ed io qui mi arrabbio anche con quei pirla di leghisti che sono stati a Roma e non si sono accorti di una normativa che tagliava sì da una parte ma dall'altra dava. Sì, quei cornuti di leghisti che sedendo a Roma si sono poi un po' addormentati.
E' una normativa ove ci sono tanti tagli ma poi i dirigenti rimangono esclusi dal blocco del trattamento economico complessivo e dalle componenti legate al merito. Ossia, tutta la parte della produttività e della retribuzione di risultato non è compresa nel taglio delle riduzioni delle nostre spese. Dunque, ripeto, è una vergogna, e lo è sopratutto in questo momento.
Chiaramente, però, cane non mangia cane, quindi gli organi politici, gli organi dirigenziali si fanno le leggi che vogliono. Dopo non ci lamentiamo che c'è l'antipolitica!
Invece ritengo dovremmo essere proprio noi per primi a dare un messaggio in questo senso. Tra l'altro i dirigenti rimangono mentre noi politici ci mettiamo la faccia e poi fra tre anni andiamo forse - anzi, quasi sicuramente - tutti a casa, ma alla fine la gente riferisce comunque a noi le spese dei dirigenti, perché è la politica che le crea. Per cui siamo noi che su questo dobbiamo dare un risultato.
Tanto è vero che oggi ho presentato due mozioni attinenti alla raccolta fondi per i terremotati dove voglio far partecipare anche i dirigenti in modo preponderante. Chiedo diano un lauto contributo proprio per quella parte di retribuzione di premio che spesso è tre-quattro volte maggiore di uno stipendio normale o di quello di un pensionato. Se si vanno a vedere i dati è facile capire che sono fuori dalla difficile realtà che invece vivono i nostri cittadini.
Non sto qui ad elencare specificatamente, dico solo che ci sono 80 dirigenti e 13 tra questi prendono più di 30 mila euro di premio.
Quindi chiedo, anche in previsione di queste mozioni (e penso potremo parlare di una risoluzione), ci sia veramente un segnale di questa Regione. Perché, ripeto, i dirigenti prendono tanti soldi e li prenderanno sempre, mentre noi fra qualche anno andremo magari tutti a casa però la faccia è noi che ce la mettiamo, Per cui pensiamoci bene.


Interrogazione n. 769
del Consigliere Binci
“Progetto di terminal gas al porto di Ancona”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 769 del Consigliere Binci. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Eusebi.

Paolo EUSEBI. L'argomento oggetto di questa interrogazione è stato affrontato nella seduta del Comitato portuale del 13 dicembre 2011. Si è trattato di una discussione preliminare su una ipotesi di massima, propedeutica alla richiesta di concessione demaniale marittima per realizzare un punto di ormeggio, nel tratto iniziale della banchina rettilinea n. 26, attrezzato per la ricezione di gas naturale tramite la tecnologia della compressione e la realizzazione di una tubazione sottomarina.
L'ipotesi in questione è stata presentata dal gruppo società Gas Rimini S.p.A..
Per la parte di mia competenza riferisco che, in base alle informazioni fornite dalla società, l'occupazione e l'impatto sull'area portuale sarebbero piuttosto limitati. II tratto di banchina sarebbe utilizzato in modo sistematico da parte delle navi gasiere. Sarebbe inoltre necessaria una fascia di sicurezza profonda circa 30 metri lungo la banchina stessa e l'impianto di decompressione occuperebbe un'area di 5000 metri quadrati. Il piazzale retrostante potrebbe continuare ad essere usato per il deposito delle merci e dei containers.
Per quanto riguarda le domande specifiche del Consigliere Binci, fornisco di seguito una serie di informazioni.
Compatibilità con la vicinanza dell'abitato della città.
Dalle notizie reperite dalla società emerge che il gas naturale, in virtù delle sue caratteristiche chimico-fisiche, è considerato tra le fonti di energia più pulite attualmente disponibili, per il fatto che, in fase di combustione, produce una ridotta quantità di inquinanti atmosferici come C02 ed ossido di azoto, trascurabili emissioni di ossido di zolfo e, soprattutto, non produce polveri sottili. Non è tossico per le persone, gli animali e la flora, non è inquinante per le acque, per il suolo e il sottosuolo. Anche nel caso di dispersione in acqua non inquina.
Per ciò che concerne gli aspetti legati alla sicurezza, si segnala che il proponente prevede un sistema di allarme per bloccare preventivamente l'afflusso del gas impedendo il verificarsi del rischio di incidente.
E' opportuno tuttavia segnalare che in caso di fuoriuscite il gas naturale presenta rischi di incendio minori rispetto ai combustibili liquidi e carburanti. Qualora dovesse venire a contatto con una scintilla, il combustibile non darebbe origine a scoppio, ma si limiterebbe a bruciare sviluppando una fiamma che tende verso l'alto.
Particolari accorgimenti dovrebbero inoltre essere previsti per il rumore.
Presenza del progetto del terminal gas nella variante del piano regolatore del porto di Ancona.
Il Piano non vincola in modo rigido l'uso delle banchine. La destinazione degli ormeggi è disciplinata con ordinanze dell'Autorità Marittima.
Intenzione della Regione ad autorizzare il progetto.
La valutazione della proposta potrà essere fatta solo a seguito della formale presentazione della richiesta di concessione demaniale marittima, corredata da un progetto completo da parte del proponente. Su questo potrà esprimersi il Comitato portuale e avviare, eventualmente, la procedura di cui all'art. 153 del Codice dei contratti pubblici, che disciplina il project financing.
Ed in questa fase, la valutazione - per la parte, di competenza della Regione Marche - potrà essere effettuata tenendo conto dell'intero sistema del gas, in relazione anche al terminale di rigassificazione di Falconara Marittima.
Compatibilità del progetto con le attività esistenti legate al turismo, alla pesca, alla nautica.
L'intervento sarà valutato attentamente sulla base di approfonditi studi a carattere tecnico che tengano conto di tutti gli interessi pubblici coinvolti, tra cui la salvaguardia di importanti attività quali turismo, pesca e nautica e, ovviamente, tenendo conto della salute umana.
Conciliazione del terminal con le attività esistenti e con la realizzazione del Waterfront.
Qualora il progetto dovesse essere presentato, sarà attentamente valutata la sua collocazione. Si fa presente, comunque, che la zona che potrà essere aperta alla città sarà quella del porto storico e che, d'altro canto, vi sono zone del porto che non possono essere accessibili a tutti in quanto destinate ad attività non compatibili con l'uso pubblico.
Possibilità di collocazione del terminal presso una delle isole della raffineria API e conseguente gestione dell'attività da parte della stessa.
La Regione non può interferire con scelte che fanno capo alla sfera di gestione di aziende private. La Regione, tramite il proprio rappresentante in seno al comitato portuale, potrà esprimersi unicamente sulle proposte presentate dopo aver acquisito preliminarmente le valutazioni degli uffici regionali competenti.
Riguardo a questo ultimo punto io dico che sia il Consigliere Binci come ognuno dei Consiglieri presenti in quest'Aula dovranno svolgere la propria funzione politica, e questo riguarda anche me come Consigliere regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questa interrogazione nasce da una comunicazione sulla stampa del presidente dell'Autorità portuale, dott. Canepa, che diceva che c'è una richiesta per realizzare un terminal gasiero presso il porto di Ancona per navi cariche di gas metano che farebbero la spola dall'Egitto al porto anconetano, con una previsione di flusso di navi metaniere da una a tre al giorno. E si diceva anche che è un business molto conveniente perché in questo momento c'è una forte richiesta di metano. Potremmo fare da hub metaniferi, diventeremmo cioè commercianti di metano. E l'Autorità portuale beneficerebbe di 1 milione e mezzo di euro all'anno, più 50-60 milioni di euro una tantum per gli investimenti sul porto.
Per cui quello che mi ha spinto a presentare questa interrogazione è il modo con cui il presidente dell'Autorità portuale Canepa ha considerato questo progetto, appunto tutto volto agli introiti dell'Autorità portuale stessa, ossia, l'Autorità portuale guadagna 1 milione e mezzo di euro all'anno, 60 milioni di investimenti.
Però qui non è che si tratta di importazione di legname o di importazione di semi di girasole bensì di navi cariche di metano che andrebbero ad attraccare nella zona del porto commerciale. Una scelta che secondo me determinerebbe addirittura l'indirizzo del porto, gas metano, legnami o altre tipologie di prodotti non possono certo stare nelle stesse banchine.
Si parla di un uso limitato, bèh, sono 10 mila metri quadri di banchina. Si parla poi di 30 metri di rispetto oppure del fatto che il metano è compatibile. Certamente, il metano utilizzato come mezzo di combustione è compatibile, ma per il trasporto di questo ci sono i metanodotti. Sicché non conosciamo il rischio che comportano queste navi, ed il rischio anche nei confronti della parte abitativa del porto che è a soli 300-400 metri di distanza.
Viene detto, inoltre, che non si producono polveri e che in caso di incendio scatterà il blocco del flusso del gas. Però il blocco del flusso deve essere fatto dalle persone o dalle cose, e spesso i blocchi di flusso non avvengono nelle situazioni di incidente.
Si dice anche che c'è un rischio minore perché brucia verso l'alto, però anche qui bisogna vedere, visto che si tratta di ben 2 mila tonnellate di metano, se brucia tutto.
E soprattutto, ripeto, non può essere che l'Autorità portuale venda una cosa solamente legata al proprio business, oltretutto senza neppure tutelare gli altri operatori del porto. L'Autorità portuale deve organizzare, deve gestire, ma prima di proporre un intervento di questo genere deve sentire anche gli altri operatori.
In passato è stato fatto un grosso lavoro affinché le navi turistiche facessero sosta ad Ancona, perché appunto sono un'opportunità per il turismo, i passeggeri fermandosi fanno acquisti, visitano la città e l'interno della costa. Ecco, non penso che le navi turistiche vorranno attraccare a fianco di una nave gasiera.
E non si può neanche chiedere alla città di Ancona e ai suoi cittadini di condividere un simile progetto. Inoltre mi chiedo: gli stessi rappresentanti della Regione all'interno dell'Autorità portuale che posizione hanno preso rispetto a questo? Ecco, credo debbano dire che non se ne dovrebbe neanche parlare fin quando non si sente il Consiglio comunale di Ancona, finché non viene fatto un discorso con i cittadini, finché non viene fatto un incontro con le altre organizzazioni e con gli altri operatori.
Ultima questione. E' vero che è meno pericoloso, sopratutto in caso di incendio o di esplosione, se è lontano. Ebbene, allora io dico questo. Voi avete autorizzato un rigassificatore a 15 chilometri sulla seconda isola della raffineria Api dicendo che è un'industria energetica che sa gestire queste cose, per cui, ecco, sostituiamo allora il rigassificatore con un terminal gasiero che porti il metano senza il bisogno della trasformazione da refrigerato in gas metano, ci sarà soltanto il trasporto, cosicchè non si avranno problemi rispetto alla immissione di cloro in mare, quindi rispetto alla sterilizzazione, oppure sull'impatto termico, ecc..
Ecco, di tutte queste cose i cittadini devono essere informati e la Giunta deve prendere posizione.


Interrogazione n. 792
del Consigliere Bucciarelli
“Situazione del convitto dell' I.P.S.S.A.R.T. Girolamo Varnelli di Cingoli”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 792 del Consigliere Bucciarelli. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Luchetti.

Marco LUCHETTI. A seguito di acquisizione di informazioni risulta che la Provincia di Macerata, che ha esclusiva competenza sugli edifici scolastici, ha proceduto alle verifiche per la messa a norma di tutti gli edifici sede di attività didattica dell'IPSSART G. Varnelli di Cingoli.
Sono stati appaltati i lavori necessari al ripristino delle opere e il completamento degli stessi è assicurato per l'inizio del prossimo anno scolastico.
Relativamente al Convitto con sede presso la struttura alberghiera "Miramonti", la Provincia assicura continui contatti con i Vigili del Fuoco che stanno verificando l'esecuzione delle opere di adeguamento richiesto che dovranno ultimarsi entro il 31 dicembre c.a..
Il Comune di Cingoli ha in programma un progetto di trasformazione di una scuola media in Convitto con circa 100 posti letto.
II progetto è finanziato con 1,4 milioni di euro e sarà pubblicamente presentato il giorno 31 p.v. - ma credo che già sia stato fatto, credo fosse per il 31 di maggio -, con conclusione dei lavori prevista entro dicembre 2013.
La Provincia si è impegnata a trovare per il prossimo anno scolastico un'adeguata soluzione per tutti gli studenti che richiederanno la sistemazione in convitto.
II 28 maggio l'Assessore all'istruzione della Provincia di Macerata ha incontrato il dirigente scolastico, la RSU dell'Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri di Ristorazione e per il Turismo G. Varnelli di Cingoli e i sindacati territoriali per una informativa di merito, con particolare attenzione per i diritti degli studenti, delle famiglie e del personale tutto della scuola.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Ringrazio l'Assessore della risposta.
L'interrogazione è motivata dal fatto che sembrava messa a rischio la possibilità di piena funzionalità dell'Istituto alberghiero di Cingoli; anche il Consiglio regionale si era espresso più di una volta favore.
Se quello che ha detto l'Assessore – ed io oggi non ho elementi per contestarlo - sarà realizzato significa che l'Istituto alberghiero continuerà, con il convitto incluso, ad operare così come ha fatto finora. E questo andrà sicuramente a vantaggio dei tanti giovani che dall'entroterra lo frequentano.


Proposta di atto amministrativo n. 45
ad iniziativa dell'Ufficio di Presidenza
“Rendiconto dell'Assemblea Legislativa regionale per l'esercizio finanziario 2011”
(Relazione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 45 ad iniziativa dell’Ufficio di Presidenza. Ha la parola la relatrice Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. Il Rendiconto dell’esercizio finanziario del 2011 dell’Assemblea legislativa regionale delle Marche presenta un saldo positivo di euro 211.888,03. Di questi, euro 79.823,16 quale avanzo di gestione, 77 mila quali residui insussistenti e 55 mila euro quali residui perenti, entrambi derivanti dalla gestione del 2010.
Lo schema di Rendiconto è stato sottoposto all’esame del collegio dei revisori dei conti, nominato dall’Assemblea consiliare, che nella riunione dell’8 maggio 2011 ha espresso parere favorevole sul conto.
La spesa complessiva nell’anno 2011 è risultata pari a euro 16.485.176,84, con una contrazione rispetto al 2010 del -4,83%. Una tendenza al risparmio che va avanti dalla gestione del 2005.
L’esercizio finanziario 2011 è stato interessato da scelte importanti. Prima fra tutte il completamento del trasloco degli uffici presso la nuova sede di piazza Cavour e la dismissione delle altre sedi, scelta, quest'ultima, che ha concorso all'obiettivo di progressiva riduzione della spesa assembleare, oltre ad avere delle caratteristiche strategiche.
Inoltre il bilancio 2011 risente degli effetti del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e competitività economica”, con cui sono state introdotte misure di contenimento della spesa per la pubblica amministrazione, che naturalmente sono state recepite dal Consiglio regionale.
I risultati della gestione finanziaria, alla luce dei dati a consuntivo, dimostrano il raggiungimento dell’obiettivo. Il totale delle spese non predeterminate con legge risulta infatti inferiori alle riduzioni imposte dalla legge 122/2010 rispetto all'anno 2009.
Le entrate effettive, composte esclusivamente dai trasferimenti dei fondi del bilancio regionale per l’anno 2011, sono risultate di euro 16.565.000,00. L’avanzo d’esercizio, come ho detto prima, è risultato pari ad euro 79.823,16, che sommato alle economie derivanti da residui insussistenti (euro 77.002,67) e perenti (euro 55.062,20), entrambi risorse impegnate nel 2010, ha determinato un avanzo complessivo di euro 211.888,03.
La parte dell’avanzo relativa ai residui perenti, pari ad euro 55.062,20, si riferisce alle somme impegnate nell’anno 2010 e non ancora liquidate, di cui però i creditori potrebbero ancora richiedere il pagamento nei termini della prescrizione.
Per quanto attiene ai residui insussistenti, che contribuiscono per euro 77.002,67 all’avanzo di amministrazione, essi rappresentano economie su impegni assunti nel corso dell’anno 2010 i cui fondi non sono stati interamente utilizzati. Si tratta pertanto di economie conseguenti a risparmi derivanti dalle minori spese telefoniche, a minori spese per utenze rendicontate e rimborsate all’Immobiliare regionale (IRMa) relative all’immobile di Piazza Cavour, a minori spese per oneri riflessi e Irap dovuti per compensi al personale, e a risparmi relativi alla liquidazione delle compartecipazioni per iniziative che hanno registrato minori costi rispetto al preventivo.
Con riferimento allo stanziamento definitivo del capitolo 1 (Indennità di carica e di missione dei componenti il Consiglio regionale) abbiamo avuto un risparmio rispetto al 2010 del 6,14%.
Durante la gestione 2011 si sono altresì ottenuti significativi risparmi a seguito della riduzione delle indennità di carica dei Consiglieri regionali, decisa dall'Ufficio di Presidenza a partire dal mese di ottobre in occasione della riduzione della misura delle indennità parlamentari (un risparmio di euro 39.600,00), a seguito della riduzione del numero di vitalizi erogati (un risparmio di euro 20.000,00) e della mancata richiesta degli anticipi di fine mandato (un risparmio di euro 39.000,00) previsti in sede di bilancio di previsione.
C’è stato un risparmio anche per quanto concerne il capitolo 2 (Spese di rappresentanza). C’è una riduzione rispetto al 2010 del 3,11%.
Al capitolo 3 (Spese postali, telefoniche, di cancelleria, di documentazione e biblioteca, per servizi di informazione, di economato e minute spese) lo stanziamento definitivo è stato minore rispetto a quello previsto e c’è stata anche qui una minore spesa del 16,15% rispetto al 2010. Risparmi derivati soprattutto dal risparmio sulle utenze telefoniche.
Nel 2011, inoltre, l’amministrazione si orientata verso il potenziamento della produzione interna dei servizi d'informazione, ottenendo in tal modo un risparmio di euro 45.000,00 rispetto al 2010.
Per quanto riguarda il capitolo 4 (spese per locazioni, manutenzione sistemazione ed adeguamento impianti, pulizie, sorveglianza e sicurezza delle sedi consiliari) lo stanziamento definitivo di euro 1.017.048,00 è stato utilizzato per euro 1.014.377,48 con un avanzo di euro 2.670,52.
Al capitolo 5 (Spese per acquisto, noleggio, manutenzione attrezzature, impianti, arredi, automezzi e strutture informatiche) si rileva un lieve aumento di spesa, ma c’è stata una somma di euro 41.848,00, non completamente impegnata, è stata integrata con i risparmi derivanti da altri capitoli, per ampliare il software di contabilità con nuovi prodotti rivolti alla gestione del magazzino e dell’inventario e per l’acquisto di nuovi sistemi di archiviazione Compaq da destinare all’archivio del personale e delle commissioni. Quindi un investimento effettuato che produrrà sicuramente risparmi nelle gestioni successive.
Nel capitolo 6 (Spese per il personale) c’è stato un risparmio rispetto al 2010 del 4,82%. Tale risultato deriva dall’azzeramento del costo delle commissioni di concorso e di gara a seguito dell’entrata in vigore della l.r. 11/2010 “Misure urgenti in materia di contenimento della spesa”. Analogo azzeramento per le spese riguardanti le collaborazioni coordinate continuative, con un risultato ancora più avanzato rispetto a quello previsto.
Il capitolo 7 (Spese per i gruppi consiliari) registra un piccolissimo incremento perché abbiamo avuto la nascita di due nuovi Gruppi consiliari.
Nel capitolo 8 (Compensi, onorari, rimborsi per consulenze prestate da enti e privati a favore del Consiglio, convegni, indagini conoscitive, studi e ricerche) rispetto al 2010 c’è stato un decremento pari al 9,14%.
Inoltre c’è segnalare l’azzeramento delle spese per consulenze, registrata già dall’esercizio 2010, in concomitanza con l’entrata in vigore della legge 122/2010.
Quindi è un Rendiconto gestionale sicuramente positivo. Ne chiedo l’approvazione dell’Aula.

PRESIDENTE. Non ci sono richieste di intervento quindi passiamo alla votazione.

Proposta di legge atto amministrativo n. 45. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 180
ad iniziativa dei Consiglieri Marinelli, Massi, Acquaroli, Silvetti, Camela, Acacia Scarpetti, Giancarli
“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 22 ottobre 2001, n. 22 “Disciplina degli impianti di trasporto a fune in servizio pubblico, delle piste da sci e dei sistemi di innevamento programmato”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 180 ad iniziativa dei Consiglieri Marinelli, Massi, Acquaroli, Silvetti, Camela, Acacia Scarpetti, Giancarli.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Camela.

Valeriano CAMELA. Mi preme intanto ringraziare il Presidente della IV Commissione Enzo Giancarli per avermi affidato l'incarico di relazionare su questa importante proposta di legge.
La Regione, come sapete, con l'emanazione della legge regionale n. 22/2001 ha inteso promuovere lo sviluppo delle aree montane della nostra regione, innalzando quindi con determinati interventi o proposte di interventi il livello qualitativo dell'offerta turistica. Ha infatti cercato di sostenere l'ammodernamento o una nuova realizzazione in particolare degli impianti di risalita adibiti al trasporto delle persone, come pure delle piste da sci e dei sistemi di innevamento artificiale.
La regione Marche ha sei stazioni sciistiche: Acquacanina, Bolognola, Montecopiolo, Castelsant'Angelo sul Nera, Sarnano, Ussita, Frontignano.
Vorrei qui aprire una breve parentesi per rappresentare una situazione di difficoltà che c’è, ahimè, anche nel settore del turismo invernale, ovvero in un territorio a sud delle Marche. Mi riferisco alla stazione sciistica di Montepiselli, è inserita nel parco nazionale del Gran Sasso-Laga e quindi è a cavallo di due regioni e di due province (Ascoli Piceno e Teramo).
Questa stazione ha una sua peculiarità, o meglio, presenta una forte criticità perchè gli impianti e le attrezzature insistono in territorio abruzzese però il bacino di utenza è quasi esclusivamente marchigiano. E' la classica criticità di confine, diciamo una condizione borderline che in cinquant'anni ha portato questa stazione ad un lento declino. E questo è avvenuto per il concorso di più fattori, ad esempio il mancato ammodernamento degli impianti, le condizioni climatiche spesso non favorevoli, difficoltà gestionali con un deficit finanziario crescente. Insomma, vari fattori hanno reso impossibile competere con altre stazioni abruzzesi più consolidate.
A tal proposito io tempo addietro mi sono attivato, con gli uffici regionali e con l'Assessore Viventi che ha la delega delle politiche per la montagna, per cercare di strappare una disponibilità per un incontro con i corrispondenti pari grado della Regione Abruzzo. Questo incontro sarebbe dovuto avvenire lo scorso inverno ma a causa dell'abbondante nevicata è stato rinviato. La calendarizzazione è comunque a breve.
Lo scopo di tale incontro è quello di poter stimolare, in sinergia tra le due Regioni, le due Province, gli Enti locali interessati ed il Consorzio turistico dei Monti Gemelli, una strategia di riqualificazione della stazione sciistica, prevedendo anche interventi che portino ad un riposizionamento della località sciistica in un segmento turistico più adeguato al ruolo che occupa.
La legge regionale n. 22, dicevo, è stata emanata nel 2001, successivamente lo Stato ha emanato la legge n. 363/2003 che detta norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali.
Ritengo quindi utile, opportuna e puntuale la proposta di legge oggi in discussione, essa va ad integrare la legge regionale n. 22/2001 negli aspetti riferiti alle regole comportamentali a cui si devono attenere i fruitori delle piste da sci.
Tale opportunità ritengo sia legata anche alla necessità di cogliere il cambiamento delle preferenze dei consumatori (i cosiddetti nuovi trend di consumo), al fine di migliorare l'offerta dei servizi e dei prodotti.
A questo proposito mi risulta, in riferimento anche alle nuove fase di analisi riguardo i desideri dei nuovi turisti, che l'esigenza della sicurezza è abbastanza sentita. Per cui bisogna lavorare anche su questo versante.
E l’odierna proposta di legge penso soddisfi al meglio questa domanda, in essa si configura una specie di codice della neve, così come succede nella circolazione stradale.
La legge regionale n. 22/2001 consta di sei Titoli. Questa proposta di legge propone l'inserimento del Titolo V bis “Norme di comportamento degli utenti delle piste da sci”, composto dall’articolo 28 bis ove si definiscono le norme di comportamento e dall'articolo 28 ter che riguarda le sanzioni amministrative.
L'articolo 28 bis dettaglia puntualmente le regole comportamentali a cui devono attenersi i fruitori delle piste da sci, quindi nelle situazioni, ad esempio, di velocità, di sorpasso, di rispetto della precedenza, che ha delle applicazioni diverse a seconda se si tratti di sci da fondo o di sci alpino, dell'obbligo del casco protettivo per i minori di 14 anni che si dedicano alla pratica dello snowboard o dello sci alpino, il rispetto della segnaletica, ecc..

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Scusi, Consigliere Camela, ma c'è un sottofondo molto rumoroso. Prego ad un maggior silenzio, grazie.

Valeriano CAMELA. Grazie Presidente. Mentre l'articolo 28 ter fissa le sanzioni pecuniarie che a seconda dell'infrazione vanno da un minimo di 25 euro a un massimo di 1.000 euro.
Per cui penso si debba riconoscere ai presentatori della proposta di legge, tra cui anche il sottoscritto, di aver considerato l'opportunità di aggiornare una legge di dieci anni fa.
Sono pervenute delle osservazioni volte anche a rivedere il servizio di soccorso sulle piste da sci, alla luce di una tendenza che si sta osservando in alcune regioni. La Regione Piemonte nel dicembre 2011, ad esempio, ha introdotto la figura dell'operatore di primo livello, ovvero un operatore in possesso di una specifica qualifica professionale. Però calando il tutto nella situazione marchigiana, il cui livello organizzativo non è sicuramente paragonabile a quello che si osserva in regioni molto più avanzate della nostra – peraltro il loro miglioramento organizzativo è stato condizionato anche per aver ospitato le olimpiadi invernali ecc. -, si è ritenuto in questa fase di soprassedere a questa esigenza, magari potremo affrontarla successivamente, per evitare di gravare pesantemente sul discorso finanziario degli attuali gestori degli impianti.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Direi che è quasi un po’ difficile fare una relazione dopo una così approfondita analisi delle problematiche ed attenta esposizione di questa proposta di legge.
Sicuramente è una proposta di legge di interesse regionale, recepisce riferimenti di normativa nazionale, prescindendo dalle dimensioni e dalle caratteristiche delle strutture sciistiche.
Come giustamente diceva il relatore di maggioranza, in questo breve articolato si individuano le fattispecie che debbono essere sanzionate, i precetti a cui si deve attenere colui che utilizza l'impianto.
Inoltre si individuano le figure che devono provvedere al sanzionamento di eventuali comportamenti e condotte pericolose.
Non devo aggiungere altro se non pronunciare fin da subito il voto positivo al testo illustrato poc'anzi.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Grazie, Presidente Giorgi, anzi, mi rivolgo proprio a lei perché conosce quello che ora spiegherò.
Finalmente arriva una proposta di legge, sparata là per caso, avente ad oggetto “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 22 ottobre 2001, n. 22 ‘Disciplina degli impianti di trasporto a fune in servizio pubblico, delle piste da sci e dei sistemi di innevamento programmato’ ”.
E' stato citato Montecopiolo, ho sentito fare un'arringa da parte del Consigliere Camela che nonostante il brusio di sottofondo è riuscito a far capire una cosa molto chiara a tutti.
Il patrimonio montano occupa il 75% della superficie geografica nazionale ed europea. Siamo rimasti ancora, caro Consigliere Cardogna, a una legge antica sulla montagna, con cui poi tutti ci facciamo i belli, parliamo dello spopolamento, della popolazione che invecchia ecc. ecc.. Però, ecco, abbiamo comunque un patrimonio montano stupendo che lei ben conosce.
Anni fa in un pomeriggio qualsiasi ci incontrammo da quelle parti, lei che è molto sensibile ai problemi del territorio regionale vi capitò con un amico comune. Ed al mattino tutti ci svegliammo in una località stupenda, la scoprimmo in diretta quella mattina, 50 centimetri di neve fresca ed un sole meraviglioso. E questa è proprio quella località di cui ha parlato il relatore Camela.
Ma perché ho fatto questa prefazione? Ossia, come si superano le difficoltà che hanno i territori? Amministratori della cosa pubblica, cari Consiglieri, caro Consigliere Giancarli, lei che è molto sottile e sagace, noi in VI Commissione, proprio in quella Commissione che per molti è residuale, stiamo portando avanti un progetto che tra un po’, me lo auguro, in pochi articoli penso possa avere la sua sintesi, cioè “limes, territori di confine, progetti condivisi e cofinanziati”.
E caro Assessore Eusebi, neo eletto a questo ruolo, questo riguarda anche lei, come pure l’Assessore al bilancio Marcolini, ossia quella politica che dovrebbe legare un buon progetto per il rilancio anche del settore del turismo e della cultura.
Abbiamo già ottenuto il sì della Regione Lazio e il sì della Regione Abruzzo.
Limes significa confine, confine che unisce progetti condivisi e cofinanziati.
Oggi noi non potremmo sostenere quell'impianto a fune ecc., con tutte le difficoltà che porta San Giacomo di Valle Castellana, per quella anomalia amministrativa. Ovvero, noi amministriamo un territorio che per l'80% sta in Abruzzo ma che ha un assetto amministrativo che riguarda il Comune di Ascoli Piceno, capoluogo di provincia, in consorzio con altri Comuni limitrofi. Con i tagli orizzontali che abbiamo e con i tagli verticali che non abbiamo, a tutto tondo, ecco, che cosa finanziamo? Possiamo fare solo enunciazioni di principio. Domani infatti leggerò sulla stampa locale, lo invierò a tutti i Consiglieri: “Il Consigliere Camela presenta la proposta di legge…”ecc. ecc..
Che cosa unisce il Consigliere Camela e me in quel territorio? Io ho preso moglie ad Ascoli Piceno, mio suocero aveva, ed oggi mia moglie ha, una casetta proprio in quella località dove io ho incontrato il dott. Camela. Ma non sto parlando di interesse privato in atto pubblico, non è questo. Però, ecco, se io domani dovessi leggere quell'articolo che dice che lui presenta qua e là, ecc. ecc., io farò un controarticolo spiegando bene perché lo farò.
Quindi all'intera Assemblea legislativa propongo, caro Presidente Cardogna, di concludere – ne avevamo parlato con Misiti e non ricordo con chi altro – quella legge. Perché? Ci sono territori che hanno l’anomalia di essere amministrati da amministratori delle Marche pur essendo sul territorio abruzzese, che praticamente significa essere inefficaci per quanto riguarda il finanziamento delle importantissime strutture ivi esistenti; peraltro lì c'è anche il patrimonio del comune capoluogo di provincia, Ascoli Piceno, come pure tanti cittadini che vengono dalla riviera di San Benedetto.
Guardacaso proprio nella rassegna stampa di oggi c'è scritto: “Dall'Abruzzo stanno per arrivare alla Valle del Tronto”. Il Tronto è e sarà sempre oggetto di una situazione di confine particolarissima, di qua c’è il sud delle Marche e di là c'è il nord dell'Abruzzo, ma siamo da sempre popolazioni affini.
Quindi se vogliamo risolvere questi problemi senza fare inutili enunciazioni, che tali resteranno, abbiamo il dovere politico, etico e amministrativo di concludere con quella legge; che tra l’altro riguarda l'Emilia Romagna a nord, caro Consigliere Zaffini, la vicina Toscana, l'Umbria, il Lazio e l'Abruzzo. Ecco, questo lo può fare la Regione Marche con una legge propria e condivisa con le altre Regioni. Poi andare in Europa, visto che parliamo di internazionalizzazione, e chiedere finanziamenti mirati per risolvere annosi problemi amministrativi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Intanto ricambio i ringraziamenti, non soltanto al relatore di maggioranza Valeriano Camela e al relatore di minoranza Daniele Silvetti, ma anche al Consigliere Erminio Marinelli che è il primo firmatario di questa proposta di legge.
Inoltre voglio tranquillizzare il collega Traversini che nessuno di noi ha dimenticato il Catria e il Nerone, ma forse dagli approfondimenti tecnici e scientifici che ha fatto il relatore di maggioranza era emersa una situazione diversa rispetto a quella su cui abbiamo discusso.
Il Consigliere Trenta ha citato Montecopiolo. Ma, guardate, una mattina arrivando qui, sarà capitato anche a voi, ho ricevuto un volantino del comitato di Montecopiolo in cui si sollecitava la discussione ed il pronunciamento dell'Assemblea legislativa riguardo il passaggio in Emilia Romagna. Io ho letto questo volantino, dipodichè ho detto che non solo non ero d'accordo che Montecopiolo vada in Emilia Romagna, anzi, per quanto mi riguarda io sono che anche gli altri sette Comuni rientrino nelle Marche.
Questo è per chiarire che a mio avviso deve esserci una posizione ferma sull'unità storica, geografica, culturale della nostra regione, ossia l'orgoglio di tutelarla sotto ogni punto di vista.
Condivido invece l’altro aspetto di cui parlava il Consigliere Trenta. Io non considero affatto marginale – ma credo nessuno di noi – o residuale la VI Commissione. L'Europa è l'orizzonte, l'Europa oltre che il progetto nobile è anche la quotidianità. E il valore della montagna non è solo perché occupa tanta superficie ma perché è una ricchezza dell'intero ecosistema.
Mi fa piacere che questa legge sia stata nobilitata e credo che faccia piacere sopratutto al Consigliere Marinelli. Si sono volute dare certezze sulle sanzioni, ma non come volontà repressiva, tutt'altro, bensì, come giustamente le ha inquadrate il relatore di maggioranza, proprio per quel valore turistico, ambientale, economico che hanno questi impianti. Tra l'altro in questa località ci sono cifre considerevoli anche rispetto alle stesse presenze turistiche.
Per cui sicuramente l'approccio è quello che dava il Consigliere di maggioranza Camela, condiviso pienamente, se non ho capito male, anche dal Consigliere Silvetti. Il Consigliere Camela ha definito benissimo questa legge quando ha parlato di codice della neve, quindi, ecco, non credo ci sia altro da aggiungere.
Solo un ultimo aspetto. Le proposte della Giunta non è che hanno meno valore, anzi, però questa è un'iniziativa consiliare, dei gruppi, dei singoli Consiglieri, quindi ritengo sia un aspetto importante.
Prima il Vicepresidente Giacomo Bugaro sollecitava due sue proposte che dovrebbero essere oggetto di approfondimento, di esame e quindi di approvazione prima della IV Commissione e poi dell'Aula, ecco, credo ci sarà sicuramente la disponibilità piena di tutta la Commissione. Il fatto che si riesca a portare all'approvazione dell'Aula anche proposte di singoli Consiglieri, poco importa se di maggioranza o minoranza, ritengo dia valore al ruolo importante e fondamentale dell'Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento quindi passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Emendamento n. 1/1 del Consigliere Marangoni:
Dopo il comma 3 dell'articolo 28 bis, introdotto dall'articolo 1, è inserito il seguente comma:
“3 bis. I gestori di cui al comma 1, in caso di accertato incidente su pista, sono tenuti al blocco temporaneo dell'impianto di risalita e al corrispondente blocco degli sciatori posti nel punto di rilascio dell'impianto a monte della pista da sci.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Per chiarire bene che il mio intervento va inteso come aggancio e stimolo alla legge presentata, per cui non c'è assolutamente tema di interpretazione. Dunque voto favorevole non solo per disciplina del gruppo ma per il senso vero…(…) ecco, sì. di Marinelli.

Proposta di legge n. 180. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 44
ad iniziativa della Giunta regionale
“Piano degli interventi per il diritto allo studio universitario nella regione Marche per l'anno accademico 2012/2013. Legge regionale 2 settembre 1996, n. 38, articolo 4”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 44 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Questa proposta di atto amministrativo individua gli interventi per il diritto allo studio universitario nel territorio della nostra regione per l'anno 2012-2013.
E' un atto che l'Assemblea legislativa è tenuta ad adottare speditamente in questa seduta, al fine di consentire agli Ersu di emanare i bandi attuativi in tempi ragionevoli e per permettere agli studenti di fruire delle provvidenze volte a rendere effettivo il diritto costituzionale allo studio.
Non è pertanto possibile attendere l'entrata in vigore (che si presume sia entro settembre) del decreto legislativo relativo ai livelli essenziali delle prestazioni in materia di diritto alla studio che sta concludendo il suo iter d'approvazione.
Al fine di permettere i necessari adeguamenti a tale eventuale normativa statale il piano, tuttavia, introduce una procedura semplificata prevedendo che eventuali modifiche finalizzate allo scopo siano adottate dalla Giunta regionale sentita la competente Commissione.
Come ogni anno il piano distingue tra interventi destinati agli studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi, e interventi destinati alla generalità degli studenti. Per quanto riguarda i primi sono le borse di studio, i prestiti fiduciari, i servizi abitativi, i contributi per la mobilità internazionale. Invece i secondi si riferiscono al servizio di ristorazione e di informazione e quello di orientamento al lavoro.
Nei limiti delle compatibilità di bilancio viene inoltre garantito alla generalità degli studenti il servizio sanitario, quello invece di medicina preventiva per gli studenti fuori sede, oltre alle agevolazione ai trasporti. L'attivazione dei servizi editoriale, culturale, ricreativo, sportivo, informatico è subordinata alla preventiva copertura dei servizi essenziali, cioè le borse di studio, i servizi abitativi e il servizio ristorazione.
Il piano riconferma i precedenti criteri per la determinazione del reddito e del merito necessari per l'accesso ai benefici.
Viene inoltre adeguato l'importo delle borse di studio a quanto previsto dalla normativa statale. Le borse ammonteranno per gli studenti fuori sede ad euro 4.776,44, per gli studenti pendolari ad euro 2.663,17, per gli studenti in sede ad euro 1.800,34 (oltre ad un pasto giornaliero gratuito), per studenti iscritti a corsi organizzati in teledidattica ad euro 1.800,34. I suddetti importi saranno ridotti, sulla base della normativa statale, in misura corrispondente ai servizi abitativi e di ristorazione che gli Ersu riusciranno ad assicurare direttamente.
L'obiettivo primario che la nostra Regione si pone è quello di garantire l'erogazione di borse di studio a tutti gli idonei, al fine di consentire un effettivo esercizio del diritto allo studio da parte dei capaci e meritevoli privi di mezzi.
L'obiettivo si realizza prevedendo una serie di interventi correttivi nel caso in cui le risorse disponibili non permettano di assicurare la copertura di tutti gli idonei quali, la possibilità di ridurre della quota in denaro della borsa (aumentando così il numero dei beneficiari) sulla base di indicazioni dettate dalla Regione sentita la conferenza regionale sul diritto allo studio universitario; l'assegnazione sulla base di una graduatoria e nei limiti delle risorse disponibili di un premio (integrazione in denaro o in servizi della borsa di studio) per gli studenti che si laureano entro la durata prevista dall'ordinamento didattico, le incompatibilità tra le borse di studio previste dal piano e altre borse o sussidi a qualsiasi titolo attribuiti per sostenere il diritto allo studio.
Chiedo all'Assemblea di votare quest'atto in maniera, come dicevo all'inizio, abbastanza spedita.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Non voglio ripetere la descrizione più tecnica già svolta dalla collega Ortenzi, farò solo delle brevi considerazioni sull’importanza di questo atto di cui dovremmo avere maggior consapevolezza.
Alla luce delle nuove linee guida che il Ministero proprio in questi giorni ha emanato con un decreto legislativo che dovrebbe diventare attuativo a breve, auspico che questo atto possa adeguarsi e diventare più pregnante e più incisivo per quelle modifiche della popolazione studentesca che sono intervenute in questi anni.
E perché dico questo? Da molti anni, forse troppi, anche a causa di una sorta di carenza legislativa centrale sull'emanazione dei cosiddetti LEDS (livelli essenziali del diritto allo studio), cosa che ora è avvenuta con il decreto legislativo, questo atto finisce per essere una reiterazione di quelli precedenti, una sorta di copia-incolla che difficilmente, oggi nel 2012, può fotografare la situazione, sia in termini di merito e sopratutto in termini di bisogni, della popolazione studentesca.
Sono anni che questo atto viene pressoché in maniera automatica reiterato. Ci troviamo sempre a farlo a ridosso della scadenza, quando invece la scadenza è importante, perché è quella dei bandi e delle borse di studio acchè gli studenti marchigiani possano avere accesso a determinati servizi essenziali per poter esercitare il diritto allo studio.
La legge principale di riferimento, la n. 390 del 2 dicembre 1991 “Norme sul diritto agli studi universitari”, all'articolo 1 così recita “In attuazione degli articoli 3 e 34 della Costituzione, la presente legge detta norme per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che di fatto limitano l'uguaglianza dei cittadini nell'accesso all'istruzione superiore e, in particolare, per consentire ai capaci e, meritevoli, anche se privi di mezzi, di raggiungere i gradi più alti degli studi”, ecco, da qui possiamo capirne l'importanza, che è essenziale – quindi anche questo che è l’atto susseguente - per far sì che si coniughi il merito e che non ci siano per i più bisognosi ostacoli ad accedere allo studio.
Però la riforma deve essere generale, quindi spero che anche la famigerata riforma degli Ersu – anche gli Ersu sono i servizi principali che questa Regione deve fornire alla popolazione studentesca - venga varata quanto prima, dando così omogeneità e parità di trattamento a tutta la popolazione marchigiana da Urbino ad Ascoli. Sì, perché alla fine qualcuno ha finito per difendere i privilegi quando lo scopo era invece uniformare il trattamento. A me vanno bene i privilegi, ma che lo siano per tutti. In prima Commissione parliamo spesso dell'assurdo che c'è in alcune città, ad esempio nella città di Fermo c'è una mensa che dipende dalla facoltà di Macerata ed una che dipende dalla facoltà di Ancona, gli studenti seduti in uno stesso tavolino per mangiare pagano due diverse somme. Ecco, siamo a questo.
Quindi auspico che assieme alla riforma degli Ersu e insieme alle importantissime linee guida emanate in questi giorni dal Ministero, seppure devono ancora diventare attuative, si possa anche procedere, se serve, ad una riforma in corso d'opera, ad una revisione. Ora abbiamo delle scadenze da rispettare, se però fra sei mesi saremo pronti per ritoccare l’atto, ovviamente in meglio, pendendo atto della determinazione dei livelli essenziali del diritto allo studio nella direzione, come dicevo prima, di uniformare il trattamento per gli studenti più bisognosi, ecco, la prima Commissione si è dichiarata disposta a farlo.
Dunque speriamo che entro settembre questa norma sia attuabile e che quindi si possa procedere ad un atto che sia più fotografia della situazione studentesca marchigiana rispetto a quello che purtroppo siamo costretti a reiterare da anni facendo un po’ un modello fotocopia.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha chiesto la parola il Consigliere Binci, ne ha facoltà.

Massimo BINCI. Intervengo per evidenziare alcune questioni che riguardano il piano degli interventi per il diritto allo studio, che in qualche modo si intreccerà con la riflessione che dovremo fare sull’organizzazione degli Ersu.
In particolare voglio evidenziare la contrarietà rispetto all’articolo 3, comma 2, che prevede che il servizio sanitario di medicina preventiva per gli studenti fuori sede nonché le agevolazioni per i trasporti siano da attuare limitatamente alle compatibilità di bilancio. Ritengo, invece, che dovrebbero essere interventi prioritari del diritto allo studio da attuare uniformemente su tutto il territorio regionale e non nei limiti delle compatibilità di bilancio.
Inoltre voglio evidenziare l’aumento del prezzo dei pasti, degli alloggi e delle tasse regionali per il diritto allo studio, perché in questo modo i fondi per il diritto allo studio dovranno essere reperiti dalle famiglie che appunto dovranno concorrere adeguando e aumentando l’importo dei contributi ai propri figli per tutti i servizi.
L’altra questione è all’articolo 15, comma 3. Il fondo integrativo statale, che come dice il nome stesso dovrebbe integrare il fondo regionale per le borse di studio, quando la competenza…(…) Esatto, dovrebbe essere il contrario. Lo Stato dà un fondo integrativo e quindi significa che le Regioni danno il fondo ordinario, pertanto non è possibile che l’intervento regionale sia vincolato alla non sufficienza del fondo statale. Ci dovrebbe essere un impegno della Regione, a cui va aggiunto il fondo integrativo statale, dopodiché una valutazione riguardo al resto.
Vado alle borse di studio. Da un paio di anni per le difficoltà dovute ai tagli alle borse di studio le stesse sono poi solo in servizi e viene azzerata la quota contante.
Rispetto alle modifiche del piano 2012-2013 il fondo di riparto indica delle percentuali in base alle quali vengono dati i fondi ai quattro Ersu. Sarebbe necessario, secondo me, modificare tali percentuali, ad esempio dovrebbe contare in maniera più incisiva il numero degli studenti iscritti, invece il numero degli studenti iscritti conta nel riparto con una quota soltanto del 10%. Non è possibile. Se una università ha molti studenti il contributo deve essere, non dico totalmente ma in maniera più che significativa, proporzionale al numero degli studenti iscritti. Altri criteri andrebbero ad inquinare lo spirito stesso della legge, ovvero quello di favorire il diritto allo studio.
Il fondo è ripartito in base a questi criteri: solo per il 10% in proporzione al numero degli studenti, per il 55% in proporzione a pasti distribuiti, per il 35% in proporzione al numero dei posti letto, invece le spese di gestione sono strettamente legate alla numerosità della popolazione studentesca.
All’articolo 24 è previsto che la Giunta fa le modifiche al piano, sentita la Commissione competente. Secondo me, invece, anche se non è scritto nella legge, andrebbe prevista la convocazione della Conferenza regionale sul diritto allo studio, cioè sentire i rappresentanti degli studenti e degli insegnanti rispetto agli effetti delle modifiche. Se è giusto sentire la Commissione direi che ancora più giusto è sentire chi usufruisce dei servizi.
L’ultima questione riguarda la fascia ISEE. Sopra la soglia prevista dalla fascia ISEE, anche di un solo euro, si perde completamente la gratuità dei servizi. Dai dati riferiti all’evasione fiscale ecc. sappiamo che molti cittadini italiani non dichiarano tutto al fisco, quindi di fatto questo esclude tanti studenti che hanno semplicemente due genitori che hanno ad esempio stipendi da operai. Secondo me la gratuità dei servizi dovrebbe essere fatta non solo con la soglia che esclude, ma anche con una fascia che magari riduce i costi, che quindi accompagna anche chi ha un reddito diciamo normale. Come appunto può essere quello di due persone che lavorano in fabbrica, che però alla fine sono persone che di fatto riescono appena a sopravvivere e quindi difficilmente riusciranno a integrare in maniera significativa la possibilità del figlio di andare all’università. Secondo me questa soglia, ripeto, andrebbe accompagnata con una riduzione dei contributi.

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento quindi do la parola all’Assessore Luchetti.

Marco LUCHETTI. Come già sottolineato dai due relatori di maggioranza e di minoranza, che ringrazio, questo atto ripropone quasi tutti i criteri degli anni scorsi.
Come già detto dalla collega Romagnoli è stato emanato il decreto sui LESD, che per la prima volta modifica il vecchio decreto per quanto riguarda il finanziamento al diritto allo studio.
A questo proposito, e mi rivolgo soprattutto al Consigliere Binci che ha sottolineato la questione del pagamento delle tasse universitarie, voglio sottolineare che noi abbiamo aggiornato a 103 euro la cifra di 90 euro che per anni era stata una cifra intoccabile, che però dovremo aumentare portandola a 120 euro, ed è perché il decreto ha stabilito che il minimo del pagamento delle tasse universitarie per il diritto allo studio è appunto di 120 euro. Questo permetterà sicuramente un incremento di disponibilità per le borse, però indubbiamente comincia una escalation non indifferente. E’ chiaro che i 120 euro sono per quelli che beneficeranno delle borse, quelli che hanno un ISEE al di sotto del tetto dei 18.300 euro, ma poi anche sul discorso dell’accesso all’ISEE vedremo come verrà definito a livello nazionale. E pensate che il decreto stesso pone come tetto massimo 200 euro. Per cui, come dire, c’è una scalettatura micidiale.
Inoltre è stato proposto anche un altro requisito, ma lì ci rientriamo tranquillamente, ovvero che la Regione sui servizi interverrà comunque per il 40%. Tenendo conto dei nostri quasi 13 milioni di euro che dedichiamo al personale, ripeto, ci siamo abbondantemente.
Qual è allora il problema che voglio sottolineare? Noi, come sapete, abbiamo fatto una grande discussione in Commissione tra le forze politiche sulla questione degli Ersu, siamo molto impegnati sui consigli di amministrazione, ma dobbiamo renderci conto che non abbiamo più trippa per gatti per gestire questi enti. Insomma, c’è da prendere atto e conoscenza, come ha fatto giustamente il Consigliere Binci, di questi problemi.
Però, al di là adesso delle battute, la questione è seria. Perché? Perché i nostri quattro Atenei se non vengono dotati di borse di studio per l’accesso agli studenti, ecco, rischiamo di porli in difficoltà.

PRESIDENTE. Scusi, Assessore, ma c’è un brusio che cresce, quindi chi non è interessato vada a brusire fuori, grazie.

Marco LUCHETTI. Rispondo al Consigliere Binci. Il discorso delle tasse universitarie l’ho spiegato, si arriverà a 120 euro, che aumenterà la disponibilità per le borse.
Le borse fino ad oggi sono state coperte in parte con borse intere e in parte con i servizi perché non bastavano i soldi. Abbiamo inventato questa prassi per andare incontro al massimo ai ragazzi. Per i servizi in pratica si garantisce vitto e alloggio ma non si dà la quota contante.
Quindi, ecco, con il fondo integrativo nazionale che è stato riportato a 170 milioni – era arrivato a 26 milioni dai 254 che avevamo! – e con l’incremento delle tasse dovremmo avere una disponibilità per coprire il più possibile le borse per gli studenti. Questo è l’obiettivo che ci proponiamo, salvo poi verificare l’estensione in base all’ISEE della platea degli studenti stessi.
Per quanto riguarda le percentuali di distribuzione, attenzione, perché rischiamo, se aumentiamo il discorso degli iscritti, di non tenere conto dei servizi in essere. Cioè se si alza…(…) No, perchè non dobbiamo non pensare che a Urbino abbiamo 1.500 posti letto! Cioè devi gestire sulla base di manutenzione ecc. ecc., per cui devi fare riferimento alle cose esistenti. Questa calibratura di percentuali è stata commisurata anche allo status quo. Io spero si evitino le polemiche inutili, ossia che è privilegiata Ancona o è privilegiata Urbino, no, qui si è fatto un criterio ove si è tenuto conto oggettivamente di come stanno le cose. E di questo se ne deve prendere coscienza, non si può solo criticare.
Per cui, tanto per capirci, l’Università più popolosa è Ancona però a disposizione ha meno posti letto e quindi ha meno spese di manutenzione. Invece Urbino ha meno iscritti ma più collegi, per cui devi dare la possibilità di far fronte alla manutenzione ecc.. E così anche per le mense. (…). No, è sempre riguardo al diritto allo studio, hai più accessibilità ai collegi. Tutto sommato, secondo me, è fatto con buonsenso.
Per quanto riguarda la questione dei servizi gratuiti, attenzione anche qua, i servizi possono essere dati sulla base delle disponibilità. Noi ad esempio sul piano della sanità abbiamo agito attraverso il servizio sanitario nazionale perché non avevamo i soldi. Per cui abbiamo messo 80 mila euro a disposizione dei quattro Ersu per fare delle convenzioni con i medici di famiglia. Poi qualcuno ha utilizzato un modello e qualcun altro un altro, però quello che ha funzionato è stata l’individuazione di medici di primo intervento.
Per quanto invece riguarda le modificazioni si fa comunque riferimento, Consigliere Binci, a piccole modificazioni. E’ chiaro che se la consulta la modifichi poi la rimetti all’Assemblea legislativa, perché la competenza è dell’Assemblea. Voglio dire, cioè, che abbiamo messo questa norma per le modificazioni compatibili.
Anche quest’anno siamo proprio arrivati al limite. È uscito il decreto ma ormai ad attuarlo non si fa più in tempo, ormai dobbiamo fare i bandi. Pertanto vedremo di rapportarci con il Ministero come integrare la questione. Il Ministero dice “dal 2012 dovete aumentare le tasse”. Quindi vedremo come compatibilmente farlo, perché, ecco, toccherà farlo con legge, vedremo se in assestamento o altro, se proprio ci obbligano. Io non lo vorrei fare per quest’anno, vista l’aria che tira aumentare di 17 euro la tassa relativa al diritto allo studio diventa un po’ pesante.
Comunque vedremo quali saranno le indicazioni del Ministero, in rapporto anche alla IX Commissione delle Regioni che ha seguito passo passo tutto l’iter di formazione.

PRESIDENTE. Grazie Assessore. Passiamo alla votazione.

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 44. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

(…) Bene. Chiedo agli uffici di aggiungere il voto favorevole del Consigliere Latini, che ha votato ma il suo voto non appare nel dispay.


Mozione n. 323
della Consigliera Foschi
“Bronzi dorati a Pergola”

Mozione n. 324
del Consigliere D'Anna
“Difesa della permanenza dei Bronzi dorati a Pergola”

Mozione n. 329
del Consigliere Marangoni
“Bronzi dorati di Cartoceto a Pergola”

Mozione n. 334
del Consigliere Zaffini
“Bronzi dorati di Pergola”

Interrogazione n. 784
del Consigliere Ricci
“Bronzi dorati di Cartoceto”

Interrogazione n. 790
del Consigliere Latini
“Bronzi di Pergola”

Proposta di risoluzione n. 53
della Consigliera Ortenzi
“Bronzi di Cartoceto”

(abbinate)
(Discussione e votazione risoluzione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 323 della Consigliera Foschi, la mozione n. 324 del Consigliere D’Anna, la mozione n. 329 del Consigliere Marangoni, la mozione n. 334 del Consigliere Zaffini, l’interrogazione n. 784 del Consigliere Ricci, l’interrogazione n. 790 del Consigliere Latini, la proposta di risoluzione n. 53 della Consigliera Ortenzi, abbinate.
Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Sarò brevissimo. E’ solo per dire all’Assemblea che sarà aggiunta una proposta di emendamento alla risoluzione n. 53.
Non penso possa esserci il consenso di tutta l’Aula, perché il voto certamente risentirà anche delle questioni locali, territoriali, questo è evidente. Tuttavia dopo 24 anni che quell’impianto museale è presso la sede di Pergola mi pare davvero difficile scrivere su una mozione di qualsiasi genere che debba attivarsi un meccanismo di esposizione lunga ecc. ecc.. Piuttosto sarebbe opportuno che l’attuale Ministro, tenendo conto del dibattito pregresso, delle sentenze, valuti in maniera definitiva la vicenda. E la valuti a partire dal fatto che, ripeto, dopo 24 anni è molto difficile privare un territorio di un elemento che si è strutturato, che è consolidato, un elemento vissuto e fruito da tanti visitatori in quella realtà.
Come dicevo la volta scorsa, nel corso degli anni abbiamo avuto posizioni diverse, abbiamo assistito a iniziative dei Ministri di turno, sentenze, convenzioni fra gli enti locali. E’ chiaro dunque che non si può ascoltare l’ultima delle affermazioni e prenderla per buona. Bisogna chiedere a questo Ministro, d’intesa con la Regione, con il Comune e gli enti locali, che trovi una soluzione definitiva. E per quanto ci riguarda quella definitiva dovrebbe essere la sede di Pergola. Ma io lascerei anche al Ministro l’ipotesi di decidere.
L’emendamento che ho presentato alla risoluzione punta a fare in modo che le strutture rimangano dove sono e si inviti il Ministro, tenuto conto di ciò che è accaduto fino adesso e del dibattito che c’è stato, a dare una risposta definitiva. Auspicando, nel mio pensiero, che i Bronzi dorati di Pergola restino nella struttura che Pergola ha allestito e che negli ultimi 24 anni in qualche modo ha gestito ed è riuscita a mantenere. Altrimenti si potrebbe anche rischiare il collasso di quell’impianto che di fatto vive solo con il prezzo dei biglietti dei visitatori che si recano lì per vedere i Bronzi dorati di Pergola.
Insomma, credo sia la soluzione più moderata, quella che può dare risposte all’esigenza di esporre un così importante complesso museale.
Se cadiamo nel rimpallo tra Ancona, che tuttavia è un museo nazionale riconosciuto, e la sede di Pergola, non ne usciamo più, non faremo altro che continuare a lacerare su questo tema non solo quest’Aula ma i territori stessi.
L’emendamento chiede semplicemente di lasciare le cose come stanno e si invita il Ministro a decidere contestualmente con il territorio.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Foschi.

Elisabetta FOSCHI. Ultimamente abbiamo visto la ripresa del dibattito su dove devono essere conservati i così chiamati Bronzi di Cartoceto di Pergola. Un dibattito che ha radici anni addietro. Un dibattito che ha appassionato molto nella nostra provincia, per le ragioni che poi spiegherò, mentre ha appassionato molto meno nella città di Ancona.
Il nome del gruppo scultoreo non è indifferente. Bronzi di Cartoceto di Pergola nella denominazione fa infatti riferimento al luogo in cui sono stati trovati. Ed è un fattore importante collegare già nel nome di questo gruppo scultoreo il luogo del ritrovamento.
Il ritrovamento avvenne nel 1946, da allora i Bronzi sono stati restaurati ed esposti a Firenze, città che si occupò del restauro anche nel 1987. Dal 1987 la città di Pergola ha dimostrato sempre un grandissimo interesse ed entusiasmo per quel gruppo scultoreo. Si è battuta fin da subito per fare in modo che venisse esposto là dove era stato trovato. Non limitandosi a richieste sulla carta bensì attivandosi con le varie amministrazioni che si sono succedute affinché appunto a Pergola vi fosse una sede espositiva adeguata, investendo in questo senso, poi ottenendo, con ben due decreti ministeriali e un parere del Sottosegretario, che venisse indicata quale sede definitiva, e non provvisoria, di questo gruppo scultoreo la sala espositiva di Pergola.
Voglio qui sottolineare la dichiarazione dei due Ministri precedenti, perché non è cosa di poco conto. Negli ultimi giorni abbiamo visto dare grande valore e importanza ad un parere di un comitato – il Ministero al suo interno ha diversi comitati – che sembrerebbe optare per il Museo archeologico di Ancona come sede migliore dei Bronzi. Ma non altrettanto peso si è dato ai precedenti decreti – e, scusate, i decreti hanno un peso ben maggiore rispetto a un parere –, con cui non solo si indicava la sede di Pergola come ubicazione definitiva, ma ove si sono decisi anche gli stanziamenti, gli investimenti per far sì che la sala espositiva di Pergola avesse tutti i requisiti – ci mancherebbe altro - affinché il gruppo scultoreo potesse essere conservato nelle condizioni migliori. E, ecco, penso sia proprio questa la considerazione da fare. Se a Pergola non ci fosse un luogo adatto potrei capire, ma a Pergola c’è un luogo adatto. E’ un luogo, badate bene, che non è del Comune di Pergola, è riconosciuto con decreto come dipendente dal Ministero. Ossia, il museo di Pergola dipende direttamente dal Ministero dei beni culturali e dalla sede centrale del Museo di Ancona. Quindi non parliamo di due cose diverse bensì dell’opportunità che quel gruppo scultoreo ha da sempre rappresentato per la città di Pergola, è un’opportunità di sviluppo, un’opportunità di richiamo del turismo.
E non dobbiamo neppure dimenticare il fatto che ormai si è creata una forte identità tra la città di Pergola e quel gruppo scultoreo. L’immagine di Pergola nel mondo – verificate se dico una cosa sbagliata – è il gruppo scultoreo dei Bronzi di Cartoceto. Quella sede museale ha un numero di turisti grandissimo che appunto si reca a Pergola per vedere i Bronzi dorati. E attorno a questo richiamo turistico si è creata una bellissima rete di strutture ricettive, di agriturismi, di bed and breakfast, che hanno aumentato l’economia di quel territorio e di tutta la vallata del Cesano
Pertanto sarebbe assolutamente sbagliato non rimanessero lì. Anche in virtù di quel ragionamento che spesso sentiamo fare dal Presidente Spacca ogniqualvolta parla di turismo. Spacca dice spesso che le Marche sono una regione al plurale, che è bene sostenere e valorizzare ogni ricchezza di qualsiasi territorio che ha questa regione. Bèh, questa regione ha nella vallata del Cesano una cittadina che ospita i Bronzi, ed è lì che sono stati trovati nel 1946. Per cui non capisco perché la Regione Marche non voglia sostenere quel principio di cui sempre si sente parlare, cioè quello delle Marche regione al plurale.
Tra l’altro questa battaglia tra Ancona e Pergola ha prodotto una cosa che secondo me è assolutamente deleteria, quella del pendolarismo. Per non dispiacere a nessuno si mette a rischio l’integrità del gruppo scultoreo portandolo per un tot di anni in Ancona e per un tot di anni a Pergola. Ritengo sia assolutamente sbagliato, perché interviene in direzione davvero contraria al principio della conservazione del gruppo scultoreo.
Quindi io non voglio nessun pendolarismo, voglio che quei Bronzi rimangano a Pergola. E, ripeto, non è una questione di campanile. Mi dispiace molto quando sulla questione si dice che è una guerra tra Ancona e Pergola. Non è una questione di campanile. E’ questione di rispetto dei decreti ministeriali che si sono succeduti fino adesso. E’ rispetto di un fenomeno identitario che si è negli anni creato. E’ rispetto di quel principio da sempre, ripeto, sostenuto da Spacca, quello della regione Marche come regione al plurale. Quindi non capisco perché quando c’è l’occasione di difendere veramente la pluralità della regione poi si finisce sempre col sostenere l’anconacentrismo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Voglio subito chiarire una cosa. Per quanto mi riguarda mi dichiaro fin da subito favorevole alla mozione e favorevole anche al contenuto di un’eventuale risoluzione che possa comprendere questo tipo di orientamento.
Chiedo ai colleghi se sia normale oggi che si dibatta, come state facendo voi, contro le carte bollate, ad un pronunciamento del Consiglio di Stato o a un paventato orientamento del Ministero.
Peraltro di questo fatto gli anconetani non ne sono assolutamente al corrente, hanno dimostrato più volte di essere distratti e addirittura di non conoscere gli aspetti culturali attinenti almeno ai Bronzi di Cartoceto.
Per questo motivo penso che Ancona non meriti l’accusa ripetuta di anconacentrismo, e questo in generale, ma altrettanto credo non lo meriti perchè gli anconetani questa battaglia non la sentono perché forse, ripeto, da questo punto di vista hanno un gap culturale. E lo dico da anconetano.
Ritengo quindi che un po’ tutti dovremmo fare un esame di coscienza – ed io ovviamente lo faccio da anconetano –, perché credo che Ancona non meriti questo.
Penso sia assolutamente inadeguata l’azione di governo del Comune di Ancona dal punto di vista amministrativo, figuriamoci dal punto di vista culturale, è tutto meno che un capoluogo.
Ecco perché rigetto l’accusa di anconacentrismo. La classe dirigente di Ancona non è capace di essere autorevole e di determinare scelte, semmai le subisce. E per questo motivo è giusto che subisca anche questa.
Quindi ritengo non ci siano proprio i presupposti culturali perché Ancona possa rivendicare questa, come dire, detenzione. Ritengo invece sia giusto che un territorio che rivendica con orgoglio non solo le proprie radici, le proprie tradizioni, ma anche il vanto di voler far risaltare questo patrimonio - che non è di Pergola o di Cartoceto, ma è del mondo -, possa mettersi in moto perché appunto vuole investire su un progetto, su un aspetto culturale.
Da anconetano mi dichiaro quindi assolutamente a favore di questa risoluzione omnicomprensiva.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Io non la metto in termini così negativi come ha fatto il collega Silvetti, però, ahimè, c’è tanta verità nelle sue parole, lo dico da anconetano.
C’è tanta verità sul fatto che il Sindaco Gramillano non riesce a chiudere un bilancio, non riesce a sanare una situazione. Un sindaco di capoluogo di regione che va in Regione a mani giunte a pregare di potersi vedere pagati a piè di lista gli errori accumulati dal Partito Democratico e dai suoi sindaci che negli ultimi cinque anni hanno dato uno spettacolo indecoroso delle istituzioni, ecco, della vicenda dei Bronzi probabilmente non si è nemmeno accorto. Come si non si accorge di tante altre situazioni. E debbo dire, aggiungo, in un silenzio assordante di larga parte della cittadinanza e anche delle istituzioni sovraordinate e di alcuni partiti che avrebbero dovuto con saggezza porre fine ad una situazione non più sostenibile. Chiudo la parentesi.
La vicenda dei Bronzi, come tutti sanno, è partita da lontano. Bisogna saper coniugare le esigenze di un territorio alle esigenze più generali di un’intera regione, posto che la nostra è una regione dalla modesta cifra demografica, è una regione piccola anche se plurale.
E mi spiace continuamente sentire – e non lo dico da anconetano ma da marchigiano quale mi sento – questa riduttiva definizione di anconacentrica. Intanto perché non è vera, ma soprattutto perché è un uso demagogico non proprio da classe dirigente, ossia, quando uno non sa che dire dice “Ancona prende tutto”. Ma in realtà non è così. Non può essere colpa di Ancona di essere capoluogo di regione, di essere la città più popolosa della regione, di detenere nel suo territorio le maggiori istituzioni della regione. Non può essere una colpa avere il maggior ospedale della regione, voluto, lo voglio ricordare, all’unanimità da un intero Consiglio regionale nei primi anni settanta. Tutto questo non può essere una colpa, non deve essere una colpa.
Quindi invito gli amici ad avere maggior rispetto delle prerogative, altrimenti uno potrebbe rispondere, mettendosi sullo stesso piano: “bèh, l’ultimo dei paesini deve avere meno attenzione rispetto alla città delle Marche”. Ecco, non sarebbe corretto, non sarebbe giusto, per me ogni cittadino ha la stessa dignità, la stessa valenza, considerando anche le economie di scala che ci richiedono oggi i tempi moderni.
Pertanto ritengo che il punto di caduta corretto sia quello che ha fatto, con uno sforzo notevole, la collega Ortenzi, che tende a superare anche episodi che certamente hanno segnato in negativo questo percorso, sicuramente accidentato, fatto di incomprensioni, di scarico di colpe, di quel modo a volte tutto italiano di affrontare o di non affrontare, rendendo il provvisorio una normalità nella vita amministrativa.
Come ad esempio non ricordare in questa sede quella brutta pagina che si consumò a Pergola diversi anni fa, mi sembra fosse la fine degli anni ottanta, nel momento in cui un rappresentate delle istituzioni ovvero la Sovrintendente fu presa addirittura a sputi. Quella fu una pagina molto triste, che si accompagnò a quando alcuni Parlamentari della Repubblica di diversi segni politici addirittura presero la cazzuola e la calce per erigere un muro. Fu una pagina triste della vita civile e politica della nostra regione.
Poi il tempo sicuramente ha sanato, ha ammorbidito le coscienze, ed ha anche consolidato alcune posizioni, perché è giusto riconoscere a Pergola quello che è di Pergola. E nella risoluzione della Consigliera Ortenzi è contemplata una soluzione che può rendere felici tutti o scontenti tutti, ognuno decida al meglio, ma in ogni caso penso sia un punto di caduta obiettivo, che dà il giusto riconoscimento a Pergola e garantisce il ruolo del Museo regionale della città di Ancona.
Ecco, questo poteva essere il punto di caduta, ma vedo che adesso il Consigliere Ricci ha presentato un emendamento, che evidentemente è lo scarica barile di chi non vuole prendersi le responsabilità, caro Ricci. Perchè dire “benissimo, per me, pesarese Ricci…” e quindi mette il campanilismo al primo punto (seppure siamo in un’Assemblea che ha ogni piè sospinto dice di non voler far campanilismo), e poi si lava la coscienza dicendo “Ministro, decidi tu”.
Questo è un modo di fare politica, di rappresentare le istituzioni, di essere classe dirigente che io respingo. La classe dirigente è tale quando determina i processi, non quando li delega, li rimanda senza affrontare le problematiche.
Quindi convintamente non voterò questo emendamento, voterò invece la risoluzione originaria proposta dalla collega Ortenzi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carloni.

Mirco CARLONI. Questa vicenda, come già ricordato, è lunga, annosa ed ha visto anche la politica contrapporsi per zone di appartenenza, quindi occorre mettere una volta per tutte la parola fine.
Pergola non è soltanto una battaglia di campanile o una sfida contro il capoluogo di regione, a cui peraltro nessuno vuole sottrarre il ruolo di leadership come territorio rispetto al resto delle regione, ma visto che si parla tanto di territorio e di un sistema di governo a rete che renda tutti i cittadini di questa regione uguale nei servizi, nelle opportunità e anche nei benefici, ecco, le opportunità culturali, come appunto questa, sono sempre più importanti. L’Assessore alla cultura di questa regione, Pietro Marcolini, ricorda continuamente che la cultura sarà il motore trainante della nostra economia. Allora non dimentichiamoci che giocare il ruolo del capoluogo di regione non deve essere una sfida accentratrice.
Di questa vicenda questa Assemblea legislativa più volte ne ha discusso, ma non in una lotta tra Ancona e Pergola.
Dobbiamo inoltre tenere in considerazione che ci sono state già diverse pronunce del Ministero che appunto riconosceva un’identità propria della città di Pergola con questi Bronzi, fino a diventarne un’icona, cioè l’icona della città di Pergola sono i suoi Bronzi.
A questo punto, quindi, non possiamo parlare semplicemente di come vanno organizzati in un territorio regionale i beni culturali di cui il capoluogo di regione ha diritto di vederne il loro raggruppamento perché deve promuovere in modo univoco.
All’impianto museale di Pergola è stato riconosciuto il rango di gestione nazionale diretta del Ministero dei beni culturali. Quindi evidentemente è un sito idoneo per tenere quelle opere.
Abbiamo avuto più volte pronunce dei Ministeri che hanno riconosciuto il ruolo di questi Bronzi legato alla città di Pergola
Pertanto la cosa più opportuna che tutti noi dobbiamo fare è chiudere la vicenda, dando una versione univoca senza dividerci, senza fare una sfida territorialista.
Molto spesso si parla di sussidiarietà, molto spesso ci riempiamo la bocca di come vanno gestiti in modo sussidiario i servizi, le loro funzioni territoriali, gli equilibri tra poteri. Ebbene, questo è il classico esempio di sussidiarietà verticale. Perchè se un territorio, se un comune, se una città riesce a fare meglio di un organo regionale, i beni vanno lasciati nel luogo dove questi hanno la maggiore valorizzazione.
Tra l’altro teniamo conto che i Bronzi dorati rappresentano un vero e proprio motore per l’economia della città di Pergola.
Per questo motivo abbiamo presentato un emendamento che come primo punto sostiene che la sede naturale è Pergola. Chiediamo anche che il Ministro riconosca quanto già detto dai suoi predecessori e che lo riconosca una volta per tutte, chiudendo quindi una sfida che vede contrapposte le città di Ancona e di Pergola, una sfida che fa male al territorio e, permettetemelo, anche alla politica.
Questi Bronzi sono un esempio di come si può valorizzare il territorio, in particolar modo l’entroterra, e in questo senso l’Assemblea legislativa regionale deve esprimersi in modo univoco.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Intanto vorrei dire alla collega Ortenzi, visto che tutti i giorni va a Messa, al mattino alle 6,30 è già lì … - (…) ah, ecco, alle 9,00, io ci vado anche più tardi! -, insomma, a chi che va a Messa come la collega Ortenzi vorrei ricordare che il settimo Comandamento dice di non rubare. Quindi, collega, le consiglierei di mettere giù le mani dai Bronzi dorati di Cartoceto di Pergola, perché appunto significherebbe non rispettare il settimo Comandamento.
Io a questi Bronzi sono particolarmente legato, proprio a pochi chilometri dal luogo del ritrovamento, Cartoceto di Pergola, ho una piccola casetta, per cui tutte le volte che passo in quella piccola zona, ove ci sono solo delle case sparse non è il classico centro abitato, per me è un vanto.
Storicamente i Bronzi perché sono importanti? E’ perché sono collegati alla Via Flaminia, qui vi passavano le milizie e l’esercito, mentre le cose più importanti, come i forzieri e il materiale più prezioso, passavano in una via parallela in quanto era più nascosta. Quindi il ritrovamento dei bronzi in quella zona è proprio determinato da questo.
La Via Flaminia, peraltro, fa parte della nostra provincia, certo, delle Marche, però voglio ricordare che quando arriva a Fano non va verso Ancona bensì in direzione di Rimini. Ecco, anche questo è un piccolo segnale che vi vogliamo dare, se ancora siete sordi, dalla nostra provincia.
Quando abbiamo fatto la manifestazione a Pergola anche Ricci finalmente si è chiesto: ma perché si deve tirar fuori una cosa del genere in questo momento quando ormai era una cosa finita? Sì, perché si vuole rivangare quella che era davvero una storia infinita. Per cosa, per chi?!
Io ho apprezzato il discorso fatto dal Consigliere Silvetti, egli ha fatto anche un’autocritica seppure da un punto di vista di appartenenza alla città di Ancona.
Ancona non ha il carisma di città turistica per poter catalizzare tutto quello che può essere patrimonio turistico. Ancona nessuno la sente come città turistica. Quindi finché Ancona rimarrà isolata in se stessa non avrà la capacità di poter accogliere cose importanti, come appunti i Bronzi dorati di Pergola, che poi magari potrebbero essere dimenticati da tutti.
Pergola non ha bisogno di Dustin Hoffman, Pergola ha i Bronzi dorati, è quella la sua ricchezza, il suo turismo, la sua identità, la sua peculiarità, che secondo me nessuno può avere il diritto di togliere.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Sarò breve perché già gli interventi che mi hanno preceduto hanno detto cose che volevo dire.
Spero che questa sia l’occasione ove l’Assemblea legislativa regionale ponga la parola fine a una diatriba, ad una discussione che ormai si sta sviluppando da anni.
A dire il vero questo è un indice più dalla parte dei cittadini pesaresi e di Pergola che non dalla parte delle istituzioni tutte, a partire dal Comune di Ancona e dalla Provincia.
E credo sia anche una discussione un po’ capziosa in tante regioni italiane, dove pure esistono musei nazionali. Ecco, anche lì noi visitiamo dei centri cosiddetti minori, perché più piccoli, dove vengono custoditi gelosamente e promossi reperti archeologici, opere d’arte e tutte le bellezze culturali che su quel territorio si trovano.
Dico questo per dire che trovo naturale, proprio come è detto nell’emendamento, che la sede dei Bronzi dorati sia Pergola. E’ naturale perché è lì che sono stati trovati, sarebbe innaturale portarli via.
E sarebbe anche innaturale chiedere una sorta di transumanza. Forse c’è bisogno di essere un po’ salomonici, la famosa storia del figlio e di due madri: va bene, lo dividiamo in due e poi vediamo chi lo prende, ma la madre vera dice no, magari lasciatelo li però non rovinatelo. Ecco, i Bronzi dorati credo debbano restare a Pergola.
Io non voglio utilizzare questa discussione per parlare del Comune di Ancona, mi sembrerebbe di sparare sulla croce rossa, credo sia ingeneroso, ma di certo è che oltre al riconoscimento istituzionale e giuridico della sede come capoluogo di regione occorre acquisire nel tempo anche un’autorevolezza che però oggi questa città non sembra avere.
Diceva il Vicepresidente Bugaro – anzi, io qui, Presidente Solazzi, non per polemica, ma proprio perché rispetto moltissimo le istituzioni, le voglio dire che quando i suoi Vicepresidenti svolgono un intervento nel nome del proprio partito, visto che in quel momento rappresentano anche me, sarebbe bene non lo facessero dal posto della Presidenza, perché quello è di tutti, che scendano. Questo è un caso di quando la forma è sostanza - che questo emendamento è uno scaricabarile. No, tutt’altro, finalmente si invita il Presidente della Giunta regionale a sostenere che la sede naturale dei Bronzi è Pergola. Quindi non è uno scaricabarile, è una scelta di posizione, che io, per i motivi che ho riportato, condivido. Spero che questa Assemblea lo approvi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Signori Consiglieri, innanzitutto a premessa devo dire una cosa che non c’entra niente, ma che mi sento di fare perché attualmente sono seduto in quest’Aula.
Faccio un pubblico appello a tutti i Consiglieri regionali ad iniziare, visto che siamo a metà mandato, ad implementare maggiormente la nostra attività di Aula sulla sanità. Credo che la gente inizi a pensare che siamo un po’ pazzi. Ossia, non si è mai visto un ente che ha l’80-90% del suo bilancio attinente la sanità e noi che dovremmo essere il consiglio di amministrazione della sanità marchigiana stiamo ogni volta ad arrovellarci sul sesso degli angeli con questioni su cui noi come organo siamo marginali.
La questione dei Bronzi di Cartoceto innanzitutto verrà vinta da quella comunità che nel proprio luogo di appartenenza si è battuta di più e ha fatto sentire di più la sua voce a Roma. Questo è un dato di fatto. Per cui alcune cose credo si debbano dire in maniera molto chiara.
La prima è che io personalmente da Consigliere regionale anconetano sono molto stufo di queste battaglie, battaglie che nascono in buona fede ma poi diventano il disegno di una coalizione trasversale anticapoluogo di regione, molto organica a un disegno fabrianese di origine merloniana. Lo dico pubblicamente. Mi sono stancato di venire in un’Aula in cui non si alza mai un dito per pretendere dal capoluogo di regione sì più efficienza ma allo stesso tempo offrendo soluzioni.
Quando c’è l’opportunità di attaccare il capoluogo di regione ecco che scatta il campanilismo demenziale. Questa cosa mi sentivo di dirla.
Invece dal punto di vista politico purtroppo devo anche dire che voglio prendere le distanze dal Sindaco di Ancona Gramillano, dalla sua Giunta, da un Consiglio comunale mortificante, di cui purtroppo faccio parte, che non ha mai la capacità di stare sul pezzo. Ancona sta infatti perdendo tante cose. Un po’ è perché qui c’è chi fa il furbo - e lo dico molto chiaramente al capogruppo del PD Ricci -, non se ne può più di questo asse Pesaro-Fabriano, di amore e odio Spacca-Ucchielli. Perchè poi di fatto porta questa Assemblea a non parlare di sanità, a non parlare di quello che noi dovremmo decidere, ma a parlare come al solito di cose che si decidono in altri tavoli.
Inoltre voglio dire molto chiaramente che porto un profondo rispetto alla comunità umana di Pergola. Tutta la popolazione convinta ha portato avanti una battaglia, l’ha fatta civilmente, l’ha fatta con un grande senso di appartenenza. Ritengo che la politica debba comunque rispettare i meccanismi di manifestazione della sovranità popolare. Sicchè nutro un profondo rispetto per questa gente.
Da un punto di vista pratico, infine, credo che l’unica soluzione percorribile, in una regione in cui il turismo complessivamente non funziona (e se funziona è per iniziativa dei privati e mai per iniziativa pubblica), sia quella di un pendolarismo sostenibile, che non amplifichi i costi e che sia di lunga rimanenza nel sito.
Mi può anche star bene che la sede principale sia Pergola, quello invece che non mi sta bene è che si vada a far del bene a una comunità che ha dimostrato grande intelligenza però poi si vada ad ammazzare il Museo regionale delle Marche. Un Museo che per colpa di un’amministrazione comunale cittadina non ha aiuto di alcun tipo, vive cioè sulle sue gambe, è una realtà astratta che sta lì, non ha viabilità di sostegno, parcheggi di sostegno, non ci sono itinerari a filiera.
Quando una persona va a Pergola va a vedere i Bronzi, ma magari va a vedere anche un altro scavo, poi andrà anche al ristorante o in albergo, mentre ad Ancona come al solito siamo in un meccanismo di “ognuno per sé Dio per tutti”. Qui il Comune, la Regione e qualunque ente pubblico non hanno mai fatto nulla di veramente concreto per potenziare il turismo, che a mio avviso è l’unico futuro possibile in termini economici per il capoluogo di regione.
In conclusione mi sento di ribadire a tutti noi Consiglieri regionali, ma non per bacchettare, non mi permetterei mai, non ne ho né la posizione né la presunzione, che dovremmo fare lo sforzo – e lo dico anche all’Ufficio di Presidenza, al Presidente Solazzi, a tutti i Capigruppo – di aumentare i nostri lavori assembleari su quello che ci compete. In futuro la sanità avrà veramente dei punti interrogativi sui trasferimenti statali, sui metodi di erogazione. Noi non sappiamo cosa ci attende però sappiamo che la cosa più sciocca che si può fare è cullarsi sugli allori della virtuosità tecnica.
Il Consiglio regionale delle Marche è eletto dal popolo quindi ha il dovere e il diritto di occuparsi spesso e molto della sanità che appunto occupa l’80-90% delle nostre risorse.
Sulla questione dei Bronzi, rispettando i Consiglieri che si sono sollecitati per rappresentare degnamente il loro territorio, mi sento invece di dire questo. La questione rischia di diventare l’ennesima battaglia sterile che si fa in quest’Aula. Credo che il capoluogo di regione debba avere un atteggiamento diverso dai Consiglieri. Non possiamo andare avanti pensando di portare a casa le granelle, qualche scudo e qualche piccolo euro solo nel proprio territorio, perché il capoluogo di regione se è forte poi è forte per tutte le Marche. Questo dobbiamo mettercelo in testa. Avere Ancona forte vuol dire avere più risorse e più prestigio per tutte le Marche.
Sicuramente non sarà la questione dei Bronzi che gli potrà concedere questo, ma almeno iniziamo a ragionare concretamente sul fatto che ogni volta che presentiamo mozioni come queste consentiremo solo alla Giunta di tenere i rapporti con l’Asur e noi perdiamo l’occasione per essere veramente quelli che incidono sulla politica locale.
In definitiva da anconetano non ci sto a votare contro la mia città però non mi sento neanche di non rispettare Pergola e la sua comunità umana, perché, ripeto, ha dimostrato concretamente questa sua identità territoriale.
Credo pertanto che la soluzione originale della Consigliera Ortenzi sia l’unica posizione decorosa che può prendere un’Assemblea legislativa regionale.
Inoltre ritengo che quel meccanismo di una Assemblea legislativa regionale che invita il Ministero a non fare non si sa bene che cosa è di una sterilità inaudita. Forse avremmo fatto più bella figura ad ammettere, ognuno nei propri territori, che chi deve decidere non siamo noi e che la Regione si deve occupare di cose molto più importanti di questa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Nel 1972 a Riace in Calabria sono stati rinvenuti dei Bronzi che sono piuttosto noti a livello mondiale. Questi Bronzi sono stati assegnati al Museo nazionale archeologico di Reggio Calabria e lì sono rimasti. Magari ci sono state delle mostre temporanee a Riace, non lo so, sarà mia premura controllare. E sarà nostra premura anche verificare se quando sono andati in giro da qualche parte sono stati murati. Come pure nostra premura sarà controllare se il Consiglio regionale della Calabria in questi anni si è occupato del tema.
Ritengo che questa discussione sia profondamente sbagliata per due ragioni fondamentali.
Intanto perchè in tutti questi anni si è costruita una battaglia politica laddove non ci sono i presupposti per un dibattito politico. La politica si fa sulla programmazione, anche culturale, anche a livello decentrato, ma non sulla conservazione dei beni artistici ed architettonici.
Poi soprattutto perchè a causa della politica campanilistica da tutte le parti si è accesa una battaglia che ha infiammato i territori. Una battaglia che oggi rischia di creare un brutto presupposto, quello di mettere questa Assemblea legislativa contro una decisione presa dal Ministero non sul piano politico bensì sul piano tecnico. Sul piano del metodo fare questo ritengo sia sbagliato.
Noi siamo qui chiamati a fare i Consiglieri regionali, non siamo chiamati a fare i Consiglieri comunali di Ancona o di Pergola, non possiamo chiedere ai nostri amministratori comunali o provinciali di avere una prospettiva regionale, seppure potrebbero anche averla, invece noi sì che siamo chiamati ad avere una prospettiva regionale.
Per cui la risoluzione della Consigliera Ortenzi, qualora rimanga nella sua versione originale, credo abbia una prospettiva regionale. Che personalmente come anconetano non gradivo al 100%, ma non siamo qui chiamati a fare campanilismo, dobbiamo fare i Consiglieri regionali.
Quindi chi vuole mantenere una prospettiva e un ruolo di questo tipo credo debba votare la risoluzione così come originariamente scritta, in quanto punto di compromesso alto che non ci mette contro il Ministero.
In politica tutto può essere interpretato tranne i fatti storici. Il Consigliere Zaffini ha fatto delle simpatiche battute, ma ritengo abbia detto anche delle profonde falsità. Ossia, se vogliamo proprio parlare di uno scippo non è certamente quello che avverrebbe qualora i Bronzi ritornassero al Museo archeologico nazionale, che peraltro è la sede a cui sono stati originariamente destinati nel 1988. Vorrei ricordare che nel 1988 quando sono stati prestati per una mostra temporanea abbiamo assistito, come già detto, probabilmente a una delle pagine più nere della cultura e anche della politica marchigiana degli ultimi decenni, cioè di quando la politica si è messa a infiammare i territori, impedendo a un Sovrintendente regionale di riprendere ciò che doveva normalmente riprendere.
A causa di quella operazione dal 1988 al 1993 i Bronzi sono rimasti murati e quindi nessuno li poteva visitare - mi ricorda un po’ quando i bambini perdono le partite, portano via il pallone così nessuno ci può più giocare -. Ecco, per quei cinque anni i Bronzi hanno subìto un vero deperimento, tanto che il Ministro di allora Ronchi li assegnò a Pergola proprio per poterli mandare a Firenze per farli restaurare, perché appunto per essere stati al chiuso per cinque anni necessitavano di restauro.
Abbiamo poi assistito a tutte le vicende che conosciamo, quelle che hanno portato alla scelta del pendolarismo, quelle che hanno portato a una serie di scelte che poi negli ultimi anni sono state annullate dal Consiglio di Stato.
L’ultimo parere di un comitato tecnico scientifico, e quindi non è un parere politico, è molto chiaro riguardo la conservazione di un bene artistico.
Se poi vogliamo dire che tutto può essere interpretato, messo in discussione, che possiamo mettere contro questo parere tecnico dei dati di un afflusso, che, se mi permettete, non sono assolutamente legati alla conservazione di un bene, facciamolo, però mischieremmo delle cose profondamente diverse tra loro.
Quindi, in conclusione, che tutto il territorio regionale abbia una politica sul piano culturale che possa avere un decentramento, varie sedi, discutiamone, va benissimo, però, ecco, qui stiamo discutendo di altro, stiamo discutendo della conservazione di un bene su cui la politica forse dovrebbe fare un passo indietro.
Per cui da questo punto di vista la risoluzione della collega Ortenzi ci fa ricordare molto bene che la questione è di competenza statale. Sicchè non ci fa certo bene metterci a fare le battaglie contro i tecnici del Ministero laddove non abbiamo assolutamente nè ruolo nè competenza.
Pertanto voterò la risoluzione della Consigliera Ortenzi così come originariamente formulata.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Sarò molto breve, anche perché ho presentato una mozione e quindi la mia intenzione di voto è ben chiara.
Alle considerazioni che sono state qui svolte per sostenere la permanenza dei Bronzi a Pergola voglio aggiungere due lati, uno di ordine storico l’altro per il panorama futuro. Al fine di evitare quelle polemiche che nessuno vuole, al di là delle valutazioni di ognuno sulla scelta da compiere.
Il primo dato è relativo a quanto successe nel 1988 quando ci fu una sollevazione popolare per mantenere a Pergola i Bronzi portati lì temporaneamente dopo il restauro presso il Museo archeologico di Firenze.
E quella situazione rischia di essere ripetuta se si dovesse avviare un percorso che ai più sembra la forzatura di una scelta che, come diceva giustamente il Consigliere Bucciarelli, di fatto è invece avvenuta. E non tanto perché i Bronzi sono collocati a Pergola dal 1988, ma per una serie di fatti storici, a partire dal 26 giugno 1946, momento in cui i Bronzi sono stati scoperti in località Santa Lucia di Calamello, fino ad arrivare all’attività non solo di recupero ma anche di promozione storico-culturale-turistica che l’intero comprensorio, quindi non solo Pergola, ha saputo dare ai Bronzi stessi.
E’ dunque un dato storico che va calcolato per il comitato tecnico del Ministero, per coloro che dovranno mettere in atto se si andasse nella direzione avversa ai sostenitori di quell’emendamento che anch’io ho firmato. L’ho firmato perché raccoglie una scelta abbastanza condivisibile e impegnativa soprattutto per il Ministero, e in particolare al titolare del Dicastero, che in modo molto umile lo inviterei, prima di farsi incapsulare da una scelta tecnica, a visitare personalmente la situazione che vive Pergola, che vive l’intera comunità interessata e direi buona parte delle Marche.
L’altro aspetto – e qui mi collego all’intervento del Consigliere Silvetti – è che questa battaglia interessa certamente tutti i tecnici del settore, coloro che amano profondamente la tutela dei beni artistici, storici e culturali del nostro paese e della nostra comunità, che interessa Pergola perché per essa ne costituisce motivo di vanto, ma che invece non appassiona, a mio avviso, l’altra parte interessata, ovvero la comunità civica di Ancona, le persone, i cittadini, che non sono la parte interessata, lo sono semmai perché Ancona è capoluogo di regione che appunto è sede del Museo archeologico nazionale delle Marche.
L’altro aspetto è guardare al futuro. Allora guardando al futuro non dobbiamo dimenticare la sentenza 3066 del Consiglio di Stato del 2008 che ha stabilito non tanto l’interruzione del pendolarismo quanto un principio chiaro (che credo faccia stato in tante altre situazioni, non solo marchigiane) per la promozione e tutela delle sculture ed altre opere d’arte. In quella sentenza il principio è a tutela dei beni. E’ il principio della permanenza stabile in un sito, della permanenza stabile in una struttura, e soprattutto della capacità che la struttura nel suo complesso, anche in termini di compartecipazione sia economica che di tutela del bene, è in grado di dare.
Ecco, è qui che Pergola e il suo comprensorio ha vinto la battaglia. Perché dal 1993 in poi, ossia nel momento in cui si era aperta la possibilità di visitare di nuovo i Bronzi dorati, è stato un susseguirsi di iniziative a vantaggio proprio della sede di Pergola e della sua capacità di mettere in mostra le opere stesse.
Ritengo quindi che la decisione del comitato tecnico del Ministero dei beni culturali con cui si è stabilito di affidare il gruppo bronzeo al Museo archeologico nazionale delle Marche di Ancona – cioè l’affidamento non è ad Ancona, ma al Museo archeologico delle Marche che ha sede in Ancona -, sia un fatto che faccia dire di far in qualche modo rivisitare al comitato tecnico stesso, al Ministro, per una riflessione complessiva della procedura che hanno messo in atto e delle situazioni che si sono determinate nel passato.
Condivido appieno che la vicenda debba essere superata non con un contrasto interno ai marchigiani, non con la dismissione o il mancato sostentamento della sede naturale del museo a Pergola, ma con la capacità di sostenere il soggetto che è più in grado in questo momento, sia per il suo passato storico sia per una sua propensione futura, a mantenere in piedi la capacità di promozione turistica e culturale dei Bronzi dorati originari di Pergola, che appunto è Pergola stessa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Sarò sintetico, anche perché molte cose sono state dette. Io ho ascoltato con attenzione gli interventi, in particolar modo quello della collega Foschi che ha ripercorso in maniera molto precisa la storia dei Bronzi. Un intervento che condivido in ogni passaggio, così come altri interventi che mi hanno preceduto.
Credo sia completamente inopportuno e sbagliato riaprire una discussione dopo ventiquattro anni. Allora ero un giovane assessore del Comune di Cantiano, territorio dell’entroterra pesarese vicino a Pergola, quindi quella discussione l’ho vissuta. C’era chi sosteneva, come gran parte delle amministrazioni dell’entroterra, che la sede naturale dei Bronzi fosse Pergola e c’era chi sosteneva che Pergola non poteva garantire né sicurezza né valorizzazione di un bene così importante.
Ed ho vissuto anche in maniera diversa dal Consigliere Bugaro e la muratura dei due politici, uno del MSI e uno del PCI, come un atto forte di politica, non come un atto di arroganza, c’era una presa di coscienza di una parte della politica che si schierava a favore della popolazione dell’entroterra. Quindi era un atto positivo non negativo come l’ha vissuto Bugaro.
Le critiche erano che Pergola non riusciva a valorizzare, a conservare, a dare sicurezza. Ma in realtà questo non è successo, in ventiquattro anni si è dimostrato l’esatto contrario.
Per cui questa discussione è veramente inopportuna proprio perché le critiche di allora sono state tranquillamente fugate. Pergola in questi anni si è identificata con i Bronzi, ha valorizzato quel bene, non solo, i Bronzi hanno permesso la valorizzazione di Pergola, di tutta la vallata, ma essendo un elemento così forte e attrattivo, anche di tutta la provincia.
Dunque i motivi per cui non si voleva allora che la sede naturale fosse Pergola sono stati fugati dal tempo. La critica che Pergola non era in grado di valorizzare quel territorio, non era in grado di dare sicurezza a quel bene sono stati fugati. Pertanto, ripeto, credo che questa discussione sia inopportuna.
Detto questo, dichiaro che voterò l’atto che dice che la sede naturale è Pergola, questo deve essere preciso. Sono d’accordo con chi dice nessun pendolarismo. Anche perché ci si riempie la bocca spesso di riequilibrio dell’entroterra, ecco, questo è un modo per riequilibrare l’entroterra, per dare valore a un’economia, per dare immagine a chi lo può fare, ed in questo caso è il Comune di Pergola attraverso i Bronzi.
Al Consigliere Busilacchi dico che il Museo regionale è importante, certo, però c’è anche un modo diverso di fare sistema museale. Quello che io condivido di più è il museo diffuso, ovvero quello dove si riconosce, quando non ci sono spese eccessive, che il bene rimanga al territorio, a tutti i territori, poi si fa la rete. Non è concentrando tutti i beni in un unico luogo che si valorizza meglio il territorio, si valorizza meglio una regione, si fa il museo diffuso, si valorizza il bene dove si trova, chiaramente non accentuando le spese, tenendole al minimo, dando garanzia, e si fa la rete. Questo è il sistema migliore, non è portando tutto a Ancona, è sbagliato.
E per quanto riguarda Ancona al Consigliere Zinni dico un'altra cosa. Ancona capoluogo è importante se è forte, lo ritengo giusto, però questa forza deve essere riconosciuta da una condivisione del territorio, non imposta. Se le cose che propone Ancona vengono accettate perché condivise e si capisce che porta dietro il territorio, ecco, Ancona sarà forte e le Marche saranno ancor più forti, se invece Ancona vuole imporre qualcosa secondo me saremo più deboli.
Concludo ribadendo che i Bronzi dorati devono rimanere al museo di Pergola.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Non voglio assolutamente polemizzare, non ne vedo la ragione e non vedo nemmeno con chi, perché ci divide forse l’approccio culturale, ma non ci dividono sicuramente le finalità.
E non voglio neppure dare alcuna risposta in merito alle considerazioni politiche che sono state fatte sulla maggioranza che guida il Comune di Ancona. Però voglio dire qualcosa sulla città di Ancona.
Il Consigliere Zaffini dice che Ancona non ha il carisma. Bèh, credo che il Consigliere Zaffini ormai conosca abbastanza la città di Ancona, viene spesso qui, in piazza Cavour, nei luoghi del centro della città e non soltanto. Ancona è la porta d’oriente. Ancona è la sede della Macroregione Adriatica. Ancona è una città che ha il porto dentro la città, ma che partendo dal porto se si percorrono due chilometri si arriva al mare da un’altra parte. Ancona ha San Ciriaco. Quindi Ancona ha un suo fascino.
Allora questi giudizi sono offensivi non soltanto per Ancona, non soltanto per la comunità anconetana, ma per tutta la comunità marchigiana.
Io sono convinto che una regione senza capoluogo non è tale. E dunque noi, Marche, abbiamo bisogno del capoluogo di regione, abbiamo bisogno che la regione abbia un capoluogo che sia da tutti riconosciuto e che ovviamente si faccia anche riconoscere.
Fatta questa brevissima considerazione, io sono stato fra coloro che hanno firmato l’intesa – su cui ho sentito qui dare molti giudizi – con il Ministero, con il Presidente della Provincia di Pesaro Urbino Palmiro Ucchielli, con il Sindaco di Ancona Renato Galeazzi, con il Sindaco di Pergola dott. Conti. E sapete qual era la ragione che ci ha spinto a firmare quell’intesa? Non era certo la penalizzazione del territorio, era la fine della contrapposizione fra i territori, si metteva in piedi un’utile collaborazione, senza far rischiare, ovviamente, minimamente l’integrità del gruppo scultoreo.
Noi, guardate, non abbiamo pensato ad un pendolarismo frequente, abbiamo pensato, mi permetto di dire, ad un pendolarismo raro. E cosa significa pendolarismo raro? Significa che questo gruppo scultoreo sta nel territorio e quindi non può essere estraneo all’unitarietà, all’identità del Museo archeologico nazionale.
Quindi credo che lo spirito, le finalità, gli obiettivi di quell’intesa conservino anche oggi la loro validità.
Dunque nessuna posizione anconacentrica bensì questo raro pendolarismo, questa valorizzazione, questa presenza del territorio. Figuratevi se non volevamo riconoscere l’interesse, l’entusiasmo della comunità di Pergola, gli investimenti che il Comune di Pergola e la Provincia di Pesaro Urbino hanno fatto per valorizzare quel sito culturale; e quando parlo del sito culturale non mi riferisco soltanto ai Bronzi, ma penso anche a quello che oggi chi visita i Bronzi a Pergola trova di interesse culturale notevole.
Sono d’accordo con chi sostiene che non ci può essere nè contrapposizione ma neppure un ritornare sempre a discutere, perché qui, veramente, è possibile fare l’interesse delle Marche, l’interesse di Pergola.
Io quindi non voglio non assumere una posizione che non sia chiara e netta. Ripeto, un conto è il Museo archeologico nazionale, l’unitarietà che questo rappresenta, altra cosa è la presenza nel territorio dei Bronzi, e quindi la possibilità, seppur raramente, magari per eventi o iniziative che ogni cinque, otto, dieci anni si vogliano fare, che questi possano essere presenti anche nel Museo archeologico nazionale.
Sul resto non aggiungo nulla, non voglio riprendere le altre considerazioni che faceva il Consigliere Zaffini, ha già risposto il collega Busilacchi. Quindi, ecco, fermiamoci e facciamo in modo che la discussione, che anche su questo punto c’è, possa contribuire a rafforzare quella fiducia indispensabile che sempre deve esserci tra istituzioni e comunità.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Intervengo non tanto per motivare o giustificare la presentazione della risoluzione n. 53 quanto per chiarire, come bene ha detto il collega Giancarli, che quando parliamo dei tanti beni culturali e artistici della regione Marche credo si debba significare anche come la nostra comunità senta propria tutta questa ricchezza.
La settimana scorsa abbiamo fatto una seduta della prima Commissione a Fermo, molti colleghi non avevano ancora ammirato la natività del Rubens quindi l’hanno fatto in quell’occasione. Voglio dire, cioè, che il Rubens a Fermo è patrimonio di tutti, così come sentiamo nostri i bellissimi Bronzi dorati di Pergola, sono una ricchezza per tutti.
Certo, sono situazioni che attengono ai territori, per cui è difficile prendere posizioni e definire quale sia la decisione migliore. Io sarei tentata anche di astenermi, ma non credo nemmeno sia una questione di coraggio definire il proprio voto, però, ecco, cerchiamo di trovare, così come ho fatto con la risoluzione che ho presentato, una soluzione mediana, compatibile anche con tutto quello che è successo in precedenza con la non chiarezza derivata dal Ministero e con la minima possibilità da parte della Regione di stabilire qualcosa di definitivo.
Caro collega Zaffini, mi permetta dell’ironia, vorrei un attimo interloquire con lei in modo che ogni tanto mi posso togliere quei pesi che ho sullo stomaco contro voi della Lega. Intanto riguardo a “giù le mani”, bèh, mi permetta di dire che non lei personalmente ma il gruppo a cui appartiene non è che possa parlare molto! E poi giù le mani dai Bronzi? Semmai lei giù le mani dovrebbe dirlo dai diamanti, dovrebbe dirlo dalle appropriazioni indebite, insomma, dalle questioni che lei conosce bene. Pertanto il settimo Comandamento “non rubare” attiene forse di più al gruppo a cui lei appartiene che non a noi. Qui nessuno pensa di mettere le mani sui Bronzi. Anzi, lei lo diceva a me di non mettere le mani sui Bronzi, però, come può ben vedere, io l’unico oro che porto sono la fede e una crocetta. Lei lo porta il Crocefisso? Bèh, semmai se lo faccia! Inoltre la volevo rassicurare che io a Messa ci vado alle 9,00 di domenica! Mi fermo qui, però, insomma, ho anche voluto un po’ alleggerire una situazione che, come diceva il collega Ricci, forse l’abbiamo appesantita troppo, in questa occasione più di questo non si può fare
Anche riguardo alla risoluzione, Consigliere Zaffini, e apro anche qui un inciso, mi dispiace che si sia caricata di un alone politico di parte, di maggioranza e di minoranza. E come ben vede anche la minoranza di cui lei fa parte – abbiamo sentito il Consigliere Zinni ma anche altri - mi pare non sia perfettamente d’accordo sul come procedere.
La risoluzione prevede un’alternanza lunga – è così che l’abbiamo definita - per poter consentire in questo frattempo una indicazione più precisa da parte del Ministero o di chi è impegnato a dover definire la questione.
E denuncio anche una difficoltà, il Capogruppo ad esempio con l’emendamento indica una cosa diversa, quella cioè di sostenere la sede naturale a Pergola e di aspettare, cosa che dice anche la risoluzione, il pronunciamento del Ministero.
Io ovviamente mantengo la risoluzione, vediamo come l’Assemblea si pronuncerà, ma non credo ci si debba scandalizzare per posizioni contrastanti dentro i gruppi di appartenenza. Lo scandalo è altro, Consigliere Zaffini, e mi rivolgo a lei perché è quello che ogni volta vuole richiarire, e a me questo dispiace, perché simpatiche dissertazioni, ecco, si possono anche fare però non debbono essere grevi e pesanti o andare dentro questioni sulle quali, invece, secondo il mio punto di visto che è sicuramente diverso dal suo, ci si dovrebbe andare con i piedi di piombo e con un po’ più, sempre riferendomi alle Croci a cui lei tanto tiene, di carità cristiana. Dunque, ecco, i Bronzi di Pergola sono tutt’altro argomento .
Ripeto, mantengo la risoluzione e vediamo quello che succede con la libertà di voto che ognuno di noi ha.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Secondo me, contrariamente a quanto affermato da alcuni Consiglieri, questo è invece un dibattito utile e importante. Se è vero come è vero che la sanità occupa una percentuale elevatissima…

PRESIDENTE. Mi scusi, Consigliere D’Anna. Direi che converrebbe che ognuno si registrasse una casetta e la mettesse agli atti, abbrevieremmo i tempi, perché tanto nessuno ascolta nessuno! Almeno la forma, non la sostanza, Consiglieri! Non è possibile continuare così, non si resiste! Silenzio! Prego, Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Grazie Presidente. Stavo dicendo che contrariamente a quanto è stato affermato qualche istante fa secondo me questo è un dibattito importate. Perché se è vero come è vero che una grande percentuale del bilancio regionale va a finire in sanità è altrettanto vero che sul turismo e sulle eccellenze culturali della nostra regione si punta su uno sviluppo turistico che è fondamentale per la crescita della nostra regione.
E visto che è stato fatto un richiamo alla sanità colgo l’occasione per dire che condivido sul fatto che se ne parli poco o quanto meno che gli organi deputati vengano esclusi. Di recente abbiamo inviato una lettera all’Assessore Mezzolani per un coinvolgimento sulla sanità della Commissione. Di sanità se ne parla tanto quindi forse ne parlano poco i partiti, anche quelli di opposizione. Io quando facevo parte del gruppo del PdL non ricordo riunioni fiume sulla sanità, anzi, ho più volte sollecitato però mi sono sentito dire che forse non era il caso, per poi magari verificare – e chiudo il discorso della sanità che non c’entra niente con la questione che stiamo dibattendo - che in un’incontro con l’allora Ministro Fazio si diceva: no, siamo in sintonia con la Regione Marche, e poi Carmine Ruta è anche un amico, quindi lasciate perdere. Giulio Natali mi conferma quanto sto dicendo. Per cui è inutile che si vengono a fare le sceneggiate qua!
Tornando ai Bronzi, credo che l’iniziativa della Consigliera Ortenzi rimanga, se volete, una sorta di provocazione. Perché alla fine si è capito benissimo, per una serie di motivazioni esposte dai vari colleghi, che Pergola è il luogo deputato ad ospitare quei Bronzi.
Il discorso dell’entroterra lo condivido appieno. Io sono tra quelli che lo sottolinea già da un po’ di tempo. Non si può privare l’entroterra di quelle necessità utili alla sopravvivenza stessa della permanenza degli abitanti in quelle zone. Se si vogliono chiudere o ridimensionare gli ospedali, se non vengono fatte o rifatte le strade in modo giusto per dare un servizio, se le poche opportunità ferroviarie, come quella della riapertura della Fano-Urbino, vengono cassate in virtù di piste ciclabili che nessuno frequenterà mai come si può invece fare con un servizio pubblico come il treno, è chiaro che la popolazione si rivolta, è doveroso.
Quando si difende la propria città e tutto quello che c’è intorno non vedo perché si debba essere accusati di campanilismo. Qui il campanilismo non c’entra niente. Quando ti portano via qualcosa e tu cerchi di difenderlo sei campanilista? Allora uno si deve far fregare così non passa da campanilista! Insomma questo è un principio che a me francamente non ha mai convinto.
Per cui, sì, io sono un campanilista, voglio difendere la città in cui sono nato, il territorio ove sono cresciuto, e voglio difendere anche la mia regione. Se si hanno delle rivendicazioni a livello statale sei campanilista, per cui, ecco, D’Anna, o Consiglio regionale delle Marche che, stattene zitto, non puoi difendere la tua realtà. Ma che ci stiamo a fare qua se non si cerca neppure di difendere le realtà?! E soprattutto quelle dell’entroterra visto che c’è ormai una forte tendenza a portare i servizi e le attrattive storico-culturali lungo la costa. E’ questo il piano. E nella provincia di Pesaro Urbino questo piano è chiarissimo, è quello della città metropolitana, è quello del serpentone unico che vuol mettere insieme nell’ospedale unico una serie di servizi, spostare tutto lungo la costa, compresi i beni culturali. Che ci sta a fare Pergola?! L’ospedale lo sistemiamo in quattro e quattr’otto, i Bronzi glieli togliamo, e magari lasciamo solo quelle fabbriche insalubri che nessuno lungo la costa vuole!
Se invece vogliamo fare un programma che prevede che la nostra sia una regione che si offre anche a coloro che vengono da fuori, come appunto dovrebbe essere una regione al plurale, come amano dire in tanti, ebbene, queste pluralità le dobbiamo conservare e valorizzare.
Concentrando tutto lungo la costa, ferrovia-autostrada-servizi, ci apprestiamo a diventare una città metropolitana, ma non più Pesaro-Fano bensì Pesaro fino Ancona e giù di là.
Quindi se questo è quello che volete, permettetemi, io non ci sto.
E anche questo piccolo e allo stesso tempo grande passaggio dei Bronzi va in quella direzione. Ossia c’è molto di più della difesa dei Bronzi di Pergola e dell’entroterra, c’è un modello di sviluppo che ci porterà alla morte definitiva. Sì, perché tutto lo scempio che è avvenuto negli scorsi anni lungo la costa non solo sta ancora avvenendo ma lo si vuole continuare a fare.
Tutti coloro che hanno speculato sulla costa e che oggi trovano difficoltà nel vendere gli appartamenti rimasti vuoti spingono su questo. Sono le grosse lobby che spingono a portare tutto lungo la costa. E ve lo dice uno che lungo la costa ci vive, che però vede anche le differenze della qualità della vita, per cui voglio portare avanti questo tipo di progetto.
Tornando ai Bronzi ci sono tutte le carte affinché rimangano lì. A me l’emendamento presentato dal Consigliere Ricci e da altri non mi convince. Nel primo impegno si dice “sostenere che la sede naturale dei Bronzi dorati è il museo di Pergola, mentre nel successivo impegno si dice “chiedere al Ministro, tenendo conto della competenza statale in materia, che si pronunci in maniera definitiva sulla vicenda confermando quanto stabilito dalle precedenti pronunce…”. Quali, quelle favorevoli ai Bronzi a Pergola o quelle contrarie? Per cui ho voluto presentare un subemendamento che lo dice in modo chiaro, ossia quelle favorevoli a Pergola. Altrimenti qui facciamo il gioco delle tre carte e diciamo che il Ministro deve decidere sulla base di quello che è stato deciso prima, e siccome può scegliere lui magari sceglie la prima sentenza ovvero quella che li aveva assegnati ad Ancona. Il gioco delle tre carte, Consigliere Ricci, lei lo puoi fare con Mezzolani, perché se non ci mette che devono andare a Pergola è un giochino che fa parte di quegli equilibri di cui francamente siamo stanchi. Lei chiede al Ministro che si pronunci in base a quanto stabilito dalle precedenti pronunce, ma quali? Siccome la prima li assegnava ad Ancona io mi sono permesso di fare un subemendamento nel quale si specifica che è Pergola…(…) No, guardi, a me quel giochino non convince, poi, certo, il mio emendamento lei è libero di votarlo o meno. (…) Negli Stati Uniti lei sa che hanno abolito le mozioni, allora forse è opportuno, visto che nessuno le rispetta, pensarci anche qui da noi, però, ecco, se c’è qualcosa che conta nella mozione è sicuramente l’impegno, non la premessa. Comunque, fermo restando questo, ho presentato un subemendamento per chiarire e specificare ancor meglio.
A me dispiace che a volte i colleghi di Ancona si arrabbiano quando parliamo di anconacentrismo. Ed è altrettanto vero anche quello che ha detto il collega Zinni, ossia che anche a Fabriano non si scherza da quel punto di vista. E poi generalmente è il resto del territorio ad avere le ossa rotte.
Voglio dire, comunque, che credo che i migliori alleati di questa battaglia siano proprio i cittadini di Ancona che appunto hanno dimostrato in tutti questi anni di non interessarsi, di non avere a cuore questa vicenda. Allora se non vogliamo ascoltare la politica quantomeno ascoltiamo qualcosa che con la politica ha poco a che fare, ovvero i sentimenti e l’attaccamento dei cittadini al proprio territorio, sia dal punto di vista storico, sia dal punto di vista culturale, sia dal punto di vista del territorio, come pure dal punto di vista di quell’agricoltura che ancora una volta, è accaduto anche in questi giorni, è tornata alla ribalta per le disattenzioni che anche in questo settore continuano ad esserci.
Naturalmente voterò a favore della mia mozione, come voterò il subemendamento che ho presentato, senza il quale non potrò votare nessun altro documento.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Eusebi per una breve comunicazione.
Paolo EUSEBI. Farò un brevissimo intervento. Devo dire che sono un po’ a disagio. Lo sono perché abbiamo assistito a una disfida di quartiere, addirittura ad uno scontro tra i colleghi Consiglieri di Pesaro su chi tra loro è più pesarese. Quindi mi sento un po’ in imbarazzo.
Ho apprezzato molto quella parte dell’intervento del Consigliere Busilacchi di quando dice che noi siamo qui perché dobbiamo fare i Consiglieri regionali.
Alcune argomentazioni del Consigliere D’Anna le condivido, le trovo interessanti, ma credo che su un problema ci debba essere chi governa questo problema, avendone una visione globale.
Io non ho l’onore e il piacere di conoscere il Ministro che dovrà prendere la decisione, ma ritengo debba essere suo compito esaminare tutte le problematiche e decidere quale sia, per i cittadini delle Marche e per l’intera economia marchigiana, la soluzione migliore per la fruizione dei Bronzi di Pergola. (…) Bèh, questo dovrebbe succedere in un Paese di persone perbene, ma preso atto che spesso così non è capisco le osservazioni del Consigliere D’Anna.
Comunque, seppure non la condivida totalmente, apprezzo il tentativo fatto dalla collega Ortenzi, – che tra l’altro è fermana e quindi disinteressata – con la proposta di risoluzione che ha presentato, che quindi voterò. Ripeto, non la condivido appieno, ma mi sembra quella più equilibrata, lascia una volta tanto le responsabilità a chi se le dovrebbe assumere, motivandole seriamente.
Per cui il mio voto, ripeto, andrà a quella risoluzione.

PRESIDENTE. Grazie, Assessore Eusebi. Chiude il dibattito l’Assessore Marcolini. Prego Assessore.

Pietro MARCOLINI. Vorrei iniziare anch’io, come hanno fatto diversi Consiglieri, con un’affermazione sulla gerarchia della nostra attenzione e del nostro impegno. L’ha detto Zinni, l’ha ripetuto Busilacchi, il Capogruppo del PD Ricci lo ha detto anche nella precedente discussione.
Stiamo discutendo della questione della dislocazione dei Bronzi di Pergola alimentando strumentalmente una linea di frattura, di incomprensione, che in tempo di crisi cerca di sfruttare uno stato d’animo e delle difficoltà che vede nella valorizzazione anche del minimo aspetto di salvataggio oppure la perdizione di una comunità. Ritengo sia sbagliato, non abbiamo bisogno di frantumare la discussone per linee così piccole e spesso così meschine.
Ma la discussone è stata avviata quindi non possiamo fare a meno di cercare di ragionare utilizzando anche il buonsenso.
Dico subito che su questa vicenda le responsabilità istituzionali, nazionali innanzitutto, hanno alimentato opposte e legittime aspettative. Il diritto si evoca nella direzione e nella direzione opposta. Organi dello Stato giurisdizionali e istituzionali hanno preso decisioni opposte fra di loro.
E lo stato di fatto, guardate, spesso commenta più agevolmente che una discussione senza criteri oppure una discussione con i criteri dell’ultimo minuto.
Dico questo perché voglio ricordare a tutti che la storia dei beni culturali, quelli trafugati, quelli saccheggiati, quelli molto spesso, come dire, rapinati, punteggiano la storia dei nostri musei. Pensate alla storia degli obelischi a Roma, per restituirne uno, quello di Axum, sono serviti settant’anni, mentre gli altri stanno puntualmente al loro posto, trattandosi di rapina. Oppure pensate agli acquisti agevolati da funzionari corrotti o da politicanti che erano al soldo di chi comprava, pensate a tutte le campagne napoleoniche e a quelle successive.
Quindi anche questa discussione penso vada vista con il profilo del diritto, fallace nella periodica e contraddittoria traiettoria che ha seguito, e con quello del buonsenso.
Consentitemi però una breve ricostruzione. Il gruppo dei Bronzi fu ritrovato negli anni ’40 a Cartoceto. E’ di proprietà statale, in quanto proveniente da scavo, e per il suo eccezionale valore è un’importante risorsa di carattere non soltanto regionale ma appunto nazionale. E statale resta in ogni caso la piena competenza su ogni aspetto relativo ai Bronzi, sia per ciò che attiene la tutela e la conservazione, sia per quanto riguarda la valorizzazione.
L’intera questione, se la leggiamo senza ideologismi o rigidità precostituita, presenta aspetti assolutamente peculiari, anomali, anche rispetto agli atti assunti nel tempo dal Ministero.
Nel 1988 la normale prevista restituzione dei Bronzi da Pergola ad Ancona viene impedita da un’iniziativa popolare, avallata dagli amministratori locali e anche da Parlamentari nazionali. Ne consegue la sicuramente anomala ipotesi dei Bronzi pendolari tra Ancona e Pergola – la convenzione Mibac-Enti locali del 2001 –, esperienza che nel 2002 una disposizione ministeriale, esercitando la piena competenza statale in materia, finisce per interrompere, autorizzando la localizzazione a Pergola dei contesi Bronzi.
E quella mediazione – faceva bene a ricordarlo il Consigliere Giancarli – faceva seguito a un’assunzione di responsabilità. Non era affatto facile per l’allora Presidente della Provincia di Ancona o per il Sindaco di Ancona sostenerla, si trattava di rinunciare a un pezzo di diritto conclamato che lo Stato intervenne per correggerlo. Ricordiamocelo, questa che è una competenza esclusiva.
E prima di pronunciarci con campagne pro o contro o con soluzioni spesso fantasiose ricordiamoci che la parola definitivo il Ministero ancora non l’ha detta, c’è un parere tecnico, che non è una sentenza definitiva, con il Ministro che ha annunciato di volersene occupare.
La recente pronuncia del Consiglio di Stato ha riaperto la questione. La nota del Ministero direzione generale per le antichità dell’aprile 2012 che trasmette il parere del comitato tecnico ovviamente la formalizza.
Il Consigliere Latini poco fa ha suggerito alcune letture di questa nota. Ne voglio citare tre: non sono più ricontestualizzabili le statue in quanto fin dall’antichità oggetto di trafugamento e pertanto prive di contesto di riferimento; dannoso l’eventuale pendolarismo sia per l’aspetto conservativo che per quello della comprensione del manufatto; per problemi di conservazione e sicurezza le statue vadano collocate nella collezione archeologica più importante del territorio.
Peraltro il Direttore generale dell’Antichità, trasmettendo il parere, invita la Direzione regionale a valutare con gli Enti locali interessati la possibilità di accordi che contemplino esigenze di conservazione e richieste di partecipazione culturale delle comunità interessate, cioè istanze di valorizzazione così fortemente rappresentate dalle stesse comunità che per lungo tempo hanno ospitato e garantito efficacemente l’esposizione dei Bronzi.
Nel merito, proprio a partire dall’indicazione dell’autorevole comitato ministeriale, portandosi fuori da una sterile logica contrappositoria, si ritiene che non ci si possa non interrogare su quale nelle Marche sia la collezione archeologica più importante sul territorio. Lo suggeriva il Consigliere Latini poco fa, se cioè la collezione sia un fatto fisico unitario oppure se non sia da intendere come rete.
Va infatti rilevato che data la pluralità dei siti e delle collezioni archeologiche disseminate in una regione al plurale, come spesso ci ripetiamo, forse questo luogo è proprio quel sistema archeologico regionale, composto anch’esso al plurale, perché articolato in diversi siti, 7 parchi, 29 aree, 48 raccolte musei, nella stragrande maggioranza comunali e dai Comuni curati e preservati in stretta collaborazione con la Sovrintendenza ai beni archeologici di cui fa parte integrante, anzi, ne costituisce l’apice proprio il Museo archeologico nazionale ad Ancona, che non può quindi essere a questi contrapposto.
Proprio per la specificità policentrica del nostro territorio si potrebbe pensare, quindi, a una valorizzazione di tipo orizzontale, di rete, anziché verticale, fermo restando competenze e ruoli diversi, soprattutto tale da far sentire ognuno parte di un tutto. In tale vicenda gli stessi separatismi tra Comuni e Province non hanno certo giovato e risultano tuttora fuorvianti.
La Regione quindi, come pure nella proposta di risoluzione presentata dalla Presidente della Prima Commissione e che condivido integralmente, propone una logica diversa per la composizione di tale vicenda, che pur partendo da una serie di reciproche anomalie può invece positivamente offrire una soluzione equa, anche innovativa. Nella logica territoriale la sede di Pergola potrebbe diventare, come del resto altre, si pensi alla Domus dei Coiedii di Castelleone di Suasa, al Consorzio intercomunale per la sua gestione, al Parco di Urbisaglia, a quello di Cupramarittima, ad altri parchi archeologici, oppure al Tempio Ellenistico di Monterinaldo, ai reperti alle aree di Sant’Angelo in Vado e di Macerata o agli importanti musei statali e comunali, una sorta di sede staccata del Museo archeologico di Ancona, vertice indiscusso dell’intero sistema archeologico regionale.
La Regione pertanto non intende sottrarsi a nessuna delle responsabilità che richiedono attenzione e capacità di scelta, ma non può non rispettare, in ogni caso, la piena competenza statale in materia, quindi con attenzione attende il pronunciamento annunciato dallo stesso Ministro Ornaghi, che rispetteremo.
Sottolineiamo, però, come il lungo tempo trascorso che ha consolidato fattori identitari, immaginario dei luoghi e delle comunità, insieme alle importanti risorse pubbliche che fino ad oggi sono state investite per l’adeguata collocazione e valorizzazione del complesso equestre, non possono non essere ignorati e non costituire quindi elementi di valutazione.
La possibile soluzione ci appare oggi, entro la citata logica policentrica auspicata, possa configurare una composizione a obsolete posizioni antinomiche rispetto alla sottolineatura di modalità di rete e di sistema, imprescindibili per governare efficacemente il territorio articolato in comunità diffuse, le quali possono trovare la piena valorizzazione solo nella leale collaborazione tra i diversi enti coinvolti.
Con questo orientamento restiamo in attesa che il Ministero si pronunci in modo definitivo, disponibile a valutare le modalità che anche gli uffici territoriali del Ministero stanno elaborando, tra le quali risulta esserci anche quella del pendolarismo lungo, che è quella richiamata anche dalla risoluzione e da diversi Consiglieri, con l’obiettivo tuttavia di giungere ad una soluzione più possibile condivisa.
Quindi torniamo sulle nostre competenze e rispettiamo anche quelle che il livello statale governativo ha impegnato.
Approfondiamo tutti gli aspetti, l’eventuale cogenza del parere e delle note del Ministero, ma anche l’inevitabile riproporsi in quest’Aula di esigenze reticolari componibili a esigenze centralizzate per funzioni che non siano patentemente e doverosamente di rango regionale. La sanità per tutti. L’ospedale regionale è regionale se ha funzioni rare, non riproducibili né per 5 né per 16 aree, i numeri magici a cui ci ispiriamo.
Pertanto una soluzione condivisa affinché il Ministero tenga conto del fatto che il tempo trascorso ha consolidato i fattori di cui parlavamo prima, e dunque valutare l’ipotesi della direttrice regionale di un’alternanza espositiva di lungo periodo, che è l’ipotesi che indica la risoluzione della Consigliera Ortenzi.
Personalmente penso che ci sia ragionevolezza e che non si debba prestare il fianco in maniera così irriflessa, automatica a ogni polemica che cerca di contrapporre Ancona, scorporandola dalle funzioni regionali di capoluogo, che sono una utilità restituita al territorio regionale, rispetto a quelle ordinarie. E non bisogna trovare l’occasione per frantumare una discussione che ha bisogno, invece, di corresponsabilità e di reale collaborazione.

PRESIDENTE. Grazie, Assessore Marcolini. Passiamo alle votazioni.
Ci sono diverse mozioni, la n. 323 della Consigliera Foschi, la n. 324 del Consigliere D’Anna, la n. 329 del Consigliere Marangoni e la n. 334 del Consigliere Zaffini. Poi c’è anche una proposta di risoluzione a firma Ortenzi, a questa sono stati presentati anche due emendamenti, uno a firma D’Anna ed uno a firma Ricci, Carloni, Foschi, Perazzoli, Cardogna, Latini, Bucciarlli, Traversini, Sciapichetti.
Se siete d’accordo porrei intanto in votazione la proposta di risoluzione, che però non significa, dovesse essere approvata, che le mozioni, qualora i proponenti non siano d’accordo a ritirarle, decadono. Il percorso che forse ci fa sbagliare di meno penso sia quello di partire da una proposta che tiene conto di quanto contenuto nelle mozioni, ma questo, ripeto, lascia impregiudicato la possibilità che poi le singole mozioni vengano votate.
(…) Prego, Consigliere Binci.

Massimo BINCI. La risoluzione presentata dalla Consigliera Ortenzi, che io condivido riguardo il raro pendolarismo su Ancona e l’assegnazione a Pergola, di fatto non è una risoluzione. Una risoluzione presuppone un accordo tra i proponenti delle mozioni e qui non c’è.

PRESIDENTE. La risoluzione è un atto che si può proporre indipendentemente dall’accordo delle mozioni, è evidente. Dopodiché, ripeto, si possono votare le singole mozioni, ognuno vota la sua.
Peraltro la risoluzione va vista anche alla luce degli emendamenti su di essa presentati. Non è indifferente se passa la risoluzione così come proposta dalla Consigliera Ortenzi oppure se vengono approvati gli emendamenti. E non è indifferente soprattutto rispetto alle mozioni.
Io ho fatto una proposta, dopodiché vado anche in ordine di presentazione e iniziamo dalle mozioni. Però, ecco, se lo spirito è quello di creare le condizioni affinchè si faccia qualcosa che esprima quanto meno una chiarezza in Aula io propenderei per partire dalla votazione della risoluzione. Comunque l’Aula è sovrana.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ricci, ne ha facoltà.

Mirco RICCI. E’ stata presentata una proposta di risoluzione, che come dicono i Consiglieri non ha le firme e quindi potrebbe anche non essere considerata una risoluzione, ma ad essa è anche stato presentato un emendamento a firma mia e di altri Consiglieri. Chiedo allora, in analogia a ciò che si fa con le proposte di legge, di votare prima il sub emendamento e l’emendamento e poi la risoluzione, che di fatto se passano fanno decadere, appunto, la precedente risoluzione. (…) No, è una risoluzione che emenda la precedente, ne cambia il dispositivo finale, abbia pazienza, Consigliere Zinni! Mi pare sia questo il percorso lineare, altrimenti mi si dica che non conosco il regolamento. Presidente, non voglio far polemica, ma è proprio perché non capisco!

PRESIDENTE. Io però non capisco cosa non ha capito.

Mirco RICCI. Dico, Presidente, se è meglio votare prima l’emendamento presentato da Ricci e altri che modifica la risoluzione e che trova l’accordo…

PRESIDENTE. Ma è chiaro che bisogna votare prima l’emendamento, perché se votiamo prima la risoluzione poi non è più emendabile!

Mirco RICCI. Ma prima ha detto una cosa diversa

PRESIDENTE. Chi?

Mirco RICCI. Ho capito una cosa diversa.

PRESIDENTE. Ah, ecco! Il voto è l’atto finale oltre il quale c’è l’atto approvato, è ovvio. Quindi se ci sono degli emendamenti non posso votare prima la risoluzione. Come in un qualsiasi testo normativo gli emendamenti si votano prima, se poi passano integrano il testo finale. (…) Certo, tutto è emendabile. (…)
Bene, procediamo. Proposta di risoluzione a firma della Consigliera Ortenzi:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Visto il riaccendersi della questione legata all'ubicazione definitiva dei Bronzi dorati di Cartoceto, oggi situati presso il Centro operativo museale di Pergola;
Considerato:
che il gruppo scultoreo dei Bronzi, ritrovati casualmente nel 1946 a Cartoceto di Pergola (PU), sono di proprietà statale, in quanto provenienti da scavo e, per il loro eccezionale valore, costituiscono un'importante risorsa per il territorio regionale e nazionale;
che statale resta in ogni caso la piena competenza su ogni aspetto relativo ai Bronzi, sia per ciò che attiene alla tutela e conservazione, sia per quel che riguarda la valorizzazione, funzione quest'ultima che resta di competenza dello Stato sui beni di proprietà statale (proprietà dominicale);
che l'intera vicenda è stata caratterizzata da peculiarità e anomalie, che pure bisogna sforzarsi di valutare senza ideologismi e rigidità precostituite;
che, infatti, nel 1988 la collocazione dei Bronzi da Pergola ad Ancona viene impedita da una forte iniziativa popolare, avallata dagli amministratori locali; ne conseguiva nel 2001 la stipula di un compromesso, racchiuso nella convenzione tra gli Enti locali interessati che prevedeva l'alternanza espositiva periodica del gruppo scultoreo tra il Centro operativo museale di Pergola e il Museo archeologico di Ancona; nel 2002 il Mibac a seguito del pronunciamento del Consiglio di Stato che invalidava la convenzione suddetta per la mancanza della sua sottoscrizione da parte del Mibac, metteva fine, attraverso una specifica disposizione di sua competenza, a tale “pendolarismo” ritenuto dannoso per la fragile natura del bene e ne autorizzava la localizzazione a Pergola; successivamente i rappresentanti del Mibac si sono a più riprese espressi per il mantenimento dei Bronzi a Pergola e lo stesso Consiglio di Stato a novembre del 2011 ha accolto il ricorso presentato nel 2009 dal Comune e dalla Provincia di Ancona avverso la decisione del Mibac, disponendo che non sussistono elementi che sorreggano l'effettivo pericolo di conservazione dell’opera a causa del suo pendolarismo e richiamando la necessità di una leale collaborazione tra le Amministrazioni interessate al fine di giungere ad una soluzione allocativa condivisa;
che a tale atto è seguita nell'aprile 2012 la nota del Mibac-Direzione generale per le Antichità. che trasmette il parere del Comitato tecnico-scientifico per i Beni archeologici del 23 marzo c.a. sulla possibile destinazione del complesso scultoreo;
Rilevato:
che tale nota, letta accuratamente, evidenzia:
1) l’impossibilità di contestualizzare le statue, in quanto fin dall'antichità oggetto di
trafugamento e quindi prive di un preciso contesto storico di riferimento;
2) la dannosità del pendolarismo, sia per l'aspetto conservativo che per quello della “comprensione” del manufatto;
3) la loro collocazione "nella collezione archeologica più importante del territorio", proprio per problemi di conservazione e sicurezza;
che, altresì, il Direttore generale delle Antichità, nel trasmettere detto parere, invita la Direzione regionale a valutare con gli Enti locali interessati la possibilità di accordi che contemperino esigenze di conservazione e "richieste di partecipazione culturale" delle comunità coinvolte;
che sono ormai 24 anni che i Bronzi sono a Pergola, adeguatamente esposti e valorizzati, grazie anche
ad importanti investimenti sostenuti dal sistema degli Enti locali, tra cui la Regione Marche che ha sostenuto nel 2008 spese di promozione, comunicazione e riallestimento museale per 130.000 euro;
che, data la conformazione geomorfologica e demografica delle Marche, per sua natura policentrica, con popolazione sparsa e senza grandi nuclei urbani, non possiamo non interrogarci su quale sia la collezione archeologica "più importante" del territorio regionale, dal momento che la pluralità dei siti e delle collezioni, l'assenza di concentrazioni di visitatori in una singola struttura, la serena collaborazione di ciascuno di questi con la Sovrintendenza ai Beni Archeologici delle Marche, il ruolo rilevante, ma certo non preponderante del Museo archeologico nazionale di Ancona dicono che la funzione richiesta dal Direttore generale è, nel caso di una regione "al plurale" come le Marche, svolta dall'insieme delle strutture e delle reti che definiscono un vero e proprio "Sistema archeologico regionale";
che la Regione Marche ha fatto molto, ben oltre le proprie competenze, intervenendo sul patrimonio culturale regionale, sulla sua conservazione e valorizzazione, affiancando ed integrando la competenza statale, proprio perché la cultura costituisce un asse portante delle politiche e del programma dell'Amministrazione regionale;
Impegna il Presidente e la Giunta regionale a:
• approfondire la natura e la eventuale cogenza del parere e della nota suddetta;
• a rispettare, comunque, la piena competenza statale in materia;
• a chiedere, tuttavia, al Ministro che si pronunci in maniera definitiva sulla vicenda, ponendo fine alle oscillazioni che hanno giustificato e alimentato aspettative opposte e legittime;
• a contribuire alla ricerca di una soluzione condivisa, affinchè il Ministero tenta conto del fatto che il tempo trascorso ha consolidato fattori identitari, immaginario dei luoghi, e che policentrismo, rete, sistema sono termini imprescindibili per governare efficacemente il territorio regionale, così da consentire una gestione del patrimonio contestualizzata e distribuita;
• a valutare, in tale ottica, l’ipotesi avanzata dalla Direttrice regionale del Mibac di una alternanza espositiva lunga del gruppo scultoreo denominato “Bronzi di Cartoceto”.
Su questa proposta di risoluzione è stato presentato un emendamento (ris/1) a firma dei Consiglieri Ricci, Carloni, Foschi, Perazzoli, Cardogna, Latini, Bucciarlli, Traversini, Sciapichetti, Solazzi, che a sua volta è stato subemendato (ris/1/1) dal Consigliere D’Anna. Quindi procediamo con il subemendamento.

Subemendamento ris53/1/1 del Consigliere D’Anna:
Nel secondo punto del dispositivo dopo le parole “precedenti pronunce” sono inserite le seguenti parole: “favorevoli all’assegnazione dei Bronzi alla città di Pergola”
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento ris53/1 dei Consiglieri Ricci, Carloni, Foschi, Perazzoli, Cardogna, Latini, Bucciarelli, Traversini, Sciapichetti, Solazzi:
Sostituire il dispositivo con il seguente:
“Impegna il Presidente della Giunta regionale a:
- a sostenere che la sede naturale dei Bronzi dorati è il museo di Pergola;
- a chiedere al Ministro, tenendo conto della competenza statale in materia, che si pronunci in maniera definitiva sulla vicenda confermando quanto stabilito dalle precedenti pronunce favorevoli all'assegnazione dei Bronzi alla città di Pergola, in ragione del fatto che il tempo trascorso ha consolidato fattori identitari, immaginario dei luoghi e che policentrismo, rete, sistema sono termini imprescindibili per governare efficacemente il territorio regionale”.
Lo pongo in votazione. (…) A nome di chi? (…) Bene. Votazione per appello nominale a nome dei Consiglieri Trenta, Foschi, Acquaroli.
Favorevoli: Acquaroli, Bucciarelli, Cardogna, Carloni, Comi, D’Anna, Foschi, Giannini, Latini, Marangoni, Marinelli, Mezzolani, Natali, Perazzoli, Pieroni, Ricci, Romagnoli, Sciapichetti, Silvetti, Solazzi, Traversini, Trenta, Zaffini
Contrari: Bugaro, Busilacchi, Eusebi, Giorgi, Luchetti, Zinni
Astenuti: Binci

(L’Assemblea legislativa approva)

Pongo ora in votazione la proposta di risoluzione a firma Ortenzi, così come emendata.

(L’Assemblea legislativa approva)

Essendo stata approvata anche con l’approvazione degli emendamenti le mozioni presentate si devono intendere superate. Quindi si chiude qui il capitolo dei Bronzi.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Sono le ore 14,15 circa per cui mi appello all’Aula se continuare così come si era ipotizzato stamane oppure darci l’arrivederci alla prossima settimana. E mi pare di capire che su quest’ultima proposta ci sia una standing ovation, perché vi siete alzati tutti.
Allora ci vediamo martedì prossimo, buon pomeriggio. (…) Ah, scusate, vi chiedo una cortesia, Consiglieri. Fra tutte le mozioni che erano state presentate mi ero preso l’impegno con i Capigruppo di approvare una mozione, quella riguardo la sollecitazione al Parlamento di mandare avanti la legge bipartisan sulla difesa della filiera della qualità dell’olio d’oliva vergine. Per cui, ecco, vi inviterei a votare su questa mozione.


Mozione n. 345
del Consigliere Solazzi
“Iniziative a sostegno della qualità e della trasparenza della filiera degli oli di oliva vergine”
(Votazione)

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione n. 345.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto parola il Consigliere Cardogna, ne ha facoltà.

Adriano CARDOGNA. Presidente, non so in quali termini o in che luogo, però chiedo che nei prossimi giorni si faccia una riflessione, magari in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, per decidere come portare avanti i lavori dell’Assemblea legislativa. Ognuno di noi ritiene ci siano alcune cose importanti da discutere (mozioni ecc.), come peraltro concordato anche questa mattina. Non voglio fare certo le cose a dispetto dei santi, ma ritengo sia utile fare il prima possibile questa riflessione tra i Presidenti dei Gruppi, affinchè si possa rimanere coerenti a ciò che si decide la mattina, indipendentemente dall’ora in cui si va a finire. Presidente, le chiedo cortesemente di adoperarsi per questo nei prossimi giorni.

PRESIDENTE. Allora, guardi, Consigliere, il tema è di una semplicità estrema. Noi abbiamo fatto un percorso, poi è chiaro che se non ci fosse stato un dibattito così vasto come quello sui Bronzi saremmo arrivati in fondo. Però, ecco, io non ho nessun problema a fermarmi qui fino alle 17, alle 18, potremmo andare avanti benissimo. Ma se a un certo punto ho delle sollecitazioni io ovviamente mi rimetto all’Aula, chiedendo appunto se si vuole continuare oppure se vogliamo aggiornarci alla prossima seduta. Voglio dire che è sempre l’Aula che decide.
Per cui anche adesso mi sembrava che all’unanimità…(…) No, no, Consigliere Cardogna, io ho capito il suo ragionamento, ma siccome il Consigliere Zaffini come al solito gioca, ecco, Zaffini, mi faccia capire, vuole che proseguiamo?

Roberto ZAFFINI. Presidente, non c’è stata l’unanimità. Solo cinque-sei persone sono andate via, la maggioranza è ancora qua. Quindi chiedo di continuare i lavori. E quando si decide di smettere che ci sia un voto. Adesso non c’è stato un voto, c’è stato solo qualcuno che si è alzato ed è andato via.

PRESIDENTE. Va bene, allora chiedo scusa. Però, ecco, è stato sempre così, nel senso che se a un certo punto su sollecitazione dico che si intende chiudere la seduta e nessuno dice: “No, non sono d’accordo”, ecco, io tolgo la seduta. Ma visto che questa volta il Consigliere Zaffini non è d’accordo, allora lo metto ai voti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ricci, ne ha facoltà.

Mirco RICCI. Consigliere Zaffini, sono d’accordo, si può proseguire, però oggi, per essere sincero ed onesto, abbiamo un impegno importante già convocato alle ore 15,00 tra l’altro sulla sanità, quindi questa sospensione ci viene a favore. D’accordo a proseguire sempre, se volete, ma oggi vi chiedo questa disponibilità a chiudere i lavori.

PRESIDENTE. Pongo quindi in votazione la proposta, a questo punto del Presidente, di prosecuzione dei lavori. (…) No, no, non lo faccio con spirito polemico, è giusto proporre di proseguire. (…) Per appello nominale a nome dei Consiglieri Trenta, carolni Zaffini.
Favorevoli: Binci, Carloni, D’anna, Foschi, Giorgi, Marangoni, Natali, Zaffini, Zinni.
Contrari: Bugaro, Busilacchi, Canzian, Cardogna, Comi, Latini, Marinelli, Perazzoli, Pieroni, Ricci, Traversini, Trenta.

(L’Assemblea legislativa non approva)
La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14,15