Resoconto della seduta n.82 del 12/06/2012
SEDUTA N. 82 DEL 12 GIUGNO 2012
La seduta inizia alle ore 10,55
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 81 del 5 giugno 2012, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 208/12 in data 6 giugno 2012, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifiche alla legge regionale 23 novembre 2011, n. 22 (Norme in materia di riqualificazione urbana sostenibile e assetto idrogeologico e modifiche alle leggi regionali 5 agosto 1992, n. 34 "Norme in materia urbanistica, paesaggistica e di assetto del territorio" e 8 ottobre 2009 n. 22 "Interventi della Regione per il riavvio delle attività edilizie al fine di fronteggiare la crisi economica, difendere l'occupazione, migliorare la sicurezza degli edifici e promuovere tecniche di edilizia sostenibile"), assegnata alla IV Commissione in sede referente e trasmessa per il parere al Consiglio delle Autonomie Locali;
- n. 209/12, in data 7 giugno 2012, ad iniziativa del Consigliere Solazzi, concernente: “Norme per l'elezione del Consiglio e del Presidente della Giunta regionale”, assegnata alla I Commissione in sede referente;
- n. 210/12, in data 1° giugno 2012, ad iniziativa dei Consiglieri Ciriaci, Eusebi, Trenta, Natali, Marangoni, Bucciarelli, Carloni, Massi, Latini, Sciapichetti, Acquaroli, Pieroni, Bugaro, Zaffini, D'Anna, Foschi, concernente: “Norme per la prevenzione, il contrasto e il trattamento della dipendenza dal gioco d'azzardo patologico, nonché delle problematiche e delle patologie correlate”, assegnata alla V Commissione in sede referente, alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 69 del Regolamento Interno e trasmessa, per opportuna conoscenza al Consiglio delle Autonomie Locali e al Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 350 della Consigliera Romagnoli “Centrale Biogas Montegiorgio”;
- n. 351 del Consigliere Sciapichetti “Situazione del sistema ferroviario nella Provincia di Macerata”;
- n. 352 del Consigliere Badiali “Limitazione attività caccia allo storno”;
- n. 353 del Consigliere Giancarli “Istituzione di un tavolo tecnico relativo alla proposta di realizzazione del metanodotto Brindisi-Minerbio”;
- n. 354 della Consigliera Foschi “Tribunale di Urbino e della sua circoscrizione esclusiva”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
- n. 15 in data 30 maggio 2012 “Norme per la promozione e la disciplina del volontariato”;
- n. 16 in data 30 maggio 2012 “Offensiva sulla Linea Gotica estate-autunno 1944: valorizzazione dei documenti e dei luoghi”;
- n. 17 in data 30 maggio 2012 “Norme in materia di organizzazione e di personale della Regione”.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Badiali, Malaspina, il Presidente della Giunta Spacca e gli Assessori Canzian, Marcolini, Viventi.
Sull'ordine del giorno
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Foschi.
Elisabetta FOSCHI. Chiedo l'iscrizione al punto 10) dell'ordine del giorno, ove sono iscritte le mozioni riguardanti il Tribunale di Camerino, della mozione n. 354 relativa alla necessità di permanenza del Tribunale di Urbino.
PRESIDENTE. Va bene, Consigliera Foschi.
Comunicazioni ai sensi dell'art. 35, sesto comma, Regolamento interno.
Elisabetta FOSCHI. Poi, Presidente, devo fare anche un'altra comunicazione. Oltre un mese fa ho chiesto in questa Assemblea di avere accesso alle proposte dei piani di area vasta che i vari Direttori di Zona erano chiamati a formulare. In quella sede, ed anche nelle successive, mi è stato detto che non era possibile averle in quanto endoprocedimenti.
Faccio quindi appello a lei, Presidente Solazzi – so che è già intervenuto con una sua richiesta nei confronti della Giunta, ma so anche che non c'è stata una risposta concreta -, affinché vengano consegnati questi piani, seppure chiederlo è ormai quasi superfluo. Ritengo infatti che come me la maggioranza dei Consiglieri ha già avuto tramite altre fonti i documenti richiesti. E questo è avvilente, l'articolo 16 dello Statuto - non ricordo quale sia quello del Regolamento - indica chiaramente che il Consigliere regionale ha diritto di accesso agli atti, ai dati e alle informazioni che sono a disposizione della Giunta.
Quindi sentir dire che sono endoprocedimenti non è assolutamente accettabile, perché nel momento in cui sono all'esterno e chiaro che tali non sono.
Questi atti sono sottoposti alla concertazione di altre forze mentre i Consiglieri ne sono esclusi. Ed assisto anche ad un paradosso, ossia, la V Commissione viene oggi chiamata ad esprimere il parere sulla delibera di Giunta che dà gli indirizzi ai direttori di Zona, quando i direttori di Zona hanno già elaborato le loro proposte.
PRESIDENTE. Consigliera Foschi, io quello che potevo fare l'ho fatto, ho pregato l'Assessorato di uscire da questa situazione, però, ecco, la mia può essere soltanto un'attività di moral suasion.
Per la verità sono convinto anch'io che essendo questo documento ormai a disposizione di tutti sarebbe bene lo avessero anche i Consiglieri. Però, ripeto, di più non posso fare. L'Assessore è comunque presente, nel caso quindi volesse aggiungere qualcosa gli darò la parola, se appunto me la chiede, quando avremo esaurito tutte le richieste di intervento.
Ha la parola il Consigliere Ricci.
Sull'ordine del giorno
Mirco RICCI. Sono d'accordo con la richiesta della Consigliera Foschi di iscrivere la mozione sul tribunale di Urbino, che sottoscriverò; tra l'altro non è che l'assunzione di ciò che il Comune di Urbino proprio in queste ore ha votato e discusso in Consiglio comunale all'unanimità.
Sono convinto che forse sarebbe stato più opportuno parlare dei tribunali periferici minori senza indicarne nessuno, sono i dati di ogni singola struttura che determineranno quale di queste rischierà più di altre, tuttavia non potevamo comunque escludere dalla conoscenza almeno dell'Aula il fatto del Tribunale di Urbino che è città co-capoluogo.
Quindi appoggio la proposta della Consigliera Foschi che chiede di iscrivere in data odierna la mozione n. 354.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D'Anna.
Giancarlo D'ANNA. Per denunciare ancora una volta l'assenza del Presidente Spacca e oggi anche di diversi Assessori. E' ormai tradizione che il Presidente organizzi o partecipi a manifestazioni in contemporanea ai lavori dell'Assemblea legislativa regionale, deviando così l'attenzione, anche mediatica, sugli eventi ai quali partecipa e non sui lavori che si svolgono in Aula.
Tra le altre cose molto spesso accade che vengono mandate in onda...
PRESIDENTE. Secondo lei quello che sta dicendo adesso è inerente i lavori di oggi?!
Giancarlo D'ANNA. Sì, lo è! Lo è perché ancora una volta manca il Presidente Spacca! Tra le altre cose molto spesso in televisione vanno in onda immagini di repertorio in cui si vede che il Presidente Spacca presente in Aula quando invece non è così. Questo non è assolutamente corretto!
PRESIDENTE. Però c'è un piccolo particolare, in questo Paese può succedere tutto, ossia, come dire, se il Ministro Barca decide di venire nelle Marche oggi, e non quando gradisce lei, Consigliere D'Anna, secondo lei il Presidente, fosse Spacca, fosse il sottoscritto, fosse lei, fosse qualsiasi altro – che, tra l'altro, dispone anche di Assessori, di un Vicepresidente, la figura di un Vicepresidente non è che sia contemplata come un fatto folcloristico! - dovrebbe non andare?!
Oggi c'è un Ministro nelle Marche e tutti sappiamo quanto bisogno c'è di avere rapporti con il Ministro per una serie di questioni aperte. Allora sottolineare che non c'è il Presidente mi pare rientri tra quelle attività folcloristiche che non aiutano questo Paese a crescere democraticamente.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. Come anticipato nella Conferenza del Capigruppo, chiedo l'iscrizione della mozione n. 350 sulla Centrale di Montegiorgio, da abbinare alle altre che trattano lo stesso argomento, in modo da poterla discutere oggi.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.
Gianluca BUSILACCHI. Volevo chiedere l'iscrizione della mozione n. 305, riguardante un progetto specifico legato a Fincantieri, che ho depositato a marzo. So che la Conferenza dei Capigruppo ha deciso di non iscrivere mozioni oltre quelle già presenti all'ordine del giorno, salvo casi d'urgenza...
PRESIDENTE. E' il suo Capogruppo che ha chiesto questo.
Gianluca BUSILACCHI. Sì, ho già parlato con il mio Capogruppo, però, dicevo, poiché questa mozione è legata a un progetto specifico e ha anche una particolare tempistica, fatta salva naturalmente la possibilità di fare una seduta aperta sulle questioni Api-Fincantieri, chiederei su questa cosa specifica, rispetto alla quale non ci sarebbe neanche tanto dibattito, se è possibile farla oggi.
PRESIDENTE. Oggi non credo ce la potremo fare. A che punto è questa mozione?
Gianluca BUSILACCHI. Non è iscritta, Presidente, ne chiedo l'iscrizione all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Allora la iscriviamo all'ordine del giorno poi la prossima volta se in Conferenza dei Capigruppo si chiede di anticipare lo si fa.
Gianluca BUSILACCHI. Grazie Presidente.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Concordo con quanto diceva la Consigliera Romagnoli. Tra l'altro su questo punto, proprio perché non vogliamo mettere delle bandierine o fare della testimonianza bensì incidere in modo serio e concreto sulle politiche ambientali della nostra regione, stiamo scrivendo una risoluzione unitaria – lo sta facendo per conto della Commissione il Vicepresidente Silvetti – da sottoporre all'Aula.
Ribadisco invece, seppure non credo ce ne sia bisogno, il fatto che si discuta nella prossima seduta della vicenda Api di Falconara Marittima.
Ripresa del precedente punto di cui alle Comunicazioni ai sensi dell'art. 35, sesto comma, Regolamento interno.
PRESIDENTE. Non ci sono più richieste di intervento sull'ordine del giorno, quindi direi di passare al punto 1). Le prime due interrogazioni sono abbinate, ad esse risponde l'Assessore Mezzolani, che se vuole può cogliere l'occasione anche per rispondere alla Consigliera Foschi.
Almerino MEZZOLANI. Alla collega Foschi dico che abbiamo fatto un lavoro di questo tipo. In Giunta abbiamo approvato la cornice quadro ove vengono declinati su area vasta i singoli piani. Quel documento è a disposizione di tutti. (...) Guardi, non dipende da me, ma quando è pubblicato è a disposizione di tutti. Poi quel documento è oggetto di discussione a livello di aree vaste. E non c'è l'approvazione dei piani di area vasta, c'è una discussione, parte una interlocuzione, una concertazione. Dopodiché nel momento in cui c'è la proposta che sarà passata in area vasta ovviamente verrà conosciuta da tutti. Quindi in questo percorso il massimo della trasparenza. E' in Commissione questa sera. Non discutiamo i singoli piani di area vasta, ma discutiamo sulla delibera che la Giunta ha varato e che fa da cornice. Questo è quello che è a conoscenza.
Interrogazione n. 736
del Consigliere Natali
“Organico laboratorio analisi AV5”
Interrogazione n. 482
del Consigliere Natali
“Fornitura reagenti laboratorio analisi ZT13”
(abbinate)
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 736 del Consigliere Natali e l’interrogazione n. 482 del Consigliere Natali, abbinate. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.
Almerino MEZZOLANI. In merito ai punti dell'interrogazione n. 482 rispondiamo con una relazione che il direttore amministrativo dell'Asur, dott. Carelli, ci ha inviato il 25 maggio 2012.
"In merito alla interrogazione del Consigliere Giulio Natali afferente la fornitura reagenti laboratorio analisi ZT 13 si espone quanto in appresso.
Nel capitolato di gara approvato con determina del direttore generale ASUR, n. 474/DG del 26 maggio 2009, era stata prevista la necessità di adeguamento dei locali per l'installazione delle nuove tecnologie ed il conseguente avvio della nuova automazione.
In particolare si evidenzia che dopo l'adozione della determina di cui è cenno, efficace trascorsi dieci giorni dall'adozione, è stato avviato l'iter amministrativo finalizzato alla effettiva fornitura. Trascorsi i termini di legge ed effettuate le verifiche previste dal Codice degli Appalti si è proceduto alla stipula del contratto repertorio n. 7402 con la precisazione che "la durata del contratto è di tre anni, decorrenti dalla data di collaudo delle apparecchiature".
Si è quindi proceduto alla nomina, sulla base delle indicazioni fornite dal direttore dell'U.O.C. Laboratorio analisi, del direttore dell'esecuzione e si è quindi proceduto all'analisi tecnica per determinare l'effettivo ammontare degli interventi da effettuare per l'adeguamento degli ambienti e degli impianti necessari alle nuove apparecchiature.
In seguito ad una accurata analisi della realtà esistente presso l'Ospedale Mazzoni e delle esigenze richieste per l'installazione delle nuove apparecchiature, per come individuate in maniera definitiva in esito alla procedura ad evidenza pubblica di cui è cenno, veniva predisposto il 'Progetto definitivo per l'adeguamento funzionale locali analisi per installazione sistema automatizzato di analisi chimico-clinica per un importo complessivo di euro 112. 070, 83 IVA esclusa.
I lavori sono stati eseguiti e le strumentazioni analitiche sono state consegnate dalla ditta aggiudicataria e sono operative. E' in corso, inoltre, la fase di formazione del personale.”
In merito invece ai punti dell'interrogazione 736, anche qui con un'ulteriore relazione del direttore amministrativo ASUR, si riporta quanto di seguito.
"In relazione a quanto indicato nella interrogazione citata in oggetto si segnala che la problematica relativa alla riorganizzazione delle rete dei laboratori analisi si è sviluppata con una serie di interventi normativi che si riassumono nei seguenti punti:
• la riorganizzazione della rete dei laboratori analisi rappresenta una delle aree prioritarie di intervento di razionalizzazione nel sistema sanitario regionale con una serie di interventi nel tempo (riepilogati nella dgr 137/2007);
• la legge finanziaria 2007 (art 1, comma 796, lettera O) ha individuato un preciso vincolo per le Regioni per quanto attiene l'adozione di piani di riorganizzazione della rete dei laboratori, tale obbligo è stato parzialmente ottemperato dal livello regionale con la dgr 137/2007, nella quale viene evidenziata l'azione di semplificazione della rete dei laboratori sviluppata negli anni;
• la dgr 17/2011 ribadiva gli indirizzi in materia e, come riportato nel PSR 2012-14, ha 'delineato la nuova organizzazione dei laboratori pubblici, prevedendo una forte integrazione a rete (management, struttura organizzativa e budget), con strutture flessibili dal punto di vista operativo con supporto tecnologico ed in particolare quello informatico. La struttura a rete dovrà consentire, tra l'altro, di creare massa critica per lo sfruttamento delle economie di scala, garantendo al tempo stesso un miglioramento della qualità dei servizi offerti in maniera uniforme su tutto l'ambito regionale ed equità di accesso'.
• il Piano sanitario regionale 2012-14, ribadendo la linea indicata nella dgr 17/2011, individua i seguenti obiettivi per la riorganizzazione della rete dei lavoratori: 'sistema di laboratori pubblici integrato in rete su scala di area vasta e regionale; rete integrata di laboratori di ASUR, Aziende Ospedaliere ed INRCA; eliminazione della duplicazione dei servizi'.
Sulla base di quanto sopra riassunto:
• si sono sviluppati i percorsi di riorganizzazione della rete ospedaliera in ciascuna area vasta e sulla base del dato storicamente acquisito di strutture di laboratorio (coincidenti con le strutture ospedaliere) il percorso di accorpamento e integrazione giustifica l'esistenza di possibili e transitori squilibri nel riparto delle risorse, anche in relazione a diversi modelli di organizzazione del lavoro e dell'apporto delle strutture convenzionate; `
• l'ASUR sta procedendo di concerto con le OOSS all'attivazione di tutti gli strumenti contrattualmente previsti per il riequilibrio nell'assegnazione delle risorse in ambito di area vasta e aziendale, con l'attivazione dei bandi di mobilità e il ricorso al comando del personale; tale percorso richiede dei tempi tecnici vincolanti;
• nell'Area vasta 5 il percorso di integrazione in attuazione delle indicazioni programmatorie sopra elencate si è sviluppato con una forte differenziazione delle funzione e superamento delle duplicazioni dell'attività, che ha consentito una ottimizzazione nel personale impiegato in tale ambito;
• sull'attuale articolazione organizzativa come rivista dalla recente riforma sanitaria regionale unifica i presidi ospedalieri di area vasta e pertanto l'attuale assetto organizzativo si caratterizza per un unico Presidio ospedaliero di area vasta, articolato su due sedi. Tale premessa si deve necessariamente correlare con i vincoli relativi alla razionalizzazione delle organizzazioni interne delle Aziende sanitarie, per la riduzione della spesa per il personale e in particolare per la riduzione delle strutture organizzative semplici e complesse, indicati dalla Legge 133/2008 e dal Patto per la salute 2010-12; tali vincoli sono declinati in ambito regionale nelle dgr 17/2011, dgr 1161/2011 e nel Piano sanitario regionale 2012-14; pertanto si è già proceduto all'indizione, nel corrente anno, di un concorso per la nomina del direttore dell'UO di Laboratorio analisi in area vasta;
• tale processo di revisione e integrazione si rapporta all'attuale azione di contenimento della spesa per il personale, derivante dai vincoli imposti dalla specifica situazione economica che il Paese sta vivendo. Si sta procedendo in questa fase al confronto con le OOSS per l'analisi dei piani delle ferie estive e l'adozione delle misure di inserimento di personale (Dirigente del ruolo sanitario e Tecnico) necessarie a garantire la continuità dei servizi”.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Natali.
Giulio NATALI. Mi scuso, Presidente, se prima più volte ho chiesto il silenzio, volevo cercare di capire quello che questa volta avevano propinato all'Assessore Mezzolani.
E questa volta, Assessore, devo dire che almeno mi ha detto chi è l'autore di queste operazioni, il dott. Carelli. Per lo meno so il nome di quel qualcuno che le fa delle relazioni che poi lei viene a leggere qui.
E purtroppo le risposte che ci ha dato – dico lei, Assessore, perchè me la posso prendere solo con lei - sono coerenti con il discorso che faceva la Consigliera Foschi.
Vede, Presidente, qui dentro noi non contiamo nulla. Nulla!
Nella mia interrogazione n. 482 del 6 ottobre 2011, la prima a cui ha risposto, lamentavo che a fronte di un bando e di una spesa fatta, dopo quindici mesi nell'ospedale di Ascoli ancora non si era potuto utilizzare un macchinario perché non avevano abbattuto due divisori. Oggi invece l'Assessore mi risponde che adesso, a otto mesi di distanza, funziona.
La domanda allora era, ed è ancora attuale – il fatto no, ma la domanda lo è anche oggi -: chi è il responsabile dell'indizione e dell'aggiudicazione della gara che non si è neanche accorto dell'essenzialità di realizzare gli spazi operativi in cui installare le nuove automazioni? Io non ho sentito la risposta. Il dott. Carelli, forse volando così alto sopra tutti noi, Presidente Bucciarelli, non ci dice chi è che fa un concorso per poi far rimanere per mesi e mesi un macchinario pagato imballato in quanto nessuno ha pensato che si doveva spostare un divisorio. Non è consentito, Assessore Mezzolani, dare questa risposta!
Così come non è consentito dare una risposta all'interrogazione n. 736 dove noi domandiamo, proprio parlando di area vasta, come mai a fronte di ics operazioni in un'area vasta e di ics operazioni di un laboratorio di analisi di un'altra area vasta c'è un personale che non riporta, ossia, non c'è più personale dove si fanno più operazioni, c'è invece più personale dove se ne fanno di meno.
Qui noi abbiamo sentito tutta una grande teoria sull'area vasta ecc. ecc. – chiederò all'Assessore Mezzolani di avere copia della relazione -. E perchè? Ci si risponde perchè non abbiamo poteri.
E la dimostrazione è questa, Assessore. Ovvero, la Consigliera Foschi non parla di quello di cui noi dovremmo parlare oggi pomeriggio – non vedo il Presidente Comi –, e oggi pomeriggio noi dovremmo parlare di un qualcosa di...
PRESIDNETE. Colleghi Consiglieri, bisogna tacere!
Giulio NATALI. Di un qualcosa, dicevo, che sarebbe “piano socio-sanitario regionale, sostenibilità, appropriatezza, innovazione e sviluppo, percorso operativo per l'implementazione del piano di area vasta”. Parere. Cioè io dovrei dare un parere su quello che, come diceva l'Assessore Mezzolani, è sul sito. L'abbiamo visto tutti, ne abbiamo anche parlato, c'è stata una Conferenza dei Sindaci nell'area vasta 5 sabato scorso. Poi, ecco, io ho in mano la proposta di piano dell'area vasta 1. Vuole sapere quanti letti, dove, come? Ma perché dobbiamo farci prendere in giro da voi?!
Il cittadino dell'area vasta 1, 2, 3, 4, 5 si rivolge a noi dicendo: “ma che cosa state facendo! Siete dei buffoni!”. Lo dice a noi, caro Assessore Mezzolani, caro Carelli, o chi più ne ha più ne metta. Lo dice a noi! Qui evidentemente voi continuate col bilancino, forse il manuale Cencelli funziona anche qui, anzi, io leverei il forse. E' tutto pronto! E di questo la Consigliera Foschi quando ne discuterà con qualcuno? Quando discuterà di questi numeri? Di questi numeri! Non della teoria generale del diritto, non dell'appropriatezza, adeguatezza, genericità, tutti bei nomi, dietro i quali, però, si nasconde il nulla. Qui ci sono i numeri!
Presidente, vorrei che l'Assessore Mezzolani ci spieghi che cosa sono questi. Perché se sono dei falsi, li prendo, li porto in Procura e dico, ecco, a me è arrivato questo, mi prendono in giro e prendono in giro l'Istituzione, prendono in giro Ciccarelli, Mezzolani, Ruta, tutti quanti. Se invece non sono dei falsi c'è un problema politico, però politico di basso di livello, che è la considerazione che voi avete per noi. Ma non solo per noi, che siamo minoranza, reietti, figli di un dio minore, o quello che volete, per tutti. Per tutti! Io penso che qui anche qualcuno che fa finta di non sentire queste cose non ce l'ha, però poi le dovrà giustificare nel suo territorio, ma sarà problema suo.
Quindi, Assessore, la prego di chiarirci questo aspetto. Al di là di quello che mi ha detto rispondendo alle interrogazioni, affidandosi a questi geni, a questi fenomeni che governano la sanità marchigiana.
A proposito, mi sembra che qui qualche mese fa avevamo parlato dei vitalizzi e degli stipendi dei Consiglieri regionali. Ecco, non ci eravamo dati un cenno che dovevamo fare qualche cosa per rivedere gli stipendi dei dirigenti regionali? Nessuno di noi se lo ricorda o abbiamo lasciato perdere? Oppure la casta è stata messa a tacere, per cui tutti noi adesso siamo stati messi in pasto a qualcuno che adesso è contento di aver mangiato gli uomini della casta? Penso allora sia forse il caso, Presidente, viste le risposte che ci danno, di rimettere le mani anche su questo aspetto.
E poi, come dice il Consigliere Trenta, il nostro stipendio sarebbe anche poco perché conta quello che facciamo. Io non sono molto d'accordo su questo, ma lo prendo come spunto, quindi, ecco, vorrei che lo stesso metodo valesse anche per chi non fa il Consigliere regionale bensì il dirigente. Assessore, se mi può rispondere, grazie.
Interrogazione n. 497
del Consigliere Pieroni
“Tributo richiesto dal Consorzio di Bonifica del Musone, Potenza, Chienti, Asola ed Alto Nera”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L'interrogazione n. 497 del Consigliere Pieroni…(…) bene, viene rinviata alla prossima seduta.
Interrogazione n. 710
del Consigliere Bucciarelli
“Protesi tossiche”
Interrogazione n. 718
dei Consiglieri Massi, Foschi, Carloni, Bugaro, Natali, Acquaroli, Zinni
“Monitoraggio e decisioni della regione in relazione alle protesi d'anca DePuy”
Interrogazione n. 734
del Consigliere Latini
“Protesi tossiche DePuy”
(abbinate)
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 710 del Consigliere Bucciarelli, l’interrogazione n. 718 dei Consiglieri Massi, Foschi, Carloni, Bugaro, Natali, Acquaroli, Zinni, l’interrogazione n. 734 del Consigliere Latini, abbinate.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.
Almerino MEZZOLANI. Il Dipartimento per la Salute e per il Servizio Sociale ha tem’pestivamente effettuato le disposizioni a seguito delle circolari ministeriali del 7 novembre 2011 – parlaimo di un problema datato - e del 24 gennaio 2012 in cui venenro richieste informazioni circa la conferma dell’ inizio del follow-up, il numero delle revisioni effettuate, le ragioni cliniche delle revisioni chirurgiche.
L'ultimo impianto con le protesi in questione nelle strutture pubbliche è stato effettuato in data 25 maggio 2009 (Ospedale di Jesi), mentre in data 18 febbaio 2010 in una struttura privata (Casa di cura Villa Anna).
La Regione Marche, a seguito della circolare della prot. n. 1011/ARS/ASF/P dell’1 febbraio 2012 sta mensilmente monitorando il follow-up dei pazienti che hanno avuto interventi con protesi d'anca DePuy.
Ad oggi la situazione è rappresentata nella seguente tabella:
Ospedale civile di Jesi, totale protesi ASR acquistate 23**, totale protesi impiantate 23 su 21 pazienti, follow-up n. pazienti 21, revisioni (sostituzini protesi) 4.
Ospedale civile Fraternità S. Maria della Misericordia di Urbino, totale protesi ASR acquistate 10, totale protesi impiantate 10*, follow-up n. pazienti 8, revisioni (sostituzini protesi) -.
Istituto nazionale di ricovero e cura per anziani Vittorio Enanuele II INRCA di Ancona, totale protesi ASR acquistate 10, totale protesi impiantate10, follow-up n. pazienti 10, revisioni (sostituzini protesi) 5.
Casa di cura Villa Anna di San Benedetto del Tronto, totale protesi ASR acquistate 3, totale protesi impiantate 3, follow-up n. pazienti 3, revisioni (sostituzini protesi) -.
Polo ospedaliero di Loreto, totale protesi ASR acquistate 1, totale protesi impiantate 1, follow-up n. pazienti 1, revisioni (sostituzini protesi) -.
Totali: protesi ASR acquistate 47, totale protesi impiantate 45, follow-up n. pazienti 43, revisioni (sostituzini protesi) 9.
(* n.1 paz. deceduto, n. 1 non è stato possibile reperirlo)
Inoltre, si fa presente che:
• attualmente non risultano acquistate o giacenti le protesi in questione presso le strutture pubbliche;
• a tutt'oggi non sono pervenute richieste di risarcimento;
• la ditta si è resa disponibile al risarcimento dei costi passati e quelli futuri (controlli e trattamenti chirurgici).
In merito ai danni morali e materiali dei pazienti, l'amministrazione si è riservata di valutare le azioni che si possono eventualmente intraprendere.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bucciarelli.
Raffaele BUCCIARELLI. Prendo atto della risposta dell'Assessore, però ritengo vada fatta qualche considerazione.
In un'epoca in cui tutto viene riportato al valore del denaro, quindi agli euro, in questo caso ai dollari, la DePuy è statunitense, anche qui in tutta evidenza emerge che il denaro, appunto, prevale sulla salute delle persone, ivi compresa la possibilità di installare protesi tossiche.
Ecco, sulla base di questo ragionamento, Assessore, meraviglia un po' il fatto che lei conclude la risposta dicendo che l'amministrazione si riserva di valutare. L'unico impianto è stato fatto nel 2010 a Villa Anna, è passato almeno un anno e mezzo, quindi, quanto tempo aspetta? Di quanto tempo ha bisogno l'amministrazione per valutare se è il caso o meno di intervenire per chiedere almeno un risarcimento morale del danno provocato alla sanità?
Ecco, vede, c'è l’oggetto per un'altra interrogazione, che però penso dovremo fare, ora verificherò, anche insieme ad un'altra. E’ troppo comodo, Assessore, Assessori, avere delle possibilità di intervento e non esercitarle. Mi riferisco cioè al rispetto di una legge relativa alla delocalizzazione delle industrie, abbiamo chiesto che questa legge venisse applicata, ci è stato risposto un anno fa “valuteremo”, ma a tutt'oggi non sappiamo ancora niente.
Ecco, Assessore, non vorrei che questo prendere tempo per valutare come intervenire o meno sia solo un non decidere, lasciare il tempo perché tanto ci si scorda, cosicchè le cose resteranno sempre come prima. E cioè che quei poveri disgraziati che hanno avuto bisogno di una protesi ce l'hanno impiantata ed è tossica, e questo con buona pace di tutti, soprattutto di chi ci lucra sopra.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Massi.
Francesco MASSI. Lo scopo della nostra interrogazione era quello di acquisire un monitoraggio di quanto è avvenuto su questa vicenda certamente allarmante. E l'Assessore ha reso noto i casi che sono stati in qualche modo oggetto di ricognizione da parte dell'Assessorato, che è la parte che ci soddisfa.
Mi pare che lei abbia detto, Assessore, che la ditta fornitrice sarebbe a disposizione anche per i risarcimenti. Ha detto questo? Ho capito male? Ecco, se fosse questo siamo soddisfatti, possiamo solo incoraggiare l'Assessorato affinché le persone colpite da questa vicenda abbiano l'adeguato risarcimento, oltreché, naturalmente, un intervento per quanto riguarda la salute.
E' un fatto sicuramente grave che richiama quei momenti abbastanza tristi ove si deve dubitare anche del progresso scientifico e tecnologico. Quando queste protesi sono state fornite e installate si pensava sicuramente a una frontiera avveniristica conquistata, invece non è così, e qui ci va di mezzo gravemente la salute perchè la nocività tossica è forte.
Quindi la richiesta e la sollecitazione all'Assessorato è di intervenire, con o senza accordo con la ditta, per risarcire e anche per intervenire a livello di salute sui soggetti colpiti.
Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.
Dino LATINI. Mi riallaccio all'intervento fatto dal Consigliere Massi per quanto riguarda il monitoraggio. Il controllo sui livelli di tossicità rappresenta la necessità primaria del sistema salute a livello pubblico. Infatti è purtroppo di tossicità che si deve parlare, essendo stata data per certa la conferma della presenza di elementi tossici nell’ambito del sistema ASR delle protesi di cui parliamo.
E' un evento negativo che può incidere certamente sul discorso del rimborso dovuto all'assistito, che accettando di avere quella protesi è stato in qualche modo garantito dal sistema di sicurezza nazionale sull'aspetto non negativo del mezzo che doveva essere inserito nel suo corpo. Ma sopratutto credo che l'aspetto fondamentale – su questo la risposta all’interrogazione, anche se non completamente, ha dato degli spunti interessanti – debba andare sul background del richiamo (che è una delle azioni che anche la ditta interessata ha cominciato a fare dall'agosto 2010) volontario di tutti coloro che sono portatori del sistema di protesi d'anca ASR. Come altrettanto importante è una sorta di pubblicizzazione di questo background.
L'altro aspetto su cui il sistema sanitario dovrebbe controllare, in cui è necessario un intervento alternativo alla condotta della ditta interessata, è sull'informazione del richiamo, ovvero sui pericoli corsi dall'assistito e su tutti gli interventi necessari per il sistema del rivestimento dell'anca con materiali non nocivi.
Inoltre c’è il discorso del rimborso. Non può essere lasciata ad ogni singolo assistito l'azione legale o stragiudiziale o comunque l’azione di richiesta di risarcimento per un'attività che è avvenuta, è vero, attraverso la produzione di un elemento di natura industriale, ma che certamente è entrata attraverso le porte del sistema sanitario pubblico.
I casi che conosciamo - ha fatto bene l'Assessore ad indicarli sia nella quantità sia ove sono avvenuti gli interventi soggetti a questo potenziale rischio – potrebbero anche aumentare, quindi è necessario avviare l'implementazione del richiamo anche a tutti coloro che non hanno utilizzato tale sistema ma che sono comunque portatori di sistemi analoghi seppur diversi e pertanto anch’essi soggetti a un percorso clinico e diagnostico che potrebbe produrre risultati negativi uguali a quelli di cui ormai se ne è accertata la situazione.
Ritengo siano questi gli aspetti fondamentali su cui concentrare ancora un'attività di authority di natura pubblica sanitaria. E sopratutto sulla certezza che ci sia un sistema di sostituzione totale dell'ASR che ha dato ormai evidenza degli aspetti negativi, che quindi vada non solo espunto dai prodotti di ordine biomedico o comunque di protesi del sistema anca, ma sopratutto espunto come modalità di intervento e di utilizzazione del materiale per la testa del femore di ogni singola persona interessata.
Quindi su questo richiamo l’Assessorato - seppure credo sia stato già raccolto fin dall'inizio dell'attività dell'Assessorato stesso - e i dirigenti competenti a far sì che il monitoraggio sia continuo e soprattutto che l'implementazione riguardo la numerazione e le potenzialità dei rischi sia quanto mai pubblicizzata non solo nei confronti degli assistiti ma anche nei confronti delle strutture che operano a livello pubblico o comunque convenzionate col sistema pubblico nella nostra regione.
Interrogazione n. 371
del Consigliere Silvetti
“Centrale Turbogas Jesi”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L'interrogazione n. 371 è del Consigliere Silvetti, che però non vedo in Aula, allora la rinviamo alla prossima seduta come abbiamo fatto prima con quella del Consigliere Pieroni.
Interrogazione n. 695
del Consigliere Marinelli
“Carenze personale sanitario”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 695 del Consigliere Marinelli. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.
Almerino MEZZOLANI. In merito ai singoli punti dell'interrogazione si risponde sulla base della relazione inviata dal Direttore generale dell'ASUR, tenuto conto anche degli aspetti tipicamente gestionali e della piena competenza e responsabilità aziendale in materia di gestione del personale.
“La riorganizzazione aziendale dell'ASUR in Aree vaste territoriali, introdotta dalla legge regionale n. 17/2011, impone analisi e valutazioni circa la razionalizzazione dei servizi e delle risorse, al fine di conciliare l'esigenza di garantire i LEA con il dovere di osservare puntualmente la disciplina, nazionale e regionale, di contenimento della spesa pubblica.
Nell'ambito di tale quadro, le politiche in materia di personale sono condotte osservando il vincolo economico del 70% del turnover delle cessazioni e considerando le specifiche esigenze e risorse delle articolazioni territoriali dell'Azienda. Nello specifico, si ha cura di non privare le varie strutture del personale necessario, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili. Al riguardo si rappresenta che, avuto cura di mantenere l'equilibrio economico finanziario complessivo, come dimostra la chiusura del bilancio di esercizio 2011, il turnover del personale è stato assicurato in misura superiore al 70%, e precisamente, nell'anno 2011 è stato pari al 78,32% mentre per il 2012 il valore si può stimare in torno all’80%.
Il rapporto tra la dotazione organica e i posti vacanti è tale da non incidere significativamente sulla dotazione complessiva. Si osserva, inoltre, che proprio la riorganizzazione in Aree vaste territoriali di cui in apertura, unitamente alle utilità conseguenti alle moderne tecnologie ed al nuovo assetto del SSR, rendono i dati relativi alle dotazioni organiche non pienamente rispondenti alle attuali esigenze, in quanto elaborati in epoca anteriore alle citate riorganizzazione e progressione tecnologica.
Solamente al termine della elaborazione dei piani industriali, che tratteranno la riorganizzazione in Area vasta sia dell'assetto ospedaliero che territoriale, potranno essere riviste le piante organiche che si dovranno riferire alle attuali cinque realtà provinciali e non più alle precedente tredici unità produttive, superate dalla l.r. 17/2011.
Nella legge di cui è cenno, invero, non ci si limita ad unire più Zone Territoriali, ma si prospetta una unione del Presidio ospedaliero in ambito provinciale, la rimodulazione dei Distretti, dei Dipartimenti di prevenzione, dei Dipartimenti di salute mentale, di dipendenze patologiche e di molto altro. Tale modifiche strutturali, ovviamente, non possono prescindere anche da una riallocazione e diversa quantificazione delle risorse umane necessarie la cui definizione sarà effettuata dopo la proposta e conseguente approvazione da parte della Giunta regionale del nuovo atto aziendale”.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marinelli.
Erminio MARINELLI. Grazie Assessore, soprattutto per la brevità della risposta su un argomento così importante ed emblematico, quello appunto della carenza del personale sanitario, altrimenti ci saremmo persi in tanti numeri.
La conclusione però è che dobbiamo aspettare che l'atto del piano socio-sanitario venga applicato per capire quelle che saranno le esigenze, le riconversioni, per capire come dobbiamo muoverci. Una risposta che impegna non di poco la Giunta per quel lavoro fin qui fatto su quelli che sono i principi, le linee guida, la filosofia di un piano socio-sanitario che sta appunto prendendo corpo adesso.
Sapete che noi del PdL non abbiamo votato il piano socio-sanitario perché è un piano che non è stato riempito di contenuti, è un piano ove non vengono scritti in maniera precisa i servizi, la riconversione di certe strutture e di conseguenza del personale.
Ora stiamo un pò a redde rationem, e basta leggere la stampa degli ultimi periodi per capire che c'è preoccupazione. Una preoccupazione che credo sia anche doverosa, Assessore, perché sia lei che il Presidente della Commissione Comi avete sempre parlato, giustamente, di qualità ed efficienza dei servizi, di servizi omogenei su tutto il territorio per evitare che quelli del nord delle Marche siano superiori rispetto a quelli del sud. E la preoccupazione della situazione di oggi è anche dei Sindaci, del territorio, dei medici, delle organizzazioni sindacali. E di questo, ripeto, c’è una vasta rassegna stampa.
Certamente la sanità occupa un posto importante nella vita quotidiana, nella Regione Marche occupa un posto rilevante dal punto di vista economico, però questa preoccupazione potrebbe essere evitata soprattutto parlando in maniera chiara, evitando di portare certe considerazioni alle calende greche.
Voglio ricordare che in occasione dell'interrogazione che feci nel febbraio 2011 sulla situazione dell'organico del sistema sanitario l'Assessore allora parlò degli occupati, parlò del personale medico, sanitario e amministrativo in maniera precisa e circostanziata. Ora invece siamo in una fase molto più complicata, i servizi si ridurranno, certe strutture verranno riconvertite – e giustamente, dico io, non si può certo pretendere il tutto in ogni situazione -, le eccellenze, la qualità dei servizi, la patologia cronica, le Rsa, la diminuzione dei posti per acuzie, l'aumento dei posti per i cronici. Siamo d'accordo, però occorre che con il territorio – credo ci siano stati già degli incontri partendo dal nord – venga fatta chiarezza su quelle che saranno le necessità e come si farà per mantenere l'efficienza, la qualità e l'omogeneità di certi servizi in tutta la regione Marche.
C’è carenza di personale (con un turnover previsto del 70%), ed ho l'impressione che questa carenza in parte può essere nascosta, ma non sulla capacità degli interventi in autunno, tenendo conto che ci sono le ferie estive e quindi i turni saranno da programmare e da rivedere, ecco, in questa fase penso che qualche servizio andrà sicuramente penalizzato; il personale medico, sanitario e infermieristico in tante strutture ospedaliere sta facendo dei sacrifici enormi, e questo lo dicono i cittadini che hanno necessità di ricorrere a tali strutture.
Ci sarà un nuovo assetto sanitario, un assetto necessario che dovrà tenere conto della riduzione della situazione economica, che dovrà tenere conto che rispetto a dieci anni fa il servizio è diverso, ma in ogni caso c’è una evidente carenza di personale che non può essere sottaciuta, Assessore, che bisogna valutare con capacità, precisione e onestà - che certamente non le manca - parlando sul territorio.
Determinati servizi debbono essere mantenuti. La costa certamente ha una densità maggiore, ma non si può trascurare l'entroterra così già penalizzato per altre situazioni ben evidenti.
Interrogazione n. 641
dei Consiglieri Giancarli, Ricci, Badiali, Traversini, Sciapichetti
“Faber”
Interrogazione n. 630
del Consigliere Latini
“Fossato di Vico e Sassoferrato - crisi ditta Faber”
(abbinate)
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 641 dei Consiglieri Giancarli, Ricci, Badiali, Traversini, Sciapichetti, l’interrogazione n. 630 del Consigliere Latini, abbinate. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Luchetti.
Marco LUCHETTI. AI fine di acquisire informazioni e per contribuire a risolvere la complicata vertenza relativa all'azienda Faber negli stabilimenti di Sassoferrato e Fossato di Vico, la Regione Marche si è immediatamente attivata convocando sin da subito le parti sociali interessate.
La chiusura di uno stabilimento in questi anni di forte crisi non è purtroppo un'eccezione.
Le difficoltà di molte aziende sfociano sempre più spesso in dismissioni, taglio di reparti, di sedi operative ed anche in procedure concorsuali o fallimenti. Ovviamente tali situazioni si riverberano pesantemente sull'occupazione e sul reddito delle famiglie.
Per ogni situazione di crisi aziendale l'Amministrazione regionale mette a disposizione tutti gli strumenti e le azioni di propria competenza svolgendo anche un ruolo di mediazione tra le parti utile al raggiungimento di positivi accordi.
Sempre più spesso ci troviamo costretti a cercare interlocuzioni e mediazioni anche con gli Istituti di credito.
La decisione della Faber di chiudere lo stabilimento di Fossato di Vico risponde ad un'esigenza di riorganizzazione e razionalizzazione della produzione.
L'azienda ha sempre sostenuto di non voler abbandonare il territorio e di voler investire fermo restando l'esigenza, dettata dalla crisi, di dover ridurre gli stabilimenti ed il personale. II giorno 15 febbraio c.a. è stato firmato un accordo tra la Faber, le OO.SS.LL. e le RSU aziendali che consente di mitigare al massimo gli effetti della ristrutturazione e tutelare nel miglior modo possibile le maestranze di Fossato di Vico.
L'accordo siglato prevede due anni di cassa integrazione straordinaria, un incentivo all'esodo (euro 37.000 a lavoratore) e il riassorbimento di 85 lavoratori (su circa 180) di Fossato presso lo stabilimento di Sassoferrato e di altri 15 presso un'azienda dell'indotto.
Inoltre è stato concordato un incentivo all'esodo anche per lo stabilimento di Sassoferrato pari a euro 20.000. In questo modo è stato possibile liberare ulteriori posti (ad oggi risultano già 10 lavoratori usciti) per riassorbire i lavoratori di Fossato.
L'azienda, inoltre, si è impegnata con le Istituzioni a lasciare a disposizione lo stabilimento di Fossato per eventuali nuove implementazioni di attività produttive.
Abbiamo seguito tutta la vicenda in stretto contatto con la Regione Umbria. Tale sinergia ci ha consentito di mettere a disposizione dei lavoratori tutti gli strumenti di formazione, riqualificazione ed eventuali incentivi utili al reinserimento lavorativo di chi dovesse avere difficoltà a ricollocarsi.
Si è data inoltre ampia disponibilità all'azienda per la verifica di possibili percorsi utili a consentire gli investimenti necessari per il rilancio dell'attività o dell'eventuale riconversione, anche parziale, nell'obiettivo di incrementare la competitività e la produzione.
A questa mia risposta voglio solo aggiungere che purtroppo ci troviamo nel bel mezzo (la Faber si accompagna alla questione Ardo, alla questione Indesit, sapete anche della chiusura della Whirlpool di Varese, l'Indesit a None) di una grossa crisi del settore del bianco, siamo assolutamente in una fase di ristrutturazione del settore.
Personalmente ho parlato con il direttore generale del Ministero dello sviluppo economico affinchè si apra una vertenza specifica per il settore dell'elettrodomestico perché appunto la situazione che si sta creando è di eccezionale rilevanza.
Tenete conto che il settore dell'elettrodomestico è il secondo settore manifatturiero nella nostra industria, ricopre una dimensione assolutamente rilevante. Sapete benissimo che per le lavatrici, le cucine, i frigoriferi e le cappe siamo una delle regioni più interessate a questo ragionamento (tra l’altro anche i sindacati nazionali lo stanno chiedendo). Per cui speriamo si apra una trattativa a livello nazionale che possa andare incontro alle esigenze di questo settore che merita un'attenzione del tutto particolare.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Voglio intanto ringraziare l'Assessore Luchetti per lo sforzo, l'impegno, l'attenzione, la determinazione con cui ha seguito questa come altre vertenze del mondo del lavoro.
Siamo in presenza di una forte sofferenza economica e sociale, siamo in un momento di recessione, allora, proprio per le parole dette in coda alla risposta dall'Assessore Luchetti riguardo la crisi del settore del bianco, del manifatturiero, sulla presenza di queste aziende nella nostra regione, nelle zone interne e montane, come quelle di Fabriano, Cerreto d'Esi, Sassoferrato o la vicina Umbria, dovremmo fare una riflessione seria, in termini pacati e sereni, su ciò che è lo stesso mito del mercato e sulla necessità di una democrazia economica.
Sono sempre di più le persone che perdono il posto di lavoro, il tasso di disoccupazione è elevatissimo, insostenibile è quello della disoccupazione giovanile, e purtroppo l'Assessore sa meglio di me che si allarga anche la fascia delle persone che non hanno neppure più speranza di trovare un posto di lavoro o di quelle che non lo cercano nemmeno.
Quindi su questo tema fondamentale, su questo diritto fondamentale che è appunto il lavoro, occorre fare uno sforzo come non mai.
Questa vertenza è stata condotta con passione e con intelligenza, è stato possibile tutelare interamente lo stabilimento di Sassoferrato, è stato possibile recuperare larga parte del lavoro per i lavoratori dell'Umbria. E questo incentivo per i lavoratori di Sassoferrato spero possa essere di aiuto per i lavoratori dell'Umbria che sono rimasti fuori.
Il quadro è sicuramente preoccupante, però credo – e qui ne abbiamo avuto una dimostrazione – che quando la politica fa la propria parte è ancora possibile dare una risposta se non alla totalità comunque alla grande maggioranza dei lavoratori.
Grazie ancora, Assessore.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.
Dino LATINI. Grazie, Assessore, della risposta. Il tema del sistema industriale del cosiddetto “bianco” nelle Marche ha una importanza storica sin dalla metà degli anni cinquanta, e purtroppo oggi, come diceva l’Assessore, è un tema che dobbiamo affrontare; di situazioni come quella della Faber ne abbiamo già viste molte e purtroppo credo, vorrei sbagliarmi, che in futuro ci saranno ancora occasioni ove dovremmo occuparci di questioni simili.
Per la Faber si è fatta e si fa ancora una battaglia sulla questione della salvaguardia dei posti di lavoro, quindi sulle misure per contrastare la crisi, fino ad arrivare alle classiche azioni che sorreggono, ancora oggi, le persone sia dal punto di vista normativo sia dal punto di vista sociale, ovvero quel cuneo oscuro della cassa integrazione e poi per molti la mobilità e la totale inoccupazione. Tutti strumenti, questi, che dovrebbero essere non soltanto modificati, come alcuni esponenti del Governo nazionale stanno proponendo, ma semmai attualizzati ad una tematica che andrà sempre di più a cronicizzarsi.
Bisogna pensare che quel sistema di lavoro, ovvero quel monte lavoro e commesse che ha sempre sostenuto con un più ogni anno le iniziative industriali del settore, soprattutto delle industrie concentrate nella regione Marche, è destinato, oltre ad avere un periodo di crisi settoriale temporanea, come è successo in altre situazioni, anche ad avere il rischio di scomparire completamente dal panorama della produzione, in questo caso, dell’elettrodomestico del bianco.
E’ la fine di una stagione che dobbiamo pensare possa accadere, perché le azioni messe in atto per contrastare sono di natura passiva, e sono necessariamente le sole che si possono adottare, mentre quelle che vengono denominate a grande voce dalla crescita e comunque dalla possibilità di riavvio della occupazione, in particolare nei tradizionali settori sia a livello nazionale che a livello marchigiano, non hanno riscontri sulla richiesta a livello mondiale e sulla richiesta a livello di consumo interno.
Se prima l’elettrodomestico del bianco durava cinque anni e a questo c’era collegata la modalità del consumo dello specifico elettrodomestico, e l’ambito di questo ciclo prevedeva anche una turnazione dell’occupazione e del lavoro, che quindi tendeva se non a crescere a mantenere comunque, attraverso un sistema di automatizzazione, la presenza costante di un certo numero di occupati, ebbene, questo ormai è definitivamente saltato.
Per cui di questo non solo ce ne dobbiamo fare una ragione in termini di rassegnazione – e qui condivido le affermazioni fatte dal Consigliere Giancarli –, ma dovremmo in qualche modo ripensare a tutta la struttura di produzione economica della nostra regione, per quello che ci riguarda, e per quel poco che possiamo apportare alla politica economica a livello nazionale.
Altrimenti accanto al rischio di non saper dare risposte concrete perché siamo nell’impossibilità, ce n’è uno ancora più grande, ovvero quello di non dare un’alternativa basata sulle potenzialità. Potenzialità che tutti dicono che ci sono, ma che nessuno ancora nella sostanza è riuscito ad individuare come canalizzazione per nuove forze lavoro e che, appunto, non rientrano più nei settori tradizionali come quello in cui è occupata la Faber.
Quindi ben fa la Regione Marche e tutte le sue componenti, non solo quelle di ordine istituzionale ma anche quelle sociali, di categoria, sindacali, interessate da tutte le parti politiche, a tenere altissima l’attenzione sulla tenuta del nostro sistema industriale. Un sistema che, come tutti sapete, si compone di una miriade di piccole e medie imprese, ove il buonsenso e il rapporto umano prevale rispetto ai numeri a grandi dimensioni che hanno le aziende di caratura nazionale. Certamente, però, bisogna ormai pensare a un progetto sistematico diverso, avere il coraggio di inoltrarci, dando un sistema adeguato di posizionamento alle poche percentuali di mercato che si fa. Altrimenti sempre di più ci troveremo a discutere, fra interrogazioni e mozioni, su queste tematiche, ma senza avere una sponda positiva che possa farci dire di aver individuato una scelta organica capace di superare la crisi, quella crisi di sistema ormai diventata veramente costante e cronica.
Interrogazione n. 778
del Consigliere Acquaroli
“Lavori strutturali Ospedale Santa Lucia di Recanati”
(Rinvio)
Interrogazione n. 779
del Consigliere Acquaroli
“Ospedale Santa Lucia di Recanati”
Interrogazione n. 797
del Consigliere Marangoni
“Dove sono finiti i fondi promessi per l'Ospedale Santa Lucia di Recanati?”
(abbinate)
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 778 del Consigliere Acquaroli, l’interrogazione n. 779 del Consigliere Acquaroli, l’interrogazione n. 797 del Consigliere Marangoni, abbinate.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.
Almerino MEZZOLANI. I Consiglieri Acquaroli e Marangoni hanno presentato questa interrogazione al Presidente della Giunta regionale per conoscere i tempi del trasferimento della RSA e del Poliambulatorio di Recanati presso la struttura ospedaliera Santa Lucia, le modalità di finanziamento dei lavori e i tempi necessari, nonché la quantità, la tipologia e la valorizzazione economica dei beni immobili oggetto di lasciti e donazioni all'Ospedale Santa Lucia di Recanati.
Al riguardo va precisato, come ben sapete, che il Piano socio-sanitario regionale 2012/2014 prevede la riqualificazione degli ospedali c.d. di polo, con l’implementazione di posti assistenziali per post-acuzie, residenziali e semiresidenziali, che derivano, peraltro, anche da quelli che sono, come dire, gli indici vincolanti delle disposizioni nazinali.
In questo senso e specificatamente all'Ospedale Santa Lucia di Recanati il Dipartimento per la salute e per i servizi sociali si è attivato inviando specifica richiesta al Ministero della Salute, Direzione generale della programmazione sanitaria. Detta richiesta segue necessariamente le procedure tipiche degli accordi di programma con il Ministero della Salute. Quindi, ovviamente, è anche una sua prassi e un suo tempo, tuttavia, torno a ripetere, noi abbiamo presentato la richiesta al Ministero
Infatti con nota n. 3049 del 28 aprile 2012 è stato proposta la riprogrammazione delle economie derivanti dai lavori finanziati per gli anni 1998 e 1999 con la legge 27 dicembre 1997 n. 450 con la rassegnazione delle stesse, tra l'altro, alla riqualificazione dell'Ospedale Santa Lucia di Recanati - per una spesa complessiva prevista di 1.255.000,00 euro - con il trasferimento in tale sede sia del Poliambulatorio sia, successivamente, della RSA attualmente ubicata presso un edificio di proprietà IRCER.
I lavori di riqualificazione ed adeguamento sono divisi in due stralci.
Il primo prevede il trasferimento del Poliambulatorio e la messa in sicurezza degli ambienti da destinare al nuovo Servizio dialisi ed al Punto prelievi con una tempistica rispettivamente di 8-9 mesi e di 10-12 mesi.
Il secondo stralcio riguarda il trasferimento della RSA presso l’Ospedale e prevede una tempistica che va dai 14 ai 16 mesi.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marangoni.
Enzo MARANGONI. C’è qualcosa che non quadra, Assessore. Invito la Giunta a migliorare il livello di comunicazione tra voi Assessori, perché, a mio avviso, comunicate male, cioè la mano destra non sa quello che fa la sinistra.
Mi spiego meglio nel caso specifico.
Il 12 aprile 2012 c’è il trasloco fisico del Dipartimento materno infantile, viene smontato pezzo per pezzo e caricato sui camion alla volta di Civitanova, come il PD predicava da quindici anni, finalmente lo ottenete grazie alla compiacenza del vostro compagno Sindaco.
Il 14 aprile, quindi due giorni dopo, fate una conferenza stampa a porte chiuse –nel piccolo comune di Recanati mai successo! –, e lei era presente, Assessore, dove promettete i soldi che adesso ci ha detto, promettete una riconversione, una ristrutturazione, dite: “Va tutto bene, l’ospedale non chiude, anzi, lo amplieremo e daremo 2 milioni e mezzo di euro”. Perfetto, 14 aprile, era tanto per indorare in qualche modo la pillola amara della chiusura avvenuta due giorni prima.
Poi un mese dopo, il 13 maggio, un suo collega recanatese, l’Assessore Marconi, che anche lui aveva partecipato a quella conferenza stampa, su Il Resto del Carlino è molto cauto su questi 2 milioni e mezzo, dice “ma, non so, forse da una parte, forse dall’altra, forse i soldi per l’ospedale non ci sono, forse sono solo sulla carta”.
Quindi l’invito che vi faccio è di comunicare meglio tra di voi, mettetevi d’accordo. Voi all’improvviso il 14 aprile venite a Recanati in conferenza stampa e a porte chiuse raccontate le favole inventandovi dei soldi – e c’era anche quel signore dai capelli bianchi della sanità – e poi un mese dopo un Assessore della vostra Giunta dice che i soldi non ci sono più, solo forse, forse, forse un po’ di qua e un po’ di là, ecco, l’invito che vi faccio allora è di mettervi d’accordo un po’ prima, mantenere le promesse fatte e soprattutto applicarle. Altrimenti…(…) sì, quello che qualche anno fa all’ospedale si era proprio incatenato, adesso è libero, ha sciolto le catene, evidentemente ha trovato la sua libertà, son contento per lui, tanto è vero che è talmente libero che non si degna di essere presente neanche quando parliamo di questi argomenti, pur essendo mi pare formalmente presente!
Mettetevi d’accordo un po’ meglio e sopratutto cercate di rispettare gli impegni presi e di applicarli a favore del territorio. Quel territorio che voi, invece, depredate, perché state trasformando tutti i piccoli ospedali della nostra regione in cronicari, questa è la realtà, avete cioè fatto quel che farete con Recanati.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Acquaroli.
Francesco ACQUAROLI. Riguardo queste due mie interrogazioni, la n. 778 e la n. 779, debbo dire che per la n. 779 sono insoddisfatto, le risposte che ho ascoltato sono abbastanza elusive, imprecise e contraddittorie con quanto, come diceva il Consigliere Marangoni, è apparso sul giornale. Sono contraddittorie con quella conferenza stampa fatta a Recanati dove appunto si era parlato di un investimento di 2 milioni e mezzo di euro. Oggi infatti l’Assessore ci dice che la richiesta presso il Ministero è di 1 milione e 255 mila euro. Insomma, si parla di tempi imprecisi e soprattutto si parla in modo altalenante di questa struttura.
Siamo preoccupati perché si continua a non dare una risposta, forse quello che ha detto oggi l’Assessore è la versione definitiva, ma finora abbiamo sentito di tutto e di più.
Inoltre sono insoddisfatto per la completa elusione dell’interrogazione n. 778, l’Assessore non ha fatto cenno ai quesiti ivi contenuti. Ritengo sia il caso che la Presidenza la riproponga nell’ordine del giorno della prossima seduta affinchè metta in condizione l’interrogante, quindi me, di avere una risposta. Se non ci sono risposte diciamolo chiaramente, perchè prenderci in giro in quest’Aula a me non sta bene.
La domanda che ponevo riguarda i lasciti che ha avuto l’Ospedale Santa Lucia di Recanati e…(…) C’è un impegno dell’Assessore a riportarla? (…)
PRESIDENTE. Assessore, parli pure al microfono.
Almerino MEZZOLANI. …oppure la richiede. Voglio dire, Consigliere, che non c’è la volontà di fuggire da questa cosa.
PRESIDENTE. Bene, allora l’interrogazione n. 778, visto che anche l’Assessore è d’accordo, la rimettiamo all’ordine del giorno della prossima seduta, così l’Assessore potrà rispondere.
Francesco ACQUAROLI. Bene. Per quanto riguarda invece l’interrogazione n. 779, come è stata fatta una conferenza stampa con il sindaco e con tutte le autorità massime dell’azienda sanitaria e della Giunta, penso sia importante rifare un’altra conferenza stampa per spiegare ai cittadini recanatesi i progetti reali, per dare delle certezze, altrimenti la confusione che regna su Recanati e su tutto l’indotto è tanta e tale da rendere la credibilità di quella struttura pressoché pari a zero.
Siccome è importante il tipo di comunicazione che si vuol dare chiedo all’Assessore di tornare a Recanati e dire esattamente quali sono i progetti e come e quando saranno finanziati. Altrimenti daremo veramente un brutto segnale che in un momento come questo si moltiplica ancora di più.
Interrogazione n. 787
dei Consiglieri Acquaroli, Zinni
“Collaboratore tecnico di radiologia”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 787 dei Consiglieri Acquaroli, Zinni. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.
Almerino MEZZOLANI. In merito a quanto richiesto con l'interrogazione in oggetto, si risponde sulla base della relazione inviata dal Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera "Ospedali Riuniti" di Ancona, tenuto conto degli aspetti tipicamente gestionali e della piena competenza e responsabilità aziendale in materia concorsuale.
"Il Pronto Soccorso del presidio di Torrette rappresenta un punto d'eccellenza ed è prioritario nell'attività garantita dal Dipartimento di scienze radiologiche, in quanto lo stesso è parte integrante del DEA di 2° livello, garantito dalla nostra Azienda per tutti gli assistiti della regione Marche.
Si tenga presente, a tale proposito, che le prestazioni effettuate dalla postazione radiologica, operante ininterrottamente (24 ore al giorno, tutti i giorni) in tale struttura di emergenza, ha incrementato la propria attività nel 1° trimestre 2012 (rispetto ad analogo periodo del 2011) di circa il 20%, perfettamente in linea con i dati di attività di analoghe postazioni a livello nazionale. A ciò si aggiunga un prevedibile incremento dell'attività di emergenza nel periodo estivo che può essere agevolmente gestita solamente potendo disporre di operatori professionali appositamente formati.
Si fa presente, inoltre, come le assegnazioni effettuate hanno tenuto conto anche del fatto che una unità assegnata alla postazione radiologica del Pronto Soccorso è attualmente beneficiaria del congedo retribuito ex art. 42, comma 5-D.Lgs. 26 marzo 2011, n. 151.
Si ricorda che questa Azienda, unica sede di DEA di 2° livello e deputata alla gestione di traumi maggiori, ha l'obbligo di garantire principalmente l'emergenza e l'urgenza. Per questo la scelta di potenziare il Pronto Soccorso è perfettamente in linea con il PSSR e nel rispetto del budget assegnato”.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Acquaroli.
Francesco ACQUAROLI. Aggiungo poco a questa interrogazione, però alcune riflessioni le voglio fare.
Le segnalazioni che ci vengono riportate, Assessore, rispetto a un utilizzo almeno apparentemente sbagliato di tante unità operative, sono molteplici. E’ per questo che ho deciso, insieme al collega Zinni, di presentare un’interrogazione, perché ciò che ci è stato riportato, appunto, andava un po’ al di sopra delle linee, ovvero che erano stati tre inserimenti forse inopportuni.
Gran parte delle risorse del nostro bilancio regionale sono impegnate per la sanità, i servizi sanitari, le strutture ospedaliere, quindi per un servizio che dovrebbe essere garantito con una parsimonia. Lei infatti parla di potenziare il personale, e questo è un elemento sicuramente positivo, ne abbiamo parlato anche nel piano socio-sanitario, ma potenziare in maniera parsimoniosa. Potenziare garantendo la copertura degli orari e di tutti i servizi, senza toccare gli equilibri che si sono creati, cercando quindi di garantire un sistema che possa portare a un risparmio e a una maggiore spalmatura del personale. Altrimenti si rischia di aggravare sui costi e di creare internamente alle strutture delle fibrillazioni, perché è questo che può accadere quando il personale non viene utilizzato bene, cosicchè invece di un potenziamento si crea un danno.
Quindi le chiedo, Assessore, se possibile, di fare più attenzione rispetto a questi inserimenti, di fare più attenzione anche rispetto al concetto di parsimonia, perché il momento che viviamo – come sottolineiamo sempre, io sono tra quelli che lo dice di più - deve guardare, oltre appunto al potenziamento e alla parsimonia, anche all’efficienza delle persone impiegate.
Interrogazione n. 821
del Consigliere Marinelli
“Servizio dialisi Ospedale di Civitanova Marche”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 821 del Consigliere Marinelli. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.
Almerino MEZZOLANI. In risposta all'interrogazione in oggetto, sulla base della relazione del Direttore generale dell'ASUR, si precisa quanto segue.
La Regione Marche, con la dgr 19 marzo 2012, n. 346 ha riproposto, e rifinanziato, il progetto di dialisi estiva. Hanno aderito al progetto, che è basato fondamenta1mente su attività erogata in regime di libera professione e come tale può essere solo su base volontaristica, le strutture di:
- Area Vasta 1: AO Marche Nord (dialisi di Pesaro e di Fano); dialisi di Urbino
- Area Vasta 2: dialisi di Senigallia, di Jesi, di Fabriano, dell'INRCA di Ancona
- Area Vasta 3: dialisi di Macerata e di Tolentino
- Area Vasta 5: dialisi di San Benedetto del Tronto
La Regione Marche ha la disponibilità di 10 strutture dialitiche che possono offrire servizi ai pazienti che decidono di trascorrere le vacanze nel nostro territorio, coprendo non solo la fascia costiera (5 strutture dialitiche da nord a sud), ma anche le aree collinari e montane.
Per quanto concerne la dialisi di Civitanova, premesso che non risulta alcuna limitazione di servizio per i pazienti attualmente in cura, relativamente alla dialisi estiva si indica di seguito quanto inviato dal Direttore generale dell'ASUR.
"Coerentemente alle indicazioni dell'Assessorato alla Salute e della Direzione generale ASUR l'Area Vasta n. 3 si è prontamente attivata, prima dell'inizio della stagione estiva, con gli operatori del reparto Dialisi per dare continuità, come già avvenuto negli scorsi anni, al progetto di dialisi estiva.
La sensibilizzazione degli operatori coinvolti ha avuto, all'interno della Dialisi di Macerata e Tolentino, una positiva ed entusiasta risposta, mentre il personale medico ed infermieristico delle sedi di Civitanova e Recanati non hanno dato la loro disponibilità alla prosecuzione del progetto.
L'attività di dialisi estiva, così come disposto dall'ente regionale nelle varie linee di indirizzo, è svolta dai professionisti in regime di libera professione e la Direzione di Area Vasta nulla può fare per intervenire sulla volontà dei lavoratori che non si rendono disponibili in tal senso, se non facendo comprendere agli stessi l'importanza di questo servizio sia per i pazienti che per l'intero territorio.
I villeggianti del territorio costiero affetti da tali patologie potranno, comunque, effettuare le terapie presso le due sedi che hanno offerto la loro disponibilità e che proprio per tale motivo hanno aumentato la disponibilità del servizio.
Tenendo conto tuttavia della problematica e della delicatezza dell'argomento è stato dato mandato ai dirigenti responsabili di valutare con i professionisti la possibilità di rivedere quanto deciso ovvero di dare una piccola apertura ed una maggiore flessibilità ai servizi offerti".
Si coglie l'occasione di citare una nota nazionale dell'ANED (Associazione di tutela dei pazienti dializzati) che il 4 maggio 2012 invita tutti gli Assessorati ad attivarsi, come fatto da alcune Regioni: le Marche hanno deliberato nel mese di marzo, consentendo, sia alle Aziende/Aree Vaste di predisporre propri progetti sia ai pazienti, di poter organizzare le vacanze.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marinelli.
Erminio MARINELLI. Grazie, Assessore, per essere stato chiaro su un problema che era all’oscuro per lo meno a Civitanova Marche, perché nell’Area Vasta hanno aderito Macerata, Tolentino mentre a Civitanova c’è stata poca attenzione da parte dei medici e del personale. Ecco, spero che questi medici rivedano la loro posizione.
Assessore, Civitanova è stata la prima città – allora il Sindaco era il sottoscritto – che ha messo risorse per i dializzati che venivano al mare tra Porto Potenza, Civitanova e Porto Recanati.
Quindi è inspiegabile questa presa di posizione - io cercherò anche di parlare con i medici -, significa privarsi di un buon numero di turisti, significa privare i turisti di un servizio che appunto sarebbe molto più comodo a Civitanova che non a Tolentino.
Agli amici Consiglieri voglio dare alcune cifre: nel 2011 sono state fatte 1.740 prestazioni di cui 904 in dialisi notturna in attività libera professionale.
In una fase così difficile dal punto di vista economico cercare di trovare più risorse – e la Regione le ha messe – per venire incontro ai turisti dializzati credo sia la cosa migliore.
Mi auguro che la dott.ssa Stefoni che dirige il Servizio – a suo tempo era diretto dal dott. Ciccarelli – riveda la propria posizione, perché è inspiegabile, forse non conosce completamente.
Do atto comunque alla Regione dell’impegno e delle risorse economiche inserite.
Interrogazione n. 826
del Consigliere Marinelli
“Preoccupazioni in merito alla ricetta elettronica”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 821 del Consigliere Marinelli. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.
Almerino MEZZOLANI. Prima di andare ai punti specifici della risposta dagli uffici che seguono questa vicenda è stata fatta la seguente lunga premessa.
L'art. 50 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con modificazioni dalla legge n.326 del 24 novembre 2003, reca disposizioni in materia di monitoraggio della spesa nel settore sanitario e di appropriatezza delle prescrizioni sanitarie.
II decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) 26 marzo 2008, in attuazione del suddetto art. 50, così come modificato ed integrato dall'art. 1 comma 810 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha stabilito regole tecniche per la trasmissione dei dati di natura sanitaria nell'ambito del sistema pubblico di connettività.
I recenti provvedimenti del Ministero dell'Economia e Finanze consolidano il ruolo del Medico di Medicina generale e del Pediatra di libera scelta come mediatore nell'accesso al sistema delle cure attraverso i sistemi informatici in relazione: 1) all'accesso da parte dell'amministrazione ai dati sanitari in possesso del medico (trasmissione ricetta informatizzata); 2) all'accesso da parte del medico ai dati in possesso dell'amministrazione (biffatura per l'esenzione per reddito apposta dal medico nella ricetta rossa su richiesta dell'assistito, presa visione del data base del MEF); 3) alla comunicazione all’amministrazione delle certificazioni (trasmissione certificazione di malattia on-line).
Anche gli accordi collettivi nazionali con i medici convenzionati in vari articoli sottolineano che i dati dei medici di assistenza primaria e dei pediatri di libera scelta devono essere posti a disposizione del sistema da parte dei medici stessi, infatti relativamente al punto 3) di cui sopra si consideri che i MMG già trasmettono i relativi certificati di malattia all'INPS tramite il sistema di accoglienza centrale del Ministero dell'economia e Finanze, altrimenti detto per comodità SAC.
In particolare il DPCM del 26 marzo 2008 dispone la trasmissione telematica dei dati delle ricette al Ministero dell'economia e finanze e delle certificazioni di malattia all'INPS nell'ambito del Sistema Pubblico di Connettività (SPC), mediante il sistema di Accoglienza Centrale (SAC).
Il predetto Sistema di Accoglienza Centrale "è l'infrastruttura tecnologica del Ministero dell'economia e delle finanze, che consente la ricezione dei dati delle ricette mediche e dei certificati di malattia trasmessi in via telematica dagli utenti" (DPCM 26 marzo 2008 - art. 1 c. 4)
A tale scopo, il gruppo tecnico per l'informatizzazione nella Medicina generale e per la Pediatria di libera scelta di cui al decreto del Direttore del Dipartimento per la salute e i servizi sociali n. 18/DSS del 28 giugno 2011, costituito da tecnici di parte pubblica e da medici in possesso di specifica competenza tecnica individuati dalle OO.SS. della Medicina generale e della Pediatria di libera scelta, nella riunione del 12 luglio 2011 (approvato nella seduta del 3 novembre 2011) ha esaminato i programmi esistenti ed ha stabilito che i programmi "add-on" posti a disposizione dalle case produttrici di software, fornitrici delle principali cartelle cliniche in uso dai professionisti MMG/PLS, hanno le caratteristiche di idoneità richieste per la trasmissione dei dati della ricetta informatizzata, secondo quanto richiesto dal Ministero dell'economia e finanze.
La Regione Marche, invia preliminare, connota al Ministero della salute, in data 31 marzo 2010, ha adottato "la modalità Centralizzata per la distribuzione e la consegna delle credenziali ai soggetti prescrittori".
La scelta preliminare di adesione al sistema di accoglimento centralizzato (SAC) è stata adottata in via temporanea nelle more della realizzazione di un idoneo sistema informativo regionale (di seguito SAR). Tale sistema regionale è stato deliberato insieme a molti altri importanti interventi Informatici, con dgr 1154 dell’1 agosto 2011 avente ad oggetto "dgr 17/10 e dgr 1389/08 - Sistema informativo del Servizio sanitario regionale - Piano per gli interventi informatici nella sanità 2012-2014" e attività concernenti la documentazione di ammissibilità al finanziamento previsto dall'accordo di programma sottoscritto fra Regione Marche e Ministero della salute – per la realizzazione di un'infrastruttura ICT a supporto dell'integrazione del sistema informatico sanitario regionale e della connessione con l’NSIS".
La dgr 1154/2011 sopra citata prevede che la durata del Piano è triennale, dal 2012 al 2014; ciò posto, si è reso opportuno stabilire che la Regione Marche, in attesa della realizzazione dell'infrastruttura ICT a supporto dell'integrazione del sistema informatico sanitario regionale di cui alla dgr 1154 dell’1 agosto 2011, per la trasmissione da parte dei medici dei dati della ricetta elettronica di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 26 marzo 2008, utilizzi il Sistema di Accoglimento Centrale, di cui all'art. 1 c. 4 dello stesso DPCM, posto a disposizione dal Ministero dell'economia e finanze mediante il Sistema Tessera Sanitaria (TS).
Per cui con la dgr 807/2012 la Giunta regionale ha stabilito che la Regione Marche per la trasmissione da parte dei medici, dei dati della ricetta elettronica così come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 26 marzo 2008, utilizzi il sistema di accoglimento centrale di cui all'art. 1 c. 4 del stesso DPCM.
Inoltre con decreto 51/DSS del 6 giugno 2012 il Dipartimento per la salute e dei servizi sociali, per fare fronte alla situazione di transitoria indisponibilità del sistema di accoglimento regionale (SAR) ha decretato di:
- disporre che l'ASUR - aree vaste (ex Zone territoriali di convenzionamento), in attuazione della dgr 807/2012 corrisponda un rimborso spese a ciascun medico di assistenza primaria e pediatra di libera scelta, fino alla concorrenza di euro 250,00 al fine della copertura dei costi sostenuti per l'adeguamento dei programmi informatici mediante specifici Add-ON per la trasmissione dei dati al sistema TS (tessera sanitaria) del Ministero dell'economia e finanze, ai sensi del D.M. 16 dicembre 2008 e smi.. Il rimborso di cui sopra è comprensivo di quanto previsto dal D.M. sopra citato per la sperimentazione (euro 152,00 procapite per medico);
omissis
- prendere atto di quanto comunicato dal Ministero dell'economia e finanze con nota 70581 del 13 giugno 2011, da cui la fase sperimentale risulta avviata, e che fissa la data per l'avvio a regime delle procedure di invio telematico delle prescrizioni all’1 gennaio 2011 poi prorogato all’1 luglio 2012;
omissis
Stante la premessa sopra rappresentata, si risponde alla interrogazione in oggetto con l'articolazione che segue:
- la data prevista per l'avvio della procedura di trasmissione telematica dei dati delle ricette al Ministero dell'economia e delle finanze è fissata all’1 luglio 2012;
- quelle previste dalla dgr 1154/2011 ed esaminate nell'ambito degli incontri del gruppo tecnico per l'informatizzazione nella Medicina generale e per la Pediatria di libera scelta istituito con decreto 18/DSS del 28 giugno 2011;
- nell'ambito del percorso condiviso con le rappresentanze dei MMG/PLS partecipanti al gruppo tecnico di cui al punto precedente, l'adeguatezza della rete informatica è garantita dalla disponibilità del sistema SAC e dall'adeguamento dei sistemi installati sulle postazioni di studio dei professionisti;
- a seguito dell'istituzione del gruppo tecnico di cui ai punti precedenti e nell'ambito delle sue attività si sono svolti i seguenti incontri nel corso del secondo semestre: 14 giugno 2011, 12luglio 2012, 11 ottobre 2011, 3 novembre 2011;
- l'ASUR, con il supporto del Ministero dell'economia e delle finanze, ha predisposto corsi di formazione che si sono tenuti nelle seguenti date e località: sabato 28 aprile 12 AV1 Sala conferenze Centro di formazione Urbino; sabato 5 maggio 2012 AV2 Hotel Federico II Jesi; sabato 5 maggio 2012 AV5 c/o Presidio scolastico comunale di Monticelli Ascoli Piceno; sabato 12 maggio 2012 AV5 Sala Convegni Ospedale Madonna del Soccorso San Benedetto del Tronto; sabato 12 maggio 2012 AV4 ex Teatrino sede amministrativa AV4 Fermo; sabato 19 maggio 2012 AV3 Sala convegni Hotel 77 Tolentino (MC); sabato 26 maggio 201 AV1 Chiesa del Suffragio Fano (Zona Pincio).
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marinelli.
Erminio MARINELLI. Grazie, Assessore, per la descrizione su questa norma impegnativa e difficile, essa rientra nell’ottica della razionalizzazione economica del sistema sanitario. E non può essere diversamente.
Però credo, indipendentemente da quanto è stato fatto attraverso la legge nazionale e le varie disposizioni locali, che il problema sia il fatto che per il 1° luglio non siamo pronti a partire.
Lei sa bene che l’invio online dei certificati all’Inps è operativo da due anni, ma a completo regime vi è andato a settembre 2011.
L’incontro fatto nelle varie Zone non ha sollecitato più di tanto l’interesse dei medici, che forse non hanno capito, vi è stata una scarsa adesione. E non è che con solo due ore di un sabato mattina il medico è in grado di poter capire come indirizzare le ricette elettroniche.
So che vi è una diatriba tra la realtà sindacale medica e la Regione, che chiaramente deve essere analizzata non con semplici tavoli di lavoro con i medici che aderiscono ma con le realtà sindacali accreditate. Perché dico questo? Lo dico perché le iniziative ci sono state però sono state scarsamente seguite, forse per responsabilità delle realtà sindacati o dei medici stessi.
I medici non sono pronti. La Regione attualmente sta in una fase sperimentale, tanto è vero che ha aderito al SAC, ovvero il sistema di accoglienza centrale. Inoltre credo che anche l’adeguatezza della rete informatica, pensando alle zone di montagna, non sia ottimale.
Ritengo quindi che quella data sia da rivedere, ma ci sarà tempo e opportunità, seppure oggi siamo al 12 giugno. Noi medici non ci sottraiamo certo al nostro impegno, a quelli che sono dei doveri ben precisi, peraltro abbiamo il nostro sistema già tutto informatizzato, penso sia abbastanza agevole adeguarsi e intervenire su quella che è una richiesta sacrosanta di controllo.
Ma mi permetta di fare anche un’osservazione, Assessore. Il medico di famiglia è controllato al cento per cento e rappresenta il 17% della spesa farmaceutica, che è una percentuale onerosa da parte della struttura ospedaliera. Ecco, penso che il medico di famiglia più di questo non possa fare. Invece ci sono altre sacche di intervento di spese farmaceutiche eccessive.
Ma indipendentemente da questo credo, ripeto, ci sia la necessità di rivedere la data, perché – e basta confrontarsi con i direttori delle cinque aree vaste e con i responsabili farmaceutici – non siamo in condizioni, proprio dal punto di vista informatico e della capacità di intervenire su questo aspetto importante, di poterlo fare soprattutto per l’imminenza del 1° luglio.
Spero che tenga conto di questo mio intervento, Assessore, che non è un intervento politico bensì di conoscenza su una tematica che fa comodo a tutti in senso positivo.
Interpellanza n. 39
del Consigliere Marangoni
“ ‘Asimmetrie’ nella gestione del servizio idrico integrato da parte del gestore Aset SpA di Fano e società controllata Rincicotti & Orciani srl. Esercizio del potere di controllo ai sensi della l.r. 28 dicembre 2011, n. 30”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 39 del Consigliere Marangoni, che ha la parola per illustrarla.
Enzo MARANGONI. Asimmetrie nella gestione del servizio idrico integrato da parte del gestore Aset di Fano, bèh, qui asimmetrie è un eufemismo, infatti è scritto tra virgolette. Ora vediamo di che asimmetrie parliamo.
In questo caso riguarda la gestione del servizio idrico integrato affidato alla società Multiservizi Aset spa di Fano e della sua società controllata Rincicotti &Orciani che opera nel settore degli spurghi.
Nell’interpellanza ripercorro un po’ tutta la vicenda di queste asimmetrie, o meglio, anomalie, chiamiamole così, relative alla gestione del servizio idrico integrato e del servizio di smaltimento dei liquami provenienti dalla pulizia delle fosse biologiche.
C’è un esposto presentato alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti da parte del Movimento politico fronte di azione popolare di Pesaro e Urbino, in esso si ripercorrono, come faccio nella mia interpellanza, tutte le vicende dell’acquisto, della gestione e della messa in vendita della Rincicotti & Orciani da parte dell’Aset spa.
L’elenco di queste irregolarità, chiamiamole così sempre per usare un eufemismo, è molto molto lungo. Si parla di presunte violazioni – sì, presunte, lasciamo lavorare con calma la Magistratura, per carità – inerenti le normative nazionali e comunitarie sull’affidamento dei servizi in house providing, quindi senza gara ad evidenza pubblica. Si parla di irregolarità degli appalti e dei subappalti. Si parla di conflitto di interessi. Si parla di libera concorrenza, legge antitrust. Si parla di violazioni delle norme relative al patto di stabilità e alla responsabilità amministrativa delle società ed enti locali. Ulteriori irregolarità, chiamiamole sempre così, scaturirebbero – usiamo anche il condizionale – anche dall’assenza di controlli da parte del Comune di Fano, il quale possiede il 97,2% delle quote societarie, e dell’Autorità di ambito territoriale ottimale Marche nord di Pesaro Urbino.
Tutto questo avrebbe comportato una gestione di servizi rivolti all’utenza che non rispecchia i noti principi di trasparenza, efficienza ed economicità a cui si dovrebbe sempre attenere la pubblica amministrazione.
Con questa interpellanza, al di là degli aspetti su cui eventualmente con calma interverrà la Magistratura, quello che si vuole portare alla luce, con riferimento alla competenza della Regione, è per quali motivi la Regione Marche non ha vigilato sulla correttezza delle operazioni e non ha vigilato riguardo la mancata vigilanza dell’assemblea di ambito ottimale, non applicando quindi la legge regionale n. 30 del dicembre 2011.
Ciò che chiedo è se ci sono state, a seguito di tutte queste asimmetrie e irregolarità, ripercussioni sulla rimodulazione dei piani tariffari ed eventuali danni erariali che potrebbero essere scaturiti dal cattivo uso di risorse interamente pubbliche.
Ricordo anche che nel programma di legislatura questa Giunta si era impegnata, almeno a chiacchiere, a promuovere e tutelare la gestione pubblica dei beni primari, come ad esempio l’acqua, quindi a salvaguardare i criteri di efficienza, appropriatezza ed economicità nell’erogare i servizi ai cittadini.
Mi auguro che queste non siano pure chiacchiere da programma di Giunta, ma che siano applicate, cosa non mi pare sia avvenuta in questo caso specifico.
Mi metto in ascolto della risposta, grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Donati.
Sandro DONATI. In merito a questa interpellanza, e sulla base dei contenuti e delle considerazioni riportate in uno specifico esposto trasmesso in data 28 febbraio 2012 alle Procure della Corte dei Conti, alla Procura della Repubblica e ad altre Autorità di controllo, si deve intanto affermare che alcune questioni poste nell'interpellanza appaiono esulare dalla sfera di competenza della Regione e dell'Autorità di Ambito Ottimale di riferimento (AATO 1 Marche Nord).
Non sembrano infatti conferenti le notazioni riguardanti le vicende dell'acquisto, della gestione e della messa in vendita della Rincicotti & Orciani srl, le questioni inerenti le modalità di acquisizione del controllo sulla medesima Società con risorse riconducibili al bilancio del comune di Fano, la necessità o meno del c.d. "controllo analogo" del Comune di Fano sulla predetta Srl, le asserite irregolarità nella gestione della stessa da parte di ASET SpA.
Si ritiene pertanto che per i relativi quesiti, concernenti eventuali inadempienze o illeciti da parte di soggetti istituzionali diversi da quelli sopra indicati (in particolare il Comune di Fano, quale soggetto autonomo rispetto alla Regione), le rispettive pronunce debbano essere espresse dalle Autorità deputate alla vigilanza e al controllo contabile e giurisdizionale sulle amministrazioni locali.
Viceversa possono profilarsi alcuni punti di contatto con le competenze della Regione e dell'Autorità d'Ambito per le questioni legate all'affidamento del Servizio Idrico Integrato in modalità c.d. "in house providing".
Per quanto riguarda parte del punto 1 e del punto 6 dell'interpellanza, quindi per quanto riguarda in particolare la sfera di attività istituzionale dell'Autorità d'Ambito Ottimale 1, Marche Nord, si evidenzia che secondo l'art. 2, commi 3, 4 e 5 dello statuto di ASET SpA del 2008 detta Società:
“3. ... è tenuta a realizzare e a gestire in favore degli Enti locali soci i servizi di cui alle lettere che precedono, per la parte principale della propria attività e comunque in misura non inferiore all'80% dei ricavi risultanti dal conto economico del bilancio di esercizio di ogni anno, ai sensi dell'art. 2425, 1° comma, lett. A1) del Codice Civile, ivi compresi eventuali servizi attribuiti ai sensi di legge, indipendentemente se affidati direttamente dagli stessi o aggiudicati con procedura ad evidenza pubblica anche tramite le proprie partecipate e/o controllate.
Il Collegio Sindacale della società verifica ed attesta, nella relazione al bilancio di esercizio di ogni anno, il soddisfacimento della percentuale realizzata nell'anno precedente, per le attività e i servizi svolti per gli Enti locali soci di cui al comma precedente, secondo le indicazioni dell'Autorità di Ambito.
4. La Società, può svolgere, fermo restando il rispetto della percentuale di cui al precedente comma, attività e servizi, studi, ... che siano connessi alle proprie competenze aziendali.
5. Le attività formanti parte dell'oggetto sociale potranno essere svolte direttamente o mediante società collegate, controllate o partecipate, ai sensi di legge.”
Per contro, risulta che la società Rincicotti & Orciani Srl esercitasse un'attività oggetto di libero mercato (spurgo pozzetti) non riconducibile al Servizio idrico integrato.
Acquisito il totale controllo della società, è dunque ASET SpA che di fatto esercita anche, proprio tramite la propria controllata, attività di "libero mercato", che nella fattispecie consiste nelle operazioni di spurgo pozzetti, ricomprese tra le altre attività indicate all'art. 2 dello Statuto ASET (servizio gas, gestione calore, illuminazione pubblica, gestione acque bianche, igiene ambientale, trattamento rifiuti, servizio analisi chimico-fisiche); i ricavi di questa attività esulano dal Servizio idrico integrato e dalle tariffe ad esso correlate, determinate dal D.M. 1 agosto 1996.
La possibilità di esercitare attività diverse da quelle statutarie e - per la questione posta con l'interpellanza - di esercitare attività statutarie che siano anche oggetto di affidamento o concessione di un servizio pubblico locale (servizio idrico integrato, affidato dal Comune e salvaguardato dall'AATO) è contemplata dallo statuto ASET ai commi 4 e 5 dell'art. 2, ma comunque nei limiti indicati dal comma 3 del medesimo art. 2.
Il comma 3 dell'art. 2 dello Statuto ASET prevede che le attività "statutarie" (tra cui il Servizio Idrico Integrato) rappresentino almeno l'80% del totale ricavi risultanti dal conto economico del bilancio di esercizio di ogni anno della società: questa è la condizione (detta di "attività prevalente") che la normativa impone per il mantenimento dell'affidamento del servizio idrico in regime di "in house providing".
Ogni anno il rispetto di tale condizione viene verificato dal Collegio sindacale dell'ASET SpA; ad esito delle verifiche effettuate dal Collegio sindacale dal 2008 ad oggi non risulta emergere, nelle comunicazioni annualmente inviate dalla Soc. ASET SpA all'AATO in occasione della trasmissione del bilancio di esercizio, alcuna anomalia o "asimmetria" rispetto al contenimento delle attività di libero mercato nel limite massimo del 20% previsto dallo Statuto della stessa Società.
Tuttavia, rilevando da un lato la delicatezza della questione posta dal Consigliere interpellante, dall'altro l'esigenza di escludere con certezza il ricorso anche in passato a procedure e valutazioni quanto meno discutibili, verrà richiesto all'AATO 1 di rivalutare nel merito il rispetto dei limiti statutari posti all'ASET SpA rispetto all'attività di libero mercato da questa esercitate.
A seguito delle ulteriori verifiche si potranno valutare, nell'ambito delle competenze regionali, le eventuali azioni da intraprendere, che potranno prevedere: quanto al punto 2 dell'interpellanza, l'individuazione di un percorso volto all'esercizio di poteri sostitutivi; quanto al punto 4 e alla prima parte del punto 5 dell'interpellanza, azioni di tutela dei cittadini nel caso emergano circostanze che abbiano determinato lesione dei rispettivi diritti.
Per quanto riguarda il punto 7 dell'atto ispettivo, i richiamati enunciati di principio sono esplicitati nell'art. 1 della legge regionale n. 30/2011 concernente "Disposizioni in materia di risorse idriche e di servizio idrico integrato", approfonditamente discussa e definita dalla competente Commissione consiliare sulla base di audizioni con portatori di interessi diversificati ed infine approvata dall'Assemblea con ampia maggioranza il 28 dicembre 2011.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marangoni.
Enzo MARANGONI. Nell’ultima parte della risposta ho capito che ci sarà una certa attività “ispettiva” da parte della Regione. O almeno è una volontà. Una volontà quindi che mi auguro venga perseguita e per la quale mi terrete eventualmente informato.
Per il resto la risposta è molto tecnica, per cui poi leggerò più attentamente il dato preciso di questa articolata risposta, e questo mi consentirà di capire meglio.
Relazione n. 13
della Commissione d'inchiesta
“Vicende relative alla realizzazione dell'Interporto delle Marche dalla costituzione della Società CeMIM agli attuali sviluppi”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la relazione n. 13, ai sensi dell’articolo 99 del Regolamento interno, della Commissione d’inchiesta tendente ad esaminare le vicende relative alla realizzazione dell'Interporto delle Marche dalla costituzione della Società CeMIM agli attuali sviluppi.
Ha la parola il Vicepresidente Bugaro.
Giacomo BUGARO. Come avevo preannunciato alla Conferenza dei Capigruppo, di questo punto, di cui sono relatore, ne chiedo il rinvio. Anche per onorare l’impegno preso con il Vicepresidente della Commissione Badiali che oggi non è presente per motivi istituzionali. E quindi lo vorremmo trattare in una delle prossime sedute.
PRESIDENTE. Anche la Conferenza dei Capigruppo aveva accolto questa richiesta, quindi, se non ci sono pareri contrari, direi di rinviare il punto alla prossima seduta.
Relazione n. 14
della VI Commissione consiliare permanente
“Programma della Commissione europea per il 2012 e risoluzione del Comitato delle regioni in merito alle priorità del Comitato delle regioni per il 2012 sulla base del programma legislativo e di lavoro della Commissione europea”
(Discussione e votazione risoluzione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la relazione n. 14 della VI Commissione. Ha la parola il relatore Consigliere Cardogna.
Adriano CARDOGNA. La relazione e la risoluzione che proponiamo all’attenzione e al voto di questa Assemblea è già stata approvata all’unanimità – unanimità consueta ma non scontata – della VI Commissione. Per questo intervengo come unico relatore.
Parlare degli atti della Commissione europea e di Europa fa venire in mente il proverbio che dice che tra il dire e il fare molte volte c’è di mezzo ecc. ecc.. Ma questo non significa che dobbiamo esimerci dal considerare gli atti della Commissione, con i quali, almeno nel merito, siamo appunto chiamati a dare il nostro contributo come Regione d’Europa.
La Commissione europea nel novembre 2011 ha adottato il programma di lavoro per l’anno 2012. Un programma fatto di atti formali e informali con cui l’Unione europea legifera per gli Stati stessi dell’Unione.
E’ un programma di lavoro in cui la Commissione definisce proposte volte soprattutto a rispondere alla crisi economica, quindi ci sono misure sull’economia…
PRESIDENTE. Mi scusi, Consigliere Cardogna. Per favore, fate un po’ di silenzio, altrimenti il Consigliere non riesce a parlare. Grazie.
Adriano CARDOGNA. Inoltre, dicevo, programmi di spesa per una crescita capace di creare posti di lavoro, iniziative per ripristinare la fiducia nell’economia europea.
Se in termini, propri e impropri, parliamo di crescita, tutti quanti, compresa la nostra Italia, il nostro Governo, le forze di maggioranza e di opposizione, riteniamo anche che le risorse e i provvedimenti a cui fare riferimento per una possibile crescita o tenuta rispetto alla recessione passano sicuramente attraverso i provvedimenti dell’Unione europea.
Tutto questo per costruire un’Europa improntata alla stabilità e alla responsabilità e per costruire un’Europa all’insegna della crescita, della solidarietà, della sostenibilità e della piena occupazione.
Il 2012 si è già delineato e sempre di più si dimostra, contrariamente alle peggiori previsioni, un anno particolarmente difficile e complicato.
In questo scenario venticinque dei ventisette Stati membri hanno condiviso la necessità di adottare un trattato di diritto internazionale per rafforzare le cosiddette regole di bilancio e determinare un contesto normativo che accompagni un più stretto coordinamento delle politiche macroeconomiche degli Stati aderenti.
E’ evidente che poter integrare in modo diretto è un livello che non compete sicuramente ai Consigli regionali, alle Regioni, mentre sul merito di altri provvedimenti siamo chiamati a dare il nostro contributo.
Il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2012 è caratterizzato dalla consapevolezza di una gravissima situazione di crisi, come pure dalla necessità di determinare promesse costruire una nuova modalità di crescita, basata sulla riduzione dell'impiego delle risorse e su un loro più efficiente utilizzo, su maggiori investimenti a sostegno della ricerca e dello sviluppo e su una più attenta opera di inclusione sociale.
Quindi la Risoluzione di oggi si inserisce, come già accaduto nel recente passato nell’attività di questa Assemblea, in un più ampio contesto interregionale, finalizzato a pervenire ad una posizione condivisa da presentare poi nelle diverse sedi istituzionali, nazionali ed europee.
Nel proporre il nostro contributo al lavoro di elaborazione che la Commissione europea sta svolgendo è sembrato opportuno soffermarsi su aspetti che più di altri mantengono un forte legame con le competenze e i settori di interesse della Regione, seguendo una modalità di applicazione del principio di sussidiarietà attraverso il quale le istanze provenienti dai territori sempre più spesso trovano il loro spazio nel processo di costruzione delle politiche europee.
Per queste ragioni è apparso prioritario individuare alcuni temi (temi che ora sommariamente elencherò, mentre nel dettaglio vi rimando alla Risoluzione che avete nella vostra documentazione). Voglio inoltre sottolineare che il programma di lavoro della Commissione europea come VI Commissione lo abbiamo trasmetto anche alle altre Commissioni affinché le stesse possano a loro volta individuare, per il rimanente lavoro da fare e per il rimanente anno che dobbiamo ancora attraversare, motivi e temi su cui potremo dare ulteriori contributi specifici.
I temi che abbiamo individuato sono: lo sviluppo della politica agricola comune e della nuova politica di coesione, dell'istruzione, della cultura e della gioventù, dell'occupazione, degli affari sociali e dell'inclusione, nonché quello della tutela dell'ambiente e delle risorse naturali.
La VI Commissione, come dicevo, ha maggiormente dettagliato nella Risoluzione gli atti formali e informali di cui ci occuperemo e a cui tenteremo di dare un contributo, richiamando su questo l’intera Assemblea legislativa regionale.
La VI Commissione sta svolgendo la propria attività di monitoraggio delle proposte e, più in generale, delle azioni promosse dall'Unione europea e intende continuare, come ho detto poco fa, a sollecitare anche le altre Commissioni e le strutture della Giunta regionale (con la quale l’Assemblea presto addiverrà alla formalizzazione di un’intesa che dovrebbe rendere più efficace il lavoro dell’intero organismo regionale) al fine di rendere il proprio approfondimento il più possibile ampio e proficuo.
Tutto ciò premesso, la VI Commissione assembleare competente in materia di affari europei ha ritenuto quindi prima di esprimersi e oggi di sottoporre all’Assemblea legislativa la proposta di Risoluzione che avete nella vostra documentazione.
A conclusione di questa mia illustrazione mi è d’obbligo ringraziare tutti i componenti della VI Commissione e la struttura ad essa dedicata che ancora una volta nel contributo che ha dato a tutti i membri della Commissione ha dimostrato grande professionalità.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.
Roberto ZAFFINI. Quando si parla d’Europa non è possibile tacere, anzi, dovremmo essere sempre più coinvolti perché è una tematica importante che coinvolge la vita di tutti i cittadini, pur essendo un ente che sentiamo molto lontano.
Condivido ampiamente la Risoluzione e quindi voterò favorevolmente.
Reputo che noi da questa Assemblea dobbiamo far sentire sempre di più la nostra voce, anche se impotente, molto spesso infatti queste risoluzioni rimangono come parole al vento perché di fronte a noi abbiamo un’Europa che considera i popoli superflui.
E’ proprio per questo che dobbiamo accanirci nel dare il massimo dell’energia per poter far capire che noi non la pensiamo esattamente come queste oligarchie. Tutti abbiamo visto come utilizzano il loro potere. Un potere acquisito non tramite elezioni, è un potere che si ha a prescindere dalla partecipazione popolare a questa Europa.
Noi reputiamo che chi ci rappresenta non possa decidere a porte chiuse come sta avvenendo ora, perché le proposte che noi facciamo sono vere, sono proposte che vengono dal basso, una condizione che per noi è molto importante.
La mano lunga del potere europeo vuole addirittura influenzare i governi singoli. Oltre alla moneta unica, che ci ha praticamente messo con le braghe a terra, c’è stata anche un’espropriazione della sovranità popolare.
Noi siamo scettici quindi, ripeto, con enorme energia dobbiamo fare in modo che la voce dal basso arrivi a queste oligarchie che ci comandano in maniera monopolistica e poco trasparente. Il potere deve essere rappresentativo dei territori, invece adesso è smaterializzato, informatizzato e finanziarizzato.
Questa è l’unica nota che ho voluto aggiungere a questa risoluzione, che condivido ampiamente, e alla relazione fatta dal collega Cardogna. Queste risoluzioni che siano uno stimolo di ogni Assemblea regionale, che rappresenta il popolo locale, a questa entità così lontana e che si appropria di poteri che non sono dati dal consenso popolare.
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Il Consigliere Zaffini si nasconde dietro una posizione geografica, il partito del nord, di fatto però il suo è un partito di destra.
Noi sull’Europa la pensiamo in modo del tutto opposto. Certo, non ci piace l’Europa della Merkel, ci piace l’Europa di Hollande, vogliamo un’Europa che abbia al centro il protagonismo dei popoli, la politica, la sussidiarietà, l’autogoverno.
Ringrazio il Presidente della VI Commissione Adriano Cardogna, il Vicepresidente Umberto Trenta e i componenti tutti, perché questo confronto che hanno portato avanti all’interno della Commissione con il coinvolgimento ora dell’Aula sicuramente ci fa uscire da logiche chiuse. Poi è ovvio che dobbiamo costruire più Europa, che dobbiamo fare in modo che al centro ci siano i contenuti veri, quelli che fanno aumentare la qualità della vita delle popolazioni e che garantiscono i diritti fondamentali alle persone.
Ho voluto fare questa premessa, certo, breve, ma con il collega Zaffini ci capiamo, anche se siamo su posizioni opposte, e non voglio dire di più.
Non entro nel merito né della comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico sociale europeo e al Comitato delle Regioni, né nella comunicazione della Commissione al Parlamento europeo rispetto al programma di lavoro. Alcuni aspetti però li voglio sottolineare, raccogliendo anche l’indicazione concreta che il Presidente Cardogna ci faceva.
Pertanto entro nel merito della risoluzione del Comitato delle Regioni, ossia di quel documento che porta, tra l’altro, la firma di un’italiana, l’on. Bresso, già Presidente della Provincia di Torino e già Presidente della Regione Piemonte.
Il primo punto credo sia condiviso da tutti, tranne il collega Zaffini e non so chi altro: l’Unione europea quale sfida essenziale in questo momento di ristabilire la fiducia dei cittadini nella sua capacità di garantire sì stabilità finanziaria ma anche rilancio della crescita economica, quindi per imporre il primato delle decisioni politiche legittimate democraticamente rispetto alle influenze negative dei mercati finanziari.
Vado ora su un punto molto concreto, secondo me, il punto 4, laddove si stabilisce che si giudica positiva la prospettiva dell’imminente adesione della Croazia e conferma il suo auspicio di poter accogliere, già a partire da gennaio 2012, degli osservatori croati per farli assistere ai suoi lavori.
Ritengo che questo sia un fatto straordinario per l’Italia e per le Marche per i legami che abbiamo sempre avuto con la Croazia. Su questo punto dovremmo costruire qualcosa di specifico. Se concordiamo sul fatto della straordinarietà, cioè ciò che significa il legame con Spalato, Zara con le popolazioni della Croazia, questo è un punto specifico, secondo me, da sviluppare.
Passo ai punti 18 e 19 rispetto alle reti europee della mobilità, dei trasporti, il trasporto integrato, quello efficiente e sostenibile, gli strumenti di finanziamento. Con i Consiglieri Cardogna e Silvetti siamo stati persino a Bruxelles. E penso che presto verrà in Aula il piano della logistica e delle infrastrutture. Comunque dobbiamo continuare su questa integrazione, sull’intermodalità e sul rapporto fra i paesi europei ed anche nelle relazioni con l’Asia e l’Africa.
Il punto 30 è sull’agenda digitale europea, cioè un nuovo diritto ma che è fondamentale, ovvero quello della banda larga di base a tutti i cittadini europei entro il 2013.
Il punto 33 è sull’edilizia abitativa sociale, su questo potremmo fare un ragionamento anche in IV Commissione.
C’è anche un altro punto importante che tocca sicuramente anche questa Assemblea legislativa, è quello relativo all’organizzazione delle Province. Per cui un nuovo assetto dello Stato, ma in funzione delle comunità, delle popolazioni, e quindi delle imprese, dei territori, delle persone, ossia, legiferare con intelligenza. Anche qui cito solo il titolo, ma rispetto a questo credo ci sia la necessità di proporsi non solo per ridurre gli oneri amministrativi ma anche per rendere snella, efficace e trasparente l’attività della pubblica amministrazione.
Poi c’è un punto che da sempre tocca l’Europa, l’agricoltura, però un’agricoltura sempre più verde.
Chiudo perché non voglio sottrarre altro tempo a questa Assemblea, abbiamo altri punti da discutere all’ordine del giorno, e lo faccio come ho iniziato, ovvero, non meno Europa bensì più Europa, più europei, fare in modo che l’Unione europea abbia un ruolo incisivo sulla scena mondiale.
PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Giorgi.
Paola GIORGI. Innanzitutto voglio ringraziare il presidente della VI Commissione Cardogna per la relazione e per il lavoro che sta svolgendo in Commissione.
Il Consigliere Giancarli nel suo puntuale e molto specifico intervento, che ho apprezzato, ha detto a conclusione “non voglio togliere altro tempo a quest’Aula”, io invece ritengo sia giusto che quest’Aula parli anche più spesso e consapevolmente di Europa.
Il tema di cui abbiamo trattato stamane ci dà proprio la misura di quanto l’Europa sia vicina e di quanto noi possiamo costruire partecipando attivamente alla costruzione delle politiche europee. Penso dunque sia importante focalizzare un po’ di più l’attenzione su questo tema. E Per questo ringrazio il Presidente Cardogna perché sta svolgendo il suo lavoro in questa direzione.
In merito al documento del Comitato delle Regioni volevo ricordare un tema che abbiamo trattato anche in Aula, un tema che si sente moltissimo nella nostra regione vista la sua vocazione turistica, di cui in questi giorni se ne sta occupando il Presidente Spacca insieme alla Presidente Bresso, ovvero quello della Bolkestein.
Un tema che ci tocca molto da vicino. Attraverso il Comitato delle Regioni - sono previsti incontri con il Commissario Barnier - credo si possa arrivare finalmente ad una soluzione positiva per il nostro Paese. Non è infatti vero che quello che arriva dall’Europa è un diktat al quale ci dobbiamo inchinare, perché facendo parte della Commissione europea, facendo parte dell’Europa unita, possiamo portare avanti le nostre istanze - come anche oggi è stato fatto con i poteri che abbiamo come Assemblea legislativa -, possiamo essere fautori positivi, promotori. Possiamo ovvero discutere ciò che arriva dall’Europa, e questo ci tengo a dirlo proprio per rimarcare che non c’è un ruolo di matrigna dell’Europa quando appunto certe direttive o certe normative vengono recepite.
Ecco, volevo soffermarmi solo su questo e ringraziare ancora il Presidente Cardogna.
PRESIDENTE. Non ci sono più iscritti a parlare. Passiamo alla votazione della proposta di risoluzione 57 a iniziativa della VI Commissione:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Visti:
la legge 4 febbraio 2005, n. 11, Norme generali sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari, che disciplina all'articolo 5 la partecipazione delle Assemblee legislative regionali e delle Province autonome alla formazione del diritto dell’Unione europea;
la legge regionale 2 ottobre 2006, n. 14, Disposizioni sulla partecipazione della Regione Marche al processo normativo comunitario e sulle procedure relative all'attuazione delle politiche comunitarie, che disciplina l'istituto della partecipazione della Regione Marche alla formazione del diritto dell'Unione europea;
l'art. 5 del trattato sull'Unione europea, in materia di principio di sussidiarietà;
la propria Risoluzione sul rafforzamento del ruolo delle Regioni e delle Province autonome in ordine alla partecipazione al processo di formazione degli atti normativi dell'Unione europea e alla applicazione del principio di sussidiarietà enunciato nel protocollo n. II allegato al Trattato di Lisbona, approvata l'8 giugno 2010;
Premesso:
che il principio di sussidiarietà, enunciato dall'art. 5 del Trattato sull'Unione europea, è lo strumento che garantisce il corretto esercizio delle competenze attribuite all'Unione e agli Stati membri, sottolineando il concorso delle Regioni alla realizzazione di un'Europa più consapevole ed unita;
che la partecipazione da parte delle Assemblee legislative regionali alla formazione del diritto dell'Unione europea costituisce un significativo esempio di applicazione in concreto del principio di sussidiarietà e di esercizio di governance multilivello;
Valutato:
in particolare, il ruolo e la responsabilità attribuiti alle Regioni nell'ambito della fase di predisposizione del diritto europeo che in quella successiva della suo recepimento e della sua concreta attuazione nei rispettivi ordinamenti, soprattutto con riguardo alle proposte di atto normativo europeo finalizzate alla attuazione degli obiettivi della Strategia Europa 2020;
Formula le seguenti osservazioni.
Il programma di lavoro della Commissione UE per il 2012, presentato a fine 2011, enuncia le preoccupazioni della Commissione europea rispetto agli scenari di grave crisi economica che stanno caratterizzando la vita dell'Unione e dei suoi Stati membri.
Per questo motivo, la Commissione europea insiste sulla necessità di rafforzare la convinzione che per uscire da questa grave crisi occorre rilanciare il metodo comunitario, basato sulla considerazione che le decisioni, per produrre i propri effetti e per conseguire gli obiettivi attesi devono essere condivise con il più basso livello di governo coinvolto, successivamente, nell'attuazione concreta di queste decisioni.
Accanto al rilancio di un metodo di governance europeo basato sull'applicazione del principio di sussidiarietà, l'Europa ha sentito la necessità di dotarsi di un meccanismo di sorveglianza macroeconomica ancora più efficace.
Seguendo un approccio strategico consueto per il metodo di lavoro della Commissione, anche il programma di lavoro per il 2012 si basa su proposte di atto normativo e non normativo inserite in una prospettiva di lungo termine, finalizzata al conseguimento degli obiettivi di spesa che, nell'ottica della Strategia di Europa 2020, concorrano a condividere in tutti i Paesi dell'UE una crescita sostenibile, elevati livelli di occupazione e una più ampia inclusione sociale.
Sulla base di queste premesse, l'Assemblea legislativa regionale considera prioritarie le proposte di atto normativo e non normativo contenute nell'allegato al programma di lavoro della Commissione europea per il 2012 riguardanti l'attuazione dei tre assi su cui poggia la strategia Europa 2020, vale a dire la “crescita intelligente” la “crescita verde” e la “crescita inclusiva”.
Più nel dettaglio, si rende opportuno seguire le iniziative della Commissione europea assunte in merito alla implementazione della nuova politica di coesione e di sviluppo rurale per il periodo 2014 – 2020, dando seguito alle attività poste in essere con la partecipazione alla procedura di “allerta precoce” in merito alle proposte dei nuovi regolamenti europei adottate dalla Commissione europea ad ottobre del 2011.
Appare inoltre utile seguire le proposte della Commissione UE finalizzate a costruire una economia più efficiente nell'impiego delle risorse e a basse emissioni di carbonio che, nelle intenzioni della Commissione stessa, dovrebbe diventare una parte integrante le più ampie politiche di sostegno alla crescita economica.
Scendendo nel merito delle materie che, in base alle indicazioni fornite dalla Commissione europea, sono oggetto di una iniziativa legislativa e non legislativa nel corso del 2012, si individuano le priorità settoriali di seguito indicate:
- agricoltura, con riguardo alla promozione e alla informazione per i prodotti agricoli, alla nuova PAC e alla nuova strategia di sviluppo rurale;
- concorrenza, con riguardo alle iniziative normative e non normative in ordine alla disciplina sugli aiuti di Stato;
- consumatori, con riguardo alle iniziative normative e non normative finalizzate alla definizione di una agenda del consumatore europeo;
- istruzione, cultura e gioventù, con riguardo all'iniziativa non legislativa finalizzata a riconsiderare le competenze fondamentali, la cultura dell'imprenditorialità e la cultura digitale, l'alfabetizzazione digitale e il multilinguismo, allo scopo di raggiungere gli obiettivi posti da Europa 2020;
- occupazione, affari sociali e inclusione, con riguardo 1) alla iniziativa non legislativa finalizzata alla creazione di un quadro complessivo degli strumenti per l'occupazione, basata sulle iniziative faro della strategia Europa 2020 concernenti una Agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro e Youth on the Move” - Gioventù in movimento”; 2) al Libro verde sulla ristrutturazione e l'adeguamento economico, il cui obiettivo è quello di individuare le buone prassi e le politiche nell'ambito dell'adeguamento ai cambiamenti economici che stanno interessando l'UE, al fine di favorire l'occupazione, la crescita e la competitività;
- ambiente, con riguardo 1) alla disciplina in materia di tutela delle risorse idriche europee 2) al riesame della direttiva VIA 3) settimo programma di azione per l'ambiente;
- turismo, con riguardo all'iniziativa della Commissione europea finalizzata alla introduzione di un marchio europeo nel settore del turismo, il cui scopo è quello di aumentare la competitività e la sostenibilità del turismo europeo, in relazione, in particolare, alla valutazione della qualità del servizi turistici;
- ricerca, con riguardo alle iniziative finalizzate alla creazione della spazio europeo della ricerca.”
La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Mozione n. 242
dei Consiglieri Bucciarelli, Eusebi, Giancarli
“Situazione dipendenti Provincia di Ancona”
Mozione n. 245
dei Consiglieri Zinni, Ciriaci, Bugaro, Massi, Carloni, Marinelli
“Articolo 23 del decreto legge n. 201/2011 convertito in legge 214/2011”
Interrogazione n. 619
dei Consiglieri Giancarli, Ricci, Bucciarelli, Malaspina, Eusebi, Sciapichetti, Cardogna, Traversini, Badiali, Comi, Latini, Pieroni, Camela, Ortenzi, Binci, Busilacchi, Perazzoli, Acacia Scarpetti
“Attuazione dell'articolo 23 del decreto legge n. 201/2011 convertito in L. 214/2011 in materia di province”
Interpellanza n. 29
del Consigliere Latini
“Problematiche legate alla soppressione delle Province”
(abbinate)
(Rinvio)
PRESIDENTE. Questo punto è rinviato per assenza dell’Assessore competente Canzian..
Mozione n. 348
del Consigliere Zaffini
“Impegno da parte dei consiglieri alla raccolta fondi in favore delle popolazioni colpite dal sisma”
Mozione n. 349
del Consigliere Zaffini
“Impegno da parte dei Consiglieri alla raccolta fondi in favore delle popolazioni colpite dal sisma”
Risoluzione n. 55
dei Consiglieri Ricci, Latini, Marangoni, Zaffini, Pieroni, Bucciarelli, Marinelli, D'Anna, Cardogna, Silvetti, Binci
“Impegno da parte dei Consiglieri alla raccolta fondi in favore delle popolazioni colpite dal sisma”
(mozioni n. 348 e n. 349 abbinate)
(Discussione e votazione risoluzione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 348 del Consigliere Zaffini, la mozione n. 349 del Consigliere Zaffini, abbinate, e la risoluzione n. 55 dei Consiglieri Ricci, Latini, Marangoni, Zaffini, Pieroni, Bucciarelli, Marinelli, D'Anna, Cardogna, Silvetti, Binci..
Ha la parola il Consigliere Zaffini.
Roberto ZAFFINI. Ho consegnato alla segreteria un emendamento alla risoluzione, inserisce dopo le parole “versare un contributo” le parole: “calcolato in proporzione alle proprie indennità percepite”. E’ per dare un po’ di giustizia. Io ho presentato infatti due mozioni distinte, una riguarda i consiglieri regionali, l’altra i dirigenti regionali che non hanno tutti le stesse indennità.
Secondo me è più popolare ed equilibrato considerare un contributo in proporzione al reddito.
Emendamento ris55/1 del Consigliere Zaffini:
Al primo punto dopo le parole “versare un contributo” inserire “calcolato in proporzione alle proprie indennità percepite”
PRESIDENTE. Però, Consigliere, il termine indennità in caso di consigliere è appropriato, invece nel caso di dipendente si tratta di stipendio. Comunque per convenzione possiamo lasciare indennità intendendo per questa l’ammontare dello stipendio percepito.
Roberto ZAFFINI. Esatto, Presidente, questo era il mio intendimento. Anche perché, come dicevo anche nella seduta precedente, si continuano a dare premi ai dirigenti quando questo è un momento in cui sarebbe meglio stare molto più accorti nella distribuzione di denaro. Per molti oggi poter avere un lavoro sarebbe già un grosso premio
PRESIDENTE. Se permette, Consigliere, in ogni caso io cambierei, come ci suggerisce anche il Consigliere Trenta, in “calcolato in proporzione agli emolumenti percepiti”. Non occorre presentare un altro emendamento, semmai modifichiamo questo in sede di coordinamento. Va bene, Consigliere Zaffini?
Roberto ZAFFINI. Va bene, Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto parola il Consigliere Marangoni, ne ha facoltà.
Enzo MARANGONI. Volevo un chiarimento, Presidente. Non ho capito se il Consigliere Zaffini intende ritirare le mozioni. (…)
PRESIDENTE. Le spiego io, Consigliere. Il Consigliere Zaffini ha presentato un emendamento alla risoluzione e questo vuol dire che accetta di ritirare le sue mozioni e di votare la risoluzione. E’ questo che intende, Consigliere Zaffini, no?
Roberto ZAFFINI. Sì, se viene votato l’emendamento.
PRESIDENTE. E’ evidente.
Enzo MARANGONI. Invece io sono dispiaciuto del ritiro delle mozioni da parte del collega Zaffini. Perché? Ad esempio, in quella dedicata ai Consiglieri regionali, la n. 348, nel dispositivo c’è scritto “impegna la Giunta regionale a proporre e a fare impegnare tutti i Consiglieri regionali a devolvere per un mese la quota mensile che versano al proprio partito per i terremotati dell’Emilia”. Ecco, io pensavo, anche se siamo lontani dal Natale, ci fosse un lancio di generosità maggiore! Ossia, io trasformerei per un anno, non per un mese, poi magari, non so, da parte tua, almeno a titolo volontaristico, potresti versare anche il mio! Io non verso più allora potresti versare tu! Mi auguro che tu accolga questo mio spirito di disponibilità! (…) Vuoi rispondere? Non lo so.
PRESIDENTE. No, Consigliere Marangoni, non è che Zaffini risponde o non risponde, l’unico che risponde qui sono io! Il Consigliere Zaffini ha già parlato, quindi andiamo avanti!
Ha la parola il Consigliere D’Anna.
Giancarlo D’ANNA. Sono sicuramente d’accordo con la risoluzione. Però vorrei far rilevare che nella scorsa legislatura, Presidente, avevamo anche quantificato un importo, a cui i Consiglieri potevano aderire o meno, finalizzato allora a un fondo specifico per l’Abruzzo. Quindi, ecco, direi che sarebbe più completo se inserissimo anche la cifra, magari utilizzando lo stesso sistema applicato nella passata legislatura, cioè se il Consigliere darà l’assenso la cifra verrà direttamente prelevata dal suo stipendio.
In questo modo qua nessuno dice quanto, francamente diventa un po’ difficile, non vorrei ci fosse una competizione su 5 euro in più o in meno. Visto che è una cosa seria, se siamo d’accordo, possiamo stabilire una cifra e poi i Consiglieri desiderano farlo potranno versarla in un fondo comune. (…)
PRESIDENTE. No, no, scusate, non creiamo confusione su questo! La cosa funziona così. Se viene approvata la risoluzione io nella giornata di domani chiamo il collega dell’Emilia Romagna, mi faccio dire quale è la priorità, se hanno un conto corrente, ecc., dopodiché a tutti i Consiglieri e a tutti i dirigenti trasmetto gli estremi per fare il versamento e chiedo che mi venga data notizia, come Presidente, del versamento fatto. Io non è che posso obbligare qualcuno, Consigliere D’Anna, non è che posso dire a lei di versare 100 o 300 che sia. Però, ecco, l’eventuale versamento sarà agli atti, è consultabile, si saprà quanto ognuno ha dato. Oltre a questo non ho altri strumenti. Non posso certo chiamare il funzionario della ragioneria e dire “sullo stipendio di D’Anna il prossimo mese ritiri 500 euro”.
Giancarlo D’ANNA. Però, Presidente, ripeto, c’è un precedente, quello della scorsa legislatura nel quale insieme avevamo stabilito...
PRESIDENTE. Non è che riesce sempre allo stesso modo, Consigliere. Allora, ripeto, noi dobbiamo perseguire due cose. La prima è fare in modo che i soldi raccolti vadano in un fondo controllabile, quindi…
Giancarlo D’ANNA. Su centomila altre cose si possono fare polemiche, su questa no, Presidente. Io ho voluto soltanto far notare che nella scorsa legislatura avevamo stabilito un certo modello, ecco, se poi adesso se ne vuole seguire un altro non importa, che altro posso dire.
PRESIDENTE. E’ lo stesso modello, Consigliere D’Anna, creda.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zinni, ne ha facoltà.
Giovanni ZINNI. Voglio comunicare che non parteciperò alla votazione in quanto non credo alla solidarietà fatta in forma mediatica. La solidarietà è una cosa seria, avviene attraverso la donazione volontaria, è basata su un principio anche di reciprocità.
Noi sicuramente dobbiamo dare qualcosa alle popolazioni colpite dell’Emilia, ma la reciprocità prevede per loro anche la possibilità di ricambiare. E che non sia una patetica elemosina di qualche centinaia di euro, rispetto al numero 45500, ossia quell’sms che ognuno può mandare al fondo nazionale di protezione civile, che vorrei ricordare che comunque, grazie appunto alla solidarietà seria degli italiani, ha già raccolto 1 milione di euro.
Tra l’altro oggi quelle popolazioni forse non necessitano di soldi per gli interventi immediati ma di sburocratizzazioni per la ricostruzione. Quindi se quest’Aula potesse semmai essere d’aiuto al Presidente della Regione Emilia Romagna e a tutte le popolazioni colpite, le chiedo, Presidente, di interloquire se può esserci eventualmente un impegno politico che possiamo mettere in campo per aiutare la sburocratizzazione.
Personalmente non ho alcun problema a dare un piccolo contributo. Però, ecco, siccome sarebbe ridicolo rispetto all’imponente mole della cosa, penso faremo più bella figura se lei, Presidente, attraverso la sua segreteria, telefona a ogni singolo Consigliere raccoglie i contributi e senza tanti patetici comunicati stampa li mandiamo direttamente sù.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.
Rosalba ORTENZI. Penso intanto sia utile ringraziare la nostra Protezione Civile che si sta prodigando come sempre - così ha fatto per le Marche e per l’Aquila - in maniera eccezionale anche per questo evento drammatico abbattutosi in Emilia Romagna.
Ricordo - il Consigliere Zinni non c’era, ma apprezzo quanto ha detto - che per il terremoto dell’Aquila la procedura mi sembra sia stata la stessa, seppure ci siamo ritrovati purtroppo solo in undici ad aderirvi.
Ritengo che la solidarietà non debba essere pelosa e che si debba fare in assoluto silenzio o comunque non esternarla in modo mediatico, sarebbe anche ridicolo. E’ una sensibilità personale che sono certa ognuno di noi ha, però, ecco, non lo sbandieriamo ovunque; poi, tra l’altro, con il Consigliere Zaffini ho, come dire, un contenzioso in atto, quindi sulla solidarietà con lui potrei ricominciare a fare il discorso dell’altra volta!
PRESIDENTE. No, no, per favore, Consigliera, non ricominciamo! Adesso poi richiede di parlare Zaffini e andiamo avanti così!
Rosalba ORTENZI. Però, mi permetta, Presidente, a volte anche noi è possibile parlare in altri termini…
PRESIDENTE. Ma come no! Ma come no! Consigliere Zaffini, prego.
Roberto ZAFFINI. Qui sembra che uno voglia farsi gli spot con le disgrazie degli altri, no, non è certo così, siamo veramente fuori tema.
In quest’Aula dopo l’evento sismico in Emilia Romagna non c’è stato in merito l’impegno di nessuno. In questo momento ogni ente si è mosso per far vedere la propria partecipazione, quindi pensavo che anche la Regione potesse fare altrettanto.
Tra l’altro ho presentato due distinte mozioni differenti tra loro. Da una parte ho voluto coinvolgere proprio la politica, voglio far vedere che la politica quando vuole può fare qualcosa. Dall’altra ho coinvolto invece i dirigenti che, lo voglio ribadire ancora una volta, prendono dei premi che sono veramente notevoli, sono pari ad almeno a due-tre stipendi di un operaio.
Ecco perchè ho voluto ribadire la disponibilità economica di chi in questo momento ritengo possa partecipare con un impegno solidaristico ad una problematica che coinvolge in modo drammatico le popolazioni dell’Emilia Romagna.
Qui non si fa nessuno spot, su questo voglio essere chiaro. Chi ha deve dare, punto. Poi, certo, non è che deve uscire un comunicato stampa con il nome di chi ha dato. Questo è ovvio, è scontato. Comunque una partecipazione di quest’Aula ci deve essere. Se non c’ero io che la stimolava voglio vedere in quanti di propria spontaneità avrebbero…insomma, ho solo voluto fare in modo che la Regione partecipasse, punto.
PRESIDENTE. Non ci sono altri iscritti a parlare. Pongo quindi in votazione l’emendamento n. ris55/1, così come modificato da coordinamento tecnico, a firma del Consigliere Zaffini:
Al primo punto dopo le parole “versare un contributo” inserire “calcolato in proporzione agli emolumenti percepiti”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
L’emendamento è passato per cui il Consigliere Zaffini ritira le due mozioni ed io pongo in votazione la proposta di risoluzione n. 55, così come emendata, dei Consiglieri Ricci, Latini, Marangoni, Zaffini, Pieroni, Bucciarelli, Marinelli, D'Anna, Cardogna, Silvetti, Binci:
"Oggetto: impegno da parte dei consiglieri alla raccolta fondi in favore delle popolazioni colpite dal sisma.
Considerata la grave situazione in cui versano le popolazioni dell'Emilia Romagna colpite dal terremoto;
Considerato altresì il grande sforzo richiesto alle istituzioni e alla società per far fronte alle diverse emergenze che sono oggi all'attenzione del Paese;
Invita:
- i Consiglieri, gli Assessori, i dirigenti regionali a versare un contributo, calcolato in proporzione agli emolumenti percepiti, da devolvere alle popolazioni dell’Emilia Romagna colpite dal terremoto;
- il Presidente dell'Assemblea Legislativa Regionale a voler concordare con la Presidenza del Consiglio regionale dell'Emilia Romagna le forme e le modalità ritenute più idonee per la devoluzione degli aiuti predetti;
- la Giunta regionale, attraverso la Protezione Civile, a proseguire il. proprio intervento di assistenza alle popolazioni colpite e a voler individuare ogni altro strumento per rafforzare il concorso regionale negli aiuti.”
La pongo in votazione, così come emendata.
(L’Assemblea legislativa approva)
Mozione n. 347
dei Consiglieri Foschi, Carloni
“Autorizzazione unica ex art. 12 d.lgs. 387/2003 impianto per la produzione di energia elettrica di potenza nominale 999 Kwel mediante l'utilizzo di biogas prodotto dalla digestione anaerobica di prodotti agricoli vegetali in Fano, loc. Strada di mezzo – Ditta: Prima Energia s.r.l.”
Mozione n. 340
dei Consiglieri Binci, Bucciarelli
“Definizione delle linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili diverse dal solare fotovoltaico e moratoria per gli impianti a biomasse”
Mozione n. 342
della Consigliera Foschi
“Definizione delle linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico”
Mozione n. 350
della Consigliera Romagnoli
“Centrale Biogas Montegiorgio”
(abbinate)
(Discussione e votazione risoluzione e mozioni n. 347 e n. 350)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione delle mozioni n. 347 dei Consiglieri Foschi, Carloni, n. 340 dei Consiglieri Binci, Bucciarelli, n. 343 della Consigliera Foschi, n. 350 della Consigliera Romagnoli, abbinate, concernenti il tema degli impianti per la produzione di energia elettrica mediante l’utilizzo di biogas. (…) Ho detto, Consigliere, che le abbiamo abbinate nella discussione, poi o c’è una risoluzione oppure ognuno si vota la mozione. La discussione, ripeto, è unica.
Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Sarò breve perché sicuramente i miei colleghi del Gruppo, ma anche altri Consiglieri, vorranno integrare il mio intervento, visto peraltro che abbiamo presentato una risoluzione che ha raccolto in maniera trasversale le firme dei Consiglieri di quest’Aula.
Devo dire che io affronto il tema delle energie rinnovabili nelle Marche sempre con preoccupazione.
La prima preoccupazione è che purtroppo dai dati vediamo un saldo negativo, o comunque non così importante in termini numerici, dei valori relativi agli impianti di energie rinnovabili.
Certo, in questa regione il fotovoltaico si sta realizzando, anzi, per alcuni aspetti se non avessimo fatto una leggina di mitigazione della produzione degli impianti stessi avremmo potuto assistere a impianti collocati in aree sbagliate. Abbiamo infatti prodotto delle linee guida sulle aree idonee. Stiamo però registrando un dato molto negativo sugli impianti eolici e non abbiamo realizzato quasi niente, se non niente del tutto, di impianti a biomasse o a biogas.
Insomma, nel momento in cui tutti, credo, abbiamo scelto la linea del pareggio energetico attraverso le fonti rinnovabili, in realtà, Assessore Donati, questo rimane un tema molto particolare per il quale c’è preoccupazione.
Se ricordiamo i dati del piano energetico regionale, questa regione dovrebbe produrre energia rinnovabile, per evitare di acquistarla, pari al 50%. E’ un dato molto alto che non riusciamo a realizzare e che forse nessun’altra regione riesce a realizzare.
Il dato di produzione di energia in questa regione è abbastanza basso. Decolla solo il fotovoltaico e fortunatamente, ripeto, abbiamo previsto aree idonee ove realizzarlo.
Allo stesso tempo c’è una preoccupazione opposta. Nel momento in cui andiamo a verificare i progetti presentati dai privati – quindi, c’è una parte di rinnovabile che aiuta la regione a raggiungere gli obiettivi rispetto all’energia, poi c’è il privato che tende a fare il suo business, il suo lavoro – ogni volta si registrano automaticamente due o tre questioni che ci costringono ad essere prudenti, ad aspettare, a rinviare, a chiedere alla Giunta di sospendere, e così via.
I temi sono sempre questi: scarsa comunicazione di ciò che si vuol fare, qualche volta scarsa trasparenza, e certamente un governo non adeguato dei processi di partecipazione. Per cui siamo orientati a sostenere il rinnovabile, vengono presentati i progetti, quei progetti si insabbiano per le giuste rivendicazioni – a volte giuste, a volte meno, però, ecco, prevalentemente giuste - dei cittadini che non hanno colto fino in fondo il perché di certe iniziative.
Dobbiamo allora risolvere questa cosa in via definitiva. Scegliamo la via delle fonti rinnovabili, dopodiché anche per l’eolico e per le biomasse – e la risoluzione indica questo percorso alla Giunta anche nella vicenda specifica di alcuni impianti indicati nelle stesse mozioni –, ovvero per quegli impianti diversi dal fotovoltaico, si producano linee guida specifiche ove individuare le aree idonee, delle linee guida, però, che siano vere e proprie aree cartografate in modo tale che le aree idonee vengano indicate in maniera precisa, nelle quali si dice sì agli impianti di energia rinnovabile, altrimenti si dice di no.
Questo è quello che dobbiamo fare. Ed ecco perché questa risoluzione, Assessore Donati, invita la Giunta ad aggiustare il tiro, a comunicare di più, a gestire meglio il rapporto con le popolazioni locali, a invertire il processo di informazione che è avvenuto finora.
È per questo che anche rispetto ai due impianti, ai tre i pianti o alle dieci domande arrivate agli uffici in questi ultimi giorni, si cerchi di capire meglio, invitando il Governo a produrre una legge che individui i siti idonei, e nel frattempo a produrre una sorte di blocco delle autorizzazioni in corso.
Insomma, le due questioni vanno risolte. Questo Paese, il mio partito, sceglie la via delle fonti rinnovabili per evitare di continuare a usare combustibili fossili o peggio ancora scenari più complicati. Ecco, se scegliamo quella strada dobbiamo dotarci di strumenti e mezzi attraverso i quali scegliere con precisione. Bisogna mettere i cittadini di fronte alla chiarezza dei progetti e che non vadano in contrasto con i loro diritti.
Se faremo questo penso daremo un grande contributo alla scelta del rinnovabile in questo Paese. Altrimenti saremo sempre costretti ad inseguire le preoccupazioni dei cittadini, e quindi commetteremmo un errore gravissimo, sì, perché a quel punto il rinnovabile non si produrrà.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.
Raffaele BUCCIARELLI. Quando parliamo di temi legati al governo del territorio anch’io, come il collega Ricci, ho una grande preoccupazione. E la prima preoccupazione, anzi, l’unica, è quella di far funzionare l’Assessorato. Sì, perché noi abbiamo un Assessorato che non funziona. E questa deve essere, secondo me, la prima preoccupazione di tutta l’Assemblea legislativa.
Perché dico questo? Abbiamo approvato le linee guida sul fotovoltaico, ma tutti noi, a distanza di poco tempo, siamo stati d’accordissimo nel dire che abbiamo chiuso la stalla quando i buoi erano scappati. Le nostre valli e i nostri crinali, infatti, sono devastati da impianti di pannelli fotovoltaici.
Quindi ora dobbiamo essere sinceri e leali. Questa risoluzione, che riassume un po’ le diverse mozioni, è sulla base di una spinta popolare di ben sette comitati, che coinvolgono migliaia di cittadini marchigiani, che ci dicono – lo dicono soprattutto al Governo ma anche alle forze politiche - di aprire gli occhi, qui sta avvenendo un fatto grave, si sta devastando il territorio perché…(applausi del pubblico). No, per cortesia, non serve…
PRESIDENTE. No, scusate, il regolamento prevede di astenersi da ogni segno di assenso o dissenso. E, guardate, lo dico per il solo rispetto delle regole, perchè capisco che un argomento così importante può spingere a qualche emotività. Vi prego però di farmi rispettare il regolamento, grazie. Prego, Consigliere Bucciarelli.
Raffaele BUCCIARELLI. Il territorio, dicevo, viene devastato perché l’Assessorato non funziona, gli uffici vengono lasciati soli, non hanno un indirizzo, non hanno una programmazione. E la programmazione non può che essere politica. Non si ha la volontà di attuare quello che l’Unione ci ha già detto. Ormai infatti non possiamo fare le linee guida perché appunto l’Unione europea ci ha posto degli obiettivi, ma il tempo è scaduto, siamo in ritardo, quindi l’Assessorato non ha funzionato.
Sicchè in assenza di una programmazione politica, di una visione generale di interessi generali, non può che prevalere la logica economicistica. Il Governo dà contributi per la produzione di energia alternativa. E non importa se siano agricoltori o meno, l’importante è che ci siano personaggi che hanno fondi da investire, perché così anche il territorio, anche le nostre campagne diventino strumento di arricchimento di chi appunto ha i soldi per investire, alla faccia di chi quel territorio l’ha custodito, l’ha curato, l’ha coltivato, di chi per secoli ci ha tratto il sostentamento per vivere.
Quindi, ripeto, è un’inefficienza del Governo regionale che è dovuta a una visione economicistica della realtà.
E il rischio qual è? Il rischio è un proliferare di iniziative, e su questo nessuno è d’accordo.
Io sul tema prima della mozione ho presentato anche un’interrogazione perché vorrei conoscere quante sono le iniziative realizzate, quante autorizzate, quante in itinere, dove vengono richieste e da chi. Perché senza un quadro generale la nostra regione rischia di diventare una sorta di territorio di conquista. E nel far west noi sappiamo, caro Assessore, che chi è più potente riesce ad affermare la propria ragione. E dico di più, non vorrei che chi è più potente riesca ad avere le autorizzazioni in tempi accelerati rispetto ad altri, così come ci hanno detto i comitati nelle audizioni, tutti abbiamo sentito dire questo.
Il governo del territorio, cari colleghi Consiglieri, caro Assessore, è una cosa seria, implica tante sfaccettature, non è solo un fatto di economia e un fatto, in alcuni casi, di speculazione finanziaria.
Quando parliamo del territorio parliamo di qualità della vita, parliamo della salute dei cittadini, parliamo di salvaguardia del paesaggio, quel nostro paesaggio di cui ci lodiamo essere bellissimo ed accogliente, tanto è vero che ne facciamo una bandiera nella promozione turistica della nostra regione.
Quando parliamo di paesaggio dobbiamo avere la coscienza di avere la visione sociale di questa nostra regione, non solo economica. Dobbiamo invertire quei parametri, di cui troppo spesso ne vediamo i risultati, che hanno determinato le condizioni di vita, le organizzazioni di nazioni. La crisi economica e finanziaria è sotto gli occhi di tutti. Ed è dovuta a quel tipo di divisione che si richiama al capitalismo, cari colleghi. Il capitalismo è questo, il capitalismo vuole arricchirsi sempre di più, non guarda in faccia né al paesaggio né alle falde freatiche né alla vita dei tanti agricoltori, ripeto, che hanno fatto bello il nostro paesaggio.
Ecco perché dobbiamo invertire. Ecco perché è importante – condivido pienamente il punto 4 della risoluzione – prevedere una legge che, fino all’approvazione dei criteri per il rilascio delle autorizzazioni, produca una moratoria rispetto a tutte le autorizzazioni che sono state richieste. Ed è indispensabile, Assessore, farlo in tempi rapidi (prima dell’estate penso sia possibile). Senza ledere i diritti legittimi di nessuno, ma tutelando la possibilità, che non è né scontata né data da nessuno né potrebbe essere così, di poter finalmente promuovere uno sviluppo sostenibile umanamente accettabile in questa nostra regione.
PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Bugaro.
Giacomo BUGARO. Oggi ci viene data l’occasione di approfondire un tema molto importante che attiene non solo alla qualità della vita ma anche alla competitività del sistema regione come pure del sistema Paese.
L’energia nel 2012 è uno dei settori che rileva maggiormente la competitività economica di una nazione. E’ diventata materia assolutamente strategica per la forza economica che un Paese può e deve esprimere.
Ma stiamo alle vicende del nostro territorio e della nostra regione.
Direi che è molto paradossale ascoltare, come nell’intervento di chi mi ha preceduto, alcune affermazioni quando nel piano energetico regionale, fatto dall’allora Assessore Amagliani, che nella diaspora di sinistra mi sembra fosse di Rifondazione Comunista, – è scritto a chiare lettere quello che si può e che non si può fare. E di tali scelte ci sono le motivazioni sì tecniche ma anche politiche.
Cosa voglio dire? Come ricordava prima il collega Ricci, è stato affidato alle energie rinnovabili il compito di supportare la produzione energetica di questa regione, e per energie rinnovabili si individuava il fotovoltaico, le biomasse e l’eolico.
Poi c’è stato detto che l’eolico sta brutto perché la skyline delle nostre colline e delle nostre montagne verrebbe deturpata da queste pale. E qualche tempo fa abbiamo votato in quest’Aula una legge che impone il via sopra i 200 kilowatt per gli impianti fotovoltaici a terra. Ed oggi siamo qui a parlare della necessità di porre un autentico freno alle centrali di biomasse. Inoltre io in questi anni nello sfogliare i giornali non ho fatto che leggere teorie sulla green economy. Poi una mattina ci siamo accorti – quasi la storia Cernobyl-Fukushima si ripetesse – che l’indicazione di tornare alla produzione nucleare è stata cassata in questo Paese. E poi è stato detto no alla cogenerazione, è stato detto no alle centrali turbogas, è stato detto no allo smaltimento dei rifiuti tramite inceneritore.
Allora, ecco, quando vogliamo che le nostre fabbriche vadano avanti, quando ci piace stare al fresco nelle nostre case e quindi accendiamo l’aria condizionata - tant’è che anche in quest’Aula oggi, Presidente, ne godiamo i benefici, oggi qui l’aria è molto più gradevole rispetto a quella della settimana scorsa, per banalizzare, chiaramente -, bèh, signori, come la produciamo tutta questa energia? A me certamente piacciono le verdi colline, la natura, le candide acque, però qualche scelta la dobbiamo fare, si impone alle classi dirigenti di smetterla di fare questa demagogia che ormai è devastante – devastante! - sia sul piano etico che sul piano economico, e far operare delle scelte.
Delle due l’una, o abbiamo scelto, anzi, avete scelto, la green economy quale elemento principale e asse portante della produzione energetica che comunque ci vuole in questo Paese se vogliamo rimanere un Paese industrializzato, mettiamocelo nella testa, oppure dateci voi la soluzione alternativa.
Entro nel merito ulteriormente. Io sono stato quello che ha presentato in quest’Aula nella scorsa legislatura, reiterata in questa legislatura, la mozione contro la centrale turbogas di Corinaldo. E in quella occasione ho detto che sono a favore delle centrali turbogas. Lo dico a beneficio di tutti, però, perché sì a Falconara e no a Corinaldo? Mi assumo la responsabilità di quello che dico. Perché a Corinaldo era in un sito, secondo il mio modesto punto di vista, sbagliato, vicino alla villa romana, in un comune già sede di discarica, in un comune che, tra l’altro, è fra i borghi più belli d’Europa. Invece a Falconara c’è una centrale di raffinazione che la sinistra ha autorizzato per i prossimi vent’anni minimo. Chiaro!
Allora io preferisco la produzione energetica al posto della raffinazione. Salvo poi, Presidente, la prossima settimana fare una seduta sull’Api perché l’Api minaccia di andare via e quindi i sindacati, che prima hanno contrastato la modifica e la conversione da raffinazione in produzione energetica, oggi si dogliono che l’Api decide di andare via e quindi ci sono migliaia di persone potenzialmente in mezzo alla strada. Ma di cosa vogliamo parlare! Di cosa, Presidente! Un mimino di serietà in questo Paese esiste?
Ho partecipato diverse volte alle riunioni dei vari comitati, ascolto e quindi mi faccio delle idee. Il problema non è la centrale a biomasse oppure la centrale a biogas o quello che sia, è la sua collocazione, cioè cercare di salvaguardare la vita dei cittadini. Perché la centrale a biomasse non è che crea una disfunzione, l’unico problema sono i camion che arrivano e scaricano le biomasse per la macerazione e il processo industriale che ne deriva. Tutto qui. Non mi sembra che ci sia una difficoltà enorme.
Poi ho sentito addirittura dire – e mi dispiace sentir dire certe cose da persone che hanno un rilievo istituzionale, Sindaci, Assessori, Presidenti di Provincia -: sai, qualcuno ci deve spiegare se togliamo del materiale dove poi va messo. Bèh, siamo nel 2012, ci penserà l’Arpam a dire dove verrà messo. Si adducono cioè delle motivazioni pur di spaventare ed aizzare la gente contro le scelte che voi stessi avete chiesto venissero fatte. Voi stessi! Quando uno imbocca una strada sbagliata, come dire, è come il cane che costantemente si morde la coda.
Il piano energetico regionale è palesemente viziato in radice, e siccome i risultati sono di un’evidenza totale, voi continuate a prendere in giro la gente, continuate ad avviluppavi su voi stessi senza dare una risposta effettiva al problema energetico, quando era invece più semplice fare scelte molto più razionali, molto più moderne, molto meno demagogiche. Anche perché, guardate, la green economy la paghiamo tutti noi di tasca nostra, il fotovoltaico arriva in bolletta a tutti, economicamente si regge solamente grazie agli incentivi, che fortunatamente stanno scendendo.
Allora, va benissimo il fotovoltaico sopra i capannoni, sopra le strutture pubbliche, e via dicendo, ma evidentemente non nei campi. Fortuna che abbiamo rallentato da questo punto di vista. Fortuna! Altrimenti rischiavamo di far diventare le verdi colline tanto declamate da Dustin Hoffman nelle grigie colline degli impianti solari. Questa è la verità! E questo lo dovete alle vostre scelte, con chi altri ve la volete prendere?! Siate seri nel rappresentare all’esterno le situazioni. Il piano energetico regionale, che mette al centro biomasse, fotovoltaico e eolico, l’avete voluto voi. Voi! Con tutti i risultati negativi che tutto questo sta portando.
Andate a vedere all’estero come fanno energia, è pulita, e sono paesi molto più ambientalisti e molto più evoluti di noi.
Soltanto che, bèh, questa è la nostra Italia, è un Paese in cui ognuno si alza e ha la ragione in tasca, io vedo un fiorire di professori universitari - che poi non sono professori universitari, bensì, come dire, si inventano l’occasione ad ogni comitato -, però poi vedo che la soluzione non arriva mai e il problema si incancrenisce. Allora dove vogliamo andare? Sempre più indietro!
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. Raramente dissento dal collega Bugaro, quindi, anche per dare un taglio non polemico alla discussione, voglio prendere la parte che mi vede concorde quando dice – e credo di interpretare, avendoli in questi giorni anche ascoltati, il parere e la motivazione dei comitati - che il problema non è ideologico, è la collocazione. Invece il Consigliere Bucciarelli ha cercato di spostare su digressioni che, insomma, non credo aiutino alla serenità del dibattito nè tanto meno possano condurre a una risoluzione votata all’unanimità.
Tutti, chi più chi meno, siamo d’accordo che le rinnovabili debbano essere il futuro della nostra nazione e in particolare, per scelta del piano energetico, della Regione Marche. Siamo però diffidenti sul fatto che possano risolvere il problema energetico marchigiano, se non con un incremento fortissimo, che lo stesso Consigliere Ricci auspicava, ma che sappiamo sarà difficile da raggiungere.
Il problema non è criminalizzare gli imprenditori, che bontà loro fanno il proprio mestiere, semmai il problema sorge quando è la politica che non fa il suo, perché certamente la programmazione, la pianificazione, l’individuazione di linee guida o di siti, la cosiddetta mappatura se vogliamo volgarizzare il discorso, deve farla la politica.
E la Regione su questo è in ritardo. C’è chi dice che ora sarà di esclusiva competenza nazionale, cosa che io sinceramente non auspico, perché se così fosse sarà un altro momento dirigista del Governo dei tecnici. A me questo non piace, ritengo che i territori e la Regione debbano essere coinvolti.
La Regione con la legge 3/2012 ha scelto una strada ben precisa, che sarà pure quella di uniformarsi alle direttive europee, che appunto venne posto come motivazione di quel voto - che, peraltro, vide fare da parte della minoranza una strenua opposizione, la Consigliera Foschi fece una serie di emendamenti, tutti oggi peraltro ripresi dal Ministero che impugna alla Corte Costituzionale su mille punti quella legge –, però di fatto fu una scelta che ha estromesso i territori, una scelta che ha eliminato la VIA, una scelta che ha posto solo limiti dimensionali, una scelta che ha istituito il cosiddetto sportello unico autorizzatorio regionale.
Per questo oggi ci troviamo a discutere in Aula di mozioni. Mozioni che magari, e lo dico anche come persona che ha una qualche esperienza legislativa regionale, sono anche improprie. Io ho presentato la mozione per la centrale a biogas di Montegiorgio, altri le hanno fatte per centrali che hanno una maggiore urgenza perchè in settimana vanno addirittura alla Conferenza dei servizi. Ecco, tutti infatti sappiamo che sono questioni di competenza degli uffici, tutti sappiamo che sarà il dirigente a firmare, tutti sappiamo che la Conferenza dei servizi non è, e non dovrebbe essere, politica. Quindi la nostra è una sorta di ingerenza a cui siamo costretti, perché quando la democrazia si comprime da qualche parte deve poi sfogare.
Allora io sinceramente la mia mozione non la ritiro, nonostante ci sia la proposta di risoluzione. La proposta di risoluzione è sicuramente omnicomprensiva e sicuramente getta l’occhio sulla normativa generale, l’abbiamo firmata tutti, però, ecco, prevede i suoi tempi, perché parla di proposte di legge, di modifiche, di moratoria, tutte cose cioè che dovranno tornare in Commissione. Le singole mozioni, invece, sono in scadenza. E come me penso che non le ritireranno neppure gli altri Consiglieri.
L’indirizzo politico, ripeto, potrebbe pure essere inconferente, visto che saranno i dirigenti, giustamente, per la santa Bassanini, a firmare, però se l’indirizzo politico oggi c’è e si dice no al parere positivo di, per le ragioni che in ogni mozione sono espresse, e no a quell’altra di, ecco, la moratoria alla fine ce la facciamo noi perché facciamo in modo che non si pregiudichino ulteriormente i territori e le situazioni.
Perché, diciamolo, ci sono tante autorizzazioni date in questi mesi, sulle quali temo purtroppo sia scesa la incontrovertibilità, perché per quanto si possa fare con ricorsi al Tar sarà difficile che possa essere quello modificato, però ci sono tanti procedimenti in corso, allora almeno quelli di cui oggi ne abbiamo fatto oggetto delle mozioni cerchiamo di bloccarli con una pronuncia politica. Una pronuncia politica che, ripeto, può essere anche un’invasione di campo sui tecnici, che saranno bravi, ma io temo che spesso sono lasciati allo sbaraglio perché appunto l’indirizzo politico e l’input della Regione non è intervenuto e così si trovano ad essere, come sempre, in prima linea, però i tecnici fanno il loro mestiere è purtroppo la politica che non ha fatto il suo.
Si ritiene ci siano richieste di centrali, come quella di Montegiorgio, su siti non idonei. Ecco, questo è il punto. Cioè, qui ci troviamo a tutelare delle vallate che devono essere foriere di turismo, che devono essere il nostro fiore all’occhiello - sicuramente il volantino che abbiamo visto questa mattina è provocatorio, ma richiamava l’ermo colle, Dustin Hoffman, richiamava tutto, un filone, guardate, che noi condividiamo, io non ho fatto polemica su questo, sono favorevolissima che le Marche propagandino e mettano al primo posto il paesaggio in ogni modo, che sia un modo americano oppure internazionale purché porti risultati al territorio, alla nostra risorsa primaria – allora, ecco, scegliamo, delle due l’una, perché altrimenti finiremo per riempire una vallata bella come appunto quella della media Valtenna. Una vallata per la quale altri progetti, speriamo, sono stati cancellati, mentre altri, come questo, sono invece in piedi. E dove il fotovoltaico è già intervenuto per una sorta di tandem strano; ma strano non troppo, perché poi, come dire, c’è la ragione della convenienza canonica dell’imprenditore, dove c’è un fotovoltaico quasi sempre ci sarà anche la centrale a biogas per un discorso di economizzare e cablare le strutture e tutto quello che può servire per uno e per un altro. Quindi, ecco, si crea un circuito perverso che non può, nel caso di specie, andare a colpire una valle bella, naturale, densamente antropizzata, che ha un sito archeologico, una villa antica, un anfiteatro romano. È una cosa impensabile.
Come impensabile ancor di più è che questo sia potuto avvenire, grazie a una legge che definire aberrante è poco, all’insaputa dei Sindaci, che come sapete sono il front office di tutta la situazione, e all’insaputa per buona parte della Provincia, con l’avocazione a sé di tutto il procedimento da parte della Regione.
I piani sono due. Uno è quello normativo - auspico che la proposta di risoluzione di questa mattina venga votata all’unanimità visto che porta le firme di tutti i Capigruppo e di singoli Consiglieri - su cui la regione dovrà per forza intervenire, che si chiami linee guida, che si chiami moratoria, va bene che ci si fermi, però intanto occorre fermare quelle che sono in corso; tra l’altro le linee guida possiamo intanto farle, cioè la legge 3 ci è stata interloquita in maniera grossolana, c’è mancato che c’avessero scritto “non avete più saputo far nulla”, il resto è evidente se si leggono i motivi dell’impugnazione, allora osiamo per qualcosa, come dire, di restrittivo anziché di ampliativo, le linee guida le possiamo comunque provare a varare, seppure poi vedremo che cosa deciderà il Governo.
Perché occorre soprattutto fermare quelle che sono in corso? Perché se si leggono le motivazioni che il Consiglio dei Ministri ha posto alla base del suo ricorso alla Corte Costituzionale, oltre a ricalcare per buona parte le osservazioni e gli emendamenti che come minoranza facemmo quando, lo voglio ricordare, votammo contro la legge 3/2012, soprattutto dicono delle cose che sono, a mio avviso, molto conferenti e molto pregnanti per quanto riguarda le centrali di cui ci occupiamo oggi.
Perché? In primis si fa la distinzione tra progetto da documentazione progettuale. Dice - e questa, ripeto, è l’interpretazione del Consiglio dei Ministri che si rifà alla normativa europea, e per questo ritiene che la nostra legge sia incostituzionale –: il richiedente, quindi l’impresa (che ovviamente fa i suoi interessi ma deve cercare di farli con trasparenza, soprattutto rendendo noto dal primo momento quello che vuol fare) non deve limitarsi a presentare il suo progetto, ma deve anche presentare fin ab origine la documentazione progettuale, ovvero l’insieme degli elaborati tecnici. Quindi deve dire tutto, perché ci sarà VIA, perché non ci sarà VIA, ecc..
E soprattutto la soglia che abbiamo posto, che senz’altro è competenza regionale porla, ovvero quella dei 999, del megawatt, dei kilowatt, delle piccole, delle grandi, cosicché ci sia la sottoposizione a VIA regionale o a VIA provinciale, non può essere solo dimensionale. Cioè, non può essere soltanto il limite del 999 kilowatt, quindi del megawatt. Ovvero si dice (e qui è ciò che io sostengo nella mozione per Montegiorgio, a quello che sostengono per Fano e così tutte le altre) che va calcolata (sicchè non è un numeretto sopra e sotto, la beffa dei 999 è infatti penosa, ma non credo ce lo dovesse dire il Consiglio dei Ministri o la Corte Costituzionale, lo capisce chiunque che non può essere un dato tout court), che va integrato con altri criteri, quali: il cumulo di altri progetti, il disturbo ambientale – quello provocato dai camion non è una cosa da niente -, la capacità di carico di quell’ambiente, ovvero se sono ambienti già saturi, la densità di popolazione, inoltre, soprattutto, la presenza di altre centrali.
Ecco, tutto questo fa sì che non bastano i 999, ma che ci sia automaticamente la presa in carico non solo della Regione ma anche della Provincia, con tutta quella maggior capillarità, trasparenza e partecipazione che ovviamente segue una procedura di VIA data non dalla Regione ma data, ecco, qui c’è un ulteriore terzo elemento che viene sottolineto come censura forte della nostra legge, mi dispiace dirlo, ma così è, ovvero quello sulla pubblicità. Cioè, il richiedente deve fare pubblicità al progetto, o meglio, a tutti gli elaborati progettuali che vuol realizzare, e deve dire subito tutto (a sue spese, pubblicando sul BUR, sulla Gazzetta, come pure sui giornali, online, ecc.), non deve dire faccio ics e ipsilon facendo sì che poi il cittadino debba costituirsi un comitato e andare dal politico più vicino per farsi spiegare. No. Deve dire il perché ci sarà la VIA, se non ci sarà la VIA, quali sono i dintorni, deve rendere subito noto e pubblicizzarlo; è dalla conoscenza che nasce la possibilità di comprensione, mentre dalla ignoranza, o meglio, dal fare le cose di nascosto, nascono le proteste, che poi proprio per questo sono quasi sempre motivate.
Dunque la conoscenza e la pubblicazione a carico del richiedente in maniera esaustiva, e non, ripeto, il righino in termini tecnici che non tutti abbiamo il diritto e dovere di conoscere perché naturalmente, per fortuna, non tutti siamo tecnici.
Nel concludere dico che, a mio avviso, visto il clima, vista la proposta di risoluzione, visto il principio di precauzione che ho evocato ma che tutti conoscete, che è necessario in un momento come questo in cui ci si trova in una giungla, in un punto di non ritorno (è infatti vero che col fotovoltaico avete fatto tardi determinate scelte e qui potremmo rischiare la stessa cosa), che peraltro è il principio che ispira anche la proposta di risoluzione e che ispirerà sicuramente tutte le successive, spero, scelte normative, compresa la richiesta di moratoria, credo sia gioco forza oggi nel frattempo approvare tutte le mozioni per far sì che le centrali a biogas in corso non vedano intanto la luce.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.
Dino LATINI. Gli interventi che mi hanno preceduto a mio avviso sono tutti profondamente interessanti dal punto di vista della posizione e della ragionevolezza che hanno espresso, compresi quelli che non sono d’accordo sulle mozioni e sulla risoluzione.
A quello che ha detto la Consigliera Romagnoli voglio intanto aggiungere che i limiti della legge europea e di quella nazionale ci portano su un sentiero in cui ciò che oggi andremo a definire, se saranno votate sia le mozioni che la risoluzione, è fortemente contrastato dalla normativa. Si scontra tra quello che è un impegno politico e un indirizzo politico-amministrativo rispetto invece alla rigidità delle norme che sono appunto tutte a favore della realizzazione degli impianti di energia rinnovabile, degli impianti a biomasse.
Infatti, come sapete, chi si è scontrato anche giudizialmente con le proposte di biomasse ha avuto finora partita persa. E l’ufficio regionale competente di qualsiasi Regione ben poco può fare se non seguire una procedura che è fortemente chiara e precisa nel favorire, in senso positivo, la realizzazione di impianti a biomasse o altri tipi di impianti. Ciò proprio per la realizzazione di quell’impegno europeo del 20/20/20 che rappresenta un traguardo a cui dovremo giungere, proporzionalmente, agli impegni, compresa questa Regione, che si sono posti.
Quindi giochiamo veramente con grandi difficoltà. Giochiamo sapendo benissimo che le cose che sottoscriveremo sono impegni più di natura politica che di ordine giuridico amministrativo. Sarà davvero difficoltoso imporre una moratoria su una situazione esistente come quella attuale dal punto di vista normativo e sarà altrettanto difficoltoso avviare un percorso sulle linee guida che possa ricollocare tutta la tematica in modo diverso.
Se pensiamo che gli impianti possono essere realizzati “in barba” alle situazioni dei vincoli dei PRG dei PPAR ed altro, questo ci dice quanto siamo lontani dalla volontà che ci è comune rispetto all’applicazione concreta.
Però qui entra in gioco un fattore predominante dal punto di vista politico, ovvero persuadere coloro che sono interessati alla realizzazione di questi impianti affinché sospendano i loro progetti o le autorizzazioni che hanno ricevuto r che attendano disposizioni, indicazioni ben precise dalla Regione che possano portarli in una logica di contemperamento Altrimenti rischieremo, come giustamente diceva il Consigliere Bucciarelli, di avere sudditanza di fronte a un percorso che è soltanto privatistico.
Io non sono affatto contrario alle energie rinnovabili, come credo tutti voi, propendo proprio per un inserimento costante di realizzazioni di energie rinnovabili in ogni possibile attività di natura economica, compreso anche lo sfruttamento dei terreni agricoli, ma questo deve essere fatto secondo logiche che hanno un indirizzo concreto.
Noi oggi ci troviamo a correre dietro a tutte queste proposte perché vi sono speculazioni di natura finanziaria che portano dei soggetti a presentare sempre di più impianti a biomassa in quanto c’è la scadenza del 31 dicembre che incombe. E questa data è legata a un contributo, non alla valorizzazione di un’attività agricola della zona interessata, quella che dovrebbe essere la fonte di approvvigionamento dell’impianto di biomassa. E il soggetto proponente non è per niente inserito nella realtà locale. Sempre di più sono società che nascono un minuto prima che si presenta il progetto. All’interno ci sono tecnici che non sono dell’area interessata o comunque tecnici interessati alla realizzazione dei progetti che diventano così anche parte integrante dello sfruttamento. Società, inoltre, che nulla hanno di agricolo, o di agrario, o di imprenditoria agricola, che possa in qualche modo far coniugare lo sfruttamento dei terreni agricoli con la realizzazione di energie, sia quelle di natura elettrica sia quelle riguardanti l’acqua calda.
Quindi il problema che dobbiamo porre agli uffici della Regione, a noi stessi, è che vanno bene i vincoli di legge, vanno bene i vincoli strettissimi che ci sono, ma certamente dentro questi c’è una valutazione discrezionale che non dobbiamo lasciare soltanto al soggetto proponente. E nell’ambito di costituzione di una società sono gli stessi soci del soggetto che popone l’impianto, le modalità di attuazione, la durata della società, le modalità di finanziamento e quant’altro. Insomma, che possa essere uno screening flessibile e sempre controllabile dall’ente pubblico, in grado di porre il soggetto proponente nella condizione di essere controllato sin dall’inizio.
Vorrei ora chiarire un altro aspetto fondamentale. E’ valido il discorso della VIA 999 kilowattora, ma è altrettanto valido che in un terreno di qualsiasi specie della nostra regione, che ha certamente sul territorio angoli solitari, angoli in cui nel giro di qualche chilometro le case che si incontrano sono veramente poche, occorre porre il discorso del limite del kilowattore non più a 999, perché nell’ambito di queste aree, che certamente costituiscono la fonte inesauribile del nostro territorio, un conto è impiantare un impianto di 300 kilowattora e un conto è portarlo a 1 megawatt. E ciò anche in termini di impatto realizzativo e di possibilità dello smantellamento. Una cosa che nessuno tiene in considerazione, ma che invece costituisce veramente un’alea molto forte sulla possibilità che dopo vent’anni, o forse anche meno, cioè una volta che termineranno i contributi, quell’impianto diventi una cattedrale nel deserto. Ecco, anche su questo aspetto, senza superare i limiti di legge, la Regione può intervenire per porre vincoli ben più chiari.
Vado agli ultimi due aspetti che per me costituiscono una giusta linea di contemperamento dei diritti delle parti che sono in gioco.
Da un lato c’è l’eco-indennizzo. Ad oggi non ho visto alcuna disposizione di prescrizione, sia del Comune, sia della Provincia, sia della Regione, che dica veramente che cos’è l’eco-indennizzo, a chi serve, in che modo la popolazione interessata può ricevere tale indennizzo. Mi riferisco soprattutto alla dispersione dell’acqua calda, che non viene mai utilizzata dalla comunità circostante per l’alto costo del percorso, che dovrebbe essere come disposizione aggiuntiva posta a carico del soggetto proponente, il cui indennizzo a favore della collettività costituisce appunto un giusto riequilibrio.
Dall’altro i controlli. Avere un’autorità, oltre l’Arpam, che controlli gli impianti è un atto doveroso. E all’interno di questa autorità deve esserci la presenza delle persone interessate, della comunità locale, i controlli devono essere costanti, continui. Una volta realizzato l’impianto, infatti, è la gestione quella che costituisce il pericolo maggiore, perché il soggetto proponente a quel punto si chiude a riccio, come già successo, si pone nell’ottica di non dover rispondere più a nessuno.
Allora accanto al discorso della tassa per il passaggio di autocarri, di mezzi agricoli, insomma, di tutti quei mezzi che vanno e vengono per l’impianto interessato, bisogna mettere in conto anche l’indennizzo complessivo a favore della collettività. Una cosa non solo legittima, ma a mio avviso anche dovuta. Come pure il controllo deve essere il più alto, il più grande e il più continuo possibile. Tutte prescrizioni che si possono inserire senza violare le norme, senza violare l’indicazione europea e nazionale sulla tematica in argomento.
Infine vorrei segnalare che questa situazione, che si aggrava sempre di più perché le richieste aumentano di giorno in giorno, rischia di compromettere anche il sistema complessivo positivo dello sfruttamento delle energie rinnovabili.
La capacità di poter produrre energia non utilizzando più i fossili e le altre tradizionali forme di approvvigionamento dovrebbe essere e sarà un vanto della nostra comunità, ma va fatto nei limiti di una prescrizione che nasce prima di tutti, non dico dalla morale, ma dalla convinzione di una comunità che al proprio interno trova una giusta linea di contatto e di armonia, e poi si integra con le leggi che ci sono.
Ed è per questo che la risoluzione presentata da una parte costituisce, se è vero, una sorta di “violazione” delle norme esistenti, dall’altra può essere un monito, come pure un’indicazione positiva affinché le prescrizioni di cui ho detto possano essere rappresentate e valutate al momento delle varie Conferenze dei servizi, e anche dei provvedimenti che sono stati già rilasciati e non messi in atto. A tal proposito presenterò insieme al collega Pieroni un emendamento specifico in cui la moratoria sia anche per i provvedimenti rilasciati la cui realizzazione ancora non è partita.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. A mio avviso in questo momento dovremmo concentrarci sulla questione specifica. Qualcuno è intervenuto parlando del mondo intero, del piano energetico, quando invece qui stiamo parlando di problemi specifici legati alla produzione di energie rinnovabili da biomasse e da biogas
Ecco, secondo me per le biomasse e il biogas siamo nello stesso punto in cui eravamo per il fotovoltaico a terra prima delle linee guida. Per il conto energia e per i contributi che venivano dati dallo Stato economicamente era conveniente realizzare fotovoltaico a terra, invece attualmente economicamente – dunque in qualche modo è solo una soluzione finanziaria - è conveniente realizzare impianti a biomasse. Tant’è vero che per la maggior parte non sono imprese agricole, sono imprenditori che hanno capacità economiche e che fanno un investimento se vuoi anche slegato dalla produzione agricola, perché, appunto, è economicamente vantaggioso. Un impianto a biomasse costa 3-4 milioni di euro, 1 megawatt di energia elettrica venduta garantisce 2 milioni di euro di energia elettrica all’anno, tolti i costi, ci sono all’incirca 7-800 mila euro di netto, quindi l’ammortamento dell’impianto può essere fatto in tre-quattro anni. Il calcolo è tutto qui.
Pertanto bisogna entrare nel merito. Non c’è una regolamentazione, è economicamente vantaggioso, con questo però non è che possiamo riempire le nostre campagne, il nostro territorio, di impianti, che, oltretutto, non sono neppure legati alla produzione agricola. Ci sono progetti che addirittura utilizzano il 100% di prodotti agricoli dedicati, perché sono 3-4-500 ettari per 1 megawatt di coltivazioni dedicate, quindi terreni irrigui per produrre mais da fermentare e produrre gas. Non è accettabile, eticamente ma anche politicamente è sbagliato rispetto al futuro della nostra agricoltura di qualità.
Poi c’è la questione energetica in sé. Queste centrali a biomasse non sono efficienti dal punto di vista energetico. Avrebbero un senso da un punto di vista energetico se utilizzassero anche tutto il calore. Esse hanno una produzione di energia elettrica del 42% rispetto al materiale utilizzato l’altro 50-55% di calore viene disperso, oltretutto immettendo polveri nell’ambiente e così via. Contraddicendo così alle regole minime sull’efficienza energetica ovvero che va utilizzato anche quel tipo di calore.
Inoltre ci sono una serie di problematiche legate al fatto che la Regione non ha determinato le linee guida. E le linee guida non solo permettono l’individuazione delle aree che vanno tutelate da impianti di questo tipo per la loro particolare vocazione ecc., come abbiamo fatto per il fotovoltaico, ma determinano anche un percorso amministrativo.
In questo momento, come evidenziato stamattina anche dai comitati, non è garantita rispetto al procedimento in atto neanche la partecipazione e la trasparenza da parte delle comunità locali, dei comitati e dei cittadini. Ci sono convocazioni di servizio nell’arco di pochi giorni, non c’è la possibilità di accesso al procedimento e ai dati. Insomma, non si può partecipare in maniera consapevole al procedimento, sicchè non vengono garantiti i diritti di trasparenza e di partecipazione dei cittadini e dei Comuni, che, ricordo, hanno anche la competenza riguardo la salute dei cittadini.
Dunque per le centrali a biomasse e a bio gas è necessario al più presto determinare il procedimento amministrativo e le linee guida di utilizzo sia rispetto alle aree dedicate sia rispetto alla questione dell’utilizzo dell’energia termica; su questo tema giovedì prossimo è già convocata la IV Commissione. Inoltre vanno affrontate anche altre questioni, ad esempio quella della vicinanza ai centri abitati, ed altre ancora.
Va fatta inoltre una riflessione rispetto a quanto suolo agricolo del territorio regionale possiamo dedicare a produzioni agro-energetiche. Non è che se il mercato lo rende conveniente facciamo fare investimenti per questo tipo di energie da tutto il mondo. Sì, perché essendoci un mercato globale a quel punto potrebbero venire anche investitori statunitensi, come è successo per il fotovoltaico, e dire “bene, investiamo sulle centrali a biomasse, ci mettiamo 4 milioni, ne prendiamo 12 nell’arco di quindici anni, è un investimento conveniente”.
Dunque dobbiamo fare tutta una serie di riflessioni, legando il discorso delle biomasse e del biogas anche alle aziende agricole, alle prospettive di sviluppo delle aziende agricole (l’utilizzo del calore, ad esempio, può sviluppare la florovivaistica).
Riguardo il dimensionamento di questi impianti, io stesso mi ero battuto affinchè rimanesse lo screening di VIA che permetteva un’analisi di tutti gli effetti di questi impianti; rimanendo al di sotto del limite dei 250 questo permetteva di avere impianti più piccoli, abbiamo visto infatti che tutti si posizionano sul limite massimo per non dover sottostare alle procedure di VIA.
Nella risoluzione tutti questi aspetti importanti sono indicati. E’ indicata la necessità di mettere velocemente criteri che tutelino il territorio, valorizzino le imprese agricole ponendole al centro di questa riflessione, tutelino i cittadini che si trovano in prossimità di questi impianti. Inoltre che ci sia un procedimento trasparente che garantisca la partecipazione dei cittadini e delle comunità, con tempi peraltro anche ragionevoli, non può essere che in dieci giorni si chiude una conferenza dei servizi senza avere la possibilità di leggere, di intervenire ecc.. Infine che occorre prevedere un rallentamento di tutto ciò che è in itinere, al fine di favorire la partecipazione e la conoscenza massima di tutti i progetti. Sicchè anche una moratoria nell’attesa che si definiscano delle linee che permettano lo sviluppo di energie rinnovabili che siano per il futuro e non contro il futuro.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.
Giovanni ZINNI. Aggiungerò pochissime riflessioni a un dibattito che ritengo sia abbastanza delineato e molto chiaro.
Innanzitutto mi sento di dire che l’Assemblea legislativa regionale ha sempre meno funzioni decisorie e applicative, una di queste è quella di poter indirizzare la Giunta e adottare atti che poi programmano determinate materie.
Sicuramente il tema illustrato in questa risoluzione è molto chiaro e netto, è giusto e necessario. Quello di fare delle linee guida per disciplinare l’applicazione delle energie rinnovabili è un atto, ripeto, assolutamente necessario.
Innanzitutto va detto che per come è stato affrontato in Italia in questi anni, probabilmente le energie rinnovabili stanno dando delle aspettative molto basse rispetto a quello che era il suo potenziale. La capacità di assolvere al compito di produrre energia per tutta l’Italia in termini percentuali è assolutamente scarsa.
Detto questo non possiamo non prendere atto che una miriade di imprenditori hanno iniziato ad investire da anni sulle energie rinnovabili, siano essi agricoltori pentiti per sfortuna, siano essi imprenditori tecnologici o pionieri di questa materia. Sta di fatto che molti imprenditori da anni hanno messo in campo dei progetti. Ed è assolutamente indubbio che la colpa di dove si fanno questi progetti non è tanto dell'imprenditore, che cerca, si sa, di far ciò che è meglio per il suo progetto e per la sua azienda, quanto dei deficit normativi che ci sono stati in questi anni. Deficit normativi che con l’ultimo governo Berlusconi sono stati superati perché una normativa è scesa in campo in maniera chiara e che ha appunto delle linee guida.
Oggi fare i piani nel territorio è l'unico modo per poter cercare di creare armonia fra le esigenze delle comunità del territorio, di non ritrovarsi progetti invasivi della propria vita quotidiana. Ma anche armonia, appunto, con quegli imprenditori che necessitano di programmare. Vi ricorderete tutti ciò che accadde per i fondi del fotovoltaico, a un certo punto il Ministro dell'epoca disse “non c'è più benzina”, vi ricordate il danno prodotto a quegli imprenditori che avevano già degli accordi con le banche, hanno perso soldi, opportunità di lavoro e quant’altro.
I piani servono per stabilire concretamente le linee guida. E le linee guida sono l'unico strumento necessario della politica per impedire che un cittadino si ritrovi un inquinamento energetico per troppi siti intorno alla sua abitazione. Ma allo stesso tempo armonia per gli imprenditori, perché comprendendo prima dove possono intervenire riusciranno a programmare la loro attività con raziocinio. Infine, diciamoci la verità, serve anche alla politica per far dire una volta per tutte che prende decisioni e si assume responsabilità invece di rimbalzare sempre la palla a un altro ente.
Pensate ad esempio che in provincia di Ancona oggi assistiamo ad una situazione ove c’è l’ente Provincia che è paralizzato, addirittura parrebbe che alcuni dirigenti non avranno il rinnovo del contratto, senza sapere a quel punto neanche chi dovrà firmare un parere su un determinato atto inerente questa materia. E allo stesso tempo sappiamo – e qui è la nota dolente politica – che in passato questa Giunta regionale, questa maggioranza di centro-sinistra ha ideologizzato molto questa questione, come ha detto il collega Bugaro. E ovviamente questo processo di ideologizzazione ha portato il piano energetico ad essere qualcosa di assolutamente ambiguo e anche paradossale, perché ci sono magari interventi che pendono verso la capacità di poter fare qualcosa con altri limiti talmente rigidi che su tante materie ci porteranno a non risolvere granché, come sui rifiuti, ecc.
Ho quindi sottoscritto questa proposta di risoluzione perché è il minimo sindacale per far dire che questa Assemblea legislativa regionale sia un organismo decoroso e decente. Il minimo! Pretendere dalla Giunta una velocizzazione dell'iter nell'approntare il piano delle guide locali è veramente il minimo che potevamo fare.
C'è semmai da vergognarsi che passano i mesi e non viene fatto nulla. E questo senso di vergogna io lo provo anche nei confronti degli imprenditori che hanno creduto nel rinnovabile con spirito europeo e che di fatto hanno paura di muoversi. Può anche esserci qualcuno che magari fa il furbo, sa che c'è un deficit normativo amministrativo quindi fregandosene dell'incolumità pubblica va a far danni, ma tranne questa minoranza, a livello imprenditoriale c'è tanta gente seria che ha creduto nelle rinnovabili che però sta solo trovando problemi di burocrazia e di incertezze normative per poter portare avanti la propria azienda, visto quel cinismo del sistema bancario italiano che oggi ha difficoltà nel concedere liquidità di prestiti per chi deve avviare delle imprese
Questo è lo scenario e la cornice, se quindi non ci vogliamo vergognare ritengo che questo piano debba avvenire. E’ inutile fare la discussione nel merito oggi perché parleremmo del nulla. E’ bene che i cittadini sappiano che oggi non stiamo approvando il piano delle linee guida bensì una mozione con la quale in ginocchio chiediamo a una Giunta un po' sorda dei lavori dell’Assemblea di tirarci fuori da questo imbarazzo che abbiamo nei confronti dei cittadini ovvero quello di non essere in grado mai di dire quando ci saranno le linee guida.
Ecco allora che oggi questa Assemblea legislativa chiede alla Giunta di governare, di non far finta di farlo su argomenti anche scomodi, come appunto quello delle biomasse, come quello delle energie rinnovabili. Tutti argomenti, questi, che necessitano di discipline chiare e nette in maniera tale che nessuno possa fare il furbo pendendo dalla propria parte. Nessuno può impedire lo sviluppo e di non farci proiettare nel terzo millennio. Nessuno può fare il furbo con progetti che ledono la vita quotidiana dei cittadini in un territorio. Ma soprattutto nessuno può fare il furbo qui dentro sperando di rimbalzare la palla a qualche altro ente, siamo noi che dobbiamo dire chiaramente dove si possono fare o non fare le biomasse.
Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pieroni.
Moreno PIERONI. Sarò breve, anche perché su questo tema le sensibilità, ognuna legittima e rispettabile, si sono viste dagli interventi fatti dai Consiglieri che mi hanno preceduto.
Un argomento di così grande rilevanza non riguarda soltanto l’individuazione dei siti, ma nel complesso anche tutto l'aspetto della regione Marche. Allora credo sia giusto che in questo momento la politica regionale si appropri di quel “deficit" regionale.
La legge quadro nazionale c’è, questo è vero, ma è altrettanto vero che questa legge permette, naturalmente nel rispetto delle normative di VIA, ecc., il proliferare di troppi siti legati alle biomasse e ai biogas anche in zone che non si possono individuare o che noi le riteniamo, giustamente, non individuabili.
Ricorderete, colleghi Consiglieri, anche per il fotovoltaico quanto è stato difficile trovare la soluzione, il proliferare del fotovoltaico era diventato così ingestibile anche per chi aveva la sensibilità legata al fotovoltaico stesso.
Spero che oggi questo confronto, questo dibattito così ampio, legato ad una serie di mozioni e ad una risoluzione condivisa che è poi la sintesi di tutte le sensibilità presentate, possa dare l’input alla Giunta regionale affinché una volta per tutte affronti con chiarezza e porti in Aula le linee guida per la regione Marche. Cosicchè potremo togliere anche tutte le preoccupazioni che hanno i comitati – comitati spontanei, magari trasversali, legati soltanto alle preoccupazioni dei propri territori, delle proprie zone – ,che potranno così vedere un percorso condiviso dato dalla politica regionale, quindi dalla Giunta regionale e da questa Assemblea, verso le linee guida della regione Marche.
Come Gruppo Socialista condividiamo la risoluzione perché in questo momento dà comunque una risposta, anche se temporanea, ed è anche un invito alla Giunta regionale e all'Assessore competente ad accelerare l'iter della definizione di queste linee guida. Altrimenti su argomenti così importanti, ove legittimamente ci sono sensibilità diverse, potremo rischiare di vedere l’Aula divisa.
L'invito che faccio all’Assessore competente e alla Giunta tutta è di portare in tempi brevissimi, dopo l'approvazione di questa risoluzione, una proposta di atto amministrativo, o meglio ancora una legge, che possa dare delle risposte. E funzionalmente a questo anticipo all’Aula che per quanto riguarda il mio Gruppo presenteremo una proposta di legge – diciamo pure provocatoria, ma ci sentiamo comunque di farla – che sia la moratoria di questi siti fino a quando non ci sarà in maniera definitiva e chiara la presentazione di un atto amministrativo da parte dell'Assessore competente e della Giunta.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Foschi.
Elisabetta FOSCHI. Vorrei partire dalla constatazione, come qualcuno ha detto ma secondo me è bene sottolinearlo, che siamo qui a intervenire quando i buoi sono scappati e sono scappati non per colpa di qualcun altro bensì per omissione della Regione.
Dire oggi che ci sono un sacco di domande di autorizzazione per l'installazione di impianti di energie alternative e che di fronte a questo dobbiamo porre un argine, scusatemi, è indice del fallimento della politica di programmazione energetica regionale
Come si fa a dire che ci sono una serie di domande presentate, legittimamente, lo voglio sottolineare, quando è per la carenza di programmazione della Regione. Legittimamente! Perché va detto, ahimè, è legittima la richiesta fatta dai privati, come, e lo sottolineo, è legittima la richiesta dei comitati; e fortuna che c'è la protesta dei comitati, che qualcuno vorrebbe silenziare in tutte le maniere, ma che invece rimane, e che spesso si presenta come l'unica forma per conoscere che cosa accade sui territori, vedi ad esempio quanto si è deciso di fare della legge 3 non accogliendo gran parte degli emendamenti e esautorando tutte le autonomie locali dei poteri che potevano avere.
Quindi diciamolo chiaramente, diciamo che la Regione ha omesso di fare una programmazione che consentisse tempo fa di dire ai privati: guardate, se volete fare gli impianti si possono fare in queste zone e non in altre. Ed oggi siamo nella situazione che abbiamo le domande proposte e la Regione che dice: ma, adesso come faccio? Provo a dire che laddove è stato richiesto legittimamente di fare l’impianto dico, no, lì non si può fare, l’area non è idonea.
Allora io la risoluzione l’ho sottoscritta, ma visto che su di essa nutro comunque diversi dubbi, vorrei prima avere su questo un parere della Giunta. Perché la risoluzione impegna la Giunta a fare le linee guida, a esprimere…(…) Sì, voglio sapere il parere della Giunta! Cosa si intende per linee guida, a definire adesso le aree non idonee? Ma allora nei confronti di quelli che hanno già presentato la domanda? Io vedo addirittura l’emendamento del collega Latini che dice…(…) Sì, sì, è di indirizzo politico, però è addirittura sui provvedimenti rilasciati. Quindi, ecco, vorrei capire cosa ne pensa la Giunta di questo.
Io mi sento presa in giro come Consigliere dall'atteggiamento dell’Assessore alla salute, che dichiara che non esistono provvedimenti e atti che in realtà invece esistono. Allora non voglio essere io a prendere in giro i cittadini dicendo che abbiamo fatto una norma che consente una moratoria per gli impianti la cui richiesta di autorizzazione è in corso, sapendo che in realtà non si può bloccare niente.
Quindi voglio si sia chiari, prima dell'approvazione della risoluzione voglio che la Giunta si esprima in merito. Voglio sapere se la Giunta intende procedere in tempi rapidi – prima il Consigliere Bucciarelli diceva addirittura prima dell’estate – all’approvazione di queste aree non idonee. E vorrei anche chiedere chi in quel caso pagherà i danni per la richiesta dei risarcimenti che qualcuno evidentemente farà.
Voglio capire se la Giunta intende davvero oppure se questa nostra risoluzione di indirizzo politico, come tante, rimane lì, nel frattempo passano le settimane, e passano anche i mesi, figuriamoci, c’è anche l’estate di mezzo, e arriviamo alla fine dell'anno.
Non nascondiamoci il fatto che se le richieste di autorizzazioni in questo periodo sono tante è perché i contributi vengono riconosciuti a quegli impianti che saranno allacciati entro il 31 dicembre, mi pare quindi chiaro che ci sia un soprannumero di richieste di autorizzazione a costruire.
Se oggi noi diamo mandato alla Giunta di fare una legge, che poi viene in Commissione, e intanto passano i mesi, sappiamo come funzionano queste cose, tutte le domande che sono state presentate e che verranno presentate non verranno interessate dalla legge che appunto noi oggi chiediamo alla Giunta di fare. E praticamente cosa avremo fatto? Un buco nell’acqua!
Allora io, ripeto, non voglio prendere in giro i cittadini, voglio capire che intenzioni ha la Giunta, che cosa intende fare la Giunta sulla famosa moratoria. Perché l’indirizzo che intende dare l’Assemblea è quello di sospendere l’autorizzazione anche nelle Conferenze dei servizi già programmate. Ecco, se la Giunta mi dice che non è possibile intervenire su quelle penso che sarebbe meglio ravvedersi e formularla diversamente.
Io sul tema ho presentato una mozione, e non intendo ritirarla, che riguarda un impianto specifico, la cui realizzazione è stata richiesta nel comune di Fano.
E non intendo ritirarla per due motivi.
Il primo è lo stesso che ha mosso la collega Romagnoli a mantenere la sua mozione specifica, perché, come dicevo, riguarda una centrale, mentre la risoluzione riguarda le linee generali estensibili a tutte.
Il secondo motivo è perché mentre la risoluzione fa riferimento a una nuova legge che la Giunta regionale dovrebbe approvare al fine di individuare le aree non idonee, la mia mozione non fa riferimento a una nuova normativa bensì alla normativa che c’è già, in base alla quale, se venisse rispettata, già la Regione avrebbe la possibilità di non autorizzare alcuni impianti.
Mi spiego meglio. L’impianto a cui faccio riferimento, come ho detto, è nel comune di Fano. Il comune di Fano è stato ricompreso nella zona A. La zona A è quella dove il livello inquinante è in eccesso, cioè dove nell’aria c’è un altissimo livello inquinante, si è al limite, non è possibile consentire emissioni ulteriori. La zona A significa questo. E lo ha detto la Regione Marche, siamo stati noi, Assemblea regionale, a classificare i comuni. Tanto che in base a quella classificazione sono stati addirittura emanati dei provvedimenti, e sono stati chiesti provvedimenti ai Sindaci, in base ai quali dovevano essere ridotte le emissioni di CO2 nell’aria, addirittura vietando l’uso di sistemi di riscaldamento a biomasse, le famose stufe a pellet, laddove concomitanti o compresenti con impianti di riscaldamento con i cosiddetti termosifoni.
Quindi sono stati chiesti provvedimenti per ridurre le emissioni nell'aria in quelle zone dove il limite è già abbondantemente alto, poi come Regione andiamo ad autorizzare la realizzazione di impianti che è certo che producano nell’aria emissioni (le emissioni per ciascun impianto sono calcolate, sono chiare).
Se dunque la Regione è coerente con se stessa, se la Regione applica le norme che si è già data, allora certi impianti non possono essere autorizzati. Certo, se qui si ignora tutto, una norma vale una volta e la volta successiva non vale, allora ecco che capita di tutto. Però su questa ci sono tutte le condizioni normative che ci siamo dati per dire di no.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Ci sono stati molti interventi, condivido molte delle argomentazioni portate, e siamo andati anche oltre il ragionamento stesso delle biomasse e del biogas.
Mi dispiace, Presidente Bugaro, lei in questo momento sta presiedendo, non voglio ignorare lo scenario internazionale, però mi viene spontaneo porle una domanda: lei crede davvero che le maggiori responsabilità sull’Api di Falconara Marittima siano del sindacato e non dell'azienda? Non mi dia la risposta, però, insomma, questa domanda volevo fargliela, avremo sicuramente modo di discuterne.
Voglio prima di tutto fare una considerazione di carattere programmatico, guardando ovviamente al futuro. Siamo davvero convinti che ci sia alternativa all'economia verde, alla crescita sostenibile, alla tutela della biodiversità, alla lotta ai cambiamenti climatici, al risparmio (che dobbiamo praticare, questo sì, in modo forte) e all'efficienza energetica? Il problema non credo sia solo di questa Assemblea legislativa o del nostro Paese, è un problema di carattere generale. Io penso non ci sia alternativa a tutto quanto ho elencato ora, perché, guardate, in discussione c'è la sopravvivenza del pianeta. Quindi dobbiamo adeguare le scelte, le politiche a questo approccio, a questa impostazione, che non può essere di un gruppo o di una singola Assemblea, perche se vogliamo garantire un futuro al mondo è una strada, a mio avviso, obbligata.
Io non ho difficoltà a riconoscere anche alcune lacune che si riscontrano nella stessa programmazione energetica regionale. La politica deve essere alimentata sempre da tensione ideale e culturale, da valori, ma non da ideologie, io le considero pericolose.
Per cui considero pericolosa anche quella delle rinnovabili, perché se pratichiamo l'ideologia delle rinnovabili finisce poi che il fotovoltaico, le biomasse, ecc. le potremo farle dove come e quando vogliamo. No, non ci può essere un'ideologia, nemmeno quella delle rinnovabili.
Noi siamo per la cultura della regolamentazione, non per quella del vincolo. E la cultura della regolamentazione, ne parlavo prima con il Vicepresidente Petrini, è stata quella fatta ad esempio sul fotovoltaico per restituire, anche qui, onore a un progetto serio, ma soprattutto per dire come stanno le cose, quindi verità.
Ricordo che nel luglio del 2010, e come molti di voi ero appena stato nominato, facemmo un Consiglio regionale straordinario, e le linee guida non potevamo farle, potevamo intervenire dal punto di vista del profilo ambientale, sicchè intervenimmo abbassando la soglia di valutazione di impatto ambientale da 1 megawatt a 200 kilowatt. E in quel provvedimento abbiamo anche scritto “entro 60 giorni faremo le linee guida” sapendo che forzavamo. Ma l'abbiamo fatto perché nel frattempo, e siamo stati fortunati, sono uscite le linee guida del Ministero in base al decreto 387/2003, era settembre 2010, e noi il 30 settembre riuscimmo a fare le linee guida per il fotovoltaico. Fummo la prima Regione a regolamentare gli impianti di fotovoltaico a terra.
Quindi quando diciamo che sono state fatte tardi o presto, ecco, forse la valutazione di impatto ambientale poteva essere fatta prima del luglio 2010, l’abbassamento della soglia, ma le linee guida non potevano essere fatte prima del settembre del 2010 perché non era stato mai emanato quel decreto 387/ 2003.
Questo è per restituire un percorso di verità e di responsabilità che tutti abbiamo cercato di praticare.
Vado su questioni più generali. Questa legislatura non ritengo sia stata insensibile alle tematiche ambientali e paesaggistiche. Il Consigliere Carloni, che questa mattina non c’è, ci rimprovera troppo spesso, e non è il solo a farlo, che abbiamo chiuso alcuni provvedimenti che secondo il suo punto di vista non sono così sensibili allo sviluppo, che io chiamerei crescita. Perché non sono così sensibili? Perché ad esempio la legge sulla riqualificazione urbanistica blocca le varianti ai piani regolatori se non si è utilizzato almeno il 75% delle aree edificate. Sapete questo che cosa significa? È uno dei primi provvedimenti in Italia che va verso la riduzione se non il blocco di consumo di suolo. E cos’è questo, se non un provvedimento rispettosissimo dell'ambiente e del paesaggio?
Potrei elencare altre leggi in materia di acqua, di rifiuti, oppure la stessa valutazione di impatto ambientale.
Non abbiamo difficoltà a recepire le indicazioni che vengono dal Consiglio dei Ministri, ma voglio anche mettere in evidenza – e su questo voglio ringraziare Massimo Binci – il fatto che abbiamo previsto l'inchiesta pubblica che può essere richiesta da un Comune e da altri soggetti. Ma basta il Comune, perché il Comune è la cellula fondamentale della democrazia. Quindi credo che in quella legge ci sia un grande fatto di democrazia e di partecipazione.
Vado al tema delle biomasse. In modo franco mi sento di dire questo. Nel momento in cui si fa una risoluzione unitaria quella che dovremmo concordare, se appunto unitaria, è la risoluzione, io eviterei altre mozioni. Poi quelle specifiche magari possono essere ripresentate, per carità, però, insomma, se c’è una risoluzione unitaria è quella secondo me che deve uscire. E lo stesso discorso lo faccio per gli emendamenti. Riguardo l’emendamento che i colleghi hanno presentato, ecco, l’avv. Latini mi dirà che è un indirizzo. Però, guardate, veramente siamo convinti che noi possiamo sospendere le autorizzazioni già rilasciate? Se diciamo questo, veramente, voteremo una cosa ma sappiamo che non si realizza. E questo non solo non è democratico non è neanche serio. E quando un provvedimento non è serio non può essere votato da un’Assemblea legislativa, perché un’Assemblea legislativa ha la responsabilità della comunità regionale.
Vi chiedo scusa ma su queste cose ritengo ci debba essere sempre chiarezza, franchezza, lealtà fra di noi e fra noi e la comunità che rappresentiamo.
Vado poi al quarto punto, seppure non sta a me rispondere, credo che il Vicepresidente e l’Assessore Donati sicuramente risponderanno ai dubbi che i colleghi hanno sollevato, ma penso di poter dire questo.
Lo ricordava il Consigliere Binci poc’anzi, ci sono stati incontri anche in questi giorni, e non soltanto in questi giorni, con diverse associazioni, con diversi comitati, giovedì la Commissione si riunirà con all’ordine del giorno questo tema, questa mattina il Presidente dell’Assemblea legislativa Solazzi ha incontrato con i Capigruppo i rappresentati dei comitati - un fatto che saluto con grande piacere, è la democrazia, il confronto che alimenta la vita delle istituzioni -.
Quindi se siamo d’accordo nel merito, in modo che il provvedimento abbia la sua efficacia e quindi porti davvero, chiamiamola sospensione, chiamiamola riflessione, o come altro vogliamo, ma, insomma, la necessità di guadagnare un po' di tempo in termini sostanziali, ecco, produciamo atti che siano non soltanto coerenti e seri, ma anche traducibili nella realtà. Perché se a quei comitati che abbiamo incontrato diciamo no deve essere un no. E il no dobbiamo costruirlo anche con il supporto giuridico, perché se non c’è un supporto legislativo e giuridico – però, ripeto, queste cose sarà l’Assessore a dirle – poi sappiamo che di fatto la battaglia che vogliamo condurre non porterà ad esiti positivi.
Noi invece vogliamo esiti positivi, vogliamo tutelare le Marche, vogliamo tutelare il paesaggio e l'ambiente, vogliamo essere seri e rispettosi delle nostre comunità.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.
Giancarlo D’ANNA. Negli ultimi anni ho sentito molto parlare di sviluppo sostenibile e non ho mai visto una situazione così grave come quella che ci troviamo ad affrontare non solo nelle Marche ma in Italia e nel mondo intero.
Ancora una volta le chiacchiere hanno vinto sui fatti, molto spesso, infatti, si creano dei bisogni, si trovano le soluzioni a quei bisogni, ma alla fine chi ci guadagna sono sempre gli stessi.
Ne è una testimonianza quello che è accaduto per il fotovoltaico, basta andare a leggere gli atti della scorsa legislatura. Io allora, insieme a pochi altri, in tempi non sospetti, suggerii alcune proposte e alcune idee sulla questione appunto del fotovoltaico a terra. Portai come esempio la Puglia, una delle regioni che più delle altre è stata penalizzata a causa di un assalto inverosimile sia del fotovoltaico sia dell’eolico, che in parte non ha mai funzionato. Sì, perché l'appetito è sempre quello che riguarda gli incentivi. Non è che siamo diventati all'improvviso tutti ecologi o ecologisti, come nazione siamo diventati o rimasti un popolo di affaristi imprenditori. C’era una catena che funziona da sempre. Quale? Quella che parte dalle lobby che condizionano le scelte dalla Comunità europea al Governo nazionale, al Governo regionale, alle Province e ai Comuni. Infatti tutto quello che è accaduto con il fotovoltaico sta accadendo anche adesso con queste novità.
Novità che non a caso vengono fuori in momenti diversi, prima si fa il sacco con una cosa, poi si fa il sacco con un'altra e poi più avanti verranno proposte altre cose, peraltro già programmate, basta leggere quello che avviene in Comunità europea per capire che c'è la fregatura.
Non è un caso che in Italia, per esempio sul fotovoltaico, sono venuti ad investire soprattutto tedeschi e spagnoli, cioè banche tedesche e spagnole venute solo a prendere il nostro territorio pagando affitti profumati a chi non fa più reddito, perché la Comunità europea, guarda caso, prima di arrivare a questo punto ha massacrato la nostra agricoltura con una serie di interventi. Interventi che partono dal famoso set-aside di qualche anno fa, ovvero di quando davano all'agricoltore soldi per non coltivare, quindi abituandolo già a quello che sarebbe accaduto successivamente.
Quindici anni fa quando ero Consigliere comunale di opposizione a Fano una volta feci una ricerca per verificare quanto allora guadagnava il Comune di Fano con i suoi 1.400 ettari, facendo una media era venuto fuori che il Comune affittava a 34.500 lire all’ettaro invece la Comunità europea dava 500 mila lire per il set-aside. Quindi il Comune regalava 470 mila lire al privato per tenere fermo il terreno.
Sicchè il meccanismo è sempre lo stesso, poi, adesso, c’è un sacco di gente che casca dal pero.
C'è necessità di produrre energia, e quella che abbiamo potrebbe anche essere sufficiente, se però venissero utilizzati strumenti che consentono di risparmiare le energie. Allora, ecco, forse sarebbe stato più opportuno che i Governi, le Regioni, i Comuni o anche la Comunità europea avessero finanziato di più interventi volti, ad esempio, a mantenere il calore o a trattenere il freddo o il fresco durante certi periodi. Invece no. Siccome il nostro è uno sviluppo sostenibile non andiamo a modificare quello che già c’è ma andiamo a creare qualcosa di nuovo, così il modello di sviluppo va avanti con la parola sostenibile, che, invece, sta diventando insostenibile.
Io sono contento, contrariamente a quanto accaduto con il fotovoltaico, che oggi qui in Aula ci sono delle persone, se ci fossero state anche nella scorsa legislatura, quando appunto si parlava di fotovoltaico, forse qualche scempio in meno l’avremmo potuto evitare.
Ed io non credo che oggi la condivisione da parte di tutti i Consiglieri ci sia solo perché c'è il pubblico, allora forse è il caso di riaprire un percorso complessivo. Io ci sto a non far fare l'impianto vicino alle case, ci sto a non far mettere il fotovoltaico a terra a svantaggio di quello che può essere fatto sopra i tetti, però non ci sto, caro Assessore, che non vengano presi dei provvedimenti sulle polveri sottili perché lì le cose già ci sono e ci sono da dieci-venti anni.
Va bene bloccare quello che deve nascere, però, sant’Iddio, vogliamo prendere dei provvedimenti su quello che già c'è?!
Qualche mese fa feci un'interrogazione nella quale evidenziavo che più di altre regioni nella regione Marche c'è un incremento di tumori infantili, ebbene, i tumori infantili sono collegati anche alla presenza abnorme di polveri sottili.
Vogliamo fare o no un intervento serio sull'amianto, che già c'è, che ogni anno in Italia causa 3.500 morti il cui picco lo vedremo fra dieci anni? Vogliamo fare degli interventi cautelativi sull'elettrosmog e sulle correlate conseguenze? Ci sarà fra poco il raddoppio della linea Fano-Forlì, anche questo previsto già quindici anni fa, su cui oggi stanno nascendo dei comitati.
Se la vera intenzione è quella non di tamponare bensì di guardare complessivamente la questione dell'ambiente allora ha un senso, altrimenti non si possono rincorrere i problemi, come sta succedendo adesso, sulla base di quanta gente o meno viene qui.
Il senso di responsabilità ci dice che la politica deve fare le scelte per il futuro.
Io non condivido il discorso che ha fatto il Consigliere Bugaro al cento per cento, però condivido quell’uno per cento di quando, riferendosi alla raffineria, dice: se c’è da fare un qualcosa preferisco metterla in un posto dove mi sento più tutelato.
Quindi è questo il nostro compito, non cercare di tamponare. Seppure, certo, oggi questa situazione dobbiamo tamponarla, però dobbiamo anche guardare in prospettiva, perché, ripeto, è giusto fermare quello che sta avvenendo, ma ancora più giusto è togliere di mezzo quello che già c’è, quello che fa male sul serio.
Andate a guardare sul territorio come sono aumentate determinate patologie collegate a quello che già c’è, cioè le polveri sottili e tutto il resto. Andatelo a chiedere a coloro che vivono vicino all’autostrada.
Insomma, bisogna essere corretti e concreti, quindi, la voglio mettere sul positivo, visto che questa mattina c’è condivisione su uno di questi argomenti, che certamente è importante, cerchiamo di fare un gruppo di lavoro, insieme alla Commissione e insieme agli uffici, da cui possa venir fuori una serie di iniziative per bloccare quello che prevedibilmente potrà causare danni in futuro, ma bonifichiamo da quello che già abbiamo oggi, da ciò che già sta proiettando danni per il futuro.
Credo che il senso di responsabilità faccia dire, sì, votiamo questa risoluzione, però veramente da domani – inteso proprio come giorno, quindi da domani che è mercoledì - mettiamo in piedi quel qualcosa che con il contributo di tutti riesca a guardare complessivamente le problematiche collegate all'ambiente e alla salute.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.
Francesco MASSI. Io sto dalla parte dei cittadini solo per una cosa, perché condivido il loro diritto a non essere presi in giro. E questo l’ho detto anche per altri settori.
Quando a Recanati hanno chiuso l’ostetricia – probabilmente dovevano chiuderla, e magari dovevano chiuderla anche se avessimo governato noi - io non me la sono presa con l’Assessore per questa chiusura, me la sono presa con lui, con il Presidente Spacca, con tutti gli esponenti del centro-sinistra, perché solo due anni fa, in occasione della campagna elettorale, sono andati a dire che non sarebbe stato chiuso nulla.
Qui ognuno si deve prende la sua responsabilità.
Il Consigliere D’Anna parlava ora di salute. Ma cosa fa male e cosa non fa male io non lo so, io per mestiere faccio il segretario comunale, sto qui per volere dei cittadini, non voglio fare l’esperto. Biomasse, biogas, eolico, idroelettrico, rigassificatore, turbogas, fa male o non fa male? Non lo so.
Chiedo quindi ai tecnici di questa Regione di non dare retta ai politici, chiedo loro di fare i tecnici, anche se i politici li hanno nominati, li hanno premiati, hanno dato loro più che premi. Chiedo ai tecnici di venire qui e dire quello che fa male e quello che non fa male, di dire se una centrale biogas deve stare sì o no a tot metri dall'ultima casa, se deve stare in alto o in basso, in montagna o al mare. Di questo non voglio essere io a discuterne qui. Altrimenti ci prendiamo tutti in giro e la demagogia aumenta. E sapete perché aumenta la demagogia? Non solo perché spesso i tecnici danno retta ai politici, e i motivi li sappiamo, ma anche perché lo spoil system nel nostro paese, nella Regione Marche, lo facciamo non all'americana ma all'italiana, e non dico altro.
Vado ora ai politici. I cittadini che ascoltano sappiano che sto con loro solo per tutelare il diritto a non essere presi in giro, nella sostanza non so dire niente, qui non voto niente, non ho firmato niente, a rinviare non si risolve nulla. Io sto qui dal 2000 quindi adesso posso dire che su queste vicende ne ho viste purtroppo molte.
Lasciamo stare l’Api, ne parleremo la prossima volta. Però, ad esempio, ricordo il febbraio 2005 – di quelli che c’erano allora ne sono rimasti pochi - quando enfaticamente si approvò il piano energetico, con le 24 centrali turbogas proposte da Amagliani che nessuno ha realizzato e che a nessuno ha chiesto di realizzare, con il divieto a centrali turbogas, ma, così, ossia, l’hanno studiato i tecnici? No, l’ha detto la politica, l’hanno detto Spacca e D'Ambrosio, ne cito due per capirci. E noi allora dicevamo “non vogliamo parlare del nucleare, la questione è spinosa, ma in questa benedetta regione quant’è il gap energetico?”, e cioè quello che andiamo a piangere, Vicepresidente Petrini, in tutte le assemblee di Confindustria dicendo poi che la Giunta regionale si impegna per risolvere. Ed io che cosa vi ho dico sempre? Che dovete risolvere il problema. Voi fate discorsi di fronte all'assemblea di Confindustria, discorsi di fronte alla Cgil, Camusso ecc., agli ambientalisti, discorsi di fronte a ogni comitato cittadino, ecco, bisogna allora che una linea ve la date, perché qui non ci capisce niente nessuno.
Riguardo alle nostre colline devastate dal fotovoltaico, bèh, ma chi è che ha detto a tutti gli imprenditori di investire sul fotovoltaico? Si diceva: ti va male la calzatura? Bene, investi sul fotovoltaico. Questo l’avete detto a tutti, quindi quelli hanno investito sul fotovoltaico, mutui, indebitamento ecc. ecc..
E quando avete poi bloccato il fotovoltaico? Quando avete visto la devastazione. E, permettete, quando i grossi capitalisti gli impianti li avevano fatti e voi avete bloccato i piccoli, avete bloccato il piccolo coldiretto, il piccolo artigiano. E’ questo che vi pesa alla grande sulla vostra testa. Sì, perché il grosso capitalista ha potuto fare gli impianti che voleva in questa regione. Quelli che voleva!
E su tutto il resto voi avete detto “investite sulle rinnovabili”. Siete andati a rendere omaggio a Jeremy Irons o no? Avete detto: noi investiamo, fonti rinnovabili, biogas, biomasse, e giù così.
Questa è la linea vostra, non è la mia. Io sono d’accordo, se i tecnici dicono che non fa male, si faccia. E’ utile per risparmiare? Si faccia. Però che me lo dicano i tcnici se deve stare a Corinaldo o non ci deve stare. Ed io non vado a dire a tutti gli industriali capitalisti, come li chiamate voi in certe campagne elettorali “investite, investite” e poi “no, no, aspettate” perché in quel paese si è ribellata la frazione.
Ecco, questo significa prendere in giro prima il cittadino e poi anche quello che investe.
Insomma, io vorrei capirci qualcosa. Allora vi invito - magari facendolo con un po’ meno su supponenza, avete l’esempio dei risultati elettorali, sui risultati elettorali nessuno di voi può più scommettere nulla, credo vi sia passata la voglia di scommettere, e non cito altro, che sia un monito per tutti e di tutti i colori – a stare a porte chiuse una settimana per riparlare, per rivedere tutto. Non sarebbe mica un atto di debolezza, anzi, da parte vostra sarebbe un atto di forza. Fermate la ruota della demagogia, rimettetevi a tavolino, fatelo con i tecnici, fatelo con il Governo, adesso siete anche voi al Governo. Ma voi a Bersani, che parla tanto di sviluppo di questo paese, di rilancio industriale, lui che mastica centrali turbogas così come se fosse una pasticca, ecco, che gli raccontate, che nelle Marche bloccate tutto?! Oppure che c’è un piano PEAR che non rivedete da sette anni perché non volete ammettere gli errori fatti con Amagliani e compagnia?! E questa roba si riverbera in particolar modo contro di voi, ma, purtroppo, anche contro tutta la cosiddetta classe politica.
Io vi chiedo solo: fermate la ruota, rimettetevi a tavolino, riprogrammate. Anche sul fotovoltaico. Certo che siamo stati d’accordo, anche noi abbiamo visto la devastazione, ma sapete quanti piccoli imprenditori ci hanno investito e poi sono stati fermati? Quelli di Terna e Enel mandano una lettera dicendo “adesso ti allaccio fra tre anni e mezzo”. voi non avete aiutato i piccoli imprenditori che volevano allacciare.
Ecco, quando le diciamo queste cose? Significa tutelare la nostra economia? Ha detto bene il collega Bugaro, qui adesso c’è una stasi drammatica, repressione, Pil sotto, ecc., ma se ci dovesse essere la ripresa che tutti auspichiamo con che cosa la mandiamo avanti l’energia? Io voglio capire.
Allora, ad esempio: l’eolico non si fa, sapete tutto quello che è successo, tra Sovrintendenza, che però, ecco, tralascio, per me, figuriamoci, dovrebbe essere chiusa, ma non voglio dire altro; l’idroelettrico devasta; tutto il resto non si fa; sul nucleare c’è stato il referendum.
In questo paese decidiamo solo sotto emozione, sotto pistola, sotto urgenza, sotto elezioni. Prima a due cittadini - che forse si erano anche un po' arrabbiati con me, ma li ho incontrati nel corridoio e allora ci ho parlato - ho detto che noi queste cose le abbiamo dette (e le abbiamo dette anche nel 2005) anche durante le campagne elettorali.
Se avessimo adottato il buon costume di fare la campagna elettorale sui problemi invece di fare il referendum Prodi-Berlusconi-americani-Afghanistan-Iraq - è di questo che parliamo quando ci sono le campagne elettorali regionali, cioè tutte suggestioni cretine -, sarebbe venuto fuori che il PEAR non avrebbe funzionato, che non era realistico, che non si andava da nessuna parte ad appoggiare i nostri industriali e i nostri artigiani, e che non appoggiavamo neanche la politica della salute, come giustamente diceva adesso il collega D’Anna.
Da questa vicenda non c’è nessuno che può dire di essere uscito vincitore. Nessuno! Se si rinvia non è che loro sono vincitori, quindi, nessuno.
Sapete cos’è che non funziona? E’ quando la demagogia politica (che ha fatto tante distruzioni, e qui ci prendiamo tutti la nostra parte di responsabilità) domina su ogni Governo. Prima qualcuno parlava di termovalorizzatore, di inceneritore, chiamatelo come volete, ecco, nella mia provincia, ad esempio, c’è il Consmari, lo conoscete, ha trent’anni, e l’unico che ha fatto opposizione al Consmari nel 1977 sono stato io con mio padre perché stava ai margini di una riserva naturale, non c’è stato un ambientalista che si è schierato a favore ed era solo per un motivo politico (su questo ci sono gli atti). Poi il Consmari negli anni ha cambiato sempre gestione, ma è stato sempre quello, seppure, certo, un pò migliorato magari tecnologicamente. Però che succedeva? Succedeva che se a governarlo c’era un democristiano o uno del centro-destra la sinistra sfilava dicendo che inquinava, se il presidente diventava uno di sinistra il camino di colpo profumava. E ancora siamo lì. Siamo nel 2012 e ancora siamo lì!
Dobbiamo smetterla con la demagogia, Assessore Donati, oggi il Presidente non c’è, quindi mi appello a lei. Qui transitano multinazionali, investitori di tutti i tipi, non può essere che qualcuno dica sempre “investi, fai, spendi, vieni nelle Marche”, poi il PEAR è di un altro tipo e i cittadini sono dall’altra parte, ecco, fermate la ruota, così non ci si capisce niente.
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.
Graziella CIRIACI. Al di là del fatto che concludere è anche un onere, oltre che un onore, ritengo sia indispensabile fare delle riflessioni sugli interventi che mi hanno preceduta, alcuni li condivido ed altri no.
Vorrei partire dalla proposta di risoluzione che abbiamo firmato e dall’intervento del Consigliere Massi che invece dice “io non firmo”. Siamo certamente della stessa opinione, lo voglio ribadire proprio per rispetto del mio Capogruppo, però essendo una donna io vivo la situazione con maggior impatto emotivo.
Chiarito questo, voglio intanto sottolineare che il piano energetico regionale ha effettivamente causato degli errori, ha prodotto situazioni che se non gestite saranno assolutamente devastanti per il nostro territorio.
Se i comitati sorgono – come quelli qua presenti e quelli che ci hanno sollecitati – è perchè la politica ultimamente ha perso il controllo del territorio.
Secondo me, e vista anche la nuova politica che stiamo vivendo, i comitati potrebbero dare degli indirizzi senza però essere obbligati a bloccare qualcosa che non è condivisibile.
Ognuno di noi, chi con 1.000-2.000-3.000 preferenze, sta qua per rappresentare il territorio, sta qua con una delega, quindi come tale dovrebbe prima consultare e poi portare il conciso della volontà del territorio.
Perché invece ci sono i comitati? Perché, come già detto in alcuni interventi, non c'è più collegamento tra ciò che si decide e ciò che vuole la comunità. E la Conferenza dei servizi può soltanto esprimere un parere, non ha potere decisionale. Sul territorio ci ritroviamo con comitati che si mobilitano ma senza conoscere, quando invece noi come Assemblea legislativa, come Giunta, abbiamo la possibilità di dare un indirizzo serio o comunque motivato. Abbiamo cioè la possibilità di analizzare effettivamente se ci sono dei problemi oppure no nel realizzare un impianto, se magari causa malattie, se i fumi introdotti nell’ambiente sono lesivi delle realtà interessate, come vengono gestite le acque calde o perché vengono gestite in quel modo, oppure analizzare come si potrebbe utilizzare in modo diverso una risorsa o pianificare la localizzazione di alcune strutture.
Insomma, non dire no a prescindere, dire sì però in base a quello che il territorio può assorbire, non far scendere tutto dall'alto.
L’emendamento presentato dal Consigliere Latini aggiunge un punto 5 in cui si chiede di assumere un atto di indirizzo politico amministrativo affinchè si blocchi chi ha già avuto le autorizzazioni fin quando non ci sarà una linea guida.
Il cittadino che ci guarda dal di fuori si sente davvero di non essere gestito, il cittadino non è legiferato. A chi vogliamo rispondere con questi comportamenti? Dove vogliamo portare il nostro territorio?
Adesso parliamo di biomassa, in futuro parleremo magari di qualcos’altro, precedentemente abbiamo parlato di fotovoltaico, come richiamava anche il Consigliere D’Anna. Io sono alla seconda legislatura, insieme a lui ho presentato diverse interrogazioni che riguardavano gli impianti di fotovoltaico a terra. Abbiamo tolto a zone bellissime terreni vocati all’agricoltura per mettere impianti fotovoltaici. Vogliamo criminalizzare qualcuno per questo? No, perché comunque è stato permesso, preventivamente non c’è stata chiarezza per poter dire no e quindi bloccare.
Io su questo non voglio prendere una posizione politica di destra o di sinistra, voglio prendere una posizione politica, lo ribadisco ancora una volta, che sia di territorio. Ossia, facciamo in modo tale che le situazioni che vengono proposte, i progetti, i programmi della Regione vengano messe in comunicazione con il territorio. Diamo a chi ne ha il diritto, ossia ai comitati e ai cittadini, la possibilità di conoscere prima le realtà e quello che si dovrà svolgere sul territorio, affinchè la loro opinione, il loro modo di pensare, i loro dubbi possano anche essere di indirizzo per la politica regionale.
PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Donati.
Sandro DONATI. Sarò brevissimo, anche perché la discussione è stata molto lunga, ricca di argomenti, positiva ed affrontata nelle varie sfaccettature, toccando anche argomenti che non riguardano il PEAR, come le polveri sottili, e via dicendo, su cui però non entro in merito. E sono anche state chieste delle delucidazioni specifiche sulle mozioni presentate e soprattutto sulla risoluzione. Ecco, vorrei intervenire soprattutto sulla risoluzione per specificare che cosa si intende al punto 4 quando si dice “prevedere una legge per la moratoria”.
Innanzitutto le linee guida qui non esistono, si tratta invece di aree idonee e non idonee che verranno contemplate da un PEAR che dovrebbe essere rivisto in questi mesi, e cercheremo di farlo il più presto possibile.
La Giunta regionale sta valutando di intavolare un discorso con il Ministero per avere un'autorizzazione per una legge ponte, definiamola così, che permetta una moratoria per gli impianti di cui si dovesse chiedere l’autorizzazione in questo momento. Invece quelli già esistenti e quelli che hanno avuto già l’autorizzazione naturalmente andranno avanti, però, come politici, come Assessore, come Giunta, faremo in modo di porre la massima attenzione, il massimo approfondimento, aggiungendo anche prescrizioni più impegnative in modo che l'autorizzazione o la non autorizzazione sia ben vagliata.
Anche la mozione della Consigliera Foschi va accolta favorevolmente, ci sarà un impegno del sottoscritto affinché la questione venga vista in maniera molto particolare, per dare una risposta proprio in merito alla qualità dell'aria. Un argomento, quello delle polveri sottili, che ci sta particolarmente a cuore, avete visto quante volte siamo intervenuti e quante volte i Comuni hanno risposto picche.
Mi auguro che questa discussione precisa, attenta e qualificata sia dovuta al fatto che questa Assemblea voleva entrare nel merito di un argomento così importante e non certo per la presenza del pubblico.
PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente della Giunta Petrini.
Paolo PETRINI. Intervengo anche per la mia delega sull'agricoltura che mi impone alcune considerazioni specifiche visto che siamo qui in relazione alle note problematiche inerenti gli impianti di biogas che hanno avuto una forte domanda autorizzativa soprattutto nel corso di questo anno 2012.
Come molti hanno detto, siamo in un momento in cui stiamo già consumando le risorse delle future generazioni. La popolazione mondiale aumenta, il consumo di merci aumentano, l'unica possibilità che abbiamo per invertire tale tendenza è la tecnologia, una tecnologia che crei efficienza energetica, risparmio energetico, produzione energetica attraverso fonti rinnovabili che, appunto, non vadano ad intaccare le risorse delle future generazioni.
Su questo come regione Marche abbiamo scommesso tantissimo, è uno di quegli obiettivi su cui non vogliamo arretrare di un passo, non solo per risparmiare costi riguardo i processi produttivi, ma anche per inserirci in maniera coerente con quelle innovazioni che potrebbero vedere una rigenerazione del nostro tessuto produttivo manifatturiero.
Ed intraprendiamo questa strategia in maniera coerente non solo con gli indirizzi strategici generali della Comunità europea, ma anche in relazione alle norme che regolano le materie di fonte nazionale. Inoltre cerchiamo di farlo con una capacità regolativa che più o meno può essere apprezzata sul territorio.
Il ruolo dell'agricoltura è crescente, un ruolo, però, che l'Unione europea attualmente misura in maniera assolutamente inadeguata per alcuni paesi, in particolare l'Italia.
Voglio ricordare che riguardo gli impianti a biogas noi in Italia siamo a dodici volte rispetto a quelli presenti in Germania. Mentre nelle Marche siamo a quindici volte rispetto a quelli che esistono in Lombardia, di fatto non li abbiamo, abbiamo solo qualche unità, che, tra l'altro, è stata autorizzata nel corso degli ultimi dieci-dodici mesi, poi sull'utilizzo delle biomasse agricole siamo addirittura all'anno quasi zero.
Quello che secondo me ci differenzia molto rispetto a quello che è un coerente approccio a questa tematica è l'utilizzo di quali biomasse, sia per la produzione di fonti di energia rinnovabile a biomasse solide, sia riguardo la trasformazione in biogas o biometano – utilizzo l'espressione biometano non a caso, è per differenziare l'impatto ambientale delle due produzioni, pur proveniente da biomasse di origine agricola –.
Ciò che non risulta coerente è la possibilità di utilizzo di materia prima tal quale, nella fattispecie dell'agricoltura, di colture dedicate.
Questo permette a chiunque di entrare in questo tipo di attività, e non solo perché ci sono i contributi. Il fatto che ci sono i contributi è normale. Quando si vuol lanciare un settore così innovativo, in assenza di una domanda specifica e di un'innovazione tecnologica, che la scarsità di domanda ancora non ha accelerato in maniera adeguata, è normale che ci siano i contributi. Così come avvenuto in maniera molto più pesante ad esempio in Germania. Anche dal quinto conto energia sono contributi calanti, perché tra poco avremo un pareggio. Nel senso che potremmo avere una convenienza a produrre energia da fonti rinnovabili pur in assenza di contributi a fondo perduto.
La struttura di poter utilizzare colture dedicate tal quale e non sottoprodotti ha generato una relativa facilità speculativa su questo tipo di attività, che, tra l’altro, come avvenuto anche per il fotovoltaico, mette fuori gioco gli agricoltori rendendoli dei semplici fornitori di materia prima, dando invece un forte vantaggio a chi ha una adeguata capacità finanziaria per poter realizzare tali impianti.
Su questo vi è stata da tempo una forte critica da parte della Regione Marche e di tutti le Regioni italiane, fino a sortire l'effetto voluto. Un effetto voluto, però, che avrà luogo solo, come ormai anche i comitati sanno, dal 1° gennaio 2013. Ovvero quando i contributi non saranno erogati dallo Stato se non in presenza di un equilibrio tra sottoprodotti e materie prime, che è del 70% dei sottoprodotti del 30% per le materie prime. Ridando così una forte capacità negoziale anche alle attività agricole, che poi sono quelle che anche noi, come Regione Marche, avevamo privilegiato per il finanziamento del programma di sviluppo rurale, cioè quelle aziende zootecniche che riutilizzavano in questo tipo di impianti gli scarti del processo lavorativo, le deiezioni animali in particolare, ma non solo.
Oggi dunque siamo in presenza di una situazione ove vi è stata una forte accelerazione che ha spiazzato non solo la regione Marche, seppure tutto sommato questa possibilità è relativamente scarsa e rimarrà comunque scarsa per quella che è la sua morfologia territoriale e anche per la sua composizione del tessuto produttivo agricolo, ma anche regioni come la parte nord dell'Emilia-Romagna, il Veneto, la Lombardia o il Piemonte. Regioni che hanno un problema di nitrati molto forte (negli impianti a biogas vi è un digestato che contiene nitrati), anche più forte rispetto alle Marche, lì davvero sono stati presi in grave contropiede, peraltro anche sotto il profilo ambientale.
Invece noi problemi di carattere ambientale per quanto riguarda il biogas non li abbiamo. Difatti gli stessi comitati individuano altri timori ovviamente sempre del tutto legittimi. Nel caso del biogas è quello di cui ha parlato prima il Consigliere Binci, cioè il fatto che non c'è migliore efficienza energetica in quanto non si riutilizza il calore prodotto da questi impianti. Ma per riutilizzare il calore prodotto questi impianti bisogna farli vicini alle case o alle attività produttive. E se si fanno vicino alle case o alle attività produttive poi, legittimamente, quelli che stanno a 50, 100 o forse anche a 500 metri si lamentano perché la loro proprietà si svaluta. Ma non perché inquinano, non perché puzzano – tra l’altro voglio precisare che non puzzano –, non perché fanno rumore, ma perché c'è un'attività produttiva che comunque genera un impatto, non foss'altro sotto il profilo visivo, ovvero quello di avere vicino casa un grosso cubo, delle grosse vasche, un grosso recinto che delimita l’impianto produttivo.
E’ per questo che bisognerà individuare le zone non idonee. Però nell'individuare le zone non idonee, per usare un'iperbole, non è che si potrà scrivere che non potremmo collocare questi impianti laddove nascono dei comitati, lì potremo dire non dove possono essere fatti bensì dove in certe zone non possono essere fatti.
Vi ricordo che per il fotovoltaico, siccome l’interesse da difendere era quello paesaggistico, oltreché agricolo, abbiamo individuato i crinali, le pendenze delle colline e la qualità dei prodotti agricoli. Perché? Il fotovoltaico in maniera privilegiata veniva messo sui pendii perché così ha una maggiore efficienza, ma dal nostro punto di vista porlo a terra nei fondovalle o sopra i tetti non costituisce nessun tipo di problema. Non è che noi eravamo ideologicamente contro il fotovoltaico a terra, eravamo contro il fotovoltaico a terra che comprometteva la capacità produttiva e qualitativa dell'agricoltura o deturpava il paesaggio laddove veniva posto in pendii o crinali, quindi non coerenti rispetto all’impostazione data.
Pertanto questo faremo, ma lo dovremmo fare, come ricordava il collega Donati, all'interno della modifica del PEAR. Quel PEAR che dovremmo modificare necessariamente per poter rispondere ai vincoli che ci vengono imposti, vincoli cioè che derivano da quegli obiettivi che ogni nazione e a cascata ogni Regione devono soddisfare. Noi dovremmo produrre energia rinnovabile per il 17% da biomasse e biogas e dovremmo dire come fare, poi all'interno di questo stesso strumento dovremo dire dove li collocheremo e dove non li collocheremo.
Per quanto riguarda una valutazione generale sull'impatto complessivo nella regione Marche degli impianti a biogas esso complessivamente sarà risibile, perché anche andassero in porto tutti quelli che attualmente sono in corso procedura nel territorio avremo un paio di decine di impianti biogas, contro i 68 già autorizzati, per esempio, dalla Regione Lombardia, seppure, certo, noi siamo molto molto più piccoli.
E tutto questo, peraltro, non avverrà più. Perché? Noi non abbiamo un'attività zootecnica molto sviluppata allora con quella regola del 70% del sottoprodotto di fatto nelle Marche dal gennaio 2013 non sarà più possibile avere degli impianti a biogas, in quanto sarà impossibile raggiungere un equilibrio tra il 70% e il 30%. Sarà possibile raggiungerlo, invece, per gli impianti superiori a 1 megawatt per quanto riguarda l'utilizzo di sottoprodotti non in quel caso di origine agricola, ad esempio la frazione umida dell'immondizia.
Questa è dunque la situazione, una situazione che dovremo regolamentare facendo forte attenzione ai vincoli che ci dà la Comunità europea.
Dal mio punto di vista, e concludo, non è detto che gli strumenti che abbiamo a disposizione non ci consentano di verificare al meglio quello che oggi abbiamo di fronte, ovvero di far valutare al meglio ai tecnici preposti un giudizio massimamente appropriato. Questo perché? Perchè a volte l'impatto di un determinato impianto si somma a qualcosa che già esiste. Faccio un esempio specifico. Se per il fotovoltaico abbiamo detto che ci vuole la valutazione di impatto ambientale quando due impianti vicini sommano il loro impatto paesaggistico, ecco, dovremmo farlo anche quando la natura degli impianti di produzione è diversa, cioè un impianto a biogas con un impianto eolico, un impianto fotovoltaico con un impianto a biomasse. Dal mio punto di vista potremmo farlo lo stesso. Per cui su questo invito ad esempio i tecnici a farci una riflessione. Credo non sia molto diverso rispetto a quello che già le norme comprendono per la somma di due impianti fotovoltaici, ossia la presenza di alcune situazioni ambientali specifiche come mi pare di aver capito sia, ad esempio, quella di Fano.
Per altri aspetti di natura paesaggistica o legati a emergenze storiche architettoniche, voglio ricordare che nelle Marche abbiamo una Sovrintendenza che non ci ha fatto mettere, a torto, secondo me, un palo eolico in nessuna parte del territorio, poi appena sei comuni se ne sono andati gli stessi si sono riempiti di pale eoliche. Voglio dire, cioè, che non abbiamo una Sovrintendenza leggera, anzi, ce l’abbiamo sin troppo attenta.
Quindi invito anche a confidare sull’adeguatezza delle strutture, non solo di controllo, che abbiamo nel territorio.
Io credo che da queste situazioni, sempre più complesse, ne usciremo insieme, insieme all'Europa, insieme all'Arpam, insieme alla Sovrintendenza. Dunque non contro le istituzioni. Non perché non ci piace l’eolico nel nostro comune allora parliamo contro l'Europa, dalle situazioni ne usciremo insieme a loro, concertando e condividendo le soluzioni possibili a problemi che sono sempre più complessi.
PRESIDENTE. Bene. La discussione è conclusa. Passiamo alla votazione.
Siamo in presenza di quattro mozioni e una risoluzione. Io tenterei di partire dalla risoluzione per vedere se una sua eventuale approvazione, condivisa dall’Aula con un voto unico, possa risolvere il tutto. Poi se i presentatori delle mozioni non dovessero accogliere l’eventuale approvazione della risoluzione voteremo anche le mozioni.
Tendenzialmente il mio suggerimento è quello di essere uniti su una posizione. A mio avviso è preferibile vedere una Assemblea legislativa regionale completamente unita. E questa risoluzione nel dispositivo mi pare contenga tutti gli elementi che sono stati richiesti: intraprendere con sollecitudine l’iter per giungere quanto prima alla definizione di linee guida, sottoporre le linee guida al parere della competente Commissione assembleare, prevedere un procedimento trasparente e che garantisca la partecipazione delle comunità locali e dei cittadini e che tenga conto delle valutazioni espresse dagli organi tecnici dell'ARPAM, prevedere una legge che sin all’approvazione delle sopraccitate linee guida che definiscano le aree non idonee, produca una moratoria relativamente all'installazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili. Comunque, vediamo.
Iniziamo dalla risoluzione.
Emendamento n. ris/1 dei Consiglieri Latini, Pieroni, Bucciarelli. Ritirato.
Emendamento n. ris/2 del Consigliere Latini:
Aggiungere dopo il punto 4) il seguente:
“5) assumere un atto di indirizzo politico-amministrativo che inviti i soggetti proponenti impianti di biomasse già in possesso di decreti autorizzativi a sospendere le relative realizzazioni, in attesa della definizione delle linee guida di cui al punto 1)”.
Ha la parola il Consigliere Latini.
Dino LATINI. Il punto 4 sulla moratoria, per essere corretti e chiari, come qualcuno prima diceva, è una illegalità dal punto di vista giuridico, mi assumo la responsabilità di quello che dico, se non altro perché il procedimento ha un termine perentorio di novanta giorni a cui gli uffici della Regione non possono derogare se non per una sospensione ben precisa. Le motivazioni non sono più quelle che un tempo affastellavano i provvedimenti, cioè un rinvio senza appunto una causa specifica, occorre anche indicare la soluzione che si propone, ovvero la situazione alternativa alla scelta dell’eventuale diniego di una soluzione proposta dal soggetto proponente
Quindi il punto 5 è una specificazione del punto 4 ove la moratoria non specifica a cosa si rivolge, intendendo, giustamente, sia il procedimento che il provvedimento, segnala quelle situazioni ancora in essere, dove cioè c’è un decreto autorizzativo rilasciato, ma che nei fatti si è ancora in una fase interlocutoria.
Il semplice indirizzo politico amministrativo, di un presidente di una Giunta, di un Assessore o di una Giunta nel suo insieme, che abbia a far presente, al soggetto che ha già il decreto autorizzativo in mano, di valutare, anche dal punto di vista della compartecipazione della sua attività nell’ambito di una comunità, se proseguire o meno non determini alcuna conseguenza di ordine giuridico. Quindi certamente meno del punto 4, di cui ne sono comunque perfettamente a conoscenza, i cui risultati dal punto di vista invece prettamente giudiziale che vorrebbero mettere in discussione sono più forti. Ma questa è una posizione che i soggetti della risoluzione, me compreso, sanno benissimo possa esserci.
PRESIDENTE. Emendamento n. ris/2 del Consigliere Latini. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa non approva)
Proposta di risoluzione dei Consiglieri Binci, Foschi, Bucciarelli, Ricci, Silvetti, Giancarli, D'Anna, Marangoni, Ciriaci, Romagnoli, Latini, Acquaroli, Zaffini, Busilacchi, Cardogna, Giorgi, Zinni, Ortenzi, Pieroni:
L’Assemblea legislativa delle Marche,
premesso che fin dal 2003, il legislatore nazionale, con il decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità), ha avviato il percorso di recepimento delle normative comunitarie relative alla produzione di energia da fonti rinnovabili ed ha previsto l’adozione di specifiche linee guida per la produzione di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, previsione confermata con l’approvazione della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008);
ricordato che dopo un lungo iter il 10 settembre 2010 è stato finalmente emanato, dal Ministro dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministro dell’Ambiente e con il Ministro per i Beni e le Attività culturali, il decreto ministeriale pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 219 del 18 settembre 2010, contenente le “Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”;
ricordato inoltre che l’articolo 2, comma 158, della sopraccitata legge 244/2007, che modifica l’articolo 12 del d.lgs. n. 387/2003, ha posto in capo alle Regioni un obbligo di adeguamento delle rispettive discipline entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore delle linee guida ed ha stabilito che “in caso di mancato adeguamento entro il predetto termine, si applicano le linee guida nazionali” e che le Regioni erano, dunque, tenute ad adeguare le rispettive discipline in materia entro lo scorso 1 gennaio 2011;
atteso che nell'approssimarsi di tale termine, l'Assemblea legislativa ha approvato in data 30 settembre 2010 la deliberazione amministrativa n. 13 avente ad oggetto “Individuazione delle aree non idonee di cui alle linee guida previste all'art. 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 per l'installazione di impianti fotovoltaici a terra e indirizzi generali tecnico amministrativi. Legge regionale 4 agosto 2010, n. 12”;
considerato che:
le necessità di regolamentazione in materia di energie rinnovabili non riguardano solo l’ambito del fotovoltaico ma anche altri settori tra cui quello della produzione di energia da fonte rinnovabile (eolica, idroelettrica, da biomasse, geotermica, solare termica) e che, con l’eccezione della sopraccitata deliberazione sul solare fotovoltaico, non è stato approvato, entro il termine del 1° gennaio previsto dalla legge né successivamente, alcun altro atto teso a disciplinare le installazioni di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili;
in base alle informazioni disponibili, sarebbero decine le richieste di autorizzazione presentate nelle varie province della nostra Regione per la realizzazione e l’avvio di centrali finalizzate all’utilizzo di biomasse vegetali per la produzione di energia, che, spesso senza alcuna reale integrazione con il territorio, andrebbero a sottrarre migliaia di ettari alla produzione agricola a fini alimentari per impiantarvi colture dedicate alla produzione di biomasse a fini energetici;
considerato inoltre che:
il 15 settembre 2010 è entrato in vigore il decreto legislativo 13 agosto 2010, n.155, recante "Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa" (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 216/2010), che introduce importanti novità nell’ambito del complesso e stratificato quadro normativo in materia di qualità dell’aria in ambiente;
il 25 maggio 2012 il Consiglio dei Ministri ha impugnato davanti la Corte Costituzionale la legge regionale 3 del 26 marzo 2012 Disciplina regionale della valutazione di impatto ambientale VIA; la disciplina introduce, tra l’altro, la possibilità per le Regioni di provvedere alla zonizzazione, in particolare l’articolo 3, lettera d) stabilisce: “la zonizzazione del territorio richiede (…) sulla base dell'assetto urbanistico, della popolazione residente e della densità abitativa (…) sulla base di aspetti come il carico emissivo, le caratteristiche orografiche, le caratteristiche meteo-climatiche e il grado di urbanizzazione del territorio, al fine di individuare le aree in cui uno o più di tali aspetti sono predominanti ”.
Impegna la Giunta regionale:
1) ad intraprendere con sollecitudine l'iter per giungere, quanto prima, alla definizione di linee guida per la produzione di energia da fonte rinnovabile diversa dal fotovoltaico;
2) a sottoporre le linee guida al parere della competente Commissione assembleare;
3) a prevedere un procedimento trasparente e che garantisca la partecipazione delle comunità locali e dei cittadini e che tenga conto delle valutazioni espresse dagli organi tecnici regionali quali l'ARPAM;
4) a prevedere una legge che, sino all’approvazione delle sopraccitate linee guida che definiscano le aree non idonee, produca una moratoria relativamente all'installazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili".
La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Visto questo ottimo risultato raggiunto, l’unanimità, mi chiedo e chiedo: vogliamo dividerci sulle mozioni, e quindi votarle, oppure i presentatori le ritirano? Prego, Consigliera Foschi.
Elisabetta FOSCHI. Io quando prima sono intervenuta, Presidente, avevo già spiegato, ma forse lei non presiedeva in quel momento, che a prescindere dall’esito della risoluzione, che peraltro ho firmato, avrei comunque mantenuto la mozione n. 347. Intanto è perchè riguarda un impianto la cui Conferenza dei servizi è di qui a poco tempo, per cui non si farebbe in tempo a promulgare nessuna legge. Inoltre, cosa ancora più importante, è perché in questa mozione non si richiede una normativa nuova o l’individuazione di aree non idonee con le complicazioni che ci sono di conseguenza, ma si chiede di mettere in atto una normativa che è già esistente e che consentirebbe, quindi, di assumere una decisione contraria all’impianto.
PRESIDENTE. Bene.
Iniziamo dalla mozione n. 340 a firma Binci e Bucciarelli. (…) Quindi è ritirata.
Poi c’è la mozione n. 342 della Consigliera Foschi. (…) Bene, ritirata.
Mozione n. 347 dei Consiglieri Foschi, Carloni. Qui c’è un emendamento della Consigliera Foschi:
Aggiungere dopo l’ultima riga della mozione il seguente capoverso: “negare, per i motivi indicati in premessa, l’autorizzazione all’impianto sopra descritto”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa non approva)
Mozione n. 347. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Poi abbiamo la mozione n. 350. Viene mantenuta? (...) Viene mantenuta, bene.
Mozione n. 350 della Consigliera Romagnoli. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Sull’ordine dei lavori
PRESIDENTE. Colleghi Consiglieri, come da principio assunto nella scorsa seduta, ora tramite il voto dovete esprimere se andare avanti o chiudere qui i nostri lavori. La mia proposta è di andare avanti.
Dichiaro aperta la votazione. (…) Come? (…) Però, scusate, l’ultima volta ci sono stati un po’ di problemi, allora vi chiedo se volete andare avanti oppure no. (…) Si esprime attraverso il voto perché me lo avete chiesto voi! La proposta è proseguire.
(L’Assemblea legislativa non approva)
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 16,00
La seduta inizia alle ore 10,55
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 81 del 5 giugno 2012, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 208/12 in data 6 giugno 2012, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifiche alla legge regionale 23 novembre 2011, n. 22 (Norme in materia di riqualificazione urbana sostenibile e assetto idrogeologico e modifiche alle leggi regionali 5 agosto 1992, n. 34 "Norme in materia urbanistica, paesaggistica e di assetto del territorio" e 8 ottobre 2009 n. 22 "Interventi della Regione per il riavvio delle attività edilizie al fine di fronteggiare la crisi economica, difendere l'occupazione, migliorare la sicurezza degli edifici e promuovere tecniche di edilizia sostenibile"), assegnata alla IV Commissione in sede referente e trasmessa per il parere al Consiglio delle Autonomie Locali;
- n. 209/12, in data 7 giugno 2012, ad iniziativa del Consigliere Solazzi, concernente: “Norme per l'elezione del Consiglio e del Presidente della Giunta regionale”, assegnata alla I Commissione in sede referente;
- n. 210/12, in data 1° giugno 2012, ad iniziativa dei Consiglieri Ciriaci, Eusebi, Trenta, Natali, Marangoni, Bucciarelli, Carloni, Massi, Latini, Sciapichetti, Acquaroli, Pieroni, Bugaro, Zaffini, D'Anna, Foschi, concernente: “Norme per la prevenzione, il contrasto e il trattamento della dipendenza dal gioco d'azzardo patologico, nonché delle problematiche e delle patologie correlate”, assegnata alla V Commissione in sede referente, alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 69 del Regolamento Interno e trasmessa, per opportuna conoscenza al Consiglio delle Autonomie Locali e al Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 350 della Consigliera Romagnoli “Centrale Biogas Montegiorgio”;
- n. 351 del Consigliere Sciapichetti “Situazione del sistema ferroviario nella Provincia di Macerata”;
- n. 352 del Consigliere Badiali “Limitazione attività caccia allo storno”;
- n. 353 del Consigliere Giancarli “Istituzione di un tavolo tecnico relativo alla proposta di realizzazione del metanodotto Brindisi-Minerbio”;
- n. 354 della Consigliera Foschi “Tribunale di Urbino e della sua circoscrizione esclusiva”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
- n. 15 in data 30 maggio 2012 “Norme per la promozione e la disciplina del volontariato”;
- n. 16 in data 30 maggio 2012 “Offensiva sulla Linea Gotica estate-autunno 1944: valorizzazione dei documenti e dei luoghi”;
- n. 17 in data 30 maggio 2012 “Norme in materia di organizzazione e di personale della Regione”.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Badiali, Malaspina, il Presidente della Giunta Spacca e gli Assessori Canzian, Marcolini, Viventi.
Sull'ordine del giorno
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Foschi.
Elisabetta FOSCHI. Chiedo l'iscrizione al punto 10) dell'ordine del giorno, ove sono iscritte le mozioni riguardanti il Tribunale di Camerino, della mozione n. 354 relativa alla necessità di permanenza del Tribunale di Urbino.
PRESIDENTE. Va bene, Consigliera Foschi.
Comunicazioni ai sensi dell'art. 35, sesto comma, Regolamento interno.
Elisabetta FOSCHI. Poi, Presidente, devo fare anche un'altra comunicazione. Oltre un mese fa ho chiesto in questa Assemblea di avere accesso alle proposte dei piani di area vasta che i vari Direttori di Zona erano chiamati a formulare. In quella sede, ed anche nelle successive, mi è stato detto che non era possibile averle in quanto endoprocedimenti.
Faccio quindi appello a lei, Presidente Solazzi – so che è già intervenuto con una sua richiesta nei confronti della Giunta, ma so anche che non c'è stata una risposta concreta -, affinché vengano consegnati questi piani, seppure chiederlo è ormai quasi superfluo. Ritengo infatti che come me la maggioranza dei Consiglieri ha già avuto tramite altre fonti i documenti richiesti. E questo è avvilente, l'articolo 16 dello Statuto - non ricordo quale sia quello del Regolamento - indica chiaramente che il Consigliere regionale ha diritto di accesso agli atti, ai dati e alle informazioni che sono a disposizione della Giunta.
Quindi sentir dire che sono endoprocedimenti non è assolutamente accettabile, perché nel momento in cui sono all'esterno e chiaro che tali non sono.
Questi atti sono sottoposti alla concertazione di altre forze mentre i Consiglieri ne sono esclusi. Ed assisto anche ad un paradosso, ossia, la V Commissione viene oggi chiamata ad esprimere il parere sulla delibera di Giunta che dà gli indirizzi ai direttori di Zona, quando i direttori di Zona hanno già elaborato le loro proposte.
PRESIDENTE. Consigliera Foschi, io quello che potevo fare l'ho fatto, ho pregato l'Assessorato di uscire da questa situazione, però, ecco, la mia può essere soltanto un'attività di moral suasion.
Per la verità sono convinto anch'io che essendo questo documento ormai a disposizione di tutti sarebbe bene lo avessero anche i Consiglieri. Però, ripeto, di più non posso fare. L'Assessore è comunque presente, nel caso quindi volesse aggiungere qualcosa gli darò la parola, se appunto me la chiede, quando avremo esaurito tutte le richieste di intervento.
Ha la parola il Consigliere Ricci.
Sull'ordine del giorno
Mirco RICCI. Sono d'accordo con la richiesta della Consigliera Foschi di iscrivere la mozione sul tribunale di Urbino, che sottoscriverò; tra l'altro non è che l'assunzione di ciò che il Comune di Urbino proprio in queste ore ha votato e discusso in Consiglio comunale all'unanimità.
Sono convinto che forse sarebbe stato più opportuno parlare dei tribunali periferici minori senza indicarne nessuno, sono i dati di ogni singola struttura che determineranno quale di queste rischierà più di altre, tuttavia non potevamo comunque escludere dalla conoscenza almeno dell'Aula il fatto del Tribunale di Urbino che è città co-capoluogo.
Quindi appoggio la proposta della Consigliera Foschi che chiede di iscrivere in data odierna la mozione n. 354.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D'Anna.
Giancarlo D'ANNA. Per denunciare ancora una volta l'assenza del Presidente Spacca e oggi anche di diversi Assessori. E' ormai tradizione che il Presidente organizzi o partecipi a manifestazioni in contemporanea ai lavori dell'Assemblea legislativa regionale, deviando così l'attenzione, anche mediatica, sugli eventi ai quali partecipa e non sui lavori che si svolgono in Aula.
Tra le altre cose molto spesso accade che vengono mandate in onda...
PRESIDENTE. Secondo lei quello che sta dicendo adesso è inerente i lavori di oggi?!
Giancarlo D'ANNA. Sì, lo è! Lo è perché ancora una volta manca il Presidente Spacca! Tra le altre cose molto spesso in televisione vanno in onda immagini di repertorio in cui si vede che il Presidente Spacca presente in Aula quando invece non è così. Questo non è assolutamente corretto!
PRESIDENTE. Però c'è un piccolo particolare, in questo Paese può succedere tutto, ossia, come dire, se il Ministro Barca decide di venire nelle Marche oggi, e non quando gradisce lei, Consigliere D'Anna, secondo lei il Presidente, fosse Spacca, fosse il sottoscritto, fosse lei, fosse qualsiasi altro – che, tra l'altro, dispone anche di Assessori, di un Vicepresidente, la figura di un Vicepresidente non è che sia contemplata come un fatto folcloristico! - dovrebbe non andare?!
Oggi c'è un Ministro nelle Marche e tutti sappiamo quanto bisogno c'è di avere rapporti con il Ministro per una serie di questioni aperte. Allora sottolineare che non c'è il Presidente mi pare rientri tra quelle attività folcloristiche che non aiutano questo Paese a crescere democraticamente.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. Come anticipato nella Conferenza del Capigruppo, chiedo l'iscrizione della mozione n. 350 sulla Centrale di Montegiorgio, da abbinare alle altre che trattano lo stesso argomento, in modo da poterla discutere oggi.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.
Gianluca BUSILACCHI. Volevo chiedere l'iscrizione della mozione n. 305, riguardante un progetto specifico legato a Fincantieri, che ho depositato a marzo. So che la Conferenza dei Capigruppo ha deciso di non iscrivere mozioni oltre quelle già presenti all'ordine del giorno, salvo casi d'urgenza...
PRESIDENTE. E' il suo Capogruppo che ha chiesto questo.
Gianluca BUSILACCHI. Sì, ho già parlato con il mio Capogruppo, però, dicevo, poiché questa mozione è legata a un progetto specifico e ha anche una particolare tempistica, fatta salva naturalmente la possibilità di fare una seduta aperta sulle questioni Api-Fincantieri, chiederei su questa cosa specifica, rispetto alla quale non ci sarebbe neanche tanto dibattito, se è possibile farla oggi.
PRESIDENTE. Oggi non credo ce la potremo fare. A che punto è questa mozione?
Gianluca BUSILACCHI. Non è iscritta, Presidente, ne chiedo l'iscrizione all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Allora la iscriviamo all'ordine del giorno poi la prossima volta se in Conferenza dei Capigruppo si chiede di anticipare lo si fa.
Gianluca BUSILACCHI. Grazie Presidente.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Concordo con quanto diceva la Consigliera Romagnoli. Tra l'altro su questo punto, proprio perché non vogliamo mettere delle bandierine o fare della testimonianza bensì incidere in modo serio e concreto sulle politiche ambientali della nostra regione, stiamo scrivendo una risoluzione unitaria – lo sta facendo per conto della Commissione il Vicepresidente Silvetti – da sottoporre all'Aula.
Ribadisco invece, seppure non credo ce ne sia bisogno, il fatto che si discuta nella prossima seduta della vicenda Api di Falconara Marittima.
Ripresa del precedente punto di cui alle Comunicazioni ai sensi dell'art. 35, sesto comma, Regolamento interno.
PRESIDENTE. Non ci sono più richieste di intervento sull'ordine del giorno, quindi direi di passare al punto 1). Le prime due interrogazioni sono abbinate, ad esse risponde l'Assessore Mezzolani, che se vuole può cogliere l'occasione anche per rispondere alla Consigliera Foschi.
Almerino MEZZOLANI. Alla collega Foschi dico che abbiamo fatto un lavoro di questo tipo. In Giunta abbiamo approvato la cornice quadro ove vengono declinati su area vasta i singoli piani. Quel documento è a disposizione di tutti. (...) Guardi, non dipende da me, ma quando è pubblicato è a disposizione di tutti. Poi quel documento è oggetto di discussione a livello di aree vaste. E non c'è l'approvazione dei piani di area vasta, c'è una discussione, parte una interlocuzione, una concertazione. Dopodiché nel momento in cui c'è la proposta che sarà passata in area vasta ovviamente verrà conosciuta da tutti. Quindi in questo percorso il massimo della trasparenza. E' in Commissione questa sera. Non discutiamo i singoli piani di area vasta, ma discutiamo sulla delibera che la Giunta ha varato e che fa da cornice. Questo è quello che è a conoscenza.
Interrogazione n. 736
del Consigliere Natali
“Organico laboratorio analisi AV5”
Interrogazione n. 482
del Consigliere Natali
“Fornitura reagenti laboratorio analisi ZT13”
(abbinate)
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 736 del Consigliere Natali e l’interrogazione n. 482 del Consigliere Natali, abbinate. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.
Almerino MEZZOLANI. In merito ai punti dell'interrogazione n. 482 rispondiamo con una relazione che il direttore amministrativo dell'Asur, dott. Carelli, ci ha inviato il 25 maggio 2012.
"In merito alla interrogazione del Consigliere Giulio Natali afferente la fornitura reagenti laboratorio analisi ZT 13 si espone quanto in appresso.
Nel capitolato di gara approvato con determina del direttore generale ASUR, n. 474/DG del 26 maggio 2009, era stata prevista la necessità di adeguamento dei locali per l'installazione delle nuove tecnologie ed il conseguente avvio della nuova automazione.
In particolare si evidenzia che dopo l'adozione della determina di cui è cenno, efficace trascorsi dieci giorni dall'adozione, è stato avviato l'iter amministrativo finalizzato alla effettiva fornitura. Trascorsi i termini di legge ed effettuate le verifiche previste dal Codice degli Appalti si è proceduto alla stipula del contratto repertorio n. 7402 con la precisazione che "la durata del contratto è di tre anni, decorrenti dalla data di collaudo delle apparecchiature".
Si è quindi proceduto alla nomina, sulla base delle indicazioni fornite dal direttore dell'U.O.C. Laboratorio analisi, del direttore dell'esecuzione e si è quindi proceduto all'analisi tecnica per determinare l'effettivo ammontare degli interventi da effettuare per l'adeguamento degli ambienti e degli impianti necessari alle nuove apparecchiature.
In seguito ad una accurata analisi della realtà esistente presso l'Ospedale Mazzoni e delle esigenze richieste per l'installazione delle nuove apparecchiature, per come individuate in maniera definitiva in esito alla procedura ad evidenza pubblica di cui è cenno, veniva predisposto il 'Progetto definitivo per l'adeguamento funzionale locali analisi per installazione sistema automatizzato di analisi chimico-clinica per un importo complessivo di euro 112. 070, 83 IVA esclusa.
I lavori sono stati eseguiti e le strumentazioni analitiche sono state consegnate dalla ditta aggiudicataria e sono operative. E' in corso, inoltre, la fase di formazione del personale.”
In merito invece ai punti dell'interrogazione 736, anche qui con un'ulteriore relazione del direttore amministrativo ASUR, si riporta quanto di seguito.
"In relazione a quanto indicato nella interrogazione citata in oggetto si segnala che la problematica relativa alla riorganizzazione delle rete dei laboratori analisi si è sviluppata con una serie di interventi normativi che si riassumono nei seguenti punti:
• la riorganizzazione della rete dei laboratori analisi rappresenta una delle aree prioritarie di intervento di razionalizzazione nel sistema sanitario regionale con una serie di interventi nel tempo (riepilogati nella dgr 137/2007);
• la legge finanziaria 2007 (art 1, comma 796, lettera O) ha individuato un preciso vincolo per le Regioni per quanto attiene l'adozione di piani di riorganizzazione della rete dei laboratori, tale obbligo è stato parzialmente ottemperato dal livello regionale con la dgr 137/2007, nella quale viene evidenziata l'azione di semplificazione della rete dei laboratori sviluppata negli anni;
• la dgr 17/2011 ribadiva gli indirizzi in materia e, come riportato nel PSR 2012-14, ha 'delineato la nuova organizzazione dei laboratori pubblici, prevedendo una forte integrazione a rete (management, struttura organizzativa e budget), con strutture flessibili dal punto di vista operativo con supporto tecnologico ed in particolare quello informatico. La struttura a rete dovrà consentire, tra l'altro, di creare massa critica per lo sfruttamento delle economie di scala, garantendo al tempo stesso un miglioramento della qualità dei servizi offerti in maniera uniforme su tutto l'ambito regionale ed equità di accesso'.
• il Piano sanitario regionale 2012-14, ribadendo la linea indicata nella dgr 17/2011, individua i seguenti obiettivi per la riorganizzazione della rete dei lavoratori: 'sistema di laboratori pubblici integrato in rete su scala di area vasta e regionale; rete integrata di laboratori di ASUR, Aziende Ospedaliere ed INRCA; eliminazione della duplicazione dei servizi'.
Sulla base di quanto sopra riassunto:
• si sono sviluppati i percorsi di riorganizzazione della rete ospedaliera in ciascuna area vasta e sulla base del dato storicamente acquisito di strutture di laboratorio (coincidenti con le strutture ospedaliere) il percorso di accorpamento e integrazione giustifica l'esistenza di possibili e transitori squilibri nel riparto delle risorse, anche in relazione a diversi modelli di organizzazione del lavoro e dell'apporto delle strutture convenzionate; `
• l'ASUR sta procedendo di concerto con le OOSS all'attivazione di tutti gli strumenti contrattualmente previsti per il riequilibrio nell'assegnazione delle risorse in ambito di area vasta e aziendale, con l'attivazione dei bandi di mobilità e il ricorso al comando del personale; tale percorso richiede dei tempi tecnici vincolanti;
• nell'Area vasta 5 il percorso di integrazione in attuazione delle indicazioni programmatorie sopra elencate si è sviluppato con una forte differenziazione delle funzione e superamento delle duplicazioni dell'attività, che ha consentito una ottimizzazione nel personale impiegato in tale ambito;
• sull'attuale articolazione organizzativa come rivista dalla recente riforma sanitaria regionale unifica i presidi ospedalieri di area vasta e pertanto l'attuale assetto organizzativo si caratterizza per un unico Presidio ospedaliero di area vasta, articolato su due sedi. Tale premessa si deve necessariamente correlare con i vincoli relativi alla razionalizzazione delle organizzazioni interne delle Aziende sanitarie, per la riduzione della spesa per il personale e in particolare per la riduzione delle strutture organizzative semplici e complesse, indicati dalla Legge 133/2008 e dal Patto per la salute 2010-12; tali vincoli sono declinati in ambito regionale nelle dgr 17/2011, dgr 1161/2011 e nel Piano sanitario regionale 2012-14; pertanto si è già proceduto all'indizione, nel corrente anno, di un concorso per la nomina del direttore dell'UO di Laboratorio analisi in area vasta;
• tale processo di revisione e integrazione si rapporta all'attuale azione di contenimento della spesa per il personale, derivante dai vincoli imposti dalla specifica situazione economica che il Paese sta vivendo. Si sta procedendo in questa fase al confronto con le OOSS per l'analisi dei piani delle ferie estive e l'adozione delle misure di inserimento di personale (Dirigente del ruolo sanitario e Tecnico) necessarie a garantire la continuità dei servizi”.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Natali.
Giulio NATALI. Mi scuso, Presidente, se prima più volte ho chiesto il silenzio, volevo cercare di capire quello che questa volta avevano propinato all'Assessore Mezzolani.
E questa volta, Assessore, devo dire che almeno mi ha detto chi è l'autore di queste operazioni, il dott. Carelli. Per lo meno so il nome di quel qualcuno che le fa delle relazioni che poi lei viene a leggere qui.
E purtroppo le risposte che ci ha dato – dico lei, Assessore, perchè me la posso prendere solo con lei - sono coerenti con il discorso che faceva la Consigliera Foschi.
Vede, Presidente, qui dentro noi non contiamo nulla. Nulla!
Nella mia interrogazione n. 482 del 6 ottobre 2011, la prima a cui ha risposto, lamentavo che a fronte di un bando e di una spesa fatta, dopo quindici mesi nell'ospedale di Ascoli ancora non si era potuto utilizzare un macchinario perché non avevano abbattuto due divisori. Oggi invece l'Assessore mi risponde che adesso, a otto mesi di distanza, funziona.
La domanda allora era, ed è ancora attuale – il fatto no, ma la domanda lo è anche oggi -: chi è il responsabile dell'indizione e dell'aggiudicazione della gara che non si è neanche accorto dell'essenzialità di realizzare gli spazi operativi in cui installare le nuove automazioni? Io non ho sentito la risposta. Il dott. Carelli, forse volando così alto sopra tutti noi, Presidente Bucciarelli, non ci dice chi è che fa un concorso per poi far rimanere per mesi e mesi un macchinario pagato imballato in quanto nessuno ha pensato che si doveva spostare un divisorio. Non è consentito, Assessore Mezzolani, dare questa risposta!
Così come non è consentito dare una risposta all'interrogazione n. 736 dove noi domandiamo, proprio parlando di area vasta, come mai a fronte di ics operazioni in un'area vasta e di ics operazioni di un laboratorio di analisi di un'altra area vasta c'è un personale che non riporta, ossia, non c'è più personale dove si fanno più operazioni, c'è invece più personale dove se ne fanno di meno.
Qui noi abbiamo sentito tutta una grande teoria sull'area vasta ecc. ecc. – chiederò all'Assessore Mezzolani di avere copia della relazione -. E perchè? Ci si risponde perchè non abbiamo poteri.
E la dimostrazione è questa, Assessore. Ovvero, la Consigliera Foschi non parla di quello di cui noi dovremmo parlare oggi pomeriggio – non vedo il Presidente Comi –, e oggi pomeriggio noi dovremmo parlare di un qualcosa di...
PRESIDNETE. Colleghi Consiglieri, bisogna tacere!
Giulio NATALI. Di un qualcosa, dicevo, che sarebbe “piano socio-sanitario regionale, sostenibilità, appropriatezza, innovazione e sviluppo, percorso operativo per l'implementazione del piano di area vasta”. Parere. Cioè io dovrei dare un parere su quello che, come diceva l'Assessore Mezzolani, è sul sito. L'abbiamo visto tutti, ne abbiamo anche parlato, c'è stata una Conferenza dei Sindaci nell'area vasta 5 sabato scorso. Poi, ecco, io ho in mano la proposta di piano dell'area vasta 1. Vuole sapere quanti letti, dove, come? Ma perché dobbiamo farci prendere in giro da voi?!
Il cittadino dell'area vasta 1, 2, 3, 4, 5 si rivolge a noi dicendo: “ma che cosa state facendo! Siete dei buffoni!”. Lo dice a noi, caro Assessore Mezzolani, caro Carelli, o chi più ne ha più ne metta. Lo dice a noi! Qui evidentemente voi continuate col bilancino, forse il manuale Cencelli funziona anche qui, anzi, io leverei il forse. E' tutto pronto! E di questo la Consigliera Foschi quando ne discuterà con qualcuno? Quando discuterà di questi numeri? Di questi numeri! Non della teoria generale del diritto, non dell'appropriatezza, adeguatezza, genericità, tutti bei nomi, dietro i quali, però, si nasconde il nulla. Qui ci sono i numeri!
Presidente, vorrei che l'Assessore Mezzolani ci spieghi che cosa sono questi. Perché se sono dei falsi, li prendo, li porto in Procura e dico, ecco, a me è arrivato questo, mi prendono in giro e prendono in giro l'Istituzione, prendono in giro Ciccarelli, Mezzolani, Ruta, tutti quanti. Se invece non sono dei falsi c'è un problema politico, però politico di basso di livello, che è la considerazione che voi avete per noi. Ma non solo per noi, che siamo minoranza, reietti, figli di un dio minore, o quello che volete, per tutti. Per tutti! Io penso che qui anche qualcuno che fa finta di non sentire queste cose non ce l'ha, però poi le dovrà giustificare nel suo territorio, ma sarà problema suo.
Quindi, Assessore, la prego di chiarirci questo aspetto. Al di là di quello che mi ha detto rispondendo alle interrogazioni, affidandosi a questi geni, a questi fenomeni che governano la sanità marchigiana.
A proposito, mi sembra che qui qualche mese fa avevamo parlato dei vitalizzi e degli stipendi dei Consiglieri regionali. Ecco, non ci eravamo dati un cenno che dovevamo fare qualche cosa per rivedere gli stipendi dei dirigenti regionali? Nessuno di noi se lo ricorda o abbiamo lasciato perdere? Oppure la casta è stata messa a tacere, per cui tutti noi adesso siamo stati messi in pasto a qualcuno che adesso è contento di aver mangiato gli uomini della casta? Penso allora sia forse il caso, Presidente, viste le risposte che ci danno, di rimettere le mani anche su questo aspetto.
E poi, come dice il Consigliere Trenta, il nostro stipendio sarebbe anche poco perché conta quello che facciamo. Io non sono molto d'accordo su questo, ma lo prendo come spunto, quindi, ecco, vorrei che lo stesso metodo valesse anche per chi non fa il Consigliere regionale bensì il dirigente. Assessore, se mi può rispondere, grazie.
Interrogazione n. 497
del Consigliere Pieroni
“Tributo richiesto dal Consorzio di Bonifica del Musone, Potenza, Chienti, Asola ed Alto Nera”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L'interrogazione n. 497 del Consigliere Pieroni…(…) bene, viene rinviata alla prossima seduta.
Interrogazione n. 710
del Consigliere Bucciarelli
“Protesi tossiche”
Interrogazione n. 718
dei Consiglieri Massi, Foschi, Carloni, Bugaro, Natali, Acquaroli, Zinni
“Monitoraggio e decisioni della regione in relazione alle protesi d'anca DePuy”
Interrogazione n. 734
del Consigliere Latini
“Protesi tossiche DePuy”
(abbinate)
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 710 del Consigliere Bucciarelli, l’interrogazione n. 718 dei Consiglieri Massi, Foschi, Carloni, Bugaro, Natali, Acquaroli, Zinni, l’interrogazione n. 734 del Consigliere Latini, abbinate.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.
Almerino MEZZOLANI. Il Dipartimento per la Salute e per il Servizio Sociale ha tem’pestivamente effettuato le disposizioni a seguito delle circolari ministeriali del 7 novembre 2011 – parlaimo di un problema datato - e del 24 gennaio 2012 in cui venenro richieste informazioni circa la conferma dell’ inizio del follow-up, il numero delle revisioni effettuate, le ragioni cliniche delle revisioni chirurgiche.
L'ultimo impianto con le protesi in questione nelle strutture pubbliche è stato effettuato in data 25 maggio 2009 (Ospedale di Jesi), mentre in data 18 febbaio 2010 in una struttura privata (Casa di cura Villa Anna).
La Regione Marche, a seguito della circolare della prot. n. 1011/ARS/ASF/P dell’1 febbraio 2012 sta mensilmente monitorando il follow-up dei pazienti che hanno avuto interventi con protesi d'anca DePuy.
Ad oggi la situazione è rappresentata nella seguente tabella:
Ospedale civile di Jesi, totale protesi ASR acquistate 23**, totale protesi impiantate 23 su 21 pazienti, follow-up n. pazienti 21, revisioni (sostituzini protesi) 4.
Ospedale civile Fraternità S. Maria della Misericordia di Urbino, totale protesi ASR acquistate 10, totale protesi impiantate 10*, follow-up n. pazienti 8, revisioni (sostituzini protesi) -.
Istituto nazionale di ricovero e cura per anziani Vittorio Enanuele II INRCA di Ancona, totale protesi ASR acquistate 10, totale protesi impiantate10, follow-up n. pazienti 10, revisioni (sostituzini protesi) 5.
Casa di cura Villa Anna di San Benedetto del Tronto, totale protesi ASR acquistate 3, totale protesi impiantate 3, follow-up n. pazienti 3, revisioni (sostituzini protesi) -.
Polo ospedaliero di Loreto, totale protesi ASR acquistate 1, totale protesi impiantate 1, follow-up n. pazienti 1, revisioni (sostituzini protesi) -.
Totali: protesi ASR acquistate 47, totale protesi impiantate 45, follow-up n. pazienti 43, revisioni (sostituzini protesi) 9.
(* n.1 paz. deceduto, n. 1 non è stato possibile reperirlo)
Inoltre, si fa presente che:
• attualmente non risultano acquistate o giacenti le protesi in questione presso le strutture pubbliche;
• a tutt'oggi non sono pervenute richieste di risarcimento;
• la ditta si è resa disponibile al risarcimento dei costi passati e quelli futuri (controlli e trattamenti chirurgici).
In merito ai danni morali e materiali dei pazienti, l'amministrazione si è riservata di valutare le azioni che si possono eventualmente intraprendere.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bucciarelli.
Raffaele BUCCIARELLI. Prendo atto della risposta dell'Assessore, però ritengo vada fatta qualche considerazione.
In un'epoca in cui tutto viene riportato al valore del denaro, quindi agli euro, in questo caso ai dollari, la DePuy è statunitense, anche qui in tutta evidenza emerge che il denaro, appunto, prevale sulla salute delle persone, ivi compresa la possibilità di installare protesi tossiche.
Ecco, sulla base di questo ragionamento, Assessore, meraviglia un po' il fatto che lei conclude la risposta dicendo che l'amministrazione si riserva di valutare. L'unico impianto è stato fatto nel 2010 a Villa Anna, è passato almeno un anno e mezzo, quindi, quanto tempo aspetta? Di quanto tempo ha bisogno l'amministrazione per valutare se è il caso o meno di intervenire per chiedere almeno un risarcimento morale del danno provocato alla sanità?
Ecco, vede, c'è l’oggetto per un'altra interrogazione, che però penso dovremo fare, ora verificherò, anche insieme ad un'altra. E’ troppo comodo, Assessore, Assessori, avere delle possibilità di intervento e non esercitarle. Mi riferisco cioè al rispetto di una legge relativa alla delocalizzazione delle industrie, abbiamo chiesto che questa legge venisse applicata, ci è stato risposto un anno fa “valuteremo”, ma a tutt'oggi non sappiamo ancora niente.
Ecco, Assessore, non vorrei che questo prendere tempo per valutare come intervenire o meno sia solo un non decidere, lasciare il tempo perché tanto ci si scorda, cosicchè le cose resteranno sempre come prima. E cioè che quei poveri disgraziati che hanno avuto bisogno di una protesi ce l'hanno impiantata ed è tossica, e questo con buona pace di tutti, soprattutto di chi ci lucra sopra.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Massi.
Francesco MASSI. Lo scopo della nostra interrogazione era quello di acquisire un monitoraggio di quanto è avvenuto su questa vicenda certamente allarmante. E l'Assessore ha reso noto i casi che sono stati in qualche modo oggetto di ricognizione da parte dell'Assessorato, che è la parte che ci soddisfa.
Mi pare che lei abbia detto, Assessore, che la ditta fornitrice sarebbe a disposizione anche per i risarcimenti. Ha detto questo? Ho capito male? Ecco, se fosse questo siamo soddisfatti, possiamo solo incoraggiare l'Assessorato affinché le persone colpite da questa vicenda abbiano l'adeguato risarcimento, oltreché, naturalmente, un intervento per quanto riguarda la salute.
E' un fatto sicuramente grave che richiama quei momenti abbastanza tristi ove si deve dubitare anche del progresso scientifico e tecnologico. Quando queste protesi sono state fornite e installate si pensava sicuramente a una frontiera avveniristica conquistata, invece non è così, e qui ci va di mezzo gravemente la salute perchè la nocività tossica è forte.
Quindi la richiesta e la sollecitazione all'Assessorato è di intervenire, con o senza accordo con la ditta, per risarcire e anche per intervenire a livello di salute sui soggetti colpiti.
Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.
Dino LATINI. Mi riallaccio all'intervento fatto dal Consigliere Massi per quanto riguarda il monitoraggio. Il controllo sui livelli di tossicità rappresenta la necessità primaria del sistema salute a livello pubblico. Infatti è purtroppo di tossicità che si deve parlare, essendo stata data per certa la conferma della presenza di elementi tossici nell’ambito del sistema ASR delle protesi di cui parliamo.
E' un evento negativo che può incidere certamente sul discorso del rimborso dovuto all'assistito, che accettando di avere quella protesi è stato in qualche modo garantito dal sistema di sicurezza nazionale sull'aspetto non negativo del mezzo che doveva essere inserito nel suo corpo. Ma sopratutto credo che l'aspetto fondamentale – su questo la risposta all’interrogazione, anche se non completamente, ha dato degli spunti interessanti – debba andare sul background del richiamo (che è una delle azioni che anche la ditta interessata ha cominciato a fare dall'agosto 2010) volontario di tutti coloro che sono portatori del sistema di protesi d'anca ASR. Come altrettanto importante è una sorta di pubblicizzazione di questo background.
L'altro aspetto su cui il sistema sanitario dovrebbe controllare, in cui è necessario un intervento alternativo alla condotta della ditta interessata, è sull'informazione del richiamo, ovvero sui pericoli corsi dall'assistito e su tutti gli interventi necessari per il sistema del rivestimento dell'anca con materiali non nocivi.
Inoltre c’è il discorso del rimborso. Non può essere lasciata ad ogni singolo assistito l'azione legale o stragiudiziale o comunque l’azione di richiesta di risarcimento per un'attività che è avvenuta, è vero, attraverso la produzione di un elemento di natura industriale, ma che certamente è entrata attraverso le porte del sistema sanitario pubblico.
I casi che conosciamo - ha fatto bene l'Assessore ad indicarli sia nella quantità sia ove sono avvenuti gli interventi soggetti a questo potenziale rischio – potrebbero anche aumentare, quindi è necessario avviare l'implementazione del richiamo anche a tutti coloro che non hanno utilizzato tale sistema ma che sono comunque portatori di sistemi analoghi seppur diversi e pertanto anch’essi soggetti a un percorso clinico e diagnostico che potrebbe produrre risultati negativi uguali a quelli di cui ormai se ne è accertata la situazione.
Ritengo siano questi gli aspetti fondamentali su cui concentrare ancora un'attività di authority di natura pubblica sanitaria. E sopratutto sulla certezza che ci sia un sistema di sostituzione totale dell'ASR che ha dato ormai evidenza degli aspetti negativi, che quindi vada non solo espunto dai prodotti di ordine biomedico o comunque di protesi del sistema anca, ma sopratutto espunto come modalità di intervento e di utilizzazione del materiale per la testa del femore di ogni singola persona interessata.
Quindi su questo richiamo l’Assessorato - seppure credo sia stato già raccolto fin dall'inizio dell'attività dell'Assessorato stesso - e i dirigenti competenti a far sì che il monitoraggio sia continuo e soprattutto che l'implementazione riguardo la numerazione e le potenzialità dei rischi sia quanto mai pubblicizzata non solo nei confronti degli assistiti ma anche nei confronti delle strutture che operano a livello pubblico o comunque convenzionate col sistema pubblico nella nostra regione.
Interrogazione n. 371
del Consigliere Silvetti
“Centrale Turbogas Jesi”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L'interrogazione n. 371 è del Consigliere Silvetti, che però non vedo in Aula, allora la rinviamo alla prossima seduta come abbiamo fatto prima con quella del Consigliere Pieroni.
Interrogazione n. 695
del Consigliere Marinelli
“Carenze personale sanitario”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 695 del Consigliere Marinelli. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.
Almerino MEZZOLANI. In merito ai singoli punti dell'interrogazione si risponde sulla base della relazione inviata dal Direttore generale dell'ASUR, tenuto conto anche degli aspetti tipicamente gestionali e della piena competenza e responsabilità aziendale in materia di gestione del personale.
“La riorganizzazione aziendale dell'ASUR in Aree vaste territoriali, introdotta dalla legge regionale n. 17/2011, impone analisi e valutazioni circa la razionalizzazione dei servizi e delle risorse, al fine di conciliare l'esigenza di garantire i LEA con il dovere di osservare puntualmente la disciplina, nazionale e regionale, di contenimento della spesa pubblica.
Nell'ambito di tale quadro, le politiche in materia di personale sono condotte osservando il vincolo economico del 70% del turnover delle cessazioni e considerando le specifiche esigenze e risorse delle articolazioni territoriali dell'Azienda. Nello specifico, si ha cura di non privare le varie strutture del personale necessario, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili. Al riguardo si rappresenta che, avuto cura di mantenere l'equilibrio economico finanziario complessivo, come dimostra la chiusura del bilancio di esercizio 2011, il turnover del personale è stato assicurato in misura superiore al 70%, e precisamente, nell'anno 2011 è stato pari al 78,32% mentre per il 2012 il valore si può stimare in torno all’80%.
Il rapporto tra la dotazione organica e i posti vacanti è tale da non incidere significativamente sulla dotazione complessiva. Si osserva, inoltre, che proprio la riorganizzazione in Aree vaste territoriali di cui in apertura, unitamente alle utilità conseguenti alle moderne tecnologie ed al nuovo assetto del SSR, rendono i dati relativi alle dotazioni organiche non pienamente rispondenti alle attuali esigenze, in quanto elaborati in epoca anteriore alle citate riorganizzazione e progressione tecnologica.
Solamente al termine della elaborazione dei piani industriali, che tratteranno la riorganizzazione in Area vasta sia dell'assetto ospedaliero che territoriale, potranno essere riviste le piante organiche che si dovranno riferire alle attuali cinque realtà provinciali e non più alle precedente tredici unità produttive, superate dalla l.r. 17/2011.
Nella legge di cui è cenno, invero, non ci si limita ad unire più Zone Territoriali, ma si prospetta una unione del Presidio ospedaliero in ambito provinciale, la rimodulazione dei Distretti, dei Dipartimenti di prevenzione, dei Dipartimenti di salute mentale, di dipendenze patologiche e di molto altro. Tale modifiche strutturali, ovviamente, non possono prescindere anche da una riallocazione e diversa quantificazione delle risorse umane necessarie la cui definizione sarà effettuata dopo la proposta e conseguente approvazione da parte della Giunta regionale del nuovo atto aziendale”.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marinelli.
Erminio MARINELLI. Grazie Assessore, soprattutto per la brevità della risposta su un argomento così importante ed emblematico, quello appunto della carenza del personale sanitario, altrimenti ci saremmo persi in tanti numeri.
La conclusione però è che dobbiamo aspettare che l'atto del piano socio-sanitario venga applicato per capire quelle che saranno le esigenze, le riconversioni, per capire come dobbiamo muoverci. Una risposta che impegna non di poco la Giunta per quel lavoro fin qui fatto su quelli che sono i principi, le linee guida, la filosofia di un piano socio-sanitario che sta appunto prendendo corpo adesso.
Sapete che noi del PdL non abbiamo votato il piano socio-sanitario perché è un piano che non è stato riempito di contenuti, è un piano ove non vengono scritti in maniera precisa i servizi, la riconversione di certe strutture e di conseguenza del personale.
Ora stiamo un pò a redde rationem, e basta leggere la stampa degli ultimi periodi per capire che c'è preoccupazione. Una preoccupazione che credo sia anche doverosa, Assessore, perché sia lei che il Presidente della Commissione Comi avete sempre parlato, giustamente, di qualità ed efficienza dei servizi, di servizi omogenei su tutto il territorio per evitare che quelli del nord delle Marche siano superiori rispetto a quelli del sud. E la preoccupazione della situazione di oggi è anche dei Sindaci, del territorio, dei medici, delle organizzazioni sindacali. E di questo, ripeto, c’è una vasta rassegna stampa.
Certamente la sanità occupa un posto importante nella vita quotidiana, nella Regione Marche occupa un posto rilevante dal punto di vista economico, però questa preoccupazione potrebbe essere evitata soprattutto parlando in maniera chiara, evitando di portare certe considerazioni alle calende greche.
Voglio ricordare che in occasione dell'interrogazione che feci nel febbraio 2011 sulla situazione dell'organico del sistema sanitario l'Assessore allora parlò degli occupati, parlò del personale medico, sanitario e amministrativo in maniera precisa e circostanziata. Ora invece siamo in una fase molto più complicata, i servizi si ridurranno, certe strutture verranno riconvertite – e giustamente, dico io, non si può certo pretendere il tutto in ogni situazione -, le eccellenze, la qualità dei servizi, la patologia cronica, le Rsa, la diminuzione dei posti per acuzie, l'aumento dei posti per i cronici. Siamo d'accordo, però occorre che con il territorio – credo ci siano stati già degli incontri partendo dal nord – venga fatta chiarezza su quelle che saranno le necessità e come si farà per mantenere l'efficienza, la qualità e l'omogeneità di certi servizi in tutta la regione Marche.
C’è carenza di personale (con un turnover previsto del 70%), ed ho l'impressione che questa carenza in parte può essere nascosta, ma non sulla capacità degli interventi in autunno, tenendo conto che ci sono le ferie estive e quindi i turni saranno da programmare e da rivedere, ecco, in questa fase penso che qualche servizio andrà sicuramente penalizzato; il personale medico, sanitario e infermieristico in tante strutture ospedaliere sta facendo dei sacrifici enormi, e questo lo dicono i cittadini che hanno necessità di ricorrere a tali strutture.
Ci sarà un nuovo assetto sanitario, un assetto necessario che dovrà tenere conto della riduzione della situazione economica, che dovrà tenere conto che rispetto a dieci anni fa il servizio è diverso, ma in ogni caso c’è una evidente carenza di personale che non può essere sottaciuta, Assessore, che bisogna valutare con capacità, precisione e onestà - che certamente non le manca - parlando sul territorio.
Determinati servizi debbono essere mantenuti. La costa certamente ha una densità maggiore, ma non si può trascurare l'entroterra così già penalizzato per altre situazioni ben evidenti.
Interrogazione n. 641
dei Consiglieri Giancarli, Ricci, Badiali, Traversini, Sciapichetti
“Faber”
Interrogazione n. 630
del Consigliere Latini
“Fossato di Vico e Sassoferrato - crisi ditta Faber”
(abbinate)
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 641 dei Consiglieri Giancarli, Ricci, Badiali, Traversini, Sciapichetti, l’interrogazione n. 630 del Consigliere Latini, abbinate. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Luchetti.
Marco LUCHETTI. AI fine di acquisire informazioni e per contribuire a risolvere la complicata vertenza relativa all'azienda Faber negli stabilimenti di Sassoferrato e Fossato di Vico, la Regione Marche si è immediatamente attivata convocando sin da subito le parti sociali interessate.
La chiusura di uno stabilimento in questi anni di forte crisi non è purtroppo un'eccezione.
Le difficoltà di molte aziende sfociano sempre più spesso in dismissioni, taglio di reparti, di sedi operative ed anche in procedure concorsuali o fallimenti. Ovviamente tali situazioni si riverberano pesantemente sull'occupazione e sul reddito delle famiglie.
Per ogni situazione di crisi aziendale l'Amministrazione regionale mette a disposizione tutti gli strumenti e le azioni di propria competenza svolgendo anche un ruolo di mediazione tra le parti utile al raggiungimento di positivi accordi.
Sempre più spesso ci troviamo costretti a cercare interlocuzioni e mediazioni anche con gli Istituti di credito.
La decisione della Faber di chiudere lo stabilimento di Fossato di Vico risponde ad un'esigenza di riorganizzazione e razionalizzazione della produzione.
L'azienda ha sempre sostenuto di non voler abbandonare il territorio e di voler investire fermo restando l'esigenza, dettata dalla crisi, di dover ridurre gli stabilimenti ed il personale. II giorno 15 febbraio c.a. è stato firmato un accordo tra la Faber, le OO.SS.LL. e le RSU aziendali che consente di mitigare al massimo gli effetti della ristrutturazione e tutelare nel miglior modo possibile le maestranze di Fossato di Vico.
L'accordo siglato prevede due anni di cassa integrazione straordinaria, un incentivo all'esodo (euro 37.000 a lavoratore) e il riassorbimento di 85 lavoratori (su circa 180) di Fossato presso lo stabilimento di Sassoferrato e di altri 15 presso un'azienda dell'indotto.
Inoltre è stato concordato un incentivo all'esodo anche per lo stabilimento di Sassoferrato pari a euro 20.000. In questo modo è stato possibile liberare ulteriori posti (ad oggi risultano già 10 lavoratori usciti) per riassorbire i lavoratori di Fossato.
L'azienda, inoltre, si è impegnata con le Istituzioni a lasciare a disposizione lo stabilimento di Fossato per eventuali nuove implementazioni di attività produttive.
Abbiamo seguito tutta la vicenda in stretto contatto con la Regione Umbria. Tale sinergia ci ha consentito di mettere a disposizione dei lavoratori tutti gli strumenti di formazione, riqualificazione ed eventuali incentivi utili al reinserimento lavorativo di chi dovesse avere difficoltà a ricollocarsi.
Si è data inoltre ampia disponibilità all'azienda per la verifica di possibili percorsi utili a consentire gli investimenti necessari per il rilancio dell'attività o dell'eventuale riconversione, anche parziale, nell'obiettivo di incrementare la competitività e la produzione.
A questa mia risposta voglio solo aggiungere che purtroppo ci troviamo nel bel mezzo (la Faber si accompagna alla questione Ardo, alla questione Indesit, sapete anche della chiusura della Whirlpool di Varese, l'Indesit a None) di una grossa crisi del settore del bianco, siamo assolutamente in una fase di ristrutturazione del settore.
Personalmente ho parlato con il direttore generale del Ministero dello sviluppo economico affinchè si apra una vertenza specifica per il settore dell'elettrodomestico perché appunto la situazione che si sta creando è di eccezionale rilevanza.
Tenete conto che il settore dell'elettrodomestico è il secondo settore manifatturiero nella nostra industria, ricopre una dimensione assolutamente rilevante. Sapete benissimo che per le lavatrici, le cucine, i frigoriferi e le cappe siamo una delle regioni più interessate a questo ragionamento (tra l’altro anche i sindacati nazionali lo stanno chiedendo). Per cui speriamo si apra una trattativa a livello nazionale che possa andare incontro alle esigenze di questo settore che merita un'attenzione del tutto particolare.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Voglio intanto ringraziare l'Assessore Luchetti per lo sforzo, l'impegno, l'attenzione, la determinazione con cui ha seguito questa come altre vertenze del mondo del lavoro.
Siamo in presenza di una forte sofferenza economica e sociale, siamo in un momento di recessione, allora, proprio per le parole dette in coda alla risposta dall'Assessore Luchetti riguardo la crisi del settore del bianco, del manifatturiero, sulla presenza di queste aziende nella nostra regione, nelle zone interne e montane, come quelle di Fabriano, Cerreto d'Esi, Sassoferrato o la vicina Umbria, dovremmo fare una riflessione seria, in termini pacati e sereni, su ciò che è lo stesso mito del mercato e sulla necessità di una democrazia economica.
Sono sempre di più le persone che perdono il posto di lavoro, il tasso di disoccupazione è elevatissimo, insostenibile è quello della disoccupazione giovanile, e purtroppo l'Assessore sa meglio di me che si allarga anche la fascia delle persone che non hanno neppure più speranza di trovare un posto di lavoro o di quelle che non lo cercano nemmeno.
Quindi su questo tema fondamentale, su questo diritto fondamentale che è appunto il lavoro, occorre fare uno sforzo come non mai.
Questa vertenza è stata condotta con passione e con intelligenza, è stato possibile tutelare interamente lo stabilimento di Sassoferrato, è stato possibile recuperare larga parte del lavoro per i lavoratori dell'Umbria. E questo incentivo per i lavoratori di Sassoferrato spero possa essere di aiuto per i lavoratori dell'Umbria che sono rimasti fuori.
Il quadro è sicuramente preoccupante, però credo – e qui ne abbiamo avuto una dimostrazione – che quando la politica fa la propria parte è ancora possibile dare una risposta se non alla totalità comunque alla grande maggioranza dei lavoratori.
Grazie ancora, Assessore.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.
Dino LATINI. Grazie, Assessore, della risposta. Il tema del sistema industriale del cosiddetto “bianco” nelle Marche ha una importanza storica sin dalla metà degli anni cinquanta, e purtroppo oggi, come diceva l’Assessore, è un tema che dobbiamo affrontare; di situazioni come quella della Faber ne abbiamo già viste molte e purtroppo credo, vorrei sbagliarmi, che in futuro ci saranno ancora occasioni ove dovremmo occuparci di questioni simili.
Per la Faber si è fatta e si fa ancora una battaglia sulla questione della salvaguardia dei posti di lavoro, quindi sulle misure per contrastare la crisi, fino ad arrivare alle classiche azioni che sorreggono, ancora oggi, le persone sia dal punto di vista normativo sia dal punto di vista sociale, ovvero quel cuneo oscuro della cassa integrazione e poi per molti la mobilità e la totale inoccupazione. Tutti strumenti, questi, che dovrebbero essere non soltanto modificati, come alcuni esponenti del Governo nazionale stanno proponendo, ma semmai attualizzati ad una tematica che andrà sempre di più a cronicizzarsi.
Bisogna pensare che quel sistema di lavoro, ovvero quel monte lavoro e commesse che ha sempre sostenuto con un più ogni anno le iniziative industriali del settore, soprattutto delle industrie concentrate nella regione Marche, è destinato, oltre ad avere un periodo di crisi settoriale temporanea, come è successo in altre situazioni, anche ad avere il rischio di scomparire completamente dal panorama della produzione, in questo caso, dell’elettrodomestico del bianco.
E’ la fine di una stagione che dobbiamo pensare possa accadere, perché le azioni messe in atto per contrastare sono di natura passiva, e sono necessariamente le sole che si possono adottare, mentre quelle che vengono denominate a grande voce dalla crescita e comunque dalla possibilità di riavvio della occupazione, in particolare nei tradizionali settori sia a livello nazionale che a livello marchigiano, non hanno riscontri sulla richiesta a livello mondiale e sulla richiesta a livello di consumo interno.
Se prima l’elettrodomestico del bianco durava cinque anni e a questo c’era collegata la modalità del consumo dello specifico elettrodomestico, e l’ambito di questo ciclo prevedeva anche una turnazione dell’occupazione e del lavoro, che quindi tendeva se non a crescere a mantenere comunque, attraverso un sistema di automatizzazione, la presenza costante di un certo numero di occupati, ebbene, questo ormai è definitivamente saltato.
Per cui di questo non solo ce ne dobbiamo fare una ragione in termini di rassegnazione – e qui condivido le affermazioni fatte dal Consigliere Giancarli –, ma dovremmo in qualche modo ripensare a tutta la struttura di produzione economica della nostra regione, per quello che ci riguarda, e per quel poco che possiamo apportare alla politica economica a livello nazionale.
Altrimenti accanto al rischio di non saper dare risposte concrete perché siamo nell’impossibilità, ce n’è uno ancora più grande, ovvero quello di non dare un’alternativa basata sulle potenzialità. Potenzialità che tutti dicono che ci sono, ma che nessuno ancora nella sostanza è riuscito ad individuare come canalizzazione per nuove forze lavoro e che, appunto, non rientrano più nei settori tradizionali come quello in cui è occupata la Faber.
Quindi ben fa la Regione Marche e tutte le sue componenti, non solo quelle di ordine istituzionale ma anche quelle sociali, di categoria, sindacali, interessate da tutte le parti politiche, a tenere altissima l’attenzione sulla tenuta del nostro sistema industriale. Un sistema che, come tutti sapete, si compone di una miriade di piccole e medie imprese, ove il buonsenso e il rapporto umano prevale rispetto ai numeri a grandi dimensioni che hanno le aziende di caratura nazionale. Certamente, però, bisogna ormai pensare a un progetto sistematico diverso, avere il coraggio di inoltrarci, dando un sistema adeguato di posizionamento alle poche percentuali di mercato che si fa. Altrimenti sempre di più ci troveremo a discutere, fra interrogazioni e mozioni, su queste tematiche, ma senza avere una sponda positiva che possa farci dire di aver individuato una scelta organica capace di superare la crisi, quella crisi di sistema ormai diventata veramente costante e cronica.
Interrogazione n. 778
del Consigliere Acquaroli
“Lavori strutturali Ospedale Santa Lucia di Recanati”
(Rinvio)
Interrogazione n. 779
del Consigliere Acquaroli
“Ospedale Santa Lucia di Recanati”
Interrogazione n. 797
del Consigliere Marangoni
“Dove sono finiti i fondi promessi per l'Ospedale Santa Lucia di Recanati?”
(abbinate)
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 778 del Consigliere Acquaroli, l’interrogazione n. 779 del Consigliere Acquaroli, l’interrogazione n. 797 del Consigliere Marangoni, abbinate.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.
Almerino MEZZOLANI. I Consiglieri Acquaroli e Marangoni hanno presentato questa interrogazione al Presidente della Giunta regionale per conoscere i tempi del trasferimento della RSA e del Poliambulatorio di Recanati presso la struttura ospedaliera Santa Lucia, le modalità di finanziamento dei lavori e i tempi necessari, nonché la quantità, la tipologia e la valorizzazione economica dei beni immobili oggetto di lasciti e donazioni all'Ospedale Santa Lucia di Recanati.
Al riguardo va precisato, come ben sapete, che il Piano socio-sanitario regionale 2012/2014 prevede la riqualificazione degli ospedali c.d. di polo, con l’implementazione di posti assistenziali per post-acuzie, residenziali e semiresidenziali, che derivano, peraltro, anche da quelli che sono, come dire, gli indici vincolanti delle disposizioni nazinali.
In questo senso e specificatamente all'Ospedale Santa Lucia di Recanati il Dipartimento per la salute e per i servizi sociali si è attivato inviando specifica richiesta al Ministero della Salute, Direzione generale della programmazione sanitaria. Detta richiesta segue necessariamente le procedure tipiche degli accordi di programma con il Ministero della Salute. Quindi, ovviamente, è anche una sua prassi e un suo tempo, tuttavia, torno a ripetere, noi abbiamo presentato la richiesta al Ministero
Infatti con nota n. 3049 del 28 aprile 2012 è stato proposta la riprogrammazione delle economie derivanti dai lavori finanziati per gli anni 1998 e 1999 con la legge 27 dicembre 1997 n. 450 con la rassegnazione delle stesse, tra l'altro, alla riqualificazione dell'Ospedale Santa Lucia di Recanati - per una spesa complessiva prevista di 1.255.000,00 euro - con il trasferimento in tale sede sia del Poliambulatorio sia, successivamente, della RSA attualmente ubicata presso un edificio di proprietà IRCER.
I lavori di riqualificazione ed adeguamento sono divisi in due stralci.
Il primo prevede il trasferimento del Poliambulatorio e la messa in sicurezza degli ambienti da destinare al nuovo Servizio dialisi ed al Punto prelievi con una tempistica rispettivamente di 8-9 mesi e di 10-12 mesi.
Il secondo stralcio riguarda il trasferimento della RSA presso l’Ospedale e prevede una tempistica che va dai 14 ai 16 mesi.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marangoni.
Enzo MARANGONI. C’è qualcosa che non quadra, Assessore. Invito la Giunta a migliorare il livello di comunicazione tra voi Assessori, perché, a mio avviso, comunicate male, cioè la mano destra non sa quello che fa la sinistra.
Mi spiego meglio nel caso specifico.
Il 12 aprile 2012 c’è il trasloco fisico del Dipartimento materno infantile, viene smontato pezzo per pezzo e caricato sui camion alla volta di Civitanova, come il PD predicava da quindici anni, finalmente lo ottenete grazie alla compiacenza del vostro compagno Sindaco.
Il 14 aprile, quindi due giorni dopo, fate una conferenza stampa a porte chiuse –nel piccolo comune di Recanati mai successo! –, e lei era presente, Assessore, dove promettete i soldi che adesso ci ha detto, promettete una riconversione, una ristrutturazione, dite: “Va tutto bene, l’ospedale non chiude, anzi, lo amplieremo e daremo 2 milioni e mezzo di euro”. Perfetto, 14 aprile, era tanto per indorare in qualche modo la pillola amara della chiusura avvenuta due giorni prima.
Poi un mese dopo, il 13 maggio, un suo collega recanatese, l’Assessore Marconi, che anche lui aveva partecipato a quella conferenza stampa, su Il Resto del Carlino è molto cauto su questi 2 milioni e mezzo, dice “ma, non so, forse da una parte, forse dall’altra, forse i soldi per l’ospedale non ci sono, forse sono solo sulla carta”.
Quindi l’invito che vi faccio è di comunicare meglio tra di voi, mettetevi d’accordo. Voi all’improvviso il 14 aprile venite a Recanati in conferenza stampa e a porte chiuse raccontate le favole inventandovi dei soldi – e c’era anche quel signore dai capelli bianchi della sanità – e poi un mese dopo un Assessore della vostra Giunta dice che i soldi non ci sono più, solo forse, forse, forse un po’ di qua e un po’ di là, ecco, l’invito che vi faccio allora è di mettervi d’accordo un po’ prima, mantenere le promesse fatte e soprattutto applicarle. Altrimenti…(…) sì, quello che qualche anno fa all’ospedale si era proprio incatenato, adesso è libero, ha sciolto le catene, evidentemente ha trovato la sua libertà, son contento per lui, tanto è vero che è talmente libero che non si degna di essere presente neanche quando parliamo di questi argomenti, pur essendo mi pare formalmente presente!
Mettetevi d’accordo un po’ meglio e sopratutto cercate di rispettare gli impegni presi e di applicarli a favore del territorio. Quel territorio che voi, invece, depredate, perché state trasformando tutti i piccoli ospedali della nostra regione in cronicari, questa è la realtà, avete cioè fatto quel che farete con Recanati.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Acquaroli.
Francesco ACQUAROLI. Riguardo queste due mie interrogazioni, la n. 778 e la n. 779, debbo dire che per la n. 779 sono insoddisfatto, le risposte che ho ascoltato sono abbastanza elusive, imprecise e contraddittorie con quanto, come diceva il Consigliere Marangoni, è apparso sul giornale. Sono contraddittorie con quella conferenza stampa fatta a Recanati dove appunto si era parlato di un investimento di 2 milioni e mezzo di euro. Oggi infatti l’Assessore ci dice che la richiesta presso il Ministero è di 1 milione e 255 mila euro. Insomma, si parla di tempi imprecisi e soprattutto si parla in modo altalenante di questa struttura.
Siamo preoccupati perché si continua a non dare una risposta, forse quello che ha detto oggi l’Assessore è la versione definitiva, ma finora abbiamo sentito di tutto e di più.
Inoltre sono insoddisfatto per la completa elusione dell’interrogazione n. 778, l’Assessore non ha fatto cenno ai quesiti ivi contenuti. Ritengo sia il caso che la Presidenza la riproponga nell’ordine del giorno della prossima seduta affinchè metta in condizione l’interrogante, quindi me, di avere una risposta. Se non ci sono risposte diciamolo chiaramente, perchè prenderci in giro in quest’Aula a me non sta bene.
La domanda che ponevo riguarda i lasciti che ha avuto l’Ospedale Santa Lucia di Recanati e…(…) C’è un impegno dell’Assessore a riportarla? (…)
PRESIDENTE. Assessore, parli pure al microfono.
Almerino MEZZOLANI. …oppure la richiede. Voglio dire, Consigliere, che non c’è la volontà di fuggire da questa cosa.
PRESIDENTE. Bene, allora l’interrogazione n. 778, visto che anche l’Assessore è d’accordo, la rimettiamo all’ordine del giorno della prossima seduta, così l’Assessore potrà rispondere.
Francesco ACQUAROLI. Bene. Per quanto riguarda invece l’interrogazione n. 779, come è stata fatta una conferenza stampa con il sindaco e con tutte le autorità massime dell’azienda sanitaria e della Giunta, penso sia importante rifare un’altra conferenza stampa per spiegare ai cittadini recanatesi i progetti reali, per dare delle certezze, altrimenti la confusione che regna su Recanati e su tutto l’indotto è tanta e tale da rendere la credibilità di quella struttura pressoché pari a zero.
Siccome è importante il tipo di comunicazione che si vuol dare chiedo all’Assessore di tornare a Recanati e dire esattamente quali sono i progetti e come e quando saranno finanziati. Altrimenti daremo veramente un brutto segnale che in un momento come questo si moltiplica ancora di più.
Interrogazione n. 787
dei Consiglieri Acquaroli, Zinni
“Collaboratore tecnico di radiologia”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 787 dei Consiglieri Acquaroli, Zinni. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.
Almerino MEZZOLANI. In merito a quanto richiesto con l'interrogazione in oggetto, si risponde sulla base della relazione inviata dal Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera "Ospedali Riuniti" di Ancona, tenuto conto degli aspetti tipicamente gestionali e della piena competenza e responsabilità aziendale in materia concorsuale.
"Il Pronto Soccorso del presidio di Torrette rappresenta un punto d'eccellenza ed è prioritario nell'attività garantita dal Dipartimento di scienze radiologiche, in quanto lo stesso è parte integrante del DEA di 2° livello, garantito dalla nostra Azienda per tutti gli assistiti della regione Marche.
Si tenga presente, a tale proposito, che le prestazioni effettuate dalla postazione radiologica, operante ininterrottamente (24 ore al giorno, tutti i giorni) in tale struttura di emergenza, ha incrementato la propria attività nel 1° trimestre 2012 (rispetto ad analogo periodo del 2011) di circa il 20%, perfettamente in linea con i dati di attività di analoghe postazioni a livello nazionale. A ciò si aggiunga un prevedibile incremento dell'attività di emergenza nel periodo estivo che può essere agevolmente gestita solamente potendo disporre di operatori professionali appositamente formati.
Si fa presente, inoltre, come le assegnazioni effettuate hanno tenuto conto anche del fatto che una unità assegnata alla postazione radiologica del Pronto Soccorso è attualmente beneficiaria del congedo retribuito ex art. 42, comma 5-D.Lgs. 26 marzo 2011, n. 151.
Si ricorda che questa Azienda, unica sede di DEA di 2° livello e deputata alla gestione di traumi maggiori, ha l'obbligo di garantire principalmente l'emergenza e l'urgenza. Per questo la scelta di potenziare il Pronto Soccorso è perfettamente in linea con il PSSR e nel rispetto del budget assegnato”.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Acquaroli.
Francesco ACQUAROLI. Aggiungo poco a questa interrogazione, però alcune riflessioni le voglio fare.
Le segnalazioni che ci vengono riportate, Assessore, rispetto a un utilizzo almeno apparentemente sbagliato di tante unità operative, sono molteplici. E’ per questo che ho deciso, insieme al collega Zinni, di presentare un’interrogazione, perché ciò che ci è stato riportato, appunto, andava un po’ al di sopra delle linee, ovvero che erano stati tre inserimenti forse inopportuni.
Gran parte delle risorse del nostro bilancio regionale sono impegnate per la sanità, i servizi sanitari, le strutture ospedaliere, quindi per un servizio che dovrebbe essere garantito con una parsimonia. Lei infatti parla di potenziare il personale, e questo è un elemento sicuramente positivo, ne abbiamo parlato anche nel piano socio-sanitario, ma potenziare in maniera parsimoniosa. Potenziare garantendo la copertura degli orari e di tutti i servizi, senza toccare gli equilibri che si sono creati, cercando quindi di garantire un sistema che possa portare a un risparmio e a una maggiore spalmatura del personale. Altrimenti si rischia di aggravare sui costi e di creare internamente alle strutture delle fibrillazioni, perché è questo che può accadere quando il personale non viene utilizzato bene, cosicchè invece di un potenziamento si crea un danno.
Quindi le chiedo, Assessore, se possibile, di fare più attenzione rispetto a questi inserimenti, di fare più attenzione anche rispetto al concetto di parsimonia, perché il momento che viviamo – come sottolineiamo sempre, io sono tra quelli che lo dice di più - deve guardare, oltre appunto al potenziamento e alla parsimonia, anche all’efficienza delle persone impiegate.
Interrogazione n. 821
del Consigliere Marinelli
“Servizio dialisi Ospedale di Civitanova Marche”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 821 del Consigliere Marinelli. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.
Almerino MEZZOLANI. In risposta all'interrogazione in oggetto, sulla base della relazione del Direttore generale dell'ASUR, si precisa quanto segue.
La Regione Marche, con la dgr 19 marzo 2012, n. 346 ha riproposto, e rifinanziato, il progetto di dialisi estiva. Hanno aderito al progetto, che è basato fondamenta1mente su attività erogata in regime di libera professione e come tale può essere solo su base volontaristica, le strutture di:
- Area Vasta 1: AO Marche Nord (dialisi di Pesaro e di Fano); dialisi di Urbino
- Area Vasta 2: dialisi di Senigallia, di Jesi, di Fabriano, dell'INRCA di Ancona
- Area Vasta 3: dialisi di Macerata e di Tolentino
- Area Vasta 5: dialisi di San Benedetto del Tronto
La Regione Marche ha la disponibilità di 10 strutture dialitiche che possono offrire servizi ai pazienti che decidono di trascorrere le vacanze nel nostro territorio, coprendo non solo la fascia costiera (5 strutture dialitiche da nord a sud), ma anche le aree collinari e montane.
Per quanto concerne la dialisi di Civitanova, premesso che non risulta alcuna limitazione di servizio per i pazienti attualmente in cura, relativamente alla dialisi estiva si indica di seguito quanto inviato dal Direttore generale dell'ASUR.
"Coerentemente alle indicazioni dell'Assessorato alla Salute e della Direzione generale ASUR l'Area Vasta n. 3 si è prontamente attivata, prima dell'inizio della stagione estiva, con gli operatori del reparto Dialisi per dare continuità, come già avvenuto negli scorsi anni, al progetto di dialisi estiva.
La sensibilizzazione degli operatori coinvolti ha avuto, all'interno della Dialisi di Macerata e Tolentino, una positiva ed entusiasta risposta, mentre il personale medico ed infermieristico delle sedi di Civitanova e Recanati non hanno dato la loro disponibilità alla prosecuzione del progetto.
L'attività di dialisi estiva, così come disposto dall'ente regionale nelle varie linee di indirizzo, è svolta dai professionisti in regime di libera professione e la Direzione di Area Vasta nulla può fare per intervenire sulla volontà dei lavoratori che non si rendono disponibili in tal senso, se non facendo comprendere agli stessi l'importanza di questo servizio sia per i pazienti che per l'intero territorio.
I villeggianti del territorio costiero affetti da tali patologie potranno, comunque, effettuare le terapie presso le due sedi che hanno offerto la loro disponibilità e che proprio per tale motivo hanno aumentato la disponibilità del servizio.
Tenendo conto tuttavia della problematica e della delicatezza dell'argomento è stato dato mandato ai dirigenti responsabili di valutare con i professionisti la possibilità di rivedere quanto deciso ovvero di dare una piccola apertura ed una maggiore flessibilità ai servizi offerti".
Si coglie l'occasione di citare una nota nazionale dell'ANED (Associazione di tutela dei pazienti dializzati) che il 4 maggio 2012 invita tutti gli Assessorati ad attivarsi, come fatto da alcune Regioni: le Marche hanno deliberato nel mese di marzo, consentendo, sia alle Aziende/Aree Vaste di predisporre propri progetti sia ai pazienti, di poter organizzare le vacanze.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marinelli.
Erminio MARINELLI. Grazie, Assessore, per essere stato chiaro su un problema che era all’oscuro per lo meno a Civitanova Marche, perché nell’Area Vasta hanno aderito Macerata, Tolentino mentre a Civitanova c’è stata poca attenzione da parte dei medici e del personale. Ecco, spero che questi medici rivedano la loro posizione.
Assessore, Civitanova è stata la prima città – allora il Sindaco era il sottoscritto – che ha messo risorse per i dializzati che venivano al mare tra Porto Potenza, Civitanova e Porto Recanati.
Quindi è inspiegabile questa presa di posizione - io cercherò anche di parlare con i medici -, significa privarsi di un buon numero di turisti, significa privare i turisti di un servizio che appunto sarebbe molto più comodo a Civitanova che non a Tolentino.
Agli amici Consiglieri voglio dare alcune cifre: nel 2011 sono state fatte 1.740 prestazioni di cui 904 in dialisi notturna in attività libera professionale.
In una fase così difficile dal punto di vista economico cercare di trovare più risorse – e la Regione le ha messe – per venire incontro ai turisti dializzati credo sia la cosa migliore.
Mi auguro che la dott.ssa Stefoni che dirige il Servizio – a suo tempo era diretto dal dott. Ciccarelli – riveda la propria posizione, perché è inspiegabile, forse non conosce completamente.
Do atto comunque alla Regione dell’impegno e delle risorse economiche inserite.
Interrogazione n. 826
del Consigliere Marinelli
“Preoccupazioni in merito alla ricetta elettronica”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 821 del Consigliere Marinelli. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.
Almerino MEZZOLANI. Prima di andare ai punti specifici della risposta dagli uffici che seguono questa vicenda è stata fatta la seguente lunga premessa.
L'art. 50 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con modificazioni dalla legge n.326 del 24 novembre 2003, reca disposizioni in materia di monitoraggio della spesa nel settore sanitario e di appropriatezza delle prescrizioni sanitarie.
II decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) 26 marzo 2008, in attuazione del suddetto art. 50, così come modificato ed integrato dall'art. 1 comma 810 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha stabilito regole tecniche per la trasmissione dei dati di natura sanitaria nell'ambito del sistema pubblico di connettività.
I recenti provvedimenti del Ministero dell'Economia e Finanze consolidano il ruolo del Medico di Medicina generale e del Pediatra di libera scelta come mediatore nell'accesso al sistema delle cure attraverso i sistemi informatici in relazione: 1) all'accesso da parte dell'amministrazione ai dati sanitari in possesso del medico (trasmissione ricetta informatizzata); 2) all'accesso da parte del medico ai dati in possesso dell'amministrazione (biffatura per l'esenzione per reddito apposta dal medico nella ricetta rossa su richiesta dell'assistito, presa visione del data base del MEF); 3) alla comunicazione all’amministrazione delle certificazioni (trasmissione certificazione di malattia on-line).
Anche gli accordi collettivi nazionali con i medici convenzionati in vari articoli sottolineano che i dati dei medici di assistenza primaria e dei pediatri di libera scelta devono essere posti a disposizione del sistema da parte dei medici stessi, infatti relativamente al punto 3) di cui sopra si consideri che i MMG già trasmettono i relativi certificati di malattia all'INPS tramite il sistema di accoglienza centrale del Ministero dell'economia e Finanze, altrimenti detto per comodità SAC.
In particolare il DPCM del 26 marzo 2008 dispone la trasmissione telematica dei dati delle ricette al Ministero dell'economia e finanze e delle certificazioni di malattia all'INPS nell'ambito del Sistema Pubblico di Connettività (SPC), mediante il sistema di Accoglienza Centrale (SAC).
Il predetto Sistema di Accoglienza Centrale "è l'infrastruttura tecnologica del Ministero dell'economia e delle finanze, che consente la ricezione dei dati delle ricette mediche e dei certificati di malattia trasmessi in via telematica dagli utenti" (DPCM 26 marzo 2008 - art. 1 c. 4)
A tale scopo, il gruppo tecnico per l'informatizzazione nella Medicina generale e per la Pediatria di libera scelta di cui al decreto del Direttore del Dipartimento per la salute e i servizi sociali n. 18/DSS del 28 giugno 2011, costituito da tecnici di parte pubblica e da medici in possesso di specifica competenza tecnica individuati dalle OO.SS. della Medicina generale e della Pediatria di libera scelta, nella riunione del 12 luglio 2011 (approvato nella seduta del 3 novembre 2011) ha esaminato i programmi esistenti ed ha stabilito che i programmi "add-on" posti a disposizione dalle case produttrici di software, fornitrici delle principali cartelle cliniche in uso dai professionisti MMG/PLS, hanno le caratteristiche di idoneità richieste per la trasmissione dei dati della ricetta informatizzata, secondo quanto richiesto dal Ministero dell'economia e finanze.
La Regione Marche, invia preliminare, connota al Ministero della salute, in data 31 marzo 2010, ha adottato "la modalità Centralizzata per la distribuzione e la consegna delle credenziali ai soggetti prescrittori".
La scelta preliminare di adesione al sistema di accoglimento centralizzato (SAC) è stata adottata in via temporanea nelle more della realizzazione di un idoneo sistema informativo regionale (di seguito SAR). Tale sistema regionale è stato deliberato insieme a molti altri importanti interventi Informatici, con dgr 1154 dell’1 agosto 2011 avente ad oggetto "dgr 17/10 e dgr 1389/08 - Sistema informativo del Servizio sanitario regionale - Piano per gli interventi informatici nella sanità 2012-2014" e attività concernenti la documentazione di ammissibilità al finanziamento previsto dall'accordo di programma sottoscritto fra Regione Marche e Ministero della salute – per la realizzazione di un'infrastruttura ICT a supporto dell'integrazione del sistema informatico sanitario regionale e della connessione con l’NSIS".
La dgr 1154/2011 sopra citata prevede che la durata del Piano è triennale, dal 2012 al 2014; ciò posto, si è reso opportuno stabilire che la Regione Marche, in attesa della realizzazione dell'infrastruttura ICT a supporto dell'integrazione del sistema informatico sanitario regionale di cui alla dgr 1154 dell’1 agosto 2011, per la trasmissione da parte dei medici dei dati della ricetta elettronica di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 26 marzo 2008, utilizzi il Sistema di Accoglimento Centrale, di cui all'art. 1 c. 4 dello stesso DPCM, posto a disposizione dal Ministero dell'economia e finanze mediante il Sistema Tessera Sanitaria (TS).
Per cui con la dgr 807/2012 la Giunta regionale ha stabilito che la Regione Marche per la trasmissione da parte dei medici, dei dati della ricetta elettronica così come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 26 marzo 2008, utilizzi il sistema di accoglimento centrale di cui all'art. 1 c. 4 del stesso DPCM.
Inoltre con decreto 51/DSS del 6 giugno 2012 il Dipartimento per la salute e dei servizi sociali, per fare fronte alla situazione di transitoria indisponibilità del sistema di accoglimento regionale (SAR) ha decretato di:
- disporre che l'ASUR - aree vaste (ex Zone territoriali di convenzionamento), in attuazione della dgr 807/2012 corrisponda un rimborso spese a ciascun medico di assistenza primaria e pediatra di libera scelta, fino alla concorrenza di euro 250,00 al fine della copertura dei costi sostenuti per l'adeguamento dei programmi informatici mediante specifici Add-ON per la trasmissione dei dati al sistema TS (tessera sanitaria) del Ministero dell'economia e finanze, ai sensi del D.M. 16 dicembre 2008 e smi.. Il rimborso di cui sopra è comprensivo di quanto previsto dal D.M. sopra citato per la sperimentazione (euro 152,00 procapite per medico);
omissis
- prendere atto di quanto comunicato dal Ministero dell'economia e finanze con nota 70581 del 13 giugno 2011, da cui la fase sperimentale risulta avviata, e che fissa la data per l'avvio a regime delle procedure di invio telematico delle prescrizioni all’1 gennaio 2011 poi prorogato all’1 luglio 2012;
omissis
Stante la premessa sopra rappresentata, si risponde alla interrogazione in oggetto con l'articolazione che segue:
- la data prevista per l'avvio della procedura di trasmissione telematica dei dati delle ricette al Ministero dell'economia e delle finanze è fissata all’1 luglio 2012;
- quelle previste dalla dgr 1154/2011 ed esaminate nell'ambito degli incontri del gruppo tecnico per l'informatizzazione nella Medicina generale e per la Pediatria di libera scelta istituito con decreto 18/DSS del 28 giugno 2011;
- nell'ambito del percorso condiviso con le rappresentanze dei MMG/PLS partecipanti al gruppo tecnico di cui al punto precedente, l'adeguatezza della rete informatica è garantita dalla disponibilità del sistema SAC e dall'adeguamento dei sistemi installati sulle postazioni di studio dei professionisti;
- a seguito dell'istituzione del gruppo tecnico di cui ai punti precedenti e nell'ambito delle sue attività si sono svolti i seguenti incontri nel corso del secondo semestre: 14 giugno 2011, 12luglio 2012, 11 ottobre 2011, 3 novembre 2011;
- l'ASUR, con il supporto del Ministero dell'economia e delle finanze, ha predisposto corsi di formazione che si sono tenuti nelle seguenti date e località: sabato 28 aprile 12 AV1 Sala conferenze Centro di formazione Urbino; sabato 5 maggio 2012 AV2 Hotel Federico II Jesi; sabato 5 maggio 2012 AV5 c/o Presidio scolastico comunale di Monticelli Ascoli Piceno; sabato 12 maggio 2012 AV5 Sala Convegni Ospedale Madonna del Soccorso San Benedetto del Tronto; sabato 12 maggio 2012 AV4 ex Teatrino sede amministrativa AV4 Fermo; sabato 19 maggio 2012 AV3 Sala convegni Hotel 77 Tolentino (MC); sabato 26 maggio 201 AV1 Chiesa del Suffragio Fano (Zona Pincio).
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marinelli.
Erminio MARINELLI. Grazie, Assessore, per la descrizione su questa norma impegnativa e difficile, essa rientra nell’ottica della razionalizzazione economica del sistema sanitario. E non può essere diversamente.
Però credo, indipendentemente da quanto è stato fatto attraverso la legge nazionale e le varie disposizioni locali, che il problema sia il fatto che per il 1° luglio non siamo pronti a partire.
Lei sa bene che l’invio online dei certificati all’Inps è operativo da due anni, ma a completo regime vi è andato a settembre 2011.
L’incontro fatto nelle varie Zone non ha sollecitato più di tanto l’interesse dei medici, che forse non hanno capito, vi è stata una scarsa adesione. E non è che con solo due ore di un sabato mattina il medico è in grado di poter capire come indirizzare le ricette elettroniche.
So che vi è una diatriba tra la realtà sindacale medica e la Regione, che chiaramente deve essere analizzata non con semplici tavoli di lavoro con i medici che aderiscono ma con le realtà sindacali accreditate. Perché dico questo? Lo dico perché le iniziative ci sono state però sono state scarsamente seguite, forse per responsabilità delle realtà sindacati o dei medici stessi.
I medici non sono pronti. La Regione attualmente sta in una fase sperimentale, tanto è vero che ha aderito al SAC, ovvero il sistema di accoglienza centrale. Inoltre credo che anche l’adeguatezza della rete informatica, pensando alle zone di montagna, non sia ottimale.
Ritengo quindi che quella data sia da rivedere, ma ci sarà tempo e opportunità, seppure oggi siamo al 12 giugno. Noi medici non ci sottraiamo certo al nostro impegno, a quelli che sono dei doveri ben precisi, peraltro abbiamo il nostro sistema già tutto informatizzato, penso sia abbastanza agevole adeguarsi e intervenire su quella che è una richiesta sacrosanta di controllo.
Ma mi permetta di fare anche un’osservazione, Assessore. Il medico di famiglia è controllato al cento per cento e rappresenta il 17% della spesa farmaceutica, che è una percentuale onerosa da parte della struttura ospedaliera. Ecco, penso che il medico di famiglia più di questo non possa fare. Invece ci sono altre sacche di intervento di spese farmaceutiche eccessive.
Ma indipendentemente da questo credo, ripeto, ci sia la necessità di rivedere la data, perché – e basta confrontarsi con i direttori delle cinque aree vaste e con i responsabili farmaceutici – non siamo in condizioni, proprio dal punto di vista informatico e della capacità di intervenire su questo aspetto importante, di poterlo fare soprattutto per l’imminenza del 1° luglio.
Spero che tenga conto di questo mio intervento, Assessore, che non è un intervento politico bensì di conoscenza su una tematica che fa comodo a tutti in senso positivo.
Interpellanza n. 39
del Consigliere Marangoni
“ ‘Asimmetrie’ nella gestione del servizio idrico integrato da parte del gestore Aset SpA di Fano e società controllata Rincicotti & Orciani srl. Esercizio del potere di controllo ai sensi della l.r. 28 dicembre 2011, n. 30”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 39 del Consigliere Marangoni, che ha la parola per illustrarla.
Enzo MARANGONI. Asimmetrie nella gestione del servizio idrico integrato da parte del gestore Aset di Fano, bèh, qui asimmetrie è un eufemismo, infatti è scritto tra virgolette. Ora vediamo di che asimmetrie parliamo.
In questo caso riguarda la gestione del servizio idrico integrato affidato alla società Multiservizi Aset spa di Fano e della sua società controllata Rincicotti &Orciani che opera nel settore degli spurghi.
Nell’interpellanza ripercorro un po’ tutta la vicenda di queste asimmetrie, o meglio, anomalie, chiamiamole così, relative alla gestione del servizio idrico integrato e del servizio di smaltimento dei liquami provenienti dalla pulizia delle fosse biologiche.
C’è un esposto presentato alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti da parte del Movimento politico fronte di azione popolare di Pesaro e Urbino, in esso si ripercorrono, come faccio nella mia interpellanza, tutte le vicende dell’acquisto, della gestione e della messa in vendita della Rincicotti & Orciani da parte dell’Aset spa.
L’elenco di queste irregolarità, chiamiamole così sempre per usare un eufemismo, è molto molto lungo. Si parla di presunte violazioni – sì, presunte, lasciamo lavorare con calma la Magistratura, per carità – inerenti le normative nazionali e comunitarie sull’affidamento dei servizi in house providing, quindi senza gara ad evidenza pubblica. Si parla di irregolarità degli appalti e dei subappalti. Si parla di conflitto di interessi. Si parla di libera concorrenza, legge antitrust. Si parla di violazioni delle norme relative al patto di stabilità e alla responsabilità amministrativa delle società ed enti locali. Ulteriori irregolarità, chiamiamole sempre così, scaturirebbero – usiamo anche il condizionale – anche dall’assenza di controlli da parte del Comune di Fano, il quale possiede il 97,2% delle quote societarie, e dell’Autorità di ambito territoriale ottimale Marche nord di Pesaro Urbino.
Tutto questo avrebbe comportato una gestione di servizi rivolti all’utenza che non rispecchia i noti principi di trasparenza, efficienza ed economicità a cui si dovrebbe sempre attenere la pubblica amministrazione.
Con questa interpellanza, al di là degli aspetti su cui eventualmente con calma interverrà la Magistratura, quello che si vuole portare alla luce, con riferimento alla competenza della Regione, è per quali motivi la Regione Marche non ha vigilato sulla correttezza delle operazioni e non ha vigilato riguardo la mancata vigilanza dell’assemblea di ambito ottimale, non applicando quindi la legge regionale n. 30 del dicembre 2011.
Ciò che chiedo è se ci sono state, a seguito di tutte queste asimmetrie e irregolarità, ripercussioni sulla rimodulazione dei piani tariffari ed eventuali danni erariali che potrebbero essere scaturiti dal cattivo uso di risorse interamente pubbliche.
Ricordo anche che nel programma di legislatura questa Giunta si era impegnata, almeno a chiacchiere, a promuovere e tutelare la gestione pubblica dei beni primari, come ad esempio l’acqua, quindi a salvaguardare i criteri di efficienza, appropriatezza ed economicità nell’erogare i servizi ai cittadini.
Mi auguro che queste non siano pure chiacchiere da programma di Giunta, ma che siano applicate, cosa non mi pare sia avvenuta in questo caso specifico.
Mi metto in ascolto della risposta, grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Donati.
Sandro DONATI. In merito a questa interpellanza, e sulla base dei contenuti e delle considerazioni riportate in uno specifico esposto trasmesso in data 28 febbraio 2012 alle Procure della Corte dei Conti, alla Procura della Repubblica e ad altre Autorità di controllo, si deve intanto affermare che alcune questioni poste nell'interpellanza appaiono esulare dalla sfera di competenza della Regione e dell'Autorità di Ambito Ottimale di riferimento (AATO 1 Marche Nord).
Non sembrano infatti conferenti le notazioni riguardanti le vicende dell'acquisto, della gestione e della messa in vendita della Rincicotti & Orciani srl, le questioni inerenti le modalità di acquisizione del controllo sulla medesima Società con risorse riconducibili al bilancio del comune di Fano, la necessità o meno del c.d. "controllo analogo" del Comune di Fano sulla predetta Srl, le asserite irregolarità nella gestione della stessa da parte di ASET SpA.
Si ritiene pertanto che per i relativi quesiti, concernenti eventuali inadempienze o illeciti da parte di soggetti istituzionali diversi da quelli sopra indicati (in particolare il Comune di Fano, quale soggetto autonomo rispetto alla Regione), le rispettive pronunce debbano essere espresse dalle Autorità deputate alla vigilanza e al controllo contabile e giurisdizionale sulle amministrazioni locali.
Viceversa possono profilarsi alcuni punti di contatto con le competenze della Regione e dell'Autorità d'Ambito per le questioni legate all'affidamento del Servizio Idrico Integrato in modalità c.d. "in house providing".
Per quanto riguarda parte del punto 1 e del punto 6 dell'interpellanza, quindi per quanto riguarda in particolare la sfera di attività istituzionale dell'Autorità d'Ambito Ottimale 1, Marche Nord, si evidenzia che secondo l'art. 2, commi 3, 4 e 5 dello statuto di ASET SpA del 2008 detta Società:
“3. ... è tenuta a realizzare e a gestire in favore degli Enti locali soci i servizi di cui alle lettere che precedono, per la parte principale della propria attività e comunque in misura non inferiore all'80% dei ricavi risultanti dal conto economico del bilancio di esercizio di ogni anno, ai sensi dell'art. 2425, 1° comma, lett. A1) del Codice Civile, ivi compresi eventuali servizi attribuiti ai sensi di legge, indipendentemente se affidati direttamente dagli stessi o aggiudicati con procedura ad evidenza pubblica anche tramite le proprie partecipate e/o controllate.
Il Collegio Sindacale della società verifica ed attesta, nella relazione al bilancio di esercizio di ogni anno, il soddisfacimento della percentuale realizzata nell'anno precedente, per le attività e i servizi svolti per gli Enti locali soci di cui al comma precedente, secondo le indicazioni dell'Autorità di Ambito.
4. La Società, può svolgere, fermo restando il rispetto della percentuale di cui al precedente comma, attività e servizi, studi, ... che siano connessi alle proprie competenze aziendali.
5. Le attività formanti parte dell'oggetto sociale potranno essere svolte direttamente o mediante società collegate, controllate o partecipate, ai sensi di legge.”
Per contro, risulta che la società Rincicotti & Orciani Srl esercitasse un'attività oggetto di libero mercato (spurgo pozzetti) non riconducibile al Servizio idrico integrato.
Acquisito il totale controllo della società, è dunque ASET SpA che di fatto esercita anche, proprio tramite la propria controllata, attività di "libero mercato", che nella fattispecie consiste nelle operazioni di spurgo pozzetti, ricomprese tra le altre attività indicate all'art. 2 dello Statuto ASET (servizio gas, gestione calore, illuminazione pubblica, gestione acque bianche, igiene ambientale, trattamento rifiuti, servizio analisi chimico-fisiche); i ricavi di questa attività esulano dal Servizio idrico integrato e dalle tariffe ad esso correlate, determinate dal D.M. 1 agosto 1996.
La possibilità di esercitare attività diverse da quelle statutarie e - per la questione posta con l'interpellanza - di esercitare attività statutarie che siano anche oggetto di affidamento o concessione di un servizio pubblico locale (servizio idrico integrato, affidato dal Comune e salvaguardato dall'AATO) è contemplata dallo statuto ASET ai commi 4 e 5 dell'art. 2, ma comunque nei limiti indicati dal comma 3 del medesimo art. 2.
Il comma 3 dell'art. 2 dello Statuto ASET prevede che le attività "statutarie" (tra cui il Servizio Idrico Integrato) rappresentino almeno l'80% del totale ricavi risultanti dal conto economico del bilancio di esercizio di ogni anno della società: questa è la condizione (detta di "attività prevalente") che la normativa impone per il mantenimento dell'affidamento del servizio idrico in regime di "in house providing".
Ogni anno il rispetto di tale condizione viene verificato dal Collegio sindacale dell'ASET SpA; ad esito delle verifiche effettuate dal Collegio sindacale dal 2008 ad oggi non risulta emergere, nelle comunicazioni annualmente inviate dalla Soc. ASET SpA all'AATO in occasione della trasmissione del bilancio di esercizio, alcuna anomalia o "asimmetria" rispetto al contenimento delle attività di libero mercato nel limite massimo del 20% previsto dallo Statuto della stessa Società.
Tuttavia, rilevando da un lato la delicatezza della questione posta dal Consigliere interpellante, dall'altro l'esigenza di escludere con certezza il ricorso anche in passato a procedure e valutazioni quanto meno discutibili, verrà richiesto all'AATO 1 di rivalutare nel merito il rispetto dei limiti statutari posti all'ASET SpA rispetto all'attività di libero mercato da questa esercitate.
A seguito delle ulteriori verifiche si potranno valutare, nell'ambito delle competenze regionali, le eventuali azioni da intraprendere, che potranno prevedere: quanto al punto 2 dell'interpellanza, l'individuazione di un percorso volto all'esercizio di poteri sostitutivi; quanto al punto 4 e alla prima parte del punto 5 dell'interpellanza, azioni di tutela dei cittadini nel caso emergano circostanze che abbiano determinato lesione dei rispettivi diritti.
Per quanto riguarda il punto 7 dell'atto ispettivo, i richiamati enunciati di principio sono esplicitati nell'art. 1 della legge regionale n. 30/2011 concernente "Disposizioni in materia di risorse idriche e di servizio idrico integrato", approfonditamente discussa e definita dalla competente Commissione consiliare sulla base di audizioni con portatori di interessi diversificati ed infine approvata dall'Assemblea con ampia maggioranza il 28 dicembre 2011.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marangoni.
Enzo MARANGONI. Nell’ultima parte della risposta ho capito che ci sarà una certa attività “ispettiva” da parte della Regione. O almeno è una volontà. Una volontà quindi che mi auguro venga perseguita e per la quale mi terrete eventualmente informato.
Per il resto la risposta è molto tecnica, per cui poi leggerò più attentamente il dato preciso di questa articolata risposta, e questo mi consentirà di capire meglio.
Relazione n. 13
della Commissione d'inchiesta
“Vicende relative alla realizzazione dell'Interporto delle Marche dalla costituzione della Società CeMIM agli attuali sviluppi”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la relazione n. 13, ai sensi dell’articolo 99 del Regolamento interno, della Commissione d’inchiesta tendente ad esaminare le vicende relative alla realizzazione dell'Interporto delle Marche dalla costituzione della Società CeMIM agli attuali sviluppi.
Ha la parola il Vicepresidente Bugaro.
Giacomo BUGARO. Come avevo preannunciato alla Conferenza dei Capigruppo, di questo punto, di cui sono relatore, ne chiedo il rinvio. Anche per onorare l’impegno preso con il Vicepresidente della Commissione Badiali che oggi non è presente per motivi istituzionali. E quindi lo vorremmo trattare in una delle prossime sedute.
PRESIDENTE. Anche la Conferenza dei Capigruppo aveva accolto questa richiesta, quindi, se non ci sono pareri contrari, direi di rinviare il punto alla prossima seduta.
Relazione n. 14
della VI Commissione consiliare permanente
“Programma della Commissione europea per il 2012 e risoluzione del Comitato delle regioni in merito alle priorità del Comitato delle regioni per il 2012 sulla base del programma legislativo e di lavoro della Commissione europea”
(Discussione e votazione risoluzione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la relazione n. 14 della VI Commissione. Ha la parola il relatore Consigliere Cardogna.
Adriano CARDOGNA. La relazione e la risoluzione che proponiamo all’attenzione e al voto di questa Assemblea è già stata approvata all’unanimità – unanimità consueta ma non scontata – della VI Commissione. Per questo intervengo come unico relatore.
Parlare degli atti della Commissione europea e di Europa fa venire in mente il proverbio che dice che tra il dire e il fare molte volte c’è di mezzo ecc. ecc.. Ma questo non significa che dobbiamo esimerci dal considerare gli atti della Commissione, con i quali, almeno nel merito, siamo appunto chiamati a dare il nostro contributo come Regione d’Europa.
La Commissione europea nel novembre 2011 ha adottato il programma di lavoro per l’anno 2012. Un programma fatto di atti formali e informali con cui l’Unione europea legifera per gli Stati stessi dell’Unione.
E’ un programma di lavoro in cui la Commissione definisce proposte volte soprattutto a rispondere alla crisi economica, quindi ci sono misure sull’economia…
PRESIDENTE. Mi scusi, Consigliere Cardogna. Per favore, fate un po’ di silenzio, altrimenti il Consigliere non riesce a parlare. Grazie.
Adriano CARDOGNA. Inoltre, dicevo, programmi di spesa per una crescita capace di creare posti di lavoro, iniziative per ripristinare la fiducia nell’economia europea.
Se in termini, propri e impropri, parliamo di crescita, tutti quanti, compresa la nostra Italia, il nostro Governo, le forze di maggioranza e di opposizione, riteniamo anche che le risorse e i provvedimenti a cui fare riferimento per una possibile crescita o tenuta rispetto alla recessione passano sicuramente attraverso i provvedimenti dell’Unione europea.
Tutto questo per costruire un’Europa improntata alla stabilità e alla responsabilità e per costruire un’Europa all’insegna della crescita, della solidarietà, della sostenibilità e della piena occupazione.
Il 2012 si è già delineato e sempre di più si dimostra, contrariamente alle peggiori previsioni, un anno particolarmente difficile e complicato.
In questo scenario venticinque dei ventisette Stati membri hanno condiviso la necessità di adottare un trattato di diritto internazionale per rafforzare le cosiddette regole di bilancio e determinare un contesto normativo che accompagni un più stretto coordinamento delle politiche macroeconomiche degli Stati aderenti.
E’ evidente che poter integrare in modo diretto è un livello che non compete sicuramente ai Consigli regionali, alle Regioni, mentre sul merito di altri provvedimenti siamo chiamati a dare il nostro contributo.
Il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2012 è caratterizzato dalla consapevolezza di una gravissima situazione di crisi, come pure dalla necessità di determinare promesse costruire una nuova modalità di crescita, basata sulla riduzione dell'impiego delle risorse e su un loro più efficiente utilizzo, su maggiori investimenti a sostegno della ricerca e dello sviluppo e su una più attenta opera di inclusione sociale.
Quindi la Risoluzione di oggi si inserisce, come già accaduto nel recente passato nell’attività di questa Assemblea, in un più ampio contesto interregionale, finalizzato a pervenire ad una posizione condivisa da presentare poi nelle diverse sedi istituzionali, nazionali ed europee.
Nel proporre il nostro contributo al lavoro di elaborazione che la Commissione europea sta svolgendo è sembrato opportuno soffermarsi su aspetti che più di altri mantengono un forte legame con le competenze e i settori di interesse della Regione, seguendo una modalità di applicazione del principio di sussidiarietà attraverso il quale le istanze provenienti dai territori sempre più spesso trovano il loro spazio nel processo di costruzione delle politiche europee.
Per queste ragioni è apparso prioritario individuare alcuni temi (temi che ora sommariamente elencherò, mentre nel dettaglio vi rimando alla Risoluzione che avete nella vostra documentazione). Voglio inoltre sottolineare che il programma di lavoro della Commissione europea come VI Commissione lo abbiamo trasmetto anche alle altre Commissioni affinché le stesse possano a loro volta individuare, per il rimanente lavoro da fare e per il rimanente anno che dobbiamo ancora attraversare, motivi e temi su cui potremo dare ulteriori contributi specifici.
I temi che abbiamo individuato sono: lo sviluppo della politica agricola comune e della nuova politica di coesione, dell'istruzione, della cultura e della gioventù, dell'occupazione, degli affari sociali e dell'inclusione, nonché quello della tutela dell'ambiente e delle risorse naturali.
La VI Commissione, come dicevo, ha maggiormente dettagliato nella Risoluzione gli atti formali e informali di cui ci occuperemo e a cui tenteremo di dare un contributo, richiamando su questo l’intera Assemblea legislativa regionale.
La VI Commissione sta svolgendo la propria attività di monitoraggio delle proposte e, più in generale, delle azioni promosse dall'Unione europea e intende continuare, come ho detto poco fa, a sollecitare anche le altre Commissioni e le strutture della Giunta regionale (con la quale l’Assemblea presto addiverrà alla formalizzazione di un’intesa che dovrebbe rendere più efficace il lavoro dell’intero organismo regionale) al fine di rendere il proprio approfondimento il più possibile ampio e proficuo.
Tutto ciò premesso, la VI Commissione assembleare competente in materia di affari europei ha ritenuto quindi prima di esprimersi e oggi di sottoporre all’Assemblea legislativa la proposta di Risoluzione che avete nella vostra documentazione.
A conclusione di questa mia illustrazione mi è d’obbligo ringraziare tutti i componenti della VI Commissione e la struttura ad essa dedicata che ancora una volta nel contributo che ha dato a tutti i membri della Commissione ha dimostrato grande professionalità.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.
Roberto ZAFFINI. Quando si parla d’Europa non è possibile tacere, anzi, dovremmo essere sempre più coinvolti perché è una tematica importante che coinvolge la vita di tutti i cittadini, pur essendo un ente che sentiamo molto lontano.
Condivido ampiamente la Risoluzione e quindi voterò favorevolmente.
Reputo che noi da questa Assemblea dobbiamo far sentire sempre di più la nostra voce, anche se impotente, molto spesso infatti queste risoluzioni rimangono come parole al vento perché di fronte a noi abbiamo un’Europa che considera i popoli superflui.
E’ proprio per questo che dobbiamo accanirci nel dare il massimo dell’energia per poter far capire che noi non la pensiamo esattamente come queste oligarchie. Tutti abbiamo visto come utilizzano il loro potere. Un potere acquisito non tramite elezioni, è un potere che si ha a prescindere dalla partecipazione popolare a questa Europa.
Noi reputiamo che chi ci rappresenta non possa decidere a porte chiuse come sta avvenendo ora, perché le proposte che noi facciamo sono vere, sono proposte che vengono dal basso, una condizione che per noi è molto importante.
La mano lunga del potere europeo vuole addirittura influenzare i governi singoli. Oltre alla moneta unica, che ci ha praticamente messo con le braghe a terra, c’è stata anche un’espropriazione della sovranità popolare.
Noi siamo scettici quindi, ripeto, con enorme energia dobbiamo fare in modo che la voce dal basso arrivi a queste oligarchie che ci comandano in maniera monopolistica e poco trasparente. Il potere deve essere rappresentativo dei territori, invece adesso è smaterializzato, informatizzato e finanziarizzato.
Questa è l’unica nota che ho voluto aggiungere a questa risoluzione, che condivido ampiamente, e alla relazione fatta dal collega Cardogna. Queste risoluzioni che siano uno stimolo di ogni Assemblea regionale, che rappresenta il popolo locale, a questa entità così lontana e che si appropria di poteri che non sono dati dal consenso popolare.
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Il Consigliere Zaffini si nasconde dietro una posizione geografica, il partito del nord, di fatto però il suo è un partito di destra.
Noi sull’Europa la pensiamo in modo del tutto opposto. Certo, non ci piace l’Europa della Merkel, ci piace l’Europa di Hollande, vogliamo un’Europa che abbia al centro il protagonismo dei popoli, la politica, la sussidiarietà, l’autogoverno.
Ringrazio il Presidente della VI Commissione Adriano Cardogna, il Vicepresidente Umberto Trenta e i componenti tutti, perché questo confronto che hanno portato avanti all’interno della Commissione con il coinvolgimento ora dell’Aula sicuramente ci fa uscire da logiche chiuse. Poi è ovvio che dobbiamo costruire più Europa, che dobbiamo fare in modo che al centro ci siano i contenuti veri, quelli che fanno aumentare la qualità della vita delle popolazioni e che garantiscono i diritti fondamentali alle persone.
Ho voluto fare questa premessa, certo, breve, ma con il collega Zaffini ci capiamo, anche se siamo su posizioni opposte, e non voglio dire di più.
Non entro nel merito né della comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico sociale europeo e al Comitato delle Regioni, né nella comunicazione della Commissione al Parlamento europeo rispetto al programma di lavoro. Alcuni aspetti però li voglio sottolineare, raccogliendo anche l’indicazione concreta che il Presidente Cardogna ci faceva.
Pertanto entro nel merito della risoluzione del Comitato delle Regioni, ossia di quel documento che porta, tra l’altro, la firma di un’italiana, l’on. Bresso, già Presidente della Provincia di Torino e già Presidente della Regione Piemonte.
Il primo punto credo sia condiviso da tutti, tranne il collega Zaffini e non so chi altro: l’Unione europea quale sfida essenziale in questo momento di ristabilire la fiducia dei cittadini nella sua capacità di garantire sì stabilità finanziaria ma anche rilancio della crescita economica, quindi per imporre il primato delle decisioni politiche legittimate democraticamente rispetto alle influenze negative dei mercati finanziari.
Vado ora su un punto molto concreto, secondo me, il punto 4, laddove si stabilisce che si giudica positiva la prospettiva dell’imminente adesione della Croazia e conferma il suo auspicio di poter accogliere, già a partire da gennaio 2012, degli osservatori croati per farli assistere ai suoi lavori.
Ritengo che questo sia un fatto straordinario per l’Italia e per le Marche per i legami che abbiamo sempre avuto con la Croazia. Su questo punto dovremmo costruire qualcosa di specifico. Se concordiamo sul fatto della straordinarietà, cioè ciò che significa il legame con Spalato, Zara con le popolazioni della Croazia, questo è un punto specifico, secondo me, da sviluppare.
Passo ai punti 18 e 19 rispetto alle reti europee della mobilità, dei trasporti, il trasporto integrato, quello efficiente e sostenibile, gli strumenti di finanziamento. Con i Consiglieri Cardogna e Silvetti siamo stati persino a Bruxelles. E penso che presto verrà in Aula il piano della logistica e delle infrastrutture. Comunque dobbiamo continuare su questa integrazione, sull’intermodalità e sul rapporto fra i paesi europei ed anche nelle relazioni con l’Asia e l’Africa.
Il punto 30 è sull’agenda digitale europea, cioè un nuovo diritto ma che è fondamentale, ovvero quello della banda larga di base a tutti i cittadini europei entro il 2013.
Il punto 33 è sull’edilizia abitativa sociale, su questo potremmo fare un ragionamento anche in IV Commissione.
C’è anche un altro punto importante che tocca sicuramente anche questa Assemblea legislativa, è quello relativo all’organizzazione delle Province. Per cui un nuovo assetto dello Stato, ma in funzione delle comunità, delle popolazioni, e quindi delle imprese, dei territori, delle persone, ossia, legiferare con intelligenza. Anche qui cito solo il titolo, ma rispetto a questo credo ci sia la necessità di proporsi non solo per ridurre gli oneri amministrativi ma anche per rendere snella, efficace e trasparente l’attività della pubblica amministrazione.
Poi c’è un punto che da sempre tocca l’Europa, l’agricoltura, però un’agricoltura sempre più verde.
Chiudo perché non voglio sottrarre altro tempo a questa Assemblea, abbiamo altri punti da discutere all’ordine del giorno, e lo faccio come ho iniziato, ovvero, non meno Europa bensì più Europa, più europei, fare in modo che l’Unione europea abbia un ruolo incisivo sulla scena mondiale.
PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Giorgi.
Paola GIORGI. Innanzitutto voglio ringraziare il presidente della VI Commissione Cardogna per la relazione e per il lavoro che sta svolgendo in Commissione.
Il Consigliere Giancarli nel suo puntuale e molto specifico intervento, che ho apprezzato, ha detto a conclusione “non voglio togliere altro tempo a quest’Aula”, io invece ritengo sia giusto che quest’Aula parli anche più spesso e consapevolmente di Europa.
Il tema di cui abbiamo trattato stamane ci dà proprio la misura di quanto l’Europa sia vicina e di quanto noi possiamo costruire partecipando attivamente alla costruzione delle politiche europee. Penso dunque sia importante focalizzare un po’ di più l’attenzione su questo tema. E Per questo ringrazio il Presidente Cardogna perché sta svolgendo il suo lavoro in questa direzione.
In merito al documento del Comitato delle Regioni volevo ricordare un tema che abbiamo trattato anche in Aula, un tema che si sente moltissimo nella nostra regione vista la sua vocazione turistica, di cui in questi giorni se ne sta occupando il Presidente Spacca insieme alla Presidente Bresso, ovvero quello della Bolkestein.
Un tema che ci tocca molto da vicino. Attraverso il Comitato delle Regioni - sono previsti incontri con il Commissario Barnier - credo si possa arrivare finalmente ad una soluzione positiva per il nostro Paese. Non è infatti vero che quello che arriva dall’Europa è un diktat al quale ci dobbiamo inchinare, perché facendo parte della Commissione europea, facendo parte dell’Europa unita, possiamo portare avanti le nostre istanze - come anche oggi è stato fatto con i poteri che abbiamo come Assemblea legislativa -, possiamo essere fautori positivi, promotori. Possiamo ovvero discutere ciò che arriva dall’Europa, e questo ci tengo a dirlo proprio per rimarcare che non c’è un ruolo di matrigna dell’Europa quando appunto certe direttive o certe normative vengono recepite.
Ecco, volevo soffermarmi solo su questo e ringraziare ancora il Presidente Cardogna.
PRESIDENTE. Non ci sono più iscritti a parlare. Passiamo alla votazione della proposta di risoluzione 57 a iniziativa della VI Commissione:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Visti:
la legge 4 febbraio 2005, n. 11, Norme generali sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari, che disciplina all'articolo 5 la partecipazione delle Assemblee legislative regionali e delle Province autonome alla formazione del diritto dell’Unione europea;
la legge regionale 2 ottobre 2006, n. 14, Disposizioni sulla partecipazione della Regione Marche al processo normativo comunitario e sulle procedure relative all'attuazione delle politiche comunitarie, che disciplina l'istituto della partecipazione della Regione Marche alla formazione del diritto dell'Unione europea;
l'art. 5 del trattato sull'Unione europea, in materia di principio di sussidiarietà;
la propria Risoluzione sul rafforzamento del ruolo delle Regioni e delle Province autonome in ordine alla partecipazione al processo di formazione degli atti normativi dell'Unione europea e alla applicazione del principio di sussidiarietà enunciato nel protocollo n. II allegato al Trattato di Lisbona, approvata l'8 giugno 2010;
Premesso:
che il principio di sussidiarietà, enunciato dall'art. 5 del Trattato sull'Unione europea, è lo strumento che garantisce il corretto esercizio delle competenze attribuite all'Unione e agli Stati membri, sottolineando il concorso delle Regioni alla realizzazione di un'Europa più consapevole ed unita;
che la partecipazione da parte delle Assemblee legislative regionali alla formazione del diritto dell'Unione europea costituisce un significativo esempio di applicazione in concreto del principio di sussidiarietà e di esercizio di governance multilivello;
Valutato:
in particolare, il ruolo e la responsabilità attribuiti alle Regioni nell'ambito della fase di predisposizione del diritto europeo che in quella successiva della suo recepimento e della sua concreta attuazione nei rispettivi ordinamenti, soprattutto con riguardo alle proposte di atto normativo europeo finalizzate alla attuazione degli obiettivi della Strategia Europa 2020;
Formula le seguenti osservazioni.
Il programma di lavoro della Commissione UE per il 2012, presentato a fine 2011, enuncia le preoccupazioni della Commissione europea rispetto agli scenari di grave crisi economica che stanno caratterizzando la vita dell'Unione e dei suoi Stati membri.
Per questo motivo, la Commissione europea insiste sulla necessità di rafforzare la convinzione che per uscire da questa grave crisi occorre rilanciare il metodo comunitario, basato sulla considerazione che le decisioni, per produrre i propri effetti e per conseguire gli obiettivi attesi devono essere condivise con il più basso livello di governo coinvolto, successivamente, nell'attuazione concreta di queste decisioni.
Accanto al rilancio di un metodo di governance europeo basato sull'applicazione del principio di sussidiarietà, l'Europa ha sentito la necessità di dotarsi di un meccanismo di sorveglianza macroeconomica ancora più efficace.
Seguendo un approccio strategico consueto per il metodo di lavoro della Commissione, anche il programma di lavoro per il 2012 si basa su proposte di atto normativo e non normativo inserite in una prospettiva di lungo termine, finalizzata al conseguimento degli obiettivi di spesa che, nell'ottica della Strategia di Europa 2020, concorrano a condividere in tutti i Paesi dell'UE una crescita sostenibile, elevati livelli di occupazione e una più ampia inclusione sociale.
Sulla base di queste premesse, l'Assemblea legislativa regionale considera prioritarie le proposte di atto normativo e non normativo contenute nell'allegato al programma di lavoro della Commissione europea per il 2012 riguardanti l'attuazione dei tre assi su cui poggia la strategia Europa 2020, vale a dire la “crescita intelligente” la “crescita verde” e la “crescita inclusiva”.
Più nel dettaglio, si rende opportuno seguire le iniziative della Commissione europea assunte in merito alla implementazione della nuova politica di coesione e di sviluppo rurale per il periodo 2014 – 2020, dando seguito alle attività poste in essere con la partecipazione alla procedura di “allerta precoce” in merito alle proposte dei nuovi regolamenti europei adottate dalla Commissione europea ad ottobre del 2011.
Appare inoltre utile seguire le proposte della Commissione UE finalizzate a costruire una economia più efficiente nell'impiego delle risorse e a basse emissioni di carbonio che, nelle intenzioni della Commissione stessa, dovrebbe diventare una parte integrante le più ampie politiche di sostegno alla crescita economica.
Scendendo nel merito delle materie che, in base alle indicazioni fornite dalla Commissione europea, sono oggetto di una iniziativa legislativa e non legislativa nel corso del 2012, si individuano le priorità settoriali di seguito indicate:
- agricoltura, con riguardo alla promozione e alla informazione per i prodotti agricoli, alla nuova PAC e alla nuova strategia di sviluppo rurale;
- concorrenza, con riguardo alle iniziative normative e non normative in ordine alla disciplina sugli aiuti di Stato;
- consumatori, con riguardo alle iniziative normative e non normative finalizzate alla definizione di una agenda del consumatore europeo;
- istruzione, cultura e gioventù, con riguardo all'iniziativa non legislativa finalizzata a riconsiderare le competenze fondamentali, la cultura dell'imprenditorialità e la cultura digitale, l'alfabetizzazione digitale e il multilinguismo, allo scopo di raggiungere gli obiettivi posti da Europa 2020;
- occupazione, affari sociali e inclusione, con riguardo 1) alla iniziativa non legislativa finalizzata alla creazione di un quadro complessivo degli strumenti per l'occupazione, basata sulle iniziative faro della strategia Europa 2020 concernenti una Agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro e Youth on the Move” - Gioventù in movimento”; 2) al Libro verde sulla ristrutturazione e l'adeguamento economico, il cui obiettivo è quello di individuare le buone prassi e le politiche nell'ambito dell'adeguamento ai cambiamenti economici che stanno interessando l'UE, al fine di favorire l'occupazione, la crescita e la competitività;
- ambiente, con riguardo 1) alla disciplina in materia di tutela delle risorse idriche europee 2) al riesame della direttiva VIA 3) settimo programma di azione per l'ambiente;
- turismo, con riguardo all'iniziativa della Commissione europea finalizzata alla introduzione di un marchio europeo nel settore del turismo, il cui scopo è quello di aumentare la competitività e la sostenibilità del turismo europeo, in relazione, in particolare, alla valutazione della qualità del servizi turistici;
- ricerca, con riguardo alle iniziative finalizzate alla creazione della spazio europeo della ricerca.”
La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Mozione n. 242
dei Consiglieri Bucciarelli, Eusebi, Giancarli
“Situazione dipendenti Provincia di Ancona”
Mozione n. 245
dei Consiglieri Zinni, Ciriaci, Bugaro, Massi, Carloni, Marinelli
“Articolo 23 del decreto legge n. 201/2011 convertito in legge 214/2011”
Interrogazione n. 619
dei Consiglieri Giancarli, Ricci, Bucciarelli, Malaspina, Eusebi, Sciapichetti, Cardogna, Traversini, Badiali, Comi, Latini, Pieroni, Camela, Ortenzi, Binci, Busilacchi, Perazzoli, Acacia Scarpetti
“Attuazione dell'articolo 23 del decreto legge n. 201/2011 convertito in L. 214/2011 in materia di province”
Interpellanza n. 29
del Consigliere Latini
“Problematiche legate alla soppressione delle Province”
(abbinate)
(Rinvio)
PRESIDENTE. Questo punto è rinviato per assenza dell’Assessore competente Canzian..
Mozione n. 348
del Consigliere Zaffini
“Impegno da parte dei consiglieri alla raccolta fondi in favore delle popolazioni colpite dal sisma”
Mozione n. 349
del Consigliere Zaffini
“Impegno da parte dei Consiglieri alla raccolta fondi in favore delle popolazioni colpite dal sisma”
Risoluzione n. 55
dei Consiglieri Ricci, Latini, Marangoni, Zaffini, Pieroni, Bucciarelli, Marinelli, D'Anna, Cardogna, Silvetti, Binci
“Impegno da parte dei Consiglieri alla raccolta fondi in favore delle popolazioni colpite dal sisma”
(mozioni n. 348 e n. 349 abbinate)
(Discussione e votazione risoluzione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 348 del Consigliere Zaffini, la mozione n. 349 del Consigliere Zaffini, abbinate, e la risoluzione n. 55 dei Consiglieri Ricci, Latini, Marangoni, Zaffini, Pieroni, Bucciarelli, Marinelli, D'Anna, Cardogna, Silvetti, Binci..
Ha la parola il Consigliere Zaffini.
Roberto ZAFFINI. Ho consegnato alla segreteria un emendamento alla risoluzione, inserisce dopo le parole “versare un contributo” le parole: “calcolato in proporzione alle proprie indennità percepite”. E’ per dare un po’ di giustizia. Io ho presentato infatti due mozioni distinte, una riguarda i consiglieri regionali, l’altra i dirigenti regionali che non hanno tutti le stesse indennità.
Secondo me è più popolare ed equilibrato considerare un contributo in proporzione al reddito.
Emendamento ris55/1 del Consigliere Zaffini:
Al primo punto dopo le parole “versare un contributo” inserire “calcolato in proporzione alle proprie indennità percepite”
PRESIDENTE. Però, Consigliere, il termine indennità in caso di consigliere è appropriato, invece nel caso di dipendente si tratta di stipendio. Comunque per convenzione possiamo lasciare indennità intendendo per questa l’ammontare dello stipendio percepito.
Roberto ZAFFINI. Esatto, Presidente, questo era il mio intendimento. Anche perché, come dicevo anche nella seduta precedente, si continuano a dare premi ai dirigenti quando questo è un momento in cui sarebbe meglio stare molto più accorti nella distribuzione di denaro. Per molti oggi poter avere un lavoro sarebbe già un grosso premio
PRESIDENTE. Se permette, Consigliere, in ogni caso io cambierei, come ci suggerisce anche il Consigliere Trenta, in “calcolato in proporzione agli emolumenti percepiti”. Non occorre presentare un altro emendamento, semmai modifichiamo questo in sede di coordinamento. Va bene, Consigliere Zaffini?
Roberto ZAFFINI. Va bene, Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto parola il Consigliere Marangoni, ne ha facoltà.
Enzo MARANGONI. Volevo un chiarimento, Presidente. Non ho capito se il Consigliere Zaffini intende ritirare le mozioni. (…)
PRESIDENTE. Le spiego io, Consigliere. Il Consigliere Zaffini ha presentato un emendamento alla risoluzione e questo vuol dire che accetta di ritirare le sue mozioni e di votare la risoluzione. E’ questo che intende, Consigliere Zaffini, no?
Roberto ZAFFINI. Sì, se viene votato l’emendamento.
PRESIDENTE. E’ evidente.
Enzo MARANGONI. Invece io sono dispiaciuto del ritiro delle mozioni da parte del collega Zaffini. Perché? Ad esempio, in quella dedicata ai Consiglieri regionali, la n. 348, nel dispositivo c’è scritto “impegna la Giunta regionale a proporre e a fare impegnare tutti i Consiglieri regionali a devolvere per un mese la quota mensile che versano al proprio partito per i terremotati dell’Emilia”. Ecco, io pensavo, anche se siamo lontani dal Natale, ci fosse un lancio di generosità maggiore! Ossia, io trasformerei per un anno, non per un mese, poi magari, non so, da parte tua, almeno a titolo volontaristico, potresti versare anche il mio! Io non verso più allora potresti versare tu! Mi auguro che tu accolga questo mio spirito di disponibilità! (…) Vuoi rispondere? Non lo so.
PRESIDENTE. No, Consigliere Marangoni, non è che Zaffini risponde o non risponde, l’unico che risponde qui sono io! Il Consigliere Zaffini ha già parlato, quindi andiamo avanti!
Ha la parola il Consigliere D’Anna.
Giancarlo D’ANNA. Sono sicuramente d’accordo con la risoluzione. Però vorrei far rilevare che nella scorsa legislatura, Presidente, avevamo anche quantificato un importo, a cui i Consiglieri potevano aderire o meno, finalizzato allora a un fondo specifico per l’Abruzzo. Quindi, ecco, direi che sarebbe più completo se inserissimo anche la cifra, magari utilizzando lo stesso sistema applicato nella passata legislatura, cioè se il Consigliere darà l’assenso la cifra verrà direttamente prelevata dal suo stipendio.
In questo modo qua nessuno dice quanto, francamente diventa un po’ difficile, non vorrei ci fosse una competizione su 5 euro in più o in meno. Visto che è una cosa seria, se siamo d’accordo, possiamo stabilire una cifra e poi i Consiglieri desiderano farlo potranno versarla in un fondo comune. (…)
PRESIDENTE. No, no, scusate, non creiamo confusione su questo! La cosa funziona così. Se viene approvata la risoluzione io nella giornata di domani chiamo il collega dell’Emilia Romagna, mi faccio dire quale è la priorità, se hanno un conto corrente, ecc., dopodiché a tutti i Consiglieri e a tutti i dirigenti trasmetto gli estremi per fare il versamento e chiedo che mi venga data notizia, come Presidente, del versamento fatto. Io non è che posso obbligare qualcuno, Consigliere D’Anna, non è che posso dire a lei di versare 100 o 300 che sia. Però, ecco, l’eventuale versamento sarà agli atti, è consultabile, si saprà quanto ognuno ha dato. Oltre a questo non ho altri strumenti. Non posso certo chiamare il funzionario della ragioneria e dire “sullo stipendio di D’Anna il prossimo mese ritiri 500 euro”.
Giancarlo D’ANNA. Però, Presidente, ripeto, c’è un precedente, quello della scorsa legislatura nel quale insieme avevamo stabilito...
PRESIDENTE. Non è che riesce sempre allo stesso modo, Consigliere. Allora, ripeto, noi dobbiamo perseguire due cose. La prima è fare in modo che i soldi raccolti vadano in un fondo controllabile, quindi…
Giancarlo D’ANNA. Su centomila altre cose si possono fare polemiche, su questa no, Presidente. Io ho voluto soltanto far notare che nella scorsa legislatura avevamo stabilito un certo modello, ecco, se poi adesso se ne vuole seguire un altro non importa, che altro posso dire.
PRESIDENTE. E’ lo stesso modello, Consigliere D’Anna, creda.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zinni, ne ha facoltà.
Giovanni ZINNI. Voglio comunicare che non parteciperò alla votazione in quanto non credo alla solidarietà fatta in forma mediatica. La solidarietà è una cosa seria, avviene attraverso la donazione volontaria, è basata su un principio anche di reciprocità.
Noi sicuramente dobbiamo dare qualcosa alle popolazioni colpite dell’Emilia, ma la reciprocità prevede per loro anche la possibilità di ricambiare. E che non sia una patetica elemosina di qualche centinaia di euro, rispetto al numero 45500, ossia quell’sms che ognuno può mandare al fondo nazionale di protezione civile, che vorrei ricordare che comunque, grazie appunto alla solidarietà seria degli italiani, ha già raccolto 1 milione di euro.
Tra l’altro oggi quelle popolazioni forse non necessitano di soldi per gli interventi immediati ma di sburocratizzazioni per la ricostruzione. Quindi se quest’Aula potesse semmai essere d’aiuto al Presidente della Regione Emilia Romagna e a tutte le popolazioni colpite, le chiedo, Presidente, di interloquire se può esserci eventualmente un impegno politico che possiamo mettere in campo per aiutare la sburocratizzazione.
Personalmente non ho alcun problema a dare un piccolo contributo. Però, ecco, siccome sarebbe ridicolo rispetto all’imponente mole della cosa, penso faremo più bella figura se lei, Presidente, attraverso la sua segreteria, telefona a ogni singolo Consigliere raccoglie i contributi e senza tanti patetici comunicati stampa li mandiamo direttamente sù.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.
Rosalba ORTENZI. Penso intanto sia utile ringraziare la nostra Protezione Civile che si sta prodigando come sempre - così ha fatto per le Marche e per l’Aquila - in maniera eccezionale anche per questo evento drammatico abbattutosi in Emilia Romagna.
Ricordo - il Consigliere Zinni non c’era, ma apprezzo quanto ha detto - che per il terremoto dell’Aquila la procedura mi sembra sia stata la stessa, seppure ci siamo ritrovati purtroppo solo in undici ad aderirvi.
Ritengo che la solidarietà non debba essere pelosa e che si debba fare in assoluto silenzio o comunque non esternarla in modo mediatico, sarebbe anche ridicolo. E’ una sensibilità personale che sono certa ognuno di noi ha, però, ecco, non lo sbandieriamo ovunque; poi, tra l’altro, con il Consigliere Zaffini ho, come dire, un contenzioso in atto, quindi sulla solidarietà con lui potrei ricominciare a fare il discorso dell’altra volta!
PRESIDENTE. No, no, per favore, Consigliera, non ricominciamo! Adesso poi richiede di parlare Zaffini e andiamo avanti così!
Rosalba ORTENZI. Però, mi permetta, Presidente, a volte anche noi è possibile parlare in altri termini…
PRESIDENTE. Ma come no! Ma come no! Consigliere Zaffini, prego.
Roberto ZAFFINI. Qui sembra che uno voglia farsi gli spot con le disgrazie degli altri, no, non è certo così, siamo veramente fuori tema.
In quest’Aula dopo l’evento sismico in Emilia Romagna non c’è stato in merito l’impegno di nessuno. In questo momento ogni ente si è mosso per far vedere la propria partecipazione, quindi pensavo che anche la Regione potesse fare altrettanto.
Tra l’altro ho presentato due distinte mozioni differenti tra loro. Da una parte ho voluto coinvolgere proprio la politica, voglio far vedere che la politica quando vuole può fare qualcosa. Dall’altra ho coinvolto invece i dirigenti che, lo voglio ribadire ancora una volta, prendono dei premi che sono veramente notevoli, sono pari ad almeno a due-tre stipendi di un operaio.
Ecco perchè ho voluto ribadire la disponibilità economica di chi in questo momento ritengo possa partecipare con un impegno solidaristico ad una problematica che coinvolge in modo drammatico le popolazioni dell’Emilia Romagna.
Qui non si fa nessuno spot, su questo voglio essere chiaro. Chi ha deve dare, punto. Poi, certo, non è che deve uscire un comunicato stampa con il nome di chi ha dato. Questo è ovvio, è scontato. Comunque una partecipazione di quest’Aula ci deve essere. Se non c’ero io che la stimolava voglio vedere in quanti di propria spontaneità avrebbero…insomma, ho solo voluto fare in modo che la Regione partecipasse, punto.
PRESIDENTE. Non ci sono altri iscritti a parlare. Pongo quindi in votazione l’emendamento n. ris55/1, così come modificato da coordinamento tecnico, a firma del Consigliere Zaffini:
Al primo punto dopo le parole “versare un contributo” inserire “calcolato in proporzione agli emolumenti percepiti”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
L’emendamento è passato per cui il Consigliere Zaffini ritira le due mozioni ed io pongo in votazione la proposta di risoluzione n. 55, così come emendata, dei Consiglieri Ricci, Latini, Marangoni, Zaffini, Pieroni, Bucciarelli, Marinelli, D'Anna, Cardogna, Silvetti, Binci:
"Oggetto: impegno da parte dei consiglieri alla raccolta fondi in favore delle popolazioni colpite dal sisma.
Considerata la grave situazione in cui versano le popolazioni dell'Emilia Romagna colpite dal terremoto;
Considerato altresì il grande sforzo richiesto alle istituzioni e alla società per far fronte alle diverse emergenze che sono oggi all'attenzione del Paese;
Invita:
- i Consiglieri, gli Assessori, i dirigenti regionali a versare un contributo, calcolato in proporzione agli emolumenti percepiti, da devolvere alle popolazioni dell’Emilia Romagna colpite dal terremoto;
- il Presidente dell'Assemblea Legislativa Regionale a voler concordare con la Presidenza del Consiglio regionale dell'Emilia Romagna le forme e le modalità ritenute più idonee per la devoluzione degli aiuti predetti;
- la Giunta regionale, attraverso la Protezione Civile, a proseguire il. proprio intervento di assistenza alle popolazioni colpite e a voler individuare ogni altro strumento per rafforzare il concorso regionale negli aiuti.”
La pongo in votazione, così come emendata.
(L’Assemblea legislativa approva)
Mozione n. 347
dei Consiglieri Foschi, Carloni
“Autorizzazione unica ex art. 12 d.lgs. 387/2003 impianto per la produzione di energia elettrica di potenza nominale 999 Kwel mediante l'utilizzo di biogas prodotto dalla digestione anaerobica di prodotti agricoli vegetali in Fano, loc. Strada di mezzo – Ditta: Prima Energia s.r.l.”
Mozione n. 340
dei Consiglieri Binci, Bucciarelli
“Definizione delle linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili diverse dal solare fotovoltaico e moratoria per gli impianti a biomasse”
Mozione n. 342
della Consigliera Foschi
“Definizione delle linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico”
Mozione n. 350
della Consigliera Romagnoli
“Centrale Biogas Montegiorgio”
(abbinate)
(Discussione e votazione risoluzione e mozioni n. 347 e n. 350)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione delle mozioni n. 347 dei Consiglieri Foschi, Carloni, n. 340 dei Consiglieri Binci, Bucciarelli, n. 343 della Consigliera Foschi, n. 350 della Consigliera Romagnoli, abbinate, concernenti il tema degli impianti per la produzione di energia elettrica mediante l’utilizzo di biogas. (…) Ho detto, Consigliere, che le abbiamo abbinate nella discussione, poi o c’è una risoluzione oppure ognuno si vota la mozione. La discussione, ripeto, è unica.
Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Sarò breve perché sicuramente i miei colleghi del Gruppo, ma anche altri Consiglieri, vorranno integrare il mio intervento, visto peraltro che abbiamo presentato una risoluzione che ha raccolto in maniera trasversale le firme dei Consiglieri di quest’Aula.
Devo dire che io affronto il tema delle energie rinnovabili nelle Marche sempre con preoccupazione.
La prima preoccupazione è che purtroppo dai dati vediamo un saldo negativo, o comunque non così importante in termini numerici, dei valori relativi agli impianti di energie rinnovabili.
Certo, in questa regione il fotovoltaico si sta realizzando, anzi, per alcuni aspetti se non avessimo fatto una leggina di mitigazione della produzione degli impianti stessi avremmo potuto assistere a impianti collocati in aree sbagliate. Abbiamo infatti prodotto delle linee guida sulle aree idonee. Stiamo però registrando un dato molto negativo sugli impianti eolici e non abbiamo realizzato quasi niente, se non niente del tutto, di impianti a biomasse o a biogas.
Insomma, nel momento in cui tutti, credo, abbiamo scelto la linea del pareggio energetico attraverso le fonti rinnovabili, in realtà, Assessore Donati, questo rimane un tema molto particolare per il quale c’è preoccupazione.
Se ricordiamo i dati del piano energetico regionale, questa regione dovrebbe produrre energia rinnovabile, per evitare di acquistarla, pari al 50%. E’ un dato molto alto che non riusciamo a realizzare e che forse nessun’altra regione riesce a realizzare.
Il dato di produzione di energia in questa regione è abbastanza basso. Decolla solo il fotovoltaico e fortunatamente, ripeto, abbiamo previsto aree idonee ove realizzarlo.
Allo stesso tempo c’è una preoccupazione opposta. Nel momento in cui andiamo a verificare i progetti presentati dai privati – quindi, c’è una parte di rinnovabile che aiuta la regione a raggiungere gli obiettivi rispetto all’energia, poi c’è il privato che tende a fare il suo business, il suo lavoro – ogni volta si registrano automaticamente due o tre questioni che ci costringono ad essere prudenti, ad aspettare, a rinviare, a chiedere alla Giunta di sospendere, e così via.
I temi sono sempre questi: scarsa comunicazione di ciò che si vuol fare, qualche volta scarsa trasparenza, e certamente un governo non adeguato dei processi di partecipazione. Per cui siamo orientati a sostenere il rinnovabile, vengono presentati i progetti, quei progetti si insabbiano per le giuste rivendicazioni – a volte giuste, a volte meno, però, ecco, prevalentemente giuste - dei cittadini che non hanno colto fino in fondo il perché di certe iniziative.
Dobbiamo allora risolvere questa cosa in via definitiva. Scegliamo la via delle fonti rinnovabili, dopodiché anche per l’eolico e per le biomasse – e la risoluzione indica questo percorso alla Giunta anche nella vicenda specifica di alcuni impianti indicati nelle stesse mozioni –, ovvero per quegli impianti diversi dal fotovoltaico, si producano linee guida specifiche ove individuare le aree idonee, delle linee guida, però, che siano vere e proprie aree cartografate in modo tale che le aree idonee vengano indicate in maniera precisa, nelle quali si dice sì agli impianti di energia rinnovabile, altrimenti si dice di no.
Questo è quello che dobbiamo fare. Ed ecco perché questa risoluzione, Assessore Donati, invita la Giunta ad aggiustare il tiro, a comunicare di più, a gestire meglio il rapporto con le popolazioni locali, a invertire il processo di informazione che è avvenuto finora.
È per questo che anche rispetto ai due impianti, ai tre i pianti o alle dieci domande arrivate agli uffici in questi ultimi giorni, si cerchi di capire meglio, invitando il Governo a produrre una legge che individui i siti idonei, e nel frattempo a produrre una sorte di blocco delle autorizzazioni in corso.
Insomma, le due questioni vanno risolte. Questo Paese, il mio partito, sceglie la via delle fonti rinnovabili per evitare di continuare a usare combustibili fossili o peggio ancora scenari più complicati. Ecco, se scegliamo quella strada dobbiamo dotarci di strumenti e mezzi attraverso i quali scegliere con precisione. Bisogna mettere i cittadini di fronte alla chiarezza dei progetti e che non vadano in contrasto con i loro diritti.
Se faremo questo penso daremo un grande contributo alla scelta del rinnovabile in questo Paese. Altrimenti saremo sempre costretti ad inseguire le preoccupazioni dei cittadini, e quindi commetteremmo un errore gravissimo, sì, perché a quel punto il rinnovabile non si produrrà.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.
Raffaele BUCCIARELLI. Quando parliamo di temi legati al governo del territorio anch’io, come il collega Ricci, ho una grande preoccupazione. E la prima preoccupazione, anzi, l’unica, è quella di far funzionare l’Assessorato. Sì, perché noi abbiamo un Assessorato che non funziona. E questa deve essere, secondo me, la prima preoccupazione di tutta l’Assemblea legislativa.
Perché dico questo? Abbiamo approvato le linee guida sul fotovoltaico, ma tutti noi, a distanza di poco tempo, siamo stati d’accordissimo nel dire che abbiamo chiuso la stalla quando i buoi erano scappati. Le nostre valli e i nostri crinali, infatti, sono devastati da impianti di pannelli fotovoltaici.
Quindi ora dobbiamo essere sinceri e leali. Questa risoluzione, che riassume un po’ le diverse mozioni, è sulla base di una spinta popolare di ben sette comitati, che coinvolgono migliaia di cittadini marchigiani, che ci dicono – lo dicono soprattutto al Governo ma anche alle forze politiche - di aprire gli occhi, qui sta avvenendo un fatto grave, si sta devastando il territorio perché…(applausi del pubblico). No, per cortesia, non serve…
PRESIDENTE. No, scusate, il regolamento prevede di astenersi da ogni segno di assenso o dissenso. E, guardate, lo dico per il solo rispetto delle regole, perchè capisco che un argomento così importante può spingere a qualche emotività. Vi prego però di farmi rispettare il regolamento, grazie. Prego, Consigliere Bucciarelli.
Raffaele BUCCIARELLI. Il territorio, dicevo, viene devastato perché l’Assessorato non funziona, gli uffici vengono lasciati soli, non hanno un indirizzo, non hanno una programmazione. E la programmazione non può che essere politica. Non si ha la volontà di attuare quello che l’Unione ci ha già detto. Ormai infatti non possiamo fare le linee guida perché appunto l’Unione europea ci ha posto degli obiettivi, ma il tempo è scaduto, siamo in ritardo, quindi l’Assessorato non ha funzionato.
Sicchè in assenza di una programmazione politica, di una visione generale di interessi generali, non può che prevalere la logica economicistica. Il Governo dà contributi per la produzione di energia alternativa. E non importa se siano agricoltori o meno, l’importante è che ci siano personaggi che hanno fondi da investire, perché così anche il territorio, anche le nostre campagne diventino strumento di arricchimento di chi appunto ha i soldi per investire, alla faccia di chi quel territorio l’ha custodito, l’ha curato, l’ha coltivato, di chi per secoli ci ha tratto il sostentamento per vivere.
Quindi, ripeto, è un’inefficienza del Governo regionale che è dovuta a una visione economicistica della realtà.
E il rischio qual è? Il rischio è un proliferare di iniziative, e su questo nessuno è d’accordo.
Io sul tema prima della mozione ho presentato anche un’interrogazione perché vorrei conoscere quante sono le iniziative realizzate, quante autorizzate, quante in itinere, dove vengono richieste e da chi. Perché senza un quadro generale la nostra regione rischia di diventare una sorta di territorio di conquista. E nel far west noi sappiamo, caro Assessore, che chi è più potente riesce ad affermare la propria ragione. E dico di più, non vorrei che chi è più potente riesca ad avere le autorizzazioni in tempi accelerati rispetto ad altri, così come ci hanno detto i comitati nelle audizioni, tutti abbiamo sentito dire questo.
Il governo del territorio, cari colleghi Consiglieri, caro Assessore, è una cosa seria, implica tante sfaccettature, non è solo un fatto di economia e un fatto, in alcuni casi, di speculazione finanziaria.
Quando parliamo del territorio parliamo di qualità della vita, parliamo della salute dei cittadini, parliamo di salvaguardia del paesaggio, quel nostro paesaggio di cui ci lodiamo essere bellissimo ed accogliente, tanto è vero che ne facciamo una bandiera nella promozione turistica della nostra regione.
Quando parliamo di paesaggio dobbiamo avere la coscienza di avere la visione sociale di questa nostra regione, non solo economica. Dobbiamo invertire quei parametri, di cui troppo spesso ne vediamo i risultati, che hanno determinato le condizioni di vita, le organizzazioni di nazioni. La crisi economica e finanziaria è sotto gli occhi di tutti. Ed è dovuta a quel tipo di divisione che si richiama al capitalismo, cari colleghi. Il capitalismo è questo, il capitalismo vuole arricchirsi sempre di più, non guarda in faccia né al paesaggio né alle falde freatiche né alla vita dei tanti agricoltori, ripeto, che hanno fatto bello il nostro paesaggio.
Ecco perché dobbiamo invertire. Ecco perché è importante – condivido pienamente il punto 4 della risoluzione – prevedere una legge che, fino all’approvazione dei criteri per il rilascio delle autorizzazioni, produca una moratoria rispetto a tutte le autorizzazioni che sono state richieste. Ed è indispensabile, Assessore, farlo in tempi rapidi (prima dell’estate penso sia possibile). Senza ledere i diritti legittimi di nessuno, ma tutelando la possibilità, che non è né scontata né data da nessuno né potrebbe essere così, di poter finalmente promuovere uno sviluppo sostenibile umanamente accettabile in questa nostra regione.
PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Bugaro.
Giacomo BUGARO. Oggi ci viene data l’occasione di approfondire un tema molto importante che attiene non solo alla qualità della vita ma anche alla competitività del sistema regione come pure del sistema Paese.
L’energia nel 2012 è uno dei settori che rileva maggiormente la competitività economica di una nazione. E’ diventata materia assolutamente strategica per la forza economica che un Paese può e deve esprimere.
Ma stiamo alle vicende del nostro territorio e della nostra regione.
Direi che è molto paradossale ascoltare, come nell’intervento di chi mi ha preceduto, alcune affermazioni quando nel piano energetico regionale, fatto dall’allora Assessore Amagliani, che nella diaspora di sinistra mi sembra fosse di Rifondazione Comunista, – è scritto a chiare lettere quello che si può e che non si può fare. E di tali scelte ci sono le motivazioni sì tecniche ma anche politiche.
Cosa voglio dire? Come ricordava prima il collega Ricci, è stato affidato alle energie rinnovabili il compito di supportare la produzione energetica di questa regione, e per energie rinnovabili si individuava il fotovoltaico, le biomasse e l’eolico.
Poi c’è stato detto che l’eolico sta brutto perché la skyline delle nostre colline e delle nostre montagne verrebbe deturpata da queste pale. E qualche tempo fa abbiamo votato in quest’Aula una legge che impone il via sopra i 200 kilowatt per gli impianti fotovoltaici a terra. Ed oggi siamo qui a parlare della necessità di porre un autentico freno alle centrali di biomasse. Inoltre io in questi anni nello sfogliare i giornali non ho fatto che leggere teorie sulla green economy. Poi una mattina ci siamo accorti – quasi la storia Cernobyl-Fukushima si ripetesse – che l’indicazione di tornare alla produzione nucleare è stata cassata in questo Paese. E poi è stato detto no alla cogenerazione, è stato detto no alle centrali turbogas, è stato detto no allo smaltimento dei rifiuti tramite inceneritore.
Allora, ecco, quando vogliamo che le nostre fabbriche vadano avanti, quando ci piace stare al fresco nelle nostre case e quindi accendiamo l’aria condizionata - tant’è che anche in quest’Aula oggi, Presidente, ne godiamo i benefici, oggi qui l’aria è molto più gradevole rispetto a quella della settimana scorsa, per banalizzare, chiaramente -, bèh, signori, come la produciamo tutta questa energia? A me certamente piacciono le verdi colline, la natura, le candide acque, però qualche scelta la dobbiamo fare, si impone alle classi dirigenti di smetterla di fare questa demagogia che ormai è devastante – devastante! - sia sul piano etico che sul piano economico, e far operare delle scelte.
Delle due l’una, o abbiamo scelto, anzi, avete scelto, la green economy quale elemento principale e asse portante della produzione energetica che comunque ci vuole in questo Paese se vogliamo rimanere un Paese industrializzato, mettiamocelo nella testa, oppure dateci voi la soluzione alternativa.
Entro nel merito ulteriormente. Io sono stato quello che ha presentato in quest’Aula nella scorsa legislatura, reiterata in questa legislatura, la mozione contro la centrale turbogas di Corinaldo. E in quella occasione ho detto che sono a favore delle centrali turbogas. Lo dico a beneficio di tutti, però, perché sì a Falconara e no a Corinaldo? Mi assumo la responsabilità di quello che dico. Perché a Corinaldo era in un sito, secondo il mio modesto punto di vista, sbagliato, vicino alla villa romana, in un comune già sede di discarica, in un comune che, tra l’altro, è fra i borghi più belli d’Europa. Invece a Falconara c’è una centrale di raffinazione che la sinistra ha autorizzato per i prossimi vent’anni minimo. Chiaro!
Allora io preferisco la produzione energetica al posto della raffinazione. Salvo poi, Presidente, la prossima settimana fare una seduta sull’Api perché l’Api minaccia di andare via e quindi i sindacati, che prima hanno contrastato la modifica e la conversione da raffinazione in produzione energetica, oggi si dogliono che l’Api decide di andare via e quindi ci sono migliaia di persone potenzialmente in mezzo alla strada. Ma di cosa vogliamo parlare! Di cosa, Presidente! Un mimino di serietà in questo Paese esiste?
Ho partecipato diverse volte alle riunioni dei vari comitati, ascolto e quindi mi faccio delle idee. Il problema non è la centrale a biomasse oppure la centrale a biogas o quello che sia, è la sua collocazione, cioè cercare di salvaguardare la vita dei cittadini. Perché la centrale a biomasse non è che crea una disfunzione, l’unico problema sono i camion che arrivano e scaricano le biomasse per la macerazione e il processo industriale che ne deriva. Tutto qui. Non mi sembra che ci sia una difficoltà enorme.
Poi ho sentito addirittura dire – e mi dispiace sentir dire certe cose da persone che hanno un rilievo istituzionale, Sindaci, Assessori, Presidenti di Provincia -: sai, qualcuno ci deve spiegare se togliamo del materiale dove poi va messo. Bèh, siamo nel 2012, ci penserà l’Arpam a dire dove verrà messo. Si adducono cioè delle motivazioni pur di spaventare ed aizzare la gente contro le scelte che voi stessi avete chiesto venissero fatte. Voi stessi! Quando uno imbocca una strada sbagliata, come dire, è come il cane che costantemente si morde la coda.
Il piano energetico regionale è palesemente viziato in radice, e siccome i risultati sono di un’evidenza totale, voi continuate a prendere in giro la gente, continuate ad avviluppavi su voi stessi senza dare una risposta effettiva al problema energetico, quando era invece più semplice fare scelte molto più razionali, molto più moderne, molto meno demagogiche. Anche perché, guardate, la green economy la paghiamo tutti noi di tasca nostra, il fotovoltaico arriva in bolletta a tutti, economicamente si regge solamente grazie agli incentivi, che fortunatamente stanno scendendo.
Allora, va benissimo il fotovoltaico sopra i capannoni, sopra le strutture pubbliche, e via dicendo, ma evidentemente non nei campi. Fortuna che abbiamo rallentato da questo punto di vista. Fortuna! Altrimenti rischiavamo di far diventare le verdi colline tanto declamate da Dustin Hoffman nelle grigie colline degli impianti solari. Questa è la verità! E questo lo dovete alle vostre scelte, con chi altri ve la volete prendere?! Siate seri nel rappresentare all’esterno le situazioni. Il piano energetico regionale, che mette al centro biomasse, fotovoltaico e eolico, l’avete voluto voi. Voi! Con tutti i risultati negativi che tutto questo sta portando.
Andate a vedere all’estero come fanno energia, è pulita, e sono paesi molto più ambientalisti e molto più evoluti di noi.
Soltanto che, bèh, questa è la nostra Italia, è un Paese in cui ognuno si alza e ha la ragione in tasca, io vedo un fiorire di professori universitari - che poi non sono professori universitari, bensì, come dire, si inventano l’occasione ad ogni comitato -, però poi vedo che la soluzione non arriva mai e il problema si incancrenisce. Allora dove vogliamo andare? Sempre più indietro!
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. Raramente dissento dal collega Bugaro, quindi, anche per dare un taglio non polemico alla discussione, voglio prendere la parte che mi vede concorde quando dice – e credo di interpretare, avendoli in questi giorni anche ascoltati, il parere e la motivazione dei comitati - che il problema non è ideologico, è la collocazione. Invece il Consigliere Bucciarelli ha cercato di spostare su digressioni che, insomma, non credo aiutino alla serenità del dibattito nè tanto meno possano condurre a una risoluzione votata all’unanimità.
Tutti, chi più chi meno, siamo d’accordo che le rinnovabili debbano essere il futuro della nostra nazione e in particolare, per scelta del piano energetico, della Regione Marche. Siamo però diffidenti sul fatto che possano risolvere il problema energetico marchigiano, se non con un incremento fortissimo, che lo stesso Consigliere Ricci auspicava, ma che sappiamo sarà difficile da raggiungere.
Il problema non è criminalizzare gli imprenditori, che bontà loro fanno il proprio mestiere, semmai il problema sorge quando è la politica che non fa il suo, perché certamente la programmazione, la pianificazione, l’individuazione di linee guida o di siti, la cosiddetta mappatura se vogliamo volgarizzare il discorso, deve farla la politica.
E la Regione su questo è in ritardo. C’è chi dice che ora sarà di esclusiva competenza nazionale, cosa che io sinceramente non auspico, perché se così fosse sarà un altro momento dirigista del Governo dei tecnici. A me questo non piace, ritengo che i territori e la Regione debbano essere coinvolti.
La Regione con la legge 3/2012 ha scelto una strada ben precisa, che sarà pure quella di uniformarsi alle direttive europee, che appunto venne posto come motivazione di quel voto - che, peraltro, vide fare da parte della minoranza una strenua opposizione, la Consigliera Foschi fece una serie di emendamenti, tutti oggi peraltro ripresi dal Ministero che impugna alla Corte Costituzionale su mille punti quella legge –, però di fatto fu una scelta che ha estromesso i territori, una scelta che ha eliminato la VIA, una scelta che ha posto solo limiti dimensionali, una scelta che ha istituito il cosiddetto sportello unico autorizzatorio regionale.
Per questo oggi ci troviamo a discutere in Aula di mozioni. Mozioni che magari, e lo dico anche come persona che ha una qualche esperienza legislativa regionale, sono anche improprie. Io ho presentato la mozione per la centrale a biogas di Montegiorgio, altri le hanno fatte per centrali che hanno una maggiore urgenza perchè in settimana vanno addirittura alla Conferenza dei servizi. Ecco, tutti infatti sappiamo che sono questioni di competenza degli uffici, tutti sappiamo che sarà il dirigente a firmare, tutti sappiamo che la Conferenza dei servizi non è, e non dovrebbe essere, politica. Quindi la nostra è una sorta di ingerenza a cui siamo costretti, perché quando la democrazia si comprime da qualche parte deve poi sfogare.
Allora io sinceramente la mia mozione non la ritiro, nonostante ci sia la proposta di risoluzione. La proposta di risoluzione è sicuramente omnicomprensiva e sicuramente getta l’occhio sulla normativa generale, l’abbiamo firmata tutti, però, ecco, prevede i suoi tempi, perché parla di proposte di legge, di modifiche, di moratoria, tutte cose cioè che dovranno tornare in Commissione. Le singole mozioni, invece, sono in scadenza. E come me penso che non le ritireranno neppure gli altri Consiglieri.
L’indirizzo politico, ripeto, potrebbe pure essere inconferente, visto che saranno i dirigenti, giustamente, per la santa Bassanini, a firmare, però se l’indirizzo politico oggi c’è e si dice no al parere positivo di, per le ragioni che in ogni mozione sono espresse, e no a quell’altra di, ecco, la moratoria alla fine ce la facciamo noi perché facciamo in modo che non si pregiudichino ulteriormente i territori e le situazioni.
Perché, diciamolo, ci sono tante autorizzazioni date in questi mesi, sulle quali temo purtroppo sia scesa la incontrovertibilità, perché per quanto si possa fare con ricorsi al Tar sarà difficile che possa essere quello modificato, però ci sono tanti procedimenti in corso, allora almeno quelli di cui oggi ne abbiamo fatto oggetto delle mozioni cerchiamo di bloccarli con una pronuncia politica. Una pronuncia politica che, ripeto, può essere anche un’invasione di campo sui tecnici, che saranno bravi, ma io temo che spesso sono lasciati allo sbaraglio perché appunto l’indirizzo politico e l’input della Regione non è intervenuto e così si trovano ad essere, come sempre, in prima linea, però i tecnici fanno il loro mestiere è purtroppo la politica che non ha fatto il suo.
Si ritiene ci siano richieste di centrali, come quella di Montegiorgio, su siti non idonei. Ecco, questo è il punto. Cioè, qui ci troviamo a tutelare delle vallate che devono essere foriere di turismo, che devono essere il nostro fiore all’occhiello - sicuramente il volantino che abbiamo visto questa mattina è provocatorio, ma richiamava l’ermo colle, Dustin Hoffman, richiamava tutto, un filone, guardate, che noi condividiamo, io non ho fatto polemica su questo, sono favorevolissima che le Marche propagandino e mettano al primo posto il paesaggio in ogni modo, che sia un modo americano oppure internazionale purché porti risultati al territorio, alla nostra risorsa primaria – allora, ecco, scegliamo, delle due l’una, perché altrimenti finiremo per riempire una vallata bella come appunto quella della media Valtenna. Una vallata per la quale altri progetti, speriamo, sono stati cancellati, mentre altri, come questo, sono invece in piedi. E dove il fotovoltaico è già intervenuto per una sorta di tandem strano; ma strano non troppo, perché poi, come dire, c’è la ragione della convenienza canonica dell’imprenditore, dove c’è un fotovoltaico quasi sempre ci sarà anche la centrale a biogas per un discorso di economizzare e cablare le strutture e tutto quello che può servire per uno e per un altro. Quindi, ecco, si crea un circuito perverso che non può, nel caso di specie, andare a colpire una valle bella, naturale, densamente antropizzata, che ha un sito archeologico, una villa antica, un anfiteatro romano. È una cosa impensabile.
Come impensabile ancor di più è che questo sia potuto avvenire, grazie a una legge che definire aberrante è poco, all’insaputa dei Sindaci, che come sapete sono il front office di tutta la situazione, e all’insaputa per buona parte della Provincia, con l’avocazione a sé di tutto il procedimento da parte della Regione.
I piani sono due. Uno è quello normativo - auspico che la proposta di risoluzione di questa mattina venga votata all’unanimità visto che porta le firme di tutti i Capigruppo e di singoli Consiglieri - su cui la regione dovrà per forza intervenire, che si chiami linee guida, che si chiami moratoria, va bene che ci si fermi, però intanto occorre fermare quelle che sono in corso; tra l’altro le linee guida possiamo intanto farle, cioè la legge 3 ci è stata interloquita in maniera grossolana, c’è mancato che c’avessero scritto “non avete più saputo far nulla”, il resto è evidente se si leggono i motivi dell’impugnazione, allora osiamo per qualcosa, come dire, di restrittivo anziché di ampliativo, le linee guida le possiamo comunque provare a varare, seppure poi vedremo che cosa deciderà il Governo.
Perché occorre soprattutto fermare quelle che sono in corso? Perché se si leggono le motivazioni che il Consiglio dei Ministri ha posto alla base del suo ricorso alla Corte Costituzionale, oltre a ricalcare per buona parte le osservazioni e gli emendamenti che come minoranza facemmo quando, lo voglio ricordare, votammo contro la legge 3/2012, soprattutto dicono delle cose che sono, a mio avviso, molto conferenti e molto pregnanti per quanto riguarda le centrali di cui ci occupiamo oggi.
Perché? In primis si fa la distinzione tra progetto da documentazione progettuale. Dice - e questa, ripeto, è l’interpretazione del Consiglio dei Ministri che si rifà alla normativa europea, e per questo ritiene che la nostra legge sia incostituzionale –: il richiedente, quindi l’impresa (che ovviamente fa i suoi interessi ma deve cercare di farli con trasparenza, soprattutto rendendo noto dal primo momento quello che vuol fare) non deve limitarsi a presentare il suo progetto, ma deve anche presentare fin ab origine la documentazione progettuale, ovvero l’insieme degli elaborati tecnici. Quindi deve dire tutto, perché ci sarà VIA, perché non ci sarà VIA, ecc..
E soprattutto la soglia che abbiamo posto, che senz’altro è competenza regionale porla, ovvero quella dei 999, del megawatt, dei kilowatt, delle piccole, delle grandi, cosicché ci sia la sottoposizione a VIA regionale o a VIA provinciale, non può essere solo dimensionale. Cioè, non può essere soltanto il limite del 999 kilowatt, quindi del megawatt. Ovvero si dice (e qui è ciò che io sostengo nella mozione per Montegiorgio, a quello che sostengono per Fano e così tutte le altre) che va calcolata (sicchè non è un numeretto sopra e sotto, la beffa dei 999 è infatti penosa, ma non credo ce lo dovesse dire il Consiglio dei Ministri o la Corte Costituzionale, lo capisce chiunque che non può essere un dato tout court), che va integrato con altri criteri, quali: il cumulo di altri progetti, il disturbo ambientale – quello provocato dai camion non è una cosa da niente -, la capacità di carico di quell’ambiente, ovvero se sono ambienti già saturi, la densità di popolazione, inoltre, soprattutto, la presenza di altre centrali.
Ecco, tutto questo fa sì che non bastano i 999, ma che ci sia automaticamente la presa in carico non solo della Regione ma anche della Provincia, con tutta quella maggior capillarità, trasparenza e partecipazione che ovviamente segue una procedura di VIA data non dalla Regione ma data, ecco, qui c’è un ulteriore terzo elemento che viene sottolineto come censura forte della nostra legge, mi dispiace dirlo, ma così è, ovvero quello sulla pubblicità. Cioè, il richiedente deve fare pubblicità al progetto, o meglio, a tutti gli elaborati progettuali che vuol realizzare, e deve dire subito tutto (a sue spese, pubblicando sul BUR, sulla Gazzetta, come pure sui giornali, online, ecc.), non deve dire faccio ics e ipsilon facendo sì che poi il cittadino debba costituirsi un comitato e andare dal politico più vicino per farsi spiegare. No. Deve dire il perché ci sarà la VIA, se non ci sarà la VIA, quali sono i dintorni, deve rendere subito noto e pubblicizzarlo; è dalla conoscenza che nasce la possibilità di comprensione, mentre dalla ignoranza, o meglio, dal fare le cose di nascosto, nascono le proteste, che poi proprio per questo sono quasi sempre motivate.
Dunque la conoscenza e la pubblicazione a carico del richiedente in maniera esaustiva, e non, ripeto, il righino in termini tecnici che non tutti abbiamo il diritto e dovere di conoscere perché naturalmente, per fortuna, non tutti siamo tecnici.
Nel concludere dico che, a mio avviso, visto il clima, vista la proposta di risoluzione, visto il principio di precauzione che ho evocato ma che tutti conoscete, che è necessario in un momento come questo in cui ci si trova in una giungla, in un punto di non ritorno (è infatti vero che col fotovoltaico avete fatto tardi determinate scelte e qui potremmo rischiare la stessa cosa), che peraltro è il principio che ispira anche la proposta di risoluzione e che ispirerà sicuramente tutte le successive, spero, scelte normative, compresa la richiesta di moratoria, credo sia gioco forza oggi nel frattempo approvare tutte le mozioni per far sì che le centrali a biogas in corso non vedano intanto la luce.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.
Dino LATINI. Gli interventi che mi hanno preceduto a mio avviso sono tutti profondamente interessanti dal punto di vista della posizione e della ragionevolezza che hanno espresso, compresi quelli che non sono d’accordo sulle mozioni e sulla risoluzione.
A quello che ha detto la Consigliera Romagnoli voglio intanto aggiungere che i limiti della legge europea e di quella nazionale ci portano su un sentiero in cui ciò che oggi andremo a definire, se saranno votate sia le mozioni che la risoluzione, è fortemente contrastato dalla normativa. Si scontra tra quello che è un impegno politico e un indirizzo politico-amministrativo rispetto invece alla rigidità delle norme che sono appunto tutte a favore della realizzazione degli impianti di energia rinnovabile, degli impianti a biomasse.
Infatti, come sapete, chi si è scontrato anche giudizialmente con le proposte di biomasse ha avuto finora partita persa. E l’ufficio regionale competente di qualsiasi Regione ben poco può fare se non seguire una procedura che è fortemente chiara e precisa nel favorire, in senso positivo, la realizzazione di impianti a biomasse o altri tipi di impianti. Ciò proprio per la realizzazione di quell’impegno europeo del 20/20/20 che rappresenta un traguardo a cui dovremo giungere, proporzionalmente, agli impegni, compresa questa Regione, che si sono posti.
Quindi giochiamo veramente con grandi difficoltà. Giochiamo sapendo benissimo che le cose che sottoscriveremo sono impegni più di natura politica che di ordine giuridico amministrativo. Sarà davvero difficoltoso imporre una moratoria su una situazione esistente come quella attuale dal punto di vista normativo e sarà altrettanto difficoltoso avviare un percorso sulle linee guida che possa ricollocare tutta la tematica in modo diverso.
Se pensiamo che gli impianti possono essere realizzati “in barba” alle situazioni dei vincoli dei PRG dei PPAR ed altro, questo ci dice quanto siamo lontani dalla volontà che ci è comune rispetto all’applicazione concreta.
Però qui entra in gioco un fattore predominante dal punto di vista politico, ovvero persuadere coloro che sono interessati alla realizzazione di questi impianti affinché sospendano i loro progetti o le autorizzazioni che hanno ricevuto r che attendano disposizioni, indicazioni ben precise dalla Regione che possano portarli in una logica di contemperamento Altrimenti rischieremo, come giustamente diceva il Consigliere Bucciarelli, di avere sudditanza di fronte a un percorso che è soltanto privatistico.
Io non sono affatto contrario alle energie rinnovabili, come credo tutti voi, propendo proprio per un inserimento costante di realizzazioni di energie rinnovabili in ogni possibile attività di natura economica, compreso anche lo sfruttamento dei terreni agricoli, ma questo deve essere fatto secondo logiche che hanno un indirizzo concreto.
Noi oggi ci troviamo a correre dietro a tutte queste proposte perché vi sono speculazioni di natura finanziaria che portano dei soggetti a presentare sempre di più impianti a biomassa in quanto c’è la scadenza del 31 dicembre che incombe. E questa data è legata a un contributo, non alla valorizzazione di un’attività agricola della zona interessata, quella che dovrebbe essere la fonte di approvvigionamento dell’impianto di biomassa. E il soggetto proponente non è per niente inserito nella realtà locale. Sempre di più sono società che nascono un minuto prima che si presenta il progetto. All’interno ci sono tecnici che non sono dell’area interessata o comunque tecnici interessati alla realizzazione dei progetti che diventano così anche parte integrante dello sfruttamento. Società, inoltre, che nulla hanno di agricolo, o di agrario, o di imprenditoria agricola, che possa in qualche modo far coniugare lo sfruttamento dei terreni agricoli con la realizzazione di energie, sia quelle di natura elettrica sia quelle riguardanti l’acqua calda.
Quindi il problema che dobbiamo porre agli uffici della Regione, a noi stessi, è che vanno bene i vincoli di legge, vanno bene i vincoli strettissimi che ci sono, ma certamente dentro questi c’è una valutazione discrezionale che non dobbiamo lasciare soltanto al soggetto proponente. E nell’ambito di costituzione di una società sono gli stessi soci del soggetto che popone l’impianto, le modalità di attuazione, la durata della società, le modalità di finanziamento e quant’altro. Insomma, che possa essere uno screening flessibile e sempre controllabile dall’ente pubblico, in grado di porre il soggetto proponente nella condizione di essere controllato sin dall’inizio.
Vorrei ora chiarire un altro aspetto fondamentale. E’ valido il discorso della VIA 999 kilowattora, ma è altrettanto valido che in un terreno di qualsiasi specie della nostra regione, che ha certamente sul territorio angoli solitari, angoli in cui nel giro di qualche chilometro le case che si incontrano sono veramente poche, occorre porre il discorso del limite del kilowattore non più a 999, perché nell’ambito di queste aree, che certamente costituiscono la fonte inesauribile del nostro territorio, un conto è impiantare un impianto di 300 kilowattora e un conto è portarlo a 1 megawatt. E ciò anche in termini di impatto realizzativo e di possibilità dello smantellamento. Una cosa che nessuno tiene in considerazione, ma che invece costituisce veramente un’alea molto forte sulla possibilità che dopo vent’anni, o forse anche meno, cioè una volta che termineranno i contributi, quell’impianto diventi una cattedrale nel deserto. Ecco, anche su questo aspetto, senza superare i limiti di legge, la Regione può intervenire per porre vincoli ben più chiari.
Vado agli ultimi due aspetti che per me costituiscono una giusta linea di contemperamento dei diritti delle parti che sono in gioco.
Da un lato c’è l’eco-indennizzo. Ad oggi non ho visto alcuna disposizione di prescrizione, sia del Comune, sia della Provincia, sia della Regione, che dica veramente che cos’è l’eco-indennizzo, a chi serve, in che modo la popolazione interessata può ricevere tale indennizzo. Mi riferisco soprattutto alla dispersione dell’acqua calda, che non viene mai utilizzata dalla comunità circostante per l’alto costo del percorso, che dovrebbe essere come disposizione aggiuntiva posta a carico del soggetto proponente, il cui indennizzo a favore della collettività costituisce appunto un giusto riequilibrio.
Dall’altro i controlli. Avere un’autorità, oltre l’Arpam, che controlli gli impianti è un atto doveroso. E all’interno di questa autorità deve esserci la presenza delle persone interessate, della comunità locale, i controlli devono essere costanti, continui. Una volta realizzato l’impianto, infatti, è la gestione quella che costituisce il pericolo maggiore, perché il soggetto proponente a quel punto si chiude a riccio, come già successo, si pone nell’ottica di non dover rispondere più a nessuno.
Allora accanto al discorso della tassa per il passaggio di autocarri, di mezzi agricoli, insomma, di tutti quei mezzi che vanno e vengono per l’impianto interessato, bisogna mettere in conto anche l’indennizzo complessivo a favore della collettività. Una cosa non solo legittima, ma a mio avviso anche dovuta. Come pure il controllo deve essere il più alto, il più grande e il più continuo possibile. Tutte prescrizioni che si possono inserire senza violare le norme, senza violare l’indicazione europea e nazionale sulla tematica in argomento.
Infine vorrei segnalare che questa situazione, che si aggrava sempre di più perché le richieste aumentano di giorno in giorno, rischia di compromettere anche il sistema complessivo positivo dello sfruttamento delle energie rinnovabili.
La capacità di poter produrre energia non utilizzando più i fossili e le altre tradizionali forme di approvvigionamento dovrebbe essere e sarà un vanto della nostra comunità, ma va fatto nei limiti di una prescrizione che nasce prima di tutti, non dico dalla morale, ma dalla convinzione di una comunità che al proprio interno trova una giusta linea di contatto e di armonia, e poi si integra con le leggi che ci sono.
Ed è per questo che la risoluzione presentata da una parte costituisce, se è vero, una sorta di “violazione” delle norme esistenti, dall’altra può essere un monito, come pure un’indicazione positiva affinché le prescrizioni di cui ho detto possano essere rappresentate e valutate al momento delle varie Conferenze dei servizi, e anche dei provvedimenti che sono stati già rilasciati e non messi in atto. A tal proposito presenterò insieme al collega Pieroni un emendamento specifico in cui la moratoria sia anche per i provvedimenti rilasciati la cui realizzazione ancora non è partita.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. A mio avviso in questo momento dovremmo concentrarci sulla questione specifica. Qualcuno è intervenuto parlando del mondo intero, del piano energetico, quando invece qui stiamo parlando di problemi specifici legati alla produzione di energie rinnovabili da biomasse e da biogas
Ecco, secondo me per le biomasse e il biogas siamo nello stesso punto in cui eravamo per il fotovoltaico a terra prima delle linee guida. Per il conto energia e per i contributi che venivano dati dallo Stato economicamente era conveniente realizzare fotovoltaico a terra, invece attualmente economicamente – dunque in qualche modo è solo una soluzione finanziaria - è conveniente realizzare impianti a biomasse. Tant’è vero che per la maggior parte non sono imprese agricole, sono imprenditori che hanno capacità economiche e che fanno un investimento se vuoi anche slegato dalla produzione agricola, perché, appunto, è economicamente vantaggioso. Un impianto a biomasse costa 3-4 milioni di euro, 1 megawatt di energia elettrica venduta garantisce 2 milioni di euro di energia elettrica all’anno, tolti i costi, ci sono all’incirca 7-800 mila euro di netto, quindi l’ammortamento dell’impianto può essere fatto in tre-quattro anni. Il calcolo è tutto qui.
Pertanto bisogna entrare nel merito. Non c’è una regolamentazione, è economicamente vantaggioso, con questo però non è che possiamo riempire le nostre campagne, il nostro territorio, di impianti, che, oltretutto, non sono neppure legati alla produzione agricola. Ci sono progetti che addirittura utilizzano il 100% di prodotti agricoli dedicati, perché sono 3-4-500 ettari per 1 megawatt di coltivazioni dedicate, quindi terreni irrigui per produrre mais da fermentare e produrre gas. Non è accettabile, eticamente ma anche politicamente è sbagliato rispetto al futuro della nostra agricoltura di qualità.
Poi c’è la questione energetica in sé. Queste centrali a biomasse non sono efficienti dal punto di vista energetico. Avrebbero un senso da un punto di vista energetico se utilizzassero anche tutto il calore. Esse hanno una produzione di energia elettrica del 42% rispetto al materiale utilizzato l’altro 50-55% di calore viene disperso, oltretutto immettendo polveri nell’ambiente e così via. Contraddicendo così alle regole minime sull’efficienza energetica ovvero che va utilizzato anche quel tipo di calore.
Inoltre ci sono una serie di problematiche legate al fatto che la Regione non ha determinato le linee guida. E le linee guida non solo permettono l’individuazione delle aree che vanno tutelate da impianti di questo tipo per la loro particolare vocazione ecc., come abbiamo fatto per il fotovoltaico, ma determinano anche un percorso amministrativo.
In questo momento, come evidenziato stamattina anche dai comitati, non è garantita rispetto al procedimento in atto neanche la partecipazione e la trasparenza da parte delle comunità locali, dei comitati e dei cittadini. Ci sono convocazioni di servizio nell’arco di pochi giorni, non c’è la possibilità di accesso al procedimento e ai dati. Insomma, non si può partecipare in maniera consapevole al procedimento, sicchè non vengono garantiti i diritti di trasparenza e di partecipazione dei cittadini e dei Comuni, che, ricordo, hanno anche la competenza riguardo la salute dei cittadini.
Dunque per le centrali a biomasse e a bio gas è necessario al più presto determinare il procedimento amministrativo e le linee guida di utilizzo sia rispetto alle aree dedicate sia rispetto alla questione dell’utilizzo dell’energia termica; su questo tema giovedì prossimo è già convocata la IV Commissione. Inoltre vanno affrontate anche altre questioni, ad esempio quella della vicinanza ai centri abitati, ed altre ancora.
Va fatta inoltre una riflessione rispetto a quanto suolo agricolo del territorio regionale possiamo dedicare a produzioni agro-energetiche. Non è che se il mercato lo rende conveniente facciamo fare investimenti per questo tipo di energie da tutto il mondo. Sì, perché essendoci un mercato globale a quel punto potrebbero venire anche investitori statunitensi, come è successo per il fotovoltaico, e dire “bene, investiamo sulle centrali a biomasse, ci mettiamo 4 milioni, ne prendiamo 12 nell’arco di quindici anni, è un investimento conveniente”.
Dunque dobbiamo fare tutta una serie di riflessioni, legando il discorso delle biomasse e del biogas anche alle aziende agricole, alle prospettive di sviluppo delle aziende agricole (l’utilizzo del calore, ad esempio, può sviluppare la florovivaistica).
Riguardo il dimensionamento di questi impianti, io stesso mi ero battuto affinchè rimanesse lo screening di VIA che permetteva un’analisi di tutti gli effetti di questi impianti; rimanendo al di sotto del limite dei 250 questo permetteva di avere impianti più piccoli, abbiamo visto infatti che tutti si posizionano sul limite massimo per non dover sottostare alle procedure di VIA.
Nella risoluzione tutti questi aspetti importanti sono indicati. E’ indicata la necessità di mettere velocemente criteri che tutelino il territorio, valorizzino le imprese agricole ponendole al centro di questa riflessione, tutelino i cittadini che si trovano in prossimità di questi impianti. Inoltre che ci sia un procedimento trasparente che garantisca la partecipazione dei cittadini e delle comunità, con tempi peraltro anche ragionevoli, non può essere che in dieci giorni si chiude una conferenza dei servizi senza avere la possibilità di leggere, di intervenire ecc.. Infine che occorre prevedere un rallentamento di tutto ciò che è in itinere, al fine di favorire la partecipazione e la conoscenza massima di tutti i progetti. Sicchè anche una moratoria nell’attesa che si definiscano delle linee che permettano lo sviluppo di energie rinnovabili che siano per il futuro e non contro il futuro.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.
Giovanni ZINNI. Aggiungerò pochissime riflessioni a un dibattito che ritengo sia abbastanza delineato e molto chiaro.
Innanzitutto mi sento di dire che l’Assemblea legislativa regionale ha sempre meno funzioni decisorie e applicative, una di queste è quella di poter indirizzare la Giunta e adottare atti che poi programmano determinate materie.
Sicuramente il tema illustrato in questa risoluzione è molto chiaro e netto, è giusto e necessario. Quello di fare delle linee guida per disciplinare l’applicazione delle energie rinnovabili è un atto, ripeto, assolutamente necessario.
Innanzitutto va detto che per come è stato affrontato in Italia in questi anni, probabilmente le energie rinnovabili stanno dando delle aspettative molto basse rispetto a quello che era il suo potenziale. La capacità di assolvere al compito di produrre energia per tutta l’Italia in termini percentuali è assolutamente scarsa.
Detto questo non possiamo non prendere atto che una miriade di imprenditori hanno iniziato ad investire da anni sulle energie rinnovabili, siano essi agricoltori pentiti per sfortuna, siano essi imprenditori tecnologici o pionieri di questa materia. Sta di fatto che molti imprenditori da anni hanno messo in campo dei progetti. Ed è assolutamente indubbio che la colpa di dove si fanno questi progetti non è tanto dell'imprenditore, che cerca, si sa, di far ciò che è meglio per il suo progetto e per la sua azienda, quanto dei deficit normativi che ci sono stati in questi anni. Deficit normativi che con l’ultimo governo Berlusconi sono stati superati perché una normativa è scesa in campo in maniera chiara e che ha appunto delle linee guida.
Oggi fare i piani nel territorio è l'unico modo per poter cercare di creare armonia fra le esigenze delle comunità del territorio, di non ritrovarsi progetti invasivi della propria vita quotidiana. Ma anche armonia, appunto, con quegli imprenditori che necessitano di programmare. Vi ricorderete tutti ciò che accadde per i fondi del fotovoltaico, a un certo punto il Ministro dell'epoca disse “non c'è più benzina”, vi ricordate il danno prodotto a quegli imprenditori che avevano già degli accordi con le banche, hanno perso soldi, opportunità di lavoro e quant’altro.
I piani servono per stabilire concretamente le linee guida. E le linee guida sono l'unico strumento necessario della politica per impedire che un cittadino si ritrovi un inquinamento energetico per troppi siti intorno alla sua abitazione. Ma allo stesso tempo armonia per gli imprenditori, perché comprendendo prima dove possono intervenire riusciranno a programmare la loro attività con raziocinio. Infine, diciamoci la verità, serve anche alla politica per far dire una volta per tutte che prende decisioni e si assume responsabilità invece di rimbalzare sempre la palla a un altro ente.
Pensate ad esempio che in provincia di Ancona oggi assistiamo ad una situazione ove c’è l’ente Provincia che è paralizzato, addirittura parrebbe che alcuni dirigenti non avranno il rinnovo del contratto, senza sapere a quel punto neanche chi dovrà firmare un parere su un determinato atto inerente questa materia. E allo stesso tempo sappiamo – e qui è la nota dolente politica – che in passato questa Giunta regionale, questa maggioranza di centro-sinistra ha ideologizzato molto questa questione, come ha detto il collega Bugaro. E ovviamente questo processo di ideologizzazione ha portato il piano energetico ad essere qualcosa di assolutamente ambiguo e anche paradossale, perché ci sono magari interventi che pendono verso la capacità di poter fare qualcosa con altri limiti talmente rigidi che su tante materie ci porteranno a non risolvere granché, come sui rifiuti, ecc.
Ho quindi sottoscritto questa proposta di risoluzione perché è il minimo sindacale per far dire che questa Assemblea legislativa regionale sia un organismo decoroso e decente. Il minimo! Pretendere dalla Giunta una velocizzazione dell'iter nell'approntare il piano delle guide locali è veramente il minimo che potevamo fare.
C'è semmai da vergognarsi che passano i mesi e non viene fatto nulla. E questo senso di vergogna io lo provo anche nei confronti degli imprenditori che hanno creduto nel rinnovabile con spirito europeo e che di fatto hanno paura di muoversi. Può anche esserci qualcuno che magari fa il furbo, sa che c'è un deficit normativo amministrativo quindi fregandosene dell'incolumità pubblica va a far danni, ma tranne questa minoranza, a livello imprenditoriale c'è tanta gente seria che ha creduto nelle rinnovabili che però sta solo trovando problemi di burocrazia e di incertezze normative per poter portare avanti la propria azienda, visto quel cinismo del sistema bancario italiano che oggi ha difficoltà nel concedere liquidità di prestiti per chi deve avviare delle imprese
Questo è lo scenario e la cornice, se quindi non ci vogliamo vergognare ritengo che questo piano debba avvenire. E’ inutile fare la discussione nel merito oggi perché parleremmo del nulla. E’ bene che i cittadini sappiano che oggi non stiamo approvando il piano delle linee guida bensì una mozione con la quale in ginocchio chiediamo a una Giunta un po' sorda dei lavori dell’Assemblea di tirarci fuori da questo imbarazzo che abbiamo nei confronti dei cittadini ovvero quello di non essere in grado mai di dire quando ci saranno le linee guida.
Ecco allora che oggi questa Assemblea legislativa chiede alla Giunta di governare, di non far finta di farlo su argomenti anche scomodi, come appunto quello delle biomasse, come quello delle energie rinnovabili. Tutti argomenti, questi, che necessitano di discipline chiare e nette in maniera tale che nessuno possa fare il furbo pendendo dalla propria parte. Nessuno può impedire lo sviluppo e di non farci proiettare nel terzo millennio. Nessuno può fare il furbo con progetti che ledono la vita quotidiana dei cittadini in un territorio. Ma soprattutto nessuno può fare il furbo qui dentro sperando di rimbalzare la palla a qualche altro ente, siamo noi che dobbiamo dire chiaramente dove si possono fare o non fare le biomasse.
Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pieroni.
Moreno PIERONI. Sarò breve, anche perché su questo tema le sensibilità, ognuna legittima e rispettabile, si sono viste dagli interventi fatti dai Consiglieri che mi hanno preceduto.
Un argomento di così grande rilevanza non riguarda soltanto l’individuazione dei siti, ma nel complesso anche tutto l'aspetto della regione Marche. Allora credo sia giusto che in questo momento la politica regionale si appropri di quel “deficit" regionale.
La legge quadro nazionale c’è, questo è vero, ma è altrettanto vero che questa legge permette, naturalmente nel rispetto delle normative di VIA, ecc., il proliferare di troppi siti legati alle biomasse e ai biogas anche in zone che non si possono individuare o che noi le riteniamo, giustamente, non individuabili.
Ricorderete, colleghi Consiglieri, anche per il fotovoltaico quanto è stato difficile trovare la soluzione, il proliferare del fotovoltaico era diventato così ingestibile anche per chi aveva la sensibilità legata al fotovoltaico stesso.
Spero che oggi questo confronto, questo dibattito così ampio, legato ad una serie di mozioni e ad una risoluzione condivisa che è poi la sintesi di tutte le sensibilità presentate, possa dare l’input alla Giunta regionale affinché una volta per tutte affronti con chiarezza e porti in Aula le linee guida per la regione Marche. Cosicchè potremo togliere anche tutte le preoccupazioni che hanno i comitati – comitati spontanei, magari trasversali, legati soltanto alle preoccupazioni dei propri territori, delle proprie zone – ,che potranno così vedere un percorso condiviso dato dalla politica regionale, quindi dalla Giunta regionale e da questa Assemblea, verso le linee guida della regione Marche.
Come Gruppo Socialista condividiamo la risoluzione perché in questo momento dà comunque una risposta, anche se temporanea, ed è anche un invito alla Giunta regionale e all'Assessore competente ad accelerare l'iter della definizione di queste linee guida. Altrimenti su argomenti così importanti, ove legittimamente ci sono sensibilità diverse, potremo rischiare di vedere l’Aula divisa.
L'invito che faccio all’Assessore competente e alla Giunta tutta è di portare in tempi brevissimi, dopo l'approvazione di questa risoluzione, una proposta di atto amministrativo, o meglio ancora una legge, che possa dare delle risposte. E funzionalmente a questo anticipo all’Aula che per quanto riguarda il mio Gruppo presenteremo una proposta di legge – diciamo pure provocatoria, ma ci sentiamo comunque di farla – che sia la moratoria di questi siti fino a quando non ci sarà in maniera definitiva e chiara la presentazione di un atto amministrativo da parte dell'Assessore competente e della Giunta.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Foschi.
Elisabetta FOSCHI. Vorrei partire dalla constatazione, come qualcuno ha detto ma secondo me è bene sottolinearlo, che siamo qui a intervenire quando i buoi sono scappati e sono scappati non per colpa di qualcun altro bensì per omissione della Regione.
Dire oggi che ci sono un sacco di domande di autorizzazione per l'installazione di impianti di energie alternative e che di fronte a questo dobbiamo porre un argine, scusatemi, è indice del fallimento della politica di programmazione energetica regionale
Come si fa a dire che ci sono una serie di domande presentate, legittimamente, lo voglio sottolineare, quando è per la carenza di programmazione della Regione. Legittimamente! Perché va detto, ahimè, è legittima la richiesta fatta dai privati, come, e lo sottolineo, è legittima la richiesta dei comitati; e fortuna che c'è la protesta dei comitati, che qualcuno vorrebbe silenziare in tutte le maniere, ma che invece rimane, e che spesso si presenta come l'unica forma per conoscere che cosa accade sui territori, vedi ad esempio quanto si è deciso di fare della legge 3 non accogliendo gran parte degli emendamenti e esautorando tutte le autonomie locali dei poteri che potevano avere.
Quindi diciamolo chiaramente, diciamo che la Regione ha omesso di fare una programmazione che consentisse tempo fa di dire ai privati: guardate, se volete fare gli impianti si possono fare in queste zone e non in altre. Ed oggi siamo nella situazione che abbiamo le domande proposte e la Regione che dice: ma, adesso come faccio? Provo a dire che laddove è stato richiesto legittimamente di fare l’impianto dico, no, lì non si può fare, l’area non è idonea.
Allora io la risoluzione l’ho sottoscritta, ma visto che su di essa nutro comunque diversi dubbi, vorrei prima avere su questo un parere della Giunta. Perché la risoluzione impegna la Giunta a fare le linee guida, a esprimere…(…) Sì, voglio sapere il parere della Giunta! Cosa si intende per linee guida, a definire adesso le aree non idonee? Ma allora nei confronti di quelli che hanno già presentato la domanda? Io vedo addirittura l’emendamento del collega Latini che dice…(…) Sì, sì, è di indirizzo politico, però è addirittura sui provvedimenti rilasciati. Quindi, ecco, vorrei capire cosa ne pensa la Giunta di questo.
Io mi sento presa in giro come Consigliere dall'atteggiamento dell’Assessore alla salute, che dichiara che non esistono provvedimenti e atti che in realtà invece esistono. Allora non voglio essere io a prendere in giro i cittadini dicendo che abbiamo fatto una norma che consente una moratoria per gli impianti la cui richiesta di autorizzazione è in corso, sapendo che in realtà non si può bloccare niente.
Quindi voglio si sia chiari, prima dell'approvazione della risoluzione voglio che la Giunta si esprima in merito. Voglio sapere se la Giunta intende procedere in tempi rapidi – prima il Consigliere Bucciarelli diceva addirittura prima dell’estate – all’approvazione di queste aree non idonee. E vorrei anche chiedere chi in quel caso pagherà i danni per la richiesta dei risarcimenti che qualcuno evidentemente farà.
Voglio capire se la Giunta intende davvero oppure se questa nostra risoluzione di indirizzo politico, come tante, rimane lì, nel frattempo passano le settimane, e passano anche i mesi, figuriamoci, c’è anche l’estate di mezzo, e arriviamo alla fine dell'anno.
Non nascondiamoci il fatto che se le richieste di autorizzazioni in questo periodo sono tante è perché i contributi vengono riconosciuti a quegli impianti che saranno allacciati entro il 31 dicembre, mi pare quindi chiaro che ci sia un soprannumero di richieste di autorizzazione a costruire.
Se oggi noi diamo mandato alla Giunta di fare una legge, che poi viene in Commissione, e intanto passano i mesi, sappiamo come funzionano queste cose, tutte le domande che sono state presentate e che verranno presentate non verranno interessate dalla legge che appunto noi oggi chiediamo alla Giunta di fare. E praticamente cosa avremo fatto? Un buco nell’acqua!
Allora io, ripeto, non voglio prendere in giro i cittadini, voglio capire che intenzioni ha la Giunta, che cosa intende fare la Giunta sulla famosa moratoria. Perché l’indirizzo che intende dare l’Assemblea è quello di sospendere l’autorizzazione anche nelle Conferenze dei servizi già programmate. Ecco, se la Giunta mi dice che non è possibile intervenire su quelle penso che sarebbe meglio ravvedersi e formularla diversamente.
Io sul tema ho presentato una mozione, e non intendo ritirarla, che riguarda un impianto specifico, la cui realizzazione è stata richiesta nel comune di Fano.
E non intendo ritirarla per due motivi.
Il primo è lo stesso che ha mosso la collega Romagnoli a mantenere la sua mozione specifica, perché, come dicevo, riguarda una centrale, mentre la risoluzione riguarda le linee generali estensibili a tutte.
Il secondo motivo è perché mentre la risoluzione fa riferimento a una nuova legge che la Giunta regionale dovrebbe approvare al fine di individuare le aree non idonee, la mia mozione non fa riferimento a una nuova normativa bensì alla normativa che c’è già, in base alla quale, se venisse rispettata, già la Regione avrebbe la possibilità di non autorizzare alcuni impianti.
Mi spiego meglio. L’impianto a cui faccio riferimento, come ho detto, è nel comune di Fano. Il comune di Fano è stato ricompreso nella zona A. La zona A è quella dove il livello inquinante è in eccesso, cioè dove nell’aria c’è un altissimo livello inquinante, si è al limite, non è possibile consentire emissioni ulteriori. La zona A significa questo. E lo ha detto la Regione Marche, siamo stati noi, Assemblea regionale, a classificare i comuni. Tanto che in base a quella classificazione sono stati addirittura emanati dei provvedimenti, e sono stati chiesti provvedimenti ai Sindaci, in base ai quali dovevano essere ridotte le emissioni di CO2 nell’aria, addirittura vietando l’uso di sistemi di riscaldamento a biomasse, le famose stufe a pellet, laddove concomitanti o compresenti con impianti di riscaldamento con i cosiddetti termosifoni.
Quindi sono stati chiesti provvedimenti per ridurre le emissioni nell'aria in quelle zone dove il limite è già abbondantemente alto, poi come Regione andiamo ad autorizzare la realizzazione di impianti che è certo che producano nell’aria emissioni (le emissioni per ciascun impianto sono calcolate, sono chiare).
Se dunque la Regione è coerente con se stessa, se la Regione applica le norme che si è già data, allora certi impianti non possono essere autorizzati. Certo, se qui si ignora tutto, una norma vale una volta e la volta successiva non vale, allora ecco che capita di tutto. Però su questa ci sono tutte le condizioni normative che ci siamo dati per dire di no.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Ci sono stati molti interventi, condivido molte delle argomentazioni portate, e siamo andati anche oltre il ragionamento stesso delle biomasse e del biogas.
Mi dispiace, Presidente Bugaro, lei in questo momento sta presiedendo, non voglio ignorare lo scenario internazionale, però mi viene spontaneo porle una domanda: lei crede davvero che le maggiori responsabilità sull’Api di Falconara Marittima siano del sindacato e non dell'azienda? Non mi dia la risposta, però, insomma, questa domanda volevo fargliela, avremo sicuramente modo di discuterne.
Voglio prima di tutto fare una considerazione di carattere programmatico, guardando ovviamente al futuro. Siamo davvero convinti che ci sia alternativa all'economia verde, alla crescita sostenibile, alla tutela della biodiversità, alla lotta ai cambiamenti climatici, al risparmio (che dobbiamo praticare, questo sì, in modo forte) e all'efficienza energetica? Il problema non credo sia solo di questa Assemblea legislativa o del nostro Paese, è un problema di carattere generale. Io penso non ci sia alternativa a tutto quanto ho elencato ora, perché, guardate, in discussione c'è la sopravvivenza del pianeta. Quindi dobbiamo adeguare le scelte, le politiche a questo approccio, a questa impostazione, che non può essere di un gruppo o di una singola Assemblea, perche se vogliamo garantire un futuro al mondo è una strada, a mio avviso, obbligata.
Io non ho difficoltà a riconoscere anche alcune lacune che si riscontrano nella stessa programmazione energetica regionale. La politica deve essere alimentata sempre da tensione ideale e culturale, da valori, ma non da ideologie, io le considero pericolose.
Per cui considero pericolosa anche quella delle rinnovabili, perché se pratichiamo l'ideologia delle rinnovabili finisce poi che il fotovoltaico, le biomasse, ecc. le potremo farle dove come e quando vogliamo. No, non ci può essere un'ideologia, nemmeno quella delle rinnovabili.
Noi siamo per la cultura della regolamentazione, non per quella del vincolo. E la cultura della regolamentazione, ne parlavo prima con il Vicepresidente Petrini, è stata quella fatta ad esempio sul fotovoltaico per restituire, anche qui, onore a un progetto serio, ma soprattutto per dire come stanno le cose, quindi verità.
Ricordo che nel luglio del 2010, e come molti di voi ero appena stato nominato, facemmo un Consiglio regionale straordinario, e le linee guida non potevamo farle, potevamo intervenire dal punto di vista del profilo ambientale, sicchè intervenimmo abbassando la soglia di valutazione di impatto ambientale da 1 megawatt a 200 kilowatt. E in quel provvedimento abbiamo anche scritto “entro 60 giorni faremo le linee guida” sapendo che forzavamo. Ma l'abbiamo fatto perché nel frattempo, e siamo stati fortunati, sono uscite le linee guida del Ministero in base al decreto 387/2003, era settembre 2010, e noi il 30 settembre riuscimmo a fare le linee guida per il fotovoltaico. Fummo la prima Regione a regolamentare gli impianti di fotovoltaico a terra.
Quindi quando diciamo che sono state fatte tardi o presto, ecco, forse la valutazione di impatto ambientale poteva essere fatta prima del luglio 2010, l’abbassamento della soglia, ma le linee guida non potevano essere fatte prima del settembre del 2010 perché non era stato mai emanato quel decreto 387/ 2003.
Questo è per restituire un percorso di verità e di responsabilità che tutti abbiamo cercato di praticare.
Vado su questioni più generali. Questa legislatura non ritengo sia stata insensibile alle tematiche ambientali e paesaggistiche. Il Consigliere Carloni, che questa mattina non c’è, ci rimprovera troppo spesso, e non è il solo a farlo, che abbiamo chiuso alcuni provvedimenti che secondo il suo punto di vista non sono così sensibili allo sviluppo, che io chiamerei crescita. Perché non sono così sensibili? Perché ad esempio la legge sulla riqualificazione urbanistica blocca le varianti ai piani regolatori se non si è utilizzato almeno il 75% delle aree edificate. Sapete questo che cosa significa? È uno dei primi provvedimenti in Italia che va verso la riduzione se non il blocco di consumo di suolo. E cos’è questo, se non un provvedimento rispettosissimo dell'ambiente e del paesaggio?
Potrei elencare altre leggi in materia di acqua, di rifiuti, oppure la stessa valutazione di impatto ambientale.
Non abbiamo difficoltà a recepire le indicazioni che vengono dal Consiglio dei Ministri, ma voglio anche mettere in evidenza – e su questo voglio ringraziare Massimo Binci – il fatto che abbiamo previsto l'inchiesta pubblica che può essere richiesta da un Comune e da altri soggetti. Ma basta il Comune, perché il Comune è la cellula fondamentale della democrazia. Quindi credo che in quella legge ci sia un grande fatto di democrazia e di partecipazione.
Vado al tema delle biomasse. In modo franco mi sento di dire questo. Nel momento in cui si fa una risoluzione unitaria quella che dovremmo concordare, se appunto unitaria, è la risoluzione, io eviterei altre mozioni. Poi quelle specifiche magari possono essere ripresentate, per carità, però, insomma, se c’è una risoluzione unitaria è quella secondo me che deve uscire. E lo stesso discorso lo faccio per gli emendamenti. Riguardo l’emendamento che i colleghi hanno presentato, ecco, l’avv. Latini mi dirà che è un indirizzo. Però, guardate, veramente siamo convinti che noi possiamo sospendere le autorizzazioni già rilasciate? Se diciamo questo, veramente, voteremo una cosa ma sappiamo che non si realizza. E questo non solo non è democratico non è neanche serio. E quando un provvedimento non è serio non può essere votato da un’Assemblea legislativa, perché un’Assemblea legislativa ha la responsabilità della comunità regionale.
Vi chiedo scusa ma su queste cose ritengo ci debba essere sempre chiarezza, franchezza, lealtà fra di noi e fra noi e la comunità che rappresentiamo.
Vado poi al quarto punto, seppure non sta a me rispondere, credo che il Vicepresidente e l’Assessore Donati sicuramente risponderanno ai dubbi che i colleghi hanno sollevato, ma penso di poter dire questo.
Lo ricordava il Consigliere Binci poc’anzi, ci sono stati incontri anche in questi giorni, e non soltanto in questi giorni, con diverse associazioni, con diversi comitati, giovedì la Commissione si riunirà con all’ordine del giorno questo tema, questa mattina il Presidente dell’Assemblea legislativa Solazzi ha incontrato con i Capigruppo i rappresentati dei comitati - un fatto che saluto con grande piacere, è la democrazia, il confronto che alimenta la vita delle istituzioni -.
Quindi se siamo d’accordo nel merito, in modo che il provvedimento abbia la sua efficacia e quindi porti davvero, chiamiamola sospensione, chiamiamola riflessione, o come altro vogliamo, ma, insomma, la necessità di guadagnare un po' di tempo in termini sostanziali, ecco, produciamo atti che siano non soltanto coerenti e seri, ma anche traducibili nella realtà. Perché se a quei comitati che abbiamo incontrato diciamo no deve essere un no. E il no dobbiamo costruirlo anche con il supporto giuridico, perché se non c’è un supporto legislativo e giuridico – però, ripeto, queste cose sarà l’Assessore a dirle – poi sappiamo che di fatto la battaglia che vogliamo condurre non porterà ad esiti positivi.
Noi invece vogliamo esiti positivi, vogliamo tutelare le Marche, vogliamo tutelare il paesaggio e l'ambiente, vogliamo essere seri e rispettosi delle nostre comunità.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.
Giancarlo D’ANNA. Negli ultimi anni ho sentito molto parlare di sviluppo sostenibile e non ho mai visto una situazione così grave come quella che ci troviamo ad affrontare non solo nelle Marche ma in Italia e nel mondo intero.
Ancora una volta le chiacchiere hanno vinto sui fatti, molto spesso, infatti, si creano dei bisogni, si trovano le soluzioni a quei bisogni, ma alla fine chi ci guadagna sono sempre gli stessi.
Ne è una testimonianza quello che è accaduto per il fotovoltaico, basta andare a leggere gli atti della scorsa legislatura. Io allora, insieme a pochi altri, in tempi non sospetti, suggerii alcune proposte e alcune idee sulla questione appunto del fotovoltaico a terra. Portai come esempio la Puglia, una delle regioni che più delle altre è stata penalizzata a causa di un assalto inverosimile sia del fotovoltaico sia dell’eolico, che in parte non ha mai funzionato. Sì, perché l'appetito è sempre quello che riguarda gli incentivi. Non è che siamo diventati all'improvviso tutti ecologi o ecologisti, come nazione siamo diventati o rimasti un popolo di affaristi imprenditori. C’era una catena che funziona da sempre. Quale? Quella che parte dalle lobby che condizionano le scelte dalla Comunità europea al Governo nazionale, al Governo regionale, alle Province e ai Comuni. Infatti tutto quello che è accaduto con il fotovoltaico sta accadendo anche adesso con queste novità.
Novità che non a caso vengono fuori in momenti diversi, prima si fa il sacco con una cosa, poi si fa il sacco con un'altra e poi più avanti verranno proposte altre cose, peraltro già programmate, basta leggere quello che avviene in Comunità europea per capire che c'è la fregatura.
Non è un caso che in Italia, per esempio sul fotovoltaico, sono venuti ad investire soprattutto tedeschi e spagnoli, cioè banche tedesche e spagnole venute solo a prendere il nostro territorio pagando affitti profumati a chi non fa più reddito, perché la Comunità europea, guarda caso, prima di arrivare a questo punto ha massacrato la nostra agricoltura con una serie di interventi. Interventi che partono dal famoso set-aside di qualche anno fa, ovvero di quando davano all'agricoltore soldi per non coltivare, quindi abituandolo già a quello che sarebbe accaduto successivamente.
Quindici anni fa quando ero Consigliere comunale di opposizione a Fano una volta feci una ricerca per verificare quanto allora guadagnava il Comune di Fano con i suoi 1.400 ettari, facendo una media era venuto fuori che il Comune affittava a 34.500 lire all’ettaro invece la Comunità europea dava 500 mila lire per il set-aside. Quindi il Comune regalava 470 mila lire al privato per tenere fermo il terreno.
Sicchè il meccanismo è sempre lo stesso, poi, adesso, c’è un sacco di gente che casca dal pero.
C'è necessità di produrre energia, e quella che abbiamo potrebbe anche essere sufficiente, se però venissero utilizzati strumenti che consentono di risparmiare le energie. Allora, ecco, forse sarebbe stato più opportuno che i Governi, le Regioni, i Comuni o anche la Comunità europea avessero finanziato di più interventi volti, ad esempio, a mantenere il calore o a trattenere il freddo o il fresco durante certi periodi. Invece no. Siccome il nostro è uno sviluppo sostenibile non andiamo a modificare quello che già c’è ma andiamo a creare qualcosa di nuovo, così il modello di sviluppo va avanti con la parola sostenibile, che, invece, sta diventando insostenibile.
Io sono contento, contrariamente a quanto accaduto con il fotovoltaico, che oggi qui in Aula ci sono delle persone, se ci fossero state anche nella scorsa legislatura, quando appunto si parlava di fotovoltaico, forse qualche scempio in meno l’avremmo potuto evitare.
Ed io non credo che oggi la condivisione da parte di tutti i Consiglieri ci sia solo perché c'è il pubblico, allora forse è il caso di riaprire un percorso complessivo. Io ci sto a non far fare l'impianto vicino alle case, ci sto a non far mettere il fotovoltaico a terra a svantaggio di quello che può essere fatto sopra i tetti, però non ci sto, caro Assessore, che non vengano presi dei provvedimenti sulle polveri sottili perché lì le cose già ci sono e ci sono da dieci-venti anni.
Va bene bloccare quello che deve nascere, però, sant’Iddio, vogliamo prendere dei provvedimenti su quello che già c'è?!
Qualche mese fa feci un'interrogazione nella quale evidenziavo che più di altre regioni nella regione Marche c'è un incremento di tumori infantili, ebbene, i tumori infantili sono collegati anche alla presenza abnorme di polveri sottili.
Vogliamo fare o no un intervento serio sull'amianto, che già c'è, che ogni anno in Italia causa 3.500 morti il cui picco lo vedremo fra dieci anni? Vogliamo fare degli interventi cautelativi sull'elettrosmog e sulle correlate conseguenze? Ci sarà fra poco il raddoppio della linea Fano-Forlì, anche questo previsto già quindici anni fa, su cui oggi stanno nascendo dei comitati.
Se la vera intenzione è quella non di tamponare bensì di guardare complessivamente la questione dell'ambiente allora ha un senso, altrimenti non si possono rincorrere i problemi, come sta succedendo adesso, sulla base di quanta gente o meno viene qui.
Il senso di responsabilità ci dice che la politica deve fare le scelte per il futuro.
Io non condivido il discorso che ha fatto il Consigliere Bugaro al cento per cento, però condivido quell’uno per cento di quando, riferendosi alla raffineria, dice: se c’è da fare un qualcosa preferisco metterla in un posto dove mi sento più tutelato.
Quindi è questo il nostro compito, non cercare di tamponare. Seppure, certo, oggi questa situazione dobbiamo tamponarla, però dobbiamo anche guardare in prospettiva, perché, ripeto, è giusto fermare quello che sta avvenendo, ma ancora più giusto è togliere di mezzo quello che già c’è, quello che fa male sul serio.
Andate a guardare sul territorio come sono aumentate determinate patologie collegate a quello che già c’è, cioè le polveri sottili e tutto il resto. Andatelo a chiedere a coloro che vivono vicino all’autostrada.
Insomma, bisogna essere corretti e concreti, quindi, la voglio mettere sul positivo, visto che questa mattina c’è condivisione su uno di questi argomenti, che certamente è importante, cerchiamo di fare un gruppo di lavoro, insieme alla Commissione e insieme agli uffici, da cui possa venir fuori una serie di iniziative per bloccare quello che prevedibilmente potrà causare danni in futuro, ma bonifichiamo da quello che già abbiamo oggi, da ciò che già sta proiettando danni per il futuro.
Credo che il senso di responsabilità faccia dire, sì, votiamo questa risoluzione, però veramente da domani – inteso proprio come giorno, quindi da domani che è mercoledì - mettiamo in piedi quel qualcosa che con il contributo di tutti riesca a guardare complessivamente le problematiche collegate all'ambiente e alla salute.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.
Francesco MASSI. Io sto dalla parte dei cittadini solo per una cosa, perché condivido il loro diritto a non essere presi in giro. E questo l’ho detto anche per altri settori.
Quando a Recanati hanno chiuso l’ostetricia – probabilmente dovevano chiuderla, e magari dovevano chiuderla anche se avessimo governato noi - io non me la sono presa con l’Assessore per questa chiusura, me la sono presa con lui, con il Presidente Spacca, con tutti gli esponenti del centro-sinistra, perché solo due anni fa, in occasione della campagna elettorale, sono andati a dire che non sarebbe stato chiuso nulla.
Qui ognuno si deve prende la sua responsabilità.
Il Consigliere D’Anna parlava ora di salute. Ma cosa fa male e cosa non fa male io non lo so, io per mestiere faccio il segretario comunale, sto qui per volere dei cittadini, non voglio fare l’esperto. Biomasse, biogas, eolico, idroelettrico, rigassificatore, turbogas, fa male o non fa male? Non lo so.
Chiedo quindi ai tecnici di questa Regione di non dare retta ai politici, chiedo loro di fare i tecnici, anche se i politici li hanno nominati, li hanno premiati, hanno dato loro più che premi. Chiedo ai tecnici di venire qui e dire quello che fa male e quello che non fa male, di dire se una centrale biogas deve stare sì o no a tot metri dall'ultima casa, se deve stare in alto o in basso, in montagna o al mare. Di questo non voglio essere io a discuterne qui. Altrimenti ci prendiamo tutti in giro e la demagogia aumenta. E sapete perché aumenta la demagogia? Non solo perché spesso i tecnici danno retta ai politici, e i motivi li sappiamo, ma anche perché lo spoil system nel nostro paese, nella Regione Marche, lo facciamo non all'americana ma all'italiana, e non dico altro.
Vado ora ai politici. I cittadini che ascoltano sappiano che sto con loro solo per tutelare il diritto a non essere presi in giro, nella sostanza non so dire niente, qui non voto niente, non ho firmato niente, a rinviare non si risolve nulla. Io sto qui dal 2000 quindi adesso posso dire che su queste vicende ne ho viste purtroppo molte.
Lasciamo stare l’Api, ne parleremo la prossima volta. Però, ad esempio, ricordo il febbraio 2005 – di quelli che c’erano allora ne sono rimasti pochi - quando enfaticamente si approvò il piano energetico, con le 24 centrali turbogas proposte da Amagliani che nessuno ha realizzato e che a nessuno ha chiesto di realizzare, con il divieto a centrali turbogas, ma, così, ossia, l’hanno studiato i tecnici? No, l’ha detto la politica, l’hanno detto Spacca e D'Ambrosio, ne cito due per capirci. E noi allora dicevamo “non vogliamo parlare del nucleare, la questione è spinosa, ma in questa benedetta regione quant’è il gap energetico?”, e cioè quello che andiamo a piangere, Vicepresidente Petrini, in tutte le assemblee di Confindustria dicendo poi che la Giunta regionale si impegna per risolvere. Ed io che cosa vi ho dico sempre? Che dovete risolvere il problema. Voi fate discorsi di fronte all'assemblea di Confindustria, discorsi di fronte alla Cgil, Camusso ecc., agli ambientalisti, discorsi di fronte a ogni comitato cittadino, ecco, bisogna allora che una linea ve la date, perché qui non ci capisce niente nessuno.
Riguardo alle nostre colline devastate dal fotovoltaico, bèh, ma chi è che ha detto a tutti gli imprenditori di investire sul fotovoltaico? Si diceva: ti va male la calzatura? Bene, investi sul fotovoltaico. Questo l’avete detto a tutti, quindi quelli hanno investito sul fotovoltaico, mutui, indebitamento ecc. ecc..
E quando avete poi bloccato il fotovoltaico? Quando avete visto la devastazione. E, permettete, quando i grossi capitalisti gli impianti li avevano fatti e voi avete bloccato i piccoli, avete bloccato il piccolo coldiretto, il piccolo artigiano. E’ questo che vi pesa alla grande sulla vostra testa. Sì, perché il grosso capitalista ha potuto fare gli impianti che voleva in questa regione. Quelli che voleva!
E su tutto il resto voi avete detto “investite sulle rinnovabili”. Siete andati a rendere omaggio a Jeremy Irons o no? Avete detto: noi investiamo, fonti rinnovabili, biogas, biomasse, e giù così.
Questa è la linea vostra, non è la mia. Io sono d’accordo, se i tecnici dicono che non fa male, si faccia. E’ utile per risparmiare? Si faccia. Però che me lo dicano i tcnici se deve stare a Corinaldo o non ci deve stare. Ed io non vado a dire a tutti gli industriali capitalisti, come li chiamate voi in certe campagne elettorali “investite, investite” e poi “no, no, aspettate” perché in quel paese si è ribellata la frazione.
Ecco, questo significa prendere in giro prima il cittadino e poi anche quello che investe.
Insomma, io vorrei capirci qualcosa. Allora vi invito - magari facendolo con un po’ meno su supponenza, avete l’esempio dei risultati elettorali, sui risultati elettorali nessuno di voi può più scommettere nulla, credo vi sia passata la voglia di scommettere, e non cito altro, che sia un monito per tutti e di tutti i colori – a stare a porte chiuse una settimana per riparlare, per rivedere tutto. Non sarebbe mica un atto di debolezza, anzi, da parte vostra sarebbe un atto di forza. Fermate la ruota della demagogia, rimettetevi a tavolino, fatelo con i tecnici, fatelo con il Governo, adesso siete anche voi al Governo. Ma voi a Bersani, che parla tanto di sviluppo di questo paese, di rilancio industriale, lui che mastica centrali turbogas così come se fosse una pasticca, ecco, che gli raccontate, che nelle Marche bloccate tutto?! Oppure che c’è un piano PEAR che non rivedete da sette anni perché non volete ammettere gli errori fatti con Amagliani e compagnia?! E questa roba si riverbera in particolar modo contro di voi, ma, purtroppo, anche contro tutta la cosiddetta classe politica.
Io vi chiedo solo: fermate la ruota, rimettetevi a tavolino, riprogrammate. Anche sul fotovoltaico. Certo che siamo stati d’accordo, anche noi abbiamo visto la devastazione, ma sapete quanti piccoli imprenditori ci hanno investito e poi sono stati fermati? Quelli di Terna e Enel mandano una lettera dicendo “adesso ti allaccio fra tre anni e mezzo”. voi non avete aiutato i piccoli imprenditori che volevano allacciare.
Ecco, quando le diciamo queste cose? Significa tutelare la nostra economia? Ha detto bene il collega Bugaro, qui adesso c’è una stasi drammatica, repressione, Pil sotto, ecc., ma se ci dovesse essere la ripresa che tutti auspichiamo con che cosa la mandiamo avanti l’energia? Io voglio capire.
Allora, ad esempio: l’eolico non si fa, sapete tutto quello che è successo, tra Sovrintendenza, che però, ecco, tralascio, per me, figuriamoci, dovrebbe essere chiusa, ma non voglio dire altro; l’idroelettrico devasta; tutto il resto non si fa; sul nucleare c’è stato il referendum.
In questo paese decidiamo solo sotto emozione, sotto pistola, sotto urgenza, sotto elezioni. Prima a due cittadini - che forse si erano anche un po' arrabbiati con me, ma li ho incontrati nel corridoio e allora ci ho parlato - ho detto che noi queste cose le abbiamo dette (e le abbiamo dette anche nel 2005) anche durante le campagne elettorali.
Se avessimo adottato il buon costume di fare la campagna elettorale sui problemi invece di fare il referendum Prodi-Berlusconi-americani-Afghanistan-Iraq - è di questo che parliamo quando ci sono le campagne elettorali regionali, cioè tutte suggestioni cretine -, sarebbe venuto fuori che il PEAR non avrebbe funzionato, che non era realistico, che non si andava da nessuna parte ad appoggiare i nostri industriali e i nostri artigiani, e che non appoggiavamo neanche la politica della salute, come giustamente diceva adesso il collega D’Anna.
Da questa vicenda non c’è nessuno che può dire di essere uscito vincitore. Nessuno! Se si rinvia non è che loro sono vincitori, quindi, nessuno.
Sapete cos’è che non funziona? E’ quando la demagogia politica (che ha fatto tante distruzioni, e qui ci prendiamo tutti la nostra parte di responsabilità) domina su ogni Governo. Prima qualcuno parlava di termovalorizzatore, di inceneritore, chiamatelo come volete, ecco, nella mia provincia, ad esempio, c’è il Consmari, lo conoscete, ha trent’anni, e l’unico che ha fatto opposizione al Consmari nel 1977 sono stato io con mio padre perché stava ai margini di una riserva naturale, non c’è stato un ambientalista che si è schierato a favore ed era solo per un motivo politico (su questo ci sono gli atti). Poi il Consmari negli anni ha cambiato sempre gestione, ma è stato sempre quello, seppure, certo, un pò migliorato magari tecnologicamente. Però che succedeva? Succedeva che se a governarlo c’era un democristiano o uno del centro-destra la sinistra sfilava dicendo che inquinava, se il presidente diventava uno di sinistra il camino di colpo profumava. E ancora siamo lì. Siamo nel 2012 e ancora siamo lì!
Dobbiamo smetterla con la demagogia, Assessore Donati, oggi il Presidente non c’è, quindi mi appello a lei. Qui transitano multinazionali, investitori di tutti i tipi, non può essere che qualcuno dica sempre “investi, fai, spendi, vieni nelle Marche”, poi il PEAR è di un altro tipo e i cittadini sono dall’altra parte, ecco, fermate la ruota, così non ci si capisce niente.
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.
Graziella CIRIACI. Al di là del fatto che concludere è anche un onere, oltre che un onore, ritengo sia indispensabile fare delle riflessioni sugli interventi che mi hanno preceduta, alcuni li condivido ed altri no.
Vorrei partire dalla proposta di risoluzione che abbiamo firmato e dall’intervento del Consigliere Massi che invece dice “io non firmo”. Siamo certamente della stessa opinione, lo voglio ribadire proprio per rispetto del mio Capogruppo, però essendo una donna io vivo la situazione con maggior impatto emotivo.
Chiarito questo, voglio intanto sottolineare che il piano energetico regionale ha effettivamente causato degli errori, ha prodotto situazioni che se non gestite saranno assolutamente devastanti per il nostro territorio.
Se i comitati sorgono – come quelli qua presenti e quelli che ci hanno sollecitati – è perchè la politica ultimamente ha perso il controllo del territorio.
Secondo me, e vista anche la nuova politica che stiamo vivendo, i comitati potrebbero dare degli indirizzi senza però essere obbligati a bloccare qualcosa che non è condivisibile.
Ognuno di noi, chi con 1.000-2.000-3.000 preferenze, sta qua per rappresentare il territorio, sta qua con una delega, quindi come tale dovrebbe prima consultare e poi portare il conciso della volontà del territorio.
Perché invece ci sono i comitati? Perché, come già detto in alcuni interventi, non c'è più collegamento tra ciò che si decide e ciò che vuole la comunità. E la Conferenza dei servizi può soltanto esprimere un parere, non ha potere decisionale. Sul territorio ci ritroviamo con comitati che si mobilitano ma senza conoscere, quando invece noi come Assemblea legislativa, come Giunta, abbiamo la possibilità di dare un indirizzo serio o comunque motivato. Abbiamo cioè la possibilità di analizzare effettivamente se ci sono dei problemi oppure no nel realizzare un impianto, se magari causa malattie, se i fumi introdotti nell’ambiente sono lesivi delle realtà interessate, come vengono gestite le acque calde o perché vengono gestite in quel modo, oppure analizzare come si potrebbe utilizzare in modo diverso una risorsa o pianificare la localizzazione di alcune strutture.
Insomma, non dire no a prescindere, dire sì però in base a quello che il territorio può assorbire, non far scendere tutto dall'alto.
L’emendamento presentato dal Consigliere Latini aggiunge un punto 5 in cui si chiede di assumere un atto di indirizzo politico amministrativo affinchè si blocchi chi ha già avuto le autorizzazioni fin quando non ci sarà una linea guida.
Il cittadino che ci guarda dal di fuori si sente davvero di non essere gestito, il cittadino non è legiferato. A chi vogliamo rispondere con questi comportamenti? Dove vogliamo portare il nostro territorio?
Adesso parliamo di biomassa, in futuro parleremo magari di qualcos’altro, precedentemente abbiamo parlato di fotovoltaico, come richiamava anche il Consigliere D’Anna. Io sono alla seconda legislatura, insieme a lui ho presentato diverse interrogazioni che riguardavano gli impianti di fotovoltaico a terra. Abbiamo tolto a zone bellissime terreni vocati all’agricoltura per mettere impianti fotovoltaici. Vogliamo criminalizzare qualcuno per questo? No, perché comunque è stato permesso, preventivamente non c’è stata chiarezza per poter dire no e quindi bloccare.
Io su questo non voglio prendere una posizione politica di destra o di sinistra, voglio prendere una posizione politica, lo ribadisco ancora una volta, che sia di territorio. Ossia, facciamo in modo tale che le situazioni che vengono proposte, i progetti, i programmi della Regione vengano messe in comunicazione con il territorio. Diamo a chi ne ha il diritto, ossia ai comitati e ai cittadini, la possibilità di conoscere prima le realtà e quello che si dovrà svolgere sul territorio, affinchè la loro opinione, il loro modo di pensare, i loro dubbi possano anche essere di indirizzo per la politica regionale.
PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Donati.
Sandro DONATI. Sarò brevissimo, anche perché la discussione è stata molto lunga, ricca di argomenti, positiva ed affrontata nelle varie sfaccettature, toccando anche argomenti che non riguardano il PEAR, come le polveri sottili, e via dicendo, su cui però non entro in merito. E sono anche state chieste delle delucidazioni specifiche sulle mozioni presentate e soprattutto sulla risoluzione. Ecco, vorrei intervenire soprattutto sulla risoluzione per specificare che cosa si intende al punto 4 quando si dice “prevedere una legge per la moratoria”.
Innanzitutto le linee guida qui non esistono, si tratta invece di aree idonee e non idonee che verranno contemplate da un PEAR che dovrebbe essere rivisto in questi mesi, e cercheremo di farlo il più presto possibile.
La Giunta regionale sta valutando di intavolare un discorso con il Ministero per avere un'autorizzazione per una legge ponte, definiamola così, che permetta una moratoria per gli impianti di cui si dovesse chiedere l’autorizzazione in questo momento. Invece quelli già esistenti e quelli che hanno avuto già l’autorizzazione naturalmente andranno avanti, però, come politici, come Assessore, come Giunta, faremo in modo di porre la massima attenzione, il massimo approfondimento, aggiungendo anche prescrizioni più impegnative in modo che l'autorizzazione o la non autorizzazione sia ben vagliata.
Anche la mozione della Consigliera Foschi va accolta favorevolmente, ci sarà un impegno del sottoscritto affinché la questione venga vista in maniera molto particolare, per dare una risposta proprio in merito alla qualità dell'aria. Un argomento, quello delle polveri sottili, che ci sta particolarmente a cuore, avete visto quante volte siamo intervenuti e quante volte i Comuni hanno risposto picche.
Mi auguro che questa discussione precisa, attenta e qualificata sia dovuta al fatto che questa Assemblea voleva entrare nel merito di un argomento così importante e non certo per la presenza del pubblico.
PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente della Giunta Petrini.
Paolo PETRINI. Intervengo anche per la mia delega sull'agricoltura che mi impone alcune considerazioni specifiche visto che siamo qui in relazione alle note problematiche inerenti gli impianti di biogas che hanno avuto una forte domanda autorizzativa soprattutto nel corso di questo anno 2012.
Come molti hanno detto, siamo in un momento in cui stiamo già consumando le risorse delle future generazioni. La popolazione mondiale aumenta, il consumo di merci aumentano, l'unica possibilità che abbiamo per invertire tale tendenza è la tecnologia, una tecnologia che crei efficienza energetica, risparmio energetico, produzione energetica attraverso fonti rinnovabili che, appunto, non vadano ad intaccare le risorse delle future generazioni.
Su questo come regione Marche abbiamo scommesso tantissimo, è uno di quegli obiettivi su cui non vogliamo arretrare di un passo, non solo per risparmiare costi riguardo i processi produttivi, ma anche per inserirci in maniera coerente con quelle innovazioni che potrebbero vedere una rigenerazione del nostro tessuto produttivo manifatturiero.
Ed intraprendiamo questa strategia in maniera coerente non solo con gli indirizzi strategici generali della Comunità europea, ma anche in relazione alle norme che regolano le materie di fonte nazionale. Inoltre cerchiamo di farlo con una capacità regolativa che più o meno può essere apprezzata sul territorio.
Il ruolo dell'agricoltura è crescente, un ruolo, però, che l'Unione europea attualmente misura in maniera assolutamente inadeguata per alcuni paesi, in particolare l'Italia.
Voglio ricordare che riguardo gli impianti a biogas noi in Italia siamo a dodici volte rispetto a quelli presenti in Germania. Mentre nelle Marche siamo a quindici volte rispetto a quelli che esistono in Lombardia, di fatto non li abbiamo, abbiamo solo qualche unità, che, tra l'altro, è stata autorizzata nel corso degli ultimi dieci-dodici mesi, poi sull'utilizzo delle biomasse agricole siamo addirittura all'anno quasi zero.
Quello che secondo me ci differenzia molto rispetto a quello che è un coerente approccio a questa tematica è l'utilizzo di quali biomasse, sia per la produzione di fonti di energia rinnovabile a biomasse solide, sia riguardo la trasformazione in biogas o biometano – utilizzo l'espressione biometano non a caso, è per differenziare l'impatto ambientale delle due produzioni, pur proveniente da biomasse di origine agricola –.
Ciò che non risulta coerente è la possibilità di utilizzo di materia prima tal quale, nella fattispecie dell'agricoltura, di colture dedicate.
Questo permette a chiunque di entrare in questo tipo di attività, e non solo perché ci sono i contributi. Il fatto che ci sono i contributi è normale. Quando si vuol lanciare un settore così innovativo, in assenza di una domanda specifica e di un'innovazione tecnologica, che la scarsità di domanda ancora non ha accelerato in maniera adeguata, è normale che ci siano i contributi. Così come avvenuto in maniera molto più pesante ad esempio in Germania. Anche dal quinto conto energia sono contributi calanti, perché tra poco avremo un pareggio. Nel senso che potremmo avere una convenienza a produrre energia da fonti rinnovabili pur in assenza di contributi a fondo perduto.
La struttura di poter utilizzare colture dedicate tal quale e non sottoprodotti ha generato una relativa facilità speculativa su questo tipo di attività, che, tra l’altro, come avvenuto anche per il fotovoltaico, mette fuori gioco gli agricoltori rendendoli dei semplici fornitori di materia prima, dando invece un forte vantaggio a chi ha una adeguata capacità finanziaria per poter realizzare tali impianti.
Su questo vi è stata da tempo una forte critica da parte della Regione Marche e di tutti le Regioni italiane, fino a sortire l'effetto voluto. Un effetto voluto, però, che avrà luogo solo, come ormai anche i comitati sanno, dal 1° gennaio 2013. Ovvero quando i contributi non saranno erogati dallo Stato se non in presenza di un equilibrio tra sottoprodotti e materie prime, che è del 70% dei sottoprodotti del 30% per le materie prime. Ridando così una forte capacità negoziale anche alle attività agricole, che poi sono quelle che anche noi, come Regione Marche, avevamo privilegiato per il finanziamento del programma di sviluppo rurale, cioè quelle aziende zootecniche che riutilizzavano in questo tipo di impianti gli scarti del processo lavorativo, le deiezioni animali in particolare, ma non solo.
Oggi dunque siamo in presenza di una situazione ove vi è stata una forte accelerazione che ha spiazzato non solo la regione Marche, seppure tutto sommato questa possibilità è relativamente scarsa e rimarrà comunque scarsa per quella che è la sua morfologia territoriale e anche per la sua composizione del tessuto produttivo agricolo, ma anche regioni come la parte nord dell'Emilia-Romagna, il Veneto, la Lombardia o il Piemonte. Regioni che hanno un problema di nitrati molto forte (negli impianti a biogas vi è un digestato che contiene nitrati), anche più forte rispetto alle Marche, lì davvero sono stati presi in grave contropiede, peraltro anche sotto il profilo ambientale.
Invece noi problemi di carattere ambientale per quanto riguarda il biogas non li abbiamo. Difatti gli stessi comitati individuano altri timori ovviamente sempre del tutto legittimi. Nel caso del biogas è quello di cui ha parlato prima il Consigliere Binci, cioè il fatto che non c'è migliore efficienza energetica in quanto non si riutilizza il calore prodotto da questi impianti. Ma per riutilizzare il calore prodotto questi impianti bisogna farli vicini alle case o alle attività produttive. E se si fanno vicino alle case o alle attività produttive poi, legittimamente, quelli che stanno a 50, 100 o forse anche a 500 metri si lamentano perché la loro proprietà si svaluta. Ma non perché inquinano, non perché puzzano – tra l’altro voglio precisare che non puzzano –, non perché fanno rumore, ma perché c'è un'attività produttiva che comunque genera un impatto, non foss'altro sotto il profilo visivo, ovvero quello di avere vicino casa un grosso cubo, delle grosse vasche, un grosso recinto che delimita l’impianto produttivo.
E’ per questo che bisognerà individuare le zone non idonee. Però nell'individuare le zone non idonee, per usare un'iperbole, non è che si potrà scrivere che non potremmo collocare questi impianti laddove nascono dei comitati, lì potremo dire non dove possono essere fatti bensì dove in certe zone non possono essere fatti.
Vi ricordo che per il fotovoltaico, siccome l’interesse da difendere era quello paesaggistico, oltreché agricolo, abbiamo individuato i crinali, le pendenze delle colline e la qualità dei prodotti agricoli. Perché? Il fotovoltaico in maniera privilegiata veniva messo sui pendii perché così ha una maggiore efficienza, ma dal nostro punto di vista porlo a terra nei fondovalle o sopra i tetti non costituisce nessun tipo di problema. Non è che noi eravamo ideologicamente contro il fotovoltaico a terra, eravamo contro il fotovoltaico a terra che comprometteva la capacità produttiva e qualitativa dell'agricoltura o deturpava il paesaggio laddove veniva posto in pendii o crinali, quindi non coerenti rispetto all’impostazione data.
Pertanto questo faremo, ma lo dovremmo fare, come ricordava il collega Donati, all'interno della modifica del PEAR. Quel PEAR che dovremmo modificare necessariamente per poter rispondere ai vincoli che ci vengono imposti, vincoli cioè che derivano da quegli obiettivi che ogni nazione e a cascata ogni Regione devono soddisfare. Noi dovremmo produrre energia rinnovabile per il 17% da biomasse e biogas e dovremmo dire come fare, poi all'interno di questo stesso strumento dovremo dire dove li collocheremo e dove non li collocheremo.
Per quanto riguarda una valutazione generale sull'impatto complessivo nella regione Marche degli impianti a biogas esso complessivamente sarà risibile, perché anche andassero in porto tutti quelli che attualmente sono in corso procedura nel territorio avremo un paio di decine di impianti biogas, contro i 68 già autorizzati, per esempio, dalla Regione Lombardia, seppure, certo, noi siamo molto molto più piccoli.
E tutto questo, peraltro, non avverrà più. Perché? Noi non abbiamo un'attività zootecnica molto sviluppata allora con quella regola del 70% del sottoprodotto di fatto nelle Marche dal gennaio 2013 non sarà più possibile avere degli impianti a biogas, in quanto sarà impossibile raggiungere un equilibrio tra il 70% e il 30%. Sarà possibile raggiungerlo, invece, per gli impianti superiori a 1 megawatt per quanto riguarda l'utilizzo di sottoprodotti non in quel caso di origine agricola, ad esempio la frazione umida dell'immondizia.
Questa è dunque la situazione, una situazione che dovremo regolamentare facendo forte attenzione ai vincoli che ci dà la Comunità europea.
Dal mio punto di vista, e concludo, non è detto che gli strumenti che abbiamo a disposizione non ci consentano di verificare al meglio quello che oggi abbiamo di fronte, ovvero di far valutare al meglio ai tecnici preposti un giudizio massimamente appropriato. Questo perché? Perchè a volte l'impatto di un determinato impianto si somma a qualcosa che già esiste. Faccio un esempio specifico. Se per il fotovoltaico abbiamo detto che ci vuole la valutazione di impatto ambientale quando due impianti vicini sommano il loro impatto paesaggistico, ecco, dovremmo farlo anche quando la natura degli impianti di produzione è diversa, cioè un impianto a biogas con un impianto eolico, un impianto fotovoltaico con un impianto a biomasse. Dal mio punto di vista potremmo farlo lo stesso. Per cui su questo invito ad esempio i tecnici a farci una riflessione. Credo non sia molto diverso rispetto a quello che già le norme comprendono per la somma di due impianti fotovoltaici, ossia la presenza di alcune situazioni ambientali specifiche come mi pare di aver capito sia, ad esempio, quella di Fano.
Per altri aspetti di natura paesaggistica o legati a emergenze storiche architettoniche, voglio ricordare che nelle Marche abbiamo una Sovrintendenza che non ci ha fatto mettere, a torto, secondo me, un palo eolico in nessuna parte del territorio, poi appena sei comuni se ne sono andati gli stessi si sono riempiti di pale eoliche. Voglio dire, cioè, che non abbiamo una Sovrintendenza leggera, anzi, ce l’abbiamo sin troppo attenta.
Quindi invito anche a confidare sull’adeguatezza delle strutture, non solo di controllo, che abbiamo nel territorio.
Io credo che da queste situazioni, sempre più complesse, ne usciremo insieme, insieme all'Europa, insieme all'Arpam, insieme alla Sovrintendenza. Dunque non contro le istituzioni. Non perché non ci piace l’eolico nel nostro comune allora parliamo contro l'Europa, dalle situazioni ne usciremo insieme a loro, concertando e condividendo le soluzioni possibili a problemi che sono sempre più complessi.
PRESIDENTE. Bene. La discussione è conclusa. Passiamo alla votazione.
Siamo in presenza di quattro mozioni e una risoluzione. Io tenterei di partire dalla risoluzione per vedere se una sua eventuale approvazione, condivisa dall’Aula con un voto unico, possa risolvere il tutto. Poi se i presentatori delle mozioni non dovessero accogliere l’eventuale approvazione della risoluzione voteremo anche le mozioni.
Tendenzialmente il mio suggerimento è quello di essere uniti su una posizione. A mio avviso è preferibile vedere una Assemblea legislativa regionale completamente unita. E questa risoluzione nel dispositivo mi pare contenga tutti gli elementi che sono stati richiesti: intraprendere con sollecitudine l’iter per giungere quanto prima alla definizione di linee guida, sottoporre le linee guida al parere della competente Commissione assembleare, prevedere un procedimento trasparente e che garantisca la partecipazione delle comunità locali e dei cittadini e che tenga conto delle valutazioni espresse dagli organi tecnici dell'ARPAM, prevedere una legge che sin all’approvazione delle sopraccitate linee guida che definiscano le aree non idonee, produca una moratoria relativamente all'installazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili. Comunque, vediamo.
Iniziamo dalla risoluzione.
Emendamento n. ris/1 dei Consiglieri Latini, Pieroni, Bucciarelli. Ritirato.
Emendamento n. ris/2 del Consigliere Latini:
Aggiungere dopo il punto 4) il seguente:
“5) assumere un atto di indirizzo politico-amministrativo che inviti i soggetti proponenti impianti di biomasse già in possesso di decreti autorizzativi a sospendere le relative realizzazioni, in attesa della definizione delle linee guida di cui al punto 1)”.
Ha la parola il Consigliere Latini.
Dino LATINI. Il punto 4 sulla moratoria, per essere corretti e chiari, come qualcuno prima diceva, è una illegalità dal punto di vista giuridico, mi assumo la responsabilità di quello che dico, se non altro perché il procedimento ha un termine perentorio di novanta giorni a cui gli uffici della Regione non possono derogare se non per una sospensione ben precisa. Le motivazioni non sono più quelle che un tempo affastellavano i provvedimenti, cioè un rinvio senza appunto una causa specifica, occorre anche indicare la soluzione che si propone, ovvero la situazione alternativa alla scelta dell’eventuale diniego di una soluzione proposta dal soggetto proponente
Quindi il punto 5 è una specificazione del punto 4 ove la moratoria non specifica a cosa si rivolge, intendendo, giustamente, sia il procedimento che il provvedimento, segnala quelle situazioni ancora in essere, dove cioè c’è un decreto autorizzativo rilasciato, ma che nei fatti si è ancora in una fase interlocutoria.
Il semplice indirizzo politico amministrativo, di un presidente di una Giunta, di un Assessore o di una Giunta nel suo insieme, che abbia a far presente, al soggetto che ha già il decreto autorizzativo in mano, di valutare, anche dal punto di vista della compartecipazione della sua attività nell’ambito di una comunità, se proseguire o meno non determini alcuna conseguenza di ordine giuridico. Quindi certamente meno del punto 4, di cui ne sono comunque perfettamente a conoscenza, i cui risultati dal punto di vista invece prettamente giudiziale che vorrebbero mettere in discussione sono più forti. Ma questa è una posizione che i soggetti della risoluzione, me compreso, sanno benissimo possa esserci.
PRESIDENTE. Emendamento n. ris/2 del Consigliere Latini. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa non approva)
Proposta di risoluzione dei Consiglieri Binci, Foschi, Bucciarelli, Ricci, Silvetti, Giancarli, D'Anna, Marangoni, Ciriaci, Romagnoli, Latini, Acquaroli, Zaffini, Busilacchi, Cardogna, Giorgi, Zinni, Ortenzi, Pieroni:
L’Assemblea legislativa delle Marche,
premesso che fin dal 2003, il legislatore nazionale, con il decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità), ha avviato il percorso di recepimento delle normative comunitarie relative alla produzione di energia da fonti rinnovabili ed ha previsto l’adozione di specifiche linee guida per la produzione di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, previsione confermata con l’approvazione della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008);
ricordato che dopo un lungo iter il 10 settembre 2010 è stato finalmente emanato, dal Ministro dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministro dell’Ambiente e con il Ministro per i Beni e le Attività culturali, il decreto ministeriale pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 219 del 18 settembre 2010, contenente le “Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”;
ricordato inoltre che l’articolo 2, comma 158, della sopraccitata legge 244/2007, che modifica l’articolo 12 del d.lgs. n. 387/2003, ha posto in capo alle Regioni un obbligo di adeguamento delle rispettive discipline entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore delle linee guida ed ha stabilito che “in caso di mancato adeguamento entro il predetto termine, si applicano le linee guida nazionali” e che le Regioni erano, dunque, tenute ad adeguare le rispettive discipline in materia entro lo scorso 1 gennaio 2011;
atteso che nell'approssimarsi di tale termine, l'Assemblea legislativa ha approvato in data 30 settembre 2010 la deliberazione amministrativa n. 13 avente ad oggetto “Individuazione delle aree non idonee di cui alle linee guida previste all'art. 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 per l'installazione di impianti fotovoltaici a terra e indirizzi generali tecnico amministrativi. Legge regionale 4 agosto 2010, n. 12”;
considerato che:
le necessità di regolamentazione in materia di energie rinnovabili non riguardano solo l’ambito del fotovoltaico ma anche altri settori tra cui quello della produzione di energia da fonte rinnovabile (eolica, idroelettrica, da biomasse, geotermica, solare termica) e che, con l’eccezione della sopraccitata deliberazione sul solare fotovoltaico, non è stato approvato, entro il termine del 1° gennaio previsto dalla legge né successivamente, alcun altro atto teso a disciplinare le installazioni di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili;
in base alle informazioni disponibili, sarebbero decine le richieste di autorizzazione presentate nelle varie province della nostra Regione per la realizzazione e l’avvio di centrali finalizzate all’utilizzo di biomasse vegetali per la produzione di energia, che, spesso senza alcuna reale integrazione con il territorio, andrebbero a sottrarre migliaia di ettari alla produzione agricola a fini alimentari per impiantarvi colture dedicate alla produzione di biomasse a fini energetici;
considerato inoltre che:
il 15 settembre 2010 è entrato in vigore il decreto legislativo 13 agosto 2010, n.155, recante "Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa" (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 216/2010), che introduce importanti novità nell’ambito del complesso e stratificato quadro normativo in materia di qualità dell’aria in ambiente;
il 25 maggio 2012 il Consiglio dei Ministri ha impugnato davanti la Corte Costituzionale la legge regionale 3 del 26 marzo 2012 Disciplina regionale della valutazione di impatto ambientale VIA; la disciplina introduce, tra l’altro, la possibilità per le Regioni di provvedere alla zonizzazione, in particolare l’articolo 3, lettera d) stabilisce: “la zonizzazione del territorio richiede (…) sulla base dell'assetto urbanistico, della popolazione residente e della densità abitativa (…) sulla base di aspetti come il carico emissivo, le caratteristiche orografiche, le caratteristiche meteo-climatiche e il grado di urbanizzazione del territorio, al fine di individuare le aree in cui uno o più di tali aspetti sono predominanti ”.
Impegna la Giunta regionale:
1) ad intraprendere con sollecitudine l'iter per giungere, quanto prima, alla definizione di linee guida per la produzione di energia da fonte rinnovabile diversa dal fotovoltaico;
2) a sottoporre le linee guida al parere della competente Commissione assembleare;
3) a prevedere un procedimento trasparente e che garantisca la partecipazione delle comunità locali e dei cittadini e che tenga conto delle valutazioni espresse dagli organi tecnici regionali quali l'ARPAM;
4) a prevedere una legge che, sino all’approvazione delle sopraccitate linee guida che definiscano le aree non idonee, produca una moratoria relativamente all'installazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili".
La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Visto questo ottimo risultato raggiunto, l’unanimità, mi chiedo e chiedo: vogliamo dividerci sulle mozioni, e quindi votarle, oppure i presentatori le ritirano? Prego, Consigliera Foschi.
Elisabetta FOSCHI. Io quando prima sono intervenuta, Presidente, avevo già spiegato, ma forse lei non presiedeva in quel momento, che a prescindere dall’esito della risoluzione, che peraltro ho firmato, avrei comunque mantenuto la mozione n. 347. Intanto è perchè riguarda un impianto la cui Conferenza dei servizi è di qui a poco tempo, per cui non si farebbe in tempo a promulgare nessuna legge. Inoltre, cosa ancora più importante, è perché in questa mozione non si richiede una normativa nuova o l’individuazione di aree non idonee con le complicazioni che ci sono di conseguenza, ma si chiede di mettere in atto una normativa che è già esistente e che consentirebbe, quindi, di assumere una decisione contraria all’impianto.
PRESIDENTE. Bene.
Iniziamo dalla mozione n. 340 a firma Binci e Bucciarelli. (…) Quindi è ritirata.
Poi c’è la mozione n. 342 della Consigliera Foschi. (…) Bene, ritirata.
Mozione n. 347 dei Consiglieri Foschi, Carloni. Qui c’è un emendamento della Consigliera Foschi:
Aggiungere dopo l’ultima riga della mozione il seguente capoverso: “negare, per i motivi indicati in premessa, l’autorizzazione all’impianto sopra descritto”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa non approva)
Mozione n. 347. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Poi abbiamo la mozione n. 350. Viene mantenuta? (...) Viene mantenuta, bene.
Mozione n. 350 della Consigliera Romagnoli. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Sull’ordine dei lavori
PRESIDENTE. Colleghi Consiglieri, come da principio assunto nella scorsa seduta, ora tramite il voto dovete esprimere se andare avanti o chiudere qui i nostri lavori. La mia proposta è di andare avanti.
Dichiaro aperta la votazione. (…) Come? (…) Però, scusate, l’ultima volta ci sono stati un po’ di problemi, allora vi chiedo se volete andare avanti oppure no. (…) Si esprime attraverso il voto perché me lo avete chiesto voi! La proposta è proseguire.
(L’Assemblea legislativa non approva)
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 16,00