Resoconto della seduta n.83 del 26/06/2012
SEDUTA N. 83 DEL 26 GIUGNO 2012

La seduta inizia alle ore 10,30


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 82 del 12 giugno 2012, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 211 in data 6 giugno, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Disciplina in materia di politiche integrate di sicurezza e ordinamento della polizia locale”, assegnata alla I Commissione in sede referente, alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 69 del Regolamento Interno, al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 2, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4 e al Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro per il parere di cui all’articolo 4, comma 1, della legge regionale 26 giugno 2008, n. 15;
- n. 212 in data 11 giugno, ad iniziativa del Consigliere Zaffini, concernente: “Modifiche alla legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36 ‘Riordino del sistema regionale delle politiche abitative’", assegnata alla IV Commissione in sede referente e trasmessa alla V Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 68 del Regolamento Interno;
n. 213 in data 14 giugno, ad iniziativa del Consigliere Latini, concernente: “Modifiche alla legge regionale 20 gennaio 1997 n. 10 (Norme in materia di animali da affezione e prevenzione del randagismo)”, assegnata alla V Commissione in sede referente e trasmessa al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 5, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4;
- n. 214 in data 18 giugno, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Disposizioni regionali in materia di apicoltura”, assegnata alla III Commissione in sede referente e trasmessa alla VI Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 68 del Regolamento Interno;
- n. 215 in data 19 giugno, ad iniziativa del Consigliere Pieroni, concernente: “Modifiche alla legge regionale 8 marzo 2005, n. 1 (Statuto della Regione Marche)”, assegnata alla I Commissione;
- n. 216 in data 22 giugno, ad iniziativa del Consigliere Pieroni, concernente: “Individuazione delle aree non idonee all'istallazione degli impianti termici, per la produzione di energia elettrica, alimentati a biogas e biomasse”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e trasmessa al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 5, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4 e al Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro per il parere di cui all’articolo 4, comma 2 della legge regionale 26 giugno 2008, n. 15;
- n. 217 in data 19 giugno, ad iniziativa dei Consiglieri Sciapichetti, Traversini concernente: “Interventi a favore della sicurezza e dell'educazione stradale”, assegnata alla I Commissione in sede referente, alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 69 del Regolamento interno, trasmessa alla V Commissione ai sensi dell’art. 68 del regolamento interno, al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 5, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4 e al Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro per il parere di cui all’articolo 4, comma 2 della legge regionale 26 giugno 2008, n. 15.
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 46 in data 18 giugno, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “L.r. 15.11.2010 n. 16, art. 35, comma 1 - Piano integrato triennale attività produttive e lavoro 2012-2014”, assegnata alla III Commissione in sede referente, al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 2, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4, al Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro per il parere di cui all’articolo 4, comma 1 della legge regionale 26 giugno 2008, n. 15 e trasmessa alla VI Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 68 del Regolamento Interno;
- n. 47 in data 18 giugno, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Art. 138 – d.lgs 112/98 - Linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema educativo marchigiano per l'anno scolastico 2013/2014”, assegnata alla I Commissione in sede referente e trasmessa al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 4, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4 e al Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro per il parere di cui all’articolo 4, comma 2 della legge regionale 26 giugno 2008, n. 15.
E’ stata presentata la seguente proposta di regolamento:
- n. 6 in data 14 giugno, ad iniziativa del Consigliere Latini, concernente “Modifiche al regolamento regionale 13.11.2001 n. 2 (attuazione della legge regionale 20/1/1997 n. 10 'Norme in materia di animali da affezione e prevenzione del randagismo' e successive modificazioni)”, assegnata alla V Commissione in sede referente e trasmessa al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 5, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 355 del Consigliere Bucciarelli “Situazione della raffineria API di Falconara M.ma”;
- n. 356 del Consigliere Latini “Regolamentazione per le centrali a biomasse”;
- n. 357 del Consigliere Latini “Falconara - Sostegno ai lavoratori raffineria API”;
- n. 358 della Consigliera Romagnoli “Impianto stoccaggio gas naturale giacimento denominato Palazzo Moroni - Comune di Sant'Elpidio a Mare” ;
- n. 359 del Consigliere Acquaroli “Sostegno alle imprese alluvionate”;
- n. 360 dei consiglieri Cardogna, Pieroni, Latini, Giorgi, Ricci “Designazione dell'area Adriatico-Jonica quale 'Area marina particolarmente sensibile' (PSSA) per la prevenzione e gestione degli inquinamenti costieri da navi: una strategia ambientale per la Macroregione”;
- n. 361 del Consigliere Latini “Treni regionali a rischio per l'annualità 2013”;
- n. 362 dei Consiglieri Busilacchi, Giancarli, Ortenzi, Perazzoli “Emergenza umanitaria in Siria”;
- n. 363 del Consigliere Latini “Camerino - Soppressione Tribunale”;
- n. 364 del Consigliere Sciapichetti “Persecuzione dei cristiani nel mondo, tutela delle minoranze e dialogo interreligioso”;
- n. 365 del Consigliere Latini “Crisi area vasta n. 2 - sanità jesina”;
- n. 366 del Consigliere Pieroni “Rispetto dell'accordo del 6 luglio 2011, tra la Regione Marche e il gruppo API, propedeutico alla realizzazione del rigassificatore di Falconara Marittima”;
- n. 367 dei Consiglieri Marinelli, Acquaroli, Massi “Tribunale di Camerino e sezione distaccata di Civitanova Marche”;
- n. 368 della Consigliera Giorgi “API Falconara Marittima”.
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
- n. 736 del 28.05.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell'11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 27.000,00;
- n. 753 del 28.05.2012 concernente: Art. 2 comma 1 – lettera a) – della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di recuperi accertati relativi a stanziamenti aventi specifica destinazione – euro 11.048,19;
- n. 754 del 28.05.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell'11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 1.000.000,00;
- n. 755 del 28.05.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell'11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 5.000,00;
- n. 756 del 28.05.2012 concernente: Art. 29 comma 4 bis della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Variazione compensativa di cassa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 11.838.561,46;
- n. 757 del 28.05.2012 concernente: Art. 29 comma 4 bis della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 1.474.937,20;
- n. 758 del 28.05.2012 concernente: Art. 29 comma 4 bis della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 979.863,95;
- n. 759 del 28.05.2012 concernente: Art. 29 comma 4 bis e Art. 22 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 164.000,00;
- n. 761 del 28.05.2012 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. 31/2001 – Art. 25 comma 2 della l.r. 29/2001 – Iscrizione nel Bilancio di previsione per l'anno 2012 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese – euro 300.000,00;
- n. 762 del 28.05.2012 concernente: Art. 2 comma 1 – lettera a) – della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – euro 1.097.829,97;
- n. 763 del 28.05.2012 concernente: Art. 2 comma 1 – lettera a) – della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – euro 19.270,58;
- n. 785 del 4.06.2012 concernente: Art. 2 comma 2 – lettera a) – della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Spese di personale – Importo euro 600,00;
- n. 786 del 4.06.2012 concernente: Art. 2 comma 2 – lettera a) – della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Spese di personale – Importo euro 34.157,63;
- n. 788 del 4.06.2012 concernente: Art. 20 comma 3 della l.r. n. 31 dell'11 dicembre 2001 – Prelevamento dal Fondo di riserva per le spese obbligatorie per l'integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell'Elenco n. 1 “Spese obbligatorie” del Bilancio 2012 – Euro 300.000,00;
- n. 789 del 4.06.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell'11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 5.407,60;
- n. 790 del 4.06.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell'11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 500.000,00;
- n. 791 del 4.06.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell'11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 191.521,20;
- n. 792 del 4.06.2012 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Art. 25 comma 1 e 2 della l.r. 29/2011 – iscrizione nel Bilancio di previsione per l'anno 2012 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato e della UE vincolati a scopi specifici e delle relative spese – Progetto ClusterPoliSEE Euro 4.495.738,20;
- n. 787 del 4.06.2012 concernente: Art. 2 comma 1 – lettera a) – della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – euro 10.000,00;
- n. 852 del 11.06.2012 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. 31/2011 – Art. 25 comma 2 della l.r. 29/2011 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese – euro 1.553.021,21;
- n. 853 del 11.06.2012 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. 31/2011 – Art. 25 comma 2 della l.r. 29/2011 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese – euro 181.284,14;
- n. 854 del 11.06.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell'11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 3.000,00;
- n. 855 del 11.06.2012 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell'11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 130.962,49;
- n. 856 del 11.06.2012 concernente: Art. 2 comma 1, lettera a), della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – euro 61.723,86;
- n. 857 del 11.06.2012 concernente: Art. 2 comma 1, lettera a), della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – euro 10.000,00;
- n. 858 del 11.06.2012 concernente: Art. 2 comma 1, lettera a), della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – euro 2.211.655,90;
- n. 859 del 11.06.2012 concernente: Art. 2 comma 1, lettera a), della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di maggiori entrate accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – euro 895.266,06;
- n. 860 del 11.06.2012 concernente: Art. 2 comma 2, lettera a), della l.r. 28 dicembre 2001, n. 28 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Spese di personale – Importo di euro 10.000,00;
- n. 861 del 11.06.2012 concernente: Modifica al Programma Operativo Annuale 2012 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1746 del 22 dicembre 2011 in attuazione della d.g.r. n. 500 del 10.04.2012 “l.r. n. 20/2010 – artt. 4, 5, 17 e 28. Ridefinizione di alcune posizioni dirigenziali e non nell’ambito nel Servizio Internazionalizzazione, cultura, turismo, commercio e attività promozionali. Determinazioni per il conferimento di nuovi incarichi”;
- n. 862 del 11.06.2012 concernente: Art. 2 comma 1, lettera a), della l.r. 28 dicembre 2011, n. 28 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2012 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – euro 187.473,61.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
- n. 18 in data 4 giugno 2012 “Istituzione dell’Ente regionale per l’abitazione pubblica delle Marche (ERAP Marche), soppressione degli Enti regionali per l’abitazione pubblica (ERAP) e modifiche alla legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36 ‘Riordino del sistema regionale delle politiche abitative’”;
- n. 19 in data 4 giugno 2012 “Modifiche alla legge regionale 20 giugno 2003, n. 13 ‘Riorganizzazione del servizio sanitario regionale’”;
- n. 20 in data 4 giugno 2012 “Modifiche alla legge regionale 23 febbraio 2005, n. 6 ‘Legge forestale regionale’”;
- n. 21 in data 11 giugno 2012 “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 22 ottobre 2001, n. 22 ‘Disciplina degli impianti di trasporto a fune in servizio pubblico, delle piste da sci e dei sistemi di innevamento programmato’”.
Ha chiesto congedo il Consigliere Acacia Scarpetti.


Commemorazione in memoria del militare italiano caduto in Afghanistan

PRESIDENTE. Prima di iniziare i nostri lavori purtroppo ancora una volta, come ci è capitato spesso in questi due anni e mezzo di legislatura, devo chiedere all'Aula di osservare un minuto di silenzio per l'ulteriore tributo pagato dal popolo italiano a causa dell'uccisione in Afghanistan del carabiniere Manuele Braj .
Interpretando il sentimento dell'intera Assemblea legislativa, esprimo cordoglio e costernazione per questo ulteriore tributo pagato. Siamo vicini alla famiglia di questo giovane di trent'anni originario della provincia di Lecce.
Invito ad osservare un minuto di silenzio.

(L'Assemblea legislativa osserva un minuto di silenzio)


Sull'ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola la Vicepresidente Giorgi, ne ha facoltà.

Paola GIORGI. Come annunciato alla Conferenza dei Capigruppo, chiedo l'iscrizione all'ordine del giorno della mozione n. 368 sull'API.

PRESIDENTE. Va bene. Ha chiesto la parola il Consigliere Trenta, ne ha facoltà.

Umberto TRENTA. La ringrazio, Presidente, perché mi dà l'opportunità di tornare su un argomento che era stato oggetto dei lavori dell'Assemblea legislativa e del Presidente della VI Commissione Consigliere Cardogna.
Il Consigliere Camela - Valeriano Camela, nomen omen, sia nel nome che nel cognome - è una persona scorretta quindi suscita in me perplessità. Dopo i fatti della fantasanità cameliana adesso siamo arrivati al delirio. Ne spiego il perché, e coinvolge anche l'Assessore Viventi.
In VI Commissione all'unanimità avevamo deciso di preparare un protocollo d'intesa...

PRESIDENTE. Consigliere Trenta, io non la voglio interrompere però...

Umberto TRENTA. No, no, lei mi sta interrompendo, Presidente.

PRESIDENTE. La richiesta di intervenire all'inizio della trattazione dell'ordine del giorno può riguardare solo l'ordine dei lavori della seduta.

Umberto TRENTA. Sì, l'ordine dei lavori della seduta. Per cui, ecco, quel passaggio doveva passare attraverso il progetto dei consorzi di sviluppo industriale “modificazione della legge regionale...” ecc. ecc, perché si trattava di limes - è qui l'aggancio -, attraverso il riordino dei consorzi, attraverso la proposta di legge limes territori di confine, attraverso i consorzi e le valli, e guarda caso il limes è proprio la vallata del Tronto oggetto di questa modifica di legge del consorzio.
Lo scorretto Consigliere Camela venne redarguito in quest'Aula dal sottoscritto, gli dissi: “non ti azzardare poi ad uscire a mezzo stampa...”, tant'è che anche il Consigliere Perazzoli mi guardò con occhio furbo, intelligente e scaltro. E' vero che non è uscito a mezzo stampa il giorno dopo, però poi nella cronaca di domenica 24 giugno 2012 questo scienziato della politica picena esce così: “tra Marche ed Abruzzo per la stazione sciistica Monte Piselli...”, quando invece io in Aula dissi, lo ricorderete tutti, non parliamo delle proprietà private in quelle zone di confine...

PRESIDENTE. Ho capito, Consigliere Trenta, ma cosa c'entra tutto questo con l'ordine dei lavori d'oggi!

Umberto TRENTA. C'entra, c'entra! Attraverso il riordino dei consorzi di industrializzazione le Marche e l'Abruzzo hanno il loro confine naturale nel fiume Tronto, che è l'incontro di due parchi e quattro regioni. Era questa la proposta...il Presidente Cardogna fa finta di niente, ma io capisco il suo imbarazzo e anche quello dei membri della VI Commissione.
Caro Presidente, lei ha fatto una proposta di legge intelligente – adesso mi dica che non c'entra neppure questa! -, ed io l'ho condivisa...(...) no, no, Presidente, un attimo, non è una cosa distratta, astrusa, distante da quello che sto dicendo adesso. Allora, dicevo, perché non funzionano le cose? Perché i partiti dovrebbero prendere per le orecchie i Consiglieri scorretti, i Consiglieri che si appropriano, caro Assessore Viventi..., vedo che lei quando io parlo di limes sorride, bèh, le sta bene il sorriso, le dà un viso luminoso, il viso di un vecchio democristiano. Quindi...(…) E no, nessuno si offenda, Presidente!


PRESIDENTE. Consigliere Trenta, qui non si offende nessuno!

Umberto TRENTA. Quindi, dicevo, se lei non prenderà provvedimenti chiari io pubblicherò la lettera ufficiale che l'onorevole Amedeo Ciccanti scrisse al traditore Camela quando ci mandò a casa, era il marzo 2009.

PRESIDENTE. Perfetto.

Umberto TRENTA. No, no, Presidente, io da lei oggi voglio l'impegno. Oggi! Come io oggi le do la mia certezza. E questa non è una proposta ricattatoria, è semmai un semplice concetto che le rivolgo. La sua proposta di legge calza a pennello di questi arrampicatori che sono una volta pronti di qua e una volta pronti di là. Oggi non è in Aula? Ci spieghi dov'è...

Umberto TRENTA. Consigliere Trenta, guardi, a me dispiace...

Umberto TRENTA. Inoltre vado alla Macroregione, che è sempre attinente...

PRESIDENTE. No, Consigliere, guardi...

Umberto TRENTA. Presidente, lei non mi può togliere la parola. Cioè, o torniamo a fare la corretta politica oppure non ha senso che lei faccia una proposta di legge che dà libertà a quei cento cittadini di firmare la sua prossima candidatura...

PRESIDENTE. Io non contesto quello che lei dice, Consigliere, ma purtroppo è sbagliato l'ambito, nel senso che adesso dobbiamo occuparci dell'ordine del giorno. Ha capito Consigliere?

Umberto TRENTA. Allora mi riservo di rientrare sull'argomento con le dichiarazioni di voto sul consorzio di industrializzazione. Grazie.

PRESIDENTE. Benissimo. Ha chiesto la parola il Consigliere Marinelli, ne ha facoltà

Erminio MARINELLI. Presidente, chiedo l'iscrizione al punto 8) dell'ordine del giorno della mozione n. 367 avente ad oggetto “Tribunale di Camerino e sezione distaccata di Civitanova Marche”.

PRESIDENTE. Se non ci sono posizioni contrarie direi che si può fare.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ricci, ne ha facoltà.

Mirco RICCI. Intervengo sulla proposta della Vicepresidente Giorgi. Io direi, Presidente, che forse sarebbe opportuno ascoltare prima le comunicazioni dell'Assessore Luchetti.
Tra l'altro in queste ore sulla vicenda API ognuno di noi ha avuto modo di incontrare le parti sindacali e farsi un quadro molto chiaro della situazione, così come siamo qui a difendere l'accordo siglato qualche mese fa. Per cui non ritengo sia utile discutere adesso di questa mozione. Invece nella prossima seduta, una volta appunto ascoltate le comunicazioni dell'Assessore Luchetti ed eventualmente il dibattito, possiamo magari arrivare, se vogliamo, con un ulteriore documento rafforzativo rispetto alle dinamiche tra i lavoratori dell'API e la dirigenza dell'azienda. Ecco, a quel punto potrebbe essere opportuno. Mentre oggi anticipare un dibattito con una mozione non credo sia opportuno e nemmeno corretto.

PRESIDENTE. Consigliere Ricci, mi faccia capire, questo è il parere contrario all'iscrizione della mozione? (…) Allora ricapitolo. In apertura di seduta, così come in Conferenza dei Presidenti, si registrano alcune richieste, che io naturalmente considero accettate se non ci sono obiezioni, se non è così devo per forza metterle ai voti.
Quindi ora se la posizione del Consigliere Ricci è di contrarietà all'iscrizione della mozione della Vicepresidente Giorgi me lo si dica, perchè a quel punto la metterò ai voti. (…) Bene, il Consigliere Ricci chiede di mettere in votazione la proposta di iscrizione della mozione presentata dalla Vicepresidente Giorgi...

Mirco RICCI. Dopo la relazione, Presidente. Ossia, io ho chiesto che prima si ascolti la relazione dell'Assessore Luchetti.

PRESIDENTE. Però il tema, Consigliere, non è questo. Noi all'inizio di seduta stabiliamo le regole, allora le regole sono le seguenti. Le mozioni naturalmente vanno presentate prima, e così le interrogazioni e le interpellanze, dopodichè spesso capita viene fatta richiesta o di spostare un punto l'ordine del giorno o di fare una nuova iscrizione. Da due anni adottiamo questo sistema, ossia, dove non ci sono obiezioni la richiesta viene accettata, poi che quel punto venga trattato oppure no è un altro discorso, ma intanto viene iscritto, se invece c'è una obiezione si mette al voto e quindi l'Aula decide se accettare o no quella richiesta. Adesso siamo in questo secondo caso e quindi la metto al voto.
Pongo in votazione...(...) Prego, Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. All'inizio della seduta ci sono state consegnate sei-sette mozioni su uno stesso argomento. Cosa significa quella consegna, Presidente, che sono già all'ordine giorno?

PRESIDENTE. In questo lasso di tempo che ci vede insieme le regole non sono cambiate, sono sempre quelle. Ripeto, per le mozioni, come per tutto ciò che è contenuto nell'ordine del giorno e che ovviamente è arrivato nei tempi previsti, nel caso di urgenze in Conferenza dei Presidenti e poi in Aula se ne può chiedere una variazione. Dopodichè io registro quelle che mi vengono chieste. Ora la Consigliera Giorgi mi ha chiesto l'iscrizione della mozione n. 368, ma è chiaro che se c'è la richiesta, vista l'attualità del caso, di iscrizione anche di queste altre non c'è nessun problema, però voglio capire se me lo chiedete.
Ha chiesto la parola il Consigliere Latini, ne ha facoltà.

Dino LATINI. La mia posizione è uguale a quella del Capogruppo del PD, credo anch'io sia opportuno rinviarla. Ma al di là di questa mia semplice valutazione, nel caso si dovesse proseguire, chiedo che sia aggiunta alla mozione della Vicepresidente Giorgi anche la mia mozione n. 357 che è sempre sullo stesso argomento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Io ho presentato una mozione il 12 giugno, ma dal momento che ci sarà un pronunciamento dell'Assemblea legislativa questa si può intendere soddisfatta, per cui non vedo l'esigenza di presentare ulteriori mozioni.

PRESIDENTE. Bene. Quindi ora le uniche richieste formali di iscrizione all'ordine del giorno sono quelle della Consigliera Giorgi e del Consigliere Latini, rispettivamente della mozione n. 368 e della mozione n. 357. Le pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)


Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione dell'API di Falconara Marittima.
(Relazione, discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione dell’API di Falconara Marittima.
Ha la parola l'Assessore Luchetti.

Marco LUCHETTI. Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nell’accingermi a fare questa relazione voglio esprimere preliminarmente, a nome di tutta la Giunta e del Presidente Spacca, una forte preoccupazione riguardo l'apertura della vertenza; vertenza che fino a qualche mese fa pensavamo di poter evitare, grazie anche alle determinazioni assunte lo scorso anno da questa Assemblea legislativa e successivamente dalla Giunta regionale.
Il percorso probabilmente sarà lungo, ma speriamo approdi ad una soluzione favorevole per quanto riguarda i livelli occupazionali.
Tale comunicazione è stata concordata con la Presidenza dell'Assemblea legislativa, ma anche con le organizzazioni sindacali che hanno convenuto sul fatto di volerci in questa fase limitare, come Giunta e come Assemblea, ad una comunicazione e ad un dibattito, salvo poi, nel prosieguo della vicenda, sviluppare eventualmente altri momenti di approfondimento sulla base di quello che sarà l'iter negoziale che interverrà nel momento in cui la Regione da una parte e la vertenza sindacale dall'altra troveranno sintesi e confronto.
La raffineria di Falconara Marittima, nata come deposito di oli minerali negli anni '30, al netto dell'attuale crisi e delle decisioni di sospendere l'attività di raffineria e grazie alla produzione di energia elettrica e prodotti petroliferi, sarebbe un polo energetico di rilievo nel panorama nazionale. La posizione baricentrica rispetto alla dorsale adriatica ne farebbe un insediamento strategico: da un lato per l'approvvigionamento di prodotti petroliferi di tutta l'area centro orientale della penisola, dall'altro per la fornitura di energia elettrica alla regione Marche, di cui copre circa il 30% del fabbisogno.
La raffineria presenta uno schema di lavorazione che garantisce flessibilità alle operazioni in base al greggio impiegato e la massima resa in distillati.
La società industriale del Gruppo API, sorta nel 1950, la raffineria di Falconara Marittima (AN), è uno dei siti (secondo l'azienda) più moderni e avanzati tecnologicamente in Italia dotata della seguente certificazione: per la tutela ambientale ISO 14001; per la sicurezza OHSAS 18001; per la qualità ISO 9001.
L'adozione a partire dal 2001 di un sistema di gestione integrato salute, sicurezza, ambiente e qualità (SGI) nasce per garantire l'adeguamento ai requisiti normativi, ma anche per perseguire una corretta politica di prevenzione.
I numeri del polo energetico sono: superficie del sito 700.000 mq; capacità di lavorazione del greggio 3,9 milioni di tonnellate/anno (ca 85.000 barili/giorno); capacità di stoccaggio è di oltre 1.500.000 mc; capacità di produzione energia elettrica 2 miliardi di kWh/anno; introduzione del greggio 100% via mare.
La raffineria di Falconara è inoltre dotata di: un sistema di spedizione via terra con una potenzialità complessiva di oltre 12.000 tonnellate/giorno ; una piattaforma a mare fissa, posta a 16 km dalla costa per accogliere petroliere di stazza fino a 400.000 tonnellate; un’isola a mare con doppio attracco, a 4 km dalla terraferma, per navi fino a 90.000 tonnellate; un pontile, connesso direttamente alla raffineria e dotato di tre punti di attracco per motocisterne di piccolo cabotaggio.
Nel sito di Falconara Marittima operano due società: API raffineria di Ancona SpA, API Energia SpA.
I dipendenti diretti del sito sono circa 400. L’indotto è di circa 1.200 persone, rappresentanti soprattutto aziende di tipo elettromeccanico, ingegneristico, di strumentazione e software, di trasporto.
Situazione del mercato della raffinazione.
Come per altri settori maturi la crisi economica ha ormai, come già da tempo annunciato, coinvolto il settore della raffinazione petrolifera. Sulla situazione critica del settore incidono una pluralità di cause: la minor domanda di prodotti petroliferi per effetto dell'innalzamento dei prezzi; lo spostamento della domanda su prodotti per i quali l'offerta europea si sta riducendo (il gasolio) rispetto a quelli in cui c'è più offerta (benzine); l'aumento della concorrenza internazionale soprattutto dei paesi asiatici che stanno siglando accordi e investendo in impianti di raffinazione in Sudamerica; la competizione tendenzialmente sempre più difficile con altri prodotti come i biocarburanti; l'aumento dei costi della raffinazione in Europa dovuti alla regolamentazione del settore.
La crisi sta coinvolgendo l'intera Europa (12 impianti su oltre 100 hanno cessato la produzione), ma in Italia la situazione è aggravata dalla forte e recente contrazione dei consumi e dall'elevato livello di tassazione, come accise, Iva, addizionale Ires, Robin Tax ecc., fattore quest'ultimo che mina ulteriormente la competitività del settore.
E' noto che in Italia ha già chiuso la raffineria di Cremona, sta chiudendo quella di Roma e sono annunciati periodi di cassa integrazione per le raffinerie di Marghera e di Gela.
Il Presidente dell'Unione Petrolifera Pasquale De Vita sostiene che l'Europa in due anni ha già perso oltre il 30% della capacità di raffinazione e non ci sono segnali di arresto del fenomeno. Per quanto riguarda l'Italia sempre De Vita stima una perdita negli ultimi cinque anni del 25% della capacità di raffinazione nazionale e siccome il processo sembra inarrestabile, stando agli attuali numeri, ci sarebbe un ulteriore 20-25% della capacità attuale in eccesso.
Rigassificatore e occupazione.
L'Accordo Regione Marche-Api del luglio 2011 per la realizzazione del rigassificatore a largo di Falconara Marittima ha come obiettivo generale il rafforzamento economico del sito industriale esistente tramite un sistema organico di efficienze aziendali, così da sostenere l'intero quadro occupazionale, costituito sia dai dipendenti diretti delle varie aziende API insediate sul sito, sia dai lavoratori dell'indotto, sia dal sistema delle aziende di trasporto per la distribuzione di carburanti, sia da alcune unità operatrici nel porto di Ancona.
I tempi tecnici e quelli delle connesse operazioni-economico finanziarie legate agli investimenti sul rigassificatore e opere connesse sono oggettivamente non brevi, vista anche la complessa dinamica del mercato internazionale del gas. L'azienda sostiene che fino ad adesso ha cercato le partnership e che a breve sarebbero in grado di partire con la realizzazione.
Impegni assunti dall'API nell'Accordo (delibera n. 977 del 6 luglio 2011, siglato in data 11 luglio 2011).
Con riferimento agli interventi concernenti il Terminale, la Centrale IGCC e la Raffineria, il Gruppo API si è impegnato ad attuare i seguenti obiettivi, che sono stati precisati nel dettaglio nell'allegato 1 dello stesso Accordo:
• Obiettivo 1: costruzione di un terminale di scarico di gas metano per una capacità di 4 miliardi di metri cubi all'anno (Terminale);
• Obiettivo 2: aumento della flessibilità operativa dell'esistente impianto IGCC e più in generale dello stabilimento (nell'ipotesi, in corso di valutazione, di adeguamento dell'alimentazione a gas metano/oli vegetali) (Centrale IGCC);
• Obiettivo 3: continuo miglioramento dell'efficienza dell'impatto ambientale e della sicurezza dell'esistente impianto di raffinazione (Raffineria);
• Obiettivo 4: sinergie tra il realizzando Terminale e Centrale IGCC e la Raffineria;
• Obiettivo 5: bonifica SIN Falconara Marittima e recupero ambientale dello Stabilimento;
• Obiettivo 6: verifica della possibilità di riconversione del sito produttivo e sviluppo fonti rinnovabili.
Inoltre l'Azienda nel medesimo accordo s'impegna a mantenere per almeno dieci anni i livelli occupazionali complessivi del sito API di Falconara, pari a 380 unità lavorative.
L'Amministrazione regionale fin dalla sottoscrizione dell'Accordo di cui sopra ha seguito le vicende della raffineria per verificare l'andamento dell'accordo e degli impegni sottoscritti con particolare riguardo ai livelli occupazionali.
Non appena trapelata la notizia relativa alle intenzioni aziendali di bloccare la produzione (la raffineria) per un anno, si sono susseguiti diversi incontri e contatti.
Incontro Azienda-OO.SS. del 7 giugno 2012 (ovvero quello della comunicazione)
All'incontro le organizzazioni sindacali e la RSU di fabbrica hanno rappresentato la forte preoccupazione delle maestranze per la decisione dell'API di fermare la raffinazione per un anno (2013) rilevando che dopo uno stop così lungo ci sarebbero molti problemi nel riprendere la produzione. Questo accresce ulteriormente i timori per i posti di lavoro.
L'Azienda ha esplicitato una serie di problemi: problemi di mercato e competizione alla pompa con la nascita delle pompe "bianche"; la recessione economica in atto con il conseguente calo dei consumi; il livello dei prezzi del greggio aggravato dall'embargo all'Iran; l'aumento dei costi di lavorazione del greggio stesso; la grave assenza di una politica industriale sull'energia; l'aumento delle accise; la lentezza della politica delle scelte sulle centrali; il fatto che ormai da tre anni il mondo del petrolio lavorerebbe in negativo; la crescente disponibilità di prodotti a costi minori già lavorati in altre parti del mondo.
Con queste motivazioni l'azienda sostiene, dopo ampia ed attenta valutazione, di dover sospendere la raffinazione per dodici mesi in attesa di un miglioramento della situazione e mettendo gli impianti in sicurezza e conservazione. Con il blocco della raffineria si avrà anche il fermo della Centrale IGCC per sei mesi con riconversione a gas.
Tale operazione porterebbe all'incasso del CIP 6 (circa 300-350 mil di euro) che in gran parte sarà utilizzato per ripianare la situazione bancaria.
Le OO.SS. e la RSU a conclusione dell'incontro hanno chiesto un tavolo di concertazione per trovare insieme i percorsi migliori utili al superamento della crisi principalmente attraverso un vero piano di rilancio industriale del sito.
Voglio qui sottolineare la forte polemica che c'è sotto questo aspetto, dopo cioè la comunicazione del blocco di un anno della raffineria, tra le maestranze e l’azienda. Le maestranze sostengono che un fermo metterebbe fortemente in crisi la possibilità di ripresa della Raffineria stessa. Ossia, da una parte l'azienda assicura uno standby capace della ripresa della raffinazione, dall'altra le maestranze invece dicono che se si chiude per un anno la raffineria non riaprirà più.
Incontri delle OO.SS. e della RSU con il Prefetto e con il Sindaco di Ancona il 19 giugno 2012.
L'incontro con il Prefetto ha incentrato la discussione sulla situazione di difficoltà dei lavoratori e i possibili scenari futuri di incertezza per i dipendenti API e per quelli dell'indotto.
La riunione ha avuto, inoltre, un confronto sulle possibili iniziative dei lavoratori che potrebbero portare ad un inasprimento della lotta nei confronti dell'azienda con ripercussioni sul trasposto marittimo con la fermata in rada nel porto di Ancona di numerose navi cariche di greggio.
Il Prefetto pur comprendendo le forti preoccupazioni ha invitato i lavoratori ad un confronto serrato con l'azienda per arrivare a soluzioni positive attraverso un'intensa concertazione e, quindi, tenere certe forme di lotta solo come eventuale ultima ratio.
Inoltre ha dato la sua disponibilità per farsi promotore di un incontro con i vertici aziendali e dare il suo contributo alla composizione della vertenza.
Il Sindaco di Falconara ha ascoltato la RSU e le OO.SS. rispetto alla problematica dello stabilimento facendo sue le preoccupazioni dei dipendenti. Ha dichiarato di ritenere necessario un suo impegno diretto come massimo rappresentante dell'Istituzione comunale a contattare l'azienda per avere un incontro nel più breve tempo al fine di comprendere le ragioni che hanno portato a fare tali scelte.
I lavoratori hanno ribadito la massima disponibilità a lavorare e confrontarsi per poter superare il momento critico che sta vivendo lo stabilimento, avendo come obiettivo il mantenimento dei livelli occupazionali come da accordi scritti, mantenimento che senza un piano di rilancio industriale e di investimenti diverrà sempre più difficile.
Esiti dell'incontro Regione Marche-API del 21 giugno 2012.
L'azienda dopo aver spiegato le ragioni economiche (compreso il forte peggioramento delle condizioni avvenuto da luglio 2011 ad oggi) della scelta di bloccare per dodici mesi l'attività di raffinazione, ha ribadito la convinzione che vi sia una fondata speranza nella ripresa del mercato che potrebbe consentire il riavvio dell'attività di raffinazione per il 2014 a Falconara.
Anche in quest'ultimo incontro l'API ha riconfermato la volontà di mantenere l'obiettivo strategico della realizzazione del terminal di rigassificazione, impegnandosi ad aggiornare al più presto e in maniera continuativa, la Regione circa lo stato di avanzamento dell'operazione sotto i diversi profili (autorizzativi, progettuali, economici, accordi, ecc.).
Dopo aver fatto presente tutte le nostre preoccupazioni, che sono quelle dei lavoratori, in merito alla situazione di crisi e alle possibilità di ripresa produttiva dopo dodici mesi di stop, abbiamo proposto, e quindi concordato con l'azienda, che ha mostrato disponibilità, di aprire un tavolo tecnico per definire un piano condiviso dì investimenti che possa condurre ad attività industriali complementari facendo leva anche sull'obiettivo n. 6 dell'Accordo del luglio 2011 (sviluppo fonti rinnovabili), e a tal fine verrà fissato un incontro entro fine luglio 2012.
A quel tavolo in quell'incontro abbiamo fatto presente all'azienda i ritardi sulla realizzazione del rigassificatore e questo ci è stato giustificato dal fatto che occorrono – in questi tempi la finanza è abbastanza in difficoltà – i tempi necessari per realizzare le partnership finalizzate, appunto, alla realizzazione del rigassificatore, che hanno ribadito che entro breve tempo i lavori partiranno.
Noi sulla base di questo abbiamo sottolineato che non avevamo avuto notizie sul punto 6) dell'Accordo, cioè quello della diversificazione produttiva, ed ecco perchè abbiamo detto “a questo punto facciamo un tavolo specifico su questo dato”. Pertanto entro luglio si costituirà questo tavolo per verificare l'intenzione dell'API sulla diversificazione produttiva.
Nello stesso tavolo saranno valutati e verificati anche possibili investimenti per soluzioni industriali di diversificazione e/o riconversione produttiva. Investimenti che insieme ad un piano di rilancio industriale possano garantire i posti e i luoghi di lavoro per le maestranze dell'API e per tutto l'importante indotto. Garanzia occupazionale, è stato ricordato all'API, che riguardo alle proprie maestranze è parte integrante dell'accordo sottoscritto a luglio 2011 con l'Amministrazione regionale e che i dirigenti aziendali presenti hanno ribadito di voler rispettare completamente.
Esiti incontro Regione Marche-OO.SS. e RSU del 22 giugno 2012.
Il giorno dopo l'incontro con i vertici aziendali di API Raffineria abbiamo immediatamente incontrato e riferito gli esiti di quella riunione alle Organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL, UILCEM UIL, FILTCEM CGIL, FEMCA CISL e alla RSU dei lavoratori del sito di Falconara Marittima.
Abbiamo tracciato il quadro completo della situazione e quello che era emerso nell'incontro con i vertici API.
Abbiamo riferito della richiesta regionale relativa l'istituzione del tavolo tecnico di cui sopra con principale obiettivo il mantenimento dei livelli occupazionali in caso la crisi del settore della raffinazione continui e/o peggiori ulteriormente come purtroppo alcune previsioni rilevano.
La nostra iniziativa del tavolo è stata positivamente accolta dai Sindacati che hanno chiesto di stringere al massimo i tempi e di rendere più frequenti le occasioni di confronto con l'Azienda entro la fine dell'anno per capire meglio le reali intenzioni e condizioni in merito alla riapertura nel 2014.
I lavoratori e i sindacati, infatti, hanno mantenuto le loro perplessità sul futuro di riapertura della raffineria dopo una sospensione di un anno, perché a detta di tecnici e degli stessi lavoratori del sito se si fermare gli impianti per dodici mesi, anche in stato di conservazione, rimetterli in funzione risulterebbe un'operazione molto difficile, come si è già verificato in alcune raffinerie italiane dopo soli tre mesi di sospensione dell'attività degli impianti.
I lavoratori concordano sull'utilizzo del tavolo tecnico soprattutto nel periodo di sospensione, e sia impiegato dall'Azienda attraverso il confronto continuo con le Istituzioni per studiare e progettare forme alternative di produzione dando chiari segnali di garanzia per il futuro dei dipendenti.
Abbiamo quindi informato sulla volontà espressa dai rappresentanti dell'Azienda di avviare, non appena le fasi autorizzative e di progettazione saranno concluse, i lavori di realizzazione del rigassificatore e la piena disponibilità a formare il tavolo tecnico sull'applicazione dell'accordo con la Regione.
La nostra Amministrazione metterà il massimo impegno e tutto il suo peso istituzionale affinché venga rispettato l'accordo dello scorso luglio, ed in particolare l'obiettivo 6. Siamo perfettamente consapevoli che in mancanza di questo il futuro di tanti lavoratori dell'API, più quelli dell'indotto, potrebbero diventare a rischio. In questo senso tutto ciò che sarà di nostra competenza lo metteremo in campo con la massima determinazione.
Oltre a ciò, insieme alla collega Sara Giannini in qualità di coordinatrice della Commissione Attività produttive della Conferenza delle Regioni, sensibilizzeremo sulla questione a livello nazionale già dalla riunione della sede stabile di concertazione convocata dal Ministro Passera per la metà di luglio sul Piano energetico nazionale. Sarà un'ottima occasione anche per approfondire le prospettive del settore della raffinazione e della politica energetica in Italia.
Questo è quanto dovevo all'Assemblea legislativa. E’ una relazione che tiene conto e parte dall'impegno che questa Assemblea si era data e che aveva conferito alla Giunta il 16 luglio dello scorso anno. Allora, quando appunto parlammo dell'autorizzazione al Presidente Spacca di sottoscrivere l'accordo con l'API, gli elementi imprescindibili erano che i termini dell'Accordo API-Regione devono essere parte principale dell'intesa, prevedendo inoltre severe sanzioni qualora l'azienda non rispettasse gli impegni sottoscritti – e questo lo manterremo –, e la costituzione di un comitato tecnico scientifico da affiancare all'Arpam sul discorso ambientale.
Pertanto, per quanto ci compete e d'accordo con le organizzazioni sindacali, ci accingiamo a procedere in questo senso. La vertenza sindacale avrà il suo iter, e lo avrà anche a livello nazionale. Infatti il problema è nazionale. I sindacati locali sono in stretto rapporto con i sindacati nazionali per i risvolti della raffinazione e per tutto quello che concerne strategicamente la politica energetica nazionale da parte del Governo, come sapete il Paese non potrà comunque rinunciare ai centri di raffinazione per obiettivi di sicurezza e di auto-alimentazione. Inoltre c'è anche il problema di concertare quale sarà la strategia complessiva dell'energia nel nostro Paese.
Ecco, il confronto avrà questo sentiero da percorrere.
Per quanto invece ci riguarda noi, sempre in accordo con le organizzazioni sindacali, dobbiamo verificare, primo, tutti gli obiettivi previsti dall'Accordo. Perchè, come dire, non è che qui si fanno accordi e poi qualcuno pensa di tirare la mano indietro. Sono ottant'anni che quell'azienda insiste in un sito, ha fornito alla proprietà sicuramente ampi margini di guadagno, dunque non è pensabile in questo momento tirare la mano indietro rispetto alle difficoltà della raffinazione. Pertanto siamo impegnati, ripeto, proprio sulla base del punto 6 dell'Accordo, a verificare; stringeremo l'azienda in un tavolo di trattativa, a cui ovviamente non solo parteciperà la Regione, ma daremo conto anche degli esiti di questo iter, in modo tale da trovare soluzioni alternative a quella che potrebbe essere un'eventuale mancata ripresa della raffinazione.
Questa vicenda si innesta inevitabilmente nel quadro più generale della crisi del Paese. E sicuramente non è una vicenda che trova riscontro unicamente in cause di strategie aziendali, su questo conveniamo. Però non si può certo rimanere fermi rispetto all'ineluttabilità anche di una crisi di carattere energetico per quanto riguarda la raffinazione.
Questa è pertanto la strada che abbiamo scelto. Con il Presidente Spacca siamo in perfetto accordo sul pressing che dovremo fare nei confronti dell'azienda affinché non si sottragga alle proprie responsabilità.
Come Giunta ci ripromettiamo di fornire tutte le opportune notizie a questa Assemblea, o alla Commissione attività produttive, ma questa sarà una scelta che farà l'Assemblea stessa, però ciò che raccomandiamo in questo momento è la massima unitarietà delle istituzioni. Ecco perché invito i colleghi Consiglieri che hanno presentato, giustamente e doverosamente, interrogazioni e mozioni sul tema a convenire su questa strategia della Giunta, che, ripeto, darà tutte le informazioni possibili ai Consiglieri che lo vorranno, in modo tale che si formi una volontà unitaria dell’Assemblea per affrontare la problematica.
E' importante, lo abbiamo sottolineato e lo hanno condiviso anche i lavoratori, che una vicenda di questo tipo non debba subire vicende di carattere politico che esulino dal merito. Purtroppo le vicende passate ci hanno dimostrato il contrario. Noi in questa fase dobbiamo essere massimamente impegnati unitariamente verso la soluzione del problema occupazionale.
Dunque invito caldamente tutti voi a convenire su questa strategia. Certo, ne possiamo parlare, arricchire come volete, però dobbiamo fare un blocco unico rispetto a queste volontà della Giunta affinchè si possa affrontare unitariamente e con senso di responsabilità massima la vicenda della vertenza API. (applausi del pubblico).

PRESIDENTE. Abbiate pazienza, scusate, ma in quest’Aula non è possibile esprimere segni di assenso o di dissenso, così recita il nostro regolamento, quindi vi prego di astenervi da plausi o da qualsiasi altra manifestazione, grazie.
Passiamo alla discussione. Al momento ho iscritti a parlare i Consiglieri Bugaro, Zinni, Giancarli, se ci sono altri Consiglieri che intendono intervenire me lo dicano così organizziamo i lavori. (…) Bene, allora aggiungo Latini, Giorgi, Pieroni, Cardogna, Ricci, Silvetti, Marangoni, Bucciarelli. Non vedo altri iscritti a parlare, quindi chiudo qui gli interventi.
Ha la parola al Vicepresidente Bugaro.

Giacomo BUGARO. Quest'Aula è chiamata per l'ennesima volta ad affrontare un tema assai spinoso come quello appunto di una crisi economica e occupazionale.
Pochi mesi fa nel corso di questa legislatura abbiamo affrontato la crisi della Fincantieri e oggi affrontiamo l'inizio della crisi dell'API. E lo dico con dispiacere. Saluto tutti i lavoratori, tutti coloro che lavorano direttamente e indirettamente all'interno del sito produttivo di Falconara. A loro va la vicinanza non solo mia personale ma anche politica per le loro preoccupazioni rispetto al futuro professionale.
Mi sento di acconsentire quando l'Assessore Luchetti afferma che queste vicende devono essere affrontate in maniera seria, senza preconcetti, affrontando i problemi seduti in un tavolo con quella disponibilità, che, mi sento di sottolineare, se fosse stata dimostrata anche in precedenza probabilmente la crisi, che comunque ci sarebbe stata, sarebbe stata affrontata partendo da basi diverse. Mi riferisco, cioè, a quando l'Assessore Luchetti ha parlato di lentezza della politica, anzi, io direi nell'ottusità della politica. Sappiamo infatti qual è stato il percorso che ha caratterizzato negli ultimi anni tutto il sito produttivo all'interno di quest'Aula. E quest’Aula, lo voglio ricordare, è quella che dà le linee guida del piano energetico regionale e che quindi concorre, insieme al livello nazionale, ai livelli autorizzativi delle iniziative che riguardano la produzione energetica e comunque di siti industriali di grande impatto, come appunto quello che, non da oggi, riveste l'API di Falconara.
Io penso, Assessore Luchetti, che oggi ci siano le condizioni per portare l'azienda al rispetto dei patti. Penso ci siano le condizioni, nonostante le enormi difficoltà di carattere generale, mi riferisco all'andamento economico, ma anche al settore del credito che sappiamo quanto sia in sofferenza rispetto alle richieste di nuovi finanziamenti. Sono aspetti, questi, che non devono sfuggire nello sfondo della nostra discussione. Però chi ha incamerato ricchezza deve essere in grado di poterla ridistribuire, deve essere in grado, come dire, di condurre la barca non solo quando il vento è in poppa ma anche nei momenti in cui bisogna andare di bolina.
Ritengo che l'API sia una ricchezza del nostro territorio. E mi riferisco anche a coloro che nel corso di questi anni l'hanno criticata fortemente, a quella parte fortunatamente residua della pubblica opinione che ha additato quei lavoratori quasi fossero mostri che producevano solo inquinamento nel nostro territorio. Ecco, oggi siamo qui a dimostrare l'esatto contrario.
E la ricchezza che produce l'API non è solamente nelle 400 persone dirette e nelle quali 1.000 indirette. Ad esempio il porto di Ancona, l’Autorità portuale si regge sui traffici dell'API. Se non ci fosse l'API non ci sarebbe l'Autorità portuale di Ancona, con tutto quello che ne consegue nel sistema dei trasporti nazionali.
Ecco, basta questo a dimostrare la valenza di quel sito produttivo.
Certo, chi di noi non è a favore dell'ambiente, chi di noi non vuole il massimo rispetto delle regole, dei protocolli. Siamo nel 2012, ormai da quarant’anni l’uomo è andato sulla luna, quindi sappiamo perfettamente che è possibile coniugare la produzione, la raffinazione con il rispetto dell'ambiente.
Oggi, però, ci troviamo in un collo di bottiglia, un collo di bottiglia che però deve essere superato, e per poterlo superare bisogna che le parti sociali, l'azienda e le istituzioni tutte si siedano attorno ad un tavolo. Ed io ritengo, come ho avuto modo di dire, ci siano le basi su cui poter lavorare.
Certo, Assessore Luchetti, ci deve essere la disponibilità. E la merce di scambio da proporre, a nostro modo di vedere, alla proprietà, agli azionisti dell'API, passa anche per la revisione possibile del PEAR, senza ideologismi. Oggi bisogna saper mettere sul tavolo tutte le carte per garantire la continuazione del lavoro. E dunque bisogna portare l'azienda a rispettare i patti, a investire, a verificare se dalla raffinazione in Italia c’è la possibilità di poter fare utili. Certamente conosciamo qual è il contesto nazionale ed internazionale, cioè che ormai conviene raffinare laddove si estrae e non più trasportare il greggio qua e poi lavorarlo. Penso però che la tecnologia ci possa venire incontro, ma, certo, la tecnologia costa, quindi se da una parte all'azienda si chiede di investire poi con l'altra mano bisogna saper dare delle possibilità anche per poter modificare alcune dinamiche all'interno del sito produttivo.
E questo passa per una revisione, tra l'altro doverosa, del PEAR.
Non entro, Assessore Luchetti, nella magra figura che quest'Aula, anche tramite l'Assessore Donati, ha fatto dieci giorni fa sulla vicenda delle biomasse, però, ecco, dobbiamo fare l'esatto contrario di quello che abbiamo fatto, o meglio, che avete fatto dieci giorni fa. L’esatto contrario. Perché anche quell'atto dieci giorni fa era nella continuazione di quella impostazione che già questa maggioranza, seppur modificata, si era data negli ultimi dodici anni.
Oggi bisogna cambiare bussola, bisogna cambiare registro, bisogna cambiare atteggiamento, perché in ballo c'è la ricchezza e la sopravvivenza del nostro territorio, ci sono le famiglie con i loro problemi, le loro ansie, le loro aspettative, c'è il futuro dei loro figli,, c'è l'immediato e il domani.
E questo immediato e questo domani passa anche per quest'Aula. Noi non abbiamo poteri di incidere, se non come atto di indirizzo, rispetto alle decisioni, alle linee di credito, alle linee di finanziamento che il livello nazionale eroga nei confronti di aziende come queste (conosciamo la vicenda del Cip 6 e tutto quello che ne consegue dal punto di vista economico e tecnico). Non abbiamo strumenti, Assessore, abbiamo la persuasione. La decisione spetta in capo al livello governativo, noi non possiamo che dare un auspicio, fare una pressione, questo rientra all'interno della politica. Insomma, noi non abbiamo strumenti operativi. L'unico strumento operativo che quest'Aula, questa Giunta, questo Governo regionale può partorire è aprire un tavolo di confronto mettendo su di esso la possibilità di poter concedere all'interno di quel sito nuovi investimenti. E questo passa, ripeto, per una revisione del PEAR che non sia una revisione viziata da condizioni ideologiche bensì votata alla coniugazione dello sviluppo e del rispetto dell'ambiente.
Personalmente mi sento quindi di dire, ma sono convinto di interpretare la posizione e i sentimenti dei miei colleghi di partito, che noi questa disponibilità la diamo, noi in questa sfida ci siamo, come c'è il Sindaco di Falconara e come ritengo ci siano tutte le parti sociali. Noi questa disponibilità la offriamo perché sappiamo di andare incontro ad un dramma che si potrebbe profilare. Proprio nei momenti di crisi spetta alle classi dirigenti avere il polso fermo. Noi quindi vogliamo dimostrare al nostro territorio di essere classe dirigente, stando vicino ai lavoratori e offrendo la massima disponibilità per la soluzione del problema.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Mi sento di accogliere l'invito dell'Assessore Luchetti a non polemizzare. Anche perché è un invito che sale con forza anche dalle rappresentanze sindacali dei lavoratori. Lavoratori che ovviamente auspicano, invocano che l'istituzione politica mantenga un atteggiamento forte e compatto per cercare di affrontare serenamente la grave crisi del sito dell'API.
Però mi sento di dover dire alcune cose, non per polemizzare, ma per cercare di uscire con qualcosa di concreto; non basta la compattezza, ci vuole anche la concretezza e l'efficacia, ed oggi sappiamo che spesso la politica viene giudicata proprio su che cosa, come dire, si porta a casa.
L'Assessore invocava l'azienda a un senso di responsabilità. Bene, se dovessimo fare una classifica di chi si è assunto più responsabilità al primo posto ci sono sicuramente i sindacati. Non lo dico per piaggeria, ma perché i sindacati, con una capacità di superare steccati ideologici e comunque appartenenze di etichetta, hanno avuto il coraggio e lo spirito moderno di affrontare insieme all'azienda un percorso difficile anche da un punto di vista mediatico quando si è trattato di andare a votare una mozione. Certi impianti sappiamo che devono sottostare a un iter tecnico, diciamo però che da un punto di vista politico quando ci fu la mozione sul rigassificatore uscì una maggioranza dall'Aula ben diversa da quella uscita dalle urne, e probabilmente questo risultato l'impresa API l'ha ottenuto proprio grazie alla forza sindacale.
Quindi mi sento di ringraziare i sindacati per questa modernità e senso di responsabilità.
Al secondo posto per senso di responsabilità c'è sicuramente l'azienda, perché negli anni ha sempre comunque cercato – e lasciamo perdere qui qualunque tipo di commento, se per interesse, per furberia, se per moralità, io non ho elementi per giudicare questi aspetti attinenti l'impresa – di non andarsene da questo territorio.
E purtroppo al terzo posto per assunzione di responsabilità c'è l'istituzione Regione, che di fatto è stata altalenante nelle sue scelte, raggiungendo quasi un risultato da Ponzio Pilato di neutralità. Perché? Perché essendoci una maggioranza sul rigassificatore ma non una maggioranza per le centrali ed essendoci una vasta tipologia di sensibilità politica all'interno dell'Aula, questo nei fatti ha portato, sia la Giunta che l'Assemblea legislativa, quindi sia l'organo più esecutivo e proponente sia l'organo più decisorio e rappresentativo del popolo, ad essere di fatto dei Ponzio Pilato.
In uno scenario del genere non è sufficiente, Assessore Luchetti, quel suo intendimento che oggi propone all'Aula, perché secondo me ci sono degli elementi che dobbiamo chiarire una volta per tutte.
Primo, io non credo agli atteggiamenti persecutori nelle concertazioni e soprattutto non credo a quegli atteggiamenti fantasiosi su come realizzare gli accordi.
Entro nel merito. Quando venne siglato l'accordo che stabiliva determinati obiettivi, fra i quali il mantenimento dei livelli occupazionali, uno può pensare, ripeto, alle furberie o alla buona fede, però non credo ci sia mai stato un interesse aziendale a, come dire, non mantenere l'impegno preso. Diciamoci la verità, i mercati spesso sono più forti degli accordi fra le politiche e le associazioni di categoria, e questo purtroppo va molto di moda sia in Italia che in Europa.
Io non credo che con un atteggiamento persecutorio si possa invogliare di più l'azienda a non rassegnarsi, a non cedere alla tentazione familiare di salvaguardare il salvaguardabile, penso invece ci debba essere un grande messaggio aperturista dell'istituzione Regione, sia per fugare ogni legittimo dubbio di chicchessia, sia per mettere nelle condizioni l'azienda, in quel tavolo tecnico che auspico si realizzi, di dire chiaramente cosa vuole fare e cosa non vuole fare.
Stiamo lavorando con il nostro Capogruppo Massi a una proposta di risoluzione da mettere oggi in campo. Dare un segnale pubblico chiaro e netto di apertura a rivedere il PEAR in questo tavolo tecnico, senza entrare nel merito tecnico di qualunque ipotesi di progetto, perché sarebbe una forzatura politica e andrebbe a minare quello spirito che la RSU e l'Assessore invocavano, a me sembra un atto politicamente doveroso.
Siamo in un’epoca di grave e drammatica crisi strutturale, epocale dell'Europa, dell'euro e dell'Italia, mi sembra veramente l'unico atto concreto. Ci compete, è un nostro strumento, lo adottiamo noi, è vigente tramite la Regione. Se non saremo noi a dare un segnale di grande apertura su questo versante dubito si possano richiamare altri a delle responsabilità quando, appunto, siamo noi a non assumercene mai nemmeno mezza.
Il secondo aspetto centrale è il tavolo tecnico. Il tavolo tecnico vorrei fosse anche un tavolo politico, ove la politica la fanno i sindacati e le imprese. Vorrei anche venisse stipulato un grande patto sociale fra territorio, istituzioni, impresa e lavoratori tramite le rappresentanze. Un grande patto sociale di solidarietà e di sussidiarietà per superare questa fase di crisi (una crisi che, su questo concordo con l'Assessore, sarà lunga, lo sarà se non altro negli effetti, perché anche quando l'economia ripartirà prima che potranno arrivare i benefici a tutti passerà qualche mese). Un grande patto sociale che deve prevedere non solo il raggiungimento di quei sei obiettivi che diceva l'Assessore, ma anche di intravedere scenari, idee, soluzioni e proposte sia attinenti le relazioni industriali sia attinenti la progettualità dell'azienda. La crisi economica è infatti talmente avvolgente e veloce fra l'aspetto finanziario e l'aspetto industriale che ritengo nessuno sia in grado di mettere in campo progetti che possano avere un ampio respiro da qui a dieci anni, soltanto un grande patto di solidarietà potrà portare a superare questa fase.
Un tavolo dunque veloce, un tavolo che non abbia i tempi della politica, ma i tempi delle relazioni industriali, un tavolo, inoltre, che abbia degli obiettivi aggiuntivi ai sei già fissati nell'accordo precedente.
Infine, in un momento in cui tutti sappiamo che l'euro è in crisi, che le energie rinnovabili non hanno risorse illimitate – e questo credo lo sappia anche l'azienda –, che il fotovoltaico non sarà la soluzione dei problemi di ogni imprenditore italiano, ritengo sia assolutamente necessario non gettare la spugna. Per quanto il mercato sia drammaticamente avvolgente non bisogna gettare la spugna sulla raffineria, ma bisogna cercare, ripeto, con le buone - le buone convincono mentre le cattive creano coercizione, quando uno fa un dispetto a un altro appena può qualche mese dopo dà pan per focaccia –, attraverso il convincimento, di lavorare su maggiori investimenti di manutenzione straordinaria e ottimizzazione degli impianti della raffinazione.
Però questo dobbiamo farlo in quel tavolo con un grande patto sociale. E' impensabile che qualcuno si svegli una mattina e ponga diritti di veto incrociati. E' finita l'epoca di quel teatrino patetico della politica degli anni pregressi che ha portato l'impianto dell'API a non andare fino in fondo per dirimere alcune questioni. E' finita l'epoca della politica spoliticata. Noi oggi per quanto riguarda la nostra Istituzione possiamo solo fare la nostra parte a un tavolo puntando ad ottimizzare la raffinazione e ad essere aperti nei confronti dell'azienda. Se faremo questo forse l'unità della politica riuscirà a portare veramente un risultato nel territorio.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Colleghi Consiglieri, voglio iniziare questo mio intervento ringraziando il Presidente dell’Assemblea legislativa e tutti i Presidenti dei Gruppi consiliari per il fatto che già due settimane fa parlammo della necessità di un momento di coinvolgimento di questa Assemblea proprio per fare in modo ci potesse essere una trattativa aperta e determinata.
Io ho ascoltato come voi le comunicazioni dell'Assessore Luchetti, fatte, come suo solito, con competenza, capacità e serietà, ecco, è proprio su quelle comunicazioni che dovremmo rimanere ancorati, anche per cogliere quello spirito unitario rimarcato negli interventi di chi mi ha preceduto, come quello del Vicepresidente Bugaro e del Consigliere Zinni.
E’ attorno a queste comunicazioni che dobbiamo stabilire il nostro percorso di lavoro, la determinazione di questa Assemblea, la volontà di difendere i diritti, quei diritti che, tra l'altro, coincidono con l'interesse generale di questa Regione, di questo Paese.
Per noi del Partito Democratico è fondamentale il valore e la dignità delle persone e del lavoro, è fondamentale difendere i diritti dei lavoratori. Sicchè non vogliamo esprimere soltanto solidarietà bensì rimarcare anche il ruolo strategico.
I dati che ci ha riportato l'Assessore Luchetti dimostrano con chiara e piena evidenza gli intrecci che attorno a questo sito di Falconara Marittima ci sono dal punto di vista occupazionale, economico, industriale.
Il Vicepresidente Bugaro ricordava anche l’intreccio forte, i dati di carattere economico che legano questo stabilimento al porto di Ancona.
Io non voglio interpretare l'intervento del Vicepresidente Bugaro, ma ho comunque colto un'apertura quando ha parlato della redistribuzione della ricchezza. Non voglio dire che siamo in presenza di una riflessione sul mito del mercato, però credo che anche questi elementi siano importanti. Dobbiamo cioè fare in modo che le risorse, come quelle pubbliche, in questo caso, che vengono trasferite all'azienda, siano, almeno quelle, reinvestite nel rilancio produttivo del sito di Falconara Marittima.
Non voglio allargare il ragionamento su piani filosofici o politici, concordo con il Consigliere Zinni quando dice che dobbiamo essere concreti, ma credo che dobbiamo essere concreti e determinati e far valere l'interesse generale.
Questa mattina – mi rivolgo alla Vicepresidente Giorgi – noi Consiglieri almeno del PD abbiamo votato contro la sua richiesta. Ci tengo a dire, però, che quello non era un voto contrario o che voleva dividere, era semmai un voto che chiedeva maggiore unità, perché non volevamo ancorarci alle bandierine dei singoli gruppi consiliari, delle singole forze politiche, volevamo dire che qui non occorre la testimonianza ma azioni concrete.
Quando faccio riferimento alle comunicazioni dell’Assessore credo che lì tutti ci riconosciamo, e per la verità, tra l’altro, sono avvenute dopo quelle discussioni e quel confronto.
Riteniamo non ci debba essere alcuna posizione di parte su una vicenda come questa, che, ripeto, è strategica per la nostra regione, crediamo invece ci debba essere il massimo dell'unità per poter raggiungere quegli obiettivi qui ricordati e che condivido. L’Assessore Luchetti prima ci ha ricordato tutti i punti dell’intesa, dal terminale del gas metano all'aumento della flessibilità operativa, alla centrale IGC, la bonifica, il recupero ambientale, la verifica della possibilità di riconversione, e così via.
Nella discussione del luglio scorso, che fu un momento difficile per quest'Aula, in cui a fatica si riuscì a parlare, fu quasi impossibile manifestare il proprio pensiero e la posizione della Regione allo stesso Presidente Spacca, ecco, in quell'articolazione di proposte, di ragionamento, di indicazioni il collega Badiali ed io presentammo un emendamento in cui dicevamo che i termini dell'accordo API-Regione dovevano essere parte principale dell'intesa, prevedendo inoltre severe sanzioni qualora l'azienda non rispettasse gli impegni sottoscritti.
Quindi nessuna ostilità nei confronti dell'azienda, nessuna pregiudiziale, ma certo chiarezza e serietà, perché qui abbiamo a che fare con uno stabilimento e abbiamo a che fare con un'azienda che, ripeto, si intreccia con un'enormità di dati di carattere economico, industriale, occupazionale, energetico.
Allora noi del Partito Democratico diciamo che una fermata lunga di un anno non è accettabile, diciamo che occorre ripartire con un vero piano di rilancio industriale del sito, che il sito di Falconara Marittima non deve diventare un deposito, vista anche la posizione strategica geografica. Noi diciamo anche che quel tavolo tecnico deve costruire proposte concrete per rilanciare sotto tutti i punti di vista, ed anche con l'aiuto delle tecnologie, quindi degli investimenti, posizioni più avanzate dal punto di vista industriale.
Ma con un punto preciso: garanzia ai dipendenti dell'azienda ed anche a tutto l'indotto. E qui tutti sappiamo, non serve neppure sottolinearlo, quanto sia grande e rappresentativa, oltre appunto alle persone che sono alle dipendenze di questa azienda, la platea dell'indotto.
Dunque serve uno spirito unitario con quella concretezza a cui faceva riferimento poc'anzi il Consigliere Zinni, ovvero efficacia, serietà, trasparenza.
Questo momento è importante (e l'Assessore Luchetti questa mattina ci diceva che ne dovranno seguire altri), per cui c’è la volontà di tutti noi, di tutti i Presidenti dei gruppi consiliari. Questo percorso da un lato viene portato avanti dalle organizzazioni sindacali in un confronto con l'azienda, dall'altro le istituzioni, da un altro ancora azienda-sindacato-forze sociali, per cui, ecco, dentro questa mobilitazione, direi anche culturale, dobbiamo saperci confrontare, in una situazione che sta appunto mutando, anche con le novità che ci sono, con le innovazioni, però senza perdere di vista gli obiettivi di fondo.
Quindi carte scoperte per tutti, con certezze e serietà nel condurre una difficilissima vertenza.
Concludo con le parole con cui ha aperto l'Assessore Luchetti. Ossia, in noi tutti c'è una forte preoccupazione, e la preoccupazione più forte sicuramente la vivono i lavoratori, per cui noi vogliamo dimostrare che siamo all'altezza del nostro compito. Quelle loro preoccupazioni devono essere anche le preoccupazioni nostre, perché in modo serio, responsabile e unitario dobbiamo trovare una soluzione che dia risposte certe ai lavoratori, allo stabilimento di Falconara, alla comunità marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Sarò molto breve, perché la mia intenzione è pari alle espressioni fatte da chi mi ha preceduto, vale a dire un'attenzione estrema alla situazione dell'API e una complessiva condivisione delle problematiche che si agitano attorno non solo al futuro delle maestranze dirette (400 e più lavoratori) e di tutto l'indotto (quello legato al porto di Ancona e dei tanti altri collegati comunque con l'attività dell'API), ma anche nella necessità di valutare il problema nel suo insieme (datore di lavoro e lavoratori).
E questo mi porta a fare tre brevi considerazioni.
La prima è di ordine giuridico, ma più che altro è di buonsenso: pacta sunt servanda, i patti si rispettano.
Tutti diciamo che l'API deve sottostare al mantenimento degli impegni presi e portare avanti le funzioni dell'adempimento. E questo, in un contesto in cui le previsioni, come diceva molto giustamente l'Assessore Luchetti, portano a una ridefinizione di tutto il settore petrolifero verso una diminuzione complessiva, non è facile. Non a caso, apro una parentesi, le più importanti case automobilistiche, da cui si trae l'utilizzazione in buona parte, per lo meno nell’Europa, dei prodotti petroliferi, puntano almeno per un 10% all'utilizzo in futuro dei progetti con energie rinnovabili anche per il trasporto urbano e interurbano. Quindi quel mercato si andrà a restringere, e si è ristretto anche per la capacità delle varie raffinerie di essere presenti in misura maggiore rispetto al passato nei vari punti, nei vari porti, nei vari mari d'Europa e non solo.
Questo è dunque un aspetto che va considerato. E l'attuazione di quel programma va rivisto nell'ambito di una situazione che possa permettere all'azienda di poter continuare a vivere e a dare utilità non solo a se stessa ma alle tante famiglie che attraverso i lavoratori vi vivono, con la capacità di trovare nicchie e soluzioni di mercato dal punto della raffineria fino ai residui, come si proponeva anche in termini di contrattazione aziendale e sindacale, e tutte le altre forme che possono consentire la presenza appunto dell'API e dell'intera famiglia lavoratrice che ad essa si lega.
Dunque sul rispetto dell'accordo sottoscritto, in particolar modo gli articoli dal 3 al 6 che sono quelli fondamentali per l'impegno nei confronti del pubblico e quindi della Regione, ritengo che la Regione, attraverso il Governatore Spacca e l'Assessore Luchetti, abbia individuato la corsia giusta, quella ovvero, è così che lo interpreto, da un lato del riconoscimento della situazione di difficoltà che presenta la società API, e allo stesso tempo di non dare alcuna tregua e sopratutto alcuna possibilità per demolire quello che è stato costruito in termini di accordi, di rapporti.
Credo che nessuna delle parti abbia veramente intenzione di raggiungere un punto di stallo, di ritorno in senso negativo.
Però prima di tutto ci deve essere una spinta in avanti dell'azienda e poi nei progetti ulteriori alternativi. Progetti che credo, come ha detto l'Assessore Luchetti, possono essere intravisti nell'ambito del rispetto dell'accordo, ma anche dall'altra parte e cioè il campo dei lavoratori, e soprattutto il campo di chi dà autorizzazioni, chi dà configurazione positiva ai progetti, chi dà una scelta anche per quanto riguarda l'aspetto del fabbisogno energetico della regione Marche. E in questo senso la Regione gioca un ruolo molto importante.
Richiamo, per concludere questo punto, la formula che ha dato l'Assessore Luchetti, ossia che sono 80 anni che l'API è lì, con tutti gli aspetti negativi, ma anche con tutti gli aspetti positivi per tantissime persone.
Il secondo punto che vorrei sottolineare riguarda l'assoluta condivisione, mia ma credo anche di molti altri Consiglieri, se non addirittura tutti, della scelta che viene portata avanti dall'Amministrazione regionale.
Pur essendo questo un tema delicato, attraverso una forza costante e unitaria dell'intera classe dirigente politica o comunque dell’espressione della politica, è un tema che si può chiarire per quanto riguarda gli obiettivi da raggiungere. Obiettivi che ancora sono sicuramente molto difficili e molto distanti e che quindi non permettono un approdo certo e sicuro, considerato che il mercato, come dicevo prima, si è ristretto e che le soluzioni che si trovano rischiano di essere ogni volta tampone e ogni volta essere di nuovo messe in discussione.
Ma questo è il percorso che si deve fare, dunque occorre un impegno totale affinché il Presidente Spacca, l'Assessore Luchetti e tanti altri possano lavorare con la sicura condivisione e la fiducia di tutta l’ Assemblea legislativa regionale e non solo.
La terza considerazione è la visione complessiva che si ha della crisi industriale che ha colpito i grandi poli produttivi della nostra regione.
L'anno scorso quando in una seduta assembleare si è parlato in un clima davvero infuocato della questione, il Governatore Spacca fece la considerazione che le Marche non si possono permettere una terza crisi dopo quella della Fincantieri e del polo produttivo di Fabriano. Ecco, questa considerazione credo debba essere per noi un campanello d'allarme, un campanello d’allarme che ci consenta di superare anche le piccole divisioni nella stesura di risoluzioni, di accordi, di patti che si inquadrano in un aspetto di natura politica, ma che, appunto, dovrebbero aiutare la Regione a svolgere quel ruolo fondamentale di relazioni interindustriali che sempre di più in questo momento di crisi torna ad essere predominante e di sicuro approdo da una parte e dall'altra.
E' con questa considerazione che concludo il mio intervento, ossia quella di considerare il problema API non da un lato solo, cioè la tutela dei lavoratori, che è quello di cui oggi parliamo principalmente, ma anche nel suo complesso, quindi lavoratori-indotto-famiglie, come pure della capacità del polo stesso di essere all'altezza dei tempi della produzione di energie tradizionali fossili e anche rinnovabili per il prossimo futuro.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola la Vicepresidente Giorgi.

Paola GIORGI. Innanzitutto voglio ringraziare l'Assessore Luchetti per la dettagliata e completa comunicazione che ha reso all'Assemblea.
Naturalmente io non conoscevo i termini della comunicazione e quindi ho esercitato la facoltà di un Consigliere regionale o di un Gruppo di presentare una mozione; e voglio qui ricordare al Consigliere Giancarli, ci tengo a precisarlo, che l'Italia dei Valori le bandierine non le pianta, sono altre forze politiche che le piantano. Pertanto a seguito di quanto affermato dall'Assessore Luchetti – poi specificherò quali sono i temi che a nostro avviso sono i più importanti - ritengo opportuno ritirare la mozione che ho presentato come Italia dei Valori.
Il Consigliere Giancarli, tra l’altro, prima ha anche citato un emendamento presentato da lui unitamente al Consigliere Badiali lo scorso 6 luglio quando approvammo la mozione che dava il consenso all'autorizzazione, aveva dato maggior rilievo ad alcuni elementi nei quali si prevedevano maggiori sanzioni qualora l'azienda non avesse rispettato gli impegni sottoscritti. Ecco, la mia mozione partiva un po’ da lì, abbiamo cioè detto: c'è questo scritto, è uno degli impegni che ci siamo presi, facciamolo rispettare.
Credo che i temi vadano sempre contestualizzati e l'intervento dell'Assessore è stato molto illuminante in questa direzione.
Quest'anno rispetto all'anno scorso ci sono dei problemi nuovi. Tutto quanto scritto sull'accordo rimane fondamentale, ma ad esempio l'Assessore ci ricordava che c'è un piano nazionale che è ancora in discussione, insomma, ci sono elementi nuovi.
Il tavolo tecnico a questo punto, Assessore, potrebbe essere secondo me una grande opportunità. Cioè, da una grande difficoltà, che è reale sopratutto per i lavoratori, che è, come dire, il nostro fare illuminante, ossia la nostra attenzione deve essere sicuramente rivolta lì, cerchiamo di trasformarla in un'opportunità anche di ridiscussione.
A mio avviso dobbiamo concentrarci moltissimo – lo ha citato più volte l'Assessore Luchetti – nell'obiettivo 6, ossia fare in modo che l'azienda investa sulle energie alternative.
Io non sono favorevole, al contrario del Vicepresidente Bugaro, a una rivisitazione del PEAR, credo fermamente che nell'ambito del nostro PEAR, se adeguatamente interpretato, ci siano ampi spazi di miglioramento e comunque di lavoro proprio per trovare una soluzione per il fabbisogno energetico della nostra regione. Ecco, in questi contesti penso possiamo lavorare anche nell'ambito dell'obiettivo 6 previsto dall'accordo.
Quindi diamo fiducia in primis all'Assessore Luchetti, all'Assessore Giannini e al Presidente Spacca che si impegneranno in prima fiducia, e come Italia dei Valori facciamo un'ulteriore apertura di credito all'azienda API.
L'azienda API ha avuto tantissimo dal nostro territorio, diamo però ancora fiducia, diamo una grande apertura di credito. Un’apertura di credito che viene dalla garanzia della presenza importante della Regione in questa fase contrattuale per arrivare a una soluzione. Però una soluzione, Assessore, che abbia un tempo determinato. E' vero che le parti in causa e i fattori sono tanti, e che non dipendono solo da noi ma anche dal livello nazionale, però facciamo in modo che ci sia una soluzione concreta e sopratutto rapida. Non vorrei che tra un anno ci ritrovassimo qui a parlare non di cassa integrazione bensì di un paventato pericolo di licenziamenti.
Dunque impegniamoci seriamente affinché questo non avvenga.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Ma, guardate, è difficile intervenire quando poco più di un anno fa noi tutti approvammo – io veramente non votai – un accordo tra l'API e Regione Marche. Un accordo molto articolato, legato soprattutto a un impegno che l'API aveva preso. Ricordo quanto allora i sindacati insistettero sulla firma di quell'accordo. E fu un accordo che doveva portare anche ad una valorizzazione del rigassificatore.
Tutto insomma girava intorno a questo accordo, ma oggi dopo neppure un anno ci ritroviamo in quest’Aula a discutere di un impegno non dico ancora non rispettato dall'API ma quasi. Perché a fronte dei dieci anni in cui loro dovevano garantire l’accordo già ci troviamo qui a discutere di una cassa integrazione che purtroppo ormai non è più paventata.
Voglio pubblicamente ringraziare il Presidente e i due Assessori, in particolare l'Assessore Luchetti che è sempre molto attento e che segue le vicende dell'API da diverso tempo. Però è chiaro che i loro impegni istituzionali ed anche personali ad oggi non stanno ancora dando le risposte che richiedemmo all'epoca.
Perché se sono veri come è vero i dieci anni, se è vero come è vero l’impegno della garanzia dei dipendenti, se è vero come è vero che la Regione Marche a fronte di tutto un percorso ha sbloccato l'iter dal punto di vista amministrativo-politico del rigassificatore, ebbene, oggi l'API ha ottenuto quello che voleva però non ha rispettato quell'accordo.
Quindi quest'Aula e noi tutti abbiamo oggi ancor più responsabilità rispetto a un anno fa, perché appunto oggi ci troviamo di fronte ad un'API che non sta dando le risposte. Ed io credo, ma spero di sbagliarmi, che i suoi dirigenti e l’amministratore delegato abbiano già previsto un percorso, un percorso che sicuramente, ma ripeto mi auguro di sbagliarmi, non darà una risposta forte ai dipendenti sia interni che dell'indotto.
Però questo dovremo essere noi a scoprirlo. E sopratutto dovremo essere noi, che appunto abbiamo un livello istituzionale forte, a far sì che l'API rientri in un’idea, ovvero quella di far capire a tutti ciò che vuole fare di questo sito. E’ vero che le proposte e i percorsi sono tanti, ma è altrettanto vero che non possiamo permetterci che questa struttura, dopo aver ottenuto quello che ha ottenuto, lasci tutto così.
E dobbiamo tenere conto anche di un altro fatto, che riguarda anche una eventuale modifica. Oggi non abbiamo nessuna garanzia, io non ho visto atti che diano garanzie qualora l'API dovesse dismettere questo sito riguardo la raffineria. Sicchè dobbiamo far sì - è un invito che rivolgo all'Assessore, ma credo sia già nel suo pensiero – che l'API dia con grande chiarezza e trasparenza delle risposte certe, e non soltanto a noi che abbiamo un ruolo istituzionale ma alla città intera, sul fatto che questo sito riparta in una certa maniera, altrimenti, se non riparte, deve dare delle garanzie certe.
Ricordo quando all’epoca in quest'Aula venne respinto un mio emendamento ove chiedevo una polizza fidejussoria a garanzia dell'operazione di un anno fa, la motivazione fu che l’accordo dava la stessa garanzia. Oggi però abbiamo tutti sotto gli occhi un percorso diverso ossia il non rispetto dell’accordo da parte dell'API.
Io ho presentato una mozione dove chiedo che venga fermato questo accordo e quindi il discorso del rilascio definitivo dell'autorizzazione del rigassificatore. Ecco, non so se questo sia possibile oggi o a che punto è arrivato l’iter, ma sarebbe giusto che noi tutti, la Regione in primis, facessimo il possibile affinché venga stoppato l’iter, in modo si riparta a bocce ferme, in modo non ci siano privilegi per l'azienda e soltanto delle criticità per i dipendenti e per tutto quello che ruota intorno all'API.
Dunque l'invito che faccio all'Assessore Luchetti e al Presidente Spacca è quello di vegliare con grande attenzione affinché da qui a un anno non ci si ritrovi, come ricordava poc'anzi la Consigliera Giorgi, a ridiscutere del tema dell'API.
Certamente è un problema, come diceva l'Assessore Luchetti nella sua relazione, molto articolato, un problema che nasce da una riconversione complessiva internazionale delle raffinerie, siamo cioè consapevoli che è una partita molto importante e non facile da gestire. Ma è altrettanto giusto che vengano date tutte le tutele possibili ai dipendenti e a coloro che ruotano attorno all'API, non dando soltanto opportunità all'azienda senza che la stessa riconosca niente al territorio.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Brevemente, perché molte cose le ha dette già il collega Giancarli, ed io le sottoscrivo e condivido. Intervengo per dire essenzialmente due cose.
La prima è perché voglio ringraziare l’Assessore Luchetti per l’attenta e determinata relazione che ha fatto. Una relazione aperta a soluzioni possibili per dare una mano sia all’azienda che all’occupazione, anzi, soprattutto all’occupazione.
Come pure voglio esprimere come gruppo consiliare solidarietà ai lavoratori dell’API.
Siamo di fronte a una grande azienda marchigiana, che è un po’ il simbolo di tutte le Marche, è un pezzo dell’economia marchigiana in crisi.
E’ questo un momento di preoccupazione profonda, accanto all’API di Falconara, infatti, dal sud al nord delle Marche ci sono altre aziende marchigiane che in ugual modo non sono messe bene.
E’ un tema, questo, che dobbiamo affrontare con molta attenzione, con molta prudenza, è nel quadro, lo ricordava l’Assessore Luchetti, di una crisi generale, industriale, va collocato anche là dentro.
Rispetto al tema delle dinamiche economiche e della crisi in atto nelle Marche dobbiamo essere determinati, si debbono evitare le strumentalizzazioni, le speculazioni, come pure, se possibile, le sudditanze psicologiche rispetto, in questo caso all’API, come pure alle dinamiche del mercato e della grande impresa.
Noi al centro del nostro programma di governo abbiamo il perno del lavoro, dell’occupazione. Nell’accordo che la Giunta regionale ha sottoscritto con l’API per tutelare quell’azienda e quei lavoratori questo tema è l’architrave fondamentale dell’accordo stesso.
Evidentemente ci sono fatti nuovi, Assessore. E un fatto nuovo è questa sospensione della raffinazione che potrebbe produrre un effetto a catena del quale ci si fida poco.
E risulta anche - ma questo me lo hanno riportato, magari sono stato informato male – che l’azienda abbia presentato, o dovrà presentare, un piano industriale abbastanza debole, che non contiene quegli investimenti necessari non tanto a garantire per forza una raffinazione se questa tende a declinare quanto a garantire la sopravvivenza di quell’impianto nelle forme che l’Assessore stesso ci ricordava.
Ovvero quelle forme contenute nel protocollo d’intesa con l’API, ossia il tema dell’innovazione, dello sguardo verso nuove tecnologie per produrre energia alternativa. Tecnologie che se dobbiamo collocare dentro una riflessione sul piano energetico, ecco, forse non è nemmeno quello il problema principale, perché noi quel dibattito lo dovremmo affrontare, nel senso che la Comunità europea ci chiede, ad esempio, di realizzare le linee guida e le aree non idonee per le biomasse, per il biogas. Quindi in realtà noi sul tema generale dell’energia, anche in attesa di un piano energetico nazionale che ancora non c’è e che manca da decenni, siamo chiamati a una riflessione molto profonda.
Se dunque collochiamo il dibattito dell’API dentro questo contesto forse riusciremo a dare il contributo necessario per risolvere quel problema.
In realtà si tratta, come veniva detto, di un accordo complesso. L’Assessore ricordava il mantenimento quanto meno degli impegni di cui al punto 6 del protocollo, perchè l’insieme del documento è complesso, è costruito anche rispetto alla dinamica e alle esigenze dei mercati, va oltre il tema della raffinazione.
E’ per questo che sarebbe sbagliato, per farla molto breve, se oggi piantassimo la bandierina (non dico sventolare, che andrebbe pure bene, sarebbe normale, legittimo).
La cosa che oggi dobbiamo fare è chiedere alla Giunta, così come ha fatto l’Assessore Luchetti, di impegnarsi affinché quell’accordo venga mantenuto. E in quell’accordo ci sono anche delle indicazioni rispetto a ciò che dovremmo chiedere all’API qualora non rispettasse gli impegni, c’è insomma una richiesta forte, una contropartita.
Ecco perché ci fidiamo della determinazione e non della neutralità, come qualcuno ha ricordato, da tenere rispetto a questa dinamica. Dunque la determinazione è quella di fare perno sui temi centrali e quindi occupazione e lavoro.
L’API è una grande azienda, produce business per se stessa, ricchezza, economia, posti di lavoro. Abbiamo bisogno che nelle Marche fenomeni come quelli che abbiamo già vissuto, oppure, come in questo caso, che l’API finisca sotto il terreno, vengano bloccati. Abbiamo bisogno di occupazione, di posti di lavoro. La Berloni di Pesaro, la Merloni, la Best e appunto l’API che è una delle più importanti delle Marche, sono tutte aziende che stanno rischiando sia perché ci sono difficoltà di settore sia perché, come ricordava l’Assessore Luchetti, vanno lette anche nel quadro generale e industriale della crisi che c’è.
Quindi ritengo che la relazione dell’Assessore Luchetti sia da approvare integralmente, evitando di inserire qua e là mozioni che potrebbero solo avere il risultato di piccole soddisfazioni personali, rischiando così di far perdere il quadro di riferimento principale, ovvero quello della difesa di quell’azienda in termini di occupazione e lavoro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Un anno fa in quest’Aula in un clima incandescente, sotto pressioni fortissime da parte di tutti (sindacati, Confindustria, forze politiche), fummo costretti – io dico costretti - a concludere in quel giorno quell’atto e dunque votammo quell’accordo. Fummo costretti, dico, perché si doveva assolutamente fare, si doveva discutere, non si poteva perdere tempo, ricordo anche che dall’alto di quest’Aula ci tirarono le banconote.
Bèh, io fui uno di quelli che votò contro, mi pare fummo soltanto in nove o un numero del genere. Perché votai contro? Perché sentivo puzza di bruciato, non voglio far la cassandra, per carità, ma la puzza di bruciato la sentivo eccome. E la sentivo soprattutto nella parte dell’accordo che sulla base delle leggi dello Stato garantisce all’API per almeno vent’anni il recupero di almeno il 70% dei ricavi ipotizzabili, cioè anche se non ci saranno i ricavi per oltre il 70% li prende comunque. E questo anche nel caso in cui il rigassificatore non venga fatto. E’ una legge dello Stato.
Allora in quel giorno noi cosa abbiamo fatto? Un accordo complesso, certo, la Regione addirittura entrava tramite la Svim - che come tutti sappiamo va benissimo sul piano dei bilanci! - nel capitale sociale, ci eravamo illusi di garantire i livelli occupazionali. Ed ecco qui che dopo un anno la situazione è questa e la frittata ormai è fatta.
Adesso io sento l’Assessore, di cui apprezzo, per carità, le buone intenzioni, e sento anche molti Consiglieri che, passatemi il termine, piangono lacrime di coccodrillo. Sì, lacrime di coccodrillo, perché quella volta su quell’accordo che votammo ci fu una maggioranza del maggior partito di maggioranza e del maggior partito di opposizione, il PD e il PdL, perfettamente d’accordo. Quindi ora vedo lacrime di coccodrillo del PD e del PdL in particolare.
Abbiamo quindi fatto un gran regalo sotto pressione di tutti i tipi all’API, che, ricordo, incasserà comunque questo 70% dei ricavi, e adesso questi ci dicono passata la festa gabbato lo santo. E quindi i lavoratori stanno a casa, sono oltre 300 persone più 400 dell’indotto.
Questo è quello che abbiamo fatto un anno fa, è una vergogna!
Tra l’altro ricordo perfettamente – io sul punto ho presentato anche un’interpellanza, è pinzata insieme alle mozioni presentate da altri colleghi – che io e altri Consiglieri richiamammo l’attenzione del Presidente Spacca e dell’Aula sulla opportunità di inserire clausole che garantissero davvero i livelli occupazionali, livelli occupazionali che oggi vengono negati. Cioè cercammo in tutti i modi e da più parti di rendere più stringente, con accordi da inserire, un impegno rispetto la garanzia dei livelli occupazionali, che appunto adesso di fatto è saltato.
Quindi prendiamo atto che l’API ci ha buggerati, questa è la verità, altro che chiacchiere. Le lacrime di coccodrillo non servono a nulla, ormai è troppo tardi.
Per cui chiedo che se i livelli occupazionali non vengono mantenuti, mantenuti veramente, ci sia una immediata revoca all’autorizzazione del rigassificatore, perché c’era già un anno fa la precisa volontà da parte dell’API di ritirarsi dal settore della raffinazione, era già chiara, mi stupisco che l’Assemblea non l’abbia capito o forse ha fatto finta di non capirlo.
Abbiamo fatto un regalo enorme su una volontà già chiara di ritirarsi dal settore della raffinazione, ed incasserà i soldi – non so se già ha cominciato ad incassarli – del 70% dei ricavi del rigassificatore anche se non si farà. Sicchè cadranno ulteriori livelli occupazionali e questo per almeno vent’anni.
Quindi come Assemblea legislativa abbiamo fatto – ma io non l’ho votato, ne sono fiero – un atto sbagliato, non abbiamo garantito i livelli occupazionali attuali del settore della raffinazione, ed evidentemente già l’API pensava di ritirarsi dal settore. Abbiamo insomma abboccato all’amo e non so a questo punto quanto in buona fede. Non solo, se il rigassificatore non si farà, che è ormai cosa probabile, incasserà comunque oltre il 70%. Perderemo così gli ulteriori livelli occupazionali legati al rigassificatore.
Penso che le lacrime di coccodrillo potevamo veramente evitarcele.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Il 13 giugno ho presentato una mozione con la quale chiedo all’Assemblea legislativa di impegnare la Giunta regionale a porre in essere – mi dispiace che in questo momento non ci sia l’Assessore – tutte le iniziative al fine di richiamare l’API al rispetto degli accordi sottoscritti con la Regione e se del caso ad attivarsi presso le sedi competenti al fine di giungere all’annullamento dell’intesa sull’impianto di rigassificazione siglata a luglio scorso a fronte del mancato rispetto da parte dell’azienda degli accordi sottoscritti.
Un anno fa anch’io per diversi motivi (sicurezza, poche garanzie, ecc.) non votai l’accordo che poi è stato sottoscritto e adesso a distanza di un anno vediamo che chi ha votato contro tutti i torti non li aveva.
Oggi stando a certi interventi viviamo un clima che ha poco di realistico, è un clima che dimentica che siamo in un sistema di libero mercato dove le aziende, il capitalismo, i padroni, chiamiamoli con i veri nomi, vogliono fare il massimo dei profitti con minori spese e nel minor tempo possibile. E questo è legittimo. Quindi il fatto che l’API già allora diceva che i 400 dipendenti diretti e i 1.200 dell’indotto non erano al centro della sua attenzione e che invece lo erano l’impianto di rigassificazione e le mega centrali da 580 megawatt, ecco, non poteva che portare a questo risultato.
Allora oggi cosa possiamo fare? Intanto dobbiamo rimarcare che tutto quello che il Presidente Spacca diceva, ossia che non possiamo permetterci la terza crisi, ebbene, oggi ce l’abbiamo.
Non si può senza garanzie preventive fare accordi con chi ha interessi contrapposti. L’interesse tra chi vuole rappresentare l’occupazione, il lavoro, la dignità dei lavoratori sono interessi contrapposti a quelli dell’API, a quelli di chi vuol fare esclusivamente profitti. E non è credibile l’intervento di chi dice oggi, quasi fosse un Robin Hood pentito, che chi ha guadagnato ricchezza la ridistribuisca. Per favore! Dobbiamo essere un po’ più credibili. E poi magari offriamo loro senza che lo chiedano le modifiche del PEAR. Cioè, ci sottoscriviamo accordi, non li rispettano, e poi offriamo pure dei regali. Siamo veramente all’assurdo.
Il lavoro svolto finora dall’Assessorato credo invece sia utile.
Noi non crediamo, non dobbiamo credere, se vogliamo essere veramente sinceri e leali con i dipendenti, che la sospensione di dodici mesi possa vedere tra un anno condizioni migliorate o possa riprendere come se nulla fosse accaduto. Non è questo. Noi dobbiamo pretendere un piano industriale e occupazionale senza il quale dovremo muoverci per revocare l’accordo e quindi impedire all’API di attivare, come diceva il collega Marangoni, una fonte di guadagno certa senza avere il minimo della spesa. Questa è l’unica arma che ha la Regione, non ne ha altre.
A fronte di un mancato rispetto degli accordi ci si deve comportare conseguentemente. Non è un fatto di minaccia, è l’abc delle relazioni politiche, istituzionali, di correttezza, altrimenti non faremo che rincorrere l’API sui suoi desideri, non faremo che agevolare il raggiungimento dei suoi obiettivi, e avremo così sempre più spesso crisi occupazionali e crisi di lavoro con tutto quello che ne consegue.
Ovviamente ritengo la mia mozione superata, però vigileremo affinché la Regione svolga un ruolo veramente di tutela della regione e dei lavoratori occupati all’API, quindi non soltanto a favore dei desideri, per carità legittimi, e degli appetiti, altrettanto legittimi, di chi cerca solo profitto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Sarò brevissimo. Per conoscere lo stato e il futuro della raffinazione in Italia basta leggere la relazione annuale 2012 dell’Unione petrolifera. Dato che siamo persone che tengono a questo tema invito tutti a fare questa lettura. Una lettura che ha fatto anche l’Assessore Luchetti visto che ha riportato i dati che appunto dimostrano lo stato della raffinazione in Italia.
Un operaio API in un’assemblea di questi giorni ha detto – probabilmente aveva letto la relazione o forse la sua esperienza l’ha portato a questa conclusione – che la raffinazione non dà certezze, l’azienda deve mettere il cappello su attività alternative.
Quali sono le attività alternative? Anche qui basta leggere la delibera della Regione Marche, la n. 578 del 4 giugno 2007.
Ecco, ho voluto fare questi richiami affinché non venga sprecato il lavoro fatto negli anni. Nelle cose un filo conduttore va sempre trovato e perseguito, altrimenti sembra sempre di ricominciare da capo, vedi lo anno e oggi.
Quella delibera fece proprio il lavoro di un gruppo di esperti nominati dalla Regione, IL titolo era “Schema di sviluppo strategico alternativo degli attuali assetti economico-territoriali dell’area della raffineria e delle aree circostanti”.
Quello che API avrebbe dovuto fare come grande e strategico gruppo industriale lo ha contrattato per il rigassificatore, ossia quegli impegni che citava prima l’Assessore Luchetti, i famosi sei punti.
Però non voglio parlare di questo, potrei dire che anch’io votai contro, ma, ripeto, non ne voglio parlare, io non ho mai creduto al salvifico effetto del rigassificatore per l’occupazione e per l’indotto dell’API.
L’API non sta rispettando l’accordo, ma certo non è un comportamento nuovo.
Un piano industriale degno di questo nome non secretato, come quello che era alla base dell’accordo di un anno fa e che questa Assemblea legislativa non ha mai conosciuto, è la sola prova della volontà di API di non lasciare un territorio, un territorio per di più compromesso ambientalmente, senza trascurare gli effetti sulla salute dei lavoratori e dei cittadini.
Non posso e non voglio avere dubbi sul comportamento del Presidente Spacca, che tanto si è speso per l’approvazione di quell’accordo, dell’Assessore Luchetti e della Giunta su ciò che va fatto oggi, perché dopo il danno, ossia dopo quello che io giudico un errore di un anno fa, non vorremmo avere anche la beffa.
A conclusione di questo mio intervento desidero spendere una parola per quei comitati tanto bistrattati che si occupano da anni della vicenda API, e se ne sono occupati non soltanto in termini ambientali o della salute dei cittadini, ma anche entrando molte volte nel merito delle proposte per un rilancio industriale di quel sito. Secondo me abbiamo dato loro poco ascolto, spesso sono stati denigrati, invece alla luce di oggi possiamo dire che sono persone che hanno dedicato tempo e anni della loro vita a trovare una risposta positiva per quel tessuto economico e sociale che rappresenta Falconara e il suo circondario.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Dibattiti sull’API personalmente, sono qui dal 2000, ne ho vissuti a decine. L’API, come sulla vicenda dell’energia e dell’ambiente, ci ha trascinato qui in ore e ore di dibattito, ove purtroppo tutti abbiamo recitato un po’ il gioco delle parti.
Ed io in questa vicenda pur non condividendo le loro posizioni ho sempre dato atto ai Consiglieri che rappresentavano le istanze del mondo ambientalista e dell’associazionismo ambientalista, prima ancora dei partiti verdi, di coerenza, di razionalità, di linearità delle loro posizioni, che, ripeto, non condivido, ma sono comprensibili e quindi le rispetto.
Su tutto il resto, cari colleghi, si è innestato un dibattito che, ripeto, ha fatto registrare il gioco delle parti, forzature che oggi ci lasciano indietro in quel dibattito, come dicevano i Consiglieri Giancarli e Ricci, che è oggi necessario nel quadro della politica energetica europea e nazionale.
Come prendere queste dichiarazioni di Ricci e Giancarli? Sicuramente in maniera positiva, perché dimostrano la volontà di mettere mano a un argomento sul quale si è fatta molta politica ma purtroppo non c’è stata la necessaria chiarezza.
Noi l’abbiamo fatta chiarezza? Ecco, io sono qua a dire insieme a voi, come forza che è stata in questi anni in opposizione, nessun dubbio tra salvaguardia dell’occupazione e dei posti di lavoro e possibili ansie sul sistema ambiente. E dovendo sacrificare qualcosa sul sistema ambiente abbiamo detto sì al lavoro, all’occupazione, allo sviluppo. Confidando anche, colleghi Cardogna, Binci, Bucciarelli, sul fatto che la scienza e la tecnica va avanti. Quindi è chiaro che anche in presenza di investimenti e di impianti che possono destare preoccupazione per l’ambiente e la salute, ecco, siamo sempre più convinti che la scienza e la tecnica ci possono aiutare a contenere i danni per l’ambiente e per la salute umana.
Quindi cosa vogliamo ribadire oggi? Ribadiamo la scelta a favore dell’occupazione e del lavoro. Questa scelta in un’istituzione che si fa carico, Assessore Luchetti, del benessere delle famiglie e oggi dei drammi delle famiglie perché manca il lavoro, non si può non fare. Quello che dico sono magari anche parole scontate, ma servono per sollecitare una posizione forte della Giunta.
Assessore, noi condividiamo al cento per cento quello che ha detto, però quello che chiediamo è un supplemento in più di elasticità con cui affrontare il problema, con cui sedersi a quel tavolo tecnico che l’Assessore ha dichiarato di voler instaurare e con il quale dare anche un report in tempi rapidi.
Cosa diciamo? Assessore, istituisca e si sieda a quel tavolo tecnico, istituzionale, politico, sociale, ambientale. Si sieda a quel tavolo con la società proprietaria però lo faccia senza alcun tabù sull’eventuale cambiamento del PEAR, che sarà l’argomento decisivo con cui chiedere il rispetto degli impegni assunti dalla società e anche per rilanciare un’ipotesi di sviluppo per nuovi investimenti.
Quindi, ecco, vanno sollecitati, vanno incentivati.
Certo, non basta la Regione, ci vorrà anche il Governo, ma le domande che vi poniamo sono queste: ve la sentite o no di sedervi a un tavolo con la rimozione totale dei pregiudizi e dei tabù sul PEAR? Siamo in grado in quest’Aula di fare chiarezza – e non voglio che tutto lo sguardo sia rivolto al passato bensì al futuro – sugli errori che sono stati fatti per poter ripartire con realismo? Se, come dicevano i Consiglieri Ricci e Giancarli, è l’Europa che ci chiede un dibattito sullo sviluppo e che l’energia è un argomento su cui è possibile rifar partire lo sviluppo, come potremo sottrarci a questo, Assessore Luchetti?
Pertanto, prendendo con favore e con totale sicurezza della buona fede quanto dichiarato dall’Assessore Luchetti, presentiamo una risoluzione che, sia chiaro, non vuole essere argomento di divisione politica (chi ha preoccupazione per il lavoro se ne infischia altamente delle nostre divisioni, opportunità o convenienze politiche), però chiediamo all’Assessore di accingersi a quel lavoro senza le vecchie pregiudiziali di qualunque tipo, interne o esterne alla maggioranza, interne o esterne ai rapporti tra maggioranza e minoranza, di farlo con totale libertà e di giocare la carta dell’interesse delle Marche per uno sviluppo più forte partendo dal settore energetico.
Dunque concordare, come è stato fatto, con il rigassificatore, facendo valere quell’accordo. E questo noi l’avevamo detto qui, ma lo ripeto, ossia, anche noi siamo d’accordo a farlo rispettare, però usando il PEAR e il suo possibile adeguamento – ecco, se la parola cambiamento fa paura diciamo pure adeguamento, non si agitino fantasmi –. Così sarà possibile dare in mano all’Assessore uno strumento più forte per andare a concordare, prima di tutto salvaguardia dei posti di lavoro e rilancio degli investimenti.
Questa risoluzione la faremo ora girare tra tutti i colleghi, sperando, visti i discorsi fatti, si possa concordare. Noi saremo veramente felici se lo mettessimo nero su bianco, saremo veramente felici se questo documento potesse essere firmato da tutti senza primogeniture. Non ci sono gelosie, Assessore, la prima firma può essere anche la sua o dei Capigruppo della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Dirò soltanto due cose rapide e molto concrete.
Intanto dico che l’UdC è d’accordo su questa risoluzione. Sull’argomento anche le comunicazioni del collega Luchetti mi sono sembrate razionali e giuste. L’Assemblea legislativa regionale su questi temi ritengo debba trovare tutta la forza per essere unanime e affrontare insieme tali problematiche, senza porre vincoli ideologici sul PEAR o quant’altro, non hanno senso, oggi noi siamo chiamati a risolvere i problemi concreti, non a fare le filosofie sulle questioni.
Vorrei però dire con chiarezza e sincerità che ritengo, a differenza di alcuni colleghi intervenuti, che bene abbia fatto la Giunta regionale e l’Assemblea ad autorizzare il rigassificatore. Se non avessimo preso questa decisione – lo dico sapendo che alcuni sono d’accordo mentre altri sono contrari, ma io sono abituato a dire con chiarezza ciò che penso – oggi la Regione Marche nella sua interezza sarebbe probabilmente indicata come la causa di queste possibili decisioni dell’API.
La seconda osservazione che voglio fare con altrettanta sincerità è che anche nel caso di dovesse realizzare l’investimento del rigassificatore non dobbiamo illudere che questo possa coprire dal punto di vista occupazionale quelle che sono possibilità offerte dal lavoro di raffineria, seppure potrà garantire comunque una presenza e una attività.
Sappiamo, altresì, che per quanto riguarda i costi di produzione industriale della raffinazione non c’è Assemblea legislativa regionale al mondo che possa modificarli, sono definiti dalle regole di mercato. Nei paesi emergenti - anzi, ex emergenti, perché ora noi siamo soccombenti rispetto a loro – i costi sono ben diversi, quindi ovviamente le aziende con la globalizzazione seguono le vie che ritengono più economiche.
L’unica possibilità di salvezza che abbiamo, come ha ricordato anche l’Assessore Luchetti, è che nel quadro di una politica energetica nazionale venga stabilito che nel centro Italia debba rimanere l’investimento della raffineria del petrolio. Altrimenti, seppure permanga tutta la nostra buona volontà e tutto il nostro impegno per salvaguardare i livelli occupazionali e la situazione generale, non potremmo fare grandi cose.
Questo ci tenevo a dirlo. Per il resto dobbiamo sederci sicuramente tutti attorno a un tavolo per studiare e verificare le cose concrete da fare.

PRESIDENTE. Non ci sono più iscritti a parlare, a conclusione del dibattito lascio la parola, se vuole, all’Assessore Luchetti.

Marco LUCHETTI. Sì, grazie Presidente. Voglio infatti sottolineare gli interventi di tutti i colleghi Consiglieri che hanno arricchito la riflessione su questa vicenda ed indubbiamente hanno portato in risalto gli aspetti principali che attengono ovviamente al discorso dell’occupazione sino alla preoccupazione di questo sito.
La cosa che voglio sottolineare, come qualcuno ha fatto, è la complessità di questa vertenza.
Non siamo di fronte un’azienda che ha problematiche di carattere produttivo e basta. La complessità che c’è trova riscontro anche in decisionalità di livello più ampio, a partire dalle determinazioni di quelle che saranno le prospettive del Governo. Il problema energetico, infatti, attiene tutto il Paese.
Voglio evidenziare, tra l’altro, che la vicenda dell’apertura della vertenza con quella comunicazione del 7 giugno è anche un po’ sui generis. Dall’esperienza che ho non si è mai verificato che un’azienda apre il confronto con i sindacati a livello nazionale il 7 giugno dicendo che la cassa integrazione partirà dal 1° gennaio 2013. Questa storia non è chiara, solitamente queste procedure non vengono affrontate così. Per cui ritengo che il tempo che intercorrerà dal 7 giugno al 31 dicembre 2012 è perché nella volontà dell’azienda si presuppone qualcosa di diverso da questa realtà. Ed io questo lo auspico. Di solito le aziende quando devono decidere lo fanno con tempi molto più ravvicinati, per motivi sia di tattica sindacale sia di decisionalità organizzativa. Qui invece l’azienda si è presa molto tempo, allora questo mi fa pensare, lo auspico, che l’azienda abbia ritenuto che questo periodo possa essere utilizzato per qualche cosa di diverso, qualcosa che potrebbe anche non preludere a queste determinazioni. Visto tra l’altro che si dice che confermeranno i livelli occupazionali.
Il vero dato, infatti, al di là dei 380 posti garantiti dall’accordo, è che c’è il grave problema dell’indotto. E non sono tanto i 500 autotrasportatori che comunque riusciranno ecc., quanto le centinaia di aziende che ruotano attorno alla raffineria in quanto raffineria. Ogni giorno, cioè, entrano mediamente all’interno dell’API 700 lavoratori che non sono diretti dipendenti dell’azienda, fanno manutenzione, ecc., ecc.. Per cui se si blocca la raffineria il discorso si fa proprio serio, signori, tutta questa grossa fetta di indotto verrà completamente ridotta. Insomma, siamo veramente alle prese con una situazione difficile.
Però spero, detto questo, che ci siano i tempi. Allora è per questo che voglio cogliere qui alcune indicazioni, come quella ad esempio della Consigliera Giorgi di quando dice, sì, bene, il tavolo tecnico, però vogliamo le date. Ritengo che questo possa essere accolto, nel senso che nel prossimo incontro con l’azienda fisseremo le date su cui confrontarci nel merito delle questioni.
Dobbiamo comunque tenere conto che il gruppo API al suo interno ha un’articolazione molto variegata. Se andate a prendere lo schema organizzativo dell’azienda vedrete decine di aziende partecipate. Ad esempio una di queste è Nuova Energia, un’azienda che si interessa degli investimenti in attività alternative nell’energia. Ecco, questa azienda ha cominciato un certo lavoro fuori dalle Marche, sappiamo che stanno realizzando impianti eolici in Puglia. Allora noi vorremmo che Nuova Energia tenesse conto anche di un’ipotesi di impianto produttivo nella nostra realtà, soprattutto per tecnologie avanzate che possono anche essere esportate. E poi ci sono anche altre progettualità che un’azienda come l’API può cogliere in termini innovativi rispetto ad alcuni processi produttivi di carattere innovativo.
Insomma, parliamoci chiaro, io non credo che dopo ottant’anni un industriale non possa tentare, anche da un punto di vista della propria credibilità, soluzioni alternative rispetto a un sito che gli ha dato tanto.
Quindi questo tavolo tecnico dovrà avere proprio questo obiettivo, facendolo anche con date specifiche, affinchè potremo fare delle verifiche, magari, non so, presso la Commissione consiliare, per monitorare l’andamento della questione.
Anche perchè il CIP 6 non è certo una cosa di poco conto. L’azienda per la conversione della Turbogas si porta a casa quasi 350 milioni di euro. Abbiamo sì perso un sacco di milioni per la raffinazione, per cui c’è un problema di bilancio non indifferente, però viene compensato d’amblé, in più i 350 milioni serviranno anche per la trasformazione della Turbogas da tar a gas metano.
Voglio inoltre chiarire un dato sul discorso del PEAR che è stato sollevato dal consigliere Massi e da altri.
Vi confesso che non sono un grande intenditore di energia, ci sono altri colleghi che se ne occupano, ma voglio comunque sottolineare una cosa. Oggi riguardo l’energia è messo un po’ tutto in gioco, ma non solo a livello di API anche a livello nazionale. Il fatto che nel fotovoltaico abbiamo raggiunto dei livelli di produzione di energia molto più elevati di quelli previsti come obiettivo dai vari piani europei ha messo un po’ in discussione la produttività di alcune centrali. Tant’è che l’API ha richiesto la sospensione delle procedure di autorizzazione della centrale di 580 megawatt. Cioè, rispendendo in particolare al Consigliere Massi, qui non si tratta di dire di andare alla trattativa con la flessibilità necessaria per mettere sul tavolo, modificando il PEAR, l’autorizzazione del centrali ecc. ecc.. L’API, certo, non è che ha dichiarato la sospensione dei propri obiettivi, ma in questo momento ha comunque interrotto la procedura di autorizzazione perché non è conveniente, perché non ha la possibilità dal punto di vista del credito perché non si trovano soldi, certo, ma anche dal punto di vista del piano industriale proprio per la competitività della Turbogas, che, a quando pare, a livello di stagionalità dovrebbe chiudere per diversi momenti dell’anno perché è il fotovoltaico che fornisce l’energia nella rete.
Quindi non credo si debba tirare in ballo il PEAR in questo modo e in questa fase in termini strumentali.
Per quanto invece riguarda il gettare la spugna sulla raffinazione, lo diceva il Consigliere Zinni, ecco, noi non siamo quelli che non vogliono difenderla, dico solo che dobbiamo difenderla se su questo dobbiamo impegnarci, ossia se il Governo nel proprio piano deciderà se è strategica oppure no.
Nonostante l’economicità della raffinazione non sia più ai livelli passati io non credo che un paese non si possa dotare di proprie raffinerie in termini cautelativi sul piano energetico. E queste cose non le dico per mia fantasia, ma perché qualcuno mi ha detto che è allo studio a livello nazionale anche la valutazione di dove collocare le raffinerie che rimarranno. Il Presidente De Vita sostiene che la raffinazione andrà verticalmente calando, però alcune raffinerie rimarranno, quindi non è detto che l’API per la sua strategicità territoriale non possa rimanere come raffineria strategica.
Per cui, ecco, non saremmo sicuramente noi a dire no.
Per quanto riguarda i tempi credo che i primi risultati del confronto del tavolo tecnico li avremo a metà autunno, quando appunto stringeremo anche sui possibili progetti. E di questo vi daremo conto.
Così come ci impegniamo nel definire attraverso opportune soluzioni, come può essere, come dicevo prima, la terza Commissione, con la collega Giannini, a verificare l’andamento delle trattative a livello nazionale, sia quella con il Ministro Passera nell’incontro del 12 luglio dove si parlerà anche di piano energetico, sia per quanto riguarda gli aspetti che attengono alla vertenza che i sindacati porteranno avanti a livello nazionale.
Detto questo, vi ringrazio. Vedo che ci sono delle proposte di risoluzioni, la cosa che mi sento di suggerire, non so cosa ne pensa il Consigliere Massi, è che sarebbe opportuno non inserire, proprio per quello che ho detto, la questione del PEAR, secondo me in questo momento non serve.

PRESIDENTE. Grazie Assessore Luchetti. Durante la discussione sono pervenute due proposte di risoluzione.
Prima nel mio intervento ho dichiarato di ritirare la mia mozione, ora chiedo al Consigliere Latini se anche lui intende ritirare la sua…(…) Bene, anche il Consigliere Latini ritira la sua mozione.
Passiamo quindi alla votazione delle due proposte di risoluzione.
Risoluzione a firma dei Consiglieri Giorgi, Ricci, Malaspina, Pieroni, Latini, Cardogna, Bucciarelli:
“L'Assemblea legislativa delle Marche,
condivise le comunicazioni dell'Assessore Luchetti in merito alla situazione dell'API di Falconara;
Impegna la Giunta regionale
- ad agire nelle sedi opportune affinché siano rispettati da parte dell'API di Falconara Marittima, gli impegni assunti nell'accordo Regione-API, con particolare riferimento ai livelli occupazionali;
- a riferire nuovamente all'Assemblea in ordine all'andamento della vertenza API entro il mese di ottobre, aggiornando i dati a disposizione.".
Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Vedo che viene completamente disatteso quello che ho detto prima. (…) No, cosa ha spiegato, Assessore?! La vostra risoluzione è arrivata dopo la nostra…(..) Sì, è arrivata dopo la nostra, però noi ve l’abbiamo sottoposta con correttezza mentre voi non ce l’avete sottoposta. State ancora continuando a fare politica demagogica! Il mondo fuori sta cambiando e voi siete qui come nel 1980!
Allora, io l’ho illustrata e ve l’ho sottoposta, ho detto: nessuna primogenitura, modificatela, può anche firmare l’Assessore o il Capogruppo del PD. Voi non ci avete risposto e adesso ne arriva un’altra, che sicuramente è stata fatta dopo la nostra, Assessore, che però non ci avete sottoposto. (…)

PRESIDENTE. Scusate, sta parlando il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Voi siete bravissimi su questi giochetti in Aula. Giochetti che sono completamente superati, rimango sbalordito!

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Giannini.

Sara GIANNINI. Ritengo che la discussione che c’è stata in Aula, al di là delle diverse posizioni e sfumature, mi pare colga da parte di tutti sia la difficoltà del tema sia la difficoltà dei mesi che ci attendono rispetto alla soluzione della questione API.
Quindi dividerci sull’approvazione di risoluzioni presentate dall’una o dall’altra parte non penso sia utile all’obiettivo che tutti intendiamo cogliere e che tutti consideriamo importante.
La discussione di oggi è un punto di partenza, l‘Assessore si è impegnato insieme a me a riferire in Aula, ai Consiglieri, tutto il percorso che avremo di fronte, dandoci anche degli impegni cronologici insieme all’impresa nel tavolo tecnico che si sta istituendo. Allora io suggerirei ai presentatori delle risoluzioni (apprezzando che le mozioni presentate dai Consiglieri Giorgi e Latini sono state ritirate) di ritirarle, ed invece approvare, visto che mi sembra ci sia stata una condivisione della posizione espressa dall’Assessore, le comunicazioni. In modo si possa partire da lì, in modo ci sia un pronunciamento unanime dell’Assemblea sul percorso avviato e costruito nel tempo e rispetto anche al processo che noi avvieremo in queste settimane.
Se siete d’accordo credo che questo sia il modo migliore per chiudere la discussione. Dividerci su posizioni di maggioranza e di minoranza rispetto a un tema così delicato secondo me è inutile dal punto di vista della soluzione del problema e anche poco rispettoso della discussione che tutti insieme abbiamo fatto.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Eusebi.

Paolo EUSEBI. Intervengo come Capogruppo dell’Italia dei Valori. Quanto ha appena detto la collega Giannini a me sembra di buonsenso, però secondo me è importante ci sia l’impegno della Giunta a riferire immediatamente alla ripresa dei lavori dell’Aula.
Siamo convinti che l’Assessore Luchetti, il Presidente Spacca, insomma che tutti seguiranno con attenzione questo grave problema, ma come Consiglieri vorremmo essere resi edotti presto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Vorrei fosse chiara una cosa. L’argomento è molto delicato, e siccome siamo noi quelli eletti dal popolo, non è la Giunta, la Giunta si forma dopo che 43 Consiglieri sono stati eletti dal popolo, ecco, io personalmente uscire di qui con l’approvazione delle comunicazioni, mi perdoni Assessore, ma a questo voto non ci sto. Il buonismo, quando arriva a un punto che uno deve perdere la faccia, ha dei limiti.
L’unica controproposta che mi sento di fare è chiedere una sospensione dei lavori, invitando i Presidenti dei Gruppi consiliari ad incontrarsi per vedere se è possibile fare quella risoluzione unitaria che invocavano i sindacati. Dopodiché ognuno si assume le sue responsabilità.
Io di votare una cosa che dice che ne parliamo a ottobre personalmente non ci sto. Forse per me è più facile perché sono all’opposizione, me ne rendo conto. Però, ecco, se i Capigruppo sono d’accordo, invito a sospendere i lavori per dieci minuti per incontrarci e parlarne un attimo. Altrimenti ognuno vota la sua e, pazienza, insomma, non è che si può prendere in giro la gente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Io sulla proposta dell’Assessore Giannini ho qualche perplessità sul piano formale, il nostro regolamento non prevede l’approvazione della relazione di un Assessore. Peraltro una risoluzione c’è.
Io prima ho detto che intendo superata la mia mozione solo se verrà votata questa risoluzione, per il semplice fatto che ridà al’Assemblea legislativa regionale la possibilità di ridiscutere, poi vedremo le forme e i tempi, di tutta la vertenza, quindi non rimette in discussione con nuovi elementi, che potrebbero dividere l’Assemblea, il piano energetico regionale. Credo che l’unica cosa che differenzi la risoluzione presentata dal PdL e l’altra sia proprio questa. Dove sta la logica di offrire all’API la modifica del PEAR quando l’API stessa non la chiede? E’ un fatto ideologico tutto del PdL.
Quindi ritengo possiamo benissimo votare la risoluzione presentata, che tra l’altro è sottoscritta anche da me.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Per dire che la risoluzione che ho firmato non è altro quanto suggeriva l’Assessore Giannini, cioè il tentativo di portare l’Aula a condividere le comunicazioni dell’Assessore Luchetti e fermarci lì. Peraltro tutto questo è insito negli interventi che abbiamo fatto.
La forma tecnica di queste poche righe altro non è che la traduzione di un regolamento che prevede che non si può votare una comunicazione bensì una risoluzione che richiama quella comunicazione. E’ questo, non c’è nessun tentativo di formulare una nostra risoluzione. Questo volevamo proprio evitarlo. Invece, al contrario, c’è una risoluzione proposta dai Consiglieri di minoranza.
Però se adesso, come chiede il Consigliere Zinni, vogliamo spendere dieci minuti per tentare una risoluzione unitaria io sono disponibile a farlo.

PRESIDENTE. Bene, direi a questo punto di accogliere la richiesta, ma che siano veramente dieci minuti. Alle 13,25 dobbiamo ritrovarci tutti in Aula per proseguire con il punto successivo.

La seduta è sospesa alle ore 13,15

La seduta riprende alle ore 13,30

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori. Sulle comunicazioni dell’Assessore Luchetti, di cui al punto 1) dell’ordine del giorno, ci sono due proposte di risoluzione, una è a firma dei Consiglieri Giorgi, Ricci, Malaspina, Pieroni, Latini, Cardogna, Bucciarelli, l’altra è a firma dei Consiglieri Massi, Zinni, Trenta, Marinelli, Bugaro.
Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Solo per comunicare, Presidente, che se verrà approvata la risoluzione di cui sono cofirmatario la mia mozione, è ovvio, sarà da intendere ritirata.

PRESIDENTE. Bene, Consigliere Bucciarelli. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Mi sento di comunicare un vero rammarico e dispiacere di come sia stato veramente impossibile stendere una proposta di risoluzione unitaria, laddove l’ostacolo sembra essere questa strana parola, questa sigla PEAR, che pare essere chissà quale oggetto della discordia.
Se avessimo fatto una proposta di risoluzione in cui si dava disponibilità a una verifica di questo strumento sicuramente si sarebbe aperta più concretezza del percorso del tavolo tecnico. Ma purtroppo ci sono delle forze politiche che non vogliono minimamente mettere in discussione a nessun livello questo strumento. Quindi dubito che il tavolo tecnico potrà produrre chissà quali soluzioni. Perché se la Regione non si impegna a modificare delle cose sarà impossibile incentivare l'impresa a fare alcunché.
Dunque non posso che votare contro. Mi dispiace. Io davo la disponibilità all’Assessore, ma la proposta di risoluzione firmata dai partiti della maggioranza va contro quello che diceva, cioè quello di avere un atteggiamento aperto e costruttivo. E’ evidente che questa risoluzione ha uno spirito punitivo, quello che avevo respinto già nel mio intervento iniziale. Quando si dice “la Giunta regionale si impegna affinché siano rispettati da parte di API…” lascia sottintendere che API non rispetta i patti. Mi sembra dialetticamente una cosa impresentabile e improponibile.
L’istituzione Regione è quella che dovrebbe cercare di fare cerniera, invece è quella che si mette da una parte della staccionata. Ossia, non lo fanno i sindacati, lo fa la Regione. E’ una roba che in vita mia non ho mai visto, a cui non voglio essere compartecipe e corresponsabile.
Voterò fermamente contro perché in questa proposta di risoluzione, ripeto, c’è l’accusa ad API di non rispettare i patti. Non mi sembra proprio il miglior modo di aprire un tavolo tecnico.
Dopodiché si scrive che il Consiglio verrà aggiornato ad ottobre, poi ogni volta dobbiamo andare in giro a spiegare alla gente che gli eletti dal popolo siamo noi, quindi siamo noi che dovremmo decidere, però noi non ne parliamo più fino ad ottobre, ma lo fa la Giunta, lo fa Spacca l’uomo dei miracoli, Luchetti l’uomo che dovrà tirar fuori dal cilindro chissà quale concertazione miracolosa.
Questa proposta di risoluzione è una mozione politica di centro-sinistra-sinistra, perché l’UdC a parole di Viventi dà ragione al PdL, ma poi sottoscrive con Bucciarelli una mozione che dice chiaramente che l’API va bacchettata.
Io personalmente sulla pelle dei lavoratori ho fatto le mie scelte in passato, a Falconara i voti degli ambientalisti li ho persi già tutti, però almeno voglio salvare la faccia e la dignità con quei lavoratori dell’API che hanno l’ansia dalla mattina alla sera.
Spero che i sindacati lo capiscano, ma non posso votare questa cosa, è un atto grave per aprire un tavolo tecnico, è cioè una proposta di risoluzione che va contro l'Assessore Lucchetti. Spero che la maggioranza si riunisca il prima possibile perché avete le idee veramente confuse.
Infine spero che l’UdC ritiri la firma e non voti questa risoluzione, perchè va contro la linea politica dell’UdC degli ultimi dieci anni, va contro le parole dell’Assessore Viventi e soprattutto va contro l’API.

PRESIDENTE. Proposta di risoluzione a firma Giorgi, Ricci, Malaspina, Pieroni, Latini, Cardogna, Bucciarelli. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Passiamo alla seconda proposta di risoluzione a firma dei Consiglieri Massi, Zinni, Trenta, Marinelli, Bugaro:
“Il Consiglio regionale
Premesso che:
- secondo quanto annunciato dalla Società API, dal 1° gennaio 2013 si verificherebbe la cessazione delle attività di raffinazione presso l'impianto di Falconara;
- in tal senso si registrerebbe una grave situazione dal punto di vista occupazionale diretto ed indiretto con pericolose ripercussioni sul piano economico sociale di rilevanza regionale;
Impegna e sollecita la Giunta regionale a quanto segue:
1. istituire immediatamente un "tavolo" istituzionale con soggetti tecnici, politici e sindacali che, con la partecipazione della Società API, svolga in tempi rapidi, il necessario approfondimento delle prospettive e delle soluzioni con un rigoroso e tempestivo monitoraggio delle strategie e degli obbiettivi al fine di scongiurare riduzioni, tagli e cessazioni di posti di lavoro;
2. predispone ogni eventuale modifica del P.E.A.R. utile ad incentivare e sollecitare la Società API ad ulteriori investimenti e strategie di rilancio del settore energetico nel Sito di Falconara con conservazione ed ampliamento dei posti di lavoro;
3. sollecitare il Governo nazionale ad ogni ulteriore investimento nel settore energetico e della raffinazione che possa essere utile e strategico per la conservazione ed il rilancio dell'impianto API di Falconara.”.
La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)


Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Sono le ore 13,35, quindi, come faccio ormai da qualche seduta, chiedo all'Aula se intende proseguire e fino a quando oppure se vuole fermarsi, così potrò dare certezza a chi mi chiede qual è oggi il lavoro di questa seduta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bugaro, ne ha facoltà.

Giacomo BUGARO. Presidente, chiedo all’Aula la possibilità di poter discutere il punto relativo al CeMIM. Anche perché la prossima seduta alcuni Consiglieri membri della Commissione saranno assenti. Tra l’altro anche la scorsa seduta abbiamo dovuto rinviare questo punto perché era assente il Vicepresidente della Commissione Badiali.

PRESIDENTE. Insomma, lei vorrebbe trattare i punti 3) e 4), dopodiché ci fermiamo. Dico bene?

Giacomo BUGARO. Esatto.

PRESIDENTE. Ci sono altre proposte? Prego, Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Volevo segnalare il punto 6) di cui alla mozione n. 339. Essendo stata presentata da tutti i Presidenti dei Gruppi potrebbe essere approvata senza discussione. E’ urgente in quanto l'Assessore al ramo dovrebbe iniziare a discutere con la società Autostrade di alcune questioni che altrimenti potrebbero passare in secondo piano.

PRESIDENTE. Quindi lei dice di arrivare fino al punto 6).

Adriano CARDOGNA. O almeno di fare anche il punto 6).

PRESIDENTE. Quindi o fino al punto 6) oppure solo questo.

Adriano CARDOGNA. Esattamente. Dopo il 3) e il 4)

PRESIDENTE. Qualche altra proposta? Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Io chiedo di discutere e approvare comunque la proposta di legge iscritta al punto 3). Poi se ce la facciamo possiamo anche andare avanti e quindi fare il punto 4) come ha richiesto il Vicepresidente Bugaro.

PRESIDENTE. Se ci riusciamo non c’è nessun problema. Andiamo avanti fino, che so, le 17, le 18. Se lo decidiamo non c’è problema.
Ha chiesto la parola il Consigliere Comi, ne ha facoltà.

Francesco COMI. Chiedo all’Aula, visto che per questo pomeriggio abbiamo convocata la Commissione sanità per esaminare alcuni atti importanti, di poter interrompere i lavori, se possibile, al massimo verso le ore 15,30.

PRESIDENTE. Può essere questa la proposta riassuntiva? Andiamo cioè avanti fino alle ore 15,00, è fino alle 15,00 che avete detto? (…) Bene, andiamo avanti sino alle ore 15,00 poi dove si è arrivati si è arrivati. Siamo d’accordo su questa impostazione? (…) Bene. Allora continuiamo con l’ordine del giorno così com’è dopodiché a seconda di dove siamo arrivati interrompiamo all’incirca alle ore 15,00.
Se siete d’accordo saltiamo tutte le interrogazioni e passiamo direttamente alla proposta di legge n. 197.



Proposta di legge regionale n. 197
ad iniziativa della Giunta regionale
“Disposizioni per il personale dei Consorzi di Sviluppo Industriale e modificazione della legge regionale 15 novembre 2010, n. 16 (Assestamento di bilancio 2010)”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 197 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. Questa proposta di legge è stata approvata in Commissione con il voto di astensione della minoranza e con il parere favorevole secco del CAL che di questi periodi direi che è una rarità.
E’ un atto che nasce da due situazioni abbastanza urgenti. Da una parte consente di riassorbire una parte del personale presso gli Enti locali che sono soci dei Consorzi di industrializzazione (in particolare i Comuni, le Province e le Camere di Commercio) e dei consorzi dell’ascolano e del fermano. Inoltre abbiamo aggiunto un emendamento che affronta la questione del Comune di Saltara nei rapporti con la Comunità montana per una questione che riguarda delle opere cimiteriali legate al patto di stabilità, in modifica della legge di assestamento del 2010.
I consorzi sono la parte più importante di questa proposta di legge. In particolare il Consorzio della Valle del Tronto, dell’Aso e del Tesino versa in una condizione particolarmente difficile dal punto di vista finanziario ed economico, quindi ha bisogno di un processo di alleggerimento della situazione finanziaria e in parte anche di alleggerimento della situazione del personale.
La proposta rispecchia una precedente proposta di legge, già approvata da questo Consiglio, riguardo il problema del personale delle Comunità montane presso Comuni e Province.
In sintesi questa proposta di legge prevede l'obbligo per i Comuni soci di procedere, previa mobilità, all’assunzione dei dipendenti dei Consorzi qualora non abbiano bisogno prima di procedere ad altre forme.
L’altra questione, come dicevo prima, riguarda invece il Comune di Saltara.
Il Consorzio di Ascoli versa una situazione debitoria forte, basta scorrere i giornali degli ultimi mesi per averne coscienza.
La gestione dei due commissari individuati nella presidenza della Provincia di Ascoli non ha dato buoni risultati. Con l’attuale consiglio di amministrazione si è in qualche modo avviato il risanamento, si sono fatti interventi per contrattualizzare le aziende che usano il depuratore. Insomma, sono state fatte delle azioni volte a risanare questo ente che versa comunque in una situazione di grave crisi.
Avviato il risanamento e una volta che la situazione si sarà stabilizzata a quel punto credo sarà necessario un confronto serio sulla utilità di far permanere in vita queste strutture (questa in particolare, nata ai tempi della Cassa del Mezzogiorno), ossia se limitarne e chiarirne i compiti oppure se scioglierle.
Dire oggi, come si tende a fare, che bisogna sciogliere e ipotizzare il pagamento dei debiti da parte la Regione significa alimentare soltanto una voce e scaricare su altri. Per cui è una strada non praticabile. Però anche dire che pagano i soci significa mettere i soci, quindi i Comuni e le Province, in condizioni di grave difficoltà, con il rischio per alcuni anche di dissesto finanziario.
Invece la proposta di alleggerire il carico del personale, di avviare una fase di stabilizzazione, compresa quella del passaggio del depuratore al Consorzio dell'acqua di Ascoli attraverso un percorso trasparente e lineare, senza scaricare su altri i debiti bensì il valore giusto di queste strutture, ritengo possa riportare a una dimensione effettiva e giusta tra patrimonio e debiti, affinchè si possa decidere più tranquillamente se far rimanere in vita o meno questi consorzi.
Però mischiare queste due cose secondo me sarebbe sbagliato. Quindi invito il Consiglio a votare questa legge e nel frattempo fare in modo che le forze politiche, le forze sociali e i soci di questi consorzi possano discutere con tranquillità sulla opportunità e sull’utilità di questi strumenti.
D’altra parte, come più volte ho detto, questi organismi sono strumenti e quindi devono essere i protagonisti della vita politica e sociale. Gli enti devono decidere se questi strumenti devono esistere o meno. Ma non devono né esistere per forza né essere sciolti per forza. Se si ritiene che la loro attività sia utile bisogna mantenerli in vita.
Auspico quindi una discussione tranquilla. Chiedo inoltre il voto favorevole del Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Massi.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

Francesco MASSI. Non abbiamo concordato in Commissione questo testo, lo dico al relatore di maggioranza Perazzoli, in quanto la nostra astensione voleva essere la manifestazione di una perplessità con necessità di approfondire.
E devo comunicare al relatore Perazzoli, che naturalmente si è adoperato per cercare una soluzione, che purtroppo questo strumento, come lui lo chiama, non è una soluzione accettabile. Perché? Perché pone delle forti disparità di trattamento in quello che è il requisito per essere dipendente pubblico.
Collega Perazzoli, non possiamo richiamare quello che vige per le Comunità montane (o quello che probabilmente sarà per le Comunità montane, visto lo sviluppo imminente che non sappiamo ancora quale sarà), perché dobbiamo concordare sul fatto che presso le Comunità montane ci sono dipendenti pubblici che hanno tutti superato un concorso, sia che siano andati lì con una mobilità sia che abbiano vinto il concorso con l'ente Comunità montana.
Nel caso invece dei Consorzi non penso, seppure non abbia la situazione caso per caso, che i dipendenti lì abbiano superato un concorso pubblico. Però, ecco, potrebbe essere come potrebbe non essere, potrebbero esserci tre persone che hanno il requisito di dipendenti pubblici in quanto hanno superato un pubblico concorso mentre altre potrebbero non averlo.
Allora forse è bene approfondire la situazione, perché se sono dipendenti pubblici in quanto hanno superato un concorso pubblico è un conto, se invece ci sono persone – ma non voglio entrare nel merito, non voglio sapere nomi e cognomi, parlo di metodo – che non hanno superato una prova pubblica è chiaro che è una forzatura poterli oggi inserire come dipendenti pubblici.
Quindi credo sia opportuno andare a verificare, altrimenti questo atto, a mio avviso, potrebbe essere impugnato anche per incostituzionalità, proprio per la disparità di trattamento sullo status di dipendente pubblico.
Ecco il perché della nostra perplessità. Io ho cercato anche di approfondire. Pertanto, ecco, quell'astensione era benevola per l’attenzione. Oggi quindi siamo nelle condizioni di non poter votare questo atto.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Proposta di legge n. 197, ad iniziativa della Giunta regionale, nuova titolazione - mi auguro che oltre alla nuova titolazione ci sia anche un nuovo contenuto, ma qui lasciamo e navighiamo a vista -: “Disposizioni per il personale dei Consorzi di sviluppo industriale e modificazione della legge regionale 15 novembre 2010, n. 16 (Assestamento di bilancio 2010)”.
Mi corre l’obbligo di ricordare a quest’Aula che in qualità di Presidente del Consiglio comunale di Ascoli Piceno, visto che si tratta di un qualcosa che ci riguarda direttamente, circa un anno e mezzo fa chiesi i bilanci del Consorzio. Presidente Giorgi, li hanno spediti forse a lei?! No, bene, ma comunque di sicuro a me no.
Dove voglio puntare con il mio intervento? Quando parliamo di bilancio vorrei sinceramente capire - fermo restando che i dipendenti sono nel nostro cuore, che noi abbiamo a cuore questi lavoratori e lavoratrici, padri di famiglia, single, ecc., ecc. –il perché ci sono state delle forti esposizioni bancarie, dando credito illimitato, si parla infatti di decine di milioni di euro.
Quante volte persone che sono in sofferenza ci chiedono di essere aiutate ad avere un fido di 1.000 euro in banca. Perché, sì, ci chiedono di tutto. Aiuto a 360 gradi.
Allora chiedo al relatore di maggioranza Perazzoli, che è un oculato amministratore, all’epoca sindaco eccezionale di San Benedetto del Tronto, e al relatore Massi che molto umilmente ci ha sibilato “voi che ne pensate di questa proposta di legge?”, ecco, io non penso niente, Perazzoli, però confido nel suo sapere, perché lei è uomo del territorio Piceno, cioè di 33 comuni del sud delle Marche, o meglio, del nord dell’Abruzzo.
Allora, mi può far sapere qualcosa lei? Lei che mette giù sempre con quel suo spirito che la contraddistingue, sempre duro nel pungolare questa maggioranza, lei che meriterebbe veramente di fare l’Assessore. (…) No, no, capisco la sua difficoltà. (…) No, no, Consigliere Perazzoli, non giochiamo, l’ironia è bella, ma non sempre viene compresa, essere estroversi è un limite per chi ascolta, non per chi parla!
Quindi, dicevo, chiedo al relatore di maggioranza Perazzoli, Consigliere regionale del mio stesso territorio - con cui mi incontro ma sempre correttamente, in campagna elettorale da lei non ho mai sentito dire una parola fuori posto mentre i miei sparavano a raffica, però, ecco, ci siamo abituati al fuoco amico. (…) No, io quando parlo cito nomi, cognomi e persone – se possiamo conoscere realmente la situazione debitoria e gli istituti bancari che hanno concesso ai vari passaggi di società, come e perché, la possibilità di sforare, perché poi qualcuno essendo una legge regionale viene in Regione per dire come sistemare la questione.
Assessore Marcolini, chiedo anche a lei che è l’Assessore al bilancio, o allo sbilancio, se possiamo avere, con documenti contabili chiari e inequivocabili, chiarezza su quale sia la situazione debitoria di questo benedetto consorzio.
Se c’è l'urgenza del personale per carità, acceleriamo, ma poi a margine avremo la stessa solerzia per produrre questi atti contabili? Il suo cenno di assenso, Consigliere, lo prendo come parola di Paolo Perazzoli? A posto. Allora il mio intervento finisce qui, ma resto in attesa di questi documenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Ringrazio il Consigliere Trenta per aver parlato prima di me perché mi ha dato lo spunto per fare delle ulteriori riflessioni. Ulteriori riflessioni che non mi vedono totalmente concorde con lui.
Il relatore di maggioranza diceva che non bisogna mischiare le due situazioni, cioè la situazione dell'ente complessiva e questa legge che tratta del personale. E’ un po’ difficile non mischiare le situazioni.
Il relatore di maggioranza dice “alleggeriamo l’ente in questo modo”, come se il problema di questo ente fosse il personale. Se qui qualcuno non conosce la storia di questo ente forse si potrebbe anche pensare che questo ente, Assessore Canzian, si è appesantito del personale.
Questo ente continua ad appesantirsi e continua ad agire contro il territorio, contro i consorziati, contro i Comuni, contro la Regione. Perché dico questo? Perché la parte più grande di debito che ha questo ente è quella relativa alla gestione della depurazione di cui parlava il relatore di maggioranza.
Tra l’altro questa legge, secondo me, ha dei grossi vizi di costituzionalità. Perché quando noi richiamiamo la possibilità per quell'ente di fare una mobilità di quel tipo dovrebbe essere possibile se l’ente venisse soppresso. In caso di soppressione dell'ente, dico soppressione, allora si potrebbe fare quello che noi diciamo, ma non certo si può se invece sopprimiamo un servizio di quell’ente.
Qual è la differenza tra il rispettabilissimo e il rispettato dipendente del Consind rispetto a un dipendente di un altro ente? Qual è? La funzionalità di questo ente? L’essenzialità di questo ente? Dov’è?
Questo ente è appesantito e sta proseguendo una strada che non è del risanamento, è dell’indebitamento di un altro ente. Perché vi dico questo? E su questo richiamo soprattutto i legalisti dell’IdV. Questo ente si sta interfacciando con la Regione Marche per verificare la possibilità di alienare gli impianti della depurazione. Qualche tempo fa, se qualcuno lo ricorda, sull’acqua c’è stato un referendum, che ha avuto anche determinati risultati, ma che forse non sono neppure più noti.
Perché questo ente dovrebbe cedere questi impianti? E semmai non li cederebbe a un privato, cosa assurda in ogni caso, li cederebbe al consorzio idrico, e pretenderebbe che il consorzio idrico, quindi sempre i cittadini, pagasse una determinata cifra per pareggiare il debito che questo stesso ente ha con un privato, che è l’attuale gestore della depurazione.
Allora potete ben capire che non mischiare queste due situazioni è un po' difficile. Perché quel bando, quella gara, quei 14 milioni di euro che il privato gestore della depurazione pretende da questo ente continuano ad aumentare, inoltre non sono mai stati sottoposti a un vaglio serio. Sì, perché c'è una trattativa in corso tra il Piceno Consind e questo gestore che va avanti da un anno. Di quei 14 milioni di euro non si sa quale sia la cifra esatta che dovrebbe essere corrisposta. E la cosa più bella è che questo gestore privato, che ha rapporti solo con questo ente, che quindi dovrebbe fallire perché è quello che deve prendere 14 milioni di euro dal suo unico interlocutore, ecco, continua imperterrito ad andare avanti in questa gestione.
Allora la domanda che ognuno di noi dovrebbe fare è “màh, è impossibile!”. E’ impossibile, a meno che non si entri in questo meccanismo e si verifichino tutte le storture che hanno connaturato geneticamente questo rapporto contrattuale.
Quindi dire oggi, a fronte di una situazione del genere in cui questo dare e avere non si riesce a capire quale sia, che il problema è “io intanto vendo gli impianti”, e si chiede alla Regione un permesso per questo e la Regione dovrà rispondere su queste cose, al consorzio idrico dovrà sborsare una determinata somma in maniera tale che poi il Consind possa mettersi d'accordo con il gestore privato, ecco, è cosa che fa rientrare l’argomento proprio nel discorso di cui discutiamo oggi, noi oggi vorremmo cioè alleggerire la fatica di questo ente dandogli la possibilità di poter mandare i propri dipendenti in giro per i Comuni.
Il mio discorso è quindi di assoluta contrarietà. Sia dal punto di vista normativo, io infatti non ne vedo proprio le condizioni, e chi vota una cosa del genere lo farà con tutto quello che verrà fuori anche nei riflessi di tanti altri dipendenti che si trovano nelle medesime condizioni di quelli di cui parliamo oggi e che quindi hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri. Sia politicamente, infatti anche dal punto di vista politico è una scelta che non ha alcun senso.
Se la Regione Marche vuole intervenire per alleggerire la posizione del Piceno Consind ha ben altri modi per intervenire. Potrebbe ad esempio intervenire su quel contratto della depurazione spingendo proprio l'attuale comitato direttivo del Piceno Consind a risolvere quel problema e a rendere noti i risultati di quei tanti incontri che vengono fuori mensilmente ma che non producono alcun risultato.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carloni.

Mirco CARLONI. Su questa proposta legge ci sono due diversi temi che non capisco per quale ragione siano stati appaiati.
Nell’articolo 1 bis si affronta una correzione rispetto alla legge di assestamento per quanto riguarda i mutui accesi presso la Cassa depositi e prestiti dal Comune di Saltara per il cimitero. E’ un tema che rettifica una determinata situazione, e per questo io sono portato a votare a favore di questa legge.
Per quanto riguarda l’articolo 1, modificato e secondo me peggiorato dalla Commissione, ci sono due profili di incompetenza. Uno interviene sulle procedure concorsuali di bando pubblico per i posti vacanti e per la selezione del personale che ha delle procedure normative nazionali. L’altro per una sperequazione nelle condizioni di ricerca di personale e di assunzione che secondo me aggrava questa proposta di legge fino appunto a farla diventare incostituzionale. E mi meraviglio anche del parere rilasciato dal Crel.
Non credo che questa legge possa passare inosservata rispetto ai sindacati e alle procedure concorsuali pubbliche che hanno delle loro normative specifiche. Crea una sperequazione vera nell’accesso al pubblico impiego.
Quindi, ripeto, credo che questa legge verrà travolta da una incostituzionalità.
Per quanto mi riguarda voterò a favore semplicemente perché c'è un articolo che mi sta a cuore e che abbiamo già seguito nel bilancio di assestamento.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Canzian.

Antonio CANZIAN. Svolgerò molto brevemente alcune considerazioni e lo farò anche in relazione agli interventi che mi hanno preceduto.
Sul tema Consind il dibattito potrebbe essere molto articolato e anche molto lungo. Non sfugge al Consigliere Natali che la gestione del Consind nei decenni precedenti ha visto, a me così risulta, il voto all'unanimità dei bilanci, che rappresentano, come dire, l’esplicitazione più seria, più importante, più impegnativa della vita di un ente, di un consorzio. Quindi il confronto politico, anche acceso, che c'è stato in questi ultimi anni meriterebbe probabilmente alcune considerazioni ulteriori.
Come qualcuno ha sottolineato, in questa proposta di legge, al di là delle considerazioni su qualche limite probabilmente giuridico che contiene ma che ovviamente atterrà alla valutazione di altri organi, dobbiamo tenere ben distinti due aspetti fondamentali, ovvero, il giudizio politico sulla gestione e sull'utilità dell'ente del consorzio e le tematiche che attengono al destino dei lavoratori che prestano la loro opera in questo ente.
E lo spirito di questa proposta di legge è esclusivamente quello. Noi ce ne siamo fatti carico prima attraverso la proposta di legge emanata dalla Giunta regionale e poi questa che è stata valutata ed esaminata dalla Commissione competente. Ritngo che sia questo esclusivamente lo spirito e il taglio che dobbiamo valutare.
Inoltre va anche nella direzione di provare a risolvere e a mettere sulla corretta carreggiata la vita di un ente sul cui destino è aperto un dibattito, sul nostro territorio c’è un confronto anche molto acceso.
Non dimentichiamo che il consorzio è costituito dall’assemblea dei sindaci, quindi partecipa anche la provincia, dunque enti locali importanti. Le decisioni sul suo futuro verranno prese in quella sede, dove i Sindaci ovviamente sono di diverso orientamento politico. Quindi questo è un tema e un confronto che attiene ad un altro ambito.
Questa proposta di legge ritengo sia utile, giusta, importante perché prova a tutelare la stabilità del lavoro almeno di una parte importante dei dipendenti, inoltre perché tenta di fornire una chiave di lettura e una possibile soluzione a un futuro di questo ente, qualora lo si ritenga ancora importante, che gli possa aprire la possibilità di ridefinirne la finalità e quindi la mission.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il relatore di maggioranza Perazzoli, ne ha facoltà.

Paolo PERAZZOLI. Parlando di depurazione mi viene in mente ciò che diceva un vecchio segretario comunale che ho avuto la fortuna di conoscere “tutto è pulito per chi è pulito, tutto è sporco per chi è sporco”. Poi parlando di depurazione con le dovute gradazioni io non seguirei il detto andreottiano che dice a pensar male ecc. ecc.., dobbiamo invece guardare le cose con senso di responsabilità cercando di risolvere i problemi.
Io prima ho preso un impegno a cenni, lo confermo, ma qualcosa dirò anche adesso. Non credo se ne debba discutere ora né che se ne debba fare una valutazione approfondita, però in previsione di questo, ricordandomi di alcune interrogazioni del Consigliere Natali, ho chiesto all’attuale presidente alcune informazioni.
Una riguarda le forme di assunzione. Essendo un consorzio formato da enti pubblici le procedure sono quelle previste per gli enti pubblici. Nel corso degli ultimi anni, diciamo dal 2000 a seguire, ci sono state, come successo anche per i Comuni, delle stabilizzazioni, e lì le procedure non sono state, ma così è anche per gli enti pubblici, quelle normali dei concorsi pubblici. Per cui non penso sia illegittimo. Dopodichè la maggior parte delle persone sono entrate con modalità pubbliche.
Riguardo invece la situazione dell'ente – poi dirò una cosa sulla depurazione – quando si discute della situazione finanziaria bisogna mettere da una parte i debiti e dall'altra il patrimonio. Se facessimo il contrario ad esempio i Comuni risulterebbero tutti in fallimento perchè hanno molti mutui, però poi ci sono anche i capitali, i patrimoni. E questo è un dato che vale sia per le imprese pubbliche che per quelle private.
Ad oggi la situazione debitoria del consorzio di Ascoli è di circa 28 milioni, di cui almeno 4 milioni sono in contestazione con la ditta che ha realizzato e gestisce il depuratore. Di questi 28 milioni 9 milioni sono il residuo di mutuo acceso per realizzare il depuratore.
Il patrimonio è composto da due depuratori, 54 km di linee di fognatura, 20 km di tubature per acqua potabile, un altro impianto di depurazione per reflui speciali (che è valutato sui 5 milioni di euro e che incassa ogni anno 550.000 euro di quota consortile), la sede è un palazzo importante, inoltre una scuola materna che viene utilizzata dal Comune di Ascoli, che peraltro non ha mai pagato una lira, così mi dice il presidente, né per l’affitto né per i servizi, che non so quanto potrebbe costare.
Ma ora al di là di questi valori iscritti al bilancio per queste cifre, si tratterà di valutare le varie ipotesi. Perché un conto è una gestione che guida un’eventuale liquidazione, un conto se rimane, un conto è se viene trasferito.
Vado al depuratore. Qui ci troviamo in una zona abbastanza delicata e particolare come capita spesso in Italia. Da una parte vi è l’obbligo a trasferire al gestore unico del ciclo delle acque. Ora, se uno mi chiede se è giusto che il consorzio per l’industrializzazione delle valli ecc. ecc. abbia realizzato un impianto per la depurazione industriale, ecco, io dico no. E no lo dicevo anche quando ero il Sindaco di San Benedetto. Questo perché non era compito del consorzio per l’industrializzazione realizzare un impianto di depurazione. Perché? Se l’acqua viene usata nel ciclo produttivo deve essere la ditta che autonomamente scarica in pubblica fognatura, se non lo è è uso civile e quindi si allaccia alla pubblica fognatura.
Fu una scelta, questa, che ha sempre coinvolto tutte le forze politiche. A me adesso non interessa sapere se Natali era minoritario rispetto al suo partito né interessa sapere la mia dentro il mio partito. Sta di fatto che quella scelta è stata fatta, per cui oggi si tratta di risolvere.
Il problema è che questo trasferimento è obbligatorio. Allora l’interpretazione della legge è se il trasferimento può essere fatto dando un valore di stima con perizia giurante sul valore di quell'immobile. E in questo caso per il consorzio significherebbe rientrare per una parte dell'investimento fatto, seppure, certo, la situazione debitoria non sparisce del tutto. Pertanto questo sarebbe una capitalizzazione del consorzio per l’acqua.
Altra cosa, invece, è se venisse applicato il concetto che dice che la proprietà deve rimanere pubblica. Allora quando è il Comune questo trasferisce solo la gestione, e la proprietà sarà sempre pubblica. Ecco, in questa seconda ipotesi noi consegneremo al fallimento il consorzio, perché si dovrebbe tenere il depuratore, continuare a pagare il mutuo, e la gestione trasferita al consorzio. Sarebbe un controsenso. Per cui se vogliamo bene al Comune di Ascoli, al Comune di San Benedetto, ai soci Comuni, alla Provincia credo che nessuno può lavorare per il tanto peggio, tanto meglio.
Ultima questione. Il personale chiaramente non è responsabile di questo, ma in parte ha contribuito, tutti infatti sappiamo che ce n’è stato un po’ troppo, e questo soprattutto per il ridimensionamento dei compiti.
Quindi ridurre il personale significa intanto garantire di non farlo trovare in una situazione di mobilità, una procedura di fallimento, infatti, porterebbe a questo, poi si alleggerirebbe tutta la situazione.
Andando da ultimo al Comune di Saltara questo non è nella proposta di legge della Giunta, è un emendamento successivo approvato dalla Commissione; c’era la situazione di una ditta che aveva fatto dei lavori che però non riesce ad essere pagata (è di San Benedetto e quindi conosco la situazione abbastanza bene, ma certo è una casualità).
E’ per questo che dobbiamo approvare al più presto questa proposta di legge. I tempi sono urgenti perché c’è una situazione finanziaria molto delicata; le banche per alcuni anni hanno largheggiato e fatto fare di tutto mentre oggi hanno chiuso i rubinetti. Per cui, ecco, è urgentissimo approvarla.

PRESIDENTE. Non essendoci più iscritti a parlare la discussione è chiusa. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 1 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2 (Dichiarazione d’urgenza). Ricordo che occorrono 22 voti a favore. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto la parola la Consigliera Foschi, ne ha facoltà.

Elisabetta FOSCHI. Si è intervenuti con un emendamento sulla proposta avanzata dalla Giunta, però è vero che riguarda, come è stato detto, un argomento che nulla centra con la proposta di legge. Ed è anche vero che questo emendamento non risolvere il problema che si era creato per chissà quali motivi. Perchè, ecco, bisogna precisare che i problemi verificatisi sono nati da una cattiva amministrazione della Regione. Sono nati nel momento in cui la Regione ha provveduto allo scioglimento di alcune comunità montane non prevedendo bene tutti i procedimenti che ne sarebbero scaturiti, alcuni li ha lasciati in sospeso, non li ha gestiti nella maniera migliore. E sappiamo benissimo, collega Perazzoli, le difficoltà che si sono registrate…(…) No, collega Ortenzi, l’articolo 1 bis non riguarda il consorzio, dicevo prima che è un emendamento inserito per una necessità scaturita da una cattiva amministrazione della Regione, né sono scaturite difficoltà anche con ditte private, ad esempio non si capiva chi le doveva pagare per lavori già eseguiti.
Dunque problemi scaturiti da alcuni errori in parte della Regione in parte di alcune realtà locali, allora adesso si va a mettere una mezza toppa all’interno però di un provvedimento che nella prima parte è fortemente inappropriato.
Quindi voterò contro questa proposta di legge, pur avendo dato l’assenso all'emendamento specifico a risolvere un problema, che, sottolineo di nuovo, è stato creato esclusivamente dalla Regione.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Bucciarelli, ne ha facoltà.

Raffaele BUCCIARELLI. Non voterò questa proposta di legge per un motivo semplice. Le condizioni in cui versano i dipendenti del consorzio industriale del fermano e di Ascoli sono simili a quelle di molti dipendenti di altri enti che hanno operato nella regione Marche. Pertanto a me non sembra corretto intervenire soltanto su una parte del territorio. Non lo trovo corretto. Anzi, lo trovo, come dire, un regredire della politica nel voler affrontare soltanto problemi relativi a una determinata parte del territorio. Per carità, è legittimo farlo, c'è bisogno, però una ricognizione regionale e un intervento globale credo sarebbe stato più degno e avrebbe dato più decoro a questa Assemblea.
Per questo non la voterò.

PRESIDENTE. Non ho altri iscritti a parlare per dichiarazione di voto. Pongo quindi in votazione il coordinamento tecnico.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 197. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Relazione n. 13
della Commissione d'inchiesta
“Vicende relative alla realizzazione dell'Interporto delle Marche dalla costituzione della Società CeMIM agli attuali sviluppi”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la relazione n. 13, ai sensi dell’articolo 99 del Regolamento interno, della Commissione d’inchiesta tendente ad esaminare le vicende relative alla realizzazione dell'Interporto delle Marche dalla costituzione della Società CeMIM agli attuali sviluppi.
Ha la parola il relatore Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Grazie Presidente. Contrariamente alla mia abitudine non parlerò a braccio, ma leggerò le conclusioni approvate il 31 maggio scorso dalla Commissione.
Cari colleghe e colleghi Consiglieri, il compito assegnato alla Commissione d'inchiesta regionale dall'Assemblea legislativa della Regione Marche, con l'approvazione della delibera n. 4 del 14 aprile 2011, che ho avuto l'onore di presiedere, è stato assolto con l'approvazione della relazione che è stata consegnata alla Presidenza del Consiglio regionale in data 31 maggio 2012 e distribuita a tutti i Consiglieri.
Un ringraziamento voglio rivolgerlo a tutti i Commissari: in primis a Fabio Badiali (Vicepresidente), Paola Giorgi, Valeriano Camela, Giulio Natali, Francesco Massi, Moreno Pieroni, Daniele Silvetti, Enzo Giancarli (che per motivi personali si è dimesso dalla Commissione l'8 novembre 2011), a cui è subentrato Angelo Sciapichetti.
Identico sentimento di gratitudine intendo indirizzarlo alla struttura tecnica dell’Assemblea che ci ha professionalmente assistito in questo delicato e complesso lavoro, durato circa un anno, fatto con assoluta discrezione, stante la delicatezza dei problemi affrontati.
A questo proposito, l'Assemblea legislativa regionale, credo, vorrà dare atto che nulla è trapelato all'esterno del delicato lavoro della Commissione stessa, benché le dichiarazioni delle persone audite e l'enorme documentazione acquisita potevano sollecitare fughe di notizie attivanti strumentalizzazioni, anche di tipo politico, che certo non avrebbero favorito il lavoro dei commissari, né permesso una conclusione serena e positiva dei nostri lavori.
L’iter per arrivare a rendere attiva e operante questa Commissione è stato lungo: partito nella scorsa legislatura nel novembre del 2005, quando venne decisa la sua istituzione e la sua contemporanea sospensione, alla decisione di renderla, a seguito di una nuova richiesta, operativa nell'aprile 2011.
Tuttavia la Commissione ha voluto riconoscere all'allora Vicepresidente del Consiglio regionale David Favia, che propose la sospensione in attesa dell'esito processuale, che tale scelta si è rivelata meritoria sul piano giuridico e su quello pratico.
La Commissione, per la delicatezza del lavoro che doveva svolgere, è stata favorita dalle conclusioni dei vari processi e dall'esito che tali processi hanno avuto.
Qualora la Commissione si fosse trovata ad operare in pendenza dei vai processi, non avrebbe potuto svolgere il proprio compito forte della serenità e della costruttività espresse dai vari Commissari.
Come avete potuto verificare dalla lettura della relazione sono state audite dodici persone: Emidio Massi, Gaetano Recchi, Alfio Bassotti, Nazareno Garbuglia, Carlo Alberto Del Mastro, Fabrizio Sichi, Gianfranco Formica, Giuseppe Fortunato, Vito D'Ambrosio, Paolo Costanzi, Gian Mario Spacca, Roberto Pesaresi, Leonello Lupi. L'audizione dell'ex Presidente della Giunta regionale Rodolfo Giampaoli non si è tenuta poiché non ha aderito all'invito di presentarsi che gli è stato rivolto.
Tuttavia, tutti coloro che sono stati invitati hanno aderito ed hanno avuto la piena libertà e facoltà di fare dichiarazioni sia rispondendo alle domande che gli sono state rivolte dai Commissari, sia esponendo i propri argomenti sulle singole questioni di cui sono stati protagonisti, sia esprimendo valutazioni di carattere generale sulla società CeMIM, sulla vicenda giudiziaria che l'ha travolta, sull'opera interportuale e sulla società Interporto Marche che dal 1994 è stata appositamente costituita, per subentrare al CeMIM, per realizzare il noto centro intermodale.
A tal proposito tutti i verbali di audizione sono depositati presso la segreteria della Commissione e contengono non solo delicate valutazioni, ma esprimono anche il sentimento di chi ha convissuto una parte consistente della propria vita a contatto con drammatiche implicazioni di tipo giudiziario.
E’ corretto ricordare che alcuni degli auditi hanno nel corso degli anni patteggiato la pena scaturita dai processi derivanti dalle indagini CeMIM e interrogati sul punto hanno confermato di aver scelto tale formula pur di liberare le loro persone e le famiglie dalla stringente morsa della giustizia.
Anche in relazione a queste dichiarazioni, alla loro profonda delicatezza che coinvolge la sfera personale dei singoli, invito i colleghi, qualora lo ritengano, a leggere i resoconti dei nostri lavori.
E’ bene ricordare che la Commissione d’inchiesta, istituita ai sensi dell’articolo 22 dello Statuto della Regione Marche non ha poteri di autorità giudiziaria, ma limita la sua sfera d’azione all’analisi e allo studio dei documenti, ascolta le persone chiamate a riferire e su tutto ciò può e deve esprime il suo sereno ed equilibrato giudizio.
La Commissione, dunque, ha avuto il compito non facile di confrontare ogni dichiarazione liberamente espressa con la documentazione acquisita in questo anno di tempo.
A supporto dei temi trattati nella relazione sono stati richiamati varie centinaia fi diversi documenti ufficiali:
– sentenze del Tribunale di Ancona, della Corte di Appello di Ancona e della Suprema Corte di Cassazione;
– decreti ed ordinanze del Tribunale di Ancona e della Corte di Appello di Ancona;
– leggi regionali, nazionali ed europee;
– decreti ministeriali;
– delibere europee, regionali e decreti dirigenziali regionali;
– delibere comunali;
– CTU disposte dal Tribunale di Ancona e dalla Corte d'Appello di Ancona;
– bilanci della Regione Marche, della società CeMIM e della Interporto Marche Spa;
– scritture private e atti di compravendita di azioni CeMIM;
– proposte di concordato fallimentare del CeMIM;
– verbali di riunioni e di assemblee dei soci della società CeMIM;
– giornali che hanno seguito la vicenda giudiziaria CeMIM dal suo clamoroso inizio avvenuto con gli arresti di nove persone;
– la relazione di maggioranza della Commissione d'inchiesta regionale istituita l'8 settembre del 1992;
– varia corrispondenza.
Per facilitare una puntuale verifica delle fonti di prova richiamate a sostegno della ricostruzione dei fatti, tutta la corposa documentazione composta da atti ufficiali è stata depositata presso la segreteria della Commissione.
Si può dunque affermare che ogni dettaglio della relazione sia stato verificato da quanto storicamente è stato prodotto in merito alla vicenda CeMIM, così da poter giungere ad un giudizio il più asettico e oggettivo possibile.
In premessa, cari colleghi, è quanto mai necessario sottolineare, per una valutazione serena degli eventi e dei comportamenti, comprendere appieno il contesto e il clima generale di profonda tensione che contraddistinse in quegli anni, soprattutto quelli dal ’92 al ’95, i rapporti tra la magistratura e la politica.
In quegli anni larga parte della classe politica fu messa sotto inchiesta; i risultati delle indagini, come storicamente acclarato, hanno avuto esiti diversi: a volte hanno confermato le accuse con successive sentenze definitive di condanna, altre invece si sono contraddistinte con proscioglimenti degli indagati. Ma non è questa la sede, il momento e soprattutto non sta a questa Commissione fare la storia di quegli anni che tutti ricordiamo come quelli di tangentopoli.
Le vicende legate al CeMIM si inquadrano perfettamente in questo periodo, tanto è vero che l’inchiesta fu dalla stampa locale definita la “tangentopoli regionale”. A supporto delle Commissione è stata utile la corposa rassegna stampa disponibile dell’epoca che ha senza dubbio favorito la contestualizzazione dei fatti.
Ma vediamo, anche se sommariamente, come nasce e come si sviluppa il “caso CeMIM”.
Non è azzardato affermare che il caso CeMIM prende corpo da un iniziale scontro interno fra esponenti politici di primo piano della vita politica regionale dell’ epoca.
La magistratura al contempo rilevò, su alcuni comportamenti e pratiche gestionali, elementi utili ad aprire un importante filone di indagine che di sfociò nel 1993 in arresti e accuse proprio di larga parte di quella stessa classe dirigente che ininterrottamente, da varie legislature, aveva avuto la responsabilità di governo regionale.
Sul piano strettamente politico, alcuni compresero che contrastare la società CeMIM, avrebbe rappresentato il terreno fertile su cui consumare dispute politiche tese a modificare gli assetti di potere regionale.
La prima diretta conseguenza sul piano politico generata del caso CeMIM, è stata la sostituzione, nel vuoto di potere lasciato vacante dal pentapartito, da parte di quei partiti che fino ad allora non avevano mai avuto una diretta responsabilità di governo regionale. Le Marche non vennero meno al naturale principio di “riempimento” di uno spazio politico resosi disponibile, con l’elezione al vertice della Regione, per ironia della sorte, proprio di un noto ed esperto magistrato operativo presso il Tribunale di Ancona.
Colleghe e colleghi Consiglieri, nelle pagine che formano la relazione della Commissione si condensano molte vicende che hanno contribuito prima alla liquidazione della società CeMIM e poi al suo fallimento. Rimando, per chi avesse l’intenzione di approfondire, ad una attenta lettura delle sentenze e dei verbali delle audizioni eseguite dalla Commissione dai quali è possibile comprendere anche alcuni aspetti, certamente particolarmente delicati, dell’ intera vicenda.
Venendo ora alla fase di liquidazione e fallimento del CeMIM si individua nelle decisioni del socio Regione Marche il motivo scatenante che ha portato a tali conclusioni una società rilevatasi, alla luce delle sentenza di revoca, sana sul piano economico–finanziario, in piena attività realizzativa dell'opera interportuale e con rapporti di livello internazionale, il più importante dei quali con il porto di Rotterdam, senza dubbio il maggiore d'Europa per traffici merci.
Si consideri solo che al momento della sentenza dichiarativa di fallimento della società CeMIM è stato accertato che aveva un patrimonio al netto di ogni obbligazione pari ad oltre tredici milioni di euro e precisamente euro 13.200.204,70.
Va inoltre precisato che di questo notevole patrimonio, la parte crediti esigibili verso la Regione Marche, lo Stato e la Comunità europea ammontavano precisamente a euro 5.303.552,71, ampiamente sufficienti a coprire le obbligazioni in essere ammontanti a euro 3.873.426,74.
A fronte di queste cifre accertate nel corso degli anni, vigente la procedura fallimentare, il Tribunale fallimentare di Ancona dichiarava il fallimento della società CeMIM gravandone un passivo di oltre 24 miliardi di vecchie lire. Decisivi per tale esito dichiarativo di fallimento, a cui giunse il Tribunale fallimentare di Ancona, sono stati:
– il credito vantato dal socio Regione Marche di euro 8.578.116,03, dichiarato inesistente da ben tre gradi di giudizio;
– l'istanza di fallimento ex artt. 6 e 7 legge fallimentare avanzata dall’Autorità giudiziaria confortata da due consulenze di parte;
– la mancata erogazione del socio Regione Marche dei contributi a favore del CeMIM liquidati con delibera n. 7210 del 30 dicembre 1991 di euro 4.389.883,64, per spese già sostenute in merito alla realizzazione delle opere interportuali, dell'acquisizione delle aree e della progettazione;
– il mancato trasferimento di contributi erogati dalla Cee/Fesr a favore del CeMIM, per la somma di euro 293.290,67, per circa venti anni trattenuti nella disponibilità del bilancio del socio Regione Marche e poi restituiti il 9 marzo 2010, senza alcuna giustificazione, al Ministero delle Finanze che dovrebbe a sua volta ristornarle alla Comunità europea (contro questa decisione immotivata, la Commissione ha prodotto due lettere dell'OLAF - Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode – che in proposito ha dichiarato la propria incompetenza ad intervenire avendo accertato la regolarità della concessione dei contributi alla società CeMIM ai sensi e per gli effetti del Regolamento Cee n. 1787 del 28 giugno 1984).
Fallimento dunque dichiarato ”illegittimo e non dovuto” dalla Corte d'Appello di Ancona con sentenza n. 557 del 19 settembre 2009, confermata dalla Suprema Corte di Cassazione con sentenza n. 4707 del 25 febbraio 2011.
Alla luce delle definitive sentenze, si può quindi affermare che l’intera vicenda CEMIM non abbia determinato solo una sofferenza incalcolabile alle persone, ma anche un danno profondo alla realtà socio economica ed occupazionale del nostro territorio regionale, oltre che un vero e proprio terremoto nella politica regionale.
Dalla lettura delle carte emerge che la procedura fallimentare si prorogò per oltre tredici anni nonostante il liquidatore defunto dott. Loris Mancinelli avesse cercato in ogni modo con ben otto tentativi di concordato fallimentare di chiudere anzitempo la procedura, essendone maturate le condizioni finanziarie fin dal 1996 con la sentenza del Tribunale di Ancona n. 858 che escludeva totalmente il credito vantato dal socio Regione Marche.
Parlo di socio Regione Marche, in quanto la delibera n. 236, di ammissione al passivo del CeMIM, assunta alla data del 31 gennaio 1994, ancora tale era la qualifica dell'Ente regione all'interno del CeMIM, qualifica di socio poi receduto con legge regionale n. 6 del 1° febbraio 1994.
Gli organi della procedura fallimentare hanno inteso opporsi alla dichiarazione di revoca del fallimento.
Vanno ricordati sinteticamente:
– il Curatore si è inizialmente opposto, in primo grado, alla esclusione del credito della Regione Marche, ammesso al passivo per la somma parziale di euro 4.311.104,20, ed è risultato contumace nel processo di appello;
– per l'accertamento del valore patrimoniale sono state necessarie due CTU; un tempo di 4 anni e 5 mesi e ben quattro diversi accertamenti che sono passati dalla prima valutazione di euro 1.325.228,15, all'ultima di euro 6.624.153,03, ovvero cinque volte la prima valutazione. Inoltre, come si è potuto accertare, il valore di euro 3.478.482,67 della progettazione non è stato mai inserito nella stima, che avrebbe portato ad un accertamento globale di euro 10.102.635,70, ovvero sette volte e mezzo la stima iniziale;
– per la vendita del patrimonio caduto nel fallimento CeMIM sono state effettuate tre aste al pubblico incanto in quanto la società Interporto Marche vi partecipava quale unico acquirente indicato con legge regionale n. 6/94. La vendita avvenuta dopo due riduzioni del 20% della base d'asta iniziale ed ha comportato alle casse del CeMIM una perdita di euro 2.399.975,21. Sulla validità di tale procedura sussistono tuttora molti dubbi.
– nessuna iniziativa legale il Curatore ha inteso assumere per recuperare i crediti verso la Regione Marche relativi alla delibera 7210/91 di 8,5 miliardi di lire, benché avesse costituito in mora l'Ente regionale per tale cifra il 16 ottobre 2002;
– nessuna iniziativa legale il Curatore ha inteso assumere per recuperare il credito della delibera Cee/Fesr di 569 milioni di lire;
– gli organi del fallimento CeMIM hanno poi introitato da amministratori e sindaci del CeMIM la somma di 3 miliardi di lire a seguito di transazione approvata dal Tribunale di Ancona, liberando i firmatari da ogni ulteriore responsabilità nel procedimento civile n. 1790/95.
Questa somma che pure ha fatto parte dell'attivo fallimentare quale entrata extra patrimoniale, non è servita neanche a coprire le spese sostenute dalla procedura fallimentare nell'arco dei tredici anni. Infatti, colleghi, il conto di gestione finale quantifica in 4 miliardi e 77 milioni di lire, le spese sostenute dalla curatela, di cui circa 2 miliardi di lire per spese legali, gravando per oltre un miliardo di lire sull'attivo patrimoniale del CeMIM – lascio a voi ogni commento di chi abbia in questa fase sicuramente guadagnato da questa vicenda -.
Ciò nonostante quanto appena richiamato, la procedura fallimentare si è chiusa al netto di ogni obbligazione interamente pagata comprese le ingenti spese della procedura fallimentare, con un residuo attivo pari ad euro 1.420.916,00, attivo che ha permesso il ritorno in bonis della società CeMIM circa 4 anni prima della revoca del fallimento passata in giudicato nelle due sentenze (2007-2011).
La Commissione non è entrata nel merito delle valutazioni sui comportamenti e sulle gestioni poste in essere dagli amministratori del CeMIM e di coloro che a vario titolo hanno avuto una qualche utilità da esso, ci si è “limitati” a verificare, sulla base dei documenti, i saldi e le cifre rivenienti dalle gestioni che, come già affermato, il residuo attivo della società CeMIM che ha portato alla revoca del fallimento è accertato essere in quasi 1,5 milioni di euro.
Sul costo della gestione fallimentare chiunque è in grado di affermare, viste anche le cifre rilevantissime, che è avvenuto uno sperpero ingente di denaro pubblico e privato in danno della società CeMIM che a seguito di un illegittimo fallimento gli si è fatto carico di sobbarcarsi.
La Commissione, come era suo compito, ha affrontato anche la fase post fallimento – ovvero quella odierna - che si è caratterizzata con l'intervento della società Interporto Marche Spa per l'acquisto di azioni CeMIM assumendone, con l'85,19% del capitale sociale, il controllo ed il coordinamento gestionale.
L'operazione di acquisto delle azione ha avuto un iter che si è trascinato dal 31 marzo 2005 al marzo 2007 ed è costato alle casse della Regione Marche la somma di euro 2.501.500,00. Una somma ingente in cambio di azioni senza valore, tanto da essere immediatamente poste sotto la voce svalutazioni ed azzerate.
Beneficiari i principali azionisti/venditori: la Camera di Commercio di Ancona; tre istituti bancari: Banca Popolare di Ancona Spa, Banca delle Marche Spa e Banca Unicredito Italiano, verso i quali non sembra inappropriato qualificare eccessivo tale insperato vantaggio economico.
Come l'Assemblea legislativa regionale avrà avuto modo di verificare, nella precedente legislatura in data del 2 agosto 2006 è stata approvata la legge regionale n. 13. L'articolo 7 assegnava la somma di euro 1.500.000,00 finalizzata a favorire una soluzione concordataria del fallimento CeMIM. Una soluzione concordataria ulteriore e direttamente promossa con legge regionale, che si è andata ad aggiungere alle otto soluzioni concordatarie avanzate.
Come sono state impiegate le somme di cui all’articolo 7 della l.r. 13/2006?
É avvenuto che tale somma assegnata alla società Interporto Marche Spa con lo scopo chiaro di essere utilizzata per una soluzione concordataria del fallimento CeMIM, è stata in realtà interamente impiegata per l'acquisto delle azioni CeMIM con il solo l'obiettivo di avere il controllo della società tornata in bonis.
Sempre in relazione all'acquisto delle azioni CeMIM da parte della società Interporto Marche Spa, si è inserito il risarcimento di un milione di euro riconosciuto all'arch. Dario Tomellini per lesioni al diritto di autore in capo al professionista quale unico ideatore e redattore del progetto interporto di Jesi.
La società Interporto Marche Spa contro il disposto della sentenza n. 1556 del 10 novembre 2009 che imponeva il risarcimento di un milione al Tomellini, appellava la sentenza e chiedeva preliminarmente la sospensione degli effetti della sentenza.
La richiesta di sospensiva veniva rigettata e l'arch. Tomellini non ricevendo il risarcimento dovuto provvedeva, tra l'altro, a pignorare alla società debitrice l'81,28% delle azioni della società CeMIM.
Con provvedimento del giudice dell'esecuzione il 10 febbraio 2011 le azioni CeMIM acquistate al valore di circa 4 miliardi di vecchie lire venivano assegnate definitivamente all'arch. Tomellini, per cui allo stato non solo le azioni sono state svalutate, ma ne è stata persa anche la proprietà.
Infine, si è in attesa – questo, colleghi, è un punto importante, chiedo la vostra attenzione - della sentenza della Corte d'Appello di Ancona, udienza per le precisazioni delle conclusioni fissata per il 4 ottobre 2012, nella quale la Corte dovrà decidere in merito alla CTU che riconosce alla società Interporto Marche un ingiusto arricchimento, in danno del Tomellini proprietario del progetto, la somma di oltre 14 milioni di euro.
Come non rimanere quantomeno “perplessi” rispetto al depauperamento del patrimonio CeMIM subìto durante la fase della procedura fallimentare e anche gli ingenti esborsi operati dall'amministrazione regionale e dalla società Interporto Marche Spa, per ottenere il controllo della società tornata in bonis e di fatto oggi di proprietà Tomellini.
Colleghe e colleghi Consiglieri, sia pure sinteticamente ho cercato di cogliere l'essenza del lavoro svolto dalla Commissione, per aderire nel migliore dei modi al compito assegnatole dalla Assemblea legislativa con la sua istituzione.
Mi sento personalmente di rilevare che difficilmente la Magistratura sarebbe arrivata alle conclusioni finali a cui è giunta, mi riferisco soprattutto alla Cassazione, se non ci fosse stata l'ostinata determinazione con la quale si è difeso, in quasi venti anni, Nazareno Garbuglia in ogni sede giurisdizionale.
Le sentenze della Corte d’Appello di Ancona e della Corte di Cassazione che hanno revocato definitivamente il fallimento del CeMIM dichiarandolo illegittimo, modificano il quadro generale posto in essere proprio perché sul fallimento e sui reati ad esso connessi, si poggiò l’ intera vicenda giudiziaria.
A distanza di circa venti anni nulla può essere rimediato, anche se molto si può fare per evitare in futuro quanto è avvenuto in passato; ritengo altresì che alla luce delle recenti sentenze si possa aprire un confronto in favore di coloro che hanno sofferto a causa delle ingiuste accuse, demandando all'Amministrazione regionale il compito di individuare modi e tempi per tentare di arrivare ad esiti che non siano imposti in sede giurisdizionale, avendo contezza che nulla può essere più processualmente modificato rispetto a quanto già statuito.
D'altro canto è fatto obbligo sia all'Assemblea legislativa che all'Amministrazione regionale non perdere ulteriore tempo nell'affrontare il gravoso problema sulle prospettive dell'interporto di Jesi.
Nessuno può sottovalutare il fatto che nel 1980 (32 anni fa) venne affidato dalla Camera di Commercio di Ancona, per mano del suo Presidente il dott. Ferranti, uno studio di fattibilità all'arch. Dario Tomellini, sulla base del quale vennero confermati i parametri di movimentazione delle merci che giustificavano la realizzazione di una infrastruttura interportuale nella nostra regione. Sulla base di ciò venne indicato il sito su cui ubicare tale realizzazione, in zona Coppetella nel territorio del Comune di Jesi, in un'area adiacente sia alla rete ferroviaria a nord, che alla SS76/bis a sud ed in stretto collegamento sia con l'Aeroporto di Falconara che con il Porto di Ancona.
Nel 1985 il 16 maggio (27 anni fa) venne costituita la società CeMIM e nel settembre 1990 (22 anni fa) furono iniziati i lavori di realizzazione dell'interporto di Jesi.
L'opera fu interrotta nel 1992 a lavori quasi ultimati del primo stralcio del primo lotto funzionale per le note vicende e ripresi dieci anni dopo, nel 2002, ma nei dieci successivi non è stato ancora ultimato neanche il primo lotto funzionale previsto dal progetto CeMIM, redatto dall'Arch. Tomellini.
Oltre trentadue anni dal momento della idea di realizzare un interporto funzionale alla economia regionale alla realizzazione, parziale, di oggi. Trentadue anni in cui si sono perse opportunità commerciali di sicuro vantaggio per la nostra comunità.
Che cosa non ha funzionato in questi ultimi venti anni e cioè dal blocco dei lavori del CeMIM, ai diciotto di presenza della società Interporto Marche Spa che doveva proseguire l'opera iniziata proprio dal CeMIM?
Perché questa importante opera che ha potuto contare, dopo le vicende che hanno affossato la società CeMIM, su un sostegno quasi unanime da parte delle forze politiche, delle parti sociali, delle categorie economiche, degli enti locali e della Regione Marche, ha continuato sostanzialmente con difficoltà dal punto di vista realizzativo e conseguentemente operativo, nelle pure oggettive difficoltà burocratiche che caratterizzano il nostro Paese?
Ricordo inoltre che ai cospicui finanziamenti già ottenuti dallo Stato e dalla Regione Marche si sono aggiunti anche le nuove possibilità espansive venutasi a creare con la delibera n. 38 del 9 marzo 2007 del Consiglio comunale di Jesi che ha autorizzato l'ampliamento da 75 ettari iniziali a 102,4 ettari della superficie interportuale ed un aumento della cubatura da mc 578.400 a mc 1.536.000.
In quale misura, ci dobbiamo chiedere, il peso del passato ed il modo in cui non si è voluto affrontare la soluzione della vicenda CeMIM, ostinandosi a negare quanto di buono quella società aveva lasciato in eredità a chi gli subentrava, ha avuto l'effetto di condizionare il presente ed il futuro nella costruzione di questa strategica opera per la nostra regione?
Sono interrogativi a cui vanno date risposte e offerte soluzioni in tempi rapidi, poiché la nostra regione rischia di perdere il treno del "Corridoio Baltico Adriatico" e nessuno potrà sostenere che i gravissimi ritardi nella realizzazione dell'interporto di Jesi non abbiano inciso negativamente qualora la nostra regione diventi zona di transito e non area di attrazione di merci interne, nazionali ed internazionali.
Le sinergie che sarebbero state in grado di sprigionare l'interporto di Jesi, il porto di Ancona e l'aeroporto di Falconara, infrastrutture inserite in un sistema viario e ferroviario in fase di adeguamento e di ammodernamento, non avrebbero avuto analoghe concorrenze sia a nord che a sud dell'Adriatico.
La dimostrazione di questo ruolo primario e strategico ancora una volta si era concretizzata con l'importante memorandum sottoscritto dal CeMIM con il Porto di Rotterdam e le Ferrovie olandesi il 29 gennaio 1992.
Accordo colpevolmente abbandonato a seguito dell'illegittimo fallimento della società CeMIM.
Riprendere quei rapporti è forse oggi possibile e l'unica strada da seguire per recuperare le occasioni perse,è quella di rilanciare il ruolo del porto di Ancona e la contemporanea concreta implementazione dell'interporto di Jesi, favoriti come sono dalla loro posizione geografica strategica per i collegamenti ad est ed a sud dell'Adriatico.
Non sta a me indicare in questa fase che cosa sia utile fare, anche se auspico che ogni cosa in nostra capacità debba essere provata per sovvertire la condizione data, in uno sforzo unitario da parte di tutte le forze politiche regionali, poiché l'unica cosa che non ci è concessa è quella di lasciare che la situazione declini verso il fallimento.
E' necessario perciò procedere ad un approfondito esame della situazione in atto e se necessario, come sembra necessario, apportare urgentemente i necessari correttivi.
Il mio compito e quello della Commissione termina qui, spetta ora all’Assemblea legislativa riflettere su quanto è accaduto e farne l’uso che ne riterrà più consono, ma al contempo agire affinché si dia attuazione ai rimedi più urgenti per portare a reale compimento la realizzazione dell'interporto di Jesi, sanando così parte degli errori del passato e dando al contempo reali risposte all'oggi costruendo prospettive concrete per il futuro dell’economia del nostro territorio soprattutto in ragione della pesante congiuntura che stiamo attraversando.
Da ultimo, mi spiace davvero che parte dei componenti la Commissione non abbiano votato le conclusioni qui illustrate, preferendo offrire una versione diversa che, se mi è concesso, è un pochino più riduttiva del “caso CeMIM”, ma tendo a comprenderne le ragioni politiche e “ambientali” che hanno portato a questa loro posizione.
Nel congedarmi, auspico che vicende come quelle del CEMIM, che hanno segnato vite umane, percorsi personali, coinvolto una intera comunità con una immane perdita complessiva, non abbiano più a ripetersi e che le Marche, anche da questa storia, possano aver accresciuto il senso di responsabilità rispetto al bene comune che deve essere il fine principale che muove ognuno di noi.
Colleghi, ho terminato la lettura delle conclusioni approvate dalla Commissione. Vi faccio presente che tali conclusioni sono la parte finale di una relazione che consta di 190 pagine. A beneficio di chi magari un giorno vorrà interessarsi, leggere, avere notizie di questa vicenda mi permetto oggi di depositare in segreteria non solo la relazione, composta appunto di 190 pagine, di cui ho ora letto le conclusioni, ma anche un cd con le note. Mi spiego meglio. Ogni sentenza, ogni dichiarazione, ogni delibera è corredata da un numeretto e da una nota che in realtà è il documento ufficiale. Tutte le dichiarazioni che ho appena espresso in sintesi sono infatti il frutto non di supposizioni, interpretazioni od altro, bensì di atti ufficiali, a partire dalle sentenze passate in giudicato in via definitiva.
In questo documento che deposito, inoltre, in diversa battitura, così è comprensibile la versione ufficiale, cioè quella partorita ufficialmente dalla Commissione da quella che io oggi deposito a firma dei colleghi Bugaro, Massi, Natali e Silvetti, sono state aggiunte alcune parti che non modificano assolutamente il quadro però ne danno piena compiutezza.
Vi ringrazio.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Grazie, Vicepresidente Bugaro. Ha chiesto la parola il Consigliere Badiali, ne ha facoltà.

Fabio BADIALI. Anch’io voglio ringraziare il Presidente della Commissione CeMIM Giacomo Bugaro, i Commissari, i funzionari che hanno dato un contributo rilevante, come pure tutte le persone audite.
Nella lunga relazione fatta dal Presidente della Commissione Bugaro, sicuramente molto impegnativa e passionale, non condivido le cose che ha detto in quanto mette in mezzo la politica. Quando dice che nel percorso la Magistratura può essere intervenuta per cambiare lo scenario politico regionale è una forzatura che non posso accogliere.. (…) Però, ecco, anche il fatto che poi il successivo Ppresidente è un ex magistrato, come dire, questa cosa è chiara e lampante, ma se non ha detto questo chiedo scusa, vado avanti con la mia relazione senza voler entrare assolutamente nel merito della sua, Presidente.
8.2. Conclusioni di minoranza dei Consiglieri Fabio Badiali, Angelo Sciapichetti e Valeriano CamelaSignori Consiglieri, va preliminarmente premesso che la

La vicenda relativa al CE.M.I.M. ruota completamente attorno ad una serie di pronunce giurisdizionali, succedutesi nell’arco di circa quattordici anni, di contenuto diverso e spesso di segno opposto, che hanno condizionato l’attività della amministrazione regionale.
La Commissione d’inchiesta non ha i poteri dell’Autorità dell’Autorità Giudiziariagiudiziaria, npertanto i suoi poteri d’indagine non possono che limitarsi a valutazioni sull’attività dell’Amministrazione regionale.
E’ quindi esclusa ogni verifica sull’operato che gli organi giudiziari hanno avuto sull’intera vicenda CeMIM. Infatti tutta questione ruota attorno a una serie di pronunce giurisdizionali di contenuto diverso, e spesso di segno opposto, che hanno condizionato l’attività dell’Amministrazione.
E’ di tutta evidenza che il giudizio politico sulla questione CeMIM non può essere espresso tenendo conto, non solo di quanto emerso negli ultimi anni, ma soprattutto nel contesto storico e politico nel quale sono stati posti in essere i fatti e assunte le decisioni non solo giudiziarie ma anche amministrative.
Come è noto la prima Commissione consiliare d’inchiesta, nominata a suo tempo dal Consiglio regionale nel mese di ottobre 1992, nella propria relazione finale del 29 marzo 1993 ha rilevato la sussistenza di irregolarità nell'utilizzo di contributi regionali da parte della società consortile. Nel contempo ha invitato la Giunta regionale ad assumere tutte le iniziative necessarie per il risanamento del CeMIM ai fini del completamento dell'opera infrastrutturale.
La Giunta regionale, sulla base di un parere del Servizio legale della Giunta che aveva rilevato un utilizzo non corretto dei finanziamenti regionali, ha, dapprima, sospeso l'erogazione dei contributi assegnati dell'anno 1991 e, quindi, ha deciso nel 1993 la decadenza dei contributi medesimi nonché il recupero di quelli già liquidati.
Tutto questo ha determinato il fallimento della società CeMIM, dichiarato con decreto del tribunale di Ancona nel gennaio del 1994, al quale è seguita la quasi contestuale costituzione della società Interporto, con legge regionale n. 6 del 1° febbraio 1994, per la realizzazione dell'infrastruttura.
La serie di elementi addotti a sostegno della scelta possono essere ritenuti oggi come opinabili, ma all'epoca apparivano dettati dall'esigenza di non utilizzare fondi pubblici per pagare i creditori del CeMIM bensì per dare l'impulso all'opera tramite un'altra entità societaria nonché di non accedere ai fondi statali a beneficio di un soggetto giuridico il cui buon nome era travolto da inchieste penali a carico di chi lo aveva amministrato.
E’ noto come successivamente il CeMIM sia tornato in bonis a seguito della revoca della dichiarazione di fallimento avvenuta con sentenza della Corte d'Appello di Ancona nell'anno 2009, sulla base di un duplice presupposto: il CeMIM non aveva natura imprenditoriale e in ogni caso non versava in stato di insolvenza, stante l'impossibilità da parte della Regione di ottenere la restituzione dei contributi versati, alla luce della sentenza della Corte di Cassazione che aveva sancito l’irripetibilità dei contributi medesimi.
Questa circostanza ha evidentemente condizionato l'agire dell'amministrazione regionale, posto che tutti i provvedimenti adottati dalla Regione nel periodo successivo sono dichiaratamente diretti ad evitare che l'ente fosse chiamato a derogare il contributo in argomento che, maggiorato degli assessori, sarebbe lievitato ad oltre 10 milioni di euro.
Stanti così le cose, le spese affrontate dall'amministrazione vanno valutate per la loro ricaduta sull'interesse perseguito che, in sintesi, è da identificarsi nell'evitare di dover dar conto ad ulteriori esborsi di denaro in favore dei soggetti che si proponevano quali terzi assuntori di un concordato fallimentare, così da poter utilizzare il CeMIM, ritornato in bonis, quale mero strumento speculativo, attesa l'evidente impossibilità della prosecuzione dello scopo consortile.
Va altresì ricordato che l'azione della Regione Marche ha impedito che la revoca del fallimento del CeMIM, con le conseguenze che essa avrebbe potuto comportare, potesse essere utilizzata per interferire sull'attività della società Interporto. Del resto, l'azione in parola non ha recato danni alla liquidazione del CeMIM, così come giurisdizionalmente accertato con sentenza del tribunale di Ancona nel 2007, né a terzi.
Per quanto attiene, infine, più in particolare allo svolgimento del processo penale, gli atti in possesso della Commissione testimoniano che la maggior parte degli imputati, negli anni ‘95 e ’96, hanno accettato l'applicazione concordata della pena (il c.d. il patteggiamento) mentre altri sono stati riconosciuti responsabili di alcuni dei fatti loro ascritti, ancorché i relativi reati siano stati dichiarati estinti da prescrizioni con la sentenza del tribunale di Ancona nel 2004.
La sentenza della Corte d'Appello del 2011 ha assolto l'unico imputato appellante sulla base del mancato possesso da parte sua della qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di un pubblico servizio.
In ordine a tali aspetti, la Commissione, pur con la dovuta comprensione per coloro che sono stati imputati nel procedimento, non può che prendere atto delle risultanze prodottisi in un ambito ordinamentale escluso dalla propria sindacabilità.
Questa è pertanto la sintesi della relazione conclusiva che, come diceva prima il Presidente Bugaro, è differente da quella presentata dallo stesso Presidente e da altri Consiglieri. Mentre per la parte della relazione generale tutto sommato avevamo concordato (quindi la Commissione con il Presidente Bugaro), togliendo, senza esagerare, il 70% delle parti trascritte della relazione poteva essere anche votata all'unanimità. E questo abbiamo fatto.
Ma io qui voglio dire che rileggendo più nel particolare la bozza della discussione generale mi sono accorto, ci siamo accorti, che per noi c'erano altre parti che non andavano bene. Quindi per quanto riguarda in particolare la ricostruzione dei fatti contenuta nella relazione c'è da precisare quanto segue.
Nella seduta del 31 maggio 2012, spinti da spirito costruttivo e collaborativo – come sempre c’è stato e spero non manchi mai per nessun atto e in nessuna seduta -, avevamo espresso voto favorevole alla relazione della Commissione; tuttavia, da un'attenta rilettura della stessa emergono delle criticità che non ci consentono di condividerla e che comporteranno oggi una nostra dichiarazione di voto negativa.
La Commissione – premetto che ci sarà anche una risoluzione – è pervenuta al nucleo delle conclusioni attraverso una rilettura parziale dei fatti che non tiene conto di gran parte di elementi che possono essere rilevabili da documenti e riferiti da soggetti auditi.
Ad esempio non si è data evidenza della ricostruzione dei fatti contenuta nella sentenza penale del Tribunale di Ancona del 2004 (rimasta intatta anche in appello).
Inoltre sarebbe stato utile soffermarsi sulla sentenza del Tribunale di Ancona dell’anno 2007 in cui viene rilevato che l'operato della Regione, non più socia del CeMIM, dal 2004 in poi non aveva arrecato danni alla liquidazione del consorzio.
A nostro avviso dalla relazione emerge una carenza di oggettività riguardo l'operato dell'ente ovvero il tentativo di difendere gli interessi della Regione e di limitare i danni rispetto alle pretese risarcitorie iniziate nel 2004.
Per di più, nel documento del quale stiamo ora discutendo, è assente qualsiasi verifica attendibile sullo stato di attuazione dell’opera interporto, che pure dovrebbe essere lo scopo essenziale della attività della Commissione.
Si è in tal modo arrivati ad una ricostruzione nella quale il CeMIM diviene vittima di abusi e di spoliazione, anche da parte dell'Amministrazione regionale, prefigurando così una situazione di responsabilità a carico di ex amministratori e dipendenti della Regione che è utile per “fondare” le pretese risarcitorie di soggetti privati.
Va ricordato che la Commissione non può sostituirsi all'attività del curatore fallimentare che è soggetto all'autorità giudiziaria, alla quale spettano le decisioni in merito a chi avanza istanza, ritenendosi danneggiato dall'attività del curatore.
Sembra inoltre evidente il tentativo di far evidenziare una gestione attuale di Interporto Marche non attenta e non in linea con gli indirizzi della Regione Marche, mentre è di tutta evidenza che Interporto Marche, attraverso il suo Presidente e il suo CdA, negli indirizzi dati dalla Regione , ha lavorato e sta lavorando nel concludere una vicenda sicuramente difficile e sta rilanciando in maniera forte l'importante opera intermodale a servizio dell'intera comunità marchigiana e. aggiungo, umbra.
Per tutte queste ragioni il nostro voto sarà contrario. E pertanto propongo, se l’Aula l’accetta, una proposta di risoluzione, che voglio leggervi.
“L’Assemblea legislativa regionale,
Vista la relazione della Commissione di inchiesta sul CeMIM istituita con deliberazione dell'Assemblea legislativa n. 25 del 19 aprile 2011;
Ritenuto che alcuni fatti sono stati riportati in modo parziale non tenendosi conto di gran parte degli elementi rilevabili dai documenti e riferiti dai soggetti anditi, es. punti 5.4.2, 5.6.7 e 5.6.8 ed altri non citati;
Ritenuto inoltre che l'operato degli amministratori regionali dalla fase immediatamente successiva all'azione giudiziaria e degli stessi attuali e pregressi vertici dell'interporlo Marche, sia stato attento e rispettoso delle decisioni degli organi dell'autorità giudiziaria, si sia avvalso del parere di autorevoli esperti in materia e abbia avuto sempre come obiettivo il completamento dell'infrastruttura di rilievo strategico per la nostra Regione
Esprime una non piena condivisione della ricostruzione dei fatti contenuta nella relazione della Commissione d'inchiesta sul CeMIM;
Fa proprie le conclusioni presentate dai componenti della Commissione Consiglieri Badiali, Sciapichetti e Camela.”.
Dunque “esprime una non piena condivisione”. Ho citato i punti che erano più macroscopici, non ne ho citati altri, che purtroppo abbiamo notato, e questo lo dico con rammarico, soltanto dopo che avevamo già votato l’atto.
Ma questo non significa che non sia stato fatto un buon lavoro, non significa che Bugaro non sia stato un attento Presidente di questa Commissione d’inchiesta, egli ha sicuramente portato a termine il suo operato con egregia soddisfazione e partecipazione.
Però, ecco, non condivido le parti di cui ho detto prima.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Come Consigliere regionale e come cittadino mi sento di ringraziare al mille per mille il Presidente della Commissione d’inchiesta per il modo corretto, ampio, scrupoloso con cui ha condotto i lavori.
Credo che la Commissione, i singoli Consiglieri abbiano avuto la possibilità di chiedere tutte le audizioni possibili. Le audizioni richieste e proposte dal Presidente Bugaro sono state utili e complete, ma chiunque altro, collega Badiali, poteva chiedere interventi e altri pareri.
Le dichiarazioni del collega Badiali me le aspettavo. Ed è un peccato, cari colleghi, che di questa vicenda se ne parli in maniera così indifferente, nel silenzio, domani sulla stampa nella migliore delle ipotesi ci sarà un trafiletto. Capisco che è difficile eguagliare l’attenzione rispetto a un evento come lo strepitoso e sorprendente successo dello sceicco Al Maktoum della corsa dell’Endurance! E’ difficile raggiungere quel grado di attenzione, è chiaro che questa roba non interessa nessuno. Quindi ringrazio già da ora i nostri quotidiani che domani dedicheranno forse un trafiletto a questa vicenda – un trafiletto, state tranquilli! -, come quando qualcuno veniva assolto rispetto al rinvio a giudizio e agli avvisi di garanzia che portavano cinque pagine anche in questa regione.
Al collega Badiali che si è molto appuntato sulle premesse di certe sentenze dico che forse avrebbe dovuto fare più attenzione a quella parte che sta dopo il PQM, ove si parla del dispositivo della sentenza e dove il quadro emerge purtroppo in maniera molto chiara.
C'è qualcuno che ha vinto la causa per un grande risarcimento da parte della Regione e questa vicenda getta ombre oscure sulla proposta e sull'operato di quanti hanno governato in questa Regione e che hanno portato a certi atti.
Rimarrà un mistero, non è che la Commissione può risolvere, anche se per me devo dire ha chiarito molto, perché le dichiarazioni fatte da chi abbiamo ascoltato credo siano state fatte in buona fede, ed il quadro emerge in maniera limpida, ma chiaramente non se ne farà niente.
Questa vicenda ha avuto anche aspetti drammatici, certo non inciderà sulla situazione politica di questa Regione, anche, ripeto, per il silenzio con cui sarà completamente imbavaglia, ma sicuramente la lascia aperta, almeno per chi sta in politica; perche tanto sono tutte cose che al cittadino non arriveranno, al cittadino in questo paese arrivano alcune cose perfettamente manipolate, c’è un potere di carta stampata che non sta certo in maggioranza da una parte ma sta totalmente in mano ad altri rispetto alla parte di cui si accusa dei poteri televisivi, ecc. ecc., la carta stampata è di fronte agli occhi di tutti, penso che non ci sia nulla da dire anche per questa regione.
Ecco, concludo qui con molta amarezza. La Commissione, ribadisco, ha fatto un lavoro straordinario. Forse qualcuno fra qualche decennio, chissà, magari ci farà una tesi o forse qualche giornalista un po' più coraggioso potrebbe anche scriverci qualcosa.
Mi rendo conto che portarlo oggi all'attenzione dei cittadini probabilmente siamo fuori tempo, la situazione è già bollata, è già macchiata in maniera preventiva, l'archiviazione politica è di quelle definitive. Però, ecco. questa roba rimarrà agli atti, chissà che qualcuno vorrà sbizzarrirsi per vedere che cosa è successo in passato, per vedere come qualcuno è stato colpito sulla propria vita in maniera drammatica e come un corso anche della politica di questa regione abbia tratto dalla vicenda CeMIM un indirizzo ben preciso.
D'altronde in quest'Aula sapete cosa ne penso io, purtroppo negli aspetti deteriori, lo dico con totale simpatia nei confronti dei colleghi, si fa troppo il gioco delle parti che poi porta a schierarsi sempre in un modo e probabilmente anche oltre le proprie riflessioni personali. E questo non giova alla politica.
E il momento della richiesta di fallimento del CeMIM è stato, ripeto, quando non c’erano le condizioni, e qui mi prendo la responsabilità. Vorrei avere, non me ne vogliano i colleghi dell’IdV, un vero Di Pietro qui dentro che prenda visione di queste cose e vorrei sentirne il parere. Così, mi piacerebbe. A parti inverse avrei voluto sentire su questa vicenda magari il santone guru Travaglio.
Questa vicenda è stata ammantata di ipocrisia e di falsità. Ripeto, non cambierà nulla, il giudizio non cambia, non se ne interesserà nessuno, ma ipocrisia e falsità hanno dominato fino a conseguenze dannose ed estreme. La credibilità della Regione in un'altra situazione avrebbe fortemente vacillato di fronte a quello che è avvenuto, di fronte a quelle delibere, di fronte a quelle sentenze.
Quindi grazie a questa Commissione - e ringrazio anche quelli che non hanno votato le conclusioni finali perché comunque hanno partecipato – per aver cercato di dare elementi di chiarezza su una vicenda storica molto triste per questa regione, anche, mi spiace dirlo, per chi politicamente ha guidato negli anni di quegli atti la responsabilità politica della Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Presidente, sa bene della simpatia che tutti nutriamo per lei, anch’io ho una particolare simpatia, però non mi sembra che questo sia il clima per parlare di queste cose. Siamo tutti, come dire, molto stanchi, molto spossati, direi anche che tante persone qui dentro sono molto infastidite di parlare di certe cose.
Le conclusioni sono differenziate nonostante la buona volontà di Giacomo Bugaro che ha cercato di essere no super partes ma super super partes; ed io gli avevo anche detto che non ne valeva la pena, ma lui, uomo speranzoso nella resipiscenza del prossimo ha detto “no, cerchiamo di non metterci questo, cerchiamo di non metterci quest’altro”. Hai visto adesso, Presidente Bugaro? E poi oggi è arrivata anche la relazioncina aggiuntiva. Noi sapevamo che c’era una relazione diversificata poi oggi a tutto questo abbiamo visto un’aggiunta. Chissà da dove sarà uscita? Sì, perché esce fuori da dopo la Commissione, e questo è un fatto su cui bisogna stare molto attenti. La Commissione ha concluso i suoi lavori con due relazioni e oggi c'è qualcosa in più. Evidentemente ci sono dei buoni maestri che operano all’esterno.
Ringrazio il Presidente Bugaro per tutto quello che ha fatto, ringrazio anche chi ha voluto partecipare, anche se con tanta fatica, alle audizioni che abbiamo fatto, sono consapevole che era molto faticoso sentire certe cose.
Mi sento però di ringraziare in primis, ma non come Consigliere regionale bensì come cittadino italiano, Nazzareno Garbuglia. Io ho 55 anni ed ho 38 anni di politica alle spalle, l’ho fatta in un certo modo, sempre da una parte, di quelli proprio che non si muovono, quindi comprendo e apprezzo quelli che non si piegano. In un mondo in cui tutto è possibile, in un mondo in cui tutto è piegabile, in un mondo in cui ci sono poveretti – oggi possiamo dire poveretti, ma non perché lo diciamo noi politicamente, lo dicono le sentenze – che vengono messi sotto processo per certe cose e poi processati per altre, c’è uno che ha deciso di non accettare le prescrizioni, di non patteggiare, di arrivare fino alla fine e dopo diciannove anni di avere ragione.
Allora a me preoccupa quando il relatore di minoranza su queste cose fa i distinguo tra la politica, il giudizio sulla magistratura e il contesto. E’ una carità pelosa, caro Badiali. Probabilmente non le piacerà sentir dire queste cose, ma è una carità pelosa.
Qui chi è venuto a deporre, anzi, usiamo un termine più giusto, chi è venuto a farsi sentire in questa Commissione sapeva benissimo che quello che diceva era un qualcosa che chiunque si sentisse diffamato o calunniato da quelle frasi aveva poi la massima libertà per portarlo ancora una volta nelle sedi competenti. E invece abbiamo visto persone che sono venute a raccontarci dei fatti, e chi non ha assistito a quelle deposizioni, a quei racconti, è comprensibile che oggi sbadigli perché annoiato da questa situazione.
Anzi, a proposito, Presidente Solazzi, prima ho sentito che c'era un Consigliere regionale in missione, se non sbaglio è Acacia Scarpetti, però, ecco, io oggi non ho visto neanche il Presidente Spacca. E Spacca qui è una memoria storica, caro Presidente Bugaro.

PRESIDENTE. Consigliere Natali, guardi, nelle comunicazioni non c’era scritto che il Presidente Spacca fosse congedo perchè non risulta sia stato richiesto, però so che è impegnato a Jesi in un incontro, tra l’altro di valore internazionale, sulla domotica.

Giulio NATALI. Vede, Presidente, qui non si tratta di fare polemica, io semmai proporrei di rimandare questa discussione, perché qui abbiamo qualcuno che l’ha vissute queste cose, Spacca forse è l'unico qui dentro che ha vissuto questa vicenda, per chi non lo sapesse il Presidente Spacca è qui dal 1990. Sbaglio? E nella legislatura 1990-1995 è successo il problema CeMIM. (…) Consigliera Ortenzi, se lei mi dice, come altri, dal 1995 è un’altra cosa, è diverso. Lui comunque ci poteva dare giuste interpretazioni di quello che è successo. Anche perché quello che è strano il ricambio della classe politica avvenuta nel 1995 – e io ne posso parlare, io non devo difendere la classe politica prima del ’95 ve la dovreste difendere voi, lungi da me volerla difendere –, quindi dal 1995 in poi ci sarebbero stati mille modi per non arrivare al 2009. Non ci sono stati, caro avvocato Latini.
Se lei, avvocato Latini, legge la sentenza del dott. Centinaro del 2009 della Corte d’Appello di Ancona con cui accoglie l'appello fatto contro la sentenza che aveva rigettato l'opposizione al fallimento del Tribunale di Ancona, ebbene, lì ha uno spaccato che dovrebbe azzittire tutti qui dentro. Basta leggere quello.
Si parte da un presupposto strano, si dice che il Cemim non poteva fallire, sia perché funzionalmente non poteva essere considerato un imprenditore, sia perché, e questa è la cosa ben più importante, non c’era lo stato di insolvenza.
Allora la domanda che noi dovremmo farci è questa. Se lo stato di insolvenza non c'era da chi era derivato? Dalla Regione Marche, che aveva un finanziamento a fondo perduto che ha richiesto indietro, e non poteva richiederlo indietro, e un altro finanziamento che aveva già deliberato ma che non è stato mai concesso.
Sulla base di questi due dati un abuso in atti d’ufficio, una malversazione, tanto normale nel 1992-1993, ha portato delle persone ad essere incriminate per bancarotta fraudolenta. Sapete quali sono i termini prescrizionali della bancarotta fraudolenta, la gravità della bancarotta fraudolenta, ecco.
Quando poi l'Assessore Formica, di cui avete sentito certo parlare, diventa improvvisamente assessore regionale ai trasporti al termine delle tante crisi nella legislatura 1990-1995, racconta, e lo racconta a tutti, cercando giustificazioni nel dire “io ho chiesto questa revoca perché andai a parlare alla Procura della Repubblica del Tribunale di Ancona, dove mi dissero ‘revocate tutto, altrimenti andate in galera pure voi’ ”. Caro Badiali, di che cosa vogliamo parlare, di che cosa vogliamo parlare!
Gli italiani sono sempre simpatici e cari perché pensano sempre che il fuoco non arriva mai sotto la propria poltrona, noi ragioniamo sempre in un altro modo, non ci interessa mai niente fin quando non siamo coinvolti, e non ci rendiamo mai conto…(…) Arriverà, ci mancherebbe altro, ma da chi come me queste cose le vive da altri punti di vista non glielo auguro certo, Consigliere, non lo auguro a nessuno.
Quando avvengono queste cose e una classe politica neanche ad anni di distanza è in grado di ripensare su certe cose, addirittura si divide sulle relazioni finali, ecco, fa capire a tutti perché noi non andremo avanti in niente. Del resto siamo in una nazione in cui si dice che le intercettazioni sono necessarie. Sbaglio? Io sono convintissimo che le intercettazioni sono un mezzo necessarissimo alle indagini. Guai a chi pensa di toglierle, altro problema, invece, è la divulgazione.
Adesso abbiamo saputo che anche il Presidente della Repubblica era intercettato e tutti si sono offesi. L’avete letto? Essendo io proprio del popolino a me interessa poco di Ruby però mi interessa tanto sapere che cosa si dicevano Mancino e il consulente legislativo di Napolitano. Mi interesserebbe tanto sentirle queste cose. Ma i partiti che reggono questo Governo manifestano solidarietà al Presidente della Repubblica e purtroppo anche il mio.
Allora capite tutti che da questa discussione doveva partire un ragionamento diverso, e per questo ci doveva essere il Presidente Spacca, per questo forse doveva essere fatta in un ambito diverso, totalmente diverso. Perché, che pensate, che dalla resistenza, con la erre maiuscola, che ha fatto un onesto uomo che si è fatto condannare per diciannove anni e che ha smontato un teorema, e per chi fa l’avvocato è facile pensare che io che ho patteggiato sulla base di documenti nuovi e la revisione del processo ci vogliono sei mesi, allora, ecco, non è più Garbuglia solo, ce ne sono tanti altri che andranno a chiedere i soldini, il risarcimento danni, caro Badiali. Dopo come ne parleremo di queste cose? Ne parleremo alla Corte dei Conti? Dove ne parleremo?
In questa Commissione è stata audita la politica, il Presidente D’Ambrosio ha detto che lui ha solo sottoscritto atti che preparavano i dirigenti, ha detto che non ha preso mai nessuna iniziativa di nessun tipo né a favore né contro “l’ufficio ics mi portava questo e io firmavo, l’avvocato ipsilon preparava il parere e io firmavo”. Ebbene, questo non è un buon modo di fare politica e soprattutto non è un buon modo di tirarsi fuori dalle responsabilità.
Se queste cose, come diceva il Consigliere Massi prima, fossero avvenute in versioni opposte, immagino cosa, giustamente, sarebbe successo qui dentro. Andavamo su Ballarò, andavamo su tutto. Invece di queste cose, excusatio non petita, accusatio manifesta, diceva qualcuno, il Vicepresidente della Commissione ha ritenuto doversi discostare da delle conclusioni - mi scusi Presidente Bugaro - ammorbidite, arrotondate, duttilizzate, malleabilizzate. Che vi devo dire? Ecco, non sono andate bene neanche quelle! Quando si mette la mano su certe cose bisogna stare attenti, non esiste, non si possono toccare certi meccanismi!
Vorrei sapere da quanti di voi militavano nei partiti di sinistra prima del ’95: ma come vi è venuto in mente nel 1995, dopo la grande crisi di Tangentopoli, dopo tutto quello che c'era, a non trovare un candidato di centro-sinistra che vi rappresentava, a non candidare un uomo politico? Come mai? E una domanda che faccio tranquillamente. Come mai? Andreotti? No, l’uomo della strada pensa tante cose.
Quando si fanno dei teoremi tante volte riportano. E oggi riportano per un motivo principale - e ve lo dice uno che non ha niente a che fare con la prima Repubblica -, è perchè quella messinscena è stata una cosa assurda. Quella messinscena è stata fatta perché di fronte a sprechi, che si ritenevano consumati nella gestione del CeMIM su consulenze, insomma, su mille cose, che potevano anche essere vere, ecco, si è voluto inserire la bancarotta fraudolenta. (…) àh, io non c’ero, lei invece li conosceva bene quelli che c’erano quindi forse potrei fare la domanda a lei. Sa, io, bassa provincia, Ascoli Piceno Marche del sud, Movimento Sociale Italiano, capisce bene, mi scusi, ma, ecco, io la penso come Garbuglia, sono di quelli che stanno da una parte e ci rimangono, non è che prendo le scorciatoie per arrivare da qualche parte, so che la strada è una, prima o poi arrivo, se no non ci arrivo, non è un problema. Quindi non capisco. Ma, vede, Assessore Luchetti, ognuno di voi ha un modo per allontanare il problema, per rifuggire dal problema.
Qui è stata fatta strage di uomini che chiederanno di essere risarciti, e faranno bene.
E’ stata fatta strage di politica, perché se quello era un progetto che Badiali oggi ci venga a raccontare che il presidente Pesarini o Pesaresi, non ricordo, si sta muovendo non so in che modo e otterrà dei grandi risultati, ecco, mi auguro di stare qui perlomeno fino al 2015 e ne parleremo a sufficienza.
E soprattutto si è fatto strage e strame delle finanze della Regione. Quanti soldi, quante occasioni di lavoro sono state perdute in questo modo! Oggi parliamo dell’API, di questi problemi, di un Interporto che sarebbe andato in porto se qualcuno dopo il ’95 avesse ottenuto il ricambio della classe dirigente. Peraltro il povero Garbuglia neanche faceva parte della classe dirigente che comandava. Cioè, è veramente un uomo sfortunato, uno che stava con voi, uomo di sinistra, che doveva fare? Ha fatto la persona seria, la persona onesta. Voi di sinistra dovreste perlomeno fargli un momento solo per la dignità che vi ha rappresentato, che vi ha manifestato. Invece siete arrivati in questa Commissione anche a fare delle conclusioni autonome, per paura, come sempre – la carità pelosa di cui parlavo all’inizio – di offendere chi manovra il potere.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. Sono stata componente di questa Commissione d’inchiesta, ho partecipato attivamente e con molta attenzione alla ricostruzione di un periodo, di una storia della quale avevo sentito parlare ma che non conoscevo in modo approfondito.
E’ vero che la nostra Commissione d’inchiesta non ha un potere giurisdizionale, ma è anche vero che noi ci siamo basati, oltre che sulle testimonianze delle persone che hanno accolto la richiesta di essere auditi, anche sullo studio di atti ufficiali, atti dei tribunali, che ci sono stati dati.
Ora non voglio entrare nel merito delle polemiche, non è questo il modo con il quale ho intesto affrontare tale esperienza in questa Commissione d’inchiesta. Inoltre, come avrete visto, nella relazione finale non c’è la mia approvazione in nessuna delle due conclusioni.
Abbiamo prima approvato tutti all'unanimità la prima parte della relazione conclusiva del Consigliere Bugaro, quella che adesso il Consigliere Badiali in alcune parti, ovviamente non nella sua interezza, vuole rimettere un pochino in discussione. Quindi io non sono d’accordo per il metodo. Perché comunque ne avevamo parlato, avevamo chiesto degli aggiustamenti che sono stati tre volte riportati, quindi potevamo essere più attenti in quella sede invece di rivendicare oggi una rilettura di quella parte.
Volevo però precisare che non c’è il mio voto perché purtroppo ero assente in quella seduta per concomitanza di un'altra Commissione.
Per quanto concerne la proposta di risoluzione presentata dal Vicepresidente della Commissione Badiali, io all’inizio ne ho parlato con lui, ma non sono pienamente d'accordo nel sottoscriverla. Sia per la questione di metodo, come dicevo, quella cioè di tornare su una posizione già presa, su una cosa già votata. Ma anche perché nella relazione di Badiali non viene mai citato un dato oggettivo, che invece più volte ho sentito rimarcare durante gli interventi, ossia il fatto che c’è stato un danno reale umano a delle persone di una gravità enorme, e noi non possiamo soprassedere su questo.
Io nella controrelazione, chiamiamola così, del Vicepresidente Badiali, a parte ammorbidire alcuni punti avevo fatto alcune proposte che però non sono state accettate. Ma soprattutto volevo iniziare a parlare anche della possibilità di prendere in esame da parte della Giunta il limitare di un potenziale danno conseguente al contenzioso in corso. Come ha infatti ricordato l’avvocato Natali c’è un contenzioso in corso. Prima il Presidente Bugaro ricordava anche che ci sono delle persone che hanno patteggiato durante questo periodo e sicuramente qualcuno potrebbe rinunciare al patteggiamento. A mio avviso non ci dobbiamo nascondere se qualcosa non ci piace, ce lo dicono gli atti che c’è questa possibilità, quindi io direi di metterla in campo.
Ecco, sono questi i punti che mi portano a non accettare la proposta di risoluzione presentata dal Vicepresidente Badiali. Bisogna essere un po’ più oggettivi.
Voglio ringraziare il Presidente Bugaro come pure tutti i colleghi e i tecnici per l’impegno profuso in un anno nel portare avanti questo lavoro fondamentale, un lavoro importante anche per la comunità marchigiana, perché poi è bene che le cose si sappiano.
C’è una cosa che non è stata detta in maniera approfondita. Quando la vicenda è scoppiata una persona che abbiamo audito ci ha fatto vedere quanto fosse voluminosa la rassegna stampa, invece quando c’è stato il pronunciamento finale del tribunale era solo un foglio di carta. E questo ci dà l’idea di quanto sia accaduto e di come la cosa non si sia svolta in maniera molto lineare.
Ecco, ho voluto spiegare i motivi perché non ci sono le mie espressioni di voto nella relazione conclusiva presentata alla Commissione e perché non ritengo di dover accettare la proposta di risoluzione del Vicepresidente della Commissione Badiali.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. In me non c’è mai stato l’animo del giustizialista, ho la mia esperienza politica come quella che accomuna tanti Consiglieri. E devo dire che il Consigliere Bugaro, Presidente della Commissione d’inchiesta e Vicepresidente del Consiglio, ha fatto un buon lavoro.
Vedo ora che c’è una proposta di risoluzione a firma Badiali, Sciapichetti, Camela. Per carità, Badiali ha argomentato, ma c’è poco da argomentare di fronte all’evidenza dei fatti.
Qualcuno ha scomodato Andreotti che ci raccomandava sempre che a pensar male non è cristiano ma ci si azzecca.
I fatti amministrativi che purtroppo hanno una rilevanza giudiziaria devono necessariamente aspettare le conclusioni.
Riportando un pensiero di Don Milani che amava dire che è inutile avere le mani pulite se poi si lasciano in tasca, voglio qui leggere alcuni punti di questa risoluzione. Una risoluzione che infastidisce sia come tempestività, caro Badiali, che come opportunità sui fatti oggettivi acclarati.
Ripeto, la mia cultura non è giustizialista, certe scelte sono politicamente condivise.
Mi dispiace che il Presidente Spacca non ci sia, dovremmo ormai cominciare a chiamarlo “assente”, nei momenti topici, non me ne voglia, non c’è mai. Egli viene a San Benedetto, caro Paolo Perazzoli, e ci presenta la Macroregione. Per carità, è un’iniziativa importante, però in questi momenti deve essere in Aula, perché questa è l’assunzione dell’obbligo che spetta al ruolo di Presidente. Il Presidente ci deve essere, non si deve rendere sciocca, quasi superficiale, per non dire inutile, un'Assemblea, a cui il Presidente spero avrà cura di fornire una relazione ampia, dettagliata, compiuta. Non bisogna vanificare il lavoro che è stato fatto, altrimenti si è impropri, o meglio, non si è puntuali nel riconoscere il proprio lavoro.
Io voglio conoscere, voglio sapere. Tant’è che Badiali ha scomodato due Regioni. Quindi ci sarà un discorso sulle infrastrutture che hanno un rilievo strategico per la nostra regione, che poi magari sono sull'onda di quei fatti, ripeto, acclarati, che hanno avuto una continuità amministrativa che ancora oggi sembrerebbe in essere, se non vado errato, Consigliere Badiali.
La proposta di risoluzione dice “Ritenuto che alcuni fatti sono stati riportati in modo parziale” - no, caro Bugaro, lei ha riportato i fatti puntualmente - “non tenendosi conto di gran parte degli elementi rilevabili dai documenti e riferiti dai soggetti auditi ai punti 5.4.2, 5.6.7 e 5.6.8 ed altri non citati”, ecco, questo la dice lunga, non si può mistificare. E poi aspettiamo le cose, Badiali.
La non piena condivisione della ricostruzione dei fatti contenuta nella relazione della Commissione d'inchiesta sul CeMIM non può essere liquidata facendo proprie le conclusioni presentate dai componenti della Commissione Badiali, Sciapichetti, Camela. Lei non ci può proporre questo come risoluzione.
L’avesse fatta solo lei, Consigliere Badiali, non sarei intervenuto, ma quando una cosa me la firma anche Camela a me dà fastidio, rende sciocco e superficiale l’intervento. Per un motivo di pudore avrebbe dovuto non firmarla. (…) No, non ironizzi, perché il mio è un pensiero che va al di là.
Peraltro se l'assenza motivata del Presidente è la domotica che riguarda l’Inrca per poi arrivare all'anziano longevo, ed il Presidente omette che in questa risoluzione c'è poi il discorso della ricerca, è più dannosa quell’assenza che tutto il lavoro fatto dalla Commissione d’inchiesta. Perché anche in quell’occasione fu omertoso, se io non avessi citato alcuni fatti lui avrebbe omesso qual era l’azienda che aveva investito i 20 milioni di euro per la ricerca di quei dieci ragazzi che vanno poi in America per dare alla tanto propagandata questione dell’Inrca tutta la questione.
Allora prima di arrivare al CeMIM 2 verifichiamo bene questi fatti.
Inoltre chiedo al Consigliere Camela, ma questo lo dico fuori argomento, di ritirare immediatamente la proposta di legge sull’integrazione dell'ospedale di San Benedetto la costruzione di un unico ospedale e l'eventuale valutazione sull'opportunità di., e quindi di non seguire i consigli del Presidente Spacca, ma che si assumesse il coraggio di sostenere in Aula quella proposta.
Ecco perché sono intervenuto, Consigliere Badiali. Lei fa una difesa d'ufficio, neanche di parte, d’ufficio, noi invece facciamo una considerazione su fatti oggettivi
Ringrazio il Presidente Bugaro, che prego di essere così gentile di fornirci copia di quegli atti su cui noi faremo le nostre valutazioni, grazie.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Non ci sono altri iscritti a parlare, quindi passiamo alla votazione della proposta di risoluzione a firma Badiali, Sciapichetti, Camela. Prego votare.

(L’Assemblea legislativa non approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 15,45