Resoconto della seduta n.87 del 26/07/2012
SEDUTA N. 87 DEL 26 LUGLIO 2012

La seduta inizia alle ore 10,15


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 86 del 17 luglio 2012, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 229 in data 5 luglio, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Legge di innovazione e semplificazione amministrativa”, assegnata alla I Commissione in sede referente, alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 69 del Regolamento Interno e trasmessa alla III, IV e V Commissione ai sensi dell’art. 68 del R.I., al Consiglio delle Autonomie Locali e al Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro per conoscenza;
- n. 230 data 10 luglio, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Riordino dell'Agenzia per i Servizi nel Settore Agroalimentare delle Marche (ASSAM) e modifiche alla legge regionale 14 gennaio 1997 n. 9”, assegnata alla I Commissione in sede referente, alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 69 del Regolamento Interno e trasmessa alla III Commissione ai sensi dell’art. 68 del Regolamento Interno;
- n. 231 in data 18 luglio, ad iniziativa dei Consiglieri Ortenzi, Perazzoli, Traversini, Canzian, Badiali, Busilacchi, Giannini, Sciapichetti, Giancarli, Petrini, Ricci, Comi, concernente: “Disposizioni organizzative relative all'utilizzo di talune tipologie di farmaci nell'ambito del servizio sanitario regionale”, assegnata alla V Commissione in sede referente;
- n. 232 in data 19 luglio, ad iniziativa dei Consiglieri Comi, Mezzolani, concernente: “Nuove norme in materia di servizio farmaceutico”, assegnata alla V Commissione in sede referente, alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 69 del Regolamento Interno, al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 2, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4 e trasmessa al Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro per conoscenza;
- n. 233 in data 20 luglio, ad iniziativa dei Consiglieri Comi, Pieroni, Giorgi, Badiali, Natali, Busilacchi, Camela, D'Anna, concernente: “Modifica alla legge regionale 17 luglio 1996, n. 26 (riordino del servizio sanitario regionale) e alla legge regionale 20 giugno 2003, n. 13 (riorganizzazione del servizio sanitario regionale)”, assegnata alla V Commissione in sede referente e trasmessa al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 4, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4 e al Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro per il parere di cui all’articolo 4, comma 2 della legge regionale 26 giugno 2008, n. 15;
- n. 234 in data 25 luglio, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Approvazione del Rendiconto generale della Regione per l’anno 2011”, assegnata alla II Commissione in sede referente e trasmessa alla I, III, IV, V, VI Commissione ai sensi dell’art. 68 del Regolamento Interno, al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 5, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4 e al Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro per il parere di cui all’articolo 4, comma 2, della legge regionale 26 giugno 2008, n. 15.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 382 del Consigliere Marangoni “Jus sanguinis e jus soli: un finto problema”;
- n. 383 del Consigliere Massi “Ricognizione per uno spending review degli Enti/Società/Agenzie/Associazioni partecipate della Regione Marche”;
- n. 384 del Consigliere Bucciarelli “Per la non costituzione in giudizio della Regione nei ricorsi al TAR presentati dalle Amministrazioni comunali contro la realizzazione e l’esercizio di centrali di produzione di energia elettrica a biomasse;
- n. 385 delle Consigliere Ortenzi, Romagnoli, Malaspina “Decreto legge n. 95/2012 Spending review - accorpamento Province”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la seguente legge regionale:
- n. 22 in data 29 giugno 2012 “Disposizioni per il personale dei Consorzi di sviluppo industriale e modifica della legge regionale 15 novembre 2010, n. 16 ‘Assestamento di bilancio 2010’”.


Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Prima di passare all'ordine del giorno vi comunico che cosa abbiamo deciso in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi.
Considerato che è l'ultima seduta prima della pausa estiva sarebbe opportuno posticipare lo svolgimento delle interrogazioni e passare direttamente alla trattazione delle proposte di legge. Altrimenti, visto il numero degli atti iscritti, dovremmo fare, se non dovessimo riuscire ad esaurirli, un'ulteriore seduta assembleare. (…) Sì, certo, non c'è problema, questa è però la proposta condivisa dalla Conferenza dei Presidenti, ovvero, ripeto, partire direttamente dalla trattazione delle leggi e poi proseguire eventualmente con le interrogazioni.
Un ulteriore accordo riguarda la proposta di iscrivere e trattare la Relazione della VI Commissione in merito ad un atto che è in approvazione a livello europeo; questo fa parte di quegli interventi che la Regione Marche, attraverso la VI Commissione, fa ormai da tempo, direi anche con qualche successo, rispetto alla fase ascendente del diritto comunitario.
Inoltre si è deciso di iscrivere come punto 7 bis) una mozione presentata dalle Consigliere Ortenzi, Romagnoli ed altri riguardo il riordino delle Province delle Marche. Invece come 7 ter) anticipare il punto 11) di cui alla mozione n. 380 “Nuova legge elettorale”.
Questo è quanto concordato nella Conferenza dei Presidenti. Se ci sono problemi porrò in votazione qui in Aula ognuno di questi punti, altrimenti li darò per accolti così come condivisi, appunto, dai Presidenti dei Gruppi.
Non vedo nessuno chiedere la parola quindi andiamo avanti.

Comunicazione ai sensi dell'art. 35, sesto comma, Regolamento interno.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Bugaro, ne ha facoltà.

Giacomo BUGARO. Probabilmente è anche un po' irrituale, ma è per far presente una cosa rispetto ad una vicenda molto delicata, si ricollega alla Commissione d'inchiesta che abbiamo chiuso qui in Aula qualche giorno fa.
E' passato sotto silenzio che in data 22 giugno 2012 c'è stata una sentenza di condanna ai danni dell'Interporto Marche per una cifra che supera i 15 milioni di euro.
Quindi chiedo che nella prossima seduta assembleare la Giunta relazioni su questo. Perché è una vicenda, insieme alle altre cause, che pone il rischio di mandare in tilt i conti della Regione, che non è certo di poca cosa.
Dunque chiedo ufficialmente che alla prossima seduta di Consiglio il Presidente della Giunta, o l'Assessore delegato al ramo, relazioni su questa sentenza emessa dal TAR delle Marche il 22 giugno di quest'anno.


Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Prima ho dimenticato di dire che c'è anche la richiesta di posticipare alla prossima seduta il punto 7) riguardo la proposta relativa alle “Nuove norme sulla cittadinanza”. E' per il fatto che ci sono pervenute delle richieste, in modo particolare quella del Presidente dell'Università per la pace, che condivide lo schema della proposta però dice sarebbe opportuno un approfondimento (cosa che non è stata fatta) con le associazioni che sostengono questo atto, e quindi ci ha chiesto il tempo per confrontare il testo di questa deliberazione con le associazioni. E anche qui la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi ha aderito.

Ora prima di iniziare i nostri lavori, credendo di interpretare il sentimento dell'intera Assemblea legislativa, voglio salutare una dipendente che andrà in pensione a fine mese. E' una figura che fa parte del team di quest'Aula e che è dipendente del Consiglio regionale dal 1971. Una persona che forse non appare ma che in quest'Aula è una presenza continua. E' colei che si occupa dei resoconti dei lavori d'Aula. E' lei che ottimizza il nostro lavoro, è lei che dà dignità al nostro parlare, che naturalmente qualche volta, non appoggiandosi su testi scritti, può contenere anche qualche errore; per la verità io sarei propenso a dire che è talmente brava che a volte riesce a fare anche le “traduzioni” di alcuni interventi.
E lo dico non certo con retorica di circostanza, ossia solo per il fatto che dopo tanti anni va in pensione, ma perché è davvero una figura molto capace, sa davvero rendere i lavori dell'Aula intelligibili e fluenti. E certamente non è semplice. Non alterare il significato delle cose che si dicono, renderle comprensibili e corrette, può sembrare un'attività non importante ed invece è estremamente importante. Perché poi i nostri discorsi riprodotti negli atti vengono letti, passano alla storia, e dunque quegli atti costituiscono quel patrimonio che negli anni nasce, cresce e viene conservato come lavori dell'Aula. Dunque non è certo una cosa da poco.
A nome mio personale e di tutti voi rivolgo a Fiorella Pietroni il grazie sincero per il lavoro che ha svolto in questi anni. Le auguriamo di proseguire, avendo più tempo disponibile, nelle cose della vita; dopo questa grande esperienza avere più tempo disponibile e in più sollevata dal non doverci più ascoltare e tradurre, credo sia il suo uno di quei casi in cui la pensione non soltanto è un traguardo raggiunto ma probabilmente è anche una grande liberazione.
Grazie Fiorella a nome di tutto il Consiglio (applausi).

Relazione della VI Commissione
“Partecipazione della Regione Marche alla consultazione avviata dal Comitato delle Regioni nell'ambito della rete di controllo sulla sussidiarietà in merito al settimo programma d'azione per l'ambiente (PAA): una migliore attuazione della legislazione dell'UE sull'ambiente”.
(Relazione votazione risoluzione)

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. La risoluzione che proponiamo a quest'Aula si svolge nell'ambito delle consultazioni in merito al Settimo programma d'azione per l'ambiente.
Entro la fine del 2012 la Commissione europea presenterà la proposta del Settimo programma d'azione per l'ambiente. Nel marzo 2012 la Commissione ha prodotto una Comunicazione avente ad oggetto “Trarre il massimo beneficio dalle misure ambientali dell'UE: instaurare la fiducia migliorando le conoscenze e rafforzando le capacità di risposta”.
Per conoscenze si intende conoscenze sullo stato di attuazione della legislazione comunitaria in materia di ambiente e conoscenze relative alle misure amministrative e di altra natura necessarie per tutelare e migliorare l’ambiente che i singoli Stati prendono sui loro territori.
Il Comitato delle Regioni formulerà un parere su questa Comunicazione e allo scopo ha predisposto un questionario, che è quello oggetto del nostro intervento, rispondendo al quale anche la Regione Marche potrà dare il suo contributo alla formazione del parere.
L’Unione europea, come tutti sappiamo, ha una normativa ambientale importante e avanzata ai fini di tutelare le risorse e i cittadini. E all’interno di Europa 2020 ha un ruolo di assoluto rilievo.
Negli ultimi tempi la Commissione ha adottato una serie di iniziative strategiche in materia ambientale e tra queste la Comunicazione di cui stiamo trattando, la quale si fa carico della questione, e la forza di queste norme dipende moltissimo dalla loro applicazione pratica.
A fronte di sondaggi dell’Unione europea, che dicono che l’80% dei cittadini ritiene che un ambiente sano è importante per la qualità della vita quanto lo stato dell’economia e del welfare, l’Agenzia europea dell’ambiente conferma che su una serie di questioni ambientali l’Unione europea segna il passo se non addirittura una regressione che ci allontana dalla sostenibilità.
Cosa fare quindi per avviare un’inversione di tendenza? Il potenziamento e miglioramento dell’attuazione delle normative in materia oggi possono essere considerati un obiettivo prioritario della politica ambientale europea. Quindi non nuove norme bensì potenziare e migliorare l’attuazione di quelle esistenti. Come pure prioritario è riconoscere le modalità di attuazione adottate a livello di regione, città o comune.
Queste mancanze sono anche la fonte principale delle denunce alla Commissione e delle petizioni al Parlamento europeo di cittadini e organizzazioni della società civile.
Sul punto va anche precisato che in tema di ambiente l’introduzione di disposizioni vincolistiche e di tutela è ben lungi dal generare effetti diseconomici. La stessa Commissione europea sottolinea nella propria Comunicazione che la mancata attuazione delle normative ambientali determina annualmente a carico degli Stati membri costi per circa 50 miliardi di euro.
Pertanto nel questionario in particolare si chiede se gli obblighi minimi richiesti dalla direttiva in materia di divulgazione e qualità dell’informazione debbano essere rafforzati.
La Commissione ritiene che più che un inasprimento degli obblighi di informazione previsti dalla direttiva potrebbe essere auspicabile stabilire che tale informazione sia prioritariamente fornita attraverso le tecnologie informatiche laddove la normativa europea del 2003 stabiliva soltanto di utilizzare questi strumenti solo se disponibili.
A questa conclusione la Commissione è arrivata con un voto unitario, quindi auspico che ciò avvenga anche in quest’Aula.
E’ d’obbligo ringraziare i componenti della Commissione per la loro sensibilità ancora una volta dimostrata su questi temi e la struttura della VI Commissione per il puntuale e qualificato contributo che ogni volta dà alle nostre iniziative.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Non c’è nessuno iscritto a parlare quindi pongo in votazione la seguente proposta di risoluzione:
Visto:
l'art. 5 del trattato sull'Unione Europea, che prevede che “nei settori che non sono di sua competenza esclusiva l'Unione interviene soltanto se e in quanto gli obiettivi dell'azione prevista non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri, né a livello centrale né a livello regionale e locale, ma possono, a motivo della portata o degli effetti dell'azione in questione, essere conseguiti meglio a livello di Unione”;
l'art. 117, comma 5, della Costituzione, che prevede che “le Regioni e le province autonome, nella materie di loro competenza, partecipano alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari”;
la legge 4 febbraio 2005, n. 11, Norme generali sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari, che disciplina all'articolo 5 la partecipazione delle Assemblee legislative regionali e delle Province autonome alla formazione del diritto dell’Unione europea;
la legge regionale 2 ottobre 2006, n. 14, Disposizioni sulla partecipazione della Regione Marche al processo normativo comunitario e sulle procedure relative all'attuazione delle politiche comunitarie, che disciplina l'istituto della partecipazione della Regione Marche alla formazione del diritto dell'Unione europea;
la Risoluzione dell'Assemblea legislativa delle Marche approvata in data 8 luglio 2010, sul rafforzamento del ruolo delle Regioni e delle Province autonome in ordine alla partecipazione al processo di formazione degli atti normativi dell'Unione europea e alla applicazione del principio di sussidiarietà enunciato nel protocollo n. II allegato al Trattato di Lisbona;
i contenuti della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni del 7 marzo 2012 – COM 2012, 95 – dal titolo “Tratte il massimo beneficio dalle misure ambientali dell'UE: instaurare la fiducia migliorando le conoscenze e rafforzando la capacità di risposta”;
i quesiti sottoposti alla consultazione da parte del Comitato delle Regioni, attraverso la partecipazione alla Rete per la sussidiarietà;
Tenuto conto:
che la partecipazione alla fase di formazione del diritto dell'Unione europea riconosciuta a livello costituzionale alle Regioni costituisce lo strumento per garantire che la normativa europea sia pienamente conforme al principio di sussidiarietà;
che la partecipazione alla fase di formazione del diritto dell'Unione europea, soprattutto con riguardo a tematiche di particolare rilievo in relazione all'impatto con l'ordinamento degli Stati membri, può essere lo strumento più efficace per far pervenire alle Istituzioni europee le istanze provenienti dai territori degli Stati membri, evitando in tal modo di affrontare difficili contenziosi con l'Unione europea derivanti dall'impatto del diritto europeo con disposizioni dell'ordinamento nazionale;
che l'applicazione del diritto europeo in materia di ambiente riguarda le competenze istituzionali del sistema delle autonomie territoriali e locali;
che la corretta e completa attuazione del diritto europeo dell'ambiente determinerebbe per gli Stati membri dell'UE un risparmio di spesa di circa 50 miliardi di euro, e che i costi a lungo termine delle misure poste in essere per correggere i danni ambientali possono risultare nettamente superiori alle misure di prevenzione;
Tutto ciò premesso e considerato,
L'Assemblea legislativa delle Marche approva le risposte alla consultazione promossa dal Comitato delle Regioni, allegate alla presente Risoluzione.
La stessa è inviata:
- alla Rete per il controllo della sussidiarietà;
- alla Commissione europea;
- alle Commissioni competenti in materia di affari europei della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica;
- al Ministro per le politiche europee;
- alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, affinché abbia la massima diffusione tra le Assemblee legislative regionali e delle Province autonome.
Questionario

ATTUAZIONE DELLA LEGISLAZIONE DELL'UE SULL'AMBIENTE DA PARTE DEGLI ENTI LOCALI E REGIONALI

1. Quali sono le modalità di attuazione della legislazione dell'UE sull'ambiente nel Suo Stato membro? Il Suo ente locale/regionale ha un ruolo:

a) nel recepimento della legislazione dell'UE nell'ordinamento nazionale?
b) nell'attuazione della legislazione dell'UE, sia quella direttamente applicabile sia quella recepita (ad es. nel rilascio di autorizzazioni)?
c) nel garantirne l'osservanza (ad es. nelle attività di sorveglianza e di ispezione)?

a) Nell'ordinamento italiano il recepimento della legislazione europea in materia di ambiente spetta prioritariamente allo governo centrale (allo Stato); il riparto di competenze derivante dalla Carta costituzionale è tale da considerare l''ambiente come “valore” che merita una tutela unitaria da parte della legislazione statale, la quale può individuare i principi generali che le Regioni devono osservare nell'adottare disposizioni di attuazione.
b) In base al riparto di competenze delineato dalla legislazione statale, le Regioni e gli enti locali esercitano una potestà normativa e, soprattutto, amministrativa, inerente il rilascio delle autorizzazioni ambientali.
c) L'attività di controllo è prioritariamente affidata agli enti locali.



Secondo la comunicazione COM(2012) 95, l'attuazione rafforzata e migliorata della legislazione dell'UE è da considerarsi un obiettivo prioritario della politica ambientale europea. Il documento della Commissione passa infatti in rassegna "i mezzi per aiutare gli Stati membri a seguire un approccio sistematico alla raccolta e alla diffusione delle conoscenze e a reagire meglio ai problemi riscontrati nella pratica" (Introduzione, pag. 2).

SUSSIDIARIETÀ

Migliorare le conoscenze sull’attuazione

2. Ritiene che le disposizioni della direttiva sull’accesso alle informazioni , che prevede obblighi minimi in materia di divulgazione e qualità delle informazioni ambientali, debbano essere rafforzate?




Osservazioni (massimo 300 parole): Le disposizioni della direttiva del 2003 appaiono sostanzialmente in grado di assicurare l'accesso ad una corretta informazione ambientale da parte degli Stati membri. Nell'ottica di una possibile revisione dei contenuti di questa direttiva, sarebbe auspicabile prevedere che l'informazione ambientale sia prioritariamente fornita attraverso le tecnologie di comunicazione informatica e/o le tecnologie elettroniche che, nell'art. 7 della direttiva in commento, erano previste solo se disponibili. Sarebbe inoltre opportuno prevedere come strumento prioritario l'interconnessione delle banche dati elettroniche che contengono i dati dell'informazione ambientale. Altro aspetto sul quale potrebbe essere utile una revisione della direttiva del 2003 riguarda l'inserimento di norme vincolanti per gli Stati membri in tema di divulgazione dell'esistenza stessa di queste banche dati.
Oltre alla revisione della direttiva, sarebbe auspicabile che nel prossimo programma quadro per l'ambiente come pure nella prossima programmazione UE dei fondi per la coesione 2014 – 2020 siano inserite delle misure di sostegno non solo al monitoraggio ambientale ma anche per l'implementazione di sistemi finalizzati ad una migliore diffusione dell'informazione ambientale.


Migliorare la capacità di risposta a livello centrale, regionale e locale

Ispezione e sorveglianza relative all'attuazione della legislazione dell'UE a livello nazionale

3. Ritiene che il quadro europeo vigente in materia di ispezione e sorveglianza a livello nazionale , attualmente applicabile ai soli impianti industriali, debba essere migliorato tramite l'adozione di

 raccomandazioni, o di
 norme vincolanti?

a) No b) Sì

Osservazioni (massimo 350 parole): L'adozione di una disciplina vincolante, se da un lato pone un problema di verifica dello stato di recepimento / attuazione in concreto dei contenuti della disciplina stessa, d'altro costituisce la garanzia che, in caso di inerzia da parte dello Stato membro ci sia la possibilità di un intervento concreto sanzionatorio e dissuasivo. Pertanto, qualora la Commissione ritenesse di proporre l'ampliamento dell'ambito di applicazione della disciplina europea in materia di ispezione e sorveglianza, sarebbe auspicabile che questo avvenisse attraverso una normativa vincolante.

Ispezione e sorveglianza a livello dell'UE

4. Ritiene che l'Unione europea debba creare un proprio sistema di ispezione e sorveglianza, con attività mirate a livello dell'UE, per completare i meccanismi e le misure attuati a livello degli Stati membri?


No

Osservazioni (massimo 300 parole): più che creare un sistema di controlli e di ispezioni a livello europeo sarebbe preferibile responsabilizzare maggiormente le amministrazioni nazionali, sia a livello centrale che territoriale e locale; i controlli della Commissione europea dovrebbero comunque essere di secondo livello e dovrebbero essere effettuati a campione.

Trattamento delle denunce a livello nazionale

5. Ritiene che l'UE debba stabilire una serie di criteri per il trattamento delle denunce da parte degli Stati membri (ad es. con l'introduzione di garanzie generali sulla riservatezza e il rispetto dei termini, oppure offrendo ai cittadini il modo per sottoporre le loro rimostranze all’attenzione di un organo di ricorso amministrativo indipendente in ciascuno Stato membro) tramite l'adozione di

a) raccomandazioni, o di
b) norme vincolanti?

No
Si


Osservazioni (massimo 350 parole): le denunce per violazione della disciplina europea sulla tutela dell'ambiente sono inserire nel più ampio contesto delle denunce - reclami che un cittadino europeo può rivolgere alle istituzioni europee ricorrendo all'Ombusdam oppure alla Commissione europea, affinché questa verifichi la sussistenza dei presupposti per l'apertura di un procedimento per infrazione. Prima di stabilire se l'UE debba introdurre un meccanismo ad hoc di denuncia occorrerebbe verificare l'esito delle istanze rivolge in base agli strumenti sopra richiamati. Qualora si ritenesse di introdurre un metodo di ricorso autonomo, sarebbe preferibile che questo avvenisse attraverso un atto normativo e non attraverso atti non vincolanti. Inoltre, per garantire l'uniformità di trattamento delle denunce, sarebbe preferibile introdurre un'autorità europea ad esse dedicata oppure ampliare le competenze del Tribunale di prima istanza.


Accesso alla giustizia

6. Ritiene che l'UE debba definire le condizioni per un accesso efficiente ed effettivo ai giudici nazionali in tutti i settori di applicazione della legislazione dell’UE sull'ambiente tramite

a) raccomandazioni, o
b) norme vincolanti?

a) Nob) Sì

Osservazioni (massimo 350 parole): l'accesso alla giustizia va disciplinato attraverso norme vincolanti. Pertanto, qualora si rendesse opportuno introdurre nuove disposizioni in tema di accesso alla giustizia - ad esempio, a seguito di un monitoraggio delle procedure di infrazione promosse in questo settore, occorrerebbe utilizzare norme di carattere vincolante (una direttiva o un regolamento)




(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 226
ad iniziativa della Giunta regionale
“Modifica alla legge regionale 3 agosto 2010, n. 11 (Misure urgenti in materia di contenimento della spesa”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 226 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Latini.

Dino LATINI. Questa proposta di legge introduce un meccanismo derogatorio riguardo i compensi destinati ai componenti (siano essi dipendenti regionali ovvero esterni all’amministrazione) delle commissioni esaminatrici di pubblici concorsi per l’ammissione ai corsi di formazione dei medici di medicina generale.
L'intestazione “Misure di contenimento della spesa pubblica” può sembrare, come dire, una provocazione rispetto alla norma, in particolare agli articoli 1 e 2 che comportano proprio la deroga al versamento degli emolumenti destinati ai componenti delle commissioni. Ma questo profilo è obbligatorio riguardo le attività di espletamento previste dal decreto legislativo 368/1999 in attuazione di una specifica normativa comunitaria.
L’attività amministrativa riguarda i pubblici concorsi banditi a livello regionale. Essa comprende sia l’attività concorsuale propria della selezione iniziale, sia quella propedeutica per l'ammissione dei candidati al corso di formazione specifica in medicina generale, sia la parte finale relativa al conseguimento dell’attestato di formazione specifica in medicina generale.
Quindi non è possibile avviare i futuri medici di famiglia senza aver propedeuticamente svolto l'attività di selezione. E questa attività di selezione non è possibile se non si mette in piedi la relativa commissione che a sua volta ha bisogno di aver un fondo di destinazione economica per la corresponsione degli importi dovuti.
Questa attività amministrativa non è sottoposta a limiti di spesa per quanto riguarda l'aspetto della normativa finanziaria statale e regionale, come appunto previsto, non essendo l'attività che si compie di natura discrezionale, ovvero legata alla scelta della programmazione regionale del fabbisogno del personale.
Dunque nella predetta attività la natura è obbligatoria. Il tipo di professionalità specifica richiesta ai componenti delle commissioni rende opportuno prevedere un compenso commisurato alla tipologia delle prestazioni professionali richieste ai componenti delle commissioni, in deroga alla l.r. 11/2010 che appunto stabiliva l'aspetto della riduzione e dell'eliminazione dei compensi dovuti alle varie commissioni.
Questa proposta di legge si compone di tre articoli, di cui i primi due sono importanti, riguardano proprio l’aspetto che ho testè accennato.
L’articolo 1 introduce la deroga alla misura dei compensi per i componenti delle commissioni, collegi e comitati (fissata nella misura del “gettone di presenza” non superiore a 30 euro), con esclusivo riferimento ai componenti delle commissioni esaminatrici dei concorsi pubblici per l’ammissione ai corsi di formazione specifica in medicina generale.
L’articolo 2 aggiunge il comma 6 bis all’articolo 2 della l.r. 11/2010, escludendo dall’applicazione del medesimo articolo 2 (che limita il gettone di presenza a 30 euro giornaliere) l’ipotesi di partecipazione, da parte dei dipendenti regionali, alle commissioni esaminatrici dei concorsi pubblici per l’ammissione ai corsi di formazione specifica di medicina generale.
Dalla Commissione è stato introdotto l'articolo 2 bis che in qualche modo tende, come avrete letto anche sugli articoli dei giornali di stamattina, a stabilizzare i dirigenti della Regione (tredici della Giunta e tre del Consiglio) per l'attività che stanno già svolgendo come dirigenti e che sono prossimi alla scadenza.
I vantaggi che ci sono stati indicati rispetto a questo intervento sono: la riduzione della spesa del personale attraverso la stabilizzazione, ovvero la possibilità di non dover più ricorrere alla ricerca esterna di dirigenti; la possibilità di togliere dalla pianta organica i posti che si renderebbero vacanti con la stabilizzazione dell'intervento stesso, in particolare dei quadri; la continuità dell'esercizio delle funzioni in settori strategici o trasversali e insopprimibili, come quelli relativi all'informatica, ragioneria, controllo della spesa, attività produttive, ecc.; la possibilità di introdurre un meccanismo di scelta...

PRESIDENTE. Scusi Consigliere Latini. Colleghi, un po’ di silenzio, grazie.

Dino LATINI. Grazie Presidente. La possibilità di scelta, dicevo, di un meccanismo relativo ai soggetti da contrattualizzare definendo i criteri selettivi per il diritto di accesso alla dirigenza; inoltre, aspetto più importante, la valorizzazione di altro personale attraverso l'incremento del risparmio della spesa del personale.
Voglio sottolineare che questo articolo 2 bis indicato dalla Commissione non è nato all'interno della Commissione, ossia è la Commissione che lo porta all’esame del Consiglio con la duplice opzione: di sottoporlo alla sua approvazione nel contesto della legge oppure di espungerlo dal contesto della proposta di legge e di valorizzare la questione, che comunque rimarrebbe, in un'altra sede, in un altro momento più opportuno sia dal punto di vista dell'inquadramento normativo della proposta sia dal punto di vista della situazione in cui si andrà a discutere la tematica che ho appena detto.
In questo frangente l’importante è che venga portata ad approvazione la proposta di legge per quanto riguarda i primi due articoli.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Questa legge nell'articolazione dei primi due articoli è condivisibile. Ci sono dei fondi vincolati per le commissioni esaminatrici dei concorsi pubblici, quindi riteniamo giusto ci sia un compenso per chi vi partecipa. Voglio però mettere in evidenza il metodo adottato in questa proposta di legge. Era una proposta chiara, concreta e ben relazionata, ma poi a modo di blitz vi è stato inserito un emendamento, se consideriamo peraltro (per la spending review e per tutte le altre cose che conosciamo e che abbiamo già portato in quest’Aula) che questo è un momento in cui i Consiglieri e tutta la politica sono sotto pressione.
Questo emendamento non ci è stato fornito con i numeri; la Commissione bilancio ha invece diritto ad avere in mano tutte le informazioni e quindi anche in merito all'eventuale spesa che comporta una simile normativa.
La proposta di legge, come ha sottolineato anche il relatore di maggioranza Latini, ha per oggetto “Misure urgenti in materia di contenimento della spesa”, ecco, non vorrei fosse invece diventata “Misure urgenti in materia di infornata dirigenti”. Sì, perché alla fine quello che si paventa con questo emendamento è proprio una infornata di dirigenti.
Per carità, e questo lo dico sempre, nessuno ce l'ha con chi in questa Regione lavora in veste di dirigente, anzi, alcuni ne conosco, quindi so bene che sono totalmente all'altezza di svolgere questo ruolo. Ciò che contesto è il metodo. Un metodo che purtroppo poi si ripercuote sul politico: il politico ci mette la faccia, il dirigente sta dietro, e alla fine chi è che comanda?! Allora qui bisogna fare chiarezza.
La Commissione ha il diritto di sapere numericamente – e questo noi in quella sede lo abbiamo chiesto ma non ci è stata data risposta - quanti dirigenti vengono stabilizzati tra Giunta e Consiglio, se hanno i giusti requisiti e la quantificazione del costo. Inoltre vogliamo sapere perché si vogliono stabilizzare i dirigenti con un semplice colloquio e per titoli e non per concorso come avviene per tutte le altre professionalità.
Pertanto ritengo che questo emendamento debba essere assolutamente stralciato, perché, ripeto, non abbiamo, soprattutto come Commissione bilancio, i requisiti per poterlo votare; peraltro anche l'Ufficio di Presidenza ha votato in modo negativo.
Dunque la prima parte di questa proposta di legge è legittima mentre la seconda assolutamente no, anzi, la si deve considerare un blitz, su cui probabilmente potrebbero essere sollevate obiezioni anche da Roma.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Quando si parla di pubblica amministrazione e di personale si potrebbero fare molte considerazioni anche di carattere politico sul nostro Paese, sulla necessità di rendere la nostra pubblica amministrazione sempre più efficiente; del resto questa stessa proposta di legge richiama proprio il contenimento della spesa. Quindi sul principio sono d’accordo.
Noi abbiamo bisogno di una pubblica amministrazione sicuramente più snella, più efficiente a tutti i livelli. Alcune Regioni, non la nostra, hanno invece un altissimo numero di dirigenti e di dipendenti.
Pertanto rendere l'amministrazione pubblica sempre più efficiente, sempre più competente e sempre più orientata a criteri di merito costituzionalmente tutelati nell'accesso agli uffici è sicuramente un principio valido.
E specie in questo momento, aggiungo, sarebbe opportuno pensare che quando si dedicano risorse al personale oltre ai dirigenti c’è anche quella lunga fila di giovani che stanno fuori dalle nostre porte e che chiedono semplicemente concorsi e non posti ottenuti diversamente.
In alcune parti della nostra regione, ad esempio in aziende legate alla Regione come l'Asur, ci sono ancora delle graduatorie bloccate da diverso tempo, ci sono pertanto persone vincitrici di concorsi che aspettano di essere chiamate.
Quindi quando dedichiamo delle risorse pensiamo anche a questo.
Non voglio però fare lunghe considerazioni su questo punto, mi soffermo solo sull'articolo 2 bis.
Questo articolo oltre a non mostrare in modo chiaro – per cui chiedo all'Assessore aspetti di approfondimento, di chiarimento – come si possa contenere la spesa ha anche a mio avviso dei dubbi di legittimità costituzionale. Ai pubblici uffici, infatti, si accede per concorso pubblico. Anche quando si è stabilizzati per fare una progressione verticale per una nuova categoria lo si fa tramite concorso pubblico, affinchè chi vuole possa parteciparvi.
E’ dunque per questo che ho dei dubbi. a non partecipando alla Commissione competente in materia non ho approfondito, quindi mi permetto di chiedere un chiarimento a lei, Assessore.
Ricordo, però, che la Corte Costituzionale nel 2012 in varie sentenze si è già espressa su questo punto, richiamando, se non erro, l'articolo 97, comma 3, della Costituzione. Richiama ovvero proprio il fatto che per qualsiasi stabilizzazione occorre il concorso pubblico (sia per il personale esterno che viene stabilizzato senza concorso pubblico, sia per il personale interno che accede a uffici superiori senza concorso pubblico).
Quindi chiedo un chiarimento su questo punto, affinchè possa votare la legge nella sua complessità senza essere costretto a non votare questo articolo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. In riferimento a ciò che il Consigliere Busilacchi ha testè detto, anch’io chiedo all'Assessore chiarimenti su questo aspetto, non capisco cosa c'entra con il contenimento della spesa. Se qualcuno ipotizza ci potrebbe essere contenimento della spesa in quanto si andrebbero a sopprimere determinati costi - e su questo bisogna essere molto chiari –, ebbene, se venisse approvato l'articolo 2 bis così com'è non ci sarebbe la soppressione di nessun posto. Sì, perché soppressione di posti, come si dice di quelli lasciati da chi improvvisamente sale “nel cielo” senza concorso, potrebbe esservi soltanto in determinati ambiti di personale trasferito in enti locali, non certo in ambito di personale della Regione Marche.
Allora a mio avvivo – chiedo anche al collega Busilacchi di sostenere questa procedura – prima di poter discutere in generale su tutta la proposta di legge vorrei un chiarimento su questi aspetti, su qual è il risparmio di questo intervento.

PRESIDENTE. Darei volentieri la parola all’Assessore ma magari prima facciamo parlare anche gli altri colleghi. (…) Bene, allora prego Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Di questo provvedimento io come Assessore al personale sono il proponente e quindi devo dare delle risposte.
La Giunta ha deciso in questo senso, la Commissione pure. Ci sono dei ragionamenti molto lineari, molti liberi da fare. Ed io qui mi sento di parlare a dei soci di maggioranza e di minoranza che devono prendere una decisione.
Nel 2006-2007 la Regione Marche aveva bandito dei concorsi interni con prove ed esami per ricoprire alcune posizioni dirigenziali che erano necessarie. Di queste prove selettive sono risultati vincitori tredici dipendenti della Giunta e tre del Consiglio.
Quindi sono oltre cinque anni che questi signori, che ovviamente erano quadri, ricoprono la qualifica superiore di dirigente e quindi da allora svolgono tale funzione.
Vi potrei leggere, senza fare nomi, le funzioni che questi dirigenti ricoprono all'interno dell'ente, vi rendereste conto che sono posizioni insopprimibili. E diciamo anche che tra loro ci sono dei quarantenni che potranno così assicurare in futuro il funzionamento della Regione.
E faccio anche un'altra considerazione. Supponiamo fossimo un'azienda privata, tu ad uno che ricopre il ruolo di dirigente dopo aver fatto una selezione interna è dopo un anno, e non dopo cinque, che gli devi dire o che non è capace e allora ritorna a fare il quadro, oppure, se è capace, rimane dirigente.
Perché si inserisce nel discorso della spending review? Perché nel momento in cui tu passi a dirigente e sopprimi un posto da quadro si capisce che di fatto c'è un risparmio. Se invece per ipotesi tu questi dirigenti li riportassi a livello di quadro e poi dovessi prendere dei dirigenti, ecco, a quel punto avrai il costo pieno, non solo i 30 mila euro di differenza tra quadro e dirigente.
Per cui tra Giunta e Consiglio si tratta di un risparmio di circa 550 mila euro.
Tra l’altro ho visto che nella pianta organica la Regione pur sopprimendo questi ha comunque liberi altri 45-50 posti di quadro, pertanto volendo premiare altre persone ce n’ha a iosa.
Inoltre si crea quel meccanismo, secondo me buono per tutti i dipendenti, per poter far carriera dall'interno. Tu entri magari come operaio poi passi a impiegato, a quadro, e magari se nei hai le capacità potrai arrivare anche a fare il dirigente. E questo credo sia positivo proprio sotto il profilo dello stimolo.
Del resto questa Regione, Consigliere Busilacchi, ha approvato delle leggi che per quanto riguarda la stabilizzazione dei precari e le progressioni verticali hanno previsto delle procedure per selezioni interne e addirittura solo per titoli. In questo caso, invece, ci sono stati delle vere prove.
E' chiaro che in teoria questo articolo potrebbe essere impugnato, però, ecco, io oggi parlo nella praticità.
Perché mi sento di condividere e di proporre quest'atto (e non ho promosso nessuno di questi, posso quindi essere quello più neutro, più libero rispetto ad altri nel discutere di questa questione)? E’ perchè credo che fare questo sia nell'interesse della Regione, è per il funzionamento stesso, come pure, ripeto, per un discorso di risparmio.
Sarebbe stato diverso se avessimo detto di prendere tot precari li stabilizziamo tutti ecc.. No, il caso specifico è una fattispecie differente, questi non sono precari sono dipendenti regionali a tutti gli effetti con la qualifica di quadro che attraverso un concorso interno sono passati più di cinque anni fa dirigenti. E' chiaro che se fossero stati esterni una sanatoria sarebbe completamente illegittima.
E voglio aggiungere anche un’altra considerazione; una considerazione che dovete valutare molto liberamente, qui non dobbiamo certo imporre niente a nessuno, questo provvedimento va ragionato e condiviso, se l'Assemblea lo condivide bene, se non lo condivide bene lo stesso, però, ecco, le conseguenze le dovete valutare.
La considerazione è questa. A partire dal prossimo anno tutte le Regioni non potranno avere più dell’ 8% o 10% di dirigenti esterni (e questi sono di fatto parificati dirigenti esterni). Ad oggi questa Regione per quanto riguarda la Giunta ha 7 dirigenti esterni più 1 e 13 interni che però in questa qualifica sono parificati agli esterni. Allora capite che qui si tratterebbe di dire a questi signori il prossimo anno “via da dirigenti”. Ma poi queste mansioni chi le ricopre?
Questo mio ragionamento è molto aperto, molto chiaro, non ci sono sotterfugi, è tutto molto palese. Se fossimo, ripeto, un'azienda privata non ci sarebbero dubbi, non ci sarebbe nemmeno da discutere.
Delle procedure, quindi, sono state seguite. Le altre stabilizzazioni, sistemazioni ecc. votate in questo Consiglio erano invece più fievoli. Qui siccome si parla di dirigenti allora ecc.. Poi adesso c'è questo furore agonistico all'esterno, questa spending review (che spesso si utilizza anche a sproposito). Ecco, in questo caso è proprio una spending review perché la Regione, ripeto, con questo intervento va a risparmiare.
Aggiungo un'ultima considerazione. La Regione Marche ha circa 1.300 dipendenti, con la cura dimagrante più pesante di questi due anni e mezzo siamo scesi a 60 dirigenti su una pianta organica di 97, ed ho notizia di una richiesta di pensionamento, quindi scenderemo a 59. Per cui in assoluto siamo la Regione d'Italia con minor numero di dirigenti.
Questa è dunque una proposta molto aperta, molto libera, è l’Assemblea che dovrà assumerla, sapendo però di che si tratta, ed io, insomma, ve le ho dette tutte con molta libertà, con molta tranquillità.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Questo emendamento inserito attraverso la Commissione di cui faccio parte va trattato, secondo me, sia nel merito sia da un punto di vista politico.
Da un lato nel merito sono bellissime le parole dell'Assessore Viventi, assolutamente inconfutabili, ma c'è un piccolo dettaglio. Perché queste persone sono state tenute in naftalina cinque-sei anni a fare i dirigenti precari? Perchè negli enti pubblici in generale e spesso in un luogo come la Regione Marche non c'è mai un modo gestionale di chiarezza nella progressione interna delle carriere? Non a caso il Ministro Brunetta fece una serie di disposizioni, talvolta addirittura quasi provocatorie, che hanno suscitato dibattiti accesi fra i sindacati, all'interno della pubblica amministrazione.
A me non piace illudere la gente, e quindi non mi piace raccontare a dei dirigenti a tempo che sicuramente dopo questa approvazione faranno i dirigenti in maniera stabile. E lo dico senza piaggeria di sorta, non mi sento migliore di lei, Assessore Viventi, non voglio certo essere quello che sale in cattedra. E’ per rispetto di chi lavora da anni con tanto sudore. Dubito assai che questo provvedimento non sarà impugnato.
La verità è che questo provvedimento è tardivo, è posto in un momento politico di cornice assolutamente inopportuno. Lo tiriamo fuori proprio nel momento in cui – leggasi i giornali di ieri – ci sta un certo signor tecnico governo Monti che – altro che Tremonti e Berlusconi che avevano tagliato le risorse disponibili non toccando la sanità – sta decretando, colleghi, la fine delle Regioni. Alle Regioni si è arrivati a tagliare l'80% delle risorse disponibili e adesso entriamo in una fase di tagli pesanti della sanità, bèh, è evidente che il prossimo dibattito sarà: chiudiamo le Province, chiudiamo le Regioni e facciamo un altro organismo. Perché francamente non si sa cosa a quel punto potremo gestire.
In Commissione, Assessore, questo emendamento è arrivato la mattina stessa della convocazione. Dopodichè io e un altro collega abbiamo avuto il dubbio amletico di come affrontarlo. Se avessimo dovuto guardare solo all'aspetto maggioranza e opposizione avremmo dovuto respingerlo perché non vi era stato il tempo di studiarlo e approfondirlo. Questo però abbiamo voluto evitarlo consentendo un passaggio di approfondimento verso un organismo, che ovviamente essendo citato nel vostro emendamento ritenevamo, conditio sine qua non, essenziale, appunto, per approfondire l'applicabilità di questa norma (il quesito che poneva il Consigliere Busilacchi), ovvero l'Ufficio di Presidenza. Abbiamo cioè votato in maniera condizionata affinché l'Ufficio di Presidenza lo approfondisse.
E davamo per scontato che l'Ufficio di Presidenza fosse stato adeguatamente coinvolto. Ma sopratutto davamo per scontato che chi ha presentato questo emendamento ci sottoponesse una valutazione di tipo giurisprudenziale. Invece nessuno ci ha spiegato, quindi noi per non fare ostruzionismo abbiamo consentito di portarlo in Aula.
Quindi nel merito ci sono due aspetti. Il primo è che bisogna portare un profondo rispetto al personale, ma il miglior modo per farlo è di perdere quella brutta abitudine italiana che c'è nel pubblico di tenere in naftalina i dipendenti, promettere quelle promozioni dicendo se lavori di più, se fai questo, se fai quello, insomma quel metodo un po' feudale e padronale di liberare le carriere. E questa mentalità non è né di centro-destra né di centro-sinistra, è un vizio italico che se vogliamo guardare verso il nuovo va debellato. Questo vizio italico sta portando ad avere da un lato persone meritevoli di poter fare il dirigente e che non lo potranno fare più perché l'evolversi della normativa, come diceva anche lei, Assessore, porta a tutta una serie di quote; oggi dobbiamo ammettere che chi è quadro con molta difficoltà riuscirà, con questi chiari di luna europei e italiani, a diventare dirigente da qui a quattro anni. Dall’altro bisogna portare rispetto anche a chi si è assunto delle responsabilità, a chi in cinque anni ci ha messo la faccia e la firma.
Però la procedura fatta in questi termini – e qui vengo all'aspetto politico di Aula – è sbagliata. Di questo emendamento si era già sentita voce, lo si voleva portare già un paio di mesi fa in Aula, poi oggi viene inserito in questo modo.
Non si è fatto un adeguato lavoro di approfondimento tecnico per capire, uno, se il risparmio è reale come dice l'Assessore. Vorrei ricordarle, Assessore, che quando lei ha iniziato il suo mandato - non se ne abbia a male, sa che comunque la stimo – noi due abbiamo avuto una grande diatriba politica sugli scivolamenti pensionistici, lei diceva che mandarli in pensione costava di più io dicevo che costava di meno. Poi, dati alla mano, ho avuto ragione io, tant'è che qualcosina abbiamo fatto. Può darsi che questa volta abbia ragione lei, perché non ho la pretesa di, però dovete comunque rendervi conto – non è infatti imputabile a lei ma a tutta la Giunta e al concerto di maggioranza, che è quella, diciamoci la verità, che determina l'ordine del giorno del Consiglio – che una questione così delicata andava approfondita, sviscerata e fatta nella maniera più trasparente possibile.
Vorrei ricordare che quando i giornali parlano di queste cose e le paragonano magari al vitalizio la differenza è che sul vitalizio siamo noi a decidere come affrontarlo, in più è un beneficio che ci riguarda, nel caso in questione, invece, noi stiamo andando a disquisire, anche in maniera legittima, sia chiaro, sul futuro degli altri, cioè del personale.
Quindi, ripeto, dovremmo imparare ad essere molto più seri, non dobbiamo tenere in naftalina la gente per anni, dobbiamo fare le procedure in maniera trasparente, smetterla con gli amici degli amici, i nemici, ecc.. Bisognerebbe – e su questo invito il Consiglieri Busilacchi e la maggioranza a fare una profonda riflessione – che imparassimo, se per davvero vogliamo usare il metodo della trasparenza dei concorsi, a far fare i concorsi a qualcuno di esterno (l'Italia è il paese dei conflitti di interessi, che non sono quelli di Berlusconi, spesso sono quelli che si vengono a creare naturalmente). Fare un concorso pubblico in cui magari c'è solo un esterno e la commissione è tutta interna francamente a mio parere è un po' demagogia, rispetto a una selezione del personale fatta non tramite concorso ma, ad esempio, per titoli. Alla fine, cioè, le persone che giudicano sono sempre quelle.
Quindi dovremmo cercare di essere un po' più chiari e trasparenti.
Rammaricato sul piano del rispetto umano nei confronti di questi dirigenti, di cui posso esprimere giudizi positivi solo per quelli del Consiglio, degli altri, per la verità, non abbiamo mai modo di confrontarci in maniera costante e continuativa come può fare un Assessore, dobbiamo però cercare di guardare a più aspetti, quello economico, di salvaguarda dell'ente, e la salvaguardia delle carriere sia di chi può fare il dirigente sia di chi avrebbe voluto e non ci è mai riuscito, ma sopratutto dobbiamo guardare il clima e il momento di opportunità politica.
In questo momento questa norma fatta in questi termini credo sia inopportuna. Dovremmo imparare a tutelare meglio tutti i dipendenti, in primis quelli che hanno fatto i dirigenti pro-tempore. Sarebbe quindi opportuno che la Giunta insieme all'Ufficio di Presidenza valutasse se ci sono altri strumenti per cercare di ottemperare il prima possibile all’esigenza di non lasciare i precari dirigenti in naftalina e allo stesso tempo garantire quelle regole inconfutabili per tutti i dipendenti della Regione.
Pertanto dovremmo valutare se non votare oggi questa cosa, di non politicizzare questo tipo di provvedimento e magari vedere se c'è...(...) La politica c'entra, Assessore, se ci sono gli articoli sui giornali è già politica. Dal momento che un provvedimento di un ente eletto tramite la politica finisce sui giornali, ebbene, è un problema politico. La gente per queste cose ci interroga. Ed io non voglio uscire di qua dividendomi in quello sciocco pacchetto ove da un lato ci sono i ruffiani dei dirigenti e dall'altro i paladini della rivoluzione del bar dello sport. Io non ci sto più a questo gioco patetico della politica in cui devo essere rivoluzionario del bar dello sport, demagogico, oppure essere lo yes man dell'apparato di potere. Io vorrei cambiare le cose.
Allora, ecco, dovete essere in grado – ci sono anche i margini - di fare le cose come si deve. L'apertura che il PdL aveva dato in Commissione era di serietà, non abbiamo voluto fare l'ostruzionismo, che per noi sarebbe stato fin troppo facile fare, bastava dire “l'avete portato stamattina e non lo vogliamo, se lo veda l'Aula”.
Detto questo, se andiamo a braccio di ferro, io il mio braccio a una norma che verrà ridicolizzata dal Governo...(...) Bèh, questo a maggior ragione…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, non è un contraddittorio.

Giovanni ZINNI. Sì, però io l’Assessore lo ringrazio, perché si sofferma sulla serietà di un partito che non fa ostruzionismo solo per partito preso, cerca di consentire la trasparenza dell'Aula. Quindi di questo la ringrazio, Assessore.
Detto questo, se andate avanti a braccio di ferro voto contro.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Le argomentazioni del collega Viventi hanno tracciato i profili di responsabilità che devono presiedere alle scelte che l'Aula saggiamente deve fare.
Penso che le preoccupazioni siano molto sensate, ma la ricostruzione fatta della vicenda organizzativa, amministrativa del personale regionale richiama un dovere di precedenza, di responsabilità.
In effetti, come diceva poco fa il Consigliere Zinni, questo provvedimento poteva essere fatto prima. Una critica, questa, che possiamo rivolgere a noi stessi.
Ma nella logica spartana che guida le scelte del personale regionale, a volte, in questo mondo in crisi, anziché questo atteggiamento spartano essere premiato viene punito. Questo è il guaio in cui siamo incorsi.
L'Assessore Viventi ha già detto che siamo passati da una dotazione organica effettiva di 92 dirigenti a 61 dirigenti capaci di reggere un'organizzazione che aveva oltre il 50% di dirigenti in più.
La situazione attuale è quella che conoscete. Ci sono dirigenti che hanno due-tre incarichi. Questo è risparmio, che però stabilizzato porta all'inefficientamento.
E per questi dirigenti è stata fatta una prova selettiva. L'obiezione sollevata dal Consigliere Busilacchi è molto seria, il riferimento alla prova pubblica la conosciamo bene, ma non è che ci siano stati degli arbitri o delle scelte discrezionali che prescindessero dalla valutazione effettiva del fabbisogno e dalle caratteristiche professionali e tecniche fatte oggetto di una valutazione.
Al momento attuale, dopo una sperimentazione positiva, pensare che i tredici dirigenti a tutto tondo, che hanno guidato le attività strategiche della Regione, che costituiscono un elemento ineliminabile, possano essere riportati indietro da una legislazione che nel frattempo è diventata più avara, penso sia sbagliato.
Gli interventi che ho sentito sono tutti ispirati alla preoccupazione ma anche alla responsabilità.
L'approvazione di questo atto è dunque privo di preoccupazioni? No, però è necessitato. I casi che prevedono la deroga al principio generale sono largamente congruenti con la nostra situazione, abbiamo un organico dirigenziale assolutamente in posizione emergenziale.
Il gravame delle responsabilità della parte dirigenziale della Regione Marche è tra i rapporti più bassi in Italia, con responsabilità multiple di direzioni generali.
In via fattuale l'apertura della deroga, che pure la legge prevede, è per casi eccezionali, addirittura è prevista per personale precario. Qui siamo di fronte a personale stabilizzato che viene ammesso a funzioni superiori previa prova selettiva. E' una condizione assolutamente in linea con i regolamenti e le leggi che si sono improvvisamente aggravate e che prevedono ulteriori gelate, in cui si rischia che vengano premiati gli scialacquatori e puniti i risparmiatori.
Penso quindi sia un atto di responsabilità approvare questo emendamento e la legge così come viene integrata, è per dare la registrazione del funzionamento necessario all'amministrazione regionale, per continuare a garantire qualità, ampiezza di servizi, competenza, capacità tecnica.
Faccio presente che l'assenza di questo pacchetto, che rappresenta la parte evolutiva dal corpo centrale dei livelli D verso la parte dirigenziale degli ultimi dieci anni, significherebbe, oltre che una gelata per quanto riguarda le aspettative dei nostri dirigenti, anche una mutilazione non risolvibile con le regole presenti e future annunciate per le amministrazioni regionali.
Quindi la responsabilità, non certo priva delle preoccupazioni che sono state annunciate, dovrebbe guidare l'approvazione dell'atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. A dire il vero non ero intenzionato ad intervenire, ma la discussione di questo argomento è molto seria e sicuramente importante.
Dico subito che voterò a favore di quest'atto e con questo mio intervento cercherò di spiegarne il perché.
Intanto credo sia lodevole da parte di qualsiasi Amministrazione promuovere e valorizzare le risorse interne, tutte, cosa che da sempre fa il cosiddetto privato. Quindi che alcuni dipendenti, non attraverso un incarico di carattere fiduciario, come dice la sentenza della Corte Costituzionale, ma attraverso una selezione, assumano incarichi superiori da dirigenti e per cinque anni lo mantengano con giudizio positivo (se non fosse così sarebbe da irresponsabili proporre un emendamento di questo tipo), credo sia doveroso, da parte di chi vuole, ripeto, valorizzare le risorse interne, stabilizzare.
E' una scelta politica che io pur essendo all'opposizione di questa maggioranza voterò.
E' stata fatta una selezione, c'erano i requisiti, il giudizio è giusto. Io non parlo dell'aspetto finanziario, ma, vivaddio, oggi il lavoro non si trova, il lavoro precario dilaga da tutte le parti, allora nel momento in cui noi possiamo stabilizzare qualcosa ci facciamo scudo delle misure che altri ci impongono oppure diventiamo più realisti del re, guardiamo gli aspetti giuridici.
Quindi lo voto con convinzione, e credo debbano farlo anche gli altri Consiglieri, proprio per mandare un messaggio a tutto il mondo precario; certo, noi qui parliamo di precari per modo di dire, sono persone che hanno un incarico esterno, sono cioè in aspettativa, e qualora dovessero terminarlo rimarrebbero comunque dipendenti interni.
L'approvazione di questa norma è un'affermazione di principio, cioè quello di stabilizzare e di riconoscere il diritto al lavoro secondo le proprie capacità e secondo i propri diritti acquisiti attraverso una selezione, punto.
Invece cosa diversa, Assessore, è il metodo adottato riguardo l’inserimento, una modalità che ormai è difficilmente accettabile. Questo provvedimento è tardivo, ma il metodo di inserirlo in una legge con la quale ha poco a che vedere, ripeto, non è accettabile. Anzi, se vogliamo affermare un diritto non nascondiamoci dietro il risparmio economico, saremmo contraddittori.
Ecco, era proprio questo il motivo principale della mia indecisione se astenermi o votare a favore. Non è tollerabile fare i furbi continuamente, arrivare all'ultimo minuto – che ormai, ripeto, è diventato un costume da parte di questa amministrazione su tutti i settori, compresi piani e programmi molto importanti di questa maggioranza – e dire “guardate, non c'è tempo, bisogna che l'approviate”.
Quindi nel metodo dovete cambiare, dovete rispettare di più il Consiglio regionale e seguire quello che molto spesso vi dà come indirizzo e come norma.
Detto questo sul metodo, ribadisco il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Colleghi Consiglieri, su un argomento come questo forse è più facile rimanere in silenzio, ma il nostro senso di responsabilità e il nostro dovere credo sia quello di pronunciarsi. Per la verità noi l'abbiamo già fatto in Commissione. E leggo positivamente anche quello che il Consigliere Zinni ha definito essere un’apertura di serietà della minoranza, altrimenti questo provvedimento non sarebbe passato in quanto per la maggioranza, come ricordava poc'anzi il nostro Capogruppo, eravamo presenti soltanto io e il Consigliere Latini. Dunque prendiamo atto di questa apertura di serietà.
Questo è un ragionamento di metodo ma anche di merito. L'Assessore Viventi diceva “la Giunta ha deciso, la Commissione pure”.
Sono stati molti gli interventi, da ultimo quello del Presidente Bucciarelli che condivido; e questa mattina lo chiamo Presidente perché l'intervento che ha fatto nasce proprio da chi conosce la struttura, le persone, il funzionamento della Regione.
L'Assessore Viventi parlava di praticità, ecco, insieme a questo aspetto io metterei anche praticità, diritto e diritti, trasparenza.
Sono d'accordo con il Consigliere Busilacchi quando parla di una pubblica amministrazione efficiente e snella, e mi permetto di aggiungere una pubblica amministrazione di qualità, con capacità tecniche, una pubblica amministrazione in cui al centro deve avere sempre l'etica. Dunque una pubblica amministrazione competente. (...) Io parlo di quella italiana, vedo che la secessione, collega Marangoni, va oltre la Romagna, siamo arrivati a...(...). Tutti questi sono criteri, dicevo, di una pubblica amministrazione efficiente.
Sono infatti d'accordo quando si richiamano i precari e la necessità sopratutto di dare una prospettiva alle ragazze e ai ragazzi.
E su questo c'è sicuramente un insieme di atti da compiere, a partire certamente dalla crescita di questo Paese, ma anche da atti come quelli che ha fatto una Regione come la nostra. Dunque leggi ad esempio per la stabilizzazione dei precari, ma anche, aggiungo, la graduatoria a cui faceva riferimento il Consigliere Busilacchi, quella del concorso per amministrativi. Io sono certo che con una pubblica amministrazione efficiente, snella, capace, eticamente corretta, quei ragazzi probabilmente non sarebbero più in graduatoria ma avrebbero già un posto di lavoro.
Ecco quindi la necessità di avere una pubblica amministrazione efficiente.
Quindi il punto fondamentale è l'ingresso nella pubblica amministrazione, che deve avvenire sempre per concorso pubblico, altra cosa è dare la possibilità, una volta che le persone sono entrate, di poter far crescere, di dare riconoscimenti alle persone che vi lavorano. Se non c'è questo il merito diventa una parola vuota.
Sarebbe stato comodo per quelli che come me sono qui come prima legislatura dire che siamo in presenza di atti compiuti nel 2006. No, non è così. Dobbiamo sempre assumerci le responsabilità.
Allora qui non ci sono soltanto diritti acquisiti, ci sono quelle garanzie che queste persone hanno dato alla pubblica amministrazione in questi anni, perché se così non fosse stato sarebbe stato gravissimo averli mantenuti nei posti da dirigente. Quindi se sono stati mantenuti è perché sono stati capaci di fare il loro dovere.
E pongo un limite, questo sì politico, lo pongo a tutti noi, ma prima ancora all'Ufficio di Presidenza. Vi sembra possibile che una Regione, che nella sua natura, nella sua responsabilità principale ha il compito di fare leggi, abbia un solo dirigente a tempo indeterminato? Allora mi chiedo: nel momento in cui i nostri Presidenti si dovessero confrontare con altri Presidenti d'Italia dei Consigli regionali e dicessero loro che noi appunto abbiamo soltanto un dirigente a tempo indeterminato, ebbene, credo che la domanda che verrà posta ai nostri Presidenti sarà: “ma cosa fate, perché siete in queste condizioni?”.
Pertanto io sono dell'avviso, per dare coerenza a parole come trasparenza, diritto, merito, possibilità (e non soltanto affinché si possa diventare dirigenti, ma tutti, ad ogni livello si deve dare la possibilità di passare al livello superiore), che bisogna dare il riconoscimento vero alle persone. Io questo lo ritengo un atto importante per una pubblica amministrazione efficiente e per politici che vogliono assumersi le responsabilità.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al collega Massi e poi al collega Ricci, vorrei sottolineare un aspetto. L'Ufficio di Presidenza ha lamentato il fatto di non essere stato per nulla coinvolto se non a cose fatte. L’Ufficio di presidenza martedì mattina si è visto recapitare questo emendamento, nel quale c'è scritto “la Giunta regionale e l'Ufficio di Presidenza includono”. L’Ufficio di Presidenza è stato completamente bypassato, ha avuto notizia di questo emendamento a cose fatte.
Questo sul piano del metodo, ancor prima sul piano del merito, non penso sia un comportamento corretto nei confronti di un'istituzione. Posto che come istituzione Consiglio regionale abbiamo un'autonomia organizzativa tanto e quale ce l'ha la Giunta. Quindi penso che un rapporto diverso sia possibile portarlo avanti.
Do ora la parola al collega Massi e infine al collega Ricci. (...) Faccio finta di non aver ascoltato questa frase, fortuna che era a microfono spento, è una caduta di stile che uno che ha fatto il Presidente del Consiglio regionale non si sarebbe dovuto permettere!
Prego Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Preciso subito - e questo vale sia per oggi che per i giorni successivi - che ho autorizzato, se così si può dire, i colleghi del mio Gruppo di essere liberi a livello di coscienza su questo voto. Una volta la libertà di coscienza si invocava e si assicurava per questioni etiche che riguardavano la libertà, la persona. Oggi di fronte al contenimento della spesa credo ci siano le stesse condizioni di eticità e di moralità, per cui deve essere riservata ad ogni Consigliere, prima ancora dell'indirizzo del partito e del gruppo, una libertà di coscienza.
Alla fine del mio intervento vi dirò quale sarò il mio voto.
L'altra cosa che voglio precisare è il fatto che questo argomento, come giustamente diceva il collega Zinni, è di quelli che suscitano curiosità, pruriti, scatenano ipocrisie e pudori vari e sopratutto una morbosa attenzione degli organi di stampa.
Io sono qui da diversi anni, ho ascoltato con attenzione la relazione del collega Viventi, e mi associo a quello che ha detto perché insieme abbiamo vissuto le vicende (spesso nella Commissione bilancio) dell'organizzazione del personale della Regione Marche. I colleghi che sono di lunga durata come me sanno di tutti gli interventi che ho fatto per dire che la riorganizzazione della macchina Regione era necessaria. E questo lo dicevamo agli inizi degli anni 2000.
Che cos’è che oggi colpisce il cittadino? Il cittadino contesta lo stipendio del Parlamentare e del Consigliere regionale? Sì. E perché? E’ solo per il fatto che siamo in tempo di crisi? No. E’ perché i politici in Italia, quelli che percepiscono un'indennità dall'organizzazione politica sono 144 mila, in Germania, che ha 80 milioni di abitanti, ce ne sono 35 mila, compresi i borgomastri.
Il problema allora non è quanto prendiamo, il problema è che i numeri sono eccessivi. E questo vale prima ancora per i dirigenti, che in tutte le organizzazioni dello Stato rispetto ai politici sono il triplo.
Il cittadino non ha paura che un direttore generale prenda 200 mila euro, il problema è quanti sono i direttori, e quanti erano nei Ministeri, quanti dirigenti hanno oggi le Regioni, quanti ce n'erano fino a poco tempo fa nella sanità.
Al collega Marcolini che sottolineava le virtù – per carità, ognuno difende il suo operato – voglio dire che se non ci fosse stato, parliamoci chiaro, l'incalzare incessante e tremendo della crisi, a quale spending review, a quale riorganizzazione della dotazione organica della Regione avreste messo mano?
Al collega Bucciarelli e anche al collega Giancarli che ha una lunga esperienza amministrativa e che invocavano il merito voglio dire che il merito non è emerso tutte quelle volte che sono prevalsi due tarli gravissimi della pubblica amministrazione: l'appiattimento e l'occupazione politica.
E l'appiattimento è quello che tutti noi abbiamo conosciuto, quindi oggi non ci mettiamo la foglia di fico!
Io ho fatto il segretario comunale dal 1984 e tutte le volte che c'era da discutere sulla produttività venivano i sindacati a dirci che a ogni dipendente c'era da regalargli 200 mila lire. E guai se come segretario comunale, quindi da capo del personale, chiedevi di darei a uno 400 mila lire perché era più cortese, più disponibile, perché lavorava di più, ecc.. E' ora che ce lo diciamo!
L'appiattimento nella pubblica amministrazione è stato un tarlo micidiale, si è spesso fatto appiattimento alzando i livelli di retribuzione e rendendo tutti uguali.
In ogni pubblica amministrazione per il cittadino sarebbe interessante capire chi è il dirigente più bravo, e capire se è pagato per essere così bravo. Perché se tira la carretta, come si dice in gergo, va pagato, anche molto e più degli altri.
Diceva l'economista Osbourne che nella pubblica amministrazione come in un'azienda (e quando l'azienda è pubblica il cliente è un utente cittadino) non premiare il riconoscimento dei più bravi è gravissimo.
Il collega Viventi ed io fuori da quest’Aula - lui è un dirigente del settore privato io sono un dirigente del settore pubblico - abbiamo sottolineato sempre le stesse cose, cioè la necessità di riorganizzare, di razionalizzare le macroaree, i servizi ecc.. In parte è stato fatto, in parte è ancora da fare.
Quando andiamo, colleghi della Giunta, ai famosi convegni di Confindustria e delle organizzazioni artigianali, di cui vantiamo un po' le nostre eccellenze, è dura far capire che nella Regione Marche abbiamo un dirigente ogni venti dipendenti. Questo oggi è duro, cari amici!
Ho fatto tutta questa premessa non per fare prediche morali bensì per dire che oggi ci troviamo di fronte a un provvedimento che, come ha detto il Consigliere Zinni, è in ritardo, che evidenzia, mi dispiace dirlo, una mancanza di tempestività, di razionalizzazione, di capacità di riorganizzare. E' vero, come ha detto l’Assessore Viventi, in un'azienda privata questo problema sarebbe stato risolto in quattro e quattr'otto cinque anni fa. Quindi questo sottolinea la carenza che c'è stata.
Oggi siamo di fronte a un provvedimento che, sul piano giuridico, per me, sul piano morale, per altri, può suscitare dei ripensamenti e delle riflessioni anche negative. So che è un provvedimento realistico, con i piedi per terra, che può suscitare anche demagogie, ma che ci impone di prendere una posizione realistica.
I colleghi della Commissione competente hanno dato segno di quell'apertura che sicuramente era necessaria.
Oggi lo considero un provvedimento realistico perché quelle persone quel lavoro lo svolgono. Chiedo che per essi nelle prossime settimane ci sia chiarito chi merita di più e chi merita di meno. Uscite dall'egualitarismo terribile che nuoce la pubblica amministrazione. Oggi questo provvedimento, ripeto, è un provvedimento realistico.
E non sono qui per fare prediche demagogiche, come diceva il Consigliere Zinni, da bar dello sport, non serve, sarebbe troppo facile.
Pertanto il mio voto in questo momento è di astensione perché in qualche modo mi ritrovo sulle valutazioni che ha espresso il collega Viventi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Aggiungo solo poche cose a quanto detto già dal Consigliere Giancarli.
Il gruppo del PD con senso di responsabilità voterà questo provvedimento.
Sono d'accordo su un punto richiamato dal collega Massi. Questa maggioranza per i prossimi anni ha puntato l'azione su quattro-cinque temi strategici fra cui quello della verifica della struttura organizzativa dell'ente. Perché bisogna snellire, risparmiare, perché la politica si è asciugata, la struttura burocratica deve essere verificata, ottimizzata sia a livello dirigenziale che ad altri livelli. Ecco, questo è un tema centrale, come ricordava appunto il collega Massi, quindi su questo punto ha ragione.
Invece non sono proprio d’accordo sul suo richiamo alla Germania che ha meno politici, perché, ecco, non so se poi abbia meno costi, perché il tema è anche il rapporto tra numeri ed emolumenti. Per cui quando si dicono certe cose bisognerebbe fare più attenzione.
Ho apprezzato molto la schiettezza, il buonsenso e la chiarezza dell'Assessore Viventi. Rispetto a questo provvedimento ha richiamato tre temi di fondo. Anch'io credo che non ci siano né trucchi né inganni. Apprezzo quel suo intervento perché vi ho colto una chiarezza estrema, l'onestà intellettuale della riflessione.
I punti sono tre, li riprendo perché sono quelli che ci spingono a votare questo provvedimento.
Primo, garantire la struttura dell'ente dal punto di vista dell'efficienza e della qualità. Al Consigliere Zinni do atto che avete fatto passare l'atto in Commissione e di averlo fatto portare in Aula. Avreste potuto impedire che arrivasse con un parere della Commissione in quanto in quel momento eravate in maggioranza.
Noi abbiamo apprezzato il lavoro dei dirigenti che oggi andrebbero stabilizzati, almeno quelli del Consiglio, abbiamo più volte richiesto la loro opera, il loro contributo, ci hanno favorito l'iter di tantissimi atti e di tutte le proposte di legge.
Il secondo punto è quello del risparmio che si ottiene.
Il terzo è quello della valorizzazione del personale interno, che dovrebbe essere seguita come prassi invece spesso la si sottovaluta.
Ci sono però due questioni, Assessore Viventi, che ci lasciano qualche dubbio.
Una è quella del metodo. Qualora dovessimo affrontare altre emergenze di questo tipo (perché qui o altrove ci sono tante altre figure professionali che andrebbero stabilizzate) non possiamo certo perdurare con questi metodi.
Certamente c'è un ritardo, ma credo, Consigliere Bucciarelli, che non si può tardare ancora. Arriviamo a cinque anni e mezzo o sei? Arriviamo a settembre? Risolviamola oggi.
Oggi ci apprestiamo a votare un provvedimento con la presunzione di legittimità, Assessore Marcolini, ma abbiamo anche qualche preoccupazione, come dice il collega Busilacchi, e come è accaduto in qualche altra Regione, ovvero che questo atto possa essere impugnato.
Il voto del PD è un voto convinto (seppure mantiene in capo ad alcuni nostri Consiglieri qualche dubbio), è per senso di responsabilità e per le cose che ho richiamato poc'anzi, cioè garantire la struttura in termini di qualità, risparmiare e valorizzare il personale interno.
Con queste convinzioni ci apprestiamo a votare questo atto, mantenendo anche qualche dubbio sul percorso fatto finora.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi per dichiarazione di voto.

Gianluca BUSILACCHI. Grazie Presidente. Essendo già intervenuto farò solo una breve dichiarazione di voto, ma avendo sentito ora l’intervento del mio Capogruppo ci tengo a differenziarmi su una singola cosa, ovvero sull’articolo 2 bis.
A distanza di circa un anno mi capita di distinguermi su alcuni aspetti dal mio Gruppo, e mi verrebbe da dire che sulla questione dell’altra volta la cronaca recente mi ha poi dato ragione. In ogni caso questi aspetti non sono atti strategici né di programmazione, quindi sul piano politico sono tranquillo.
Ho ascoltato con interesse gli interventi degli Assessori Viventi e Marcolini, che sono due Assessori che stimo, tra l’altro l’Assessore Marcolini ha fatto un intervento più generale sulla spending review che certamente condivido sul piano politico.
Vorrei però dire alcune cose. Intanto io non so chi siano le persone che qui andrebbero stabilizzate, e non mi interessa neanche, il legislatore non interviene guardando alla bravura delle singole persone, noi, perlomeno da questi banchi, non interveniamo ad personam
L’Assessore Viventi richiamava il fatto che nelle aziende private sarebbero già stati stabilizzati. E’ vero, ma noi siamo una pubblica amministrazione, quindi è la Costituzione che ci ricorda che qui si devono fare i concorsi pubblici. E guardi, se le devo dire proprio quello che penso fino in fondo, io sono addirittura per l’abolizione dei concorsi pubblici. Se vogliamo aziendalizzare alcune cose della pubblica amministrazione che si facciano delle idoneità generali, poi si assume, e chi sta sopra si prende la responsabilità delle chiamate. Però, certo, non è la Regione Marche che può scegliere riguardo a questo.
Lei diceva che nel 2006-2007 sono stati fatti dei concorsi interni, però quelle erano delle selezioni interne a tempo determinato non a tempo indeterminato. La sentenza della Corte Costituzionale - che ho trovato ieri per approfondire - sulla legge della Regione Lazio n. 22 del 2009 - scusate colleghi, non si riesce a parlare - ricorda, cito testualmente: “la natura comparativa e apertura della procedura è elemento essenziale del concorso pubblico, sicché deve escludersi la legittimità costituzionale di procedure selettive riservate che escludano o riducano irragionevolmente la possibilità di accesso dall’esterno violando il carattere pubblico del concorso. Quindi non si devono ridurre gli ambiti del concorso pubblico attraverso interventi che surrettiziamente ne svuotino i tratti essenziali. Occorre che vi sia una specifica selezione concorsuale. Infatti il previo superamento di una qualsiasi selezione pubblica presso qualsiasi ente pubblico è requisito troppo generico per autorizzare una successiva stabilizzazione senza concorso, perché esso non garantisce che la previa selezione avesse natura concorsuale e fosse riferita alla tipologia del livello delle funzioni che il personale successivamente stabilizzato è chiamato a svolgere”.
Questo aspetto è chiarissimo. Dice espressamente che quando ci sono delle selezioni interne esse non hanno natura di concorso pubblico, e quindi c’è una impugnazione della Corte Costituzionale.
Pertanto questo caso è giurisprudenza, è uscito anche su Il Sole 24 Ore, dunque io l’ho letto ed approfondito. Sicchè votare adesso a favore di una cosa che è palesemente contraria mi sembra un po’ eccessivo.
Tra l’altro è stato qui ricordato dallo stesso Ufficio di Presidenza anche il problema del metodo.
Quindi prima del voto chiedo al Presidente Solazzi di valutare la possibilità che l’atto possa tornare in una riunione congiunta dell’Ufficio di Presidenza e della Commissione. Qualora non ci sarà tale possibilità io, ritenendo utile la legge nel suo complesso, voterò contro solamente su questo articolo specifico. Se poi questo articolo verrà approvato mi asterrò sul voto finale della legge, perché, ripeto, gli altri articoli li condivido.

PRESIDENTE. E’ evidente che per un provvedimento di questo tipo, consapevole che inerisce sia l’organizzazione della Giunta sia l’organizzazione del Consiglio, la procedura corretta era quella che l’emendamento venisse discusso, approvato e presentato dalla Giunta che è l’organo di governo della Regione e dall’Ufficio di Presidenza che è l’organo di governo dell’Assemblea legislativa. Ma questo non è avvenuto, e mi voglio augurare che non sia avvenuto per errore.
E voglio anche sottolineare che per senso di responsabilità l’Ufficio di Presidenza nella sua interezza – che ringrazio -, pur considerando grave questa procedura, rispetto a questo articolo si asterrà.
Quindi lo facciamo, ripeto, per senso di responsabilità, ma vogliamo anche evidenziare che una procedura di questo tipo non sarà più tollerata dall’Ufficio di Presidenza. Non c’è la volontà né di intralciare i lavori né di entrare nel merito del provvedimento, c’è un problema che sta a monte, ovvero quello di correttezza, di rapporti, ma anche di correttezza di procedure dal punto di vista tecnico legale.
Detto questo, non ho capito se il Consigliere Busilacchi ha fatto una vera proposta di rinvio oppure se era un appunto. Perché se è il primo caso sono costretto a metterla ai voti altrimenti no. Questo lo devo capire prima di passare alla votazione dei singoli articoli. (…) No, Consigliere Trenta, la sua dichiarazione è superata, la dichiarazione di voto casomai…(…) Perfetto. (…) Però, scusate, se dovete approfondire qualcosa o mi chiedete la sospensione dei lavori oppure mi vedo costretto a mettere in votazione la proposta di rinvio del Consigliere Busilacchi. (…) Non si chiede la sospensione? Bene. Allora pongo in votazione la proposta di rinvio del Consigliere Busilacchi della proposta di legge n. 226.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Passiamo alla…(…) Come, Consigliere Acquaroli? Prego.

Francesco ACQUAROLI. Presidente, chiediamo la sospensione dei lavori per cinque minuti per poter fare una riunione di Gruppo.

PRESIDENTE. Bèh, magari anche dieci che però siano davvero dieci minuti e poi riprendiamo. Anche perché abbiamo ancora molti punti all’ordine del giorno. La seduta è sospesa.

La seduta è sospesa alle ore 11,55


La seduta riprende alle ore 12,15

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Pongo in votazione l’articolo 1. Dichiaro aperta…(…) Prego, Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Non sono intervenuto precedentemente, Presidente, quindi approfitto di questo punto per fare una dichiarazione di voto.
Al di là del valore dei dirigenti, per la stabilizzazione la legge prevede il concorso pubblico, inoltre prevede la possibilità della riserva dei posti per il personale interno. Quindi, proprio perché questi dirigenti sono bravi e competenti, sarebbero comunque gli stessi che potrebbero cogliere l’opportunità del concorso pubblico.
Ritengo, pertanto, che non possiamo superare quello che prevede la legge, quindi voterò contro questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione. (…) Bene. Appello nominale a nome dei Consiglieri Acquaroli, Foschi, Natali.
Favorevoli: Badiali, Bucciarelli, Camela, Comi, Donati, Eusebi, Giancarli, Giannini, Latini, Luchetti, Malaspina, Marconi, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Ricci, Sciapichetti, Traversini.
Contrari: Binci, D’Anna.
Astenuti: Acquaroli, Bugaro, Carloni, Ciriachi, Foschi, Marinelli, Massi, Natali, Romagnoli, Silvetti, Solazzi, Zaffini, Zinni.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2 bis. (…) Bene. Lo pongo in…(…) Ah, chiedete l’appello nominale su tutti gli articoli? (…) Bisognerebbe chiederlo di volta in volta, comunque, va bene, semplifichiamo.
Articolo 2 bis. Lo pongo in votazione per appello nominale a nome dei Consiglieri Acquaroli, Foschi, Natali.
Favorevoli: Badiali, Bucciarelli, Camela, Comi, Donati, Eusebi, Giancarli, Giannini, Latini, Luchetti, Malaspina, Marconi, Mezzolani, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Ricci, Sciapichetti, Traversini.
Contrari: Acquaroli, Binci, Carloni, D’Anna, Foschi, Marangoni, Marinelli, Natali, Silvetti, Zaffini, Zinni.
Astenuti: Bugaro, Massi, Pieroni, Romagnoli, Solazzi.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3 (Dichiarazione d’urgenza). Ricordo che serve la maggioranza dei Consiglieri assegnati (quindi 22 voti).
Favorevoli: Badiali, Bucciarelli, Camela, Comi, Donati, Eusebi, Giancarli, Giannini, Latini, Luchetti, Malaspina, Marconi, Mezzolani, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Ricci, Sciapichetti, Solazzi, Spacca, Traversini.
Contrari: Acquaroli, Binci, Carloni, Foschi, Marinelli, Natali, Silvetti, Zaffini.
Astenuti: Bugaro, Ciriaci, Giorgi, Massi, Pieroni, Romagnoli, Zinni.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
Favorevoli: Badiali, Bucciarelli, Bugaro, Camela, Comi, Donati, Eusebi, Giancarli, Giannini, Latini, Luchetti, Malaspina, Marconi, Mezzolani, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Ricci, Romagnoli, Sciapichetti, Solazzi, Spacca, Traversini.
Contrari: Carloni, Marinelli.
Astenuti: Ciriaci, Massi, Zinni.

(L’Assemblea legislativa approva)

Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto la parola il Consigliere Zinni, ne ha facoltà.

Giovanni ZINNI. Mi sento intanto di ringraziare il collega Capogruppo Francesco Massi per la libertà di voto che viene lasciata, data la delicatezza della questione, ai Consiglieri facenti parte del Gruppo.
Io voterò contro per due motivi. Primo, non voglio ratificare il fatto che una persona possa essere, da dipendente interno, dirigente a tempo per anni. Questo è un primo aspetto che non condivido. Se questa procedura fosse stata adottata due anni fa, e vengo al secondo aspetto, insomma, ecco, c’è un problema di opportunità politica. Basta che pensiate al fatto che il sottoscritto, ad esempio, ha rinunciato al vitalizio, non perché mi sentissi un eroe rispetto ad altri colleghi, ma perché ritenevo che quello era un momento in cui quella cosa si poteva fare e quindi andava fatta per cercare di mantenere un collegamento col popolo elettorale.
Pertanto questa di oggi è un’altra di quelle questioni che rasenta una inopportunità politica.
Mi dispiace umanamente e profondamente per quei dirigenti che possono essere toccati da questa norma. Dirigenti che conosco, che non solo stimo e rispetto ma ritengo anche meritino profondamente di veder stabilizzata la loro posizione. E’ inconfutabile che questo rientri nei loro diritti, ma i diritti li hanno tutti i dipendenti e tutta la trasparenza di immagine della Regione Marche.
Quindi voterò contro, non sono disposto a mettere toppe in extremis laddove potevamo fare un lavoro di alto livello e molto serio prima. Mi dispiace, ripeto, umanamente, ma secondo la massima ove ognuno di noi espleta un ruolo, alla fine il sottoscritto ha le sue responsabilità come altri, pertanto non mi sento di votare a favore.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Sarò brevissimo. Poc’anzi un collega ha detto che l’aver introdotto questo ulteriore articolo costituisce una scelta politica. Infatti quando si vuole stabilizzare con una simile forma il personale interno trattasi proprio di scelta politica.
Inoltre a mio avviso non si tratta soltanto di contenuto ma anche di modalità e forma. Ma purtroppo oggi la politica non è proprio sinonimo di trasparenza, di evidenza pubblica - ed ovviamente lo dico per tutti noi -, e non è che oggi ci accorgiamo che viene fatto qualcosa di nuovo rispetto al passato.
Secondo me questa proposta di legge è dotata di una buona dose di cortina fumogena. E non è un caso che si fa riferimento quasi in modo ossessivo - oggi purtroppo facciamo politica ossessionati dallo stile dell’antipolitica - al contenimento della spesa, alla riduzione della spesa del personale e così via.
Il mio pensiero va a quei numerosi dirigenti che oggi vedranno preclusa la possibilità di avanzamento e di progressione, soprattutto perché beffati da un ennesimo precedente (questo infatti è un ennesimo precedente) che noi, appunto, non crediamo sia caratterizzato da trasparenza ed evidenza pubblica.
Non mi dilungo sugli aspetti procedurali che sono stati in modo puntuale sollevati dal collega Busilacchi, di cui condivido l’intervento.
Quindi preannuncio il voto contrario di Futuro e Libertà.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Chiaramente la Lega su questa proposta di legge, soprattutto per l’introduzione dell’articolo 2 bis, voterà contro.
Ci sono procedure assolutamente inaccettabili. Ci rende ad esempio sospettosi la dichiarazione d’urgenza; magari l’approssimarsi dei tempi della spending review ha scombussolato i piani di parecchi dipendenti regionali.
Noi dunque siamo a favore per una ridiscussione delle cariche dirigenziali.
Sicuramente ad una parte della nostra Regione, rispetto ad altre che ben sappiamo sono vicine al default, bisogna riconoscere dei meriti, va certo a nostro favore, ma questo non ci esime dal criticare in modo particolare il metodo che è stato adottato per prendere il treno di questa proposta di legge n. 226, ovvero collegare ad essa questo emendamento che inserisce l’art. 2 bis, che non era opportuno e soprattutto anche poco chiaro per i commissari presenti in Commissione.
Questo è il motivo per cui la Lega voterà contro questa proposta di legge. Affinchè non passi il concetto che la Regione Marche ha ancora fatto una nuova infornata di dirigenti come la vecchia politica sapeva fare.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Foschi.

Elisabetta FOSCHI. Anch’io apprezzo l’indicazione data dal Capogruppo. Annuncio che, parlando anche a nome dei colleghi Natali, Acquaroli, Carloni e Marinelli, voteremo contro questo provvedimento, è per i forti dubbi di costituzionalità della modalità con cui si è proceduti. Una modalità che in primis è irrispettosa per quelle professionalità che tutta l’Aula ha riconosciuto e che sicuramente, come qualcuno ricordava, sarebbero state altamente in grado di vincere selezioni o concorsi di altro tipo.
Per una Regione non ci sembra il modo di procedere più corretto quello di tenere congelate, sospese figure dirigenziali, non è giusto anche umanamente, è quasi a dover chiedere stabilità ma chissà quando. (…) Si fanno i concorsi! Se si è sbagliato in passato non significa si debba…

PRESIDENTE. No, no! Assessore Viventi, lei poi chiuderà i lavori, non si possono interrompere i colleghi.

Elisabetta FOSCHI. Non significa, dicevo, si debba sanare in malo modo una vicenda iniziata in malo modo. Questo modo di fare non lo ritengo corretto.
Per cui, ripeto, valutando – e non sono la sola, mi sembra che anche qualcuno della maggioranza abbia espresso la stessa perplessità, gli stessi dubbi – questo provvedimento fortemente a rischio di anticostituzionalità, voteremo contro, proprio, addirittura, tutelando l’intero personale di questa Regione, non solo alcune figure.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Intervengo solamente per ribadire la mia astensione sull’atto nella sua complessità. Purtroppo durante l’interruzione dei lavori ho approfittato per fare un approfondimento su questa legge, sicchè non ho fatto in tempo a rientrare per votare l’articolo incriminato, sul quale ribadisco che avrei votato contrariamente.

PRESIDENTE. Ha la parola, a conclusione del dibattito, l’Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Ribadisco alcuni concetti espressi nel mio precedente intervento.
Nel proporre questo atto all’Aula le intenzioni della Giunta regionale sono intenzioni serie. Esse riguardano la prosecuzione dell’attività amministrativa della Regione Marche. Ci sono tredici posizioni dirigenziali in Giunta e tre in Consiglio che sono state affidate attraverso selezioni interne oltre cinque anni fa, sono insopprimibili, senza di queste non si assicura il funzionamento della Regione.
Qualcuno ha detto “fate le procedure”, ma voi li leggete i provvedimenti del Governo? Dal prossimo anno saranno vietati i concorsi pubblici, tutto è bloccato. Quindi non può fare nessuna procedura. Potresti farlo nella misura del 20% del limite dell’anno precedente, per cui noi potremmo mettere a concorso 1 posto. Chiaro?
Non si può parlare così giusto per parlare, per dire qualcosa, bisogna sapere come stanno le cose.
Noi abbiamo preso questo provvedimento nella consapevolezza piena che, certo, sicuramente ci possono essere dei problemi, come avete detto anche voi, però non si può sottacere che ci sono persone che svolgono questi ruoli da oltre cinque anni, che hanno partecipato a una selezione interna, che sono stati ritenuti meritevoli, altrimenti si sarebbero dovuti togliere dall’incarico sei mesi-un anno dopo.
Quindi è un atto di giustizia nei confronti di queste persone. Ma soprattutto serve. Qui tutti quanti parlano di giustizia degli altri. Ma quale giustizia? La prima giustizia è nei confronti di chi ricopre questi incarichi. Tutti vogliamo fare i privatisti, tutti berlusconiani, poi quando è il momento non si vuole riconoscere il merito.
Questo innanzitutto è un discorso di merito. Ed io credo, l’ho detto prima e lo ripeto, che in qualsiasi azienda dirigenti competenti bravi ecc. sarebbero stati sistemati sicuramente prima.
Detto questo, ho anche motivato il provvedimento. Ripeto, io sono il più libero, nel 2006 non ero nell’Amministrazione, quindi non devo difendere per forza qualcosa, però professionalmente vi dico che questo è un atto giusto. Tra le altre cose, potendo in questo modo sopprimere alcuni posti in pianta organica di quadri, realizzeremo un risparmio organico di 550 mila euro.
Allora ci sono due elementi essenziali: il riconoscimento del merito e il risparmio.
Dobbiamo fare considerazioni serie. Noi qui diamo la possibilità di crescita al personale interno, come dovrebbe fare ogni azienda sana. Dobbiamo togliere i tappi. Se non diamo la possibilità alle persone interne di fare carriera come pensate che si possa proseguire? (…) I sindacati? Bèh, si sono espressi? Li avete sentiti? Se avessero avuto una contrarietà feroce si sarebbero fatti sentire.
E questa peraltro non è una stabilizzazione di gente precaria, qui si tratta di persone interne, sono quadri dell’azienda che hanno fatto una progressione di carriera.
Ripeto, considerato che queste persone sono parificate a dirigenti esterni e che dal prossimo anno l’Amministrazione non potrà averne più del 10%, noi rischieremo veramente di non dare la possibilità alla Regione di avere un funzionamento concreto.
Pertanto gli elementi sono tre: funzionamento dell’ente, meritocrazia e risparmio.

PRESIDENTE. Grazie Assessore Viventi.
Proposta di legge regionale n. 226. La pongo in votazione per appello nominale come sopra richiesto, quindi a nome dei Consiglieri Acquaroli, Natali, Foschi.
Favorevoli: Badiali, Bucciarelli, Camela, Comi, Donati, Eusebi, Giancarli, Giannini, Latini, Luchetti, Malaspina, Marconi, Mezzolani, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Ricci, Sciapichetti, Spacca, Traversini.
Contrari: Acquaroli, Binci, Carloni, D’Anna, Foschi, Marangoni, Marinelli, Natali, Silvetti, Trenta, Zaffini, Zinni.
Astenuti: Bugaro, Busilacchi, Ciriaci, Giorgi, Massi, Pieroni, Romagnoli, Solazzi.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 227
ad iniziativa dei Consiglieri Badiali, Perazzoli, Foschi, Traversini, Marinelli
“Ulteriori modifiche alla legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell'equilibrio ambientale e disciplina dell'attività venatoria”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 227 ad iniziativa dei Consiglieri Badiali, Perazzoli, Foschi, Traversini, Marinelli.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. La proposta di legge n. 227 riguarda le norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria.
Avremmo sicuramente fatto a meno di ritornare in Aula su questo argomento se non ci fosse stato il ricorso del Governo alla Corte Costituzionale su due articoli, il 2 e il 5.
Il primo riguarda le dieci giornate di caccia vacanti che non sono consentite dalla 157. Avevamo fatto una forzatura come la legge regionale della Toscana; purtroppo in Toscana è stata approvata cinque-sei anni fa mentre da noi no.
Il secondo riguarda la caccia di selezione, anche con la neve, per quanto riguarda gli ingulati.
Siccome sono difformi alla 157 come Assemblea legislativa facciamo bene a ritornare indietro e stralciare questi due punti.
Ma visto che si doveva tornare in Aula per questi due articoli abbiamo anche ritenuto apportare quelle modifiche concordate con l’ufficio e con l’Assessore che sono strettamente collegate al funzionamento della legge 7 modificata qualche mese fa.
Nella modifica avevamo previsto di portare la quota minima di iscrizione agli ATC a 50 euro, perché poi gli ATC, essendo loro i gestori, sapranno quale è la quota da mettere. La quota minima di 50 euro l’abbiamo messa anche per chi pratica la caccia migratoria. Con la precedente legge c’era una differenza invece oggi la quota minima di 50 euro è per tutti. E a noi questo sembra inopportuno e ingiusto, perché chi fa la migratoria non va a caccia della lepre, del fagiano, della pernice, insomma, di tutti quegli animali che devono essere gestiti sul territorio.
Quindi qui riportiamo a 15 euro minimo, poi l’ATC deciderà se dovrà essere 20, 25 o 30.
E questo lo riportiamo anche con una norma transitoria che parte da quest’anno. Per cui a chi ha già pagato 50 euro gli ATC dovranno restituire a seconda della tariffa che stabiliranno.
Altro tema. L’altra volta avevamo tralasciato una parte della questione per gli appostamenti fissi. Abbiamo detto che gli appostamenti fissi da adesso in poi sono così, non abbiamo salvaguardato il pregresso, e ci è sembrata una cosa normale. Cioè, parte con le normative della nuova legge, ma per il pregresso resta così com’era.
Un’altra questione è la tassa per chi non paga gli ATC entro la data stabilita. Avevamo fissato una multa pari alla quota di iscrizione all’ATC. Ma siccome gli ATC in base alla gestione che intendono fare possono differenziare le quote di iscrizione, uno può mettere 50 euro e un altro 70, abbiamo allora ritenuto fissare una multa uguale per tutta la regione, 50 euro.
Queste sono le parti più importanti che abbiamo cercato di chiarire, sono punti significativi ma non di sostanza. Non abbiamo fatto neanche le concertazioni con le associazioni venatorie, con le associazioni agricole e con il mondo ambientalista. Abbiamo modificato ciò che non va minimamente ad incidere sulla struttura portante della caccia, lo abbiamo fatto soltanto su quelle particolarità che ho testè specificato.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Foschi.

Elisabetta FOSCHI. Sarò brevissima, non ho infatti molto da aggiungere, come ricordava il collega Badiali, è un atto dovuto in quanto la legge è stata impugnata.
Personalmente ritengo che la Regione poteva avere un po’ più di coraggio. Sulla questione delle dieci giornate che qualche altra Regione è riuscita ad ottenere, come ha detto il collega Badiali, poteva provare a motivare la scelta fatta precedentemente.
Detto questo, sugli articoli della proposta di legge non ho altro da aggiungere. Mi riservo eventualmente di intervenire su alcuni degli emendamenti presentati.

PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento passiamo alla votazione. (…) Prego, Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. E’ per snellire l’ordine dei lavori, Presidente. Tutti gli emendamenti che ho presentato, ad esclusione del 4 bis/2 e del 4/1 a mia firma e del collega Badiali, sono ritirati.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Latini, ne ha facoltà.

Dino LATINI. Dopo la relazione del Presidente Badiali mi corre l’obbligo di ritirare gli emendamenti, dato che ha sottolineato che l’intervento modificativo si rivolge essenzialmente al contrasto che la sentenza di incostituzionalità ha determinato per la legge già approvata, ed anche in funzione del fatto che non ha neanche concertato il percorso delle modifiche che sottopone all’attenzione dell’Assemblea in quanto si pongono su questioni di ordine prettamente giuridico al fine di rideterminare la legittimità della legge stessa.
Vorrei però segnalare la questione che il tema dell’attività venatoria pone per gli addetti e la necessità di una rivalutazione complessiva, non tanto un affastellamento di legge su legge, della situazione relativa all’attività venatoria stessa. Ciò alla luce delle ultime sentenze del Consiglio di Stato, della Corte Costituzionale, come pure delle scelte compiute da altre Regioni che nell’ambito della caccia e della tutela dell’ambiente hanno effettuato progressi notevoli soprattutto negli ultimi tempi.
Quindi ritiro i miei emendamenti a seguito della relazione fatta dal Presidente Badiali. Mi riprometto di ricostruire un’attività di riflessione per la Giunta e il Consiglio nell’ambito di una valutazione diversa riguardo la protezione dell’attività venatoria e dell’inserimento della stessa nell’ambito dello sviluppo e della tutela dell’ambiente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Emendamento n. 01/1 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 01/2 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 01/3 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 01/4 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 01/5 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 01/6 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 01/7 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 01/8 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 01/9 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 01/10 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 01/11 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 01/12 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 01/13 del Consigliere Latini. Ritirato.

Emendamento n. 01/14 dei Consiglieri Badiali, Malaspina, Perazzoli, Marinelli, Bugaro, Traversini, Foschi:
Prima dell’articolo 1 inserire il seguente:
“Articolo 01 (Modifica articolo 9 della l.r. 7/1995)
1. Al comma 4, dell'articolo 9, della legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7, Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell'equilibrio ambientale e disciplina dell'attività venatoria, le parole "la Provincia concede la gestione delle ZRC all'ATC sulla base di specifico piano di gestione faunistico-ambientale, approvato dalla Provincia" sono sostituite dalle seguenti: "La gestione delle ZRC è affidata all'ATC sulla base di specifico piano di gestione faunistico-ambientale, approvato dalla Provincia".
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 01/15 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 01/16 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 01/17 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 01/18 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 01/19 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 01/20 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 01/21 del Consigliere Latini. Ritirato.

Articolo 1.
Emendamento n. 1/1 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 1/2 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 1/3 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 1/4 del Consigliere Latini. Ritirato.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 1bis/1 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 1bis/2 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 1bis/3 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 1bis/4 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 1bis/5 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 1bis/6 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 1bis/7 del Consigliere Latini. Ritirato.

Articolo 2.
Emendamento n. 2/1 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 2/2 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 2/3 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 2/4 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 2/5 del Consigliere Latini. Ritirato.

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2bis/1 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 2bis/2 del Consigliere Latini. Ritirato.

Articolo 3.
Emendamento n. 3/1 del Consigliere Latini. Ritirato.

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4.
Emendamento n. 4/01 della terza Commissione:
L’articolo 4 (modifica all’articolo 31 della l.r. 7/1995) è soppresso.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)
(N.B. vedi a pag. 46 e seguenti la discussione su questo emendamento e conseguente variazione del risultato della votazione)

Decadono gli emendamenti n. 4/1, 4/2, n. 4/3, n. 4/4, che peraltro erano già stati ritirati dai proponenti.

Emendamento n. 4bis/1 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 4 bis/2 del Consigliere Bugaro:
Al comma 2 dell’articolo 32 dopo la parola “appostamento” è aggiunto il seguente periodo: “Per il prelievo da appostamento sia fisso che temporaneo il numero dei richiami vivi di allevamento utilizzabili è libero”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

(…) Con l’approvazione dell’emendamento n. 4/01 della terza Commissione sono decaduti gli emendamenti n. 4/1, 4/2, 4/3, 4/4, in quanto l’articolo 4 è stato soppresso.

Giacomo BUGARO. Ma l’articolo 4 è una modifica dell’articolo 31 della l.r. n. 7/95!

PRESIDENTE. Insomma, ecco, è un po’ complesso, ora lo verifichiamo. (…) E’ quello che ho detto! Abbiamo dichiarato decaduto l’emendamento di Bugaro perché l’emendamento 4/01 della Commissione soppressivo dell’articolo 4 è stato approvato, quindi è chiaro che una volta soppresso un articolo non può essere emendato.
Procediamo con gli altri emendamenti.

Emendamento n. 4bis/3 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 4bis/4 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 4bis/5 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 4bis/6 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 4bis/7 del Consigliere Latini. Ritirato.

Articolo 5.
Emendamento n. 5/1 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 5/2 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 5/3 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 5/4 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 5/5 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 5/6 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 5/7 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 5/8 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 5/9 del Consigliere Latini. Ritirato.
Emendamento n. 5/10 del Consigliere Latini. Ritirato.

Articolo 5. Lo pongo in votazione. (…) Prego Badiali.

Fabio BADIALI. Presidente, c’è stato un errore, non so come possa essere successo. L’articolo 4 lo abbiamo soppresso, e questo è vero, poi lo reinseriamo con l’emendamento 5 ter/1. Ma l’emendamento n. 4/1 non c’entra niente con quell’altro, è un altro articolo. Questa è la legge 7, sono due cose diverse. (…)

PRESIDENTE. Dunque, ricapitolo, il Consigliere Bugaro aveva ritirato l’emendamento n. 5/1 però ora lo mantiene in vita, e sull’emendamento…(…) Come? (…) Allora, inizialmente ha detto che ritirava un certo numero di emendamenti. E l’articolo 5 ancora non lo abbiamo votato. Quindi, ecco, prima del voto dell’articolo 5 adesso ci dice che rispetto alla richiesta di ritirarli tutti l’emendamento n. 5/1 lo mantiene.
Anzi, adesso presenta anche, insieme a Badiali, un sub emendamento che così recita “l’emendamento n. 5/1 è sostituito dal seguente: ‘prima del comma 1 è inserito il seguente 01: Alla lettera c) del comma 1 dell’articolo 31 della l.r. 7/1995 la parola “complessivamente” è soppressa’.”. Quindi pongo in votazione questo sub emendamento. (…) Màh, non è facile, molte cose vanno per atto di fede! Però, scusi, se vuole capire meglio, piuttosto che spiegarglielo io, lei ha vicino, sia politicamente che di banco, il collega Badiali. Prego Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Credo che questo subemendamento non sia ammissibile, non si aggancia a un emendamento sullo stesso argomento. Così è sempre stato. Non si può subemendare riferendosi a qualsiasi punto della legge.
Quindi chiedo di verificare questo aspetto che per me è lampante.

PRESIDENTE. Guardate che non c’è nulla da nascondere, nel senso che abbiamo sub emendato e il Consigliere Bugaro ha rinunciato al ritiro dell’articolo per permettere di sanare un errore di valutazione da parte di diversi Consiglieri rispetto ad emendamenti e articoli già approvati. Questo è evidente.
Però se ora se ne fa una questione di inammissibilità posso fare un'altra cosa, ossia riprendere, naturalmente con l’accordo dell’Aula, tutto il discorso dal momento in cui è stato approvato l’emendamento di Badiali ovvero della terza Commissione.
Però, ecco, al di là di tutto, il tema superiore di quando si delibera è la volontà dell’Assise. Allora la volontà dell’Assise mi pare sia quella di riparare ad un errore. Sicchè non è il ripensamento di una votazione.
Allora le cose sono due, o lo facciamo attraverso un subemendamento ad un articolo che ancora non abbiamo votato oppure si ritorna indietro e si ripete la votazione che, appunto, è stata determinata da un errore. E tutto questo con la massima trasparenza, non è che nascondiamo qualcosa o facciamo giochetti. Ripeto, c’è stato un errore, lo possiamo sanare o con questo subemendamento oppure ritorniamo indietro nella votazione, è l’Aula che decide.
Possiamo andare avanti con questo subemendamento? (…) No? Grazie Binci della collaborazione, spero di poter ricambiare quanto prima! (…) E’ una battuta ovviamente, Consigliere Binci, ma ritornare indietro rispetto a una cosa che sa comunque verrà ripristinata ci fa perdere tempo, è solo per questo. Però va bene, d’accordo.
Allora torniamo all’emendamento n. 4/01.

Emendamento n. 4/01 della terza Commissione. Ritirato

PRESIDENTE. Ora abbiamo l’emendamento 4/1. Ci sono subemendamenti? (…) Prego, Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Presidente, considerato che su questa cosa c’era una unanimità, e che ieri fino alle 18,00-19,00 gli uffici sono stati a disposizione per fare gli emendamenti…(…) Vicepresidente Bugaro, per favore, mi faccia parlare! Allora, dicevo, se ci sono degli emendamenti sbagliati che sono stati votati, punto, vale quella votazione. Se qualcuno ha commesso l’errore a presentarli finisce lì! Quello che stiamo facendo è uno spettacolo veramente indegno!
Siamo in una situazione dove ci chiudono gli ospedali, ci chiudono gli uffici postali, invece qui stiamo da anni dietro a questioni della caccia che sono incredibili rispetto, ripeto, alla tensione che c’è, rispetto ad altre tematiche. E’ veramente una cosa scandalosa! E’ scandalosa questa unanimità e questo coro a difesa degli errori che sono stati commessi, nonostante l’impegno che c’era delle associazioni e il lavoro che è stato svolto dagli uffici.
Quindi se un errore è stato commesso punto, si vada avanti con i lavori perché ci sono altre cose da fare!

PRESIDENTE. Lo show è finito, proseguiamo. (…) Sì, collega, è uno show!
E’ pervenuto il seguente subemendamento n. 4/1/1 dei Consiglieri Bugaro e Badiali:
L’emendamento n. 4/1 è sostituito dal seguente: Il comma 1 dell’articolo 4 è sostituito dal seguente:
1. Alla lettera c) del comma 1 dell’articolo 31 della l.r. 7/1995 la parola “complessivamente” è soppressa.”.

(L’Assemblea legislativa approva)

(…) Bene, il Consigliere Silvetti è favorevole, quindi ci sono due soli contrari.

Emendamento n. 4/1 dei Consiglieri Bugaro e Badiali. Decaduto.

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ed ora riprendiamo dal punto in cui eravamo arrivati.

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 5 ter/1 della terza Commissione:
Dopo l’articolo 5 bis (Norma transitoria) è aggiunto il seguente:
“Articolo 5 ter (Modifica alla l.r. 7/2012)
1. Dopo l’articolo 21 della l.r. 7/2012 è aggiunto il seguente:
Articolo 21 bis (Norma transitoria)
1. Gli appostamenti fissi esistenti alla data di entrata in vigore della presente legge possono essere costituiti da un capanno principale e da capanni sussidiari posti nel raggio di m. 200.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 227, così come emendata. La pongo in votazione.
(…) Allora lo facciamo per alzata di mano: favorevoli 23, contrari 4, astenuti nessuno.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 195
ad iniziativa della Giunta regionale
“Modifiche alla legge regionale 1 dicembre 1997, n. 71 – Norme per la disciplina delle attività estrattive”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 195 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Colleghi Consiglieri, la legge n. 71/1997 disciplina l'attività di coltivazione delle cave. Ha alcune finalità, intanto quella di conseguire un corretto uso delle risorse nel quadro, come scritto nell’articolo 1, di una rigorosa salvaguardia dell'ambiente e del territorio, delle sue componenti fisiche, biologiche, paesaggistiche e monumentali, definite in particolare dal Piano paesistico ambientale regionale e dai Piani di bacino previsti dalla legge 183 del 1989.
Questa legge (non a caso si parla di un corretto uso delle risorse) promuove la tutela del lavoro, la qualificazione produttiva, l’innovazione tecnologica di tutto settore delle imprese e definisce la previsione dei fabbisogni, la ricerca sperimentazione di materiali alternativi, il corretto utilizzo delle tecniche e dei metodi atti a conseguire il massimo risparmio complessivo soprattutto per i materiali di maggior impatto territoriale o disponibili in risorse più limitate.
E’ quindi una legge importante, anche se qui abbiamo affrontato soltanto alcuni aspetti.
Voglio ringraziare l’Assessore Giannini, perché quando ci si interfaccia con lei si lavora bene, si fanno buone leggi, si soddisfa pienamente la curiosità culturale e intellettuale. Quindi in modo molto sincero mi sento di ringraziarla dal profondo del cuore.
Detto questo elenco brevemente alcuni principi.
Intanto legalità, rispetto delle regole per tutta la filiera, per le imprese, per le istituzioni locali, per l'economia, e anche rispetto e certezza per chi è proposto al controllo.
Inoltre c'è lo spostamento di una data per i versamenti che va dal 31 marzo al 30 settembre. Ritengo che in un momento di crisi come quello stiamo vivendo si debbano riconoscere le sofferenze delle stesse imprese, anche se operano in un settore particolare.
Quindi un'attenzione all'economia e al mondo imprenditoriale.
Vengono stabilite norme legate alle sanzioni fino all'istituto della sospensione e della decadenza. Chi non rispetta le regole perde anche il diritto all’autorizzazione.
Accogliamo in parte l'emendamento presentato dal Presidente Bucciarelli, quindi la Commissione a questo ha presentato un subemendamento. Riteniamo la percentuale che propone notevole, per cui la riduciamo in parte, abbiamo previsto fino al 20% la sanzione nei primi novanta giorni e dai 90 ai 180 mentre il 25% va bene.
Quindi legalità, certezza delle regole, attenzione all'economia, ambiente. Le risorse sono destinate alla bonifica delle cave dismesse, delle aree degradate. Ed abbiamo voluto costruire una proposta con l'Assessore anche rispetto la possibilità di intervenire sugli ambienti naturali connessi.
E’ una legge di pochi articoli, ma a mio avviso, a nostro avviso, è puntuale, perché intanto, ripeto, dà certezze, chiarezza, trasparenza, inoltre coglie un'esigenza che era sentita dal mondo del lavoro e dal mondo imprenditoriale.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Ho ascoltato con grande attenzione la relazione del Presidente Giancarli, in buona parte la condivido, ma riguardo i percorsi mi si impone di fare un ulteriore approfondimento.
Il testo proposto dalla Giunta è stato, per fortuna, sostanzialmente modificato. Non c’è la volontà da parte del sottoscritto, quale relatore di minoranza e appartenente all’opposizione, di fare il bastian contrario, ma in questi anni in una materia molto delicata come quella delle attività estrattive mi sono abituato ogni volta a fare un po’ di ricognizione e a vedere un po’ quello che succede nel territorio.
La ricognizione fatta con gli uffici è stata piuttosto impietosa. E’ emerso che l’ente di riferimento, cioè il Comune, quello che praticamente contribuisce a prelevare e a distribuire alla Provincia e alla Regione la parte del contributo dovuto dall’imprenditore di riferimento, è spesso moroso. Ma è moroso perché a sua volta è moroso l’imprenditore. Ebbene, da questa ricognizione è però emerso che i Comuni spesso non si fanno parte diligente per sanare questa morosità.
Quindi c’è stata una condotta piuttosto indisciplinata da parte dei cosiddetti cavatori, che non contribuiscono così a far funzionare la filiera, che poi ovviamente produce ripercussioni importanti dal punto di vista della tutela dell’ambiente e dello stesso rispetto della norma.
Ecco perché all'interno di questa proposta di legge si è voluto ribadire con maggior forza che l’istituto della decadenza dovesse essere mantenuto, è come monito. Si è cercato di graduare ancor meglio l’arrivo a questo istituto, allungando cioè i tempi, arrivando a una sospensione più ampia. In ogni caso l’istituto della decadenza a mio avviso è stato bene reintrodurlo in questa norma.
E’ stato un bene mantenere la penale progressiva. E’ stato sicuramente un bene anche ripristinare la destinazione d'uso di questi fondi. E il ripristino agli usi specifici della quota parte regionale a favore delle aree interessate dalle cave dismesse da aree degradate costituisce, secondo me, un buon punto d’arrivo.
Alla luce di queste considerazioni, alla luce di questa modifica sostanziale, sicuramente il mio voto e quello della minoranza sarà favorevole.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Intervengo non tanto per discutere le modifiche che sono state proposte alla legge regionale 71/1997 quanto per dare uno spunto sulle stesse. Modifiche che da un lato riguardano una prorogatio e l’aumento delle quote di partecipazione delle imprese, dall’altro il voler riconoscere agli imprenditori del settore, in questo momento di particolare difficoltà economica, la possibilità appunto di dilazionare il pagamento previsto dal citato comma 1 dell’articolo 17.
Di questa tematica molto importante per le Marche, le attività estrattive, voglio segnalare l'opportunità, se non la necessità – sono infatti convinto che nell'arco di un po' di tempo diventerà davvero una necessità – , di bilanciare queste attività (che sono storiche ma che erodono il nostro territorio) con le esigenze delle comunità interessate. E le comunità interessate non sono soltanto quelle in cui ricadono i siti delle attività estrattive, ma anche tutte quelle toccate del percorso del trasporto delle stesse, quindi in termini di reti viarie quasi tutto il territorio marchigiano. Ciò al fine di una compartecipazione e una valutazione diversa di quello che possiamo chiamare non pagamento del contributo ma direi una misura compensativa.
Pertanto segnalo all’Assessore, in termini del tutto propositivi, l'opportunità di valutare in futuro la revisione complessiva della disciplina delle attività estrattive. Tenendo conto di tre grandi principi che credo sia necessario applicare nel versante delle energie rinnovabili. Ossia le modalità della procedura attraverso una concertazione preventiva sia dei Comuni interessati, sia delle comunità, sia delle autorità competenti a valutare le autorizzazioni (non parlo solo delle Sovrintendenze, dell’Arpam o di altre, ma anche di quegli enti che oggi sempre di più sono destinati a dare valutazioni per evitare abusi di diritto).
L’altro aspetto è l’applicazione di vere misure compensative riguardo la lotta contro l’inquinamento, che sempre di più si diffonde a vari livelli attraverso vari strumenti sul nostro territorio. E quindi non una ricaduta in termini economici prettamente stretti dell'aspetto finanziario bensì una ricaduta migliorativa dei territori che vengono toccati.
Ed infine il controllo, cioè l'avvio effettivo della possibilità di avere accanto alle agenzie regionali un intervento di organismi, costituiti attraverso la compartecipazione della Regione, ma con l'aiuto dei Comuni e dei comitati (che in questo caso ancora non ci sono, li vediamo proliferare sempre di più nei vari settori, ma anche nel campo delle attività estrattive cominciano ad esserci forti polemiche), al fine di monitorare costantemente lo sviluppo dell'attività estrattiva stessa.
Dico questo non per essere contro un'attività economica storica nelle Marche, che ha una validità fondamentale in questo momento per il sostentamento della stessa, ma perché vi è la necessità di una regolamentazione uniforme su tutte le principali fonti di sostentamento attraverso l'utilizzo del territorio, passando dalle energie rinnovabili fino ad arrivare al carbonfossile, per continuare per la disciplina dell'attività estrattiva prettamente stessa.
Pertanto in questa direzione le indicazioni che ho offerto – ma oltre a quelle che ho accennato ce ne potrebbero essere anche di altre migliori – credo possano dare una risposta significativa nel quadro di un programma futuro, che non modifica legislativamente solo una parte dell'esistente, ma si propone un piano di intervento per il futuro in cui la pubblica amministrazione potrebbe giocare un ruolo determinante.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Giannini.

Sara GIANNINI. Innanzitutto voglio ringraziare la Commissione per il lavoro svolto.
L’esigenza da cui siamo partiti non è di revisione totale della legge, seppure, visto l'evolversi della situazione che attiene al mondo delle cave e alla crisi profonda che sta attraversando il settore, dovremmo riflettere anche su questo.
Ci siamo concentrati sulla questione che attiene più ruvidamente alle modalità di riscossione del canone regionale, perché, come diceva anche il Consigliere Silvetti, c'è una certa discrasia tra le norme definite dal Consiglio regionale ed il successivo comportamento anche nei Comuni che dovrebbero essere per noi i riscossori ufficiali.
In alcune situazioni abbiamo verificato che c'è una difficoltà reale della cava a versare le quote che attengono alle percentuali di imposizione, però ci sono anche delle situazioni, che stiamo approfondendo, in cui i Comuni pur avendo riscosso non versano alla Regione il dovuto.
Pertanto queste norme consentono da un lato di evitare che il mancato pagamento (che non sempre dipende dalla volontà dei cavatori, il più delle volte ci sono difficoltà reali) non comporti immediatamente la decadenza dall’autorizzazione. Infatti questo creerebbe un danno molto più grave, non solo al cavatore, ma a tutto il territorio. La decadenza immediata provocherebbe una ferita sul territorio senza poi vedere il recupero previsto dal progetto di cava.
Abbiamo anche individuato, in accordo con la Commissione, la specificità delle risorse che devono essere reimpiegate nel recupero delle cave dismesse. Nella nostra regione ve ne sono molte e anche molto antiche. Si potrebbe immaginare un’ipotesi progettuale che miri a un recupero anche aggiornato, come, ad esempio, alla produzione di energie rinnovabili o un utilizzo innovativo di quelle località se non si potesse ripristinare lo status precedente.
Quindi ritengo sia un buon lavoro fatto insieme. Ringrazio il Presidente della Commissione per le parole che ha avuto nei miei confronti, ed io aggiungo nei confronti anche del Servizio cave. Un Servizio che si è adoperato anche per fare un censimento, che sino ad oggi non c’era, delle risorse che dovevano essere introitate. Ed è stata già inviata ai Comuni la richiesta di versamento. Inoltre, come sapete, ci sono Comuni che hanno ricorso al Tar rispetto alla norma precedente, quindi l’approvazione di oggi potrebbe causare la decadenza di quelle cause nei confronti della Regione.
Mi auguro dunque che il Consiglio, seguendo l’indicazione dei relatori di maggioranza e di minoranza, voti questa legge.
Intanto potremo mettere un punto di certezza rispetto alle procedure. Dopodichè dovremo approfondire, insieme alle associazioni di categoria rappresentative e ai Comuni, le modalità attraverso cui immaginare una revisione, se vi è necessità, della legge 71. Tenendo conto che vi è discrasia tra piani approvati da alcune Province mentre altre hanno l’impossibilità di procedere alle azioni di cava, che, concludo, hanno un momento di grande difficoltà in quanto sono legate ai lavori pubblici e all’edilizia che sono tra quei settori che più di tutti, a causa della crisi, sono bloccati.

PRESIDENTE. Grazie Assessore. Passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Subemendamento n. 1/1/1 dei Consiglieri Giancarli, Ricci, Binci, Camela, Silvetti, Acquaroli, Acacia:
Le parole “al 30 per cento” sono sostituite dalle parole 2al 25 per cento”
Parere della Commissione?

Enzo GIANCARLI. Porta la firma di tutti i componenti della Commissione per cui sicuramente favorevole.

PRESIDENTE. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 1 del Consigliere Bucciarelli:
Al comma 2, dopo la lettera b) del comma 5 dell’articolo 17 della l.r. 7/97 così come sostituita è aggiunta la seguente:
“b bis) l’aumento del contributo in misura pari al 30 per cento qualora il versamento dello stesso sia effettuato negli ulteriori successivi novanta giorni”.
Conseguentemente sostituire il comma 5 bis con il seguente:
“5 bis. Le misure di cui alle lettere a), b) e b bis) del comma 5 non si cumulano”:
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3 (Dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva a maggioranza dei componenti assegnati)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(…) C’è un disguido tecnico, per cui facciamo per alzata di mano.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 195, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 47
ad iniziativa della Giunta regionale
“Linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema educativo marchigiano per l'anno scolastico 2013/2014. Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, articolo 138”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 47 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. E’ un atto che tiene conto dei vincoli legati al contenimento della spesa pubblica.
Gli indirizzi per la programmazione della rete scolastica, come noto approvati cadenza annuale, ripropongono anche per il 2013/2014 la consueta impostazione generale.
Viene ad esempio confermato che la programmazione deve essere svolta all'interno di ambiti funzionali per il miglioramento dell’offerta formativa. Vengono confermate le modalità procedurali di approvazione dei piani provinciali di dimensionamento della rete scolastica, ecc..
Tra i criteri generali di programmazione nel corso dell'esame in Commissione è stato inserito, in esecuzione di un ordine del giorno approvato recentemente dall’Assemblea, l’obbligo di salvaguardare gli ISC esistenti, la continuità didattica e il patrimonio edilizio esistente. E’ stato però previsto che, al fine di non diminuire il numero delle autonomie scolastiche, Comuni e Province possono effettuare operazioni di riorganizzazione della rete scolastica, anche prevedendo soppressioni, fusioni, sdoppiamenti e cambi di aggregazione di scuole o parti di esse (plessi, sezioni staccate, succursali), con particolare riferimento all'accorpamento e alla soppressione di plessi scolastici di piccole dimensioni, valutando attentamente il mantenimento, principalmente nelle aree montane, di un presidio scolastico di qualità, sostenibile nel lungo periodo.
L'atto individua poi i criteri particolari per il dimensionamento delle scuole primarie, dell’infanzia, e secondarie di 1° grado, riproponendo i consueti indirizzi su cui si è proficuamente provveduto ad effettuare il dimensionamento negli anni precedenti (considerare la consistenza della popolazione scolastica rapportata alla disponibilità edilizia esistente; considerare le caratteristiche demografiche, orografiche, economiche e socio-culturali del bacino di utenza; verificare l'efficacia della configurazione assunta dal servizio scolastico e dei servizi connessi quali trasporti, mense, ecc.).
Per le scuole secondarie di 2° grado le Province dovranno per la programmazione della rete scolastica…

PRESIDENTE. Scusi Consigliera, c’è una confusione tale cje non si riesce a percepire una parola. Per favore un po’ di silenzio, grazie.

Rosalba ORTENZI. Le Province, dicevo, dovranno per la programmazione della rete scolastica considerare la consistenza della popolazione scolastica nell'ambito di riferimento e dei flussi di mobilità volontari o indotti.
Le Province potranno anche procedere a istituzioni, soppressioni, fusioni, sdoppiamenti e cambi di aggregazioni di scuole o parti di esse (plessi, sezione staccate, succursali) tra istituti a medesima vocazione e nella prospettiva di potenziare la formazione di poli tra istituti tecnici e professionali.
Una novità importante è costituita dalla possibilità di istituire una sezione di liceo sportivo per provincia da attivarsi esclusivamente presso un liceo scientifico che abbia a disposizione impianti ed attrezzature ginnico sportive adeguate.
Sono poi fissati criteri per la programmazione territoriale dei percorsi di istruzione formazione professionale.
Infine l'atto approva l'elenco delle opzioni da attivare presso gli istituti industriali e professionali già individuate dalla Giunta regionale con procedura d'urgenza.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Brevemente per aggiungere solo che è un atto che prosegue la strada intrapresa da tempo da questa Regione della razionalizzazione e soprattutto dell'accorpamento delle scuole in ISC sia verticali che orizzontali.
E’ vero che l’anno scorso nella stesura dell’atto di dimensionamento vero e proprio ci venne chiesto di fare di meno, in particolare dai sindacati, e di non provvedere tassativamente a tutti gli accorpamenti, e forse anche qualcosa di più che dai parametri applicati tassativamente dalla legge nazionale scaturiva.
C’era effettivamente la possibilità di non procedere alla soppressione di numerose autonomie, ma si scelse…

PRESIDENTE. Per favore, non si capisce una parola! Se qualcuno non è interessato può uscire dall’Aula, grazie.

Franca ROMAGNOLI. E’ un atto che prosegue una strada intrapresa da tempo da questa Regione, ovvero quella della razionalizzazione, soprattutto riguardo l’accorpamento delle scuole in ISC sia verticali che orizzontali, che appunto sono stati i primi a svolgere questo tipo di politica.
Lo scorso anno nella stesura dell’atto di ridimensionamento vero e proprio ci venne chiesto, in particolare dai sindacati, di non provvedere tassativamente a tutti gli accorpamenti.
Effettivamente c’era la possibilità di non procedere alla soppressione di numerose autonomie, quindi si scelse una linea coerente ed anche responsabile in sintonia con quanto il Paese ci chiedeva in termini di razionalizzazione e soprattutto di quanto ci chiedevano le finanziarie nazionali.
C’è stata poi l'impugnativa di queste norme nella finanziaria, in particolare laddove si stabilivano tassativamente i parametri e quindi anche il numero degli alunni in base ai quali bisognava procedere alle soppressioni e agli accorpamenti. Però da parte di questa Regione l’impugnativa non venne fatta. Noi con il collega D’Anna sollecitammo a farlo, era il territorio che lo chiedeva. Era palesemente incostituzionale dettare le linee guida alla Regione che invece è sovrana, ha materia esclusiva in termini appunto di linee guida e ridimensionamento scolastico. Altre Regioni infatti l’hanno fatto e c’è stata la declaratoria di incostituzionalità.
Ciò non significa, almeno ad avviso della prima Commissione, che si debba o si possa responsabilmente tornare indietro su quanto era stato deciso. Siamo stati più responsabili di quello che ci veniva chiesto. Abbiamo anche restituito numerose dirigenze. Qui apro e chiudo una parentesi, c'è sempre questa eterna discrasia che finché non verrà sanata e colmata ci troveremo sempre, anche se abbiamo legislazione in materia esclusiva, ad essere dimezzati nelle nostre funzioni.
Gli organici vengono fatti dal Governo, quindi, per capirci, quanti professori, quanti maestri, quanti presidi, quante dirigenze vengono date, e comunque questo viene ancora deciso dal Governo. Non è materia regionale.
Noi abbiamo competenza esclusiva riguardo gli indirizzi, i corsi, gli ordini, però, ecco, è nell’ambito dei finanziamenti dati, ma soprattutto delle dirigenze, dei professori, degli organici di fatto e di diritto dell’insegnamento che vengono riconosciuti.
Quindi pur sempre dobbiamo fare i conti con quanto il Governo nazionale ci chiede. E per questo restituimmo più dirigenze di quelle che ne potevamo e dovevamo restituire, facendo una razionalizzazione un po’ più cruda e traumatica rispetto ad una gradualità che avremmo forse potuto fare.
Ora chiediamo, proprio in base a questo, in base alla sentenza, in base anche all’ordine del giorno che facemmo approvare nella seduta di approvazione del dimensionamento lo scorso anno, che di questo ne venga tenuto conto.
Come nella sanità ove stiamo cercando di far valere il virtuosismo cosicché non si ricada nella mannaia. Perché, ecco, si rischia questo, ovvero che abbiamo restituito più di quanto dovevamo o comunque più di quanto potevamo prendendoci più tempo ed ora magari ci chiedono ulteriori tagli. Noi invece chiediamo che alcune dirigenze, che andranno a sopprimersi nel corso del prossimo triennio, ci vengano restituite quelle riconsegnate lo scorso anno.
Questo perché crediamo nel virtuosismo, crediamo nei sacrifici che anche sul campo scolastico, senza demagogica, imponemmo lo scorso anno, perché i sindacati parlavano un altro linguaggio, avevamo il pressing anche nelle Province, del Cal, che sollecitavano meno scure, meno tagli in vista di una gradualità, invece abbiamo scelto una linea seria. Ora però che questo venga tenuto in considerazione. E in vista di altri tagli ed altri accorpamenti, anche di una maggior gradualità che comunque la sentenza della Corte Costituzionale ci riconosce perché effettivamente è materia che non può essere regolata tassativamente dal centro, che di tutto si tenga conto, che le presidenze e le dirigenze restituite possano essere accantonate per poter evitare ulteriori tagli e ulteriori soppressioni.
Ed anche riguardo alla formazione degli ISC stiamo al limite, perché più o meno tutti quelli che dovevano farli li hanno i territori, le Province li hanno chiesti, li abbiamo approvati lo scorso anno.
Quindi, ecco, che si proceda con gradualità, in maniera che anche le deroghe sui 500, sui 900, insomma, abbiamo la possibilità, anche in forza di quella sentenza della Corte, di essere più graduali e più progressivi. Nel rispetto del rigore di questa Regione (speriamo non a vantaggio delle altre, ma a vantaggio della nostra e di un principio generale di equità e razionalizzazione che deve comunque responsabilmente impegnare tutti) che appunto ha dato motivo di essere virtuosa già da tempo.
Abbiamo anche previsto la revoca di quegli indirizzi che non sono stati attuati, perché, come dice da sempre la minoranza, c’è stata la corsa ad accontentare quel preside, quella scuola, ove non sempre c’è stata la concertazione, o meglio, c'è stata negli stretti territori delle province ma non con i territori immediatamente limitrofi. Cosicché alcuni corsi hanno rappresentato un doppione o spesso hanno cannibalizzato quelli vicini che hanno chiuso a causa di, mentre altri addirittura, proprio a dimostrare di come non fossero richiesti se non da quella o quell’altra dirigenza o non fossero una necessità del territorio, non hanno riscontrato iscrizioni, sì, perché poi per attivare il corso ci vogliono le classi, ci voglio le iscrizioni.
Ecco, non teniamo aperte queste possibilità in eterno, che vengano revocati quei corsi, e purtroppo ce ne sono vari, che non hanno riscontrato le iscrizioni sufficienti.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Luchetti.

Marco LUCHETTI. Innanzitutto ringrazio la Commissione per i lavori che ha fatto su questa programmazione.
Sottolineo solo tre punti che vorrei venissero tenuti presenti, non solo nella conclusione amministrativa di questo atto, ma riguardo la sua programmazione futura.
Il primo punto è che noi abbiamo una vulnerabilità piuttosto sensibile per quanto riguarda la montagna. Nelle decisioni che si stanno assumendo a livello nazionale, che si sono già assunte soprattutto riguardo al dimensionamento degli istituti superiori, gli ISC, noi abbiamo la problematica della montagna che già da quest'anno rischia di perdere delle dirigenze per effetto dei 400 come numero massimo di alunni da prevedere in un istituto superiore. Questo significa un ridimensionamento.
Il secondo punto è il problema dell'edilizia scolastica che indubbiamente corre dietro alla possibilità da parte dei comuni di attrezzarsi, e parlo dei comuni di montagna e dei piccoli comuni che si trovano in difficoltà per mantenere i plessi pieni.
Questo discorso lo affronteremo entro febbraio con l’Ance con l’Uncem e con i Gruppi che si sono impegnati a presentare a livello regionale una progettualità che dovrà essere inserita nel prossimo dimensionamento. A questo dovremmo far conseguire una decisione anche su quelle che saranno le prospettive dell’edilizia scolastica.
Il terzo elemento è che ci troviamo difficoltà per quello che sarà l'assetto delle future Province. Per quest’anno rimane in piedi la responsabilità delle Province per quanto riguarda il dimensionamento scolastico degli istituti superiori, ma per il prossimo anno non sappiamo cosa succederà.
Questo è dunque il panorama in cui ci accingiamo a varare questa programmazione.
Prima i Comuni dovranno elaborare le proprie scelte rispetto alla rete scolastica comunale ed entro il 31 ottobre le Province dovranno sintetizzare la propria progettazione.
Tenendo conto che il Ministero aveva tagliato di 90 unità i docenti di questa regione, a fronte anche di un aumento di 2.500 nuovi alunni per quanto riguarda il sistema scolastico regionale, noi siamo riusciti a recuperarli dopo pressioni furibonde con il Ministero della pubblica istruzione. Però ancora, nonostante il mantenimento dei 90 posti cancellati, purtroppo non riusciamo a dare risposte su tutto il territorio.
E’ una battaglia che stiamo conducendo come Regioni per fare in modo che la gestione della scuola passi, secondo quanto prevede il Titolo V, definitivamente alle Regioni. Perché? Perché, lo sottolineo ancora una vota, il nostro dimensionamento è sub indice rispetto alle disponibilità dell'Ufficio scolastico regionale. E pertanto le Province e i Comuni possono deliberare e fare scelte, ma poi si dovrà comunque fare i conti con l’Ufficio scolastico regionale.
Quindi si invoca sempre di più una unitarietà di gestione. La scuola non può rimanere diretta in questo modo, perché appunto non ce la fa più. Speriamo che con l’attuazione del Titolo V si abbia completamente in mano la possibilità di progettare adeguatamente la scuola marchigiana.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1 del Consigliere Bucciarelli:
Al secondo paragrafo del punto 1) “Criteri generali” dell’allegato A sopprimere le parole “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2 del Consigliere Bucciarelli:
Al punto 2.1) “I Comuni” dell'allegato A dopo la lettera c) inserire le seguenti:
“d) valutare eventuali accorpamenti, fusioni e soppressioni di piccoli plessi tenendo conto delle concrete possibilità di trasferire gli alunni in altri plessi (adeguatezza edilizia, presenza di palestre, laboratori e mense, distanza e trasporto scolastico);
e) salvaguardare i plessi di scuola primaria a tempo pieno, tenuto conto della richiesta delle famiglie di questo tipo di servizio e degli spazi e servizi particolari (laboratori, mensa, giardino, ecc.) di cui esso abbisogna;
f) mantenere e potenziare la rete dei plessi di scuola dell'infanzia (nei piccoli centri e nelle frazioni anche con una sola sezione), tenuto conto dell'aumento delle iscrizioni, dell'età degli alunni. dei servizi particolari che tali scuole richiedono (laboratori, mensa, giardino, ecc.).”
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Subemendamento n. 2 bis/1 del Consigliere Luchetti:
Sostituire le parole: “Nell’allegato A punto 2.2 (le Province) sopprimere nel penultimo capoverso le seguenti parole: “il numero più basso degli alunni dell’autonomia scolastica””.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2 bis della Presidente Ortenzi. Decaduto.

Emendamento n. 3 del Consigliere Bucciarelli:
Al quinto paragrafo “Le Province” dell’allegato A dopo le parole “con le parti sociali presenti nel territorio provinciale" inserire le parole "e con la Conferenza provinciale delle autonomie”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 47, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 46
ad iniziativa della Giunta regionale
“Piano integrato triennale attività produttive e lavoro 2012/2014. Legge regionale 15 novembre 2010, n. 16, articolo 35, comma 1”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 46 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. La proposta di atto amministrativo che discutiamo è il frutto della scelta politica e istituzionale contenuta nell’articolo 35 della l.r. 16/2010, di affrontare in maniera coordinata gli interventi a sostegno del settore del lavoro e di quello delle attività produttive che fino a questo atto erano trattati in piani separati.
Si tratta di una scelta opportuna, dovuta sopratutto alla necessità di far fronte alla grave crisi economica che sta attraversando l'Europa e il nostro Paese, facendo ricorso a strumenti basati sulla integrazione delle politiche nell'ottica di vendere le risorse pubbliche disponibili sempre più efficienti.
Il piano, che avrà validità fino al 2014, si basa su una strategia strutturale articolata in tre macro obiettivi.
Il primo obiettivo è quello della crescita sostenibile e della competitività del sistema, con interventi mirati a favorire lo sviluppo di reti per aumentare il collegamento tra imprese, università, laboratori di ricerca e centri per l’innovazione.
Il secondo pilastro è lo sviluppo produttivo e occupazionale, con interventi di politica attiva del lavoro finalizzati a creare nuova occupazione e a sostenere la nascita di un contesto che faciliti le azioni di integrazione tra la formazione, l’istruzione e l'avviamento al lavoro.
Terzo punto, la cultura della conoscenza che si sviluppa attraverso interventi a sostegno della ricerca e che sta già assumendo un significativo rilievo con i progetti riguardanti la domotica, la casa intelligente per la longevità attiva e indipendente dell’anziano, progetto nato dalla sinergia di un gruppo di imprese marchigiane.
Questi macro obiettivi sono stati attuati attraverso dodici obiettivi specifici, tre dei quali definitivi di sistema in quanto attengono a comportamenti che l’Amministrazione regionale sta già ponendo in essere, quale, ad esempio, l’applicazione di misure di semplificazione delle procedure di accesso ai finanziamenti e agli appalti pubblici di competenza della Regione.
Tra gli interventi contenuti nel piano meritano di essere segnalati quelli relativi alla promozione della ricerca, al trasferimento tecnologico e dell'innovazione diffusa, favorendo un costante contatto con il sistema delle imprese e il mondo dell'università.
Sul fronte del sostegno all'occupazione il piano si concentra, tra l'altro, sulla costruzione di un nuovo sistema formativo ed educativo finalizzato ad accrescere le opportunità di formazione e di inclusione sociale di giovani e anche degli adulti che hanno perso il posto di lavoro, nell'ottica di un costante contatto tra mondo del lavoro e percorsi formativi e di riqualificazione professionale, che purtroppo non sempre si verificano.
Al fine di rendere ancora più stretto il legame che unisce tutte le politiche di sviluppo del territorio attuato dalla Regione, la terza Commissione ha condiviso un ordine del giorno, che sarà sottoposto al voto all'Assemblea, che impegna la Giunta regionale a presentare entro la fine del 2012 la proposta di piano relativo al settore della ricerca e innovazione, in modo tale che il piano sia approvato dall'Assemblea legislativa in tempo utile per svolgere la propria funzione connessa con il più efficace utilizzo dei fondi della nuova programmazione europea 2014/2020. Forse, ma spero di no, saranno gli unici su cui potremo contare per sostenere lo sviluppo dei nostri territori.
L'ordine del giorno impegna inoltre la Giunta regionale a presentare all’Assemblea legislativa entro il primo semestre del 2013 le linee strategiche generali sulle quali la Giunta stessa intende basare la prossima programmazione europea in relazione ai contenuti enunciati nel piano che oggi stiamo discutendo, al fine di consentirne la conoscenza e la condivisione da parte dell'Assemblea stessa.
L’approvazione di questo piano triennale prevede una sua applicazione annuale tematica. Ogni anno verranno infatti emanati bandi, sia dedicati alle attività produttive sia alle politiche per la formazione e il lavoro, ma accomunati da obiettivi e scadenze temporali comuni e con il parere della Commissione assembleare competente.
Voglio infine ringraziare i funzionari del Consiglio e della Giunta regionale, in particolare il dott. Amici e la dott.ssa Maestri che hanno redatto questo piano con le forze interne alle strutture assessorili.
Voglio inoltre ringraziare gli Assessori Marco Luchetti e Sara Giannini per il contributo che hanno dato e anche per il confronto che ho avuto costantemente nell'approvazione di questo piano, che, come dicevo, è il primo piano triennale che si approva in maniera congiunta.
Concludo informandovi che il CAL su questo provvedimento ha espresso parere favorevole. Il CREL invece non si è pronunciato. Anche il Comitato di concertazione per le politiche industriali artigiane e la Commissione regionale del lavoro nell’atto presentato dai due assessorati, lavoro e industria, hanno espresso parere favorevole.
Spero che questo piano venga oggi approvato dall’Aula affinchè si possa dare l'opportunità agli assessorati di andare avanti celermente con l'applicazione.
La Commissione terza si riunirà successivamente per approvare il piano annuale.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Foschi.

Elisabetta FOSCHI. Quando qualche settimana fa questo piano è arrivato in Commissione ero abbastanza convinta che rappresentasse uno degli assi portanti dell'attività della Giunta, se non altro perché tratta di problematiche relative al lavoro, alla crescita, all'occupazione, alle attività produttive, quindi trattasi dell’emergenza primaria che sta toccando la nostra regione, l’Italia e l’Europa. Pertanto ritenevo davvero che questo documento rappresentasse la spina dorsale di questo Esecutivo.
Poi mi sono dovuta ricredere. E’ certo vero che per la prima volta, e questo a seguito di una normativa introdotta nel 2010, non abbiamo più distinti il piano del lavoro e il piano delle attività produttive, abbiamo un piano del lavoro integrato. Però è anche vero che in questa fase ci si aspetterebbe un coinvolgimento non solo di due assessorati ma anche dell'intero Esecutivo, al fine di rivolgere tutte le forze, tutte le risorse, tutte le azioni della Giunta per contrastare gli effetti della crisi, per sostenere l'occupazione, per sostenere la ripresa e la ricrescita. Ecco, questo non accade.
Ricordo, tra l'altro, che gran parte degli interlocutori che ho sentito in audizione lamentavano la stessa cosa. E cioè che sarebbe opportuno, ripeto, non limitarsi all'integrazione di due assessorati, ma coinvolgere l'intero Esecutivo. Ad esempio comprendendo nel piano delle attività produttive l’aspetto dell’internazionalizzazione delle imprese; che a parte la stesura di una pagina non è compresa in questo documento; e questo perché l'internazionalizzazione risponde ad un'altra delega, e siccome questo piano è elaborato dagli uffici dell'assessorato alle attività produttive e all’assessorato al lavoro non è qui ricompreso.
Nelle audizioni ci facevano giustamente notare che l'economia, il lavoro e la crisi non lavorano per comparti stagni, non lavorano per settori indipendenti. Quindi bisognerebbe sforzarsi di integrare tutto il lavoro dell’Esecutivo. Se in questa Regione si parla di aiuto alle imprese, di aiuto all'attività produttive non si può prescindere dal guardare all’export delle nostre imprese e quindi all'internazionalizzazione (intesa non come delocalizzazione ma come esportazione del nostro prodotto). Dunque non si può parlare di aiuto alle attività produttive senza comprendere quel capitolo, che qui però manca.
I dirigenti ci dicevano in Commissione che non possono comprenderlo qui perché non è di competenza di questi assessorati. Bèh, allora questa è una grossa lacuna, ma non della dirigenza bensì della politica che si deve sforzare di amalgamare, di uniformare, di prevedere un'azione complessiva. Non si può prescindere da questo soprattutto in una regione ove le aziende che sopravvivono o che riescono bene o male ad arrangiarsi sono quelle che riescono a vendere all'estero.
Il mercato italiano è talmente fermo che non consente di andare avanti e allora si salva chi vende all'estero. Allora essere d'aiuto alle imprese, che nella nostra regione sono soprattutto piccole, per poter indicare in quali paesi è bene investire e in quali magari no, ecco, io la vedo come l'attività principale di sostegno alle attività produttive, la vedo fortemente integrata a quella del sostegno all'attività produttiva.
Quindi faccio difficoltà a valutare questo piano come risposta alla crisi e alle necessità occupazionali senza valutare altri strumenti.
E questa lacuna alla fine è riconosciuta anche dall'intera Commissione, è infatti la Commissione stessa che propone un ordine del giorno in cui si chiede alla Giunta l'approvazione veloce di tutti gli altri strumenti che devono interagire con questo piano. Perché questo piano da solo, salvo dare alcuni strumenti, alcune misure, alcuni contributi precisi, non risolve nulla.
Questo è dunque il primo aspetto negativo che ravvedo in questo piano. E’ la limitatezza degli interlocutori, non la limitatezza delle pagine (peraltro è anche corposo, visto che è fatto soprattutto di allegati che sono studi a sé indipendenti). E’ la limitatezza degli interlocutori che appunto potevano essere maggiori e probabilmente tutto l’Esecutivo.
L'altro aspetto negativo che vedo è il ritardo. Se leggiamo le prime pagine del piano si dice che doveva rappresentare l'azione di questo Esecutivo dall'inizio fino a metà mandato. Si richiamava la norma del 2010 che prevedeva di fare il piano integrato e non i piani distinti. Si diceva che questo piano integrato doveva essere la base dell'azione di avvio di questa legislatura, tanto che era 2011/2013.
Ci sono state varie difficoltà, arriviamo a fare il piano a luglio del 2012, prevedendo la fine nel 2014. E questo cosa comporta? Che intanto abbiamo perso del tempo, in questo lasso di tempo alcune misure si sono esaurite o fermate, tanto che è il piano o i piani annuali che le riattiverà. L’altra difficoltà è comportata dal fatto che ora il piano si pone a cavallo tra una programmazione europea e un’altra, cioè quella che va ad esaurirsi nel 2013 e quella che inizierà nel 2014.
E’ anche a cavallo di una fase più complessa e più complicata, che a questo punto avrebbe meritato un lavoro diverso. Io condivido quello che diceva il relatore Badiali, sicuramente i fondi europei saranno forse non gli unici ma quelli più corposi a cui potremo attingere, ci sono anche delle percentuali di copertura che possiamo andare a coprire maggiormente rispetto all’utilizzo di fondi europei. Però, ecco, bisogna lavorarci, bisogna che l’Ente Regione sia da supporto in questo non solo ai privati, ma anche agli enti locali.
In Italia – non ne faccio un discorso circoscritto alla nostra regione – si ha un concetto del contributo europeo molto assistenzialista e molto marginale. Il contributo europeo è un'eventuale opportunità a cui si prova a ricorrere, ma che non si mette come fonte di finanziamento principale.
Ecco, questa cultura italiana penso sia da rovesciare. Penso che la Regione debba essere l'ente primario che è di supporto alle autonomie locali, specie alle più piccole, che le indirizzi a muoversi in questo senso, perché poi, certo, non è semplice.
Dunque la limitatezza e il ritardo sono due aspetti negativi che non mi portano a valutare positivamente questo piano.
Poi ci sono una serie di considerazioni di carattere metodologico.
Leggendo il documento si capisce che si chiude una programmazione, quella prevista dal 2007 al 2009, poi quasi la si ripropone in maniera sostanzialmente identica. Non c’è uno studio ulteriore della realtà, del mutamento della realtà, soprattutto economica, sperimentando altre cose, c'è sostanzialmente la riproposizione degli stessi strumenti.
E in questo riproporre gli stessi strumenti a mio avviso manca un'analisi approfondita dei risultati degli strumenti. I risultati innanzitutto rispetto agli obiettivi che ci si prefiggeva. Non si capisce se sono stati raggiunti o meno gli obiettivi che venivano indicati dagli strumenti del 2007. Io ho modo di capire quanti negozi si sono aperti, che so, con il prestito d’onore, però questo non mi dà la possibilità di capire politicamente quando si sia inciso sulla capacità di rilancio, di crescita o di sostegno all'economia.
Quindi manca un'analisi di quelli che sono i dati e gli elementi ad oggi. E mancando questo secondo me – e qui vengo all'altra lacuna del piano – manca l'indicazione delle priorità.
In audizione lo dicevano i sindacati, in quella sede si lamentava la ristrettezza dei tempi, la ristrettezza delle risorse. E quando i tempi sono pochi e le risorse anche, è assolutamente necessario indicare delle priorità. Invece qui tutti gli obiettivi elencati vengono sostenuti nella stessa maniera, non si capisce se uno merita di essere mandato avanti prima di altri o più di altri.
E questa è una difficoltà per la Regione e anche per chi a quei contributi guarda o a quelle misure o a quegli strumenti guarda. Io non penso saremo nella condizione di portarli avanti tutti nella stessa misura. Non penso, anche leggendo le dichiarazioni dell’Assessore Marcolini sulla stampa di ieri, che avremo le risorse per attivare tutto. Quindi onestà e approfondimento vorrebbe che ci si dicesse in questa fase che le misure assolutamente da far partire sono quelle determinate e altre magari sono da lasciare indietro. Così rischia invece di essere un libro dei desiderata in cui in teoria tutto è possibile e poi vediamo che in pratica poco si realizza.
Inoltre non si indicano i risultati che questo piano dovrebbe portare. Qui vedo una buona sintesi dei documenti, che poi vengono allegati (ad esempio lo studio dell’OCSE o della fondazione Merloni), ma poi da quelli non si ha proprio la capacità di declinare le misure necessarie e i risultati che da quelle misure si attenderebbero. Si riportano le parole degli studi e si riportano più o meno le misure adottate precedentemente. Questo non penso consenta di risolvere molto il problema della crisi e dell'occupazione.
Mi ha stupito anche che a seguito della Commissione del 4 luglio dove giustamente si chiedeva di avere un crono programma (perché nel piano non era previsto, nemmeno nel crono programma triennale, se parliamo di piano triennale non erano distinti nei tre anni. Chiedere le risorse è chiedere troppo. Fatto salvo quelle del fondo europeo, a ogni obiettivo non vengono affiancate con precisione le risorse. E questo lo rende ancora più vago e a mio avviso inutile) vedo che la Giunta ha poi portato il 9 luglio una delibera in cui si dice che la Commissione riteneva opportuno conoscere, anche ai fini della più ampia conoscenza delle attività sottostanti al piano triennale, le attività relative all'anno 2012 in corso. Noi facciamo una commissione per dire che questo è il piano 2012/2014, ma le attività in corso 2012 quali sono? Nel piano non si capisce cosa stiamo facendo, cosa stiamo attivando.
La Giunta, a seguito di questa richiesta della Commissione, ha fatto questo atto in cui elenca quello che c’è o non c’è nel 2012. Poi vedo, come dicevo prima, che ci sono molte misure terminate in attesa di ripartire con l’approvazione del piano.
Mi sembra anche questo un modo di procedere poco chiaro ma più che altro poco utile.
A parte il fatto che questo documento è bene che sia votato altrimenti non potrà essere portato avanti nemmeno il piano annuale con quelle misure specifiche che qualcuno attende vengano riprese. Però, ecco, a parte questo non ha motivo di essere approvato un piano così generico e vago, che, ripeto, altro non è, anche nell’elencazione degli obiettivi, che un libro dei desiderata, senza risorse indicate in maniera specifica e senza i tempi.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Sarò breve, ormai l’ora è tale che credo non permetta più tanta attenzione, visto infatti quanto scarso interesse ha avuto qui in Aula l’intervento svolto dalla collega Foschi. Ed è grave questo, perché noi stiamo discutendo di un atto che praticamente è un provvedimento di legislatura. Lo stiamo discutendo con un anno di ritardo, doveva essere 2011/2013 invece di fatto concluderà la legislatura.
E’ arrivato in Commissione come un atto che noi avremmo dovuto approvare velocissimamente, senza quasi fare le audizioni, perché tanto era già stato tutto concertato. Questo era quello che si diceva. Invece noi abbiamo ascoltato alcuni soggetti interessati; e di questo devo ringraziare il Presidente Badiali che ha appunto accettato la nostra proposta di fare le audizioni.
Il giudizio che io onestamente mi sento di dare è che questo non è un piano. C’è uno sforzo inedito, di cui prendo atto volentieri, di due assessorati, quello all’industria e quello al lavoro, che per la prima volta mettono insieme in una sorta di collage due piani diversi. Ma quando noi parliamo di occupazione e di lavoro non parliamo solo di industria e di artigianato. E qui c’è anche una novità, il distretto del mare, ma sempre con l’ottica industrialistica mentre il mare è ben più.
Quando si pianifica o si propone o si legifera su un tema così importante come non spendere tre parole in una realtà che cambia quotidianamente su quello che è accaduto fino ad oggi; e forse in questo siamo anche più fortunati a discutere di questo piano un anno dopo, perché l’anno scorso sicuramente non c’era la condizione di oggi.
Programmare significa prima di tutto relazionarsi con l’esistente, che è anche frutto degli interventi fatti dalla Regione. Ecco, questo non esiste.
Come non esiste, per esempio, un’interfaccia tra le proposte fatte, non c’è una priorità. Dodici obiettivi sono infatti molti, dunque non è dato capire quale sia la priorità.
Ad esempio, per il mondo formativo per eccellenza, quello delle università nelle Marche, i giovani sono per il 23,5% disoccupati. Ebbene, noi sappiamo che le università sfornano troppi laureati rispetto al mercato del lavoro nel campo della giurisprudenza, delle scienze politiche, delle lettere, e invece ne sfornano pochi sulla base delle esigenze che hanno le imprese, che appunto è quel mondo del lavoro che può dare occupazione.
Quindi, ripeto, non è un piano bensì una sorta di visione compartimentale dell'economia. E questo non lo dice il Consigliere Bucciarelli lo ha detto un rappresentante della Confartigianato, il quale ha detto, appunto, che l’economia non è a settori stagni, è tutta una serie di settori interdipendenti.
Allora quando si parla di occupazione, quando si parla di lavoro, noi dobbiamo avere la forza e la capacità di ragionare a 360 gradi. Per esempio chi ha letto oggi la ricerca della Banca d’Italia sulle spese della Regione Marche e delle Regioni Italiane nel campo della cultura avrà potuto vedere che ci seguono solo la Campania, la Calabria, la Sicilia e il Molise, dopodiché veniamo noi.
Quindi il lavoro, ecco, in quale settore? Possibile che si discute quasi esclusivamente di industria e di artigianato?
Dunque il giudizio di un piano che si presenta in questo modo, di un piano che non prevede attività, non può essere positivo.
E lo stesso ordine del giorno della Commissione, che abbiamo sottoscritto tutti, è una smentita del lavoro fatto dal Governo regionale. Si chiedono cose che non sono evidenziate nel piano, e quindi è una critica chiara. Che peraltro è la stessa critica che in modo elegante e velato fa il mondo imprenditoriale. Sì, perché il CREL non si è pronunciato. Ha ragione il Presidente della Commissione quando cita tutti i giudizi e i pareri favorevoli, però è reticente quando non dice che il CREL, il mondo dell’economia non ha dato un giudizio perché non sarebbe stato positivo, e del resto ce lo hanno detto chiaro e tondo in Commissione.
Poi, ovvio, le imprese hanno bisogno anche dei quattro soldi che ci sono e che calano continuamente, sono cioè prese, come dire, tra l’incudine e il martello, allora, ecco, si fa buon viso a cattivo gioco. Ma la realtà è che comunque danno un giudizio negativo. Danno un giudizio negativo perché non c’è una parvenza di visione globale, di visione poliedrica dell’economia nella nostra regione, sicchè non può esserci una risposta relativa all’occupazione e al lavoro.
D’altra parte l’Aula a maggioranza ha approvato un piano per il turismo, un piano per altri settori, insomma, tutti staccati l’uno dall’altro. Dunque fondi che vengono spesi settore per settore senza una visione generale. Abbiamo mai discusso qua dentro di una visione generale dell’economia, dell’occupazione e del lavoro? No, io almeno non ho avuto questo onore.
E allora è inevitabile che il parere delle imprese e delle associazioni datoriali sia un parere negativo. Seppure poi, ripeto, gioco forza, debbono sottostare a quello che è.
Quindi spero veramente che quello che la Commissione ha chiesto ed approvato non faccia la fine di tanti ordini del giorno che abbiamo approvato qui in Aula ma che poi non sono stati rispettati. Però, certo, sarà compito nostro controllare, verificare e chiedere conto.
Nel frattempo, per quanto mi riguarda, prendiamo atto che si approverà questo piano con grandi mal di pancia sia nella maggioranza sia nel mondo a cui fa fortemente riferimento, ovvero il mondo dei datori di lavoro. Inoltre verificheremo, magari con gli strumenti che il regolamento ci mette a disposizione, che quanto richiesto venga attuato.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Sarò molto breve. Le considerazioni che mi hanno preceduto mi vedono condividere alcuni dati fondamentali. Da parte della Regione per la prima volta, in un contesto particolarmente drammatico come quello che sta vivendo il mondo occidentale relativo alla crisi dell’occupazione e del lavoro, c’è il tentativo di inquadrare le dinamiche relative principalmente all’occupazione. Infatti si parla di un piano di attività produttive e del lavoro in un contesto che non sia soltanto di meri dati statistici (seppure questi siano necessari, altrimenti non si ha la possibilità di contestualizzare le analisi relative allo scenario economico regionale attuale. Indicare, attraverso non l’obbligatorietà dei famosi piani programmatici di vari livelli e di vari governi soprattutto degli anni sessanta, alcune scelte su cui indirizzare l'intervento della Regione nel suo complesso e quindi non di uno o due assessorati.
In questo cambiamento fatto dalla pubblica amministrazione vi è certamente molto di innovativo. E questo ritengo debba essere sottolineato; ma forse ad oggi non è stato fatto e non viene fatto in questa sede con la dovuta capacità di comunicazione. Però sicuramente successivamente verrà sottolineato dalle valutazioni che dovranno essere sviluppate se si concretizza, come io credo, questo piano.
Un piano che non può essere la sommatoria di tutti gli interventi che la pubblica amministrazione, in un contesto così difficile in cui tutto cade, a cominciare dalle certezze di ordine economico, dovrebbe fare per sopperire a ciò che l'economia libera deve svolgere nel contrastare le indicazioni negative intervenute su 40-50 anni di benessere economico, amministrativo e sociale del nostro occidente, della nostra nazione, della nostra regione.
E questo è un dato fondamentale, c’è invero un lavoro direi quasi certosino nell'inquadramento dei primi tre capitoli del piano, soprattutto nell’individuare alcune soluzioni su cui la stessa pubblica amministrazione potrà intervenire. Mi viene in mente il discorso della domotica, dell’agenzia digitale e anche lo small business.
Insomma, è certamente un piano di avvio, di concretizzazione a più facce (Università, Regione, Stato e anche molto privato).
Le attività principali sono di due direzioni.
Una è la capacità di integrarsi con le altre politiche regionali, ove ci sia una manovra da parte della Regione che non sia vista di supporto. Ovvero che non sia vista, da parte dei soggetti che dovrebbero avere il massimo beneficio da questo piano, come un intervento a salvataggio delle iniziative. Se fosse così si ritornerebbe, come dire, in una situazione di paracadute messo attraverso varie forme (dal contributo fino a una legislazione regionale favorevole) che però non aiutano a ricostruire uno scenario importante che tocchi principalmente la fase formativa.
Quindi voglio sottolineare innanzitutto il piano scolastico. E’ decisivo quello che si fa sul quel versante, ovvero nella costruzione del sapere scientifico e dell'indirizzo che si dà alle nuove generazione, riguardo anche alla loro collocazione che non sempre è prettamente umanistica e scientifica, sarà sempre di più mista, per far conseguire ai giovani le capacità di sviluppo nell'ambito di un'applicazione concreta, ovvero attraverso il lavoro.
Gli ultimi dati ci dicono che chi fa attività umanistiche ha 2 possibilità su 10 di trovare lavoro, chi invece si indirizza verso attività di natura matematica o ingegneristica ne ha 6 su 10.
Un dato, questo, che credo si svilupperà ulteriormente e si articolerà in fasi diverse, fino a intercettare quello che poi sarà la futura economia delle nostre attività produttive. Attività in cui devono essere inquadrate – è questo il mio breve appunto – molte altre di quelle indicate a livello sperimentale, prima ho parlato della domotica, della Adm, del distretto del mare, ma vorrei metterci anche, seppur non tocca certamente noi, le grandi potenzialità di sviluppo che potrebbe dare il Corridoio Baltico; su cui si ragiona come se non dovesse arrivare mai o fosse una cosa solo politica, ed invece è un grande volano di partecipazione e di trasferimento non solo della ricchezza ma anche del lavoro e di tutte le forze che vi ruotano attorno.
Vorrei segnalare soltanto una cosa che chiuderebbe il cerchio – ma comprendo che in questo momento è impossibile chiudere il cerchio –, ovvero una analisi successiva degli interventi principali che in questo momento possono essere messi in piedi, senza indicazioni di priorità statica bensì legate alle urgenze necessarie della situazione che si evolverà a partire dai prossimi giorni fino ai prossimi anni. Sì, fino ai prossimi anni, perché stiamo vivendo veramente una trasformazione mondiale, quasi a livello di guerra economica, quando ne usciremo non saremo più come prima. E quindi avremo anche altri princìpi fondamentali per le strategie di un piano per le attività produttive, il cui ruolo principale della Regione sia di cervello portante, come è indicato da questo piano. Se riusciremo a fare questa scelta avremo anche la possibilità di poter coniugare la forza della pubblica amministrazione, che certamente è potente in termini di conoscenze e di divulgazione di queste conoscenze, con le richieste delle utenze.
L’altro aspetto infine che voglio segnalare è che i compiti che dobbiamo fare noi a casa rispetto a questo piano non sono qui inseriti. Mi riferisco allo snellimento dell'attività della burocrazia. Noi parliamo di esigenze, giustamente, in determinati settori, però non parliamo di un grande intervento che dobbiamo fare, ossia quello del contenimento della burocrazia, che limita certamente ogni possibilità di espansione del piano che stiamo discutendo.
E lo snellimento dell'attività burocratica non vuol dire chiusura o comunque laissez-faire da un punto di vista dell’emanazione di autorizzazioni, atti ablativi o quant'altro, significa semmai una regolamentazione, sopratutto temporale, più rapida rispetto all’attuale e con la possibilità di avere risposte più certe. E questo ci permetterà di avere alla fine del triennio una valutazione complessiva positiva, come progetto sperimentale, che veramente potrà essere il volano di svolta dell'intervento della pubblica amministrazione nel contesto delle attività produttive.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ritengo che questo sia intanto un primo passo positivo di un piano integrato triennale della programmazione delle attività produttive e del lavoro. E questo primo passo, come altri Consiglieri hanno evidenziato, dovrebbe coinvolgere tutti i settori dell'amministrazione regionale. Infatti, proprio perché ci troviamo in una situazione di difficoltà, ci vorrebbe un coordinamento di tutte le politiche regionali, come pure delle risorse, affinchè si possano vedere effetti positivi dal punto di vista della ripresa delle attività produttive e della creazione di posti di lavoro.
Appena quindici giorni fa Sinistra Ecologia e Libertà ha fatto una riflessione sul tema del lavoro e sul tema del nuovo modello produttivo per le Marche, indicando proprio la necessità della programmazione e che tale necessità debba realizzarsi attraverso un'agenzia per la programmazione, per lo sviluppo economico socialmente ed ecologicamente compatibile. Ormai, infatti, ci sono poche risorse da distribuire, che pertanto vanno concentrate e mirate, però in base a studi e statistiche che partono da quelle realtà che si sono manifestate, come, ad esempio, dalla lettura dei dati degli investimenti a seguito delle programmazioni comunitarie da quindici anni ad oggi.
Ma soprattutto vale la pena verificare, perché recenti, gli effetti degli investimenti e dei vari fondi europei, dal Fesr al Fse al Fondo per l’agricoltura. Verificare quali investimenti hanno sviluppato occupazione, quali risorse hanno sviluppato innovazione e ricerca, quali interventi hanno permesso l'inserimento dei giovani nelle attività produttive, ecc..
Io proprio in fase di approvazione dei Por e dei vari fondi europei avevo criticato che non era stata fatta una lettura ex ante degli effetti delle programmazioni precedenti.
Insomma, qui ogni volta si parte ex novo, non riusciamo a sfruttare le esperienze che si sono attivate in passato.
E a mio avviso questo tipo di lavoro, seppure sia un grande lavoro, in questo momento è ancora più facile. Perché? Noi all'interno della Regione Marche abbiamo una struttura di migliaia di persone che prima era pensata per distribuire risorse nei vari settori, quindi per costruire bandi, controllare e così via, invece adesso questa parte di intervento, sfortunatamente, non possiamo più farla, però, ecco, le competenze del personale in tutti i settori rimangono. Perché allora nei vari settori non utilizzare queste varie competenze professionali, dei nostri uffici, dei nostri dirigenti, dei nostri dipendenti, per iniziare a fare un lavoro propedeutico rispetto alla programmazione? Ossia una lettura di quelle che sono le competenze, le risorse, di quelli che sono i punti di forza oppure di debolezza su cui non è il caso di insistere.
Fino adesso si è intervenuti con un criterio a pioggia. Se dunque vogliamo cambiare questo criterio bisogna che ci diamo delle chiavi di lettura che abbiano degli effetti positivi. Io sono ecologista, ma, ad esempio, anche la green economy è una parola fideistica che poi deve essere trasformata. Ovvero dobbiamo chiederci: le poche risorse che possiamo indirizzare nella green economy le vogliano finanziare in una green economy ad alta capacità di creazione di posti di lavoro oppure ad alta intensità di investimenti? Se puntiamo a finanziare delle centrali a biomasse, ecc. ecco, certamente quello lo fa già il mercato, invece noi ad esempio potremmo finanziare settori di studio, di innovazioni e settori ad alta intensità di lavoro.
Qui si è parlato di internazionalizzazione. Assessore Luchetti e Assessore Giannini, la realtà economica marchigiana è basata, come sappiamo, sulle piccole e medie imprese. Il 70% dei posti di lavoro sono creati dalle piccole e medie imprese. Allora chi dice che bisogna puntare solo sull'internazionalizzazione secondo me rischia di lasciare senza guida, senza aiuto, senza possibilità di innovazione un settore strategico. Un settore che comunque sia in tante nicchie di mercato sta tenendo, un settore che continua a garantire innovazione e ha flessibilità.
Pertanto va considerata con forza una politica verso le piccole e medie imprese, su come far gestire questa fase di transizione.
All'interno di questa politica, quindi, è positiva l'azione che è stata fatta riguardo la possibilità di finanziamento tramite confidi, ecc.. Inoltre vanno estese le possibilità di finanziamento per le imprese rispetto a progetti innovativi che danno la possibilità di creare occupazione.
Altra questione. I giovani come volano, coinvolgendoli all'interno di progetti di ricerca e di innovazione, creando la possibilità di start up di nuove imprese, assicurando in esse anche il cambio generazionale.
Un ultimo aspetto e concludo. Il piano telematico è fermo. Perché? Perché in almeno 40 comuni delle Marche si è arrivati con la banda larga, ma nelle zone industriali in quelle aree in cui si è arrivati, le nostre imprese non riescono a fare l’allaccio dell’ultimo chilometro. Qui si parla di strade, ma per fare le strade ci vogliono dieci anni, per fare invece un allaccio di ADSL, che appunto garantisce la possibilità alle nostre imprese di stare sul mercato globale, ci vuole semplicemente un bando di gara perché già le risorse ci sono.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passo la parola agli Assessori iniziando dall’Assessore Giannini.

Sara GIANNINI. Intanto ringrazio tutta la Commissione per il lavoro svolto sulla proposta di atto amministrativo che stiamo discutendo. Come pure ringrazio sia i Servizi regionali che ci hanno accompagnato nella redazione del piano, sia le associazioni di categoria e le parti sociali con le quali ci siamo confrontati, nelle riunioni di consulta regionale che abbiamo effettuato, nei rapporti che io e l’Assessore Luchetti abbiamo tenuto, hanno dato un contributo anche migliorativo alla stesura dell’atto successivamente arrivato alla discussione della Commissione.
Parto da un ragionamento. Innanzitutto mi sembra molto importante e innovativo il fatto che le Marche abbiano deciso di avviare congiuntamente una ricognizione e una programmazione riguardo le attività industriali e artigianali, il settore della formazione e del lavoro. E’ la prima esperienza in Italia.
La seconda cosa che ritengo sia importante sottolineare è che in questo momento di profondissima crisi non rinunciamo comunque a tentare di programmare.
Sicuramente è complicato, sicuramente il piano non sarà esaustivo dei bisogni e delle necessità del sistema economico marchigiano, è però un modo con il quale ci poniamo nelle condizioni di poter avere strumenti operativi che ci consentano, da un lato di mettere a sistema le poche risorse regionali che abbiamo a disposizione – le risorse sono poche, cercheremo di incrementarle, ma tutti abbiamo visto i risultati della spending review, il potenziale pericolo che questi hanno nei confronti della nostra disponibilità di bilancio e della nostra capacità di bilancio –, dall’altro di cercare di organizzare e orientare le prossime risorse comunitarie.
C’è un punto che voi tutti avete sottolineato, che tra l’altro è quello che hanno avanzato anche le associazioni di categoria (presumo che molti dei vostri interventi derivino proprio dal confronto che avete avuto con queste associazioni), che è quello che forse si può definire anche un limite della nostra comunicazione. Ossia, questo non è il piano di sviluppo regionale, lì si che ci sarebbe stata la necessità di una visione regionale, di una partecipazione di tutti gli assessorati, ovviamente con il coordinamento del Presidente della Giunta che detiene la programmazione in collaborazione con un altro collega. Questo è un piano parziale che riguarda settori che attengono all’industria, all’artigianato, alla formazione e al lavoro. Settori che certamente non mancano di riconoscere il coordinamento regionale o comunque l’indirizzo della Giunta regionale sugli atti fondamentali, e cioè il programma di mandato e i programmi che ci siamo dati rispetto alla crisi. Ma, ecco, questo piano non ha la pretesa di essere esaustivo rispetto alla programmazione regionale, non lo ha come mandato di legge.
Comprendo che cosa segnalano le associazioni di categoria, chiedono ci sia una programmazione regionale, chiedono cioè un progetto, un piano di sviluppo, che noi abbiamo avviato con l’elaborazione di Marche 2020, e adesso sta facendo una ricognizione territoriale di flussi, di comportamenti che darà un’indicazione sulla quale poi svilupperemo un'azione coordinata della Giunta regionale che poi andrà alla discussione del Consiglio stesso.
Dunque si tratta di un piano di settore. Ed un piano di settore, naturalmente, ha alcuni limiti dovuti sia agli ambiti nei quali si muove sia alle condizioni in cui lo stesso viene realizzato.
Le risorse che sostenevano prioritariamente, ad esempio, il settore dell’industria e dell’artigianato, che si aggiravano sui 28 milioni l'anno, venivano dal fondo nazionale delle attività produttive ripartito poi alle singole Regioni. Con questi importanti strumenti economici sostenevamo alcune azioni, vedi il finanziamento dello sportello della 598, l’Artigiancassa, la Sabbatini, che però abbiamo dovuto interrompere. Anzi, che abbiamo rifinanziato attraverso risparmi o, in alcuni casi, mettendo risorse nostre. Ma che adesso non possiamo più permetterci, perché l’abbattimento dei tassi oggi sarebbe talmente costoso e talmente infinitesimale per le imprese da risultare una dispersione di risorse pubbliche senza nessun vantaggio apprezzabile, appunto, per le imprese stesse.
In contemporanea, però, abbiamo tentato di costruire misure e azioni a sostegno delle imprese. E ovviamente piccole e medie imprese, è quello il mandato che viene dato alla Regione. Come voi sapete, nelle nostre misure regionali le grandi imprese non possono accedere. Quindi ci rivolgiamo a quel nostro tessuto economico, qui descritto anche da tanti di voi, che appunto è l’espressione della rete di piccole e piccolissime imprese. Imprese che si confondono tra industria, artigianato, è molto difficile individuare il limite tra l’una e l’altra. E lo è anche rispetto ai fabbisogni. Mentre prima erano più settoriali ed erano legate alle dimensioni oggi sono trasversali, tutte le imprese hanno bisogno di ricerca, di innovazione.
Peraltro anche le piccole e piccolissime imprese hanno bisogno di internazionalizzazione, il mercato interno non riesce più ad essere sufficiente per assorbire la loro attività di produzione. Ma è del tutto evidente che l’internazionalizzazione per le piccole e piccolissime imprese non può essere la stessa che si pratica nelle imprese di medie e di grandi dimensioni.
Qual è allora il tema che abbiamo di fronte? In una situazione ove giorno per giorno si modificano i riferimenti normativi, i riferimenti economici, i rapporti e le competenze tra enti locali, Regione, Governo, abbiamo voluto mettere un punto di programmazione. Una programmazione che individua le priorità. E dobbiamo pensare, tra l’altro, che solo per il piano delle attività produttive, in scadenza, gli obiettivi erano 27 con circa 83 interventi puntuali, dove si erogavano risorse nei vari settori anche in modo abbastanza dispersivo, però dobbiamo far riferimento anche al momento storico nel quale questo piano veniva approvato.
Oggi, invece, approviamo un piano integrato con 13 obiettivi e le azioni sono determinate dai piani attuativi annuali che sono legati alla disponibilità delle risorse ma anche alle priorità che emergono.
E su questo noi vogliamo una collaborazione con il Consiglio; quindi l’ordine del giorno che viene avanzato dalla Commissione per quanto mi riguarda è assolutamente votabile, io lo sosterrò.
In questo momento l’aspetto della programmazione è fondamentale, come fondamentale è l’aspetto della conoscenza delle modalità con cui oggi abbiamo e otteniamo risorse.
I finanziamenti a fondo perduto, che hanno caratterizzato per lungo tempo le azioni della Regione Marche, in un accordo tra associazioni di categoria, parti sociali, Regioni, non esistono più. Gli unici investimenti a fondo perduto che oggi possiamo rinvenire sono quelli che stanno nella programmazione europea. Però sono interventi cofinanziati che hanno bisogno del sostegno creditizio. E oggi molte imprese, pur in presenza di bandi innovativi e interessanti, non sono in grado di potervi accedere perché non riescono ad avere la loro parte disponibile per il cofinanziamento.
Un tema, questo, sul quale dovremo ragionare anche insieme al mondo bancario.
Quel mancato cofinanziamento da un lato intanto è una discesa nelle graduatorie, quindi al finanziamento di progetti che sono meno interessanti di quelli che sono nei primi posti, ma dall’altro potrebbe anche corrispondere a una mancanza di utilizzo delle risorse comunitarie che se vanno in disimpegno automatico le perdiamo, perdendo così risorse strategiche per la nostra economia.
Quindi ci siamo concentrati e ci concentriamo sui progetti integrati. E già nel quadro attuativo, che avete a disposizione come Commissione e sul quale dovete esprimere il parere, ci sono risorse non importantissime ma comunque sostanziose per alcuni progetti integrati, come quello ad esempio della green economy, come l’Osservatorio sul distretto del mare, come i progetti integrati che ci hanno sostenuto nella discussione con il mondo dell’artigianato che integrano l’enograstronomia, il turismo, la cultura, l’artigianato artistico, l’artigianato di qualità. Ecco, lì ci sono delle risorse disponili.
Qual è però il tema su cui questo sistema complessivamente si dovrebbe a mio avviso interrogare? E’ sulla nostra capacità di progetto. Quando tutti vi riferite alle politiche comunitarie, ecco, la prossima programmazione, oltre ad avere la necessità di due strumenti indispensabili ovvero il piano dell'innovazione (su cui stiamo lavorando, andremo infatti a gara sulla redazione del piano, è un piano molto specialistico, c’è bisogno di figure molto specializzate) e il piano dello small business act. Due strumenti indispensabili affinchè le Marche possano accedere ai finanziamenti europei, anche quelli di settore.
Ma quello che si va delineando nella prossima programmazione, oltre alla diminuzione delle risorse disponibili in quanto gli Stati riescono a cofinanziare meno, c’è anche un altro aspetto, ossia, occorrerà avere una capacità di progetto fortemente competitiva. Ma competitiva non dentro il sistema, tra i territori, come noi siamo abituati a fare, bensì nei confronti delle altre Regioni, che appunto competeranno con noi per ottenere minori risorse, e nei confronti di altri Stati (e rispetto all’Italia e alle Marche l’azione di sviluppo di progettazione europea è molto più avanzata).
Quindi c’è una chiamata in corresponsabilità, oltreché ovviamente delle nostre strutture anche del sistema dell’economia complessivamente inteso, quindi delle associazioni di categoria, delle parti sociali, delle singole imprese. A cui chiediamo, riferendoci innanzitutto a noi stessi, di fare un salto di qualità nell’attivazione dell’intercettazione delle risorse. Non possiamo immaginare di continuare a finanziare le modalità di sostegno all’innovazione, alla ricerca o a qualunque altra attività economica con i modelli che finora ci siamo attardati ad usare. Non abbiamo più le risorse per poterlo fare.
Con l’Assessore Luchetti abbiamo ragionato sulla necessità di integrazione proprio perché questo sistema ha bisogno di colloquiare, non di agire in contrapposizione. E se vogliamo lavorare sui progetti integrati di territorio dobbiamo mettere insieme sia chi rappresenta i lavoratori sia chi rappresenta le imprese. Se non ci sarà questo dialogo, se ci sarà contrapposizione per l’utilizzo di alcune risorse, rischieremo di non poter essere in grado, nei tempi e nei contenuti, di presentare i progetti avanzati che l’Europa ci chiederà.
E la prima prova che dovremo sostenere è sui due bandi emanati adesso dal MIUR, che intrecciano la formazione, l’industria, la ricerca e l’innovazione – mi riferisco allo Smart Cities, che è venuto a presentare l’altro giorno il Ministro Profumo, e al bando Cluster –. Lì la delineazione delle piattaforme è ultraregionale. Sono piattaforme industriali, piattaforme che mettono insieme imprese, piccole imprese, associazioni, centri di ricerca, università, che ci obbligano a fare un passo in avanti, prima di aggregazione fra di noi e poi di aggregazione anche con gli altri. Saranno quelle le piattaforme che l’Italia userà per contrattare le risorse nazionali e le politiche comunitarie e quindi nel rapporto con l’Europa.
Se non ci attrezziamo a fare questo saremo perdenti. Ecco perché secondo me il piano da questo punto di vista è rilevante. Perché intanto istituisce un principio di collaborazione e di confronto, introduce alcuni obiettivi strategici (che sono le reti, l’integrazione), individua alcune priorità, la green economy e la blu economy, dentro il sistema della manifattura, che noi non pensiamo di abbandonare, c’è infatti una discussione sui settori maturi, sui settori acerbi, sui settori che sono giunti alla loro maturazione completa.
Dobbiamo individuare in tutti i settori il livello di innovazione. Abbiamo fatto una ricerca con Symbola – è stata presentata pochi giorni fa - ove ad esempio è stato evidenziato che il settore della manifattura ha diminuito la sua capacità di esportazione in quantità ma ha raddoppiato la sua capacità di esportazione in valore.
Qual è allora la sfida che dobbiamo cogliere? E’ che da un lato dobbiamo sì aumentare il valore di quei beni, e questo significa continuare a introitare ricchezza, ma dall’altro dobbiamo aumentare la quantità. Dunque aprirci ai nuovi mercati, ma anche essere in grado di mettere nella capacità di innovazione le piccole e piccolissime imprese. Altrimenti non potremo essere in grado di uscire dalla crisi, a salvaguardare il sistema delle Marche.
Un sistema che, tra l’altro, non sarà come quello da cui siamo entrati, ci sarà una selezione. Che in questa regione avviene in un momento drammatico, perché noi abbiamo sostenuto anche chi, forse, nel tempo, avrebbe dovuto essere riorientato e riconvertito, mentre il nostro sistema di incentivi in qualche modo l’ha fatto stare sul mercato pur non avendone le caratteristiche. E questo è appunto il momento in cui i nodi vengono al pettine. Ma se noi abbiamo strumenti di programmazione che parlano tra di loro e che si intrecciano con le programmazioni future, allora, ecco, intanto avremo uno strumento di previsione.
Termino dicendo che noi siamo l’unica Regione che lo ha fatto, nelle altre Regioni nessuno ha fatto uno sforzo di programmazione, seppur, certo, è difficile e complicato, si è preferito prorogare i piani esistenti che, come il nostro, sono stati approvati nel 2009-2010.
Per cui le altre Regioni, tranne l’Emilia Romagna, non hanno fatto uno sforzo di programmazione. Ecco, ritengo che questo vada apprezzato. Sapendo che non possiamo rispondere a tutte le richieste, ma soprattutto, lo ribadisco, che non è il piano regionale di sviluppo. L’integrazione può avvenire con un dialogo, con una conoscenza, non con l’inglobare dentro questa programmazione le misure di altri settori. Sarebbe improprio, contrario alla norma che l’ha sostenuto, e anche non rispondente ai fini di questa specifica programmazione.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Luchetti.

Marco LUCHETTI. Intanto un ringraziamento alla Commissione che ha studiato e approfondito i contenuti di questo piano. E lo dico anche perché non è di questi tempi l’approfondimento della programmazione. Ormai tutte le amministrazioni preferiscono agire nella contingenza (dovuta chiaramente anche alla scarsità delle risorse e alla crisi). Continuiamo così a marciare in un tempo dove purtroppo la programmazione è relegata in soffitta.
Questo nostro è dunque un tentativo, non so se riuscirà, spero abbia successo. Prima la collega Giannini diceva che in Italia non ce n’è un altro.
Noi in questo periodo, come del resto in tutta Italia, stiamo scontando tassi di disoccupazione altissimi, ebbene, uno strumento come questo credo debba essere interpretato come una novità proprio rispetto a ciò che sarà il prossimo futuro.
Questo piano - e lo dice esplicitamente nella premessa - arriverà sicuramente a fine legislatura, ma ha in sé un elemento di prospettiva strategica.
In un piano delle attività produttive non avete mai visto parlare di capitale umano, in un piano che riguarda l’industria non avete mai visto parlare di scuola. E a me dispiace che queste cose non vengano valutate.
Dovremmo capire che oggi tutto il nostro manifatturiero se strategicamente non individua un sentiero che possa difenderlo e svilupparlo in altro modo, non è che poi può contare sulle vecchie risorse. E non tanto quantitative quanto quelle qualitative.
La crisi dell’imprenditorialità che stiamo attraversando, oltre a quella dovuta alla competitività, è sotto gli occhi di tutti. Da dove si originerà la nuova imprenditorialità? Chi saranno i nuovi imprenditori marchigiani? In passato arrivavano dalla mezzadria, ma quella è una storia finita, quegli imprenditori oggi sono vecchi, non intendono assolutamente mettersi insieme, non si conoscono neanche tra di loro, in più non riescono a passare la propria attività neppure ai figli.
Allora se non faremo uno sforzo per creare capitale umano, per sviluppare, attraverso la formazione, la nuova imprenditorialità, dare cioè la possibilità ai giovani di formarsi, di avere strumenti in mano per poter intraprendere, non si potrà avere una nuova imprenditorialità.
Certo, il piano della sanità è molto più appetibile, ci stiamo tutti più attenti, invece attorno a questi problemi siamo un po’ più, come dire, distratti. Però, attenzione, se la Regione vuole in qualche modo essere da stimolo, non solo, ma fare anche da guida del nuovo sviluppo, su queste cose dovremo riflettere a lungo.
Ecco perché credo che i contenuti di questo piano devono essere considerati anche nella prospettiva di realizzare il nuovo sviluppo attraverso una buona occupazione. E questo lo potremo fare se avremo un sistema formativo che ci garantisca una buona formazione e un sistema universitario che ci consenta di avere una nuova capacità imprenditoriale.
Molte cose sono state dette, mi pare non valga la pena soffermarsi sul resto, seppure ci sarebbero tante cose da dire a supporto dei contenuti stessi del piano.
Però voglio sottolineare ancora un altro aspetto, ossia il fatto che questo piano l’abbiamo fatto all'interno. Ringrazio il Presidente Badiali che ha citato coloro che ci hanno lavorato sopra. Ma questi sono purtroppo elementi che non vengono valutati. Se avessimo invece affidato i piani a qualche università e a qualche studioso e ci avessimo impiegato due o tre cento mila euro probabilmente qualcuno avrebbe detto “ma quanto avete speso!”. Il fatto che l’abbiamo fatto all’interno e ci abbiamo perso diverso tempo nessuno lo valuta.
Ecco, spero che sia la stampa sia la minoranza sottolineino anche questi aspetti di buon governo.
Un altro aspetto su cui mi voglio soffermare solo un attimo è quello del lavoro. Capisco, Consigliere Bucciarelli, che lei ha fatto dei passi avanti anche ideologicamente, mettendo in crisi anche il suo industrialismo, nel senso che ha abbandonato la sua tradizione per dire che l’industria non basta più ecc. ecc.. Questo è un piano di attività produttive e del lavoro, e prima la collega Foschi, criticandolo un po', ha detto “ma qui l'internazionalizzazione non c'è”. Ma qui, ecco, non c’è un altro problema. Lo citava il Consigliere Binci quando parlava delle infrastrutture informatiche, ma pensate anche alle infrastrutture viarie. Dovevamo cioè inserire le infrastrutture viarie, le ferrovie? Che senso ha!
Lo sforzo che si è fatto nel considerare il lavoro come un elemento a supporto delle attività produttive credo sia una cosa molto interessante e buona.
Le osservazioni che ha fatto il Consigliere Binci non credo non siano state tenute in considerazione. Gli investimenti fatti con politiche europee non sono infatti investimenti a pioggia. Sulle attività produttive abbiamo seguito due strade, quella dell'innovazione e quella dell'internazionalizzazione. Esse fanno parte di un leitmotiv che deve continuare per le cose che si sono dette, vanno perseguite affinchè si possa sviluppare il nostro manifatturiero. Inoltre è stato verificato che anche l'occupazione si è sviluppata proprio in quelle aziende che hanno più innovato e che hanno avuto il sostegno delle politiche europee.
Dunque abbiamo fatto un buon lavoro. E’ una buona premessa anche per quella che sarà la programmazione europea. Nel piano come elemento fondamentale c’è proprio quello di una strategia di unitarietà così come l'Unione europea ci propone, ovvero integrare sempre di più le politiche del Fers con le politiche del Fse.
Ci stiamo quindi preparando ad utilizzare bene i fondi europei. Speriamo che questo possa portare un beneficio anche ai livelli occupazionali.

PRESIDENTE. Grazie Assessore Luchetti. Passiamo alla votazione.
Ordine del giorno a firma dei Consiglieri Badiali, Ciriaci, Bucciarelli, Foschi, Malaspina, Marinelli, Perazzoli, Traversini, Acacia Scarpetti:
L’Assemblea legislativa regionale,
- considerato che il periodo di difficilissima congiuntura economica richiede uno sforzo di grande sinergia e coordinamento degli interventi posti in essere a livello istituzionale e politico, in modo tale da garantire la massima efficacia ed efficienza nell'uso. delle risorse pubbliche;
- considerato che la proposta di Piano integrato triennale attività produttive e lavoro risponde all'esigenza di individuare le strategie di contrasto alla crisi economica, attraverso un sistema integrato di interventi di sostegno al tessuto produttivo marchigiano e alle politiche attive del lavoro;
- preso atto della opportunità, emersa dal confronto in Commissione III con il partenariato socio-economico, di favorire una maggiore integrazione tra gli atti in cui si articola la programmazione regionale a sostegno del sistema delle imprese;
- considerato, altresì, che dalle valutazioni contenute nella proposta di Piano emerge che gli investimenti in Ricerca e Sviluppo, calcolati in termini di percentuale sul prodotto interno lordo regionale e proiettati al 2020 non raggiungeranno l'obiettivo del 3% previsto dalla strategia Europa 2020 né quello più basso dell'1,53% indicato come obiettivo al 2020 dal Programma Nazionale di Riforma.
- Preso atto del parere della VI Commissione del 9 luglio 2012, con il quale si osserva che la proposta di Piano in oggetto risente di una non completa integrazione con gli obiettivi contenuti nella strategia Europa 2020 che sta orientando le politiche di sviluppo e coesione per la programmazione 2014-2020;
Impegna la Giunta regionale:
- ad assumere ogni iniziativa utile per garantire una maggiore integrazione della programmazione regionale a sostegno del sistema delle imprese e del lavoro, con particolare riguardo ai settore dell'internazionalizzazione e del sostegno all'export;
- a presentare entro la fine del 2012 la proposta di piano relativo alla strategia regionale di ricerca e innovazione in modo tale che sia approvato dall'Assemblea legislativa regionale in tempo utile per svolgere la propria funzione connessa con un migliore utilizzo dei fondi europei della programmazione 2014-2020;
- ad assumere ogni ulteriore iniziativa finalizzata ad integrare la proposta di piano con misure dedicate al sostegno dell'occupazione giovanile, in considerazione del fatto che anche nella nostra regione il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto nel 2011 il livello del 23,5%, per toccare nel 2012 su base nazionale la percentuale del 36,2%;
- a presentare all'Assemblea legislativa regionale, per il tramite delle Commissioni assembleari competenti, entro il primo semestre del 2013, un documento di prospettiva che individui le linee strategiche generali di cofinanziamento della nuova programmazione europea, in relazione alla proposta di piano triennale del lavoro e delle attività produttive e degli altri principali piani settoriali di sostegno a tali settori.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 46. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. In Conferenza dei Presidenti di gruppo avevamo preso un impegno per quanto concerne la mozione 380 che avevamo posto come punto 7). Però a questo punto direi di far votare l’Aula se intende continuare nei lavori oppure fermarsi. (…) Si vota sì se si vuole continuare. Dichiaro aperta la votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

La seduta è sciolta, ci vediamo l’11 settembre.

La seduta termina alle ore 15,15