Resoconto della seduta n.124 del 09/07/2013
Seduta Aperta sul tema
"Crisi aziendali ed emergenza occupazionale nelle Marche"

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Sollecito i Consiglieri a prendere posto per dare inizio a questo Consiglio regionale, così come abbiamo stabilito in una precedente seduta, la prima parte è una seduta aperta dedicata al tema delle "Crisi aziendali e dell'emergenza occupazionale delle Marche".
Abbiamo ritenuto di dedicare un Consiglio regionale a questo tema perché è evidente a tutti, ed è stato oggetto anche di confronto all'interno di questa Assemblea, che anche una regione come la nostra, che storicamente è stata in grado per la sua conformazione, per il grado di imprenditorialità, per il fatto di essere una regione non affidata ad un solo comparto economico, ma di avere una composizione della ricchezza prodotta da apporti diversi e da diversi settori, anche una regione come la nostra, nella ciclicità delle crisi che caratterizzano la storia, forse, meglio di altre ha saputo ammortizzare i cicli economici negativi, però, l'intensità, la durata ed anche la straordinarietà di questa crisi, che non può definirsi ciclica, come molte altre che abbiamo conosciuto, e che non può definirsi soltanto congiunturale, perché è una crisi che ha forti elementi di strutturalità, mette a dura prova anche una regione che si è caratterizzata, ripeto, nel tempo per essere una regione virtuosa, grazie, lo dicevo prima, anche al fatto di non essere una regione con una monoeconomia, ma di essere una delle regioni più manifatturiere d'Italia in cui, pur essendo le aziende prevalentemente di medie e piccole dimensioni, sono nate delle eccellenze importanti anche a livello europeo e mondiale; grazie anche al fatto che, già da tempo, si è approcciato al cambiamento con un processo di internazionalizzazione che ha riguardato il sistema delle nostre aziende. Grazie a tutti questi elementi, nel tempo questa regione ha dato il segno e la misura di saper contrastare la ciclicità dei periodi economici negativi, però lo dicevo prima, l'intensità, la durata e la straordinarietà di questa crisi mette a dura prova anche una regione come la nostra.
Credo, peraltro, che questa sia una regione caratterizzata anche da un rapporto molto forte, continuo, non sporadico, fra le istituzioni stesse, fra le istituzioni e il mondo del lavoro, fra le istituzioni e il mondo dell'impresa, essendoci anche condizioni non di scontro sociale o di scontro fra protagonisti che in questo tempo possono pregiudicare comportamenti virtuosi. Tutt'altro.
E' una regione che si è caratterizzata anche per la sintonia fra i soggetti protagonisti della regione stessa, un lavoro corale ma, nonostante tutto, oggi ci sono elementi preoccupanti, sui quali, credo, abbia fatto bene l'Assemblea legislativa delle Marche ad aprire un dibattito, un confronto che guarda anche ad alcune aziende, a situazioni più eclatanti per numero di dipendenti coinvolti, ma guarda complessivamente al sistema Marche e lo fa in un Consiglio regionale in cui abbiamo deciso di aprire a tutti i soggetti interessati, quindi, al mondo del lavoro, al mondo dell'impresa, alle associazioni di categoria, alle associazioni rappresentative degli enti locali, anche perché da questa crisi si uscirà nella misura in cui gli interventi che dovranno essere fatti atterranno anche a responsabilità ed a competenze che non sono solo a livello locale, però, il livello locale deve avere il convincimento che si potrà uscire tanto prima e tanto meglio se tutti gli attori dialogheranno fra di loro e concorderanno manovre, azioni, iniziative. Non è un fatto retorico o una fraseologia di circostanza, ma è il convincimento che nei momenti di grave difficoltà è necessario che tutti i soggetti, che a diverso titolo hanno delle responsabilità, sappiano raccordarsi fra loro in un'azione comune.
In questa regione c'è un modello e una storia da difendere, c'è fortunatamente la lettura di una regione che ha dato forti esempi, in questi anni, come quello di avere una classe imprenditoriale preparata, lo posso dire al di là e al di sopra delle parti, una classe politica e dei responsabili di enti locali consapevoli del loro ruolo, e la fortuna di essere una regione profondamente manifatturiera con una riserva, oltre al settore manifatturiero, che fa riferimento a settori che hanno ancora grandi possibilità di ulteriore sviluppo.
Credo che sia chiaro a tutti che nulla, dopo questa crisi, rimarrà come era prima, come era fino a qualche hanno fa, nemmeno nella nostra regione, chi pensa di sostituire l'apporto alla ricchezza prodotta dal manifatturiero è fuori strada, il manifatturiero rimane ancora l'asse portante di questo nostro Paese e di questa nostra regione, però i processi di globalizzazione, la sfida globale, nel breve, nel medio e, forse, anche nel lungo periodo, potranno, in qualche modo, creare dei problemi, potranno attenuare la produzione di ricchezza da parte di questo settore, ma, ed è l'ultima considerazione che voglio fare, questa regione ha la fortuna di poter in parte compensare un arretramento nell'apporto di ricchezza da parte del sistema manifatturiero in settori strategici che hanno ancora grandissime possibilità di sviluppo. Penso ai settori legati alla cultura, al turismo, all'ambiente e all'agricoltura.
Non è un tema da poco, non è un tema indifferente, perché questi settori, sui quali la Regione, il suo esecutivo, hanno dato dimostrazione di voler investire, nonostante la stretta dei finanziamenti che viene dal livello centrale, perché sono stati individuati come settori che hanno grandi possibilità espansive.
In questo quadro di forte raccordo fra tutti i soggetti protagonisti di questa stagione che ci è data vivere, nella difesa di un modello centrale manifatturiero, nell'impegno a lavorare per lo sviluppo di altri settori che hanno possibilità espansive, credo che ci siano gli elementi per poter affrontare anche una crisi così straordinaria e lunga come quella che caratterizza questo nostro tempo.
Detto questo, ringrazio coloro che hanno accolto l'invito e sono qui presenti, ho già una serie di richieste per interventi programmati anche da parte delle associazioni, poi si aprirà il dibattito ed infine ci saranno le conclusioni, credo di poter dire, da parte dell'esecutivo e del Presidente della Giunta.
Sono costretto per la gestione dei tempi a chiedervi interventi non superiori ai cinque minuti, non starò con l'orologio in mano, però se vogliamo avere un dibattito molto articolato, che registri una buona presenza e che si arrivi ad ascoltare anche i rappresentanti dell'esecutivo ed il Presidente dobbiamo di darci dei tempi abbastanza contenuti per gli interventi.
Per primo chiederei di intervenire al rappresentante dell'Anci Marche.
Il Presidente Maurizio Mangialardi può accomodarsi al tavolo della Presidenza.

Maurizio MANGIALARDI (Presidente ANCI Marche). Grazie Presidente. Grazie per l'invito e grazie anche per questa iniziativa che reputiamo importante per il confronto con l'Assemblea, con i territori, con i rappresentanti di categoria.
Ringraziamo davvero perché abbiamo bisogno di condividere, di scambiarci elementi per tentare, come lei ha ricordato, di guardare a questa crisi oltre al momento, perché giustamente non avremo più niente di quello che abbiamo avuto finora, dobbiamo evitare di pensare alla crisi come un elemento volto a ricercare percorsi che abbiamo già messo in campo, situazioni già esistenti, economie che non avremo più.
L'Anci che viene invitata a questo tavolo riporta le grandi difficoltà che come amministrazioni siamo costretti ad affrontare sistematicamente, perché noi siamo il fronte della crisi, siamo il front-office delle difficoltà, le assumiamo e oggi non siamo in grado di fungere da intermediari, da interfacce, da possibili interlocutori nei confronti dei nostri cittadini, delle nostre famiglie, delle nostre imprese, perché a fronte di una economia in grande difficoltà, è ovvio che la solidarietà dell'Anci Marche va a tutti i lavoratori e le lavoratrici che oggi ne marcano e ne pagano principalmente questa fase di apnea, i Comuni non sono più in grado di fornire servizi, i Comuni non hanno più certezze, i Comuni oggi non possono pianificare i propri bilanci, quindi, vanno a sommare alla crisi le difficoltà di relazione, per cui un problema se non affrontato in modo radicale può determinare uno scontro sociale. I Comuni non sono più in grado di assolvere a questa funzione. Oggi gran parte dei Comuni della nostra Nazione non hanno votato i bilanci, non sanno cosa iscrivere nella parte delle entrate, non sanno cosa iscrivere per i capitoli dell'Imu, non sanno cosa scrivere per la parte della Tares anzi, mettiamo in campo azioni fuorvianti nei confronti dei nostri cittadini, scriviamo che oggi il contributo Tares è del 66% di una imposta di cui non si conosce il 100%.
Si illude e si sommano le difficoltà che abbiamo nella gestione quotidiana, questo significa anche non garantire quei servizi che sono ormai completamente delegati ai Comuni, quelli alla persona, dove tante amministrazioni si sono adoperate anche grazie al lavoro fatto con grande sinergia con questa Regione.
Approfitto per ringraziare l'operato dell'esecutivo rispetto alle compensazioni che sono state messe in campo sul fondo di solidarietà nazionale completamente azzerato, se oggi ancora ci sono delle opportunità rispetto ai servizi, lo si deve solo ad un'azione della Regione che è stata capace di individuare proprie risorse volte a compensare quei mancati trasferimenti, quindi, Presidente, noi non vogliamo aggiungere difficoltà alla crisi così profonda, noi vogliamo metterci a disposizione, l'Anci è al fianco dell'azione di governo, è al fianco delle scelte dell'esecutivo regionale, vogliamo condividerne i processi, vogliamo essere messi nelle condizioni di spendere a favore dei nostri cittadini, delle nostre imprese, delle nostre famiglie, dei nostri disoccupati, dei nostri sfrattati incolpevoli. Al vostro fianco con scelte condivise con opportunità perché, Presidente, ha ragione quando dice che solo insieme ce la possiamo fare, solo con una grande condivisione possiamo tentare di dare una risposta non guardando indietro, ma pensando ad una società diversa, una società in grado di includere, una società che può ripartire dalla crisi solo se le scelte che pensiamo oggi guarderanno agli ultimi e ripenseranno le modalità di erogazione dei servizi, sulle quali, sembra, che la Regione si stia muovendo, penso alla riforma del servizio sanitario, dove ci possono e ci devono essere correttivi che devono rivedere prestazioni che, in questo momento, anche qui, possono acuire e determinare scontri che vogliamo evitare.
Grazie Presidente, siamo qui per ascoltare e per metterci a disposizione, insieme per affrontare questo momento di particolare difficoltà che non può essere valutato come transitorio.

PRESIDENTE. Grazie Mangialardi. Do la parola a Patrizia Casagrande, Presidente dell'Upi Marche, prego.

Patrizia CASAGRANDE (Presidente UPI Marche). Buongiorno, anch'io esprimo un ringraziamento per questa occasione che ritengo opportuna e che si unisce a tante altre iniziative che, sul territorio, abbiamo ritenuto di dover prendere non solo per ascoltare cose che leggiamo tutti i giorni, di cui, fra l'altro, abbiamo piena contezza, ma anche per interloquire con la Regione che si è sostituita spessissimo allo Stato e a cui io sottolineerò due iniziative, due sollecitazioni che ritengo particolarmente urgenti.
La prima, la preoccupazione sugli ammortizzatori sociali in deroga - dalla scaletta avrei preferito parlare dopo perché rischio di dire cose che, magari, nelle conclusioni saranno ovvie e raccontarle in anticipo diventa imbarazzante, - che notizie abbiamo sul rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga? La cosa che ci preoccupa di più, non so se siamo arrivati a giugno con le disponibilità, … l'Assessore Luchetti mi dice maggio e, quindi, la preoccupazione è enorme. So, dalle interviste rilasciate dal Presidente Spacca, che è la preoccupazione di questa regione, è la preoccupazione di tutti noi, ritengo che stamattina sia la questione principale perché nel vuoto che si presenta davanti, troveremo moltissimi lavoratori, perché il film che stiamo vedendo ci consegna una realtà in cui tutti i giorni si aggiunge qualcuno a quelli che già sono tanti e che soffrono di questa crisi.
La seconda valutazione, credo che oggi da qui debba uscire una richiesta forte che riguarda, appunto, il rifinanziamento della cassa integrazione e ponga con forza il tema che le nostre crisi, sono crisi di interesse nazionale, che la portata delle nostre crisi, non sono piccole crisi che, come la storia insegna, abbiamo di volta in volta affrontato con la caparbietà, con la coesione, con la solidarietà, con la sussidiarietà, tutti strumenti che non sono normati, ma che sono tipici della nostra organizzazione di rete di valori, quindi, qualche cosa che non si può normare.
Oggi siamo ad un altro punto, un punto molto più drammatico, ed è importante, quindi, che ci siano azioni che vadano in questa situazione.
Chiudo dicendo che il ruolo delle Province è un ruolo, come dire, per me imbarazzante, per la mia situazione personale, ma per molti è preoccupante perché abbiamo svolto un ruolo importante di assistenza al tema e al problema della crisi negli anni, non solo quando abbiamo anticipato la cassa integrazione laddove bisognava farlo, ma insieme alla Regione ed alle Camere di commercio abbiamo realizzato quella rete di sviluppo di capitale che sono stati i fondi garanzia e di solidarietà, ritengo, quindi, che si creerà un ulteriore tema che sarà quello di non poter, forse, far conto su un ente che ha messo in campo non solo la protezione, ma anche tutti gli strumenti legati alla formazione, al lavoro, alla banca dati, eccetera.
Spero che questa fase di transizione non incida negativamente, ma che si possa tutti noi, Province, Regioni, Comuni, associazioni, eccetera, continuare a lavorare nell'interesse più generale che è quello dei cittadini.

PRESIDENTE. Grazie a Patrizia Casagrande Presidente dell'Upi.
Do la parola in rappresentanza delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil a Roberto Ghiselli, Segretario regionale della Cgil Marche, prego.

Roberto GHISELLI (Segretario regionale CGIL Marche). Buongiorno a tutti, a nome anche di Cisl e Uil ringrazio la Presidenza del Consiglio ed il Consiglio per aver dedicato questa giornata ai temi dell'economia e del lavoro della nostra regione. Mi scuso perché le modalità accelerate con cui è stato convocato questo incontro ha reso difficoltoso la partecipazione di alcuni di noi in un momento come questo che riteniamo molto significativo.
Lo riteniamo significativo, importante, urgente perché da un dato dobbiamo partire, la crisi economica è una crisi che riguarda tutto il Paese, nelle Marche sta producendo degli effetti più incisivi, più drammatici rispetto alle altre regioni italiane.
Il fatto è che la nostra è una regione prevalentemente manifatturiera, prevalentemente di piccole e piccolissime imprese, più esposta alla crisi, ai processi di internazionalizzazione, questo fa si che tutti i dati di cui noi oggi disponiamo dimostrino uno scarto maggiore fra la situazione pre crisi e quella attuale delle Marche rispetto alle altre regioni italiane.
Questi dati si possono ricavare dal livello della disoccupazione che ormai è arrivata all'11,4%, abbiamo superato praticamente la media della disoccupazione nazionale, quando prima della crisi eravamo alla metà della disoccupazione nazionale. Abbiamo un livello di utilizzo della cassa integrazione guadagni altissimo nei primi cinque mesi di quest'anno e c'è una tendenza ulteriore alla crescita. Abbiamo superato i 21 milioni di ore complessivamente intese con un incremento del 37,8% rispetto alla cassa integrazione relativa allo stesso periodo dell'anno precedente, abbiamo più di 51 mila lavoratori che, nei primi sei mesi di quest'anno, hanno richiesto all'Inps prestazioni di indennità di disoccupazione o di mobilità, questo trend fa prevedere che alla fine dell'anno noi avremo più di 100 mila lavoratori delle Marche che disoccupati ricorreranno alla richiesta di questa forma di ammortizzazione sociale. Questi sono dati, questi e altri se ne possono citare, e danno l'idea che le Marche soffrono e sono più esposte a questi processi.
Veniva poc'anzi accennato ad uno dei problemi più urgenti che dobbiamo affrontare, il fatto che fino ad ora l'effetto della crisi l'abbiamo attutito con l'utilizzo di ammortizzatori sociali, in particolar modo nelle piccole e piccolissime imprese, lo strumento degli ammortizzatori in deroga effettivamente, praticamente, è finito, se non vengono messe a disposizione ulteriori risorse, come appunto si diceva, noi abbiamo la possibilità di coprire esclusivamente i primi cinque mesi dell'anno con difficoltà incredibili.
Credo che sarebbe opportuno, mi permetto di suggerire, come fatto dalle parti sociali anche recentemente in più occasioni, quindi, il sindacato e le varie associazioni delle imprese, in particolare quelle artigiane, che anche il Consiglio regionale possa dare un contributo in questa direzione, cioè porre l'accento e l'attenzione del Governo sull'esigenza primaria di rifinanziare gli ammortizzatori sociali in deroga, sapendo che questo è un tema che riguarda tutto il paese, tutt'Italia, ma le regioni che più sono esposte su questo fronte e che, quindi, hanno più bisogno di questi interventi, sono le Marche ed il Veneto.
Se noi non esprimiamo un'iniziativa specifica e precisa sicuramente sarà un tema che non verrà adeguatamente considerato.
L'idea di questi dati è che noi abbiamo una crisi che riguarda una miriade di imprese, molte aziende, piccole, molto spesso di piccole dimensioni, di lavoratori che occupano in queste imprese, poi, abbiamo alcune vertenze aziendali che sono abbastanza significative, che abbiamo gestito ed alcune sono ancora in corso, la Best, la Berloni, l'Api, l'Antonio Merloni, tutto il sistema della cantieristica da diporto, il problema della Fincantieri, la Sadam, ma anche il settore non industriale, pensiamo a tutta l'edilizia, ad esempio, nel caso della nostra regione, anche le grandi opere, abbiamo imprese e lavori bloccati alla Quadrilatero e alla terza corsia dell'autostrada. Abbiamo sistemi industriali che sono in situazione di difficoltà estrema, pensiamo all'area ascolana e a quella del fabrianese, abbiamo anche altre attività non industriali che sono soggette a queste difficoltà, molte aziende del credito, del terziario, il mondo degli appalti, dei servizi e del commercio, hanno sicuramente difficoltà non di poco conto.
Vi sono aziende che non sono in crisi, come l'Indesit che, però, per scelte di politica industriale, aziendale, che non tengono assolutamente conto della loro storia, del loro presente, nè del rapporto con il territorio, per ragioni esclusivamente di massimizzazione del profitto decidono piani industriali, come quello presentato di recente, che prevedono esuberi di lavoratori nelle misure che conosciamo.
Noi chiediamo che su questo ci siano interventi specifici che affrontino il tema dell'Indesit, all'Azienda di ritirare quel piano industriale perché quel piano industriale, checché ne dica l'Azienda, è del tutto incompatibile con la dichiarata volontà di salvaguardare l'occupazione, occorre rifare un nuovo piano industriale su basi nuove, diverse, recuperando le idee che in precedenza sono state fornite.
Premesso che in questa situazione ci sarebbe bisogno di una diversa politica europea, di una diversa politica nazionale, che non pensi solo al rigore, ma allo sviluppo ed anche alla ridistribuzione dei redditi, premesso tutto ciò, noi abbiamo bisogno che nelle Marche il tema del lavoro venga assunto, più che mai, come questione centrale. Questo è anche il senso dell'iniziativa che Cgil, Cisl e Uil, a tutti i livelli, regionali e nazionali, hanno prodotto in queste settimane e hanno portato anche il 22 di giugno ad una grande manifestazione unitaria a Roma per porre il tema dello sviluppo e del lavoro come questioni dirimenti e centrali.
Nelle Marche Cgil, Cisl e Uil hanno prodotto un documento unitario presentato qualche settimana fa a tutti i livelli istituzionali, a partire dalla Giunta regionale, per il confronto con le associazioni delle imprese e dell'economia con le quali, in molti casi, abbiamo già avuto degli incontri utili.
Riteniamo che ci sia bisogno di un momento di sintesi in cui si raccordano e si assumano alcune priorità condivise, si raccordano i vari livelli istituzionali, il mondo delle imprese, il mondo del lavoro, in modo tale che in una situazione difficile, dove anche le risorse sono sicuramente limitate, si possano individuare alcune priorità condivise che abbiano, però, questa caratteristica.
Alcune misure sono urgenti a breve, a partire dalla gestione degli accordi anti crisi e dalla revisione di alcune progettualità, sono già cantierabili, già finanziate, alcune sono già in corso e meritano di essere accelerate. Penso all'accordo di programma per la Merloni, penso al progetto Appennino, penso al discorso che riguarda il distretto del mare, abbiamo bisogno di immaginare interventi anche di carattere meramente regolamentare e normativo, quindi, senza oneri, ma che possano permettere la creazione di nuova occupazione. Faccio solo due esempi, un ulteriore incentivo ed intervento nella direzione del recupero ambientale o della rimozione dell'eternit, con la sostituzione del generatore di energia solare, sarebbe un sistema che produce dei risultati per almeno tre aspetti, quello ambientale, quello occupazionale e quello economico produttivo.
Abbiamo bisogno anche che ci sia un ragionamento a medio e lungo termine, su questo dovremo fare uno sforzo collettivo, non possiamo pensare che le Marche di oggi sono quelle di cinque, dieci anni fa, ma riprogrammazione dei fondi comunitari rispetto alla quale siamo, forse, un po' in ritardo, nel discutere tutti quanti assieme, c'è bisogno lì di ragionare, su quelle risorse con coerenza, rispetto a quelli che sono gli obiettivi di qualità e di efficacia che tutti quanti ci aspettiamo, penso che dovremo anche riflettere sul modello di sviluppo di questa regione che, come abbiamo detto, non sarà sicuramente come dire incardinato, non sarà sicuramente lo stesso che abbiamo conosciuto in questi anni, pur avendo noi delle forti potenzialità da valorizzare.
L'ultimo elemento che vorrei trattare è che noi abbiamo bisogno anche di una forte capacità di riforma, riforma in ogni campo, perché le riforme che possiamo produrre hanno anche una valenza di carattere economica ed occupazionale.
Noi abbiamo più volte sollecitato ai vari interlocutori con cui ci siamo rapportati, riforme sugli assetti istituzionali, sulla gestione associata dei servizi, sull'aggregazione delle aziende che gestiscono i servizi a rete, sulla riforma sanitaria e dei servizi sociali che sia effettivamente tale da garantire una riduzione, una compatibilità dei costi, ma anche una maggiore attenzione ai servizi e al territorio.
Ecco su queste cose ognuno di noi deve prendersi la propria responsabilità anche rischiando un po', non sempre c'è questa capacità di assumersi le responsabilità e molto spesso le conservazioni, gli interessi specifici prevalgono rispetto ad un disegno comune di coerenza.
Termino dicendo che noi abbiamo un altro problema, cioè la crisi determina un problema di carattere economico, determina un problema di carattere occupazionale, di lavoro, la crisi ci sta ponendo problemi di carattere sociale, aumentano le povertà, aumenta quella parte di popolazione marchigiana che oggi non sa veramente come tirare avanti, e nel momento in cui una famiglia oggi è costretta, ritorna ad essere costretta a non poter mandare un figlio all'università e neanche alla scuola superiore, è un problema che riguarda il destino di una intera generazione, allora queste cose, le tre questioni, economia, lavoro e welfare devono andare di pari passo e le scelte che dovremo fare devono essere assunte in questo ordine di priorità,
Credo che il Consiglio di oggi, e termino veramente, possa essere un'occasione importante per scambiarci delle opinioni, elencare delle priorità, ma l'importante per quanto ci riguarda, a partire anche dall'incontro che avremo la settimana prossima con la Giunta regionale, è cogliere l'occasione per rafforzare un percorso di coesione sociale, di collaborazione nelle Marche, per recuperare quello che è stato sempre il nostro tratto distintivo, quello della capacità delle componenti sociali, istituzionali di questa regione di far fronte alle difficoltà mettendosi assieme e cercando di collaborare.
Vi ringrazio per la possibilità di dare questo contributo.

PRESIDENTE. Grazie Ghiselli.
La parola a Giorgio Cipitelli, Segretario generale Confartigianato Marche.

Giorgio CIPITELLI (Segretario generale Confartigianato Marche). Buongiorno, anch'io ringrazio dell'opportunità che il Consiglio regionale oggi fornisce ad una riflessione spero non fissa, non rigida, non paludata, sui temi dell'economia e del lavoro, con l'auspicio che sia l'avvio di una nuova analisi, di un confronto comune e non invece la sola iniziativa spot che, per quanto nobile, rischia di essere troppo isolata rispetto alle problematiche che abbiamo nel Paese e in questo territorio regionale.
L'occasione peraltro è importante, sia dal punto di vista istituzionale che dal punto di vista della sostanza perché qui c'è il Consiglio regionale e c'è il Governo regionale e ognuno con le proprie responsabilità e funzioni e, con le loro relazioni in ambito nazionale, possono fare molto rispetto ai temi che non sono solo di questo territorio regionale, ma sono del Paese, anche se in questo territorio vi sono, come già alcuni prima di me hanno evidenziato, aspetti particolari legati ad un certo tipo di fare impresa, ad una certa storia imprenditoriale, alle attività manifatturiere, al pluri protagonismo istituzionale pubblico e privato che da sempre contraddistingue questa comunità e questa economia.
Se dobbiamo entrare nel merito delle questioni dobbiamo, non solo avviare una analisi, ma capire quali sono anche i nostri limiti e quelli che sono stati sino ad oggi, per esempio, non è pensabile che le imprese possano competere in un Paese che da 20 anni si trova in una situazione di palude, di transizione infinita, che non ha portato da nessuna parte e che per ogni norma che si fa ce ne sono altre tre, quattro, cinque che impediscono il dispiegarsi di quella norma sia in ambito nazionale che in quello regionale o in altri ambiti anche sotto quello regionale. Questo è un problema serissimo che riguarda ampi settori dell'economia e del lavoro, ad esempio, quello delle imprese del settore dell'edilizia, quello ad esse collegate e quello degli appalti. Su questo tema il problema è molto delicato, noi stessi, insieme alla Cna, abbiamo chiesto la possibilità di un confronto aperto.
Un secondo tema molto delicato, che va assolutamente affrontato, è che ogni tema non può essere vivisezionato ed affrontato secondo le esclusive competenze di Assessori e dirigenti, parlo di questo ambito regionale, ma la stessa cosa vale in ambito nazionale, ormai la competizione a partire dalle analisi e dalle scelte che spettano alle istituzioni non può prescindere da una valutazione unitaria da scelte uniche, condivise o meno, possibilmente condivise, perché costruite su un’analisi preliminare fatta insieme che affronti i temi in modo unitario e collegiale per evitare il disperdersi di tempi, azioni e quant'altro, come è accaduto ad oggi in ampi ambiti, quello dell'edilizia e dei lavori pubblici che finalmente sembrano registrare una strada nuova e diversa, come sta accadendo, per esempio, in questi giorni per quanto riguarda l'avvio del confronto sulla nuova programmazione comunitaria 2014-2020, per la quale sono partite tre consultazioni differenziate, ognuna segue una sua logica, sperando che qualcuno abbia una logica ed una visione unitaria con le finalità unitarie. A noi solo ora, solo in questi giorni e solo da qui in avanti e in modo separato ci sarà dato modo di capire quali saranno le intenzioni dell'istituzione, quali i mathcing che sinora si sono verificati con le competenze tecniche nazionali e comunitarie, quali le finalità.
Ad esempio un tema molto delicato riguarda la competizione delle imprese e la loro capacità di remunerare i propri costi del Paese e con essi quelli del credito, è il tema della globalizzazione, della competizione globale, è il tema della capacità di competere per vendere sui mercati e non per delocalizzare, nonostante una legge regionale di questo consesso, di questo Consiglio, credo del 2009 o del 2010, impedisca di delocalizzare, e a chi ha scelto questa strada impedisca il finanziamento pubblico regionale e/o nazionale, ciò nonostante delle imprese lo hanno fatto, lo stanno tuttora facendo e continuano a godere di benefici pubblici regionali. Sarebbe il caso che questa legge se esiste venga applicata oppure lo stesso Consiglio regionale dica: “Abbiamo scherzato”.
Per competere bisogna avere prodotti, una capacità competitiva e anche il credito, dobbiamo fare in modo che questo Paese e tutte le sue Regioni si convincano, compresa la nostra, che ha un ruolo formidabile per le esperienze che ha acquisito sinora, il soggetto istituzionale pubblico a presentarsi come Paese unitario nei mercati internazionali, o riusciamo a fare in modo di allargare ed ampliare la platea delle imprese su questi mercati, con tempi e priorità immediate, perché il fattore tempo è un fattore essenziale, oppure noi sempre di più resteremo un territorio, un Paese, purtroppo, e una comunità sempre più residuali, tanto più con le problematiche che prima brevissimamente, per i tempi contingentati, evidenziavo.
Ultima, ma non un'ultima questione è quella del credito, bisognerà che anche qui il Consiglio regionale, la Regione Marche, tutte le Regioni, il nuovo Ministro dell'economia, che pure viene dalla Banca d'Italia e che come Banca d'Italia partecipa al direttorio della BCE, abbiano una spiegazione al fatto che tre iniezioni di liquidità al Paese e alle banche italiane, per circa quasi trecento miliardi di euro, in 18 mesi, non siano, quasi per nulla, arrivate alle imprese, e il costo di partenza viaggiava da 0,75 a 1,20% e qui arriva, nella migliore delle circostanze, al 5,20, rasentando tassi di usura, tant'è che ogni enne di tempo la Banca d'Italia è costretta a modificare le norme di calcolo del tasso di usura perché purtroppo le imprese, ma anche le famiglie, sono chiamate a pagare condizioni di tasso assolutamente inadeguate.
A noi non sfugge la motivazione tecnica di tutto questo percorso, ma se è vero che la Regione Marche e con essa le Regioni d'Italia hanno un'interlocuzione diretta con l'Unione europea, tale interlocuzione diretta non può prescindere dal porre il tema e dal trovare soluzioni a favore dell'economia di quelle Regioni e di questo Paese, perché altrimenti, come dice il Pontefice, noi non rischiamo solo la globalizzazione negativa della competizione tra grande finanza e imprese manifatturiere, non rischiamo, come dice il Pontefice, la globalizzazione dell'indifferenza, noi stiamo rischiando la globalizzazione delle paure, dietro cui solo gli interessi di parte e le logiche di consenso, che riescono solo ad abbattere le speranze del Paese e che non danno coraggio e forza alle imprese, non saranno in grado di poter rilanciare le opportunità che ci sono, le tante coscienze che animano le imprese, i loro dipendenti e le famiglie di questa comunità, come di questo Paese.
Il nostro auspicio è che il Consiglio regionale odierno sia l'avvio di una riflessione non di uno spot, che questa riflessione sia anche l'avvio con l'istituzione Regione di un'analisi vera, rapida, nella quale si scelgano cose prioritarie, nel tempo immediate a vantaggio della comunità delle imprese, non di pochi, grazie.

PRESIDENTE. Grazie a Giorgio Cipitelli.
La parola a Nevio Lavagnoli, Presidente di Agrinsieme che associa Cia, Confragricoltua e Copagri, prego.
Sono costretto a chiedervi il rispetto dei tempi perché a mano a mano che si susseguono gli interventi stiamo un po' allentando.

Nevio LAVAGNOLI (Presidente AGRINSIEME). Basta che non scontiamo i minuti che mi ha “preso” Cipitelli.
Presidente mi associo ai ringraziamenti che qui sono stati fatti che per noi valgono il doppio perché già in questa sede, un anno e mezzo fa, discutemmo, in un apposito Consiglio regionale aperto, le questioni dell'agricoltura. Grazie alla sua sensibilità, in quell'occasione, approfondimmo, con il contributo di tutti i Consiglieri regionali, pur nella diversità delle opinioni, la politica agricola.
Questo ha aiutato molto anche noi organizzazioni agricole a lavorare, a rapportarci sempre di più con le pubbliche istituzioni, Regione compresa.
E’ un fatto importante che oggi si ripete per tutta la situazione economica più generale della nostra regione ed è importante ribadire che, in un momento difficile come questo, le pubbliche istituzioni, soprattutto la Regione, come abbiamo sentito poi i Comuni e le Province, sono al fianco dei cittadini perché in un momento difficile è essenziale avere la fiducia nelle proprie istituzioni rappresentative, non solo per intraprendere economicamente le attività, ma è importante per quel clima politico generale di solidarietà e di fiducia che, in un momento particolare come questo, serve.
Detto questo è comprensibile che nella crisi, come questa che sta passando il nostro continente, il mondo intero, la nostra regione, l'agricoltura, dal suo punto di vista, pur avendo regole e comportamenti diversi, può essere al fianco ed aiutare ad uscire dalla crisi. Voi tutti sapete meglio di me che l'agricoltura è un settore amministrato, ovvero Bruxelles con il meccanismo delle quote decide quanto latte deve produrre una vacca, quindi, è essenziale avere uno stretto rapporto con chi ci governa, con l'articolazione del Governo, con le pubbliche istituzioni democraticamente elette, perché oggi il momento è particolare anche per l'agricoltura. Particolare perché noi siamo alla fine della programmazione 2007-2013 e all'inizio della nuova programmazione europea 2013-2020, se questo è vero noi siamo in mezzo al guado, stiamo chiudendo tutti progetti che si sono attivati dal 2007 al 2013 e dobbiamo sempre temere il colpo di coda che, in questo caso, può venire dalle banche che, nel momento in cui un imprenditore agricolo chiude il suo progetto di investimento, possono irrigidirsi nei finanziamenti e nella liquidità, per questo noi stiamo anche combattendo sul versante delle banche.
Nello stesso tempo sappiamo che nella nostra agricoltura, nella regione Marche, gli imprenditori agricoli, questi nostri sprovveduti zappaterra, hanno a suo tempo presentato il doppio dei progetti di investimento finanziario, questo è un fatto importantissimo, i nostri agricoltori, nel target degli imprenditori a tutti gli effetti, hanno accettato la sfida del mercato e, non a caso, in questi giorni e in questi tempi, diciamo così, l'export agroalimentare è un elemento importante e positivo nella dinamica economica di questo Paese.
Essendo, però, alla fine della programmazione 2007-2013, come già detto nell'incontro molto aperto e franco che abbiamo avuto ieri con l'Assessore all'Agricoltura, l'avvocato Malaspina, abbiamo anche problemi, la Regione dovrà spendere da qui alla fine del 2013 oltre 60 milioni di euro, tutte le condizioni per spenderli ci sono, ma serve una capacità di spesa da parte di tutti, io ci metto per prime le organizzazioni agricole e cooperative, ma dall'altra parte l'apparato, diciamo così, di gestione e di governo dell'Assessorato, in modo che nella volata finale i progetti di investimento possano concludersi e creare le condizioni migliori per la prossima programmazione.
Su questa strada tutti noi sappiamo bene che il finanziamento agricolo si muove con un'impostazione molto semplice e per quel che riguarda gli investimenti porta soldi a questa Regione, ovvero, lo ripeto per l'ennesima volta perché in tante situazioni l'abbiamo fatto presente, per un euro che mette la Regione, un euro lo mette il Governo, due euro mette la Comunità europea, sei l'investitore privato, quindi, nella Regione Marche, come in tutte le Regioni, su un euro assegnato ne entrano tre freschi da fuori regione, questo è un fatto importante e di questi tempi non può essere sottovalutato, anzi può essere un'occasione per aiutare tutto il resto dell'economia ad intraprendere la strada della ripresa e dell'uscita dalle difficoltà.
Su questa strada, ripeto per l'ennesima volta, da un punto di vista politico sostanzialmente con tutte le articolazioni politiche, pur nelle diverse accezioni, pur nei diversi rapporti, anche di natura personali, noi sentiamo che il mondo politico marchigiano è sensibile alle questioni agricole, ma sappiamo anche, altrettanto bene, che le pastoie della burocrazia, quella che con una parola, diciamo così, molto riduttiva, ma molto chiara e molto esplicita, rischia di svuotare il ragionamento politico. Per ragionare si ragiona bene, ma quando si va all'atto pratico le difficoltà sono costanti.
Concludo ribadendo che solo la concertazione, la capacità di raccordarsi in questo caso fra il mondo della rappresentanza agricola e il mondo di governo, in questo caso della Regione Marche, può portarci ad affrontare e risolvere tutte quelle questioni che tutti i giorni abbiamo sul tappeto avendo coscienza che l'agricoltura è un settore importante e, per dirla in una battuta, l'agricoltura è vita. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, Nevio Lavagnoli.
Diamo la parola a Paola Bichisecchi, Direttore di Confindustria Marche.

Paola BICHISECCHI (Direttore di Confindustria Marche). Ringrazio per l'invito i Presidenti del Consiglio e della Giunta, coglierò questa occasione per mettere a fuoco un po' lo stato dell'economia regionale e dell'economia nazionale.
Sicuramente le Marche stanno ancora soffrendo molto per la crisi, è stato detto anche da alcuni interlocutori prima di me, come sta soffrendo anche molto lo Stato italiano.
Riporto alcuni dati che sono frutto delle analisi che noi facciamo direttamente con le imprese relativamente al primo trimestre del 2013, abbiamo registrato, per quanto riguarda la produzione industriale, una flessione del 2,8% con variazioni negative più o meno in tutti i settori dell'economia regionale. In flessione è stata anche l'attività commerciale nel primo trimestre del 2013 con una contrazione media del 3,2%, dove ha pesato moltissimo e continua a pesare lo stato della domanda interna, noi in questo caso abbiamo avuto un calo delle vendite sul mercato interno del 7,3% e una moderata flessione dello 0,4% invece sul mercato estero.
In questo stesso primo trimestre del 2013 in rapporto al primo trimestre dell'anno precedente, anche i livelli occupazionali hanno subìto una contrazione di circa l'1% e sono cresciute notevolmente le ore di cassa integrazione sia ordinaria che straordinaria, anche gli interventi in deroga.
In relazione alle previsioni degli operatori economici ancora permane uno stato di preoccupazione per quanto riguarda la tendenza delle vendite per i prossimi mesi e che dimostrano una situazione difficile che continuerà a protrarsi soprattutto sulla domanda interna.
Unico dato positivo, che noi abbiamo registrato, è quello, per esempio, che riguarda i dati Istat sulle esportazioni del primo trimestre del 2013 che hanno visto una crescita più marcata del 13,2% con le quali si stanno recuperando in parte le perdite significative che noi abbiamo avuto negli anni precedenti.
Questi dati ci dicono che è ancora in corso una fase di marcato rallentamento dell'economia regionale e, quindi, le aspettative che avevamo, speravamo di avere una ripresa in particolare della domanda interna prima della pausa estiva, non si sono avverate, le condizioni difficili, noi lo sappiamo, sul fronte della liquidità e del credito da una parte e le sfavorevoli previsioni del reddito e dell'occupazione dall'altro, pesano sulla capacità di recupero del sistema e portano in avanti, nella seconda metà del 2013, le previsioni di un recupero significativo dell'attività produttiva.
Restano ancora favorevoli, anche se sotto tono, le aspettative rispetto alla domanda estera, ma queste non sono generalizzate, riguardano alcuni settori e alcuni Paesi, comunque, l'obiettivo di incremento dell'esportazione è un obiettivo che stanno perseguendo le imprese del nostro territorio.
Per quanto riguarda un inquadramento di medio periodo, rispetto al 2008 c'è stato un livello di produzione industriale che è calato di circa il 19% e questo è da mettere anche in stretta correlazione, come abbiamo detto, al marcato rallentamento della domanda interna che proprio corrisponde con lo stesso valore, 19 punti dal 2008, 10 dei quali sono stati perduti a partire dalla seconda metà del 2011.
La ripresa della capacità di esportare maggiormente, come abbiamo visto, è l'unico dato positivo, comunque, non siamo riusciti a recuperare ancora quelli che erano i punti che avevamo perso nel periodo precedente, ma su questo bisognerà ancora insiste.
Il quadro regionale, purtroppo, corrisponde anche ad una situazione di difficoltà che noi abbiamo registrato anche a livello nazionale e proprio recentemente il Centro studi Confindustria ha reso noto i dati sia a consuntivo del primo trimestre che quelli previsionali relativamente al 2013 e al 2014, Secondo il Centro studi Confindustria l'economia italiana ha toccato il fondo, abbiamo registrato un ottavo trimestre consecutivo in recessione a livello nazionale, e anche il primo trimestre del 2013 si è chiuso con un segno negativo e rimarrà probabilmente immutato fino alla fine dell'anno, anche le previsioni rispetto all'andamento del Pil purtroppo sono state riviste, non solo dal nostro Centro studi, ma anche dagli organismi internazionali in ribasso, per quanto riguarda il Pil la stima per il Paese Italia è di un -1,9%, l'OCSE parla di un -2,1 o 2,2% per il 2013, mentre per il 2014 ci dovrebbe essere finalmente un segno più dello 0,5%, ma un segno ancora molto debole, troppo debole.
Le valutazioni che facciamo come sistema, essendo alla metà del 2013, sul finire del sesto anno della crisi, sono che, se ci saranno delle iniziative convergenti, sia di livello nazionale che regionale e alcune condizioni, potrebbero intravedersi alcuni sentori di ripresa. Per quanto riguarda la domanda interna è chiaro che inciderà molto il minor costo dell'energia, la possibilità d'accesso al credito, la conferma dei progressi nel contesto globale, ma anche l'affievolimento delle misure di austerity che, abbiamo visto, hanno avuto un effetto fortemente repressivo dell'economia, una maggiore stabilità dell'azione del Governo che deve essere fortemente orientata alla crescita e, quindi, alla costruzione di un nuovo clima di fiducia rispetto agli operatori economici.
L'ultimo dato noto al 1 luglio di quest'anno del Centro studi Confindustria a livello nazionale dice che c'è un piccolissimo lieve recupero per la produzione industriale di un +0,1%. in giugno, però, ci tengo a sottolineare che come l'attività, la distanza dell'attività di produzione industriale dalla situazione prima della crisi, quindi aprile 2008 ad oggi, ha registrato un -24,6%, nelle Marche, abbiamo detto circa un -19%, quindi, è chiaro che c'è capacità produttiva inutilizzata, che la domanda interna è ancora un grandissimo problema per il nostro Paese e che c'è la necessità di intercettare maggiormente quella che è la ripresa dei mercati internazionali. Non ci accontentiamo di una stima di crescita così bassa, per questo come sistema noi abbiamo avanzato anche in occasione delle elezioni nazionali, un progetto organico denominato Progetto di Confindustria per l'Italia "Crescere si può e si deve" in cui si lancia un programma di medio termine, una terapia d'urto che incida in termini di finanza pubblica, ma che consenta anche di far ripartire politiche di sviluppo coerenti, organiche, stabili nel tempo, perché per rilanciare lo sviluppo è necessario che ci sia anche la stabilità delle politiche di intervento.
Noi mettiamo in questo momento a rischio quella che è la ricchezza del nostro Paese, una ricchezza che ci ha connotato, come sappiamo, come secondo Paese manifatturiero in Europa e la regione Marche spicca tra le regioni italiane come una realtà fortemente manifatturiera che ha dato anche segni di forte vitalità negli anni passati e adesso fa un po' più difficoltà, ma noi contiamo che possa essere intrapresa la via della ripresa. Certo ci vuole uno sforzo corale, quindi, come sistema confindustriale siamo a disposizione, ci vuole uno sforzo corale delle istituzioni, dei vari livelli di governo, perché le politiche devono essere sinergiche, convergenti e, soprattutto, devono puntare allo sviluppo, perché altrimenti noi regrediamo ulteriormente e non ci possiamo rassegnare ad una fase di declino.
Dal punto di vista nazionale, voi sapete, sono stati non solo adottati alcuni provvedimenti, ma ci sono anche delle situazioni eclatanti che solo in parte si stanno affrontando adesso e che sono fortemente incisivi per alcuni settori, basti pensare a quello che è lo stato dei lavori pubblici o dell'edilizia, il fatto che lo Stato italiano abbia accumulato debiti nei confronti delle imprese, ormai stimati in oltre 100 miliardi di euro, purtroppo, non ci fa onore come sistema Paese, anche perché sono stati adottati vari provvedimenti per erogare questa liquidità in più tranche, nel corso di anni, e voi sapete che in termini di rapporti commerciali quando uno effettua la prestazione ha diritto ad avere il corrispettivo.
Altro problema chiave, accanto alle politiche di sviluppo, è quello di puntare, tutti i livelli istituzionali, ad un'azione incisiva di semplificazione di quello che è il quadro normativo in rapporto, soprattutto, alle imprese e ai cittadini. Su questo devo dare atto che, per esempio, la Giunta regionale ha approvato una proposta di legge, lo scorso giugno, in cui recepiva e ampliava anche gli interventi che erano stati già varati a livello nazionale sul fronte della semplificazione, e qui sollecito nuovamente il Consiglio a farsene carico, a portare avanti questi temi che non sono temi da sottovalutare, in quanto vanno accompagnati con politiche di sviluppo noi. Purtroppo, pensiamo che siano interventi sulla carta, ma devono permeare la vita delle istituzioni e avere riflessi diretti sulla vita dell'impresa.
Per quanto riguarda la Regione Marche noi siamo sempre pronti al dialogo e al confronto, abbiamo lanciato proposte e lo faremo ancora, credo che l'occasione che adesso abbiamo di chiusura della programmazione comunitaria, ma anche di apertura di una nuova programmazione, debba essere colta come occasione preziosa, tanto più che non ci saranno, voi sapete, molte altre risorse a cui fare riferimento come sistema Paese per rilanciare lo sviluppo, proprio come occasione di crescita dello sviluppo del manifatturiero, perché solo se si produce benessere e ricchezza e si mette al centro l'impresa, ci potrà essere effettivamente una crescita non dello 0,5%, ma di 1 o 2 punti percentuali che possono essere gli unici che consentono di rilanciare l'occupazione, grazie.

PRESIDENTE. Grazie Bichisecchi
Ha la parola Walter Recchia, Responsabile regionale politiche del lavoro CNA Marche.

Walter RECCHIA (Responsabile regionale politiche del lavoro CNA Marche). Buongiorno a tutti, grazie Presidente, grazie al Consiglio regionale di questa opportunità di riflessione su una situazione, quella delle crisi aziendali, che segna in modo particolare la vita della nostra realtà. Diceva il Presidente in apertura, che le Marche sono un esempio, un modello, però, questo modello è stato particolarmente colpito dalla crisi, evidentemente la tipologia del sistema produttivo marchigiano, questa piccola e media impresa ampiamente diffusa, radicata nel territorio, ha subìto gli effetti più negativi di una crisi che non accenna ancora a mollare l'osso.
C'è il grosso problema del credito, le banche non intervengono, non rappresentano il sostegno all'economia della nostra regione, è vero, ma questo non avviene solo nelle Marche, ieri Mario Draghi è stato costretto a fare un'affermazione anche pesante, ha ricordato che non può essere la BCE ad imporre alle banche italiane, in particolare, di finanziare le imprese.
La crisi, sono d'accordo con chi mi ha preceduto, ci restituirà sicuramente un modello produttivo diverso, dobbiamo saperlo e dobbiamo essere pronti, occorre coesione da parte di tutti i soggetti istituzionali e i soggetti della rappresentanza.
Attenzione a non trasformare la situazione in una guerra tra poveri, non esistono lavoratori di serie A e lavoratori di serie B, tutti hanno diritto ad essere tutelati, occorrono interventi a sostegno dell'occupazione e per il rilancio dell'economia, così come occorrono interventi a garanzia della conservazione del posto di lavoro, e vengo ad una delle questioni più importanti per noi associazioni artigiane, ma che abbiamo ampiamente condiviso anche con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, che è il problema degli ammortizzatori sociali in deroga. Veniva ricordato prima che con gli stanziamenti messi a disposizione dal Governo noi riusciamo, nelle Marche in modo particolare, poi dirò, a coprire le esigenze soltanto fino alla fine di maggio, siamo a luglio, abbiamo migliaia di lavoratori che hanno, ad esempio, il mese di giugno completamente scoperto e al momento non riceveranno assolutamente alcun sostegno. Bene ha fatto la Regione, la Giunta nell'accettare la richiesta delle organizzazioni artigiane, del sindacato dei lavoratori, di finanziare l'ammortizzatore sociale erogato per il tramite dell'ente bilaterale regionale dell'artigianato, abbiamo calcolato, ma non l'abbiamo fatto solo noi, l'ha fatto anche l'Inps, ed abbiamo consentito di evitare qualcosa come 10.000 licenziamenti del sistema dell'artigianato che si sarebbero aggiunti alla già grave situazione che stiamo vivendo.
Con questo intervento, con il milione di euro che la Giunta regionale ha messo a disposizione della bilateralità, con l'intervento del nostro ente bilaterale, noi riusciremo, speriamo, a coprire le esigenze dei lavoratori e delle imprese per almeno i mesi di luglio e di agosto, ci siamo attivati anche con l'Inps regionale e attiveremo le sospensioni già dal 1 luglio.
Occorre una cosa particolare, noi, rispetto a questo, abbiamo coinvolto anche i nostri Parlamentari, i quali si sono fatti carico del problema, è stato presentato un ordine del giorno, ma io rinnovo l'invito al Consiglio regionale delle Marche perché si faccia parte diligente nei confronti del Governo per una priorità assoluta che è il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, non possiamo assolutamente permetterci in un Paese che pensa e che vuole essere democratico, un Paese civile, di avere la copertura degli ammortizzatori sociali garantito soltanto nel primo semestre dell'anno in corso.
Leggo, sarò brevissimo, l'ordine del giorno, "I Senatori", in questo momento il decreto-legge è al Senato, poi passerà alla Camera, "impegnano il Governo a prevedere ulteriori risorse per il finanziamento degli ammortizzatori sociali volti a garantire la reale copertura integrale del fabbisogno dell'anno in corso; a rivisitare i criteri di distribuzione delle risorse, tenendo conto delle reali domande presentate alle strutture territoriali dell'Inps, nonché degli interventi della bilateralità, perché questi hanno consentito un minor ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga; a determinare altresì i criteri omogenei di utilizzo degli stessi ammortizzatori in deroga attraverso l'individuazione di differenti percorsi di finanziamento per la cassa integrazione guadagni da un lato, e la mobilità dall'altro, e la definizione degli stessi soggetti beneficiari".
Questi criteri non sono uguali in tutte le regioni, risulta che una regione virtuosa come le Marche, che ha potuto contare sull'intervento dell'ente bilaterale, fin dal 1 luglio 2010, viene ad essere ulteriormente, pur essendo virtuosa, penalizzata, quindi l'appello è forte, i Parlamentari si stanno impegnando a livello istituzionale sia al Senato che alla Camera, chiediamo che anche il Consiglio regionale faccia la sua parte.
Da ultimo consentitemi di raccontare una breve esperienza: Rochester è una città dello Stato di Washington dove ha sede la Kodak che dava lavoro solo in quella città a 65.000 lavoratori. Con l'avvento del digitale, non conosco il termine in inglese ma la Kodak ha portato i libri in tribunale, si prospettava per quella città un periodo assolutamente nefasto. In quella città, il Comune, lo Stato federale, le Università, le stesse imprese si sono messe a lavorare partendo da una considerazione di base: avevano delle conoscenze e delle eccellenze nel campo dell'ottica e, grazie a progetti seri, a progetti nuovi, elaborati d'intesa con tutti questi soggetti, oggi l'innovazione, la tecnologia, la produzione del 3D avviene a Rochester, quella città continua a vivere una fase felice della sua esistenza.
Ho voluto citare questo esempio perché in Italia siamo più portati a garantire il prepensionamento o l'accompagnamento all'uscita dal lavoro piuttosto che impegnare risorse per fare progetti veri di rilancio dell'economia e della produzione, proviamo a fare questo anche in Italia.

(Applausi)

Walter RECCHIA. Da ultimo, chiudo davvero, nell'incontro avuto con i parlamentari, gli stessi si sono resi disponibili, anzi hanno chiesto l'apertura di un tavolo istituzionale parlamentare in Regione e l'organizzazione della rappresentanza per monitorare costantemente la situazione ed individuare anche dei possibili percorsi di uscita dalla crisi.
Per quanto mi riguarda le associazioni artigiane della regione Marche sono a completa disposizione, grazie.

PRESIDENTE. Grazie Walter Recchia.
Diamo la parola a Ilva Sartini, Direttore Confesercenti Marche.

(Dissenso del pubblico)

PRESIDENTE. Vi chiedo scusa, però, è importante che ci sia l'impegno e la coralità di tutti per risolvere il problema di una realtà, in un momento come questo la cosa peggiore è creare le divisioni, poi stiamo arrivando alla fine, quindi, do la parola a Ilva Santini.

Ilva SARTINI (Direttore generale Confesercenti Marche). Sicuramente tutta la solidarietà ai lavoratori dell'Indesit che sicuramente verranno ascoltati.

(Applausi)

Ilva SARTINI. Voglio dare anche un apprezzamento a quest'incontro perché è un'occasione sicuramente di confronto, dove ciascuno di noi può dare una mano, per quello che si può, in questa situazione così difficile, soprattutto, importante perché dobbiamo far sentire alla comunità marchigiana la vicinanza delle istituzioni e delle forze sociali in un momento davvero molto delicato.
Noi, per parte nostra, pensiamo che uno degli interventi più importanti, uno degli obiettivi più importanti, in questo momento, sia quello di salvare le imprese, perché senza le imprese non si può garantire lo sviluppo, l'occupazione e la ripresa del territorio. Proprio per questo pensiamo che sicuramente la Regione può fare molto, intanto può avere un ruolo molto importante rispetto agli indirizzi e alle politiche del Governo e poi può fare la sua parte.
Noi sappiamo innanzitutto che per salvare le imprese bisogna ridurre i costi che pesano sulle imprese, perché la fiscalità, quella generale, è arrivata a superare il 60% ed è assolutamente insostenibile per le imprese che, tra l'altro, si trovano a competere in un mercato non libero, in un mercato in cui le regole sono diverse e, quindi, chi paga una fiscalità così alta non è in grado di competere con altri territori.
Bisogna allora, secondo noi, cominciare con il ridurre sensibilmente la spesa pubblica, snellire in maniera efficace la burocrazia ed arrivare anche a ridurre fortemente il peso del fisco, in particolare pensiamo che sia fondamentale ridurre il costo del lavoro, il cosiddetto cuneo fiscale, per far pesare meno la fiscalità sulle imprese e dare qualche soldo in più ai lavoratori, perché ovviamente il divario fra quello che si paga e quello che entra nelle tasche dei lavoratori è diventato troppo grande.
Questo per noi è molto importante, ridare anche lavoro e dare risorse ai lavoratori anche perché i settori che io rappresento, commercio e turismo, dipendono il primo al 100% dalla spesa interna, il turismo, il secondo, al 85%, quindi è chiaro che per noi è fondamentale.
Bisogna calmierare il costo delle utenze e dare anche regole adeguate per combattere ad armi pari la concorrenza globalizzata, cioè se noi non ce lo poniamo questo problema, non perché si voglia arginare la migliore sorte di altre popolazioni, di altri popoli, ma perché anche noi dobbiamo essere in grado di competere a regole che diventino regole paritarie.
Sicuramente, poi, attivare con urgenza politiche di crescita Jean Paul Fitoussi ci dice che ogni euro investito da un'euro e mezzo di Pil aumentato, allora anche lo sblocco dell'atteggiamento così chiuso dell'Unione Europea diventa per noi molto importante, per tornare al nostro sistema Paese ad avere un ruolo anche nella crescita.
Per quanto riguarda le Marche è stato detto da tutti, la regione più manifatturiera d'Italia, è vero, ma ciò in questo momento diventa un problema anche perchè, siamo d'accordo, il manifatturiero va sostenuto, va assolutamente rilanciato e bisogna puntare su alcuni settori strategici per l'economia regionale, ma dobbiamo essere consapevoli che bisogna anche diversificare ulteriormente la nostra economia e far pesare di più, per esempio, un settore come il turismo che ci può dare grandissime possibilità.
Tra l'altro il Presidente Solazzi parlava di cultura, di turismo, di agricoltura e di ambiente, mi sembra che i temi si sposino benissimo, però, su questo è chiaro che bisogna fare una politica molto precisa.
La Regione Marche sta investendo nel turismo, però, noi pensiamo che bisogna puntare di più e, quindi, investire di più sul turismo, non sprecando le risorse, anzi monitorando le azioni promozionali, misurandone l'efficacia, ma anche potenziando le infrastrutture che ci possono dare un grande aiuto, parlo in particolare dell'aeroporto di Falconara che è stato salvato nel piano nazionale degli aeroporti, però, noi riteniamo che non si debba puntare soltanto sull'aspetto cargo, ma potenziare anche i collegamenti con i potenziali mercati turistici.
Nel 2030 i turisti saranno 1.000.008 noi ne vogliamo intercettare una fetta, in questo gioca un grande ruolo il trasporto aereo, se vogliamo portare più turisti stranieri sappiamo che quello che funziona di più è il low cost, spendere meno nel viaggio significa portare più soldi, lasciare più soldi sul territorio, anche per questo sappiamo che c'è un monopolista nel mondo che è Ryan air e, ad esempio, la Catalogna ha investito 30 milioni di euro nei voli aerei, quindi se vogliamo aiutare l'aereoporto bisogna puntare di più nel rapporto con Ryan air, rafforzandone anche il rapporto di carattere commerciale. Tra l'altro ogni euro speso per creare nuove linee, ci dicono gli esperti, ne fa ritornare venti al sistema economico territoriale, è un calcolo che forse quest'Assemblea può tenere in considerazione.
L'altro settore che noi rappresentiamo, il commercio, è un settore fortemente in crisi, un quarto delle imprese che chiudono sono imprese commerciali. Il nostro sistema, la nostra società marchigiana è imperniata sui piccoli centri, va difeso il piccolo commercio, e allora bisogna in maniera più decisa dire che la grande distribuzione si deve fermare, la Regione dovrebbe fare un nuovo atto che reitera anche quello che è stato fatto a suo tempo, ma si doti anche di strumenti di controllo perché poi i Ptc vengono recepiti in maniera adeguata e non venga più autorizzata nuova grande distribuzione.
In questo momento nel territorio sta succedendo di tutto, fra la Vallesina, la Valmetauro e tanti altri ancora, in realtà nasce nuova grande distribuzione anche camuffata sotto altre forme e tutto questo va fortemente controllato.
Un punto, e poi chiudo, riguarda sicuramente il lavoro, allora noi dobbiamo rovesciare la prospettiva rispetto alla quale guardiamo i giovani, i giovani in Italia sono il 17,2% del valore aggiunto in termine di occupazione e il 22% della popolazione, c'è qualcosa che non funziona, per la prima volta la comunità marchigiana ha una disoccupazione giovanile superiore alla media nazionale, è un problema grosso di cui ci dobbiamo far carico.
I giovani non vanno considerati oggetto delle nostre politiche, ma soggetti attivi detentori di competenze, protagonisti di processi di definizione del nostro sistema economico, portatori di conoscenze qualificate e aggiornate, partiamo da loro. Noi ci siamo permessi in un documento che abbiamo inviato alla Giunta e anche ai Consiglieri di rendere disponibili in ogni distretto produttivo un capannone dismesso, uno o più capannoni dismessi, per farlo diventare uno strumento per lo star up di impresa, per le imprese giovanili, innovative non solo uno, parlo di tutti i distretti produttivi poi se è già stato fatto ringrazio la Regione per averlo fatto, ma purtroppo non lo sapevo.
L'ultima cosa, la vera emergenza, lo ha detto qualcun altro, è il credito, bisogna intervenire in maniera molto forte sul sistema bancario ...

(Dissenso del pubblico)

PRESIDENTE. Vi chiedo scusa, mi assumo tutta la responsabilità, vi prego di ascoltarmi solo trenta secondi, io mi assumo tutta la responsabilità, nel senso che il mandato dell'ultimo Consiglio regionale era quello di organizzare un Consiglio regionale aperto per parlare certo dell'Indesit, ma in generale di tutte le aziende…
Vi chiedo scusa, vi ho chiesto trenta secondi non di più, ho detto che abbiamo deciso di fare un Consiglio regionale aperto non solo per l'Indesit, ma per tutte le altre aziende che, purtroppo, in questa regione sono in situazione di difficoltà e sono in situazione di difficoltà, soprattutto, i dipendenti.
Abbiate pazienza, ve lo chiedo in ginocchio, fatemi finire questo ragionamento, mi assumo tutta la responsabilità perché ho ritenuto che per condividere le battaglie sacrosante che fate nelle aziende, nei territori, dovessi chiamare in quest'Aula a portare una testimonianza un po' tutti i soggetti, forse ho esagerato, ma guardate abbiamo finito, nel senso che l'ultimo intervento è stato … in un momento come questo credo che l'apporto, l'aiuto, la condivisione di tutti sia importante.

(Dissenso del pubblico)

PRESIDENTE. Scusatemi, vi dico qual era la scaletta, ma la possiamo cambiare insieme, ... va bene se pensate di risolvere qualche problema in questo modo ..., io vi consiglio di cambiare atteggiamento ... ha finito di parlare Ilva Santini, l'Associazione cooperative italiane nella persona di Serafini Stefania rinuncia ad intervenire ed io nella scaletta ho iscritto Andrea Cocco della Fim Cisl, gli vogliamo dare la parola oppure no? ... Poi l’ultimo intervento programmato, se lo vogliamo ascoltare, è quello del Sindaco di Fabriano, Sagramola.
Do la parola ad Andrea Cocco, Segretario provinciale della Fim Cisl, prego.

Andrea COCCO – Rappresentante FIM CISL. Innanzitutto ringrazio tutti i lavoratori dell'Indesit ed anche della Tecnowind con i quali questa mattina, partendo alle 6,30, abbiamo fatto un cordone di auto perché, come abbiamo detto anche in passato, qui ci sono lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro che sono gli stessi lavoratori e le stesse persone che creano ricchezza per questo paese, che sono le stesse persone che continuano sempre a pagare le tasse e credo che dobbiamo pretendere a tutti i livelli delle istituzioni un rispetto e che ci sentano.
Io vorrei leggervi un documento che abbiamo già letto e fatto approvare in ventisette Consigli comunali tra Marche ed Umbria e ad cinque province marchigiane più la provincia di Perugia, poi consegnerò a lei, Presidente Solazzi, la documentazione, inoltre vorrei consegnare anche l'ordine del giorno dell'Assemblea dell'attivo di ieri a Roma del settore dell’elettrodomestico, perché la vertenza Indesit non è solo un problema dei lavoratori Indesit, oltre ad essere un problema per i fabrianesi, io direi anche per i marchigiani, è un problema che rischia di far entrare in un vortice tutte le aziende metalmeccaniche dell'elettrodomestico in questo paese.
Noi abbiamo sempre accettato le sfide industriali da questa azienda, questo che ci stanno raccontando dal 4 di giugno, il management di questa azienda, non sono progetti industriali, non sono progetti che lanciano delle sfide industriali, come sempre abbiamo fatto mettendo l'olio di gomito e il sacrificio dei lavoratori, sono solo progetti finanziari che devono dare risposta agli azionisti e alla finanza di quest'azienda, questo non lo accetteremo mai.

(Applausi)

Andrea COCCO. Do lettura del documento, gli abbiamo dato un nome importante: “Impegno per il lavoro” che, ripeto, non vale solo per i lavoratori Indesit, vale per tutti i lavoratori marchigiani: “in data odierna in Ancona presso la sala del Consiglio della Regione Marche la Rsu degli stabilimenti Indesit di Melano, Albacina e Comunanza unitariamente alle segreterie di Fim, Fiom e Uilm delle Marche hanno partecipato al Consiglio regionale aperto ed hanno illustrato al Governatore della Regione Marche ed agli Assessori e a tutto il Consiglio regionale lo stato della vertenza Indesit.
A partire dalla comunicazione del 4 giugno 2013 da parte della direzione aziendale di voler adottare un piano industriale che riorganizzerebbe profondamente l'attività produttive del gruppo, potenziando ed estendendo quelle realizzate in paesi low cost ,Polonia e Turchia, e riducendo in modo consistente quelle italiane con il ridimensionamento dello stabilimento di Comunanza e la chiusura degli impianti produttivi uno in provincia di Caserta e l'altro nell'area fabrianese, lo stabilimento storico di Melano. Riteniamo tale piano insostenibile sia dal punto di vista industriale, sia dal punto di vista sociale, in quanto ridimensiona l'industria manifatturiera locale e nazionale, produce rilevanti ed immediati effetti negativi anche sul distretto industriale fabrianese, già messo in ginocchio dalla crisi dell'Antonio Merloni e di tutto il settore dell'elettrodomestico e questo chiaramente vale anche per l'area dell'ascolano e di Comunanza. Penalizza un indotto che rappresenta una vera eccellenza del tessuto industriale regionale, comprime ulteriormente gli occupati in un momento già tanto difficile per il nostro territorio. Negli ultimi anni l'Indesit ha chiuso gli impianti produttivi di Frontolo (Treviso), Brembate (Bergamo) e None (Torino) e localmente ha già fortemente ridotto l'occupazione diretta e indiretta di oltre 400 persone, tutto questo rende evidente il progressivo disimpegno industriale di Indesit nel territorio ed in Italia; riteniamo che la fase economica e le caratteristiche del territorio aggravino il processo di desertificazione industriale. L'Rsu e le organizzazioni sindacali chiedono al Governatore delle Marche, agli Assessori, all'interno Consiglio regionale di non condividere, né accettare l'ipotesi di delocalizzazione produttiva e di ridimensionamento industriale e occupazionale avanzata da Indesit, mettiamo in evidenza che grazie allo sforzo, la caparbietà, il lavoro di tre generazioni di persone di questa comunità, che l'Indesit è nata, cresciuta ed è diventata una delle multinazionali leader mondiale nel settore dell'elettrodomestico. Per queste ragioni il Governatore, la Giunta e il Consiglio regionale si impegnano a sostenere l'iniziativa di lotta promossa dalle organizzazioni sindacali e dalle Rsu degli stabilimenti fabrianesi e di Comunanza, inoltre il Governatore, la Giunta e il Consiglio regionale si adopereranno ad utilizzare tutti i canali istituzionali e politici per contrastare il piano, con l'obiettivo di convincere il Gruppo Indesit e la famiglia Merloni a rivedere i propri progetti, a ritrovare nel proprio essere una grande azienda italiana che all'Italia deve le sue origini e il suo successo, le ragioni per modificare le proprie scelte industriali continuando ad investire nelle Marche per il futuro dell'industria marchigiana, per un lavoro stabile, qualificato e radicato nel territorio. Inoltre il Governatore e gli Assessori competenti proporranno e chiederanno al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero del lavoro di attivare azioni a supporto del lavoro per il mantenimento dell'attività industriale in Italia e la salvaguardia dell'occupazione, è ora che a tutti i livelli delle istituzioni si inizi a parlare di lavoro, è il problema centrale di questo Paese, …”

(Applausi)

Andrea COCCO. “La realizzazione dell'obiettivo di un nuovo piano industriale dell'Indesit in grado di garantire un adeguato livello di investimenti e nuovi prodotti e nei processi produttivi e il mantenimento delle produzioni e dei livelli occupazionali, rappresentano oggi la priorità per le lavoratrici ed i lavoratori” e io direi “tutta la comunità marchigiana probabilmente e di tutta la comunità rappresentata dal Consiglio regionale delle Marche anche per la salvaguardia del tessuto economico e sociale della nostra regione”.
Leggete e vedete nelle magliette che indossiamo uno slogan, è lo slogan della nostra vertenza: “Indesit 1425 volte no la storia siamo noi” perché l'olio di gomito dei lavoratori nelle aziende non può essere calpestato da chi vuole solo guadagnare prettamente più denaro.

(Applausi)

Andrea COCCO. Consegno al Presidente Solazzi il documento e rappresento un ulteriore elemento di difficoltà, come ne abbiamo tantissimi nel fabrianese e nella regione Marche, ci sono, giustamente me lo ricordano, scusate, i lavoratori della Tecnowind che a loro volta hanno un problema forse diverso, ma che fa si che l'anello più debole della catena ne paghi le conseguenze, un'azienda che produce, ha fatturato e per mere logiche, tra intrecci di proprietà, banche, eventuale nuovo acquirente, oggi pomeriggio ci sarà un Cda della società finanziaria di Milano, vi chiedo che, da questo punto di vista, facciate tutte le azioni per far si, c'è una procedura di concordato ancora in bianco ma che può essere riempita da un probabile compratore, che l'amministratore delegato di Tecnowind del Consiglio di Amministrazione decida per la prosecuzione industriale della Tecnowind, altrimenti anche qui avremo 350 lavoratori Tecnowind in mezzo alla strada, più altre 100-300 persone dell'indotto, credo che anche questo sia un problema di cui la Giunta regionale deve farsi carico.
Presidente le consegno il documento, le consegno una nota di sintesi degli ultimi 10 anni di Indesit e quello che hanno fatto questi signori qua sopra da un punto di vista di impegno, di produttività e di qualità, il documento è condiviso dai cinque Presidenti di Provincia, da ventisette Sindaci e dalle organizzazioni sindacali.
Ultimo il documento unitario del settore elettrodomestico, grazie.
Dobbiamo parlare tutti quanti di quello che serve a questo paese: il lavoro e lo sviluppo. Sul resto, probabilmente, i lavoratori e i cittadini saranno sempre lontani, grazie.

(Applausi)

(Dissenso dal pubblico)

PRESIDENTE. Scusa se vuoi dire qualche cosa ti prego di venire e la puoi dire non c'è nessun problema, non siamo in grado di andare avanti, se qualcuno di voi chiede di intervenire piuttosto che urlar così che si sente, non si sente, eh? ... se non vi sta bene così, ditemi cosa debbo fare ... mi chiede di parlare il Governatore Spacca, però scusate se volete che questo Consiglio sia produttivo che si voti anche un documento mi dovete lasciare la possibilità di condurlo magari concordandolo con voi se ci sono altri interventi io li recepisco, ma se allunghiamo i tempi rischiamo di non arrivare alla cosa che più vi interessa l'approvazione di un documento unitario che è il vero risultato che voglio portare a casa, datemi la possibilità di farla questa cosa però, ve lo chiedo per favore.
Se siete d'accordo, dopo l'intervento del vostro collega, darei la parola al Presidente Gian Mario Spacca.
Ha la parola il sig. Massimo Culinari.

Massimo CULINARI. Ringrazio tutti i miei colleghi, è importante essere qui per far sentire la nostra voce a voi politici perché oggi come non mai è ora che ci state vicini.
Noi siamo arrivati qua, abbiamo fatto sacrifici, stiamo continuando a fare sacrifici per portare avanti la nostra lotta, però da soli non ce la facciamo, perciò vi dico a nome di tutti adesso basta con le polemiche ed è giusto che si faccia un passo avanti, però, da oggi noi vogliamo sentirvi molto più vicini, molto più vicini.
L'anno scorso noi come Comunanza, come Rsu, abbiamo incontrato l'Assessore Luchetti che ci ha detto che dovevamo cambiare produzione 10 anni fa, dovevamo convertirci, io non sono legato ai forni, ai piani di cottura, alle lavatrici, alle lavastoviglie, io sono legato al lavoro, perché devo portare a casa i soldi per i miei figli piccoli, non mi interessa fare il forno, il piano, la lavatrice, io voglio lavorare come tutti i miei colleghi, vogliamo lavorare.
Ci era stato promesso che gli stabilimenti marchigiani non sarebbero toccati, allora il discorso è: siamo stati presi in giro noi quel giorno o è stato preso in giro qualcun altro che sta qui dentro?
Ora vi dico che se moriamo noi, come la Tecnowind o come tante altre aziende, se moriamo tutti, morirete anche voi perché non avrà più senso che esista questo Consiglio regionale, non avrà più senso che esista nulla in questo Paese, perciò quello che io voglio ancora dire, una supplica, diciamo una supplica: stateci vicini perché da soli non ce la facciamo e noi lotteremo fino alla fine.
Questo è il primo passo di tanti altri passi che noi faremo, però, noi saremo qui, saremo in tutte le sedi opportune per dire che noi vogliamo lavorare, solo questo voglio dire, quando siamo arrivati, per me è la prima volta che sono qui, sembrava quasi che neanche tra voi vi ascoltaste, uno parlava e gli altri facevano i propri cavoli, è un’impressione che a me come cittadino, come elettore, sinceramente non ha fatto molto piacere, mi aspettavo che, almeno fra di voi, vi ascoltaste, invece non ho visto questo. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, la parola al Presidente Gian Mario Spacca.

Gian Mario SPACCA. La cosa che più dispiace di questa mattina, dagli interventi ultimi che ci sono stati, è questo senso apparente di divisione che non esiste come se fossimo su parti differenti, come se non condividessimo un problema che appartiene alla vita della nostra comunità e su cui credo nessuno possa dire non ci sia stato un impegno immediato, fortissimo da parte dell'istituzione regionale.
Immediatamente dopo la notizia della presentazione del piano di ristrutturazione della Indesit abbiamo chiesto un incontro per approfondire l'argomento e immediatamente, fanno fede tutte le comunicazioni ufficiali della Regione avvenute anche nella sede più solenne che è quella della Giunta regionale, del Governo regionale, abbiamo manifestato al Ministro dello sviluppo economico, che ha la competenza della gestione di questa vertenza, perché l'Indesit è una grande impresa e in questo Paese esistono delle distinzioni e delle competenze definite dalla Costituzione, per cui le grandi imprese non appartengono alla competenza di una Regione, ma possono essere gestite soltanto dal Governo nazionale su cui noi possiamo far valere le stesse pressioni che oggi voi state facendo nei nostri confronti.
Immediatamente (…) non è vero ci ha parlato anche ieri con i vostri rappresentanti nella sede romana, dove abbiamo fatto un confronto con i vostri vertici della Fim, Uilm e della Fiom in cui, leggete l'Unità di questa mattina, per favore, per cortesia, se non credete alle mie parole, c'è scritto che mai in una vertenza nazionale è apparsa una identità tra la filiera istituzionale e le organizzazioni sindacali, prendete l'articolo firmato Massimo Franchi di questa mattina sull'Unità.
E' apparsa questa indicazione, questa indicazione non è soltanto una espressione giornalistica, è il frutto di una azione che abbiamo avviato immediatamente chiedendo alla proprietà, attraverso il Ministro che è il nostro interlocutore formale, di modificare in profondità il piano di riorganizzazione della Indesit, su alcune impostazioni strategiche che ora voi avete la pazienza cercherò di illustrarvi in maniera molto sintetica e brevissima.
Però fin dall'inizio, abbiamo assunto questa posizione fortemente critica nei confronti della proprietà e dell'indirizzo manageriale che questo piano ha assunto perché lo riteniamo il frutto di una impostazione strategica prevalentemente finanziaria che non corrisponde ad una linea di competitività industriale, questo lo abbiamo manifestato al Ministro, noi insieme al Presidente della Regione Campania abbiamo chiesto di convocare immediatamente un tavolo su cui far incontrare l'azienda e le organizzazioni sindacali, ma anche le istituzioni perché potessero dare il loro contributo, perché la solidarietà ai lavoratori non bastava, e noi ve la diamo tutta, non basta la solidarietà ai lavoratori ed alle loro famiglie, occorreva fare qualcosa di più che oltrepassasse il disegno di relazione industriale su una vertenza che toccasse soltanto gli ammortizzatori sociali o altre forme di intervento, o che riducesse semplicemente il numero delle persone interessate, dei lavoratori interessati, da questa vicenda. Abbiamo posto il problema esattamente come lo ponete voi, come avete detto questa mattina e Andrea Cocco, ieri c'era, all'incontro dove cerano tutti i dirigenti della Fim, Uilm e della Fiom del settore degli elettrodomestici, abbiamo posto la questione in termini di politica industriale, perché è giusto quello che è stato detto, questo è un problema che tocca non soltanto una azienda, anche se è fortemente simbolica nella storia di questo Paese, non tocca soltanto il suo indotto e, quindi, tutta la nostra regione ma tocca la politica nazionale, la politica industriale nazionale. Perché nel settore degli apparecchi domestici e professionali ci lavorano 130.000 persone, 15 miliardi di fatturato, c'è anche la Tecnowind in questo comparto, ci sono non solo le fabbriche classiche degli elettrodomestici, ma ho utilizzato il termine di apparecchi domestici e professionali proprio perché dentro ci sono anche le cappe, ci lavorano 130.000 persone, sono 15 miliardi di fatturato, il 60% di questi 15 miliardi viene portato dalle esportazioni che danno un contributo alla bilancia alla bilancia commerciale italiana di 2 miliardi e mezzo, non possiamo perdere il secondo settore industriale, dopo l'automobile in Italia, non lo possiamo perdere, perché dopo di questo c'è la deindustrializzazione, avete ragione voi, dopo di questo il lavoro agli italiani chi lo da?
Allora il problema si pone in termini di politica industriale, ...

(Interrompe il pubblico)

Gian Mario SPACCA ... il Ministro è venuto ... va bene, noi intanto questa vertenza la seguiamo, ripeto, in prima persona con il massimo della determinazione e con il massimo della disponibilità e questo è un compito che ci siamo assunti. Qualcuno mi ha chiesto se avevo disagio ad affrontare questa vertenza in prima persona, ho detto di no e lo sto facendo il piena responsabilità, il discorso è politica industriale non soltanto ammortizzatori sociali e così è stato posto, non solo, al tavolo abbiamo anche avanzato insieme al Presidente della Regione Campania una proposta che oggi, sempre oggi, insieme all'articolo dell'Unità, trovo sulle pagine del Corriere della Sera, quando si parla attraverso l'intervista di Dario De Vico e le parole di De Vincenti sostiene la necessità di un intervento nel settore degli elettrodomestici in termini di politica industriale che coincide esattamente con quello che la Regione Marche ha proposto a quel tavolo e prima ancora direttamente al Ministro, ovvero che per difendere questo comparto, che è un valore nazionale occorre, creare una piattaforma di ricerca e di innovazione che consenta il radicamento delle produzioni, quindi delle fabbriche e del lavoro nelle regioni che sono toccate da questa tipologia, quindi nelle Marche e in Campania, in modo particolare, una piattaforma che veda il coinvolgimento delle Università di Napoli e Caserta, delle Università di Camerino e di Ancona, ma soprattutto di un'istituzione nazionale di ricerca perché noi siamo l'unica regione italiana che non ha sul proprio territorio un istituto di ricerca che sia Cnr, Enea, o Ifn non c'è e questa è una contraddizione che dobbiamo superare e che ci porta dentro un problema. Se noi siamo così bravi a gestire i rapporti industriali con le micro e piccole imprese, e questo ci viene riconosciuto anche dall'Europa recentemente con un premio significativo, bisogna che sia altrettanto bravo lo Stato a gestire i rapporti e la politica industriale per le grandi imprese. Qualcuno di voi prima ha applaudito un intervento che diceva bisogna che le grandi imprese che vanno a delocalizzare restituiscano i soldi che hanno avuto. Giusto? Noi, come Regione Marche, a Indesit, visto che qui Indesit è il caso prevalente, ma possiamo parlare di tutte le altre grandi imprese, per darvi il senso concreto, al di là delle parole, di quello che significa che non abbiamo competenza rispetto alla grande impresa, vi dico quanto a partire dal momento in cui io sono stato Presidente, dal 2005 ad oggi, la Regione Marche ha dato a Indesit, dal 2005 al 2007 la Regione Marche ha dato a Indesit 317.000 euro abbiamo fatto la ricognizione, abbiamo preso i mandati di pagamento degli ultimi otto anni, sapete che cosa sono questi 317.000 euro? Hanno due fonti finanziarie, una sono i fondi che lo Stato ci ha trasferito per formazione di interesse statale, quindi sono soldi che lo Stato ci ha dato per fare formazione sullo Stato, gli altri 20.000 euro sono semplicemente rimborsi per le attività di volontariato che i dipendenti dell'Indesit hanno fatto in occasione di grandi calamità che ci sono state in Italia e a cui hanno dato la loro disponibilità, quindi sono rimborsi. Cosa noi potremo chiedere indietro a Indesit, quando Indesit alla Regione Marche attraverso l'Irap ha dato 35 milioni di euro, i trasferimenti che lo Stato ha fatto alla Regione Marche attraverso le tasse che Indesit ha pagato.
Allora il problema è essere insieme per portare questa vicenda sul tavolo che la può risolvere, secondo le linee che ci siamo dati, quello che oggi voi fate, secondo me, poi fate quello che volete, volete dividere la responsabilità delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori da quella delle istituzioni, da quella della Regione Marche? E' sbagliato perché noi siamo dalla parte vostra, c'è stato testimoniato, io mi auguro che i vostri dirigenti che partecipano agli incontri, come quello di ieri dove c'erano tutti i delegati della Fiom, della Fim e della Uilm, vi raccontano le cose che li succedono, e allora li è venuto fuori che noi stiamo dalla stessa parte, perché condividiamo esattamente non solo le vostre preoccupazioni nei termini della solidarietà, ma abbiamo un disegno che passa attraverso la tutela del lavoro che è quella data dagli ammortizzatori sociali, ma soprattutto attraverso una revisione radicale del piano industriale che veda un disegno di politica industriale che tocchi tutto il settore e su cui, ripeto, noi abbiamo avanzato la proposta, dopodiché io credo che questa Assemblea legislativa non si possa e non si debba vergognare di niente perché dal momento in cui la crisi è esplosa in questa regione noi abbiamo protetto attraverso ottocento milioni di euro 98.000 lavoratori, (…) Ciarrocchi, tu sai perché tu sei un addetto ai lavori, tu sai che in questa Regione nessun lavoratore è stato mai lasciato solo, che 98 mila lavoratori in quattro anni sono stati coperti dalle risorse regionali nelle forme che ...

(Dissenso dal pubblico)

Gian Mario SPACCA. ... credo che prima di tutto sia importante proteggere i lavoratori in difficoltà e le loro famiglie, o contestate anche questo? Non credo che contestiate anche questo, in questi quattro anni di difficoltà tutti i lavoratori della nostra regione e le loro famiglie sono stati protetti attraverso questa azione massiccia che ha fatto il Consiglio regionale. Ecco perché dico che non ci dobbiamo vergognare, abbiamo cercato di tenere sempre la coesione della nostra comunità, adesso il problema è rilanciare sullo sviluppo che guarda al futuro e lo stiamo facendo, questo è un nuovo terreno di impegno, la proposta che abbiamo fatto sul tavolo nazionale per fare questa piattaforma logistica, che abbiamo indicato debba essere collocata nello stabilimento di Melano, che sarebbe quello più colpito dalla crisi e che, quindi, genererebbe per la stessa natura del suo investimento, immediate possibilità di occupazione, diventa una proposta che corrisponde perfettamente al disegno che voi vi proponete ovvero di trasformare questa vertenza in un momento di discussione per costruire una politica nazionale orientata alla crescita ed alla competitività del settore degli apparecchi domestici e professionali.
Dobbiamo spingere dalla stessa parte insieme perché questa cosa si realizzi, se ci cominciamo a dividere sul tavolo nazionale, lì probabilmente ci saranno tante altre spinte,ci saranno spinte che nascono anche da una concorrenza di carattere territoriale, perché ieri nell'incontro che abbiamo avuto si è capito che i problemi riguardano non solo la Campania e le Marche, ma riguardano la Lombardia ed anche il Friuli Venezia Giulia, quindi se noi vogliamo veramente mantenere questo comparto e questo settore in Italia ed evitare ogni forma di delocalizzazione, perché qui c'è un presidio forte in termini di capacità di produzione orientata verso l'innovazione, allora dobbiamo essere compatti, perlomeno la nostra regione, per rappresentare unitariamente questo problema sul tavolo, dove il 16 ci ritroveremo ancora una volta.
Non possiamo dividerci, non possiamo far finta di stare in due parti opposte, siamo tutti dalla stessa parte ed è proprio la spinta che tutti insieme facciamo ci può consentire di trovare una soluzione.
Il Presidente del Consiglio ha usato una metafora qualche giorno fa, ha detto noi siamo dentro una rete, come se fossimo dei pesci, se ognuno di noi spinge da una parte diversa della rete, rimarremmo imprigionati, ma se tutti insieme spingiamo dalla stessa parte romperemo la rete.
Il nostro progetto non è fatto di parole, non è fatto di una solidarietà vuota, ma è fatto di cose concrete e sul piano, non soltanto abbiamo fatto la proposta dell'architettura della piattaforma nazionale per portarla nelle Marche, ma se il Governo ce lo consentirà, in funzione del fatto che non abbiamo competenze su questa materia, siamo disponibili a stralciare una parte dei fondi che riguardano le aree sottoutilizzate, che in questo momento sono allocate su infrastrutture, cioè su strade, ed a trasportarli sul progetto di piattaforma di ricerca e di innovazione.
Sono 60 milioni di euro che la Regione Marche mette a disposizione, queste non sono parole sono fatti ...

(Dissenso dal pubblico)

Gian Mario SPACCA. Bene ..., lei l'ha detto, io l'ho detto, lo dobbiamo dire tutti insieme in tutte le sedi, va bene? Ultimo discorso perché l'avete proposto ...

(Dissenso dal pubblico)

Gian Mario SPACCA. Cocco e Ciarrocchi, uno e due, voi c'eravate tutti e due ieri all'incontro di Roma, c'eravate, si poteva parlare e si potevano dire le stesse cose, non sono state dette perché c'era chiaramente unità di intenti, questa unità di intenti io vi chiedo di mantenerla anche questa mattina e di mantenere un atteggiamento di responsabilità nei confronti di una vicenda che richiede il massimo di responsabilità.
Dicevo l'ultima cosa ...

(Interventi dal pubblico)

Gian Mario SPACCA. ... ma sarà così, il Consiglio regionale assorbirà il documento che voi avete proposto ...

PRESIDENTE. Scusatemi, il documento me l'avete dato, ce l'abbiamo, non ritorniamo sulla stessa cosa. Sig. Ciarrocchi se vuole, viene qui e parla, non può continuare ...

(Interventi dal pubblico)

PRESIDENTE. Sig. Ciarrocchi la democrazia bisogna rispettarla, se chiede la parola, viene quaggiù e allora ...faccia come le pare, non fa un buon servizio a loro, non sta facendo un buon servizio ai dipendenti ... fa un pessimo servizio agli operai ... ho capito, me l'ha detto, ce l'ho qui, fate finire il Presidente, Presidente prego.

(Interventi dal pubblico)

PRESIDENTE. Venga giù e dica quello che deve dire, ... dopo che ha finito il Presidente, se lo fate finire, ha chiesto di intervenire il Sig. Biagiotti Giuseppe. Non c'è nessun problema, prima, però, facciamo finire il Presidente. Prego.

Gian Mario SPACCA. Credo che sia giusto che ci siano anche queste manifestazioni e queste espressioni perché la situazione che loro vivono, ripeto, è talmente grave e drammatica che giustifica qualsiasi forma di manifestazione, però io credo che, al di là, della sofferenza che si esprime anche in elementi di emotività come questi, noi dobbiamo mantenere i nervi saldi e tenere un atteggiamento razionale che ci consenta di arrivare all'obiettivo che ci proponiamo.
L'obiettivo che noi ci proponiamo, è l'obiettivo che voi stessi avete perché ogni volta che ci siamo incontrati su tutti i tavoli, abbiamo sempre condiviso l'obiettivo che è quello, voi dite di ritirare il piano, ritirare il piano significa riformulare il piano in una maniera radicalmente diversa, diciamo la stessa cosa, la necessità di interpretare la vicenda sul piano di politica industriale, bisogna che troviamo il modo per rappresentare la nostra voce, le nostre manifestazioni, in maniera unitaria come dicevo prima per i pesci, ma a maggior ragione di quello che vi sto dicendo stiamo dalla stessa parte, la Regione ha operato sempre con grande lealtà e anche con grande responsabilità. Vi do l'ultima risposta che avete chiesto, l'avete chiesta voi stessi, consentitemi di darla, è quella che riguarda l'accordo di programma. Ciarrocchi lei l'ha citato, l'accordo di programma è stato un impegno condiviso dalla Regione Marche e dal Governo nazionale attraverso il Ministero dello sviluppo economico, si è detto c'è una grande crisi, una crisi che ancora purtroppo pervade quel territorio, che lo fa essere in una situazione davvero drammatica, perché noi abbiamo tante situazioni di difficoltà nella nostra regione, come quelle del piceno, ma sicuramente questo diventa un elemento di criticità straordinaria, in relazione anche alla storia, che non ha niente a che vedere con la Indesit, dell’Antonio Merloni, su quella vicenda noi siamo intervenuti con risorse nostre, ci abbiamo messo 35 milioni di euro alla pari con lo Stato, ci hanno consentito di farlo nonostante, ripeto, noi non abbiamo competenze sulla grande impresa, attraverso un accordo di programma.
Queste due parti dell’accordo di programma sono state gestite per le risorse nostre dalla Regione, per le risorse del Governo, quindi, 35 milioni da parte del Governo e 35 milioni da parte della Regione, dal Governo.
La parte che abbiamo gestito noi, ho di fianco l’Assessore alle attività produttive che può testimoniarlo, ha tutta una serie di progetti che utilizzano in pieno le risorse che abbiamo messo a disposizione e prevedeno iniziative di carattere industriale che vanno a creare lavoro e occupazione, la parte che ha gestito il Governo nazionale, attraverso Invitalia, non vede neanche un progetto approvato. Ecco perché vi dico che dobbiamo alzare la voce, ma non qua dentro, dove trovate, voi non siete d’accordo, delle persone che condividono la vostra sofferenza, ma la dobbiamo alzare verso il Governo nazionale perché se vogliamo far cambiare il piano, se vogliamo far la piattaforma ...

(Dissenso dal pubblico)

Gian Mario SPACCA. … lo dobbiamo fare insieme, non è una questione di carattere né politico, né ideologico, dobbiamo stare insieme perché viviamo la stessa comunità, viviamo la comunità regionale insieme e insieme dobbiamo portare la nostra voce, alla stessa maniera, in modo così tonante, come questa mattina avete fatto sentire qui in questa Aula, con la stessa veemenza a Roma!

PRESIDENTE. Grazie, Presidente. Hanno chiesto di parlare, poi si aprirà il dibattito, due dipendenti, il Sig. Biagiotti Giuseppe e il Sig. Lambert Ofoegbu.
Ha la parola il Sig. Giuseppe Biagiotti.

Giuseppe BIAGIOTTI. Buongiorno a tutti, anche se l’ora è tarda.
Abbiamo visto e sostenuto tutti che dal 4 di giugno ad oggi la vertenza Indesit ha girato molto e molto di più, quello che vogliamo noi dipendenti, che come tutti ci siamo prefissi un certo programma, è arrivare alla conclusione di queste trattative e vedere nero su bianco, non bianco su nero, perché poi non rimane nulla, che la proprietà, in primis, torni indietro con il piano industriale, col quale ci ha comunicato ed ha comunicato a tutti il suo incremento di 62 milioni di euro in attivo, per questo rinuncia alle produzioni in Italia ed alla manovalanza da noi data fino adesso.
In questo momento vogliamo che nella prossima riunione, nel prossimo incontro che si terrà a Roma, mi sembra il 16 di questo mese, non vengano pronunciate dalle istituzioni della zona e neanche dal Governo le parole ammortizzatori sociali, cassa integrazione, e quant’altro, perché siamo tutti sulle spalle dello Stato, dal più piccolo al più grande, oggi dobbiamo ricordarci che chi non lavora usufruisce della cassa integrazione o di altri benefici che pagano i lavoratori che hanno la possibilità di lavorare.
Dobbiamo essere tutti convinti che il 16 l'Azienda deve tornare indietro con il suo piano industriale e non portar via il lavoro ed il Governo deve assumersi le sue responsabilità nel non attuale ammortizzatori sociali e cassa integrazione.
Grazie a tutti.

(Applausi)

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola per l’ultimo intervento il Sig. Lambert Ofoegbu.

(Applausi)

Lambert OFOEGBU. Grazie a tutti, Presidente, signore e signori anche signorine, grazie a tutti per stare in questo Parlamento
Trent'anni fa ero in Nigeria, ora sto in Italia e una parola la voglio dire a voi, soltanto una parola perché le donne quando sono incinta si preparano a partorire, io chiedo questo al Signor Spacca: non far partorire questa donna, se questa donna incinta partorisce questo è un disastro, se Indesit manda tutto fuori è un disastro, è la morte marchigiana perché ci sono persone che hanno figli, se non c’è lavoro … dove trovano lavoro? Qua con ginocchio a terra chiedo al Signor Spacca di spaccare questo problema, non nascere questo è il problema perché stiamo soffrendo, vogliamo lavorare, vogliamo vivere e far vivere i nostri figli.
Dobbiamo andare a rubare? Se chiudono il lavoro, dove andiamo a rubare? A casa di chi? Dove vai a rubare, non lo so. Grazie questo volevo dire.

(Applausi)

PRESIDENTE. Ha la parola il Signor Vincenzo Gentilucci.

Vincenzo GENTILUCCI. Intervengo perché probabilmente non si è compreso bene di cosa stiamo parlando, qui si parla di crisi, crisi, crisi, indubbiamente Fabriano è una città in crisi, un comprensorio in crisi, ma indubbiamente nel comprensorio in crisi ci sono pure le aziende sane e l’Indesit è un’azienda sana.
Il problema dell’Indesit è che guadagna 62.500.000 euro netti, noi non stiamo parlando di una azienda che fa uno, due, tre bilanci negativi e dopo tre bilanci negativi, indubbiamente, e qualche azienda ancora non sta facendo queste operazioni, si pone il problema di cosa fare.
Qui abbiamo un’azienda che di bilanci negativi non ne ha avuto nemmeno uno e anche nel 2012 ha guadagnato 62.300.000 euro, il problema è che il profitto è basso, bisogna aumentare il profitto. Il problema è che bisogna dare soddisfazione a chi ha comprato le azioni, agli azionisti, questo è il problema dell’Indesit, non è l’Antonio Merloni, questo ci dobbiamo mettere dentro la testa, se no rischiamo di fare errori, l’Antonio Merloni era un’azienda decotta e più di quello non si è riusciti a fare, l’Indesit non è una azienda decotta, l’Indesit è una azienda che ancora fa utili, ha un mercato, ha un prodotto e vende. Il problema è che vuole passare sopra 1.425, scusate non sopra 1.425 lavoratori, lo dicevo un attimo prima, noi abbiamo fatto le assemblee e gli impiegati, probabilmente, hanno letto sui giornali o gli hanno raccontato un'altra storia, quando noi gli abbiamo spiegato quello che secondo noi significava questo progetto industriale, anche gli impiegati hanno cominciato a mugugnare e per farli stare tranquilli Milani, l’Amministratore delegato, è strano Amministratore delegato e Presidente, stessa carica, cioè controllore e controllato sono una persona sola, si controlla da sola, fa il controllore e il controllato, ma lasciamo stare, qui c’è l’aspetto che la proprietà se è fatta fuori e non si capisce neanche il perché, dicevo prima dei 1.425, 25 sono manager, va bene fanno accordi privati, poi ci sono 150 impiegati a cui l’azienda ha spiegato che alla fine del progetto industriale saranno riassorbiti, quindi hanno dato la garanzia agli impiegati di non preoccuparsi perché alla fine sarebbero stati riassorbiti, non saranno persone licenziate, cosa che non è stata fatta per gli operai, attenzione quando noi parliamo di 1.250 operai, non è su 4.000 e qualcosa in Italia, ma sono su 2.500 produttivi, cioè significa che in Italia l’Indesit non farà altro che dimezzare la sua forza lavoro produttiva, frutto di un piano scellerato, qual è il progetto? Il progetto è l'ulteriore delocalizzazione, ricordo una volta che feci una domanda, perché qua nessuno è sciocco, è logico che sono importanti le internazionalizzazioni, questa è una azienda che ha fatto anche internazionalizzazione, ma le internazionalizzazioni vanno bene per i bilanci, non vanno bene per le produzioni che si fanno in Italia, anche perché qualcuno mi deve spiegare qual è il filo sottile tra internazionalizzazione e delocalizzazione, qui si sta lavorando ancora di più per delocalizzare produzioni dall'Italia all'estero, c'è un ragionamento che grida vendetta su questo progetto industriale ed è quello che noi facciamo 700.000 piani cottura a Melano di cui 700.000 li montiamo a Melano, ma praticamente la carpenteria la facciamo ad Albacina, quindi, c'è una certa sinergia di 10, 12 chilometri e oggi ci dicono che il progetto industriale è portare 300.000 piani in Polonia, va bene, sappiamo le motivazioni, ma 400.000 piani a Carinaro facendo sempre la carpenteria ad Albacina, è un progetto industriale assurdo. Aumenteremo il costo per gli spostamenti da 12 a 500 chilometri? Queste sono le sinergie per recuperare sul prezzo, visto che i prezzi diminuiscono sempre, bisogna essere più attenti. E’ logico che questo progetto industriale così formulato, per quanto ci riguarda, ha solo un aspetto, che l’Indesit si disimpegna quasi totalmente dall’Italia e da qui a qualche anno, che non so, quelli probabilmente degli ammortizzatori sociali ...Gli ammortizzatori sociali li conosciamo tutti bene, lo dico tante volte, siamo diventati purtroppo esperti, 10 anni fa a Fabriano non sapevamo nemmeno che cosa era la cassa integrazione ordinaria, oggi conosciamo l’ordinaria, la straordinaria, i contratti di solidarietà e per giunta anche le procedure concorsuali abbiamo dovuto studiare. Conosciamo come si fanno, ma gli ammortizzatori sociali hanno un senso se alla fine del percorso c'è la possibilità di riassorbimento di tutti i lavoratori oggi impiegati all’Indesit, altrimenti non ha senso, questo è il progetto industriale che ci stanno dando.
Per ultimo chiedo a voi tutti, se è possibile di votare una mozione che dica, da parte della Regione Marche, che l’Indesit deve ritornare indietro, non cambiare, ritornare indietro da quel progetto industriale, questo è quello che serve ai lavoratori che stanno lassù, grazie.

PRESIDENTE. Ho l’ultimo intervento, dopo di che si apre il dibattito.
Ha la parola il Sig. Renato Ragni.

Renato RAGNI. Vorrei ringraziare il Presidente della Regione Marche e tutta la Commissione per avermi dato la possibilità di prendere la parola in quest'incontro. Oggi sono qui come Rsu, come dipendente, per me stesso e a nome di tutti i miei colleghi, faccio appello a tutte le cariche istituzionali qui presenti affinché il caso Tecnowind venga finalmente risolto magari nel migliore dei modi.
La Tecnowind è nata 20 anni fa e da allora è sempre cresciuta, anche in questi ultimi anni di crisi, tuttora vanta un corposo portafoglio clienti e molte commesse, tuttavia da alcuni mesi a questa parte le banche non ci fanno più credito ed allora la macchina si sta fermando, questo perché il fondo che attualmente dirige la Tecnowind e la Sinergo ha deciso di vendere o mettere in liquidazione la ditta e nel farlo, tra mille se e mille ma, ha trascinato e sta trascinando le trattative tanto per le lunghe da mettere a rischio 350 dipendenti.
Da mesi c’è un compratore, l'ingegner Cardinali, che ha fatto delle offerte tuttora al vaglio della Sinergo, le banche si sono rese disponibili a riaprire i crediti verso la Tecnowind grazie anche all'intervento del nostro Sindaco Sagramola e dell’Assessore Galli, eppure la Sinergo ancora tergiversa, perde tempo, anche dopo l'intervento dell’Assessore Luchetti nel tavolo che c’è stato.
Faccio un appello al signor Presidente affinché sostenga la nostra causa, quella di oltre 350 dipendenti più l'indotto, e con noi faccia pressing su questa società al fine di trovare subito una soluzione.
Serve fare chiarezza, serve un contratto e serve finire le cose subito, grazie Presidente e grazie a tutta la Commissione per avermi ascoltato anche oggi, sono certo che come voi istituzione e come cittadini sensibili al problema della desertificazione del lavoro a Fabriano ci darete una mano a risolvere questo spinoso problema, grazie a nome dei dipendenti della Tecnowind e di tutti coloro che ancora hanno la speranza di mantenere il proprio posto di lavoro. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE. Grazie a lei. Conclusa la parte degli interventi esterni apriamo il dibattito del Consiglio regionale. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Grazie Presidente, ovviamente ho ascoltato con grande attenzione tutti gli interventi sia del …

PRESIDENTE. Scusi Consigliere, ricordo a lei ed a tutti quelli che interverranno successivamente che, come d’accordo con i Capigruppo, sono previsti interventi da 5 minuti. Grazie.

Raffaele BUCCIARELLI. Cercherò di stare nei tempi.
Osservo un'anomalia in questa discussione, il fatto è che prima si fanno parlare gli ospiti e poi si dice cosa pensiamo noi.
Sarebbe stato più decoroso che la Giunta avesse parlato prima, anziché aspettare che parlassero i rappresentanti sindacali e, magari, giocare sulle divisioni tra i sindacati locali e nazionali.
Non è d’alto spessore di ministri, come si chiamano in altre Regioni d’Europa, questi sono giochetti da commessi, più decoroso sarebbe stato per il Consiglio regionale, cosa che è sempre avvenuta, dire quello che si pensa ed aprirsi al confronto con tutti. Non è avvenuto ed è stato fatto rimarcare, uno degli ospiti lo ha detto chiaro, si tratta è di un tema generale, ma anche nel tema generale, questa è stata una richiesta della Giunta, Presidente, non è stata una esigenza del Consiglio regionale e come sempre la maggioranza è ossequiosa alla vostre richieste, alla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi ho detto chiaramente che prima doveva parlare la Giunta, la maggioranza ha detto no, il risultato è che lei è stato obbligato dalla richiesta degli operai a parlare, obbligato e quando un Presidente parla perché è obbligato …

(Applausi)

Raffaele BUCCIARELLI. … non è un bel segno, non è un bel segno Presidente, non è segno di autorevolezza e di coscienza tranquilla.
Questo è quello che penso io, non l’ho interrotta Presidente, (…) va bene, sono contento …

Gian Mario SPACCA. E’ esattamente il contrario, se noi non avessimo ascoltato prima loro, lei avrebbe detto che noi non ascoltiamo …

Raffaele BUCCIARELLI. … Questa è una scusa, lei poteva concludere, adesso concluderete in tre, in tre farete la sintesi, neanche al Pcus, al Soviet Supremo succedeva questo, perché parlava uno, adesso parlerete in tre, è un tema generale ma anche sul generale i nostri ospiti ci hanno detto quello che pensano.
Questa iniziativa validissima rischia di essere troppo isolata, dobbiamo vederci più spesso, un confronto aperto tra gli operatori economici a 360°, vogliamo parlare di tutto, di tutti i temi, non dobbiamo disperdere tempo e soldi, c'è la nuova programmazione europea che già è stata divisa in tre rivoli, c'è bisogno di unità, ce l’hanno detto i nostri interlocutori, che ci hanno anche fatto delle proposte, per esempio, tempo fa sulla manutenzione di tutti gli ospedali e strutture sanitarie, un accordo che avrebbe portato risparmio alla Regione di almeno il 20%, ma sono stati ignorai, ci hanno detto anche questo, voi avete un filo diretto con l’Unione Europea, trattate con noi, discutiamo, questo ci hanno chiesto anziché seguire logiche di parte e di consenso, che possono portare consenso dividendo la maggioranza, dividendo i gruppi, per poter realizzare progetti personali, ma personali non della Regione.
Ci hanno detto che bisogna programmare a lungo termine, in questa Regione sulle infrastrutture si accusano ancora ritardi enormi, il distretto del mare non esiste, sulle politiche ambientali, abbiamo visto, è intervenuta la magistratura, sulla Macroregione adriatica non ci sono proposte, eppure sono state fatte, Presidente, sono state fatte proposte precise, sull’edilizia abbiamo fatto tre leggi, ma non abbiamo investito niente sulla sicurezza, per esempio, delle scuole. C’è il terremoto in questi giorni, non voglia mamma natura obbligarci domani a dire che siamo stati assenti, che non abbiamo previsto, che non siamo intervenuti.
Sul piano generale è questo, sul piano della Indesit, qui sembra ci sia un convitato di pietra, veramente, ne ha parlato solo un po’ Ciarrocchi, non si è parlato della proprietà.
Io che ho parlato della proprietà ed ho raccontato quello che di fatto è successo, sono stato tacciato di essere uno sciacallo, opera di sciacallaggio, e cos’è, come qualificare una Giunta che si muove dopo che una delle più grandi industrie regionali dice mando a casa 1.425 persone, se non come incapaci, cosa facevate, che rapporti avevate, che relazioni avete con le industrie, siete solo capaci di elargire o di dare quando vi chiedono? Quale politica Presidente …

(Interrompe il Presidente Spacca)

Raffaele BUCCIARELLI. … ho ascoltato ed ho letto anche le interviste, noi non siamo di fronte, Presidente, è troppo comodo, nel suo intervento lei ha difeso l'operato della Regione e spostato il giro sullo Stato, sul Governo è troppo comodo, è vero ma …

(Interrompe il Presidente Spacca)

Raffaele BUCCIARELLI, … certo, ho capito, ma lei Presidente mi deve dire una cosa, per questo credo gli operai non hanno fiducia, durante la campagna elettorale lei ha dichiarato di votare per il partito di Maria Paola Merloni. Dove sta? Come no?

(Applausi)

Raffaele BUCCIARELLI. Sta con quel partito o sta con gli operai, è questo che io dicevo, le posizioni devono essere chiare, certo, indicava di votare un personaggio che, per carità, è bravissimo, è in gamba e avrebbe meritato di andare in Parlamento, ma per il partito di Maria Paola Merloni, questo è. No, lo confermo, fatti, caro Presidente, e noi oggi se siamo in questa crisi …, i Merloni oggi fanno rimpiangere Aristide, fanno bene gli operai a dire torna, perché vedete il democristiano Aristide che noi abbiamo combattuto, con fermezza e con forza, aveva un suo metodo di assunzione, quando io sono diventato Sindaco, nel mio Comune, l’ufficio di collocamento è stato chiuso per 10 anni, l’ufficio di collocamento era il segretario della Democrazia Cristiana, quindi, lo abbiamo combattuto, però aveva una morale, un’etica ed un rispetto per il lavoro e per il territorio che questi mercanti non hanno, questi sono mercanti che lo fanno rimpiangere …

(Applausi)

Raffaele BUCCIARELLI. … e voi non avete detto una parola, Presidente, lei non ha detto una parola sulla proprietà, e non ho letto sulla stampa da parte degli Assessori della Giunta una parola sul comportamento, sappiamo che se non sblocchiamo il nodo del piano non risolveremo niente, allora o si sta da una parte o si sta da un’altra, tutti insieme solo se l’obiettivo è comune.
L'ultimo operaio che ha parlato ha detto che la cassa integrazione serve se c’è un progetto, voi nel vostro documento che ci proporrete tra poco chiedete un immediato intervento del Governo volto al rifinanziamento della cassa integrazione, serve se ci sono quelle condizioni, altrimenti è inutile accettare la logica del padrone.
E’ questo che voi fate, deboli con i potenti e potenti con i deboli, altro che stiamo sullo stesso piano, non stiamo sullo stesso piano, no, non si è sullo stesso piano, quindi, noi comunisti non facciamo solo proteste, ne accusiamo gli altri, facciamo anche delle proposte che le metterò in uno dei documenti …

(Interrompe il Presidente Spacca)

Raffaele BUCCIARELLI… nessuno la contesta ….

PRESIDENTE. Consigliere Bucciarelli!

Raffaele BUCCIARELLI. …interloquisce …

PRESIDENTE. Consigliere Bucciarelli!

Raffaele BUCCIARELLI … noi proponiamo che la Regione Marche si assuma la responsabilità …

(Interrompe il Presidente Spacca)

Raffaele BUCCIARELLI. … ma va bene, siamo d’accordo, Presidente, lei deve star attento a quello che dice e deve ascoltare, lei deve ascoltare, si vergogni lei che qui dice una cosa e poi vota per loro, si vergogni lei, Presidente, ed i suoi Assessori, io quello che dico qui lo dico anche nella cabina elettorale, lei fa il contrario Presidente, si deve vergognare lei, lei è capace e bravo di restituire agli operai i loro soldi … si vergogni lei …


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Consigliere Bucciarelli, … io interrompo il Consiglio regionale. Consigliere Bucciarelli! E’ scaduto il tempo …

Raffaele BUCCIARELLI. Lo dica al Presidente!
Tutti sono capaci di restituire ai lavoratori i soldi che pagano con le tasse, bisogna saper toccare i padroni, non restituire loro i soldi che pagano quotidianamente, questa è la vergogna, Presidente, e lei si vergogni di perpetuare questo sistema, difende i padroni e agli operai dice vi regaliamo i soldi che sono vostri e pagate voi la cassa integrazione. Ha capito? E’ questa la sua democrazia, vergognatevi, quindi, noi proponiamo che la Regione Marche sul tavolo nazionale …

PRESIDENTE. Consigliere Bucciarelli lei sta dando un pessimo esempio … continuiamo così poi vi dico io come va a finire, continuiamo così …

(Dissenso tra il pubblico)

Raffaele BUCCIARELLI. Io non ho interrotto e non voglio essere interrotto, noi comunisti proponiamo che la Regione al tavolo nazionale viste le condizioni, proponga un progetto comune dell’Ariston e della Indesit e delle altre aziende nazionali, che sia disposta anche a finanziarlo, magari, in accordo con le Regioni, ma se delocalizzano faccia restituire tutti i soldi, fino all’ultimo centesimo.
Questo dovete fare, i comunisti vi chiedono questo perché altrimenti non c’è credibilità per le istituzioni, perché una cosa è parlare bene, altra cosa è trovarsi a fine mese quando non ci sono i soldi per comprare da mangiare, quando non ci sono i soldi per pagare le mense per i figli, quando non si possono pagare le tasse scolastiche, non si possono assistere gli anziani, e allora l’umiliazione, viva Dio … vergognatevi, noi comunisti saremo sempre …

(Applausi)

PRESIDENTE. Io aggiungo soltanto una cosa che guadagnarsi un applauso qui dentro è di una semplicità estrema, …

(Dissenso dal pubblico)

PRESIDENTE … risolvere il problema vero dei dipendenti e delle loro famiglie è altra cosa, se addirittura fra di noi giochiamo alla demagogia per prendere un applauso e dividere il fronte non lavoriamo per loro e attenzione al tema della cassa integrazione, attenzione, perché se non ci dovesse essere più il problema sarebbe anche più drammatico, meno demagogia, attenzione,…

(Interrompe il Consigliere Bucciarelli)

PRESIDENTE … lei lo ha detto …

(Dissenso dal pubblico)

PRESIDENTE. Bene, è un fatto, apprendiamo che il problema della cassa integrazione non è una emergenza, ne prendiamo atto.
Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Grazie Presidente, anche se il dibattito è appena iniziato per quello che ci riguarda, come Consiglieri, è chiaro che l’idea di quello che sta avvenendo fuori di qui è molto chiara e fin troppo evidente.
E’ chiaro che, ci sono già dei documenti che girano fra i banchi, l’intento non può che essere uno e uno soltanto, ma deve essere molto chiaro e il mandato che dobbiamo dare come Assemblea legislativa a lei Governatore non può che essere uno solo, un documento unitario di tutte le forze da destra a sinistra, che rappresentano tutta la comunità regionale, che non può che contenere una parola che è: revoca. Revoca del piano industriale che contraddice sostanzialmente quello che noi leggiamo e possiamo leggere con grande tranquillità sul sito internet. Basta vedere il sito internet ufficiale della Indesit Company ed i numeri che sono stati snocciolati in termini di ricavi.
E’ assolutamente stridente quel tipo di propaganda, se pur legittimata dai numeri, e la proposta di ricorso agli ammortizzatori sociali. Non bisogna essere esperti di diritto societario per capire che questo è un fatto aziendale incomprensibile e dal punto di vista politico molto grave.
Per quanto riguarda la mia parte politica, mi dichiaro, assieme ai colleghi, pronto, prontissimo a firmare questo documento, senza tralasciare la rivendicazione o la battaglia politica che faremo in un'altra sede, perché oggi, chiaramente, c’è una priorità che deve essere fronteggiata e deve essere data maggior forza possibile a chi ci rappresenterà e rappresenterà tutta la comunità marchigiana il 16 luglio, ma è evidente che ci sono dei passaggi che ci lasciano e mi lasciano perplesso, quando si fa riferimento alla possibilità di poter trasferire, se ci sarà data la possibilità, i fondi da quelle che sono le infrastrutture alla piattaforma industriale aziendale, non possiamo farlo se non un minuto dopo che chiariamo, una volta per tutte, qual è la filosofia, la politica e la programmazione sull'internazionalizzazione delle aziende che deve fugare ogni dubbio sul fatto che questa Regione è contro ogni forma di delocalizzazione …

(Applausi)

Daniele SILVETTI. Questo è imprescindibile. Le dico questo, Presidente, perché rileggendo gli atti ufficiali e le delibere del 2001 e del 2005 che sono, purtroppo, sibilline all’inizio, ma molto chiare poi, sostanzialmente si avalla non in una forma troppo implicita, ma estremamente strisciante, la delocalizzazione. A quel punto noi cominciamo ad aprire alla possibilità di riconoscere alle nostre imprese, che ritengono inevitabilmente più vantaggioso delocalizzare, previsti i costi del lavoro decisamente più bassi del nostro, un secondo dopo, anche la possibilità di diventare o di rimanere in qualche modo più competitivi erogando anche delle vere e proprie possibilità economiche, cioè dando dei finanziamenti, ci sono, non è soltanto l’Indesit, noi abbiamo un elenco degli ultimi 10 anni di decine e decine di aziende che hanno ricevuto finanziamenti. Finanziamenti che, purtroppo, non sono serviti per rendere competitivo il prodotto sul nostro territorio, faccio riferimento a tre righe del documento del 2005 in cui si diceva che a fianco e parallelamente alla politica di internazionalizzazione si imponeva una parallela attività di tutela e di promozione dei beni e dei servizi prodotti dentro i confini nazionali, questa purtroppo non è stata seguita da fatti concreti o così visibili da impedire oggi ad un grande gruppo, ad una delle più grandi aziende del nostro territorio di annunciare il ricorso a quelli che sono gli strumenti, come gli ammortizzatori, in barba a quelli che sono i ricavi milionari che sono denunciati ed in bella vista all'interno del sito ufficiale della Indesit & Company.
Questo assolutamente è un fatto grave, irriguardoso, perché queste sono aziende che hanno beneficiato non solo di finanziamenti, ma anche di leggi speciali a livello nazionale. Lei ha fatto bene a richiamare le competenze, ha fatto benissimo, ma dietro alle competenze ci deve essere una presa di posizione radicale, a questo punto, da parte di questa Regione che tanto ha dato, perché se ha ricevuto ha dato anche tanto a queste aziende, ha dato la possibilità di vedere, in qualche modo, spianata la strada di fronte ad una crisi che ancora non conoscono, è chiaro che la proprietà Indesit oggi deve capire che i tempi sono cambiati per tutti, l’atteggiamento nei confronti dei lavoratori, ma anche l’atteggiamento nei confronti delle istituzioni che l’ha anche finanziata in momenti particolari.
Se c’è questo rispetto delle istituzioni, oggi a maggior ragione, questo piano non può essere supinamente ricevuto e subìto dal territorio, dalle istituzioni e dai lavoratori.
Questo è assolutamente inaccettabile, ritengo, quindi, che per quanto importante sia questo dibattito, noi dobbiamo non solo salvaguardare l’occupazione che è il primo punto, salvaguardare il territorio da una spoliazione che può avvenire in modo progressivo e Indesit è ovviamente la linea Maginot, per quello che ci riguarda, per arginare forme speculative, dobbiamo controllare che ci sia una speculazione forte dietro a questa operazione o ad operazioni come questa e dare un senso, Presidente, al fatto che amministrazioni pubbliche, lo Stato, e, quindi, la Regione abbiano finanziato queste aziende, oggi dobbiamo giustificare, una volta di più, il perché abbiamo dato soldi a queste aziende, perché se oggi avallassimo, questo non accadrà ne sono certo, questo tipo di piano, a questo punto dovremo dare più risposte, ma non soltanto ai dipendenti della Indesit ma a tutti i marchigiani.

(Applausi)

PRESIDENTE. Grazie Silvetti, lei è stato perfettamente nei tempi.
Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Grazie Presidente. Sin dal 2005 ricordo innanzitutto a me stesso e poi a voi che presentammo un’interrogazione che recitava nell'oggetto: “Problema della delocalizzazione dei licenziamenti di alcune società del fabrianese”. Chiedevamo anche conto di una crisi che si stava prospettando e che ancora non era esplosa che poi successe come noi puntualmente avevamo vaticinato. Ci fu risposto che diffondevamo paura e allarmismo. In realtà non era così, avevamo studiato un pochino le carte, avevamo visto qual era la situazione e avevamo riscontrato che il mondo stava cambiando, questo non per fare polemica nei confronti del Governo regionale, ma semplicemente perché il modello di sviluppo che per tanti anni ha consentito ai nostri territori e alle nostre famiglie di essere in assoluta sicurezza, anzi di godere di grande benessere perché il modello marchigiano ha consentito l'accumulo di una grande ricchezza nel nostro territorio, quel modello stava andando in crisi, perché la sfida globale imponeva lo studio e l'approfondimento di nuove pratiche, imponeva che chi aveva responsabilità convocasse intorno a un tavolo, sin da allora, gli attori per iniziare a ipotizzare quello che oggi chiediamo. Esattamente una nuova politica industriale.
Non voglio rinunciare all'idea che le Marche possono e debbano essere una regione industriale, non ci voglio rinunciare anche perché non c'è altro settore che possa assorbire le energie che oggi sono allocate presso le nostre industrie, non c'è il turismo che, per carità, va incrementato, va alimentato, va strutturato, ma non potrà mai da solo assorbire la forza lavoro e la potenza economica generata dalle nostre aziende.
Per questo chiediamo, lo chiediamo a livello nazionale, a prescindere dal colore dei Governo, e lo chiediamo a livello regionale un nuovo modello di sviluppo per il nostro Paese, questo è il punto fondamentale, poi va da sé che un'azienda che fa 60 milioni di euro di utili, che distribuisce agli azionisti da decenni, decine e decine di milioni di euro, debba ritirare quello che mi sento di dire un piano fortemente inadeguato, un piano che non risponde alle esigenze di un territorio, che da quell’azienda ha ricevuto molto, ma lavoratori anche grazie a voi ha avuto moltissimo e va sottolineato.

(Applausi)

Giacomo BUGARO. Oggi siamo nel momento più difficile, siamo nel momento di picco negativo di una crisi che ha investito, come nemmeno noi potevamo ipotizzare, il nostro territorio e va recuperato il buon senso, ma soprattutto va recuperato in questo frangente, senza, come dire, confusioni di ruoli, non vorrei essere frainteso in questo, la capacità di sapersi unire attorno a un problema che è il problema della nostra regione che si chiama Indesit, che si chiama Tecnowind, che si chiama Bunge ad Ancona, che ha tanti nomi e dietro a questi nomi ci sono lavoratori, famiglie, figli, problematiche che tutti quanti noi conosciamo, che non possono essere, nella maniera più assoluta, sottovalutati.
Noi oggi produrremmo un documento, anzi io auspico che questo Consiglio regionale proponga e approvi un documento a maggioranza larga, sarebbe bello all’unanimità, ma in democrazia va bene a maggioranza larga, nel quale si chieda con forza il ritiro di quel piano industriale, ma soprattutto, guardando, non al contingente, ma in una lunga prospettiva, perché questo Paese, questa ragione si deve dotare di un nuovo progetto industriale, deve saper coinvolgere tutte le parti senza demagogia e senza allarmismi inutili, perché le fughe in avanti, poi, avrebbero le gambe corte, si rilanci un nuovo disegno, qualcuno, mi sembra si chiamasse Fuà, disegnò quello che per 30 anni è stato un veicolo di benessere e di produzione industriale ed oggi è diventato obsoleto perché il mondo cambia. Voi siete gli artefici di prodotti che vanno nel commercio e sapete, soprattutto chi ha i capelli più bianchi, che una volta un prodotto che usciva dalle vostre fabbriche stava sul mercato tre anni, quattro anni e rimaneva valido, oggi dopo una stagione è obsoleto, questo a dimostrare che i mercati cambiano con una rapidità talmente veloce che si rischia di venire centrifugati da questa rapidità e allora per rispondere in maniera completa, per non rimanere schiacciati da questa situazione, bisogna investire in tecnologia, bisogna investire in ricerca e sviluppo in profondità, per far valere nei mercati internazionali quella che è la nostra peculiarità, quel made in Italy capace di produrre prodotti all’avanguardia, prodotti efficaci, prodotti che piacciono nel mondo.
Voi capite che non si può agire solo ed esclusivamente con una stella polare che è esattamente quella che ci ha portato a fondo, quella della finanza, bisogna tornare a capire che per generare ricchezza ci vogliono le linee di produzione, ci vogliono le presse, ci vogliono le braccia che lavorano, non ci vogliono le banche, gli strumenti finanziari ed il guadagno facile. Sono questi gli strumenti che ci hanno portato a fondo, allora non si può alzare una mattina un signore e dire da domani 1500 persone andranno a casa oppure domani chiudo un’azienda e la sposto da un'altra parte.

(Applausi)

Giacomo BUGARO. Capisco le esigenze, capisco le esigenze di chi sta sul mercato, però, bisogna capire anche le esigenze delle aziende che non sono fatte solo di numeri, ma sono fatte di carne, di ossa e di cuore, il cuore vostro.

(Applausi)

PRESIDENTE. Grazie Consigliere Bugaro. Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marconi, prego.

Luca MARCONI. Grazie Presidente, mi permetto di ringraziare tutti quelli che sono intervenuti in un dibattito che, rispetto a tanti altri, che abbiamo fatto su questi argomenti, credo sia stato estremamente chiaro e comprensibile e l’auspicio che esprimeva adesso il Vicepresidente Bugaro penso che si sia già realizzato, cioè avere alla fine un documento largamente condiviso, credo quasi all’unanimità, se non all’unanimità.
Se il nodo fondamentale, Consigliere Bucciarelli, è quello della revisione al 90, al 50, al 70 del progetto industriale che è stato presentato, credo che su questo non possiamo non attestarci, ragionare nuovamente, intorno a quello che l’azienda propone, tenendo anche conto delle sue ragioni, ma avviando un dialogo nel quale, come il Presidente Spacca ha ampiamente dichiarato, il ruolo dell'istituzione pubblica, al di là di qualcosa o di molto che riusciremo a fare da un punto di vista economico, rimane un ruolo di garanzia.
Questa dimensione va riscoperta, non è, come dire, un residuato degli anni ‘70 o degli anni ’60, va riscoperta, perché solo un dialogo sereno, costruttivo, sincero e chiaro, come è stato chiaro, quello che abbiamo fatto oggi, può portare allo snodo che metta chiaramente in ordine le questioni.
La prima, qual è il primato che, in questa e in tutte le altre vicende che riguardano il lavoro, l'occupazione, l’industrie, in questa nostra regione, vogliamo mettere al primo posto. Quale è la nostra prima preoccupazione?
E’ semplice, elementare, ma va riaffermata, dobbiamo dirlo chiaro, è stato detto da molti interventi, da parte di operai e sindacalisti in questa Assemblea, è la produzione, perché se non avremo più questa nel nostro Paese, non avremo neanche più le risorse per pagare gli ammortizzatori sociali, quindi, è chiaro che gli ammortizzatori sociali devono essere finalizzati, in tempo ragionevole, ma devono essere finalizzati sapendo che questo Paese va ristrutturato profondamente, non solo nella singola azienda, ma nei comparti e fra aziende, senza perdere quel capitale di lavoro che è la più grande risorsa dell’Italia. Quando parliamo di primato nell'industria manifatturiera, ancora secondi in Europa, forse ai primi posti nel mondo, lo dobbiamo soprattutto alle nostre maestranze, non sono sempre i dirigenti, ma sicuramente una classe di lavoratori che ha radici antiche, si lavora da tanti secoli, da tanti millenni in questo nostro paese, molto meno in altri.
Questo patrimonio va salvaguardato, dentro gli stessi comparti, fra i comparti, nelle zone e in zone diverse, è chiaro abbiamo bisogno di elasticità, ma abbiamo bisogno anche di chiarezza, perché l’elasticità e la chiarezza vanno messe in conto, mi sembra che questo sia stato bene evidenziato anche nei confronti dell’Antonio Merloni. Storie diverse che vanno tenute in conto in maniera diversa, quindi, condividiamo in pieno come UdC sia l’intervento del rappresentante di Fratelli d’Italia che quello del PdL perché serenamente si riparta da lì e si riparta con grande rapidità.
Chiudo dicendo che, forse, dovremmo aprire un altro capitolo, la nostra parte, quello che possiamo fare come pubblica amministrazione, mi rivolgo soprattutto al Presidente Spacca perché so con quanta sensibilità e aderenza ha a tema questo argomento che riguarda la parte di revisione che possiamo fare come pubblica amministrazione, lo dico per un’evidente contraddizione, non so esattamente quale sia, ma ho letto di provvedimenti che il Governo mette in piedi per gli incentivi, penso che questo sia uno strumento superato, lo Stato drena risorse attraverso le tasse e poi ridistribuisce in questo processo di incentivazione per l’elettrodomestico, di incentivazione per l’auto, di incentivazione per la motocicletta o una redistribuzione per finanziare i piani industriali fa un’opera impropria. Dobbiamo avere il coraggio di dire che è un'opera impropria, dobbiamo lasciare più soldi nelle tasche dei consumatori, delle famiglie perché possano fare questo tipo di scelta, e dobbiamo lasciare più soldi nelle tasche delle imprese sane perché siano nelle condizioni di fare gli investimenti.
Questo processo e questa grande trasformazione, non so cosa intendesse il Consigliere Bugaro quando parlava di questa cosa, credo questo, li dobbiamo fare, perché altrimenti in questo gioco c'è un costo che in Italia, per quanto riguarda la burocrazia e i suoi ritardi viene valutato fra i 20 e i 50 miliardi, un’intera finanziaria che ogni anno ripaghiamo a noi stessi e a strutture che potrebbero essere impiegate per altro, addirittura essere cancellate, perché ci siano più soldi, ripeto, per la produzione, più soldi per il lavoro.
Questa è la grande trasformazione, credo che nel nostro piccolo anche la Regione Marche dati gli ottimi rapporti che ha con le Province e con i Comuni, potrebbe cominciare questa revisione, è chiaro che non è immediata, è chiaro che non porta immediati risultati e non ci permette oggi di risolvere la questione Indesit, come ieri quella di Fincantieri, e come domani altre, ma è un processo che,se non lo facciamo partire, non darà mai risultati.
Questo è il vero nodo sul quale possiamo impegnarci, perché del buon funzionamento della pubblica amministrazione siamo i primi responsabili. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie Consigliere Marconi. Ha chiesto di intervenire il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Presidente, colleghi, intervengo a nome del gruppo PdL, facilitato anche dalle riflessioni che faceva prima il Consigliere Bugaro, quindi, sarò brevissimo, per dire due o tre cose rapidamente, soprattutto a voi, ma anche ai lavoratori che sono qui, ai dipendenti dell’azienda che non sono qui questa mattina, e vorrei rivolgere anche un pensiero nei confronti di tutto quell’indotto che soffre di questa situazione. Un saluto a voi, esprimere solidarietà, è fin troppo semplice, però ve lo dico in maniera sentita.
La riflessione, cari amici e colleghi, è questa, come gruppo del PdL assumiamo l'impegno, fin da ora, di rinunciare a qualunque demagogia, polemica politica, lucro politico e convenienza su questa vicenda. Voi potete capire quanto ci sarebbe facile per la storia della nostra regione, questo non lo dico io, purtroppo, per fortuna per qualcuno, ma è storia, è scritto negli annali, nella cronaca della nostra regione, di come la storia della Indesit, della sua famiglia di imprenditori e di questa regione si intrecci anche tra economia e politica, in maniera legittima e che ci ha portato alcune volte, soprattutto in questi 20 anni, anche a una divisione di posizioni politiche. Chiudo qui dicendo ci sarebbe fin troppo facile cercare di fare demagogia, cercare un lucro politico da questa vicenda, ci rinunciamo serenamente perché vogliamo assolutamente collaborare in tutti i modi, in quest'Aula, per il ruolo che abbiamo di opposizione, spero sia riconosciuta, è stata sempre costruttiva, ma anche per quello che possiamo fare con i nostri uomini e le nostre donne al Governo nazionale, quindi, siamo a disposizione per mettere la nostra firma e a sostenere per un'azione su questa vicenda drammatica per tutto il territorio regionale.
Vorrei dire, però, due cose molto rapidamente, una l’ha accennata il Consigliere Bugaro, sulla questione della delocalizzazione che su questa vicenda della Indesit assume, purtroppo, toni drammatici. E’ vero che qualche anno fa era stato lanciato un allarme, permettetemi io capisco tutto, i vantaggi delle vetrine nazionali e internazionali, anche il senso delle esigenze della comunicazione del marketing, però, posso dirlo Presidente Spacca, ce lo diciamo da vecchi militanti, forse quella imponente delocalizzazione in un Paese dell'est ha avuto nelle Marche troppi applausi e troppe accondiscendenze, pochi allarmi, mi spiace dirlo anche agli uomini del sindacato che rispetto, anche perché sono un iscritto al loro sindacato, ma pochi allarmi e troppi applausi quando c'erano le premesse per una situazione preoccupante.
(…) Si, … anche certo, poteva essere festeggiato per carità, però, sinceramente l’abbiamo vista come un'azione preoccupante, legittima, sappiamo benissimo le esigenze del mercato, non viviamo su una palafitta, lo sappiamo, però avremmo voluto forse un po' più di attenzione per quello che poteva avvenire.
Ultima cosa e voglio usare una frase pittoresca che anche qui ci sta, perché non ci scandalizziamo, perché non stiamo a gridare allo scandalo, però, ce lo possiamo dire questa è storia, Presidente, non c’è Ministro di qualunque Governo degli ultimi quarant'anni delle Marche che non abbia reso omaggio ad una impresa industriale di grande livello che, come è stato detto prima, va a merito di una famiglia di imprenditori e di tutti i lavoratori che si sono succeduti, ma tutti i Ministri e i Presidenti del Consiglio sono passati, giustamente, a Fabriano a rendere omaggio ad un’impresa e agli imprenditori di una famiglia, in questo caso, sono passati anche da altre famiglie e da altre imprese, ma sicuramente Fabriano era la meta di Presidenti del Consiglio, di Ministri dell'industria, di politici di tutti i colori, Consigliere Bucciarelli, da destra a sinistra, tutti.
Questo lo dico per dire che cosa? Per una polemica? No, per lanciare un appello e per dire semplicemente questo, la famiglia di industriali che conosciamo, personalmente da tanto tempo, ricordo a casa mia il giorno di lutto quando morì Aristide Merloni, ero bambino, me lo ricordo personalmente, per tanti motivi di militanza in quella Democrazia Cristiana che il Consigliere Bucciarelli ricordava, quindi, figuriamoci se non conosco queste vicende e la famiglia in particolar modo, allora voglio dire questo, la famiglia di imprenditori ha dato tantissimo a questa regione attraverso le imprese, ha dato tantissimo alla politica, perché questo va riconosciuto per quanto mi riguarda la politica è un’arte, una missione nobile, quindi, quando un imprenditore si butta in politica io sono contento, imprenditore di qualunque tipo e tutti lo dovrebbero fare, tutti, di qualunque mestiere, quindi, figuriamoci se non onoro l'esperienza di chi imprenditore è entrato in politica, ha dato molto alla politica, ha avuto molto dalla politica ed ha avuto molto dall'economia dall'impresa e dalla politica. Adesso rivolgo, però, un appello proprio per questo (…) certamente, l’ho detto prima, se non ci sono i lavoratori non si costruisce, i lavoratori anche di una certa qualità, non è una sviolinata, ce lo riconoscono in tutto il mondo, quindi, figuriamoci se con orgoglio non lo riconosco, però, rivolgo adesso un appello, proprio perché c’è stata una connessione tra la politica, l’impresa e il mondo nazionale, noi ci muoviamo come Consiglio regionale, ci muoviamo come istituzioni, ci muoviamo come Giunta regionale, che sosteniamo in questa vicenda, uniti e fuori da ogni demagogia politica, però chiedo e questo lo devo chiedo anche alla famiglia una particolare presenza in questa situazione, per un dialogo forte con l'istituzione, in quello scenario nazionale dove ha contato e conta molto, perché non stiamo parlando di persone che non sono vicine alla politica nazionale, hanno saputo esserlo nelle diverse fasi della politica italiana, non penso che possa essere difficile, e dico di più, proprio perché c'è stato sempre questo collegamento, oggi la politica nazionale può essere tenuta più attenta, più sveglia, più sollecita proprio per la storia di questa impresa, della sua famiglia di imprenditori e anche per quello che significa per le Marche.
Uniti noi, tutti, da destra a sinistra, raccogliamo Presidente questo appello, lo sottoscrivo sicuramente, adesso vediamo il documento, lo possiamo scrivere, certamente non staremo a chiosare su qualche virgola, su qualche termine che, magari, non ci va bene, lo firmeremo convintamente, ma occorre, lo chiedo, un appello forte anche alla famiglia di imprenditori perché sia qui, insieme a noi, insieme ai lavoratori per interloquire con la politica nazionale. Grazie.

(Applausi)

Presidenza della Vicepresidente
Rosalba Ortenzi

PRESIDENTE. Grazie Consigliere Massi. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Credo che a questo punto sia opportuno partire subito con una proposta che diventi pressoché operativa perché il dibattito si è sviluppato abbastanza, vivace, vivo, vero e non credo che le parole possano coprire ulteriori spazi, li abbiamo coperti tutti.
Io propongo due cose, la prima è che si approvi un ordine del giorno, noi come PD siamo disponibili anche a trattare sul nostro, a ritirare il nostro, ce ne sono tre, una è quella che hanno presentato i lavoratori attraverso le parti sindacali, che ha raccolto il voto delle Province e dei Comuni, mi pare 27 Comuni e 5 Province, sulla base di quel documento integrato, se vogliamo, anche con ciò che noi abbiamo già presentato, il documento del PD o di altri gruppi, possiamo arrivare ad una sintesi che parta dalla base del documento presentato dalle forze sindacali.
Penso che questo debba essere fatto e se necessario possiamo sospendere anche il Consiglio 5 minuti per arrivare ad una sintesi.
La seconda cosa che propongono, la propongo alla Giunta, è che si istituisca un tavolo regionale permanente sui temi della crisi, perché io sono pesarese, ho un rispetto profondo per i lavoratori della Indesit come per quelli della Merloni, ma lo sapete bene, ve lo dico io, lo sappiamo tutti, il tema del lavoro è drammatico nella valle del Foglia, sarebbe opportuno avere un tavolo permanente sui temi della crisi economica che segua passo passo le questioni sulle quali noi possiamo dare un contributo.
Qualche tempo fa, la Regione Marche ha potuto con un contributo diretto, lavoro e occupazione, salvare migliaia di posti lavoro nella zona del pesarese, penso che questo sia da fare. La crisi sta colpendo ancora con forza, anche se qualcuno, qualche tempo fa, diceva che la crisi non c’era, ma la crisi c’è ed è pesante e devo anche dire, lo voglio dire sempre per estrema chiarezza, per non ricevere nè applausi e spero neanche fischi, che questa di questa mattina non è stato uno spot, è stato un lavoro che in realtà è la conseguenza di ciò che la Giunta regionale ha fatto, perché sarebbe sbagliato non riconoscerlo, questa Regione, questa Giunta, le misure anticrisi, in termini di risorse le ha sempre messe in campo, non si può non tenere conto di questo aspetto, si potrebbero elencare e sono contenute in una mozione che abbiamo presentato, che possiamo anche ritirare perché il dibattito di questa mattina si è piegato verso un’altra questione importante, come la situazione dell’Indesit, le misure che questa Giunta ha preso negli ultimi anni, sempre a sostegno dell’occupazione e del lavoro.
Credo anche che sul tema del lavoro ci sia un impegno solenne e non solo parole di circostanza.
Qualche tempo fa abbiamo chiesto al Presidente Spacca di riunire la maggioranza per una verifica politico programmatica, quella maggioranza poneva come prima questione strategica quella del lavoro e dell’occupazione, per cercare di trovare risorse anche se, purtroppo o comunque, siamo chiamati a sostenere il piano socio sanitario con risorse adeguate, anche se la spending review ci ha penalizzati e le risorse sono diminuite, nonostante questo, abbiamo detto priorità al lavoro ed all’occupazione in questa regione, il modello Marche va difeso fino in fondo.
Questo va anche riconosciuto, non possiamo non farlo, io ho ascoltato con molta preoccupazione le parole del responsabile della Cgil che parlava a nome di tutti i sindacati confederali e ci dava dei dati un po’ più preoccupanti di quelli che ho raccolto in questi giorni, anche qua dentro gli uffici, da altri indicatori come Banca Italia o altri, e mi sono reso conto che se lui ha ragione, cioè se quei dati sono più vicini alla realtà, quelli che ci dava il sindacato, la situazione è davvero difficile, ecco perché l’Indesit è un elemento emblematico, il tema della difficoltà delle aziende è drammatico.
Qualcuno citava anche la battuta di Draghi, ci vuole un bel coraggio oltre a dare l'allarme anche a dire che si può passare dal disagio sociale al disastro sociale, perchè viene detto da uno dei settori che, forse, principalmente ha determinato la causa del sistema bancario europeo e internazionale, pur tuttavia ha fatto bene a dare l’allarme che va, in qualche modo, raccolto, oppure lo stesso Presidente di Confindustria, Squinzi mi pare, che dice: “Guardate la crisi è di là da essere superata”.
Ma quanto c'è di virtuoso all'interno dell'impresa nel favorire non le delocalizzazioni, ma gli investimenti degli utili dell’impresa stessa, nel favorire interventi nella formazione, nella ricerca e nell’innovazione, credo che proprio due settori hanno parlato proprio ieri, hanno rilanciato il tema della crisi, due dei settori che dovrebbero essere in qualche modo, ranging request, davanti a tutti, istituzioni in primo luogo, a combattere gli effetti negativi di questa crisi.
Penso che il dibattito vivace, l’intervento del Presidente Spacca, tornando al tema dell’Indesit, debba essere raccolto, un appello ad avere un obiettivo comune senza demagogia, Consigliere Bucciarelli, senza facile demagogia …

(Interrompe il Consigliere Bucciarelli)

Mirco RICCI. Consigliere Bucciarelli, … no, l’ha fatta lei perché di fronte ad un impegno solenne preso in questo Consiglio regionale dal Presidente Spacca, con dei riscontri oggettivi, non si può continuare a raccogliere un consenso per forza, possiamo anche avere l’atteggiamento prudente di chi sa che rispetto ai temi dei lavoratori di questa regione, bisogna davvero fare fronte comune.
Penso che questa mattina, e chiudo, non abbiamo fatto uno spot, abbiamo svolto un dibattito sul tema dell’Indesit, messo in campo un percorso e un progetto concreto per portare a buon fine la vertenza grave dell’azienda Indesit e di altre aziende delle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Parto ovviamente dalla questione Indesit ma, da un punto di vista politico, vorrei arrivare veramente altrove.
Dal ragionamento del Governatore Spacca si evince chiaramente una cosa, che il suo ruolo istituzionale per deficit di competenza non è sufficiente, da un punto di vista politico, a rivendicare quel tipo di clima intorno a un tavolo che produca dei cambiamenti, questo è un primo dato di fatto.
C'è un secondo dato di fatto che mi sembra sia stato bene esposto dai sindacati, che ci dice che il loro documento sia assolutamente condivisibile, anche perché rivendica un principio che è quello di bloccare la procedura e di ritirare il piano industriale all'azienda per cercare di ricominciare, (…) intendo procedura da un punto di vista politico, mi si perdoni l’errore tecnico, ma nella sostanza si chiede il reset. Resettiamo e ricomincio.
Di fronte a questo mi sembra evidente che non è sufficiente che noi oggi approviamo una risoluzione o una mozione, perché, diciamoci la verità, rimarrebbe sostanzialmente fra queste quattro mura, perché il ruolo del Governatore Spacca per deficit di competenza è assolutamente scarso e questo documento non riuscirebbe, a mio avviso, a produrre alcunché.
Cogliendo invece l’invito di quel ragazzo che diceva stateci vicini, mi sento di dire questo: credo che per la prima volta possa accadere che chi ha un ruolo istituzionale vada a manifestare insieme a chi è parte lesa e coinvolta. Credo che questa volta si possa veramente realizzare insieme una grande protesta, non solo dei lavoratori di Indesit, e arriverò anche al ragionamento ulteriore, ma di tutti noi per protestare nei confronti di un Governo centrale che, diciamoci la verità, non dà più nulla a questo territorio, da nessun punto di vista, questo vale per tutti i settori, tutte le istituzioni. Ne cito una che è insignificante rispetto al problema di Indesit, le Marche non avranno più il nucleo elicotteri di forze di polizia, ripeto, è insignificante rispetto a questo dato, ma è sintomo di un atteggiamento politico centrale, che governi il centro-destra, governi il centro-sinistra, governi scelta civica di Monti o governi chi sa chi, è un dato di fatto, c'è una mancanza di attenzione nei confronti del nostro territorio.
Questa potrebbe diventare una battaglia di alta valenza simbolica, per iniziare a pretendere, come sistema politico e sistema socioeconomico, qualche attenzione in più da parte del Governo centrale. Perché? Qui vengo al punto, è vero, diceva bene un sindacalista, la questione di Indesit non ha niente a che vedere con la crisi economica, perché è un'azienda in salute, però, è altrettanto vero che complessivamente sul sistema economico vi sono una serie di vertenze che noi non possiamo fare finta che non esistano e che l'Italia non può più rimandare. Questo riguarda i marchigiani, quanto gli alto atesini, quanto i siciliani, e sono: 1) la concorrenza sleale di Cina e dei Paesi emergenti, voi pensate all’incredibile meccanismo diabolico per il quale noi compriamo tanta roba dai cinesi senza che loro paghino tasse, pensate ad esempio che una lavatrice Indesit non viene venduta facilmente in Brasile, perché c’è un dazio del 100% che porta evidentemente il Brasile a cercare di farsi la lavatrice da solo, questo è un problema che la politica deve affrontare e affrontare l'Europa, iniziamo non solo da questo territorio, ma iniziamo a schierarci al di là di destra, sinistra e centro, chi è stufo di essere un ruffiano della Cina e chi no. Io da uomo di destra sociale, Consigliere Bucciarelli, lei è comunista e io la rispetto, dico che sono un po' stufo di vederci troppo supini nei confronti della Cina.
La sovranità monetaria, vogliamo ammettere, una volta per tutte, che quel cambio demenziale di 1936 da lire ad euro, fatto da Prodi e da quel Governo ci ha reso prigionieri sul valore del denaro, quel tipo di cambio porta gli imprenditori, se possono, a fare i furbi, è un dato di fatto. Regole di borsa sulle speculazioni, io credo che sia profondamente evidente che noi non possiamo andare avanti con queste speculazioni finanziarie. La semplificazione fiscale e burocratica, ragazzi ma vogliono far finta che l'Irap non abbia rotto le scatole a tutte le imprese? Vogliamo continuare a non capire che la burocrazia è un buon pretesto per far fuggire un imprenditore all'estero; infine l'accesso al credito, signori, oggi ho presentato una mozione che declina quella che abbiamo già approvato su Banca Marche con una proposta precisa, che deve prevedere una cosa particolare, se vogliamo veramente che Banca Marche resti di proprietà marchigiana, ma sia per davvero di tutti i marchigiani, noi dobbiamo far si che questa goverrnance, questa proprietà, sia in mano alle grandi imprese, come questa, e alle piccole e medie imprese. Vorrei ricordare che la piccola e media impresa, noi dobbiamo dare grande attenzione a questo tema, non è tutelata sul versante degli ammortizzatori sociali, non è tutelata sull'accesso al credito perchè oggi prende pernacchie, è stata prima sedotta, illusa e poi abbandonata dalle grandi imprese. Quanti terzisti conosciamo che sono morti strada facendo anche per colpa delle delocalizzazioni, a Fabriano chi per primo ha avuto il danno sono stati i piccoli imprenditori terzisti, poi gli operai e complessivamente il territorio. Queste persone che hanno a questo punto diffidenza delle grandi imprese, potrebbero avere un interesse reale a diventare soci di Banca Marche solo se il loro investimento può determinare l'accesso al credito, se no non ci sarebbe un motivo al mondo per il quale questo non debba accadere.
Morale della favola, la faccio breve, noi dobbiamo andare a protestare uniti e compatti nei confronti del Ministro affinché non accada che l’ennesimo Ministro resti affascinato dal grande imprenditore marchigiano. Noi vogliamo un Ministro che rimanga affascinato dal popolo marchigiano, dalla terra e da quello che produciamo e da ultimo dai suoi grandi imprenditori, per fare questo dobbiamo essere compatti, andare non solo con la protesta, io capisco oggi l'emotività, la comprendo, la rispetto, però, è ovvio, che non si può chiedere a dei Consiglieri regionali di andare a fare pernacchie ad un Ministro perché sarebbe demagogico e poco serio. Noi dobbiamo andare compatti a protestare per rivendicare simbolicamente un’apertura di credito reale nei confronti di un territorio che si sta impoverendo completamente.
Concludo dando la mia disponibilità a sottoscrivere il documento dei sindacati, do la mia disponibilità a partecipare politicamente a manifestazioni a Roma che ci aiutino a rivendicare in un clima intelligente, costruttivo e sereno e ad ottenere qualcosa, sono altresì favorevole, ve lo dico francamente, cari colleghi, che si inizi ad intraprendere delle prese di posizione politiche chiare sui temi che vi ho detto perché è inutile che ci giriamo attorno. Tutto il sistema economico ruota attorno a quei punti e su quei punti dobbiamo produrre delle ricette, può darsi che ci divideremo su alcune ricette, ma se quei punti noi non sollecitiamo, il vero problema non è che il Consiglio regionale non serve più a nulla, non servono più le Regioni, le Province e i Comuni perché stiamo tornando ad una situazione di centralismo. Ora questo centralismo lo dobbiamo governare, è un processo che non può portare a dare tanto a Campania e a Veneto, ma deve portare a una equa distribuzione sui territori, questa non è fantapolitica, sono problemi reali.

PRESIDENTE. Grazie Consigliere Zinni. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Parlare dopo tanti interventi aiuta e confonde. Debbo, immediatamente, al Consigliere Zinni una sottolineatura, lui ha fatto una sottolineatura che non era necessaria, ha parlato di destra sociale, la destra o è sociale o non è destra per chi la vede in un certo modo, per chi pensa certe cose. Quello che mi sento di dover dire qui, ma la destra tecnocratica è una destra che appartiene ad altri ed è molto trasversale, sta molto nel PD e molto nel PdL, lo sappiamo.
Quello che è mancato oggi, a mio avviso, al di là del fatto, Presidente, che anch’io come il Consigliere Bucciarelli avrei preferito una relazione, ma in Conferenza dei Capigruppo c’è stato detto che la Giunta voleva questo altro genere di lavori, noi abbiamo detto è meglio, sarebbe stato meglio, comunque siamo qui.
Superato il problema, qui noi non siamo di fronte, ed è stato detto, ad un'azienda in crisi e non mi dilungo su questo, un breve escursus su altro fatto che a mio avviso assume un'importanza notevole e diversifica questa situazione da quella di altri. Noi qui abbiamo visto altre crisi, abbiamo visto altre maestranze, giustamente, preoccupate, ma in questo caso, noi abbiamo un interlocutore che appartiene al mondo politico, attenzione. Qui non può esistere il messaggio per cui una famiglia improvvisamente rimane proprietaria attraverso un determinato gioco di scatole cinesi, ma siccome l'amministratore delegato è Sandro Donati per caso, io sono concretamente fuori e avulso da realtà del territorio e io non ci sto più, come se non ci fossi più. No, Presidente, questo non è possibile, quindi, prima di andare, e sono con tutti quelli che lo hanno già detto, a fare massa critica comune per difendere la situazione complessiva di un Governo che non ci dà niente, di tutto quello che ci siamo detti che penso che nessuno possa contestare, noi abbiamo la necessità di sapere che cosa vuole fare la proprietà, la proprietà non è la Monetics per il problema di Ascoli Piceno, non mi viene in mente altro, qui abbiamo una proprietà che è nata, si è sviluppata, è cresciuta, ha fatto il suo interesse, ovviamente, e l’interesse del territorio ed improvvisamente decide di fare un piano industriale che non ha motivi di esistere, perché ci siamo detti tutto, e nel momento in cui la proprietà …, tra l’altro noi dovremmo andare a interfacciarci con chi? Con il Governo, mi sembra se non sbaglio, e tra chi vota quel governo c’è un rappresentante di quella proprietà, non è possibile Presidente, non è possibile.
Prima la proprietà ha il dovere, per tutti i motivi che ci siano detti, di venire qui, di parlare con lei, di parlare con l'esecutivo, di parlare con il Consiglio regionale e dire perché avviene questo, non basta che ci sia un amministratore delegato, improvvisamente l’amministratore delegato è quello che rappresenta gli interessi della proprietà per quello che ne so io, non mi sembra che sia uno che abbia un potere tale per cui la proprietà non esiste più e c’è l’amministratore delegato, il direttore o altro.
Forse il primo passaggio da fare è questo, quando noi 15 giorni fa abbiamo sollevato questo problema e lei ha fatto la relazione si è programmato questo Consiglio regionale, abbiamo parlato solo dell’Indesit perché era appena scoppiato questo caso e lei ha allargato l’ambito della discussione alla crisi e, giustamente, a tutto quello che sta investendo il territorio, però questa situazione ha una particolarità rispetto alle altre, per cui va trattata a parte, a mio avviso, per questa caratteristica, per questo la invito, Presidente, a porre in essere tutte quelle azioni che lei ha detto, ci ha assicurato che riferirà ogni passaggio in Consiglio regionale, di discussione con la proprietà, la proprietà non è esterna al territorio della regione Marche, rappresenta le Marche, allora capisco ancora di più la rabbia di chi ha lavorato, di chi sta lavorando, di chi si vede in pericolo e non trova più interlocutori necessari e sufficienti solo perché è cambiato l’amministratore delegato. Non può essere, questo fa parte di un disegno che è quello che ci siamo detti tante volte qui dentro e che richiamava il Consigliere Zinni, l'incapacità della politica non di essere al di sopra o di ordinare, Dio ce ne scampi, sopra l’impresa, ma di porre i dovuti controlli perché è necessario, nessuno può pensare di non occuparsi, così come noi dobbiamo fare, della coesione sociale, qui è la coesione sociale che è a rischio, quando lei dice inveendo sul discorso degli ammortizzatori ha ragione, ma è limitante questo discorso.
Non ci possiamo nascondere dietro quello e basta, non basta perché poi finiscono, dove andremo, come supereremo questo problema, il giorno in cui non ne avremo più, che cosa diremo, non ce ne sono più? Allora è giusto andare dietro al contingente di stasera, ma è giusto soltanto in un’ottica di una strategia più a lungo termine. Sulla strategia a lungo termine noi non possiamo andare a parlare nei confronti di un Governo, Presidente, prima di aver verificato, con chi sta qui e sta al Governo, implicitamente o indirettamente, quali sono le direttive e gli orientamenti. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Grazie Presidente, io partirei da una valutazione rispetto a quello che è accaduto oggi, una brutta pagina della seduta odierna, quando il Presidente Spacca ed il Consigliere Bucciarelli si sono un po’ presi sulla questione della cassa integrazione e, poi, il capogruppo Consigliere Ricci invita il Consigliere Bucciarelli a non fare demagogia.
Io, però, senza fare polemica, vorrei dire una cosa, non può essere ritenuto atteggiamento demagogico, l'atteggiamento di chi la pensa in maniera diversa, perché credo, per lo meno penso di aver capito bene, che il Consigliere Bucciarelli non invitata a non utilizzare gli strumenti e gli ammortizzatori sociali ma, secondo il mio punto di vista, voleva fare differenza fra la necessità economica per cui sono indispensabili gli ammortizzatori sociali e l’utilizzo di questi utilizzati come strumento imprenditoriale, come strumento di strategie aziendali o politiche che sono una cosa diversa. Io l’ho interpretata in questa maniera, Presidente, e penso che con questo noi dovremo essere molto attenti, perché è vero che c'è una profonda crisi, una profonda crisi che deve farci avere un senso di responsabilità, ma è una crisi che non nasce oggi, è radicata negli anni, è frutto di un’evoluzione, di una programmazione e la politica in questa evoluzione, in questa programmazione ha delle responsabilità. Allora la soluzione non ci potrà essere finché la politica non potrà, in qualche maniera, fare una autocritica anche rispetto agli errori che sono stati compiuti.
E’ chiaro che la Regione Marche che, tra l'altro, formalmente, istituzionalmente, ha un ruolo marginale rispetto a questa trattativa, però, ha un ruolo importante nella programmazione delle politiche economiche e sociali del territorio, delle politiche industriali, delle politiche che, in qualche maniera, devono essere il pilastro dell'azione di tutti i soggetti che nella nostra regione operano e vogliono tornare ad investire e ad essere forti.
Allora o la politica fa questa autocritica e si mette in condizione di cercare di riprogrammare una ripresa, non fuggendo a tutte quelle che sono anche le critiche demagogiche degli operatori che si siedono intorno al tavolo, o la politica fallisce nel suo intervento.
Rispetto all’Indesit, e poi voglio parlare un po' di quello che sta avvenendo nella nostra regione, cercherò Presidente di stare nei tempi, penso che se la nostra regione ha una storia, se la nostra regione ha dei pesi e delle misure credo che questa ripresa non potrà esserci se le aziende che hanno fatto la storia della nostra regione non parteciperanno in prima persona a guidare la ripresa, guardando agli interessi, identificando i propri interessi con gli interessi della terra che hanno rappresentato e di cui sono stati fortemente l'orgoglio anche per i cittadini che ci hanno lavorato e c’è stata, in qualche maniera, una crescita in simbiosi, si sono garantiti reciprocamente.
E’ chiaro che la politica regionale anche se non guida, non può guidare, le trattative, ha, però, un ruolo fondamentale nel legare quello che è il Governo centrale a quelle che sono le esigenze e le aspettative di tutto il nostro territorio e su questo, Presidente, noi dobbiamo mettercela tutta, coinvolgendo la proprietà, coinvolgendo i sindacati, stando vicino a quelli che sono gli operatori e, quindi, anche i lavoratori. Dobbiamo mettercela tutta, cercando di toglierci le vesti anche storiche rispetto alle vicende di questa fase.
Dicevo che questa crisi, non è una crisi che nasce improvvisamente, è una crisi che ha una storia, giovedì scorso, Presidente, in IV^ Commissione abbiamo ricevuto dei cittadini che si sono fatti promotori di una legge, è la nuova legge urbanistica di iniziativa popolare, questo fatto mi ha toccato fortemente, perché dopo 20 anni di annunci la Giunta e il Consiglio regionale non sono stati in grado di produrre una nuova legge urbanistica, tant’è che i cittadini e alcune associazioni stanche hanno provato a sostituirsi al ruolo del Consiglio regionale e della Giunta programmando al posto nostro quello che dovrebbe essere un'idea, una bozza della società che noi viviamo nel nostro territorio, che è il territorio su cui operano le aziende, su cui operano gli artigiani, su cui operano i giovani, su cui opera la politica stessa e su cui la politica stessa dovrebbe essere guida istituzionale. Faccio questo esempio per dire che in merito ad una delle leggi più importanti, che dovrebbe toccare un Consiglio regionale e il territorio regionale, la legge urbanistica, la legge dell'ambiente, la legge che determina i criteri, che determina la possibilità, che detta i tempi degli interventi anche in campo economico, il Consiglio regionale è talmente in ritardo che viene sostituito dalle associazioni dei privati cittadini. Credo che questo sia un caso particolare, ma che ci deve fare profondamente riflettere, perché, forse, è il dato emblematico di come la politica si sta occupando e da priorità ad argomenti e situazioni che, nel momento che viviamo, non sono così prioritari.
In questi anni, e la mia è un'esperienza come quella di tanti altri colleghi relativamente breve, perché sono tre anni che sono in Consiglio regionale, quante volte abbiamo sollecitato con gli atti ispettivi le questioni inerenti all'accesso al credito, le questioni inerenti le politiche europee, le questioni inerenti tutto quello che è il discorso della tutela dell'occupazione tramite le piccole e medie imprese, quante volte abbiamo sollecitato dibattiti in tal senso. Tante volte l'abbiamo fatto, tante volte abbiamo ricevuto, giustamente, risposte agli atti ispettivi, ma non è stata affrontata organicamente la questione che oggi ci troviamo ad affrontare in maniera disorganica, perché seppure la grande importanza di Fabriano e dell’Indesit, non tocchiamo organicamente tutta la questione della crisi marchigiana, affrontiamo una situazione di emergenza ed io continuo a ritenere inadeguata una politica che si accorge della situazione solo quando la crisi è ormai ai massimi livelli. Lei, Governatore, due settimane fa, ci ha elencato una serie di numeri che se, in qualche maniera, potevano essere immaginabili, non lo erano in quelle dimensioni, caro Governatore, non vuole essere una polemica, però, certi numeri dovrebbero essere programmati anche nella discussione dalla Giunta e dal Consiglio, in maniera forte, come si dà risalto agli eventi tipo quello dello sceicco che, sicuramente, è importante per creare delle prospettive, ma non sono tanto importante quanto quello di cui stiamo trattando oggi.
Credo che noi, Presidente, avremmo dovuto dare, come politica regionale, più attenzione, in questi anni, a questi argomenti, perché questa crisi non poteva essere evitata, su questo concordo con le visioni che dicono che è una crisi che va oltre i confini della regione e oltre i confini nazionali, ma questa crisi poteva essere affrontata in maniera diversa e la responsabilità è della politica e nella responsabilità della politica, c'è la grande responsabilità di chi la politica anche nella Regione Marche l’ha guidata e l’ha guida da tanti anni.
Non vuole essere una divisione in parti, chi mi conosce sa che io non cerco quasi mai lo scontro d'appartenenza, però, forse, c'è un atteggiamento in questi anni che è andato oltre l'interesse dei cittadini, è andato oltre e si è identificato, forse, più in una fase teorica dell'economia in una fase, forse, lontana dall'economia reale, questo è quello di cui ci dobbiamo riappropriare, un'azione forte nei confronti di quelle che sono le piccole questioni che, però, fanno di una regione una grande regione, di un'economia una grande economia. Su queste questioni e, soprattutto, su quella del lavoro, noi ci dobbiamo concentrare dando attenzione all’accesso al credito, dando e fornendo attenzione a quelle che sono le questioni europee, perché in Europa stanno per entrare in vigore i nuovi programmi europei e noi non abbiamo, come istituzione regionale, ancora affrontato in maniera egregia quelli che sono gli aspetti fondamentali per la vita della nostra economia. Sono fondamentali, perché l’accesso al credito europeo è fondamentale, ci sono altri aspetti che vanno snocciolati, come la programmazione del territorio, la legge urbanistica, che come dicevo prima, qui dentro non hanno avuto il compito e il ruolo che gli spettava.
Credo che se vogliamo veramente affrontare questa crisi, non possiamo relegare una discussione vera a dieci minuti, Presidente, e un Consiglio regionale ogni tre anni. Di questi argomenti dovremmo farci portatori, non solo in Consiglio regionale, ma nel territorio, altrimenti rischieremo di fare demagogia e rischieremo di vedere una crisi inesorabile, perché o la politica si fa portatrice dei valori per cui è indispensabile o la sconfitta, lo diceva prima un dipendente, un operaio ed è vero, e la morte dell'economia reale sarà la morte della politica perché renderà inutili le istituzioni.

(Applausi)

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.
Ascolteremo, poi, gli Assessori Giannini e Luchetti. Ho trovato chiuse le iscrizioni, mi dispiace, do la parola al Consigliere Giancarli, agli Assessori Giannini e Luchetti e, poi, per le conclusioni al Presidente Spacca.

Enzo GIANCARLI. Grazie Presidente. Colleghi Consiglieri stamane pur non essendo Capogruppo, ma avendone la possibilità come Presidente di Commissione, ho partecipato alla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, una e precisa la richiesta che ho avanzato: che il primo fra gli interventi esterni, erano previsti interventi anche delle associazioni, delle autonomie, ad avere la parola fosse il Sindaco di Fabriano Giancarlo Sagramola, non soltanto perché il Sindaco di una città duramente colpita dalla crisi, ma anche, e questo credo che sia riconosciuto da tutti, per la serietà, la capacità, il rigore, direi lo spirito di solidarietà con cui conduce le azioni e le iniziative nei confronti delle altre istituzioni e delle aziende.
Non so per quali ragioni il Sindaco di Fabriano non è potuto intervenire nel dibattito, allora per quanto mi riguarda, rispetto a questo fatto che considero increscioso, protesto con l'unico mezzo che mi è possibile e, quindi, per protesta rinuncio ad intervenire, non prima, però, di aver ringraziato i lavoratori e le organizzazioni sindacali per essere oggi qui, in questa Aula e dico loro che venerdì sarò a Fabriano alla manifestazione, alla giornata di mobilitazione nazionale.

(Applausi)

PRESIDENTE. Consigliere Binci una sola parola, perché anche altri colleghi hanno chiesto di intervenire ed io non ho dato loro questa possibilità.

Massimo BINCI. Volevo semplicemente dire che condivido l’appello che viene dal documento unitario dei sindacati e condivido sia a livello personale che come Sinistra Ecologia e Libertà la richiesta di ritiro del piano Indesit.

(Applausi)


Massimo BINCI. Sarò anch’io, insieme agli altri Consiglieri regionali, venerdì a Fabriano, la riflessione, poi, la faremo successivamente rispetto agli interventi che come Consiglio regionale dovremo fare in merito al nuovo modello di sviluppo per le Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Giannini.

Sara GIANNINI. Noi in questo Consiglio regionale abbiamo affrontato una discussione che è stata sincera e vera, credo che sia quasi superfluo dire che tutti quanti siamo impegnati quotidianamente nell'affrontare, con grande tenacia, il nostro ruolo istituzionale, per costruire proposte e tutelare i nostri cittadini.
Io ho avvertito, e non poteva essere altrimenti, comprendo la difficoltà, le preoccupazioni, la paura dei nostri cittadini, dei rappresentanti dei lavoratori che sono qui oggi, dei rappresentanti delle associazioni di categoria, però, voglio dire con nettezza, con chiarezza, che noi non siamo su due barche diverse, noi ci sentiamo responsabili, ci sentiamo pienamente impegnati a tutelare la nostra comunità e non ci sono, credetemi, azioni che hanno un obiettivo diverso da quello di tutelare le Marche.
Non fanno premio sulle nostre azioni le appartenenze politiche, nè le opinioni personali, nè le amicizie personali, fa premio solamente l'interesse della nostra regione e la nostra Regione, credo che questo non possa essere negato da nessuno, ha affrontato, così come tutte le altre Regioni del nostro Paese, una crisi che nessuno probabilmente aveva previsto con la sua gravità e con la sua lunghezza che sta ancora tormentando i nostri territori, con la sua profondità e con sua estensione non ha riguardato solamente aree del Paese, come era successo nel passato, ma ha riguardato tutti i settori, ha riguardato tutti i territori ed ha riguardato oltre i nostri confini e soprattutto l’Europa. Non è vero che tutte le economie vanno male, ci sono economie che crescono e sono economie che per noi, che svolgiamo in questo Paese un ruolo importante nel settore della manifattura, sono mercati importanti.
Le Marche hanno affrontato per prime nel 2008, quando ancora qualcuno diceva che la crisi non c'era, che se c’era sarebbe passata presto, che bisognava spendere perché così si faceva girare l’economia, il tema importante della protezione dei nostri lavoratori e l'abbiamo fatto avendo un obiettivo, quello di continuare a tenere unito il nostro territorio, in un rapporto con le parti sociali, con le associazioni di categoria, con i cittadini.
Il Sindaco di Senigallia, prima come rappresentante dell’Anci ha fatto riferimento a un fatto specifico che, probabilmente, è passato un po’ inosservato nella discussione che, però, io vorrei sottolineare, noi dal 2010 non abbiamo più trasferimenti nazionali, né per quello che riguarda le attività produttive, noi avevamo un fondo che ci veniva trasferito perché c’erano state trasferite le deleghe, alcune deleghe che riguardavano le piccole e medie imprese di circa 26 milioni di euro, nel 2010 quel fondo si è azzerato e noi con quel fondo sostenevamo le aziende, le attività di intervento di piccole e medie imprese, anche le micro, per azioni che riguardavano il credito e gli investimenti sui macchinari, su ristrutturazioni, su investimenti per la produzione.
Da un po’ meno, dal 2011, non abbiamo più trasferimenti che riguardano le politiche sociali, tutte le risorse che ci derivavano dal Governo per sostenere la coesione sociale e, quindi, per intervenire sui bisogni delle persone più deboli, più fragili, che venivano trasferiti ai Comuni insieme ad alcune risorse regionali, non sono stati più trasferiti ed il Governo regionale ha fatto una scelta, ha scelto di trasferire queste risorse nello stesso identico modo con il quale lo faceva con le risorse nazionali, abbiamo messo i soldi della Regione, perché abbiamo ritenuto che la coesione sociale e il sostegno alle persone più deboli e più fragili fosse, oltre che un dovere istituzionale, anche un interesse di tutti marchigiani, perché tutti potessero avere un sostegno dalla comunità nel momento in cui c’era una difficoltà familiare, c’era una difficoltà nel lavoro o c’era una difficoltà oggettiva personale che i Comuni avevano fino a quel momento assolto attraverso risorse miste e ai quali noi abbiamo dato risorse regionali.
In questi anni noi abbiamo costruito accordi nei quali si sono messe risorse, accordi firmati con il sindacato, con le associazioni di categoria, nelle quali abbiamo diretto questi investimenti su alcuni settori, il sostegno a coloro che erano in cassa integrazione o avevano perso il lavoro, per consentire loro di poter continuare a pagare, se era necessario, le spese per i loro figli, se andavano all’Università, per continuare a sostenere le spese mediche se era necessario, per continuare a investire su azioni che servissero a tutelare le persone.
Dico questo non perché c’è la necessità di discolparsi di qualcosa, noi abbiamo lavorato tentando, in un momento in cui le risorse non ci sono più, di utilizzare quelle poche di cui abbiamo disponibilità per salvaguardare la nostra comunità, credo che questo sia un patrimonio di tutti, non è una rivendicazione di uno o dell’altro Assessore, del Presidente della Giunta, è un patrimonio di tutto il Consiglio regionale e, quindi, credo che su questo un atto di chiarezza sia necessario, per comprendere tutti insieme che questa crisi ha bisogno di interventi che non possono essere la somma degli interventi, seppure importanti, delle Regioni messe insieme.
Noi dal 2007, più o meno, non abbiamo più in questo Paese un disegno di politica nazionale condiviso dell’industria, noi non sappiamo, nemmeno le Regioni lo sanno, le nostre azioni sono frutto dei territori, sono frutto delle vocazioni dei territori, delle vocazioni delle regioni, ma non stanno dentro un disegno nazionale del quale si decide insieme anche facendo cagnara, se serve, quali sono i settori su cui questo Paese intende investire e quali sono invece i settori che si considerano ormai obsoleti e per i quali occorre prevedere riconversione, formazione e indirizzo verso nuove attività.
Se non c’è questo e non c’è la consapevolezza che questo è un disegno che coinvolge il Paese, è chiaro che ogni nostra azione tampona, è una coperta che copre da una parte e scopre da un’altra e che in ogni caso non ha una efficacia profonda, come invece ci sarebbe bisogno. Noi ne siamo totalmente consapevoli, è per questo che in ogni luogo io faccio gli stessi discorsi, tre giorni fa ero all’Abbadia di Fiastra con il Presidente di Confindustria nazionale e ho detto esattamente le stesse identiche cose, questa è una mancanze della politica? Si, è una mancanza della politica, però, io dico che in questo nostro Paese, molto spesso, si cerca di dare la responsabilità agli altri, io me la voglio assumere perché noi abbiamo un ruolo istituzionale, ma non possiamo farlo se ognuno degli attori che deve discutere con la politica rivendica la sua posizione particolare e non è disposto a cedere niente sul tavolo della mediazione per costruire un grande disegno di politica industriale nazionale. Servono gli incentivi? Perché se insieme decidiamo che incentivi non servono, allora non li deve avere più nessuno, dalla più grande alla più piccola impresa. Serve diminuire il costo del lavoro per consentire di rendere più competitiva l’azione industriale nel Paese? Allora bisogna fare uno sforzo perché tutte le risorse vadano nella diminuzione del costo del lavoro. Stiamo cercando, con tutte le nostre forze, di dare un segnale e, cioè, cercare di diminuire il peso dell’Irap sull’addizionale, ma io vi dico che è ben poca cosa, se non c’è parimenti un'azione forte del Governo sull’Irap reale che è quella che pesa di più, che è ben poca cosa se non si ragiona sul cuneo fiscale, che è ben poca cosa. Su questo settore abbiamo chiesto al Governo, più volte, a tutti e tre i ministri che si sono succeduti allo sviluppo economico, da quando io faccio l’Assessore alle attività produttive, di aprire tavoli che riguardassero il settore del bianco, degli apparecchi elettrodomestici, il settore più fortemente intaccato dalla crisi che è quello della manifattura e del made in Italy.
Se non c’è un'azione reale nei confronti dell’Europa per difendere il made in Italy, quello prodotto in Italia, quello vero e non taroccato, che consenta di tutelare quello che è un prodotto che è considerato dopo la Coca Cola, il brand più produttivo dal punto di vista economico del mondo, se non c’è una azione di questo tipo, io penso che i nostri Consigli regionali potranno discutere di 1.000 crisi (...) Fammi finire. Io credo che su questo, noi dobbiamo avere consapevolezza e non perché dobbiamo spostare le cagnare da una parte ad un’altra, ma perché dobbiamo sapere senza illudere nessuno, quali sono le cose che possiamo mettere in campo subito e quelle che invece dobbiamo concordemente chiedere al Governo.
Se non facciamo questo e marciamo come se fossimo l’uno contrapposto all’altro, la soluzione di questo problema che attiene all’Indesit, alla Tecnowind, come ad altre decine di crisi, che noi seguiamo tutti i giorni, vedo anche rappresentanti sindacali che incontriamo su tanti tavoli e per tante discussioni, avrà una soluzione parziale e temporanea. Noi abbiamo bisogno di una discussione che si fa qui, ma che io mi auguro venga fatta anche, viva Dio, in Parlamento, nella quale si discuta di questo e nella quale si dia un indirizzo al Governo, perché quando si va a trattare la politica industriale e quando si decidono quali sono i mercati nei quali i Governi vanno ad intervenire, ci va il Governo nazionale, non i singoli Presidenti delle Giunte regionali, e allora io credo che su questo un'assunzione di verità vada fatta. Dopo di che oggi approveremo il documento, lo approveremo unitario, lo approveremo secondo le vostre richieste, ma il domani, il tema ..., io ho sentito qui, non so se la cosa è condivisa da tutti o da chi ha parlato, che non c’è bisogno, non volete la cassa integrazione ...

(Interrompe il pubblico)

Sara GIANNINI. ... bisogna che ci capiamo, perché quello che è stato detto qui … abbiano capito …

(Interrompe il pubblico)

Sara GIANNINI. Ho capito, va bene, sono limitata pure io, mica siamo tutti scienziati, io sono una donna normale come tutti. Credo che su questo, dopo che abbiamo approvato il documento, approvato da 27 Comuni e da 5 Province, il 16 c’è il tavolo nazionale convocato dal Ministro nel quale c’è un confronto tra l’azienda e le parti sociali, al quale parteciperanno anche le Regioni, noi la nostra proposta l’abbiamo fatta, sia per quanto riguarda la questione dell’Indesit, che tutte le altre che tutti gli Assessori alle attività produttive da tre anni scrivono su tutti i fogli che nessuno probabilmente legge, lì, però, la posizione deve essere unitaria, perché io c’ero a Roma quando abbiamo discusso con il Ministro in quella sede, io c’ero e siccome c’ero chiedo che anche lì ci sia una voce autorevole, non solo dei sindacati nazionali ma anche dei sindacati locali che su questo punto tengano insieme a noi la rigidità delle posizioni, perché se noi abbiamo una posizione rigida qui, la dobbiamo avere ovunque e questo ci consente di essere più forti, perché noi non facciamo sconti a nessuno, sia che si chiamino Merloni, che si chiamino Guzzini, che si chiami Giannini, o si che si chiamino Canzian o Spacca. A noi interessano le Marche e siccome ci interessano le Marche non è la questione del documento che ci interessa, ma l’esito di questa vertenza sulla quale noi siamo impegnati ora per ora, come siamo impegnati in tutte le altre vertenze e lo abbiamo dimostrato, perché tutte le risorse e tutte le forze che noi avevamo le abbiamo messe in tutte le trattative.
Concludo, noi abbiamo iniziato adesso la vertenza dell’Indesit, non è nemmeno un mese che è stato presentato il piano, e a noi è stato presentato, tanto per essere chiari, sui giornali prima che nei colloqui personali che, magari, Milani ha avuto con tanti, ma non con noi. Contiamo poco? Forse o forse perché qui avrebbe trovato qualcuno che gli avrebbe detto no, subito e direttamente, come glielo abbiamo detto anche dopo. Ho finito.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Luchetti.

Marco LUCHETTI. Allora io credo che siccome ho il compito di finire un po’ questa … dal punto di vista del dibattito, e siccome credo di avere una visione piuttosto completa della situazione come sta, perché abbiamo quotidianamente rapporti anche con le organizzazioni sindacali e anche con le organizzazioni datoriali, della situazione che si sta verificando nella nostra regione, credo che questa giornata ci volesse per un obiettivo guardate, al di là del merito su cui dirò qualcosa, ma soprattutto per riportare tutta la nostra comunità intorno al problema del lavoro, perché il problema del lavoro non è solamente un problema di vertenza, ma è anche un problema che attiene alla nostra comunità, complessivamente intesa.
Noi siamo cresciuti attraverso il lavoro, abbiamo sviluppato una nostra realtà comunitaria proprio attraverso il lavoro ed è la prima volta che ci troviamo di fronte ad una situazione dove registriamo la disoccupazione, che è un fenomeno che noi non abbiamo mai avuto.
Quando diciamo che il lavoro è alla base della nostra coesione sociale è la verità perché se leggiamo bene la nostra storia ci accorgiamo che anche il rapporto tra datori di lavoro e lavoratori, uso questo termine per farvi capire, è sempre stato diretto e molto semplice, molto diretto e molto costruttivo.
Non è un caso che nella nostra realtà si sia sempre manifestata una bassa conflittualità e Fabriano ne era un esempio. Addirittura si era inventata la figura del metal mezzadro perché c'era un rapporto tra il datore di lavoro e il lavoratore che aveva alle spalle una storia familiare e restava nella campagna,. Se questo è vero, noi dobbiamo tener botta, nel senso che dobbiamo, in questo momento, cercare di capire che non è possibile rinunciarne a questo patrimonio, ecco perché una giornata come questa, che vede le istituzioni, le rappresentanze imprenditoriali, le rappresentanze dei lavoratori, rilanciare questo messaggio a tutta la comunità marchigiana perchè si percepisca questo senso della nostra comunità e questo valore a cui non possiamo rinunciare.
Venendo un po' alle questioni, parto proprio dall'Indesit, perché si faccia anche il punto in maniera molto chiara.
Questa manifestazione di lavoratori oggi ci voleva per tenere alti i riflettori su questa vertenza, però, dobbiamo prendere atto che tutto sommato le cose si stanno mettendo in un certo modo. Il 4 giugno è stato comunicato a Roma quel piano, noi come Regione siamo stati informati dal responsabile dei rapporti istituzionali dell'Indesit con un tono del piano che era completamente diverso. Con questo cosa voglio dirvi? Voglio dirvi che la metodologia seguita nella presentazione di questo piano e l'apertura di questa vertenza sono state fatte, da parte di Indesit, in un modo inaccettabile, ...

(Applausi)

Marco LUCHETTI. ... ma questo ragionamento lo faccio perché, tradizionalmente, questo gruppo ed anche per le altre aziende marchigiane, meno le multinazionali, per la verità, hanno imprenditori locali non hanno mai usato questi toni e queste forme. Il giorno dopo il Presidente Spacca è andato dall'amministratore delegato e Presidente dell'Indesit a notificare che questa cosa non doveva essere fatta, non siamo stati con le mani in mano ed il fatto che il Ministro Zanonato abbia aperto il tavolo e abbia inserito in questo quadro anche qualche cosa che riguarda il piano di settore, non è una cosa indifferente, perché, probabilmente, la prima cosa che ha avuto sul tavolo e che ha visto il Ministro Zanonato è stata la nostra richiesta di apertura immediata della vertenza Indesit.
Credo che quello che abbiamo fatto fino adesso non sia una cosa secondaria, ma vi dirò di più, se il 16 luglio c’è l’incontro è perché quando ci siamo visti per la prima volta al Ministero dello sviluppo economico, d'accordo tutti, sindacati e istituzioni, perché eravamo li anche noi, abbiamo convenuto che si continuasse l’apertura del tavolo il 16 di luglio, dopo che l'azienda aveva affermato quattro cose: la prima, che la proprietà non avrebbe venduto l’Indesit, la seconda, che non avrebbe lasciato l'Italia, pertanto i poli produttivi italiani vengono confermati, la terza, non avrebbe licenziato nessuno ...

(Interrompe il pubblico)

Marco LUCHETTI. ...penso che questo discorso lo chiariremo, questa è stata la terza cosa, la quarta è la modifica del piano, per cui ...

(Interrompe il pubblico)

Marco LUCHETTI. … queste condizioni hanno fatto ritenere, sindacati e istituzioni, che si potesse trattare il 16 luglio, nulla è scontato, però, siamo su questa strada ed è chiaro che se quel piano non verrà profondamente modificato …

(Interrompe il pubblico)

Marco LUCHETTI. … se dopo vogliamo correre dietro alle parole, ci corriamo dietro, allora il ritiro del piano ...

(Interrompe il pubblico)

Marco LUCHETTI. ... sentite se vogliamo perderci dietro le parole ..., fidatevi un attimo anche dell'esperienza, vi dico che il problema della modifica del piano è fondamentale anche perché la vertenza è aperta, la situazione della Indesit, penso che i vostri rappresentanti sindacali lo sappiano, è c’è un problema, c'è un piano di settore che se non viene affrontato coerentemente, veramente si corrono molti rischi, non è un caso che Whirlpool chiude e mille a Varese e quattrocento a Trento …

(Interrompe il pubblico)

Marco LUCHETTI. … aspettate! Vi faccio questo ragionamento perché c'è una crisi del settore e se il Governo non lo prende in mano, rischia di più l’Indesit, credo, quindi, che questa strada che abbiamo percorso sia una strada importante, anche perché il Ministero ha dato, da parte sua, la disponibilità ad aumentare gli investimenti della ricerca, che per il settore nostro, e segnatamente per la Indesit, è vitale perché se non facciamo nuove produzioni, hai voglia di parlare di Melano, Marischio ed Albacina! Occorrono investimenti nella ricerca perché altrimenti questa produzione la faranno in Turchia come la ...

(Interrompe il pubblico)

Marco LUCHETTI. … allora, sentite, ... no, no, devono rimanere qui, perfetto, su questo siamo perfettamente d'accordo. Questa è la strada che abbiano scelto che abbiamo indicato non ce n'è un'altra, perché anche Elettrolux sapete fa i conti con il mercato, i gruppi anche più grandi di Indesit stanno attraversando crisi pesanti per cui dobbiamo essere intelligenti ad affrontare le questioni. Da questo punto di vista, proprio per la loro vocazione sul bianco delle Marche, abbiano fatto la scelta, l'abbiamo fatta correttamente, di occuparci della domotica. Non è un caso. Queste scelte strategiche hanno un peso, l'Europa stessa ce l’ha riconosciuto, non stiamo con le mani in mano ed allora, da questo punto di vista, la strategia che abbiamo iniziato, che deve vedere il tavolo del 16 luglio, deve proseguire su questa e avere garanzie perché se non incentiviamo in Italia la produzione Indesit di alta qualità questi se ne vanno perché il mercato ci ammazza.
Credo che sulla questione Indesit la strada si è aperta, ma dobbiamo tenere i fari accesi e fate bene a farlo.
Gli esuberi, apro e chiudo questa parentesi perché non voglio entrarci, i vostri rappresentanti sindacali lo sanno, la dichiarazione degli esuberi fatta in quel modo maldestro con cui l’hanno fatta ..., prima del 2010 quando si sono chiusi gli stabilimenti di None, di Bergamo e di Treviso non erano state fatte le cose che sono state fatte il 4 giugno, è un metodo inaccettabile, però la questione degli esuberi ...

(Interrompe il pubblico)

Marco LUCHETTI. … la cosa che voglio sottolineare per quanto riguarda (...) perfetto, noi, per il fatto stesso che abbiamo aperto su questo versante, andremo avanti con le trattative e faremo le verifiche, pertanto la questione degli esuberi la verificheremo con il piano, perché o si ritirano o si rivedono, altrimenti è inutile discutere.
La situazione dell'Indesit la monitoreremo, continueremo a monitorarla, abbiamo già fatto in modo che ci sia un rapporto molto chiaro nell'ambito delle trattative, i sindacati nazionali, da questo punto di vista, hanno convenuto sulle posizioni che la Regione ha indicato, ma la questione che volevo sottolineare è quella più drammatica per alcuni amici e compagni lavoratori di Fabriano, ve lo dico con molta franchezza, da giorni stiamo lavorando su Tecnowind. Non è che la Regione non segue la Indesit, ne segue molte, tra l’altro la trattativa è a livello nazionale, noi ci stiamo facendo carico di molte altre realtà aziendali e i vostri rappresentati sindacali lo sanno, oggi alle 4 si chiude il Consiglio d'amministrazione della Tecnowind dove un fondo internazionale, Sinergo, se non prende le giuste determinazioni rischia la liquidazione, è dietro l’angolo e significa trecentocinquanta lavoratori più l’indotto e arriviamo quasi a settecento.
Questa è una cosa gravissima, noi ci siamo dati da fare ed abbiamo dato una risposta, i vostri rappresentanti lo sanno, abbiamo convinto le banche ad aprire il canale per il nuovo imprenditore, non è stata una cosa semplice, però, io spero che i rappresentanti del fondo si convincano a dare continuità produttiva, altrimenti si apre per Fabriano un’altra voragine oltre quella già aperta con la Ardo, e potrei continuare.
Lasciatemi passare un'altra sottolineatura che è doverosa, il 31 luglio, e questo lo devo ai territori di Ascoli, perché è giusto che sappiate tutte le cose, la Monetics, che è una multinazionale, altra multinazionale, chiude la fabbrica con centosettanta lavoratori, anche questa vertenza stiamo portando al Ministero dopo che abbiamo tentato e stiamo tentando di trovare soluzioni alternative.
Tutte queste situazioni, credo che potremo stare qui mezza giornata per dirvi tutto quello che si sta facendo come Regione, come vedete non sono molto conosciute, ma vi assicuro che il lavoro che la Regione sta facendo, e i vostri rappresentanti lo sanno, è quello che si può fare, il massimo, perché accompagniamo questi processi non solamente facilitando le trattative, ma intervenendo con politiche attive laddove necessario.
Credo che il ruolo della Regione, da questo punto di vista, sia in questo momento all’altezza della situazione, ma non basta, perché noi potremo uscire da questa condizione unicamente attraverso cose straordinarie, le cose ordinarie, lo vado dicendo in giro da diverso tempo ..., o abbiamo il coraggio di affrontare con mezzi straordinari questa crisi, oppure la situazione non riusciremo a risollevarla, non dipende da noi, ovviamente, ma il nostro ruolo possiamo giocarlo fino in fondo.
L'ultima cosa che testimonia questo senso di responsabilità, e lo voglio sottolineare, è l'accordo fatto per la Scandolara SpA di Ascoli Piceno. Devo sottolineare in questa circostanza, che si sappia che la responsabilità dei lavoratori è stata rilevante. Questa fabbrica con il senso di responsabilità dei centosettanta lavoratori che, attraverso un referendum, hanno accettato un accordo che abbiamo realizzato qui in Regione, dopo un anno di trattative, ha dato la possibilità della continuità produttiva, è un fatto molto importante che testimonia la serietà e la responsabilità dei lavoratori. Spero che questo segnale giunga a tutte le maestranze, ma soprattutto a tutto il mondo imprenditoriale, perché il mondo imprenditoriale può contare su gente responsabile nel nostro territorio e deve puntare su questa qualità per andare avanti.
Il lavoro lo dobbiamo difendere con la comune responsabilità, è l’unica strada, lo abbiamo dimostrato, faccio riferimento alla situazione della Big Food di Monteleone, alla Best di Cerreto d’Esi e a tante altre situazioni, ho visto addirittura delegati firmare accordi piangendo, ma dando un alto senso di responsabilità, questa è la storia delle Marche e io credo che questo sia il viatico migliore per affrontare sia l’attuale crisi che, soprattutto, per trovare la strada che ci porterà fuori da essa.

PRESIDENTE. Grazie Assessore Luchetti, gli interventi si chiudono con la relazione del Presidente Spacca, prego Presidente.

Gian Mario SPACCA. Non è una relazione, ma soltanto alcune considerazioni che partono dalla necessità di portare a conclusione questo dibattito molto articolato che c’è stato, dicendo e dimostrando che non esiste divisione tra la posizione delle istituzioni, quella dei lavoratori e delle loro organizzazioni, nel senso che la risoluzione Indesit che dobbiamo approvare parte dal documento che ci è stato presentato, quindi, Cocco non ci sono problemi ad approvare quel documento, che è stato condiviso fin dall’inizio, perché la parola che abbiamo usato, all’indomani della comunicazione che ci è stata fatta dall’amministratore delegato, è stata che quel piano era inaccettabile.
La parola inaccettabile è apparsa su tutti gli organi di informazione il giorno dopo la comunicazione, da parte dell’Azienda, della presentazione del piano industriale.
Dopo di che, è chiaro che nel momento in cui si chiede un cambiamento radicale del piano, perché inaccettabile, il piano deve essere ritirato e rimodulato secondo una strategia che è di politica industriale.
Il vostro documento è sicuramente acquisibile, è la base di partenza, ma non basta, nel senso che accanto a quello che lì si richiede: di fare tutto lo sforzo possibile perché il piano sia ritirato, perché sia rivista la strategia complessiva, occorre anche che si dia una indicazione da che parte andare, quindi, consentiteci di aggiungere a quel vostro documento anche la richiesta che abbiamo già presentato e che trova la forza dell’Assemblea legislativa delle Marche, che quindi diventa solenne e istituzionale, la richiesta dell'istituzione nelle Marche di una piattaforma di innovazione e di ricerca e di disegn che sia un grande investimento fatto dal Governo nazionale e noi auspichiamo che venga fatto proprio sullo stabilimento di Merano, che certifichi la strategia che verrà ricostruita di mantenimento e di difesa attiva di questo settore, che certifichi il fatto che la testa pensante rimanga nelle Marche, che certifichi anche il fatto che si avvii una strategia industriale di riqualificazione e di recupero competitivo che dia occupazione e reddito, quindi ,questa cosa qui va inserita e aggiunta al documento.
Non solo, credo che noi continueremo in via formale ed informale ad utilizzare tutte le formule che abbiamo per convincere l'azienda in tutte le sue forme, sia quelle del management sia quelle della proprietà così articolata che il gruppo presenta, a perseguire questo tipo di strategia.
Rassicuro anche i Consiglieri regionali che sono intervenuti in questa maniera, però, consentitemi anche di dire un’altra cosa, chiedo scusa al Consigliere Bucciarelli per il bisticcio che c’è stato, eravamo in una fase piuttosto calda, c’era la Rai, quindi, ci siamo un po’ animati tutti, c’era la pressione, però, credo, Consigliere Bucciarelli, che la critica al documento che è stato presentato dalla maggioranza che lei ha fatto rispetto alla questione, che non è la questione Indesit, ma è una questione che riguarda la comunità regionale degli ammortizzatori sociali in deroga, non possa essere bypassata così tranquillamente, qui lo ripeto, stiamo parlando di 22.000 lavoratori della comunità della nostra regione. C’è un pronunciamento della Conferenza delle Regioni italiane, non soltanto delle Marche, ma di tutta la Conferenza delle Regioni italiane che, se il Governo non interviene su questa materia, le Regioni che esercitano questa funzione a nome e per conto del Governo restituiranno la delega, quindi, io credo che se non lo vogliamo mettere in questo documento che riguarda la Indesit, bisogna che approviamo un altro documento, non oggi lo vogliamo fare la prossima volta perché questo è dedicato alla Indesit, però questa questione noi la dobbiamo porre con la stessa forza e con la stessa solidità della vertenza Indesit, ripeto, non possiamo coprire il mese di luglio con gli ammortizzatori sociali in deroga che hanno toccato, nella prima parte dell’anno, 10.000 lavoratori ed adesso riguarderanno altri 22.000 a cui si saranno anche sovrapposti con la stessa figura.
Chiedo, quindi, che su questo il Consiglio regionale debba rendere un pronunciamento, ripeto, non lo vogliamo fare oggi perché vogliamo accendere i riflettori su Indesit? Benissimo, però lo dobbiamo fare la prossima volta, la prossima seduta del Consiglio regionale.
Credo che dobbiamo dare un segnale alto e forte nei confronti di tutte le altre vertenze, qui sono d’accordo, consentitemi l’ora è tarda, ma abbiate pazienza, credo che la lunghezza dei lavori avrebbe consentito a chiunque oggi di poter esprimere la propria opinione, bisognava soltanto avere un po’ di pazienza, come l’hanno avuta i lavoratori che sono qui e che sono rimasti ad ascoltare fino all’ultimo questo dibattito, bisognerà fare un documento, anche rispetto ad altre vertenze, per dare una risposta.
Vorrei ritornare su due questioni, una l'ha posta il Consigliere Zinni e credo sia sacrosanta, è vero che nella nostra regione la crisi morde di più, più delle altre realtà italiane, più di altre realtà regionali, perché noi siamo una regione più manifatturiera delle altre e, quindi, siamo più esposti alla concorrenza internazionale, non è un caso che Fabriano soffra più della media regionale che già soffre molto, perché a Fabriano, fatta a 100 la popolazione attiva, arriviamo al 52-53% di addetti nel settore manifatturiero, quindi, Fabriano soffre più della regione, come la regione soffre più del resto d’Italia, proprio in relazione a questo fatto dell’esposizione sul settore manifatturiero.
Ma è vero anche quello che diceva il Consigliere Zinni, questo problema io l’ho posto in altri contesti, ma lo dobbiamo rilanciare con maggior forza, noi siamo la regione d’Italia che meno ha trasferimenti e investimenti da parte del Governo nazionale sul proprio territorio, in altre forme di economia, in altre forme di attività. Vogliamo porla, una volta per tutte, unitariamente questa questione? Noi non abbiamo adeguata rappresentanza nelle strategie risolutive del Governo nazionale, perché la nostra regione, nel confronto che viene attivato a livello istituzionale, su più forme, su più tavoli e che richiede una coralità di interventi, non ha adeguata capacità di rappresentanza.
L’ho citato prima, se noi siamo la Regione d’Italia, l’unica che non ha una presenza di un istituto di ricerca, CNR. IFN, ci sarà pure un motivo, è un disinteresse che pur richiamato, pur esercitato sui tavoli del Governo, non ha mai trovato una sorta di risposta. Da vent'anni non abbiamo più un Ministro in questo Governo nazionale di centro destra o di centro sinistra, bisogna che questo problema di rappresentanza ce lo poniamo.
Questo è marginale, ma credo che non sia indifferente, ecco perché dobbiamo fare nella vertenza Indesit questa scelta di politica industriale.
Un’altra questione, io ci tengo che tra noi ci sia chiarezza, parlo ai Consiglieri regionali, è giusto distinguere i due piani, noi non abbiamo, lo ribadisco, gli strumenti, l’ha colto, non so chi l’ha colto di voi, qualcuno nell’intervento che ha fatto ha sostenuto proprio che noi non siamo in grado, se non insieme ai sindacati, insieme ai lavoratori, insieme a tutte le istituzioni, che fanno una azione di moral suasion, di condizionare, non è un'intesa questa in cui la posizione della Regione fa decadere l’atto amministrativo o la decisione del Governo, noi possiamo solo esercitare una persuasione morale nei confronti del Governo e l'eserciteremo fino in fondo, ma alla fine la decisione, in questa partita, sarà sua.
Non è giusto, come ho sentito nelle vostre riflessioni, dire che la Regione Marche ha sostenuto finanziariamente processi di delocalizzazione, ho citato prima quanto, negli ultimi otto anni, la Regione Marche ha erogato a Indesit, lo ripeto, sono 317.000 euro di cui 290.000 euro sono trasferimenti che lo Stato ha passato alla Regione per corsi di formazione di carattere statale e rimborsi dell'attività di volontariato fatto dai dipendenti dell’Indesit su calamità di carattere nazionale.
Non abbiamo dato altro dalla voce dei pagamenti, dalle note di pagamento della nostra Regione.
Non abbiamo mai sostenuto nessun processo non di delocalizzazione, ma neanche di internazionalizzazione, nel senso che non solo non vogliamo che il mercato europeo sia servito da altri luoghi se non dall’Italia, questo vale per Indesit come per tutti gli altri, anche se per l’Indesit non possiamo fare niente perché le scelte le fa a contatto con il Governo nazionale, lo ripeto, ma alle imprese della nostra regione non abbiamo mai dato una lira di finanziamento, anche di piccole dimensioni, che facessero delocalizzazione, ovvero che servissero il mercato europeo con centri di produzione fuori dalla nostra regione.
Quello che abbiamo fatto, non per Indesit, ma per le piccole imprese è stato portarle sui mercati lontani, dove i costi di trasporto sono molto forti, perché potessero acquisire quote di mercato su quei mercati, cioè in Cina, in India, in Brasile, in Russia e sono stati proprio i risultati che loro hanno ottenuto su questi mercati, e lo provano i loro bilanci, che hanno consentito a queste imprese di mantenere le loro attività nelle Marche, di svilupparle, di fare investimento e di avere, quindi, una prospettiva di crescita per loro di reddito e di occupazione per i lavoratori.
Su questo dobbiamo essere chiari, non ci possiamo cospargere il capo di cenere, e dare a noi istituzione regionale delle responsabilità che non abbiamo, noi in questa regione non abbiamo mai finanziato, non solo nessun processo di delocalizzazione di grandi imprese, perché non ne avevamo la possibilità, non avevamo le risorse per intervenire su questo processo, ma non abbiamo neanche mai finanziato un processo di delocalizzazione di micro imprese su cui avevamo la competenza, abbiamo soltanto favorito l'acquisizione di quote di mercato su mercati lontani e non europei, in modo tale da poter sviluppare la loro competitività e mantenere l'occupazione e il reddito.
Su questo ci sono fior di analisi fatte dall’Università di tutta la nostra regione, ci sono i bilanci delle aziende che testimoniano e, ormai, è patrimonio di tutti, aprite un quotidiano, aprite la televisione, in Italia stanno sopravvivendo solo le imprese che hanno fatto questa azione di internazionalizzazione, non di delocalizzazione, su questo dobbiamo essere tutti d’accordo, dopodiché credo che il dibattito proseguirà lungamente, perché questa partita non si concluderà così facilmente, però, credo che veramente ci debba essere concesso un onore. Non dico che dobbiamo essere applauditi, perché non è così, ma perlomeno che ci debba essere riconosciuto che su questa vicenda, come su tutto il resto della gestione della crisi, ci sia una stata una tempestività e una determinazione che ha reso perfettamente con le sue parole l’Assessore Luchetti. Ci siamo mossi un attimo dopo la comunicazione, abbiamo dichiarato inaccettabile il piano, abbiamo richiesto noi al Ministro, quando è venuto qui ad Ancona, di attivare immediatamente il tavolo, ci ha messo quindici giorni a farlo, mentre per altre vertenze lo ha fatto due ore dopo. Su questo tavolo non solo ci siamo andati con una solidarietà teorica ai lavoratori, ma ci siamo andati con delle proposte che non tutelavano soltanto i lavoratori, non cercavano soltanto la tutela dei lavoratori, ma proponevano un disegno di politica industriale, che è la cosa che voi volete, perché è quella che garantisce la continuità dell’impresa nel futuro.
Dopo di che questa nostra impostazione la faremo valere dappertutto, la faremo valere nel tavolo nazionale, la faremo valere nei contatti che ci saranno formali e sostanziali con l’impresa, con l’Azienda, con la stessa famiglia, con tutta la nostra comunità, perché crediamo che questo sia un risultato che non corrisponde solo ai bisogni di una impresa di un territorio, ma diventa una partita simbolica per tutto il percorso di sviluppo o di crescita che la nostra regione dovrà avere.

PRESIDENTE. Con l'esaurimento del dibattito, dichiaro chiusa la seduta aperta, per poter votare i documenti dobbiamo aprire la seduta ordinaria del Consiglio.



SEDUTA N. 124 DEL 9 LUGLIO 2013

La seduta inizia alle ore 15,15

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la seduta n. 124 del 9 luglio2013, dò per lette, se siete d'accordo, per non frapporre altro tempo, le comunicazioni relative alla seduta ordinaria. Passo immediatamente a mettere ai voti le due risoluzioni.

Risoluzione
dei Consiglieri Ricci, Massi, Marinelli, Eusebi, Cardogna, Camela, D'Anna, Zaffini, Binci, Natali, Bucciarelli, Donati
"Indesit - impegno per il lavoro"
(Votazione)

PRESIDENTE. Da un punto di vista formale la risoluzione è assolutamente inadeguata, nel senso che, da un punto di vista formale, le premesse, con la parte conclusiva andranno aggiustate, nella sostanza la conoscete tutti, il testo vi è stato dato, quindi, mi pare che posso mettere immediatamente in votazione questa risoluzione. (...) Cosa? (...) Si, leggo il dispositivo: "Tutto ciò premesso e considerato l'Assemblea legislativa delle Marche esprime forte preoccupazione per gli effetti occupazionali, economici e sociali del Piano di Indesit e ampia solidarietà a tutti i lavoratori coinvolti;" poi, è scritto a penna, quindi, cerco di capire "Ritiene che il Piano di Indesit debba essere ritirato, al fine di offrire garanzie in termini di investimenti e tutela dei livelli occupazionali in Italia; condivide la richiesta pressante del Governo regionale al Ministero dello sviluppo economico per l'attivazione nelle Marche di un intervento di politica industriale nazionale basato sulla realizzazione di una piattaforma di ricerca ed innovazione, al fine di tutelare il lavoro guardando al futuro e investendo su prospettive durature di sviluppo per il comparto degli apparecchi domestici e professionali, che costituisce un punto di forza insostituibile nella struttura occupazionale produttiva della Comunità marchigiana" Seguono le firme di tutti i Capigruppo in rappresentanza dell'intero Consiglio.
Metto in votazione la risoluzione Indesit il cui dispositivo è quello che vi ho appena letto. Dichiaro aperta la votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Mozione n. 525
dei Consiglieri Ricci e Badiali
"Crisi economica nella regione Marche"
(Votazione risoluzione)

PRESIDENTE. Come si era detto, faccio riferimento alla mozione n. 525 che recepisce il tema più generale della crisi presente nel territorio marchigiano, che è quello di Indesit ma anche, purtroppo, quello di molte altre aziende più o meno piccole e, quindi, questa mozione è più generale. E' la mozione n. 525 di cui, credo, ognuno di voi ha copia, se siete d'accordo metterei in votazione anche questa mozione, Ci sono richieste? Vedo che ci sono delle perplessità, sarebbe bene avere anche su questo un voto unitario, se volete vi leggo il dispositivo?
"Tutto ciò premesso e considerato, l'Assemblea legislativa delle Marche esprime un giudizio fortemente positivo sulla strategia anti crisi che il Governo regionale pure in presenza di vincoli finanziari fortissimi è riuscito a programmare e a realizzare fin dall'inizio della stessa crisi nazionale, internazionale a tutela del lavoro, delle piccole imprese, della coesione sociale consentendo al sistema regionale di esprimere una capacità di tenuta e resistenza superiore alla media nazionale delle altre regioni; chiede al Governo nazionale di attuare una autentica politica economica e industriale per il rilancio della crescita e dello sviluppo dei settori strategici del made in Italy, anche in considerazione del fatto che la Regione può agire solo a sostegno delle micro, piccole e medie imprese e molte crisi aziendali e territoriali hanno bisogno di una scala nazionale di intervento; chiede un immediato intervento del Governo nazionale volto al rifinanziamento della cassa integrazione in deroga e, in mancanza del quale, chiede di valutare in sede di Conferenza delle Regioni la restituzione della delega in materia".
Questo è il dispositivo, come? (...) Per capirci, fate riferimento ai tre punti del dispositivo? Ho capito, c'è qualche perplessità da parte della minoranza per il primo. (...) Capisco, ma mi mettete in difficoltà perché non si vota per parti separate una mozione, o lo togliamo?

(Voci fuori microfono)

PRESIDENTE. "Esprime un giudizio positivo sulla strategia anti crisi che la Regione" così siete compresi tutti anche voi, va bene? "Esprime un giudizio positivo sulla strategia anti crisi che la Regione, pur in presenza dei limiti finanziari fortissimi, è riuscita a programmare e a realizzare fin dall'inizio della stessa crisi nazionale, internazionale a tutela del lavoro", quindi, diciamo "esprime un giudizio positivo sulla strategia anti crisi della Regione

(Voci fuori microfono)

PRESIDENTE D'accordo però tralasciare ... va bene, se è d'accordo il Presidente Spacca bene allora: "Tutto ciò premesso e considerato l'Assemblea legislativa delle Marche chiede al Governo nazionale ... e poi chiede un immediato", il secondo ed il terzo punto, il primo è soppresso. Diventa una risoluzione sottoscritta anche da ...
Dichiaro aperta la votazione sulla risoluzione a firma dei Consiglieri Ricci, Badiali, Binci e Zinni.

(L'Assemblea legislativa approva)

Mozione n. 523
del Consiglieri Zinni
"Proposta tecnica per salvaguardia Banca Marche"
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Presidente, spiego in maniera molto sintetica.
La volta scorsa abbiamo votato una mozione su Banca Marche con dei principi generici, ora, è notizia giornalistica, pare che esisterà a brevissimo un nuovo Presidente, credo che sia ...

PRESIDENTE. Posso garantire che è stato già eletto il nuovo Presidente nella persona di Masera.

Giovanni ZINNI. Benissimo Presidente. A maggior ragione ritengo che oggi l'Assemblea legislativa delle Marche debba dare un'indicazione tecnica di massima al neo Presidente, perché se facessimo una discussione su Banca Marche fra 15 giorni, probabilmente, avrà già deciso cosa fare. Chiedo che la mozione venga votata oggi perché un indirizzo a Banca Marche, che può potenziare o meno l'accesso al credito, è complementare al discorso della crisi delle imprese, pertanto, io chiedo che la mia proposta venga votata oggi perché da un indirizzo preciso sulla governance e chi vuole la vota, chi non vuole no, però, votiamola. La devo illustrare Presidente?

PRESIDENTE. No, non si tratta di illustrarla, il testo ce l'avete, andate a vedere nell'ordine del giorno, però silenzio se no non riusciamo…, ce l'avete allegata ai documenti è la mozione n. 523 del 2013. Il dispositivo finale è: “Impegna il Presidente della Giunta regionale ad attivarsi presso la Banca d'Italia, le Fondazioni, la governance Banca Marche, le istituzioni interessate, le rappresentanze sindacali e i sindacati, le associazioni di categoria ed il territorio in generale affinché si costruisca, nel più breve tempo possibile, un percorso di rilancio di Banca Marche tramite azionariato diffuso e popolare, mediante altresì la sottoscrizione di azioni per 150 milioni di euro circa di grandi imprenditori marchigiani, per 150 milioni di euro circa di piccole e medie imprese marchigiane e per 100 milioni di euro circa di cittadini”. Sui singoli importi mi sembra un po' eccessivo, però, va bene.
Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Credo che nelle premesse la mozione del Consigliere Zinni sia in linea con quanto noi abbiamo già in precedenza discusso e approvato in Consiglio regionale, ovvero che l'impegno che la Banca d'Italia chiede a Banca Marche sia talmente alto, talmente forte, che se da parte di tutta la comunità regionale non ci sarà una assunzione di responsabilità, difficilmente si arriverà all'obiettivo che viene richiesto.
Mi permetterei, se è possibile, non lo so, di estendere questo impegno oltre al Presidente, che già si sta muovendo in questa direzione per sollecitare le categorie produttive e i diversi soggetti economici della comunità regionale, a partecipare ad questo aumento di capitale sociale, ad ognuno di voi, ciascun Consigliere regionale, proprio per il ruolo di rappresentanza che ha nel proprio territorio, nelle proprie categorie o nelle parti politiche, si deve attivare per far si che ci sia una partecipazione larga e diffusa all'aumento del capitale sociale perché è questo che la Banca d'Italia chiede, non vuole una concentrazione di azioni nelle mani di pochi imprenditori, ma vuole che ci sia una partecipazione ampia e diffusa che testimoni come questa Banca delle Marche sia espressione della volontà, del desiderio di crescita di tutta la comunità regionale, quindi, mi permetterei di integrare quell' "impegna" allargandolo proprio all'Assemblea legislativa e ad ogni suo componente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Presidente, approfitto rapidamente perché data la centralità del caso Indesit, i colleghi Consiglieri non hanno visionato questo documento.
Mi permetto sinteticamente di spiegarne il concetto, credo che ci sia una grande diffidenza del territorio, considerato anche quanto chiedeva adesso il Presidente Spacca, cioè che tutti i Consiglieri regionali si attivino cosa che in qualche misura sta succedendo, nel senso che la nostra attivazione è partita prima, gioco forza, dalle sollecitazioni dei lavoratori di Banca Marche, però, è ovvio che ognuno di noi può chiedere consiglio e confronto a chi opera nel settore e quindi anche alle imprese, ma c’è, ripeto, una grossa diffidenza di fronte a due aspetti, il primo è quello che questo tipo di ricapitalizzazione possa avvenire solo mediante grandi gruppi e, quindi, le piccole e medio imprese che hanno la sofferenza dell'accesso al credito pensano che partecipare a questa operazione possa essere per loro non importante in termini di contaminazione della governance.
Un altro aspetto è stato sollecitato dal collega Consigliere Marangoni, che ha fatto un emendamento, che vi invito a leggere e che non è sbagliato, è quello di rasserenare i sottoscrittori del fatto che tutto questo non si fa per prendere tutto e rivenderlo, poi, immediatamente ad un grande gruppo finanziario extra Marche perché, ovviamente, questo tipo di sottoscrizione non servirebbe a niente, perchè se un piccolo imprenditore deve sottoscrivere delle azioni lo può fare solamente se ha una reale speranza di un maggior dialogo con la Banca, pertanto il dispositivo mette delle cifre che ovviamente sono con il circa perché non è possibile determinarle, ma le ho messe nell'ottica della proporzione dei poteri, il senso deve essere quello che i grandi gruppi, le piccole e medie imprese e, in un qualche misura, i cittadini…, notizia di oggi è che il Sindaco di Jesi Bacci ha detto, ad esempio, ai dipendenti comprate anche voi le azioni, e non è un concetto assolutamente sbagliato.
Chiedo, quindi, che venga votata questa mozione, sono disposto ad accogliere tranquillamente la modifica del Presidente, come atto di responsabilizzazione di ognuno di noi, ma chiedo di votare questa mozione perché è in termini di principio, è tecnica ma è di principio, non è vincolante perché è ovvio che il mercato determinerà chi sottoscriverà e chi no, ma è per fornire al neo Presidente di Banca Marche un principio politico, quello di fare una Banca che sia di proprietà dei marchigiani, per i marchigiani. Se non passa questo tipo di messaggio ritengo che difficilmente le PMI marchigiane si presteranno ad una sottoscrizione in un momento come questo di grave crisi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Grazie. Penso che, purtroppo, stiamo dedicando poco tempo a questo argomento, siamo arrivati alle tre e mezzo per il tempo che giustamente abbiamo dedicato alla questione Indesit, ma lo stiamo affrontando in maniera troppo superficiale, in quanto meriterebbe più attenzione.
Condivido l'impostazione che ha dato il Presidente Spacca di sensibilizzare anche noi Consiglieri regionali, tra l'altro ricordo bene che lo abbiamo scritto in un precedente atto votato recentemente da questo Consiglio, quindi, non c'è problema. Dobbiamo attivarci come Consiglieri nei confronti delle persone che conosciamo, del nostro elettorato di riferimento, dell'opinione pubblica e quant'altro, credo che su questo non solo vadano coinvolti gli imprenditori, ma anche le famiglie, in qualche modo il contesto sociale nel quale operiamo. Va benissimo, credo, però, che tutto questo abbia un senso solo se mettiamo un punto ben preciso, che non può essere aleatorio, ma ben preciso sulla "marchigianità" della proprietà della banca che non deve essere solo per domani, ma deve essere anche a tempo breve, fra un anno, fra due anni, fra tre anni, ecco il senso del mio emendamento.
Abbiamo già avuto in questa regione episodi speculativi di acquisizione di quote importanti da parte di imprenditori che dopo uno, due o tre anni hanno rivenduto a grandi imprese bancarie extra regione. Non vogliamo che questo accada, se no farebbe ridere chiedere l'impegno dei Consiglieri. Già che intervengo spiego anche l'emendamento, perché chiedere l'impegno dei Consiglieri, come ha fatto giustamente il Presidente, e non mettere nessun paletto, affinché Banca Marche rimanga una banca di riferimento per i marchigiani, potrebbe determinare, quello di cui abbiamo discusso oggi, i 1425 esuberi, termine bruttissimo riferito alle persone della Indesit, riferito ai lavoratori di Banca Marche.
Concludo Presidente con la lettura del mio emendamento così guadagniamo tempo, non lo illustro e chiedo che al dispositivo che ha indicato il Consigliere Zinni, che condivido, con l'aggiunta anche dei Consiglieri come chiede il Presidente, venga aggiunto il seguente capoverso: “Impegna il Presidente della Giunta regionale ad attivarsi presso tutte le istituzioni e le associazioni indicate nel primo capoverso e nel territorio in generale affinché l'azionariato diffuso e popolare costituisca una seria tutela nel tempo della marchigianità di Banca Marche e che tale operazione non sia solo come, purtroppo, già avvenuto in passato, per altri istituti bancari marchigiani minori, uno sterile passaggio intermedio verso la vendita speculativa a grandi gruppi finanziari estranei al territorio”.
Se vogliamo crederci, crediamoci fino in fondo e mettiamo questo paletto.

PRESIDENTE. Secondo me, per carità, mi pare che questo emendamento tutto sommato rischi …, va bene, se non state a sentire, fate voi, quando avete finito me lo dite…, io do un suggerimento, dico che questo emendamento rischia di annacquare l'impegno al quale, da quello che ha detto il Presidente Spacca, va aggiunto: “Impegna il Presidente”, se ho capito bene, “la Giunta regionale ed l'Assemblea”, ma l’Assemblea lo vota nella sua interezza e nella sua unità, in re ipsa, perché siamo noi che lo votiamo, diciamo che l'Assemblea stessa non impegna se stessa, ma impegna i singoli Consiglieri, metterei, allora: “Impegna il Presidente, la Giunta regionale ed i singoli Consiglieri”. Poi toglierei anche le cifre: “Azionariato diffuso e popolare mediante la sottoscrizione di azioni da parte dei grandi imprenditori marchigiani, della piccola e media impresa e dei cittadini” perché è brutto mettere 100 e dare dei i numeri …

(Interrompe il Consigliere Zinni)

PRESIDENTE... lavoriamoci un attimo: “mediante la sottoscrizione di azioni ... per importi simili da parte dei grandi imprenditori, del sistema delle piccole e medie imprese marchigiane, dei dipendenti e dei cittadini marchigiani”.
Consigliere Marangoni ritira l'emendamento? No.
Pongo in votazione, io, però, voto contro, l'emendamento del Consigliere Marangoni.

(L'Assemblea legislativa non approva)

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento a mia firma che ha recepito il confronto che abbiamo fatto prima.

(L'Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione n. 523, così come emendata.

(L'Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Ci vediamo martedì prossimo, buon pomeriggio.

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 15,45.