Resoconto della seduta n.48 del 28/06/2011
SEDUTA N. 48 DEL 28 GIUGNO 2011


La seduta inizia alle ore 10,20

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 47 del 21 giugno 2011, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 110/11, in data 21 giugno 2011, ad iniziativa del Consigliere Bugaro, concernente: “Iniziative della Regione Marche a sostegno dell’innovazione e dello sviluppo sostenibile”, assegnata alla III Commissione;
- n. 111/11, in data 22 giugno 2010, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Norme in materia di riqualificazione urbana e assetto idrogeologico”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 2 della legge regionale n. 4/2007;
- n. 112/11, in data 10 giugno 2011, ad iniziativa del Consigliere Latini, concernente: “Interventi a sostegno del diritto dei minori di crescere ed essere educati nell’ambito della propria famiglia e disciplina dell’affidamento familiare”, assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per l’espressione del parere di cui all’articolo 69 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 166 dei Consiglieri Bucciarelli, Perazzoli “Iniziative socio-economiche nella Repubblica Boliviana del Venezuela”;
- n. 167 del Consigliere Zaffini “Impiego profughi”;
- n. 168 del Consigliere Zaffini “Grave crisi del distretto del mobile”
- n.169 della Consigliera Giorgi “Walking Africa - Verso il Nobel per la Pace 2011 alle donne del Continente Africano”;
- n. 170 del Consigliere Zaffini “Erosione marina del litorale sud di Porto Recanati”
- n. 171 del Consigliere Ricci “Emergenza rifiuti campani”;
- n. 172 della Consigliera Ciriaci “Estensione del provvedimento assunto per il porto di Fano - seduta consiliare n. 47 del 21 giugno 2011 - al porto di Porto San Giorgio”.
Hanno chiesto congedo il Consigliere D’Anna, gli Assessori Marcolini e Mezzolani.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Bucciarelli, ne ha facoltà.

Raffaele BUCCIARELLI. Chiedo la parola per due motivi, Presidente.
Il primo è per correggere un errore relativo alla comunicazione di cui alla mozione n. 166. Cioè il suo oggetto non è “Repubblica Boliviana del Venezuela”, è evidente, bensì “Repubblica Bolivariana del Venezuela”.
L’altro motivo è questo. Io capisco, Presidente, il suo senso delle istituzioni, che però contrasta con quello dell’assenza in Aula dei Consiglieri di maggioranza. Non so cioè se sia il caso di iniziare i lavori con soli sette Consiglieri presenti. Le Commissioni che si riuniscono durante le sedute dell’Assemblea legislativa devono essere autorizzate. Sicché, Presidente, quella in corso o lei non l’ha autorizzata e quindi non può essere svolta, oppure, se l’ha autorizzata, chiedo di rinviare l’inizio dei lavori assembleari.

PRESIDENTE. Consigliere Bucciarelli, io ho voluto iniziare proprio per dare il segnale che in quest’Aula alle ore 10,00 con una tolleranza comprensibile, si inizia, chi c’è c’è e chi non c’è, come dire, il fatto si commenta da solo. Ed io ovviamente non autorizzo nessuna Commissione in contemporanea alla convocazione dell’Assemblea legislativa. Però ora se dovessi aspettare protrarrei solo il tempo e forse non risolverei il problema. Quindi andiamo avanti.
Comunque, Consigliere Bucciarelli, la ringrazio.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Ricci, ne ha facoltà.

Mirco RICCI. Come avevo già annunciato ai Capigruppo chiedo l’iscrizione d’urgenza della mozione n. 171 sull’emergenza rifiuti.
Do atto all’Assessore Donati che oggi ci riferirà su questo tema emergente, tuttavia penso che alla fine del dibattito che svolgeremo un documento dovremmo votarlo, a meno che l’illustrazione ci convinca del contrario.
Per cui chiedo che venga iscritta la mozione n. 171 come prima mozione dopo il regolare ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Zaffini, ne ha facoltà.

Roberto ZAFFINI. Come già annunciato ai Capigruppo chiedo l’iscrizione della mozione n. 88 sempre attinente all’emergenza rifiuti. Questa mozione era stata presentata in occasione della precedente emergenza rifiuti campani, ma dato che tale emergenza è ormai una situazione consolidata, ne chiedo l’iscrizione a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Se non ci sono contrarietà dell’Assemblea darei per accolte queste proposte di iscrizione dei Consiglieri Ricci e Zaffini, dandole per iscritte al punto 3) alla fine delle comunicazioni della Giunta regionale attinenti agli argomenti oggetto di questi atti.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola l’Assessore Donati, ne ha facoltà.

Sandro DONATI. Presidente, visto che l’emergenza rifiuti è un argomento di notevole importanza, come abbiamo visto anche dalla notevole comunicazione data sui giornali, chiedo di anticipare le comunicazioni riferite a questo argomento ancor prima dello svolgimento delle interrogazioni.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola la Consigliera Ciriaci, ne ha facoltà.

Graziella CIRIACI. Presidente, chiedo l’iscrizione d’urgenza della mozione n. 172 relativo all’estensione del provvedimento assunto per il porto di Fano nella precedente seduta assembleare.

PRESIDENTE. Bene, Consigliera, la proposta è semmai di iscriverla come punto 4 bis).
Pongo ora in votazione la proposta dell’Assessore Donati di anticipare...(...) Ok, la proposta viene ritirata.
Ritornando invece alla proposta di iscrizione della Consigliera Ciriaci se siete tutti d’accordo, come dicevo, la iscriviamo al punto 4 bis).


Interrogazione n. 377
del Consigliere Zaffini
“Emergenza dragaggio Porto di Fano e ripristino del conferimento in mare dei sedimenti dragati per tutti i porti delle Marche”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 377 del Consigliere Zaffini. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Donati.

Sandro DONATI. La problematica del dragaggio dei porti è una questione importante dal momento che è necessario far coesistere esigenze diverse, quali la sicurezza della navigazione all’interno degli specchi acquei portuali, la tutela dell’ambiente marino e la biodiversità.
La Legge 179/2002 ha attribuito alle Regioni la competenza per l’istruttoria e il rilascio dell’autorizzazione per gli interventi di escavo di fondali marini. Tale funzione si configura come una azione amministrativa e tecnica in seno alla Regione che deve essere espletata in accordo con i soggetti gestori dei porti, Comuni, nel caso dei porti di competenza regionale, Autorità Portuale, per quelli di interesse statale, e privati.
Di conseguenza l’Autorità Portuale per il porto di Ancona, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, attraverso il Provveditorato OO.MM. di Ancona, per i porti di Pesaro e S. Benedetto del T., le Amministrazioni Comunali per i porti di Fano, Senigallia, Numana e Civitanova M. e i privati per i porti di Vallugola (Gabicce a Mare) e Porto S. Giorgio devono richiedere alla Regione il permesso di dragare gli specchi acquei.
Prima di analizzare le azioni regionali è utile evidenziare che:
· la Regione ha avuta assegnata la competenza dallo Stato che precedentemente esercitava questa funzione attraverso il Provveditorato alle Opere Marittime, che aveva una sezione dedicata all’escavo portuale e cioè il Servizio Escavazione Porti (SEP);-
· il SEP era una struttura tecnica dotata di personale e attrezzature dedicate che aveva come scopo la costante manutenzione dei porti e dei canali di ingresso che è stata soppressa;
· fino a metà degli anni ’90 i fanghi di dragaggio delle aree portuali venivano sversati direttamente a mare;
· dall’entrata in vigore del DM 24 gennaio 1996 del Ministro dell’Ambiente, che ha previsto la verifica preventiva della qualità ambientale (caratterizzazione) dei sedimenti dragati allo scopo di individuare la presenza di sostanze inquinanti biodisponibili e cioè capaci di entrare, attraverso le specie ittiche bentoniche (sogliole, scampi, code di rospo, etc), nella catena alimentare, il dragaggio dei porti è diventato più complesso in quanto la destinazione ultima di questi sedimenti è condizionata dalla loro qualità.
La Legge 179/2002 impone che prima della esecuzione del dragaggio dei fondali portuali le aree che abbisognano di escavo siano caratterizzate dal punto di vista chimico-fisico al fine di conoscere il grado di contaminazione dei sedimenti.
I parametri ambientali sono fondamentali per evitare di sversare nell’ambiente marino sostanze dannose per l’ecosistema e nello stesso tempo per individuare modalità di “smaltimento” compatibili anche sotto il profilo finanziario.
Le analisi dei sedimenti all’interno dei porti marchigiani condotte da ARPAM hanno evidenziato che sostanzialmente nei fondali, ad eccezione dei depositi all’imboccatura, sono presenti materiali fini (argille e limi) con la presenza di idrocarburi e policlorobifenili. La prevalente natura fine dei sedimenti portuali è dovuta al fatto che le darsene sono .ubicate nei pressi di canali scolmatori o foci di corsi d’acqua mentre i contaminanti derivano dalla perdita di idrocarburi dalle imbarcazioni.
Dal 2002 al 28 febbraio 2008 per affrontare le situazioni emergenziali derivanti dalla riduzione dei fondali la Regione ha cercato soluzioni contingenti e pragmatiche autorizzando lo smaltimento dei fanghi contaminati in discarica a terra, mentre quelli privi di inquinanti sono stati utilizzati, come prevede la normativa, per il ripascimento.
Questo approccio ha permesso di ripristinare le condizioni di navigabilità dei porti senza però risolvere in modo significativo il problema, poiché gli elevati costi di trasporto e smaltimento dei fanghi inquinati hanno permesso il solo escavo delle aree con minor fondale.
Per far in modo di provvedere a ripristinare le quote di pescaggio dei porti la Regione Marche si è attivata presso il Ministero dell’Ambiente per individuare una soluzione efficace a medio e lungo termine. Nel febbraio 2008 è stato stipulato un Accordo di Programma con il Ministero dell’Ambiente, l’Autorità Portuale di Ancona e i Comuni gestori dei porti regionali (Fano, Senigallia, Numana e Civitanova M.) “Per i dragaggi e lo sviluppo sostenibile delle aree portuali della Regione Marche”.
Questo Accordo prevede la realizzazione di una vasca di colmata nel porto di Ancona entro la quale conferire i sedimenti non riutilizzabili derivanti dal dragaggio dei porti presenti nella Regione.
In questa sede si evidenzia che l’Accordo è il risultato di una sinergia istituzionale con il quale:
· è stato possibile stabilire un iter amministrativo certo e condiviso;
· si sono ottimizzati i costi;
· sarà realizzata un’opera compatibile e sicura dal punto di vista ambientale;
· è stato definito un percorso strategico che permetterà di conferire circa 200.000 mc di fanghi, ripristinando così i fondali dei porti regionali e di Ancona come da progetto.
La Regione ha quindi operato al meglio dando risposte immediate alle emergenze, garantendo le risorse per il dragaggio degli specchi acquei e il conferimento dei fanghi inquinati. E nello stesso tempo ha avviato il monitoraggio ambientale e attuato strategie di gestione sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che finanziario, dei fanghi portuali.
I ritardi rispetto al cronoprogramma contenuto nell’Accordo di Programma sono dovuti alle prescrizioni formulate dal Ministero dell’Ambiente sul progetto e in particolare sulle tecniche di impermeabilizzazione della vasca di colmata.
In ogni caso si prevede che le procedure per appaltare i lavori di realizzazione della vasca di colmata saranno concluse entro il terzo trimestre 2011 in modo tale di avere pronta l’opera per il secondo trimestre del 2012.
Relativamente alla questione dello sversamento dei fanghi a mare, in aree preventivamente autorizzate dal Ministero dell’Ambiente, presuppone che l’eventuale materiale sia privo di sostanze inquinate. Pertanto considerate le analisi chimico-fisiche dei sedimenti portuali effettuate da ARPAM e ISPRA, che hanno evidenziato la presenza, ad esclusione dei sedimenti sabbiosi presenti alle imboccature dei porti che quindi possono essere utilizzate per il ripascimento, di inquinanti derivanti da idrocarburi e, in alcuni casi, anche di metalli pesanti, tale percorso per la Regione Marche non è ipotizzabile.
Si ricorda che il Comune di Senigallia ha cercato delle soluzioni alternative rispetto a quelle disegnate dalla Regione e ha chiesto di smaltire il materiale dragato in mare al competente Ministero dell’Ambiente. Tale procedura non ha avuto sviluppi amministrativi per il grave livello di inquinamento che impediscono lo smaltimento a mare (il materiale dragato contiene inquinanti bio disponibili). Il dragaggio dei fanghi portuali di Senigallia, che ha permesso di ripristinare le quote di progetto del porto, si è realizzato grazie alla collaborazione del Ministero Infrastrutture Opere Marittime di Ancona che ha messo a disposizione la vasca di colmata di San Benedetto del Tronto in anticipo sulla costruenda di Ancona.
In conclusione si ritiene che la Regione abbia dato risposte immediate alle emergenze e nello stesso tempo ricercato e messo in atto strategie di gestione sostenibile dei fanghi portuali. I ritardi rispetto al cronoprogramma contenuto nell’Accordo di Programma sono dovuti alla complessità della progettazione e alle prescrizioni formulate dal Ministero dell’Ambiente sul progetto e ‘in particolare sulle tecniche di impermeabilizzazione della vasca di colmata;
Inoltre, le analisi chimico-fisiche dei fondali portuali hanno evidenziato la presenza nei fanghi di sostanze contaminanti e, in base alla normativa ambientale, non è possibile il loro sversamento sul fondo del mare; per questo motivo non è stata richiesta al Ministero dell’Ambiente l’assegnazione di un sito a mare su cui scaricare i materiali di dragaggio.
Si ritiene, infine, che le soluzioni alternative e d’urgenza risiedono quasi esclusivamente nella possibilità di conferire i materiali inquinati in discariche autorizzate con costi elevati e quantità limitate.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Con la mia interrogazione chiedevo semplicemente perché in Emilia Romagna si possono conferire i fanghi dei porti in mare, ovviamente concordati con il Ministero, con l ‘ISPRA e con tutte le Istituzioni competenti, mentre da noi noto una grandissima confusione. Ad esempio, indagando nei vari uffici, ho riscontrato che riguardo al porto di Fano si deve conferire tutto in questa famosa cassa di colmata.
Quando poi in un documento firmato dall’ISPRA – ho qui con me gli atti di un convegno tenutosi a settembre 2010 -, in cui si riportano analisi attinenti a tutti i porti delle Marche, riguardo al porto di Fano c’è scritto – non so sia una bugia oppure se qualcuno paga per dire le bugie! – che ci sono tre tipi di zone: la zona A1, quella che si può rimettere a ripascimento delle spiagge, la zona A2, quella che si può ricollocare a largo del nostro mare, e la zona B che è quella che, secondo questo documento, deve andare in cassa di colmata.
A parte il fatto che in Romagna non esistono casse di colmata perché appunto ributtano tutto in mare, però, comunque, nel porto di Fano ci sono 28 mila metri cubi di materiale che si possono rimpiazzare in mare e 38 mila in cassa di colmata. Per cui già questo dato contraddice quello che sto recependo sia qua che negli uffici, cioè che tutto il materiale di sedime del porto di Fano è da mettere in cassa di colmata.
Pertanto questo documento qui, che, ripeto, è stato fatto per una conferenza congiunta tra ISPRA, Regione Marche e i porti delle Marche, è una spesa che ha fatto sì la Regione, ma che secondo me a questo punto sono solo soldi buttati via. Ossia, voglio dire, queste cose sono vere o sono false? E questa è il primo aspetto che cercavo di capire.
Tra l’altro la cassa di colmata verrà subito occupata. Inoltre, l’impresa che la costruirà si assicurerà perché è un bene che nel giro di pochi anni va sicuramente incontro a deterioramento. Infatti sappiamo bene che per le intemperie e la salinità stessa del mare è difficile poter garantire la resa dei materiali.
Quindi la cassa di colmata, oltreché essere costosissima, secondo me non è la strada opportuna.
Nella seduta scorsa, insieme anche al capogruppo del PD, ho cercato di capire il perché nella regione Marche abbiamo delle leggi che ci impediscono di riversare in mare. Ad esempio gli idrocarburi policiclici aromatici qui da noi sono considerati tossici mentre in Romagna non è così. Insomma, voglio capire queste cose. Io ho le analisi dell’Arpam della Regione Emilia Romagna e di tutte le Province che dichiarano una cosa mentre qui da noi se ne dichiara un’altra.
Peraltro sappiamo bene che trasferire i fanghi è costosissimo. Qualche anno fa nella discarica di Monteschiantello di Fano ne abbiamo conferiti una discreta quantità. Però poi questi fanghi, al di là del fatto che le discariche hanno un altro scopo più importante, ovvero quello di recepire i nostri rifiuti e non certo i fanghi, hanno creato danni ed enormi difficoltà anche per l’estrazione dei biogas – io in quel periodo ero Presidente di Aura, la società che estrae biogas dalla discarica -, hanno danneggiando i pozzi di recupero.
Pertanto questi procedimenti non favoriscono sicuramente il corretto funzionamento dei nostri porti.
Quindi in quest’Aula urge assolutamente una decisione concorde per arrivare a una legge che permetta di fare, come si sta facendo in Romagna, una manutenzione costante dei nostri porti, sia per l’attività dei natanti, ma soprattutto per il costo che ci vede bloccati, infatti il problema del costo potrebbe essere anche una bella scusa che ci porta a dire:; “bèh, costa, allora lasciamo tutto com’è”.
Dunque di questa risposta non sono per niente soddisfatto, perché, ripeto, occorre una legge a tutela sia della parte economica sia della parte funzionale dei nostri porti.


Interrogazione n. 175
del Consigliere Latini
“Impianto di frantumazione in località Morello di Sassoferrato - inquinamento fiume Cesano
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 175 del Consigliere Latini. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Donati.

Sandro DONATI. Il Consigliere Latini, sulla base di una serie di premesse, interroga la Giunta regionale e per essa l’Assessore competente per sapere quali iniziative intende adottare per garantire la salute del Fiume Cesano, quella collettiva, delle specie animali e vegetali, del territorio e del paesaggio.
Al riguardo si riferisce quanto segue.
In merito ai contenuti dell’interrogazione gli uffici hanno richiesto all’Arpam e alla provincia di Ancona - in quanto competenti alle attività di verifica e controllo - una serie di informazioni relative: alle azioni di controllo intraprese; alle verifiche sul rispetto e sulla adeguatezza dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque dell’azienda localizzata a morello; alla verifica di eventuali danni ambientali riscontrati.
E’ stato inoltre richiesto ad Arpam e Provincia: se nei confronti della ditta siano state intraprese azioni e provvedimenti rispetto allo scarico effettuato; se la norma sia stata applicata correttamente anche alla luce delle norme tecniche di attuazione del piano di tutela delle acque approvato dall’Assemblea legislativa con deliberazione n. 145 del 2010.
I quesiti posti all’Agenzia regionale per l’ambiente e alla Provincia saranno quindi curati da tali soggetti nelle forme previste dalle norme in materia di controlli ambientali, e in attuazione del decentramento di funzioni disposto dalle vigenti leggi regionali e dal piano di settore approvato dall’Assemblea nel 2010.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

Dino LATINI. Ringrazio l’Assessore per la risposta in quanto mette a tacere una serie di polemiche che si sono sviluppate in quella parte di territorio soprattutto per quanto riguarda le emanazioni di residui provenienti dall’impianto di frantumazione. E sopratutto perché inquadra gli interventi a tutela del fiume e anche delle attività di carattere industriale che si sviluppano nella vallata e a monte del fiume stesso, attraverso un controllo costante e continuo - come ho potuto appurare anche dagli atti che mi sono stati inviati a seguito di una mia richiesta -. Una modalità che dovrebbe proseguire anche per il futuro al fine di consentire sia la compresenza dell’impianto, sia lo sviluppo della tutela ambientale. Aspetto, quest’ultimo, che attorno al fiume Cesano è particolarmente sentito. Ed il Cesano è un fiume che coinvolge un’importante vallata che rappresenta un punto fondamentale di un reticolo turistico ormai tradizionale e in un’ulteriore fase sviluppo.
Però ciò che segnalo è che queste comunicazioni, a mio avviso, devono essere non dico trasparenti, perché già lo sono, bensì maggiormente comunicate dai vari livelli, sia degli enti locali che dei comitati, a chi richiede appunto una garanzia in merito alle attività che si compiono e riguardo i controlli che si realizzano a seguito delle attività industriali come appunto quella dell’impianto di frantumazione.
Come credo sia necessario che anche la Regione in futuro attivi una comunicazione costante e continua - seppure so che è una cosa molto difficile –, per evitare così polemiche artificiose, dubbi, istillazioni di azioni demagogiche che nulla hanno a che vedere con il conseguimento degli obiettivi programmatici in termini di tutela ambientale.


Interrogazione n. 211
del Consigliere Natali
“Convegno formativo dipendenti ASUR”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 211 del Consigliere Natali è rinviata per congedo dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 306
del Consigliere D’Anna
“Problematiche causate dalla presenza della discarica di Cà Guglielmo (Cagli)
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 306 del Consigliere D’Anna è rinviata per congedo dell’interrogante.


Interrogazione n. 227
del Consigliere Bugaro
“Trasferimento sede CARIFAC”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 277 del Consigliere Bugaro è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 199
del Consigliere Latini
“Bacino idrografico fiume Esino, sottobacini dei fossi di Castelferretti, di Falconara Marittima (Fosso S. Sebastiano, Cannetacci e Rigatta) e del Fosso di Alberici (Rocca Priora di Falconara M.ma) - Pericolo inondazioni”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 199 del Consigliere Latini. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Donati.

Sandro DONATI. In merito a tale interrogazione si riferisce quanto segue.
Con decreto n. 3 dell’8 marzo 2011 il Commissario delegato per gli eventi alluvionali del settembre 2006 ha concesso a favore della Provincia di Ancona la somma di euro 2.000.000 per la realizzazione degli interventi relativi ai fossi di Castelferretti - ricompresi nel bacino del fiume Esino in Comune di Falconara - indicati nell’allegato A1 del medesimo Decreto, così distinti:
1. Fosso Canettacci: area di espansione delle piene e rifacimento ponte via comunale;
2. Fosso San Sebastiano: realizzazione di un’area di espansione delle piene e adeguamento della sezione idraulica a valle del ponte della Provinciale fino a valle del ponte della ferrovia;
3. Fosso della Liscia e confluenza fossi minori: ampliamento alveo del fosso della Liscia in riva destra a partire dalla confluenza con il fosso Canettacci fino a quella del Fosso della Rigatta, con sistemazione delle tre zone di confluenza; realizzazione di fosso drenante parallelo all’argine sinistro del fosso della Liscia a partire dalla zona Hotel Avion fino alla confluenza.
Con lo stesso decreto n. 3 del 2011 il Commissario delegato ha erogato la somma di euro 200.000 a titolo di anticipazione per le spese di progettazione.
Infine, nel medesimo provvedimento il Commissario delegato ha fissato il termine del 30 luglio 2011 per la trasmissione del progetto definitivo da parte della Provincia.
La tempistica necessaria per l’attuazione delle opere può essere valutata - come richiesto dalla interrogazione n. 199/2011 - partendo dal termine del 30 luglio:
- la Provincia dovrà procedere alla redazione di un progetto esecutivo conforme o reso progressivamente tale- agli esiti delle valutazioni espresse dagli Enti competenti, tra cui la Regione per gli aspetti legati alla Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.);
- a tal fine si farà presumibilmente ricorso a varie Conferenze dei Servizi e verranno acquisiti diversi contributi istruttori, che nel loro insieme comporranno i riferimenti per le eventuali modifiche o integrazioni al progetto originario;
- la procedura di approvazione del progetto esecutivo (appaltabile) non potrà avere durata inferiore ad almeno tre mesi.
Pertanto non prima del novembre di quest’anno, nelle più ottimistiche previsioni, la Provincia sarà in grado di avviare le procedure per l’espletamento dell’appalto dei lavori previsti dai progetti approvati.
Successivamente alla procedura di affidamento ed alla consegna dei lavori, previste per non prima della primavera del 2012, si potrà procedere alla la realizzazione delle opere progettate secondo il crono programma che verrà riportato nel progetto in corso di redazione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Anche in questo caso la risposta deve trovare conferma negli atti, sopratutto nei progetti definitivi esecutivi della Provincia di Ancona. Infatti il progetto costituisce un intervento strutturale importantissimo a seguito dell’alluvione del 2006 che ha colpito non soltanto la valle del Musone e dell’Aspio ma anche la zona di Falconara Marittima. E’ questa parte quella meno toccata dagli interventi di natura strutturale previsti dall’Autorità di bacino, che invece richiedono una velocizzazione importante perché sono dei corsi d’acqua che nel corso del tempo non sono stati né risistemati con le casse di espansione né hanno avuto la previsione di interventi di medio termine per la messa in sicurezza dell’intera zona, che in parte è metà del quartiere di Falconara Marittima.
Il fatto che all’inizio del 2012, tanto per darci un termine, sia possibile avere un progetto esecutivo da parte della Provincia significa che i lavori nel corso del 2012 dovranno partire. E questo a distanza di alcuni anni sarebbe un risultato molto importante. Da un lato dimostrerebbe come la Regione riesce a razionalizzare le spese derivanti dal risarcimento dell’alluvione del 2006. Dall’altro il fatto che si mette in campo un intervento attuale e moderno per tutelare i corsi d’acqua, soprattutto in caso di calamità naturale che costituisce sempre di più l’evento da prevenire, anche se è estremamente difficile farlo vista anche la recente valutazione scientifica dell’impossibilità appunto di prevenire fenomeni che somigliano sempre più a situazioni quasi tropicali.
Comunque resta il fatto fondamentale che se si darà corso ai lavori nei limiti temporali previsti dalla risposta dell’Assessore, che ringrazio, effettivamente su Falconara si metterà fine all’incubo dell’alluvione. Creando così un percorso virtuoso da seguire anche per le altre situazioni – ammesso il reperimento dei fondi – che possa essere da modello per la messa in sicurezza di buona parte del nostro territorio colpito dall’alluvione del 2006 e da quella più recente del marzo scorso.


Interrogazione n. 195
del Consigliere Zinni
“Comune di Serra San Quirico: mancata adozione PGR”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 195 del Consigliere Zinni. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Con la legge regionale 5 agosto 1992, n. 34, e successive modifiche ed integrazioni, la Regione Marche ha attribuito le proprie funzioni amministrative concernenti l’approvazione dei Piani regolatori generali dei comuni alle Province competenti per territorio.
Il procedimento di adozione e di approvazione del PRG è disciplinato dall’art. 26 della l.r. n. 34/1991. Tale norma stabilisce che il testo del PRG, nei trenta giorni successivi all’approvazione definitiva da parte del Consiglio comunale, va trasmesso alla Giunta provinciale la quale, entro 180 giorni dal suo ricevimento (termine ridotto a 120 giorni per i Comuni fino a 5000 abitanti), “esprime un parere sulla conformità del PRG con la normativa vigente e con le previsioni dei piani territoriali e dei programmi di carattere sovracomunale e, in particolare, con le previsioni e gli indirizzi del PPAR, del PIT e del PTC, ove vigenti”. La norma prevede poi che il PRG sia approvato dal Consiglio comunale in conformità al parere espresso dalla Giunta provinciale.
L’art. 26 della l.r. n. 34/1992 e gli altri articoli della stessa legge non prevedono e non consentono che la Regione possa intervenire nel procedimento di adozione e di approvazione del PRG.
Per quanto riguarda l’interruzione del procedimento di approvazione del PRG, occorre che la Provincia di Ancona ribadisca formalmente la richiesta già fatta nel 2009, fissando all’Amministrazione comunale un congruo termine per adempiere (mettendola così in mora), trascorso il quale potrà dichiarare chiuso il procedimento, restituendo gli atti all’Amministrazione comunale per la riadozione del Piano.
La Regione può nominare un commissario ad acta per l’adozione e l’approvazione di un PRG soltanto nel caso previsto dall’art. 78, comma 2, del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali), e cioè quando il piano non può essere adottato o approvato poiché vi è una correlazione immediata e diretta fra il suo contenuto e gli specifici interessi della maggioranza dei consiglieri che debbono votarlo o dei loro parenti o affini entro il quarto grado.
Era un potere che spettava ai Comitati regionali di controllo (ex art. 136 del medesimo D.Lgs. 267/2000) e che è passato alla Giunta regionale, dopo la soppressione di questi (avvenuta con l.r. 12 maggio 2003, n. 7), in quanto esercizio di una funzione di carattere amministrativo e non di semplice vigilanza.
Il rispetto dell’autonomia degli Enti locali (Comuni e Province), ora garantita costituzionalmente a seguito della modifica del Titolo V della Parte seconda della Costituzione, avvenuta con la legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, impedisce infatti che vi sia un generico potere sostitutivo della Regione sugli Enti locali al di fuori dei casi espressamente previsti dalla legge.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Devo dire, Assessore, che la sua risposta è altamente deludente, è stata solo una brevissima ricostruzione del quadro normativo - la mia assistente in Regione fa molto bene questo lavoro! -. La ringrazio di aver rimarcato questo tipo di aspetto della vicenda, ma ritengo sia un compito assolto dai dipendenti della Regione.
Lei è un Assessore politico per cui da lei avrei voluto avere non dico solidarietà politica nei miei confronti ma comunque una diversa risposta.
A distanza ormai di molto tempo ritengo sia profondamente grave che nessuno nell’ambito della politica si sia sincerato del fatto che esiste ancora un Comune delle Marche che ha il triste primato di essere simile a un qualunque Comune della Campania dove non viene adottato un piano regolatore.
Quindi, considerate anche tutte le attività importanti che investono quel comune – ricordiamoci l’estrazione delle cave – credo che sia doveroso da parte della politica prendere posizione.
In questa interrogazione io non le ho chiesto di adottare uno strumento, le ho chiesto un’opinione politica e le ho chiesto di intervenire politicamente. Sarebbe cioè cosa gradita che la Regione, di fronte a una empasse di questo tipo prenda il Presidente della Provincia e il Sindaco di quel Comune e chiarisca la storia politicamente. Perché un Comune come Serra San Quirico non adotta il piano regolatore? Qual è il problema? Perché rimane ancora nelle secche?
Fermo restando che l’ha detto anche lei, ossia che c’è la possibilità del commissariamento ad acta.
Credo allora che se continueremo con questa inadempienza mi attiverò personalmente con i consiglieri locali del centro-destra per cercare di avviare questo procedimento.
E’ ormai passato troppo tempo. E’ mortificante per le Marche avere un Comune che non adotta il suo piano regolatore. E’ mancanza di legalità in termini culturali nei confronti della cittadinanza.
Ripeto, a lei sostanzialmente chiedevo un impegno politico, Assessore; tra le altre cose la casualità vuole che lei sia vicino a quel territorio. Quindi chiedo alla Giunta un impegno politico, non dico a tirar le orecchie, il problema non sono le pagelle, ma semmai il problema è il rispetto dei cittadini.
Credo che i cittadini di Serra San Quirico meritino il loro piano regolatore. E se ci sarà un Sindaco inadempiente noi del centro-destra, noi del PdL andremo fino in fondo laddove si continuerà a fare orecchie da mercante per raggiungere, anche se necessario, il commissariamento ad acta.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Interrogazione n. 344
del Consigliere Latini
“Grave situazione dei canili nella Regione Marche”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 344 del Consigliere Latini è rinviata per congedo dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 364
del Consigliere Cardogna
“Ricorso a professionisti esterni all’amministrazione nell’ambito dei servizi educativi, socio sanitari ed assistenziali”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 364 del Consigliere Cardogna è rinviata per congedo dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 257
della Consigliera Giorgi
“Asur n. 8 - concorso a Direttore dell’Unità Operativa Complessa presso l’Ospedale di Civitanova Marche”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 257 della Consigliera Giorgi è rinviata per congedo dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 378
del Consigliere Natali
“Annullamento progressioni verticali ZT 13”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’’interrogazione n. 378 del Consigliere Natali è rinviata per congedo dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 288
del Consigliere Pieroni
“Pericoli alla sicurezza dei cittadini derivanti dal fenomeno di erosione marina nell’area di Sassonia Sud di Fano”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 288 del Consigliere Pieroni. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Donati.

Sandro DONATI. In relazione all’interrogazione si risponde quanto segue.
La legge regionale n. 14/2004 “Disciplina delle funzioni in materici di difesa della costa” definisce all’art. 2 “l’unità fisiografica” come il tratto di costa fisicamente omogeneo in cui ogni intervento previsto deve essere rispettoso ed in armonia con tutto il litorale compreso nell’unità fisiografica stessa.
La scheda progetto, inserita nell’Accordo di Programma Ministero/Regione Marche sottoscritto in data 25 novembre 2010, riguarda il tratto di costa che si estende dal porto (molo sud) di Fano fino alla foce del fiume Metauro ed individua sommariamente questo tratto di costa, indica tipologicamente gli interventi che, in ossequio alla finalità del finanziamento, sono previsti a tutela dei centri abitati.
La Regione Marche per poter attuare interventi urgenti nel tratto in esame ha previsto la somma di 0,2 M€ nel Piano annuale delle Opere Pubbliche, approvato con l.r. n. 21/2010 (Bilancio di previsione 2011). Ad oggi, nonostante le mareggiate di rilievo (misurata dalla boa andametrica a largo di Ancona) del 23 dicembre 2010 e del 2 marzo 2011 non si sono presentate delle situazioni di grave ed eminente pericolo tali da operare le condizioni di urgenza.
La proposta progettuale di livello fattibilità elaborata dalla struttura regionale Difesa della Costa indica tipologicamente: emersione delle scogliere a sud del pennello di Viale Ruggeri; salpamento delle scogliere sommerse a nord del pennello; ripascimento con materiale ghiaioso proveniente dalla foce del Metauro e da cave;
La progettazione di opere trasversali alla linea di costa è una delle scelte più controverse tra gli esperti di dinamica costiera, tanto che il manuale CEM (Coastal Enginnering Manual) del U.S. Coorp of Enginnering lo definisce fin dalla prima pagina come opera di difficile progettazione.
Con la elaborazione del progetto n livello definitivo saranno previste le opportune opere marittime.
Si condivide la necessità di riconoscere la condizione del tratto di litorale in esame di emergenza. Tale riconoscimento è stato fatto sia negli atti regionali di bilancio di previsione (Interventi urgenti su Viale Ruggeri) che nella priorità che si è dato nell’individuare questo tratto di costa fanense come prioritario nella sottoscrizione dell’Accordo di Programma Ministero/Regione Marche.
Riguardo la tempistica per l’attuazione dell’intervento (progettazione, affidamento ed esecuzione) sono già in corso gli incontri con i tecnici Ministero e Regione per concordare il cronoprogramma attuativo.
Riguardo il paventato pericolo di perdita di finanziamento si segnale che tale condizione esiste solamente nel fatto, rappresentato dal Commissario Dott. Senni nell’incontro del 16 giugno con gli enti attuatori dell’Accordo, che le risorse sono assegnate dal CIPE sulla base dello stato di attuazione e non c’è garanzia che il CIPE stesso non distolga i fondi non utilizzati ad altre esigenze sopravvenute.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Ringrazio per la risposta l’Assessore all’ambiente Donati. Ha fatto una relazione abbastanza articolata e che riporta l’attenzione su una delle priorità in ordine alle criticità delle mareggiate della nostra regione, ovvero su Sassonia di Fano. Ma un’altra criticità, oggi, a detta anche dei tecnici, è anche quella della zona di Porto Recanati.
Da questa risposta si evince che c’è stato un grande impegno, sia da parte della Regione e delle istituzioni locali sia da parte del Ministero, a recuperare finanziamenti idonei al fine di trovare una soluzione. Però è altrettanto vero che la stessa risposta non ci riporta all’urgenza. Seppure i tecnici ci hanno detto che nelle due mareggiate di dicembre e febbraio non ci sono stati rischi importanti per le abitazioni e di conseguenza per la popolazione, mi aspettavo che da questa risposta emergesse una tempistica, un cronoprogramma ben dettagliato. Essendo ormai passati parecchi mesi dall’erogazione del finanziamento il rischio, come enunciava anche l’Assessore, è che il Cipe possa intervenire – per motivi a noi oggi sconosciuti - per stornare quei finanziamenti.
Quindi l’invito che rivolgo alla Regione è quello di attivare tutte le possibili procedure, anche d’urgenza, per fare in modo possa essere definito un cronoprogramma dettagliato che dia tranquillità a tutti gli abitanti di quel territorio. Cittadini che a tutt’oggi, al di là della mia interrogazione e della relativa risposta dell’Assessore, non vedono ancora un percorso ben definito. Invito l’Assessore ad impegnarsi affinché tale cronoprogramma possa essere definito in poco tempo, al fine di dare, ripeto, una risposta di grande attenzione che merita la popolazione di Sassonia di Fano.


Interrogazione n. 370
della Consigliera Romagnoli
“Caso Outlet villaggio “Il Castagno” di Casette d’Ete, sentenza del TAR Marche 16.5.2011"
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 370 della Consigliera Romagnoli. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Canzian.

Antonio CANZIAN. Con riferimento alla interrogazione n. 370 presentata dal Consigliere regionale Franca Romagnoli si significa quanto segue.
Punto 1) - Attività svolta dagli uffici regionali sulla vicenda di cui all’oggetto
In base a quanto previsto dalla legge regionale 26/1999 e successive modifiche ed integrazioni la competenza per il rilascio di una autorizzazione amministrativa all’attività di medie strutture di vendita è del Comune dove si intende insediare la struttura commerciale. Durante tutto l’iter procedimentale che ha portato al rilascio di tre autorizzazioni amministrative per medie strutture di vendita l’Ente Regione (e non poteva essere altrimenti in quanto il rilascio dell’autorizzazione per una media struttura di vendita è competenza del Comune) non è stato mai coinvolto nel procedimento, né in quello avente natura amministrativa, né in quello avente natura urbanistica.
Gli uffici regionali sono venuti a conoscenza del rilascio di autorizzazioni amministrative solo nel mese di marzo/maggio 2011 a seguito di un incontro informale con il CTU della Procura della repubblica e con gli ufficiali di polizia giudiziaria che hanno chiesto chiarimenti in merito all’interpretazione della legge regionale in materia di autorizzazione per medie strutture di vendita.
Punto 2) - Come intende muoversi la Regione alla luce della sentenza del Tar sia per l’ottemperanza a cui l’amministrazione comunale è tenuta sia nel prosieguo per la parte autorizzatoria di sua spettanza.
Premesso che non è la Regione a dover ottemperare a quanto disposto dal Tar Marche, si specifica che questo ente è in attesa delle decisioni che prenderà il Comune rispetto alla sentenza del Tar di annullamento degli atti autorizzatori delle medie strutture di vendita.
Per completezza, si precisa che, come noto, la legge regionale vigente prevede che l’autorizzazione all’apertura di una grande struttura di vendita è subordinata al parere di una Conferenza di Servizi composta da Regione, Provincia e Comune interessato.
A tutt’oggi la Regione, in base alla legge regionale, non può prendere l’iniziativa di convocare la Conferenza di Servizi, che si attiva solo su istanza di parte e per tramite l’amministrazione comunale, per cui conseguentemente si dovrà aspettare l’iniziativa del Comune.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Questa mia interrogazione è tesa a conoscere quanto svolto dalla Regione in merito a questo caso. Un caso importante che, come avete visto, è stato anche sulle pagine nazionali di politica e di cronaca in quanto ha coinvolto nomi importanti, ma sopratutto è importante perché dalla sentenza del Tar è emerso l’illecito commerciale consumato sul rilascio di licenze.
Dunque l’interrogazione è tesa a sapere cosa ha fatto la Regione fino a questo momento. Però la mia volontà era anche quella di far sì che la Regione, al di là dei formalismi, si prendesse in carico la questione. Perché il caso è rilevante. Sostanzialmente, infatti, seppur la Sentenza abbia visto come contraddittori due parti diverse, Comune e privati, è la Regione che viene chiamata in causa dal momento che si dice che le licenze rilasciate sarebbero illegittime. Illegittime perché? Perché non sono tre i centri commerciali di media e piccola struttura bensì si realizza un unicum ovvero una grande struttura commerciale.
Erano dunque i miei intenti. E credevo che alle anticipazioni fatte dal Presidente Spacca, irritualmente avute sui giornali, seguisse altrettanta determinazione anche nella risposta tecnica dell’Assessore. Dal Presidente Spacca, ripeto, irritualmente sui giornali, mi sono vista rispondere di fatto alla mia interrogazione con una lettera vergata da lui vergata. Una lettera che prima ha consegnato ai giornali e poi l’ha addirittura indirizzata al Sindaco. Quindi, ecco, c’è una presa in carico sostanziale che va un po’ oltre i formalismi. Altrimenti non si spiegherebbe. Capisco l’interesse della cosa, capisco le parti in causa, in gioco, ecc., però, ecco, il Presidente ha vergato una sua risposta che io interpreto come risposta a questa interrogazione, perché appunto il caso l’ho sollevato io in questa sede. Una risposta che, ripeto, è stata addirittura indirizzata al Sindaco del Comune di Sant’Elpidio a Mare, bacchettandolo, ossia dicendo che ha sbagliato, dicendo tra le righe che la Sentenza ha stigmatizzato un comportamento, dicendo ai privati e alle pubbliche amministrazioni di non fare i furbi, dicendo che si deve cambiare pagina, che si deve aprire una fase due. E tutto questo, dice sempre il Presidente Spacca, nel rispetto – cosa che mi è pure piaciuta, come ho detto anche sui giornali, ma credevo che ora si andasse oltre – del Testo unico sul commercio. Dice che lo sviluppo Marche è uno sviluppo di piccola e media impresa, è uno sviluppo di piccoli esercizi commerciali, è uno sviluppo che deve essere svolto su certe aree e non su altre. E il punto interrogativo, dunque, è anche questo, ossia, che quel sito di Casette d’Ete non è idoneo, qualora la struttura sia grande, qualora si torni a ripetere la procedura per sanare. Non è idonea perché lì non è prevista una destinazione di grandi strutture commerciali.
Quindi, insomma, il Presidente Spacca ha preso un po’ in mano la situazione. Allora io, nel rispetto alle Istituzioni, non ho anticipato tale risposta, seppure anch’io più o meno già la conoscevo dagli uffici, sapevo cioè che andava appunto in questa direzione. Dopodiché oggi mi si viene a dire che aspettate cosa farà il Comune.
Quindi Spacca da una parte bacchetta il Comune e fa capire che sempre il Comune dovrà annullare queste licenze, dovrà ripristinare la legalità, perché così è, però poi dall’altra parte mi si viene a dire: “aspettiamo cosa fa il Comune”. E soprattutto si dice che il vostro coinvolgimento formale non potrà avvenire finché il Comune non ricomincerà eventualmente tutto da capo, annulla quelle licenze, insomma, provvede non so come. E dico non so come perché ovviamente il caso è grande, perché il centro commerciale è avviato, perché ci sono dei dipendenti, perché c’è un rispetto primario della legalità, aspetto che va certo garantito. Ma c’è anche un altro aspetto, purtroppo, grazie ad errori originari anche politici. Io sono stata anche troppo corretta e scevra da polemica politica nel porre la questione e nel farmi carico sopratutto di risolverla in favore non solo di un interesse pubblico ma anche nell’interesse di un Comune che verrebbe disastrato nelle sue casse e nei suoi bilanci qualora la cosa prendesse una piega o un’altra; ad esempio immaginate quali cause di risarcimento potrebbero derivare da un…(…) Sì, però il Comune potrebbe aver concesso...(…) Sì, chiaro, ai dipendenti del Comune, ci saranno delle rivalse, dovranno, e lo spero, anche individuare ecc. ecc., io però mi permetto di dire qui, come stavo dicendo, senza voler fare strumentalizzazioni, che un peccato originale, un qualcosa ad origine avvenne quando nel 2004 il piano di lottizzazione – io allora feci addirittura ricorso in Prefettura perché ritenni troppo fugace, troppo intempestiva quella approvazione fatta a un mese dalle elezioni comunali, quindi in regime di straordinarietà e non di ordinarietà come il piano di lottizzazione invece doveva prevedere – probabilmente aveva dei vizi, aveva dei problemi, aveva dei conflitti di interesse, aveva degli errori anche nelle prescrizioni. E’ infatti poi seguita una serie di atti politicamente, tecnicamente, giuridicamente e, ci dice il Tar, di illegittimità vera e propria. Cioè il Tar salva la parte urbanistica perché dice che ormai è sanata in quanto il Della Valle non ha fatto nei tempi il ricorso, ma stigmatizza dichirandone l’illegittimità...

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Consigliera Romagnoli, si avvii alla conclusione, grazie.

Franca ROMAGNOLI. Sì, Presidente, concludo. Dicevo, delle licenze commerciali, licenze che dovrebbero essere ritirate.
Allora io credo che il Comune non possa essere lasciato solo a gestire una simile situazione. Come non può permanere uno stato di illegalità, così come ha fotografato il Tar. Non dobbiamo farci fuorviare dai nomi e dagli interessi in campo, ma soltanto porre al centro - semmai ci fosse stato - l’interesse pubblico. E sopratutto dobbiamo ripristinare, prendendo le parole del Presidente Spacca, la realizzazione del modello di sviluppo commerciale, non solo industriale Marche, cioè quello che prevede piccoli outlet, che prevede la precedenza agli spacci artigianali, che prevede grandi strutture in certi spazi...

PRESIDENTE. Concluda, Consigliera! Grazie.

Franca ROMAGNOLI. Insomma, al di là di questo, al di là dei formalismi, che la Regione prenda in carico, anche, e concludo davvero, attraverso una vigilanza sull’attuazione di questa Sentenza, senza attendere che il Comune aspetti che il Consiglio di Stato ecc. e che perduri l’illegalità. E sopratutto che non si svolti su un tavolo, su una concertazione, su una fase due. Che possiamo chiamare Conferenza di Servizi, oppure, fin d’ora, anche tavolo informale. Un tavolo che niente vi impedisce di convocarlo dato che politicamente e sui giornali mi pare che il Presidente Spacca abbia già, di fatto, assunto in carico la questione in prima persona.
Pertanto aspetto atti consequenziali tecnici e giuridici della Regione.


Interpellanza n. 22
del Consigliere Bugaro
“Verifica iter progetto a ovest”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interpellanza n. 22 del Consigliere Bugaro. Ha la parola l’Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Rispondo volentieri a questa interpellanza perché ci dà modo di parlare di una delle infrastrutture più importanti per la nostra regione, ossia il collegamento del porto di Ancona con l’autostrada.
Come lei sa, Vicepresidente Bugaro, io all’indomani dell’insediamento della nuova Giunta mi sono interessato immediatamente a questo problema. E siamo riusciti nello scorso anno ad avere finalmente l’approvazione da parte del Cipe del progetto generale. Da lì è poi partita una procedura particolare per verificare quali e se ci fossero società e ditte disponibili a realizzare tale lavoro. Un lavoro che, come voi sapete, è totalmente a carico del futuro concessionario in project, in quanto per quest’opera non ci sono finanziamenti pubblici, l’opera verrà direttamente realizzata da chi prenderà l’appalto. E parliamo di un’opera che nel progetto generale viene valutata attorno ai 485 milioni di euro.
Dopo alcuni mesi di valutazioni - secondo me un periodo troppo lungo, ma queste sono le procedure che vigono nel nostro Paese – sono state ritenute accreditate sei società. E nel frattempo si aspettava anche l’approvazione dello schema di convenzione generale da parte del Cipe, cosa che è avvenuta lo scorso 5 maggio.
Pertanto, dopo quest’ultimo passaggio istituzionale, è ora possibile l’avvio delle procedure della gara d’appalto per l’individuazione del concessionario finale.
Stiamo adesso aspettando l’ultimo passaggio formale rispetto a questa decisione del Cipe e la pubblicazione della delibera Cipe in Gazzetta Ufficiale, che però a tutt’oggi, da quanto ci risulta, non è ancora avvenuta.
Dopodiché, Consigliere Bugaro, ci saranno i tempi che verranno assegnati a queste società per la presentazione del progetto esecutivo, che credo saranno circoscritti in almeno sei mesi. Trascorso tale periodo si andrà alla definizione del concessionario e quindi, ci auguriamo, all’avvio dei lavori.
Per cui realisticamente ritengo che un anno per queste procedure sia necessario, non vedo la possibilità, visti i precedenti, si possa fare in meno tempo. E visto anche che dal 5 maggio – che sono le cose che continuo a non comprendere – ad oggi la decisione del Cipe, ripeto, non è stata ancora pubblicata nella Gazzetta Ufficiale. Però credo che tutti noi, amici di centro, di destra e di sinistra, siamo convinti che in un Paese moderno questo non può più accadere, altrimenti ritarderemo enormemente l’esecuzione di ogni tipo di opera. Se il Cipe è approvato lo schema di convenzione nella Gazzetta ufficiale deve essere pubblicato entro quindici giorni, ma, ripeto, oggi siamo alla fine di giugno e questa pubblicazione non è ancora avvenuta.
Quindi con una simile tempistica riterrei che abbiamo ancora circa un anno di procedure prima di vedere l’avvio dei lavori.
E’ chiaro che rispetto a questa opera siamo in enorme ritardo, è un ritardo di anni, però intanto il porto di Ancona rischia di non riuscire a crescere. Io seguendo anche questo settore ho contatti quasi settimanali con il presidente dell’Autorità portuale che si sta impegnando anche per dare esecuzione ad alcuni lavori da effettuare all’interno del porto, i lavori soprattutto del molo, i lavori della banchina lineare, insomma, come lei sa, Consigliere, tutti lavori fondamentali per il porto, ma se non avremo in tempi rapidi il collegamento con l’autostrada tutto questo verrà vanificato. Perché non ci sarà l’interesse da parte degli operatori a venire in porto, né oggi possiamo spingere più di tanto a farceli venire, perché dovrebbero stare in coda più di un’ora per uscire dal porto costringendoli ad una perdita di tempo.
La realizzazione di questa infrastruttura è dunque vitale. Pertanto da parte mia e di tutto il Governo della Regione c’è il massimo impegno. Ed io lavoro sempre in collaborazione – fra Istituzioni ritengo si debba fare così – con il Governo centrale, affinché insieme potremmo spingere per fare in modo che queste procedure incredibilmente lunghe possano essere abbreviate.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Grazie, Assessore, condivido larga parte delle sue preoccupazioni. Questa è infatti un’arteria indispensabile non solo al porto di Ancona ma anche all’intermodalità dell’Italia centrale e quindi del circuito nazionale.
Siamo tutti persuasi che uno dei mali di questo nostro Paese è la burocrazia. Chi di noi ha avuto esperienze all’interno delle Istituzioni sa perfettamente quanto tempo intercorre, spesso, tra la decisione presa e la sua effettiva applicazione. Ricordo in esperienze ministeriali che c’era l’ostracismo, un Ministro prendeva con la pratica una decisione e per arrivare alla sua espulsione, se così posso dire, dal Ministero stesso passavano degli anni perché nei vari passaggi dei tavoli c’erano delle difficoltà.
Quindi ora, Assessore, la invito ad essere più energico nei confronti del Cipe, elevando una protesta precisa, in forma scritta, formale, da parte della Giunta regionale, esprimendo le preoccupazioni di un’intera comunità rispetto a una decisione presa, che ancora dal 5 maggio ad oggi deve essere pubblicata.
Mi piacerebbe conoscere nome e cognome della persona incaricata di far passare le carte, perché a un’intera comunità, non solo locale, la stessa ha arrecato due mesi di ritardo, per una cosa, appunto, che doveva essere pubblicata quanto meno la settimana dopo o al massimo quindici giorni dopo.
Inoltre, nel riferire puntualmente, magari anche alla Commissione competente, sullo stato di avanzamento della procedura di un’opera così vitale, la invito ad essere più energico nei confronti dei vari passaggi, in quanto la pressione sulla struttura non deve venire mai meno, perché ne conosciamo i mali e i difetti.
Grazie, Assessore, e buon lavoro per questo incarico.


Interpellanza n. 24
del Consigliere Cardogna
“Progetto di ampliamento del porticciolo di Baia Vallugola - Comune di Gabicce Mare - presentato da Sviluppo Marittimo s.r.l., società concessionaria della struttura. Progetto di adeguamento sulla base delle disposizioni della Conferenza dei Servizi del 31.03.2010”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interpellanza n. 24 del Consigliere Cardogna, che ha la parola per illustrarla.

Adriano CARDOGNA. La vicenda di cui si occupa l’interpellanza è della serie “puoi avere cento, ma chiedi diecimila, alla fine cinquemila li porti a casa e fai anche la parte della persona ragionevole”.
La Società di Sviluppo Marittimo Srl gestisce il porto di Vallugola posto nella omonima baia all’interno dell’area protetta del Parco regionale del Monte San Bartolo, luogo bellissimo e altrettanto fragile.
Sviluppo Marittimo Srl nel 2009 presentò un progetto di ampliamento del porto, che ha trovato subito la contrarietà di numerosi cittadini che si sono costituiti in comitato. Uno di quei comitati che ha fatto compiacere i più per la grande partecipazione democratica agli ultimi referendum, ma che immediatamente dopo tornano ad essere considerati dei disturbatori del guidatore.
Questo progetto però non ha trovato la contrarietà soltanto dei cittadini. Il primo progetto quando andò in Conferenza dei Servizi trovò anche l’opposizione della maggioranza degli enti che lì si dovevano esprimere. Poi però è successo qualcosa, che è anche oggetto dell’interpellanza e che l’interpellante ritiene abbastanza strano. La conclusione naturale era la chiusura – questo almeno a mio parere – del procedimento amministrativo con parere negativo, invece, su iniziativa del Sindaco del Comune di Gabicce, la conclusione è andata in un altro senso. Quindi è stato chiesto un progetto di adeguamento e ridimensionamento del progetto presentato.
Il nuovo progetto, a parere dell’interpellante, non è conforme all’attuale piano dei porti regionale, non è conforme al piano del Parco regionale del San Bartolo e non è compatibile con il PAI e ad altri numerosi strumenti di pianificazione. Di diverso parere sembrerebbero gli uffici regionali competenti.
Quindi la motivazione di questa interpellanza è per capire quale sia lo stato dell’arte e poi decidere eventualmente se trasformare la stessa in mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Con il DPR n. 509/1997 è stato regolamentato il procedimento per il rilascio di concessioni di beni del demanio marittimo per la realizzazione di strutture dedicate alla nautica da diporto, a norma dell’art. 20 della legge 59/1997.
L’articolo 5 definisce l’ambito di svolgimento dell’istruttoria sul progetto preliminare. La Regione, nell’ambito di tale procedimento amministrativo, è chiamata ad esprimersi sui seguenti aspetti:
- ammissibilità sotto il profilo urbanistico e pianificatorio in base alla conformità del progetto agli strumenti di pianificazione Regionale (Piano Regionale dei Porti e Piano di indirizzo territoriale);
- espressione del parere vincolante ai sensi dell’art. 14 del “Piano di gestione integrata delle aree costiere”;
- verifica relativa all’impatto ambientale (di cui all’art. 10 del DPR 12 aprile 1996);
- autorizzazione ai sensi dell’art. 7 della Legge 29/06/1939, n. 1497 ove non delegata agli enti locali.
In particolare l’art. 5 del DPR 509/97 definisce una serie di categorie di interessi pubblici, costantemente presenti sulla fascia costiera, con i quali va verificata la compatibilità del progetto, lasciando aperta la possibilità della considerazione di ulteriori interessi pubblici legati alla particolarità di determinati siti (vincoli militari, archeologici ecc.).
Rientrano in tali categorie di interessi pubblici quelli relativi ai seguenti elementi: aspetti urbanistico-edilizi e di pianificazione territoriale in genere; aspetti paesaggistici; aspetti ambientali; aspetti legati a rischi di dissesto idrogeologico; aspetti doganali; idoneità tecnica delle opere; aspetti dominicali; sicurezza della navigazione.
E’ lo stesso art. 5 a stabilire che il parere dovrà essere motivato con riferimento all’idoneità dell’iniziativa presentata a soddisfare in via combinata i seguenti interessi pubblici: valorizzazione turistica della regione; valorizzazione economica della regione; tutela del paesaggio; sicurezza della navigazione.
L’articolo 5 del DPR 509/97 disciplina, inoltre, l’applicazione della conferenza dei servizi al procedimento in questione. Vengono salvaguardate, nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento in materia paesistica ed ambientale, le competenze derivanti dalla Legge Galasso e dall’atto di indirizzo e coordinamento della VIA.
L’art. 6 del DPR 509/97 definisce le caratteristiche generali del progetto definitivo e disciplina l’applicazione della Conferenza di Servizi ex art. 14 della legge n. 241/1990 al procedimento in esame e disciplina, altresì, lo svolgimento della Conferenza di Servizi o dell’Accordo di Programma per l’esame del progetto definitivo e prevede l’inserimento, in questa fase, dell’eventuale pronuncia della compatibilità ambientale, di competenza regionale.
L’accordo di programma, consistente nel consenso unanime di tutte le Amministrazioni pubbliche interessate, è approvato con atto formale del sindaco ed è pubblicato nel bollettino ufficiale della Regione. Esso produce gli effetti dell’intesa di cui all’articolo 81, DPR 24 luglio 1977, n. 616, determinando le eventuali e conseguenti variazioni degli strumenti urbanistici e atti di pianificazione in genere e sostituendo le concessioni edilizie, sempre che vi sia l’assenso del Comune interessato.
Con nota del febbraio 2011 il Comune di Gabicce, titolare del procedimento, ha indetto per il 9 giugno scorso una seconda riunione della Conferenza dei Servizi per l’esame e la valutazione del Progetto preliminare dell’intervento di “Ristrutturazione ed ampliamento del porto Turistico esistente mediante la realizzazione di un bacino di calma idoneo alla protezione della falesia” presentato in data 29 dicembre 2010 dalla Società Sviluppo Marittimo Srl secondo le disposizioni emerse durante la prima riunione della Conferenza dei Servizi del 31 marzo 2010. La Conferenza dei Servizi è stata però in seguito rinviata a data da destinarsi.
La struttura regionale competente - PF Grandi Infrastrutture di Comunicazione, Viabilità e Demani Idrico - è titolare del procedimento di competenza regionale ed il Dirigente è chiamato a partecipare alla Conferenza dei Servizi in qualità di rappresentante di questo Ente.
Per la costruzione del parere tecnico la Struttura regionale competente acquisisce atti istruttori redatti anche da altre strutture regionali.
Solo dopo che gli uffici regionali avranno valutato tutti gli aspetti tecnici del progetto presentato sarà possibile esprimere il parere di competenza in sede di Conferenza dei Servizi, nel rispetto della normativa vigente e valutare con serenità se la proposta è effettivamente rispondente all’interesse pubblico inteso nella sua più ampia accezione.
Mi scuso per la lunghezza di questo documento, io come da mia abitudine l’avrei fatto più semplice, ma siccome non sono totalmente padrone della materia ho voluto leggerlo perché avevo paura che potesse sfuggirmi qualche particolare. Ma di fatto la cosa sostanziale, come lei avrà ben capito, Consigliere, è quest’ultima.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. L’Assessore ha dato una risposta articolata, come tra l’altro era articolata l’interpellanza. Acquisiamo la sua risposta che sicuramente è un buon manuale di procedura. La valuteremo e cercheremo di dare un contributo positivo a una discussione che riteniamo importante. Anche perché la nostra realtà amministrativa quotidianamente è ricca di questi episodi.
Si teme sempre, e purtroppo qualche volta a ragione, che i pur legittimi interessi imprenditoriali fanno sovente passare in secondo ordine altri interessi di carattere più generale. E mi piace ricordare, proprio per come abbiamo salutato gli eventi di partecipazione democratica avvenuti pochissimo tempo fa, che è un grande richiamo per tutti noi considerare nelle nostre opzioni quella dei beni comuni, di cui scuramente fa parte anche il porto di Vallugola.


Comunicazioni della Giunta regionale in merito allo smaltimento dei rifiuti della regione Campania

Mozione n. 171
del Consigliere Ricci
“Emergenza rifiuti campani”

Mozione n. 88
del Consigliere Zaffini
“Emergenza rifiuti Regione Campania”

(abbinate)

(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le comunicazioni della Giunta regionale in merito allo smaltimento dei rifiuti della regione Campania.
Ha la parola l’Assessore Donati.

Sandro DONATI. Il problema dello smaltimento dei rifiuti della Campania ha assunto di nuovo, soprattutto in queste ultime settimane, aspetti drammatici.
Non è nostro compito ricercare responsabilità che appartengono ad una storia iniziata diciassette anni fa e non ancora conclusa e che ha coinvolto, nel tempo, tutte le forze politiche che si sono alternate nell’amministrare, ai vari livelli istituzionali, quei territori, nonché i vari Governi nazionali anch’essi di diversa estrazione.
Dal 1994 ad oggi si sono alternati cinque Presidenti di Regione, tre Presidenti di Provincia, una decina di Commissari straordinari, un Sottosegretario di Governo con delega all’emergenza rifiuti.
Di fronte a situazioni come quella di Napoli possono scattare reazioni diverse: quella spiccatamente partitica dove l’aiuto va dato solo ad Amministrazioni e Governi amici e negata a quelli meno vicini; la reazione Nimby (ovunque ma non nel mio giardino); quella prettamente utilitaristica (accetto tutto purché qualcuno paghi); quella egoistica (non è un nostro problema); quella solidaristica (possiamo dare una mano a risolvere il problema). Sono tutte posizioni legittime, ma non tutte condivisibili se vogliamo essere all’altezza di una politica fatta nell’interesse del bene comune.
Sono diversi approcci ad una questione che invito tutti a volere perciò affrontare con serenità e distinguendo senza pregiudizi ruoli e responsabilità.
Vorrei precisare, come premessa, che la Regione Marche è stata coinvolta per dare un contributo al problema che si era fatto drammatico già nell’autunno scorso (fine novembre) dai Ministri dell’Ambiente Prestigiacomo e dal Ministro per i Rapporti con le Regioni on. Fitto, i quali, su sollecitazione della Regione Campania, si sono fatti promotori di una specifica seduta della Conferenza delle Regioni.
L’approccio della Regione Marche è stato improntato alla massima correttezza istituzionale e ad una leale collaborazione con il Governo e con la Regione Campania.
In nessun momento, in nessuna occasione, in nessun atto, in nessun colloquio l’essere il governo della Regione Marche di estrazione politica diversa da quello nazionale o campano ha inciso o condizionato le decisioni, e viceversa.
Un’altra premessa doverosa che nella descrizione dei fatti e dalla documentazione - che è a disposizione di ogni Consigliere, potrà essere chiesta alla mia segreteria - emergerà in modo chiaro è che la Regione Marche non ha sottoscritto alcun Accordo con la Regione Campania.
La Regione ha solo segnalato una disponibilità ad accogliere i rifiuti previa verifica delle condizioni e definizione di specifici Protocolli tecnici contenenti garanzie ambientali, di tutela della salute ed economiche (certezza sui tempi di pagamento, per esempio), tutti demandati ai territori interessati. Solo sulla base di essi si sarebbe addivenuti ad un Accordo interregionale sotto l’egida del Ministero dell’Ambiente.
I FATTI.
II 24 novembre 2010 il Ministro per i Rapporti con le Regioni, in sede di Conferenza Stato-Regioni, evidenziava la criticità esistente in Campania per lo smaltimento dei rifiuti urbani. Veniva chiesto alle Regioni di farsi carico, in misura significativa, dello smaltimento, per tre mesi, di un totale di circa 60-70.000 ton. di rifiuti urbani trattati
In tale sede l’Assessore all’Ambiente della Regione Marche dichiarava che non esistevano le condizioni per poter accogliere quantitativi di rifiuti dalla Campania in misura tale da poter contribuire in modo significativo a dare soluzione al problema senza rischiare di mettere a repentaglio I’autosufficienza locale, ma che le Marche si sarebbero comunque mosse in un’ottica di solidarietà e di concerto con le altre Regioni.
Le Regioni, per bocca Presidente Errani, chiedevano ai Ministri che la richiesta fosse comunque formalizzata dal Governo e che fosse aperto un Tavolo Tecnico con le singole Regioni.
II 29 novembre 2010, sempre in Conferenza Stato-Regioni, il Governo chiedeva perciò formalmente alle Regioni una concreta solidarietà per far fronte all’emergenza della Campania ed accoglieva l’esigenza dalle stesse prospettata di un approfondimento tecnico-operativo con ciascuna di esse.
Le Regioni, infatti, davano una disponibilità ad accogliere i rifiuti della Campania previa verifica, da effettuarsi con le singole Amministrazioni regionali, delle effettive possibilità e delle modalità di conferimento e di ogni altro aspetto tecnico-amministrativo ritenuto necessario. Il coordinamento veniva demandato al Direttore generale del Ministero dell’Ambiente.
Per inciso giova ricordare che i rifiuti urbani, ancorché trattati negli impianti di tritovagliatura e stabilizzazione (STIR) della Campania, sono sempre da classificare “urbani” a prescindere dall’attribuzione del codice che connota ogni Categoria.
I rifiuti urbani sono bacinizzati e possono essere smaltiti in altra Regione solo previo Accordo fra le Regioni.
Questa interpretazione è stata confermata di recente (31 maggio) dal TAR Lazio, che ha perciò negato la possibilità di smaltimento fuori Regione dei rifiuti urbani della Campania come “rifiuti speciali” e quindi ribadito la necessità di Accordi fra le Regioni.
Per i rifiuti speciali non vige l’obbligo di territorialità, per cui se fossero considerati tali non sarebbe necessario l’Accordo fra le Regioni ma solo fra l’Azienda che li ha trattati (lSAPNA - Società pubblica della Provincia di Napoli) ed i gestori delle discariche.
Governo e Regioni, in piena sintonia, sull’interpretazione, o meglio, sull’applicazione della norma si mossero allora per favorire questi Accordi interregionali.
Oggi la discussione politica a livello nazionale è se sia o meno opportuno un decreto specifico che consenta di derogare alla classificazione come urbani per consentire una più agevole movimentazione dei rifiuti campani come rifiuti speciali. Ma tutto ciò è estraneo alla vicenda in oggetto.
Tornando ai fatti.
Martedì 30 novembre 2010 il Ministero dell’Ambiente avviava il Tavolo tecnico con le singole Regioni e, in tale contesto, le specifiche richieste delle Marche relative alla necessità di inserire nei contenuti dell’eventuale Accordo garanzie ambientali smaltimento solo di rifiuti urbani trattati, caratterizzazione dei rifiuti in partenza da parte dell’ARPA Campania, verifica in arrivo da parte dell’ARPAM, utilizzo solo di autotrasportatori iscritti all’Albo Gestori rifiuti) ed economiche (garanzia di pagamenti in tempi rapidi e certi) accolte.
All’incontro presso la Direzione generale del MATM, per la Regione Marche, partecipava il Dirigente P.F. “Ciclo dei rifiuti e bonifiche ambientali”, dott. Piergiorgio Carrescia.
Era presente anche l’Assessore Regionale della Campania dott. Romano che evidenziava che, nella situazione di emergenza in cui si trovavano quei territori, anche contributi modesti nella quantità erano pur sempre un aiuto e potevano favorire la definizione di Accordi con altre Regioni.
Veniva redatto un Verbale (allegato 1) della riunione tecnica nel quale la decisione politica espressa dall’Assessore Donati il 29 novembre veniva tradotta segnalando:
1) la disponibilità da parte della Regione a ricevere in impianti situati sul suo territorio rifiuti CER 19 dicembre 2012 (cioè rifiuti urbani trattati) derivanti dagli stabilimenti di tritovagliatura della Regione Campania per un quantitativo massimo di circa 1.500 ton. distribuito su un periodo di circa tre mesi;
2) la necessità di prevedere idonee forme di garanzia per assicurare il tempestivo versamento dei corrispettivi dovuti agli impianti di destinazione. 3) convenendo che le attività di verifica e di monitoraggio delle operazioni sarebbero state assicurate dalle ARPA territorialmente competenti;
4) rinviando le modalità operative a specifico Accordo fra le Regioni Marche e Campania.
Il Verbale era sottoscritto anche dalla Regione Campania e dal Direttore generale del Ministero dell’Ambiente.
Si evidenzia il verbo utilizzato: “segnalare” non “impegnare”. Proprio perché era l’avvio di un percorso che per concludersi necessitava l’adesione di numerosi altri importanti e determinanti soggetti.
Nella segnalazione di disponibilità, con tutte le riserve e condizioni di cui sopra, non vi è alcun riferimento a specifici territori provinciali o a discariche.
Nelle more dell’incontro tecnico, fra il 24 ed il 30 novembre, gli Uffici avevano fatto una ricognizione di massima della situazione delle discariche e della necessità di approfondire ogni aspetto tecnico di dettaglio.
E’ opportuno ricordare che nelle Marche si producono circa 850.000 ton. di rifiuti urbani e se ne smaltiscono in discarica mediamente (triennio 2008-2010) circa 550.000 ton/anno, per cui il conferimento di 1.500 ton. è irrilevante (è appena lo 0,28% cioè meno di quanto in un giorno si conferisce in tutte le discariche delle Marche).
Perché in provincia di Pesaro? Come è stato chiesto polemicamente in questi giorni.
La situazione nelle cinque province risultava la seguente: Macerata era (ed è) senza discarica; la Provincia di Fermo si faceva (e si fa oggi ancora) carico dei rifiuti urbani di quel territorio; la Provincia di Ancona aveva chiesto di smaltire 10.000 ton. di rifiuti nelle discariche di Marche Multiservizi nel pesarese; a Relluce di Ascoli Piceno erano in corso i lavori di completamento della quinta vasca.
L’unico territorio che poteva avere capacità di accogliere i rifiuti era perciò quello di Pesaro. Infatti è con quegli Amministratori che il sottoscritto avviava immediati contatti. Dagli incontri che promuoverà la Provincia vedremo che emergerà l’irrilevanza del conferimento di 1.500 ton. di rifiuti urbani nel contesto delle complessive disponibilità locali.
Primo dato certo: nessun impegno cogente era stato assunto, ma solo segnalata una disponibilità da verificare sotto molteplici profili e da tradurre solo poi in un Accordo formale per consentire i conferimenti..
II 2 dicembre 2010 si teneva un incontro fra il sottoscritto ‘Assessore all’ambiente della Regione e quello della Provincia di Pesaro nel quale veniva illustrata la situazione e chiesta collaborazione per coinvolgere le realtà locali e cioè sia i gestori degli impianti (MMS e ASET sia i Comuni interessati). La risposta dell’Assessore Porto della Provincia di Pesaro era improntata alla massima disponibilità, subordinata, ovviamente, all’esito degli approfondimenti con i soggetti interessati.
Il 3 dicembre 2010 (prot. 744120) la Regione, alla luce di tale incontro, chiedeva perciò formalmente alla Provincia di Pesaro di confermare la disponibilità ipotizzata e “di voler verificare, con i Comuni interessati e con i gestori degli impianti, la loro disponibilità allo smaltimento dei rifiuti della Campania e le principali modalità operative (CER, quantitativi, frequenze, orari, prezzo ecc.).” (allegato 2, che troverete, come vi ho detto, nella cartellina).
II 3 dicembre 2010 la posizione della Regione Marche di disponibilità “in un contesto che coinvolgesse più Regioni e nel rispetto di ogni garanzia ambientale e finanziaria”, veniva riconfermata in sede di Conferenza Stato-Regioni dal Vice Presidente Petrini.
La posizione espressa dalla Regione era ampiamente nota, riportata sia in comunicati stampa dell’Ente sia da lanci di Agenzia ripresi dalla stampa locale (allegati 3, 4, 5). Tutto alla luce del sole.
Nei giorni successivi l’Assessore Provinciale di Pesaro e Urbino, Tarcisio Porto, comunicava al sottoscritto, in occasione di un incontro, di aver avviato, alla luce della richiesta del 3 dicembre, un Tavolo di concertazione
A testimoniare il tangibile impegno della Provincia di Pesaro, il 23 dicembre 2010 il Tavolo tecnico, promosso dalla Provincia, concludeva positivamente i propri lavori con la dichiarata disponibilità di ASET (per la discarica di Monteschiantello di Fano) e di MMS (per quella di Tavullia di Pesaro) ad accettare ciascuna, con specifiche garanzie finanziarie, ambientali e di legalità, 750 tonnellate di rifiuti.
Il Verbale della riunione (prot. 83484 del 14 gennaio 2011 è acquisito al n. 45366 del 24 gennaio 2011 del protocollo della Regione Marche (allegato 6).
Non c’era però solo un assenso del Tavolo Tecnico, la Provincia di Pesaro faceva infatti pervenire anche quello politico.
II 7 marzo 2011 l’Assessore all’Ambiente della Provincia di Pesaro e Urbino comunicava (prot. Regione Marche n. 135396 del 9 marzo 2011) che erano state compiute “le necessarie procedure, tese verificare le condizioni e i requisiti che potessero garantire il regolare conferimento dei rifiuti presso i nostri impianti di smaltimento.”
Confermava che il 23 dicembre 2010 i rappresentanti degli enti aventi in gestione le principali discariche strategiche della Provincia avevano prospettato “la più ampia disponibilità ad accettare i rifiuti generati nel corso dell’emergenza purché risultassero contestualmente rispettati i necessari requisiti quali-quantitativi richiesti dai soggetti gestori e condivisi con i nostri stessi uffici.”
Comunicava inoltre “la disponibilità a condividere e sottoscrivere formalmente quanto risulterà più articolatamente richiesto in sede di stipulazione dei protocolli d’intesa all’uopo previsti.” (allegato 7).
Acquisita dunque la disponibilità politica e tecnica locale il 14 marzo 2011 il sottoscritto rendeva comunicazione alla Giunta regionale della situazione e proponeva di dare corso alle procedure per la definizione dell’Accordo. La Giunta condivideva la proposta.
Il 22 marzo 2011 veniva così trasmessa (prot. 317/11) una bozza di Accordo alla Regione Campania e al Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino. (Allegato 8).
Piace sottolineare alcune disposizioni della bozza d’Accordo ed in particolare quelle dell’articolo 3, perché danno compiutezza dello scrupolo e dell’attenzione che è stata posta a garanzia dei territori.
I rifiuti saranno smaltiti in discariche site in provincia di Pesaro e Urbino secondo le quantità previste per ciascuna di esse nei contratti che saranno stipulati con i gestori delle discariche, previo assenso della Provincia di Pesaro e Urbino stessa, la quale potrà anche autorizzare successive modifiche dei quantitativi da smaltire nelle discariche, mantenendo comunque l’invarianza del quantitativo massimo conferibile come specificato all’art. 2. Le modalità tecniche operative, con particolare riferimento alle quantità giornaliere massime accettabili, alle giornate e orari di conferimento e a quanto non previsto nel presente Accordo, saranno definite con specifiche intese contrattuali tra i gestori degli impianti campani conferenti e civili delle discariche marchigiane di smaltimento, nel rispetto delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni e delle caratteristiche tecnologiche degli impianti. Nel caso in cui i rifiuti conferiti non dovessero risultare conformi a quanto previsto dal presente Accordo e dagli specifici contratti fra impianto conferente e discarica, i rifiuti non saranno ammessi allo smaltimento con la conseguente loro restituzione al produttore con ogni onere a carico del medesimo.
Anche sui controlli la bozza di Accordo (art. 7) era chiarissima.
Fermo cioè restando l’obbligo di controllo da parte dell’ARPA Campania sui rifiuti da conferire e dell’ARPA Marche su quelli in arrivo, la vigilanza sul rispetto del presente Accordo è affidata alle Province sedi degli impianti e delle discariche interessate dal presente Accordo.
Le Agenzie regionali per la Protezione dell’ambiente provvederanno ai controlli secondo procedure operative dalle stesse definite. In particolare gli impianti campani di conferimento dovranno produrre inizialmente ed ad ogni richiesta della discarica di smaltimento idonea documentazione tecnico-analitica rilasciata dall’ARPA Campania necessaria ad attestare che i rifiuti sottoposti al trattamento di tritovagliatura sono stati prodotti in Campania e che sono stati trattati entro le 48 ore successive alle operazioni di raccolta.
II 25 marzo 2011 la Regione Campania avanzava alcune proposte di modifica alla bozza di Accordo inviata dalla Regione Marche.
Il 28 marzo 2011 la Regione Marche (prot. 1728389) trasmetteva al Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino e all’Assessore all’ambiente le richieste di modifica della Regione Campania. (Allegato. 9)
Concludeva la lettera: “E’ parere di questa Regione che ogni aspetto, sia tecnico che economico, sia condiviso da tutti i soggetti interessati prima della formale approvazione dell’Accordo interregionale che sarebbe vanificato dall’eventuale mancata definizione dei contratti fra le parti interessate.
Si chiedeva inoltre di voler valutare quanto sopra e di dare riscontro per l’adozione degli atti da parte della Regione Marche e della Regione Campania.
In sostanza, si ribadiva che la sottoscrizione dell’Accordo era subordinata al pieno consenso delle parti interessati (gestori degli impianti ed Enti locali) espresso con specifici contratti.
Anche in questo caso si evidenzia che i destinatari della missiva erano il Presidente della Provincia di Pesaro dott. Mirco Ricci e ]’Assessore all’Ambiente dott. Tarcisio Porto, gli stessi che sulla stampa hanno dichiarato di essere all’oscuro di tutto.
Proprio per mettere a punto tutti gli aspetti tecnico-operativi e per poter dare una risposta alla richiesta del 28 marzo della Regione Marche, la Provincia di Pesaro promuoveva uno specifico incontro.
Il 20 aprile 2011 (prot. 30172 della Provincia e n. 250072 del 28 aprile 2011 della Regione Marche), l’Assessore all’Ambiente della Provincia di Pesaro e Urbino dava comunicazione della convocazione per il 9 maggio 2011 di una riunione con Marche Multiservizi, ASET, ARPA Marche, ARPA Campania e SAPNA (la società pubblica di Napoli che gestisce i rifiuti urbani per lo smaltimento) per la “definitiva configurazione dell’Accordo interregionale. (Allegato. 10)
II 20 giugno u.s. perveniva il Verbale della riunione (Allegato 11) alla quale era presente anche l’Assessore Porto e dal quale emerge “I’irrisorietà dei quantitativi di rifiuti da conferire alle discariche provinciali con riferimento alle specifiche indicazioni contenute nella bozza di Accordo regionale”. Nonché l’affermazione dell’Assessore Porto il quale, a fronte di una richiesta dell’Amministratore della SAPNA (la Società della Provincia di Napoli che gestisce gli impianti di trattamento - STIR) per quantitativi superiori alle 1.500 ton. “si dichiara disponibile a trattare l’intervento esclusivamente sulla base di una quota stabilita di 1.500 ton. e non oltre”.
Dalla riunione scaturiva la decisione di “elaborare un documento da sottoporre all’attenzione della parte politica rappresentante la Provincia di Pesaro-Urbino mediante il quale rendere perfettibile il prossimo accordo interregionale Marche-Campania”.
La Regione è dunque in attesa di una risposta formale della Provincia di Pesaro e Urbino mediante il quale rendere perfettibile l’Accordo interregionale, ovvero, alla luce delle dichiarazioni del Presidente Ricci, prendere atto che non vi sono le condizioni per definirlo compiutamente.
Da quanto sopra emerge la massima trasparenza e attenzione alle esigenze del territorio che, in ogni passaggio, ha seguito la Regione Marche sia a livello politico sia amministrativo.
E’ stato anche detto sui giornali: “perché solo le Marche?”. Ma non è così. Altre Regioni (Emilia Romagna, Lazio, Puglia, Toscana) hanno già definito Accordi per ben più rilevanti quantitativi (es. la Regione Puglia per 45.000 ton., la Toscana per 15.000, il Lazio per 1.000, l’Emilia Romagna per 5.000 ).
CONCLUSIONI.
La Regione Marche non ha sottoscritto nessun Accordo che consenta lo smaltimento dei rifiuti della Campania in impianti del proprio territorio.
La Regione Marche ha solo segnalato una disponibilità ad accogliere un limitato quantitativo di rifiuti urbani trattati, per far fronte ad una situazione di emergenza che riguarda la popolazione della Campania.
A chi ha chiesto un maggiore coinvolgimento delle Province voglio ricordare che le ragioni della ipotesi “Pesaro” sono state sopra chiaramente esposte e che nelle Marche la Regione è impegnata anche a risolvere un’altra situazione di difficoltà, fortunatamente diversa da quella di Napoli, ma che richiede anch’essa solidarietà.
La Provincia di Macerata ancora non ha discarica e grazie al coordinamento della Regione ed alla disponibilità delle Province di Fermo, Ancona e Ascoli Piceno sarà possibile garantire lo smaltimento nei prossimi mesi.
Spiace perciò constatare che mentre Amministrazioni anche di diverso colore politico, sia in passato che oggi, riescono ad essere solidali fra loro per quantitativi ben più ingenti di quelli campani, la Provincia di Pesaro e Urbino fa altre scelte.
Non vi è la possibilità, al momento, di accogliere rifiuti in discariche diverse da quelle di Pesaro; ove maturassero le condizioni con ampliamenti impiantistici e fermo restando il consenso dei territori interessati, la Regione Marche è ben disponibile a prenderne atto e attivarsi.
Un dato che comunque aiuta a comprendere la pretestuosità della polemica degli amministratori della Provincia di Pesaro è l’impatto del conferimento di 1.500 ton. di rifiuti. Qualche catastrofista sulla stampa l’ha paragonato alla possibile replica della situazione di Lampedusa. Ebbene: 1.500 ton., 750 ton. per ogni discarica, in tre mesi equivalgono a due camion a settimana, uno ogni 3-4 giorni!
Tanto per ricordare le disponibilità di altre Regioni: Puglia 45.000 ton.; Toscana 15.000; Lazio: 1.000; Emilia Romagna 5.000 ton..
Le polemiche sono sorte dopo una dichiarazione dell’Assessore regionale della Campania, Romano, che diceva che a breve sarebbero iniziati gli smaltimenti nelle Marche. Probabilmente l’Assessore non era del tutto a conoscenza dello stato dell’arte.
Polemiche e accuse, anche pesantemente personali (dall’accusa di “vaneggiare” dell’Assessore Porto a quelle di “arrampicarsi sugli specchi” del Presidente Ricci; da quella di aver fatto un “blitz” di Ceroni e Ciccioli alla “mancanza di un briciolo di dignità” di Carloni), sono sorte anche dalla notizia di una telefonata del Sindaco di Napoli al sottoscritto, una telefonata cioè fra rappresentanti delle Istituzioni, e il fatto che siano dello stesso partito è irrilevante. Di telefonate fra amministratori sono pieni i tabulati telefonici.
Il Sindaco De Magistris ha telefonato per avere informazioni sullo stato del procedimento, sollecitando una definizione, e comunque, dopo mesi, una risposta dalle Marche, auspicando che potesse essere positiva. Nulla di più.
Voglio solo ricordare che a novembre il Sindaco di Napoli non apparteneva al mio stesso partito e che l’interlocutore, anzi, gli interlocutori sono la Regione Campania ed il Ministero dell’Ambiente.
E’ combutta? E’ un blitz?
Sono perciò molto dispiaciuto che il dibattito sia sceso a quei livelli e soprattutto di gratuite accuse alla dignità della persona.
Si può non essere d’accordo acché i rifiuti dalla Campania siano smaltiti nelle Marche, ma lo si dica non mistificando i fatti e smentendo quanto è agli atti.
L’ho detto e lo ribadisco: la Regione Marche ha segnalato una disponibilità che andava concretizzata attraverso un percorso partecipato e condiviso. Quindi se questa condivisione non c’è nessun Accordo verrà firmato.
Non si venga però a dire che il percorso non è stato partecipato soprattutto da parte di chi, come la Provincia di Pesaro, ritengo meritoriamente, per mesi ha lavorato per raggiungere un obiettivo, forse poco rilevante in termini di quantità, ma estremamente importante per la qualità della solidarietà.
Dare il massimo di quello che si può dare è generosità, dare il superfluo lo è molto meno.
Non abbiamo un superfluo da dare. Potevamo dare poco, ma potevamo e dovevamo dare il massimo.
Le Marche erano nelle condizioni di aiutare non De Magistris, Cesaro, Caldoro o la Prestigiacomo, che stanno cercando di dare una soluzione, bensì la gente di Napoli che paga le colpe di una politica che in quasi venti anni non ha saputo dare risposte adeguate.
Con la sua chiusura Pesaro non punisce la Campania, non fa fare solo una pessima figura ad una Regione che ha sempre espresso grandi gesti di accoglienza e di generosità, ma volta le spalle a chi in questo momento ha bisogno di aiuto.
Se quanto letto sulla stampa verrà confermato daremo, con rammarico, notizia alla Regione Campania ed ai Ministeri interessati (Ambiente e Rapporti con le Regioni) della decisione del Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino Matteo Ricci.
Confermo la mia piena disponibilità a riferire in Aula e/o in Commissione sui successivi sviluppi della vicenda.

PRESIDENTE. Sul tema sono iscritte due mozioni, la mozione n. 171 del Consigliere Ricci “Emergenza rifiuti campani” e la mozione n. 88 del Consigliere Zaffini “Emergenza rifiuti Regione Campania”, la cui discussione viene inserita nell’ambito di questo punto all’ordine del giorno.
Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Innanzitutto ringrazio l’Assessore per la comunicazione molto ampia, articolata e molto ricca di particolari rispetto ai passaggi svolti dalla Giunta, rispetto ai rapporti con il territorio e con la Regione Campania. Quindi in gran parte, anzi, quasi totalmente la relazione dà risposta anche alla mozione da me presentata.
E’ una mozione che ho presentato qualche giorno fa e quindi ho colto con favore nel vedere che oggi all’ordine del giorno c’era iscritta questa comunicazione dell’Assessore Donati. Una comunicazione che chiarisce bene un punto importante, almeno per me, quello cioè della situazione dei siti di discarica nelle Marche.
Era per questo che avevo chiesto, non solo in questa sede, non solo attraverso una mozione, ma anche alla Giunta, di comunicare costantemente rispetto a questo tema all’Assemblea legislativa, ed anche, ripeto, in relazione allo stato degli altri siti di discarica.
Perché se noi dobbiamo esprimere quello spirito solidaristico che le Marche hanno sempre avuto anche in altre occasioni – ad esempio rispetto ai fenomeni di guerra dell’altra sponda dell’Adriatico, rispetto ai temi degli extracomunitari ecc. – è chiaro che lo si può esprimere ancor meglio se si ha una conoscenza specifica e precisa della situazione generale, in questo caso, dei siti di discarica nelle Marche. E questo è un dato che anch’io chiedevo e su cui ora l’Assessore Donati ha relazionato con chiarezza.
Ovviamente tralascio, Assessore, tutta la parte che si riferisce all’intreccio delle relazioni tra Giunta regionale e Giunta provinciale, fra lei e l’Assessore della Provincia di Pesaro Urbino, tra la Giunta e il Presidente della Provincia di Pesaro Urbino. La colgo, ne prendo atto, ma non voglio assolutamente entrare nel dirimere il vero dal falso, da chi ha ragione o torto, quelli sono atti ufficiali su cui si rende edotta l’Aula, poi ognuno prenderà le sue considerazioni, cercherà di capire tutti i passaggi e di chi ha chiarito meglio o peggio ognuno di questi.
Voglio però prendere atto di un fatto. Lei all’inizio della relazione, Assessore, ha detto che la situazione di Napoli è di nuovo esplosa, è sotto gli occhi di tutti, è un problema nazionale, non è la prima volta, ormai sono anni che andiamo dietro a questa vicenda. Però credo che nell’insieme mi pare che più di uno si sia comportato nella cosiddetta forma di “essere più realista del re”. Insomma, abbiamo forse anticipato un po’ troppo alcune decisioni, alcune disponibilità, rispetto a un quadro ancora incerto sul panorama nazionale. Perché se è vero che questo Governo è in attesa di votare un decreto – se non ho capito male, magari su questo, se vuole, l’Assessore potrà intervenire – con il quale si vuol dire se sono rifiuti speciali o rifiuti urbani e di conseguenza scegliere l’approccio al problema e definire eventuali percorsi, bèh, mi pare che sia dirimente se essere o meno disponibili, perché in un caso la disponibilità non esiste, Assessore, in quanto il percorso è obbligato, nell’altro caso occorre invece la disponibilità.
Ecco perché entro, non dico in polemica, su un punto che secondo me poi ci fa scegliere o meno un atteggiamento o un altro.
Credo che le Marche debbano dimostrare sensibilità rispetto a questo problema. Come credo che anche la Provincia di Pesaro, al di là delle questioni che colgo dagli atti che ci sono stati consegnati oggi, abbia di fatto dichiarato una non chiusura al problema dell’accoglimento dei rifiuti. Questo credo di poterlo dire, al di là del modo con cui sono state riferite le cose. E’ un atteggiamento di non chiusura che ritengo debba mantenersi. Fra l’altro il quantitativo di rifiuti che dovremmo accogliere nelle Marche è davvero marginale, perché 1.500 tonnellate rappresentano lo 0,28%, quindi è un quantitativo molto ridotto.
Però è ovvio che qualche volta in tema di rifiuti essere più realisti del re rischia di far cadere in polemica.
Su alcuni temi, come quello dei rifiuti, dell’energia, dei rigassificatori, insomma, tutti quelli che hanno a che fare con il tema ambientale, o impariamo, io per primo, per l’esperienza che ho fatto in questi anni, a ribaltare l’approccio al problema, per cui scegliere un percorso che va dal basso verso l’alto, non viceversa, come il coinvolgimento, la concertazione, la chiarezza dei progetti, la promozione dei progetti in maniera adeguata con dovuta comunicazione, oppure incorreremo sempre nelle barricate di chi si dichiara contrario. Perché se sui temi ambientali abbiamo una comunicazione inversa e ci presentiamo con una cosa che cala dall’alto faremo sempre fiasco. Ormai è dimostrato.
Anche quando alcune questioni sono di interesse generale, come nel caso dei rifiuti di Napoli, si parla di interesse di un bene comune, come diceva l’Assessore Donati.
E’ chiaro che dover discutere dei rifiuti di Napoli per vent’anni e oggi accorgerci che quella vicenda è ancora dirompente ed emergente è davvero un problema farsene carico. Però nel quadro di una solidarietà più ampia e più marcata, per i quantitativi minimi che avremo eventualmente a disposizione per il conferimento di questa portata, le Marche quel profilo di solidarietà che hanno sempre espresso credo lo possano ancora dimostrare.
Ecco perché, Assessore Donati, io aspetterei ancora qualche ora, in attesa appunto di un decreto che possa farci capire bene non solo che tipo di rifiuti avremo, se speciali o urbani, ma se davvero tutte le altre Regioni saranno coinvolte in questo atteggiamento di solidarietà. Mi pare di aver capito che nelle Marche le province che possono prendere i rifiuti sono davvero poche, se non addirittura una. Ecco allora che con un quadro più articolato, che si coglierà anche rispetto al dibattito nazionale, le Marche probabilmente potranno fare la loro parte.
Ripeto, in questa vicenda, seppur lunga mesi, forse siamo stati più realisti del re.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola l’Assessore Donati, ne ha facoltà.

Sandro DONATI. Per un quadro completo e preciso vorrei dare una situazione aggiornata sulle discariche.
La provincia di Pesaro attualmente ha cinque discariche, Tavullia, Fano, Montecalvo, Urbino, Barchi; in Provincia di Ancona c’è Corinaldo e Maiolati; in provincia di Macerata nessuna discarica; nella provincia di Fermo ci sono a Porto Sant’Elpidio, Torre San Patrizio e Fermo; in provincia di Ascoli è a Relluce.
Ci sono inoltre due discariche dove si smaltiscono solo rifiuti speciali non pericolosi, Maiolati Spontini e Cagli.
La provincia di Fermo, come ho detto prima, si sta facendo carico dello smaltimento dei rifiuti di Macerata per circa 50 mila tonnellate. Una settimana fa abbiamo fatto un incontro con le altre Province proprio per consentire lo smaltimento di ulteriori rifiuti fin quando, appunto, non risolveremo il problema della provincia di Macerata.
L’unica possibilità è pertanto quella di Pesaro Urbino. E’ una necessità dovuta proprio alla situazione delle discariche nelle Marche.

PRESIDENTE. Grazie Assessore per la precisazione. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Noi per questa solidarietà ci siamo veramente rotti le balle! Non ne possiamo più! Nella provincia di Pesaro Urbino ci siamo rotti le balle di essere considerati la pattumiera delle Marche!

PRESIDENTE. Se magari modera il linguaggio, Consigliere!

Roberto ZAFFINI. E’ una cosa vergognosa! Ma che emergenza! L’emergenza è un fatto eccezionale mentre qui c’è una costante. Io la mia mozione l’ho presentata a ottobre-novembre, ed è una mozione preventiva, la ripresenterò ogni sei mesi o magari anche prima, perché ormai questa emergenza dei rifiuti napoletani è una costante. E’ vergognoso! Qui c’è chi chiagne e fotte. Non se ne può più! Noi di rifiuti non ne vogliamo nemmeno un grammo! E’ una questione di metodo.

PRESIDENTE. Consigliere Zaffini, se riesce a parlare con un linguaggio consono all’Aula in cui ci troviamo…

Roberto ZAFFINI. Io parlo come parla il popolo!

PRESIDENTE. No, lei deve parlare con un linguaggio consono a quest’Aula! Altrimenti le tolgo la parola. Grazie.

Roberto ZAFFINI. Io parlo come parlano i cittadini!

PRESIDENTE. I cittadini non parlano così, lei li offende!

Roberto ZAFFINI. I cittadini parlano così. Nelle zone di basso borgo i cittadini parlano così, non parlano certamente come negli attici dei vip!
A parte questo, dicevo che è una questione di metodo. Si fa qui come con i tossicodipendenti, ossia si continua a dare droga ai drogati. Cioè, se noi continuiamo a recepire anche un solo grammo dei rifiuti di Napoli siamo in un certo senso conniventi di questo sistema. Un sistema che non vede mai fine. Non è più possibile. E’ una cosa ormai constatata dai fatti.
Questi rifiuti puzzano di camorra, lo sappiamo, tutti sanno dove è l’inghippo, ma nessuno ha il coraggio di metterci le mani.
Allora noi diciamo no. Diciamo no perché sappiamo che questa situazione è determinata da certi fattori che dobbiamo contrastare, però non riusciremo a farlo se saremo sempre buonisti e solidali.
Questa non è solidarietà, è solo essere conniventi con un sistema molto affine alla malavita.
Il concetto base per venirne fuori è questo, non è questione del conferimento o di quello che mette nelle discariche in un giorno la regione, questo non ci interessa, è il metodo che ci interessa, la regione Campania è il metodo che deve imparare.
Secondo voi Napoli è una città europea? E’ una città civile? No! Sappiamo tutti che girano in tre in vespa senza casco e possono fare quello che vogliono. Queste persone e chi amministra questa città bisogna comincino a capire che per stare in Italia, per stare in Europa, devono cambiare regime drasticamente. Siamo stanchi di accettare queste situazioni, non sono giuste, non hanno un comportamento civile.
Noi avevamo anche goduto nel vedere il nostro Presidente in un attimo di orgoglio paraleghista di rifiuto, ma probabilmente ci sono beghe fra di voi di cui non ne siamo a conoscenza.
E’ peraltro una questione anche di soldi. Ultimamente si diceva, lo abbiamo letto anche in un articolo, che in provincia sono arrivati dei fanghi anche dal nord, certo, ma questi fanghi sono dichiarati, attestati, creano reddito. Qui invece il problema è che questa emergenza passa per emergenza però è un’altra cosa. Se uno decide di far conferire i rifiuti per far cassa, ok, ma questo è un altro discorso.
Peraltro vorrei anche sapere se quando verranno a portarci la mondezza di Napoli arriveranno veramente anche più soldi. Io non ne sono sicuro, ma conoscendo i nostri polli sapranno probabilmente come gestirli.
Ribadisco quindi la mia mozione, che è molto dura, è molto drastica. Ossia, noi siamo assolutamente contrari, per tutto quello che rappresentano, a prendere un solo grammo dei rifiuti di Napoli.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Foschi.

Elisabetta FOSCHI. Vorrei intervenire in parte nel merito ed in parte anche nella querelle che si è sviluppata non solo sulla stampa. Ieri infatti si è svolto il Consiglio provinciale di Pesaro Urbino dove le accuse della maggioranza che governa questa Provincia nei confronti dell’Assessore Donati sono state anche ben oltre le dichiarazioni apparse sulla stampa. Ma si questo ci ritornerò dopo.
Nel merito. Qui si parla di solidarietà di una regione, le Marche, che non dovrebbe dimostrarsi chiusa alle difficoltà di una popolazione, quella napoletana, che vive una difficoltà. Però c’è da fare una considerazione. Le Marche in passato sono già state solidali, è un dato di fatto, ma c’è anche un altro aspetto che non va dimenticato. Ossia che la regione Marche – io nella fattispecie la conosco nella mia realtà, la provincia di Pesaro Urbino – è stata vittima di un sistema sbagliato di smaltimento dei rifiuti che ha portato a scandali importanti e che ha avuto, e ha ancora, conseguenze sui cittadini della nostra provincia. Conseguenze che è bene non dimenticare, anzi, andrebbero approfondite. Mi riferisco allo scandalo Arcobaleno - anche questa Assemblea legislativa aveva attivato un’indagine attraverso l’istituzione di una Commissione d’inchiesta -, allo scandalo Agroter che ha comportato il pagamento da parte di enti pubblici, compresa questa Regione e la nostra Provincia, per bonificare un sito altamente inquinato.
Allora, ecco, non esprimiamo solidarietà soltanto nei confronti di altre popolazioni, ma abbiamo l’attenzione anche nei confronti delle popolazioni che amministriamo direttamente. Questo lo dico non per precludere qualcosa ma per mettere i discorsi in chiaro.
La provincia di Pesaro Urbino ha quindi avuto già grandi difficoltà. Oggi sento dire che è quella messa meglio a livello di discariche, ma questo più che una nota di merito per questa provincia la vedo come una nota di demerito per la nostra realtà regionale. Perché sapere che a Pesaro Urbino arrivano i rifiuti anche di Ancona oppure che quelli di Macerata vanno a Fermo denota una situazione complessa e di certo non positiva per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti e immagino ancora di più per quanto riguarda la raccolta differenziata.
Penso quindi che non siamo nella condizione di ricevere questi rifiuti, tanti o pochi che siano, perché abbiamo già le nostre problematiche.
Si ricordavano prima alcune discariche. Monteschiantello era già coinvolta in parte nello scandalo Arcobaleno, quella di Barchi in toto, quella di Montecalvo non credo si debba nemmeno toccare perché è già problematica di per sé, andrebbe considerata chiusa, e quindi mi preoccupa che questa mattina si sia citata.
Dunque oggi, in questa fase, ritengo non siamo nella condizione di poter essere solidali. Anche perché, come ricordava il collega Zaffini, questa più che un’emergenza è una situazione ormai di ordinaria amministrazione. L’abbiamo visto, c’è una fase in cui la città viene ripulita poi mano a mano si ritrova ad avere cumuli di immondizia e serve qualcuno che li prelevi per portarli altrove.
Certo, il perdurare di questa condizione non può andare avanti. E allora chiedo anche che le responsabilità in oltre dieci anni di cattiva gestione del problema vengano individuate e che qualcuno paghi per questa situazione. Mi sembra davvero un paese ridicolo quello che continua ad amministrare il problema in questa maniera.
Vado alla querelle. Io proprio all’indomani delle dichiarazioni del mio Presidente Matteo Ricci, che attribuiva ogni responsabilità alla Regione, ho avuto modo di dimostrare che la Provincia, come stamattina ricordava anche l’Assessore Donati, che la disponibilità l’aveva dichiarata, l’ha messa per iscritto in un comitato tecnico che si è svolto soltanto i primi di maggio, dunque molto recentemente. E ieri si è detto chiaramente alla Provincia che queste decisioni devono essere comunicate. Bisogna siano coinvolti tutti. Non ritengo opportuno sia solo l’Assessore oppure solo il Presidente – non è che il Presidente non fosse a conoscenza delle dichiarazioni che l’Assessore faceva, se fosse stato vero questo a quel punto sarebbe stato meglio ne chiedesse le dimissioni –. Le decisioni devono essere comunicate e condivise.
Oggi giustamente il Capogruppo del Partito Democratico chiede sia data comunicazione all’Assemblea legislativa delle decisioni che la Regione intende assumere, allora quanto meno anche in Provincia occorreva seguire questa metodologia, ossia, informare, comunicare ed eventualmente condividere un percorso.
A Pesaro è invece successo che il Presidente della Provincia prima ha dichiarato la propria disponibilità a ricevere 1.500 tonnellate di rifiuti dalla Campania, poi però si è visto il formarsi di polemiche sia da parte dell’opposizione ma soprattutto da parte dei cittadini che sono stanchi di questa situazione, per cui ha avuto paura e quindi ha fatto retromarcia. Oggi però sono in grado di dire che ne farà un’altra. Ieri pomeriggio nel corso del Consiglio in Provincia il Presidente Ricci, quello cioè che aveva dichiarato “mai rifiuti nella mia provincia” ha cominciato a dire “se qualche condizione cambia va bene, sono disponibile”. Quindi noi abbiamo un Presidente di Provincia che prima dice sì, poi dice no, attacca la Regione, fa un po’ il primo della classe, poi probabilmente tra domani e dopodomani dirà “e va bene, adesso sono cambiate le condizioni, li prendiamo”.
Però questi teatrini della politica non piacciono ai cittadini e in più non servono a nulla.
Concludo dichiarando, per i motivi che ho detto in premessa, per quello che è stato il recente passato della nostra provincia, che non siamo in condizione di ricevere questi rifiuti. Il fatto che i responsabili delle discariche dicano che c’è lo spazio, è un conto, mentre la decisione politica deve fare altre valutazioni. Ossia quelle che considerano il fatto che abbiamo davvero già dato e che in questa fase ci sono altre regioni e altre province che potranno esprimere la loro solidarietà.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Signori Consiglieri, non voglio aggiungere altro su ciò che attiene il problema della ricaduta pesarese, lascio ai colleghi di quel territorio intervenire su questi aspetti, ma credo che sia opportuno fare insieme un piccolo esercizio riflessivo su ciò che ci sta dimostrando questo episodio.
I rifiuti della Campania in larga parte penso siano tutti indiferrenziati, da discarica, sono tutti rifiuti diciamo cattivi. E vorrei anche ricordare che la regione Marche, per cultura dei cittadini, per tenore di vita, potrebbe essere una delle prime regioni d’Italia per il ciclo integrato dei rifiuti. Potremmo cioè raggiungere tranquillamente quel 65% se ci fosse un ciclo integrato dei rifiuti (Regione, Province, Comuni, cittadini) che però funzioni diversamente.
La nostra regione in questi anni ha visto i Comuni affrontare la sfida moderna del porta a porta, della differenziata, però poi ha visto Regione e Province rimanere arroccate sul concetto delle discariche.
Quindi da un lato una fuga in modernità, dall’altro la conservazione del peggior modo di affrontare l’implemento della raccolta differenziata.
Qualcuno di voi potrebbe obiettare dicendo: “ma che c’entra tutto questo con l’aspetto dei rifiuti della Campania?” C’entra e come!
Noi in questi anni avremmo dovuto potenziare il ciclo integrato dei rifiuti lavorando in maniera sistematica sulla differenziata, sugli impianti di trattamento e compostaggio, e avremmo anche dovuto affrontare serenamente la questione sulla termovalorizzazione. Potete dunque capire che fare solidarietà ricevendo rifiuti cattivi, cioè indifferenziati, ossia quei rifiuti che non si possono trattare, che non fanno business, che non sono riciclabili, ecc., ecc., sarebbe stato più facile.
Io peraltro non so come andrà a finire questa storia. Qui il centro-sinistra fa, come al solito, la grande confusione della lotta e di governo, perché dove governa cerca di invocare l’aiuto governativo, poi a livello nazionale contesta al Governo un’inefficienza quando lo stesso voleva intervenire sulla Campania dove era invece palese che erano le istituzioni locali a bloccarsi... (…) No, la Lega semmai è l’aspetto terminale di un processo, perché a fronte di due anni persi capisco poi che chi fa della battaglia nordista...perché, insomma, ricordiamoci a onor di cronaca una cosa, e noi marchigiani su questo non dobbiamo fare finta di niente. Ossia, il Nord Italia sul ciclo integrato dei rifiuti non solo è avanti ma ha anche raggiunto il 65%. Tra un po’ vedremo cioè cittadini della Brianza che non dovranno pagare più né la Tarsu né la tariffa integrata ambientale. E anche noi a questo patrimonio potremmo arrivarci per cultura, per abitanti, per una situazione territoriale tutto sommato non drammatica da gestire. Allora, chiedo, perché non ci arriviamo? E’ proprio questa la riflessione che dobbiamo fare in questa Assemblea legislativa regionale.
Vorrei ricordare che il nostro Gruppo ha depositato per primo la nuova legge per il rinnovo delle autorità d’Ambito. E so che l’Assessore ne ha depositata una a nome della Giunta. Allora la mia preghiera è di velocizzare al massimo l’iter di questa legge, perché prima decidiamo chi è che deve fare gli impianti di trattamento e compostaggio e dove e prima probabilmente otterremmo dei risultati.
E le Province? Io vengo da un territorio in cui la Provincia ha sprecato tempo e denaro, due autorità d’Ambito, progetti con doppioni di consorzi, ecc.. E vorrei ricordare che un impianto di trattamento e compostaggio per funzionare deve avere una buona massa critica di rifiuti, perché hanno dei costi. Quando io vado a rivendere plastica, carta, ecc., non ci sono grandi margini. Quindi soltanto un aumento di massa critica può far sì che questi impianti possano essere economicamente sostenibili.
Quando nelle Marche arriveremo al punto dove ogni provincia avrà il suo impianto di trattamento e compostaggio di tutti i rifiuti riciclati. Quando finalmente capiremo che il residuo indifferenziato non gestibile e quella piccola parte di organico residuo è meno inquinante liquidarlo con un termovalorizzatore rispetto all’apertura di nuove discariche. Allora sì che potremo arrivare a quel 65%. E allora ecco che una regione, senza tanti incidenti diplomatici istituzionali, potrà anche fare solidarietà. Perché se una regione comincia a liberare quel 20% di robaccia che finisce nelle nostre discariche è ovvio che poi si potrà anche permettere dei gesti in avanti.
Qual è allora la morale della favola? Io non volevo fare un intervento saccente, però visto che queste sono anche nostre competenze e che siamo noi che decidiamo la calendarizzazione, prima facciamo la legge che ripristina l’ordine della filiera e prima le Province danno pieno mandato. Quindi faccio una provocazione e concludo. Nelle Marche abbiamo già un piccolo termovalorizzatore, venne fatto con normative precedenti, è quello del Consmari di Macerata. Quindi non è un caso che a Macerata le discariche non le vuole nessuno, è perché si sono abituati a gestire i rifiuti diversamente. Allora andiamo ad implementarlo. Facciamolo diventare il termovalorizzatore della regione Marche. In modo tale che anche lì con una massa critica sufficiente ci siano dei risultati.
La critica che mi sento di fare all’Assessore, a prescindere dagli aspetti relativi al ricevimento del pesarese, è questa. Noi del PdL siamo stati i primi a depositare la legge, poi lei ha reagito e quindi ha predisposto quella di Giunta, bene, allora cerchiamo in Commissione il prima possibile di fare un buon testo di legge. Facciamo ripartire la macchina perché già sono scaduti i termini e siamo in ritardo. Cerchiamo sopratutto di portare una Regione che come qualità del marchigiano tende al centro nord – non a caso la Lega Nord, tanto per fare un esempio politico, inizia a prendere voti –. Insomma, il marchigiano può agganciarsi alla qualità dell’economia del nord, però dobbiamo capire che noi su queste cose non stiamo aiutando le imprese, non stiamo aiutando i cittadini. Quando andremo fino in fondo e raggiungeremo il 65% allora sì che potremo fare solidarietà. Invece oggi, diciamoci la verità, siamo ancora una volta una regione di serie B in balia degli eventi delle regioni di serie A. Questo però è responsabilità più vostra che nostra.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Eusebi.

Paolo EUSEBI. Preliminarmente voglio ringraziare l’Assessore Donati per la comunicazione approfondita e per il chiarimento in merito alla segnalazione di disponibilità del sito di discarica nella provincia di Pesaro Urbino. Credo che tale chiarimento possa chiudere quello che è da considerare un caso di carenza di comunicazione istituzionale.
Ritengo che la politica abbia il dovere di affrontare con estrema serietà, senza ripicche, posizioni ideologiche o altre impuntature, un problema reale che da Napoli – lo vediamo tutti i giorni – coinvolge tutto il Paese.
E credo che in una situazione come questa la prima parola da mettere in cima ad un elenco di parole chiave sia proprio “solidarietà”; qualcuno qui l’ha letta in termini negativi, ma venendo da certe ideologie penso che questo valorizzi ancora di più la parola solidarietà.
Una solidarietà istituzionale si traduce in solidarietà verso i nostri fratelli napoletani. E la Regione Marche non si è mai tirata indietro nei momenti di richieste di solidarietà nazionali, dimostrando così di essere una regione di serie A e non di serie B. Semmai è il Governo che recentemente si è dimostrato poco solidale riguardo i problemi delle Marche relativi all’alluvione, ma questo è un altro discorso.
Sono certo che la nostra Regione farà il proprio dovere e le Province individuate faranno, in base alle disponibilità, il loro.
Ciò che accade oggi a Napoli è incredibile. E’ in atto da parte del Governo nazionale, poi a cascata da parte della Regione, una “discarica delle responsabilità”. Tra l’altro - qui qualcuno diceva che a pensare male si fa peccato ma spesso ci si indovina -, oltre a tutto il resto, c’è anche una congiuntura contro il nuovo Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, senza però pensare che per fare un dispetto politico a De Magistris si recano danni incalcolabili ad una città e ai suoi abitanti. A meno che non sia scientificamente una punizione per quelle tragiche e sciagurate recenti scelte elettorali!
Napoli produce circa 1.250 tonnellate di rifiuti al giorno ed oggi ha un’autosufficienza per circa 150/200 tonnellate. Quindi è chiaro che necessita di un aiuto.
Il discorso che faceva il collega Zinni è intelligentissimo e giusto ma non oggi.
In una situazione che già i numeri descrivono e che ancor meglio descrivono le immagini della TV, dove gli autocompattatori debbono lavorare scortati dalla polizia e dove quotidianamente nascono numerosissimi incendi dolosi sui cumuli dei rifiuti, fa comprendere che c’è un disegno che sicuramente non è finalizzato a risolvere il problema rifiuti.
E’ chiaro che il Governo nazionale ha delle enormi responsabilità, in primis perché ad oggi non ha ancora licenziato il decreto che consente lo smaltimento dei rifiuti in altre regioni, inoltre non lo fa perché sul tema c’è una spaccatura profondissima con la Lega che secondo me sulla vicenda tiene un comportamento inaccettabile. Io tra l’altro alla Lega vorrei ricordare che circa dieci anni fa quando vi fu emergenza rifiuti a Milano le altre Regioni si attivarono subito per accogliere i rifiuti, consentendo il superamento dell’emergenza. E ricordo anche quanto le discariche della camorra siano piene dei rifiuti della Padania. E lo dico non tanto in senso geografico quanto sopratutto in senso culturale.
Voglio inoltre fare un breve inciso da rivolgere al simpaticissimo collega Zaffini. Una piccola bugia posso anche capirla, ma non ci dica che è stato preveggente nella presentazione della mozione, perché la mozione l’ha presentata qualche giorno dopo che era apparsa sui giornali la segnalazione di disponibilità della Regione. Comunque tutto ci sta, se gli serve per fare campagna elettorale accettiamo anche questo.
Riprendendo il discorso. Forti responsabilità le ha anche il Presidente della Regione Campania Caldoro, tra l’altro indagato dalla Procura di Napoli per non aver attivato le discariche nelle altre province della regione allo scopo di fronteggiare l’emergenza. Ed oggi, invece di assumersi le proprie responsabilità, dice di volersi tirar fuori dai Tavoli istituzionali e punta il dito contro il Governo, che è il suo Governo, e i Comuni, la camorra, Pinocchio. Bèh, allora, non lo so!
Comportamenti come quello del Governo, purtroppo ancora ostaggio della Lega e delle strane cose della Regione Campania, sono irresponsabili. A Napoli, peraltro, non c’è solo il problema del turismo, una città bellissima che viene deturpata nell’immagine, ma c’è anche un reale rischio ambientale. Autorevolissimi tecnici del National Istitute for Healt degli Stati Uniti commentando la situazione rifiuti a Napoli hanno affermato che i fumi derivanti dai roghi dei rifiuti sono altamente tossici. E tutti sappiamo quanti roghi e con quale matematica precisione vengono accesi contemporaneamente nelle strade di Napoli.
In tutto questo c’è dunque una forte responsabilità della camorra, che guadagna sulla crisi, sull’emergenza. Alla camorra interessa che il sistema non funzioni. Ma noi non saremo suoi complici.
Napoli sembra impegnata a fare la sua parte, la Campania faccia la sua, come pure la faccia il Governo, poi anche tutte le altre Regioni, Marche comprese, faranno la loro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Io ho ascoltato l’articolata relazione, o meglio, l’informativa che ha proposto l’Assessore Donati su “Smaltimento rifiuti della regione Campania in discarica delle Marche”.
Ritengo che il problema di Napoli sia di carattere nazionale. E l’Assessore Donati, puntuale come pochi, asserisce che “la Regione Marche non ha sottoscritto nessun accordo con la Regione Campania”. Quindi ha segnalato una disponibilità solo sulla base di, ecc., ecc..
I latini dicono – noi spesso lo dimentichiamo per non conoscenza della lingua latina, seppure sarebbe più semplice dire per ignoranza – pecunia non olet. Voglio dire che siamo di fronte all’affare del secolo che muove le economie locali, a prescindere dal rapporto di forza – e per forza intendo maggioranza e quindi governo – di chi paventa questa diversità, o meglio ancora, non omogeneità istituzionale elettiva e quindi i vari consigli regionali, comunali e provinciali.
Faccio ora un’osservazione sulla Regione Marche. Caro Assessore, le dico molto onestamente che lei sta facendo quello che deve fare un assessore, cerca cioè di dare una risposta ad un problema.
Gli interventi sono variegati, molto spesso dipendono dalla conoscenza del vero problema, e non che ne parliamo solo perché oggi siamo in Assemblea legislativa dove io faccio il mio inteventino. E di sapientini io ne ho sentiti tanti, quelli cioè che fanno la politica delle vergini dai candidi manti, e tutti sappiamo come finisce. Il turpiloquio molto padano del Consigliere del sud dell’Emilia Romagna è molto simile alla teatralità rossiniana, e quindi a quella interpretazione che dà la Provincia di Pesaro, che dimentica gli ospedali riuniti, che dimentica il teatro della felicità, che dimentica e dimentica, poi su questo problema dice: “alt, ne va dei cittadini marchigiani”. Non me ne vogliano coloro che facilmente fanno proselitismo sugli allarmi.
E qui vado alla barzelletta del nucleare. Le propongo una cosa, Assessore, perché lei ne ha l’intelligenza e la capacità, ossia, una proposta di legge della Giunta che dica no all’approvvigionamento di energia dai paesi produttori di nucleare, cioè la famosa schicchera nucleare. Noi dipendiamo, noi siamo un paese a scarsa produttività, non abbiamo energie e materie prime, possiamo solo far fronte con un 80% di spesa effettiva all’approvvigionamento delle nostre industrie.
Ripeto, facciamo una proposta di legge regionale – penso saranno d’accordo con me anche i Consiglieri Binci e Bucciarelli - che dica che le Marche rifiutano l’approvvigionamento energetico dai paesi che producono energia con il nucleare. E’ stato fatto un referendum e si è detto “no al nucleare”, ma abbiamo dimenticato che la Francia, l’Austria, la Svizzera e mi auguro che non avvenga anche in Serbia perché altrimenti saremo veramente al.
Non possiamo neanche dire no ai termovalorizzatori. E allora dico a lei e al Consigliere Perazzoli, che pensavo intervenisse, che mi sto divertendo a vedere la formazione del bando di Piceno Ambiente. Guarda caso qualcuno qui ha parlato di Consmari di Macerata. Ed io sto vedendo – vigili, Assessore, perché la costringerò a farlo – che cosa significa fare quell’assetto, quando amministrazioni diverse politicamente, chi di qua e chi di là pecunia non olet, guarda caso, operano in quella direzione.
Perché vede, Assessore Donati, prendo spunto proprio da lei, qualche giorno fa il Presidente Solazzi, interpretando alla grande il ruolo di Presidente – e mi scuso anche con l’Assemblea legislativa – mi ha costretto a chiedere le video registrazioni delle sedute assembleari, ed è sempre per quel concetto delle vergini dai candidi manti, ma questo è un altro film di cui parleremo in seguito.
Torno ad un aspetto che qualcuno ha portato qui in maniera pittoresca. Non esistono rifiuti docg (denominazione di origine controllata garantita). I rifiuti della città di Napoli sono atavici. Il problema è nazionale. E’ nazionale! Riguarda ognuno di noi in quanto cittadino italiano. E non me ne voglia il cittadino padano, padania 1 e padania 2, anche loro diversi nell’interpretazione di ciò che è a’ munnezza.
Il Consigliere Eusebi parlava di Caldoro, parlava del Governo. Ma poi dimentichiamo la Jervolino, dimentichiamo Bassolino, ino, ino! Che hanno poco da fare con Fano che finisce con…ecc. ecc..

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Consigliere Trenta!

Umberto TRENTA. Quindi, amici miei, la teatralità rossiniana alla quale mi riferisco e che tante volte mi costa cara. Eh, sì, è giusto, Vicepresidente Bugaro, lei come il grillo parlante ogni tanto mi tira l’orecchio ma l’ironia è più forte di me.

PRESIDENTE. Ne abbiamo coscienza!

Umberto TRENTA. E io ne pago le colpe, ma tiremm innanz direbbero i napoletani!
Quindi, dicevo, così come posto dall’Assessore a me non ha suscitato ilarità, però sinceramente mi ha fatto male vedere tanta acredine nei suoi confronti, Assessore. Ma penso sia un problema interno all’Italia dei Valori. Ingenuamente quel simpaticone di De Magistris - che ho visto un po’ ingrassato, forse saranno le esalazioni della munnezza di Napoli! – ha sparato una boutade di berlusconiana maniera, ha detto: “in cinque giorni libero…”. Ma che liberi! Quando c’era tana libera tutti eravamo bambini, uno contava fino a ventotto, ventinove, trenta e poi dovevi cercare i tuoi compagni di gioco.
Qui noi siamo di fronte non ai rifiuti della camorra, ma potrebbero anche essere i rifiuti della camorra. Lei dice bene. Tempi certi e certezza sui pagamenti.
Ora parlo al livello provinciale. Visto che siamo bravi a fare i bandi per far rispondere solo quell’azienda - che, ripeto, parlando con il politichese, non le risposte si, no, forse, ma anche la quarta risposta, quello che ci conviene si fa - vi dico vigiliamo, ed io vigilerò. Da oggi forse avete perso un Consigliere estroverso per trovarne uno un po’ diverso, cioè in quella parte che riesce più facile, quella di essere mirato nelle cose per far male.
E questo riguarda anche l’80% di quelle risorse che dovrebbero non farci dimenticare mai l’80 della sanità e di quelle esalazioni a Napoli. In quelle trasmissioni come Report, Anno Zero, insomma, in quelle che piacciono tanto a voi si sparla solo di Berlusconi, ma questo nelle cose ci sta, però non nella maniera in cui ne parla Eusebi, ossia, iniziamo a guardare l’orticello nostro, il giardino nostro, no è degli altri, la solidarietà pelosa ecc. ecc..
In questa diversificazione nord e sud, Assessore all’ambiente della Regione Marche, c’è il nord delle Marche compreso ed sud delle Marche non escluso, mi auguro. Per il sud delle Marche e il nord dell’Abruzzo siamo sei Consiglieri regionali, di cui due Assessori, l’Assessore al Piceno senza una lira Canzian, sempre arrampicatore sugli specchi – Assessore Canzian, sto parlando di lei, sempre in termini ottimi. Mi ascolta? – e l’Assessore Donati. Poi c’è anche il Consigliere Perazzoli con il quale scambierò qualche idea su… (…) no, la fantasanità cameliana non la tocco perché se andiamo nella fantamunnezza potremmo trovarci male! Dicevo che anche per il Consigliere Perazzoli ho un affettuoso messaggino da dare, noi vigileremo.
A me non interessa la diversità, perché dalla diversità c’è l’unità, e non c’è solidità senza quell’unità. L’unità è il principio, Assessore. E parlo a lei perché è una brava ed onesta persona. Però si faccia una domanda: perché Spacca ha scelto Donati come Assessore all’ambiente? Se l’è fatta mai questa domanda? Perché lei è competente? E’ competente di mondezza? Assessore Donati, io la conosco bene, lei è un valente avvocato, però nessuno di noi può parlare di rifiuti in termini scientifici.
Quindi facciamo una proposta, un termovalorizzatore che ci dia energia. Troviamo i modi, gli scienziati, il Cnr, coinvolgiamo tutti, ma non le coscienze pelose, tanto meno la facile illusione che si dà ai nostri amministrati quando si paventa loro il rischio del nucleare, il rischio delle esalazioni, ecc., ecc.. Però di quei bambini di Napoli, che non sono diversi dai nostri bambini, facciamo finta di niente solo perché si paventa che a Pesaro ci possa essere questa che dovrebbe essere un nostro dovere civico.
I signori che hanno fatto quegli interventi quasi volevano vederlo crocifiggere, Assessore, mentre io dico che lei è lì perché è una brava persona, è una persona onesta, e la mia non vuole essere una difesa d’ufficio, tanto meno la difesa di un amico, bensì è la difesa di una persona corretta, è l’appoggio pieno a una persona corretta che sta portando avanti in maniera pulita così come ha esposto. Perché se lei intende riferire in Aula riferirà sempre cose esatte distanti dalla munnezza. E la munnezza vera non è quella che noi produciamo come produttori di immondizie, è una cosa diversa, è quella priva di valori.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Signor Presidente, colleghi Consiglieri. A me piacerebbe che si usasse un linguaggio degno dell’Istituzione che rappresentiamo, ma sopratutto in rispetto ai cittadini che dimostrano sempre un elevato civismo.
Io non ritorno sulle cose che sono state dette dal Consigliere Zaffini, ne voglio riprendere solo una che a me sembra molto grave. Sue parole testuali: “questi rifiuti puzzano di camorra ma nessuno ha il coraggio di metterci le mani”. Bene, Consigliere, lo faccia allora il Ministero degli interni. Non è possibile che chi sta al governo del Paese poi assuma qui queste posizioni demagogiche e populiste. Perché siamo di fronte ad una situazione allucinante, ad una emergenza nazionale, per cui serve l’impegno di tutto il Paese nei suoi diversi livelli. Con un ruolo fondamentale del Governo si garantisca almeno un passaggio di carattere istituzionale.
Ma, ripeto, l’impegno è di tutto il Paese, perché si ha a che fare con la salute dei cittadini, si ha a che fare con l’immagine non soltanto della città di Napoli, della Campania, ma anche dell’Italia nel mondo.
Credo però, perché non voglio chiudere gli occhi, non l’ho mai fatto, che la Regione Campania, la Provincia di Napoli, il Comune di Napoli debbano approntare un piano che dia finalmente risposte strutturali e definitive al problema dello smaltimento dei rifiuti urbani. La politica in quei territori è stata incapace di essere credibile.
Quindi, se questo è il quadro, credo che anche noi nelle Marche dobbiamo fare la nostra parte.
L’assunzione di responsabilità per raccogliere straordinariamente i rifiuti di Napoli deve essere collettiva.
La mozione presentata dal nostro Capogruppo in modo serio e cauto risponde a questo bisogno quando sostiene di mantenere un atteggiamento solidaristico, come è tradizione della nostra Regione, volto a contribuire in maniera sostenibile alla soluzione del problema insieme alle altre Regioni italiane.
Rispetto a questa incomprensione, a questo incidente che c’è stato tra la nostra Regione e la Provincia di Pesaro Urbino, sono dispiaciuto perché conosco le persone, conosco l’Assessore Donati, conosco il Presidente Ricci. E sono dispiaciuto anche perché conosco alcuni funzionari e dirigenti della Regione che seguono questo settore, li conosco per il rigore, per la capacità, per l’etica e per posizioni anche rigide.
Credo allora che questa cosa vada chiusa e che debba invece prevalere il ragionamento, come scrive il nostro Capogruppo, dell’atteggiamento solidaristico.
Ci sono poi altre questioni, le discariche nelle Marche, la politica dei rifiuti nella nostra regione, ne parlava anche il Consigliere Zinni.
Noi intanto abbiamo approvato una leggina alcuni mesi fa, che per la verità lui non ha condiviso – lo dico per amor di verità – per dare una risposta a un territorio rispetto al problema. Certo, non significa nulla rispetto al ragionamento generale che sto per fare. Ma il ragionamento generale rispetto alla Regione Marche mi fa dire che siamo in presenza di impianti di trattamento meccanico biologico ad Ascoli Piceno, a Fermo, a Macerata - molti di voi conoscono meglio di me l’impianto di trattamento e compostaggio del Consmari –. Nella provincia di Ancona a Corinaldo c’è un moderno impianto di compostaggio, come c’è compostaggio di qualità a Maiolati Spuntini. E la Regione Marche negli anni non ha più investito negli impianti di smaltimento discarica, da molto tempo investe su questi impianti e sulla raccolta differenziata.
Quindi sinceramente non capisco i riferimenti che vengono fatti rispetto alla politica dei rifiuti nella nostra regione.
E’ stata presentata da parte della Giunta – ma questo non sta a me dirlo, lo dirà l’Assessore – una proposta che presto sarà sottoposta all’esame della IV Commissione, e per quanto ci riguarda cercheremo di fare in fretta la nostra parte.
Quindi questo è il quadro. Si parla di sprechi che hanno toccato le Province e di ritardi, ma io sinceramente non ne conosco. Potrei anche citare che accanto al rigore che ha caratterizzato le nostre Province nella gestione dei rifiuti, in alcuni casi ci siamo avvalsi, come è stato per la provincia di Ancona, anche della collaborazione preziosissima del primo comandante del NOE (Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri), proprio perché da sempre si è cercato di coniugare capacità tecnica e scientifica, etica politica, ma anche rigore amministrativo.
Queste cose non le avrei dette, ma visto che sono stati fatti dei riferimenti rispetto alla gestione dei rifiuti nelle Marche mi sono sentito in dovere di dirle.
Per quanto riguarda il resto, invece, credo debba prevalere solidarietà e serietà.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Presidente, non so se lei prima ha sentito il collega Trenta. Io sono nato a cento metri dalla casa di Rossini e a trecento dal Teatro Rossini, ma penso di aver forse un centesimo della verve poetica del collega Trenta.
A parte questo modo di salutare il collega, che ha fatto un intervento per niente banale, volevo ringraziare l’Assessore Donati per la corposa, brillante e lucida fotografia e riassunto di tutta la questione.
Quello che ha detto l’Assessore Donati è comunque centrato sull’aspetto che stiamo vivendo, non è che con un intervento del genere si possa riassumere e illustrare in maniera compiuta la galassia rifiuti. Per far questo non basterebbe un giorno intero.
Quindi anch’io non voglio fare l’errore, come qualcuno ha fatto in buona fede, anche se poi ha detto cose condivisibile e sane, di parlare della galassia rifiuti. Qui bisogna solo dire: diciamo sì a un atto di solidarietà verso la regione Campania, che consiste nel ritiro di soltanto 1.500 tonnellate di rifiuti, oppure diciamo no?
Prima ne abbiamo sentite dire molte, allora bisognerebbe metterle in fila e poi trarre le conclusioni.
Chi dice che “neanche un grammo da fuori regione” forse non sa che abitualmente nella regione Marche entrano rifiuti da altre realtà, però su quelli nessuno apre bocca.
Chi dice che “neanche un grammo da fuori regione” forse non sa che abitualmente il nostro modello di sviluppo industriale ecc. produce obbligatoriamente rifiuti speciali pericolosi.
Nel riassunto che ha fatto l’Assessore Donati sul tipo di impianti che abbiamo nelle Marche non sarà sfuggito ai più che non abbiamo un impianto di smaltimento di rifiuti speciali pericolosi.
Stamattina, mentre noi stiamo qui a parlare, le industrie di Pesaro, di Ancona, di Macerata, di Fermo e di Ascoli che producono – e ce ne sono a iosa – rifiuti pericolosi poi devono smaltirli fuori regione. E sapete dove vanno? La maggior parte in Campania.
La Campania si è anche presa in passato, ma recentissimo passato, dei rifiuti della Agroter – un Consigliere ha citato l’inchiesta - , un impianto che avrebbe dovuto gestire rifiuti puliti, per utilizzare una terminologia alla Zinni, e che invece puliti non erano, e quando l’inchiesta scoprì che quei rifiuti provenienti da fuori regione e gestiti nelle Marche erano un concentrato di metalli e quindi di pericolosità, sapete che fine hanno fatto? Sono andati in Campania a riempire l’elenco delle inchieste venute alla ribalta recentemente in televisione con il programma televisivo di Fazio, con tutto quello che è stato il mondo dei rifiuti in Campania, Caserta Napoli, ecc..
Se dunque la solidarietà che la Regione Marche può esprimere alla Regione Campania si limita a 1.500 tonnellate, che per tradurle in maniera più comprensibile ai meno addetti ai lavori si tratta di 50 camion, io non mi tiro indietro, e penso di non calpestare i diritti e gli interessi dei cittadini marchigiani.
E non va dimenticata neppure la brillante posizione che ha tenuto il Sindaco di Napoli di fronte a questa problematica ciclopica. Lui ha detto basta a piani finanziari straordinari, qui ci vuole un decreto. E forse è stato il primo Sindaco che ha detto no ai soldi, sì alle regole. Non è una cosa da poco.
Mi pare pertanto sia una solidarietà data a buon fine, perché lì oggi, rispetto a un problema atavico che ha investito politica di centro-destra e politica di centro-sinistra, è arrivato qualcuno, non certo da solo ma con tutta la collegialità degli organi locali, che ha voglia di affrontare il problema alla radice.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carloni.

Mirco CARLONI. Ribadisco alcune cose che già ha accennato il Consigliere Acacia Scarpetti che però un po’ timidamente non ha completato, allora vorrei farlo io, ed essendo consigliere di minoranza penso di poterlo fare più serenamente di quanto può farlo lui.
Nella nostra provincia, Assessore, su questo tema siamo un po’ piccati. Dopo tante mancate risposte in materia di trasporti, di porti, di scogliere mancate, ecc., accorgersi che esiste la provincia di Pesaro Urbino solo quando è ora di portarci i rifiuti ci fa arrabbiare. Ma non è tutta colpa sua, tutt’altro. Questa vicenda, infatti, ci dà la possibilità finalmente di aprire un velo, che oggi voglio dire con grande tranquillità.
Il Consigliere Acacia ha già affrontato questo tema, però lei deve sapere, Assessore, che nella provincia di Pesaro sulla gestione dei rifiuti un po’ di ambiguità c’è. Noi abbiamo 90 mila tonnellate di fanghi industriali che sono stati portati a Cagli portando a fine vita una discarica.
Controllavo ora la legge che dà competenza alla Regione di verifica sul rispetto degli accordi per l’utilizzo delle discariche, per cui la invito, visto che parliamo di questo tema, a verificare se è vero che la discarica di Tavullia dovrà ricevere circa 100 mila tonnellate di rifiuti industriali.
Quindi abbiamo 90 mila tonnellate di fanghi industriali su Cagli e 100 mila su Pesaro.
Allora questo fa sì che sui rifiuti la nostra provincia comincia ad essere un po’ stanca. Soprattutto per come è stata gestita la SIS srl portata quasi al fallimento e poi salvata da Marche Multiservizi, o per come è stata gestita negli anni Natura srl anche questa portata a fallimento.
Per cui su questa materia se lei ha ricevuto una risposta forte e molto arrabbiata è perché siamo veramente stanchi, Assessore.
Inoltre c’è anche da verificare se sono più pericolosi i fanghi industriali o i rifiuti urbani, con i quali si è deciso politicamente di far morire le nostre discariche. L’unica discarica funzionante, che positivamente ha un fine vita molto lontano e anche un accantonamento per la chiusura, è quella di Monteschiantello. Pertanto se su questa si cominciano a puntare gli occhi di altri interessi fuori regione la cosa ci preoccupa molto.
E’ evidente che oggi le 1.500 tonnellate non sono un dramma, ma sono comunque l’apertura di una strada, ovvero quella di consegnare una discarica ben tenuta nel territorio e che in passato non ha permesso alla speculazione di entrare e di diventare il punto di riferimento di altri interessi. Non voglio parlare di camorra, è una cosa che non ci compete, però sapere che dopo aver rovinato quasi tutte le discariche della provincia di Pesaro Urbino adesso questo sistema ha messo gli occhi su quella di Monteschiantello ci fa molto arrabbiare.
Pertanto la pregherei, Assessore, visto che lei, come ha detto anche il Consigliere Trenta, è una persona corretta nei comportamenti, fino ad oggi in Aula lo è stato sempre, di verificare se tutte queste cose che ho detto corrispondono a verità e soprattutto se gli accordi di programma con la Regione prevedevano l’utilizzo delle nostre discariche con i fanghi e i rifiuti industriali provenienti da altre regioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. È stato detto molto ed in parte condivido anche le riflessioni dei colleghi che non sono della mia parte, perché sicuramente animati da buona volontà, non da demagogia, semmai vittime della demagogia. Quindi apprezzo il ragionamento che è stato fatto sia dall’Assessore che dai colleghi di maggioranza. Come pure condivido tutto quello che hanno detto i colleghi del PdL.
Però so che domani – e questo non dipende dalla scrupolosità dell’Ansa, e cito l’Ansa perché è l’unico giornalista qui presente – si parlerà solo della frase del Consigliere Zaffini e non di tutto il resto. Perché i giornalisti - che qui oggi non ci sono - elaborano autonomamente con il solito sistema delle valutazioni che vanno oltre questo dibattito, come avviene sempre, la realtà fuori viene dipinta in modo diverso.
Non vi preoccupate, me la prendo io la responsabilità di valutare quello che dicono i giornalisti nella nostra regione, soprattutto quelli della carta stampata, non vi preoccupate, non voglio farvene carico, lo dice Francesco Massi.
Volevo dire, Assessore, che ci dovremmo mettere d’accordo su un metodo: energia, ambiente, smaltimenti, servizi pubblici locali.
E’ inutile parlare del Governo, il problema è un altro – lo dico ai colleghi di maggioranza, lo dico al collega Giancarli che apprezzo per il solito scrupolo con cui affronta i problemi -.
Io sono testimone di quello che è avvenuto con il Consmari in provincia di Macerata. Cito questo episodio solo per far capire, tra l’altro a questa persona mi lega anche un affetto particolare, però i colleghi maceratesi se lo ricorderanno. C’era l’on. Calzolaio che a seconda di chi governava il Consmari una volta si incatenava al cancello del Consmari se appunto era uno di centro-destra e dieci giorni dopo se cambiavano le giunte o gli amministratori il Consmari, secondo appunto Calzolaio, profumava. Siamo stati abituati a questo, purtroppo.
Avete un sacco di problemi sui servizi pubblici locali dopo il referendum, con Era e altre società, ma perché, purtroppo, la demagogia domina. Io non dico che non ne sia vittima anche il centro-destra, ma purtroppo lo è anche il centro-sinistra, e gravemente lo è in una Regione e in un Comune dove quel centro-sinistra ha governato per decenni.
Qui avrei voluto sentire un coro unanime di sdegno riguardo al fatto che il Governatore della Campania viene indagato per epidemia colposa, una cosa che mette a pubblico dominio mondiale questo Paese. Però nessuno l’ha detto.
Come nessuno ha parlato quando la discarica di Tolentino per una frana è stata sequestrata dalla Magistratura e poi per dodici anni sono stati conferiti rifiuti su ordinanza di un giudice presso una discarica privata. Se l’avesse fatto il pubblico, o qualcuno di noi, sarebbe stato indagato immediatamente.
Per cui a quella demagogia in questo Paese vanno soggetti sia Magistratura che politici, sicuramente di ogni colore. Però quando si prendono certe posizioni è bene che ognuno di noi, per la parte che svolge in una piccola Assemblea legislativa regionale, metta le carte in tavola.
Ma so anche che il centro-sinistra è molto bravo a cavalcare le suggestioni, a capitalizzarle con quella macchina organizzativa che in questa Regione, e lo dico con ammirazione, non con invidia, riesce a mettere a frutto in ogni campagna elettorale.
Il 6 luglio verranno qui quelli che sono contrari al rigassificatore, però noi dovremmo smettere di prenderci in giro. Dovremmo parlare di rigassificatore e centrale turbogas, Assessore, se non vogliamo prendere in giro la gente che verrà qui. Si dovrebbe dire che la Giunta, l’amministrazione che attualmente governa, è d’accordo per l’uno e per l’altro. Per noi invece non ci sono problemi, l’abbiamo sempre detto, siamo per il rigassificatore e per la centrale, con tutte le garanzie, con tutta la sorveglianza, anzi, con una scrupolosa, rigorosa e severa sorveglianza del pubblico. Mettere foglie di fico come il fatto che la Regione partecipa alla società del rigassificatore, è ridicolo. Ora per controllare le cose la Regione entra dentro le società! Allora perché non entra dentro il Consmari? Esce dall’Acom in provincia di Macerata, non la compra, non compra le quote della provincia.
Ho fatto forse una carrellata troppo rapida e confusionaria, ma, ripeto - la stampa non c’è, i cittadini neanche, quindi siamo tra addetti ai lavori -, mettete le carte in tavola.
Sui termovalorizzatori le sfilate da sinistra. Mi dispiace dirlo. In Campania fu complice anche qualcuno della Chiesa, perché il mio adorato vescovo Riboldi fece la rivolta contro il termovalorizzatore. Quindi anche la Chiesa in questo momento non è indenne da demagogia. Poi ci chiediamo perché non ci stanno i termovalorizzatori!
Bisogna prendersi qualche responsabilità, forse lo dico perché sto alla terza legislatura e non ho nulla da perdere. Se serve utilizzatemi. Se fa demagogia lo posso dire anche al mio Governo, sono pronto a dirglielo, sapete bene che se serviva io la mia parte contro-governativa l’ho fatta. Quindi non ho alcun problema. Però qua dentro mettiamoci d’accordo su discariche, ciclo integrato dei rifiuti, energia e quindi questione rigassificatore, Api, centrale turbogas. Su cosa volete fare sui servizi pubblici locali dopo che vi siete incastrati da soli con i referendum, sui quali avete tirato fuori pure padre Alex Zanotelli che parla dell’acqua in Africa. Ripeto, siete veramente straordinari, neanche Silvan riuscirebbe in certe manipolazioni, ve lo dico con ammirazione.
E lo dico agli amici della sinistra, quelli che sono all’opposizione, lo dico a quelli che sono ambientalisti dentro, nei confronti dei quali ho piena stima, giustamente loro reclamano che ci deve stare la chiarezza.
Ecco, cosa dire inoltre di un Sindaco – e non conta che ora è dell’IdV, poteva essere del PD, forse poteva anche essere del PdL – che dice in campagna elettorale “io me ne infischio del Governo e in cinque giorni ripulisco Napoli”? Come si chiama un sindaco così, non so, ditemi voi! Perché un sindaco equilibrato anche in campagna elettorale dovrebbe dire: “confido nelle mie capacità, penso di essere più bravo degli altri – è anche giusto dirlo – però collaborerò il giorno dopo con tutti”. Adesso, che dopo cinque giorni i rifiuti stanno ancora lì e si sono moltiplicati, si dice che è colpa del Governo.
Bisogna allora che ci mettiamo d’accordo su quello che è demagogia e serietà.
Possiamo farlo oggi visto che è un momento propizio, perché, ripeto, non c’è la stampa e non c’è il pubblico, che invece nei prossimi giorni arriverà.
Ci sono proposte sul ciclo integrato dei rifiuti per vedere chi deve comandare e prendersi le responsabilità, allora facciamo, caro Assessore, almeno un patto tra noi sulla serietà delle procedure e dei contenuti. Poi andremo a parlare anche dei vitalizi, dei tagli, di tutto quello che volete, ma credo che nei confronti dei cittadini sia ora che anche su questo mettiamo sul tavolo le nostre posizioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. In passato c’era una cultura popolare in cui i figli del popolo anziché cullarsi in un plebeismo fastidioso cercavano sempre di studiare, anche attraverso sacrifici, per emanciparsi. Dunque senza crogiolarsi in atteggiamenti come quelli che vengono usati anche in questa sede da forze politiche per nascondere spesso le proprie nudità politiche, che non funzionano più o comunque non bastano più.
Io credo che tutta questa polemica - molti di noi hanno fatto gli amministratori -. nasca da una risibile quantità che però poi diventa un problema grande perché viviamo in una fase in cui sembriamo impazziti. Ha ragione il Consigliere Massi, il senso di responsabilità non è più in noi, su ogni cosa siamo capaci di dire tutto e il contrario di tutto.
Qui parliamo di 1.500 tonnellate, che sono meno di quello che Napoli produce in un giorno. Però parliamo di Napoli perché Napoli fa scena, perché poi nei paesi vicini a questa città la situazione è uguale, anzi, è peggio.
Mi sono informato con precisione, 1.500 tonnellate sono un centinaio di compattatori. Quindi, ripeto, parliamo di una quantità minima, che però dà la possibilità alla Lega di fare il casino per nascondere le proprie nudità politiche, le divisioni che hanno. Ma che in passato bastavano. Oggi non basta più. Non basta più a nessuno se non saremo capaci di dare risposte.
Si dice che non è una emergenza, è vero, è purtroppo una situazione a cui ormai da tanti anni ci si è arrivati proprio per una diseducazione storica dei cittadini, per una irresponsabilità dei cittadini, per malgoverno di chi ha governato Comune, Provincia, Regione e Stato. Un mix di demagogia e di fuga dalle responsabilità, ognuno per la propria parte, dove qualcuno sta pagando ma qualcuno ancora no.
Oggi però un fatto nuovo c’è, viva Dio! C’è un cambio di amministrazione. Seppure, intendiamoci, sia un sindaco che io non amo, perché è esattamente il contrario di come la penso io, mi pare troppo vicino a Masaniello, infatti alcune uscite vanno in quella direzione. Però, visto che una città come Napoli avrebbe bisogno di normalità e di regole da far rispettare, almeno pare stia approntando un programma che punta finalmente sulla raccolta differenziata e, appunto, su regole rispettate.
Per cui a questo punto cosa dovrebbe fare una classe dirigente di un Paese? Deve incoraggiare, deve sostenere questo tentativo, non buttarlo in propaganda ognuno per propri fini. Ad esempio la Lega oggi dice no perché vuole dividere, vuole nascondere le divisioni interne, il fallimento della propria politica. A pensare poi che città della Lega come Brescia prendono i rifiuti dalla Svizzera o da altre parti.
Quindi, ripeto, cerchiamo di incoraggiare questo nuovo tentativo, non possiamo dire, come ha detto il Consigliere Zinni: “sì, però prima dobbiamo sistemare le nostre cose nostre”. Quei cittadini hanno bisogno oggi, non domani o dopo domani, per poter ripartire hanno bisogno subito di questo aiuto.
Dobbiamo tra l’altro tenere conto che per gli stranieri Napoli è l’Italia. Quando vieni dall’estero 300 chilometri non significano nulla. Quindi la città di Napoli è una tra le immagine più forti e significative del nostro Paese. Sicché noi abbiamo anche bisogno di aiutare questa situazione.
Dunque occorrono regole in primo luogo per chi governa quella città e quella regione. Dobbiamo smetterla di agitare i problemi anziché andare a risolverli. In tutti noi dovrebbe prevalere quello spirito riformista di chi le questioni le affronta. Invece oggi ogni volta ci tocca vedere lo scarto, ossia quello scarto che c’è, ad esempio sulla questione energia, tra le cose che diciamo quando parliamo di alcuni argomenti o quando parliamo di altri, oppure lo scarto tra quello che diciamo magari in questa sede o in altre sedi e quello che diciamo o facciamo nel territorio, dove contro cavalchiamo tutti i movimenti.
Insomma, se in questo nostro Paese non ci impegniamo a mettere un po’ di coerenza rispetto alle cose che diciamo o facciamo, saremo destinati alla paralisi. Certo, è più facile mettersi contro che fare ed assumersi la responsabilità.
Però, attenzione, le ultime vicende, a partire dal referendum, dimostrano che i cittadini, soprattutto i giovani, cominciano a vedere al di là di quello che dicono le forze politiche. Per cui dovremmo ragionale anche su questo.
Pertanto, per concludere, ritengo che l’Assessore abbia fatto bene non solo la relazione, ma anche nell’atteggiamento, per il fatto che qualche cosa di sbagliato sia stato fatto da altri. In ogni caso dobbiamo accelerare per fare una discussione e assumere decisioni in tempi abbastanza rapidi per un programma di interventi e realizzazioni che ci permetta di gestire in modo tranquillo - come del resto è la nostra regione per dimensioni demografica e territoriale - la politica dei rifiuti per i prossimi trent’anni.
Noi non avremo mai una situazione come quella napoletana perché non ne abbiamo le condizioni demografiche, però, attenzione, le discariche stanno per finire, le discariche non dureranno in eterno. Per cui se non mettiamo in piedi un modello, un programma per questo secolo (per il 2100) potremo andare in crisi anche noi. Anche in passato ci sono stati dei momenti di crisi, a metà degli anni novanta, ovvero quando le miriadi di piccole discariche sono andate in crisi, abbiamo avuto situazioni difficili, però le piccole dimensioni ci hanno aiutato a superarle.
Quindi oggi ritengo che fra qualche anno, se non interveniamo rapidamente ad ammodernare la nostra organizzazione, potremo trovarci in quelle stesse difficili condizioni.

PRESIDENTE. Bene, si chiude qui il dibattito sulla comunicazione della Giunta.
Ora quindi passerei alla votazione degli atti, ovvero delle due mozioni e della proposta di risoluzione, nel frattempo pervenuta, presentata in merito alle comunicazioni dell’Assessore.
Iniziamo con la risoluzione a firma del Consigliere Zinni:
Oggetto: Proposta di risoluzione in merito alle comunicazioni dell’Assessore Donati in materia di smaltimento dei rifiuti della regione Campania.
Udite le comunicazioni dell’Assessore Donati;
Ravvisata la necessità di ottimizzare il ciclo integrato dei rifiuti nella regione Marche attraverso un quadro organico normativo;
L’Assemblea legislativa delle Marche impegna le Commissioni competenti a velocizzare la calendarizzazione delle proposte di legge n. 78 e n. 109, rispettivamente ad iniziativa dei Consiglieri del Gruppo Popolo della Libertà la prima e della Giunta regionale la seconda, al fine del loro esame in Assemblea entro il mese di ottobre.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zinni, ne ha facoltà.

Giovanni ZINNI. E’ per spiegare cosa dice questa proposta di risoluzione. Noi abbiamo depositate due proposte di legge sul riordino delle autorità d’ambito. Un compito che spetta alle Regioni, è loro attribuito dalla normativa nazionale. Sono già scaduti i termini, quindi questo è il primo passo per ricominciare la riorganizzazione complessiva del ciclo integrato dei rifiuti, che poi, come sapete, riguarda anche altri enti.
Pertanto l’impegno è quello di dare subito un segnale di operatività affinché la Regione Marche possa affrontare i testi di legge entro il mese di ottobre.
È un impegno politico che propongo all’Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Fiancarli, ne ha facoltà.

Enzo GIANCARLI. Pur apprezzando quest’attenzione ritengo di non dover accogliere tale risoluzione. Perché, come dicevo nel mio intervento, quando c’è stata una proposta su questo tema in quindici giorni abbiamo licenziato il testo per l’Aula, e l’abbiamo fatto su tutti i provvedimenti che ci sono arrivati.
Quindi credo che nei tempi potremmo andare anche prima di quelli che vengono scritti in questa risoluzione.
La proposta è arrivata per cui non c’è nulla di fermo, ora dobbiamo nominare i relatori, insomma, ci sarà un lavoro come sempre serio, dinamico e veloce della Commissione.
Pertanto questa risoluzione mi sembra non incoraggi bensì voglia far notare un qualcosa di diverso.

PRESIDENTE. Proposta di risoluzione. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Pongo in votazione la mozione n. 88 a firma del Consigliere Zaffini.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Passiamo alla mozione n. 171 del Consigliere Ricci, su cui sono stati presentati i seguenti due emendamenti.
Emendamento a firma dello stesso Consigliere Ricci:
Nel dispositivo alla fine aggiungere il seguente capoverso: “Invita il Governo nazionale a garantire comunque, attraverso il decreto che sta per emanare, un ruolo al sistema delle Autonomie locali prevedendo, altresì, un’assunzione di responsabilità da parte di tutti i territori regionali commisurata alle proprie capacità.”.

Emendamento a firma del Consigliere Eusebi:
L’ultimo capoverso viene sostituito dal seguente: “proseguire nel coinvolgimento delle Province marchigiane, coordinandone il contributo che devono assumere.”.
Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Per spiegare le ragioni del mio emendamento alla mozione. Qualora il Governo abbia il coraggio di votare il decreto, qualora la Lega lo voti, ovvero che qualcuno lo ritiri per evitare di votarlo, in ogni caso questo decreto potrebbe anche dire che i rifiuti sono speciali e quindi scavalcare il sistema delle autonomie locali nelle scelte e nella collaborazione in modo che poi si attivino rapporti fra aziende di smaltimento. Allora questo emendamento invita il Governo a fare in modo che qualunque appunto sia il decreto lo stesso contenga anche l’obbligo di ascoltare gli enti locali anche per i rifiuti speciali. Quindi che non venga mai meno il sistema degli enti locali a partire dalla Regione, le Province e i Comuni.
Rispetto invece all’emendamento del Consigliere Eusebi, in realtà quell’ultimo capoverso si potrebbe anche cancellare. L’Assessore Donati rispetto al coinvolgimento delle Province ha già riferito e ha anche detto che alcune Province possono eventualmente ricevere ed altre no. Ma è evidente che anche le Province che possono ricevere potranno negare l’intesa, non accogliere. Però, al di là di questo, anche mantenendo l’emendamento così com’è, il senso non cambia. Perché, ripeto, il quadro che ha riferito l’Assessore Donati è chiarissimo, però anche se la Provincia che potrà ricevere i rifiuti alla fine potrebbe negare l’intesa, tu il coinvolgimento comunque lo devi avere.
Insomma, potremo lasciarlo o meno, non cambia nulla.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Consigliere Binci, ne ha facoltà.

Massimo BINCI. Non sono intervenuto nella discussione generale sulle comunicazioni dell’Assessore, quindi ora voglio esprimere la solidarietà sia mia che di Sinistra Ecologia e Libertà rispetto a questa situazione. Una situazione che si accinge a fronteggiare, come ha detto il Consigliere Perazzoli, anche il nuovo Sindaco di Napoli, che appunto sembra mettere grandi energie in questa battaglia. Una battaglia, però, che deve essere anche dei cittadini, che, pertanto, si devono attivare.
E secondo me anche la solidarietà delle altre regioni può essere motivo per i cittadini per andare verso una buona gestione dei rifiuti, una gestione che li veda collaborare per quanto riguarda la raccolta differenziata, per mantenere pulita la città, come pure nel prevenire o comunque controllare in qualche modo le infiltrazioni camorristiche su questo settore, che appunto sembra ci siano. E’ vero infatti che i rifiuti puzzano di camorra, come è stato detto provocatoriamente, quindi proprio per questo serve la solidarietà tra le regioni per liberare i cittadini di Napoli dal ricatto della camorra. Un ricatto oltretutto portato avanti con quegli incendi che conseguentemente producono gravi effetti negativi per le emissioni di diossina che si sprigionano e così via.
Quindi Sinistra Ecologia e Libertà delle Marche condivide questo impegno da parte della Giunta.

PRESIDENTE. Emendamento del Consigliere Eusebi. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento del Consigliere Ricci. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Mozione n. 171, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge regionale n. 94
della Giunta regionale
“Ulteriori modifiche alla legge regionale 1° giugno 1999, n. 17 - Costituzione Società regionale di sviluppo”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 94 ad iniziativa della Giunta regionale.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Le modifiche che andiamo ad apportare servono per rafforzare il ruolo della SVIM, al fine di favorire lo sviluppo socio-economico del territorio regionale mediante l’ampliamento dell’oggetto sociale della società medesima, ma nel contempo introducendo un maggior controllo da parte della Giunta regionale e dell’Assemblea legislativa tramite la Commissione, in particolare sull’efficacia, efficienza ed economicità dell’attività della società medesima.
Le modifiche inserite nell’ambito di un inquadramento normativo di riferimento che è mutato, per quanto concerne le società in house, si basano sull’esperienza progettuale maturata da SVIM per rilanciare e ridefinire l’attività societaria attraverso la gestione strategica del sistema delle partecipate, in una logica di attrazione del valore verso il sistema produttivo locale marchigiano; la SVIM, quindi, dovrebbe diventare struttura più leggera e flessibile e avere la capacità di interfacciarsi con gli operatori internazionali del credito, della ricerca e innovazione per cogliere le opportunità di investimento per il territorio marchigiano.
In una prima fase il piano d’impresa della SVIM dovrebbe prevedere la scrematura delle attività progettuali seguite fino ad ora, in un percorso di sostenibilità dei crescenti oneri finanziari, ma soprattutto in un’ottica di valorizzazione delle strategie regionali di sviluppo. Viene anche previsto il rafforzamento delle attività progettuali nell’ambito dei network di consulenza nazionali ed internazionali interessati alle Marche.
In una fase successiva viene prevista la possibilità di operare ai sensi dell’art. 106 del T.U. legge bancaria, nel divenire centro di raccordo, ma anche di propulsione e attuazione dell’attività finanziaria a favore delle PMI, anche per cercare di evitare le crisi di settore o aziendali e favorire la riconversione produttiva; l’attivazione di partnership internazionali (si pensi ai fondi di investimento, al network di tecnologie, ai consorzi di commercializzazione).
Infine, l’art. 5 contiene tutte le disposizioni necessarie per garantire l’attuazione delle nuove disposizioni introdotte dalla legge e l’operatività della SVIM durante il periodo di transizione.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Marinelli.

Erminio MARINELLI. Certamente per parlare della SVIM l’orario delle ore 13,45 non è dei migliori. La SVIM non è una cosetta da poco. Ma capisco che dobbiamo adattarci quindi non la porterò per le lunghe.
La SVIM, come sapete, è la società di sviluppo della Regione Marche istituita con la legge regionale del 1999. Poi ci sono stati ulteriori passaggi in Assemblea. Dal 2005 questa società è stata amministrata da un amministratore unico con la partecipazione completa della Regione. – però, per favore, vi chiedo un po’ d’attenzione, perché l’argomento è molto interessante, in cinque minuti vorrei farvi capire la potenza della SVIM, quello che può fare, ed illustravi le ulteriori modifiche apportate con questa legge -.
Chiaramente l’oggetto attuale è diverso da quello che voteremo fra poco. Adesso si parla di realizzare interventi della Giunta, progettare, acquisire altre partecipate, si parla di un controllo da parte della Regione sulle dieci società nella quale la SVIM ha delle quote partecipative. Sono dieci, dal 100% della Scam allo 0,37% della Rete Marche, Interporto, Meccano, Tecnomarche, ecc.. Quindi è una potenza economica non indifferente, è un braccio operativo dell’Esecutivo.
Sono pienamente d’accordo su questo modo in house di gestire l’attività economica del territorio, attraverso progetti nazionali e internazionali, dando forza alle risorse interne, ma la preoccupazione è che a queste linee generali si assommano compiti sempre più onerosi e importanti.
Nelle linee generali di questa proposta di legge c’è un rilancio dell’attività attraverso la gestione, come dicevo poc’anzi, delle partecipate. Inoltre vi è un centro di accordo di propulsione dell’attività promossa dalla Regione, ma il fulcro è soprattutto nell’oggetto sociale.
Certamente non parlo dell’articolo 2, basta leggere la legge e vedere le numerose cose che deve fare la SVIM, sono veramente copiose, importanti, difficili, però sono anche redditizie.
Accanto a tante altre cose che vengono sancite con forza vi è l’attivazione di ogni forma di finanza innovativa, utile al reperimento delle risorse necessarie alla crescita delle imprese marchigiane. Quindi interviene anche una risorsa economica che prima era sottaciuta.
Che dire sulle considerazioni politiche? Io ricordo che nel momento in cui si insediò questa assise il Presidente Spacca parlò di un pacchetto superfluo, parlò cioè della necessità di tagliare, di accorpare o azzerare Ato, Erap, Ersu, Assam, Svim, Ars, Erf, e chi più ne ha più ne metta. Qualcosa è stato fatto, tipo l’Erf, ma ad esempio l’Assam non solo non è stato soppresso ma paghiamo 270 mila euro d’affitto. C’era una delibera con cui si sopprimeva l’Agenzia sanitaria regionale, ma questo non è stato fatto, anzi, sono state create tredici nuove posizioni dirigenziali per una spesa di 1 milione e 600 mila euro all’anno.
Quindi da una parte si dice di tagliare il superfluo poi dall’altra non si fa; ed io ciò che sto dicendo lo dico in base a delibere non certo a numeri inventati.
Pertanto in una situazione del genere vedo di buon occhio questo rafforzamento della SVIM, però con dei sé e con dei ma, ossia con delle preoccupazioni.
Perché dico questo? L’Assemblea legislativa verrebbe svuotata nel suo ruolo se il programma che la SVIM sottopone alla Giunta non facesse un passaggio in Aula. Allora qui devo ringraziare la sensibilità e la capacità del Presidente della terza Commissione Badiali, che insieme agli altri membri, Acacia Scarpetti, Traversini, Perazzoli, Foschi, Ciriaci, ha fatto presente che non è possibile che tutta questa enorme mole di lavoro, che corrisponde a milioni di euro, non venga considerata dalla parte politica ma solo dalla Giunta.
Sono quindi sono stati approvati degli emendamenti affinché accanto alla Giunta ci sia l’interesse e il parere da parte della terza Commissione. Non poteva essere diversamente. La parte politica deve sapere, deve conoscere, deve intervenire. Ed io parlo di parte politica, non di minoranza. Certamente la minoranza ha un ruolo di controllo, ma io mi sento parte integrante di quella parte politica, quindi voglio poter dire la mia sul negativo ma anche in maniera costruttiva su un contenitore che sta diventando sempre più grande.
Dunque, ripeto, sono stati accolti alcuni emendamenti in questo senso.
Inoltre nell’atto vi erano anche delle considerazioni bizzarre, ad esempio era previsto un silenzio-assenso sul programma delle attività della SVIM. Cioè la SVIM presentava il suo programma e passato un certo periodo c’era il silenzio-assenso della Giunta. E’ inammissibile. Non è possibile che la Giunta non si sforzi neppure di fare un atto. Però fortunatamente non è stato accettato e quindi ci sarà una delibera di Giunta che sancirà quanto detto prima.
Inoltre ci sarà un controllo rigoroso da parte dell’Esecutivo. Non può essere diversamente. Ma qual è la preoccupazione? In questo periodo di difficoltà economica ogni giorno leggiamo sui giornali che bisogna tagliare a più non posso, sia orizzontalmente che trasversalmente, però qui lo si è fatto in un modo poco intelligente, eliminando il consiglio di amministrazione, con la conseguenza, però, che poi non ci potrà essere neppure un minimo di controllo - il consiglio di amministrazione non è tagliato con questa legge, era già stato fatto nel 2005 -. Secondo me, invece, un consiglio di amministrazione composto di persone responsabili e a costo zero potrebbe dare una garanzia ben diversa rispetto a un amministratore unico nominato tra i dirigenti, validissimi, dall’Esecutivo.
Quindi penso che questa legge non possa essere lodata nella sua interezza. Certo, la minoranza ha il presidente dei revisori dei conti, ma un conto è vedere la giustezza dei conti e un conto è controllare gli indirizzi politici.
Ho l’impressione che sia un contenitore sempre più grande, dove collocare personale che forse non trova posto nell’ambito della Regione, dove affidare incarichi e consulenze che fanno fatica ad entrare nella via principale.
Ma questa è una mia considerazione che lascio all’Aula. Io credo che la SVIM debba svolgere questo ruolo in maniera più decisa, più incisiva e determinata, però poi non c’è un’azione di controllo della politica, e di questo ne sono rammaricato.

PRESIDENTE. Bene. Direi di passare alla votazione dell’articolato di questa proposta di legge…(…) Come, Consigliere Trenta? (…) Sì, prego.

Umberto TRENTA. Chiedevo, Presidente, se la discussione è aperta.

PRESIDENTE. A dire la verità non è aperta, è chiusa.

Umberto TRENTA. E’ chiusa, a posto.

PRESIDENTE. No, no, Consigliere, non è chiusa, pardon. La discussione è aperta. Dopo lo svolgimento delle relazioni di maggioranza e minoranza solitamente si deve intervenire, però non avendo visto nessuno che ne faceva richiesta ed il tempo era pressante, ho ritenuto di passare alla votazione.
Ma se lei vuole intervenire, Consigliere Trenta, lo può sicuramente fare.

Umberto TRENTA. No, no, Presidente, la ringrazio, a posto così.

PRESIDENTE. Bene. Allora andiamo alla votazione. Ho capito bene? Ok.
Pongo in votazione l’articolo 01. Dichiaro aperta la votazione…(…) Però, Consiglieri, fatelo in modo un po’ più evidente! Prego gli uffici di annullare l’avvio della votazione. C’è una richiesta timida di intervenire che non avevo preso in considerazione. Prego, Consigliere Binci, parli pure.

Massimo BINCI. Non penso ci sia bisogno di violenza per richiedere di intervenire, Presidente!

PRESIDENTE. No, probabilmente c’è anche un calo di attenzione da parte della Presidenza.

Massimo BINCI. Comunque, mi scusi, Presidente. Vado al mio intervento.
Io non sono convinto di questa modifica. Ovvero, la SVIM ha già compiti di progettazione, quindi secondo me l’allargamento per entrare nel sistema del credito, l’attrazione di investimenti e di finanziamenti internazionali essendo questioni complicate andrebbero gestite direttamente dall’Assessorato. Dietro questo, infatti, c’è una rilevanza e una responsabilità politica molto forte che non possiamo coprire, cioè non possiamo coprire con quello che una volta era il parere tecnico. Una volta, infatti, la politica aveva il parere tecnico, ora invece si costituisce addirittura una società tecnica che interviene sull’attrazione di capitali e addirittura sui finanziamenti.
Siamo appena usciti da cinque anni di disastri creati dalle strutture finanziarie, dalle speculazioni finanziarie, quindi non mi sembra il caso di incaricare una società di questo genere. Una società che per il momento è molto leggera e sicuramente anche poco strutturata in questa direzione ma anche in altri campi. E’ una società che per il momento fa azioni specifiche, non mi sembra sia una struttura di innovazione e ricerca né sul campo della pubblica amministrazione né su quello dell’economia.
Quindi questa società o viene strutturalmente rivista e posta in qualche modo alle dipendenze dell’Assessorato, un po’ come si sta pensando di fare per l’ARS, o magari alla base posta una struttura volta alla programmazione economica da qui ai prossimi quindici anni, e allora sì. Ovvero, se sarà una società legata a un momento di pianificazione di lungo termine, poi interventi di questa portata sarebbero auspicabili da parte dell’ente Regione, che però si dovrebbero configurare all’interno di una strategia di programmazione e all’interno di un progetto di lungo periodo, sempre però in capo all’Assemblea legislativa.
Invece qui a me sembra che si creino una serie di competenze che coprono le responsabilità della Giunta. Per esempio alla lettera d) dell’articolo 2 c’è scritto “la gestione delle partecipazioni acquisite ai sensi della presente legge o la gestione, su incarico della Giunta regionale, delle partecipazioni della Regione in società o enti che perseguono finalità di ricerca e innovazione o realizzano interventi per la modernizzazione produttiva e lo sviluppo economico delle Marche”. Ecco, qui c’è la partecipazione che propone la Giunta nella società, che secondo me è vergognosa, per la gestione del rigassificatore proposto. Perché qui, ripeto, c’è scritto “gestione delle partecipazioni acquisite o delle partecipazioni della Regione in società che perseguono finalità di ricerca e innovazione e realizzano interventi per la modernizzazione produttiva e lo sviluppo economico delle Marche”. Cioè, diamo la partecipazione all’interno di una società eventuale ad una sottosocietà della Regione Marche, ma a fare che cosa?! Perché qui non serve né competenza amministrativa né competenza di altro genere. Allora, ripeto, a cosa serve? A dare un membro nel consiglio di amministrazione?! Scaricando così le responsabilità della Giunta.
Voglio quindi affermare, come ha detto anche il Consigliere Massi, che l’eventuale partecipazione della Regione, sia in forma diretta ma più probabilmente in questa forma, cioè attraverso la SVIM, per la gestione del rigassificatore sarebbe terribile. E lo sarebbe anche per quegli effetti di controllore e controllato che si andrebbero ad assumere. Ossia, in una società come può esserci una partecipazione pubblica ai fini di un utile economico quando poi è lo stesso pubblico che dovrebbe garantire il controllo ai fini sanitari, ambientali e così via?
Quindi è quantomeno una proposta indecente. Pertanto, sia come Sinistra Ecologia e Libertà sia come cittadino di Falconara, dico che questa proposta deve essere rimandata al mittente perché, ripeto, è ai limiti della decenza di legge.
Sinistra Ecologia e Libertà è contraria perché una società di questo tipo, da come si presenta, diventerebbe il trait d’union con le lobby economiche e sicuramente non sarà in grado di spingere lo sviluppo economico secondo le necessità, secondo le vocazioni, secondo le peculiarità di questo territorio, ma sarà, come per il rigassificatore Api e come ha fatto la Giunta, soltanto uno strumento di mediazione lobbistica volta a favorire interessi aziendali finanziati da fondi nazionali – come in questo caso con il rigassificatore finanziato al 70%, appunto, da fondi nazionali –. Quindi è un incentivo alle fonti fossili che solo l’Italia dà e che, oltretutto, vuole dare in maniera indifferenziata addirittura a quindici attuali progetti contro i quattro che realmente servono.
Insomma, secondo me una società di questo genere non serve se non viene posta all’interno di un contesto di programmazione governato dall’Assemblea legislativa e sostenuto da un ente per la programmazione regionale, che, appunto, non può essere demandato a una struttura di questo genere.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Massi, ne ha facoltà.

Francesco MASSI. Leggerò quattro dichiarazioni per essere rapido, Presidente.
Correva l’anno 2007, quando: l’ex collega Roberto Tontini, a cui mi lega una particolare stima, definiva la SVIM “il braccio operativo di palazzo Raffaello per lo sviluppo di progetti europei, la gestione delle politiche della Giunta per l’internazionalizzazione”; Francesco Marchesi, direttore generale SVIM Spa “sempre più integrata con la Regione, di cui è di fatto un organismo in house, con associazioni di categoria è coinvolta in 79 progetti UE con 400 partner internazionali”; ancora Francesco Marchesi “la nostra attività si è chiusa nel 2006 con un rosso di 320 mila euro coperto da contributo regionale”; infine il nostro Presidente Spacca dichiarava “la SVIM si configura sempre più come un laboratorio unico che collabora come pure sollecita il Governo regionale, impostazione ripresa dal nuovo piano delle attività produttive”.
Cosa allora dobbiamo dire? I report su questa roba non li abbiamo visti mai. La gestione della SVIM è stata sempre totalmente egemonizzata dal centro-sinistra. E stato strumento per dare incarichi e appalti in elusione di tutte le norme. Qui nessuno ci è venuto mai a dire le cose. La totale permeabilità tra partito e strumento societario è una cosa ridicola.
Se quindi vi sentite come maggioranza tranquilli di questa situazione, approvatela. Noi su questo, come ha detto il collega Marinelli con dovizia di particolari e con scrupolo, non ci stiamo. E per favore lasciate stare la trasparenza e tutte quelle cose che si verranno a raccontare da domani in poi sulla nostra carissima carta stampata. Vogliamo ancora prenderci in giro?
E’ tutto controllato con il pensiero unico, come sta già avvenendo troppo spesso in questa Regione. Ma ricordatevi che questo tipo di sistema è destinato a finire. Può magari durare vent’anni, trenta, ve lo auguro, ma comunque finirà.
Ripeto, di questa roba non si sa nulla, non si capisce come un professionista e quali studi collaborino con la SVIM…(…) Non si preoccupi, Consigliere, me ne infischio altamente se stanno a sentire o no, non c’è problema, tanto rimane scritto, e per quanto mi riguarda riferirò a chi devo riferire, ovvero ai cittadini. I cittadini, sì, quelli che in questa Regione non contano niente. Ma riferirò anche a tutti quei professionisti che si chiedono come si collabora con la SVIM, chi li sceglie, con quali criteri.
Questa, cari amici, è roba da vecchio regime che voi ancora portate avanti! Ma quale internazionalizzazione! Quale rilancio dell’economia! Quale ripresa delle attività produttive attraverso la SVIM! Ve l’ho detto prima, almeno, per favore, non ci portiamo in giro!
Avete bisogno di questo “santuario” per non passare attraverso i gangli normali della politica, Consiglio, Giunta, Assessorato, pur con tutti i limiti? Bene, fate pure! Fatelo! Utilizzatelo con quel pensiero unico che avete instaurato nelle Marche quando fate firmare i documenti agli uomini della cultura, ovvero tutti quelli che la devono pensare in un modo e che devono venire qui a prendere incarichi pubblici. A voi in questo momento vi sta ritornando solo la cultura del pensiero unico! E, vedete, io non parlo più neanche di ideologie, una volta c’era la lotta fra democristiani e comunisti, viva quell’ideologia! Almeno era una cosa trasparente. Adesso di trasparente ci stanno i documenti del pensiero unico! Con uomini e donne della cultura durante la campagna elettorale in fase di lecchinaggio totale! Volete il pensiero unico con la carta stampata, con la Chiesa, con le categorie, con i sindacati? Bene, prendetevelo pure! Prendetevelo anche con tutto quello che riguarda quella pittura straordinaria e demagogica che va da Dustin Hoffman in giù. Con quella pubblicità di Dustin Hoffman sulle pagine provinciali della carta stampata. Pagine provinciali! Ma non prendiamoci in giro! Se ve la volete comprare la carta stampata, continuate così, pensiero unico! Ma ricordatevi che tutte le dittature finiscono. E, certo, la vostra non è una dittatura, ma è sicuramente un sistema di potere assolutamente ficcato dentro tutti i gangli di questa società compiacenti. E questo ne è l’esempio.
Quelle persone che avevano parlato, anche in buona fede, in questi anni l’hanno sempre detto, eccolo qua, è scritto! Ma qui sugli incarichi arrivati alla SVIM non c’è stato un report! Le persone vi collaborano per che cosa? Con quali costi? Con quali risultati? Qui non c’è niente! Volete approvare questo? Fatelo! Sarà l’ennesimo tassello di una specie di regime.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Bucciarelli, ne ha facoltà.

Raffaele BUCCIARELLI. Intervengo, Presidente, per dichiarazione di voto.
Condivido molto alcune delle cose dette circa la SVIM mentre altre le condivido un po’ meno. Ad esempio sarebbe molto interessante, Consigliere Massi, discutere su questo ipotetico pensiero unico, oppure sui rapporti con la Chiesa, visto che vediamo l’Istituzione laica, la laicità dello Stato, che tappezza la Regione con gigantografie contrassegnate dal picchietto che inneggiano il Congresso Eucaristico.
Insomma, si potrebbe discutere di tutto e di più, però mi limito a dire i motivi per cui voterò contro questa legge.
Innanzitutto credo che in un momento di grande crisi come quello attuale ci sia bisogno di ampliare la platea di chi decide, ci sia bisogno di più coinvolgimento di tutti i soggetti che operano sul territorio. E la discussione che abbiamo avuto prima sui rifiuti la dice lunga sul colloquio tra Regione, Province, Comuni. Per cui anche in questo caso ritengo ci sia bisogno di coinvolgere più persone.
Entrando nel merito, per quanto riguarda l’internazionalizzazione c’è un Assessorato, c’è un Servizio preposto, su cui potremmo discutere e su cui, tra l’altro, io do un giudizio abbastanza positivo.
Quindi, ecco, questa proposta di legge non è nient’altro che la modifica di uno strumento che, invece, si sarebbe dovuto abolire, come tutti gli altri soggetti che erano e sono fonte di spesa inutile, come ad esempio l’amministratore unico dell’ASSAM.
A coloro che propongono leggi sulla riduzione delle spese della politica voglio ricordare le tante volte che abbiamo sentito dire che ASSAM, Erap, SVIM, ecc, sarebbero state abolite. Ma non avviene! Non avviene perché l’orientamento politico prende un’altra direzione, anziché ampliare c’è l’autoreferenzialità di chi detiene il potere e quindi ha bisogno di parlare a se stesso ed avere un braccio agile che operi per suo conto.
E non mi convince, al contrario del collega Marinelli, anzi, mi preoccupa anche il fatto – perché può considerarsi una copertura politica, ma per quanto mi riguarda non l’avrà – che il comma 5 bis dell’articolo 3 dica che la relazione che la SVIM presenta alla Giunta regionale deve essere trasmessa entro lo stesso termine alla competente Commissione assembleare. Mi preoccupa perché in Commissione da autorevoli rappresentanti che hanno legami con la Giunta abbiamo sentito dire che certe cose sarebbe bene che neppure arrivino in Commissione ossia che le gestisca direttamente l’Assessorato e basta.
Pertanto, quali garanzie politiche abbiamo? Non ci sono! C’è invece, questo sì, una volontà di accentramento del potere decisionale da parte del Governo. E quindi c’è chiusura. Quando invece questo è un momento, ripeto, in cui ci sarebbe bisogno di ampliare, di rendere consapevoli, di coinvolgere tutti quei soggetti che con senso di responsabilità, che pure quest’Aula ha dimostrato di avere, possono gestire, consigliare e controllare gli organi preposti. Affinché questa regione possa veramente uscire da questa crisi attraverso un modo nuovo di governo, con una cultura politica e amministrativa diversa.
Così facendo potremmo magari anche uscire, ma con due o tre personaggi che decidono le sorti di tutta la popolazione.

PRESIDENTE. Bene. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.

Articolo 01. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

L’Assemblea legislativa non approva.

(discussioni sull’esito della votazione)

PRESIDENTE. Per favore! Per favore!

Giacomo BUGARO. Presidente, chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Procediamo alla verifica del numero legale.
Presenti: Acacia Scarpetti, Bugaro, Camela, Cardogna, Donati, Giancarli, Latini, Marconi, Perazzoli, Ricci, Solazzi, Badiali, Busilacchi, Canzian, Comi, Eusebi, Giorgi, Malaspina, Ortenzi, Pieroni, Sciapichetti, Traversini.
Assenti: Acquaroli, Binci, Bucciarelli, Carloni, Ciriaci, D’Anna, Foschi, Giannini, Luchetti, Marangoni, Marinelli, Massi, Mezzolani, Natali, Petrini, Romagnoli, Silvetti, Spacca, Trenta, Zaffini, Zinni.
Presenti 22, assenti 21, il numero legale è garantito, quindi procediamo.

Articolo 4 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Il Consigliere Bucciarelli dichiara di aver votato contro, quindi mettiamo agli atti che l’esito di questa votazione è: 16 favorevoli e 1 contrario. (…) Si può chiedere il rinnovo della votazione non per un errore ma soltanto nel caso si rilevi un’irregolarità, perché se c’è un errore viene corretto. Infatti abbiamo corretto che il Consigliere Bucciarelli ha votato in modo errato.

(dissenso del Consigliere Comi riferito alla votazione del precedente all’articolo 4)

PRESIDENTE. Consigliere Comi!

Giacomo BUGARO. Sì, Consigliere, ho capito, ma quella votazione è stata accettata, nessuno ha chiesto la ripetizione. (…)

PRESIDENTE. Consigliere Comi, allora! Anch’io a questo punto mi dovrei arrabbiare! Io prima mi ero fermato addirittura più del dovuto e nessuno mi ha chiesto niente! Più del dovuto! Vi ho guardato ma non avete dato segni di vita, punto! Mentre adesso il Consigliere Bucciarelli ha rilevato il suo errore immediatamente per cui l’ho accolto e quindi corretto. Che volete! (…) Lei Comi è bugiardo! Questa cosa non l’accetto, siamo gente seria, quindi, per favore! (…) Bèh, se non l’accetta io non ci posso fare niente! Non è che due articoli dopo possiamo dire che qualcuno a sbagliato a votare due articoli prima! Nemmeno se fosse mio fratello le darei ragione! Abbia pazienza, Comi, su! Andiamo avanti. (…) No, scusate, allora qui si cambia modalità! Cioè, qualcuno di voi mi sta dicendo che ha formalmente dichiarato che aveva sbagliato a votare e quindi che richiedeva la ripetizione della votazione? Chi lo dice questo! (…) Comi ha detto questa cosa?

Giacomo BUGARO. Nessuno aveva chiesto la parola.

Massimo BINCI. Le richieste vanno fatte ufficialmente!

Giacomo BUGARO. Questa volta il Consigliere Binci ha ragione.

PRESIDENTE. Andiamo avanti. Emendamento n. 4 ter/1 dei Consiglieri Badiali, Giancarli:
Dopo l’art. 4 bis aggiungere il seguente:
“Articolo 4 ter (Modifiche all’art. 7 della legge regionale 2 settembre 1997, n. 60 - concernente “Istituzione dell’Agenzia regionale per la Protezione Ambientale delle Marche - (ARPAM)
1. Dopo il comma 5 dell’art. 7 della legge regionale 2 settembre 1997, n. 60 concernente “Istituzione dell’Agenzia regionale per la. Protezione Ambientale delle Marche (ARPAM)” è aggiunto il seguente:
“5 bis. Al fine del contenimento della spesa e dell’integrazione funzionale delle attività, l’incarico di direttore generale può essere conferito, in deroga alle disposizioni dei commi 1 e 5, ad un dirigente della Giunta regionale. In tal caso al medesimo dirigente è attribuito ad interim un incarico di struttura dirigenziale della Giunta regionale senza riconoscimento di retribuzione aggiuntiva.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 4 ter/2 del Consigliere Cardogna:
1. Dopo l’art. 4 bis è aggiunto il seguente:
“Articolo 4 ter. (Sostituzione dell’art. 2 della l.r. 7/2011)
1. L’art. 2 della l.r. 7/2011 (Sostituzione dell’art. 29 della l.r. 4/96) è sostituito dal seguente:
Art. 29 (Maestri di sci di altre regioni e di altri Stati)
1. I maestri di sci iscritti negli albi professionali di altre Regioni o Province autonome che intendono esercitare stabilmente la professione nel territorio regionale richiedono l’iscrizione nell’albo professionale della Regione.
2. Il Collegio regionale dei maestri di sci provvede all’iscrizione, previa verifica che il richiedente risulti già iscritto nell’albo professionale della Regione o della Provincia autonoma di provenienza.
3. II Collegio regionale dei maestri di sci provvede a cancellare dall’albo i nominativi di coloro che hanno trasferito l’iscrizione nell’albo di altra Regione o Provincia autonoma
4. I maestri di sci iscritti negli albi professionali di altre Regioni o Province autonome che intendono esercitare temporaneamente la professione nel territorio regionale, anche in forma saltuaria, devono comunicare preventivamente tale scelta al Collegio regionale dei maestri di sci, indicando contestualmente le località sciistiche e il periodo di attività nei quali intendono esercitare.
5. Ai cittadini comunitari che intendono esercitare, stabilmente o temporaneamente nel territorio regionale, anche in forma saltuaria, la professione di maestro di sci, si applicano le disposizioni di cui al d.lgs. 9 novembre 2007, n. 206 (Attuazione della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, nonché della direttiva 2006/100/CE che adegua determinate direttive sulla libera circolazione delle persone a seguito dell’adesione di Bulgaria e Romania).
6. Ai cittadini dei Paesi terzi che vogliano esercitare la professione di maestro di sci, si applicano le disposizioni di cui al DPR 31 agosto 1999, n. 394 (Regolamento recante norme di attuazione del TU delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulle condizioni dello straniero, a norma dell’art. 1, comma 6, del d.lgs 25 luglio 1998, n. 296).”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico ed emendamento coord/1) che prevede la variazione del titolo. Perché pur essendo una modifica della legge regionale n. 17 gli emendamenti che abbiamo approvato ne fanno cambiare la denominazione.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 94, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Ora ci sono due mozioni su cui c’è una certa urgenza. Una è la n. 172 della Consigliera Ciriaci. L’altra è quella che recepisce - prego quindi i Consiglieri di trattenersi ancora in Aula – il documento votato dai Presidenti delle Assemblee legislative regionali sulla applicazione della Direttiva Bolkestein per i concessionari di spiaggia.

Mozione n. 172
della Consigliera Ciriaci
“Estensione del provvedimento assunto per il porto di Fano - seduta consiliare n. 47 del 21 giugno 2011 - al Porto di Porto San Giorgio”
(Illustrazione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 172 della Consigliera Ciriaci, che ha la parola per illustrarla.

Graziella CIRIACI. Sarò molto coincisa, Presidente. E’ un’estensione del provvedimento assunto per il porto di Fano nella precedente seduta n. 47 del 21 giugno. Per quanto riguarda il dragaggio avevamo voluto inglobare la richiesta d’urgenza anche per quanto riguarda il porto di Porto San Giorgio. Era stata formulata proprio dalla Marina con una richiesta del 7 aprile, però non è riuscita ad avere l’approvazione dalla Capitaneria perché mancavano i tempi.
Quindi chiedo che la possibilità di dragaggio sia estesa anche per Porto San Giorgio e dopo la verifica dei carotaggi e delle analisi dei fanghi da parte dell’Arpam tale possibilità venga estesa su tutto il territorio.
Chiedo l’approvazione di questa mozione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione n. 172.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 138
del Consigliere Bugaro
“La Direttiva Bolkestein e la fine degli stabilimenti balneari nelle Marche”

Mozione n. 141
del Consigliere Marinelli
“Direttiva Bolkestein - sostegno agli stabilimenti balneari e alle attività in aree portuali”

Mozione n. 143
dei Consiglieri Giorgi, Eusebi, Acacia Scarpetti, Donati
“Concessioni demaniali con finalità turistico ricreative - Direttiva Bolkestein”

Mozione n. 163
del Consigliere Trenta
“La Direttiva Bolkestein e la fine degli stabilimenti balneari nelle Marche”
(abbinate)
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno al punto 24) reca le mozioni n. 138 del Consigliere Bugaro, n. 141 del Consigliere Marinelli, n. 143 dei Consiglieri Giorgi, Eusebi, Acacia Scarpetti, Donati, n. 163 del Consigliere Trenta, abbinate.

Giacomo BUGARO. Presidente, rinviamole alla prossima seduta.

PRESIDENTE. Però le rinviamo sempre! C’è chi attende una risposta!

Giacomo BUGARO. Presidente, magari le iscriviamo al primo punto dell’ordine del giorno della prossima seduta. E’ una questione troppo importante per discuterla in coda.

PRESIDENTE. Bèh, se questo è il volere va bene.

Giacomo BUGARO. Se siamo d’accordo le mettiamo al primo punto della prossima seduta di mercoledì. Ripeto, è un argomento troppo importante per essere relegato al termine di una seduta quando tutti abbiamo fretta di chiudere, e non perché non si voglia lavorare ma perché abbiamo delle Commissioni convocate alle ore 14,30.

PRESIDENTE. Se questo è il volere dell’Assemblea va bene. Quindi verrà senz’altro posta al primo punto dell’ordine del giorno della prossima seduta assembleare.
Scusate un attimo, Consiglieri. Devo comunicarvi che su richiesta dell’Esecutivo, per una impossibilità del Presidente Spacca impegnato a Bruxelles riguardo la costruzione della maxi Regione Adriatica, l’Assemblea legislativa, già prevista da calendario per martedì 5, verrà invece convocata per mercoledì 6.
Buona giornata a tutti.

La seduta termina alle ore 14,30