Resoconto della seduta n.86 del 17/07/2012
SEDUTA N. 86 DEL 17 LUGLIO 2012

La seduta inizia alle ore 10,30


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 85 del 10 luglio 2012, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 224 in data 4 luglio, ad iniziativa dei Consiglieri Marinelli, D’Anna, Natali, Comi, concernente: “Interventi regionali per il recupero, la restituzione, la donazione ai fini del riutilizzo di medicinali in corso di validità”, assegnata alla V Commissione in sede referente, alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 69 del Regolamento Interno e trasmessa per conoscenza al Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro;
- n. 225 in data 10 luglio, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Norme in materia ambientale e di tutela del paesaggio”, assegnata alla IV Commissione in sede referente, trasmessa alla III Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 68 del Regolamento Interno e al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 5, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4;
- n. 226 in data 10 luglio, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifica della legge regionale 3 agosto 2010 n. 11 (Misure urgenti in materia di contenimento della spesa)”, assegnata alla II Commissione in sede referente e trasmessa alla V Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 68 del Regolamento Interno;
- n. 227 in data 11 luglio, ad iniziativa dei Consiglieri Badiali, Perazzoli, Foschi, Traversini, Marinelli, concernente: “Ulteriori modifiche alla legge regionale 5 gennaio 1995 n. 7 ‘Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell'equilibrio ambientale e disciplina dell'attività venatoria’” assegnata alla III Commissione in sede referente e trasmessa al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 5, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4;
- n. 228 in data 12 luglio, ad iniziativa del Consigliere Latini, concernente “Aree e siti non idonei all’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica alimentati da biomasse”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e trasmessa al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 5, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 374 dei Consiglieri Comi, D'Anna, Busilacchi, Badiali, Giorgi, Camela, Natali, Giancarli, Binci, Bucciarelli “Centro di cardiologia e cardiochirurgia pediatrica Ospedali Riuniti di Ancona”;
- n. 375 del Consigliere Pieroni “Individuazione della sede dell’Area Vasta 2”;
- n. 376 del Consigliere Silvetti “Impianto biogas Matelica”;
- n. 377 del Consigliere Silvetti “Interventi per malati celiachia”;
- n. 378 del Consigliere Latini “Problematiche città di Urbino”;
- n. 379 del Consigliere Latini “Spending review Regione Marche”;
- n. 380 dei Consiglieri Massi, Marangoni, Malaspina, Marinelli, Acacia Scarpetti “Nuova legge elettorale”;
- n. 381 del Consigliere Solazzi “Solidarietà al popolo siriano”.
Hanno chiesto congedo il Consigliere Latini e l'Assessore Donati.


Commemorazione in memoria di Malgari Amadei Ferretti

PRESIDENTE. Prima di aprire la discussione sull'ordine del giorno do notizia all'Assemblea legislativa, seppure penso che tutti ne siano a conoscenza, che nei giorni scorsi è scomparsa la signora Malgari Amadei Ferretti, personaggio femminile di grande spessore della nostra regione.
Ha ricoperto ruoli importanti. Nella prima legislatura (1970) fu la prima e unica donna eletta. In altre legislature ha ricoperto anche il ruolo di componente dell'Ufficio di Presidenza. E' stata poi Parlamentare.
Malgari Amadei Ferretti ha svolto un ruolo importante sopratutto a difesa dei soggetti più deboli; è notorio il suo impegno a fianco degli operai nelle crisi aziendali che hanno caratterizzato la vita della nostra regione.
E' stata una delle protagoniste della nascita dell'UDI, un'organizzazione ove ha ricoperto ruoli sia a livello provinciale che regionale e nazionale.
Una figura di donna caratterizzata, come ho avuto modo di dire in altre occasioni, da un profondo legame con il territorio, da una profonda coerenza fra gli ideali in cui credeva e i comportamenti che assumeva. Un dinamismo, quindi, non soltanto culturale, ma anche effettivo. Si è impegnata in molte lotte.
Nella fase di redazione dello Statuto della Regione Marche ha partecipato in modo molto efficace alla formazione dei pilastri di questo primo Statuto che venne approvato dalla prima Assemblea (che di fatto era un'Assemblea costituente).
Rivolgiamo quindi, interpretando il sentimento di voi tutti, le più sentite condoglianze alla famiglia, ai figli.
Vi prego di alzarvi in piedi ed osservare un minuto di silenzio.

(L'Assemblea legislativa osserva un minuto di silenzio)


Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Nella Conferenza dei Presidenti di gruppo abbiamo concordato alcune modifiche all'ordine del giorno. Vorrei riepilogarle qui in Aula. Se poi ci saranno degli errori o delle omissioni me lo evidenzierete.
Le interrogazioni nn. 577, 594, 721, 831 (abbinate), relative al tema dello stoccaggio gas nel comune di San Benedetto, si è deciso di metterle dopo l'interrogazione n. 654, quindi vengono anticipate.
La mozione n. 380 presentata dai Consiglieri Massi e altri, che riguarda la richiesta del voto di preferenza alle prossime elezioni nazionali, si è ipotizzato di metterla come punto 3 bis). (...) Bèh, certo, prima la iscriviamo.
Il punto 10), relativo alle mozioni sul tema del servizio di igiene dentale presso le Asur, lo mettiamo come punto 4 bis).
Come 4 ter) si è ritenuto inserire il punto 13) ovvero le mozioni relative al cosiddetto ius soli.
Infine come punto 4 quater) c'è la proposta di iscrivere la mozione n. 381 da me presentata avente ad oggetto “Solidarietà al popolo siriano”.
Ecco, queste sono le modifiche. Se non ci sono obiezioni le do per approvate.


Comunicazione del Presidente dell'Assemblea legislativa regionale sulla questione degli istituti penitenziari della regione Marche.
(Discussione e votazione risoluzione)

PRESIDENTE. Prima di passare alla trattazione dell'ordine del giorno vorrei fare un'ulteriore comunicazione relativamente alla questione - che affrontiamo ormai da un po' di tempo in modo anche unitario - dell'amministrazione carceraria nella nostra regione. Farò una brevissima relazione.
Come è noto a tutti ormai da diversi mesi questa Assemblea legislativa si è occupata in più riprese della drammatica situazione in cui versano gli istituti penitenziari della nostra regione evidenziando criticità diffuse e non ancora risolte, vista anche la situazione delle stesse a livello nazionale.
Nonostante la questione dell'amministrazione carceraria sia materia non direttamente collegata e dipendente dell'attività delle regioni, fatta eccezione per il comparto della sanità, possiamo però rimarcare con orgoglio la costante considerazione per il problema carcerario e il nostro impegno che ha portato un'attenzione particolare del DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) verso la nostra regione, visti anche i suicidi e gli episodi di autolesionismo che si sono succeduti negli ultimi mesi all'interno delle carceri.
Oggi possiamo essere soddisfatti perché la nostra azione continuativa ha portato ai primi risultati positivi. Per questo vorrei ringraziare chi in prima persona si è speso per il raggiungimento di questi obiettivi: il prof. Italo Tanoni, Garante per i diritti dei detenuti, assieme a tutti i colleghi Consiglieri che in questi mesi hanno monitorato costantemente la situazione anche attraverso numerose visite all'interno delle carceri.
In particolare si sono ottenuti importanti risultati soprattutto lo scorso 28 giugno, a seguito di un incontro svoltosi a Roma tra il Capo Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria Giovanni Tamburino, il prof. Tanoni, le Consigliere regionali Rosalba Ortenzi e Franca Romagnoli – che sono le Consigliere che hanno seguito questo tema, a cui va davvero un ringraziamento per la dedizione che stanno mettendo - la nostra regione ha ottenuto impegni concreti da parte del dott. Tamburino, che, tra l'altro, nell'ultima riunione nazionale con le varie Autorità di garanzia, si è mostrato disponibile per un tavolo di confronto permanente con i Garanti dei detenuti di tutta Italia.
Per quanto concerne la Regione Marche, è stato dato il via libera affinché la Casa circondariale del Barcaglione sia potenziata per decongestionare dal sovraffollamento strutture con maggiori criticità come Montacuto e Fermo. A fine luglio, infatti, terminerà il corso di formazione per agenti di polizia penitenziaria e 80 di loro saranno assegnati alla struttura del Barcaglione.
Dati alla mano circa 100 degli attuali 381 detenuti di Montacuto potrebbero in questo modo essere trasferiti nel carcere anconetano del Barcaglione, un istituto penitenziario costruito nel 2006 e ad oggi sottoutilizzato.
Nel progetto di decongestionamento dovrebbe rientrare anche il carcere di Fermo, come espressamente richiesto dalle Consigliere Ortenzi e Romagnoli.
Sempre dietro loro diretta sollecitazione, il capo del DAP si è inoltre impegnato a procedere quanto prima alla nomina dei direttori nei posti vacanti degli istituti di pena, e ad intervenire presso il MIUR per garantire i corsi di istruzione primaria e secondaria a rischio soppressione nel supercarcere di Fossombrone, a Villa Fastiggi di Pesaro e a Montacuto di Ancona.
Arriveranno dalla Cassa Ammende anche i fondi per i progetti lavoro dei detenuti, al fine di migliorare la fruizione degli spazi verdi all'interno delle carceri.
Vorrei infine sottolineare come il Dott. Tamburino abbia espresso grande apprezzamento per il progetto pilota della Cooperativa agricola della Casa mandamentale di Macerata Feltria che rappresenta un'importante esperienza lavorativa e trattamentale sperimentata con successo.
Ho ritenuto di fare questa comunicazione considerato, ripeto, il lavoro che l'Assemblea, attraverso molti Consiglieri in modo assolutamente condiviso e bipartisan, ha fatto concretamente, quindi non soltanto con discorsi o con intenzioni, in questi mesi. Ottenendo anche, secondo me, un risultato. Per cui va resa edotta l'intera Assemblea legislativa, considerata anche la coralità con cui il lavoro è stato effettuato.
Ora se qualche Consigliere vuole brevemente intervenire sul tema chiede la parola.
Ha intanto chiesto di intervenire la Consigliera Ortenzi, ne ha facoltà

Rosalba ORTENZI. Credo, Presidente, che i ringraziamenti che lei ha fatto non debbano essere esclusivamente rivolti al Garante o alla collega Romagnoli e alla sottoscritta, ma anche a tutti i colleghi Consiglieri di questa Assemblea legislativa che hanno seguito a più riprese la situazione carceraria, attraverso anche le visite che abbiamo effettuato nelle varie carceri delle Marche. Quindi tutti abbiamo preso in carico il drammatico problema del sovraffollamento e dei tanti altri problemi di cui soffrono i nostri istituti di pena.
Un iter, il nostro, che ha prodotto, come lei ha detto, un esito favorevole per il decongestionamento di alcuni istituti di pena della nostra regione.
Non mi soffermo ulteriormente, in quanto lei, Presidente, nella sua corposa relazione ha già detto tutto, evidenzio solo poche cose.
L'incontro con il dott. Tamburino di una settimana fa a Roma ha avuto un buon esito. Molte delle istanze che abbiamo rappresentato le ha già dette lei, Presidente, però vorrei ricordare, ad esempio, anche quella relativa l'attività di formazione per gli educatori e per la polizia penitenziaria, oppure riguardo l'incremento dell'attività trattamentale, qui abbiamo rappresentato la necessità, ad esempio,del potenziamento e la valorizzazione dell'esperienza della cooperativa agricola di Macerata Feltria, come pure l'assegnazione degli agenti di polizia penitenziaria, quelli dell'ultimo concorso in atto. Insomma, tutto quello che abbiamo rilevato nel corso delle nostre visite.
E' comunque opportuno continuare ad occuparci, come rappresentanti popolari di questa Regione, di questo problema.
Su Facebook – un aggeggio infernale da cui si raccolgono consensi ma tanto spesso anche critiche – mi sono sentita dire: vi occupate delle carceri, però, ecco, quelli sono lì dentro perchè in fondo hanno commesso dei delitti di varia entità, magari preoccupatevi allora dei giovani che non hanno lavoro, delle famiglie che non arrivano a fine mese oppure del problema della salute, insomma di tutto ciò di cui soffre la nostra società in questo momento di profonda crisi.
Ebbene, la risposta più giusta per contraddire queste valutazioni, queste considerazioni è quella di dire che se si andasse, come appunto molti di noi hanno fatto, a visitare questi luoghi di pena ci si renderebbe conto che lì la dignità della persona è veramente e fortemente calpestata.
Non ritorno a dire come si vive in alcuni istituti di pena, ma pensiamo ad esempio a questi giorni di caldo infernale come possa essere stato veramente atroce sopportarlo in celle anguste dove stanno in cinque, sei e talvolta anche di più in condizioni tra l'altro di precarietà in tutti i sensi.
Concludo ringraziando ancora una volta tutti i colleghi ed il nostro Garante per i diritti dei detenuti.
La Consigliera Romagnoli ed io abbiamo presentato sul tema una proposta di risoluzione, che penso la collega vi illustrerà, quindi non dico altro. Rimarco soltanto la sollecitazione a non chiudere con oggi questo percorso che abbiamo intrapreso. Non vorrei che per la crisi economica che abbiamo, per i tagli che con la spending review saranno prodotti, che certo avranno risvolti anche per il settore della giustizia, che il risultato di cui oggi ci vantiamo (non certo per noi ma per il buon esito della questione) rimanga carta morta. Io penso di no. Il dott. Tamburino è stato molto attento ed anche molto gentile nei nostri confronti, ci ha detto quello che si può fare e quello che non si può fare, pertanto andremo avanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola la Consigliera Malaspina, ne ha facoltà.

Maura MALASPINA. Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la situazione degli istituti penitenziari in Italia ha il triste record di essere la più critica a livello europeo e le Marche non sono certamente da meno rispetto alle altre regioni del nostro Paese. Ne abbiamo discusso in molteplici occasioni e ho avuto modo di valutare personalmente queste criticità partecipando in più circostanze alle visite svolte dai Consiglieri regionali nelle carceri della regione.
Sovraffollamento, vetustà delle strutture, carenze di personale sono solo alcuni degli aspetti dolorosi legati agli istituti di detenzione. Ma le statistiche e i numeri per quanto esaustivi non raccontano in modo palese il dramma delle carceri avvolto molto spesso da omertà, luoghi comuni e disinteresse. Penso che un paese possa definirsi democratico anche quando è in grado di detenere chi non ha rispettato la legge in maniera civile e umana, cercando in tutti i modi di rieducare e soprattutto reinserire un individuo che ha sbagliato nella vita di ogni giorno.
Certamente la situazione degli istituti marchigiani è tale che questi obiettivi di civiltà non possono essere raggiunti.
Una mancanza che la Regione non può colmare da sola per via delle competenze e delle varie possibilità d'intervento che dipendono dallo Stato. Ma nonostante questo, molto è stato fatto nelle Marche.
Qui desidero ringraziare soprattutto I'Ombudsman, prof. Italo Tanoni, Garante dei diritti dei detenuti, per l'impegno che ha messo e che costantemente mette in questo difficile e al contempo delicato settore della nostra società. Un sincero ringraziamento desidero esprimere alle colleghe Consigliere Rosalba Ortenzi e Franca Romagnoli, che a nome di tutti i Consiglieri si sono occupate di questa problematica, per l'ottimo risultato raggiunto con il prof. Tanoni in merito alla situazione degli Istituti di Montacuto e Fermo. Questi risultati positivi ci spronano a proseguire nella strada dell'impegno e della fermezza, perché molte battaglie ancora ci attendono con l'obiettivo di allontanarci sempre di più dalle condizioni attuali in cui vivono i detenuti italiani.
L'argomento è senza ombra di dubbio complesso e le cause molteplici, ma credo che la politica del Governo debba valutare concretamente una riforma complessiva per lo sconto della pena. Se il 70% di chi è messo in libertà cade nuovamente nella recidiva sta a significare che qualcosa non funziona. E' necessario rendere concreta la strada delle misure alternative. Si risparmierebbe denaro, si avrebbero carceri meno affollate e si aiuterebbe il reinserimento del detenuto nella società. Non credo che l'amnistia, così come è stata concepita sino ad oggi, cioè senza progettualità alcuna, serva a qualcosa.
La Costituzione italiana stabilisce che alla persona che ha violato la legge si possa togliere la libertà ma non la dignità. Su questo dobbiamo puntare, su questo stiamo lavorando e su questo, sono sicura, continueremo a lavorare. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Io nella mia vita, colleghe e colleghi, ho sempre distinto tra l’assoluto e il relativo.
Per carità, quanto fatto dalla Consigliera Ortenzi e dalla Consigliera Romagnoli è encomiabile, per quanto riguarda il dott. Tanoni voglio aprire una parentesi.
Il problema delle carceri italiane esiste in quanto esiste un problema tutto italiano sul concepimento della restrizione della libertà e sull'utilizzo della giustizia politicizzata - ed io non leggo il compitino, faccio riferimento solo al mio senso di libertà -. E libertà è diverso dal concetto di Costituzione, dal concetto di ordinamento giuridico ed è profondamente distante da quanto apprendiamo oggi sulla stampa, ossia “Scontro Quirinale-magistrati. Solo ora Napolitano capisce”.
Allora, signori miei, che cos'è la carcerazione? La carcerazione non è altro che l'utilizzo a volte distorto, sicuramente improprio e non civile se poi apprendiamo che il carcerato così come tale dovesse risultare innocente definitivamente.
Chi non capisce questo non si rende conto, non può venire qui a fare una relazione sulla situazione delle carceri.
La situazione delle carceri è l'espressione precisa e tangibile della civiltà di un popolo, della civiltà di una classe dirigente che amministra quel popolo, di chi amministra la giustizia in quel modo.
Chi c'è oggi nelle carceri italiane? Andiamo cioè a verificare i numeri, la nazionalità, il tipo reato e il perché.
Abbiamo ora appreso al differenza tra dignità, così come esposto dalla Consigliera Malaspina, e libertà. La libertà è un fatto che nasce con l'uomo ovunque e senza distinzione di sesso, razza, religione o altro. Mentre la dignità è la rappresentazione di quella libertà dove nessuno osi giudicare. Perché? Perché i quattro cardini di una società civile sono: verità, giustizia, amore, libertà. Non c'è giustizia senza verità. E qualcuno dovrebbe spiegarvi, signori miei, che c’è differenza tra la verità assoluta e la verità processuale in atti; se ti dovessi trovare nella difficoltà di utilizzare un sistema carcerario lo capirai a tue spese.
Quindi verità e giustizia. La giustizia non si amministra senza amore. E l'amore è la guida di un popolo libero che si muove nella libertà.
La Consigliera Malaspina o chi per lei che sta studiando il difficile problema per arrivare all'amnistia si scandalizza. Tempo fa il Consigliere Natali diceva che è giusto garantire a tutti il diritto e la pena che deriva a chi delinque. Però, signori miei, nel momento in cui il Presidente Solazzi ci esorta su un argomento importante come quello della solidarietà al popolo siriano, ecco, io vi dico questo: andate a visitare le carceri in un regime come quello siriano, troverete tanti detenuti nelle stesse condizioni dei nostri però lì sono dentro in un sistema che sicuramente non è democratico come il nostro che è un sistema giuridico garantito dalla Costituzione.
Voglio dire, Presidente, che questi concetti nascono dentro l'uomo. Lei ha verificato con me e con il sig. Norberto che cosa significa parlare, con lealtà, con sincerità, con onestà, con verità, di quel discorso che sarebbe opportuno introdurre anche adesso visto che la relatrice era a suo tempo la nostra collega Franca Romagnoli, ovvero quello che riguarda l’università per la pace. Un discorso fondato sul diritto internazionale, sulla conoscenza profonda, certo, ma anche Presidente, così lo capiamo una volta per tutte, su che cosa significa formare per evitare. E’ da qui che nasce la situazione delle carceri italiane, ovvero dalla differenza tra quel senso di verità, giustizia, amore, libertà.
Quindi io mi sento tranquillamente di proporre l'amnistia totale, che per ipocrisia nessuno dei nostri governanti, caro Presidente, ha il coraggio di dire. Diamo una mano vera, prepariamo, rieduchiamo, riportiamoli nella società civile. Ma, Presidente, è inumano considerare che queste persone per la nostra insipienza politica di garantire con l'amnistia un riequilibrio (che tra l’altro va valutato anche caso per caso, chi è portato a delinquere delinquerà sempre e quello nella società deve essere emarginato) vengono costrette in un sistema carcerario solo perché c'è un presupposto di mancanza di rispetto di queste leggi.



PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Giancarli, ne ha facoltà.

Enzo GIANCARLI. Io però, Presidente, vorrei intervenire sull’ordine dei lavori, posso?

Sull’ordine dei lavori.

PRSIDENTE. Bisognava farlo prima, Consigliere, comunque va bene, non c’è problema. Prego.

Enzo GIANCARLI. Grazie Presidente. Io sono rispettosissimo della decisione della Conferenza dei Capigruppo, però, ecco, se non ho capito male, si dovrebbe inserire un punto prima dei punti 4) e 5). Vorrei allora far presente che i punti 4) e 5) sono lì perché anche quelli sono stati decisi dalla Conferenza dei Capigruppo. E riguardano argomenti che toccano molto da vicino la vita delle nostre comunità.
Il primo riguarda i disservizi del servizio ferroviario Fabriano-Macerata-Civitanova. Il tema è così sentito tant'è che ci sono ben undici interrogazioni e due mozioni. Inoltre su questo tema c'è stato addirittura un intervento del Difensore civico. Peraltro proprio perché c'è un interesse di tutti credo si possa fare in pochi minuti
Per il punto 5) già sette mesi fa le Commissioni terza e quarta congiuntamente ricevettero il Comitato marchigiano per il confronto sul metanodotto Brindisi Minervio. Quindi credo che anche per questo punto, visto che sono passati sette mesi, e perchè così era stato deciso dalla Conferenza dei Capigruppo, si possa arrivare ad una risoluzione unitaria.
Pertanto presidente chiedo di mantenere fermi i punti 4) e 5) e poi inserire tutti gli altri.

PRESIDENTE. Allora a questo punto propongo questo. Esauriamo prima la discussione sulla mia comunicazione riguardo le carceri, peraltro ci sono solo due iscritti a parlare, dopodiché, visto che la proposta che veniva dai Capigruppo, come prima invece pensavo, non è accolta , rimettiamo in discussione l'ordine del giorno e rivalutiamo la decisione.

Ripresa della discussione sulla comunicazione in ordine agli istituti penitenziari marchigiani.

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulla comunicazione da me fatta. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Il mio è soltanto un cenno su quello che ho sentito dire riguardo la situazione carceraria e sull'esperienza che ognuno di noi ha.
Il discorso che voglio fare non abbraccia molto la competenza del Consiglio regionale, ma secondo me non è inutile parlarne e cercare di convincerci di questo.
Il Consigliere Trenta diceva che è nostro obbligo garantire a chi è ristretto nelle carceri una situazione di civiltà.
Ebbene, la soluzione dei problemi nelle carceri non sono le amnistie o le depenalizzazioni (forse le depenalizzazioni ma solo in parte), il sistema carcerario si supera investendo anche in questo settore in un certo modo, non buttando i soldi, Presidente. Ad esempio nella regione Marche con la scelta del nuovo carcere di Camerino si sono buttati i soldi. Sì, perché per quei detenuti che verranno insediati nel carcere di Camerino c’è un determinato costo. Un costo che sarebbe invece di due terzi minore se per esempio si fossero utilizzati – e richiamo le Consigliere Romagnoli e Ortenzi che insieme a me hanno sentito dire queste cose – degli spazi inutilizzati all'interno del supercarcere di Ascoli Piceno, si poteva cioè costruire un qualcosa lì dentro, con mura di cinta e organico già presente o magari facendo solo un minimo di ampliamento dell'organico.
Cosa si è preferito fare? Si è preferito fare un nuovo carcere.
Domando allora ai grandi tecnici che ci governano, che ogni giorno riducono alle persone che purtroppo stanno molto peggio di noi le condizioni di vita, se questo è un modo per risparmiare. Per cui, ecco, magari anche in questo momento si potrebbero tirare fuori due lire bloccando la realizzazione di un carcere e facendolo fare da un'altra parte dove costa molto di meno.
E questo è un ragionamento che qui tutti noi complessivamente dovremmo fare, perché non si tratta di difendere un territorio o un altro, si tratta di difendere una spesa pubblica che questi signori, questi grandi uomini molto più dei politici, dicono di perseguire, e che invece non perseguono.
La condizione nelle carceri – qui c'entra la politica e su questo forse più facilmente potremo dividerci – è la presa di coscienza di quello che hanno visto tutti quelli che hanno visitato alcune case circondariali, ossia che c'è il problema dell’elevato numero degli extracomunitari che fa sì che la situazione nei luoghi di pena sia invivibile, a disposizione dei detenuti ci sono solo pochi metri quadri. Sì, perché purtroppo, caro Consigliere Bucciarelli, qui si tratta proprio di minimi metri quadri a disposizione per una persona. Ecco, se questo significa essere civili io mi tiro indietro. Una persona reclusa non può avere a disposizione solo sei-otto metri quadri. E in carcere, l'abbiamo visto, ci possiamo andare tutti, èh! Io ora non voglio fare polemica, ma venendo qua ho sentito dire che qualcuno in Italia non può neanche essere intercettato. E’ la prima volta nella mia vita che mi trovo d'accordo con Di Pietro. Qualcuno non può essere intercettato? E chi l’ha detto! Questo qualcuno per lo meno dovrebbe avere il buon gusto di dirci il tenore di quei colloqui che ha avuto con qualcun altro. Per lo meno dovremmo avere questo, ma non lo abbiamo, ma, ecco, noi non dobbiamo sapere certe cose!
Torno al problema del carcere. Il numero degli extracomunitari è un problema molto importante. Quindi secondo me l'unico modo per risolvere la questione del sovrannumero e della dimensione non umana del carcere è la risoluzione dei rapporti con i paesi con cui noi abbiamo relazioni. E questo non deve essere visto come un qualcosa contro l'integrazione, ci mancherebbe altro, l'integrazione è dovuta, l'integrazione deve essere facilitata, però dobbiamo trovare la soluzione anche nel momento in cui chi viene integrato delinque e va in carcere, perché, appunto, non siamo più in condizioni di sopportare questa situazione.
Pertanto anche se non è nostra materia vi prego di fare una riflessione su questo che vi ho detto, grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Intervengo solo per illustrare la proposta di risoluzione a della Consigliera Ortenzi e mia. Voglio inoltre ringraziare tutta la delegazione che ha svolto le visite presso gli istituti penitenziari e soprattutto il Garante Tanoni che si occupa davvero a tempo pieno di questo importante problema.
Quando è l'istituzione Consiglio a farsi carico di una simile problematica – una problematica che prima era marginale e che effettivamente era affidata un po’ alla spontaneità dei singoli che magari facevano le loro visite nelle carceri senza però ottenere grandi risultati - poi qualche soluzione si riesce ad ottenere, si riesce a vedere qualche spiraglio di luce in questa situazione davvero critica e difficile. Ma non voglio ripetere, faccio mie tutte le considerazioni, le osservazioni, le analisi fatte sulla situazione che abbiamo sperimentato personalmente.
Il Presidente Tamburino è stato davvero disponibile, seppure si sia insediato da poco ha subito ricevuto la nostra delegazione, ha ricevuto Tanoni, dando delle vere e proprie rassicurazioni, soprattutto riguardo all'implementazione di Barcaglione con 80 agenti di custodia che consentirebbero la messa a regime, e quindi finalmente la partenza di questo istituto. Un istituto che, devo dire, è particolare, non risponde cioè a tutte le norme ferree di sicurezza in quanto progettato per i fine pena, per la semilibertà, sicchè per una minima pericolosità dei detenuti. Però salvando questo e trasferendo chi si trova in queste condizioni, perchè certamente non può essere utilizzato per i soggetti molto pericolosi, e sopratutto con 80 agenti di custodia, sarà possibile farlo partire a breve, probabilmente entro fine anno, e quindi risolvere in parte la situazione marchigiana.
E’ qui il motivo dell'ordine del giorno. Non vorremmo cioè che a Barcaglione ci venisse trasferita la popolazione carceraria di altre regioni, cosicchè il sacrificio di Barcaglione e tutte le nostre perorazioni non saranno servite per raggiungere l’obiettivo di smaltire il sovraffollamento delle carceri delle Marche, di tutte, per carità, ma sopratutto per quello di Montacuto e di Fermo che è davvero insostenibile.
L'ordine del giorno vuole impegnare Giunta e Consiglio, e anche il Garante Tanoni, a monitorare la situazione presso il DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) affinché quando questa condizione di messa a regime si realizza ci sia il trasferimento – ovviamente sempre di quella fascia di popolazione carceraria che può accedere a Barcaglione, perché, ripeto, non tutta potrà essere ospitata – prioritariamente di Montacuto e di Fermo al fine di risolvere il problema del grave sovraffollamento.
Aggiungo soltanto una cosa, che non è oggetto dell'ordine del giorno, me l’ha sollecitata l’intervento del collega Natali. Effettivamente, e lo dico, come dire, in maniera informale, da quello che abbiamo anche percepito dalle parole del Presidente Tamburino, su Camerino è aperta una riflessione - è vero Consigliera Ortenzi? - dello stesso DAP.
Quindi credo che anche lì con una nostra assunzione in carico della problematica serenamente una riflessione la debba fare anche la Commissione, il Consiglio regionale. Perché seppur incluso nel piano carceri, seppur si sia avviato l'iter (non so in quale fase di progettualità sia), si sono un po’ fermati perché non ritengono la soluzione Camerino pienamente risolutiva e sopratutto non idonea logisticamente.
Quindi su questo dovremmo fare una riflessione. Temo che la cosa possa fermarsi, diversamente invece potrebbe essere spinta con motivazioni idonee, perché, ripeto, la raggiungibilità e la fruibilità è un pò vista di difficile attuazione.
Non abbiamo messo nulla né nell'ordine del giorno né nelle comunicazioni del Presidente Solazzi, ma ritengo che le Marche anche su questo forse qualcosa dovranno dire.

PRESIDENTE. Bene. Passiamo alla proposta di risoluzione a firma delle Consigliere Ortenzi e Romagnoli:
“Oggetto: Situazione sovraffollamento istituti penitenziari marchigiani.
Premesso:
che all'incontro delegazione svoltosi tra le consigliere regionali Ortenzi e Romagnoli, il dott. Tanoni - Garante per i diritti dei detenuti - con il dott. Tamburino, Capo Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, quest'ultimo si è impegnato ad assegnare alla Casa Circondariale Barcaglione n. 80 agenti di Polizia Penitenziaria, cosicché Barcaglione entri a pieno regime di funzionamento con 100 detenuti;
Vista la grave situazione di sovraffollamento degli Istituti marchigiani, in particolare Montacuto e Fermo.
Tutto ciò premesso:
Impegna la Giunta e il Consiglio
a porre in essere idonee azioni affinché il DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) nella messa a regime definitivo di Barcaglione, trasferisca la popolazione penitenziaria di Montacuto e Fermo onde risolvere il problema del sovraffollamento.”.
Ha chiesto la parola il Consigliere D'Anna, ne ha facoltà.

Giancarlo D'ANNA. Questa risoluzione è sicuramente importante, ma credo sia sfuggito un fatto. Si dice “Vista la grave situazione di sovraffollamento degli Istituti marchigiani, in particolare Montacuto e Fermo” però poi l'impegno è solo per Fermo e Montacuto. Voglio dire, cioè, che esistono altre carceri.
Questo impegno ce lo siamo presi anche con un precedente ordine del giorno che però riguardava tutte le carceri. Quindi è evidente che non possiamo escluderne qualcuna.
Per cui suggerisco alle presentatrici di questa proposta di risoluzione di mettere anche altre carceri; ad esempio il carcere di Pesaro vive le stesse gravi problematiche.
Se è il Consiglio regionale che si impegna sulla situazione delle carceri, non si può assolutamente escludere, tutti ne siamo consapevoli, che c’è anche la realtà di Pesaro, e non è per una questione campanilistica bensì per un’equa distribuzione. Il problema del sovraffollamento, ripeto, esiste in tutte le carceri delle Marche. (...) Stavo dicendo, Consigliera Romagnoli, che c'è anche la situazione di Pesaro, non è che la possiamo escludere. (…) Ho capito, però lì c'è il doppio dei carcerati come da altre parti, mentre a Fossombrone, ad esempio, anche per questioni strutturali non ha…Insomma, il lavoro che è stato fatto dai Consiglieri, dal Garante, il lavoro che è stato fatto all'esterno e all'interno, non mi sembra si possa concludere solo per due situazioni. Anche voi firmatarie nella proposta di risoluzione dite “vista la grave situazione di sovraffollamento degli istituti marchigiani”, però poi alcuni non si mettono.
Per cui io aggiungerei Pesaro, o magari anche altre realtà, però...(...) Sicuramente, lì c'è una carenza di personale di polizia penitenziaria...

PRESIDENTE. Bene, Quindi lei chiede di inserire Pesaro. (…) Va bene. Grazie Consigliere D’Anna. Allora mettiamo Montacuto, Fermo e Pesaro.
Ha chiesto la parola l'Assessore Marconi, ne ha facoltà.

Luca MARCONI. Solo poche cose. La risoluzione naturalmente è condivisibile, però è rivolta anche ad amministrazioni che non sono le nostre, quindi stiamo esercitando una sorta di pressione politica e morale nei confronti dell'amministrazione centrale dello Stato.
Sulla questione la Presidente Ortenzi è stata particolarmente attiva, e non ultimo il Difensore civico, ma voglio approfittare di questa occasione per ricordare che non sull'immediato, come è nell’intenzione della risoluzione, ma nel medio periodo avremo la prospettiva del fine pena e delle pene alternative su cui dovremo cominciare a ragionare seriamente con l'amministrazione carceraria e con la magistratura di sorveglianza.
Le stime sono variabili, ma in maniera prudenziale direi che noi potremo alleggerire dal 15% al 30% la residenzialità nelle nostre carceri regionali se la procedura del fine pena anticipato con pene alternative o le pene alternative applicate da subito per reati meno gravi venissero messe in conto.
Ricordo inoltre a questa Assemblea che il nostro piano è passato da 400 a 800 mila euro. Quindi noi stiamo facendo un investimento significativo, che potremo anche tentare di allargare ancora se questa condizione da parte della magistratura di sorveglianza e autorità penitenziaria venisse applicata.
Questo nella prospettiva potrebbe essere una soluzione di non poco conto. Che peraltro rientra un po’ anche nelle nostre competenze. Non le abbiamo dirette, ma la legge 28 prevede comunque un intervento della Regione, e che noi stiamo facendo.
Non inseriamolo nella risoluzione, per carità, è meglio concentrarla sull’argomento che riporta, però, Presidente, a settembre ragioniamo di nuovo su questa ipotesi, in modo si riapra la risoluzione di un anno fa che andava proprio in questa direzione.

PRESIDENTE. Grazie Assessore. Passiamo al voto.
Emendamento del Consigliere D'Anna:
Nel dispositivo dopo la parola “Fermo” sono inserite le seguenti: “e Pesaro”.
Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Pongo in votazione la proposta di risoluzione, così come emendata.

(L'Assemblea legislativa approva)


Sull'ordine del giorno

PRESIDENTE. Ritorniamo un attimo all’ordine del giorno. Il Consigliere Giancarli poc’anzi ha dichiarato di non approvare la proposta di modifica dell'ordine del giorno. Quindi che cosa si propone, visto che a questo punto bisogna votare? (…) Però le modifiche erano diverse: il punto 3 bis) era stato richiesto dal Consigliere Massi, il 4 bis) dal Consigliere Pieroni, il 4 ter) dal Consigliere Bucciarelli. E nella Conferenza dei Presidenti di gruppo si era raggiunta la sintesi e si era d'accordo, però, ripeto, l'Aula è sovrana, se si fa una proposta alternativa si mette in votazione.
Ossia, io ogni volta comunico quello che è avvenuto in Conferenza dei Capigruppo poi se l’Aula è d’accordo si procede in quel modo altrimenti si passa alla votazione delle singole modifiche e della eventuale proposta alternativa.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ricci, ne ha facoltà.

Mirco RICCI. Il buonsenso di Giancarli, Presidente, è già sufficiente a dare un senso a questa discussione.
In una precedente riunione dei Capigruppo avevamo detto che sarebbe stato bene evitare che specialmente le mozioni (non tanto le interrogazioni), che sono atti impegnativi su argomenti di solito delicati, non possono ogni volta stravolgere l'ordine del giorno perché in Aula se ne chiede l'iscrizione e la votazione urgente. Io questo preferirei evitarlo il più possibile, e quindi, come in questo caso, mantenere l'ordine del giorno fissato.
Certo, può capitare che su una mozione venga richiesto un attimo di attenzione e dunque una anticipazione, ma ormai stiamo regolarmente ad anticipare mozioni, oggi mi pare siano quattro, che poi stravolgono totalmente l'ordine del giorno.
Le mozioni hanno bisogno anche di essere studiate. Ad esempio su quella del collega Massi sulla legge elettorale io ne discuterei una giornata intera, non affrontarla con un'anticipazione di discussione che non dà neppure il tempo di leggerla. Io sul contenuto sono d'accordo con lei, Consigliere Massi, ma il tema ha bisogno di tempo per essere discusso, ci sono tante forme per suggerire di evitare le liste bloccate piuttosto che avere i paracadutati, ci potrebbero essere le preferenze o qualcos'altro. Insomma, la discussione è molto complicata.
Quindi, ripeto, sarebbe opportuno evitare che l’Aula ogni volta stravolga l'ordine del giorno con mozioni urgenti, che oggi addirittura mi pare siano quattro.

PRESIDENTE. Bene, riassumo dicendo questo. E’ uso della Conferenza dei Presidenti di gruppo cambiare l’ordine del giorno. Ma anche non lo facesse la Conferenza dei Presidenti questa possibilità di cambiamento è prevista dallo stesso Regolamento, ossia, qualsiasi Consigliere ne può fare richiesta in Aula e poi la si mette ai voti. Però di solito non si fa così perché nella Conferenza si raggiunge una sintesi.
Ora però si può fare una cosa molto semplice, cioè, azzeriamo tutto, si rifanno le proposte da parte dei Consiglieri e si mettono ai voti. A me questa modalità sembra un po’ particolare, però, ecco, non c’è nessun problema. Ripeto, chi ha fatto la proposta nella Conferenza dei Presidenti la rinnova ora in Aula ed io di volta in volta la porrò ai voti. Speriamo di non esaurire la mattinata occupandoci solo dell’ordine del giorno!
Ha chiesto la parola il Consigliere Massi, ne ha facoltà.

Francesco MASSI. Presidente, nessuna difficoltà a richiedere qui in Aula l'iscrizione della mozione n. 380. E voglio dire al collega Ricci che a Roma la stanno discutendo in queste ore. Penso che da qui a luglio, anche su sollecitazione del Presidente della Repubblica, il Parlamento debba mettere mano alla legge elettorale.
Sappiamo che le interpretazioni sono diverse. Avete anche visto che nella mozione ci sono firme trasversali. Qui non c'è né maggioranza né minoranza, nei nostri schieramenti ci sono idee diverse, non c'è una linea di un partito. Ho visto la mozione del PD, e caso mai ne parliamo dopo, però credo che le idee siano trasversali in tutti i partiti, in tutti gli schieramenti.
L'intenzione era dirvi: cari colleghi, in quest'Aula stavolta siamo tutti venuti con le preferenze, il listino l'abbiamo voluto togliere, siamo state tra le poche Regioni d'Italia ad averlo fatto, siamo venuti qui con il consenso personale raccolto sul territorio. Quindi credo siamo legittimati a dire al Parlamento di ridare dignità ai nostri partiti e di ridare la dignità al cittadino della scelta.
E quella delle preferenze naturalmente è quella più vicina a noi. Noi siamo qui per le preferenze. Credo sia legittimo che questa Assemblea ne discuta e poi voterà, ma, ripeto, senza tatticismi di maggioranza e minoranza, lungi da questa idea che veramente su questo argomento non c’è.
Chiedo, Presidente, l'iscrizione e la discussione oggi della mozione n. 380.

PRESIDENTE. Bene. Pongo in votazione la proposta del Consigliere Massi di trattare come punto 3 bis) la mozione n. 380. (...) Appello nominale a nome dei Consiglieri Zinni, Natali, Foschi.
Favorevoli: Acacia Scarpetti, Acquaroli, Bugaro, Ciriaci, Eusebi, Foschi, Giorgi, Marangoni, Marconi, Marinelli, Massi, Pieroni, Romagnoli, Solazzi, Zaffini, Zinni.
Contrari: Bucciarelli, Busilacchi, Giancarli, Luchetti, Mezzolani, Petrini, Sciapichetti Traversini.

(L'Assemblea legislativa approva)

(…) Che cosa è successo? (…) Prego? (…) Io faccio quello che il Gruppo PD mi chiede, dobbiamo rivotare finché non viene come volete! Comunque, ecco, la rifacciamo. Dichiaro di nuovo aperta la votazione sulla proposta del Consigliere Massi.
Favorevoli: Acacia Scarpetti, Acquaroli, Bugaro, Ciriaci, D'Anna, Eusebi, Foschi, Giorgi, Marconi, Marinelli, Massi, Natali, Pieroni, Romagnoli, Silvetti, Solazzi, Trenta, Zaffini, Zinni.
Contrari: Badiali, Bucciarelli, Busilacchi, Camela, Comi, Giancarli, Luchetti, Mezzolani, Perazzoli, Petrini, Ricci, Traversini.

(L'Assemblea legislativa approva)

Quindi al punto 3 bis) iscriviamo la mozione n. 380.
Il Consigliere Pieroni, nonostante in questo momento non ci sia il Consigliere Busilacchi che è l’altro firmatario, ha invece ritirato la richiesta di discutere il punto 10), con l'impegno di trattarlo al primo punto delle mozioni della prossima seduta.
C'è qualche altra richiesta? E guardo in modo particolare il Consigliere Bucciarelli. (...) Rinuncia anche a questa? (…) Bene, il Consigliere Bucciarelli rinuncia.
Come punto 4 ter) c’era la mia richiesta di iscrivere la mozione n. 381 “Solidarietà al popolo siriano”, che riconfermo, quindi la pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Passiamo ora alle interrogazioni, seppure, visto il prolungarsi dei tempi, non ne potremo fare molte.

Interrogazione n. 885
del Consigliere Marinelli
“Insufficienza Venosa Cronica Cerebro Spinale (CCSVI) e Sclerosi multipla – Studio nazionale “Brave Dreams”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 885 del Consigliere Marinelli. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Questa è un'interrogazione che sollecita quello che era il parere del Comitato etico.
La Regione con una nota a mio nome del 30 marzo 2012 ha aderito formalmente allo studio Brave Dreams della Regione Emilia Romagna, dando quindi la propria disponibilità a sostenerne eventuali spese che ne derivassero, precisando però che si restava in attesa del necessario parere del Comitato etico.
L'Azienda ospedaliera Ospedali Riuniti Ancona ha comunicato che il Comitato etico, vista la documentazione pervenuta in data 4 luglio 2012, ha espresso un parere sospensivo dello Studio Brave Dreams, demandando le conclusioni della valutazione alla seduta, da cui quindi deriverà il parere del Comitato etico, che si terrà il 26 luglio p.v..

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marinelli.

Erminio MARINELLI. L'interrogazione era molto semplice, e chiaramente non rientra nel progetto più importante della sclerosi, il Progetto Marche, su cui siamo arenati ormai da tempo e sul quale ritorneremo, credo, in maniera propositiva in autunno.
All'Assessore Mezzolani si chiedeva di capire come mai questo parere del Comitato etico andava per le lunghe. Dal mese di marzo con una lettera dell'Assessore si aderiva al progetto Brave Dreams, ossia di questi “sogni coraggiosi”; ad una persona malata di sclerosi occorre sicuramente il coraggio e la speranza che l'idea Zamboni possa essere positiva. Dunque la sperimentazione. E la sperimentazione consiste che un gruppo di 50-60 persone aderisca al progetto.
C'è però una lungaggine esagerata da parte del Comitato etico, che spero venga risolta nella data del 26 luglio, come ha detto l'Assessore, perché il 31 luglio è l'ultima data possibile per aderire al progetto.
Speriamo che questa possibilità venga accettata con parere positivo e che 50-60 persone possano quindi accedere a questo importante progetto a livello nazionale.
Dopodichè in autunno, Assessore, ritorneremo a parlare del Progetto Marche. Su cui siamo fermi, secondo me, in maniera vergognosa, ove ci sono delle responsabilità ben precise. E’ un progetto su cui c'è un finanziamento della Fondazione, c'è la disponibilità della Regione, ma c'è la non volontà da parte di qualcuno.
Bisognerà quindi parlarne in maniera precisa, io mi assumerò tutte le responsabilità in quella sede.
Ora aspetto la data del 26 luglio. Mi raccomando, Assessore, di starvi sopra, così perlomeno potremo aderire a un progetto nazionale, ove eravamo i primi ma vi entriamo per ultimi.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi


Interrogazione n. 497
del Consigliere Pieroni
“Tributo richiesto dal Consorzio di Bonifica del Musone, Potenza, Chienti, Asola ed Alto Nera”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 497 del Consigliere Pieroni. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. L'emissione degli avvisi di pagamento per il ruolo ordinario a carico degli immobili agricoli ricadenti nel comprensorio di bonifica del Musone, Potenza, Chienti, Asola e Alto Nera, è stato emesso a seguito del completamento dell'iter istruttorio del decreto commissariale n. 27 del 20 giugno 2011, di approvazione del relativo piano di riparto per l'anno di attività 2010.
Il piano è stato inviato all'Amministrazione provinciale di Macerata per la relativa approvazione ai sensi dell'articolo 25 della l.r. 13/85. Non risultano essere state formulate osservazioni in merito né dai comuni interessati né da altri soggetti.
Gli organi del Consorzio di bonifica del Musone, Potenza, Chienti, Asola e Alto Nera (in seguito Consorzio di bonifica) hanno preso atto dell'approvazione del piano di riparto per effetto dell'articolo 7 del regolamento sui procedimenti amministrativi della Provincia di Macerata che prevede la formazione del silenzio assenso decorsi 90 giorni dall'inizio del procedimento relativo all'articolo 25 della l.r. 13/85. Lo stesso decreto commissariale 27/2011 approvava, tra l'altro, il piano di riparto “salvo conguagli che si rendessero necessari in seguito alle modifiche introdotte dalla Giunta provinciale”, come previsto dal medesimo articolo 25.
Presupposto dell'emissione degli avvisi di pagamento del ruolo di bonifica è stata l'adozione dell'approvazione del Piano di classifica degli immobili per il riparto della spesa consortile del Consorzio di bonifica da parte dell'Amministrazione provinciale di Macerata, avvenuta con deliberazione n. 89 del 10 marzo 2011 del sub Commissario prefettizio con i poteri della Giunta regionale.
Nello specifico, con tale atto, si è approvata la sezione relativa al “Monitoraggio e manutenzione dei fossi di IV categoria e di quelli non classificati” del Piano di Classifica degli immobili per il riparto della spesa consortile del Consorzio di bonifica, piano adottato dal Commissario straordinario del Consorzio di bonifica con decreto n. 55 del 16 giugno 2008 e, in parte, già approvato dalla Provincia di Macerata con delibera di Giunta provinciale n. 237 dell'8 giugno 2010.
L'approvazione complessiva del Piano di Classifica è motivata dagli effetti dell'articolo 18 della l.r. 16/2010 che ha stabilito che:
“Fino all'approvazione della legge regionale di riordino degli interventi di bonifica e irrigazione, i consorzi di bonifica:
a) esercitano le funzioni dei consorzi idraulici secondo quanto previsto dagli articoli 8, 9 e 10 del regio decreto 25 luglio 1904 n. 523 (Testo unico delle disposizioni di legge intorno alle opere idrauliche delle diverse categorie);
b) eseguono, in caso di inerzia dei soggetti di cui all'articolo 12 del regio decreto 523/1904 e con rivalsa dei relativi oneri, le opere idrauliche di sola difesa dei beni con la relativa manutenzione e la sistemazione dell'alveo dei minori corsi d'acqua, distinti dai fiuti e torrenti con la denominazione di fossati, rivi e colatori pubblici”.
Nel Piano di Classifica, redatto secondo i criteri della dgr n. 1749 del 1° agosto 2000, sono state stabilite le modalità di riparto delle spese relative al monitoraggio e alla manutenzione dei fossi di IV categoria e non classificati, definendo il beneficio ricevuto da ciascun immobile e l'indice unitario di contribuenza che, moltiplicato per la superficie posseduta da ciascun contribuente, determina gli importi dovuti dai possessori dei beni.
L'ammontare del ruolo ordinario è in funzione delle attività che vengono svolte dal Consorzio di bonifica. Nel bilancio di previsione 2010 del Consorzio, approvato dal Commissario straordinario con decreto n. 62 del 17 dicembre 2008, sono stati definiti in 850.000,00 euro i costi, per quell'esercizio, relativi all'attività di monitoraggio e manutenzione dei fossi di IV categoria e non classificati.
Con decreto commissariale n. 18 del 28 aprile 2011, debitamente trasmesso alla Regione Marche per la vigilanza ai sensi della l.r. 13/2004, è stato approvato il bilancio consuntivo 2010 del Consorzio di bonifica con l'inclusione di un residuo attivo, per 850.000,00 euro, relativo alle entrate per i ruoli di contribuenza legittimati dall'esecuzione delle previsioni del Piano di Classifica.
Su indicazione del Servizio bilancio della Regione, espressa con nota ID 317478 del 26 maggio 2011, il Servizio agricoltura ha richiesto al Consorzio, con comunicazione n. 339709 del 1° giugno 2011, la presa d'atto delle osservazioni in merito all'impossibilità di potersi iscrivere a consuntivo un residuo attivo di 850.000,00 euro in assenza di azioni concrete per l'accertamento delle entrate derivanti dai ruoli di contribuenza.
In seguito, con decreto n. 23 del 9 giugno 2011, il Commissario ha adottato, in aderenza alle richieste del Servizio agricoltura, il bilancio consuntivo revisionato dell'esercizio 2011 enucleando l'importo dei residui attivi 2010 di euro 850.000,00.
in sintonia, infine, con le precisazioni del Servizio bilancio della Giunta regionale, espresse con la richiamata nota del 26 maggio 2011, il Consorzio ha disposto, nel 2011, l'emissione di ruoli riferiti all'anno solare 2010 per il fatto che sono state svolte in quel periodo attività di monitoraggio e manutenzione dei fossi di IV categoria e non classificati.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Ringrazio della risposta il Vicepresidente Petrini che ha analizzato con grande chiarezza il percorso fatto dal Consorzio per richiedere i finanziamenti dovuti alla tassa sui fossi e soprattutto per l’utilizzo.
Però quello che a me stava a cuore era capire il percorso politico che vuole fare questa Regione nei riguardi di questi consorzi.
Enti che, non dimentichiamoci, sono sicuramente superficiali rispetto alle esigenze della realtà della nostra regione, le competenze ad essi attribuite possono essere tranquillamente e maggiormente portate avanti dalle Province.
Alla mia interrogazione, Vicepresidente Petrini, manca soprattutto la risposta alla domanda di cui al punto 3 ove chiedevo quali iniziative, amministrative e legislative, la Giunta regionale intende adottare nei confronti della Provincia e del Consorzio affinché tale tributo, che comunque non può essere che considerato iniquo, venga soppresso. A questo non ho avuto risposta, quando invece era l'aspetto più importante che interessava al proponente. Potevamo capire, se si fosse risposto, quale potesse essere il percorso politico e amministrativo da far fare in un futuro anche prossimo a questi consorzi. Enti che, a mio avviso, ripeto, devono essere tutti rivisitati e rivisti.
Certamente prendo atto della franchezza, della chiarezza del Vicepresidente, però voglio anche aggiungere che non tutto quello che è scritto nella relazione che le hanno dato i funzionari, Vicepresidente Petrini, è stato effettuato. Ad esempio tantissimi fossi dei nostri territori non sono stati mai sistemati, puliti o quant'altro.
Quindi questo argomento ritengo debba essere maggiormente approfondito. Affinchè in futuro la tassazione che in questo momento aggrava le famiglie possa essere soppressa; tra l’altro è un tributo che ricade anche per quei terreni che sono lontanissimi dai fossi e dai fiumi.
Auspico che in futuro la Regione prenda in esame con grande chiarezza le problematiche che creano questi Consorzi e che negli anni futuri potrebbero ancor più aumentare.


Interrogazione n. 783
del Consigliere Silvetti
“Perdurante stato di precarietà dei dipendenti della Croce Italia Marche srl”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 783 del Consigliere Silvetti. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Al riguardo, come già rappresentato in diverse occasioni pubbliche anche dalla direzione dell'Area Vasta n. 1, si ribadisce la volontà della Regione di definire l'intera questione, per quanto di propria competenza, nella piena tutela e garanzia degli operatori che negli ultimi anni hanno prestato la propria opera al servizio della Croce Italia Marche, ma soprattutto a beneficio del Servizio sanitario regionale ed a supporto del territorio con la massima professionalità.
A tale proposito si. evidenzia che sono stati già effettuati, anche presso la Prefettura di Pesaro, più incontri, sia con l'organizzazione sindacali sia alla mia presenza, al fine di intraprendere un iter che garantisse da un lato la continuità del pubblico servizio relativa ai trasporti sanitari sia in emergenza/urgenza che programmati, dall'altro, nel rispetto della legge, la tutela dei dipendenti di cui il Consigliere Silvetti parla.
In questo senso anche la determina del Direttore generale dell'ASUR n. 522 del 26 giugno 2012 con la quale si stabilisce, tra l'altro, di prorogare l'affidamento del servizio di trasporto sanitario, alle stesse condizioni contrattuali, dal 1 luglio 2012 e per la durata di un anno i contratti in essere con Croce Azzurra Piccola Società Coop. a r.l. di Fano, con Croce Verde Piccola Società Coop. a r.l. di Fano e con Croce Verde Coop. Sociale a r.l. di Novafeltria.
La soluzione di un possibile coinvolgimento del personale attualmente dipendente di Croce Italia Marche da parte di altri enti di volontariato, potrà essere eventualmente valutata solamente a seguito della cessazione del rapporto contrattuale attualmente vigente, ma non da parte della Regione bensì da parte dell'ente subentrante, ovviamente nel rispetto delle normative vigenti, dei contratti di lavoro ed in accordo con le organizzazioni sindacali.
Per quanto ci riguarda ci muoviamo su questa linea: il rispetto delle normative vigenti, e questo avverrà nel momento in cui scadrà il contratto, garanzia dei servizi, e in questo caso, come abbiamo avuto modo di dire più volte negli incontri che abbiamo fatto in Prefettura, anche la tutela dei dipendenti che già sono alle dipendenze di Croce Italia Marche.
Queste sono le linee su cui ci muoviamo e sulle quali speriamo di continuare a garantire questo tipo di rapporto.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Mi dichiaro parzialmente soddisfatto di questa risposta.
Ho capito quali sono gli intendimenti e qual è lo spirito con cui la Giunta intende muoversi, con cui lei si è adoperato, Assessore. Però lei sa meglio di me quale sia la precarietà della gestione di Croce Italia Marche, non solo del personale, ma proprio del servizio. E sa perfettamente che questa società ha appalti in altre parti d'Italia. Ed anche lì c'è stata un'agitazione sindacale importante, proprio perché per mesi e mesi i dipendenti non hanno percepito lo stipendio, pur garantendo sempre la regolarità del servizio pubblico.
Oggi apprendo che lei, Assessore, ha partecipato a degli incontri insieme alle rappresentanze sindacali, però so bene, così sono stato informato, che in realtà a certi tavoli la società non si è presentata.
Inoltre so che le rappresentanze sindacali intendono avere un incontro diretto con lei per rappresentare meglio una situazione che non solo è di disagio per la mancata ricezione dello stipendio mensile, ma è anche per quelle difficoltà con cui queste persone sono costrette a lavorare quotidianamente, che seppure abbiano questi problemi riescono comunque a garantire un servizio pubblico.
Come lei giustamente ha introdotto con la sua risposta, questa è una questione ormai annosa. Io sono due anni che al riguardo le rivolgo interrogazioni.
Le anomalie che vengono registrate a carico di questa società sono diverse.
E non ci rimettono più soltanto i dipendenti, il servizio pubblico è ormai sotto gli occhi di tutti, e non solo dal punto di vista gestionale ma anche pratico.
Quindi la esorto, Assessore, a ricevere quanto prima le rappresentanze sindacali di Croce Italia Marche, per poter finalmente avere un quadro preciso di una situazione che è assolutamente ingestibile, sempre nel rispetto della normativa e del contratto, per carità, in modo tale da poter essere informato anche degli aspetti più antipatici, più gravosi che purtroppo, ripeto, ormai appesantiscono la vita non solo dei dipendenti ma anche degli utenti.


Interrogazione n. 654
del Consigliere Binci
“Strutture socio-sanitarie autorizzate ai sensi della legge 20/2002 - Richiesta di chiarimenti”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 654 del Consigliere Binci. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In risposta a questa interrogazione riporto la situazione relativa allo stato delle tre tipologie di strutture sociali e socio-sanitarie soggette ad autorizzazione ai sensi della l.r. 20/02.
Dati sul numero strutture, numero di posti per ciascuna di esse, localizzazione relativamente a:
Residenza protetta per disabili
- Ancona, area vasta 2, n. 1 struttura, 11 posti letto;
- Corinaldo, area vasta 2, n. 1 struttura, 13 posti letto;
- Fano, area vasta 1, n. 1 struttura, 30 posti letto;
- Force, area vasta 5, n. 1 struttura,16 posti letto;
- Loreto, area vasta 2, n. 1 struttura,16 posti letto;
- Monte Cerignone, area vasta 1, n. 1 struttura,16 posti letto;
- Montegrimano, area vasta 1, n. 1 struttura,16 posti letto;
- Offida, area vasta 5, n. 1 struttura, 18 posti letto;
- Pergola, area vasta 1, n. 1 struttura,12 posti letto;
Per un totale di 9 strutture e 148 posti letto.
(non è stato definito un tariffario regionale per cui le rette vengono decise a livello territoriale tra comune, ASUR ed ente gestore).
Comunità alloggio disturbi mentali
- Ancona, area vasta 2, n. 2 strutture, 7 posti letto;
- Fabriano, area vasta 2, n. 1 struttura, 8 posti letto;
- Fermo, area vasta 4, n. 2 strutture, 8 posti letto;
- Jesi, area vasta 2, n. 2 strutture, 12 posti letto;
- Macerata, area vasta 3, n. 3 struttura, 10 posti letto;
- Macerata Feltria, area vasta 1, n. 1 struttura, 4 posti letto;
- Monte Cerignone, area vasta 1, n. 1 struttura, 6 posti letto;
- Monte Roberto, area vasta 2, n. 1 struttura, 6 posti letto;
- Montegrimano, area vasta 1, n. 1 struttura, 14 posti letto;
- Pesaro, area vasta 1, n. 1 struttura, 8 posti letto;
Per un totale di 15 strutture e 83 posti letto.
(non è stato definito un tariffario regionale per cui le rette vengono decise a livello territoriale tra comune ed ente gestore).
Per quanto riguarda le Residenze protette per anziani va richiamato il percorso attuato in questi anni.
A seguito dell'accordo con le Organizzazioni sindacali sottoscritto il 2 agosto 2010 (con dgr n. 1230) con il quale veniva predisposto un percorso di riallineamento delle tariffe delle Residenze protette per anziani alla normativa vigente, veniva predisposto e approvato, in attuazione dello stesso (dgr n.1729 del 29 novembre 2010) il «Modello di Convenzione tra ASUR e Residenze Protette per anziani" nella quale, tra le altre cose, veniva ribadito che la RP doveva essere in grado di garantire ai propri ospiti gli standard minimi assistenziali (assistenza infermieristica e OSS) previsti dal Regolamento regionale n. 1/2004 e successive modifiche attraverso un percorso articolato in 3 anni e 3 mesi come di seguito riportato:
• dall’1 ottobre 2010 al 31 dicembre 2010: 63' assistenza pro capite pro die, 13' ass. inf. + 50' OSS;
• dall’1 gennaio 2011 al 31 dicembre 2011: 72' assistenza pro capite pro die, 15' ass inf. + 57' OSS;
• dall’1 gennaio 2012 al 31 dicembre 2012: 88' assistenza pro capite pro die, 18' ass. inf. + 70' OSS;
• dall’1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2013: 100' assistenza pro capite pro die, 20' ass. inf. + 80' OSS.
Lo schema di convenzione è stato successivamente recepito dal Direttore generale dell'ASUR con propria determina e trasmesso alle Zone territoriali con l'indicazione di utilizzare, per la sottoscrizione, solo il modello approvato dalla Giunta senza apportarvi alcuna correzione.
Con nota del 15 luglio 2011 il direttore generale ASUR comunicava che il procedimento relativo al convenzionamento con le RP, insistenti delle Zone territoriali ASUR, era stato completato con la sottoscrizione di 108 convenzioni seguendo le disposizioni contenute della dgrm 1230/2010 e dgrm n. 1729/2010.
In sede di “controllo atti" la Giunta regionale, presa visione di tutte le convenzioni sottoscritte con le RP e recepite dal direttore generale ASUR con propria determina n. 629 del 7 luglio 2011, riteneva di approvare l'atto (dgr 1216 del 12 settembre 2011) indicando però prescrizioni o indicazioni correttive per tutte quelle convenzioni che non si ritenevano pienamente aderenti al dettato delle deliberazioni regionali.
Con nota del 4 gennaio 2012 il Direttore generale ASUR comunicava l'avvenuto adeguamento dei rapporti convenzionali sottoscritti con le RP sulla base delle indicazioni o prescrizioni indicate dalla Giunta.
Allo stato attuale, quindi, la situazione nelle RP anziani, sulla base delle informazioni richieste dal Consigliere relative unicamente ai posti letto convenzionati a 100' e a 120' è così riassumibile.
Residenze protette con posti letto convenzionati a 100' e 120' pro capite pro die:
• Area vasta 1: n. 1 comune, n. 1 struttura, 0 posti letto a 100', 36 posti letto a 120';
• Area vasta 2: n. 7 comuni, n. 7 strutture, 233 posti letto a 100', 55 posti letto a 120';
• Area vasta 3: n. 1 comune, n. 1 struttura, 0 posti letto a 100', 2 posti letto a 120';
• Area vasta 4: n. 9 comuni, n. 9 strutture, 121 posti letto a 100', 0 posti letto a 120';
per un totale di 18 strutture, 354 posti letto a 100' e 96 posti letto a 120'.
La situazione è sottoposta a monitoraggio continuo attraverso un apposito tavolo regionale composto dal Dipartimento della salute e dei servizi sociali, dall'ASUR e dalle OO.SS. le cui risultanze, comprensive di "eventuale abbassamento rette a carico degli utenti" e dati sulle "liste di attesa" così come richieste, verranno comunicate dall'ASUR entro la data del 15 maggio 2012 come indicato in una nota del direttore amministrativo inviata del 28 marzo 2012.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ringrazio l'Assessore per il lavoro di raccolta dati. Un lavoro che ritengo sia comunque utile per le strutture dell'Assessorato per monitorare l'andamento delle accoglienze nelle varie strutture.
Mi dispiace però non sia disponibile il dato sulla diminuzione delle rette. Un dato, questo, che interessa soprattutto le famiglie. Esso è legato al fatto che se non c'è un aumento del minutaggio la compartecipazione della Regione di fatto andrebbe a diminuire le rette.
Quindi sarebbero necessarie delle verifiche almeno a campione riguardo le situazioni degli anziani. Io non vorrei che l'adeguamento del minutaggio a disposizione delle persone dentro le strutture sia solo virtuale, ovvero un aumento della spesa pubblica senza aver a fronte un aumento delle prestazioni per gli utenti.
Secondo me, ripeto, andrebbero fatte delle indagini a campione. Perchè se non c'è un effettivo aumento dei servizi per le persone dentro le residenze che almeno ci sia un impegno maggiore della Regione che possa andare a vantaggio delle famiglie.
Ricordo che le famiglie sono fortemente in difficoltà, una persona presso una comunità o presso una residenza protetta costa dai 45 ai 55 euro al giorno, dunque impegni sostanziosi che molto spesso sono anche superiori alle pensioni che percepiscono le persone anziane.
Quindi da parte dell’Assessorato andrebbe fatto un intervento di verifica. Perché tutto questo ha una ricaduta sui livelli di reddito delle famiglie che per far fronte a queste situazioni si vedono costrette ad abbassare altri livelli di spesa magari anche a danno dei bambini.
Oltre la questione del minutaggio e della verifica al fine di attuare la diminuzione delle rette, c’è anche quella fondamentale delle liste di attesa, che qui, come già detto, non vengono fornite.
Ma l'aspetto principale che voglio far osservare è che purtroppo le liste d'attesa non sono pubbliche. Il cittadino che ha una persona anziana da inserire in una residenza protetta spesso deve fare il giro delle residenze protette, deve cioè andare presso il privato e chiedere se ci sono posti.
Invece la legge prevede che i posti disponibili devono essere comunicati e poi un'apposita unità valutativa in base alla tipologia dell'utente e alla tipologia del posto disponibile invierà la persona presso una certa residenza protetta.
Ecco, questo è sicuramente un aspetto importante. Non è possibile demandare totalmente alle case private che ospitano le residenze protette le politiche di accoglienza e di accesso delle persone presso queste strutture.
Ripeto, Assessore, questo secondo me è un aspetto molto importante, è bene che si ritorni a quanto previsto dalla legge, ossia alla pubblicazione e alla trasparenza dei posti disponibili presso le residenze protette.

Proposta di legge regionale n. 184
ad iniziativa delle Consigliere Giorgi, Romagnoli, Malaspina, Ciriaci, Ortenzi, Foschi, Giannini
“Integrazione delle politiche di pari opportunità di genere nella regione. Modifiche alla legge regionale 5 agosto 1996, n. 34 “Norme per le nomine e designazioni di spettanza della regione” e alla legge regionale 11 novembre 2008, n. 32 “Interventi contro la violenza sulle donne”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge regionale n. 194 ad iniziativa delle Consigliere Giorgi, Romagnoli, Malaspina, Ciriaci, Ortenzi, Foschi, Giannini. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. La proposta di legge che approda oggi in Aula in tema di pari opportunità, che mi vede, oltre che relatrice di maggioranza, prima firmataria, è stata condivisa e sottoscritta da tutte le Consigliere regionali elette.
Un segnale positivo di unità e volontà comune nell'affrontare un tema di carattere sociale e civile, troppo spesso sottovalutato, che valorizza sicuramente questa Assemblea legislativa e le proprie rappresentanze femminili.
Il nostro Statuto regionale, ma ancor prima la Costituzione italiana, oltre alla Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW), prodotta dalle Nazioni Unite nel '79, ratificata e resa esecutiva dal Governo nazionale con legge n. 132 nel 1985, promuovono l'eliminazione di ogni discriminazione e disparità di trattamento tra uomo e donna in molteplici settori con azioni di riequilibrio di diritti e di rappresentanza.
La nostra proposta di legge, appunto, si propone di rimuovere gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento di una piena parità di genere nella vita sociale, culturale ed economica attraverso un'azione coordinata di politiche settoriali in particolare riferite ai campi dell'istruzione, dell'economia, della sanità, della comunicazione e della formazione, del contrasto alla violenza di genere, senza tralasciare il tema della rappresentanza.
Parafrasando il titolo di un famoso film dei fratelli Coen "Questo non è un Paese per vecchi", mi verrebbe da dire che questo, l'Italia, non è un Paese per donne.
E questa "condizione" culturale non positiva si ripercuote non solo sulle donne, ma sul sistema Paese.
Sebbene per convenzione continuiamo a parlare di pari opportunità, ritengo che il tema non vada affrontato parlando di una questione di equità pura e semplice, credo che dobbiamo affrontare il tema innanzitutto nel contesto dei diritti civili e dello sviluppo sociale. Le azioni devono essere volte a garantire alle donne il diritto di esplicitare i due poli della propria vita: maternità e professione in un contesto di relazione positiva. Inoltre, agire con azioni volte a raggiungere la parità di genere, significa far crescere persone, le donne, ricche di talento e totalmente in grado di affrontare e gestire sfide e problemi delicati e complessi che si hanno di fronte, e dunque significa valorizzare una ricchezza.
Secondo il rapporto 2012 "sull'uguaglianza di genere e sviluppo" elaborato dalla Banca mondiale, l'Italia nel divario di genere è tra i Paesi più arretrati: nelle classifiche mondiali è al 74° posto su 134; per quanto riguarda l'istruzione femminile siamo al 49° posto su 134; in merito alla partecipazione economica siamo al 97° posto.
Se l'Italia raggiungesse l'obiettivo dei 60% dell'occupazione femminile, previsto dalla Strategia di Lisbona, il PIL aumenterebbe di 7 punti percentuali.
In relazione al lavoro, nel 2010 era occupato il 46,1% delle donne tra i 15 e i 64 anni contro il 67,7% degli uomini.
Nelle Marche la situazione è leggermente diversa. Nel 2011 il tasso di occupazione delle donne rispetto al 2007 è rimasto invariato, è intorno 54,8%, però è aumentato il tasso di disoccupazione di circa 1,7% con un dato superiore, in negativo alla media nazionale, (1,3%). In realtà l'aumento della disoccupazione delle donne marchigiane è ascrivibile alla maggiore partecipazione delle donne al mondo del lavoro che sale al 59,3% rispetto al 58,8% del 2007.
Voglio però evidenziare una segregazione di genere rispetto alla tipologia dei contratti: l'incidenza delle donne nel lavoro atipico (part- time, tempo determinato, collaborazioni) è superiore alla media e nelle Marche questo dato è ancora più elevato ed è pari al 67% rispetto al 55% dato nazionale.
Questo dato è significativo, le donne sono maggiormente occupate part time perché il mercato del lavoro non sempre è propizio verso la componente femminile e il suo doppio ruolo maternità e professione. E in tema di salario c'è un gap tra il 10 e 18% tra uomini e donne che svolgono lo stesso lavoro, una forbice che aumenta man mano che crescono le responsabilità sul lavoro: diminuisce il numero delle donne nei posti di responsabilità, aumenta il gap salariale rispetto agli uomini che ricoprono lo stesso ruolo.
In merito alla rappresentanza, ricordo che il prossimo 12 agosto entrerà in vigore la legge 120/2011 sulle quote di genere nei cda e nei collegi sindacali delle società quotate e delle controllate pubbliche e ancora manca il regolamento attuativo del Ministero delle Finanze (la legge ne stabiliva l'approvazione entro il 12 settembre 2011).
Ricordo che la percentuale di donne nei consigli di amministrazione è passata dal 4,5% del 2004 all'appena 7% attuale, e in questo l'Italia è fanalino di coda in Europa. Ai vertici delle principali imprese dell'Unione c'è una donna ogni sette uomini (13,7%) - in Italia la situazione è addirittura peggiore, sono appena il 6,1% - e le amministratrici delegate solo appena il 3,2%.
Un anno fa Commissione Ue, Europarlamento e diversi Stati membri hanno invitato le società quotate a migliorare su base volontaria l'equilibrio di genere ai vertici. Ai dirigenti aziendali è stato chiesto l'impegno a portare la presenza femminile nei Cda al 30% entro il 2015 e al 40% entro il 2020. Ad oggi le imprese che hanno sottoscritto l'iniziativa sono appena 24 in tutta Europa.
Sul tema della rappresentanza in Parlamento, a livello internazionale, l'Italia occupa il 54° posto su un totale di 188 Paesi.
Numeri che parlano di un reale disparità di genere che va affrontata in diversi ambiti.
Entro nel merito di questa proposta di legge che introduce nell'ordinamento regionale strumenti essenziali per gli obiettivi già ampiamente illustrati.
Al Capo III all'articolo 6 si introduce il Bilancio di genere, un reale strumento di monitoraggio e valutazione delle politiche regionali in tema di pari opportunità, e all'articolo 16 il piano regionale per la cittadinanza di genere che è lo strumento della programmazione regionale. Vi è poi la predisposizione di un rapporto annuale sulla condizione femminile (art. 8) e I'adeguamento del sistema statistico regionale (art. 7).
Per rendere stabili la partecipazione ed il confronto sullo sviluppo delle politiche paritarie si prevede una sede di raccordo permanente costituita da un Tavolo regionale di coordinamento (art.5).
Dunque una serie di strumenti volti al coordinamento e alla costante verifica delle azioni previste.
Al Capo II si affronta la rappresentanza e la partecipazione delle donne (ho detto prima della drammaticità della situazione italiana e della disparità della rappresentanza tra uomini e donne).
La proposta di legge prevede all'articolo 3 l'istituzione, in collaborazione con la Commissione regionale pari opportunità, della banca dati dei saperi delle donne, nella quale sono inseriti i curricula delle donne con comprovate esperienze di carattere scientifico, culturale, artistico, professionale, economico, politico, che lavorano o risiedono nelle Marche. La banca dati è uno strumento del quale viene data diffusione che ha come finalità la valorizzazione della ricchezza dei talenti e la promozione nella società.
All'articolo 4 parliamo della rappresentanza di genere negli organi ed organismi di nomina regionale, modificando la l.r. 34/1996. La novità introdotta consiste nell'obbligo di presentare, per ogni singolo organismo, almeno la candidatura di una donna e di un uomo. Per il rispetto del principio di rappresentanza le strutture amministrative di Giunta e Assemblea dovranno semestralmente verificare che sul totale delle nomine e designazioni sia rispettato il principio di parità. Qualora risultasse una disparità l'organo Giunta o Assemblea preposto alla nomina o designazione è tenuto al riequilibrio entro l'anno successivo. La Giunta, sentita la prima Commissione e la Commissione pari opportunità, adotterà i regolamenti attuativi di questo articolo.
Al Capo IV troviamo le politiche regionali prioritarie, una serie di settori specifici su cui intervenire. Politiche sanitarie, nell'ambito delle quali mi preme evidenziare l'integrazione del principio della parità nella formazione del personale, garantendo in particolare la capacità del personale sanitario di individuare e trattare le situazioni di violenza di genere. Politiche economiche volte a favorire l'imprenditoria femminile.
All'articolo 11 si parla specificatamente di comunicazione con la promozione di azioni volte al contrasto degli stereotipi ed evidenzia le azioni prioritarie di comunicazione che la Regione deve effettuare volte alla valorizzazione del principio di parità, del ruolo della donna. Principi fondamentali che rappresentano condizione di finanziabilità di tutte le attività di sostegno e comunicazione da parte della Regione e di sostegno all'editoria a cui la Regione contribuisce.
Il capo V della legge tratta del Contrasto alla violenza di genere con alcune modifiche alla l.r. 32/2008 che norma il tema.
Prima di entrare nello specifico della proposta di legge torno un attimo ai numeri, questa volta veramente tragici.
Il fenomeno della violenza contro le donne nelle Marche continua principalmente a consumarsi nel privato, nell'intimità del rapporto di coppia, tra le mura domestiche. Le donne fra i 16 e i 70 anni che dichiarano di essere state vittime di violenza, fisica o sessuale, almeno una volta nella vita sono il 34,4% rispetto al dato nazionale del 31,9%. Nella stessa fascia di età le donne che denunciano forme di violenza esclusivamente da parte del partner sono al 16,4% contro il 14,3% nazionale.
La Regione Marche è attiva da anni nel contrastare questa terribile piaga sociale con la legge 32/2008, alla quale apportiamo miglioramenti insistendo principalmente sul tema della formazione, promuovendo protocolli di intesa e protocolli operativi tra enti pubblici, istituzioni scolastiche forze dell'ordine, realtà associative, associazioni di categoria, allo scopo di creare un sistema articolato di interventi.
Inoltre, all'articolo 13 si prevedono progetti di formazione degli insegnanti volti ad individuare precocemente casi di violenza domestica e progetti nelle scuole volti a valorizzare la cultura del rispetto e della valorizzazione della differenza.
All'articolo 14 si prevede la definizione di protocolli operativi per il soccorso delle vittime della violenza nell'ambito del Servizio sanitario regionale, promuovendo nelle strutture di pronto soccorso l'istituzione di specifici centri di soccorso per le vittime di violenza domestica.
In questo contesto voglio ricordare che nella nostra regione attualmente esistono 6 centri antiviolenza e una casa di accoglienza diffusi nel territorio che danno accoglienza, protezione e assistenza, tutto a titolo gratuito, alle donne vittime di violenza.
Mi preme inoltre ricordare, nell'ambito di un articolato intervento sulle pari opportunità, sui diritti civili delle donne quindi, la recente delibera della Giunta regionale che istituisce gli asili domiciliari, quale forme di sostegno dinamico alle mamme lavoratrici, superando arcaiche barriere, io direi ideologiche, che si erano contrapposte a questa specifica volontà della Regione volta al sostegno dei diritti delle donne.
Concludo questa mia articolata relazione su una proposta di legge che contiene elementi di novità e concretezza sul tema delle pari opportunità. Abbiamo lavorato approcciando la questione culturalmente.
Voglio ringraziare tutte le colleghe, la prima Commissione, la Commissione regionale pari opportunità, la dott.ssa Alessandrelli e la dott.ssa Baroni che hanno contribuito con viva partecipazione alla stesura della presente legge.
L'invito all'Aula naturalmente è quello di approvarla perchè è una legge concreta e necessaria.

PRESIDENTE. Grazie Vicepresidente Giorgi. Comunico all’Aula che nel frattempo sono arrivati due emendamenti, che ora verranno distribuiti.
Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Sarò breve perché la relazione della collega Giorgi è stata davvero esauriente, svolta con estrema dovizia tecnica e di particolari, nonché, visto il tema trattato, con il patos necessario.
Questa legge finalmente va in direzione dell'attuazione piena dell'articolo 3, cioè della rimozione degli ostacoli.
L'uguaglianza formale è sicuramente da tempo declamata ed enunciata riguardo i generi femminili e maschili. Non stiamo più, per fortuna, nella fase dell'enunciazione o nel ribadire i princìpi, siamo doverosamente nella fase dell'attuazione. E’ giusto ci siano interventi legislativi che vadano nella direzione di favorire questo benedetto accesso delle donne alla rappresentanza, agli organismi e sopratutto per rimuovere quegli ostacoli che fanno sì che tutto questo numericamente non avvenga.
Dunque non è una legge di rivendicazione, prende atto di alcune situazioni.
In primis quella della violenza, che con la legge del 2008 abbiamo cercato, tra l'altro tra i primi in Italia, di tutelare. Ad esempio abbiamo istituito organismi, come i centri antiviolenza, finalizzati all'ascolto delle donne, al superamento di situazioni atroci e gravissime di soggezione e violenza di vario genere. Però, certo, vanno potenziati. Si è infatti preso atto che non sempre funzionano. Si è preso atto che servono protocolli d'intesa e anche operativi con le Prefetture e gli Enti locali che possano consentire l'attuazione in questa direzione. Insomma, si è preso atto che va fatto di più.
E’ una legge operativa che fa una sorta di ricognizione della situazione, e non solo rispetto alla violenza, ma anche riguardo la presenza delle donne negli organismi, negli enti di secondo grado, nelle nomine, ove appunto le donne non vengono indicate e non si fanno nemmeno avanti.
Io non voglio discutere sulle ragioni e sulle difficoltà, so peraltro che una buona parte di queste difficoltà non è eliminabile, dico però che in un momento come questo di particolare crisi della politica, della rappresentanza, di tutto ciò che è partecipazione, ecc., bisogna favorire la partecipazione, ampliare il coinvolgimento sopratutto di questa seconda metà dell'emisfero, ovvero quello femminile. E in ogni caso andare incontro acché alle donne, ma anche a chi si trova in altre situazioni di svantaggio – spero che questa Regione se ne faccia sempre carico –, di debolezza, di diversità, venga ampliata la possibilità di una piena partecipazione. Bisogna rimuovere gli ostacoli e coinvolgere il più possibile.
In questo modo andremo, a mio avviso, in direzione di una democrazia compiuta, che è ciò che in questo momento più ci serve. Sappiamo quanto siano le élite a comandare, quanto in questo momento, per forza o per ragione, ci troviamo in mano alle tecnocrazie, quanto si va verso un’enclave sempre più ristretta di decisionismi, dall’economia alla finanza alla politica.
Ecco allora che bisogna ampliare la piattaforma, il coinvolgimento delle donne, come in questo caso, ma un domani, ripeto – e già lo stiamo facendo - favorire anche l’accesso di categorie socialmente svantaggiate ove ognuna possa partecipare. E qui richiamo un attimo anche con la riforma elettorale. Io sono contenta che oggi in quest’Aula parleremo anche della mozione che vorrebbe esprimersi a favore delle preferenze. Perché tutto ciò che ripone al centro il cittadino, la decisione, il suo poter parlare e dire la sua, in questo momento credo debba essere ben accolto.
Ma perché dico questo? Perché anche in Commissione qualche resistenza su questa legge c’è stata. E’ una legge di genere (maschile, femminile) che sotto certi aspetti è considerata, come dire, istitutiva di una sorta di quote. Io non sono per le quote rosa, ma certamente sì per una fase di rottura di imposizione, se serve, di regole transitorie, per rompere quel muro di gomma che, abbiamo visto, è inutile fare gli ipocriti, non si rompe.
In ogni caso da qualcuno questa legge è stata letta in questa maniera. Vorrei invece che il dibattito sia scevro, qui non si parla di uomini e donne, di quote o non quote, si parla della rimozione degli ostacoli per le donne oggi, e sicuramente un domani anche per tutte le altre situazioni – spero, ripeto, che la Regione se ne faccia carico, non formale ma sostanziale - di disagio, di svantaggio, di disuguaglianza. Peraltro il nostro articolo 3 è una meraviglia, quindi cerchiamo di declinarlo sia nella fase attuativa che in quella operativa.
Non carichiamo quindi questa legge di significati ideologici, parliamone in termini di consentire a più della metà della popolazione marchigiana di accedere agli organismi e di poter dire la propria in ugual misura di come fanno gli uomini.
Dunque anche la ricognizione delle cariche negli enti secondari è importante. Perché si dice: quando si propone si propone uomo o donna. Poi ogni anno si fa la ricognizione per vedere se c’è ancora una disparità o se ci sono delle compensazioni da fare. In questo momento parlare e favorire la partecipazione credo sia l’antidoto per mettere in campo una buona politica, un riavvicinamento degli elettori e quindi dei marchigiani alla politica.
Ecco, questa legge vediamola in quest’ottica; è in quest’ottica che noi l’abbiamo fatta.
Ci sono anche degli emendamenti che cercano di istituire la figura maschile nei consultori, perché per un uomo che ha causato violenza può essere più facile parlare con un altro uomo.
Insomma, va tutto nella direzione di risolvere grandi problemi, di fronte ai quali, ripeto, non dobbiamo fare rivendicazioni di genere ideologiche perché la legge non le contiene.
Spero possa esserci un voto unanime. Potremo così ridurre anche quella resistenza che c’è stata in Commissione e andare oltre, ossia andare in quell’ottica che ho cercato di spiegare.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Seppure l’argomento sia affascinante e devo dire anche molto complesso, cercherò di essere comunque sintetico e circoscritto.
Io voterò contro questa legge. E lo dico perché ho grande rispetto dei generi, sia quello femminile che quello maschile.
Per la mia modesta esperienza mi sento di dire che nel 2012 diventa discriminante andare a definire i generi. Perché? Guardate ad esempio questa Assemblea: le donne che hanno voluto impegnarsi in politica sono arrivate in maniera assolutamente uguale agli uomini, il nostro Direttore generale è una donna molto capace, al tavolo dei nostri assistenti sono tutte donne tranne uno. Tutti esempi semplici e se volete anche banali.
Io da diciotto anni vivo una vita intensa di partito, ma quando ci sono le donne che vogliono arrivare sono le benvenute. Anzi, direi che forse c’è quasi un ribaltamento della situazione.
E questo lo accoppio anche, non voglio essere banale, a questa moda tutta italiana – noi siamo gente che ha la memoria corta ed essendo latini anche l’entusiasmo facile – di dire “i giovani meglio degli anziani”. Ecco, io penso che la discriminante non debba essere il calendario bensì la biografia e l’intelligenza delle persone. Ci sono giovani capaci e ci sono giovani meno capaci, ci sono persone mature poco capaci e persone mature di grande valore.
Tranne casi del tutto particolari, che però non attengono a una democrazia consolidata come quella italiana, quando uno ha capacità, che sia uomo o donna, arriva.
Sicchè volerla limitare e normare con legge, secondo me, è una violazione e direi anche uno sfregio del grado di civiltà che è capace di offrire questo nostro Paese; quel grado di civiltà che io respiro nonostante i grandi problemi che abbiamo, nonostante le difficoltà economiche, nonostante le storture del nostro ordinamento.
Penso che oggi nei confronti delle donne sia quasi offensivo doverle difendere, secondo me si difendono bene da sole. Ormai c’è una parità acquisita, vivaddio, grazie anche a battaglie molto importanti e significative che il genere femminile ha combattuto e vinto.
Cari colleghi, voi nei rapporti interpersonali e istituzionali che caratterizzano la nostra convivenza vi approcciati mai in maniera differente se la proposta viene da una donna o da un uomo? Io no. Se la Vicepresidente Giorgi mi dice una cosa oppure me lo dice il Consigliere segretario dell’Ufficio di Presidenza Pieroni io non valuto chi me la dice, ossia se è un uomo o una donna, valuto la concretezza della proposta che mi viene rivolta. E così in Aula. Quando vi siete presentati alle elezioni qualcuno secondo voi ha espresso una preferenza e un afflato maggiore nei confronti degli uomini? Io questa cosa non l’ho mai registrata.
Mi sembra quindi una battaglia ormai superata, già vinta.
Non occorre andare a normare anche le piccole candidature, per i consigli, per i revisori dei conti, per gli organismi regionali di sottogoverno, per forza uomo-donna. La discriminante, cari colleghi, è la capacità che ognuno di noi mette in campo per affermare le idee in cui crede, per vincere le battaglie nelle quali crede. La differenza sessuale mi sembra veramente una battaglia di retroguardia, superata, arcaica, ideologica, una battaglia che non ha più ragioni di esistere. Una donna capace arriva, e oggi come oggi forse arriva anche prima di un uomo, come è giusto che sia.
Concludo pertanto questo mio intervento chiedendo il rinvio in Commissione di questa proposta di legge, perché in essa, tra l’altro, ci sono anche degli aspetti tecnici che possono lasciare margini di dubbio e possono limitare anche l’azione dell’Amministrazione regionale.
Quindi chiedo, Presidente, un’espressione dell’Aula sul rinvio in Commissione di questa proposta di legge, per riflettere ed eventualmente affinarla al meglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Anch’io sarò breve. Intanto mi congratulo con le relatrici di maggioranza e di minoranza che hanno fatto una relazione esaustiva e importante, riportando anche dei dati che condivido.
Il tema è sicuramente importante quindi è utile che venga derubricato da quelle materie secondarie o dagli atti dovuti. Molto spesso le questioni di genere vengono infatti incasellate nelle materie degli atti dovuti su cui periodicamente le Assemblee sono chiamate ad esprimersi magari anche con poca attenzione.
E’ una legge giusta perché l’Italia è un Paese in cui le discriminazioni di genere ci sono a tutti i livelli (professionali, occupazionali, salariali, sociali).
E’ giusta la parte che si richiama alle violenze. Altro tema di grande attualità. Per rendersi conto basta aprire i giornali, lo leggiamo tutti i giorni. E voglio anche ricordare che la maggior parte delle violenze di genere avviene in famiglia, un tema su cui sarebbe opportuno prestare maggiore attenzione.
Però anch’io su questa legge ho una perplessità. Lo dico con grande chiarezza. In particolare ce l’ho su un comma di un articolo, non certo sull’impianto complessivo della legge che condivido. Sull’articolo 4 potremmo farvi una riflessione più generale. Anch’io non ho mai creduto nelle quote, le quote rosa, le quote giovani, perché poi potrebbero essere anche estendibile, ad esempio potrei dire che una quota delle nomine debba andare agli under 40, perché no. Insomma, potremmo trovare qualsiasi genere di minoranza che potrebbe essere culturalmente tutelata.
Qui però si pone un punto secondo me estremamente delicato, che appunto andrebbe approfondito maggiormente. Laddove si dice che “ciascun soggetto di cui al comma 1 è tenuto a presentare, per ogni singolo organismo, almeno la candidatura di una donna e di un uomo”, ecco, credo sia una cosa che non funziona; ed ho dei dubbi anche sulla legittimità, ma penso che la Commissione abbia fatto tutti gli approfondimenti.
Perché, guardate, io credo che per davvero la qualità e la competenza debbano essere i princìpi che ci ispirano maggiormente. Se per un qualsiasi organismo, immaginiamo ad esempio un collegio dei revisori su cui il Consiglio regionale ha la possibilità di fare delle nomine, io ho in mente una persona, foss’anche una donna, la più brava in assoluto, perché dovrei presentare anche la candidatura di un uomo per rendere legittima la mia candidatura? Mi devo sforzare di trovare un’altra persona di genere diverso per rendere legittima la candidatura in cui credo, bèh, credo sia un qualcosa che non funziona.
Non voglio votare contro questa legge e non voglio nemmeno presentare un emendamento che cassi questo articolo, chiedo alle relatrici di maggioranza e di minoranza di sospendere la votazione e magari di riunire la Commissione per un approfondimento con gli uffici su questo singolo aspetto, dopodiché la legge penso potrà essere assolutamente votata.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Voglio ringraziare le colleghe Consigliere che hanno prodotto questa legge, che l’hanno discussa ed approfondita. Una legge, tra l’altro, che porta modifiche a due leggi che a suo tempo facevano delle Marche l’unica Regione ad essersi dotata di norme contro la violenza di genere sulle donne e contro la discriminazione di genere.
Ho ascoltato con attenzione l’intervento del Vicepresidente Bugaro. Peraltro a questo proposito, Presidente, voglio anche ufficializzarle una mia considerazione. I membri dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale rappresentano tutto il Consiglio, quindi ogni qualvolta intervengono, o in rappresentanza del proprio partito o, giustamente, per esprimere le loro idee, non dovrebbero parlare dai banchi assegnati, appunto, ai componenti l’Ufficio di Presidenza, dovrebbero prendere posto in Aula come semplici Consiglieri. E’ più volte che lo dico. Una modalità che significa rispetto delle Istituzioni. E ovviamente deve valere per tutti.
Ho ascoltato, dicevo, con attenzione le parole del Vicepresidente Bugaro, ecco, penso lui viva un’altra realtà, un’altra nazione, relativamente a questo tema vive in un altro modo. Egli ha dipinto un mondo roseo dove le donne – uso le sue parole – non hanno bisogno di essere difese perché arriverebbero comunque al successo e godono delle pari opportunità. Evidentemente non ricorda che oltre 1,2 donne al giorno vengono ammazzate in questo civilissimo paese che si chiama Italia, che l’87% delle violenze di genere sulle donne vengono perpetrate all’interno delle mura domestiche, che il 90% delle violenze non vengono denunciate.
La nostra, quindi, è ancora una società maschilista che considera la donna quasi un oggetto di consumo usa e getta.
Credo sia sufficiente assistere alle discussioni che si fanno tra i giovani adolescenti per vedere la violenza del linguaggio che molti utilizzano, un indice, questo, di incapacità di colloquio, dovuto probabilmente alle nuove tecnologie, ma soprattutto dovuto alla mancanza di un’adeguata educazione e formazione. Ecco, è proprio questo che la legge si sforza di portare nelle scuole marchigiane.
Tra l’altro proprio in questi giorni tutte le prime pagine dei giornali parlano di un caso evidente, quello di una Consigliera regionale che era tanto gradita nel consenso generale due anni fa mentre oggi non è più gradita, allora dovrebbe, seppure eletta secondo le regole di quella Regione, dimettersi. E perché? Il perché non si capisce, non si sa. Non è questa discriminazione? E a me non sembra che qualche esponente del PdL delle Marche abbia parlato a favore del rispetto della legittimità che ha fatto eleggere quella Consigliera.
E come giudicare la polemica che vede coinvolto Grillo nei confronti della onorevole Bindi? Può essere solo frutto di una sub cultura, ovvero quella che domina e regola il rapporto tra le persone e quindi fra i generi.
Ed io vedo anche un altro rischio, quello di un comportamento da fariseo, ossia approviamo le leggi ma poi ad esse non si dà corso. E lo dico anche sulla base di un’esperienza. Perché, vedete, questa legge all’articolo 13 parla di violenza di genere e dice, giustamente, che la Regione promuove progetti di formazione degli insegnanti, progetti di formazione specifica. Ebbene, da quando le due leggi, quella cioè contro la violenza della donna e quella contro la discriminazione di genere, sono state approvate il Governo regionale non ha fatto proprio un bel niente per realizzare quanto in esse previsto.
Così come…però, scusate colleghi, è veramente difficile intervenire con questo brusio!

PRESIDENTE. Il Consigliere Bucciarelli ha perfettamente ragione, è impossibile parlare in queste condizioni. Ma io non vi riprendo nemmeno più, tanto non ascolta nessuno! Per favore, silenzio!

Raffaele BUCCIARELLI. Potete anche considerare quello che dico del tutto ininfluente e insignificante, ma per lo meno che ci sia un po’ meno vocio, grazie.
Anche all’interno dell’ultimo Piano socio-sanitario, che è stato approvato l’anno scorso, abbiamo inserito con un emendamento la volontà del Consiglio regionale di far sì che soprattutto quando le persone sono più bisognose, dunque malate, e che pertanto si rivolgono a presìdi ospedalieri e di cura, ecco, che siano trattate tutte allo stesso modo.
Altro esempio. Nella nostra civile Italia – anche qui invito a riflettere a chi pensa che siano abbattute le barriere – se due persone dello stesso sesso convivono da anni la malata o il malato non ha diritto all’assistenza del compagno o della compagna e il compagno o la compagna non ha diritto ad avere notizie relative alla salute del compagno malato perché non è riconosciuto come familiare.
Sicchè proprio quando c’è più bisogno lo Stato è lontano e discrimina.
Quindi di leggi come questa c’è bisogno, c’è un forte bisogno. Mi auguro che le proponenti – ed io mi unirò a loro – verifichino che il Governo regionali realizzi veramente ciò che è contenuto in questa legge. (…) Sì, certo, questi diritti per i Parlamentari ci sono, grazie Assessore.
Concludo questo mie considerazioni con un augurio, ovvero, ripeto, che chi ha proposto questa legge, che ringrazio di nuovo, sappia controllare affinché il Governo realizzi quello che in essa è scritto. Ed io sicuramente starò dalla parte loro.

PRESIDENTE. Ho iscritti a parlare, oltre all’Assessore, solo due Consiglieri, Ciriaci e Binci. (…) Bene, anche Marangoni e Zaffini. Chiudo qui le iscrizioni.
Voglio però ricordare all’Aula che c’è stata la richiesta formale da parte del Consigliere Bugaro, poi ribadita anche dal Consigliere Busilacchi, di rinvio in Commissione di questa proposta legge. E’ evidente che questa richiesta è pregiudizievole, nel senso che prima di proseguire devo porla in votazione. Perché se prima sviluppiamo tutti gli interventi e poi magari passa rinvio in Commissione avremo perso il tempo. (…) Come no?! Scusi, Consigliere Binci, se nel corso della riunione c’è la richiesta di rinviare una proposta di legge prima di completare la discussione devo vedere se passa o meno il rinvio. Casomai si interviene sulla richiesta di rinvio. (…) Consigliere Binci, è certo possibile che lei intervenga sulla richiesta di rinvio, ma per una questione di economia dei lavori dell’Aula è chiaro che io non vado avanti con gli interventi della discussione generale, perché, ripeto, se poi si rinvia dovremo nel merito riprendere la legge daccapo. Cosa diversa è intervenire sulla richiesta di rinvio.
Ha chiesto la parola la Consigliera Giorgi, ne ha facoltà.

Paola GIORGI. Intervengo in merito alla richiesta avanzata dal Vicepresidente Bugaro.
Nel suo intervento lui praticamente è intervenuto solo su un articolo della proposta di legge – e glielo ho anche fatto notare - ovvero l’articolo 4 riferito alle nomine. Che io naturalmente difendo così come è scritto per i princìpi che contiene perché sono assolutamente convinta che sia un intervento necessario. Però, ecco, voler rimandare in Commissione una legge che invece è molto varia, che tratta diversi argomenti sul tema della pari opportunità, significa anche che atteggiamento c’è nei confronti delle politiche di pari opportunità, che sono, come ho detto prima, politiche di diritti civili e di situazioni sociali, non stiamo parlando solo di numeri.
Per cui non mi sembra assolutamente il caso di rimandarla in Commissione. Chi è contrario a quell’articolo vota contro. Quello è un articolo di una legge molto più complessa, non ritengo opportuno rimandarla indietro.
Se c’è una contrarietà, che io, per carità, rispetto, su quell’articolo, come evidenziato in più interventi, semmai, ripeto, uno vota contro. Mentre rimandare in Commissione e bloccare l’iter di una legge molto complessa che agisce su diversi settori a me sembra completamente sbagliato.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Busilacchi, ne ha facoltà.

Gianluca BUSILACCHI. Presidente, io avevo chiesto semplicemente una breve riunione della Commissione per approfondire questo singolo aspetto, non per rimettere in discussione la legge. La mia richiesta è un po’ diversa da quella del Consigliere Bugaro. Egli ha chiesto di riportarla in Commissione e di non votarla oggi. Invece io ho chiesto di interrompere adesso i lavori per fare una breve riunione della Commissione per approfondire questo singolo aspetto e poi votare la legge.

PRESIDENTE. Bene. Allora ci sono due proposte. Se nessuna delle due viene accolta si prosegue così come era stato deciso, altrimenti o si rinvia in Commissione se passa la proposta di Bugaro oppure si sospendono i lavori per mezzora.
Ha chiesto la parola l’Assessore Giannini, ne ha facoltà.

Sara GIANNINI. Inviterei l’Aula a una riflessione. Questa legge attraversa molti temi e francamente quello delle nomine e designazioni mi sembra il meno importante.
I dati riferiti dalla Consigliera Giorgi sulla situazione che attiene alla violenza sulle donne e soprattutto le conseguenze di queste violenze ci devono far riflettere. Il dato che 1,2 donne al giorno vengono uccise all’interno della famiglia dai compagni, dai mariti e dalle persone che dovrebbero reciprocamente tutelarsi, è un segnale che un’Assemblea legislativa regionale non può considerare indifferente.
Se c’è un tema che attiene alle nomine e designazioni, che, ripeto, ritengo residuale, nessuno si offende se c’è una valutazione che dice che quella proposta della Commissione non viene ritenuta votabile. Gli articoli si votano singolarmente quindi se su quell’aspetto dovesse esserci un voto contrario non succederebbe niente di rilevante.
Io ho la sensazione che se oggi il Consiglio regionale vota il rinvio o per poco tempo su questo tema specifico o in Commissione la legge nel suo complesso, allungando quindi i tempi dell’approvazione, non faremo complessivamente una buona figura nei confronti delle donne marchigiane.
Le donne anche nelle Marche soffrono il tema della parità, della opportunità. Mi riservo comunque di intervenire. Rispetto certo le opinioni contrarie, ma da donna, che tra l’altro ha attraversato in modo positivo e favorevole le Istituzioni, ho qualche opinione diversa rispetto a quelle del Vicepresidente Bugaro.
Sul tema del rinvio vi chiedo quindi di evitare questa discussione, svilisce anche la legge, perché, ripeto, avrei voluto si fosse magari sviluppato su altri temi. Come donna, più che come assessore alle pari opportunità, mi sarebbe piaciuto si fosse sviluppata una discussione su altri temi e non solo su quello delle designazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Bugaro, ne ha facoltà.

Giacomo BUGARO. Chiarisco molto rapidamente. Sull’aspetto della violenza sono assolutamente d’accordo con quanto detto dal Consigliere Bucciarelli, non vorrei essere travisato, sottoscrivo questo aspetto della legge.
Ritengo la proposta del Consigliere Busilacchi, e da quanto capisco anche quella in qualche modo dell’Assessore Giannini, una proposta di buonsenso.
Quindi ritiro la mia richiesta di rinviare in Commissione e mi associo a quella di Busilacchi di sospendere i lavori per approfondire alcuni aspetti della legge.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del Consigliere Busilacchi di sospendere i lavori per approfondimenti.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Proseguiamo i lavori. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Il mio intervento avviene subito dopo un confronto molto acceso, che forse ha aperto delle discussioni ancora più approfondite.
Io sono firmataria di questa proposta di legge, che permette, tra l’altro, la modifica della legge n. 34 del 1996 e un’integrazione della legge n. 32/2008, che riguardano sempre le donne.
Non parlo di noi e certamente neppure di me, però purtroppo c’è una minoranza di donne che ancor’oggi ha bisogno di essere tutelata. L’epoca che viviamo è di evoluzione, ma effettivamente in alcuni casi non è così.
Naturalmente io sono favorevole a questa legge. E sono anche favorevole ad accogliere eventuali emendamenti che potrebbero essere presentati, ad esempio, sull’articolo delle nomine.
Le capacità di una donna sono assolutamente valutabili, quindi non necessariamente devono essere regolate per numero; tra l’altro è nostra quella posizione che dice di non tutelare le quote rosa a prescindere. Però tutelare la donna per quello che non riesce a far valere nel suo silenzio è un aspetto assolutamente importante da considerare.
Per quanto riguarda sempre l’articolo 4 sulle nomine che possono essere fatte tramite il Consiglio, direi che la valutazione, l’integrazione, ma soprattutto la conoscenza delle capacità delle donne è importante tenerla presente.
Nel momento in cui abbiamo proposto questa legge in Commissione l’abbiamo ampiamente approfondita, quindi oggi votiamola perché tante donne di questo territorio, e non solo, ne hanno bisogno.
Il mio voto, ripeto, sarà assolutamente favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Io sono totalmente d’accordo con il testo proposto dalla Commissione.
In questo testo le indicazioni generali sono orientate a sfavorire la discriminazione di genere. E secondo me l’articolo 4 che inserisce la rappresentanza di genere negli organi ed organismi di nomina regionale è fondamentale. Qui non c’è un obbligo di parità di rappresentanza bensì l’obbligo di inserire tra i candidati ambedue i generi. Presupposto, questo, per superare l’occupazione dei posti sia all’interno della politica sia all’interno dei ruoli amministrativi a discapito delle donne.
Tale articolo, a mio avviso, è il presupposto per una parità di rappresentanza di genere, cioè la possibilità che ambedue i generi siano candidabili, rappresentabili.
Ormai le donne sia all’interno di ogni professione che all’interno della stessa vita politica sono presenti e valide. Quindi sicuramente non c’è quello che viene paventato da alcuni Consiglieri, ovvero che non si trovi una donna a rappresentare determinati settori o determinati interessi. Per cui, ripeto, questo articolo è fondamentale.
Faccio un esempio pratico. All’interno del nostro partito per qualsiasi rappresentanza c’è l’obbligo della doppia candidatura come pure l’obbligo del 50% di rappresentanza di ambedue i generi all’interno degli organismi.
Per cui ritengo che l’articolo 4 sia un grimaldello per superare la discriminazione di genere; e la discriminazione effettivamente c’è, lo vediamo anche all’interno di quest’Aula, la percentuale della rappresentanza femminile è bassissima.
Inoltre per ovviare a queste espresse perplessità è istituita una banca dati per favorire la divulgazione delle competenze delle donne all’interno della regione. E’ quasi per dire: se proprio avete paura che non ci siano donne competenti ve lo diamo noi il nome di quelle che hanno competenze varie adeguate.
L’altra questione importante riguarda la violenza di genere. La violenza sulle donne è una realtà drammatica che è sotto gli occhi di tutti.
Su questi temi, quindi, è bene si intervenga con leggi, cosicchè indicheremo un cambiamento culturale che, appunto, deve essere anche legislativo.
Altro aspetto importante è quello della formazione del personale nel sistema sanitario, affinché sia garantita la capacità del personale di individuare e trattare le situazioni di violenza di genere. E questo è importante sia nel settore sanitario come pure nella formazione di tutto il personale pubblico, ad esempio le forze di polizia o municipali o quelle dedite alla tutela della sicurezza delle persone. Tanto è vero che in questa legge vengono previste anche convenzioni con le autorità di sicurezza.
Quindi è una legge completa, fa un passo in più rispetto a quello fatto sino ad oggi, è più concreta, affronta in maniera puntuale i nodi.
E l'articolo 4, ripeto, è un nodo centrale. Le donne devono avere più spazio, ma per avere più spazio e più voce devono poter almeno partecipare rispetto alle candidature.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Le osservazioni che hanno fatto alcuni colleghi, in particolare Busilacchi e Bugaro, sull’articolo 4, le ho fatte anch’io in Commissione, ma non solo su quell’articolo anche su altri del Capo II che riguarda le norme per le nomine e designazioni di spettanza della Regione. Ma sono stato bonariamente discriminato, passatemi questo termine, dalle tre donne della Commissione, mi hanno zittito velocemente. E questo del resto mi succede spesso, molte volte mi trovo in uno splendido isolamento, ieri ad esempio in prima Commissione sono stato l’unico a votare contro lo ius soli. Quindi anche su questa legge sono stato l’unico in Commissione a votare contro.
Io di questa legge condivido solo la seconda parte non la prima. Essa, in maniera sbagliata, a mio avviso, modifica due leggi precedenti.
Quindi tutto il Capo II che riguarda la rappresentanza e la partecipazione delle donne non va bene. Non va bene l’articolo 4, ma non va bene neppure l’articolo 3, è tutto da rivedere. Io su questa parte voterò contro. Avrei veramente gradito l’approfondimento in Commissione.
Sono invece favorevole alla seconda parte – a mio avviso avremmo quasi potuto spezzare questa legge in due proposte diverse – ovvero quella sulla violenza alle donne. Anzi, questa parte la trovo persino troppo leggera, avrei preferito più coraggio, si limita alla violenza domestica, quando ci sono invece altre forme di violenza molto evidenti, parlo del mobbing sessista, dello stalking, insomma di tante altre cose che sono molto molto gravi.
In Commissione feci anche notare – ma devo dire che su questi temi le donne sono poco tolleranti – che la dimostrazione migliore che almeno nella nostra Assemblea legislativa non c’è discriminazione è data dalla composizione degli eletti nel collegio provinciale di Fermo dove su cinque eletti solo il Vicepresidente Petrini è uomo mentre gli altri quattro sono donne.
A parte questo ciò che mi preoccupa, anzi, non mi piace per nulla, come dicevo, è tutta la parte iniziale sulle nomine e designazioni di spettanza della Regione. Qui si parla di rappresentanza di genere ma in realtà sono quote rosa. Cioè, si sta mascherando un concetto, perché, ripeto, sono quote rosa vere e proprie.
Il concetto di rappresentanza di genere nasce negli anni 70-80 in Nord America, riguarda non solo il discorso uomo-donna, ma anche il discorso omosessuale, le differenze etniche, linguistiche, l’oppressione razziale, ecc..
Qui dunque si parla di genere ma in realtà sono quote rosa.
Voglio ricordare che in passato ci sono state alcune donne, femministe, persone che hanno fatto scioperi della fame e della sete, che hanno speso l’intera vita a favore delle donne e dei diritti civili in generale. Voglio ad esempio ricordare una grande donna, una grande libertaria, Emma Bonino, Vicepresidente del Senato, che si vocifera, ed io me lo auguro, possibile futuro Presidente della Repubblica. Emma Bonino con riferimento al ddl quote rosa disse quanto segue: “continuo a lavorare per una società basata sull'individuo e sul merito, criterio spesso invocato e quasi mai praticato e in assenza del quale è difficile prevedere da quali filiere familiari elettorali o clientelari si tenderà a scegliere, o meglio cooptare, le componenti di queste quote. Legalizzarle non aiuta”.
Noi invece nell'articolo 4 per quanto riguarda la Regione Marche andiamo a legalizzare le quote rosa.
Ma potrei citare anche altre donne importanti di diversa età della Emma Bonino, di diversa estrazione politica, per esempio l’ex Ministro Giorgia Meloni o l’ex Ministro Carfagna, anch’esse si sono opposte alle quote rosa.
A mio avviso quello che conta sono i meriti della persona e non certo il fatto di essere tutelate in una gabbia a seconda del sesso o magari anche di altre discriminanti che potrebbero venir fuori, come l'età o altre cose.
Quindi mi riesce difficile essere d’accordo non solo sull'articolo 4, che proprio non approvo, ma anche riguardo l’articolo 3 che secondo me non è una norma dal carattere positivo. Questa banca dati dei saperi delle donne, ove vengono inseriti i curricula delle donne con comprovata esperienza di carattere scientifico, culturale, artistico, professionale, economico e politico che lavorano e risiedono nelle Marche, non è, come ho chiesto in Commissione, un inserimento d’ufficio (anche perché in quel caso la Regione avrebbe dovuto inserire centinaia di migliaia di donne, vista l’ampia definizione delle Marche) bensì una iscrizione su richiesta. Quindi cos’è questa banca dati? Finirà per essere, parliamoci chiaro, il classico archivio dove le amiche di partito, dove la partitocrazia pescherà le proprie donne, come del resto accade oggi. Oggi non è ufficializzato ma in questo modo sarà ufficializzato. Ecco, questa è la verità sull’articolo 3. Quello che conterà sarà la fede politica, anzi, l’adesione partitica, che è ancor peggio, non quindi la competenza di alcun tipo.
Allora tornare a parlare di discriminazione tra uomini e donne mi sembra davvero non apprezzabile.
La seconda parte che riguarda la violenza sulle donne, il Capo V, manca invece di coraggio. Hanno ragione i colleghi intervenuti riguardo il discorso del femminicidio che quotidianamente purtroppo osserviamo, ma ci sono anche tanti altri casi di violenza non domestica. Potremmo ad esempio investire denaro sulla parte preventiva, sulla parte che precede, parlo dell’ascolto, parlo dei soprusi psicologici, senza dunque aspettare il momento della violenza. E’ lì che bisognerebbe intervenire. O ancora: sulle case accoglienza, sui supporti psicologici ecc. ecc..
Quindi non so ancora come voterò, sicuramente voterò no a tutto il Capo II, e mi riservo di valutare il mio voto finale.
Ad esempio mi piace molto vedere che c’è un ordine avente ad oggetto “Iniziative volte a contrastare la discriminazione femminile nel mercato del lavoro e a garantire parità di accesso al lavoro tra uomini e donne”. Questo va benissimo. Così come va bene, ripeto, la seconda parte di questa legge, ma è subdola, a mio avviso. Tra l’alto in questa legge ci sono anche aspetti giuridico-legali, l’articolo 4 penso sia ai limiti della legalità, forse anche fuori.
Quindi il lavoro in Commissione a mio avviso non è stato sufficiente. E sicuramente non è apprezzabile la parte di cui agli articoli 3 e 4.

PRESIDENTE. Ha la parola…(…) Consigliere Trenta, avevo già chiuso le iscrizioni, per cui lei non può più intervenire. Prego, Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Questa mattina non volevo intervenire però ora ascoltando le varie posizioni mi sono, come dire, un po’ acceso. Tra l’altro ho visto che la mozione sullo ius soli non è stata inserita all'ordine del giorno, quindi mi prendo il mio tempo per parlare di questa legge.
E’ una legge che ha decisamente dei lati positivi, come sempre ci sono nelle leggi, però a mio avviso è una medaglietta fatta dai fans dell'Islam che avanza, mi sembra cioè un pochettino ridicola.
Ma perché dico questo? E’ perché in voi c’è sempre incongruenza nei trattamenti. Noi arriviamo a legiferare per noi in maniera rigida anche quelle posizioni che dovrebbero essere libere e dettate dalla meritocrazia, e poi impunemente nel nostro Paese ci sono persone che addirittura vengono stimolate da voi, sì, perchè si vorrebbe dar loro persino la cittadinanza appena arrivano.
Vi porto un esempio che ho letto sull’Ansa: una pakistana di 28 anni residente vicino Milano ha denunciato il marito perché avendo loro cinque figli (tre femmine e due maschi) questo uomo pretendeva di fare un altro figlio affinchè si riequilibrasse il genere.
Ecco, queste sono le persone che stiamo importando nel nostro Paese. E noi vogliamo dare la cittadinanza ai figli di persone che hanno questa mentalità, è assurdo! Qui si tratta di cultura, di mentalità!
Poi parliamo anche di tutelare la cultura dei Rom. Ma lo sapete voi come i Rom trattano le donne o lo so solo io? Ad esempio in autogrill ho visto un padre con il figlioletto mangiare e bere seduti tranquillamente mentre la moglie e la figlia stavano cambiando la ruota della macchina. Ecco qual è la mentalità di queste persone!
Ma di che discriminazione parliamo! Noi ci vincoliamo in maniera scientifica anche i piccoli ruoli poi nei confronti di questa gente dobbiamo essere tolleranti. Ma cosa tolleriamo! Quindi o la visuale ce l’avete a 360 gradi oppure non ci prendiamo in giro.
Ecco perché dico che questa legge è solo una medaglietta che volete dare alle donne, perché i problemi veri saranno da qui in avanti.
Inoltre le nostre generazioni sono molto più avanti di noi. Andate a vedere in giro d’estate nei luoghi dove ci sono le ragazzine, ci sono quattordicenni così aggressive sia di carattere che esteticamente che ai nostri figli gli fanno fare quattro giri! Ma le vedete o no?!

PRESIDENTE. No, no, Consigliere Zaffini, mi dispiace, è la prima volta, ma io le tolgo la parola!

Roberto ZAFFINI. Ma perché?!

PRESIDENTE. Lei qui sta parlando dell’atteggiamento delle quattordicenni, bèh, c'è un limite èh! Mi prendo la responsabilità, poi lei mi denuncia, però, ecco, o cambia stile o io le tolgo la parola! Io specialmente sui minori proprio non transigo!

Roberto ZAFFINI. Io dico…

PRESIDENTE. Lei da questo punto di vista non è in grado di giudicare niente!

Roberto ZAFFINI. Io dico quello che vedo. E vedo che le generazioni nuove sono diverse da quello che noi stiamo legiferando in questa legge. E io credo sia vero.
PRESIDENTE. Ma pensa un po’! Ma pensa un po’ se il figlio di Zaffini è vittima del comportamento delle quattordicenni di Fano!

Roberto ZAFFINI. Presidente, lei però non mi deve interrompere! Mi faccia finire poi…

PRESIDENTE. No, no! E mica mi può dire quello che vuole!

Roberto ZAFFINI. Ma cosa ho detto?! Mi dica cosa ho detto di rilevante da togliermi la parola!

PRESIDENTE. Innanzitutto ha detto che frequenta luoghi …(parole sovrapposte)… luoghi dove ci sono le tredicenni e le quattordicenni …(parole sovrapposte)… e che i nostri figli sono vittime del loro atteggiamento psicologico ed estetico! Come se una tredicenne che si veste in un certo modo la dovesse sindacare lei! Non scherziamo!

Roberto ZAFFINI. Io dico, Presidente, che le generazioni sono cambiate…

PRESIDENTE. Eh, certo!

Roberto ZAFFINI. …e questa legge è già vecchia perchè …

PRESIDENTE. E’ cambiata sì! …(parole sovrapposte)…Altrimenti lei non sarebbe mai stato qua!

Roberto ZAFFINI. Insomma, questa legge per certi aspetti è vecchia, ripeto, è una medaglietta che si vuole dare a quel mondo femminista che non esiste più, perché appunto le nuove generazioni sono diverse.
Inoltre è cieca e sorda per quelle discriminazioni che stiamo importando dalle nuove popolazioni. E adesso addirittura a queste persone, anche grazie ad una legge che si discuterà a breve in Aula, si vuole dare la cittadinanza dopo cinque minuti che sono sbarcate. E’ una cosa veramente ridicola.

PRESIDENTE. Ha la parola, a chiusura della discussione, l’Assessore Giannini.

Sara GIANNINI. Nelle relazioni sono state ampliamente esplicitate le motivazioni per le quali si ritiene questa legge veramente opportuna.
Voglio subito sottolineare un tratto positivo ovvero che questa legge è stata voluta e sottoscritta dalle donne dei Gruppi, che hanno superato le differenze ideologiche e di appartenenza, che pertanto hanno riconosciuto che un tema effettivamente c'è.
In questi anni, infatti, abbiamo continuato a riscontrare difficoltà, che stanno diventando sempre più forti, seppure ci sia una normativa di grande tutela che attiene alle parità di genere; e le parità di genere in questo momento riguardano principalmente le donne, ma che, non lo auspico, potrebbero riguardare, non dobbiamo perdere di vista questo aspetto, in certe situazioni anche gli uomini.
In ogni caso, dicevo, il tempo trascorso da quando si è iniziato a discutere della parità di genere ci ha consegnato oggi le stesse difficoltà.
Ci sono ancora poche donne nelle rappresentanze istituzionali (anche quest'Aula lo racconta). Il sistema elettorale per le donne è penalizzante, le preferenze non aiutano le donne, specialmente le preferenze uniche; e di questo ci dovremmo interessare e far carico quanto meno come rappresentanti istituzionali. Sono sempre di meno i sindaci donna. Sono sempre di meno i rappresentanti donna nei consigli d'amministrazione. Le donne percepiscono il 30% di stipendio in meno a parità di cariche di impiego e di contratto. Alle donne qualcuno faceva firmare le dimissioni in bianco e se rimanevano in cinte perdevano il lavoro.
Ecco, questo purtroppo, nonostante l'impegno di tante istituzioni e associazioni di categoria e anche di singoli imprenditori, è un tema ancora attuale.
Negli ultimi anni le donne che vengono fatte oggetto di una violenza inaudita sono sempre di più. Non possiamo non interrogarci di questo. Se ogni giorno una donna viene uccisa, come si diceva prima, dal marito o dal compagno, cioè da chi dovrebbe condividere con lei un percorso positivo di vita, è evidente che nella nostra società c’è un atteggiamento non solo culturale ma direi anche di malattia che sta pervadendo i rapporti personali, sociali e familiari. Tanto più che questi atti di violenza nei confronti delle donne avvengono trasversalmente alle classi sociali o al reddito delle persone che appunto sono coinvolte in questi terribili accadimenti.
Ora però la mia sensazione è che le Marche in questo momento stiano maturando una presa di responsabilità. E questo lo hanno avvertito sia gli uomini che le donne che oggi voteranno questa legge, che mi auguro possa raggiungere un voto unanime.
Questa legge non sarà certo risolutiva di temi così delicati e importanti, ma dobbiamo comunque saper dimostrare non solo una maturità ma anche un'assunzione di responsabilità. Le istituzioni su questo tema non possono essere sorde, devono dare un contributo in progetti, azioni e interventi.
Questa legge mira a costruire percorsi affinchè aumenti la consapevolezza culturale e sociale che le donne sono una risorsa, una risorsa di saperi, di competenze, di capacità. E mi permetto di aggiungere che mentre alle donne viene richiesto di essere sempre più capaci, talentuose, sempre più impegnate, tale richiesta, almeno secondo quanto accade generalmente nel nostro paese, non viene fatta agli uomini. Si ritiene che gli uomini siano comunque capaci mentre a noi donne viene richiesto di dimostrarlo. Io credo, invece, che tutti dobbiamo dimostrare di essere capaci, di saper esercitare funzioni, responsabilità, lavori impegnativi. Però è altrettanto vero che dobbiamo essere messi tutti nelle stesse condizioni di partenza. Perché, ad esempio, se in una famiglia c’è un problema importante che riguarda la salute di un figlio o di un congiunto e poi qualcuno si deve far carico di quella cura è evidente che questo qualcuno non avrà la stessa capacità di concentrazione, di disponibilità di tempo e di impegno che richiede un ruolo di responsabilità sia nel lavoro che nelle istituzioni.
Ecco, di questo le istituzioni, la classe dirigente largamente intesa, di cui noi siamo in parte rappresentanti, se ne deve far carico. Si deve far carico, cioè, di consentire a tutti di partire dalle stesse condizioni, di avere le stesse opportunità, dopodiché da lì si misureranno le capacità, su cui, certo, non dovrà esserci differenza di genere, chi risulterà più capace è giusto che poi abbia una certa funzione.
Io non sono mai stata, né negli organismi di partito né nelle mie funzioni istituzionali, a difesa delle quote, però comprendo pure, anche da questa funzione di privilegio che io e altre colleghe svolgiamo, che se non ci fossero state quelle quote molte di noi non sarebbero qui. Ad esempio nel partito a cui appartengo abbiamo avviato un percorso partendo proprio dalla quota (prima garantita al 30% e poi al 50%). Se nella costruzione delle prime primarie del PD non ci fosse stato l’obbligo di alternare uomini e donne i nostri organismi non avrebbero avuto il 50% di donne e di uomini.
Quindi dovremmo trarre un insegnamento anche da quello che è successo nel passato.
Probabilmente, ripeto, questa legge potrà anche avere molte lacune, magari non coglie tutti gli aspetti che sono sul campo, non risolve tutti i problemi, ma, ecco, ci sono altre leggi in questa regione che hanno risolto tutti i problemi in ogni settore? Sappiamo che quando affrontiamo i temi siamo parziali, non siamo esaustivi, siamo esseri umani e quindi non possiamo pensare di produrre soluzioni perfette. Però dare il senso, come in questo caso, alle marchigiane che c'è una Assemblea legislativa regionale matura, che affronta il tema dei loro problemi, che mette le condizioni affinché nel lavoro possano avere le stesse opportunità di partenza degli uomini, ma soprattutto che è orientata alla tutela della loro sicurezza fisica e individuale, ecco, è un tema che non deve sfuggire a nessuno. E questo anche indipendentemente dal consenso elettorale che avrà la votazione della legge. Certo, c’è anche questo aspetto, però a mio avviso quando siamo qui dobbiamo comunque assumere una funzione di indirizzo e di programmazione, che ci consente di mettere il seme per una modifica culturale anche nei nostri atteggiamenti.
Vado ora alla questione della presentazione delle designazioni e delle nomine.
Tutti sappiamo che quando ci sono le designazioni veniamo sommersi da richieste di avanzare la candidatura, anche per un solo posto. E lo facciamo perché riteniamo che quelle persone hanno comunque diritto ad una opportunità. Inoltre perché riteniamo che quelle persone nel loro curriculum hanno certe caratteristiche.
Se ad esempio andassimo a vedere, a partire da me, la presentazione di tutti i nomi sulle candidature, che riguardano ripeto anche un’unica indicazione, sono sicura che nella nostra storia consiliare almeno una volta abbiamo presentato due o tre persone. E questo non significa certamente illudere. Perché noi diremo a quelle persone “guarda, c’è un solo posto, per cui nel momento in cui ci sarà la scelta sappi che questa avverrà sui curricula e quindi sulle tue capacità”. (…) Diciamo che dal punto di vista formale avviene questo. E quindi noi non illudiamo nessuno.
Allora mi chiedo: per quale motivo pensiamo che non possa essere avanzata la proposta di presentare la candidatura di un uomo e di una donna? Certo, può magari indurre, come qualche Consigliere teme, e credo che abbia anche ragione a sollevare questo tema di delicatezza, per validare la propria candidatura, quella vera, di ricercare altre candidature che devono essere presentate. Però credo anche che questo nel tempo inneschi una competizione virtuosa. Per cui alla fine qualche curriculum magari di qualche uomo si migliora (e non avviene solo per equilibri politici, a partire da me, èh!) e poi emerge anche il curriculum di una donna che ha sia le capacità che la possibilità per poter essere utilizzata in funzioni di responsabilità.
Quindi guardiamo questo aspetto con maggiore tranquillità. Perché anche se presentiamo più curricula, ecco, questo lo abbiamo già fatto, e magari abbiamo presentato tutti uomini (ripeto, sempre a partire da me), sicchè adesso dobbiamo sforzarci di presentare anche qualche curriculum di donna.
Agli albi di alcune professioni ci sono iscritte più donne che uomini, ed è ormai pensiero comune che nel mondo della scuola le donne sono più brave - poi in applicazione nel mondo del lavoro lo si vedrà -, hanno voti migliori, sono più preparate, allora nelle Marche non dovremmo avere timore che non ci siano donne e uomini di grande levatura da poter proporre per quei luoghi ove riteniamo ci debba essere la persona migliore per esercitare una certa funzione.

PRESIDENTE. Grazie Assessore Giannini. Passiamo alla votazione. (…) Consigliere Trenta, il dibattito è chiuso, ha già parlato anche l’Assessore, però, ecco, dica quello che vuole dire, prego. (…) Rinuncia? (…) Bene. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 4.
Emendamento n. 1 della prima Commissione:
Sostituire il comma 1 dell’articolo 9 ter della l.r. 34/1996, introdotto dal comma 2 dell’articolo 4 della pdl 184, con il seguente:
“1. Le competenti strutture amministrative della Giunta regionale e dell’Assemblea legislativa provvedono a verificare che, sul totale delle nomine e designazioni effettuate nell’anno solare di riferimento dall’Assemblea e dalla Giunta, sia garantita la presenza dei due generi indicati al comma 1 dell’articolo 1 negli organismi collegiali di nomina e designazione regionale in ottemperanza alle leggi vigenti.”.
Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 4, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 4 bis. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 14.
Subemendamento n. 14/1/1 del Consigliere Bucciarelli:
Sopprimere le parole: “di soggetti pubblici e privati”.
Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 14/1 della prima Commissione:
Dopo il comma 1 dell’articolo 4 bis della l.r. 32/2008, introdotto dall’articolo 14 della pdl 184, inserire il seguente:
“2. La Regione promuove interventi e programmi di soggetti pubblici e privati volti ad incoraggiare gli autori della violenza domestica ad adottare comportamenti non violenti, mediante iter terapeutici mirati.”.
Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 14, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 14 bis. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 16 Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 19. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno n. 1 a firma delle Consigliere Romagnoli, Giorgi, Ciriaci:
“L’Assemblea legislativa delle Marche,
Premesso che in Italia esiste una forte discriminazione tra uomini e donne nel mercato del lavoro legata alla maternità e all'attività di cura di familiari non autosufficienti;
Rilevata in particolare la presenza di segnali preoccupanti in ordine alla parità di trattamento tra uomini e donne all'interno delle aziende. Ad esempio nel dicembre 2012 la contrattazione della FIAT ha escluso dal premio straordinario 2012 tutti coloro che usufruiscono di congedi per maternità o per la cura dei familiari; il 12 giugno 2012 è stato sottoscritto un accordo da Poste italiane ed alcune sigle sindacali nel quale vengono esclusi dal bonus presenza coloro che usufruiscono di congedi per maternità o per cure dei familiari oltre chi si ammala o ha un infortunio;
Rilevato che l'Italia, in cui lavora solo il 46% della popolazione femminile, conosce uno dei tassi di natalità più bassi del mondo;
Rilevato inoltre che il lavoro femminile non è più un ostacolo alla natalità. Un recente studio dell’Ocse dimostra che oggi nei Paesi ad alto reddito dove le donne hanno meno opportunità di occupazione, si fanno anche meno figli. Più alti livelli di fecondità emergono invece per quei Paesi che hanno tassi d’occupazione femminile più alti e un maggior investimento in politiche di conciliazione famiglia-lavoro e di sviluppo dei servizi;
Considerato che per l’economia del nostro Paese è necessario puntare sul lavoro delle donne, dare più spazio alle loro aspirazioni, ai loro talenti, ai loro bisogni, senza penalizzarle a causa della maternità o degli impegni familiari;
Considerato che la proposta di legge 184 ha tra i suoi obiettivi principali la realizzazione di una società con ruoli non discriminatori tra uomini e donne;
Rilevato che la maternità rappresenta il motivo principale dell’abbandono del lavoro da parte delle donne, come confermato anche da recenti indagini dell’Istat. Con la nascita del primo figlio, infatti, molte donne lasciano l’attività lavorativa per occuparsi della famiglia. L’abbandono del posto di lavoro spesso è definitivo, specialmente per le lavoratrici precarie per le quali la possibilità di vedere rinnovato il proprio contratto dopo la maternità è decisamente scarsa. A queste si aggiungono le donne che si dimettono dopo il primo anno di vita del figlio. Il maggior numero delle donne che lasciano il lavoro proviene da imprese di piccole e piccolissime dimensioni che spesso non sono sindacalizzate;
Considerato che i dati Istat del 2011 registrano un aumento delle dimissioni per maternità rispetto gli anni precedenti. Si tratta per la maggior parte di donne molto giovani: infatti, circa il 62% ha un’età compresa tra i 26 e i 35 anni. I motivi che spingono a dare le dimissioni sono determinati soprattutto dalle difficoltà connesse alla gestione congiunta della maternità e del lavoro che molto spesso è poco flessibile negli orari e non offre condizioni economicamente vantaggiose per poter affidare la cura dei figli a terzi, quali asili nido aziendali o territoriali. Per il 27,5% delle mamme il motivo principale delle dimissioni è la mancanza di asili nido all’interno dell’azienda o il mancato accoglimento del bambino nelle liste nido; mentre per l’8,7% incidono i costi elevati dei servizi di assistenza al bambino quali baby-sitter e asili; il restante 6,2% lascia il lavoro perché l’azienda non è disposta a concedere il part-time;
Tutto ciò premesso, Impegna la Giunta regionale:
1) a mettere in atto con tempestività tutte le azioni atte a scongiurare l'abbandono del posto di lavoro da parte delle donne a causa della maternità o degli impegni familiari, con particolare riferimento all’intensificazione della rete dei servizi per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, alle iniziative di sostegno alle imprese che garantiscano un incremento dell'occupazione femminile anche attraverso una flessibilità “family friendly”; alla promozione di azioni di sensibilizzazione per incoraggiare gli uomini a condividere le responsabilità in materia di custodia dei figli e delle altre persone dipendenti;
2) ad agire presso il governo nazionale affinché con specifici strumenti normativi introduca interventi volti a superare la situazione di discriminazione nei confronti delle donne sul mercato del lavoro garantendo un'effettiva tutela della maternità".
Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 184, così come emendata. La pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)



Proposta di legge regionale n. 220
ad iniziativa dei Consiglieri Ortenzi, Massi
“Scadenza del Consiglio di indirizzo e verifica dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico INRCA di Ancona”
(Votazione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge regionale n. 220 ad iniziativa dei Consiglieri Ortenzi, Massi.
Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Ortenzi. (…) E’ per prorogare la scadenza, bene, Consigliera Ortenzi, la ringrazio. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Massi. (…) Bene. Il Consigliere Massi si associa a quanto detto dalla relatrice di maggioranza. Quindi passiamo alla votazione.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 2 (Dichiarazione d’urgenza). Ricordo che occorre la maggioranza assoluta dei Consiglieri assegnati (22 voti). Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva a maggioranza assoluta dei Consiglieri assegnati)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 220. La pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ora chiedo all’Assemblea, come ormai facciamo di solito, se vogliamo continuare oppure chiudiamo i lavori. (…) No, no, guardate, siccome sono stato oggetto di qualche critica avendo preso una decisione, ora ogni volta che si arriva a una certa ora chiedo all’Assemblea se si vuole andare avanti - (…) No, no, appunto, non c’è nessun problema -, sapendo che la mozione del collega Massi implica una discussione di almeno un paio d’ore.
Ha chiesto la parola il Consigliere Traversini, ne ha facoltà.

Gino TRAVERSINI. Chiedo, Presidente, se la proposta di risoluzione sul gasdotto, visto che c’è la raccolta di firme di quasi tutti i Capigruppo e dei Consiglieri, si può anticipare e metterla in votazione magari senza discussione.

PRESIDENTE. Sono personalmente d’accordo. Anzi, vorrei anche sottoporre la mozione n. 381 da me presentata riguardo alla situazione della Siria, anche questa magari senza discussione, altrimenti non importa. Vogliamo votare queste due mozioni? (…) Allora, ricapitolo. C’è la proposta del Consigliere Traversini su cui mi pare siamo d’accordo, quindi quella mozione la votiamo. Sulla mozione della Siria vogliamo aprire la discussione oppure possiamo votare subito anche questa? Io la metterei in votazioni come l’altra, poi decidiamo se continuare. (…) Allora la mozione n. 381 sulla Siria la mettiamo al primo posto della prossima seduta.


Mozione n. 353
dei Consiglieri Badiali e Giancarli
“Istituzione di un tavolo tecnico relativo alla proposta di realizzazione del metanodotto Brindisi-Minerbio”
(Votazione risoluzione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 353 dei Consiglieri Badiali e Giancarli “Istituzione di un tavolo tecnico relativo alla proposta di realizzazione del metanodotto Brindisi-Minerbio”, a cui è stata presentata la seguente proposta di risoluzione a firma dei Consiglieri Ricci, Bucciarelli, Binci, Cardogna, D’Anna, Zaffini, Marinelli, Marangoni, Massi, Malaspina, Silvetti, Giorgi, Giancarli, Traversini, Sciapichetti, Foschi, Natali, Acquaroli, Ciriaci, Badiali, Busilacchi, Ortenzi:
Metto in votazione la proposta di risoluzione a firma dei Consiglieri Ricci, Cardogna, Zaffini, Marangoni, Malaspina, Bucciarelli, Binci, D'Anna, Marinelli, Massi, Giorgi, Silvetti, Giancarli, Traversini, Sciapichetti, Foschi, Natali, Acquaroli, Ciriaci, Badiali, Busilacchi, Ortenzi:
“L’Assemblea legislativa delle Marche,
Considerate le risultanze dell'audizione organizzata dalla III e IV Commissione consiliare con il Comitato "NO Tubo a difesa dell'Appennino centrale";
Ritenuto che:
- la realizzazione del progetto risulterebbe altamente impattante e avrebbe effetti negativi anche sulle attività economiche presenti sul territorio, oltre a determinare una situazione di fragilità idrogeologica e sismica nonché una situazione di rischio di vario genere, legata alla pericolosità del prodotto trasportato;
- il tracciato proposto attraverserebbe aree di rilevante pregio ambientale, paesaggistico e culturale provocando lo sbancamento di fondovalle e crinali costituiti per chilometri da solidi e spessi banchi di arenaria, lasciando per centinaia di chilometri nei crinali appenninici una cicatrice larga da un minimo di 20 ad un massimo di 40 metri;
- le piste e le strade da costruire ex novo sui versanti appenninici, all'interno delle strette valli, nei boschi e foreste cambierebbero in modo irreversibile l'attuale stato dei luoghi causando danni irreparabili in luoghi sostanzialmente incontaminati;
- le emergenze geologiche, idrogeologiche e botanico vegetazionali, le foreste demaniali, le fasce fluviali dei principali fiumi, le aree e i beni archeologici vincolati ai sensi della legge 1089/ 1939, le Zps e i Sic, e tutte le aree corridoio tra loro ricomprese, costituiscono un insieme di elementi che per le loro caratteristiche di rarità, eccezionalità ed emergenza strutturano in modo determinante la matrice ambientale della provincia di Pesaro Urbino, tanto da essere considerate aree di interesse strategico, che abbisognano di un appropriato grado di salvaguardia che le preservi da eventuali trasformazioni antropiche che possano alterarne le peculiarità o determinare situazioni di rischio;
Visti:
- la lettera del Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino del 11 giugno 2007 con la quale si chiedeva alla Regione Marche e alla SNAM di "sospendere qualunque decisione in merito, al fine di consentire a questa Provincia l'apertura di un tavolo di concertazione con le Amministrazioni locali interessate";
- i numerosi incidenti occorsi recentemente a metanodotti di dimensioni molto inferiori a quelle del progetto Brindisi Minerbio, incidenti che hanno talvolta causato vittime e distruzioni diffuse;
- le implicazioni emerse con evidenza nel corso dei recenti sismi (Abruzzo ed Emilia Romagna) tra gasdotti e sismi con produzione di fratture del suolo a vari livelli e con scomposizione e/o dislocazione del piano di campagna;
Considerato che:
- diversi enti territoriali delle Marche, dell’Umbria e dell’Abruzzo hanno espresso il loro parere negativo sull’opera ovvero:
- il Servizio naturalistico paesaggistico ed economia montana, il Servizio programmazione forestale, faunistico, venatorio ed economia montana della Regione Umbria, nonché la Provincia di Perugia, nel VIA della Regione Umbria (n. 6347 del 7 luglio 2006) per il tratto Foligno-Sestino hanno trasmesso parere negativo in merito ad numerosi aspetti legati al paesaggio, alla flora, alla fauna e all’aspetto idrogeologico;
- la Comunità montana del Catria e Nerone ha assunto una posizione contraria al progetto ed ha chiesto a più riprese l’individuazione di un tracciato alternativo;
- la Comunità montana Altotevere Umbro e la Comunità montana Alto Chiascio, nei cui territori sono compresi i tratti che interessano i comuni di Pietralunga, Città di Castello e Gubbio, non sono ad oggi state chiamate ad esprimere un parere;
- la Provincia di Pesaro e Urbino, con delibera del Consiglio provinciale n. 52 del 29 giugno 2007, ha espresso, con voto unanime, parere negativo sull'opera, ritenendo “che la realizzazione del progetto risulterebbe altamente impattante e avrebbe effetti negativi anche sulle attività economiche presenti sul territorio, oltre a determinare una situazione di fragilità idrogeologica e sismica nonché una situazione di rischio di vario genere, legate alla pericolosità del prodotto trasportato” ed ha chiesto “di ottenere un progetto sostanzialmente alternativo, sia nello studio di altri tracciati (che già sembrano essere non solo possibili ma anche più economici), sia nello studio di alternative diverse dalla realizzazione del metanodotto”;
- il Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, con nota del 11.06.2007 indirizzata al Presidente della Regione Marche, agli assessori competenti ed alla Snam medesima e con successiva nota del 16.03.2009 indirizzata al Ministero dello Sviluppo Economico, ha riaffermato la propria contrarietà al progetto in assenza di un’ipotesi di tracciato alternativo, “ribadendo con forza la richiesta di sospendere qualunque decisione in merito”;
- il Consiglio regionale delle Marche, con mozione n. 200 del 18 settembre 2007, ribadendo le motivazioni proposte dalla Provincia di Pesaro e Urbino, ha espresso all’unanimità “la propria contrarietà al progetto”;
- il Comune di Pietralunga, con delibera del Consiglio comunale del 16.05.2008, dopo una più approfondita analisi del progetto e “sulla base delle considerazioni emerse a seguito della partecipazione popolare”, ha revocato un precedente provvedimento con il quale aveva espresso parere favorevole all’opera ed aveva concesso la compatibilità urbanistica;
- la Provincia di Perugia, con delibera del Consiglio provinciale del 12.11.2008, ha approvato un ordine del giorno con il quale chiede di “ individuare un progetto alternativo per il passaggio del metanodotto lungo il territorio nazionale, tenendo in debito conto tutte le ipotesi e, in ogni caso, adottando le soluzione meno impattanti possibili sul territorio, sul paesaggio e sull’economia tradizionale dei nostri territori” e già con nota 26 maggio 2006, protocollo n. 13/165550, la stessa Provincia di Perugia (Area Ambiente e Territorio) aveva espresso parere negativo in merito alla compatibilità del metanodotto con il vigente PTCP;
- il Comune di Gubbio, con appositi provvedimenti deliberativi, ha espresso fermamente la “non compatibilità dell’opera proposta con il territorio interessato” ed ha ritirato l’atto di compatibilità urbanistica;
- la Provincia dell’Aquila, nel cui territorio sono situati ben 19 Comuni dei 28 complessivamente interessati all’opera (tratto Foligno-Sulmona), con delibera del Consiglio provinciale n. 5 del 10.02.2010, ha espresso parere negativo sull’opera, ritenendo che “il progetto risulterebbe altamente impattante per il territorio, per l’economia locale e per la sicurezza dei cittadini, in quanto andrebbe a penalizzare …il comparto agricoltura, colpendo anche produzioni tipiche e di qualità; ….avrebbe una forte interferenza negativa sull’assetto idrogeologico, sull’equilibrio ecologico ed ambientale e sul patrimonio storico-archeologico; esporrebbe il territorio ed i cittadini a rischi di varia natura connessi alla pericolosità del prodotto trasportato ed alla elevata sismicità delle aree attraversate” ed ha chiesto “un tracciato alternativo rispetto alla dorsale appenninica”;
- il Comune di Sulmona, con delibera del Consiglio comunale del 01.03.2010, ha espresso parere contrario al progetto ed ha chiesto un tracciato alternativo rispetto alla dorsale appenninica; con delibera del Consiglio comunale del 29 giugno 2012, ha espresso parere negativo sulla centrale di compressione;
- la Comunità montana Peligna (Sulmona) con recente provvedimento deliberativo, ha espresso parere contrario al progetto ed ha chiesto un tracciato alternativo rispetto alla dorsale appenninica;
- il Comune dell’Aquila, colpito dal disastroso sisma dell’aprile 2009, ha deliberato con voto unanime la propria contrarietà al progetto del metanodotto SNAM, chiedendo nel contempo l’individuazione di un percorso extrappenninico; lo stesso Comune è capofila del coordinamento interregionale anti-gasdotto, al quale aderiscono sia enti istituzionali che organismi della società civile;
- il Consiglio regionale dell'Abruzzo, con voto unanime del 18 ottobre 2011 e 14 febbraio 2012 ha approvato due risoluzioni che impegnano la Giunta a sospendere i procedimenti in corso per le autorizzazioni regionali e a chiedere al Governo nazionale l'istituzione di un tavolo interistituzionale per il cambiamento del percorso del metanodotto;
- un ricorso alla corte Europea avverso il metanodotto Brindisi Minerbio, avente per oggetto procedure inerenti le valutazioni della VAS e del VIA e altre normative inerenti la salvaguardia degli habitat e delle specie vegetali e animali è stato prodotto da enti e associazioni;
Considerato altresì che:
- in data 26 ottobre 2011 la Commissione ambiente della Camera dei Deputati, con voto unanime, ha approvato una risoluzione con la quale impegna il Governo a disporre la modifica del tracciato e ad istituire un tavolo di discussione nazionale per la individuazione di un tracciato alternativo al di fuori della dorsale appenninica;
- la Regione Abruzzo ha promulgato la legge regionale 10 marzo 2008, n. 2 “Provvedimenti urgenti a tutela del territorio regionale” e che in seguito al sisma del 2010, che ha avuto come epicentro aree della provincia dell’Aquila con il disastroso coinvolgimento del capoluogo aquilano, la stessa Regione ha modificato i propri intendimenti attraverso le integrazioni contenute nella l.r. 148/10 del 5 giugno 2012. In data 29 giugno 2012 è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Abruzzo la legge regionale n. 28 "Modifiche alla l.r. 3 marzo 2010, n. 7 (Disposizioni regionali in materia di espropriazione per pubblica utilità) ed integrazione alla L.R. 10 marzo 2008, n. 2 (Provvedimenti urgenti a tutela del territorio regionale)";
Esprime la propria contrarietà al progetto del metanodotto Brindisi Minerbio così come proposto;
Impegna la Giunta regionale:
- ad attivarsi presso il Ministero competente per arrivare alla definizione di un tavolo di lavoro, così come richiesto all'unanimità dalla Commissione ambiente alla Camera dei Deputati, che contempli la presenza degli Enti territoriali descritti e dei cittadini comunque organizzati (associazioni e comitati) finalizzato alla individuazione di un’idea progettuale alternativa, con un tracciato che si ponga in tutti i casi al di fuori della dorsale appenninica e quindi con l’assunzione di decisioni che portino a scelte più ponderate, meno impattanti per l'ambiente e più sicure per la popolazione;
- a predisporre un testo di legge finalizzato alla tutela delle aree di pregio ambientale già riconosciute negli strumenti di pianificazione della Regione Marche (PPAR - PIT ecc.) e nel rispetto delle direttive comunitarie SIC, ZPS nonché aree di pericolosità sismica dagli stessi effetti della normativa recentemente approvata dalla Regione Abruzzo. E comunque a negare, in casi simili, l’intesa con lo Stato;
- ad attivare la concertazione con le regioni Emilia Romagna, Abruzzo e Umbria, interessate dal problema, al fine di intraprendere un’azione sinergica, a tutto vantaggio dell’interesse generale e nel pieno rispetto dei diritti delle popolazioni coinvolte;
- ad inviare la presente risoluzione al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti e ai Capigruppo di Camera e Senato".
La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ora faccio appello all’Assemblea per decidere se proseguire o sospendere la seduta.
Io vi propongo, come al solito da quando abbiamo fatto questa scelta, di proseguire. Quindi dovete esprimervi a favore o contro questa mia proposta. (…) Questo non è un problema. Ripeto, siccome in altre occasioni si è detto che non potevo scegliere io se continuare, la decisione la rimetto all’Aula.
Io vi propongo di proseguire. Dichiaro aperta la votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

La seduta è tolta. Ci vediamo non martedì ma giovedì della prossima settimana.


La seduta termina alle ore 13,40