Resoconto seduta n.102 del 21/05/2008
Seduta n. 102 del 21 maggio 2008


La seduta inizia alle ore 10,25


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli




Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 237, in data 15 maggio 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Modifiche alla legge regionale n. 20/2001 "Norme in materia di organizzazione e di personale della Regione", assegnata alla II Commissione in sede referente;
- n. 238, in data 15 maggio 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Modifiche alla legge regionale n. 15/1997 recante `Disciplina del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi", assegnata alla II Commissione in sede referente, alla IV Commissione ai sensi dell'art. 68 del Regolamento Interno e al Cal per conoscenza.
E' stata presentata la seguente proposta di atto amministrativo:
- n. 92, in data 15 maggio 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Piano degli interventi per il diritto allo studio universitario nella regione Marche per l'anno accademico 2008/2009 - L.r. n. 38/1996, art. 4", assegnata alla I Commissione in sede referente.


Interrogazione n. 653
del Consigliere Giannotti
“Sequestro ditta di Sassofeltrio”

Interrogazione n. 597
del Consigliere D’Anna
“Centro di raccolta, stoccaggio e riutilizzo di pneumatici all’ingresso di Sassofeltrio”

Interrogazione n. 753
del Consigliere Giannotti
“Principio d’incendio in una ditta di Sassofeltrio”

Interrogazione n. 790
del Consigliere Giannotti
“Ditta di Sassofeltrio”

Interrogazione n. 959
del Consigliere Giannotti
“Ripresa attività di una ditta di Sassofeltrio”

(abbinate)
(Rinvio)

PRESIDENTE. Le interrogazioni n. 653 del Consigliere Giannotti, n. 597 del Consigliere D’Anna, n. 753 del Consigliere Giannotti, n. 790 del Consigliere Giannotti, l'interrogazione n. 959 del Consigliere Giannotti, abbinate, sono rinviate per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 942
del Consigliere Lippi
“Agevolazioni su gasolio e GPL zone montane”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 942 del Consigliere Lippi è rinviata per assenza dell’Assessore competente.




Interrogazione n. 1015
del Consigliere Capponi
“Programma di sviluppo rurale 2007/2013 (Reg. Ce 1698/2005). Richiesta di chiarimenti su corretta attuazione delle norme”

Interrogazione n. 824
dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Cesaroni, Giannotti, Santori, Brini, Bugaro, Tiberi
“Programma di sviluppo rurale 2007/2013 (Reg. Ce 1698/2005). Organismo pagatore regionale (Opr)”

Interrogazione n. 825
dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Cesaroni, Giannotti, Santori, Brini, Bugaro, Tiberi
“Programma di sviluppo rurale 2007/2013 (Reg. Ce 1698/2005). Sistema informativo agricolo regionale (Siar)”

Interrogazione n. 945
del Consigliere Capponi
“Programma di sviluppo rurale (Reg. Ce 1698/2005). Giustificazione concessione aiuti sottomisura 2.1.4. (Agricoltura biologica)

Interrogazione n. 946
del Consigliere Capponi
“Programma di sviluppo rurale (Psr). Sostituzione liquidazione aiuti per sottomisure F1 (Agricoltura integrata a basso impatto ambientale) ed F2 (Agricoltura biologica) del Psr 2000/2006 (Reg. Cee 1257/1999); Sottomisura 2.1.4. (Agricoltura biologica) e Misura 2.1.1. (Indennità per svantaggi naturali a favore di agricoltori delle zone montane) del Psr 2007/2013 (Reg. Ce 1698/2005)”

Interrogazione n. 1028
dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Cesaroni
“Reg. Ce 1698/2005 – Programma di sviluppo rurale 2007/2013. D.a. dell’Assemblea legislativa regionale n. 85 del 17 marzo 2008. Chiarimenti su attuazione Psr”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 1015 del Consigliere Capponi, n. 824 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Cesaroni, Giannotti, Santori, Brini, Bugaro, Tiberi, n. 825 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Cesaroni, Giannotti, Santori, Brini, Bugaro, Tiberi, n. 945 del Consigliere Capponi, n. 946 del Consigliere Capponi, n. 1028 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Cesaroni, abbinate. Per la Giunta risponde l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. L’interrogazione n. 1015 riguarda una presunta volontà della Giunta di non avvalersi di tecnici abilitati per lo svolgimento di attività di progettazione previste dal Psr. Si precisa che l'Autorità di gestione ha già esaminato tale questione, invitando i funzionari regionali coinvolti nelle attività del Piano ad attenersi alle seguenti indicazioni: "Al fine di evitare circostanze che possano comportare situazioni distorsive della concorrenza e del corretto funzionamento del mercato, si sottolinea, in relazione all'attività di progettazione richiesta da alcune Misure del Psr, che il recente intervento legislativo, il cd. decreto Bersani convertito nella legge 4 agosto 2006, n. 248, non ha modificato il principio inderogabile della personalità nell'esecuzione della prestazione e della necessità del rapporto diretto tra professionista e beneficiario, anche nell'ambito di società, oggi ammesse, che prestano servizi professionali di tipo interdisciplinare, in quanto dispone che ‘l'oggetto sociale relativo all’attività libero-professionale deve essere esclusivo, che il medesimo professionista non può partecipare a più di una società e che la specifica prestazione deve essere resa da uno o più soci professionisti previamente indicati, sotto la propria personale responsabilità’. Tale definizione rimane assolutamente conforme al dettato dell'art. 2232 c.c. il quale dispone che il professionista ‘deve eseguire personalmente l'incarico assunto’, avvalendosi ‘sotto la propria direzione e responsabilità di sostituti o ausiliari, se la collaborazione di altri è consentita dal contratto e non è incompatibile con l'oggetto della prestazione’ “.
La soluzione sopra indicata risulta corretta anche alla luce di un parere legale reso a seguito di una specifica richiesta da parte del Consiglio dell'ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali riguardante la possibilità di professionisti iscritti all'albo, dipendenti di sindacati di categoria, di poter redigere elaborati tecnici con sottoscrizione autenticata senza percepire alcun compenso aggiuntivo rispetto allo stipendio contrattualmente corrisposto. Tenuto conto che né la legge professionale né il relativo tariffario contengono indicazioni su come i professionisti che intrattengono un rapporto di lavoro subordinato debbano comportarsi in ordine alla prestazione dei compensi, la risposta va ricercata nell'ambito dei principi generali che regolano la materia.
In primo luogo l'art. 2223 c.c. il quale conclude per una misura di compenso adeguata all'importanza dell'opera e al decoro della professione; tale principio non risulta vanificato dall'abolizione dei minimi tariffari sanciti dalla legge 248/06, in quanto i criteri sopra enunciati devono essere mantenuti, poiché compensi troppo bassi potrebbero ingenerare alterazioni del mercato non consentite.
La possibilità di conglobare in via forfettaria il compenso in un'unica somma mensile, data l'assenza di uno specifico divieto per i professionisti di stipulare rapporti di lavoro dipendente, non è possibile costringere i professionisti a singole fatturazioni per ogni attività. Tale condotta non può essere considerata illegittima né per la legge professionale né per l'ordinamento penale. Qualora venisse accertato che lo stipendio erogato fosse inadeguato a compensare un'attività professionale, quest'ultima dovrebbe essere considerata abusivo esercizio della professione ai sensi dell'art. 348 c.p..
Per quanto sopra esposto l'attività di progettazione deve essere svolta secondo le indicazioni impartite che ho prima letto.
Rispondo ora alle interrogazioni n. 824, n. 825 e per omogeneità a parte della n. 1028, riguardanti l’istituzione dell'Organismo pagatore regionale (Opr).
La struttura regionale, parallelamente alla trattazione delle problematiche inerenti il processo di decentramento alle Province, è stata impegnata con gruppi di lavoro interni ed interservizi nella predisposizione degli atti necessari per la presentazione dell'istanza di riconoscimento dell'Opr al MiPaaf. Sono stati svolti una serie di incontri sia con i funzionari competenti che quelli sia interni.
Infatti la Giunta aveva incaricato il dirigente del Servizio agricoltura forestazione e pesca con l’atto n. 921 del 2006 di predisporre uno studio di fattibilità per l'istituzione di un servizio interno "Opr".
In data 30 aprile 2008 la Giunta, dopo approfondita discussione – come risulta dal verbale – ha ritenuto di non procedere più al decentramento della istruttoria del Psr alle Province per via di un’ulteriore riflessione che si riservava di fare – ripeto, come risulta dal verbale – anche in relazione al dibattito che si era aperto sul federalismo, quindi sul diverso equilibrio che vi sarebbe stato nelle funzioni svolte dalla Regine e dagli Enti locali, in particolare dalle Province. Pertanto in relazione alla parallela organizzazione del decentramento dell’organismo pagatore la Giunta ha soprasseduto anche su questo ultimo.
In ordine al sistema informativo agricolo a supporto del nuovo Psr si rappresenta che il gruppo di lavoro interservizi costituito dal Segretario generale in data 2 febbraio 2007 ha curato la progettazione e lo sviluppo del sistema informativo complessivo che per le misure a superficie utilizza Sian (Sistema informativo agricolo nazionale) e per le misure a investimento ha creato il sistema regionale Siar, sfruttando le conoscenze sulle procedure di lavoro acquisite con il Siarm e realizzando ex-novo l'aggancio alle banche dati nazionali e regionali (anagrafe tributaria, fascicolo aziendale, anagrafe bovina, Uma, protocollo informatico, repertorio decreti, firma digitale).
Questo per quanto riguarda la questione relativa all’Opr e al sistema informativo agricolo, che poi torna anche, come questione organizzativa, anche nelle successive interrogazioni.
La risposta al punto 4 dell’interrogazione n. 825 è: in armonia con il paragrafo 16.1 del Psr "Modalità di intervento dell'assistenza tecnica a livello regionale", l'Autorità di gestione del programma al fine di garantire per la durata del programma medesimo adeguato supporto all'attuazione al monitoraggio e alla valutazione del Psr, sta predisponendo un'apposita gara a livello comunitario – con risorse dell'assistenza tecnica, secondo il riparto che verrà approvato dalla Giunta, dopo il Comitato di sorveglianza del 13 giugno p.v., nell'ambito della proposta di deliberazione "Disposizioni di attuazione delle misure a investimento del Psr e assistenza tecnica" – in modo da integrare il gruppo di funzionari interni del Servizio agricoltura e della Pf informatica adibiti allo scopo con un nucleo di sviluppo adeguato alle necessità del settore.
La risposta al punto 3 dell’interrogazione n. 825 è: allo stato attuale, per i primi bandi attuativi del Psr misure a investimento – che saranno pubblicati entro il 13 giugno 2008 –, il gruppo di lavoro interno ha curato l'implementazione delle funzionalità di sistema per la gestione delle fasi "Pubblicazione bando", "Presentazione domanda di aiuto" e "Istruttoria domanda di aiuto" in modo tale da consentire ai soggetti esterni deputati (Caa e altri tecnici riconosciuti dall'Ade) l'acquisizione informatica delle domande di aiuto nel Siar.
La risposta al punto 5 dell’interrogazione n. 825 è: l'Autorità di gestione supporterà l'emanazione dei bandi curando parallelamente l'informatizzazione sul Siar di ogni tipologia di bando con le relative domande di adesione.
Il Siar sarà pertanto disponibile da giungo 2008 per la gestione delle misure il cui bando è stato già messo a calendario e verrà gradatamente implementato per i bandi successivi, che verranno emanati nel corso del II semestre 2008 con un programma di lavoro scandito con ordini di servizio dell'Ade medesima.
Tale nuovo metodo di organizzazione del lavoro costituisce anche risposta alla "denuncia" del Consigliere Capponi circa lo stato di "affanno" della gestione del Psr. Infatti, a seguito dell'approvazione definitiva del documento da parte della Commissione in data 14 febbraio 2008 e da parte dell’Assemblea legislativa in data 17 marzo 2008 il Servizio agricoltura forestazione e pesca ha adottato i bandi delle misure a superficie ed ha avviato la procedura di concertazione per i bandi delle misure 1.2.1, 1.1.2, 1.2.3 e 3.1.1 con tempestività e appropriatezza – i Consiglieri mi scuseranno, ma sono tutte interrogazioni molto tecniche e specifiche –.
Sull’interrogazione n. 1028 che riguarda in maniera più generale il Programma di sviluppo rurale, è opportuno informare l’Aula rispetto alle regole che si è data la Commissione europea in merito alle possibilità di modifica dei Psr.
Sono possibili tre modifiche annuali che non richiedono decisione comunitaria, ed una sola modifica che richiede decisione comunitaria (modifica del piano finanziario oltre il limite dell'1% tra assi e/o modifiche della demarcazione tra Psr ed Ocm).
La Giunta per il 2008 ha stabilito le seguenti tappe di modifica al Psr: la prima ad aprile 2008, la seconda a giugno e la terza entro la fine dell'anno.
A queste modifiche corrispondono altrettante sedute del Comitato di sorveglianza che ai sensi dell'art. 19 del Reg. (Ce) 1698/05 deve preventivamente approvare le modifiche stesse.
Le prime due date del Comitato di sorveglianza sono state fissate al fine di rispettare quanto indicato dall'art. 78 del medesimo Reg. (Ce) 1698/05, che stabilisce che il Comitato di sorveglianza di ciascun Psr è consultato entro i quattro mesi successivi all'approvazione del Programma, in merito ai criteri di selezione delle operazioni finanziate.
In particolare vista l'urgenza della pubblicazione dei bandi agroambientali (scadenza domande 15 maggio scorso) il primo Comitato ha discusso una parte dei criteri del Psr Marche l'11 aprile.
La seconda data sarà funzionale al rispetto dei quattro mesi dall'approvazione del Psr, che scade il 15 giugno, per la discussione dei restanti criteri di selezione.
Nell'ambito di questi vincoli inderogabili si colloca il percorso di modifica del Psr individuato dalla Giunta. In particolare: nella seduta dell'11 aprile sono stati sottoposte all'approvazione del Comitato di sorveglianza con procedura standard (invio anticipato delle proposte di modifica ai membri del Comitato) le modifiche approvate dal Consiglio il 17 Marzo all'interno del Psr, tali modifiche sono state tutte approvate; nella stessa seduta dell'11 sono state sottoposte all'approvazione del Comitato di sorveglianza "fuori sacco", ossia tra le varie ed eventuali (non essendoci i tempi tecnici per operare diversamente), molte delle modifiche richieste dal Consiglio con l'ordine del giorno del 17 marzo, i cui esiti sono stati i seguenti: - alcune modifiche sono state bloccate già in seduta preliminare tecnica in quanto non conformi al regolamento: es. finanziamento dei Gas con la misura 123 (peraltro l'osservazione era già stata fatta formalmente dalla Commissione nel novembre scorso) - su altre modifiche il rappresentate della Commissione ha avanzato dubbi sulla loro possibile condivisione, sia in sede tecnica che nella seduta ufficiale dell'11 aprile (es. introduzione dell'irrigazione senza una adeguata giustificazione tecnica) - altre modifiche sono state ritenute accettabili (es. l'adeguamento delle spese ammissibili di alcune misure alle linee guida predisposte dal Mipaaf in materia).
Il percorso per i prossimi mesi è il seguente: invio in Commissione consiliare competente delle modifiche approvate dal Comitato di sorveglianza non appena sarà formalmente approvato il verbale dello stesso comitato dell'11 aprile; invio al Comitato di sorveglianza del 13 giugno dei restanti criteri di selezione e di ulteriori proposte di modifica del Psr; invio al Comitato di sorveglianza di fine anno delle proposte di modifica al Psr più importanti (nuove misure) previa consultazione con la competente Commissione consiliare.
Riguardo al punto 2 dell’interrogazione n. 1028 preciso che le disposizioni attuative debbono tradurre in indicazioni tecniche quelle che sono le scelte e gli indirizzi dati dall’Assemblea legislativa regionale con il Programma di sviluppo rurale.
In particolare l'esempio indicato nella specifica interrogazione, in merito al "requisito della residenza" riguardano la traduzione di quanto indicato nelle finalità delle schede di misura 2.1.1. e 2.1.2. del Psr che dice: "La misura è finalizzata a garantire la migliore gestione del territorio montano, favorendo la tutela e la valorizzazione del paesaggio rurale, anche nell'ottica del mantenimento di un tessuto socio¬-economico vitale nelle aree interne".
Questa traduzione tecnica della indicazione del Programma del resto non rappresenta una novità in quanto il requisito della residenza era richiesto anche nel Psr 2000-2006.
Per quanto riguarda l’interrogazione n. 945 premetto che la Regione si è attivata per dare continuità agli impegni agroambientali assunti e con la delibera di Giunta n. 754 del 2 luglio 2007 è stato emanato per la campagna 2007 un bando a condizione, inerente il sostegno all'agricoltura biologica, subordinato all'approvazione da parte della Commissione Europea del Psr. Nell'anno erano presenti un numero rilevante d'impegni in scadenza, in quanto con l'annata agraria 2005/2006, raccolto 2006, scadevano tutti gli impegni agroambientali assunti nell'anno 2002.
L'articolo 39, comma 3, del Reg. Ce 1698/05 dispone che la durata degli impegni agroambientali è compresa tra cinque e sette anni. La Regione Marche nel Psr 2007/2013 stabilisce che la durata degli impegni per la Misura 2.1.4 - Sottomisura b) Agricoltura biologica è quinquennale, elevatile a sette anni.
In considerazione della coincidenza dell'inizio del periodo di impegno (cinque anni) con la data di presentazione della domanda, il beneficiario che si assoggetta al regime di agricoltura biologica entro tale data assicura le condizioni di accesso alla Misura 2.1.4 b) (conduzione con metodo biologico).
La corresponsione del premio è subordinata, a decorrere dalla presentazione della domanda di aiuto e sino alla conclusione del quinquennio di impegno, al rispetto degli obblighi e delle condizioni di impegno previsti nell'ambito di applicazione dell'azione 2.1.4.b) "Agricoltura biologica" del Psr Marche 2007/2013.
Nell'anno 2007 hanno potuto presentare domanda di aiuto esclusivamente gli imprenditori agricoli che hanno assoggettato la propria azienda agricola al sistema di controllo e certificazione del metodo di produzione biologico in attuazione del Reg. (Ce) 2092/91 in data antecedente alla presentazione della domanda ed in possesso, alla stessa data, dei requisiti per l'iscrizione all'Albo regionale degli operatori dell'agricoltura biologica. Questi obblighi si ritengono sufficienti a giustificare le condizioni per percepire e giustificare l'aiuto. Se tale condizione permane nei cinque anni di impegno il beneficiario potrà annualmente presentare domanda di pagamento e raggiungere regolarmente il termine del periodo quinquennale ottemperando alle condizioni del Psr.
Nella campagna 2007 abbiamo accolto circa 843 nuovi impegni quinquennali, di cui circa 600 domande di aziende che già avevano sottoscritto impegni agroambientali nel precedente periodo di programmazione e che con l'annualità 2006 avevano concluso positivamente il periodo d'impegno. Le restanti 243 domande circa sono state presentate da aziende/beneficiari che si avvicinano per la prima volta all'agricoltura biologica. Pertanto conformemente a quanto previsto dal bando e dal regolamenti comunitari e dal Psr Marche approvato dall’Assemblea legislativa e dalla Commissione Ce, devono aver assoggettato la propria azienda agricola al sistema di controllo e certificazione del metodo di produzione biologico in attuazione del Reg. (Ce) 2092/91 in data antecedente alla presentazione della domanda (e sottoscrizione degli impegni) ed avere il possesso alla stessa data dei requisiti per l'iscrizione all'Albo regionale degli operatori dell'agricoltura biologica.
Lo sfasamento temporale del periodo di impegno a valere sul Psr con i cicli colturali legati all'annata agraria è il più delle volte inevitabile ed è imputabile alle scadenze amministrative peraltro regolamentate dagli stessi regolamenti comunitari.
Si ritiene che le modalità e i tempi di presentazione delle domande per i contratti agroambientali decorrenti a partire dal 1° gennaio 2007, sono definiti dall'articolo 8 del regolamento (Ce) 1975/06 che rinvia all'articolo 11 del regolamento (Ce) 796/04. La decorrenza degli impegni agroambientali coincide con la data di presentazione della domanda di aiuto (sottoscrizione degli impegni pluriennali). Pertanto gli impegni sottoscritti avranno decorrenza dalla data di presentazione della domanda per cinque anni e si ritiene che non verranno sostenuti maggiori costi di gestione.
Tutte le domande presentate sono sottoposte attraverso il Sigc (Sistema integrato di gestione e controllo) ad un controllo tecnico amministrativo. Inoltre dalla totalità delle domande è stato estratto da Agea un campione pari al 5% su cui è già stata avviata l'attività di controllo in loco sia da parte di Agea sia per quanto riguarda gli impegni specifici desunti dai piani di sviluppo regionali (2000/2006 e 2007/2013) dalla Regione attraverso la Pf controlli relativi ai fondi comunitari.
Ripeto, scusate la lunghezza, ma queste interrogazioni erano sì abbinate, ma non accorpabili negli argomenti.
Concludo con l’interrogazione n. 946. Le domande a superficie presentate per l'annualità 2007 (agricoltura integrata a basso impatto ambientale, agricoltura biologica, Indennità compensative e premi annuali rimboschimento) sia del nuovo periodo di programmazione sia del passato cadono nell'ambito di applicazione del Fears e del Reg. Ce 1698/05.
Il regolamento del Consiglio n. 1698/05 e il regolamento della Commissione n. 1975/06, regolamentano le misure di sostegno per lo sviluppo rurale e prevedono anche una particolare disciplina per le misure di sviluppo rurale legate alla superficie, disponendo che alle stesse debbono essere applicate integralmente le disposizioni valide per gli aiuti diretti (Pac).
In particolare l'art. 8 del citato regolamento (Ce) n. 1975/06 ha previsto un unico termine di presentazione delle domande di pagamento delle misure di sviluppo rurale e delle domande uniche, cioè quello del 15 maggio di ogni anno ex art. 11 del regolamento n. 796/04 del 21 aprile 2004.
Tale termine, sia per domande di pagamento per misure connesse alla superficie, derivanti da trascinamenti di impegni presi nel vecchio periodo di programmazione 2000-2006, ai sensi del reg.(Ce) n. 1257/99, e per i nuovi impegni relativi al nuovo periodo di programmazione (al Psr 2007/2013), è stato prorogato, per il 2007, al 12 ottobre per il caricamento su Sian e al 15 ottobre per la consegna del cartaceo agli uffici regionali. Mentre le domande concerniti le misure forestali relative ad impegni assunti in relazione all'applicazione del reg. (Ce) 2080/92 e della Misura H del Psr 2000-2006, nonché gli interventi di set-aside afferenti il reg. Cee n. 1609/89 i termini di scadenza sono stati prorogati al 30 ottobre per il caricamento su Sian e per la consegna del cartaceo. Quanto sopra è stato formalizzato dalla Regione con deliberazione di Giunta n. 1108 del 15 ottobre 2007.
L'applicazione allo sviluppo rurale delle disposizioni valide per gli aiuti diretti, esecuzione dei controlli previsti dal Sistema integrato di gestione e controllo, ha evidenziato che le domande presentate contenevano un numero rilevante di errori palesi. Pertanto, onde non penalizzare gli agricoltori, andavano corretti prima dell'inizio dell'attività istruttoria della Regione (in quanto se il sistema accerta delle differenze fra quanto accertato e quanto dichiarato dal beneficiario a norma del regolamento è necessario applicare delle penalizzazioni sul premio erogato).
A seguito di questa esigenza la fase di istruttoria delle domande 2007 non è ancora iniziata in quanto l’organismo pagatore Agea ha avviato 1 attivata di correttiva collaborativa delle domande che si è conclusa solamente il 15 maggio scorso e le domande corrette con le rispettive schede di correttiva ancora non sono state presentate agli uffici decentrati competenti per territorio (devono essere presentate in forma cartacea entro il 20 maggio 2008).
Questa fase di correttiva servirà a consentire l'adeguamento delle istanze di finanziamento, relative alla nuova programmazione (2.1.1 – 2.1.2 – 2.1.4), alle mutate disposizioni variate nel corso della fase di approvazione del Psr.
L'erogazione dei pagamenti a valere sulla Programmazione 2007-2013 era subordinata all'approvazione del Programma di sviluppo rurale della Regione Marche da parte della Commissione europea. Il Psr delle Marche, approvato in sede tecnica nel dicembre 2007, è stato approvato – come sapete – con decisione Ce soltanto nel mese di febbraio 2008. Dopo tale approvazione la Commissione provvederà all'erogazione della quota comunitaria (Fears) di cofinanziamento degli aiuti e la Regione potrà, attraverso l'Organismo pagatore Agea, provvedere al pagamento delle domande relative all'annualità 2007.
I beneficiari per tramite delle loro associazioni, ed i Caa tramite anche le circolari Agea e le comunicazioni degli errori palesi contenuti nelle domande, sono stati puntualmente informati, ed i termini necessari per l'attività di correttiva sono stati concordati da Agea e dalle Regioni con i rappresentanti dei Caa nazionali.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Le risposte che abbiamo avuto sono molteplici, alcune chiariscono l’atteggiamento dell’Assessorato regionale all’agricoltura sui quei comportamenti che purtroppo non sono chiari agli agricoltori.
Noi all’inizio del 2008 abbiamo approvato lo strumento del Psr con una certa fretta e anche con un certo patema d’animo che l’assessorato aveva suscitato in tutta l‘Assemblea legislativa in quanto diceva che altrimenti si sarebbero persi dei tempi importanti per avviare i bandi. Però a quattro mesi da quel momento, cioè da quando si diceva che addirittura erano pronti, questi bandi ancora non ci sono.
Il risultato, Assessore, è che il sistema agricolo marchigiano è rimasto in standby per due anni, è una cosa insostenibile. Gran parte delle altre Regioni hanno già messo a finanziamento i primi bandi emanati, quindi noi siamo in un ritardo preoccupante.
L’attenzione su questo, Assessore, è dovuta sia per una mia esperienza personale, che per una grande vicinanza e strategicità al settore agricolo di questa regione sia dal punto di vista produttivo che ambientale. Penso sia apprezzabile che un Consigliere dell’opposizione stia attento a ciò che accade. La nostra è certamente un’azione di stimolo in quanto vediamo quasi uno stato confusionale dell’assessorato all’agricoltura.
Infatti lei oggi ci dice, dopo aver fatto tentativi di costituzione dell’Opr, di decentramento alle Province, che la cosa viene sospesa, e questo in tutto il sistema ingenera delle grandi preoccupazioni e delle grandi difficoltà di organizzazione. Noi, Assessore, l’avevamo messo in guardia dicendo: “prima di organizzare un nuovo sistema vediamo almeno che funzioni, non azzardiamo”. Addirittura prendo atto positivamente del fatto che l’assessorato abbia deciso di non decentrare alle Province, perché con lo stato confusionale che c’era ci sarebbe stato il tracollo del sistema.
Quindi oggi si riparte però, Assessore, diciamo pure che lo si deve fare con una nuova organizzazione. Non doveva esserci silenzio sia per la legge che abbiamo in tema di programmazione delle misure comunitarie e, a mio avviso, sia per alcuni ordini del giorno che questa Assemblea legislativa aveva approvato all’unanimità e che la obbligavano a relazionare su quale modello organizzativo del sistema agroalimentare si voleva portare avanti per la regione Marche.
Questo silenzio è durato mesi ed è stato veramente negativo per il sistema. E’ stato negativo sia per gli agricoltori che attengono ancora i bandi, ma anche per il suo sistema organizzativo di quel personale che avete stressato con proposte e controproposte e che poi non hanno avuto una soluzione ingenerando nel personale stesso uno stato confusionale e organizzativo che si ripercuoterà sul funzionamento del sistema.
Certamente sono soddisfatto per alcune risposte, ma per altre non lo sono, soprattutto quelle sul ritardo.
Non ci ha spiegato come utilizzerà quel 4% di risorse che lei ha chiesto come sacrificio al Psr per l’organizzazione della macchina burocratico-amministrativa, questo non c’è. Su questo le chiediamo soprattutto trasparenza, perché saremo, come peraltro abbiamo fatto fino ad oggi, ancora più vigili. Chiediamo trasparenza nell’assunzione del personale, trasparenza nell’organizzazione del sistema, chiediamo l’informazione agli agricoltori e alle loro associazioni, quelle pubbliche, perché il sistema è molto complesso, Assessore, non tutti fanno riferimento alle organizzazioni di categoria, non tutti hanno informazioni continue anche dalle stesse organizzazioni. Quindi il sistema deve venire a conoscenza di quello che lei decide di portare avanti attraverso strumenti pubblicisti.
Sottolineo solo due ritardi come ad esempio quello sulle misure agroambientali. Il bando 2008 in questa Regione è apparso a fine aprile, lei sapeva che la scadenza era il 15 maggio perché è una cosa già prevista dal sistema informativo di Agea e sapeva anche che questa scadenza era troppo ravvicinata. Ritengo che bisogna prevenire questi atteggiamenti, cioè la macchina burocratica deve prevedere un lasso di tempo da quando si emana il bando alla scadenza – lei sa bene che le domande che vengono presentate successivamente hanno una penalizzazione -. Penso che in questa regione ci saranno molte aziende che non avranno potuto rispettare i tempi di presentazione delle domande proprio perché avevano solo dieci giorni di tempo per farlo, addirittura qualcuno non ha neanche avuto le informazioni nei tempi necessari.
Dico ai colleghi della maggioranza, anche se capisco che a questa platea potrebbe non interessare tutto ciò, che siccome il Psr è l’unico strumento di politica agricola di sostegno all’agricoltura, al sistema agroalimentare marchigiano e all’ambiente, secondo me ci dobbiamo tutti un po’ preoccupare in quanto il momento organizzativo di questa Regione versa in brutte situazioni.
Senza che le risponda criticamente su tante altre cose, le dico solo, ad esempio, che per le misure agroambientali per l’anno 2007 le avevamo suggerito di proseguire gli impegni del Psr precedente. Questa sarebbe stata la norma più logica visti i ritardi che poi abbiamo portato.
Inoltre per alcune misure strutturali tipo l’agriturismo, ecc. le suggerisco, se i ritardi dell’emanazione dei bandi dovessero ancora avere tempi non immaginabili, di emanare – come le avevamo chiesto – un prebando anche in questo. Infatti anche in questo momento stanno avvenendo investimenti che saranno esclusi dai finanziamenti proprio perché abbiamo avuto una vacanza di due anni, un black-out che ha creato danni a molti imprenditori di questa regione.
Visto che il mio tempo è esaurito, studierò le sue risposte ed eventualmente le presenterò ulteriori richieste di chiarimento.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Vorrei rivolgermi all’Assessore per una piccola precisazione su un argomento che tra l’altro era inserito anche in altre interrogazioni che non sono state abbinate oggi. La precisazione riguarda il problema del personale su cui nei particolari è entrato anche il Consigliere Capponi.
Noi gestiamo un Psr che dura sei anni dando in tutto questo periodo un orientamento con del personale precario, quindi dico che non è possibile dare a gente precaria la gestione di un Psr. Un Psr che ha dei fondi che sì gestiamo, ma che non sono neanche della Regione in quanto sono fondi comunitari. Ci devono essere persone che possano dare all’utente delle spiegazioni, delle motivazioni o altro, lo devono fare con una qualità di servizio ben strutturata, che venga da un’esperienza di lavoro, che venga da una formazione e non da un momento di soli tre o sei mesi di operatività in quel settore.
Le conseguenze di questo le stiamo subendo tutti, le abbiamo subìte per il Psr precedente che ci stiamo ancora trascinando dietro, qualcuno non ha addirittura neanche visionato o sceso nei particolari dei progetti fatti.
Quindi, Assessore, nel rispetto sia degli operatori del settore che di tutto l’ambiente – il collega Capponi diceva bene, il Psr non riguarda solo la produttività, riguarda l’ambiente, la struttura, l’evoluzione di un territorio – le chiedo che la qualità del personale sia una questione essenziale e che l’operatore che deve svolgere quel tipo di attività abbia la sicurezza di poterla portare a termine, quindi che si possa avere una riposta articolata e motivata anche da una adeguata formazione professionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cesaroni.

Enrico CESARONI. Ringrazio l’Assessore per l’impegno che ha messo nel dare la risposta, però vedo anche un grande scollegamento tra l’Assessore e il Servizio. Dico questo perché questa Assemblea legislativa durante l’ultima modifica del Psr ha approvato all’unanimità ordini del giorno che il Servizio non ha rispettato perché non ha ancora attuato ciò che è stato deciso. Quindi o il Servizio non l’ha visto perché è lontano oppure non gli è stato detto, in ogni caso c’è uno scollegamento. Assessore, questa a tutt’oggi è la realtà.
Ovviamente i bandi che scadevano entro maggio è giusto che siano stati emanati, ma i prossimi devono essere corretti in base all’espressione approvata dall’Assemblea legislativa.
Le nostre interrogazioni riguardano soprattutto questo aspetto, cioè se il Sevizio attua o meno quello che viene deciso in quest’Aula, altrimenti le nostre interrogazioni saranno sempre su cose scollegate.
L’altra cosa è che dobbiamo mettere sullo stesso livello tutte le aziende agricole. Se un’azienda trenta giorni prima della scadenza della domanda chiede la licenza edilizia per la costruzione poi non tutti i Comuni hanno la stessa celerità. Ci sono soprattutto grosse difficoltà con i Comuni più grandi che per rilasciare una licenza edilizia ci mettono cinque-sei mesi, mentre un Comune più piccolo entro trenta giorni riesce a farlo.
Questa è una disparità, quindi chiedo che tra le aziende tale disparità non ci sia. Ad esempio, possono esserci due aziende vicine che però stanno in Comuni limitrofi, una riesce ad ottenere la licenza edilizia e l’altra no. Questo è a causa dell’iter burocratico – e non per la documentazione perché se questa è carente il problema non esiste – dentro il quale le amministrazione comunali non si comportano allo stesso modo.
Questo discriminazione sarebbe veramente grave, quindi chiediamo che venga dato un tempo più ampio.

Interrogazione n. 927
del Consigliere Solazzi
“Progetto di evacuazione di calcare massiccio all’interno del Parco della Gola della Rossa”

Interrogazione n. 996
del Consigliere Silvetti
“Attività estrattiva di calcare massiccio all’interno del Parco della Gola della Rossa”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 927 del Consigliere Solazzi e l'interrogazione n. 996 del Consigliere Silvetti, abbinate. Per la Giunta risponde l’Assessore Giaccaglia.

Gianni GIACCAGLIA. Le due interrogazioni sono abbinate, ma alla prima risponderò oralmente mentre alla seconda consegnerò una riposta scritta alla Segreteria.
Sull’interrogazione n. 927 del Consigliere Solazzi risponderò per punti in quanto anche l’interrogazione stessa è formulata in questo modo.
Punto A: verifica situazione autorizzativi
La società Cava Gola della Rossa Spa è titolare di una autorizzazione rilasciata dal Sindaco di Serra San Quirico con provvedimento prot. 3226 del 14 maggio 1992, previa delibera di Giunta regionale n. 3933 del 22 luglio 1991, riguardante la realizzazione del progetto di recupero ambientale nel sito denominato Cava Gola della Rossa.
I rapporti con il Comune sono regolati dalle convenzioni rep. 805 e 806.
A questo ufficio sono regolarmente pervenuti ogni anno tutti gli elaborati previsti dalla l.r. 71/97 dai quali risulta che i quantitativi scavati sono conformi all'autorizzazione rilasciata. Attualmente è in corso un procedimento comunale per l'irrogazione di una sanzione nei confronti della ditta Cava Gola della Rossa. L'avvio del procedimento è stato comunicato con lettera prot. n. 6410 del 25 luglio 2007.
Inoltre il Sindaco del Comune di Serra San Quirico ha emanato diverse ordinanze per l'eliminazione dello stato di pericolosità della ex Cava Bracci, contigua alla Cava Gola della Rossa.
Con ordinanza n. 19 del 13 maggio 2006 il Sindaco ha ordinato di effettuare l'intervento di bonifica della parete rocciosa e in data 29 ottobre 1998 con contratto rep. 1404 è stato stipulato l'atto unilaterale tra il Comune e la ditta.
Su tale attività non abbiamo ricevuto informazioni annuali in quanto non si tratta di una cava vera e propria.
Punto B: se si tratta di recupero e messa in sicurezza e se il recupero è stato effettuato.
L'attività di cava vera e propria, salvo l’infrazione riscontrata il cui iter non risulta concluso, è riferita al progetto a suo tempo approvato alla ditta Cava Gola della Rossa Spa; l'attività di recupero autorizzata è quasi del tutto terminata.
Anche l'attività di eliminazione pericolosità risulta, da notizie assunte informalmente presso il Comune, terminata.
Punto C: rilievo topografico dell'area.
L'art 19 della l.r. 71/97 al comma 2 recita "Le funzioni di vigilanza sui lavori di ricerca e di coltivazione dei materiali di cava circa la loro abusività o difformità delle autorizzazioni spettano alla Provincia che si avvale di proprio personale qualificato nonché del Corpo forestale dello Stato, dell'Arpam e del dipartimento di prevenzione delle Ausl, ciascuno secondo la propria competenza. L'Amministrazione regionale esercita tale attività in via sostitutiva.”.
Da fonte comunale si è appreso quanto segue.
Il Comune di Serra San Quirico fin dal 1991 ha esercitato la vigilanza avvalendosi di tre tecnici esterni liberi professionisti con professionalità diverse e complementari.
Il Comune di Serra San Quirico con delibera Consiglio comunale n. 108 del 27 settembre 1991 ha affidato all'arch. Giacomoni Enrico, al geometra Montesi Doriano ed al geologo Bucari Carlo l'incarico congiunto relativo ai controlli dei lavori di recupero ambientale delle attività estrattive nell'ambito della Gola della Rossa per la durata di sette anni.
I rapporti tra Comune e tecnici incaricati sono stati regolati dalla convenzione Rep. n. 814 del 20 febbraio 1992 . Con successivi atti la convenzione è stata prorogata. L'ultimo incarico conferito è quello affidato dal Responsabile dell'area tecnica con determina n. 110 del 31 luglio 2007. Dall'anno 1991 ad oggi i tecnici hanno controfirmato n. 19 verbali di controllo, uno ogni semestre, redatti dai tecnici della Cava Gola della Rossa.
Con deliberazione n. 41 del 31 maggio 1996 è stato conferito l’incarico ai professori Ing. Giuseppe Scarpelli e Albino Lembo Fazio per la consulenza geotecnica alla progettazione dell'intervento ed assistenza ai lavori.
Inoltre il Responsabile area tecnica con determina n. 108 del 2 agosto 2006 ha conferito al Prof. Fangi dell'Università Politecnica delle Marche l'incarico di effettuare il rilievo topografico delle due cave site in località Gola della Rossa con il metodo della scansione laser. Il Prof. Fangi ha iniziato i rilievi e le operazioni sono tuttora in corso.
L'attività di cava vera e propria, salvo l’infrazione riscontrata il cui iter non risulta concluso, è riferita al progetto a suo tempo approvato alla ditta Cava Gola della Rossa Spa; l'attività di recupero autorizzata è quasi del tutto terminata.
Anche l'attività di eliminazione pericolosità risulta, da notizie assunte informalmente presso il Comune, terminata.
Punto D: iter procedurale e sanzioni.
Quanto all'iter procedurale tenuto dall'amministrazione comunale di Serra San Quirico – vedi punti A e C – attualmente è in corso un procedimento comunale per l'irrogazione di una sanzione nei confronti della ditta Cava Gola della Rossa. L'avvio del procedimento è stato comunicato con lettera prot. n. 6410 del 25 luglio 2007.
Punto E: utilizzo finale del materiale per la cava autorizzata.
L'autorizzazione rilasciata alla ditta cava Gola della Rossa è precedente alla l.r. n. 71/97 così come modificata dalla l.r. n. 33/99. Pertanto non contiene prescrizioni inerenti all'utilizzo finale del materiale estratto ai sensi dell'art. 1 comma 2 della l.r. 33/99.
Punti F e G: utilizzo finale del materiale per la cava da autorizzare.
L'autorizzazione è di competenza del Comune, previa la Conferenza dei servizi di cui art. 13 della l.r. n. 71/97, e solo a queste autorità compete dare eventuali prescrizioni. La l.r. n. 71/97 ha stabilito, all'art. 3 comma 2, così come sostituito dall'articolo 1, comma 1 della l.r. n. 33/1999, che: "II calcare massiccio con purezza superiore al 98% quale materiale di cava avente un particolare valore merceologico, è considerato riserva strategica della Regione per il quale il Piano regionale delle attività estrattive (Prae) riconosce particolari sviluppi produttivi esclusivamente per segmenti di mercato ad elevato valore aggiunto, quali industrie chimiche ed affini e tecniche innovative di escavazione.”.
Nella relazione tecnica del Prae punto 3.3.4 si prevede: "Anche la l.r. n. 71/1997 all'articolo 3, comma 2, così come sostituito dall'articolo 1, comma 1 della l.r. n. 33/1999, considera il calcare massiccio con purezza superiore al 98, materiale di cava avente un particolare valore merceologico e riserva strategica della Regione. La normativa continua indicando che il Prae riconosce particolari sviluppi produttivi esclusivamente per segmenti di mercato ad elevato valore aggiunto quali industrie chimiche ed affine e tecniche innovative di escavazione. I Piani provinciali dovranno avere cura di individuare i giacimenti per la coltivazione del calcare massiccio da impiegare esclusivamente per scopi specifici: carbonato di calcio per l'industria chimica, farmaceutica, metallurgica, cartaria e agroalimentare; produzione di pietrisco per conglomerati cementizi ad elevata resistenza e qualità; inerti finì per la confezione di conglomerati bituminosi; carbonato di calcio correttivo per la produzioni di cementi; filtri; realizzazione di blocchi (in particolare blocchi da scogliera se previsti dai piani per la difesa della costa su tratti di particolare pregio paesistico ambientale e a basso livello di compromissione territoriale – Tav. 18 Ppar – limitatamente alle parti visibili dell'opera di protezione. Qualora fossero individuati materiali alternativi ai calcare massiccio, ma con caratteristiche idonee a questo impiego, tali materiali dovranno essere utilizzati in luogo del materiale vergine di cava); pietra ornamentale (in particolare per ottenere monoliti di grandi dimensioni).
Tutti i materiali oggetto di escavazione e in particolare il calcare massiccio, devono essere coltivati prevedendo il completo utilizzo del materiale estratto. Ad esempio nella produzione di blocchi in fase di abbattimento si produrranno granulometrie non utilizzabili a questo scopo, ma ottime per la produzione di pietrisco per calcestruzzi speciali, carbonato di calcio per l’industria, ecc..
L’estrazione del calcare massiccio per realizzare riempimenti e colmate o per altri utilizzi, dove addirittura può essere impiegato un materiale riciclato, è una pratica da bandire.”.
Il Ppae di Ancona non risulta preveda particolari utilizzi.
La Conferenza dei servizi e successivamente il Comune non potranno che tener conto di quanto sopra indicato.
Punto H: contingentamento del materiale.
Il Ppae di Ancona pone un limite quantitativo annuale di escavazione nel bacino della Gola della Rossa che costituisce il contingentamento auspicato per gli utilizzi di cui ai punti precedenti.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Prendo atto della risposta però debbo dichiararmi insoddisfatto per quanto riguarda in particolare dal punto E e successivi.
Siamo in corso di valutazione del progetto che è stato presentato dalla Cava Gola della Rossa, quindi la domanda fondamentale attiene alla imperatività della legge regionale n. 33, cioè sul fatto che questo tipo di calcare è una risorsa strategica, come recita la legge stessa, dove si afferma che questo materiale deve essere utilizzato solo per segmenti di mercato ad elevato valore aggiunto e ne esemplifica alcuni.
Quindi il materiale scavato viene utilizzato nel rispetto di quanto previsto proprio dalla legge n. 33, ma poi mi si dice che l’autorizzazione che possedeva la società è precedente. Il che in sostanza vuole dire che un’affermazione precisa fatta dalla legge sulla strategicità di questo materiale e quindi sull’utilizzo mirato, non viene presa in considerazione per il fatto che c’è un’autorizzazione precedente.
Rispetto anche alla richiesta attuale non ho capito la ratio di questa risposta che mi pare elusiva non tanto alla domanda che ho posto, ma rispetto al problema stesso e a quanto detta una nostra legge regionale. Quando, invece, dovremmo essere noi per primi a preoccuparci del rispetto di una legge che noi stessi abbiamo emanato.
Diretta conseguenza di questa risposta non opportuna è la domanda F. La Regione è vero che nel processo autorizzatorio partecipa come soggetto facente parte della Conferenza dei servizi, però rispetto a questa partecipazione e al ruolo che deve avere una Regione e anche rispetto, ripeto, ad una legge che è di sua emanazione, qual è l’atteggiamento che la Regione tiene in questa Conferenza di servizi?
Sono eluse anche le domande G e H sul contingentamento e sulla necessità di prevedere con una eventuale autorizzazione, cioè se teniamo veramente che la legge che ci siamo dati venga rispettata, nel caso di violazione di questo contingentamento, se sono previste misure revocatorie dell’autorizzazione.
Mi rendo conto che è una risposta articolata, ne prenderò visione leggendola attentamente. Comunque, è vero che i controlli devono essere fatti dalla Provincia e la Regioni ha un potere di tipo sostitutivo, ma qualche perplessità c’è, perché la Regione in quanto emana una norma deve preoccuparsi anche di farla rispettare.
Così come mi crea qualche perplessità il fatto che il Comune fa fare dei controlli da personale e da professionisti esterni piuttosto che utilizzare risorse interne. Credo che non dobbiamo produrre un grandissimo sforzo di fantasia nel capire che su una materia così delicata – ci capiamo tutti molto bene – forse l’utilizzazione di personale esterno ed estraneo alla macchina comunale non sia indifferente.
Pertanto, considerata l’assoluta delicatezza del tema, le risposte date – non me ne voglia l’Assessore, che stimo come persona assolutamente perbene – non fugano la mia, e non solo mia, preoccupazione su questa situazione e sul processo autorizzatorio in corso.
Ripeto, leggerò attentamente la risposta, però è chiaro che mi riprometto di trovare altre strade per fare piena luce su una situazione la cui risposta data produce, per lo meno allo stato dei fatti, ancora maggiori perplessità di quante non ne avessi nel momento in cui ho prodotto l’interrogazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Anch’io ringrazio l’Assessore per l’attività di indagine svolta, chiedendogli di consegnarmi la risposta così come è stata articolata che devo dire è stata piuttosto precisa.
Credo che, Assessore, si sia sicuramente reso conto che non tutto andava come doveva andare da quelle parti, perché lei stesso ha avuto modo di vedere che ci sono in atto procedimenti di indagine, è stata svolta un’istruttoria vera e propria su una situazione complessa e delicata. Una situazione che prevede già l’emanazione di alcune sanzioni. Perché? Perché qualcuno non si è comportato secondo norma, quindi ovviamente qualcuno poi doveva prendere dei provvedimenti.
Le interrogazioni presentante più o meno si assomigliano, quasi coincidono, e il fatto che provengono oltre che dall’opposizione anche dai banchi della maggioranza dovrebbe far riflettere la Giunta che probabilmente deve essere fatta un’indagine più approfondita. Questo proprio perché si deve dare un segnale al territorio e a tutti gli operatori del settore che le norme vengono fatte rispettare perché comunque c’è un controllo. Infatti controllare il territorio è uno dei compiti della Regione affinché vengano svolte tutte quelle attività che sono di competenza secondo la norma.
In questa particolare fattispecie abbiamo ravvisato – dico abbiamo in quanto anche il collega Solazzi lo ha evidenziato – non solo che c’è stata la quasi sistematica violazione di alcune norme, per certi versi stringenti, ma che c’è attualmente in atto una vera e propria turbativa di mercato.
Non ci basta sapere che la concessione era precedente alla famosa legge regionale n. 33 del 1999, quella che ha sancito una volta di più che il calcare massiccio è materiale strategico, con tutto quello che comporta e con quelle che sono le restrizioni e le tutele di questo materiale, non ci basta perché la turbativa continua, perché chi va ad estrarre questo tipo di materiale di per sé mette in ginocchio un mercato perché lavora in una situazione di totale monopolio e privilegio.
Chiaramente la Regione non può far finta di non vedere una situazione che economicamente è disastrosa e che sta producendo una reazione a catena sul territorio, cioè sta mettendo in ginocchio tutte le altre ditte di escavazione. Dico tutte, nessuna esclusa, ditte che producono sì ricchezze e produzioni per se stesse, ma producono anche servizi e posti di lavoro. Quindi, ripeto, tutte, non ce n’è una in particolare rispetto ad un’altra, perché credo che la dimensione del fatturato non sia un motivo fondante e sufficiente per dire “questa fa bene e questa fa male”, mi si consenta di evidenziarlo.
Ecco perché ritengo che la riserva enunciata dal collega Solazzi di fare ulteriori approfondimenti debba essere non solo raccolta, ma che si possa prevedere – se non lo farà lei Assessore mi farò carico io di presentare all’Assemblea legislativa una mozione – una vera e propria Commissione d’indagine.
Questo perché è indispensabile che si faccia luce una volta di più su tutta l’attività estrattiva del territorio e siccome c’è chi, come in questo caso, si è guardato bene dal rispettare alcune norme, alcuni vincoli e alcuni contingentamenti e continua ad operare in una totale deregulation – perché, come dicevo prima, si sta attivando sul territorio in barba a quelli che sono i principi contenuti nella legge n. 33 soltanto perché pensa di far leva su una concessione precedente alla legge – credo che la Regione debba porre rimedio quanto prima prevedendo un effetto ex nunc di questa legge. Perché è evidente che non si può andare avanti così e mettere in ginocchio un intero settore solo a vantaggio di una società.
Inoltre, in questa relazione di risposta non si è fatto cenno riguardo la relazione di un geologo, che è agli atti, che getta ulteriore luce su questa vicenda, sulle varie vicende legate a questa società e soprattutto sugli obblighi che oggi vengono ancora disattesi.
Dico questo anche perché in questi giorni le varie Conferenze dei servizi che si sono susseguite devono rilasciare un parere sul progetto che è stato rilasciato. Credo allora che per ciò che gli compete sia compito della Regione far rispettare le leggi, sanzionare chi ha violato queste leggi con gli strumenti che gli sono dati dalle norme, infine non premiare chi fino ad ora non ha avuto alcun riguardo né del mercato né delle Istituzioni. Inoltre i progetti devono essere valutati anche per il pregresso che si è accumulato fin qui, il famoso know how, ovviamene per quel che riguarda l’esperienza maturata sul territorio.
Pertanto se non c’è stato rispetto delle norme la Regione non potrà far finta di nulla.
Ecco perché le chiedo, Assessore, di fare ulteriore luce su questo, visto che in certi frangenti abbiamo anche condiviso in merito al rispetto dell’ambiente, del progresso e della produzione del territorio.


Proposta di legge regionale n. 221
della Giunta regionale
“Modifica alla legge regionale 27 dicembre 2007, n. 19 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2008)”

Nuova titolazione: “Modifica alla legge regionale 27 dicembre 2007, n. 19 ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2008)’ e alla legge regionale 23 agosto 1982, n. 32 ‘Disciplina della ricerca, coltivazione ed utilizzazione delle acque minerali e termali nella Regione Marche’ ”

(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 221 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Con questa proposta di legge intendiamo modificare la nostra legge finanziaria del 2008.
Con la legge finanziaria del 2008 all’articolo 41 avevamo introdotto per la coltivazione delle acque minerali e lo sfruttamento delle sorgenti un canone che era ancorato a due questioni di fondo, una sul diritto proporzionale all’estensione della superficie relativa alle sorgenti in concessione, l’altra sulla quantità di acqua, imbottigliata o utilizzata, pari a 2 euro ogni mille litri.
Il punto è che acquisiti i dati, in modo particolare i dati di produzione delle società concessionarie rispetto allo sfruttamento delle sorgenti marchigiane, ci si è resi conto che l’applicazione di questi due euro alla realtà marchigiana risultava punitiva.
In primo luogo perché soltanto otto Regioni hanno applicato il canone e in sette invece è molto inferiore rispetto a quello delle Marche, inoltre perché questa tassa pone fuori mercato le aziende marchigiane. Aziende che sebbene abbiano ottimi prodotti e ottima produzione applicano, costrette dalle regole della grande distribuzione, il famoso primo prezzo.
Altra questione è il fatto che le ditte di produzione stabiliscono i listini prezzi con due anni di anticipo, quindi dovrebbero subire l’elevata spesa a fronte di ricavi bloccati, peraltro già ridotti dagli aumenti dei costi della produzione stessa.
Quindi ci si è resi conto che l’applicazione di questi due euro ogni mille litri risultava iniqua rispetto alla polverizzazione e alle caratteristiche delle aziende marchigiane e, se volete, anche rispetto a quello che venne stabilito in Conferenza delle regioni sugli indirizzi generali di razionalizzazione e valorizzazione delle acque minerali naturali che orientava, appunto, il rapporto tra produzione e prezzi.
Con questa modifica che oggi proponiamo in Aula abbiamo anche introdotto altri tre principi di fondo. Il primo è quello di tassare l’acqua effettivamente commercializzata, ovvero imbottigliata, in quanto è di difficile rilevazione quella utilizzata. Il secondo è di graduare la tassazione negli anni, cioè prendere in considerazione un triennio. Il terzo punto è quello di consentire alle imprese di adeguare l’attività produttiva per assorbire i costi della tassa annua.
Quindi facciamo un correttivo di una certa consistenza, che risulta chiarissimo dall’articolo 1 ter della proposta di legge, cioè una triennalità che punta a riferire i canoni in questo modo: 0,75 euro dal 1° gennaio 2008; 1,00 euro dal 1° gennaio 2009; 1,25 euro dal 1° gennaio 2010.
Pertanto si tratta di un correttivo alla Finanziaria del 2008 della Regione Marche rispetto al problema del canone relativo alla valorizzazione, alla coltivazione e allo sfruttamento delle sorgenti di acque minerali.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. La proposta di legge è nata per un’altra finalità, quella di adeguarsi – come abbiamo detto ieri riguardo al punto 4) all’ordine del giorno – a norme e disposizioni generali.
Però durante il lavoro istruttorio della Commissione si era evidenziata un’altra problematica, questa volta sostanziale, non formale, cioè quella relativa alla decisione, che venne assunta dal Consiglio regionale delle Marche con la legge finanziaria 2008, di introdurre un tributo che in realtà è un diritto di concessione per la ricerca, la coltivazione e l’utilizzazione delle acque minerali.
Questa cosa forse nel silenzio o comunque in una sottovalutazione che c’era stata nel dibattito, a una prima verifica si è rivelata una scelta assolutamente non in linea con quella che è la situazione attuale delle imprese che effettuano l’utilizzazione delle acque minerali. Non in linea perché una introduzione ex abrupto di un diritto di concessione di 2 euro – tra l’altro non distinguendo tra l’emunto e l’effettivo quantitativo imbottigliato, ma applicando il diritto di 2 euro su tutta la coltivazione del bene acqua minerale – avrebbe addirittura prodotto (in base ad una proiezione verificata dagli uffici e dalla Commissione) un’uscita dal mercato delle nostre aziende. Perché? Perché le aziende marchigiane sono quasi tutte caratterizzate dal fatto che sono in un mercato di fascia bassa dove il margine non è assolutamente così ampio da poter sopportare un impatto del diritto di concessione così alto. Hanno margini bassi, perciò è una fetta di mercato di un certo tipo, quindi l’inserimento del diritto di concessione nei tempi che erano previsti, con già nell’annualità in corso, avrebbe significato mettere tutti i nostri imprenditori di questo settore fuori dal mercato.
Le proiezioni economiche relative all’impatto di questo diritto dicono che da un diritto annuo di circa 150.900,00 euro si sarebbe passati ad una proiezione assolutamente multipla, addirittura di dieci volte rispetto all’attuale situazione.
Dunque essendo questa un’evidente scelta sbagliata, in sede di discussione di questa pdl n. 221 la Commissione l’ha voluta inserire nei suoi lavori, quindi attraverso una introduzione di articoli aggiuntivi vi è stata la concorde volontà di correggere questa stortura.
La correzione va nel senso di graduare il diritto, graduarlo per annualità partendo dalla base dell’anno in corso di 0,75 euro e arrivando fino all’1,25 euro del 2010.
Questa a nostro avviso è una scelta giusta, che finalmente ha visto sanato anche un altro passaggio che in sede di discussione della Finanziaria è mancato, cioè quello del confronto con le associazioni di categoria. In generale il documento finanziario 2008 ha avuto questo mancato confronto con le associazioni di categoria, ma in particolare su questo punto non era neppure stato sentito il settore dell’associazione che era, appunto, quella degli imprenditori delle acque minerali.
Siamo pertanto favorevoli a questa impostazione, aggiungendo, come abbiamo fatto in sede di discussione di Commissione, una riflessione ulteriore sul quadro complessivo, infatti questo è un diritto di concessione riconosciuto ad ogni singola Regione.
E’ chiaro che in un mercato quanto meno nazionale questa è una cosa che lascia dei dubbi in quanto ci sono molte Regioni che questa potestà di inserire un diritto di concessione non l’hanno applicata, mentre altre Regioni hanno modulato diversamente. Siamo perciò in un mercato che oscilla e quindi impedisce all’imprenditore di competere in maniera equanime almeno per quanto riguarda i costi fissi, costi sui quali è da annoverare anche il diritto di concessione.
Con un ordine del giorno vogliamo fare appello alla Giunta regionale affinché in Conferenza Stato-Regioni si discuta di questa questione per cercare di allineare tale diritto in tutti i territori italiani. Questo è un invito, ma è chiaro che a legislazione vigente ogni Regione può assolvere in via del tutto propria a questo tipo di incombenza, cioè può inserire e indicare il limite minimo e massimo di diritti secondo la propria volontà. E’ chiaro che siamo in un mercato nel quale questa questione modifica la possibilità anche concorrenziale delle imprese da territorio a territorio.
La Conferenza Stato-Regioni comunque ha la possibilità di discutere e di trovare una linea comune che possa permettere di affrontare la questione in maniera equanime rispetto a tutti i territori delle varie regioni.
Infine, sottolineo che la ricaduta finale è stata assolutamente condivisa dalla nostra parte, quindi come relatore di minoranza esprimo il parere favorevole su questa conclusione dei lavori.

Pietro MARCOLINI. Vorrei far presente che alle ore 12,00 è convocata la II Commissione.

PRESIDENTE. Vi ricordo che il Regolamento impedisce di riunire le Commissioni durante le sedute dell’Assemblea legislativa che è dunque sovrana.
La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Esprimo brevemente il consenso a questo provvedimento che è già stato esaminato dalla Commissione bilancio.
Il mio è un consenso dovuto, ma è anche il caso di prendere al balzo questa situazione per rilevare come il provvedimento – non quello che approviamo oggi, ma quello contenuto nel bilancio che andiamo oggi a correggere – sia un esempio del cattivo uso del potere legislativo che questa Regione fa da tempo, e lo fa non soltanto nella materia del bilancio con l’introduzione di tassazioni, ma anche in altre materie come il commercio, ecc..
Questo è l’esempio gravissimo di una mancanza di partecipazione e di rappresentazione delle imprese quando si fanno provvedimenti che li riguardano. Qui non c’è stata alcuna concertazione, nessun approfondimento tecnico, si è solo buttato nella legge finanziaria un provvedimento che era assurdo. Infatti nessuna delle Regioni limitrofe ha mai tassato con 2 euro ogni mille litri un’impresa che produce l’imbottigliamento delle acque. Quindi noi abbiamo messo in difficoltà le nostre imprese senza alcun scopo e senza alcuna logica che porti ad una utilità collettiva o a una utilità della Regione.
L’atto che oggi approviamo è un atto di correzione del precedente provvedimento che ovviamente trova il nostro consenso, ma che ci dovrebbe far aprire gli occhi sul modo di legiferare di questa Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Soltanto per fare una brevissima riflessione politica su questo argomento che però mi sembra molto attuale.
L’operazione che stiamo definendo oggi, che è un’operazione normativa di correzione, potrebbe essere utilmente valutata come chiave di lettura della società italiana e in particolare delle evoluzioni politiche che hanno riguardato la nostra Nazione tra il momento in cui è stata approvata la Finanziaria e il giorno attuale.
Oggi siamo a correggere gli effetti distortivi di una norma che era stata abbondantemente intrisa di ideologismo proprio dalle vicissitudini del Governo Prodi.
Se facciamo un attimo mente locale, l’idea di penalizzare gli esercenti di attività industriale di commercializzazione delle acque minerali era stata valutata come concessione alla sinistra estrema in cambio di un atteggiamento positivo della stessa sinistra rispetto alla manovra. Questa è stata una formula con la quale ampiamente si è fatto ricorso durante il Governo Prodi, cioè la irriducibile diversità ideologica e operativa fra Sinistra Arcobaleno e l’attuale Partito Democratico ha portato molto spesso a questo genere di problema.
Quindi oggi noi stiamo correggendo alla luce di un atteggiamento pragmatico e realistico, che dovrebbe essere – questo è l’appello al Partito Democratico – elemento ispiratore della Regione almeno quando si parla di politica fiscale industriale. Quello che stiamo facendo oggi, con un accordo anche questo significativo tra minoranza e maggioranza, altro non è che il portato di una riflessione politica. Le tasse non possono essere gestite in nome di ideologismi, le tasse rispondono a un’esigenza pubblica di introito che deve riflettere un principio sì di equità, ma anche di interazione con la società.
Attenzione bene, se noi applichiamo le tasse e moduliamo le concessioni senza considerare il riflesso concreto che sul nostro territorio questa decisione politica effettua, facciamo un atto utopistico e pericoloso, soprattutto è pericoloso per quelle zone delle Marche che stanno scontando un ritardo economico e una penalizzazione sotto il profilo imprenditoriale, della crescita e altro.
Richiamo a un principio di buon senso, e non a un mero pragmatismo, l’azione del Governo regionale, anche perché – ma questo non è affar mio questo – l’esito di quell’atteggiamento ideologico abbiamo visto quali conseguenze ha avuto sul piano della sinistra italiana – noi chiaramente siamo contenti di questo, ci mancherebbe altro! –.
Credo che proprio da questa dinamica, Assessore Marcolini, dobbiamo trarre insegnamento per poter affrontare la stagione della prossima sessione finanziaria con un principio, ripeto, che deve essere fortemente radicato alla valutazione degli impatti delle leggi e non alla teorica considerazione di cosa viene penalizzato sulla base di questo.
Spero che con il nuovo Governo nazionale ci sia una stagione diversa e migliorativa che possa consentire anche di usare la leva fiscale e la stessa politica industriale come strumento di correzione delle distorsioni del nostro sistema. Le distorsioni del nostro sistema sono soprattutto quelle che si collocano nel sud di questa regione, che necessita – spero sia fatto al più presto – di quell’intervento di salvaguardia dell’economia picena annunciato e praticato all’inizio dal Presidente Spacca.
Concludo esortando l’Esecutivo – mi dispiace che non ci sia il Presidente della Giunta regionale – a provvedere sollecitamente ad assegnare la delega, precedentemente attribuita al Vicepresidente Agostini, per il rilancio del piceno. Non vorrei che purtroppo si potesse evocare – saluto il nuovo Consigliere mio concittadino che tra l’altro è un letterato – la frase famosa “mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata”. Quindi noi continuiamo a discutere e pur comprendendo le complessità della politica, l’invito caldo e non strumentale, è far sì che la maggioranza possa rapidamente affrontare i nodi politici che ad oggi hanno impedito di individuare il nuovo Assessore delegato per il rilancio del piceno. I dati sono sempre più allarmanti, quindi mi raccomando all’intelligenza e alla sensibilità del Presidente della Giunta regionale affinché possa sollecitamente provvedere nel senso auspicato da tutti.


Comunicazione

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni sull’ordine dei lavori.

Giuliano BRANDONI. Avevamo previsto, non durante ma in coda ai lavori assembleari, la riunione della II Commissione sulla gestione attiva del credito che da tempo l’Assemblea legislativa aveva più volte sollecitato per dare anche una forma più attenta e precisa. Avevamo previsto questa riunione alle 12,00 di oggi. Il dibattito sta proseguendo e visto che il tempo che dovremo dedicare alla Commissione dovrà essere adeguato, propongo di rinviare la Commissione a martedì prossimo alle ore 9,00. Questa vuole essere un’informativa anche per quei Consiglieri che intendono partecipare a questo esame.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Sono d’accordo con la proposta fatta dal Presidente Brandoni, una proposta che mi sembra condivisa anche dai colleghi dell’opposizione che informalmente abbiamo prima sentito. E’ proprio per consentire la più ampia e documentata discussione e anche per la presenza di tutte le componenti conoscitive che ci vuole a disposizione un tempo sufficiente. Pensavamo di poter utilizzare ieri pomeriggio per arrivare questa mattina alla discussione piena del punto, ma rinviarla di quattro giorni non mi sembra comunque un problema.
Quindi è del tutto ragionevole la proposta del Presidente Brandoni.

PRESIDENTE. Proseguiamo la discussione sulla proposta di legge n. 221. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Il mio intervento è soprattutto per ribadire alcune cose importanti.
In primo luogo nella predisposizione del bilancio 2008 di questa Assemblea legislativa avevamo già anticipato attraverso tre emendamenti la soluzione di questo problema. Emendamenti che vennero respinti dall’Aula con i quali avevamo ipotizzato che l’incidenza di una nuova tassazione per questo settore sarebbe stata insostenibile e che tra l’altro ledeva fortemente il diritto di concorrenza delle imprese marchigiane rispetto a quelle delle altre regioni.
Ho voluto ricordare questo perché a volte si pensa che dai banchi dell’opposizione vengono fatti soltanto suggerimenti che tendono a ipotizzare scenari diversi, e poi si vede che la Giunta, come in altri atti, prima o poi ritorna sui consigli che noi avevamo già dato. Sicuramente ci saranno altre leggi dove verranno riproposte nostre indicazioni, ad esempio come sul personale.
Penso che per noi sia una vittoria il fatto che questo punto ritorna all’esame dell’Assemblea legislativa, quindi voteremo a favore seppur la nostra proposta era differente.
Vorrei solo sottolineare che era una posposta più strategica di questa della Giunta che è un po’ semplicistica, in quanto prima di tutto non risolve il problema perché la riduzione, Assessore, non è così consistente e quindi si mantiene uno stato di subalternità delle imprese del settore delle acque minerali di questa regione rispetto alle altre.
L’altra cosa che proponevamo, ad esempio, era l’azzeramento di questa tassazione per le aziende che facevano il vetro, questo era strategico sia per un discorso ambientale che per un discorso di strategia della produzione di acqua minerale delle Marche che magari doveva puntare su una qualità differente, su mercati differenti e soprattutto poteva promuoversi anche per questo aspetto particolare.
Ritengo che questo sia un passo soltanto in una direzione per quest’anno, noi riproporremo una diversa impostazione sulla prossima legge finanziaria dove punteremo a una qualificazione delle imprese delle Marche.
Dico questo perché le nostre imprese nel target nazionale sono quelle che fanno più acqua su vetro, quindi questa strategia dovrebbe essere addirittura assecondata da un sostegno da parte della Regione piuttosto che da una penalizzazione come oggi sta avvenendo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Parto da quanto il Consigliere Castelli nel suo intervento diceva che non bisogna usare le tasse per questioni ideologiche – io direi per questioni politiche – In questo non condivido nel senso che la pressione fiscale non deve essere pensata solo per il gettito che procura, sarebbe miope e limitativo, in quanto ha anche lo scopo – e in questo senso lo abbiamo inteso anche con la minoranza, in alcuni casi ha fatto delle proposte e degli emendamenti anche lo stesso Consigliere Castelli che infatti nell’ultima finanziaria la proponeva sulle imprese – di incentivare o disincentivare determinati settori o determinate modalità produttive o determinati comportamenti.
Bisogna che ritorniamo su questo altrimenti tendiamo a leggere la scelta che abbiamo fatto all’interno della Finanziaria solo sul piano dell’introito fiscale. Invece non era assolutamente così, almeno credo da parte di chi, come me, la Consigliera Benatti e altri, fece quella proposta che la Giunta poi rielaborò.
Dovremmo partire dalla considerazione che il settore delle acque minerali purtroppo è una delle grandi follie che attraversano il mercato simboleggiano l’idiozia di quell’idolo che è il mercato, mercato che secondo alcuni si autoregola ed è perfetto e che poi invece dà vita a distorsioni incredibili.
Noi siamo in una regione dove per gran parte del territorio l’acqua del rubinetto è potabile e poi siamo una Nazione che ha il più alto tasso di consumo di acque minerali al mondo. Questo perché più che altrove le acque minerali sono soggette alle logiche del mercato e attraverso queste logiche e una promozione spesso scorretta – basta guardare le pubblicità delle acque minerali per veder quante idiozie si raccontano, dalle acque che fanno dimagrire, alle acque che fanno plin plin, al sodio, ecc. – abbiamo incentivato un abuso di acqua imbottigliata che non avrebbe motivo di essere. Infatti dietro questo settore c’è un business enorme anche se nella nostra regione non abbiamo grandi imprese o multinazionali dell’acqua.
In cosa sta l’idiozia dell’uso delle acque minerali a fronte di un’acqua del rubinetto che è potabile e facilmente utilizzabile? Sta nel fatto che produciamo una montagna enorme di rifiuti. Qui concordo con quanto ha detto il Consigliere Capponi, cioè che per lo meno dovevamo fare delle scelte ecologiche. Se proprio dobbiamo commercializzare acqua minerale e in qualche modo favorire questo, facciamolo facendo attenzione agli impatti che hanno. Le bottiglie di plastica che finiscono in discarica a seguito dell’uso dell’acqua minerale sono una quota assolutamente consistente della frazione degli imballaggi che è una delle principali che vanno a riempire le nostre discariche e se poi finiscono nell’inceneritore peggio pure perché sappiamo che la plastica bruciando sviluppa diossina.
A questo si aggiunge un altro tipo di inquinamento che è quello dei trasporti. E questa è l’altra idiozia del mercato delle acque minerali. Se andate al supermercato a comperare l’acqua minerale quasi mai trovate le marche di cui adesso stiamo parlando. Abbiamo imprese che producono acque minerali, ma dove queste imprese commercializzano la nostra acqua non lo sappiamo, probabilmente la commercializzano in regioni vicino alle nostre, infatti anche noi normalmente beviamo acque che vengono dal Trentino, dall’Abruzzo, dal Veneto, dai luoghi più impensati, quando addirittura dalla Francia o da altri paesi europei.
Quindi questa è proprio l’imbecillità dell’economia di mercato che si esemplifica nel mercato delle acque minerali.
Credo che la politica su questo debba avere un ruolo. Se produciamo un inquinamento da trasporto e un inquinamento da rifiuti che non ha senso, bisogna che se abbiamo in mano la leva fiscale la utilizziamo in questo modo. Utilizzata come abbiamo fatto noi è sicuramente brutale, era un primo approccio, però era un primo segnale rispetto a un mercato distorto.
Oggi siamo qui a fare un passo indietro e dal punto di vista politico – se il Consigliere Castelli preferisce, dico anche su un piano ideologico – devo dire che su questa cosa, siccome è venuta Confindustria che ci ha portato i dati e ci ha spiegato, poi ci ha anche convinto – mi pare che su questo ci sia stata l’unanimità –, allora siccome i canali sono stati questi qui si torna indietro, mentre sulle altre scelte fatte in Finanziaria, dove non ci sono uguali sindacati, uguali lobbies di potere a venirci a dire che forse la tassa sulla benzina o altri tipi di imposte che ricadono su soggetti sono sbagliate, naturalmente indietro non si torna. Sul piano politico questo sinceramente mi pone dei problemi.
Al di là del voto sull’atto – penso che non parteciperò alla votazione – posso comunque anche prendere atto della validità delle motivazioni, cioè sul fatto che siamo stati un po’ bruschi, ecc., però credo che questa questione non vada abbandonata e non vada lasciata lì. Non va lasciata lì né la questione di capire chi sono i soggetti sui quali facciamo leva fiscale proprio dal punto di vista dei soggetti sociali, le imprese o i cittadini o chi altro, né l’altra che è la questione ambientale che anche il Consigliere Capponi ha richiamato, cioè che dietro a un settore specifico come questo delle acque minerali c’è un problema non piccolo.
Noi attraverso questa leva – e se ne inventiamo una migliore sarebbe anche meglio – dovremmo in qualche modo incidere, altrimenti qua ci troveremo tante Napoli, ci troveremo con le discariche esaurite o con tante realtà con problemi di inquinamento, continuando quindi ad incentivare un mercato che ha in gran parte una grossa fetta di responsabilità sulla questione dei trasporti su gomma e sul giro folle di prodotti che attraversano il mondo, quando poi lo stesso prodotto esce da un rubinetto di casa a costi ambientali praticamente zero.
Pertanto o noi siamo conseguenti alle cose che diciamo, quindi pratichiamo una politica che fa delle scelte sul piano fiscale, sul piano delle norme, ecc., altrimenti continueremo solo a fare chiacchiere, cioè continuiamo a fare dei bei piani energetici, dei bei piani sui rifiuti, a fare la solidarietà con la campagna, salvo poi nel concreto non utilizzare gli strumenti che abbiamo per risolvere a monte i problemi.
Questo era un tentativo, ribadisco, magari maldestro, grossolano, forse si poteva fare meglio, non ho dubbi, ma era comunque un tentativo piccolo e su questo siamo tornati indietro. Invece su mille altre cose normalmente non torniamo indietro perché la razionalità dell’economia e delle necessità di bilancio ci inducono ad essere puri e ad essere duri sulle scelte fatte. In questo caso prendo atto che non è così.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Entrambi i relatori hanno ricordato il carattere di straordinarietà di questo provvedimento, o meglio, della opportunità offerta da un atto che doveva essere formale, cioè l’impegno dell’allineamento alle raccomandazioni del Governo centrale rispetto a una questione piccola che riguardava la nostra Finanziaria, quindi l’opportunità di intervenire su questa specifica vicenda riguardante il tributo sulle acque minerali.
E’ chiaro che questo carattere di straordinarietà ci offre l’occasione, come alcuni Consiglieri hanno colto, di una riflessione di come in alcuni casi strutturiamo i lavori di uno degli atti più importanti come quello della definizione del bilancio revisionale, li strutturiamo con alcuni passaggi dove magari la fretta assomma a un elemento di superficialità. Comunque non è il caso in questione.
Il caso in questione rispondeva – a me pare – a un dibattito che quest’Aula in più occasioni aveva affrontato, quello di come tutelare e di come valorizzare un bene comune, pubblico, decisivo e fondamentale come l’acqua. Anche nella discussione che in quest’Aula è stata più volte affrontata – penso agli interventi della Consigliera Benatti e del Consigliere Binci – si coglieva attraverso questo provvedimento un elemento di apprezzamento, attenzione e valorizzazione di questo bene.
Vorrei ricordare a tutti che prima di questo riadeguamento il contributo complessivo al bilancio regionale di questo tributo assommava a 48 mila euro, cioè un’inezia, tanto è vero che il più importante quotidiano economico italiano, Il Sole 24 Ore, in un inserto speciale ricordava il boom delle acque minerali e ci classificava, fino a quel provvedimento, come la Regione che faceva pagare di meno.
Quindi vorrei ricordare che in questo settore le aziende del nostro territorio hanno goduto per molti anni di un vantaggio comparativo, vantaggio che negli incontri con la Commissione è stato riconosciuto in maniera chiara ed onesta.
Come è stato anche riconosciuto in maniera chiara ed onesta che il problema relativo a questo tributo non era la sua quantità, ma lo svantaggio comparativo che procurava per un sistema di tariffazione di questo bene affidato alle Regioni – do una riflessione a tutti coloro che sono fanatici del cosiddetto federalismo a tutti gli effetti – e che quindi costituiva in varie situazioni svantaggi comparativi che in questo caso poneva la Regione Marche tra quelle che rivalorizzavano – e questo tributo ha tale caratteristica – questo bene.
Vorrei anche ricordare che il prezzo di 2 euro che facciamo pagare agli operatori è largamente inferiore al prezzo che ogni cittadino comune paga per lo stesso quantitativo d’acqua quando gli arriva la bolletta a casa. E queste dimensioni dovrebbero essere un ulteriore elemento di riflessione, inoltre faccio tutte queste considerazioni perché altrimenti rischiamo veramente di fare ideologia e un anche po’ di demagogia dentro questo dibattito.
Il confronto con i rappresentanti delle imprese e le associazioni industriali ha fatto capire alla Commissione che questa rimodulazione poteva essere necessaria. Accompagnato a questo atto c’è un ordine del giorno che la Commissione ha unanimemente costruito e nel quale invita la Giunta in sede di Conferenza Stato-Regioni a costruire le condizioni affinché su questo tributo e su altri avvengano forme di concertazione tali che da una parte inducono ad apprezzare e valorizzare i beni pubblici che vengono destinati e concessi anche alle attività industriali e dall’altra a costruire una griglia dentro la quale nessuno può godere di vantaggi o di svantaggi nella competizione mercantile.
Questo è stato il senso della discussione.
Un altro pezzo interessante che ci consente questo dibattito è che forse noi abbiamo bisogno, quando interveniamo a sostegno e in rapporto con le attività produttive di questa regione, di un’analisi più attenta del sistema delle attività produttive, di come sono, di cosa rappresentano, di come si articolano, e all’interno di queste – ricordo il dibattito che abbiamo affrontato in sede di bilancio – costruire le condizioni di una programmazione articolata e diffusa sia attraverso gli interventi finanziari di sostegno che attraverso gli interventi fiscali di prelievo.
In questo caso l’interesse pubblico atteneva a due questioni, alla tutela e alla salvaguardia di un bene importante come l’acqua, atteneva e attiene alla salvaguardia di un sistema che ha una sua valenza economia e occupazionale, atteneva e attiene alla possibilità di destinare questi prelievi fiscali; ho ricordato all’inizio del mio intervento che qui parliamo di cifre che passavano dai 48 mila euro a 1 milione e 400 mila euro cioè la cifra a seguito dei due euro. Quindi di fatto – qui dobbiamo ricordare il dibattito che abbiamo affrontato in sede di bilancio regionale – un cespite importante che come in altre occasioni abbiamo destinato a interventi pubblici, a interventi sociali e di natura collettiva. Pertanto non si trattava di una gabella, ma sia di un’equa distribuzione del carico fiscale che di interventi di sostegno ai bisogni dei cittadini marchigiani.
Questo dibattito ci consegna una particolare attenzione ricordata anche il Consigliere Altomeni. Forse abbiamo bisogno di costruire – e dovremmo trarre da questo accidente alcuni insegnamenti – un percorso di riflessione della redazione del bilancio di previsione più partecipato e più articolato e, come il caso ci insegna, non tanto da parte di soggetti che hanno gli strumenti, la forza e la capacità di far poi correggere gli errori, ma più attento, più partecipato da quei soggetti (penso ai soggetti più deboli della società marchigiana) che magari questi errori li riescono a modificare di meno.
Quindi a partire da questo avvenimento sarà cura, anche della Commissione che presiedo, sul dover riflettere a una progettualità sulla costruzione del bilancio che merita elementi e atteggiamenti più adeguati.
Infine, così eviterò di fare un altro intervento, vorrei riferirmi all’emendamento che ho sottoscritto insieme al Consigliere Procaccini e al Consigliere Binci e che riguarda la rimodulazione delle tariffe. Abbiamo detto, riscontrandolo anche in Commissione, che la richiesta principale delle imprese del settore era quella di una gradualità di questo tributo, e noi abbiamo fatto ancora di più, siamo stati più realisti del re, siamo stati più aperti e più attenti di chi questa richiesta faceva. Abbiamo cioè rimodulato questa cifra di 2 euro a metro cubo – la metto lì, senza specificare tutte le questioni che riguardavano le forme e la captazione – e abbiamo fatto sì che dopo tre anni al massimo si arrivava a euro 1,10. Quindi di fatto abbiamo non solo accolto lo spirito di gradualità, ma abbiamo abbassato alla fine del percorso l’aliquota del tributo. Però su questo mi permetto non solo di opinare, ma attraverso questo nostro emendamento di riallineare, questo anche perché in tale vicenda la nostra azione ha creato meccanismi virtuosi. Infatti altre Regioni cominciano a pensare che su questo versante l’attenzione tributaria a tutela di un bene pubblico come l’acqua possa essere un elemento importante e interessante. L’Umbria sta lavorando per rimodulare la propria aliquota, altre Regioni che non l’avevano ci stanno pensando, quindi in qualche modo noi siamo stati apripista virtuosi.
A mio avviso ritornare ora indietro dopo un atteggiamento attento di rimodulazione sarebbe un sostanziale errore. Questo dibattito ci dice che i soggetti da tutelare sono due dove in primo logo ci sono i cittadini e le cittadine di questa regione che sono i titolari di un bene pubblico come l’acqua, in secondo luogo ci sono le imprese che vi operano, e rispetto a queste l’attenzione e la tutela sta anche dentro un percorso politico che è quello del nostro emendamento.
Ora ci attendiamo dalla Giunta la stessa determinazione e impegno con cui ha corretto questo errore in itinere e che quindi in sede di Conferenza Stato-Regioni produca le concertazioni necessarie affinché le varie Regioni possano delegare su questo federalismo, che non è un federalismo positivo, ma un federalismo che rischia di essere del tutto negativo.

Presidenza del Vicepresidente
Roberto Giannotti

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni perché condivido gran parte delle cose che hanno detto i compagni Consiglieri Altomeni e Brandoni.
Ieri c’è stata la modifica della legge sul condono edilizio, oggi la modifica della parte delle entrate del bilancio regionale, quindi sembra essere in atto una sorta di autocritica, di revisione di una parte della maggioranza rispetto alle scelte compiute. Tant’è che il Capogruppo di Forza Italia parla di vittoria del centro-destra, e in effetti una qualche riflessione rispetto a questi atti andrebbe posta.
Da dove partiva il bilancio regionale su questo punto? Partiva dal contesto che per quanto riguarda le entrate regionali sulle concessioni delle acque minerali si dava un’entrata di 48 mila euro, cioè 81 milioni di lire. Una bottiglietta di un quarto di acqua minerale, sia all’autogrill che in qualsiasi negozio, costa oltre un euro (due mila delle vecchie lire) in proporzione il triplo di un metro cubo di acqua fornito dal servizio pubblico.
Era questo il contesto da cui si partiva e non, caro Consigliere del centro-destra Castelli, una concessione alla sinistra estrema. Lei ha ancora una visione – forse le fa comodo perché è stato inglobato, lo dico senza polemica, in un contenitore eclettico – di una sinistra buona per la piazza che urla e una sinistra un po’ più moderata buona per il governo, per le istituzioni. Noi non siamo la sinistra estrema, noi siamo i Comunisti Italiani che cercano, anche in questa fase di esclusione dal Parlamento, di esercitare una polemica per il governo.
Quella proposta di bilancio aveva previsto l’aumento di alcune tariffe, in particolare per l’utilizzo delle acque minerali, perché c’era la necessità di avere un’impostazione programmatica di entrate di tipo solidale, di equilibrio. Infatti queste entrate servivano a tentare – e poi ci riuscì – di diminuire un po’ l’aumento della benzina. Questo perché l’aumento nella parte di accisa di competenza regionale è quella parte che colpisce di più le fasce povere della popolazione, il pendolarismo. Quindi il contesto era questo.
Oggi cosa si fa? Si restituisce ai concessionari delle fonti delle acque minerali più di quanto chiedono.
Certamente noi capiamo, nonostante questa descrizione che in maniera schematica ho fatto, il problema che esiste, si è passati da un minimo a un massimo, quindi in effetti c’è un problema all’interno di una visione di equilibrio più generale di sperequazione verso i concessionari delle acque minerali, però quello che la Giunta oggi propone, ripeto, è addirittura di più delle richieste che gli stessi concessionari fanno.
Quindi realisticamente noi siamo disposti a votare questo atto anche se abbiamo proposto una modifica, cioè, anziché parlare di euro ogni mille litri d’acqua interveniamo per portare a 1,00 euro e così via. Questo mi sembra un serio atteggiamento di governo.
A conclusione voglio dire che se il centro-sinistra, la maggioranza e in particolare la Giunta regionale, abbandonano l’anima sociale dell’equilibrio e della solidarietà e danno retta o si affidano solo alle pressioni, perderanno il contatto con la società. E’ per questo che vogliamo chiedere alla Giunta regionale e alla maggioranza di accogliere questo emendamento serio che va incontro ad una esigenza più complessiva.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Molto brevemente in quanto la discussione è stata lunga più di quanto ci aspettavamo. Comunque ritengo utile riproporre anche da parte mia ciò che è stato già detto nei vari interventi.
Oggi voteremo una modifica rispetto ad una proposta che avevamo approvato nella legge finanziaria. Una proposta che sembrava derivare da discorsi ideologici, come qualcuno ha detto, o semplicemente da una valutazione semplicistica rispetto a quello che poi sarebbe successo sul territorio.
Che forse avremmo dovuto approfondire meglio cosa avrebbe comportato per le aziende questo aumento fa parte dei fatti, tutto è possibile approfondire, tutto è possibile affrontare in maniera più complessa e più complessiva, ma nel momento in cui si tiene conto che questa modifica è stata approvata durante la legge finanziaria sapete anche cosa significa, quindi naturalmente non parlavamo solo di questo.
Questa scelta – sono d’accordo su quanto ha riferito il Consigliere Procaccini – era stata fatta pensando che certamente avrebbe anche potuto portare ad alcune difficoltà e che non sarebbe stata particolarmente gradita dai produttori di acque minerali, ma era stata fatta anche perché dovendo coprire una carenza finanziaria si cercava di farlo non solo attraverso l’accisa sulla benzina ma anche con altri meccanismi.
Un’altra valutazione che venne fatta è sul fatto che la vendita dell’acqua minerale, pur riguardando anche l’aspetto dell’imbottigliamento e del lavoro perché naturalmente si tratta di un’impresa che comporta la vendita di una materia, riguarda comunque la vendita di una materia prima che pertanto non viene prodotta in quanto fa parte della natura, quindi è di tutti. Certo, probabilmente poteva essere deciso un percorso diverso, un percorso più blando o a tempi più lunghi, ma in ogni caso la valutazione che era stata fatta era anche questa.
Per quanto riguarda il discorso ambientale sono sì d’accordo con quanto è stato detto precedentemente, però – e questa è la nota che oggi vorrei introdurre – non credo che riusciremo a tutelare maggiormente l’ambiente con un costo maggiore dell’acqua minerale. Purtroppo sappiamo che i cittadini consumatori, almeno fino a quando ci riusciranno economicamente, non comperano il prodotto perché costa meno, ma perché viene detto che è un prodotto valido. Allora, possiamo mettere il costo dell’acqua minerale quanto vogliamo, ma la comunque compreranno perché se c’è una pubblicità che dice che il prodotto è valido, che fa bene, che aiuta a salute, ecc., il cittadino continuerà a comprarla. Ad esempio, anche le sigarette continuiamo a comperarle! Quindi purtroppo è così.
Però, considerato che comunque nelle Marche abbiamo territori, in particolare quelli della Provincia di Ancona – anche se dobbiamo essere sinceri che non in tutto il territorio delle Marche l’acqua è buonissima – in cui ci sono delle captazioni al top e dove c’è dell’acqua che scende dal nostro rubinetto che è veramente un’acqua minerale, allora dobbiamo convincere i cittadini a consumare l’acqua del rubinetto perché costa meno e soprattutto perché dal punto di vista ambientale non inquina in quanto non si usano le bottiglie di plastica. Quindi, ripeto, non riusciremo a convincere i cittadini attraverso l’aumento del costo, ma facendo una campagna – che noto con piacere che in televisione si sta facendo a livello nazionale – per convincere a bere l’acqua del rubinetto perché è buona. Pertanto, secondo me, disincentivare l’utilizzo dell’acqua minerale avrà molta più efficacia rispetto all’aumento del costo della distribuzione dell’acqua minerale.
Dunque impegniamoci a fare pubblicità per far capire quanto l’acqua del rubinetto non solo è come l’acqua minerale ma è anche migliore – quantomeno la beviamo nel momento in cui scorre e non dopo anni di imbottigliamento! -, faremo così un’operazione utile e necessaria soprattutto per la tutela dell’ambiente.

PRESIDENTE. Ha la parola per le conclusioni l’Assessore Marcolini..

Pietro MARCOLINI. Penso che l'attenzione che questa legge ha attirato abbia motivatamente fatto riferimento alle considerazioni generali e non soltanto a quelle proprie delle acque minerali. Quindi la considerazione sulla politica fiscale in termini programmativi o, come ha detto il Consigliere Capponi, in termini strategici, consentitemi di dire che è stata svolta discutibilmente ma comprensibilmente anche da chi questa proposta aveva fatto.
Vorrei sgomberare il campo da preoccupazioni che riguardano la revisione della strumentazione politica fiscale regionale, sul fatto cioè che una risorsa pubblica, preziosa e rara come quella dell'acqua, possa essere sottoposta a tributo o sul fatto che ci debba essere un principio di beneficio che riguarda qualsiasi attività, quelle pubbliche e quelle private.
Vorrei quindi dire ai colleghi e agli amici che sono intervenuti che il lavoro che è stato fatto non contraddice l'impostazione di una politica fiscale equa e solidale, un’impostazione che distribuisce tributi secondo il principio del beneficio e secondo il principio costituzionale, non soltanto proporzionale ma progressivo, ridistribuisce i benefici su una collettività più ampia rispetto a quella dei contribuenti. I beneficiari non coincidono esattamente con i contribuenti.
Vorrei dire al Consigliere Procaccini che non c'è nessun abbandono, né questo rappresenta un elemento di cedimento o di corrività rispetto al nuovo spirito del tempo – lo diceva anche il Presidente Brandoni e il Consigliere Altomeni –. Quindi non c'è né l'intenzione né un presupposto abbandono della politica sociale.
Il secondo elemento è quello della difesa ambientale che questa legge cerca di difendere. Cioè difendere l'utilizzo di una risorsa rara significa utilizzare il doppio strumento attraverso il tributo della deterrenza e della premialità per un utilizzo ecologicamente più sostenibile. Era questa la discussione sottostante.
Quindi in effetti che cosa è accaduto? E' accaduto che nella manovra fiscale abbiamo previsto uno strumento che l'approfondimento dei mesi successivi ci ha consentito di correggere e di perfezionare. Questa è la pura verità.
L'abbiamo perfezionato e corretto secondo tre criteri sostanziali.
Il primo riguarda il mercato delle acque minerali. Le nostre acque minerali insistono su un segmento che non è quello a più elevato prezzo finale, ma si colloca in un segmento medio-basso, quindi la distribuzione non riguarda le tavole in cui insieme al menù dei vini viene offerto il menù delle acque, ma è la distribuzione dei cash & carry e degli ipermercati. Pertanto è evidente che anche un modesto incremento contributivo può costituire un elemento di appesantimento gestionale.
Il secondo criterio riguarda l'allineamento della concorrenza territoriale. Ci sono delle Regioni –devo dire con grande onestà che il Consigliere Pistarelli lo ha detto nel suo intervento – che non hanno utilizzato questo strumento e altre lo hanno utilizzato a livelli maggiori, addirittura 2,00 euro a metro cubo. Ovviamente bisogna riconoscere, primo, che tipo di acqua viene posta sul mercato, secondo, in quale contesto concorrenziale viene ad inserirsi questo balzello. Ora, un conto è prevedere il confronto tra una Perrier, una Badoit o una San Pellegrino, invece cosa diversa è prevedere il confronto delle nostre acque con le acque minerali umbre, abruzzesi o toscane.
E' proprio dal confronto approfondito che abbiamo fatto in queste settimane, nel quale la Commissione consiliare è stata in larga parte partecipe e protagonista, che abbiamo potuto definire un sotto ambito territoriale di concorrenza del mercato delle acque che ci ha consentito di tarare diversamente il tributo in confronto con i mercati finiti delle acque dell'Umbria, dell'Abruzzo, della Toscana, dell'Emilia Romagna e del Lazio.
I differenziali sono ancora marcati, ma la proposta si inserisce in una linea mediana, Cioè una gradualità che consentisse di uscire dalla posizione distratta, indifferente, non benigna ma addirittura colpevolmente assente, di cui parlava poco fa il Consigliere Procaccini, cioè di un tributo per le acque che riguardava poco più di 48 mila euro. Inoltre, che consentisse anche la prima azienda di mettere nel proprio bilancio aziendale, in un arco di tempo ragionevole come quello della programmazione di tre anni, un contributo di circa 1 milione di euro, che in termini di profitti, voi capite, è difficilmente imponibile all'improvviso.
Ultima considerazione riguarda il mercato d'arrivo, il mercato di produzione, la gradualità triennale che abbiamo proposto e l'individuazione della tariffazione.
Ci pare di aver fatto un lavoro che non è né un mea culpa né un cospargersi il capo di cenere. Manteniamo, rispetto ad un ingresso prossimo allo zero, un introito che ci consente di sostenere spese ambientali e sociali qualificate che rientrano – lo dico orgogliosamente – all'interno di quel pacchetto che abbiamo condiviso come maggioranza di centro-sinistra in occasione di una impegnativa sessione, che ci ha visto unanimi, che ha riguardato la manovra del bilancio del 2008 di cui questo segmento era un elemento cruciale.
Nel tarare la tariffazione ci è venuto incontro un risparmio nella rendicontazione delle rate per i mutui dovuti ad un miglioramento delle condizioni gestionali che ci ha consentito una copertura in itinere di bilancio prima ancora dell'assestamento.
Quindi ci pare di aver fatto un buon lavoro, un buon lavoro che non significa, ripeto, né revisione politica e programmatica, ma che è una dovuta correzione e perfezionamento di una proposta che mostrava alcuni limiti.
Quindi tutto quello che è necessario dire è possibile dirlo anche senza infingimenti. La proposta è stata migliorata, è stato imposto un gradualismo.
Mi pare che il Presidente Brandoni e il Vicepresidente Pistarelli nell’ordine del giorno congiunto giustamente abbiano offerto un elemento di correzione anche di carattere nazionale, di cui io mi farò volentieri interprete nel Coordinamento nazionale degli Assessori al bilancio; questo documento riguarda un’uniformazione della tassazione su base nazionale, atteso che non è un mercato protetto né un mercato sensibile. Noi dopo dieci anni di lavoro siamo riusciti ad allineare le aliquote dell'Iva, quindi dico che sarebbe ragionevole, come atto autonomo e non imposto dal Governo, pertanto senza rinunciare alla nostra fiscalità, un coordinamento regionale circa la fiscalità di una risorsa territoriale preziosa come quella dell'acqua che è di carattere nazionale. Sui cui esiti – Presidente Brandoni e Vicepresidente Pistarelli – mi impegnerò a dare conto nella prima riunione degli Assessori regionali e della Conferenza dei Presidenti e poi immediatamente in questa Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. La discussione generale è chiusa. Ha la parola il Consigliere Procaccini per dichiarazione di voto.

Cesare PROCACCINI. L'Assessore nella sua replica non ha colto una richiesta fatta sia dal nostro gruppo che da altri, cioè valutare la necessità di accogliere la proposta di modifica che facciamo con la quale si passa da un minimo ad un massimo. Quindi noi siamo disponibili a rivedere questa impostazione anche se, al di là delle parole dell'Assessore Marcolini, incrina la manovra originaria.
Tuttavia, ripeto, siamo disponibili a rivederla, quindi, come dice la proposta di modifica, a diminuire la restituzione. E questo è un atto di sensibilità verso le imprese che esercitano l'imbottigliamento delle acque minerali e al tempo stesso va incontro ad una esigenza più complessiva. Perché se passasse questo meccanismo altri settori ed altre categorie oggetto della tassazione potrebbero rivendicare, addirittura in generale non mettiamo mano su un aumento indiscriminato del prezzo della benzina, che non dipende da noi, ma che comunque rimane invariato.
Quindi, Assessore, la prego, visto che con l'Assessore Petrini siete ora gli unici due a rappresentare la Giunta, di farsi carico oltre che di un aspetto tecnico anche di un compito di direzione politica nel quadro più complessivo. Non può far finta che non esiste questo problema perché incasserebbe i voti di Forza Italia o di altri.
Dunque questo secondo me è un atto sì tecnico ma anche politico e se possibile su questo chiediamo un’interlocuzione dell’Assessore Marcolini, altrimenti voteremo contro sin dal primo articolo.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Fortunatamente, Consigliere Procaccini, ci viene incontro la discussione sia sul rendiconto che sull'assestamento e il Dpf nelle prossime settimane.
Quindi credo, dato che non stiamo discutendo della manovra finanziaria complessiva, ma soltanto di un aspetto che veniva veicolato tramite la manovra finanziaria, che occorra rinviare il confronto in maggioranza, che peraltro è programmato per lunedì prossimo, per decidere quali saranno le forme correttive di assorbimento di legittime esigenze quali quelle rappresentate. Non mi sento quindi di rinviare l'atto perché sono già trascorsi inutilmente cinque mesi e l'atteggiamento dilatorio finirebbe con l'allargare l'esenzione anziché aumentare le possibilità di incasso della Regione.
Penso che ci sia materia di riflessione sulla strumentazione fiscale in senso lato senza alcun limite, non escludo affatto la legittimità piena della discussione che ha proposto il Consigliere Procaccini, non mi pare però che l'occasione possa essere assorbita dalla discussione puntuale che stiamo facendo in materia di acque minerali.

PRESIDENTE. L'articolo 1 non riguarda la tematica delle acque minerali, ma riguarda un difetto di legittimità che la legge finanziaria aveva e che ci è stato fatto notare dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La nostra Assemblea legislativa si era impegnata a modificarlo quindi oggi lo facciamo.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 1 bis. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 1 ter. Emendamento n. 1 dei Consiglieri Brandoni, Procaccini, Binci:
Il comma 4 è sostituito dal seguente: “4. Al comma 3 dell'articolo 19 della l.r. 32/1982 le parole 'pari ad euro 2,00 ogni mille litri' sono sostituite dalle parole 'e pari, ogni mille litri, a:
a) euro 1,00 dal 1° gennaio 2008;
b) euro 1,50 dal 1° gennaio 2009;
c) euro 2,00 dal 1° gennaio 2010.”.
Il comma 5 è sostituito dal seguente: “5. Dopo il comma 4 dell'articolo 19 della l.r. 32/1982 è inserito il seguente: ‘4 bis. I diritti di cui ai commi 1 e 3 sono versati entro il 31 gennaio o, per le nuove concessioni, entro il mese successivo al rilascio in proporzione al periodo intercorrente tra la data del rilascio medesimo ed il 31 dicembre.’ ”.
Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa non approva)

Articolo 1 ter. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 1 quater. Emendamento n. 2 dei Consiglieri Brandoni, Procaccini, Binci. Decaduto.

Articolo 1 quater. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 2 (Dichiarazione d'urgenza). Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno dei Consiglieri Pistarelli, Brandoni:
“L'Assemblea legislativa regionale,
rilevato che è affidata alle Regioni la competenza in materia di diritti per le concessioni relative alla ricerca, coltivazione ed utilizzazione delle acque minerali e termali e che questa è esercitata in maniera articolata e diversificata tra le singole Regioni;
rilevato altresì che tale tributo influisce in maniera importante sui costi alla produzione dei prodotti primari e dei derivati fino a diventare elemento significativo nella definizione del prezzo di vendita al pubblico e, conseguentemente, vera e propria discriminante per l'acquisizione di quote di mercato;
considerato che l'acqua è tuttavia bene limitato e pubblico per il quale vanno garantite tutte le forme di tutela e conservazione e che quindi, anche nei casi di concessioni industriali, va determinato il suo valore;
ritenuto che spetti alla Conferenza Stato-Regioni la definizione di accordi e protocolli che, tutelando anche attraverso l'imposizione tributaria il valore di questo bene pubblico, definiscano la possibilità di addivenire ad un'aliquota unica o uniformata, tale da evitare che questa precostituisca vantaggi o svantaggi per le aziende che operano in questo settore;
impegna la Giunta regionale ad attivarsi in sede di Conferenza Stato-Regioni al fine di verificare le condizioni di un accordo che possa produrre la definizione di un diritto di concessione unico o tendenzialmente equivalente ai soggetti che, nelle varie regioni, si occupano di ricerca, coltivazione ed utilizzazione delle acque minerali o termali”.
Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Ha la parola il Consigliere Castelli per dichiarazione di voto.

Guido CASTELLI. Spesso le cose importanti capitano senza che i protagonisti se ne accorgano. In realtà questa discussione ha un’importanza politica fondamentale e ce ne potremo rendere conto solo se sapremo analizzare ciò che è successo.
Innanzitutto mi dispiace che non ci sia il Presidente Spacca, perché i problema di questa legge prima ancora che di natura tecnica è un problema di natura politica.
Ne è la plastica evidenza la richiesta – innestata con la sua schiettezza e con l'onestà intellettuale di sempre dal Capogruppo dei Comunisti Italiani – fatta un minuto prima di passare alla votazione, per il fatto che l'Assessore Marcolini assicurasse in futuro alcuni atteggiamenti sulla politica fiscale ed economica come condizione per votare un atto che era stato già licenziato da questa Commissione.
Non mi scandalizzo che la dialettica interna alla maggioranza sia complessa e rechi anche accelerazioni di questo tipo, però dico che siamo di fronte ad uno snodo fondamentale. E se è vero che – con buona pace dei Consiglieri di Forza Italia – la minoranza si appresta a votare senza condizionamenti d'Aula, ma semplicemente per aver sviluppato un ragionamento e per aver misurato il proprio consenso con la proposta della maggioranza, è altrettanto vero però che da parte della cosiddetta Sinistra Arcobaleno c’è un atteggiamento di tipo diverso.
Voglio comunque fare una premessa, mi rivolgo sia all’Assessore Marcolini che al Consigliere Altomeni. Cioè che quando parlo di atteggiamento ideologico in ordine alla politica fiscale non voglio mettere in discussione la possibilità che attraverso la politica fiscale si costruiscano modelli anche sociali – ci mancherebbe altro, le tasse, lo diceva Einaudi, sono uno degli strumenti principali per creare modifiche nella società –, ma dico che l'atteggiamento ideologico stava nel fatto che la Sinistra Arcobaleno avesse condizionato in Aula il proprio atteggiamento politico rispetto alla manovra finanziaria all'approvazione di questa norma – cosa che già rientrava nel dinamismo interno al centro-sinistra versione Prodi –.
C'era anche un'altra considerazione, che mi sembra anche più pericolosa e che poi è il motivo stesso per cui approviamo questa legge, cioè che la normativa che oggi correggiamo fosse stata approvata in assenza di un'analisi preventiva dell'impatto della normativa stessa.
E' questo l'atteggiamento ideologico, è questo l'atteggiamento utopistico, è questo l'atteggiamento che in materia di politica fiscale appartiene ad una sinistra storica e reazionaria che oggi non va sposata. Perché se noi usiamo la leva fiscale prescindendo da un'analisi concreta del tessuto in cui va ad incidere allora probabilmente siamo iscritti al partito dei brontosauri della politica.
Quando – lo dico alla Consigliera Mammoli – pensiamo che l'idea che ha guidato la mano del legislatore nel taglieggiare chi commercializza l'acqua minerale è quella di pensare che è indegno creare plus valore da un bene naturale, secondo me facciamo un'altra cosa che appartiene al cenozoico della politica. Potrei dire, partendo da questo presupposto, che ad esempio sarebbe scandaloso e meritevole di penalizzazione anche la produzione di energia eolica, se così fosse anche creare plus valore dal vento potrebbe essere moralmente censurabile. Per cui – lo ho detto alla Consigliera Mammoli, ma non è polemica, la citavo solo storicamente – è anche tardiva e superata l'idea che siccome uno crea plus valore dall'acqua va penalizzato. Qui siamo veramente neanche a Marx, siamo a Liebknecht, siamo alla parte più reazionaria della dottrina marxiana, ovvero c'è una implicita valutazione etica nell'impresa che va penalizzata qualora crei valore dallo sfruttamento del capitale lavoro. Ma non è questo il punto, infatti il punto non è quello di criminalizzare la creatività o la capacità di impresa che invece deve liberamente dispiegarsi, certo, nel rispetto delle compatibilità sociali e ambientali. E se siamo ancora a questo, Assessore Marcolini, quando invece la sua visione è estremamente più liberista di quella di altri colleghi, sicuramente avremo di nuovo dei problemi.
Dobbiamo quindi abbandonare questo atteggiamento preconcetto e datato anche da un punto di vista della scienza economica – in caso contrario saremmo disponibili anche a collaborare sulle politiche fiscali che questa maggioranza vorrà inaugurare, spero, da questo esercizio finanziario –, per arrivare più convenientemente a valutare qual è l'effetto concreto, e non per ragioni di mero e bieco pragmatismo, ma perché una vera redistribuzione di quel atteggiamento correttivo delle politiche fiscali deve presupporre non una logica astratta e utopica, ma il chi, il dove e il come dell'azione politica.
A mio modo di vedere le ragioni che militano a favore dell'approvazione di questa legge non sono solo quelle che hanno visto la minoranza – i colleghi Santori e Pistarelli in seconda Commissione – costruire questa legge, che è una legge che ha scontato, come diceva l'Assessore Marcolini, l'atteggiamento dilatorio della Sinistra Arcobaleno.
Attenzione, parlare di atteggiamento dilatorio è tanto corretto quanto sintomatico del vero problema che questa maggioranza ha dopo le elezioni del 14 aprile. Ovvero il vero problema è quello di impantanarsi nel Vietnam dell'indecisionismo, ed è per questo che oggi l'assenza di Gian Mario Spacca è grave. Infatti il vero limite di questa Giunta non sarà quello di creare ipotetiche linee di intervento, ma sarà quello di scontare in un ritardo continuo, in una incapacità di produrre, quel vizio che se era già evidente prima del 14 aprile ora è conclamato. Cioè, il virus della complessità politica del centro-sinistra marchigiano da un virus impotente è diventato dopo il 14 aprile un virus in atto.
Con molta probabilità, se ho ben capito, oggi il centro-destra sarà determinante nell'approvazione di questa legge. Una legge che è addirittura scontata, che lei stesso mirabilmente, Assessore, come sa fare, ha saputo descrivere in senso oggettivo; giustamente lei non ha fatto richiami di natura ideologica o di superstizione economica, ha fatto chiaramente conto e ci ha dato il dettaglio di quelle che sono le ragioni che rendono opportuna, conveniente e giusta questa legge.
Spero che di qui a qualche tempo sulla politica economica il centro-sinistra, la parte almeno del Partito Democratico, sappia rendersi coerente con l'impostazione che ha oggi ispirato il centro-destra nella produzione di una norma, che prima di appartenere alla superstizione ideologica prima ancora è una norma giusta e condivisa dal territorio.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione finale.

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 221. La pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 89
della Giunta regionale
“Programma degli interventi per l’anno 2008 – Criteri e modalità per la concessione dei contributi ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge regionale 6 agosto 1997, n. 51 “Norme per il sostegno dell’informazione e dell’editoria locale”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 89 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Il programma per gli interventi dell'anno 2008 rispetto ai criteri e alle modalità per la concessione dei contributi a sostegno dell'informazione e dell'editoria locale è un atto che ogni anno presentiamo in questa Assemblea legislativa, così come la stessa Assemblea e la Commissione avevano richiesto.
In genere questo atto non porta mai grandi modificazioni rispetto a quelli degli anni precedenti, anzi quest'anno arriva nel mese di maggio, quindi anche in tempo utile per espletare tutte quelle procedure, sia da parte dei richiedenti che da parte della Regione, per poter concedere i contributi previsti nell'atto stesso.
Quindi non illustrerò tutto l'atto perché, ripeto, le modifiche sono poche, i soggetti beneficiari sono identici, sono identiche le risorse disponibili e le attività finanziate, sono identiche le tipologie di contributo, che sono di parte corrente e in conto capitale, così come le modalità per le concessioni degli stessi contributi.
La prima modifica riguarda l'articolo 2, comma c), approfondisce meglio le attività che intendiamo finanziare, o meglio, il punteggio rispetto alle attività che vogliamo finanziare. Mentre nel programma dell'anno precedente si diceva che i contributi dati dovevano riguardare la sensibilizzazione dei cittadini sui temi del comportamento civico, sociale ed economico, qui abbiamo ritenuto che questa dizione era abbastanza generica e che quindi sarebbe stato il caso di approfondirla meglio. Per cui la Commissione ha proposto di aggiungere: “alla costruzione di una coscienza critica sui consumi, sull'alimentazione, la salute e la tutela dell'ambiente”. Per cui quando verranno dati i punteggi si terrà conto anche di chi nelle proprie pubblicazioni, alla radio o alla televisione avrà dedicato i propri interventi anche a questo.
Le modifiche più importanti derivano da una richiesta che il Corecom ci ha fatto. Sapete che il Corecom in questo momento sta lavorando molto di più rispetto alla salvaguardia delle fasce più deboli (bambini e adolescenti), che rispetto agli spettacoli televisivi o alle pubblicazioni della carta stampata. Ebbene, il Corecom ci ha chiesto di inserire all'interno di questa legge un contributo in più a dimostrazione di questa sensibilità nei confronti dei bambini.
Per quanto riguarda i contributi che vengono erogati a pubblicazioni di riviste o periodici rimane invariata la distribuzione del 70% sulla fascia di distribuzione, che può essere regionale, locale o sovra regionale e con tutti i criteri che prima ho accennato, cioè la sensibilizzazione ai temi dell'ambiente, dell'educazione sociale e soprattutto la trattazione di temi che riguardano problematiche o scelte promozionali della regione Marche o che riguardino il Governo stesso della regione Marche.
Quindi per quanto riguarda la carta stampata rimangono suddivise le due percentuali, una è del 30% rispetto al contenuto, l'altra è del 70% rispetto alla distribuzione e anche al fatto che ci sia un numero più vasto di dipendenti che abbiano un contratto a tempo determinato o indeterminato e che siano stati assunti nell'ultimo anno in oggetto. Questo rimane tale e quale rispetto agli anni precedenti.
Cambia, invece, per ciò che riguarda le emittenti radio-televisive, perché non è più dal 30% al 70%, ma passiamo dal 50% al 50%. Il 50% riguarda il bacino di copertura, il numero delle unità a cui è applicato il contratto giornalistico e tutto quello di cui ho parlato prima, l’altro 50% viene dato considerate le ore di diffusione al netto delle repliche e delle interruzioni pubblicitarie. Questo era già previsto precedentemente, ma su richiesta del Corecom è stato aggiunto anche ai programmi di astrologia e cartomanzia perché, giustamente, non possiamo pagare chi utilizza il mezzo radio-televisivo per fare astrologia e cartomanzia. E poi ci sono i temi del Governo regionale.
La parte ancora più importante è quella dove si dà un contributo maggiore a coloro che fanno delle iniziative nella diffusione radio-televisiva che riguardino soprattutto programmi dedicati ai bambini e agli adolescenti. Quindi quelle emittenti che faranno questi tipi di programma avranno sicuramente un punteggio in più.
Vedrà invece ridotto il proprio punteggio chi farà trasmissioni dedicate ad un pubblico adulto, quindi non adatte a bambini e adolescenti, e che non le segnalerà con un apposito contrassegno (un bollino rosso o cose del genere).
Quindi la novità sostanziale rispetto agli anni precedenti è che c’è una maggiore attenzione, sollecitata dal Corecom, nei confronti della qualità e delle fasce in cui questi spettacoli vengono rivolti e soprattutto sul fatto del controllo perché, ripeto, nel caso in cui gli spettacoli fossero rivolti soltanto ad un pubblico adulto quindi non adatti ai bambini ci dovrà essere la sensibilità di dichiararlo, mettendo così i genitori o i bambini stessi sull'avviso che sono programmi non adatti ad una certa fascia d'età.
Queste sono le modifiche più importanti, per il resto l'atto, come ho già detto all’inizio, è sulla falsa riga di quelli degli anni precedenti già illustrati.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ormai siamo abituati a ribadire alcuni concetti di fondo, il primo è quello relativo alla limitatezza delle risorse finanziarie messe a disposizione su un intervento fondamentale che potrebbe consentire a qualificare i media marchigiani intesi nella loro estensione più ampia, dall'altra però non riusciamo a dare concretezza ad un piano che consenta di fissare una scala di priorità e soprattutto di fissare dei limiti oggettivi rispetto all'utilizzo delle risorse.
Una richiesta sulla quale insistiamo da tempo è che non c'è oggettivamente una politica della Giunta regionale per l'informazione, così come non c'è su nulla.
Pertanto in Commissione anche su questo abbiamo espresso un'astensione critica che non è un’opposizione preconcetta, ma che è un richiamo forte a fare un provvedimento più adeguato.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni perché la relazione della Consigliera Mammoli è stata esaustiva anche dal punto di vista della ricognizione.
Tuttavia a nostro modo di vedere emerge un problema, nel senso che seppure con poche risorse la Regione interviene a finanziare il sistema dell'editoria che si configura comunque all'interno del panorama delle imprese, allora, come in qualsiasi settore, dall'agricoltura all'industria, qualora il sostegno pubblico interviene, occorrerebbe fare anche delle verifiche rispetto alla ricaduta che tali contributi hanno sui soggetti e sulla società.
Dico questo perché il settore così delicato dell'editoria ha bisogno di un monitoraggio molto serio. All'interno della sacra necessità della libertà di informazione esiste un problema generale, in particolare anche nella nostra regione, che è quello della correttezza, della pari dignità e della rappresentatività del pluralismo. Ma in effetti così non è perché molto spesso i rapporti soggettivi che intercorrono tra il mondo dell'economia, della politica, delle istituzioni e il mondo dell'editoria e dei media è talmente legato ad un rapporto sottile, in alcuni casi addirittura molto di parte se non amicale, che poi non coincide con la necessità della correttezza dell'informazione.
Un conto è la correttezza dell'informazione che deve sempre esserci, soprattutto per i lavori del Consiglio e per i lavori delle forme di rappresentanza della società, altra cosa è il commento che ognuno deve fare, può fare e che deve essere libero di fare. Ma se manca il presupposto dell'informazione, della correttezza e del diritto di cronaca, alcune cose esistono ed altre no a prescindere se esse si siano verificate oppure no.
Questo è un problema molto delicato, quindi sarebbe opportuno, visto che su questa questione cambierà la normativa nazionale, di rivedere anche la legge che ha istituito il Corecom, ma non come elemento di censura bensì come elemento di verifica, pertanto di estenderlo anche alla carta stampata perché in effetti c'è questa necessità.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 89. La pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)


Nomina
Cooperativa artigiana di garanzia Pietro Rabini (sede Ancona) – due componenti nel Consiglio di amministrazione (art. 34 statuto ente)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina di due componenti nel Consiglio di amministrazione della Cooperativa artigiana di garanzia Pietro Rabini di Ancona.
I sigg. Catalani Simona e Secondini Valentina sono stati proposti dal Consigliere Viventi, il sig. Dolciotti Silvano dal Consigliere Luchetti e il sig. Seri Sandro dal Consigliere Massi.
Prego distribuire le schede.

(Segue votazione)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 24, schede bianche n. 4 , schede valide n. 20. Hanno ricevuto voti: Dolciotti Silvano n. 10, Seri Sandro n. 9, Secondini Valentina n. 1.
Ricordo che l'Assemblea legislativa nel votare ha preso atto delle risultanze istruttorie contenute nel parere della prima Commissione consiliare e dell'accertamento relativo alle cause di ineleggibilità dei candidati.
Proclamo eletti componenti nel Consiglio di amministrazione della Cooperativa artigiana di garanzia Pietro Rabini di Ancona i signori Dolciotti Silvano e Seri Sandro.

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 13.20