Resoconto seduta n.117 del 21/10/2008
SEDUTA N. 117 DEL 21 OTTOBRE 2008


La seduta inizia alle ore 10,


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli




Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Saluto gli alunni della Scuola media “Fracassetti Betti” di Fermo, buongiorno e benvenuti.
Do per letto il processo verbale della seduta n. 116 del 7 ottobre 2008 il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 270, in data 25 settembre, ad iniziativa del Consigliere Rocchi, concernente: “Interventi di riqualificazione in favore del presidio ospedaliero di Loreto”, assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 271, in data 29 ottobre, ad iniziativa dei Consiglieri Giannotti, Capponi, Bugaro, Brini, Cesaroni, Ciriaci, Santori, Tiberi, concernente: “Misure di agevolazione della sosta di autovetture in uso e/o a servizio di donne in stato di gravidanza e di neo mamme”, assegnata alla V Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere obbligatorio e al Consiglio delle autonomie locali per il parere di cui all’art. 11, comma 4 della l.r. n. 4/07;
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 295, dei Consiglieri Capponi, Pistarelli, Massi “Ricostruzione struttura e conferma dell’attività sanitaria presso il polo Inrca di Appignano (MC)”;
- n. 296, dei Consiglieri Capponi, Cesaroni, Bugaro “Consigli di amministrazione degli Ersu: limitazione delle competenze ai soli atti indifferibili ed urgenti e agli atti obbligatori per legge”;
- n. 297, dei Consiglieri Mollaroli, D’Isidoro, Benatti “Contro le discriminazioni nella scuola dell’obbligo”.
Comunico, inoltre, che ho provveduto con decreto n. 34 del 13 ottobre alla nomina di sette componenti effettivi del Comitato misto paritetico di reciproca consultazione (servitù militari).
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la seguente legge regionale:
n. 28, in data 13 ottobre 2008: “Sistema regionale integrato degli interventi a favore dei soggetti adulti e minorenni sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria ed a favore degli ex detenuti”.
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 29 settembre:
- n. 1260: “Art. 25 della l.r. n. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivati da assegnazioni per la realizzazione del progetto “Sostegno alle iniziative di controllo del tabagismo: dalla pianificazione regionale alla pianificazione aziendale” e relativi impieghi. € 45.000,00”;
- n. 1261: “Art. 25 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivati da assegnazioni per la realizzazione del progetto “Budget per l’inclusione sociale di persone tossicodipendenti in trattamento o da attrarre in trattamento, ad elevata emarginazione e relativi impieghi. € 245.600,00”;
- n. 1262: “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 20.078,30. Modifica al Programma operativo annuale 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007”;
- n. 1263: “Art. 29, comma 2 della l.r. n. 31/2001 e art. 26 della l.r. n. 20/2007 – Variazione compensativa di € 7.862,00 e modificazioni tecnica al Poa 2008”;
- n. 1264: “Art. 29, comma 2 della l.r. n. 31/2001 e art. 25, comma 1 della l.r. 20/2007 – Iscrizione di entrate derivanti da assegnazione da soggetti terzi per recuperi e iscrizione della relativa spesa. € 37.748,45”;
- n. 1265: “Art. 29, comma 2, della l.r. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 24.522,09”;
- n. 1266: “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 99.540,00”;
- n. 1267: “Art. 29, comma 2, della l.r. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 6.150,51 ”;
- n. 1268: “Art. 29, comma 2 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 300.000,00. Modifica al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588/2007”;
- n. 1269: “Art. 29, comma 1, della l.r. 31/2001 e art. 25 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 230.486,52”;
- n. 1270: “Art. 29, comma 1, della l.r. 31/2001 e art. 25 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 69.721,68”;
- n. 1271: “Art. 29, comma 1, della l.r. 31/2001 e art. 25 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti dall’assegnazione da parte dello Stato. € 5.324.759,26”;
- n. 1272: “Art. 29, della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale per l’anno 2008. € 200.000,00”;
- n. 1273: “Art. 29 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale per l’anno 2008. € 40.000,00”;
- n. 1274: “Art. 29 della l.r. n. 31/2001 e art. 26 della l.r. n. 20/2007 – Variazione compensativa di € 450.000,00”;
- n. 1275: “Art. 20, comma 3, della l.r. n. 31/2001 – Prelevamento al fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 3 “Spese dichiarate obbligatorie” del bilancio 2008. € 250.000,00”;
- n. 1276: “Art. 44, comma 2, della l.r. n. 19/2007 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. Fse Por Ob. 3. € 133.500,00”;
- n. 1277: “Art. 44, comma 2, della l.r. n. 19/2007 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008. € 30.000,00”;
- n. 1278: “Art. 29 della l.r. 31/2001 e art. 26 della l.r. n. 20/2007 – Variazione compensativa di € 216.344,15”;
- n. 1279: “Art. 29, comma 1 della l.r. 31/2001 e art. 25 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 7.067.144,96. Modifica al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588/2007”.
in data 6 ottobre:
- n. 1314: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Importo € 60.000,00”;
- n. 1315: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Importo € 2.000,00”;
- n. 1316: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Fesr Marche 2007/2013– Importo € 13.935.387,80”;
- n. 1317: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Importo € 27.000,00 – Modifica al Poa 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007”;
- n. 1318: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Art. 25 comma 2 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese –– Importo € 28.300,00”;
- n. 1319: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 – Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007– Iscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi per recuperi e iscrizione della relativa spesa –– Importo € 51.814,57”;
- n. 1320: “Art. 44 comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 11.796,30”;
- n. 1321: “Art. 44 comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al Poa 2008 – Importo € 9.292,00”;
- n. 1322: “Art. 25 della l.r. n. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazioni da parte del Ministero della salute per l’attuazione del programma di prevenzione tramite vaccinazione anti papillomavirus e relativi impieghi - € 897.650,29”;
- n. 1323: “Art. 29 comma 3 della l.r. n. 31/2001 e art. 26 della l.r. 20/2007 Variazione compensativa al Poa 2008”;
- n. 1325: “Art. 20 comma 3 della l.r. n. 31/2001 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 3 “Spese dichiarate obbligatorie” del bilancio 2008 e sue successive modificazioni e integrazioni – Importo € 250.000,00”.
Hanno chiesto congedo gli Assessori Pistelli e Giaccaglia.


Commemorazione in memoria di Vittorio Foa

PRESIDENTE. Prima di iniziare con l’ordine del giorno vorrei attirare la vostra attenzione su un fatto accaduto in Italia e di cui parla tutta la stampa, la morte di Vittorio Foa. Con lui scompare una delle figure più prestigiose e di maggiore integrità e spessore intellettuale e morale della politica e del sindacalismo del novecento.
Il suo legame ai più alti valori di libertà e di democrazia, la sua partecipazione alla Resistenza, il suo impegno all’Assemblea costituente nel Parlamento, la costante difesa dei diritti umani e dei lavoratori, ne fanno un uomo che è esempio per tutti noi.
La sua opera verrà per sempre ricordata nella storia della nostra Repubblica per gli alti valori democratici e per la lezione di libertà che hanno sempre contraddistinto la sua esistenza e che ci auguriamo possa essere da esempio per tutte le nuove generazioni.
Ora in sua memoria chiedo all’Assemblea di osservare un minuto di silenzio.

(L’Assemblea legislativa osserva un minuto di silenzio)


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci sull’ordine del giorno.

Massimo BINCI. Come concordato in sede di Conferenza dei Presidenti dei gruppi assembleari, chiedo l’iscrizione e la relativa discussione al primo punto della mozione n. 298 “Solidarietà allo scrittore Roberto Saviano”, che in questi giorni è stato pubblicamente minacciato, peraltro è ormai dal 2006 che vive sotto scorta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del Consigliere Binci di iscrivere al all’ordine del giorno odierno la mozione n. 298. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

La mozione verrà iscritta e discussa in base all’ordine previsto.

Massimo BINCI. Avevo chiesto di iscriverla come primo punto delle mozioni.

PRESIDENTE. Bene, se l’aveva detto allora la iscriviamo al primo punto.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Chiedo una comunicazione urgente del Presidente Spacca da fare oggi in quest’Aula sull’annunciato ricorso alla Corte Costituzionale che la Regione Marche si appresta a presentare sul cosiddetto decreto Gelmini. Noi lo abbiamo appreso dalla stampa, nessuno di noi in Commissione l’ha saputo, e penso neanche nessun altro di voi.
Questo è un atto di eccezionale importanza e gravità – a seconda dell’ottica di ciascuno –, per cui ritengo che oggi il Presidente della Giunta regionale debba riferire su quali sono le motivazioni di tale ricorso.
Riteniamo, al di là delle interpretazioni politiche sul decreto Gelmini, che tale atto riguarda comunque l’organizzazione della scuola nella nostra regione, quindi vogliamo capire quale sarà l’intento della Regione Marche.
Ovviamente di fronte a ogni riforma ci sono i pro e i contro, ma noi vorremmo solo capire, e questo a prescindere dalle interpretazioni di ognuno.
Presidente, le chiedo di farsi promotore presso il Presidente della Giunta per una urgente comunicazione oggi in quest’Aula.

PRESIDENTE. Appena arriverà il Presidente Spacca chiederemo lumi in merito e vedremo se sarà pronto a comunicarlo a questa Assemblea legislativa.

Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Seppur mi sia stata data assicurazione che questo potrà avvenire a breve, chiediamo con forza – e vorrei che venisse ribadito anche in Aula – che la discussione in merito ai programmi straordinari di intervento per la soluzione o comunque per il sostegno alla crisi che sta avvenendo in tutta l’economia marchigiana - soprattutto in alcuni focus strategici dell’alto maceratese e anconetano legati alla crisi dell’Antonio Merloni, ma non solo, perché la crisi del sistema economico marchigiano soprattutto manifatturiero interessa tutta la regione Marche - debba avvenire in quest’Aula e non arrivare già predefinita, cioè già con tutti gli accordi fatti extra Assemblea legislativa, infatti questa è una mera e propria competenza dell’Assemblea legislativa.
Chiediamo quindi che il Presidente Spacca ne discuta in questa sede, ne faccia interessamento alle Commissioni assembleari competenti.
Perché se troviamo delle sinergie con la grande azione che sta facendo il Governo per il risanamento dell’economia di questo Paese crediamo debbano essere fatte con la compartecipazione di tutti e non solo di settori non rappresentativi della totalità degli interessi delle imprese delle Marche e dei lavoratori di questa Regione.

PRESIDENTE. Il Capogruppo Capponi sa bene, perché era presente alla riunione, che come Conferenza dei Presidenti dei gruppi assembleari abbiamo deciso di organizzare una seduta solo su questo tema. Questa mattina nella Conferenza dei Capigruppo abbiamo deciso, insieme, di proporre al Presidente della Giunta una discussione durante la prossima seduta dell’Assemblea legislativa.
Quindi è del tutto pleonastico ripeterlo, comunque ne prendo atto e lo proporremo.


Interrogazione n. 1121
del Consigliere Capponi
“Regolamento CE 1257/1999: Programma di sviluppo rurale 2000/2006. Chiarimenti su Bando Misura A. DDSS SAR 199/2004 e s.m.”

Interrogazione n. 1139
della Consigliera Ciriaci
“Regolamento CE 1257/1999 - Programma di sviluppo rurale 2000/2006 chiarimenti su bando misura ‘A’ DDS SAR 199/20004 e s.m.”

abbinate
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1121 del Consigliere Capponi. Per la Giunta risponde l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. In relazione a questa interrogazione del Consigliere Capponi vi sono alcune questioni da precisare.
Le disposizioni adottate per l'attuazione delle misure strutturali del Psr ed in particolare i bandi emanati nel corso dell'anno 2004 relativi alle Misura A, Misura G, Misura J1/2, Misura I e Misura M, al fine di consentire agli uffici la necessaria attività istruttoria, prima di procedere alla liquidazione del contributo, prevedevano che gli investimenti oggetto di contributo dovevano essere di rendicontati entro il 30 giugno 2006.
E’ opportuno sottolineare che tutti coloro che hanno presentato domanda di contributo in detto anno, cioè nel 2004, e che in seguito all'istruttoria sono stati ritenuti ammissibili a finanziamento, sono stati finanziati.
Numerosi progetti, sia relativi ai bandi emanati nel corso del 2004 che negli anni precedenti, in base a quanto rappresentato sia dalle imprese beneficiarie che dalle organizzazioni professionali, non erano in grado di completare i lavori e rendicontare le relative spese entro il termine del 30 giugno 2006. Quindi realizzare almeno il 70% degli investimenti approvati e contenere le mancate realizzazioni entro il limite massimo del 30% fissato dai rispettivi bandi, e che se superato avrebbe comportato la revoca del contributo.
I ritardi nella realizzazione degli investimenti erano da addebitarsi alle modifiche della Pac e alla conseguente caduta dei prezzi agricoli che aveva spinto le imprese a non completare la totalità degli investimenti approvati ed oggetto di contributo. Nonché ad un aumento generalizzato dei prezzi delle materie prime necessarie per la realizzazione degli investimenti.
Rispetto al periodo di adozione della d.g.r. 688/2006 oggetto di interrogazione, è da sottolineare che la Commissione europea non aveva ancora emanato il regolamento di transizione con il quale sono state successivamente emanate le disposizioni che regolamentano il passaggio tra la programmazione del Psr 2000/6 e 2007/13; ciò è avvenuto nel settembre 2007 con il Reg. 1320/2006.
Con l'adozione della d.g.r. 688/2006 la Giunta regionale, nell'incertezza determinata dall'assenza del richiamato regolamento di transizione, ha cercato di venire incontro alle esigenze delle imprese beneficiarie delle misure strutturali che rappresentavano difficoltà a portare a compimento gli investimenti programmati.
Ciò è avvenuto nel rispetto di una corretta azione amministrativa finalizzata alla introduzione di modifiche alle disposizioni dei bandi senza per altro creare, per quanto possibile, disparità di trattamento tra beneficiari che al momento dell'approvazione della delibera erano stati già oggetto di revoca del contributo o avevano presentato formale rinuncia alla realizzazione del progetto, modificando alcune disposizioni dei bandi ed in particolare:
- nel confermare la scadenza dei progetti al 30 giugno 2006 è stata introdotta la possibilità di rendicontare i progetti parzialmente realizzati per lotti funzionali;
- nel caso il beneficiario avesse percepito l'anticipazione la spesa rendicontata del lotto funzionale doveva essere almeno di importo pari al corrispondente contributo anticipato;
- che i progetti potevano essere rendicontati entro il 30 giugno 2006 sotto forma di Stato avanzamento lavori (SAL) con l'obbligo di un tetto di spesa minimo del 50 della spesa ammessa a contributo; quindi già qui c’era stato un calo sensibile rispetto al 70 iniziale;
- nel caso di presentazione di SAL il beneficiario aveva l'obbligo di completare e di rendicontare il progetto entro il 30 settembre 2006 o comunque realizzare un lotto funzionale pena la revoca del contributo e il recupero delle somme anticipate;
- nel caso in cui il beneficiario avesse percepito l'anticipazione l'importo di spesa del lotto funzionale doveva essere di entità corrispondente al contributo percepito come anticipo;
- inoltre veniva stabilito che il limite fissato dai bandi per le mancate realizzazioni fosse elevato dal 30% al 50% della spesa ammessa.
Pertanto, tutto ciò premesso, in relazione a questa interrogazione - con la quale si chiede alla Giunta Regionale di prendere atto dei nuovi scenari generatisi all'interno del comparto agricolo e di provvedere ad eliminare la norma stabilita dalla d.g.r. 688/2006 relativamente alla misura A - Investimenti nella aziende agricole - che stabilisce: "Nel caso in cui il beneficiario ha ottenuto l'anticipazione dell'aiuto, la spesa rendicontata come lotto funzionale, deve risultare almeno pari a quella corrispondente il contributo anticipato" - si ritiene, che essendo lo stato di attuazione del Psr 2000/2006 nella fase finale e a rendicontazione ormai pressoché conclusa, la disposizione che si chiede di eliminare è stata applicata e ha prodotto effetti, purtroppo, per numerosi casi. Ciò determina l'impossibilità per la Giunta regionale, per correttezza amministrativa ed uniformità di trattamento e di equità nel tempo, di non poter procedere alla sua revoca.
Non ho potuto portare oggi il dato esatto di coloro a cui è già stata fatta la revoca - quindi a coloro a cui si è concluso il procedimento - e di coloro a cui è stata appena inviata.
Comunque la sperequazione a cui andremmo incontro se cambiassimo queste regole – sempre potendolo fare – sarebbe enorme, perché ad oggi riusciremmo a salvare poche unità di produttori a fronte delle diverse decine a cui abbiamo già chiesto e portato a termine il procedimento di revoca.
Voglio ricordare che queste stesse considerazioni valgono anche per l’interrogazione n. 1139 proposta dalla Consigliera Ciriaci, ma che non trovo iscritta all’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Condivido solo in parte la risposta dell’Assessore Petrini, perché ritengo che un Assessorato attento avrebbe dovuto percepire lo stato dell’arte della situazione, perché è lo stesso Assessorato che ha a disposizione i dati e le situazioni di gestione del Piano di sviluppo rurale.
Nel 2004, in vista della campagna elettorale, è stato fatto un errore importante, da 250 aziende ammissibili al bando della misura A la graduatoria è arrivata fino a 1.400 aziende.
Ripeto, è stato fatto in un periodo pre-elettorale. Questo ha comportato che le aziende dopo due anni dal bando si sono viste recapitare l’adesione al finanziamento richiesto, ma essendo nel frattempo intervenute modificazioni nell’economia globale del settore agricolo molti imprenditori hanno giustamente presentato dei piani di modifica ai loro investimenti.
Sappiamo che l’economia gira vorticosamente, quello che una volta sembrava inamovibile, cioè la scelta dell’investimento era quella e per venti anni si pensava che andasse bene, oggi cambia di giorno in giorno.
Nel 2007 abbiamo visto l’escalation e il picco dei prezzi agricoli, oggi invece ci troviamo addirittura in una specie di recessione e di diminuzione dei prezzi rispetto alle campagne precedenti il 2007. Quindi nei loro piani di investimento le modificazioni degli agricoltori sono comprensibili.
Certamente oggi, Assessore, si rischia di avere un trattamento diversificato. A noi risulta che le pratiche che sono state chiuse con la revoca del finanziamento e la restituzione delle anticipazioni non sono molte, mentre sono ancora decine quelli che non hanno restituito i fondi perché avevano fatto una grossa parte degli investimenti e quindi oggi chiedono che almeno questi vengano liquidati.
Noi pensiamo che qualcosa a sanatoria si possa fare, sia delle situazioni esistenti che di quelle che eventualmente hanno tali caratteristiche nelle revoche già effettuate.
Questa operazione non è andata a vantaggio del settore agricolo, ma a vantaggio di quella flessibilità che oggi occorre per affrontare le misure di sostegno, data la variazione costante degli scenari economici e di mercato.
Ritengo che la sua risposta, Assessore, poteva essere più impegnativa e non invece come è stata, cioè alla Ponzio Pilato.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Al di là che ritengo la riposta dell’Assessore abbastanza soddisfacente, voglio intervenire in merito ai particolari eventi che si sono verificati non per volontà dell’imprenditore ma, ad esempio, a causa dei ritardi degli uffici pubblici per la risposta o per le autorizzazioni degli uffici ambientali, ecc..
In agricoltura abbiamo diversi casi dove le autorizzazioni rilasciate hanno bisogno di essere supportate da un parere dell’ufficio ambiente regionale. Tale ufficio si riunisce molto di rado quindi si è verificato che sulla richiesta successiva del 30% di integrazione alcune aziende sono rimaste senza l’autorizzazione e non hanno potuto completare i lavori.
Capisco che ci sono obblighi e doveri da rispettare in merito alle direttive generali della Comunità europea, ma si dovrebbe anche mettere l’imprenditore nella possibilità di rientrare, magari aiutandolo con una quota di interesse o con una fideiussione bancaria, in modo che non figurando moroso possa ripresentare un progetto sul nuovo Psr.
Questa integrazione non comporterebbe nessun svantaggio né impegni economici ma, ripeto, soltanto la possibilità di dare all’imprenditore quell’aiuto che gli permetta di superare il periodo di transizione tra il vecchio e il nuovo. Quindi dare modo all’imprenditore di mettersi in regola con quelle autorizzazioni che, come ho detto poc’anzi, non è a causa di una sua mancanza ma perché non sono state rilasciate dai nostri uffici.
Ringrazio il Presidente per avermi dato la parola, ma questo era dovuto.


Interrogazione n. 746
dei Consiglieri Tiberi, Santori, D’Anna, Ciriaci, Giannotti, Silvetti, Lippi, Bugaro, Brini, Capponi, Massi
“Bonifica delle strade urbane ed extraurbane fiancheggiate da alberi”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 746 viene rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 1127
del Consigliere Castelli
“Attività Commissario straordinario Zona n. 13”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1127 del Consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. E’ un’interrogazione articolata in tre punti. In riferimento al primo punto si espone che, ferme le disposizioni di cui alla determina n. 589 del 22/07/2008 relative agli ambiti entro i quali deve essere contenuta l'attività commissariale, le determinazioni assunte dal Commissario straordinario sono il frutto di decisioni concordate con la Direzione aziendale e comunque rientranti nell'ambito della gestione di competenza della Zona, come confermato con nota prot. 14284/Asur del 6 ottobre 2008 a firma del Dirigente dott. Giuseppe E. Riccio.
Per quanto riguarda in particolare la determina n. 19/ZT13 del 4 settembre 2008 la stessa costituisce un atto la cui adozione è risultata imprescindibile al fine di garantire la continuità, per quanto concerne la gestione del personale presso la Zona territoriale 13, della funzione dirigenziale resasi vacante dalla data dell’1 settembre 2008 a seguito di mobilità del titolare verso la Zona territoriale n. 12 di San Benedetto del Tronto.
La riconferma nella direzione del personale in capo al medesimo soggetto, che aveva assicurato la funzione sino al 30 giugno 2008, è motivata dall'esigenza di garantire un'adeguata continuità nelle more della riorganizzazione connessa al progetto di integrazione interzonale in atto.
Infine, relativamente al secondo e terzo punto, alla luce di quanto analizzato e sopra esposto, non si ritiene di dover assumere provvedimenti in merito alla determina in oggetto in quanto il Commissario straordinario della Zona 13 ha rispettato la normativa vigente, d'intesa con la direzione generale Asur.
Pertanto tale gestione commissariale non può assolutamente nuocere le prerogative della Conferenza dei Sindaci dei territori e del sistema delle autonomie locali ricadenti nella Zona territoriale 13.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. La risposta dell’Assessore Mezzolani per quanto sollecita giunge tardiva, e non tardiva in senso assoluto ma perché è stata tempestiva la decisione della Giunta di superare la gestione commissariale della Zona 13.
Nel salutare il dirigente del Servizio salute dott. Ruta - che oggi è particolarmente contento visto che ha proposto l’accordo di programma di cui un giorno parleremo -, dico che è un bene che si sia superata la fase commissariale, perché è stato un vulnus, come direbbero i dotti di quella che è stata la questione sanitaria ascolana.
Quindi è bene che ci sia un nuovo Direttore di Zona, è bene che si sia superato il commissariamento, e nel caso di specie, Assessore, prendo atto del fatto che la decisione di nominare il dirigente del servizio risorse umane nella fase commissariale è stata condivisa dall’Asur.
Però il motivo della mia interrogazione era che proprio le scelte del predecessore del Commissario su quella figura professionale avevano determinato il cancan che ha poi portato al licenziamento di Carmosino. Cioè il precedente Direttore della Zona 13 Carmosino era stato licenziato in tronco, senza neanche aspettare la valutazione che si è avuta il 10 settembre, proprio perché, tra le altre cose, aveva revocato l’incarico a questo signore. Questo signore si è ritrovato rimesso in sella proprio dal Commissario. E’ per questo che volevo sapere se ciò era stato condivisa dall’Asur.
Rimane solo un aspetto sul tappeto, che chiaramente proporrò al nuovo Direttore di Zona Zuccatelli, cioè il fatto che il Commissario ha dato all’attuale dirigente delle risorse umane un incarico – che fra l’altro è un esponente Ds e presidente di una Comunità montana, quindi persona politicamente molto qualificata e evidenziata – non a termine, non fino a quando ci sarà il commissariamento, ma ha dato un incarico indicando come dies ad quem l’integrazione Ascoli-San Benedetto, quindi un termine futuro molto incerto, che potrebbe anche non esserci mai.
Su questo credo che nella pienezza dei suoi poteri il Direttore Zuccatelli debba lavorare. Ovvero è importante che questo provvedimento, che eccede dal punto di vista temporale il termine ultimo dell’incarico stesso del Commissario, non menomi la piena autonomia del Direttore Zuccatelli, al quale dobbiamo consegnare le chiavi dell’ospedale Mazzoni senza che vi siano ipoteche preventivamente iscritte, magari per ragioni politiche, sul suo ruolo.
E’ questo che auspico e soprattutto che ci sia più serenità ad Ascoli. Ascoli ha avuto in quattro anni cinque Direttori generali, dunque scusate si ogni tanto vi ammorbo la giornata parlando di Ascoli, però cinque Direttori generali in quattro anni sono tanti. Abbiate pazienza ma vi rendete senz’altro conto della straordinarietà della situazione.
Speriamo che Zuccatelli, forte della sua esperienza, sappia restituire serenità. Ieri gli ho fatto un telegramma – in genere sono il molosso che addenta la caviglia dei Direttori delle Zone sanitarie di Ascoli –, ho creduto di dare un buon esempio, per il poco che posso e che mi compete, dicendo “caro Zuccatelli buon lavoro, però tre cose le dobbiamo affrontare e la prima sono le liste di attesa”.
Signori miei, ad Ascoli è successa una cosa davvero strana: il Commissario ha subito detto in una conferenza stampa che le liste di attesa sono colpa dei cittadini, perché non disdicono sempre e tempestivamente le visite che si prenotano. E’ stato attivato un numero verde, presentato con lo slogan “Se disdico aiuto un amico”, cioè si è capito che il problema delle liste di attesa è un problema cagionato dai cittadini. In realtà è vero che succede che la gente, sbagliando, si dimentichi di disdire la visita, ma è proprio perché sono lunghe, perché se si dà l’appuntamento per un’ecografia da fare fra sette mesi è probabile che se non si ha la mente di Pico della Mirandola ci si dimentica di revocare o di disdire.
Sicché, primo punto sono liste di attesa, evitando certe letture davvero ingenerose nei confronti della pazienza dei cittadini.
Secondo punto, azienda ospedaliera. Proprio ieri con il collega D’Isidoro abbiamo fatto una proposta di legge per l’istituzione dell’azienda ospedaliera, quindi lo ringrazio per la sensibilità che ha mostrato, pariteticamente l’idea è sua quanto mia.
Terzo punto, un’equa gestione del personale. Cioè ridare serenità al personale sanitario, paramedico e amministrativo della nostra Zona affinché si possa procedere nel senso auspicato da tutti. Ovvero che l’offerta di salute finalmente anche nel sud delle Marche, come nel resto della regione, possa ritrovare livelli ottimali.


Interrogazione n. 1054
del Consigliere Binci
“Bandi di accesso al programma di sviluppo rurale delle Marche 2007/2013”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1054 del Consigliere Binci. Ha Giunta risponde l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Credo che per dare una risposta corretta a questa interrogazione sia opportuno precisare di nuovo i contenuti del DDS 131/s10, che lo stesso Consigliere Binci cita nella sua interrogazione.
La dotazione finanziaria di 3 milioni di euro per l'anno 2008 fa riferimento soltanto alla prima annualità destinata alle aziende che aderiscono ad un nuovo periodo di impegno di cinque anni.
In sostanza a tale costo di 3 milioni per il 2008 corrispondono ulteriori 12 milioni di aiuti per le medesime aziende per i quattro anni successivi.
Il costo di 3 milioni, inoltre, non viene utilizzato per coprire i premi relativi alle annualità precedenti, la cui copertura è garantita in gran parte dai trascinamenti del precedente periodo ed in parte dagli impegni assunti con il bando 2007. Infatti con questo ultimo bando sono stati stanziati altri 3,5 milioni l'anno per un importo complessivo in cinque anni di ulteriori 17,5 milioni.
Passando quindi all'analisi delle domande presentate per la scadenza 2008, abbiamo registrato una richiesta di contributi pari a 1,98 milioni di euro l'anno. Ciò significa che il bando 2008 potrà finanziare tutte le domande pervenute ed avrà, inoltre, un avanzo di 1,02 milioni di euro.
E' peraltro utile considerare che l'aiuto realmente erogato potrà essere anche sensibilmente inferiore rispetto agli importi richiesti, con ulteriori avanzi, qualora Agea dovesse effettuare decurtazioni per eventuali anomalie presenti nelle domande.
Nonostante la certezza del finanziamento per tutti i beneficiari che hanno avanzato richiesta di aiuto a valere sul bando 2008, ritengo comunque opportuno sottolineare che le priorità individuate nel bando non derivano da scelte difformi dal Psr che, anzi, indica proprio le medesime priorità per le aree natura 2000 e Zvn, nonché per le aziende che adottano tecniche di allevamento biologico.
Peraltro tali scelte sono state dettate dalla necessità, indicata dalla Commissione europea, di individuare criteri legati al maggiore vantaggio ambientale e non alla storia dei benefici già percepiti dalle aziende nel passato.
A parità di condizioni, infine, si è voluto privilegiare le imprenditrici donne ed i giovani, nel rispetto delle priorità generali e trasversali all'intero Psr.
In definitiva rispondendo alle specifiche richieste: è già assicurata la dotazione finanziaria, sia per mantenere le aziende esistenti nei precedenti bandi 2004/2005, che per permettere l'accesso alle nuove aziende; non è possibile rivedere il sistema delle priorità, senza individuare un peso preponderante alle zonizzazioni, prima di una modifica al Psr (peraltro difficilmente accettabile dalla UE); non è opportuno procedere ad una modifica dei bandi, in quanto inutile ai fini dell'ammissibilità delle aziende ed in quanto non sono state affatto inserite limitazioni all'accesso in fase di stesura degli stessi bandi.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Il motivo di questa mia interrogazione è semplicissimo, è per il fatto che eravamo la seconda regione in Italia per territorio a produzione biologica.
Sono convinto che le modalità con cui abbiamo costruito i bandi sul settore biologico per i pagamenti agro-ambientali – è questo che mi viene segnalato – faranno uscire moltissime aziende e molto territorio dalla produzione biologica.
Oggi si parla sempre di più di valorizzazione del territorio legato all’ambiente e al turismo, ma queste sono quelle condizioni, specialmente nei territori collinari e montani della nostra regione, che solo il biologico può garantire.
Nel passato periodo di programmazione per il biologico a fronte degli attuali 3 milioni di euro di dotazione c’erano 7 milioni.
Inoltre c’era stato un impegno da parte dell’Assessore e degli uffici a rideterminare i premi per il settore biologico; ed è logico che se non si rideterminano i premi poi non ci potrà essere neanche un utilizzo dei fondi del bando.
Ci sono anche molti freni rispetto alla possibilità di accesso. Anche su questo vorrei stigmatizzare la posizione di un dirigente dell’Assessorato che ha detto che i freni vengono messi perché non è possibile lavorare su centinaia di pratiche per approvarne soltanto venti o trenta, dunque è un’implicita ammissione del fatto che si burocratizza il percorso per evitare il lavoro agli uffici - che peraltro è il motivo per cui sono pagati! -.
Ritorno al discorso sul biologico. Per farvi capire quella che secondo me è una logica antibiologica dei dirigenti dell’ufficio agricoltura, voglio portare ad esempio le ultime Misure: la 1.2.1, ammodernamento delle aziende agricole, dove non è stata prevista nessuna priorità per le produzioni biologiche e soprattutto la 1.2.3, per la quale proprio in questi giorni dovrà essere fatto il bando per l’accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali, dove vengono considerati non ammissibili settori di intervento importanti e strategici, come il cerealicolo, il sementiero, l’oleaginoso, le leguminosae. Tutti settori previsti nella tabella di Misura, quindi la loro eliminazione, che tra l’altro… (…) No, sono nel Psr, e se li togliamo per il bando 1.2.3, che sono gli investimenti per il settore agroalimentare…

Paolo PETRINI. Consigliere Binci, lo chieda a me prima di ascoltare informazioni sbagliate!

Massimo BINCI. Assessore, io non ascolto informazioni sbagliate perché ho visto le linee guida e questo non c’è! Comunque aspetterò il bando 1.2.3 per vedere se i settori cerealicolo, sementiero, oleaginoso ci sono. Inoltre se, in base a quanto previsto nella tabella del Psr, sulle valutazioni rispetto all’impatto ambientale, il fatto cioè di mitigare l’impatto ambientale e di conseguenza se vi sono effetti benefici sul territorio, cosa che solo l’agricoltura biologica può dare, vi è una priorità per il settore biologico.
La lettera pervenuta a tutti i Consiglieri regionali, al Presidente e all’Assessore, dice che importanti cooperative di produttori biologici non potranno fare investimenti per…

Paolo PETRINI. Sono timori infondati.

Massimo BINCI. Vedremo, comunque questa lettera è stata inviata anche all’Assessorato che però non ha dato nessuna informazione.
Credo che queste imprese non avranno la possibilità di fare investimenti, quelli che, ad esempio, possano permettere di acquistare decorticatori o di fare trasformazioni, ma saranno costrette ad indirizzarsi a terzi per perfezionare la filiera dei loro prodotti.
E’ per tutto questo che ho inteso presentare questa interrogazione.
Non vorrei che a conclusione di questo periodo di programmazione comunitaria 2007/2013 i territori – non parlo di aziende ma di ettari coltivati a biologico – si dimezzeranno. E questo è l’indirizzo che danno alcuni dirigenti dell’Assessorato che non amano il biologico, non credono nel biologico, hanno detto addirittura che il biologico non è verificabile, viene data la priorità al basso impatto, che rispetto al biologico non è certificato da niente, costringendo dunque le aziende, tramite enti terzi e riconosciuti, a spendere per la certificazione centinaia di euro per ettaro.

Interrogazione n. 1083
dei Consiglieri Giannotti, Cesaroni, Tiberi, Bugaro, Ciriaci, Santori, Capponi, Brini, Massi
“Acquisto delle azioni CeMim da parte della Società Interporto Marche Spa e approvazione del Bilancio di esercizio 2007 della S.C.P.A. CeMim in liquidazione”

Interrogazione n. 1119
del Consigliere Silvetti
“Situazione Interporto Marche Spa”

abbinate
(Rinvio)

PRESIDENTE. Le interrogazioni n. 1083 dei Consiglieri Giannotti, Cesaroni, Tiberi, Bugaro, Ciriaci, Santori, Capponi, Brini, Massi e n. 1119 del Consigliere Silvetti sono rinviate per assenza dell’Assessore competente.



Interrogazione n. 1019
del Consigliere Altomeni
“Promozione di una cooperativa di acquisto farmaceutico”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1019 del Consigliere Altomeni. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. L’interrogazione del Consigliere Altomeni verte sulla costituzione di una cooperativa di acquisto sull’esempio di ciò che è stato fatto in Piemonte.
In riferimento alle farmacie della Regione Piemonte, che hanno costituito una cooperativa per la riduzione dei costi di acquisto dei prodotti farmaceutici affinché siano concorrenziali con la GDO (Grande distribuzione organizzata), si segnala che nelle Marche è presente da oltre 32 anni la SAF (Cooperativa farmacie private) a cui hanno aderito anche numerose farmacie comunali o pubbliche.
La cooperazione permette vantaggi economici gestionali anche alle piccole farmacie, nonché di praticare dei listini con prezzi più bassi (sconto su farmaci senza obbligo di ricetta) e indirettamente di facilitare alcuni accordi tra la Regione Marche e le oo.ss. delle farmacie convenzionate (Federfarma Marche e Assofarm Marche), consentendo uno sconto del 7% a favore del Servizio Sanitario Regionale sui prodotti dietetici forniti agli affetti da celiachia e ai nefropatici cronici (assistenza integrativa regionale).
Inoltre la Regione Marche ha seguito con particolare attenzione le recenti fasi del magazzino della SAF di Jesi che è stato distrutto da un incendio nel settembre 2006.
Grazie alla cooperazione con le altre cooperative dei farmacisti del Centro Italia (Umbria, Romagna e Abruzzo) non ci sono state rilevanti carenze di farmaci nel mercato regionale e quindi disagi per gli assistiti.
Oggi il magazzino della cooperativa dei farmacisti marchigiani SAF è uno tra i più grandi in Italia e in questi ultimi mesi ha ripreso la piena attività.
Per quanto riguarda il punto 3 dell'interrogazione, le norme nazionali e comunitarie sulle forniture di beni e servizi non permettono procedure comuni di acquisto con le farmacie convenzionate.
Inoltre, si fa presente che la Federfarma Marche, con nota del 28 aprile .2008 ha dato la propria disponibilità ad una campagna analoga a quella dei prezzi bloccati promossa dalla Regione Marche per gli altri prodotti non farmaceutici.
Al fine di dare concreta realizzazione all'iniziativa è stato avviato il confronto con i rappresentanti delle Farmacie convenzionate allo scopo di definirne in breve tempo i termini.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Ringrazio l’Assessore per l’esaustività della risposta e prendo atto delle iniziative intraprese.
Questa interrogazione è nata dall’esigenza di integrare quanto già di buono era stato fatto nell’inserire i prodotti farmaceutici all’interno della grande distribuzione. Sicuramente c’è stato un ruolo importante nel calmierare i prezzi almeno di alcuni prodotti, ma si prendeva atto di una problematica, cioè che questa iniziativa andava sicuramente a beneficio di chi ha un centro della grande distribuzione vicino a casa ma tagliava fuori tutta una serie di soggetti che non possono utilizzarlo e che hanno comunque bisogno di farmaci.
L’iniziativa della Regione Piemonte sembrava fattibile, nel senso che si creavano delle centrali di acquisto per poter ridurre i prezzi dei farmaci anche all’interno della rete delle farmacie, che rispetto a quelli della grande distribuzione riescono ad essere molto più capillari e presenti sul territorio.
Quindi l’auspicio è che la cooperativa che abbiamo nelle Marche riesca ad ottenere risultati analoghi a quelli raggiunti in altre regioni italiane, al fine di poter aiutare le famiglie soprattutto in un periodo storico come questo dove hanno grosse difficoltà nell’acquisto di beni di prima necessità e quindi sicuramente anche dei farmaci.
Ritengo che qualunque iniziativa, compresa l’ultima che ha annunciato l’Assessore, possa dare risultati in questo senso.


Interrogazione n. 839
del Consigliere Giannotti
“Azioni di contrasto all’aumento di tariffe e prezzi”

Interrogazione n. 1044
del Consigliere Castelli
“Esiti incerti della campagna pubblicitaria della Giunta regionale relativa al blocco dei prezzi”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l'interrogazione n. 839 del Consigliere Giannotti e l’interrogazione n. 1044 del Consigliere Castelli, abbinate.
Per la Giunta risponde l’Assessore Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. L'iniziativa "Prezzi Bloccati" è stata voluta dalla Regione Marche per contrastare il carovita, in collaborazione con le associazioni dei consumatori, le associazioni dei commercianti e con le imprese al commercio.
L'iniziativa ha visto il coinvolgimento di numerose imprese commerciali – sono stati coinvolti oltre 600 punti vendita, piccoli, medie e grandi – che ha visto il blocco dei prezzi dei prodotti di prima necessità, soprattutto del settore alimentare.
Le imprese sottoscrittrici e loro associazioni si sono impegnate ed hanno realizzato quanto segue: 1) individuare un paniere di referenze per i punti vendita della grande distribuzione della media distribuzione e della piccola distribuzione come di seguito: grande distribuzione 75 referenze; media distribuzione 50 referenze; piccola distribuzione 25 referenze; 2) definire liberamente tale paniere sui beni di largo consumo, includendovi prevalentemente prodotti alimentari di larghissimo utilizzo; 3) bloccare i prezzi delle referenze comprese nel paniere per un periodo di 6 mesi a scelta dell'operatore, a decorrere dal giorno 1° marzo 2008; 4) rendere disponibili i prodotti e le referenze indicati nel paniere, in tutti i punti di vendita a propria insegna sul territorio delle Marche, in modo continuativo per tutta la durata del periodo di vigenza dell'accordo sottoscritto. Rendere pienamente riconoscibili attraverso appositi strumenti di comunicazione e informazione i prodotti e le referenze che compongono il paniere sottoscritto, e l'elenco dei prezzi relativi, in raccordo con la Regione Marche.
Inoltre la Regione Marche si è impegnata a:
1. raccogliere attraverso una segreteria tecnica assicurata dalla p.f. commercio e tutela del consumatore, le proposte di adesione corredate dai rispettivi panieri formulate dalle singole imprese o dalle associazioni di rappresentanza;
2. monitorare l'andamento dell'iniziativa al fine di favorire la massima informazione dei cittadini consumatori e la corretta applicazione dell'accordo. Il monitoraggio sarà assicurato anche attraverso la divulgazione delle eventuali incongruenze di prezzo rispetto al paniere sottoscritto; a tal fine Regione Marche rende disponibili i propri Uffici di relazione con il pubblico, per ricevere segnalazioni documentate di discrasie rispetto ai prezzi dichiarati. La Regione Marche potrà avvalersi a questo scopo anche della collaborazione delle associazioni dei consumatori;
3. farsi carico di una campagna pubblicitaria a favore dell'iniziativa, utilizzando tutti i mezzi disponibili internet, televisione, radio, cartellonistica. Inoltre, al fine del riconoscimento dei prodotti, predisporrà un marchio "prezzo bloccato - accordo con Regione Marche".
Al fine di una prima valutazione circa l'impatto, la conoscenza e l'utilità ed eventualmente nuovi suggerimenti circa eventuali iniziative da intraprendere, in considerazione delle difficoltà che le famiglie devono sostenere per far fonte alle spese sia in termini di prezzi che di tariffe, la Regione Marche ha affidato ai propri sportelli dei consumatori gestiti dalle associazioni dei consumatori marchigiani una indagine anche mediante la somministrazione di un questionario ai cittadini consumatori presso i punti vendita aderenti all'iniziativa.
Dal mese di marzo, due giorni la settimana, operatori degli sportelli dei consumatori si sono recati presso i negozi con il compito di pubblicizzare l'iniziativa “Prezzi Bloccati”, diffondere la lista dei prodotti bloccati, e somministrare un questionario molto variegato circa la situazione economica delle famiglie marchigiane.
Dai dati in nostro possesso (oltre 1000 questionari somministrati) è emerso da parte di tutti i cittadini marchigiani un parere favorevole all'iniziativa, anzi possiamo dire che gli intervistati hanno apprezzato e ritenuta utile l'iniziativa visto i continui aumenti del settore soprattutto dei generi alimentari.
Una larga parte ha evidenziato che in una situazione così problematica dell'economia sarebbe utile bloccare non solo per sei mesi, ma proporre leggi che permettano di mantenere i prezzi giusti ed equilibrati soprattutto in rapporto con salari e pensioni.
Ma che cosa è emerso dalla somministrazione del questionario?
Dall'analisi del questionario che è stato sottoposto emerge che:
1. per il 100% è molto aumentato il costo della vita;
2. famiglie di due persone con reddito tra 1500-1700 euro hanno evidenziato difficoltà ad arrivare alla fine del mese;
3. famiglie al di sotto di questo reddito o con figli hanno molte difficoltà;
4. L'80% dichiara che risparmia principalmente sull'abbigliamento e poi energia e generi alimentari;
5. le maggiori difficoltà emerse sono: al primo posto il mutuo, a seguire le tariffe, l'assicurazione auto, figli agli studi e/o asili nido. Da evidenziare che chi ha segnalato di avere molte difficoltà economiche, di rimando ha difficoltà a pagare tutto, comprese le spese per malattia e le rate del credito al consumo, con un’età dichiarata tra i 30 e i 50 anni;
6. Alla domanda di quale reddito avrebbe bisogno la famiglia per vivere senza lussi e sacrifici, le risposte si sono attestate sui 2200-2500 euro netti al mese.
7. Causa della diminuzione del potere di acquisto: inadeguato controllo del mercato, a seguire euro, assenza di concorrenza e liberalizzazioni.
8. Per l'80% gli strumenti messi in atto dai Governi sono stati poco utili al contenimento dei prezzi e si chiede una maggiore intervento da parte dello Stato;
9. Dall'analisi dei questionari viene giudicata soddisfacente e importante l'azione delle associazioni dei consumatori;
10. Si dichiarano aperti a nuove forme di acquisto, come quella "a consumo" presso i distributori automatici (ad esempio quelle già avviate di latte fresco o di detersivi), perché convinti della possibilità di risparmio e quindi ne approverebbero una maggiore diffusione sul territorio, ma chiedono anche una maggiore conoscenza di queste possibilità;
11. Emerge inoltre che iniziative di questo genere dovrebbero essere attuate anche in altri settori oltre quello alimentare;
12. Molti cittadini sono stati piacevolmente sorpresi della presenza delle Associazioni dei consumatori e si sono soffermati ad ascoltare l'illustrazione dell'accordo. Evidenziando in modo positivo la presenza delle istituzioni regionali anche se per tramite delle associazioni dei consumatori.
Alla luce di queste considerazioni e del monitoraggio attuato dalle associazioni dei consumatori della regione Marche iscritte al registro regionale di cui alla legge 15/98 (non certamente da una fantomatica associazione dei consumatori tale Arco Consumatori che non opera nella regione), i risultati sono da considerare positivi.
Infine, per la prospettiva la Regione sta valutando:
1. l'opportunità di un proseguimento dell'accordo con le imprese coinvolgendo anche le imprese produttrici comprese il settore pane e fresco alimentare;
2. intervenire con un progetto regionale finalizzato a nuove forme di acquisto, come quella "a consumo" presso i distributori automatici. Uno degli obiettivi è quello di intervenire anche finanziariamente, utilizzando per quanto possibile gli stanziamenti europei, per una nuova innovazione nella vendita di alcuni prodotto, come la pasta, i cereali, olio, vino, latte, detersivi, olio ed altri, utilizzando i distributori automatici. Lo scopo dell'iniziativa è duplice: uno, il contenimento dei prezzi di questi prodotti (si evita il costo dell'imballaggio), due, la riduzione dei rifiuti di imballaggio primario. A breve presenteremo il progetto complessivo.
Infine, sempre in materia di tutela del cittadino consumatori, si sta valutando la possibilità della tracciabilità di molti prodotti direttamente presso i punti vendita, al fine di garantire al cittadino marchigiano la qualità di quello che mangia, di quello che veste e di quello che utilizza.
La pubblicità del monitoraggio, della campagna cartellonistica, i cartelloni e i prodotti forniti alle aziende (oltre 600 attività commerciali) hanno avuto un costo, Iva inclusa, pari ad euro 85 mila.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Credo che se la Giunta regionale avesse devoluto ai marchigiani l’ammontare delle risorse finanziarie spese per la campagna autoreferenziale sui prezzi, essi ci avrebbero guadagnato, ciascuno avrebbero avuto cinquecento lire.
L’aver speso 300 mila euro per promuovere l’immagine della Regione su questo piano è la testimonianza della caduta di stile politico e amministrativo di questa Giunta regionale. Una Giunta che oggi non fa altro che vendere il proprio prodotto proprio perché non è in grado di dimostrare con i fatti di saperlo fare. E la dimostrazione di questo viene proprio dall’intervento dell’Assessore Solazzi, che ovviamente non ha alcuna responsabilità - se non quella di essere partecipante di questa maggioranza - avendo assunto da poche settimane la delega.
Consigliere Procaccini, è vero che sono pochi i suoi compagni di partito rimasti in giro per le Marche visto il risultato elettorale, ma se chiediamo ai marchigiani di esprimere una valutazione sull’azione del governo regionale rispetto al contenimento dei prezzi, credo che la risposta sarebbe unilaterale, cioè che non è stata percettibile l’azione del governo regionale rispetto a quella che è stata ed è una delle emergenze principali dei nostri concittadini.
Quindi la risposta la danno i cittadini, non la diamo noi.
Oggi registriamo il fatto intanto che si risponde ad un atto ispettivo a distanza di un anno. Assessore, lei ha letto la relazione, preparata dagli uffici, tarata su una situazione odierna – questo lo contesto –, quando invece l’interrogazione leggeva ciò che stava accadendo in Italia e in questa regione nell’autunno scorso, alla presenza cioè di una ben altra compagine governativa, quindi con altre responsabilità.
Credo che quello che la Regione ha fatto con la campagna autoreferenziale sulla stampa per dire che stava facendo qualcosa (dal costo 300 mila euro) oppure con l’osservatorio, non sia stata una risposta adeguata alle esigenze che venivano poste dalla comunità marchigiana.
Intanto i ritardi rispetto a quella denuncia che, ripeto, è una denuncia fatta a settembre dello scorso anno e che è stata recepita con qualche mese di ritardo, e probabilmente è avvenuta soltanto dietro sollecitazione del gruppo di Forza Italia.
Mancato coinvolgimento delle forze sociali. Credo sia poco parlare di coinvolgimento delle associazioni dei consumatori. Questa Regione, oltre che il ceto politico, ha un riferimento importante nei sindacati, nelle associazioni di categoria, nelle associazioni padronali, pertanto quanto meno andava inventata una strategia complessiva che allertasse tutta la realtà socio-economica della regione. Cosa che non è avvenuta.
Nel segnalare la mia completa insoddisfazione concludo dicendo una cosa che viene spontanea: ma questa Regione con che faccia tosta si pone come interlocutore rispetto a questo problema, quando poi non ha saputo e non ha voluto fare cose ben più concrete?! Per esempio non ha saputo applicare la riduzione dell’imposizione fiscale. La Regione Marche, ripeto, è una delle Regioni…

PRESIDENTE. Consigliere Giannotti, la prego concluda, è scaduto il tempo.

Roberto GIANNOTTI. Non è scaduto, Presidente, lei ha l’orologio che va avanti.

PRESIDENTE. Consigliere, sono già cinque minuti che parla!

Roberto GIANNOTTI. Stavo dicendo che non c’è stata una politica di riduzione dell’imposizione fiscale, che è la più alta, non c’è stata l’abolizione dell’accisa sulla benzina. Ricordo che in questa Assemblea legislativa regionale abbiamo contestato duramente l’iniziativa della Regione con cui si è aumentato il costo della benzina, che camminava, anche rispetto alla richiesta dell’Osservatorio, con il ripristino delle agevolazioni per il consumo del gas metano nelle zone montane.
Questi erano alcuni provvedimenti di competenza della Regione che in qualche modo potevano attenuare le difficoltà e lo stato di crisi, cosa che la Giunta regionale non ha voluto fare a dimostrazione dell’indisponibilità ad affrontare una delle emergenze regionali.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Cercherò di essere telegrafico anche perché il Consigliere Giannotti ha già detto molto. Questa campagna promozionale, al di là dei risultati che mi pare siano riconducibili esclusivamente ad una statistica, non dimentichiamo che è stata formulata durante il periodo di campagna elettorale. Sono convinto che anche i colleghi del centro-sinistra converranno con me che etica vuole che queste campagne non devono essere promosse a livello pubblicitario in un periodo delicato, proprio perché non bisogna inquinare con notizie suggestive il libero convincimento degli elettori.
Seconda cosa. Vorrei sapere se nel questionario la Regione pensa anche per il futuro di inserire valutazioni del cittadino in ordine a quei prezzi che è stata proprio la Regione ad aumentare: il più 20% del trasporto pubblico locale, il 5% delle ferrovie, il 17% del gasolio e l’aumento dell’accisa sulla benzina. Sarebbe giusto e corretto che il lucchetto che la Regione vuole bloccare sia anche il lucchetto che dovrebbe mettere nei cassetti dei troppi soldi che chiede ai cittadini marchigiani.
Terzo punto, che è forse quello che aveva originato la mia interrogazione. Una delle associazioni di consumatori, l’Arco Marche, ha rivelato come nel primo semestre del 2008 i prezzi – questo è il passaggio – che questa campagna doveva moderare in realtà erano aumentati.
Quindi, al di là delle le valutazioni politiche, vorrei che l’Assessorato e il Servizio prendessero in esame l’esigenza di rimodulare e di ripensare questa campagna soprattutto concentrando le risorse intellettuali sul fatto che i prezzi aumentano nonostante il lucchetto.
Pertanto, prima di mettere in ballo le risorse del Fondo sociale europeo e del Fers, sarebbe utile, opportuno ed eticamente compatibile ripensare complessivamente ad una iniziativa che per bocca stessa di un’associazione autorevole di consumatori non ha funzionato.


Interrogazione n. 1079
del Consigliere Silvetti
“Istituzione corso di laurea per assistente sanitario”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1079 del Consigliere Silvetti. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Rispetto a questa interrogazione, che si articola in tre punti, si precisa quanto segue.
L'argomento dell'istituzione del corso di laurea per assistente sanitario è stato più volte affrontato in sede di Commissione paritetica, ma le urgenze relative ad altri corsi professionalizzanti hanno sempre costretto a rinviare l'istituzione di questo corso di laurea. La Commissione, infatti, molto spesso si trova a dover stabilire priorità al fine di equilibrare e contemperare le molteplici richieste che arrivano dal sistema sanitario regionale e le possibilità, in termini di risorse, dell’Università Politecnica delle Marche di organizzare nuovi corsi professionalizzanti di qualità elevata. D'altro canto alla data del 31 dicembre 2006 risultavano in servizio 98 unità di assistente sanitario con una previsione per il 2012 pari a 79 unità.
Quanto sopra per dimostrare la sensibilità dell'Assessorato alla salute nei confronti di questa figura professionale ritenuta sicuramente utile per l'attività di prevenzione e promozione della salute oltre che per la rilevazione del rischio biologico, ambientale e comportamentale.
La Commissione paritetica, già convocata per il giorno 6 novembre 2008, discuterà la programmazione dei corsi di laurea per il prossimo anno accademico e terrà nella dovuta considerazione la figura dell'assistente sanitario.
Il Piano sanitario regionale 2007-2009 prevede, tra l'altro, il riallineamento delle professionalità operanti nel sistema sanitario regionale e una delle cabine di regia sta già lavorando in questo senso. In questo contesto l'assistente sanitario troverà la giusta e utile collocazione nell'ambito delle attività e delle funzioni così come individuate dal decreto ministeriale 17 gennaio 1997, n. 69.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Assessore, certamente prendo atto dell’impegno e dell’attenzione, ma è chiaro che il vuoto che c’è stato in questi ultimi sei anni ha preoccupato non poco gli addetti ai lavori.
Non ho ben chiara la questione della data 6 novembre 2008, perché è una data a venire e mi sembra di aver capito che già c’è stato un incontro (…) Quindi prendo atto che in data (…).
Da parte degli operatori c’è innanzitutto la necessità di essere inseriti nel tessuto sanitario regionale, però non ho neanche sentito un granché per quel che riguarda i corsi di formazione. E’ questo che vorrei capire bene. In realtà i protocolli d’intesa con le università non esistono, per lo meno non sono stati attivati e a tutt’oggi non c’è un collegamento.
Pertanto le preoccupazioni sono due, una è quella di inserire in modo adeguato queste figure all’interno della struttura sanitaria, l’altra è creare le nuove generazioni, cioè fare formazione delle nuove generazioni di assistenti sanitari, visto che da qui a breve ce ne sarà un bisogno consistente.
La Regione Marche in questo caso è un po’ il fanalino di coda. I dati alla mano ci dicono che – solo la regione Calabria li ha attivati di recente - le Marche hanno su questo un vuoto preoccupante.
La richiesta formale che viene avanzata con questa interrogazione è quella di attivare quanto prima i protocolli d’intesa con l’Università e quindi dare avvio ai corsi di formazione. Spero che gli incontri del novembre prossimo possano dare il giusto peso a tale necessità del territorio.


Comunicazioni della Giunta regionale in merito all’impugnativa all’art. 3 del d.l. n. 154/2008 ex art. 64 della legge n. 133/2008.

PRESIDENTE. Il Consigliere Ascoli, su delega del Presidente della Giunta, farà la comunicazione richiesta dal Consigliere Massi circa il ricorso alla Corte Costituzionale verso il cosiddetto decreto Gelmini.
Comunico all’Aula che la discussione in merito a tale comunicazione avverrà durante la prossima seduta assembleare.

Ugo ASCOLI. La vicenda credo sia ben nota a tutti, trae origine dalla legge n. 133 del 2008, articolo 64 “Disposizioni in materia di organizzazione scolastica”, con la quale il Governo ha deciso di dettare criteri per il riordino della rete scolastica, ovvero per il ridimensionamento della rete scolastica che, come noto, è di competenza delle Regioni.
Naturalmente le Regioni devono applicare le leggi nazionali, su questo non ci sono dubbi, però hanno anche un margine di discrezionalità proprio perché è di loro competenza.
Su questo c’è stata una vivacissima discussione a livello nazionale e molte Regioni, fra cui la nostra, hanno sollevato la problematica se questo dispositivo fosse o meno costituzionalmente accettabile, cioè se non ci fosse già un’ingerenza indebita dello Stato in competenze delle Regioni.
Sono già partite le prime eccezioni di incostituzionalità da parte della Regione Toscana e di altre.
Questo si inserisce in quel panorama che conosciamo della scuola ovvero quei tagli già decisi in Finanziaria di 130 mila posti di lavoro fra docenti e non docenti nei prossimi tre anni ed quell’ulteriore problema che si è aperto con l’articolo 3 del d.l. n. 154 del 7 ottobre, dove viene ribadito l’obbligo della Regioni di adempiere al piano di dimensionamento rispondendo a criteri programmatici fissati dal Governo. Successivamente addirittura vengono date delle scadenze, cioè che questo piano deve essere svolto entro il 30 novembre, possono esserci solo due settimane di sforamento, dopodiché scatterebbe il commissariamento ad acta e le operazioni così supposte, così realizzate verrebbero poste a carico delle Regioni.
Questa seconda disposizione ha fatto ancora di più emergere l’incostituzionalità di tale strategia governativa, che non solo vuole fissare i criteri di competenza delle Regioni ma addirittura vuole fissare le scadenze entro le quali queste operazioni dovrebbero essere realizzate.
Affinché sappiate bene di cosa si tratta, vi rendo noto che le questioni sono essenzialmente due: da una parte c’è l’accorpamento delle scuole che non hanno ragione di essere scuole autonome se sono sotto i 500 allievi e che non sono nelle zone per cui è prevista una deroga dalla legge n. 233/1998 – e questo lo stabilisce la legge nazionale quindi qui vi è soltanto la volontà di applicarla –; dall’altra c’è il criterio “inventato” o, se volete, creato di sana pianta dal Governo che dice che occorre chiudere tutti i plessi scolastici sotto i 50 allievi a cominciare dalle zone che non sono montane, cioè a cominciare dalle altre.
Capite bene che entrambe le questioni sono di grande rilievo, perché accorpare scuole o addirittura chiudere scuole in piccoli comuni sono operazioni che richiedono tempo, qualora lo si voglia fare, ma soprattutto perché richiedono delle compatibilità economiche, organizzative e sociali che non si possono rintracciare in pochi giorni.
Tutti i comuni della nostra regione, che hanno già svolto riunioni con i loro Assessori provinciali, hanno detto che non sono in grado, qualora lo volessero, di fare questa operazione di chiusura e di accorpamento; trasferire bambini, adattare manufatti edilizi, creare il trasporto, ecc. comporta risorse aggiuntive che i Comuni non hanno, ma a prescindere dalla considerazione di merito sarebbe comunque un’operazione impraticabile, anche la si volesse applicare, nell’arco dei prossimi venti-trenta giorni.
In ogni caso a monte c’è il discorso della intollerabilità di un atto che invade le competenze delle Regioni, pertanto la Giunta ha deciso, insieme ad altre Regioni, di aprire un contenzioso sollevando le eccezioni di incostituzionalità.
Voglio anche ricordare che su tale versante si è bloccata la Conferenza unificata, tutte le Regioni italiane – dico tutte, dalla Sicilia fino alla Lombardia senza alcuna distinzione di Giunta – hanno chiesto al Governo di ritirare l’ipotesi di commissariamento, mentre tutte le Regioni di centro-sinistra hanno chiesto al Governo di ritirare tutto l’articolo 3 della legge 154. Su questo il Governo ha preso tempo, la Conferenza unificata si è fermata e ripartirà solo quando il Governo avrà dato una risposta.
L’altra questione dei plessi scolastici sotto i 50 allievi, è una questione che viaggia su un altro piano, cioè nel piano programmatico che il Ministero ha preparato, che dovrà avere il parere delle Regioni altrimenti non potrebbe diventare normativa nazionale. Vedremo che cosa accadrà, vedremo come questo piano programmatico verrà attuato, vedremo quale sarà il parere delle Regioni e quale sarà lo scontro di incostituzionalità, che naturalmente si aprirà se il Governo continuerà ad insistere a voler dettare i criteri del dimensionamento.
Ecco perché la Regione Marche, unitamente ad altre Regioni, solleverà le eccezioni di incostituzionalità. Ha deciso di proseguire con il lavoro che si sta facendo sui territori per i piani di dimensionamento, ha deciso di farlo secondo i criteri che si è data e che quest’Aula ha approvato appena una o due sedute fa.
Vedremo che cosa ci diranno gli eventi, ma certamente siamo un po’ sconcertati della leggerezza con la quale il Governo ha apprestato queste norme e dell’arroganza istituzionale – se posso permettermi questo termine – con cui si vogliono invadere le competenze costituzionalmente affidate alle Regioni.

Interpellanza 51
della Consigliera Giannini
“Fatturazione servizi energetici”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interpellanza n. 51 della Consigliera Giannini, che ha la parola per illustrarla.

Sara GIANNINI. Sono venuta a conoscenza che ci sono delle modalità non corrette nella definizione delle bollette per quanto riguarda il riscaldamento abitativo, cioè le società producono le bollette non rilevando la lettura automatica che, invece, è prevista nella bolletta precedente a scadenza del giorno stabilito. Al cittadino che fa la lettura automatica non viene riferito nessun codice di conferma che gli garantisca che la lettura è stata recepita e che quindi possa poi essere verificato. Inoltre nella bollettazione successiva non si tiene in considerazione l’autolettura, ma viene fatturato il tempo tra la lettura fatta dalla società e il giorno di emanazione della fattura.
Allora mi chiedo a che cosa serva il servizio di autolettura, se è effettivamente un servizio che le società – che molto spesso agiscono in regime di convenzione con i Comuni – forniscono ai cittadini. Inoltre se ciò ipotizzi anche la possibilità, per coloro che utilizzano in modo distorto la fatturazione e la lettura, di non produrre nella bolletta successiva il reale consumo ma che facciano equivalere nelle bollette un’ipotesi di consumo annuo.
Quindi, proprio per il tipo di iniziativa che le Marche hanno assunto nel tempo di controllo e di rapporto con le associazioni di consumatori – prima si è richiamato l’intervento sui prezzi fatto con il “blocca prezzi” –, credo sia necessario approfondire questi comportamenti, per far sì che i cittadini non siano esposti a comportamenti non corretti e non seri rispetto al contratto che le stesse società si impegnano a rispettare, peraltro riferito nelle stesse bollette inviate trimestralmente ai cittadini.
Considerato che viviamo in un momento di grande difficoltà economica è evidente che anche questi aspetti debbono essere curati e, se del caso, sanzionati ed eliminati.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Farò una brevissima replica perché su quanto opportunamente evidenziato dalla Consigliera Giannini c’è una condivisione totale da parte del sottoscritto e anche della struttura.
Infatti ci siamo già fatti carico di due cose. La prima è che le associazioni dei consumatori – ovviamente faccio riferimento a quelle iscritte nel registro regionale e che sono quelle che hanno gli strumenti immediati e l’oggettività del tipo di verifica – sono state attivate per verificare e monitorare questa tipologia di comportamento.
Successivamente, quindi anche in relazione al ritorno di informazioni di tale indagine, intendiamo aprire un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati. Lo faremo dopo il risultato di questa vasta indagine proprio per andare al tavolo con più informazioni possibili e, ripeto, con tutti i soggetti interessati a questo tipo di problematica.
Ringrazio la Consigliera Giannini, ribadendo l’opportunità di questa analisi assolutamente necessaria in quanto il problema è reale e quindi va risolto.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Giannini.

Sara GIANNINI. Ringrazio l’Assessore per l’azione che ha intrapreso, quindi mi dichiaro soddisfatta dell’iniziativa che intanto la Regione ha assunto, sono convinta che servirà. Infatti, secondo me, non interessa tanto sanzionare il passato, quanto chiarire la procedura e garantire ai cittadini, quando azionano un’attività che viene fornita dalle ditte concessionarie, il pagamento di quanto è dovuto e anche di quando lo stesso è dovuto.

Proposta di legge regionale n. 220
della Giunta regionale
“Disciplina delle attività regionali in materia di commercio estero, promozione economica ed internazionalizzazione delle imprese e del sistema territoriale”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 220 ad iniziativa della Giunta regionale. Su questo atto c’è una proposta di rinvio da parte dell’Assessore, che oggi si trova in missione a Mosca, su cui l’Assemblea legislativa è chiamata a votare.
Ha la parola il Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Mi sembra assurdo che una legge importante come questa, che dovevamo discutere questa mattina con l’Assessore, venga rinviata. È una proposta di legge che venne approvata dalla Commissione già quattro-cinque mesi fa, poi rinviata in Commissione e di nuovo approvata dieci giorni fa, e oggi se ne richiedete nuovamente il rinvio. E’ una negatività che questa Assemblea legislativa non può permettersi!
L’Assessore nell’ultima Assemblea legislativa ha cercato in tutti i modi di mandare avanti questa proposta per farla approvare ed oggi non c’è.
Dunque mi dispiace che questa legge oggi non venga portata all’attenzione di tutti i Consiglieri.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi pongo in votazione la richiesta di rinvio della proposta di legge regionale n. 220.

(L’Assemblea legislativa approva)

(il risultato del voto viene contestato, quindi si ripete la votazione)

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge regionale n. 265
della Giunta regionale
“Modifiche ed integrazioni alla l.r. 28 ottobre 2003, n. 20 – Testo unico delle norme in materia industriale, artigiana e dei servizi alla produzione”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 265 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.


Fabio BADIALI. La presente proposta di legge, con le modifiche e integrazioni apportate alla l.r. n. 20/2003, si propone due obiettivi principali: valorizzare le produzioni artigianali, artistiche, tradizionali e tipiche e semplificare le incombenze burocratiche a carico delle imprese.
L'artigianato artistico e tradizionale rappresenta un grande patrimonio non solo economico ma umano e culturale. Lo dimostrano anche le iniziative sulla creazione del marchio "Marche eccellenza artigiana" che puntano ad esaltare i prodotti locali rispetto alle filiere industriali e alle importazioni dai mercati asiatici o orientali in genere.
La Regione vuole accrescere la sua attenzione verso tale settore agendo su quattro direttrici: creare nuove occasioni di lavoro tramite una formazione professionale che sfrutti le opportunità della "bottega scuola e del maestro artigiano"; ampliare il sostegno sia per le attività di valorizzazione che per gli incentivi alle imprese; favorire la presentazione di nuovi progetti imprenditoriali; promuovere i prodotti.
In sostanza si tratta di rilanciare un settore ricco e vitale in un'ottica di sviluppo integrato del territorio.
Nella seconda parte della proposta si introducono alcune modifiche per rendere più snelli gli organismi di autogoverno del comparto e per tagliare al massimo la burocrazia.
In particolare si propone di ridurre da 15 a 7 i componenti della Commissione provinciale per l'artigianato (Cpa), inoltre, con lo stesso spirito, si propone di ridurre da 12 a 5 i componenti della Commissione regionale per l'artigianato (Cra).
Rispetto alle norme vigenti si prevedono anche nuove procedure per le iscrizioni, le modifiche e le cancellazioni dall'albo delle imprese artigiane.
Faccio alcuni esempi: viene introdotto l'obbligo della modalità telematica per le comunicazioni con l'amministrazione regionale (quindi non più cartaceo ma tramite e-mail); viene eliminata la procedura della doppia domanda al Comune e alla Cpa (prima c’era il doppio obbligo, oggi è soltanto alla Cpa); si prevede di applicare pienamente l'istituto dell'autocertificazione, cioè il cittadino che vuole aprire una nuova attività può fare l’autocertificazione e poi seguiranno i controlli successivi.
Tutto questo è per sburocratizzare e per dare una maggiore opportunità a chi vuole aprire un’attività artigiana commerciale in tempi certi e rapidi.
E' inoltre previsto l'accreditamento dei centri di assistenza artigiana, costituiti da soggetti privati e che operano a livello regionale, ai quali si potranno affidare funzioni istruttorie che non comportino attività discrezionale.
Da tutto questo ci attendiamo una accelerazione dei procedimenti, con conseguenti vantaggi per l’utenza sia in termini di tempo che in termini economici (ad esempio nella riduzione dell'attesa per l'accesso al credito, altro fattore importante per le imprese artigiane).
La stessa attività dell'Amministrazione regionale ne guadagnerà senz'altro in trasparenza, coerenza ed efficacia.
Queste sono le linee principali riportate di tale proposta di legge di modifiche ed integrazioni della legge n. 20 del 2003.
In sede di Commissione abbiamo affrontato la problematica insieme ai tecnici e abbiamo approvato due emendamenti. Per la Cpa è stata proposta la riduzione da 15 a 7, perché le categorie artigiane a livello nazionale sono 4, quindi le abbiamo modificate portandole da 3 a 4 in modo che ci sia un componente per ogni categoria rappresentata. Così pure nella Commissione regionale, che da 12 passa a 5, abbiamo proposto di passare a 6, dunque anche qui integrando con un quarto componente di una confederazione artigiana rappresentativa a livello nazionale.
Questi sono stati gli emendamenti apportati dalla terza Commissione assembleare.
Questa Commissione ha inoltre presentato all’unanimità un ordine del giorno di cui ne do lettura:
“Premesso che l'articolo 7 della proposta di legge n. 265/08 (Modifiche ed integrazioni alla l.r. n. 20/2003 Testo unico delle norme in materia industriale, artigiana e dei servizi alla produzione) prevede che "le modalità e la costituzione e il funzionamento delle Cra e delle Cpa sono determinate dalla Giunta regionale, su proposta delle Cra., sentita la competente Commissione assembleare";
Considerato che in ogni capoluogo di provincia è istituita una Cpa con funzioni di accertamenti e controlli sulle imprese artigiane;
Impegna la Giunta regionale nella predisposizione della deliberazione inerente la costituzione e il funzionamento delle Cpa a stabilire che le commissioni in questione effettuino gli accertamenti e i controlli sulle imprese artigiane aventi sede al di fuori del proprio ambito provinciale.”. Cioè la Cpa di Ancona può fare controlli presso la Cpa di Pesaro, Macerata oppure Ascoli e viceversa. Questo per non influenzare l’utente artigiano, quando fa le pratiche per aprire un’attività, a farle con il componente della Commissione perché magari pensa di poter avere un privilegio.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Tutto quello che va incontro alla sburocratizzazione ci trova d’accordo. Quello che ha detto il relatore Badiali per quanto riguarda gli impegni presi e gli emendamenti approvati in Commissione è condivisibile.
La tutela dell’artigianato è un aspetto che deve essere maggiormente tenuto in considerazione, soprattutto in una fase economica come quella attuale dove le grandi imprese troppo spesso hanno sopraffatto quello che è stato per tanti anni il punto di riferimento dei nostri territori, cioè la qualità prodotta attraverso l’esperienza degli artigiani.
Quindi è apprezzabile anche il percorso fatto su quella sorta di marchio di qualità e di eccellenza artigiana che la Regione Marche si appresta a varare.
Gli obiettivi sicuramente sono ambiziosi, perché quando parliamo di creare nuove opportunità di lavoro attraverso la formazione professionale oppure di ampliare i casi di sostegno regionale per le attività di valorizzazione e di incentivo all’impresa, favorire la presentazione di nuovi progetti imprenditoriali, ecc., sono sicuramente tutti obiettivi che necessitano anche di risorse.
A questo proposito possiamo dunque verificare che nei vari articoli si parla di contributi per lo sviluppo ma poi non si parla di cifre. Quindi se diciamo che vogliamo dare dei contributi ma alla fine andiamo a pescare sempre nello stesso serbatoio e non vi mettiamo delle risorse aggiuntive, mi sembra che costruiamo soltanto un castello senza fondamenta.
Pertanto credo sia opportuna non solo una dichiarazione di intenti per andare incontro alle esigenze della categoria degli artigiani, ma prevedere delle risorse aggiuntive rispetto a quelle già esistenti. Perché è vero che con queste modifiche si fa una proposta di allargamento, di sponsorizzazione della categoria degli artigiani, ma poi se non ci sono risorse da una parte sburocratizziamo e dall’altra non creiamo un vero incentivo soprattutto, ripeto, in un momento di difficoltà come quello che stiamo attraversando.
Riguardo ai vari progetti (maestro artigiano, bottega scuola, bottega artigianato dell’arte) lancerei l’invito, magari da adottare successivamente, che riguarda i borghi artigiani. Molto spesso, infatti, nella nostra realtà economica abbiamo dei piccoli borghi che sono o abbandonati oppure poco utilizzati. Sarebbe quindi opportuno verificare la possibilità di creare dei borghi dell’artigianato dalla doppia valenza, innanzitutto quella di andare incontro alle esigenze degli artigiani, in secondo luogo quella di creare un’attrattiva turistica. Ritengo che se si avesse la capacità di concentrare in alcuni borghi, che generalmente non sono molto vasti, alcune realtà artigiane importanti, sicuramente potremmo collegare il discorso dell’artigianato al discorso del turismo. Credo sia una cosa intelligente da fare.
Pensate che negli Stati Uniti i borghi vengono addirittura ricostruiti, in giro per il mondo vengono acquistate vecchie case e vecchi laboratori per poi ricostruirli nei parchi.
Noi, invece, questi borghi li abbiamo, fanno parte integrante del nostro territorio, per cui dovrebbero essere utilizzati in modo diverso per evitare che subiscano un grave degrado. Allo stesso tempo dobbiamo mettere in atto quelle politiche che in parte anche questo testo vuole apportare al mercato dell’artigianato.
In Commissione abbiamo esaurito anche le aspettative delle varie associazioni, infatti sono state alcune modiche alla composizione dei vari comitati, che si riducono di numero ma senza escludere nessuno.
Quindi nel complesso siamo abbastanza favorevoli a ciò che è stato fatto, ma rimane comunque la problematica dei fondi che non sono stati inseriti. E’ per questo che sull’atto il nostro voto sarà di astensione.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione degli articoli e degli emendamenti. Come potete notare gli emendamenti riportano una diversa numerazione, è per abituarci alla votazione elettronica. Il primo numero a sinistra si riferisce all’articolo, il secondo numero dopo la barra riguarda l’emendamento, il numero successivo, ove ci sarà, riguarderà il subemendamento e così via.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2
Emendamento n. 2/1 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1 dopo le parole “Per il perseguimento degli obiettivi di sostegno e valorizzazione delle produzioni artistiche” è aggiunta la parola: “, tipiche”.
Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Ci sono tre emendamenti che vogliono soprattutto rimarcare quanto è scritto nel titolo dell’articolo, cioè che gli interventi riguardano le produzioni artistiche, tradizionali e tipiche, ma poi da parte della Commissione e della Giunta l’aggettivo “tipico” viene dimenticato nel resto dell’articolato.
Riteniamo che la parola “tipica”, ripetuta come inserito nei tre nostri emendamenti, debba essere recepita in quanto modificherebbe anche alcuni riferimenti normativi a cui la legge fa espressamente riferimento.
Quindi è più un emendamento tecnico che di sostanza.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Su questo emendamento sono contrario in quanto c’è una difficoltà a individuare le zone di tipicità.

Franco CAPPONI. E’ nel titolo dell’articolo.

Fabio BADIALI. No, Consigliere Capponi, perché una volta individuato il disciplinare di produzione l’attività deve poter essere svolta in tutto il territorio regionale; per esempio il cappello di Montappone, una volta ottenuto il suo disciplinare, può essere fatto anche a Castelfidardo o da altre parti.
Tale tipicità si trova anche nel settore agroalimentare ed è un settore che ha un altro percorso ed altri finanziamenti.
Pertanto si è ritenuto di non inserirlo ed ha avuto il consenso anche delle associazioni.

PRESIDENTE. Emendamento n. 2/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3
Emendamento n. 3/1 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1, “Art. 14 (Contributi per lo sviluppo)”, al comma 1, dopo le parole “La Regione sostiene l’attività delle imprese dell’artigianato artistico” è aggiunta la parola: “, tipico”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3/2 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1, “Art. 14 (Contributi per lo sviluppo)”, al comma 1, la lettera f) è così sostituita: “f) interventi di ricerca ed innovazione specifici per l’artigianato tipico, artistico e tradizionale e per l’abbigliamento su misura;”.
Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. L’emendamento cerca di circoscrivere ancor meglio gli interventi di ricerca, reintroduciamo il concetto di tipico. Vorrei ribadire al Consigliere Badiali che è vero che oggi ci sono già delle classificazione di un prodotto artigianale tipico, ma la Giunta, qualora volesse specificarlo meglio, potrebbe implementarlo quando vuole e come gli pare proprio perché è una sua competenza.
Riteniamo che debba essere inserito, com’è nel titolo dell’articolato, anche nel discorso dell’abbigliamento su misura data la tradizione delle Marche nella produzione di abiti su misura.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Anche qui mi attengo a ciò che dicono gli uffici, cioè che nell’abbigliamento non esiste una ricerca nel settore. Qui si parla di finanziare la ricerca, ma se nel settore dell’abbigliamento non c’è una ricerca è inutile inserirlo.

Franco CAPPONI. Però ci potrebbe essere, mica parliamo del passato, parliamo del futuro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Questa proposta di modifica secondo me è sbagliata. La prima andava bene, quella di dire nel titolo e nell’articolato “prodotti tipici”, ma entrare nel merito puntuale delle articolazioni è sbagliato, perché deve esserci una modalità flessibile di individuazione, e questo già si evince dal titolo e dalla legge.
Quindi voteremo contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Vorrei dare un contributo di conoscenza, cioè che nella ricerca stiamo già facendo molto, ci sono istituti specializzati che in questo settore formano modellisti e specialisti. Pertanto se lo incentiviamo potremo dare anche uno stimolo a quella scuola che già sta lavorando per formare tali figure. Non possiamo sottacere questa questione.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3/2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3/3 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1, “Art. 14 (Contributi per lo sviluppo)”, al comma 2 dopo le parole “per la valorizzazione delle produzioni dell’artigianato” è aggiunta la parola: “, tipico”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3/4 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1, “Art. 14 (Contributi per lo sviluppo)”, al comma 3 le parole “al 2 per cento” sono sostituite dalle parole “al 4 per cento”.
Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Il 2% di risorse che destiniamo a queste iniziative sono del tutto insufficienti per fare una ricerca con un minimo di condensazione e di incisività nel contesto. Quindi chiediamo che all’interno del fondo per la promozione questo settore abbia non meno del 4%.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Prima non c’era niente mentre ora siamo arrivati al 2% che incidere circa sui 25-30 mila euro per la promozione. Quindi vediamo come va in questa prima fase poi per il prossimo anno sarà la Commissione e successivamente l’Assemblea legislativa a riportare eventualmente una cifra equilibrata per una promozione adeguata e degna per questo settore.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3/4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3/5 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1, “Art. 14 (Contributi per lo sviluppo)”, al comma 3 dopo le parole “tradizionali e tipiche di qualità” sono aggiunte le parole: “, nonché dell’abbigliamento su misura”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4.
Emendamento n. 4/1 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1 le parole “sentita la Commissione regionale per l’artigianato” sono sostituite con le parole: “sentita la Commissione provinciale per l’artigianato pertinente per territorio”.
Ha la parola il Consigliere Badiali

Fabio BADIALI. Il parere è contrario. Il compito è demandato alla Commissione regionale, e non a quella provinciale, che è l’organismo deputato al rilascio dei pareri al fine di garantire un’uniformità di valutazione sul territorio regionale.

Franco CAPPONI. Allora lo ritiro.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/1. Ritirato.

Emendamento n. 4/2 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1 dopo le parole “al titolare dell’impresa artigiana del settore dell’artigianato” è aggiunta la parola: “tipico”.
Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Il parere è contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/3 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1, “Art. 14 bis (Maestro artigiano)”, alla lettera b) del comma 2 le parole “anzianità professionale di almeno quindici anni” sono sostituite con le parole “esperienza professionale di almeno dieci anni”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/4 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1, “Art. 14 bis (Maestro artigiano)”, la lettera d) del comma 2 è così sostituita: “d) attitudine e disponibilità al trasferimento delle conoscenze tecniche, storiche, teoriche e operative e del know-how generale del ‘mestiere’;”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/5 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1, “Art. 14 ter (Bottega scuola e bottega di artigianato d’arte)”, il comma 2 è sostituito dal seguente: “2. La Giunta regionale, sentita la Commissione assembleare competente, determina le modalità per il rilascio della qualifica di cui al comma 1 tenendo in particolare considerazione le attività tipiche del territorio regionale nei settori tradizionali quali tessile, l’abbigliamento, il calzaturiero e il legno.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5.
Emendamento n. 5/1 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1, alla lettera a) dopo le parole “di cui all’articolo 32” sono inserite le parole: “e gli elenchi di cui all’articolo 44, comma 8, del dl.. 269/03”.
Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questa mi sembra sia addirittura una carenza legislativa della proposta, in quanto con la legge n. 269 il Governo ha introdotto il principio della semplificazione, per cui oggi l’iscrizione alle Camere di commercio automaticamente produce l’iscrizione in tutti gli albi.
Essendo la legge n. 20/2003 precedente alla legge n. 269 vogliamo far recepire all’interno di questo articolo anche le innovazioni normative apportate dal Governo nazionale con la semplificazione.
In pratica l’iscrizione alle Camere di commercio oggi produce di conseguenza l’iscrizione all’Inps, all’Inail e per l’Iva, quindi gli elenchi vengono aggiornati automaticamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Il parere è contrario in quanto essendo previdenziale la competenza è statale.

PRESIDENTE. Emendamento n. 5/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 5/2 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 2, lettera a), dopo le parole “costituite ed operanti nel territorio della provincia” sono aggiunge le parole: “, in ragione di un rappresentante per ciascuna di esse”.
Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Il parere è contrario … (…) No, i quattro rappresentanti sono quelli delle categorie e non degli artigiani. L’articolo dice: “tre titolari di impresa artigiana, iscritti da almeno tre anni, designati congiuntamente dalle organizzazioni artigiane regolarmente costituite ed operanti nel territorio della provincia”, quindi i rappresentanti sono tre.

Franco CAPPONI. Sì, sono tre, però aggiungiamo in ragione di un rappresentante per ciascuna di esse, che sono le principali.

Fabio BADIALI. Magari questo potrebbe anche essere esplicitato.

Franco CAPPONI. Non vorrei che ci fosse qualcuno che potrebbe pensare di attribuirsene più di uno.

PRESIDENTE. Pongo in votazione…

Fabio BADIALI. Mi scusi, Presidente. Comunque i rappresentanti sono tre e le associazioni sono quattro, quindi non può essere in ragione di un rappresentante per ciascuna di esse, altrimenti non staremo dentro. Semmai bisognerebbe fare un subemendamento per specificare che non può essere la stessa associazione. (…) Sì, è vero, lasciamo la libertà, allora su questa cosa siamo contrari. Consigliere Capponi, eventualmente lo vedremo nell’altro emendamento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 5/2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 5/3 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 4, alla lettera e) dopo le parole “e firmatarie dei contratti collettivi nazionali di lavoro, regolarmente costituite ed operanti nella provincia” sono inserite le parole: “in ragione di un rappresentante di ciascuna di esse.”.
Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Lo accogliamo in quanto la Commissione ha portato da tre a quattro, quindi è giusto specificare che sia uno per ogni organizzazione.

PRESIDENTE. Emendamento n. 5/3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6.
Emendamento n. 6/1 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1, lettera a), le parole “due titolari di impresa artigiana” sono sostituite dalle parole “quattro titolari di impresa artigiana, in ragione di un rappresentante per ciascuna di esse”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 6/2 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 3, lettera c), le parole “CNEL ed operanti nella regione” sono sostituite con le parole: “CNEL ed operanti nella regione, in ragione di un rappresentante per ciascuna di esse”.
Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Il parere è favorevole

Emendamento n. 6/2. Lo pongo in votazione

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno n. 1 a firma dei Consiglieri Rocchi, Cesaroni, Badiali, Binci, Ciriaci, D’Anna, Mammoli, Procaccini, Ortenzi, Viventi “Accertamenti e controlli sulle imprese da parte delle commissioni provinciali per l'artigianato”. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 265, così come modificata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 268
della Giunta regionale
“Disciplina delle Commissioni locali per il paesaggio di cui all’articolo 148 del d.lgs.. n. 42/2004”
(Rinvio in Commissione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 268 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Voglio chiedere il rinvio in Commissione di questa proposta di legge perché oltre ad essere una materia che ha bisogno di un maggior approfondimento, penso debba essere anche obbligatorio un parere della prima Commissione visto che si parla di competenze degli enti locali.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge regionale n. 268.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di regolamento n. 13
della Giunta regionale
“Criteri per il calcolo dei canoni locativi degli alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata: Attuazione dell’articolo 20 quaterdecies della legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di regolamento n. 13 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.

Francesco COMI. La presente proposta riguarda l’adozione del regolamento regionale per il calcolo dei canoni locativi degli alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata. E’ la prima volta che l’Assemblea legislativa deve adottare un atto regolamentare che disciplina tali criteri perché nel frattempo è mutato il quadro normativo di riferimento.
Con la legge n. 36/2005 che riguarda il riordino del sistema regionale delle politiche abitative e con tutte le successive modificazioni e integrazioni negli anni 2006 e 2007, abbiamo riorganizzato il sistema delle politiche abitative regionali e abbiamo demandato all’Assemblea legislativa, non sotto forma di legge ma sotto forma di regolamento, la determinazione dei canoni.
La scelta del regolamento ha un valore politico e assolve a delle funzioni, quella della flessibilità e quella della valutazione contingente del quadro economico e sociale per la determinazione del contributo del residente negli alloggi pubblici. E’ una scelta che garantisce una massima aderenza alle esigenze attuali.
La legge imponeva il termine del 19 ottobre 2007 per la determinazione di questo regolamento da parte dell’Assemblea legislativa, ma ciò non è avvenuto, c’è stata una proroga fino al 30 giugno 2008, ed oggi, a distanza anche da quella proroga, ci troviamo in ottobre 2008 ad approvare questo regolamento, che ha avuto bisogno di tempi maggiori per trovare la massima condivisione e adesione di tutti i soggetti interessati. Non abbiamo avuto fretta nell’adottare tale regolamento, abbiamo anche superato le prescrizioni del legislatore perché volevamo trovare l’adesione dell’Anci, degli Erap e di tutte le organizzazioni sindacali coinvolte.
L’obiettivo è stato raggiunto. La presente proposta, pur non avendo trovato la condivisione unanime della IV Commissione, ha raccolto l’adesione convinta dei soggetti sindacati, delle parti sociali e dei livelli istituzionali coinvolti.
Perché si è deciso di aumentare i canoni? Un’affermazione di tal genere, banalizzata, semplificata magari mediaticamente, potrebbe sembrare un atto discriminatorio, invece c’è stata una valutazione che molti conoscono – qui tra noi c’è anche qualche ex amministratore degli Erap – che riguarda lo stato drammatico complessivo del patrimonio immobiliare degli Erap della regione Marche e non solo.
Infatti nella nostra regione e a livello nazionale c’è una situazione degli Erap veramente drammatica in quanto non ci sono più le risorse per la gestione di questo patrimonio. Perché esauriti i cosiddetti fondi ex Gescal, esauriti i fondi della legge n. 560, esauriti i fondi per la ricostruzione post-terremoto, le risorse messe concretamente a disposizione degli ex Iacp (oggi Erap) per la realizzazione di nuovi alloggi e per la manutenzione ordinaria e straordinaria di quelli attuali è assolutamente insufficiente. E’ insufficiente a tal misura che un Governo qualche anno fa propose addirittura la dismissione di tutto il patrimonio degli Erap; ricordo che il Governo Berlusconi propose di vendere, pur non essendone proprietario perché le proprietà erano dei Comuni, tutti gli alloggi popolari.
La situazione è complessa, oggi ci troviamo da un lato con una carenza drammatica di risorse, dall’altro con uno stato di bisogni che dagli stessi residenti ha fatto rivendicare maggiori risorse e un aumento di canoni pur di avere condizioni più dignitose di abitabilità.
Questa rivendicazione può essere accolta visto che, peraltro, i nostri canoni sono al di sotto della media nazionale. Nel quadro complessivo nazionale del nostro Paese i canoni sono molto diversificati, ad esempio, al di là di un livello quasi assistenziale dei canoni al sud, dove le case sono di meno e si trovano in una condizione di manutenzione più precaria, al Nord invece ci sono più case, più manutenzione ma con canoni molto più elevati, c’è una media di 150 euro.
La situazione dei nostri canoni è al di sotto delle media quindi il nostro Assessorato ha ritenuto che adeguandoli ad una media nazionale e innalzandoli anche del 25%, d’accordo con le organizzazioni sindacali, si poteva far fronte all’esigenza della ristrutturazione del patrimonio immobiliare.
Va detto che in questa proposta non si arriva al limite massimo inizialmente auspicato del 25%, l’aumento è inferiore, complessivamente a livello regionale è di circa il 20%, va da un minimo del 12,5% di aumento nella zona di Pesaro ad un massimo del 18-19% nella zona di Ascoli Piceno.
Questo aumento tiene conto di quei parametri e criteri individuati sulla base del quadro normativo nazionale e regionale; penso al decreto legislativo n. 109/1998 (Isee), quindi alla valutazione della capacità economica dei soggetti assegnatari mediante criteri stabiliti, penso al riferimento ai dati pubblicati dall’Osservatorio dei valori immobiliari dell’agenzia delle entrate per la valutazione effettiva del patrimonio Erap.
Pertanto c’è una determinazione che va, sulla base del valore degli immobili, alla capacità economica dell’assegnatario e che tiene conto di criteri oggettivi e di equità menzionati nella legge.
Con la minoranza c’è stato un dibattito molto sereno che solo alla fine ha rischiato di degenerare politicamente, e penso all’atteggiamento non di tutta la minoranza ma di una parte di essa, lungi da me il tentativo di creare qualche divaricazione o strumentalizzazione. Quindi vorrei rivolgere una considerazione al Consigliere Silvetti che è stato amministratore Erap per tanto tempo. Non dobbiamo cioè sollevare ipocritamente il dibattito sull’impossibilità di aumentare i canoni Erap quando sappiamo che l’alternativa a un suo graduale adeguamento sarebbe quella della dismissione del patrimonio, quella dell’impossibilità di acquistare nuovi alloggi, quella dell’impossibilità di gestire quelli attuali, quindi quella della futura impossibilità di continuare ad assicurare a soggetti meno abbienti il diritto alla casa.
Il dibattito è questo. Il Governo ha ridotto e limitato al minimo le risorse, in futuro non avremo più la possibilità di realizzare, con la cadenza e la costanza degli anni passati, nuovi alloggi che offrano una risposta concreta ad una domanda di solidarietà su un bisogno primario.
Di fronte a questa difficoltà dobbiamo quanto meno porci il problema di non disperdere il patrimonio immobiliare e dobbiamo offrire condizioni dignitose a coloro che vi si trovano.
Questa proposta, con i canoni concertati con loro, va nella direzione di mantenere un patrimonio che possa continuare a dare risposte ad una domanda sempre crescente.
Il problema dell’emergenza abitativa nelle Marche non dipende da qualcuno che vuole scaricarlo addosso ad una parte politica, è un problema serio che riguarda tutta la regione Marche e in particolare la costa. Quindi, tanto per dare alcuni dati, sapete già che a fronte di una richiesta annuale di 6.500 abitazioni di edilizia sovvenzionata noi possiamo offrire soltanto 500 risposte. E questa risposta data soltanto ad una parte minimale rischia di diventare sempre più sottile e sempre più residuale. Non solo, anche il patrimonio di circa 16.000 alloggi che oggi abbiamo nelle Marche rischia di assottigliarsi perché per mantenerlo saremo costretti sempre di più a svendere quello che abbiamo.
Questo atto di adeguamento dei canoni, al di sotto della soglia configurata dalla Giunta regionale, rappresenta un tentativo di resistere ad una deriva molto rischiosa, è un tentativo di continuare ad offrire una risposta di solidarietà alle tante domande che ci sono nella regione.

Presidenza della Vicepresidente
Stefania Benatti

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Con questo regolamento definiamo tutta la normativa, la regolamentazione e i comportamenti degli Erap sul territorio, dopo aver affrontato tutta la riforma con la legge regionale n. 36 e la legge regionale n. 22 alla quale, come opposizione in questa Assemblea legislativa, avevamo dato un grande contributo di innovazione e di prospettiva, dato che oggi si trova in linea con tutte le normative che questo Governo sta emanando in tema di sostegno all’edilizia residenziale pubblica e di dismissione del patrimonio a vantaggio degli attuali occupanti.
Ricordo che nel testo della proposta di legge della Giunta regionale non era prevista la dismissione del patrimonio a vantaggio degli attuali inquilini, cosa che noi abbiamo in tutti i modi cercato di introdurre e che oggi, ripeto, è in linea con le leggi nazionali, da ultimo la legge n. 133 di conversione del d.l. 112.
Dunque oggi completiamo un percorso di riforma che ci ha visti abbastanza protagonisti.
A questo regolamento abbiamo contestato prima di tutto l’impostazione, nel senso che la Commissione venne messa a conoscenza di un accordo già avvenuto tra gli Erap e i sindacati – non sappiamo neanche quali –, per cui il pacchetto era stato già tutto confezionato. Su questo modo di agire non siamo stati assolutamente d’accordo, anche perché riteniamo che l’Assemblea legislativa regionale debba essere l’organo che ha la competenza a definire su questo. Praticamente la discussione e la valutazione in sede politica è stata limitata, la facciamo in quest’Aula come avremmo dovuto farla anche precedentemente.
Riteniamo che questa operazione regolamentare di aumento dei canoni, pur nella dinamica della mancata attualizzazione di essi negli ultimi anni - molte di queste carenze sono addebitabili alla Giunta regionale che non ha proposto gli adeguamenti necessari, anche l’ultimo del 2007 è stato rinviato perché in concomitanza con le elezioni politiche nazionali, cosa che non vi ha portato neanche bene – andasse ulteriormente approfondita, soprattutto per quello che percepiscono e vivono le famiglie meno abbienti nella società di oggi. Cioè, mentre il Governo tira fuori la social card, e moltissimi degli occupanti degli alloggi popolari l’avranno, noi invece andiamo ad aumentare il canone di affitto.
E’ una cosa che un po’ stride rispetto alle strategie e alle dinamiche politiche che vengono seguite in questo Paese. Probabilmente si poteva affrontare questo problema in modo diverso e più partecipato, soprattutto doveva riferirsi non al fatto che gli Erap devono avere risorse per fare manutenzione, ma valutando solamente il fatto che queste abitazioni sono occupate da persone che economicamente hanno delle grandissime difficoltà. Dunque, più che una logica matematica del 60, 70, 80 di moltiplicazione del canone in base al reddito, potevano essere fatte altre valutazioni, soprattutto in un momento dove il costo della vita è diventato, specialmente per chi ha un basso reddito, un problema di sopravvivenza e sussistenza quotidiana.
Questa non è demagogia perché obiettivamente stiamo rispondendo ad una impostazione anche del Governo nazionale che cerca di aiutare soprattutto le famiglie che sono grandemente in difficoltà. Prima ho parlato di social card, ma mi riferisco anche all’abbattimento Irpef a carico di questi nuclei per rendere sterile l’applicazione della tassazione sulle pensioni medio-basse.
Riteniamo quindi che il percorso da fare per giungere alla definizione di questi canoni doveva essere completamente diverso. Il botto tout court è addirittura quell’aumento che in alcune situazioni avviene del 150% in un sol colpo, quindi anche per chi paga poco oggi dover pagare due volte e passa in più potrebbe diventare un trauma. Questo è un problema che ci siamo posti.
Inoltre l’applicazione di questa normativa oggi rischia addirittura di mettere i nostri cittadini che occupano l’edilizia residenziale pubblica in svantaggio rispetto a quelli di altre regioni. Mi riferisco soprattutto a quanto previsto nel d.l. 112, cioè alla dismissione del patrimonio Erap per gli attuali inquilini che pagheranno i loro immobili in base ad un parametro rispetto al reddito.
Un aumento esponenziale medio del 30%, ma che in alcuni casi arriva al 150%, rischia di mettere queste famiglie out proprio rispetto a quel vantaggio che lo Stato vuol dare a chi occupa l’edilizia residenziale pubblica e che in questo momento volesse acquisire il patrimonio.
Siccome questo è un diritto nazionale, non è un diritto regionale, a cui tutti i cittadini potranno aspirare, ritengo che un aumento in un sol colpo sia una pregiudiziale, un errore strategico di una Regione che solo a parole dice di voler sostenere i più poveri ma che poi non li mette nelle condizione di ottenere le agevolazioni che ci sono.
Abbiamo proposto per questo degli emendamenti, Consigliere Comi, che sono del tutto ragionevoli e ragionati e ai quali teniamo in modo dirimente, nel senso che qualora venissero approvati il nostro voto di astensione potrebbe essere mantenuto, altrimenti la nostra valutazione non sarà favorevole soprattutto per tutte quelle motivazioni che ho poc’anzi detto, perché voi vi siete basati soltanto sul fatto che le organizzazioni di categoria e gli Erap si fossero messi d’accordo e che quindi non vi creassero problemi.
In questa Regione, invece, governa l’Assemblea legislativa pertanto questa Assemblea legislativa molte volte fa valutazioni più serie e più approfondite di quelle che fanno gli interessi di parte, cioè sono quelle valutazioni che a volte possono valorizzare e meglio rappresentare i bisogni della società marchigiana.
Ritengo che il centro-sinistra abbia fatto un altro passo falso. Spero che la stampa faccia circolare queste notizie, perché purtroppo ultimamente vedo che ciò che accade in questa Assemblea legislativa non viene assolutamente esplicitato.
Concludendo, voglio rimarcare che questa nostra posizione è netta e precisa e va in linea con quanto è già stato programmato sul rafforzamento e sulla disponibilità di edilizia residenziale da parte del Governo Berlusconi.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Ho ascoltato con grande attenzione le argomentazioni che ha fornito il collega Comi relatore di maggioranza e ho riscontrato alcune difficoltà nell'esporre le buone ragioni di questa proposta di regolamento.
Assolutamente non mi sfugge l'esigenza amministrativa ed economica di questa proposta di regolamento, so perfettamente quali sono le esigenze degli Erap, quindi voglio sgomberare il campo da osservazioni che, secondo me, non sono molto puntuali.
Il dibattito in Commissione non è degenerato in nessun modo, anzi, abbiamo argomentato in modo puntuale alcune criticità di questa proposta di regolamento. Quindi non c'è schizofrenia da parte di chi ha fatto l'amministratore all’Erap e che conosce quali sono le esigenze, i numeri e la proposta politica che deve uscire da quest'Aula.
In realtà quella che esce non è una proposta coraggiosa. E’ vero che in questo momento gli Erap hanno dei grossi problemi - l'ha detto anche lei, Consigliere Comi - la loro vita è di grande drammaticità, ma questo perché nel loro territorio sono ingessati per colpa di diversi settori e di diversi soggetti. Oggi vediamo gli Erap assegnare sistematicamente alloggi che sono inadeguati ed inidonei. Arriva la letterina all'assegnatario dove gli si dice che l’alloggio c’è, ma se proprio insiste e quindi lo vuole, gli si dà un localino inadeguato ed inidoneo, è così che viene regolarmente e sistematicamente consegnato. Ovviamente, preso alla gola, l'assegnatario lo prende.
Vengono fatte assegnazioni o addirittura mobilità con alloggi che hanno barriere architettoniche, questa è una assoluta verità, l'ho verificata come amministratore Erap quindi posso confermarlo.
Oggi cosa facciamo? Aumentiamo i canoni! Ovvero, invece di adeguare queste situazioni che sono contro legge – lo sappiamo tutti ma nessuno fa nulla – si aumentano i canoni perché si dice che non ci sono i fondi, la drammaticità è tale che non si costruiscono alloggi perché non ci sono i soldi.
Fermo restando che i piani regolatori ci dovrebbero dire qualcosa al riguardo, ma comunque gli Erap non hanno la possibilità di costruire perché, soprattutto in alcune zone, ci sono sistematiche posizioni ideologiche che impediscono lo sviluppo urbanistico, certo, è sostenibile ma, ripeto, non si po' attuare per colpa di questi concetti ideologici. Dall’altra parte, altrettanto grave, c’è il preconcetto ideologico che non si può vendere, non si può far riscattare all'assegnatario l'alloggio dopo venti o trent'anni.
E’ così, invece, che si fa cassa, bisogna vendere e vendere gli alloggi! E’ in questo modo che bisogna far cassa! E non svendere, ma vendere!
Oggi invece cosa fate?! Aumentate il canone e quindi, quando deciderete di vendere, inevitabilmente aumenterà anche il coefficiente di vendita. Dunque altro aggravio nei confronti dell'assegnatario.
Allora ci sono non uno ma diversi punti che evidenziano la criticità di questa proposta di regolamento, che politicamente è inopportuna. Qui non c'è chi vuole soffiare sul fuoco, perché ho fatto delle valutazioni estremamente sentite e obiettive, si fondano sulla realtà, si fondano su una visione assolutamente veritiera.
Il fatto che si dica “abbiamo l'accordo addirittura dei sindacati” non è vero, perché posso dire quali sindacati non sono d'accordo. Per esempio l'Assocasa, che fa capo all'Ugl, non è stata assolutamente sentita e mi sembra una rappresentanza sindacale che, sappiamo tutti, è arrivata a un certo tipo di rappresentanza sociale non di secondo piano.
I sindacati erano quelli che un anno fa in campagna elettorale – è evidente che ormai i sindacati fanno politica, non lo dico io, lo sappiamo tutti – dicevano agli inquilini “dobbiamo cominciare a fare manifestazioni perché vogliono aumentarci i canoni e vessare ancora di più gli assegnatari”, mentre adesso, improvvisamente, sembra che gli stessi sindacati siano appiattiti sulla posizione perché in modo ragionevole e responsabile, come è stato detto poc'anzi, hanno accettato l'aumento di questi canoni.
Questo non è un buon servizio nei confronti dei cittadini assegnatari.
E’ stato detto che avevamo i canoni più bassi, qui almeno bisognerebbe avere un po' di decenza visto che forniamo il peggior servizio in termini di manutenzione. Sappiamo benissimo che non diamo una buona risposta ai cittadini, al contrario di quella che è l'assegnazione fatta in Emilia Romagna, Toscana e Lombardia. Quindi almeno la decenza di aver mantenuto fino adesso questo tipo di canone.
Secondo noi questo è un regolamento assolutamente improponibile, lo avverseremo, quindi voteremo sicuramente contro perché è una proposta inadeguata ed inopportuna.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. La casa, in particolare l'alloggio pubblico, è uno di quei beni primari che gli enti pubblici devono mantenere e se possibile estendere. C’è un contesto dove gli enti locali medesimi entreranno in un devastante federalismo fiscale che porterà a una selezione sociale drammatica soprattutto per le fasce popolari. Già la proiezione sulla scuola, come diceva questa mattina l'Assessore Ascoli, ci annuncia che la nuova controriforma spazzerà via nelle Marche circa 300 istituti superiori.
L'adeguamento dei canoni degli alloggi popolari va fatto con equilibrio e con parsimonia perché incide sul reddito delle fasce più deboli della società.
Secondo la nostra analisi il canone va finalizzato al miglioramento dell'alloggio stesso, alla sua manutenzione e al mantenimento della proprietà pubblica. Al tempo stesso, proprio per queste due essenziali finalità, in primo luogo devono esserci alloggi igienici e sanitari all'altezza della situazione, in secondo luogo deve esserci una rotazione nella proprietà pubblica. Inoltre occorre verificare se ancora esistono in maniera rigorosa quei requisiti di reddito che danno diritto a mantenere l'alloggio popolare.
Quindi sorprende, lo dico senza polemica, che i Consiglieri del centro-destra, in particolare il Consigliere Capponi che sempre di più e in maniera ormai quasi incredibile diventa il guardiamo non già del Governo ma di Berlusconi, difendono l'alloggio popolare.
Che cosa ha fatto il Governo Berlusconi? In questa e nell'altra legge finanziaria – qualcuno può anche ridere ma queste sono cose molto serie che incideranno nelle condizioni materiali delle fasce più deboli! – il Governo Berlusconi, al contrario di quello che abbiamo cercato di fare noi come Regione Marche dove in tre anni sono stati investiti 200 milioni di euro in sinergia con gli enti locali per gli alloggi pubblici, ha messo in vendita il patrimonio pubblico e lo ha fatto in particolare per le case popolari con un decreto ad hoc. Tra l'altro ha messo in vendita un patrimonio non suo in quanto il patrimonio abitativo delle case popolari appartiene ai Comuni.
Altro che social card, da parte del centro-destra e delle sue politiche siamo in presenza di una svendita degli alloggi pubblici. Si vendono le case popolari, con il federalismo fiscale i Comuni non hanno più risorse, già oggi non hanno a disposizione risorse per urbanizzare aree da destinare all'edilizia pubblica.
In questo contesto, inoltre, per realizzare una nuova casa popolare occorre venderne almeno quattro.
Pertanto, pur nelle more di questa deregolamentazione in atto e di una rottura della solidarietà del Paese, non intesa in senso nazionalistico ma intesa come solidarietà reale – andatevi a leggere il decreto sul federalismo fiscale, vedrete cosa succederà anche nei Comuni amministrati dal centro-destra! –, dobbiamo utilizzare questa brutta norma del federalismo per vedere – lo dico agli Assessori presenti – se sarà possibile introdurre un atto che blocchi la vendita delle case popolari. Altro che chiacchiere! Nell'autonomia regionale, d'intesa con gli stessi Erap che hanno chiesto l'adeguamento dei canoni, dobbiamo bloccare la vendita delle case popolari, perché questo sarà l'unico modo per garantire un alloggio a chi non ha possibilità di acquistare la casa.
Dobbiamo fare un atto – i Comunisti italiani ne presenteranno uno ad hoc che sottoporranno all'Assemblea legislativa regionale – in modo da bloccare la vendita degli alloggi pubblici.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Questo è un regolamento che si aspettava da tempo, penso sia anche un po' in ritardo, infatti gli Erap attendevano la decisione di un calcolo idoneo per i canoni di locazione dell'edilizia residenziale pubblica.
Ho ascoltato la dichiarazione fatta dal collega Capponi, ha fatto riferimento a un piano casa del Governo. Questo piano casa che risale al 25 giugno, non mi sembra reciti nulla di positivo in ordine ad un provvedimento reale per il problema casa che attanaglia tante famiglie del nostro Paese.
Qualcuno ha fatto riferimento al livello di povertà che in Italia sta aumentando in maniera esponenziale, i dati della Caritas ci dicono che i poveri in questo anno sono aumentati di un milione di unità e il problema casa contribuisce in maniera molto consistente. Non ci sono più i poveri di un tempo, non sono più i barboni che incontriamo nelle piazze e nelle metropolitane, il povero di oggi è l'operaio calzaturiero che guadagna 800 euro al mese e che sicuramente non ha la possibilità di acquistare una casa.
Senza fare demagogia e senza cavalcare le sensazioni che si raccolgono in giro, in effetti i canoni di edilizia popolare soprattutto nelle fasce basse, che sono comunque garantite, sono veramente bassissimi, mentre i canoni alti sono spesso quelli pagati da quei nuclei che potrebbero anche avere una casa in affitto senza passare attraverso le graduatorie degli Erap.
Credo quindi che dovremmo farci pervadere da un grosso senso di responsabilità, senza farci contaminare dal desiderio di apparire come quelli bravi che sono a favore di coloro che hanno più disagio.
Il disagio della casa insieme a quello della mancanza di lavoro credo sia per la persona una delle condizioni più degradanti, non avere un tetto è una condizione difficile e precaria.
Ripeto, nella manovra finanziaria del 2009 del Governo Berlusconi non trovo alcun riferimento per quanto riguarda l'edilizia residenziale pubblica, si parla di incremento del patrimonio immobiliare ad uso abitativo attraverso l'offerta di alloggi di edilizia residenziale, punto, non si parla di quella pubblica, la parola “pubblica” non viene assolutamente menzionata.
Come si può fare, come recita questo piano fantomatico che nemmeno Mattioli mi sembra abbia ben chiarito, a garantire il fabbisogno abitativo nei suoi livelli essenziali se non si predispongono azioni positive e percorsi virtuosi in questo senso?
Dunque credo che oggi facciamo bene a votare questo regolamento che, ribadisco, è arrivato eccessivamente in ritardo.
I canoni verranno indicati attraverso le fasce di valore Isee, che vengono prese in considerazione anche per qualsiasi altra soluzione, e quindi, senza fare troppa demagogia, dobbiamo considerare, primo, che gli aumenti non saranno così eccessivi, alcuni di essi negli anni potranno essere plasmati, secondo, che si potrà dare concretamente la possibilità a questi enti strumentali della Regione di provvedere alla manutenzione delle abitazioni.
Credo che la vendita delle case popolari potrà avvenire solo quando le condizioni economiche e sociali delle famiglie miglioreranno. In questo momento, conoscendo la situazione abitativa del territorio fermano, vi assicuro che nessuna famiglia, anche se a prezzi modesti e molto bassi, potrebbe essere in grado di accendere un mutuo per acquistare l'alloggio – tra l'altro non apro ora il discorso dei mutui, per una famiglia anche una cifra di 20.000,00 euro potrebbe essere impossibile, i motivi sono tanti, non voglio certamente elencarli ora – , inoltre anche perché sono abitazioni fatiscenti.
E’ stato anche detto che sono abitazioni molto vecchie che dovremmo vendere, questo mi sembra abbastanza umiliante perché credo, invece, che le dovremmo sistemare.
Essendo stata presidente dello Iacp di Fermo per cinque anni vi assicuro che la maggior parte delle famiglie preferiscono rimanere, con un prezzo moderato, dignitoso e giusto, in affitto con gli Erap piuttosto che sobbarcarsi un mutuo (ho l'impressione che non abbiano molta liquidità), ma comunque vorrebbero viverci in maniera decente. Quindi dobbiamo provvedere alla manutenzione.
Qualcuno qui vuole dimostrare che le vendite degli alloggi Erap non avvengono più, invece i piani di vendita continueranno ad essere fatti, ma occorre mettere mano a questo grande patrimonio che c'è in Italia. Non credo sia percorribile la strada della vendita tout court di tutte le abitazioni di edilizia residenziale pubblica, sarebbe una scelleratezza e andremmo contro gli interessi delle fase meno abbienti, di coloro che attendono una risposta pubblica a una necessità sempre più sentita e soprattutto sempre più in evidenza in un Paese che sta sempre meno attento ai poveri. E i poveri nel nostro Paese, ripeto, non sono quelli che vanno stracciati per le strade, ma sono quelli a monoreddito e con figli all'università che pagano 700-800 euro a camera nelle nostre sedi universitarie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Parto da una considerazione che traggo dall’intervengo del Consigliere Silvetti quando ha parlato di scelta ideologica sul non vendere.
Voglio premettere che io non ritengo – so di essere completamente fuori moda – che la parola ideologia nasconda qualcosa di negativo, credo che l'ideologia sia un principio in base al quale un politico o un cittadino fa le sue scelte; quindi in questa ottica posso tranquillamente ammettere di essere ideologico rispetto a questa scelta, che credo sia basata su delle idee, su dei principi, cioè quelli di tutelare il diritto alla casa.
Ma se vogliamo utilizzare in maniera negativa il termine ideologia, direi che la vera scelta ideologica e preconcetta è quella di voler a tutti i costi orientare alla vendita del patrimonio dell'edilizia pubblica.
Come ha detto ora la Presidente Ortenzi della IV Commissione, non è assolutamente bloccata la vendite dell'alloggio popolare in questa regione come nel resto del Paese, anzi, avviene tutt'altro, ma questo dovrebbe essere fatto con dei criteri.
Il criterio è che se continuiamo a sposare in maniera ideologica e assoluta l'idea che il patrimonio di edilizia pubblica deve essere venduto, sostanzialmente faremo quello che abbiamo fatto in questi anni, cioè completeremo quell'opera che i Governi di centro-destra e di centro-sinistra hanno portato avanti in maniera magistrale, quindi con una rinuncia da parte dell'istituzione pubblica di fare una politica sulla casa. E' questo che è successo, cioè gli enti pubblici hanno rinunciato a fare una politica sulla casa.
Il fatto di vendere questo patrimonio, nell'ottica che diceva prima il Consigliere Procaccini, cioè con quattro case che vendo ne rifaccio una, il risultato netto alla fine sarà quello che le case popolari non esisteranno più.
Questo tanto più va sollevato rispetto al fatto che oggi non c'è una situazione tale per cui chi vive nelle case popolari in affitto, pagando il canone, si trova nelle condizioni di acquistare l'alloggio, innanzitutto perché non ha le condizioni materiali, se sta lì in una situazione disagiata e non può in generale permettersi di sostituire il canone con una rata di acquisto, tanto meno lo potrebbe fare oggi con la situazione dei mutui che abbiamo.
La Presidente non è voluta entrare nella questione dei mutui, invece dobbiamo entrarci perché è strettamente legata a tutto questo.
Questo ragionamento poteva essere valido fino a un anno, un anno e mezzo fa, quando prendere un mutuo a determinate condizioni garantiva di pagare delle rate sicuramente più alte dei canoni delle case popolari ma comunque accessibili per una famiglia.
Quindi da un parte c’è la condizione dei mutui, dall'altra c’è la condizione materiale di vita delle famiglie che vivono lì.
Oggi queste due condizioni non esistono più, da una parte ci sono rate di mutuo assolutamente inaccessibili, dall'altra ci sono le condizioni oggettive di vita di queste famiglie. Per cui le due questioni messe insieme provocano un corto circuito che rende impensabile che quelle famiglie possono acquistare.
Inoltre si entra in un ulteriore corto circuito, perché vendendo il patrimonio popolare a quelle poche famiglie che se lo possono permettere sostanzialmente si sottraggono edifici di edilizia popolare a chi invece non se lo può permettere e che quindi resterà fuori dalle graduatorie perché le case da 100 passeranno a 25.
Pertanto questa operazione, secondo me, può giustificarsi solo in un modo, cioè di scegliere di mettere la politica dell'edilizia di questo Paese definitivamente nelle mani del mercato, cosa che in questi anni tutti quanti abbiamo fatto. E’ il mercato quello che ha prodotto ciò che stiamo vedendo in questi giorni.
La realtà vera è che se come enti pubblici volessimo fare una politica seria di acquisto della casa, gli strumenti ce li avremmo, e non sono quelli della dismissione degli alloggi che diamo in affitto, ma quelli di costruire secondo una logica di intervento pubblico.
Ma questo non lo facciamo perché guai a mettere mano al mercato, a fare delle condizioni reali stringenti rispetto a chi in questi anni ha speculato sui nostri territori, tra l'altro devastando il territorio dal punto di vista ambientale, spesso sfruttando i lavoratori sulle condizioni di lavoro, sulla sicurezza, ecc..
Dunque se volessimo fare realmente quella politica la potremmo fare con altri strumenti, per esempio facendo dei piani regolatori in un certo modo, ma questo non avviene perché in realtà sappiamo che ci sono connivenze di altro tipo.
Quindi l’interesse reale di incidere su questa cosa non ce l'ha nessuno, per cui mano libera al mercato e al liberismo - questa è l'ideologia dominante e non è certo quella che viene rinfacciata a questa delibera -, quindi non lo si fa.
Invece condivido quando il Consigliere Silvetti parla delle condizioni degli alloggi che si danno, delle barriere architettoniche, delle agibilità di un certo tipo, però è anche vero che su questo vi potremo metterci mano solo se avremo le risorse per farlo, e una parte delle risorse non possono che venire anche da questa riforma dei canoni. Riforma che, come già detto da altri Consiglieri, viene fatta sulla base dei criteri Isee e di altre considerazioni che, certo, non saranno mai perfette perché non riusciremo mai a fare scelte perfette quando entrano in ballo anche condizioni che sono oggettive fino ad un certo punto oppure dimostrabili o non dimostrabili.
In ogni caso i canoni rispetto alle condizioni di mercato sono comunque accessibili e accettabili e permettono in parte, sicuramente in minima parte, di intervenire sul patrimonio facendo ristrutturazioni e aggiustamenti.
Dentro questo ci sta anche la vendita, in Commissione ne abbiamo parlato – adesso qui siamo in Assemblea legislativa, in un luogo pubblico per cui ci mettiamo dentro tante cose che magari in Commissione diciamo in maniera diversa –, abbiamo concordato sui criteri e sulle situazioni dove sarebbe più opportuno vendere piuttosto che mettersi a ristrutturare, ne abbiamo tante; quindi se qui ci ricordassimo delle cose che abbiamo detto in Commissione ci ricorderemmo che in sostanza eravamo d'accordo.
Certo, poi ci sono le punte dove per forza si devono introdurre meccanismi per incentivare le vendite, se non si vende saremo dentro il Soviet dell'Unione Sovietica, ma questo fa parte della dialettica e del dibattito politico.
Il problema vero è la scelta politica a monte. Il pubblico deve fare una politica per l'accesso alla casa in vendita e in affitto rispetto alle fasce popolari deboli oppure il sacro valore del libero mercato è prioritario su tutto e quindi la politica la fanno le imprese private?
Questa è una scelta che dobbiamo fare ed in questi anni la scelta è stata molto più spostata su questo secondo aspetto; ripeto, sono stati i Governi di centro-destra come i Governi di centro-sinistra.
Se vogliamo fare le cose che qui diciamo a parole cominciamo a farle seriamente quando siamo al Governo, cominciando a cambiare le leggi, a dare gli strumenti agli enti locali e alle Regioni per farle, altrimenti prenderemo in giro prima di tutto noi stessi e poi quelle persone - quelle poche che ci ascoltano - che vengono a sapere delle cose di cui discutiamo. Purtroppo il problema è che spesso tendiamo a prenderci in giro e a dire cose in cui non crediamo realmente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Intervengo ora per pochi minuti, rinunciando poi alla parola sui singoli emendamenti, per chiarire il contributo rispetto alle proposte formulate anche dalla minoranza, in quanto la Commissione ha assunto l’impegno di esaminare bene tutti gli emendamenti per cercare di trovare una massima adesione alla proposta.
Il Consigliere Capponi ha presentato cinque emendamenti che tentano di dare un contributo di integrazione. Alcuni di questi possono essere accolti, in particolare penso al secondo e al quarto emendamento nei quali il contributo è positivo.
Invece resta più complessa l'adesione al primo emendamento, perché rinviando al secondo anno nella misura del 75% rischiamo concretamente di non mettere fin d’ora a disposizione degli Erap le risorse finalizzate all'obiettivo della ristrutturazione del patrimonio immobiliare. Penso che di questo siano coscienti anche i Consiglieri di minoranza, infatti rinviarla di un anno significherebbe mettere in crisi il patrimonio immobiliare.
C'è un'osservazione giusta, fatta anche dal Consigliere Silvetti e che è tracciata nel quinto emendamento, che riguarda il prezzo di vendita dei beni del patrimonio Erap, cioè quando si dice che nel momento o in cui si decide di aumentare i canoni Erap si rischia poi di aumentare anche il valore degli immobili che riteniamo di dover alienare. Non è questo l'atto fondamentale nel quale si determina fino in fondo questa scelta, perché la determinazione del valore dell'immobile è un atto successivo di competenza della Giunta regionale che dovrà censirlo e fissarlo.
Faccio un duplice appello all'Assessore Carrabs e alla Giunta regionale di farsi carico, non appena si riterrà di avviare compiutamente le iniziative per l'alienazione del patrimonio Erap, di tener conto dell'osservazione fatta dai Consiglieri Capponi e Silvetti, cioè quella che non si tenga conto dell'attuale incremento dei canoni ai fini della determinazione del nuovo valore dell'immobile.
Quindi la richiesta è di ritirare questo emendamento per inserirlo nell'atto concretamente competente.
L'ultima considerazione è di carattere più politico. Sullo sfondo di questo dibattito c'è, e non sfugge a nessuno, una diversa visione delle politiche abitative. Ci sono due strategie di fondo che si confrontano - le ha tracciate bene il Consigliere Altomeni -: da un lato c'è una strategia di maggior interventismo delle istituzioni, una maggiore presenza del pubblico a garantire il soddisfacimento di un bisogno primario quale quello della casa attraverso la manutenzione del patrimonio immobiliare e la realizzazione di nuovi alloggi; dall'altro sembra esserci – magari potrebbe essere anche una considerazione sbagliata – la rassegnazione a questa possibilità, visto che le risorse diminuiscono progressivamente, e quindi l'individuazione della via maestra dell'alienazione rimarrebbe l’unica alternativa.
Questa ultima osservazione la faccio alla luce di quanto che ha detto il Consigliere Procaccini e alla luce di una Finanziaria di qualche anno fa che proponeva, rispetto ad una richiesta di maggiore finanziamento, l'alternativa dell'alienazione.
Questo è un problema politico che non riusciremo a risolvere, però credo che tutti siano d'accordo, almeno per l'atteggiamento bipartisan che c'è stato in questi anni nella Regione Marche, che il ruolo pubblico non può essere residuale. Noi non possiamo abdicare alla nostra funzione di garantire una risposta alle tante domande che ci sono sul territorio, non possiamo emanciparci totalmente dalla nostra funzione che è quella di garantire il diritto alla casa a quei soggetti più deboli che non riescono a costruirla.
Su questa linea di fondo difficilmente potremo trovarci d'accordo, il nostro ruolo deve essere chiaro. Pertanto questo dibattito rischia di divaricare la discussione in queste due direzioni, sia pure semplicisticamente.
La Regione Marche, d'altronde, per mantenere ferma questa sua intenzione ha fatto una serie di azioni, da un lato ha sempre rivendicato un maggior numero di risorse a tutti i Governi, sia di centro destra che di centro-sinistra, dall'altro ha avviato una serie di iniziative per semplificare i costi della politica - penso alla proposta della Giunta regionale di due anni fa che dopo aver ridotto i CdA ha indicato addirittura il loro azzeramento -, ha cioè proposto una serie di azioni che servono a mettere nelle condizioni il pubblico di svolgere fino in fondo la sua funzione, sia pure con le poche risorse che ha.
In questa Aula voglio ancora fare una riflessione, cioè, per risolvere il problema della casa dobbiamo sapere che questa non è l'ultima cosa da fare, il quadro drammatico di fronte a noi è molto più complesso e richiede una serie di iniziative che solo in parte affrontiamo oggi.
C’è il problema delle risorse finanziarie, via via decrescente per la realizzazione di nuovi alloggi; negli ultimi otto-nove anni abbiamo messo a disposizione complessivamente fra fondi nazionali e regionali circa 200 milioni di euro, che sono tanti ma non sufficienti.
Altro problema è quello che a fronte delle poche risorse c'è un atteggiamento dei Comuni di scarsa sensibilità al tema della casa, anche qui sia Comuni di destra che Comuni di sinistra, sia Comuni di centro-destra che Comuni di centro-sinistra.
Perché finita l'era della legge 167, quindi dello strumento degli espropri per reperire aree adeguate per la realizzazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e convenzionata, e finita anche l'era della Gescal, oggi oltre alle risorse mancano anche le aree. Gli spazi messi concretamente a disposizione dai Consigli comunali sono marginali ed inadeguati, non c'è una sensibilità concreta, diciamo che li possiamo misurare nell'ordine del 5-10%.
Invece abbiamo bisogno, nei nostri strumenti normativi di pianificazione territoriale urbanistica e nella singola azione di governo politico locale, di costringere le singole municipalità a mettere a disposizione il 20-30% dell'area urbanizzabile per l'edilizia agevolata. Dobbiamo forzare in questa direzione e lo dobbiamo fare tutti insieme.
Voglio inoltre sollevare anche altre due questioni. Abbiamo ancora un prezzario degli Erap insufficiente a soddisfare le esigenze delle imprese, cioè il costo di costruzione menzionato è talmente basso che non rende appetibile la partecipazione alle gare a tutte le imprese. Questo è un altro problema che dobbiamo risolvere, lo dico all'Assessore Carrabs e alla Giunta regionale.
Seconda questione è quella dei tempi di certificazione del pubblico che sono lunghi e doppi rispetto a quelli dei privati. Se non vogliamo rendere poco competitiva l’impresa che partecipa alla realizzazione di un alloggio popolare, rispetto a quella che la costruisce nelle regole di libero mercato, dobbiamo anche accelerare i tempi di certificazione. Altrimenti ci troveremo di fronte, da un lato il tentativo di realizzare edilizia sovvenzionata con tempi lunghissimi e con aree marginali, dall'altro alla pressione del mercato che realizza un’edilizia normale in tempi più veloci e su aree più ampie.
Dunque per abbattere i costi per rendere accessibile il diritto alla casa dobbiamo mettere sul mercato anche una sufficiente cubatura, e su questo serve un’iniziativa oltre che legislativa anche di carattere politico.
Sulla questione dei canoni credo non ci sia nulla da aggiungere, penso che sia solo una piccola iniziativa per dare un minimo contributo, ormai non più rinviabile, su un tema complesso che, invece, richiede un atteggiamento molto più serio e partecipato di tutta la filiera istituzionale della Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola per l'ultimo intervento l'Assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. Non mi meraviglia la posizione dei Consiglieri Capponi e Silvetti rispetto alla contrarietà dell'accordo che c'è stato con le parti sociali. Dunque di quei sindacati portatori di un interesse diffuso e non di quell’interesse particolare che, invece, è espressione dei vostri partiti, voi sapete rappresentare molto bene l'interesse delle lobby e di coloro che nello specifico puntano ad interessi personali. Questo è lungi dall’atteggiamento della Giunta regionale e dell’Assessore Carrabs. Infatti questo accordo è frutto di un anno di lavoro in cui l'Assessorato, grazie agli Erap e ai sindacati, ha simulato tutte le posizioni degli inquilini, noi abbiamo esattamente la fotografia di che cosa succederà.
L'aumento dei canoni determinerà in media un aumento non superiore del 15% che consentirà di riqualificare, ristrutturare e mettere in sicurezza tutti quegli immobili che in molti casi sono deteriorati e che con questa congiuntura economica negativa non potrebbero essere mai manutenuti.
Quindi l'obiettivo di questa proposta è non solo quello di creare il diritto alla casa ma il diritto ad una casa di qualità.
Voglio ricordare che l'obiettivo primario di questo Governo regionale è quello di garantire il diritto alla casa ai marchigiani, ecco perché la Giunta Spacca da quando si è insediata ha investito 200 milioni di euro sul piano casa, realizzando ben 3.600 nuovi alloggi, varando i buoni casa per le giovani coppie, c’è un fondo di garanzia per i lavoratori atipici, approvando, per ultimo, il piano triennale per le opere pubbliche con un importo di 64 milioni di euro di investimenti, tutti sul settore dei lavori pubblici e tutti su fondi determinati da progetti speciali approvati dal Governo precedente.
Altra cosa molto importante. Sui criteri di dismissione degli alloggi la Regione ha già approvato il valore, i prezzi e le modalità per le dismissioni. Chiaramente non è quello che prevede il Governo Berlusconi!
Con la prossima finanziaria 2009 per i meno abbienti prevederemo anche un fondo di garanzia per coloro che non riescono a pagare i mutui. Infatti questa congiuntura economica negativa, oltre a danneggiare coloro che sono i soggetti all'edilizia residenziale pubblica, danneggia anche chi va verso il mercato dell'edilizia privata e che poi non arriva a pagare i mutui. Noi, dunque, interverremo con un fondo di garanzia regionale per garantire questi mutui.
Inoltre abbiamo previsto un contributo che andrà ad incidere sulla demolizione dei canoni di affitto, sempre per coloro che non solo sono nelle griglie dell'edilizia residenziale pubblica ma anche nell’edilizia privata.
Come ricorderà, Consigliere Capponi, già nel 2007 era pronta una proposta che, in attesa dell’approvazione del regolamento, prevedeva un 10% forfettario di aumento del canone. Non l’abbiamo più fatta perché abbiamo inteso lavorare in sinergia con i sindacati e con gli Erap per avere la fotografia esatta degli interventi per quelle famiglie marchigiane che devono sostenere il canone di affitto.
Pertanto pensiamo che un 15% distribuito su tutti gli inquilini di Erap possa essere digerito e possa valere la riqualificazione, la manutenzione e la messa insicurezza degli immobili di edilizia residenziale pubblica.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione dell'articolato e degli emendamenti.

Articolo 1.
Emendamento n. 1/1 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1, nella prima riga, dopo la parola “regolamento” inserire la frase: “, da applicarsi a partire dal 1° gennaio 2009,”.
Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. In tutto il regolamento non sono riuscito a rinvenire la data di decorrenza dell'aumento di questi canoni quindi bisognerebbe inserirla.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6.
Emendamento n. 6/1 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1: all’inizio del punto a) sostituire il numero “0,60” con il numero “0,50; all’inizio del punto b) sostituire il numero “0,65” con il numero “0,60”; all’inizio del punto d) sostituire il numero “0,75” con il numero “0,80”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 11.
Emendamento n. 11/1 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 1, in fondo all’ultima riga, dopo la parola “cento” inserire la frase: “per il primo anno e del 75% nel secondo anno.”.
Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Lo illustro, ma vedo una chiusura della maggioranza che si è trincerata dietro un'autosufficienza che, tra l'altro, non dimostra in quest'Aula.
Gli aumenti più importanti, cioè quelli che superano il 100%, vorremmo venissero scaglionati non in un solo anno ma riassorbiti gradualmente nel corso di due anni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Questo emendamento va bene.

PRESIDENTE. Emendamento n. 11/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 11/2 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro:
Al comma 2, in fondo all’ultima riga, dopo la parola “50,00” inserire la parola: “mensili.”.
Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento n. 11/2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Subemendamento n. 11/3/1 del Consigliere Capponi:
Nella prima riga, sostituire la frase: "inserire il seguente comma 3:" con la frase: "sono inseriti i seguenti commi 3) e 4):".
Sostituire la prima frase del comma 3 "Ai sensi della legge n. 133 del 6 agosto 2008, ed in particolare dell'articolo 11, comma 3, lettera b) e dell'articolo 13 comma 2, lettera a), ai fini della determinazione del prezzo di vendita delle unità immobiliari, da stabilirsi in proporzione al canone di locazione, verranno presi in considerazione i canoni pagati per l'anno 2008, calcolati con la normativa previgente (l.r. 44/1997 e successive modificazioni ed integrazioni.)" con la seguente frase: “3) Ai sensi dell'articolo 13, comma 2, lettera a) della legge 133 del 6 agosto 2008, ai fini della determinazione del prezzo di vendita delle unità immobiliari sono presi in considerazione i canoni pagati per l'anno 2008 calcolati secondo la normativa previgente;".
Sostituire la seconda frase del comma 3 "I canoni determinati invece ai sensi del presente regolamento verranno utilizzati ai fini della determinazione del prezzo di vendita delle unità immobiliari solamente qualora inferiori a quelli precedentemente pagati ai sensi del regolamento vigente per l'anno 2008" con la seguente frase: "4) I canoni determinati ai sensi del presente regolamento sono utilizzati ai fini della determinazione del prezzo di vendita delle unità immobiliari qualora inferiori a quelli determinati sulla base della normativa previgente.".
Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. È la modifica dell'articolo 11. I metodi di alienazione del patrimonio Erap sono già stati stabiliti con legge dello Stato, infatti con la legge 133 di trasformazione del 112 ci sono già le indicazioni generali, si dice che uno dei parametri a cui potrà essere agganciata la dismissione del patrimonio Erap è proprio il canone. In pratica potremo utilizzare i metodi che ci siamo dati come Regione, ma poi potremo avere un parametro di attuazione proporzionato al canone che pagano i nostri inquilini.
Questa normativa è di aumento tout court, qui è stato disconosciuto che in alcune situazioni c’è addirittura un aumento del 150%. Voglio dire all’Assessore Carrabs che nella fascia sociale l'aumento che si riscontra nella maggioranza delle situazioni è del 93%.
Noi, invece, prendiamo in considerazione i canoni rideterminati, qualora siano inferiori a quelli precedentemente pagati, oppure i canoni che precedentemente erano inferiori, oggi vengono aumentati con questa legge, per la determinazione del prezzo di vendita.
Questo mi sembra correttissimo, altrimenti andremo a penalizzare, da qui a quando il piano casa sarà effettuato, per esempio, rispetto alle altre situazioni delle regioni italiane, quegli inquilini della nostra regione che vorranno acquisire i loro alloggi, perché noi questo aumento lo facciamo oggi e lo facciamo in un unico scaglione.
Le situazioni dell'emendamento approvato sono molto marginali, non raggiungono neanche il 5%.
In questo caso, invece, si crea una grande disparità nell'acquisto, sapendo che abbiamo un'utenza in questa regione soprattutto di fascia A, cioè persone che hanno un reddito sotto i 4.800 euro, e per questi soggetti lo Stato ha detto che si deve cedere l'alloggio in modo agevolato.
Tra l'altro ritengo che oggi in questo Paese, come in tutti i Paesi dove il capitale ha ancora un minimo di valore, avere in proprietà un alloggio, Assessore Carrabs, non significa che quell'alloggio lo dismettiamo e lo diamo ad un ricco, ma significa che lo daremo allo stesso inquilino che già occupa quella casa e che continua ad abitarci. In più daremo a questo inquilino un vantaggio maggiore rispetto alle garanzie preesistenti, cioè, oggi avere una casa in proprietà significa anche poter prestare in garanzia un bene per fare qualsiasi cosa che potrebbe servire in emergenza.
Assessore Carrabs, confido molto nei suoi ombrelli di protezione, però fino ad oggi si è parlato tanto ma fatto poco. Speriamo che in futuro si faccia di più perché questi ombrelli di protezione sul canone non hanno mai funzionato.
Invece il fatto di dismettere un immobile a vantaggio di chi già è ospite – anche perché la mobilità in questa regione non arriva all'1% nelle case popolari e voi capite la situazione che c’è per la indisponibilità di nuovi alloggi – riteniamo sia un vantaggio. Anche solo se ci consentisse di fare il 10% di alloggi, Assessore Carrabs, sarebbe sempre un grandissimo risultato.
Oggi questo 10% in più non c'è, quindi un'oculatezza nella dismissione del patrimonio potrebbe portarci ad avere un 25-30% in più di possibile patrimonio nei prossimi anni, considerata propria la difficoltà in cui si trovano molte fasce della popolazione, anche se sono supportate da quei sistemi previdenziali approvati sia dalla maggioranza che dall’opposizione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Le osservazioni fatte dal Consigliere Capponi sono lecite, ma questo non è lo strumento per raggiungere quell'obiettivo. E' giusto il principio che pone, cioè quello di prestare attenzione oggi, che stiamo determinando i nuovi canoni, a quello che si determinerà nel nuovo prezzo di vendita delle unità abitative. Però non è il regolamento lo strumento che determina il valore immobiliare e conseguentemente il prezzo di vendita degli alloggi. Il regolamento è uno strumento che si occupa solo della determinazione dei canoni.
Ripeto, la sua riflessione, Consigliere Capponi, è giusta, ma questa non è la sede pertinente. Quindi, e mi rivolgo all'Assessore Carrabs, o l’accoglieremo al momento opportuno con una proposta di Giunta o con un atto oppure potremo impegnarci fin d'ora con una proposta di legge di un solo articolo che nel determinare i prezzi di vendita tenga conto anche di questo passaggio.
Pertanto invito il Consigliere Capponi a ritirare questo emendamento.

PRESIDENTE. (…) Bene. Subemendamento n. 11/3/1. Ritirato.

Emendamento n. 11/3 dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, Santori, Bugaro. (…) Bene. Ritirato.

Articolo 11, così come modificato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno del Consigliere Capponi su: “Direttive in ordine ai prezzi di vendita degli alloggi Erap:
“L'Assemblea legislativa delle Marche invita la Giunta regionale a prendere atto delle
seguenti direttive per la determinazione dei prezzi di vendita alloggi Erap ai sensi della legge n. 133/2008 e precisamente:
a) ai sensi dell'articolo 13, comma 2, lettera a) della legge 133 del 6 agosto 2008, ai fini della determinazione del prezzo di vendita delle unità immobiliari, a prendere in considerazione i canoni pagati per l'anno 2008 calcolati secondo la normativa previgente;
b) ad utilizzare i canoni determinati ai sensi del presente regolamento, ai fini della determinazione del prezzo di vendita delle unità immobiliari, qualora inferiori a quelli determinati sulla base della normativa previgente.”
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di regolamento n. 13. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Pongo in votazione, anche se in ritardo, la prosecuzione della seduta dopo le ore 13,30.

(L'Assemblea legislativa approva)


Nomina:
Consorzio per la industrializzazione delle Valli del Tronto, dell’Aso e del Tesino, con sede ad Ascoli Piceno. Presidente del Collegio dei revisori dei conti (art. 21 Statuto ente)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina del Presidente del Collegio dei revisori dei conti del Consorzio per la industrializzazione delle Valli del Tronto, dell’Aso e del Tesino, con sede ad Ascoli Piceno.
Prego distribuire le schede.

(Segue votazione)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 26, schede bianche n. 4, schede valide n. 22. Hanno ricevuto voti: Carlo Cantalamessa n. 13, Giuseppina Giacobbi n. 9.
Ricordo che l'Assemblea legislativa regionale nel votare ha preso atto delle risultanze istruttorie contenute nel parere della I Commissione assembleare e dell'accertamento relativo alle cause di ineleggibilità dei candidati.
Proclamo quindi eletto Presidente del Collegio dei revisori dei conti del Consorzio per la industrializzazione delle Valli del Tronto, dell’Aso e del Tesino, con sede ad Ascoli Piceno, il sig. Carlo Cantalamessa.


Mozione n. 298
del Consigliere Binci
“Solidarietà allo scrittore Roberto Saviano”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei gruppi assembleari si era pronunciata sull’approvazione della mozione n. 298 del Consigliere Binci riguardante la solidarietà allo scrittore Roberto Saviano. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Alla Conferenza dei Capigruppo ho chiesto l'iscrizione d'urgenza di questa mozione che invita alla solidarietà per lo scrittore Roberto Saviano che nel denunciare nel suo libro “Gomorra” le azioni criminali e le attività economiche illecite della camorra, è stato minacciato più volte di morte, dal 2006 è sotto scorta.
In tutti i modi vanno difese quelle persone che rischiano in prima persona per quella che è una grande battaglia di legalità, cioè il fatto di denunciare le attività e le infiltrazioni delle associazioni criminali ed organizzate.
Questa mozione è semplicissima, esprime solidarietà, fa propria la battaglia contro la camorra e la criminalità attuata dallo scrittore Saviano, sollecita il Governo a fare ogni sforzo per combattere la camorra. Inoltre impegna la Giunta regionale a convocare l'Osservatorio regionale per le politiche integrate di sicurezza, unico strumento che abbiamo riguardo le politiche di sicurezza, al fine di verificare il livello di infiltrazione della criminalità organizzata nella nostra regione che, come emerso dai giornali e dall’inchiesta del 24 luglio, aveva investito in immobili poi sequestrati a Sirolo, Numana e Recanati.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D'Anna.

Giancarlo D'ANNA. Ringrazio il Consigliere Binci per aver presentato questa mozione. Ritengo sia doverosa sia nei confronti dello scrittore Roberto Saviano per le inaccettabili minacce a lui rivolte, sia per situazione che si sta verificando in alcune parti del territorio nazionale con questa forte presenza della camorra e della criminalità organizzata.
Credo che, al di là della solidarietà a Saviano, la mozione voglia anche concentrare l'attenzione su un qualcosa di importante che ci riguarda da vicino, cioè l'infiltrazione della malavita anche sui nostri territori. Gli esempi fatti dal collega sono quelli che sono stati scoperti, ma la preoccupazione è che ce ne possano essere altri a più ampio respiro.
E' noto a tutti la presenza non solo di imprese ma di acquisti di locali pubblici da parte di persone che fino all'altro giorno non vivevano sul nostro territorio. Se da un certo punto di vista questo potrebbe apparire interessante, perché essendo il nostro territorio molto bello e produttivo c’è chi decide di venire ad investirvi, però bisogna fare anche molta attenzione a chi investe e, soprattutto, se si tratta di riciclaggio di denaro sporco, perché ciò comporterebbe una serie di problematiche. Perché sapete bene che il riciclaccio di denaro sporco comporta la presenza di malavita e di conseguenza sul nostro territorio ci sarebbe una sorta di concorrenza sleale, perché chi ricicla denaro sporco non ha il costo del credito e quindi crea una competizione di questo tipo.
Pertanto siamo d’accordo con il suggerimento fatto dal collega Binci relativo al coinvolgimento dell'Osservatorio regionale per le politiche integrate di sicurezza, che però fino ad oggi, aggiungo, con tutto rispetto di chi ne fa parte, non ha fatto assolutamente niente se non distribuire 150-200 mila euro l'anno per progetti che molto spesso si risolvono solo nella concessione di un contributo per mettere una telecamera.
Qui, invece, stiamo parlando di qualcosa di ben più grave, che non può essere risolto con una telecamera, ma che deve essere controllato dal punto di vista fiscale e finanziario, altrimenti corriamo veramente il rischio di un’invasione della criminalità organizzata anche sul nostro territorio, con tutte quelle problematiche che si verificano in altre parti del nostro Paese.
Tra l'altro, Consigliere Binci, vorrei fare una proposta, quella di inserire nei vari comitati di sicurezza del nostro territorio anche esponenti o rappresentanti dell'Osservatorio regionale per la sicurezza, altrimenti non potremo avere in mano il polso della situazione. Quindi, se è possibile anche da un punto di vista legislativo, fare in modo che uno o più rappresentanti dell'Osservatorio regionale possano partecipare agli incontri sulla sicurezza che si tengono sul territorio, anche per portare quelle istanze che emergono di volta in volta in questa Assemblea legislativa regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Benatti.

Stefania BENATTI. Innanzitutto ringrazio il Consigliere Binci per aver proposto questa mozione. Comunque, visto che anch’io ne stavo predisponendo una, ho presentato un emendamento che intende integrare questa mozione del collega Binci.
Il significato è quello di ricordare di esprimere la solidarietà oltre che a Saviano anche alla sua scorta composta da sette carabinieri che vegliano sulla sua vita, inoltre il riconoscimento e il ringraziamento alle forze dell'ordine e alla magistratura che in quel territorio svolgono un'azione di grande difficoltà con mezzi non sufficienti per fronteggiare quella ferocia inaudita che si sta accanendo in quel territorio.
Questo è il significato di tale mio emendamento che vuole integrare la mozione del collega Binci.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Vorrei solo esprimere, anche perché avevamo preparato un emendamento quasi identico, la mia soddisfazione per l'emendamento presentato dalla Consigliera Benatti.
In questi giorni a livello nazionale sono avvenute discussioni in merito a questa vicenda e anche critiche rispetto ad alcune affermazioni del Ministro Maroni sul fatto che oltre a Saviano a combattere la criminalità ci sono tante altre persone che rischiano addirittura la vita tutti i giorni.
Quanto presentato dalla Consigliera Benatti ritengo possa riassorbire il nostro pensiero, dunque voteremo a favore solamente per questo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Mi aggiungo ai ringraziamenti fatti per chi ha proposto questa mozione e per chi l'ha integrata.
È necessario che gli adulti sollecitino con forza anche le nuove generazioni, significa sollecitare le scuole affinché diano un'informazione corretta su ciò che sta accadendo, prendendo ad esempio questi eroi, queste persone che per combattere tali fenomeni mettono a repentaglio la propria vita, come le forze dell'ordine, i giornalisti, ecc.. Perché se nessuno trasferisce tutto questo alle nuove generazioni nella nostra nazione non arriveremo mai al successo di bloccare queste iniziative.
Quindi è senz’altro giusto che l'informazione venga fatta tra gli adulti, ma il messaggio deve poi arrivare anche alle scuole e alle nuove generazioni.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1 presentato dalla Consigliera Benatti:
Al secondo capoverso dopo le parole “attentare alla sua vita” aggiungere le parole: “e a quella della sua scorta composta da sette carabinieri”;
Dopo il terzo capoverso inserire un nuovo capoverso: “Sottolineando l'opera delle forze dell'ordine e della magistratura nel contrastare con coraggio e troppo spesso con carenza di mezzi, forme di criminalità di una ferocia non comune”;
Al primo punto dell'ultimo capoverso, dopo le parole “esprime la propria solidarietà allo scrittore Roberto Saviano” aggiungere le parole: “e a quanti oggi vegliano alla sua incolumità personale”.
Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Mozione n. 298, così come emendata. La pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14,10