Resoconto seduta n.134 del 03/03/2009
SEDUTA N. 134 DEL 3 MARZO 2009


La seduta inizia alle ore 10,25


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 133 del 26 febbraio 2009, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 307/09, in data 17 febbraio 2009, ad iniziativa dei Consiglieri Comi, Badiali, concernente: “Istituzione dei parchi storici della battaglia di Tolentino e della battaglia di Castelfidardo”, assegnata alla I Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere obbligatorio e al Consiglio delle autonomie locali per il parere ai sensi del comma 4 dell’articolo 11 della l.r. n. 4/2007;
- n. 308/09, in data 19 febbraio 2009, ad iniziativa dei Consiglieri Giannotti, Brini, Ciriaci, Capponi, Cesaroni, Bugaro, Santori, concernente: “Interventi per la promozione della cultura musicale nelle Marche”, assegnata alla I Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere obbligatorio e al Consiglio delle autonomie locali per il parere ai sensi del comma 4 dell’articolo 11 della l.r. n. 4/2007.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n 331/09 dei Consiglieri Bucciarelli, Santori, Comi, Altomeni “Impegno sugli “Obiettivi del Millennio” per i cittadini marchigiani”;
- n 332/09 dei Consiglieri Bucciarelli, Comi, Altomeni “Cancellazione del segreto di Stato e accertamento dei fatti e alla riapertura dell’indagine giudiziaria sulla scomparsa di due giornalisti”.
Comunico, inoltre, che ho provveduto con decreto n. 9 in data 27 febbraio 2009 alla seguente nomina:
- Elezione di tre componenti effettivi di cui uno con funzioni di presidente e di due componenti supplenti nel Collegio dei revisori dei conti della Società regionale di sviluppo (SVIM).
Il Presidente della Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 16 febbraio 2009:
- n. 218: “Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001 e Art. 26, comma 2 della l.r. 38/2008 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dell’Unione europea, da Enti e da soggetti terzi e delle relative spese – Importo di euro 292.125,82 – Modifica al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008".
In data 23 febbraio 2009
- n. 260: “Art. 43 comma 1 lettera a) della l.r. n. 37/2008 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di maggiori entrate accertate nell’anno precedente relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 28.964,05";
- n. 261: “Art. 43 comma 1 lettera a) della l.r. n. 37/2008 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 2.320.203,40";
- n. 262: “Art. 43 comma 1 lettera a) della l.r. n. 37/2008 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 2.197.456,01";
- n. 263: “Art. 43 comma 1 lettera a) della l.r. n. 37/2008 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 854.181,69";
- n. 264: “Art. 43 comma 1 lettera a) della l.r. n. 37/2008 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di economie di maggiori entrate accertate nell’anno precedente relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 22.470,00";
- n. 265: “Art. 43 comma 2 della l.r. n. 37/2008 – Variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Importo € 31.000,00”;
- n. 266: “Art. 43 comma 2 della l.r. n. 37/2008 – Variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Importo € 10.425,00”;
- n. 267: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Art. 26 comma 1 della l.r. 38/2008 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese – € 2.590.310,00";
- n. 268: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Importo € 20.000,00”;
- n. 269: “Art. 26 della l.r. n. 38/2008 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazioni da parte del Ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali per il finanziamento dei progetti di ricerca finalizzata (art. 12 e 12 bis d.lgs 502/92 e d.lgs 229/99) - € 690.000,00";
- n. 270: “Art. 26 della l.r. n. 38/2008 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazioni da parte del Ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali per il fondo per le politiche sociali - € 383.822,58";
- n. 271: “Art. 20 comma 3 della l.r. n. 31/2001 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco “Spese dichiarate obbligatorie” - € 24.365,43"
- n. 272: “Modifica al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008”;
- n. 273: “Art. 43 comma 2 della l.r. n. 37/2008 – Variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Importo € 103.769,97”;
- n. 274: “Art. 43 comma 2 della l.r. n. 37/2008 – Variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Importo € 38.460,00”;
- n. 275: “Art. 43 comma 1 lettera a) della l.r. n. 37/2008 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 29.320,49";
- n. 276: “Art. 43 comma 1 lettera a) della l.r. n. 37/2008 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di maggiori entrate accertate nell’anno precedente relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 378,21";
- n. 277: “Art. 43 comma 1 lettera a) della l.r. n. 37/2008 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di recuperi accertati nell’anno precedente - € 230.450,27";
- n. 278: “Art. 29 comma 4 bis e art. 22 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa di cassa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Importo € 14.896,498,14”.
Hanno chiesto congedo l’Assessore Petrini e la Consigliera Giannini.
Comunico ai Consiglieri che la prossima seduta inizierà puntualmente alle ore 9,00 in quanto dovremo provare il nuovo sistema di votazione elettronico.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Chiedo di discutere dopo le interrogazioni le mozioni n. 325 e n. 326 riguardanti la norma che prevede la possibilità per i medici di denunciare gli stranieri irregolari.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta di discutere, dopo il tempo regolamentare previsto per gli atti ispettivi, le mozioni n. 325 e n. 326.

(L’Assemblea legislativa approva)


Interrogazione n. 983
del Consigliere Altomeni
“Sindrome da spopolamento degli alveari nelle Marche”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 983 è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 1051
del Consigliere Bugaro
“Situazione del vettore aereo e sui voli annunciati dal Direttore generale di Aerdorica Spa; sui criteri di selezione adottati per la scelta del nuovo Direttore generale”
(Ritiro)

PRESIDENTE. Il Consigliere Bugaro ne chiede il ritiro.


Interrogazione n. 1123
del Consigliere Brandoni
“Selezioni per l’ammissione al corso regionale per il conseguimento del titolo di maestro di sci”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1123 del Consigliere Brandoni. Per la Giunta risponde l’Assessore Rocchi.

Lidio ROCCHI. L’ordinamento della professione di maestro di sci è regolamentata dalla legge quadro nazionale 8 marzo 1991, n. 81 e dalla l.r. 4/96. L’organizzazione dei corsi è affidata alle regioni che si avvalgono della collaborazione dei collegi regionali e degli organi tecnici della federazione italiana degli sport invernali (FISI) con le modalità stabilite dalle leggi regionali.
Le competenze della FISI attengono: la definizione dei criteri e dei livelli tecnici delle tecniche sciistiche oggetto degli insegnamenti e la formazione degli istruttori nazionali quali docenti nei corsi; le regioni assicurano il rispetto di tali prescrizioni attraverso l’adozione di programmi e testi in linea con i dettami dalla federazione e attraverso l’utilizzo degli istruttori nazionali per l’insegnamento delle materie a loro riservate.
La FISI, nel rispetto del dettato dell’articolo 8 della citata legge quadro, non ha mai adottato criteri e contenuti per lo svolgimento delle prove selettive – peraltro non obbligatorie, ma che si rendono spesso necessarie dato l’alto numeri di iscritti – né per lo svolgimento delle prove dell’esame di abilitazione.
Attiene pertanto alla sfera di competenza delle regioni l’adozione dei contenuti di tali prove; contenuti che in genere sono definiti in sede di approvazione dei bandi o con l’adozione dei programmi formativi.
La legge regionale stabilisce che i programmi dei corsi sono adottati previo parere del collegio regionale e che alla valutazione delle prove di esame, sezione culturale, sia preposta una commissione composta dai docenti del corso, mentre per le prove relative alla sezione didattica e tecnica una sottocommissione composta da tre maestri di sci e da due istruttori nazionali FISI; di norma per la nomina di quest’ultima viene acquisito il preventivo parere del collegio regionale. Anche per la valutazione delle prove tecniche selettive è stata utilizzata quest’ultima sottocommissione.
La Regione Marche non finanzia né le selezioni al corso e neppure i corsi. Le selezioni ed i corsi vengono realizzati con le quote versate dagli iscritti
Le prove selettive svoltesi nello corso mese di aprile sono state distribuite su due fasi:
Fase 1 – prova di slalom gigante cronometrato a sbarramento, cioè con ammissione alla fase 2 di coloro che avessero conseguito l’esito positivo (si è ritenuto opportuno utilizzare per l’ottenimento dell’esito positivo parametri inferiori a quelli euro test, in quanto tale livello è considerato omogeneo per l’esercizio della professione in campo europeo – come da accordo europeo MARK/D4/2000/8253 del 28 marzo 2000 che prevede lo svolgimento di tale prova all’interno del corso di formazione ed è solo facoltà delle regioni adottarla in sede di selezione) o l’esito eurotest.
In linea con tale accordo si è programmato lo svolgimento della prova euro test all’interno del 5 modulo in svolgimento nel prossimo mese di marzo.
Fase 2
a) prove pratiche:
- sequenza di curve condotte ad arco ampio;
- sequenza di curve condotte ad arco corto;
- prova libera di conduzione con variazione di archi e di curve.
b) colloquio inerente la verifica delle conoscenze delle normative che regolano nella regione Marche l’esercizio della professione di maestro di sci.
Punti riservati alle prove pratiche: 50
Punti riservati al colloquio: 28
Appare evidente come le prove sia per numero che per valutazione non sono state affatto centrate sul colloquio, ma il peso di quest’ultimo ha influito per circa 1/3 e comunque sulla valutazione già espressa dalla sottocommissione (3 maestri di sci e 2 istruttori nazionali).
Prova di slalom gigante.
La prova di slalom gigante cronometrato deve essere effettuata su una pista omologata per gare di slalom gigante maschile a carattere nazionale. Nelle Marche l’unica pista con tale tipo di omologazione è ubicata nel comparto sciistico del Comune di Sarnano, in località Maddalena già scelta in passato per lo svolgimento della medesima prova in precedenti edizioni del corso.
In genere molte regioni di concerto con la FISI ed il collegio nazionale dei Maestri di Sci concordano lo svolgimento delle prove selettive per i mesi di marzo e aprile.
La data ed i tre giorni previsti e l’esposizione a vento di scirocco non garantiva il regolare svolgimento della prova nemmeno dalla presenza dell’impianto di innevamento artificiale di recente costruzione, inoltre c’è da rilevare che le precedenti prove selettive sono state annullate per improvviso rialzo della temperatura con conseguente trasferimento di circa quattrocento iscritti al Passo del Tonale.
Tali valutazioni hanno indotto il servizio all’utilizzo della pista Tonale occidentale (ubicata ad oltre 2000 metri di altitudine).
Per quanto riguarda la commissione di esame si ribadisce che la sua composizione è regolata dall’articolo 27 della l.r. 4/96.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Con questa interrogazione ho tentato di sollevare un problema, ma credo che tale problema rimanga. Nel senso che la competenza regionale di programmare, selezionare e indire corsi per maestri di sci è stata oggetto, in varie occasioni e da varie parti, per quanto riguarda la Regione Marche, di critiche relative alla qualità delle prove d ’esame. E tale competenza, oltre alla qualità e alla forma delle prove, come lei ha ricordato, riguarda la Regione.
Quindi la raccomandazione che si vuole fare con questa interrogazione è di intervenire, ora per il futuro, affinché la qualità delle prove d’esame, e nello stesso tempo anche le sedi appenniniche non esclusivamente regionali – così dico nella mia interrogazione – siano anche elemento di valorizzazione delle nostre strutture sciistiche, dei nostri impianti e dei nostri maestri.
Nessuno vorrebbe, credo, che le Marche diventassero la Catanzaro dello sci – Catanzaro è sede famosa per lo svolgimento degli esami da avvocato –, ovvero un luogo di facilitazione.
Abbiamo bisogno di valorizzare e di migliorare la nostra offerta sul piano turistico, quindi anche il turismo sciistico ha un suo valore.
Pertanto credo che l’Assessore abbia colto perfettamente la necessità di un intervento e di un’attenzione che forse in altri tempi non era stata così accorta.


Interrogazione n. 1201
del Consigliere Lippi
“Infrastrutture destinate a sport motoristici nelle Marche”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1201 del Consigliere Lippi. Per la Giunta risponde l’Assessore Rocchi.

Lidio ROCCHI. In riferimento a questa interrogazione si vuole evidenziare che non è mai pervenuta, negli ultimi dieci anni, nessuna richiesta per la costruzione di un autodromo, né da parte di enti pubblici né da parte di Società Sportive dilettantistiche.
Sicuramente la realizzazione di un autodromo potrebbe creare un flusso turistico-sportivo e diventare un volano per la nostra economia.
Sarà quindi opportuno valutare con ragionevolezza la dislocazione, l’impatto ambientale e le risorse finanziarie per la realizzazione dell’Autodromo Marche.
Ad ogni buon conto, il perseguimento dell’iniziativa è subordinato alla presentazione di specifiche proposte di legge che comprendano tutte le problematiche ivi comprese quelle maggiori superiormente esposte.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Con questa interrogazione volevo sollevare un’attenzione su un tema che potrebbe essere di rilevanza regionale. Infatti vi è un notevole esodo di cittadini che si spostano per recarsi presso le strutture di Varano, Vallelunga, Pergusa, Mugello, Monza, Misano, Magione, addirittura al di là dell’Adriatico, a Rijeka.
Nelle Marche anche il nostro Valentino Rossi è stato utilizzato come bandiera per rappresentare la regione. Quindi richieste di realizzazione ci sono, ma cozzano con una non previsione legislativa per quanto riguarda una struttura di rilevanza e quindi di interesse pubblico.
Pertanto chiedo all’Assessore di farsi carico di prevedere un’ipotesi normativa.
Certamente accolgo positivamente la risposta, però formulo anche una richiesta affinché l’Assessore si impegni, ripeto, a produrre una norma, anche di poche righe, per poter dare una valenza regionale a queste strutture. Strutture che servono non solo per lo sport, ma anche per tutelare la vita, così infatti si eviterebbero sia le corse clandestine su strade urbane ed extraurbane, che addirittura quegli incidenti che vedono tanti motociclisti perdere la vita lungo le curve della Valnerina o lungo le altre strade interne.
Questo non dobbiamo più permetterlo, pertanto con forza chiediamo alla politica, quindi all’Amministrazione regionale, che preveda quantomeno una norma specifica, poi saranno i privati che governeranno questo investimento.
Ad esempio vorrei far presente che abbiamo un’azienda motociclistica, la Benelli di Pesaro, che purtroppo per fare le prove deve rivolgersi ad altre strutture, se invece avesse la disponibilità di una struttura regionale forse si potrebbe avere anche un maggior successo di sviluppo di quella attività economica.


Interrogazione n. 1168
dei Consiglieri Capponi, Brini, Bugaro, Giannotti, Ciriaci, Cesaroni, Tiberi, Santori “Ordinanza urgente del Sottosegretario alla salute del 6 agosto 2008”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1168 dei Consiglieri Capponi, Brini, Bugaro, Giannotti, Ciriaci, Cesaroni, Tiberi, Santori. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. L’evoluzione culturale e l’aumento del benessere sociale hanno portato negli ultimi anni a significativi cambiamenti del rapporto tra uomo e cane; i cani sono diventati veri e propri membri di molte famiglie italiane e rappresentano un ruolo importantissimo in molte situazioni di solitudine e disagio come fonte sicura di affetto e compagnia. È necessario quindi costruire un rapporto tra uomo e cane che rispetti la salute e il benessere di entrambi.
Per raggiungere questo obiettivo è necessario però che la comunità affronti alcuni problemi, tra i quali la lotta al randagismo; intervenire su questo aspetto permette contemporaneamente di risolvere il problema dell’affollamento dei canili con evidenti ricadute positive sul benessere animale e sulla spesa pubblica.
Lo strumento più importante che affronta direttamente e indirettamente il problema del randagismo è la denuncia di possesso dell’animale e l’iscrizione all’anagrafe canina, registro amministrativamente gestito ed aggiornato dai Servizi di sanità animale dei dipartimenti di prevenzione dell’ASUR.
L’anagrafe canina garantisce, infatti, i diritti di proprietà e obbliga il proprietario ad assumersi la responsabilità della custodia del cane, contrastando in questo modo il fenomeno odioso dell’abbandono.
Permette, ad esempio, la pronta restituzione al proprietario ed all’ambiente di vita abituale, dei soggetti trovati vaganti sul territorio, con un risparmio per l’ente pubblico delle spese di custodia e mantenimento dell’animale catturato.
L’ordinanza ministeriale del 6 agosto 2008, concernente misure per l’identificazione e la registrazione della popolazione canina, dispone che in tutto il territorio nazionale proprietari e detentori di cani debbano identificare e registrare i propri animali tramite l’applicazione di un microchip elettronico e che le Regioni definiscano le modalità per l’applicazione del microchip e la registrazione, sia da parte dei veterinari pubblici competenti per territorio, che da parte dei veterinari libero professionisti.
L’ordinanza prevede, inoltre, che i Comuni debbano identificare e registrare i cani rinvenuti o catturati sul territorio e quelli ospitati nei rifugi e nelle strutture convenzionate ed affida ai Sindaci la responsabilità dell’osservanza di tali procedure.
La Polizia locale dovrà dotarsi di almeno un dispositivo per la lettura dei microchip ISO compatibile, per effettuare controlli finalizzati alla prevenzione del randagismo.
II Ministero della Salute ha ritenuto necessaria l’emanazione di una specifica Ordinanza, questo perché molte regioni non avevano ancora provveduto autonomamente a regolamentare la materia.
Nelle Marche nel 1997 con la l.r. 10 è stata resa obbligatoria la denuncia di possesso e l’iscrizione all’anagrafe canina presso i servizi veterinari delle ASL, con l’identificazione di tutti i cani di proprietà mediante tatuaggio; dall’anno 2001 si è iniziato l’utilizzo del microchip.
Infine per facilitare l’adesione dei cittadini alle disposizioni legislative nell’anno 2003 una specifica d.g.r. ha disposto che l’inserimento del microchip, e quindi l’identificazione del cane e l’iscrizione al registro, potesse essere effettuata anche dai veterinari liberi professionisti convenzionati.
Attualmente sono 204 i veterinari libero professionisti che sono stati autorizzati dall’ASUR, distribuiti in modo capillare sul territorio regionale. I proprietari dei cani possono trovarne l’elenco ed i relativi indirizzi sul portale regionale (www.veterinariaalimenti.marche.it) .
Il notevole ampliamento dei siti di possibile registrazione ha portato ad un aumento dell’adesione dei cittadini all’iscrizione all’anagrafe canina: nel 2007 sono stati identificati con microchip n. 21.921 cani con un incremento del 9% rispetto all’anno precedente.
Oltre ai motivi già esposti l’anagrafe ha un’importanza fondamentale per conoscere la distribuzione e le caratteristiche della popolazione canina e poter programmare gli interventi per la salute e il benessere dei cani sulla base di dati concreti.
Il Centro epidemiologico veterinario (CERV), di recente istituito con la d.g.r. 1766 del 1 dicembre 2008, tra i vari compiti avrà anche quello di garantire un continuo monitoraggio dell’intero sistema.
Nella regione Marche al 31 dicembre 2008 risultano iscritti all’anagrafe informatizzata tenuta aggiornata dai Servizi di sanità animale dell’ASUR n. 211.271 cani. Il numero dei cani iscritti ogni anno, dal 2005 al 2008, risulta progressivamente in aumento a testimonianza di un miglioramento dell’adesione al programma di identificazione e registrazione dei cani.
La Regione Marche, inoltre, ha aderito al progetto di costituzione dell’anagrafe canina nazionale informatizzata e riversa puntualmente su un server centrale, collocato presso il Ministero della salute, i propri dati secondo una procedura concordata e standardizzata.
Da quanto sopra esposto risulta evidente che nella Regione Marche le disposizioni principali dell’ordinanza ministeriale del 6 agosto 2008 erano di fatto già in essere, e l’atto ministeriale, richiamando l’attenzione di tutti sulle complessità della problematica del randagismo, ha ridato nuovo vigore alle norme regionali già esistenti e nuovo stimolo a sinergie di sistema per una soluzione complessiva della problematica.
Per quanto riguarda i cani randagi si fa presente che la legislazione regionale non prevede il cane di quartiere, ossia il cane randagio a cui viene inserito il microchip e poi lasciato libero sul territorio.
I cani randagi ai sensi della l.r. 10/97 sono catturati da personale tecnico dei competenti servizi dell’ASUR e vengono poi ricoverati nei canili indicati dalle amministrazioni comunali competenti per territorio.
Attualmente i Comuni, responsabili ai sensi della legge regionale e dell’ordinanza ministeriale del 6 agosto del mantenimento nei canili dei cani randagi, utilizzano per il ricovero sia strutture di proprietà comunale che strutture private. Complessivamente nelle Marche sono presenti 58 canili che al 31 dicembre 2008 ospitavano un totale di 6.154 cani.
Il numero di cani ospitati nei canili risulta essere in progressiva diminuzione dal 2006 al 2008; già nel 2007 si osservava una diminuzione del numero di cani del 4% rispetto all’anno precedente; la situazione è ulteriormente migliorata con una diminuzione del 7% tra il 2008 e il 2007.
La diminuzione del numero di cani ricoverati deriva dagli interventi effettuati sul territorio, ossia iscrizione all’anagrafe, sterilizzazione dei cani presenti nei canili, incremento del numero di adozioni da parte dei privati, azione a cui attivamente partecipano anche le associazioni animaliste ed interventi di informazione e formazione svolti dalle varie amministrazioni locali.
Infatti è possibile constatare che il numero dei cani accalappiati ha un trend in diminuzione negli ultimi cinque anni: per quanto riguarda le adozioni di cani nei canili da parte di privati, si è passati da 747 del 2002 ad un picco di 1930 nel 2006.
La spesa media che i comuni sostengono per il mantenimento e la cura di un cane nel canile può essere stimata in circa euro 2,50 al giorno a cane (circa 800/900 euro all’anno).
La Regione, le Province ed i Comuni, nel corso degli anni, hanno effettuato diverse iniziative tese a far conoscere la nuova legislazione, ad invitare i possessori di cani ad identificarli, a registrarne il possesso all’anagrafe canina ed a stimolarne la sterilizzazione.
Il 23 gennaio 2009 ha preso il via la nuova iniziativa della Regione Marche contro il randagismo canino “ Vigilare è Prevenire”. L’evento è stato organizzato per consegnare ai Comuni marchigiani i 250 lettori di microchip acquistati al fine di stimolare le attività di vigilanza svolte dalle amministrazioni comunali nella lotta al randagismo canino. Attività che anche la recente ordinanza del 6 agosto 2008 del Ministero del lavoro, della salute e delle Politiche sociali ribadisce essere di competenza delle istituzioni comunali.
Il lettore è uno strumento indispensabile per verificare sull’animale la presenza del microchip e quindi la sua iscrizione all’anagrafe canina. Sistema di registrazione che consente di porre in relazione bi-univoca un cane con il suo proprietario e che costituisce un metodo fondamentale per responsabilizzare i proprietari di animali ed evitare il triste fenomeno dell’abbandono e del randagismo canino.
Rafforzare i controlli costituisce un importante deterrente per un maggiore rispetto della legalità e per diffondere la cultura del possesso responsabile di un animale, condizione essenziale nella lotta al randagismo canino.
I risultati complessivi dimostrano che gli interventi messi in atto nella nostra regione per la lotta al randagismo cominciano a dare risultati tangibili.
Ulteriore conferma viene anche dalla classifica delle regioni a misura di animali d’affezione, pubblicata a fine gennaio dall’Associazione Italiana difesa animali ed ambiente, che pone la Regione Marche al quarto posto in Italia, dopo la Lombardia, l’Emilia Romagna e la Toscana.
Nuovi progressi devono essere comunque senz’altro raggiunti attraverso un potenziamento delle azioni di sensibilizzazione della popolazione, l’incremento delle adozione dei cani ricoverati nei canili, la diffusione degli interventi di sterilizzazione, l’aggiornamento continuo dell’anagrafe informatizzata.
Inoltre la convergenza delle diverse anagrafe in un’unica anagrafe nazionale, alla quale la nostra regione garantisce il massimo sostegno, potrà garantire una conoscenza completa dei proprietari di cani e facilitare le azioni di restituzione di quelli microchippati in altre regioni.
Per quanto sopra esposto la normativa regionale vigente è al momento aderente alle indicazioni governative e con il nuovo impulso dato dall’ordinanza ministeriale sta garantendo lo sviluppo di concrete sinergie per il controllo del fenomeno del randagismo.
Per aumentare le adozioni degli animali abbandonati, e quindi ridurre le spese per il loro mantenimento, sono allo studio azioni che attraverso l’utilizzo della medicina veterinaria comportamentale ed il miglioramento delle condizioni ambientali e di vita dei canili portino a rendere adottabili un sempre maggior numero di cani.
Infine, una più incisiva e capillare vigilanza delle forze di polizia locali può al momento rappresentare lo strumento fondamentale per promuovere comportamenti civili e responsabili tali da ridurre l’impatto economico e sociale del fenomeno.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Apprezzo, Assessore, la completezza dei dati che ci ha fornito, volevo però mettere in guardia l’Assemblea legislativa delle Marche che proprio da questi dati scaturisce che in questa Regione si spendono 5 milioni di euro (dico 5 milioni di euro!) per il mantenimento dei cani randagi nei canili autorizzati, quando poi spediamo, per fare una similitudine, 8 milioni di euro per le assistenze domiciliari e per il sostegno alla legge n. 18 sull’handicap!
Peraltro ritengo, Assessore, che le iniziative portate avanti sinora in questa Regione non hanno dato nessun risultato, se non il fatto che qualsiasi randagio viene catturato e messo nei canili.
In questo contesto per molti anni c’è stato assenteismo. Lo scorso anno feci anche un’indagine su segnalazione dei Comuni, che su questo aspetto sono arrabbiatissimi però non vedono soluzioni. Infatti la legge li obbliga a comportarsi esclusivamente in questo modo, addirittura, quando gli animali sono ricoverati nei canili, è quasi impossibile praticare l’adozione, in quanto i gestori piuttosto che darli in adozione preferiscono molto di più tenere i cani per poi riscuoterne la pigione.
Su questo tema, Assessore, non credo che con la relazione che ha fatto abbia assolto ai compiti che deve svolgere la Regione. Peraltro in questi ultimi anni c’è stato un grande assenteismo, allora è proprio in un momento di crisi come quello di oggi che ci si deve interessare anche di questo problema, non bisogna tralasciare nulla.
Certamente questa legge è stata fonte di finanziamento per tante associazioni animaliste, ma credo che i Comuni non debbano più avere sul loro groppone questo peso.
Quindi la Giunta regionale – da me sollecitata in ogni approvazione di bilancio regionale – se ne deve far carico, anche perché la gestione dei canili è diventata una sperequazione. Cioè non c’è assioma tra popolazione canina di un comune e cani randagi ospitati da quel comune, quindi non c’è una ridistribuzione a livello regionale.
Chi vuole abbandonare un cane normalmente lo mette nelle condizioni di poter vivere una vita autonoma, allora magari lo porta in montagna, infatti oggi i comuni montani hanno una percentuale di ospiti canini a carico che sono notevolmente superiori a quelli dei comuni costieri maggiormente popolati.
E questa azione di riequilibrio, Assessore, la Giunta regionale non l’ha mai fatta, o meglio, ha tentato di farla soltanto all’inizio mettendo a disposizione risorse, poi non ci sono state più messe, quindi la funzione di riequilibrio è stata completamente disattesa.
Pertanto ai Comuni ho dato l’indicazione di non pagare più le pigioni (900 euro a cane ospitato nelle strutture), poi i cani chi ce li ha se li tiene oppure farà quello che vuole.
La responsabilità di questo fenomeno, Assessore, è anche colpa nostra, non ci siamo mai presi la briga di esaminarlo. Invece è un fenomeno devastante ed importante, è un fenomeno non più sopportabile soprattutto in un momento di crisi, perché i Comuni piuttosto che i cani preferiscono assistere gli anziani, gli handicappati o le famiglie che non hanno più reddito. Mi sembra una cosa normalissima, non siamo persone incivili.
Peraltro, leggendo le varie posizioni sull’eutanasia, mentre per i cani non è consentita, per le persone, invece, si stanno facendo leggi dove la sinistra la sostiene. (…) Consigliere Brandoni, voglio dire che anche i cani devono poter vivere il più a lungo possibile!
Concludo dicendo che non sono soddisfatto, Assessore, delle iniziative che sta ponendo la Giunta. Siccome sarà uno degli argomenti che affronteremo durante la campagna elettorale, volevo invitarla ad approfondire il tema e a rendere l’iniziativa della Giunta più pregnante e non una posizione di risulta di una situazione non gestibile.
Peraltro molti di questi aspetti afferiscono anche ai servizi veterinari, e noi siamo in ritardo anche per quanto riguarda la microchippazione delle razze canine, infatti molte zone non hanno il servizio dedicato, oppure sono oberate di lavoro e quindi non possono dare tale servizio. Dunque c’è una doppia responsabilità.
Ritengo, ripeto, che questo sia un argomento importantissimo ed essenziale come tanti altri, però in esso vi ravviso un interesse abbastanza marginale.


Interrogazione n. 1176
dei Consiglieri Bugaro, Capponi, Cesaroni
“Concorso di idee per la realizzazione della nuova struttura ospedaliera nell’area sud di Ancona (bando pubblicato nel Bur n. 104 del 6 novembre 2008). Informazioni su esposto dell’ordine degli architetti, pianificatori e conservatori della provincia di Ancona”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1176 dei Consiglieri Bugaro, Capponi, Cesaroni . Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Con l’interrogazione in oggetto i Consiglieri firmatari chiedono alla Giunta regionale informazioni sull’esposto dell’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Ancona relativo al concorso di idee per la realizzazione della nuova struttura ospedaliera nell’area sud di Ancona, nonché le intenzioni della stessa Giunta sulla possibilità di revocare il bando di gara al fine di “apportarvi le necessarie modifiche” segnalate nell’esposto.
Al riguardo si ritiene opportuno – credo sufficiente a soddisfare gli interroganti – riportare i punti essenziali della risposta data dal responsabile unico del procedimento contrattuale all’esposto in questione:
1) Primo comma del punto 2.2. del bando.
Il comma 6 dell’art. 108 del d.lgs. n. 163/2006 stabilisce: “la stazione appaltante può affidare al vincitore del concorso di idee la realizzazione dei successivi livelli di progettazione, con procedura negoziata senza bando, a condizione che detta facoltà sia stata esplicitata nel bando e che il soggetto sia in possesso dei requisiti di capacità tecnico professionale ed economica previsti nel bando in rapporto ai livelli progettuali da sviluppare”; non v’è dubbio che “può affidare” trovi più corretta traduzione in “si riserva la possibilità di affidare” piuttosto che in “intende affidare”, come suggerito da codesto Ordine.
L’assunto che si tratti di un’ipotesi di non conformità alla normativa vigente risulta francamente azzardato.
2) Punto 2.2. del bando
Poiché l’amministrazione si è riservata la possibilità di affidare al vincitore lo svolgimento dei successivi livelli di progettazione, è stata prevista la verifica del possesso dei requisiti in capo ai candidati.
Appare piuttosto singolare che codesto ordine voglia in qualche modo condizionare la possibilità per la stazione appaltante di effettuare controlli sui requisiti posseduti dai ricorrenti.
3) Riduzione percentuale dell’onorario e dei giorni sui tempi della progettazione.
Non risultano decisioni dell’Autorità di vigilanza ostative all’introduzione di un simile criterio di valutazione nell’ambito dei procedimenti quali quello in esame.
4) Rispetto dell’anonimato.
Il rispetto dell’anonimato del “supporto digitale” previsto alla lettera e) del punto 3.2 del disciplinare di gara deve avvenire adottando l’opzioni informatiche presenti nei comuni software applicativi in commercio.
La prescrizione di rendere anonimi gli elaborati progettuali richiesti è riferita indistintamente ai disegni, alle relazioni, al plastico e al supporto informatico. Sembra riduttivo presupporre che il solo “supporto digitale” possa in qualche modo essere reso riconoscibile.
Il concorrente, nell’esclusivo suo interesse, deve essere in grado di adottate ogni accorgimento possibile affinché ciò non avvenga, pena l’esclusione dal concorso.
5) Nomina della commissione di gara.
L’art. 84 del d.lgs. n. 163/2006, richiamato nel bando, al comma 10 stabilisce che “la nomina di commissari e la costituzione della commissione devono avvenire dopo la scadenza del termine fissato per la presentazione delle offerte”.
La norma in esame indica inoltre quali modalità debbono essere seguite per la scelta dei componenti dell’organo tecnico.
Rientra nella piena discrezionalità della stazione appaltante provvedere nel rispetto della disposizione citata, non essendo né obbligatorio né, nel caso di specie, opportuno, che tali modalità vengono esternate prima del termine previsto.
Condividendo, quindi, le controdeduzioni formulate dal responsabile unico del procedimento contrattuale e ritenendole sufficienti a dimostrare come le osservazioni addotte dall’Ordine non siano tali da giustificare la richiesta di revoca del bando di gara, la Giunta regionale non ha adottato né adotterà provvedimenti in tal senso.
Appare doveroso, infine, stigmatizzare il “consiglio” rivolto dall’Ordine ai propri iscritti di non partecipare al bando di gara, perché le procedure seguite dall’amministrazione regionale hanno rispettato pienamente la normativa vigente in materia, segnalando, altresì, che alla data di scadenza del bando, 30 gennaio 2009, si sono contati n. 10 partecipanti.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bugaro, che però in questo momento non è presente in Aula, quindi do la parola al Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Mi spiace, ma questa interrogazione l’ha predisposta il Consigliere Bugaro, quindi non c’è replica.

Interrogazione n. 1186
del Consigliere Brandoni
“Affidamento dei servizi mensa e bar della Giunta regionale”
(Trasformazione in risposta scritta)

PRESIDENTE. Il Consigliere Brandoni ha comunicato alla Presidenza che ha inteso trasformare questa interrogazione in risposta scritta.


Interrogazione n. 599
del Consigliere Giannotti
“Mancata utilizzazione del finanziamento regionale per la sistemazione idraulica delle aste principali afferenti il bacino idrografico del Foglia a Pesaro”

Interrogazione n. 976
del Consigliere Giannotti
“Mancata utilizzazione del finanziamento regionale per la sistemazione idraulica delle aste principali afferenti il bacino idrografico del Foglia a Pesaro e realizzazione casse di espansione”

Interrogazione n. 1212
del Consigliere Giannotti
“Mancata utilizzazione del finanziamento regionale per la sistemazione idraulica delle aste principali afferenti il bacino idrografico del Foglia “

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 599, 976 e 1212 del Consigliere Giannotti. Per la Giunta risponde l’Assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. Sul problema del pericolo di piene gravante sul tratto urbano di Pesaro a causa del rischio di esondazione del fiume Foglia, argomento più volte oggetto di articoli e polemiche sugli organi di stampa, si è prodotta nel tempo la costruzione di un percorso tecnico, amministrativo e politico molto articolato.
Se da un lato corrisponde al vero che sono da anni disponibili presso la Provincia di Pesaro e Urbino circa € 2.370.000 – per la verità in parte spesi per interventi di manutenzione ordinaria come previsto – destinati in prevalenza alla realizzazione di opere di difesa idraulica, si è progressivamente verificato che la dotazione inizialmente stanziata non era in grado di assolvere adeguatamente, cioè con efficacia significativa, agli scopi del finanziamento stesso, ed in particolare ad una sensibile riduzione del rischio gravante sul tratto urbano della città di Pesaro.
Tra le ultime fasi di questo percorso, il 20 marzo 2008 il Presidente Ucchielli aveva comunicato al Presidente Spacca che le somme disponibili risultavano ampiamente insufficienti per la realizzazione della cassa inizialmente programmata in località Chiusa di Ginestreto nel Comune di Pesaro.
Poiché il costo di quest’opera, progettata dal Comune stesso, ammonterebbe a circa € 6.200.000, l’amministrazione provinciale comunicava la propria ipotesi di realizzare più casse di espansione di dimensioni più contenute, una delle quali in corso di progettazione in loc. Montecchio, volta ad un primo obiettivo di riduzione del rischio. Per definire un livello di progettazione idoneo a consentire una scelta ponderata, la Provincia di Pesaro Urbino ha quindi attivato un bando per l’individuazione di professionisti esterni, e l’affidamento formale è in corso di perfezionamento.
Ancora più recentemente – giusto una decina di giorni fa – sono infine pervenute alla Regione due distinte comunicazioni, una di carattere prettamente politico e una di carattere tecnico a cui va senz’altro attribuito grande rilievo.
La nota politica è trasmessa a firma congiunta dal Presidente della Provincia di Pesaro Urbino e dal Sindaco di Pesaro che chiamano l’impossibilità – allo Stato – di realizzare con le risorse certe e disponibili l’intervento progettato dal Comune e ipotizzano una progettazione duplice e contemporanea di due casse, a Montecchio e sempre alla Chiusa di Ginestreto, quest’ultima di dimensioni più contenute rispetto a quella progettata dal Comune.
Per realizzare questa ipotesi, con cui si potrebbe raggiungere un livello di sicurezza accettabile per Pesaro e i Comuni limitrofi, i massimi rappresentanti dei due enti locali interessati richiedono ulteriori € 2.500.000.
Come si può capire, si tratta di problemi essenzialmente finanziari, sui quali le istituzioni hanno in questo momento difficoltà a far fronte, piuttosto che di semplice inerzia.
L’attuale disponibilità di risorse consiste infatti in circa € 2 milioni in carico alla Provincia, a cui si aggiunge circa € 1 milione che potrebbe essere reperito con fondi comunali e circa € 900.000, di cui in questi giorni si prevede l’ulteriore assegnazione da parte dell’Autorità di bacino.
Per pura cautela – visto lo stato generale dell’economia – si trascura di considerare ulteriori disponibilità che il Comune potrebbe mettere in campo mediante apporti di soggetti privati, pure programmabili entro qualche anno.
Non è per altro ipotizzabili l’assegnazione da parte dello Stato delle somme mancanti, a meno che il Consigliere Giannotti – come esternamente abbiamo già convenuto – non intenda utilmente collaborare con la Regione a promuovere il coinvolgimento diretto del Ministero dell’Ambiente, guidato dal Ministro Prestigiacomo, tenendo però conto della difficoltà dello Stato a finanziare, in questa difficile congiuntura, interventi in materia di difesa del suolo.
Riferisco, in merito, che l’ultima recente annualità di settore è stata drammaticamente ripartita tra le Regioni in misura minima, e che per le Marche si è concretizzato il trasferimento di soli, € 1,8 milioni. Si noti che è di 1.800.000 euro per tutta la Regione.
La nota tecnica, viceversa, consiste nell’avvio di un processo congiunto tra Provincia di Pesaro Urbino, Comune di Pesaro e Autorità di Bacino Regionale – che da tempo l’aveva sollecitato – mediante il quale valutare e definire obiettivi, contenuti specifici e modalità operative di un piano-programma fondato su criteri tecnici d’insieme e formalizzato con un’intesa volta al coordinamento delle azioni, come il PAI prevede.
Il positivo significato di questa apertura, che prelude ad un coordinamento in grado di evitare la conflittualità in qualche modo stimolata dal Consigliere Giannotti (inopportuna visto che la difficoltà è sostanzialmente finanziaria, così come sarebbe anche per la Regione qualora attivasse i poteri sostitutivi) è quello di riportare ad unitarietà l’azione per la sicurezza del territorio in un’area a rischio riconosciuto, per la quale nel tempo l’attenzione è stata massima e per la quale è necessario pensare ad interventi realmente efficaci e non di facciata.
A questo scopo è stata già programmata nei prossimi giorni una riunione tecnica di approfondimento, nella quale saranno pianificate le valutazioni da sviluppare in tempi brevissimi in modo da perfezionare gli elaborati progettuali comunque indispensabili per poter reperire a qualsiasi livello gli ulteriori finanziamenti necessari.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. La mia replica ha due facce, la prima è di aperta insoddisfazione per i motivi che esporrò, la seconda invece è molto più piacevole, nel senso che accompagna la prima parte della risposta dell’Assessore.
Credo che questa vicenda sia materia di intervento della Corte dei Conti, Assessore. Non è pensabile che la Regione, su un’opera di grande rilievo che concerne l’assetto ambientale, nel 2002 e nel 2009, dopo sette anni, ancora non ha speso le risorse messe a disposizione.
Nell’aprile 2004 la Provincia di Pesaro ha incassato 5 miliardi di lire per le opere di bonifica delle aste del bacino del Foglia, ma a tutt’oggi questi soldi sono ancora depositati in un conto corrente. Tra l’altro mi viene spontaneo chiederle, Assessore, se gli interessi ricavati da questo lungo deposito di risorse regionali possono essere – almeno lo spero – recuperati, e quindi non servano a finanziare la campagna elettorale del Presidente Ucchielli!
Quindi che la Regione si cauteli affinché gli interessi maturati su 5 miliardi, congelati da cinque anni nel conto corrente della Provincia, siano recuperati. Altrimenti sarebbe un uso improprio, ovvero materia della Corte dei Conti.
Le vicende degli ultimi giorni mi hanno anticipato, quindi posso dirle, Assessore, che su questa materia ha evitato un esposto – che io avevo già preparato – alla Corte dei Conti.
E’ peraltro una materia precisa. Il fiume Foglia, che attraversa la città di Pesaro, è stato oggetto negli ultimi anni di continue esondazioni, al punto che la zona industriale della città, chiamata della valle del Foglia, a ripetizione ha subìto danni gravissimi. Faccio rilevare che su questo problema le imprese hanno aperto una vertenza giudiziaria con la quale accusano la Provincia e il Comune di non aver predisposto le misure necessarie. Una causa che, secondo me, le ditte sono in grado anche di vincere, con tutte quelle conseguenze immaginabili che potrebbe avere questo risultato. (…) Consigliere Ricci, è inutile che sorrida, è così! E già una volta ho dimostrato che le opere di contenimento dell’argine del fiume non erano esatte, smentendo così il Presidente della Provincia. Quindi oggi rileviamo di nuovo questa grave disattenzione – chiamiamola così –.
Ci sono risorse congelate e non utilizzate, ma questo non è il solo grande equivoco di questa vicenda. Infatti negli indirizzi regionali, che stanno alla base dell’assegnazione delle risorse, veniva stabilito che le opere di risanamento dovevano partire dalla foce del fiume alla montagna, al punto che era stata ipotizzata una cassa di espansione di grandi dimensioni a ridosso della città di Pesaro. C’era stato un ampio consenso al progetto ipotizzato, ma l’impostazione venne modificata in corso d’opera, in quanto il Presidente della Provincia, che è residente nelle zone interne, aveva cambiato idea, ipotizzando poi la realizzazione di una cassa di espansione di minori dimensioni a Montecchio, cioè più a monte, quindi disattendendo le indicazioni regionali.
Rispetto a questo c’è stata una polemica vivacissima sui giornali, ci sono state tre interrogazioni, e oggi l’Assessore Carrabs riconosce l’opera di stimolo fatta dal PDL, ma avrei preferito che l’avesse fatto.
Quindi intanto registro una grande vittoria dell’opposizione, che ha fatto cadere la maschera al Presidente della Provincia e che ha costretto la Regione ad assumersi le proprie responsabilità.
Quello che l’Assessore Carrabs questa mattina non ha detto ma che ha dichiarato l’altro giorno sui giornali, è interessante. Egli sostanzialmente dice: “Facciamo due casse di espansione integrate fra loro, quindi un progetto organico”. Benissimo! Per cui questo recupera la indispensabilità della cassa di espansione di Chiusa di Ginestreto. Inoltre aggiunge che la Regione metterà ulteriori risorse e che vanno utilizzate le risorse congelate.
Allora se ci sarà la volontà politica di superare questa grave inadempienza, potrà esserci anche la disponibilità dell’opposizione a lavorare per trovare le risorse necessarie. Questo è l’impegno che confermo oggi in quest’Aula.


Mozione n. 325
dei Consiglieri Ricci, Luchetti
“La Regione Marche contro l’emendamento al decreto sicurezza che lede profondamente il diritto alla salute degli immigrati”

Mozione n. 326
del Consigliere Binci
“Contrarietà della Regione Marche alla norma che prevede la possibilità per i medici di denunciare gli stranieri irregolari”

(abbinate)
(Discussione e votazione risoluzione sospesa)

PRESIDENTE. Così come deciso dall’Assemblea legislativa passiamo alla discussione della mozione n. 325 dei Consiglieri Ricci, Luchetti, abbinata alla mozione n. 326 del Consigliere Binci.
Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Abbiamo chiesto di iscrivere questa mozione perché il problema è abbastanza urgente.
Il tema che vogliamo affrontare riguarda più in generale la sicurezza di questo nostro Paese. Su questo tema le risposte tra centro-destra e centro-sinistra non coincidono più di tanto, esso addirittura va in controtendenza. Perché laddove si chiede più sicurezza, su cui devono essere prese alcune misure, poi si vuole fare in modo che da parte di un medico ci debba essere la segnalazione di un immigrato clandestino. E questo non solo va a ledere il diritto alla cura, così come previsto dalla legge 195 e dalla Costituzione, ma va anche a creare un problema di sicurezza sanitaria.
Noi siamo profondamente convinti che sul tema della salute debba essere evitato, da parte di quei clandestini che hanno necessità di essere curati, il ricorso a percorsi clandestini sanitari paralleli.
Quando qualsiasi persona si avvicina ad un medico per poter essere curato – un diritto riconosciuto anche dalla Costituzione – penso sia giusto che venga anche tutelato. Favorire, invece, percorsi clandestini è la cosa peggiore che si possa fare.
Voglio ricordare che recentemente, sulla base di indagini fatte rispetto ad alcune patologie purtroppo presenti sul territorio nazionale, il ricorso alla cura dei cittadini immigrati e anche dei clandestini ha abbassato e stabilizzato numerose patologie – che ora non voglio neppure citare perché sono abbastanza gravi e in questo consesso non serve -.
Quindi affinché venga garantita la cura a chiunque si avvicina ad un presidio medico penso sia d’obbligo suggerire al Governo nazionale – la mozione nella parte finale chiede questo – un no secco alla modifica di ciò che è contemplato nella legge n. 195, inoltre che si invitino i medici a non segnalare quegli immigrati clandestini che si avvicinano per avere cure, e che si attivi una campagna di sensibilizzazione sul diritto alla salute per gli immigrati.
Insomma a questo Paese si deve garantire, con le misure più adeguate, una maggiore sicurezza a tutti i livelli.
Pertanto questa mozione chiede la garanzia della cura che serve anche per poter prevenire alcune patologie in modo particolare rispetto agli immigrati. Quindi quella cura che oltre ad essere un elemento di sicurezza sanitaria è anche un contributo per garantire maggiore sicurezza ai nostri cittadini.
Questa mozione interviene in questo solco, quindi chiediamo all’Assemblea legislativa di approvarla.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questa mozione vuole evidenziare quella norma che dà la possibilità ai medici di denunciare gli stranieri irregolari. Una norma che di fatto si pone in contrasto con l’articolo 32 della Costituzione che sancisce: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce le cure gratuite agli indigenti”, quindi fa riferimento ai diritti inalienabili della persona, non parla di cittadini bensì di diritti dell’individuo.
Gli stessi ordini dei medici, come pure le associazioni umanitarie, hanno manifestato contrarietà, hanno dichiarato la loro indisponibilità all’applicazione di questa eventuale norma. Con essa di fatto si rischia la creazione di una rete sanitaria clandestina, si rischia che le persone irregolari non si rechino presso i luoghi di cura o presso gli ospedali, si rischia di rendere clandestine le malattie e le patologie e quindi anche il diffondersi di vere e proprie epidemie.
E in un percorso di clandestinità sanitaria ne pagherebbero le conseguenze proprio i più deboli, i bambini e le donne e specialmente quelle incinta che così non avrebbero la possibilità di essere seguite.
Addirittura è una norma in contrasto con il nostro Piano sanitario regionale. Un Piano che promuove la salute degli immigrati e iniziative volte a garantire l’accesso informato e facilitato ai servizi sanitari, in particolare agli immigranti irregolari che sono proprio quelli più deboli da un punto di vista sanitario, essi infatti hanno più difficoltà ad avere un’alimentazione continua o un riparo abitativo.
La mozione che ho presentato, come pure quella dei Consiglieri Ricci e Luchetti, non solo impegna la Regione Marche a manifestare la contrarietà rispetto alla possibilità per i medici di denunciare gli stranieri irregolari, ma vi è l’impegno anche ad adottare quei provvedimenti legislativi e regolamentari necessari a ribadire e sostenere il diritto di tutti gli individui presenti sul territorio regionale affinché possano accedere ai servizi sanitari pubblici, confermando così l’obbligo – questa è una cosa fondamentale – al rispetto del segreto professionale. Infatti all’interno del codice deontologico di tutti i medici e gli operatori troviamo l’obbligo, appunto, del segreto professionale.
Quindi l’Assessore dovrà prevedere norme che ribadiscano il segreto professionale di tutti gli operatori sanitari per garantire così l’anonimato a tutti gli utenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Personalmente trovo strane queste due mozioni, quindi vorrei capire un attimo. Qui nessuno vuole negare l’assistenza sanitaria ai cittadini stranieri regolari, perché stiamo parlando solo dei soggetti irregolari. (…) Consigliere Luchetti, non dico di ammazzarli…(…) Consigliera Ortenzi, questo non è scritto nel Corriere dei Piccoli, quindi impari ad ascoltarmi! Certo, io non sono portatore di verità – altrimenti sarei stato nella sua coalizione! –, sono solo anticomunista e quindi mi trovo da quest’altra parte. Quindi la prego almeno di ascoltarmi, anche se, ripeto, posso anche sbagliare, non è detto che tutto quello che dico è giusto, ma voglio comunque fare una riflessione.
Se un clandestino viene trovato per strada poi un agente deve denunciarlo o no? Certamente sì, la forza dell’ordine deve fare il suo dovere, quindi lo deve denunciare.
Allora qui non si parla di negare un servizio ad un clandestino, perché se sta male va al pronto soccorso, viene curato al meglio, nessuno glielo nega, ma è giusto che poi venga denunciato proprio perché è un clandestino.
Quindi nessuno vuole negare l’assistenza ad un clandestino, mentre voi, invece, state proteggendo i clandestini, cosa ben diversa! Qui non si dice che un clandestino va al pronto soccorso, e poi lo si denuncia senza dargli l’assistenza. (…) Ma secondo voi, facendo un esempio, se un clandestino vuole andare a prendere un caffè poi non ci va perché ha paura di essere denunciato?!
La persona perbene non deve aver paura di niente, mentre il clandestino deve essere espulso, deve ritornare a casa! Quindi se sta male lo si cura al meglio e poi lo si rimanda, con una nave, con un aereo, insomma con quello che vuole, nella propria nazione.
Con questi provvedimenti a questa povera gente create solo delle illusioni, voi state proteggendo chi non può essere protetto, perché una volta ottenuta la sua bella medicazione poi rimane sempre un clandestino. Capito! Magari da Civitanova può andare a Ancona ma sempre clandestino rimarrà!
Sicché dobbiamo cercare di fare delle leggi migliori, delle leggi serie. Io posso dire anche delle corbellerie, ma secondo me ciò che ho detto ha una logica.
Ripeto, voi state solo coprendo e tutelando i clandestini. Preoccupiamoci piuttosto delle liste di attesa, sulle quali ogni tanto l’Assessore Mezzolani ci dà dei dati non veri, oppure di quegli italiani che non hanno assistenza, che per fare una visita devono spendere 300 euro. Preoccupatevi di questo! Preoccupatevi di quell’operaio che non può andare a fare una visita medica che gli costa 200 euro per non li ha! (…) Non è vero?! Io li manderei a casa sua, Consigliere Binci! (…)

PRESIDENTE. Per cortesia, Consiglieri! Consigliere Pistarelli!

Ottavio BRINI. Invece di proteggere i clandestini, pensate a curare gli italiani! (…)

PRESIDENTE. Per cortesia, Consigliere Binci! Così come lei ha parlato, lo deve poter fare senza essere interrotto anche il Consigliere Brini. Prego, Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Grazie, Presidente. Voi non fate altro che dire che la soglia di povertà si è innalzata, allora pensate a curare gli italiani, pensate a curare la nostra gente, non a proteggere i clandestini! E non vorrei essere travisato, come spesso fate – siete molto bravi in questo –, perché la salute deve essere garantita a tutti, ma l’illegale deve essere denunciato. (…) Presidente, ogni volta che il Consigliere Luchetti mi contraddice è una immensa soddisfazione, significa che ancora una volta sto sulla strada giusta! (…)

PRESIDENTE. Consiglieri, vi invito veramente a rispettare chi parla. Se volete parlare chiedete la parola, ma imparate a rispettare i vostri colleghi!
Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Sarei tentata di rispondere al Consigliere Brini, ma mi asterrò perché conoscendo il mio carattere probabilmente potrei anche andare un po’ fuori dalle righe. Quindi mi limiterò a fare alcune riflessioni per dare conforto a queste mozioni che abbiamo presentato come maggioranza. Peraltro credo che nel pacchetto sicurezza approvato dal Governo nazionale siano molte le cose che andrebbero messe in evidenza, però mi limiterò solo all’argomento che stiamo trattando.
Su tutto il pacchetto spicca – anche perché inserito con un emendamento e quindi con una volontà precisa di dare rilevanza a questo aspetto – l’abolizione del divieto per i medici di denunciare gli immigrati clandestini che entrano in contatto con le strutture sanitarie nazionali.
Con questo emendamento i medici possono denunciare il clandestino che ha bisogno di cure. Le conseguenze immediate che si potrebbero avere sono già state ricordate: per paura nessun clandestino andrà più da un medico oppure si farà curare da circuiti paralleli ed illegali, già presenti piuttosto diffusamente, o addirittura non si farà curare affatto.
In questo modo si andrebbe veramente a ledere il diritto alle cure garantito dalla Costituzione, Consigliere Brini. Si emargineranno gli stranieri irregolari anche sul piano sanitario, con un grave rischio per la loro salute, ma anche di quella degli italiani. Perché se il clandestino non si cura o si cura male può diffondere la malattia a chi gli sta intorno.
Quindi è una norma irragionevole. E non lo diciamo solo noi del centro-sinistra, ma lo dice soprattutto quell’85% di medici indignati che sono in protesta. Anche la CEI ha fatto sentire la sua voce – il Consigliere Brini ora è andato via, semmai glielo racconteranno –, dice: “noi continueremo ad aiutare i poveri, gli immigrati non regolari, e continueremo a mettere al caldo i barboni.”. Invece i medici dicono: “Siamo medici e non spie, è una norma punitiva e cattiva”. Lo dicono soprattutto i medici senza frontiere, quelli che in questi anni hanno lanciato una campagna in questo senso e hanno visitato circa 18 mila clandestini. Che sono anche quei medici che ultimamente hanno visitato il centro di Lampedusa, dove gli immigrati arrivano relativamente in buone condizioni ma poi si ammalano in Italia di malattie che hanno a che fare con la precarietà delle loro condizioni di vita, come gastroenteriti provocate dal mangiare e bere male, oppure infezioni alle vie respiratorie per il freddo che c’è d’inverno nelle baracche o negli alloggi di fortuna.
Ripeto, l’85% dei medici italiani la pensa così.
Dunque l’idea di creare quelle condizioni per le quali delle persone – sottolineo “persone” – ammalate hanno poi paura di farsi curare è un’idea inumana, è una scelta vergognosa che si vuole compiere in un Paese che sta precipitando verso il baratro delle leggi razziali.
Del resto cosa ci si può aspettare da un Governo che nella votazione al Senato sul pacchetto sicurezza è andato sotto tre volte! Che poi si è ricompattato – guarda un po’! – per pagare il tributo elettorale alla Lega – (…) Consigliere Cesaroni, sto parlando di qualcosa che lei probabilmente non sa! – che per la prossima campagna elettorale ha bisogno di dichiarare che il suo apporto al Governo ha dato dei frutti concreti!
In realtà basta leggere la cronaca, purtroppo anche quella nostra locale, per renderci conto che atti di violenza ispirati al razzismo, oltre che a danno di molti cittadini italiani, in particolare donne, sono all’ordine del giorno.
Quindi ritengo che la responsabilità maggiore la porti proprio la cultura politica di questa destra di Governo che fa della repressione e della strategia della paura un paradigma assoluto.
Un pacchetto sicurezza che voglia avere obiettivi concreti dovrebbe comporsi di misure volte a favorire l’integrazione – e questo lo diciamo soprattutto nei luoghi dove possiamo avere voce e far sentire il nostro pensiero – e il rispetto dei diritti umani, quello della salute su tutti, come frontiera invalicabile per distinguere una società civilizzata da una basata invece sulla violenza.
Ecco perché la nostra posizione non si limiterà all’indignazione, ma lavorerà di concerto con le Istituzioni locali e regionale per rigettare questo provvedimento, coinvolgendo i cittadini, le associazioni laiche e soprattutto religiose, in una battaglia di civiltà che non può più essere rinviata.
Non vi fa riflettere, colleghi, cattolici presenti in questa Assemblea, la posizione netta del settimanale cattolico Famiglia Cristiana che da tempo contesta le numerose iniziative di questo Governo in tema di gestione dell’immigrazione? Le definisce leggi razziali, a cui risponde il Ministro Maroni con una denuncia contro lo stesso giornale. Infatti le parole sull’editoriale di Famiglia Cristiana – che non è un giornale di sinistra o un giornale rivoluzionario, io lo leggo da sempre, è un bellissimo settimanale presente in tutte le chiese del nostro paese – sono durissime: “Il soffio ringhioso di una politica miope e xenofoba che spira nelle osterie padane è stato sdoganato”. Ma non solo, aggiungo io, vi è anche la cattiveria, e quella invocata dal Ministro Maroni è diventata politica di governo.
Famiglia Cristiana, ripeto, non mi risulta sia un becero giornale di sinistra, ma è il giornale cattolico per eccellenza, però non vi è stata nessuna indignazione – questo è sconfortante e avvilente – da parte dei cattolici della maggioranza di Governo, nessun sussulto di dignità in nome del Vangelo.
La tutela della vita e della dignità di ogni essere umano va assunta nella sua interezza, colleghi, così come la dottrina della Chiesa vale per la vita nascente e per quella che si spegne, ma anche per gli immigrati, barboni e tutti i poveracci ai margini della società.

Presidenza del Vicepresidente
Francesco Comi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. In parte la mia opinione sulla questione la conoscete già, perché prima che il Governo prendesse questi provvedimenti feci un’interrogazione all’Assessore Mezzolani proprio per chiedere conto della vicenda che vede, da una parte i cittadini italiani che si trovano di fronte a delle lunghe liste di attesa, dall’altra i cosiddetti stranieri temporaneamente presenti, che poi alla fine, anche dal dibattito che è venuto fuori oggi, è la sigla per coprire i clandestini. Infatti qui non si tratta del turista o di una persona che lavora e che quindi è sul suolo nazionale per tutt’altri motivi da quelli della clandestinità, che come sappiamo è uno status che prevede l’espulsione dal territorio nazionale.
Quindi dobbiamo distinguere il comportamento dei medici dalle quelle che sono le scelte politiche. I medici hanno un loro protocollo, un loro modo di operare, un loro ruolo, mentre la politica ne ha un altro. Qui, invece, abbiamo messo tutto insieme, che credo sia un errore fondamentale.
Qualsiasi persona che va al pronto soccorso ha un problema, dal quale si può dedurre, ad esempio, che c’è stata una violenza o magari è stato causato da un incidente stradale, insomma si chiedono i documenti mentre uno è ancora sulla barella, e lo si fa soprattutto se si tratta di un minore. Quando invece per i clandestini c’è una immunità completa.
Nell’interrogazione che avevo presentato parlavo dell’Associazione multietnie, tra l’altro finanziata dalla Regione Marche, che addirittura sponsorizza i clandestini invitandoli ad andare nelle strutture previste per loro, perché tanto lì non si paga, nessuno può dire niente, quindi vi possono andare tranquillamente anche per prendere i medicinali sia per loro che per altri – infatti succede anche che si fanno prescrivere ricette a nome di altri, tanto paga la Regione Marche! -.
Quindi su questo bisogna essere chiari, perché qui non si tratta né di barboni, né di Rom, qui si tratta di aver creato un principio attraverso il quale chi dovrebbe essere espulso dal territorio viene addirittura invitato dalle nostre strutture perché tanto i medici non possono denunciare.
Credo che non esista nessun altro Stato dove accade questo. Se andate a fare una vacanza negli Stati Uniti d’America la prima cosa che vi dicono le agenzie di viaggio è quella di fare un’assicurazione sulla sanità. Se andate in Paesi extracomunitari, da cui provengono molto spesso queste persone clandestine, succede la stessa cosa, cioè che se vogliono andare all’ospedale devono pagare.
Per carità, qui non c’è nessuno che dice che se arriva una persona in gravi e serie difficoltà non si deve aiutare, il discorso è un altro, è quello successivo.
Qui ci si vuole nascondere dietro il discorso delle malattie infettive. Ma, scusate! Quando in passato dicevamo che alcuni extracomunitari avevano riportato nel nostro territorio la tubercolosi o malattie che da noi non esistevano più, allora quella volta venivamo considerati razzisti, invece ora è diventato lo scudo per giustificare determinate scelte.
Mettetevi d’accordo tra di voi! C’è questo rischio? Perché allora per tanti anni avete taciuto che negli asili magari c’erano dei bambini che venivano da famiglie dove c’era la tubercolosi?! Perché avete creato questo tipo di pericolo?!
Voi dietro questa cosa vi giustificate, peraltro anche sbagliando, perché da statistiche nazionali solo il 5% – pur essendo un numero importante – delle malattie che sono state verificate in questi centri sono infettive.
State quindi facendo terrorismo al contrario, perché dite: “attenzione, se denunciate, quelli che hanno malattie infettive non si presenteranno”. Però ripeto, sono solo il 5%, di cui solo l’1% sono donne. Quindi andatevi a leggere le statistiche, tutto il resto è altro!
Da qualche tempo gli italiani hanno preso l’abitudine di andare all’estero per curarsi, perché soprattutto le protesi dentarie da noi costano un sacco di soldi, allora qua sta succedendo una cosa al contrario, ovvero, che chi ha bisogno di cure o clandestinamente o meno arriva sul nostro territorio e poi usufruisce dei servizi della nostra sanità perché qua trova la patria del Bengodi, tutto è gratuito, poi noi italiani abbiamo dei costi della sanità elevatissimi e lunghissime liste di attesa.
I clandestini, ripeto, hanno tutto gratuito e per di più non possono neppure essere denunciati dai medici; quei medici che qualche volta non denunciano neanche quando i fanno una visita che magari costa 150 euro!
Quindi anche i medici si devono mettere d’accordo se vogliono rispettare il “giuramento di Ippocrate” oppure il “giuramento di ipocrita”! Alla fin fine tutti vogliamo fare i santarellini ma poi c’è anche molta gente che fa abbondantemente i fatti suoi!
Siccome questo è un problema serio credo debba essere affrontato in modo serio. Se i medici non lo possono o non lo vogliono fare si trova un altro sistema; però a me non sta bene che magari accompagno mio figlio al pronto soccorso perché si è fatto male alla testa, a lui gli fanno una sorta di interrogatorio per verificare se per caso il padre, la madre o lo zio o il nonno è stato cattivo e pesante con le mani, quando poi qualcun altro arriva, si fa curare, passa davanti agli altri e arrivederci e grazie!
Voi fate sempre riferimento ai paradisi che ci sono all’estero, allora guardate quello che sta accadendo nel nord Europa su questa politica; qualche anno fa l’Olanda, la Danimarca, la Norvegia, erano nazioni prese ad esempio per l’accoglienza, ma l’altro giorno i cittadini di Copenaghen si sono scannati con gli stranieri proprio perché quel tipo di politica – quello che viene portato avanti anche in Italia dal centro-sinistra – crea una discriminazione al contrario. Quindi voi state facendo, mi auguro involontariamente, un percorso che porterà inevitabilmente la gente a contrastarsi con gli stranieri.
Il diverso lo state creando voi! L’Italia è stato sempre un Paese accogliente, ma oggi si sta girando la frittata!
In Olanda, signori miei, la minoranza è diventata maggioranza, in Olanda chi qualche tempo fece un film sull’Islam è stato ammazzato per strada! La gente se ne fugge via, vengono a stare di casa in Italia o in altre parti,
Qui si è creato un meccanismo che non si ferma più! Noi però abbiamo una responsabilità nei confronti sia di chi viene da fuori ma soprattutto verso di noi che viviamo su questo territorio. Non si possono creare delle discriminazioni nei confronti degli italiani, però è proprio quello che sta succedendo da qualsiasi punto di vista, ad iniziare dalla sanità. Poi di quale sanità parliamo, quando si vuole mettere tutti sullo stesso piano!
Su questo ci state accusando di fare demagogia, quando sapete benissimo, ad esempio, che ci sono delle pratiche come quella dell’infibulazione, sulla quale, certo, si stanno facendo delle campagne contro, però, se proprio volete essere corretti, rispettate anche questa cultura! Perché qua non si capisce dove inizia e dove finisce il vostro rispetto delle tradizioni altrui. Però la cosa più importante è che dobbiamo renderci conto che abbiamo a che fare con delle persone che hanno questo tipo di atteggiamento nei confronti della salute! Ma noi cosa stiamo facendo di concreto?

Massimo BINCI. Intanto diamo loro la possibilità di curarsi.

Giancarlo D’ANNA. Allora facciamo fare l’infibulazione anche da noi! Pian piano arriveremo anche a questo! Mi fa piacere che il Consigliere Binci confermi quello che sospettavo, ovvero che va benissimo purché venga fatto in una struttura! Ora abbiamo scoperto che il Consigliere Binci è a favore dell’infibulazione però gestita nei nostri centri! Con questo abbiamo detto tutto!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti, con il sollecito a tutti i Consiglieri che hanno richiesto di intervenire di rispettare il tempo massimo previsto, altrimenti non riusciremo a rispettare gli impegni assunti.

Marco LUCHETTI. In merito alla mozione sono d’accordo sui contenuti che devono essere assolutamente sostenuti. Ma la cosa che a me impressiona è che il dibattito mette ancora a nudo una situazione culturale che si sta diffondendo a macchia d’olio nel nostro Paese che è veramente pericolosa.
La sicurezza è stata presa come materia di scontro elettorale, è sotto gli occhi di tutti. Dopo i primi mesi dalla vittoria del centro-destra si era chiuso tutto l’ambaradam – uso questo termine per farmi capire – che si era fatto sulla sicurezza, però poi, purtroppo, sono scoppiati fatti che hanno riproposto, come pure in questo momento, tale questione.
Una questione, però, che viene affrontata non tenendo conto delle cause vere che stanno all’origine in materia di sicurezza, ma unicamente per cancellarne gli esiti senza sapere che sono scorciatoie, sperimentate da tanti anni anche in altri Paesi, che non portano da nessun parte. E noi lo abbiamo vissuto nei primi anni del novecento anche con i nostri nonni e i nostri bisnonni, anch’essi sono stati clandestini, anch’essi hanno vissuto le stesse esperienze.
Quindi dobbiamo renderci conto – e non perché voglio sottovalutare le problematiche serie e distorsive dell’immigrazione – che si sta cercando di passare sopra alle vere cause che determinano questi fenomeni cercando, ripeto, di cancellarne gli esiti.
Così non va bene! Non è possibile rinunciare alla nostra cultura italiana. Una cultura peraltro che è diversa, Consigliere D’Anna, anche da quella del nord, infatti la nostra è molto più accogliente rispetto ad un cinismo che non ci appartiene.
Quindi dobbiamo difenderla cercando di essere almeno concordi sui cardini fondamentali della nostra Costituzione. Non possiamo scontrarci su queste cose fondamentali. E’ sciocco farlo!
Ne è la prova anche l’atteggiamento dell’ex Ministro dell’interno Pisano nei riguardi dell’attuale Ministro dell’interno. Penso che uno dei Ministri all’interno più bravi che abbiamo avuto negli ultimi tempi sia stato proprio Pisano, egli ha accolto l’approvazione di tutti i Gruppi. Ebbene, allora non ho capito perché si è dovuto dare questo tributo alla Lega – pagandone il prezzo – concedendo ad essa un Ministero chiave – dico “chiave”! – della nostra convivenza. Guardate, questa è una scorciatoia che porterà anche voi, che attualmente governate, su delle chine che neanche immaginate!
Il problema del divieto di cui si sta parlando – che non è un problema di obbligo del medico, ma è proprio la caduta di un divieto – è il sentore, così come le ronde, di un atteggiamento che non vuole porre, per risolverli in qualche modo, i problemi a monte; che peraltro sono problemi che non riusciremo mai a risolvere fino in fondo, perché chi ha fame comunque fugge dalla indigenza. Dunque è a monte dobbiamo porci i problemi
Tutti sappiamo che soprattutto all’interno delle scuole ormai c’è una percentuale altissima di figli di immigrati, siamo alla seconda generazione. Come si fa a non tenere conto di queste cose! (…)

PRESIDENTE. Per cortesia, Consigliere Brini, quello che ho detto prima nei suoi confronti vale anche per il Consigliere Luchetti, peraltro la invito ad usare un linguaggio più consono all’Aula!

Marco LUCHETTI. Il voler agitare lo scontro politico su queste problematiche è la chiave di lettura di un comportamento con il quale pur di ottenere il consenso si va al di là anche delle cose fondamentali, che invece dobbiamo assolutamente difendere fino in fondo.
Voi pensate che se un clandestino ha commesso dei reati e si rivolge al pronto soccorso poi non debba essere denunciato?! Ma può essere denunciato anche un italiano! Però chi sa che rischia di essere compromesso nella sua dimensione di permanenza in uno Stato dove riesce in qualche modo a sbarcare il lunario è chiaro che ha più a cuore di rimanerci piuttosto che farsi curare.
Questo è lapalissiano, lo sapete anche voi! Però poi lo scontro politico ci porta a travalicare questi principi, ci porta veramente in una condizione di non civiltà. Quando invece per difendere questi principi dobbiamo lottare, sempre!
Su questi problemi, dunque, vi invito a superare il problema della conflittualità politica e di raccomandare al Ministro dell’interno che se la smettesse di fare queste cose! Non può continuare in questo modo perché spacca la civiltà di questo Paese!
Non è pensabile che il conflitto politico, peraltro per presa posizione, ci veda uno contro l’altro armati, in una regione dove possiamo andare fieri di aver dato per primi la sanità agli immigrati che hanno bisogno e che supportano la nostra economia, nella nostra comunità sono 130 mila.
Con questo non voglio sottovalutare i problemi che esistono, probabilmente infatti – l’ho detto anche in occasione della questione della sicurezza in questa regione – in un’epoca come questa di crisi economica sicuramente si accelereranno le problematiche dei clandestini e degli immigrati, anche perché il rischio di perdere il lavoro può far passare alla clandestinità. E’ quindi una problematica molto, molto importante che dobbiamo accompagnare con delle politiche appropriate.
Io non sono uno di quelli che dice, facendo di tutta un’erba un fascio, che la criminalità dei clandestini non deve essere valutata. Per carità! Però dobbiamo renderci conto che ogni provvedimento deve conoscere l’obiettivo che si pone di fronte e non cercare scorciatoie; avete già visto che sul problema delle ronde si accapigliano anche tra di loro, quindi non è in questo modo che si devono affrontare le questioni.
Credo che questa mozione sia un segnale rivolto al Governo affinché cambi rotta rispetto a queste problematiche. Vi invito – e mi rivolgo proprio ai colleghi di Forza Italia che lo avevano indicato – di stare a sentire il Ministro Pisano. Ascoltatelo! Perché questi avvertimenti non provengono dalla minoranza o dalla sinistra radicale, ma da uno che ha fatto il Ministro dell’interno e che si rende conto di come stanno le cose. Si rende conto! Dategli retta questa volta! Evitate che la Lega prenda queste chine, è sull’altare di quel consenso che rovineremo la nostra civiltà democratica.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi. (…) Consiglieri, vi invito di nuovo ad ascoltare. Consigliere Brini, lei ha già parlato!

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Vorrei fare solo alcune precisazioni, o meglio, esporre alcune sensazioni che ho di questo dibattito, che per gli aspetti assunti negli interventi dei colleghi del centro-sinistra lo ritengo abbastanza doloroso, nella loro riflessione credo manchi qualche elemento di chiarezza.
Ricordo che nel pieno degli anni ottanta un deputato socialista calabrese fu denunciato, fu chiesta anche l’autorizzazione a procedere, perché era direttore di una casa di cura privata di Cosenza, presso la quale si era ricoverato un latitante della ‘ndrangheta che aveva una grave patologia. In quella occasione tutto il mondo della sinistra si sollevò dicendo che questa persona, che non aveva denunciato il latitante e che si era offerto di curarlo, era colluso con la ‘ndrangheta. Ed io le cose me le ricordo avendo cominciato ormai da trent’anni a far politica, ma visto che non sono esperto di diritto penale, chiedo lumi a chi ne sa di più, è un qualcosa che mi sfugge!
Ora vorrei rivolgermi al Consigliere Luchetti. Egli ha detto che la cultura del centro Italia, delle Marche in particolare, è diversa dalla cultura – immagino volesse dire – della solidarietà e dell’accoglienza del nord. Ma voglio ricordargli che la più grande rete di solidarietà, sussidiarietà e i accoglienza dell’emarginazione italiana, e non, si trova proprio al nord.
Quindi non vorrei che sconfessasse quel mondo associativo di cultura ed estrazione cristiana, in particolar modo cattolica, che nella Lombardia ha sempre rappresentato l’avanguardia nell’accoglienza e nelle politiche sociali di questo Paese, lo ha fatto nel senso sussidiario, cioè quello che dal privato, dall’associazionismo, dal volontariato, aiuta la pubblica amministrazione.
Credo che al Consigliere Luchetti tutto questo non sfugga. E quel mondo vicino alla cultura cattolica in Lombardia, nelle discussioni che riguardano l’immigrazione o l’accoglienza dell’emarginazione che viene dall’estero, pone questo stesso problema e sta in questo caso schierato con il Governo, per cui non con Famiglia Cristiana – mi dispiace dirlo alla Consigliera Ortenzi! –.
Faccio qui un po’ di outing, qualcuno mi autorizzerà. In trent’anni di politica ho imparato a conoscere la faziosità di certa sinistra – e quando l’ho vista in amici e compagni l’ho sempre detto –, la faziosità di certa destra e la faziosità di un certo mondo anticlericale e magna preti. Però, cara Consigliera Ortenzi, da cattolico – non bravo sicuramente – le posso dire che la faziosità cattolica è la peggiore che abbia mai conosciuto, perché quando vuole colpire le persone la sa costruire così bene come non sa fare nessun’altra cultura! E lo fa nel bene ma posso dire anche nell’invettiva personale.
Ricordo quando Famiglia Cristiana voleva far credere agli italiani e ai cosiddetti cattolici che con il centro-sinistra andavano al governo i rappresentanti del popolo e dei poveri e con il centro-destra i capitalisti. Andate a vedere nelle vostre liste se ci stanno i capitalisti o se ce ne sono di più nel centro-destra o nel centro-sinistra! O vi devo fare i nomi a cominciare dalle Marche! Senza parlare di Colaninno, Calearo, ecc.!
Voi siete espertissimi di capitalismo e gli aprite le porte nelle vostre liste, anche quelle senza preferenze! Andate a fare questi discorsi agli operai!
Mi dispiace per Famiglia Cristiana, ma a me piace un giornale che dà le botte a destra e a sinistra quando serve, non che giustifica solo un Governo. Ad esempio Famiglia Cristiana non ha mai parlato – infatti, Consigliera Ortenzi, non la compro dal 1998 – di quell’episodio di quando D’Alema, Presidente del Consiglio, mandò la polizia sulle coste di Vasto a prendere a manganellate quelli che venivano dall’Albania con i barconi. Ve le ricordate o non ve le ricordate le manganellate della polizia su ordine di D’Alema agli immigrati!

Marco LUCHETTI. Agli scafisti!

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Sa benissimo, Consigliere Luchetti, che gli scafisti si camuffano, quindi per colpire loro poi hanno colpito tutti, anche quelli che non c’entravano niente. Famiglia Cristiana di questo non ha parlato, quindi da allora non l’ho più comprata. (…)

PRESIDENTE. Consiglieri, per cortesia, fate concludere il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Per non parlare poi di un certo associazionismo cattolico. Diciotto anni fa ho avuto la fortuna a Tolentino di fare un dibattito con Lula, l’attuale Presidente del Brasile, che venne in Italia e nelle Marche a fare un circuito di conferenze per spiegarci come la sua candidatura – ed era giusto, glielo dissi – serviva in quel momento per contrastare un capitalismo imperante che faceva male al Brasile. E quando i cattolici italiani appoggiarono Lula, che in Brasile era la sinistra, io stavo con lui, e ci sto anche adesso, però voglio anche che gli stessi cattolici ora scrivano a Lula e gli dicano che quel terrorista venga qui senza condizioni a pagare la propria pena, altrimenti alle quattro famiglie di quelli che lui ha ammazzato glielo vanno a dire loro qual è la legge!
Allora, da chi dice di militare nel mondo cattolico, vorrei un po’ di obiettività, perché di quel mondo a Lula non gli ha scritto nessuno! Questo è il problema!
Ultima cosa la voglio dire sulle ronde. Siccome il Consigliere Luchetti ne ha parlato, dobbiamo chiarirci. In questo Paese diciamo sempre che in certe zone d’Italia la gente non ha il coraggio di collaborare con le Forze dell’ordine, con le Istituzioni, insomma ci lamentiamo, parliamo della legalità, della collaborazione. Allora se il Consigliere Luchetti ci dice di ascoltare Pisano, io gli dico di ascoltare Penati! Come mai Penati non è contrario alle ronde?! Che ronde sono, nazifasciste, manganellatrici?! Per favore!
Se i cittadini si aggregano per collaborare con le Istituzioni e le Forze dell’ordine non li criminalizzate, per favore! E’ questa è la cultura della legalità!
Siccome so – e ve lo dico con tutto l’affetto – che svolgete la parte di un copione, come probabilmente è giusto in questo momento, per carità, fatelo, però non introduciamo confusione, perché dire ai nostri giovani che il Governo va a fare le ronde manganellatrici o delatrici è una cosa sbagliata! Ai nostri giovani dobbiamo dire, invece, che se vogliono possono collaborare con i carabinieri in congedo o con le altre associazioni, quindi dire loro che fare le ronde che collaborano con le Forze dell’ordine o con i vigili urbani va bene, non bisogna criminalizzare. (…) Consigliere Binci, glielo ho spiegato come la penso, l’assistenza non si nega a nessuno però la clandestinità va denunciata.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Isidoro.

Antonio D’ISIDORO. Spero che le mie poche e povere parole non ingenerino irrisione nei miei confronti, anche perché sono una persona che si è sempre sforzata di interiorizzare il principio della mitezza tanto cara a Norberto Bobbio, quindi sono un moderato e rispettoso del pensiero altrui, mi confronto e sono attento.
Però ritengo che ad un certo punto con grande determinazione bisogna evitare che nel nostro Paese ci si possa trovare sull’orlo della civiltà dell’odio – scusatemi l’ossimoro – e in una società che possa diventare sempre di più autoritaria.
Dico questo perché si assiste al proliferare di proposte oltremodo schizofreniche. Vi sono proposte, infatti, che da una parte usano la lingua della carità cristiana quando è in questione la sospensione dell’accanimento terapeutico – se è così! –, dall’altra usano la lingua della violenza persecutoria quando è in questione la cura di persone clandestine.
Sicché da una parte si urla alla vita ma nello stesso tempo la si viola facendo violenza contro di essa; c’è chi invoca la perenne cura e nello stesso tempo propone di servirsi del bisogno di cura dei clandestini con uno strumento persecutorio come fosse una schedatura.
In questo modo si finisce anche di andare contro quella morale umanitaria e universale che è alla base di trattati firmati anche dal nostro Paese, impegnandolo così al rispetto della vita, della dignità, dei diritti fondamentali di ogni essere umano.
Qui ho sentito dire che è in gioco la politica. No! Perché se viviamo in uno stato totale di emergenza la politica avrà un ruolo sempre più marginale, sempre più irrisorio, sarà un ruolo da Cenerentola.
Io non sono un avvocato, sono un professore di lettere, però se non erro – forse faccio anche una citazione sbagliata – nell’articolo 365 del Codice penale si dice che un medico non deve fare il referto quando esso esporrebbe ad un’incriminazione la persona che sta curando.
In quest’Aula ho sentito parlare anche di Lula – ed ascolto sempre volentieri il Consigliere Massi –, ma fra poco parleremo di tutti!
Allora ai tanti fervidi credenti dico che dobbiamo leggere Deus Caritas Est oppure Don Giussani sull’esperienza elementare come esempio di vicinanza soprattutto a chi ne ha bisogno.

PRESIDENTE. Grazie, Consigliere, anche per il tempo. Ha la parola la Consigliera Mammoli. (…) Consigliere Brini, nessuno le ha dato la parola! Prego, Consigliera.

Katia MAMMOLI. Sarò rapidissima perché mi atterrò al tema. Infatti negli interventi che ho ascoltato sino d’ora – ovviamente sempre con grande piacere, questo è un tema che appassiona tutti quanti in qualunque modo la si pensi – ho sentito di tutto e di più. Si è parlato di come funziona la sanità in Italia e nelle Marche, si è parlato dei problemi dell’immigrazione regolare – che sul tema di oggi a poco a che vedere –, si è parlato del fatto che se non consentiamo i clandestini di andarsi a curare poi potrebbe esserci la diffusione delle malattie infettive. Insomma, ci sono state un po’ di esagerazioni e ho ascoltato temi che non c’entrano tanto. …Presidente, con questo brusio!

PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia! Abbiate l’educazione di ascoltare!

Katia MAMMOLI. Quindi vorrei parlare della proposta fatta circa la possibilità – in un primo momento si parlava di obbligo ora si parla di possibilità – da parte dei medici di denunciare i clandestini che vanno a curarsi. Di questo si è parlato negli stessi giorni, o forse addirittura nello stesso giorno, di cui si è parlato anche dell’altra notizia riguardo alle ronde.
Quindi il problema su cui è il caso di riflettere è se questo Stato – se c’è uno Stato! – funziona.
Qui si vuole delegare i cittadini – che possono farlo anche con tutta la volontà positiva, anche se io non ci credo – a fare ciò che dovrebbero fare le forze dell’ordine, si vuole chiedere ai medici di fare, anche in questo caso, quello che dovrebbero fare altre forze; ma se c’è una legge che prevede che i clandestini non devono stare in Italia poi si devono utilizzare gli strumenti dello Stato, dell’Istituzione, e non chiedere al medico di farlo! Si vuole mettere il clandestino, che è comunque un essere umano, proprio quando si trova in un momento di grande debolezza nelle condizioni di non curarsi – e lasciamo perdere che abbia oppure no una malattia infettiva – perché potrebbe essere denunciato.
Ma lo Stato che deve fare il proprio dovere dove sta! A me ricorda tanto – scusatemi, sarà perché sono repubblicana – quando durante il Risorgimento i confessionali servivano perché la gente, andandosi confessare, poi raccontava allo Stato Pontificio chi era d’accordo e chi non era d’accordo. Oppure quando – parlo degli ebrei o di altre situazioni – ci si doveva arrangiare a curarsi per conto proprio perché altrimenti c’era il rischio di essere denunciati.
Questa è la gravità della situazione! E non se la sanità funziona o non funziona!
Abbiamo uno Stato che chiede ai medici di denunciare le persone perché non ha le forze per farlo, però pone comunque il problema di queste persone. Abbiamo uno Stato che lascia alle ronde – poi vedremo come saranno, se ci saranno, ognuno la vede a modo proprio, ognuno registra la propria sensibilità politica, culturale, etica, morale, religiosa, ecc.., – la garanzia della sicurezza sul territorio perché non è in grado di garantirla, però l’ha comunque sbandierata dappertutto. E andiamo a discutere di altri problemi!
E’ di questo che dobbiamo discutere, questo è il problema principale, questa è la cosa che mi sconvolge più di tutti! Per il resto, ripeto, ognuno risponde alla propria coscienza, alla propria appartenenza politica, alla propria etica sociale, morale e culturale. Ma questa è la vera sconfitta dello Stato!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ho l’impressione che una parte di questa Assemblea legislativa viva in un altro Paese. Non sono servite neppure le pesantissime sconfitte elettorali che a ripetizione ha accumulato la sinistra negli ultimi tempi, per far capire che o rientrate in sintonia con il paese reale oppure siete destinati a sparire dal contesto politico; il PD rischia di fare la stessa fine che ha fatto il partito di Binci, il partito di Brandoni, il partito di Procaccini. Non avete capito che non siete più in sintonia con il paese reale. La gente vuole la certezza, il diritto alla sicurezza, non i discorsi astratti e fumosi.
Se continuate in questa opera di demagogia, paventando i rischi della Lega così come avete fatto per anni con Berlusconi, realizzate – questo sì! – un grande capolavoro politico, cioè farete crescere nel consenso e nel ruolo la nostra formazione politica.
Non avete capito che la maggioranza degli italiani ha una percezione della sicurezza diversa dalla vostra, i cittadini vivono una condizione quotidiana di insicurezza.
Se non partiamo da questa lettura tutto diventa difficile. Quindi diventa impossibile leggere con la dovuta attenzione anche quello che dice il decreto approvato dal Senato e poi capire le misure ivi contenute. E tali misure vanno nella direzione di rafforzare il senso di sicurezza dei cittadini. Certo, potranno anche essere misure insufficienti, inadeguate, non ho la ricetta, non sono in grado di dire che questa è la più giusta, però sono in grado di affermare che queste misure vanno incontro a quell’esigenza di sicurezza che hanno i cittadini. I cittadini oggi non vivono più! Che è motivo di protesta, di divaricazione, di lontananza rispetto alle Istituzioni e alla politica. Questo è il dato di fondo rispetto al quale dobbiamo reagire.
In sostanza, cosa prevede il decreto? Intanto non nega il diritto alla salute. Dai toni usati questa mattina sembra che il Governo Berlusconi sia impazzito; la Consigliera Ortenzi ha parlato di leggi liberticide ed altro, insomma, ha avuto toni apocalittici, probabilmente vive un’altra dimensione, vive senza rendersi conto di essere ad un passo dalla diaspora politica all’interno del movimento politico al quale ha aderito, perché se la sconfitta elettorale sarà delle proporzioni che immaginiamo, il giorno dopo non ci sarà più il suo partito, si tornerà così ad un quadro politico molto più articolato e molto più intelligente.
Quindi, prima cosa, ripeto, non viene negato il diritto alla salute che verrà garantito a tutti, questo è stato detto anche da alcuni miei colleghi.
Insomma, mi pare risibile che in una regione come la nostra, che vive un deficit sul piano del diritto alla salute, che vive un deficit rispetto all’efficacia e all’efficienza dei servizi sanitari, inadeguati per i marchigiani, poi ci si trastulli nel parlare di queste cose. E’ così! Le liste d’attesa ci sono e rimangono, la mobilità passiva c’è e rimane, il mancato riequilibrio delle alte specialità al nord e al sud rimane, i piccoli ospedali sono diventati dei cronicari.
Certo, si può fare anche demagogia a pagamento, come fa il Presidente Spacca dicendo che le nelle Marche va tutto bene madama la marchesa, si dice che facciamo gli eliporti per portare i malati con l’elicottero, però prima sarebbe bene che funzionassero le autoambulanze! E sarebbe bene, collega Ricci, che nella nostra provincia si evitasse che un malato di Carpegna di fronte ad un’emergenza si veda arrivare sotto casa addirittura due autoambulanze perché il servizio non funziona. E questa è una ritualità che accade.
Dunque il diritto alla salute non viene messo in discussione … (...) I costi, Presidente Luchetti, sono leggermente diversi, infatti sarebbe bene che prima arrivasse l’autoambulanza in modo da salvare l’infermo e poi attivare le convenzioni con le altre province, in modo che le popolazioni di confine, che fuggono dalle Marche perché siete incapaci di garantirle nelle esigenze primarie, possano essere maggiormente tutelate.
Quindi, riprendendo il discorso, il diritto alla salute non viene negato a nessuno, va garantito anche ai clandestini, ma contemporaneamente deve esserci la lotta all’immigrazione clandestina che non può non essere non riconosciuta.
Tutti ci riempiamo la bocca che l’immigrazione clandestina va combattuta, quindi questo è uno strumento che il legislatore ha trovato per andare in quella direzione.
Il medico semmai farà l’obiezione di coscienza. Ma scusate! A noi cattolici ci avete costretto per anni a chiedere l’obiezione di coscienza quando si voleva affermare un’altra questione, e abbiamo usato questo strumento, sicché anche ora il medico avrà la libertà di fare l’obiezione di coscienza e quindi di non fare quello che si dovrebbe fare.
Anche per la questione delle ronde non si riconosce il dato oggettivo riportato nel provvedimento. Intanto non si tratta di ronde bensì di momenti partecipativi che consentono ai cittadini di esercitare un loro diritto, quello dell’autodifesa.
Il provvedimento modifica, non rende libera questa cosa, fa riferimento a persone che hanno avuto un percorso professionale particolare, quindi introduce un elemento di certezza rispetto ad uno strumento che, insieme al coordinamento delle forze dell’ordine, insieme al potenziamento degli organici, al potenziamento dei presidi, può comunque concorrere a ripristinare un diritto. Ovvero il diritto dei cittadini delle Marche ad essere garantiti nel loro bene principale che è la sicurezza.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Ho ascoltato con molta attenzione questo dibattito, prima che iniziasse ero molto preoccupato ma ora lo sono ancora di più. A me pare, infatti, che si affrontino le questioni di grave dimensione con una straordinaria superficialità.
Credo che aver evocato in questo Paese lo spettro della paura e dell’insicurezza, e averlo evocato in forme che potrebbero addirittura produrre dei pogrom, in maniera così dissennata è un elemento gravissimo.
La globalizzazione è una nuova fase dell’economia mondiale che dura da anni e che ha prodotto grandi cambiamenti; basta guardare una cartina politica dell’Europa per capirlo, ci si accorgerebbe che la cartina dell’oggi è profondamente diversa e disarticolata dalla cartina di venti anni fa, sono nati Stati mentre altri sono scomparsi.
E se si guarda ancor di più al mondo si vedrebbe quanto si è modificato e quanto a questo sconvolgimento sia collegata la vicenda dell’emigrazione. Ma non dell’immigrazione e dell’emigrazione bensì dell’emigrazione, che è un elemento in più. Ormai in questo mondo esistono milioni di persone che emigrano, sono costrette continuamente a cambiare luogo, sono apolidi del lavoro oltre che apolidi della propria condizione culturale.
Allora la politica dovrebbe avere l’intelligenza, il coraggio, la forza di costruire le forme di integrazione, dovrebbe essere l’elemento di costruzione di convivenza. Nel nostro Paese, invece, la politica fa il contrario, esalta le differenze, costruisce i mostri, costruisce le paure, e dentro queste evoca forme legislative che sono delle vere e proprie buffonate – volevo trovare una parola più consona, ma sono proprio buffonate! – perché non affrontano i problemi, non li guardano, non li risolvono, costruiscono solo un ulteriore elemento di disgregazione della civiltà.
Questo è il livello dei provvedimenti che il Governo ha preso, questa è la riflessione che dovevamo produrre in un’Assemblea legislativa come questo. Dico “dovevamo”, perché non c’è una linea che separa questa Assemblea legislativa, ma c’è la necessità di un confronto e di una discussione.
Una discussione, però, che dovrebbe essere affrontata ad un livello più decente di quello, ad esempio, dell’intervento del Consigliere Giannotti. Non me ne voglia Consigliere, ma il suo inizio era un elemento paradigmatico, lei dice: “voi scomparirete perché non siete in sintonia…”. Beh! Noi non vogliamo essere in sintonia, per esempio, con gli istinti, ma vogliamo essere in sintonia con la ragione, quindi nella politica vogliamo produrre elementi di ragione, e su problemi di grande dimensione non vogliamo costruire per spot evocativi elementi che confliggono, costruiscono, separano, rompono in pezzi ulteriori la convivenza civile.
Forse non ci rendiamo conto, ma la situazione a tutti i livelli è arrivata alla costruzione del problema dell’ultimo.
Anche il Consigliere Minardi, con cui prima ho parlato, dice che vi è una fenomenologia dell’ultimo che sta diventando un problema di questa società. Abbiamo bisogno di un ultimo, di un escluso su cui poggiare tutta una serie di elementi di frustrazione. E se la politica rincorre questo rompe la convivenza civile, non sarà più una faglia tra destra e sinistra, ma una faglia di convivenza civile.
Penso che sia questo il livello con il quale dovremmo affrontare tali problemi.
Ecco perché la mozione che ci è stata presentata è di assoluto buonsenso e necessità. Ed un’Assemblea legislativa come questa dovrebbe approvarla all’unanimità, e avrebbe dovuto poggiare sulla sensibilità di tanti silenzi piuttosto che su tanti elementi di proclama che qui ho ascoltato.
Questo è il livello della mia preoccupazione. Sullo specifico ci sarebbe poco da dire: sul diritto alla cura, sulla salute, sul fatto che gli elementi di partecipazione che questo Paese ancora esprime non vanno canalizzati nelle forme della separazione o dell’insicurezza, come la vicenda delle ronde testimonia, ma vanno costruiti e realizzati nella produzione di forme larghe di solidarietà, di partecipazione e di comunicazione. Non si evoca l’insicurezza, si pratica la sicurezza.
Questa è la riflessione che dovrebbe indurre una mozione come questa e il voto che dovrebbe uscire da questa Assemblea legislativa dovrebbe essere ben diverso dalle cose che ho ascoltato sin qui.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Oggi ho sentito tante cose ma non tutte attinenti all’argomento che stiamo affrontando, molte di esse, infatti, sono atteggiamenti di pura demagogia, che però quando si affronta un problema reale non dovrebbero mai prendere il sopravvento rispetto ad una certa discussione. Quindi l’impostazione che la sinistra a voluto dare a questo argomento è sicuramente da scontro, mentre noi moderati, Consigliere Luchetti, non cerchiamo mai lo scontro, semmai vogliamo la soluzione migliore ad un problema reale. Questo è il metodo di approccio a cui facciamo spesso riferimento.
Innanzitutto vorrei rassicurare tutti sul fatto che questa norma non mette assolutamente a rischio nessuna delle tutele universali che si devono a chi ha bisogno di assistenza e di salute. Cerchiamo di sgomberare alcuni aspetti. Nessuno vuole togliere niente a nessuno, si vuole chiedere ad uno Stato, quale noi siamo, di avere non un atteggiamento schizofrenico nell’affrontare un problema bensì avere un atteggiamento razionale.
Le ronde sono un derivato di quella situazione che ci ha visto incaricare alcune forze dell’ordine (Polizia, Guardia di finanza, Carabinieri, Vigili urbani) di ricercare i clandestini, in quanto abbiamo una normativa che dice che nessuno può stare in questo Paese se, appunto, ci sta clandestinamente. Però poi tutte le altre parti dello Stato (Sanità, Servizi sociali, ecc.) si comportano in antitesi a quello che è il comportamento delle Forze dell’ordine. Questa è la vera schizofrenia di uno Stato! È qui che si annidano tutti i nostri problemi, ovvero nel fatto che non tutto lo Stato ragiona in una certa direzione.
Se avessimo delle norme meno lassiste probabilmente tutti i cittadini come pure gli extracomunitari e gli irregolari di questo Paese avrebbero più tutela, perché oggi il problema è di chi vive comunque nell’emarginazione.
Sono d’accordo con i Vescovi quando dicono: “noi non denunceremo nessuno perché facciamo assistenza, facciamo supporto morale, psicologico ed economico, perché vogliamo tutelare”, però, io chiedo, per quale motivo un clandestino non dovrebbe immettersi in un circuito legale della vita di questo nostro Paese?! Un circuito in cui crediamo, dove abbiamo fondato i nostri rapporti. E se vengono meno questi principi, Consiglieri Binci e Luchetti, se lo Stato ragiona in modo schizofrenico, verranno meno anche molti altri principi, molti altri diritti che abbiamo in questo Paese. (…) Esatto, la Bossi-Fini dice che nessuno può stare clandestinamente in questo Paese!
Noi sulla regolarizzazione abbiamo fatto quello che potevamo fare, Consigliere Luchetti, e lo faremo ulteriormente.
Voglio aggiungere che se uno dovesse eventualmente criticare questa norma dovrebbe introdurre qualcosa di più umano, nel senso che il sistema pubblico certamente deve dire: “curo il clandestino”, ma poi quel clandestino deve essere tutelato, Consigliere Binci, nella sua difficoltà, gli vanno comunque garantiti i servizi finché non si guarirà, nessuno lo potrà arrestare mai. Questa dovrebbe essere la chiusura di un cerchio regolare se parliamo di legittimazione di uno status di difficoltà. Cosa che non viene messa in discussione, e qui sostanzialmente non è stato detto che cosa succederà a quel clandestino che verrà segnalato.
Peraltro sull’aspetto dell’immigrazione clandestina che entra nel circuito della sanità pubblica c’è anche una grande fetta di grigio, appunto, proprio della nostra sanità, perché in quel caso non potremo sapere come verranno spesi i soldi, addirittura in questo circuito vi potrebbero entrare soggetti, qui si diceva malavitosi, ma che io ritengo a volte anche facilitati da cittadini italiani magari a non pagare alcune prestazioni.
Voglio dire al Consigliere Brandoni che io sono cristiano, per cui non ho la sintomatologia dell’ultimo, non scarico le mie tensioni sull’ultimo. Quindi vorrei che l’ultimo venisse tutelato, ma non con il metodo che volete voi, ovvero con un lassismo totale dello Stato, anzi, è questa politica che non potrà assolutamente tutelare l’ultimo, specialmente in un periodo di crisi come questo.
Questo Stato, invece, nella nostra civiltà ha sempre e costantemente guardato all’ultimo, ma finché se lo è potuto permettere, finché ha avuto le risorse per poterlo fare. Perché se non si hanno le risorse ed una garanzia di funzionalità del sistema pubblico, poi l’ultimo non può essere garantito, né lo potranno fare, urlando, il Consigliere Brandoni, il Consigliere Binci, il Consigliere Luchetti.
Saremmo noi i primi a ribellarci ad un’eventuale norma che volesse perseguire l’obiettivo di marginalizzare dell’ultimo o di fare persecuzione nei suoi confronti. Questa è una mia garanzia, a costo di non fare più politica e di non appartenere più allo schieramento a cui appartengo, però dovete fidarvi, non dovete urlare al lupo al lupo quando lo Stato cerca di darsi una organizzazione, altrimenti dovremmo sopperire con forme che non sono nel costume di questo nostro Paese (come probabilmente sono le ronde).
Ma anche per le ronde si è avuto un altro eccesso di critica da parte della sinistra. In pratica, infatti, si intendono costituire delle associazioni che avranno dei princìpi, degli statuti e che avranno una certa capacità di intervento in quanto saranno quelle che nella vita avranno svolto professioni similari. Quindi saranno un aiuto per lo Stato, saranno associazioni come, ad esempio, quelle del volontariato che molto spesso si sostituiscono alla Regione o al Comune quando non hanno i mezzi per intervenire.
Dunque questo è il modello che stiamo cercando di attivare, ma se continuate a minare costantemente le regole di uno Stato, il funzionamento di uno Stato e la sua architettura globale, farete del male proprio a chi non ha le possibilità, a chi è ultimo, a chi è fuori dalla legalità.
Quindi posso garantire che né da parte del Governo né da parte nostra non c’è alcuna intenzione di ragionare come voi tentate di far credere nel relegarci in una posizione del tutto marginale e antisociale. (…)

PRESIDENTE. Per cortesia, non interrompete!

Franco CAPPONI. Consigliere Luchetti, io non accetto queste provocazioni, anche il vostro pacchetto sicurezza aveva tanti difetti, per fortuna non è passato! Quindi stiamo attenti, perché chi dice di difendere la vita poi è contro la vita nascente, è per l’eutanasia, voi avete contraddizioni enormi, i vostri sono solo atteggiamenti demagogici. Noi, invece, per questo Paese stiamo portando avanti una linea di correttezza.
Per cui non ce ne vogliate se su questa vostra proposta voteremo contro, e lo facciamo non per il principio a cui volete far riferimento, bensì per l’attacco che fate verso un Governo che vuole affrontare tale problema in un certo modo.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Mi ritrovo appieno nell’intervento fatto poc’anzi dal Consigliere D’Isidoro. Questo dibattito, infatti, suscita in me qualche preoccupazione…(…) No, Consigliere Giannotti, la mia preoccupazione è quella di una pericolosa deriva culturale, cosa ben diversa da quello che dice lei! (…) lo dico anche ai cittadini di Montecalvo, che però già lo sanno!

PRESIDENTE. Per cortesia, Consigliere Giannotti, impari anche lei a rispettare chi parla!

Almerino MEZZOLANI. Dopodichè, Consigliere Capponi, non so quali siano le intenzioni del Governo, ma gli atti comunque contano e dietro di essi ci sono, al di là delle buone intenzioni, due modi differenti di guardare il cambiamento del mondo. Da una parte solleticare le paure che il cambiamento comporta, quindi fomentarle, cavalcarle, inseguirle, dall’altra proporre soluzioni.
Soluzioni che certamente – questo è vero, Consigliere Giannotti – devono stare in sintonia con la gente. Io ora non so quali saranno le sorti elettorali delle nostre coalizioni, ma vorrei vincere governando e indirizzando il Paese e non, invece, inseguendolo come sta facendo ora la destra, che è quello sta accadendo. Chiaro!
Tra l’altro credo che dietro il provvedimento in questione ci sia il sottinteso dell’avanzare di un fallimento, per la semplice ragione che è una semplificazione, quindi a testimonianza del fatto che quando si cavalcano le paure che poi diventano ingovernabili occorre trovare scorciatoie. E questa è una pericolosa scorciatoia!
So bene che dobbiamo trovare un modo per controllare l’immigrazione clandestina, per cercare di orientare bene il cambiamento, per cercare di non suscitare le tensioni sociali che si vanno alimentando, però è anche vero, ripeto, che non si possono percorrere scorciatoie, e questa lo è.
E lo è soprattutto a danno della salute dei cittadini italiani, prima ancora di quella dei clandestini. Infatti questo provvedimento non è solo un atto discriminatorio, ma è anche un atto inutile che va a penalizzare gli ultimi, come qui è stato detto, e soprattutto è dannoso, perché getterà in clandestinità a livello sanitario delle persone che da qualche parte, quindi fuori dal servizio sanitario, dovranno pure andare ad appoggiarsi.
Il Consigliere D’Anna ha citato dati riferiti alle malattie infettive che sono una bassa percentuale, certo, ora è vero, ma se dovesse andare avanti un provvedimento di questo tipo tale percentuale si alzerà. Si incentiveranno in larga parte, infatti, la nascita di percorsi sanitari paralleli al di fuori del sistema sanitario e quindi saranno fuori controllo. E questo avrà una ricaduta, perché ci saranno gravidanze non tutelate, si ritornerà all’aborto clandestino, ci saranno minori non assistiti. Tutti problemi che percorrendo questa strada ce li troveremo di fronte.
Oltretutto aumenteranno persino i costi. Perché se dentro quel decreto dovranno essere garantite le prestazioni del pronto soccorso, poi le condizioni di quelle persone che vi andranno saranno ancora più gravi, necessiteranno di interventi più lunghi e più complessi, quindi sul sistema si avrà una ricaduta anche economica.
Ecco perché credo vadano ascoltate quelle voci che in questo momento si oppongono a questo tipo di provvedimento. E sono tante, sono i medici, sono gli operatori del sistema, sono le organizzazioni, come la Caritas e tante altre.
Comunque tutte queste voci ci fanno anche ben sperare, perché significa che in questo Paese, al di là delle cose che stanno accadendo, c’è ancora la capacità di indignarsi rispetto a provvedimenti che credo possano farci immettere in una pericolosa china dalla quale poi, né la destra, né la sinistra, ma tutti, rischieremo di pentirci di esserci caduti.

PRESIDENTE. Sulle mozione n. 325 e n. 326 è stata presentata, a firma dei Consiglieri Ricci, Luchetti, Binci, la seguente proposta di risoluzione avente ad oggetto “Contrarietà della Regione Marche alla norma che prevede la possibilità per i medici di denunciare gli stranieri irregolari”:
L’Assemblea legislativa delle Marche, premesso:
che la vigente normativa dal 1995 prevede che agli immigrati stranieri temporaneamente presenti (STP) “sono comunque assicurate le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio. Tali prestazioni sono erogate nei servizi pubblici ed accreditati. Sono inoltre estesi agli stranieri irregolari e non iscritti al SSN i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva”. In particolare devono essere garantiti: a) tutela sociale della gravidanza e maternità, b) tutela della salute del minore, c) vaccinazioni, d) interventi di profilassi internazionale, e) profilassi, diagnosi e cura delle malattie infettive;
che per cure che si intendono le “prestazioni sanitarie, diagnostiche e terapeutiche, relative a patologie non pericolose nell’immediato e nel breve termine, ma che nel tempo potrebbero determinare maggiore danno alla salute o rischi per la vita (complicanze, cronicizzazioni o aggravamenti)” (circolare Ministero della sanità n. 5, 24 marzo 2000);
che ai sensi del comma 5 dell’articolo 35 del testo unico sull’immigrazione (d.lgs. 286/1998, suppl. ord. n. 139/L alla g.u. 18 agosto 1998, n. 191) “l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non deve comportare alcun tipo di segnalazione alle autorità di pubblica sicurezza, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto a parità dì condizioni con il cittadino italiano»;
che la possibilità che l’immigrato irregolare che si rivolge ai servizi perché bisognoso di cure mediche venga contestualmente segnalato all’autorità di polizia, impedisce di fatto l’accesso alle cure;
Ritenuta la suddetta segnalazione atto:
a) persecutorio e discriminatorio in quanto sancisce l’esclusione totale da un diritto umano fondamentale, quale quello della salute, di un gruppo di persone sulla base dell’appartenenza .etnica e solo perché hanno “un colore della pelle diverso”;
b) contrario alla Costituzione italiana che prevede che la salute sia tutelata dalle istituzioni come diritto pieno ed incondizionato della persona e a tutela dell’intera collettività;
c) inutile in quanto non è con la persecuzione delle persone bisognose di cure che si garantisce la sicurezza dei cittadini (tanto più che la legge già prevede la segnalazione alle autorità obbligo di referto) nei casi di violenza;
d) dannoso perché la clandestinità sanitaria può comportare la diffusione di malattie che non potranno più essere tenute sotto controllo attraverso la prevenzione e le cure e quindi ci potrebbero essere ricadute sulla salute di tutta la collettività e perché vanifica i successi raggiunti negli ultimi 15 anni relativamente alla salute degli immigrati (riduzione dei tassi di Aids,. stabilizzazione della tubercolosi, miglioramento degli indicatori materno-infantili). A questo proposito si sottolinea che saranno proprio le donne ed i bambini che sono le maggiori utenti dei servizi a subirne le ricadute negative;
e) pericoloso perché incentiverà la nascita di “percorsi sanitari” paralleli al di fuori dei sistemi di controllo e di verifica della sanità pubblica (gravidanze non tutelate, aborti clandestini, minori non assistiti);
f) oneroso sul piano economico in quanto comporterà un aumento dei costi, in quanto comunque le prestazioni del Pronto Soccorso dovranno essere garantite e, in ragione dell’emendamento, le condizioni di arrivo delle persone saranno più gravi e necessiteranno di interventi più lunghi e complessi;
Tenuto conto:
che tutti gli ordini professionali Federazione nazionale .degli ordini dei medici chirurghi ed odontoiatri (FnOMCEO), Federazione nazionale collegi infermieri (IPASVI), Federazione nazionale dei collegi delle ostetriche (FNCO), Consiglio nazionale dell’ordine degli assistenti sociali (CNOAS) ecc. e la maggior parte delle Regioni, stanno facendo opposizione all’emendamento che modificherebbe la legge in quanto contrario alla Dichiarazione dei diritti umani, all’articolo 32 della Costituzione e al codice deontologico;
che il Presidente della Conferenza Stato-Regioni si è espresso: “Le norme approvate in Senato rischiano di determinare una situazione moralmente insostenibile e pericolosa”. “A parte ogni ragionamento relativo alla necessità di garantire un servizio sanitario fondato su criteri di bisogno e di solidarietà, vanno considerati i problemi relativi alla necessità di una adeguata prevenzione che è tale nella misura in cui, soprattutto per alcune malattie, riguardi tutta la popolazione a garanzia dell’intera comunità. Questa norma non può entrare nell’ordinamento italiano, se ciò avvenisse, sarebbe una cosa gravissima e inaudita”;
Preso atto altresì che in questi giorni è in discussione al Parlamento, nell’ambito del pacchetto sicurezza, l’abolizione del divieto di segnalazione;
Dichiara la contrarietà della Regione Marche alla nonna che prevede la possibilità per i medici di denunciare gli immigrati irregolari;
Impegna la Giunta regionale
- ad attivarsi nei confronti del Governo e del Ministero dell’Interno attraverso le opportune forme di protesta;
- ad adottare tempestivamente i provvedimenti legislativi e regolamentari necessari per ridare e sostenere il diritto di tutti gli individui presenti sul territorio regionale all’accesso ai servizi sanitari pubblici confermando l’obbligo del segreto professionale per tutti gli operatori sanitari e la garanzia dell’anonimato per gli utenti;
- ad avviare una campagna di sensibilizzazione sul diritto alla salute per la popolazione immigrata.
Ha la parola il Consigliere D’Anna per dichiarazione di voto.

Giancarlo D’ANNA. L’intervento dell’Assessore tocca alcuni aspetti che ritengo opportuno evidenziare. L’Assessore in sintesi ha detto: “o si fa come diciamo noi, quindi come si è fatto sino ad ora, oppure sarà la catastrofe”. Alla faccia – come dice lui – dell’allarmismo! Fino adesso ci avete accusato di utilizzare tale problematica per fare del catastrofismo, ma la conclusione è che se non si fa come volete voi potrà succederà di tutto e di più!
Il problema vero è che molto spesso – l’ho detto anche nel mio intervento precedente – non si è attenti a ciò che è accaduto nelle altre nazioni. Infatti paesi accoglienti per tradizione, come l’Olanda e la Danimarca, oggi si trovano ad affrontare delle tensioni sociali importanti per un dato di fatto, ovvero che a furia di dare dei vantaggi a chi viene da fuori, che si diceva doveva essere sicuramente accolto, si è fatta una sorta di razzismo al contrario, quindi i discriminati, come nel caso nostro gli italiani, sono le persone che vivono sul territorio. Questo è quello che è già accaduto e sta ancora accadendo.
Molto spesso, con la scusa delle minoranze, si creano dei circuiti che vanno addirittura a superare il normale percorso di chi vive e lavora sul territorio.
Peraltro questo provvedimento dovrebbe essere anche abbinato ad altri, come quelli per un maggiore controllo alle frontiere, oltre una maggiore attenzione della Comunità europea. Ad esempio, le immagini che quotidianamente vediamo sui nostri telegiornali ci mostrano le barche che una volta arrivano dall’Albania, una volta arrivano dalla Turchia o dalla Libia, però non ci fanno mai vedere che le frontiere sono completamente aperte, dall’Ungheria arrivano camionate di questi poveri disgraziati. Quindi la Comunità europea deve assolutamente prendere dei provvedimenti. In Italia, ripeto, si focalizza l’attenzione solo su chi arriva dal mare mentre in un altro modo c’è chi arriva anche dal nord.
Allora qual è la soluzione? Se siamo veramente intenzionati a fare un certo tipo di lavoro è chiaro che queste persone nel limite del possibile devono essere aiutate anche a casa loro, altrimenti corriamo il rischio di trasformarci da un paese accogliente, come è sempre stata l’Italia, in un paese che potrà reagire anche in un modo che non fa parte della sua natura.
Quindi ritengo che una legge che vada a modificare questo tipo di situazione sia la benvenuta. Non si tratta di rincorrere le persone, si tratta di anticipare quello che potrebbe succedere se continuiamo a viaggiare in un percorso che fino a questo momento non ha portato assolutamente nessun beneficio né agli stranieri né agli italiani.
Dunque sono questi i motivi per cui dichiaro il voto contrario del mio gruppo.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della proposta di risoluzione. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego, Consigliere Altomeni, proceda

Michele ALTOMENI. Procedo alla chiama:
Michele Altomeni presente
Marco Amagliani presente
Fabio Badiali presente
Stefania Benatti presente
Massimo Binci presente
Giuliano Brandoni presente
Ottavio Brini assente
Raffaele Bucciarelli presente
Giacomo Bugaro assente
Franco Capponi assente
Guido Castelli assente
Enrico Cesaroni assente
Graziella Ciriaci assente
Francesco Comi presente
Giancarlo D’Anna assente
Antonio D’Isidoro presente
Sandro Donati assente
Sara Giannini assente
Roberto Giannotti presente
Leonardo Lippi assente
Marco Luchetti presente
Katia Mammoli presente
Francesco Massi assente
Almerino Mezzolani presente
Luigi Minardi presente
Adriana Mollaroli presente
Rosalba Ortenzi presente
Paolo Petrini assente
Fabio Pistarelli assente
Cesare Procaccini presente
Mirco Ricci presente
Lidio Rocchi presente
Franca Romagnoli assente
Vittorio Santori assente
Daniele Silvetti assente
Vittoriano Solazzi presente
Vincenzo Sordoni assente
Gian Mario Spacca assente
Oriano Tiberi assente
Luigi Viventi assente

PRESIDENTE. Il numero legale non è garantito quindi la seduta è sciolta, ma nel frattempo invito i Presidenti dei gruppi assembleari di maggioranza presso il mio ufficio.


La seduta termina alle ore 12,50