Resoconto seduta n.151 del 06/10/2009
SEDUTA N. 151 DEL 6 OTTOBRE 2009


La seduta inizia alle ore 15,15

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. In attesa che Commissione esaurisca i lavori e quindi che i Commissari rientrino in Aula per la discussione della proposta di legge n. 332, così come concordato darei intanto la parola ai due relatori di maggioranza e di minoranza dell’atto amministrativo n. 7.


Proposta di atto amministrativo n. 7
della Giunta regionale
“Modifiche al Piano Regionale per la gestione dei rifiuti approvato con delibera consiliare 15 dicembre 1999, n. 284 legge regionale 28 ottobre 1999, n. 28”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 7 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Questa è una piccola modifica al Piano dei rifiuti. Certamente l’auspicio è che a seguito dell’approvazione della legge si vada anche all’elaborazione di un nuovo Piano dei rifiuti, ma questo naturalmente avverrà nella prossima legislatura. Però intanto la Giunta, già dai primi passi di questa legislatura, aveva inviato una proposta di modifica che, appunto, abbiamo voluto recuperare all’interno della discussione della legge, che abbiamo votato nella seduta antimeridiana odierna, quindi in qualche modo la va ad integrare.
Questo atto è stato votato all’unanimità in Commissione, così come avevamo votato all’unanimità la legge. Però abbiamo visto che tra il voto in Commissione e il voto in Assemblea sono maturate decisioni diverse da parte dell’opposizione, quindi speriamo non avvenga lo stesso per questo atto. Anche perché mi pare recepisca una volontà condivisa, quella cioè di disincentivare gli impianti per il trattamento dei rifiuti meno compatibili sul piano ambientale, in particolare qui ci occupiamo degli inceneritori, a favore di altre forme, citate anche il Consigliere D’Anna, come la raccolta differenziata, il riciclaggio e la riduzione alla fonte.
La Regione non ha grandi strumenti per imporre la raccolta differenziata e forme più sostenibili di gestione dei rifiuti, però deve utilizzare in qualche modo la tecnica degli incentivi e disincentivi. Ossia come abbiamo già fatto modulando la tariffa per quanto riguarda il conferimento che i gestori delle discariche devono pagare, premiando quelle realtà locali che promuovono maggiormente la raccolta differenziata e penalizzando quelle che le promuovono meno.
Qui sostanzialmente vogliamo fare la stessa cosa. Infatti la filosofia di questa modifica è che nei bacini che non hanno raggiunto gli obiettivi minimi, quelli recepiti dal Governo di raccolta differenziata, non è possibile realizzare impianti di termovalorizzazione e di recupero energetico da rifiuti. Ciò è possibile solo in quei bacini che hanno raggiunto la soglia minima.
Quindi si promuove l’istanza che, in primo luogo, va attuata la raccolta differenziata, vanno ridotti i rifiuti a monte, e solo in un’ipotesi successiva si può arrivare all’utilizzazione di impianti come quelli della termovalorizzazione.
Quindi sostanzialmente è l’esplicitazione all’interno del Piano rifiuti di una regola che comunque questa Regione si è data in questi anni e che ha continuamente applicato.
Questa norma fa salva il miglioramento degli impianti esistenti. Questa legge non vuole escludere miglioramenti tecnologici dal punto di vista della sostenibilità ambientale degli impianti esistenti, e per la nostra regione questo riguarda il Consmari di Tolentino che è l’unico inceneritore che abbiamo.
Questo provvedimento non fa altro, interviene solo su questo punto. Ci sembra un contributo utile perché in qualche modo chiarisce agli Enti locali che non possono trascurare la raccolta differenziata pensando che poi comunque con la termovalorizzazione si risolveranno i problemi, ma sapere che questa sarà un’ipotesi adottabile solo in seguito al raggiungimento degli obiettivi previsti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere di minoranza Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Mi dispiace anche ora fare in po’ il bastian contrario, ma purtroppo devo deludere le aspettative del collega Altomeni.
Infatti questo atto amministrativo ci trova fortemente contrari per alcuni di quei motivi che abbiamo già esposto in precedenza. Peraltro faccio presente che un analogo emendamento da noi presentato era funzionale al fatto che a fronte di una mancata raccolta differenziata che avesse raggiunto una certa percentuale non si potesse procedere alla costruzione di altre discariche.
La Giunta ha fatto una scelta assolutamente legittima, certo, da noi non condivisa, ma è comunque una scelta rispettabile. Avete ribadito una volta di più che non siete per i termovalorizzatori e che volete invece produrre altre discariche. Lo fate ovviamente in modo strumentale, ribadendo il principio che la raccolta differenziata sia soltanto strumentale e organica a un discorso di discarica, quando invece sapete benissimo che non lo è.
Comunque ribadite questo principio, non riuscite ad uscire sia da un vincolo ideologico che da quello che è un po’ il vostro vizio di fondo, cioè che in realtà il Piano energetico non lo volete modificare.
Quindi prendiamo atto di questo, sappiamo a questo punto qual è la posizione ufficiale anche del Presidente Spacca, ce lo ricorderemo, come credo se lo ricorderanno anche le categorie.
Per voi la raccolta differenziata è solo esclusivamente indirizzata e strumentale ad un discorso di discariche e non di termovalorizzatori, ne prendiamo atto, quindi voteremo contrari in modo assolutamente deciso.
Al contempo ci auguriamo che nella prossima legislatura, magari con un orientamento politico diverso, questa Regione possa cominciare veramente a camminare.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Soltanto per ribadire alcune contraddizioni, che non posso riscontrare nell’intervento del Consigliere Silvetti, in quanto stamane non è intervenuto sulla proposta di legge sui rifiuti non posso ascrivere a lui, ad esempio, ciò che è stato detto con le prese di posizione del Consigliere D’Anna, ma in ogni caso le ascrivo allo stesso Gruppo. (...) No, io ho detto “ascrivere”, perché io mi iscriverò sempre e solo ad un partito Comunista e quando non ci sarà più farò il libero pensatore, quindi non abbiate speranze diverse, sarebbero vane! E lo dico con il pieno rispetto per tutte le idee.
Questa mattina negli interventi dei gruppi di minoranza veniva palesata una sorta di contraddizione nostra, discariche sì, discariche no, ossia che la maggioranza fosse un po’ in confusione rispetto al percorso da tenersi e dal dove andare. Ma la maggioranza non è assolutamente in confusione! La verità l’ha detta poco fa il Consigliere Silvetti, la maggioranza ha scelto, ha scelto di proseguire per quella strada che percorre ormai da quindici anni, ossia la raccolta differenziata e il non adagiarsi sulla facile sponda della termovalorizzazione. Lì sì ravviso una contraddizione netta, perché il materiale che va alla termovalorizzazione è quello stesso materiale che più di ogni altro fa parte della raccolta differenziata. Quindi delle due l’una.
Tralascio le considerazioni che facevo stamane sul fatto che il rifiuto è energia e quindi non va sprecata perché non è infinita, dico soltanto, ancora una volta, che non c’è nulla di ideologico nella nostra posizione, noi perseguiamo un obiettivo di raccolta differenziata spinta. Alcune situazioni ci dimostrano che non è impossibile, ci sono comuni che hanno dimostrato di poter raggiungere il 65-70%, le cifre della raccolta differenziata che ci indicano le norme nazionali. Quindi è possibile arrivare a determinati risultati.
In quel caso non diciamo un no tout court a qualsiasi cosa, diciamo di andare a verificare – e le tecnologie sono tante – e poi vedere quale dovrà essere la migliore tecnologia possibile.
Penso che questa maggioranza senza tentennamenti abbia dato delle direttive e indicato una strada. Tra l’altro il nostro compito è quello della programmazione, quindi noi stiamo programmando il futuro di questa regione per quanto riguarda il settore dei rifiuti.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti, ne ricordo uno solo: nel 1996 questa regione aveva un 2,5-3% di raccolta differenziata, oggi siamo oltre il 30%. E questi dati sono già vecchi, perché...(...) Come il tempo? Saranno tre minuti che parlo! (...) Nel PCI ci insegnavano che prima di prendere la parola dovevamo guardare l’ora perché si doveva stare dentro i tempi, io l’ho imparato bene, quindi ora sono non più di da 6-7 minuti che parlo! Detto questo, comunque smetto per non annoiare l’Aula. Peraltro le considerazioni che sto facendo le avete già sentite, le ho ripetute soltanto per precisare ciò che sta dentro questo atto.
Ritengo che stiamo facendo davvero un grande servizio alla comunità marchigiana.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.

Proposta di atto amministrativo n. 7. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge n. 332 (testo base)
della Giunta regionale
“Interventi della Regione per il riavvio delle attività edilizie al fine di fronteggiare la crisi economica, difendere l’occupazione, migliorare la sicurezza degli edifici e promuovere tecniche di edilizia sostenibile”

Proposta di legge regionale n. 339
del Consigliere Bugaro
“Intervento regionale a sostegno del settore edilizio e per promuovere le tecniche di bioedilizia e l’utilizzo di fonti di energia alternative e rinnovabili”

(abbinate)
(Discussione e votazione)

PRESDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 332 (testo base) ad iniziativa della Giunta regionale, abbinata alla proposta di legge n. 339 ad iniziativa del Consigliere Bugaro. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Oggi approveremo una proposta di legge molto importante perché attorno a questo argomento c’è molto interesse, anzi, ci dovrebbe essere molto interesse, qui invece mi sembra...

PRESIDENTE. Consigliere Binci, invito lei e tutti i Consiglieri a prestare un po’ di attenzione. Sappiamo che questo atto ci impegnerà per almeno 3-4 ore, quindi più stiamo attenti più saremo rapidi nel lavoro.

Mirco RICCI. Stavo dicendo che stiamo per approvare una legge importante. Questo tema è stato affrontato, come sapete, attraverso un’Intesa Stato-Regioni-Autonomie Locali, per utilizzare uno strumento straordinario, attraverso la leva dell’edilizia, per favorire la ripresa economica del nostro Paese in un momento di crisi acuta e per difendere l’occupazione.
Abbiamo detto fin da subito che questa norma deve rimanere una legge straordinaria, tant’è che nell’Intesa stessa si prevede un tempo di applicazione di diciotto mesi. Allora se è una legge straordinaria non può essere una legge strutturale che interviene in maniera profonda sugli strumenti di pianificazione urbanistici e paesistici. Tuttavia le finalità del testo, così come esce dalla Commissione, vengono garantite.
Ripeto, non è una legge strutturale ma straordinaria, quindi è ovvio che devono essere introdotti degli incentivi e dei premi per poter ottenere una sorta di spinta a favore di iniziative che permettano di rimettere in movimento l’economia attraverso interventi sull’edilizia.
Questa legge contiene alcuni interventi che prevedono un premio per l’aumento volumetrico degli edifici residenziali e non residenziali, allo stesso tempo questi ampliamenti dovranno tener conto di un adeguamento ed un miglioramento del sistema antisismico, nonché sull’efficienza energetica ed al risparmio dell’edificio stesso.
Nell’Intesa Stato-Regioni-Enti locali si prevedevano alcuni parametri, uno è che l’intervento di ampliamento volumetrico pari al 20% e non superiore ai 200 mc è riferito ad immobili non superiori ai 1.000 mc. Per questa legge c’era già un punto di riferimento indicato nell’Intesa Stato-Regioni, che noi però abbiamo ampliato, l’Intesa stessa prevedeva che le Regioni potevano introdurre altre forme di incentivazione per l’ampliamento volumetrico.
Questa legge non essendo strutturale ha dovuto individuare elementi di deroga all’interno dei decreti ministeriali e delle previsioni dei piani regolatori tali da poterla rendere fruibile, equilibrata e attenta. In Italia dopo alcuni mesi di applicazione delle leggi per la ripresa dell’edilizia alcuni casi hanno dato risultati ampi mentre sono stati molto ristretti. Nel senso che al di là di ciò che prevediamo dobbiamo comunque mantenere la possibilità di intervenire.
Di fatto questa legge deve servire, dato che dura solo diciotto mesi, da acceleratore di un processo di ripresa. Faccio un esempio banale. Noi siamo tra le pochissime Regioni che hanno introdotto – sembra che sia stato fatto poco ma in realtà dalla Commissione sono scaturiti, nel lavorare su alcuni elementi, emendamenti poi introdotti nel testo – il famigerato cambio di destinazione d’uso. Su questo tema la Commissione ha aperto una possibilità, cioè che il cambio di destinazione d’uso si può fare ancorché per edifici non residenziali ubicati in zone cosiddette urbane, ovvero individuate nelle tabelle B e C dei piani regolatori per edifici dismessi al 31 dicembre 2006 e previsti dai piani regolatori su zone a destinazione omogenea e anche attraverso piani di riqualificazione urbana.
E’ un’apertura molto precisa, molto confinata, ma per il cambio di destinazione d’uso è stata fatta.
Noi siamo contrari ad introdurre – e la legge mantiene questa previsione – cambi indiscriminati di destinazione d’uso in area agricola per edifici non residenziali.
Questa dunque è una prima apertura.
Ci siamo resi conto che la proposta della Giunta era debole rispetto, ad esempio, al parametro della d.m. 1444 (densità edilizia). Se non avessimo modificato e introdotto la deroga a quel parametro molti interventi non si sarebbero potuti fare, per esempio in campo agricolo, perché con l’indice dello 0,03 si sarebbero dovuti avere 3 ettari di terra per fare interventi di ampliamento volumetrico. In alcune città l’indice volumetrico è talmente stretto che, appunto, non si sarebbero potuti fare gli interventi.
Quindi per poter fare l’ampliamento sono state introdotte queste ulteriori deroghe.
Insomma si tratta di una legge prudente, in ogni caso è una legge che riguarda interventi in edilizia, per cui è evidente che si sovrappone in maniera marcata ai piani regolatori, quindi all’urbanistica e ad altri strumenti di pianificazione.
E’ fuor di dubbio, pertanto, che per poter rendere efficace questa legge abbiamo dovuto da un lato mantenere un’attenzione e una prudenza, quindi mantenerla straordinaria, ma allo stesso tempo cercare di ampliare il più possibile l’ambito della sua applicazione.
Sono state introdotte modifiche all’articolo 1 dove si è previsto il tetto di intervento fino ad edifici di 1.500 mc (20%), con un massimo di ampliamento di 200 mc.
L’abbiamo fatto per gli edifici non residenziali attraverso demolizione e ricostruzione, anche qui con una premialità del 35%. Sicché un’altra apertura di un certo rilievo.
Questa legge mantiene la caratteristica di straordinarietà, ma nelle Marche sarà applicabile, così come emendata dalla Commissione – poi vedremo se con l’approvazione di alcuni emendamenti potremo fare ulteriori interventi – in un numero abbastanza alto di interventi, come peraltro indicato anche da un’indagine de Il Sole 24 Ore.
Non credo si poteva fare molto di più, non l’hanno fatto neanche le altre Regioni, neppure rispetto al tetto dei 1.500 mc o dei 1.000 mc. Il Veneto ha tolto quel punto di riferimento, non ha messo il limite, ma è discutibile il fatto che non introduca limiti di dimensione della struttura residenziale. Comunque dice che non si può ampliare più di 200 mc. Diventa un problema legato al tipo di intervento.
Molto spesso è inutile introdurre una norma di questo tipo se non può essere realizzata o se da un punto di vista architettonico e di stabilità della struttura deve essere per forza... a meno che non lo si faccia su ogni singola unità abitativa, come qui qualche emendamento richiama. Ma anche lì la cosa è abbastanza complicata, il rischio è che in un ambito residenziale di 10, 15 o 20 appartamenti dovresti trovare l’accordo tra tutti, dovresti avere un rapporto con il condominio, a quel punto l’intervento, oltre che architettonicamente non appropriato, potrebbe diventare impossibile da farsi.
Ritengo che questa legge sia abbastanza in linea con gli interventi fatti anche dalle altre Regioni, sta pienamente all’interno dell’accordo Stato-Regioni-Autonomie locali del 31 marzo 2009, quindi penso possa dare una risposta ai problemi dell’edilizia.
Abbiamo azzerato il costo degli oneri di fabbricazione per le barriere architettoniche, su richiesta di questa categoria e di alcuni ordini professionali, quindi siamo riusciti a dare una risposta anche ad alcune questioni particolari e molto impegnative.
In Commissione abbiamo acquisito poco fa i pareri del Cal e del Crel, accogliendo alcuni emendamenti all’unanimità.
Utilizzando questa legge come un acceleratore del processo di ripresa del sistema edilizio è stata introdotta la possibilità di intervenire – arriverà un emendamento in Aula –, anche per edifici ubicati in area agricola – già questo era un emendamento della Provincia di Macerata che abbiamo accolto e che ci suggeriva che bisognava specificare bene “ edifici residenziali in area agricola” –, attraverso piani di recupero individuati dai Comuni che dovranno dare i loro pareri. In modo tale che questi edifici possano essere ristrutturati e recuperati anche per finalità diverse rispetto alla destinazione attuale.
L’emendamento è stato discusso in Commissione poco fa, lo si sta sistemando tecnicamente, esso potrebbe essere un elemento ulteriore dell’ampiezza di applicazione di questa legge.
Questa legge mantiene, ripeto, il taglio della straordinarietà, non è una legge strutturale, con essa non si modificano né le leggi urbanistiche né la legge 13 sull’agricoltura. Ma allo stesso tempo apre il campo di applicazione, affinché questa Regione possa dare risposte, almeno lo auspico, ad un numero consistente di soggetti. E mantenendo queste caratteristiche ne avrà la possibilità.


PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Lippi. Ricordo ai Consiglieri che durante l’intervento del Consigliere Lippi saranno chiuse le iscrizioni a parlare.

Leonardo LIPPI. Capisco la complessità di questa norma di natura straordinaria, quindi apprezzo tutto il grande lavoro svolto in Commissione, come pure la difficoltà della maggioranza ad affrontare certi temi, però la finalità della legge, che nasce da un accordo di programma Stato-Regioni su una legge nazionale, è ben definita.
Con questa norma si vuole riattivare l’economia del settore edile. Un settore in forte difficoltà che sicuramente nei prossimi mesi vedrà una mole di personale in cassa integrazione come quello dell’industria.
Quindi nell’affrontare questo argomento dobbiamo essere seri e corretti. Dobbiamo dare una norma che permetta, in questi diciotto mesi, di superare una impasse economica dell’economia regionale e nazionale nonché mondiale.
L’obiettivo principale di questa legge è quello di dare risposte veloci, ossia dare uno strumento agile e flessibile ai Comuni – gli attori che riceveranno le richieste di edificazione da parte dei costruttori, dei cittadini e dei tecnici – che permetta di superare tutti gli ostacoli della burocrazia italiana – ormai magica! –, che certamente è sempre andata a garanzia del patrimonio storico, artistico, architettonico, ecc., ma che purtroppo per dare una risposta ai cittadini necessità di tempi decennali. Quindi il cittadino trova sì la norma che può dargli una risposta, ma nel momento in cui va ad inoltrare magari la domanda poi per avere la risposta deve aspettare un minimo di dieci anni.
Sicché se vogliamo accorciare questo periodo transitorio di lungaggini burocratiche in cui si trovano decine e decine di quei centri di potere che gestiscono a loro volta ogni singola questione che riguarda la complessa materia dell’urbanistica, dovremmo avere anche un certo coraggio. Ma alla maggioranza dico che questo coraggio deve essere anche condiviso. Per cui se in quest’Aula ci sarà una condivisione totale si potrà raggiungere anche un’unanimità di intenti, che a loro volta permetteranno di superare le forti critiche che potrebbero venire dai molteplici mondi che ci circondano.
L’aiuto all’economia edilizia significa anche aiuto alle famiglie. Cosa voglio dire? Dico che le famiglie sono in crisi, soprattutto per mancanza di lavoro, ma hanno anche altre esigenze fondamentali, figli che si sposano, insomma nuove esigenze che nascono all’interno del nucleo familiare. E se le risposte sono quelle del mercato in essere sono già negative. Sappiamo bene, infatti, cosa vuol dire comperare magari un appartamento per un figlio che vuole sposarsi. Ma se noi diamo l’’opportunità di creare nel proprio alloggio, applicando deroghe sulle altezze, sulle distanze, una minima situazione di ricovero per un figlio che appunto ha questa esigenza, potremo anche superare quella difficoltà economica in cui si trovano tante famiglie. Famiglie che non solo non hanno il reddito ma non hanno neppure una copertura finanziaria dagli istituti, che con una crisi così forte e con l’incertezza del lavoro non concedono più credito a queste persone.
Pertanto, recuperare un sottotetto, ampliare di un 20% un edificio, potrebbe dare risposte a quelle esigenze che hanno le famiglie con poche risorse.
Esigenze inoltre necessarie per riattivare l’economia dell’artigianato e del settore edilizio.
Apprezzo veramente quello che è stato detto dal relatore di maggioranza. Vi è stato un acceso dibattito, certo, sono stati fatti interventi anche sulla stampa, ma credo che il dibattito fatto a livello personale è sempre quello più produttivo. In Commissione inizialmente abbiamo affrontato la questione di demandare agli Enti locali la scelta della variazione di destinazione d’uso di immobili che non si trovano in zona urbana ma in zona agricola.
Sicché ora questo apprezzamento si può tradurre in termini positivi cercando in quest’Aula una risposta che possa avere un ampio consenso. Ma questo lo vedremo al lato pratico nella discussione, ossia come verranno accolti gli emendamenti da noi presentati oppure se da parte del relatore di maggioranza verranno proposti emendamenti in questa direzione. Ossia sulla deroga alle distanze e delle altezze, ovviamente nel rispetto del codice civile, sulla modifica degli annessi agricoli con ricomposizione urbanistica e sulla modifica della destinazione per la zona agricola.
Quindi il nostro voto politico è rimesso a come si svolgerà tutta la fase della discussione.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Innanzitutto voglio fare una battuta nei confronti del relatore Consigliere Lippi. Il Consigliere Viventi questa mattina ha detto: “oggi abbiamo votato con il Pdl”, ma già subito nel pomeriggio il Consigliere Lippi ha corretto il tiro. Non è che vuole prendere le distanze, ma ci ha fatto capire che con il Consigliere Ricci ci ha parlato abbastanza e quindi ora sono in sintonia. E’ anche giusto che ci sia un buon equilibrio, magari il pomeriggio porta anche un po’ di saggezza!
A parte questa battuta, che però è anche vera, voglio sottolineare che noi comunque condividiamo l’analisi fatta su un provvedimento così importante per tutta l’economia. E’ un provvedimento preso a seguito di una scelta del Governo Berlusconi, che in un momento così difficile ha trovato questa soluzione che potrà mettere veramente in moto tutta l’Italia.
Però mentre molte Regioni, sia di sinistra che di centro-destra, hanno recepito immediatamente questo provvedimento, la Regione Marche ha trovato un po’ di difficoltà.
A mio avviso è una difficoltà più politica che tecnica. Questo perché le anime della coalizione che governano la Regione Marche (come gli ambientalisti) pongono un freno a certe scelte. Scelte secondo il loro punto di vista scellerate, ma che invece sono condivisibili da parte dei cittadini, delle imprese, degli artigiani, insomma da chi da tempo aspetta di poter fare un piccolo ampliamento dei propri locali.
Sono scelte, infatti, che possono mettere in moto tutta l’economia, e non solo quella edilizia, che è comunque un settore fondamentale soprattutto per la nostra regione.
Quindi tutto questo rafforza quanto avevamo affermato nei giorni scorsi durante l’Assemblea straordinaria in cui si è parlato della crisi marchigiana.
Questo è un argomento che non ci appassiona ma di cui ne vogliamo vedere la luce. Non ci appassiona perché qui c’è una corsa a chi vuole arrivare prima, di chi magari gioca ad alzare la cubatura o di chi fa barricate per fermare alcuni provvedimenti.
Nelle Marche il piano casa – che stasera comunque approveremo, perché la maggioranza non ha voluto rinviare neppure di una settimana, slittamento che secondo noi avrebbe invece permesso di fare una serena discussione di alcune questioni – arriva in ritardo di tre mesi. Noi questo ritardo lo abbiamo criticato, abbiamo fatto anche conferenze stampa.
Quindi oggi nel prendere atto che questa legge verrà comunque approvata, vogliamo anche evidenziare che sia nel metodo che nel merito potevate essere leggermente più elastici. E qui da parte nostra non c’è una contraddizione, anche noi infatti vogliamo subito questo provvedimento, però secondo noi è meglio avere una buona legge che soddisfi tutti anziché una legge fatta in questo modo. Ovvero una legge con emendamenti approvati, non approvati, discussi, non discussi, discussi magari anche fuori da quest’Aula, che porteranno sì ad un’approvazione la più ampia possibile, ma sicuramente – anche il Consigliere Ricci credo ne sia convinto – se avessimo avuto una settimana di tempo in più potevamo fare una legge migliore e che sicuramente avrebbe avuto il consenso di tutti.
Quindi la fretta di voler approvare a tutti i costi questa legge ci trova contrari, ma sicuramente non possiamo metterci di traverso nei confronti di un provvedimento così importante.
Per quanto mi riguarda il voto non sarà certo favorevole, Consigliere Ricci, perché molte cose non sono state recepite. Ancora una volta, infatti, la campagna è stata penalizzata, ancora una volta siete prigionieri degli ambientalisti.
Da moltissimi anni – io sono stato uno dei primi firmatari – è ferma una proposta di legge, la n. 13 per gli ampliamenti nelle zone agricole, dove voi non date nemmeno la possibilità di sistemare i fienili. Oggi, cari compagni comunisti, una villa in campagna non se la fa più nessuno perché si ha paura! Oggi chi ha la villa in campagna vuole ritornare nel centro storico. Consigliere Procaccini, vorrei mi seguisse in questo mio ragionamento. Prima tutti facevano a gara per andare in campagna, per poter avere dieci ettari, un parco, una piscina, insomma per stare tranquilli. Oggi invece sono tutti preoccupati, perché, nonostante si sia potenziato il servizio di sicurezza, nonostante ci siano forze dell’ordine vigili e attente, regna comunque la paura – non è questione di ronde, fosse per voi in Italia fareste entrare anche i cannibali! –. Quindi c’è il problema della sicurezza dei cittadini.
Una volta, cari compagni – io vengo da Civitanova Alta, un paese di 3.500 abitanti – si usava di lasciare la chiave fuori dalla porta di casa, oggi invece se non la blindi con il ferretto rischi che te la buttano giù!
Certo, non tutti gli stranieri sono delinquenti, ma sotto questo aspetto una riflessione dovete farla. Non fate entrare tutti e tutto, all’estero i nostri concittadini vengono trattati in modo ben diverso! A voi manca solo, una volta fatti entrare, di fargli fare anche il salotto! Tra poco li inviterete per avere dei consigli su come si vive nei loro paesi! Da loro quando li arrestano prendono la chiave e la buttano via! Sistemi certamente sbagliati, noi non vogliamo questo, però non dobbiamo essere neppure troppo permissivi e dare tutto a tutti, perché in questo modo non si tutelano gli interessi dei nostri cittadini. E qui non voglio aprire una parentesi sulla sanità, perché sarebbe fuori tema, ma ad esempio al pronto soccorso l’80% delle persone sono extracomunitari e lì il cittadino italiano magari deve fare sei-sette ore di fila.
Torno all’argomento in discussione. Questa è una legge che non raccoglie tutto quello che l’Assemblea legislativa, per lo meno dai nostri banchi, intende portare avanti, ma questo lo verificheremo durante la votazione degli emendamenti o dagli interventi degli altri colleghi.
Faccio quindi un invito alla maggioranza, soprattutto a chi ha a cuore che si faccia una legge ampiamente condivisa, ovvero che dovranno essere prese in considerazione non solo le richieste dell’UdC ma anche quelle del PdL, una forza, una voce molto importante di questa Assemblea legislativa. Si è già capito dagli interventi che tentate una mediazione, perché, come dicevo prima, questa mattina è stata detta una cosa e questo pomeriggio un’altra, ciò significa che con i rifiuti Cingoli non è stata accontentata mentre questa sera accontentate con qualche altra cosa. Però se volete anche il nostro voto non lo otterrete sicuramente con il baratto, discutiamo invece sulle cose serie, sulle cose che interessano i cittadini e non quindi con le singole forze politiche.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. E’ evidente che stiamo vivendo un periodo di notevole crisi economica che riguarda un po’ tutti i settori. Come è evidente che l’edilizia è un settore che muove lavoro e finanza e che quindi è una leva importantissima dell’economia in generale.
In questo momento effettivamente l’edilizia è ferma. Ci troviamo di fronte non più alla costruzione di nuove abitazioni o di nuovi manufatti ma piuttosto alla loro vendita. Basta vedere quante banche mettono all’asta abitazioni, per capire che nella crisi dell’economia globale, quindi anche in Italia e nelle Marche, il settore dell’edilizia è quello che ne risente fortemente.
La prospettiva entro cui si è mosso il livello nazionale per la promozione di questa legge sicuramente si basa su un principio giusto, ovvero quello di muovere l’economia intervenendo, appunto, anche nel settore edile.
Però se andiamo a vedere nella sostanza, non tanto di questa legge regionale ma proprio della proposta in se stessa, l’impressione è che sia più che altro il solito coniglio tirato fuori dal cappello, con il quale si fa credere chi sa che cosa si potrà fare per quanto riguarda l’economia generale.
Io fin dal primo momento l’impressione che ho avuto di questa proposta nazionale, leggendola inizialmente sulla stampa, è stata quella di una polpetta avvelenata tirata sul tavolo delle Regioni.
Perché di questo? Perché da un lato si dovrebbe aiutare l’economia attraverso il settore edile, dall’altro vi è la necessità di salvaguardare un patrimonio urbanistico e paesaggistico di cui le nostre realtà italiane, ma in particolare la realtà marchigiana, è particolarmente ricca.
Quindi per poter dare l’avvio ad una ristrutturazione o ampliamento di carattere urbanistico edilizio, alla ricerca appunto di una soluzione alla crisi, si poteva aprire in maniera ampia e disarticolata, ma con il rischio di andare ad intaccare i nostri piccoli paesi – peraltro la realtà marchigiana è fatta principalmente di piccoli paesi e borghi, quasi tutti retti da piani regolatori abbastanza sani. Quindi con il rischio di andare a snaturare, se questo si fosse fatto, la ricchezza del nostro patrimonio, soprattutto quello urbanistico e paesaggistico della nostra realtà territoriale.
Quindi sicuramente le Regioni, e la nostra Regione in particolare che, appunto, è fatta soprattutto di piccoli e piccolissimi paesi, si sono trovate a dirimere la controversia tra queste due necessità, una, dare risposta ad una proposta arrivata dal livello nazionale, due, cercare di tutelare quello che di buono c’è nella nostra realtà.
Non solo. Secondo me questa legge è stata caricata di aspettative superiori a quelle che in realtà potevano essere. Tanto è vero che nelle audizioni a cui molti di noi hanno partecipato – che sono state partecipatissime, e questo ci fa capire quale l’interesse c’è su questa proposta – sono state chieste delle modifiche che poco hanno a che vedere con questa proposta di legge. Come ha detto il relatore Ricci questo provvedimento ha un carattere temporale, non interviene nelle normative urbanistiche, mentre nelle audizioni si sono chieste modifiche per normative urbanistiche di cui i tecnici e le imprese sentono la necessità. E secondo me questo deriva anche dal fatto che non essendo stata approvata la legge urbanistica ognuno cerca di caricare di maggiori potenzialità – come noi stessi abbiamo fatto su altre proposte di legge – gli strumenti che vanno in Assemblea legislativa.
L’ambito di applicazione di questa legge, sia per modifiche già fatte a livello nazionale (leggi già approvate), sia per leggi approvate a livello regionale, è in un certo senso anche di scarso spessore.
Ad esempio la Regione Marche è già intervenuta quando ha approvato la legge sul turismo, con la quale è stata data cubatura in più a quelle strutture alberghiere che intendono ampliare superfici comuni o che vogliono mettere a norma o modernizzare il loro edifici. Qualche tempo fa siamo anche intervenuti sulla legge sull’edilizia eco-compatibile con la quale si dava una premialità di cubatura, che a me è sembrata addirittura eccessiva.
Quindi tutti ambiti su cui questa legge non può intervenire perché, appunto, vi abbiamo già legiferato.
Anche i condoni si sono susseguiti nel corso degli anni – certo, non da parte nostra –,quindi anche qui non si può intervenire.
C’è poi lo sportello unico alle attività produttive, di cui ancora non ho sentito parlare. Quello che sembra chissà che cosa, perché si consente alle imprese di ampliare per 400 metri di superficie utile lorda, ma in realtà era una normativa che si poteva fare tranquillamente – anche se molte amministrazioni comunali erano molto restrittive su questo – con lo sportello unico alle attività produttive.
Quindi un altro settore sul quale non si dice niente di nuovo, perché già c’era la normativa che lo consentiva.
Certo, è vero che per lo sportello unico alle attività produttive ci voleva una variante urbanistica attraverso la Conferenza dei servizi, è vero che i tempi erano più lunghi, però si poteva fare, non solo, non c’era nemmeno un limite rispetto all’esigenza di ampliamento della struttura su cui si doveva intervenire.
Anche per le opere pubbliche, su cui troviamo in questa proposta di legge il cambio di destinazione d’uso, attraverso varianti urbanistiche ad hoc si potevano fare tranquillamente. Soprattutto considerando che quando la struttura è pubblica c’è un interesse pubblico per cui non c’è neppure da dimostrare, come nel caso di un privato, che c’è un vantaggio nei confronti di quel soggetto.
Pertanto se togliamo tutto questo ci chiediamo: ma questa legge nazionale, che sembrava dovesse mettere in moto tutta l’edilizia, tutta l’urbanistica, ecc., alla fine a che cosa serve? Non a tanto!
Ci siamo incontrati, scontrati, abbiamo discusso rispetto a cose che si sono fatte solo credere, quindi non rispetto a cose che in realtà così sono. A meno che, ripeto, non si voglia stravolgere completamente il territorio urbanistico e paesaggistico marchigiano concedendo tutto a tutti. Siccome credo che la sensibilità di tutti è quella di dire che non possiamo intervenire in maniera così ampia, alla fine questa proposta di legge si riduce a non molto.
Comunque questa nostra proposta di legge con l’idea che è partita dal Governo nazionale ha due vantaggi.
Il primo è la velocizzazione delle procedure, come è già stato detto dal relatore Ricci. A volte, infatti, ci sono procedure che hanno tempi molto lunghi. Quindi è un aspetto positivo.
Il secondo aspetto positivo è la possibilità di fare piccoli interventi di ampliamento su edifici residenziali. Chiunque sia stato in un Comune o abbia direttamente o indirettamente gestito l’urbanistica si è trovato ad avere la richiesta sentita, specifica, accorata di chi aveva bisogno di una stanza in più, che però non si poteva fare neppure quando c’era l’area disponibile. Quindi su questo sicuramente c’è una risposta.
Però che questa idea possa veramente mettere in moto l’economia mi sembra un po’ troppo. Forse è perché in questo momento niente si sta muovendo allora anche un piccolo spiraglio fa sperare chissà che cosa. Ma la mia impressione, ripeto, è che su questa proposta ci siano molte più aspettative rispetto alla realtà.
Voterò a favore di questa proposta di legge, perché conosco bene le difficoltà che ci sono state, le ho espresso anche in prima persona, so quanto è difficile trovare un accordo che tuteli da un lato lo sviluppo e dall’altro la tutela del paesaggio, ma ci sono comunque un paio di cose che mi lasciano un po’ perplessa.
Si dice che non si può intervenire con l’aumento di cubatura quando l’edificio è superiore a 1.500 mc e che non si può intervenire nei centri storici. La spiegazione qual è? E’ che non vogliamo andare ad interrompere il tessuto urbanistico e architettonico in particolare nei centri storici. Allora un po’ mi stona il fatto che non si possa intervenire sul privato, mentre nel pubblico sì, sia nei centri storici che nelle aree PPAR con possibilità superiori a 1.500 mc. Questa è una discrasia, perché se si pongono dei limiti al fine di tutelare il paesaggio, l’urbanistica e la struttura di una città, questo limite va sempre tutelato. Il principio deve valere per tutti.
Comunque, ripeto, voterò a favore di questa proposta di legge perché ritengo sia stato fatto un lavoro veramente difficile per trovare una quadra rispetto ad esigenze diverse che in essa si contemperano.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Egregi Consiglieri, io in sette minuti vorrei sintetizzare su questa proposta di legge la posizione dell’Unione di Centro e quindi chiarire anche per quegli amici che hanno il sonno turbato dalle nostre posizioni.
Il Governo nazionale ha assunto la decisione di rilanciare un piano casa che ha come sottointenzione quella di stimolare l’economia. Rispetto a questa idea già a livello nazionale l’UdC si è espressa favorevolmente, lo ha detto il nostro leader Casini e anche noi in sede regionale.
Ora la competenza ovviamente è passata alle Regioni quindi la Regione Marche, secondo me, si trova a dover fare tre scelte.
La prima, prendere questa legge e far sì che chiunque possa realizzare tutto con la massima libertà. Qualcuno vorrebbe questo.
La seconda è quella di dire, recepisco questa legge ma di fatto la rendo inefficace con altri limiti e paletti. Per cui nulla si potrà fare.
Infine c’è una terza posizione mediana, che per UdC potrebbe essere quella condivisibile, cioè non consentire tutto a tutti. Noi non siamo a favore della facile speculazione edilizia – personalmente non lo sono mai stato, quando ho fatto l’amministratore a Fabriano sono stato il primo e l’ultimo che ha firmato la demolizione di un piano regolatore –, ma non possiamo nemmeno essere d’accordo con chi vuole, di fatto, vanificare la portata di questa norma che comunque ha una sua utilità.
Sono d’accordo con la Consigliera Mammoli quando dice che non bisogna riempirla di contenuti eccezionali, non potrà certamente consentire di stravolgere il mondo, però alcuni effetti positivi, in un momento di grave difficoltà come l’attuale, sicuramente li potrà dare.
Quindi è per questo che il collega Lippi, caro Consigliere Brini, ha proposto in Commissione degli emendamenti che vanno, appunto, in questa direzione. Ad esempio consentono nelle zone agricole di fare delle cose che non sono possibili, oppure consentono, per quanto riguarda altezze e distanze, di fare delle modifiche, nel rispetto ovviamente del codice civile.
Ricordo ai Consiglieri – non attenti di quest’Aula! – che nel 2003 presentai una proposta di legge per il recupero abitativo dei sottotetti. Proposta che ricevette anche il plauso de Il Sole 24 Ore che la pubblicò dicendo che era una proposta intelligente. Perché? Perché rispondeva semplicemente a due esigenze. Da una parte consentiva di sanare tante situazioni irregolari – che voi tutti sapete che esistono, mansarde, sottotetti –, quindi i Comuni potevano incassare soldi freschi senza nulla spendere. Dall’altra si poteva modificare e rendere abitabili magari per i propri familiari tali situazioni.
Sicché l’accettazione di un emendamento proposto dal collega in questa direzione potrebbe di fatto consentire la realizzabilità di questa proposta di legge.
Allora non capisco perché alcune questioni debbano essere viste sotto il profilo ideologico, queste sono situazioni e proposte che hanno una valenza solo dal punto di vista tecnico, è su questo aspetto, quindi, che vanno valutate.
Il collega Brini, che è un amico, ormai ci conosciamo da tanti anni, quando si traveste da Pulcinella e scherzando dice “però è la verità”, ma non esiste! Non è che sul piano dei rifiuti il collega Lippi non è stato accontentato su Cingoli e quindi verrà accontentato ora! Questi onestamente sono discorsi da bar, qui semmai c’è un problema politico, Consigliere Brini!
Quindi la proposta dell’UdC è chiara per tutti, a destra e a sinistra. Se verranno recepite alcune nostre istanze che secondo noi renderanno questa legge accettabile – mi pare di aver sentito dall’intervento del relatore di maggioranza che almeno quella che riguarda le zone agricole in linea di massima è stata recepita – non avremo problemi a votare a favore. Come non abbiamo avuto problemi a definire positivo l’intervento del Presidente Berlusconi per il rilancio di questo settore. Dal punto di vista ideologico non abbiamo di questi problemi.
Certo, se la legge verrà strozzata, bloccata per il veto di alcuni, il nostro voto chiaramente sarà serenamente contrario.
Aspettiamo quindi di vedere in Aula ciò che succederà.

PRESIDENTE. Grazie, Consigliere Viventi, anche per la puntualità del suo intervento, nel senso che aveva detto che avrebbe parlato sette minuti e sette minuti sono stati. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Con questo piano casa riusciremo a raggiungere obiettivi fondamentali per l’economia della nostra regione. Qui non si tratta solo della possibilità di incrementare la costruzione, ossia la posa di mattoni, bensì il fatto di promuove la qualità del costruire senza però occupare nuovo territorio. Quindi si interviene in tutti i settori tutelando comunque la qualità del territorio e del paesaggio e migliorando la qualità architettonica, energetica e sismica delle nostre abitazioni.
Rispetto alla proposta iniziale, anche quella dell’accordo Stato-Regioni, abbiamo ampliato gli ambiti di applicazione su edifici fino a 1.500 mc, cioè fino a 500 mq, abbiamo ampliato del 50% la soglia di possibilità degli interventi. Però viene anche previsto che sia gli ampliamenti sia le demolizioni devono essere riqualificanti e migliorativi da un punto di vista energetico, sismico e orientati al superamento delle barriere architettoniche.
Abbiamo inoltre esteso anche alle zone industriali la possibilità di ampliamento, demolizione e ricostruzione. Questo perché? Perché in ogni caso non vi è nuova occupazione di territorio. Inoltre, nelle aree industriali non c’è la possibilità di cambio di destinazione d’uso, si dà solo la possibilità di sostituire i capannoni industriali degli anni ’50-’60, dei veri mangiatori di energia, con nuovi capannoni. Questo permetterà di risparmiare fino il 40% di energia.
Dunque questa legge si integra perfettamente con il PEAR dove appunto sottolineavamo il principio del risparmio energetico.
Abbiamo quindi utilizzato questa legge come uno strumento per realizzare nella nostra regione il risparmio energetico in edilizia, che è quel settore che specialmente in questo momento di crisi ha bisogno sicuramente di un incentivo.
Con questi requisiti consentiamo di lavorare non a chi mette mattone sopra mattone bensì a chi svolge un lavoro qualificato. Dunque consentiremo di far lavorare i nostri artigiani, elettricisti, idraulici, impiantisti di energia rinnovabile, le nostre imprese, che in questo modo avranno anche uno stimolo a qualificarsi e a produrre edilizia di qualità. Quindi un’edilizia che all’interno delle costruzioni potrà vedere applicata la coibentazione, l’integrazione ed il risparmio energetico rispetto alla dispersione, l’utilizzo delle energie rinnovabili, ecc..
Noi vogliamo soprattutto promuovere l’innovazione e la ricerca della nostra piccola e media impresa e dei nostri artigiani, vogliamo dar loro la possibilità di sperimentarsi e di investire su questi settori, che sicuramente saranno i settori più importanti di questo secolo. Andando così ad integrare tutte quelle risorse che abbiamo messo all’interno dei Fondi europei per quanto riguarda l’innovazione tecnologica, la ricerca, la formazione e le energie rinnovabili.
Siamo inoltre intervenuti sul delicato settore delle residenze agricole. Si è trovata una soluzione che permette di risolvere il problema per quanto riguarda la tutela del paesaggio e le case a valenza paesaggistica. Per tutelare le case agricole abbiamo permesso, previa approvazione di un piano di recupero, quindi con il controllo del Comune, la verifica dei requisiti ai sensi delle NTA del PPAR. Purtroppo, infatti, ancora non tutti i Comuni hanno redatto l’elenco delle case agricole di pregio, quindi questo aspetto lo abbiamo inserito all’interno dell’approvazione del piano di recupero. Per cui i singoli proprietari di casa in area agricola potranno accedere alla possibilità di accorpare anche gli annessi agricoli, su cui ci sarà la verifica della sussistenza del valore paesaggistico o meno.
Pertanto anche in questo settore abbiamo dato la possibilità di accorpare gli annessi agricoli, al fine di una migliore sistemazione attraverso un piano di recupero, fino a un massimo di 70 mq, previo comunque l’accertamento dei requisiti di non valenza paesaggistica dell’immobile.
E’ stata poi inserita una richiesta che veniva evidenziata dai Comuni, ovvero la possibilità di demolizione e di ricostruzione degli alberghi. Qui si è considerato sopratutto il fatto che molto spesso gli alberghi sono vecchi, quindi con la loro demolizione e ricostruzione, oltre al miglioramento dell’efficienza energetica con la conseguente diminuzione dei consumi, potranno vedersi applicati anche i requisiti sismici.
Questa legge va quindi in direzione sia di un miglioramento complessivo degli edifici, sia di un recupero, come indicato anche dal Protocollo di Kyoto e dalla Comunità europea, delle residenze esistenti. Inoltre diminuirà anche l’occupazione di nuovi suoli, e gli interventi in questo periodo saranno soprattutto in questa direzione.
Concludo dicendo che sicuramente è stato fatto un grosso sforzo per costruire una legge equilibrata che contempli i bisogni residenziali dei marchigiani, avendo però sempre ferma come stella polare la riqualificazione energetica, sismica e i requisiti di accessibilità dell’abitato.
Sarà necessario verificare anche gli effetti che questa legge produrrà, ma ritengo comunque che avrà un grosso impatto sull’economia. Però, ripeto, non sull’economia del mattone, bensì sull’economia dell’indotto dell’edilizia, dunque sull’economia delle nostre imprese che riusciranno così a mettere alla prova le loro capacità di innovarsi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Voglio fare solo alcune considerazioni partendo da un termine usato prima dalla collega Mammoli, ovvero di quando parlava dell’eccessiva enfasi attorno a questa proposta di legge. Ma vorrei ricordare alla Consigliera Mammoli che in realtà l’enfasi l’ha fatta soltanto il Presidente Spacca e la sua Giunta quando all’indomani dell’approvazione si è subito premurato di fare una grande conferenza stampa dicendo che c’era la possibilità per ossigenare ancora di più il territorio, questo lo ha continuato a fare ripetutamente, anche fino due giorni fa. Quindi l’enfasi c’è stata ma è stata esattamente dalla sua parte.
Il Governo Berlusconi ha soltanto dato un ulteriore strumento al territorio per cercare di riemergere, di riprendere quel motore che si era fermato da troppi anni. Poi certamente stava alle Regioni recepire quello strumento e poterlo utilizzare in modo funzionale e soprattutto in modo ottimale per ogni singola realtà.
Dovendo fare un confronto – e non vedo come si possa dire il contrario, a meno che non sappia più comprendere l’italiano – e mettendo i testi a fronte – lavoro che peraltro abbiamo fatto – questa legge è una delle più restrittive.
Ecco perché parlo spesso di occasione perduta per la nostra regione. Non lo voglio dire in modo strumentale, perché effettivamente questa è una di quelle leggi che può veramente andare incontro alle necessità del territorio. Lo può fare perché va in deroga a tutti gli strumenti urbanistici, lo fa in modo circostanziato, cioè in un periodo ben limitato di diciotto mesi, e lo fa con grandi poteri, sicché lo potrebbe fare con grande capacità ed efficacia sul territorio. Questo vorrei fosse ben chiaro.
Anche perché i piani regolatori dei Comuni non sono stati rinnovati. Quello di Ancona è vecchio di vent’anni. Il Comune di Ancona va avanti a colpi di varianti – ecco la grande programmazione! – e non è l’unico, lo sappiamo bene.
Non da ultimo c’è la Regione che non riesce a fare questa benedetta legge urbanistica che è ancora chiusa in qualche cassetto.
Allora ben vengano proposte come questa, ben vengano queste formidabili occasioni date dal Governo Berlusconi, senza fare troppa enfasi ma sicuramente sono da cogliere al volo.
Semmai vediamo una proposta di legge, la nostra, assolutamente rinunciataria.
E’ rinunciataria per i tanti problemi che riguardano la cubatura. Apprezziamo veramente l’impegno del Partito Democratico, nella persona del Capogruppo Ricci al quale devo riconoscere il grande merito di aver provato fino in fondo a portare questo testo con quelle modifiche non tanto che potessero accontentare una parte politica, ma che almeno potessero essere più ampiamente condivise per arrivare quindi ad una risposta ampia.
Abbiamo invece avuto modo di vedere quanto, purtroppo, questa maggioranza sia ancora fortemente condizionata da forze politiche che secondo me sono antistoriche, sono fuori da un contesto politico reale. E questo condiziona quell’azione di governo di cui necessità questa nostra regione.
Voglio comunque rendere atto, ripeto, che l’impegno da parte del Capogruppo Ricci c’è stato e spero lo si potrà vedere anche con l’approvazione di qualche emendamento.
Quindi ora non voglio chiudere subito la porta davanti all’Assemblea. L’opportunità l’abbiamo ancora, ci sono degli emendamenti che vanno discussi e che in quest’Aula andranno approfonditi, siamo pronti a farlo per trovare un punto di incontro. Quindi poter mettere in discussione quella che in questo momento è non un’ostilità fine a se stessa ma una contrarietà inevitabile, in quanto riteniamo che ancora questa legge sia un’opportunità persa. Comunque speriamo che all’approvazione definitiva del testo così non sarà.
Ritengo si debbano fugare anche alcuni sospetti. Perché se da una parte ci potrebbe essere il sospetto che è una legge un po’ rinunciataria, dall’altra invece è estremamente permissiva. Qualche grande polo industriale caduto in disgrazia potrà avere magari l’opportunità di riconvertire i propri immobili improduttivi. Infatti qui si recita chiaramente all’articolo 2, comma 2, che è consentito il mutamento della destinazione d’uso di edifici non residenziali ubicati nelle zone omogenee B e C non più utilizzati per finalità produttive prima del 1° gennaio 2007. Non vorrei che a questo fosse abbinato un nome e cognome. Sicché i sospetti aumentano.
Ritengo che questa legge possa essere migliorata nella sua spina dorsale, nel suo reale intendimento. La sua filosofia è quella di mettere in moto le attività e il mondo imprenditoriale della nostra regione oltre a salvaguardare sicuramente l’ambiente.
I nostri non sono emendamenti strumentali, ma sono sinceri perché soprattutto riguardano quelle istanze promosse dalle categorie e dagli ordini professionali, che purtroppo non sono stati accolte in sede istruttoria di questa proposta di legge. Quindi auspichiamo che gran parte di essi potranno essere recepiti dall’Aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Credo che l’iter legislativo di questa proposta raccolga in sé quello che potrei definire il paradigma dei tempi. Non è inutile ricordare che questa proposta nasce da un’iniziativa di un Governo che con qualche difficoltà – uso un eufemismo – sta affrontando la fase di crisi economica e sociale che investe il Paese e il mondo. Sicché lo fa con qualche approssimazione, tanto che mi pare che le cose e i provvedimenti che si vedono all’orizzonte sono del tutto estemporanei e comunque hanno tutti una filosofia politica che è di altri tempi, quelle della deroga, del condono, della flessibilità, quella del vedremo. Tant’è che questa proposta di legge, con qualche approssimazione da bignami keynesiano, punta ad un’operazione di sviluppo economico affidato al “vedete voi”, e in questo senso, attraverso la deroga e attraverso la liberalizzazione, provvede e interviene. Aggiungendo a ciò una contraddizione in termini, ossia che questo Governo è uno dei più centralisti nel momento in cui ragiona o almeno proclama le forme di federalismo e di decentramento.
Questa legge nasce anche da un percorso coercitivo che il Governo ha intrapreso con le Regioni.
Tutte queste cose è per dire quale e quanta fosse la difficoltà di una maggioranza come la nostra a costruire, invece, una proposta che di fronte a questa possibilità tutelasse e difendesse il territorio, questo bene comune straordinario.
Vorrei aggiungere, se non è inutile, che oltre a questo paradigma c’è un paradosso straordinario, purtroppo altrettanto drammatico. Ossia, mentre si propone nell’accordo Stato-Regioni un atteggiamento legislativo liberalizzante, questo Paese crolla e frana con i drammi che abbiamo visto in queste ore in Sicilia. Tanto che lo stesso Governo ha impugnato la proposta legislativa della Regione Sicilia inerente a questa materia.
Credo che tutti i Consiglieri e le Consigliere di questa Assemblea legislativa dovrebbero nell’esame di questa proposta riflettere e discutere almeno guardando questo quadro.
Oggi possiamo misurarci su una proposta contenuta che coglie sostanzialmente due cose. Il fatto della temporaneità della vigenza della legge insieme alla parte positiva dello spirito che l’ha giustificava, ovvero quello di costruire con essa un miglioramento del patrimonio edilizio sul versante energetico e sul versante della stabilità sismica.
Se oggi abbiamo una proposta di legge di questa natura credo che lo dobbiamo sopratutto grazie all’impegno e all’occhiuta mobilitazione di tante associazioni che nel nostro territorio, per grazia e per passione, agiscono e guardano con attenzione al mantenimento e valore del bene comune.
Decine di associazioni, non solo ambientaliste ma anche quelle che nel nostro territorio fanno società e fanno opinione in senso positivo, hanno interloquito con noi in varie situazioni – e quando dico con noi intendo con l’Assemblea legislativa nelle audizioni e attraverso i mezzi di stampa – proponendo il loro punto di vista, dandoci così un conforto non piccolo.
E’ del tutto evidente che una proposta di legge come questa non deve soddisfare solo la possibilità di qualcuno per realizzare l’agognato appartamento per il figlio che si sposa – anche perché di questi tempi io preferirei avere una figlia nubile e libertina! –, ma la sua azione legislativa deve costituire la tutela, la salvaguardia e la possibilità del mantenimento di un patrimonio che è di tutti e per tutti, ora e domani.
Rispetto a questo credo che il compromesso politico che ha determinato questa proposta che oggi viene in Aula sia alto e invalicabile.
Invalicabile perché complessivamente contiene la riflessione politica con cui questa maggioranza ha deciso di governare questa regione sul versante ambientale, territoriale ed economico.
Inoltre quando dico invalicabile non è perché le proposte d buonsenso, come ci ricordava prima il Consigliere Viventi, non debbano essere prese in considerazione o non debbano essere tenute, a partire da questa considerazione, come elemento migliorativo del testo legislativo, ma perché non possono e non devono scalfire il profilo generale. Quel profillo generale che siamo riusciti a costruire anche attraverso questa legge, che, ricordo, non era nelle finalità e nel percorso programmatico di questa maggioranza, ma che è stato dentro una vicenda e dentro questa vicenda oggi lavora e ragiona. Lo dico perché le semplificazioni di carattere politico, che passano anche attraverso le proposte di buonsenso – che, ripeto, se hanno questa caratteristica debbono essere valutate e per molti aspetti possono essere accolti – non possono essere scorciatoie di carattere politico. Laocoonte sulle mura di Troia, vedendo il cavallo di Troia disse: “Timeo Danaos et dona ferentes”, che tradotto significa “Temo i greci anche quando portano i doni”.
Questa dunque è una raccomandazione che voglio fare alla maggioranza, sperando che nessuna Idra mi divorerà. Questa è una legge che, ripeto, questa maggioranza è riuscita a trasformare rispetto alle finalità che il Governo gli aveva dato, che erano approssimative, del tutto liberalizzanti e pericolose per il territorio, ma che noi invece siamo riusciti a recuperare con un ascolto e un’attenzione importante. Dunque è questo il perimetro entro il quale dobbiamo valutare, con attenzione, con rispetto e con altrettanta prudenza, le proposte che l’Assemblea legislativa farà, e rispetto a questo contribuire a rendere questa legge, se possibile, migliore di quello che siamo riusciti a fare.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Il primo dato politico che deve essere sottolineato è che la Regione Marche arriva in ritardo a discutere di tale questione. Arriva in ritardo per tante ragioni ma tutte legate a dinamiche interne alla maggioranza e che oggi sono state spiegate da chi mi ha preceduto anche dai vostri banchi. Infatti anche l’ultimo intervento del Consigliere Brandoni lo ha sottolineato.
Il ritardo è grave perché si può affrontare il momento di congiuntura economica che sta attanagliando anche le Marche in tante maniere. Come i provvedimenti normativi messi in campo grazie anche ai cospicui sostegni governativi, parlo degli ammortizzatori sociali in deroga o dei tanti altri strumenti di cui abbiamo parlato nella seduta dell’Assemblea legislativa dedicata proprio a questo. Inoltre sicuramente un’attenzione e una rivisitazione agli strumenti ordinari, che pure devono essere riorientati verso un certo tipo di scenario economico e sociale molto diverso. Come pure tutte le sollecitazioni che abbiamo fatto per quanto riguarda le misure europee, le misure sui fondi FAS, che lo stesso Governo ha voluto ripensare insieme alle Regioni.
Le Regioni poi possono attivare strumenti a costo zero per quanto riguarda le casse dello Stato, che però hanno benefici per quanto concerne lo stimolo a certi settori. Allora uno di questi strumenti è proprio il Piano casa, da cui per iniziativa centrale – perché questa è un’iniziativa venuta dal Governo Berlusconi – si può essere in grado di attivare i risparmi di tante famiglie ed un comparto, quello dell’edilizia, che è in sofferenza.
Dunque il ritardo è grave, peraltro siamo anche al limite della stagione invernale che sappiamo bene non è una stagione favorevole per fare interventi sull’edilizia e del comparto in generale.
In ogni caso c’è molta attesa per questo provvedimento, quindi oggi qui in Aula abbiamo accettato di aprire immediatamente il dibattito, non appena la Commissione avrà completato finalmente il suo iter faticoso. Un provvedimento che dovendo vedere anche termini tecnici di attuazione si avvicinerà in maniera molto forte alla stagione invernale che rallenterà così la sua applicazione.
Ma l’attesa deve essere comunque soddisfatta.
Il ritardo è grave, come pure non è soddisfacente la ricaduta normativa, che è il secondo punto della nostra critica politica.
Il compromesso che è stato raggiunto tra le forze della maggioranza è limitativo. E non è vero che limita fino ad un certo punto, limita fortemente certi tipi di interventi, che invece quasi tutte le altre Regioni, non solo la Regione Veneto, hanno previsto, cioè hanno avuto maggiore attenzione sulle possibilità e sulle tipologie di intervento che possono nascere da questa legge.
Quali sono? Andiamo subito al dunque, quindi ricordo i due elementi importanti.
Il primo è quello di applicare anche al rurale la portata di questa legge. Cosa che invece fino adesso viene esclusa totalmente, magari lo potrà essere forse solo parzialmente se verranno accolti alcuni nostri emendamenti, che ora stanno per essere pensati ed elaborati anche dalla Commissione.
Il secondo elemento è la limitazione ai 1500 mc, certo è un po’ più ampio rispetto ai 1000 precedentemente pensati, ma è comunque una limitazione.
Il terzo elemento è il fatto dell’area di sedime. Quante situazioni possono essere in maniera molto limitata spostate e messe in sicurezza, cosa che non è prevista da questa proposta di legge, perché se l’area di sedime non può essere derogata è chiaro che si limiteranno ulteriormente certi interventi.
Altro elemento ancora. Con l’approvazione di piani di recupero specifici si sta provando a ragionare anche qui sul rurale.
Pertanto non è un intervento che va ad introdurre una deregulation selvaggia – mi sembra che lo stesso Consigliere Brandoni abbia usato questo termine –, non è nostra volontà, non è volontà del legislatore nazionale, non è volontà neppure nelle nostre proposte emendative. Quindi non vogliamo deregulation, però non vogliamo neppure che questi limiti non possano essere ripensati e superati, in quanto si limiterebbe moltissimo l’applicazione della legge, che invece potrebbe avere effetti molto, molto vantaggiosi.
Ultimo ragionamento è sul fatto che si dovrebbe essere in grado di avere un po’ più di coraggio. Ma questa Regione non lo sta dimostrando né ora né in tante occasioni. Questa è solo l’ultima delle occasioni che ha perso. Le altre occasioni perse sono state, per esempio, quelle sulle Comunità montane, oppure le tante scelte fatte nel campo energetico, nel campo della materia dei rifiuti. Tutte cose fatte con il freno a mano tirato.
Questa maggioranza ha avuto sempre timori, ostacoli, frapposizioni interne che hanno impedito di fare ciò che poi, nel parlare in maniera discreta fuori e lontano dai microfoni, quasi tutti coloro che fanno parte dei banchi della maggioranza dicono essere cose di buonsenso, condivisibili e in grado di essere messe in campo fin da oggi.
Questo non è stato, quindi la Giunta Spacca sta completando il suo percorso così come l’ha iniziato, con il freno a mano tirato, con tante moltiplicazioni di occasioni perdute, che purtroppo, però, hanno prodotto un risultato finale che vede le Marche in ritardo su tante situazioni. Non siete stati in grado di mettere in moto quelle leve che pure ci sarebbero nella società civile, nel tessuto economico e sociale, in tante imprese e famiglie. Quelle famiglie che quindi oggi sopportano non solo mancate occasioni normative di riforma vera, ma anche una pressione fiscale e tributaria molto alta che drena energia e risorse.
Speriamo che questa proposta di legge potrà essere modificata nel suo testo finale, perché noi vorremmo effettivamente che sia un’occasione colta e non persa.

PRESIDENTE. Mi hanno fatto notare che non avevo iscritto a parlare il Consigliere D’Isidoro, che pure ne aveva fatto richiesta, quindi chiedo venia. Prego, Consigliere D’Isidoro.

Antonio D’ISIDORO. Di recente è stato autorevolmente scritto che la casa è una vocazione nazionale. Si è detto persino che il nostro è un Paese che ha inseguito sempre il mito della casa come luogo e al contempo simbolo di una società centrata sulla famiglia. Il nostro è un Paese dove le case si trasmettono da genitori a figli. E quindi la dilatazione edilizia ci è sembrata naturale, ci è sembrata una sorta di costo necessario, che ha comportato la rinuncia ad un frammento di ambiente, a un po’ d’aria, a un pezzo di paesaggio, a un angolo di orizzonte.
La verità, invece, è che il processo immobiliare soprattutto negli ultimi anni ha assunto una notevole ed io direi quasi una devastante estensione pari a quanto gli effetti che ha prodotto.
Allora secondo me è sbagliato dare una possibilità indefinita e diffusa a tutti, mentre è giusto che si prevedano incentivi soprattutto per le operazioni di riqualificazione che hanno un vantaggio ambientale.
Quindi il piano casa, secondo me, nelle sue linee generali doveva essere inteso in una chiave eco-compatibile, doveva insistere sull’edilizia sostenibile, e quindi su una specie di recupero creativo dell’esistente, puntando soprattutto su sostituzione, riqualificazione e sull’utilizzo delle zone non abitate.
Per esempio è giusto che si consideri con attenzione un rapporto con l’agricoltura, cioè dobbiamo cominciare ad avere un rapporto di continuità tra città e agricoltura, una relazione con una natura non controllata, non acculturizzata, che ha ripreso spazio e che, ripeto, dobbiamo imparare a considerare.
Però anch’io, come la Consigliera Mammoli, ho qualche perplessità.
In modo particolare ho vagliato con attenzione un emendamento del Consigliere Luchetti e mi sembra che sulla stessa linea ci sia, anche se con qualche differenza sostanziale, anche il Consigliere Lippi. All’articolo 1 avrei preferito – ma capisco che potrà essere un’esagerazione – che si usasse il lemma “unità abitative”.
Perché parto dal presupposto che pare logico che la necessità di avere una stanza in più è mirata verso famiglie che non abitano in ville unifamiliari, che di solito sono categorie privilegiate, ma verso nuclei familiari più disagiati e che hanno bisogno di un’abitazione meno modesta. Tra l’altro sto parlando di lavori edili di un importo sui 30-40 mila euro, che quindi non creano speculazione edilizia. E questo dunque potrebbe fronteggiare la crisi economica, in quanto certi lavori sono riferibili soprattutto a delle piccole imprese artigiane, individuali, composte da poche persone, che sul mercato attuale soffrono maggiormente la crisi.
Questo dunque era un qualcosa su cui riflettere.
Vi è poi il problema della destinazione d’uso. Io non ho fatto emendamenti – potrei essere accusato di copiare! – però qualche emendamento in questa direzione c’è. Ritengo che il mutamento sia da prevedere nelle zone in cui il tessuto urbano è variato nel tempo. Faccio l’esempio della mia città, ma penso si possa estendere a tutte le località. Ci sono vecchi capannoni che esistono all’interno del tessuto urbano residenziale, allora il cambiamento di destinazione in questo caso non fa altro che contribuire a migliorare l’assetto urbanistico, rendendolo consono ai mutamenti che si sono verificati nel corso degli anni.
Leggo la lettera g), comma 5, articolo 4: “omissis…per i Comuni privi di strumenti urbanistici adeguati al PPAR il divieto è riferito agli edifici presenti nella carta IGM 1892-1895”. Ritengo sia giusto fissare una data di riferimento, ma in questo caso forse un’integrazione andava fatta. Ripeto, esprimo solo perplessità. Un edificio, presente nella carta IGM 1892-1895, demolito e ricostruito negli anni 50-60, non può usufruire della possibilità di ampliamento. Mi sembra che questo diniego non sia dovuto da un pregio di carattere architettonico dell’edificio, ma soltanto da una mancanza dell’amministrazione comunale che in quel caso non ha adeguato gli strumenti urbanistici al PPAR.
Vorrei sottolineare anche un’altra cosa. Io sono rimasto particolarmente colpito dagli interessanti meccanismi di scambio che sono stati adottati nella Regione Abruzzo, in parte nell’Emilia Romagna e nel Lazio. Qui sono stati messi degli incentivi volumetrici nel caso in cui vengano demoliti fabbricati in aree sottoposte a vincoli ambientali e ricostruiti altrove, oppure nel caso in cui siano delocalizzati dei fabbricati classificati come incongrui e comunque con conseguente trasferimento delle aree liberate al patrimonio indisponibile dei rispettivi Comuni.
Allora perché insisto su demolizione e ricostruzione? Perché è proprio attraverso queste operazioni che è più facile il risparmio energetico, ossia fare veramente degli edifici come una sorta di centrale energetica. Io ad esempio non concordo con quanti prima di me hanno parlato del risparmio energetico per i cosiddetti ampliamenti. Secondo me – non sono un tecnico quindi scusatemi se prendo un abbaglio – gli ampliamenti per quanto riguarda il risparmio energetico non sono significativi. Aggiungere una camera o chiudere un balcone con una veranda, curandone correttamente l’isolamento e l’inerzia termica, non mi sembra che modifichi il comportamento della parte rimanente, il cui consumo di energia continuerà ad essere di 150 kilowatt/ora a metro quadro.
Invece per operazioni di demolizione e ricostruzione estese l’effetto sulla bolletta energetica del Paese sarebbe sicuramente osservabile.
Rispondo ora al Consigliere Lippi e concludo. I costruttori si sono soprattutto lamentati del fatto che il Governo ancora non riesce ad emanare il decreto sulla semplificazione delle procedure, e questo è un atto che va subito varato! Altrimenti avremo soltanto pochissime richieste, vedi la Toscana con 29 richieste fino ad oggi, quindi una miseria.

Presidenza del Vicepresidente
Francesco Comi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. I Presidenti delle Regioni Umbria, Emilia Romagna e Toscana sono stati colti da improvviso avvelenamento! Consigliera Mammoli, ho preso la sua battuta, cioè di quando ha detto che questa è una polpetta avvelenata data dal Governo alle Regioni. Quindi mi attacco alla sua battuta per dire che queste regioni sono state avvelenate per prime! Perché già all’inizio di quest’anno hanno varato le rispettive leggi sulla materia che noi oggi cerchiamo di disciplinare.
Cos’è che distingue – lo chiedo al Governatore – questa nostra Regione dalle altre che, peraltro, sono dello stesso colore, hanno la stessa maggioranza? Il Presidente Spacca pochi giorni fa ha lanciato un grande ragionamento sull’Italia di centro, sulle quattro Regioni attualmente governate dal centro-sinistra, che può essere anche un’ipotesi su cui discutere tutti insieme nella prossima campagna elettorale. Ma cosa distingue la mentalità di quegli amministratori da quella delle Marche? Per esempio in questa legge loro ragionano su metri quadri, invece noi su metri cubi. Insomma le diversità ci sono e sono profonde, io non riesco a capirlo, collega Ricci!
Una cosa è certa, io vorrei facilitare il compito arduo del Governatore, che sotto l’egida di quella lenzuolata di partiti che avete presentato per la prossima campagna elettorale – sono undici marchi –, ha l’enorme difficoltà di parlare in un modo di fronte all’assemblea di Confedilizia e in un altro modo di fronte alle associazioni ambientaliste. Anche voi cercate di rendergli il compito un po’ più facile, altrimenti è difficilissimo, neanche il mago Silvan riuscirebbe a cambiare e a dissociarsi in quella maniera!
Questo è un provvedimento che cade durante l’inerzia della modifica alla legge 34, come è stato detto, e durante altre inerzie che ancora persistono. Il collega Viventi parlava della storica proposta di legge sui sottotetti che è stata presentata addirittura nel settembre 2000, materia dove altre Regioni hanno disciplinato e autorizzato mentre da noi, non ho capito perché, non se ne è mai parlato.
Quindi, Consigliera Mammoli, è su questa inerzia che cade, come ha detto lei, questa polpetta avvelenata, che però ha il compito di far riprendere il settore dell’edilizia e dei settori collegati.
Non debbo dire di più di quello che hanno detto i colleghi, voglio dire solo un’ultima cosa. La leva è l’investimento della famiglia, la leva è l’investimento del piccolo proprietario, la leva è la voglia dell’artigiano che ha ancora – speriamo non venga asfissiato dalle banche, ma i casi sono rarissimi – il rischio nel cuore, quindi qui ha la possibilità di tentare, di investire anche con piccoli investimenti, che sono quelli che ci servono. La leva è anche di tutti quei professionisti, architetti, ingegneri, geometri, che dobbiamo tirare fuori dal grigiore, ma non della staticità della situazione economica, bensì dal grigiore dei rapporti con la pubblica amministrazione.
Se riusciamo a far ricircolare in libertà un po’ di idee sarebbe già un grande investimento a costo zero. Qui ci sono possibilità di riqualificazione di manufatti, come diceva il collega D’Isidoro che ha espresso su questo un pensiero che ho molto condiviso. Le idee sull’innovazione, la creatività, l’abbellimento, la qualità di case o ex laboratori, di manufatti agricoli, che ora sono orribili fienili, orribili stalle che non servono probabilmente più, le dobbiamo far circolare. Oppure pensiamo ancora di soggiogare a tutta la classe dirigente tecnica della nostra Regione pensando di poter stare a pietire qualche incarico dal pubblico? Il lavoro negli studi professionali non c’è più!
Quindi dal più piccolo geometra al grande architetto cerchiamo di far spazio, di dare ossigeno per far ricircolare le idee. Anche questo è un incentivo.
Come hanno detto il colleghi che mi hanno preceduto, qui non c’è da parte nostra nessuna pregiudiziale o chiusura, però se potete portare avanti mediazioni per migliorare questo articolato cercate di non stancarvi, lo dico al Capogruppo del più grande partito Consigliere Ricci. Le condizioni per poter migliorare questa normativa ci sono, quindi adoperate ogni buonsenso e ogni superamento di posizioni e di immagini che qui assolutamente non servono. Come è stato detto, queste sono richieste che vengono dalle famiglie, dagli artigiani, dai piccoli proprietari, per cui non vedo all’orizzonte nessun assalto di cementificatori, speculatori e palazzinari. Non lo vedo!
Preoccupiamoci piuttosto, collega Ricci, di certi piani regolatori – lo dico a quelli della sua parte che salvaguardano l’ambiente – che sono orribili, che hanno cementificato e distrutto quello che potevano distruggere, eppure sono stati fatti dal centro-sinistra. Certo, sono stati fatti anche dal centro-destra, solo che noi lo ammettiamo. Quindi un po’ di autocritica ci vorrebbe anche da parte del centro-sinistra.
Quelli sono i problemi da risolvere! La mentalità nella costruzione della città! Che però mi pare una cosa un po’ persa nella funzione anche della classe politica generalmente intesa.
Noi quindi chiediamo un’elasticità particolare nella valutazione degli emendamenti, sono modifiche soltanto di buonsenso che migliorano, danno sicurezza ed incentivi.
Come, ad esempio, le famose distanze dalle strade – richiamo questo perché ne parlavo proprio ora con il collega Santori –, cioè, se una casa perché sta troppo vicino al fiume, perché è malsana, perché è umida poi la si sposta di 15 metri sulla stessa proprietà, non dà fastidio a nessuno, magari permette di captare energia solare, perché allora non si potrebbe fare? In base a quali criteri si proibisce?
Quindi credo che ora abbiate la possibilità di andare incontro ad un’elasticità che, peraltro, è anche quello che vi chiedono le vostre categorie – le categorie le abbiamo sempre classificate con “le nostre o le vostre”! –. (…) Sì, sono le categorie produttive, che per antica tradizione sono più vicine a voi, che vi chiedono le stesse cose che noi abbiamo messo negli emendamenti. Quindi fate un passo e vi sarà riconosciuto!

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori


PRESIDENTE. Se nessuno chiede la parola passiamo alla votazione degli articoli e degli emendamenti.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Articolo 1.
Emendamento n. 1/1 dei Consiglieri Pistarelli, Massi, Bugaro, Brini, Cesaroni, Romagnoli:
Il comma 1 è sostituito dal seguente:
“E’ consentito l’ampliamento degli edifici residenziali, ancorché ubicati in zona agricola, nei limiti del 20 per cento della superficie utile lorda esistente e comunque per un incremento complessivo massimo non superiore a 70 metri quadrati.”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Gli emendamenti più significativi li illustreremo, altri potremo evitare l’illustrazione perché sono in linea con quanto detto in discussione generale.
E questo emendamento è uno dei più importanti e significativi. Io con il collega Massi e gli altri, a nome di tutto il gruppo PdL, gli emendamenti di questa importanza li abbiamo un po’ riassunti, perché sono quelli sui quali c’è stato il contrasto e l’ostacolo anche in Commissione.
Questo emendamento riguarda, come abbiamo detto tutti, una cosa molto, molto sentita e molto invocata, ossia l’ampliamento degli interventi anche per quanto concerne le zone agricole, pur nel rispetto di limiti, che qui indichiamo del 20% e 70 mq.. Quindi è una questione molto chiara e trasparente di una limitazione che comunque vuole essere data.
Questa, ripeto, è una delle più significative questioni su cui chiediamo un’espressione di voto chiara, palese e favorevole. Pertanto chiediamo il voto nominale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Sono stati presentati emendamenti che chiedono di non considerare il limite massimo sugli interventi da fare in relazione alla cubatura dell’edificio. Su questa proposta di legge siamo arrivati a1500 mc mentre la proposta della Giunta era 1000 mc..
L’unica Regione che ha tolto il limite mi sembra sia il Veneto, pur lasciando un incremento minimo pari a 200 mc.
Noi diciamo di no per due questioni. La prima è il fatto che le opportunità di intervento o si realizzano sulla singola unità abitativa, con un dubbio su come realizzarla, altrimenti se si pensa di aggiungere una cubatura del 20% a una struttura che è di 100 mila mc., a quel punto o intervieni sulla singola unità abitativa oppure non intervieni.
L’intesa quadro prevedeva 1000 mc come limite di intervento e con un’ulteriore indicazione cioè che le Regioni potevano trovare le forme per aumentare le volumetrie. L’unica Regione, ripeto, che l’ha scelto è il Veneto, le altre no, perché è complicato intervenire su un immobile di quella dimensione con ampliamenti del 20%.
Secondo me alla fine diventa una struttura architettonica, perché non sai cosa devi fare, che però potrebbe essere superata, ossia con quella difficoltà di trovare dentro un condominio una sorta di accordo.
Quindi siamo convinti che avere aumentato già da 1000 a 1500 mc è già una possibilità in più. (…) Sì, ma devi intervenire sempre sull’insieme della cubatura. Addirittura alcune Regioni hanno scelto di indicare mono o bifamiliari, hanno ridotto ancora – lasciamo perdere il colore politico di chi le governa! –.
Secondo noi, ripeto, aver aumentato da 1000 a 1500 mc la dimensione dell’edificio su cui intervenire è già un passo in avanti. Togliere il tetto potrebbe essere una questione appetibile da un certo punto di vista ma che è difficilissimo da realizzare, quindi in realtà non attuerebbe un granché.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Per rispondere al Consigliere Ricci che peraltro ritengo abbia risposto più sull’emendamento successivo che su questo. Voglio fare un ragionamento.
Abbiamo un combinato disposto di due vincoli, i 200 mc come massimo ampliamento e i 1500 mc come parametro di riferimento sull’immobile su cui è possibile applicare un massimo di incremento.
Faccio un esempio. Una palazzina trifamiliare o una villa bifamiliare, monofamiliare, ossia che comunque sta intorno a 1500 mc poi è facile arrivare a 2000 mc. Allora, perché in presenza di una previsione massima di ampliamento vogliamo mettere un ulteriore vincolo su cui applicarlo? Già c’è una potenzialità edificatoria supplementare vincolata!
Se domani mattina ti trovi di fronte ad un immobile trifamiliare, perché limitarlo quando già hai il parametro massimo di ampliamento? Perché se i tre condomini – non ricordo in quale articolo della proposta si dice che nei condomini l’applicazione o meno sarà demandata al codice civile e ai regolamenti condominiali – proprietari degli immobili residenti in quel condominio si mettono d’accordo possono giungere a una conclusione positiva, bene, altrimenti i lavori non si aprono.
Quindi, mentre ritengo giusto il limite 200 mc, legare invece questo ampliamento ad una dimensione di 1500, 1300 o 1000 come aveva proposto la Giunta, mi sembra un non senso, mi sembra una forte limitazione rispetto alla potenzialità della legge.
In realtà imponiamo un doppio vincolo che non ha senso. Non consentiamo certo una speculazione, perché comunque abbiamo già predeterminato qual è la superficie massima che possiamo andare a sviluppare.
Perché un cittadino o tre cittadini che vivono in una palazzina di 1500 metri cubi possono ampliare la loro residenza, mentre cittadini che vivono in una palazzina trifamiliare di 1600 metri cubi non lo possono fare? Uno che ha la palazzina leggermente più grande non può modificare la sua casa mentre il vicino che ce l’ha leggermente più piccola, e rientra nei 1500 metri cubi, può aumentare di 200 mc. Per me una cosa del genere è al limite della incostituzionalità! Fai una discriminazione all’interno di una proprietà privata, perché stabilisci ex ante la maggiore cubatura che puoi sviluppare. Che cosa ti frega – scusate la schiettezza – dove la vai ad applicare! Cosa ti importa di come è grosso un’immobile! Tu puoi ampliare comunque al massimo 200 mc, se poi loro si mettono d’accordo, ma falli mettere d’accordo! Qual è il problema? Non esiste!
A me sembra un vincolo supplementare rispetto a una decisione già assunta. Noi oggi assumiamo la decisione di consentire ai cittadini marchiani proprietari immobiliari di fare eventualmente 200 mc in più nelle proprie residenze. Perché allora dobbiamo dire, quelli che stanno sotto i 1500 sì e quelli che stanno sopra no? Mi sembra un non senso, mi sembra una cosa che non trova riscontro da nessuna parte.
Oltretutto stiamo limitando questa legge alle piccole proprietà immobiliari. Ad esempio un palazzo sicuramente supera i 1500 mc, sono 450 mq se ci sono tre o quattro appartamenti compresi i locali pubblici. Bene, però poi, se quei condomini si mettono d’accordo, non possono chiudere i terrazzi, non possono chiudere i balconi, non possono aggiungere un vano per l’ascensore, cioè non possono intervenire semplicemente perché superano i 1500 mc. Vi rendete conto! E’ un vincolo ideologico, la ratio non ce l’ha, perché noi stabiliamo già qual è la superficie massima che si può sviluppare e che non varia in base alla superficie dell’esistente.
Vi invito quindi a riflettere sul buonsenso di questa norma. Magari per approfondire questo aspetto possiamo anche sospendere cinque minuti i lavori dell’Assemblea. Vi assicuro che ci stiamo incartando rispetto ad un aspetto che è marginale, ma che può vincolare in maniera importante l’applicazione di questa legge. Vogliamo castrare la potenzialità e la portata di una legge che va tutta a favore dello sviluppo e non alla consumazione del territorio?!
Vi invito a riflettere veramente, al di là dell’appartenenza politica. Quindi per approfondire questo punto propongo dieci minuti di sospensione.

PRESIDENTE. Bene, pongo quindi in votazione la richiesta di sospensione di dieci minuti.

(L’Assemblea legislativa approva)




La seduta è sospesa alle ore 17,15


La seduta riprenda alle ore 18,00


PRESIDENTE. Invito i Consiglieri a riprendere posto. E’ stato presentato dalla IV Commissione il subemendamento n. 1/1/1, che qualora venga approvato fa decadere gli emendamenti 1/1, 1/2, 1/3:
“Il comma 1 è sostituito dal seguente: “1. E’ consentito l’ampliamento degli edifici residenziali, ancorché ubicati in zona agricola, nei limiti del 20 per cento della volumetria esistente, per un incremento complessivo massimo non superiore a 200 metri cubi.”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Dichiaro la mia contraddittorietà a questo subemendamento, perché è andato al di fuori di tutte le discussioni che si sono fatte in Commissione. Ovvero che questo piano casa doveva servire per realizzare una stanza in più per i figli, ecc., mentre ora di fatto, se applicato senza limite di cubatura anche per i condomini, produrrà degli obbrobri edilizi e grossi problemi soprattutto nelle zone più congestionate delle nostre città, oltre che brutture da un punto di vista architettonico.
Quindi sono nettamente contrario, mentre potevo essere favorevole ad un innalzamento della superficie che permettesse di ampliare la platea magari da 1500 mc a 2000 mc.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 1/1/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 1/1. Decaduto.

Emendamento n. 1/2 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 1/3 del Consigliere Lippi. Decaduto.

Emendamento n. 1/4 del Consigliere Luchetti:
Dopo il comma 1 è inserito il seguente:
“1 bis. Per gli edifici residenziali di cui al comma 1, aventi una superficie complessiva inferiore a 80 mq, l’ampliamento è consentito fino al raggiungimento della superficie utile netta prevista per gli immobili di cui al comma 3 dell’articolo 16 della legge 5 agosto 1978, n. 457.”.
Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Questo emendamento tende ad andare incontro agli edifici che hanno già la residenzialità e che in questo momento si trovano con una metratura molto bassa. Qui si vuole consentire a queste unità immobiliari di arrivare fino a quanto previsto dall’edilizia pubblica residenziale, sostanzialmente a quanto si prevede per le case popolari.
E’ quindi un andare incontro a quelle residenze che in questo momento non sono abitabili da una famiglia perché troppo piccole. Non vogliamo far costruire ville, ma unicamente delle abitazioni possibili e agibili.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Sono contrario perché è un emendamento che va al di fuori dello spirito della legge. Va anche al di fuori del trattamento riservato a tutti gli altri soggetti a cui la norma stessa è indirizzata. Ad esempio l’eventuale applicazione negli ambiti agricoli, con tutti i rimessaggi condonati a 30 mq, possono arrivare a 90 mq. Quindi ha un campo di applicazione generico e molto vago. Forse potrebbe avere un senso su un ambito urbano, ma visto che ora abbiamo ampliato anche al territorio agricolo si rischia veramente di andare in contrasto anche con quegli obiettivi di salvaguardia dei requisiti ambientali e paesaggistici.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 1/5 dei Consiglieri Cesaroni, Bugaro, Massi, Santori:
Al comma 2 dopo le parole “esigenze produttive” aggiungere: “e servizi connessi”.
Parere della Commissione?

Rosalba ORTENZI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 1/5 bis della IV Commissione:
Al comma 3 la parola “compatibili” è sostituita dalla parola “conformi”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 1/6 dei Consiglieri Cesaroni, Bugaro, Massi, Santori:
Al comma 4 sostituire la cifra “1950” con: “1930”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 1/7 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 1/7 bis della IV Commissione:
Dopo il comma 4 è aggiunto il seguente:
“4 bis. Previa approvazione di apposito piano di recupero, per gli edifici ubicati in zona agricola che non presentino le caratteristiche di cui all’articolo 15, comma 2, della l.r. 13/1990, è consentito accorpare all’edificio principale la volumetria degli accessori di pertinenza per una superficie massima di mq 70, anche mediante mutamento della loro destinazione d’uso.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Subemendamento n. 1/8/1 del Consigliere Santori. Decaduto.

Emendamento n. 1/8 dei Consiglieri Pistarelli, Massi, Ciriaci, Brini, Cesaroni, Natali, D’Anna, Romagnoli. Decaduto.

Emendamento n. 1/9 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 1/10 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 1/11 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Ritirato.

Emendamento n. 1/11 bis della IV Commissione:
Al comma 6 dopo le parole “mantenimento della destinazione in atto” Sono aggiunte le seguenti parole: “o la sua modifica conformemente agli strumenti urbanistici in vigore”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 1/12 della Consigliera Mammoli. Decaduto.

Emendamento n. 1/13 del Consigliere Lippi. Decaduto.

Emendamento n. 1/14 dei Consiglieri Cesaroni, Bugaro, Massi, Santori. Ritirato.

Emendamento n. 1/15 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 1/16 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 1/17 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 1/18 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 1/19 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 1/20 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 1/21 dei Consiglieri Natali, Pistarelli, Parrucci:
Al comma 6, al secondo capoverso, nona riga, sostituire la parola “pari” con la parola: “non superiore”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/21. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 1/22 dei Consiglieri Natali, Pistarelli, Parrucci:
Al comma 6, al secondo capoverso, decima riga, sostituire le parole “aree con caratteristiche” inserire le seguenti parole: “e destinazione”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/22. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 1/23 dei Consiglieri Natali, Pistarelli, Parrucci:
Al comma 6, al secondo capoverso, dodicesima riga, sostituire le parole “non inferiore” con le seguenti parole: “di importo anche inferiore”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/23. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 1/24 del Consigliere Lippi:
Al comma 6 dopo le parole “non inferiore ai relativi oneri di urbanizzazione.” Eliminare le parole: “La convenzione o l’atto d’obbligo sono trascritti a cura del Comune e a spese degli interessati.”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/24. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 1/25 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2.
Emendamento n. 2/1 del Consigliere Lippi:
Al comma 1 dopo le parole “35 per cento della volumetria esistente da demolire” sostituire la punteggiatura “.” con “,” ed aggiungere le parole: “anche con il mutamento della destinazione d’uso compatibile con la destinazione di zona.”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 2/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2/2 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna: Decaduto.

Emendamento n. 2/3 del Consigliere Lippi:
Al comma 1, le parole “In ogni caso, gli interventi debbono prevedere il mantenimento della destinazione in atto, migliorare la sicurezza antisismica ai sensi del d.m. 14 gennaio 2008 (Approvazione delle nuove nonne tecniche per le costruzioni) in caso di demolizione e ricostruzione parziale, conseguire l’adeguamento sismico in caso di demolizione e ricostruzione totale, migliorare la sostenibilità energetico-ambientale degli edifici stessi attraverso il raggiungimento degli scaglioni di punteggio stabiliti dalla Giunta regionale in base alla versione sintetica del protocollo ITACA Marche, nonché prevedere l’utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili” sono sostituite con le seguenti parole “In ogni caso, detti interventi debbono , migliorare la sicurezza antisismica, nonché la sostenibilità energetico-ambientale degli edifici stessi. Il miglioramento energetico-ambientale potrà essere dimostrato anche attraverso il raggiungimento degli scaglioni di punteggio stabiliti dalla Giunta regionale in base alla versione sintetica del protocollo Itaca Marche, nonché prevedere l’utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili”.
Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Con il Consigliere Lippi ci dobbiamo mettere d’accordo, perché i prossimi emendamenti sono gli stessi, li abbiamo replicati due volte, quindi sono a firma di Lippi ma anche dei Consiglieri del PdL.
La questione è di una certa delicatezza, qui stiamo parlando del protocollo Itaca che ha l’Università di Ancona. In merito c’è stata una discussione. Perché se questo passaggio si mette obbligatoriamente mi pare ci sia una forzatura. Noi diciamo “anche” attraverso questo protocollo, quindi non “obbligatoriamente”. Tra l’altro non è patrimonio di tutti, è una cosa specifica.
Quindi ha una delicatezza, come pure un’importanza procedurale perché noi, ripeto, diciamo semplicemente “anche” attraverso e non “obbligatoriamente” attraverso. Le stesse categorie hanno detto di fare attenzione, su cui quindi anche noi chiediamo un’attenzione dell’Aula con l’espressione di un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. La voce arriva anche dall’Anci che questa mattina si è riunita su questo tema. Su questo protocollo Itaca il problema è sì quello di formare i tecnici che progettano ma è anche formare i controllori. Controllo che quindi spetta agli Enti locali.
Potremmo avere quindi il paradosso nel quale ci saranno i tecnici formati poi noi come Istituzioni non riusciremo a formare i controllori che dovranno verificare l’applicazione di tale protocollo.
Allora per una legge speciale che ha una temporalità così limitata, non vedo il beneficio di mettere in difficoltà non tanto i progettisti o i costruttori quanto gli Enti locali.
Ecco che occorre avere la sensibilità di vedere questo punto come non vincolante.

PRESIDENTE. Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Su questo emendamento è stata richiesta la votazione per appello nominale a nome Pistarelli, Lippi, Massi. Prego procedere.
Favorevoli: Bugaro, Natali, Ciriaci, D’Anna, Giannotti, Lippi, Massi, Pistarelli, Romagnoli, Santori, Silvetti, Tiberi.
Contrari: Bucciarelli, Spacca, Altomeni, Amagliani, Badiali, Benatti, Binci, Brandoni, Comi, D’Isidoro, Donati, Giannini, Luchetti, Mammoli, Mollaroli, Ortenzi, Petrini, Procaccini, Ricci, Rocchi, Solazzi, Sordoni.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2/4 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 2/5 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 2/6 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 2/7 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 2/8 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 2/9 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 2/10 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 2/11 del Consigliere Pistarelli, Massi, Brini, Bugaro, Cesaroni:
Al comma 2, al quinto rigo, dopo la parola “antisismica” sono aggiunte le parole: “Nel caso di demolizione e ricostruzione totale è ammessa la delocalizzazione del nuovo edificio con una traslazione massima di ml 20”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 2/11. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2/12 dei Consiglieri Cesaroni, Bugaro, Massi, Santori. Ritirato.

Emendamento n. 2/13 dei Consiglieri Cesaroni, Bugaro, Massi, Santori. Ritirato.

Emendamento n. 2/14 della Consigliera Mammoli. Ritirato.

Emendamento n. 2/14 bis della IV Commissione:
Al comma 3 sostituire le parole “superficie coperta esistente” con le parole: “superficie utile lorda”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2/14 ter della IV Commissione:
Al comma 4 sostituire la parola “compatibili” è sostituita dalla parola “conformi”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2/15 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 2/16 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 2/17 del Consigliere Lippi:
Dopo il comma 4 aggiungere il seguente: “4 bis. Nel rispetto delle disposizioni della presente legge sono ammessi interventi riguardanti più edifici, comportanti una ricomposizione plani-volumetrica anche con forme architettoniche diverse da quelle esistenti, la modifica dell’area di sedime nonché delle sagome degli edifici originari, purché oggetto di preventivi piani attuativi ai sensi della l.r. 5 agosto 1992, n. 34 ‘Norme in materia urbanistica, paesaggistica e di assetto del territorio’.”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 2/17. lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2/18 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 2/19 del Consigliere Lippi:
Dopo il comma 4 aggiungere il seguente: “4 bis. E’ ammessa, attraverso l’approvazione di un piano di recupero, la ricostruzione con ampliamento degli edifici esistenti in zona agricola anche su area diversa dall’area di sedime, purché non a distanza maggiore di metri 100 dal fabbricato preesistente. La ricostruzione dovrà comunque avvenire nel rispetto dell’articolo 7 della l.r. 13/1990.”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. La Commissione ha riformulato l’articolo che riguarda gli interventi attraverso i piani di recupero in zona agricola. Quindi su questo la Commissione dà parere contrario perché abbiamo già votato quello che regola gli interventi in area agricola con i piani di recupero. Ovviamente è stato fatto con un altro emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Scusi, Presidente, per chiarezza. Stiamo votando il 2/20?

PRESIDENTE. No, il 2/19, che è identico al 2/20.

Fabio PISTARELLI. Allora chiedo l’appello nominale anche a nome dei Consiglieri D’Anna e Silvetti.

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione per appello nominale.
Favorevoli: Bugaro, Natali, Ciriaci, D’Anna, Giannotti, Lippi, Massi, Pistarelli, Romagnoli, Santori, Silvetti.
Contrari: Bucciarelli, Spacca, Altomeni, Amagliani, Benatti, Binci, Brandoni, Comi, Donati, Giannini, Luchetti, Mammoli, Mollaroli, Ortenzi, Petrini, Procaccini, Ricci, Solazzi, Sordoni.
Astenuti: D’Isidoro.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2/20 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 2/21 dei Consiglieri Cesaroni, Bugaro, Santori. Ritirato.

Articolo 2, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3.
Emendamento n. 3/1 dei Consiglieri Massi, Pistarelli, Brini, Bugaro, Cesaroni, Romagnoli:
Nel titolo dopo la parola “ERAP” sono aggiunte le parole: “e quelli per il culto e loro pertinenze”.
Questo emendamento viene considerato come materia di coordinamento tecnico qualora passino gli emendamenti 3/10 e 3/12, quindi ora non lo votiamo.

Emendamento n. 3/2 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 3/3 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 3/4 del Consigliere Lippi:
Dopo il comma 1 aggiungere il seguente: “1 bis. Gli interventi di cui al presente articolo sugli edifici residenziali o sugli edifici non residenziali ubicati in zone omogenee con destinazione diversa da quella industriale, artigianale, direzionale, commerciale ed agricola di cui al d.m. 2 aprile 1968, n. 1444, purché compatibili con la destinazione della zona in cui sono ubicati, sono ammessi nel rispetto del solo limite del 50 per cento della volumetria esistente d egli standard urbanistici di cui agli articoli 3 e 5 del d.m. 1444/1968.”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3/4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3/5 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 3/6 del Consigliere Lippi:
Dopo il comma 1 aggiungere il seguente: “1 bis. Gli interventi di cui al presente articolo sugli edifici non residenziali ubicati in zone omogenee a destinazione industriale, artigianale, direzionale, commerciale ed agricola di cui al d.m. 2 aprile 1968, n. 1444, sono ammessi nel rispetto del limite del 50 per cento della superficie coperta esistente anche con il mutamento della destinazione d’uso compatibile con la destinazione di zona e nel rispetto degli standard urbanistici di cui agli articoli 3 e 5 del d.m. 1444/1968.”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3/6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3/7 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 3/8 del Consigliere Lippi. Prego, Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Se abbiamo eliminato il limite dei 1500 metri è automatico anche qui? (…) E no! Bisogna specificarlo anche a verbale. Perché noi questo lo ritiriamo se è automatico, altrimenti ritorna dalla finestra il limite di 1500 metri!

PRESIDENTE. Sul piano tecnico questo emendamento 3/8 è legato al 3/9 che però ha il 3/9 bis della IV Commissione.

Fabio PISTARELLI. Allora va bene, per cui votiamo direttamente il 3/9 bis?

PRESIDENTE. No, noi ora votiamo il 3/8 che è identico al 3/9 che a sua volta ha l’emendamento 3/9 bis della IV Commissione.

Fabio PISTARELLI. Ma quello della Commissione è uguale sia al 3/8 che al 3/9! Quindi se volete che si voti quello presentato dalla Commissione votiamo direttamente il 3/9bis e ritiriamo i nostri. Non è che ci offendiamo!

PRESIDENTE. Bene.
Emendamento n. 3/9 del Consigliere Lippi. Ritirato.
Emendamento n. 3/9 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Ritirato.

Emendamento n. 3/9 bis della IV Commissione:
Al comma 2 le parole “sono consentiti anche sugli edifici di volumetria superiore a 1500 metri cubi e” sono soppresse.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3/10 dei Consiglieri Pistarelli, Massi, Brini, Bugaro, Cesaroni...???:
Al comma 3 dopo la parola “generale” sono aggiunte le parole: “e quelli per il culto e loro pertinenze”.
Ha la parola il Consigliere Pistarelli. (…) Consiglieri, per favore, fate un po’ di attenzione! Prego, Consigliere.

Fabio PISTARELLI. Grazie Presidente, se mi fanno parlare! Collega Brandoni, se lo vuole subemendare siamo pronti. Noi vorremmo inserire gli edifici del culto che sono anch’essi assimilabili agli edifici di edilizia residenziale pubblica. Questo perché ci sono scopi che vanno oltre, molto spesso questi edifici sono oratori, parrocchie, insomma cose che peraltro abbiamo votato recentemente con una legge ad hoc.
Quindi non solo siamo convinti a proporlo, ma ne chiediamo anche il voto per appello nominale, a nome di Pistarelli, Giannotti, Massi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Chiedo un’attenzione del Governatore solo perché prima in corridoio ho avuto la possibilità di illustrargli questo emendamento. Inoltre per rispondere all’obiezione della collega Mollaroli, che mi pare giusta. Qui non sono in discussione volumetrie ampliate di campanili, edifici vincolati o soggetti ad altri limiti, siamo nell’ambito della materia che ha illustrato ora il collega Pistarelli.
Chiedo dunque al Governatore una riflessione libera su questa situazione.

PRESIDENTE. Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Prego proceder con la votazione per appello nominale.
Favorevoli: Bugaro, Parrucci, Natali, Ciriaci, D’Anna, Lippi, Massi, Pistarelli, Romagnoli, Santori, Solazzi, Sordoni, Tiberi.
Contrari: Bucciarelli, Altomeni, Badiali, Benatti, Binci, Brandoni, Comi, Donati, Luchetti, Mammoli, Mollaroli, Ortenzi, Petrini, Procaccini, Ricci.
Astenuti: D’Isidoro, Silvetti.

(L’Assemblea legislativa non approva)

(Contestazioni sull’esito del voto)

PRESIDENTE. Allora ripetiamo la votazione. Prego procedere.
Favorevoli: Bugaro, Natali, Ciriaci, D’Anna, Giannotti, Lippi, Massi, Pistarelli, Romagnoli, Santori, Silvetti, Solazzi, Sordoni, Tiberi.
Contrari: Bucciarelli, Spacca, Altomeni, Amagliani, Badiali, Binci, Brandoni, Comi, Donati, Giannini, Luchetti, Mammoli, Mollaroli, Ortenzi, Petrini, Procaccini, Ricci, Rocchi.
Astenuti: D’Isidoro.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Sub emendamento n. 3/11/1 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 3/11 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 3/12 dei Consiglieri Massi, Pistarelli, Massi, Brini, Bugaro, Cesaroni, Romagnoli:
Al comma 3 bis, al terzultimo rigo, dopo la parola “dei Comuni” sono aggiunte le parole: “e quelli peri l culto e loro pertinenze”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3/12. lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 3, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4.
Emendamento n. 4/1 del Consigliere Lippi. Ritirato.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/2 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna:
Al comma 1 le parole “31 dicembre 2008” sono sostituite con le parole: “31 marzo 2009”.
Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. E’ una questione di buonsenso. Perché se l’ambito di applicazione lo estendiamo al 31 marzo 2009 non mi pare che favoriamo qualcuno! Il 31 marzo 2009 nel nostro calendario, ma penso anche nel vostro, come data è già ampiamente passata. Quindi significa solo estendere ai primi mesi dell’anno le costruzioni che possono essere in grado di ampliare. Non mi pare una cosa scandalosa.

PRESIDENTE. Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/2 bis della IV Commissione:
Al comma 1 dopo le parole “numero dei piani” sono aggiunge le seguenti parole: “e gli altri parametri urbanistico-edilizi individuati dai Comuni con l’atto di cui all’articolo 8, comma1".
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 4/3 del Consigliere Lippi:
Al comma 2 dopo le parole “Ferme restando tali deroghe, gli incrementi volumetrici e gli incentivi economici stabiliti dalla presente legge sono” eliminare le parole “alternativi e non”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/4 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Subemendamento n. 4/5/1 del Consigliere Giannotti:
Dopo il comma 2 bis è aggiunto il seguente: “2 ter. In caso di edifici composti da più unità immobiliari l’ampliamento può essere realizzato anche separatamente per ciascuna di esse, compatibilmente con le leggi che disciplinano il condominio negli edifici, fermo restando il limite complessivo stabilito al comma 1 dell’articolo 1.”.
Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ma secondo voi la Corte Costituzionale boccia leggi fatte da altre Regioni che invece hanno recepito questo principio? Vi debbo leggere la legge approvata dalla Regione Veneto!

PRESIDENTE. Consigliere, lei deve illustrare il subemendamento.

Roberto GIANNOTTI. Mi sembra chiarissimo, ossia vuol salvaguardare il diritto dei singoli condomini…

PRESIDENTE. Consigliere, se è chiarissimo passiamo alla votazione!

Roberto GIANNOTTI. Va bene.

PRESIDENTE. Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 4/5/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/5 del Consigliere Giannotti:
Dopo il comma 2 è aggiunto il seguente: “2 bis. Gli interventi di cui alla presente legge sono altresì possibili anche se realizzati da una parte dei condomini qualora sia accertata l’indisponibilità per altri soggetti interessati ad usufruire delle opportunità offerte dalla presente legge.”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/6 del Consigliere Lippi:
Dopo il comma 4 è aggiunto il seguente: “4 bis. Per gli edifici costituiti da unità immobiliari di diversa destinazione d’uso, gli interventi di cui agli articoli 1, 2 e 3 sono ammessi nei limiti dimensionali previsti per la destinazione d’uso prevalente in termini volumetrici.”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/7 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 4/8 del Consigliere Lippi:
Al comma 1, lettera a) dopo le parole “nelle zone A (centri storici) di cui al d.m. 1444/1968 aggiungere le parole: “e ai confini nei limiti previsti dal codice civile”.
Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. In questo emendamento c’è un riferimento normativo errato allora ho presentato un subemendamento al mio emendamento 4/9.

PRESIDENTE. Allora l’emendamento n. 4/8 è ritirato.
Subemendamento n. 4/9/1 del Consigliere Lippi:
Dopo le parole “sottoposti al vincolo di tutela di cui al” sostituire le parole “d.lgs. 9 aprile 2008 n. 81” con le parole: “d.l. 22 gennaio 2004 e s.m. Parte II (Codice Urbani)”.
Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. In termini di tutela è migliorativo perché fa riferimento al codice Urbani.

PRESIDENTE. Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Submendamento n. 4/9/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/9 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 4/10 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 4/10 bis della IV Commissione:
Al comma 5, lettera c), punto 1, dopo le parole “nelle aree di versante in dissesto” aggiungere le parole: “AVD P2”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 4/11 del Consigliere Lippi:
Al comma 5, lettera f) dopo le parole “edifici anche parzialmente abusivi per i quali non sia” sostituire le parole “intervenuto il” con le parole: “stata presentata domanda di”:
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/11. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/12 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 4/13 dei Consiglieri Cesaroni, Santori:
Al comma 5 eliminare la lettera g).
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/13. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/14 del Consigliere Lippi:
Al comma 5, lettera g dopo le parole “NTA del PPAR, nonché” aggiungere le parole: “per gli edifici di elevato pregio storico e architettonico individuati ai sensi”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/14. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/15 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 4/15 bis della IV Commissione:
Al comma 7 dopo le parole “legge regionale medesima” sono aggiunte le seguenti: “. Nelle strutture ricettive alberghiere di cui al Capo I del Titolo II della l.r. 9/2006, nel caso di ristrutturazione edilizia o urbanistica con demolizione e ricostruzione secondo le procedure di cui all’articolo 19 della citata l.r. 9/2006, è consentito un incremento volumetrico sino al 35 per cento rispetto al volume preesistente.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 4/16 del Consigliere Lippi:
Al comma 9 dopo le parole “gli interventi di cui alla presente legge sono consentiti purché non comportino l’avanzamento” aggiungere le parole: “del fronte virtuale”:
Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Siccome non abbiamo previsto le deroghe sulle distanze, questo è un sistema per derogare le distanze e quindi dare un fronte virtuale che può permettere di superare i limiti urbanistici dei regolamenti edilizi tipo.

PRESIDENTE. Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/16. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/17 del Consigliere Lippi. Decaduto.

Subemendamento n. 4/18/1 del Consigliere Natali:
Dopo le parole “sicurezza ed utilità” è aggiunto il seguenti comma: “9 ter. Ai soli fini del miglioramento della sicurezza stradale nelle zone agricole e per i fabbricati ricadenti nella fascia di rispetto stradale è consentita la demolizione e ricostruzione degli edifici con traslazione dei volumi.”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 4/18/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/18 dei Consiglieri Pistarelli, Massi, Brini, Bugaro, Cesaroni, Romagnoli:
Al comma 9 bis dopo la parola “stradale” sono aggiunte le seguenti parole: “Nel caso di demolizione e ricostruzione totale è ammessa la delocalizzazione del nuovo edificio al di fuori del limite di rispetto stradale e comunque in senso migliorativo per la pubblica sicurezza e utilità.”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/18. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 4, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5.
Emendamento n. 5/1 del Consigliere Lippi:
Al comma 1 dopo le parole “il miglioramento del comportamento energetico da conseguire nonché” sostituire le parole “il mantenimento della destinazione in atto nei casi previsti dalla presente legge” con le parole: “l’adeguatezza delle opere di urbanizzazione”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 5/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 5/2 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 5/3 del Consigliere Lippi:
al comma 1 dopo le parole “il profilo della sicurezza antisismica” sostituire le parole “il mantenimento della destinazione in atto nei casi previsti dalla presente legge” con le parole: “l’adeguatezza delle opere di urbanizzazione”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 5/3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 5/4 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 5/5 del Consigliere Lippi:
Dopo il comma 5 aggiungere il seguente: “5 bis. I piani attuativi previsti dalla presente legge non sono soggetti a VAS non comportando impatti significativi sull’ambiente e sul patrimonio culturale, purché non contengano opere soggette alle procedure di Valutazione di impatto ambientale o a Valutazioni di incidenza secondo la vigente normativa.”.
Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. L’adeguatezza delle opere di urbanizzazione è una espressione che hanno chiesto le categorie, ciò per evitare molti dei problemi legati proprio al tenore letterale dell’articolo 5. Quindi non è una questione ideologica ma solo specifica, peraltro chiesta anche dai tecnici. Adeguatezza delle opere di urbanizzazione da aggiungere in sostituzione al mantenimento della destinazione in atto.

PRESIDENTE. Emendamento n. 5/5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 5/6 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Articolo 6.
Emendamento n. 6/1 del Consigliere Lippi. Ritirato.

Emendamento n. 6/2 dei Consiglieri Pistarelli, Massi, Brini, Bugaro, Cesaroni, Romagnoli. Ritirato.


Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7.
Emendamento n. 7/1 della IV Commissione:
Al comma 2 dopo le parole “dell’articolo 5, commi 1 e 2" sono aggiunte le seguenti parole: “, fermo restando l’eventuale applicazione delle sanzioni e dei provvedimenti di cui al Titolo IV del d.p.r. 380/2001".
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8.
Emendamento n. 8/1 del Consigliere Lippi:
Al comma 1 dopo le parole “quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge” aggiungere le parole: “a mezzo di delibera consiliare”.
Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. L’emendamento n. 8/1 è identico all’emendamento n. 8/2, lo dico affinché rimanga a verbale, perché il Consigliere Lippi ha fatto gli stessi emendamenti che abbiamo proposto anche noi come PdL.
Qui aggiungere “a mezzo di delibera consiliare” è una questione di trasparenza. Mi sembra una cosa importante per quanto riguarda il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadino. Ci deve essere una delibera di Consiglio che approva questo passaggio, ovviamente nel termine dei quarantacinque giorni previsto dalla legge, per quanto riguarda la limitazione dell’applicabilità in relazione a determinati ecc. ecc..

PRESIDENTE. Parere della Commissione?

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 8/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 8/2 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Emendamento n. 8/3 del Consigliere Lippi:
Al comma 1 dopo le parole “valutazioni di carattere urbanistico o paesaggistico o ambientale” aggiungere le parole: “ivi inclusa la determinazione dell’esistenza e dell’adeguatezza delle opere di urbanizzazione di cui all’articolo 5, comma 5".
Parere della Commissione

Mirco RICCI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 8/3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 8/4 dei Consiglieri Pistarelli, Silvetti, Parrucci, Ciriaci, Brini, Giannotti, Massi, Natali, Bugaro, Cesaroni, Tiberi, Romagnoli, D’Anna. Decaduto.

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 9 (Dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva a maggioranza dei componenti assegnati)

Ordine del giorno n. 1 della IV Commissione:
“L’Assemblea legislativa regionale,
Visto il parere n. 3 espresso dal CREL nella seduta del 5 ottobre 2009;
Ritenuto di aderire alla Raccomandazione espressa nel il suddetto parere;
Impegna la Giunta regionale:
1) ad approvare il nuovo Piano di edilizia pubblica di cui alla l.r. n. 36/05, individuando le risorse adeguate all’attuazione del piano medesimo;
2) a garantire nell’attuazione della presente legge l’espletamento di controlli rigorosi per assicurare il rispetto delle disposizioni vigenti in materia di sicurezza del lavoro, di tutela ambientale e paesaggistica;
3) ad individuare risorse idonee a promuovere la realizzazione degli interventi previsti dalla presente legge in favore di soggetti riconosciuti invalidi ai sensi della legge n. 104 del 1992, per garantire la fruibilità degli edifici adibiti a loro abitazione.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ha la parola il Consigliere Pistarelli per dichiarazione di voto.

Fabio PISTARELLI. Quello che abbiamo detto in discussione generale lo vogliamo ribadire anche ora. anche se ci sono stati due significativi passi avanti soprattutto per quanto riguarda l’eliminazione di quel livello massimo di volumetria entro il quale muoversi per poter vedere applicata la legge.
Questa legge arriva in grave ritardo e peraltro con dei limiti. Vi erano infatti anche altre due questioni, gli edifici di culto e l’area di sedime, che potevano essere, con un po’ di ulteriore pazienza e lavoro, due elementi da inserire. L’area di sedime, soprattutto, poteva essere spostata di 100 metri. Inoltre poteva essere approvata l’estensione, oltre che agli edifici pubblici in generale e agli edifici di edilizia residenziale pubblica, anche per gli edifici di culto.
Dunque questo è il rammarico che non ci permette di votare favorevolmente questa legge. Ma il nostro voto sarà di astensione, non sarà un voto contrario proprio perché, ripeto, qualche passo avanti in quest’Aula siamo riusciti ad ottenerlo. Un’Aula che pur nella confusione che la contraddistingue anche in questo momento, è riuscita, con qualche specifico emendamento, a fare un lavoro quantomeno in linea, andando quindi incontro a quelle che sono state le richieste delle categorie. Richieste non di categorie sprovvedute, ma di categorie molto responsabili, che quindi altrettanto responsabilmente avevano suggerito indicazioni importanti, che però solo in parte, purtroppo, sono state recepite.
E questo è il nostro rammarico. Comunque l’espressione del nostro voto è di astensione, perché come dice l’antico adagio “è meglio poco che nulla”.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. A coerenza di quelle che sono state le dichiarazioni iniziali. Oggi in quest’Aula ho visto applicato il buonsenso, come ha ora ricordato anche il Consigliere Pistarelli. Noi avevamo messo una pregiudiziale, ovvero che se sarebbe prevalso il buonsenso avremmo garantito il nostro voto favorevole. Quindi anche a nome del Consigliere di Viventi dichiaro il nostro voto favorevole su quest’atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Il Consigliere Silvetti molto benevolmente nel suo intervento ha richiamato anche il lavoro fatto in Commissione e dal sottoscritto, ma in realtà io ho cercato, ovviamente coadiuvato da tutti i Consiglieri della Commissione, di fare una cosa molto semplice, ovvero di spostare il dibattito più su questioni di merito che su approcci ideologici. Abbiamo quindi discusso del merito, e su questa legge non era semplice farlo proprio perché ha implicazioni molto larghe. Ed il risultato raggiunto è ottimo, poi dirò perché.
Per quanto riguarda il primo emendamento all’articolo 1, quello che ha tolto il limite dei 1500 metri cubi, in Commissione vi è stata una discussione molto lunga, molto ampia, quindi era un passaggio che si era già proposto in quella sede e che quest’Aula ha poi aiutato a raggiungere, appunto, quella soluzione che toglie il limite dei 1500 metri cubi.
Perché questa legge è ottima? Perché rispetto al testo iniziale, giustamente prudente della Giunta, e riuscendo a portare il dibattito, come ho detto poc’anzi, sul merito delle questioni di cui parla questa legge, abbiamo tolto il tetto dei 1500 metri cubi, abbiamo derogato dal limite della densità edilizia...

PRESIDENTE. Per cortesia, Consiglieri!

Mirco RICCI. Abbiamo provveduto al cambio della destinazione d’uso per particolari situazioni, abbiamo introdotto un elemento attraverso i piani di recupero sui fabbricati agricoli, accessori e annessi agricoli, abbiamo azzerato il costo di costruzione per le barriere architettoniche.
Quindi questa legge è nettamente migliorata rispetto al testo iniziale, ed è merito sia della Commissione che dell’Assemblea legislativa, perché, ripeto, siamo riusciti a parlare del merito evitando perciò altre forme di interpretazione.
Ovviamente si poteva fare molto di più, non ho dubbi su questo, ma ritengo che nel quadro del panorama nazionale la nostra regione si collocherà con questa legge in una posizione che renderà più democraticamente fruibili gli interventi in essa previsti.

PRESIDENTE. Proposta di legge n. 332 (abbinata alla proposta di legge n. 339), così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ringrazio tutti per il lavoro svolto. La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 19,05