Resoconto seduta n.20 del 14/12/2005
La seduta riprende alle 15,15


Proposta di legge (Esame degli articoli e votazione finale): «Riordino del sistema regionale delle politiche abitative» Giunta (49)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione della proposta di legge n. 49, ad iniziativa della Giunta. Siamo all’esame degli articoli.
Art. 1. Emendamento 01 del consigliere Ortenzi che ha la parola.

Rosalba ORTENZI. Propongo, dopo le parole “giovani coppie”, al comma 2 dell’art. 1, di aggiungere le parole “per le forme cooperative”.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Ritengo che questa definizione all’interno dell’articolato non abbia senso se non riferita solo all’edilizia agevolata.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 01.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 1 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Emendamento 1 a firma Pistarelli ed altri. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Ne abbiamo parlato anche in occasione degli interventi sulla discussione generale. Alleanza nazionale non più tardi di un mese e mezzo fa aveva proposto una riforma alla legge 44 che introduceva il principio della doppia graduatoria, che qualcuno ha definito in Commissione “graduatoria tricolore”. Al di là delle facezie, il principio che noi vogliamo sostenere è quello secondo cui le assegnazioni debbano essere formulate sulla base di due distinte graduatorie: la prima formata sulle domande proposte da cittadini italiani e comunitari che dovranno concorrere all’assegnazione del 70% degli alloggi disponibili nel biennio di validità della graduatoria; la seconda formata sulla base delle domande proposte dai cittadini extracomunitari che concorreranno all’assegnazione del restante 30% degli alloggi disponibili, salvo poi valutare che se la graduatoria per i cittadini italiani ed extracomunitari non dovesse avere più soggetti idonei all’assegnazione, il 30% previsto per i cittadini extracomunitari potrà lievitare e prevedere un numero maggiore di alloggi. So perfettamente qual è stata la scelta politica, che abbiamo censurato, per quanto possibile: stralciare la parte della riforma riferita al sistema delle assegnazioni. Purtuttavia riteniamo coerente con questa nostra valutazione politica proporre un emendamento che va a inserire il principio della doppia graduatoria all’interno dell’art. 5 che prescrive i contenuti del piano regionale di edilizia residenziale.
La nostra è una proposta che trae spunto non da una pretesa ideologica ma da una valutazione che nasce e sorge dalla concreta situazione che si vive nei nostri comuni, all’interno dei quali soggetti che pure hanno tutte le caratteristiche per essere ritenuti meritevoli dell’alloggio di edilizia residenziale pubblica si trovano nella impossibilità oggettiva di poter aspirare a conseguire l’alloggio proprio perché le caratteristiche di coloro i quali sono cittadini extracomunitari di fatto risultano assolutamente sufficienti a coprire tutto il fabbisogno. Oggi donne divorziate piuttosto che famiglie monoparentali, piuttosto che famiglie in grave disagio economico, come molti amministratori presenti in questa sala sanno, si trovano nella condizione di non poter neanche ipotizzare di poter avere l’assegnazione dell’alloggio di edilizia popolare. Ecco perché ritengo utile e doveroso anticipare almeno il principio già nella parte di riforma che residua, proprio perché riteniamo che un segnale di questo genere sia assolutamente necessario.
Sappiamo che il fabbisogno abitativo riguarda in particolare le giovani coppie e al di là di quelli che saranno poi gli elementi che andranno a riempire il cosiddetto titolo IV oggi stralciato, riteniamo assolutamente doveroso dare questo genere di segnale. Si badi bene, non è una pretesa ideologica, non ci sono delle ragioni più o meno surrettiziamente avvicinabili a quelle di chi non vuole l’integrazione. Un conto è l’integrazione e un conto è consentire alle nostre famiglie, ai soggetti svantaggiati che hanno la “sventura” di essere cittadini italiani e comunitari, di non poter essere già aprioristicamente messi nella condizione di on poter neanche partecipare all’assegnazione.
Ecco perché invitiamo il Consiglio regionale ad approvare questo emendamento che ha il significato di anticipare il deliberato che auspichiamo possa trovare conferma ulteriore anche fra tre o quattro mesi, quando approveremo la restante parte della riforma.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Condivido totalmente le argomentazioni del consigliere Castelli, ne avevamo fatto oggetto di una proposta di legge autonoma, quindi è inutile tornare su un argomento che si condivide. Viceversa cerco di motivare l’altro aspetto, quello dell’urgenza. Dobbiamo recepire anzitutto la situazione di disagio che hanno i cittadini. Ci sono migliaia di marchigiani che attendono la casa, che sono in posizione utile per averla ma non riescono ad averla ormai da più graduatorie. Come noto i bandi sono biennali. Nella precedente legislatura si stabilì di inserire che per aspirare alla casa non era necessario essere cittadini italiani, bastava essere residenti. Questo ha aperto un varco fortissimo a un principio generico di integrazione se vogliamo, ma un varco fortissimo a tutti i residenti extracomunitari che da più anni sono qui. Ciò ha determinato che gli italiani sono esclusi. Noi abbiamo un’esclusione sistematica dei cittadini italiani, che in genere hanno un solo figlio o due figli, raramente tre, tranne dove c’è un larghissimo numero di alloggi che vengono assegnati. Questo ha determinato una grande insofferenza dei sindaci. Ne cito due, uno di centro-destra e uno di centro-sinistra: Eusebi di San Severino di centro-destra e Sorci di Fabriano di centro-sinistra. Questi hanno fatto articoli sulla stampa. Ma questo me lo dicono anche sindaci diessini. Non hanno fatto dichiarazioni sulla stampa, ma ho avuto più volte colloqui con sindaci diessini, i quali pongono il problema: non riusciamo più ad assegnare la casa ai cittadini residenti che hanno fatto domanda da tre-quattro bandi. Alla fine addirittura si ritrovano con un figlio che si sposa e va a lavorare altrove e quindi al bando successivo precipitano.
La nostra proposta è una cosa che va nella direzione dell’integrazione, perché l’insofferenza crea un atteggiamento ostile nei confronti degli extracomunitari che si trovano ad avere la casa, spesso non pagano le tasse perché lavorano in nero, quindi nel sentire del cittadino italiano si dice “io sono preciso, sono in regola, pago le tasse, concorro alla costruzione di quegli edifici ma non li prendo regolarmente”. Questo determina una grande insofferenza.
Quindi a nome dei sindaci di centro-destra e di centro-sinistra dico che è importante stralciare questa situazione per permettere che attraverso due graduatorie noi garantiamo il principio dell’integrazione per cui una parte di cittadini extracomunitari hanno diritto alla casa, soprattutto nelle situazioni più disagiate che sono quelli in cima alla graduatoria. Contemporaneamente cittadini italiani che da anni aspettano un diritto, riescono ad accedere alla casa.
Faccio un esempio, Falconara. Per una serie di vicende è stata data la residenza a una serie di famiglie rom. Questo non significa che uno non debba dare la casa ai rom, però succede che i primi sette sono extracomunitari, gli ulteriori quattro sono rom, alla fine diventa davvero un’emergenza. Quindi per il principio della integrazione, credo che riservare una quota a queste situazioni e una quota ai cittadini italiani sia un principio di giustizia. Valutando e parlando con sindaci di centro-sinistra e di centro-destra, questo rapporto 30-70 permetteva a un certo numero di cittadini italiani e a un certo numero di cittadini extracomunitari di avere la casa. Credo che questa sia una cosa equa. perché 30 e 70? Perché magari fanno domanda 40 cittadini extracomunitari ma 20 ottengono la casa, mentre fanno domanda 400 cittadini italiani e 5 riescono ad avere la casa. Per cercare di mantenere un po’ di equilibrio i tecnici dell’Iacp ci hanno suggerito questa proporzione, da dati di fatto.
Ripeto, c’è l’urgenza, stanno partendo altri bandi, è estremamente importante, non è una cosa di tip razzista, è una cosa che addirittura va nella direzione di percepire l’Amministrazione e l’istituzione con un rapporto amico. Vorrei quindi che su questo ci fosse un atteggiamento d’apertura. C’è fretta, non si può dire “rinviamo”.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. La problematica effettivamente esiste ed è urgente dare una risposta. A livello di Commissione questo aspetto è stato esaminato ma è stato pensato un rinvio alla modificazione del titolo IV di cui ci apprestiamo a parlare. Io ritengo che probabilmente, se si mantiene lo spirito che ha contraddistinto il lavoro di questa prima parte di questa legge cornice, riusciremo a trovare una soluzione che può essere sì la proposta di An ma può essere anche una proposta che sia molto più funzionale e anche armonica, che possa coinvolgere in questa scelta di non riservare totalmente oggi a persone sicuramente in stato di bisogno ma totalmente extracomunitarie, l’assegnazione di questi alloggi. Io ritengo che dobbiamo lasciare un po’ di flessibilità alle amministrazioni locali anche per definire l’effettivo bisogno che è sul territorio. Il titolo IV che era stato presentato aveva un’apertura in questo senso, non definita, poco chiara. Soprattutto è poco chiara la definizione di famiglia, è poco chiara la definizione di soggetto che ha diritto all’alloggio in quanto lavoratore oppure residente da un determinato periodo. E’ tutto da chiarire, perché la legge è sempre poco chiara e soprattutto, nella poca chiarezza si estende il diritto sempre più a tutti. Purtroppo non abbiamo in questo momento una disponibilità di alloggi sufficiente a una domanda crescente, dobbiamo individuare delle griglie di selezione che portino anche a una responsabilità di chi governa di soddisfare anche le tante esigenze di cittadini italiani che da anni attendono l’assegnazione di un alloggio, magari anche valorizzando il tempo che sono stati in graduatoria, non può essere che l’ultimo arrivato del giorno prima passi sempre avanti a tutti, ma occorre valutare anche questo aspetto del tempo in cui uno è stato utilmente in graduatoria, rendendo flessibile questa cosa sul territorio.
Su questo emendamento di An il gruppo di Forza Italia si astiene, invitando An a lavorare poi al secondo aspetto. Noi abbiamo presentato un ordine del giorno in cui si dice che entro 90 giorni vogliamo concludere totalmente la riforma dell’edilizia residenziale pubblica e riordino delle politiche abitative e riteniamo che in questa sede il discorso possa essere ulteriormente approfondito e non stralciato rispetto a una organizzazione migliore che si può dare all’interno del titolo IV. Questa è la mia proposta e invito gli amici di Alleanza nazionale a valutare questa eventualità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Comi.

Francesco COMI. Innanzitutto la Commissione si è confrontata in modo sereno e serrato sulla questione, ha concluso che in questo momento di urgenza si può parlare ma rispetto ai rischi che ci sono di perdite di finanziamento. La scelta che abbiamo fatto di stralciare il titolo IV al quale rinviamo la trattazione di dettaglio della disciplina di assegnazione e gestione degli alloggi e dei criteri per l’assegnazione della gestione, consentiva di affrontare con urgenza il problema che al momento era nell’agenda politica: quello di rischiare di perdere 65 milioni di euro che in condizioni di commissariamento, quindi con i poteri limitati non avremmo potuto gestire. Altra urgenza oggi, a mio parere, non c’è, perché le graduatorie che sono state fatte, che sono biennali sono tuttora valide, non le potremmo rendere inefficaci oggi. Quindi anche approvando più speditamente un emendamento non riusciremmo, comunque, a invertire l’ordine di assegnazione degli alloggi.
Nel merito la scelta è stata innanzitutto metodologica: quella di rinviare l’assegnazione dei criteri alla discussione più approfondita del titolo IV, una discussione che richiede tempo, un confronto consapevole tra maggioranza e minoranza, su un tema sul quale noi dobbiamo avere la grande capacità di equilibrio, perché affrontiamo un dibattito che va comunque a selezionare le aspettative delle categorie più fragili. Dobbiamo evitare un contenzioso tra i soggetti più deboli. Quindi il rinvio serviva ad affrontare la questione con argomenti più seri e meditati su alcuni dei quali potremmo anche trovare elementi di convergenza, per esempio cercando di assecondare le aspettative di alcuni territori, assegnando, sulla base dei criteri o del regolamento che l’organo di Consiglio potrà definire, una maggiore discrezionalità riferita alle aspettative locali.
E’ vero che i sindaci sono indignati, è vero pure che si trovano di fronte a una situazione grave, rispetto alla quale Governo e Regioni debbono dare risposta. La loro indignazione non è tanto all’ordine dei valori ma alla difficoltà che c’è nella gestione dell’emergenza abitativa. Quindi quello che chiediamo ad Alleanza nazionale è l’atteggiamento che abbiamo raccolto positivamente da Forza Italia, dall’Udc di evitare uno scontro su temi delicati come questi, per affrontarli serenamente e distesamente nel corso del dibattito che faremo nei prossimi due mesi.

Carlo CICCIOLI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche di Romagnoli e Castelli.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale dell’emendamento n. 1. Se non viene approvato questo emendamento decade automaticamente il n. 2.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini assente
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci no
Brandoni no
Brini astenuto
Bucciarelli assente
Bugaro astenuto
Capponi astenuto
Castelli sì
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna assente
Donati no
Favia no
Giannini no
Giannotti assente
Lippi assente
Luchetti assente
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi no
Petrini no
Pistarelli assente
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Santori astenuto
Solazzi no
Spacca assente
Tiberi astenuto
Viventi assente

Il Consiglio non approva


Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 5.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Emendamento n. 3 a firma Mollaroli. Ha la parola il consigliere Comi.

Francesco COMI. Abbiamo concordato con la collega Mollaroli il ritiro dell’emendamento, perché la richiesta in esso contenuta, che è condivisa e legittima, è la stessa proposta contenuta nell’articolo 33, comma 1 della legge 44/97 che rinvia a una delibera Cipe. Oltretutto non ci conviene specificare ulteriormente questa cifra, perché è stato stralciato il titolo IV relativo alle modalità di determinazione dei canoni locativi, quindi non è possibile stabilire attualmente se la percentuale dello 0,50 ora condivisibile sia sufficientemente significativa per l’incremento del fondo di cui all’articolo 6. Quindi pur condividendo nel merito, ci riserviamo di valutarlo più attentamente in quella sede.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Ho ascoltato le motivazioni del collega Comi. Il contenuto dell’emendamento dovrà essere inserito nella parte di legge che viene rinviata oggi. Quindi lo ritiro, a condizione che il contenuto venga recuperato in altre forme e in altre sedi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Comi.

Francesco COMI. Lo stesso emendamento presentato da me in Commissione è stato stralciato, proprio perché rinviato al titolo IV.

PRESIDENTE. L’emendamento viene ritirato. Pongo in votazione l’articolo 6.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Emendamento 3 bis a firma Ortenzi, che ha la parola.

Rosalba ORTENZI. Fra gli obiettivi primari della legge c’è il riequilibrio territoriale a favore delle zone interne. Abbiamo inteso accoglierlo, in Commissione, perché riteniamo che perseguire questo obiettivo possa essere utile per quelle zone che in genere sono un pochino abbandonate dall’Erp. Come Commissione riteniamo quindi che possa essere accettato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Nel concetto previsto nella proposta di legge della Giunta i Comuni a più alto fabbisogno abitativo, quindi a più alta tensione erano quelli che calamitavano tutti gli interventi, perché non c’era un parametro che riequilibrasse questa impostazione su tutto il territorio della provincia. Le zone che avranno più alta tensione abitativa avranno comunque il loro peso maggiore, ma con questo emendamento ritenevo di dover dire che anche i bisogni che non fossero primari, delle aree interne, delle aree di collina di questa regione dovessero poter aspirare, con delle riserve che le
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 3 bis.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 7 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 19. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 20. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 37. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 38. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 39. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 40. Emendamento 4 bis a firma Ortenzi, che ha la parola.

Rosalba ORTENZI. La proposta della Giunta riguarda la composizione del consiglio di amministrazione. In Commissione abbiamo discusso in maniera molto approfondita e abbiamo accolto le considerazioni della minoranza, proponendo di sostituire l’articolo 40 con la proposta secondo cui il consiglio di amministrazione è composto da cinque membri di cui 3 nominati dal Consiglio regionale con facoltà per ogni consigliere di votare solo due nominativi, con un membro nominato dalla Provincia e uno dal Comune capoluogo. Si propone anche di sostituire il terzo comma, con l’emendamento successivo, poiché per una svista non si era indicata la nomina del presidente e del vicepresidente tra i componenti di cui alle lettere a), b) e c) del secondo comma.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 4 bis.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 6 a firma Capponi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 7 a firma Capponi.

Franco CAPPONI. Questo emendamento decade, con l’approvazione del 4 bis.

PRESIDENTE. Emendamento n. 7 bis a firma Ortenzi, che ha la parola.

Rosalba ORTENZI. Riguarda l’adeguamento della disciplina dei permessi e delle aspettative alle norme del Tuel, così come prevede l’art. 18 della legge 265.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 7 bis.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 40 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 41. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 42. Emendamento 7 ter a firma Ortenzi, che ha la parola.

Rosalba ORTENZI. E’ come il precedente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 42 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 43. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 44. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 45. Emendamento n. 9 a firma Castelli che ha la parola.

Guido CASTELLI. Questa questione è di natura non politica ma organizzativa. Voi sapete che a seguito della costituzione della nuova Provincia di Fermo, correttamente e giustamente l’Iacp di Fermo, che fino ad oggi aveva competenze esclusivamente sulla città di Fermo, ha legittimamente diritto di conseguire la disponibilità di tutti gli alloggi compresi nei 40 comuni del Fermano. Il problema che ora si pone è di natura tecnico-organizzativa, per allestire nella maniera più funzionale possibile il trasferimento sia del personale che degli immobili.
Inizialmente la Giunta aveva proposto, a mio modo di vedere in maniera corretta, l’iter per il trasferimento degli immobili, che non è cosa semplice perché presuppone una stima dell’ufficio del territorio, perché presuppone volture, atti notarili, presa in carico di immobili che sono vissuti da persone che hanno il diritto di sapere con chi devono parlare, ad esempio se ci sono problemi di carattere manutentivo. Così come i 24 mesi erano stati concepiti anche per il trasferimento del personale, altro problema non secondario che correttamente la legge fa presupporre ad una necessaria concertazione di tipo sindacale.
A mio modo di vedere quei 24 mesi potevano correttamente consentire il disbrigo di queste vicende burocratiche in un tempo che evitasse problemi e nocumenti all’utenza.
Vi ricordo a questo riguardo che la legge istitutiva della provincia di Fermo non a caso prevede che per la ricognizione del trasferimento dell’immobile e del personale il tempo stimato dalla legge stessa è dai 3 ai 4 anni, proprio perché non è uno scherzo procedere alle doverose istituzioni, collocazioni in un tempo che non vada a pregiudicare il diritto di chi deve vivere o interfacciarsi con gli Iacp.
La Giunta poi ha ripensato questo periodo, riducendolo a 6 mesi. Chi conosce i tempi anche della burocrazia statale, sa che in sei mesi sarà difficile avere, su circa 1.000 alloggi, una chiara possibilità da parte dell’ufficio per il territorio avere le stime e quant’altro. Se da un lato è giusto e necessario stabilire dei limiti precisi, sarà piuttosto difficile che ciò accada nei sei mesi e verrà nominato un commissario, gli inquilini avranno bisogno di certezze, quindi ci troveremo in un periodo di interregno in cui, ad esempio, le esigenze di manutenzione e d’intervento per gli assegnatari, vedranno il commissario referente di ogni forma di doglianza e di esigenza. E’ davvero questa la soluzione migliore?
Fermo restando che è assolutamente doveroso, corretto, obbligatorio e legittimo passare il personale e gli immobili, credo che si rischia concretamente di aprire delle forme di inefficienza, di difficoltà che potrebbero scaricarsi sul cittadino. Il mio obiettivo è quindi quello di riportare il termine a ciò che la Giunta aveva inizialmente ritenuto congruo, i 24 mesi. Tengo però a precisare che nessuno pensa a una forma di conculcamento del diritto dell’Erap di Fermo di avere la disponibilità di questi alloggi, credo però che bisogna avere un occhio, oltre che alle istanze di coloro che rappresentano la governance degli Erap, anche alle istanze degli assegnatari. In questo senso ritorno a quella che era una previsione della Giunta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Non perché il mio punto di vista sia fermano, quindi contrario a quello del collega Castelli, ma per dire che il tempo di sei mesi può invece essere utilizzato perché si sollecitino i due enti, ex Iacp di Ascoli ed ex Iacp di Fermo, a sveltire le pratiche di trasferimento del patrimonio e del personale. Nelle nuove province queste pratiche sono state attivate contestualmente, quindi credo che i tempi possano essere celeri se ci si mette la buona volontà e si creano le condizioni perché questo avvenga, perché in tempi troppo lunghi si potrebbero fare anche delle iniziative che possano andare contro l’uno o l’altro ente. Ritengo quindi che questo emendamento non possa essere accolto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 9.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 10 a firma Castelli, che ha la parola.

Guido CASTELLI. Questo emendamento è per evitare lavoro all’assessore Ascoli, che diversamente dovrà ricevere il personale degli Erap qui sotto.
Sappiamo che il trasferimento degli immobili sarà fatto nei sei mesi. Il Consiglio ha votato, quindi sono legge i sei mesi.
Ora parliamo del trasferimento del personale. Si parla del trasferimento del personale, anche in questo caso, entro sei mesi. Il trasferimento degli immobili prevede la nomina di un commissario ad acta. Se noi colleghiamo il trasferimento del personale non all’effettivo trasferimento dei beni nei tempi che il commissario ad acta avrà come necessari ma li riferiamo ai sei mesi e basta, succederà che ancora prima del trasferimento degli immobili dovrà essere trasferito il personale e qui veramente il rischio di un disordine entropico diventa importante, perché il personale verrà trasferito dopo la concertazione sindacale, con il rischio che venga trasferito prima ancora che vengano trasferiti gli immobili, e allora la frittata sarà definitiva.
Io propongo che si rimanga entro i sei mesi, anche entro i sei mesi dovrà essere avviata la concertazione, ma con questo emendamento si stabilisce che il trasferimento del personale inizia subito, si deve concludere entro sei mesi ma la formalizzazione del nuovo rapporto di lavoro dovrà esservi quando il trasferimento degli immobili si perfeziona, quando il commissario ce la farà. Si tratta di fare in modo che il trasferimento del personale sia effettivo, contestualmente al trasferimento degli immobili, altrimenti si apre una forchetta, perché potrebbe succedere che il commissario ad acta ancora non ha trasferito il personale perché l’Ute ha ritardato, mentre il trasferimento del personale potrebbe essere teoricamente pronto. Per evitare questo problema va bene i sei mesi, si avvia la procedura sia per il personale che per gli immobili, ma si chiarisce che il trasferimento del personale dovrà essere fatto un secondo dopo il trasferimento effettivo degli immobili. Mi sembra che questo vada incontro alle esigenze di armonia ovvie di funzionalità dell’ente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Rispetto alle considerazioni che ho fatto poc’anzi ritengo che l’emendamento non possa essere accettato.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 10.

Il Consiglio non approva

Emendamenti 11 e 12 a firma Castelli, che li illustra congiuntamente.

Guido CASTELLI. Il primo è un emendamento soppressivo di un comma introdotto a maggioranza dalla Commissione. E’ il comma che prevede il trasferimento dall’Erap della provincia di Ascoli Piceno all’Erap della provincia di Fermo dei proventi disponibili che risultino essere presenti in cassa al momento dell’approvazione della legge. Mi viene segnalato da chi lavora nell’ambito degli attuali Iacp, che in realtà anche questa norma potrebbe prestare il fianco a delle incertezze attuative, soprattutto per quanto riguarda il fatto che una parte dei proventi delle dismissioni viene “obbligatoriamente” accantonata per la progettazione. Il fatto quindi di devolvere tout-court senza un’analisi complessa di quelle che sono le destinazioni non geografiche ma programmate di questi fondi, potrebbe creare difficoltà in questo senso: che una parte considerevole di questi proventi rimarrà in cassa per diverso tempo, mentre il fabbisogno abitativo che tutti qui sostengono essere uno dei problemi importanti di questa regione, non potrebbe essere soddisfatto da denaro che rischia d rimanere in giacenza per diverso tempo.
Ripeto, tutto si ricollega non a una malcelata volontà di arrestare la giusta, corretta, necessaria configurazione delle nuove competenze, della nuova estensione territoriale dell’Erap di Fermo, si dice solo che si rischia, attraverso questa devoluzione tout-court, fissata solo a un dato temporale, quello dell’approvazione della legge, da un lato di lasciare non utilizzate delle somme per diverso tempo, in secondo luogo di creare delle incongruenze per quanto riguarda anche l’utilizzo del fondo per le progettazioni che potrà essere preso in carico dall’Erap di Fermo solo dopo che l’ufficio progettazione verrà costituito, aggiornato alla luce delle nuove competenze. Quindi la volontà è quella di ricollegare anche il problema delle giacenze di cassa alla definizione complessiva del trasferimento degli immobili e del personale.
Il secondo emendamento lo ritiro perché è pronto un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 11.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 45. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Esprimo voto favorevole a questo articolo che ritengo abbia affrontato e ben risolto una situazione ineludibile come quella della costituzione dell’autonomia di enti che mano a mano andranno ad implementare la provincia di Fermo, legge ormai da un anno e mezzo. Ritengo congruamente affrontata la vicenda, perché i tempi sono comunque congrui, consentono di sveltire queste operazioni senza lungaggini. Qualora questo non avvenga nei sei mesi si provvederà con il commissario che comunque avrà modo di sostituirsi nei tempi minori rispetto ad una previsione che sarebbe stata di per sé penalizzante. Credo che sia doveroso da parte di questo Consiglio prendere atto di questa quinta provincia , quindi provvedere nelle varie leggi — auspico che così venga fatto sempre, in futuro — in modo che ogni atto normativo tenga conto di questa divisione per cinque ormai conclamata legislativamente, del territorio delle Marche. Così come ho ritenuto di respingere gli emendamento, esprimo, personalmente, il voto favorevole a questo articolo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’art. 45.

Il Consiglio approva

Articolo 46. Sono ritirati gli emendamenti 13 e 14. Emendamento 14 bis a firma Ortenzi. Ha la para il consigliere Comi.

Francesco COMI. Questo emendamento pone una questione molto seria, salita alla ribalta anche delle cronache locali; i 17 cittadini di Civitanova che avevano ricevuto una intimazione di sfratto. C’è un problema serio che noi affrontiamo con questo articolo, per dare una risposta che però mantiene aperta la questione politica e istituzionale. C’è una carenza di alloggi e a questa carenza di alloggi i sindaci hanno dato una risposta attraverso un atto illegittimo qual è l’ordinanza di requisizione. Un atto illegittimo che però non avevano possibilità alcuna di evitare, di fronte a una domanda di solidarietà forte. L’atto illegittimo della requisizione ha creato nella regione Marche 164 inquilini senza titolo che, pur avendo partecipato ai bandi ed idonei, non erano ancora assegnatari. Con questo emendamento noi diciamo che viene prorogato, per tre anni, il termine ormai scaduto nell’ordinanza, per l’assegnazione provvisoria dell’alloggio e invitiamo in questi tre anni i sindaci a modificare il termine di assegnazione provvisoria entro due mesi. Al tempo stesso invitiamo i sindaci a predisporre bandi speciali per l’assegnazione degli alloggi, bandi riservati ai soggetti a cui ci si riferisce, fissando l’unico limite del criterio di accesso. Questo significa che il 95% circa di coloro che oggi sono assegnatari riceverà un alloggio. La questione è seria, ringrazio la maggioranza, la presidente, il relatore di minoranza, i commissari che l’hanno affrontata unanimemente in Commissione evitando demagogia. La colpa non è del sindaco Marinelli, del sindaco Meschini o del sindaco di un altro comune: di fronte all’emergenza abitativa si è data questa risposta. Oggi noi, da un lato proroghiamo, per dare tempo ai sindaci di predisporre, di concerto con la Regione, le politiche abitative necessarie e indichiamo gli strumenti, sapendo però che entro tre anni, stabilito il bando speciale, coloro che non avranno quei requisiti dovranno riservare gli alloggi a coloro che invece ne hanno titolo.

PRESIDENTE. Ci sono altri due emendamenti, il 14 ter e il 14 quater. Potremmo fare una unica discussione, procedendo poi alla votazione.
Ha la parola il consigliere Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. E’ stato necessario l’emendamento 14 ter per evitare un protrarsi illimitato della prorogatio degli attuali amministratori, così da imporre una precisa scadenza temporale.
Per coordinare le procedure indicate dai commi 5 e 6 della proposta di legge, con la legge regionale 34 è stato necessario l’emendamento 14 quater.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Per quanto riguarda il quarto comma, era un’esigenza che veniva forte dalla spinta dei Comuni, quindi dai sindaci che non sapevano più dare risposte concrete con l’attuale normativa vigente, quindi abbiamo accolto unanimemente questa richiesta, perché erano ordinanze non conformi alla norma ma dettate dall’urgenza e dalla contingibilità di fenomeni veramente drammatici cui erano stati chiamati e comunque sono molto lontane le ordinanze, fatte massimo ad inizio 2000. Sono vicende che si protraggono nel tempo, quindi è giusto dare l’opportunità a chi ne ha diritto, di sanare la propria posizione e avere una certezza definitiva nell’assegnazione dell’alloggio, evitando che queste cose si ripetano nel futuro. Dobbiamo quindi attivarci perché la risposta all’emergenza possa esservi da parte di chi amministra gli enti locali, in modo che i sindaci non si trovino in queste situazioni. Questo emendamento è quindi frutto di un’ampia riflessione tesa a dare una risposta ai cittadini utenti ma anche ai sindaci della regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Mentre gli emendamenti 14 ter e 14 quater sono modificazioni tecniche, tengo a precisare che la situazione di non precisa o perfetta legittimità degli atti adottati da molti amministratori locali e sindaci con il potere di ordinanza è diffusa in questa regione.
Ritengo che la moratoria che abbiamo dato sia un po’ troppo ampia. Nella mia proposta io avevo proposto due anni e non tre, ma ritengo di dover lasciare alla bontà dei sindaci un’accelerazione delle procedure previste in questa legge per la regolarizzazione degli inquilini impropriamente ospiti negli alloggi di Erp.
Per questo motivo, anche se si tratta effettivamente di una sanatoria, noi siamo favorevoli a che si persegua questo obiettivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. La vicenda dell’ordinanza sindacale di requisizione di alloggi è un atto assolutamente illecito, perché eseguito e fatto fuori dalle condizioni previste dalla legge, perché vi deve essere una catastrofe, caso di guerra o casi esplicitamente indicati dalla legge. Qui non siamo in quei casi e rischiamo, con questo provvedimento, di essere corresponsabili nel danno che andiamo a cagionare sostenendo questa prorogatio di mesi nei confronti dell’espropriazione fatta al privato. Dobbiamo trovare un altro sistema per garantire queste persone che si trovano in uno stato di bisogno ma non possiamo ledere il diritto degli altri, caricando solo su alcuni proprietari questa situazione. Qui ricorre, a mio giudizio, la responsabilità patrimoniale di chi, come l’ente Regione, va a sommarsi alla responsabilità del sindaco.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Dichiaro il nostro voto favorevole. E’ una emergenza che fortunatamente ha numeri contenuti, comunque importanti, soprattutto su Civitanova ma anche su altre realtà, compresa Macerata. Questa modificazione ci permette di risolvere il problema — 164 casi in tutto il territorio regionale — e di avere il tempo congruo per risolvere una tematica molto sentita, perché le Amministrazioni locali hanno il problema in primo piano.
Il nostro voto è pertanto favorevole.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 14 bis.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento 14 ter.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento 14 quater.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 46 come emendato.

Il Consiglio approva

Emendamento 14 quinquies che introduce l’art. 46 bis. Ha la parola il consigliere Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Si tratta del trattamento di quiescenza del personale degli Iacp. E’ per consentire al personale in servizio in data 31.12.1987 che ha già riscosso le somme accantonate a titolo di trattamento di fine servizio per il periodo precedente, di ottenere l’integrazione al trattamento di fine servizio previsto dalla legge regionale 34 con le modalità previste dall’articolo 5.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Articolo 47. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 48. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 49. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 50. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 51. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Franco CAPPONI. L’emendamento n. 7 era in direzione del coordinamento tecnico, quindi andava recepito.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Ordine del giorno n. 1 a firma Capponi e altri. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Ordine del giorno n. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la dichiarazione d’urgenza.

Il Consiglio approva




Proposta di legge (Seguito della discussione generale e votazione): «Modificazioni alla legge regionale 1 giugno 1999, n. 17: costituzione Società regionale di sviluppo» Giunta (50)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 50. Sono già state fatte le relazioni di maggioranza e di minoranza.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bugaro. Ne ha facoltà.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

Giacomo BUGARO. Come Forza Italia abbiamo condiviso questo percorso che si è voluto avviare, di razionalizzare le spese e di “smontare” molte delle società e degli enti collegati alla Regione quali elementi non propulsivi di uno sviluppo e di una programmazione, ma quali centri di spesa.
Ritengo però che la Giunta è stata un po’ precipitosa nel voler tagliare a destra e manca. Mi riferisco in modo particolare a questa importante società che dovrebbe coordinare lo sviluppo economico della regione, per la quale ha voluto avocare a sé l’istituzione della figura di amministratore unico. Abbiamo quindi ritenuto giusto presentare degli emendamenti con i quali si chiede la reintroduzione di un consiglio di amministrazione mediante l’indicazione da parte del Consiglio regionale di tre persone, di cui una assume la responsabilità di presidente, mentre le altre svolgono funzioni di controllo, quali consiglieri, senza oneri per l’Amministrazione regionale. Crediamo che sia una giusta maniera e un giusto punto di incontro fra le esigenze di una riduzione delle spese e le prerogative di giusto controllo di una società così importante, una delle poche che non è stata soppressa nella rivisitazione degli enti. Riteniamo anche che affidare a un amministratore unico le linee strategiche di una società come questa sia non condivisibile. Non mi si risponda, come qualcuno ha detto che lasciare alla minoranza la presidenza del collegio dei revisori sia elemento sufficiente al controllo di una società qual è questa, perché il revisore dei conti controlla lo bontà della stesura dei conti ma non entra nel merito delle scelte, sono due ruoli completamente differenti, tant’è che le decisioni politiche, le linee guida non le stabilisce il collegio dei revisori il quale controlla la bontà degli atti e verifica che i conti siano fatti in maniera corretta. Ripeto, affidare la guida di una società così importante solo ed esclusivamente a un amministratore unico è una cosa aberrante.
Siamo d’accordo a non caricare di ulteriori spese l’Amministrazione regionale, quindi questo consiglio di amministrazione veda riconosciuto il ruolo di professionista solo ed esclusivamente al suo presidente o amministratore delegato, che però deve essere affiancato, senza aggravio economico, da consiglieri di amministrazione che possano controllare nel merito le questioni. Ci sembra un grande passo indietro. Nel panorama italiano, in tutte le regioni c’è una società di sviluppo che lavora ad un ritmo serrato e che è propulsiva dello sviluppo del territorio. Ripeto, non c’è nel panorama italiano una società di sviluppo che sia guidata da un amministratore unico. Ci sembra veramente una aberrazione. Capiamo l’esigenza di razionalizzare le spese, non capiamo come un Consiglio regionale — non parlo come componente della minoranza ma mi rivolgo soprattutto ai membri della maggioranza — possa accettare tout-court l’azzeramento di un consiglio di amministrazione in una società come questa. Nemmeno in Bulgaria o ai tempi del muro di Berlino succedevano queste cose allucinanti. Chiedo a questo Consiglio di approfondire...Altomeni, ti assicuro che ho esperienze personali approfondite e non ho citato la Bulgaria a caso, visto che la rappresento anche, in questa regione. In Bulgaria, per i metodi di qualche partito che ancora tu hai il piacere di rappresentare, sono stati compiuti atti di cui non hai idea.
Comunque torniamo all’argomento, molto più importante, che riguarda la nostra regione. Ritengo che la soppressione del consiglio di amministrazione sia una forzatura da parte dell’Esecutivo sul Legislativo, quindi invito l’Amministrazione a riflettere su questo, perché non c’è, nel panorama nazionale, alcuna esperienza di questo tipo, che tra l’altro non porta alcun beneficio all’ente Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Stiamo discutendo la riorganizzazione della Svim che rappresenta una società molto importante all’interno della nostra regione, perché ad essa affidiamo due compiti fondamentali che vengono regolati dal nuovo oggetto della società stessa. Il primo è la progettazione comunitaria, ma in senso lato, attraverso uno staff di persone ormai qualificate e formate all’uomo. l’altra missione è quella della gestione delle partecipazioni della Regione nei centri servizi, nelle società che fanno politica industriale. Credo che questo resti un settore strategico su cui è giusto che la Regione punti, anche con una società specializzata.
Colgo la sollecitazione che ha fatto ora il consigliere Bugaro. Non ho una visione assembleare di come organizzare gli enti strumentali della Regione. A mio giudizio questa è la proposta che la Giunta regionale e il Presidente Spacca fanno al Consiglio regionale su come operare in questo settore, quindi a me importa relativamente se viene fatta attraverso un amministratore unico o un consiglio di amministrazione, però credo che ci dobbiamo porre la questione fondamentale che ha sollevato il consigliere Bugaro, cioè chi dà l’indirizzo politico.
La proposta che ho avanzato al Consiglio insieme agli altri componenti di maggioranza della Commissione guarda al problema da un’altra ottica. E’ assolutamente legittima quella del consigliere Bugaro, ne discuterà la maggioranza, su questo non ho un’opinione se la gestione debba essere di un amministratore unico o di un consiglio di amministrazione, propongo che la Regione si riappropri di un dialogo a tutto campo con la Svim e il rapporto con la Svim non sia delegato semplicemente all’assessorato.
Abbiamo audito la Svim, come anche i centri servizi, in prima Commissione e l’idea che ci siamo fatti è che è necessario per tutti gli enti che la Regione interloquisca di più con i propri rappresentanti. per quanto riguarda la Svim questo è tanto più importante, anche perché presi da tante questioni, probabilmente noi non riserviamo particolare attenzione a queste cose, ma dato che riversiamo su questi organismi tanti soldi è giusto che sappiamo non solo come vengono spesi ma anche quali sono i costi e i benefici, cioè quanto a fronte di queste spese si produce, quanto va nella giusta direzione.
La proposta che noi avanziamo passa attraverso due strumenti: il primo è un emendamento che fa riferimento alla previsione di fusione delle società partecipate. La Giunta sostanzialmente ci dice che c’è bisogno di fare chiarezza, di mettere in un unico ente, in un’unica società tutte le partecipazioni e questo è un processo che dovrà essere fatto necessariamente dalla Svim perché è lei che partecipa a queste società per conto della Regione, però la proposta è che si muova su degli indirizzi che la Giunta regionale fornisce, cioè che ci sia un input politico forte che riguarda la gestione delle partecipate ma anche la valutazione di quello che le partecipate hanno realizzato in questi anni. Il settore è strategico, ci sono delle esperienze di altissima qualità che hanno prodotto molti interventi positivi a favore dell’industria marchigiana, abbiamo centri servizi che hanno la certificazione di qualità riconosciuta in ambito internazionale, però non tutti i consiglieri — come avvenuto per me fin quando non ho esaminato gli atti — sanno che noi, come Regione, negli ultimi 13 mesi abbiamo dato alla Svim attorno a un milione di euro per la ricapitalizzazione dei centri servizi, per intervenire in questi settori, al di là delle politiche specifiche.
La questione che ci dobbiamo porre è quanto producono questi soldi in termini di politica a favore dell’industria. Questo perché sono queste le domande che noi facciamo ai privati quando assegniamo loro finanziamenti regionali o comunitari.
Tanto è stato fatto in questo settore, ma tanto dovremmo capire di più. Per questo con i colleghi della Commissione abbiamo presentato un rodine del giorno che chiede alla Giunta regionale di lavorare insieme a Svim perché nel giro di tre mesi riusciamo ad avere un quadro di tutte le società partecipate, anche una valutazione di merito. Abbiamo cinque centri servizi: quali sono quelli che producono di più? C’è da cambiare qualcosa? Questo serve sia in funzione della fusione ma sia anche in funzione degli indirizzi di politica industriale che la Regione Marche deve perseguire.
La proposta è quindi quella di dare tre mesi alla Svim perché ci faccia una relazione. La Svim di relazioni ne ha fatte tante e forse non tutti le hanno sempre lette, però l’idea è appunto di prenderci tre mesi per fare una valutazione, poi tenere un Consiglio regionale da qui a tre mesi, che dia degli indirizzi politici che possano poi servire per avviare l’iter della fusione.
La Svim ha una struttura di progettazione all’avanguardia che sta producendo anche tanti finanziamenti a favore della Giunta regionale, credo però che noi dovremmo anche porci il problema di come lavora la struttura all’interno della regione. Non può essere la Svim l’unica struttura depositaria della progettazione della regione, ma dobbiamo anche verificare, vedere e riprogettare, se necessario. Con l’assessore alle politiche comunitarie, che in questo momento non è presente, dovremo fare una valutazione sulla necessità che comunque la Regione Marche abbia al proprio interno un nucleo di progettazione comunitaria che lavori con Svim. Ci sono delle professionalità all’interno della Regione che in questo momento non sono adeguatamente valorizzate, quindi credo che la Svim può essere utile anche per stimolare e incentivare un maggior raccordo nelle politiche comunitarie della Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Innanzitutto devo rilevare un dato politico di cui sono estremamente soddisfatto e capita raramente, in questa sala, che dica queste cose: si stanno smantellando tutte le decisioni che erano state prese nell’era D’Ambrosio: la riorganizzazione della Svim, l’assorbimento dei centri servizi, lo smantellamento dell’Armal, dell’agenzia sanitaria e, dato che mi piace di meno, l’Aptr che di tutte le istituzioni, secondo me era quella più interessante, era oggettivamente operativa, aveva una sua storia e tutto un passato che non è da buttare via. Sull’Armal e sull’agenzia sanitaria noi eravamo stati estremamente critici quando furono istituite; la nuova Giunta regionale riconosce che erano un disastro che è bene smantellarle.
Sulla Svim hanno pesato, purtroppo, le eredità della disciolta Finanziaria Marche, perché la disciolta Finanziaria Marche con tutti i debiti e i buchi nei centri servizi, alcuni chiusi, ha comportato delle passività che hanno compromesso l’attività.
Mi dispiace che non è presente il Presidente Spacca, perché devo dire che gli attuali amministratori della Svim sono piuttosto insoddisfatti del rapporto con la Regione. Il presidente Cangiotti, imprenditore, è area Ds, quindi non sto parlando industriali legati al centro-destra. Ma tutti gli amministratori presenti nel consiglio di amministrazione della Svim — il rettore dell’università di Ancona in rappresentanza del socio universitario, il presidente dell’Unione delle camere di commercio e tre rappresentanti di questo Consiglio regionale — sono insoddisfatti del rapporto con la Regione, perché la Regione dà dei compiti ma non dà soldi per svolgerli. Questo è un problema operativo.
Se effettivamente operasse e se effettivamente ci fosse una specie di parco progetti comunitari, come nell’ipotesi primitiva, la Svim sarebbe una cosa utilissima. Disgraziatamente questa funzione è stata svolta in maniera abbastanza limitata. Cito uno studio su cui sono stato molto critico: lo studio sulla gestione della viabilità nel comprensorio fabrianese. I problemi della viabilità marchigiana sono noti, ma che il problema dei problemi fosse lo studio della viabilità nel fabrianese, con un esborso di migliaia di euro è una cosa che mi ha lasciato perplesso.
A parte questo, mi sento di dire che il valore strategico di questa società ci sarebbe, se messa in condizioni di funzionare. Noi facciamo un’operazione strategica, vengono assorbiti tutti i centri servizi, diventa il nucleo operativo, però dotiamolo di spessore finanziario, perché senza lo spessore finanziario assomiglia all’Armal che non ha prodotto un posto di lavoro, all’agenzia sanitaria che non ha prodotto un’azione efficace sul sistema sanitario regionale, e allora avremo anche la Svim che non produrrà un’azione efficace sul sistema economico-industriale della nostra regione.
Io non sono preventivamente e pregiudizialmente ostile, credo che la Svim potrebbe essere una realtà strategica positiva della Regione, però va dotata di capacità di funzionare sia dal punto di vista imprenditoriale che della dotazione finanziaria. Non può essere il posto dove le consulenze bypassano il Consiglio, perché attraverso la Svim sono state date una serie di consulenze ottime, importanti e una serie di consulenze invece discutibili, che però non andavano in II Commissione per il parere, come obbligatorio per tutte le consulenze della Regione, quindi sostanzialmente consulenze anonime. Credo che sia importante mantenere un’articolazione...(brevissima interruzione della registrazione)
...perché questo è il significato dei tre componenti del Consiglio regionale nel consiglio di amministrazione: la maggioranza che esprime il presidente e l’altro consigliere di amministrazione e sostanzialmente ha una larga maggioranza, ma vi sia all’interno almeno uno che è testimone delle vicende che accadono. Ritengo questo passaggi fondamentale. Possiamo dare una mano se c’è questa possibilità, se invece diventa “cosa nostra” noi non ci stiamo e per quanto ci riguarda, dal punto di vista politico “picchieremo duro” il più possibile per mandare di traverso tutte le operazioni economiche che non condividiamo.
Con questo spirito ascolteremo gli altri interventi, per posizionarci poi sulla votazione finale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Io farò un intervento radicale su questo argomento, nel senso che nella scorsa legislatura feci uno studio su queste società partecipate che costavano circa 120 miliardi di vecchie lire l’anno alla Regione, senza che, salvo casi eccezionali, fornissero, in cambio, dei servizi di qualità.
Dicevo “dobbiamo ormai cominciare a ragionare in termini di risparmio, perché la coperta è corta, spazi non ci sono per nessuno, dobbiamo non appesantire tutto il sistema fiscale che è già abbastanza pesante, quindi risparmiamo”. Questa nuova Amministrazione regionale entro certi termini sembra indirizzarsi verso certi ragionamenti per dire “cominciamo a ridurre il numero, risparmiamo” ecc. Quando parliamo di Svim ci dobbiamo però porre una domanda, perché io sono preoccupato da un fatto. Noi stiamo costruendo una struttura federale dello Stato. La preoccupazione è che i costi, anziché diminuire, aumentino. Noi privatizziamo alcune situazioni, diciamo che lo Stato si ritira dalla gestione a livello centrale, poi a livello regionale o anche comunale si ricreano delle forme di partecipazione statale: le municipalizzate nei Comuni ecc. Quello che proviamo quindi a risparmiare al centro, a Roma, viene raddoppiato nei centri di spesa a livello regionale. Qui centro-destra e centro-sinistra si muovono nello stesso modo, dove amministrano creano questi centri di potere dove allocare personale politico, presidenze, gestioni ecc. Questa è quindi una preoccupazione enorme. Soprattutto in una fase economico-finanziaria come quella che il paese vive attualmente non ce lo possiamo più permettere.
Io non sono mai entrato dentro il meccanismo preciso della Svim, ma da quello che si capisce, in pratica fa da passamano, perché l’Amministrazione regionale prende delle decisioni, decide di finanziare o non finanziare alcune operazioni, alcuni centri servizi, alcuni investimenti e dà questi denari alla Svim che smista.
Ciccioli si preoccupa perché si è ridotto troppo il consiglio di amministrazione, “se noi ne facciamo parte va bene, se non ne facciamo parte non va bene”. Io non sono di questo avviso, io sono dell’avviso che se veramente vogliamo risparmiare, questi enti che non servono si devono chiudere. Lo dicevo per l’Armal, l’ho detto per l’agenzia sanitaria. Facciamo un ragionamento sulla Svim: se la Giunta regionale ha la capacità, come ce l’ha, di indirizzo e di impostazione, perché si deve servire di un altro ente che praticamente fa la mediazione rispetto a lei? Lo faccia direttamente.
Non sto facendo un ragionamento politico, ma questo significa, in questo caso, rafforzare il ruolo di una maggioranza che gestisce direttamente, quindi non è un ragionamento di parte, è un ragionamento di funzionalità e di snellimento delle strutture, perché oggi tutto il sistema produttivo nazionale e regionale deve poi accollarsi, direttamente o indirettamente, questi oneri e il sistema è molto vicino al collasso. Noi ci dobbiamo rendere conto di questo e penso che non ci sono molti argomenti, perché a volte ci avviliamo pure perché trattiamo di cose di non straordinaria importanza che ci interessano relativamente ma quando trattiamo argomenti di questa natura credo che dovremmo essere coscienti che è giunto il momento di fare delle scelte definitive. Quindi a me non interessa il consiglio di amministrazione di cinque o di tre componenti, o che io ne faccia parte o meno. Vediamo invece se si può risparmiare, evitando questi enti intermedi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Aggiungo poco alle riflessioni che ho sentito nei recenti interventi. Percorro lo stesso solco che ho tracciato nei precedenti interventi rispetto ad altre proposte di organizzazione, di ristrutturazione, di riorganizzazione. Stefania Benatti — non voglio utilizzare il suo intervento per creare imbarazzi nella maggioranza — ha introdotto degli elementi di riflessione di cui bisogna tenere conto subito, al di là di maggioranza e minoranza. La prima cosa è un report costante, una coscienza di tutti noi sul rapporto costi-benefici. Questa è una cosa che credo sia sfuggita a quest’aula. Non so se c’è qualche consigliere regionale, qualche amministratore che possa dire di essere ben cosciente di tutto il rapporto costi-benefici e di quale ritorno ci sia stato nell’attività produttiva complessiva regionale dalla Svim.
La Svim viene posta a un bivio: o holding che controlla le partecipazioni oppure soggetto che elabora progetti in house e qui distinzione tra i progetti europei e non. Io sono molto perplesso, perché questo rimane un bivio e si rischia ancora di fare confusione. Io sono per la gestione collegiale, perché finora nella gestione collegiale c’è stato un rapporto positivo, come diceva anche il presidente Cangiotti che è notoriamente vicino ai Ds. Ma al di là di questo, voglio capire cosa si chiede alla Svim, perché se si deve lanciare l’organizzazione progettuale di tipo comunitario, chiedo alla Svim di fare lobby. Non credo che la Svim debba elaborare progetti in house, perché i progetti si acquistano, il know-how si acquista, la tecnologia di acquista. Ho l’impressione che dobbiamo fare lobby a Bruxelles, lobby in Cina, se serve, ma qui ci incrociamo con altre cose: agenzia per l’internazionalizzazione ecc. Ecco perché vedo un aumento di confusione dietro l’angolo, notevole. Manca un piano industriale. Mi pare che il piano industriale qui non ce l’abbiamo. Ho altre perplessità sulla definizione delle quote che si vanno a ripartire e ad acquistare. mi pare che si navighi abbastanza a vista. Le categorie vi chiedono una consultazione forte sui progetti prima, durante e dopo la loro costruzione e qui non vedo, nella normativa, una organizzazione di questo tipo.
Poi, il rapporto con la Svim non sia esclusiva dell’assessorato. Io sto qui da sei anni ma i colleghi che ci sono da più anni si sono pronunciati molto spesso. Quindi una grande perplessità, perché ho l’impressione che si va per l’ennesima volta a proporre una organizzazione, una riorganizzazione per dare qualche messaggio di efficienza, di risparmio, di innovazione, di ricerca? Non si può cercare, nell’articolato che si propone oggi. Credo che non ci si debba attendere troppo da quello che oggi viene deliberato, finché non viene risolto il ruolo vero della Svim.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 17,00
riprende alle 17,05

L’emendamento 1 viene ritirato?

Roberto GIANNOTTI. Questo emendamento è conflittuale rispetto a un altro emendamento presentato dal nostro gruppo. Il nostro gruppo ha chiesto, con l’intervento autorevolissimo del collega Bugaro, il ripristino di una presenza pluralistica negli organi di gestione. E’ evidente che a seconda dell’atteggiamento che si assume su questa proposta che è la nostra prima scelta, c’è questa valutazione.
Comunque lo ritiro, per ripresentarlo collegato ad un altro articolo del provvedimento.

PRESIDENTE. Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Emendamento n. 2 del consigliere Benatti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 2 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Emendamento n. 3 del consigliere Giannotti, che ha la parola.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

Roberto GIANNOTTI. Lo ritiro.

PRESIDENTE. Viene ritirato anche l’emendamento n. 4.
Emendamento n. 5 a firma Bugaro. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. L’emendamento riprende e sviluppa il discorso che avevamo fatto prima. Non si capisce perché questa riorganizzazione della Svim annulla solo una presenza pluralistica negli organi di gestione. La nostra proposta intende ripristinare questa cosa che riteniamo fondamentale, cioè che ci sia un consiglio di amministrazione più rappresentativo del pluralismo esistente in Consiglio regionale. Sostanzialmente il mantenimento in capo alla gestione di questo organismo al posto di un amministratore unico, cioè di un uomo dell’Esecutivo, un organismo molto più ampio che è il vecchio consiglio di amministrazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Ribadisco che qualora non votassimo questo emendamento commissarieremmo la Svim, perché l’amministratore unico è una sorta di commissario. Mi spiace che in quest’aula non siano presenti né il Presidente della Giunta né l’assessore all’industria e alle attività economiche, perché mi sarebbe piaciuto sentire dalla loro viva voce le motivazioni che adducono a questo commissariamento. Si è detto che con l’amministratore unico si impartiscono gli ordini in maniera più snella, si fa meno confusione. Non è la nostra linea. La nostra linea è quella della partecipazione democratica e del controllo. Affidare a un commissario, chiamato in maniera più consona e più gentile “amministratore unico”, in una società pubblica, non mi pare una cosa giusta. Non si tratta di una famiglia ma di una società pubblica dove il controllo non sarebbe più presente. Mi dispiace che non cogliate questo aspetto, perché noi siamo d’accordo a non gravare l’ente Regione di maggiori spese e i due consiglieri che noi abbiamo proposto con questo emendamento abbiamo detto che non ricevono indennità. Ma il controllo sì, signori, sia per voi maggioranza che per noi. Non esiste una società pubblica di questa portata, che riceve contributi di milioni di euro all’anno, controllata da un solo amministratore. Non sta né in cielo né in terra, state facendo una lesione grave alla democrazia, in questa maniera. Non c’è riscontro in nessun’altra parte d’Italia di una cosa del genere. Questa non è una società privata ma una società pubblica e voi la state commissariando. Qualcuno ha detto che così si fa più veloce, si passano gli ordini da via Gentile da Fabriano alla sede della Svim con maggiore rapidità. E il controllo dov’è? Noi non vogliamo una pletora di 11 consiglieri come in tante società, ma 3 è il minimo. Vi invito a riflettere, in coscienza. State creando una cosa che non trova riscontro da nessun’altra parte e mi sorprende che partiti che si rifanno a vocazioni democratiche storiche non colgano questo aspetto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Parlo a favore dell’emendamento del consigliere Bugaro, perché ritengo indispensabile un pluralismo nell’amministrazione di questo ente, se deve essere strategico. Mi piace ricordare una frase del presidente Pertini, che una volta disse “a brigante, brigante e mezzo”. Voi fate l’amministratore unico e noi agiamo su altri settori sensibili, cioè iniziamo a incrinarvi tutti i meccanismi di gestione dell’azienda, perché un conto è l’amministratore unico dell’Armal, ma ben diverso è l’amministratore unico della Svim che ha disponibilità finanziaria, per quanto modesta, di milioni di euro. Sui milioni di euro noi diciamo che ci deve essere almeno il controllo di uno che rappresenta la minoranza, che poi non ha ostacolato, anzi nel passato recente ha collaborato alla gestione, sia nel primo che nel secondo consiglio. Se voi non fate passare questo emendamento, consumate un altro pesante strappo istituzionale all’interno di questa istituzione. Noi non parteciperemo al voto, abbandoneremo l’aula, vedremo se avete il numero legale per fare la legge, perché se non avete il numero legale ci sarà uno che rimane qui a impedirvi di votare la legge. Però, alla fine, a cosa vi serve fare questo? Quale vantaggio avete? Vi conviene? La risposta nostra è no. Staremo a vedere.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 5.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 6 a firma Bugaro. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 12, identico al n. 13. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Per dimostrare la serietà e il fatto che non ci interessava tanto fare incetta di incarichi, questo emendamento precisa che gli oneri degli amministratori si trasformano dall’indennità prevista oggi al solo rimborso spese, a dimostrazione di una serietà economica, che mi sembra sia stata posta alla base del provvedimento. Noi abbiamo detto “facciamo un consiglio di amministrazione che garantisca una presenza pluralistica e consenta di esercitare un controllo sull’attività della Svim” e dall’altra parte prevediamo di non riconoscere una indennità ma solo un rimborso delle spese sostenute.

Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 3 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Emendamento n. 15 a firma Giannotti. E’ identico al 16 e al 17.

Roberto GIANNOTTI. Vorrei parlare per fatto personale rispetto all’attacco immotivato, ingiusto e ingrato della collega Mollaroli.
Qui non si tratta di non rispettare patti. Noi abbiamo detto che rispetto ad un percorso che è stato avviato relativamente al piano della cultura, avremmo garantito il voto per l’iscrizione all’ordine del giorno. Dopodiché la presidenza ha ritenuto opportuno andare avanti con la discussione sulla Svim, su cui si sta realizzando una lacerazione gravissima, perché si assiste ad un provvedimento bulgaro, tanto caro a Procaccini, quindi se alla fine la decisione della minoranza sarà quella di abbandonare l’aula per protesta rispetto a quel provvedimento, non sta a noi garantire la presenza dei due terzi per le cose che dovete fare. Preoccupatevi di mandare le auto e di chiamare i vostri consiglieri, venire in aula e garantire il numero legale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 15

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 5.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Emendamenti 18, 19 e 20 a firma Giannotti e Capponi. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome mio e dei colleghi Romagnoli e Pistarelli.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale dell’emendamento n. 18.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini assente
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci no
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli no
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli sì
Ceroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna assente
Donati no
Favia no
Giannini no
Giannotti sì
Lippi sì
Luchetti no
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi no
Petrini no
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Santori assente
Solazzi no
Spacca assente
Tiberi sì
Viventi astenuto

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 19, identico al 20.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 21, identico al 22. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 23. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 25 a firma Favia. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 26. C’è il subemendamento 026 a firma Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Questo emendamento dà la possibilità al Consiglio regionale di non essere esautorato delle proprie funzioni, perché l’approvazione di questo provvedimento di fatto rappresenta un atto di esautoramento delle prerogative del Consiglio regionale. Noi non capiamo perché si debba fare una riforma della Svim che tutti sappiamo cos’è o cosa è stata in passato, uno strumento nelle mani della Giunta per fare i giochi più strani. Io ho parlato in qualche altra occasione di scatole cinesi per affidare incarichi senza ricorrere al rigore richiamato all’Esecutivo e senza sottoporli alla verifica e al controllo del Consiglio regionale. Oggi, di fatto, non si fa un’operazione più semplice. Se c’è questa volontà razionalizzatrice non capiamo perché non si rimettano le funzioni della Svim in mano ad un dirigente della Regione, che è la cosa più semplice. Il dirigente del servizio industria assume la competenza che invece oggi si vuol rimettere ad un amministratore, cioè ad un terzo lautamente pagato, con i soldi dei cittadini marchigiani per fare cosa? Mi dite per fare cosa? Questa funzione può essere esercitata benissimo da un dirigente regionale. Aveva senso questa proposta di riordino nella misura in cui venivano salvaguardati alcuni paletti. Ma se questo non si realizza, abbiate il coraggio, almeno, di compiere un atto formale ineccepibile dal punto di vista politico, utile dal punto di vista economico. Sciogliamo la Svim. La provocazione che vi facciamo è quella. Abbiate il coraggio di aggiungere la Svim all’elenco delle società da chiudere, perché non ha più senso una società così come è stata disegnata da questo provvedimento.
L’emendamento 27 propone, sostanzialmente, la chiusura della Svim e il fatto che le competenze di questo ente sono rimesse alla responsabilità di un dirigente. E’ evidente che di fronte a un atteggiamento di chiusura saremo costretti ad assumere un atteggiamento politico di pari livello a quello rappresentato dalla negatività di un voto eventualmente favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Per ribadire quanto detto nel mio intervento. Io sono per la chiusura di questo ente, al di là del numero dei componenti il consiglio di amministrazione. Io sono comunque e sempre per eliminare gli enti che non servono, creando risparmi significativi in questo momento difficile per la nostra regione e per il nostro paese.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. In effetti a questo punto è oggettivamente vero: perché dobbiamo fare una società, fare i bilanci, i revisori dei conti, con i costi di una società che deve essere tenuta in piedi, le assunzioni delle persone? Gestite direttamente tramite l’assessorato. I costi aggiuntivi di una società sono fortissimi. Se voi dovete gestire in linea diretta si danno all’assessore — che è assente — tutti i compiti della situazione e basta. Perché pagare? Perché tenere in piedi la sede, le consulenze, gli impiegati, le contabilità, tutti i servizi amministrativi in più? A che serve? Una società se ha una funzione originale serve, se è l’esecuzione delle indicazioni della Giunta serve la Giunta e sarà l’assessore, assente, a dare tutte le indicazioni del caso.
Noi voteremo, poi basta, oltre questo non ci si può chiedere, dopo che siamo arrivati fino alla delega totale alla Giunta e al governo regionale, più di questo non gliela facciamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Intervengo solo per manifestare l’incongruenza da parte di molte forze politiche di maggioranza, che su questa legge hanno sostanzialmente avallato una scelta che non è proponibile, oggi, dal punto di vista economico e dal punto di vista etico. Questa pronta è contro l’art. 47 dello statuto regionale. Lo statuto regionale dice che noi possiamo costituire enti, società ecc. quando non siamo in grado di svolgere questa attività con l’ordinaria organizzazione della Regione e questo è falso. E’ falso che necessiti la costituzione di una società nuova, perché queste funzioni attribuite alla società Svim sono effettivamente praticabili all’interno dell’ordinamento di questa regione, su questo non ci piove.
Vorrei poi rilevare la contraddizione di alcuni partiti. Ho letto dei manifesti in questi giorni, come quello della Margherita che si vanta dia vere chiuso tot enti e di avere ridotto tot spesa pubblica. Ma cosa avete ridotto? Ora lo faremo noi il manifesto, in questa regione, lo faremo per Natale, perché questa è un’assurdità, un’altra assurdità. Dobbiamo anche dire un’altra cosa. Noi avevamo impostato una opposizione non dico collaborazionista ma responsabile sulle principali cose. Devo pensare che a voi la riforma dell’Erp non importava nulla, a voi importava questo, perché su questo non c’è stato dialogo, sul resto c’era, significa che non vi importava nulla. Sono veramente amareggiato dal comportamento, dalla sordità della maggioranza su questa nostra sensibilità.
E’ scandaloso ma anche irresponsabile e immotivato quello che stiamo per fare. La nostra benevolenza era nel dire “almeno permetteteci di controllare”. Noi vi assicuriamo che questo è un metodo e un modo per superare il controllo della Regione e d’ora in poi su tutti gli atti che farà la Svim metteremo bocca e fioccheranno le denunce alla corte dei conti e a quant’altro, perché questa è una società a totale capitale regionale e non partecipata, quindi su questo ci appelleremo al rispetto di tutte le norme sugli affidamenti, sugli appalti e su tutto quello che farete, perché è uno scandalo ed un errore politico che questo Consiglio si assume — voi della maggioranza, non noi — totalmente, senza la nostra corresponsabilità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Non ripeto cose che già sono state dette dai colleghi. Vorrei sottolineare un dato politico: questa discussione la stiamo facendo con una Giunta assente, senza nulla togliere ai tre assessori presenti. Non ci sono né il Presidente né l’assessore alle attività produttive, le due realtà che si erano più spese nel programma elettorale dell’Ulivo su questi punti. Spacca ne aveva fatto proprio una questione di grande importanza, dicendo “trasformeremo questa regione soprattutto sotto l’aspetto dei servizi e delle società controllate”. L’assessore Giaccaglia mi pare che sia stato chiamato proprio perché assolvesse a quel tipo di compiti. Oggi noi facciamo una discussione senza di loro. Non so se questa non debba essere considerata una questione politica, di costume politico ma di sensibilità politica. Questo lo voglio denunciare perché l’abbiamo detto en-passant. Non è serio. Se non c’è da parte dell’Esecutivo una sensibilità, una presenza, una assunzione di responsabilità anche nel dibattito e nel confronto, è chiaro che i gruppi stessi si adeguano. Questa è una denuncia che voglio fare politicamente e speriamo che anche sotto un profilo di comunicazione venga raccolta perché è stato un punto essenziale della campagna elettorale di Gian Mario Spacca e dell’intera coalizione dell’Ulivo.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione del subemendamento 026 per appello nominale, richiesta dai consiglieri Bugaro, Capponi e Brini.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini assente
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci no
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli no
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli sì
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna assente
Donati no
Favia no
Giannini no
Giannotti sì
Lippi sì
Luchetti no
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi no
Petrini no
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Santori assente
Solazzi no
Spacca assente
Tiberi sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 26. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione la dichiarazione d’urgenza.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’ordine del giorno a firma Benatti, Favia, Mollaroli e Mammoli.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Secondo me l’approvazione di questa legge è un errore da parte della maggioranza che non riesce a intuire la parola giusta, letteralmente “antevedere” i problemi che si crea, perché si creerà dei problemi.
Ovviamente noi della Casa delle libertà non parteciperemo alla votazione perché non siamo favorevoli e lasceremo una “sentinella” nel Consiglio per quanto riguarda tutti i problemi relativi ai prossimi punti all’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Noi voteremo contro questa legge per le motivazioni che abbiamo addotto durante la discussione generale e durante la votazione degli articoli. Ci spiace che il Presidente Spacca e l’assessore all’industria non siano qui a spiegarci il motivo al centro di questa decisione assurda che non trova riscontro. Tenere in piedi una società con un amministratore, ovvero un commissario, pagando una sede a viale della Vittoria, con tutto quello che ne consegue, pagando un collegio dei revisori dei conti quando tutto questo può essere fatto in seno alla Giunta regionale è veramente un abominio. Non c’è un ragionamento logico: tenere in piedi una spa con tutto quello che costa, un capitale sociale impiegato, dipendenti, un amministratore unico pagato, uffici, linee telefoniche. Non trova riscontro tutto questo. Qual è la motivazione? Dov’è il Presidente Spacca? Dov’è la Giunta che è sempre latitante dentro quest’aula? Dove siete? Venitelo a spiegare, non tanto a noi, perché noi lo capiamo, ma ai cittadini marchigiani. Adesso noi faremo dei manifesti nei quali spiegheremo che la Svim, che voleva essere un modello, da parte vostra, di risparmio economico, è l’esatto contrario, perché dimostreremo ai marchigiani che quello che fa la Svim lo può fare tranquillamente dall’interno di un ufficio della Giunta regionale un funzionario senza bisogno di decuplicare i costi con una spa, non c’è alcuna necessità. Nessuno di voi ha portato una motivazione, nessuno di voi in quest’aula si è alzato dimostrando con fatti alla mano il motivo per cui questa società, così come questa nuova legge la pensa, può stare in piedi. Non c’è una motivazione logica, non esiste. Facendo seguito a quanto detto dal collega Capponi, noi abbiamo assunto, sin dall’inizio di questa legislatura un atteggiamento responsabile e di grossa apertura su tante proposte di legge, su tante vicende interne al Consiglio regionale. Ce ne dovete dare atto per gli ultimi due Consigli regionali: la “Festa delle Marche” si è votata perché noi abbiamo garantito il numero legale in quest’aula. Due Consigli regionali si sono svolti perché la minoranza non ha abbandonato i banchi del Consiglio. Questo è un merito che abbiamo per il senso istituzionale che ci muove. Nessuno di voi è venuto in quest’aula a interloquire su questa legge, nessuno ha avuto il coraggio di dire una parola e sono convinto che nelle vostre coscienze capite la gravità di questa lesione che oggi fate. Il Presidente Spacca è stato qui tutta la mattina e di fronte a questa legge non ha portato una motivazione, è andato via e l’assessore all’industria e alle attività produttive non c’è. Spiegate ai cittadini marchigiani perché dovete pagare 5 milioni al mese di lire d’affitto per mantenere un amministratore unico. E’ una vergogna e voi state perpetuando l’ennesima vergogna.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Conoscendo la scuola politica e la lunga militanza a cui appartengono quasi tutti i componenti del centro-sinistra che stanno in quest’aula mi sento veramente sorpreso di come vi siete messi di fronte ad una impuntatura di questo genere, perché la proposta Bugaro poteva benissimo essere accettata senza stravolgere quello che voi chiedete. Sullo sfondo rimane, a mio avviso — questo è il vero problema grave — non sapere cosa deve fare la Svim. Questo non ce l’hanno detto né Spacca né l’assessore. Togliamo la polemica su questo, perché altri colleghi di maggioranza saggiamente e costruttivamente lo hanno rilevato. Ne parleremo. Stefania Benatti ha fatto la proposta di venire fra tre mesi e fare un report preciso delle strategie: rapporto costi-benefici, monitoraggi. Questo è il vero problema. Ma voi vi fermate di fronte a una impuntatura formale incomprensibile, secondo i canoni più elementari della politica. Sicuramente è incomprensibile. Io mi sentirei di darvi un consiglio, ma forse è una presunzione: fate una sospensione come gruppo di maggioranza e parlatene. Io mi sarei aspettato una cosa del genere per l’economia di questo Consiglio e per la responsabilità con cui la minoranza ha garantito numeri e presenza costruttiva in tutte le Commissioni e in questo Consiglio. Vi prego di dimostrare la scuola a cui appartenente. Siamo stati spesso avversari ma la scuola a voi non la nega nessuno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Mi associo alla richiesta di buon senso di Massi, perché effettivamente sono dispiaciuta di come finiscono le cose questa sera, anche perché le spese di questa impuntatura, di questa assoluta indifferenza e di questo atteggiamento offensivo e maleducato da parte del Presidente e dell’assessore non presenti alla discussione di quella che doveva essere la riforma delle riforme, la pagherà chi — la I Commissione in primis, e l’assessore Solari è presente da questa mattina — ha lavorato con altri metodi, con il confronto, con il dialogo, con una disponibilità reciproca che da tempo manifestiamo ma che in particolare oggi, sulle modifiche del piano culturale si è maggiormente evidenziata, tali che avrebbero portato a un cambiamento di atteggiamento della minoranza nei confronti della richiesta, che sarebbe poi venuta, di nuova iscrizione di un piano peraltro emendato dalla Commissione, quindi la possibilità di discutere e di chiudere oggi anche la partita della modifica del piano culturale.
Per questo dico: fate, se volete, un momento di sospensione, ma non ci giochiamo tutta la partita su questo. Tutto ciò mi fa concludere che, come ha detto Capponi, che la polpa del discorso stava esclusivamente sulla Svim, perché se su tutto si è parlato, siamo riusciti a mediare addirittura contenuti culturali — e, se permettete, sul piano della cultura le differenze, le appartenenze, le ideologie vengono fuori — non si capisce perché non si è riusciti a rimuovere un amministratore unico. Probabilmente lì c’era la lottizzazione delle lottizzazioni e chissà quali cose vi scoppiavano tra le mani. Se ce l’avete mettete in atto il buon senso, se non è così parlate, perché siete mortificati, ammutoliti, a disagio, imbarazzati. Ammutoliti sicuramente, perché non ho sentito uno di voi parlare a difesa o contro questa cosa. Se è questo il vostro atteggiamento ne prendiamo atto: evidentemente siete stati narcotizzati. Se così non è riflettete, stiamo qui anche un’ora, purché sia una sospensione proficua.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Vorrei portare un attimo di tranquillità in quest’aula...

Roberto GIANNOTTI. Favia, per piacere evitaci queste cose.

David FAVIA. Che la tua sensibilità istituzionale sia rasentante lo zero lo sapevamo, ma cerca di darti una regolata.

Roberto GIANNOTTI. Rispetto all’arroganza... Con l’1% del consenso elettorale ai preso più di tutti i gruppi messi insieme.

David FAVIA. Capisco e cristianamente perdono la tua acrimonia, ma ti chiederei quanto meno la cortesia e l’educazione, anche se è richiesta vana, probabilmente.
Sono piuttosto pentito dell’atteggiamento che abbiamo tenuto in Commissione, in cui tutta la problematica di cui avete discusso oggi è stata dibattuta. Voi ben sapete che la maggioranza avrebbe tranquillamente potuto trasformare questa società in una srl e sapete perfettamente che la nuova normativa in materia di società di capitali consente alle srl, ma non alle spa, di avere il revisore unico. Così come la nuova normativa in materia di società di capitali, contrariamente a quello che ha affermato qualche consigliere nel proprio intervento, consente ora ai sindaci, dando ai sindaci maggiori responsabilità di quelle già notevoli che avevano le società di capitali, di intervenire anche nel merito delle deliberazioni dell’organo amministrativo. Il problema del controllo da parte della minoranza, io come relatore della legge, ma la presidente Mollaroli, la Mammoli, la Benatti, il problema ce lo siamo posto e abbiamo scelto di lasciare un organo di controllo di tre, nominato dal Consiglio, proprio perché il Consiglio è l’organo che esercita il controllo, quindi era giusto che nominasse l’organo di controllo. Abbiamo lasciato la presidenza dell’organo di controllo ala minoranza.
Quindi credo che più corretti nel dare il controllo al Consiglio e, per esso, la presidenza alla minoranza, non si potesse. Ho sentito anche qualcuno parlare di denunce: spero che alla luce di quello che ho detto si faccia la considerazione che eventuali denunce travolgerebbero il presidente del collegio sindacale nominato dalla minoranza.
Per ultimo ritengo che sia chiarissima la mission, l’oggetto sociale della società che è all’art. 2, per cui vi invito a tranquillizzarvi e a comprendere che il controllo che voi volete esercitare, avete tranquillamente la facoltà di esercitarlo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Io non volevo intervenire, perché siamo tutti stanchi, ma dopo questo intervento a livello fra l’offensivo, il retorico, non posso fare a meno di farlo. Non è pensabile che questo Consiglio regionale che sta cedendo alla deriva euderiana della conquista di tutto, si possa permettere di ascoltare una lezione di moralità politica in questo modo, perché tutti sappiamo che il taglio, l’impronta che questo gruppo politico sta dando anche alla maggioranza lo abbiamo nei risultati e nelle scelte concrete di questi giorni. Quindi non ci si venga a fare sermoni rispetto a questa cosa. Come è stato detto dall’amico Bugaro, il giudizio è estremamente chiaro: per fare queste cose bastava solamente una delibera di Giunta, un atto che in qualche modo rimettesse la responsabilità della gestione della Svim all’Esecutivo, all’assessorato all’industria. Non c’era bisogno di spendere tanti miliardi quanti ne spenderete per gestire questa società. Consigliere Favia, ci eviti queste cose per il futuro.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge n. 50.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Riordino o soppressione di enti e agenzie operanti in materia di competenza regionale» Giunta (51)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 51, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. La proposta di legge sottoposta all'attenzione del Consiglio regionale si inserisce nella più vasta riorganizzazione dell’azione regionale volta ad adeguare la struttura nel suo complesso a nuove esigenze di efficacia ed efficienza dell'Amministrazione. Un’azione che prende le mosse nella relazione programmatica della nuova maggioranza regionale e del Presidente Spacca
Una premessa mi stento di fare all'inizio della nostra discussione per orientare il dibattito odierno sul piano di un confronto che potrà anche essere critico ma costruttivo. E parto proprio dal valore della mozione programmatica. Alla luce della discussione che abbiamo appena svolto, questo è un contributo che voglio dare all’aula.
Così come molte sono le strade per andare a Roma come recita il detto, così diverse sono le modalità per realizzare efficacia ed efficienza nella pubblica amministrazione. Ognuno può avere una propria ricetta legittima e praticabile. Oggi siamo chiamati a discutere non in astratto ma di un modello che il Presidente Spacca ha proposto alla sua maggioranza in primis e ora all'intero Consiglio regionale.
Dico questo per dire che dietro il cambiamento non c'è una critica ma una assunzione di responsabilità. ARS, ARMAL e APTR hanno dato buoni risultati, riconosciuti da soggetti esterni: dalle organizzazioni di categoria, ai sindacati all’Organizzazione mondiale della sanità per citare l'ultimo riconoscimento all'ARS.
Non si cambia dunque per un giudizio sul passato, ma per un investimento sul futuro. Il Presidente chiede l'adesione ad un modello di organizzazione complessiva che ha avuto una prima tappa nella ridefinizione dei servizi interni alla Regione e oggi affronta ambiti di gestione in settori importanti di competenza regionale. Abbiamo già trattato di diritto allo studio, edilizia pubblica, politica industriale. Parliamo ora di sanità, turismo e lavoro.
Il testo che ci viene sottoposto è in pratica la proposta del Presidente Spacca per meglio governare.
Il lavoro svolto dalla I Commissione dunque non è stato l'individuazione della formula perfetta, né un giudizio sul passato, ma il confronto tra la proposta Spacca e i rilievi giunti da quanti hanno a diverso titolo rapporti con questi enti e in questi settori e un giudizio complessivo sulla praticabilità.
La proposta di base prevede anche in questi settori il riappropriarsi da parte della Giunta di funzioni proprie con una gestione diretta come nel caso della soppressione dell'APTR e dell'ARMAL, o nel caso della sanità una gestione meglio collegata alla Giunta e all'assessorato in una ridistribuzione delle competenze della sanità necessaria alla luce della nascita dell'ASUR e delle diverso ruolo della struttura dell'assessorato.
In sintesi dunque: più responsabilità in capo alla Giunta; più semplicità nelle modalità organizzative; più sobrietà negli organi di governo nella composizione e nella spesa.
Nel discutere questi principi la Commissione trattando di tutta la riorganizzazione degli enti da un lato, ha dato in pratica fiducia al Presidente e dall'altro ha voluto rassegnare funzioni proprie per meglio permettere al Consiglio stesso di esercitare indirizzo e controllo.
In questa proposta le correzioni più rilevanti operate dalla Commissione rispetto al testo di Giunta accogliendo gran parte dei rilievi della V Commissione vanno nella direzione di stabilizzare questo modello e dare sicurezza ai lavoratori attraverso: una dotazione organica minima; la figura di un direttore che auspichiamo, pur senza formalizzarlo, possa essere comunque a tempo pieno, interno od esterno; la possibilità di istituire un comitato scientifico che non sia necessariamente tutto interno e nominato dalla Giunta pur senza oneri a carico del bilancio regionale.
Per quanto riguarda l'APTR abbiamo accolto le richieste di tutte le autonomie locali di discutere la futura organizzazione del servizio turismo, sia per quanto riguarda le strutture che le risorse umane nell'ambito del testo unico di imminente approvazione da parte della Giunta.
Una parola finale riguarda il personale di tutti gli enti interessati da questa proposta. E' previsto che la Regione subentri nei rapporti giuridici relativi al personale. Ciò riguarda sia il personale a tempo indeterminato che quello con contratti diversi che per semplicità riassumo con il termine "precari".
Il fenomeno del precariato è diffuso nella nostra amministrazione regionale; purtroppo non disponiamo di dati ufficiali; personalmente ritengo sconcertante che la Giunta non disponga di un quadro di dettaglio che ci permetta di conoscere quanti sono questi lavoratori, dove lavorano, cosa fanno, da quanto tempo. Non ci è possibile valutare se si tratta di un lavoro che potrebbe essere evaso utilizzando il personale dipendente dell'Ente a tempo indeterminato.
Gli unici dati in nostro possesso sono quelli che abbiamo letto sulla stampa locale qualche giorno fa, dei quali non ci è dato di conoscere la fonte ufficiale. A questo proposito i consiglieri di maggioranza della Commissione propongono una mozione che invita la Giunta ad effettuare nei tempi brevi una ricognizione del personale in servizio in Regione e negli enti e agenzie dipendenti con contratti a tempo determinato; entro sei mesi chiediamo alla Giunta di presentare un programma di stabilizzazione o comunque di nuova organizzazione del personale sulla base delle effettive necessità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. La logica dell’amministratore unico senza controllo appartiene al centro-destra, perché anche nella proposta di devolution non si parla di presidente del Consiglio ma di “capo del Governo”, proprio perché occorre un uomo solo al comando. Quindi un’Amministrazione regionale di centro-sinistra deve stare attenta a non seguire la stessa strada. Noi Comunisti italiani cerchiamo di dare un contributo ad una riflessione di questo tip ma avere ragione senza avere i numeri è difficile. Noi però continuiamo in una battaglia democratica, unitaria, di sensibilizzazione.
La soppressione delle agenzie in genere avviene quando si è creata una soluzione organizzativa alternativa, altrimenti il rischio è di disperdere il lavoro fatto. Nel caso delle marche non sappiamo se c’è una condizione di continuità o contestualità tra un modello che si sopprime e una nuova organizzazione, non sappiamo se ci sono condizioni di questo tipo. L’Aptr, l’agenzia sanitaria regionale, l’agenzia regionale Marche lavoro vennero costituite per dare risposte operative ad una legislazione nazionale che era cambiata. Infatti da un sistema statale regionale di programmazione nei settori della sanità, del lavoro e del turismo si passava gradualmente alla liberalizzazione. E’ scomparso il collocamento pubblico al lavoro, sono scomparse le aziende turistiche locali (l’Aptr divenne obbligatoria per legge) e soprattutto è scomparso il fondo sanitario regionale che è diventato residuale, tant’è che le Regioni, oggi, destinano la quasi totalità del loro bilancio alla sanità medesima.
In definitiva si è passati, purtroppo, da un sistema — soprattutto nella sanità e nel lavoro — di monopolio pubblico ad un sistema competitivo tra pubblico e privato.
E’ in questo nuovo e peggiore contesto che sommariamente ho descritto, che vennero costituite le agenzie oggi oggetto di soppressione o di riforma.
In verità l’ipotesi di soppressione non era prevista nel programma del centro-sinistra. Oggi il Presidente Spacca non è presente, può darsi che abbia da fare qualche altra cosa, ma questo non è l’elemento più importante. In realtà, secondo noi occorreva una maggiore cautela, perché non sono venute meno del tutto le condizioni per le quali vennero costituite le agenzie di cui parliamo oggi.
La sanità ad esempio è oggetto di un attacco per essere privatizzata attraverso la costante riduzione delle risorse statali, per cui uno strumento di approfondita lettura dei bisogni di salute servirebbe ancora. Senza un soggetto terzo, nelle condizioni attuali esiste il rischio che le necessità della salute e della prevenzione siano condizionate dalle risorse e non viceversa.
E’ per questo che l’agenzia sanitaria regionale poteva svolgere ancora un ruolo di terzietà positiva a favore di una esigenza collettiva. E’ vero che, a differenza delle altre due agenzie l’Ars viene riformata, depotenziata, tuttavia il rischio di cumulare controllori e controllati esiste.
Per il turismo le condizioni sono diverse. Oggi c’è la possibilità di sopprimere l’Aptr ma il rischio è che si disperda una visione d’insieme e si polverizzino le insufficienti risorse.
Per quanto riguarda l’Agenzia Marche lavoro va detto che è stata una delle agenzie più delicate, perché ha agito come strumento pubblico nel mentre si privatizzava il collocamento statale. L’Armal è stata parte attiva, insieme alle Province, di una nuova organizzazione dei centri per l’impiego e per la formazione professionale. Con poche risorse ha svolto i compiti previsti dalla legge in maniera eccellente; ha svolto anche un lavoro di partnerariato per progetti europei con altre Regioni e con altre nazioni, oltre all’assistenza tecnica continua fornita agli enti locali.
Inviterei a leggere il risultato del monitoraggio che tutti i consiglieri hanno riguardante il 2005 redatto dall’Armal. Anche qui il rischio è che la nuova organizzazione interna ai servizi della Giunta svuoti quello che era stato fatto non solo come entità formale ma anche come lavoro sostanziale, perché finora l’autonomia le ha permesso di gestire in maniera snella studi, progetti e assistenza alle Province, con la finalità di dare un migliore servizio per l’impiego nelle Marche.
E’ comunque strano che in un sistema competitivo come l’attuale si indebolisca una delle sue parti che ha all’interno questa esigenza di competere e si rafforzi l’altra parte.
Dunque la materia non è solo tecnica ma è politica. Oggi sopprimiamo l’agenzia Marche lavoro e proprio in questi giorni, in queste ore altre Regioni d’Italia istituiscono agenzie regionali per il lavoro. Difatti, se si guardano i verbali delle audizioni della I Commissione emerge una perplessità generalizzata, anzi una contrarietà vera e propria da parte dei sindacati confederali alla soppressione. Per la verità è venuta anche una idea innovativa: quella di verificare la possibilità di pare alcune competenze in capo al Consiglio regionale, vista la modifica del titolo V della Costituzione e visto il nuovo Statuto regionale. Ma anche per questo ci sembra che siamo fuori tempo massimo.
Inoltre c’è il problema dei lavoratori che viene in primo luogo. I lavoratori in generale e quelli delle agenzie di cui parliamo, che rappresentano l’esigenza principale intesa come mantenimento dell’occupazione — e su questo ci sono delle garanzie apprezzabili — ma anche come professionalità che rischia di essere dispersa.
Sono questi i motivi che ci fanno dare un voto di astensione rispetto a proposte di questo tipo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Premetto che la forza politica a cui appartengo vede di buon occhio ogni tipo di razionalizzazione e di abbattimento di ogni centro di spesa, però secondo me noi stiamo prendendo oggi un abbaglio, perché in realtà tutta questa razionalizzazione che il Presidente Spacca ha voluto far intendere ai marchigiani vorrei capire dov’è.
Uno dei più grossi carrozzoni di questa regione, il vero grande carrozzone di questa regione che è l’Ars non lo chiudete. Chiudete l’Armal e chiudete l’Aptr. Lo fate nei tempi non concordati, perché andava fatto entro il 31 ottobre e il settore turistico che sapete quanto è necessario all’economia regionale è oggi nel bailamme più totale. La stagione turistica 2006 di questa regione non ha alcuna programmazione e questo è dovuto solo ed esclusivamente alla Giunta Spacca.
Questo nostro Presidente, che sul piano umano è simpatico e disponibile, non so se è un genio mancato o l’esatto contrario, ma la supinità con cui questo Consiglio regionale si pone rispetto alle sue scelte ha del mirabolante. Stiamo facendo passare una “riformicchia” per una grande riforma. Non capisco tra l’altro, Procaccini, perché la Svim non poteva essere trattata al pari dell’Ars o al pari, addirittura, dell’Aptr o dell’Armal. Qual è il motivo per cui non poteva essere, come previsto da questa legge, riassorbita all’interno della Giunta regionale? Perché chiudiamo solamente queste due entità, tra l’altro fondamentali allo sviluppo del territorio, e manteniamo quest’altra con questa forma così ambigua che non trova riscontro in nessun’altra parte d’Italia, vista la sua, non composizione, ma guida. Composizione significa che c’è una pluralità di soggetti, invece c’è quello che a me piace chiamare “commissario”, perché quelle sono le sue funzioni, non “amministratore unico”. Saranno funzioni commissariali quelle che dovrà svolgere chi assumerà la guida della Svim.
Quindi tutta questa grande riforma che avete fatto è: Svim che guidate in maniera bulgara, come diceva qualcuno; l’Ars che non cambia assolutamente niente, un baraccone che non serve a nulla (abbiate il coraggio di dire ai microfoni quello che dite nei corridoi); l’Aptr che era una cosa interessante...

Marco LUCHETTI. L’Ars ha avuto il riconoscimento di essere la prima agenzia sanitaria dell’Italia.

Giacomo BUGARO. Io la penso diversamente, quindi rispetta il mio pensiero. Nel tuo intervento potrai ribadire il fatto che per te la cosa è completamente diversa. Io la reputo un carrozzone e reputo che le stesse funzioni possono essere svolte all’interno del servizio. E’ un’impostazione differente, tant’è che tu voterai a favore e io voterò contro.
L’Aptr è una grande risorse di questa Regione: provvedeva in maniera seria a interloquire con gli enti locali, a fare programmazione. Bisognava crederci, bisognava darle le risorse, bisognava darle gli strumenti per fare una seria programmazione in un settore economico quale quello del turismo, che è una vera risorsa del nostro territorio e che invece mi sembra essere un fatto completamente marginale rispetto alle politiche e alle dinamiche che questa Giunta regionale si è data. Basti vedere nel fondo unico per gli incentivi alle imprese quanta quota di fondi è destinata al turismo e al commercio più in generale e quanta quota è invece destinata all’industria. Non dite che Bugaro è contro l’industria, perché Bugaro è a favore dell’industria, ma in una formula equiparata, tant’è che l’assente assessore Giaccaglia la settimana scorsa ha avuto il coraggio di dire che nella nuova stesura della legge 488 il ministro delle attività produttive ha tagliato del 10% i fondi all’industria e non ha avuto il coraggio di dirla fino in fondo, perché è vero che ha tagliato i fondi del 10% ma li ha aggiunti al turismo, passando dal 25 al 356%, lasciando invariati quelli al commercio. Perché, il turismo non è un’industria? Vale il 12,5 del pil nazionale. Questi sono dati.
Procaccini ha a cuore, come tutti noi, i lavoratori. Sapete quanti impieghi crea il settore turistico nelle Marche? Abbiamo fatto la riforma del commercio: sapete quanti esercizi ci sono nelle Marche in questo settore? Oltre 10.000. Trattare il turismo e il commercio come li avete trattati, come li state trattando, come li sta trattando il Presidente Spacca — capisco che lui risponda ad altre logiche, sappiamo tutti a quali — è malefico, colleghi consiglieri. Lasciare l’Aptr come è stata lasciata negli ultimi otto mesi — parlate con il presidente diessino Piccinini, con i consiglieri dell’Aptr — è un delitto. Fatevi dire, colleghi consiglieri, che aria di depressione si respira all’interno dell’Aptr. Voglio capire qual è il piano di sviluppo turistico del 2006 della Regione Marche. Altre Regioni, con una cifra demografica ben più bassa della nostra — penso all’Umbria e all’Abruzzo — ci stanno superando in tutto: nei collegamenti, nella promozione, da tutte le parti. Mi ricollego anche alla vicenda ignominiosa, assessore Amagliani, dell’aeroporto. Guardate Rimini e Pescara come ci volano letteralmente sopra. Questa è la programmazione che state facendo in ordine al turismo. Vi voglio fare i complimenti — ovviamente in maniera ironica — e dico che il gruppo di Forza Italia, pur condividendo l’impostazione di una razionalizzazione delle spese non è d’accordo sul metodo, quindi ci asteniamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Vorrei puntualizzare un paio di questioni, una riguardo al riordino dell’Ars. Secondo me questo riordino, che parte da un riordino generale degli enti e dalla soppressione di alcuni, non a caso mantiene le funzioni e anche l’autonomia dell’Ars. Anche questo ente deve andare all’interno del controllo dei costi e della verifica degli obiettivi. Riteniamo fondamentali le funzioni che l’Ars ha svolto e che deve sempre di più svolgere di analisi epidemiologiche, di monitoraggio dei bisogni e delle domande relative ai servizi sanitari e anche di elaborazione di proposte in campo sanitario e di approfondimenti per conto anche della Giunta, del Consiglio e quindi è una ricchezza anche tecnica e che ci permetterà di migliorare ancora la qualità dei servizi sanitari. Quindi è importante che mantenga anche la sua autonomia, pur all’interno di un controllo gestionale, che non deve far perdere queste sue specificità e questa sua importante. E’ importante anche la scelta del responsabile, del dirigente a capo di questa struttura, pur se la legge prevede la possibilità anche di un dirigente regionale. In questo caso non deve esserci una situazione di part-time, ma nel omento in cui va a ricoprire il ruolo di dirigente dell’Ars deve dedicarsi a tempo pieno, proprio perché, altrimenti, perderebbe la sua forza di programmazione.
Rispetto all’Aptr, secondo me è fondamentale che, a fronte della soppressione dell’Aptr che ha svolto una funzione forse minima, di organizzare le presenze e la promozione e l’organizzazione della promozione turistica, dell’accoglienza e di attuazione della promozione a livello nazionale e internazionale, vanno individuate ed esplicitate al più presto le nuove politiche di sviluppo dell’industria turistica e del comparto turistico della nostra regione, altrimenti rischiamo di attraversare un momento di vuoto.
Visto che il personale passa al servizio, al più presto si devono rimettere in piedi le attività portate avanti dall’Aptr all’interno del servizio e dare forza alla politica di promozione turistica e alle necessità affinché l’industria turistica della nostra regione migliori, attraverso una politica che vada a un coordinamento degli interventi, perché era questo un limite dell’Aptr: che essendo un ente di fatto non riusciva a coordinare con forza e a dare la direzione anche alle politiche turistiche. Quindi secondo me è necessario che le politiche per quanto riguarda la messa in rete informatica, della recettività, per quanto riguarda il percorso che si è iniziato con i sistemi turistici locali di accorpamento dell’offerta turistica per settori — perché l’offerta turistica ormai è specializzata — non dobbiamo rischiare che in questo periodo i fondi vengano ancora di più persi in mille rivoli ma ci sia una forte politica che indirizzi le risorse, visto che siamo anche in un periodo in cui le risorse sono scarse.
L’ultima questione riguarda il personale di questi enti. Per quanto riguarda il personale dipendente, rientra all’interno della struttura regionale, però non dimentichiamo che attorno a questi enti, come diversi ordini del giorno e mozioni hanno richiesto e come anche il gruppo dei Comunisti italiani prima aveva richiesto, lavorano diverse decine di collaboratori ed è importante che un ente pubblico, qual è la Regione, tenti di mantenere e gestire — l’assessore al lavoro avrà la sensibilità, visto che gestisce situazioni di crisi di tante nostre imprese — anche un traghettamento di questo personale che lavora con contratti di collaborazione. Non è possibile che cessino dall’oggi al domani questi contratti di collaborazione, anche perché, di fatto tutte le funzioni vengono mantenute e quindi chiedo all’assessore Ascoli di verificare una gestione anche del personale non inquadrato con contratto a tempo indeterminato, altrimenti predicheremmo bene ma razzoleremmo male per quanto riguarda la gestione del nostro personale o del personale che ha comunque collaborato con noi.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Intervento su tre aspetti in generale e su uno in particolare, che riguarda soprattutto l’Ars. Capisco, Bugaro, perché sei rimasto da solo: altrimenti saresti in netta contraddizione con ciò che diceva Ciccioli prima. Dovete mettervi d’accordo: tu parlavi dell’Ars come carrozzone, e io sono d’accordo con l’osservazione che faceva poc’anzi Luchetti, intanto perché credo che questo offenda le tante buone, ottime professionalità che stanno lì dentro, poi offende e contrasta con tutto il buon lavoro che è stato fatto nel corso di questi anni, che ci ha indotto, dentro la razionalizzazione degli enti, a mantenere l’agenzia regionale per la salute. E’ di pochi giorni fa il riconoscimento dell’Organizzazione mondiale della sanità che attesta e certifica il fatto che questa è una delle migliori agenzie che esistano in Italia. E’ in contrasto con ciò che diceva Ciccioli quando parlava di altre cose e sosteneva l’esatto opposto di quello che sostenevi tu adesso. Ciccioli parlava di “smantellamento”. Dovete mettervi d’accordo.
Detto questo, noi non facciamo né l’uno né l’altro. In verità ci eravamo presi un impegno con il nostro elettorato, nel progetto di programma che abbiamo presentato agli elettori, che ha ottenuto il consenso che ha ottenuto parlavamo di una semplificazione, di una sburocratizzazione degli enti per risparmiare risorse e per dare maggiore efficacia e sobrietà, come ricordava la relatrice Benatti, all’organo di governo e anche per diminuire le spese. E’ il risultato che si è ottenuto. Si poteva fare di più, l’azione poteva essere anche più profonda? Può anche darsi. Quando si cominciano certe cose l’azione di semplificazione, di razionalizzazione non basta mai, purtuttavia credo che noi abbiamo colto questo risultato e dall’altra parte abbiamo salvaguardato le funzioni essenziali, perché non si può parlare dell’Ars come di un carrozzone, visto e considerato che noi abbiamo fatto una cosa molto semplice: siccome è cambiata nel tempo la vocazione dell’agenzia che era nata per il controllo di gestione, credo che è stato giusto salvaguardare le funzioni che ha svolto e che manteniamo in questa legge, perché quelle sono funzioni indispensabili ad indirizzare l’azione di governo della Giunta. La conoscenza del monitoraggio, l’analisi epidemiologica, un organo tecnico che verifichi la promozione dello sviluppo e la qualità dei servizi in sanità credo siano funzioni assolutamente indispensabili per orientare al meglio le scelte di governo che si fanno in questo settore. Questa è la ragione per la quale abbiamo voluto che l’agenzia rimanesse, certo in un altro scenario. Proprio perché è cambiata la vocazione, visto e considerato che il lavoro da fare è quello di indirizzare l’azione di governo attraverso le conoscenze e la qualità del lavoro che svolge, questo può essere tranquillamente ricondotto all’interno di un indirizzo più forte della Giunta, quindi all’interno del sistema, partendo anche dal concetto che fuori da questo le sovrapposizioni dei pezzi del sistema andavano a intaccare l’efficienza del sistema stesso. Questa è la ragione per la quale riteniamo che riportarlo a questo interno, dietro un forte indirizzo di governo, sia cosa indispensabile.
Da qui si parla non più di terzietà dell’agenzia bensì di una autonomia statutaria che naturalmente deve muoversi dentro quegli indirizzi che vengono dati.
Questa è l’operazione che facciamo e che in questo modo è in grado di raggiungere i risultati che ci siamo posti.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 2. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. L’emendamento è abbastanza chiaro, credo che l’illustrazione sia quasi superflua. Abbiamo tentato di cogliere e precisare un auspicio generale del dibattito fin qui svolto e delle considerazioni che anche il relatore di maggioranza ha precisato.
Per quanto riguarda l’Ars, il ruolo e la funzione del dirigente, proprio per la qualità, il prestigio, l’azione che l’agenzia deve svolgere e ha svolto, non può che essere un incarico caratterizzato da un impegno generale.
Il confronto tra servizio e agenzia deve essere sinergico e di interfaccia e indipendenza adeguate. Queste due caratteristiche che sono state valutate con attenzione anche nel percorso di Commissione, a nostro giudizio andavano precisate anche all’interno del corpo della legge. Ecco perché abbiamo voluto precisare, con l’emendamento, che la terzietà della funzione del dirigente dell’Ars dovesse essere in qualche modo garantita evitando la sovrapposizione con alcune funzioni che all’interno del servizio svolgono ruolo di dirigenza apicale.
Questo è il senso dell’emendamento, la nostra proposta che mi pare vada nel senso del confronto e del dibattito che c’è stato in aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Credo che il senso dell’emendamento sia da accogliere, perché si fa carico di salvaguardare una funzione importante che fino adesso è stata svolta lodevolmente dal dott. Di Stanislao e che, come ricordava l’assessore Mezzolani, ha fatto raggiungere alla stessa struttura un livello di eccellenza. Però, siccome la formulazione dell’emendamento sa di un escludendum, credo che vada colto il senso dell’emendamento stesso, che implica la necessità che la figura del dirigente preposto sia dedicata effettivamente alla direzione a tempo pieno dell’agenzia stessa.
Per evitare una formulazione poco chiara, Brandoni potrebbe ritirare l’emendamento, così toglieremmo questo escludendum che sotto certi spetti mi sembra un po’ fuori luogo e, se il collega è d’accordo, si potrebbe trasformare questa sua volontà in un ordine del giorno di impegno della Giunta di affidare l’agenzia ad un dirigente che svolga questa funzione a tempo pieno. Mi sembra che questo sia il senso dell’emendamento, che altrimenti potrebbe essere interpretato in modo diverso sul piano normativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Il senso dell’emendamento era chiaro e la sua formulazione credo inequivocabile. Tuttavia la proposta che il collega Luchetti avanza mi trova concorde, perché un ordine del giorno può completare, rendere ancora più esplicito, chiosare meglio il senso del dibattito che qui ha riguardato e che deve riguardare la funzione e il ruolo dell’Ars. Non sono intervenuto in sede di dibattito generale ma credo che la vicenda Ars per come si è articolata e per come è stata costruita, è una importante vittoria della politica e del dibattito che c’è stato in questo Consiglio e fuori. Eravamo partiti in altra maniera, stiamo ricostruendo e ridando a questa agenzia il ruolo, la funzione e il prestigio che in questi anni ha acquisito attraverso anche un percorso di riforma che in qualche modo è stata affrontata nel dibattito di queste settimane.
Quindi lavoriamo con questa caratteristica e ritiriamo l’emendamento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3 a firma Benatti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 2 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Emendamento n. 4 a firma Benatti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 3 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Emendamento n. 5 a firma Benatti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 8 emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Ordine del giorno n. 1. Ha la parola il consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Visto che siamo ormai in pochi e stanchi non la farò lunga, ma vorrei dare il senso di questo ordine del giorno che in verità è sul merito di questo specifico atto, quindi sulla situazione specifica dei precari di queste aziende. E’ un ordine del giorno che ha un senso un po’ più ampio, su un tema sul quale, come gruppo, intendiamo tornare, anche in futuro, con altri atti.
Il problema che si è evidenziato con questa riforma, per la specifica situazione di queste agenzie, è che la Regione, come ormai gran parte degli enti pubblici, per non parlare di quelli privati in questo paese, fa ampio ricorso alle forme di lavoro precario, non convenzionali, quindi partecipa ad una generale precarizzazione del mondo del lavoro in una maniera che non riteniamo accettabile. Questa cosa viene alla luce oggi. Abbiamo un tot di lavoratori precari all’interno della Regione come ente in quanto tale e oggi che andiamo a vedere cosa c’è dietro queste agenzie scopriamo che ce ne sono ancora di più all’interno delle stesse. Tante agenzie o enti collegati di cui non abbiamo parlato, tipo Arpam, tipo la stessa Asur in realtà ne nascondono una cifra enorme.
Questo ordine del giorno interviene sul piano, che è quello immediato di questa legge, di dare garanzia a questi specifici lavoratori precari che si vedono all’improvviso soppressi gli enti per cui lavorano e quindi non hanno certezza sulla loro condizione lavorativa, ma più in generale fa la richiesta di fare un censimento dei lavoratori precari presenti nella Regione e negli enti collegati, visto che, come dicevano gli altri consiglieri, noi non abbiamo nemmeno il quadro di questa situazione, e chiede che, sulla base di questa indagine si vada ad un piano concertato con i sindacati, di stabilizzazione non dei precari, perché non sarebbe corretto prendere i precari attualmente esistenti e stabilizzarli, ma di stabilizzazione dei posti di lavoro attualmente precari. Quindi là dove la Regione ha bisogno di lavoratori e attualmente copre questi posti con lavoratori precari, attraverso un piano, un percorso progressivo che tenga conto di tutte le esigenze anche economiche, si vada a forme di lavoro stabile, che diano garanzie ai lavoratori, salvo eccezioni tipo consulenze o situazioni più legate a collaborazioni occasionali. Purtroppo ormai, le forme di lavoro precario sono sempre più utilizzate anche per coprire posti di lavoro che in realtà dovrebbero essere coperti da lavoratori stabili e assunti in maniera regolare. Quindi si faccia questo piano e si vada a una stabilizzazione di quei posti di lavoro. Lo si faccia nella maniera più corretta, quindi con i concorsi, tenendo conto di una questione di giustizia sociale, però lo si faccia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Questo ordine del giorno era già stato presentato dai componenti di maggioranza della Commissione e oggi vede una felice sintesi anche con l’ordine del giorno presentato dal gruppo di Rifondazione comunista. Ovviamente la questione era nota, perché non è possibile che gruppi politici di maggioranza quali noi siamo non conoscessero questo problema. Lo conoscevamo però è emersa dalle audizioni e dai tanti incontri che singoli lavoratori e gruppi di lavoratori ci hanno chiesto in queste ore, con forte drammaticità questa situazione della presenza, noi riteniamo massiccia, di lavoratori precari dentro la Regione e soprattutto negli enti che oggi, con la proposta di legge 51 andiamo a riordinare. E’ un fenomeno conosciuto, molto forte in Italia, so però che diversi enti locali — e mi auguro che dopo questo ordine del giorno anche noi Regione lo facciamo — stanno predisponendo con accordi sindacali percorsi di superamento e di stabilizzazione del precariato. Il nostro impegno è che, dopo avere approvato la legge sugli enti si passi a ragionare su questo problema. Vogliamo che la Regione ci dia notizie su quanti sono i lavoratori precari, sulle forme di precarietà e si avvii un percorso che consenta di superare questo problema. Dentro l’Ars in particolare ci sono numerosissimi lavoratori precari, competenze forti, lavoratori anche con forte qualificazione che hanno raggiunto un’età in cui è molto difficile essere ricollocati sul mercato del lavoro, quindi è bene che noi ci facciamo carico con molta serietà di questa questione.
Credo che una maggioranza di centro-sinistra non possa non prendere a cuore questa questione e trovare strumenti e modi per superarla, nell’interesse dei lavoratori precari, anche per dare un segno all’Italia che speriamo di governare nei prossimi anni. Queste modalità vanno sicuramente superate.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Anche il nostro gruppo dichiara di essere favorevole all’ordine del giorno. Circa le parole “che riduca fortemente i lavoratori precari”, la mia esperienza mi dice che si potrebbe interpretare anche come licenziamento di chi lavora. Ma naturalmente non è questo l’intendimento, quindi interpretiamo favorevolmente questa dizione.
Nella mia esperienza personale di sanatorie ne ho viste tante: dal famoso “decreto Stammati” in avanti, alla 285 ecc., abbiamo fatto tante sanatorie. Questa questione dei precari che è stata indotta dai vari blocchi che sono stati fatti dalle finanziarie e pertanto gli enti non hanno mai adeguato le proprie dotazioni organiche, implica una disparità di trattamento tra le persone, . Dobbiamo anche renderci conto che alla gente che lavora tre-quattro anni in un posto di lavoro dire “vai a casa” è una cosa veramente indegna.
Non so se la Giunta possa adottare un criterio, nella gestione del personale tutto, una modalità che consenta di ovviare a queste questioni, non solo controllando adeguatamente le immissioni, attraverso dei criteri quanto meno selettivi, e oltretutto cercando di essere abbastanza inflessibili su criteri che diano almeno una rotazione.
Credo che vada fatto un punto, per ricominciare da capo con un certo criterio, perché così non si può andare avanti. Noi prendiamo impegno nei confronti dei lavoratori che attualmente lavorano in Regione, però attenzione, sappiate che l’opinione pubblica non sarà del tutto contenta rispetto a questo provvedimento, perché l’accesso è quanto meno discriminante.
Votiamo quindi questo ordine del giorno, ma cominciamo a impostare un lavoro che consenta di evitare una situazione quo ante, perché questa è veramente una cosa indegna nei confronti della gente che tentiamo di rappresentare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Nell’intervento precedente avevo sostenuto le ragioni di questo ordine del giorno, quindi riconfermo la necessità di non interrompere i rapporti di collaborazione che gli enti soppressi o riordinati avevano in essere, mantenendo l’attività che questi enti svolgevano, anche quelli attualmente assorbiti dai servizi regionali, tenendo in considerazione la necessità del personale, anche in collaborazione. Quindi condivido lo spirito e i contenuti di questo ordine del giorno sulla lotta alla precarietà, per tenere in considerazione anche il personale precario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Sono rimasto molto sorpreso — ed è anche una mia colpa — dall’affermazione che Stefania Benatti faceva nell’illustrazione di questa proposta di legge, perché diceva che ancora non abbiamo piena coscienza della quantità di lavoro precario, parziale, a tempo indeterminato, comunque lavoro insicuro che questo ente usa quotidianamente. Questo ordine del giorno non è una sanatoria, è un primo passo e come tutti i primi passi forse è incerto e forse contraddittorio, ma è un primo passo e un segnale di un percorso che dovremmo fare con ragione e speditezza, perché la precarietà è oggi uno dei mali più gravi della nostra società e un ente locale, un ente pubblico, una Regione, una istituzione non solo ha il dovere di combatterla ma di cominciare a non praticarla. Anche perché gran parte di questi lavori non solo sono importanti ed utilissimi ma hanno la caratteristica di essere lavori costanti, senza i quali la nostra attività amministrativa, istituzionale non funzionerebbe. Guardiamo l’Ars, per entrare in media res. Lì è evidente che quel grande lavoro, quel grande accumulo di esperienza, di sapienza e di conoscenza che oggi è utile strumento per programmare e per agire è una necessità costante. Senza quell’esperienza, senza quel lavoro, senza quell’intelligenza probabilmente non saremmo capaci di programmare o vagoleremmo nel buio e nell’incertezza. Battere il lavoro precario è un obiettivo politico di questa maggioranza. Ho sentito oggi nel dibattito sempre e comunque una questione che riguarda la spesa. La spesa virtuosa è un elemento essenziale del buon governo, ma spesa virtuosa non vuol dire favorire la precarietà e l’incertezza nel lavoro, non vuol dire creare una disattenzione nei confronti di chi lavora. Vorrei solo citare una piccolissima vicenda che avviene negli Stati Uniti. Oggi nelle università più importanti degli Stati Uniti si stanno studiando modelli economici che hanno scoperto una cosa che per il resto è banale, ma che ha il conforto della documentazione scientifica: che c’è un rapporto strettissimo tra stabilizzazione dei lavoratori e capacità produttiva. Più il lavoro è stabile, sicuro più è alta la capacità produttiva dell’azienda, dell’impresa, dell’ente che la realizza.
Dovremmo tenere in gran conto questo tipo di studi. Non è sorprendente che viene da oltre oceano, perché probabilmente è proprio lì che i guasti dello sviluppo massimo, della mercificazione del lavoro oggi vengono ripensati e rivisti, certo non con risultati brillanti, ma noi forse abbiamo una storia e una cultura diverse e questa storia e cultura diverse dovrebbero guidarci anche in azioni come questa.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno.

Il Consiglio approva

Ordine del giorno a firma Brandoni. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la dichiarazione d’urgenza.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge n. 51.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modifiche alla l.r. 5 agosto 1992, n. 34: Norme in materia urbanistica, paesaggistica e di assetto del territorio» Giunta (61)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 61, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Si tratta di una proposta di legge divenuta necessaria dopo un intervento della Corte costituzionale che ha considerato illegittimo il percorso dei procedimenti di attuazione dei piani attuativi dei Comuni nel senso che fino a quel momento i Comuni inviavano alle Province solamente delle parti dei piani stessi e la Corte ha invece previsto di inviare i piani nel loro complesso. E’ quindi una modifica dovuta.
Nel frattempo la Giunta regionale aveva inviato raccomandazioni ai Comuni di inviare alle Province questi atti nonostante la legge la votiamo soltanto oggi, per cui molti Comuni hanno accolto l’indicazione della Giunta regionale ma oggi con questa proposta di legge composta di un solo articolo praticamente ci adeguiamo alla sentenza della Corte costituzionale n. 343 del 2005.
In Commissione abbiamo voluto aggiungere l’art. 1 bis che regolamenta il fatto che, essendo la sentenza della Corte del 29 luglio 2005, si trattava di sanare il periodo da luglio ad oggi, per quei Comuni che avevano provveduto a realizzare piani attuativi al di fuori delle indicazioni della sentenza della Corte costituzionale. Si è trovata una soluzione — l’art. 1 bis, emendamento in Commissione a firma del consigliere Ortenzi — che individuava un percorso, cioè verifica di tutti i Comuni che hanno adottato i provvedimenti prima della data della sentenza e approvati successivamente, invitandoli a presentare entro 30 giorni dalla data di approvazione della presente legge i piani, avendo poi la Provincia 30 giorni di tempo per le osservazioni. La Provincia infatti non emette alcun tipo di parere particolare ma fa delle osservazioni. Al comma 3 dell’art. 1 bis si stabilisce cosa debbano fare i Comuni che non hanno provveduto a trasferire i documenti alle Province. Anche per questi sono previsti 30 giorni entro i quali le Province devono accogliere le controdeduzioni.
Si tratta di adeguasi, con questa legge, alla sentenza della Corte costituzionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ho presentato un emendamento che semplifica la comprensione. Nel corpo della delibera ove si stabilisce che i Comuni debbano passare i piani alla Provincia, si dice: “Il Comune approva i piani, motivando puntualmente sulle osservazioni formulate dalla Provincia”. Questa parte può indurre in errore rispetto al contenuto. Poi si dice “o, decorso inutilmente il termine, prescindendo dalle osservazioni medesime”. Secondo me è migliore la seguente dizione: “Il Comune approva i piani motivando puntualmente sulle osservazioni formulate dalla Provincia pervenute entro il termine stabilito”. L’altra formulazione sembra contorta e può far ritenere che si possa prescindere dalle osservazioni della Provincia, invece la legge prevede che il Comune debba necessariamente rispondere, anche se può prescindere, nelle sue scelte, ma la legge prevede l’obbligatorietà sia della presentazione dei piani alla Provincia, che della risposta alle osservazioni della Provincia stessa. Se entro i termini stabiliti la Provincia non fa alcuna osservazione è scontato che si prescinde.

PRESIDENTE. Articolo 1. Ci sono tre emendamenti, il primo già illustrato dal consigliere Binci, il secondo presentato dalla presidente della IV Commissione Ortenzi e uno presentato dal consigliere Capponi.
E’ stata chiesta, dal consigliere Bugaro, la verifica del numero legale, quindi prego di procedere a tale verifica.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini assente
Altomeni presente
Amagliani presente
Badiali presente
Benatti presente
Binci presente
Brandoni presente
Brini assente
Bucciarelli presente
Bugaro presente
Capponi assente
Castelli assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
Comi presente
D’Anna assente
Donati presente
Favia assente
Giannini presente
Giannotti assente
Lippi assente
Luchetti presente
Mammoli presente
Massi assente
Mezzolani presente
Minardi presente
Mollaroli presente
Ortenzi presente
Petrini presente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci presente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Solazzi presente
Spacca assente
Tiberi assente
Viventi assente

PRESIDENTE. Sussiste il numero legale, quindi pongo in votazione l’emendamento n. 1 a firma Binci.

Massimo BINCI. Poiché la dott.ssa Santoncini ha detto che ci potrebbero essere dei problemi rispetto all’interpretazione del mio emendamento, lo ritiro. A me sembrava che l’articolato difettasse di comprensione, ma non vorrei togliere forza alla legge, quindi ritiro l’emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 1.

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 1 bis presentato dalla Commissione.

Il Consiglio non approva

L’emendamento n. 2 decade.
Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge n. 61.

Il Consiglio approva



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Sono le 19,27, propongo di proseguire solo per l’esame della proposta di atto amministrativo n. 12.
Pongo in votazione la proposta di prosecuzione della seduta.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Criteri e modalità per la concessione per l’anno 2005 di incentivi alla gestione associata intercomunale di funzioni e servizi e di contribuzioni alle Unioni di Comuni legge regionale 4 febbraio 2003, n. 2» Giunta (12)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 12, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Mammoli.


Katia MAMMOLI. La legge 2 del 2003 prevede che la Regione promuova il riordino territoriale per i piccoli Comuni. E’ evidente l’importanza di questo atto in una realtà come quella marchigiana composta di piccoli Comuni i quali sono in sempre maggiori difficoltà nel momento in cui debbono erogare servizi, garantire il personale a fronte di problemi di tipo economico che sono chiari per i grossi Comuni ma che divengono ancora più consistenti per i piccoli Comuni, tanto è vero che i bilanci così risicati, soprattutto per i piccoli Comuni, a volte rischiano di essere coperti soltanto per le spese relative al mantenimento della struttura vera e propria. Il fatto che nei piccoli Comuni si riesca a lavorare insieme per dare dei servizi di carattere integrato che portano ad un livello di spesa inferiore e a dare un livello di qualità superiore è una scelta dal punto di vista politico assolutamente ottimale. Questo perché a livello nazionale ma a livello marchigiano in particolare le nostre realtà sono a volte di piccolissime dimensioni. Mentre in altre nazioni europee si sono fatte scelte istituzionali di carattere diverso, accorpando i Comuni in un’unica entità territoriale, da noi questa scelta drastica non è stata fatta, quindi partendo con un associazionismo dal basso si cerca di garantire quei servizi che altrimenti sarebbe difficile garantire.
Per finanziare questo associazionismo dei piccoli Comuni, in genere al di sotto dei 32.000 abitanti, si prevedono per il 2005 una serie di investimenti da parte della Regione: circa 451.000 euro che vanno per gli investimenti alle infrastrutture relativamente a Comunità montane e Comuni associati. Poi 352.000 euro circa relativamente alle spese correnti che vanno ugualmente a Comuni associati e Comunità montane.
Quest’anno inoltre la Regione ha aggiunto altri 246.000 euro per le Unioni dei Comuni e non per le Comunità montane.
Sono stati definiti dei criteri rispetto alla ripartizione di questi finanziamenti. E’ stata fatta un’indagine sull’associazionismo dei Comuni che ha portato ad avere una valutazione più chiara rispetto al numero dei Comuni associati e alla loro consistenza. E’ vero che questa ripartizione dei finanziamenti, che ormai viene ripetuta da alcuni anni, lascia u po’ di scontento, perché dovrebbe essere visita alla luce dei servizi che i Comuni stessi erogano, con criteri di ripartizione di carattere diverso. E’ anche vero che c’è una dichiarazione scritta da parte del dirigente, nella relazione che accompagna la legge, il quale dice che è stato tentato questo accordo tra Comunità montane e Comuni per erogare questi finanziamenti con una ripartizione diversa. Purtroppo le proposte sono state tali e tante contraddittorie o addirittura improponibili, per cui per quest’anno si propone di ripartire i finanziamenti con la stessa percentuale degli anni precedenti.
La Commissione ha presentato un emendamento, inoltre c’è una proposta, che in questo momento non è stata definita attraverso un ordine del giorno. Quindi, come Commissione abbiamo preso un impegno di carattere politico, che va rispettato al di là che ci sia un atto formale. Quindi quest’anno, per l’ultima volta accettiamo questa ripartizione di fondi che ormai dura da 3-4 anni con le stesse modalità, ma è improrogabile un approfondimento rispetto ai servizi e a come vengono erogati questi fondi. E’ un approfondimento necessario, chiesto dai Comuni, anche se non si sono potute portare modifiche di carattere diverso, poiché sarebbe stato difficile trovare un accordo fra i vari rappresentanti degli enti locali. Da qui all’anno prossimo questa cosa va sicuramente fatta.
Per ora proponiamo un emendamento, come Commissione, perché nel momento in cui si dice che quei 240.000 euro vanno suddivisi ai Comuni, il 60% in proporzione al numero di servizi, si propone “in proporzione al numero e al costo dei servizi erogati”, perché a volte succede che alcuni Comuni associati fanno insieme diversi servizi, ma di un valore minimale, mentre altri ne fanno di meno ma di consistenza maggiore, quindi non è possibile considerare soltanto il numero dei servizi erogati insieme ma anche la consistenza.
Per il resto il 70% viene diviso in parti uguali fra i Comuni interessati, il 15% rispetto al territorio comunale, il 15% in proporzione inversa rispetto al numero degli abitanti.
Per il resto la suddivisione è la seguente: il 60% in proporzione al numero di servizi, il 30% in proporzione al numero della popolazione, il 10% in proporzione al numero di Comuni associati con popolazione non superiore ai 3.000 abitanti.
In questa seconda tranche di finanziamenti c’è questa modifica che tiene conto, oltre che del numero, dell’entità del servizio erogato.
Quest’anno accogliamo la proposta così come è stata formulata, mentre per l’anno prossimo potremo proporre dei criteri di riparto diversi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Comi.

Francesco COMI. Rispetto all’atto dispiace che non ci sia nessun assessore, soprattutto sulle materie di pertinenza, perché andiamo ad approvare un atto con grande disponibilità e con lo spirito che ha ribadito la relatrice Katia Mammoli, ma volevamo anche fare alcune sottolineature alla Giunta. Speriamo quanto meno che gli assessori possano leggere gli atti della seduta.
E’ giusto incentivare e sostenere l’associazionismo, è giusto sostenere tutte le forme di gestione associata dei servizi. Dobbiamo intervenire per modificare la legge 2, perché attualmente esistono criteri diversi per forme diverse di gestione associata di servizi, ovvero criteri diversi che premiano in maniera diversa lo stesso sforzo. Ci sono due fondi: il fondo previsto dalla legge 2 per le Unioni dei Comuni e per le Comunità montane; c’è un fondo specifico solo per le Unioni dei Comuni. Questo crea una disuguaglianza tra i singoli cittadini residenti, perché quelli residenti nelle Comunità montane ricevono un contributo per i servizi pari ad un quinto di quello che ricevono i cittadini che si trovano nelle Unioni dei Comuni. Dobbiamo superare questa disuguaglianza, dobbiamo superare l’esistenza di due fondi. Il prossimo anno è l’occasione giusta, non possiamo più approvare un piano di criteri di riparto delle risorse che non preveda un intervento di riordino più generale e un’ipotesi più equa nella distribuzione delle risorse.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,35