Resoconto seduta n.25 del 14/02/2006
La seduta inizia alle 10,10


Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute n. 23 del 31 gennaio 2006 e n. 24 dell'1 febbraio 2006.

Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la proposta di legge n. 80, ad iniziativa dei consiglieri Benatti, Altomeni, Binci e Mollaroli: «Modificazioni alla legge regionale 20 gennaio 1997, n. 10 "Norme in materia di animali da affezione e prevenzione del randagismo"», assegnata alla III Commissione.



Mozione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la mozione n. 60 dei consiglieri Procaccini, Bucciarelli e Brandoni: «Consiglio d'Europa su condanna al comunismo».



Richiesta referendum costituzionale

PRESIDENTE. Il giorno 10 febbraio u.s. il Consiglio regionale, nella persona del consigliere delegato Adriana Mollaroli ha presentato la richiesta di referendum costituzionale, presso la Corte suprema di cassazione, concernente la «Richiesta di referendum ex art. 138 della Costituzione sulla legge costituzionale: “Modifiche alla parte Il della Costituzione” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 269 del 18 novembre 2005» di cui alla deliberazione del Consiglio regionale n. 7 del 13 dicembre 2005.
Identica richiesta referendaria è stata depositata da altre quattordici Regioni (Sardegna, Campania, Lazio, Lombardia, Valle d'Aosta, Calabria, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Liguria, Abruzzo).



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo l'assessore Marcolini.


Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ricordo ai presenti che il periodo dedicato agli atti ispettivi è quello compreso tra le ore 10 e le ore 11, per cui alle ore 11 passeremo al punto 3 dell’ordine del giorno.



Interrogazione (Svolgimento): «Gravissima situazione della viabilità nella Valle del Marecchia» Giannotti (179)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 179 del consigliere Giannotti.
Per la Giunta risponde l’assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. La Regione ha assegnato alla Provincia di Pesaro 750.000 euro nel 2003 per opere di adeguamento della ex SS 258 VaI Marecchia.
Risulta che le recenti assegnazioni di risorse sono state utilizzate per fronteggiare emergenze derivanti da eccezionali eventi meteorologici.
Ad oggi non sono emerse ulteriori richieste o segnalazioni da parte della Provincia stessa per la VaI Marecchia, ma in occasione della prossima assegnazione relativa alla quota del 60% dei trasferimenti per l'anno 2005 ex D. Lgs. 112, verranno erogati tenendo conto delle priorità indicate dalla stessa Amministrazione provinciale.
Nell'ambito del progetto redatto dall'ANAS per il potenziamento del corridoio viario della E 45, Orte-Foligno-Cesena-Ravenna, la Regione ha chiesto la realizzazione di una bretella di collegamento tra la Val Marecchia, in prossimità di Pennabilli/Ponte Messa, e la E45, in prossimità di Sarsina.
Alla richiesta, inoltrata alla fine del dicembre scorso, è stato allegato il progetto preliminare, redatto dalla Provincia di Pesaro e Urbino. Tale progetto è stato inserito nel progetto dell’Anas.
Si ritiene che tale collegamento potrebbe risolvere molti dei problemi di isolamento di tutta l'area del Montefeltro.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Partirò in maniera inusuale nel rispondere all’interrogazione, che tra l’altro apre qualche scenario interessante. Come sapete, il presidente della mia Provincia, Palmiro Ucchielli, ha assunto ormai il ruolo di grafomane, nel senso che in un anno ha scritto cento lettere a tutti i ministri della Repubblica, su tutto, per denunciare tutto e il contrario di tutto.
Oggi la lettera la scrivo io al presidente della Provincia di Pesaro e Urbino Palmiro Ucchielli. Voglio dire, a voce alta, “caro Palmiro, così le cose non vanno”.
L’assessore si è limitato ad una ricostruzione tecnica della situazione, senza entrare nel merito della questione politica che è molto più complessa e delicata di quanto si sia potuto capire dalla risposta alla interrogazione.
La situazione della viabilità in questa valle della provincia di Pesaro è da paese del terzo mondo. Non è esagerato definirla così. (Interruzione del consigliere Ricci). Capisco perché lei si eccita: lei è stato assessore ai lavori pubblici in quella Provincia, quindi porta una parte delle responsabilità che io sto segnalando. Siccome il Presidente Ucchielli scarica sempre sul Governo Berlusconi le responsabilità di tutto, questa volta le responsabilità non possono essere ascritte al presidente Berlusconi ma sono della Amministrazione provinciale di Pesaro, che ha nella viabilità una delle deleghe principali. La situazione è a livello di terzo mondo, con problemi legati alla vita dei cittadini, a uno sviluppo che è impossibile, perché le aziende non hanno interesse a collocare la propria struttura in una zona così disagiata dal punto di vista dei collegamenti. Lo sono le famiglie, lo sono gli studenti costretti a salire su un pullman e impiegare un’ora e mezza per andare a scuola a Rimini. C’è una situazione di disastro dal punto di vista ambientale, rispetto alla quale occorre una risposta delle istituzioni, che fino ad oggi non c’è stata. Fra l’altro prendo atto — non lo sapevo — che la Regione ha stanziato quasi un miliardo di euro per opere di sistemazione di quella strada, che sono stati usati per altre cose, o per far fronte all’emergenza neve o per far fronte all’emergenza maltempo e non sono stati utilizzati per le finalità a cui erano stati destinati. Questo mi preoccupa assai, come mi preoccupa assai il fatto che l’assessore, oggi, dica in aula di non avere avuto altre richieste rispetto a questa situazione che è sotto gli occhi di tutti.
Qualcuno potrebbe dirmi “cosa c’entra la Regione con la situazione della viabilità e con le responsabilità politiche del presidente della Provincia. C’entra tanto, perché questo disagio dei cittadini della Valle del Marecchia sta portando un intero territorio, 9 Comuni a chiedere di potersene andare da questa regione e collegarsi all’Emilia Romagna. E’ un problema di grande rilievo politico e questi cittadini lamentano la lontananza del motore istituzionale e soprattutto della Regione rispetto alle loro emergenze, che sono quelle della viabilità, che sono quelle della insufficienza dei servizi sanitari, che sono quelle della inadeguatezza delle strutture scolastiche, che sono quelle della progressiva spoliazione di servizi essenziali in questo territorio.
Rispetto a questo, caro Presidente Spacca che non c’è, non servono le parate non serve portare la Giunta regionale come avete fatto, in un bel teatro della Valle del Marecchia e dire “le Marche sono qui a significarvi la propria vicinanza”, servono fatti concreti. Se vogliamo veramente impedire la secessione, bisogna che, a cominciare dall’assessore Pistelli, ci si assuma la responsabilità di dare risposte concrete. Lei ha farebbe male, se il discorso di oggi finisse qui, lei dovrebbe farsi carico di chiedere al presidente della Provincia di fare un progetto da realizzare gradualmente per l’ammodernamento della rete viaria della Valle del Marecchia. Se farà questo, anche lei, come me, potrà dare un contributo per evitare che i propositi secessionisti della Valle del Marecchia vadano avanti.



Interrogazione (Svolgimento): «Raddoppio tratto ferroviario Montecarotto-Castelplanio e problema viabilità alternativa in località Moie di Maiolati Spontini» Badiali, Bucciarelli e Mammoli (148)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 148 dei consiglieri Badiali, Bucciarelli e Mammoli. Per la Giunta risponde l’assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. In relazione all'interrogazione in oggetto relativa alla realizzazione del raddoppio della linea ferroviaria nel tratto Montecarotto-Castelplanio, si comunica quanto segue.
A seguito di un ricorso presentato da una ditta espropriata, il Consiglio di Stato ha imposto una revisione del progetto e la riapertura della procedura di valutazione di impatto ambientale presso il competente Ministero.
Il progetto revisionato da RFI s.p.a. è già stato presentato al Ministero dell'ambiente per attivare la procedura di valutazione di impatto ambientale.
Si ha notizia che proprio in questi giorni la Commissione di VIA abbia istruito l'avvio del procedimento che passa attraverso il parere regionale per poi concludersi con il decreto di VIA da parte del Ministero.
Superata questa fase il progetto sarà di nuovo messo in appalto e si stima che la gara potrà essere avviata alla fine del corrente anno.
Non si ritiene opportuno richiedere uno stralcio per realizzare il collegamento viario locale in quanto la valutazione del Ministero è di tipo complessivo e, come già, detto è stata già avviata.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. La risposta è molto sintetica. Mi rendo conto che è difficile rispondere per un altro ente, però nell’interrogazione ho messo in evidenza, insieme ai consiglieri Bucciarelli e Mammoli proprio la questione dei tempi. Sono tre anni che i lavori sono fermi, e se si parla di ridare l’appalto entro l’anno — significa slittare all’anno 2007 — vuol dire quattro anni. Quattro anni di tempo per richiedere una nuova VIA al Ministero mi sembrano tempi lunghissimi, troppo lunghi, perché non è pensabile tenere bloccati dei lavori per quattro anni.
E’ vero che la viabilità alternativa fa parte dell’intero progetto ma la viabilità alternativa, in questo caso è già stata fatta per il 70%, manca un’ultima parte e questo significa bypassare il passaggio a livello all’uscita dell’autostrada e il centro abitato di Moie, dove non è più possibile transitare per la colonna di mezzi e macchine continua, tutti i giorni.
Pertanto non sono soddisfatto di questa risposta, in quanto la viabilità alternativa potrebbe essere stralciata con una spesa minima e portata a compimento, perché se aspettiamo il completamento dei lavori così come l’assessore ci ha annunciato, significa che arriveremo al 2010 e altri cinque anni con questa situazione di viabilità alternativa non è possibile farli trascorrere. Pertanto continuo a sollecitare la regione per fare pressione verso le Ferrovie, per cercare di stralciare questo sottopasso che garantisca l’accesso alla superstrada, senza attraversare il centro abitato di Moie.



Interrogazione (Svolgimento): «Nubifragio ed esondazione del fiume Foglia» Giannotti e Tiberi (209)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 209 dei consiglieri Giannotti e Tiberi.
Per la Giunta risponde l’assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. L'interrogazione dei consiglieri Giannotti e Tiberi fa riferimento agli eventi atmosferici dei giorni 26 e 27 novembre 2005, in cui la concomitanza di piogge persistenti e scioglimento delle nevi nella parte alta del bacino del fiume Foglia hanno determinato un incremento dei livelli del corso d'acqua nella sua parte terminale in corrispondenza dell'abitato di Pesaro.
In un'area limitrofa all'argine destro del fiume, situata subito a monte del centro urbano di Pesaro ed occupata da edifici a destinazione produttiva, si è verificato in tale occasione un allagamento dovuto in parte alla tuoriuscita delle acque dagli argini (ed in particolare in corrispondenza di un varco la cui sommità risulterebbe posta a quota inferiore rispetto alla linea definita dal sistema arginale esistente), ed in parte - da notizie riferite - alla inadeguata capacità di smaltimento delle reti fognarie dell'area artigianale.
Con l'interrogazione i consiglieri chiedono di conoscere quali iniziative si intendano intraprendere e se si ritenga di dover disporre una verifica amministrativa per accertare: le responsabilità dei ritardi nella realizzazione delle opere di bonifica del fiume Foglia, considerato che il finanziamento regionale destinato a tal fine risale al 2001 (ma, per la precisione, effettivamente trasferito alla Provincia di Pesaro e Urbino nel novembre 2002); le responsabilità della mancata verifica e manutenzione degli argini del fiume Foglia, con particolare riferimento al varco di Via Toscana; le responsabilità della insufficiente agibilità del sistema fognario del quartiere che ha determinato in maniera decisiva l’allagamento della zona.
Inoltre gli interroganti chiedono: di conoscere l'esatto ammontare dei danni subiti dal sistema delle imprese e dei cittadini a seguito ditali eventi; di predisporre un piano di aiuti di carattere finanziario in favore delle imprese e delle famiglie colpite da tali eventi; di sollecitare l'amministrazione comunale di Pesaro ad assumere adeguati provvedimenti rivolti a recuperare la gravissima situazione di degrado della zona industriale (tutela del suolo, illuminazione e assetto stradale).
In ordine alle problematiche richiamate nell'interrogazione, che nei singoli punti rappresenta diversi aspetti di interesse generale per l'intera questione della difesa del suolo, i riferimenti primari sono dati dalle leggi regionali di decentramento: con la L.R. n. 10/1999 sono state infatti conferite agli enti locali molte funzioni di competenza regionale, tra le quali quelle in materia di difesa del suolo, queste ultime coordinate dalla legge di settore, cioè la L.R. n. 13/1999, che prevedeva l'istituzione dell'autorità di bacino regionale.
Nell'ambito della recente normazione regionale, la Regione esercita in materia di difesa del suolo le funzioni amministrative che richiedono l'unitario esercizio a livello regionale. ivi comprese - tra le altre: l'approvazione dei piani di bacino di rilievo regionale (tra cui il Foglia),' l'attività di indirizzo e coordinamento, le attività di direttiva, di vigilanza e di sostituzione nei confronti degli enti destinatari di conferimento di funzioni amministrative.
Alle Province ed al Comuni sono state invece conferite, ai sensi degli articoli 16 e 17 della legge regionale n. 13/1999, alcune funzioni amministrative in materia.
In particolare alle Province sono attribuite - per riferirsi all'oggetto dell'interrogazione - la progettazione. realizzazione e gestione delle opere idrauliche, la polizia idraulica, il pronto intervento idraulico. la polizia delle acque, il servizio idrometrico e di piena, la gestione e manutenzione delle onere e degli impianti.
Per quanto attiene al compito regionale relativo all'approvazione del piano di bacino, un primo stralcio - relativo all'assetto idrogeologico - è stato approvato dal Consiglio con delibera n. 116 del 21 gennaio 2004 ed è attualmente in vigore.
L'area interessata dall'esondazione del fiume Foglia nel capoluogo di Pesaro è ricompresa all'interno di un'area effettivamente classificata dal piano di assetto idrogeologico, PAI, come area a massimo rischio idraulico - R4, ed è identificata con il codice E-02-0001.
Al fine di ridurre la pericolosità idraulica gravante su un'area così fortemente insediata, il cui stato di rischio era peraltro conosciuto ancor prima dell'approvazione del PM, in applicazione dell'art. 31 della legge quadro statale di settore (la Legge n. 183/1989) fu disposta dalla Regione l’ammissione a finanziamento con i fondi statali recati dall'annualità 1998-1998/bis della stessa L.183189.
In attuazione del decentramento (stabilito dalle leggi regionali n. 10/99 e n. 13/99, ed operato nell'aprile 2002), il finanziamento citato nell'interrogazione, per un importo di pari ad euro 1.103.151,94, è stato materialmente trasferito alla Provincia di Pesaro e Urbino con decreto del dirigente del Servizio enti locali cd enti dipendenti della Regione n. 85 del 6 novembre 2002.
Successivamente al trasferimento delle risorse alla Provincia, il progetto - che per altro nell'aprile 2004 la Regione in ambito di VIA ha valutato positivamente, ancorché con prescrizioni riguardanti anche lo stato degli argini - è stato redatto ed approvato dall'ente competente, ed era in corso di esecuzione al momento dell'esondazione.
Poiché non tutte le circostanze di interesse degli interroganti sono note agli uffici, un ulteriore accertamento potrà chiarire - mediante attivazione di specifiche richieste alla Provincia di Pesaro e Urbino e al Comune di Pesaro - quanto sollecitato nella prima parte dell'interrogazione ed al punto 3 della seconda parte.
Per quanto riguarda gli altri punti trattati (esatto ammontare dei danni e piano di aiuti), l'entità complessiva dei danni subiti dalle attività non è ancora disponibile in quanto risulta che gli stessi titolari stanno tuttora provvedendo alla stima; da notizie riferite e non ufficiali una prima valutazione appare non inferiore a 10 MLN di euro (si tenga conto che le attività produttive, molto prossime al fiume, hanno subito allagamenti in qualche caso rilevanti per la natura delle merci e delle attrezzature presenti).
La valutazione delle condizioni di ammissibilità di eventuali provvedimenti di sostegno potrà essere condotta anche sulla base della eventuale dichiarazione dello stato di emergenza, richiesta dalla Regione al Governo già dal dicembre del 2005, in merito alla quale non risulta (anche per la presumibile esiguità delle risorse attualmente disponibili a tal fine) che il Governo abbia disposto alcun atto formale.
In ogni caso, sarà cura dell’amministrazione produrre ogni tentativo di sua competenza per fornire anche in un secondo tempo le informazioni aggiornate richieste con l'interrogazione

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Si può dire tutto e il contrario di tutto, ma non rispondere in maniera così evasiva come ha fatto la Giunta regionale, limitandosi ad una ricostruzione dei fatti che non individua responsabilità che invece ci sono.
Cito solamente due dati. L’assessore ha detto che la Provincia di Pesaro ha avuto 1 milione di euro a disposizione per i lavori di bonifica del fiume Foglia nel 2001, concessi nel 2002. Ha detto che il progetto relativo a quegli interventi è stato preparato dalla provincia di Pesaro e approvato dalla Regione. Guarda caso quel progetto prevedeva la chiusura del varco di via Toscana che è stato uno dei punti di maggiore deflusso delle acque e una delle cause dell’allagamento del quartiere industriale. Allora lei doveva dire “la regione ritiene la Provincia di Pesaro e Urbino responsabile, in maggior parte, di quanto successo nella zona industriale.
L’assessore ha parlato di scarsa capacità della rete fognante del quartiere. Questa è la seconda causa dell’allagamento. Lei sa meglio di me, assessore — anzi glielo dico io se non lo sa, così si fa un po’ di cultura politico-amministrativa — che la responsabilità di gestione della rete fognante dell’Aspes, quindi c’è la responsabilità dell’azienda pubblica che dipende dal Comune di Pesaro, di non avere curato la piena agibilità della rete fognante.
La terza questione è quella relativa alla situazione che si è determinata, che è complicata. Questo fenomeno di esondazione, che non doveva prendere alla sprovvista, come ha preso, il sistema delle autonomie locali, perché la protezione civile ha allertato gli enti locali dicendo che c’era il rischio di una piena del fiume — anche qui c’è un problema che dovremo affrontare: il problema degli affluenti, tutto il sistema dei torrenti che ci sono nella provincia, il problema della pulizia dei fiumi, che è una delle incombenze, rispetto a cui bisogna dare una risposta in termini concreti, non velleitari come fa qualche ambientalista — esiste. Esiste quindi un problema di responsabilità, di sottovalutazione da parte del sistema delle autonomie locali, esiste un problema di assenza di iniziative da parte della Provincia, ma c’è anche una responsabilità regionale. Non si può, ogni volta che accade qualcosa, dire “abbiamo chiesto la proclamazione dello stato di calamità naturale, se il Governo ci dà i soldi faremo qualcosa”. Bisognerà che la Regione, che è comunque uno dei due enti abilitato ad intervenire, si faccia carico di ciò, nel senso che, se serve sostenere la tutela del solo, soprattutto serve aiutare le famiglie marchigiane colpite da questi fatti, bisognerà che la Regione istituisca — è una proposta concreta — un fondo speciale a cui attingere per aiutare famiglie e imprese colpite da eventi atmosferici particolarmente violenti.
Questo sarebbe un grande segnale di disponibilità e di responsabilità della Regione, che mi sembra sia assente dai programmi di questa Giunta regionale. Per questo ribadiamo la nostra piena insoddisfazione.



Interrogazione (Svolgimento): «Situazione del reparto di riabilitazione previsto nell’ospedale di Cagli» Brandoni (219)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 219 del consigliere Brandoni.
Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione alla interrogazione di cui sopra si precisa quanto segue: presso l'ospedale di Cagli sono stati finanziati con fondi ex art. 20 lavori di ristrutturazione di una parte della struttura per 20 posti letto di riabilitazione intensiva e 10 di riabilitazione estensiva; tali lavori sono stati completati nel mese di ottobre-novembre 2005 ed i locali sono pronti; attualmente è in fase di discussione presso la V Commissione consiliare il documento "Progetto obiettivo: organizzazione e sviluppo della riabilitazione e della post acuzie nelle Marche", nel quale sono stati ricompresi i posti letto in questione come "proposti"; nello stesso documento è previsto un apposito percorso per la programmazione dell'attività di riabilitazione il quale prevede che tutte la "nuove attività" in campo riabilitativo vadano concordate a livello di area vasta e successivamente approvate dalla Giunta regionale.
Si è pertanto in attesa dell'approvazione del documento da parte del Consiglio regionale per procedere nell'iter procedurale previsto.
La presenza materiale documentale proveniente dall'archivio della dialisi, temporaneamente depositata in due stanze del reparto di riabilitazione è assolutamente provvisoria, ed è stata resa necessaria dall'improcrastinabile obbligo di sgombero dei locali della stessa dialisi attualmente in fase di ristrutturazione.
Le due suddette stanze verranno liberate a giorni in virtù della ormai prossima acquisizione in affitto di locali archivio.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Intanto mi dichiaro soddisfatto perché, con questa interrogazione, siamo riusciti a riprendere un discorso ed un confronto su una esigenza generale della sanità regionale, quella della riabilitazione, con l’intenzione e con l’attenzione di costruire e realizzare attività il più possibile pubbliche in un settore che oggi, per le caratteristiche della domanda sanitaria, diventa particolare e particolarmente importante. Quindi apprezzo il fatto che con questa risposta l’assessore intenda riflettere sulle questioni che anche l’interrogazione ha sollevato e penso che gli interventi citati debbano in qualche modo avere una calendarizzazione precisa. Rispetto alle entità che dovranno intervenire, questioni come la riabilitazione non sono solo questioni di area vasta ma sono questioni che hanno la necessità e l’urgenza di una integrazione territoriale, anche regionale.


Interrogazione (Svolgimento): «Accuse illegittime all’agenzia per le erogazioni all’agricoltura (Igea) da parte dell’assessorato all’agricoltura della Regione Marche» Capponi (218)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 218 del consigliere Capponi. Per la Giunta risponde l’assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Con atto di riconoscimento del 4 luglio 2001 ai sensi del Reg. (CE) 1663/05, l'AGEA è l'Organismo Pagatore dello Stato Italiano per l'erogazione degli aiuti finanziati dal FEOGA Garanzia.
Con convenzione stipulata tra la Regione Marche e l'AGEA, il 29 settembre 2004 viene formalizzata la delega delle attività di autorizzazione dei pagamenti nel rispetto di quanto stabilito dalla stessa convenzione quadro.
Il comma 1 dell'art. 3 della suddetta convenzione stabilisce che l'AGEA si impegna a proprio carico a mettere a disposizione della Regione o le proprie procedure informatiche o le procedure informatiche necessarie all'interscambio dati.
La Regione Marche già dal 2001 aveva predisposto delle procedure informatiche on-line, per la gestione di parte delle procedure amministrative delle misure E ed F; ciò al fine di effettuare una serie di controlli resi obbligatori dalla seguente normativa: Art. 20 Reg. (CE) 817/04 obbligo di adottare la Buona Pratica Agricola (BPA) su tutta la superficie aziendale anche se non a premio; PSR, descrizione dell'intervento per le misure F1 ed F2 - Obbligo dell'adozione degli impegni agroambientali su tutta la superficie aziendale con propria autonomia produttiva (UTE); PSR da pag. 92 a pag. 111 - obbligo della rotazione colturale dei cereali nell'ambito della BPA; Bandi misure F 1 ed F2 - obbligo di non estendere la superficie a premio per oltre il 10% dalla superficie iniziale; Bandi misure F1 ed F2 - gli affitti verbali registrati debbono rappresentare meno del 30% della superficie a premio; Bandi misure F1 ed F2 - obbligo del mantenimento dell'impegno per 5 anni sulla superficie indicata nella domanda di finanziamento iniziale.
Nel momento in cui AGEA ha indicato la necessità nel 2005 di scegliere se utilizzare esclusivamente il software regionale o il software AGEA, la scelta dell'assessorato è stata quella di usare le proprie procedure informatiche.
Relativamente alle questioni sollevate al primo punto dell'interrogazione n. 218/05, si riporta quanto segue: AGEA, a seguito di quanto dichiarato dall'Assessore Petrini in Consiglio Regionale (in risposta all'interrogazione del Consigliere Ciccioli nel novembre 2005), con lettera del suo Presidente Sostiene che: l'introduzione del nuovo software AGEA non ha influito sulla cattiva performance delle Marche in quanto la stessa non ha usato il nuovo
software che invece ha consentito alle altre Regioni di spendere la loro dotazione; una lunga lista di e-mail intercorse tra Regione ed AGEA dimostrano l'inefficienza e gli errori dei tecnici responsabili del SIARM e della Gestione delle misure agroambientali.
In realtà l'assessorato ritiene che tali argomentazioni non siano aderenti alla realtà, per le seguenti motivazioni: il cambiamento del software ha riguardato anche le Marche per la semplice ragione che dal 2005 non è stato più possibile usare il vecchio software AGEA (usato per le misure E ed F dal 2000 al 2004) in quanto è stato chiesto di usare obbligatoriamente o il nuovo software AGEA o un nuovo software regionale; si è avanzata la proposta di modificare radicalmente il sistema informatico AGEA per le misure E ed F soltanto a marzo 2005 (metà della campagna 2004-2005); la circolare con le istruzioni applicative per l'adozione delle nuove regole è stata trasmessa alle Regioni solo il 22 giugno 2005 a campagna quasi ultimata.
Una lunga lista di e-mail delle Marche, Piemonte, Umbria, Bolzano, Friuli e Trentino, dimostrano la forte preoccupazione di queste Regioni nei confronti di un nuovo sistema informativo introdotto in tempi così stretti e sollecitano AGEA, da aprile a giugno, per accelerare nella definizione delle nuove regole applicative. Dal verbale della riunione dell'8/02/2006 della Commissione Politiche agricole, infatti, risulta che la procedura che costringe le Amministrazioni aventi propri sistemi informativi agricoli a tradurre i dati sul SIAN, dopo la raccolta delle domande sul proprio SIA crea notevoli difficoltà operative e non ha avuto i tempi utili per testare le necessarie procedure di connessione fra SIAR e SIAN. Per le considerazioni sopraddette, in tale riunione si proponeva di riproporre le modalità operative già adottate nelle recenti campagne e di definire, di conseguenza, un calendario idoneo a consentire il pieno utilizzo delle risorse onorando gli impegni assunti nei confronti degli agricoltori.
Tutte le difficoltà di interscambio dati delle Marche con AGEA sono derivate: a) dai tempi strettissimi a disposizione per predisporre un nuovo software gestionale regionale; b) dalla necessità di mettere a punto un software di scambio dati con AGEA in tempi brevi.
Benché AGEA dichiarasse nella sua nota del 5 dicembre che erano necessarie 2 ore di lavoro uomo e 5 ore di lavoro macchina per mettere in evidenza le anomalie delle domande inviate a pagamento (lavoro eseguito la notte del 13 ottobre), tale segnalazione, che poteva essere inviata già dal 6 settembre, è pervenuta in Regione Marche il 3.11.05. In sostanza Agrisian, a
causa di un forte sovraccarico di lavoro, non ha mai effettuato le verifiche sui dati inviati il 16 settembre che sarebbero serviti a correggere le anomalie prima dell'invio delle domande a pagamento avvenuto il 13 ottobre.
Per quanto riguarda il problema dei costi sollevato dal consigliere Capponi al secondo punto dell'interrogazione, valgono le seguenti considerazioni: la gran parte del software PSR era già operativo dagli anni precedenti, mentre l'implementazione delle modifiche richieste dalle nuove direttive AGEA hanno comportato l'utilizzo di circa 2 mesi uomo dei tecnici informatici regionali; i costi che vengono riportati nella seguente tabella i riguardano lo sviluppo e la manutenzione di tuffo il software in uso nel Servizio Agricoltura, Forestazione e Pesca e parte in uso presso l'ASSAM, ed in particolare l’informatizzazione delle procedure Utenti Macchine Agricole (UMA), il monitoraggio dei servizi di assistenza tecnica alle imprese, la gestione della tracciabilità delle produzioni agroalimentari, la gestione delle procedure di finanziamento del PSR, la gestione delle procedure di finanziamento della L.R. 27/03, la gestione delle autorizzazioni all'acquisto ed alla vendita di fitofarmaci, la gestione delle procedure di autorizzazioni alla raccolta di funghi e tartufi;
Anche solo riguardo al PSR non è possibile confrontare i costi sostenuti con quelli che si sarebbero sostenuti utilizzando il software AGEA in quanto, nel caso di utilizzo di quest'ultimo, sarebbe stato comunque indispensabile disporre di un software regionale per garantire il supporto informatico a tutte le attività di cui sopra;
Il finanziamento dell'operazione relativa alla realizzazione del SIARM è stato garantito in una prima fase, dal programma interregionale 2000-2002 coperto al 100% con fondi vincolati del Ministero dell'agricoltura, quindi in una seconda fase con il programma interregionale 2003-2005 coperto con fondi nazionali al 70% e con fondi regionali al 30%. Fondi nazionali hanno contribuito per 632.000 euro e i fondi regionali per 73.650 euro.
Si riportano di seguito in risposta a quanto chiesto al terzo punto della interrogazione del Consigliere Capponi i dati, distinti per provincia e per misura, relativi alle domande presentate, alle domande liquidate, a quelle trasmesse per la liquidazione ed in fase di verifica da parte di AGEA, alle domande per le quali è stata richiesta la liquidazione ad AGEA il 10 febbraio 2006.
In sintesi, su un totale di 3.286 domande, quelle già liquidate per le misure F1 ed F2 sono 2.204, quindi il 67,07%, 770 (il 23,71%) sono quelle per cui aspettiamo l’elenco delle anomalie da parte di Agea, 303 sono quelle andate a pagamento in questo periodo.
La situazione delle domande per la misura E è la seguente: a fronte di 1.447 domande presentate ne sono state liquidata 1.134,n cioè il 78,30%. Su 134, il 9,26%, aspettiamo le anomalie dall’Agea, 179 vanno a pagamento in questo periodo.
Di fatto, in termini economici assoluti, 8.214.693,08 euro sono stati erogati per la misura F e 5.073.977,52 per la misura E.
Riguardo infine alla richiesta relativa al quarto punto dell’interrogazione si precisa che sono state proposte in pagamento il 10/02/2006 le residue pratiche della misura F e della misura E per un totale di 480 pratiche. Resta da completare il lavoro di eliminazione delle anomalie di alcune pratiche della misura E ed F, attività che sarà svolta non appena AGEA fornirà le specifiche di dette anomalie sulle pratiche bloccate

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Capponi.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

Franco CAPPONI. Prendo atto soprattutto del fatto, assessore, che lei ha esaminato a fondo questa situazione che è derivata da una querelle che si è sviluppata tra lei e l’Agea in questo periodo in cui, in pratica, abbiamo giocato al gioco tipico dello scaricabarile, dove uno dice che è colpa dell’altro e Agea dice invece che è colpa della Regione. Io il mio approfondimento l’ho fatto e ritengo che sa sua risposta sia realistica ma non risolve la problematica di fondo che abbiamo in merito alla liquidazione dei fondi europei alle nostre aziende agricole. Questa Regione è in difetto rispetto a tante altre Regioni, per la efficienza nella liquidazione di questi premi, perché non ha scelto l’organismo pagatore regionale, perché non si è attrezzata e dimostra anche un certo stato confusionale proprio nella sua organizzazione interna.
La risposta di Agea dice sostanzialmente che le disfunzioni sono soprattutto inerenti il programma regionale che non si interfaccia con i sistemi informativi di liquidazione previsti da Agea organismo pagatore.
Io dico che noi dobbiamo soprattutto mettere mano a questa situazione, perché il fatto che il 30% delle nostre aziende non hanno ricevuto i contributi relativi alle misure F1, F2 e quant’altro, non è un fatto marginale. Abbiamo migliaia di aziende che sopravvivono solo ed esclusivamente grazie ai contributi comunitari e rischiano di dover chiudere i bilanci del 2005 in passivo e addirittura rischiano di non pagare i mutui che hanno contratto per le loro aziende e rischiano anche di vedere i propri fondi dopo due anni da quando hanno presentato regolare domanda. Tutto questo perché c’è una disfunzione a livello regionale.
In VI Commissione abbiamo sentito i dirigenti della Regione, che hanno fatto un’analisi delle difficoltà di gestione del periodo di programmazione 1999-2005 dei fondi comunitari e devo dire che la relazione, onesta da parte dei dirigenti, si è concentrata sul fatto di grandi problematiche organizzative interne alla Regione. Se lei legge il resoconto di quella esposizione chiara, trasparente, anche lineare — non succedeva da tempo di ascoltare un’analisi così — mette in risalto che c’è un grosso problema di organizzazione del suo sistema, assessore.
Sono soddisfatto della risposta, perché lei non mi poteva dare cifre diverse dalla realtà, sono insoddisfatto dell’approccio di questa Regione alla soluzione del problema. Le aziende devono avere i loro soldi e la Regione deve correre, deve essere addirittura lei a sciogliere i nodi, a eliminare piccole disfunzioni che avvengono nella gestione di tutta questa massa di dati e non scaricare su Agea o sui coltivatori questo problema.
Io ritengo che sia insufficiente anche il fatto che la Regione, quando le colpe sono attribuibili a lei — perché queste disfunzioni sono attribuibili alla Regione — non abbia previsto alcun sistema di compensazione dei propri errori. Teoricamente, oggi tutte queste aziende potrebbero anche chiederle i danni, assessore, se volessero, perché molte pratiche sono a posto, è solo il sistema informativo che non funziona. Quindi ritengo che ci sia soprattutto un modo un po’ lassista di non intervenire sulle questioni che sono invece pregnanti e importanti, legate soprattutto alla perfetta e corretta gestione dei flussi finanziari alle aziende agricole che oggi sopravvivono esclusivamente proprio perché ci sono dei sostegni ricorrenti per le varie annualità a cui possono attingere.
Questa è un’osservazione che le faccio anche in vista del prossimo periodo di programmazione. Siccome le Regioni, giustamente a mio avviso, hanno chiesto di poter gestire i fondi, non avremo più un sistema di premialità nazionale che ci ha consentito fino ad oggi, sostanzialmente, di pareggiare con le altre Regioni che sono state più virtuose di noi, comunque lo Stato, il paese Italia non ha perso i finanziamenti, ma nel prossimo periodo di programmazione le Regioni che non saranno tempestive, che non saranno in grado di spendere le risorse nei tempi stabiliti perderanno le risorse, quindi bisogna mettere mano immediatamente alla riconversione del sistema, o bisognerà darsi delle strategie diverse.


Proposta di regolamento (Rinvio): «Regolamento per il trattamento dei dati personali sensibili e giudiziari di cui è titolare il Consiglio regionale delle Marche» Minardi (1)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di regolamento n. 1 ad iniziativa del consigliere Minardi.
Ha la parola il consigliere Mollaroli, relatore di maggioranza.

Adriana MOLLAROLI. Chiedo il rinvio in Commissione di questo atto, perché il Consiglio lo ha predisposto ed è pronta la discussione dell’aula, ma è un atto di cui deve dotarsi anche la Giunta regionale che pare lo abbia predisposto e approvato con delibera, invece è un regolamento, quindi deve venire in aula. Ritengo, in maniera tale che si possa avere un testo il più possibile coerente tra Giunta e Consiglio, che sia bene che lo rinviamo in Commissione e torniamo in aula con gli atti che riguardino sia l’Assemblea consiliare che la Giunta stessa.

PRESIDENTE. Mi sembra che ci sia anche l’accordo del relatore di minoranza, comunque pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione.

Il Consiglio approva





Ordine dei lavori

PRESIDENTE. I consiglieri Benatti e Rocchi chiedono dieci minuti di sospensione, quindi la seduta è sospesa.

Roberto GIANNOTTI. Presidente, chiedo di intervenire sull’ordine dei lavori.
Il Consiglio regionale è convocato. Al di là della esigenza dei presidenti di gruppo, abbiamo due mozioni all’ordine del giorno rinviate da tantissimo tempo. Una riguarda l’impianto biomasse di Schieppe, l’altra l’Aerdorica. Chiedo che non si sospenda e si tratti una delle due mozioni e appena saremo pronti si riprenderà con le nomine. Ottimizziamo il tempo.

PRESIDENTE. Invece io ritengo di sospendere la seduta per dieci minuti ed eventualmente, alla ripresa...

Roberto GIANNOTTI. Insisto, chiedo che venga messa in votazione la mia proposta.

PRESIDENTE. Rientra nei poteri del Presidente sospendere o meno.

Roberto GIANNOTTI. Allora chiedo di conoscere, su questa mia proposta, il parere dei gruppi consiliari.

Luigi VIVENTI. Credo che la proposta fatta dal consigliere Giannotti sia razionale: se adesso c’è la necessità di vedere alcune situazioni dentro la maggioranza vedetele, ma perché si deve sospendere il Consiglio? Vi sono mozioni e altre cose, il Consiglio può continuare a lavorare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Presidente, questa è una storia già vista. Non vorrei che succedesse come è già successo in passato, perché stiamo rasentando il ridicolo. Ci sono alcune mozioni che vanno avanti da secoli ormai, credo che sia opportuno discuterne. Se poi la maggioranza non ha i consiglieri sufficienti vuol dire che non sono interessati a quello che si deve discutere qui, oggi. Sono decine di volte che accade la stessa cosa, non vorremmo che anche oggi tornassimo a casa senza avere discusso questi argomenti che sono di fondamentale importanza, per lo meno per una parte di territorio, quella della provincia di Pesaro e Urbino della quale nessuno sembra ricordarsi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Poco fa, nella Conferenza dei presidenti di gruppo alla quale ho partecipato in sostituzione della collega Giannini, si era stabilito un percorso, cioè di rispondere comunque, oggi, all’impegno di discutere le mozioni Aerdorica e Schieppe di Orciano entro le 16. Dopodiché, se si torna indietro nella decisione, l’esigenza di discutere c’è, ma si preferirebbe mantenere l’ordine dei lavori stabilito. Basta chiarire questa cosa: purché si discuta oggi. Se prima o dopo è secondario. Però, se dobbiamo interrompere per altri lavori, possiamo ridiscutere la precedente decisione.

PRESIDENTE. La Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso di discutere comunque le due mozioni Aerdorica e Orciano. Ho una richiesta di sospensione da parte dei consiglieri Benatti e Rocchi per dieci minuti. Nulla osta, all’esito dei dieci minuti di sospensione, eventualmente, di ricominciare con una delle due mozioni. Quindi, comunque sospendo per dieci minuti la seduta.

Franco CAPPONI. Presidente, la faccio breve, altrimenti facciamo lo stesso gioco del rinvio. Io non sono d’accordo nel sospendere il Consiglio regionale e sono d’accordo nell’anticipazione della discussione delle due mozioni. Quindi ritengo che non ci sono motivi d’urgenza per cui dobbiamo interrompere questo Consiglio regionale, perché sappiamo che, quando lo interrompiamo, prima di un’ora voi non tornate.

PRESIDENTE. Se la domanda di sospensione viene trasformata in una richiesta di cambiamento dell’ordine del giorno, la metto in votazione, altrimenti sospendo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Io ritengo che siano opportuni dieci minuti di sospensione, perché intendiamo, sulla questione biomasse di Orciano, presentare una risoluzione. Credo ci siano le condizioni anche per un voto unitario, quindi vorremmo discuterne anche con la minoranza.

Ottavio BRINI. Ma sono sei mesi che è stata presentata: ci “prendi per il c...”, tu.

PRESIDENTE. Consigliere Brini, moderi il linguaggio.

Adriana MOLLAROLI. Brini, non fare confusione perché hai visto tre persone.

Stefania BENATTI. Presidente, lo richiami!

PRESIDENTE. Ho detto “moderi il linguaggio”.

Adriana MOLLAROLI. Per favore, mi fa terminare, Presidente? Ho intenzione di terminare il mio intervento.

Stefania BENATTI. Ma è incredibile... Chiedo la censura.

Adriana MOLLAROLI. Ribadisco la mia posizione: dieci minuti possono essere utili, anzi... (Continuano le interruzioni da parte del consigliere Brini). Senti, Brini, adesso parlo io, poi parli tu.

Sara GIANNINI. Tanto non ti candidano più di lì, Brini, è inutile che fai confusione, calmati.

Adriana MOLLAROLI. Noi chiediamo di sospendere dieci minuti ed esaminare...

Ottavio BRINI. Vergogna!

Adriana MOLLAROLI. Ma cosa vuole?

PRESIDENTE. Per cortesia, consigliere Brini!

Ottavio BRINI. Vergognatevi! La museruola, vi dovete mettere!

PRESIDENTE. Consigliere Brini, per favore, si regoli, altrimenti la debbo censurare.

Adriana MOLLAROLI. E’ ora di farlo, Presidente.

PRESIDENTE. Accetto le scuse a nome dell’aula.

Adriana MOLLAROLI. Chiedo dieci minuti di sospensione, utili per presentare una risoluzione per la quale possono esserci le condizioni per un voto unanime. Quindi invito a ragionare su questo, la minoranza e non i kamikaze della minoranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Faccio una valutazione. Il consigliere Mollaroli ha cambiato i termini della questione in questo senso: ha motivato la sospensione alla luce della valutazione se ci sono le condizioni di votare unanimemente una risoluzione. Questa cosa può essere anche accettata, a mio avviso, purché sia chiaro che al termine della sospensione, se questo è il motivo della sospensione, si comincia subito con Schieppe. Se noi anticipiamo votiamo l’anticipo di Schieppe subito, la sospensione può essere accettata, perché serve a Schieppe e non ad altro. Da questo punto di vista credo che possa essere accettata l’idea, purché si voti contestualmente l’anticipo di Schieppe agli altri punti all’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. In genere tendo a non andare alla Conferenza dei presidenti di gruppo perché non serve. Questa mattina ho partecipato. Noi abbiamo preso delle decisioni. Nelle precedenti Conferenze dei presidenti di gruppo svoltesi in genere alla fine dei lavori, ci eravamo impegnati a fare la mozione sull’Aerdorica ed è un atto importante e ci siamo impegnati, rinviandola ormai da 5-6 sedute, a trattare la mozione sulla costruzione di questo impianto in località Schieppe.
Queste sono due cose su cui ci siamo autoimpegnati da tempo. Sulle nomine non c’è alcuna preclusione da parte della minoranza, però non è possibile che si metta sempre un limite di tempo al Consiglio. Il problema di fondo è che si dice sempre che i giorni di Consiglio sono quattro, poi diventano tre, però sono due perché uno non si riesce a lavorare e, come oggi, viene fissata la scadenza ultima del Consiglio entro le 16. Non è una cosa decente. Noi siamo d’accordo a fare tutto, quindi nomine e tutto il resto, ci eravamo detti più volte che prima venivano le mozioni, con impegno personale del Presidente della Giunta Spacca. Ricordo che l’ultima volta, durante la discussione del bilancio, Spacca personalmente si è impegnato a dire che avremmo fatto le due mozioni, le nomine sono un fatto giuridico che scade, quindi facciamo tutto e andiamo avanti a oltranza, senza interrompere. Se poi viene una risoluzione che è accettabile anche dalla minoranza ben venga, altrimenti ognuno voterà come vuole. Andiamo però avanti.

PRESIDENTE. Onde non calpestare il regolamento, io ho una richiesta di sospensione. Se l’aula mi fa una richiesta di anticipazione della mozione di Orciano fino al momento in cui siamo pronti per il discorso delle nomine la metto in votazione, altrimenti sospendo.

Guido CASTELLI. Io ho formalizzato una richiesta di anticipazione.

PRESIDENTE. Però, prima c’era una richiesta di sospensione.
Ha la parola il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. Quello che dice Ciccioli è vero, nella Conferenza dei presidenti di gruppo ci eravamo dati un percorso, però anticipare tutte e due le mozioni significa non riuscire ad essere in grado di fare le nomine. Se abbiamo le due mozioni da discutere, abbiamo deciso nella Conferenza dei presidenti di gruppo che il Consiglio continua a oltranza ma si interrompe alle 16, possiamo decidere di sospendere per dieci minuti, discutere la mozione, o Aerdorica o Schieppe, per noi non fa differenza, però dobbiamo sapere che in mezzo ci sono le nomine da fare, perché altrimenti scattano i poteri sostitutivi del Presidente, che a me potrebbero anche non dispiacere.

PRESIDENTE. Lei propone di discutere la mozione su Schieppe dopo avere sospeso per dieci minuti, poi fare le nomine e quindi andare avanti?

Sara GIANNINI. Esatto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di sospendere per dieci minuti, di discutere la mozione su Schieppe di Orciano, poi procedere prima con le nomine e poi con la mozione sull’Aerdorica.

Carlo CICCIOLI. Io propongo di mettere le nomine in fondo.

PRESIDENTE. Intanto pongo in votazione la proposta di sospendere dieci minuti e riprendere con Orciano, quindi passare alle nomine.

Il Consiglio approva

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,15,
riprende alle 12,10

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull’ordine dei lavori, il consigliere Brini. Ne ha facoltà.

Ottavio BRINI. Spesso capita, negli ultimi Consigli regionali, compreso quello odierno, che una volta stilato l’ordine del giorno la maggioranza si trovi in difficoltà su alcuni argomenti.
Senza offesa e senza voler dare lezioni ad alcuno, faccio un invito alla maggioranza. Prima che lei, Presidente, stili l’ordine del giorno, fate delle riunioni di pre-Consiglio e ove si incontrino difficoltà, si porti l’argomento nel Consiglio regionale successivo, per evitare perdite di tempo e per evitare che qualcuno perdi le staffe per rinvii su rinvii. Questo snellirebbe i lavori ed è anche un fatto di etica e di correttezza. E’ un invito, senza volere fare il primo della classe o il professore, poi ognuno si assume le proprie responsabilità.



Mozioni (Discussione e votazione):
«Impianto a biomasse da costruirsi in località Schieppe di Orciano» D’Anna (34)
«Realizzazione di un impianto di una centrale a biomasse in località Schieppe di Orciano» Mollaroli e Ricci (35)
Interrogazione (Svolgimento): «Realizzazione impianto a biomasse nel comune di Orciano di Pesaro» Solazzi (110)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 34 del consigliere D’Anna, n. 35 dei consiglieri Mollaroli e Ricci e l’interrogazione n. 110 del consigliere Solazzi.
Ha la parola il consigliere D’Anna per illustrare la mozione n. 34.

Giancarlo D’ANNA. Finalmente arriviamo a discutere di questo argomento che ha tenuto banco nelle scorse settimane e negli scorsi mesi nella provincia di Pesaro e Urbino e non solo, evidentemente. E’ inutile dire che ci sono state numerosissime riunioni, con una partecipazione popolare mai vista prima. E’ evidente che il problema è molto sentito ed è altrettanto evidente che c’è stato un deficit di informazione e di comunicazione che in alcuni casi ha anche creato dei seri problemi di conoscenza e di approfondimento delle problematiche di cui si parla, che sono sicuramente molto delicate e soprattutto di forte impatto non solo economico-ambientale ma anche dal punto di vista della sicurezza o della qualità della vita dei territori che va a colpire.
Io mi sono sentito di fare una mozione che stata la prima ad essere presentata, per una serie di motivi. Primo, per portare l’attenzione del Consiglio regionale a una realtà, quella della provincia di Pesaro e Urbino dove una comunità allargata si è impegnata con determinazione da diverso tempo, perché si sentiva e si sente non partecipe di un processo decisionale che potrebbe sconvolgere la vita degli abitanti di quella zona.
Successivamente è uscita, sei giorni dopo, un’altra mozione a firma dei consiglieri Mollaroli e Ricci, che più o meno impegna la Giunta sulle stesse cose, a parte il secondo punto che dice “di attivarsi affinché l’eventuale realizzazione e gestione di impianti di produzione di energia alternativa e rinnovabile avvenga preferibilmente attraverso enti locali e società pubbliche”. Qui sembra che l’intento sia non tanto di tutelare i cittadini ma di inserire in un percorso come questo enti o società pubbliche e su questo è molto simile alla mozione che è stata approvata dalla Provincia di Pesaro e Urbino che ha più o meno gli stessi contenuti. A onor del vero anche la mia riprende quello, solo che chiede di “sospendere o annullare l’autorizzazione e convocare successivamente gli amministratori locali della provincia di Pesaro e Urbino per discutere con questi dei progetti e dei programmi della regione che riguardano quel territorio”. Non voglio farmi bravo delle cose che ho scritto e segnalato, voglio semplicemente dire che il territorio in questione non vuole assolutamente un impianto di quelle dimensioni. Credo che a questo punto sia anche giusto non volerlo anche di piccole dimensioni per una serie di motivi: questa parte della provincia troppo spesso è trascurata dalla Regione, guarda caso in una situazione nella quale il piano energetico prevede in tutta la regione due localizzazioni per impianti a biomasse, uno in provincia di Ascoli Piceno e un altro in provincia di Pesaro e Urbino.
Quello che i tecnici rimproverano e che fa insospettire gli abitanti della zona sono soprattutto le dimensioni. La preoccupazione è che si parta con un progetto, con uno specchietto per le allodole, per poi arrivare a qualcosa di completamente diverso. Il territorio ha già vissuto e sta vivendo sulla sua pelle una situazione simile, che è di attualità anche in questi giorni, e mi riferisco alla questione dell’Agroter. Anche quello doveva essere un impianto all’avanguardia, che doveva produrre qualcosa di utile per il territorio, doveva trasformare dei rifiuti in qualcosa di più utile: si è rivelato esattamente l’opposto e credo che questo autorizzi i cittadini non solo della provincia di Pesaro e Urbino ma dell’intera regione Marche a sospettare quando vengono fatte proposte allettanti che poi si rivelano l’esatto contrario. Tanto più che, tornando al discorso dell’Agroter, una volta che si decide di rimuovere quello che è stato illecitamente portato, si porta in altre discariche, sempre del territorio, quindi “dividiamoci i guai che qualcuno altro ha procurato”.
L’impostazione che do è quella di una chiusura totale, a questo punto, sia a un impianto di grosse dimensioni che a un impianto di piccole dimensioni. Non credo che questa risoluzione faccia più di tanto. Mi ricorda molte mozioni che ho visto votare, dichiarazioni d’intento nelle quali si diceva tutto e il contrario di tutto, tanto per chiudere il dibattito con i cittadini, per poi non garantire al 100% il territorio.
E’ evidente che un passo avanti sicuramente c’è, però la lunghezza dei tempi che ci hanno portato alla discussione di queste mozioni penso che credi qualche dubbio e qualche riflessione. La mia mozione è stata presentata il 12 ottobre, sono passati diversi mesi, ci sono stati diversi rinvii non sempre lineari, addirittura c’è stata una votazione che richiesi tempo fa per anticipare la discussione: la discussione venne approvata, poi a distanza di un mese e mezzo, oggi finalmente siamo qui a discutere.
Non voglio entrare nel merito della questione squisitamente tecnica, perché molto probabilmente i cittadini che hanno partecipato alle varie assemblee che si sono tenute sul territorio sono diventati molto più esperti dei consiglieri regionali che oggi devono decidere cosa fare. Sono dell’avviso che quel territorio ha una vocazione completamente diversa da quella che gli si vuol dare. Credo che la politica di quel territorio, la vocazione di quel territorio sia ben altra, credo che il turismo, la produzione agricola di qualità debbano essere le punte di diamante di quel territorio. Ci sono altre preoccupazioni, sempre in quella zona, oltre all’Agroter prima citata, cioè la centrale a biomasse di cui stiamo parlando adesso, ma anche la preoccupante presenza di una ipotetica fabbrica all’altezza di Acqualagna, che potrebbero trasformare quello che è una eccellenza del territorio — una zona di prodotti di qualità e di raccolta di tartufi che sono sicuramente uno dei fiori all’occhiello del territorio — in qualcosa di diverso.
Credo che la Regione nel suo complesso, la Giunta debbano dire assolutamente no sia a impianti di piccola che di media dimensione, perché esperienze precedenti come quella che ho citato prima, ci dicono che di fronte a problemi come questi, spesso si tende a rinviare la decisione e, una volta che si prende non è poi quella definitiva e si riapre il percorso. In periodo pre-elettorale è abbastanza sospetto, perché è un periodo nel quale sono pochi che si sentono di prendere decisioni ferme. Per quanto mi riguarda mi sento di dire che in quel territorio, né grande né piccolo, un impianto di questo genere non debba esserci. Se è talmente utile, come alcuni propongono, ci sono altre zone del territorio che probabilmente lo accoglieranno a braccia aperte, ma non mi sembra che sia questa la strada.

PRESIDENTE. Ha la parola, per illustrare la mozione n. 35 il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Finalmente arriva in Consiglio la discussione sull’autorizzazione a questo impianto e io credo che sia la sede giusta dopo ciò che è accaduto sul territorio.
Voglio con forza riconfermare che la nostra Regione si è dotata di un piano, per quanto riguarda la produzione di energia, che affronta in maniera molto seria le questioni, nei confronti delle quali non possiamo chiudere gli occhi, anche perché bussano alla porta i problemi: basta pensare a ciò che sta accadendo in questi giorni sulla questione dell’approvvigionamento del gas dalla ex Unione Sovietica. Le questioni sono di rilevanza sociale ed economica notevoli. Nessuno di noi può sfuggire a questo problema e io credo che abbia fatto bene la Regione a dotarsi di un piano energetico ambientale che prevede per la nostra regione l’autosufficienza energetica nell’arco di quindici anni. l’autosufficienza energetica significa anche che noi dobbiamo affrontare con grande serietà le questioni delle energie alternative. Il petrolio produce nel mondo guerre, noi non siamo un paese dotato di una grande risorsa qual è il gas e dobbiamo guardare con realismo alle questioni. Quindi ribadisco in questa sede il mio forte sostegno al piano energetico ambientale regionale.
Credo che però la Regione, sulla partita specifica relativa alla creazione di una centrale termoelettrica a biomasse in località Schieppe di Orciano abbia commesso un errore, perché problemi di questa portata necessitano di un’adeguata attività informativa. Noi dobbiamo sconfiggere le resistenze, i pregiudizi e anche la cattiva informazione intorno a queste questioni. Una partita così delicata noi dobbiamo viverla e affrontarla con una forte consapevolezza dei territori, a partire dalle istituzioni locali e dai cittadini. Sono dispiaciuta che forse non riusciamo a portare a casa questo risultato ma ritengo che con molta onestà dobbiamo dirci che è stato affrontato un percorso in maniera impropria. L’inappropriatezza c’è dal punto di vista dell’informazione e l’inappropriatezza c’è anche dal punto di vista degli atti, non possiamo negarlo. La Wafer Zoo che essicca foraggi e produce mangimi e qui nasce un equivoco. Infatti la Wafer Zoo chiede, in data 15 giugno, una nuova autorizzazione, ai sensi di normative aggiornate, per rifare la sua attività, quella della essiccazione, della produzione di mangimi. In quella autorizzazione viene chiesta anche la possibilità di realizzare una centrale termoelettrica di mega dimensioni. Tutto questo avviene anche prima che la Regione approvi il piano energetico ambientale. Credo che in questo percorso ci siano da chiarire questi aspetti: se quella autorizzazione, inserita in un atto nel quale non si chiedeva la realizzazione della centrale a biomasse ma tutt’al più la conversione della caldaia a biomasse dell’azienda, sia un percorso corretto.
Questo equivoco ha creato tensioni nel territorio, una cattiva informazione, una preoccupazione forte. Io oggi chiedo se la nostra Regione, che vive del protagonismo degli enti locali, che vive del protagonismo del suo territorio, una piccola Regione, può prendere atto di avere messo in piedi un percorso incerto e probabilmente anche non corretto e quindi chiedo se ha il coraggio e la forza di dire “sospendiamo questo percorso, iniziamone un altro”, con l’obiettivo di portare a casa i risultati del piano energetico ambientale, perché non possiamo permetterci altrimenti. Dobbiamo dire anche ai cittadini del nostro territorio che questa partita delle risorse energetiche va affrontata con serietà e occorre anche che noi compiamo degli atti corretti.
Però chiedo alla Regione di usare la forza dell’intelligenza, di dire “probabilmente questo percorso è sbagliato”. Se fosse corretto da un punto di vista formale, comunque non avremmo raggiunto l’obiettivo, perché non avremmo portato con noi le istituzioni locali e il territorio. Chiediamo quindi di sospendere, di azzerare e di riprendere la discussione, con l’obiettivo certo di portare a casa dei risultati, di dotare il nostro territorio di fonti energetiche alternative, dall’eolico alle biomasse.
Chiedo questo atto di intelligenza alla Regione Marche, a tutti noi. Azzeriamo questo percorso che ha creato ambiguità, contraddizioni e un movimento popolare nei confronti del quale non possiamo chiudere gli occhi. Interi Comuni, Comunità montane, il Consiglio provinciale della Provincia di Pesaro e Urbino ci hanno chiesto questo e noi oggi questo dobbiamo fare. Azzeriamo, sospendiamo, troviamo le modalità per fare questo, sia politiche che tecnico-formali e riprendiamo, anche con quei cittadini, un percorso che ci potrebbe anche portare a dire “questa cosa si può fare con queste caratteristiche e con queste sicurezze ambientali” e dal punto di vista, ovviamente, della difesa della salute dei cittadini, che è la questione che ci sta più a cuore.
Non chiedo altro alla Regione Marche, oggi. Mi auguro che si possa votare una mozione in maniera unitaria, perché nessuno di noi deve andare a mettersi le medagliette sul territorio, ma se siamo un’Amministrazione intelligente e capace, questo percorso ha bisogno di una sospensione. Credo che questa sia l’unica modalità con la quale possiamo uscire da questo percorso e iniziarne, oggi, un altro nel quale la Regione deve darsi strumenti per informare adeguatamente i cittadini, riprendere con le istituzioni locali — e tutti dovremmo fare la nostra parte sul territorio — un percorso che ci possa portare a raggiungere quei risultati.
Non la voglio fare lunga ma ho voluto parlare veramente come persona che viene da quel territorio, che ha visto lì un’azione forte da parte dei cittadini, nei confronti dei quali non possiamo chiudere gli occhi, ma io chiedo anche un’azione di governo intelligente ed illuminata. Sospendiamo e ripartiamo: probabilmente possiamo arrivare anche più avanti di quanto immaginiamo. Ma se non facciamo questo credo che alimentiamo soltanto dei conflitti, andiamo a complicare, con i percorsi formali che sono in corso, verso i quali non si può dire di no, le cose. Ma io non ci credo, perché esistono le condizioni per dire di no, visto ciò che dicono i tanti tecnici che anche le popolazioni del territorio e le istituzioni locali hanno attivato. C’è stato un processo di crescita in quei territori, su queste questioni, del quale chiedo di prendere atto e chiedo di agire veramente con l’intelligenza che la politica non può non avere quando si tratta di questioni delicate, nuove.
Probabilmente abbiamo sottovalutato, a volte crediamo che i territori abbiano più informazioni di quelle che noi riteniamo. Presenterò una mozione aggiornata, ma chiedo questo, perché a me pare, per come conosco le questioni e per come conosco quel territorio, che non ci siano strade diverse. Ma un atto di intelligenza al governo regionale lo chiedo con forza e passione.
Non andiamo avanti, perché potremmo creare anche precedenti difficili da gestire e che potrebbero complicare anche i percorsi in altre realtà. Probabilmente non ci rendevamo conto di che cosa si poteva scatenare, credevamo che citando soltanto energie alternative o biomasse la gente fosse tutta felice dietro di noi. Non è così. L’Illuminismo ha avuto una storia fondamentale per noi, ma a volte, nella gestione deve essere riconsiderato. Quindi chiedo un atto di intelligenza politica per non complicare le questioni e per aprire nuovi percorsi, a partire da sì e per l’intera regione Marche.

PRESIDENTE. Abbinata alle due mozioni c’è l’interrogazione del consigliere Solazzi il quale può decidere se intervenire nel dibattito, se prendere la parola dopo l’assessore.
Il consigliere Solazzi intende intervenire adesso, quindi ha la parola.

Vittoriano SOLAZZI. Intervengo brevissimamente, perché molte cose sono state dette. Voglio far rilevare all’aula che ho presentato questa interrogazione in data 18 agosto, prima di molte altre iniziative che poi ci sono state, perché mi rendevo conto, così come scritto anche nell’interrogazione, prima di entrare nel merito della scelta delle biomasse quale fonte di energia, che su temi assolutamente strategici i processi non possono essere dettati dai privati ma debbono essere governati dagli enti pubblici.
Non ci penso nemmeno a mettere in discussione i protocolli che ci sono stati, né il piano della Regione, né quello della Provincia. Dico soltanto che questi piani debbono essere attuati e non possono essere attuati accondiscendendo all’iter che inizia il privato. Le scelte in campi strategici come questo debbono essere dettate dall’ente pubblico. Sia pure condividendo questa fonte di energia come una delle fonti meno inquinanti e comunque ritenute, anche se con posizioni talvolta contraddittorie, tra le fonti da promuovere, dico che rispetto alla fattispecie concreta, così come affermai ad agosto, ma ancora prima, appena eletto nei colloqui che ebbi anche con qualcuno della Giunta, non è indifferente il luogo che viene scelto, la vocazione di quel luogo, così come non sono indifferenti le dimensioni dell’impianto che si vuol fare.
Ricordo che rispetto a queste cose che dissi prima dell’interrogazione a qualcuno, e anche successivamente, ci fu quasi una irrisione, come se esagerassi su questa questione. Lo dico apertis verbis: non entro nella discussione sulla scelta dell’impianto a biomasse, dico che è stata sbagliata la procedura con cui si è iniziato questo percorso, perché questo è stato un percorso nel quale il protagonista non è stato l’ente pubblico, non è stata la Provincia, non è stata la Regione ma è stato il privato e siamo da sei mesi fermi con interrogazioni e interpellanze. Purtroppo questi mesi non ci sono serviti per trovare una soluzione che facesse riferimento a queste esigenze e soprattutto una soluzione che non finisse per delegittimare il piano energetico regionale e quello provinciale. Purtroppo in questi mesi nulla è accaduto.
La proposta è di ricominciare veramente da capo, con onestà, senza considerare che a dettare l’attività di un ente o di un consesso non possono essere i movimenti, i movimentisti, le piazze, i comitati, ma le assemblee democraticamente elette. Solo nella misura in cui le assemblee rinunciano a svolgere il proprio ruolo, allora è evidente che si è tutti all’angolo perché chi governa il processo sono gli istinti assolutamente populistici che albergano ovunque, dappertutto, probabilmente anche su questa questione, ma ripeto, in politica gli spazi vengono occupati nella misura in cui spazi di governo vengono lasciati liberi. Su questa questione, in modo assolutamente aperto, assolutamente laico, con la consapevolezza che di energia questo paese, questo mondo, questo pianeta, ha ed avrà bisogno, che la scienza, la tecnica, il progresso scientifico rappresentano un momento a cui la politica e chi ha la responsabilità del governo deve ispirarsi, ma è la politica e sono le assemblee a fare le scelte e non possono — questo mi pare il tema centrale — rincorrere le giuste, legittime rivendicazioni dei privati, che perseguono, prima ancora che il bene comune, come è evidente e normale, il bene individuale, il bene sociale.
Credo che su questa questione dobbiamo fare uno sforzo tutti, senza che nessuno si ritenga vinto o vincitore, perché è una a battaglia difficile. Caso mai ci può essere chi politicamente ha visto prima il problema cui si andava incontro e tanto per essere chiaro, come sono sempre, forse quello è stato il sottoscritto, ma cancelliamo anche questo fatto, ricominciamo da capo, mettiamoci attorno a un tavolo e capiamo se vogliamo far andare avanti il piano energetico regionale che io condivido, oppure, per non avere il coraggio di fare qualche scelta e di decidere, mettiamo a repentaglio l’intero sistema che abbiamo costruito di produzione di energia in questa nostra regione. Io sono disponibilissimo da subito a lavorare in modo serio, senza che, rispetto alle soluzioni che adotteremo, ci debba essere qualcuno che canta vittoria e qualcuno che si senta sconfitto, perché qui il lavoro deve essere fatto per la comunità e intendo comunità allargata, l’intera comunità marchigiana che ha bisogno di energia, ma ha bisogno anche di scelte che tengano conto della peculiarità dei luoghi, delle dimensioni, della compatibilità con l’ambiente. Grazie della vostra attenzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Intervengo sia per un aspetto particolare, inerente la situazione di Schieppe di Orciano, sia per un contesto generale, quello che vige in questa regione sulle grandi scelte, sulle grandi decisioni, sulle grandi politiche, sulle grandi strategie.
Noi siamo favorevoli allo sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione di energie, come eravamo favorevoli anche ad altre forme di produzione di energie, quali quelle nucleari o comunque energie che non creano problemi all’ambiente e che determinano nel lungo periodo anche una grande strategia di competitività del sistema produttivo ed economico di paesi come quelli sviluppati.
Vado al tema specifico di Schieppe di Orciano. La Regione ha espresso un parere positivo in seguito all’autorizzazione integrata ambientale. E’ stato uno dei progetti recepito dal Pear ed è una cosa che non mi piace questa per cui alcuni progetti vengono presi, messi nei piani e gli altri vengono tutti esclusi perché c’è una trattativa aprioristica rispetto alla programmazione vera e propria. Questo è avvenuto in questo contesto, come è avvenuto in tanti altri.
Noi siamo favorevoli allo sviluppo delle energie rinnovabili, siamo sicuri che per questo progetto non siano state seguite le procedure corrette, cioè l’inclusione del progetto nel piano senza alcuna consultazione. Ritengo, che l’”effetto Nimby” che rischiamo sempre quando andiamo a proporre qualcosa al territorio, si sia sviluppato anche su un progetto che potrebbe non avere i rischi che tutti ipotizzano, ma alcune carenze questo progetto ne ha, soprattutto nelle dimensioni. E’ un progetto troppo grande per rispondere alla produzione di biomasse di un territorio. Noi sappiamo che oggi la convenienza a lavorare biomasse in un determinato territorio si riduce entro un chilometraggio molto basso, 20-30 chilometri massimo, perché altrimenti l’impatto dei trasporti, quindi dell’inquinamento che generano i trasporti, sia sul territorio, sia con le emissioni, è negativo e anche la convenienza economica scema.
Manca, probabilmente, anche un altro aspetto di questo progetto, in quanto nel Pear noi abbiamo dato valenza alle rinnovabili non tanto per risolvere un problema energetico quanto per darci dei vantaggi politici. Noi cerchiamo di diffondere l’utilizzo di fonti energetiche alternative senza badare poi all’effettivo inquinamento che queste generano, quindi alla previsione, nel Pear, di adeguati sistemi di abbattimento delle emissioni anche di impianto a biomasse. Non è vero che, perché si chiama a biomassa non inquina, perché stiamo comunque bruciando qualcosa, quindi polveri, quindi emissioni gassose. Questo Pear non affrontare le cose nel modo giusto, perché non individua la taglia giusta degli impianti. Quegli impianti che noi abbiamo finanziato, nel giro di due anni saranno economicamente fuori dalla produzione di energia, perché sono troppo piccoli, quindi non economici. Non abbiamo individuato la strategia di coinvolgimento della categoria degli agricoltori, dei produttori di biomasse che riteniamo ancora, in questo contesto, dei semplici fornitori di materia prima e non produttori di energia, quali vogliamo farli diventare. I nostri agricoltori devono diventare produttori di energia, se vogliamo far rimanere la gente anche nelle aree interne, anche nelle zone dove c’è bisogno di trovare delle soluzioni alternative anche allo sviluppo di produzioni alternative per mantenere la popolazione insediata in questi territori.
E’ mancato il coinvolgimento delle popolazioni. Oggi, come IV Commissione, per questi impianti noi ci siamo dati degli indirizzi per andare a ricercare, in Italia, quali siano i modelli più efficienti di coinvolgimento della popolazione, quindi oltre al coinvolgimenti dei produttori agricoli, anche il coinvolgimento degli utilizzatori dell’energia, perché l’energia deve essere consumata soprattutto in loco, dobbiamo far sviluppare impianti che guardino alla cogenerazione e alla trigenerazione e non alla semplice produzione di energia.
Ritengo che tutta questa questione sia interna alla maggioranza. Noi siamo stati contrari per questo aspetto all’impianto di Orciano, anche se siamo favorevoli agli impianti a biomasse ma siamo contrari per il modo con cui è stata portata avanti questa procedura, questa dinamica.
Devo dire che probabilmente il problema è proprio interno alla sinistra che, come sempre, con una parte è favorevole a fare qualcosa, con l’altra parte la blocca. Per questo aspetto non si è mai chiari, né con la popolazione né con il privato che non va criminalizzato. Il privato ha proposto l’impianto perché aveva la possibilità di ottenere un’autorizzazione per fare quel determinato impianto, non è un criminale colui che l’ha proposto, quello è un imprenditore che chiede di fare una cosa che ritiene utile per se stesso, ma probabilmente non è utile per la collettività, per l’ambiente e per il sito dove questo va insediato.
Voi, in questa Regione avete voluto portare avanti una politica energetica da soli, perché nel Pear non ci avete coinvolto, perché il Pear non è condiviso da noi e questo problema di coinvolgere anche gli altri partiti in determinate strategie noi lo chiediamo con forza, come lo chiede con forza anche il Governo. Si parla sempre di trovare strade bipartisan per le grandi scelte di questo paese, per le infrastrutture, per l’energia, per il sistema del welfare, ma purtroppo in questa Regione dove comandate, comandate voi e basta, dove non comandate fate l’ostruzionismo totale.
Mollaroli, noi siamo d’accordo sulla mozione con delle modifiche che poi vi proporremo ma siamo nettamente in contrasto con voi sul Pear, ma sul modo con cui voi volete portare avanti la strategia delle grandi scelte, perché voi volete andare avanti da soli. Quando vi fa comodo ci chiedete aiuto, però se potete volete fare da soli. Secondo me, su questo principale aspetto dell’energia e delle infrastrutture, bisogna che voi apriate l’orizzonte politico e anche quello delle amicizie, anche quello delle connivenze, anche quello della riduzione del peso dei piccoli partiti nelle grandi scelte del territorio.
Questo è il nostro atteggiamento. Sono d’accordo con Solazzi quando diceva che bisogna rivedere i metodi di collaborazione e di proposizione delle grandi strategie di questa Regione. Noi siamo pronti ad affrontare questo tema, in Commissione abbiamo dimostrato di essere pronti, però non vogliamo degli schematismi ideologici nella discussione, vogliamo parlare apertamente e senza essere relegati da nessuna parte del sistema. Voi ci definite arretrati nel nostro modo di pensare le cose, ci definite compromessi con il sistema industriale, poco attenti alle piccole sensibilità. Noi siamo aperti a tutto, ma bisogna che troviamo una sede di discussione leale, trasparente, perché questa regione soffre notevolmente questo aspetto del vostro modo di fare, ne soffre notevolmente e la nostra disponibilità non è arrendevolezza, è compartecipazione alle scelte, è aiuto alle Marche. Alla fine, se io governassi gradirei molto un atteggiamento dell’opposizione di questo tipo, ma voi non volete neanche questo, quindi non capisco perché ci chiedete di votare qualcosa mentre volete andare avanti per conto vostro, ci chiedete di fare delle scelte insieme per condividere le responsabilità perché non volete rispondere a quei cittadini, volete che rispondiamo insieme.
Non è così che si fa la politica e noi non siamo d’accordo, quindi certamente sosteniamo i cittadini, perché è l’unica cosa che possiamo fare e non demagogicamente, perché, lo ripeto, noi siamo d’accordo sullo sviluppo di idonee forme di produzione di energia, perché sappiamo che i cittadini oggi possono sì protestare perché c’è un impianto, ma protesteranno molto di più se non avranno riscaldamento, luce, acqua e quant’altro, quindi bisogna anche accettare il male minore, non accettare mai il male che può generarsi dallo sviluppo ma accettare quello che è possibile accettare, meno possibile i rischi, i danni e le negatività.
Questa risoluzione tra l’altro risolve l’acqua calda, nel senso che ci sono alcune affermazioni che non possono essere accolte. Vedo addirittura che noi, come Consiglio regionale dovremmo sospendere o annullare un’autorizzazione integrata ambientale. Non penso che noi abbiamo questa competenza. Non siamo d’accordo sul punto 5) in quanto noi siamo contrari al Pear così come impostato e abbiamo proposto un impegno diverso da quello che voi avete indicato.
Questa è la posizione di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

Guido CASTELLI. Questa vicenda a mio modo di vedere rappresenta un caso da manuale di come è bene non gestire l’infrastrutturazione che riguarda la produzione di energia elettrica, termica e quant’altro. Noi sappiamo benissimo che l’insediamento di queste opere crea allarme, difficoltà, timori, alla luce di tante delle ragioni che abbiamo visto evidenziare dai comitati ma non solo, ma purtroppo ritengo — non voglio essere esageratamente critico nei confronti di questa maggioranza — che tutte le raccomandazioni che è bene osservare e mantenere rispetto a questo genere di problematiche, sono state violate.
Si dice sempre, ad esempio, che quando si tratta di collocare o realizzare un impianto che suscita, a torto o a ragione, allarme, la regola aurea è quella di favorire l’informazione, di chiedere subito e di affrontare subito quello che è un problema che generalmente si connette a queste vicende. In questo caso tutto si può dire meno che si sia cercato — non mi riferisco solo ai soggetti privati promotori dell’iniziativa — la condivisione, l’informazione, la conoscenza, la partecipazione e quant’altro. Credo anzi di poter dire, senza timore di essere smentito, che si è cercato inizialmente di fare i furbi e di mettere i territori di fronte al fatto compiuto, procedendo per fatti amministrativi rispetto ai quali oggi tutti alzano le mani e non si sa bene come sia stato possibile che invece la procedura amministrativa andasse avanti, che esponenti burocratici degli enti che in qualche misura hanno competenza in materia abbiano in ogni caso portato avanti la procedura, i termini amministrativi e quant’altro.
Se è vero che il coinvolgimento delle popolazioni interessate è il primo imperativo che si deve rispettare in materia di insediamenti energetici, possiamo dire oggi che questa regola è stata violata in maniera patente, e non è un caso, dunque, che si siano sollevate, successivamente, le proteste di cui ancora oggi rintracciamo l’eco e le conseguenze.
La questione energetica è una questione complessissima, sulla quale ci siamo attardati, che ha prodotto nel febbraio dell’anno scorso quello che io definisco il compromesso del piano energetico ambientale regionale, che non a caso, anche da parte della maggioranza — mi riferisco al consigliere Comi — ha stimolato delle delucidazioni, delle richieste sulla reale volontà di portare a compimento quel percorso. Se tutto questo è vero, mi sembra alquanto anomalo e sintomatico di un certo disordine generale, il fatto che rispetto a questa vicenda la Provincia di Pesaro e Urbino abbia tutto sommato scelto una strada che non voglio dire essere contraddittoria o comunque incoerente con quello che in qualche misura era il processo elaborato in Regione, ma è un fatto che la Provincia di Pesaro e Urbino, prima si dota di un piano, prima ancora che lo facesse la Regione, successivamente questo piano, che si limita a dare, sostanzialmente, indirizzi ma anche a stabilire un tetto, sia stato letto da alcuni come coerente con l’iniziativa della Wafer Zoo, da altri incoerente con l’iniziativa della Wafer Zoo. Allora mi chiedo: è un giusto e corretto modo di procedere? Questa sorta di federalismo schizzoide, da un lato vede la Provincia fare le proprie ipotesi, dall’altro vede sopraggiungere la Regione con un’ipotesi, fra le altre cose, estremamente compromissoria, che rende, di fatto, tutto possibile.
La cosa grave è che sulla base degli strumenti di cui si è dotata la Provincia di Pesaro e Urbino prima e la Regione Marche dopo, questa iniziativa, che quasi unanimemente non convince nessuno per le dimensioni, per l’anomalia della procedura, per fatti che via via vanno anche occupando le cronache, mi si dice anche giudiziarie se è vero che i promotori privati di questa iniziativa addirittura dovrebbero essere oggetto di un’indagine penale per presunti utilizzi fraudolenti di fondi europei, tutto questo ci fa assistere, oggi, a un teatrino in cui i responsabili non si vedono più, in cui i fatti parlano di un incedere che nel 2004 è stato netto, inequivoco, chiaro, che confortava l’ipotesi di questo insediamento che ha portato l’autorizzazione integrata ambientale quando i territori, probabilmente, ne sapevano poco, tanto da autorizzare la levata di scudi che, al di là del merito della vicenda, va riconosciuta come legittima, proprio perché non sono stati coinvolti i Comuni e i cittadini su questo affare.
Non ha contribuito a dare chiarezza all’intera vicenda la proposta di modifica del piano di gestione dei rifiuti che a settembre di quest’anno avevamo cominciato a esaminare in IV Commissione sulla base di una proposta di modifica e di integrazione che, di fatto — nessuno può disconoscere questo elemento, perché è stato lo stesso assessore Amagliani, dopo, a correre il tiro presentando un emendamento — avrebbe consentito la trasformazione di questo impianto di Schieppe in un inceneritore. Questa non è una fantasia dell’opposizione, era un dato confermato dai tecnici, esaminato in Commissione, che certo non forniva elementi di rasserenamento o di chiarezza rispetto ad una procedura così anomala, così strana, in cui qualcuno dice “non siamo d’accordo”, ma i propri funzionari, poi, dicono di sì, in cui qualcuno dice “sospendo” ma in realtà, poi, porta la situazione ad andare avanti in maniera più o meno inesorabile.
Quindi ritengo che da questo punto di vista, pur essendo apprezzabile lo sforzo della maggioranza, che si è condensato in una proposta di risoluzione, c’è da fare una valutazione: che oggi come oggi, a mio modo di vedere, la procedura non può essere esclusivamente sospesa. Di fatto la procedura è già sospesa e mi riferisco soprattutto ad Adriana Mollaroli che ha proposto la risoluzione che impegna, da parte del Consiglio, la Giunta a chiedere o la sospensione o l’annullamento della procedura.
Al di là di quelle che possono essere considerazioni di carattere puramente amministrativo, c’è da dire che la procedura è già teoricamente in fase di sospensione, perché c’è stata un’istanza di riesame del provvedimento che riguarda l’autorizzazione integrata ambientale e dunque, nell’attesa della procedura di VIA è già sospeso questo procedimento.
Se vogliamo evitare una tautologia, una duplicazione inutile dei termini amministrativi, credo che dobbiamo avere il coraggio di imboccare, senza se e senza ma, la strada della revoca, dell’annullamento, perché solo questo aspetto può consentire di rimettere tutte le bocce dove devono stare, riprendendo il discorso se sarà da riprendere, cassandolo definitivamente se è vero come è vero che oggi non si trova in tutte le Marche una sola persona disposta a scommettere una lira sulla credibilità di un impianto che nasce sulla base di una potenza termica assolutamente inverosimile, sia per quanto riguarda la possibilità di approvvigionamento, sia per quanto riguarda la possibilità di provvedere al teleriscaldamento, sia per quanto riguarda — lo diceva anche un agronomo dell’università di Ancona in occasione dell’ultima IV Commissione — la tenuta possibile di questo impianto. Quindi oggi non stiamo parlando di filosofia, se sia o meno condivisibile la strada delle fonti rinnovabili, credo che tutti siano convinti che le fonti rinnovabili sono uno dei traguardi che ci dobbiamo porre; non stiamo qui a sindacare o meno il piano energetico ambientale regionale, che secondo me è molto sindacabile e censurabile, ma che poco o punto ha a che fare con una vicenda che è diversa, perché dietro questa storia ci sono stati troppi inganni, ci sono stati troppi protagonismi istituzionali, anche e soprattutto da parte della Provincia di Pesaro e Urbino, ci sono stati troppi “furbetti della biomassa” che in qualche misura hanno messo di fronte al fatto compiuto non solo territorio ma anche realtà istituzionali e, se mi è consentito, anche questo consesso che, non a caso, oggi sente echeggiare voci che più o meno sono tutte piuttosto convinte della impraticabilità del progetto. Questo è il termine che ha usato Adriana Mollaroli, nel punto primo della sua risoluzione. Secondo me è un termine condivisible, l’importante è che sia chiaro che questa impraticabilità, che viene riferita alle ragioni esposte in premessa, non sia una impraticabilità con i minuti contati. Non vorrei che, se ci limitassimo ad affermare l’impraticabilità del progetto, ci potessimo in qualche misura ritrovare tra qualche tempo di fronte a sopravvenienze amministrative, perché ci sono situazioni fattuali che in realtà rendono praticabile ciò che oggi potremmo definire impraticabile. Per evitare questo rischio la situazione è molto chiara, molto precisa, molto semplice, cara Adriana Mollaroli: al punto 2), invece di “impegnare la Giunta regionale a sospendere o annullare l’autorizzazione”, le si dovrebbe dare un mandato molto preciso, le si dovrebbe esprimere un invito molto cogente che non si presta a equivoci di sorta, chiedendo l’annullamento. La richiesta di annullamento, posto che la Giunta regionale ha poi la sua responsabilità e la sua competenza in materia amministrativa, credo che sia l’espressione più nitida, più chiara e più concreta di una chiara non condivisione, di una riprovazione di un processo che ha portato oggi non solo anti cittadini ad arrabbiarsi, non solo tante persone a sacrificare una parte considerevole del proprio tempo per evitare una cosa di cui non hanno voglia di vedere l’allestimento nella propria terra, ma soprattutto per una procedura che sembra tutt’altro che trasparente.
Ripeto, oggi le impronte digitali rintracciabili in questi primi procedimenti si stenta a riconoscere, ma credo che, al di là di quelli che sono stati i responsabili, al di là di quelli che sono stati i “furbetti”, al di là di quelle che sono state le commedie degli inganni che probabilmente, dietro Orciano, si sono animate, noi usciamo bene, compatti, coesi e soprattutto rispettosi di un principio di trasparenza che non dovrebbe fare difetto a nessuno, se chiaramente interrompiamo in maniera definitiva questo procedimento. Poi, il resto sarà compito del piano energetico ambientale regionale, ma soprattutto sarà compito di quelle realtà istituzionali che non possono essere spunte, isolate ed emarginate rispetto a una procedura di così rilevante impatto per il destino della gente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

Roberto GIANNOTTI. Se c’è una cosa che può essere messa a premessa di questa discussione, è che non ha vinto la politica, hanno vinto i cittadini, perché le conclusioni di questo Consiglio regionale sono merito esclusivo della lotta popolare che si è fatta nella vallata del Metauro. Credo che questo vada detto perché se non è chiaro questo passaggio non andiamo lontano e non riusciremo a dare il giusto valore al pronunciamento del Consiglio regionale. Se oggi ci sarà questa scelta, dico che avrà vinto la democrazia e questo risultato sarà l’esito di una battaglia tenace, ostinata, motivata, ancora più importante perché una battaglia che è vero è stata assunta dagli amministratori locali e anche da tanti colleghi consiglieri regionali, ma che è stata assunta a seguito della lotta dei cittadini, perché a nessuno deve sfuggire il fatto che due amministrazioni locali, la Regione e la Provincia, hanno le principali responsabilità di questa vicenda. Se non è chiaro questo, non andiamo lontano.
Il livello delle autonomie locali della Valle del Foglia ha preso in prestito questa battaglia, si è fatto carico di questa battaglia per impedire lo scavalcamento popolare. Ho visto tanti amministratori locali convertirsi ad un giudizio critico rispetto a questa iniziativa.
Quindi la prima valutazione che mi sento di fare è questa: hanno vinto i cittadini.
La seconda considerazione è la seguente. Non posso fare altro che prendere una parte, quella più vera, dell’intervento del consigliere Mollaroli quando dice “ci sono responsabilità gravi della Regione e della Provincia”. Ci sono responsabilità gravi, io dico, della Provincia e della Regione, perché è più giusto dire così, anzi, “della Provincia di Pesaro e Urbino e della Regione” che hanno omesso di compiere un gesto che è fondamentale, cioè non hanno informato preventivamente i cittadini di quello che stavano facendo, che mi sembra una cosa di non poco conto; che hanno evitato di coinvolgere, salvo un Comune che era interessato per motivi di licenza edilizia — quello dove ricade la centrale — il sistema delle autonomie locali. Molti consiglieri non consoceranno la località Schieppe che appartiene alla vallata del Metauro, una zona che coinvolge diversi comuni: Sant’Ippolito, Orciano, Serrungarina, Saltara, Montemaggiore, Orciano.
Questo presidente dell’Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino, che convoca la Conferenza delle autonomie locali, che convoca i sindaci per protestare contro Berlusconi, per riconsegnare le chiavi, per fare qualsiasi cosa, non ha la sensibilità di convocare i sindaci della vallata del Metauro per dire loro che c’è un progetto per un impianto di questo genere? Evidentemente qualcosa di storto c’è. Non sono responsabilità neutre, perché l’Amministrazione provinciale è gestita dai “compagni” della Provincia di Pesaro e Urbino. Quindi non potete fare i “verginelli di prima misura”, avete le responsabilità politiche di quello che questa Amministrazione provinciale di centro-sinistra ha fatto nella mia provincia.
L’errore che ha fatto la Regione, oltre al percorso, è quello della ottusità politica. Secondo me, se c’è un rimprovero che debbo farti, assessore, è di essere stato chiuso e ottuso, cioè ti sei intestardito in una posizione sbagliata. Secondo me il tuo atteggiamento, appartenendo fra l’altro a un partito che rivendica una grande tradizione popolare, un grande richiamo alla democrazia, è stata quella di non dire “se ci sono 5.000 cittadini inc..., qualche motivo ce l’avranno pure, quindi andiamo a discutere con loro”. L’impatto che hai avuto con la cittadinanza non mi sembra che sia stato positivo.
La responsabilità della Provincia non si è limitata alla vicenda della autorizzazione ma ha assunto un tono molto più grave che mi permetterò di richiamare a conclusione, perché se leggo bene nel documento che è stato consegnato dal comitato, addirittura l’Amministrazione provinciale di Pesaro voleva fare uno sfacelo dei cittadini che si erano impegnati a difesa della loro vita e dei loro interessi: ha solamente detto che si era rotta le scatole di questo modo di fare e ha minacciato una denuncia. Il cittadino che si è preoccupato della propria salute, della propria vita, dell’organizzazione del proprio territorio si è sentito dire, da un ente locale che dovrebbe rappresentarlo, che dovrebbe essere il massimo di espressione di democrazia, “per quello che hai fatto ti denuncio”, perché la morale è questa. Altro aspetto estremamente grave della vicenda.
Io sono particolarmente lieto della presentazione della proposta di risoluzione. Mi interessa poco, oggi, dire che è il risultato di una riflessione, è il risultato di una pressione popolare, è l’imminenza delle elezioni che mi induce a essere più realistico rispetto a questa questione. Quello che votiamo è un pezzo di carta, un indirizzo, potrebbe esserci la possibilità che le cose vadano comunque avanti, però mi interessa il valore politico che assume un pronunciamento di questa natura, e se il pronunciamento è questo, evidentemente non possiamo che dire che ci va bene. Io e il collega Tiberi in modo particolare, che siamo eletti in questa provincia, non possiamo che essere soddisfatti della conclusione politica, che poi riprende anche la nostra posizione. Per fare chiarezza con tutti, noi non siamo contrari all’iniziativa privata e al fatto che qualche imprenditore voglia rischiare per iniziare la propria attività, noi siamo contrari a quel tipo di impianto perché il suo dimensionamento, la sua collocazione sono impraticabili, perché avrebbe un effetto devastante sul piano della logistica, perché sarebbe in grado troppo facilmente di soddisfare lo smaltimento del materiale che c’è, lasciando presupporre qualche altro utilizzo>.
Quindi non siamo contrari in linea di principio, siamo contrari a quell’impianto, a quel tipo di impianto, a quel dimensionamento, a quella portata, a quella capacità. Se si parlasse di un impianto di altre dimensioni, di altri valori, di altre cose sarebbe un discorso differente, ma non è così, quindi non possiamo che prendere atto di questo pronunciamiento del Consiglio regionale sulla impraticabilità e dire che siamo d’accordo con la proposta di annullamento della autorizzazione concessa.
Per il resto il documento contiene una presa d’atto del tutto notarile, che non è condivisibile per il richiamo al piano regionale che noi non abbiamo votato, quindi non ci sentiamo di confermarlo oggi. Non è condivisibile perché è un piano che non fa giustizia, perché in questo piano non c’è una riga di censura del ruolo negativo svolto dalla Provincia e dal Comune.
Tanto per non essere accusati, mi sono preoccupato, insieme al collega Tiberi, di presentare un emendamento che non vuol essere offensivo, che anche la parte della sinistra può votare, che recita testualmente: “Il Consiglio regionale delle Marche esprime solidarietà ai cittadini della vallata del Metauro in relazione alle minacce di denuncia per diffamazione ipotizzate dai responsabili di alcune istituzioni locali”. Messaggio chiaro. Siete d’accordo con me che il responsabile di un ente locale non può minacciare il cittadino che esercita il suo diritto democratico di protesta?
Finisco con una considerazione. Chiarita la posizione dicendo che voteremo questo documento, che non voteremo il punto 5), che abbiamo presentato due emendamenti, uno dei quali, di fatto, riconosce le responsabilità della Provincia di Pesaro e Urbino e chiede che i cittadini siano immuni da provvedimenti punitivi, qualcosa voglio dire anche agli abitanti della vallata del Metauro. Io distinguerei fra la mobilitazione popolare spontanea e al mobilitazione popolare interessata: ho visto troppi galletti politici farsi carico della battaglia giusta dei cittadini e questo è inaccettabile. Se ci sarà questo pronunciamento, sarà bene che si ritorni alla normalità, evitando strumentalizzazioni politiche. Ci sono troppi esponenti che lottano nel comitato, che fanno riferimento a partiti che hanno responsabilità nelle Giunte di sinistra nella Provincia di Pesaro e Urbino e nella Regione. Secondo me quel tipo di posizione, se non depurata dal tasso di strumentalizzazione, non deve passare, anche perché la conseguenza, l’esito di questo impegno mi dicono potrebbe essere il tentativo di creare posizioni civiche, liste civiche alle prossime elezioni amministrative a Barchi e a Orciano. Sarebbe un gravissimo errore che isolerebbe le popolazioni del Metauro, perché evidentemente le forze politiche non staranno a guardare e difenderanno le loro idee, le loro proposte e le loro posizioni.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Intanto voglio ringraziare i coordinatori, i dirigenti del comitato di cittadini, perché io sono un consigliere non della provincia di Pesaro e Urbino, delle Valli del Metauro e del Foglia che hanno avuto la sensibilità di coinvolgermi, di informarmi, di farmi avere la documentazione della loro fitta corrispondenza con i poteri, soprattutto provinciali e regionali.
Ho avvertito una grande mobilitazione, ma una preoccupazione notevole tra quei cittadini, di tutti i colori, e questo fa onore al comitato. La prima riflessione che voglio fare è che finalmente anche in una terra abbastanza monocolore o a grande maggioranza monocolore, molti sindaci hanno avuto il coraggio, Adriana Mollaroli in primis, di disertare anche un incontro con il presidente della Regione e il presidente della Provincia. Quindi per la prima volta, credo, nella storia, c’è stata una sana rivolta che contestava il metodo prima ancora che il merito della questione.
Ho spiegato più volte le cose ai cittadini e al comitato, che erano disorientati, soprattutto quelli di sinistra — in buona fede — di fronte al comportamento del presidente della Provincia, “Palmiro Lenin”, che ha completamente snobbato le popolazioni, i cittadini e le Amministrazioni. Così come, caro assessore Amagliani, questo è avvenuto con il servizio del tuo assessorato. Chiarirò e mi prenderò la responsabilità di quello che andrò a dire, però voglio raccontare a quei cittadini che erano abbastanza perplessi sulla indifferenza, sulla noncuranza dei governi della Regione e della Provincia nei loro confronti, un aneddoto che forse in quest’aula, negli anni passati, quando non c’ero io, sicuramente sarà stato citato. Questo dico anche ad Adriana Mollaroli che ringrazio per l’intervento che ha fatto che condivido e che le fa riscuotere ancora più stima da parte mia, perché il contesto in cui si muove è sicuramente difficile per lei. L’aneddoto è il seguente. Il primo inceneritore della regione Marche è stato fatto nella provincia di Macerata, a sette chilometri da casa mia, quindi le cose le conosco, ma Franco Capponi le conosce anche meglio di me perché ne è stato brillantemente presidente. Questo inceneritore fino al 30 aprile 1995, secondo l’on. Calzolaio faceva male ai cittadini, quindi lui si incatenava ai cancelli dell’inceneritore, dicendo che questo era l’ennesimo sopruso del Governo, della Regione, della Provincia che erano governati da colori diversi dalla sinistra. Lui si incatenava per far capire ai cittadini che quello faceva male. Il 31 maggio dello stesso anno, cioè 31 giorni dopo, lui sfilava lì davanti dicendo che da quel momento i fumi emessi facevano bene ai cittadini. Cos’era cambiato? Era andato al potere, in Regione e in Provincia il centro-sinistra e quindi da quel momento, con una bacchetta magica, quando governa la sinistra anche i fumi inquinanti fanno bene. Questo è quello che bisogna spiegare ai cittadini ed è il motivo per cui il presidente “Lenin-Ucchielli” non si è mosso come doveva, per non dare la minima informazione ai cittadini e anche ai sindaci del suo partito. Do atto a quei sindaci che finalmente hanno avuto il coraggio di dire “basta, non devi più prenderci in giro”. Hanno la mia stima, perché hanno avuto il coraggio di ribellarsi, in un momento anche politicamente difficile. Quindi i sindaci non sono andati alle riunioni, sono state raccolte le firme, è stato messo su un comitato che da quello che ho visto io si è mosso con grande competenza ed è stato completamente snobbato dall’assessorato all’ambiente della Regione Marche.
Assessore, ti consegno il dossier che ho io, fatto di fotocopie e di corrispondenza, di lettere completamente ignorate. Voi vi siete organizzati con un comitato prima nominato, poi ricambiato non si sa perché, un comitato che non si è occupato minimamente della questione, che l’ha ignorata e su questa vicenda cosa possiamo dire da amministratori, se ce lo vogliamo dire fino in fondo? “Il privato all’arrembaggio”, come ha bene detto il collega Giannotti. Noi, per cultura non siamo contro i privati, l’ha detto anche Capponi, ci mancherebbe che l’iniziativa imprenditoriale venisse demonizzata. Ma quando vediamo che intere amministrazioni di tutti i livelli sono in balia di una sola proposta privata, peraltro in contraddizione e fuori programmazione rispetto al Pear, non possiamo che pensarla in questo modo. Il Pear rispetto ad un anno fa sicuramente vi trova spiazzati, oggi, completamente. Le risposte l’assessorato non le dà, la Provincia è latitante, che cosa possiamo dire, assessore Amagliani? Io ti auguro di rispondere nel modo opportuno ai cittadini, al comitato, all’Amministrazione.
La corrispondenza che c’è stata finora, caro assessore Amagliani, ti dovrebbe attribuire un voto insufficiente. Io mi unisco all’istanza che ha lanciato qui Adriana Mollaroli e a quella portata avanti da Forza Italia con l’emendamento, per chiedere di fare un documento unitario. Ho fatto questo intervento anche con la polemica che ritenevo necessaria, ma credo che quei cittadini e quelle amministrazioni meritino rispetto e attenzione. Questo l’hanno detto tutti e significa che bisogna fare un documento comune che punti ad azzerare tutto e a ricominciare da capo, nel rispetto di tutti.
Spero che questo si faccia, quindi mi unisco alla volontà di fare un documento unitario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Come sempre c’è un vizio: la demagogia che ho sentito in alcuni interventi è direttamente proporzionale alla vicinanza delle elezioni, quindi più ci avviciniamo al 9 aprile, più c’è una rincorsa ad esagerare. Questo mi è sembrato evidente in alcuni interventi.
Qualche mese fa mi sono avvicinato alla vicenda di Schieppe di Orciano, a questo impianto di biomasse e ho cercato subito di mantenere equilibrio e senso di responsabilità anche rispetto alla funzione di governo che abbiamo come maggioranza in questo consesso. Equilibrio rispetto a due-tre elementi. Il primo — lo dico ai consiglieri di minoranza che hanno parlato prima di me, qualcuno dei quali sembra essersi accorto oggi di questa questione — è che noi ci eravamo accorti immediatamente che quell’impianto era sovradimensionato per una serie di questioni. Ci siamo accorti subito che era eccessivo per i megawatt che doveva produrre, per la necessità di trovare biomasse da bruciare, rispetto al fatto che questo provocava ulteriori polveri sottili, quindi problema di salute. Abbiamo cercato di capire se era sufficiente rassicurare i cittadini rispetto a questo impianto o addirittura coglierne una incompatibilità o impraticabilità del progetto. Da un lato questo aspetto l’abbiamo colto immediatamente. Ho partecipato ad alcune assemblee interne, non pubbliche, per cercare di capire fino in fondo le difficoltà rispetto a questo progetto. Però abbiamo anche cercato di fare un’altra cosa, altrimenti chi deve svolgere il ruolo di governo con responsabilità ha difficoltà ad andare avanti su questa strada. Noi non solo dovremo, nei prossimi mesi, attuare il piano energetico regionale che prevede impianti di cogenerazione, impianti a biomasse, che puntino al risparmio e che diano una risposta alla crisi energetica di questo paese, ma dovremo forse, in futuro, misurarci sugli impianti a biomasse, sul problema dei rifiuti, quindi sulla termovalorizzazione. L’obiettivo di Giannotti è la Provincia di Pesaro e Urbino e il suo presidente, ma qualche volta lo dica non qui, lo faccia dire ai suoi negli altri Consigli dove si può rispondere. Lo dice sempre qui, lei in questo consesso attacca sempre chi non le può rispondere o replicare.

Roberto GIANNOTTI. Faccio quello che fa Ucchielli con i ministri della Repubblica italiana.

Mirco RICCI. Non voglio polemizzare, perché il punto importante è un altro. Ognuno di noi nella sua esperienza politica ha partecipato, come io ho fatto, a diversi comitati cittadini e per quanto mi riguarda ho anche cercato di capire fino in fondo le istanze dei cittadini, ci mancherebbe altro che non fosse così.
Molto spesso capita così. In questo caso Schieppe di Orciano, la Tav nel nord Italia, altre questioni che stanno sorgendo. Oppure la stessa delega ambientale che il Governo si sta apprestando a varare, dentro la quale c’è tutto, consigliere Capponi, anche le possibilità, attraverso le biomasse, di bruciare chissà che cosa. Sono questioni sulle quali occorre equilibrio, senso di responsabilità, anzitutto per chi governa. Questi sono i problemi veri, secondo me. Noi siamo convinti dal primo minuto che quell’impianto era sovradimensionato, l’abbiamo colto subito. Si tratta di capire — e lo diciamo nella nostra risoluzione — le forme per superare quelle difficoltà, prevederlo più piccolo, oppure non prevederlo affatto. Si tratta però di come fare ad attuare il piano energetico regionale — in Commissione abbiamo approfondito questo aspetto — e trovare la possibilità, per esempio, di realizzare in questa regione — ma bisognerà anche decidere se fare qualche impianto a biomasse, dove farlo — questi impianti e difendere la scelta, altrimenti dovremo accantonare una delle questioni che riguarda le fonti rinnovabili, condivise da questo paese. Abbiamo detto energia solare e fotovoltaica, biomasse, eolico, ma se in qualche modo non riusciamo ad applicare questi strumenti, faremo ovviamente barricate tutti contro il nucleare e continueremo a bruciare il petrolio.
Ritengo che la risoluzione che proponiamo riconferma che la proposta di quel progetto è decisamente sovradimensionata. Fra l’altro, rispetto agli impianti a biomasse, devono essere una risorsa vera, occorre la possibilità di avere nelle aree interne, in modo particolare, una sinergia, un intreccio fra impianto a biomasse e gestione del patrimonio boschivo. Insomma, da questi impianti che sono fonti di energia rinnovabile, possono scaturire anche rapporti diretti con il territorio. L’errore che abbiamo fatto è che bisogna essere sensibili alle istanze dei comitati e dei cittadini, bisogna non strumentalizzarle, non farsi strumentalizzare e, come sempre, portare dentro le strutture istituzionali la funzione di governo e le proprie responsabilità.
Rispetto a questo percorso dobbiamo recuperare la responsabilità di dare un giudizio tale che ci porti a considerare quella struttura nettamente sovradimensionata e ricollocarla in un percorso nuovo che deve ripartire, secondo noi, sulla base della nostra risoluzione e che si auspica sia votata dalla più larga maggioranza possibile di questo Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Affrontiamo questo dibattito per puro caso nello stesso giorno in cui il Governo nazionale decide di fare ricorso alle risorse strategiche per il gas, perché ormai siamo praticamente alla frutta.
Io dico sempre che se non vogliamo veramente diventare una “Repubblica delle banane”, questi argomenti debbono essere affrontati in ogni contesto con grande senso di equilibrio e di responsabilità, altrimenti questo paese non ha futuro.
Sgombriamo il campo dalla facile demagogia. Sicuramente nella vicenda ci sono stati degli errori comportamentali e gestionali da parte degli amministratori locali, anzitutto quello del coinvolgimento dei cittadini, poi l’informazione e, probabilmente, se ciò fosse avvenuto, le conclusioni avrebbero potuto essere anche diverse. Seconda cosa, sembra ormai accertato tecnicamente che l’impianto proposto sia sovradimensionato, quindi tale da dire che non va bene per quello che si vuol fare, forse è un inceneritore, forse è qualcos’altro. I cittadini non vogliono essere presi in giro da parte di alcuno, centro-destra, centro-sinistra, non vogliono mai essere presi in giro.
Detto questo e quindi concordando sulla necessità di rimettere a posto le cose e ripartire dall’inizio, non possiamo poi fare gli ipocriti, perché secondo me impianti per ricavare energia da biomasse in questa regione vanno fatti. Io l’ho detto all’epoca in cui si è discusso il Pear e non voglio strumentalizzare oggi questa posizione di opposizione. Gli impianti a biomasse vanno fatti, come altri impianti — io sono per l’eolico ecc. — e tutto ciò che è possibile ricavare dalla stessa natura per fare energia. Non ce lo nascondiamo, noi siamo in presenza di una grave crisi energetica nel nostro paese. Oggi, per la prima volta nella nostra storia, un governo utilizza le riserve strategiche. Questo non ce lo possiamo nascondere, non possiamo fare i giochetti di destra e sinistra, su questo. Credo tra l’altro, che parlando anche con le popolazioni interessate ogni volta che si realizzano impianti di un certo tipo, possano esserci anche dei benefici, se gestita la cosa con correttezza e non lasciata in mano agli speculatori o agli approfittatori. Credo che se le cose sono gestite con intelligenza, con raziocinio tecnico, non tutti i mali vengono per nuocere.
Quindi la lezione è questa. Rimettiamo a posto le cose, poi ripartiamo con un confronto serio, ben sapendo che dobbiamo essere pronti ad affrontare questa emergenza, se vogliamo essere amministratori seri di questa Regione, altrimenti facciamo del facile populismo da tutte le parti e credo che questo non serva e non ce lo chiedono nemmeno i cittadini.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo impianto è partito dalla richiesta di un’azienda che vuole la riconversione di una centrale esistente utilizzata anche come essiccatoio. E’ da poco stato approvato il piano energetico ambientale regionale che prevede l’utilizzo delle biomasse. Una delle indicazioni migliori era quella del riutilizzo del calore — la produzione utilizza il 40%, l’altro 60% andrebbe disperso in calore — e quando è abbinata alla cogenerazione e al recupero di calore, la produzione di energia tramite biomasse è ottimale. Oltretutto non era ancora partito alcun tipo di impianto nella regione Marche. Quindi questo progetto è partito in una situazione di necessità e comunque di previsione di produzione tramite biomasse, quindi è stato accolto favorevolmente ed erano stati ancora poco approfonditi i problemi legati al posizionamento, cioè alla vicinanza degli abitati, e della produzione di fumi, di inquinanti. Inoltre non era stata approfondita, in una prima fase, la questione dell’approvvigionamento. Nella richiesta della società Wafer Zoo si parla addirittura della provincia di Ancona, oltre che di quella di Pesaro e Urbino.
Ho letto la trascrizione dell’audizione presso la Comunità montana del Metauro del prof. Roberto Iodice dell’università di Trieste, il quale dice che la dimensione ottimale per le centrali a biomasse è di 2-3 megawatt elettrici e 5 megawatt termici, cioè piccole centrali come previsto nel piano energetico della Provincia. Ugualmente il prof. Santilocchi, della facoltà di scienze ambientali e produzioni vegetali dell’Università Politecnica delle Marche, in una audizione di neanche un mese fa presso la IV Commissione, dice che per le nostre vallate il dimensionamento ottimale delle centrale a biomasse è sui 2 megawatt elettrici e che l’importanza di centrali di produzione elettrica con biomasse è legata al recupero dell’energia termica, quindi al discorso della cogenerazione. In questo impianto il recupero su 23 megawatt elettrici della parte di cogenerazione è molto difficile per la distanza dai centri abitati.
Mi pongo ugualmente il problema che si sono posti sia gli uffici che alcuni consiglieri, cioè la necessità di produzioni di energia elettrica e di utilizzo delle biomasse all’interno del piano energetico. Sia il dott. Iodice che il prof. Santilocchi, hanno parlato di diverse centrali, anche 10-15 centrali della dimensione di 2-3 megawatt elettrici e questo andrebbe incontro anche al rifornimento per queste centrali, che deve essere attorno ai 10-15 chilometri di distanza, per evitare i trasporti ecc.
La grossa centrale di 35 megawatt che c’è in Calabria, è approvvigionata dal Canada, quindi una centrale di questo genere, di fatto andrebbe a dover essere approvvigionata non solo dalle due province, ma l’approvvigionamento reale coinvolgerebbe anche le regioni vicine. Quindi questo dimensionamento pone una serie di problemi che sono venuti fuori, purtroppo, successivamente all’inizio del percorso, però questo ci permette di avviare una riflessione che se parte bene, oltre ad andare incontro alle esigenze delle popolazioni della Valle del Metauro, ci permette anche di partire in maniera seria e concreta con tutte le fonti energetiche alternative, rinnovabili previste dal piano energetico. Quindi questo stop, speriamo non debba andare incontro all’iter burocratico, nel senso che a volte certi procedimenti sono difficili da fermare e quindi, rispetto a questo, ci vuole un impegno di tutta la maggioranza e di tutto il Consiglio regionale per andare anche a un rapporto con l’imprenditore, con l’azienda e verificare la possibilità che non vi sia danneggiamento degli interessi e anche la possibilità di realizzare in quella sede un piccolo impianto in sostituzione dell’esistente, che continui a mantenere l’essiccatoio, perché questa era la situazione esistente e quella deve essere consentita, ma certamente questa richiesta dovrà essere rivista all’interno di un nuovo procedimento e di una nuova richiesta, quindi azzerare e non autorizzare questa richiesta di 23 megawatt e rivedere un nuovo progetto e ripartire da zero e non essere costretti a decidere perché un procedimento è già avviato.
Anch’io ho firmato la mozione 35, condivido nei suoi intenti anche la mozione 34, quindi spero che questo Consiglio regionale si impegni affinché ci sia un progetto complessivo sul discorso delle fonti energetiche rinnovabili, che sia compatibile anche con il territorio e non parta progetto per progetto, incontrando le diffidenze della popolazione. Bisognerebbe definire come queste centrali a biomasse devono essere distribuite provincia per provincia, il loro dimensionamento massimo e in questo modo risolvere per sempre il problema di eventuali richieste sovradimensionate rispetto alla compatibilità con l’ambiente e con le popolazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. I miei colleghi di gruppo D’Anna e Castelli hanno parlato del dato tecnico della vicenda, quindi mi sento di sottolineare l’aspetto politico. L’aspetto politico è segnato dall’azione disinvolta delle istituzioni al servizio di una vicenda privata. Non voglio dire di affari privati, addirittura, ma sicuramente di una vicenda imprenditoriale. E che la politica e le istituzioni siano al servizio di un iter, di un percorso procedurale che riguarda affari privati è una cosa di gravità rilevante. Qui c’è un procedimento di natura amministrativa per un’attività esistente, che viene trasformato, attraverso una serie di passaggi apparentemente minimali — la gestione del percorso amministrativo e giuridico apparentemente è fatta di piccole cose e di piccoli strappi — in un nuovo impianto senza fare la ripetizione del procedimento per una cosa diversa da quella iniziale, quindi si stravolge tutta la normativa.
Si badi che qui — ci tengo che questo rimanga a verbale — non si tratta di una violazione formale, qui si tratta di una violazione sostanziale. In pratica si passa da una autorizzazione per centrale termoelettrica ad autorizzazione per un inceneritore. Poi le parole cambiano, si utilizza in maniera molto abile tutto il vocabolario esistente nella descrizione tecnologica, ma le cose sono queste.
Il fatto che le istituzioni che invece di garantire i cittadini sono al servizio di una procedura e di un affare, è dato anche da vicende imbarazzanti. Per esempio la Provincia vota autorizzazioni, dà pareri favorevoli in contrasto con i propri atti, come il proprio piano energetico. Quando si tratta di conferenze di servizi, spesso i Comuni che sono coinvolti non vengono invitati o, come viene detto in un documento, vengono invitati per le vie brevi. In genere, per determinare un atto giuridico occorre notificare inviti, persone e via di seguito, invece si dice che vengono convocati per le vie brevi, cioè a voce. Quando poi i Comuni stessi non sono fatti oggetto a pressioni politiche forti, come riferito più volte da amministratori locali.
Qui siamo di fronte a un paradosso. Ne “I Promessi Sposi” c’è un passaggio in cui si dice “questo matrimonio non s’ha da fare”. Qui il paradosso è che “questo impianto s’ha da fare”. Questo è ciò che viene detto dal personaggio, innominabile, che sta dietro tutta l’operazione.
Per questo i tecnici consiglieri, abilmente decidono che un’autorizzazione integrata ambientale può sostituire tranquillamente una valutazione d’impatto ambientale. Sembra una sigla di poco conto, invece cambia tutto. Non c’è pubblicità sugli atti, solo attraverso l’azione costante di coloro che intuiscono la situazione, che poi si organizzano in comitati spontanei, a cui appartengono cittadini, la società che più o meno vive la vita delle comunità nostre, si scoprono tutte le vicende. Se non ci fosse stata la vigilanza della gente del posto, a quest’ora, secondo me, alcuni amministratori, alcune istituzioni, alcuni imprenditori si sarebbero ritrovati a festeggiare. Noi non solo non possiamo assolutamente benedire questo, ma non possiamo fare altro che condannarlo.
C’è una fase del passaggio, estremamente significativa, in cui viene addirittura sostituito un tecnico della Regione perché ritenuto poco affidabile per la Giunta regionale, per le istituzioni, per il procedimento, con un altro che invece viene ritenuto più affidabile rispetto, ovviamente, al fine che si vuole perseguire, cioè il rilascio dell’autorizzazione quale si vuole. Si danno interpretazioni urbanistiche di comodo che in caso di altre richieste vengono interpretate in maniera scomoda per il richiedente (in questo caso vengono invece valutate in maniera comoda per il richiedente). Quello che appare in questa pagina, che non è edificante per le istituzioni, è che quella sinistra che dice sempre che bisogna tutelare l’ambiente, i cittadini, rispettare la volontà delle comunità e via di seguito, invece afferma in occasione di un certo incontro, per l’esattezza in data 14 settembre 2005 — mi dispiace, perché in un’altra occasione mi è capitato di criticare l’assessore Amagliani, ma la frase è la sua — che non solo la Regione non rivedrà le sue posizioni, ma addirittura accelererà l’iter burocratico e non cederà assolutamente alla richiesta dei Comuni che in fondo rappresentano null’altro che le comunità locali. Il che significa che esiste un forte distacco tra il sentire non solo della gente, della popolazione, ma anche dell’istituzione locale rispetto a quella regionale.
Come si fa, addirittura, a volte, in passaggi, a prescrivere realizzazioni che fanno comodo ai richiedenti e che invece sarebbero discutibili se non fossero prescritte dalla stessa autorità regionale? Questo dato è negli atti. Uno può citare atti, cose, date, ma questa è una cosa che traspare fortemente da tutta la vicenda.
Concludo innanzitutto condannando duramente quella che io ho chiamato disinvoltura del percorso amministrativo e giuridico per arrivare dove siamo arrivati, poi sottolineando che dobbiamo andare alla revoca dell’autorizzazione, per andare invece a una rivalutazione completa di tutta la vicenda proprio dal punto di vista della sostanza e non semplicemente della forma, perché qui siamo molto al di là della forma, la sostanza è ben altra cosa. Ho ascoltato un passaggio dell’intervento del consigliere Viventi che rifletteva sul problema del deficit di energia nelle Marche e in Italia più in generale. Sicuramente ci dobbiamo porre il problema dell’energia, ma dobbiamo cercare di fare degli atti propositivi forti, dotati della valutazione non solo ambientale ma complessiva — quindi anche imprenditoriale, rapporto costi-benefici e quant’altro — per creare le condizioni di produzione di energia elettrica che da una parte soddisfino le necessità della nostra comunità, la qualità della vita che abbiamo nella nostra regione, ma che contemporaneamente tutelino le popolazioni, perché secondo noi è assolutamente negativo dare delle risposte come queste che sono assolutamente sbagliate.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. A me pare che c’è un elemento generale che disciplina e sta disciplinando questo dibattito. Questo elemento generale sta fuori di quest’aula e si chiama movimento, partecipazione. Quel movimento e quella partecipazione che oggi è un di più, che ha prodotto il risultato di questo dibattito, quasi a determinare — non è solo una questione di calendario — un Carnevale. Il Carnevale è quel periodo dell’anno in cui i soggetti cambiano di ruolo, di posizione, di funzione. Ho sentito qui, oltre ai tantissimi richiami all’intelligenza — e cercherò di farlo per quel poco che posso — la valorizzazione di queste esperienze di partecipazione e fin qui ci siamo, sono perfettamente d’accordo, anzi sarà un passaggio, un percorso che non dovrebbe essere fatto solo nei periodi di Carnevale, dovrebbe essere una costante specifica del rapporto tra le assemblee degli eletti, i soggetti sociali e le soggettività. E’ una domanda nuova, un punto politico che credo dovremmo imparare. Questo è un primo elemento, un elemento importante. Come un elemento importante mi pare sia quello che è stato largamente condiviso su questioni come quelle che oggi si definiscono beni comuni, e l’energia è una di questi, tra le più preziose, elemento determinante delle nostre possibilità di sviluppo. Questo è il primo elemento che abbiamo colto, quello della partecipazione. L’altro elemento importante è che sulla questione dei beni comuni e delle vicende dei beni comuni, il ruolo e la funzione del pubblico sono decisivi, determinanti ed oggi questo è un dato, un risultato una convinzione che è stata qui espressa unanimemente. Spero che non sia un momento e un elemento del Carnevale.
Veniamo alla questione più specifica. Io credo che la questione essenziale in questo dibattito si chiami piano energetico ambientale regionale. E’ quello il punto, è quella la questione centrale. Saremo in grado di trasformare quell’impegno in realtà? Saremo in grado di costruire le condizioni perché nella nostra regione l’energia si produca rispetto ai bisogni e soprattutto in modo ecologicamente e territorialmente compatibile? E’ questa una questione essenziale anche del dibattito di oggi, se vogliamo evitare di cadere nelle questioni “provinciali”. Perché la vicenda di Schieppe merita di più? Se non altro per l’impegno, la partecipazione, la passione con cui i cittadini di quel territorio hanno deciso di esserci.
Allora è il piano energetico ambientale il punto centrale, anche di fronte ad una situazione nuova e particolarmente preoccupante per la regione Marche, qual è la crisi del settore bieticolo-saccarifero e rispetto alla quale tutte le possibili riconversioni guardano all’energia ecocompatibile. Allora siamo anche a una necessità: non c’è solo l’emergenza che ricordava il consigliere Viventi, emergenza che non dobbiamo ricordarci solo una volta ogni tanto. Sulle questioni dell’energia ci sarebbe tanto da dire, non solo sulle fonti energetiche, ma su come si usa, si disperde anche nei modelli sociali ed economici che abbiamo costruito.
Per quanto riguarda Schieppe di Orciano io credo che noi dobbiamo esercitare due questioni: la capacità di assumere tutte le problematicità che quell’impegno di partecipazione ci ha portato, un impegno di partecipazione che è stato così attivo che non solo ha permesso di modificare il dibattito in quest’aula, che magari fa parte anche di quella moderata dose di trasformismo che è nella cultura politica italiana. Non solo è riuscito a modificare punti di vista all’interno di questo dibattito, ma è riuscito anche a porci una serie di questioni di domande che sarebbe sbagliato non assumere. Ma dentro un altro quadro, dentro il quadro del piano energetico che ci siamo dati, delle prospettive che ci siamo dati, della convinzione generale che il principio della scelta non può essere quello “non nel mio giardino”, ma di una razionale distribuzione del carico della produzione energetica in tutto il territorio. Questo significa anche riflettere sulle dimensioni degli impianti che abbiamo, sulle caratteristiche tecniche ma non solo. Anche qui credo che dobbiamo fare un salto e pensare che c’è un progetto da percorrere. Il salto e il progetto da percorrere riguardano chi è il decisore. Io penso che la tecnica debba essere chiamata a fare un passo indietro. C’è un problema di compatibilità sociale, di razionalità dei rapporti sociali che vogliamo costruire rispetto al quale la tecnica deve fare un passo indietro, perché può darsi che la dimensione ottimale di quell’impianto dal punto di vista economico e tecnico sia ics, ma può darsi anche che la costruzione di un processo di produzione energetica in questa regione sia economicamente la meno vantaggiosa ma socialmente più realizzabile e compatibile se quelle quantità, quelle strutture, quegli strumenti di produzione energetica sono più piccoli, perché sono più vicini e sono anche più comprensibili e più controllabili. Abbiamo cioè questi passaggi di fronte e io non immiserirei il dibattito sulle vicende del “sosia di Lenin”, proprio non lo immiserirei da questo punto di vista. Ecco perché mi sento anche di fare una richiesta dopo il dibattito che c’è stato, perché se questo dibattito è stato ascoltato ed ha voluto fare un passaggio, credo che non possiamo discutere sulle mozioni che l’hanno prodotto, dobbiamo tentare una sospensione e all’interno di questa sospensione, magari dopo la replica dell’assessore, costruire il documento che assume punti di riflessione e i punti centrali di questa riflessione, non il documento che magari l’ha innescata. Il documento che l’ha innescata è datato anche rispetto all’ora che questo dibattito ha prodotto, è già vecchio rispetto a un’ora fa, se le cose che ci siamo detti hanno un senso politico e una responsabilità per chi le ha dette.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Credo che in questo dibattito occorra capire di cosa stiamo parlando, nel senso che la cosa sembra sottintesa e invece non è indifferente. Stiamo parlando di un’autorizzazione in corso, non di qualcosa che è autorizzato. Quindi una situazione nella quale si ragiona rispetto al percorso, rispetto alle situazioni. Quindi sgombrerei il campo rispetto a scelte fatte che non sono state fatte, nel senso che tutte le scelte sono ancora aperte.
Credo che occorra anche capire che ci sono due livelli rispetto a questo problema. Un livello è quello degli indirizzi, quello delle scelte politiche e un livello è quello delle autorizzazioni vere e proprie, che sono le scelte tecniche.
Personalmente sono convinto per scuola, per cultura, che le scelte tecniche siano subordinate alle scelte politiche, quindi il quadro che noi abbiamo è quello definito dal Pear, il Pear dà delle indicazioni, ma per forza di cose, a meno che non avessimo voluto fare l’enciclopedia Treccani, non dettaglia le questioni, per cui, secondo me, è normale che in una situazione come questa in cui una scelta del Pear viene declinata nella realtà, quindi si confronta con la realtà e questa realtà non trova riscontro nel Pear, nella sua definizione dettagliata e quindi serve un ragionamento ulteriore rispetto a una serie di criteri che per forza in quel documento non ci sono e quindi diventano oggetto di dibattito, credo che la politica debba di nuovo prendere in mano il suo ruolo, quello di dare lei le indicazioni di dettaglio.
Secondo me, nello specifico di questo progetto siamo in una fase in cui è vero che rispetto al quadro del Pear gli uffici devono definire se dare o meno delle autorizzazioni rispetto ai criteri di legge e normativi che hanno, ma è anche vero che siamo di fronte a una realtà che nel Pear non poteva essere definita nel dettaglio, quindi è bene che sia il Consiglio regionale a riprendere in mano queste scelte e a definire nel dettaglio se quel tipo di progetto, quelle ipotesi di impianto siano compatibili con un’idea politica che è l’idea che sta poi dietro il piano energetico regionale.
Il secondo elemento è quello del percorso. Anche qui, secondo me c’è una discrepanza tra quello che è stato e quello che si racconta, nel senso che il percorso è sostanzialmente quello previsto dalle normative di questa regione, dalle normative nazionali, anzi rispetto a quello che è previsto, all’interno di questo percorso sono stati inseriti un po’ di elementi facoltativi, che si potevano non inserire, quali l’inchiesta pubblica, la costituzione del tavolo tecnico ecc.
Quindi qui, più che fare il processo al percorso, che ha provato a tenere insieme l’elemento della partecipazione, del confronto con i cittadini ecc., secondo me dobbiamo fare il percorso alle norme che ci siamo dati. Se noi prendiamo atto e siamo tutti d’accordo che le procedure che questa Regione prevede in generale, non danno abbastanza spazio alla partecipazione, più che fare il processo a questo percorso che è in linea con quello che le normative prevedono, dobbiamo fare il processo alle normative, quindi prenderne atto tutti insieme farcene carico, dire “le normative non sono abbastanza partecipative — e su questo trovate me e tutto il mio gruppo politico assolutamente d’accordo — facciamo in modo che da questa vicenda in avanti le procedure siano, per norma, per legge, più partecipative”. Quindi non è sufficiente che l’avvio di un percorso sia comunicato su un quotidiano? Possiamo essere d’accordo, diciamo quali debbono essere le procedure, definiamole insieme e risolviamo questo problema alla radice, altrimenti oggi ci inventiamo che questo percorso non andava bene, che serve un altro percorso, però continuiamo questo percorso e i prossimi percorsi saranno tutti uguali a questo e ogni volta ci torneremo sopra, dopodiché succederà che là dove i cittadini da soli non riescono a trovare l’informazione, quindi capire quello che sta succedendo, i percorsi vanno avanti e va tutto bene, salvo scoprire poi, molto più tardi, quando ancora non è possibile fare nulla, che quei percorsi non andavano bene, non erano condivisi.
Poniamoci quindi un problema di metodo e poniamocelo alla radice anche per il futuro.
Siccome ritengo che in questo momento la politica debba dire cosa pensa e dare delle indicazioni, personalmente condivido nella sostanza l’analisi dal punto di vista tecnico che faceva Binci, perché io sono sempre stato molto cauto su questa vicenda, prima di esprimermi ho voluto studiarla, mi sono confrontato con persone che conoscono la materia e ho cercato di capire. Il motivo per cui dico che la politica deve essere prioritaria rispetto alla tecnica è perché non credo assolutamente alla neutralità della tecnica, quindi anche questa mia opinione è mutuata e da un punto di vista tecnico è soggetta ad essere parziale, però la convinzione che è maturata è che una centrale a biomasse, per essere sostenibile deve avere due condizioni. Una è la reperibilità del materiale da bruciare nel raggio di 50 chilometri e l’altra è che sia una centrale che da subito fa anche la cogenerazione. Tolte queste due condizioni la centrale non è sostenibile. In questa fase storica il tema potrebbe essere ancora più rischioso, perché il mercato è in qualche modo viziato dal fatto che sono in ballo i “certificati verdi”, quindi noi oggi rischieremmo di avere come sostenibile, dal punto di vista economico, un impianto che domani non avrebbe più questo tipo di benefici e quindi si dovrebbe confrontare con il mercato e con la reale sostenibilità dal punto di vista economico.
Quindi la mia impressione è che un impianto di questa grandezza, collocato in quel luogo dove non è possibile fare la cogenerazione perché il centro abitato per cui avrebbe senso fare una centrale di cogenerazione di quelle dimensioni è troppo lontano — quindi dispersione dei lavori, costi nella creazione degli impianti di teletrasporto del calore — e quindi quell’impianto non è compatibile. Se vogliamo ragionare di biomasse possiamo farlo, secondo me, in qualunque territorio, ragionarci, però a partire dal rispetto di alcune condizioni specifiche.
Potrei anche andare oltre, nel senso che io preferirei, nel mio mondo ideale, che un impianto a biomasse, oltre a essere di piccole dimensioni, fosse gestito direttamente dagli agricoltori, anziché porre in mezzo il filtro di un imprenditore, ma questo sta nelle scelte del territorio. Lo preferirei anche pensato non come utilizzatore di colture energetiche dedicate ma come utilizzatore di scarti. Ma anche qui siamo nell’ambito dell’immaginario, che però credo vada tenuto conto nel momento in cui si ragiona su una presa di posizione politica.
Questo dibattito credo sia fortemente viziato dalla fase politica che stiamo vivendo e dal fatto che comunque, quando c’è un comitato, c’è sempre la volontà di cavalcarlo, di farsene alfieri, perché sentiamo dire da gruppi politici che sono a favore degli inceneritori, ma in questo caso sono contrari all’impianto a biomasse perché potrebbe diventare un inceneritore. Quindi delle posizioni un po’ articolate, che si arrampicano sugli specchi in base alla circostanza e alla necessità del momento. Anche su questo credo sia necessario avere una posizione coerente e saper distinguere le tipologie di impianti.
Rispetto alla mozione, credo che alcuni aggiustamenti sul testo vadano fatti, nel senso che nella narrativa ci sono dei punti che non corrispondono alla realtà, cioè raccontano un percorso che in alcuni punti non è riportato correttamente. Rispetto agli impegni dobbiamo definirli meglio per capire che cosa, allo stato attuale, possiamo realmente fare, tenendo conto di un punto di vista, che è quello che la politica si riappropria del proprio ruolo e definisce i criteri e chi è deputato ad applicarli deve farlo a partire dai criteri dettati.
Quindi condivido anche la necessità di darci una sospensione per ragionare su un testo che non sia pensato solo perché dobbiamo in qualche modo dire che ci siamo presi degli impegni rispetto a un comitato, ma perché ci scriviamo delle cose che siano realmente fattibili. Non vorrei che oggi scriviamo delle cose che sono fantascienza e il 12 aprile ci rendiamo conto che non le possiamo fare. Se vogliamo essere corretti anche rispetto alla cittadinanza, cominciamo scrivendo delle cose che si possono realmente fare.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Se dovessi tener conto dell’andamento del dibattito che c’è stato in quest’aula e che ha attraversato quasi tutto l’arco costituzionale sarei tentato di essere furbo, ma non sono mai stato furbo nella mia vita. Me l’hanno detto dalla prima elementare, perché il furbo le occasioni le sfrutta, chi è intelligente se le crea. Poi non ci riesco, non riesco ad essere ipocrita. Ho sentito davvero — nessuno si offenda — cose che dimostrano che non si conoscono esattamente le questioni in campo e ho vissuto una tale portata di populismo che fa il paio con la demagogia, che davvero rischia non soltanto di portarci fuori strada ma di offendere, innanzitutto, chi lo pratica e offende prima di ogni altra cosa i cittadini che credono, che sono là. Non è la prima volta che mi trovo in queste situazioni. Ricordo situazioni molto più difficili, in modo particolare quando volli affrontare come assessore all’ambiente, appena nominato, la questione della raffineria Api di Falconara Marittima. Io non sono uso prendere tante volte la parola, prendo la parola quando lo ritengo necessario e quando si parla di cose che attengono alle questioni che seguo.
Ricordo di avere affrontato a viso aperto e a muso duro la questione Api di Falconara Marittima ed era sì, quella, una questione difficile, perché quella raffineria sta ad un chilometro e mezzo, in linea d’aria, da casa mia. Lì sì, c’erano problemi enormi, molto più grandi di quelli che ci sono qui. Mi assunsi la responsabilità, che si dovrebbe assumere un qualsiasi amministratore pubblico, misi in fila le carte e verificai quello che era possibile fare. La dico grande — ma questa è la mia storia, questa è la mia cultura — usando le categoria gramsciane del materialismo storico, nel senso che misi insieme tutti gli elementi che erano presenti in quella situazione e sulla base di quegli elementi e del percorso fatto fino allora dissi “questo è possibile fare”, e questo facemmo. Inviterei quest’aula tutta a ripercorrere gli interventi di quei giorni per verificare quante cose sono state dette, quante volte è stato detto tutto il contrario di tutto, perché in quel momento serviva dire quelle cose, serviva un po’ di sano populismo, serviva prendere in giro la popolazione, farle credere che fosse possibile fare una cosa quando invece non era assolutamente possibile e chi invece razionalmente metteva in fila tutte le carte per dire “qui siamo arrivati, questo è ciò che è possibile fare e non più di questo” — perché questo è stato il percorso che è stato seguito — rischiava le botte da parte dei lavoratori dell’Api, che mi aspettavano qui e paradossalmente, poco dopo, le botte dei cittadini. O da una parte o dall’altra. Il sottoscritto fa una battaglia al cuore rispetto alle tematiche dei beni comuni e quindi parla in un certo modo di acqua, perché sia considerato e continui ad essere considerato un bene pubblico e non una merce, quindi venga gestita dal pubblico, il sottoscritto dice no alla termovalorizzazione perché in questa regione non c’è niente bisogno e produce atti che poi si fermano in Commissione, anche per responsabilità che attengono a quest’aula, perché poi verificheremo, nei percorsi che faremo, da qui in avanti, quale sarà l’atteggiamento rispetto ad alcune questioni essenziali che riguardano, esse sì, la salute e la vita dei cittadini, quando parleremo dei PM 10 e andremo a verificare dati che già esistono; perché siamo a 135, 140 superamenti dei limiti consentiti, quando discuteremo di questo mi auguro che quest’aula faccia una mozione e impegni la Giunta e il Presidente della Giunta a prendere provvedimenti che i sindaci non hanno preso, perché lì bisogna valutare e bisogna tutelare la salute dei cittadini. Mi auguro che con la stessa coerenza e con la stessa onestà politica e personale si facciano queste cose. misureremo. Abbiamo ancora davanti quattro anni, misureremo, quando arriveranno questi atti, quale sarà l’atteggiamento di quest’aula. Ma io credo che sia necessario fare chiarezza nel rispetto delle persone, innanzitutto, perché ne ho sentite tante: errore della Regione, sbagliate le procedure, per questo progetto non si sono usate le procedure corrette. Uno dei funzionari è qui, altri sono qua dentro. Io credo che bisognerebbe misurare la portata delle parole, credo che tutto quanto era necessario, era possibile fare, era dovuto è stato fatto. Ho sentito dire tante cose, ma nessuna ripercorre gli elementi quali essi effettivamente sono. Adesso li cito uno per uno.
Noi stiamo parlando dell’attuazione del D. Lgs. 4 agosto 1999, n. 372, “Autorizzazione ambientale integrata”, a cui la Wafer Zoo è stata sottoposta. Sulla base di questa sottoposizione, rispetto a questa procedura specifica, a questa specifica normativa, è stata rilasciata un’autorizzazione che prevede la possibilità di un impianto di questo tipo che a sua volta deve essere sottoposto a VIA. Io so bene che la scienza mai è esatta fino in fondo, per cui abbiamo pareri di diversa natura, quindi verificheremo, ci sono le sedi opportune, questi atti possono essere impugnati in qualsiasi momento, cosa che non è stata fatta. Il consigliere Ciccioli, che mi mette in bocca parole che non mi sono mai sognato di dire. Peraltro io sono fatto così, non sono uso nascondermi dietro un dito e sono uso affrontare le questioni a viso aperto, non perché abbia la verità assoluta. Il 14 settembre a Fossombrone io ho affrontato i cittadini in una assemblea infuocata, in cui ho portato non solo i tecnici ma le mie ragioni, le ragioni di questo percorso, non di un’altra cosa e ho detto loro, a viso aperto, “questo impianto può essere approvato, può essere dimezzato, può essere sminuito, può essere annullato”, attraverso una procedura che è questa, che è corretta. E la procedura oggi, alla quale abbiamo allungato tutti i termini possibili e immaginabili, è nei nostri uffici, sottoposta a VIA. Questa cosa sta dentro gli atti programmatori della nostra Regione ed ho sentito anche qui sciocchezze: non è vero che il piano energetico provinciale di Pesaro dice una cosa diversa.
La partecipazione dei cittadini. Su questo è incredibile. Io non solo nasco — peraltro sono di provenienza anarchica — alla politica dalla parte del popolo, ma sono sempre stato da quella parte e sempre a viso aperto ho difeso quel tipo di modalità di vivere la politica, quindi confrontandomi direttamente con i cittadini. Ebbene sento qui dire che — il “prof. Massi” mi dà un voto di insufficienza: studierò e vedremo se la prossima volta riuscirò a raggiungere la sufficienza, rispetto al suo giudizio — non avrei affrontato i cittadini. Non solo li ho affrontati il 14 settembre, ma ho dato la giusta informazione che ci dovrebbe essere nei confronti delle popolazioni. Mi rifaccio non a stupidaggini, ma ad atti ufficiali della nostra Regione: due conferenze di servizi, una preparatoria il 22 ottobre 2004, presenti il Comune di Orciano e la Provincia di Pesaro e Urbino, perché questi sono coloro che debbono essere chiamati alle conferenze di servizi. Il Comune di Orciano esprime parere favorevole al rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale, la Provincia di Pesaro e Urbino esprime parere favorevole al rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale. Uno ha tempo di ripensarci, ci ripensa, tant’è che ne facciamo un’altra di conferenza di servizi, quella definitiva, in data 16 novembre 2004: il Comune di Orciano esprime parere favorevole, la Provincia di Pesaro e Urbino esprime parere favorevole.
Io credo che ci si possa anche ripensare, uno può anche ammettere — l’ho detto al sindaco di Orciano, l’ho detto al presidente della Provincia di Pesaro e Urbino — di avere sbagliato, però non si dica che non si conoscevano le questioni, perché le questioni erano precise, esatte, di questo si stava parlando. Si stava parlando di questo decreto che poi è stato adottato da questa Regione e non è stato fatto nient’altro che non rispondesse a tutto ciò.
Amici della destra, io sono convinto che voi abbiate a cuore la tutela ambientale, però vi inviterei a leggervi o a rileggervi l’ultima delega ambientale approvata da questo Governo. Vi inviterei a leggere il decreto sulle biomasse che non è passato, rinviato in Conferenza Stato-Regioni, vi inviterei a rileggere cosa stava passando e cosa stava passando all’interno del concetto di biomassa, se è vero o non è vero che all’interno del concetto di biomassa c’era anche la possibilità dell’uso di rifiuti che stanno nel mondo veterinario, stanno nel mondo della sanità e quant’altro.
Il sottoscritto è stato l’unico assessore d’Italia che ha posto al tavolo degli assessori all’ambiente nazionale, questa questione che è stata fatta propria da quel tavolo e portata sul tavolo delle attività produttive. Dico una cosa che dovrebbe essere a conoscenza di tutti.
Siccome credo di essere una persona razionale e onesta con me stesso prima ancora che con gli altri, alcune cose stanno solo ed esclusivamente dietro categorie che poco hanno a che fare con la buona amministrazione. Possiamo sì, oggi, dire ai cittadini che ci stanno ascoltando, “vi siamo venuti incontro”, però, ve lo dico, cari cittadini, sarete fregati. Sono uso parlare di cose per quello che effettivamente valgono, sono uso pronunciare questioni e frasi che hanno un senso reale, perché laddove, al punto 2), si dice “sospendere o annullare l’autorizzazione integrata ambientale”, non è possibile. Questo decreto è già firmato, non è possibile fermarlo per questa via. E’ possibile, nell’iter autorizzatorio, verificare tutto ciò che dobbiamo verificare. Se quell’impianto non risponde ai criteri normati da questo Stato, alle leggi di questo Stato, dalle leggi di questa Regione va bloccato, ma questa è la strada, non un’altra. L’altra è populistica, così come quando si dice di prendere atto dell’impraticabilità. Io sono il primo che prenderà atto dell’impraticabilità quando una struttura seria, scientificamente dotata di tutti i mezzi per poterlo fare mi dirà che questo impianto è impraticabile. Userei allora un’altra frase, che dica di verificare ancora la praticabilità o meno di questo percorso. Mi sembra molto più corretto. Mi sembra più corretto nei confronti dei professionisti che ci hanno lavorato, nei confronti di quest’aula, nei confronti dei cittadini che io ho affrontato e continuerò ad affrontare. Mi sembra che non l’abbiano fatto in tanti, e sono pronto a riaffrontarli, al di là di facili demagogie.
Il senso finale di questa discussione è un altro, lo dico agli amici e compagni del centro-sinistra. Io ho letto il programma dell’Unione e ho visto cosa propone rispetto alle questioni delle energie rinnovabili, della cogenerazione, del risparmio energetico. Il programma dell’Unione dice le stesse cose che diciamo noi nel nostro piano energetico ambientale regionale. Saremo invitati dal compagno Degli Espinosa io e Gianni Giaccaglia, fra pochi giorni, a confrontarci su questo, e io su questo non ho scherzato e non scherzo. Io ci ho creduto e quando in una cosa ci credo, siccome sono pignolo — anche molto ottimista, ma pignolo — cerco di verificare se le cose che ho detto rispondono al vero, perché se non rispondono bisogna che, razionalmente, diamo risposte diverse.
Se non è questa la strada, se diciamo tutte le volte tutto e il contrario di tutto non ne rimangono tante altre, rimangono le strade che abbiamo conosciuto fin qui, cioè l’era del combustibile fossile che si fermerà solo e quando non ci sarà più e non prima. Invece noi abbiamo bisogno di farlo prima, perché questo mondo non ne può più. Mi sono preso la cura di verificare anche quali sono i risultati che abbiamo prodotto oggi con quel piano. Vi posso dire ufficialmente che tra le cose in campo e quelle che stiamo mettendo in campo insieme, possiamo parlare già di una possibilità di produzione di 206 megawatt che sono il 25% di quella che era la previsione che facevamo dal 2005 al 2015 quando approvavamo, un anno fa, il piano energetico ambientale regionale. Io ci ho creduto e l’ho fatto con grande slancio e con grande cuore, come ho fatto politica, sempre, nella mia vita, e lo dico nello stesso, identico modo. Sono disponibile a qualsiasi cosa. La cosa a cui non sono disponibile è offendere l mia intelligenza e, prima ancora che la mia intelligenza, l’intelligenza e la buona fede dei cittadini.
Mi auguro che questo si comprenda, che si comprenda anche l’atteggiamento di quest’aula. Nessuno è fesso, come si dice a Napoli: tra poco più di un mese ci saranno le elezioni politiche ed è facile accattivarsi le simpatie del popolo, comunque sia, utilizzando tutto. Prima Brandoni parlava di Carnevale. Io oserei dire “camuffamento politico”, si sono proprio travolti i confini, chi ha rappresentato sempre una classe sociale ora ne rappresenta un’altra e chi ha rappresentato sempre l’altra rappresenta l’inverso. Non è possibile per noi del centro-sinistra, perché per vincere occorre fare politiche diverse da quelle che ci hanno preceduto, il populismo non paga, per quello che mi riguarda non ha pagato mai. Io ho avuto una dimostrazione diretta, quando ho affrontato a viso aperto un problema come quello della raffineria Api di Falconara Marittima: dopo un anno siamo andati al voto e la popolazione di quella città, prima ancora che tutta la provincia di Ancona, ha capito che quell’atteggiamento era razionale. Ora bisognerà essere razionali da qui in avanti. Voglio proprio vedere, quando arriverà ufficialmente la proposta delle due mega centrali — la centrale da 400 megawatt e l’altra da 60 megawatt — quale sarà la risposta di quest’aula.

PRESIDENTE. C’è una richiesta di sospensione da parte del consigliere Brandoni, che credo sia utile accogliere. E’ però importante che conteniamo la durata della sospensione nei dieci minuti.
La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,35,
riprende alle 16,10

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione n. 1 che presenta degli emendamenti. Il primo emendamento, presentato dai consiglieri Giannotti e Tiberi, recita “esprime solidarietà ai cittadini della vallata del Metauro in relazione alla minaccia di denuncia per diffamazione ipotizzata dai responsabili di alcuni enti locali”.
L’emendamento presentato dal consigliere Luchetti è in sostituzione dei punti 1) e 2) e recita: “prendere atto della contrarietà espressa dalle istituzioni locali per approfondire ulteriormente il progetto nella sua dimensione, nella sua potenzialità e nella sua congruità territoriale”.
L’emendamento presentato dal consigliere Capponi propone di inserire, dopo le parole “del calore prodotto”, le parole “considerato che i percorsi amministrativi utilizzati dalla Provincia di Pesaro e Urbino ed anche dalla Giunta regionale non garantiscono sufficienti garanzie sull’impatto ambientale e sul piano industriale dell’impianto proposto e dimostrano invece una contraddittorietà delle decisioni assunte rispetto alle enunciazioni politiche sul rispetto delle linee di contenimento degli impatti ambientali previsti dal Pear”. Inoltre sostituire i punti 5) e 6). Il punto 5) diventerebbe: “a sostenere con azioni concrete lo sviluppo di politiche per lo sviluppo di produzioni energetiche da fonti rinnovabili attraverso specifiche misure da individuare nelle risorse che verranno messe a disposizione dall’Ue per il prossimo periodo di programmazione 2007-2013”, mentre il punto 6) diventerebbe: “definire assieme alla Commissione consiliare competente quale debba essere la diffusione sul territorio regionale dei megawatt elettrici di biomasse anche con uno specifico programma modificativo dell’attuale Pear ed inoltre quale debba essere la dimensione ottimale di ogni singolo impianto”.
Infine c’è un emendamento del consigliere Castelli che propone di aggiungere, al punto 7): “annullare l’autorizzazione ambientale integrata già rilasciata”.
Pongo in votazione l’emendamento presentato dai consiglieri Giannotti e Tiberi. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Questa mattina avevo citato una polemica insorta fra i cittadini della vallata del Metauro e un’Amministrazione locale rispetto a presunte responsabilità che qualcuno aveva individuato sentendosi diffamato. Siccome nella lettera che mi è stata inviata dal comitato di Schieppe c’è questa preoccupazione espressa, credo sia doveroso che il Consiglio regionale esprima ai cittadini la propria solidarietà per questo diritto che vorrebbe essere negato ai cittadini di quella vallata.
Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Brini e Tiberi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Non posso votare questo emendamento, perché è un emendamento che viene ricondotto a delle illazioni, a delle informazioni che ci sono fornite in maniera abbastanza indecifrabile da parte del consigliere Giannotti. Non avrei niente in contrario rispetto alla solidarietà, ma mi sembra un metodo, questo, che dovremmo utilizzare ogni qualvolta succeda qualche manifestazione di piazza e quindi mi sembra che sia inutile una cosa di questo genere. Comunque mi rimetto alla valutazione dei consiglieri tutti. Chiederei a Giannotti di ritirare questa cosa, perché come si fa a non dare solidarietà?

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, richiesta dai consiglieri Giannotti, Brini e Tiberi.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci sì
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli assente
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli sì
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna sì
Donati no
Favia no
Giannini no
Giannotti sì
Lippi sì
Luchetti no
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi assente
Petrini assente
Pistarelli sì
Procaccini assente
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Santori assente
Solazzi astenuto
Spacca no
Tiberi sì
Viventi sì

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento a firma Luchetti. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Questo emendamento in realtà stravolge completamente il senso della risoluzione presentata da Mollaroli. Credo che sia giusto constatare questo dato obiettivo.
In luogo delle due espressioni contenute nel primo e nel secondo punto del dispositivo della risoluzione, la Mollaroli aveva chiesto di affermare l’impraticabilità del progetto al punto 1) e al punto 2) di fare voti affinché la Giunta regionale sospendesse o revocasse il procedimento. D’incanto scompaiono questi due punti e dovremmo “accontentarci” — ma la collega Mollaroli me lo dovrà consentire — di una mera presa d’atto della contrarietà espressa dalle istituzioni locali per approfondire ulteriormente il progetto nella sua dimensione, nella sua potenzialità e nella sua congruità territoriale, che è cosa legittima ma affatto diversa rispetto a quello di cui abbiamo parlato insieme, raccogliendo fra l’altro opinioni — mi riferisco ai consiglieri Solazzi, Ricci, Mollaroli — che elidono le loro riflessioni e più “convenientemente” fanno dietro front e dicono “abbiamo scherzato, ci limitiamo a dare una piccola passatina di vernice fresca”. Rispetto a quello che abbiamo detto tutti insieme, c’è una legittima presa di posizione diversa: era la linea dell’assessore Amagliani. Due parole sulla linea dell’assessore Amagliani, che abbiamo visto, peraltro, protagonista di un intervento accorato, corretto e di sicuro impatto, vorrei dirle. Amagliani parte dal presupposto e dal principio che in realtà c’è una sorta di “carnevalata”, dicendo che c’è una grande strumentalizzazione della situazione, che è tutto corretto, è tutto limpido, è tutto lineare, non ci sono sbavature di sorta rispetto al procedimento amministrativo. Sostiene di averlo fatto in senso gramsciano, io intravedo più il pragmatismo togliattiano e arriva a dire “cosa volete voi del centro-destra?”, ma anche del centro-sinistra, perché mi sembrava che Amagliani parlasse più alla Mollaroli che a noi. Dice che è una strumentalizzazione.
Su questo punto penso che meriti una replica quella che, ripeto, è la corretta esposizione dell’assessore Amagliani, che a mio modo di vedere non può sostenere che il procedimento abbia avuto la forza, quindi anche la durezza, della legge che c’è: dura lex sed lex. In realtà, assessore, a mio modo di vedere non si sono dette alcune cose che non appartengono al tentativo più o meno surrettizio di inseguire comitati ma che sono lì nella loro evidenza. Gliele elenco in maniera telegrafica.
Non le sembra strano, da un punto di vista formale e della legittimità, che il funzionario della Provincia di Pesaro e Urbino che si è data un piano energetico provinciale che individua nel limite massimo di 5 megawatt la potenza massima assentibile, dica sì a un procedimento che parla invece di un impianto con una potenza cinque volte superiore? Parlo di legittimità, non evoco fantasmi.
Le sembra lineare il comportamento di una Giunta regionale che il 28 novembre istituisce una Commissione che deve interferire direttamente sul procedimento, per poi rendersi conto, un mese più tardi — il 28 dicembre 2005 — di essersi sbagliata e di dover cambiare?
Le sembra, sotto il profilo della legittimità e non degli spettri strumentali, che sia strano che la Provincia di Pesaro e Urbino è dal 23 ottobre 2003 che non fa controlli sulle emissioni di quell’impianto?
Potrei continuare semplicemente per sostenere che qui non c’è l’assalto alla diligenza della legittimità che lei giustamente, correttamente, difende. C’è una situazione che, senza voglia di strumentalizzare alcunché, obiettivamente si presenta in tutta la sua farraginosità, complessità, contraddittorietà interna, soprattutto per quello che ha fatto la Provincia di Pesaro e Urbino. Da questo punto di vista nessuno di noi vuole sostenere che vogliamo stravolgere le norme e la legge, perché lei stesso si è visto costretto a rinunciare ad una proposta di modifica del piano dei rifiuti che testualmente, secondo il conforto che ci dette in questo senso anche la dott.ssa Cioni del servizio ambiente, avrebbe consentito — e l’avete approvata in Giunta a settembre — la trasformazione di quell’impianto a biomasse in inceneritore. Spettri? Fantasmi? Volontà di strumentalizzare purchessia la protesta popolare? Io non ci sto, perché al di là di quelle che possono essere le fantasiose ricostruzioni di Brandoni che parla di “carnevalate”, quindi di soggetti che fanno una funzione diversa da quella che normalmente, nell’anno svolgono, devo dire che se carnevalate ci sono state, diciamo che ci sono state sotto il profilo delle maschere, che in questi due mesi hanno, a giorni pari indossato e a giorni dispari dismesso, troppi attori istituzionali di questa vicenda. Quando mi riferisco a Vittoriano Solazzi, mi deriva dal fatto che nella sua interrogazione c’è una fortissima presa di distacco e anche un’accusa e una censura rispetto alla totale silenziosità, al totale disconoscimento del diritto di informazione di cui sarebbero stati protagonisti non solo i cittadini ma anche e soprattutto i Comuni e le istituzioni. Leggo la tua interrogazione.
Capisco che la maggioranza possa evolvere, dal suo punto di vista, e rimangiarsi quello che fino alle due di questa mattina ha sostenuto, ma non ci sto a passare da visionario e soprattutto a non decidere, perché, caro Marco Luchetti, io che ti ho sempre stimato anche per le capacità dorotee, di mediazione oltre ogni limite dell’umana capacità di pensiero, devo dire che il tuo emendamento io non lo approvo — spero che la cosa sia condivisa anche dagli altri settori della minoranza — per il semplice motivo che è un non decidere. Una risoluzione munita di quell’emendamento è come se non ci fosse. Sarebbe allora più corretto ritirarla, da questo punto di vista.

Marco LUCHETTI. Tu sei contro la legalità?

Guido CASTELLI. Ti dico che sarebbe stato più onesto politicamente dire “ci siamo sbagliati, ritiriamo la risoluzione”. In questa maniera si fa il solito “sarchiapone”, che a mio modo di vedere inganna tutti e tradisce solo la profonda contraddittorietà che anche sul punto imperversa in questa maggioranza. Quindi, ripeto, sareste più corretti e coerenti con le vostre premesse se ritiraste completamente la risoluzione, votando la nostra.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Con forte dispiacere e anche con un’assunzione di responsabilità molto alta ritengo di non poter assolutamente votare l’emendamento Luchetti, perché credo che a questo punto della vicenda bisogna battersi per esprimere posizioni chiare. Io ho cercato di dirlo anche questa mattina, appellandomi in maniera anche accorata alla Giunta regionale perché ripensasse questo progetto. Ritengo che non ci siano le condizioni per andare avanti, che probabilmente un percorso si può riaprire in quel territorio soltanto dando questo segno di disponibilità: sospendere, annullare e ripartire. Ho cercato di dirlo, probabilmente la maggioranza voterà l’emendamento Luchetti, però per serietà, per onestà, per avere davvero seguito questa vicenda e visto come vive nel territorio, credo che non ci siano le condizioni per andare avanti. Questo lo dico sapendo che la politica ha un suo percorso, gli aspetti tecnico-amministrativi ne hanno altri, ma io so anche bene che, probabilmente, esistono anche possibilità per interrompere quel percorso. Ma io voglio dire che la politica deve tornare ad avere la parola. Io mi sento di dire questo per quello che vedo, per l metodo come è stata gestita questa questione e lo dico molto a malincuore, perché ritenevo di avere fornito elementi, avere espresso un percorso praticabile. Non c’è dietro di me demagogia, comunque ritengo che è bene dire una parola chiara su questo progetto che a mio parere è giusto interrompere, annullare il percorso fatto, riaprendolo con altre modalità, perché conosco l’intelligenza e la maturità di quel territorio e anche dei suoi cittadini e credo che se avessero avuto questo segnale avrebbero potuto essere disponibili — e io glielo avrei chiesto con molta autorevolezza — a ripartire insieme. Ho chiesto questo alla Giunta regionale, non stravaganze. Blocchiamo e ripartiamo insieme. Io ritengo che si è stati troppo sordi, lo ribadisco, per cui a malincuore, con grande difficoltà mi sottopongo anche al voto di bocciatura. Siccome qui tutti hanno parlato “con onestà”, ci voglio mettere anche la mia. C’è stato un appello all’onestà indefinita nell’intervento dell’assessore, era tutto un appello a destra e a sinistra nel dire “io sono onesto”. Anch’io sono onesta e con onestà mi sono sentita di dire in questo consesso quello che vivo, ho vissuto e vedo.
Per queste ragioni e anche a malincuore non voterò l’emendamento Luchetti e ritengo più corretto portare avanti la mia posizione e votarla anche se questo Consiglio non l’approverà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Intervengo anzitutto per dichiarare il mio voto favorevole in coerenza con quanto dicevo prima. Non mi piace che si scrivano sui documenti cose a cui non si può tenere fede, quindi preferisco non prendere applausi e prendere gli strali, piuttosto che scrivere sui documenti cose che poi diventeranno on vere. Quando si dice, al punto 2) “di sospendere l’autorizzazione integrata ambientale” che è stata già data, tutti qui dentro dovremmo sapere che non è possibile farlo, perché si poteva fare impugnandola nei tempi dovuti. Oggi non è possibile farlo, quindi se abbiamo bisogno di scriverlo perché ci serve in quanto il 9 aprile è alle porte possiamo farlo, ma purtroppo non è così. Quindi, piuttosto che andare a votare questo documento che su questo punto non mi trova d’accordo per il fatto che non è attuabile, preferisco un atto di onestà e quindi accogliere la formulazione proposta da Luchetti dove questa parte viene soppressa e modificata e dove si enunciano invece cose che sono fattibili. Tra l’altro abbiamo fatto aggiungere questo sesto punto. Il Pear non definisce nel dettaglio, non dice quanti megawatt di produzione elettrica da biomasse si devono fare in questa regione, poi lascia nel vago dove devono essere distribuiti, il dimensionamento degli impianti ecc. Questa mozione prevede, al punto 6), che da domani si cominci a lavorare per questo, quindi avremo modo di entrare nel dettaglio, di dire “gli impianti devono essere grandi così e non più di così, devono essere divisi sul territorio anche in base a una logica di presenza di biomasse”. Ricordo che la provincia di Pesaro e Urbino è quella, su stime del Pear, che ha meno biomasse in questa regione ecc.
La seconda questione è una piccola questione, perché Castelli l’ha detto nell’intervento precedente e l’ha ridetto ora. La modifica al piano rifiuti come era arrivata in Commissione? Sarebbe bene aprire anche questa discussione, perché molti, oggi, parlano di questo e fanno finta di non riferirsi a quello che sta avvenendo in IV Commissione sulla questione dei rifiuti, comunque lascio perdere perché non ci sono i tempi. La modifica innanzitutto dice, diversamente da quello che dice oggi il piano rifiuti, che in questa regione, una volta attuata quella modifica, non si potranno più fare inceneritori fino al raggiungimento del 35%, quindi oggi si possono fare gli inceneritori, con quella modifica non si potranno fare più. Nella sua formulazione originale aveva una eccezione che però non riguardava le biomasse, perché riguardava le fonti energetiche convenzionali. Quindi, se io avevo un impianto a gasolio o a gas, potevo convertirlo a Cdr. Quindi non riguardava assolutamente le biomasse. Comunque, visto che era ambiguo e che non abbiamo alcuna intenzione di essere ambigui su questa questione, siamo stati i primi — è stato lo stesso assessore Amagliani a presentare quella modifica — ad eliminare l’eccezione, tra l’altro sollevando gli strali di Capponi che è a favore degli inceneritori ma è contrario alle biomasse quando sono inceneritori, quindi abbiamo fatto questa proposta. Ora vedremo cosa uscirà da quella Commissione, perché bisogna tenere conto di tutti i comportamenti, non solo di alcuni. Se uscirà come l’assessorato l’ha formulata, in questa regione non si potranno fare inceneritori fino al raggiungimento del 35% per ogni bacino provinciale. Questo per correttezza e per precisione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Voterò a favore dell’emendamento Luchetti in quanto condivido le motivazioni del collega Altomeni, in quanto l’impegno era che ci fosse una riflessione riguardo al dimensionamento, riguardo allo studio generale, riguardo al sito, riguardo all’utilizzo delle cogenerazioni che sono tute questioni che devono essere poste anche all’interno della VIA. Un impianto a biomasse che non possa utilizzare per intero la cogenerazione che produce — e lì si produce moltissima cogenerazione — deve essere dimensionato già solamente per quel motivo.
Quindi la dicitura potrebbe sembrare voler dire “vogliamo prendere atto dell’impraticabilità e annullare l’autorizzazione già concessa”. Questi sono atti già fatti, secondo me è bene che si prenda atto, a partire da oggi, della contrarietà delle istituzioni locali e si vada a lavorare sulla dimensione del progetto sulla sua potenzialità e sulle congruità territoriali.
Noi verdi siamo contrari alle grosse centrali di cogenerazione, siamo favorevoli alle biomasse, però deve essere possibile realizzare le biomasse. In questo caso recepiamo tutte le problematiche legate alla dimensione del progetto, ma pensiamo che questo percorso debba partire da adesso in poi, quindi quello che dobbiamo prendere qui è un impegno che, se c’è volontà politica, può essere benissimo contenuto all’interno dell’emendamento Luchetti, che va a togliere una frase velleitaria come quella di revocare le autorizzazioni già rilasciate, ma va a dire “impegniamoci a verificare, a ridimensionare e a rendere compatibile con il territorio un impianto che altrimenti non si dovrebbe realizzare”.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Prendo la parola soprattutto perché chiamato in causa impropriamente da Altomeni. Probabilmente lui fa molta confusione in questo settore, perché quando si affronta questo problema ideologicamente e poi si vuol sostenere il contrario con la tecnologia e con quant’altro, con le procedure, allora si va in stato confusionale e mi sembra che la maggioranza abbia sostanzialmente questo problema della confusione.
Noi siamo d’accordo alle biomasse e abbiamo detto che bisogna però farle in impianti appropriati e dopo studi appropriati, Altomeni, non cambiamo nessuna opinione. Nel caso siete voi che in modo contraddittorio avete portato tante versioni di quella modificazione del piano dei rifiuti, da quella vecchia che permetteva quello che stiamo dicendo — era sempre Amagliani l’assessore, quindi significa che avete cambiato idea, eventualmente — ma secondo me è in una logica di evoluzione del settore dei rifiuti. Noi parliamo di Cdr e di biomasse compatibili con i sistemi che oggi la legge consente di realizzare per trattare sia rifiuti che biomasse. Ma non è questo il caso, Altomeni, perché qui non stiamo parlando di un impianto dedicato ai rifiuti che hanno una normativa precedente, che oggi è estremamente diversa da quella delle biomasse. Quindi stiamo parlando di mele e pere insieme, ma non è così.
Sull’emendamento Luchetti noi non siamo d’accordo, anzitutto perché questo senso di responsabilità a cui spesso ci richiamate, lo dovete dimostrare anche voi. Questo emendamento stravolge tutta questa impostazione che avete portato avanti, che avete anche sottoscritto, perché la prima risoluzione non era a firma solo di Mollaroli.
Quindi noi siamo contrari a questo emendamento. Potremmo essere d’accordo sull’obiettivo di ridiscutere, di portare avanti un discorso più serio nel parlare di biomasse, di rifiuti, ma finché c’è la chiusura totale, ideologica della maggioranza su questi temi, noi voteremo strumentalmente, Luchetti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Faccio due considerazioni. Una è negativa. Avevamo pensato, con la presentazione della risoluzione, che ci fosse veramente un tentativo di sintesi e di risolvere il problema. Questo sarebbe stato nell’interesse dei marchigiani e in particolare di quella popolazione marchigiana residente in quel territorio. Così non è stato, perché sostanzialmente l’emendamento di Luchetti cancella ogni iniziativa. Era inutile fare la risoluzione: abbiamo perso un sacco di tempo, abbiamo fatto una lunga sospensione, pensavamo che la sospensione portasse a una concertazione risolutiva, invece non c’è stata risoluzione, perché si chiama così ma non è una risoluzione.
Come consigliere regionale, rappresentante di tutto il territorio sono desolato. Dal punto di vista politico, di parte, “partigiano”, è lo smascheramento della situazione. Si consuma lo strappo con il territorio e si consuma l’inganno. Evidentemente tutte le vicende che ho trattato — le convocazioni per le vie brevi, il cambio del responsabile del procedimento, gli atti che vengono modificati attraverso una serie di piccoli “strappini” — si traducono in uno strappo grande che il consigliere Mollaroli recepisce, capisce e dice che in effetti è uno strappo. Dal punto di vista “partigiano”, colgo molto favorevolmente che le forze politiche di maggioranza se la prendano con il territorio e ci fanno, in fondo, anche un regalo. Amagliani parla di strumentalizzazioni: no, posizioni chiare, certe, ognuno ha detto la sua. Devo rendere atto ad Amagliani di essere stato chiarissimo, come ha detto in assemblea a suo tempo, quando ha affermato “qui non si cambia niente, rimane tutto come dico io”. Va bene, prendiamo atto. Ovviamente noi votiamo assolutamente contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Per un certo periodo di tempo queste mozione sembrava non si volessero discutere, invece oggi mi sembra che tutti abbiano preso la parola, ci sono state delle sospensioni, addirittura quasi un Consiglio monografico. E’ già un risultato, nel senso che forse un dibattito di questo genere andava fatto prima. Ho apprezzato alcuni passaggi che ha fatto l’assessore, perché credo che abbia detto anche alcune cose molto chiaramente, non facendosi prendere come è successo in generale, dal clima pre-elettorale che vuol vedere necessariamente delle divisioni di parte. Io credo che un primo risultato l’abbiamo raggiunto: quello di portare in discussione un argomento importante. Sicuramente l’assessore si è fatto un’idea ancora più forte di quella che ha avuto negli incontri diretti con i cittadini, non sempre facili quando si parla di problemi come questi di difficile gestione. Ci sono in effetti delle difficoltà a fermare un percorso, ce ne rendiamo conto tutti, quindi è inutile illudere i cittadini, però visto e considerato che tutto il Consiglio sembra orientato ad avere un chiarimento più forte, più determinato, che vada incontro alle esigenze del territorio che sono state espresse e continuano ad essere espresse non solo dai comitati ma anche dai sindaci che hanno fatto ampiamente marcia indietro su alcune posizioni — all’inizio c’era l’accordo del sindaco, c’era l’accordo della Provincia, c’era l’accordo della Regione — credo che ne dobbiamo tenere conto. Situazioni come queste sono altamente sospette per i cittadini. Ho qui il verbale della seduta del 16 marzo 2005 che parlava della Commissione d’inchiesta sull’Agroter e il consigliere Cecchini, che non è sicuramente di destra né di centro-destra, disse allora molto chiaramente che la responsabilità di quella situazione era sia della Regione che della Provincia. Non vorrei che ricominciassimo da capo qualcosa di già visto su questa situazione particolare. L’appello qual è, assessore? Preso atto che anche all’interno della maggioranza ci sono queste difficoltà a digerire questi percorsi, blocchiamo questa cosa nel modo più opportuno, consultiamoci con i tecnici, vediamo quale percorso possiamo fare per creare un percorso condiviso tra noi amministratori e la realtà locale. Questo l’assessore lo deve necessariamente fare e da quel punto di vista credo che ci possa essere la disponibilità di tutti non in un appello al “vogliamoci bene”, ma a renderci conto che rischiamo tutti: chi dice la verità perché dice la verità e qualcun altro vuol sentire altre storie, altre soluzioni. Fermiamoci, sviluppiamo un discorso di approfondimento dal punto di vista tecnico per vedere se ci sono delle possibilità per andare incontro alle richieste del territorio. Credo che questa sia una proposta di buon senso, altrimenti facciamo solo e semplicemente un discorso di parte e c’è chi è contento che la maggioranza si divida, chi è meno contento, chi è favorevole, chi è contrario, chi dice la verità, chi dice le bugie, poi alla fine rimane fregato sempre il territorio e spesso ce se ne accorge quando il tempo passa.
Faccio quindi un appello a cercare una soluzione, avendo compreso che c’è un forte disagio sul territorio, che evidentemente si ripercuote anche sui consiglieri.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Questa situazione probabilmente non sarà l’unica, perché ogni volta che un organismo istituzionale, in questo caso il Consiglio regionale, si trova a dover discutere di questioni di questo tipo, siano rifiuti, siano impianti energetici, rischiamo di sentirci in contraddizione con noi stessi, perché sul territorio si scatenano delle situazioni giustamente allarmate, poiché questi problemi non vengono affrontati correttamente. O ci mettiamo in testa che, allorché questi impianti vengono decisi, vengono localizzati — a monte ci dovrebbe essere un approfondimento adeguato — si deve andare a proporli sul territorio con una preparazione adatta, oppure non riusciremo mai a realizzarli e ognuno corre dietro le proprie convenienze di parte, pertanto si scambia il consenso andando contro le necessità oggettive della comunità. Dico che anzitutto noi dobbiamo renderci conto che abbiamo delle esigenze sul territorio, ma lo dico per le prossime volte e faccio una raccomandazione all’assessore perché si riesca a prevenire quanto più possibile queste situazioni. Abbiamo assistito, a suo tempo, alla “ballata dell’Aso” per il termovalorizzatore che poteva portare un sacco di benefici e non si è fatto non si sa perché, a San Severino un impianto di cogenerazione ecc. Tutte queste cose stanno nella logica di una società impazzita che non riesce più ad decidere. Poi, in altri paesi si fanno anche gli impianti al centro delle città, ma noi riusciamo a non decidere mai nulla. Voglio vedere come si fa a riparare una cosa di questo genere. Credo che rispetto a questo fatto, ancorché avesse tutti i sacri crismi della congruità, nessuno si mette contro un territorio che protesta, a cui una risposta va data in positivo.
Pertanto se non c’è un’assunzione di responsabilità da parte di noi tutti, noi non riusciremo a portare avanti le cose.
D’altronde bisogna anche tenere fermo il timone rispetto alle responsabilità di ciascun ente. Qui non si può non tener conto di tutte le procedure che devono essere fatte. E’ chiaro che poi decisioni dovranno essere prese, però essere fagocitati da una situazione di fatto, secondo me coinvolge la nostra stessa dignità di consiglieri regionali.
Colgo l’invito di D’Anna: ragioniamo tutti insieme sulle possibilità che abbiamo per affrontare correttamente queste cose, in modo tale che non si arrivi a tanto. Credo che qui non ci sia un problema di maggioranza e di minoranza, ma un problema di interesse generale della comunità.
Ecco perché dico che dobbiamo andare fino in fondo, oppure dobbiamo prendere atto della contrarietà del territorio. Il territorio non lo vuole, noi non possiamo non prenderne atto, però dobbiamo esperire tutte le cose che ci competono, perché ci sono delle istruttorie in corso. Quindi dobbiamo rispettare il ruolo che ciascuno deve recitare.
Non si può svendere il ruolo della Regione, dobbiamo essere coerenti. Ecco perché prendiamo atto delle contrarietà, però dobbiamo fare il nostro dovere. Questa è la mia posizione.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Questo emendamento del consigliere Luchetti sta dentro le modalità con le quali prima indicavo per poter risolvere la questione. Abbiamo davvero — lo dico rispondendo al consigliere Ciccioli — evitato l’inganno. Il consigliere Ciccioli è troppo politico di lunga data per non capire che le cose stanno esattamente così: l’inganno vero sarebbe stato lasciare i primi due punti, sapendo che entrambi non erano percorribili. Lui lo sa talmente bene, che ha insinuato il sospetto “avete cambiato il responsabile del procedimento”. Nessuno ha cambiato il responsabile del procedimento in virtù del fatto che ce ne fosse uno più accomodante rispetto alla soluzione che volevamo. C’è un percorso iniziato che sta proseguendo, rispetto al quale verificheremo ancor più e ancor meglio, preso atto della contrarietà del territorio, ma io penso che nei confronti del territorio, più che usare populismo noi dovremmo andare a spiegare come stanno esattamente le cose. Mi auguro che questo sappiamo farlo dopo il 9 e 10 aprile, perché allora tutto sarà più semplice, perché nessuno dovrà più utilizzare questo strumento come altri strumenti, in termini di battaglia politica.
Prendo la parola anche per rispondere a una questione che poneva il consigliere Castelli su tutta la questione del Cdr, come diceva giustamente Altomeni, che ha centrato il problema in tutta la sua complessità. Siccome ho proposto io il piano e ho proposto io l’emendamento, so bene di cosa stavo parlando. Stavo parlando della possibilità di usare il Cdr che viene proposto in questa regione dall’impianto Cosmari, della possibilità della modifica degli impianti che funzionano con il sistema convenzionale, quindi parlo essenzialmente di combustibili fossili, la possibilità di usare il Cdr in quella situazione. Ma siccome questo tipo di modalità tiene conto del fatto che abbiamo scoperto che nel Cdr in alcuni casi c’è anche l’80% di plastica, quindi non è Cdr tout-court e poteva anche dare, esso sì, il sospetto che si volesse fare un’altra cosa, ma un’altra cosa non si voleva fare, allora mi sono preso l’onere di andare in Commissione e fare un emendamento che togliesse quella possibilità, che stava dentro questo percorso, ma per onestà con voi e con me stesso devo anche dire che comunque, quel Cdr dobbiamo smaltirlo, quindi da una qualche parte dovremo utilizzarlo, tant’è che oggi lo smaltiamo fuori da questa regione, tra l’altro pagando un prezzo.
Credo allora che noi dovremmo riportare le questioni a quelle che esse sono.
Non mi sono mai sognato di dire “qui non si cambia niente”, tant’è che ho detto sempre la sola ed unica cosa possibile: che c’è un percorso iniziato, che non è possibile tirare via l’autorizzazione integrata ambientale come niente fosse, perché questo è ancora, fortunatamente, uno Stato di diritto per il quale, in questo sì, i partigiani si sono spesi per darcelo così com’è, quindi ci sono delle istituzioni, c’è un Tar...

Carlo CICCIOLI. In data 14 settembre hai detto non solo che...

Marco AMAGLIANI. Ciccioli, io non ti interrompo mai. Cosa stai leggendo, Ciccioli? Dillo a questa platea: tu stai leggendo il resoconto di un giornalista di parte, che io ho anche condannato, perché quella cosa io non l’ho mai pensata, non l’ho mai detta e non la dirò mai. Dico che questo è uno Stato di diritto e se volevamo togliere di mezzo quel decreto bisognava impugnarlo. Non capisco perché nessuno abbia dato indicazioni nei tempi, nei modi e nelle forme dovute per fare questo percorso.

Carlo CICCIOLI. Perché non lo conoscevano.

Marco AMAGLIANI. Ciccioli, tu sei un provocatore da sempre: fammi parlare. Tu hai parlato, hai detto le tue cose, adesso le dico io. Era talmente conosciuto quel decreto che addirittura il Comune di Orciano e la Provincia di Pesaro e Urbino avevano dato parere positivo al fatto che quel decreto venisse adottato.

Guido CASTELLI. E’ quello il punto: la Provincia aveva messo massimo 5 megawatt e poi ha dato parere positivo. E’ lì il problema.

Marco AMAGLIANI. Io dico che il decreto era conosciuto dai diretti interessati, poteva essere impugnato, non è stato impugnato perché ancora non c’era questo tipo di situazione in essere. Dico soltanto che se vogliamo fare un servizio ai cittadini, alla popolazione, a questo Consiglio... (Interruzione). Ciccioli, tra qualche giorno tu sarai in lista, andrai su, farai la tua campagna, dirai che hai difeso gli interessi dei cittadini, mi auguro che qualcun altro ti venga dietro a dire — se del caso ci vengo io — che quella che stai dicendo è una sonora sciocchezza, perché le cose che stavano scritte non potevano essere percorse, perché questa è la verità. Quindi stiamo facendo un servizio alto a questa Regione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento a firma Luchetti.

Guido CASTELLI. Presidente, chiedo la votazione per appello nominale a nome mio e dei colleghi Ciccioli e Capponi.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, richiesta dai consiglieri

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini sì
Altomeni sì
Amagliani sì
Badiali sì
Benatti sì
Binci sì
Brandoni sì
Brini no
Bucciarelli assente
Bugaro no
Capponi no
Castelli no
Ceroni no
Cesaroni assente
Ciccioli no
Comi sì
D’Anna sì
Donati sì
Favia sì
Giannini sì
Giannotti no
Lippi no
Luchetti sì
Mammoli sì
Massi no
Mezzolani assente
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi sì
Petrini assente
Pistarelli no
Procaccini assente
Ricci no
Rocchi sì
Romagnoli no
Santori assente
Solazzi no
Spacca sì
Tiberi no
Viventi no

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento del consigliere Capponi, che ha la parola.

Franco CAPPONI. Mi rifaccio all’intervento fatto precedentemente. Questo è un emendamento di conseguenza. Ritengo che questo iter procedurale possa essere rivisto, perché a mio avviso devono entrare in gioco anche altre valutazioni, non solo quelle dell’autorizzazione integrata ambientale ed inoltre noi chiediamo come il Pear vada rivisto per definire le tipologie di impianti che vogliamo autorizzare, i megawatt che questi impianti possono raggiungere, nonché tutti i piani industriali e ambientali a cui iniziative di questo tenore debbono rispondere.
Quindi, dopo la bocciatura dell’emendamento del nostro amico Luchetti chiediamo, per poter votare l’intero documento, l’approvazione di questi tre emendamenti che non stravolgono l’impostazione ma che la rafforzano, sostanzialmente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Comi.

Francesco COMI. L’emendamento di Capponi tende a far assumere all’Assemblea un giudizio politico su uno strumento di programmazione che prescinde da una valutazione di merito che noi abbiamo ritenuto di fare al termine di un percorso. E’ quindi un emendamento contraddittorio, perché da un lato accoglie le istanze della comunità che dicono no a impianti di piccole dimensioni, dall’altro ci impegna a rivedere il Pear per poter aggiornare le dimensioni, rendendo impossibile impianti di grandi dimensioni. E’ quindi un emendamento contro una scelta strategica e politica e anche contro un metodo di lavoro che abbiamo assunto e condiviso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. L’emendamento è firmato anche da D’Anna e altri, quindi è evidente che prima ho sbagliato a votare, e di questo mi scuso.
Pur condividendo il principio che era espresso, prego il Presidente di tenere un po’ più di ordine in aula, perché con questa confusione possono succedere anche cose di questo genere. Sull’emendamento Capponi siamo d’accordo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento a firma Capponi.

Il Consiglio non approva

Viene chiesta la verifica del voto, quindi pongo nuovamente in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

L’emendamento Castelli viene ritirato, quindi pongo in votazione la risoluzione n. 1.

Franco CAPPONI. Chiediamo la votazione per parti separate, Presidente, precisamente: una votazione dei punti da 1) a 4) e una per i punti 5) e 6).

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Devo solo chiarire una cosa, con molta pacatezza, sul punto 2). Lascio perdere Gramsci, ma non avevo tirato fuori io dall’armadio né i partigiani né Gramsci.
C’è un punto su cui vorrei chiarire la posizione mia e ritengo di interpretare anche la posizione del centro-destra. E’ quello relativo alla supposta fantasiosità, strumentalità, natura surrettizia di quelle espressioni “sospendere” e “annullare” che questa risoluzione convenientemente contiene. Dice infatti l’assessore Amagliani che sarebbe strumentale e impossibile, anzi sarebbe una presa in giro ipotizzare, o peggio chiedere, questo genere di definizione del procedimento. In realtà così non è e questo va rimarcato, perché sostenere — devo darne merito e atto al consigliere Mollaroli — che chiedere la sospensione della revoca non è né strumentale né giuridicamente impraticabile per due ordini di motivi. Nessuno ha ricordato che è stata la stessa ditta Wafer Zoo a chiedere il riesame dell’autorizzazione integrata ambientale. Questo vuol dire devolvere nuovamente alla competenza di chi deve decidere la valutazione di quello che era già stato oggetto del provvedimento, quindi a restituire alla Regione la possibilità di interferire su quel provvedimento è stata la stessa ditta Wafer Zoo. L’attuale provvedimento di autorizzazione integrata ambientale è il regime di sospensione, quindi sbaglia, o peggio dice una cosa falsa chi sostiene che invocare la sospensione o la revoca sia giuridicamente impraticabile. Altro che l’atteggiamento dell’assessore prudente e ligio alla legge, che sicuramente è prudente e ligio alla legge, ma sbaglia nel momento in cui non riconosce che questa Giunta regionale può avere la possibilità di riesaminare perché gliel’ha chiesto la Wafer Zoo, e di entrare anche nel merito.
Vi dico una cosa in più. Memore delle decine di circostanze che hanno visto questa maggioranza, questo Consiglio inserire nelle finanziarie, piuttosto che negli assestamenti di bilancio norme dell’ultima ora che dovevano essere finalizzate a qualcosa, va ricordato che qualora questa Amministrazione decidesse, diversamente da come previsto dall’attuale piano energetico ambientale regionale, di stabilire un tetto massimo oltre il quale le centrali di biomasse non sono autorizzabili, noi avremmo risolto il problema. basterebbe quindi un atto volitivo di questo Consiglio regionale, come peraltro stabiliva il piano energetico della Provincia di Pesaro e Urbino, perché questa iniziativa venisse cassata e censurata definitivamente.
C’è chi ha detto che svendiamo la regione, c’è chi ha detto che siamo degli illusionisti: la realtà dei fatti è che è perfettamente attuabile il dispositivo di questa risoluzione che ci apprestiamo a votare per parti separate, munendo del nostro voto favorevole i primi quattro punti e votando contro il quinto e il sesto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Chiedo la votazione per parti separate del dispositivo, perché mi sembra consequenziale al dibattito. Chiedo quindi di separare i punti 1) e 2) dal resto.

PRESIDENTE. Dobbiamo fare sei votazioni: la premessa, il punto 1), il punto 2), il 3) e 4), il 5) e il 6).
Pongo in votazione la premessa.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il punto 1): “di prendere atto della impraticabilità del progetto in questione alla luce dei limiti evidenziati”.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il punto 2).

Il Consiglio approva

Pongo in votazione i punti 3) e 4).

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il punto 5).

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il punto 6).

Il Consiglio approva

La risoluzione n. 1 è quindi approvata. Decade la risoluzione n. 2, pertanto è conclusa la discussione sulle mozioni 34 e 35 e sull’interrogazione 110.




Nomine

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le nomine.

Carlo CICCIOLI. Presidente, ci eravamo impegnati a mettere al primo punto la mozione sull’Aerdorica.

Roberto GIANNOTTI. Abbiamo votato e c’è stato il tuo voto favorevole.

Carlo CICCIOLI. Io chiedo la votazione.

PRESIDENTE. Non possiamo votare due volte la stessa cosa.

Carlo CICCIOLI. Ma avevamo preso un impegno.

PRESIDENTE. L’impegno era di concludere le mozioni 34 e 35. Adesso facciamo le nomine.
Ha la parola il consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Tenuto conto dell’orario e della delicatezza di questi punti all’ordine del giorno credo che non sia possibile proseguire, quindi chiedo formalmente il rinvio del punto relativo alle nomine.

PRESIDENTE. Faccio notare che le nomine relative alla Svim faremo in tempo comunque a farle anche nel prossimo Consiglio regionale.
Pongo in votazione la proposta di rinvio.

Il Consiglio approva

Roberto GIANNOTTI. Chiedo la verifica del voto.

PRESIDENTE. Pongo nuovamente in votazione la proposta di rinvio.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 17,40