Resoconto seduta n.32 del 06/06/2006
La seduta riprende alle 15,35



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modifiche alla legge regionale 10 agosto 1988, n. 34: “Finanziamento delle attività dei gruppi consiliari”», Rocchi, Luchetti, Bucciarelli, Bugaro, Donati e D’Anna (83)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 83 ad iniziativa dei consiglieri Rocchi, Luchetti, Bucciarelli, Bugaro, Donati e D’Anna.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Con questa proposta di legge di un solo articolo modifichiamo la legge 34 del 1988, la legge relativa al finanziamento dell’attività dei gruppi consiliari, ovvero del personale esterno dei gruppi stessi, introducendo una modalità in più rispetto a quelle fino adesso utilizzate, che è il rapporto dipendente a termine.
Questa legge fra l’altro risale al 1988 e la necessità di modificarla è avvertita da tempo, perché nel frattempo ci sono stati alcuni passaggi che hanno messo in discussione questa legge, intanto per renderla più adeguata alle esigenze dei gruppi consiliari oggi e anche in relazione alle nuove normative elettorali che dal 1988 in poi si sono susseguite, inoltre per coordinare tutte le modifiche parziali alla legge del 1988 che fino ad oggi sono state occasionalmente ad essa apportate.
Quindi oggi discutiamo questa modifica della legge 34, una proposta che raccoglie le firme dei consiglieri sia di maggioranza che di opposizione, per dare una risposta, seppure limitata come obiettivo, per risolvere una contraddizione che da tempo esiste, cioè che solamente personale della Giunta e del Consiglio può essere inquadrato non solo con convenzioni ma anche con rapporto di dipendenza da parte della Regione, quindi, in qualche modo si va a risolvere questo problema.
Con le norme si rende più flessibile questo rapporto, introducendo la facoltà di scegliere, a parità di costo per la Regione, tra due tipi di contratto, potendo così tener conto delle esigenze dei gruppi e anche delle aspettative dei dipendenti.
Senza entrare sugli aspetti tecnici del problema, è bene evidenziare che anche da un punto di vista previdenziale la norma che introduciamo permette, dando la possibilità di optare per l’uno o per l’altro dei due tipi di contratto a parità di costi, una maggiore attenzione alle esigenze maturate dagli interessati, quindi c’è anche una possibilità in più rispetto alle questioni previdenziali, per il personale, a tutt’oggi in parte esterno, dei gruppi consiliari.
Da un punto di vista tecnico, pur non essendo stato riportato dalla norma, appare ovvio che qualora i gruppi utilizzassero più unità di personale per coprire le 30 ore settimanali a disposizione e le forme di rapporto interessate, si possono utilizzare sia la forma della convenzione che il tempo determinato. Per questa ultima occorrerà necessariamente prevedere il metà tempo, per un inquadramento coerente nella normativa in vigore. Quindi in qualche modo si equipara il personale dei gruppi esterni, si aggiunge la possibilità di realizzare, accanto al rapporto di convenzione, anche il rapporto di dipendente diretto dell’ente, ovviamente per il periodo della legislatura, quindi per un tempo determinato.
Sono stati presentati anche da me alcuni emendamenti, che posso illustrare successivamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Come già anticipato dal collega Ricci, questa proposta di legge ha trovato consenso anche da parte nostra, perché si tratta di appianare quelle divergenze ingiustificate nel trattamento dei dipendenti della Regione, che vengono a prestare la loro opera nei gruppi consiliari. Per questa ragione era doveroso consentire a queste persone che il rapporto potesse essere realizzato anche a tempo determinato e non soltanto a tempo precario o in rapporto precario tipo “co.co.co.” e simili, per cui vengono anche a beneficiare, queste persone, di un trattamento normativo nuovo e diverso rispetto a tutti gli altri. Quindi una serie di interventi che si pongono come di equilibrio rispetto alla situazione di altri dipendenti della Regione. Un atto doveroso al quale abbiamo contribuito, anche come opposizione, a dare il nostro consenso.
Degli emendamenti parlerà il consigliere Ricci, ma anche gli emendamenti trovano il nostro consenso.

PRESIDENTE. E’ aperta la discussione. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. Voterò questa proposta di legge, anche se in Commissione ho dato un voto di astensione, non tanto perché non la approvassi ma perché ritenevo e ritengo tuttora che sia opportuno rivedere tutte le problematiche relative al personale del Consiglio regionale. Ci sono anche altre discrasie di trattamento da parte del personale del Consiglio rispetto a quello della Giunta, in particolare rispetto al personale delle segreterie del Consiglio. Non dimentichiamoci, tra l’altro, che al momento dell’approvazione della legge finanziaria proponemmo e votammo come Consiglio regionale, un articolo di legge riguardante il personale del Consiglio. Si è anche creato un certo disagio nel momento in cui abbiamo approvato quell’articolo di legge, di cui tuttavia eravamo ben consapevoli, perché probabilmente una cattiva comunicazione tra la Giunta e il Consiglio aveva portato a questa difficoltà. C’è stata disponibilità da parte del Consiglio ad approvare un ordine del giorno che evidentemente aveva uno scopo solamente di carattere politico, per definire e confermare la disponibilità ad un confronto fra Giunta e Consiglio.
Tuttavia questo, secondo me, era il segnale di una necessità di andare a rivedere la situazione del personale del Consiglio tenendo conto della compatibilità economica e di tutto quello di cui è necessario tenere conto, perché non siamo due soggetti separati ma siamo un soggetto unico, quindi questa è la prima modifica che va incontro al personale del Consiglio, soprattutto delle segreterie, rispetto al trattamento indennitario e soprattutto previdenziale. Ci sono anche altre modifiche che a mio avviso sarebbe necessario rivedere, quindi voterò favorevolmente questa proposta di legge, però secondo me il discorso non può chiudersi qui ma deve tener conto anche di altre esigenze e opportunità che andrebbero verificate.
Non conosco gli emendamenti, li vedrò al momento dell’illustrazione.

PRESIDENTE. Non vi sono altri interventi, quindi procediamo alla votazione.
Articolo unico. Sono stati presentati due emendamenti da parte del consigliere Ricci, che ha la parola per illustrarli.

Mirco RICCI. Sono semplicemente riferiti alle due lettere della legge. Sono emendamenti di fatto concordati con gli uffici, nel senso che introducono la necessità di tenere conto della trattazione collettiva nazionale e di contratto integrativa. Si tratta di aggiungere al comma 1, lettera a), dopo le parole “corrispondente a quella relativa al posto non ricoperto”, le parole “secondo quanto previsto dalla contrattazione collettiva nazionale e decentrata integrativa”. Quindi si tratta di fare riferimento alla contrattazione collettiva nazionale.
Per quanto riguarda l’emendamento n. 2, le stesse parole vanno aggiunte al comma 1, lettera b).

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 1.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 1 come emendato.

Il Consiglio approva

C’è ora l’emendamento n. 3 che introduce l’articolo 1 bis, sempre a firma del consigliere Ricci che ha la parola.

Mirco RICCI. Si vorrebbe introdurre un articolo ulteriore, che modifica l’art. 10 della legge 54 del 1997, nel senso che recita “Misure flessibili di gestione del personale della Regione e degli enti da essa dipendenti e norme sul funzionamento del trattamento economico degli addetti alle segreterie particolari”. In realtà con la semplice modifica della legge 88 noi non riusciamo a garantire un altro aspetto ai funzionari esterni dei gruppi, quello dell’adeguamento degli emolumenti, per cui è necessario che si modifichi anche la legge 54 del 1997, aggiungendo all’articolo 4 della stessa, le seguenti parole: “le suddette indennità vengono rideterminate periodicamente in sede di contrattazione decentrata integrativa”. Siamo obbligati a modificare anche la legge che faceva riferimento al personale delle segreterie particolari, in modo tale che anche questo personale abbia l’adeguamento degli emolumenti come gli altri dipendenti della Giunta e del Consiglio. L’emendamento quindi introduce un articolo 2 alla proposta di legge n. 83.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 3.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 4 che propone l’inserimento dell’articolo 1/ter presentato dal consigliere Rocchi, che ha la parola per illustrarlo.

Lidio ROCCHI. Questo emendamento consente ai nostri dipendenti da subito di avvalersi della possibilità di scegliere tra la forma “co.co.co.” e quella degli altri dipendenti dell’Ufficio di presidenza. Più che altro è un chiarimento all’articolo di legge.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 4.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge n. 83.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione e rinvio in Commissione): «Istituzione dell’Ente parco regionale del Conero» Giunta (86)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 86, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Comi.

Francesco COMI. L’atto in questione è importante e apre un percorso voluto dalla Giunta regionale per arrivare con gradualità, nel tempo, ad omogeneizzare il sistema regionale delle aree naturali e protette, allo scopo di gestire in maniera sistematica e condivisa le risorse disponibili e programmare e pianificare nell’arco di un triennio, le azioni necessarie alla gestione delle aree protette.
In particolare iniziamo questo percorso con l’istituzione dell’Ente parco regionale del Conero, attualmente consorzio tra enti locali. Il parco regionale del Conero è un’istituzione nata nel 1987, che ha un percorso lungo e datato, superato dalle successive e numerose iniziative legislative che hanno aggiornato e non poco la materia che regola l’istituzione e la tutela dei parchi stessi. In particolare la legge 394 del 1991, legge quadro, e la legge 15 del 1994, legge regionale più di dettaglio.
Con queste norme si è modificata sostanzialmente la materia. Nel frattempo dobbiamo però fare i conti con un sistema regionale delle aree naturali protette che è costituito da diverse realtà organizzate, con forme diverse ed eterogenee di gestione. In alcuni casi si tratta di enti — la Provincia, le Comunità montane — in altre di consorzi, in altre ancora di fondazioni private o addirittura di associazioni ambientaliste.
La Regione è rappresentata a vario titolo in molte di queste realtà istituzionali ma non in tutte.
Questa assenza non consente ad un ente importante di partecipare alla pianificazione delle azioni del governo del territorio e di allocazione delle risorse, né di approfondire gli aspetti e la conoscenza di temi tecnico-finanziari relativi alle aree protette. Questa considerazione e questa assenza della Regione pesa, perché oggi le sole risorse disponibili sono, oltre ai finanziamenti nazionali e ai fondi Docup, le risorse previste dal bilancio regionale.
Si è ritenuto pertanto di omogeneizzare l’organizzazione del sistema delle aree naturali protette, non solo per adeguarla alla disciplina corrente ma anche e soprattutto per poter declinare in maniera coerente e consapevole sul territorio una programmazione più ampia e generale.
In questo caso, con questa legge noi andiamo a modificare in particolare la stessa organizzazione, la stessa composizione degli organi di governo e di rappresentanza. Attualmente il parco è un consorzio con un consiglio direttivo di 25 componenti, cinque per ogni ente locale consorziato e una giunta esecutiva formata da cinque consiglieri, uno per ogni ente locale, da un presidente un direttore ed una comunità del parco, quindi una presenza ampia, pletorica che spesso ha danneggiato anche l’efficace ed economico funzionamento dell’istituzione.
Con l’istituzione dell’ente parco si accoglie anche la filosofia di semplificare l’organizzazione ed in particolare di ridurre la presenza pletorica negli organi obbligatori previsti dalla legge 394 del 1991, come pure dalla legge 15 del 1994. In particolare si individua nel consiglio direttivo l’organo di governo, nel presidente l’organo di rappresentanza, nel direttore l’organo di gestione, nel revisore unico dei conti l’organo di controllo contabile e nella comunità del parco l’organo di rappresentanza. Un organo quindi che ha una grande semplificazione, che consentirà alla Regione di risparmiare risorse, quindi di proseguire un’azione coerente avviata all’inizio di questa legislatura nel riordino degli enti e delle istituzioni locali.
Il consiglio direttivo che andiamo a comporre sarà articolato da sei rappresentanti: il rappresentante della Regione Marche, quello della Provincia di Ancona, quelli dei Comuni di Ancona, Camerano, Sirolo e Numana. Questi rappresentanti saranno indicati ciascuno dal rispettivo ente, secondo la disciplina e gli statuti che riguardano l’ordinamento locale. Nel caso specifico per la regione si rinvia alla Giunta regionale, nel caso degli altri enti bisognerà verificare nel dettaglio cosa prevede lo statuto locale.
Accanto a questa rappresentanza c’è anche la necessità di inserire la rappresentanza delle associazioni ambientaliste. Su questo vorrei fare una assunzione di responsabilità, perché solo un’ora fa, quindi con grande ritardo, la Commissione si è dovuta riunire per accogliere l’inserimento, all’interno dell’organo direttivo, del rappresentante delle associazioni ambientaliste. Voglio ammettere questa responsabilità e questo ritardo che la minoranza ha lamentato legittimamente, non partecipando a quest’ultima riunione. Potevamo ragionare prima e più tempestivamente su questa proposta che non rappresenta una scelta di discrezionalità politica del Consiglio e della Giunta ma l’adozione di un principio declinato dalla legge 394, legge quadro nazionale che prevede negli enti parco nazionali la presenza di rappresentanti delle associazioni ambientaliste. Quindi nell’accogliere questo principio, noi abbiamo accolto un principio più generale, che è quello che ha guidato la formazione di questo atto. Su questo verrà presentato successivamente un emendamento.
Ci sono poi altre questioni che la legge regionale non può prevedere direttamente, che attengono al governo urbanistico del territorio, alla coerenza tra gli strumenti urbanistici previsti dai Comuni e dall’ente parco, ma a questi problemi di carattere più generale si potrà porre rimedio solo intervenendo nel merito della legge regionale 15 del 1994.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Vorrei porre una questione pregiudiziale. Chiedo il rinvio in Commissione di questa proposta di legge, perché è stato leso un diritto fondamentale dell’opposizione di dibattere un argomento importante. Il rinvio porterebbe la discussione di questa legge al 20 giugno, quindi non è un rinvio a lungo termine. Ciò per poterne discutere mercoledì in Commissione, visto che con questo emendamento cambiano situazioni pregiudiziali fondamentali e quindi vorremmo approfondire ulteriormente le norme che non abbiamo avuto la possibilità di approfondire. Ecco perché non abbiamo partecipato ai lavori della Commissione.

PRESIDENTE. Credo che sia chiara la richiesta del consigliere Lippi: è quella di rinviare la proposta di legge in Commissione. Il relatore di maggioranza come si esprime?

Francesco COMI. Accolgo lo stato d’animo del consigliere Lippi, perché oggi, contraddicendo una nostra abitudine di metodo che ci ha visto lavorare insieme maggioranza e minoranza, approvando quasi tutti gli atti all’unanimità, si è creata una divisione che non riguarda il merito ma il metodo con il quale abbiamo affrontato la questione. Quindi capisco le obiezioni sollevate dal consigliere Lippi che si è trovato, suo malgrado, a dover valutare un emendamento che solo tre quarti d’ora fa abbiamo accolto. Ritengo pure che questo emendamento non muta il merito della legge, perché non fa altro che recepire una indicazione contenuta nella legge quadro nazionale.

Fabio PISTARELLI. Chi l’ha detto, questo?

Francesco COMI. La legge non rende obbligatoria la presenza, però è la legge a cui, in tutti gli atti, abbiamo rinviato nella definizione dei criteri ai quali ispirarci. A tutti ci siamo ispirati, meno che ad uno. Quindi è naturale accogliere anche quell’unico principio che rimaneva isolato.
Siccome il merito della questione non viene intaccato, credo che non approvarla creerebbe un problema, visto che in tutte le audizioni che ci sono state è venuto forte ed unanime il sollecito degli enti locali coinvolti — centro-sinistra e centro-destra — ad approvare, e velocemente, questa legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Una breve riflessione rispetto alle considerazioni fatte adesso dal consigliere Comi che non sono peregrine, tuttavia noi agiamo in una situazione in cui alcuni, addirittura, parlano di federalismo spinto. A noi piacerebbe parlare più di autonomia regionale, in un quadro di visione generale nazionale della normativa. Quindi recepire la legge quadro che prevede nella gestione delle aree protette anche le associazioni ambientaliste, secondo noi è un fatto molto positivo. Ma nella nostra concezione le aree protette e i parchi non debbono essere visto solo come una questione di tipo protezionistico fine a se stessa, ma dinamico, di tutela, di sviluppo del territorio e da questo punto di vista andrebbe riflettuta anche la necessità e la possibilità di prevedere nella gestione di questi organismi anche la presenza delle associazioni venatorie, proprio perché, in una riflessione e concezione dinamica — vedo l’assessore Carrabs che sorride, penso in maniera benevola — in una visione seria di costituzione di alleanze positive per lo sviluppo, ritengo che le associazioni venatorie dovrebbero essere coinvolte, tant’è che nelle zone di rispetto dei parchi, addirittura è prevista la possibilità di stabilire l’attività venatoria per i soli residenti. E’ una forzatura, a mio modo di vedere, perché è una riserva troppo favorevole ai residenti, tuttavia se prevediamo una concezione di questo tipo, noi crediamo che in una visione di governo complessivo del territorio anche queste associazioni dovrebbero essere ricomprese in un aspetto positivo e non conflittuale.
E’ una riflessione che lasciamo al Consiglio, questa sera non è possibile inserirla, ma sulla quale penso che il Consiglio regionale dovrebbe riflettere per l’immediato futuro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Presidente, io richiamerei preliminarmente il regolamento. Il consigliere Lippi ha sollevato una questione pregiudiziale e sospensiva...

PRESIDENTE. Un rinvio in Commissione.

Fabio PISTARELLI. E’ una questione pregiudiziale, perché con un emendamento all’ultimo momento, proposto tra l’altro irritualmente, perché non vi era nemmeno l’accordo della Commissione nella sua interezza, si cambia completamente tutto, perché questa questione che il relatore Comi vuol far passare come applicazione dei principi della legge nazionale e di quella regionale, è una interpretazione assolutamente arbitraria e di parte che non corrisponde alla lettera della legge. Mi limito, colleghi, a leggere l’articolo della legge regionale 15 del 1994, la quale all’art. 13 recita: “Sono organi necessari dei parchi naturali regionali il consiglio direttivo, il presidente, il direttore, i revisori dei conti, la comunità del parco”. Al comma 6 si fa riferimento sì alle associazioni ambientaliste, tra le altre associazioni — ci sono quelle venatorie, i rappresentanti delle organizzazioni agricole ecc. — ma a proposito della comunità del parco, che è un altro organo rispetto a un consiglio direttivo. Questo lo dice la nostra legge regionale, pertanto dovremmo essere i primi a rispettarla, sulla base della legge nazionale istitutiva dei parchi e delle aree protette. Perciò noi con questo emendamento fatto senza il consenso della minoranza, con una riunione di Commissione fatta cinque minuti fa, andiamo a violare la legge. Quindi il richiamo del consigliere Lippi è assolutamente sacrosanto: deve ritornare in Commissione, perché se si vuole costituire un consiglio direttivo con una sola delle associazioni richiamate, peraltro, solo per la comunità del parco, cioè l’assemblea, se si vuole inserire un solo elemento, senza la rappresentanza degli agricoltori, senza la rappresentanza dei cacciatori, senza la rappresentanza di altre associazioni che sono pure richiamate, questa è una scelta politica che va al di là del dettato legislativo, perciò deve essere solo la Commissione nella sua sacramentale costituzione e convocazione a decidere, perché è un passo assolutamente delicato, importante e grave. Mi si deve spiegare perché nel consiglio direttivo, allora, non ci devono essere, come diceva Procaccini, le associazioni venatorie piuttosto che quelle degli agricoltori. Tutti sono nella comunità del parco, compresi gli ambientalisti. Se prendiamo gli ambientalisti e li mettiamo nell’esecutivo, allora li dobbiamo prendere tutti e comunque vi deve essere un’ampia discussione.
Quindi sono a favore del rinvio in Commissione come richiesto dal relatore di minoranza.

PRESIDENTE. Ho diverse richieste di intervento sulla questione del rinvio in Commissione. Non è prevista dal regolamento alcuna norma. Ce la possiamo dare, se siete d’accordo. Abbiamo ascoltato più voci equilibrate. Per evitare di continuare a discutere all’infinito di questo tema, facciamo due interventi, uno a favore e uno contro, e chiudiamo.
Ha la parola il consigliere Capponi per parlare a favore.

Franco CAPPONI. Stiamo discutendo di un fatto abbastanza importante e devo rifarmi alle audizioni che la Commissione ha precedentemente svolto, anche molto approfonditamente, alla presenza anche dell’assessore Amagliani.
In merito alla questione, ribadendo quello che giustamente sostiene il consigliere capogruppo Pistarelli, devo dire che questo dibattito sul fatto che la componente ambientalista dovesse più o meno far parte del consiglio di amministrazione, esiste la risposta scritta proprio dell’assessore, che riteneva di avere concertato con gli enti locali la non presenza della componente ambientalista perché la riteneva già soddisfatta nella presenza nella comunità del parco. Come nella comunità del parco sono rappresentate tutte le componenti, da quella venatoria a quella economica, a quella di rappresentanza dei vari interessi locali.
Quello che è stato portato in Commissione, un po’ forzatamente, va in contraddizione con tutto quello che noi abbiamo detto, e ritenendo l’assessore Amagliani una persona seria e rispettosa di quella che è stata la discussione in Commissione, chiedo a lui conferma di quanto dico e chiedo di poter ribadire la richiesta di rinvio in Commissione, che si sostanzia soprattutto sul fatto che noi abbiamo fatto delle audizioni, abbiamo promesso delle cose in Commissione, abbiamo presentato un elaborato e questo oggi viene disatteso dall’aula con un emendamento. Ritengo quindi che tutta la concertazione che è stata svolta, sia oggi superata da questo emendamento e secondo me è scorrettissimo quello che la maggioranza ha cercato di far passare come un emendamento importante e strategico. Io ho la trascrizione delle sue dichiarazioni in Commissione, assessore Amagliani, in cui lei diceva che in pratica aveva recepito le istanze degli enti locali che chiedevano una non presenza della componente ambientalista all’interno del consiglio di amministrazione, perché ben rappresentata, come tutti gli altri interessi, nella comunità del parco, quindi per alcuni sindaci era già una forzatura quella della immissione della Regione tra gli enti che dovevano partecipare alla gestione del parco, perché, obiettivamente, c’era anche un discorso di contrasto legislativo in merito al fatto del controllato-controllore, nel senso che è la Regione che dà i finanziamenti e poi sta nel consiglio di amministrazione e gestisce i fondi che si attribuisce.
Su questo i nostri uffici hanno detto che non c’è questa incompatibilità e riteniamo di dover prendere con beneficio d’inventario questo parere, però sull’altro aspetto, sulla immissione della componente ambientalista all’interno del consiglio di amministrazione dell’ente parco, assolutamente c’era una posizione diversa nell’audizione che abbiamo fatto con tutti gli enti locali che partecipano, compresa la Provincia di Ancona che ha ritenuto di dover anch’essa condividere questa proposta per trovare una sintonia tra gli enti locali. Anche la nostra posizione di sostanziale approfondimento e condivisione di una normativa che secondo noi ha una valenza che va al di là dell’aspetto organizzativo ma ha anche una valenza politica, è stata seriamente espressa.
Questo è uno stravolgimento che pregiudica anche il corretto rapporto che abbiamo avuto con gli enti locali ascoltati in audizione. Ritengo quindi che il rinvio in Commissione vada fatto. Non riteniamo giusta la presenza della componente ambientalista perché già ricompera nella comunità del parco. Molte volte ci si chiede il corretto rapporto tra maggioranza e opposizione: devo dire che questo corretto rapporto tra maggioranza e opposizione l’abbiamo portato avanti, però ritengo che questo aspetto non sia corretto rapporto tra maggioranza e opposizione, quello degli emendamenti che stravolgono anche degli accordi istituzionali che erano stati presi.
Quindi chiediamo il rinvio in Commissione e sono addirittura per chiedere il ritiro dell’emendamento, così andiamo alla discussione di una legge che secondo la Regione è di strategica importanza, secondo noi non è di strategica importanza perché vi era già un consorzio che gestiva l’ente parco, anche in modo relativamente sufficiente. Riteniamo che quell’emendamento non porti nella direzione del corretto rapporto tra le istituzioni e tra maggioranza e opposizione.

PRESIDENTE. Voglio rinnovare ai consiglieri un’affermazione che ho fatto. Avevamo chiuso la discussione dicendo “un intervento a favore del rinvio e un contro” e per parlare contro si era prenotato l’assessore. Ci sono diverse richieste di ulteriori interventi, però direi di procedere come concordato, altrimenti non chiudiamo più la nostra discussione.

Rosalba ORTENZI. Chiedo cinque minuti, non di più, di sospensione, per riunire la IV Commissione.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,15,
riprende alle 17,05

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Ha la parola il consigliere Comi.

Francesco COMI. La Commissione si è riunita, ha fatto una attenta riflessione di merito e di metodo, quindi voglio qui rappresentare l’obiezione di metodo che viene fatta, perché coinvolge tutti noi e che voglio lamentare anche per esplicitare un atteggiamento futuro, che almeno io personalmente osserverò: tutti gli emendamenti che arriveranno all’ultimo minuto, all’ultimo giorno, all’ultima ora successivamente alla riunione della Commissione, da oggi in poi, da chiunque provengano, verranno bocciati se non presentati tempestivamente. Questo induce un metodo di lavoro che non aiuta mai a gestire con piena consapevolezza la discussione.
Premesso questo, che è accaduto in tanti atti e in maniera democratica, nel merito sono state poste obiezioni alla composizione all’interno della proposta di legge che andiamo a costituire. Le obiezioni sono state forti e diffuse, poggiano soprattutto sull’esigenza di non mettere sullo stesso piano livelli di rappresentanza diversi. La discussione merita però un approfondimento e non può essere liquidata con il diniego a quella proposta. Merita un approfondimento, perché nell’aspirazione della Giunta regionale che ha proposto questo atto, c’è la necessità di omogeneizzare il coordinamento degli enti che gestiscono le aree naturali protette. Per poter raccogliere questa aspirazione di omogeneizzazione anche della composizione, visto che ci sono composizioni diverse — in alcune ci sono ambientalisti, in altre no e questo è sbagliato — chiediamo non solo il rinvio di questo atto ma anche il rinvio dell’atto successivo riguardante le modifiche alla legge 15, perché nell’andare a definire la composizione contenuta in questa proposta di legge andremmo anche a definire criteri uniformi che riguardano tutti gli enti.

PRESIDENTE. Lei parla di rinvio in Commissione, non alla prossima seduta?

Francesco COMI. Rinvio in Commissione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta di rinvio in Commissione.

Il Consiglio approva




Proposta di legge (Rinvio in Commissione): «Modificazioni alla legge regionale 28 aprile 1994, n. 15: Norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette» Comi (98)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 98. Anche per questa proposta di legge è stato proposto il rinvio in Commissione.
Ha la parola l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Vorrei capire qual è la motivazione del rinvio della legge regionale n. 98. Non c’è un’attinenza. La legge regionale 98 ci mette in condizioni, oggi, di approvare la variante al piano del parco del Conero e i tempi sono molto stretti. Non c’è alcuna attinenza tra quello che qui viene previsto e tutto il resto della normativa di cui stiamo parlando. Se c’è una motivazione alzo le braccia, ma l’approvazione di questa piccola norma ci avrebbe messo nelle condizioni di approvare il più presto possibile la variante al piano del parco del Conero, tutelando tutto ciò che c’era da tutelare e salvaguardando la possibilità di piccole manutenzioni. Differentemente tutto sarebbe bloccato. Vi dico soltanto “non facciamoci del male”, dopodiché, se vogliamo farci del male, facciamocelo pure.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio.

Il Consiglio approva




Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «L.r. 2 settembre 1996, n. 38, art. 4. Piano degli interventi per il diritto allo studio universitario nella regione Marche per l’anno accademico 2006-2007» Giunta (22)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 22, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. Nella legge regionale che abbiamo approvato il 16 dicembre 2005, la 32 che trattava del riordino in materia di diritto allo studio universitario, il Consiglio regionale propose una modifica che poi fu approvata all’unanimità, in cui si chiedeva che il piano annuale degli interventi agli Ersu fosse approvato dal Consiglio regionale rispetto a quanto avveniva precedentemente, quando la ripartizione dei finanziamenti agli Ersu era un atto tipicamente di Giunta.
Ritengo che sia stato positivo avere introdotto questa modifica, perché ci consente di conoscere, non tanto di verificare, perché nessuno vuol andare a intervenire dove non è necessario che questo avvenga, quali sono effettivamente le competenze, i problemi, le volontà, le specificità anche di questo settore e attraverso il piano di riparto che proponiamo, è possibile non soltanto ai consiglieri regionali ma alle forze politiche tutte, di conoscere più approfonditamente il comparto relativo agli Ersu.
Questa proposta di legge è stata presentata dopo l’incontro con la conferenza regionale sul diritto allo studio universitario, la quale ha proposto che i criteri per il riparto dei finanziamenti agli Ersu vengano modificati, in quanto dal primo atto con cui questi criteri sono stati emanati, si sono modificate le entità degli Ersu, delle università, sono modificate le esigenze del diritto allo studio, quindi è opportuno andare a verificare con parametri più chiari e più oggettivi anche la ripartizione dei finanziamenti.
La richiesta da parte della conferenza regionale per il diritto allo studio, era che sin da subito la Giunta proponesse nuovi criteri per poter ridiscutere questo stesso intervento che portiamo oggi in tempi brevissimi, in maniera diversa. Era una richiesta fatta dalla conferenza regionale per il diritto allo studio che la proposta di Giunta riportava pari pari, quindi non era stata un volontà della Giunta o dell’assessore quanto, piuttosto, una richiesta specifica. Noi ritenevamo e riteniamo tuttora che nel momento in cui debbono essere modificati i parametri tenendo conto di dati oggettivi e che siano facilmente controllabili e condivisibili, non sia opportuno fare una proposta di questo genere, andare a modificare i parametri in tempi brevissimi, con il rischio di proporre parametri diversi che sono peggiorativi, anziché migliorativi, rispetto a quelli che adesso sono in atto, proprio perché le cose fatte in maniera affrettata rischiano di non essere fatte nella maniera dovuta.
C’è stato un accordo con l’assessore in Commissione, non era una richiesta dell’assessore, ma pervenuta dalla conferenza regionale per il diritto allo studio, lo ripeto.
Ritengo anche che sia opportuno, per il Consiglio, conoscere di che cosa stiamo parlando, cioè qual è l’entità degli studenti su cui andiamo a intervenire attraverso questi finanziamenti e qual è l’ammontare globale dei finanziamenti che la Regione, lo Stato mettono in atto rispetto al diritto allo studio.
Gli studenti iscritti alle università marchigiane e agli istituti artistici e musicali sono 61.354, ad oggi. Non lo dico tanto “per dare i numeri”, ma per far comprendere quanto in una regione come la nostra che ha quattro università, altre sedi distaccate, ù alcuni licei e istituti artistici e musicali, è da considerarsi un numero considerevole. Quindi nel momento in cui si andrà a fare i parametri e a discutere del riparto, discuteremo di un riparto finanziario che riguarda una molteplicità di studenti, circa 61.300, di cui parte residenti nella regione Marche, parte provenienti da fuori regione. Ve ne sono circa 15.800 nell’università di Ancona, 20.600 in quella di Urbino, la più numerosa dal punto di vista degli studenti, 13.300 a Macerata a 10.200 a Camerino.
Anche la cifra che viene interessata con questo atto non è di poco conto, anche se in questo settore sarebbe opportuno che le cifre fossero superiori, perché parliamo di circa 15,2 milioni di euro, ripartiti in quota parte quasi uguale fra fondo statale, tassa regionale che viene riconvertita completamente agli Ersu e fondi regionali, fitti, gestioni e quant’altro. E’ una cifra abbastanza consistente, soprattutto se si considera il fatto che a questa cifra vanno aggiunti circa altri 13 milioni di euro per il costo del personale. Stiamo quindi parlando di una legge che ha in sé una implicazione abbastanza consistente dal punto di vista economico.
Il fondo statale è attribuito alla Regione in base al numero dei titolari di borse di studio, quindi anche su questo bisognerà fare una valutazione di carattere politico molto importante nel momento in cui stabiliremo i criteri e anche quando approveremo la nuova legge finanziaria bisognerà fare una valutazione molto importante, perché se distribuiamo un minor numero di borse di studio, anche il finanziamento che viene dal livello nazionale si abbassa. Beneficiari sono i titolari delle borse di studio, gli idonei che sono in numero maggiore, sono quelli che potrebbero accedere alle borse di studio se i finanziamenti fossero tali da poter coprire tutti. Quindi c’è una differenza di circa 800 ragazzi tra titolari e idonei, una differenza che bisognerebbe cercare di rendere sempre minore.
Ho verificato anche il numero degli addetti ai vari Ersu, che sono molto differenti: dai 60 di Ancona ai 50 di Camerino, ai 46 di Macerata, ai 241 di Urbino, anche se non possiamo prendere questi dati sic et simpliciter, perché la discrasia è troppa. Ci sono delle università che danno all’esterno dei servizi, quindi bisogna fare anche questo tipo di valutazione, però è certo che anche il personale impiegato all’interno degli Ersu è in numero piuttosto consistente e ho detto prima che la cifra globale che grava sul bilancio regionale rispetto al personale è di circa 13 milioni di euro. Non è una cifra da poco.
Gran parte della legge è di carattere tecnico. La parte su cui si può intervenire politicamente, quindi discrezionale da parte della Regione, è minima rispetto alla legge in quanto tale, perché quasi tutto è determinato dal Dpcm nazionale che stabilisce le modalità. Quindi la legge è in gran parte tecnica e la parte di intervento o di discrezionalità o di scelta di carattere politico rimane piuttosto bassa, anche se questo Dpcm nazionale è ormai scaduto da tre anni, dal 2001, ogni tre anni dovrebbe essere rifatto e attendiamo il nuovo Dpcm che presumiamo stabilisca dei parametri di carattere diverso.
Agli articoli 2 e 3 si definiscono gli interventi non destinati alla globalità degli studenti, cioè gli interventi che sono messi a bando con normative anche queste definite dal Dpcm nazionale. Per esempio borse di studio, prestiti d’onore fiduciari, servizi abitativi e i contributi per la mobilità internazionale ed altri tipi di servizi. Questi vengono messi a bando e le regole sono dettate dal Dpcm nazionale. Poi ci sono quei servizi non messi a bando, perché rivolti alla globalità degli studenti: servizi di ristorazione, servizi di informazione, servizi editoriale, ricreativo, sportivo ed altri tipi di servizi rivolti alla globalità degli studenti.
La scelta politica che è stata fatta dalla Regione e che trovo assolutamente condivisibile, è quella di tenere alto il numero degli Isee, in maniera da avere un numero di idonei abbastanza elevato, perché è vero che c’è la forbice tra beneficiari e idonei, però abbiamo detto anche che il numero degli idonei fa quantità economica rispetto ai finanziamenti nazionali. Ma anche gli idonei che non riescono ad essere beneficiari di borse di studio hanno tuttavia il servizio mensa gratuito e sgravi sulle tasse nazionali e regionali. Quindi, pur non essendo una borsa di studio vera e propria, il fatto di rientrare tra gli idonei ad usufruire di borsa di studio, garantisce sicuramente dei benefici che non sono assolutamente da scartare.
Il valore delle borse di studio avrebbe potuto essere modificato, però si è preferito anche in questo caso tenere piuttosto basso il valore delle borse di studio, per concedere a più studenti universitari le borse di studio stesse, quindi per avere un maggior numero di borse di studio, per i motivi che ho già esplicitato prima, ma anche perché riteniamo opportuno cercare di distribuire il più possibile queste borse di studio, magari tenendo il livello economico più basso, però avendo un numero più alto di beneficiari di borse di studio.
Quindi gli studenti che vengono da fuori sede hanno una borsa di studio di 4.200 euro, i pendolari di 2.300; invece gli studenti che sono in sede e che quindi hanno spese molto più basse rispetto agli altri hanno una borsa di studio di 1.584 euro circa più un pasto giornaliero. Sono questi i benefici che si riesce a distribuire attraverso questa legge.
Le tariffe per i pasti sono state mantenute più o meno come gli anni precedenti, aggiornate soltanto dell’indice Istat: 4 euro per un pasto completo, le tariffe per l’affitto non superiori a 134 euro.
Nell’articolo 12 c’è una disciplina più precisa rispetto agli studenti portatori di handicap, che non sono disciplinati rispetto alla normativa che riguarda gli invalidi civili, ma essendo una categoria molto diversa, studenti giovani, si è preferito attuare la legge 104 del 1992 che valuta l’handicap di ciascuno attraverso un’apposita commissione.
E’ interessante anche il discorso del prestito fiduciario, che è possibile ottenere con accordi assolutamente interessanti tra la regione che si è fatta portavoce di un’operazione con le banche, per cui l’istituto di credito che farà tassi di interesse migliori — la Regione interverrà a copertura dei tassi d’interesse — si aggiudicherà questo servizio e questo consente agli studenti di poter usufruire di un prestito fiduciario. I primi che possono usufruire di questo prestito fiduciario sono gli idonei non titolari di borse di studio. Anche questa mi pare una scelta assolutamente giusta e legittima.
In questo caso l’indicatore Isee è stato tenuto più elevato, perché se si fosse messo un indicatore estremamente basso, cioè soltanto gli studenti che hanno reddito bassissimo avessero potuto accedere ai prestiti fiduciari, questo avrebbe fatto sì che in pochissimi avrebbero acceduto ai prestiti stessi. Invece, secondo noi è una agevolazione assolutamente positiva e utile, di cui purtroppo, forse per cattiva conoscenza, forse per altri motivi gli studenti non usufruiscono, invece sarebbe opportuno che potessero usufruire di questi prestiti fiduciari perché aiutano lo studente e sgravano la famiglia di costi che non tutti possono sostenere.
La restituzione del prestito fiduciario comincia dal tredicesimo mese dopo l’ultimo semestre in cui si è potuto accedere al prestito, quindi dopo la laurea e anche nel momento in cui lo studente comincia un’attività lavorativa. Questo può rendere più semplice la restituzione del prestito fiduciario.
Per quanto riguarda invece le sovvenzioni straordinarie che sono state previste per la prima volta in questa nuova legge e che sono anche queste una interessante innovazione, purtroppo i finanziamenti che sono stati inseriti in questo regolamento non sono altissimi, perché sono soltanto quelli provenienti dalle sanzioni amministrative. Siccome può essere discrezionale, quanto meno finché non c’è un regolamento, questo discorso delle sovvenzioni straordinarie che non riguardano né i titolari delle borse di studio né gli idonei, né persone in condizioni economiche estremamente svantaggiate né persone con profitto scolastico estremamente elevato, rischiano di diventare discrezionali, per cui è anche vero che non possono essere tantissime, però sarebbe opportuno che vi fosse la possibilità di avere qualche finanziamento in più.
Per quanto riguarda l’articolo 19, esso esprime le volontà politiche verso le quali la Regione vorrebbe che gli Ersu si orientassero. Sono volontà politiche fatte di buon senso, di razionalità e di razionalizzazione soprattutto, che non sempre vengono rispettate, per esempio il fatto che gli acquisti di beni e servizi si facciano insieme attraverso il Consib. Questo molto spesso non viene rispettato, la giustificazione è che poi i tempi sono più lunghi, invece a volte c’è l’esigenza di acquistare beni e servizi in tempi molto rapidi, ma se si fanno acquisti centralizzati dovrebbe calare il costo.
E’ necessario che avvenga la riorganizzazione delle spese, perché ci sono spese abbastanza diverse da Ersu a Ersu e quindi, anche qui, è difficile controllare efficacemente la spesa pro-capite per studente, perché i parametri sono diversi da Ersu ad Ersu, quindi prima bisognerà rendere omogenei tutti i parametri e a quel punto sarà più semplice andare a controllare e verificare dove c’è effettivamente un’organizzazione positiva e dove invece c’è una organizzazione magari più dispendiosa.
E’ stato istituito un gruppo di lavoro finalizzato a una reportistica periodica sulla gestione delle risorse, che va nel senso di quello che ho detto fino adesso. Della razionalizzazione del personale abbiamo già accennato dicendo che è abbastanza consistente il numero del personale ed elevato il costo.
Infine la necessità o l’opportunità non solo dal punto di vista politico, sociale, economico ed altro, di poter usufruire meglio dei finanziamenti che ci vengono trasferiti dallo Stato, trovando un meccanismo che possa aumentare la possibilità di distribuzione di borse di studio.
Ritengo che la proposta di legge sia assolutamente condivisibile con tutte le osservazioni che ho fatto all’inizio rispetto ad una futura revisione dei parametri.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Salto la parte relativa all’illustrazione dei dati che la collega Mammoli ha fatto con precisione e di cui abbiamo parlato anche in Commissione. Credo che i dati esposti siano stati motivo di riflessione per i colleghi.
Siamo in ritardo con questo atto, ci sono pro e contro. Noi ci orientiamo verso l’astensione, anche perché il suo intervento in Commissione, assessore, è stato recepito bene dalla maggioranza ma anche dalla minoranza nel momento in cui ha detto che i nuovi criteri di programmazione e la discussione sui risultati del monitoraggio vedranno coinvolte maggioranza e minoranza insieme alla conferenza dei rappresentanti degli Ersu. Quindi sarò brevissimo per dire che questa astensione della minoranza è costruttiva, pur rilevando, come ha dettola collega Mammoli, che ci sono disparità di trattamento tra i diversi Ersu e per le diverse politiche del diritto allo studio.
Spesso non c’è una corrispondenza diretta tra il gettito delle tasse e le borse di studio, ma soprattutto la sperequazione più evidente che balza agli occhi è quella del personale, tra nord e sud delle Marche. Sarebbe facile per tutti fare su questo delle sparate ad effetto, ma io credo che sia necessario un controllo di gestione forte per capire dove bisogna correggere quei costi diversi, geograficamente fra studente e studente, risultanti dalle analisi che abbiamo.
Siamo in una fase in cui non vi sono investimenti, però si capisce il momento e anche il Dpcm nazionale deve essere aggiornato.
L’assessore aveva annunciato in sede di discussione del bilancio, una proposta di aumento di tre euro della tassa universitaria, che probabilmente — bando alle demagogie — ci avrebbe potuto vedere anche favorevoli, perché ciò avrebbe potuto comportare un aumento del numero di borse di studio. Lo dico a Marcolini che forse utilizzerà al volo questa disponibilità e dirà “anche la minoranza vuol alzare le tasse”. Prego l’assessore Marcolini di non fare largo uso di questa disponibilità estremamente costruttiva. Siamo quindi d’accordo sull’impegno a un monitoraggio forte, un controllo di gestione senza pregiudiziali, per una redistribuzione dei servizi e per i costi alla pari tra i diversi studenti.
Ho visto che a Macerata è stata siglata l’intesa tra il rettore e Banca Marche per il prestito d’onore. E’ un caso di sussidiarietà orizzontale rispetto a quello che l’assessore aveva detto. Il mondo attorno si sta muovendo, quindi dobbiamo correre anche noi.
Faccio una riflessione a più ampio raggio che riguarda le competenze della Regione, dell’assessore in particolare, e lo dico con amarezza: ogni sforzo viene fatto — maggioranza, minoranza, Esecutivo — per sostenere i ragazzi nella laurea, nella laurea breve, nel master. Io invoco da tempo un accordo forte tra i soggetti attori della formazione, dell’istruzione, dell’alta istruzione, dell’alta formazione, perché la domanda che ci angoscia è: poi chi li assume questi ragazzi? Noi facciamo uno sforzo che è veramente lodevole a finanziare anche i ragazzi che partecipano ai master, però abbiamo esempi della pubblica amministrazione e dei soggetti privati che di questi master non fanno l’uso che tutti vorremmo.
Sono stato sindaco anch’io, quindi so benissimo che quando hai nella tua città il corso di laurea breve è un fiore all’occhiello che onora tutti quanti, ma attenzione alla riprogrammazione di questa funzione, che va rivista nella conferenza dei rettori, anche per la migliore organizzazione del diritto allo studio, altrimenti si moltiplicano le lauree brevi, aumentano i costi e poi non vedo un grande ritorno, purtroppo, dei laureati in via breve.
Quindi la disponibilità che ha dato su questo l’Esecutivo attraverso l’assessore la cogliamo favorevolmente. C’è ritardo, però si va verso un controllo di gestione che condividiamo e al quale parteciperemo in maniera responsabile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Se avessimo tempo, dovremmo fare una riflessione anche su come le università in generale, ma anche quelle delle Marche hanno vissuto la fase di espansione, in una logica che talvolta è stata più riferita ad una visione aziendalistica che non ad una visione di diritto allo studio e di diritto al sapere. Infatti sono proliferati i corsi esterni perché c’erano i finanziamenti pubblici e talvolta le sedi distaccate dei corsi di laurea sono diventate più importanti delle sedi universitarie in quanto tali. Oggi siamo dentro una guerra tra poveri, con poche risorse, ma non abbiamo il tempo per fare una riflessione di questo tipo, tuttavia bisognerebbe farla.
Per quanto riguarda l’atto di cui discutiamo, i Comunisti italiani lo voteranno, tuttavia pongono delle perplessità, in qualche modo risolte dall’ordine del giorno che è stato presentato, perché in effetti esistono delle difficoltà. Il riparto delle risorse infatti, non sempre è stato riferito al dettato della legge 38/96, in particolare all’art. 4. Non è un caso che la commissione regionale sul diritto allo studio universitario non abbia trovato una sintesi, tant’è che non c’è alcun accordo. Non si è potuta trovare una sintesi sui criteri di finanziamento da adottare relativamente ai vari fondi a disposizione degli Ersu.
A tale proposito si evidenzia tuttora uno squilibrio, quindi la necessità di un riequilibrio delle risorse, perché si passa da una forbice troppo grande pro-capite, da 331,67 a 687 euro e questo rappresenta uno squilibrio enorme, determinato non solo da posizioni storiche, quindi dal personale, ma anche da scelte politiche che vanno riviste.
Noi accogliamo anche il sunto che l’assessore Ugo Ascoli ha fatto nella riunione che citavamo all’inizio, quella della conferenza regionale sul diritto allo studio tenutasi il 17 maggio di questo anno. Infatti anche la Giunta regionale, per bocca dell’assessore Ascoli prende atto della necessità di un riequilibrio e l’assessore propone di riconvocare tale conferenza per metà giugno, in modo tale che si determinino nuovi criteri, proprio per giungere a un più equo riparto dei fondi.
Nonostante le difficoltà e, per certi versi, anche le incongruenze che ancora permangono nell’atto, noi lo votiamo perché vogliamo credere che l’ordine del giorno che il Consiglio regionale approverà, non rimanga lettera morta.

PRESIDENTE. C’è un ordine del giorno a firma Giannini, Procaccini, Brandoni, Mammoli e Rocchi. Ha la parola il consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Ho letto l’ordine del giorno. In linea di principio è condivisibile, perché mi pare che il disagio più grosso dei consiglieri regionali sia quello di registrare che nella nostra regione, a tutt’oggi c’è un numero che io ritengo assolutamente rilevante, di studenti idonei, ma che non sono beneficiari di borse di studio. Peraltro, con una ripartizione da questo punto di vista che penalizza in modo assai considerevole sia l’università di Urbino che quella di Ancona. Questo mi pare il vero problema.
Se in qualche modo l’ordine del giorno ha l’obiettivo di trovare una soluzione così come avviene in altre Regioni — faccio l’esempio della Toscana in cui non ci sono idonei che non siano beneficiari di borse di studio — naturalmente anche con risorse che dovranno essere recuperate, per colmare questo problema, allora mi trova favorevole, se invece l’intento è diverso — ripeto, non riesco a capire chiaramente questo ordine del giorno — allora chiedo che si sia più espliciti, perché non riesco a percepire qual è il riequilbrio: di che tipo? Quale? Il problema è che ci sono 800 ragazzi che, pur essendo idonei, non percepiscono alcuna provvidenza. Oggi non riusciamo a trovare soluzioni, per cui si può votare l’atto, è giusto che ci prendiamo l’impegno di verificare questo tema, però rispetto all’ordine del giorno vorrei capire l’intento e la ratio dei suoi presentatori.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Anche se non ho firmato l’ordine del giorno perché è stato firmato dal mio capogruppo, esso è stato costruito nella Commissione che presiedo, che ha dedicato alla discussione di questo atto un’attenzione particolare, perché la partita del diritto allo studio universitario è una delle questioni più significative per quanto riguarda l’azione della Regione rivolta alla politica di sostegno di quella fascia che riguarda l’istruzione superiore, universitaria.
Noi abbiamo, intanto, con la nuova legge regionale, riportato in Consiglio l’approvazione di questo atto. Credo che questo sia un fatto estremamente importante e con questo ordine del giorno vogliamo ricordare che il piano annuale è un atto di Consiglio, perché questa è la sede più opportuna per ragionare intorno a questa straordinaria partita che riguarda l’istruzione universitaria per la nostra regione.
Le questioni che abbiamo di fronte sono due. Primo, avere risorse regionali e nazionali che vadano nel segno di aumentare il numero di giovani che nella nostra regione possano utilizzare borse di studio e servizi. Questa deve essere una finalità prevalente della Regione: mettere il più possibile a disposizione strumenti per garantire il diritto allo studio universitario, che a parità di merito favoriscano i giovani che hanno meno possibilità economiche. Secondo, rendere i nostri Ersu sempre più efficienti ed efficaci nella loro azione ed anche meno costosi. Questa è una partita delicatissima che possiamo affrontare soltanto se in questo anno che sarà di lavoro straordinario per l’assessorato e per l’intero Consiglio insieme all’appena istituita conferenza sul diritto allo studio universitario della quale fanno parte presidenti e direttori degli Ersu, riusciremo a dare criteri omogenei con i quali valutare davvero qual è il costo effettivo dei nostri Ersu e garantire una omogeneità di trattamento, quindi anche di risorse nostre, perché la Regione non dà solo risorse per il diritto allo studio ma anche per mantenere gli Ersu. Questa è la nostra finalità, però occorre che su questo ci sia molta chiarezza, bisogna avere davvero dei criteri unificati che ci consentano di valutare l’efficacia e l’efficienza dei nostri Ersu, senza pregiudizio tra nord e sud, grandi e piccoli, sapendo che noi abbiamo una storia delle nostre università molto diversa in ogni parte della regione. Questo deve essere lo spirito e questo abbiamo chiesto anche all’assessore di fare in questo arco di tempo. Quindi lo spirito dell’ordine del giorno è quello di mettere a disposizione più risorse per garantire più servizi agli studenti, ma anche darci criteri non avventati, seri, costruiti insieme ai nostri Ersu — perché noi ci teniamo che lavorino tutti insieme — per capire meglio quali sono i centri di costo, come si producono per avere davvero una valutazione che ci consenta di avere un panorama serio e sereno, senza rincorrere queste questioni che a volte sentiamo che c’è chi ha più risorse e chi ha meno risorse. Vi sono storie molto diverse, sappiamo che Urbino e Camerino hanno storie molto diverse fra di loro, però l’obiettivo della Regione è quello di darci criteri per unificare le modalità con le quali si va a conteggiare i costi e capire davvero se ci sono questi famosi disequilibri.
Questo è lo spirito dell’ordine del giorno e questo credo sia l’impegno del Consiglio.
A mio parere è necessario che il Consiglio si occupi anche di un’altra partita, che poi ha una ricaduta sulle questioni del diritto allo studio: i piani di sviluppo delle nostre università, perché non è possibile che noi non governiamo questa materia che ha a che fare sicuramente con la qualità degli studi che noi diamo ai nostri giovani e la loro rispondenza alla possibilità di trovare lavoro, ma anche la ricaduta su questa partita del diritto allo studio. Ne abbiamo discusso anche con l’assessore in Commissione, troveremo le forme, è presente anche il Presidente della Giunta ed è bene che abbiamo una visione regionale per ridurre questo decentramento che negli ani passati ci ha un po’ ubriacato, quindi credo che sia bene rimetterci mano e capire anche quale politica complessiva dobbiamo avere per rendere le università marchigiane sempre più adeguate rispetto ai bisogni, rispetto al tessuto produttivo, rispetto anche al futuro della nostra economia e della nostra società. Questa mi pare un’altra questione da mettere a punto, che ha ovviamente una correlazione forte con la partita anche del diritto allo studio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Forse i colleghi che hanno scritto l’ordine del giorno l’hanno fatto con fretta, perché all’ultima riga si dovrebbe dire “per riequilibrare risorse umane e finanziarie”. Abbiamo detto che gli squilibri riguardano anche il personale, l’ha detto il consigliere Mammoli riportando dati oggettivi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento presentato dal consigliere Massi che propone di aggiungere all’ordine del giorno le parole “umane e finanziarie”.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’ordine del giorno come emendato.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva




Nomine

PRESIDENTE. Prego di distribuire le schede relative alla nomina della Commissione per il conferimento della onorificenza denominata “Picchio d’oro” — Cinque consiglieri regionali (l.r. 1 dicembre 2005, n. 26, art. 2, terzo comma).

(Segue la votazione, per scheda segreta)
Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 29, schede bianche nessuna, schede nulle nessuna. Hanno ricevuto voti: Mollaroli, Solazzi e Mammoli n. 19; Capponi e Pistarelli n. 10. Proclamo pertanto eletti i consiglieri Mollaroli, Solazzi, Mammoli, Capponi e Pistarelli.
Prego di distribuire le schede per la sostituzione di un componente supplente nel collegio dei revisori dei conti della Svim (l.r. 16 dicembre 2005, n. 33, art. 3, terzo comma, lett. b).

(Segue la votazione, per scheda segreta)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 21, schede bianche n. 7, schede valide n. 14. Ha ricevuto voti: Tomassini n. 14. Lo proclamo eletto.

PRESIDENTE. La seduta è tolta.


La seduta termina alle 18,20