Resoconto seduta n.37 del 25/07/2006
La seduta inizia alle 10,30



Indirizzo di saluto

PRESIDENTE. Credo di interpretare i sentimenti dei consiglieri e soprattutto dei colleghi della collaboratrice dipendente della Regione Atea Egidi, che oggi sarà presente a questa ultima seduta di Consiglio regionale in qualità di collaboratrice. Questa donna ha lavorato dall’1.2.1974, quindi 32 anni, in Regione, potrebbe scriverne la storia vista con gli occhi di una donna.
Mi sono informato tra i colleghi, con la direttrice. Lei è veramente considerata un pilastro dell’ufficio di segreteria, quindi anche se io sto qui da solo un anno, voglio veramente ringraziarla di tutto cuore a nome dei colleghi, della direttrice — avremo modo di incontrarci, poi — e di augurare a lei e alla sua famiglia ogni bene e soprattutto giorni felici, pieni di contentezza. Grazie, Atea, e auguri.

(Applausi dei consiglieri)



Proposte di legge (Discussione generale):
«Approvazione del rendiconto generale dell’amministrazione per l’anno 2005» Giunta (99)
«Assestamento del bilancio 2006» Giunta (106)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge regionale n. 99 ad iniziativa della Giunta regionale, concernente “Approvazione del rendiconto generale dell’amministrazione per l’anno 2005». Come prassi nel Consiglio regionale, la discussione avviene congiuntamente a quella sulla proposta di legge regionale n. 106, sempre ad iniziativa della Giunta regionale, concernente “Assestamento del bilancio 2006”. La votazione degli articoli e delle due proposte nel loro complesso, ovviamente, avverrà in modo differenziato.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Mi scuso se sarà una relazione un po’ arruffata, ma devo confessare che ho trascorso la notte in bianco.
Leggere il rendiconto e accompagnarlo all’assestamento di metà anno è molte volte un esercizio utile, anzi in questo caso estremamente importante, perché il rendiconto in qualche modo in questa fase indica in maniera molto precisa alcune questioni che caratterizzano le difficoltà e i problemi dell’economia nazionale e dell’economia regionale. Già la vicenda delle entrate, di per sé è un elemento di significativa importanza. Dimostra alcune cose: intanto le difficoltà della nostra economia: la composizione organica delle nostre entrate, in qualche modo segna passaggi positivi ed elementi di incertezza, oltre ad elementi che vanno a descrivere la fase economica del nostro paese come indicata in alcuni documenti anche di natura sindacale, come fase di declino. Le entrate proprie che questa Regione ha assunto e che in via di previsione aveva indicato, hanno in qualche modo rispettato l’andamento, gli impegni politici presi, tra questi fondamentale quello della riduzione delle aliquote dell’addizionale Irpef. D’altra parte la programmazione complessiva ha trovato la sofferenza dell’incertezza dei trasferimenti da parte dello Stato. E’ nota non tanto dal punto di vista della qualità ma dal punto di vista dei passaggi e dei percorsi.
Dentro questa fase obiettivo raggiunto e da indicare come positivo, è quello della riduzione del debito, dato che in qualche modo inverte una tendenza complessiva che negli anni precedenti era stata caratterizzante. Una riduzione del debito del 4,3% che in qualche modo indica i passaggi e i contenimenti dell’attività finanziaria. Dall’altra parte questa riduzione del debito è accompagnata da una differenza di saldo corrente, i famosi 144 milioni che tuttavia sono individuati e chiariti nella relazione del rendiconto in maniera molto specifica.
Su questa base e su queste vicende si inserisce il nostro assestamento, un assestamento che in questo caso è contenuto nelle forme, con un obiettivo sostanziale: quello di finanziare in maniera significativa un obiettivo politico che sarà elemento di discussione e di riflessione anche di tutto il Consiglio, cioè il patto per lo sviluppo e all’interno di questo patto per lo sviluppo e dell’assestamento abbiamo delle piccole correzioni di carattere tecnico.
Il lavoro della Commissione d’altra parte si è caratterizzato per un altro motivo: ha lavorato per non dare l’atto finanziario di tutti quegli inserimenti normativi che riguardano altre leggi e modifiche di altre leggi che molte volte appesantiscono non solo la riflessione complessiva sul documento ma rischiano di introdurre in maniera surrettizia, con il rischio di essere supportata da una superficiale valutazione, modifiche legislative che invece meriterebbero, in alcuni casi, un approfondimento più attento e più complessivo.
Su questo si è registrato nella Commissione un atteggiamento unitario e un lavoro proficuo. E’ una raccomandazione che la Commissione continuerà a fare all’Esecutivo, credo che il Consiglio stesso continuerà a farla all’Esecutivo, perché è evidente e utile che il dibattito qui documenti finanziari resti in qualche modo all’interno di questo ambito e non travalichi ad ulteriori questioni.
L’assestamento è composto di 13 articoli. L’art. 7 prevede le modifiche di spesa di questo documento. Il punto significativo è il carico di ulteriori 4 milioni di euro da dedicare al patto per lo sviluppo, dentro questo ci sarà il confronto. Il resto credo siano interventi puntuali, che migliorano l’attività. Credo vada sottolineato il fatto che proprio l’asciuttezza degli interventi dimostra e indica che il lavoro fatto con il documento di previsione in qualche modo è stato importante e significativo. Restano, come sempre, le preoccupazioni complessive del finanziamento importante e più significativo relativo alla spesa sanitaria. D’altronde, nel dibattito che seguirà nei prossimi mesi in questo Consiglio e nel confronto che seguirà sul nuovo piano sanitario regionale, avremo occasione di riflessione, di spunti e di proposte, come ieri ci indicava anche il Presidente della Giunta. Sarà quello il momento in cui il rapporto tra bisogni e risorse entro la partita più significativa della spesa regionale, quella sanitaria, ci permetterà di confrontarci anche su questo terreno. Resta un elemento di preoccupazione anche rispetto alla possibilità di avere rifusi i fondi e le partite nazionali, anche se pare ormai accertato che c’è un impegno a livello nazionale da parte del Governo di intervenire a rifondere in maniera più continua e sicura le partite di questa posta.
Questo è il passaggio che facciamo oggi con l’assestamento, un passaggio che il dibattito sicuramente arricchirà. La Commissione ha avuto ulteriore contributo dal punto di vista degli emendamenti, un contributo che valuteremo sicuramente con grande attenzione, ma con un obiettivo che credo la Commissione dovrebbe mantenere e che sta sia nel rendiconto che nel documento di assestamento: l’obiettivo di un percorso virtuoso del contenimento complessivo del debito. Questo è un elemento all’interno del quale la Commissione lavorerà: una valutazione attenta anche degli emendamenti, ma che siano in qualche modo propositivi, complessivamente, del mantenimento di un equilibrio finanziario che in questo momento è elemento importante e decisivo dell’azione di governo.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Prima di iniziare vorrei chiederle quanto tempo ho per la relazione.

PRESIDENTE. In base al regolamento, 30 minuti.

Fabio PISTARELLI. Abbiamo già deciso di accorpare i due punti?

PRESIDENTE. Sì.

Fabio PISTARELLI. Quando? E’ l’aula che lo deve votare. Mi rendo conto che la relazione di maggioranza è già stata accorpata, perciò è di fatto accorpata la discussione, però dobbiamo votarlo.

PRESIDENTE. Quando ho comunicato che in base alla consuetudine e all’abitudine di questo Consiglio i due punti venivano trattati insieme, lei purtroppo non era in aula.

Fabio PISTARELLI. Però ero fuori e al monitor non ho visto una votazione sulla sua proposta.

PRESIDENTE. Infatti mi dicono che non sia mai stata fatta una votazione.

Fabio PISTARELLI. Sempre. Si decide all’inizio della seduta, sempre, se accorpare la discussione e pertanto l’aula esprime il suo parere.

PRESIDENTE. Non è stato mai fatto, ma se il Consiglio reputa giusto votare sulle modalità di discussione, può farlo.

Fabio PISTARELLI. Ne prendo atto, non faccio il formalista, però penso che sia buona abitudine fare in modo che l’aula venga coinvolta nelle decisioni che riguardano un punto delimitassimo, perché non è un fatto solo di economia, qui si tratta di questioni che sono legate, perché il bilancio consuntivo con l’assestamento sono due passaggi assolutamente l’uno conseguenza dell’altro.

PRESIDENTE. Proprio per questo c’è la consuetudine di discuterli insieme e di votare separatamente.

Fabio PISTARELLI. Vorrei spendere i miei trenta minuti dicendo che le questioni che prima accennavo, cioè il fatto che l’assestamento 2006 sia legato strettamente al consuntivo 2005, non riguardano tanto e solo una consuetudine, come dice il Presidente, giustamente, quanto una questione di legalità di atti, perché senza avere approvato e, prima, avere chiarito il bilancio consuntivo 2005, non è possibile approvare, sotto un profilo anche formale, in maniera corretta e “legale”, un qualsivoglia assestamento. Ritengo pertanto che le due questioni, debbano preliminarmente essere considerate in maniera forte e netta separate, perché ritengo che non ci siano assolutamente le condizioni per approvare, da parte nostra, il bilancio consuntivo 2005. Ecco perché ho chiesto anche il minutaggio: perché ritengo che siamo di fronte ad un documento che è privo dei suoi requisiti essenziali. E spiego subito il perché.
Si parla di una diminuzione di debito, in realtà questo non è, caso mai diminuisce l’indebitamento e queste due questioni che sono assolutamente differenti, caro collega Luchetti che sei perplesso, sono due terminologie per coloro che si occupano di bilancio — tu te ne sei occupato molto, essendo consigliere di seconda legislatura — legate ad una operazione di cancellazione dei residui perenti che vale 63 milioni di euro e che non è spiegata, non ci sono cioè i dati. O questi dati vengono forniti, e oggi l’assessore senz’altro ce li fornirà, oppure non siamo nelle condizioni di approvare un qualsivoglia documento contabile consuntivo, perché se si cancella una cifra pari a 63 milioni di debiti pregressi si deve dire perché: capitoli, anni di provenienza, settori di intervento, spese che si cancellano, motivi dell’insussistenza. Tutto questo non l’ho rintracciato, assessore, quindi spero e penso che la sua relazione chiarisca questo punto. Capitoli, dal 301 della nota preliminare al rendiconto, e li vedo, ma non vedo gli anni, i settori, le spese che si cancellano e i motivi di 63 milioni di debiti cancellati che la Regione aveva e non aveva più, sembra, pare. Perché poi leggiamo, giustamente e prudenzialmente, in assestamento, che c’è una posta abbastanza ampia, pari a 20 milioni di euro circa, che è stata però definita contenziosi, controversie. E questo non è. Questa dovrebbe essere una posta che andrebbe iscritta come accantonamento prudenziale, perché di fronte abbiamo una cancellazione di debito molto forte. Allora, per fra fronte a quella cancellazione di debito, si accantona una cifra prudenziale che serve perché probabilmente quella parte di debito cancellata, non sarà integralmente cancellata, perché una parte ritornerà ad essere debito, in quanto sarà richiesta da qualche soggetto.
Non mi sembrano questioni di lana caprina e neppure questioni da liquidare, come si tenta di fare quando si tratta soprattutto della fine di luglio, in pochissimo tempo, perché ci vorrà del tempo per capire che da pag. 301 a pag. 310 della nota preliminare al rendiconto, la Regione ha scritto fino a ieri poste perché doveva pagarle e oggi le cancella. Si vede che qualcuno ha detto o scritto che questo non è più un debito nostro: il contratto stato annullato, sono stati risolti i rapporti obbligatori tra le parti, i diritti maturati sono venuti meno, i procedimenti amministrativi si sono conclusi in una certa maniera che non è andata più verso quella direzione che dicevamo fino a ieri.
Questi 63 milioni spiegano il fatto che il debito non è vero che è diminuito ma è aumentato fino a 144. Ricordo che l’anno scorso avevamo chiuso con un deficit di 100 milioni circa. Quest’anno ci sono 144 milioni di deficit. Il debito in sé aumenta perché cala l’indebitamento ma cala l’indebitamento solo attraverso questo meccanismo dei 63 milioni, perché recuperati i 63 milioni, si è diminuita la contrazione di mutui e si è rientrati di una posta che è di circa 35 milioni. Le acquisizioni di risorse che sono state messe in bilancio, sono 27 milioni. Pertanto si è ridotto l’indebitamento contratto perché sono stati recuperati questi 63 milioni, ma non si sa perché. Totale, il deficit è di 144 milioni.
Su tutta questa partita occorre assolutamente fare immediata chiarezza, perché io non posso votare un Amministrazione se i presupposti non ci sono e i presupposti sono quelli di un bilancio consuntivo 2005 che devono chiarire questo meccanismo, un meccanismo perverso, perché si sposta in avanti, cancellando certi debiti, ma in maniera problematica o non verificata completamente fino in fondo. Significa che si sposta in avanti il problema, perché se oggi io dico ai miei creditori “non vi devo più nulla” e aspetto la risposta dei creditori, che probabilmente ci diranno “almeno per la metà” — la Giunta stessa dice quasi per la metà, perché accantona 20 milioni — io sposto in avanti il problema, che mi ritornerà indietro. Cioè, oggi io faccio un maquillage, faccio vedere che ho meno indebitamento, comunque più debito e più deficit, ma ce l’avrò domani, mi ritornerà il problema, perché tutte queste questioni non sono state affrontate e risolte con provvedimenti definitivi.
Tutto questo mi pare occorra chiarire e affrontare in maniera seria. Con questa chiarezza possiamo parlare chiaramente di tutte le altre questioni legate ai meccanismi che riguardano sia il rendiconto che l’assestamento. Il rendiconto è la fotografia finale ed entrando nel merito, oltre che tecnico, politico, questa fotografia ci fa vedere che è molto distante la realtà di oggi rispetto a quello che pochi mesi fa avevamo discusso in sede di bilancio di previsione 2006, perché nel bilancio di previsione ci si disse, da parte dell’assessore e del dirigente “avremo un avanzo libero, probabilmente intorno ai 15 milioni di euro”. Qui siamo in una situazione ben differente. Ci si disse che quei residui passivi erano molto alti ma quasi tutti relativi a partite che riguardavano la sanità, quindi sicuramente sarebbero rientrati. Li ritroviamo tutti, di grande consistenza, ancora una volta, lì, a dare la possibilità di manovre a questo bilancio, a questi documenti. Allora, questo passaggio di bilancio della Giunta regionale Spacca è un grande inganno, perché riguarda o promesse non mantenute, che si sono rivelate non mantenute, o riguarda meccanismi che spostano il problema ma non lo risolvono, meccanismi che però vengono usati — vedete anche la terminologia, da parte del presidente della Commissione Brandoni — per dire “stiamo riducendo il debito”. Ma dove? Abbiamo ridotto solo l’indebitamento che non è il debito, ma attuando il meccanismo della cancellazione dei debiti, senza la verifica, perché questi 63 milioni ci dovrà spiegare dove sono andati a finire. Io li vedo in 35 milioni di riduzione di mutui, 27 milioni di bilancio utilizzati per tutta una serie di questioni, per esempio il decentramento di funzioni amministrative. Sono 14 milioni. Tutte questioni legate assieme, con questo punto di domanda grandissimo. Ecco perché parlo di grande inganno nei confronti dei marchigiani che guardano a domani, perché ci si ritroverà di fronte allo stesso problema fra pochi mesi, quando dovremo andare a parlare di consuntivo 2006 o previsionale 2007: stesse identiche questioni.
Su questo chiediamo subito immediata chiarezza. Ripeto, 63 milioni cancellati, dove, come, perché? Capitoli, anni di provenienza, settori, motivi.
Sulle questioni contenutistiche l’assestamento è abbastanza asciutto rispetto agli altri anni, e fortunatamente, perché vedo anche qui, purtroppo, norme di natura sostanziale che sono inserite ancora una volta, come la finanziaria legata ai bilanci previsionali. Però un po’ più sintetiche, più asciutte, più legate a questioni ed aspetti che riguardano, per esempio, la spesa sociale. In effetti lì c’è un meccanismo che anche la Giunta, con i suoi uffici, aveva suggerito agli enti locali, che non riguarda più rendicontazioni postume ma anche la capacità di monitorare prima quali e quante domande, fabbisogni devono essere in grado di vedere risposte adeguate in termini di partite e di assegnazioni. Su questo siamo d’accordo, c’è un meccanismo un po’ più virtuoso, però, purtroppo, tutto è inficiato da questo tipo di impostazione. Se non ci chiariamo su questo punto, dobbiamo parlare di un inganno che toglie anche la ritualità formale, la compostezza formale, la completezza documentale a questo tipo di atto fondamentale qual è il rendiconto generale, prodromico all’assestamento ma a tutti gli atti che verranno, perché quando si chiude il capitolo 2005, di conseguenza si influisce comunque, necessariamente, anche al di là degli assestamenti, sull’attuale situazione, la situazione del bilancio in corso. Ecco allora che assolutamente deve essere fatta immediata chiarezza e su questo penso che anche sotto un profilo di contenuti debba essere continuata l’attenzione da parte di tutto il Consiglio, non solo i banchi dell’opposizione ma anche quelli della maggioranza. Non so se si ha la consapevolezza di ciò che si vota. Dove sono tutti questi punti di chiarezza su questi documenti che andiamo a votare? Si ha la consapevolezza di quello che si sta facendo? Si è coscienti di tutto quello che si sta approvando? L’attenzione ritengo che debba essere anche quella dei gruppi della maggioranza e penso che dovremo continuare a monitorare questo tipo di passaggi, perché riguardano equilibri complessivi, riguardano la nostra politica complessiva, la politica economica di questa Regione, l’equilibrio e la possibilità che questa Regione deve avere, per il futuro, di costruire un meccanismo virtuoso e non perverso, di correggere, emendare, modificare, cambiare quello che non va, per andare a cercare quello che invece è un meccanismo assolutamente sano, virtuoso, legittimo sotto un profilo formale.
Mi fermo, attendendo fiducioso, anche se le risposte fino ad oggi non sono arrivate, quella che sarà la spiegazione dell’assessore, la risposta ai quesiti che abbiamo posto, che mi sembrano molto seri ed importanti. Prima di votare atti, questi atti devono essere, sotto un profilo di spiegazione anche formale, compiuti, completi, definiti in tutti i loro percorsi. I 63 milioni ce li spieghi l’assessore e ci si dica come mai la presa d’atto del rapporto di gestione è stata fatta il 17 luglio. Il rapporto di gestione è importante per il consuntivo... (Interruzione dell’assessore Marcolini). Però sono documenti legati, il 17 luglio la Giunta ne ha preso atto, noi non ne abbiamo conoscenza, come non abbiamo conoscenza della relazione della Corte dei conti, che di solito dovrebbe accompagnare, anche se negli ultimi ani non l’ha fatto...

Pietro MARCOLINI. Dobbiamo criticare la Corte dei conti...

Fabio PISTARELLI. Quando dobbiamo avere di fronte delle manchevolezze altrui perché non rilevarle? Dobbiamo essere critici solo con noi stessi? Chiediamo che ci sia anche questo tipo di discorso allegato a questi documenti. Sarebbe una cosa che completerebbe e definirebbe tutto il quadro. Noi lo chiedemmo ad inizio legislatura, chiedemmo una due diligence, voi diceste che c’era il rating. Prodi, al Governo nazionale ha fatto la due diligence e l’Italia non ha il rating? Ne ha tanti, non uno solamente. Ne ha 25 di società che fanno rating sul bilancio dello Stato, ma Prodi ha fatto due diligence, noi Regione Marche no, perché abbiamo il rating, siamo a posto. Si vede che le cose invece non sono così a posto, quindi è bene che si faccia un punto della situazione per poi andare avanti con maggiore chiarezza. Noi siamo a disposizione per discutere sul merito, ma senza imbellettamenti e senza inganni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. In attesa di alcune delucidazioni che dovrebbero venire dall’assessore Marcolini, proverei a fare un intervento serio, responsabile, che pone all’attenzione dell’aula il problema nella sua interezza. Quando parliamo di bilancio è difficile farlo tra esperti. E’ ancora più difficile quando si parla con persone meno esperte e diventa ancora più problematico farlo comprendere a chi deve scrivere — rappresentanti della stampa — e a chi deve capirlo, quindi cittadini ecc. Credo allora che dobbiamo rimanere sulle questioni che contano, più importanti, che ci consentono di capire tutto il resto, altrimenti se andiamo dietro ai mille particolari, è inevitabile che perdiamo di vista la rotta.
Il presidente della Commissione ci ha detto che l’obiettivo del governo di questa Regione, giustamente, è quello del mantenimento di una situazione finanziaria sotto controllo e della riduzione del debito. Siccome questo è un obiettivo condivisibile e nobile, rispetto a ciò mi permetto di obiettare che dal rendiconto del bilancio 2005 tale intenzione non sarebbe perseguita o rispettata. In effetti il consuntivo 2005 si chiude con un deficit finanziario di circa 145 milioni di euro che, rispetto al consuntivo del 2004 prevede un aumento, negativamente parlando, di circa il 40%, perché il deficit finanziario 2004 fu di 103 milioni. E’ vero anche quello che diceva il collega Pistarelli prima, che ricordo anch’io: che nel momento in cui era stato presentato il bilancio di previsione 2005 era stato previsto un avanzo libero di circa 90 milioni di euro, ma il bilancio di previsione 2005 era un bilancio di campagna elettorale, quindi ricordo che io stesso dissi “non sarà vero, siamo in campagna elettorale, lo prendiamo così”. In effetti non era vero, assessore Marcolini. Ma lo sapevamo tutti, come lo sapeva lei che è anche più esperto di noi.
In me sorge un sospetto: che l’aggravamento di questa situazione sia dovuto, in larga parte, al settore della sanità, anche perché se è vero, come ci avete documentato, che la sanità occupa circa l’82% delle risorse del bilancio regionale, non può che provenire da questo settore l’ulteriore perdita finanziaria e questo sarebbe in contrasto con gli assunti presentati in quest’aula sul rientro dal deficit sanitario. Io parlo con sincerità intellettuale e di cuore: sarei contento veramente di capire questo aspetto, altrimenti sarebbe veramente preoccupante. Comunque propongo a quest’aula una mozione che presenterò oggi stesso, perché alla ripresa dei lavori, in settembre, il Consiglio regionale possa dedicare una seduta per affrontare il tema del deficit sanitario in tutte le sue sfaccettature, in maniera tale che una volta per tutte ci chiariamo, perché magari noi, dall’opposizione diciamo che è un debito fuori controllo, l’Amministrazione ci risponde che non è vero, ma di fatto ci sono delle cifre discrepanti fra di loro e non sappiamo mai dov’è la verità.
Quindi mi permetto di presentare una mozione per chiedere ufficialmente a quest’aula che in maniera seria, responsabile, senza nemmeno giochi di parte ma per capire, per affrontare con concretezza il problema, si dedichi una sessione di lavori a questo aspetto. Chiedo che i vari capigruppo di maggioranza e opposizione prendano questa proposta dal punto di vista buono, come proposta che cerca di affrontare un problema per risolverlo.
Per entrare nel merito di questi due documenti contabili vorrei far notare una cosa all’aula e a chi ci ascolta, che a me ha lasciato estremamente perplesso. Il livello di indebitamento viene calcolato nella misura del 25% rispetto alle entrate tributarie non vincolate e il livello di indebitamento consente all’Amministrazione regionale di sviluppare mutui, quindi investimenti e pertanto svolgere la sua attività.
Io ho notato una cosa estremamente curiosa: secondo il rendiconto 2005 le entrate tributarie libere ammontano a circa 378 milioni di euro, tra i quali erano contenuti i 121,5 milioni provenienti dalla famosa manovra regionale aggiuntiva. Ne derivava una capacità di indebitamento netta di circa 27 milioni di euro. Dall’assestamento che viene proposto quest’oggi, le entrate tributarie salgono da 378 a 462 milioni. Quindi, ovviamente, anche la capacità di indebitamento sale dai 27 ad oltre 48 milioni.
Su questo vorrei capire qualcosa di più, altrimenti è come un elastico questa capacità di indebitamento, che tiriamo a seconda delle nostre necessità. Ho un altro dato: rendiconto 2005, 378; Dpefr 2006, 383; assestamento, 462. Ho fatto un’altra considerazione, assessore: che in effetti la Giunta regionale, con la manovra ultima, con la riduzione dell’addizionale Irpef ha ridotto le proprie entrate, quindi obiettivamente non capisco come, in presenza di un’azione di riduzione delle entrate, le entrate stesse aumentino e la capacità di indebitamento aumenti ancora. Saremmo altrimenti di fronte a una sovrastimate delle entrate. Però non do giudizi, faccio delle osservazioni, perché vorrei capire di che si tratta.
Queste sono delle osservazioni puntuali su questioni fondamentali, perché da qui un consigliere regionale, un amministratore, riesce a capire dove va a parare per la gestione dell’anno in corso, quindi livello della spesa, livello delle entrate, capacità di indebitamento, conclusione dell’anno precedente ecc. Questi sono i grandi numeri e i grandi temi che chi deve gestire un’azienda deve tenere presente. Su questi concludo il mio intervento, perché poi ci sarebbero tante altre cose particolari, ma credo che ci porterebbero fuori dagli aspetti essenziali della questione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Signori consiglieri, sono convinto che il rendiconto sia, prima ancora che un documento tecnico, un fatto politico, quindi è necessario che, oltre agli aspetti riferiti a cifre e a oggettività numeriche, si dia una lettura il più possibile onesta e leale di quello che sta accadendo in questa Regione e che è fotografato, prima ancora che dall’assestamento, dallo stesso rendiconto. Proprio perché credo che sia necessario privilegiare una valutazione politica, volevo fare una premessa politica, rivolgendomi in particolare all’assessore Marcolini. Tra gli elementi prioritari che il modello culturale della sinistra propone legittimamente, vi è quello della partecipazione. Anche l’Ufficio di presidenza, recentemente, ha dedicato alla partecipazione una sottolineatura che conferma proprio il carattere prioritario e preliminare di questo concetto, che si traduce, sostanzialmente, in due grandi direttrici: partecipazione come coinvolgimento dei corpi sociali intermedi nella decisione, ma partecipazione anche come e soprattutto come capacità di partecipare, quindi di informare, di rendere intelligibile il portato dei provvedimenti legislativi e in particolare di quelli finanziari. E’ quindi elemento strettamente pertinente al modello culturale della sinistra, che è stato fra l’altro trasfuso nello stesso documento programmatico del Presidente Spacca, il compito di assumere come elemento portante l’obbligo, la volontà di rendere partecipi e consapevoli consiglieri e cittadini di ciò che succede, di ciò che si fa, di ciò di cui si compone l’architettura complessiva del governo regionale.
Faccio questa premessa, perché a qualcuno di voi non sarà sfuggito che siamo stati protagonisti di una recente polemica giornalistica con l’assessore Marcolini, che a mio modo di vedere ha anche assunto toni un po’ esagerati, anche e soprattutto da parte sua, assessore, che è andato giù pesante definendomi ignorante piuttosto che avvelenatore di pozzi.
In realtà — e questo è un fatto che assolutamente trascende il mio caso personale — voglio dire che se è vero quello che dicevo in premessa, che la partecipazione, la notizia, l’informazione, la persuasione è un elemento fondante dell’azione di governo regionale, indubitabilmente l’assessore Marcolini ispira la propria filosofia gestionale a qualcosa che è profondamente deficitario dal punto di vista della partecipazione, cioè credo che il modo con cui si propongono le manovre finanziarie sia quanto di più distante da quel compito. Lo dico empiricamente, perché anche in Commissione quando mi è capitato di balenare qua e là nelle riunioni, gli stessi consiglieri di maggioranza lamentavano questo fatto; lo dico anche perché, obiettivamente, credo che invece gli aspetti, gli addendi legislativi che sono dedicati alla partecipazione, all’informazione, alla comunicazione — mi riferisco in particolare alla relazione — sono obiettivamente inadeguati e insufficienti a farci ritenere questa filosofia gestionale adeguata a quel modello partecipativo. Lo dico non facendo parte di quel modello culturale di sinistra, ma credo che questo sia un aspetto che attenga non alla polemica personale o assessorile ma addirittura a un fatto democratico, perché è indubbia la competenza professionale dell’assessore Marcolini, è indubbia la sua capacità di suffragare le poste di bilancio in termini argomentati e ragionevoli, però un bilancio che merita l’attenzione e l’approvazione di una maggioranza e di una minoranza, deve avere un pregio ulteriore che non si fondi solo sul carisma professionale dell’ispiratore, di colui che collaziona questa difficile manovra, ma su una manovra che sia leggibile e chiara. Ripeto, è un fatto democratico, non è un fatto che vuole in qualche modo esprimere dubbi circa rocambolesche attività fraudolente.
Quindi, partendo da questa premessa vorrei confutare il giudizio che l’assessore Marcolini ha dato di me nel momento in cui mi ha definito menzognero, in cui mi ha qualificato come agente di disinformazione.
In maniera estremamente sistematica vorrei porre alcune questioni chiare, precise, invitando poi l’assessore a dare una spiegazione che possa essere considerata esaustiva di questo obbligo di informazione che grava su di lui ma anche su di noi.
Qui non si tratta di stizzirsi o di pensare che si voglia creare allarmismo, si tratta di essere sufficientemente partecipativi, perché alcuni dubbi, se dubbi ci sono, vengano dissipati e chiariti.
Una prima questione è quella del disavanzo. Il Consiglio si chiude con questi 144 milioni di disavanzo. Un primo dato che voglio dare ai colleghi consiglieri e che ci deve anche consentire di scrivere in una sequenza storica questo numero, deve farci ricordare che si tratta del disavanzo più alto che la storia di questo ente regionale ricordi. Nel 2000 il disavanzo era 63 milioni di euro, nel 2001 arrivammo all’astronomica cifra di 122 e la ritenemmo allora astronomica per effetto di una “maledetta manovra di assestamento” di 80 miliardi di vecchie lire che probabilmente ancora intacca le tossine, lo stato di salute di questa Regione. Nel 2002 era di 98 milioni, nel 2003 di 85 milioni, nel 2004 di 100 milioni. Il balzo ulteriore sono i 144 milioni, il più alto deficit delle Marche. Chi sostiene questa affermazione non può essere tacciato di mendacio, perché questo è quanto si desume dal dato.
La cosa preoccupante e poco partecipata nella sua illustrazione, anche in quello che ha sostenuto in Commissione l’assessore, è che lei si dice preoccupato non tanto dei 144 milioni in sé ma dell’aumento di 44 che si marca tra l’anno scorso e quello attuale. Io credo che invece un’analisi complessiva delle ragioni di questo disavanzo la si debba fare non solo periodizzando la preoccupazione nell’arco di 12 mesi ma arrivando a capire perché si è piombati in questa situazione.
Qual è il punto che secondo me funesta, complessivamente, questa filosofia gestionale anche nel rapporto democratico con il Consiglio regionale? A pag. 37 della relazione, di tutta questa vicenda che fa attestare il disavanzo regionale al livello più alto della storia delle Marche, sono dedicate cinque righe. Attenzione, non dico cinque righe con un’espressione corriva e colloquiale, ma proprio cinque righe. Nel momento in cui si dedicano cinque righe al commento di una vicenda che storicamente assume una portata straordinaria, extra ordinem, non si può pensare che un consigliere di minoranza che evidenzia questo dato, possa essere tacciato di allarmismo quando, anche fosse diversa la situazione, meno grave, non saremmo noi messi in condizione di poterne essere persuasi.
Detto questo non si deve avvertire il fastidio di chi deve gestire questa complessa macchina che è la democrazia, perché se a questo atteggiamento un po’ reticente si aggiunge l’ira funesta nei confronti di chi chiede spiegazioni e, se del caso, afferma pubblicamente le cose come apparentemente stanno, arriviamo davvero a una situazione che secondo me presenta un vulnus di carattere democratico.
Questo disavanzo assume però davvero dimensioni da terzo millennio abbastanza ossessionante, se ci si mette la questione dei 63 milioni di euro cancellati. Su questo dobbiamo dare una spiegazione politica, perché è vero quello che dice l’assessore, la cancellazione è operazione resa legittima e doverosa dalla legge, nessuno dice il contrario, ma l’assessore altresì, di fronte al portato della legge di comunicare, partecipare al Consiglio cosa significa la cancellazione di 63 milioni di euro, deve farlo: vuol dire che obbligazioni, opere, servizi, interventi che erano stati cantierati, sbandierati, pubblicizzati a favore della Regione non si fanno più. E allora, il bilancio partecipato di sinistra — e invoco l’icona della partecipazione — ha l’obbligo di dettagliare, di informare i cittadini, la Mammoli, la Giannini, Pistarelli, di cosa non si fa più. Attenzione, perché io sono andato a vedere in qualche misura una parte degli interventi che vengono cancellati sì legalmente e legittimamente: c’è di tutto. Ci sono interventi all’area a rischio di Falconara, ci sono interventi di imprenditoria giovanile, c’è il turismo, c’è la cancellazione di opere del programma Troli, assessore alla cultura che, come ricordavo nella Commissione, era il pendent per poter emettere il Raffaello bond. Quando si emise il Raffaello bond, si propose questa operazione, questo recupero di somme presentando una serie di opere: “investitori, noi vogliamo fare questo”. E’ vero che non fungevano da garanzia, non erano cespiti, ma politicamente parlando noi abbiamo contratto con il mondo un’obbligazione, un impegno che oggi non siamo in grado di esaudire. Legittimo, per carità di Dio, ma si vuol informare il neo assessore Minardi per quale motivo la comunità internazionale si aspettava la realizzazione di quel piano che a distanza di qualche anno viene cancellato? Questo è il punto. Io non me la prendo con la cancellazione, me la prendo con chi avrebbe avuto il dovere, nel “deliberone” che ha provveduto alla cancellazione, di indicare ciò che si taglia. Dire “cancellazione di debiti” è usare un eufemismo contabile, legalmente corretto — nessuno eccepisce questo aspetto — ma evitando di informare il Consiglio di quelli che sono tagli, cancellazione di opere e di interventi importanti e significativi.
Questa era la questione che mi fa ritenere non menzognero, non avvelenatore di pozzi e non allarmista. Ma la cosa più grave, a mio modo di vedere, è che della lista della spesa che non viene più fatta, purtroppo, anche in questo caso vi è una traccia assolutamente impercettibile per quanto riguarda l’analisi.
La seconda questione, importantissima. Dice l’assessore Marcolini che la Regione sta rispettando il programma di risanamento del bilancio e questo è un fatto che va apprezzato per il suo significato, ma al di là delle affermazioni apodittiche noi abbiamo il compito di capire se questa cosa è vera, non perché la vogliamo tacciare di mendacio. Assessore Marcolini, io auspico che anche la nostra discussione polemica possa rientrare nei binari che comportano per me il dovere di farle le pulci, per lei l’obbligo e il piacere, immagino, di fare da contrappunto alle mie valutazioni. Io dico che se è vero che il programma di risanamento del bilancio va avanti, non capisco il motivo per il quale, in maniera estremamente chiara, vorrei dire quasi inesorabile, l’ultimo articolo della pdl 99, che è il numero 14, comma 3, alla fine ha più il senso di un de profundis che non di una favorevole ed entusiastica percorrenza verso il risanamento del bilancio. Cita: “L’eccedenza delle passività sulle attività, al 31 dicembre 2005 risulta di euro 342 milioni”. Non v’è dubbio che la tecnicalità del prof. Marcolini — non lo dico in maniera sarcastica — riuscirà a spiegarci che in realtà ci sono ragioni per cui “eccedenze delle passività” è termine probabilmente non pertinente a far pensare a certe cose, ma sono eccedenze di passività per 342 milioni. Ma allora, per non fare il “conto della serva” — del resto, per fare il consigliere regionale non è necessario un concorso per titoli e per esami, fortunatamente: io devo poter conservare il diritto di non essere laureato alla Bocconi e di fare pedestramente il consigliere regionale — la relazione avrebbe dovuto dare la misura e il senso di una sensazione evidentemente sbagliata. Certo è che le passività superano le eccedenze di quella cifra astronomica.
Si diceva, nell’ultimo articolo “velenosetto” del prof. Marcolini — ma gli è consentita anche una certa quota di nervosismo, visto l’impervia opera di risanamento che sta affrontando — dell’ignoranza sui dati. Nel 2005? dice l’assessore Marcolini, il debito complessivo della Regione diminuisce e passa da 1?345 a 1.294 milioni e dà una notizia positiva, dà un messaggio incoraggiante. E’ giusto ed è nel suo diritto. Il problema è che, probabilmente, non si chiarisce che a diminuire è l’indebitamento e non il debito. Ciò che diminuisce è l’insieme delle obbligazioni che abbiamo contratto con le banche, ma il debito inteso come ciò che dobbiamo complessivamente all’altro, aumenta e io vi do ancora una volta i dati. L’indebitamento da mutui diminuisce, e su questo nulla quaestio: il debito, così come è fotografato nelle ultime pagine della nota preliminare... Io ho fatto questa domanda al prof. Marcolini e mi ha spiegato che ci sono partite di cui è presumibile ritenere il trasferimenti, la partenza, la spendita di qui a qualche giorno, ce lo dirà lui. Però anche in questo caso sapete quante parole sono dedicate alla definizione di questo problema che potrebbe autorizzare anche qualche castroneria da parte mia? Due righe, ripeto, non nel senso corrivo, provinciale del termine, ma proprio due righe. Anche in questo caso mi sembra che questo onere di partecipazione sia clamorosamente smentito.
Il debito complessivo, differentemente dall’indebitamento — pag. 453 della nota preliminare — aumenta di 266 milioni circa: passa da 1.349 milioni di fine 2004 a oltre 1.615. Questo è il dato che emerge dalle tabelle, ma da questo punto di vista vi vorrei anche dare la misura di come è possibile migliorare l’indebitamento mentre aumenta il debito. C’è un caso tipico: nel bilancio di previsione 2006 prevedemmo la somma di 360.000 euro in favore del teatro delle Muse. Era previsto il finanziamento di questa somma a mutuo, quindi era indebitamento nei confronti nei confronti di una banca. Con questo assestamento — ecco l’opera di maquillage che on fornisce ai consiglieri regionali l’esatta dimensione del problema — viene azzerato quel mutuo, quei 360.000 euro non ci sono più, quindi si beneficia, l’immagine di indebitamento, di -360.000 euro di debiti, ma nello stesso momento viene creato un nuovo capitolo con la stessa finalizzazione, che viene finanziato con risorse proprie. Quindi rimane l’obbligazione, viene modificata la genesi della provvista.
Quarta questione, i residui perenti, questi pagamenti che dobbiamo fare. E’ trascorso un certo tempo, due anni, due esercizi, a seconda se sono investimenti o spesa corrente, vengono messi in questo cassettone che è un limbo da cui l’assessore Marcolini attinge per quadrare i conti del bilancio. A parte il fatto che a pag. 31 della relazione ci sono ben tre righe sui residui perenti e anche questa stitichezza nell’illustrazione dei perenti mi sembra per lo meno sintomatica di una scarsa propensione alla comunicazione, perché poi è il destino di molte menti superiori — e, ripeto absit iniuria verbis, perché io sono convinto che lei è una persona di grande preparazione e lo dico senza ironia — tradire l’insofferenza verso un compito che bisogna comunque assolvere nel momento in cui si fa l’assessore alle finanze.
Quello che secondo me è abbastanza significativo, è che da un lato l’assessore dice “noi copriamo i perenti, ovvero accantoniamo risorse per pagare questi debiti percentualmente in una misura molto alta, il 68%”. Vero assessore, ma perché? Perché l’anno scorso, in effetti, transitarono, in questo “cassettone”, tanti di quei denari della sanità che sono facilmente spendibili, che quindi, come ci sono transitati facilmente, altrettanto facilmente verranno spesi. Quindi è vero che la percentuale è alta, tenuto conto di quel fatto che lei stesso definì straordinario, ma in cifra assoluta le somme tolte dai naturali destinatari, dai nostri creditori, le somme che non ci sono più nel bilancio per onorare i nostri debiti, passano da 185 a 193 milioni, quindi aumentano. Quello che vorrei significare con un’espressione che non posso ripetere in maniera testuale perché è un pochino volgare e che diceva mia madre, che è toscana, è che “non bisogna mangiare l’uovo quando ancora la gallina non l’ha evacuato”, cioè non si può anticipare l’impiego di denari quando questi dovrebbero essere destinati altrove. Invece è questa una scelta politica: il bilancio si quadra attraverso lo storno dal naturale creditore, di somme che sono state già impegnate, che hanno già un soggetto ricevente, giuridicamente titolato a reclamarne la dazione, la corresponsione e questo è un fatto che mi ha portato, con un’espressione forse un pochino anche questa corriva, a dire “folle gestione di bilancio”. E’ l’unica espressione impertinente nel mio articolo. Lei mi ha dato dell’ignorante, dell’avvelenatore di pozzi, io mi sono limitato a dire “folle” per questo, perché se tutti i nostri creditori allo stesso momento impazzissero, come è successo a Wall Street nel 1929 e chiedessero nello stesso momento il pagamento del loro credito, avremmo la bancarotta. Questo è stato il mio ragionamento, estremizzato, ma questo è. Quindi noi, utilizzando le provviste per pagare i debiti chiudiamo il bilancio.
L’assessore Marcolini si “arrabbiato” perché io ho detto “guardate, che fra le pieghe dell’assestamento ci sono 20 milioni di euro che testualmente sono stati impegnati, previsti, allocati per “la dl controversie con i creditori”. Allora io ho fatto un articolo di giornale dicendo “ma che c’è dietro?”. A parte che le due righe e mezzo della relazione non mi hanno evitato di poter porre questa questione, altrimenti avrei usato un tempo migliore (fra l’altro ero sulla spiaggia, quando ho fatto questo articolo). Lo Zingarelli-Zanichelli, edizione 2001, a pag. 404 recita che la controversia è il conflitto di pretese oggetto di un processo. Allora, dico io, è lecito pensare su quale base l’assessore Marcolini ha scelto 20 milioni di euro? Esistono delle ragioni? Quali sono i titoli di pagamento? Ci sono delle lettere di avvocati che pretendono il pagamento? E’ lecito sapere perché 20 e non 1, 2 o 3? Questo è il punto, assessore: partecipazione, comunicazione, informazione, anche per evitare questa logomachia di chiacchiere e parole che probabilmente qualcuno potrà ritenere fastidiosa, ma che indubitabilmente attiene a un fatto democratico.
C’è un problema serio, che è quello dei costi di funzionamento che l’assessore Marcolini nel bilancio di previsione del 2006 aveva annunciato in via di correzione e riduzione. La cosa strana è che queste spese di funzionamento, in realtà, a mio modo di vedere aumentano. Quindi nel 2006, forse per ragioni di maquillage abbiamo dichiarato che diminuivano le spese di funzionamento della macchina, vediamo che con l’assestamento queste spese aumentano, assessore. Allora, io faccio disinformazione? Ci sono casi un pochino particolari e ve ne cito uno, perché è importante che voi lo sappiate: per finanziare il patto per lo sviluppo ad esempio, viene fatto dal patto per lo sviluppo con quella provvista sostanziosa, ma nello stesso momento, senza che la relazione dica niente, vengono cancellati 5 milioni di euro che erano previsti per le cosiddette Arstel, le agenzie regionali di sviluppo. E’ come se ogni anno, con questo bisogno ossessivo, pavloviano di richiamo pubblico, si dicesse “vogliamo il patto per lo sviluppo” e ci mettiamo un sacco di soldi, ma lo finanziamo, di fatto, togliendo soldi ad altre misure innovative che non più tardi di due anni fa erano state annunciate per la loro funzione salvifica.

PRESIDENTE. Consigliere, per cortesia, ha parlato 27 minuti. Mi sembra una cosa esagerata. Non mi obblighi a toglierle la parola.

Guido CASTELLI. Mi scuso per la lunghezza, però sono convinto di una cosa, che mi diceva sempre mia madre: che la bontà dei discorsi si pesa per la qualità e non per la quantità.

PRESIDENTE. Appunto. Ha la parola il consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, il rendiconto 2005, è il conto consuntivo del primo anno di gestione di Questa Amministrazione. Esso, dai dati esposti, presenta chiari segni di continuità in quasi tutti gli aspetti negativi del precedente rendiconto 2004 tanto da sembrare la sua naturale prosecuzione. Partiamo dall'esame del disavanzo di 144 milioni di euro frutto dell'ormai consueto sforamento delle spese rispetto all'ammontare delle entrate al quale non si è mai voluto né in passato né oggi, porre rimedio, sistematicamente ricorrendo alla sua copertura mediante contrazione di mutui.
Il saldo negativo di questo rendiconto è il peggiore di tutti gli anni precedenti (63 milioni nel 2000, 122 milioni nel 2001, 97 milioni nel 2002, 85 milioni nel 2003 e 100 milioni nel 2004). Tutti provenienti in gran parte dal continuo sforamento del settore sanitario e coperti da mutui che hanno ingessato sempre di più le risorse e la conseguente azione amministrativa dell'Ente con gli oneri per interessi a carico dei cittadini. Questi ultimi addebitati spesso in violazione del principio della loro necessaria copertura nel bilancio pluriennale, nel quale ovviamente non si rinviene traccia di tale copertura finanziaria.
Del tutto inascoltato è restato il provvedimento sul contenimento della spesa pubblica ed altrettanto inascoltata l'esigenza morale di riportare la spesa pubblica in termini di effettiva necessità. Risulta anche in parte violata la destinazione vincolata degli introiti della tassazione aggiuntiva che anziché essere destinata alla copertura del deficit sanitario è stata utilizzata alla copertura di altre spese.
Lo stesso assessore al bilancio ha annunciato nella seconda Commissione un probabile disavanzo del settore sanitario pari a circa 176 milioni di euro per l'anno in corso. Mi chiedo con quali mezzi verrà ripianato il disavanzo 2006 visto che la capacità di indebitamento verrà esaurita nel corso dello stesso anno ma ancor più preoccupante è il fatto che questa situazione viene vissuta dalla maggioranza come un fatto naturale e non come una situazione da correggere, sicché non è stato predisposto o adottato alcun rimedio per una riorganizzazione strutturale e funzionale scevra da convenienze politiche.
Il disavanzo di euro 144 milioni evidenzia anche quanto sia inattendibile e velleitaria la previsione del bilancio 2006 che esponeva l'applicazione di un presunto avanzo libero di amministrazione alla chiusura dell'anno 2005 di 654 milioni di euro. Al fortissimo aumento dei residui perenti (oltre il 120%, passati da 278 milioni di euro al 31.12.2004 a 608 milioni di euro al 31.12.2005) fa eco il raggiungimento del grado di copertura minima storica dei medesimi pari al 33,43%.
Dal rendiconto, oltre ad emergere l'ingestibilità della spesa sanitaria, si evidenziano altre due gravi disfunzioni dell'ente regionale: la prima è riconducibile alla sua incapacità di gestire gli enti o società partecipate. Credo che questo sia l'unico rendiconto in Italia che in relazione all'esercizio 2005 alleghi il bilancio di una partecipata relativo all'anno 2003 e 4 bilanci relativi al 2004 e che sia stato redatto anche nella sua relazione accompagnatoria senza il deposito presso la Regione Marche dei bilanci dell'ERSU, dell'ERAP ed altri enti similari consegnati solo il 19.7.2006. Come può essere correttamente valutata la posizione debitoria della Regione e quale garanzia di affidamento può dare il documento in esame se ad oggi non si conosce neppure I'esposizione della Regione nelle società partecipate in relazione all'anno 2005 di riferimento del consuntivo?
Perché i rappresentanti nominati dalla Regione nelle società partecipate ed enti non riferiscono al Consiglio o almeno in Commissione sui dati della gestione, sulla qualità e quantità dei servizi erogati affinché possa essere valutato l'interesse pubblico a mantenere o meno la partecipazione?
La seconda grave disfunzione è propria dell'ente Regione burocraticamente vittima di se stesso. Il Consiglio regionale non svolge le sue funzioni di indirizzo, programmazione ed individuazione delle priorità di intervento. Nel 2006 non è stato presentato né approvato il DPEFR neppure in sede di approvazione del bilancio previsionale. La Giunta, organo meramente esecutivo e non dotato di quell'equilibrio nella rappresentanza del territorio propria del Consiglio, avanza iniziative più simboliche e pubblicistiche che di effettiva operatività. Il Consiglio è oggi ridotto a mero organo di ratifica delle iniziative della Giunta tant'è che solo le proposte di legge di questa vengono sollecitamente portate all'esame del Consiglio mentre quelle ad iniziativa dei consiglieri o dei gruppi hanno tempi di attesa media di circa 4 anni. Una mia mozione la n. 11 attende da oltre un anno di essere discussa in Consiglio contro ogni previsione regolamentare. Tempi assurdi si registrano anche per le interrogazioni e le interpellanze. Il cittadino per un rimborso della tassa regionale di proprietà di una vettura deve attendere più di tre anni. Questo non è un ente che funziona.
Se questi sono i risultati a che sono serviti i super dirigenti da 180 mila euro ciascuno? L'intero assetto organizzativo va rivisto in termini di efficienza, funzionalità, eliminando, laddove possibile, inutili rituali burocratici e fornendo nei settori più importanti e delicati anche forti incentivi a contratto sulla base del raggiungimento degli obiettivi annualmente predisposti ed annualmente verificati.
La Regione Marche non ha mai monitorato l'incidenza della propria spesa sul territorio, neppure a livello provinciale, sicché ad oggi nessuno è in grado di sapere se una Provincia ha ricevuto più erogazioni rispetto ad un'altra. Tutte le mie istanze, verbali e scritte, avanzate in tal senso a partire dal rendiconto 2004 e fino al rendiconto che oggi discutiamo sono rimaste disattese.
Tale monitoraggio non è utile soltanto per ragioni di equità nella distribuzione delle risorse sul territorio ma anche e soprattutto per individuare e combattere le fonti di dispersione della spesa pubblica. Infatti, se la Provincia di Ascoli Piceno nel settore sanitario avesse ricevuto erogazioni proporzionate al numero degli abitanti, così come la Provincia di Ancona, visto il divario esistente nella qualità dei servizi sanitari forniti dalla prima rispetto alla seconda, qualcuno dovrebbe domandarsi dove sono finiti i fondi erogati.
Mi rendo conto che un rinnovamento strutturale non si attua dall'oggi al domani ma confido e faccio appello all'assessore alla sanità, alla sua sensibilità affinché vengano effettuati controlli accurati sulla spesa sanitaria per evitare costi non necessari o non congrui e destinare le risorse risparmiate alla eliminazione delle liste di attesa per l'erogazione delle prestazioni sanitarie nonché per dotare i reparti di geriatria e cardiologia di tutti i nosocomi della Regione di impianto di condizionamento.
La Regione Marche, nel 2005 ha ridotto le risorse per le politiche giovanili del 50% rispetto all'anno precedente passando da 1 miliardo e 600 milioni di euro a 800 milioni è al quintultimo posto tra le Regioni Italiane per le erogazioni nella spesa sociale in base ad un sondaggio riportato dal Sole 24 Ore. Tale dato dimostra quanto sia lontano l'operato dell'ente dai bisogni dei cittadini meno abbienti.
La politica regionale per lo sviluppo delle attività produttive si illude di poter risolvere il problema con i corsi di formazione ed i miseri incentivi all'apertura di nuove imprese tra l'altro provenienti dalla Comunità europea. Nell'attuale situazione economica ove la concorrenza ai nostri prodotti viene da tutto il mondo, le imprese vanno alleggerite e non gravate di oneri fiscali. Oggi le stesse vengono colpite dall'IRAP, già dichiarata illegittima dalla Corte europea, ed a livello provinciale sui consumi di energia elettrica pagano l'addizionale ENEL. Tutto ciò oltre alla IRPEF o IRPEG nazionale.
Una tripla imposizione di fatto costituzionalmente illegittima, comprime la capacità di rinnovamento e sviluppo delle imprese e grava negativamente sul costo del prodotto finale. La scarsità di prodotto interno lordo mette a rischio posti di lavoro già esistenti e non trovano sbocco i giovani ed i lavoratori che hanno perso il loro posto di lavoro. Di fronte alla perdita di occupati nel settore agricolo, -12,9% e nell'industria, -3,3% già a partire dal primo trimestre 2006, la Regione deve affrontare la politica del welfare con chiarezza. Non può limitarsi a destinare solo risorse provenienti dalla Comunità europea. La mancanza di scelte coraggiose e necessarie porta alla situazione descritta dai numeri di questo rendiconto: ad una resa incondizionata dell'ente di fronte ai problemi del nostro territorio. E’ doveroso favorire con ogni mezzo la rapida ripresa economica locale e rilanciare l'occupazione. Per realizzare ciò esiste una sola via: quella di favorire ed incentivare Io sviluppo delle attività produttive attraverso l'alleggerimento del peso tributario gravante sulle stesse.
Inesistente è la politica regionale per l'energia. Si continua a perdere tempo con l'energia ricavabile dal vento e dal sole che non sono in grado di coprire neppure il 20 per cento del fabbisogno energetico, trascurando l'unica possibilità concreta già sfruttata da moltissime altre Regioni consistente nel sistema di termovalorizzazione che azzererebbe ai cittadini il costo dello smaltimento dei rifiuti ed eliminerebbe nel tempo gran parte delle discariche esistenti.
E’ mancata nel 2005 da parte della Regione una forte promozione turistica del nostro territorio nella Comunità europea ed al di fuori di essa, evidenziando le peculiarità storico-culturali e naturali dei singoli comuni.
I problemi dell'agricoltura sono ancora tutti irrisolti vista la mancanza di azioni da parte dell'ente per favorire l'associazione tra agricoltori, l'accorpamento delle piccole proprietà la gestione associata delle fasi successive alla produzione e fino alla vendita diretta del prodotto agricolo.
In questa situazione è impensabile che la Regione Marche possa intervenire efficacemente a ridurre il divario nel sud di essa.
L'inadeguatezza dei controlli sulla efficienza dei servizi e sulla opportunità e necessità della spesa a livello di enti e strutture periferiche porteranno alla totale paralisi della Regione se non si interverrà immediatamente.
Oggi, il rendiconto 2005 rappresenta la negazione delle linee fondamentali ed innovative del programma di questa Amministrazione.
Un anno è andato perso. Spero che l'impegno al rinnovamento non sia già venuto meno altrimenti non avrebbe senso né giustificazione alcuna continuare a gestire cosi la Regione Marche, più giusto sarebbe tornare al voto.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Vorrei dare qualche elemento di risposta agli interventi che ci sono stati, per escludere legittimi dubbi e per cercare di evitare dalla discussione la soma massima degli equivoci, lasciando sul terreno soltanto le questioni di obiettivo contrasto. Un compito di servizio, e forse sarebbe bene cogliere l’organizzazione, nella organizzazione dei lavori del Consiglio, prevedere come accade nelle aule del Parlamento, un collegamento diretto e un accesso immediato alle fonti tecniche che possano consentire a tutti i consiglieri, non alla Giunta, una verifica immediata di molti dei quesiti che vengono posti. Per esempio un collegamento costante con la ragioneria e il bilancio, una cosa che in Parlamento viene garantita: un accesso immediato, e molte osservazioni, peraltro legittime, potrebbero essere tranquillamente risolte nella fase della più dettagliata informazione.
Voglio partire proprio da questo, perché nonostante intervento ispirato a sarcasmo e ironia, elegante è l’argomento della partecipazione al bilancio. Chi può dire che ci sia stata la partecipazione sufficiente? E’ questo un argomento che penso sia di impegno per la Giunta, per il sottoscritto, quindi un terreno di impegno comune non ovviabile. Quanto maggiore è la partecipazione, tanto maggiore è l’informazione, tanto più difficile diventa la strumentalizzazione oppure la tentazione della strumentalizzazione politica. Quindi accetto questa critica politica sulla insufficiente partecipazione, che è forse superiore a quella di anni precedenti, ma sempre insufficiente, che riguarda non soltanto il circuito direttamente coinvolto del Consiglio regionale, dei lavori della Commissione che, generosamente, si è prestata anche a un calendario stretto di riunioni e di informazioni, ma penso anche al circuito partecipativo democratico degli enti locali, oppure delle organizzazioni economiche e sociali.
Quindi accetto ben volentieri una sfida sul versante della partecipazione, perché mi pare che sia compito di questa Assemblea corrispondere con tutte le informazioni, nessuna esclusa, anche sui temi più imbarazzanti o più difficili da affrontare, perché proprio questa situazione, la situazione del bilancio della Regione Marche — fatemi essere, come diceva Viventi, il più sincero possibile, di cervello e d’anima — è una situazione, dal punto di vista finanziario, pesante, appesantita, che ha due valutazioni possibili: una di carattere assoluto e una di carattere relativo. Ve lo dico come applicato, prima tecnicamente e poi politicamente, alla materia finanziaria: c’è una situazione di pesantezza finanziaria a mio avviso preoccupante, che può essere riguardata sul versante del giudizio assoluto e di quello relativo. Quello relativo ci colloca in una situazione medio-alta, cioè tra quelle Regioni che sono in un sentiero, ancora pienamente governabile, di equilibrio finanziario, di distribuzione delle risorse secondo le finalità per cui la Regione nasce ed esplicita la propria azione.
Il problema dei problemi delle Regioni — colgo la sollecitazione non tanto per parlare del deficit della sanità ma per parlare della sanità — è il sottofinanziamento strutturale del servizio sanitario nazionale e se si pensa alla necessità di qualificare, selezionare l’offerta dei servizi sanitari potenziandone la qualità ma gerarchizzando l’offerta, organizzando diversamente il primo dei capitoli, non esclusivamente, quindi dovendoci occupare della questione più generale della Regione, occorre affrontare il tema del potenziamento e dell’organizzazione del sistema sanitario. Quando sta spirando il vecchio piano triennale e sta per essere assegnato il nuovo, mi pare un compito politico-programmatico da cogliere e da celebrare direttamente in Consiglio. Ma d’altra parte ho notizia che la Commissione sanità ha non soltanto in animo, ha avviato un percorso che va esattamente incontro a queste esigenze. Quindi mi pare che possa essere valorizzato il lavoro che dalla Commissione è stato avviato, arrivando in autunno, serenamente, alla definizione dei lineamenti del nuovo piano sanitario, mettendo sul tappeto le opportunità e i vincoli in cui la Regione si dibatte. Questo per onestà e per dovuta contestualizzazione della discussione sul rendiconto e sul bilancio. Quindi nessun fastidio o nessuna intemperanza, però mi viene in mente un aneddoto citato spesso, che è quello di Tecoppa, un personaggio letterario, che diceva “Tu ti agiti, ma tu mi vuoi ammazzare”. L’idea che nella polemica politica ci si lamenti della reazione quando si porta insistentemente un colpo, mi pare una pretesa obiettivamente poco giustificata.
La pazienza e il dovere della partecipazione sono un compito, questo sì, politicamente impegnativo per tutti. Mi permetto di dire che su invito del presidente Brandoni le scorse settimane abbiamo creato due opportunità di discussione nella illustrazione del rendiconto e dell’assestamento per rispondere agli interrogativi che i commissari volevano porre. La sorpresa, lo stupore rispetto alla polemica giornalistica sono derivati dal fatto che, pur essendo presenti in Commissione, i commissari che hanno sollevato le questioni che anche questa mattina sono emerse, non le hanno fatto emergere in Commissione. Non sono tanto ingenuo da non capire qual è il giuoco e il dovere della rappresentazione politica e anche dei diritti e dei doveri della maggioranza e dell’opposizione, ma avrei preferito dare qualche delucidazione, laddove possibile, in Commissione, come, per esempio, sul fondo dei 20 milioni.
Vorrei affrontare cinque questioni di merito, che sono quelle più grosse sollevate qui, cercando di dare gli elementi in mio possesso.
La fantomatica questione della costituzione di un fondo riservato di 20 milioni, su cui i giornali hanno aperto la pagina regionale creando allarme sociale: “Il bilancio regionale costituisce fondi riservati senza vincolo di destinazione e a giustificazione misteriosa”. Provo a dire quello che però mi pare sia già chiaro a tutti. Sul problema dei 63 milioni mi pare che tutti quanti abbiano potuto osservare — lo stesso consigliere Castelli — quelli che sono i diritti e i doveri di legge. L’art. 46, comma 9 della legge 31 sull’ordinamento contabile, prevede che qualora gli impegni di spesa non abbiano dato luogo al pagamento entro due anni per le spese di parte corrente ed entro quattro anni per le spese in conto capitale, la Giunta regionale provvede con proprio atto al disimpegno automatico delle risorse. Cosa che non per diritto, ma per dovere, abbiamo fatto, proprio per evitare la rappresentazione esagerata, in difetto e in eccesso, della effettiva capacità di spesa e di perseguimento degli obiettivi dell’Amministrazione.
L’elenco nominativo per capitoli e per specificazioni è allegato alla deliberazione che abbiamo assunto l’8 maggio del 2006, quindi, come ha già dimostrato il consigliere Castelli, a curiosità corrispondeva la possibilità di individuare dove e come quella cancellazione veniva effettuata. Per mere ragioni prudenziali — vi prego di considerare quello che molti di voi peraltro hanno detto — avremmo fatto volentieri tesoro di quei 20 milioni che invece abbiamo accantonato per la reviviscenza di possibili crediti o anche contenziosi o controversie con i creditori. Quindi i 63 milioni che abbiamo per legge cancellato, sono stati ragionevolmente equilibrati dalla costituzione di un fondo di 20 milioni che serve proprio per evitare che creditori che si dovessero rilevare e riconoscere come titolati alla petizione del credito, possano avere una risposta ragionevole.
Ragionando per analogia, con la reviviscenza dei residui perenti che vengono, in una serie storica di dieci anni, a maturazione tra il 10 e il 20%, prudenzialmente abbiamo costituito un fondo di oltre il 30%. Questo per giustificare la puntuale soddisfazione di un diritto protestato rispetto a un taglio che si dovesse rilevare ingiusto.
Questa è la prima delle questioni, attorno a cui ruotano poi altre.
Una seconda questione, sempre sollevata con diverso garbo nella polemica giornalistica dal consigliere Castelli, riguarda la copertura dei residui perenti. Nell’articolo, polemico, si dice “se tutti i creditori si presentassero allo sportello la Regione fallirebbe”. Noi abbiamo fatto una serie storica di maturazione dei residui perenti che, come dicevo poco fa, fa arrivare a maturazione, su base annua, tra il 10 e il 20%, a seconda degli anni. Il margine di copertura che la Regione ha ammonta al 68%. Quindi se il 50% si presentasse all’appello, avrebbe una risposta. Non voglio eludere, nel merito, l’osservazione che abbiamo peraltro discusso insieme in Commissione lo scorso anno: in questi perenti c’è una parte consistente riferita alla sanità, che va sicuramente a maturazione.
Si è citato, dal consigliere Pistarelli, l’assenza della relazione della Corte dei conti regionale. Mi pare una critica ingrata, essendo i tempi della nostra discussione puntuali secondo legge, ma stretti per la tempistica regionale. Abbiamo avuto però la fortuna — è stato deliberato il 20 luglio — di avere la relazione della Corte dei conti sulla gestione finanziaria 2004-2005. Da questa relazione che io ho ricevuto ieri, datata 20 luglio di quest’anno, risulta che il margine di copertura della Regione Abruzzo, per esempio, sui residui perenti, è del 6,24%; quello della regione Lazio del 17,50%; quello della Regione Molise dello 0,5%; quello della Regione Campania del 24,47%. Per salire un po’ su territorialmente, quello della Regione Umbria è del 16,92%. MI pare che la percentuale che noi abbiamo iscritto sia di tutta prudenza e garantisca dalle preoccupazioni che qui sono state agitate.
Altre questioni da cui vorrei sgomberare il campo — mi pare che, fortunatamente, il consigliere Castelli non l’avesse ripreso nell’articolo polemico — riguardano il fatto che non esiste in termini propri, salvo prova del contrario, un avanzo libero di amministrazione nella storia delle Regioni degli ultimi dieci anni, quindi nemmeno la Regione Marche ha mai dichiarato nei documenti ufficiali o anche ufficiosi, un avanzo di amministrazione di 90 milioni.
Spesso in Commissione si è ragionato sulla copertura dei residui perenti e a seconda del margine di copertura si guadagnava la possibilità di destinare ad amministrazione attiva quella parte tolta alla copertura dei perenti. Immagino che il malinteso sia derivato semplicemente da uno scambio di questo con quello.
Per quello che riguarda invece la capacità di indebitamento la differenza, consigliere Viventi, deriva dal fatto che con il Dpcm 112 e la legge 56, una parte delle risorse che lo Stato prima assegnava in termini vincolati e che quindi non poteva essere messa a denominatore per il calcolo della capacità di indebitamento e segnatamente 73 milioni circa dal primo gennaio di quest’anno, può essere attribuita senza vincolo di destinazione alla Regione. Questa è la differenza della capacità di indebitamento, che quindi non modifica la sostanza delle somme che noi amministriamo, ma modifica ampiamente — perché è un moltiplicatore — la capacità di indebitamento. La novità è l’applicazione a regime della legge 56 e dei Dpcm collegati.
Sul versante delle Muse sorridevo né paternamente né ironicamente: magari potessimo fare sempre quelle operazioni al contrario. In effetti, quando noi abbiamo dovuto modificare, su richiesta esplicita del teatro delle Muse, che non poteva utilizzare per investimenti ma doveva utilizzare per correnti, abbiamo avuto una riduzione della nostra possibilità di manovra, perché un conto sono le spese coperte con mutuo, un conto ridurre la spesa corrente della cifra equivalente. Per noi è stata non una manipolazione riduttiva del debito ma un aggravamento della nostra libertà, cosa che peraltro non ha cambiato minimamente il problema del debito.
Vengo al problema del debito con tre dati sintetici. Si è fatta una grande confusione fra debito, deficit e capacità di indebitamento. Siamo in una sede politica e ovviamente non possiamo cercare delle squisitezze teoriche, ma mi pare che gli elementi fondamentali su cui si dovesse poi polemizzare sono un dovere per tutti. Un conto è il deficit, che è lo sbilancio tra entrate e spese nell’arco di un esercizio finanziario; un conto è il debito, che è la somma dei deficit cumulati nel corso degli anni; un conto è l’indebitamento che è l’ammontare della esposizione verso terzi, privati e pubblici che siano. Confermo il dato che è stato contestato: il totale del debito regionale si riduce, dal 2004 al 2005, da 1.345 milioni a 1.294 milioni. Questo avviene attraverso un combinato che può creare qualche elemento di confusione, che riguarda il debito autorizzato, che aumenta effettivamente di 12 milioni, ma con una riduzione del debito contratto che da 1.070 passa a 1.007 milioni. Nell’anno passato quindi, noi abbiamo pagato delle rate che hanno abbassato il conto capitale per 63 milioni. Questi 63 milioni vengono sottratti di 12 milioni di mutuo autorizzato per un totale netto di riduzione del debito complessivo di 51 milioni. Questo è il dato assolutamente inoppugnabile, chiaro, accessibile e trasparente.
Vengo rapidissimamente alle due osservazioni che fa il consigliere Santori, perché su una c’è un problema che abbiamo affrontato anche in Commissione, su cui anche l’aula può dare un conforto, al di là della distinzione tra maggioranza e opposizione. Il consigliere Santori l’ha già fatto anche con una interrogazione: il Dpef rischia di arrivare in discussione in termini tardivi per la capacità predittiva e condizionante rispetto alle variabili economiche e finanziarie annuali e triennali. Questo è un problema purtroppo conclamato, che però non dipende da noi. In Commissione abbiamo proposto — e sarebbe utile valutare in tal senso un gradimento — una doppia soluzione: dobbiamo aspettare che questo Governo, come gli altri Governi — questo Governo ha detto a settembre, gli altri Governi l’hanno fatto addirittura a novembre — chiarisca quelle che sono le coordinate, l’articolazione della spesa per il 2007-2009, perché nel Dpef ci sono state soltanto, come hanno fatto Tremonti lo scorso anno e Siniscalco negli anni precedenti, semplicemente le coordinate di rispetto del patto di stabilità. Se non vogliamo rendere assolutamente formalistica la nostra discussione, siamo costretti a due scelte: una è quella di rinviare il Dpef immediatamente dopo l’enunciazione esplicita delle intenzioni del Governo distribuite in termini settoriali, oppure farne un documento — cosa che a mio avviso è preferibile — distinto, come facciamo adesso per il rendiconto e per l’assestamento, premessa del bilancio annuale e triennale, in cui il ragionamento di contesto economico e finanziario faccia un po’ da traccia e da indirizzo per il bilancio annuale e triennale. Allora potremmo onorare quello che il consigliere Santori legittimamente chiede, una previsione di legge, insieme alla esigenza contenutistica di non fare qui una discussione priva di contenuti effettivi.
Su questo punto mi pare di avere raccolto in Commissione una intesa di larga massima: se volessimo trasformare questo impegno, formalmente, nella premessa al bilancio annuale e triennale, sarebbe cosa utile.
L’altra osservazione che fa il consigliere Santori che ci trova in parte e personalmente consenzienti, è un dato con cui, purtroppo, ci troviamo a che fare, quello della rendicontazione delle società partecipate. Quando sono società nostre possiamo protestare e imporre, quando invece siamo partecipanti di minoranza, governa il codice civile. E allora possiamo fare riferimento al codice civile. Se viene approvata con facoltà la possibilità di chiudere il bilancio a giugno, noi ce l’abbiamo, quando va bene, con un anno di ritardo. Se addirittura i rendiconti delle società governate — spa o srl — dal codice civile sono addirittura vecchi di due anni, il suo disappunto è anche il nostro e su questo stiamo cercando insieme di intervenire, sapendo che però noi lì siamo soci non maggioritari, né parliamo di società partecipate, come peraltro la legge inizialmente pensava di prevedere.
Ho evitato ogni riferimento generale di contestualizzazione più analitica, su cui spero lo sviluppo del dibattito possa invece, nel prosieguo, fermarsi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Presidente, mi spiace che nei banchi della maggioranza ci sia un certo vuoto, perché a mio avviso la discussione del bilancio deve interessare anche la maggioranza, che speriamo dia delle risposte di natura politica ai problemi che effettivamente ci sono. Oggi non abbiamo sentito che tutto va bene, anzi le affermazioni dell’assessore Marcolini mi preoccupano molto. Il bilancio finanziario di questa Regione è pesante, addirittura preoccupante. Quindi, su questo penso che la riflessione debba essere di tutti, non solo dell’opposizione che sta qui a fare le pulci al bilancio che sta cercando di capire dove si possa invertire la rotta.
L’attenzione che in aula c’è stata all’inizio sulle affermazioni che alcuni consiglieri di minoranza hanno fatto l’addebito a lei e alla sua struttura, assessore, proprio per l’assenza di chiarezza nelle esposizioni. Certamente bisogna andare a ricostruire, la struttura del bilancio regionale non è leggibile e in quindici-venti giorni non si può andare a vedere migliaia di determine di spesa e quant’altro. E’ su questo che la discussione non ha toccato i temi, forse importanti, delle scelte che dobbiamo compiere, ma ci siamo dedicati più a identificare su quale posta va addebitata quella riduzione, come sono stati tolti questi famigerati residui perenti. Dall’esame che abbiamo fatto noi scaturisce un trend abbastanza univoco, cioè qui stiamo eliminando solo residui da pagare ma non eliminiamo quelli da riscuotere. Questa automaticità di cui lei parla, è fatta a senso unico, non in tutte e due le direzioni, perché ci sono residui perenti che dobbiamo pagare e altri che dobbiamo riscuotere.
Tra l’altro quella famosa delibera dell’8 maggio che lei cita, non è leggibile, in quanto non dice la motivazione della cancellazione dei residui e tra l’altro, quando vediamo che al capitolo 4111201 togliamo 10 milioni di euro dal programma Bond Raffaello, che erano investimenti, significa che quest’anno oltre ai famosi 10 milioni di euro che avete messo per il patto per lo sviluppo — le risorse autentiche del bilancio regionale erano solo quelle, gli altri erano trasferimenti del fondo per l’abitazione — in pratica non avete messo nulla. Tra l’altro mi risulta difficile accettare lo storno di somme destinate agli investimenti, quando da questo bilancio leggiamo che la politica degli investimenti di questa Regione è praticamente assente. E’ un capitolo ridottissimo quello che viene destinato agli investimenti. Normalmente sono i nostri obblighi da trasferimento di fondi comunitari o nazionali, dove riusciamo a mettere, ricorrendo all’indebitamento, la nostra quota di compartecipazione, altrimenti non riusciremmo neanche a mettere la nostra quota di compartecipazione se non aderiamo al debito. Inoltre è bassissima la rotazione, la spesa per gli investimenti. Siamo al di sotto del 10% che è una cosa ridicola, quando questa regione sta attraversando un periodo di crisi e di stagnazione, per cui ci sarebbe obbligo e bisogno di accelerare la spesa, soprattutto quella di investimento, perché quella è la vera spesa nuova, mentre tutto il resto è spesa corrente che è ordinaria e abitudinaria e non va ad implementare nessuna delle variabili del pil regionale.
Non leggo la relazione che avevo preparato, perché gli interventi dei colleghi hanno sostanzialmente toccato quasi tutto quello che avevo da dire, dico solamente che passo a un esame politico di questo bilancio.
Noi stiamo accettando, in questa Regione, un trend di declino, stiamo accettando un trend di passività causate soprattutto dalla sanità e tra l’altro non vale, assessore — glielo dico con il cuore in mano — il tentativo di dire “avremo più risorse”. Non so se lei ha letto il Dpef del Governo, quando dice che la spesa sanitaria dovrebbe stabilizzarsi intorno al 6,6% del pil. Le ricordo che il Governo Berlusconi è passato dal 5,4 del 2001 di spesa per la sanità sul pil, al 6,7 nel 2005, quindi significa che il prossimo anno ci saranno meno risorse di quelle che lei addirittura si aspetta o ha avuto nel bilancio 2005 e questo mi impressiona molto se metto in relazione questo dato con quello che sta avvenendo nelle ex Asl, quello che sta avvenendo sul territorio, probabilmente non sentito ad Ancona, perché questo impatto dell’Asur si sta generando sul territorio ma probabilmente non si sente dove c’è stato l’accentramento.
Noi non abbiamo attivato le ulteriori specializzazioni che avevamo previsto nel 2004 e nel 2005, noi chiudiamo alcuni servizi, d’estate, perché non abbiamo il personale per sostituire chi va in ferie o in pensione. A Macerata è così: abbiamo dei problemi gravissimi al pronto soccorso, che restano, perché la seconda linea — il “pronto soccorso leggero” — non si è potuta attivare, così come oggi i sindacati scrivono e protestano perché non c’è personale per mantenere i servizi di base. Quindi metto in relazione questi due aspetti che si verificano sul territorio e sono più preoccupato di lei che dice di essere preoccupato.
E’ finita l’epoca della gestione del consenso attraverso l’indebitamento dell’ente Regione. Questo avete fatto per molti anni. La maggioranza di centro-sinistra è vissuta su questo per moltissimo tempo. Sono contento che questa epoca sia finita, perché era una distorsione della politica e una distorsione del rapporto di forza. Sono contento che a questo punto potremo confrontarci sui problemi e sulle soluzioni senza che voi andiate per la vostra strada ricercando il consenso, perché questo è quello che è avvenuto, se vogliamo essere corretti amici della maggioranza, quindi dobbiamo cominciare a lavorare per guardare all’efficienza, alla riorganizzazione, a una politica degli investimenti per far crescere questa regione, per fare le infrastrutture. Questo dobbiamo fare: iniziare a discutere seriamente.
Noi siamo pronti e questo in Commissione vi diciamo spesso da tempo, è per questo che partecipiamo attivamente ai lavori, perché sappiamo che il futuro della nostra comunità passa attraverso una svolta di tutti i comportamenti, sia quelli di maggioranza che quelli di minoranza, ma soprattutto quelli della maggioranza. Voi siete obbligati, noi lo facciamo per spirito di servizio e per spirito di rispetto nei confronti dei problemi che ci sono in questa regione.
Dal bilancio 2005 vediamo che abbiamo solamente ulteriori 100 milioni di euro di possibile indebitamento, anche se poi, con altri artifici nell’assestamento, questa cosa aumenta. Ma io non penso che la discussione qui dentro debba avvenire sul fatto che stiamo per uscire dall’indebitamento possibile, è un assurdo che io stia a discutere di questo, io voglio discutere di come abbassare il livello dell’indebitamento, di come aumentare i servizi, non pensare che ancora ho 100 milioni di euro per arrivare alla bancarotta e che ancora abbiamo spazio. E’ come quello che dice “affogo fra dieci minuti, però dieci minuti godiamo”. Questa è la situazione delle Marche.
Avevo preparato un intervento in merito anche all’Amministrazione. Alcune cose le abbiamo detto ieri. Ritengo che dobbiamo cominciare a lavorare su qui 5-6 temi importanti anche in relazione alla crisi di governo di questa Regione, quella crisi che c’è stata e che ieri abbiamo risolto solamente da un punto di vista formale, ma non l’abbiamo assolutamente toccata dal punto di vista reale, dei problemi da risolvere, del piano sanitario. Non penso che possiamo andare avanti a tagliare i servizi sul territorio, i servizi di base, a non implementare l’integrazione socio-sanitaria e di assunzione di responsabilità nei confronti di territori che non sono tutti uguali ma che hanno delle particolarità e delle esigenze primarie.
Oltre che preoccupato io mi renderei più disponibile, assessore. Questo modo criptico di rappresentare il bilancio regionale penso sia un fatto di debolezza, non un fatto di forza, perché alla fine le cose, bene o male, riusciamo a capirle. Il bilancio di questa Regione deve essere mostrato ai marchigiani. Quest’aula purtroppo non ha, fuori, una cassa di risonanza nelle associazioni, nelle organizzazioni di categoria, nei sindacati per capire l’effettività delle problematiche in campo.
Mi riservo di fare un intervento in sede di dichiarazione di voto, perché mi volevo interessare più dell’assestamento, dove ugualmente abbiamo delle risposte ad alcune legittime soddisfazioni che ci siamo presi. Vedo, assessore, che lei quest’anno impiega 700.000 euro per riorganizzare la gestione e la riscossione della tassa automobilistica. Noi abbiamo iniziato un anno e mezzo fa a dirle che quel sistema faceva acqua, che quel sistema aveva procurato danni a 125.000 cittadini, che tutti quegli avvisi non avevano fondamento, che abbiamo creato apprensione e addirittura patemi in alcuni casi di soggetti anziani e di persone con difficoltà economiche e che si sono viste recapitare l’intimazione di pagamento per cose non dovute.
Poi il discorso del rifinanziamento della legge 18/96, quella che va a creare aspettative al mondo dell’handicap, degli svantaggiati, di chi è più sfortunato. Nel bilancio 2006 noi mettiamo solo una piccola parte di quello che serve per gestire questo aspetto, perché rinviamo al 2007 la copertura di una spesa che effettivamente matura nel 2006, perché se parliamo di assistenza parliamo di una spesa che non è di investimento ma una spesa ordinaria, del bilancio ordinario, addebitabile, perché noi autorizziamo i Comuni a fare e a disporre di nuovi servizi o mantenere i servizi che già erano stati attivati.
Ho notato anche delle cose che probabilmente lei dovrà approfondire. Vedo che c’è una scelta di raddoppiare — l’ho visto anche da una proposta di legge che ricalca un nostro emendamento che facemmo alla modifica della legge 20, quando chiedevamo di utilizzare meglio e di più il personale dipendente della Regione e non ricorrere sempre alle consulenze all’esterno — i compensi di natura professionale ai dipendenti regionali che prestano attività professionale e legale: c’è una contraddizione nel riferimento alla legge, in quanto l’art. 42 della legge regionale 20 abrogava quello che era consentito prima. O è un riferimento sbagliato, oppure credo che voi state pensando di modificare la legge. Gradirei che questo venisse esplicitato.
Obiettivamente, a un anno dall’inizio di questa legislatura, in cui tutti — forse più noi che voi, perché noi siamo cambiati più di voi, voi siete più o meno gli stessi, e comunque chi dirige la macchina sono più o meno quelli — siamo cambiati, noi abbiamo cercato di capire dove potevamo dare un contributo a questa Regione. Quello che posso dire è che oltre al fatto dello sbilanciamento di questo rendiconto 2005, mi preoccupo delle non scelte, di quello che capita ai marchigiani, come peso sulle proprie spalle, dall’inefficienza delle scelte politiche di questa Regione. Parlo delle infrastrutture, che generano spesa per il sistema economico delle Marche, parlo dell’allontanamento dei servizi sanitari di base verso la concentrazione, a volte spinta, non giustificabile, che crea costi aggiuntivi alle nostre famiglie e ai nostri anziani soprattutto.
Queste sono le cose che mi interessano, il fatto di rivedere il piano regionale dei rifiuti, perché in questa regione, ogni anno, gradatamente, il costo per le famiglie aumenta mediamente del 10% perché non riusciamo a fare delle scelte, perché non abbiamo invertito nulla in questa regione, abbiamo un sistema arcaico di gestione dei rifiuti e su questo bisognerà lavorare. Abbiamo un carico di costi per l’energia che non c’è in questa regione, che dobbiamo importare e che costa, oggi, il 20% in più di quello che spendono le Regioni più progredite del nord o che si sono attivate per avere energia autoprodotta o prodotta in loco.
Se sommo l’indebitamento che continuate a generare al fatto che all’economia delle Marche si stanno aggiungendo ogni anno ulteriori pesi, ritengo che questo sia un mix di situazioni che possono esplodere. Non penso che cambiando le maggioranze politiche si possano risolvere questi problemi, ma credo che dobbiamo assumere la responsabilità di affrontare qualche problema, trovare dei campi comuni tra maggioranza e minoranza, invertendo la rotta.
Sulla sanità, sull’energia, sulla gestione dei rifiuti, sui servizi socio-sanitari, sulle infrastrutture chiedo un’apertura di dibattito e un’apertura di tavoli bipartisan. Io non do a voi la possibilità di decidere del futuro delle Marche, perché in questo modo so che non andremmo lontani. Su questi temi chiedo che ci sia un’apertura di confronto, perché non è solo il bilancio quello che mi interessa, ma il futuro del sistema Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. A me interessa esplicitare quest’ultimo intervento del consigliere Capponi, perché in realtà non sono appassionata a verificare le questioni di carattere formale, in quanto ritengo che su questo gli uffici e gli assessori sono di piena garanzia, quindi mettersi a discutere sulle formalità elude il merito delle questioni.
Il rendiconto, l’assestamento, il bilancio non sono solamente una serie di numeri messi a caso, ma sono l’espressione di una politica che si è sostanziata in un programma elettorale che si è poi confermato in un atto di programmazione che è stato illustrato al Consiglio: sono le linee programmatiche dell’azione della maggioranza e della Giunta.
Comprendo che le opposizioni non possono condividere un’azione di governo che hanno avversato in campagna elettorale. Sono stati toccati alcuni punti che penso siano importanti, sia per quanto riguarda la nostra azione legislativa ma anche per le Marche. A me pare però che ci si dimentichi di un aspetto: che quello che succede nelle Marche non è slegato da quello che succede in Italia e nella situazione economico-sociale-produttiva nella quale versa l’Italia a me pare che le Marche, pur con tutte le preoccupazioni, con le necessarie prudenze, non sia tra le Regioni che hanno problemi strutturali così marcati come sta affermando l’opposizione in Consiglio regionale. Noi non abbiamo sottaciuto le questioni che sono sul tappeto: non lo ha fatto ieri il Presidente Spacca quando, nel suo intervento ha individuato alcuni argomenti sui quali si dovrà dispiegare l’azione amministrativa regionale, non lo ha sottaciuto l’assessore Marcolini nell’intervento tecnico attraverso il quale abbiamo potuto risolvere alcune questioni di carattere più formale poste dai consiglieri nei loro interventi. Sappiamo bene che ci sono degli aspetti che dovremo affrontare, penso però che li dovremo affrontare nella correttezza dei ruoli istituzionali, perché qui non siamo all’emergenza Marche o in una regione nella quale occorre un governo di emergenza regionale, siamo in una regione nella quale le istituzioni sono salde, nella quale ci sono ruoli che ognuno di noi riveste non perché usurpati ma perché così hanno deciso i cittadini marchigiani. C’è un confronto nelle Commissioni e nel Consiglio regionale che mi pare aperto alle istanze e agli interventi di chiunque, però l’apertura di tavoli bipartisan, che sono un modo attraverso il quale si individua un’emergenza, non mi pare che sia utile e necessaria. Ci sono il Consiglio regionale, le Commissioni, noi siamo disponibili al confronto e a valutare anche i buoni suggerimenti e le buone iniziative che possono provenire dalle opposizioni, con il rispetto, però, dei ruoli che ognuno di noi riveste, del governo della Regione, del Presidente della Giunta, della maggioranza, con la consapevolezza che on siamo in una fase emergenziale.
La questione che veniva posta circa la sanità, faccio solamente rilevare una cosa, poi ci sarà anche una discussione, perché ritengo che la questione sollevata dal consigliere Viventi debba essere non sottovalutata. Noi, nella sanità abbiamo fatto un’operazione che ha avuto l’obiettivo di salvaguardare l’offerta della sanità pubblica. Nessuno di noi si sottrae alla discussione per il miglioramento di questa offerta, per aggiustamenti e integrazioni necessari, però è evidente che rispetto a ciò la posizione della Regione questo ha salvaguardato, e non è cosa di poco conto, perché in altre Regioni questo non è stato fatto, sono stati usati altri mezzi e non mi pare che il debito pubblico sia molto diminuito, anzi. Sono di pochi giorni fa notizie non molto rassicuranti su metodi attraverso i quali in alcune Regioni si ragionava di sanità.
Abbiamo noi la volontà di sostenere la sanità pubblica? E’ per questa ragione un’azione necessaria, dalla quale non ci si può sottrarre? E’ una necessità dei nostri cittadini? E’ giusto che i cittadini abbiano una risposta sanitaria indipendentemente dalla loro classe sociale o dal loro potere economico? Io ritengo di sì e su questo la Regione si sta attivando. Se questo significa utilizzare le risorse del bilancio, io non mi scandalizzo, perché il denaro pubblico serve a questo, a soddisfare le esigenze reali dei cittadini. Poi nel merito possiamo discutere, possiamo ragionare, ma io non voglio eludere questo principio.
Sulle infrastrutture ieri il Presidente ha ricordato che il 21 settembre ci sarà il ministro Di Pietro. Io vorrei segnalare alcune questioni che sono emerse sui quotidiani, sono emerse dai contatti che abbiamo avuto anche a livello nazionale. Indipendentemente da quanto si afferma circa il fatto che il bilancio del nostro paese sia stato lasciato in floride condizioni, la realtà vera è che i soldi non ci sono, che per esempio l’Anas denuncia una incapacità di spesa perché no ci sono i fondi e su questo credo che oltre a dire che nella regione Marche le infrastrutture sono un’emergenza, ognuno di noi si debba prendere le responsabilità anche di quello che è accaduto nel Governo che ha sostenuto, perché sulla questione che accenno solo ma che forse dovremmo approfondire, della Quadrilatero, bisogna chiarirsi una volta per tutte. Qui non c’è qualcuno che vuole le strade e qualcun altro che le avversa...

Franco CAPPONI. Forse non avete le idee chiare...

Sara GIANNINI. Le abbiamo chiarissime. Sono inadeguati gli strumenti per realizzarle, le infrastrutture, perché sono cinque anni che se ne parla ed è apparso solamente qualche cartello.
La preoccupazione del Presidente della Giunta, della maggioranza è che, oltre ai cartelli, si cominci a vedere qualche ruspa, si cominci a partire con qualche metro di strada e si sappia con certezza quanti soldi ci sono, quanti sono effettivamente spendibili, come si è appaltato definitivamente e a chi, e che cosa si dovrà fare rispetto a tante enunciazioni che ci sono state.
Questa è la nostra preoccupazione. Qui non c’è la volontà di dire che uno strumento è sbagliato solamente perché l’ha fatto il Governo di centro-destra. Lo strumento è sbagliato perché non ha portato alla realizzazione dell’obiettivo per cui era nato. E’ colpa di chi lo dirige? E’ colpa di chi lo deve amministrare? Alla fine non mi interessa. Anche su questo qualche segnale di novità non sarebbe male, così come qualche assunzione di responsabilità sarebbe un buon segnale per i marchigiani.
Nel merito delle infrastrutture la preoccupazione è quindi di tutti, però per fare le strade ci vogliono i soldi, indipendentemente da chi governa ci vogliono i soldi e i soldi non li abbiamo trovati tutti. Questo è il dato sul quale bisogna ragionare. Probabilmente si poteva risparmiare qualche centinaia di migliaia di euro se avessimo evitato di mettere i cartelli dove non era necessario e dove non c’erano ruspe che potessero partire.
Circa lo sviluppo, le Marche, le preoccupazioni, penso che noi dobbiamo valorizzare e valutare l’intesa di programma che mi pare sia stata siglata dal Presidente, sapendo che su questa ci sono parti sociali che aspettano ulteriori approfondimenti. Dobbiamo farci carico anche di questo, perché si avvia la nuova misura di concertazione con il nostro mondo produttivo, economico, di rappresentanza sindacale ed è bene che questo accada nel modo più partecipato possibile. Mi pare però che rispetto a quell’atto noi assumiamo la determinazione di intervenire con forza su questi argomenti.
Ripeto, credo che le drammatizzazioni siano qualche volta non utili. Noi vediamo i problemi per quello che sono e ci attrezziamo a risolverli. Se drammatizzare serve a dire “qui c’è l’emergenza, facciamo tutti un passo avanti” per far sembrare che questa maggioranza è inadeguata a governare questa Regione, francamente non ci sto. Se invece diciamo che nelle sedi istituzionali è giusto attivare un confronto, anche serrato, con le opposizioni, questo è il ruolo nostro e per quanto riguarda il gruppo Ds ci troverete sempre disponibili, come ci avete già trovato disponibili in questo anno e credo che questo riguardi tutti i consiglieri della maggioranza e anche la Giunta. Però rispettiamo i ruoli che i cittadini marchigiani ci hanno assegnato, almeno fino alle nuove elezioni regionali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Mi permetta la collega Giannini, alla quale rinnovo gli auguri per la nomina a segretario regionale del suo partito, di dire che noi stiamo preparando alcuni manifesti con il simbolo della pace, che dice: “Bene arrivati, anche se ultimi, a darci ragione sulle missioni militari di pace all’estero”. Adesso votate tutti, fiducia imposta, anche contro il parere del Presidente della Repubblica, adesso votate tutti la missione di pace quando c’è un Governo e di guerra quando ce n’è un altro. Questo è un manifesto che sarà fatto conoscere su tutte le nostre spiagge e sulle nostre montagne questa estate, perché è bene far vedere alcune contraddizioni. Adesso c’è la bandiera della pace che onoriamo, perché è vero che è una missione di pace, è stata sempre una missione di pace, sono state tutte missioni di pace, gli italiani non hanno fatto guerre in giro, sono tutte missioni di pace: quella di D’Alema nel Kosovo nel 1998, tutte missioni di pace, che abbiamo votato tutte, con qualunque Governo.
A me fa piacere che anche i Ds, prima e durante il loro congresso, hanno detto che per le Marche il Governo ha destinato formalmente, per le infrastrutture, 1.187 milioni di euro, cioè 2.200 miliardi di vecchie lire. Ci sono finalmente, perché Calzolaio fino a marzo diceva che non c’erano. E’ confermato, posso saperlo da voi, ufficialmente, che vi sono 2.200 miliardi? Il Presidente giustamente annuisce, Marcolini pure, Agostini pure. Possiamo partire da questo punto fermo? Bene. Allora il Governo nazionale ha dato 2.200 miliardi e non accadeva dal 1961. Adesso c’è da completare. Fermo restando che il Governo ha dato, adesso vediamo cosa fa il Governo di centro-sinistra. Aspettiamo gli altri 2.000 miliardi.
Questo per dire cosa? Cerchiamo di superare le demagogie, siamo tutti per le strade, partiamo da un punto fermo, soldi ci sono, molti per quello che era il trend di assegnazione alle Marche. E’ stata una rivoluzione, perché nelle Marche abbiamo sempre pianto tutti, con tutti i Governi, anche durante la prima Repubblica. Abbiamo sempre detto tutti che i soldi non venivano nelle Marche e i soldi questa volta sono venuti in maniera cospicua. Questo serve per superare un momento di demagogia. Abbiamo davanti due anni che ritengo assolutamente da cogliere come opportunità, perché non ci sono competizioni politiche che possano lacerare ulteriormente i nostri rapporti.
Capisco Marcolini: non ha risposto perché era difficile. Se non copriamo la discussione di demagogia, sicuramente ci ritroviamo tutti. Quindi dico a Sara Giannini: noi non diciamo che siamo nel dissesto totale, voi non potete dire che non c’è l’emergenza. Facciamo almeno un compromesso verbale, formale. Noi non diciamo che le Marche sono la regione più disastrata, voi non dite che non c’è l’emergenza, perché l’emergenza c’è ed è grave. E non tirate in ballo la questione della sanità privata. Tu hai replicato dicendo “noi abbiamo mantenuto il modello della sanità pubblica”. Qual era l’alternativa? Noi cosa abbiamo posto, la privatizzazione della sanità? Alzi la mano chi l’ha detto. Pistarelli, tu l’hai detto qualche volta? Allora cosa c’entra? Voi costruite lo spettro contro il quale bisogna andare: “la Moratti, la sanità, la scuola privata...” ecc. Non gonfiamo i fantasmi per andare poi loro contro, alla don Chisciotte.
Ci sono dei settori in cui anche la sanità privata, con la sussidiarietà orizzontale, può sopperire alle carenze di quella pubblica e questo avviene anche nelle scuole, è sempre avvenuto, è avvenuto anche nella scuola materna, dove la Regione Marche nel 1992 è stata la prima, in Italia, a fare la convenzione per il sostegno alle scuole materne private e l’ha votata anche il Pds, allora. Quindi non demonizziamo gli argomenti.
E’ chiaro che la gestione dei temi che sono venuti fuori è difficile, però, caro assessore, spesso questa Regione — la Giunta, ma sarebbe difficile per tutti, lo hanno detto tutti, anche della nostra parte — sa tutto per bene dove si spende, perché si spende? Il controllo di gestione in questa Regione ha fatto il suo debutto nel 2002. I nuclei di valutazione esterni nel 2003. Sono strumenti di gestione manageriale — quando lo fa la sinistra è progressismo, quando lo fanno gli altri è capitalismo — di cui vi siete dotati a metà della scorsa legislatura.
Il report sugli obiettivi colti, con la partecipazione della Regione a società, ce l’abbiamo? Veramente siamo chiamati all’emergenza — vedi Aerdorica — all’improvviso, quando tutto è scoppiato. Spesso non li abbiamo questi report, quindi se non fermiamo la ruota e non controlliamo tutti gli obiettivi colti e da cogliere, ricominciamo sempre da capo. Il problema è solo questo.
Poi, sulla sanità voi sapete benissimo verso quale epoca tremenda andremo, perché anche il Governo ve l’ha annunciato e voi ci state lavorando. Sarà dura per tutti, ma se ai cittadini non spieghiamo che prima dobbiamo cercare di controllare, di monitorare il fatto che abbiamo colto o no gli obiettivi, significa ricominciare sempre da capo.
Ripeto, assessore: se non redistribuiamo le competenze tra Regione, Province e Comuni, le risorse e anche il personale, tutti fanno tutto e il sistema scoppia. Questa non è una questione che si può coprire con Bossi, devolution ecc. C’è da ricominciare da capo, c’è da rimettersi a tavolino e a livello nazionale c’è un problema che per primi voi come centro-sinistra dovete affrontare. Sono curioso come cittadino, prima che come uomo delle istituzioni, di capire se voi ritornerete sul più bieco statalismo improduttivo marca “tramonto della prima Repubblica”. Voglio vedere se per combattere, come avete fatto coerentemente, dal vostro punto di vista, quel tipo di devolution, la vostra proposta sarà un tremendo riaccentramento statale. Vorrò vedere se poi sarete d’accordo, a livello nazionale, con gli amministratori regionali. Governate 16 Regioni su 20, vorrò vedere su quale tipo di modello tornerete. Vorrò vedere cosa ne pensano Bassanini e moglie, alias ministro Lanzillotta, su quello che dovrà essere il nuovo “sistema Italia”, perché adesso le nebbie della propaganda si sono diradate c ‘è da ridisegnare da capo. Ma se questo è un disegno nazionale che deve far capire se risparmiamo risorse o no, dobbiamo parlare del nostro decentramento, delle nostre autonomie, Regioni, Province e Comuni. Ribadisco, se non si ferma la ruota e non si ridefiniscono le competenze, tu sai, assessore Marcolini, come lo spreco è incontrollabile.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Giustamente questa riflessione non si è limitata soltanto agli argomenti iscritti all’ordine del giorno, quindi all’assestamento di bilancio e agli aspetti tecnici connessi a questo documento, ma si sta allargando alla politica finanziaria della nostra Regione. Del resto l’avevamo detto ieri: il vincolo finanziario in questo momento è la principale nostra preoccupazione, per cui è giusto che la riflessione abbia preso questa direttrice ed è giusto anche che noi formuliamo, rispetto a questa preoccupazione, la strategia che abbiamo messo in piedi.
Nel momento in cui la legislatura è iniziata abbiamo percepito subito quale sarebbe stato lo scenario che ci attendeva, per cui l’azione che è stata intrapresa dal governo regionale è stata subito finalizzata a una logica di profonda razionalizzazione, consolidamento e verifica dell’allocazione delle risorse rispetto agli obiettivi che ci eravamo prefissi, attraverso un innalzamento anche dell’azione di monitoraggio.
Non è un caso che i primi provvedimenti che abbiamo assunto sono stati proprio rivolti alla riprofilatura, alla verifica della nostra organizzazione. Ricordo che i primi atti assunti in questo Consiglio hanno riguardato proprio la legge per la riorganizzazione dell’ente Regione e dei suoi enti strumentali, che hanno determinato un consistente risparmio di risorse, o meglio una diversa allocazione delle risorse che sono state spostate dalla organizzazione burocratico-amministrativa verso i servizi ai cittadini. Abbiamo anche fatto un calcolo rispetto a questo movimento che riguarda circa 20 milioni di euro. Molti sono stati i capitoli che qui sono stati toccati, anche nella riflessione dei consiglieri, che danno il senso concreto dell’iniziativa che abbiamo intrapreso. Faccio riferimento in modo particolare a un argomento che tutti voi sottolineate con insistenza, quello delle consulenze. Ebbene, siamo passati a una riduzione dei tre quarti della spesa per consulenze. Nel giro dei quattro semestri che hanno caratterizzato l’ultimo anno di vita del precedente governo e l’attuale governo, abbiamo ridotto le consulenze ordinarie, quelle che non riguardano la sanità ma il resto della vita amministrativa della nostra Regione di tre quarti. Credo che questo sia un indicatore significativo dell’azione di razionalizzazione che abbiamo intrapreso.
Quindi siamo andati su quel sentiero che voi oggi avete evidenziato e su cui si concentrano le vostre preoccupazioni.
Certamente lo scenario che abbiamo innanzi è ancora più preoccupante di quello che un anno fa ci aspettavamo. Anche per questo abbiamo cercato sia le ragioni di un consolidamento della nostra maggioranza, sia la definizione, come ha detto l’assessore e come voi stessi avete proposto, di un confronto tra di noi, finalizzato alle migliori pratiche amministrative, finalizzato a trovare le soluzioni migliori per dare risposte concrete ai bisogni dei nostri cittadini e alle esigenze della nostra comunità, ai bisogni delle nostre famiglie, delle imprese e della comunità regionale. Questo credo sia il terreno che dovremo perseguire nel prossimo futuro, avendo a riferimento alcuni obiettivi chiari.
L’assessore, prima, ha definito quale sia il principale obiettivo finanziario che ci proponiamo: abbassare il fortissimo indebitamento che la nostra Regione ha consolidati negli anni. L’anno scorso è stata registrata un’inversione di tendenza, per cui l’indebitamento si è ridotto nel suo ammontare complessivo che comunque resta pesantissimo e questo è un bel segnale, che però bisogna mantenere, preservare e consolidare e questo è il principale obiettivo che ci proponiamo.
Ricordo la conferenza stampa di fine anno, quando ogni assessore doveva esprimere quale fosse la priorità per l’anno successivo: l’assessore al bilancio ha posto questo come obiettivo pioritario dell’azione dell’anno a venire, quello di abbassare l’indebitamento. Per abbassare l’indebitamento, però, c’è anche un’esigenza che io ieri ho posto rapidamente nella discussione che abbiamo fatto sui termini generali dell’azione di governo, che vorrei riprendere oggi e che vorrei affidare alla vostra riflessione. E’ il dato della scarsa capacità di attrazione che noi abbiamo, come regione, rispetto alle risorse che ci vengono trasferite non in termini di automatismo. Noi siamo molto bravi a spendere le risorse che ci vengono trasferite da altri enti — dallo Stato attraverso i fondi unici, attraverso i fondi automatici — ma non siamo per niente bravi a catturare risorse in cui dobbiamo esperire la nostra capacità progettuale. Su questo valore, che sono le risorse per investimenti, che sono le risorse che nascono sulla capacità di concorrere con altre Regioni sui fondi generalmente iscritti al bilancio dello Stato o anche dell’Unione europea, noi non riusciamo ad esprimere una capacità progettuale e il nostro valore di cattura di queste risorse è la metà del valore delle Regioni a statuto ordinario. Quindi occorre che noi ci impegniamo maggiormente su questo fronte e questo è un compito che ci appartiene complessivamente. Ci appartiene a ruoli invertiti, che poi si invertono nei vari passaggi di legislatura, ma che ci deve soprattutto impegnare a esercitare maggiormente il nostro ruolo di rappresentanza in seno alle istituzioni nazionali e comunitarie. Anche per questo abbiamo cercato di alzare la capacità di presenza della nostra Regione nella Conferenza dei presidenti, nei tavoli dove avviene questa ripartizione, però occorre che facciamo ancora di più, occorre che stabiliamo una relazionalità ancora più positiva e attiva con le istituzioni centrali, per migliorare questo indicatore che sicuramente pesa sulla struttura finanziaria del nostro bilancio.
Per il resto dobbiamo continuare in questa azione di buona amministrazione. Abbiamo annunciato quali sono i grandi terreni di confronto, sicuramente il più importante è quello che riguarda la sanità, quindi nuovo piano sanitario regionale che dovrà integrarsi fortemente con i bisogni di protezione sociale della nostra comunità, quindi dovrà diventare un piano socio-sanitario. Siamo tutti d’accordo su questa lunghezza d’onda, dobbiamo saper programmare lungo questa direttrice.
Oggi nella sanità — l’abbiamo visto anche nel confronto che è stato attivato rispetto ai comportamenti di ogni Regione — non presentiamo una situazione drammatica com’era nel 2001. Si questo tema della sanità sono stati scritti fiumi d’inchiostro: che saremmo andati al dissesto, che non saremmo stati in grado di governare questa partita, che questo argomento avrebbe travolto le finanze della nostra regione, chi più ne ha più né metta, sia all’interno di quest’aula, sia all’eterno di quest’aula. In realtà noi oggi presentiamo una situazione dei conti della sanità che è difficile, ma che è molto meno difficile della media delle Regioni italiane. Quindi abbiamo i termini — questo è un dato oggettivo che ci viene testimoniato anche dalle analisi che la Conferenza dei presidenti e il Governo hanno prodotto — per poter programmare questo intervento di integrazione tra servizi sociali e sanitari con un obiettivo di qualificazione delle nostre strutture per acuti e contemporaneamente di miglioramento dei servizi sul territorio, avendo anche quei polmoni finanziari che ci consentano di poter graduare le relazioni con i nostri territori e avere non dico il consenso ma la comprensione dei nostri cittadini nei profili temporali che ci permetteranno di poter dialogare con loro per far comprendere quale sia la filosofia dello strumento verso cui tendiamo.
Quindi il tema della sanità è un tema importante su cui confrontarci nei prossimi mesi, e saranno mesi piuttosto brevi, perché sapete che il piano sanitario regionale scade alla fine dell’anno e per quella data vorremmo che fosse pronto il prossimo.
Un altro tema fondamentale è quello delle infrastrutture, una carenza gravissima per la nostra comunità, l’abbiamo detto in mille e una occasione che noi siamo la regione più manifatturiera d’Italia, affidiamo la creazione del nostro reddito a questa capacità del sistema manifatturiero, abbiamo nove poli industriale sui primi 50 del paese e non abbiamo neanche un polo logistico sui primi 50 che caratterizzano l’Italia. Questa è una schizofrenia che va superata. Tutti siamo d’accordo e tutti dobbiamo essere d’accordo a lavorare per risolvere concretamente questi nodi che attendono da tanti anni ma che non hanno mai trovato soluzioni concrete.
Credo che una prima risposta con una buona pratica, che è quella della concertazione, quella della condivisione tra istituzioni l’abbiamo già data e l’ho detto ieri: 1.781 milioni di euro per la terza corsia dell’autostrada, importantissima per la viabilità longitudinale, siamo riusciti, grazie alla velocità delle intese che sono state scritte tra vari enti, a trattenerli per le Marche. Quando abbiamo fatto l’incontro con il ministro Di Pietro, lui ci ha annunciato candidamente che se non avessimo raggiunto rapidamente e sottoscritto quell’intesa alla conferenza di servizi, quei soldi sarebbero andati a finire al Lazio o alla Lombardia. Quindi il fatto di averli trattenuti qui credo sia stata una risposta positiva che ci dà anche il metro delle cose da fare: essere più d’accordo tra di noi, raggiungere intese più forti tra di noi, per avere la possibilità di reperire le risorse che ci necessitano per raggiungere gli obiettivi che ci proponiamo.
Così pure sul tema del quadrilatero, delle trasversali. E’ acclarato — ce l’ha detto il ministro, ma lo sapevamo già — che il ministro finanziario che è stato introdotto ha consentito alla società Quadrilatero di accendere un mutuo per quel valore che prima è stato detto, che l’assessore alle infrastrutture ha dichiarato, 1.100 milioni di euro circa. Questa disponibilità finanziaria non consente la realizzazione del progetto che è stato costruito dalla società Quadrilatero, perché occorrono almeno altri 600 milioni di euro. Siccome sono stati sottoscritti i contratti con le società che hanno partecipato alle gare che sono state aggiudicate, e quindi ci troviamo in una fase di diritto, regolata dal diritto civile, a questo punto, con la mediazione del ministro, che si è impegnato in questo senso, si dovranno cercare — ma non dovremo farlo noi, lo dovrà fare il ministro con le società che hanno contrattualizzato le opere e che possono realizzare il progetto nella sua integrità, oppure possono trovare una forma di mediazione di compromesso — la restanti dotazioni finanziarie. Noi ci siamo resi disponibili su questo percorso, perché a noi le infrastrutture trasversali servono in modo importantissimo. La Ancona-Perugia e la Civitanova-Foligno sono fondamentali, insistono sui nodi logistici della nostra regione su cui abbiamo iniziato un’azione di rilancio strategico: il porto, l’aeroporto e l’interporto.
Comunque è certo che noi non ci possiamo permettere di perdere le risorse che abbiamo. Oltre che catturarne delle nuove, bisogna che assumiamo la responsabilità di non perdere, per ragioni di carattere ideologico o per ragioni che non appartengono comunque al tipo di regione, alla prospettiva di regione che abbiamo definito nel momento in cui siamo venuti in quest’aula e abbiamo presentato anche il nostro disegno programmatico per il governo di questa legislatura, quelle che ci sono state assegnate.
Il tema dello sviluppo è quello che probabilmente più risentirà di questa congiuntura finanziaria negativa e anche su questo bisogna che troviamo il modo, come abbiamo cercato di fare con il patto per lo sviluppo, di integrare gli interventi. Se un passaggi fondamentale è quello tra le istituzioni, l’altro passaggio fondamentale è quello della collaborazione con la società regionale, quindi la selezione dei progetti che maggiormente sono utili per la crescita strategica della nostra comunità, in un rapporto di armonia. Il patto per lo sviluppo che abbiamo sottoscritto mette a disposizione minori risorse per la crescita del nostro sistema produttivo, però le organizza in maniera differente rispetto al passato e le concentra su alcune azioni forti: sul discorso del turismo ove vengono messi a disposizione tre milioni di euro per poter accendere un fondo che consentirà agli operatori turistici — speriamo cento milioni di euro — di iniziare gli investimenti per l’ammodernamento delle strutture di accoglienza, quindi cambia la filosofia della nostra strategia verso il turismo regionale, non più soltanto rivolta alla promozione ma proiettata sull’accoglienza, per migliorare il livello di accoglienza di una regione che si sta ponendo all’attenzione generale, ma che spesso, poi, non è in grado di corrispondere alla domanda che sta crescendo, con una adeguata offerta di servizi. Quindi l’obiettivo è quello di migliorare i servizi attraverso un intervento sull’offerta.
Come pure un altro discorso forte è quello che riguarda il credito: l’opportunità per le piccole micro imprese di avere le garanzie sugli investimenti per realizzare quel processo di modernizzazione che può consentire loro di reggere la competitività.
Così l’intervento sui giovani, per tenere nella nostra regione le teste più creative, le persone che vanno a fare i ricercatori o a impegnarsi in altre realtà dove il collegamento tra l’università e le attività produttive stenta a decollare, quindi puntualizzare su questo argomento che è un’iniezione di innovazione e di diffusione della conoscenza. Quindi interventi precisi, proprio per cercare di organizzare le risorse che abbiamo a disposizione in una logica di maggiore incisività. Quindi minori risorse, ma organizzate diversamente per dare più incisività.
Accolgo anche il suggerimento qui emerso, sommamente importante, che è quello di lavorare molto più sul monitoraggio. Questa è una lacuna fortissima che la nostra Regione presenta rispetto alle sue attività trascorse: dobbiamo arrivare a una migliore qualità dei nostri interventi e verificarne l’efficacia. Ci stiamo dotando — addirittura nella Giunta ci prendiamo in giro circa la mania del Presidente di lavorare con le tabelline — di indicatori proprio per il monitoraggio degli interventi che mettiamo in campo, in modo tale da avere poi il ritorno dell’efficacia e dei risultati prodotti.
Quindi credo che il dibattito questa mattina manifesti delle preoccupazioni che è giusto raccogliere, ma credo che soprattutto sia da raccogliere questa condivisione della preoccupazione e questa disponibilità a confrontarci su questi grandi progetti che ci accompagneranno da subito, nel prossimo biennio. Quindi la disponibilità a confrontarci sul piano socio-sanitario della Regione, sul documento strategico per le politiche comunitarie 2007-2013 che dovremo mettere in campo da subito, la disponibilità a confrontarci sul piano per le attività produttive, sul documento strategico per le infrastrutture e la disponibilità anche a confrontarci rispetto al documento di programmazione finanziaria pluriennale. Credo che la difficoltà dei tempi che abbiamo, che saranno ancora più gravi di quelli che ci immaginiamo oggi, deve farci stringere tutti insieme sulla riflessione più alta e sulla elaborazione politico-amministrativa più significativa, per dare una risposta alle attese dei nostri cittadini.
Il termine di riferimento deve essere non più quello delle logiche di appartenenza, delle categorie intermedie, delle organizzazioni che stanno tra noi e i cittadini, ma direttamente i cittadini, per cogliere i loro bisogni e liberare verso di loro il maggior numero di risorse possibili, visto la penuria che abbiamo.

PRESIDENTE. Propongo di dare la parola al consigliere Mammoli, dopodiché vi sarà la replica dell’assessore Marcolini, poi una interruzione per riprendere alle ore 15 puntuali. Se non vi sono obiezioni, procediamo in questo modo.
Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. La prima sensazione che ho avuto oggi, nel momento in cui è cominciata questa discussione rispetto al rendiconto finanziario e all’assestamento è stata quella di una maggiore presenza da parte dei vari assessori e in questo momento addirittura del Presidente Spacca rispetto a quanto avvenuto in altre occasioni. Ricordo, in maniera anche abbastanza sconvolgente per me, una discussione di questo genere in cui l’assessore Marcolini era solo. Questo mi aveva fatto pensare che la discussione che avviene, sia sul bilancio di previsione, sia sull’assestamento e che dovrebbe essere una discussione di carattere politico a tutto campo, come oggi si sta dimostrando che è, a volte rischia di diventare semplicemente o una sommatoria di emendamenti di piccolo o grande spessore o una serie di critiche puramente tecniche che naturalmente sono anche logiche da parte dell’opposizione, o un assenso che viene di dovere da parte della maggioranza e questo non è quello che ci si aspetta nel omento in cui si dovrebbe discutere il bilancio. Oggi ho avuto l’impressione che queste cose siano state superate, che cioè si stia cercando di fare un salto di qualità, non soltanto da parte dell’opposizione che ha portato anche proposte e richieste concrete, ma anche da parte della maggioranza, dei consiglieri e di tutti gli assessori i quali dimostrano, con la loro presenza che il bilancio non è un meccanismo puramente finanziario, di raccolta di richieste, cercando di farle convogliare all’interno delle esigenze stesse di unente, ma è piuttosto il momento principale di programmazione politica che deve trovare riscontro di carattere economico e che quindi deve vedere, in questa programmazione politica o in questo rendiconto, la presenza di tutto l’Esecutivo e anche del Consiglio. Quindi una prima nota positiva. Naturalmente aggiungo a questa il fatto che l’intervento del Presidente Spacca abbia spostato ulteriormente il discorso da una fase tipicamente tecnicistica o di critica rispetto a situazioni anche generate precedentemente o che comunque si evidenziano nel bilancio — debiti pregressi e quant’altro — a un discorso di prospettiva rispetto alle scelte che dovremo mettere in atto e rispetto al modo in cui, a mio avviso, dovrebbe essere guardato un bilancio, sia di previsione che assestamento, cioè quanto queste proposte di bilancio corrispondono, nelle cifre, alle esigenze di carattere politico e programmatorio che sono state illustrate in questo momento e che sono le stesse che abbiamo sottoscritto nel patto di legislatura.
Questo, secondo me, porta non soltanto a unire maggiormente il Consiglio regionale, sia nella parte della maggioranza sia nella parte dell’opposizione, ma porta anche, o dovrebbe portare, a superare quello che ieri dal neo Presidente del Consiglio è stato definito una difficoltà, a volte, tra Assemblea elettiva ed Esecutivo, cioè il fatto che sentiamo questo distacco, che ci porta anche a lavorare ognuno di noi per proporre qualche piccola o grande esigenza territoriale o di appartenenza. Nel momento in cui riusciamo a superare tutto questo per concentrarci tutti quanti, maggioranza e opposizione — la maggioranza in particolare — rispetto alle grandi scelte, alle scelte di grandi prospettive che questa Regione vuol darsi, credo che altri tipi di problematiche che ogni volta si riscontrano, potrebbero o dovrebbero essere superate.
La chiarezza nell’esplicazione del bilancio, soprattutto nel momento in cui ci sono le Commissioni, porterebbe ad un maggiore chiarimento, perché se l’opposizione ha posto oggi problemi di carattere soprattutto tecnico — e anche chi non fa parte della Commissione stava ad aspettare la risposta dell’assessore dal punto di vista tecnico — questo vuol dire che probabilmente qualche cosa non ha funzionato appieno, perché se le cose sono state spiegate e rispiegate e si continua a farlo semplicemente per spirito di parte, allora non ha importanza. Però, visto che questa richiesta era stata posta anche da parte della maggioranza, sgomberiamo il campo dal punto di vista delle problematiche di carattere tecnico perché le spiegazioni non sono state chiare, in maniera da concentrarci soprattutto sulle problematiche di carattere politico.
Ancora di più questo me lo pongo, perché stiamo lavorando per il Cal e lavoreremo poi per il Crel, e dopo anche mesi di lavoro, di confronti rispetto al territorio per capire come il territorio possa partecipare alle scelte più importanti — e il bilancio è sicuramente una delle scelte più importanti — portando proposte serie e non tipicamente territoriali o territorialistiche, ci vorrà il tempo necessario perché il bilancio possa essere compreso, con il tempo necessario affinché gli altri possano darci una risposta che sia di aiuto rispetto alle proposte che andremo a fare. Quindi, se adesso è necessario dedicare tempi all’approfondimento del bilancio, ancora di più saranno necessari nel momento in cui metteremo in moto questi nuovi organismi, perché cosa assolutamente deleteria sarebbe mettere in campo organismi che poi non siano in grado di funzionare, perché veramente deluderemmo l’aspettativa dei nostri concittadini ma anche dei nostri amministratori, rispetto ad un’esigenza che loro stessi chiedono ma che noi abbiamo prospettato anche attraverso il bilancio e che ha fatto parte della campagna elettorale di questa maggioranza nel momento in cui si è parlato di una campagna di ascolto.
Per quanto riguarda l’intervento del Presidente Spacca su scelte politiche, su scelte importanti, non ha nascosto come queste scelte importanti possono essere raggiunte soltanto nel momento in cui non soltanto ci sia questa coesione molto forte da parte della maggioranza e ci sia la collaborazione da parte di tutto il Consiglio, ma nel momento in cui siamo in grado effettivamente di percorrere questa strada, e non sarà una strada semplice, perché sappiamo che se certe poste di bilancio, certi investimenti li porremo su quello che abbiamo ritenuto, è necessario porli, perché se vogliamo che lo sviluppo di questa regione avvenga attraverso le infrastrutture, i giovani, la ricerca, l’università, il lavoro soprattutto, è chiaro che da altre parti dovremo andare a tagliare. E’ vero quello che dice il Presidente, che dovremmo organizzarci, non soltanto dal punto di vista politico, ove risulta che già l’organizzazione c’è stata con la presenza nei vari tavoli in cui si decide, ma anche dal punto di vista organizzativo-amministrativo. Se si devono cioè presentare i progetti, bisogna che ci sia anche una macchina amministrativa in grado di presentarli, di rendicontarli e di spendere nei momenti opportuni. Quindi, se questa è la prospettiva verso cui dobbiamo muoverci, è chiaro che questo lo faremo, ma dall’altra parte dovremo anche scegliere, perché non tutto potremo fare, non potremo continuare a spendere su tutto, non potremo continuare a spendere anche a pioggia, dovremo scegliere dei punti importanti, dei punti su cui veramente investire, razionalizzando nella sanità, per poter dare un servizio adeguato, ma che non sia eccessivamente costoso. Quindi ci attendono effettivamente dei momenti difficili.
Però io non temo i momenti difficili, io temo il momento difficile quando la maggioranza non è coesa, altrimenti, se insieme si lavora i momenti difficili si superano, ma soprattutto in una prospettiva di sviluppo, altrimenti il rischio è che ognuno cerchi di fare la propria piccola scelta.
In questi giorni si è letto qualche cosa sui giornali rispetto a dichiarazioni che ho fatto, non ai giornali, perché non ho parlato con nessun giornalista, ma anche negli incontri di maggioranza, la sede in cui le dichiarazioni possono essere fatte, non rispetto a scelte personali, non rispetto ad altri tipi di motivazioni, ma rispetto al fatto che lo sviluppo di questa regione, che vorremmo perseguire tutti quanti, le difficoltà a cui andremo incontro per i motivi che sono stati detti, secondo me avevano la necessità di un approfondimento maggiore anche dal punto di vista politico. Non sapevo e non sono ancora del tutto convinta, che il fatto di poter avere inserito appieno una forza politica, ci garantisca tutto questo. Tutto questo è stato utile, sarà stato necessario, ma secondo me, per poter raggiungere gli obiettivi di cui abbiamo parlato fino ad ora, le modalità sono altre: sono quelle di una maggiore compartecipazione, soprattutto di una strategia elevata e rispetto a una strategia elevata penso che tutti quanti ci ritroveremo al di là del fatto di avere più o meno incarichi all’interno dell’Esecutivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. La Commissione si riunirà alle 15 e ha bisogno di un po’ di tempo per valutare gli emendamenti, quindi non so se sia opportuno riprendere la seduta.

PRESIDENTE. Per regolamento il Consiglio decide quando riprendere i lavori e la Commissione non potrebbe essere convocata allo stesso orario del Consiglio. Però credo che sia convenienza di tutti dare modo alla Commissione di riunirsi, quindi propongo uno slittamento di mezz’ora la ripresa dei lavori. Comunque, riconvochiamo il Consiglio per le 15, poi decideremo come procedere.
La seduta è sospesa.


La seduta è sospesa alle 13,35