Resoconto seduta n.58 del 05/03/2007
SEDUTA N. 58 DEL 5 MARZO 2007


La seduta inizia alle ore 11,05


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 57 del 21 febbraio 2007, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 149, in data 25 gennaio 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Norme in materia di rete viaria di interesse regionale”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e alle Commissioni II e VI per il parere obbligatorio;
- n. 150, in data 11 gennaio 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Norme per l’edilizia sostenibile”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e alle Commissioni II e I per il parere obbligatorio;
- n. 151, in data 25 gennaio 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Partecipazione della Regione alla costituzione della fondazione Euroadriatica”, assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 152, in data 1 febbraio 2007, ad iniziativa dei Consiglieri Altomeni, Binci, Brandoni, Procaccini e Mollaroli concernente: “Sostegno e promozione del commercio equo solidale”, assegnata alla VI Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 153, in data 22 gennaio 2007, ad iniziativa dei Consiglieri Benatti, Solazzi, Donati, Luchetti e Ortenzi concernente: “Norme in materia di bonifica e di ordinamento dei consorzi di bonifica”, assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 154, in data 22 gennaio 2007, ad iniziativa dei Consiglieri Benatti e Binci concernente: “Modifica della legge regionale 23 agosto 1982, n. 32 ‘Disciplina della ricerca, coltivazione ed utilizzazione delle acque minerali e termali nella Regione Marche”, assegnata alla III Commissione in sede referente e alle Commissioni I e II per il parere obbligatorio;
- n. 155, in data 24 gennaio 2007, ad iniziativa dei Consiglieri Castelli, Pistarelli, D’Anna, Romagnoli e Silvetti concernente: “Istituzione degli albi provinciali degli assistenti familiari”, assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 156, in data 1 marzo 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Norme per lo sviluppo sostenibile e il governo del territorio regionale - Modifiche alla legge regionale 5 agosto 1992 n. 34”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla I Commissione per il parere obbligatorio.
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 47, in data 22 febbraio 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Approvazione variante parziale al piano del Parco del Conero adottata con provvedimento del Consorzio del Parco n. 12 del 9 giugno 2003 e pubblicata sul BURM n. 66/2003”, assegnata alla IV Commissione in sede referente;
- n. 48, in data 1 marzo 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Piano sanitario regionale 2007/2009 - Il governo, la sostenibilità, e lo sviluppo del Servizio Sanitario Regionale per la salute del cittadino”, assegnata alla V Commissione in sede referente,
- n. 49, in data 11 gennaio 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Piano regionale di edilizia residenziale (triennio 2006-2008)”, assegnata IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.
Sono state presentate, le seguenti mozioni:
- n. 158, in data 27 febbraio 2007, del Consigliere Bugaro, concernente: “Linee di indirizzo del piano sanitario regionale 2006/2009 relativamente all’abbattimento delle c.d. liste d’attesa e alla sperimentazione del modello ‘Patient Choise’”;
- n. 159, in data 27 febbraio 2007, dei Consiglieri Mollaroli, Ricci, Giannini, concernente: “Statalizzazione dell’Università di Urbino”;
- n. 160, in data 20 febbraio 2007, del Consigliere Ricci, concernente: “Delocalizzazione di immobili dalle zone dissestate”;
- n. 161, in data 20 febbraio 2007, dei Consiglieri Amagliani, Altomeni, Brandoni, Procaccini, Ricci, concernente: “Giustizia per F. di C. e lotta al terrorismo internazionale”;
- n. 162, in data 1 marzo 2007, del Consigliere Mammoli: “Dotazione aula consiliare dell’istallazione di strumenti tecnologici per il sistema di votazione elettronica”.
In data 23 febbraio 2007 il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi:
- n. 2 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2007)”;
- n 3 “Bilancio di previsione per l’anno 2007 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2007/2009”.
Ha chiesto congedo il Consigliere Procaccini.


Proposta di atto amministrativo n. 45
della Giunta Regionale
“Regolamento 1083/2006 del Consiglio sul Programma Operativo Regionale delle Marche – Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) 2007-2013”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’inizio della seduta ha tardato perché la Commissione ha dovuto esaminare i sessanta emendamenti giunti venerdì scorso alle ore 13,00.
L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 45 della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Con questo atto andiamo ad approvare il Programma europeo di sviluppo regionale 2007-2013. Sono fondi europei che rientrano all’interno di una politica volta a migliorare la competitività e l’innovazione dei territori regionali.
Le linee strategiche si suddividono all’interno di Assi prioritari.
L’Asse prioritario 1 riguarda l’innovazione e l’economia della conoscenza, volto a potenziare la ricerca e lo sviluppo tecnologico regionale, la capacità di innovazione, a sostenere l’innovazione del tessuto imprenditoriale, a promuovere l’imprenditorialità innovativa, a migliorare le condizioni di accesso al capitale e al credito. In questo Asse i fondi sono volti a migliorare la competitività del nostro sistema regionale.
L’Asse prioritario 2 lavora sulla società dell’informazione, vuole promuovere l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione a beneficio del sistema imprenditoriale e dei cittadini. Inoltre vuole promuovere l’innovazione diffusa in materia di information e communication technology nel sistema delle imprese. Quindi sullo sviluppo della banda larga e della riduzione del gap tecnologico e del gap di informatizzazione nelle varie parti del territorio.
Per quanto riguarda l’Asse 3 è un asse prioritario per l’efficienza energetica e la promozione delle energie rinnovabili. E’ un asse sostanziale di circa 40 milioni di euro. La Commissione ha deciso di implementare questo asse indicandolo come asse strategico per le imprese perché l’efficienza energetica permette di ridurre i costi interni delle imprese, è individuato come nuovo settore strategico, nuovo settore di produzione per i comparti meccanici, elettronici, come possibilità di sviluppo delle piccole e medie imprese della nostra regione che sono flessibili e senz’altro in grado, anche grazie all’aiuto dei finanziamenti previsti in questo terzo Asse per l’energia, di partire in questa nuova sfida come i nostri piccoli imprenditori tante volte hanno saputo fare di fronte alle opportunità dei mercati. Il mercato delle energie e dell’efficienza energetica è un strategico in questo nuovo millennio e, secondo noi, è il segnale più grosso che viene dato in questo Psr riguardo ai settori. Non sono state fatte scelte, saranno le imprese che sceglieranno, ma qui c’è un indicazione precisa della direzione in cui andare.
Asse 4 accessibilità ai servizi di trasporto. Inizialmente c’era un asse unico sull’accessibilità, trasporti e comunicazione poi è stato suddiviso, ci sono assi separati tra la società della comunicazione e i trasporti come fattore condizionante di uno sviluppo territoriale equilibrato e sostenibile. Gli obiettivi specifici sono il potenziamento dell’intermodalità regionale, migliorando i collegamenti interregionali verso i nodi infrastrutturali, sono previsti interventi sul porto, sulla rete dei trasporti tra porto, sull’aeroporto con l’individuazione di un’area cargo e l’interporto con il collegamento alla rete ferroviaria. Altro obiettivo specifico è quello di migliorare la mobilità e il trasporto pubblico locale in chiave sostenibile. I due obiettivi di questo asse, accessibilità e trasporti, sono sui nodi infrastrutturali, porto, interporto e aeroporto, e sulla razionalizzazione dei sistemi di trasporto passeggeri e merci.
L’Asse 5 è quello della valorizzazione dei territori. Questo asse punta a migliorare la sicurezza del territorio attraverso il recupero dei siti inquinati, e la prevenzione e la riduzione dei rischi. Si parla anche di rischi tecnologici in ambito urbano e industriale. La Commissione ha inserito tra gli obiettivi operativi anche gli interventi di risanamento e di recupero dell’ambiente fisico dell’area AERCA più volte individuata ma non come obiettivo operativo specifico. Altra parte è la valorizzazione dei territori. Oltre al problema legato ai rischi tecnologici e industriali e al loro recupero, con questo Fers si interviene anche nel recupero, nella tutela e nella valorizzazione del territorio, inteso come valorizzazione del patrimonio naturale e culturale anche ai fini di un turismo sostenibile. Quindi si sostiene il recupero e l’adeguamento strutturale e funzionale dei beni storici e culturali, la riqualificazione delle aree e dei complessi di pregio storico e architettonico, inoltre si interviene per la riqualificazione e valorizzazione del patrimonio naturale anche nei siti rete Natura 2000.
Nella programmazione europea rientrano i territori individuati come Sic e Zps che sono ambiti naturali del nostro territorio all’interno del quale è importante predisporre, prima dell’attivazione dei bandi, i piani di gestione. Oltretutto all’interno delle Sic e Zps ci sono alcune zone che non sono ancora state analizzate, questo è un lavoro da fare, e vanno individuati i piani di gestione perché senza questi sarà difficilissimo attivare le risorse comunitarie all’interno dei territori Sic, Zps. E’ un percorso a cui gli uffici si stanno preparando e questa amministrazione deve essere pronta e attenta.
L’Asse 6, assistenza tecnica, supporta la gestione gli interventi, informa per dare consapevolezza agli attori delle finalità, dei metodi e delle modalità di accedere ai finanziamenti, e promuove il parternariato istituzionale e socio-economico lungo questo iter di approvazione e di programmazione degli interventi.
Altra questione che in Commissione è stata messa in evidenza è quella sull’iter e la possibilità da parte del Consiglio di partecipare al processo dell’utilizzo dei fondi europei e che è un working progress. Come componenti della Commissione e anche in sede di Consiglio è stato più volte evidenziato che ruolo ha il Consiglio in questo percorso. Questo atto verrà approvato, inviato poi a Bruxelles dove verranno fatte ulteriori osservazioni, ritornerà in Giunta, infine in Consiglio per una approvazione definitiva.
Per quanto riguarda il Fesr, come Commissione abbiamo espresso la necessità sul fatto che i Consiglieri regionali debbano partecipare al lavoro sui fondi comunitari quindi anche nella fase di definizione dei criteri, ecc.. L’unico spazio che avevamo intravisto e che abbiamo cercato di individuare è stato quello del Comitato di sorveglianza. Fanno parte di questo Comitato oltre l’Assessore e i rappresentanti di tutti gli uffici della Regione Marche, anche il Presidente della Commissione politiche comunitarie proprio per individuare uno strumento affinché le riflessioni del Comitato di sorveglianza vengano portate a conoscenza della Commissione e dei Consiglieri regionali. Quindi è una partecipazione del Consiglio all’interno del Comitato di sorveglianza e nel percorso della formazione di questo periodo di finanziamenti europei.
Nel percorso abbiamo organizzato delle audizioni, anche se in maniera veloce, con l’Assessore e con i dirigenti delle politiche comunitarie, abbiamo convocato anche le parti economiche e sociali e l’associazionismo.
Vorrei giustificare, in qualche modo, la mole di emendamenti che la Giunta è stata costretta a presentare. A livello nazionale il quadro strategico nazionale non è stato ancora definito per cui ci sono continuamente definizioni e materiale su quanto prevedono i regolamenti europei che vengono inviati ai nostri uffici sia da Bruxelles che da Roma. Con questi emendamenti si è voluto prendere atto, per evitare ulteriori passaggi, degli aggiustamenti in progress che vengono sia dalla Commissione europea che da Roma. Gli uffici hanno lavorato fino all’ultimo momento utile per integrare l’atto affinché sia il più vicino possibile alle volontà della Commissione europea e quindi accorciare i tempi.
Non sono emendamenti di contenuto, sono per la maggior parte descrittivi che tengono conto dell’attuazione dei regolamenti europei. Poi io quale Presidente della VI Commissione e soprattutto l’Assessore illustreremo questi emendamenti per l’aiuto alla lettura.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Ho preso atto che il Presidente Binci predica bene ma razzola male. Sta facendo la politica dei due fogli, alza sempre il prezzo per essere più incisivo ma su proposte personali dove non coinvolge mai la Commissione e il Consiglio. Lui dice sempre che il Consiglio regionale deve essere a conoscenza, che la sesta Commissione deve partecipare. Oggi chiedo ufficialmente alla dott.ssa Santoncini che si esprima sulla regolarità o meno di tutti gli emendamenti che la Commissione non ha esaminato. Non si può sempre all’ultimo momento chiamare le persone, discutere senza conoscere i problemi, senza essere informati. Quindi ufficialmente faccio questa richiesta, poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità, vigileremo attentamente su tutti gli emendamenti. Siccome nella Commissione siamo in tre è meglio che la sciogliamo, se vuoi fare tutto da solo, Consigliere Binci, ti metti in un’altra Commissione, ti affianchi al Presidente. Anche nella Commissione tecnica vuoi andare da solo, vuoi gestire tutto da solo, vedi tu cosa alla fine tirerai fuori!
La nostra posizione in Commissione è molto critica, derivante anche dalla riflessione che facevo con il Presidente. La Commissione si era impegnata con la Giunta sul regolamento generale dei fondi, come discusso nel mese di luglio, di discuterlo, di arrivare gradualmente, non con elementi precisi perché non ce li abbiamo nemmeno oggi, infatti molto spesso riceviamo telefonate a cui non siamo in grado di dare risposte sugli atti che dobbiamo discutere.
Non vale nemmeno il discorso del ricatto, anche oggi siamo ricattati perché se questo atto non verrà approvato la Regione Marche molti imprenditori perderanno una miriade di soldi, forse gli unici che ancora ci sono perché non ho sentito più parlare del Governo nazionale che non trasferisce fondi, oramai il giochino l’avete finito, Berlusconi non c’è più, quindi le uniche risorse le gestite a casa vostra. Questo è un fatto scorretto, non è democratico, è inutile che lei Presidente si lamenta in Commissione poi in Consiglio subisce. Non ho sentito una parola di critica nei confronti del metodo di questo atto, non tanto nel merito perché può essere un atto fatto bene, ma non abbiamo avuto la possibilità di discuterlo, di affrontarlo e di sviscerarlo. Siamo in tre, non siamo in tremila. Lei sicuramente la notte studierà, visto che è sempre preparato, ma dia la possibilità anche a un gruppo come quello di Forza Italia di poterlo discutere e affrontare.

Massimo BINCI. Lei ha partecipato.

Ottavio BRINI. Partecipare ad una riunione non significa partecipare alla stesura dell’atto, è una cosa ben distinta. Lei è sempre molto attento e sensibile a tutte le tematiche del Consiglio regionale, è molto preparato anche per quanto riguarda l’aspetto economico - per questo è stato tre giorni sulle televisioni - ma sia attento e sensibile anche per questi atti.
E’ cambiata anche la procedura, sono finanziamenti per Assi, ci sono somme generiche, siamo nel vago. Che cosa deliberiamo? Si dice che non è una fase definitiva, che si tornerà successivamente a discutere, ma non sappiamo nemmeno quali sono le priorità. Chi le stabilisce, il Consiglio oggi, Bruxelles, la Giunta? Sono tutti interrogativi a cui dobbiamo dare delle risposte concrete. E’ stato detto che bisogna fare questo atto perché quanto prima Bruxelles lo esaminerà e ci darà delle indicazioni. Quindi tutte le premesse e le aspettative che oggi vengono messe in questo atto fra due mesi potranno anche cambiare.
Ecco quale è il discorso fondamentale che si faceva anche in Commissione per alcuni Assi, dare delle forme definitive dove sappiamo fin d’ora che Bruxelles non metterà le mani, questa è la priorità. L’Assessore e gli uffici sono sempre a disposizione ma al 94esimo, non al 90esimo, arriva sempre l’atto in Consiglio regionale, non abbiamo avuto nemmeno il tempo di guardare gli emendamenti. Questo è il ruolo e la funzione del Consiglio regionale? Questo è il ruolo e la funzione del Consigliere regionale? E’ una riflessione seria. Quando ci ritroveremo in Commissione, lei, Consigliere Binci, il Consigliere Badiali e il sottoscritto, diremo “i bandi devono venire in Consiglio, i bandi devono essere discussi dalla Commissione” ma, puntualmente, i bandi non verranno discussi dalla Commissione e non ci sarà una discussione in Consiglio. Non diciamo più queste cose, prendiamo atto del lavoro dei funzionari e dell’Assessore, che deve essere garante per tutto il Consiglio regionale, così saremo più seri e coerenti. Ci fidiamo dell’Assessore, non telefonargli ogni volta per fargli fare 50 emendamenti, poi 49 rimangono gli stessi perché di cambiamento ce ne sarà uno solo, si vorrebbe stravolgere tutto il piano ma non può essere fatto.
Dobbiamo fare una riflessione seria e porci degli interrogativi. Siamo ostaggi di queste discussioni? Se siamo ostaggi diciamo di sì e di chi. Se tutte le Regioni d’Italia si trovano nelle stesse condizioni della Regione Marche facciamo una verifica affinché questo sistema venga cambiato e che ci sia più dialogo. Non è possibile che con una audizione ci si metta la coscienza tranquilla, si dice che sono state sentite le categorie. Ma quali categorie? I “capoccia”, i vertici. La base, il piccolo industriale, il piccolo artigiano, quando sarà ascoltato se presentiamo solo sette giorni prima il piano? Li ascoltiamo una volta che il piano è stato fatto e approvato! A chi si rivolgono queste persone? Queste sono le riflessioni che dobbiamo fare.
Fare il notaio non mi sembra bello, personalmente non volevo nemmeno partecipare a questa discussione per dare un forte segnale di assenza del gruppo di Forza Italia e delle opposizioni, ma alla fine è prevalso il buon senso, ancora una volta con questa presenza in aula abbiamo firmato una cambiale in bianco, ma per il futuro non abusate altrimenti si prenderanno delle decisioni drastiche. Ognuno si assuma le proprie responsabilità se poi da Bruxelles si perderanno questi fondi. Oggi è l’ultima volta che firmiamo una cambiale in bianco, per lo meno il sottoscritto. Non è possibile che solo pochi conoscano la situazione, che solo pochi magari potranno intervenire per avere i finanziamenti. Presidente questo è fondamentale, lei era il garante non solo della trasparenza ma della volontà che era emersa dalla Commissione. Già dal mese di luglio avevamo parlato che si doveva discutere gradualmente per arrivare ad una proposta condivisa, non da tutti, ma perlomeno dalla maggioranza. In due o tre giorni si fanno emendamenti personali o di sollecito di qualche amico, non è espressione di tutti.
Ultima considerazione riguarda il Comitato di sorveglianza. E’ giusto che ci vada il Presidente? Nel Comitato di sorveglianza ci va il Presidente che è sempre componente della maggioranza. Vi controllate fra di voi? Avevamo chiesto di mettere un componente della minoranza. Su questo c’è un emendamento ma sicuramente verrà respinto, noi lo proponiamo per un fatto di trasparenza e conoscenza delle problematiche.
Assessore, non ce ne voglia, anzi oggi ci dovrebbe ringraziare del buon senso che ancora una volta dimostra l’opposizione nel garantire la presenza in Consiglio regionale su un atto così importante, una cambiale firmata ancora una volta, Presidente Binci, in bianco, e mi raccomando per il futuro comportati come fai in Commissione, non che da una parte dici una cosa e dall’altra ne dici un’altra, devi essere coerente e lineare con quanto dice la Commissione.

Presidenza del Vice Presidente
David Favia

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Solo alcuni chiarimenti che ritengo utili. Stiamo vivendo, nel processo di approvazione di questo atto fondamentale, una fase che è comunque negoziale. Questa fase negoziale è cominciata attraverso l’espressione di indirizzi che la Giunta e poi il Consiglio regionale hanno fatto con il documento strategico, seguito dagli strumenti operativi dei singoli fondi che andranno poi ad essere negoziati con la Commissione Europea durante questi mesi. Questo negoziato, tra l’altro, è già iniziato ancor prima di portare questo atto in Consiglio, perché molte delle questioni che avevamo già stabilito hanno successivamente risentito in termini modificativi di questo confronto con la Commissione Europea. Anche alcuni dei 33 emendamenti che oggi la Giunta pone all’attenzione del Consiglio regionale risentono di questo. Lo dico in termini chiari per esprimermi in maniera altrettanto chiara. La fase negoziale permetterebbe a me oggi di chiedere il ritiro di tutti questi 33 emendamenti e poi sottoporli direttamente nella fase successiva che è quella negoziale a Bruxelles. Abbiamo ritenuto, seppur in tempi ristretti, di sottoporre al Consiglio regionale tutto lo stato elaborativo di questo documento ad horas. Mi rendo conto che c’è qualche difficoltà, soprattutto in relazione al tempo, però vi assicuro che questi 33 emendamenti sono per metà piccole correzioni, 12 sono le spiegazioni che ci hanno chiesto in sede di Commissione Europea, oppure gli indicatori che ancora non erano presenti, e anche le questioni specifiche riguardano sempre un’ulteriore sottolineatura di scelte già presenti in questo documento.
Così come è stato lo spirito che ci ha portato ad approvare la legge n. 100 attraverso la quale, credo, si sia stabilita una modalità che ha soddisfatto il Consiglio regionale per la questione relativa all’approvazione e soprattutto all’attuazione delle strategie con le quali si approvano i fondi comunitari, potremmo anche oggi andare in questa direzione. Credevo fosse sufficiente per soddisfare questa esigenza la partecipazione al Comitato di sorveglianza. Comitato che ha la sua autonomia, la sua “sovranità” autonoma rispetto al Consiglio regionale e alla Giunta. Attraverso questo quindi non solo la Giunta ma anche il Consiglio regionale potevano partecipare e incidere sulle scelte che lo stesso Comitato fa. Credo che seguendo la legge n. 100 e apportando questa ulteriore modifica, che poi il Consiglio regionale riguardo al Comitato di sorveglianza può declinare come vuole, l’esigenza di trasparenza non venga meno.
Riguardo all’esigenza di trasparenza voglio ricordare che non ci sono documenti tenuti nascosti, tant’è che sui siti, vuoi per la Vas, vuoi per una esigenza autonoma, abbiamo pubblicato, come è stato fatto per il Piano di sviluppo rurale, anche le bozze oltre agli invii ufficiali alla Commissione di ciò che stavamo facendo. Vi chiedo scusa per questi 33 emendamenti arrivati negli ultimi giorni ma questa è la spiegazione e la sostanza. Vi garantisco che non cambiano assolutamente le opzioni politiche di questo documento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Riprendo in parte la riflessione fatta dal collega Brini sulla carenza di consultazione, sulla fretta, prendendo anche atto di quello che ha detto l’Assessore. Non sarà la parte sostanziale del mio intervento, dico solo che a questi appuntamenti ci arriviamo sempre con una riduzione ed una limitazione della consultazione.
Voglio spostare l’attenzione su altri due temi, il metodo e il merito.
Per quanto riguarda il metodo, Assessore, leggo una raccomandazione la n. R19 del Comitato dei Ministri europei agli Stati membri sull’attuazione del principio di sussidiarietà: “La filosofia del principio di sussidiarietà privilegia l’esercizio del potere a livello più vicino al cittadino”. Pongo all’Esecutivo questo elemento di valutazione. Su questi atti, su questi programmi, si è privilegiata, la programmazione che è partita dal basso, quindi dagli enti più vicini al cittadino, cioè i Comuni? Oppure no? Se oggi chiamassi al telefono gli oltre 250 Sindaci delle Marche vi assicuro che ne troverei forse solo un ventina consapevoli di quello che l’Assemblea legislativa della loro regione sta per deliberare per il loro futuro, perché è vero, come diceva il Consigliere Brini, che siamo alla chiusura dei “rubinetti” statali e quindi questa è l’unica sorgente di finanziamento e di ossigeno per le nostre comunità locali.
Voglio ribadire un tema noto, Assessore, che la programmazione di questi interventi non può essere garantita con contenuti molto vaghi anche per la contrattazione che dopo ci sarà da fare, su questo sono d’accordo, si parte dalla definizione di valori, principi e obiettivi con materie descritte in maniera molto vaga e poi si pensa di andare a contrattare meglio a Bruxelles. Posso capire che questa sia una tecnica, ma la chiarezza di più obiettivi e degli indicatori che diceva l’Assessore, che vanno ad essere definiti anche con gli emendamenti che ha presentato, potevamo definirla in maniera più precisa prima. La programmazione Comune, Provincia, Regione, mi trova sempre insoddisfatto, perché ritengo che proprio in omaggio ai valori, ai principi di sussidiarietà verticale, dovevamo partire dai Comuni.
Secondo aspetto. Sembra che l’articolo 114 della Costituzione sia stato riscritto perché praticamente possiamo mettere sull’Asse verticale della sussidiarietà, ormai, società di capitali srl, poi Comuni, Province e Regioni. Dico questo guardando al solito gli amici e i compagni della sinistra, che su questo sono sempre molto sensibili. Le società di capitale misto, lasciamo stare pubblico e privato, ma privati e politici ci sono sempre stati. Il proliferare di questo momento per cogliere l’opportunità dei finanziamenti è qualcosa che anche a me, che sono abbastanza vicino alla dottrina cristiana e liberale per cui sì alla funzione sociale dell’impresa, trova in parte abbastanza scandalizzato. Dalla sinistra non giunge nessuna voce su questo, vorrà quindi dire che si sente sicura. Ho l’impressione, Assessore, guardando dalla parte delle amministrazioni locali, che sono più società e privati che stanno indirizzando la nostra programmazione espropriando Comuni, Province e Regione. La Regione si trova un po’ in una situazione di attesa, lo dice uno che crede nell’impresa, nell’iniziativa privata, nelle società di capitali, ben vengano, per carità, ma punto ancora l’attenzione sul fatto che questa Assemblea si deve riappropriare della programmazione, d’accordo in primis con i Comuni dei quali dobbiamo assolutamente favorire l’aggregazione sui servizi e sulla gestione ma anche sulla programmazione. Su questo sono insoddisfatto del ruolo finora svolto dalle Province, fatta eccezione per la Provincia di Fermo che è ancora in itinere, e qui saluto il Presidente Vitali.
Entro nel merito dove trovo una carenza, Assessore, e dove ho presentato emendamenti a questa diretti. Nella famosa campagna elettorale del 2005 abbiamo detto che, nella continuità della tradizione delle Marche, dello spirito di iniziativa e di creatività, dobbiamo assolutamente implementare dove non c’è e incrementare dove c’è ogni incentivo per la creazione di imprese. Mi sembra che nella previsione regionale i fondi destinati alle richieste per la creazione di impresa siano minimali rispetto ad altri interventi, che sono di inserimento sociale, di abbattimento degli squilibri, sicuramente una parte sociale che condivido, ma alla creazione di impresa i fondi richiesti e le intenzioni destinati sono assolutamente carenti. Voi lo sapete, in politica ci stiamo tutti, ogni volta che un giovane, senza capitali o senza alle spalle una famiglia facoltosa, vuole creare impresa in questa regione, che è fiore all’occhiello per la creazione d’impresa dagli anni 50 in poi, oggi ha eccezionali difficoltà.
Qualcuno ha puntato il dito, mi rivolgo alla collega Giannini, sul problema del credito. Mi pare di aver colto – qualche volta condivido non ti spaventare – alcuni accenni sul fatto che i nostri istituti di credito troppo spesso non privilegiano l’inventiva, la creatività, non danno fiducia al progetto se dietro non ci sono capitali o proprietà a garantire. Questo è un messaggio che dobbiamo lanciare. Come non deve essere la Regione a dare ai nostri giovani il coraggio per investire, e che non abbiano tutti lo stimolo di andare a chiedere il posto di bidello o di impiegato, questa la mentalità che dobbiamo sovvertire.
L’altra leva per incoraggiare l’iniziativa privata e la creatività è il sostegno ai cervelli, ai creativi, ai laureati, agli specializzati. Sono tre settimane che mi capita di parlare di questo stesso argomento, mi rendo conto di essere monotono, ma credo che qua dentro stiamo ancora sottovalutando questo aspetto.
Voglio fare una concessione in più ai compagni della sinistra-sinistra, ho colto una frase del Ministro Mussi che diceva che nel nostro Paese purtroppo il mondo imprenditoriale assume gente di livello medio-basso, sicuramente anche di questo c’è bisogno ma se puntiamo a creare nuova impresa nell’era in cui la sfida è sulle innovazioni e sulla creatività dobbiamo investire sui cervelli. Tutto questo per dire, a meno che venga accolto qualche emendamento, che non mi sembra sia sostenuta l’assunzione e l’inserimento al lavoro dei cervelli, di quelli che hanno una specializzazione medio-alta.
Terza cosa riguarda la politica delle infrastrutture. Non vedo ora l’Assessore Marcolini, sono stati fatti convegni, anche costosi, con danaro pubblico, sulle infrastrutture, soprattutto sui collegamenti e sui trasporti, ma mi pare che l’intervento riguardante le metropolitane di superficie sia appena sfiorato nella programmazione. Non so se l’Assessore lo preciserà ma discutiamo di questo con chi sta programmando nuove superstrade. Nella Valle del Potenza della Provincia di Macerata, per esempio, credo – questo può costarmi anche voti a livello personale – che se si fosse programmata una metropolitana di superficie dal casello di Portorecanati fino all’entroterra della Val Potenza, sicuramente avremmo speso di meno, ci sarebbero stati più capitali privati e avremmo reso un servizio migliore ai lavoratori, alle famiglie e al turismo. Ormai si vive di iniziative personali fatte dai governatori che sono i Presidenti delle Province, quindi siamo qui a subire certe iniziative.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Benatti.

Stefania BENATTI. Oggi affrontiamo due programmi operativi che caratterizzano la vita di questa legislatura, che per l’ingente impegno finanziario, per le ricadute sul nostro sistema economico e sociale, per la capacità che i due Por hanno di incidere direttamente nel bilancio della nostra Regione, e per il resto, come abbiamo visto pochi giorni fa, è quasi asfittico a causa delle spese fisse della sanità.
In considerazione dell’urgenza che richiede la chiusura del negoziato a Bruxelles voterò a favore di entrambi gli atti.
Devo altresì evidenziare il disagio e la non soddisfazione per l’insufficiente consapevolezza con la quale arrivo ad approvare questi atti, in questo senso mi unisco a quanto detto dai colleghi precedenti. Credo che dobbiamo fissare la data di oggi come il giorno della svolta nel modo con cui il Consiglio regionale affronta temi così rilevanti. Il metodo utilizzato per il Psr mi sembra dia delle garanzie maggiori di coinvolgimento e di trasparenza ma è indubbio che la correttezza formale oggi non è più sufficiente.
E’ giunto il tempo di superare la formalità dell’adempimento di un obbligo di legge per dedicare le nostre energie a raggiungere la sostanziale consapevolezza delle nostre competenze e conseguentemente degli atti che approviamo e delle risultanze politiche nella nostra Regione.
E’ poco il tempo che abbiamo avuto non solo per leggere ma soprattutto per studiare i documenti preparatori e gli atti in se. Credo che siano pochi i Consiglieri regionali, ed io non sono tra questi, che sono andati oltre una lettura in superficie.
Mi sembra che la valutazione che dobbiamo fare sia simile ad un immagine che vede il Consiglio regionale come un capotreno che ogni volta prende il treno saltando sul predellino dell’ultimo vagone senza essere convinto se è il treno giusto, senza conoscere i tempi e le modalità del percorso, eppure il treno dovrebbe partire quando è il capotreno a dare il via. Noi non siamo in questa situazione. Non è il caso di individuare responsabilità, non voglio fare polemiche, credo anzi che la polemica aiuta quelli che vogliono lasciare lo status quo. Non dobbiamo porci il problema di chi è la colpa ma dobbiamo entrare nell’ordine di idee che dobbiamo cambiare il nostro modo di fare, quindi dobbiamo aprire un confronto serrato con la Giunta e anche all’interno del Consiglio affinché il Consiglio regionale possa svolgere appieno le proprie funzioni.
Questi Por rischiano di essere dei documenti tecnocratici, pensati e predisposti sulla sola dimensione tecnica, però hanno forti ricadute politiche. E’ vero che la strada in gran parte è segnata ma è anche vero, abbiamo sfogliato anche altri Por di altre Regioni, che ci sono scelte politiche che caratterizzano il Por delle Marche piuttosto di quello della Toscana o del Veneto. Oppure, nel migliore dei modi, possono dei documenti oligarchici, di una Giunta illuminata se c’è qualcuno in grado di scommettere sulla collegialità delle scelte che questo Por contiene, vorrei saperlo nel dettaglio.
Credo sia comunque insufficiente il lavoro che stiamo facendo, rischiamo di essere presi in un braccio di ferro dove da parte della Giunta c’è una sufficiente reticenza e da parte del Consiglio ormai sta crescendo un inutile sospetto che aggrava e mette in difficoltà il lavoro di tutti, quindi questo non va bene.
E’ giunto quindi il momento che il Consiglio regionale salga sul treno i maniera consapevole e si sieda nel vagone centrale. Ciò significa che tutti insieme dobbiamo attuare la legge n. 14 del 2006, lo dico prima al Consiglio e poi alla Giunta. Alla Giunta dico che la legge n. 14, come tutte le leggi, deve vederla impegnata ad attuarla direttamente, non abbiamo fatto una legge qui in Consiglio dove qualcuno si deve sentire in obbligo di attuarla. E’ una legge della Regione Marche e quindi ognuno, per le proprie competenze, deve mettere in moto i necessari provvedimenti.
E’ stata fatta la legge, la VI Commissione in questa legislatura ha dimostrato che è possibile entrare nel merito - ripeto, non voglio dare colpe voglio solo indicare delle prospettive – quindi suggerisco che mentre la Giunta va a Bruxelles e completa il negoziato, il Consiglio deve aprire una verifica, per esempio sul periodo di programmazione 2000-2006, nel merito, andando a guardare con una analisi approfondita in ciascuna delle Commissioni, settore per settore, quello che è stato fatto nell’ambiente, nella cultura, nella formazione professionale, i finanziamenti, le iniziative realizzate, il soddisfacimento degli obiettivi attesi. Noi possiamo programmare bene ma se non abbiamo mai il feedback di ciò che ha prodotto quanto abbiamo finanziato e sostenuto, è una cosa che non dà nessun tipo di segnale politico interessante. Quindi verifichiamo quali sono i risultati, in questi documenti li abbiamo già, si tratta di entrare nel merito, capire perché si è arrivato a questo, non ci può bastare una lettura superficiale. Dove per esempio si dice che manca l’occupazione femminile dobbiamo capire il perché, dobbiamo capire se le misure che abbiamo speso hanno avuto efficacia, poi confrontare. Anche questo potrebbe essere un buon lavoro fatto Commissione per Commissione, cioè le misure che indichiamo nel Por e nell’Fse, questo ragionamento vale per tutti e due i programmi. L’analisi dei progetti emersi nel territorio, un dato che dobbiamo acquisire, il lavoro che è stato oggetto di consultazione e che poi dovrà essere oggetto del partnernariato. Cioè che cosa c’è che bolle in pentola sui nostri territori? Su che cosa i Comuni, le Province e i privati sono disponibili a lavorare con noi? In quale direzione? Per poi arrivare alla sessione di maggio-giugno prevista dalla legge n. 14 con una consapevolezza tale da poter dare delle indicazioni su come attuare il Por, non certo nel dettaglio – ripeto non sono assolutamente interessata a ritornare a quindici anni fa dove il Consiglio approvava tutto quello che passava in Giunta – ma sicuramente dare delle indicazioni con un maggior grado di chiarezza riguardo le misure che oggi definiamo a grandi linee.
Ho fatto la scelta di non entrare nel merito delle singole misure, ho voluto utilizzare il tempo a mia disposizione per offrire un contributo per migliorare il nostro lavoro. Tutto l’Ufficio di Presidenza so che è attento al dibattito che avviene in questa aula, abbiamo visto anche dei segnali concreti di attenzione a seguito dei rilievi che abbiamo fatto al bilancio. Quindi affido questi rilievi alla valutazione dell’Ufficio di Presidenza e della Giunta, un contributo che non ha uno scopo polemico ma ha lo scopo di rendere ognuno di noi più consapevole del lavoro che svolge e più efficace nell’assolvimento delle proprie competenze.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Risulta evidente dai primi interventi che c’è una unità di giudizio sulla metodologia portata fino al momento di questa votazione, sia esponenti della maggioranza che della minoranza hanno evidenziato che la tempistica non è adeguata all’importanza del documento che oggi stiamo discutendo. Questo è un fatto grave, lo ribadisco anche io, perché se è indispensabile il supporto tecnico è altrettanto importante e fondamentale l’apporto politico quindi le scelte che si fanno che devono tenere in considerazione gli aspetti che emergono dai territori che ognuno di noi rappresenta, quei territori che ci hanno permesso di essere qui per rappresentare quelle istanze. Qui non l’abbiamo potuto fare perché i tempi sono stati scandolasamente brevi, nemmeno chi ha più esperienza del sottoscritto ha potuto avere un quadro definito, come accennato dalla collega Benatti, di quello che si andava ad approntare. Sui tempi e sui modi il mio giudizio è quindi negativo.
La Consigliera Benatti parlava di treni, mi riallaccio a questo discorso per dire che sarebbe stato opportuno innanzitutto cercare di migliorare le problematiche collegate ai treni. Sia io che il Presidente del Consiglio, come altri colleghi che utilizzano il treno, abbiamo visto che le cose così come sono non vanno. Quello dei mezzi pubblici è un argomento che va affrontato in modo diverso che richiederebbe maggiore attenzione rispetto a quella che gli è stata dedicata.
Il problema delle polveri sottili è emergente ma sembra che nessuno se ne curi, in altre realtà, come nella Regione Toscana addirittura c’è stata una denuncia sia dei Sindaci che del Presidente del Consiglio, nella nostra regione la situazione è ancora più drammatica ma da questo punto di vista c’è un’indifferenza confermata dalle attenzioni che il documento presta al discorso dei mezzi alternativi all’automobile.
Altro discorso che va fatto riguarda l’ambiente. Non siamo riusciti a vedere un impegno corposo rispetto alle esigenze. È evidente il deficit della nostra regione sull’approvvigionamento e sui costi dell’energia.
Ci sono anche una serie di problematiche sul territorio che sono state sottovalutate, come quelle sul discorso che si è creato nella provincia di Pesaro Urbino sulla questione dell’impianto a biomasse. Il Presidente del Consiglio, che ora non è fisicamente presente qui, ma credo non lo sia stato neanche nel dibattito su questa vicenda, e nonostante le manifestazioni e la clamorosa marcia indietro su questa situazione della Provincia di Pesaro Urbino che dopo aver dato un assenso in passato oggi ha fatto dei manifesti nei quali emerge un grosso no a questo impianto.
Per quanto riguarda le varie energie rinnovabili, per riallacciarmi a questo tema, credo si debba puntare molto sul geotermico e sulle fonti rinnovabili che escludono o ridimensionano impianti come quello proposto nella zona di Schieppe di Orciano.
Un altro problema serissimo, di attualità in questi giorni, è quello dei rifiuti. Non possiamo far finta di non vedere ciò che è accaduto nella nostra regione per quanto riguarda la discarica continua di rifiuti che vengono da altre regioni. Questo comporta un impegno ancora maggiore dal punto di vista economico, vedo che qua ci sono cifre consistenti per interventi per la bonifica, credo vadano rivisti alla luce di ciò che è accaduto in queste ultime settimane. Anche su questa situazione se si fosse ascoltato o avuta un po’ più di attenzione a quello che succede sul territorio avrebbe fatto sì che potevano essere fatti interventi o spostamenti all’interno delle disponibilità. Il problema dei rifiuti è gravissimo, è opportuno incominciare a verificare la consistenza dei danni arrecati. Mi fa piacere che il Presidente abbia scelto la strada di costituirsi parte civile, come avevo suggerito immediatamente dopo quel fatto, è evidente che non possono essere i cittadini delle Marche a pagare per danni che sono stati arrecati al territorio anche grazie alla connivenza di chi in queste discariche in un modo o nell’altro lavora. Va fatto subito perché questa situazione crea sfiducia nei cittadini, se pensiamo che si spendono tante energie e tanti soldi per cercare di convincere le persone a fare la raccolta differenziata, poi il luogo comune che dice “noi dividiamo la raccolta poi alla fine tutto va a finire nella stessa discarica” sembra stia diventando una realtà. Quindi maggiore vigilanza, maggiore attenzione altrimenti le risorse economiche verranno sprecate se questa regione diventa, o è già diventata come sembra dalle ultime situazioni, una discarica per altre realtà.
Anche sul discorso degli interventi per lo sviluppo dei servizi turistici non si è prestata la dovuta attenzione. La nostra Regione vive, rispetto ad altre realtà non solo dell’Italia ma anche comunitarie, una situazione nella quale c’è una forte esigenza di riqualificazione delle strutture turistiche come c’è quella di una maggiore attenzione ad alcune problematiche collegate al turismo. Per esempio per gli interventi a favore dei porti c’è una emergenza regionale, se non addirittura nazionale. Per quanto riguarda il dragaggio c’è una situazione che non può andare avanti in questa maniera. Due esempi che danno l’idea di ciò che accade o che potrebbe accadere. Qualche settimana fa nel porto di Pesaro c’è stato il varo di una nave importante, si è incagliata in uscita, mi dicono che sono stati spesi ulteriori 70 mila euro per chiamare un rimorchiatore che ha portato fuori dal porto questa nave, quindi oltre alla beffa anche un danno di immagine enorme che si accompagna a quello accaduto lo scorso anno nella mia città, Fano, dove doveva nascere un collegamento con la Croazia tramite un aliscafo che durante la prima uscita si è insabbiato e il servizio non è più ripartito. Quando parliamo di turismo dobbiamo tenere in considerazione queste cose, anche qui sono previsti degli interventi ma al di là del discorso economico ci vuole maggiore attenzione tutti i giorni, soprattutto trovare le soluzioni a problematiche come quella del dragaggio del porto.
In conclusione è indispensabile un maggiore coinvolgimento dei rappresentanti dei cittadini necessario per affrontare le problematiche che ho appena segnalato. Sono convinto che gli altri Consiglieri hanno in alcuni casi le stesse problematiche o che possono suggerirne altre. Su questo bisogna lavorare avendo i tempi necessari per valutare le risorse, le priorità, e per fare la scelta nel miglior modo possibile.
Credo che questo sia lo spirito costruttivo per risolvere i problemi in una situazione di seria difficoltà non solo per la nostra regione ma per l’intera Italia e per la comunità più allargata a livello europeo. Quando si fanno delle scelte devono essere mirate, intelligenti, e soprattutto devono risolvere i problemi per rilanciare l’economia e lo sviluppo di una regione o di una nazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Ho ascoltato con attenzione la relazione con cui il Consigliere Binci ha presentato questo atto e credo che le definizioni generali degli Assi siano oggettivamente condivisibili, sono titoli che riguardano lo sviluppo e le iniziative per lo sviluppo per la nostra regione. Ma non dobbiamo parlare solo di questo perché i titoli e i film sono a volte sono diversi, i titoli possono invogliare e il narrato può deludere.
Non è questo il caso anche se credo che questi documenti abbiano una caratteristica rispetto alla quale dovremmo tentare in itinere di costruire le condizioni della riflessione. Quale è questa caratteristica? La caratteristica di uno sguardo alla società marchigiana che direi consueto. Manca una attenzione critica della nostra società e contemporaneamente c’è l’occasione e l’opportunità di avere uno sguardo alto, uno sguardo, mi si consenta, da mezzala e non da mediano. Se dovessi fare un paragone, questo è un piano da mediano, costruito sulla osservazione di quello che c’è e non sempre sulla possibilità di guardare oltre, di guardare quello che accadrà. Quel guardare oltre, quel guardare quello che accadrà, significa anche osservare con attenzione quello che c’è e che non va bene. Quello che c’è dentro la società marchigiana perché parliamo di un piano che mobilita risorse importanti, forse più importanti delle stesse risorse che possiamo disporre liberamente attraverso il bilancio regionale. Quindi quello che c’è, i punti di sofferenza non solo dell’economia marchigiana ma della società marchigiana.
Rispetto a questo la legge n. 14 era, resta e dovrà essere, lo strumento in cui il soggetto Consiglio interloquisce, mi auguro dialetticamente, con l’Esecutivo per costruire e produrre elementi di indirizzo ulteriormente adeguati. Ho visto questo documento, è stata lamentata qui la ristrettezza dei tempi dell’esame, è vero, non è solo questo il punto, anche se dovremmo costruire, anche attraverso il rispetto della legge che ho citato, occasioni più articolate.
Quando parlo del Consiglio parlo anche di un’altra questione, parlo di quella necessità del ruolo della politica che il Consiglio rappresenta nella sua rappresentazione antologica, perché è in qualche modo l’occasione, non solo per il Consiglio ma per le forze politiche che esprimono il Consiglio, di una ripresa di ruoli e di funzioni all’interno della società marchigiana che può diventare l’elemento qualificante.
Forse la riflessione oggi è questa, ho sentito raccomandazioni vere e che condivido, penso a quelle della Consigliera Benatti, di svolgere in questo percorso azioni di monitoraggio, di dare alla legge n. 14 tutta la dignità della sua funzione che sta anche dentro una azione che tocca al Consiglio e alle Commissioni riprendersi. Nella “dialettica” tra i poteri non ci si può lamentare, c’è una regola, i vuoti qualcuno li copre, semmai in questo caso dobbiamo fare in Consiglio autocritica sull’attività e sull’azione che abbiamo svolto nella gestione di questo atto, non semmai, per citare un grande della socialdemocrazia “appellarsi al destino cinico e baro”, come faceva il Presidente emerito della Repubblica Giuseppe Saragat. E’ un problema di costruzione di funzioni di ruoli e di acquisizione di ruoli.
Per ritornare al merito in generale, anche se le questioni meriterebbero, Asse per Asse, situazione per situazione, una riflessione, una osservazione più attenta, non con il senso del controllo ma con il senso della costruzione e della collaborazione di una costruzione della proposta, questo è un piano che dentro la gabbia delle regole comunitarie dà uno sguardo consueto, per molti aspetti il protagonista dell’azione di sviluppo regionale resta il soggetto eminente, cioè l’impresa.
Nulla quaestio sulla questione dell’impresa perché l’impresa è un elemento importante della economia di un territorio ma ha un suo dna, una sua funzione e una sua missione. Alla politica forse occorre fare anche qualcos’altro, quello della proposta, della programmazione, del coordinamento e anche quello di affrontare un rapporto tra offerta e domanda in maniera rovesciata. Certo, canalizzare le risorse su settori che oggi possono rispondere a una domanda chiesta è un atto doveroso, un atto intelligente, ma programmare e guardare al futuro significa pensare e costruire attraverso l’analisi di una possibile offerta, che poi oggi la ripresa e la valorizzazione di una grande risorsa che in questa Regione forse è la più sprecata, come è stato detto qui, è la risorsa dei cervelli. Se c’è un tessuto dove c’è sofferenza è quello dei tanti giovani laureati che in questa regione trovano difficoltà ad una occupazione adeguata, una difficoltà che non sta forse tutto in questi assi ma che vuol dire anche pensare a stimolare non tanto attività di impresa ma attività di progetto, che sono due cose diverse. Quindi attività di progetto anche attraverso strumenti come questi.
Penso che alla fine di questo dibattito dovremmo uscire convinti di aver fatto un lavoro importante, di aver dato il via ad uno strumento che ci auguriamo porti risorse significative nel nostro territorio, ma contemporaneamente coscienti che la struttura della legge che abbiamo pensato e la funzione, non solo del Consiglio ma del ruolo di stimolo alla società marchigiana, significa produrre oggi la critica dialettica in questo percorso e, durante questo percorso, capace di aiutare quella riflessione e quello sguardo da mezzala con cui avevo iniziato il mio intervento, che credo sia utile in questa fase, un contributo importante che la Giunta non mancherà di accogliere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Oggi il Sole 24 Ore centro-nord evidenzia come molte Regioni d’Italia siano in ritardo nell’adempimento di questa congerie di impegni che l’Unione europea, maledettamente imponendo un dirigismo che è esattamente il contrario di quella sussidiarietà cui faceva riferimento il Consigliere Massi, prescrive agli Stati membri. Quindi volendo solo per un attimo, altrimenti verrò accusato di essere troppo ingeneroso nei confronti della Giunta, riconoscere il peso di contingenze che poco hanno a che fare con la responsabilità dell’Assessore di riferimento, devo dire che esiste un problema di tempistica che per larga parte dovrebbe essere imputabile all’Unione europea. Dico questo non per un improvviso accesso di bonomia ma perché volevo fare riferimento ad un aspetto della politica di coesione e alla nuova filosofia che ha ispirato di sé il sistema degli interventi comunitari di cui stiamo parlando oggi, che invece per altri versi ha portato un risultato che per le Marche non è pienamente soddisfacente.
La nuova politica di coesione, come è noto, ha abbandonato il sistema della zonizzazione. Questo sistema è stato uno dei banchi di prova su cui i partiti, i gruppi, i territori, si sono scontrati con maggiore vivacità in occasione dell’approvazione dei precedenti programmi comunitari, per fare entrare o per fare uscire quello o quell’altro paese sulla base dei vari indicatori. Questo problema non l’abbiamo avuto quest’anno perché è stato, per disposizione dell’Unione europea, superato il concetto di zonizzazione secondo cui solo alcuni Paesi, muniti di indicatori particolari e precisi e muniti di depressione economica, potevano essere ammessi a beneficiare dell’intervento comunitario. La zonizzazione è stata ritenuta uno strumento da superare, troppo stringente e vincolante, e quindi oggi abbiamo usufruito della possibilità di fare una programmazione prima del contingentamento e dei vincoli che provenivano dalla zonizzazione.
Il contributo che voglio dare alla riflessione è sul fatto che abbiamo abbandonato la zonizzazione, o meglio, che l’Unione europea, sempre con il consueto dirigismo, ha superato la zonizzazione ma non ha eliso il carattere fondamentale di questi finanziamenti che sono, in ogni caso, da utilizzare per favorire la politica di coesione, ovvero per aiutare i territori che hanno meno capacità di attrazione, performance meno significativa sotto il profilo dell’occupazione, della qualità dell’ambiente, e quant’altro.
Questo piccolo particolare mi sembra sia stato oggetto di una inadeguata riflessione da parte di chi ha propugnato questo Por, perché sembra che il problema delle Marche, che ha molte meno velocità e tantissime situazioni differenti di attrattività, di competitività, sia stato completamente cancellato, se non far capolino qui e là ma in maniera non convincente. Mi riferisco ad un aspetto molto grave che potrebbe costare molto alle due fragilità delle Marche, su cui ho visto spendere poche parole. Le due fragilità sono il sud delle Marche e l’entroterra che non vengono eletti in questo Por a problemi sistemici della nostra regione. Abbiamo sempre un gran vantarci dell’identità regionale, spendiamo parole in nome della coesione, non quella di derivazione comunitaria ma quella che dovremmo favorire all’interno del nostro quadro territoriale, poi, ci smentiamo non dando la giusta sottolineatura a questi due grandi problemi. Circolavano alcuni documenti, alcuni studi, che evidenziavano, anche all’interno del Por, le fragilità delle Marche, i punti critici della nostra regione e, in maniera ingenua, si definivano questi punti critici in maniera generale e globale per tutta la regione, dimenticando, ad esempio, che i livelli do occupazione ad Arquata del Tronto sono tripli rispetto ai livelli di occupazione di Pesaro o di Ancona. Non volendo scivolare nel localismo, che non sopporto per definizione, non posso esimermi dal valutare come è profondamente sbagliato un approccio che tende a dimostrare le famose parabole di Trilussa non dando alla diversificazione dei territori provinciali all’interno della regione la giusta sottolineatura, quasi che la politica di coesione – era questo il senso della mia introduzione – e l’abbandono della zonizzazione ci abbia voluto esimere dall’avere una particolare e dedicata attenzione all’interno di questo Por. Questo è un fatto grave, vorrei dire che è un discorso di Sinistra. Il problema, Consigliere Brandoni, non è tanto che questo Por abbia individuato l’impresa come agente motore dello sviluppo – se siamo ancora a questo punto siamo messi male – ma che è un Por che dal punto di vista sociale difetta dell’obbligo, scontato dovere che incombeva su di noi, di individuare le fragilità, ripeto, non sono solo nel sud delle Marche ma anche nell’entroterra, come fattori qualificanti della politica di coesione in salsa marchigiana. Si chiama politica di coesione, area in declino industriale, zone depresse, è questa la politica di coesione! Se non fosse questo, Consigliere Luchetti, con l’ingresso dei nuovi Paesi che sono, ripeto, anche rispetto ad Ascoli e all’entroterra pesarese, piuttosto che l’anconetano o il maceratese, le zone “meno forti”, è la solidarietà dell’Unione europea che misuriamo con questi interventi, non si vede perché sarebbero diminuite le risorse per effetto dell’ingresso delle nuove zone, dei nuovi Stati. Pensate che effetto disarmante si produce per effetto dell’abbandono della zonizzazione senza una giusta sottolineatura del bisogno e del dovere di sussidiare delle aree depresse di questa nostra regione, addirittura a pagare pegno più alto per l’ingresso dei Paesi dell’est nell’Unione europea non sono le aree ricche della Regione Marche ma sono quelle più povere. Questa è una cosa che grida vendetta al cospetto di Dio! Questo quindi è un fatto negativo.
Tanto è vero che le porzioni del Por che sembrano voler rivelare una attenzione più dedicata alle problematiche territoriali in realtà tradiscono lo stesso problema che prima denunciavo. Mi riferisco ad esempio all’Asse 5 che parla di valorizzazione del territorio ma se andiamo a vedere a pagina 75 all’interno di una porzione del Por che dovrebbe mitigare, o comunque segnalare una maggiore attenzione per le aree depresse, vediamo non solo che fanno capolino interventi più o meno mirati relativi a zone ad alto rischio ambientali che dovrebbero collocarsi in provincia di Ancona ma si fa riferimento, in maniera più o meno blanda e generica, ad una concertazione che dovrà essere ancora fatta, quindi nulla dice su quello che sarà l’eventuale impegno di queste risorse in favore delle municipalità e dei territori posti nell’entroterra e nel sud delle Marche. Se andiamo a vedere a pagina 55, l’Asse valorizzazione dei territori, cosa che sembrava potesse rispettare un certo impegno, le modalità della concentrazione geografica che dovrà assecondare questo Asse saranno individuate successivamente sulla base di progetti, ecc., un discorso molto generico che non mi pare consigli particolari ottimismi.
C’è un altro Asse ad elevata concentrazione territoriale, l’Asse 4 a pagina 74-75 del Por. Non voglio parlare contro i sistemi di trasporto anconetani, assicuro che non voglio fare il solito discorso vocalista, non mi appartiene culturalmente, ma è un fatto che tra le attività dell’Asse 4 vediamo il potenziamento, doveroso, del porto di Ancona, l’attivazione, doverosa, dell’interporto di Jesi, il potenziamento, doveroso, della linea ferroviaria con l’aeroporto di Falconara, il completamento del cargo di Falconara e altro. Un Asse quindi del tutto orientato e destinato alle misure infrastrutturali, ripeto e sottolineo per non essere frainteso, che sono doverose e necessarie per l’intero sistema regionale ma che, indubitabilmente, questa è la premessa, trattandosi di politica di coesione di fondi strutturali, dovevano essere comunque finalizzati a qualcosa che consentisse un impegno finanziario più marcato e mirato in favore delle aree depresse di questa regione. La disoccupazione di Acquasanta Terme rimane al 17% e quella di altre zone al 3%, ma potete disconoscere che esistono tante Marche? Questo è un fatto talmente ovvio che credo dovesse meritare un’altra più significativa collocazione in questo Por. Tra le pieghe di quell’Asse di caratterizzazione geografica che è quella della valorizzazione dei territori – la dotazione finanziaria è abbastanza esigua – fanno comunque capolino attività e finalità che mi sembrano appartenere più alla solita politica dei consumi che no a vere politiche di sviluppo. Questo è un altro grande tema, di cui non è il caso entrare in questa fase della discussione, cioè sul fatto secondo cui la valorizzazione del territorio parte sempre da politiche che si devono basare sull’incentivazione dei consumi, quando invece il problema delle aree fragili, secondo me, è quello relativo a politiche di investimento.
A mio modo di vedere questo è un Por che ha tradito sostanzialmente lo spirito fondamentale della politica di coesione.
Voglio ricordare, lo dicevo prima al Consigliere Binci, che quando abbiamo approvato il documento strategico regionale furono anche approvati alcuni emendamenti che volevano invitare gli estensori del Por a tenere in conto le aree delle Marche interessate da una più marcata deindustrializzazione, da un più alto indice di disoccupazione. Tutto questo mi sembra sia scomparso, sia evaporato sotto il solicello della prima primavera, anche a dimostrazione di come, purtroppo, gli sforzi, dell’Ufficio di Presidenza piuttosto che del presidente Binci, volti a garantire una maggiore presenza e attenzione del Consiglio regionale, rischiano di essere traditi. Possiamo fare tutte le petizioni di principio, possiamo pretendere di assumere su di noi anche compiti che probabilmente è anche improprio che il Consiglio regionale si assuma, come andare lì e dare occhiatacce ai bandi – cosa che secondo me spetti addirittura alla struttura dirigenziale – ma tanto tutto questo non porterà ai risultati auspicati se non saremo noi Consiglieri regionali a pretendere che l’esito, il frutto dei nostri sforzi – ripeto, è mese che abbiamo approvato il documento strategico regionale – venga poi vanificato da questa opacizzazione dei propositi che registriamo, in questo caso, con l’elisione di ogni e qualsivoglia riferimento dedicato al dato che doveva essere centrale, il fatto che con i fondi comunitari si deve aiutare la coesione dei territori e non fare altro, come gli interventi che prima ricordavo anche se doverosi e giusti.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Voglio riprendere in questo mio breve intervento alcune considerazioni preliminari di metodo ma che spesso sono di sostanza politica, avanzate dalla Consigliera Benatti, cioè le modalità e i tempi molto ridotti che sono stati messi a disposizione del Consiglio per approvare questi atti così significativi. Anche io credo che non ci sia sufficiente consapevolezza, che non ci sia stato neanche il tempo necessario per approfondire atti che hanno invece una rilevanza notevole per l’economia del nostro territorio, perché basta guardare i numeri delle risorse per capire la rilevanza degli atti stessi. Credo, comunque, che se la politica vuole può recuperare questi vuoti.
Altra breve considerazione sulle politiche di concertazione. In questo caso i soggetti interessati, i territori, sia Province che Comuni anche nelle forme associate, il mondo delle imprese, il mondo delle organizzazioni sindacali, sono stati coinvolti in questo periodo, non capisco perché, anche nella fase di costruzione degli atti che è sempre la più importante, non sia stata dedicata una attenzione al Consiglio con il quale potevano essere costruiti, al di là della nostra legge ma utilizzando sempre gli strumenti della politica, percorsi di maggiore coinvolgimento.
E’ possibile recuperare, mi auguro che questo si faccia davvero, e oltre ciò che prevede la legge regionale, quindi la sessione annuale sulle politiche comunitarie, nella fase di concertazione con Bruxelles ogni misura sia affrontata nelle sedi dovute con le Commissioni competenti. Rivolgo all’Assessore Petrini, che mi sembra persona responsabile e attenta, al Presidente Spacca che non è presente ma attraverso i membri della Giunta presenti spero arrivi anche a lui questa considerazione, che la politica recuperi ciò che fino ad ora non è stato fatto, cioè dare tempo alle Commissioni, nel confronto con gli assessorati di competenza, di recuperare e capire meglio dove queste strategie e risorse vanno a calarsi.
Mi permetto di fare anche altre brevi considerazioni che riguardano il contenuto dell’atto stesso. Molte risorse sono dedicate in questo atto all’Asse primo sull’innovazione. So che il regolamento comunitario prevede e fissa delle percentuali per cui non voglio mettere in discussione queste, non sarebbe assolutamente nelle mie possibilità, né lo desidererei, però chiedo, anche alla Giunta regionale, che si attivi affinché misure e risorse simili che provengono da altra programmazione europea, come il settimo programma quadro sulla ricerca, favoriscano, attraverso gli strumenti a disposizione, la possibilità che a questo tipo di risorse possano attivarsi le imprese, le università, gli enti di ricerca del nostro territorio in maniera tale da poter arricchire la gamma dell’offerta. Quindi se è possibile mettersi a disposizione perché su questo filone non si esauriscano le possibilità di risorse solo al Fers ma si usi con intelligenza anche con strumenti di servizio, affinché il mondo delle imprese, il mondo degli enti universitari e della ricerca del nostro territorio possano con agevolezza utilizzare anche quelle risorse che arrivano dal settimo programma quadro.
La società dell’informazione, sull’Asse 2, è una grande opportunità per il nostro territorio. Chiedo alla Giunta e al Consiglio che davvero quelle risorse si mettano a disposizione dell’intero territorio, a partire dai centri minori, dall’entroterra – anche nell’intervento del Consigliere Castelli è stato nominato ma non ha avuto questa attenzione –, che venga messo a disposizione l’utilizzo di queste nuove tecnologie, a partire dalla banda larga, delle fibre ottiche, quindi i canali, le autostrade dell’informatica, come spesso si usano definire, a partire dall’entroterra. Credo davvero che se non riusciamo con queste risorse a creare pari opportunità nel nostro territorio falliremmo uno degli obiettivi.
Ho presentato un emendamento sull’Asse 5 della valorizzazione, perché a mio parere, confrontando, con quel poco che mi è stato possibile, questo nostro Programma con quelli di altre Regioni, mi è parso che rinunci ad una caratteristica che è stata invece forte e sempre presente nella nostra Regione, quella di considerare lo sviluppo economico fortemente legato alla coesione sociale, cioè non c’è sviluppo economico senza coesione sociale. Per questa ragione ho ritenuto di presentare un emendamento che consenta di utilizzare le misure previste in quell’Asse anche per servizi alla persona, per servizi sociali, per ricreare e garantire questa caratteristica che c’è sempre stata nella nostra Regione. Così come mi sembra, anche su questo c’è un mio emendamento, che vadano rimodulate e messe a disposizione in questo atto più risorse anche per il turismo. Consideriamo turismo, cultura, società della conoscenza, le grandi prospettive dello sviluppo del futuro, mi pareva che lì fossero, anche con gli strumenti operativi e le risorse a disposizione, non sufficientemente considerate. Quindi per questa ragione su questo Asse mi sono permessa di fare un emendamento di questi contenuti e con questi obiettivi.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Sarò rapidissimo come da mia consuetudine. Quando si parla di questi Programmi, Fers, Por, ecc., mi viene in mente quando facevo latino “Fero, fers, tuli, latum, ferre”, vero!? Ho pensato a quello come verbo irregolare, anche qui è irregolare nel senso che si dice di portare i soldi a destra e a manca.
Non ripeto le mille cose che sono state dette da diversi colleghi, né faccio il “piagnisteo” sul fatto che siamo stati informati in ritardo, da quando sono in Consiglio regionale questa è una prassi regolare, è più una regola che una eccezione, quindi per il settimo anno ormai non protesto più, non è colpa dell’Assessore attuale, perché nelle prime due hanno fatto lo stesso, sicuramente sono questi regolamenti feroci di Bruxelles che non c’è dubbio non abbiano senso.
Rispetto a questi regolamenti feroci e rispetto a queste situazioni in cui comunque le Assemblee regionali di tutta Italia, chi più e chi meno, si trovano a doversi confrontare, mi sento di fare una proposta, che forse non verrà presa nemmeno in considerazione e che ha difficoltà enormi di poter essere realizzata, quella che ci sarebbe un solo modo di realizzare “giustizia sociale” tra le imprese, tra i territori, come diceva il Consigliere Castelli, tra tutto quello che vogliamo, cioè dire: annulliamo tutti questi contributi, diciamo alla Comunità europea – è una provocazione quella che faccio ma ha un fondamento di serietà – non dateci più i 300 milioni di euro, date la possibilità alle Regioni, date la parte equivalente a quello che servirebbe, per esempio, per una riduzione dell’Irap a tutti, allora non ci sono più figli e figliastri, o il Consiglio regionale si è riunito tardi o presto, annulliamo. Quanto è? 150 milioni di euro? Ne date 150, perché la Regione non può rimetterci, gli altri li risparmiate, così abbiamo fatto giustizia sociale e un lavoro equo.
Questo funzionerebbe perfettamente. E’ una cosa bellissima, vi assicuro che tutte le imprese, quelle del Consigliere Castelli della Cassa del Mezzogiorno, quelle di Pesaro, ecc., tutte le piccole e medie imprese sarebbero d’accordo. Con questo discorso si crea veramente la giusta situazione di competitività e di concorrenza. Va bene per tutti, abbiamo risparmiato soldi e abbiamo creato la competitività.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. In questo dibattito sono stati agitati vari argomenti del contenuto diretto del documento che ci è stato sottoposto. Ringrazio il Presidente della Commissione per il lavoro che ha fatto, è stato molto attento alle valutazioni che nell’ambito del regolamento stabilito a livello europeo si è riusciti ad impostare. Credo che al di là di un forse eccessivo – non so quanto possa essere corretta questa mia valutazione – sparpagliamento di tematiche, indubbiamente si sono colti i principali impegni che possiamo sottoscrivere per implementare questo grosso investimento che nei prossimi sei anni dovremmo riuscire a svolgere.
Uno di questi argomenti tornato fuori prepotentemente, non è la prima volta, è quello che lega l’attività della Giunta a quella del Consiglio. Penso che più di quello che si è fatto, da parte del Consiglio e di come si è svolto il dibattito interno alla Commissione, non si potesse fare, al di là del fatto che si richiama sempre la responsabilità della Giunta rispetto ai tempi, è vero che qualche volta si potrebbe fare meglio, ma il fatto è che bisogna riflettere su come affrontiamo queste tematiche, sull’impegno che il Consiglio dedica a queste tematiche. Possiamo invocare i tempi ristretti ma il Consiglio, per come si esprime all’interno delle proprie Commissioni, molto frequentemente si trova alle prese con assenze, con rinvii, con scarso impegno da parte di tutti quanti noi sulle varie realtà che ci vengono sottoposte e che dobbiamo affrontare.
Prima di riflettere sui massimi sistemi dovremmo prendere coscienza e atto che molte cose le portiamo avanti in maniera molto lenta, in maniera molto sporadica, senza gli approfondimenti che i Consiglieri dovrebbero sviluppare soprattutto la verifica della propria attività legislativa e della propria attività amministrativa. Qui rientriamo in una logica su cui si deve riflettere, sul rapporto tra le Istituzioni, tra il momento esecutivo e il momento legislativo, visto che c’è sempre questa sovrapposizione di ruolo che l’Esecutivo tenta di realizzare nei confronti del Consiglio e il Consiglio nei confronti della Giunta.
Questa mattina sono arrivate all’Ufficio di Presidenza molte raccomandazioni, quindi credo che questo Consiglio, se possibile, nonostante le risorse ridotte, nonostante i limiti di un organico che è assolutamente insufficiente, debba tornare ad essere un Consiglio che si occupa del controllo e dell’indirizzo più che di altre questioni. Ne sono prova i contenuti del dibattito che questa mattina abbiamo verificato, in sostanza più che approfondimenti sugli atti di indirizzo qui si parla di implementazione di risorse, senza avere i giusti approfondimenti, ne abbiamo sentito di tutto un po’, come l’abbandono dei territori all’interno della regione, ecc.. Non abbiamo esattamente capito che oggi come oggi, lo dicevo anche in un’altra occasione, o le Marche entrano a tutto tondo dentro le dinamiche della competitività del rapporto europeo oppure saremmo destinati a rimanere emarginati dalle nuove dinamiche che vedono lo sviluppo internazionale, globale ma soprattutto quello europeo.
Ecco perché sottolineo che lo sforzo che si è fatto in questo documento sia uno sforzo positivo perché si pone soprattutto l’accento sugli obiettivi che ci avvicinano all’Europa. Ho indicato attraverso un emendamento quello che può essere uno sforzo maggiore nella informatizzazione, la strutturazione e la coesione del territorio in termini di infrastrutture tecnologiche che assolutamente devono essere implementate al più presto. Siamo troppo indietro rispetto a questo dato che vede il nostro tessuto produttivo emarginato rispetto ad una implementazione e coesione territoriale. All’interno delle fabbriche abbiamo lo sviluppo di tecnologie avanzate ma poi non abbiamo le reti, rispetto a questo dato dobbiamo fare passi avanti. Solo così potremo riavvicinarci all’Europa in termini completi, sviluppando le tematiche di coesione, che sono coesione europea non sono coesione del nostro territorio che, come abbiamo detto più volte, è in ritardo soprattutto nella coesione territoriale perché le infrastrutture che non possono essere poste a capo della sola Regione ci vedono in ritardo.
Pertanto nel sottolineare anche la positività degli indirizzi che sono stati dati, pongo solamente l’accento, e faccio appello all’Assessore, che quello su cui dobbiamo assolutamente impegnarci in maniera seria è l’Asse 6, cioè il discorso dell’attuazione di questi documenti. Non abbiamo risorse sufficienti dal punto di vista del personale e delle tecniche organizzative perché la programmazione sia tale, non solo nell’elaborazione dei bandi, ma nell’attuazione. Dobbiamo essere all’altezza di questa sfida che l’Europa ci pone nei prossimi sei anni. Non possiamo più avere i ritardi che abbiamo avuto in passato in tutte le politiche europee, nel Fers, nel Fse. Se non ci attrezziamo ad utilizzare correttamente, in tempi certi e celeri, i fondi che ci vengono messi a disposizione, perdiamo occasioni d’oro, non solo dal punto di vista dell’attuazione, in questo caso del Fers, ma in tutta quell’altra progettualità europea che ci sfugge. Nell’esame del bilancio che abbiamo fatto abbiamo valutato l’esiguità delle risorse che la nostra Regione utilizza rispetto alle risorse messe a disposizione a livello ministeriale e a livello europeo. Abbiamo il bilancio squilibrato tra la sanità e le altre materie soprattutto per questo motivo, perché non siamo stati in grado di portare nelle Marche le risorse aggiuntive che le altre Regioni utilizzano. Fino a che non ci mettiamo in testa di sviluppare attentamente una struttura che ci consenta di recuperare questo gap, a voglia parlare della Spagna che utilizza fino in fondo le risorse messe a disposizione mentre noi siamo il fanalino di coda. Ci troviamo a dover sviluppare tutti i recuperi, come abbiamo fatto in agricoltura, perché ci siamo accorti che si perdevano soldi.
Questo è strategico, è fondamentale, se non ci allineiamo in questa direzione il rischio di rimanere tagliati fuori è serio. Ecco perché credo che, visto che ci sono anche risorse disponibili, dobbiamo lavorare molto e soprattutto tentare, visto e considerato che abbiamo un certo lasso di tempo, di verificare come, per esempio, la vecchia politica comunitaria ha impattato sul nostro territorio. Questo è un dato che non conosciamo, non sappiamo quello che ha portato la programmazione europea nelle Marche, che esito ha dato nei vari settori, quale è stato l’esito di un impegno, secondo me, troppo frammentato, un impegno che qualche volta ha visto addirittura i bandi andare deserti rispetto ad un tessuto che non riusciva ad “avere” quanto l’investimento dato aveva concesso. O siamo in grado di recuperare queste cose o il rischio di parlare di investimenti non efficienti ed efficaci sarà una tematica di cui dovremmo renderci conto.
L’Ufficio di Presidenza nell’ultima riunione fatta due giorni fa ha posto il problema della capacità di monitoraggio e verifica delle politiche regionali, quindi senza pensare di fare rivoluzioni penso si debba realizzare qualche primo progetto per compiere questo lavoro che, secondo me, è indispensabile.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Noi della Casa delle Libertà, del Gruppo di Forza Italia, abbiamo approfondito, letto ed esaminato con responsabilità questo documento puntando soprattutto sulla strategicità dei pochi fondi per questa Regione. In un contesto di ristrettezze di risorse, di blocco del bilancio regionale, di chiusura agli investimenti da parte della Regione, questo è l’unico strumento che abbiamo a disposizione per poter cercare di incidere e dare una prospettiva futura al settore dell’economia, allo sviluppo dell’occupazione e della qualità della vita.
Le critiche che sono state avanzate dai tavoli della maggioranza ci preoccupano moltissimo, ci preoccupa perché il discorso della scarsa concertazione per questa Giunta regionale è ormai un metodo. O meglio, non è che non c’è concertazione ma c’è una concertazione guidata, di tipo oligarchico, quella fatta con pochi e soprattutto con quelli che contano. Siccome in questa Regione quelli che contano sono pochi quindi la concertazione è stata fatta con pochi e sempre i soliti noti.
Il modello adottato sembra proprio questo, cioè quello di dire sono pochi i fondi, il modello che l’Europa ci propone è complesso, 80-70 misure, 70 obiettivi, 70 strategie, servono tutte a questa regione perché non ce n’è una che abbiamo affrontato e risolto da soli, che l’abbiamo fatta andare avanti attraverso una strategia che le precedenti Giunte di questa Regione hanno dato, probabilmente con difficoltà nei territori, la frammentazione, il sistema produttivo, il manifatturiero ancora troppo pesante rispetto ad una logica di internazionalizzazione e di aggregazione di imprese.
Il modello quindi è quello di pochi fondi, un modello complesso, si salvi chi può, diamo spazio a chi si autopropone. Questo non è il modello che noi pensiamo per questa regione. Sostanzialmente si ritorna indietro rispetto ad una strategia di coinvolgimento dei territori, questo è molto pericoloso per una Regione fragile. La sensazione, anche dagli ultimi interventi fatti, è che ci sia quasi una critica a tutto quello che è stato fatto fino ad oggi. Se diciamo che il nostro modello è fragile, che siamo deboli, dobbiamo concentrare, ecc., significa che in precedenza abbiamo fatto poco o nulla. Ognuno si assuma le proprie responsabilità anche per le parole che dice, a volte c’è la prosopopea di dire che si è i più bravi del mondo poi quando si vanno a toccare le cose più importanti, le cose strategiche, si dice che si è deboli, bisogna intervenire, fare, ecc..
Il modello di integrazione dei territori, un po’ come è avvenuto su altri settori – sanità, servizi sociali, ecc. – è stato abbandonato come punto di riferimento, non è una cosa che è avvenuta per distrazione, ormai cominciamo a pensare che sia una strategia. Perché? Perché bisogna concentrare, i poli forti e anche le lobby che non sono molto forti in questa Regione, sono quelli che determinano le scelte. La Consigliera Benatti giudica il documento insufficiente, il Consigliere Brandoni dice che siamo mediani, che giochiamo così tanto per giocare.
Abbiamo abbandonato il modello di partecipazione dal basso perché in questo strumento non ritroviamo quella logica che l’Europa ci diceva cioè di puntare sui progetti integrati territoriali. Questa base, dentro questo strumento, viene sostanzialmente emarginata e la partecipazione dei territori viene esclusa. Addirittura viene proposto un altro modello dirigistico amministrativo, quello della Provincia, che possa gestire i progetti integrati, mentre noi avevamo già individuato altri strumenti come i Cal, le Comunità montane, le Unioni di Comuni, come strumenti di aggregazione e di partecipazione dal basso. Questo è un altro modello che proponete voi, prendo atto di quello che sta qua dentro, però dovete esplicitarlo, ora tocca a me esplicitare quello che dite perché voi non lo dite ai marchigiani, non lo dite alle imprese. Ritengo che anche le imprese, il mondo di Confindustria, la piccola e media impresa marchigiana, in questo Piano non ci sono, non sono più dentro le scelte di questa Regione. Quando parliamo di ricerca e sviluppo, di come l’avete impostata facendo riferimento al distretto tecnologico, non c‘è più la piccola e media impresa, Assessore, c’è la grande impresa che viene delegata a fare le strategie produttive di questa Regione.
Sono qui per collaborare, ho letto questo documento e ne ho tratto queste conclusioni, c’è molto da fare per leggere e per capire dove state andando, la vostra azione è sempre criptica, non si capisce. Il Consiglio regionale ha difficoltà a capire quello che sta avvenendo, la concertazione la fate prima, in Commissione non possiamo fare più concertazione, addirittura né i sindacati né le grandi rappresentanze vengono più in Commissione, non ci dicono neanche quello che pensano, questo è il problema. Se pensate che potete andare avanti da soli, rappresentare i marchigiani, creare le prospettive e fare grande questa Regione, vi diciamo bravissimi, però, come dite, non ci state riuscendo, quindi sarebbe meglio che condividiate di più il modello che volete proporre.
Si abbandona la logica della concertazione e della programmazione dal basso, si abbandona la logica dei distretti, con questo Piano abbandoniamo una logica che abbiamo seguito per anni, li abbiamo costruiti, li abbiamo finanziati, abbiamo fatto i Coico, poi il modello distrettuale viene abbandonato perché si pensa a modelli di azienda leader, di azienda autonoma che possa da sola trainare il sistema marchigiano. Questo è augurabile, certo non abbiamo la Fiat, ma abbiamo un altro modello di impresa, quello diffuso sul territorio, quello distrettuale, un modello che ha bisogno di essere messo ulteriormente in relazione per poter crescere e affrontare i nuovi mercati, l’innovazione, puntare alla ricerca, cosa che oggi non hanno fatto perché si sentivano piccoli e deboli.
C’è una confusione sullo sviluppo diffuso sul territorio. Abbandoniamo il concetto di reti, parlo della cultura, abbandoniamo il concetto di promozione globale del sistema turistico delle Marche, riservandovi una somma infinitesima di risorse. Ho visto che nelle strategie che diciamo a parole non corrisponde la strategia legata agli investimenti e allo sviluppo del sistema integrato di questa Regione, il turismo, la cultura, la qualità, e il discorso delle reti costruite con l’ambiente. Anche nel programma di promozione turistica questo modello di integrazione tra le eccellenze delle Marche è stato immediatamente abbandonato.
Dobbiamo denunciare anche il discorso del Patto per lo sviluppo, questo famoso bluff del 2006 che ancora non vede la luce, che non ha nessun intervento attuato, né ho visto i bandi relativi alle misure che si stavano proponendo.
Non è che non condividiamo le logiche che sottendono a questo strumento, è che mancano delle scelte precise, si cerca di dare a tutti pochissimo, poi su dei punti di riferimento per questa amministrazione si cerca di concentrare tutto il grande degli investimenti. Sono d’accordo sul fatto del potenziamento del porto, sul potenziamento dell’aeroporto e dell’interporto, però mancano le misure conseguenti. Se oggi queste strutture non funzionano è perché non hanno i collegamenti a rete con il resto del territorio marchigiano. Siamo stati fermi su questo e quindi è inutile continuare a dare risorse a Aerdorica, all’aeroporto per potersi potenziare, o al porto, ma poi non si pensa alla viabilità, al collegamento su ferro, alle uscite che servono, alle relazioni che servono a questa Regione per poter potenziare queste strutture. Siamo d’accordo che si parli di questo, saremmo stati contenti poter partecipare a discutere su un modello, magari su un modello efficientistico, un modello che poteva dire non c’è niente per nessun altro ma puntiamo solo su 3-4 cose, ma un modello bisognava condividerlo.
Il discorso dell’entroterra che si è fatto, qualcuno ha parlato di sud delle Marche. Non sono per ghettizzare nessuno ma ritengo che questo strumento non dia lo spazio sufficiente a chi è rimasto indietro. Le risorse sono poche, quello è il limite maggiore, avere 30 mila euro a disposizione per sei anni non cambia la vita a nessuna Regione italiana. Quindi le risorse che non possiamo integrare come Regione per renderle più sostanziose potrebbe essere il principale problema.
Qualcuno lo ha detto, io lo ripeto, in questa presentazione manca una analisi critica di quello che è avvenuto nel passato, degli errori compiuti, degli interventi a pioggia fatti e che non hanno prodotto nulla, di una azione a spaglio sul territorio di cui non si è valutato prima né la portata né il ritorno. Ritengo anche che la scelta che oggi l’amministrazione regionale ci propone non sia stata facile, non sia stata una scelta superficiale.
Abbiamo presentato degli emendamenti perché vorremmo, in questa fase di proposta e non di definizione assoluta del documento perché l’Europa potrebbe controvertirla o la Giunta potrebbe spingere più su alcune azioni, dare dei suggerimenti, poi ognuno sarà responsabile del suo operato.
Cerchiamo di dire due o tre cose fondamentali, occorre che il progetto delle reti infrastrutturali delle Marche venga definito, ogni piano anche se non può far tutto faccia però il suo pezzetto in una logica di programmazione. Questo non sta avvenendo anche per colpe superiori, ora del Governo ecc., ma comunque non riserva a questa Regione nessuna attenzione particolare.
Altra cosa è sul discorso del turismo come settore strategico. Secondo me nelle infrastrutture oggi è necessario rafforzare il sistema turistico tradizionale, quello che ci dà ancora delle soddisfazioni come quello costiero, migliorando la qualità dell’offerta turistica. Oggi abbiamo un problema di mobilità sostenibile in queste aree soprattutto nei periodi di massima concentrazione, per questo bisognerebbe mettere in campo delle strategie.
L’altro discorso è quello dell’energia. In questa regione abbiamo fatto tanti convegni, tanti incontri, ma il modello di promozione dell’energia rinnovabile non l’abbiamo ancora trovato. Il Pear ha messo tanti vincoli, ha detto tante cose, ma non ha individuato un modello che possa svilupparsi. Quindi le relazioni anche con gli altri fondi e in particolare con il Fears, che sarebbe quello che dovrebbe riattivare il sistema agricolo marchigiano, non viene troppo raccordato al Fers, mentre l’interazione tra queste due misure era, secondo me, strategica. Oggi non può esserci produzione da fonte rinnovabile, per esempio da biomassa, da biogas o da fotovoltaica, senza produzione di acqua calda, quindi di energia-calore, e il consumo di questa energia andrebbe sostenuto e raccordato all’interno di questi strumenti altrimenti non attiviamo la filiera agricola, perché non c’è chi consuma poi sul posto, perché vogliamo aggrappare al territorio tutto l’indotto che queste misure possono generare, questo raccordo doveva essere strettissimo, doveva essere fatto un piano apposito delle fonti di energia rinnovabile, come distribuirle e quali azioni mettere a suo sostegno.
Consegniamo all’Assessore Petrini le nostre osservazioni perché si è dimostrato aperto in tante occasioni nel valutare meglio tutto quello che aveva già una certa definizione a livello di Giunta. Le critiche sono solo fatte in senso costruttivo e non degenerativo, ne potevamo fare in termini negativi anche molte di più di quelle che sono emerse.
Sono d’accordo con il Consigliere Luchetti sul fatto che bisogna poi gestire queste misure, però oggi la gestione di queste misure non deve inglobare, cioè pretendere l’assegnazione di una fetta estremamente significativa del plafond che abbiamo a disposizione. Ho valutato questo rispetto alle altre Regioni, noi destiniamo all’Asse 6 più di 11 milioni di euro, circa il 4,5% di tutti i fondi a disposizioni, è una delle più alte percentuali destinate in Europa per questo Asse, nel senso che gli altri spendono meno di noi a partire dalla media delle Regioni italiane che hanno approvato questo documento che si avvicina al 2,7-3%.
C’è bisogno quindi di efficientazione, se qui si racchiude un’altra volta la logica delle clientele, delle consulenze date agli amici, ecc., servirebbe l’80% del Por per accontentare tutti. Noi diciamo che qui va giocato un ruolo di strategicità, di professionalità, di apertura al mondo. Molte volte parliamo di internazionalizzazione poi per scegliere alcuni dirigenti ci fermiamo all’Emilia Romagna, probabilmente se ne prendessimo dall’Inghilterra, dalla Germania, dagli Stati Uniti, dalla Russia, potrebbero darci qualche consiglio maggiore.
Su questo vi invitiamo a riflettere, per ora il nostro giudizio sull’intero atto rimane sospeso in attesa della verifica degli emendamenti che abbiamo presentato.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Vorrei partire da un elemento, riferirmi velocemente all’esperienza degli anni precedenti, questo è il secondo sessennio. Tutto sommato rispetto all’esperienza dell’anno precedente non si può che dare un giudizio positivo anche dal punto di vista della costruzione del percorso riferito al lavoro degli uffici, poi daremo un giudizio anche su questa nuova proposta di Por. Dico questo perché sei anni di esperienza precedenti un qualche metro di giudizio devono pure averlo, dobbiamo capire che impatto ha avuto sul territorio la programmazione precedente. Un metro di misura chiaro e trasparente e di facile lettura c’è ed è positivo, cioè seppur con l’acqua alla gola la Regione è arrivata ad utilizzare e a spendere tutte le risorse precedenti, è riuscita a non lasciare quasi nulla indietro. Il problema è capire come e quale tipo di impatto ha avuto non solo attraverso la verifica di un dato macroeconomico ma capire davvero settore per settore, misura per misura, i risultati che ci sono.
Su un aspetto cui faceva riferimento il Consigliere Capponi c’è un dato di ambiguità quando dice che è assurdo sostenere con grande forza l’innovazione o la ricerca perché nelle Marche c’è un tessuto di piccola e media impresa che è un punto di debolezza del tessuto regionale. Proprio lì sta la necessità di insistere, di investire, di individuare misure specifiche, in modo particolare sulla ricerca e sulla innovazione perché potrebbe essere il volano che permette, attraverso altre misure, di rilanciare la competitività di questa regione, di dare più forza e più spinta al tessuto di piccole e medie imprese che sono la caratteristica da un lato e, dall’altro, sono anche una debolezza. Capire bene con attenzione i risultati, un monitoraggio mirato sui singoli Assi rispetto all’esperienza precedente credo sia una cosa da fare magari in maniera più attenta e più precisa, altrimenti saremmo in difficoltà anche rispetto ai prossimi sei anni.
Ho sentito parlare di una programmazione che è di poca cosa. Questo in termini di finanze non mi sembra, mi sembra ci sia una cosa consistente. Le Marche hanno ottenuto più risorse rispetto agli anni precedenti, questo lo sottolineiamo perché è un merito, vuol dire che la cosa che dicevo in precedenza sulla verifica dei risultati ha dimostrato che questi ci sono stati. Credo che questo sia uno degli elementi attraverso i quali le Marche hanno avuto un riconoscimento maggiore, cioè che i sei anni precedenti hanno avuto un risultato positivo.
Occorre andare più a fondo nelle verifiche dell’impatto reale che c’è stato ed è evidente. Alle risorse del Fers che ammontano a circa 600 milioni di euro compreso il Fse aggiungiamo un’altra risorsa che sono i Fas, possiamo quindi attraverso questi strumenti realizzare una grande programmazione e una grande serie di interventi nelle Marche sulla base delle indicazioni e degli atti che ci sono stati. Non è poca cosa, mi pare che sia molto consistente.
Il richiamo qui fatto e la preoccupazione di alcuni Consiglieri, che riprendo e condivido, che non vuole essere una critica alla Giunta o all’Assessore che ha dimostrato collaborazione piena in ogni momento cui gli è stata chiesta, ma bisogna anche riconoscere, leggendo il Por, che in realtà il percorso di concertazione è stato molto ampio e molto articolato. E’ proprio qui che cade la critica, se c’è all’esterno una concertazione molto ampia, giusta, legittima, obbligatoria, siamo arrivati col fiato corto come Consiglio nel cogliere fino in fondo le indicazioni, tant’è che abbiamo dovuto utilizzare i sei giorni in più che ci ha concesso l’Unione europea per approfondire un po’. Non è una colpa, l’esperienza lo dice, purtuttavia per la mole delle risorse, per la necessità di avere una programmazione regionale profonda che tiene conto di una serie di risorse che non sono solo del Fers, un coinvolgimento maggiore sarebbe stato necessario.
Mi sembra che con gli emendamenti anche la VI Commissione vada in questa direzione, perché all’interno del Comitato di valutazione, di monitoraggio, viene inserita la figura del Presidente della Commissione, viene chiesto il parere sui bandi e sulle linee di indirizzo, quindi c’è un recupero rispetto alla possibilità dei Consiglieri di avere un riscontro diretto e immediato sulle questioni.
Non ho nessun dubbio che gli Assi specifici del Fers rispondono in maniera piena alle strategie europee e nazionali, il Consigliere Luchetti diceva che bisogna rispondere alle necessità di costruire un rapporto di coesione di livello ampio, non si tratta semplicemente di riferirsi al fatto che le Marche devono avere interventi e progetti distribuiti. C’è un punto debole cioè nel momento in cui c’è per alcuni Assi l’esclusione dell’intervento della zonizzazione, l’obiettivo 2, è anche vero che abbiamo bisogno di evitare che su particolari Assi si verifichi una concentrazione esagerata su alcuni territori. Uno dei punti su cui in modo particolare il mio Gruppo ha voluto discutere, e oggi lo si dice qui, è che ci sia la garanzia di una risposta diffusa sul territorio utilizzando anche gli strumenti locali, amministrazioni, imprese, associazioni, ecc.. Per esempio il problema della banda larga è un tema che ha a che fare molto con la necessità di dare una risposta ampia nella regione, in modo particolare nelle zone delle aree interne e delle zone rurali. Su alcuni temi bisognerebbe evitare il rischio di questa concentrazione di interventi.
C’è un elemento che richiamava il Consigliere Brandoni, la verifica dei piani precedenti, molto spesso fra i dati che andiamo a verificare c’è anche un dato sociale, non solo economico, ovvero quel dato se non ha avuto una risposta in questi sei anni è bene che sia introdotto nella prossima programmazione. Ha fatto bene la Consigliera Mollaroli ha proporre un emendamento che non solo definisce le misure che riguardano l’intervento sugli Assi di carattere economico ma anche su quelli di carattere sociale, anche se ci sono, mi sembra di aver capito dalla risposta dell’Assessore, difficoltà tecniche per fare in modo che vengano accolte a livello europeo o a livello nazionale.
Abbiamo fatto anche altri emendamenti, li ha fatti la Commissione, li condividiamo, sono quelli relativi allo spostamento di risorse da un Asse all’altro, mi pare dall’1 al 3, che riguardano l’incrementare di risorse per il rinnovabile. Penso che sia giusto, abbiamo votato qualche settimana fa in questo Consiglio la Strass, abbiamo indicato il Pear come uno strumento essenziale per le politiche di questa Regione, è giusto aver spostato una serie di risorse dall’Asse 1 all’Asse 3 per l’energia rinnovabile, come è stato giusto proporre spostamenti di risorse per il turismo, per il sociale e per il commercio, cioè settori che sono individuati come volani della ripresa delle Marche, non solo piccola e media impresa, non solo competitività della nostra economia regionale ma anche forzare e sostenere il turismo che è un altro dei volani su cui puntare per la ripresa economica di questa regione.
Sono queste le questioni di fondo sulle quali volevamo soffermarci, cioè evitare la comparsa quasi del tutto alla zonizzazione, che ci siano risorse che si concentrano per ovvii motivi su alcuni territori specifici. Lavorare d’intesa con i territori, avere una risposta chiara rispetto ai percorsi successivi per fare in modo che almeno su alcuni temi ci sia una ricaduta abbastanza omogenea sul territorio di questa regione. Per questo sosteniamo e votiamo il Por e il Fers, come diceva prima il collega Viventi.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Ringrazio il Consiglio per il dibattito che è stato diffuso e anche molto puntuale. Ringrazio la Commissione con la quale c’è stato un rapporto che è iniziato immediatamente in questo processo di programmazione. Ricordo che già nell’autunno 2005 c’era stato il primo incontro in sede di documento strategico preliminare proprio per illustrare non solo lo schema all’interno del quale ci muovevamo ma anche gli orientamenti strategici che intendevamo portare avanti.
Durante tutto questo percorso, iniziato con l’atto di Giunta che ci ha permesso di aprire il negoziato nazionale, abbiamo svolto una serie innumerevole di tappe, soprattutto per il confronto che c’è stato con il territorio, con i rappresentanti di categoria, con i sindacati, tappe che sono state numerosissime. C’è stato un livello di concertazione che in alcuni tratti è stato anche eccessivo. Abbiamo portato a Bruxelles, nei nostri incontri con la Commissione, rappresentanti delle autonomie locali per capire, per verificare, per contribuire agli esiti di questo preliminare negoziato. Credo, tra l’altro, che sia stato utile farlo, è stato utile farlo con le autonomie locali perché attraverso un meccanismo che avevamo fatto partire, eleggendo le Province rappresentanti del territorio, queste hanno potuto fare emergere le loro esigenze, sia dal loro interno che dallo stesso territorio, coinvolgendo i Comuni e le Comunità montane, cosa che ci ha permesso di organizzare diversamente negli schemi iniziali un Asse specifico per lo sviluppo del territorio che adesso cercheremo di gestire con modalità concertative e quindi concordate con le stesse Province.
La stessa cosa non è avvenuta con i rappresentanti delle categorie. Non ho nessuna difficoltà a fare queste affermazioni. Malgrado le innumerevoli sollecitazioni ci si è sempre mantenuti sulle questioni generali che riguardano l’economia e lo sviluppo della nostra regione.
A quei tavoli abbiamo soprattutto condiviso la scelta di continuare a scommettere sul tessuto produttivo di questa regione che certamente ha bisogno di vedere aumentata la percentuale di economia legata ai servizi, anche ai servizi alle imprese e non solo turismo e commercio, ma che ha ancora bisogno di mantenere un nucleo forte del manifatturiero pur chiedendo a queste aziende di fare un notevole salto di qualità attraverso una iniezione, credo molto forte, di fondi per le innovazioni organizzative, per le innovazioni di processo, per l’innovazione di prodotto, in maniera tale da recuperare produttività anche attraverso sistemi di aggregazione che abbiamo cercato non solo di suggerire ma anche di stimolare attraverso i meccanismi che poi sono stati messi in piedi attraverso la programmazione.
E’ vero, Consigliere Capponi, che abbiamo problemi di governance da risolvere definitivamente. Qui abbiamo fatto una scelta perché nell’orizzonte che abbiamo di fronte, a cui facciamo riferimento anche con altri strumenti, dai Gal ai Gac che ancora devono arrivare, ai Coico, alle Comunità montane, alle Province, ai Comuni, alle Unioni di Comuni, noi, per quel che riguarda soprattutto quei progetti che hanno una ricaduta territoriale, abbiamo scelto le Province perché pensiamo che attraverso la loro funzione di coordinamento di area vasta possano soddisfarsi quelle esigenze comunque di partecipazione e di soddisfacimento di un metodo che è quello dal basso.
Il dovere di questo Assessorato era quello di svolgere una forte opera di coordinamento anche per raggiungere una integrazione nei servizi interni alla Regione, una integrazione delle esigenze che venivano espresse dai territori e una integrazione attraverso la programmazione degli strumenti che si mettono in campo in maniera complessiva. Certo abbiamo agito con qualche difficoltà, pure su questo faccio una ammissione, nel senso che un conto è svolgere una programmazione di questo tipo con un piano regionale di sviluppo, un conto è svolgere una programmazione di questo tipo raccordando tutti gli strumenti che man mano vengono messi in campo. E’ chiaro che gli obiettivi possono essere raggiunti comunque ma la difficoltà dell’operare è molto più ampia e credo che qualche riflessione, non solo per il prossimo periodo di programmazione ma anche per la revisione di quanto attualmente stiamo mettendo in campo, dovremmo farla per poter riportare ad unità, a prospettiva, e sicuramente a forte novità, quello che ci attende nel prossimo futuro, quindi agire coerentemente. Per fare un esempio, le politiche europee si stanno muovendo in maniera molto decisa verso l’individuazione del vincolo ambientale, vi sono situazioni in Europa che sono di allarme, di emergenza sotto questo profilo. Avremo quindi un cambiamento molto forte sia negli orientamenti e sia di quello che dovremmo fare noi. Il pm 10 è uno di questi esempi. Nel prossimo futuro il dibattito su aree interne e aree della costa vedrà molta più focalizzazione sulle aree della costa, laddove andranno individuati i reali problemi del territorio che rappresentano anche quella scala di priorità che si sta dando l’Europa. Al momento attuale, invece, dovevamo comunque rispondere ad una esigenza di riequilibrio.
Tornando alla metafora dei vagoni, noi non potevamo finanziare solo la locomotiva perché questo non era nei principi della programmazione europea. Pur puntando in maniera molto forte all’innovazione bisognava contenere, all’interno degli orientamenti che assumevamo, l’esigenza di un riequilibrio territoriale, che certamente poteva venire meno in maniera franante rispetto a quello che è stato lo scorso periodo di programmazione. Credo che ci siamo riusciti, per lo meno ce lo dicono anche i Comuni, le Comunità montane e le Province, visto che abbiamo dedicato, a volte facendo una priorità territoriale, molte risorse alle aree interne, del resto la banda larga sta lì a dimostrarlo. Quello di avere anche aree interne connesse credo sia una esigenza di base su cui concentrare le risorse che non poteva non essere apprezzata e che permetterà di dar luogo anche alla creazione di nuove imprese su base innovativa che attraverso questo strumento non avranno il gap iniziale.
Così come pure nell’Asse dedicato all’energia, soprattutto laddove si parla di biomasse, visto che è la questione tra il Por, il Fers e il Psr, dedicheremo più risorse per le energie alternative, abbiamo certamente una necessità di avere delle attività che funzionino lì. Pensiamo alla gestione forestale per quello che può produrre in relazione ad alcune di queste declinazioni.
Come credo, e soprattutto, che con il quinto Asse, che abbiamo organizzato in quel modo e con quelle procedure, le Province, questo poi lo verificheremo anche insieme a loro, non concentreranno risorse sulla costa ma cercheranno di fare progetti integrati di sviluppo locali che siano trasversali sul territorio con una prevalenza delle aree interne. Se avessimo, Consigliere Capponi, puntato su alcune altre forme di governance, prendiamo i Gal, saremmo ritornati a una zonizzazione che comunque ci avrebbe impedito di creare quelle relazioni e quelle integrazioni a cui vogliamo arrivare in maniera più snella, attraverso l’impegno delle Province.
Un’altra questione caratterizzante di questo periodo di programmazione è stato un senso di frustrazione diffuso per tutto questo tempo, non solo per quello che viene rappresentato con un scarso coinvolgimento, ma anche perché tra le esigenze emerse venivano fuori quelle non finanziabili, non ammissibili da questo strumento. Questioni a cui anche altri Consiglieri hanno fatto cenno, come i servizi sociali, sono soddisfacibili maggiormente all’interno del programma di sviluppo rurale che non qui, dove non c’è alcuno spazio per fare questo, o altre esigenze come quelle dell’acqua o dei rifiuti, che pure rappresentano bisogni assolutamente di primo piano da dover trattare, qui non trovano soddisfazione. Bisogna, come ha detto giustamente il Consigliere Ricci nel suo intervento, fare riferimento alla pluralità degli strumenti che abbiamo a disposizione. Il Fas, ad esempio, dove sono concentrate le maggiori risorse che abbiamo ottenuto in sede negoziale, permette una maggiore flessibilità, e pur dovendo conformarsi agli obiettivi del Por permette di rendere più forti alcuni orientamenti qui presi o di poter ricomprendere questioni che qui non potevano essere soddisfatte, soprattutto per lo sviluppo del territorio, per alcune altre questioni che riguardano, in maniera diversa da quanto abbiamo fatto nel Por e nel Fers, non il consolidamento, il rafforzamento delle strutture che sono beni competitivi territoriali che abbiamo a livello di intera regione, come abbiamo fatto con la piattaforma logistica regionale, porto-aeroporto-interporto, ma è di rafforzare i poli. Abbiamo un gran bisogno di rafforzare i poli territoriali attraverso una serie di opere strategiche, che consideriamo di secondo livello rispetto alla programmazione nazionale, ma che rappresentano degli obiettivi ineludibili per la competitività dei singoli territori, certamente all’interno di una visione regionale.
Credo che con il Fas potremo raggiungere questo obiettivo e che anche l’interazione con gli altri fondi potrà permettere tutto questo.
Ritorno sul programma di sviluppo rurale perché c’è uno specifico terzo Asse dove in maniera molto puntuale si verificano i raccordi con tutto quanto questo strumento mette in piedi per lo sviluppo territoriale.
Che cosa bolle in pentola? Rispondo a questa domanda perché è una questione su cui voglio sgombrare eventuali riserve mentali. Come dicevo prima siamo partiti da uno schema, anche per quel che riguarda questi Assi, che era diverso, era dell’innovazione, dell’ambiente e dell’accessibilità, molto meno trasparente e molto meno chiaro rispetto a quanto invece abbiamo fatto, dove ciò che bolle in pentola è molto evidente, bolle in pentola l’esigenza di voler soddisfare quello che altri strumenti della programmazione, come il Pear, hanno indicato, bolle in pentola l’esigenza di voler rafforzare la piattaforma logistica regionale, bolle in pentola l’esigenza di voler contribuire, attraverso una metodologia che veda l’aggregazione anche tra imprese e università, l’innovazione delle imprese in vari modi, bolle in pentola l’esigenza di migliorare l’accesso al credito delle nostre imprese anche attraverso l’attivazione di specifici strumenti e interventi. Bollono in pentola anche una serie di altre iniziative più diffuse che stanno sul territorio e che hanno bisogno di una meno concentrata indicazione di obiettivi e quindi di risorse.
Credo che al di là della revisione, che è stata indicativamente schematizzata in quella tabella, le intenzioni siano molto chiare e trasparenti. Anticipo una osservazione che c’è, non è che qui andiamo oltre le piccole e medie imprese, non sarebbe neanche possibile, ma se posso dire la mia opinione, fosse stato per me, i fondi dell’innovazione in gran parte li avrei concentrati su poche imprese e su uno o due dipartimenti delle università di questo territorio e avrei chiesto loro di far ricerca per loro e per il territorio, perché se diffondiamo alcune misure dell’innovazione difficilmente riusciremo a raggiungere gli scopi per cui ci proponiamo di spendere in maniera produttiva questi soldi.
Abbiamo anche soddisfatto con un certo equilibrio i vincoli che ci venivano posti dalla Comunità europea, pensiamo a quello del ear marking, che di fatto è l’innovazione, abbiamo negoziato un 60%, tra l’altro siamo Regione best pratics, guardo i funzionari che sono stati molto bravi in tutto questo periodo, altrimenti il livello poteva essere del 75%, con questo livello quelle questioni, che pur abbiamo cercato di soddisfare parzialmente perché sono principalmente nel quinto Asse, non saremmo riuscite a farle, quindi avremmo avuto ancor più fortemente la difficoltà di rendere assorbibili queste risorse a una platea diffusa di imprese che in parte non riescono ad assorbirle.
Vorrei chiudere qui, a parte gli emendamenti che adesso discuteremo, faccio solo riferimento all’assistenza tecnica che abbiamo tenuto al 4%. Questa riguarda proprio l’esigenza di far sì che la gestione sia quanto più efficace ed efficiente, che riguarda l’esigenza di creare nel territorio quelle modalità di animazione, di informazione, di divulgazione, che possano coinvolgere anche coloro che molto spesso sono “fuori” da certi circuiti informativi, ma servono soprattutto a far sì che gli uffici e i servizi possano gestire in maniera produttiva tutti questi fondi. Abbiamo bisogno di rafforzare la nostra capacità di gestione perché rafforzando questa possiamo molto spesso rafforzare anche la qualità dei progetti in coloro che li devono rappresentare e presentare.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli emendamenti.
Emendamento n. 1, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 2, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 3, dell’Assessore Petrini. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Siccome è un emendamento corposo volevo semplicemente rassicurare i Consiglieri che è una integrazione della valutazione sui passati periodi di programmazione, quindi va incontro alle richieste di Bruxelles di maggiore descrizione rispetto agli aspetti del passato periodo di programmazione. Individua anche l’analisi all’interno della valutazione ambientale strategica delle misure del nuovo periodo di programmazione. Quindi sono delle integrazioni di commento che utilizzeremo anche nel prosieguo dei questo periodo di programmazione.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 4, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 5, dell’Assessore Petrini. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Anche qui sono obiettivi specifici che ci vengono dal quadro strategico nazionale. Avevamo detto che sono in corso di definizione, questi sono indirizzi e tavole di coerenza che ci vengono indicate dal tavolo nazionale e che integrano il documento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 6, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 7, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 8, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 9, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 10, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 11, dell’Assessore Petrini. Ritirato.
Emendamento n. 12, del Consigliere Luchetti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 13, del Consigliere Capponi, che ha la parola.

Franco CAPPONI. Voglio illustrarli tutti insieme, senza prendere la parola tante volte. Abbiamo valutato che alcuni Assi, alcune descrizioni di temi prioritari, potevano essere spalmati su azioni specifiche senza perdere la loro incisività, destinarli in altri temi prioritari senza perdere questa specificità. Ci riferiamo ad una riduzione delle risorse per le infrastrutture telefoniche, ad esempio, perché ritengo che nella premessa che è stata fatta al Piano non sia stato valutato sufficientemente né la realtà della diffusione della banda larga nella nostra regione né le nuove tecnologie che oggi sono a disposizione di quel settore. Inoltre un sistema di banda larga, di agevolazione della trasmissione di documenti attraverso i sistemi ordinari di internet o intranet, può essere sviluppato anche attraverso le sinergie con gli operatori privati, quindi pensare a project financing di realizzazione che siano meno onerosi per la Regione ma che siano più efficaci, al servizio di tutto il sistema delle imprese e anche delle imprese interessate alla gestione di questi servizi.
Questa riduzione di risorse la volevamo trasferire sul discorso dell’energia rinnovabile da biomassa, nell’ottica di guardare al territorio soprattutto delle aree marginali o interne di questa regione perché in questo c’era la possibilità di sostenere l’avvio di una filiera più complessa che arrivi all’utilizzo del calore e di queste fonti energetiche.
L’altro discorso di riduzione e di implementazione riguardava altri settori con l’obiettivo di pensare che la prevenzione dei rischi oggi debba essere fatta anche attraverso programmi nazionali e regionali e non scaricarli totalmente sulle politiche comunitarie, e di incentivare sistemi che possono valorizzare di nuovo e maggiormente i servizi turistici di questa regione che hanno una scarsa disponibilità di risorse dal bilancio regionale e che potrebbero averla invece su questo versante del Por, compresa quella della messa in rete e valorizzazione del sistema culturale e museale della regione.
Riteniamo che i temi 57 e 58 per la strategicità che rivestono, soprattutto per le aree interne della nostra regione, siano sottodotate di risorse. Per questo chiediamo una piccola modificazione in una ottica di rispetto sostanziale delle scelte che sono state fatte.
Termino qui e ritengo esaurita la discussione sulla presentazione degli altri emendamenti.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Parte di queste istanze che pone il Consigliere Capponi sono accoglibili in un emendamento che ha proposto già la Commissione. E’ leggermente diverso ma c’è sempre uno spostamento di risorse soprattutto dall’Asse accessibilità e, in subordine all’Asse innovazione, verso l’Asse relativo alle energie rinnovabili. Non riusciamo ad approvare tutto quello che pongono le istanze rifacendo poi i conti, avendo già fatto i conti approviamo quello.
Per quello che riguarda lo spostamento dall’energia al turismo qui c’è un problema del 60% che è il livello minimo di ear marking che non possiamo assolutamente sfondare.

PRESIDENTE. Emendamento n. 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 14, del Consigliere Capponi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 15, dei Consiglieri Mollaroli, Ricci. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Questo emendamento ha gli stessi problemi tecnici del precedente del Consigliere Capponi relativamente alla presenza fuori dell’obiettivo del ear marking quindi lo sfondamento, in decurtazione, del tetto minimo del 60%.

Adriana MOLLAROLI. Rimoduliamo gli Assi in maniera tale che ci siano più risorse. Quali sono le motivazioni, Assessore?

Paolo PETRINI. Questo emendamento non può essere accolto altrimenti tutte le percentuali vanno a farsi benedire relativamente agli obblighi che abbiamo.

Mirco RICCI. L’ho detto già nell’intervento, abbiamo introdotto un paio di emendamenti, uno questo sui sistemi turistici e uno sugli interventi sul sociale, perché riteniamo che sono due settori, soprattutto il turismo, che nel quadro di una necessità di spingere questa regione e di rilanciarla sotto il profilo della competitività, è uno degli elementi di fondo sul quale dobbiamo puntare.
La stessa cosa riguarda l’emendamento n. 42 sul sociale che ci sia una ricaduta anche a quel livello. La preoccupazione è quella che l’emendamento sia tecnicamente non sostenibile, ma al di là di questo o c’è una chiarezza assoluta che l’emendamento non sia legittimo oppure chiediamo di votarlo, dopodichè la Comunità europea deciderà di respingerlo o meno.
Sul piano politico è un emendamento che sosteniamo per queste ragioni, perché sono due settori sui quali questa Regione ha puntato e punta, turismo e sociale.
Se c’è un giudizio contrario degli uffici, potrebbe anche essere, però sul piano politico chiedo di forzare un tantino per verificare meglio a livello comunitario se possono essere accolti o meno, oppure, come riteneva la Consigliera Mollaroli, se è possibile sub-emendarlo per costituire un percorso tecnico più corretto che possa passare. Se poi stiamo di fronte ad una impossibilità tecnica assoluta lo ritireremo in buon ordine però vorremmo verificare questa cosa.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Su questo emendamento, come del resto già annunciato per l’altro, che riguarda i servizi sociali, ho già indicato non ciò che penso ma come è la questione sotto il profilo dell’ammissibilità delle spese. Se vogliamo fare un’ulteriore riprova, forzando anche la Commissione europea, possiamo farlo, accogliendo le istanze che vengono da tutto il Consiglio regionale, rimodulando il piano finanziario in maniera coerente all’esigenza del 60%.
Per quanto riguarda l’altra questione, che vedremo successivamente, possiamo pure accoglierlo, ad oggi non credo ci siano le possibilità ma siccome anche altre Regioni l’hanno fatto, può darsi che l’unione faccia la forza, lo verificheremo durante il percorso negoziale.

PRESIDENTE. Emendamento n. 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 16, del Consigliere Capponi. Decaduto.

PRESIDENTE. Emendamento n. 17, del Consigliere Capponi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 18, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 19, del Consigliere Capponi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 20, del Consigliere Capponi. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Solo per come è scritto, “nella logica di distretto” dovrebbe essere scritto “anche nella logica di distretto” perché altrimenti sembra un’esclusività.

PRESIDENTE Sub-emendamento n. 020, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 20, del Consigliere Capponi, così come emendato. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 21, dell’Assessore Petrini, che ha la parola.

Paolo PETRINI. Qui non ci sono novità se non spiegazioni più descrittive di tutte le questioni che si evincevano dalla precedente narrativa. Come in altri emendamenti fatti, quegli stessi obiettivi, qui riguarda l’Asse 1, poi successivamente gli altri Assi, hanno una tipologia di descrizione che ci è stata richiesta dalla Comunità europea, non c’è nessuna novità in termini di orientamenti, di obiettivi o di politica.

PRESIDENTE. Emendamento n. 21. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 22, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 23, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 24, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 25, del Consigliere Capponi, che ha la parola.

Franco CAPPONI. Non penso ci siano problemi nell’accoglierlo, dico di valutare ulteriormente la scelta della banda larga ampliandola agli altri sistemi di telecomunicazione esistenti oggi, mi sembra riduttivo parlare solo di banda larga.

Paolo PETRINI. Il problema è che non sono ammissibili al Fers. Se togliamo le parole “e delle comunità locali” possiamo anche accoglierlo.

PRESIDENTE. Sub-emendamento n. 025 che sopprime le parole “e delle comunità locali”. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 25, così come emendato. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 26, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 27, del Consigliere Capponi. Decaduto.
Emendamento n. 28, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 29, dell’Assessore Petrini. Ritirato.
Emendamento n. 30, del Consigliere Capponi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 31, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 32, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamenti n. 33 del Consigliere Capponi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 34, del Consigliere Capponi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 35, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 36, del Consigliere Capponi. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Qui il problema è che non si può inserire l’ultima parte, aree costiere congestionate perché sarebbe come introdurre misure proprie, specifiche per gli assi urbani, c’è una indicazione specifica, geografica. Questa è anche la valutazione degli uffici.

Franco CAPPONI. No, Consigliere Binci, perché parliamo di trasporti sostenibili, una delle misure che sono possibili all’interno di questo Por.

PRESIDENTE. Emendamento n. 36. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 37, del Consigliere Capponi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 38, del Consigliere Capponi, che ha la parola.

Franco CAPPONI. E’ più o meno sulla stessa linea, non capisco perché sia stato stralciato, secondo me non è in contrasto con le finalità del Por.

Massimo BINCI. E’ il settore turistico che non è finanziato.

Franco CAPPONI. Si tratta di rendere sostenibile il sistema dei trasporti soprattutto nelle aree ad alta concentrazione di attività, anche queste attività possono essere finanziate, queste iniziative potrebbero essere realizzate anche dalle imprese non solo dal pubblico. Siccome non c’è in questo Por una strategia per valorizzare il turismo marchigiano in termini di eco-sostenibilità, questa è quindi la finalità che cerchiamo di introdurre.

Presidenza del Vice Presidente
David Favia

PRESIDENTE. Emendamento n. 38. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 39, del Consigliere Massi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 40, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 41, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 42 dei Consiglieri Mollaroli, Ricci. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Invito a votare con molta serenità e convinzione. Questo emendamento, come dicevo nell’intervento iniziale, cerca di recuperare, a mio parere, una questione politica di rilievo, quella che per i marchigiani e per il tipo di sviluppo che abbiamo scelto e privilegiato in questi anni, sviluppo economico e coesione sociale non sono distinguibili. Quindi, dentro una idea di valorizzazione del territorio, riteniamo che, in particolare, in una misura che prevede la valorizzazione del territorio da un punto di vista culturale e turistico, perché quando parliamo di turismo parliamo anche di lavoratori del turismo, arricchiamo l’offerta del nostro territorio consentendo di avere oltre a più servizi sociali legati ai lavoratori del turismo anche più attività ludiche, che è un servizio nuovo destinato all’infanzia che può valorizzare anche turisticamente e culturalmente in nostri territori.
Quindi, così come hanno fatto le altre Regioni che rispettano come noi gli stessi regolamenti europei, di tentare di utilizzare questa misura e queste risorse per queste due funzioni. Quindi più servizi all’infanzia, considerando i bambini un target di riferimento – per capirci con un linguaggio che può piacere a chi si occupa prevalentemente di economia -.
Credo che questa indicazione recuperi queste due funzioni, una idea di turismo sostenibile che guarda tutte le fasce di età, comprese le famiglie che hanno i bambini ai quali offriamo servizi ludici anche come offerta turistica, poi guardiamo ai lavoratori del turismo ai quali sono necessari anche i servizi ai bambini. Chi lavora nel turismo durante il periodo estivo, che spesso non ha servizi scolastici, credo sia una fascia di lavoratori ai quali guardare con attenzione. Noi vorremmo che fossero di più perché ovviamente vogliamo più offerta turistica ma pensiamo anche che hanno dei figli. Credo che questo sia in linea con la valorizzazione della famiglia della quale spesso parliamo, e questa è una occasione per praticarla.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Sono pienamente d’accordo con quanto affermato dalla Consigliera Mollaroli ma ho il dovere di ricordare, visto che in sostanza la questione è “spesa ammissibile attività ludiche”, che questa spesa non è ammissibile. Ho il dovere di dirlo, e come ho detto prima lo verificheremo a livello negoziale.

PRESIDENTE. Emendamento n. 42. Lo pongo in votazione.
Scusate, la votazione è una cosa seria, per cortesia, chi è favorevole alzi la mano così come chi è contrario e chi è astenuto. Si esprima la volontà di voto.

Il Consiglio approva

Emendamenti dal n. 43 al n. 56. Decaduti.
Emendamento n. 57, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione. (…) Li trasforma a sub-emendamento a quale emendamento? Per il 45 ormai è chiusa la votazione quindi non può essere sub emendato.

Franco CAPPONI. Non capisco la formula.

PRESIDENTE. La formula è semplice. Un sub-emendamento si presenta ad un emendamento da discutere e da approvare. Se l’emendamento è approvato o altro non è sub-emendabile.

Franco CAPPONI. A mio avviso i miei non sono dei sub emendamenti perché l’emendamento Mollaroli ha stravolto sostanzialmente un capitolo. Dove li aggrappo, li aggrappo sullo stesso capitolo, vanno prima.

PRESIDENTE. Certo ma ormai è fatto quindi passiamo alla votazione dell’emendamento n. 57.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 58, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 59, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Sub-emendamento n. 0060, del Consigliere Capponi, che ha la parola.

Franco CAPPONI. Il problema era stato affrontato anche in Commissione. Chiediamo che nel Comitato di sorveglianza possa esserci oltre al Presidente anche il Vice presidente.

PRESIDENTE. Sub-emendamento n. 0060. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Sub-emendamento n. 060, del Consigliere Binci. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 60, dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 61, dell’Assessore Petrini. Ritirato.
Emendamento n. 62, di coordinamento tecnico, del Consigliere Binci. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Ordine del giorno n. 1, dei Consiglieri Bugaro, Giannotti, Santori, Ciriaci, Tiberi, Capponi “Bandi Fesr e Fse 2007-2013”. Ritirato.
Ordine del giorno n. 2, dei Consiglieri Bugaro, Brini, Ciriaci, Tiberi, Santori, D'Anna, Lippi, Viventi “Trasmissione bandi attuativi Por – Fse – Fesr”. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Credo che con le modifiche alla legge n. 14 che abbiamo approvato nell’estate scorsa il Consiglio abbia tutti gli strumenti per verificare (…) allora facciamo un’altra legge, non si può ogni volta fare un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Volevo ricordare che la legge che abbiamo approvato lo scorso anno contempla esattamente il lavoro che abbiamo fatto oggi, cioè che in Consiglio venga il documento prima che vada a Bruxelles, e il Consiglio lo ratifica ovvero lo può modificare tornato da Bruxelles, dove l’opera del Consiglio si ferma. Questo ordine del giorno invece verte su un’altra strada che non è contemplata nella legge. Una volta che l’atto è esecutivo, cioè è approvato sia da Bruxelles che dall’Aula, la Giunta predispone i bandi e questi, come avviene in altri casi, vengono per conoscenza alle Commissioni consiliari, le quali entro quindici giorni dal ricevimento della bozza di bando di gara possono suggerire alla Giunta eventuali modifiche. Quindi c’è un coinvolgimento prima, come oggi avviene nell’atto di indirizzo, poi nell’esecuzione dell’atto di indirizzo. Questo è quello che chiediamo, cioè il coinvolgimento delle Commissioni nella stesura dei bandi in modo che non sia completamente delegata all’Esecutivo l’attuazione di questa materia, in altri programmi operativi questo metodo viene perpetuato.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Ordine del giorno n. 3 dei Consiglieri Tiberi, Bugaro, Silvetti, Massi, Capponi, D’Anna, Lippi, Cesaroni, Viventi “Iter concertazione Por – Fse – Fesr 2007/20013. Trasmissione conclusioni procedure di negoziato”. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questa specificazione è una interpretazione della legge n. 14 che abbiamo approvato. La Giunta non ha rispettato nella formazione di questo atto quello che era scritto nella legge perché l’informazione non c’è stata, è stata tardiva e addirittura stressata in pochissimi giorni, cosa che non doveva avvenire.
Con questo ordine del giorno chiediamo che per il futuro questo non avvenga, soprattutto che quando ci sono modificazioni di un certo interesse e di un certo rilievo queste debbono essere portate immediatamente a conoscenza della Commissione, e se il Presidente riterrà di dover far intervenire l’intero Consiglio regionale lo potrà fare chiedendo l’iscrizione all’ordine del giorno degli elementi importanti scaturiti dalla contrattazione e concertazione a livello europeo.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Proposta di atto amministrativo n. 45, così come emendata. La pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Proposta di atto amministrativo n. 46
della Giunta Regionale
“Programma Operativo Regionale delle Marche – Fondo Sociale Europeo (FSE) 2007-2013”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 46 della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Andiamo ad approvare l’altro fondo strutturale europeo, il Fondo sociale europeo che prevede uno stanziamento complessivo per gli anni 2007-2013 di 282 milioni di euro.
In linea con quanto previsto dal regolamento comunitario, che disciplina gli Ambiti di intervento del Fondo sociale europeo, le risorse stanziate saranno utilizzate per 5 Assi.
L’Asse 1 – Adattabilità – sostenere la formazione dei lavoratori e imprenditori al fine di favorire la crescita del livello della competitività.
L’Asse 2 – Occupabilità – favorire l’inserimento occupazionale dei disoccupati di breve e lunga durata, delle donne e dei giovani, soprattutto con non alta scolarizzazione.
L’Asse 3 – Inclusione sociale – contrastare le discriminazioni del mercato del lavoro attraverso azioni finalizzate a favorire l’inserimento occupazionale delle persone appartenenti alle categorie maggiormente svantaggiate.
L’Asse 4 – Capitale umano – dovrebbe portare a termine la riforma del sistema regionale dell’istruzione e formazione professionale, già avviata nel sessennio 2000-2006.
L’Asse 5 – Trasnazionalità e interregionalità – favorisce lo scambio interregionale e le buone pratiche relative ai sistemi dell’istruzione e della formazione.
L’Asse 6 - Assistenza tecnica - sostenere l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione del programma, così come richiesto dai regolamenti comunitari.
La distribuzione per Assi delle risorse complessivamente disponibili è stata programmata tenendo conto della criticità del mercato del lavoro e della bassa scolarizzazione dei lavoratori, tassi di occupazione femminile nettamente inferiori alla media nazionale e ai tassi maschili, elevata presenza di disoccupati giovani e altamente scolarizzati, che riteniamo sia uno dei problemi maggiori.
Nella tipologia di interventi che possono essere finanziati nell’ambito dei singoli Assi, la scelta di utilizzare risorse del Fondo sociale europeo e del Fondo europeo sviluppo regionale, prevedendo il pieno utilizzo della possibilità riconosciuta anche dal regolamento europeo da destinare il 10% alle risorse dei primi due Assi del Fse che serve a creare le imprese finanziando gli interventi secondo le modalità proprie del Fondo economico sviluppo regionale, cioè intervenendo anche negli investimenti materiali che generalmente non erano ammessi.
Queste sono le cose principali del Fondo sociale europeo, la III Commissione ha previsto due emendamenti che vanno ad incidere nel codice 69, misure per il miglioramento dell’accesso all’occupazione e aumentare la partecipazione sostenibile delle donne all’occupazione per ridurre la segregazione di genere sul mercato. Quindi più risorse all’occupazione femminile, di 2 milioni di euro, e 2 milioni di euro come maggiori risorse al codice 71 per quanto riguarda l’integrazione e l’inserimento nel mondo del lavoro dei soggetti svantaggiati portatori di handicap.
Questi sono i punti principali del Fondo sociale europeo che la Commissione ha ritenuto opportuno individuare con due emendamenti importanti per questi finanziamenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Sarò anche più breve del solito. Sono stato nominato relatore di minoranza quando l’atto era già stato approvato in Commissione, per cui il mio apporto è stato sostanziale! (…) Premesso che il Fondo sociale europeo non si occupa di lavatrici, direi che 282-288 milioni di euro per sei anni sono circa 50 milioni di euro l’anno di investimento formazione professionale. Mi permetto semplicemente di dire due cose. La prima è che sarebbe necessario stimolare sempre di più gli enti formatori ad acquisire maggiore professionalità affinché la formazione sia un atto reale e concreto. Secondo, che vengano sentite tutte le aziende interessate dalla formazione professionale per costruire programmi formativi, altrimenti questo diventa un rito più che un investimento e i risultati concreti poi rischiano di essere scarsi.
Chiudo con una battuta che c’è nelle nostre campagne, che tranquillizzerà e farà felice anche il collega Luchetti, che dice: “Speriamo che la polenta non vada tutta per il callaro”. Comunque dobbiamo essere tutti responsabili a non perdere questi soldi e a gestirli nel migliore dei modi.

PRESIDENTE. E’ aperta la discussione. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Illustro soprattutto gli emendamenti che abbiamo proposto. Riteniamo questo Programma un altro documento importante e strategico per le Marche, per il sistema della promozione del lavoro, dell’inserimento lavorativo dei giovani, della formazione. Dovremmo pensare in questa Regione soprattutto a un passo in avanti sul tema della formazione, un passo in avanti che non è avvenuto nel precedente periodo di programmazione e che è stato gestito come se le innovazioni, la specializzazione e la specialistica non fossero mai intervenute, nel senso che nell’accreditamento dei soggetti preposti alla formazione non si è tenuto conto dell’alta specializzazione a cui tendevano le imprese marchigiane. Questo discorso si ripercuote, a mio avviso, negativamente anche su questo documento, cioè questa scelta del passato non scelta rimane anche dentro questo strumento, quindi non c’è innovazione, non c’è partecipazione delle imprese alla costruzione dei percorsi formativi che oggi sono necessari per poter dire che la formazione diventa efficace, efficiente ed economicamente sostenibile anche per le imprese.
Inoltre non viene indicato il percorso di integrazione tra impresa e formazione, cioè quando avviene e come avviene la domanda di formazione, quale è la formazione che ipotizziamo per i giovani che entreranno nel mondo del lavoro tra sette-dieci anni.
Non apriamo il nostro sistema di formazione all’internazionalizzazione, non ci sono aperture nei termini di gestione, per esempio, a gruppi esterni. Chiediamo che una parte della formazione, soprattutto quella ad alta specializzazione venga messa a bando, che la Regione crei dei bandi e scelga tra i gruppi di consulenza e di formazione quelli più all’avanguardia e i più preparati che possano dare uno stimolo anche al sistema delle imprese.
Questo lo chiediamo in un’ottica di responsabilità e niente altro. Ogni volta ci viene detto che fate il meglio e il massimo possibile ma il precedente periodo di programmazione non ha dato questi risultati perché tra i formati soltanto una bassissima percentuale di giovani sono stati inseriti nel mondo del lavoro con la specializzazione che hanno ottenuto. Questo basso indice, questo basso risultato denota la scarsa attenzione alla necessità del mondo del lavoro e del sistema delle imprese che sono quelle che oggi creano occupazione.
Mi sono limitato molto, volevo solo ricordare alla maggioranza che il precedente Por è passato grazie alla responsabilità e alla presenza in aula dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell’Udc che hanno permesso l’approvazione di quello strumento e probabilmente saranno decisivi anche per approvare questo.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli emendamenti.
Emendamento n. 1, del Consigliere Rocchi. Ritirato.
Emendamento n. 2, delle Consigliere Benatti, Mollaroli. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Saremmo anche disponibili a ritirarlo ma vorremmo capire perché il tema della conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro è di particolare importanza, tema molto caro alle donne italiane. Sentiamo l’ Assessore poi decideremo.

Ugo ASCOLI. Questo emendamento sposta l’attenzione su come sostenere misure per la conciliazione all’interno del Por. Ho già detto alle presentatrici che l’abbiamo già inserito negli obiettivi operativi, che sono quelli che possiamo scegliere come Regione, e su questo c’è una lunga attività, una lunga riflessione nell’ambito del servizio, tanto è vero che abbiamo già approvato nel programma 2006, il bando è già stato pubblicato e le richieste si stanno aggiudicando, un forte contributo per sperimentare nella nostra regione, una tra le prime in Italia, un progetto di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro in maniera integrata. Quindi abbiamo in animo di proseguire su questa strada, è una delle linee più importanti per gli obiettivi di qualità che il Por 2007-2013 si propone, quindi sicuramente sarà ed è già previsto tra le misure che svilupperemo nel corso dei prossimi anni.

PRESIDENTE. Emendamento n. 2. Ritirato.
Emendamento n. 3, del Consigliere Capponi. Ha la parola l’Assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Questa esigenza che il Consigliere Capponi ha illustrato mi trova perfettamente d’accordo nel senso che dal nostro punto di vista siamo per operare nella massima trasparenza e nella massima apertura internazionale. Non ho dubbi su questo, quindi condivido in pieno la posizione.
Mi pongo solo dei problemi di carattere tecnico che fanno sì che l’emendamento n. 3 non sia ricevibile, così come altri, perché quando parliamo di obiettivi specifici noi parliamo di obiettivi che fissa l’Unione europea, quindi non siamo in grado di inserirci su questi obiettivi specifici. Mentre quando parliamo di obiettivi operativi possiamo fare delle aggiunte.
Chiedo al Consigliere Capponi di ritirare questo emendamento perché si parla di obiettivi specifici che non ci stanno, accoglierei invece l’emendamento n. 4 che parla di obiettivi operativi facendo un piccolo sub-emendamento, perché questa è la sede nella quale poter inserire i progetti di formazione volti a favorire la partecipazione di gruppi esterni, l’internazionalizzazione della formazione e la creazione di reti del sapere in ambito europeo.
Le chiederei, se fosse d’accordo, di fermarsi a europeo “punto”, perché il resto sono delle modalità operative che sono già espletate e che non possiamo qui riprendere come se fossero delle innovazioni.
L’altra cosa che le chiederei, per poter accogliere al meglio questa sua idea, che mi trova concorde, è quella di fissare dove vogliamo collocare questi progetti altrimenti si riproducono in maniera quasi lavica su ogni questione. Lo metterei invece nell’Asse transnazionalità.
Quindi accogliamo l’emendamento, finiamo con europeo, togliamo la parte operativa, e lo fissiamo definitivamente nell’Asse transnazionalità, che è il luogo specifico nel quale questo ragionamento deve essere fatto.
Questo significa, riprendo e sintetizzo, che quando si parla di obiettivi specifici li ritirerei perché sono tecnicamente improponibili, quando si parla di obiettivi operativi lo fisserei una volta per tutte, l’emendamento n. 6, l’emendamento n. 8 sono ripetitivi, nell’emendamento iniziale n. 4 nell’area transnazionale quindi abbiamo colto l’obiettivo su cui concordo perfettamente.
Ricapitolo. Votiamo il n. 4 sub emendato, quindi finisce con “europeo” e vengono tolte le tre righe successive.

PRESIDENTE. Vengono ritirati gli emendamenti n. 3, n. 5, n. 6, n. 7, n. 8.

Ugo ASCOLI. Rimane l’emendamento n. 4 sub-emendato.

PRESIDENTE. Presentate, per cortesia, il sub emendamento n. 04, intanto lo dico e lo votiamo. Dopo “europeo” aggiungere le parole…

Ugo ASCOLI. Nell’Asse transnazionalità.

PRESIDENTE. “Nell’asse transnazionalità”.

Ugo ASCOLI . Punto.

PRESIDENTE. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 4, così come emendato. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 9, del Consigliere Massi. Ha la parola l’Assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Pur essendo d’accordo nel sostenere il programma di creazione d’impresa, tanto è vero che proprio nei regolamenti comunitari quest’anno c’è la possibilità di indicare il 10% di un Asse per il Fers e quindi anche per questi impegni, tuttavia nella tabella da cui il Consigliere Massi ha tratto questa cifra in realtà sono indicati solo i fondi sociali specifici, mentre c’è tutto il co-finanziamento nazionale regionale, che qui non compare, che complessivamente è già di 10 milioni, che è il massimo che possiamo contemperare per il discorso della flessibilità.
Quindi questo emendamento è pleonastico, noi abbiamo già fatto il massimo che potevamo fare. Condivido completamente l’impostazione del Consigliere nel migliorare e aumentare le risorse per la creazione di impresa ma lo abbiamo già fatto.

PRESIDENTE. Emendamento n. 9. Ritirato.
Emendamento n. 10, del Consigliere Massi. Ha la parola l’Assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Nell’ambito dei nuovi regolamenti comunitari nelle Regioni ex obiettivo 2-3, cioè quelle del centro-nord, non è ancora chiaro, ed è in discussione di negoziazione con la Commissione occupazione della Comunità europea, se possiamo continuare a finanziare così come abbiamo fatto fino adesso per la formazione post-laurea. Condivido pienamente con il Consigliere Massi l’idea che sia uno dei punti cruciali della nostra formazione anche se dovremmo cercare di raccordare il più possibile i nostri percorsi formativi con le esigenze del mercato del lavoro regionale, dovremmo stringere ancor più rapporti tra le imprese e le università, dovremmo anche spingere la domanda a recepire i nostri laureati da parte delle imprese per evitare quel fenomeno dissennato che si chiama fuga di cervelli o sottoutilizzato dei nostri giovani.
Eviterei di presentare questo emendamento, sapendo che c’è l’impegno massimo da parte mia, da parte del servizio, da parte della Regione, di inserire sempre più risorse su questo versante. Avremo modo di parlarne quando presenteremo il Piano annuale 2007 che, come è noto, andrà in Commissione, lì vedremo la bontà e la coerenza di questo impegno che abbiamo preso.

PRESIDENTE. Emendamento n. 10. Ritirato.
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Proposta di atto amministrativo n. 46, così come emendata. La pongo in votazione.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle ore 15.00