Resoconto seduta n.69 del 19/06/2007
SEDUTA N. 69 DEL 19 GIUGNO 2007



La seduta inizia alle ore 10,30


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 68 del 12 giugno 2007, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate, le seguenti proposte di legge:
- n. 171, in data 13 giugno 2007, ad iniziativa del Consigliere Solazzi, concernente: “Disciplina della sussidarietà nello svolgimento di attività di interesse generale ad iniziativa dei cittadini singoli o associati, delle famiglie e delle altre formazioni sociali in rapporto con i Comuni, le Province, la Regione e gli atri enti locali”, assegnata alla I Commissione in sede referente e alle Commissioni III e V per il parere facoltativo;
- n. 172, in data 13 giugno 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 29/1981 recante: ‘Istituzione del Difensore Civico”, assegnata alla I Commissione in sede referente e alla V Commissione per il parere facoltativo;
- n. 173, in data 14 giugno 2006, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Approvazione del rendiconto generale dell’Amministrazione per l’anno 2006", assegnato alla II Commissione in sede referente.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 187 dei Consiglieri Badiali, Ricci, Luchetti, Giannini, Solazzi, Rocchi, Mammoli, Lippi “Gravi carenze di organico dei vigili del fuoco e conseguenti disagi”;
- n. 188 del Consigliere Bugaro “Aiutare economicamente il convento dei cappuccini di Ancona e scongiurarne la sua chiusura”;
- n. 189 dei Consiglieri Capponi, Bugaro e Santori “Mantenimento funzionalità delle strutture Decentrate Agricoltura della Regione Marche”;
- n. 190 dei Consiglieri Favia, Mammoli, Giannini, Donati, Ricci, Rocchi, Procaccini e Solazzi “Querela a Giuliano Ferrara”.
La Giunta regionale ha trasmesso, in data 4 giugno 2007, le seguenti deliberazioni:
- n. 587 “Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007. Importo di €. 11.871,00”;
- n. 597 “Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171 del 5 Marzo 2007 e sue successive modificazioni - € 35.798,00. Modifica al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni”;
- n. 598 “Art. 20, comma 3 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 4 “spese dichiarate obbligatorie” del bilancio per l’anno 2007. € 400.000,00";
- n. 599 “Art. 26 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Iscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dal Ministero della Salute per la formazione di personale che opera con le comunità di immigrati dai Paesi dove si praticano mutilazioni di organi genitali femminili e relativi impieghi. € 102.535,00";
- n. 600 “Art. 26 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Iscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dal Ministero della Salute per il finanziamento per lo screening del seno cervice uterina e colon alto e relativi impieghi. € 459.503,00";
- n. 601 “Art. 26 della l.r. 23.2.2007, n. 3 – Iscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi a destinazione vincolata. € 2.427.404,00";
- n. 602 “Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Variazione compensativa di € 272.833,55”;
- n. 603 “Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31. Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l’anno 2007. € 2.574.000,00";
- n. 604 “Art. 34 – comma 2 – della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 Variazione compensativa al Programma Operativo annuale. Importo € 4.272,78”;
- n. 605 “Art. 29, comma 1 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Art. 26 comma 1 della l.r. 3/2007 – Iscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - € 400.000,00";
- n. 606 “Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 3/2007 – Variazione compensativa di € 76.400.000,00”;
- n. 607 “Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31– Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni - € 30.000,00”.
Hanno chiesto congedo il Presidente della Giunta regionale Spacca e gli Assessori Marcolini e Minardi.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Per cortesia, prego il personale d’Aula di chiamare i Consiglieri, il luogo della seduta consiliare è questo.
Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. E’ da lungo tempo che dibattiamo di questo problema. In occasione di una seduta del Consiglio regionale di circa un mese e mezzo fa il Presidente Spacca, anche con uno scatto di impeto, disse pubblicamente che entro venti giorni la Giunta si sarebbe fatta carico di far mettere in funzione il sistema di votazione elettronico.
Questo non è avvenuto, ho anche il verbale della direzione dei lavori e del collaudo dell’Aula che sostiene un falso perché dice che il sistema è perfettamente funzionante, che la Sony ha provveduto a modificare il sistema di votazione, che ha perfezionato ed adeguato le prestazioni alle esigenze richieste dal committente, che tutti i riscontri sono positivi. Quindi questo è un falso con i soldi dei cittadini marchigiani.
E’ una vergogna che questa Assemblea legislativa delle Marche si trovi ancora nell’imbarazzo ad ogni votazione…

PRESIDENTE. Consigliere Bugaro la richiamo al rispetto del Regolamento perché questo non riguarda l’ordine dei lavori.

Giacomo BUGARO. La invito, Presidente, a caldeggiare il Presidente della Giunta regionale a risolvere questo problema, come da impegno preso davanti a tutti i Consiglieri.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Volevo richiamare l’attenzione dell’Aula su fatto che avevo già fatto una richiesta per poter registrare l’opinione del Presidente della Giunta regionale in ordine ai famosi fatti scaturiti dalla trasmissione “Anno zero” e dalle dichiarazioni riferite dalla dottoressa. C’era stato l’impegno, ma non era il rappresentante politico della Giunta, di poterne riferire in occasione della seduta successiva. Quindi volevo semplicemente sapere se questo impegno è confermato in quanto in tal senso c’era stata una richiesta formale.

PRESIDENTE. Informo il Consigliere Castelli che ne abbiamo parlato cinque minuti fa alla Conferenza dei Presidenti dei gruppi - a cui evidentemente lei non ha partecipato - ed è stato deciso che verrà chiesto ufficialmente al Presidente della Giunta di relazionare sul fatto durante la prossima seduta del Consiglio regionale.


Interrogazione n. 204
del Consigliere Castelli
“Decurtazione fondi per la non autosufficienza e stato di mobilitazione proclamato dai sindacati Cgil, Cisl e Uil”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 204 del Consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito all’interrogazione del collega Castelli si fa presente quanto segue.
La Regione Marche ha sempre considerato e considera prioritario nella propria attività politica e amministrativa l’obiettivo di garantire qualità nella rete di servizi a disposizione degli anziani non autosufficienti della nostra Regione.
L’approvazione di importanti atti di programmazione e gli investimenti finanziari concreti che sono stati messi a disposizione in questi -anni per la non autosufficienza, in accordo con le Organizzazioni sindacali, testimoniano della centralità di questo settore nelle politiche sociali e socio-sanitarie regionali.
Fermo restando:
- l’approvazione di una importante norma regionale come la l.r. n. 20/02 che regolamenta per la prima volta i criteri per la concessione delle autorizzazione al funzionamento delle strutture sociali e socio-sanitarie e ciclo residenziale e semi residenziale comprese tutte quelle che riguardano gli anziani e gli anziani non autosufficienti (comunità-alloggio, casa albergo, casa di riposo, residenza protetta e centro diurna);
- le indicazioni riportate sul regolamento attuativo della legge in questione (n.1/04 e successive modificazioni) che intervengono sulla qualità struttura e organizzativa di tutti i servizi compresi quelli per gli anziani e gli anziani non autosufficienti;
- il sostegno finanziario che la Regione ha sempre garantito agli enti gestori di residenze per anziani per l’adeguamento delle strutture agli standard regionali mettendo a disposizione fondi propri e fondi europei;
- il sostegno formativo garantito alle Commissioni di ambito sociale presiedute dai coordinatori di ambito e preposte alla valutazione tecnica delle domande di autorizzazioni al fine di metterle nelle condizioni di operare al meglio il percorso di riqualificazione delle residenze per anziani tenendo anche conto degli atti di programmazione locale.
Sono stati adottate in questi anni le seguenti iniziative-:
- approvazione dell’atto di indirizzo concernente “sistema dei servizi degli anziani della Regione Marche: sviluppo programmatico e organizzativo - prevenire, contrastare, ridurre ed accompagnare la non autosufficienza” approvato con delibera di Giunta del 14 dicembre 2004 con il coinvolgimento di oltre quaranta tra operatori pubblico e del privato sociale impegnati nel mondo della non autosufficienza degli anziani;
- la quasi contemporanea approvazione del protocollo d’intesa regionale sulla non autosufficienza approvato in Giunta il 9 novembre 2004 e siglato con le Organizzazioni sindacali regionali Cgil, Cisl e Uil e relative organizzazioni dei pensionati con una elencazione dettagliata di impegni operativi e finanziari su questa delicata materia;
- l’avvio di tavoli tecnici tra servizi regionali alla salute e alle politiche sociali con le organizzazioni sindacali sulle tematiche oggetto del protocollo con particolare riferimento al problema delle residenze sociali e socio-sanitarie, ai problemi tariffari e di compartecipazione alla spesa, alle problematiche degli Operatori socio-sanitari ecc.;
- approvazione della delibera di Giunta n. 323/05 con la quale veniva sottoscritto con le organizzazioni sindacali un ulteriore documento di applicazione del protocollo d’intesa del 2004 e approvati una serie di importanti documenti relativi a:
1. criteri, tariffari per Rsa e Residenze protette;
2. modello di convenzione da utilizzare per aggiornare le convenzioni in atto tra Zone territoriali ed enti gestori allea nuove condizioni di assistenza;
3. l’indicazione affinché venga predisposto dai servizi regionali l’atto di ripartizione; dei posti letto in Rsa e Rp suddivisi per area vasta con relativa ipotesi di allocazione delle risorse aggiuntive;
- l’approvazione successiva, come da delibera di Giunta n. 323/05, con decreto dirigenziale n. 289/05 a forma congiunta “politiche sociali” e “salute” della ripartizione dei posti letto in Rsa e in Rp e allocazione delle risorse aggiuntive per area vasta partendo dal riferimento complessivo previsto dal Piano sanitario “Un’alleanza per la salute” di 1.320 posti letto in Rsa e 2.500 posti letto in Rp e articolando l’intervento in livelli assistenziali alti, medi, minimi;
- l’approvazione successiva con decreto dirigenziale n. 501/2005 a firma congiunta “politiche sociali” e “salute” dell’impegno di spesa per la riqualificazione dell’assistenza socio-sanitaria quantificato per i posti letto in residenze protette in euro 7.398.862 che costituisce l’impegno aggiuntivo assunto dalla Giunta per l’avvio del processo di riqualificazione dell’offerta residenziale per anziani non autosufficienti conseguente alla normativa regionale n. 20/02 e agli impegni assunti e portati avanti con le organizzazioni sindacali (il riparto è nella tabella allegata a questo documento);
- con il mese di novembre 2005 il processo è stato avviato a seguito dell’invio dei finanziamenti aggiuntivi in questione all’Asur e quindi alle Zone impegnando i 2/12 della cifra complessiva pari a euro 1.233.143,72.;
- nell’anno 2006 si è proceduto con decreto n. 232/06 alla conferma dell’intero finanziamento di euro 7.398.862,00 trasmessi all’Asur per la prosecuzione del percorso avviato chiedendo alle Zone la sottoscrizione delle convenzioni 2006 per tutto l’anno e liquidando da subito il 70% dell’importo complessivo rinviando alla presentazione della documentazione attestante l’avvenuta stipula delle convenzioni, il restante 30%.

PRESIDENTE. Scusi Assessore, invito i Consiglieri a prestare un po’ di attenzione a quanto sta dicendo l’Assessore che sta rispondendo ad una interrogazione di un Consigliere.

Almerino MEZZOLANI. In occasione dell’ultimo incontro con le Organizzazioni sindacali è stato presentato il quadro preciso della sottoscrizione delle convenzioni da parte di tutti gli enti gestori con le Zone e l’attestazione quindi dell’avvenuto utilizzo di tutto il “fondo aggiuntivo” che la Giunta regionale ha messo a disposizione per il sistema residenziale a sostegno della non autosufficienza.
Tale fondo aggiuntivo costituisce parte di un sistema di finanziamento più ampio sulla non autosufficienza che si affianca infatti agli importi già messi a disposizione in questi anni dalle Zone territoriali per interventi sulla non autosufficienza – con particolare riferimento all’Ari – dai fondi regionali messi a disposizione in questi per la riqualificazione strutturale e muraria delle residenze per anziani, dai finanziamenti previsti in finanziaria regionale 2005 e incrementati con l’assestamento di bilancio fino ad un totale di euro 1.200.000 per potenziare i servizi comunali di assistenza domiciliare inviati agli ambiti sociali.
Queste sono stati le iniziative assunte in questi anni in accordo con le Organizzazioni sindacali a cui seguiranno ulteriori interventi di potenziamento del sistema della non autosufficienza per anziani anche grazie al fondo nazionale per non autosufficienza i cui criteri di riparto sono attualmente in discussione in sede di Conferenza degli assessori alle politiche sociali e che verrà erogato a seguito dell’approvazione di una normativa nazionale specifica.
Il percorso è stato condiviso con le Organizzazioni sindacali con le quali è stato riavviato un confronto serio e costruttivo sulle tematiche oggetto del protocollo d’intesa.
Si allega la tabella che ora non leggo per esteso.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. E’ evidente che il grado di soddisfazione deriverà anche dalla consultazione, che farò non appena possibile, della tabella che cortesemente l’Assessore Mezzolani mi ha messo a disposizione.
Certo è che le cronache locali sono ancora piene dell’eco di questa vera e propria agitazione sindacale che le parti sociali hanno messo in essere da qualche settimana per stabilire un principio che non può non essere condiviso, ovvero che il vanto che questa Regione mena del fatto di poter avere un’anzianità così evidente e pronunciata, una longevità nella nostra regione, impone che questa longevità sia assistita e assicurata dal sistema pubblico, da un welfare che dunque non deve solo vantarsi del fatto che i marchigiani vivono a lungo ma che, proprio per effetto di questa longevità, impone una particolare cura e attenzione sul sistema della non autosufficienza.
Sappiamo che nel 2004, a margine di una complicata situazione di tensione sociale e sindacale fra Regione e Cgil, Cisl e Uil, fu avviato un protocollo d’intesa che è rimasto per larga parte inattuato.
Non più tardi di due anni fa vi è stata una interruzione dei rapporti sindacali - e mi fa specie che debba essere l’opposizione a fare, non le veci perché i sindacati non ne hanno bisogno, ma a ricordare questi aspetti - in quanto le parti sociali accusavano la Giunta di non aver neanche dato conto dell’utilizzo effettivo dei 10 milioni di euro che solo nel 2005 dovevano essere utilizzati a margine di quel protocollo d’intesa.

PRESIDENTE. Scusi Consigliere, rinnovo l’invito ai Consiglieri di stare più attenti.

Guido CASTELLI. La mia interrogazione nasce nel 2005 quando fu presentato il rendiconto in cui risultava che la somma stanziata a valere su quel protocollo, che è stato citato dall’Assessore Mezzolani, era per il 2005 invece che di 10 milioni di euro di 1 milione e 200 mila euro, una cifra quindi pari quasi ad un decimo dell’impegno che era stato siglato a margine di quel protocollo d’intesa per la non autosufficienza.
Il problema della non autosufficienza e del mancato rispetto di quel protocollo d’intesa si è tuttavia protratto successivamente fino ai giorni nostri.
Il 17 maggio 2007 c’è stata addirittura l’interruzione dei rapporti sindacali tra Giunta e parti sociali proprio in ordine alla non autosufficienza.
Questo è estremamente grave proprio perché questo Governo regionale ha sempre dichiarato di fare della tutela delle fragilità un aspetto fondamentale della propria proposta politica.
Quando vediamo che la Giunta di centro-sinistra registra l’interruzione dei rapporti sindacali da parte di Cgil, Cisl e Uil, che addirittura lamentano il fatto di non poter disporre neanche di dati sufficienti e chiari per conoscere quale è stato l’utilizzo dei fondi, che un accordo sindacale con un protocollo di intesa ha promosso, allora credo che il grado di criticità che affligge il sistema del welfare regionale sia arrivato, non dico a un punto di non ritorno, ma sicuramente ad imporci una riflessione significativa, cioè che al di là dei programmi e degli impegni che sono stati posti in essere, c’è una situazione estremamente grave perché la parte più debole della regione Marche non ha la possibilità di ricevere un trattamento adeguato e consono agli impegni che richiede una mole di ultrasessantacinquenni che supera la media nazionale.
In questi giorni, proprio nel momento in cui gli accordi sindacali del 2004 si registravano come non adempiuti, non ottemperati, curiosamente vedevamo invece, come cittadini marchigiani passeggiando per le nostre strade, i manifesti con una grande croce verde che comunicavano istituzionalmente come nel cuore del sistema sanitario ci fossimo tutti noi, immagino anche gli ultrasessantacinquenni. Allora davvero sembrava di vivere una contraddizione radicale, perché? Perché a fronte di quella enorme spesa di denaro pubblico, probabilmente pari a 1 miliardo di vecchie lire per campagne istituzionali di ogni tipo, contestualmente vedevamo i sindacati interrompere i rapporti sociali e le relazioni con la Giunta regionale perché accusata di non fare non solo il proprio dovere a margine generale del problema degli anziani, ma di non attuare un protocollo d’intesa che, non dimentichiamo, era stato siglato nel 2004, prima della campagna elettorale che c’è stata l’anno successivo.
Il dato è davvero sconfortante perché riteniamo che il consenso sociale su questo Esecutivo si sia formato anche per effetto di quegli atti della precedente Giunta che non sono stati successivamente portati a compimento.
La situazione pertanto è grave perché questa Giunta nell’assumere una responsabilità nella politica di sinistra avrebbe dovuto curare questo aspetto in maniera diversa e migliore. Così non è stato, continueremo a vigilare, ma quei 30 milioni di euro dovranno essere spesi e anche spesi velocemente.


Interrogazione n. 722
del Consigliere Lippi
“Personale ERF”
Rinvio

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 722 viene rinviata alla prossima seduta perché dovrà essere abbinata ad un’altra interrogazione che nel frattempo è stata presentata.


Interrogazione n. 676
dei Consiglieri Altomeni, Binci
“Implementazione prodotti open source”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 676 dei Consiglieri Altomeni e Binci.
Per la Giunta risponde l’Assessore Carrabs.


Gianluca CARRABS. Per quanto riguarda l’entità della spesa sostenuta dalla Regione Marche nonché dagli enti collegati per le licenze necessarie per usufruire di software informatici, sottoponiamo quanto segue.
La Regione Marche dispone di diverse tipologie di software che rispondono ad obiettivi diversificati ed offrono funzionalità differenti.
Più precisamente si hanno:
1. Software di sistemi server e loro componenti: si tratta di software per infrastrutture informatiche di base, come sistemi operativi server, server Web, server applicativi e servizi di interoperabilità.
I sistemi installati sono principalmente Microsoft Windows 2003 server, Microsoft Internet Information Server, Framework.NET, Microsoft Sharepoint Porta/ Server, Microsoft BizTalk ed in minor parte Linux RedHat, Linux Debian, Apache, PHP engine, TomCat, MySQL, Python-Zope. In questa categoria si includono anche i software per specifiche funzioni di interoperabilità di rete quali ad esempio server OpenLdap, DNS, firewall, relay di posta, che invece in Regione Marche sono principalmente costituiti da prodotti OpenSource con licenze GPL.
I sistemi per la gestione della base di dati del sistema, DataBase Server, sono Microsoft SQL Server 2005 ed Oracle DB Enterprise Edition sia su piattaforma Microsoft Windows 2003 server che su Linux Redhat Enterprise; per applicazioni in fase di prototipazione in ambiente Open Source MySQL, per la gestione di servizi Internet, per la cooperazione applicativa e l’autenticazione sicura Cohesion (sviluppato in ambiente Microsoft.net ed ora con un laboratorio sperimentale in fase di conversione per ambienti Open Source), per la gestione del CMS, per lo sviluppo del sistema internet/intranet, ecc. In tali settori, sono principalmente utilizzati sistemi in ambienti proprietario (Microsoft) ma da qualche tempo sono in corso sviluppi anche in ambiente open.
Poiché si tratta di software complementari e al servizio di sistemi informatici applicativi, la scelta preponderante dei sistemi Microsoft è dipesa sia dalla prevalenza di competenza da parte del personale interno alle pubbliche amministrazioni regionali preposto alla gestione in sicurezza di tali sistemi, sia dai prerequisiti imposti dal produttore del software applicativo acquisito che può contenere componenti già sviluppati con architetture proprietarie.
2. Software di automazione di ufficio e sistemi operativi clienti. E’ il tipico software che gira sulle macchine degli impiegati e degli operatori la cui cultura informatica è generalmente limitata alla conoscenza piuttosto ristretta di pochi pacchetti software. Tipici componenti sono: i sistemi operativi (principalmente Windows XP), il “browser” Web (Internet Explorer), la gestione della posta elettronica (Outlook), il ritocco di immagini, i programmi per scrivere documenti (Word), per scrivere presentazioni (PowerPoint) e fogli elettronici (Excel). Si tratta di applicazioni, specie le ultime tre, molto diffuse ed integrate in maniera massiccia con le cosiddette applicazioni verticali per la gestione operativa dei processi lavorativi di Regione Marche quali, ad esempio, il sistema per gestione del protocollo informatico e dei flussi documentali (Paleo ed FDRM), il sistema per la gestione di decreti e delibere on line (Attiweb), la gestione dei servizi intranet (stipendi, rilevazione presenze, condivisione files), sistema per la comunicazione integrata (messaggistica, multivideo conferenza da postazione di lavoro, VoIP) .
Pur avendo i prodotti Open Source (OS) di automazione d’ufficio ad oggi raggiunto una maturità sufficiente a soppiantare con successo i prodotti proprietari, si comprende che nella realtà di Regione Marche vi siano notevoli problemi di natura sia tecnica che organizzativa che ne ostacolano una loro rapida adozione.
3. Applicazioni verticali: sono applicazioni sviluppate ad hoc, basate sui componenti di cui al punto 1 e rivolte a problematiche specifiche, come, ad esempio, il sistema per la gestione del protocollo informatico e dei flussi documentali (Paleo), il sistema per la gestione di decreti e delibere on line (Attiweb), il sistema per la redazione della modulistica on-line (DoDiBox), il sistema informativo contabilità e bilancio, il sistema informativo presenze, il sistema informativo tasse auto, il sistema per la gestione dei servizi intranet, il sistema per la gestione degli stipendi, che sono sviluppati principalmente in ambiente proprietario. In Regione Marche, tuttavia, esistono ad oggi applicazioni molto complesse sviluppate completamente su piattaforme Open Source come il Sistema di Posta Elettronica Certificata PostaRaffaello, il Sistema Informativo Amministrativo Sanitario, i portali comprensoriali che erogano i servizi di Sportello Unico delle Attività Produttive derivanti dal progetto SUT.
4. Siti Web: nascono per presentare informazioni al pubblico, pertanto vengono sviluppati in maniera tale da non vincolare l’utente Internet all’utilizzo di software proprietario (tipicamente il browser). Tuttavia, essi stessi necessitano di sistemi e componenti alla base del loro funzionamento (punti 1 e 2).
Nell’ambito della presente relazione, facciamo riferimento ai costi di licenze del software di tipo 1 e tipo 2.
Per gestire complessivamente le licenze del software di sistema e di automazione di ufficio proprietario Microsoft ed i suoi aggiornamenti, la PF Informatica della Giunta Regione Marche, tramite bando di gara pubblico con base d’asta per tre anni di 606.000,00 iva esclusa, potrebbe sottoscrivere nuovamente il contratto di tipologia Microsoft Enterprise Agreement (già sottoscritto nel 2002 per il periodo appena passato), che permette di gestire in maniera trasparente ed univoca le licenze software per tutti i personal computer presenti in Regione e negli enti collegati, con benefici quantificabili in termini di costo e di TCO (total cost of ownership) tramite l’acquisto delle licenze, l’aggiornamento per tre anni e la formazione sui prodotti.
Tale contratto permette di avere un supporto per la piattaforma Windows in modo che ogni utente disponga della versione software di cui ha bisogno, avendo anche la possibilità di adeguare, nel momento che ritiene più opportuno, la versione del proprio software senza aver bisogno di altre licenze, con il beneficio per il personale informatico della PAL regionale che deve giornalmente sviluppare e mantenere un infrastruttura tecnologica in grado di rispondere con tempestività alle esigenze in costante evoluzione del cittadino, delle imprese e degli altri enti locali.
Per quanto riguarda le licenze che riguardano software che possono tranquillamente essere sostituiti con Open Source e quindi l’entità del risparmio che si può ottenere da tale sostituzione, lo studio di un eventuale cambiamento verso soluzioni Open Source è ancora in atto in quanto si tradurrebbe in un impatto organizzativo notevole, complesso ed articolato. Tali problematiche dovranno essere risolte con azioni mirate ed investimenti significativi sia economici che legati ad una nuova cultura che si adegui ai cambiamenti organizzativi che derivano dall’adozione del nuovo software (“change management”).
Le prime evidenze presentano comunque dei costi notevoli: secondo i parametri di mercato, solo per la formazione l’adeguamento delle postazioni si è stimato un costo significativamente più alto rispetto a quello dell’aggiornamento delle licenze Microsoft. A questo costo vanno aggiunti gli oneri relativi ai contratti di assistenza, manutenzione e update, oltre ai costi di reingegnerizzazione e sviluppo degli applicativi verticali che dovrebbero funzionare anche su piattaforme client non più omogenee.
E’ necessario sottolineare che gli strumenti di automazione d’ufficio, quali il browser web (Internet Explorer), la posta elettronica (Outlook) e programmi per scrivere documenti (Word) per fare qualche esempio, sono ad oggi indispensabili per il funzionamento dei sistemi informatici che integrano la gestione di documenti di testo, fogli elettronici e presentazioni o altre tipologie di dati con formati proprietari.
La migrazione a sistemi di tipo Open Source, in particolare per i software di automazione d’ufficio, sarebbe pertanto ad oggi molto difficoltoso e comunque implicherebbe una serie di attività che in base ad esperienze già concretizzate potrebbero durare qualche anno.
In base alle direttive del Codice delle Amministrazioni Digitali e alle Direttiva Stanca e alle non ultime iniziative formalizzate anche in sede di Legge Finanziaria (si rimanda ai commi 892 e 895), sono tuttavia in atto e allo studio progetti sperimentali per la realizzazione e l’interoperabilità di tali sistemi con ambienti open standardizzati.
Parlando di sistemi aperti si vuole citare lo standard relativo al formato OpenDocument - ODF (UNI CEI ISO/IEC 26300) pubblicato ultimamente. Il formato ODF su XML costituisce uno standard aperto libero da restrizioni tecniche e da diritti di autore del produttore e un prerequisito per la massima interoperabilità tra sistemi informatici eterogenei con la garanzia di lettura e modifica dei documenti. Esistono delle iniziative intraprese presso alcuni governi e pubbliche amministrazioni europee volte a regolamentare in maniera ufficiale l’adozione del formato OpenDocument.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Penso che su questa questione a livello di altre Regioni e altre amministrazioni ci siano ormai esempi molto avanzati, quindi prendo atto della risposta e delle considerazioni che faceva l’Assessore e delle difficoltà che sicuramente ci sono, perché si tratta di passare da un sistema informatico conosciuto, utilizzato e ormai sperimentato, ad uno nuovo. E’ comprensibile che questo richieda costi di formazione e problemi organizzativi in una prima fase, forse anche superiori al costo del rinnovo delle licenze.
Il problema è che per il rinnovo delle licenze c’è un costo che si ripete nel tempo costantemente mentre il costo della formazione e della organizzazione viene fatto inizialmente, poi se ne possono continuare a cogliere i benefici nel corso del tempo.
Ormai ci sono alcune Regioni che si stanno muovendo, hanno addirittura approvato leggi regionali su questo aspetto dell’introduzione del software libero nei sistemi informatici. Quindi inviterei di seguire le esperienze più avanzate, come, per esempio, il Comune di Firenze che è pioniere in questo ambito, ma non solo, anche comuni più piccoli o amministrazioni più grandi.
Inviterei anche l’Assessore alla sanità a valutare questo aspetto, proprio perché oggi stiamo andando ad approvare il piano sanitario regionale con un’attenzione particolare al sistema informatico, che è molto complesso e che potrebbe essere, visto che siamo in una fase di ripensamento generale della struttura, un terreno di sperimentazione dell’Open Source, un terreno sul quale valutare anche i benefici a livello di costi.
La considerazione che faccio in chiusura è che capisco i problemi nel ripensare di rifare completamente il sistema, però ci sono alcuni piccoli accorgimenti che potrebbero essere fatti anche immediatamente, per esempio, la semplice sostituzione del pacchetto office Microsoft con il pacchetto open office, che non richiede nessun tipo di formazione e aggiornamento perché il funzionamento dei programmi dei due pacchetti è molto simile, è interfacciabile.
Quindi, senza pensare ad una riorganizzazione completa del sistema, ma andare semplicemente ad esaurimento delle licenze Microsoft e la sostituzione con un sistema open office, scaricabile gratuitamente dalla rete internet, porterebbe già un beneficio nell’immediato senza particolari problemi di formazione e di riorganizzazione.
Cominciamo con piccoli passi, anche se ci rendiamo conto che la sostituzione in blocco è un problema, cominciamo a pianificarli, a vedere quali possono essere le prospettive, cominciamo man mano a riadeguare le strutture, soprattutto laddove andiamo ad implementare sistemi nuovi. Quindi non parliamo di sostituzioni ma di situazioni in cui dobbiamo partire da zero, mi riferisco soprattutto al sistema informatico della sanità dove occorre cominciare a ragionare nell’ottica di sistemi licenza gratuita, open source, e così via.


Interrogazione n. 599
del Consigliere Giannotti
“Mancata utilizzazione del finanziamento regionale per la sistemazione idraulica delle aste principali afferenti il bacino idrografico del Foglia a Pesaro”
Rinvio

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 599 viene rinviata, su richiesta dell’Assessore Carrabs, per mancanza di dati da parte della Provincia di Pesaro.

Roberto GIANNOTTI. E’ la quinta volta che questa risposta viene data. Capisco le difficoltà della Provincia di Pesaro e del Presidente Ucchielli rispetto alle responsabilità, ma sarebbe opportuno che la Giunta regionale…

Sara GIANNINI. Che c’entra il Presidente Ucchielli?

Roberto GIANNOTTI. Consigliera Giannini, lei non ha capito che cosa ha detto il Presidente! La Giunta regionale non è in grado di rispondere all’interrogazione perché la Provincia di Pesaro non ha fatto pervenire le notizie richieste. E’ chiaro!
(…) Prendo atto che il Consigliere Giannini ha risposto dandoci l’informazione, quindi la prossima volta ci aiuterà nella conoscenza dei fatti! Qui si tratta di una distrazione di risorse finanziarie e se lei vuole assumersi la responsabilità dei gravissimi ritardi che sta avendo questo intervento sul Foglia…

PRESIDENTE. Per cortesia, evitiamo i battibecchi e mettiamo l’Assessore Carrabs nelle condizioni di rispondere magari fin dalla prossima seduta.


Interrogazione n. 646
dei Consiglieri Brandoni, Altomeni
“Problemi delle separazioni dei nuclei familiari con minori che richiedono asilo in frontiera ad Ancona”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 646 dei Consiglieri Brandoni e Altomeni.
Per la Giunta risponde l’Assessore Amagliani.


Marco AMAGLIANI. In merito alle questioni poste si comunica innanzitutto che, nonostante la Giunta regionale non abbia alcuna competenza sulle problematiche, sulle questioni e sulle preoccupazioni sollevate dall’interrogazione, le stesse sono condivise nella loro interezza.
Tale condivisione deriva dal fatto che nonostante sia doveroso verificare il legame di parentela del minore al nucleo familiare, anche al fine di contrastare efficacemente il traffico di minori, tale procedura deve sempre e comunque essere attuata con estrema cautela proprio al fine di tutelare il minore e con esso gli affetti familiari già fortemente turbati da conflitti, persecuzioni, e in generale situazioni di pericolo, subite nei paesi di provenienza.
Ancor più preoccupazione desta il fatto che, così come denunciato dal Consiglio Italiano per i Rifugiati di Ancona, la procedura di separazione preventiva dei minori dai rispettivi nuclei familiari avverrebbe su indicazione delle autorità competenti in maniera sistematica solo ad Ancona.
Poiché tutte le argomentazioni addotte nell’interrogazione sono di competenza del Governo, ho già provveduto a scrivere ai Ministri della Giustizia, dell’Interno e della Solidarietà Sociale, chiedendo loro un intervento in merito.
VI leggo la lettera che ho inviato ai tre Ministri.
“Egregi Ministri, la presente per informarvi che il 29 gennaio 2007, in occasione di un’iniziativa pubblica ad Ancona, nel contesto del viaggio nell’Italia dell’immigrazione del Ministro della Solidarietà sociale Ferrero, il CIR-Consiglio italiano per i Rifugiati ha riportato l’attenzione sul problema delle separazioni dei nuclei familiari con minori che richiedono asilo sulla frontiera di Ancona.
Al riguardo risulta che nel corso dell’estate 2002 è stato individuato un traffico di minori (provenienti prevalentemente da Albania, ex Jugoslavia e Turchia) che venivano introdotti in Italia con motonavi che arrivavano al porto di Ancona. La necessità di contrastare tale traffico ha fatto sì che, per un accordo tra Prefettura-Ufficio territoriale del Governo di Ancona e Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni delle Marche, gli operatori del CIR Ancona siano stati incaricati di avere un primo approccio con i nuclei familiari stranieri con minori, per la verifica del rapporto di parentela di questi ultimi con gli adulti accompagnatori.
L’intervento del personale CIR, reperibile 365 giorni l’anno, 24 ore su 24, viene effettuato su richiesta della Polizia di frontiera o della Guardia di finanza ogni volta che vi sia l’individuazione di nuclei familiari con minori sprovvisti di documenti o con documenti contraffatti.
Se il nucleo manifesta la volontà di richiedere protezione, viene ammesso sul territorio nazionale ma, in mancanza di idonea documentazione atta a determinare lo stato di parentela, esso viene separato su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni.
I sedicenti genitori vengono ospitati presso i centri di accoglienza per richiedenti asilo, i minori sono affidati ai Servizi sociali del Comune e accolti presso il centro di pronta accoglienza per minori, in quanto considerati minori in stato di abbandono ai sensi dell’art. 403 del codice civile. Ciò avviene in maniera sistematica anche quando, a seguito del colloquio con gli operatori CIR e con l’ausilio dei mediatori culturali, dall’atteggiamento dei minori e dalla somiglianza fisica non vengono sollevati dubbi circa il legame di parentela.
L’eventuale ricongiungimento del nucleo avviene solo a seguito di esito positivo del test DNA che accerti il legame di parentela. Le famiglie restano così separate per periodi che possono superare i venti giorni.
Si è anche verificato che la separazione venisse mantenuta anche a seguito dell’esito positivo del test DNA, permanendo secondo l’autorità giudiziaria minorile l’impossibilità di garantire stabile e idonea dimora nel territorio nazionale o mezzi di sussistenza adeguati a provvedere alle esigenze del minore.
Inoltre, la separazione del nucleo al momento dell’arrivo in frontiera crea forte diffidenza sia rispetto alle autorità che agli enti di tutela; ciò comporta che, non appena ricongiunto o alla prima occasione utile, il nucleo si renda irreperibile.
Tale fatto fa sì che il nucleo ritorni ad una situazione di irregolarità e di abbandono e ciò si ripercuote principalmente sul benessere dei minori che ne fanno parte.
Il servizio CIR Ancona dal settembre 2002 (data di partenza dell’iniziativa) ha incontrato in frontiera 96 nuclei familiari, prevalentemente provenienti da Iraq curdo, Afghanistan, Turchia curda e Sudan.
Di questi, 23 sono stati ammessi nel territorio a seguito di richiesta di protezione. Tra questi 23, 16 si sono allontanati volontariamente prima della conclusione della procedura.
In molti casi il nucleo, pur avendo manifestato la volontà di chiedere protezione allo Stato italiano, si è rifiutato di scendere dalla motonave e ha preferito la riammissione in Grecia piuttosto che fare ingresso in territorio italiano ed essere separato.
Nella maggioranza dei casi, i richiedenti asilo lasciano il proprio Paese per motivi contingenti (conflitti, persecuzioni, situazioni di pericolo, eccetera), non avendo la possibilità oggettiva di munirsi di documenti o titoli di viaggio, e in molti casi provengono da zone in cui la popolazione non è ufficialmente registrata.
Questa condizione non è considerata dalla normativa internazionale e nazionale ostativa all’avvio della procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato. A tal fine si segnala come l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), sulla base della Convenzione di Ginevra del 1951, relativa allo status di rifugiato, indica chiaramente che: 1) i casi in cui il richiedente può fornire prove a sostegno delle sue dichiarazioni costituiscono l’eccezione e non la regola; 2) l’onere della prova non può essere inteso restrittivamente in quanto, per la particolarità della situazione, spesso il soggetto tende addirittura a occultare i legami ufficiali con il Paese di provenienza per salvaguardare la propria incolumità.
La vicinanza con gli adulti è estremamente importante per il benessere dei minori e, soprattutto nel caso specifico dei richiedenti asilo, risulta fondamentale l’unione del nucleo familiare, costretto ad abbandonare contro la propria volontà il Paese d’origine e intraprendere la strada della procedura d’asilo per continuare a vivere unito in territorio italiano.
Tale prassi, che rischia di ledere i diritti dei minori che l’iniziativa mirava invece a tutelare, viene applicata solo ad Ancona ed è stata definita dall’UNHCR, in un comunicato stampa del 29 giugno 2006, come preoccupante e in contrasto con il principio che l’interesse superiore del minore deve essere alla base di ogni decisione e azione che lo riguardi e con il principio dell’unità familiare, e può compromettere l’accesso della famiglia alla procedura d’asilo.
In considerazione di quanto suesposto, vi chiedo se non riteniate necessario promuovere ogni utile iniziativa di competenza al fine di accertare la legittimità di tale modus operandi e comunque di intervenire affinché la separazione del nucleo non sia disposta in maniera sistematica nel momento successivo allo sbarco, ma come estrema ratio, considerato il forte rischio di ulteriori traumi a danno di minori che già provengono da situazioni difficili.”.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Ringrazio l’Assessore per la risposta e per l’interessamento, in effetti il problema che poniamo non è di competenza della Regione, ma abbiamo voluto sollecitare la Giunta ad interessarsi direttamente presso il Governo, quindi la lettera sicuramente va nelle linea indicata.
Stiamo parlando di un problema delicato, di una anomalia tutta nostra che certamente non ci fa onore, quella della separazione dei minori dai nuclei e della situazione del problema dell’immigrazione che già di suo ha un quadro legislativo fortemente punitivo e penalizzante maturato in questi ultimi anni – speriamo che ci si possa rimettere mano – e che vede, nella gestione di questa problematica all’interno del porto di Ancona, questa anomalia che va ad aggravare la situazione e a ricadere sulla parte più debole di chi vive questo fenomeno, cioè i bambini e i minori.
Non è accettabile che per il giusto obiettivo di contrastare il traffico di minori e per le problematiche di questo tipo, si renda prassi una pratica che produce in alcuni casi, come ricordava l’Assessore, la separazione dei minori dal proprio nucleo familiare anche per venti giorni quando oggettivamente non ce ne sono le ragioni.
L’auspicio è che questa lettera possa produrre dei risultati, un adeguamento delle autorità che seguono la questione nel porto di Ancona alla prassi ormai consolidata e attuata nelle altre parti d’Italia.
Questo è un elemento più che di legalità, di civiltà, visto che la nostra Regione si fa un vanto di queste caratteristiche, quindi credo che le debba dimostrare concretamente nei fatti e nella gestione quotidiana anche di queste situazioni.


Interrogazione n. 585
del Consigliere Lippi
“Bandiere Arancioni”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 585 del Consigliere Lippi. Per la Giunta risponde il Vicepresidente Agostini.

Luciano AGOSTINI. Come giustamente ricorda l’interrogante Consigliere Lippi nella sua premessa, il marchio denominato “Bandiera Arancione” viene assegnato dal Touring club italiano ai Comuni dell’entroterra che si distinguono per “una offerta di eccellenza e una accoglienza di qualità” perseguendo quindi il duplice scopo di “premiare” le realtà più virtuose e nel contempo stimolare il restante territorio a migliorarsi.
Nella convinzione che tale progetto potesse di fatto rilevarsi molto significativo per il nostro entroterra, anche per il prestigio e la notorietà che ha il Touring club italiano, la Regione con decreto n. 468/s12 del 18 luglio 2006 ha approvato il progetto stesso ed in particolare la convenzione che disciplina i rapporti tra la Regione e il TCI.
La tipologia del progetto approvato e la stessa convenzione sono gli stessi che sono stati oggetto di approvazione e attuazione di diverse altre Regioni Italiane.
Sul piano operativo la realizzazione del progetto “Bandiera Arancione” si è subito dimostrato assai più complesso di quanto previsto:
- per l’individuazione delle località da premiare viene applicato il MAT ( Modello di analisi territoriale), modello già sperimentato dall’Agenzia Regionale per la promozione turistica della Liguria e concesso in uso esclusivo al TCI;
- nella convenzione Regione e TCI, si precisa che il TCI, in accordo con la Regione Marche, applicherà il MAT e che tutti gli elaborati cartacei prodotti nell’ambito dell’iniziativa, l’ideazione e il contenuto del MAT, così come la possibilità di assegnare il marchio Bandiera Arancione restano esclusivamente di competenza del TCI.
L’applicazione del MAT è risultata estremamente complessa e farraginosa, si è concretizzata attraverso la verifica di oltre 135 criteri di analisi, raggruppati in 5 macro aree: accoglienza, ricettività e servizi complementari, fattore di attrazione turistica, qualità ambientale, valutazione qualitativa ambientale.
Dopo aver esaminato le varie schede di autocandidatura inviate dai Comuni, il TCI provvede ad individuare i comuni fra i quali effettuare la preselezione, così come determinato nel piano metodologico sviluppato dal Touring club stesso:
- start up: raccolta delle informazioni di base sul territorio; definizione dei tempi di sviluppo delle singole fasi;
- invio delle lettere per presentare e informare i Comuni;
Candidatura dei Comuni:
- help desk telefonico ai comuni per la compilazione delle schede di candidatura;
- raccolta delle candidature dei comuni interessati;
1. preselezione e definizione dei comuni da visitare: raccolta delle schede di autocandidatura provenienti dalle amministrazioni locali e prime valutazioni per individuare le località che saranno oggetto di visita.
2. La preselezione viene realizzata con l’applicazione del modello MAT e che si basa sull’incrocio dei dati emergenti da:
- analisi dei dati forniti dai comuni nel corso della fase di candidatura attraverso la compilazione della scheda;
- verifica via telefono dell’erogazione dei servizi informativi segnalati dal Comune, negli orari indicati;
- verifica della disponibilità delle informazioni turistiche sul sito Internet segnalato dal Comune;
- indagine analitica sulle risorse culturali, ambientali e turistiche locali contenute nel database del TCI e definizione del grado di attrattività della destinazione;
- analisi di tutto il materiale predisposto e inviato dai comuni in allegato alla scheda di candidatura.
In seguito all’applicazione del modello MAT su tutti i comuni candidati, viene definito il gruppo dei comuni preselezionati per la visita di verifica sul territorio.
Visite in loco.
3. Definito il gruppo dei comuni da analizzare attraverso i sopralluoghi sul campo, saranno predisposte le visite attraverso:
- predisposizione delle check list operative per le visite in loco;
- ricerca materiale e informazioni di repertorio.
4. le visite sul territorio si svolgono tramite:
- verifica dati forniti dai comuni nella scheda di candidatura - compilazione delle check list qualiquantitative
- raccolta dati sul campo
- documentazione fotografica
- eventuali incontri con rappresentanti della località.
Tutte le visite sul territorio sono condotte in autonomia dagli esperti, o presunti esperti, del TCI.
Valutazione finale.
5. Valutazione finale dei dati raccolti sul campo e da repertori, assegnazione del marchio Bandiera Arancione ai soli comuni valutati positivamente.
6. Piano di miglioramento: ai comuni selezionati e visitati ma non assegnatari del marchio viene consegnato un piano di miglioramento (documento sintetico che evidenzia i punti critici che la realtà locale presenta rispetto al modello di analisi proposto dalle Bandiere Arancioni).
Premiazione e promozione.
Premiazione dei comuni insigniti del marchio: conferenza stampa organizzata dalla Regione, con presenza del TCI.
Promozione e comunicazione, divulgazione dei risultati ottenuti attraverso i media del TCI.
La Regione pur non avendo di fatto alcun potere di intervento ha seguito passo dopo passo lo svolgimento del progetto da parte degli incaricati del TCI ed ha cercato di favorire un approccio più “delicato” alle singole valutazioni di merito ottenendo certamente un ammorbimento di molte risultanze. Di fatto si è dovuto registrare che il modello di analisi adottato era troppo rigido e poco confacente con nostre molte realtà le quali, pur potendo vantare caratteristiche di alto pregio, venivano di fatto penalizzate da altri elementi di sicura minore importanza.
In conclusione si è verificato l’opposto di quanto ci si proponeva e cioè anziché una elevazione generale del nostro entroterra si è verificata una effettiva e spesso impropria declassificazione di località che invece hanno di fatto requisiti di assoluta premialità da tutti riconosciuta.
Per queste ragioni stiamo riconsiderando una eventuale prosecuzione di tale esperienza, nel senso che le giustificazioni addotte dal Consigliere Lippi nella sua interrogazione sono da me assolutamente condivise.
La giustificazione della responsabilità, mi pare di aver tentato di spiegare, non possono essere addotte esclusivamente ai Touring club, perché gli stessi si servono di un modello di rilevazione che poco confà alla struttura dei comuni del nostro entroterra che, pur essendo di alto privilegio storico-architettonico e culturale, spesso non rientra nei parametri.
Dopodiché qualche analisi anche sui parametri da parte dei cosiddetti presunti esperti del Touring club possono essere oggetto di valutazione molto personale, per questo stiamo riconsiderando una prosecuzione del rapporto per le bandiere arancioni col Touring club, cosa diversa da quanto si fa con le bandiere blu dove c’è una organizzazione molto più confacente al risultato e agli obiettivi da cogliere.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Ringrazio l’Assessore per la relazione che ha fatto. Lo scopo della mia interrogazione era anche quello di suscitare all’Assessore una iniziativa da parte della Regione per attivare, come giustamente ha ricordato, procedure che mettano in congruenza le peculiarità delle eccellenze della nostra regione, che poi non coincidono con i parametri generali che il Touring club magari si è dato.
Chiedo all’Assessore che si faccia parte dirigente per attivare tutte le procedure per quelle località che non hanno la bandiera arancione, ma che hanno il gradimento e l’attrattività da parte di turisti, dove la presenza di turisti stranieri è l’unico elemento inconfutabile di partecipazione da parte di queste comunità ad attrarre risorse economiche che provengono dall’esterno della nostra regione e che sono importantissime per l’economia locale. Il Comune di Cingoli dove abito, ad esempio, ha 77 mila presenze, che sono reali, non sono le presenze fatte con gli studenti universitari come nei Comuni di Camerino, Macerata o Urbino, dove le università fanno la differenza delle presenze turistiche
Quindi avere una bandiera arancione è importante, per me lo meriterebbero tutti i Comuni delle Marche, per come sono tenuti e per lo scrigno di tesori che hanno nel loro contesto.
Attiviamoci perché questo venga fatto con forza dalla Regione e modifichiamo anche gli atteggiamenti che il Touring club ha nei nostri confronti.


Interrogazione n. 694
del Consigliere Brandoni
“Assetti della società Quadrilatero S.p.A.”
Rinvio

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 694 è rinviata per assenza dell’interrogante che è in Commissione.


Interrogazione n. 309
del Consiglieri Castelli
“Personale dirigenziale regionale”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 309 del Consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l’Assessore Giaccaglia.

Gianni GIACCAGLIA. Con riferimento all’interrogazione di cui all’oggetto si rappresenta quanto segue.
L’articolo 28, comma 3, della legge regionale n. 20/2001 dispone che gli incarichi dirigenziali possono essere conferiti anche a soggetti esterni all’Amministrazione regionale con contratto a termine di diritto privato, sino al 10% della dotazione organica dirigenziale. Ai sensi di tale disposizione sono stati conferiti complessivamente n. 9 incarichi di funzione dirigenziale, in particolare n. 4 con delibera di Giunta regionale n. 1148 del 29 settembre 2005 e n. 5 con delibera di Giunta regionale n. 1343 del 3 novembre 2005.
Riguardo a quanto specificamente evidenziato nell’interrogazione, si fa presente che l’assunzione a tempo determinato del dott. Pompei Mario di cui alla delibera di Giunta regionale n. 1481 del 28 novembre 2005 è stata disposta ai sensi e per gli effetti dell’articolo 14, comma 14, della legge n. 61/98 il quale consente alle amministrazioni interessate dalla crisi sismica del 1997 (Marche-Umbria) di procedere all’assunzione di personale tecnico e amministrativo a tempo determinato, anche in deroga alle disposizioni vigenti in materia, tramite utilizzo delle graduatorie relative alle procedure selettive riservate al personale già assunto a tempo determinato, in attuazione dell’accordo di Programma tra la Regione Marche, enti locali ed altri enti dagli stessi derivati o partecipati. Nel caso di specie il dott. Pompei risultava idoneo alla procedura selettiva per “dirigente area tecnica”.
Pertanto l’assunzione del dott. Pompei ai fini del conferimento dell’incarico del “Centro operativo di Muccia e Fabriano ed opere pubbliche di emergenza” non rientra nella previsione contenuta all’articolo 28, comma 3, della legge regionale n. 20/2001 e s.m. e quindi non concorre nel calcolo del 10% della dotazione organica dirigenziale.
Relativamente all’altro aspetto dell’interrogazione si fa presente che legge regionale n. 35 del 16 dicembre 2005 all’articolo 4 e all’articolo 6 dispone, rispettivamente, la soppressione della Agenzia regionale Marche Lavoro (ARMAL) e dell’Azienda di Promozione turistica regionale (APTR) con decorrenza dall’1.1.2006. Dalla medesima data le relative funzioni sono esercitate dalla Regione mediante i servizi competenti in materia di formazione e lavoro e in materia di turismo. L’articolo 8, comma 3, della citata legge prevede che il personale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato dell’ARMAL e dell’APTR sia trasferito per l’esercizio delle funzioni, portando in aumento alla dotazione organica della Giunta regionale un numero corrispondente di posti.
Pertanto per l’attuazione di tale norma la Giunta regionale con deliberazione n. 1689 del 28 dicembre 2005 ha provveduto a rideterminare la propria dotazione organica. Nella fattispecie quella dirigenziale è stata incrementata di una unità riconducibile alla posizione del dott. Abelardi Sandro, già dirigente a tempo indeterminato della ex APTR, e quindi a decorrere dall’1.1.2006 la dotazione organica dirigenziale è pari a n. 98 unità.
Per effetto delle disposizioni di cui ai richiamati articoli 4 e 6 della legge regionale n. 35/2005 sono aumentate le competenze del Servizio “Istruzione Formazione e Lavoro” e del Servizio “Promozione, Internazionalizzazione, Turismo e Commercio” nell’ambito dei quali con delibera di Giunta regionale n. 44 del 23 gennaio 2006 sono state istituite nuove posizioni dirigenziali e specificatamente la P.F. “Servizi per l’impiego e mercato del lavoro” e la P.F. “Promozione Turistica” i cui incarichi sono stati conferiti con delibera di Giunta regionale n. 74 del 30 gennaio 2006 rispettivamente al dott. Montanini Fabio e al dott. Abelardi Sandro.
L’incarico conferito al dott. Montanini ha completato il limite massimo degli incarichi conferibili a soggetti esterni all’amministrazione regionale di cui all’articolo 28, comma 3, della legge regionale n. 20/2001. Le motivazioni che hanno portato all’individuazione del dott. Montanini sono rinvenibili nel possesso dei requisiti culturali ed esperienza professionale prescritti dall’articolo 28, comma 3, della legge regionale n. 20/2001, in particolare per aver svolto per un periodo di cinque anni, sin dal 2000, l’incarico di Direttore Generale della soppressa Agenzia Regionale Marche Lavoro. La soppressione di tale Agenzia e il conseguente trasferimento delle funzioni rappresenta la straordinarietà e l’eccezionalità del ricorso a dirigente esterno. Va evidenziato inoltre che l’incarico in questione è stato conferito previa ricognizione interna, mediante selezione e valutazione qualificata dei curricula dalla cui disamina non è emerso il possesso da parte dei dirigenti interni di esperienze specifiche maturate nelle funzioni inerenti i servizi per l’impiego e il mercato del lavoro trasferite alla Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. La problematica dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione amministrativa e burocratica della Regione credo sia un aspetto fondamentale nella discussione e nelle valutazioni, di cui oggi abbiamo avuto anche eco su un quotidiano locale, dei costi della politica.
Il problema della polemica montante sui presunti o reali benefici, privilegi, benefit di cui gode il sistema, a dispetto della condizione di indigenza o quasi del resto della popolazione – mi si perdoni l’estremizzazione – è un problema che ha molto a che fare sulla capacità del sistema di presentarsi in maniera decorosa ed efficiente per quanto riguarda la sua funzione prima, ovvero quella di erogare i servizi al cittadino.
Mi rendo conto che questa mia valutazione cade in un momento di particolare distensione celebrale dei miei colleghi Consiglieri, ma non smetto di considerare prioritario questo tema. La gente si incavola per i nostri stipendi, in particolare perché vede che gli enti pubblici non funzionano o costano troppo.
Questa interrogazione attiene direttamente a questa problematica perché i costi del personale di questa Regione sono anche formati in maniera consistente dai costi derivanti da una scelta, la scelta di affidare una parte consistente della propria azione amministrativa a dei soggetti esterni all’amministrazione.
Doveva, e dovrebbe essere una eccezione, tanto è vero che la legge n. 20 del 2001 circonda questa facoltà, questa possibilità di una serie di cautele, ma ciò nonostante oggi ravvisiamo una situazione che merita di essere affrontata diversamente, al di là del dato formale.
Siamo davvero sicuri che sia un atteggiamento virtuoso quello di una Regione che comunque attiva al massimo la possibilità di reperire dall’esterno dirigenti?
Siamo davvero sicuri che le performance di cui ci parlano regolarmente i rapporti di gestione di questa amministrazione, che parlano di una capacità di utilizzo dei fondi regionali, quindi di istruire procedimenti, che spesso non supera il 55%, possa essere giustificato dalla presenza così considerevole mole di dirigenti esterni?
Siamo sicuri che sempre e comunque la Giunta regionale abbia anteposto ad una logica di preferenza politica nell’individuazione del personale esterno dirigenziale quella somma di cautela e quell’obbligo di cui al comma 3 bis dell’articolo 28 della legge n. 20/01 che parla di una selezione che deve essere attenta, accurata, pignola dei curricula?
Non voglio scoprire altarini scandalistici per quanto riguarda la gestione di questa partita, certo è che l’ultimo dato che ho avuto modo di individuare come strano è quello che riguarda l’ex dirigente esterno del servizio alla salute, che dopo essersi visto non rinnovare il contratto lo scorso 31 dicembre 2006, si è visto però premiare con una particolare indennità che autorizzava la Giunta a riconoscere a quel dirigente – che, ripeto, nel frattempo non ha avuto il rinnovo del contratto – il 20% di premio per aver conseguito gli obiettivi che gli erano stati assegnati. C’è qualcosa che non funziona se ad un super dirigente esterno prima non viene rinnovato il contratto poi sei mesi dopo gli viene riconosciuto di aver compiuto e completato tutti gli obiettivi che gli erano stati attribuiti.
Non voglio continuare, ma dico che da questo punto di vista credo che nelle tante cose che bisogna fare per riconciliare il mondo della politica regionale, perché questo ci occupa, con il resto della società, va anche messa mano alla problematica dei dirigenti esterni, non escludendo, tra l’altro, l’organo assembleare dai legittimi compiti che una volta svolgeva proprio in ordine alla designazione dei dirigenti esterni. Prima era previsto che fosse il Consiglio regionale ad approvare questi contratti, ora – ho chiesto con una proposta di legge che purtroppo langue da qualche mese – che per lo meno sia data informazione alla II Commissione, bilancio e personale, dell’intenzione di procedere alla nomina di dirigenti esterni. E’ un aspetto non secondario perché si abbina non solo al problema dei costi ma anche a quello dell’efficienza che forse è il maggiore problema della Regione Marche.
Se a questo si aggiunge il non trascurabile particolare che spesso la Giunta deve con il bilancino andare a modulare e a misurare il numero dei dirigenti esterni, favorendo anche la possibilità di stare nel tetto del 10%, allora la situazione si rende davvero inspiegabile – uso un aggettivo volutamente forzato – perché non più tardi di qualche mese fa, proprio per garantire che il tetto del 10% non fosse sforato, un dirigente esterno è stato nominato dal Gabinetto del Presidente.
Assessore lei sa, che oltre ai dieci dirigenti esterni noi abbiamo ulteriori tre alte figure dirigenziali che vantano un rapporto di contratto di diritto privato, e uno dei tre è stato recentemente nominato nel Gabinetto del Presidente, questo proprio perché si doveva garantire lo slittamento di questa figura dall’elenco dei dieci passandolo ad un elenco a parte, quello che ricomprende le figure che appartengono al Gabinetto del Presidente.

PRESIDENTE. Consigliere la invito a concludere, sta parlando il doppio del tempo ammesso dal Regolamento.

Guido CASTELLI. Concludo. Ha un limite anche il fatto che i dirigenti esterni di questa Regione, che non funziona, aumentino regolarmente perché qualcuno degli esterni viene poi santificato, di conseguenza i costi della famosa politica continuano ad alimentare le polemiche su cui il Presidente, giustamente, è intervenuto proprio questa mattina.


Interrogazione n. 694
del Consigliere Brandoni
“Assetti della società Quadrilatero S.p.A.”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 694 del Consigliere Brandoni. Per la Giunta risponde l’Assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. La società Quadrilatero Spa è stata costituita per la realizzazione dell’asse viario di collegamento fra le Regioni Marche ed Umbria denominato quadrilatero di penetrazione interna.
In virtù della deliberazione CIPE n. 13 del 2004, la società è divenuta il soggetto attuatore dell’opera pubblica ai sensi del d.lgs. n. 19 del 2002 e, quindi, del d.lgs. n. 163 del 2006, destinataria del finanziamento pubblico.
La natura di società pubblica di progetto senza scopo di lucro, non modifica il suo regime di società per azioni assoggettata alla disciplina prevista dallo statuto e dal codice civile. Lo statuto (del resto in conformità a quanto previsto dall’articolo 2380 e seguenti del codice civile) ha stabilito che la società sia amministrata da un consiglio di amministrazione, determinandone la composizione e le competenze in base al Titolo IV, articolo 16 e segg.).
In particolare, al consiglio di amministrazione è attribuita, in via esclusiva, la gestione dell’impresa nonché la nomina di un direttore generale del quale determina le funzioni ed ipotesi (articolo 22 statuto).
Ciò premesso si rileva quanto segue. Non risulta che sia modificato il fine o meglio lo scopo sociale della società Quadrilatero, il quale è restato sempre identico ovvero la realizzazione dell’infrastruttura viaria secondo il progetto pilota approvato e finanziato dal Cipe (PAV).
Sono cambiati gli assetti proprietari, a seguito dell’ampliamento della partecipazione ANAS e l’ingresso delle due Regioni, della Provincia di Macerata e della Camera di commercio di Macerata. È stato nominato un nuovo consiglio di amministrazione dall’assemblea dei soci del 16/3/2006. L’organo ha provveduto, in piena conformità allo statuto ed al codice civile, alla definizione del complessivo assetto organizzativo della società e alla nomina del direttore generale. I soci non hanno alcuna possibilità di ingerirsi in quello che rappresenta un tipico atto di gestione sottratto, per statuto, alla loro disponibilità.
Qualora le scelte gestionali del consiglio di amministrazione non risultassero adeguate al perseguimento dello scopo sociale o arrecassero nocumento all’attività della società, l’organo amministrativo ne risponderà ai soci ai sensi dell’art. 2932 del codice civile nelle sedi a ciò deputate, ovvero nelle assemblee sociali.
Non sono previste altre sedi istituzionali per un confronto fra CdA ed i soci sugli argomenti inerenti il complessivo andamento della società, in conseguenza delle scelte gestionali.
Alla Regione Marche non sono mai pervenute notizie circa l’attestazione di atti ispettivi promossi in sede parlamentare.
In conclusione, rientra fra le prerogative dei soci della società Quadrilatero quella di assumere iniziative volte a porre in discussione la scelta del CdA del soggetto cui affidare la carica di direttore generale.
Una simile iniziativa deve essere presa dall’assemblea dei soci, per evitare che venga considerata come ingerenza nella attività di gestione non consentita al singolo socio, a norma della legge e dello Statuto.
L’assemblea sociale valuterà i risultati ottenuti dal CdA e comunque nella apposita sede assembleare sarà nostra premura, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 2932 del codice civile, attivare tutte le verifiche rispetto alla responsabilità degli amministratori.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Ho tentato con qualche fatica di ascoltare la sua risposta, Assessore, e se devo essere estremamente sincero devo dire che ha un carattere curiale e notarile che mal si attaglia alle richieste che avevo fatto con questo mio atto ispettivo.
Da allora ad oggi, il fatto che l’ing. Romozzi fosse oggetto, dal punto di vista parlamentare, di una interrogazione, se era sconosciuto all’Esecutivo, è diventato noto fosse solo per il fatto che io l’ho citato in questa interrogazione. Quindi, in questo lasso di tempo sarebbe stato doveroso procedere a questo tipo di indagine. Non per via amministrativa, visto che i numerosi articoli da lei citati sembrano inibire questa possibilità, cosa che tra l’altro credo dovremmo attentamente indagare, verificare e modificare, perché è evidente che atti di questa natura hanno oggettivamente il dovere dell’azione politica, e l’azione politica ha oggettivamente il dovere di modificare le cose, tanto più quando tocca una Assemblea come questa che ha carattere legislativo.
Tuttavia, se questo era ostruito dagli articoli che lei ha citato, non era e non è istruita una azione politica, che di nuovo da qui le raccomando, perché è chiarissima nei fatti e negli atti la presenza nel nuovo pacchetto societario della nostra Regione, come della Regione Umbria, come della Provincia di Macerata, e che determina di per sé un cambiamento e un trascendimento della nuova società Quadrilatero. La nostra azione, per il ruolo, per il peso, per il dibattito e per le attese che in questa regione ci sono, avrebbe meritato essere più occhiuta ma anche più decisa.


Presidenza del Vicepresidente
Roberto Giannotti


Interpellanza n. 23
del Consigliere Castelli
“Interventi a favore della attività turistica bilancio 2005. Funzione 3.06.18”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interpellanza n. 23 del Consigliere Castelli che ha la parola per illustrarla.

Guido CASTELLI. Questa interpellanza in realtà è piuttosto fredda nel senso che trae spunto da una valutazione del pre-consuntivo 2005. E’ passato del tempo, il pre-consuntivo è diventato consuntivo quindi i dati possono essere anche più precisi e dettagliati, ma il caso ha voluto che nella compilazione dell’ordine del giorno questa interpellanza fosse inserita connettendosi alla quella precedente interrogazione di cui parlavo del grado di efficienza della struttura amministrativa regionale.
Cosa vorrei sapere a nome dell’Assemblea regionale delle Marche? Vorrei sapere per quale motivo, – e mi sono intrattenuto in questo momento a margine di una serie di interventi riguardanti il turismo – relativamente ad alcune funzioni del turismo, a fronte di risorse stanziate, quindi prelevate attraverso il sistema fiscale dalle tasche dei cittadini marchigiani, perché su 6,8 milioni di euro i pagamenti relativi a questo stanziamento sono appena 258 mila euro ovvero il 3,58%.
Al di là della volgarità delle percentuali e dei numeri, che sempre mi si dice dovrei evitare di citare, il punto è tutto qui: vengono stanziati dei denari, anche piuttosto considerevoli nella loro mole, si annuncia un proposito amministrativo, un obiettivo da realizzare, poi, al termine dell’esercizio finanziario, si vede che l’utilizzo concreto di questo denaro si avvicina a percentuali da prefisso telefonico, quale quello di questa funzione. Non è un caso sporadico o isolato perché addirittura ci sono delle funzioni che registrano pagamenti anche inferiori al 3%.
Questa è una problematica che si riflette anche nelle evidenze che risultano dai rendiconti per quanto riguarda i residui, perché vediamo che spesso e volentieri vi sono ancora denari giacenti nelle casse della Regione che addirittura risalgono, per quanto riguarda lo stanziamento iniziale, al periodo 1995-1999. Ci sono denari che sono stati prelevati, o comunque ottenuti per effetto di provvidenze comunitarie, nel 1995, 1996 e 1997 e che sono afferenti a programmi ampiamente scaduti e la cui entità dovrebbe a questo punto considerarsi o persa o da cancellare, o comunque c’è bisogno di sapere per quale motivo ancora sono in bilancio.
Abbiamo residui attivi consistenti risalenti addirittura agli anni novanta, quando non c’era Spacca, in parte forse c’era D’Ambrosio. Mi riferisco ad episodi e dinamiche precedenti all’assunzione da parte dell’Assessore Agostini delle sue responsabilità in materia di turismo.
Con questa interpellanza volevo invitare ad una riflessione sull’esigenza di migliorare la qualità dell’efficienza, perché spesso gli strali si dirigono nei confronti dei politici, ma c’è una responsabilità che va oltre quella dei politici, è una responsabilità degli amministratori, dei dirigenti e dei funzionari, che comunque anche loro devono poter consentire che prenotata una risorsa, prelevata dalle tasche del cittadino, poi torni alla società.
Una parte considerevole di questo procedimento è imputabile alla politica e una parte, altrettanto significativa, è imputabile al sistema amministrativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Agostini.

Luciano AGOSTINI. L’interpellanza è motivata nel merito e ben argomentata, mi trova d’accordo, come assessore con delega al turismo, nel velocizzare la spesa, forse la pertinenza era più relativa alle procedure del bilancio, ma ovviamente non possiamo e non dobbiamo sottrarci dalle responsabilità collegiali che appartengono allo stesso Governo regionale.
Le risorse in bilancio sono interamente impegnate e per la gran parte già liquidate come risulta dalla situazione impegni e pagamenti fornita dal Servizio ragioneria in data 20 giugno 2006 .
Le quote a residui ancora da liquidare relative ai capitoli assegnati alla promozione turistica si riferiscono a progetti la cui liquidazione così come previsto dal PPT 2005 avviene successivamente alla presentazione di rendicontazione con scadenza giugno 2006. Le quote residue riferite ai capitoli assegnati alla incentivazione delle strutture alberghiere risultano ugualmente impegnate e l’erogazione avviene a stati di avanzamento dei lavori.
Per quanto riguarda il quesito relativo alla gestione dei residui, sì presume che si faccia riferimento alla gestione del Docup Ob 5b 1994-1996. Di seguito si precisa a tal proposito quanto segue.
I Piani finanziari dei Programmi comunitari si dispiegano su più annualità.
Le risorse finanziarie degli ultimi Programmi gestiti sono state ripartite, infatti, su un periodo medio di sei anni. Oltre questo periodo, sono previsti altri due anni per spendere le risorse residue.
Durante questo arco di tempo sia la Commissione che lo Stato erogano anticipi. Dopo di che la Regione ha circa un anno di tempo per rendicontare e certificare alla Commissione europea e allo Stato le spese sostenute.
Una volta rendicontato è necessario attendere la chiusura contabile da parte della Commissione europea, prima, e dello Stato poi, prima di ricevere il saldo del Programma. Per questo motivo le poste finanziarie vengono mantenute sul bilancio regionale, sia in entrata che in uscita, per diversi anni.
Relativamente al Docup Ob 5b 1994/1999, le risorse stanziate tra il 1995 e il 1999, potevano essere spese fino a tutto il 2002, grazie alla proroga concessa dall’Unione europea alle Regioni Marche e Umbria colpite dal terremoto del 1997. Il 26 marzo 2003 il Servizio politiche comunitarie ha inviato alla Commissione europea la documentazione per la rendicontazione e certificazione delle spese.
La procedura per la chiusura contabile da parte della Commissione europea e del Ministero dell’economia e finanze è proseguita, con richieste di integrazioni e un incontro a Roma, per circa due anni e si è conclusa solo a dicembre del 2005, con l’erogazione del saldo del Programma.
Poiché i residui attivi erano sufficienti a coprire i residui passivi, si è deciso di attendere l’erogazione del saldo del Programma prima di procedere alla sistemazione contabile dei capitoli interessati.
La PF. Politiche comunitarie e la PF. Ragioneria e controllo della spesa, con la collaborazione di altre strutture regionali, sono state e sono attualmente impegnate nella chiusura contabile dei capitoli riguardanti il Programma.
Da evidenziare che la procedura di chiusura è stata resa più complessa a causa delle disposizioni previste dal decreto del Ministero dell’economia e delle finanze del 18 febbraio 2005, relativo alla codificazione SIOPE.
Ad ogni modo si prevede di pervenire a conclusione entro la fine dell’anno.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli

Guido CASTELLI. Ringrazio della riflessione l’Assessore Agostini. In effetti un aspetto considerevole delle mie valutazioni riguardava aspetti della gestione di bilancio. Rimane, e rispetto a questo credo di poter dire che maggioranza e opposizione avvertono unanimemente una sensibilità comune, il dato, che non voglio riproporre proprio perché abbondantemente sviscerato nel corso della mia precedete esposizione, della assoluta necessità di snellire e di rendere più efficace ed efficiente la macchina amministrativa regionale.
Molteplici sono gli sforzi della parte politica, anche di questo dobbiamo dire per poter individuare obiettivi e prevedere allocazioni di risorse, troppo spesso vediamo che il ciclo del pagamento nell’ambito del procedimento amministrativo trova degli intoppi e si perde nei mille rivoli dell’inefficienza, senza consentire che quegli euro abbondantemente prelevati dalle tasche dei cittadini trovino poi concretizzazione in obiettivi concreti.
Questa è una frontiera fondamentale per riflettere e per approfondire questa grande questione democratica che è la repulsa dalla politica.
Mi rendo conto che si tratta di un argomento che probabilmente qualcuno ritiene secondario, invece credo che la crisi della politica meriti risposte non demagogiche, perché se da un lato è assolutamente necessario razionalizzare alcuni costi, dall’altro è anche poter rispondere in termini di capacità, in termini di provvedimenti amministrativi che colgono l’interesse del cittadino e lo realizzano.
Non possiamo solo piegarci sotto il peso di vere e presunte responsabilità, oppure, in questa nuova moda, di fare tutta un’erba un fascio, come se chiunque faccia politica merita di essere esecrato quasi facesse qualcosa di sporco, perché andiamo dritti dritti in situazioni che andranno a privilegiare i grilli parlanti, che magari non hanno mai preso un voto in vita loro, che non hanno mai conosciuto la durezza del cammino, come chi, per ragioni personali, politiche o ideali, ha ritenuto di impegnarsi in politica e sa quanto sono difficili le scelte, le decisioni, i sistemi.
Questo è un grande banco di prova. Credo che una classe dirigente che sappia promuovere l’efficienza e l’efficacia avrà anche la possibilità di affrontare, senza dover flettere la testa, questa grande tematica che da destra e da sinistra viene vissuta come una grande questione democratica.


Proposta di atto amministrativo n. 55
della Giunta regionale
“Piano degli interventi per il diritto allo studio universitario nella regione Marche per l’anno accademico 2007-2008 – L.R. n. 38/1996, art. 4"
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 55 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Oggi andiamo all’approvazione di questo atto che viene riproposto ogni anno. Lo abbiamo dovuto rinviare, la prima volta per motivi organizzativi, la seconda volta perché ritenevamo opportuno che anche l’Assessore, assente perché impegnato in un altro incontro, potesse fornirci le sue idee e risposte rispetto alle problematiche emerse durante gli incontri che abbiamo avuto con le varie parti sociali legate al discorso degli Ersu.
Questo atto è eminentemente tecnico, la parte in cui la Regione può avere discrezionalità di scelta è una parte assolutamente residuale. E’ un atto che più volte abbiamo riproposto in questi termini e che oggi andiamo a ridiscutere.
I principi fondamentali che riguardano questo atto sono assolutamente condivisibili, li ripropongo per memoria dei Consiglieri stessi.
Il piano per il diritto allo studio universitario si pone come obiettivi: assicurare la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano l’uguaglianza dei cittadini di fronte al diritto dello studio, in particolare a quello universitario; garantire l’uniformità del trattamento tra tutti gli studenti delle varie facoltà universitarie; realizzare una integrazione tra i sistemi e le procedure per la concessione dei benefici degli Ersu e delle università, torneremo sopra a questa parte; riqualificare la spesa per il diritto allo studio, anche questo è uno dei problemi che ci si pone, come cioè si possa riuscire a riqualificare la spesa per poter garantire a tutti gli studenti i diritti di cui questi quattro principi danno la formulazione.
Si passa poi alla descrizione dei servizi che non sono rivolti alla generalità degli studenti, ma agli studenti più meritevoli e a quelli che per particolari questioni di disagio di carattere economico possono usufruire di una serie di servizi, e tra questi il discorso delle borse di studio e dei prestiti d’onore o fiduciari, i servizi abitativi e i contributi per la mobilità internazionale.
Ci sono poi i servizi che sono rivolti alla generalità degli studenti, tra questi ci sono: il servizio di ristorazione, di informazione e orientamento al lavoro, il servizio culturale, ricreativo, sportivo, sanitario, ecc., per esempio l’uso delle biblioteche, l’uso delle attrezzature sportive, che i vari Ersu possono mettere a disposizione, e il servizio sanitario che serve ovviamente alla generalità degli studenti.
Nell’atto si prosegue ad illustrare le procedure per usufruire dei vari benefici - prima dicevo che è un atto soprattutto tecnico in quanto le procedure sono anche stigmatizzate attraverso leggi nazionali, quindi non si possono modificare all’interno dell’atto stesso –. Quindi, in che modo poter intervenire a favore degli studenti stranieri non appartenenti all’Unione europea o intervenire attraverso servizi particolari – di questi è particolarmente ricca l’Ersu di Urbino –, e a favore di studenti diversamente abili, anche se non tutti gli Ersu riescono a garantire lo stesso tipo di servizio per gli studenti con queste disabilità.
Ci sono i criteri per l’assegnazione degli stanziamenti statali e regionali destinati alle borse di studio. Qui possiamo fare una prima dichiarazione di grande soddisfazione in quanto quest’anno quasi tutte le università, tranne quella di Ancona, sono riuscite ad erogare le borse di studio in misura pari agli aventi diritto. Questo grazie alla piccola modifica, rispetto all’aumento delle tasse, che abbiamo approvato con il bilancio della Regione, grazie ad un contributo maggiore da parte dei finanziamenti statali e grazie anche alla Regione che è intervenuta in questo settore.
Sicuramente si è ottenuto un grande obiettivo, anche se tutti sono fortemente preoccupati perché sembra che l’anno prossimo non ci troveremo nella stessa situazione, perché i finanziamenti che lo Stato centrale erogherà a favore degli Ersu e delle università saranno sicuramente inferiori, per cui troveremo riproposto, forse in maniera anche più grave rispetto agli anni precedenti, il problema delle borse di studio.
Sui prestiti fiduciari vengono descritte le normative per l’accesso e la restituzione degli stessi. E inutile andare a discuterne ora perché sono chiaramente illustrati nella legge, faccio soltanto un accenno ai contenuti della stessa.
Ci sono le sovvenzioni straordinarie da parte di ciascun Ersu, alcune attraverso le sole sanzioni amministrative, quindi sono sovvenzioni minimali, quasi inesistenti, altri attraverso una piccolissima possibilità che gli Ersu hanno di poter erogare qualche altro tipo di servizio in circostanze molto particolareggiate, che possono servire a rimpinguare le casse degli Ersu.
Ci sono i criteri generali per il riparto delle spese per la gestione degli Ersu, infine i criteri di riparto per le spese per gli investimenti sugli immobili.
Questo è quanto contenuto nell’atto che oggi è assolutamente necessario approvare. Occorre farlo oggi perché poi bisogna partire con i bandi per non mettere in difficoltà gli studenti rispetto a tutte le procedure che si devono avviare.
Ora passo alle problematiche che nel corso degli anni continuano ad evidenziarsi, le hanno evidenziate sia i rappresentanti della parte sindacale che i direttori degli Ersu nelle audizioni che abbiamo fatto con gli stessi.
La prima, che non è assolutamente responsabilità della Regione ma è dello Stato centrale, è che ormai sono quattro anni che è scaduto il dpcm, dovrebbe essere riproposto ogni tre anni ma sono sette anni che andiamo avanti con lo stesso, quindi è in ritardo di quattro anni lo Stato centrale rispetto all’erogazione del dpcm.
L’anno scorso, quando siamo andati ad approvare le modifiche che hanno riguardato vari settori di intervento della Regione e vari enti in cui la Regione interviene – come Svim, Ersu ed altri – avevamo anche presentato una mozione in cui già allora mettevamo in evidenza le difficoltà relative alle procedure degli Ersu, alla vita stessa degli Ersu, e al fatto di come possono portare avanti efficacemente i compiti loro assegnati. Avevamo fatto questa mozione tenendo conto che il dpcm non era stato approvato, quindi speravamo che nel frattempo questo succedesse e che si potesse rimettere mano in maniera più forte – che a mio avviso va fatto – alla legge che avevamo appena ritoccato, rispetto invece alle richieste che venivano dagli Ersu e dalle università. Ci eravamo presi tempo nella speranza che dal Governo nazionale arrivasse questo nuovo dpcm, e questo quindi ci consentisse di avere le idee più chiare per poter verificare in che modo saremmo potuti intervenire per le università marchigiane.
E’ chiaro che la presenza di quattro università in un territorio come quello della regione Marche, che non è sicuramente un territorio ampissimo, con una serie di corsi staccati – ci diceva l’Assessore poco fa che sono circa 22 – sicuramente ripropone il problema in maniera sempre più grave e sempre più importante.
Se fosse possibile aumentare gli stanziamenti si potrebbero risolvere sicuramente tutti i problemi, però sappiamo che questo non è possibile. Non è possibile perché siamo in un contesto generale di cui questa è una parte importantissima, perché se pensiamo al futuro dei nostri giovani, al futuro della classe dirigente in generale, della classe amministrativa di tutti i vari comparti, è necessario intervenire sul discorso universitario.
Sappiamo però che le casse della Regione non ci consentono di poter pensare di aumentare tout-court gli stanziamenti, così saremmo tutti contenti perché potremmo accontentare tutti.
La nota dolente in questo discorso è che si ha l’impressione che siamo un po’ tutti contro tutti. Quando ci sono difficoltà ognuno cerca o di strappare all’altro o di avere maggiori risultati per riuscire a tamponare le difficoltà che ci sono nel proprio ambito.
Gli stessi Ersu dichiarano che sono ridotti ad erogare servizi minimi, servizi che da anni si erogano, e che in passato forse erano quelli per cui gli Ersu erano stati creati, ma che oggi non sono più sufficienti.
Se continuiamo a pensare, e non riusciamo a completare nemmeno questo, che gli Ersu debbano soltanto pensare al pasto o al posto letto, sicuramente non pensiamo ad una università proiettata verso il futuro, ma purtroppo ad una università che magari cerca di mantenere i servizi che ha reso in passato, ma che sicuramente non si proietta per il futuro.
Quello che invece viene richiesto prevalentemente è un orientamento più chiaro, più approfondito e più opportuno nei confronti dell’attività lavorativa futura, e soprattutto di poter fare stage all’estero che oggi sono molto necessari.
Fino a qualche anno fa la laurea garantiva sicuramente un posto di lavoro, purtroppo oggi non basta più, non basta neppure uno stage, oggi non si sa più quello che basta, ma comunque è certo che su questo dovremmo fare una forte riflessione.
Speravamo che le funzioni messe nella legge approvata precedentemente della Conferenza al diritto allo studio potesse, attraverso una riflessione al suo interno dei vari direttori degli Ersu, quindi con grande democrazia e libertà, risolvere in parte o quanto meno tamponare le difficoltà che vediamo. Da loro stessa dichiarazione tutto questo non è successo, evidentemente perché gli interessi sono contrapposti. Ci sono Ersu che hanno interesse ad avere borse di studio, ci sono Ersu che hanno interesse ad avere più servizi, ci sono Ersu che hanno più interesse a mantenere personale che è in forma un po’ più preponderante rispetto agli altri e che non cede su questo settore.
Quindi, nonostante che gli incontri ci sono stati, sembra non abbiano portato un granché.
Invece il riequilibro del personale all’interno degli enti è una necessità che tutti hanno evidenziato. Come il fatto che sarebbe necessario sapere quali sono i costi effettivi dei servizi erogati per ciascuno studente dai vari Ersu, anche per vedere – non so se questo sia vero o no – se ci sono degli Ersu che per varie condizioni magari lavorano meglio o riescono a gestire certi tipi di servizi in maniera meno costosa rispetto ad altri.
Un’altra problematica, – dico “problematica” negli incontri con i direttori degli Ersu, dico “scontro” nell’incontro con i sindacati – che viene vista con grandissima preoccupazione dal personale degli Ersu, è sul fatto dell’esternalizzazione di alcuni servizi. Su questo credo vada fatta invece una riflessione forte. Che debba essere garantito il personale che c’è nessuno lo mette in dubbio, ma non si può nemmeno pensare – lo dico chiaramente qui come l’ho detto a loro – che la centralità non sia quella dello studente! Tutto questo deve servire perché i servizi vanno dati allo studente. Vanno garantiti assolutamente i lavoratori, ne siamo tutti convinti e consapevoli, ma non può essere che si arrivi a situazioni dove, purché non si esternalizzi niente, poi non si erogano servizi.
Su questo dobbiamo essere molto chiari, tutti quanti dobbiamo far mente locale perché, ripeto, il diritto allo studio è per lo studente, non è né per i direttori né per altri.
L’altra cosa abbastanza stravagante – non so se definirla tale – è il fatto che c’è anche una contrapposizione fortissima tra gli Ersu e le Università. Perché pure le Università, che non navigano in buonissime acque, cercano in tutti i modi di poter utilizzare gli strumenti che hanno, quindi anche il patrimonio, per poter avere dei finanziamenti in più per gestire i loro servizi. Questo naturalmente viene visto in maniera critica da parte di chi gestisce i servizi per il diritto allo studio.
Abbiamo approfondito il discorso anche sui prestiti d’onore e fiduciario. Questi prestiti, nonostante abbiamo cercato di darne abbastanza enfasi nella legge approvata precedentemente, nonostante che gli Ersu e le Università dicano che hanno cercato di farli conoscere il più possibile, in realtà non decollano, mentre decollano in altre realtà europee.
Le motivazioni, a loro dire, sono sul fatto che le famiglie riescono ancora a sopportare il peso di uno studente universitario. Credo, però, che la motivazione possa essere anche un’altra, cioè nel momento in cui il prestito d’onore deve essere restituito bisognerebbe che lo studente lavorasse. Sappiamo che dopo la laurea uno studente non sempre riesce immediatamente a trovare lavoro, probabilmente anche questo è uno dei motivi per cui ci si pensa prima di prendere il prestito. Del resto rispetto a questo anche le università fanno accordi con le banche.
Poi c’è il discorso della manutenzione degli immobili. Alcuni di questi sono meglio conservati, altri hanno necessità di interventi, quindi anche questa è una verifica che è necessaria fare.
Vorrei aggiungere un’ultima nota personale, non so quanto ci potrà essere l’accordo né da parte della maggioranza né da parte di tutto il Consiglio regionale.
Credo che sarebbe il momento, in relazione ai servizi erogati in maniera diversa e al personale distribuito in maniera diversa, di pensare ad un Ersu unico regionale con una forte componente politica, che abbia il coraggio di prendere le decisioni necessarie.
Quindi su questo percorso credo che una valutazione vada comunque fatta altrimenti, per loro stessa ammissione, noi rischiamo di mantenere sempre meno quello che è stato dato fino ad ora, perché i finanziamenti sono sempre meno, ma in questo caso faremmo anche una specie di ingiustizia tra uno studente e l’altro. Questo non è giusto e non è in un certo senso degno.
Non so se la soluzione sia questa, l’ho buttata là, ma è certo che è il caso di pensare ad una soluzione un po’ più forte.
Mi fa molto piacere che l’Assessore sia presente – lui conosce molto meglio di me questi problemi – perché credo che una riflessione vada fatta anche dal punto di vista politico.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Il sindacato nella audizione ha definito questo atto statico, cioè un atto procedurale rimasto inalterato nel tempo. Prendo questo come un giudizio negativo sull’azione regionale, perché quando il sindacato rileva la mancanza di novità in una proposta come questa, cioè in un piano di interventi relativo ad uno dei settori più esposti delle politiche regionali, evidentemente in sé è un giudizio.
Volendo declinare questo giudizio, direi che l’intervento della Regione e il piano risentono di una mancata capacità di lettura della situazione della condizione studentesca universitaria delle Marche, e nemmeno la Conferenza e gli strumenti che avevamo pensato sono serviti a consentire al legislatore di addivenire ad una proposta di programma che tenesse conto dei mutamenti intervenuti.
La realtà studentesca - l’ha detto anche la Consigliera Mammoli nella relazione di maggioranza - non è quella di dieci anni fa, è profondamente mutata, così come sono mutate le situazioni.
Per esempio, un altro aspetto, sempre rilevato nelle audizioni, è che gli interventi realizzati in favore degli studenti alcuni sono oggettivamente positivi ed altri sono datati e non servono a nulla. Per essere chiari, la borsa di studio va bene, il prestito potrebbe non andare più bene, la sovvenzione ha una funzione di recupero di situazioni di precarietà.
In sostanza manca un’anima a questo documento.
L’altro aspetto che mi sembra sia emerso nella fase delle audizioni è una preoccupazione che non leggo nella illustrazione della proposta.
La Finanziaria prevede per il prossimo anno una riduzione consistente delle risorse finanziarie destinate alle Regioni per questo tipo di intervento, non mi sembra di cogliere una pari disponibilità della Giunta regionale a farsi carico di questa riduzione. Quindi se ne deduce che per il prossimo anno ci potrà essere il rischio di una paralisi degli Ersu, il rischio di un taglio netto degli interventi di assistenza nei confronti degli studenti, quindi l’aumento del disagio regionale.
Quello che non c’è scritto è invece un’altra cosa: questo ultimo anno è stato attanagliato da un dibattito duro nella sostanza fra studenti, sindacati, Rettore, Assessore al ramo, Vicepresidente della Giunta regionale, sulle prospettive dello stesso Ente. Questo al punto che il Vicepresidente Agostini, forse cadendo in errore o per troppa enfasi, nell’illustrare gli Enti che in qualche modo potevano essere sciolti, ha segnalato anche gli Ersu – ricordate l’intervista di qualche settimana fa, credo che la foga gli abbia preso la mano, non credo che il capo della delegazione diessina in Giunta abbia questa proposta o comunque porti questa proposta in Consiglio regionale! -.
Rimane però il fatto che emerge un giudizio di non utilità di questo strumento, che mi sembra sia stato espresso, guarda caso, da un autorevole esponente della Giunta regionale.
Ma non è solo questo. Devo ricordare che rispetto a questa questione è stato sottoscritto, non meno di otto-nove mesi fa, un documento del Presidente degli Ersu, durissimo nella sostanza e nel merito rispetto all’azione regionale, con tutta una serie di rivendicazioni rispetto al futuro di questi istituti. Un documento che sostanzialmente interveniva su due questioni fondamentali: la gestione dei servizi agli studenti e la situazione del personale.
Per quello che riguarda la gestione dei servizi - dibattito aperto e che tutti avrete seguito -, il dilemma è, se fosse positivo l’avvio di un processo di esternalizzazione di alcuni di questi servizi oppure se fosse più opportuno mantenere in capo agli Ersu questa responsabilità.
L’altro aspetto è lo status del personale dipendente: personale regionale, ruolo unico, personale rimesso alla responsabilità dei singoli Ersu. Un dibattito aperto rispetto al quale non mi sembra che l’azione della Giunta regionale si sia contraddistinta per chiarezza. Vede Assessore, non basta comprare le pagine sui giornali, come avete fatto per dire a titoli cubitali “non si privatizza”. Questo è l’errore che ha commesso la Giunta regionale, perché nessuno ha mai parlato di privatizzazione, tutti hanno parlato del rischio della esternalizzazione a società di comodo che erano state istituite ad Ancona e che stavano per essere istituite ad Urbino. Società di comodo miste, pubblico-private, dove i confini non sono chiari. Assessore, se lei mi dice che può essere economico esternalizzare il lavoro delle fotocopie, e mi dimostra che la qualità del servizio rimane alta e il prezzo diminuisce, possiamo discuterne, ma quando lei mi parla di esternalizzare la gestione dei collegi, le mense, ecc., allora il discorso cambia perché affronta servizi fondamentali.
Siccome penso che questi due servizi siano fondamentali per gli studenti, credo che sia obiettivo di tutti, almeno è quello nostro, garantire un alto livello di qualità dei servizi contestualmente ad un costo sociale degli stessi, perché questa è la scelta di fondo nella piena applicazione del diritto allo studio.
Non ci sembra che quel tipo di intervento che era stato costruito, vedi Ancona, garantisse questa prospettiva. Oggi prendiamo atto che l’università di Ancona ha messo fine a quella esperienza nefasta, quindi ha chiuso quella società – poi l’Assessore mi dirà se sbaglio o meno –, prendiamo atto che anche Urbino ha abbandonato l’idea di una società mista pubblico-privata – attenzione, mista pubblico-privata vuol dire privata, cioè quelli che operano per fini di lucro –. Altro è quello di una cosa diversa che può essere immaginata e che coinvolge le Istituzioni, oltre alle Università e alla Regione, sulle quali il discorso può essere aperto, perché saremmo comunque in presenza di garanzie precise per tutti.
Rispetto a questo il documento che oggi ci viene sottoposto non offre un quadro di chiarezza. Mi sono permesso di presentare alcune proposte emendative, che poi avremo modo di discutere, non tanto per fare il “Pierino” della situazione, ma per richiamare e mettere l’accento su alcune questioni, una fra tutte quella delle certezze del personale dipendente. Abbiamo tutti qui assistito la settimana scorsa alla protesta dei lavoratori, e che abbiamo seguito anche in questi mesi.
Credo che la strada da seguire sostanzialmente possa essere quella di evitare lo scioglimento degli Ersu, non penso ci siano oggi le condizioni per arrivare ad un risultato di questo genere. Credo che sia un errore pensare ad un Ersu unico regionale, che non consentirebbe di cogliere le specificità territoriali che sono elemento fondamentale. Credo che in capo agli Ersu debbano comunque rimanere le responsabilità principali rispetto alla gestione dei servizi fondamentali, quali collegi e mense, e che occorra dare al personale dipendente le garanzie che la loro condizione di lavoro sia mantenuta e tutelata anche per il futuro.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni perché in larga parte condivido la relazione della Consigliera Mammoli, anche se in verità ci sono diversi punti aperti.
Questo atto è molto impegnativo, declina l’articolo 4 della legge regionale 2 settembre 1996, n. 38, quindi ha bisogno di una discussione seria e anche di scelte serie, che devono tendere, secondo noi, in primo luogo a riequilibrare, dal punto di vista finanziario e della dotazione organica, gli attuali squilibri e disparità che esistono all’interno dei quattro Ersu delle Marche. Non è un caso che si cita questa necessità a partire sin dall’articolo 1.
Questo equilibrio, anche in una prospettiva dinamica di riorganizzazione complessiva, sulla quale dirò qualcosa in seguito, darebbe stabilità e serenità alla gestione di questi importanti enti di supporto al diritto allo studio universitario.
Se noi continuiamo su questa strada, con una competizione mista che noi non possiamo certo modificare, da un lato l’autonomia universitaria attraverso la politica del Ministero, dall’altro la necessità che hanno gli enti locali, in primo luogo le Regioni, di supportare e mettere risorse - ad esempio per le strutture essenziali di supporto come le mense, le borse di studio e gli alloggi -, se quindi in questo contesto non ci sarà l’equilibrio continuerà la guerra tra poveri.
Bisognerebbe aprire un dibattito, ma non abbiamo tempo questa mattina, sulla politica che le università delle Marche hanno seguito - lo diceva prima la Consigliera Mammoli -, ci sono 22 corsi di laurea decentrati. Una concezione aziendalista che ha portato le università delle Marche non a rafforzarsi, ma ad indebolirsi nello scenario nazionale. Questa politica oggi non è più sostenibile, non ci sono le risorse, sta succedendo – lo abbiamo letto sulla stampa – che addirittura le sedi dei corsi decentrati ambiscono a diventare sedi universitarie centrali, contendono, per così dire, la gerarchia alla sede centrale. Questo ovviamente comporta aggravi di costi.
La possibilità della esternalizzazione che l’atto comporta, secondo noi, è sbagliata. In particolare chiediamo che il comma 2 dell’articolo 10 venga stralciato, altrimenti su questo voteremo contro, perché la possibilità di esternalizzazione è sbagliata da tutti i punti di vista.
In primo luogo non si capisce come, in un sistema competitivo, uno dei due competitori, la Regione Marche, dà al privato, l’altro competitore, chances e risorse per meglio vincere, quando non solo la Regione non introiterà più le risorse rispetto ai servizi che eroga, ma addirittura dovrà pagare il privato per far fare gli stessi servizi.
Da questo emerge la necessità del personale, che è una questione molto delicata, nel senso che alcune funzioni ormai sono delegate alle agenzie interinali, esiste una vasta gamma di contratti atipici, quindi c’è la necessità della stabilizzazione. Anche qui chiediamo che non si faccia la politica del carciofo, quindi settore per settore per la stabilizzazione dei precari.
Anzi, siamo impegnati in un atto complessivo, che affronta nella generalità dei casi il problema dei precari e della stabilizzazione dei lavoratori; se facessimo una politica del caso per caso genereremmo anche qui una guerra tra poveri.
In secondo luogo la politica dell’esternalizzazione è sbagliata, è in contraddizione anche con l’atto stesso, perché l’articolo 1, di cui dicevo prima, parla del riequilibrio. Quale è la necessità di riequilibrio, oltre le risorse, se non quella del personale!
Oggi lo status delle università delle Marche si è uniformato, avevamo l’università di Urbino che era libera università, quasi con una funzione autonoma di tipo privato, oggi è stata statalizzata con un decreto, quindi abbiamo una situazione uniforme. Ma l’uniformità non l’abbiamo sul personale, ad esempio l’Ersu di Urbino ha più personale di tutti gli altri tre messi insieme. Noi non vogliamo aprire una guerra su Urbino, anzi, vogliamo dire il contrario, che sono gli altri tre Ersu che si dovrebbero allineare in termini di personale. Quindi da questo punto di vista l’esternalizzazione dei servizi sarebbe sbagliata, anche perché la Regione si priverebbe di ulteriori entrate.
In definitiva diciamo, all’Assessore Ascoli e all’intero Consiglio, che sarebbe utile stralciare il comma 2 dell’articolo 10 e dare corso a quello che è stato detto dalla Giunta regionale - addirittura con un acquisto di pagina sui giornali locali -, cioè dire no alle società miste, alle esternalizzazioni, altrimenti questo atto è in contraddizione.
Così come non è chiara neanche la proposta di modifica fatta dalla Presidente della Commissione Mollaroli, perché sul punto dell’esternalizzazione si deve essere chiari, oppure, se uno persegue un’altra linea, lo deve dire con estrema coerenza perché non c’è nulla di male.
Comunque sia su quella impostazione il nostro gruppo non è d’accordo, chiede lo stralcio e chiede coerenza rispetto alle dichiarazioni della Giunta, in primo luogo dell’Assessore Ascoli e del Presidente Spacca.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli

Adriana MOLLAROLI. Siamo di fronte ad un atto di estrema importanza, illustrato in maniera egregia dalla relatrice di maggioranza, che ne ha descritto i passaggi fondamentali e ricostruito il percorso che la Commissione ha fatto sull’atto stesso, ha individuato i punti di criticità ed espresso posizioni personali su eventuali soluzioni, che meritano, considerandone la validità, sedi opportune di discussione – mi riferisco alla battuta finale della Consigliera Mammoli sull’idea di dar vita ad un Ersu unico regionale delle Marche –.
Voglio soltanto ricordare alcuni dati: nelle università marchigiane, nell’anno scolastico 2006/2007, ci sono stati 55.911 iscritti; la materia che noi trattiamo, cioè i servizi agli studenti, tocca una popolazione di circa 6.600 ragazzi.
Quindi credo che questo atto sia uno dei pezzi fondamentali delle nostre politiche di welfare.
C’è un lieve calo delle iscrizioni nelle università marchigiane, ma è un fatto fisiologico, non è solo da noi, ma in tutta Italia, credo che sia frutto dell’andamento della riforma universitaria, delle nuove lauree triennali che avevano avuto un boom iniziale e che oggi sono affrontate invece con più responsabilità e severità anche da parte degli iscritti.
In questo atto la Regione impegna oltre 3 milioni di euro insieme a risorse che vengono messe a disposizione dallo Stato.
Nella discussione nazionale intorno alla partita del famoso “tesoretto”, mi pare ci sia un impegno – se non abbiamo letto male i giornali, ma gli atti poi lo confermeranno – di risorse aggiuntive che verranno destinate anche al diritto allo studio, cosa che mi sembra estremamente positiva.
La Consigliera Mammoli ricordava l’andamento abbastanza positivo dei nostri servizi, il fatto che abbiamo ridotto la forbice tra gli aventi diritto e i beneficiari è un buon obiettivo, speriamo di poterlo perseguire anche negli anni futuri con questa concorrenza di risorse tra Stato e Regione.
Il Consigliere Giannotti lo definiva un atto statico, vorrei riprendere questo aspetto. Abbiamo modificato la legge regionale n. 38 sul diritto allo studio e sull’Ersu, abbiamo previsto piani annuali da approvare in sede di Consiglio, mentre il funzionamento della legislazione precedente prevedeva il piano triennale. Quindi credo che parte della staticità sia dovuta al fatto che abbiamo introdotto il meccanismo che fosse il Consiglio ad approvare l’atto, proprio per la rilevanza dello stesso.
Ribadisco l’importanza di questo recupero di funzioni da parte del Consiglio e dichiaro che nel corso dell’anno non sempre si possono introdurre modificazioni significative.
Sono stati messi in evidenza alcuni punti di debolezza, la Consigliera Mammoli lo ha fatto in maniera molto precisa.
Tra i servizi che eroghiamo non ha particolare successo la parte che riguarda il prestito fiduciario, vorrei riprendere questo aspetto. E’ vero che sarà necessario un cambio culturale, visto che è un servizio che nelle università europee è attivo da moltissimi anni, però credo che sia mancata una adeguata informazione e che debbano essere riviste con le banche le modalità di restituzione. Su questo penso si possa intervenire, perché il meccanismo attuale prevede che gli studenti, terminato il loro percorso di studio, hanno un anno di tempo per trovarsi un lavoro e poi devono restituire in una sola rata tutto ciò che è stato prestato anticipatamente. Chiedo all’Assessore di lavorare su questo affinché la restituzione vada rateizzata un po’ di più. Non è facile per un ragazzo, che si trova nei primi mesi della sua attività lavorativa, restituire in un solo passaggio tutta la cifra che gli è stata precedentemente prestata. Quindi questo atto credo vada perfezionato, trattando questo aspetto con le banche del nostro territorio.
Altra questione sulla quale dovremo intervenire - magari lo faremo anche in sede di bilancio mettendo a disposizione le cifre utili - è che c’è poca mobilità internazionale dei nostri studenti. Questo è un punto che va assolutamente corretto, perché sappiamo che l’aspetto della circolarità delle esperienze nel frequentare università europee, è un fatto estremamente importante, biunivoco, quindi che gli studenti della nostra regione possano frequentare università degli altri paesi europei, come gli studenti degli altri paesi europei possano con più intensità frequentare le nostre università.
Dal punto di vista dell’erogazione dei servizi questi mi sembrano i punti sui quali ragionare meglio.
La partita sul funzionamento degli Ersu e le esternalizzazioni. Credo che si sia fatta abbastanza chiarezza, noi ci siamo impegnati a presentare anche un ordine del giorno abbastanza serio su questo, spero si possa trovare la sintesi necessaria anche con gli altri gruppi di maggioranza. In questa questione va superato un atteggiamento ideologico e si deve prendere atto di come funziona la nostra università.
Per le esternalizzazioni, intanto bisogna distinguere tra privatizzazione, e mi pare che su questo si sia messa una parola fine. Quindi il Consigliere Giannotti farebbe bene a non cavalcare sempre questa questione, peraltro alla destra non fa merito, visto che sono grandi sostenitori delle privatizzazioni, e lo fanno, in questi anni hanno sostenuto, con la passata Ministra dell’istruzione, università private quasi inesistenti. Quindi evitiamo di fare demagogia o difendere interessi localistici troppo forti.
Non si intendeva assolutamente, né la Giunta né questa maggioranza, sostenere il percorso della privatizzazione.
Altra cosa è l’esternalizzazione. In alcuni casi l’esternalizzazione per quanto riguarda il diritto allo studio è indispensabile – visto che nella nostra regione, come ricordava la Consigliera Mammoli, c’è un proliferare di università decentrate – per dare agli studenti gli stessi servizi di coloro che stanno nella sede principale, questo è fatto nell’interesse degli stessi studenti. Queste cose vanno assolutamente precisate.
Ritengo che da un punto di vista più generale occorre fare una riflessione sul decentramento universitario. L’attuale Ministro ha bloccato questo percorso, ma forse anche nella nostra Regione vale la pena di ragionarci un po’ su. E’ bene che le scuole dell’infanzia e le scuole elementari, cioè le scuole della fascia primaria, siano vicino alla residenza, io lo considero anche un servizio alla residenza, ma credo che per l’istruzione universitaria è bene che i ragazzi approfittino di quella fase della vita per conoscere altre esperienze, per allontanarsi positivamente dalle loro famiglie e cominciare a vivere percorsi di autonomia, quindi l’interesse è nei confronti degli studenti.
Queste sono le vere partite aperte, ciò che deve guidarci nelle politiche deve essere la qualità dei servizi, la quantità dei servizi e ovviamente il contenimento dei costi. Perché i lavoratori ci sono anche nei servizi esternalizzati, i lavoratori non sono solo quelli degli enti pubblici, ma sono lavoratori anche quelli delle società private, delle cooperative, e quindi qui ci dovremmo impegnare per garantire le stesse opportunità, le stesse condizioni di lavoro e gli stessi salari. Questa partita bisogna guardarla con un’ottica generale, negli interessi di tutti i lavoratori e, soprattutto, come ricordava la Consigliera Mammoli, negli interessi degli studenti.
Qui sta la partita vera che va affrontata, utilizzando gli strumenti che le leggi mettono a disposizione, con queste indicazioni di fondo: gli interessi degli studenti, la salvaguardia dei lavoratori e anche il costo dei servizi, perché ciò che si risparmia in servizi si aumenta in borse, in diritto allo studio e in opportunità per gli studenti. Quindi la questione non è di poco conto.
Spero che l’atto venga approvato in questa seduta e che abbia il più ampio numero di voti a favore.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Vorrei partire, per riflettere su questo atto di particolare importanza, da un ultimo fatto che si è svolto una settimana fa. Concorderemo tutti che in questa Aula, e fuori di qui, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare tante lavoratrici e tanti lavoratori degli Ersu che ponevano, insieme agli studenti che in altre occasioni hanno portato il loro punto di vista e la loro opinione, questioni e problemi.
Questo è un atto che in gran parte prova a rispondere ad alcuni problemi e ad alcune questioni, è un atto che si pone nella risoluzione di tante questioni, anche se l’organizzazione dell’offerta universitaria resta una questione complessa.
Ricordava prima il Consigliere Procaccini, come in questa nostra regione, così particolare e così plurale, ma tuttavia non grandissima e con una popolazione limitata, la proliferazione dell’offerta universitaria rischia di essere più che una occasione e un valore un problema grave e grande, tanto più quando prova a rispondere non alle esigenze e ai bisogni di istruzione e di crescita della nostra comunità, quanto a campanilismi ormai desueti e anacronistici.
Dicevo quindi dell’incontro con le lavoratrici e i lavoratori e dell’incontro con le organizzazioni degli studenti. Il fatto che l’offerta dei servizi universitari deve essere sicuramente di qualità, ma deve anche essere un’offerta che guarda complessivamente alle risposte necessarie, c’è e resta il problema delle borse di studio, ma c’è e resta il problema di quei servizi che consentono un effettivo e vero diritto allo studio, le mense e gli alloggi, e rispetto a questo la funzione degli Ersu non può che essere una funzione che guarda a quei bisogni più che alle funzioni di carattere economico e finanziario. Farlo con morigeratezza finanziaria, ma farlo anche guardando queste questioni.
Quindi il frutto di quegli incontri poggiava sostanzialmente su due questioni. La prima, che un servizio di qualità non può che essere un servizio pubblico, soprattutto per il tipo di risposte che può dare, quindi la preoccupazione dei lavoratori e delle lavoratrici per le esternalizzazioni e per tutte quelle forme di precarizzazione del lavoro e dequalificazione dei servizi che le privatizzazioni, in tanti casi, portano dietro. L’altra, quella di destinare il massimo delle risorse, anche in forma virtuosa, all’attività del diritto allo studio. Quindi la riorganizzazione dei servizi e i risparmi che questi servizi potranno e dovranno comportare come una ulteriore capacità di acquisire quel tesoretto ulteriore che possa dare qualche risposta in più agli studenti e alla qualità dei servizi.
Nell’atto questo punto, che contiene tante cose e tante riflessioni adeguate e giuste, resta in ombra, resta opaco. Resto opaco e in ombra anche rispetto agli intendimenti più volte rimarcati e pubblicamente affermati da parte della Giunta. Credo che saggiamente l’Assessore saprà cogliere questo aspetto e saggiamente il Consiglio dovrà tenere aperta questa riflessione.
Le cose da fare dal punto di vista amministrativo sono poche, ma vanno fatte. La prima credo sia quella di espungere dall’atto i punti di ambiguità rispetto alle forme di esternalizzazione che hanno costruito la preoccupazione dei lavoratori e degli studenti. Togliamo e mediamo in quella guisa, anche se dal mio punto di vista avevo trovato giusto accogliere quelle riflessioni e produrre alcuni emendamenti che contenessero quelle anche più preoccupate delle organizzazioni sindacali – questa è l’occasione di una ulteriore riflessione –, dichiarazioni e riflessioni in libertà che, subito dopo la tornata elettorale, erano state fatte su enti come gli Ersu, che mettevano queste strutture e queste funzioni alla stregua di tante altre rispetto alle quali sarà bene che a tutti i livelli, dalla Regione allo Stato, dalle Province ai Comuni, si apra una riflessione e una attenzione. Non tutto è costo della politica, non tutto è, in questo caso, un elemento di sperpero. Tutt’altro, perché se gli Ersu venissero riorganizzati e riordinati sarebbero un elemento ulteriore di valore per l’esercizio di un diritto che, come quello allo studio, è sicuramente un diritto prioritario.
Ritornando al merito della discussione, credo che debbano essere accolte queste riflessioni e questi percorsi. Per farlo occorrono poche cose: in primo luogo togliere dall’atto questo punto di ambiguità, riaprire una discussione su queste due vicende, cioè le forme con cui si organizzano e si offrono i servizi, quindi un percorso che reintegralizzi i servizi che sono stati esternalizzati, che recuperi e riordini gli equilibri tra gli Ersu nella nostra regione, una garanzia a quei lavoratori, in gran parte già data, di essere inseriti negli organici regionali; dall’altra parte una attenzione ai risparmi virtuosi e alla loro funzione ed utilizzo.
Quindi togliere quelle parti ed indirizzare, magari attraverso un ordine del giorno che raccolga tutte queste questioni, ad una azione della Giunta, quindi ad una ridiscussione su questa specifica vicenda, che in qualche modo ponga una attenzione complessiva sia all’atto amministrativo, che alle leggi così importanti che riguardano il diritto allo studio nella nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. L’atto annuale di programmazione degli interventi per il diritto allo studio universitario cade in un momento delicato per gli Ersu. Lo sappiamo bene perché nelle audizioni svolte i direttori hanno espresso le loro preoccupazioni, i presidenti hanno formulato istanze, più o meno condivisibili, comunque ci sono proposte e richieste di intervento per quanto riguarda la vita istituzionale e le funzioni dell’ente, i lavoratori hanno riassunto sinteticamente, ma in maniera molto forte, tematiche che tutti a parole dicono di condividere, ma che nei fatti non stanno trovando alcuna soluzione.
Punto primo: il grido di allarme dei direttori. I fondi sono insufficienti. Si facevano barricate nel passato per difendere linee di intervento e livelli di finanziamento Stato-Regioni per quanto riguarda il sociale in genere e in particolare il diritto allo studio, non ho visto lo stesso atteggiamento in questi ultimi mesi. Vorrei che ci fosse lo stesso atteggiamento e la stessa coerenza da parte di tutti. C’è o non c’è da aprire anche una “vertenza” con il Ministero competente per quanto riguarda l’assegnazione dei fondi?
Secondo: le preoccupazioni dei presidenti. Ci sono gli enti che sono sempre più ingessati, sono sempre più confusi per quanto riguarda le linee di intervento, le modalità e le metodologie da seguire. Alcuni hanno seguito certe strade, altri ne hanno seguite altre, ci sono state fughe in avanti, per esempio quella dell’Ersu di Ancona che ha costituito una società mista pubblico-privata per affidare i servizi che competono direttamente all’ente, ci sono sentenze di giudici amministrativi che hanno sancito questi principi, eppure la società è rimasta per lungo tempo iscritta nel registro della Camera di commercio.
Terzo elemento: le preoccupazioni dei lavoratori. Prima fra tutte il loro status di dipendenti dove non c’è chiarezza. Alcuni parlano di futuro degli Ersu, tra questi soggetti ci sono anche quelli autorevoli della Giunta regionale, tra cui il Vicepresidente che ha dichiarato che gli Ersu potrebbero essere ripensati come enti a sé, non legati direttamente alla vita istituzionale della Regione. I dipendenti esprimono tutti fortissime preoccupazioni in questo senso, non vogliono trovarsi nelle condizioni di essere dipendenti di un ente privatizzato, questo è il concetto che hanno espresso in maniera chiara. Anzi, è il contrario, vorrebbero rafforzare di più il collegamento con l’istituzione regionale, addirittura chiedendo di essere inseriti appieno nel ruolo unico regionale.
Seconda preoccupazione: l’esternalizzazione. L’ho chiamata “fuga in avanti” dell’Ersu di Ancona, quella costituzione di una società mista pubblica-privata è una cosa che ha molto preoccupato nel passato, anche a me personalmente, tanto che ne ho fatto oggetto di una interrogazione particolare all’allora Assessore Secchiaroli. Ha preoccupato perché vi sono delle linee di tendenza che portano a ragionare in quel senso, cioè a dire che l’ente può anche affidare a terzi. Allora qual è la sua natura se non difendiamo le sue peculiarità e le sue funzioni che sono proprie dell’ente stesso nella sua costituzione, nel suo Dna, nel suo atto fondativo che tutte le Regioni hanno compiuto nel tempo, organizzando l’ente regionale per il diritto allo studio.
I dipendenti esprimono parole molto chiare, c’è tra l’altro anche un memorandum nazionale, sindacato-Governo, che ha detto cose precise, un no alla esternalizzazione anche attraverso le forme della compartecipazione dell’ente in società.
Tutto questo oggi deve essere oggetto di riflessione, perché se vogliamo programmare - e lo facciamo ogni anno - interventi per il diritto allo studio, dobbiamo però chiarire prima quali sono le premesse.
Ecco perché abbiamo predisposto un ordine del giorno nel quale si dicono queste due cose semplicissime: seguire le istanze, a nostro avviso fondate, dei dipendenti Ersu per quanto concerne il loro status giuridico, cioè l’essere considerati appieno dipendenti dell’istituzione regionale; applicare in maniera chiara il memorandum sindacato-Governo sulla questione della gestione dei servizi. La gestione dei servizi è Ersu, non può essere esternalizzata neppure nelle forme miste che abbiamo detto.
Su queste premesse possiamo poi ragionare a bilancio dato, nel senso che quelle sono le risorse e quelli sono gli strumenti, si farà il possibile per applicare quegli strumenti in maniera efficace, ma certo sono insufficienti.
Ribadiamo l’insufficienza anche in questa Aula, perché a nostro avviso deve essere patrimonio di tutti, primo tra tutti il Governo regionale quando si siede al tavolo nazionale di concertazione degli strumenti e dei fondi per il diritto allo studio universitario.
Annuncio già che sull’atto avremo un atteggiamento attento a quelle che sono le necessità. E’ chiaro che un atto che dà fondi e finanziamenti agli Ersu non può essere un atto considerato in maniera negativa, però avremo anche un atteggiamento prudente perché vorremmo vedere chiarezza sui presupposti di applicazione degli strumenti attuativi del diritto allo studio, cioè chiarezza per il presente e, soprattutto, per il futuro degli enti regionali per il diritto allo studio.
Sull’atto quindi ci asterremo. Chiediamo che l’ordine del giorno possa essere discusso e votato da tutta l’Aula in maniera unanime; qui si dice una parola chiara, che non si fanno ambiguità, cioè che non si dice una cosa a un tavolo e poi la si smentisce il giorno dopo negli atti, la si dice univocamente e poi coerentemente si procederà all’applicazione di quei principi e di quelle istanze.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Ascoli e, se nessuno chiederà la parola, chiuderemo con questo intervento la discussione generale.

Ugo ASCOLI. Indubbiamente la discussione che si è svolta la volta scorsa e quella di oggi hanno contribuito a mettere a fuoco alcune questioni importanti per il diritto allo studio universitario della nostra regione, e non c’è dubbio che è un tema strategico, se strategicamente vogliamo dare importanza, come credo sia giusto, alle università e alla formazione universitaria.
Ricordo che questo piano, all’articolo 3, che nessuno ha citato, ma che mi sembra sia invece un punto strategico, dice che i servizi che vogliamo rivolgere alla generalità degli strumenti sono servizi che vanno ben oltre al discorso della ristorazione o della mensa, sono servizi di informazione, di orientamento al lavoro, servizi editoriali, culturali, ricreativi, sportivi, informatici, di agevolazione ai trasporti, sanitari, di medicina preventiva. L’idea è che dietro questi enti, dietro la realizzazione del diritto allo studio degli universitari ci sia un complesso di policies complesse e integrate che debbono vedere la luce.
Quindi se questa è la mission degli Ersu, è chiaro che nessuno di noi è soddisfatto per la capacità degli attuali Ersu della nostra regione di fare fronte a questa mission, ma siamo sicuramente insoddisfatti perché le risorse complessivamente a disposizione dei quattro Ersu non ci consentono di lavorare su tutta la panoplia dei servizi che vorremmo erogare.
Questa è la situazione e vi dirò anche in quali direzioni stiamo cercando di andare proprio per venire incontro a questo problema.
Quindi c’è una insoddisfazione complessiva per le risorse che abbiamo a disposizione, ma questo non ci deve accecare e distoglierci dall’attenzione delle questioni così come appaiono concretamente, e non in maniera distorta.
Innanzitutto voglio chiarire che il personale degli Ersu appartiene al ruolo regionale del personale degli Ersu, quindi è personale di ruolo che gode di tutti i vantaggi del personale dipendente della Regione Marche, sia sui fatti normativi, che salariali e di carriera. Quindi è un personale perfettamente garantito, tanto quanto tutto il personale alle dipendenze della Regione Marche. Non c’è alcun pericolo, non c’è alcuna precarietà, non c’è alcuna mancanza di garanzie, né sulle carriere, né sui salari, né sulla previdenza, né su nessun altro aspetto. Quindi è veramente sorprendente che si continui ad agitare il problema della chiarezza del personale, che invece non ha motivo di essere agitato. Ripeto, si tratta di personale di ruolo regionale, sia pure dedicato agli Ersu, che gode di tutti i vantaggi e di tutte le condizioni. Dopodichè potremmo essere insoddisfatti di come questi operino in questi ruoli, ma questo è un discorso complessivo di tutto il personale dipendente della Regione.
Non c’è motivo di accogliere quello che viene chiesto come un passaggio nel ruolo unico regionale, perché questo allora renderebbe sì inutile la presenza dei quattro Ersu, perché se diventasse ruolo unico regionale verrebbe meno la necessità di decentrare il governo del personale sul territorio. Quella sarebbe la strada per andare allo scioglimento degli Ersu! E’ bene che questo sia chiaro. Si agita l’uno e l’altro strumento, si dice no allo scioglimento degli Ersu – la Giunta non ha mai detto questo – però poi si dice tutti nel ruolo unico regionale, dopodichè è chiaro che se quello andasse si aprirebbe il varco dello scioglimento degli Ersu, perché non ci sarebbe alcun motivo di avere quattro gestioni separate di personale del ruolo unico regionale.
Credo che questo sia un argomento facilmente comprensibile al di là di alcuni facili slogan che sono stati agitati.
Per quanto riguarda il discorso dei servizi noi siamo invece per innovare. Il prestito fiduciario, di cui ha parlato anche il Consigliere Giannotti, è un fatto nuovo nel nostro contesto nazionale, non è un fatto statico, non c’era nel passato. E’ un fatto nuovo che deve essere sufficientemente compreso dalle famiglie e dagli studenti, perché deve rientrare nella visione culturale dello studente universitario, anche nelle Marche, il fatto che può anche aiutare la sua carriera con un prestito che poi avrà modo di restituire. E’ vero che c’è una difficoltà nel mercato del lavoro, ma tutti i dati ci dicono che quello che accade per i laureati è semmai un rallentamento nella progressione di carriera, i salari sono bassi nei primi cinque anni post-laurea, ma l’85% dei laureati per fortuna lavora in questo Paese dopo i primi anni dalla laurea. Quindi non c’è nessun pericolo di non essere capaci di restituire, e se c’è la famiglia che si farà carico delle risorse questa potrà poi aiutare lo studente a restituire.
Quindi il problema non si dovrebbe porre in questi termini, non c’è neanche la rigidità, come diceva la Consigliera Mollaroli, per la restituzione in una sola rata, c’è la rateizzazione della restituzione dei prestiti, c’è addirittura la possibilità di abbattere a tasso zero il tasso di interesse sui prestiti. E’ soltanto una nostra questione culturale, cioè essere studenti universitari nelle Marche ancora non lo si è come lo si è in Europa.
La politica di proliferazione delle sedi universitarie, non è solo ingiustizia sociale, ma è vergognosa! Perché istituire cose che chiamano università in paesi da 3.000, 10.000, 15.000 abitanti, dove non c’è null’altro che quella targa sulla porta, è un inganno che si fa ai danni delle famiglie e degli studenti. Sarebbe molto meglio consentire con borse di studio di andare a studiare nelle università marchigiane e non, dove c’è un’atmosfera universitaria, dove c’è la capacità di diventare non uno studente medio o superiore, ma uno studente universitario, che è cosa totalmente diversa. I territori potranno giovarsi di questi giovani più dinamici e aperti ai confini europei, anziché avere giovani che hanno fatto la laureina sotto casa e che poi non sono in grado di fare i piloti dello sviluppo locale di questo territorio.
Questo è un grande discorso che non ha niente a che fare direttamente con gli Ersu, ma solo indirettamente, perché ha a che fare con le politiche delle nostre università. E’ un dibattito in atto, ho già detto più volte pubblicamente il mio pensiero, lo ridico qui e non ho motivo di nascondermi dietro altre opinioni.
Per quanto riguarda il discorso dei servizi questo è un documento che pur ripetendo aspetti degli altri anni, perché il dpcm - come ha detto la Consigliera Mammoli - non è stato cambiato e siamo costretti a reiterare certe modalità, cerca però di innovare rispetto al passato.
Dovremmo lavorare molto di più - ha ragione la collega Mollaroli - nel pubblicizzare, informare e comunicare sulle caratteristiche del prestito perché questo è uno strumento molto importante.
D’altro canto la riprova ce l’abbiamo in altri versanti. Sul prestito d’onore stiamo registrando che la Regione Marche lo sta applicando con un successo straordinario, abbiamo quasi 300 imprese nate negli ultimi mesi sulla base del prestito d’onore, quindi non vedo perché nel campo dell’università non dovrebbe esserci un analogo dinamismo. E’ un fattore di cultura della nostra regione.
Per quanto riguarda il discorso della vexata quaestio dell’esternalizzazione, anche qui occorre fare chiarezza, perché non è mai esistito alcun disco verde della Regione alla costituzione di società miste pubblico-private che si addossassero le funzioni degli Ersu. Sappiamo benissimo che tre anni fa c’è stato un tentativo da parte dell’Ersu di Ancona, che la Regione ha sempre contrastato anche in base a pareri e a sentenze, come ricordava il Consigliere Pistarelli. Questa società non è mai nata se non sulla carta, non ha mai operato ed è stata sciolta dall’Ersu di Ancona entro il 31 dicembre 2006.
Per quanto riguarda Urbino - forse il Consigliere Giannotti ha informazioni riservate - non mi risulta che ci sia nessuna società pubblico-privata in atto o che si stia pensando a qualcosa del genere.
Quindi è un discorso che di nuovo affronta i mulini a vento che non girano.
La gestione dei servizi invece è una cosa più complicata. Nessuno può ignorare la storia di questa regione, nessuno può ignorare il fatto che su 440 dipendenti degli Ersu, 220 siano ad Urbino, perché Urbino ha fatto storicamente la scelta di gestire direttamente i servizi e numerosi collegi universitari. Altri Ersu hanno fatto altre scelte, cioè di gestire alcuni servizi direttamente ed altri in modo indiretto.
Quindi è chiaro che anche le dotazioni di personale in organico sono rapportate sia ai bisogni della popolazione studentesca che ai servizi attivati. Ecco perché troviamo una grossa discrasia nella quantità di personale dipendente del ruolo unico della Regione in questi Ersu e non è pensabile risolvere i problemi in sei mesi, cioè immaginare di trasportare persone da un Ersu all’altro, da una città all’altra, o immaginare di assumere decine di persone per gestire direttamente i servizi.
E’ necessario invece controllare che questi processi di concessione in appalto di alcuni servizi, se volete chiamateli esternalizzazioni, ma sempre sotto la regia e la gestione dell’Ersu, siano processi che garantiscano costi medi non più alti della gestione diretta, qualità di questi servizi, capacità di rispondere alle esigenze degli studenti, rispetto dei diritti del personale, creazione di posti di lavoro che siano rispettosi dei contratti collettivi e delle condizioni di sicurezza del lavoro.
Questi sono gli elementi fondamentali sui quali vigiliamo. Abbiamo in atto una serie di confronti ravvicinati, sia con i presidenti, sia con le organizzazioni sindacali, sia con le Rsu del personale di tutti gli Ersu, per verificare proprio questo fatto, cioè per essere sicuri che i processi in atto garantiscano, seppure nella difficoltà di un sventagliamento dei poli universitari, la qualità, e non ci siano studenti che hanno un diritto allo studio di serie A, ovvero quelli delle sedi centrali, studenti che hanno un diritto allo studio di serie B, quelli delle sedi periferiche appoggiate alle medie città, e studenti di serie C che stanno nelle sedi periferiche nei piccoli comuni. Questo è facile che accada vista la politica, secondo me, non giustificata delle nostre università.
Infine voglio dire che è in atto una ricognizione sulla qualità di tutte le strutture residenziali universitarie, proprio perché vogliamo garantire che questo diritto fondamentale venga realizzato per tutti in maniera equa.
Avremo modo di ragionare sulla ricognizione che stiamo facendo con nostro personale in tutti gli Ersu regionali delle Marche, sulla qualità degli alloggi, sulla qualità dei processi di appalto delle mense, abbiamo anche un confronto in atto con gli utenti delle mense che stanno dicendo che cosa sta succedendo nelle mense che sono state date in appalto, quindi cercheremo di verificare che il servizio di mensa dato in appalto non sia un deterioramento del servizio, ma garantisca una maggiore qualità.
Quindi credo che ci siano tutte le condizioni per avere qualità e per garantire equità su tutto il territorio regionale.
Certamente problemi ce ne sono. Ho detto già prima che non abbiamo tutte le risorse per consentire agli Ersu di compiere la loro mission pienamente, sappiamo che c’è un problema di riequilibrio dinamico da realizzare nelle capacità degli Ersu di far fronte alle loro esigenze, sappiamo che avremo probabilmente da investire risorse per adeguare tutti i patrimoni edilizi per garantire la qualità e la sicurezza di tutte le residenze universitarie.
Quindi c’è in atto anche un ripensamento a livello nazionale sulle condizioni del diritto allo studio universitario; proprio in questi giorni il sottosegretario Dalla Chiesa ci sta convocando per discutere concretamente come riorganizzare il servizio a livello nazionale.
Ci sono processi in atto, la gestione è complessa, ma sicuramente stiamo andando nella direzione giusta.
Per quanto riguarda il futuro degli Ersu c’è in dibattito aperto in tutta Italia, esistono modalità diverse tra le Regioni, alcune hanno una agenzia unica, altre hanno delle agenzie appoggiate alle università, in altre ci sono enti autonomi strumentali. Ogni Regione si è scelta il suo modello, noi abbiamo fatto questa scelta solo pochi mesi fa, e perseguiremo la strada – a meno che non ci si convinca che ci sono motivi condivisi che ci guidino verso un cambiamento – di un miglioramento della qualità, dell’efficienza del diritto allo studio con i nostri quattro enti strumentali che abbiamo in campo.
Ricordo che sono enti strumentali della Regione i cui presidenti devono eseguire quello che la Regione intende fare, non è possibile che esistano nella nostra regione le repubbliche di tutti i quattro Ersu che stiamo prendendo in considerazione.
Infine, sugli ordini del giorno, le proposte di emendamento e sub emendamento, per quanto mi riguarda mi dichiaro disponibile – anche se non voterò per motivi giuridico-formali – ad accoglierli e a contribuire ad un ordine del giorno che faccia chiarezza sulle varie questioni.
Mi è chiarissimo il significato del memorandum nazionale firmato dal Governo e dai sindacati, ma è altrettanto chiaro a tutti, sindacati per primi, che non è possibile applicarlo in modo acritico in sei mesi in tutti i settori. Occorrerà declinarlo, dargli una scadenza medio-lunga e lavorare per riempire un certo percorso di contenuti operativi concreti, non fumosi e non ideologici.
Sono anche disponibile a prendere in considerazione una rivisitazione dell’articolo 10, comma 2, che tanto preoccupa, dove si parla di gestione mista. Possiamo tranquillamente togliere tutto quel riferimento senza che questo ci debba impensierire, perché poi ciò che conta è quello scritto nel comma precedente, cioè che vogliamo gestire in modo ottimale i servizi dando attenzione alla qualità e all’utilizzo delle risorse impiegate.

PRESIDENTE. Passiamo ora agli emendamenti dell’atto.
Sub emendamento n. 01, delle Consigliere Mollaroli e Benatti. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Questo sub emendamento cerca di costruire una coerenza con l’ordine del giorno che insieme a molti Consiglieri della maggioranza e della minoranza abbiamo depositato, e che fa chiarezza, come avevamo concordato con le organizzazioni sindacali nell’ultimo incontro, sulla questione dell’esternalizzazione.
Con questo sub emendamento sopprimiamo all’articolo 10, comma 2 la preoccupazione qui rappresentata da molti e anche in sede di audizione con il sindacato. Lasciamo come indicazione che gli Ersu devono lavorare per l’ottimizzazione dei servizi, ma depenniamo il ricorso alla gestione mista, diretta o indiretta dei servizi. Lo facciamo non in maniera assoluta, ma in attesa che la Giunta regionale faccia ciò che poi si dice nell’ordine del giorno, cioè che va fatta una verifica dettagliata sul ricorso alle esternalizzazioni, sulle loro motivazioni, sui loro effetti, ecc..
A me sembra che questo sub emendamento raccolga le preoccupazioni espresse da varie forze politiche, anche in rappresentanza di ciò che hanno detto le organizzazioni sindacali in Commissione durante le audizioni.
In questo atto per questo anno rimane tutto com’è, prima di quello dell’anno prossimo la Giunta dovrà fare questa verifica e lì ragioneremo con più cognizione di causa, senza pregiudizio né da una parte né dall’altra.
Quindi mi pare possa essere accettato e sia anche risolutivo di questa questione che è stata posta con forza da diversi Consiglieri e dalle organizzazioni sindacali.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.


Ordine dei lavori

Cesare PROCACCINI. Se il Consiglio è d’accordo chiedo cinque minuti di sospensione perché, secondo me, l’ordine del giorno proposto, seppure è un passo in avanti, non risolve la discussione che si è svolta. Quindi c’è bisogno di chiarezza.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa per cinque minuti.

La seduta è sospesa alle ore 13,25


La seduta riprende alle ore 13,45

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Aveva chiesto la sospensione il Consigliere Procaccini al quale do di nuovo la parola.

Cesare PROCACCINI. La sospensione è stata proficua perché la Presidente della prima Commissione, Consigliera Mollaroli, ha accolto alcune proposte di sintesi relative al comma 2 dell’articolo 10 e al comma 5 del medesimo articolo.
Questa sintesi prevede al comma 5 di limitare la possibilità di esternalizzazione di alcuni servizi in corso per non bloccare l’attività degli Ersu.
Anche al comma 2 c’è una proposta di modifica secondo noi di miglioramento.

PRESIDENTE. Sub emendamento n. 01(sostitutivo). Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 1. Decade
Emendamento n. 2. Decade
Sub emendamento n. 03 della Consigliera Mollaroli che ha la parola.

Adriana MOLLAROLI. Per coerenza con l’emendamento precedente, e con l’ordine del giorno che poi approveremo, abbiamo ritenuto che il comma 5 dell’articolo 10 debba essere modificato, nel senso che solo per i servizi attualmente appaltati, quindi quelli che sono in corso, che resteranno per tutto l’anno di durata dell’atto, debbono essere contenute le spese. Il comma 5 offriva alcune ambiguità, quindi con questo emendamento abbiamo precisato che soltanto per i servizi attualmente in concessione, già appaltati, deve essere garantito il principio del risparmio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. E’ stata chiesta la sospensione della seduta per cinque minuti, che poi è durata un quarto d’ora, ma nulla da obiettare. Siamo rientrati in aula e il Consigliere Procaccini ci ha parlato di una intesa, ma mi sembra che con il sub emendamento 01 non sia stata recepita perché è rimasto così com’è.
Il sub emendamento 01 della Consigliera Mollaroli è riduttivo rispetto alla proposta emendativa presentata dal sottoscritto, è una modifica parziale. Il fatto che lo avete approvato testimonia che non c’è assolutamente la volontà di fare chiarezza.
Come non mi sembra ci sia volontà di fare chiarezza con il sub emendamento 03 che riduce la proposta che noi formuliamo con l’emendamento 3 che dice di cassare tutta la previsione prevista dal comma 5.
Sono due cose completamente diverse. Mentre le nostre proposte emendative puntavano a fare chiarezza sulla situazione della gestione dei servizi, le proposte di sub emendamento della Consigliera Mollaroli attenuano la portata, ma in sostanza confermano la possibilità per la Giunta regionale di continuare a fare come in passato.
Non so come farà il Consigliere Procaccini alla fine a votare questo atto.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede la parola, dichiaro chiusa la discussione. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. In effetti se non fosse giunta la proposta di modifica a firma della Consigliera Mollaroli avremmo votato l’emendamento del Consigliere Giannotti. Oltre al principio noi guardiamo anche alla sostanza, perché non vogliamo fare demagogia o la politica del più uno, quindi mi sembra che questa proposta sia seria. Dovrebbe votarla anche il lei, Consigliere Giannotti, perché va proprio in quella direzione.
Si dice che c’è la possibilità di esternalizzare alcuni servizi, ma solo quelli attualmente in concessione, quindi dopo questi blocchiamo. Blocchiamo perché non possiamo dare corso alla paralisi, sarebbe contro qualsiasi logica. Per noi vale la proposta e la presa di posizione, che con questa modifica assume anche consistenza, che ha fatto la Giunta regionale il 13 febbraio 2007, quando dice: nessuna privatizzazione per gli Ersu e nessuna possibilità di società miste che esternalizzino i servizi.
Questa proposta va proprio in coerenza con quella linea. E’ per questo che la votiamo senza nessuna ipocrisia e senza nessuna difficoltà. Quindi, Consigliere Giannotti, se le interessa l’obiettivo segua il mio consiglio, voti pure lei!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Stiamo facendo una discussione unica, però sono più sub emendamenti. Nella discussione mi pare che il discorso è stato allargato, quindi ora siamo al n. 5?

PRESIDENTE. No, siamo all’emendamento n. 03.

Fabio PISTARELLI. Sull’emendamento n. 03 siamo d’accordo, se però è vero quello che dice il Consigliere Procaccini nella sostanza, perché nella forma era molto più chiaro quello del Consigliere Giannotti, che significa: termine entro il quale internalizzare. Più chiaro di così! Con questo si tagliava ogni tipo di dubbio e di discussione.
Il Consigliere Procaccini ha detto pubblicamente all’aula che va in quella direzione anche l’emendamento Mollaroli, solo che qui si parla solo di spese e non delle tipologie e dei soggetti che vanno a fare il servizio, quindi significa controllo della spesa e non del soggetto. Per cui la forma non coincide con la sostanza.
Stiamo attenti, è un passaggio delicato, come d’altronde ha fatto bene la collega Mollaroli con il sub emendamento n. 01, dove c’era una assunzione di principio nella quale ci trovavamo tutti d’accordo, cioè che gli Ersu devono fare un certo tipo di servizi, però all’articolo 10…

PRESIDENTE. Consigliere, mi scusi se la interrompo, ma è per dichiarazione di voto al sub emendamento n. 03.

Fabio PISTARELLI. Esatto, la dichiarazione di voto la sto facendo, se mi dà, Presidente, la possibilità di farla, altrimenti mi interrompo!
Quindi, dicevo, siccome siamo in una fase delicata di discussione e di confronto, dobbiamo essere diretti e non mettere le carte in maniera che poi non ci si capisce più niente e “tutte le vacche sono scure”.
Ritengo che sia più chiara l’indicazione del Consigliere Giannotti, cioè che tutto quello che è esternalizzato lo facciamo rientrare dentro la gestione degli Ersu.
Quindi mi dichiaro a favore dell’emendamento principale e contro il sub emendamento, perché a mio avviso è un arretramento e non un passo avanti, perché parla solo di equilibrio finanziario, cioè di spese che devono essere correlate a…, allora se si sostiene questa correlazione si può andare avanti così, noi non siamo d’accordo.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Dovendosi prima votare i sub emendamenti e poi gli emendamenti c’è ora una certa confusione, per cui non si capirebbe su cosa sarebbero le motivazioni del mio voto, quindi dichiaro che voterò contro tutti i sub emendamenti, gli emendamenti e quanto altro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Questa Aula è disattenta alla discussione in corso, quindi che facciamo?! Non vorrei chiedere una verifica, questa è una materia troppo delicata, ma mi sembra che se ci sono dei colleghi fuori, o aspettiamo, o li facciamo rientrare.

PRESIDENTE. Ringrazio il Consigliere Pistarelli per il richiamo alla presenza dei Consiglieri regionali in Aula. Invito i nostri collaboratori a richiamare i Consiglieri che evidentemente sono attratti da altre tematiche!

(Breve attesa per il rientro dei Consiglieri in Aula)

Sub emendamento n. 03. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 3. Decade.
Emendamento n. 4 del Consigliere Brandoni. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Solo per fare presente che l’emendamento Brandoni è uguale all’emendamento Giannotti. Votiamo a favore, ma si sappia che sono emendamenti identici.

PRESIDENTE. Viene ritirato l’emendamento n. 4.
Emendamento n. 5. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Credo che anche questo sia un emendamento estremamente chiaro. E’ l’invito a discutere di nuovo, a ripensare tutta la strategia della esternalizzazione dei servizi, definendo tempi precisi per il rientro e per il pieno riconoscimento del ruolo degli Ersu. Credo di essere stato chiaro. Continuo a non capire l’atteggiamento dell’ultra sinistra che a parole si è spesa, attraverso i Consiglieri Procaccini e Brandoni, per sostenere le esigenze dei lavoratori, ma che poi nei fatti compie scelte amministrative che vanno nel senso contrario.
Al di là di quello che si può dire, i sub emendamenti che avete approvato e il ritiro dell’emendamento non fanno che confermare la linea di ambiguità e di confusione della Giunta regionale su questa materia.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Intanto vorrei dire al Consigliere Giannotti che apprezzo la sua versione statalista che certamente lo mette fuori linea rispetto alla politica del suo partito. Vorrei anche dire che, in particolare noi, non siamo sinistra estrema, siamo una sinistra di governo, che ha una cultura di governo anche quando non è al governo, quindi, leggendo i rapporti di forza, ci interessa l’obiettivo.
Secondo me questo atto, se uscirà così come emendato, non sarà un atto di confusione, ma dinamico, serio e realistico. Lo so che la sua parte, Consigliere Giannotti, avrebbe preferito mettere la targhetta e far bocciare tutti gli emendamenti, magari come il suo e presentato dalla nostra parte. Tuttavia questo non accade perché noi agiamo in due direzioni: in primo luogo verso il diritto allo studio, qualificando e non bloccando i servizi, in secondo luogo verso i lavoratori, per la loro stabilizzazione in un quadro complessivo, senza guerra tra poveri. E’ per questo che voteremo contro il suo emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Devo ringraziare il Consigliere Giannotti perché ci ha offerto la riflessione sul confine tra strumentalità e obiettivo. Il ringraziamento vero va, invece, verso i lavoratori e le lavoratrici degli Ersu, agli studenti, che hanno permesso a tutto il Consiglio una riflessione più articolata di questo atto, che oggi verrà licenziato attraverso gli emendamenti, i sub emendamenti e gli ordini del giorno. Un complessivo atto di indirizzo adeguato a rispondere subito ai bisogni per il diritto allo studio e in prospettiva a realizzare le operazioni che ci consentiranno poi di garantire in forma pubblica tutti i servizi adeguati per il diritto allo studio.
Questo emendamento, che in qualche modo coglieva quella lotta, ma non ne capiva lo spirito e non ne capiva l’anima, è stato largamente superato dall’operazione emendativa e di riflessione che tutto il Consiglio insieme ha fatto. Quindi, dicevo, non posso che ringraziare il Consigliere Giannotti perché ci ha permesso di fare questa riflessione.
D’altronde un sano estremismo è un elemento che permette di guardare e di progettare un futuro diverso. Non reputo il termine estremista come un termine offensivo, lo reputo un termine di coerenza, e in molti casi lo dimostriamo qui, avendo votato gli emendamenti, avendone ritirati altri, votando contro questo tipo di emendamento. Tra strumentalità ed estremismo c’è una bella differenza.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Per dichiararmi a favore dell’emendamento anche a nome del gruppo. Inoltre chiedo, a nome mio e dei Consiglieri Castelli e Giannotti, la votazione per appello nominale sull’emendamento n. 5, così ognuno si assume le proprie responsabilità davanti a tutti.

PRESIDENTE. Passiamo al voto, per appello nominale, dell’emendamento n. 5. Partiamo dalla lettera B.

Michele ALTOMENI. Procedo alla chiama:
Fabio Badiali no
Stefania Benatti no
Massimo Binci no
Giuliano Brandoni no
Ottavio Brini assente
Raffaele Bucciarelli no
Giacomo Bugaro assente
Franco Capponi sì
Guido Castelli sì
Enrico Cesaroni assente
Graziella Ciriaci assente
Francesco Comi no
Giancarlo D’Anna sì
Sandro Donati no
David Favia no
Sara Giannini no
Roberto Giannotti sì
Leonardo Lippi sì
Marco Luchetti no
Katia Mammoli no
Francesco Massi sì
Almerino Mezzolani assente
Luigi Minardi assente
Adriana Mollaroli no
Rosalba Ortenzi no
Paolo Petrini assente
Fabio Pistarelli sì
Cesare Procaccini no
Mirco Ricci no
Lidio Rocchi assente
Franca Romagnoli assente
Vittorio Santori assente
Daniele Silvetti assente
Vittoriano Solazzi no
Gian Mario Spacca assente
Oriano Tiberi sì
Luigi Viventi assente
Luciano Agostini no
Michele Altomeni no
Marco Amagliani no

(Il Consiglio non approva)

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 1 “Verifica dettagliata dei servizi attualmente esternalizzati dagli Ersu delle Marche” a firma dei Consiglieri Mollaroli, Benatti, Mammoli, Favia, Binci. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(…) Scusate Consiglieri, visto che siete sempre tanto attenti e solerti, se siete contrari dovete alzare le mani, altrimenti do per approvato all’unanimità. Facciamo comunque la verifica del voto.

(Il Consiglio approva)

Ordine del giorno n. 2 “Inserimento dei dipendenti Ersu nel ruolo unico regionale con apposito atto normativo” a firma dei Consiglieri Pistarelli, D’Anna, Castelli, Capponi, Bugaro. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. La nostra contrarietà al precedente ordine del giorno, come gli emendamenti passati, collega Mollaroli, è perché è generico e non in grado di assumere una posizione. Il gioco delle tre carte, che denunciavamo la scorsa settimana, e avvenuto in questa Aula.
Cultura di governo? Come dice il Consigliere Procaccini. Forse, perché nelle mediazioni bisogna fare dei compromessi, lo capisco, ma non comprendo le posizioni di altri che si erano spesi – almeno il Consigliere Procaccini nelle sue esternazioni era stato prudente – a favore di determinate soluzioni, immediate o immediatamente poste e da porre.
Con questo ordine del giorno noi lo facciamo. Qui c’è scritto: ruolo unico regionale e applicazione immediata del memorandum siglato tra il Governo e i sindacati. Anche su questo, io e i Consiglieri Giannotti e Capponi, chiediamo l’appello nominale.

PRESIDENTE. Il dirigente mi faceva osservare che nel dispositivo di questo ordine del giorno, dove si dice impegna, si ripete nella sostanza il tema che il Consiglio non ha approvato quando ha bocciato l’emendamento n. 5, cioè quello del piano di rientro delle esternalizzazioni.

Fabio PISTARELLI. L’interpretazione dei servizi è esatta perché l’emendamento Giannotti bocciato era relativo ai servizi già esternalizzati. Qui parliamo del futuro, dei servizi che dovranno essere affidati, e diciamo che normativamente deve esserci un punto di chiarezza sulla legge a favore dell’affidamento in house, cioè diretto all’ente. Non c’è assolutamente contrasto, quindi sicuramente questo ordine del giorno è da votare.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Con quale faccia il Consigliere Brandoni si è lasciato andare ad una esternazione sul principio strumentalità ed estremismo! La verità è che l’Assessore Ascoli ve l’ha messa a tutti nel fiocco! Vi ha fatto starnazzare come le oche per tre mesi, vi ha fatto addirittura andare dal sindacato e dire “ci pensiamo noi a sanare questa gravissima situazione”, e alla fine avete acconsentito che questa farsa venisse consumata in questa seduta di Consiglio regionale.
Qui non è un problema di estremismo, Consigliere Brandoni, la verità è che hai calato le braghe, i pantaloni e tirato giù i calzini, rispetto ad una impostazione programmatica che non è la tua, non è del sindacato, non è dei lavoratori, non è degli studenti! La verità è questa, e cioè che oggi avete fatto passare tutto e avete, di fatto, lasciato che la Giunta regionale mantenga le mani libere per fare quello che vuole! La conclusione è questa, con buona faccia della sinistra estrema, di quella meno estrema e degli amici della Margherita. A voi va bene così, ma noi non siamo d’accordo. Dovete andare a spiegare ai lavoratori e agli studenti che avete fatto questa cosa!
Almeno la Consigliera Mammoli, che è relatore di maggioranza, ha avuto la dignità di dire in questa Aula che non condivideva tutta questa roba e quindi che votava contro su tutto. Voi non l’avete fatto, avete tentato il gioco delle carte truccate, avete barato, siete dei bari! Avete portato un danno, secondo me, alla qualità dei servizi per gli studenti universitari.
Per questo votiamo contro questo atto.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Consigliere Giannotti, mi dispiace di apprendere una tua posizione che è del tutto strumentale. Tuttavia questo ordine del giorno va proprio nel senso del sub emendamento Mollaroli, perché abbiamo parlato della situazione in corso dell’atto, quindi declinazione dell’articolo 4 della legge n. 38. Per il futuro, quello che è detto qui, e che tra l’altro è riportato nel comunicato della Giunta regionale, è quello che si deve fare, cioè andare ad una gestione pubblica – non so come farai a spiegarlo a Berlusconi! –. Noi votiamo di sicuro un ordine del giorno di questo tipo, quindi non c’è nessun problema.
Vorrei fare notare a Forza Italia che la contraddizione non è nostra. Quando si parla di reinternalizzare – Consigliere Capponi, lei può anche sorridere, però non può prendere in giro il Consiglio, siamo tutte persone serie, anche voi, e tra persone serie non bisogna essere a corrente alternata –, quindi noi volevamo raggiungere l’obiettivo, o più avanzato o più arretrato, non lo so, e non farci bocciare alcune cose. Quindi questo ordine del giorno lo votiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Non so chi dicesse che lo stile narra l’uomo, ma certi linguaggi da caserma certamente molto più volgari degli starnazzamenti con i quali è stata criticata, per esempio, la bella manifestazione di sabato, mi pare che in quest’Aula dovrebbero essere evitati.
Tuttavia, nonostante i linguaggi da caserma e nonostante alcune considerazioni, a me pare che questo dibattito abbia chiarito benissimo - lo giudicheranno con attenzione i lavoratori degli Ersu, lo giudicheranno con attenzione gli studenti - che questo Consiglio è stato capace di un percorso intelligente, che ha colto la sostanza delle questioni, e dentro questo percorso stanno gli atti che abbiamo realizzato. Il resto è cronaca penosa.
Nel merito dell’ordine del giorno presentato da alcuni Consiglieri, siccome è tautologico a quello che poc’anzi ha presentato la maggioranza, in alcuni consessi, come in Senato, si direbbe che questo tipo di votazione non è ammissibile perché ripete con parole diverse concetti uguali. Quindi, se c’è una contraddizione semmai sta in chi poc’anzi ha votato contro un ordine del giorno presentato dalla Consigliera Mollaroli ed altri.
Visto che penso che la logica e la coerenza sono atti adeguati, quindi per logica e coerenza il gruppo di Rifondazione Comunista voterà questo ordine del giorno, nonostante le strumentalizzazioni e le offese che ho ascoltato poco fa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Agostini.

Luciano AGOSTINI. Colgo l’occasione per dire che voterò contro questo ordine del giorno perché, secondo me, il senso va proprio nella direzione opposta di quello che si vuole far credere.
Con questo ordine del giorno si vuole di fatto chiudere gli Ersu, vi dirò il perché, ma non prima di aver chiarito una cosa. Siccome la scorsa settimana ero in congedo dal Consiglio regionale, mi hanno riferito che si è preso a pretesto una mia dichiarazione pubblica circa gli Ersu, quindi vorrei chiarire il senso, anche se mi pare fosse abbastanza chiaro, a meno che non si voglia processare le intenzioni o si voglia addirittura riscrivere lo Zanichelli!
Io non ho mai parlato di chiusura degli Ersu, ho detto - e sosterrò nelle sedi dove la discussione si affronterà, rimettendomi poi alla maggioranza - che i nostri principi costituzionali prevedono che il diritto allo studio deve essere garantito dall’ente territoriale, quindi l’Ersu, che garantisce un servizio di diritto allo studio, secondo me, deve essere di riferimento della funzione territorialmente competente, che deciderà come organizzare al meglio uno dei servizi più importanti del diritto allo studio. Quindi non ho mai parlato di chiusura degli Ersu, evidentemente chi organizza le manifestazioni tenta di distorcere per darsi una propria funzione. (…) Della mia intervista rispondo io, delle notizie giornalistiche rispondono i giornali che ne danno notizia. Siccome i giornali li ho letti, i giornali non attribuiscono a me, dicono “a seguito delle dichiarazioni dell’Assessore Agostini ci sono una serie di considerazioni”, che non possono essere prese a pretesto per strumentalizzare una posizione evidentemente per giustificare una funzione.
Quindi, detto questo, si vuole mantenere un ruolo fondamentale degli Ersu.
Leggendo questo ordine del giorno - lo dico soprattutto agli amici e compagni della maggioranza che lo criticano, ma poi lo votano -, nel momento in cui i dipendenti passano al ruolo unico regionale, di fatto lo strumento operativo dell’ente Ersu diventa uno strumento regionale, pubblico, i dipendenti sono di fatto dipendenti regionali nel momento in cui passano al ruolo unico.
Nel momento in cui l’Ersu non può, in quanto tale, decidere autonomamente come gestire un servizio, perché si evita l’esternalizzazione e per legge si scrive che non si può esternalizzare tutto o in parte nessun tipo di servizio, mi dite quale è la funzione rimasta all’ente Ersu?! Non esiste più una funzione – cerca di capire Pistarelli, poi puoi anche essere non d’accordo, ma quello che dico lo so e credo di essere anche abbastanza chiaro –. Quindi, nel momento in cui si va al ruolo unico regionale, cioè diventano dipendenti regionali, nel momento in cui per legge scrivo che l’Ersu non può decidere autonomamente come organizzare un servizio perché sempre per legge prevedo come lo deve fare, mi dici quale è la conseguenza logica? Quella dell’inutilità dell’ente Ersu.
Se c’è una convinzione sotterranea, strisciante, di voler chiudere gli Ersu, questo è un ordine del giorno che può essere votato solo da chi è convinto di questo; a chi non è convinto - come gran parte della maggioranza, visto che una parte lo vota – cioè che dice che gli Ersu devono rimanere, non può votare questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Ho ascoltato molto attentamente il Vicepresidente e credo di aver compreso bene le sue parole, ma sono contraddittorie, è il contrario.
Quando si dice di non dare all’esterno, a società terze, significa che quell’ente regionale - che oggi tra l’altro ha un’ambiguità perché non è nel ruolo unico, ma ha comunque tutte le garanzie che ci diceva l’Assessore Ascoli - è fondamentale perché assume su di sé quei servizi. E’ proprio questa la strada per evitare che l’ente sia soppresso, perché l’altra strada che dai all’esterno ad una società terza, anche per il tramite dell’Ersu, significa che l’Ersu da dipendente non fa più nulla. E’ come se oggi avessi sostenuto che gli uffici decentrati dell’agricoltura, siccome sono ruolo unico regionale e dipendono dall’Assessore regionale all’agricoltura, li dobbiamo sciogliere tutti. Non esiste proprio! Sono servizi decentrati, questo è addirittura un ente, quindi qualcosa di più, di diverso e di ulteriore. Chiediamo chiarezza sul fatto che l’ente - come l’Agenzia regionale sanitaria, come gli Arpam - deve essere un ente con un personale fatto direttamente con la pianta e il ruolo unico regionale.
Ditemi che il problema invece è Urbino, non è il problema se l’Ersu deve esistere o non deve esistere! E’ perché ci sono più di 200 dipendenti ad Urbino! Allora questo è ciò che impedisce oggi di dire di sì ad un atto dovuto.
L’ente regionale per il diritto allo studio è ente nostro, la soppressione la volete voi quando dite che l’ente si privatizza e diventa una società per azioni qualsiasi, come Svim o altre cose che parlano altri linguaggi rispetto a questi che parlano di diritto allo studio e perciò sono servizi sociali, non devono riguardare consulenze, ma servizi erogati agli studenti, soprattutto a quelli meno abbienti.
Allora questa è la strada, oggi avete intrapreso strade molto perigliose, perché mani libere può significare tutto e il contrario di tutto.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 2. E’ stata richiesta la votazione per appello nominale, partiamo dalla lettera P.

Guido CASTELLI. Procedo alla chiama:
Paolo Petrini assente
Fabio Pistarelli sì
Cesare Procaccini sì
Mirco Ricci no
Lidio Rocchi assente
Franca Romagnoli assente
Vittorio Santori assente
Daniele Silvetti sì
Vittoriano Solazzi no
Gian Mario Spacca assente
Oriano Tiberi sì
Luigi Viventi assente
Luciano Agostini no
Michele Altomeni assente
Marco Amagliani assente
Fabio Badiali no
Stefania Benatti no
Massimo Binci no
Giuliano Brandoni sì
Ottavio Brini assente
Raffaele Bucciarelli sì
Giacomo Bugaro assente
Franco Capponi sì
Guido Castelli sì
Enrico Cesaroni assente
Graziella Ciriaci assente
Francesco Comi no
Giancarlo D’Anna sì
Sandro Donati no
David Favia no
Sara Giannini no
Roberto Giannotti sì
Leonardo Lippi sì
Marco Luchetti no
Katia Mammoli no
Francesco Massi sì
Almerino Mezzolani assente
Luigi Minardi assente
Adriana Mollaroli no
Rosalba Ortenzi no

(Il Consiglio non approva)

PRESIDENTE. Proposta di atto amministrativo n. 55. Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di atto amministrativo n. 55. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14,35.