Resoconto seduta n.76 del 01/08/2007
SEDUTA 76 DEL 1° AGOSTO 2007



La seduta inizia alle ore 11,10


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Proposta di legge n. 178
dei Consiglieri Ricci, Solazzi, Mollaroli, Favia, Giannini, Minardi
“Destinazione urbanistica delle aree in cui realizzare gli impianti alimentati da fonti rinnovabili”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. Buongiorno, iniziamo la seduta, scusandoci per il ritardo. Salutiamo i rappresentanti dei comitati e degli agricoltori che sono presenti a questa seduta consiliare.
L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 178 ad iniziativa dei Consiglieri Ricci, Solazzi, Mollaroli, Favia, Giannini, Minardi. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.

Francesco COMI. Oggi dobbiamo approvare una nuova proposta di legge che ha come titolo “Destinazione urbanistica delle aree in cui realizzare gli impianti alimentati da fonti rinnovabili”.
Voglio premettere che la Regione Marche è impegnata da anni, anche anticipando coraggiosamente altre Regioni, a promuovere la realizzazione di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili non fossili.
Il nostro Piano energetico ha di fatto introdotto nella programmazione della Regione Marche una spinta innovativa in questa direzione, ma poi non entra nel dettaglio della disciplina specifica delle singole fonti rinnovabili che rimette ad atti amministrativi di Giunta o di Commissione, ovvero alla sempre valida facoltà del legislatore di definire nuove leggi.
Nelle more di questa transizione il Piano energetico non è il solo orizzonte al quale ci dobbiamo riferire, perché c’è anche il decreto legislativo n. 387 del 2003 che di fatto, nel sostenere ed incentivare la realizzazione di tutte quelle opere che sono funzionali a impianti e infrastrutture connesse alle fonti rinnovabili, stabilisce alcuni principi con i quali dobbiamo fare i conti.
Innanzitutto stabilisce che tutte queste opere sono di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti, e soprattutto stabilisce che tutte queste opere possono essere realizzate anche in zone classificate agricole dagli strumenti urbanistici vigenti. Quindi la disciplina nazionale di riferimento consente una grande autonomia e una grande libertà di azione rispetto alla realizzazione di questi impianti.
Tuttavia lo stesso decreto legislativo sottolinea, comunque, di salvaguardare beni paesaggistici e ambientali e quelli appartenenti al patrimonio storico ed artistico di un territorio. Quindi da un lato consente questa grande autonomia, dall’altro invita il legislatore concorrente a preservare le esigenze di tutela del proprio patrimonio.
La presente proposta di legge cerca di colmare questo vuoto, nelle more di una disciplina più organica delle fonti rinnovabili, indicando alcuni limiti rispetto alla possibilità di realizzare autonomamente delle opere di fonti rinnovabili sulle zone agricole.
Con questa proposta di legge in particolare andiamo a tutelare quella esigenza paesaggistica che è del nostro territorio, ma andiamo anche a contenere all’interno di una coerente programmazione urbanistica l’azione semplificativa che il legislatore in materia urbanistica voleva agevolare.
Nel dettaglio noi individuiamo tra alcune zone agricole quelle di particolare pregio paesaggistico e ambientale, quelle che sono sottoposte a particolari vincoli paesaggistici e che nella proposta di legge abbiamo individuato con chiarezza, ovvero le aree A, B e C del piano paesistico ambientale regionale individuate come unità di paesaggio, e le altre aree sottoposte al vincolo paesaggistico ai sensi del decreto legislativo n. 42/2004.
In queste aree agricole stabiliamo un’ulteriore tutela, ovvero rafforziamo l’autonomia dei Comuni che conoscono, che presidiano quei territori, assegnando alla loro autonomia potestativa la facoltà di introdurre o meno varianti agli strumenti urbanistici vigenti e quindi di consentire o meno la realizzazione di queste opere.
Questa autonomia ai Comuni è concessa solo per quei fabbricati connessi alle opere che hanno una particolare dimensione e pertanto una particolare rilevanza di impatto sul paesaggio. Per gli impianti che risiedono in quelle zone agricole, che hanno questo particolare pregio e che hanno quelle particolari dimensioni, affidiamo alla potestà del Comune la possibilità o meno di introdurre una variante urbanistica che possa cambiare la destinazione da zona agricola a zona industriale o di insediamento produttivo.
Al tempo stesso con questa proposta di legge e con gli emendamenti che abbiamo approvato in Commissione introduciamo un limite generale alla possibilità di realizzare impianti a biomasse nella regione Marche.
Introduciamo un limite generale che riguarda la potenza di questi impianti. A prescindere dall’autonomia del Comune, a prescindere dall’area nella quale potrebbero essere ubicati, a prescindere dall’impatto paesaggistico, non potranno comunque mai essere realizzati nuovi impianti alimentati da biomasse cellulosiche o ligneo cellulosiche con potenza termica ai 20 megawatt.
Questo limite richiama due considerazioni. La prima è che il Piano energetico, quando ha immaginato l’alternativa della biomasse come una delle fonti rinnovabili da valorizzare, ha pensato non semplicemente ad una fonte rinnovabile che dovesse assorbire il mercato dell’energia della regione Marche, ma come una delle fonti rinnovabili da integrare e soprattutto come una fonte rinnovabile da valorizzare nella misura in cui essa riesca ad innescare una filiera agro-energetica all’interno di un territorio vasto.
Quindi una fonte rinnovabile che ha un valore sul territorio in quanto costruisce su quel territorio una filiera, in quanto assorbe su quel territorio i residui agro-forestali che ci sono e non qualcosa di diverso o di più ampio come invece un impianto di grandi dimensioni potrebbe lasciar immaginare.
Al tempo stesso, però, con questa proposta di legge non vogliamo limitare all’infinito la possibilità di realizzare qualunque impianto, perché riteniamo che il Consiglio regionale debba valutare, non con questa legge, ma con una legge organica completa, i limiti e le opportunità che sono dettate dalle fonti rinnovabili.
Pertanto stabiliamo e chiediamo con un ordine del giorno, che presenteremo successivamente, l’impegno di questo Consiglio regionale, nella indeterminatezza di alcuni contenuti che sono all’interno del Pear e nella necessità di colmare alcuni vuoti legislativi e di dare alcune risposte sul territorio, di approvare entro l’anno una legge organica sulle tre fonti rinnovabili alle quali noi facciamo maggiormente riferimento, quindi l’eolico, il termico e le biomasse.
Quindi investiamo il Consiglio regionale, e non la sola Giunta regionale attraverso le mere linee guida, ma l’intera Assemblea legislativa, della massima autonomia nel determinare il tipo di sviluppo che da queste fonti rinnovabili deve ricadere sul territorio.
Questa è un’ulteriore garanzia, che non è un freno allo sviluppo e all’imprenditoria locale, ma è la garanzia che noi disegneremo lo sviluppo di questa regione in una visione eco-sostenibile, coinvolgendo il Consiglio regionale e pertanto dando certezza alla programmazione e ai futuri investitori.
Certo è che lo faremo all’interno dei limiti che ci diamo oggi, quindi quei limiti dimensionali di potenza termica che abbiamo indicato e lo faremo comunque mantenendo all’autonomia dei Comuni la potestà di valutare l’incidenza sul territorio che ha particolare pregio paesaggistico di alcune sue opere.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Abbiamo protestato per questa convocazione, che si configura come convocazione d’urgenza dopo che il Consiglio regionale è stato impegnato totalmente nel tempo e nel lavoro dal Piano sanitario regionale. Avevamo chiesto alla Commissione di rinviare questa proposta di legge se non c’erano delle emergenze – e penso che non ci sono altrimenti sarebbe una legge ad personam –, in quanto ritenevamo che questa legge potesse essere discussa con tutta tranquillità alla ripresa dei lavori del mese di settembre.
Tra l’altro preferivo discutere delle nuove linee di indirizzo di attuazione del Pear piuttosto che di parlare di una legge contraddittoria che probabilmente non ha nessuna finalità e che genera confusione soprattutto nel cittadino e negli investitori.
Mi spiego. Questa legge fa sorgere il dubbio che in questa Regione non ci sia il diritto, nel senso che il Consiglio regionale, se interessato da qualcuno che ha il potere di farlo, teoricamente potrebbe fare una legge per bloccare degli iter autorizzativi. Questo è il massimo della instabilità e della incertezza che noi possiamo generare in qualsiasi soggetto, anche imprenditoriale, che per qualsiasi motivo si approcci a questa Regione in un senso positivo, di responsabilità, di relazione, come abbiamo con le altre Regioni e con l’Europa.
Questa legge prima di tutto è a rischio di legittimità perché contrasta nettamente con la legge n. 387 che, invece, intende favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili. Ad altre Regioni è successo che la Corte Costituzionale l’ha impugnata perché sono norme che vanno ad ostare la produzione di energie alternative.
Quello che chiediamo con questa legge, il Comune di Orciano o la Provincia di Pesaro potevano tranquillamente già attuarlo e prevederlo ed era nella loro totale possibilità in quanto principali titolari della materia urbanistica.
Quindi se qualcuno ha commesso una leggerezza, se qualcuno volutamente o involontariamente ha autorizzato qualcosa, se ne deve assumere la responsabilità e non vada a cercare di inficiare una normativa che deve avere una linearità come quella che intendiamo mettere in campo in questa Regione, e cioè di trasparenza, correttezza, tempistica, lealtà. Questi sono i principi a cui si ispira il nostro Statuto e a cui noi vogliamo attenerci.
Questa legge coinvolge in negativo il settore agricolo. Noi abbiamo stimolato il discorso delle energie rinnovabili con tutte le norme che ci siamo dati ultimamente, con il Por, con il Piano di sviluppo rurale, con la modifica alla legge n. 71, quindi ci siamo dati una normativa che favorisce la produzione di energia alternativa attraverso impianti che vanno dal fotovoltaico, alle biomasse, all’eolico e altro. Questo era quello che ci interessava.
Il fatto di dire che qualora ci sia un impianto che supera i 3.000 mq. – 5.000 mq. con un emendamento che ho visto ora – che automaticamente deve trasformarsi in impianto industriale o artigianale – ma la classificazione è più industriale –, farebbe perdere al settore agricolo tutto il sistema agevolativo sia in termini di contributi comunitari che in termini di agevolazioni fiscali. Questo è estremamente negativo per l’economia di questa regione.
Noi ci auto-escludiamo da una partita importante nella quale volevamo coinvolgere gli agricoltori, gli imprenditori, sulla quale volevamo impostare un sostegno ad una strategia che avevate dato con il Pear, che non stimola perché il quel piano mancano dei criteri, delle limitazioni e delle linee guida, ed è quello che determina una certa incertezza.
Questo Pear aveva anche fatto delle previsioni inconsuete per un piano di programmazione, cioè individuava addirittura a Pesaro e ad Ascoli due centrali per la produzione di biomasse o per lo sfruttamento di energia da fonti rinnovabili di un certo tipo.
In quel periodo non c’ero in Consiglio regionale, ma avevo ritenuto che quella previsione fosse nettamente in contrasto con ciò che oggi andiamo a dire, cioè quello sulla diffusione dei piccoli impianti, su cui concordiamo assolutamente che l’energia da biomasse deve essere prodotta su impianti sostenibili cioè dove i bacini di captazione della materia prima è sostenibile. Non può essere che il trasporto della materia contribuisca enormemente all’inquinamento, fatto che vanificherebbe il beneficio ambientale che vogliamo ottenere con la produzione di energie da fonti rinnovabili. Questo è un altro limite del Pear.
Oggi – spero poi che mi diciate che questa non è una legge ad personam – la Regione e tutti gli enti hanno a disposizione strumenti affinché un eventuale impianto di natura impattante possa essere bloccato, modificato o ridotto a condizioni di accettabilità.
Quindi credo che questa legge vada enormemente ad inficiare la correttezza dell’operato di questo Consiglio, che non produce nessun effetto neanche per gli auspici che fate, che a volte penso non siano tutti così trasparenti, alcuni sono anche reconditi.
Ed è per questo, se non avremo assicurazioni diverse, che la Casa delle libertà voterà contro quest’atto, perché è una legge improponibile che non ha i crismi della legittimità, della correttezza e del rispetto del sistema delle autonomie locali. Andiamo ad imporre con legge un obbligo di modificazione dei piani regolatori senza mettere a disposizione, tra l’altro, le risorse necessarie per poterlo fare.
Quindi è una legge che è difficile produca qualsiasi effetto che ci attendiamo, produrrà solo negatività, ed è per questo che siamo su questa posizione.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Parlo male quando non capisco bene. In questa vicenda, che è arrivata in fretta e in furia in Aula, come diceva il collega Capponi, non riesco a capire. Un iter mi pare che sia avviato – poi se dico delle cose sbagliate qualcuno mi correggerà –, e un’autorizzazione mi risulta che sia stata concessa dal Comune o dalla Provincia, o no? Questa è la prima domanda. Quindi se c’è questa autorizzazione la Regione oggi si convoca per fare praticamente una leggina ad hoc per dire fermiamo un attimino. Questo è possibile? Questa è l’altra domanda. Io pongo queste domande come Consigliere regionale, nemmeno come capogruppo dell’Udc. Ora chiedo che qualcuno mi risponda. ‘

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Non ripeterò le parole del relatore di minoranza Capponi che ha già indicato alcune delle criticità che si nascondono dietro questa proposta di legge.
E’ inutile negare a quest’Aula la celerità, e se mi è consentito anche l’estemporaneità e l’improvvisazione, con cui questa legge è stata concepita e ci è stata “somministrata” e posta al vaglio.
Questo ci fa pensare che sia una legge ad hoc, dico una cosa tanto scontata quanto importante da ricordare, visto che – e guardo il collega di studi Massi – una delle prime cose che nello studio del diritto privato del codice civile ci insegnano – a noi che per sventura poi vogliamo fare gli avvocati o i segretari comunali –, e che è un cardine del diritto, è che la norma deve essere generale ed astratta e che non deve guardare il caso tipico, preciso, specifico, diversamente è riconsegnare all’ente che è titolare di funzioni legislative il poter intervenire con legge a normare situazioni che devono essere, invece, riservate a tutti senza distinzione – come spesso nelle aule giudiziarie si legge – di sesso, di età e di razza. Credo che il carattere astratto difetti a questa legge, proprio per il contesto su cui deve andare ad incidere, e che questi caratteri non ha.
La fretta probabilmente ha anche giocato qualche brutto tiro agli estensori di una legge che spero possano in Consiglio dire la loro, esprimere anche con franchezza e sincerità se e come questa legge deve rispondere al problema per il quale è stata concepita, che è il problema di Schieppe di Orciano. Ancora non abbiamo sentito ipocriticamente parlare di questo aspetto, ma non ci dobbiamo nascondere dietro un dito, perché sarebbe ridicolo farlo, che è stato concepito per dare una risposta che a me sembra più politica che amministrativa.
Ecco perché il carattere legislativo di questo tampone mi sembra abbia tutti i difetti delle pezze.
Se il difetto è quello della carenza di generalità e di astrattezza noi dobbiamo, entrando nel merito, riconoscere a questa legge un grosso rischio, innanzitutto quello di andare ad interferire su questioni e competenze che già gli enti preposti, la Corte Costituzionale in particolare, hanno sanzionato come illegittimamente praticabili. Parliamo infatti di competenze che solo ad una prima lettura superficiale è di natura urbanistica, ma in realtà si sta incidendo su procedimenti che afferiscono alla questione dell’energia che, come è noto, è competenza esclusiva dello Stato, e già risulta – così abbiamo accertato – che intervenire in sub procedimenti che riguardano questioni che sono sottratte alla competenza della Regione espone provvedimenti di questo genere ad un sicuro rischio di censura di illegittimità costituzionale.
Quindi noi entrando nel merito della legge stiamo andando per questioni specifiche a dare una risposta politica ad un problema che, invece, resiste e presenta tutta la sua acuzie – per usare un sostantivo che fino a ieri affollava questi banchi – e probabilmente facciamo qualcosa di ulteriormente sbagliato, perché andiamo a confliggere con la Costituzione normando, a procedimento aperto, termini che attengono a procedimenti che non sono di competenza della Regione in quanto sono all’origine della materia.
Questo è un aspetto che qualcuno ci deve spiegare, perché se interveniamo su questioni che già, ad esempio in Puglia, sono state oggetto di impugnativa da parte della Corte Costituzionale, non vedo per quale motivo siamo stati convocati il 1° agosto per fare una cosa che con ogni probabilità sarà impugnata di fronte alla Corte Costituzionale.
Seconda questione. Noi andiamo anche ad intervenire su attività delegate ad enti che non sono più subordinati ma che sono diversi, mi riferisco alle Province e ai Comuni.
Anche questo è un aspetto estremamente difficile e delicato e che noi rifiutiamo. Perché se è vera la premessa per la quale dobbiamo dare una risposta al problema di Schieppe di Orciano, noi andiamo ulteriormente ad intervenire su aspetti per i quali i Comuni e la Provincia si sono già espressi. Allora è gravissimo che si voglia ex post intervenire su un fatto specifico andando ad incidere su questioni che addirittura sono state già oggetto di espressione di parere o provvedimento da parte degli enti destinatari della legge.
Stiamo veramente combinando un guazzabuglio che non può essere confortato dal nostro voto e dalla nostra approvazione. Ripeto, interveniamo di fatto sulla legge n. 34, interveniamo di fatto su un procedimento non solo preesistente, ma che è stato abbondantemente oggetto di interventi e di censure dell’Autorità giurisdizionale.
E’ evidente che il pensiero di tutti noi va al provvedimento con cui questa Regione ha – probabilmente sbagliando – sospeso il procedimento di AIA che era in corso, andando quindi a disegnare una situazione di non scelta o di pilatismo amministrativo che ora dovremmo in qualche modo affrontare con questa legge.
Questa è la classica legge tampone, è la classica pezza che rischia di essere peggiore del buco.
Allora, in assenza di chiarimenti, che io dubito possano essere dati, mi chiedo se sia serio, se sia praticabile e se sia anche rispettoso della funzione normativa che esprimiamo, convocarci in fretta e furia quando stanno per scadere termini procedimentali per intervenire su questo argomento.
Credo che questo non sia possibile, che tecnicamente sia censurabile e, soprattutto, credo che non sia un buon esempio da dare alla comunità amministrata nel momento in cui, ripeto, si usurpa di fatto quello che è un potere normativo per renderlo flessibile a situazioni che attengono più alla politica e all’imbarazzo che gli amministratori di quel lembo di Marche avvertono, rispetto ad una questione che ha già tutti gli elementi per poter essere affrontata e risolta, perché ci sono state espressioni precise da parte delle Sovrintendenze, ci sono state espressioni precise da parte delle Autorità e della Magistratura competente.
L’unica espressione precisa che manca è quella della Regione intesa come ente amministrativo, che oggi ha tutti gli elementi per poter decidere senza ricorrere ad una legge che rischia, anzi, di vanificare provvedimenti ulteriori come, ad esempio, i Piani che si è data.
La cosa assurda è che attraverso questa legge per rispondere ad una esigenza particolare si va addirittura a dare una risposta che rischia di menomare atti di programmazione di questa Regione. Purtroppo questo succede sempre quando si vuole vedere l’aspetto più specifico e più prossimo, invece di andare a normare e a disciplinare le situazioni nella loro generalità e astrattezza – del resto se le cose devono essere generali e astratte c’è un motivo –. Quindi è fondamentale dare una risposta che non sia un abbrutimento della nostra funzione legislativa.
La mia non è una valutazione di carattere partitico o politico, è una valutazione improntata soprattutto al buon senso, che vuole richiamare gli estensori di questa legge a quello che sarebbe l’atto politicamente più intelligente e cioè il ritiro di questa proposta, nessuno si potrà poi ritenere sconfitto o vincitore.
Dunque, questa è la cosa più intelligente perché, ripeto, non potete modificare la stessa vostra programmazione per inseguire gli accadimenti in quanto la capacità del politico deve essere quella di anticiparli per dare risposte corrette.
La mia proposta è, quindi, il ritiro della legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Non condivido questo ultimo passaggio del Consigliere Castelli, nel senso che non credo che questa legge infici o dica qualcosa di diverso da quello che dicevamo nella nostra programmazione.
Credo che questa legge provi – su questo invece do ragione ad alcuni che sono intervenuti prima di me –, in maniera non stilisticamente perfetta ed adeguatamente approfondita, a risolvere un problema, tra l’altro più volte venuto fuori su diverse tematiche in quest’Aula e in Commissione, non ultimo qualche seduta consiliare fa quando abbiamo parlato delle cave e dell’ipotesi di fare progetti di recupero delle cave con pannelli fotovoltaici.
In sostanza il problema, data la bontà generale delle fonti rinnovabili rispetto alle fonti fossili, resta quello della qualità.
Quello che abbiamo detto con la nostra programmazione, con il Pear, ecc., è che dobbiamo incentivare determinate fonti rinnovabili di energia. Il Pear naturalmente, proprio perché è un piano generale, non va a definire quali sono gli interventi di qualità su questa cosa. Ad esempio, proprio come dicevo – anche se non tutti condividevano – in occasione della discussione sulla questione delle cave con l’idea dei progetti di recupero, cioè non perché il pannello fotovoltaico in sé è positivo e quattro ettari di pannelli fotovoltaici sono positivi, e la stessa identica cosa si può dire per le biomasse, non perché le biomasse sono una fonte migliore del petrolio, lo sono a qualunque dimensione.
C’era un filosofo Ivan Illich, scomparso alcuni fa, che parlava proprio della soglia della controproduttività. Lui diceva che qualunque tipo di tecnologia adottiamo è positiva nelle sue intenzioni e nelle fasi di partenza, ma ad un certo punto incontra la soglia della controproduttività, cioè una soglia al di là della quale l’intervento positivo produce l’effetto contrario a quello per cui era partito.
Noi in questa Regione ci siamo sempre spesi per incentivare le fonti energetiche rinnovabili, lo abbiamo fatto anche in una fase storica in cui ci credevamo in pochi ed erano fortemente contrastate. Oggi siamo invece in una fase storica dove per una serie di motivi molte persone e tanti più imprenditori ci credono, o meglio, tanti più imprenditori ci si buttano perché c’è anche tutta una serie di incentivazioni economiche, quindi il mercato in sé cresce.
Per cui la cosa immaginata alcuni anni fa che andava anche incentivata, oggi richiede, oltre che essere favorita, anche un secondo intervento che è quello della regolamentazione, ossia occorre ragionare su i modelli che ci vogliamo dare.
Questa legge lo fa in maniera arraffazzonata e la voterò solo in virtù dell’approvazione degli emendamenti che abbiamo presentato dove diciamo che da qui a tempi ragionevoli faremo una legge organica, ragionata, con degli studi e delle valutazioni più congrue.
I firmatari della legge pongono una questione di tipo urbanistico. Sempre nella logica di incentivare, il Governo ha fatto un decreto che dice che se fai le fonti rinnovabili le puoi fare come ti pare, va in deroga a tutta una serie di questioni.
In questa Regione dove il paesaggio è un valore da tutelare la legge cerca di mettere dei paletti e dice “bene, facciamolo, però su valutazioni su cui sono chiamati anche gli enti locali”.
Personalmente, sulla questione in particolare delle biomasse avrei introdotto anche altri criteri che sono ormai assolutamente condivisi anche a livello scientifico. E cioè che gli impianti a biomasse di produzione elettrica debbono avere la reperibilità della materia prima entro distanze ragionevoli. Ricordo che la biomassa non è di per sé come il fotovoltaico che è ad emissioni zero, ma ha un bilancio di emissioni zero perché la quantità di Co2 che emette è quella che ha immagazzinato la stessa biomassa per crescere. Quindi se a questo bilancio zero, che è sicuramente meglio di un bilancio in negativo delle fonti fossili, aggiungiamo però dei trasporti consistenti, probabilmente converrebbe di più allora portare il metano con un metanodotto e produrre energia elettrica con una centrale turbogas – andrebbero poi fatte anche altre considerazioni sulle fonti fossili, sulle quali adesso non mi dilungo –.
Quindi la biomassa è positiva se reperibile entro certe distanze.
La seconda questione è che quando bruciamo biomassa per produrre elettricità, l’efficienza energetica che abbiamo è intorno al 20%, cioè l’80% dell’energia che produciamo, che è calore, va persa. Quindi la centrale a biomassa ha una validità ambientale e anche economica se è una centrale che fa cogenerazione, ossia oltre a produrre energia elettrica recupera il calore che non riesce a convertire in energia elettrica e che poi verrà utilizzato per il teleriscaldamento o altre forme.
Quindi l’altro criterio che secondo me dovremmo darci, che in questa proposta non abbiamo messo, ma che spero che nella prossima legge vi trovi spazio, è che le biomasse vengano utilizzate per produzione energetica in cogenerazione che tra l’altro è uno dei criteri generali che troviamo nel Pear.
L’altra questione fortemente sancita nel Pear è quella della piccola generazione. Quindi l’altro problema, che con un emendamento cerchiamo di introdurre, è che queste centrali devono essere di dimensioni ridotte e devono avere dei limiti di emissione. Perché sopra a questi limiti, primo, non hanno la reperibilità delle biomasse nei termini che dicevo prima e, secondo, rischiano di concentrare l’inquinamento, che comunque producono con polveri ed altro, in un unico luogo, anche se l’inquinamento è diverso da quello che produrrebbero altre forme di produzione energetica.
Diffondere, invece, la produzione da biomasse con piccole centrali riesce a rendere i livelli di emissione diffusi sul territorio, non concentrati su una singola area e quindi tollerabili.
Non concordo con il Consigliere Castelli perché queste questioni sono strettamente legate a quello che ci siamo detti nel Pear, cioè cogenerazione diffusa. Quindi per quanto riguarda le biomasse è un criterio che, secondo me, dobbiamo declinare.
L’altra considerazione che dobbiamo assolutamente fare è quella legata all’agricoltura. Anche su questo mi ricollego alla programmazione – ne parlava prima anche il Consigliere Capponi - perché nel votare il Psr noi queste cose le abbiamo dette e ribadite in più punti, cioè che le biomasse andavano incentivate, promosse e sostenute, però con cogenerazioni piccole, con la reperibilità della biomassa, preferibilmente con scarti agricoli e non con agricoltura dedicata, ecc.. Quindi anche in questo senso siamo coerenti con quanto detto in passato.
Il rischio che oggi si sta verificando in questo Paese, e non solo, è che il business delle biomasse, fortemente incentivato anche dai certificati verdi, rischia di stravolgere il modello dell’agricoltura di questo Paese e in particolare di questa regione che invece dovrebbe puntare sulla qualità. La tendenza che si rischia di innescare è che con le incentivazioni che ci sono diventi più economicamente remunerativo produrre biomasse piuttosto che produrre alimenti.
La Fao di anno in anno ci richiama al fatto che la produzione di cibo non è in esubero, ma che è in continua diminuzione e scarseggia. Al di là di quello che dice la Fao sui livelli globali, io credo nell’autosufficienza e nella c.d. sovranità alimentare, cioè sul fatto che un territorio dovrebbe il più possibile cercare di autoprodursi il cibo, tra l’altro anche nell’ottica di risparmiare emissioni sui trasporti, perché è illogico che una società debba alimentarsi con prodotti che arrivano da migliaia di chilometri di distanza.
Quindi credo che l’agricoltura debba innanzitutto produrre alimentazione per il territorio, poi con gli scarti o con piccole quantità di produzione di biomassa inserite all’interno delle rotazioni, si può anche produrre energia. Pertanto la biomassa per la produzione energetica non può diventare la nuova monocoltura del XXI secolo.
Queste considerazioni che ho fatto sono anche quelle che fa la Fiper (Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili) che è una federazione di imprenditori che gestiscono impianti di produzione di energia da biomasse. Proprio poco tempo fa sono stati invitati ad una audizione in Commissione agricoltura e ambiente al Senato e hanno portato un memorandum che faceva esattamente la considerazione che, appunto, le biomasse vanno bene, che loro sono i primi a farle e che quindi vanno assolutamente incentivate, però loro stessi ritengono che devono essere incentivate con le caratteristiche che dicevo prima. Portano poi dei dati, tra cui l’esperienza del Gruppo Marcegaglia che in provincia di Crotone stava studiando un impianto di 13 megawatt elettrici e che poi ha abbandonato il progetto perché per una valutazione economica la cosa non reggeva. Un altro allegato che la Fiper ha portato in Senato è una valutazione economica di un impianto esistente – non ricordo di dove – più o meno di quelle dimensioni, dove scorporando i dati, costi e ricavi di produzione energetica, è emerso che se non ci fosse la cogenerazione, cioè se l’impianto producesse solo l’elettricità l’impresa sarebbe in totale perdita economica, dunque l’impresa si regge soltanto perché vende anche il calore e quindi a un ricavo anche dal teleriscaldamento.
Rispetto alle questioni delle dimensioni spesso ci viene detto che se non si danno determinate dimensioni l’impresa non è sostenibile economicamente. Cosa che è l’esatto contrario e che è stato anche dimostrato dal rapporto del 2003 dal Ministero dell’ambiente – purtroppo è l’ultimo fatto – in collaborazione con Itabia, altra associazione di produttori di energia da biomasse, che ci dice che oggi in Italia la dimensione media di un impianto di produzione di energia da biomassa è sotto i 10 megawatt e in gran parte, circa l’80% – poi le medie sono sfalzate da chi sfora un po’ di più, ce lo insegnava Trilussa – sono centrali intorno ai 5 megawatt, pertanto sono nate prima dei certificati verdi e quindi sono assolutamente sostenibili economicamente.
Questa legge prova, ripeto, in maniera arraffazzonata ad intervenire sulla questione della qualità. Bene le energie rinnovabili, ma diamoci una normativa sulla qualità e su come impiantarle.
Il mio voto, ripeto, è condizionato all’approvazione dell’emendamento che dice che entro l’anno dobbiamo fare una legge organica. Quindi per il discorso della qualità che ho fatto non mi affido più di tanto a questa legge, che però intanto va bene per evitare che passino dei treni. Anche perché queste discussioni in realtà le abbiamo iniziate a fare in Commissione un anno e mezzo fa sempre con l’idea di metterci le mani e poi non si è più fatto.
Oggi l’urgenza è data dal fatto che non vogliamo che passi altro tempo e che siano compiuti altri errori rispetto alla qualità. Se dobbiamo incentivare le fonti rinnovabili continuiamo a crederci affinché continuino a rimanere valide, ma facciamolo secondo criteri di qualità ambientale e anche di sostenibilità economica e sociale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Credo che il dibattito di oggi, ma come tutta la vicenda dell’impianto di Schieppe, non possa prescindere da una lettura che va indietro nel tempo, cioè dal fatto che comunque un dato è largamente acquisito.
Questa iniziativa imprenditoriale, rispetto alla quale non ho nulla da obiettare, è nata male, come nascono male tutte le cose che nascono sulla pelle dei cittadini.
Non è concepibile che un intervento di questo genere, che ha un impatto così forte nella vita della gente, nella vita delle comunità, negli assetti dell’ambiente, possa essere fatta sulla pelle dei cittadini.
Il Comune di Orciano era gestito anche dalla mia parte politica e ha pagato politicamente questo errore. Mi auguro che i nuovi amministratori sappiano fare di meglio.
Questa iniziativa è nata male perché la si è costruita senza il consenso dei cittadini, questo credo sia il discorso di fondo rispetto al quale rilevo che anche le iniziative, prima dell’Amministrazione provinciale, poi dell’Amministrazione regionale, sono andate dietro questa tendenza, non c’è stato, al di là della forza, dell’impatto dell’iniziativa, che pure è stata forte, del comitato che in qualche modo rappresenta quelle esigenze, un approccio democratico rivolto a favorire una partecipazione concreta della gente a livello delle scelte che sono state via via assunte.
Credo che si debba partire da questo e che ha provocato una grande mobilitazione popolare. Certo, Consigliere Solazzi, oggi ci possono essere dei ripensamenti, ma debbo far rilevare che insieme a noi di Forza Italia anche esponenti di ogni parte politica hanno partecipato, a Schieppe, a Montemaggiore, a Orciano, alle manifestazioni dove abbiamo detto che non potevamo non tenere conto della volontà popolare.
Oggi sono qui a dire che capisco pochissimo della ingegneria legislativa, perché questa è una legge molto confusa, ma anche per voi che l’avete scritta, perché se avete fatto un provvedimento di due articoli e siete stati costretti questa mattina a presentare due proposte emendative per migliorarla, forse un po’ di confusione ce l’avete anche voi. Io ne ho tantissima e so solo una cosa, premetto che non sono pregiudizialmente contrario agli insediamenti industriali ma a quello sì, quindi voto no alla legge per riaffermare la mia contrarietà alla realizzazione della centrale di Schieppe di Orciano. Dopo voglio capire la tua posizione, Solazzi, ma la mia è chiarissima, a differenza di te, perché è stata espressa coerentemente in questi mesi nel rapporto con il comitato che rappresenta i cittadini rispetto ad un’iniziativa che non ha avuto e non ha il consenso popolare e che non ha nemmeno il mio consenso.
Il mio voto questa mattina di contrarietà a questo provvedimento è legato sostanzialmente a questo tipo di giudizio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Debbo riconoscere, caro Giannotti, che sei davvero bravo, anzi direi di più, sei unico. Nella mia esperienza politica ho conosciuto tante persone con una grande capacità di adeguarsi a situazioni diverse in modo veloce, con maestria, con capacità, ma uno come te io non l’ho mai incontrato! Peraltro quando è partito questo procedimento, in un modo che io non condivido oggi e che non lo condividevo allora, mentre tu stavi zitto in quest’Aula, il sottoscritto, a due mesi dalla sua elezione in questo Consiglio regionale, presentava al Presidente una interrogazione sulla realizzazione dell’impianto a biomasse nel Comune di Orciano, in cui, a fronte del tuo silenzio, dicevo “Si ritiene che la Regione Marche debba immediatamente sospendere l’efficacia del decreto n. 24 del 29 novembre 2004", continuavo dicendo (…) Consigliere Brini, tu sai solo interrompere, sono due anni che ti vedo qui, non hai mai preso la parola, hai fatto sempre e solo interruzioni quando qualcun altro parla, innanzitutto devi dare dignità all’Istituzione e poi anche a te stesso!

PRESIDENTE. Per cortesia, Consiglieri, non fate battibecchi. Consigliere Solazzi la prego di continuare.

Vittoriano SOLAZZI. Proseguivo chiedendo “nonché sospendere l’iter burocratico relativo alla successiva istanza presentata in data 13 giugno 2005, al fine di far precedere qualsiasi decisione da assumere da un confronto ampio e qualificato con i rappresentanti delle comunità e delle Istituzioni interessate”. La data di questa interrogazione del sottoscritto è del 18 agosto 2005. Questo per chiarire, Consigliere Giannotti, nel tuo silenzio e nel silenzio assordante di tutta la tua parte politica.
Questa mattina avevo intenzione di fare tutt’altro piuttosto che buttarla in polemica, perché su questa legge auspicavo che ci fosse l’accordo di tutte le formazioni politiche e, al di là delle appartenenze, non avrei mai aperto una polemica politica con te, Consigliere Giannotti, ma tu su questo mi hai sfidato.
Ora voglio dire che se siamo arrivati a questo punto, tu stesso l’hai ricordato, è perché il Sindaco del Comune della tua parte politica che partecipava alla prima Conferenza dei servizi ha espresso parere positivo per andare avanti su quella proposta del privato. Quindi, per favore, se è vero che il nostro interesse generale è quello di salvaguardare i luoghi e le comunità, i cittadini e quant’altro, smettiamo di fare una polemica inutile, assurda e sulla quale, peraltro, tu ne esci assolutamente perdente. Smettiamola!
Detto questo mi limito semplicemente a far presente al Consiglio che questo legge è cosa diversa dal tema di Schieppe. Certo può rientrarci anche quella fattispecie, ma in questa legge, se l’avete letta, così come l’abbiamo proposta e migliorata con degli emendamenti, si cerca di raggiungere due obiettivi: il primo è quello di preservare l’ambiente laddove ci sono delle esigenze particolari di tutela, il secondo è di non scaricare sugli enti locali, specialmente quelli di piccole dimensioni, una difficoltà interpretativa della legge che regolamenta queste situazioni.
Cosa diciamo con questi due articoli? Due cose semplicissime, innanzitutto non creiamo un no assoluto alla costruzione di impianti che si alimentano con fonti rinnovabili, ma con questa legge diciamo che questi possono essere fatti anche nei terreni a destinazione agricola. Aggiungiamo, però, nel caso in cui ci siano dei terreni che hanno destinazione agricola ricompresi nelle lettere a, b e c delle norme del nostro Ppar (Piano paesaggistico ambientale regionale), e neanche lì diciamo che non si può intervenire, che la comunità, attraverso i suoi organismi rappresentativi, deve esprimere se ce lo vuole o no con un atto di modifica urbanistica del territorio. Quindi nelle zone di particolare pregio ambientale si può intervenire solo se c’è una variante urbanistica.
A me non pare che con questa legge – perché è questa la preoccupazione che ho sentito da molti di voi – mettiamo dei paletti alle attività imprenditoriali o mettiamo a repentaglio lo sviluppo economico di questa regione, anzi, tuteliamo realtà ambientalmente rilevanti e diamo comunque la possibilità ai Comuni di non avere dubbi interpretativi su una lacuna che c’è, è vero, nella normativa regionale.
Guardate, io ho fatto il Sindaco, e non c’è cosa peggiore per un amministratore, soprattutto di comuni non grandi, avere delle incertezze nella interpretazione delle norme.
Credo che con questa legge non si fa nient’altro che dare una riposta ad alcune emergenze ambientali che ci possono essere e, dall’altra, si dà una certezza agli amministratori e particolarmente a quelli dei piccoli Comuni.
Infine, ho sentito critiche forti e feroci sull’iter di questa legge e sulla sua legittimità rispetto a normative sovraordinate, cioè legge dello Stato e legge costituzionale.
Per quanto ognuno di noi possa essere più o meno esperto in questa materia, credo che i Consiglieri proponenti hanno voluto manifestare una precisa volontà politica, perché questo è il nostro compito, questo è il compito degli eletti. Dopodichè la struttura burocratica, il legali della Regione, l’ufficio legislativo, hanno tradotto in testo normativo la nostra scelta politica che fa riferimento agli obiettivi di cui dicevo prima. Non prendiamoci in giro, è sempre stato così. Può essere discutibile? Può essere a rischio di illegittimità, di contrasto con la Costituzione? Tutto può essere, per carità, ma credo che anche se fosse questo, si contribuirebbe comunque a fare chiarezza su una materia che è di difficile interpretazione.
Peraltro questo problema non mi si pone, perché il problema è quello di esprimere attraverso il voto su questa legge alcune volontà, quella di preservare l’ambiente e di preservare la salute dei cittadini, ma anche quella di dare certezze ai Comuni.
Mi scuso con la polemica iniziale sulla quale il Consigliere Giannotti mi ha fatto scendere, ma io chiedo a tutto il Consiglio di approvare questa legge, perché alla lunga vedrete darà una mano alle nostre comunità e farà chiarezza.
Faccio un appello a tutti Consiglieri regionali, al di là dei partiti di appartenenza e al di là delle posizioni che molto spesso si è costretti a tenere dovendo interpretare un ruolo che magari neanche lo si condivide, ma che è soltanto perché si è soggetti in molte occasioni a doverlo recitare forzatamente per una semplice appartenenza, di guardarsi dentro e di riconoscere che questa legge è il tentativo vero ed è il luogo adatto per risolvere i problemi a cui facevo riferimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Non per polemica con il Consigliere Solazzi, ma l’interpretazione delle leggi non compete proprio al Consiglio regionale, l’interpretazione autentica la fa il Parlamento e nell’applicazione la fa il giudice. Noi dobbiamo fare bene il nostro mestiere che è quello di fare leggi e non farci coinvolgere più di tanto dalle situazioni, altrimenti saremmo dei cattivi Consiglieri regionali.
Non farò polemiche a livello locale, ma mi limiterò al testo legislativo che ho sotto gli occhi.
La priorità energetica prodotta da fonti rinnovabili è il principio a valenza costituzionale codificato anche nella normativa europea.
La presente legge, oltre a porsi come fortemente limitativa di questo favor legis verso la produzione di energia pulita, di fatto contrasta con il decreto legislativo n. 387/2003 le cui prescrizioni, ricordo, si applicano in deroga a tutti gli strumenti urbanistici.
Quindi questa proposta di legge invade, a mio parere, anche la competenza dei Comuni in materia di assetto del territorio e la competenza delle Province delegate al rilascio delle autorizzazioni con decreto legislativo n. 42/2004, enti che si sono già tra l’altro espressi positivamente.
Nel merito fissa limiti assoluti come quello dei 20 megawatt che nulla hanno a che vedere con la tutela paesaggistica e con la competenza legislativa regionale.
Quindi, per gli aspetti di illegittimità e parzialità presenti in questa legge, il voto contrario mi pare atto dovuto.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Penso che per rispetto di noi stessi e per rispetto di questa Aula e della gente che ci ascolta dobbiamo chiamare le cose con il loro nome e cognome.
Entro il 18 agosto la posizione di funzione e valutazione autorizzazioni ambientali dovrebbe rilasciare o l’autorizzazione all’impianto c.d. Waferzoo oppure, sulla base dell’esito della votazione di questa proposta di legge, non rilasciarla.
Sono qui da sette anni e la stragrande maggioranza delle sedute vede la completa assenza del pubblico, forse non siamo così attraenti, ma ci sono alcune situazioni in cui invece il pubblico è fortemente presente e questa è una di quelle. Se il pubblico è così presente lo si deve al fatto che tutti sanno che quest’oggi andremo a votare un atto che il suo esito in qualche modo determinerà l’assoluzione o meno di quello che decideranno altri livelli giurisdizionali di questa autorizzazione. Cioè che se la proposta di legge verrà approvata l’impianto Waferzoo di Schieppe di Orciano, per lo meno in questa fase, non potrà essere realizzato perché ovviamente il dirigente e i funzionari che ormai da tre anni seguono questa pratica non potranno proseguire e si atterranno al percorso successivo. Questa è la verità, mi sia consentito di dirla, e credo che ognuno di voi, nel rispetto della propria intelligenza e della propria dignità, non possa non riconoscere tutto ciò.
Ho sentito anche passaggi di carattere tecnico rispetto alle biomasse e rispetto alla cogenerazione, potrei rispondere su questo non perché sia un tecnico, ma perché mi ha sempre interessato capire questa cosa. Perché se c’è stato un atto che io ho fortemente voluto e sul quale ho grandemente lavorato è stato proprio il Piano energetico ambientale regionale, quindi so bene quali sono i suoi assi fondamentali, so bene che puntiamo in questa Regione al risparmio energetico, alle fonti rinnovabili, alla cogenerazione distribuita – che è un qualcosa un po’ diverso rispetto a ciò che qui ho ascoltato –.
Non voglio addentrarmi in questa cosa – tra l’altro le mie competenze in materia sono frutto di un hobby che è quello di capire su questa materia cosa potrebbe accadere al nostro mondo a seguito delle azioni dell’essere umano –, ma ho la necessità e la voglia di fare chiarezza e di farla definitivamente e dirvi che cosa è accaduto rispetto alla questione Waferzoo.
Io ho affrontato la questione a viso aperto anche quando sono stato impopolare, ho tanto affrontato la questione a viso aperto che sono stato oggetto e soggetto di offese pesanti con alcuni volantini che ho qui e che ho anche inviato al mio legale per capire se c’è un limite anche all’offesa personale. Sono stato dichiarato “l’Assessore al disastro ambientale”. A questi signori che mi definiscono in questo modo vorrei fare un ultimo esempio. Cinque minuti fa mi è arrivata una telefonata e mi è stato detto che la raffineria Api di Falconara Marittima ha sversato ancora. Allora chiedo che ci sia, lì sì, grande attenzione, perché il più grave disastro ambientale che potrebbe accadere in questa regione lo potrebbe mettere in campo innanzitutto e soprattutto la raffineria Api di Falconara marittima. Allora chiedo a quest’Aula che sia conseguente agli atti che ha votato.
Io sarò pure “l’Assessore al disastro ambientale”, ma credo di essere stato colui che ha sollevato la questione Api – e non perché è falconarese –, la questione di San Severino, che ha seguito la Waferzoo, che ha seguito onestamente e correttamente tutti i percorsi in piedi di questa regione.
Questa è particolare, ma sapete perché? Perché ad un certo punto la politica non ha più saputo svolgere, e questo è il mio pensiero, il proprio ruolo. Siccome dobbiamo chiamare le cose con il loro nome e cognome vediamo da dove inizia questo percorso.
Questo percorso inizia sì con un decreto di autorizzazione AIA dell’allora capo dipartimento del 24 novembre 2004, ma prima ancora del rilascio di questo decreto c’è stata una Conferenza di servizi che ha certificato la bontà di quella proposta, dove il Comune di Schieppe di Orciano e la Provincia di Pesaro Urbino hanno rilasciato parere favorevole. Schieppe di Orciano e Provincia di Pesaro Urbino, questa è la verità!
C’è una seconda verità. Qualcuno ha insinuato che gli uffici non hanno fatto il proprio lavoro o non l’hanno fatto legittimamente o correttamente. Noi siamo andati a verificare. Più volte in quest’aula abbiamo sentito alla fine di un percorso ringraziare gli uffici, i lavoratori, tutti quelli che si sono dati da fare, l’ultima volta l’ho sentito ieri, sono stati ringraziati dal dott. Ruta in giù tutti quelli che hanno lavorato per la stesura del Piano sanitario. In questo caso, invece, qualcuno ha insinuato che gli uffici non hanno fatto il loro lavoro oppure che io sarei un oggetto preda della volontà di qualcuno. Io non sono né oggetto né preda di nessuno! Posso sbagliare, come tutti noi, posso non capire come stanno andando le cose, non sono un tuttologo, non lo sono mai stato e non voglio diventarlo, ma una cosa la so fare, quella di verificare se rispetto ad alcune questioni poste le stesse corrispondono all’esattezza della loro impostazione. Bene, in questo caso noi abbiamo chiesto ai nostri uffici, e c’è una risposta del Segretario generale dott. Conti, del dott. Londrillo dirigente del Servizio attività istituzionali e del dott. Costanzi dirigente della posizione di funzione dell’avvocatura regionale, se il servizio aveva fatto onestamente e correttamente il proprio lavoro. All’unisono hanno risposto: “Premesso quanto sopra, si può comunque affermare che dall’esito della verifica richiesta non sembrano emergere vizi di legittimità degli atti e dei provvedimenti adottati dalla competente struttura regionale”.
Cosa ha fatto la competente struttura regionale? Prima l’allora capo dipartimento Ing. Principi ha rilasciato il decreto Aia, poi la struttura, sulla base di quel percorso iniziale, ha rilasciato una Via. A me non risulta che questo atto sia stato impugnato e risolto positivamente da qualcuno.
Su un punto di questo atto è intervenuta la Sovrintendenza per i beni paesaggistici di questa Regione, che ha detto che rispetto ad una questione – vi risparmio tutti i passaggi – questo decreto è da annullare, cosa che è stata fatta. Ma è evidente che le norme di questo Stato consentono poi di sanare dei vizi che insistono su una pratica. La cosa è stata fatta da parte della ditta che il 18 giugno 2007 ha presentato una domanda per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica, quindi si è conformata a ciò che il Ministero per i beni ambientali, la Sovrintendenza, aveva posto.
Quindi non è un caso che in fretta e furia portiamo in quest’Aula questa legge. Questo impianto non è un inceneritore, perché io sono fortemente contrario alla teoria degli inceneritori in questa regione, perché in questa regione non c’è bisogno dell’incenerimento, perché questa regione può arrivare tranquillamente a quel 35% di raccolta differenziata che prevede il Ronchi, anche perché se tutte le Province mettessero in funzione gli impianti di compostaggio che noi abbiamo finanziato supereremmo anche il 40%, e togliere almeno il 40% dalle 750 mila tonnellate dei rifiuti prodotti non giustificherebbe un’impresa industriale definita di incenerimento!
Voglio cogliere questa occasione, proprio vista la presenza del pubblico, per far capire a tutti definitivamente che io sono contro l’incenerimento, perché noi dobbiamo lavorare per risparmiare energia, quindi sono per la raccolta differenziata perché l’energia non è infinita, così come l’acqua che è purtroppo finita e dobbiamo consumarne meno. Per questo sono a favore di questo tipo di impostazione.
Questo non è un inceneritore; si dice che sul territorio sono state raccolte tante firme, è vero, ma le firme bisognerebbe raccoglierle su un quesito giusto, perché se mi si chiede se sono favorevole o contrario ad un progetto di inceneritore nella mia realtà anche io firmerei che sono contrario, altra cosa invece è dire come si sta facendo.
Allora quale è stata l’indicazione che abbiamo dato al Servizio, come maggioranza, come Giunta, su questa questione? Abbiamo detto di verificare la possibilità di ridurre la potenza dell’impianto – è del tutto evidente che un impianto di 24 megawatt è un grande impianto e gli impianti a biomasse variano dai 3, 5, 7 megawatt –, nei limiti che abbassa il livello di inquinamento.
Io non voglio entrare nei dati, ma o noi abbiamo fiducia dei nostri servizi, della nostra Arpam, in quelli che tutti i giorni si misurano in questa materia oppure dobbiamo fare un’altra cosa, mandiamoli a casa tutti perché non sono capaci di fare il proprio lavoro! Se si vuole dimostrare che ci sono una serie di soggetti che non sono capaci di fare il proprio lavoro qualcuno usi le vie che è possibile seguire, innanzitutto impugni gli atti e faccia valere le proprie ragioni relativamente a cose che qui sono sottoscritte con tanto di competenze e con tanto di responsabilità.
Noi abbiamo ridotto la potenza di quell’impianto a 18-19 megawatt termici. Questo è quello che è stato fatto!
Sono qui per dire che il lavoro compiuto fino a questo momento è stato fatto nei modi e nelle forme con le quali deve lavorare e concludere i procedimenti un corretto funzionario dirigente di qualsiasi ente pubblico.
Ricordo che i principi fondamentali di una legge – a me piaceva il diritto, ma poi nella vita ho preso altre strade – fissati dalla Costituzione sono quelli della democraticità, della imparzialità e della legalità. Sul principio dell’imparzialità io con questa legge non sono d’accordo perché andrebbe ad intervenire su un procedimento in essere nel tentativo lapalissiano di bloccarlo, con tutto quello che ne conseguirà.
Ci sono due motivi per cui voterò contro questa legge, perché credo che quello che abbiamo fatto sia nel giusto e che quello che stiamo facendo in questo momento sia ancora nel giusto.
La seconda questione – e non la metto là come minaccia – è che non so se su queste azioni ognuno di noi sarà chiamato a risponderne anche personalmente. Consentitemi di dire che sono entrato in quest’Aula con una situazione finanziaria modesta e ne voglio uscire con una situazione finanziaria altrettanto modesta, né ricco, né povero, cosciente di aver fatto fino in fondo il mio lavoro e di aver riconosciuto a chi di dovere ciò che ha fatto e il lavoro svolto. E in modo particolare quando il lavoro è stato svolto, proprio come nel caso di questo signore che da poco tempo è dirigente della posizione di funzione Via e che ha fatto questo lavoro con grande difficoltà, con pochi mezzi e con grande competenza, aiutato ovviamente da tutta la struttura. E a tutti questi signori, più o meno giovani, non posso che riconoscere che hanno fatto onestamente il loro lavoro e, quindi, ve lo dico con le parole del Presidente emerito Oscar Luigi Scalfaro “io non ci sto!”.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Al primo di agosto in questa Aula si stanno accavallando questioni di metodo e di merito che meriterebbero, invece, un approfondimento migliore che non la fretta delle ferie che condiziona particolarmente.
Voglio ricapitolare con l’Assessore Amagliani la conclusione al suo intervento – scusami Assessore, hai parlato per ultimo quindi faccio riferimento a te –. Tu sei contrario alla legge ma favorevole all’impianto, giusto? Te lo chiedo perché da tutti gli interventi che ci sono stati, che ho molto apprezzato e che ritengo tutti in buona fede, ho bisogno di avere un po’ di chiarezza, ripeto, sul metodo e sul merito.
Tre premesse sul metodo – questo lo voglio dire al collega Altomeni che nel suo intervento ha echeggiato un metodo che in questi giorni è molto prevalso in quest’Aula –. Quante volte abbiamo detto “sono favorevole purché si prenda l’impegno”. Qui votiamo programmi e norme di legge e dire che uno sarà favorevole perché poi si farà questo o quell’altro, sinceramente è un qualcosa che mi spiazza. Ieri nel Piano sanitario l’abbiamo fatto anche noi della minoranza, abbiamo detto “ritiriamo gli emendamenti perché siamo convinti che poi – dichiarazione della maggioranza – si metterà mano alle aree vaste, ecc.”. Qualche volta si può anche fare, ma se lo facciamo sempre il cittadino non ci capisce niente.
La seconda premessa la voglio dire al Consigliere Solazzi; io ho apprezzato il tuo intervento, però voglio farti una domanda, tu hai detto “Noi vogliamo tutelare la salute dell’ambiente”, sono tue dichiarazioni che penso trovino l’unanimità di quest’Aula, però mi chiedo perché per tutelare la salute dell’ambiente ricorriamo ad una proposta di legge sull’urbanistica. Anche qui mi trovo altrettanto spiazzato, sinceramente non lo capisco.
Andiamo sulla proposta urbanistica. Non è uno scandalo proporre una modificazione alle procedure dell’autorizzazione e della programmazione urbanistica, per carità, però mi lascia perplesso che lo facciamo oggi per una zona, per un problema, per un impianto. Richiamo anche io, come ha detto il Consigliere Castelli, che la norma deve avere efficacia erga omnes, deve essere astratta e generale.
Sinceramente la fretta, la limitazione ad una zona, ad un problema, ad un impianto, mi suscita un interrogativo, perché facciamo con la fretta una norma di questo tipo che sappiamo condizionerà la categoria degli agricoltori su tutto il territorio regionale, lo sviluppo sulle altre zone, che creerà il problema – come diceva giustamente il Consigliere Capponi – della qualificazione all’industriale di attività agricole quindi con conseguente riflesso negativo per i finanziamenti, i progetti europei, ecc..
Pertanto sul metodo sono veramente estremamente perplesso.
Il Consigliere Giannotti diceva che non c’è stata la concertazione con il territorio e mi pare che questo sia evidente.
Voglio dire all’Assessore Amagliani che apprezzo che lui voti contro perché anche io voterò contro, ma qui c’è una confusione terribile su urbanistica, ambiente e salute.
Permettetemi di dire simpaticamente ai colleghi della maggioranza, come saluto prima delle ferie, che quando noi confiniamo il dibattito istituzionale e costituzionale sulle materie e le competenze di Stato, Regioni, Province e Comuni, mi dovete dare atto che dal 2001 in poi, tra modifiche costituzionali dell’una e dell’altra parte e conseguenti referendum, tutto si è affrontato meno che questi problemi perché siamo stati condizionati da altri come il federalismo, ecc..
Allora voglio fare una domanda: secondo voi la materia dell’ambiente e dell’energia deve essere dello Stato o della Regione? Perché qui, a seconda delle convenienze, diciamo o che deve decidere lo Stato o che deve decidere la Regione. Probabilmente hanno sbagliato la previsione quelli del centro-destra e quelli del centro-sinistra e viceversa, ma comunque non ci si capisce niente, diamoci una linea!
Tentare di regolamentare un problema ambientale e di salute con una modifica alla legge sulla programmazione urbanistica mi sembra ridicolo.
Tra l’altro, espropriando i Comuni delle proprie competenze, la Regione avoca a sé competenze in materia urbanistica che mi sembra assolutamente fuori luogo.
Vorrei dare un nome a questa proposta di legge, senza offendere i presentatori o il collega Comi relatore di maggioranza, che è “proposta foglia di fico”. Perché, cari amici? L’arringa di Amagliani sulla buona fede della operatività del proprio assessorato, anche a difesa dei tecnici che ci hanno lavorato, è del tutto legittima, però dobbiamo chiarirci su una cosa, cioè che in tutte le procedure che l’Assessore Amagliani ha illustrato nel loro iter cronologico una cosa è certa, i cittadini di quella zona hanno chiesto, attraverso i comitati e altro, chiarimenti tecnici, siamo tutti pieni nelle nostre mail di centinaia di documenti che ci hanno mandato settimanalmente.
Io non sono un esperto, quindi leggo, cerco di chiedere, di approfondire e mi affido ad altri per cercare di capire.
Mi pare, Assessore, che possiamo sottolineare una cosa, che le risposte non ci sono state, che non c’è la chiarezza che il Consigliere Capponi e altri colleghi invocavano. La domanda che avete fatto è: “Voi della minoranza siete d’accordo sugli impianti a biomasse?”, la risposta è stata “Sì”, perché stava anche nel nostro programma come nel vostro”.
Poi i comitati, i cittadini e i Comuni, al di là dei cambiamenti come la Provincia di Pesaro che cambia repentinamente da un mese all’altro il proprio parere, chiedono “Quell’impianto è a biomasse, quindi non inquina e allora ci fidiamo, oppure ci sono altri elementi per cui non dobbiamo fidarci?”. Quindi se la domanda è “Siete d’accordo alle biomasse?” la risposta è “Sì”. Cosa bruciano le biomasse lo sappiamo, ergo non c’è inquinamento. Benissimo, deve essere così perché l’abbiamo messo nei nostri programmi. Ma loro chiedono “In questo caso c’è la possibilità di inquinamento e quindi di minacce alla salute pubblica?”. Assessore, non mi pare che sia stato risposto, perché continuano – lo so che la tua risposta la ritieni esauriente – le domande da parte dei Comuni, dei comitati, dei cittadini, delle categorie e associazioni. Quindi le risposte non sono chiare, tutto qui, non ne faccio una colpa particolare, voglio solo capire perché non c’è questa chiarezza.
Mettere il palliativo della foglia di fico ad una proposta di legge che modifica quella urbanistica per cercare un escamotage non mi trova d’accordo, quindi voterò contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. La legge, come già detto dai colleghi negli interventi precedenti, si pone due obiettivi, quello di dare la possibilità alle comunità locali di decidere rispetto al paesaggio e al proprio territorio, quindi partecipare al processo di insediamento di grosse dimensioni, l’altro, quello di dare un dimensionamento agli impianti a biomasse e questo è quello che ritengo sia più importante quindi ho fatto un emendamento.
La proposta era di 5 megawatt elettrici poi a seguito di alcune osservazioni fatte dagli uffici è stato aumentato a 6 megawatt elettrici, quindi 20 megawatt termici. Per fare un riferimento dimensionale a quella di Schieppe, che qui verrebbe autorizzata, potrebbe essere di dimensioni inferiori di un terzo.
Quindi questa proposta propone di ridimensionare ad un terzo gli impianti a biomasse rispetto ad una dimensione di autorizzazione di 18 megawatt, cioè ridimensionarli intorno ai 6 megawatt elettrici. Questo è importante perché si adatta alle dimensioni dell’agricoltura delle nostre vallate.
In Commissione agricoltura c’è stata una audizione dei tecnici della Facoltà di agraria che dicevano che nell’utilizzo delle biomasse per la conformazione delle nostre vallate agricole, il dimensionamento ottimale è di centrali da 1 a 3 megawatt. Quindi chi dice limitiamo le dimensioni e le possibilità dei nostri agricoltori, questa è una dimensione doppia rispetto a quella ottimale indicata da esperti della Facoltà di agraria di Ancona.
L’altra questione è che dimensioni fino a 5-6 megawatt permettono l’utilizzo anche dell’energia termica. In riferimento anche a quello che ha detto il Consigliere Altomeni, l’efficienza energetica di una centrale a biomasse per quanto riguarda la produzione di energia elettrica va dal 20% al 25%, con il recupero del calore c’è un rendimento energetico molto alto che arriva fino all’80%, questo è un aspetto molto importante.
L’altro aspetto importante è lo sviluppo dell’agroenergia nella nostra regione. Le colture agroenergetiche non sono considerate colture che devono impiegare percentuali altissime, ma devono utilizzare quello che attualmente sono i set-aside per la coltivazione, cioè le colture a riposo o i territori marginali oltre agli scarti delle produzioni.
Al contrario, le ipotesi di grandi centrali a biomasse di 15-20 megawat non permettono il recupero di energia termica, la movimentazione stradale con i camion crea problemi di inquinamento quindi il bilancio energetico è negativo per i costi dei carburanti dei camion. Inoltre, l’economia agricola regge solo finché esistono i certificati verdi, subito dopo non reggerà più. In una dimensione di centrali di 15-20 megawatt il legame con il territorio riguardo al rifornimento del materiale non esiste più, l’acquisizione del materiale avviene su prezzi determinati da un mercato globale. Quindi non esiste la possibilità di determinazione dei prezzi da parte degli agricoltori locali su dimensioni di questo tipo, mentre nei piccoli impianti l’approvvigionamento sarà locale nel raggio di 30-50 chilometri.
L’altra questione è più generale. Sul tema globale del dimensionamento e delle modalità attuative delle produzioni di energia da fonti rinnovabili, è necessaria una regolamentazione unitaria da parte del Consiglio regionale e con questa proposta di legge si prende l’impegno di andare entro il 31 dicembre 2007 ad una proposta di legge regionale in materia di impianti alimentati a fonti rinnovabili che regolamenti tutti questi interventi.
Anche la riflessione sui ridimensionamenti e sulle modalità verrà senz’altro fatta in questi tre mesi dove ci sarà il coinvolgimento di tutte le parti sociali riguardo agli aspetti sia economici che ambientali di questi impianti.
Quindi riguardo al percorso di autorizzazioni in essere questa legge ha effetti sospensivi fino al 31 dicembre 2007.
D’altra parte rispetto alla questione di Schieppe non si può non tenere conto della volontà espressa dai territori. Sulle grandi opere della nostra regione, ma in generale nel nostro tempo, vanno individuati dei percorsi di partecipazione democratica e di informazione prima della formazione delle scelte sia politiche che infrastrutturali, quindi le scelte devono essere costruite con i cittadini. Speriamo che nel determinare le norme sulla produzione di energia da fonti rinnovabili e in generale sulle infrastrutture e sulla partecipazione, aumenti al massimo la possibilità dei cittadini di partecipare alle scelte.
Rispetto alla questione degli sversamenti dell’Api mi sento di dire che la raffineria crea problemi di forte compatibilità con il territorio. Ci sono stati, con quello di oggi, se confermato, quattro sversamenti nell’arco di un anno. Ci sono grossi problemi rispetto ai contenuti del protocollo di intesa che hanno autorizzato e che non prevedono nessuna sanzione e nessuna interruzione delle lavorazioni e c’è la necessità che la Giunta regionale comunichi la contrarietà ai nuovi impianti che la raffineria ha chiesto, questo proprio in funzione della incompatibilità del territorio.

PRESIDENTE. Comunico, anche se è una cosa ovvia, che in base al Regolamento le iscrizioni ad intervenire sono chiuse. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Interverrò in modo molto sintetico, innanzitutto per dichiarare che Alleanza Nazionale voterà contro questa legge. Una legge che ha solo il merito di aver posto all’attenzione di alcuni Consiglieri che non lo conoscevano tutto l’iter dell’istruttoria precedente e quindi del grosso pasticcio oltre che politico anche burocratico e amministrativo.
Prendo atto della difesa doverosa agli uffici che ha fatto l’Assessore di riferimento, è naturale che si rivolga questa attenzione ai funzionari. Però è chiaro che nel momento in cui si scopre che il Ministero per i beni e le attività culturali e la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggio delle Marche ha annullato l’autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Regione in seno al procedimento di VIA, per sviamento e travisamento, per difetto di istruttoria, per inadeguata motivazione, per violazione del principio di leale cooperazione, per manifesta illogicità ed incongruenza, per illegittimità ed eccesso di potere, qualche dubbio mi viene.
Ovviamente il pasticcio prima di tutto è stato politico e ha riguardato tutti i nostri omologhi, i nostri colleghi di quella zona. Siamo forse in preda a qualche forma di politica-schizofrenia se prima le amministrazioni locali concedono, ammettono, avvallano questi progetti poi subito dopo si rimangiano queste autorizzazioni. Quindi ci troviamo di fronte ad un vero e proprio pasticcio politico che difficilmente la cittadinanza potrà comprendere.
Poi ci troviamo di fronte anche ad un pasticcio procedurale che sinceramente, avendo fatto il consigliere comunale per diversi anni ad Ancona, non ne ricordo altri del genere.
Questa legge, secondo me, oltre ad avere questo merito o demerito pone alcuni accenti chiari, perché se passa comunque la centrale si fa. I paletti, i palliativi che sono stati posti in essere non mettono in condizione a questa possibile struttura di non nascere. E’ ben chiaro che la legge pone dei paletti che non rimediano assolutamente questi famosi pasticci di carattere politico, burocratico e amministrativo.
Poi c’è il problema di illegittimità costituzionale che è gravissimo, non capisco come mai gli uffici legali non abbiano in qualche modo evidenziato che ci sono rischi gravi di illegittimità. I Consiglieri regionali che oggi votano questa legge si devono rendere conto fino in fondo che vanno ad approvare un atto normativo che è fortemente viziato e fortemente indiziato un domani di essere impugnato.
Io una figuraccia politica di questo genere non solo non la voglio fare, ma esorto i colleghi che stanno dall’altra parte di fare la massima attenzione su un atto di questo genere. Ho avuto modo di approfondirlo nelle ultime ore e sinceramente, anche alla luce del dibattito, sono sconcertato del fatto che oggi quest’Aula si voglia assumere una responsabilità politica, oltre che normativa, che definirei clamorosa.
Ecco perché come Consigliere di opposizione il primo invito che faccio ai proponenti è quello di ritirare questa proposta di legge. Una proposta assolutamente grave che pone un’ombra clamorosa anche su questa Assemblea legislativa, una figuraccia che la Regione Puglia ha già fatto e che la Regione Marche si sta approntando a seguire.
Per questo non mi dilungo oltre, perché gli argomenti prodotti ritengo siano stati sufficienti, ma è chiaro che c’è una presa di conoscenza del territorio numericamente importante e che è anche fondata.
A parte alcune considerazioni, e mi dispiace che l’Assessore sia stato investito da qualche ingeneroso commento, credo che ci siano fondati motivi per dire che la centrale non debba essere fatta. Non entro nel merito – lei sa, Assessore, che la penso in modo esattamente opposto al suo dal punto di vista del Piano energetico –, ma è chiaro che questa centrale nasce con i peggiori auspici e con il peggior sostegno normativo, proprio per quei pasticci politici e giuridici che poc’anzi vi ho ricordato.
Il problema energetico lo conosciamo e sappiamo benissimo che questa è una regione fortemente in deficit e che, secondo me, se non si dovesse modificare il Piano energetico vedremo soltanto aumentare questo deficit energetico.
E’ chiaro che in questa vicenda particolarmente gravosa il partito di Alleanza Nazionale farà mancare il proprio sostegno e, quindi, se non dovesse essere accolto l’invito al ritiro di questa proposta legge il nostro partito voterà contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. La prima cosa che voglio dire è che questa Assemblea legislativa è anche un luogo dove si esercita una funzione nobile che è quella della politica. Molto spesso richiamarsi a questo non è un esercizio inutile anzi è di grande rilievo. L’intervento di diversa natura sull’ambiente determina un impatto violento e in questi ultimi anni abbiamo sempre registrato una reazione. Perché commettiamo un errore di fondo, l’abbiamo commesso qui un po’ tutti e lo si commette altrove, nel momento in cui siamo stati chiamati di discutere di energia, ovvero della difficoltà di un Paese come il nostro di dotarsi di fonti alternative per rispondere al fabbisogno energetico, abbiamo dato una spinta all’acceleratore in questo senso senza renderci conto che su questi temi o si ha un approccio culturale diverso o non si porta a casa nulla.
L’approccio culturale deve essere quello di costruire dal basso le questioni che riguardano l’ambiente, non c’è niente da fare. E’ successo in alcune realtà del nord Italia su altri temi e succederà altrove. O si costruisce insieme e si fanno capire fino in fondo che le questioni che riguardano l’energia in relazione all’ambiente e in relazione alle entità produttive come l’agricoltura hanno un approccio culturale diverso o rischiamo di non fare nulla.
Dico questo perché sulle biomasse, per esempio, in questa regione come in altre, si registrano zero impianti. Qualche giorno fa ne parlavo anche con alcuni amici Consiglieri dell’opposizione, noi siamo stati richiamati dalla Comunità europea, da questo Governo, come da quello precedente – qui la questione è trasversale – di fare in fretta a mettere in campo soluzioni alternative per la produzione di energia, perché ci sono problemi enormi, non sono solo problemi energetici fini a se stessi, ma ci sono anche quelli climatico-ambientali.
Quindi questo è un problema serio e bisogna fare tutti uno sforzo per risolverlo. Ecco perché dico che sul tema che stiamo affrontando come questo degli impianti a biomasse, nel territorio delle Marche, e altrove, abbiamo impresso un’accelerazione non rendendoci conto, secondo me, che su alcuni temi bisogna costruire il percorso in maniera diametralmente opposta. Si devono fare proposte alternative e si deve cercare di costruirle insieme ai territori perché non c’è altra soluzione.
Oggi c’è la famosa sindrome Nimby quella che ci fa dire che l’inceneritore o la discarica non la voglio nel giardino di casa mia, questo perché è un tema mondiale che la certezza della salute propria e dei propri familiari è la prima cosa da salvaguardare.
La politica su queste cose non deve deflettere, deve decidere, deve scegliere, deve fare scelte credibili e difenderle fino in fondo, altrimenti non faremo nulla, saremo schiavi del petrolio. Questa ovviamente è la mia opinione personale.
Al collega Castelli dico che questa non è una contingenza, perché il tema delle biomasse lo avevamo sollevato, in aggiunta all’interrogazione del Consigliere Solazzi di cui accennava prima, anche con un ordine del giorno votato all’unanimità. Quindi un richiamo al tema di accelerare il dibattito era già stato fatto in quest’Aula. Il problema però è che le contingenze a volte generano ambiguità, anzi le mantengono, ed io questa mattina in quest’Aula ho sentito che queste ambiguità sono tutte in piedi, bisognerebbe avere il coraggio scioglierle e di risolverle.
Avremo presto la necessità di parlare di biomasse se vogliamo veramente dare un contributo al Paese in termini di rinnovabile, di gestione dei rifiuti, saremo chiamati a dare risposte sulla termovalorizzazione, sugli impianti eolici, sul fotovoltaico, dovremo dare risposte in maniera tale che tutto ciò sia possibile realizzarlo. Anche sull’eolico, sembra paradossale, il rischio è che nemmeno questo tipo di impianto si riuscirà a farlo se non ci sarà la condivisione.
Credo che su questo tema dobbiamo essere molto chiari. In verità, Assessore, tu hai richiamato giustamente un percorso che parte dal tema delle biomasse ma che tu lo hai legato direttamente alla vicenda di Orciano, richiamavi il fatto che quelle autorizzazioni nascono da un punto preciso che sono le autorizzazioni rilasciate. Parliamo del 2004, parliamo di un periodo precedente al Piano energetico che venne votato dal Consiglio regionale nel 2005, da lì in poi ci sono stati approfondimenti tecnici e amministrativi che hanno prodotto una serie enorme di pareri anche discordanti e contrari. Questo percorso, quindi, fino ad oggi risente anche di quella grande questione.
Noi dobbiamo avere la forza di presentare, anche sulle biomasse, progetti credibili che possano essere sostenuti efficacemente. Ecco perché questa proposta di legge è articolata in due forme, da un lato indica un limite di carattere urbanistico, dall’altro indica la questione del dimensionamento. Questa legge ha questa forza ed ecco perché dovremmo tentare di portarla avanti fino in fondo.
Dal punto di vista delle biomasse c’è un intreccio su un settore che abbiamo più volte chiesto che intervenga, che è il settore agricolo, bisogna dare una risposta anche da quel lato. Abbiamo chiamato più volte il sistema ad intervenire a sostegno della produzione di energia rinnovabile. Sono tutte cose che dobbiamo tenere in conto e dobbiamo realizzare. Parlare di settore agricolo vuole dire anche dare certezza ad un sistema imprenditoriale.
E’ evidente, però, che gli impianti devono essere discussi, sostenibili, credibili, per fare in modo che vengano realizzati. Dico questo per un motivo molto semplice – questa posizione, anche se non si dovrebbe mai scendere sul fatto personale, la difendo personalmente da diverso tempo, da mesi, da anni – cioè sulla necessità che ci si doti di un Piano energetico che renda possibili e credibili le scelte che ha messo al suo interno.
Ecco perché – un richiamo che faceva anche il relatore Comi all’inizio – occorre approfondire un dibattito che discuta sull’attuazione del Piano energetico, che scelga l’indirizzo del rinnovabile e riesca a realizzarlo, questo è un obiettivo fondamentale, non possiamo eludere questo aspetto della nostra politica di governo di questa Regione.
Oggi siamo chiamati a votare una proposta di legge che può avere anche dei limiti – a parte che le proposte le costruiscono coloro che sono in grado di proporle e che ci dicono che i limiti non ci sono –, ma che da un lato interviene su una norma urbanistica che individua la debolezza di alcune aree di grande pregio paesistico, dall’altro indica e parla del dimensionamento cioè inserisce un elemento di novità.
Richiamo, quindi, a fare in modo che ci siano le possibilità, superando tutte le ambiguità che ho sentito in quest’Aula che durano in questo Consiglio regionale da un paio di anni e non solo ed evitando banali strumentalizzazioni, di decidere che questo Consiglio regionale investa sulle fonti rinnovabili, le renda credibili attraverso progetti che possano essere sostenuti da tutti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Svilupperò poche considerazioni che saranno soprattutto di carattere politico e generale.
Vorrei premettere che noi del gruppo dei Comunisti Italiani abbiamo, al pari degli altri, un grandissimo rispetto dei comitati e di tutte le modalità di partecipazione dei cittadini, perché costituiscono parte essenziale della democrazia. Ma quando le stesse forme riescono a sovvertire i connotati più elementari della programmazione regionale, soprattutto su un punto essenziale come quello dell’energia rinnovabile – tutti ci siamo riempiti la bocca sul protocollo di Kyoto – vuole dire che la stessa democrazia, la rappresentanza democratica, la politica, le Istituzioni, subiscono un colpo.
Noi abbiamo interloquito con i comitati insieme alla Provincia di Pesaro Urbino che era favorevole all’impianto situato nel Comune di Schieppe di Orciano. Abbiamo partecipato ad assemblee dove c’è stata una seria mobilitazione. Tant’è che la Regione prese atto di tutto ciò, vennero approvati ordini del giorno, mozioni, quindi adottò delle misure che portarono a far ridimensionare alla ditta Waferzoo la centrale di biomasse.
Oggi in questa realtà, mi pare, che si vuole bloccare quel progetto, si vuole bloccare tutta la centrale. Si sono usati toni esagerati da terrorismo psicologico, si usa il termine inceneritore. A questo proposito ho letto il volantino dei comitati, distribuito in occasione della visita del Presidente della Camera On. Bertinotti, che trovo ingiusto, e per certi versi qualunquistico, dove c’è un attacco gravissimo e offensivo all’Assessore Amagliani, al quale rivolgo la mia solidarietà e quella del gruppo dei Comunisti Italiani.
Oggi anche la Regione, insieme ad altri enti, mi pare faccia marcia indietro, rinuncia, ripudia e annulla la propria programmazione, dà un colpo mortale all’energia rinnovabile, ma vorrei che il Consiglio fosse edotto che sarà così anche per l’eolico e per l’idroelettrico, dove stanno sorgendo gli stessi comitati contro.
La Regione blocca questo progetto con una modalità che crea uno strappo istituzionale grave, che può ledere il diritto, scarica sulla Provincia di Pesaro Urbino e sul Comune di Orciano la propria incapacità di assumere decisioni in coerenza con quelle già svolte, in questo caso sancite dal Piano energetico ambientale regionale.
Tutto ciò non prima, perché questo sarebbe stato possibile, ma dopo che sono iniziate tutte le procedure, anzi, ad un passo dall’ultimazione delle procedure stesse.
Nei fatti, se passa questa proposta il Comune di Orciano che sarà titolare del Piano regolatore generale, e la Provincia di Pesaro Urbino che dovrà valutare la variante del Piano regolatore, saranno costretti a bloccare per conto della Regione la centrale a biomasse, che come previsto non era un inceneritore, ma biomasse vergini, con un atteggiamento, quindi, un po’ scaricabarile.
Il Comune di Orciano e la Provincia di Pesaro Urbino, secondo me, solo in apparenza, bloccando la centrale a biomasse, possono risolvere il problema, quindi, placando i dissensi dei comitati. In realtà la Provincia e il Comune subiscono una ferita, non vengono attribuite maggiori competenze, ma viene fatta loro una imposizione. Non capisco come mai non si accorgono di questo strappo e di questa autonomia in parte violata.
Dal punto di vista politico-istituzionale questa proposta è contro il Piano energetico, ma anche contro il Piano energetico della Provincia di Pesaro Urbino e contro le politiche del governo Prodi, è contrario al suo programma e a quello dell’Unione delle Marche del 2005 – ce l’ho sottomano, ma ve lo risparmio –. Questi programmi diventano in un sol colpo carta straccia.
Non è un singolo diniego, noi non conosciamo, né abbiamo mai visto né sentito la Waferzoo, anzi, la critichiamo e la attacchiamo per quella lettera di ieri che minaccia in maniera gravissima i Consiglieri regionali.
Ma non è questo il problema, il problema è che attraverso questo stop si impedisce, nei fatti concreti – dobbiamo parlare il linguaggio della chiarezza – l’applicazione del Piano energetico ambientale regionale, che anch’esso diventa carta straccia, uno stop a uno sviluppo dell’energia rinnovabile e un suo collegamento con lo sviluppo di una parte dell’importante filiera agricola regionale.
Mentre mi sembra che la Regione vanifichi, con un vero e proprio suicidio della sua programmazione, due grandissime centrali, quella dell’Api con oltre 500 megawatt e quella di San Severino Marche con 370 megawatt, che forse passeranno senza colpo ferire.
Vorrei far notare che la centrale di San Severino Marche, Treia e Pollenza della ditta Tecnoplan, prevede di essere realizzata in una zona con un vincolo di tutela della legge n. 431/1985, c.d. legge Galasso, che di fronte alla richiesta delle amministrazioni locali, delle comunità e otto diverse mozioni del Consiglio regionale, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, d’intesa con il Ministero dei beni culturali, ha risposto il 7 novembre 2006 che non vi sono elementi per impedire la realizzazione di quell’opera in progetto. Segue dicendo che il progetto garantirà un elevato grado di innovazione tecnologica, con particolare riferimento all’ottimizzazione del rendimento energetico.
Si dirà, e noi siamo su questa linea, che si farà l’intesa, e la Regione sarà contro queste grandi centrali, giustamente, perché non sono presenti nella programmazione regionale, ma sappiamo che l’intesa, pur essendo un atto importantissimo politico-istituzionale, tuttavia non risolve e non risolverà mai l’aspetto tecnico alla conformità delle leggi e dei diritti acquisiti.
E’ per questi motivi, che in maniera schematica, ho riassunto che i Comunisti Italiani voteranno contro questa proposta.

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Vorrei stare al merito di questa proposta di legge. Si dice che è una proposta di legge arruffata per alcuni aspetti, è vero, ma che ha una valenza generale, cerca di recuperare un vuoto legislativo rispetto alla questione della valorizzazione e della tutela del territorio, ancorché possibilmente superata da normative di interesse generale come quelle di carattere energetico.
Questo non è stato il dibattito, è stato chiesto di superare l’ipocrisia ed io, appunto, voglio superare questa ipocrisia. Credo che questo dibattito sia stato debole e monco perché ha cercato le vicende dietro le grida, dietro questioni di carattere tecnico-giuridico. Invece qui parliamo di una questione politica grande come una casa.
La questione politica grande come una casa è quella che segnala in maniera evidente intanto la debolezza della politica. Qui ognuno cita le carte, io ho l’ordine del giorno che questo Consiglio ha votato il giorno di San Valentino del 2006, che ha un dispositivo lunghissimo e con una serie di iniziative da realizzare o da verificarne la possibile realizzazione. Credo che nessuna di queste iniziative si siano messe in atto e non si è fatto questo perché il moloc burocratico-amministrativo-tecnico in qualche modo ha fatto pregio sulla capacità della gestione politica.
Mi vengono in mente alcune belle pagine dei Promessi sposi allorquando il Manzoni, raccontando delle vicende dei Bravi, ne narra le tante grida emanate per debellarli e alla fine, sconsolato, egli scrive “e di Bravi ve ne erano purtuttavia”. In questo caso la questione è esattamente questa.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Consiglieri, per cortesia, prestate attenzione.

Giuliano BRANDONI. Di fronte ad una domanda di ascolto, di partecipazione, vorrei che fosse riflettuto sul fatto di come anche le rappresentanze istituzionali – questo è un male, è un problema, è una difficoltà –, la Giunta di Orciano, il Sindaco di Orciano, il Presidente della Provincia di Pesaro, il Consiglio provinciale di Pesaro, debbo dire per tutta onestà, denotano una ignavia e un atteggiamento – per ritornare alle vicende di Don Abbondio – titubante e particolarmente censurabile.
Questa vicenda segnala una crisi della politica forte, vera, la sua capacità di costruire le relazioni di ascolto e di partecipazione che eviterebbe che le giuste esigenze di tante cittadine e di tanti cittadini vengano cavalcate da arruffa-popolo di dubbie qualità morali, e fossero invece frutto spontaneo della necessità delle comunità di rappresentare le proprie esigenze. Di questa crisi e di questo limite stiamo parlando e credo che dovremmo assumerlo tutto.
Oggi, se voteremo questa legge, che ha questa implicazione indiretta che riguarda Schieppe di Orciano, faremo un’operazione politicamente intelligente perché salveremo il Pear. Come facciamo a salvare il Pear se non riusciamo ad aprire una trattativa vera con un’azienda come la Waferzoo di fronte alla pressione così pervicace, così grave, così articolata e così pressante di aziende come l’Api o di società che vogliono realizzare la società di San Severino, se non riusciamo a riconnettere il rapporto tra le Istituzioni e i cittadini, dimostrandone non solo la validità dell’ascolto, ma anche che quelle lotte, quegli impegni, quei sacrifici, quel modo di fare politica, che è ben diverso dal nostro perché è totalmente gratuito, come facciamo a fermare l’offensiva gravissima che c’è sull’Api.
Chiedo qui, anche il Presidente della Giunta credo possa dare un contributo a questo dibattito, che sia detta una parola chiara e definitiva che esprima in piena sintonia la volontà di questo Consiglio, la volontà della Giunta, le iniziative politiche che abbiamo fatto, così, intanto aiutiamo quei comitati che con tanta pervicacia e con tanto impegno e tanta passione arrivano qui e portano il loro contributo e la loro informazione, molte volte scientificamente corretta e capace quanto quella dei nostri tecnici, perché anche i dilettanti e chi ha un hobby che diventa una passione può dare un contributo intelligente.
Infine, una questione che mi sta particolarmente a cuore. Ho ricevuto, come tutti i Consiglieri, una lettera dalla Waferzoo e mi sta bene che essa abbia dato un contributo di informazione – tra l’altro sembra una excusatio non petita, anzi in questo caso accusatio, se non fosse emersa una connessione tra questa proposta di legge e la vicende di Schieppe di Orciano –, è un contributo tecnico, l’ho letta con molta attenzione – non entro qui nella discussione –, ma c’è una frase finale che non tollero – l’ha ricordata anche il collega Procaccini e mi sarei augurato che fosse stato il Presidente del Consiglio per primo a farne una censura evidente – e che dice: “Pertanto si invita tutto il Consiglio, prima di andare a votare una legge, a valutare i profili non solo di legittimità costituzionale della legge in esame, ma altresì di illiceità e contrarietà alle norme penali. Per quanto di sua spettanza, la Waferzoo si riserva di azioni nei confronti di ciascun Consigliere, in ogni sede civile e amministrativa”. Io, Presidente, sono nato ricco, ma non ho paura di morire povero se devo difendere una causa che ritengo giusta. E in questo caso e in questa connessione c’è una causa che ritengo giusta, tanto che invito altri due Consiglieri con me a sostenere questa proposta e chiedo che la votazione di questo atto venga fatta per appello nominale.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1.
Emendamento n. 1 a firma Altomeni, Ricci, Binci. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Il primo emendamento riguarda i limiti di superficie. Nella stesura originale erano previsti 3 mila metri sopra i quali scattava questa necessità della variante, noi abbiamo voluto alzarla un po’ perché non vogliamo assolutamente essere punitivi con gli impianti di piccola dimensione che rientrano nei criteri che dicevamo prima.
Con una valutazione successiva abbiamo constatato che anche portandola a 5 mila comunque rimangono dentro gli impianti di dimensioni piccole e compatibili con il territorio.
Quindi sostanzialmente serve ad allargare un po’ le maglie di questa legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo emendamento è stato fatto dopo una verifica sugli impianti a biogas, quindi è importante che questa proposta, benché temporanea ed in attesa di una sistemazione definitiva dell’attuazione degli interventi previsti dal Pear, comunque non blocchi gli interventi previsti all’interno del Pear. E’ per questo che abbiamo proposto l’ampliamento a 5 mila metri quadrati.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

E’ stata richiesta la verifica del voto, quindi ripetiamo la votazione.

(Il Consiglio non approva)

PRESIDENTE. Con l’emendamento n. 2 a firma Altomeni, Ricci, Binci si vuole aggiungere l’articolo 1 bis che dichiaro precluso per il fatto che con la precedente votazione non è stato approvato l’articolo 1.
La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 13,20