Resoconto seduta n.85 del 20/11/2007
SEDUTA N. 85 DEL 20 NOVEMBRE 2007


La seduta inizia alle ore 10,35


Presidenza del Vicepresidente
David Favia




Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 84 del 13 novembre 2007 il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge regionale:
- n. 199, in data 13 novembre 2007, ad iniziativa dei Consiglieri Tiberi, Viventi, Bugaro, Luchetti, Brini, Capponi, Giannotti, Silvetti, Romagnoli, Castelli, Santori, Massi, Pistarelli, Ciriaci, D’Anna, Cesaroni, Rocchi, Favia, Mammoli, Solazzi, Ortenzi, Ricci, Badiali e Donati concernente: “Contributi per la promozione del turismo religioso: iniziative per la celebrazione dell’ottavo centenario della visita di San Francesco di Assisi nelle Marche”, assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 200, in data 16 novembre 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2008)”, assegnata alla II Commissione in sede referente, alle Commissioni I, III, IV, V, VI per il parere di cui all’art. 70 del Regolamento interno e al Consiglio delle Autonomie Locali, ai sensi del comma 2 articolo 11 della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4;
- n. 201, in data 16 novembre 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Bilancio di previsione per l’anno 2008 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2008/2010", assegnata alla II Commissione in sede referente, alle Commissioni I, III, IV, V, VI per il parere di cui all’art. 70 del Regolamento Interno e al Consiglio delle Autonomie Locali, ai sensi del comma 2 articolo 11 della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 226, del Consigliere Altomeni: “Amalgame dentarie”;
- n. 227, dei Consiglieri Procaccini, Brandoni, Altomeni: “Piano di riorganizzazione della Banca d’Italia e destino delle filiali regionali”;
- n. 228, del Consigliere Brini: “Paventata chiusura dei distaccamenti di polizia stradale di Fano e Civitanova Marche”;
- n. 229, dei Consiglieri Capponi, Cesaroni: “Difficoltà economiche dell’agenzia per i servizi nel settore agroalimentare (Assam);
- n. 230, dei Consiglieri Capponi, Cesaroni, Bugaro, Ciriaci, Giannotti, Brini, Santori: “Stabilizzazione legislativa del cinque per mille”;
- n. 231, dei Consiglieri Ricci, D’Anna, Mollaroli, Altomeni, Giannotti, Tiberi, Solazzi “Dissesto finanziario impresa edile nel pescarese”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato, in data 6 novembre, le seguenti leggi:
- n. 15 “Incarichi di direzione di struttura complessa del servizio sanitario regionale”;
- n. 16 “Modifiche alla legge regionale 28 ottobre 2003, n. 20 “Testo unico delle norme in materia industriale artigiana e dei servizi alla produzione”.
La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 31 ottobre 2007:
- n. 1162: “Art. 34 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2, - Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007. Importo di €. 20.000,00.”;
- n. 1163: “Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007. Importo di €. 22.794,30.”;
- n. 1164: “Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, - Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni. €. 421.034,00”;
- n. 1165: “Art. 29, comma 1, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 26, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese. €. 200.000,00";
- n. 1166: “Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Variazione compensativa di €. 500.000,00 e modificazioni tecniche al P.O.A. 2007”;
- n. 1167: “Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Variazione compensativa di €. 60.392,80”;
- n. 1168: “Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Variazione compensativa di €. 500.000,00”;
- n. 1169: “Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Variazione compensativa di €. 215.000,00.”;
- n. 1170: “Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l’anno 2007 di €. 3.413.532,00.”;
- n. 1171: “Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007”;
- n. 1172: “Attuazione dell’art. 2 della l.r. 22 ottobre 2007, n. 12 concernente: “Anticipazione finanziaria al Comune di Falconara Marittima”;
- n. 1173: “Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €. 58.500,00.”;
- n. 1174: “Art. 26, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dalla Unione Europea, da enti e soggetti terzi e relativi impieghi. €. 37.900,00.”;
- n. 1175: “Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €. 99.000,00.”;
- n. 1176: “Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007 approvato con deliberazione della giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €. 7.280,00.”;
- n. 1177: “Art. 29, comma 1, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa di €. 114.737,31.”;
- n. 1178: “Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007. €. 6.018,00”;
- n. 1179: “Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale per l’anno 2007. €. 25.000,00";
- n. 1180: “Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007. Importo di €. 1.726,50”.
In data 5 novembre 2007:
- n. 1223: “Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 620.000,00”;
- n. 1224: “Art. 34, comma 2, della l.r. 23.2.2007, n. 2 – “Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007” - € 100.000,00";
- n. 1225: “Art. 34, comma 2, della l.r. 23.2.2007, n. 2 – “Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007” - € 6.000,00";
- n. 1226: “Art. 34, comma 2, della l.r. 23.2.2007, n. 2 – “Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007” - € 6.200,00";
- n. 1227: “Art. 34, comma 2, della l.r. 23.2.2007, n. 2 – “Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007” - € 2.035,86;
- n. 1228: “Art. 34, comma 2, della l.r. 23.2.2007, n. 2 – “Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007” - € 90.380,00";
- n. 1229: “Art. 34, comma 2, della l.r. 23.2.2007, n. 2 – “Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007” - € 8.500,00";
- n. 1230: “Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni. € 500.000,00”;
- n. 1231: “Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni. € 299.500,00”;
- n. 1232: “Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni. € 75.200,00 Modifica al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni”;
- n. 1233: “Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni. € 142.000,00 Modifica al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni. Rettifica D.G.R. 245 del 26.3.2007”;
- n. 1234: “Art. 26 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dell’INAIL relativa al Protocollo di intesa in materia di igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro e relativi impieghi. € 208.200,00";
- n. 1235: “Art. 26 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e relativi impieghi - € 140.437,20";
- n. 1236: “Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della L.R. n. 3/2007 – Variazione compensativa di € 940.000,00”;
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Brini, Bucciarelli, Capponi, Giannini.


Commemorazione

PRESIDENTE. La scorsa settimana è scomparso l’Avvocato Emanuele Grifantini. Figura esemplare di uomo politico, legislatore ed amministratore che ha dedicato l’intera vita al rispetto ed alla salvaguardia delle istituzioni.
Profondamente legato alla sua città e al territorio della montagna iniziò giovanissimo la carriera politica all’interno della Democrazia Cristiana dove ha ricoperto sempre incarichi di grande popolarità.
E’ stato per molti anni Sindaco di Camerino, amministratore provinciale e membro del consiglio della locale Università.
Prima dell’istituzione della Regione è stato membro dell’Issem (Ente di programmazione economica per le Marche) ed ha fatto parte dell’Esa (Ente sviluppo agricolo).
Consigliere regionale dal 1970 al 1985, ricoprì l’incarico di Assessore regionale alla sanità dal 1970 al 1972 e di Assessore alla cultura dal 1975 al 1978.
Avvocato di grande prestigio e di lui resta un profondo ricordo in tutta la comunità locale e regionale.
Alla moglie e ai figli va il cordoglio di tutta l’Assemblea regionale. Chiedo un minuto di silenzio.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Chiedo di iscrivere e di discutere con urgenza una mozione che ho presentato questa mattina che ha bisogno di essere sostenuta in tempi rapidi perché riguarda un concordato preventivo tra imprenditori e 70 famiglie di Pesaro che per effetto del fallimento di un’impresa edile stanno rischiando di perdere non solo i 100 mila euro già presentati ma anche di non avere nemmeno l’abitazione.
In queste ore si sta verificando l’ipotesi di un concordato preventivo tra le 13 banche, l’impresa e questi cittadini, quindi penso sia opportuno seguire l’indicazione dei Comuni interessati, Tavullia e Pesaro, sostenendo con una mozione del Consiglio regionale tale iniziativa tesa risolvere questa grave vertenza. Ripeto, sono coinvolte 70 famiglie che hanno versato dai 100 ai 150 mila euro, da qui si capisce che la situazione è drammatica.
Forse l’autorevolezza di questo Consiglio, della Presidenza e della Giunta potrebbero suggerire alle banche di tenere un atteggiamento favorevole per risolvere questa questione.

PRESIDENTE. Metto in votazione l’iscrizione all’ordine del giorno e la discussione della mozione n. 231, poc’anzi comunicata, dei Consiglieri Ricci, D’Anna, Mollaroli, Altomeni, Giannotti, Tiberi, Solazzi “Dissesto finanziario impresa edile nel pescarese”, come deciso anche nella Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ricordo che martedì scorso in questo Consiglio regionale abbiamo votato una mozione che riguardava le vicende di Banca Marche.
Con il testo della mozione si impegnava il Presidente Spacca ad incontrare i presidenti delle fondazioni per verificare quale fosse la situazione in corso e poi riferire rapidamente in quest’Aula.
Nell’ordine del giorno non ho trovato iscritte queste comunicazioni del Presidente. Al di là della sua assenza o meno penso che avere una comunicazione su questo argomento tra una o due settimane potrebbe significare svilire il significato di questa mozione approvata a larga maggioranza in questo Consiglio. Quindi chiedo alla Giunta di riferire se gli incontri ci sono stati in quanto penso sia assolutamente necessario farlo oggi.

PRESIDENTE. In questo momento non vedo in Aula il Presidente Spacca e non so se qualcuno della Giunta sa qualche cosa in merito, in ogni caso quando arriverà gli gireremo il quesito.
Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Chiedo l’iscrizione e la relativa discussione della mozione n. 227, già comunicata, concernente “Piano di riorganizzazione della Banca d’Italia e sulle ricadute che questa può avere nelle Marche”.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta di iscrizione e relativa discussione della mozione n. 227 dei Consiglieri Procaccini., Brandoni, Binci “Piano di riorganizzazione della Banca d’Italia e destino delle filiali regionali” e come deciso anche nella Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari la discuteremo subito dopo la mozione n. 231.

(Il Consiglio approva)


Interrogazione n. 815
del Consigliere Procaccini
“Crisi ditta di Osimo”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 815 del Consigliere Procaccini. Per la Giunta risponde l’Assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. La situazione dell’organico della Fincar Carletti è di questo tipo.
Stabilimento di Osimo (commercio all’ingrosso di articoli ferramenta, utensileria, giardinaggio – ccnl commercio) al 9 luglio 2007 è di n. 64 dipendenti di cui n. 46 nel settore commercio e n. 18 nel settore industria con n. 12 impiegati.
Stabilimento di Osimo (commercio di materiali ferrosi e prodotti siderurgici in genere – ccnl commercio) n. 9 impiegati, n. 1 apprendista impiegato, n. 10 operai, n. 7 autisti, totale n. 27 dipendenti.
Stabilimento di Chieti (commercio di materiali ferrosi e prodotti siderurgici in genere - ceni commercio) n. 1 impiegati, n. 1 apprendista impiegato, n. 2 operai, totale n. 4 dipendenti.
Stabilimento di Atessa (CH) (commercio di materiali ferrosi e prodotti siderurgici in genere - ccnl commercio) n. 1 impiegati, n. 2 operai - totale n. 3 dipendenti.
Stabilimento di Osimo (lavorazione e commercio di materiali ferrosi e prodotti siderurgici in genere - ccnl industria metalmeccanica) n. 3 operai.
Stabilimento di Osimo (lavorazione e commercio di ferro tondo per cemento armato - ccnl industria metalmeccanica) n. 3 impiegati, n. 11 operai, n. 1 autista, totale n. 15 dipendenti.
In data 9 luglio 2007 con lettera raccomandata agli enti e alle strutture previste per legge la Fincar Carletti srl in liquidazione avviava le procedura di mobilità per n. 64 lavoratori di tutti gli stabilimenti sopra riportati portando a motivazione:
1. in data 16 marzo 2007 con rogito del notaio Massimo Baldassarri di Maiolati Spontini, con effetto 18 aprile 2007 la Fincar Carletti srl ha incorporato la FAF srl e la FAS ;
2. i forti investimenti effettuati non supportati da un adeguato sostegno finanziario e il progressivo indebitamento ha prodotto un insostenibile squilibrio fra debiti e mezzi propri;
3. in data 16 settembre 2006 la nota esondazione di corsi d’acqua nella zona di Osimo Stazione ha determinato danni patrimoniali per diversi milioni di curo negli stabilimenti della Fincar Carletti srl che nei mesi successivi ha subito anche una consistente perdita di fatturato;
4. in seguito alla crisi finanziaria e prendendo atto della incapacità di percorrere soluzioni alternative (eventuali partnership come sembrava avvenire), l’assemblea dei soci in data 27 giugno 2007 deliberava lo scioglimento della società e la messa in liquidazione con conseguente messa in mobilità di tutto il personale.
In data 26 luglio 2007 la Fincar Carletti srl in liquidazione comunicava la richiesta di collocazione in mobilità di n. 64 dipendenti, n. 18 della sede di Osimo (settore industria), n. 39 lavoratori della sede di Osimo (settore commercio), n. 4 della sede di Chieti (settore commercio), n. 3 della sede di Atessa (CH) (settore commercio). Allegava il verbale di accordo sindacale sottoscritto in data 19 luglio 2007 nel quale veniva riportato, tra l’altro:
1. l’Azienda procederà al licenziamento di tutto il personale a far data dal 31 luglio 2007;
2. preso atto dell’inevitabilità di procedere all’interruzione dei rapporti di lavoro con la conseguente messa in mobilità, anche per evitare il rischio di fallimento dell’azienda, si dà atto che tale fatto consente di alleggerire lo stato passivo della procedura di concordato preventivo riducendo il costo della stessa nei confronti dell’Inps (settore metalmeccanico da 9 a 3 mensilità) che si va ad aggiungere al risparmio conseguente allo snellimento dei tempi rispetto al massimo previsto di 75 giornate;
3. l’Azienda si impegna a retribuire un acconto sul Tfr maturato per un importo totale lordo di € 200.000,00 proporzionalmente calcolato alla anzianità di servizio maturata. Entro il 31 luglio 2007 o comunque antecedentemente alla presentazione della proposta di concordato preventivo al Tribunale competente;
4. l’Azienda si impegna a retribuire tutte le competenze maturate, oltre al Tfr entro il 20 agosto 2007 con valuta fissa al beneficiario al 16 agosto 2007.
Da informazioni assunte presso le organizzazioni sindacali firmatarie del suddetto accordo è stato comunicato che gli impegni assunti dall’azienda in tale sede sono stati tutti rispettati.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Ringrazio l’Assessore Ascoli per questa ricognizione su una situazione che si iscrive in uno stillicidio più generalizzato rispetto alle crisi occupazionali che ormai hanno seguito in tutta la nostra regione.
64 dipendenti equivalgono a 64 famiglie, queste sono cifre nude e crude, ma i danni del maltempo non possono essere presi come movente della crisi perché la crisi – come diceva l’Assessore Ascoli – di questa multiregionale ha origini molto più lontane.
Purtroppo esiste un’impotenza istituzionale sia normativa che di risorse, tuttavia nelle competenze regionali occorrerebbe, con un rapporto stretto con le organizzazioni sindacali, essere più incisivi per quel che riguarda la verifica degli impegni assunti e soprattutto per l’attivazione di tutti gli ammortizzatori sociali che possiamo mettere in campo, come la verifica di una ricollocazione sul mercato del lavoro di questi lavoratori attraverso le possibilità che esistono, non ultima quella di un’eventuale riconversione in altri settori attivando anche le procedure che riguardano le misure sulla formazione professionale.

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 730 dei Consiglieri Santori e Capponi “Stato di attuazione delle politiche regionali della sicurezza dei cittadini e dell’integrazione dei soggetti Rom ed extracomunitari” verrà abbinata alle comunicazioni di cui al punto 4) all’ordine del giorno.
Voglio salutare e ringraziare della visita gli insegnanti e gli studenti dell’Istituto comprensivo Enrico Mattei di Acqualagna che oggi sono qui con noi.


Interrogazione n. 573
del Consigliere D’Anna
“Problemi dei fondali dei porti”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 573 del Consigliere D’Anna. Per la Giunta risponde l’Assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. Con l.r. 17 maggio 1999, n. 10 sono state attribuite ai Comuni le funzioni amministrative concernenti la progettazione e l’esecuzione degli interventi di costruzione, bonifica e manutenzione nei porti di rilievo regionale ed interregionale, nonché le opere a servizio dell’attività portuale.
Tra gli interventi di manutenzione rientrano a pieno titolo le attività di dragaggio dei fondali per garantire l’accesso e la sicurezza della navigazione.
La legge 31 luglio 2002, n. 179 all’articolo 21 ha previsto il trasferimento dal Ministero dell’ambiente alle Amministrazioni regionali della potestà autorizzatoria prevista dall’art. 109 del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, in ordine agli interventi di ripascimento della fascia costiera, alle attività di immersione di materiale di escavo all’interno di casse di colmata, vasche di raccolta e strutture di contenimento poste in ambito portuale e/o costiero.
II “Codice ambiente” abrogando il d.lgs. 152/1999 e, sostituendo l’allegato A al d.m. 6 novembre 2003, n. 367 con la Tabella 1/A dell’allegato 1 alla parte terza del Codice ambiente, ha di fatto eliminato i valori soglia per la valutazione della compatibilità chimica in relazione alla presenza di sostanze inquinanti che era stata sempre utilizzata come riferimento per il riutilizzo dei materiali di dragaggio per il ripascimento degli arenili.
Alla luce di quanto sopra la Giunta regionale ha approvato con delibera n. 796 del 16 luglio 2007 le “linee guida per la gestione dei materiali derivanti dalle attività di dragaggio portuale” quale atto di indirizzo e chiarimento del mutato quadro normativo operato dall’entrata in vigore del d.lgs. 152/2006.
Le linee guida in questione hanno fissato, nelle more dell’emanazione di una specifica normativa nazionale, nuovi valori soglia desumendoli dal documento redatto dall’Icram, che è stato recepito ufficialmente dal Ministero dell’ambiente e della tutela del mare.
I valori limiti riportati nel documento sono stati desunti dalla più accreditata letteratura scientifica del settore.
Le linee guida, inoltre, operano anche un approfondimento della normativa nazionale alla luce della giurisprudenza, della dottrina e della prassi delle altre Regioni, al fine di promuovere l’utilizzo del materiale di dragaggio dei porti garantendo le prerogative della difesa della costa, dell’operatività dei porti e della tutela dell’ambiente.
Sono state introdotte le classi di qualità del materiale sulla base della caratterizzazione dello stesso e le relative opzioni di gestione compatibili.
Era, inoltre, opportuno fornire agli operatori del settore un chiarimento sulla possibilità di riutilizzare a terra i materiali derivanti dalle attività di dragaggio, chiarimento che è rimesso al non semplice compito dell’interprete in quanto contenuto in una costellazione di disposizioni inserite in ordine sparso negli articoli del “Codice ambiente” e della legislazione nazionale. L’indicazione fornita dall’art. 109 del d.lgs. 152/2006 in linea con quanto indicato nella convenzione di Londra del 1972 è chiara ed è quella di considerare il materiale di risulta dei dragaggi una “risorsa” da recuperare piuttosto che un materiale di rifiuto e di preferire all’immissione in mare un riutilizzo benefico dello stesso.
In linea, pertanto, con il legislatore nazionale, che in più occasioni è intervenuto per evitare la soluzione dello smaltimento dei fanghi di risulta come rifiuti nelle discariche, è stato chiarito che i materiali derivanti dalle attività di dragaggio destinate all’effettivo utilizzo al di fuori dalla fascia costiera sono esclusi dall’ambito di applicazione della normativa sui rifiuti. Tali materiali, nel caso in cui siano utilizzati senza trasformazioni preliminari e secondo le modalità previste nel progetto di dragaggio approvato dall’autorità amministrativa competente, sono classificabili come materie prime secondarie ai sensi del comma 12 dell’articolo 181 del d.lgs. 152/2006.
Ciò è possibile qualora la composizione media dell’intero volume del materiale presenti una concentrazione di inquinanti inferiore ai valori limite contenuti nella tabella dell’allegato 5 al titolo V del d.lgs. 152/06 e secondo quanto riportato nel testo delle linee guida. La caratterizzazione dei materiali andrà verificata in sede di predisposizione del progetto approfondendo le indagini sui siti di deposito, in caso di impossibilità di immediato utilizzo. Nel progetto redatto dai Comuni dovranno essere individuate le caratteristiche del sito da dragare, in base ad indagini già effettuate o ad approfondimenti necessari in assenza di informazioni adeguate, e il piano di gestione dei sedimenti e le loro eventuali destinazioni finali. Nel caso in cui non sia possibile l’immediato riutilizzo del materiale, nel progetto dovrà essere indicato il sito di deposito e il quantitativo di materiale depositato.
Il riutilizzo dovrà avvenire comunque entro trenta mesi dall’avvenuto deposito in armonia con quanto recentemente introdotto dall’articolo 1, comma 996 della legge 27 dicembre 2006 (Legge finanziaria 2007).
La Regione Marche ha avviato la ristrutturazione e l’ammodernamento dei porti di competenza regionale investendo rilevanti risorse finanziarie per rendere funzionali le strutture e ridurre il più possibile l’inserimento delle stesse in quanto tutte ubicate con l’imboccatura su fondali poco profondi.
Nel porto di Fano negli anni passati sono state realizzate opere di ampliamento ed ammodernamento per complessivi venti milioni di euro.
Inoltre, annualmente l’Ente Regione ha stanziato per i porti di competenza circa due milioni di euro per le manutenzioni delle strutture portuali, comprendenti anche gli interventi di escavazione dei fondali.
Il Comune di Fano ha la disponibilità di risorse finanziarie trasferite dalla Regione a partire dall’anno 2003 che non risultano ancora utilizzate per l’effettuazione del dragaggio portuale. Il Comune di Fano, sulla base delle nuove “linee guida” di cui alle d.g.r. n. 796/07, dovrà predisporre progetti specifici per effettuare gli interventi di manutenzione necessari a garantire l’operatività portuale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. La risposta dell’Assessore con citazioni di leggi, decreti e normative, non fa altro che confermare che molto spesso quando non si vogliono risolvere i problemi si fa un lungo elenco di disposizioni con il risultato che i porti in questione nella maggior parte dei casi si trovano ancora in una situazione di seria difficoltà. Seria difficoltà che è dovuta da una normativa che da una parte è restrittiva e dall’altra molto spesso è in contraddizione con se stessa.
Vorrei ricordare alcuni casi avvenuti di recente. Qualche mese fa c’è stato il varo di una nave nel porto di Pesaro che dopo la sua costruzione la ditta ha dovuto chiamare da Ravenna un rimorchiatore e spendere 70 mila euro per portarla fuori dal porto in quanto i fondali non avevano il pescaggio necessario.
Problematiche come queste non agevolano il lavoro di chi opera nella cantieristica e nemmeno di chi lavora nel porto di Fano dove molto spesso ci sono problematiche simili.
Nella mia interrogazione ho citato l’intenzione di un imprenditore di fare nella scorsa estate un collegamento con la Croazia, ma nella prima giornata di partenza l’aliscafo si è bloccato per mancanza di pescaggio del fondale, quindi non si è potuto dare un servizio indispensabile per i turisti italiani e stranieri che vogliono andare in Croazia.
E’ chiaro che ci sono delle competenze diverse sia dei Comuni che della Regione, ma c’è proprio la difficoltà di dove portare questo materiale che molto spesso fa allungare a dismisura i tempi creando problematiche forti.
Il porto di Senigallia e il porto di Pesaro vivono la stessa problematica, quindi è una situazione che va corretta.
Tutto quello che l’Assessore ha detto non contribuisce, a mio avviso, fattivamente a risolvere il problema. Credo che da parte della Regione sia indispensabile una maggiore attenzione a queste problematiche per evitare la cattiva abitudine di arrivare sempre all’ultimo momento in situazioni di emergenza.
Credo sia indispensabile organizzare un gruppo di lavoro per vedere quello che possiamo fare come Regione per agevolare il compito dei Comuni che hanno attività portuali che sono indispensabili per l’economia del posto.
Visto che l’Assessore ha citato gli interventi fatti nel porto di Fano, vorrei ricordare che uno dei problemi seri che vive questo porto è proprio quello dell’imboccatura. I lavori che ha citato l’Assessore Pistelli sono stati fatti male perché hanno ristretto l’imboccatura del porto, non ci sono dei piloni ma scogli, quindi il dragaggio non può essere fatto ad una certa profondità perché la banchina cederebbe e tutto questo sta creando dei seri problemi.
Qualche settimana fa c’è stato un naufragio che ha causato un morto e questo non è dovuto solo alla ristrettezza dell’imboccatura del porto, ma può aver contribuito anche il fatto che in caso di maltempo c’è la difficoltà oggettiva di entrare nel porto – questo lo dicono i pescatori e i marinai –, perché bisogna centrare completamente il punto dove c’è il pescaggio favorevole altrimenti si va sugli scogli o ci si insabbia.
La Regione per quanto di sua competenza dovrebbe fare molto di più per tutti i porti del suo territorio che sono una risorsa importante per la pesca, la cantieristica, il turismo, inoltre bisognerebbe soprattutto intervenire per garantire la sicurezza degli operatori del mare.
Quindi mi dichiaro insoddisfatto della risposta perché nel corso degli anni c’è stata una forte disattenzione, allo stesso tempo invito l’Assessore a organizzare un tavolo di discussione per approfondire anche con gli operatori del settore quali soluzioni si possono adottare.


Interrogazione n. 579
del Consigliere Giannotti
“Estensione alla valle del Conca del Protocollo d’intesa per Azioni coordinate deliberato in favore del Territorio della Valle del Marecchia”

Interrogazione n. 680
del Consigliere Giannotti
“Protocollo d’intesa tra Regione Marche ed Emilia Romagna”

Interrogazione n. 729
del Consigliere Giannotti
“Estensione alla Valle del Conca del Protocollo d’intesa sottoscritto dalle Regioni Marche ed Emilia Romagna”

(abbinate)
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 579, n. 680, n. 729 del Consigliere Giannotti, abbinate. Per la Giunta risponde l’Assessore Minardi.

Luigi MINARDI. Al Consigliere Giannotti anticipo che ho una risposta scritta che consegnerò e che ora sintetizzerò verbalmente.
Il Consigliere chiede che il protocollo d’intesa che la Regione Marche e l’Emilia Romagna hanno siglato il 1° marzo 2007 a proposito della Valmarecchia venga esteso anche alla Valle del Conca. La richiesta trova da parte della Regione una disponibilità anche perché nello stesso protocollo d’intesa è previsto che questo accada.
La Regione Marche si è già attivata, tant’è che il 17 aprile 2007 era stata convocata una prima riunione nel Comune di Novafeltria con tutti i soggetti interessati per poter avviare le operazioni affinché questo potesse avvenire, ma tale riunione non si è potuta tenere per un imprevisto impegno da parte di un componete del gruppo di lavoro.
Il 13 luglio l’Assessore Carrabs ha saggiato le disponibilità di tutti i componenti della commissione interregionale per poter provvedere alla sua istituzione. Ricevuta la disponibilità ha convocato per il giorno 27 luglio la prima riunione del comitato interregionale per istituire la commissione prevista dal protocollo per la Valmarecchia.
Nel frattempo il 17 luglio il Presidente della Provincia di Rimini ha dichiarato esplicitamente che il protocollo era superato dai fatti e che quindi non intendeva partecipare alla riunione. Pertanto la riunione del 27 luglio non si è tenuta proprio per la mancata disponibilità della Provincia di Rimini.
La stessa Provincia di Rimini il 30 agosto 2007 ha votato un ordine del giorno nel quale si recitava che l’accordo di programma siglato non poteva essere considerato un’alternativa alla volontà popolare, mantenendo di fatto la sua indisponibilità ad istituire il comitato per la Valmarecchia.
E’ chiaro che questo comitato interregionale previsto per la Valmarecchia e non istituito rende assolutamente impraticabile la sua estensione alla Valle del Conca.
In una condizione come questa descritta i raccordi per la Valmarecchia tra Regione Emilia Romagna e Regione Marche sono avvenuti nella pratica, nel senso che laddove sono sorti problemi questi sono stati affrontati congiuntamente. In particolare nel settore della sanità per quanto riguarda le problematiche dell’emergenza sanitaria del 118 che hanno coinvolto i responsabili dell’Asur 1 e 2, i responsabili del 118 di Pesaro e Cesena e dell’Asur di Rimini. Questo vale anche per il settore dei rifiuti dove il problema che si era evidenziato si è di nuovo affrontato con un atteggiamento comune, tanto è vero che la Giunta regionale con delibera n. 1070 dell’8 ottobre 2007 ha approvato lo schema di accordo con la Regione Emilia Romagna per la gestione dei rifiuti da conferire presso la discarica di Sogliano sul Rubicone, atto approvato anche dalla Giunta regionale dell’Emilia Romagna con delibera n. 1273 del 30 luglio 2007.
La risposta scritta che consegno al Consigliere Giannotti è a firma del dirigente Zuccatelli e contiene tutti questi elementi.
(Si trascrive di seguito il testo integrale della risposta scritta)
“Con riferimento alle interrogazioni presentate dal consigliere Giannotti n. 579 del 15 novembre 2006, n. 680 del 9 marzo 2007 e n. 729 del 27 aprile 2007, riconducibili tutte al tema della possibile estensione alla Valle del Conca del Protocollo di intesa tra le Regioni Marche ed Emilia Romagna per il territorio della Valmarecchia, si precisa quanto segue:
Il Protocollo di intesa tra la Regione Marche e la Regione Emilia Romagna per azioni coordinate per il territorio della Valmarecchia, che è stato firmato dai Presidenti delle Regioni in data 1° marzo 2007, prevede una clausola integrativa che recita “le parti firmatarie convengono che le metodologie di raccordo istituzionale adottate con il presente protocollo possono essere concordemente utilizzate anche per analoghe situazioni riguardanti le zone poste al confine tra le due Regioni”.
Con riferimento a tale clausola, gli uffici del Gabinetto si erano attivati con i Comuni della Valle del Conca per avviare le procedure previste. Infatti in data 17 aprile 2007 venne convocata una formale riunione, presso la sede della Comunità Montana a Macerata Feltria, con i Sindaci della Valle del Conca, con all’o.d.g. l’approvazione di una bozza di protocollo di intesa, concordata con le stesse Amministrazioni e con la Provincia di Pesaro-Urbino, da sottoporre all’attenzione e alla approvazione della Regione Emilia Romagna, con la quale erano stati attivati contatti nel merito. Tale incontro non si è potuto tenere per un improvviso e concomitante impegno, sempre sulle problematiche della Val Marecchia, presso il Ministero degli affari regionali e delle Autonomie locali del Dirigente dell’Ufficio di Gabinetto, incaricato di seguire tali procedure.
Contemporaneamente erano state avviate le procedure previste per l’attuazione dell’art. 3 del Protocollo della Valmarecchia, per la istituzione della Commissione interregionale di coordinamento, che risulta composta dall’Assessore Carrabs, dall’Assessore della Regione Emilia Romagna, Luigi Gilli, dal Presidente della Provincia di Pesaro-Urbino, Palmiro Ucchielli, dall’Assessore della Provincia di Rimini, Alberto Rossini, e dai due Presidenti delle Comunità Montane della Valmarecchia.
L’Assessore Carrabs, sentita la disponibilità dei componenti la Commissione, in data 13 luglio convoca per il giorno 27 luglio la prima riunione di insediamento della Commissione interregionale di coordinamento.
In data 17 luglio 2007 il Presidente della Provincia di Rimini, Ferdinando Fabbri, comunica ai Presidenti delle due Regioni che il Protocollo di intesa firmato il 1° marzo 2007 era “superato dalla realtà dei fatti” e , pertanto, informava della sua volontà di non partecipare al tavolo istituzionale di cui al protocollo di intesa sottoscritto.
In data 30 agosto 2007 il Consiglio provinciale della Provincia di Rimini ha approvato un o.d.g. con cui, tra l’altro, si precisa che “ non si può in alcun modo interpretare l’Accordo di programma sottoscritto dalle Province di Pesaro-Urbino e Rimini, insieme alle Regioni Marche ed Emilia Romagna, quale alternativa alla volontà popolare, espressa a larghissima maggioranza dai cittadini dei territori interessati”.
Tali atti amministrativi hanno di fatto sospeso l’attività della Commissione interregionale di coordinamento e conseguentemente non sono stati attivati tavoli di lavoro in sede tecnica per gli adempimenti previsti dal Protocollo di intesa di azioni coordinate per il territorio della Valmarecchia.
Pertanto anche le procedure avviate per utilizzare le metodologie del Protocollo della Valmarecchia anche per la Valconca hanno subito una comprensibile fase di sospensione, non determinate, ovviamente, dalla volontà della Regione Marche.
Sembra tuttavia opportuno sottolineare le iniziative attivate e coordinate dalla Regione Marche in accordo con la Provincia di Pesaro-Urbino, i Sindaci dei Comuni e i Presidenti delle Comunità Montane dei territori della Valmarecchia e della Valconca sulle problematiche della emergenza sanitaria e del 118, che hanno coinvolto i responsabili delle Asur n. 1 e n. 2 , dei responsabili 118 di Pesaro e Cesena, e la Ausl di Rimini.
Inoltre la Giunta Regionale con la delibera n. 1070 del 8 ottobre 2007 ha approvato lo schema di accordo con la Regione Emilia Romagna per la gestione dei rifiuti da conferire presso la discarica di Sogliano sul Rubicone, atto approvato dalla Giunta Regionale dell’Emilia Romagna con delibera n. 1273 del 30 luglio 2007.
Tali atti sono solo alcuni esempi concreti dell’impegno che la Regione sta portando avanti, indipendentemente dalle procedure formali, a favore dei servizi delle comunità e dei territori della Valmarecchia e della Valconca.”

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Rimango sbalordito della risposta dell’Assessore che è latore di una risposta fatta da altri, ma comunque siamo di fronte a un grande imbroglio della sinistra marchigiana e romagnola. Io dalla risposta deduco questo.
I cittadini di sette Comuni delle Marche hanno votato e deciso di andare in Emilia Romagna, in attesa di questo passaggio le Istituzioni regionali hanno previsto un protocollo d’intesa che prefigura interventi particolari per colmare la gravissima situazione di disagio che vive quella vallata, e oggi mi si dice che le Marche hanno dimenticato quella zona perché ha deciso di andar via, l’Emilia Romagna non vuole che si facciano interventi nei confronti dei cittadini di quella zona perché vorrebbe dire non rispettare la volontà popolare. Ma ci rendiamo conto di quello che stiamo dicendo?! Anni di ritardi sul piano infrastrutturale, sul piano dei servizi, vengono oggi banalizzati da un atteggiamento delle istruzioni che non è solo di latitanza, ma per certi versi anche di vendetta. Io sono sconcertato!
Su questa vicenda avremo modo di intervenire in maniera più adeguata quando il Presidente della Giunta regionale riterrà opportuno onorare le proprie responsabilità. Penso, Presidente, che lei non possa disattendere oltre l’esigenza di dare una risposta al Governo che le ha chiesto un parere sulla secessione del Marecchia. Lei deve deliberare una posizione formale da parte della Giunta e sottoporla all’esame in questa Aula perché anche il Consiglio possa fare la sua parte. La informo che la Regione Emilia Romagna una settimana fa ha deciso in questo senso.
Comunque il significato dell’interrogazione è un altro, la ventata secessionista che ha coinvolto la Valle del Marecchia ha richiamato la partecipazione di un’altra vallata della provincia di Pesaro che è quella del Conca. Anche qui alcuni Comuni si sono già espressi per questo tipo di scelta segnalando la specificità del loro territorio. Intanto anche qui rimango sbalordito. La battaglia sul 118 per il Conca è stata fatta da Forza Italia già da cinque anni, la Giunta regionale dopo cinque anni ha accettato la nostra proposta, ne prendo atto con soddisfazione, ma non fatela passare come una concessione politica del centro-sinistra che non era stato in grado di risolvere questa questione e che l’ha fatto solo dietro la spinta della gente e delle opposizioni.
Così come per la questione dei rifiuti abbiamo fatto poche settimane fa una interpellanza…

PRESIDENTE. Per favore, Consigliere Giannotti, concluda.

Roberto GIANNOTTI. Mi permetto di far osservare alla Presidenza che si tratta di tre interrogazioni, quindi penso che il buon senso voglia che cinque minuti in più possono anche essere concessi.
Dicevo che anche sui rifiuti c’è una convenzione sottoscritta fra il Marecchia e la Regione Emilia Romagna, noi chiediamo l’estensione al Conca e non capiamo perché la Giunta non voglia assumere un provvedimento di questo genere.
Rispetto alla Conferenza delle autonomie, uno dei capisaldi del protocollo, avete detto che non è stata istituita per la mancata volontà della Provincia di Rimini.
L’attuazione del protocollo d’intesa prevede misure particolari nel settore della sanità, nel settore delle infrastrutture, dell’economia, della scuola, e non si è fatto nulla.
E’ stata addirittura rinviata una riunione convocata ad hoc per discutere di queste cose – non a Novafeltria, Assessore, ma a Macerata Feltria –, sostengo per le pressioni di qualche potente del suo partito, e non per l’indisposizione dell’Assessore, abbiano messo la Giunta regionale di fronte all’aut aut e non di accelerare questa procedura.
Dichiaro la mia più netta insoddisfazione rispetto alla risposta della Giunta regionale e segnalo la gravissima situazione degli abitanti del Marecchia che vivono in una situazione di limbo politico e amministrativo gravissimo. Loro hanno deciso di andarsene e voi li bastonate perché hanno preso questa decisione.
Vi invito veramente a prendere atto che c’è stata una volontà popolare espressasi con un referendum, quindi che ha fatto una scelta, una scelta che ci dispiace perché è una lacerazione del nostro territorio, ma che dobbiamo rispettare.
Per questo diciamo che è bene che la Giunta regionale porti con urgenza in Consiglio la proposta di parere rispetto al quale credo che il Consiglio debba fare la propria scelta che non può che essere, secondo noi, quella del pieno rispetto della volontà popolare.
Rimane l’esigenza forte che il Conca venga considerato in maniera adeguata rispetto al Marecchia se non vogliamo creare anche qui una nuova deriva secessionista.


Comunicazione del Presidente della Giunta regionale in merito alla richiesta di incontro con i presidenti delle fondazioni di Banca Marche

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca che vuole rispondere al Consigliere Massi che ha chiesto notizie sull’incontro con i presidenti delle fondazioni di Banca Marche.

Gian Mario SPACCA. Come i media hanno riportato è stato richiesto un incontro ai presidenti delle tre fondazioni che partecipano al capitale sociale di Banca delle Marche. La richiesta è stata presentata in termini di urgenza e da contatti informali si stanno conciliando le agende dei tre presidenti. E’ stata fatta la sollecitazione di attendere l’incontro che oggi ci sarà tra di loro al termine del quale si concorderà la data.
Pur non essendo presente in quanto impegnato nella missione a Mosca, da parte mia è fortemente condivisibile, come del resto già espresso in un’intervista fatta al Resto del Carlino, la presa di posizione che il Consiglio regionale ha assunto con una risoluzione. Ci sarà estrema determinazione nell’esprimere ai presidenti le valutazioni che il Consiglio ha manifestato nel dibattito che si è svolto la scorsa seduta.
Credo che sia interesse estremo della nostra comunità regionale salvaguardare l’autonomia di questo istituto finalizzandolo a una prospettiva di crescita dell’economia e della società regionale.


Interrogazione n. 711
del Consigliere Massi
“Incidenza degli interessi passivi per anticipazioni di cassa del settore sanità”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 711 del Consigliere Massi. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In riferimento all’interrogazione relativa agli interessi passivi per anticipazioni di cassa nel settore sanità si chiarisce quanto segue.
Punto 1. L’indebitamento nei confronti della Banca delle Marche da parte dell’Asur è pari a € 295.681.798,00 al 31 dicembre 2006 (fonte: bilancio consuntivo 2006), mentre l’indebitamento al 30 giugno 2007 è pari a € 209.958.771,5 (fonte: rilevazione extracontabile).
Punto 2. Per quanto riguarda gli interessi passivi per anticipazione di tesoreria, il costo complessivo rilevato nei bilanci consuntivi anno 2006 è pari a € 7.732.901, mentre gli interessi passivi rilevati nella previsione annua del III trimestre 2007 sono pari a € 10.559.454.
Punto 3. Si ritiene di poter affermare che la sofferenza legata agli oneri finanziari non ha penalizzato l’erogazione delle prestazioni sanitarie né ha ridotto i fondi per il finanziamento degli investimenti. Infatti si tratta di tipologie di spese differenti e, in particolare, mentre gli oneri finanziari afferiscono e attingono dalle risorse di parte corrente gli investimenti vengono finanziati con apposite risorse in conto capitale.
Punto 4. La causa dell’aumento del maggior onere finanziario discende dalla mancanza di liquidità che non permette di adempiere ai pagamenti alle scadenze concordate. Il contenimento dell’assunzione del personale o l’aumento dei ticket, pertanto, non sono utilizzate come soluzione del risultato negativo della gestione finanziaria bensì per il rispetto della programmazione economica coerente con le leggi finanziarie e con il piano sanitario.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Prendo atto della risposta dell’Assessore che fornisce atti che sono più positivi e più ottimistici rispetto a quelli che avevo scritto nell’interrogazione. Certamente rimane una quota preoccupante di interessi passivi che l’amministrazione regionale spende per le anticipazioni soprattutto per la sanità.
Bisogna chiarirsi anche su un fatto politico, per anni si è detto che i trasferimenti dello Stato per il fondo sanitario regionale erano carenti e in ritardo, mi pare che questa tendenza non sia assolutamente cambiata. Questo significa che la Regione deve ricorrere ad anticipazioni di cassa consistenti – vedo l’Assessore Marcolini giustamente preoccupato –.
L’altro aspetto che ho sottolineato è che in dichiarazioni molto ricorrenti dell’Assessore e della Giunta si dice che il fabbisogno diminuisce, non aumenta. Non credo sia così, l’abbiamo detto anche in tanti qualificati convegni, perché a fronte di fondi statali che non aumentano il fabbisogno aumenta terribilmente.
Abbiamo affrontato in occasione della presenza del Ministro Turco la vicenda della terza età. Se puntate a qualificare gli interventi per la terza età con l’Inrca e con l’Agenzia della terza età è chiaro che questa fascia di età incide comunque sui costi dell’amministrazione della sanità in maniera sempre più consistente.
Assessore prendo atto positivamente di questa comunicazione che, ripeto, dà dati migliori rispetto a quelli dell’interrogazione, però converrà con me che la situazione rimane preoccupante e molto ansiogena per tutta la programmazione regionale della sanità. Perché poi è vero che per far fronte a questi interessi – questo me lo lasci dire – sicuramente c’è un contenimento della spesa e spesso anche l’utente ci rimette, perché c’è un giro di vite anche per quanto riguarda la spesa corrente, le manutenzioni e anche per il personale, con accentramenti e riaccentramenti dell’Asur a cui siamo abituati.
Colgo l’occasione per dire che quando vorremmo parlare dell’Area vasta sarà sempre troppo tardi.


Interrogazione n. 795
del Consigliere Brandoni
“Progetto dell’ENEL per la realizzazione di una Centrale Turbogas a Camerata Picena (AN)”
Rinvio

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 795 del Consigliere Brandoni è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Comunicazioni della Giunta regionale in ordine ai recenti fatti di Appignano del Tronto e più in generale sulle tematiche della sicurezza

(abbinata)
Interrogazione n. 730
dei Consiglieri Santori, Capponi
“Stato di attuazione delle politiche regionali della sicurezza dei cittadini e della integrazione dei soggetti ROM ed extracomunitari”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le comunicazioni della Giunta regionale in ordine ai fatti di Appignano del Tronto e più in generale sulle tematiche della sicurezza, a cui è abbinata l’interrogazione n. 730 dei Consiglieri Santori, Capponi. Ha la parola il Vicepresidente Agostini.

Luciano AGOSTINI. Vorrei preliminarmente ricordare che la materia della sicurezza e dell’ordine pubblico è di competenza dello Stato che territorialmente la esercita attraverso le sue articolazioni periferiche.
La Regione ed il sistema degli enti locali operano nelle cosiddette “politiche integrate di sicurezza” ossia nella attuazione di quelle strategie di supporto per integrare le politiche sociali e territoriali di propria competenza e con le politiche di contrasto della criminalità di competenza dello Stato.
Nel corso di questo 2007, peraltro, vi sono stati altri due momenti significativi nei quali abbiamo promosso un ampio confronto sulle problematiche della sicurezza nella nostra Regione: a fine gennaio, a Senigallia, nelle due intense giornate della terza Conferenza regionale sulla sicurezza; all’inizio di maggio in occasione della relazione annuale al Consiglio, in ottemperanza a quanto previsto dall’articolo 2 della l.r. n. 11/2002 recante “Sistema integrato per le politiche di sicurezza e di educazione alla legalità”.
Richiamo, non a caso, questi due avvenimenti perché ritengo, infatti, che su un tema così delicato quale è quello che oggi affrontiamo – che impatta, purtroppo, con vicende drammatiche che scuotono l’opinione pubblica e acuiscono il senso di insicurezza dei cittadini – non occorre smarrire la bussola dell’analisi lucida e concreta legata agli oggettivi dati di fatto e mirata a produrre azioni realmente efficaci e produttive di un miglioramento delle condizioni di vivibilità e di tranquillità civile e sociale dei nostri territori.
In questo senso vorrei sottolineare l’azzardo dell’abbinamento, che rischia di essere prodotto nella discussione odierna se si va ad una trattazione superficiale del punto all’ordine del giorno, della tragica vicenda di Appignano del Tronto con le tematiche più generali della sicurezza nelle Marche.
Rischiamo, cioè, di mescolare quasi con una logica di causa/effetto situazioni assai delicate come quelle della traumatica presenza in contesti specifici di insediamenti Rom nel nostro territorio con quelle più complesse e di altro segno legate ai punti di criticità che si vanno manifestando, che da tempo stiamo analizzando con attenzione, relativi ai problemi della criminalità e alle connesse politiche di sicurezza da potenziare e che segnano un passaggio difficile per la nostra Regione.
Un passaggio che, accompagnato da una diffusa crescita del benessere economico e da un imponente flusso immigratorio (percentualmente secondo solo al Veneto negli ultimi cinque anni) ci ha visto passare da un territorio pressoché immune da fenomeni gravi ad un’area soggetta ad un consistente aumento dei reati. Sono prevalentemente reati che, in quanto legati alla criminalità diffusa – erroneamente cosiddetta “minore” visto l’impatto che essa produce non solo sui cittadini che ne sono colpiti, ma più in generale sull’intera popolazione –, devono preoccuparci e devono suscitare la massima attenzione da parte di tutti.
Nella Conferenza di Senigallia abbiamo esaminato con scrupolo tutti questi fenomeni e le tendenze ad essi connesse.
Abbiamo individuato il ruolo che la Regione può assumere, un ruolo – voglio ribadirlo – né sostitutivo, né concorrenziale, rispetto alle forze dell’ordine, ma che punta, invece, alla piena ricerca delle sinergie che possono essere attivate valorizzando le competenze e le risorse proprie della regione e stimolando e coordinando il ruolo del sistema degli enti locali.
Sempre in quella sede abbiamo delineato una strategia che stiamo coerentemente perseguendo, i cui principali pilastri sono i seguenti:
1) proseguimento delle politiche di intesa e di coordinamento con gli apparati centrali e periferici del sistema di sicurezza pubblica. Stiamo lavorando con il Ministero dell’interno, assieme a numerose altre Regioni italiane, per il rinnovo del Protocollo d’intesa dal quale potranno scaturire importanti iniziative congiunte per il monitoraggio del territorio, per il coordinamento delle centrali operative delle forze di polizia nazionali e della polizia locale, per la formazione e l’aggiornamento professionale congiunto tra le stesse forze di polizia, per il migliore utilizzo localmente di finanziamenti nazionali ed europei sulla sicurezza;
2) valorizzazione degli interventi che possono essere messi in campo dai Comuni. Anche quest’anno, per il terzo anno consecutivo, saranno messe a disposizione degli enti locali marchigiani risorse legate a specifiche azioni per il miglioramento delle condizioni di sicurezza del territorio. Complessivamente sono state attivati nel triennio, come quota parte di finanziamento regionale, finanziamenti per oltre € 750.000,00;
3) conseguimento di alcuni obiettivi prioritari, tali sono stati individuati dalla Conferenza di Senigallia, nel sistema articolato delle “sicurezze” per la nostra Regione. Al riguardo voglio ricordare le azioni già messe in campo, cui seguiranno specifici e più puntuali programmi di intervento, in materia di sicurezza stradale e di sicurezza sul lavoro.
Sulla sicurezza sul lavoro, in particolare, mi piace richiamare la recente presentazione del Rapporto annuale Inail relativo all’anno 2006 che segnala le positive azioni che sono state intraprese nel campo della prevenzione – in stretta collaborazione con la Regione – che hanno portato ad un decremento degli infortuni del 2,7%, quasi il doppio di quello registrato a livello nazionale.
Per la sicurezza stradale voglio ricordare l’intensa campagna denominata “Un soffio per la vita”, avviata nel marzo 2007 e proseguita per tutta la primavera e l’estate, in collaborazione tra le Associazioni di volontariato di protezione civile e la Polizia stradale delle Marche. Tale iniziativa che ha conseguito importanti risultati sul piano della informazione e della prevenzione contro il fenomeno dell’alcoolismo nella guida, specie tra i giovani, si arricchirà nei prossimi mesi di altre significative azioni, questo anche a seguito degli accordi sottoscritti a livello nazionale tra Regioni, Ministero dell’Interno, Ministero delle politiche giovanili e Associazioni sindacali dei gestori dei pubblici esercizi e delle discoteche;
4) l’avvio di un progetto, connesso con una apposita Intesa con il Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per promuovere strategie di intervento e azioni specifiche per contrastare la violenza sulle donne. Uno stimolo forte per la realizzazione del progetto ci viene da alcuni dati preoccupanti che ci dicono che nelle Marche il fenomeno che aveva segnato un decremento nel 2005 sul 2004 (-5,6%) ha conosciuto una grave impennata (+21,5%) nel 2006 sul 2005;
5) la predisposizione della nuova legge regionale in materia di polizia locale il cui lavoro nella fase istruttoria e tecnica si è da poco concluso e sul quale verrà avviato entro l’anno un primo momento di consultazione con i soggetti istituzionali e professionali interessati. La nuova legge consentirà alla Regione, ai Comuni e alle Province di disporre di uno strumento sempre più adeguato anche per le funzioni di contrasto alla illegalità e al disordine urbano da attribuire alla polizia locale della regione;
6) la realizzazione di alcuni “progetti pilota” connessi all’utilizzo di un consistente finanziamento di circa € 320.000, 00, da poco acquisito alle casse regionali e derivante da una assegnazione statale prevista dalla Finanziaria 2006, destinato a interventi tecnologicamente avanzati in materia di sicurezza;
7) la presentazione, entro dicembre, del 4° compendio statistico sull’andamento della criminalità nella nostra regione che produrrà per la prima volta, dopo tre anni, una prima sistematica analisi comparativa legata al nuovo sistema di rilevazione dei dati con il sistema Sdi, introdotto dal dipartimento della pubblica sicurezza a partire dal 2004. Di tale compendio, che è in corso di elaborazione con una veste scientificamente valida e completa, voglio solo anticipare alcuni dati che confermano quanto dicevo più sopra in riferimento all’aumento dei reati nella nostra Regione. In particolare:
- incremento percentuale del totale dei delitti commessi nel 2006 (+9,5% sul 2004 e +8,5% sul 2005);
- analogo andamento per quanto riguarda i furti (+5,6 % sul 2004 e +7,9% sul 2005);
- l’esponenziale crescita delle truffe e delle frodi informatiche (+32% sul 2004 e +28,9 sul 2005);
- consistente aumento dei reati legati allo sfruttamento della prostituzione e alla pornografia minorile (+20% sul 2004 e +16,3 sul 2005).
Unico dato in controtendenza è quello relativo alle rapine che conosce un decremento del 2,9% sul 2004 e dell’8,4% sul 2005.
Alla luce di queste rilevazioni si può senz’altro affermare che la situazione nelle Marche, pur non risultando particolarmente critica se confrontata con la gran parte delle altre regioni del nostro Paese, merita tuttavia il massimo dell’attenzione.
Colpisce, infatti, il costante aumento percentuale di quasi tutti i principali fenomeni criminosi, tanto più macroscopico perché partiamo da valori assoluti relativamente esigui.
Ed è per questo motivo che saranno contrastate, da parte nostra, eventuali ipotesi che prevedano una riduzione dei presidi di sicurezza nella regione. Se lo Stato dovesse depotenziare la presenza delle forze di polizia e conseguentemente indebolire la propria azione nei territori, quale il nostro a medio--basso indice di criminalità, si potrebbe correre il rischio che queste zone divengano con il tempo nuovo terreno di conquista dei soggetti che perseguono l’illegalità e che mettono sempre più a repentaglio il vivere civile e il solido senso di comunità di questa terra e di queste popolazioni.
Concludo questa relazione sottolineando che, come avete potuto valutare, molteplici e diversificate sono le azioni che la Regione ha avviato e conduce da tempo sui temi della sicurezza, nella consapevolezza che alla salvaguardia di questo bene prezioso tutti i soggetti istituzionali possono dare il loro contributo.
Le preoccupazioni che percepiamo provenienti dai cittadini e gli allarmi che ci giungono da più parti, comprese le sollecitazioni di questo Consiglio regionale, ci trovano attenti e disponibili ad agire, ma a due condizioni che non intendiamo perdere di vista.
La prima è connessa al ruolo che ci è proprio e alle specifiche competenze di cui disponiamo. Siamo in costante contatto con le autorità statali (Prefetti, Questori, Forze di Polizia) per sensibilizzare, acquisire informazioni, stimolare e programmare, ove possibile, azioni sinergiche anche con l’attiva partecipazione degli enti locali. Il limite che incontriamo in questa azione non sta nell’inerzia o nell’inefficacia della meritoria attività delle forze dell’ordine quanto piuttosto in una difficoltà forte a rendere operative le migliori condizioni di collaborazione con le forze di polizia locale e, più in generale, con il sistema delle autonomie locali e con la Regione, che solo una nuova normativa statale, che purtroppo tarda a venire, può assicurare.
La seconda è legata ad una preoccupazione che sento di dovere esprimere con forza in questa occasione, ed proprio in questo quadro che vanno inquadrati alcuni fatti che si sono determinati nella nostra regione, come quello di Appignano del Tronto. Ma prima di entrare nel merito di questa questione voglio dire al Consiglio quali sono state le motivazioni che hanno spinto lunedì scorso la Giunta regionale a non esporre la Coppa del Mondo. A seguito dei fatti criminosi che si erano determinati la notte prima, sfociati alla mattina con l’omicidio di quel ragazzo sull’autostrada e successivamente ai fatti molto preoccupanti determinati a seguito di una reazione da parte dei tifosi in alcune città del nostro Paese, in particolare a Roma, Milano, Bergamo, che avevano messo a soqquadro interi quartieri di queste città, quindi è stato proprio per dare un segnale di solidarietà, di vicinanza, di stimolo alla riflessione e alla crescita della consapevolezza che il mondo dello sport deve essere fuori dalla violenza, deve essere il momento educativo per evitare la violenza e non strumento perché si provochi violenza.
E così come ho detto nel penultimo Consiglio regionale, il sottoscritto, pur essendo cittadino di quel territorio, ha sempre evitato in questi mesi di parlare della tragica vicenda di Appignano del Tronto. Ritengo che di fronte ad un atto criminale, ad una tragedia che ha visto spezzare la vita di quattro giovani di quel paese, di fronte ad un atto delinquenziale anche per come si è consumato, la miglior cosa che le Istituzioni e la politica possono fare nel rispetto delle famiglie e dei parenti credo debba essere il silenzio, anche per evitare che tentativi subdoli di strumentalizzazioni politica possano essere messi in campo di fronte ad una tragedia di grande portata come quella che ha colpito tutta la comunità di Appignano del Tronto.
In questo senso vorrei portare la solidarietà, in primo luogo del Consiglio regionale, alle famiglie, ai parenti, al Sindaco e alla comunità di Appignano del Tronto tragicamente sconvolta da quel fatto.
Voglio anche ricordare come nell’incontro che si tenne poco più di un anno fa con l’Unione dei Comuni della Vallata del Tronto, di cui Appignano del Tronto fa parte, venimmo sollecitati ad intervenire perché un comune limitrofo aveva autorizzato un insediamento Rom dentro il territorio di Appignano, venimmo sollecitati dal Sindaco a far parte di una operazione che potesse prevedere con il contributo della Regione lo spostamento di quel campo Rom per metterlo in una situazione di maggiore sicurezza anche dal punto di vista igienico sanitario.
L’Assessore Amagliani si attivò ricercando un’area per una soluzione migliore, sulla quale peraltro si incentrarono diverse polemiche e speculazioni politiche di parte. Purtroppo quando tutto era ormai possibile per lo spostamento è arrivato questo atto criminoso che ha rovesciato qualsiasi possibile soluzione che potesse essere data allo spostamento del campo Rom.
Voglio ora fare una riflessione di carattere personale. E’ del tutto evidente che di fronte ad un atto criminale si risponde dell’atto individualmente, risponde chi lo commette, ma nello stesso tempo non possiamo non chiedere che di fronte a questi atti ci sia la certezza della pena e si applichi con rigore e senza paura la giustizia nei confronti dell’atto stesso.
Questo non mi impedisce di riflettere sul tema dell’integrazione, perché l’integrazione a cui noi abbiamo pensato in maniera tradizionale, con una società che tutto sommato era statica, una società con poco movimento di fronte a tanti flussi di immigrazione, probabilmente quel livello di integrazione non è più sufficiente.
Di fronte a quei grandi flussi dobbiamo ripensare che non solo quell’integrazione potrebbe essere la soluzione, potrebbe essere l’antidoto, ma che deve essere sicuramente meglio mescolata e rafforzata con forme di repressione maggiore, con leggi più certe, con accordi tra gli Stati che ne regolino e qualifichino i flussi immigratori. Solo così possiamo pensare di affrontarla e non quindi tacitando sempre la nostra coscienza che forse con l’integrazione potevamo risolvere tutto.
Questa è una mia considerazione che voglio esporre a questo Consiglio regionale affinché anche noi potremo riflettere su un nuovo modo di integrare, su un nuovo modo di costruire le relazioni, su un nuovo modo di integrare le forze di polizia, affinché di fronte ad atti e a fenomeni generali che spesso diventano incontrollabili l’azione della repressione possa essere certa e sicura.
In questo senso voglio dire una parola ferma – lo abbiamo già fatto in Consiglio regionale – di condanna allo sfruttamento commerciale che la stessa tragedia ha avuto e sta avendo in questi giorni.
Sull’opera dei media e dell’informazione o di qualcuno che ha la subdola capacità di far divenire un atto criminale o una persona condannata dalla giustizia, un esempio, seppur negativo, penso che le istituzioni democratiche del nostro Stato debbano esprimere la più forte condanna nei confronti di quelli che speculano sullo sfruttamento commerciale e che rendono protagonista un protagonista certamente negativo di una vicenda tragica e criminale.
Quindi penso che un conto sia informare l’opinione pubblica, altra cosa sia dipingere un soggetto che ha compiuto un atto criminoso come un possibile soggetto che possa dare messaggi positivi. Pertanto rafforzo l’orientamento dell’ordine del giorno che abbiamo approvato in questo Consiglio regionale che respinge e condanna con forza questo sfruttamento mediatico e di immagine che si sta facendo in questo momento.
Per ultimo voglio rinnovare la solidarietà al Sindaco del Comune di Appignano del Tronto per le minacce che ancora sta ricevendo in questi giorni di cui non se ne capisce la natura e il senso, e un pensiero di vicinanza da parte del Consiglio regionale anche alle famiglie delle vittime.
La sicurezza di un territorio è un obbiettivo di lunga lena di fronte al quale, se sono comprensibili l’emotività e il richiamo all’emergenza da parte di singoli cittadini o di determinate comunità, coloro che hanno incarichi politici, istituzionali e di governo non devono mai smarrire il senso di responsabilità e la visione di insieme.
Voglio meglio argomentare questo concetto prendendo in esame il tema dell’immigrazione. Nel nostro Paese si stanno approntando in questi giorni, sull’onda di drammatiche vicende a tutti voi conosciute, provvedimenti necessari, ma in gran parte dettati da una logica che si potrebbe definire “emergenziale”. Senza voler fare confronti impropri, fermi restando che gli effetti dei provvedimenti di cui sopra vanno ovviamente garantiti anche nella nostra regione, voglio comunque sottolineare come nelle Marche nel lavoro teso all’integrazione degli immigrati e al consolidamento di alti livelli di civile convivenza concorrono solidalmente le istituzioni, le forze dell’ordine e gli stessi cittadini immigrati anche attraverso le loro associazioni.
Questo lavoro parte da una realtà incontestabile. Il ruolo ormai insostituibile dell’immigrazione a vantaggio del nostro sistema produttivo e di welfare che è fonte di benessere e di crescita per tutta la comunità marchigiana, va proseguito con la stessa determinazione e con intensità puntando a nuovi traguardi di integrazione nel sistema formativo, nel tessuto civile delle nostre città, nei diritti di cittadinanza, nelle forme di accoglienza. E’ questo l’obiettivo di fondo che dobbiamo perseguire nella convinzione che l’integrazione porta sicurezza, l’integrazione abbatte le paure, l’integrazione consente di individuare, isolare, perseguire coloro che si pongono al di fuori della legalità.
Questo non significa non avere anche un alto livello di repressione garantito dalle forze dell’ordine regionali alle quali va la nostra profonda gratitudine per il quotidiano lavoro di presidio del territorio, ed anche dall’affermarsi di una cultura che sappia dare integrazione e solidarietà, ma che sappia nello stesso tempo garantire quel tessuto di coesione sociale presente nelle Marche che è il miglior antidoto ai fatti di degenerazione che anche nella nostra regione iniziano a manifestarsi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Il Vicepresidente della Giunta regionale nella sua comunicazione ha esordito con una affermazione che non mi sento di condividere. Ha detto che la materia di cui stiamo controvertendo oggi è di competenza dello Stato. E’ evidente che il Vicepresidente Agostini facesse riferimento alle materie intese da un punto di vista formale dell’ordine pubblico, ma ritengo che questa sua affermazione, al di là del formalismo, nasconda un aspetto culturale che merita una particolare attenzione in quanto il problema della sicurezza è anche e soprattutto un aspetto culturale. E’ l’aspetto culturale di chi nella nostra nazione e nella nostra regione è convinto che la sicurezza – mi riferisco in particolare alla sicurezza intesa come ordine pubblico – sia uno dei valori fondamentali di cui la gente ha bisogno. Questa valutazione non è condivisa da tutti. Ritengo, invece, che per troppe ragioni, che cercherò in maniera sintetica di esporre, oggi siamo chiamati come Istituzione, quindi anche come Regione Marche, a considerare il diritto alla sicurezza come un diritto fondamentale auspicabilmente di rango costituzionale – se mi è consentito – che deve ispirare – e qui c’è la profonda differenza tra la nostra valutazione e quella della Giunta regionale – di sé ogni azione di un ente pubblico.
Questa Regione, Vicepresidente Agostini, anche nel suo programma ha sempre individuato nella sostenibilità uno dei tratti distintivi della sua proposta politica. Ebbene, accogliendo il concetto di sostenibilità, rilanciamo dicendo che nella sostenibilità di un territorio vi è anche la sicurezza. La sostenibilità non è più un concetto che afferisce al sistema delle sicurezze sociali e ambientali, ma attiene all’ordine naturale che il cittadino aspira a conseguire attraverso l’azione politica.
Ecco la profonda differenza fra, il nostro approccio culturale alla sicurezza e l’approccio culturale di chi come il centro-sinistra, forse in parte tardivamente, scopre di questo aspetto l’importanza dell’elemento costitutivo della società.
Ho voluto anticipare le conclusioni perché vede, Vicepresidente Agostini, condivido che sulla sicurezza, e soprattutto sui fatti di Appignano, è assolutamente necessario fare tesoro di un insegnamento, cioè che quella città, ahimé, è diventata una polveriera. E tutti sanno che la nitroglicerina non va agitata perché potrebbe portare a situazioni che so essere lontane dalla valutazione di tutti noi presenti.
Ciò nonostante dobbiamo anche far tesoro di quella esperienza per non ripetere gli errori di Appignano per la parte che ci riguarda, perché qualche errore c’è stato anche nella gestione delle settimane precedenti a quella vicenda – lei lo ha in parte ricordato –. La tragedia dell’aprile del 2007 seguiva, quasi a rappresentare un suggello tragico, sanguinoso e crudele, una polemica che invece era stata piuttosto accesa, che vide protagonista pro quota sia il sottoscritto che il Sindaco di Ascoli e l’Assessore Amagliani, ovvero stavamo dibattendo sull’opportunità o meno di trasferire quel campo nomadi in una località che in realtà è distante di qualche chilometro da Appignano del Tronto.
Noi del centro-destra sostenevamo che non era una soluzione al problema trasferire ad un’altra comunità l’impatto di questa presenza gravosa, mentre il centro-sinistra, in particolare il Presidente della Provincia Rossi e il Sindaco di Appignano del Tronto, era di altro avviso.
In quel momento si accese un dibattito che mi vide, ripeto, protagonista, dove mi parve di cogliere un atteggiamento inaccettabile soprattutto da parte del Presidente della Provincia Rossi; ovvero chi – io ero fra questi – opinava sulla giustezza, sulla correttezza di quella dislocazione che avrebbe solo cambiato il perimetro comunale e non risolto il problema, venne tacciato di razzismo, di questi argomenti quasi non si poteva parlare perché il riflesso condizionato pavloviano era, appunto, quello di essere tacciati di razzismo.
Torno al problema culturale. Il centro-sinistra deve assolutamente superare al rispetto della legalità e dell’ordine pubblico, se ce la fa, questa schiavitù del “politicamente corretto” che porta a tacciare come razzistici tutti i comportamenti che, invece, cercano, in maniera onesta quando sono onesti, di mettere all’indice certi argomenti che sono oggettivamente forieri di allarme sociale.
Faccio un elenco di situazioni che sarebbe bene che la Giunta regionale, con le proprie politiche non solo di sicurezza ma più generali, tenesse a mente:
- i fenomeni di riduzione in schiavitù di minori, che anche nelle Marche si sono verificati tanto da suscitare l’intervento delle Procure. La comunità Rom utilizza per l’accattonaggio i propri minori per destinarli all’approvvigionamento delle scorte. Tanto da determinare nel 2007 l’ipotesi di reato di riduzione in schiavitù!
- Un rapporto del Sisde di qualche mese fa indicava, come potenzialmente produttive di infiltrazioni islamiche pericolose, alcune moschee e centri islamici presenti nella nostra regione. Fatto del tutto diverso dal primo, ma certo che è stato indicato su Fermo, Porto Recanati e non so quale altra cittadina.
- Il fenomeno – inserisco volutamente aspetti che possono essere ritenuti eterogenei, ma che secondo me vanno letti nello stesso modo – dell’ingresso significativo e le conseguenti indagini di natura penali della Procura di Fermo per quanto riguarda l’utilizzo di false infermiere dell’est nelle strutture socio-sanitarie della nostra regione in regime di convenzione.
Perché metto insieme cose diverse? Perché ritengo, Vicepresidente Agostini, che la Regione abbia non solo attraverso il proprio osservatori, ma attraverso la propria azione ordinaria, il compito di persuadere il cittadino marchigiano che questo Ente è in prima linea nell’ordine sociale, nell’ordine dell’intervento, ad esempio parlavo della riduzione in schiavitù…

PRESIDENTE. Consigliere Castelli la prego di concludere. Vorrei far presente che il dibattito sulle comunicazioni non è regolamentato, quindi, fatta la comunicazione ampia da parte del Vicepresidente, vi chiederei di rimanere nei cinque minuti, altrimenti, visto che ci sono molti iscritti a parlare, non riusciremo ad esaurire l’ordine del giorno.

Guido CASTELLI. Il modello che non dobbiamo seguire è il modello di Roma capitale che con la mano destra magnifica il Festival del Cinema e con la mano sinistra nasconde le favelas lungo il Tevere.
Dobbiamo evitare che l’atteggiamento di ottimismo d’antan, di promozione coattiva delle nostre bellezze, vere o presunte, nasconda, anche anticipandole, le difficoltà che potrebbero costituire una bomba sociale.
So che il mio capogruppo ha presentato una proposta di risoluzione che verte su questo argomento. Poi potremmo parlarne centomila altre volte, ma nei mille rivoli dell’azione regionale vi è una necessaria e preventiva assunzione di responsabilità nel senso dell’ordine pubblico e della sicurezza che deve rappresentare una chiave di lettura che si associa e si aggiunge a quelli che sono i filtri politici e ideologici che accompagnano in maniera ordinaria la nostra azione politica.
Questa è la nostra sfida, questa è la nostra volontà. Sappiamo che seppur non sarà risolutiva di tanti problemi, ovviamente c’è il problema del porto di Ancona o tanti altri problemi epocali, e non tutti possono attenere alla nostra responsabilità, ma che pure devono vedere il cittadino convinto e persuaso che nella Regione Marche vi sono comunque amministratori che sanno non nascondere la propria testa dietro il classico dito e che sanno soprattutto manifestare non solo la solidarietà a parole nei confronti di coloro che sono vittime di certe situazioni, ma che sanno di poter dire “abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità”.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Sono firmatario di una interrogazione che è stata giustamente abbinata a questa discussione. Come accennavo nella precedente seduta di questo Consiglio mi aspettavo che oggi si entrasse nell’argomento vero, cioè che da parte del Consiglio regionale venisse data una risposta ai cittadini al problema della sicurezza. Qui non stiamo a Roma, siamo ad Ancona, quindi come Consiglio dovremmo dare una qualche risposta, risposta che abbiamo anche la capacità di dare.
I Rom, così come i cinesi, sono sul nostro territorio da tempo, i Rom addirittura vantano una stabile permanenza da circa 40 anni. Come possiamo dire che questo è un momento tutto legato all’immigrazione o che è tutto legato a un fatto contingente!
Nel nostro Paese, in particolare nella nostra regione, si è verificato un fatto gravissimo, cioè c’è stato un atto di ampia tolleranza nei confronti di soggetti che non mandano i figli a scuola, che in violazione di norme specifiche vendono in mezzo alle strade senza licenza, che si comportano in maniera estranea a un consesso civile e che, quindi, vengono tollerati perché tanto non hanno nulla da perdere dunque possono stare qui. Abbiamo chiuso gli occhi anche nei confronti dei figli di queste persone, minori che hanno vissuto senza scuola, senza educazione, spesso anche senza l’alimentazione o le cure adeguate.
Deve finire questo modo di approcciarsi, i responsabili di Governo, sia quelli nazionali che regionali, devono prevedere e non prendere misure a cose fatte – il buon amministratore è quello che sa prevedere nel tempo –, quindi dobbiamo reintrodurre una cultura della legalità.
L’inesistenza di strutture di accoglienza per le persone immigrate fa sì che oggi non conosciamo neanche quanti immigrati ci sono nel nostro territorio, c’è totale incertezza sul numero delle persone, totale incertezza se hanno carichi penali pendenti, i Paesi di origine spesso si rifiutano anche a dare i dati del casellario giudiziale.
L’incertezza della pena, che è latente nel nostro Paese, fa sì che l’80% dei reati rimanga impunito, e questo è un grande richiamo nei confronti delle persone che si trovano male nel loro paese per problemi penali quindi vengono qua perché sanno di avere l’impunità.
Quindi anche questo messaggio che abbiamo dato negli anni passati va corretto un po', i processi devono essere accelerati, è assurdo che dobbiamo aspettare venti anni per avere una sentenza di secondo grado. Poi abbiamo anche dato la possibilità agli addetti ai lavori di chiudere un occhio non dando quei mezzi necessari per affrontare bene il loro lavoro, pertanto una buona fetta dei reati resta impunita anche per la mancata individuazione dei responsabili.
Come Regione Marche dobbiamo attribuirci qualche responsabilità, secondo me è la mancata approvazione della legge di riforma della polizia locale che giace da quattro anni in attesa di essere esaminata dalla Commissione e portata in Consiglio. E’ vero che l’Assessore ci dice che le trattative sono avanti, ma ci sono delle priorità. Attendere quattro anni significa come attendere venti anni per un processo civile o penale, quindi attendere quattro anni per l’approvazione e la promulgazione di una legge è tanto tempo.
Le norme recenti emanate dal Governo, che sotto forma di ricongiungimento favoriscono l’ingresso dei parenti ed di altri senza una minima garanzia di sostentamento in questo nostro Paese, hanno favorito tutto questo humus che oggi ci ritroviamo.
Quali sono i provvedimenti e gli interventi che la Regione Marche intende fare in questo settore? Quale contributo vuole dare alla cultura della legalità e al rispetto delle leggi? Io su questo ancora non ho avuto risposta.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Di questo argomento abbiamo già trattato precedentemente quindi voglio esprimere soltanto un paio di concetti.
Non possiamo negare che per anni rispetto al problema della sicurezza ci si è posti con una caratteristica di carattere ideologico. Ideologica da una parte quando si pensa che il problema della sicurezza deve essere risolto soprattutto attraverso la repressione, dall’altra, ideologica quando in qualche caso si nega addirittura che esiste il problema della sicurezza.
Pensavo che con le ultime dichiarazioni politiche da parte di illustri esponenti si fosse trovata una dritta che cercasse di risolvere con una posizione unitaria il problema che riguarda tutta la popolazione.
Purtroppo non è così, per larghe fasce della popolazione o per larghe fasce di componenti politici rimane ancora questo discorso di carattere ideologico con il quale da una parte si nega che il problema esiste e dall’altra si vorrebbe che fosse risolto con la forza.
Ho assistito a un Consiglio comunale pochi giorni fa, si è posto il problema della sicurezza soltanto come un problema di razzismo, quindi messo solo in un’ottica, invece così non è.
Faceva presente l’Assessore poco fa che il problema della sicurezza è sulla strada, nei campi di calcio, nella violenza contro le donne che molto spesso non ha niente a che vedere. Purtroppo c’è questa strumentalizzazione che certamente non aiuta risolvere il problema. Soprattutto c’è la negazione che il problema della sicurezza esiste, che in certi casi è più sentito che reale, che fa sì che la popolazione si senta un poco abbandonata a se stessa.
L’intervento che voglio fare, al di là di questo, riguarda l’ultima parte che l’Assessore Agostini ha descritto. Cioè che cosa sta succedendo rispetto alla pubblicità che si sta attuando su questa vicenda attraverso i mass media. Cercare di far diventare un eroe, anche se negativo, un personaggio che comunque ha provocato lutti e disperazione in alcune famiglie è assolutamente inconcepibile.
Il discorso però è molto più ampio, trovo assolutamente inconcepibile il fatto che tutti i mass media diano una così grande pubblicità rispetto a fatti delittuosi, tanto è vero che ci si chiede se oggi ci sono fatti delittuosi molto più grossi del passato o se è perché semplicemente se ne dà molta più importanza.
Sicuramente ce ne sono di più, ma credo che anche il taglio giornalistico che si sta dando alla cronaca nera alla fine abbia pure un concetto, derivi pure da una scelta, noi portiamo la gente a pensare che questi sono degli eroi perché non soltanto se ne dà notizia, ma spesso li vediamo partecipare a conferenze stampa quando addirittura la Magistratura sta valutando i fatti.
Noi abbiamo poca opportunità di intervenire nei mass media privati, ma in quelli pubblici dovremmo cercar di non dare continuamente solo questi fatti negativi. Sappiamo che purtroppo a volte c’è anche il tentativo di provare a fare la stessa cosa; proprio in questi giorni abbiamo ascoltato di un delitto e poco dopo se ne è commesso un altro molto simile.
Quindi per la sicurezza cerchiamo di partire soprattutto dall’educazione nelle scuole senza le negazione delle culture, questo non deve essere, dall’educazione attraverso i mass media che non devono soltanto parlare di cronaca nera. Perché parlare solo di cronaca nera spesso fa sì che vengono trascurati altri problemi del paese.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Se la relazione del Vicepresidente Agostini è anche una sorta di rendiconto del funzionamento della legge n. 11 del 2002 della quale discutemmo a lungo e di cui mi sembra di ricordare che ero relatrice di minoranza, allora possiamo dire che l’attivazione di questa legge e l’esecuzione di tutti i propositi che in essa si evidenziavano ci lascia sconcertati e, quindi, di sicuro l’attuazione in questi anni la consideriamo inadeguata per una serie di ragioni.
Innanzitutto faccio notare che la discussione sullo stato della sicurezza nelle Marche, di cui è obbligatoria la relazione annuale ai sensi del comma 2 dell’articolo 2 della legge n. 11, quest’anno probabilmente sarebbe saltata se la scorsa settimana non fosse stata sollecitata e poi in maniera surrettizia inserita nella presentazione della mozione dei Consiglieri Castelli e altri.
Quindi abbiamo avuto l’onore di sapere come vanno le cose – obbligo che la legge individuava – soltanto perché qualcuno di noi ha fatto una mozione, questo a dimostrazione della scarsa attenzione in materia che c’è da parte della Giunta regionale.
Inoltre non ci pare laboriosa l’attività dell’Osservatorio che è stato costituito con ritardo e parzialmente. Dovetti fare addirittura una interrogazione per far sì che i Comuni capoluogo venissero tutti inseriti – ma questo è un discorso puramente territoriale –. Comunque questo Osservatorio – lo dirà meglio il Consigliere D’Anna che ci rappresenta – mi pare si riunisca saltuariamente e certo non ha preso in mano la situazione così come bisognerebbe fare.
Altrettanto delusi siamo dai co-finanziamenti, dai progetti integrati, dei quali discutemmo tanto nel 2002 e che dovevano essere proprio la parte centrale di questa legge, quindi ciò che realizza – come ha detto l’Assessore Agostini – l’integrazione delle politiche della sicurezza. Sappiamo tutti che la competenza in materia di sicurezza e ordine pubblico è riservata allo Stato però sappiamo che l’integrazione con gli enti locali la deve fare la Regione.
Parlammo tanto di come questi progetti dovevano essere, dell’oggetto, parlammo su come combattere attraverso questi finanziamenti il degrado di certi luoghi dove si favoriva la prostituzione e la droga, luoghi che favorivano questi momenti di spaccio e di smistamento della criminalità e della micro-criminalità, quindi si presupponeva che la Giunta regionale avesse poi investito in questi progetti che, ripeto, co-finanziati dagli enti locali potevano aiutare le città e i piccoli paesi a risolvere i loro problemi di degrado, pertanto svolgere una politica di sicurezza. Non dimentichiamo che la sicurezza è sicuramente riserva statale, ma la prevenzione e l’educazione – come diceva la Consigliera Mammoli – doveva favorirla la Regione.
Mi pare di sapere, ma questo lo chiedo, che visto che nel 2005 lo stanziamento per questo articolo 4 “Progetti ammessi” fu di 198 mila euro, cioè i co-finanziamenti con la città di Jesi, di Ascoli e altre città che fecero progetti degni di nota, che nel 2006 la cifra è addirittura decresciuta, anziché 198 mila euro arriviamo a 150 mila euro, ora invece non ho visto altra menzione e altri bandi in tal senso per il 2007 e siamo già alla fine.
Come pure mi sembra una presa in giro parlare ancora della legge sulla polizia locale. Ero in prima Commissione con il Consigliere Procaccini quando questa legge andava di qua e di là, schiaffeggiata e sbattuta, rientrava e riusciva, c’era qualcosa da parte vostra che frenava nel farla esaminare. Sono sette anni che ne parliamo, abbiamo quasi fotocopiato la relazione fatta prima nel 2003 da D’Ambrosio, poi è stata fatta nel 2004 nuovamente da lui, nel 2006 da Spacca e oggi da Agostini. Tutte queste relazioni io le ho, le avete anche voi, se le mettete in fila sono tutte uguali e parlano di farò, di faremo e di attiveremo. Ancora oggi ci si viene a dire che il testo di legge che deve riformare la legge n. 38 del 1998, quindi quella sulla polizia locale, è varato, ci hanno detto che l’Esecutivo lo ha concordato e che verrà in prima Commissione. Non ci portiamo in giro!
Riteniamo che una Giunta di centro-sinistra, così come un Governo di centro-sinistra, dove una sinistra particolarmente massimalista è presente, dove la cultura di riferimento – come diceva il Consigliere Castelli – è ben diversa da quella che ci vantiamo di avere e che ci consente di predicare e di parlare di tolleranza zero, di lotta ai clandestini, di sicurezza come valore e come status assoluti da tutelare, ecc., sia frenata su questi temi. E’ una Giunta frenata perché molto spesso abbraccia culture e speculazioni ideologiche che sono la cultura di riferimento di una certa parte trasgressiva, è frenata perché sui temi salienti di come concepire la responsabilità penale e individuale – per noi spesso collettiva e sociale, per voi, di contro e di riscontro – si concepisce esclusivamente come individuare i diritti della premialità e i diritti del colpevole, i diritti del condannato perché, ripeto, lì c’è l’attenzione individuale dove la premialità va concepita come premio, rieducazione, comprensione del singolo. Il momento, invece, della colpevolezza va concepito come momento di assunzione di responsabilità sociale e collettiva, quasi deresponsabilizzando il singolo che nella percezione della società, nella percezione della collettività questo viene visto, soprattutto di coloro che subiscono i reati, come una doppia portata in giro, cioè subiamo il reato e ci sentiamo anche responsabili di coloro che l’hanno fatto.
Una cultura che difende i centri sociali, una cultura che spesso non distingue il multietnicismo dalla multiculturalità fa sì che la nostra cultura abdichi in favore di altre, quindi si crei quella debolezza che spesso fa in modo che altre culture, non sempre improntate alla legalità, prendano il sopravvento.
Tutto questo pensiamo sia presente anche nel dna di questa Giunta, quindi non ci aspettiamo che la legge possa fare miracoli e che questa Giunta possa prendere posizioni forti. Questa poi era una legge blanda a cui già votammo contro e ci astenemmo perché la ritenevamo, rispetto a quelle di altre regioni, ambigua, una legge che non sceglieva, una legge che non voleva dare agli enti locali e alla Regione quei poteri forti che la gente chiedeva.
Nel 2003, visto che il Ministro degli interni era di Forza Italia, il sottosegretario Alfredo Mantovano ci fece visita, la Giunta gli rivolse domande di ogni tipo, sull’aumento che doveva fare per le forze dell’ordine, dei commissariati, delle caserme, di soldi e stanziamenti. Come mai nel 2003 avvertivate tanto pericolo per una escalation che probabilmente, se ci fosse stata, non sarebbe come quella di oggi?! Oggi non vi vedo altrettanto solerti nei confronti del vostro Governo che come sappiamo ha fatto il taglio di un miliardo di euro nei confronti delle forze dell’ordine, della sicurezza, della polizia e delle autovetture.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Svolgerò un intervento brevissimo perché condivido gran parte della relazione del Vicepresidente Agostini.
Questo è un dibattito difficile, ci sono aspetti delicati e c’è anche il rischio di strumentalizzare, generalizzare e in primo luogo di criminalizzare prima gli albanesi, poi i mussulmani ed oggi i rumeni.
Il rischio è che si crei un consenso di massa contro popolazioni o nazionalità da cui provengono occasionali assassini, criminali di ogni risma.
Purtroppo non tutti i casi di criminalità hanno avuto lo stesso rilievo. Fermo restando che la Magistratura nella sua autonomia deve svolgere la sua insostituibile funzione, la politica e le Istituzioni non sempre sono state imparziali. Il decreto sulla sicurezza andava fatto, ad esempio, dopo ciò che è successo ad Appignano del Tronto, perché quello non è stato un semplice incidente stradale, e non solo, anche dopo l’omicidio gravissimo di Roma.
La cultura della legalità e della inclusione deve guardare e parlare a tutti. Occorre che qualsiasi cittadino venga inserito all’interno del concetto di diritti e di doveri, ma guai, ripeto, ad equiparare il soggetto criminale alla nazionalità a cui appartiene.
In questo, colleghi, e lo voglio dire senza venatura polemica, occorre uscire dalla ipocrisia, perché prima, appena caduti i regimi dell’Est, i cittadini albanesi, rumeni, venivano esibiti, da chi oggi li criminalizza, come martiri del comunismo, come fenomeno propagandistico da incoraggiare. Ricordo, ero Sindaco del Comune di Esanatoglia, quando il centro-destra spinse affinché nel 1990-91 si requisissero alloggi popolari per gli albanesi. È stata fatta vedere una società che non era vera.
Ora il problema dei flussi migratori non appartiene più ai singoli Stati e non può essere ricondotto solo ad un problema di pubblica sicurezza, ma deve parlare alle Nazioni Unite, alla Lega Araba, all’Unione europea. Poi bisogna fare un’analisi sui modelli di sviluppo perché quegli Stati che avevano tratti autoritari tuttavia avevano una rete di protezione sociali e di garanzia del lavoro che oggi non ci sono più.
Lo sviluppo selvaggio e la povertà sono le cause dei flussi migratori di massa che non si risolvono con la galera o la repressione, si deve guardare e parlare allo sviluppo dei Paesi che non sono poveri, ma che sono stati impoveriti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Ad Appignano del Tronto da una parte c’è una comunità intera che vive una situazione difficile anche da definire, dall’altra c’è chi dovrebbe pagare per quello che ha fatto e, invece, viene pagato. Questa è un’altra assurdità della società nella quale viviamo. Credo che questo sia il concetto di base.
Guarda caso i problemi che ci sono provengono da popolazioni che hanno vissuto per tanti anni sotto determinati regimi, quelli di cui parlava il Consigliere Procaccini, quindi quello che sta succedendo ora è anche la conseguenza non solo della famosa caduta del Muro di Berlino, ma anche della repressione che c’è stata. Forse c’è una rabbia in queste persone che porta a comportarsi in certi modi.
Credo però che ci siano anche degli errori fondamentali che ha commesso la società italiana e i vari Governi che si sono susseguiti nel non capire quello che stava accadendo. Per molti anni si è sottovalutato un fenomeno preoccupante che in qualche modo è stato anche incoraggiato. Ed è per questo che oggi ci troviamo in una situazione nella quale c’è una impunità ed una immunità diffusa che fa in modo che chi esce da un Paese europeo preferisce venire in Italia perché qui si sente autorizzato a fare quello che vuole, con il beneplacito della cosiddetta giustizia e con le conseguenze che stiamo vivendo nelle nostre città. E’ inutile nascondere questo perché basta usciere la sera, indipendentemente dal luogo in cui viviamo, dove non si cammina più tranquilli come prima. Questo non è un luogo comune, è una realtà vera. Ci sono delle situazioni che sono cresciute tra il disinteresse della comunità, della collettività e di chi era preposto a controllare quello che stava succedendo. Basta prendere la strada statale 16 dalle 22,30 in poi e salire da Ancona verso Fano o Rimini per vedere quello che succede lungo quelle strade. Da lì si capisce che c’è una società che vuole chiudere gli occhi, una società che non tiene conto che il fenomeno della prostituzione è strettamente legato al fenomeno della droga, al fenomeno della criminalità, delle bande, del traffico di armi, del traffico di esseri umani e altro. Diceva bene il Consigliere Castelli che è assurdo sentire parlare nel 2007 della riduzione in schiavitù, sembra di essere tornati indietro di secoli.
Qui ci sono anche delle responsabilità politiche, diciamolo chiaramente, non si può assolutamente lasciar passare un messaggio, che è diventato un tam tam in tutta Europa, che chi viene qui può far quello che vuole. Per favore evitiamo di tirare fuori il discorso “perché noi siamo figli di emigranti, anche i nostri sono andati all’estero, ecc.”, penso che tutti abbiamo dei parenti diretti o indiretti all’estero, quindi penso che il comportamento dei nostri emigrati non abbia mai raggiunto i livelli che stiamo vedendo in questi giorni.
Al di là della discussione politica che facciamo oggi, penso che dalla Regione, viste le competenze, dovrebbe venire fuori un messaggio forte che dica “Signori, boicottiamo quelle persone che vogliono utilizzare chi si è reso responsabile della morte di diversi ragazzi della nostra comunità, boicottiamo chiunque voglia gestire questa situazione per trarne dei vantaggi economici”.
Credo che questo sia l’unico segnale, al di là delle polemiche su di chi è la colpa, se è del centro-destra perché non ha messo la polizia o è colpa di quell’altro perché non dà la benzina. Dobbiamo dare il segnale che l’Istituzione regionale non sta al fatto che qualcuno invece di pagare venga pagato, perché questo è un insulto alle famiglie, è un insulto ai ragazzi che sono morti, è un insulto all’intelligenza, è un qualcosa che è fuori di testa, che non può esistere. Non è accettabile che ci sia qualcuno che faccia pubblicità e utilizzi un episodio come questo per fare quattrini, è veramente scandaloso! E’ un livello così basso e grave che deve essere condannato in tutti i modi.
Il mio intervento vuole dire soltanto che bisogna dare un segnale forte, se domani questo personaggio dovesse sponsorizzare i jeans dovremmo metterci di fronte ai negozi che li vendono e dovremmo dire ai nostri figli di non comprarli. Non è possibile che oltre ad averla fatta franca e che non passi cioè che, invece, dovrebbe passare, stia in un residence e faccia pure i quattrini. Questo è intollerabile.
Secondo me ci sono troppi segnali che sono stati sottovalutati e lo continuano ad essere. Nei giorni scorsi con una decisione non condivisa è stata decretata la chiusura della polizia stradale a Fano e a Civitanova. In una situazione come questa sono dei segnali che vengono recepiti dalla gente come il totale abbandono del territorio da parte dello Stato. Quindi anche su questo dobbiamo puntare i piedi perché abbiamo la necessità di avere le forze dell’ordine adeguate al nostro territorio.
Con la scusa che le Marche e tutte le sue varie province sono le cosiddette “isole felici” rispetto ad altri territori, qui ci mandano persone in soggiorno obbligato, ci mandano i super criminali, si chiude un occhio con il numero delle forze di polizia, così corriamo il rischio di diventare peggio di altre realtà.
Quindi credo che ci debba essere un impegno collettivo, un impegno che dia anche più spessore all’Osservatorio sulla sicurezza sia per quanto riguarda il potere di incidere che per le risorse economiche. Con le risorse che diceva prima la collega Romagnoli si comprano quattro telecamere in due città e poi tutto finisce lì.
La situazione è di emergenza e nell’emergenza è necessario chiarire bene le regole e chi le vuole rispettare le rispetti, ma chi non le vuole rispettare per cortesia se ne torni a casa propria.

PRESIDENTE. Colgo l’occasione per salutare e ringraziare della visita le classi quinta A e B della Scuola primaria dell’Istituto comprensivo di Comunanza.
Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Credo che la diligente relazione dell’Assessore Agostini poteva stimolare un dibattito che non fosse, per usare le parole del Consigliere Castelli, un dibattito pavloviano, un dibattito condizionato da effetti meccanici, perché la relazione, pur tuttavia, narrava di una serie di questioni che riguardano la sicurezza.
Ora senza fare riferimento a citazioni penso che dovremmo superare, perché in qualche modo è stato superato dalla scienza e dal dibattito culturale sullo Stato e pensare che lo Stato non è solo il patto fiduciario tra cittadino e le Istituzioni fondato sulla sicurezza, è qualcosa che condensa più articolati problemi.
Credo che la questione della sicurezza dovrebbe essere intanto riportata ai dati. Pochi giorni fa nel baillame generale con cui la questione della sicurezza oggi è trattata, qualcuno ha tentato di portare i dati del Ministero dell’interno sul livello della criminalità complessiva dell’Italia e sul livello della crescita della criminalità in regioni come la nostra. Nella nostra regione anche piccoli incrementi determinano percentuali grandissime semplicemente perché il tasso, fortunatamente, di criminalità è così basso che l’uno di incremento fa diventare la percentuale cento. Quindi c’è il dovere di riportare a razionalità questo dibattito.
C’è grandemente nei cittadini il problema della sicurezza, credo quindi che ci sia la necessità di una riflessione sulle cause. Ci sono cause lontane che rischiano di portare questo dibattito a questioni che non producono effetti, poi ci sono anche tutta una serie di cause vicine che non sono solo l’incremento delle telecamere nelle nostre città, perché se così fosse precipiteremmo anche qui in luoghi comuni che rischiano di sfiorare il ridicolo, pertanto provengono da altro, cioè da come sono costruite le nostre città, dal rapporto tra sicurezza e urbanistica, dal rapporto nella costruzione della città e dei luoghi della sua partecipazione.
Ho sentito parlare di prostituzione, vorrei ricordare a latere che in questo Paese la prostituzione fortunatamente, dico io, non è un reato, ma non è questo il punto essenziale. Noi creiamo meccanismi per cui effetti particolari hanno concause lontane e complicate, perché quando parliamo di prostituzione parliamo di vicende che oggi attengono alla spoliazione e anche a questioni che riguardano il rapporto e la differenza di genere e del modo come la persona diventa merce, la donna diventa ancora più merce. Questi argomenti meriterebbero riflessioni un po’ più articolate della sola indignazione.
Vorrei ritornare ad altre questioni, cioè a come riusciamo a fare politiche efficaci di integrazione. Una cosa che mi ha colpito nella relazione dell’Assessore Agostini, e che condivido senz’altro, è quando sulla vicenda di Appignano ha detto che la politica in alcuni casi bisogna che faccia silenzio. Io aggiungo – per ricordare Quasimodo – cessate di uccidere i morti, perché quella tragedia non merita a volte le speculazioni che sopra si attendono.
L’altra cosa che mi ha colpito delle affermazioni dell’Assessore Agostini è il prologo di questo epilogo, cioè la vicenda di una comunità Rom e in quanto tale messa a lato per definizione. Il Consigliere Santori ha fatto un errore, non sono quarant’anni che le comunità Rom stanno nei nostri territori, ma sono secoli, e sono secoli che c’è questo tipo di integrazione e di conflitto e è nei momenti in cui crescono altre insicurezze che nei confronti di quelle popolazioni c’è la negazione e in alcuni casi anche, purtroppo, il progrom.
Dicevo, quella vicenda aveva un prologo di un anno e mezzo, dove bambini che vivevano a qualche decina di metri da una discarica, che non potevano frequentare le scuole, dove c’erano situazioni di degrado e di abbandono non solo dal punto di vista dell’interesse istituzionale, ma anche dal punto di vista igienico-sanitario, erano sì un problema, ma era un problema che poteva attendere. Certo la Regione ha fatto molto, ma non tutti però hanno fatto altrettanto. Tuttavia quella vicenda poteva accadere egualmente.
Qui si è discusso del rapporto tra pena e certezza, tra legge e pena, per carità, sono questioni assolutamente di primo piano che andrebbero affrontate anche in altre sedi, che non meritano il momento della polemica, ma necessitano l’atteggiamento della riflessione.
E’ su questo versante che penso vada discussa seriamente la questione della sicurezza che è la somma di una serie di azioni che riguardano la costruzione di una politica che a volte va fuori di quelle che noi pensiamo essere le politiche di ordine sicuritario.
C’è un problema di analisi di cause e di effetti anche quando legiferiamo la nostra legge sull’urbanistica o la nostra legge sulle infrastrutture; dentro questo c’è un modo di costruire la comunità e dentro il modo di costruire la comunità c’è eventualmente il rapporto tra i cittadini e quindi la qualità della sicurezza che andiamo cercando.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Ringrazio l’Assessore Agostini per la relazione ampia e ricca di spunti che serve anche per affrontare un dibattito più largo di quello riferito nella mozione su Appignano del Tronto.
Sulla sicurezza ormai il ragionamento credo sia abbastanza chiaro, è un fenomeno che abbraccia una serie molto larga di campi entro i quali intervenire come Istituzioni e non solo. Occorre intervenire sempre di più quando la sicurezza riguarda un fenomeno come la globalizzazione dentro il quale l’immigrazione ha il suo peso.
In un Paese dove – lo voglio ricordare a chi costruisce ancora teoremi diretti tra immigrazione e insicurezza e tra immigrazione ed elementi causa di criminalità – c’è il 9% del Pil legato ai fenomeni di camorra, mafia e ‘ndrangheta, bisogna stare attenti a fare teoremi. Certo, c’è un elemento di ulteriore preoccupazione che intercetta il fenomeno dell’immigrazione, ma non farei nessun teorema, cercherei di vivere la sicurezza su una dimensione diversa, che è quella della conoscenza dei dati precisi dei fenomeni e di come si costruiscono politiche per arginarli e ridurli.
Allo stesso tempo penso che sia ormai superato l’utilizzo di alcune affermazioni secondo le quali la sicurezza si divide in due campi, quella reale e quella percepita. La sicurezza percepita è qualcosa che non ci convince più, è la lettura dei dati, la conoscenza del territorio, la conoscenza dei fenomeni, l’integrazioni di politiche tra istituzioni e forze dell’ordine che possono dare risposte.
Poi nei fenomeni malavitosi, che ormai sono articolati in tantissimi reati, laddove c’è l’emergere di un fenomeno che diventa di insicurezza domiciliare, è evidente che la questione sicurezza si percepisce in maniera diversa. Tuttavia anche qui credo che sia qualcosa che debba essere riferito alla conoscenza dei territori come fenomeno diffuso.
Bisogna dare atto, lo ricordava il Consigliere Brandoni, di come le comunità locali, gli enti locali, i comuni, si stanno muovendo da questo punto di vista. Ci sono politiche di vicinanza, di conoscenza del loro territorio, rispetto anche alle fasce meno abbienti o di emarginazione nelle quali possono sorgere qualche volta focolai di piccola criminalità. Che siano immigrati o meno, ci sono azioni dirette dei servizi sociali dei Comuni che hanno investito risorse e costruiscono politiche di vicinanza nei territori che vanno sottolineate con favore. Queste sono le cose più importanti e forse anche da qui possiamo partire per rispondere al fenomeno della sicurezza sociale più intesa.
Ho sentito dire in questo Consiglio, anch’io penso questo, che la sicurezza in sé come fenomeno generale è un indicatore netto per individuare una forma evoluta di democrazia e di ordine pubblico in quanto la sicurezza riguarda tutti, quindi bisogna cogliere le preoccupazioni che vengono da più parti.
Leggendo i giornali e vedendo in questi ultimi mesi le iniziative di alcune Regioni, come il Veneto e la Toscana, dobbiamo cercare di distinguere fenomeni da fenomeni, cioè bisogna parlare in maniera molto chiara di diritti e doveri per tutti, occorre costruire percorsi di cultura della legalità, come veniva anche qui richiamato, tutti aspetti attorno ai quali dobbiamo lavorare. Quindi il riferimento a livello territoriale e a livello comunale di integrazione tra Prefetture, forze dell’ordine e Istituzioni per combattere i fenomeni della sicurezza nella loro più larga distribuzione nel nostro territorio è un elemento da tenere in considerazione.
Il riferimento che veniva fatto alla città di Roma dal Consigliere Castelli è molto superficiale. A volte mi sono divertito a guardare quello che succede nelle grandi metropoli, come Roma, Milano, Napoli, e le caratteristiche che ci sono rispetto a fenomeni di immigrazione e alle comunità di immigrati. Devo dire che fortunatamente in queste grandi metropoli convivono comunità organizzate, che lavorano e che operano, comunità di immigrati che devono anch’esse rispondere a una logica di diritti e doveri. Mi pare che il Comune di Roma abbia introdotto in queste ultimi mesi anche interventi di recupero delle aree degradate lungo il Tevere.
Su questo bisogna essere chiari perché mi sembra che in alcune grandi città di questo Paese sopravvivano comunità di decine di migliaia di extracomunitari, di stranieri che lavorano, operano e addirittura in qualche caso sono intervenuti con aziende su alcuni settori dell’attività economica, sono intervenuti in maniera corretta, trasparente, pagano le tasse, ecc..
Bisogna evitare su un tema così delicato, sempre più esplosivo, che utilizza anche il fenomeno degli stadi dentro il quale costruire punti di riferimento e aggregazioni per una delinquenza che anch’essa deve essere decifrata da un punto di vista sociologico, di evitare di costruire teoremi tali da allineare un fenomeno come l’immigrazione al dato generale della sicurezza. È una parte del problema che va affrontato e risolto.
Mi sembra che il Presidente Hilling per una intervista sul Corriere della Sera ha subìto una sorta di critiche perché tentava di distinguere il fenomeno rom dai rumeni.
Ci sono fenomeni che vanno affrontati, che vanno conosciuti in profondità, sulla sicurezza però bisognerebbe evitare un confronto ideologico, strumentale, opportunistico, perché non serve a nessuno.
Credo anch’io che la sicurezza non sia né di destra né di sinistra, ma che sia un fenomeno che deve essere affrontato con rigore da tutte le Istituzioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Brevemente, visto che nelle riflessioni dei colleghi si è inserita una discussione sulle politiche di sicurezza a tutto campo con particolare riferimento alle problematiche legate all’immigrazione.
Vorrei fare una precisazione. Innanzitutto penso che il modello delle politiche sulla sicurezza della Regione Marche debba essere impostato sulla prevenzione, sull’integrazione e su una valutazione e raccolta dei dati sia delle presenze che dei fenomeni. Qui si è parlato di problemi legati all’obbligo scolastico, al fatto che molti stranieri vivono con lavori saltuari e magari di vendite illegali. Queste sono situazioni che una politica di prevenzione e di integrazione potrebbe risolvere.
Molte volte le persone immigrate, specialmente quelle illegali, sono più facili preda della marginalità sociale proprio perché hanno più difficoltà a sopravvivere, tenendo conto anche che in questa società globalizzata c’è un fenomeno fortissimo che coinvolge sia l’Italia che altri Paesi europei, e cioè che noi siamo per il 90% della popolazione del mondo i paesi ricchi, quindi la migrazione avviene anche per motivi economici. Dobbiamo quindi affrontare anche un fenomeno che è naturale per una persona che non riesce a vivere nel proprio territorio, cioè quello di cercare la possibilità di sostentamento in territori più ricchi, magari passando anche attraverso momenti di presenza non autorizzata. Molti degli attuali stranieri residenti hanno avuto un periodo di presenza anche senza permesso di lavoro, ma poi sono riusciti ad inserirsi nel nostro tessuto.
Qualcuno ha riferito del fatto che gli italiani nei periodi di emigrazione non hanno mai messo in atto fenomeni di criminalità. Questo mi sembra un po’ esagerato, ricordo semplicemente “Cosa nostra” che in America si è addirittura strutturata e consolidata con attività illegali.
L’altra riflessione che voglio fare è che questi fenomeni della microcriminalità legata alle persone che vivono situazioni di marginalità sociale sono il sottoprodotto dell’azione della criminalità organizzata. Non so se avete letto “Gomorra”, la criminalità organizzata vive di spaccio, di traffico di armi, di merci contraffatte, riciclaggio in attività commerciali, industriali, imprese edili, e per tutte queste attività illegali ha bisogno anche di una manodopera che è disposta a rischiare. Quindi è logico che questo mondo di marginalità sociale pur di sopravvivere è disposto anche a fare manodopera con attività illegali, ma mi sembra un po’ ipocrito puntare il dito solo su ciò che si vede e non vedere, invece, chi gestisce questi traffici illegali.
Ci sono fenomeni fortissimi di investimenti di riciclaggio anche nella nostra regione dove sono rilevate moltissime attività commerciali con capitali che chiaramente provengono dalla criminalità organizzata, mafia, camorra, ‘ndrangheta, che investono nella nostra tranquilla regione. Poi è logico che queste attività, siccome sono solo frutto di riciclaggio, non puntano all’attività economica che rilevano, ma fanno perno su questa per introdurre altre attività illegali, come lo spaccio o la prostituzione.
Per questo dico che dobbiamo andare a leggere i fenomeni, non dobbiamo essere dei falsi perbenisti, dobbiamo andare a vedere qual è la mole di capitali che vengono investiti nel nostro territorio regionale e da chi vengono attuati. Mi risulta che i responsabili della Dia in Calabria passino molto tempo nelle Marche proprio perché qui ci sono investimenti e riciclaggio di fondi che provengono da attività illegali.
Quindi occorre stroncare questo legame tra microcriminalità e criminalità organizzata, dopodiché tutto il resto, secondo me, potrà essere gestito, certamente con l’impegno anche della Regione e dello Stato, per lavorare sulla prevenzione e sull’integrazione, utilizzando anche la collaborazione delle varie comunità di immigrati che ci sono in tutte le nostre città, dal Maghreb, alla Romania, Polonia, Cina, Sud est asiatico, Sud America e Africa. Andiamo a potenziare e ad integrare le comunità delle persone straniere all’interno delle politiche di prevenzione, di sicurezza e di integrazione sul nostro territorio, assieme alle nostre politiche nei settori sociali e socio-sanitari.
Secondo me è importante costruire e far funzionare questo meccanismo e questa rete che servirà a prevenire, a monitorare e anche ad aggiustare le nostre politiche della sicurezza.
Certamente le situazioni particolari sono meritevoli di approfondimenti e di interventi mirati, questo quando ci sono sbilanciamenti rispetto ad alcune situazioni di emergenze particolari, però devono essere gestite sempre con l’intervento del pubblico che realizzi una programmazione e faccia il monitoraggio degli interventi che dovranno essere messi in atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Devo presentare una proposta di risoluzione, come ho già anticipato nella Conferenza dei Presidenti dei gruppi, se vuole, Presidente, posso anche leggerla, ma mi sembra che i Presidenti dei gruppi la stiano ancora valutando.

PRESIDENTE. Considerato che l’Assessore Ascoli è chiamato ad un incontro istituzionale, sospenderei questo punto in attesa che i Capigruppo lavorino per un’eventuale risoluzione e darei quindi la parola all’Assessore Ascoli per le comunicazioni sull’Ersu di Macerata.

Fabio PISTARELLI. Va bene.


Comunicazioni della Giunta regionale sul commissariamento dell’Ersu (Ente regionale per il diritto allo studio universitario) di Macerata

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Con questa comunicazione informo il Consiglio regionale del processo decisionale che è maturato nell’ambito della Giunta che ha portato al commissariamento dell’Ersu di Macerata.
Sarò molto rapido nella comunicazione, ma mi corre l’obbligo di dire due o tre cose per chiarire il perché si sia arrivati a questo atto amministrativo che naturalmente non abbiamo preso a cuor leggero e su cui abbiamo riflettuto molto prima di approvarlo.
E’ noto che in base alla legge regionale n. 13 del 2004, l’articolo 5 impone che gli organi di amministrazione degli enti possono essere sciolti o rimossi dalla Giunta regionale, previa diffida, in caso di verifica della inefficacia, della inefficienza o della non economicità dell’azione amministrativa, ovvero per gravi violazioni di legge o di regolamento. Il dirigente del servizio istruzione e formazione lavoro ha le competenze in materia di vigilanza sugli atti degli enti.
La Giunta regionale è arrivata a questa decisione con un cammino che si è snodato per alcuni mesi.
La prima segnalazione di difficoltà che abbiamo fatto all’Ersu di Macerata è stata con una mia lettera del 1° agosto in cui si segnalava la necessità che l’Ersu, deliberando sulle questioni di edilizia, si attenesse a quanto la Regione indicava e quindi che non deliberasse contrariamente alle previsioni del piano urbanistico del Comune di Macerata.
Successivamente il discorso è andato avanti, non con nostra soddisfazione abbiamo provveduto a una diffida che è stata fatta il 15 ottobre 2007 con la delibera n. 1089.
Successivamente a questa diffida il Consiglio di amministrazione dell’Ersu ha preso decisioni che non ci sono sembrate in linea – ora spiegherò il perché – con i criteri e con i problemi che avevamo sollevato con la diffida stessa. Quindi siamo arrivati con la delibera n. 1278 del 12 novembre alla decisione di commissariare l’Ersu di Macerata.
Che cosa è accaduto? Sono accadute tre o quattro cose che ci hanno spinto su questa decisione. Innanzitutto riteniamo che le modalità con le quali l’Ersu di Macerata ha proceduto ad adeguarsi alla tenuta della contabilità, all’assegnazione dei centri e a tutta una serie di altri adempimenti di carattere budgetario non siano stati in linea con quanto più volte avevamo sollecitato, e il ritardo con il quale di fatto sono arrivati ad accendere questi momenti di organizzazione dell’Ersu ha creato nocumento alla buona gestione, alla efficienza dei servizi e anche disagio presso gli utenti primi dei servizi, cioè gli studenti.
In seconda battuta abbiamo ritenuto che le decisioni che aveva preso l’Ersu di Macerata, riguardo l’eventuale espansione edilizia o comunque alla apertura di nuovi posti di studentato, non fossero sufficientemente motivate, non fossero corredate da previsioni economiche-finanziarie e non fossero supportate da un’analisi vera del fabbisogno. Tant’è che alla fine ci siamo ritrovati con una decisione importante, che abbiamo ritenuto che si prendesse, cioè che l’Ersu di Macerata non ha bisogno di ulteriori posti studio perché gestisce circa 570 posti letto che sono più che sufficienti per far fronte ai 419 borsisti e quindi ha una necessità che è ampiamente soddisfatta dall’attuale parco di posti letto.
Non solo, ma le previsioni che ci sono dal gioco di squadra che virtuosamente si sta mettendo in campo con la Università di Macerata, porteranno all’acquisizione di nuovi posti letto. Basta citare il fatto che per avvio di una ristrutturazione, cofinanziata dallo Stato con la legge n. 338, ormai è avviato a funzionamento il palazzo Mortati con 160 posti letto di cui il 70% spetteranno all’Ersu. Sempre con la legge n. 388 sta partendo il lavoro di ristrutturazione dell’ex Crass per 180 posti letto di cui il 70% spetterà all’Ersu, c’è Villa Lauri che verrà riorganizzata e che l’Università di Macerata sta mettendo a punto anche per studenti con una scuola di eccellenza e relative residenze. C’è poi un’ulteriore possibilità tramite l’utilizzazione di Villa Ficana del Comune di Macerata che verrà utilizzata tramite convenzione con l’Università per scambi culturali, quindi per ospitare docenti e studenti anche di altri Paesi e che verrà gestita dall’Ersu.
In definitiva c’è un incremento notevole di posti e anche se l’Ersu dovrà, per esempio, restituire il palazzo del collegio Bartolo dove ci sono 48 posti letto, sostanzialmente l’offerta complessiva di posti letto è più che sufficiente a far fronte alle esigenze più importanti degli studenti a partire dai borsisti fuori sede.
Tanto è vero che questo ragionamento fa giustizia della possibile acquisizione di altri spazi che erano in pregiudicato e che hanno costituito anche in un momento di difficoltà e di contendere tra Ersu, Consiglio di amministrazione e Regione, alludo allo spazio cosiddetto ex Monachette e allo spazio dell’Istituto dei Salesiani di Macerata, che non sono necessari per coprire le esigenze degli studenti dell’Università di Macerata e che non verranno affatto occupati dall’Ersu.
Quindi la problematica dei posti studio l’abbiamo risolta con uno sforzo congiunto di Regione, Università, Comune, Provincia, costringendo l’Ersu di Macerata a non andare avanti sulla strada che aveva intrapreso.
Questo è stato necessario con un’azione di forza condivisa e concertata perché la governance dell’Ersu di Macerata non veniva affatto garantita e l’Ersu non si era adeguato alle richieste che avevamo fatto per garantire non solo efficacia, efficienza ed economicità dell’azione amministrativa, ma perché non deliberasse in contrasto con gli indirizzi del norme urbanistiche del Comune di Macerata che condividevamo, così come non deliberasse in modo oscuro per quanto riguarda la razionalizzazione del proprio patrimonio immobiliare.
Adesso non vorrei entrare nel merito di tutte queste argomentazioni, potrò fornire al Consigliere Pistarelli tutti i testi della delibera, della diffida, di tutto quello che abbiamo prodotto affinché possa verificarne con tranquillità la consistenza e la ragionevolezza.
Possiamo solo dire che questo commissariamento dovrà portare, come noto, massimo entro sei mesi alla promozione di un nuovo consiglio di amministrazione e l’auspicio che facciamo, ricorrendo ad un atto che non è consueto e che non si è preso a cuor leggero, è quello di pensare ragionevolmente ad una composizione del consiglio di amministrazione – che per legge spetta a vari enti di nominare – che ci consenta di andare avanti su una strada di razionalizzazione, di gestione efficace, di ottemperanza alla mission dell’Ersu, di creazione di non disagio per gli studenti, di inserimento armonioso delle politiche dell’Ersu di Macerata nella visione urbanistica e nella pianificazione e, soprattutto, un Ersu che non essendo totalmente un soggetto autonomo, ma un ente strumentale della Regione, non si ponga in contrapposizione con la Regione.
Gli Ersu sono enti strumentali, non sono repubbliche autonome, non possono contrapporsi ai deliberati della Regione, non possono andare contro quanto la Regione decide, anzi, debbono attenersi, pur nella loro autonomia di gestione, agli indirizzi strategici che la Regione definisce. Tra gli indirizzi strategici ci sono le espansioni edilizie, le espansioni dei patrimoni immobiliari, cioè quelle decisioni fondamentali che servono per garantire la mission dell’Ersu.
Non entro nel merito dei singoli punti perché porterei via troppo tempo a questo Consiglio, ma posso assicurare il Consigliere Pistarelli che abbiamo pensato a lungo prima di arrivare a un atto di questa gravità e in consuetudine e ci siamo resi conto che era l’unico modo per assicurare agli studenti della Università di Macerata, non certo all’Assessore che non trae nessuna gloria e nessun giovamento da un commissariamento, un ente per il diritto allo studio che funzioni assai meglio di quanto non funzionasse e soprattutto che sia veramente il braccio delle politiche del diritto allo studio che sono di competenza della Regione e delle nostre scelte strategiche in ambito di politiche per il diritto allo studio.
Quindi sono a disposizione per qualsiasi tipo di approfondimento e a disposizione per fornire qualsiasi tipo di materiale che non fosse già in possesso del Consigliere, tra l’altro tutti gli atti amministrativi di Giunta sono tranquillamente acquisibili e consultabili in ogni momento. Mi pongo ora in ascolto del dibattito.

Presidenza del Vicepresidente
Roberto Giannotti

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Assessore Ascoli, la stimo per la correttezza e la sua specchiata moralità che le riconosco pubblicamente, ma ritengo che sia caduto in una trappola, perché questo è un atto scorretto e immorale. Perché, Assessore lei mi deve spiegare, si commissaria l’Ersu per tutta una serie di vicende – non entro nel merito –, come i centri di costo, le programmazioni immobiliari, ecc., diciamo che su questo la Giunta regionale ha ragione, ma mi deve spiegare perché il commissario è il presidente dell’Ersu. Me lo deve spiegare! Il presidente attuale è quello che ha compiuto quegli atti! Si è detto, come ho letto sul giornale, che lui votò contro in più di un’occasione, bene, allora se ha votato contro è stato anche sfiduciato dal consiglio di amministrazione perché quegli atti sono passati, sono diventanti delibere dell’Ersu! Allora doveva dimettersi o comunque essere anche lui parte del commissariamento. Mi vuole spiegare, Assessore, perché è rimasto? Perché delle due è una: se è stato sfiduciato dal suo consiglio, che facciamo, sciogliamo i consiglieri che l’hanno sfiduciato, quattro a uno?! Cioè facciamo il contrario! Di solito quando un sindaco è sfiduciato cade tutto il consiglio comunale o si cambia quel sindaco se c’è la sfiducia costruttiva, un istituto che dovrebbe essere inserito nel nostro sistema istituzionale per non andare tutti a casa. Invece nel caso dell’Ersu di Macerata il consiglio di amministrazione vota quattro a favore e uno contro (il presidente) poi si manda a casa tutto il consiglio di amministrazione e rimane il presidente come commissario! Lei mi dica se non è immorale – uso chiaramente questo termine politicamente e amministrativamente, questo è chiaro, non stiamo facendo una discussione su questioni di natura comportamentale e personale – e se questo atto non è gravissimo.
Ecco perché dico che è caduto in una trappola, Assessore Ascoli, tesa forse da chi ha riportato le notizie in maniera sbagliata e distorta. Lei mi dice che non c’è bisogno di ulteriori interventi, per esempio, relativi allo studentato o ad alloggi per studenti, ma una delle motivazioni per cui è stato commissariato l’ente era perché non si era adeguato agli indirizzi urbanistici del Comune di Macerata. Il Comune di Macerata – ho già dato il materiale ai colleghi capigruppo – aveva indicato la necessità per l’Ersu di fare uno studentato preferibilmente e prioritariamente nell’ambito degli spazi dell’Istituto salesiano e indicava anche come ulteriore intervento quello di Villa Ficana, quindi c’era la necessità di acquisire nuovi spazi perché lo diceva il Comune. Allora quello che lei ha riferito qui in Aula è in contraddizione a questo.
Lei dice che i documenti sono a disposizione del Consigliere Pistarelli, mi permetto di dire che devono essere a disposizione di tutti, io ho sollevato la questione perché maceratese, ma tutti i colleghi a mio avviso dovrebbero mettere un po’ più in luce quello che è accaduto perché è grave.
E’ grave questa contraddizione perché c’era, invece, una necessità di alloggi – spiegherò fra un attimo il perché – ed è grave anche questo intervento anomalo del Comune di Macerata. Un’istituzione comunale può suggerire di acquistare un immobile A piuttosto che un immobile B? Il Comune di Macerata potrebbe intervenire se l’Ersu richiedesse spazi per un campus, allora potrebbe dire “beh, noi stiamo sviluppando le zone ricettive nel quartiere ics piuttosto che nell’area ipsilon”, questo sì perché lo strumento del piano regolatore dice questo, ma può intervenire se ci sono opzioni A o B di recupero di un immobile? Cioè, può intervenire nella scelta di merito dicendo “acquista da A piuttosto che dal soggetto B, C, D o F”? Questo tipo di intervento mi sembra assolutamente da censurare. Tra l’altro è stato duplicato anche dal Presidente della Provincia che ha detto “fate come dice il Sindaco di Macerata”.
E’ questa forse la ragione vera per la quale poi il consiglio di amministrazione non adeguandosi a questo tipo di indicazione è andato a fare lesa maestà?! Siamo ulteriormente in un crinale grave e tra l’altro anche delicatissimo sotto un profilo di rapporti politici e amministrativi, di funzionamento e di correttezza delle istituzioni, quella nostra regionale come ente dipendente e quelle territoriali.
Sugli immobili, Assessore, lei ha riferito un quadro di 570 posti letto. Io non so come sia arrivato a questa cifra, ma so che gli alloggi di proprietà Ersu – stiamo parlando di una popolazione studentesca di Macerata che sfiora i 13 mila iscritti –, offerti agli studenti capaci e meritevoli e con redditi bassi, sono 157. Assessore, sono 157 posti letto di proprietà dell’Ersu e gli altri li deve andare a cercare. Dove li cerca? Con l’Università? Perfetto, siamo in un rapporto quasi paritario, infatti 100 posti letto sono in comodato con l’Università, però l’Università ce li richiede indietro. Sta richiedendo il Bartolo, che è un collegio storico che, tra l’altro, avevamo ristrutturato con fondi regionali, così perdiamo quei 48 posti. Poi c’è il collegio dei Sibillini che deve diventare polo didattico, anche per questo, fondi Ersu, l’avevamo ristrutturato e ora l’Università ce lo riprende. Quindi non capisco l’economicità di certe operazioni, ma lasciamo stare.
L’università e l’Ersu sono due enti di natura pubblica, quindi va bene, ma il problema sta negli altri posti, quei posti che abbiamo recuperato nel tempo non avendoli in proprietà dove li prendiamo? Nel mercato. Perché l’albergo la Piaggia ha 35 posti e si paga 92 mila euro annui, il residence Vicolo Costa ha 17 posti, solo per professori, e si paga 50 mila euro annui, il residence Affede ha 40 posti e si paga una locazione di 105 mila euro annui, il fabbricato Accorretti, ad uso solo mensa, si paga una locazione di 73 mila euro annui. Siamo arrivati a quasi 400 mila euro annui! Ditemi voi se possiamo pagare 400 mila euro annui e non prevedere con quella stessa cifra lo sviluppo della proprietà Ersu, potendo fare con una rata, appunto, di 400 euro altro che un mutuo comodissimo! Quindi perché non pagare questa cifra per acquisire spazi e alloggi Ersu, pubblici, da sottrarre ad un mercato drogato a Macerata, che tra l’altro si droga a cascata anche sugli alloggi per studenti in generale? Perché se l’Ersu pubblico non dà e non offre nemmeno a quelli meritevoli e a basso reddito, pensate un po’ agli altri! Tant’è che su questo mercato degli affitti agli studenti c’è tutto un capitolo.
Allora, a mio avviso, siete stati messi nelle condizioni di sbagliare perché avete preso informazioni sbagliate e parziali, perché sono sicuro che i membri della Giunta, come lei, Assessore Ascoli, sono persone perbene e non hanno potuto fare questo errore se non indotti, perché questo è un errore madornale!
L’Ersu stava finalmente mettendo mano ad una cosa che non ha fatto per venti anni, cioè una effettiva integrazione del suo compito istituzionale con quella che è la realtà immobiliare, spazi che effettivamente sono destinati alla finalità di questo nostro ente pubblico. Si è toccata questa cosa, si è andati in contrasto con interventi a gamba tesa scorretti sotto un profilo di interferenze istituzionali, avete preso la strada più sbagliata cioè quella di aver dato ragione a chi ha fatto il fallo, a chi ha fatto l’intervento a gamba tesa.
Spiegatemi ancora una volta come mai se ci sono state tutte queste manchevolezze proprio il presidente è rimasto lì come commissario. Doveva essere il primo a dimettersi se non era d’accordo con il suo consiglio che aveva approvato le delibere, che sono tutte regolari sotto un profilo formale, anche quelle dei centri di costo che lei dice, Assessore, essere un altro degli argomenti.
Il centro di costo è stato votato il 26 ottobre, i budget sono stati fatti, la delibera è formalmente perfetta. Quindi o il presidente si dimetteva oppure tutti dovevano essere sfiduciati dalla Regione che però ci doveva spiegare il perché. E non per il fatto che non c’era bisogno razionalizzazione! Perché, ripeto, le cifre degli alloggi sono queste! Quello che dice, il Mortati, l’ex Crass, Villa Lauri, Villa Ficana, ma queste sono tutte cose non nostre! Villa Lauri è della Provincia, l’ex Crass e il Mortati è dell’Università. Villa Ficana è del Comune e addirittura c’è una perizia del dott. Montali, il dirigente interno, che dice che questi sono locali inidonei, non sono in linea con la legge, ha mandato una relazione al Consiglio dove dice che il soffitto in certi punti è inferiore a 1 metro e 70, quindi non c’è neanche l’abitabilità e ce la vogliono appioppare come Ersu! Perché? Perché fino ad oggi è stato quello che ha tirato fuori i danari, ma non ha fatto le politiche a favore degli studenti, cioè quelle finalità che devono essere proprie di un ente per il diritto allo studio. Non ha fatto nulla, non ha comprato nulla, ha ristrutturato in comodato cose che non sono sue e che deve restituire all’Università, ha “arricchito” altri enti e non quello che doveva fare queste cose.
Finisco dicendo che dobbiamo censurare questo tipo di iniziativa, spero che la Giunta ci ripensi, spero che possa revocare in autotutela questo atto o comunque ripristinare nell’immediatezza, e non in sei mesi, l’integrale operatività dell’ente per il diritto allo studio di Macerata.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi ha la parola l’Assessore Ascoli per la replica.

Ugo ASCOLI. Qualsiasi Ersu nel nostro Paese, oltre che nella regione Marche, non può pensare di far fronte alle richieste e alle domande degli studenti con immobili di sua proprietà. Questo è il motivo per il quale tutti gli Ersu di tutta Italia hanno immobili di proprietà e hanno anche immobili che tramite convenzione vengono resi disponibili per gli studenti universitari. Quindi non mi scandalizza affatto che anche l’Ersu di Macerata abbia alcune convenzioni e paghi alcuni affitti per mettere a disposizione degli studenti altri posti letto.
Dal punto di vista del bilancio occorrerebbe pensare molto bene ai suoi equilibri. Le assicuro, Consigliere Pistarelli, che stiamo guardando con grande attenzione tutti gli Ersu delle Marche e abbiamo in altre situazioni complicazioni finanziarie di non poco conto che scoraggiano dall’intraprendere avventure di investimenti con mutui che sembrano sostenibili nel breve periodo, ma che poi costituiscono un aggravio importante nel bilancio. Non le citerò altri casi, ma avremo modo di tornarci in quest’Aula.
Abbiamo cercato di capire bene quale fosse la reale esigenza nel breve e medio periodo della comunità studentesca di Macerata. Per quanto attiene alle lettere, da lei citate, del Presidente Silenzi e del Sindaco Meschini le faccio presente che per quanto riguarda il Comune di Macerata la decisione che poi è stata messa a disposizione dell’Ersu era stata votata all’unanimità dal consiglio comunale di Macerata, tutti i partiti erano stati d’accordo nel suggerire, qualora l’Ersu si fosse voluto espandere, di prendere in considerazione gli spazi dell’Istituto salesiano. Quindi non è un atto di forza, di soperchieria o di ingerenza del Sindaco, così come la lettera del Presidente Silenzi. Sono disposizioni che dicono all’Ersu “se ti vuoi espandere noi ti consigliamo…”. Visto che poi entrambi nominano i loro rappresentanti nel consiglio di amministrazione dell’Ersu, quindi non sono estranei e terzi, sono coinvolti con i loro rappresentanti nel consiglio di amministrazione, pertanto trovo naturale che possano anche dare consigli e suggerimenti che non sono, per carità, ordini né tanto meno atti di ribalderia urbanistica.
Dal punto di vista generale credo che qui ci sia proprio un discorso di equilibrio complessivo. Quando siamo intervenuti abbiamo cercato di capire quali erano le esigenze degli studenti e contestualmente le esigenze di bilancio dell’Ersu di Macerata. Allora ci è sembrato, così come stiamo facendo in altri Ersu, che non valesse la pena di correre l’avventura di nuovi investimenti immobiliari. E la cosa che ci interessa è che un numero congruo di posizioni sia a disposizione degli studenti universitari, se poi l’edificio nel quale lo studente alberga è di proprietà dell’Ersu o di un altro ente pubblico – perché prevalentemente sono pubblici, anche se ci sono interventi di privati – allo studente non deve interessare. A noi, invece, interessa che ci sia il diritto allo studio a prezzi tali quali quelli che cerchiamo di favorire.
Quindi la sua ricostruzione è quanto meno parziale e maliziosamente capziosa. Le posso anche dire che dovendo noi ripristinare nel più breve tempo possibile – sono d’accordo con lei, non siamo dell’idea che debba durare sei mesi, quello è un termine di legge che dice “entro e non oltre” –, la normalità di gestione dell’Ersu, pertanto speriamo che le cose possano rimettersi in moto a pieno ritmo nel più breve tempo possibile.
Dunque, avendo pensato che era necessaria avere una gestione corrente congrua per atti indifferibili e urgenti e per atti obbligatori – perché questo è il mandato che ha il commissario, non è quello di fare chissà scelte politiche, deve approvare gli atti indifferibili e urgenti per la sopravvivenza dell’Ersu e per il diritto allo studio, così come gli atti che la legge obbliga di adempiere e che sono di competenza del consiglio di amministrazione – e che, essendoci un periodo breve e dovendo approvare atti di questo tipo, fosse meglio nominare una persona che avesse già un’esperienza, che conoscesse i problemi e che non dovesse entrare dentro i problemi con difficoltà, vista anche la difficile situazione amministrativa dell’Ersu sulla quale lei, Consigliere Pistarelli, probabilmente è informato.
Per questi motivi e per il fatto che il presidente Natali, di nomina della Regione, era stato più volte messo in minoranza e più volte aveva espresso parere contrario a quello che è stato deliberato dal consiglio di amministrazione dell’Ersu, abbiamo pensato che fosse la candidatura più idonea a garantire un rapido riavvio della normale procedura di governance.
Queste le sono le motivazioni, non credo che siano né arroganti, né immorali, questo non è un discorso di consiglio comunale, non è un discorso di elezione di popolo e di democrazia, è un discorso di funzionamento degli enti le cui nomine sono di competenza e di responsabilità dei soggetti pubblici. Quindi abbiamo valutato così.
Probabilmente arriveremo ad altri atti per rimettere in riga gli enti strumentali perché la Regione deve avere piena consapevolezza che i suoi enti strumentali ottemperino alle sue strategie.


Proposta di atto amministrativo n. 63
della Giunta regionale
“Criteri di ripartizione dei progetti speciali di competenza regionale – Fondo sanitario regionale dell’anno 2007 – Spesa di parte corrente”
Votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 63 ad iniziativa della Giunta regionale. Ricordo all’Aula che su questo atto c’è già stata la discussione generale nella seduta consiliare precedente, quindi dobbiamo solo passare alla votazione.
C’è un emendamento presentato dal Presidente della V Commissione.
Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.

Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di atto amministrativo n. 63, così come emendata. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Presidenza del Vicepresidente
David Favia


Proposta di atto amministrativo n. 65
della Giunta regionale
“Proroga anno 2007 del programma degli interventi a favore dei giovani (anni 2001 – 2003)”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 65 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Oggi giunge in quest’Aula la proroga del Piano triennale per le politiche giovanili. Questo Piano fa capo alla legge n. 46 del 1995 in cui è stato stabilito che si procedesse con un piano per le politiche giovanili.
Nel 2001 e nel 2003 è stato riproposto un piano modificato rispetto a quello precedente e con la legge n. 9 del 2003 è stato ampliato, si è parlato non soltanto di politiche giovanili dai 18 ai 29 anni, ma anche di politiche per l’infanzia e l’adolescenza e politiche genitoriali. Il che significa che visto che la cifra in bilancio è rimasta pressoché la stessa e, invece, si è allargato il piano degli interventi, questa stessa cifra in un certo senso è diminuita.
Per i tre anni successivi il Piano è stato sempre prorogato, quindi non si è proceduto a farne uno diverso.
Faccio anche presente che questa competenza faceva parte fino all’anno scorso delle politiche sociali. E’ evidente che nel momento in cui il Piano per le politiche giovanili fa capo all’Assessorato per le politiche sociali si dà un taglio rispetto alle politiche giovanili che sono viste come prevenzione del disagio, come prevenzione dei rischi, come problematica giovanile piuttosto che come risorsa dal punto di vista dell’impegno dei giovani.
Con il 2006, invece, questa prerogativa è passata dal servizio politiche sociali al servizio cultura, turismo, commercio e sport. E’ evidente che cambia completamente il quadro di riferimento di impostazione culturale rispetto alle procedure e alle iniziative relative a questo Piano. Cioè i giovani non sono più visti dal punto di vista delle problematiche che possono costituire – d’altro canto quella lettura, secondo me, non andava bene –, ma sono visti come risorsa del Paese e come attori del suo sviluppo.
Se facciamo una valutazione rispetto alle problematiche giovanili, o meglio, alle politiche giovanili e alla situazione giovanile, vediamo che non è possibile fare un esame omogeneo all’interno del territorio regionale per quanto riguarda le problematiche o le possibilità delle politiche giovanili. Questo perché nel territorio regionale, quindi nel territorio nazionale, questa situazione varia e non da territorio a territorio, ma varia rispetto alla società socio-economica della quale i giovani che trattiamo fanno parte, oppure varia a seconda della fascia di scolarità di cui sono portatori. Quindi c’è una differenza tra città e paese, tra città e campagna o addirittura differenza all’interno di quartieri della stessa città.
Per quanto riguarda le politiche giovanili, che si sono svolte fino ad oggi all’interno della Regione Marche, e non soltanto attraverso i finanziamenti di questa legge, ma in generale anche attraverso finanziamenti e impostazioni che riguardano situazioni interassessorili e possibilità di finanziamento che derivano da leggi diverse, troviamo che quanto è stato fatto pone la Regione Marche all’interno delle Regioni più evolute in questo senso, la pone cioè come le Regioni del nord e del centro del nostro Paese, salvo l’Emilia Romagna che nel settore delle politiche giovanili ha probabilmente una procedura in più rispetto alle nostre.
Per quanto riguarda i punti di debolezza da considerare rispetto al settore giovani, ho già detto in precedenza che dipende o dal tenore di vita o da un disagio sociale che si determina in base a situazioni di carattere familiare, lavorative o da situazioni di degrado del settore in cui si trovano ad operare.
Tra i punti di forza, invece, troviamo la bassa criminalità. Proprio oggi abbiamo parlato della sicurezza, ma non riguarda questo settore in particolare, è un discorso più generale.
C’è anche il discorso delle infrastrutture sociali e culturali che sono abbastanza elevate nella nostra realtà e che consentono di intervenire all’interno di queste politiche e all’interno della situazione giovanile con una certa appropriatezza.
C’è anche una certa garanzia negli ambienti di vita e di lavoro, anche se oggi non possiamo dimenticare il problema del precariato che è un problema enorme per i giovani.
C’è solidità dello sviluppo all’interno di questa Regione, ma soprattutto c’è una connessione, almeno fino ad oggi, molto notevole di livello sociale che fa un po’ da protezione anche alle esigenze giovanili.
Per quanto riguarda l’attività lavorativa c’è il problema del precariato. Un’altra notizia interessante è il fatto che i nostri giovani, soprattutto quelli al di sotto dei 24 anni, trovano una notevole difficoltà a livello lavorativo. Questa è una difficoltà italiana, è marchigiana, e sicuramente è superiore rispetto al livello europeo dove invece i giovani incominciano a lavorare molto prima di quanto possono fare quelli che sono all’interno della nostra realtà.
Esiste anche una differenza abbastanza notevole tra l’attività lavorativa tra uomo e donna che rispetto alla compagine europea è quasi del doppio, la percentuale di differenza a livello europeo è del 10%, la nostra è intorno al 20%.
Naturalmente non do tutte queste notizie soltanto riferite alla discussione dell’atto di oggi, perché come ho già detto questo è solo una proroga, ma perché credo che dovremmo parlarne molto più approfonditamente, quindi in momenti diversi sarà necessario farcene carico.
La legge è finanziata per circa 400 mila euro e la quasi globalità va alle Province. Resta un 10-12% per politiche giovanili condotte direttamente dalla Regione Marche, per il resto questa legge finanzia progetti di carattere soprattutto provinciale. Ed è anche per questo che vi è la necessità di approvare questo atto perché le Province stanno richiedendo questi finanziamenti, anche se non sono assolutamente consistenti, per poter portare avanti le iniziative che hanno intrapreso sul loro territorio.
Le iniziative delle Province sono soprattutto di due tipi, gli sportelli informagiovani e i centri di aggregazione giovanile.
Per quanto riguarda gli sportelli informagiovani ne abbiamo 30 ad Ancona, 24 ad Ascoli, 8 a Macerata, 20 a Pesaro Urbino.
La Provincia di Ascoli è di gran lunga avanti a tutte le altre avendo fatto nascere 49 centri di aggregazione giovanile in confronto ai 26 di Macerata, ai 25 di Pesaro Urbino e ai 16 di Ancona. Questi sono quasi tutti gestiti attraverso una gestione mista pubblico-privata o addirittura privata.
Questi sportelli informagiovani e questi centri di aggregazione giovanili non sono sorti solo con i finanziamenti previsti da questa legge, che non sono consistenti, ma sono sorti anche e soprattutto per opera dei Comuni e delle Comunità montane che hanno sentito l’esigenza nel loro territorio di aprire questi centri.
Mentre nelle altre Province si è cercato di dar seguito alle proposte che venivano dai giovani stessi, nella Provincia di Pesaro è stata fatta invece una scelta diversa, quella che è stata la politica che ha scelto determinate iniziative nei confronti dei giovani.
Naturalmente all’interno delle problematiche, delle esigenze o delle caratteristiche che riguardano il mondo giovanile ho già detto dell’importanza della scolarizzazione, che per quanto riguarda la scuola di secondo grado nel nostro territorio è altissima, è più del 99%, anche se c’è ancora qualche abbandono nel primo anno.
Così come è importantissimo, e non possiamo non discuterne quando parliamo di politiche giovanili, il settore dello sport che nel nostro territorio prevede una presenza di circa il 53% di persone che si avvicinano alle pratiche sportive di cui il 67% è rappresentato da giovani da zero ai diciassette anni. Quindi il settore dello sport è uno di quelli dove c’è più socialità perché lo sport è una attività dove i giovani vi si dedicano con piacere e assoluto interesse.
Non sarebbe il tema dell’atto amministrativo di oggi in quanto proponiamo soltanto una proroga del Piano regionale per le politiche giovanili, ma credo che non sia disdicevole accennare a quanto è successo nel frattempo, cioè l’Apq giovani che l’Assessore Minardi, che segue le politiche giovanili da un anno, ha firmato insieme al Ministero delle politiche giovanili.
Non possiamo parlare di politiche giovanili parlando solo di quei 400 mila euro circa di cui abbiamo accennato fino ad ora e non parliamo di quella parte che, ripeto, non è all’approvazione di oggi, ma della quale, secondo me, dobbiamo comunque fare cenno perché è importantissima non soltanto perché muove finanziamenti assolutamente consistenti, ma perché ha prodotto una serie di progetti che sicuramente intervengono nel settore delle politiche giovanili. E cioè che è stato firmato questo protocollo con il Ministero che ha lo scopo di creare maggiori opportunità sociali, culturali ed economiche per i giovani, che ha lo scopo di promuovere la cultura della cittadinanza e che ha lo scopo di promuovere percorsi di crescita in un’ottica globale e comunitaria.
Con questa Apq si sono mossi per quest’anno finanziamenti di circa 4 milioni e 375 mila euro, quindi capite che soltanto questo finanziamento è dieci volte più consistente di quello di cui oggi discutiamo.
Questi finanziamenti provengono in gran parte dallo Stato, circa il 50%, in parte dalle Regioni, dai Comuni, dalle Province e da altri interventi, con ulteriori finanziamenti per interventi di carattere programmatico che riguarderanno invece i due anni successivi. Quindi, mentre questi riguardano l’anno in corso e l’inizio del 2008, gli altri riguarderanno gli anni successivi.
Questo ci dà il senso di come sono cambiate le cose in questo ultimo periodo, il protocollo è stato firmato il 7 luglio di quest’anno, sono cambiate notevolmente rispetto ad un discorso di carattere economico e ad una procedura sulle politiche giovanili fatte fino ad ora.
Questo è il motivo per cui ad oggi non abbiamo un nuovo Piano dovendo metterci al suo interno tutte queste nuove procedure, nuove scelte e nuovi interventi venuti fuori.
Questo però significa anche che abbiamo la necessità di un nuovo piano e se i pochi mesi dalla firma del protocollo ad oggi non hanno consentito di operare tempestivamente per fare un nuovo piano è necessario che questo avvenga al più presto. E’ necessario che avvenga con la partecipazione di tutti i soggetti; c’è già l’Osservatorio sulle politiche giovanili regionali che sta facendo un lavoro interessate, ma occorre che ci sia anche la competenza e la presenza del Consiglio regionale rispetto a politiche giovanili che, per fortuna, cominciano ad essere consistenti. E’ stato fatto anche uno sforzo per ottenere finanziamenti sicuramente superiori a quelli di cui potevamo disporre fino ad ora, ma è chiaro che è un elemento nuovo che impone una discussione che deve essere fatta a più ampio raggio.
L’Apq che è stata firmata dalla Giunta, quindi dall’Assessore Minardi in primis e con il Ministro alle politiche giovanili, è intitolata “Giovani, ricercatori di senso”. Si tratta di un programma annuale per la sezione attuativa e di un programma biennale per la sezione programmatica.
Gli interventi si diramano in vari settori, si parte dall’arte contemporanea con il titolo “Giovani, artisti d’Europa”, alle attività e scambi culturali. Il lait motive che unisce tutti questi interventi, che sono di carattere culturale, di democrazia, sportivo o di altro tipo, è lo scambio culturale fra giovani artisti, poeti, sportivi, non soltanto all’interno della Regione, ma anche a livello nazionale e contestualmente con approfondimenti a livello europeo.
Questo per consentire uno scambio di espressioni, uno scambio di conoscenze e soprattutto uno scambio di comunicazione tra giovani che provengono anche da altri Paesi.
Oltre alle arti visive e agli scambi culturali abbiamo spettacoli dal vivo come jazz e musicultura, considerando che questo è un settore che è particolarmente vicino ai giovani, soprattutto la musica leggera, rispetto ad altri tipi di espressione artistica meno vicina a loro.
Anche il teatro viene considerato una forma di espressione nuova rispetto alla prosa e agli spettacoli più tradizionali, considerando che è necessario un linguaggio nuovo rivolto ai giovani che derivi da uno scambio di esperienze con altri Paesi.
Così per la danza e per le cosiddette “prove di democrazia”, titolo che è stato dato ad una misura dove si prevede un atlante sociale dei giovani per la partecipazione giovanile e la rete dei consigli comunali.
Per quanto riguarda l’atlante dei giovani, che si chiami così o in un altro modo, ritengo che sia necessario conoscere del tutto le iniziative non solo più importanti e più eclatanti che si svolgono nel territorio regionale, ma anche quelle che vengono gestite autonomamente dai vari giovani e che possono entrare in un circuito e possono trovare conoscenze e sviluppo rispetto alle competenze e alle iniziative che loro stessi portano avanti.
Per quanto riguarda la rete dei consigli comunali assistiamo da anni a bambini che assistono con le maestre ai consigli comunali con domande già predisposte. Si tratta di momenti in cui si avvicinano alle Istituzioni ma sicuramente non basta, è necessario che ci sia qualcosa di più. Questa iniziativa si rivolge a ragazzi più grandi che possono meglio approfondire. La ritengo giusta perché è necessario, soprattutto in questa disillusione dal punto di vista politico, che si incominci a far capire che esiste, ove esista, anche una buona politica.
Poi ci sono gli interventi per il museo diffuso, ai giardini della memoria, allo sport tra due sponde, sport e filosofia, ed altro.
Ho già detto che il lait motive che segue tutte queste iniziative – che ora non sto ad illustrare più approfonditamente perché non è quello che dobbiamo approvare oggi, poi l’Assessore se vorrà potrà illustrarle con più ampiezza – è questo scambio interculturale tra i giovani.
C’è la necessità di portare avanti questo progetto in tempi brevissimi che, ripeto, va benissimo che si sia firmato questo accordo, va benissimo che vengano nella nostra regione altri tipi di finanziamento, va benissimo che questi finanziamenti vadano a coprire una parte del programma della cultura che altrimenti non avrebbe potuto essere coperto per mancanza di finanziamenti regionali, però è necessario che in seguito discutiamo insieme, approfondiamo, rendiamo la conoscenza più distribuita a tutti, perché credo che non tutti sappiano di questa opportunità che si poteva porre a livello regionale.
E’ anche necessaria che la distribuzione sul territorio sia generale piuttosto che caratterizzata in territori specifici che magari sono stati i primi a proporre i progetti o a proporre iniziative.
Serve una maggiore pubblicità e una maggiore diffusione sul territorio di questi finanziamenti che per fortuna sono consistenti e che possono consentirci, secondo me, non soltanto di fare un Piano di rinnovamento rispetto a quelli precedenti, ma anche ridistribuire il discorso delle politiche giovanili nell’intero comparto regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Sono sconcertato della relazione della Consigliera Mammoli perché ha studiato troppo! Siccome stiamo parlando di una proroga mi è sembrato che fosse un pochino…

Katia MAMMOLI. In questa proroga c’era un convitato di pietra di cui non si doveva parlare, io invece l’ho voluto fare.

Roberto GIANNOTTI. Lei ha fatto bene a parlarne però a me è sembrato esagerato.
Questa è una legge del 1995 e se mi è consentita una battuta polemica è una legge che in quel tempo, non a caso, definimmo inutile ed ideologica. Credo che i risultati abbiano confermato questa preoccupazione che in quell’occasione era stata espressa da una parte del Consiglio. Quindi è una legge fatta dodici anni fa, per una regione che aveva un altra situazione, il mondo giovanile viveva un’altra condizione, quindi p una legge che mi sento di definire datata.
Il Piano da cui deriva questa legge è del 2001. Una prima considerazione che voglio fare è che si tratta della terza proroga che viene chiesta al Consiglio regionale. Mi sembra un tesseramento di qualche partito politico che non raggiunge l’obiettivo e c’è la proroga.
Il ricorso a questa procedura mi sembra inopportuna perché è a dimostrazione dell’incapacità dell’Esecutivo di produrre atti più attinenti all’attualità che stiamo vivendo.
L’altra considerazione è che stiamo parlando del nulla perché le risorse finanziarie messe a disposizione sono poche e in calo. Invito i colleghi di andare a vedere le risorse, siamo passati dal miliardo del 2002 ai 383 mila euro di oggi, una riduzione graduale, cioè non c’è stato un adeguamento delle risorse.
Trattandosi di un atto in proroga, quindi non un atto conseguente ad un Piano nuovo, e con risorse in calo, non capisco il senso della destinazione del 10% alla struttura regionale. Io non sono molto tenero nei confronti delle Province per come hanno per certi versi mal gestito questi interventi, ma quel 10% forse è meglio giocarcelo sul territorio che destinarlo, poi a che cosa? Visto che l’unica previsione del Piano, che era l’Osservatorio, è decaduto nel 2003 per inattività e scarsa funzionalità! Non so se c’è un emendamento presentato dal nostro gruppo su questa materia per dire diamo tutti i soldi alle Province.
I criteri a cui si fa riferimento sono troppo evasivi. Abbiamo definito in Commissione questo atto senza cuore, manca soprattutto un’analisi e un giudizio in prospettiva, manca una scala di priorità definita e questo consente la massima discrezionalità.
Il giudizio negativo per la gestione delle politiche giovanili è per l’Esecutivo nel suo complesso, credo che questo debba essere ribadito, però mi sembra ridicolo che seguiamo questa procedura per la discussione in Aula di un progetto di così scarsa rilevanza economica, quando invece l’Assessore ha gestito da solo risorse finanziarie ben più cospicue, definendo un progetto e un accordo nazionale senza che il Consiglio regionale fosse in qualche modo coinvolto. A noi le briciole mentre l’Assessore ha gestito da solo il “cappone di Natale”, questa non mi sembra una cosa buona.
C’è l’esigenza profonda di avviare una riforma delle politiche giovanili in questa Regione, per riavvicinare il motore regionale alle esigenze di un pianeta importantissimo. Quindi da questo punto di vista – questa è una battuta personale che c’entra poco con la colorazione di minoranza – vorrei dire all’Assessore Minardi che il periodo di prova o il periodo dell’innamoramento è finito, bisogna che dimostri concretamente con i fatti di fare qualcosa per questo settore.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Per confermare la posizione contraria a questa proroga da parte di Alleanza Nazionale per una semplice ragione, cioè quella che la proroga segue il Piano. Noi a suo tempo fummo contrari a questo Piano per una visione di impostazione ideologica fortemente diversa dalla nostra, quella di aver considerato il giovane quasi esclusivamente fonte di disagio e di problemi, quindi da nicchia, da centri sociali, da centri di aggregazione, e non invece risorsa, come mi pare oggi si vada dicendo in quella che sembra essere la controriforma di Minardi che aspettiamo e che esamineremo con attenzione, che è contraria all’impostazione del Piano Secchiaroli, quel piano sociale che, ripeto, quasi equiparava il giovane al disagio del tossico, del minore o di altre situazioni.
Fummo contrari allora e siamo naturalmente contrari a prorogare questa sorta di oscenità culturale offensiva nei confronti dei giovani e di quello che invece rappresentano.
Siamo ancora più contrari oggi perché prendiamo atto che per quattro anni il Piano è stato prorogato per inerzia, ci si è trascinati dietro questa cosa senza avere la volontà di occuparsene e di fare qualcosa di diverso, di voltare pagina, è un Piano che non ha prodotto né interventi positivi, né attenzioni, curiosità o interesse presso i giovani.
Noi dicevamo di andare a finanziare i posti e le iniziative che i giovani scelgono e non chiuderli in maniera dirigistica indirizzandoli verso una cultura, cioè quella di cambiare il giovane più che di assecondarlo nelle sue aspirazioni presso i centri dove si vuole che si riuniscano.
Per anni non c’è stata questa volontà, oggi è vero che ci troviamo con un convitato di pietra, con una controriforma annunciata, con una Apq che, come ha detto il Consigliere Giannotti, non viene discussa in Consiglio, per la quale facciamo comunque gli auguri all’Assessore Minardi. E’ chiaro che lui non può essere certo il responsabile di un taglio di restaurazione, mi sembra che lui stia cercando di fare dell’altro, cioè di riappropriarsi di una funzione di indirizzo, di programmazione della cultura regionale dando per scontato, quindi, il fallimento di quella che è stata la gestione provinciale, parcellizzata, clientelare della legge n. 75 e del piano giovani da parte delle Province.
Ci permettiamo di dire che qualcuno – si chiamava Solari – ci aveva provato, ma è stato fatto fuori, ci fu una sorta di rivolta delle Province, quindi, Assessore Minardi, le auguriamo lunga vita in tal senso.
Verso questa impostazione non precludiamo alcunché, aspettiamo anche di valutare questa gestione particolare dell’Apq che sono soldi ministeriali quindi era insito un certo esautoramento del Consiglio. Nel frattempo prevale la restaurazione e, se si procede, la proroga di un Piano vetusto.
Quindi non possiamo che essere contrari come lo eravamo allora perché crediamo che il giovane abbia bisogno di un’attenzione diversa e vera e che vada considerato il valore che rappresenta e non il problema che in questo Piano è ancora evidente.
E’ vergognoso che in quattro anni non siate riusciti a smantellare quello che definimmo un Piano decisamente superato e ideologico, il Piano Secchiaroli, quindi era nei vostri interessi fare qualcosa di diverso. Ci proponete la proroga, come ce la proponete per la 75 in attesa del testo unico, c’è dunque un momento transitorio che sta durando troppo.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi do la parola all’Assessore Minardi per la replica.

Luigi MINARDI. Ringrazio sia la relatrice di maggioranza che mi dà la sensazione di aver guardato con molta attenzione quello che è stato fatto dall’Assessorato, che il relatore di minoranza perché alcuni spunti li ha indicati anche se, a mio modo di vedere, abbastanza contraddittori.
Voglio cercare di stare al tema. La proposta di proroga che viene fatta viene avanzata proprio perché si riconosce diffusamente che la legge n. 46 abbia ben operato, in tutto il territorio regionale si dice questo, ma che oggi è inadeguata, quindi deve essere rifatta, riformulata, riformata. Su questo credo ci sia un ampio consenso.
Come vogliamo rifare questa legge? La vogliamo partorire in un ambito abbastanza ristretto, portarla in Commissione, fare la solita audizione, o la vogliamo far nascere nel modo più partecipato? La decisione presa è stata quella di fare una nuova legge sulle politiche giovanili utilizzando una procedura nuova. Vi invito a guardare con attenzione, a partecipare e anche a sollecitare la partecipazione fin dalla fase della consultazione.
In definitiva, che cosa si vuol fare per produrre questa nuova legge? Si vuole innanzitutto conoscere quali sono le problematiche dell’universo giovanile regionale attraverso un metodo scientifico.
Seconda cosa, si vuole far partecipare i soggetti più interessati fin dalla fase della consultazione utilizzando una piattaforma informatica che ci metta nella condizione di interpellare più soggetti, in particolare le scuole, tutte le istituzioni che si occupano di politiche giovanili, le associazioni che si interessano alle problematiche giovanili e le parrocchie. Ci è stata data da tutti un’ampia disponibilità a partecipare, ci è stata data sia dagli ambiti sociali, dagli informagiovani, dalle scuole e dalle parrocchie. Nei prossimi giorni si avvierà il processo di consultazione utilizzando una piattaforma informatica utilizzata già nelle università per la formazione a distanza.
Quindi l’idea del formulare una nuova legge è l‘idea di fondo che c’è anche rispetto alla richiesta di proroga. Sarebbe stato completamente assurdo fare oggi un nuovo Piano triennale sapendo che prima della primavera avremo una proposta nuova che riguarda una legge che inquadra in un ambito completamente diverso le politiche giovanili, quindi è evidente che l’unico strumento che avevamo era quello della proroga.
La proroga, d’altra parte, non è una cosa impegnativa. E’ vero che finora sono state prodotte proroghe, ma fare oggi un piano triennale che sarebbe stato subito sostituito dalla nuova legge ci sembrava assurdo.
Questa è l’idea di fondo.
Il Consigliere di minoranza Giannotti avanza anche alcune considerazioni che personalmente mi paiono stridere con il suo ruolo, in primo luogo, ma anche con quello di tutti noi, perché nel momento in cui evidenzia che le politiche giovanili della nostra Regione dispongono di una quantità di risorse troppo limitata – di fatto è così, attualmente il plafond per le politiche giovanili è attorno alle 400 mila euro di cui ne residuano nella nostra Regione solo il 10% – il Consigliere di minoranza piuttosto che dire “apprezzo il fatto che la Giunta e l’Assessore hanno lavorato per attrarre nuove risorse” dice “cedi anche il 10% alle Province”, così la Regione sarebbe assolutamente inutile perché non avrebbe per sé neanche un euro per far qualcosa rispetto alle politiche giovanili. Come a dire che questa predica andrà a finire poi in un vicolo cieco, perché addirittura vuole rinunciare alle prerogative della Regione per trasferire totalmente, il 100%, le risorse alle Province.
Penso che una proposta così azzardata in quest’Aula consiliare non sia mai stata fatta, quindi da questo punto di vista le cose non sono da condividere perché mi sembra assurdo che una Regione si privi di una benché minima risorsa per poter fare qualunque tipo di intervento.
Cosa diversa è quella che abbiamo fatto, pertanto mi aspettavo anche dal Consigliere di minoranza, che molto spesso veste i panni dell’oppositore comunque e qualunque, e che avesse rivolto almeno una parola di attenzione al fenomeno nuovo che è accaduto questo anno, cioè lo sposalizio tra le politiche culturali e le politiche giovanili che hanno permesso a questa Regione di attrarre dal livello nazionale circa 15 milioni di euro, vale per l’Apq e vale per Palcoscenico Marche, entrambi portatori di questa nuova alleanza tra le politiche giovanili e la cultura.
E’ vero che il percorso dell’Apq ha escluso l’Aula, ma suggerirei una domanda al Consigliere Giannotti, quale altra Apq è stata discussa in quest’Aula? Nessuna, perché purtroppo le procedure per attrarre risorse sono esattamente capovolte rispetto alle procedure che trasferiscono automaticamente alla Regione una quantità di risorse da spacchettare. Qui si tratta, invece, di convincere il Governo nazionale sulla bontà dei progetti che il territorio ha messo in campo per dire “facciamo un’alleanza e trasferiamo le risorse per poter realizzare quei progetti”.
La mia sensibilità di Consigliere regionale e di Assessore mi porta a dire due cose, lo dico in quest’Aula perché è la prima volta che ho la possibilità di farlo. Credo che l’Aula debba ritrovare i meccanismi di espressione sull’indirizzo, quindi sono d’accordo che fatta la Conferenza programmatica potremmo anche dedicare uno spazio particolare a questi approfondimenti, e dico anche che per la parte programmatica, cioè quella che si farà nei prossimi due anni, la stragrande maggioranza degli interventi che si realizzeranno nel territorio si gestiranno con bandi, quindi sarà cercata la più ampia partecipazione sia delle Province che dei Comuni, sia della Commissione con la quale è mia intenzione lavorare in stretto rapporto, pertanto nessuna esclusione. E’ chiaro che il meccanismo era particolare. Dovendosi chiudere rapidamente il percorso che è durato un paio di mesi, infatti si è chiuso il 26 luglio, il primo obiettivo che ci siamo posti è stato quello di attrarre risorse inedite, perché le risorse di cui dispone il bilancio regionale per le politiche giovanili sono poco consistenti. Ma più che di andare a cercare le risorse inedite non potevamo fare, perché sappiamo tutti quali problemi ci sono quando si fa il bilancio preventivo.
Da questo punto di vista ognuno, per carità, mantiene la propria disponibilità e la propria libertà di comportamento, non ho nessuna intenzione di suggerire a nessuno quale comportamento seguire, ma se qualche volta ci togliessimo la giacca dei giochi di schieramento e guardassimo dentro i fatti concreti e pratici, credo che potremmo trovare delle forme di collaborazione che sono assolutamente da me ricercate e che possono portarci davvero ad avere una attenzione anche per i soggetti di cui parliamo, perché molto spesso li prendiamo come pretesto per inventarci delle guerre tra nemici che di fatto nemici non sono, perché poi gli obiettivi dovrebbero essere anche comuni.
Non aggiungerei altro se non la sottolineatura della rassicurazione che la legge regionale deve essere fatta, la rassicurazione che dentro le risorse dell’Apq ci sono le risorse per farla, che ci deve essere un percorso il più partecipato possibile che coinvolga scuole, istituzioni, parrocchie e associazionismo che si interessano di politiche giovanili. Quindi tutto il panorama che si interessa di politiche giovanili nel territorio regionale sarà mobilitato.
Io non ho la garanzia che questo percorso, proprio perché inedito, ci condurrà ad un prodotto assolutamente di qualità, è l’auspicio, ma certo è che è un tentativo che potrebbe essere anche riprodotto in altre circostanze.
Quello che ci interessa evidenziare è che non ci va di considerare i giovani semplicemente come destinatari della nuova proposta di legge, ma come protagonisti della stessa sua stesura. Un gruppo di lavoro si è costituito, l’Università ci aiuta in questo percorso, quindi credo che era assolutamente inevitabile la richiesta della proroga per un anno. Questo non penso sia stato stravolgente, ma sia semplicemente un andare anche per inerzia, come era inevitabile, rispetto ad una pratica che era in corso e che non poteva essere ricambiata prefigurando tre anni che non avrebbero avuto sviluppo perché nel frattempo la legge sarebbe intervenuta.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1 a firma Giannotti che ha la parola.

Roberto GIANNOTTI. Colgo l’occasione per dire all’Assessore Minardi che non sono andato in contraddizione, avevo capito benissimo. La verità è che lei ha portato in Consiglio regionale la proroga di un Piano relativo ad una legge che prevede finanziamenti per 400 mila euro e ha tenuto in tasca e ha ideato da solo, senza coinvolgere né la Commissione né nessun altro un accordo di programma quadro che prevede 18 miliardi. Credo che a tutti i colleghi Consiglieri e alla stampa appaia la poca compatibilità con una esigenza di partecipazione.
Quindi ho rilevato solamente questo fatto, dopodichè se devo dire che è stato bravo a trovare i soldi glielo dico, però le dico anche che è stato scorretto a non aver coinvolto il Consiglio regionale rispetto ad un Piano che, peraltro, secondo me, non mi sembra il massimo dell’adeguatezza rispetto alle esigenze giovanili.
Ho l’impressione, e anche qui non me ne voglia, che il Piano corrisponda più ad esigenze di coperture politiche e clientelari del territorio regionale che ad una esigenza vera sollecitata dalle giovani generazioni marchigiane.
L’emendamento è chiarissimo. Siccome si tratta di una proroga ad un Piano triennale e siccome la disponibilità del finanziamento in carica alla Regione era funzionale all’Osservatorio che non c’è più, la mia proposta è di dare tutto alle Province e alle associazioni in modo che non si faccia un ulteriore spreco di risorse lasciando quello che è al carico della struttura regionale.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di atto amministrativo n. 65. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di atto amministrativo n. 66
della Giunta regionale
“Regolamento 1083/2006 del Consiglio sul programma operativo regionale delle Marche (Por – Marche) – Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) relativo al periodo 2007–2013”
Discussione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 66 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Dobbiamo approvare il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fers) che è ritornato dalla Commissione europea.
Sulla base del documento strategico regionale approvato dal Consiglio regionale e tenuto conto delle priorità previste dal quadro strategico nazionale, era stato predisposto il Programma operativo regionale del Fers, articolato in sei Assi, approvato dal Consiglio regionale.
L’Asse 1 “Innovazione ed economia della conoscenza” ha lo scopo di dotare il sistema produttivo marchigiano di una strumentazione tale che le imprese possano attingervi un mix di interventi appropriati alle loro caratteristiche e necessità. Ciò verrà realizzato attraverso l’implementazione di linee di intervento volte ad incrementare l’utilizzo di servizi qualificati, la diffusione di fattori innovativi concernenti la strumentazione finanziaria e la ricerca. Quindi l’Asse 1 è innovazione e ricerca.
L’Asse 2 “Società dell’informazione” è funzionale a dotare il sistema marchigiano degli strumenti Itc (Information technology communication) utili per l’innovazione tecnologica e l’incremento della competitività di sistema, con particolare riguardo alla struttura produttiva regionale.
L’Asse 3 “Efficienza energetica e promozione delle energie rinnovabili” favorisce l’uso di energia alternativa con l’obiettivo di diminuire la dipendenza della regione da fonti energetiche non rinnovabili e migliora l’efficienza energetica.
L’Asse 4 “Accessibilità ai servizi di trasporto” ha lo scopo di potenziare qualificare l’attuale dotazione infrastrutturale del territorio e i servizi connessi in funzione del servizio al sistema produttivo e alla collettività.
L’Asse 5 “Valorizzazione dei territori” persegue lo sviluppo economico sostenibile del territorio, sia attraverso la riduzione e il contenimento dei principali fattori di rischio ambientale presenti nel territorio regionale, sia mediante la valorizzazione delle risorse naturali e culturali presenti, in quanto elementi potenziali allo sviluppo del turismo sostenibile.
L’Asse 6 “Assistenza tecnica” fornirà il sostegno all’Autorità di gestione e alle strutture interessate alla gestione dei vari interventi.
A seguito dell’approvazione da parte del Consiglio regionale del Por, questo è stato notificato alla Commissione europea e c’è stato un negoziato che ha introdotto alcune modifiche – che andiamo ad approvare con questa versione definitiva – di natura formale riguardanti in particolare gli obiettivi specifici ed operativi, la lista dei temi prioritari da integrare nel documento, la descrizione delle attività previste, le schede degli indicatori di realizzazione, risultato ed impatto, nonché le modalità di integrazione tra fondi (Fers, Fse, Fep e Fears).
Altre modifiche hanno riguardato l’Asse 5 “Valorizzazione dei territori” in quanto la Commissione ha richiesto di estendere la programmazione integrata a tutto l’Asse e non soltanto agli interventi relativi alla valorizzazione ambientale e dei beni storici.
Il 17 agosto il Por Fers è stato approvato dalla Commissione. Siamo nel gruppo delle prime Regioni italiane che hanno concluso l’iter programmatico per l’obiettivo “Competitività ed Occupazione” del Por Fers delle Marche.
Il Por adottato dalla Commissione prevede che le risorse siano suddivise tra gli Assi nel seguente modo: il Fondo ammonta a 288.801.643 euro per il periodo 2007/2013, il 39% è finanziato con fondi europei, il 60% è costituito da finanziamenti nazionali, cioè statali e regionali. I fondi regionali nel complesso ammontano a 39,5 milioni di euro.
L’Asse 1 “Innovazione ed economia della conoscenza” ha una quota complessiva di finanziamento per il periodo 2007/2013 di 119.718.890 euro; l’Asse 2 “Società dell’informazione” ha una quota di finanziamento per 33.504.500 euro; l’Asse 3 “Efficienza energetica e promozione delle energie rinnovabili” ha una quota di investimento complessivo per 37.609.440 euro; l’Asse 4 “Accessibilità ai servizi di trasporto” ha una quota di investimento per 40.643.470 euro; l’Asse 5 “Valorizzazione dei territori” ha una quota per 45.975.440 euro; l’Asse 6 “Assistenza tecnica” ha una quota per 11.349.894 euro.
Sulla suddivisione delle quote dei vari Assi da quello approvato in Consiglio regionale c’è una variazione in aumento per l’Asse 2 “società dell’informazione” di 2 milioni di euro e per l’Asse 4 “Accessibilità ai servizi di trasporto” di mezzo milione di euro. Questi due milioni e mezzo di euro sono in diminuzione sull’Asse 5 “Valorizzazione dei territori”.
Ricordo che nella prossimo Consiglio regionale ci sarà la sessione comunitaria dove verranno fatte le la relazione degli Assessori competenti riguardo allo stato di attuazione dei vari fondi per quanto riguarda la programmazione 2000/2006 e riguardo il percorso del nuovo periodo di programmazione. Quindi in questa occasione approfondiremo la discussione riguardo agli strumenti di finanziamento comunitari.
I membri della VI Commissione e altri Consiglieri hanno presentato un ordine del giorno riguardo l’Asse 5 dove si ribadisce l’importanza degli interventi in area Aerca (Area ad elevato rischio di crisi ambientale) e si impegna la Giunta a mettere in atto azioni che permettano la presentazione di progetti volti alla riqualificazione ambientale e alla valorizzazione di questa area, pur nel rispetto del principio della progettazione integrata e della programmazione dal basso.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione (…) Prego Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Impediamo i Consiglieri di parlare?! Non esiste! Questo Consiglio è già sufficientemente squalificato, se poi facciamo anche atti di questa natura!
Intervengo perché voglio esprimere il mio voto di astensione su questo atto perché è tornando dalla trattativa con l’Unione europea ci è stato riconsegnato con la cancellazione di due interventi, gli unici richiesti dal Consiglio regionale, uno in particolare, sul quale avevamo lavorato anche come Consiglieri di questo consesso, che riguardava la possibilità di utilizzare le risorse dell’Asse 5 per interventi legati all’infanzia. Altre Regioni, mi riferisco in particolare alla Toscana, hanno portato a casa questo risultato.
Ricordo a tutti – mi dispiace che l’Assessore Petrini non sia presente in Aula – che l’atto che stiamo per approvare muove risorse per 288.801.634 euro, quindi è un atto con questo contenuto finanziario parla da solo. Quindi avrei gradito sapere dall’Assessore Petrini le ragioni per cui l’Unione europea dice sì alla Toscana e dice no alle Marche.
Io ho un sospetto, lo voglio dire, che la nostra Giunta regionale non si sia sufficientemente battuta per convincere l’Unione europea della bontà dell’articolazione dell’Asse 5. Lo dico perché dopo la prima approvazione in Consiglio di questo atto, il giorno dopo abbiamo ricevuto una lettera da parte dell’Assessore che ci diceva che forse era bene ripensare questa formulazione.
Mi dispiace che anche la Finanziaria 2008 abbia tagliato le risorse per questo, in un Paese come l’Italia che ha meno servizi per l’infanzia. Dovremmo raggiungere entro il 2010 il 33% dei servizi, non siamo neanche arrivati al 20% e ci permettiamo questi lussi.
Le questioni delle politiche familiari delle quali spesso facciamo retorica o declamazione non riusciamo a tradurle in obiettivi. Qui avevamo tentato di dare una risposta per i servizi all’infanzia, servizi che aiutano famiglie e donne che lavorano, quindi avevamo fatto uno sforzo significativo che l’Unione europea a noi depenna mentre alla Toscana no.
Quindi avrei gradito sapere le ragioni da chi ha trattato con l’Unione europea e, se c’erano delle imperfezioni, sapere se era possibile correggerle.
Comunque esprimo un profondo rammarico, mi auguro che la stampa dia sufficiente rilievo a questo, perché laddove necessitano servizi notevoli lo dobbiamo dire alle famiglie marchigiane.
E’ per questo che volevo esprimere all’Aula le ragioni del mio voto di astensione.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, Consigliera Mollaroli, non volevo assolutamente impedirle di prendere la parola, non mi ero reso conto che voleva intervenire.
Passiamo ora alla votazione dell’ordine del giorno a firma dei Consiglieri Binci, Luchetti, Bugaro, Badiali, Brandoni, Procaccini, concernente: “Presentazione progetti per la riqualificazione ambientale e la valorizzazione economica e turistica dell’Area ad elevato rischio di crisi ambientale di Ancona, Falconara M.ma e bassa Vallesina”.
Consigliere Bugaro, la prego, ho già aperto la votazione, dopo potrà chiedere quello che vuole (…) No, Consigliere, non è così. Lei è venuto da me e mi ha preannunciato la richiesta del numero legale, ma poi lo deve fare quando è il momento opportuno, quindi la chiederà successivamente perché ora siamo già in votazione.
Ordine del giorno. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego i Consiglieri segretari di procedere alla verifica del numero legale.

Michele ALTOMENI. Procedo alla chiama:
Luciano Agostini presente
Michele Altomeni presente
Marco Amagliani assente
Fabio Badiali presente
Stefania Benatti presente
Massimo Binci presente
Giuliano Brandoni presente
Ottavio Brini assente
Raffaele Bucciarelli assente
Giacomo Bugaro presente
Franco Capponi assente
Guido Castelli assente
Enrico Cesaroni assente
Graziella Ciriaci assente
Francesco Comi presente
Giancarlo D’Anna assente
Sandro Donati assente
David Favia presente
Sara Giannini assente
Roberto Giannotti assente
Leonardo Lippi assente
Marco Luchetti assente
Katia Mammoli presente
Francesco Massi assente
Almerino Mezzolani presente
Luigi Minardi presente
Adriana Mollaroli presente
Rosalba Ortenzi presente
Paolo Petrini assente
Fabio Pistarelli assente
Cesare Procaccini presente
Mirco Ricci presente
Lidio Rocchi assente
Franca Romagnoli assente
Vittorio Santori assente
Daniele Silvetti assente
Vittoriano Solazzi presente
Gian Mario Spacca assente
Oriano Tiberi assente
Luigi Viventi assente

PRESIDENTE. I Consiglieri presenti sono 17, il numero legale non c’è quindi la seduta è tolta.


La seduta termina alle ore 14,40