Resoconto seduta n.14 del 08/11/2005
La seduta inizia alle 11,15



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 12 del 18 ottobre 2005.
Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Per quanto riguarda la mozione 27 sulla Direttiva Bolkestein, il verbale riporta un’approvazione all’unanimità. Non è così, perché il gruppo del centro-destra si era astenuto su questa proposta

PRESIDENTE. Credo che sia corretta l’osservazione del consigliere Capponi. Invito la segreteria a prenderne atto e a portare le opportune modifiche.

(Il verbale è approvato)


Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 47, in data 18 ottobre: «Modifiche alla legge regionale 2 settembre 1996, n. 38, recante: Riordino in materia di diritto allo studio universitario», assegnata alla I Commissione.
— n. 48, in data 18 ottobre: «Istituzione della Giornata delle Marche», assegnata alla I Commissione in sede referente ed alla II per il parere obbligatorio;
— n. 49, in data 18 ottobre: «Riordino del sistema regionale delle politiche abitative”, assegnata alla IV Commissione in sede referente ed alla II per il parere obbligatorio.
— n. 50, in data 3 novembre: «Modificazioni della legge regionale 1 giugno 1999, n. 17: «Costituzione Società regionale di sviluppo», assegnata alla I Commissione in sede referente ed alla II per il parere obbligatorio;
— n. 51, in data 2 novembre: «Riordino e soppressione di enti e agenzie operanti in materia di competenza regionale», assegnata alla I Commissione in sede referente ed alla II per il parere obbligatorio.



Proposta di deliberazione amministrativa
(Annuncio)

PRESIDENTE. E’ stata presentata in data 19 ottobre u.s., ad iniziativa dell’ufficio di presidenza, la proposta di deliberazione amministrativa n. 1: «Istituzione di una commissione consiliare d’inchiesta tendente ad esaminare le recenti vicende del Cemim, con particolare riferimento alle deliberazioni della giunta regionale n. 477 del 27 aprile 2004 e n. 374 del 15 marzo 2005», iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna.



Proposta di atto amministrativo

PRESIDENTE. E’ stata presentata, ad iniziativa dell’Ufficio di presidenza, in data 7 novembre, la proposta di atto amministrativo n. 9: «Approvazione del programma triennale regionale Infea 20906-2008 (Ptr-Infea Marche) e della struttura — Parziale modifica della deliberazione del Consiglio regionale n. 81/2002», assegnata alla IV Commissione.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 36 dei consiglieri Altomeni e Brandoni: «Proposta di legge finanziaria 2006 dello Stato”;
— n. 37 del consigliere Bugaro: «Condizioni della società Aerdorica s.p.a.»;
— n. 38 del consigliere Castelli: «Intesa tra Regione Marche e Trenitalia per favorire la sicurezza dei viaggiatori attraverso il coinvolgimento delle forze dell’ordine che fruiscono del servizio ferroviario»;
— n. 39 del consigliere Rocchi: «Stato di agitazione del comando provinciale vigili del fuoco di Ancona»;
— n. 40 dei consiglieri Favia, Badiali, Altomeni, Bucciarelli, Giannini, Rocchi, Solazzi, Bugaro e Massi,: «Crisi del settore manifatturiero”;
— n. 41 dei consiglieri Bugaro, Rocchi, Massi, Solazzi, Favia e Ciccioli: «Situazione Iran-Israele».



Nomina

PRESIDENTE. Con decreto del Presidente del Consiglio n. 116 del 27 ottobre 2005 si è provveduto alla nomina di due esperti nella Commissione regionale per il settore fieristico.





Promulgazione legge regionale

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato la legge regionale n. 25 del 21 ottobre 2005: «Norme per l’attività agrituristica e per il turismo rurale».



Deliberazioni amministrative
inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 10 ottobre 2005
— n. 1170: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione statali ex d.lvo. n. 112/98 per le funzioni trasferite in materia di invalidità civile (spese di funzionamento – annualità 2005) – euro 60.986,86»;
— n. 1219: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 200,000,00»;
— n. 1220: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 6.491.994,13»;
in data 24 ottobre 2005
— n. 1274: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per la tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche – euro 10.441.750,55».



Congedi

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo l’assessore Petrini



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Chiedo l’iscrizione d’urgenza, subito dopo la mozione sulle ferrovie, dalla mozione, peraltro firmata in maniera bipartisan, sulla tracciabilità, cioè sulla crisi del settore tessile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Nella Conferenza dei presidenti dei gruppi si è anche deciso di mettere al primo punto dell’ordine del giorno, visto l’urgenza e i tempi che stiamo vivendo, la mozione sull’Iran, anche quella firmata in maniera bipartisan.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Chiedo l’iscrizione d’urgenza della mozione riguardante i vigili del fuoco, come concordato nella Conferenza dei presidenti di gruppo e nello stesso tempo chiedo di riportare in III Commissione la proposta di legge n. 46, perché abbiamo bisogno di ulteriori consultazioni con le associazioni.

PRESIDENTE. Le proposte sono da iscrivere. Credo che non vi sia alcun problema ad iscriverle nella seduta odierna. Se mai il problema si pone per l’ordine di trattazione.
Propongo intanto la proposta di iscrizione della mozione n. 40 sulla tracciabilità.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta del consigliere Bugaro di iscrizione all’ordine del giorno della mozione sull’Iran.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta del consigliere Rocchi di iscrizione all’ordine del giorno la mozione n. 39 sui vigili del fuoco.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge n. 46.

Il Consiglio approva

Per quanto riguarda la trattazione delle mozioni, se siete d’accordo possiamo discutere, dopo la trattazione del punto 5 dell’ordine del giorno, prima la mozione sulla tracciabilità, poi quella sull’Iran, quindi quella sui vigili del fuoco.

Il Consiglio approva



Interrogazione (Rinvio): «Adeguamento circoscrizione dei tribunali di Ascoli Piceno e Fermo» Castelli (58)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 58 del consigliere Castelli.
La Giunta chiede il rinvio, pertanto la risposta a questa interrogazione viene rinviata.



Interrogazione (Svolgimento): «Piano regolatore del porto di Ancona» Bugaro (26)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 26 del consigliere Bugaro.
Per la Giunta risponde l’assessore Pistelli.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

Loredana PISTELLI. In merito all’interrogazione in oggetto si informa che, ad oggi, non è stato presentato alcun atto in merito all’ipotesi più volte dichiarata dal presidente dell’autorità portuale, sia apparsa sulla stampa sia presentata in convegni e al comitato portuale.
Nel merito dell’interrogazione ove si dice che si ritiene il piano superato, ribadisco che lo stesso dovrebbe essere applicato prima di essere dichiarato superato, in quanto nel piano si prevede lo sviluppo delle banchine lineari, che passeranno da 3.975 a 5.319 metri, le aree portuali retrostanti ammonteranno a 18 e 49 ettari e i fondali di pescaggio arriveranno a 14 metri contro gli attuali 11,5 metri.
Tutto ciò punterebbe ad aumentare le capacità di traffico di ogni tipologia di attività, da quelle dei contenitori, alle merci alla rinfusa, ai passeggeri. Ad oggi bisogna precisare che l’unico strumento pianificatore in atto è quello approvato nel 1998, in quanto la parte più importante delle opere di ampliamento e ammodernamento di prima e seconda fase sono ancora in fase di attuazione.
La variante di cui al piano di sviluppo del porto realizzata dal progettista La Cava, è stata adottata dal comitato portuale, approvata da Comune e Provincia e per diventare operativa dovrà completare l’iter della legge 84, con l’acquisizione del parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, per l’espletamento della procedura di VIA e quindi l’approvazione di competenza della Regione Marche.
Nell’interrogazione veniva detto che, per quanto riguarda l’area dove sono attualmente collocati i silos, a detta dello stesso presidente dell’autorità portuale quell’area stessa dovrebbe servire come area non di parcheggio di Tir ma di movimentazione per quanto riguarda l’attracco delle navi ro-ro e ro packs. Pertanto, a mio avviso oggi è prematuro parlare di variante al piano, in assenza di atti concreti. Non ci sono però contrarietà ad approfondire la proposta, che va fatta attraverso appositi studi per verificare la fattibilità, così come relativamente ai problemi di impatto ambientale che questo può comportare.
Sulla base di questi approfondimenti, se emergerà la fattibilità dell’opera non ci saranno contrarietà ad iniziative funzionali a rendere maggiormente operative le attività del porto, per giungere anche ad un aumento di occupazione e per far sì che una parte del porto storico venga restituita alla città.
Chi lavora ha naturalmente bisogno anche di certezze e c’è anche la necessità che nello sesso tempo venga attuato il piano che dovrà essere approvato dalla Regione e che hanno approvato gli altri enti, senza pregiudizi per quanto riguarda la progettazione del futuro.
Proprio sulla base di questo venerdì ci sarà un primo incontro con tutti gli enti pubblici — autorità portuale, Provincia, Comune e Regione — proprio per iniziare a ragionare nel merito e per vedere tutte le iniziative possibili per arrivare al confronto e alla realizzazione degli atti che sono necessari.
La Regione ha tutto l’interesse a sostenere e avviare progetti realistici per qualificare il porto e renderlo attrattivo di nuove attività, perché questo può comportare aumento di lavoro, aumento di occupazione e può ulteriormente qualificare la polifunzionalità del porto stesso. Inoltre, sulla base di questo, il porto può anche essere occasione e punto di riferimento per tutte le attività turistiche, funzionali ad una rivitalizzazione del porto storico e dare maggiore concretezza e operatività anche a tutte le attività economiche, industriali e commerciali che oggi sono al suo interno.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Sono parzialmente soddisfatto della risposta dell’assessore, perché è vero quando dice che non c’è alcun progetto concreto presentato, ma è altrettanto vero che nei convegni e nelle assemblee che si sono succedute negli ultimi tempi, la proposta estremamente migliorativa dell’attuale piano regolatore del porto di Ancona è emersa, quindi la cosiddetta “ipotesi Montanari” è diventata una sorta di viatico per avviare un progetto più ampio che possa sviluppare il “porto delle Marche” — così mi piace chiamarlo — in una cornice di sicuramente più largo respiro rispetto a quanto non sia oggi previsto dal nuovo piano regolatore che è stato da poco approvato dal Comune di Ancona e che invece, secondo noi, ne limita molto la portata.
Registro — per questo mi sono dichiarato parzialmente soddisfatto — l’apertura che la Giunta regionale ha fatto oggi nei confronti di questa ipotesi progettuale, che dovrà essere formalizzata e dovrà essere presentata ai vari livelli istituzionali, quindi rilevo questa forte apertura che c’è stata nelle sue parole, assessore, rispetto all’”isola Montanari” e a quant’altro, quindi ritengo che oggi la Regione Marche si sia esposta e abbia posto un punto fermo, dando questa disponibilità, pressoché totale, rispetto all’ipotesi progettuale che mi auguro da domani possa diventare anche un fatto più concreto, con la presentazione di un progetto in ogni sua parte.



Interrogazione (Svolgimento): «Servizi di emergenza sanitaria a Filottrano» Ciccioli (60)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 60 del consigliere Ciccioli. Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Il contenuto dell’interrogazione è stato oggetto di discussione con il Comune di Filottrano e con il responsabile della centrale operativa 118 di Ancona e la direzione della zona territoriale n. 5. Al momento l’ambulanza viene gestita da una équipe di infermieri che garantisce la copertura del servizio attraverso la presenza ed una funzione di pronta disponibilità. L’attuale documento in corso di verificare e formale approvazione sulla riorganizzazione delle Potes prevede a Filottrano un’ambulanza con autista soccorritore e infermiere, supportati da un’auto medica nell’ambito complessivo della Potes competente di Jesi e, per quanto necessario, di Osimo. Il piano di completamento della rete regionale delle Potes inoltre, previsto nel budget 2006, potenzierà la risposta all’emergenza territoriale nell’area di Filottrano, così come quella nelle altre aree della regione in cui tale risposta non è ancora del tutto a regime.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Ciò che mi viene detto è che il problema è all’attenzione del futuro piano per quanto riguarda le Potes. Mi sento di sottolineare — la cosa è stata fatta con più autorevolezza di me e con più cognizione di causa di me dal Comune di Filottrano — che oggettivamente il territorio di Filottrano ha quasi 9.400 iscritti all’anagrafe come residenti, poi ci sono una serie di domiciliati. Ci sono 1.200 persone che lavorano nel comune, che in parte sono pendolari e in parte domiciliati non residenti. E’ una zona dove l’industria per fortuna ancora tiene, quindi accadono spesso incidenti sul lavoro nei vari settori di pertinenza. In particolare sono stati numerosi, nella zona, gli incidenti in agricoltura, però anche incidenti automobilistici legati a una vivibilità che non è adeguata, in particolare quella che collega Filottrano a Jesi che è sede del presidio capofila della Asl. Quindi ci sono condizioni di difficoltà di soccorso e i tempi spesso, proprio a causa della strada che è occupata da autocarri che procedono a velocità limitata, sono resi difficili dai soccorsi.
Quando fu chiuso l’ospedale dio Filottrano — un ospedale minore che non rispondeva ai requisiti e aveva dei costi troppo alti — fu detto che comunque sarebbero state date alla popolazione una Rsa e una Potes. Oggi per quanto riguarda la Rsa sono in corso lavori di ristrutturazione dell’intera struttura ex ospedale e speriamo che sia resa operativa nel migliore dei modi — già c’era, quindi si tratta di un recupero — e speriamo anche che la Potes sia restituita. E’ un intero distretto con una forte estensione — 71 kmq. — è il distretto B della Asl e secondo noi è importante, non tanto per quanto dice un consigliere regionale ma per le richieste e le aspettative del territorio. Quindi chiedo un impegno formale dell’assessore a entrare nel merito e valutare. E’ una di quelle situazioni in cui una postazione di soccorso attrezzato è utile. In questo momento c’è un’ambulanza acquistata molti anni fa dal Comune, data in comodato per il soccorso. Questa ci sembra un’organizzazione estemporanea del soccorso pubblico.
Ringrazio l’assessore per le ulteriori spiegazioni, però sono e rimarrò insoddisfatto finché non ci sarà l’impegno preciso di realizzare non l’ambulanza di soccorso pagata dal Comune con il personale a mezzadria, ma una Potes strutturata secondo i criteri previsti dalla legge, in particolare dall’articolo 8.



Interrogazione (Svolgimento): «Attuazione del piano energetico ambientale regionale (delibera Consiglio regionale n. 175 del 16.2.2005) Comi (114)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 114 del consigliere Comi. Per la Giunta rispondono prima l’assessore Giaccaglia e quindi l’assessore Amagliani.
Ha la parola l’assessore Giaccaglia.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

Gianni GIACCAGLIA. Ringrazio il consigliere Comi che con questa interrogazione mi permette di fare il punto della situazione.
Come è noto il PEAR (approvato il 16/02/05) è un piano di indirizzi e non individua il numero di impianti da realizzare né tanto meno la loro potenza nominale e l'ubicazione sul territorio. Per l'attuazione del piano non sono previste azioni specifiche dell’amministrazione regionale se non quelle di favorire la realizzazione di alcune tipologie di impianti a scapito di altri nonché di proseguire nell'azione di incentivazione, già intrapresa da vari anni, per la realizzazione di interventi mirati al risparmio energetico e/o la produzione di energia da fonti rinnovabili per quegli impianti che ancora non raggiungono la competitività commerciale.
Lo stato di attuazione, ad oggi, del piano è il seguente.
Per le centrali da fonti rinnovabili risultano presentate alla Regione quattro domande per piccolissimi impianti (miniidro) per una potenza complessiva di circa 3,5 mw; delle suddette domande tre sono in attesa di integrazione della documentazione da parte dei soggetti proponenti mentre una è stata ritirata per manifesta carenza di documentazione.
Nel settore idroelettrico sono comunque attese altre iniziative considerato che parallelamente, in risposta al bando regionale per incentivi del 2005, sono state presentate varie domande.
Per il settore eolico sono stati presentati due progetti, in corso di valutazione, per una potenza complessiva di circa 17 mw; si è comunque a conoscenza, per le vie brevi, che altri progetti saranno presentati nei prossimi mesi. Si tratta in effetti di progetti che erano stati presentati negli anni precedenti, prima dell'approvazione del PEAR e non approvati nella procedura di VIA, che devono essere rielaborati per rispettare le indicazioni del PEAR.
Per il settore biomasse risultano presentate tre iniziative, tutte in corso di valutazione, per una potenza complessiva di poco superiore ai 25 mw. Di questi progetti due utilizzeranno il biogas da discarica (con potenze elettriche piuttosto basse) ed una utilizzerà biomasse agricole quali paglia, stocchi di mais, ecc.
Per quest'ultima iniziativa si sono riscontrate varie contestazioni di cittadini, riunitisi in un comitato, nonché posizioni contrarie di Amministrazioni comunali, del Comune sede dell'impianto e di territori limitrofi. Allo scopo di effettuare una valutazione approfondita dei vari aspetti che il progetto implica (reperimento materia prima, traffico indotto, emissioni in atmosfera, ecc.) è attualmente in corso la nomina di una apposita commissione tecnico-istituzionale con rappresentanti dei Comuni, della Comunità montana e di funzionari regionali. La delibera è già pronta.
Relativamente ai progetti per la realizzazione di piccoli impianti di cogenerazione non si ha al momento un quadro completo; comunque è stato avviato, come avevamo preannunciato durante le feste estive, uno specifico monitoraggio tra le 4 Province sulle iniziative in corso; al momento sono pervenute soltanto le risposte delle Province di Ascoli Piceno e Macerata con i seguenti dati:
Per quanto riguarda la provincia di Ascoli Piceno: nessuna iniziativa in corso;
Per quanto riguarda la provincia di Macerata c’è stata solo una richiesta da parte delle Istituzioni Riunite di Cura e Riposo - I.R.C.R. per un piccolissimo impianto di cogenerazione da 25 kw di potenza; la stessa Provincia segnala inoltre alcune richieste o comunicazioni per installare piccoli gruppi elettrogeni (non di cogenerazione) ad esclusivo uso aziendale.
Relativamente alle centrali di media taglia risulta ancora in istruttoria, presso i competenti Ministeri dell'ambiente e delle attività Produttive, la centrale di S. Severino Marche (370 mw elettrici tramite un impianto a ciclo combinato) che però non viene contemplata dal piano.
Per quanto riguarda le iniziative della Regione, gli incentivi, ai sensi dell’art. 12 della L.R. 20/2003, al fine di incentivare il contenimento dei consumi e la produzione da fonti rinnovabili per contenere le emissioni di gas ad effetto serra, in particolare l'anidride carbonica derivante da processi di combustione, vengono concessi contributi in conto capitale finalizzati a: contenere i consumi energetici nei settori industriale, artigianale, terziario e agricolo; incentivare la produzione di energia utilizzando le fonti rinnovabili quali: l'acqua, il vento, le biomasse, il biogas e le altre previste dalle norme statali e comunitarie, se utilizzabili nel territorio marchigiano; incentivare l'utilizzo dell'energia solare anche in adesione a programmi nazionali.
I relativi bandi vengono emanati sentito il comitato di concertazione e previo parere della competente Commissione consiliare.
Per l’anno 2004 i bandi sono stati approvati e hanno avuto un ottimo riscontro — ci sono delle tabelle allegate che fornirò all’interrogante — utilizzando alcune somme del fondo unico incentivi alle imprese non utilizzate per altre finalità. Con delibera 1302 del 3 novembre sono stati destinati ulteriori 600.000 euro al settore energia, in linea con gli indirizzi del Pear.
Per l'anno 2005, sempre ai sensi della legge regionale 20/2003 e nel rispetto degli indirizzi del PEAR, sono stati emanati nuovi bandi che hanno suscitato un ottimo interesse tra le aziende.
Le risorse finanziarie da destinare al bando 2005 non sono definitive essendo ancora da effettuare la ripartizione del fondo unico regionale incentivi alle imprese per l'anno 2005 nel cui ambito vi è una quota da destinare al settore energia.
Oltre agli incentivi dei suddetti bandi è da segnalare che altri progetti per il settore energetico possono essere finanziati con le risorse del Docup limitatamente alle aree Obiettivo 2.
Nel bando emanato per l'anno 2005 è previsto che i progetti saranno separati e la ripartizione delle risorse sarà effettuata a consuntivo sulla base delle richieste ritenute ammissibili per ogni settore.
Come si evince dai dati esposti i risultati ottenuti o comunque ottenibili dai progetti in corso di approvazione e da quelli in domanda di incentivazione sono ancora esigui per poter raggiungere i risultati che il PEAR si proponeva; d'altra parte a poco più di 8 mesi dalla sua approvazione è troppo presto per una analisi approfondita che sarà sicuramente effettuata quando si potrà disporre di dati più completi.
Da una prima analisi si segnala comunque una certa difficoltà a realizzare impianti di cogenerazione diffusa (poche richieste da parte dei soggetti proponenti) mentre per le fonti rinnovabili si riscontrano difficoltà a rilasciare le autorizzazioni per l'opposizione di comitati di cittadini e/o di amministrazioni locali.
Le richieste di incentivazione per progetti di risparmio o per piccoli impianti da fonti rinnovabili (potenza compresa tra 100 e 1.000 kw) nonché per pannelli solari termici sono invece numericamente superiori, per cui si ritiene di dover proseguire con l'emanazione dei relativi bandi annuali.
Relativamente al parco eolico di interesse regionale, previsto nel PEAR, per la cui realizzazione deve essere coinvolta l'Amministrazione regionale si segnala che, per iniziativa dell'assessorato ambiente, con DGR n. 805 del 27/06/05, è stato affidato l'incarico all'università di Chieti per lo studio del progetto di fattibilità con l'individuazione di macroaree.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta di sua competenza, l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. In merito all'interrogazione in oggetto, si relaziona quanto segue.
Il sistema di azioni avviate dall'assessorato all'ambiente, per il tramite dell’autorità ambientale per attuare il piano energetico ambientale regionale sono le seguenti.
Misura 2.8 "Ottimizzazione del sistema energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili"
Con D.D.P.F. n 14/4AA del 24-02-2005 é stato emanato il bando di finanziamento dei progetti presentati relativi alla misura 2.8 "Ottimizzazione del sistema energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili" - Doc.Up Ob.2 anni 2000-2006. Tale bando é scaduto 12 giugno 2005; attualmente l’istruttoria é in fase conclusiva.
Le risorse finanziarie disponibili: 6.272.336 euro, pari al 40,5% del contributo richiesto. Per quello che riguarda l’efficienza energetica, progetti di cogenerazione e trigenerazione abbiamo un importo totale dei progetti pervenuti di 11.423.415,70 euro, a fronte di un contributo di 8.567.561 euro. I progetti sono in numero di 50.
Per quello che riguarda le fonti rinnovabili, biomasse, un importo totale dei progetti di 3.024.561,60 euro a fronte di un contributo di 2.268.421,20 e 8 progetti pervenuti.
Per quello che riguarda i pannelli solari e fotovoltaici, un importo di progetti per 6.155.175 euro a fronte di un contributo di 4.616.381,74 per 22 progetti presentati.
Quindi un importo totale dei progetti pervenuti di 20.603.652, con un contributo richiesto di 15.452.364, quindi 6.272.336 euro che abbiamo a disposizione rappresentano il 40,5%.
Di seguito si riporta un quadro riassuntivo riguardante le domande pervenute.
I progetti riguardano i Comuni compresi nell'area Obiettivo 2 - sostegno ordinario. La distribuzione dei progetti per provincia è la seguente: Provincia di Ancona: 17 progetti; Provincia di Ascoli Piceno: 21 progetti; Provincia di Macerata: 19 progetti; Provincia di Pesaro Urbino: 23 progetti.
Circa la riduzione gas clima alteranti prevista, emissioni evitate di CO2 pari a 2.700 tonnellate anno.
Poi, DGR n. 244 del 16-02-2005 "Indirizzi programmatici in materia di azioni per lo sviluppo sostenibile".
Per l'attuazione della politica energetica, cosi come delineata dal PEAR, con DGR n. 244/05 sono stati stanziati euro 500.000,00, che con successiva DGR 690/05 e nota del 17 giugno 2005 sono stati ridotti a euro 341.025,80, ai quali, in fase di assestamento di bilancio saranno aggiunti euro 130.000,00, per un totale di 471.025,80. In particolare, la DGR n. 244/05 prevede l'avvio di azioni inerenti l'attuazione del PEAR. Ad oggi sono state intraprese le seguenti iniziative:
a) Bando per studi di fattibilità e progetti preliminari di impianti di cogenerazione energetica e di filiere agro-silvo-energetiche. Con D.D.P.F. n. 7214M del 4-08-2005 è stato emanato il bando di finanziamento con scadenza 9 gennaio 2006. Risorse finanziarie disponibili: euro 150.000,00.
Di seguito si riporta un quadro riassuntivo riguardante gli interventi previsti dal bando: progetti di cogenerazione e trigenerazione 300.000 euro; biomasse 50.000 euro.
Beneficiari sono: enti locali e loro associazioni di cui al D.lgs n. 267/00; consorzi di sviluppo industriale; imprese singole e associate anche cooperative.
I progetti riguardano tutto il territorio regionale.
b) Bando per studi di fattibilità inerenti le aree produttive ecologicamente attrezzate! che possono comprendere iniziative in materia energetica. Con D.D.P.F. n 7314AA del 4-08-2005 è stato emanato il bando di finanziamento con scadenza 7 novembre 2005.
Risorse finanziarie disponibili: ~ 40.000,00. Beneficiari sono: enti locali e loro associazioni di cui al D.lgs n. 267/2000; Consorzi di sviluppo industriale di cui alla L.R. n. 48/96.
I progetti riguardano tutto il territorio regionale.
c) DGR n. 805 del 27-06-2005 "Affidamento di incarico per Io studio del progetto di fattibilità di un parco eolico all'Università di Chieti"
La convenzione tra l'Università e la Regione è stata firmata il 18 luglio 2005 ed è stata avviata la prima fase dello studio di prefattibilità tecnica, ambientale e paesaggistica per l'individuazione di macroaree che possono ospitare l'impianto eolico.
Il parco eolico di iniziativa pubblica è indicativamente di 40 mw.
d) Campagna di comunicazione. Con D.D.P.F.n.96/4M DEL 29/09/2005 è stato indetto un bando di gara per la fornitura di un servizio per la realizzazione di una campagna biennale di comunicazione e sensibilizzazione in materia di energia e ambiente.
DGR n 900 del 18-07-2005 "Intesa per l'integrazione di filiera- intesa per la promozione della produzione e dell'impiego della biomassa agricola e forestale ai fini energetici nella Regione Marche".
Il 26/07/2005 è stata firmata dalla Regione Marche, dalle Organizzazioni di Categoria (Agricole, Artigiane, Industriali), dai Sindacati e dalle Organizzazioni dei Consumatori, I'"Intesa per l'integrazione di filiera - intesa per la promozione della produzione e dell'impiego della biomassa agricola e forestale ai fin energetici nella Regione Marche". La finalità di tale intesa è di favorire lo sviluppo di filiere energetiche regionali basate sulla produzione/recupero di biomasse, sull'eventuale trasformazione e sul successivo impiego energetico.
Riqualificazione della copertura a verde con recupero funzionale ed adeguamento per uso tecnico-scientifico-divulgativo dell'edificio, sede della Regione Marche denominato "Palazzo Leopardi", sito in Ancona Via Tiziano 44. Con D.D.P.F. n. 46/4AA del 31/05/2005 è stato approvato in linea tecnica il progetto esecutivo relativo alla riqualificazione della copertura a verde con recupero funzionale ed adeguamento per uso tecnico-scientifico-divulgativo dell'edificio, sede della Regione Marche, denominato "Palazzo Leopardi", sito in Ancona Via Tiziano 44, per un importo complessivo di euro 224.687,00. Successivamente è stata indetta una gara di appalto per la realizzazione dei lavori di cui sopra. Tale gara è in fase di svolgimento e si provvederà nel giro di alcuni giorni ad aggiudicare i lavori.
I dati effettivi relativi ai possibili effetti di tutte le iniziative su indicate, in termini di nuova energia prodotta e di riduzione dei gas clima alteranti sul territorio regionale, saranno disponibili nel momento in cui gli iter procedurali delle azioni riportate saranno completati.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Comi.
Sono soddisfatto dell’impegno di entrambi gli assessori nel dare una risposta ai quesiti che ho sollevato. Sono sorpreso che gli argomenti tecnici a supporto di una volontà politica comune siano spesso diversi e a volte divergenti. Vorrei ricordare alcune cose.
E’ vero, il piano energetico è un atto di indirizzo, di programmazione. Non è un atto che non ha fatto scelte importanti però, perché ha evitato comunque l’anarchia nella disciplina del mercato dell’energia. Senza di esso non avremmo semplicemente scongiurato il rischio di una centrale turbogas ma avremmo corso il rischio serio di una politica energetica senza regole. Quindi abbiamo fatto bene ad adottarlo, ne siamo tutti consapevoli. Oggi però il ruolo della Regione — molti atti dimostrano questo — deve essere un ruolo attivo, un ruolo impegnato a promuovere, a sostenere una politica dello sviluppo energetico.
Non possiamo limitarci, come giustamente è stato detto, ad evocare quello strumento, ad attendere che si promuova da sé. Questo non è e non sarà mai. Servono però azioni concrete e voglio fare alcuni esempi.
Noi dobbiamo impegnare risorse non solo per fare bandi che poi hanno anche un grande riscontro ma dobbiamo promuovere azioni concrete per sostenere la promozione, la comunicazione, l’educazione alle politiche energetiche così come abbiamo auspicato. Dobbiamo fornire strumenti di supporto e di consulenza agli enti locali che altrimenti non sono in grado di valutare con consapevolezza ed equità le proposte che vengono loro formulate, ma le valutano solo in termini di convenienza economica. Dobbiamo essere in grado di elaborare strumenti di partecipazione e di coordinamento tra le autonomie locali, non possiamo limitarci ad attenderci un loro atteggiamento di risposta alle nostre aspettative.
Il piano energetico così com’è è uno strumento completo, perché da un punto di vista urbanistico le Regioni e le Province sono in grado di operare: abbiamo Ptc, i Pit, i piani paesaggistici, i singoli piani regolatori. Serve però, accanto all’impegno finanziario, un impegno concreto della Giunta a promuovere azioni di coordinamento, di sostegno e di sensibilizzazione.
Credo che lo sforzo di questi giorni debba essere anche quello di trovare nel Consiglio regionale, nel governo regionale un equilibrio alto dentro la Giunta, anche tra visioni diverse, per rendere questo uno strumento concreto. Da questo punto di vista ancora un po’ di lavoro dobbiamo farlo.



Proposta di deliberazione (Discussione e rinvio): «Costituzione di una Commissione consiliare di inchiesta tendente ad esaminare le recenti vicende del CEMIM, con particolare riferimento alle deliberazioni della Giunta regionale n. 477 del 27 aprile 2004 e n. 374 del 15 marzo 2005» Ufficio di presidenza (1)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 1 ad iniziativa dell’Ufficio di presidenza.
Ha la parola il relatore, Vicepresidente Favia.

David FAVIA. I 16 colleghi dell’opposizione hanno chiesto la istituzione di una Commissione di inchiesta al fine di esaminare tutta la vicenda Cemim alla luce delle risultanze richiamate nelle premesse della richiesta e delle implicazioni penali, civili e contabili conseguenti all’approvazione delle delibere di Giunta regionale n. 477/2004 e 374/2005 e alla erogazione di denaro in favore dei quattro soci Cemim. Ovviamente trattasi di una Commissione di inchiesta che deve esaminare i fatti successivi a quelli esaminati dalla precedente Commissione.
L’Ufficio di presidenza competente per l’istituzione di questa Commissione si è trovato anzitutto davanti alla necessità di risolvere una problematica di contrasto tra il nuovo Statuto e il vecchio regolamento, in quanto il combinato disposto del vecchio Statuto e del vecchio regolamento poteva dare una certa interpretazione della obbligatorietà dell’istituzione della Commissione di inchiesta davanti alla richiesta di un terzo dei componenti. In realtà il nuovo Statuto dice che c’è soltanto la possibilità della costituzione della Commissione d’inchiesta a fronte del vecchio regolamento che lascia la possibilità di intendere una qual certa obbligatorietà.
Ovviamente nel contratto tra due norme di rango diverso prevale quella di rango superiore, cioè quella statutaria, quindi della possibilità di istituire. Nell’ambito delle proprie possibilità, delle proprie competenze l’Ufficio di presidenza ha tuttavia rilevato e deciso per la ammissibilità della Commissione di inchiesta, tanto è vero che ha ritenuto fondata la motivazione e propone all’aula di costituire una Commissione composta da otto membri, di cui cinque rappresentanti di maggioranza e tre rappresentanti di minoranza; propone di concedere alla Commissione un termine di tre mesi per lo sviluppo dei lavori ovviamente rinnovabili; il 18 ottobre scorso è stato udito il parere della Conferenza dei presidenti e si è ritenuto di demandare alla presidenza del Consiglio la costituzione della Commissione con un proprio decreto, quindi fatte le premesse le deliberazioni ricalcano quello che ho detto finora.
Mi corre l’obbligo tuttavia, come relatore di questo atto, di rilevare che la situazione giudiziaria di questa vicenda, che come tutti sapete è stata ed è in corso con molti atti — ci sono alcune sentenze che sono diventate definitive, altre cause sono ancora in corso — prevede soprattutto l’esistenza di una causa in primo grado di opposizione alla sentenza dichiarativa di fallimento che è prossima alla sentenza ed è già stata depositata una perizia che illustra la vicenda, sentenza che potrebbe essere piuttosto importante conoscere ai fini della decisione della Commissione di inchiesta. In conclusione di questa mia relazione, da una parte assegno all’aula, a nome e per conto dell’Ufficio di presidenza la proposta di deliberazione che voi tutti avete, con però l’accortezza, di esaminare, nell’ambito del dibattito che presumo sarà corposo, questo rilievo che faccio e che consegno all’aula, della forse potenziale necessità di conoscere fino in fondo questo aspetto giudiziario piuttosto rilevante, attinente anche alle eventuali responsabilità relative alla dichiarazione di fallimento nel caso in cui venga revocata o confermata con un dettato della sentenza di un certo tipo.
Ovviamente la deliberazione dell’Ufficio di presidenza è favorevole alla costituzione della Commissione di inchiesta con questo dettaglio che vi consegno per la discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Contrariamente alle mie abitudini mi sono scritto degli appunti perché la materia è importante e non bisogna lasciare al caso nulla.
Ho ascoltato l’intervento del collega Favia, recepisco la parte nella quale l’Ufficio di presidenza dice che la richiesta di Commissione di inchiesta è accoglibile, mi sento di rigettare, con le motivazioni che riferirò, la proposta del collega Favia medesimo.
Questa argomentazione non può sfiorare neanche la validità della delibera per la costituzione di una Commissione di inchiesta sulla vicenda del Ce.M.Im..
Vorrei far notare ai colleghi che la vicenda giudiziaria che ha riguardato la società Ce.M.Im. e la realizzazione dell'interporto nel territorio di Jesi, verteva essenzialmente su un dato: l'utilizzo dei contributi regionali.
Venivano infatti contestati agli amministratori del Ce.M.Im., nel rinvio a giudizio, due capi di imputazione: il capo b) ed il capo c), secondo i quali gli amministratori avevano utilizzato quei contributi in difformità dei vincoli posti dalle delibere regionali: progettazione, realizzazione e acquisizione aree, per essere invece destinati a spese di gestione e sperperati per arricchimenti personali o di terzi soggetti.
Inoltre, sempre per queste stesse motivazioni, venne approvata la delibera di giunta regionale n. 3144 del 5/7/1993 (che si trova al n. 2 degli allegati che corredano la richiesta di delibera). Come parte integrante di tale delibera è stato inserito il parere legale del dirigente del servizio legale avv. Jorio, ora in pensione, il quale, non è dato sapere di quale documentazione si è avvalso, per confermare tale illecito utilizzo dei contributi regionali da parte della società Ce.M.Im. e per concludere con la richiesta di procedere alla revoca dei contributi erogati alla società Ce.M.Im. stessa.
Dopo l'approvazione di questa delibera, sempre dal servizio legale, questa volta per opera dell'avv. Coen, veniva predisposta un'altra delibera, per procedere legalmente al recupero dei contributi erogati per l'importo di £. 16.609.548.729. La Giunta approvava questa delibera n. 3243 in data 16/07/1993 (questa delibera non fa parte degli allegati depositati e per questo ho provveduto ad integrarla nel fascicolo).
È evidente che l'approvazione di queste due delibere è risultata determinante per portare la società Ce.M.Im. al fallimento ed a far ritardare sicuramente di oltre 10 anni la realizzazione di almeno un lotto funzionale dell'interporto di Jesi, come tutti possiamo materialmente constatare.
Ora perché sostengo che gli aspetti giudiziari non possono sfiorare neanche la validità della nostra richiesta di delibera per la costituzione di una Commissione d'inchiesta sulla vicenda Ce.M.Im.? Perché con la sentenza n. 243 del 2 marzo 2004 del tribunale di Ancona (che voi trovate al n. 3 degli allegati), proprio i capi di imputazione b) e c) sono stati dichiarati insussistenti e gli imputati sono stati assolti perché il fatto non sussiste, con formula piena.
E’ vero, questa sentenza è di primo grado, ma questa assoluzione con formula piena è passata in giudicato e questo esito è ormai definitivo. Perché è definitivo? Perché la procura di Ancona non ha presentato appello contro questa sentenza, né lo hanno fatto le parti civili limitatamente agli aspetti risarcitori. Quindi, consigliere Favia, quello che lei ha detto è stato palesemente smontato dal tribunale di Ancona in data 2 marzo 2004.
Affinché nessuno possa nutrire dubbi su quanto ho appena detto ho predisposto l’integrazione del fascicolo con gli allegati ritirati dalla cancelleria penale del tribunale di Ancona, in base alla quale, nei termini di legge la procura di Ancona non ha presentato appello contro la sentenza 243/04.
Ecco, dunque, il perché non vi può essere alcuna interferenza tra la Commissione d'inchiesta che chiediamo e la vicenda giudiziaria, in quanto l'accusa riguardante i contributi regionali è miseramente caduta, travolgendo anche le delibere n. 3144/93 e 3243/93 e mettendo a nudo le gravissime responsabilità della regione nel fallimento Ce.M.Im.
Non voglio andare avanti perché sarebbe molto lungo. Fatta questa precisazione sulla eccezione sollevata dal collega Favia, mi limito a scorrere con voi l’atto presentato dall’Ufficio di presidenza che verifica la sussistenza delle motivazioni per la costituzione della Commissione di inchiesta.
L’Ufficio di presidenza dice: “la Commissione di inchiesta deve essere istituita”. Lo dice l’atto istruttorio e lo dice la delibera che è stata consegnata a tutti quanti. Ritengo che il Consiglio regionale non debba avere nessun punto di contatto — perché così vuole la nostra Costituzione, così vuole il nostro ordinamento — con la magistratura. La magistratura è un ordine a parte, fa la sua strada, arriva alle sue conclusioni. Mai il potere legislativo si deve intrecciare o deve aspettare o arrivare prima rispetto al potere giudicante. Questo è un principio sacrosanto in uno Stato di diritto ed è sancito dalla nostra Costituzione, quindi limitare o rinviare la costituzione di questa Commissione di inchiesta che vuole indagare solo su atti amministrativi della nostra Regione mi sembra un procedere su una strada alquanto pericolosa, oltre che, secondo il mio punto di vista — ma questo è opinabile — sbagliata dal punto di vista del regolamento e dell’applicazione dello Statuto. Per questo chiedo, come primo firmatario, a nome di tutti gli altri consiglieri che mi auguro intervengano, di votare favorevolmente la delibera oggi stesso e di dare vita a questa Commissione di inchiesta limitandola ai tre mesi così come previsto, salvo eventuali problemi, per giungere alle conclusioni e all’analisi dei dati che hanno spinto i sottoscritti a richiedere l’istituzione di questa Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Credo che questa discussione, che ha avuto un’eco all’interno dell’Ufficio di presidenza, sia una discussione dalla quale occorre uscire nel rispetto pieno della norma, altrimenti si rischia di far passare un atteggiamento che non credo sia positivo per le istituzioni. Abbiamo già detto in sede di riunione dell’Ufficio di presidenza che la materia che regola la costituzione delle Commissioni di inchiesta è una materia da interpretare e noi diamo un’interpretazione, abbiamo dato una interpretazione. La richiesta di istituzione di una Commissione di inchiesta è vincolata a due criteri: il numero delle firme da parte dei singoli consiglieri regionali e il contenuto della richiesta. Ebbene entrambi questi requisiti sono stati soddisfatti dalla richiesta presentata da alcuni consiglieri regionali. Quindi non capisco e non vedo perché il Consiglio, così come è sempre avvenuto, come è usuale, non prenda atto di questa richiesta e non proceda alla costituzione della Commissione di inchiesta.
Non può essere accampato a giustificazione di un atteggiamento diverso, il richiamo alle modifiche introdotte dal nuovo Statuto. Ho già detto in sede di Ufficio di presidenza che quelle modifiche certo innovano nel contesto la costituzione della Commissione, ma sono modifiche che per essere applicate devono fare riferimento al nuovo regolamento consiliare che non c’è. L’unico strumento che regola l’attività di questo Consiglio, fino a prova contraria è il regolamento vecchio, quindi è quello che vale. Da questo punto di vista la richiesta presentata da parte di alcuni consiglieri è quindi ineccepibile e va recepita.
L’altro aspetto che pone il consigliere Favia, che non ha chiesto l’applicazione di alcuna norma del regolamento, tanto meno ha chiesto l’applicazione dell’art. 39, è quello relativo all’opportunità, legandola a vicende giudiziarie ancora in corso. Consigliere Favia, se lei me lo consente, più che fare questo appello sul piano personale, credo che né il Consiglio né tanto meno lei potete mettere in discussione la volontà espressa dai consiglieri regionali in numero sufficiente a farlo, come confermato dal consigliere Bugaro. Quindi, secondo me non possiamo che prenderne atto e procedere alla costituzione della Commissione secondo le modalità che sono state definite, perché in sede di Ufficio di presidenza abbiamo definito come deve essere composta la Commissione, nel rispetto della norma che prevede la pariteticità e tutte queste cose.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. Io non farò un discorso di carattere amministrativo né legale, non mi sono andata a guardare le delibere, penso però che in questo caso sia necessario ed opportuno fare un discorso di carattere politico, anche perché le scelte che poi si determinano in un senso o nell’altro, hanno soprattutto una valenza di carattere politico.
Essendo cittadina del comune di Jesi ho seguito fin dall’inizio la nascita del Cemim prima e dell’interporto poi, sapendo quali aspettative c’erano anche da parte della città, nonostante le posizioni diverse evidenziate dalle varie forze politiche su questa scelta. Tante difficoltà per i progetti, tanto impegno per avere i finanziamenti e quant’altro.
Ho letto, forse più per curiosità e per necessità di conoscenza personale, piuttosto che per motivi amministrativo-politici, la relazione che nel momento in cui ci fu il fallimento del Cemim fu predisposta. Non faccio oggi commenti rispetto a quella relazione né rispetto alle cose scritte che lessi e conobbi, né rispetto ai gettoni di presenza né rispetto a tutto quello che era successo e che era scritto all’interno di questa relazione che oggi non ci riguarda e non ci interessa.
Quindi nessuna difficoltà anche in questo caso, proprio per avere letto gli atti precedenti, per avere conosciuto, anche se non nel dettaglio — perché non ero dentro — che cosa è successo. Quindi nessuna difficoltà a che si faccia chiarezza rispetto a quello che è successo all’interno del Cemim, a quali sono gli atti amministrativi, a quali sono state le delibere, a quali sono stati i motivi per avere dato alcuni finanziamenti o meno. Nessuna difficoltà, quindi, a che si faccia chiarezza. Questo è anche ciò che ha espresso l’Ufficio di presidenza sia nell’opposizione sia nella maggioranza. Nessuno della maggioranza ha detto che questa Commissione di inchiesta non si dovesse fare, proprio perché penso che è giusto mettere una pietra sopra rispetto a questa situazione, capire anche per il futuro che cosa effettivamente è successo. Quindi su questo siamo completamente d’accordo.
Però penso che i politici, gli amministratori prima di tutto, abbiano il dovere, oltre che il diritto, non soltanto di fare chiarezza ma di fare in modo che le varie richieste di Commissioni, di comitati, gli articoli sui giornali, i continui interventi rispetto a queste situazioni del nuovo interporto rispetto al vecchio Cemim siano non tali da impedire quello che si sta realizzando con grossi finanziamenti pubblici, con impegni di carattere infrastrutturale molto importanti e tutto sia sempre messo in discussione rispetto a quello che è stato il passato. Purtroppo l’impressione è che anche del nuovo interporto, anche della nuova società Interporto Marche, quello che la popolazione riesce a recepire su chi dovrebbe entrare all’interno di questo interporto anche come privati, le posizioni, le decisioni, lo sviluppo futuro che questo interporto dovrebbe avere, spesso viene purtroppo danneggiato da queste continue presenze sulla stampa, da questi continui rinvii a giudizio, da questi continui motivi per cui il tribunale è sempre dentro ad un progetto come questo.
Dicevo l’altra volta che sono d’accordo che si faccia chiarezza, quindi voterò a favore di questa proposta perché si faccia chiarezza, ma vorrei che le cose fossero divise: mi interessa che l’interporto vada avanti, perché tanti soldi sono stati spesi, tanto terreno è stato espropriato, tanta aspettativa da parte delle imprese del territorio c’è rispetto a questa realizzazione. Aspettiamo allora il giudizio del tribunale, poi faremo tutte le Commissioni d’inchiesta. Dal punto di vista politico non cambierà niente: se ci saranno responsabilità tali rimarranno, ma intanto consentiamo che possa andare avanti il nuovo interporto, che rispetto al vecchio credo che abbia poco a che vedere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Intervengo per sostenere la nostra proposta e a chiarimento della nostra posizione in merito alle affermazioni del consigliere Mammoli, dicendo che è assolutamente anche nostro interesse che i lavori dell’attuale interporto vadano avanti, sono strategici per la nostra regione. L’unica cosa che vorremmo capire è quale ruolo hanno svolto nel passato le Amministrazioni regionali e probabilmente anche tutta la società, per ostacolare, poi, la riuscita del vecchio intervento. E’ una cosa che come diceva Bugaro non attiene assolutamente ai giudici amministrativi e penali che si stanno occupando della vicenda e soprattutto in merito alle ultime sentenze che stravolgono l’impostazione che politicamente era stata data a questa vicenda. Quindi riteniamo che su questo possa essere aperto un discorso, soprattutto per stabilire quali erano le effettive responsabilità, quali sono state le superficialità della nostra Amministrazione regionale nel contesto. Ritengo che questo esuli dalla conclusione di altre indagini. La parte su cui noi andiamo a chiedere una verifica dei comportamenti della Regione è già conclusa, quindi riteniamo che su questo debba essere aperta questa discussione attraverso una Commissione apposita, dato che i documenti da esaminare sono voluminosissimi, quindi occorre del tempo per poter riapprofondire tutta la questione.
Chiediamo per questo alla maggioranza un atteggiamento di disponibilità, altrimenti le funzioni delle Commissioni che noi prevediamo per approfondire le cose importanti che poi succedono nella pubblica amministrazione o nelle società partecipate dalla pubblica amministrazione, subirebbero, da un nostro comportamento deviato, le conseguenze della inefficienza e inefficacia degli strumenti di democrazia che ci siamo dati in questa Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Non siamo contrari a questa proposta di costituzione di una Commissione di inchiesta. Penso che quella dell’interporto per tanti anni è stata una vicenda legata soprattutto a effetti giudiziari e questo ha rallentato l’intervento. Per fortuna negli ultimi tempi si è andati a una accelerazione e si sta concludendo il primo lotto entro questo anno. Diventano perciò realtà quelle che per tanti anni sono state soltanto vicende politiche e giudiziarie.
Pertanto fare chiarezza in merito a tutta la vicenda non ci vede contrari e penso che sia anche opportuno, ma siccome è pendente una sentenza sull’opposizione alla dichiarazione di fallimento presso il tribunale di Ancona, questo ci permetterà poi di avere un ulteriore elemento di conoscenza per la futura Commissione. Pertanto, a nome del gruppo Ds chiedo di rinviare la costituzione di questa Commissione dopo l’esito della sentenza pendente presso il tribunale di Ancona, perché sicuramente ci darà elementi determinanti per fare più chiarezza in questa vicenda. Se poi ci sono stati errori che verranno fuori da questa sentenza, sarà ancora più doveroso, da parte di questo Consiglio, prenderne atto e valutarli fino in fondo. Pertanto chiedo di rinviare la costituzione della Commissione dopo l’esito della sentenza del tribunale di Ancona che ci aspettiamo a breve.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cesaroni.

Enrico CESARONI. Non si deve aspettare la sentenza del tribunale per la costituzione della Commissione di inchiesta, altrimenti non servirebbe fare una Commissione d’inchiesta come Consiglio regionale. Noi dobbiamo fare una nostra valutazione sugli atti e su quello che è successo, non c’entra niente la sentenza del tribunale. E’ una presa di posizione errata. Non so se la maggioranza vuole guadagnare tempo, ma non c’è assolutamente motivo per aspettare sentenze. Noi dobbiamo rivedere la pratica a livello amministrativo dall’inizio alla fine, ma come Consiglio regionale e questo non c’entra niente con il giudizio della magistratura. La magistratura dà un giudizio a sé, noi dobbiamo dare il nostro giudizio. Per questo non ritengo giusto l’intervento della maggioranza che vuol rinviare. O avete paura, altrimenti non c’è motivo per rinviare. La Commissione di inchiesta non serve per valutare quello che ha detto il giudice. Il giudice fa la sua parte, noi dobbiamo fare la nostra.
La maggioranza ha il coraggio di approvare questa Commissione di inchiesta? Il problema è solo questo: se avete coraggio o non avete coraggio, se volete scoprire le carte o non volete scoprirle. Per noi è tutto trasparente, la sentenza del giudice non c’entra niente con quello che dobbiamo fare noi, perché c’è già stata un’altra Commissione di inchiesta sul Cemim che ha lavorato negli anni 1990-1995 e che non ha mai preso a riferimento la magistratura. Ha fatto le sue indagini. Quella volta la Commissione di inchiesta l’ha chiesta il centro-sinistra, con presidente l’amico Mauro Magagnini. Quando la chiede la sinistra tutto è possibile e oggi che la chiede il centro-destra non è possibile? Dov’è il coraggio che avete, colleghi di maggioranza? C’è qualcosa da nascondere? Sono preoccupanti queste cose, perché una risposta negativa su una Commissione di inchiesta per avere trasparenza, è una cosa che condanna fortemente questa maggioranza.
Chiedo che l’aula si esprima e che ognuno si prenda le proprie responsabilità, perché se avete qualcosa da nascondere bisogna che oggi lo diciate chiaramente. Tutto quello che è successo in dieci anni, tutto quello che è stato scritto sulla stampa, quello che è successo nel territorio di Jesi — a Jesi non ci sono solo Mammoli e Badiali ma ci sono anch’io — richiede fare chiarezza una volta per tutte.
Collega Badiali, tutto potevo pensare, ma una persona della Vallesina non vuol fare chiarezza su quello che succede nella Vallesina? La chiarezza bisogna averla dagli atti, non dobbiamo aspettare la magistratura, perché non serve a nessuno, noi non dobbiamo fare quello che fa la magistratura. La magistratura ha seguito un proprio percorso, noi dobbiamo seguire un altro tipo di percorso: dobbiamo vedere la pratica a livello amministrativo e io chiedo la votazione per appello nominale, perché ognuno si deve prendere la propria responsabilità, senza nascondere i propri problemi. Chiedo quindi la votazione per appello nominale, a nome anche dei colleghi Bugaro e Tiberi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Parlo in maniera molto rapida e breve, perché secondo me non c’è dietro questa decisione una grande decisione politica. Il problema dovrebbe essere posto tecnicamente.
Il primo problema è il seguente. Noi, come Commissione dobbiamo fare lo stesso percorso di diritto e giuridico della magistratura? La risposta è assolutamente no. Questa è una Commissione che deve esaminare gli atti amministrativi, tanto è vero che potrebbe darsi che non ci sono atti giuridicamente rilevanti, mentre potrebbero essere amministrativamente rilevanti. Il problema è che il campo d’azione della Commissione della Regione è diverso da quello dello Stato e soprattutto dal potere giudiziario dello Stato. Noi dobbiamo esaminare se i comportamenti amministrativi sono stati corretti o meno, se ci sono stati degli errori che poi hanno prodotto ulteriori decisioni, ulteriori danni.
Molti degli attori delle vicende sono politicamente scomparsi. Qualcuno, purtroppo, è anche deceduto, non esiste più fisicamente, comunque non sono attori che giocano sul teatro della politica regionale, quindi a maggior ragione ci dovrebbe essere serenità per esaminare compiutamente gli atti, per vedere cosa è successo, per vedere di quali persone sono state le responsabilità politiche e amministrative.
Detto questo confermo la mia adesione alla richiesta insieme al gruppo di Alleanza nazionale, credo che la Commissione di inchiesta, così come è stata fatta tante altre volte — cito quella storica dei rifiuti, cito quelle richieste a suo tempo dalla sinistra: in questo caso fu proprio la precedente richiesta di Commissione di inchiesta che fu oggetto dell’adesione convinta della sinistra — venga fatta anche in questo caso. Non vedo perché lo stesso strumento che fu utilizzato in questo Consiglio regionale in passato non debba essere utilizzato oggi. Sarebbe, lo sottolineo, un grave atto della maggioranza, lesivo nei confronti dell’opposizione, da cui discendono atteggiamenti da parte della minoranza, che sono di autodifesa del comportamento della maggioranza. Poiché i lavori del Consiglio credo che devono continuare, poiché io credo che ci debba essere serenità in quest’aula, pur nella differenza delle posizioni, invito la maggioranza, con un atto di responsabilità, a dare vita subito a questa Commissione che è completamente diversa rispetto alle procedure giuridiche e giudiziarie in atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Anzitutto mi scuso se non sono stato abbastanza chiaro nella mia relazione, ma credo che non serva citare gli articoli di legge, di Statuto o di regolamento perché le proprie parole vengano inserite nel dettato di quegli articoli. E’ del tutto ovvio che nel momento in cui ho rilevato l’opportunità che la costituenda Commissione di inchiesta conosca anche la sentenza dichiarativa sull’opposizione, che è prossima a giungere, implicitamente, ma non tanto, proponevo, ai sensi dell’art. 39 il rinvio della deliberazione al momento in cui questa sentenza sarà stata promanata. L’ha capito benissimo Badiali che ha infatti ribadito con parole chiare questo tipo di proposta.
Voglio rispondere ai colleghi dell’opposizione che hanno dimostrato la loro contrarietà a questa tesi, dicendo che non si tratta, come diceva Ciccioli da ultimo, di fare lo stesso percorso della magistratura, ma si tratta di consentire alla Commissione di avere un atto in più per la propria conoscenza, per il proprio approfondimento, atto estremamente importante come quello rappresentato dalla sentenza, pur di primo grado ma sicuramente illluminante, sulla dichiarazione di fallimento. Quindi non è una sovrapposizione di percorsi ma soltanto l’esigenza che io ravvedo di dare alla Commissione più strumenti per un’analisi che, se inizia tra sei mesi anziché oggi, non vedo che differenza faccia, visto che siamo all’inizio della legislatura.
Quindi invito l’opposizione ad aderire a questa proposta di rinvio, proprio perché darebbe maggiore trasparenza e maggiori mezzi di conoscenza alla Commissione.

PRESIDENTE. Per dichiarazione di voto ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Presidente, la piega che ha preso questa discussione è veramente paradossale, perché significa che il relatore Favia non ha letto com’era formulata la richiesta di delibera. Noi abbiamo chiesto di poter andare a disquisire su delibere per le quali la magistratura ha già emesso sentenza e verso le quali nessuno ha opposto ricorso. La vicenda si è chiusa. La vicenda che noi vogliamo oggi andare a verificare è chiusa, non dobbiamo attendere nulla e mi sembra pretestuoso il ricorso all’articolo 39, perché in realtà c’è una volontà politica strisciante nell’aula — questa cosa è emersa nella Conferenza dei presidenti di gruppo — nel voler comunque rimandare questa vicenda, nonostante la delibera, così come ci è arrivata oggi dall’Ufficio di presidenza, dica che non c’è nulla di ostativo. Ripeto per la seconda o terza volta, che sulle cose che noi vogliamo andare a verificare la magistratura si è già espressa con sentenza n. 243 del 2 marzo.

Cesare PROCACCINI. Noi non dobbiamo entrare nel merito.

Giacomo BUGARO. Sono d’accordo che non dobbiamo entrare nel merito, ma non siamo stati noi a voler entrare in questo merito. E’ stato il relatore della legge che ha detto “aspettiamo la magistratura, poi facciamo la Commissione di inchiesta”. A me della magistratura, come ente Regione non interessa niente. Rispetto le sue decisioni, ma noi dobbiamo andare a verificare altre cose. Abbiamo compiti e ruoli distinti e distanti e oggi, in quest’aula si sta per perpetuare una violenza e una lesione a un diritto acquisito, prendendo a scusa sentenze di un altro ordine che nulla hanno a che fare con quest’aula, con questa istituzione, per rinviare la discussione e l’approfondimento di una vicenda che, per rispondere anche a quanto detto dal consigliere Mammoli, non ha nulla a che vedere con le opere in corso per l’interporto. Questa è una vicenda che va da sé e che è su un binario singolo, che non intralcia la costituzione, lo sviluppo, la formazione del tanto auspicato interporto di Jesi. Sono vicende completamente diverse e distinte e vi invito, colleghi consiglieri, a studiare le carte in maniera più approfondita, perché da queste carte emerge con chiarezza che la magistratura fa il suo compito, noi ne facciamo un altro e queste cose non si toccano e non si toccheranno mai, ma al contrario oggi viene presa a scusa la magistratura per bloccare una cosa che legittimamente il Consiglio regionale, come sancito dalla proposta di delibera dell’Ufficio di presidenza, ha il dovere di istituire. Ve ne assumete la responsabilità politica davanti ai marchigiani e davanti anche alle persone che dietro questa vicenda hanno perso la vita: uno su tutti Floriano Berrettini, già dipendente della Giunta regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. La discussione di oggi non deve entrare nel merito delle questioni. Bisogna esprimersi sulla sussistenza o meno dei crismi per l’istituzione di una Commissione di inchiesta. Secondo noi, a garanzia di tutto il Consiglio regionale, come sottoscritto dalla deliberazione dell’Ufficio di presidenza, i crismi ci sono e noi voteremo a favore dell’istituzione della Commissione di inchiesta.
Tutto ciò non solo non interferisce con il percorso autonomo della magistratura che deve continuare ad essere autonomo ed inviolabile, ma è uno strumento in più per il ruolo del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Per fortuna a sinistra ogni tanto si leva una voce un po’ più libera e razionale. In quest’aula ce n’era bisogno questa mattina, perché — lo dico al collega Favia, al quale non so se posso rivolgermi come uomo del centro-sinistra, per avere vissuto per tanti anni nel centro-destra — voglio richiamare soltanto un comportamento: il centro-sinistra in tantissime aule — per me a ragione — a cominciare dal Parlamento, ha voluto tante volte Commissioni, approfondimenti senza aspettare la magistratura e qualche volta si è usato, sbandierato questo comportamento, per dire che i rappresentanti del popolo nelle istituzioni debbono avere la propria autonomia, la propria dignità, la possibilità e la capacità di approfondire indipendentemente dal compito di un altro potere.
Noi siamo stati d’accordo su questo anche nel pieno di battaglie politiche spesso furibonde, spesso personalizzate, anche nelle aule parlamentari, quindi è giusto che un’Assemblea legislativa come questa, come quella parlamentare, come quella regionale, abbia la possibilità, senza entrare in questo momento nel merito, di poter istituire una Commissione di inchiesta. Favia dice “lo faremo più in là, fra 8-9 mesi”. Posso capire questo ragionamento, però dico con la stessa forza che non ci sarebbe alcuna pregiudiziale a insediarla adesso. Poi ci saranno le proroghe, se ci saranno altri elementi da valutare. Se la Commissione non avrà finito il proprio lavoro, ci sarà una “sana” proroga come abbiamo sempre fatto con tutte le nostre Commissioni. Invito il centro-sinistra a ragionare su questo, perché l’effetto che farà il vostro voto contrario su questo nella società civile alla quale penso che teniate, almeno come noi, potrebbe essere un effetto negativo per voi, perché in questo momento negate uno strumento che non so se sarà risolutivo, ma dovuto per un’ulteriore trasparenza. Quindi vi prego ancora di ragionare e voglio ripetere alla collega Mammoli quello che ha detto Bugaro: non c’entra niente il futuro, lo sviluppo di Jesi, dell’interporto ecc., è un’altra cosa.
Quindi invito il centro-sinistra ad assumere la stessa posizione responsabile che ha qui esternato il collega Procaccini.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Chiedo cinque minuti di sospensione del Consiglio per un incontro dei consiglieri di maggioranza.

PRESIDENTE. La richiesta di sospensione viene accolta, quindi la seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,40,
riprende alle 13,35

PRESIDENTE. Dobbiamo procedere alla richiesta di rinvio, secondo l’articolo 39, di istituzione della Commissione di inchiesta, a data successiva alla sentenza. E’ stata chiesta la votazione per appello nominale, a nome dei consiglieri Cesaroni, Tiberi e Bugaro.

Carlo CICCIOLI. Chiedo la parola per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Nel mio intervento di replica ho chiarito che il mio intervento precedente implicava la richiesta di sospensione ai sensi dell’art. 39, per cui la discussione si è svolta e sull’atto e sulla richiesta ai sensi dell’art. 39, così anche la dichiarazione di voto. Quindi, a mio giudizio si deve procedere al voto.

PRESIDENTE. Cerchiamo di essere essenziali. Tutta questa dichiarazione era così vera, al punto che, addirittura precedentemente era stato chiesto il voto per appello nominale. E’ chiaro che la dichiarazione di voto è unica, non possono esserci dieci dichiarazioni di voto ed è chiaro che le dichiarazioni di voto che abbiamo ascoltato contenevano già l’argomentazione “rinvio sì-rinvio no”.

Carlo CICCIOLI. Io sono intervenuto sul merito, tanto è vero che ho sostenuto la tesi di fare la Commissione perché lo ritenevo opportuno, gli altri sostenevano che non era opportuno. Sulla seconda cosa non abbiamo discusso.

David FAVIA. Tu sei intervenuto sulla mia richiesta di rinvio e hai detto “non ritengo opportuno subordinare alla magistratura...”.

Carlo CICCIOLI. Ma quando è stato presentato l’atto scritto, ufficiale di rinvio? Chi ce l’ha? Qual è l’atto ufficiale di rinvio?

PRESIDENTE. La mia interpretazione è la seguente: era già contenuto nella relazione del relatore la richiesta di rinvio e la discussione è avvenuta su questo. Siccome non voglio assolutamente prevaricare, dico anche che negli interventi dei consiglieri di minoranza abbiamo discusso di questo non se era legittima o non era legittima, abbiamo discusso se era da rinviare o no. Questa è stata la discussione. Se la minoranza dice che non ha accolto questo e vuol fare una dichiarazione su “rinvio sì-rinvio no”, ma faccia una dichiarazione una per ogni gruppo.
Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Il testo dell’art. 39 è chiarissimo. Il consigliere Favia ha citato l’articolo 39 in sede di replica e la questione pregiudiziale e sospensiva deve essere fatta prima della discussione, quindi secondo il nostro punto di vista l’applicazione dell’art. 39 non trova riscontro rispetto a questa deliberazione. Stiamo facendo una palese violazione del regolamento del Consiglio regionale, quindi l’articolo 39 è inapplicabile così come si sono svolti i lavori oggi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. A parte i problemi di forma che poi diventano sostanza, perché di fatto questo uno strumento attraverso il quale si prende una decisione, però ribadisco, dal punto di vista tecnico, che la delibera in discussione riguarda la formazione o meno della Commissione. L’orientamento della maggioranza era di non dare vita a questa Commissione ora. E’ stata formalizzata ora dal consigliere Favia, perché la formalizzazione esatta è il non passaggio alla votazione dell’atto. Noi non votiamo assolutamente né sì né no sull’atto ma votiamo il non passaggio alla votazione. Su questo esprimo in maniera assolutamente negativa, a nome del gruppo di Alleanza nazionale, dicendo tra l’altro che si innesta un precedente. Generalmente tutte le Commissioni d’inchiesta, poi sono state in qualche modo normate. Per esempio, per quella sulle cave è stato deciso qual era il lavoro che poteva fare la Commissione di inchiesta e quale era escluso, quindi abbiamo delimitato il lavoro della Commissione di inchiesta, ma le Commissione di inchiesta sono state sempre accettate. Questa sarebbe la prima volta che una Commissione d’inchiesta non viene accettata ed è un precedente. Siccome è uno strumento ispettivo, di cui tra l’altro lo Statuto e il regolamento indicano con precisione il numero dei componenti — occorrono 14 componenti per poter accedere all’atto — c’è una lesione precisa della volontà del numero dei consiglieri fissato. Le nostre norme dicono che quando ci sono 14 consiglieri che lo chiedono, l’Ufficio di presidenza provvede e si passa poi a esaminare, magari a delimitare il materiale della Commissione stessa. Qui si chiude uno spazio che è precisamente normato, per la volontà dei consiglieri regionali. Questo è più grave del merito della stessa Commissione di inchiesta. Se non ci sono scheletri nell’armadio, chiedo alla maggioranza che si voti tranquillamente, poi il referto della Commissione di inchiesta sarà quello che la maggioranza della Commissione di inchiesta esprimerà.

PRESIDENTE. Credo che dobbiamo procedere alla votazione di rinvio, essendosi espressi due consiglieri nella stessa direzione: un consigliere chiedendo il rinvio, il relatore chiedendo la sospensiva che ha gli stessi effetti pratici. Quindi passiamo alla votazione della richiesta di rinvio, lo facciamo per appello nominale seguendo le richieste di Cesaroni, Tiberi e Bugaro, a partire dal n. 1.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, richiesta dai consiglieri

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini sì
Altomeni sì
Amagliani sì
Badiali sì
Benatti astenuto
Binci sì
Brandoni sì
Brini no
Bucciarelli no
Bugaro no
Capponi no
Castelli assente
Ceroni no
Cesaroni no
Ciccioli no
Comi sì
D’Anna no
Donati sì
Favia sì
Giannini sì
Giannotti no
Lippi no
Luchetti sì
Mammoli sì
Massi no
Mezzolani sì
Minardi sì
Mollaroli sì
Ortenzi astenuto
Petrini assente
Pistarelli no
Procaccini no
Ricci sì
Rocchi sì
Romagnoli no
Santori no
Solazzi sì
Spacca sì
Tiberi no
Viventi assente

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Preso atto di questa palese violazione dei diritti dei consiglieri regionali di istituire delle Commissioni previste dal regolamento, abbandoniamo l’aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Mi associo alla dichiarazione del consigliere Capponi. Il gruppo di An non è d’accordo su questa procedura in cui vengono ristretti gli spazi all’opposizione e non parteciperà ulteriormente ai lavori del Consiglio.

(I gruppi di minoranza escono dall’aula)



Mozione (Discussione e votazione): «Istituzione del corso di laurea triennale delle professioni sanitarie infermieristiche presso la sede decentrata di Fermo» Ortenzi (32)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 32 del consigliere Ortenzi, che ha la parola per illustrarla.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

Rosalba ORTENZI. Come tutti sanno, Fermo e il Fermano hanno coronato uno storico progetto di riappropriazione di ruolo e funzioni con l’istituzione della nuova Provincia. Mi dispiace che i colleghi del Fermano non prendano attivamente parte alla discussione di questa mozione che riguarda proprio il loro territorio.
Mentre si realizza questa occasione di crescita, di aumentata possibilità, rimane aperta una questione di notevole spessore ed importanza per la nostra comunità sotto il profilo della qualità della vita e della salute: la presenza di una scuola infermieri a Fermo, come del resto nelle altre quattro province.
Nel passato la scuola, già esistente, ha prodotto validi professionisti in grado di rispondere con competenza, con umanità alle rinnovate esigenze di una società che cambia; professionisti utili alla struttura sanitaria e suscettibili di una possibilità concreta di riuscire ad occuparsi.
Mentre talvolta si battezzano scuole che servono soltanto a creare futuri disoccupati, al massimo occupabili in modesta misura nelle strutture stesse di origine, dando luogo ad una sorta di circuito chiuso, le scuole infermieri da sempre hanno dato luogo a diplomati occupabili non solo in Italia ma in tutta la comunità europea. Peraltro, quando per un necessario salto di qualità si è ritenuto di trasformare i diplomi in lauree brevi, una volta di più si è ricaduti nell’antico peccato di non decentrare nei territori ma di accentrare tutto ad Ancona.
Quando si è vista l’insufficienza di questa struttura accentrata che produceva poche decine di operatori all’anno, si è deciso di prevedere nuovamente le scuole infermieri come longa manus dell’università di Ancona, sia pure limitatamente ai capoluogo di provincia. Nel frattempo però le province non erano più solamente quattro, ma la quinta, quella di Fermo, è stata inspiegabilmente dimenticata in questa allocazione di risorse culturali e occupazionali.
Inoltre, dato che gli infermieri non si trovano e scarseggiano ovunque, come l’assessore sa — ed è veramente una cosa disdicevole, abbastanza importante e grave — con immaginabile ricaduta negativa sulla qualità dell’assistenza, si è così non ancora acquisita l’unica vera certezza esistente nell’acquisizione di queste professionalità, cioè l’esistenza di una scuola sul posto. Infatti così i nostri giovani possono trovare una qualificata occupazione nel luogo di nascita e non si allontanano dalla provincia, che a sua volta si garantisce la presenza di operatori più motivati a restare con radici nella comunità stessa.
Quindi dovremo impegnarci con forza perché questa dimenticanza venga riassorbita con l’istituzione di una scuola infermieri anche a Fermo, perché per quello che riguarda le altre quattro province mi pare che una determinazione positiva sia stata già assunta dalla Giunta quale delegazione dell’università di Ancona, allo stato, in modo da consentire lo sviluppo di una dimensione nuova della professione autonoma e responsabile nella sua individuabilità a Fermo, per Fermo e per la sua provincia. Ritengo che questa non sia una questione da poco. So che ieri, nell’incontro della Giunta regionale a Fermo con la Giunta comunale e con i rappresentanti, anche politici, di Fermo, l’assessore e il Presidente Spacca hanno raccolto l’istanza che anche il sindaco di Fermo ha rivolto in questo senso, quindi credo che possa essere un’istanza condivisa da tutti, per la quale chiedo un impegno forte da parte della Giunta, con la collaborazione stretta dell’università, per la quale mi sono attivata anche a ricercare una concreta possibilità di realizzazione con il rettore Pacetti.
Ritengo che da parte dell’Amministrazione regionale ci possa essere questo impegno e chiedo che venga attivato con forza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Solo per appoggiare la richiesta del consigliere Ortenzi. Qualora sia una intenzione seria di questa maggioranza, così come sbandierato in campagna elettorale ma poi non tradotto nei fatti, né in delibera, né tanto meno in un protocollo d’intesa con l’università, forse non avremmo neanche avuto bisogno della sollecitazione di un consigliere di maggioranza alla propria maggioranza. I tentativi comunque vanno fatti tutti. Il mio scetticismo è stato da tempo manifestato: proprio perché la promessa venne in maniera anomala, informale e comunque estremamente sensazionale e giornalistica dubitai della veridicità di questa cosa, appoggio comunque convintamente la mozione della Ortenzi al fine di ottenere una ulteriore sollecitazione su questo argomento. Ora possiamo dire che i tentativi sono stati esperiti tutti, quindi questa Giunta e questa maggioranza non avranno altre scuse al fine di ottenere quanto è dovuto a questo territorio per tradizione, per formazione, per cultura. Non è qualcosa che viene elargito, è qualcosa che si aveva in tempi addirittura ben più difficili e diversi. Quando l’autonomia amministrativa della Provincia non esisteva è stato poi inspiegabilmente soppresso. Credo che non sia giustificabile l’atteggiamento punitivo di questa Amministrazione regionale nei confronti del territorio fermano su questo ed altri punti e sia quindi da emendare, anche nel più breve tempo possibile.
Pertanto appoggio e voto questa mozione — seppure formalmente la minoranza ha annunciato la sua uscita dall’aula procrastino questo momento per poter partecipare al voto — sperando che non sia tratti anche stavolta della pia intenzione più volte annunciata da questa Amministrazione.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Mi pare che l’istanza sia da accogliere. Vorrei fare solo alcune precisazioni per far capire come si è mossa e come si sta muovendo la Giunta.
Intanto penso che non sia utile attardarci sulle scuole di ieri o di oggi. Purtroppo oggi è così, ci vuole la laurea, quindi i corsi vanno istituiti e fatti in quel modo d’intesa con l’università e la sua facoltà di medicina. Si va in questa direzione — ecco perché non abbiamo difficoltà ad accogliere la mozione presentata dal consigliere Ortenzi — perché è chiaro che ci si è mossi con questo intento. Era stato previsto il decentramento delle scuole nelle province, è partito poco tempo fa a Pesaro, deve partire nelle altre province. Nel momento in cui si pone il problema di Fermo come entità istituzionale elevata a provincia, è chiaro che deve essere tenuto in considerazione. Ci siamo mossi in questa direzione. Ho già promosso incontri sia con il rettore che con il preside della facoltà di medicina per porre il tema all’ordine del giorno, quindi per mettere dentro il percorso che facciamo anche il problema del corso infermieri a Fermo.
Ma c’è di più, perché non è solo questo. C’è una volontà chiara di decentrare quanto è più possibile le funzioni della sanità sul territorio, c’è anche questo tipo di volontà dietro l’atteggiamento che allora la Giunta assunse, su cui intendiamo muoverci e proseguire, proprio per dare un ruolo e mandare un segnale, anche attraverso questa istituzione del corso, nelle diverse province, per dare ruolo e protagonismo ai territori, cosa che credo sia essenziale nella costruzione del sistema sanitario che immaginiamo per il futuro.

PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, pongo in votazione la mozione n. 32.

Il Consiglio approva



Mozione (Discussione e rinvio): «Trasporto ferroviario interno» Procaccini e Bucciarelli (6)
Interpellanza (Rinvio): «Trasporto ferroviario regionale delle Marche — Anomalie riscontrate» Pistarelli (7)
Interrogazione (Decadenza): «Stato del trasporto pubblico di Trenitalia nelle Marche» Cesaroni (83)
interrogazione (Svolgimento): «Condizioni del trasporto ferroviario nelle Marche» Altomeni (167)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 6 dei consiglieri Procaccini e Bucciarelli, a cui sono collegate l’interpellanza n. 7 del consigliere Pistarelli, che viene rinviata per assenza dello stesso consigliere, l’interrogazione n. 83 del consigliere Cesaroni che decade in quanto assente il consigliere medesimo e l’interrogazione n. 167 del consigliere Altomeni che invece verrà regolarmente discussa.
Ha la parola, per illustrare la mozione, il consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Voglio intanto precisare che questa mozione è tornata di attualità, visto le notizie che sono circolate la settimana scorsa, ma che noi abbiamo presentato a fine maggio di quest’anno, con la quale abbiamo anche avviato una discussione sul territorio organizzando diversi convegni molto partecipati e posso garantire che questa proposta riscuote il consenso di Amministrazioni provinciali e comunali, oltre che delle organizzazioni sindacali Filt e Uilt. Al di là del merito della mozione che pure è importante e che il Consiglio dovrà poi votare, noi crediamo che riposizionare al centro della discussione politica il problema del trasporto locale nelle Marche sia quanto mai all’ordine del giorno e crediamo pure che le condizioni normative ci siano tutte, perché ormai la legge dà alla Regione la potestà quasi assoluta per quanto riguarda il trasporto locale, sia su gomma che poi è stato decentrato, che su rotaia.
Ci sono poi condizioni che favorirebbero un intervento della Regione in quanto sul territorio, a partire dalle Province fino ai diversi Comuni, sono stati avviati studi ed analisi che dimostrano quanto sia ormai importante e sentita dal territorio l’esigenza di riordinare, in genere, il trasporto locale, in particolare rivalutare e potenziare il trasporto su rotaia, in quanto, sappiamo tutti, meno inquinante, più sicuro, più rispettoso del territorio e, se volete, anche quale strumento di mantenimento se non di elevamento della qualità della vita.
Sappiamo anche le difficoltà che ci sono attualmente circa il comportamento del Governo nazionale ma anche di Trenitalia che, pur essendo in presenza di un contratto di servizio con le Regioni — quindi anche con la Regione Marche — non solo non si preoccupa di migliorare e potenziare il servizio, ma sembra tutta attratta, da una logica di mercato, a ridurre i servizi penalizzando in questo caso l’entroterra che ha più bisogno di essere sostenuto nella mobilità. Infatti passa anche attraverso il rilancio delle ferrovie interne una politica di riequilibrio del territorio, secondo noi.
Conosciamo la situazione di Trenitalia relativamente al trasporto locale, sappiamo che per quanto riguarda il personale sta operando con una carenza che va dal 30 al 40% del personale viaggiante e di macchine, sappiamo che utilizza mezzi vecchi, la cui vetustà li rende ormai quasi impresentabili e per questo, tra l’altro prendendo atto dell’attivismo e della presenza dell’assessore Marcolini nelle ultime vicende, crediamo che il Consiglio possa e debba approvare questa mozione che intende potenziare — ovviamente discutendo il tutto nell’ambito del contratto di servizio con Trenitalia — ed adeguare le linee ferroviarie interne, prevedere e realizzare l’elettrificazione della linea Porto d’Ascoli-Ascoli che, unica misura, permetterebbe di istituire linee da Ascoli ad Ancona senza rotture di traffico, acquisire, attraverso un accordo con la stessa Trenitalia, materiale nuovo ed avviare in tempi rapidi — ma credo che per quest’ultimo punto ci fosse già un impegno previsto nell’ambito della legge con cui abbiamo approvato l’assestamento di bilancio 2004 — la sperimentazione della biglietteria unica.
Per quanto riguarda la riapertura, che pure sarebbe necessaria, della linea Fano-Fabriano via Fermignano-Urbino, credo che la Regione possa verificare la fattibilità avviando uno studio serio perché attraverso un riassestamento generale dei trasporti pensiamo pure che sia possibile realizzare delle economie sul servizio del trasporto su gomma per poter investire sulla rotaia. D’altra parte questo sarebbe in sintonia con quanto sta già avvenendo realmente nel territorio della provincia di Ancona, ove l’ente Provincia ha investito nella edificazione di tre stazioni — e stanno progettando la quarta per realizzare un trasporto integrato sull’area urbana di Ancona, che va da Cesano di Senigallia a Loreto, alla stazione di Castelplanio — in sintonia con quanto previsto da un accordo tra la Provincia di Ascoli Piceno, tutti i Comuni del Piceno, compreso Grottammare, circa un servizio integrato treno-gomma.
Crediamo pure che questo sia i modo migliore per porre tra gli obiettivi della modernità della nostra regione, la possibilità di rispettare il diritto alla mobilità da parte della popolazione meno agiata che è quella interna. Non lo diciamo con una logica di elemosina, quasi, nei confronti della popolazione interna, ma perché siamo convinti che collegare tre università dell’entroterra, che sono il fiore all’occhiello delle Marche, rendere più accessibile il più grande distretto industriale delle Marche sia un motivo di orgoglio e di modernità.
Detto questo penso che — peccato che la minoranza ha abbandonato l’aula, perché credo che questo sia un problema di interesse generale — l’approvazione, che mi auguro, di questa mozione, debba poi vedere l’attività dell’assessorato, di chi gestisce la materia quotidianamente, affinché dalle parole si passi ai fatti e ognuno trovi risposta ai propri problemi, tenendo conto che, come diciamo noi nella mozione, chiediamo non di svolgere un ruolo super partes o isolati, ma coinvolgendo pienamente Province, Comunità montane e Comuni.

PRESIDENTE. Chiederei gentilmente una rapidissima sospensione del dibattito per consentire al consigliere Rocchi che deve andar via — avevamo preso in Conferenza dei presidenti di gruppo un impegno in tal senso con la rappresentanza dei vigili del fuoco — di votare, se non ci sono interventi come mi sembrava non ci fossero, la mozione sui vigili del fuoco, che invita il Ministero degli interni ad aumentare la dotazione dell’organico. C’è accordo sulla votazione immediata?

Fabio BADIALI. C’è una modifica formale. Ove si dice “impegna la Giunta regionale affinché si adoperi verso il Ministero degli interni per cercare di sensibilizzare la dirigenza nazionale del corpo nazionale dei vigili del fuoco sulla drammatica situazione...

Cesare PROCACCINI. Presidente, c’è l’autogestione?

PRESIDENTE. Ho chiesto se su questa mozione c’erano interventi o meno.

Raffaele BUCCIARELLI. Mi rendo conto — è un giudizio del tutto personale — che quando lo stile cade può succedere di tutto. Quindi non mi meraviglia che dopo avere illustrato una mozione passiamo ad illustrarne un’altra con modifiche, emendamenti...

PRESIDENTE. Consigliere Bucciarelli, ho fatto una chiara premessa. Ho chiesto: ci sono interventi su questa mozione? Se possiamo votarla in dieci secondi la votiamo. Nessuno mi ha risposto, pensavo che in dieci secondi la potessimo chiudere. Se ci sono interventi ritorniamo all’argomento che stavamo discutendo.

Vittoriano SOLAZZI. Presidente, io dovrei intervenire.

PRESIDENTE. E allora dobbiamo ripristinare l’ordine normale dei lavori. Era soltanto per mantenere un impegno nei confronti della rappresentanza sindacale.

Vittoriano SOLAZZI. Non vorrei creare ostruzionismi, ma condivido totalmente questa cosa, solo che i problemi che sono qui enunciati valgono, purtroppo, non solo per la provincia di Ancona, perché ho avuto segnalazioni in tal senso anche da parte della provincia di Pesaro, quindi votare una cosa che restringe rispetto a questo mi creerebbe dei problemi.

PRESIDENTE. Essendoci questa problematica non si può procedere come avevo suggerito, quindi si ripristina l’ordine precedente.

Vittoriano SOLAZZI. Non c’è da discutere. Toglierei soltanto il riferimento ad Ancona, perché è un problema che vivono tutte le province.

PRESIDENTE. Se possiamo prendere atto dei due emendamenti, che dovranno essere formalizzati, da parte dei consiglieri Badiali e Solazzi, possiamo votare gli emendamenti e votare la mozione. Noto però che vi sono difficoltà a poterlo fare immediatamente, quindi voteremo successivamente questa mozione.
Sull’argomento relativo alle ferrovie, era iscritta a parlare il consigliere Ortenzi. Ne ha facoltà.

Rosalba ORTENZI. Solo per confermare l’opportunità di questa mozione che hanno presentato i consiglieri Procaccini e Bucciarelli, in quanto mi sembra che sia sotto gli occhi di tutti noi quanto il problema del trasporto pubblico locale in questi ultimi tempi sia stato di estremo interesse e soprattutto ha rappresentato una criticità notevole in questa regione ma ritengo anche nelle altre regioni d’Italia.
Tra l’altro siamo oggi alla vigilia di un importante convegno, quello che l’assessore Marcolini ha attivato per domani, durante il quale credo che si dirimeranno molti nodi, particolarmente quelli del trasporto su gomma e del trasporto su ferro. La questione è quindi di estrema importanza e riguarda il necessario ammodernamento delle infrastrutture ma particolarmente l’adeguamento, da parte di Trenitalia del servizio che offre ai cittadini, quindi ritengo di approvare e sottoscrivere appieno la mozione dei colleghi, ritrovandoci domani a discutere insieme questa che è una delle questioni fondanti, in questo momento, anche per la Regione, a fronte di un totale disinteresse da parte del Governo nazionale rispetto ai trasporti: non ci sono più trasferimenti da parte dello Stato, ci troviamo in una condizione veramente incredibile, quindi credo che sulla opportunità e sulla gravità del problema tutti siamo d’accordo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Condivido la mozione dei consiglieri Bucciarelli e Procaccini, anche perché questo paese sui problemi infrastrutturali è in ritardo e sulle ferrovie è più in ritardo ancora. Se non ricordo male fu il ministro Nesi qualche anno fa, che per la prima volta ci ha fatto capire che le risorse per il trasporto ferroviario sarebbero state maggiori di quelle per il trasporto su gomma, ma è stata una chimera, una parabola molto corta, molto breve.
Devo dare atto invece alla Regione Marche, anche alla precedente Giunta, di avere dato qualche segnale da questo punto di vista, se volete segnali marginali, ma ricordo che per salvare la famosa Pergola-Fabriano, citata anche nella mozione di Bucciarelli, la Regione diede un contributo estemporaneo ma positivo, perché la convinzione è che tagliando un ramo seppure “secco”, seppure diseconomico, se vogliamo, si dà un segnale sbagliato rispetto all’esigenza di potenziare ovunque il sistema ferroviario. Gli studi — anche quelli citati dalla mozione che la Provincia di Pesaro ha fatto, così come altre Province — qualche volta si scontrano con difficoltà di cogliere se ci sia un rientro economico di alcuni tratti, ma ci si rende conto che o si diluisce a livello più ampio le difficoltà che si trovano in un tratto ferroviario, magari secondario, oppure non solo si toglie un servizio che può essere potenziato ma si va in controtendenza rispetto all’esigenza di dare ulteriori risorse per il potenziamento del sistema ferroviario.
Qualche difficoltà noi ce l’abbiamo anche nelle Marche in verità, perché laddove, producendo i piani di trasporto, sia regionale che delle Province, abbiamo posto al centro la questione dell’integrazione modale fra ferro e gomma, da questo punto di vista grandi risposte non le abbiamo avute. Si spera di ottenerle successivamente, perché credo che sia una cosa estremamente importante. Da Ferrovie dello Stato e Trenitalia non sono cambiate molte cose in termini di servizi e di risorse, anzi forse siamo all’allarme, perché ci rendiamo conto che da questo punto di vista subiamo ulteriori difficoltà.
C’è d’altronde la necessità di riproporre questo tema anche da un punto di vista strettamente culturale, perché ci siamo accorti che in alcune realtà come quelle delle aree interne, almeno nel pesarese, a fronte del salvataggio dei contratti ferroviari, raccogliendo l’adesione dei cittadini e degli utenti si continuava a prendere il mezzo su gomma piuttosto che il treno che in qualche modo fu salvato e ripristinato. Quindi molto spesso l’azione che deve essere fatta, non è solo in termini di risorse, fondamentale, ma anche di far comprendere che il trasporto in generale, merci e passeggeri, deve trovare sempre più riscontro su un sistema non dico alternativo ma storico, quello ferroviari, potenziando quel mezzo, per ragioni che non voglio qui citare.
Questo anche in relazione all’ipotesi di ripristino di alcune tratte dismesse. Cito ad esempio la Fano-Urbino. In modo particolare su questa, che era il segmento di un prodotto più ampio, abbiamo svolto iniziative, recentemente, che coinvolgevano anche il Ministero della difesa e il genio militare, per poter intervenire su alcune tratte e ripristinarle attraverso la possibilità di darle in gestione al territorio, realizzate da altre strutture. Anche da questo punto di vista non è successo nulla. Nel frattempo il materiale si deteriora e una possibilità viene perduta per sempre, perché Trenitalia oggi non ha alcuna intenzione di investire su tratte di carattere secondario.
La mozione noi la sosteniamo, anche se ci sarebbe da entrare più nel merito delle questioni, come quella della biglietteria automatica. La Regione ha proposto una prima esperienza su Ancona che partirà presto. E’ positiva, la sosteniamo, ma ovviamente bisognerebbe estenderla a tutta la regione.
Bisogna insomma compiere un ulteriore sforzo che la Regione non credo mancherà di fare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Premetto intanto che voterò questa mozione, perché contiene diverse cose condivisibili, anzi, purtroppo, ahinoi, reiterate, perché le cose che qui leggo, dal potenziamento e adeguamento delle linee ferroviarie, al ripristino della Fano-Urbino, alla elettrificazione della Ascoli-Porto d’Ascoli sono questioni che da tempo hanno interessato le istituzioni locali, anche questo Consiglio regionale. Quindi assumo questa mozione come un utile instal-book, cioè quei libri che si fanno sul problema del momento. La finanziaria nazionale, la pessima finanziaria nazionale ci ha fatto temere per le nostre linee ferroviarie, si è aperto un dibattito e questo dibattito credo sia utile da affrontare. Invito l’assessore a prendere in considerazione questi miei brevi rilievi. Il ripristino e il rafforzamento della rete interna ferroviaria è un obiettivo sempre più decisivo per lo sviluppo di questa regione.
Abbiamo discusso in sede di assestamento la possibilità di individuare risorse per lo sviluppo. Io credo che infrastrutture essenziali come quelle ferroviarie debbano tornare ad avere una più adeguata attenzione.
E’ largamente ricordata la grande insoddisfazione per il sistema di orari che c’è nel trasporto pubblico locale su ferro: quasi ovunque gli orari dei nostri treni sono inadeguati alle esigenze del territorio. Non parlo delle vicende estive, quando gran parte del trasporto su ferro viene sostituito da trasporto su gomma, con risultati dolorosissimi dal punto di vista dei tempi e dei percorsi. E’ allora bene che, oltre alle questioni più generali che sono ricordate in questa mozione, si rifletta con attenzione su una ricostruzione degli orari che questa Regione non può più demandare esclusivamente alle esigenze di Trenitalia ma che deve in larga parte ricostruire attraverso una attenta inchiesta sulle domande del territorio, perché le questioni che ricordava poc’anzi Ricci sul fatto che, pur ripristinata in alcune realtà, la frequentazione dei treni è stata molto bassa, attiene largamente al fatto che il rapporto tra domanda e offerta è stato del tutto inutile, inevaso. Sono cambiati orari in queste settimane esclusivamente per le esigenze di labor-saving di Trenitalia, per risparmiare personale e non misurate e tarate sulle esigenze dell’utenza.
Il rafforzamento della discussione sulle linee interne non può dimenticare un fatto grave, che d’altra parte sarebbe estremamente importante per lo sviluppo economico della nostra regione. Ormai nella nostra regione le piattaforme logistiche merci non esistono più. Non parlo del ritiro, di fatto, della società ex Fs che oggi si chiama Cargo, rispetto alla quale, evidentemente, si è fatto la scelta di ridurre in gran parte l’offerta di trasporto merci, ma parlo delle piattaforme logistiche. Un sistema di trasporto come quello ferroviario, rigido per definizione, che chiude piattaforme importanti come Civitanova, come San Benedetto, come Pesaro, come Fano, come Jesi è un trasporto monco, che non ha più capacità di garantire offerta e successivamente non ha più capacità di attrarre risorse e quindi indirizza verso altri lidi azioni di questo tipo. Noi abbiamo bisogno di intervenire anche su questo livello, anzi abbiamo forse più bisogno di intervenire su questo livello.
Io so di come il trasporto regionale ha in parte disatteso al contratto di servizio e sarà bene fare un’azione più energica e un monitoraggio più continuo assessore, perché l’azione energica è all’inizio della determinazione del contratto ma il controllo continuo di questa questione è innaturale. Ho visto che ci sono state alcune iniziative in Consiglio regionale, interrogazioni presentate da consiglieri che sono anche utenti del treno. Credo che se lo facessimo tutti i giorni avremmo interrogazioni tutti i giorni. Abbiamo bisogno di ricostruire un sistema di controllo e monitoraggio del servizio che viene dato in questo settore, più accorto, più attento. Mi permetto di dire che in altre occasioni ho visto i questionari che venivano compilati in gran parte dal personale regionale che usa il treno, e non basta: erano assolutamente inadeguati dal punto di vista del controllo non solo della qualità del servizio ma anche del sistema di orari e di organizzazione.
Ecco perché questa mozione è uno stimolo, la voterò per tutto quello che c’è scritto sarebbe importante, anzi determinante, che si affrontasse su questo versante una discussione per tutto quello che manca in questa mozione e che magari oggi ci ha offerto lo stimolo per discuterne.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Riparto proprio dalle considerazioni che faceva in conclusione Brandoni, cioè l’esperienza di chi prende il treno tutti i giorni. Al di là delle vicissitudini personali, io dico sempre che se arrivo mezz’ora in ritardo o un’ora in ritardo non ho grossi problemi, ma l’esperienza viva è quella di chi, assieme a me, prende il treno ogni giorno e ha vincoli di orario e che, con i ritardi sempre più frequenti, si trova poi a vivere disagi pesanti rispetto anche alla condizione lavorativa.
Quello dei ritardi è uno dei problemi più frequenti ma si somma a tutta una serie di altri problemi che sono più legati alla infrastruttura stessa, quindi alle condizioni dei mezzi con i quali viene effettuato il trasporto su rotaia e alle condizioni generali del materiale carrabile. Guardando il problema da un altro punto di vista, si somma anche alle condizioni di chi in quelle strutture lavora e vive le difficoltà dovute anche alla carenza di personale o alla difficoltà di tenere in piedi un servizio con risorse sempre più risicate.
Questa interrogazione è stata anche sollecitata, in qualche modo, da chi — personale regionale ma non solo — vive questi disagi quotidianamente.
Quando affrontiamo un problema legato alle condizioni di un servizio credo sia bene non rimuovere anche le responsabilità, le cause che ci sono dietro i problemi di un servizio. Io penso che le condizioni delle ferrovie italiane in generale, quelle marchigiane in particolare, fossero ampiamente prevedibili e chi ha vissuto i processi di privatizzazione, di liberalizzazione di questo servizio li aveva ampiamente previsti. Del resto avevamo un’esperienza, quella della Gran Bretagna, che era illuminante da questo punto di vista. I governi di centro-destra hanno sicuramente le loro grandissime responsabilità ma forse i governi di centro-sinistra non sono poi così innocenti e dico questo non perché sia utile ricordare le responsabilità di qualcuno, ma perché, magari, queste responsabilità o gli errori fatti in passato possono servire a non farli in futuro, magari su altri servizi come spesso si tende a fare all’infinito, fino alla catastrofe.
Per quanto riguarda la perdita di alcune tratte o il fatto che molti utenti del servizio su ferro si siano nel tempo rivolti anche ad altre forme di trasporto pubblico se non addirittura al mezzo privato, credo che in un passato anche questo non proprio recentissimo, anche la Regione Marche abbia responsabilità piuttosto consistenti. Io posso portare l’esperienza della mia provincia, ma credo che le cose altrove non siano andate così diversamente: ci sono state scelte politiche precise che hanno favorito il trasporto collettivo su gomma penalizzando quello su rotaia, che quindi hanno determinato la perdita di utenti e le giustificazioni per le Ferrovie dello Stato, rispetto al taglio di alcune tratte. In particolare mi rivolgo alla Fano-Urbino. Lì ci sono state delle scelte concrete, pratiche, anche lì era ampiamente prevedibile cosa queste scelte avrebbero prodotto e nonostante questo quelle scelte sono state fatte perché in quegli anni l’interesse era favorire certi soggetti piuttosto che altri. Questo l’ho detto perché credo che la memoria sia un valore ed è bene ricordare le scelte politiche che si fanno, perché magari possono servire per il futuro e in prospettiva.
Che cosa porta questo processo di privatizzazione, questa diversa idea che questo Governo porta avanti con forza? Questa idea sul trasporto su gomma, è emblematicamente rappresentata in questi giorni da quello che sta succedendo in Piemonte con le rivolte dei cittadini, degli utenti nella Val di Suasa, dove si privilegiano scelte che in una situazione in cui non riusciamo a dare risposte immediate ai bisogni immediati, dove si utilizzano condizioni disastrose delle ferrovie e gli utenti si perdono per queste condizioni, si fanno scelte di investimenti miliardari per ottenere risparmi di pochi minuti di tempo. La scelta strategica sembra quella che il treno debba fare concorrenza all’aereo, mentre io ritengo che sarebbero molto meglio orientarsi sulla concorrenza rispetto ad altre forme di trasporto.
Lì, come tanti altri progetti che riguardano l’alta velocità, è emblematico l’abbaglio che in qualche modo si sta prendendo rispetto a una politica del trasporto su rotaia. Del resto noi siamo nel paese dove la politica sui trasporti è stata dettata per tanti anni da chi aveva tutt’altri interessi, in particolare dalle case automobilistiche, quindi è comprensibile che su quel solco le ferrovie, in questo paese non abbiano mai goduto di particolare amore o di particolare tutela da parte degli amministratori.
Rispetto alla mozione la sottoscrivo in pieno. Rispetto al punto che riguarda la Fano-Urbino, avendo visto anche lo studio della Svim, sono assolutamente favorevole ad indagare in profondità l’ipotesi della riapertura, ritengo tuttavia che quella apertura vada ripensata e studiata non tanto con le logiche della tratta ferroviaria, perché allo stato attuale in cui si trova quella ferrovia i costi sarebbero probabilmente insostenibili, ma magari sulla scorta di esperienze fatte all’estero — ci sono casi in Germania, su questo — va ripensato il riutilizzo di quella tratta, di quella ferrovia per forme di trasporto più leggere tipo metropolitana di superficie che ci risparmierebbero anche la necessità di ripristinare i passaggi a livello, perché comunque seguono il codice della strada anziché le regole del trasporto ferroviario.
A parte questa piccola precisazione, sottoscrivo in pieno la mozione presentata dai colleghi del gruppo dei Comunisti italiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Concordo con la mozione ma il problema non è il treno, è che da solo il treno non può invertire una tendenza, da solo il treno non può organizzare la mobilità, cioè non è Trenitalia che fa i piani di mobilità dei territori, quindi secondo me il problema del treno viene dalla nostra organizzazione, ovvero dalla nostra non organizzazione. Il piano regionale dei trasporti è limitato, sono dei pannicelli caldi, indica due-tre aspetti su cui intervenire ma non si preoccupa di delineare né la strategia né la politica della mobilità, sia per quello che riguarda le persone sia per quello che riguarda le merci sia per quello che riguarda gli scambi tra vari vettori per le persone e per le merci, quindi per gli interporti ecc. Non c’è una politica della logistica nei trasporti per le merci e questo è applicabile sia al porto, sia all’interporto. Noi ci preoccupiamo di fare strade, di chiedere altri treni ecc., però nessuno si preoccupa di lavorare anche in quella direzione affinché ci sia un comando e una regolarizzazione dei flussi di traffico e delle merci, dei vagoni ecc.
Quindi la Regione deve fare dei piani regionali della mobilità, richiedere dei piani provinciali della mobilità, quindi dei piani regolatori regionali e dei piani regolatori provinciali della mobilità, sia delle persone che delle merci e andare con forza — da gennaio sarà suo compito — a indirizzare il discorso dell’integrazione tra i vari vettori. E’ quindi tutto un percorso da cominciare. Mi fa ridere chi parla di un ritardo occasionale di un treno. Io abito a Falconara questa mattina ho impiegato un’ora e tre quarti per arrivare ad Ancona, normalmente ci si mette un’ora e un quarto, per fare cinque chilometri: c’erano file da tutte le direzione in tutte le strade. Dei lavori in un tratto del genere non possono essere sviluppati nell’arco di cinque ore per otto giorni ma devono essere sviluppati nell’arco di 24 ore per sette giorni la settimana, anche aumentando il costo dell’appalto, perché il costo dell’inquinamento e di tutto il resto pesano più dell’altro.
Secondo me il problema dei trasporti va analizzato in una chiave più complessiva e invito l’assessore a fare delle proposte complessive.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Voglio ringraziare tutti coloro che sono intervenuti e i proponenti le mozioni e le interrogazioni, sia il consiglieri Procaccini e Bucciarelli che il consigliere Altomeni che il consigliere Pistarelli che non è presente, perché mi pare che interpretino preoccupazioni e individuino percorsi largamente condivisibili.
Voglio ringraziare anche coloro che sono intervenuti, perché dimostrano di essere non soltanto appassionati ma in qualche caso addetti ai lavori, quindi mi pare veramente un peccato cercare di strozzare il dibattito di questa importante mozione alle 14,45.
Non posso che aderire al senso della mozione, che in effetti non è proprio un instal book, perché segnala un’attenzione costante su questi temi e d’altra parte l’intervento dello stesso Brandoni, quello del consigliere Ricci, un po’ tutti gli interventi meriterebbero ben altre riflessioni. Fortunatamente il convegno di domani ci viene a favore per incrociare le possibilità della gomma con il ferro, dell’urbano con l’extraurbano, del pubblico con il privato, della costa con la montagna. Vorrei soltanto fare un’osservazione, fra le tante che condivido, che è quella del consigliere Ricci, perché mi è parsa un’osservazione particolarmente responsabile. Siamo noi a dover polemizzare con il Governo su tutta la linea: con Trenitalia con cui abbiamo un contratto largamente insoddisfacente. Come accennava l’ultimo intervento, ma specificatamente lo faceva Ricci, dobbiamo essere anche consapevoli che quando scegliamo una modalità dobbiamo riequilibrarla con l’altra e non sia semplicemente aggiuntiva, sia quando scegliamo la modalità gomma rispetto al ferro, sia quando scegliamo il ferro rispetto alla gomma. Non è possibile soltanto incrementare, aggiungere un addendum. Dico che le considerazioni sono conseguenti e che la linea della responsabilità ci consente di essere esigenti nei confronti di Trenitalia come dobbiamo essere e come saremo nelle prossime settimane, a partire dagli impegni da contrattualizzare che domani specificheremo pubblicamente. Vorrei rassicurare, per le occasioni di incontro e di approfondimento delle scelte strategiche, che vengono iniziati due tavoli tecnici, uno su ferro e uno su gomma, che vengono a incontrarsi periodicamente durante l’anno e un tavolo per la riprogrammazione unificata e anche la distribuzione delle risorse del chilometraggio gomma-ferro. Ormai l’orientamento che stiamo assumendo, se Trenitalia manterrà questo atteggiamento, è quello di spaccare in due lotti il contratto di servizio, separando il diesel, che è contendibile dall’elettrico, che è ancora una situazione di monopolio naturale. Su questo siamo dell’avviso di avere tutte le rassicurazioni e le certezze che ci portino nella direzione che noi vogliamo, cioè introdurre un meccanismo di verifica, di monitoraggio, di controllo delle condizioni di assolvimento del servizio. Dal 1998 al 2005 l’utenza su ferro è aumentata del 64%, sono peggiorati i servizi, sono diminuite per intensità e frequenza le corse, come diceva giustamente Brandoni: per la parte merci e condizione dei lavoratori sono peggiorate drammaticamente. C’è un deficit del 35% per i lavoratori e si sta smantellando definitivamente la parte merci regionale.

Massimo BINCI. Quelli sono problemi organizzativi dell’azienda.

Pietro MARCOLINI. Sono problemi organizzativi dell’azienda che però il sistema produttivo e civile marchigiano subisce come un’ingiuria insopportabile sul terreno dello sviluppo economico e dell’adeguamento infrastrutturale fisico, penso che su questo saremo d’accordo. Non è che chiuderemo gli occhi per quello che succede per le merci o per le condizioni dei lavoratori all’interno della grande azienda Ferrovie. Comunque su questo non mancheranno le occasioni di confronto e domani è la prima occasione che ci viene incontro, alla quale invito tutti.
Confermo quindi il pieno consenso alla mozione, specificando per onestà intellettuale, che la parte impegnativa riguarda i temi da valutare per approfondimenti e per sviluppi di proposte, più che di impegni finanziario od organizzativi conseguenti.

PRESIDENTE. Chiarisco, ove ve ne fosse bisogno, che l’interpellanza del consigliere Pistarelli non decade, ma decade solo l’interrogazione del consigliere Cesaroni.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Poiché si tratta di un tema di grande importanza, per un motivo politico, non legato al sistema dei trasporti, su cui avremmo tranquillamente detto la nostra, chiedo che questa votazione con le dichiarazioni di voto sia rinviata ad altra seduta, affinché ci sia la possibilità, per lo meno come dichiarazione di voto, da parte dei nostri gruppi, di partecipare. Altrimenti chiederei la verifica del numero legale e sarebbe uguale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del consigliere Ciccioli.

Il Consiglio approva



Mozione (Rinvio): «Mozione ordine allo stato di agitazione del comando provinciale VV.FF. di Ancona» Rocchi (39)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 39 del consigliere Rocchi, su cui avevamo preso un impegno con i vigili del fuoco.

Carlo CICCIOLI. Vi sono vicende politiche ulteriori. Noi sui vigili del fuoco dobbiamo dire tante cose, quindi bisogna che partecipiamo. Chiedo il rinvio.

PRESIDENTE. Mi pare di capire che l’aula intende cessare i propri lavori, quindi dichiaro tolta la seduta.


La seduta termina alle 14,50