CONSIGLIO IN DIRETTA/3
RITORNARE SU QUEI TRAGICI FATTI PER ACQUISIRE CONSAPEVOLEZZA. LA COMPLESSITA’ DELLA STORIA. Intervento del vice presidente dell’Associazione degli esuli giuliano-istriani-dalmati, professor Giuliano Piccini e la relazione di Carla Marcellini dell’Istituto di Storia Marche su “Storia e memoria del confine orientale italiano”.

 immagine primo piano “Ha senso ritornare ancora su questi fatti?” E’ la domanda che ha posto il professor Giuliano Piccini, vice presidente dell’Associazione degli esuli giuliano-istriani-dalmati, nel suo intervento oggi in aula, ringraziando la Regione Marche per la legge che istituisce il Giorno del Ricordo. E la risposta è: “Sì. Per stare vicino a chi ha vissuto quei fatti e ai loro familiari. Ricordare è necessario per rafforzare la coesione nazionale”. “Le terre giuliano-istriane-dalmate – ha continuato Piccini – sono caratterizzate dal pluralismo etnico e linguistico, elementi da valorizzare come esempio di convivenza. I tragici fatti che vi accaddero sono stati sottaciuti in nome della pacificazione, ma pacificazione non significa rinunciare al ricordo. Dimenticare che per secoli quelle terre sono state italiane vuole dire ignorare la propria storia e ignorare quanto è avvenuto durante la guerra del ‘15 ‘18 e quelle minoranze che ancora ci vivono. Oggi il dramma degli esuli non è più rimosso, nonostante ciò, esigue minoranze esprimono la loro opposizione a questo Giorno del ricordo. Non si può leggere la storia con i paraocchi ponendo l’accento solo su quello che risponde alle proprie idee. Non si può rifiutare di affrontare questi argomenti e il dramma degli esuli. Servono la pietas e l’impegno al confronto e dialogo tra le parti su una base di reciproco rispetto, perché solo così, e mi rivolgo in particolare ai giovani, si può acquisire consapevolezza nella speranza che queste tragedie non accadano più”.
“Una storia fortemente politicizzata quella legata al confine orientale italiano dopo la seconda Guerra Mondiale – ha ricordato Carla Marcellini dell’Istituto di Storia Marche, nella sua relazione su ‘Storia e memoria del confine orientale italiano’ - fortemente condizionata dagli strascichi della sconfitta. La realtà in effetti è molto complessa”. Marcellini ha poi ripercorso il dramma degli esuli, dalle parole stesse dei testimoni, e come furono accolti nelle Marche, il cui principale campo di raccolta profughi fu a Servigliano, e come i rapporti con la popolazione locale non fu sempre facile. (s.g.)
Mercoledì 10 Febbraio 2016