Resoconto della seduta n.114 del 27/06/2023
SEDUTA N. 114 DEL 27 GIUGNO 2023

La seduta inizia alle ore 10:30

Presidenza del Presidente
Dino Latini

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la seduta n. 114 del 27 giugno 2023. Do per letto il processo verbale della seduta n. 113 del 13 giugno 2023, il quale, ove non vi siano opposizioni, si intende approvato ai sensi del comma 4 dell’articolo 53 del Regolamento Interno.
Richiamo, inoltre, ai sensi del comma 5 dello stesso articolo, l'attenzione di tutti i Consiglieri sulle comunicazioni distribuite con cui porto a conoscenza dell'Assemblea quanto espressamente previsto dal Regolamento Interno.
Vi chiedo innanzitutto di mettere in votazione l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di legge n. 201 (al punto 2 bis), dopo la proposta di atto amministrativo n. 53. Non vi sono interventi, uno a favore ed uno contro.
Iscrizione della proposta di legge n. 201. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva a maggioranza assoluta dei votanti)

Il termine per la presentazione di eventuali emendamenti, concordato nella Conferenza dei capigruppo, scade alle ore 11:30. Chi vuole fare emendamenti può farlo entro le ore 11:30 di questa mattina.
Passiamo alle mozioni perché non sono ancora in Aula gli Assessori che devono rispondere alle interrogazioni, quando verranno in Aula torneremo sul punto 1).

Mozione n. 309
ad iniziativa della Consigliera Ruggeri
“Contrarietà alla bozza del DDL su autonomia differenziata”

Mozione n. 365
ad iniziativa dei Consiglieri Cesetti, Mangialardi, Biancani, Bora, Casini, Mastrovincenzo, Vitri
“Disegno di legge - A.S. n. 615 - recante ‘Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione’”

Mozione n. 366
ad iniziativa dei Consiglieri Carancini, Biancani, Mastrovincenzo
“Disegno di legge n. 615 recante ‘Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia
differenziata delle Regioni a Statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione’”

Interrogazione n. 825
ad iniziativa dei Consiglieri Carancini, Biancani, Bora, Cesetti, Mastrovincenzo, Casini, Mangialardi
“Disegno di legge n. 615 recante ‘Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione’”
(abbinate)
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 309 della Consigliera Ruggeri, la mozione n. 365 dei Consiglieri Cesetti, Mangialardi, Biancani, Bora, Casini, Mastrovincenzo, Vitri, la mozione n. 366 dei Consiglieri Carancini, Biancani, Mastrovincenzo, l’interrogazione n. 825 dei Consiglieri Carancini, Biancani, Bora, Cesetti, Mastrovincenzo, Casini, Mangialardi, abbinate.
Ha la parola, sull’ordine dei lavori, la Consigliera Ruggeri.

Marta RUGGERI. Grazie, Presidente. La volta scorsa, se si ricorda, avevamo chiesto il rinvio della discussione per aspettare il Presidente Acquaroli che era assente, anche in questo momento non è presente, quindi secondo me sarebbe il caso di rinviare la discussione, che reputiamo tutti molto importante, alla presenza del Presidente.

PRESIDENTE. Bene, allora rinviamo a quando è in Aula il Presidente. L’Assessore è d’accordo?
Ecco il Presidente. Buongiorno, siamo al punto 3) varie mozioni sul tema dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario.
Vista la presenza del Presidente e dell’Assessore competente, do la parola, per l’illustrazione, alla Consigliera Ruggeri.

Marta RUGGERI. Grazie, Presidente. Questa mozione chiede al Presidente ed alla Giunta regionale di contrastare il disegno di legge Calderoli per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a Statuto ordinario, almeno fino a quando non siano definiti i livelli essenziali delle prestazioni su base nazionale ed istituito un fondo perequativo a favore dei territori con minore capacità fiscale per abitanti, che consenta di rendere effettivi i Lep su tutto il territorio nazionale.
Il disegno di legge Calderoli ha provocato forti preoccupazioni in gran parte del Paese e non solo tra le forze politiche, ma in diversi protagonisti della vita civile e sociale, dai sindacati al mondo imprenditoriale, alle associazioni dei consumatori e di cittadinanza attiva, al mondo accademico.
Non solo, le Regioni Emilia-Romagna, Campania, Puglia e Toscana hanno espresso la loro contrarietà nella Conferenza unificata Stato-Regioni del 2 marzo. Anche importanti istituzioni pubbliche nazionali ed internazionali riservano un giudizio critico al disegno di legge, a partire dalla Commissione europea la quale dubita che le finalità, declamate all'articolo 1 del disegno di legge, possano essere attuate senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, come invece recita l'articolo 8.
La Commissione ha anche denunciato il rischio di aumentare la complessità del quadro fiscale italiano e che l'attuazione del disegno di legge mette a repentaglio la capacità del Governo di indirizzare la spesa pubblica verso obiettivi concreti e coerenti con quelli europei.
Le politiche europee di coesione, infatti, sono tutte orientate alla riduzione dei divari territoriali ed alla riduzione delle differenze nell'accesso ai diritti civili e sociali, mentre questo progetto autonomista è destinato ad aumentare sia i divari territoriali, che quelli sociali a danno dei cittadini che vivono in regioni meno popolate e con una minore capacità fiscale pro capite, tra queste ci sono le Marche.
Sul prevedibile aumento degli squilibri territoriali mettono l'accento i sindacati, giustamente preoccupati che le diseguaglianze territoriali, che caratterizzano il servizio sanitario, siano replicate in altri servizi essenziali a cominciare dall'istruzione pubblica.
Potremmo trovarci in una situazione in cui per ogni regione ci siano differenti servizi scolastici, differenti regole di reclutamento e differenti stipendi del personale docente e non docente, con discriminazioni territoriali nell'accesso delle famiglie al diritto allo studio e nella qualità della formazione di base dei cittadini.
Gli obiettivi del disegno di legge non possono essere raggiunti senza un consistente stanziamento di risorse in un fondo perequativo a compensazione degli squilibri sofferti dai territori con minore capacità fiscale. In mancanza di fondi perequativi adeguati a garantire l'effettività dei Lep, che il disegno di legge non prevede affatto, che temiamo mai ci saranno, ci troveremo di fronte ad un'applicazione ipocrita del principio di autonomia differenziata: le regioni più ricche potranno permettersi di assicurare con le proprie risorse servizi ben superiori a quelli che si potranno permettere le regioni con minore capacità fiscale, inoltre i Lep saranno determinati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sulla base delle intese tra Stato e Regioni, scavalcando la Commissione tecnica per i fabbisogni standard e le Camere, che possono esprimere solo pareri ed atti di indirizzo.
C'è quindi il rischio concreto che prevalga l'interesse politico condiviso a fissare i Lep ad un livello molto basso, come è stato acutamente osservato nell'incontro sul tema organizzato dalla Cgil regionale l’1 giugno, cui ho avuto modo di assistere, così facendo il Governo e le regioni più ricche non dovranno mettere in campo risorse significative ai fini perequativi e le regioni meno virtuose potranno continuare a gestire in maniera efficiente e clientelare le risorse disponibili, senza essere soggette a censure di carattere politico per il mancato raggiungimento dei Lep. A rimetterci continueranno ad essere i cittadini, a cui non vengono dati strumenti efficaci per pretendere servizi essenziali ed adeguati.
La ragionevolezza di queste critiche al provvedimento, che sono anche le nostre, è di tutta evidenza, sono convinta che nell'intimo siano condivise anche da molti dei Consiglieri di maggioranza presenti oggi in Aula, oltre che da quelli dell'opposizione.
Non a caso la Presidente del Consiglio Meloni non si è nemmeno presentata alla conferenza stampa del 3 febbraio per l'illustrazione del disegno di legge Calderoli, cercando di far passare sotto traccia questa concessione fatta alla Lega per tenerla buona.
Anche alcuni Presidenti di Regioni del centro-destra hanno manifestato mal di pancia, come quello della Calabria e della Basilicata, per non parlare di vasti ambienti di Forza Italia.
Il centralismo patriottico di Fratelli d'Italia e della sua Presidente, che nei suoi discorsi usa sempre l’aggettivo “nazionale”, mal si concilia con l'autonomismo dei padroni a casa nostra della Lega.
Con questa mozione al Presidente Acquaroli si chiede di privilegiare l'interesse della Regione, che ha l'onore di rappresentare, piuttosto che piegarsi alle esigenze di equilibrio di una coalizione di Governo nazionale, tenuta assieme solo dalla brama di potere. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per l’illustrazione, il Consigliere Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Grazie, Presidente. Noi non siamo pregiudizialmente contrari all’autonomia differenziata. Questo è tanto vero che nella X^ legislatura, con delibera di Giunta regionale n. 254 del 6 marzo 2018, l’allora Giunta Ceriscioli, che tra l’altro annoverava nell’esecutivo oltre al sottoscritto, la Vicepresidente Anna Cassini e l'Assessore Manuela Bora, presentava, previa acquisizione del parere della Conferenza delle autonomie locali, all'Assemblea legislativa delle Marche, presieduta a quel tempo dal Consigliere Antonio Mastrovincenzo, l'atto concernente gli indirizzi per l'avvio del negoziato con lo Stato finalizzato alla definizione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
Questo proprio per la virtuosità finanziario-organizzativa della Regione Marche, un patrimonio che noi abbiamo lasciato a questo esecutivo, tanto è vero che tutti i vertici del Servizio economico-finanziario della Regione Marche sono stati confermati dalla Giunta Acquaroli.
L’Assemblea legislativa delle Marche approvò, con deliberazione n. 72 del 29 maggio, un atto di indirizzo contenuto in un allegato di quell'atto amministrativo.
Fu quello dell'Assemblea legislativa della X^ legislatura uno degli atti più significativi sottoposti all'esame dell'Aula a quel tempo per il piano strategico sul quale si muoveva il percorso dell'autonomia differenziata.
Nell'occasione venne approvato un ordine del giorno, in modo unanime da tutte le forze politiche, cosa che spero avvenga anche in questa occasione, in cui si impegnava la Giunta a tenere costantemente informata l'Assemblea legislativa, tramite le Commissioni competenti, sull’iter di avanzamento di questa proposta, di questo negoziato con il Governo.
Commissioni consiliari ch,e tra l’altro, vennero interessate a quel tempo, prima di quell'atto deliberativo da parte dell'Assemblea legislativa. Lo ricordo bene perché ero specularmente all'Assessore Brandoni, ero l'Assessore competente, sebbene l’atto venne proposto dal Presidente della Giunta.
Ricordo bene non solo il coinvolgimento di tutte le Commissioni, ma anche il coinvolgimento delle forze sindacali: Cgil-Cisl-Uil, di Confindustria, degli stessi enti locali, attraverso la Conferenza delle autonomie locali.
Oggi è in atto il dibattito sull'autonomia differenziata, rispetto alla quale, tra l’altro con un procedimento inverso, c’è il disegno di legge del Ministro Calderoli, d.l. n. 615, quest’Aula è sorda e silente rispetto a questo dibattito.
Non può essere che quest’Aula sia sorda e silente rispetto al dibattito che c'è a livello nazionale sull’autonomia differenziata perché è l’articolo 116, terzo comma, della Carta Costituzionale, assegna all’istituzione Regione un ruolo centrale in questa direzione in quanto prevede che la legge sia approvata dalle Camera a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di un'intesa tra lo Stato e la Regione interessata.
Quindi è necessaria l'intesa della Regione, altrimenti nessun percorso di autonomia differenziata può essere attuato, checché voglia e dica il Ministro di turno, in questo caso il Ministro Calderoli, al quale, tra l’altro, pur non conoscendolo, sono particolarmente affezionato perché presiedeva il Senato della Repubblica in qualità di Vicepresidente quando venne approvata la legge per l’istituzione della Provincia di Fermo, per cui sono particolarmente affezionato e grato al Ministro Calderoli.
Non è possibile che quest’Aula non si esprima e guarda caso affronti questo tema grazie all'intervento ed alle mozioni dei gruppi di opposizione, del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico. Bene, meglio tardi che mai.
Tra l’altro a quel tempo - c'è un passaggio del mio intervento del 29 maggio 2018 - l'autonomia differenziata doveva essere l'occasione per negoziare e ridiscutere con il Governo e con il Parlamento tutto il sistema delle autonomie e noi auspicavamo, come auspichiamo oggi, una maggiore autonomia legislativa, amministrativa e finanziaria per poter gestire direttamente, con risorse certe, materie fondamentali per la crescita del territorio, con l'obiettivo di massimizzare il grado di efficienza delle istituzioni locali e di superare quei vincoli burocratici che costituiscono un serio ostacolo all'efficacia dell'azione regionale.
Dicevo allora e ribadisco anche oggi la richiesta di maggiore autonomia, anche per ridistribuirla ai poteri locali, ai quali si chiederanno i corrispondenti doveri perché sono convinto che la richiesta di maggiore autonomia passa attraverso un riconoscimento pieno della Repubblica e delle autonomie così come riconosciute dall'articolo 5 “la Repubblica fondata sulle autonomie” e dall'articolo 114 della Costituzione, che definisce la Repubblica come “articolazioni di Comuni, di Provincie, di Città metropolitane, di Regioni e di Stato”, istituzioni della Repubblica con pari dignità sebbene con ruoli e funzioni diverse.
Quindi non è una questione che attiene e riguarda soltanto la Regione e lo Stato, ma deve riguardare anche e soprattutto gli enti locali, ce lo dice la stessa Costituzione “sentiti gli enti locali” e non può essere diversamente.
Ma questo dibattito qui tace, questo è il primo punto, non c'è, c’è oggi per iniziativa nostra, mentre credo che l’Assemblea legislativa si debba esprimere su questo. Come farà il Presidente a dare l'intesa se non c'è un deliberato del Consiglio regionale, credo che ci sia un vulnus sotto l'aspetto costituzionale, lo dico al Presidente Latini, in questa direzion. Allora, questo è assolutamente necessario perché tra l’altro deve portare, come chiediamo noi nella mozione, ad impegnare il Presidente affinchè venga ritirato il disegno di legge Calderoli e si apra, perché noi non siamo pregiudizialmente contrari, lo abbiamo fatto anche noi, all'autonomia differenziata. Ma il ritiro del disegno di legge Calderoli e si apra un tavolo istituzionale per trovare un accordo concordato e condiviso con tutte le Regioni, le Province, i Comuni e le Città metropolitane,non può essere diversamente da questo.
Quindi noi diciamo una cosa ovvia, perché il disegno di legge Calderoli, come ha detto bene prima la Consigliera Ruggeri, non coglie nel segno, tra l’altro è in contrasto con la stessa Carta Costituzionale perché ad esempio l’articolo 117 comma terzo, lettera m) ci dice che “Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Questo è un principio costituzionale che deve essere garantito e si dispiega attraverso la riserva esclusiva dello Stato, quindi del Parlamento, e la riserva di legge e non possono essere individuati i Lep attraverso i decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri. Questo non è possibile sotto l'aspetto e il profilo costituzionale e così come il principio della perequazione di cui all'articolo 119, terzo comma, della Costituzione “La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante”.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carancini.

Romano CARANCINI. Grazie, Presidente. La mozione che unitamente ai Consiglieri Mastrovincenzo, Biancani ho presentato in realtà non ha al centro della discussione il decreto Calderoli, lo sfiora lateralmente, ma il contenuto è diverso.
Al centro della mozione che abbiamo presentato c'è il tema dell'autonomia differenziata, soprattutto il tentativo di far comprendere, anche ai Consiglieri regionali, l'importanza e la rilevanza di tutte le scelte che si produrranno a seguito del percorso costituzionale che riguarda l'autonomia differenziata.
E’ una mozione, signor Presidente, signori Assessori e Consiglieri, che ha uno spirito di condivisione e consapevolezza e da questo punto di vista confido che ci possa essere una attenzione ed una disponibilità sulle proposte concrete che la mozione propone.
Credo che sia fondamentale per comprendere l'autonomia differenziata il richiamo a tre concetti: quello delle differenze, quello delle disuguaglianze e quello delle distanze.
Il concetto delle differenze sta all'interno dell’articolo 5 della Costituzione, che tende a valorizzare le differenze del Paese attraverso le istituzioni Regioni. Oggi però noi abbiamo una fotografia del Paese rispetto alle Regioni che segna una serie di disuguaglianze, che ovviamente dovrebbero tendere alla riduzione. In realtà il rischio più grave in questo Paese è che i sistemi, le materie e ovviamente gli impegni dal punto di vista statale rispetto ai vari obiettivi possano aumentare queste distanze e purtroppo il decreto Calderoli, in maniera affrettata e politica, mi pare che lo dicesse puntualmente la Consigliera Ruggeri, rischia di accrescerle.
Perché è importante l'autonomia differenziata? Intanto è un percorso istituzionale, in teoria ed anche in pratica si potrebbe dire che l'autonomia differenziata non è applicata attraverso la Costituzione, ecco perché questa mozione, ugualmente alle parole citate dal Consigliere Cesetti, tende ad avere un approccio non negativo, non pregiudiziale rispetto al decreto Calderoli, ma sposta il baricentro della discussione proprio sui contenuti.
La domanda che viene fatta normalmente è: perché l’autonomia differenziata in questo momento? Ci sono due risposte, come insegnava la mia insegnante di storia, quella preconfezionata, quella che politicamente viene ogni giorno indicata, che è quella che tende a far credere ai cittadini che questa modifica, l’attuazione di una differenziazione per Regioni rispetto ad alcune materie potrà far bene al Paese, ai cittadini, e dico anche ad ogni Regione, ma c'è una ragione più genuina e profonda che sta dietro quella preconfezionata ed è la volontà delle Regioni più ricche, più moderne, più strutturate, con maggiori opportunità, con più sicurezza, di accelerare, di lasciare indietro, di non restare agganciate al vincolo unitario di questo Paese. Questa è la ragione più profonda.
In teoria potrebbe essere considerato un ossimoro perché da un lato la Costituzione ci dice di applicarla, di attuarla concretamente, ma dall'altro lo stato dell'arte del Paese rispetto alle funzioni regionali fotografa evidentemente una situazione di grande differenziazione.
E allora mi viene da dire questo: siamo tutti consapevoli, noi Consiglieri, il Presidente dell'Assemblea, l'esecutivo, di quale sia l'importanza di noi Consiglieri e di quest'Assemblea legislativa rispetto all'autonomia differenziata? Io credo di no e l'appello ed il richiamo che faccio è proprio quello di avere consapevolezza degli effetti che potrebbe portare l'applicazione di una legge sbandata e affrettata rispetto ai nostri cittadini, sulle nostre cose quotidiane, sulla scuola, sulla sanità, sul trasporto e su altre materie concorrenti.
Per poter chiudere questo percorso e questo discorso credo che sia importante far capire perché questa mozione va in questo Consiglio, ricordare tre passaggi: attenzione, l'iniziativa sull'autonomia differenziata non spetta al Governo, spetta ad ogni singola Regione, ad ognuno di noi. Ogni Regione può chiedere l'autonomia differenziata, ma non è obbligatorio, è una scelta
Il secondo elemento in questo primo contesto è che dovremo dimostrare al Governo, quando andremo a chiedere, se mai dovessimo andare, l'autonomia differenziata, quali potrebbero essere i vantaggi per i nostri cittadini sui temi. E’ una condizione di attenzione per poterla richiedere, non si può richiedere l'autonomia differenziata a prescindere. Il secondo elemento è il rapporto che ci deve essere con il Governo perché l'autonomia differenziata si negozia con il Governo.
Terzo elemento, come sapete, l’autonomia differenziata si approva a maggioranza assoluta, quella che viene definita legge rinforzata.
Bene, per poter fare l'autonomia differenziata occorre determinare primariamente i Lep, secondo – attenzione - una delle più gravi contraddizioni del disegno di legge Calderoli sta nel fatto che si indica addirittura la possibilità di attuare l'autonomia differenziata attribuendo funzioni non Lep, cioè attribuendo funzioni che non stanno dentro i livelli essenziali di prestazione, e questa è una cosa gravissima, significherebbe drenare risorse a danno dei Lep, che invece devono venire prima.
Va ricordato che ci sono tre atti molto significativi che vi invito a leggere, una nota del servizio bilancio del Senato che stronca il decreto Calderoli perché non dà atto delle risorse necessarie per attuare l'autonomia differenziata. Raccontare che si può fare l'autonomia differenziata, come sta scritto nel decreto Calderoli, ad invarianza finanziaria, è uno scandalo, diciamoci la verità.
In più ci sono due atti usciti, uno addirittura ieri dell'Ufficio parlamentare di bilancio, ma anche della Banca d'Italia, solo una settimana fa, che invita alla prudenza, che invita all’attenzione, che invita alla gradualità.
La sintesi di questa mozione dice questo: Consiglieri regionali, non si può lasciare passare senza discutere. Noi abbiamo uno strumento fondamentale nel nostro Regolamento, cioè le Commissioni consultive di studio e di approfondimento, allora l'obiettivo di questa mozione è di creare una Commissione che si occupi di autonomia differenziata, che per esempio approfondisca quali possono essere le materie sulle quali la Regione Marche potrebbe eventualmente chiedere. In secondo luogo la calendarizzazione di un Consiglio monotematico su questo argomento.
Lasciatemi chiudere con un commento rispetto alla scelta del Presidente Acquaroli di andare in Parlamento, una considerazione non so bene se di spregiudicatezza, ingenuità o indifferenza, senza aver ascoltato l'Assemblea legislativa delle Marche.

PRESIDENTE. Ora propongo di sospendere questo punto, torniamo alle interrogazioni, in particolare alle interrogazioni dell’Assessore Aguzzi e dell’Assessore Biondi che poi hanno un incontro ufficiale molto importante. Poi torneremo sul punto 3.

Interrogazione n. 826
ad iniziativa della Consigliera Ruggeri
“Eventi meteorologici estremi in sequenza: quale grado di consapevolezza e reazione da parte dell’Amministrazione regionale”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 826 della Consigliera Ruggeri.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Aguzzi.

Stefano AGUZZI. Grazie Presidente. In accordo con la Consigliera, salto il punto 1) per non consumare tutto il tempo e consegno la risposta scritta, invece per quanto riguarda il punto 2) “quanto denaro è stato stanziato da questa amministrazione alla prevenzione del dissesto idrogeologico”, da ottobre 2020 a maggio 2023 sono stati finanziati 72 interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, per un totale di quasi 78 milioni di euro tra fondi regionali, statali ed europei. Si allega una tabella riepilogativa con tipologia di intervento e Comune di riferimento. Con il Psr sono stati finanziati accordi agroambientali per la prevenzione del rischio idrogeologico per ulteriori 9 milioni di euro.
Per quel che riguarda il punto 3) “quanti degli interventi di cui al punto 2) sono stati affidati al Consorzio di bonifica”, tra gli anni 2018 e 2022 sono stati affidati al Consorzio di bonifica 17 interventi, per un totale di 25.370.000 euro, di questi 7 interventi per un totale di 15.462.000 sono stati affidati tra ottobre 2020 e dicembre 2022, quindi durante la gestione dell'attuale amministrazione, mentre i restanti 10, per un totale di 9.907.000 euro, sono stati affidati tra il 2028 e il 2019 dalla precedente amministrazione.
Per quel che riguarda il punto 4) “come questa amministrazione valuta l’operato fin qui svolto dal Consorzio di bonifica”, l’attività del Consorzio di bonifica delle Marche sotto il controllo degli uffici regionali preposti risulta regolare, per quanto concerne gli aspetti tecnico-amministrativi nulla da eccepire. Ci tengo anche a dire che il Consorzio di bonifica, per quel che riguarda le attività legate al dissesto idrogeologico, è seguito dal mio Assessorato, lei sa benissimo che le attività più legate all'agricoltura sono seguite dall’Assessore Antonini, comunque le ho fatto un report che riguarda le attività svolte per quel che riguarda il dissesto idrogeologico e questa tipologia di attività, poi qualche appunto è stato inserito anche se riguarda l'altro Assessorato, come in questo caso e come troverà anche nella relazione rispetto al primo punto.
Il punto 5) invece “se anche nell'evento alluvionale del 16 e 17 maggio verrà incluso il pagamento dei contributi”, il Consorzio di bonifica Marche riferisce che gli avvisi di pagamento bonari relativi all’anno 2023 sono stati elaborati ed inviati precedentemente agli eventi alluvionali del 16 e 17 maggio scorso, quindi erano stati già inviati. Tuttavia nulla osta ad applicare il fondo di solidarietà del Consorzio per i consorziati che hanno formalizzato alla Regione Marche una richiesta danni relativa a questo evento. Non appena l’Assessorato competente fornirà al Consorzio di bonifica l'elenco ufficiale dei richiedenti, come nel caso della precedente alluvione, lo stesso potrebbe provvedere al discarico del relativo ruolo. Quindi c'è questa disponibilità, non è ancora stata effettuata perché gli avvisi, come ho detto, erano partiti prima.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Ruggeri.

Marta RUGGERI. Grazie, Presidente. Grazie, Assessore, perché le domande erano tante e molto puntuali e la risposta è stata soddisfacente e mi fornirà, insieme alla risposta alla prima domanda, un quadro esaustivo, cosa che non capita spesso in quest’Aula. Quindi, la ringrazio, Assessore, per questa accortezza anche perché come lei ben sa questo è un tema molto importante sul piano globale, nazionale, ma purtroppo anche regionale dato che questi eventi ci hanno toccato molto da vicino e anche recentemente.
Sarà mia cura leggere con attenzione la relazione che mi ha dato.
La domanda politica era quella al punto 4) perché come lei sa in Commissione è ferma ormai da due anni e mezzo una proposta del Movimento 5 Stelle di rivisitazione del Consorzio di bonifica, una anche del Consigliere Rossi che addirittura parla di abolizione. Quindi il punto politico è questo e lei dice che almeno in questo ambito il suo Assessorato non ha nulla da eccepire, anche se mi sembra di capire che ci sia molto poco margine perché queste proposte di legge possano vedere la luce. Adesso non seguo i lavori della Commissione, ma mi sembra che sia calato un grande silenzio sul tema, visto il tempo che è passato.
Per il resto sono contenta che si sia preso in considerazione quanto richiesto al punto 5), cioè di escludere dal pagamento del contributo di bonifica le persone e le attività che sono state toccate dall’evento alluvionale dello scorso maggio.
Una visione più precisa l’avrò al termine della lettura della relazione che l'Assessore ha avuto la gentilezza di fornirmi. Grazie.

Interrogazione n. 829
ad iniziativa dei Consiglieri Biancani, Vitri Mangialardi, Bora, Carancini, Casini, Cesetti, Mastrovincenzo
“Opere di difesa della costa del litorale di Pesaro”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 829 dei Consiglieri Biancani, Vitri Mangialardi, Bora, Carancini, Casini, Cesetti, Mastrovincenzo.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Aguzzi.

Stefano AGUZZI. Anche qui la risposta è abbastanza complessa e cercherò di darla nel poco tempo che ho a disposizione.
Vado alla lettura dei singoli punti. Per quel che riguarda il punto 1) l’importo di 572.000 euro è stato determinato in fase di redazione del Piano Gizc attraverso l'applicazione dei costi parametrici a singoli transetti costieri a lunghezza fissa. E’ una cosa molto tecnica.
Vado direttamente alla conclusione e ribadisco che il costo stimato della nuova scogliera è prossimo alla somma individuata con la delibera da noi approvata, di 250.000 euro, poi se vuole Consigliere le lascio la risposta scritta.
Per quel che riguarda il punto 2), per i motivi sopra riportati in riferimento al completamento delle scogliere in località Castel di Mezzo ed in base alle successive risposte, non si ritiene di destinare le risorse già assegnate ad altri interventi, ma come ho detto nel punto 1) non servirebbero comunque, al di là della scelta che sarebbe impropria di spostare da un intervento all'altro, in ogni caso non servirebbero.
Il punto 3), con decreto n. 52 dell'8 marzo 2022 al Comune di Pesaro è stata assegnata la somma di 127.352.000 euro per la realizzazione dell’intervento di straordinaria manutenzione tramite un rifioramento di massi naturali delle scogliere emerse antistante lo spazio di Sottomonte del Comune di Pesaro.
Con decreto n. 108 del 7 aprile 2022 al Comune di Pesaro è stata assegnata la somma di 350.000 euro, con cofinanziamento da parte del Comune per 150.000 euro, per la realizzazione dell’intervento di straordinaria manutenzione tramite rifioramento con massi naturali delle scogliere emerse antistanti la spiaggia di Levante.
Con delibera di Giunta regionale n. 66 del 31 gennaio 2023, l’intervento denominato “completamento scogliera di litorale località Castel di Mezzo” è stata candidata all’assegnazione di ulteriori 250.000 euro, questo l'abbiamo appena visto nella risposta precedente.
Dal 2018 ad oggi al Comune di Pesaro sono stati assegnati 1.565.000 euro per opere di difesa della costa e manutenzione degli arenili, ultima assegnazione avvenuta con il decreto n. 66 del 19 giugno 2023.
Il Comune di Pesaro ha ritenuto di utilizzare complessivamente 628.359 euro per la movimentazione delle spiagge di Ponente, Levante e Sottomonte.
Infine, in riferimento ai fondi stanziati dallo Stato con la legge 30 del 2018, e derogate ai sensi del d.r. 26 luglio 2021 bando a sportello, sono attualmente in corso presso la Direzione protezione civile e sicurezza del territorio le procedure di scorrimento della graduatoria per il finanziamento di ulteriori interventi del Comune di Pesaro relativi al secondo stralcio Sottomonte Nord, costituiti da un contributo di 192.000 euro e da un cofinanziamento di 48.000 euro per un importo complessivo di 240.000 euro.
Vado velocemente al punto 4). Con nota del 4 maggio 2023 la Direzione protezione civile e sicurezza del territorio in previsione di provvedere al finanziamento dell’intervento già citato, di cui all’allegato A), ha chiesto al Comune di Pesaro di confermare l'interesse alla realizzazione delle opere già inserite nell'elenco ma non finanziate con nota protocollata.
Il Comune di Pesaro ha confermato la necessità di realizzare le opere già inserite in elenco ma non finanziate. Come riportato al punto precedente, sono attualmente in corso presso la Direzione protezione civile e sicurezza del territorio le procedure di scorrimento della graduatoria per il finanziamento del citato intervento del Comune di Pesaro relativo al secondo stralcio Sottomonte Nord, in particolare la Direzione suddetta è in procinto di proporre alla Giunta regionale una delibera che stanzi la somma di ben 6.252.000 euro per il finanziamento di intervento di mitigazione del rischio idrogeologico tra i quali è compreso quello riportato dalle richieste in questione.
Vado al punto 5) e termino, con decreto n. 55 del 19 giugno 2023 è stata approvata la ripartizione delle risorse regionali destinate alla difesa della costa ed alla manutenzione degli arenili esigibili negli anni 2024 per 1 milione e 2025 per 2 milioni che i Comuni costieri potranno destinare agli interventi che riterranno prioritari ed anche in questo caso al Comune di Pesaro è stato assegnato un finanziamento di 227.235 euro.
Queste sono tutte le risposte al fatto che - lei sosteneva - ci fossero fondi insufficienti. Mi pare che Pesaro al pari di tanti altri Comuni sia stato tenuto sufficientemente in considerazione, nonostante le tante difficoltà che le mareggiate repentine provocano continuamente alle nostre coste.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Biancani.

Andrea BIANCANI. Innanzitutto, ringrazio l’Assessore per la risposta e per la disponibilità a darmi poi il materiale, anche perché non è stato semplice riuscire a seguirlo, ma comprendo.
Voglio ricordare che in realtà la gran parte delle risorse (1.500.000 euro) sono state assegnate dalla precedente legislatura e non da questa, e quando la Regione Marche ha ricevuto quasi 40 milioni di euro, al Comune di Pesaro ha assegnato solamente 250.000 euro, pari allo 0,7% del totale delle risorse. In seguito il Comune di Pesaro dall’attuale legislatura non ha mai avuto finanziamenti diretti (Tabella E) mentre altri Comuni hanno avuto finanziamenti diretti in Tabella E, che non richiedevano il cofinanziamento.
E’ vero che il Comune di Pesaro ha partecipato agli ultimi bandi che lei, Assessore, ha ricordato, ma ha comunque sempre cofinanziato gli interventi per riuscire a fare i lavori.
Come ben sa, io ho fatto questa interrogazione perché il Comune di Pesaro, con una lettera, la parte tecnica degli uffici, dichiarava che con 250.000 euro la scogliera di Castel di Mezzo era irrealizzabile, in pratica diceva: “Ci avete dato 150.000 euro per fare la scogliera, ma a noi servono 500.000”. Con la mia richiesta chiedo alla Regione di cointerloquire con il Comune per capire, tra tecnici, se costa 250.000 euro o 500.000 euro.
A quel punto, siccome il rischio era di perdere i 500.000 euro, la proposta era di rimettere dopo le risorse e completare l’intervento di Sottomonte e Levante, dove mancano circa 400.000 euro, per il quale il Comune di Pesaro è comunque disponibile a mettere il cofinanziamento, ovviamente a tutt’oggi è in graduatoria in bandi che non sono ancora finanziati.
Lei ha detto che arriveranno delle risorse, quindi ci sarà uno scorrimento della graduatoria, ben venga, in modo tale da permettere al Comune di cofinanziare.
Mi auguro che venga finanziata la graduatoria o che esca in tempi brevi il bando.

Interrogazione n. 850
ad iniziativa dei Consiglieri Latini, Bilò
“Stato dei lavori nel comune di Cerreto d'Esi”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 850 dei Consiglieri Latini, Bilò, Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Aguzzi.

Stefano AGUZZI. Grazie, Presidente. L’interrogazione chiede: “quali interventi si intendono attuare per ristabilire la fine del disservizio e la ripresa regolare e pieno svolgimento nella parte del territorio richiesto e di conoscere le tempistiche per la programmazione dello svolgimento dei lavori”.
In riferimento alla palazzina di via Dante n. 41/b, con diversi appartamenti - che è stata resa inagibile, oggetto di ordinanza di sgombero da parte del Sindaco di Cerreto d’Esi -, è stato effettuato dallo scrivente un sopralluogo nei primi giorni di maggio ed un ulteriore sopralluogo in data 16 giugno 2023.
Si è convenuto con il Sindaco ed i tecnici comunali che la palazzina in oggetto dovrà essere delocalizzata, quindi il Sindaco si è impegnato a farci pervenire a breve una stima, avallata dall'ufficio imposte, circa il valore dell'immobile in generale. La situazione è abbastanza compromessa.
Si è inoltre concordato con il Sindaco che una volta stabilito il valore dell’immobile, con ben 12 appartamenti, si procederà ad una soluzione concordata con i proprietari per la delocalizzazione e/o un risarcimento del danno, all'interno dei parametri stabiliti dall'ordinanza 932 della Protezione civile del 13 ottobre 2022.
La situazione è abbastanza compromessa, però si sta provvedendo, speriamo nel miglior modo possibile ed anche con la massima soddisfazione dei proprietari attuali dell'immobile.
Al punto 2), è obiettivo della struttura commissariale di individuare una soluzione risolutiva e condivisa con l’amministrazione comunale con la quale la struttura è in costante contatto al fine di risolvere, nel più breve tempo possibile, la situazione riferita alla palazzina di via Dante n. 41/b.
Si comunica inoltre che è stato riconosciuto al Comune di Cerreto d’Esi con decreto del Ministero per la Protezione civile e le politiche del mare un importo di 389.307 euro e che in data 19 giugno 2023 con decreto n. 95 del Vicecommissario delegato si è provveduto ad erogare l'importo di 370.045 euro determinato così come segue: 110.000 euro relativi alla voce Cas, accoglienza delle famiglie che sono state delocalizzate dalla palazzina prima discussa, 195.000 euro per interventi effettuati in somma urgenza già rendicontati e 65.000 euro per l'anticipo dell’80% su interventi non ancora rendicontati.
Per gli interventi sul Comune di Cerreto d’Esi si è a buon punto per quel che riguarda la somma urgenza, le somme riconosciute e da riconoscere sia per la delocalizzazione degli appartamenti, delle persone, che per gli interventi effettuati dalle ditte esterne di ripristino del territorio. Si sta provvedendo per quel che riguarda la delocalizzazione, temo definitiva, di questi 12 appartamenti.
Questa è una vicenda abbastanza spiacevole, ma credo e temo che non ci siano situazioni diverse da quelle che ho appena descritto. Si sta in qualche modo intraprendendo questo percorso per dare la migliore risposta possibile ai proprietari di questa palazzina.

PRESIDENTE. Grazie, Assessore, per la risposta, mi ritengo soddisfatto.

Interrogazione n. 852
ad iniziativa dei Consiglieri Mangialardi, Casini, Biancani, Bora, Carancini, Cesetti, Mastrovincenzo, Vitri
“Posizione della Giunta regionale delle Marche sullo schema di decreto relativo alla definizione del contingente organico di dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le Regioni per il triennio 2024-2027”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 852 dei Consiglieri Mangialardi, Casini, Biancani, Bora, Carancini, Cesetti, Mastrovincenzo, Vitri.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Biondi.

Chiara BIONDI. Grazie, Presidente. In riferimento alla richiesta su quale sia la posizione e quali siano le argomentazioni a supporto della posizione espressa dalla Giunta regionale delle Marche in merito allo schema di decreto relativo alla definizione del contingente organico dei decreti dei Dirigenti scolastici e dei Direttori dei servizi generali amministrativi e la sua distribuzione tra le Regioni per il triennio 2024/2027, si precisa quanto segue:
- la legge di bilancio 2023 ha riformato il dimensionamento scolastico intervenendo ad invarianza di spesa, dando attuazione alla riorganizzazione del sistema scolastico prevista nel Piano nazionale di ripresa e resilienza che tiene conto del parametro della popolazione scolastica regionale, che diminuirà nei prossimi anni a causa della denatalità, così come richiesto dalla riforma 1.3 missione 4 componente 1, ferma restando la necessità di salvaguardare le specificità delle istituzioni scolastiche situate nei Comuni montani, nelle piccole isole, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, anche prevedendo forme di compensazione interregionale:
- l’accordo con l'Unione europea per i fondi Pnrr è stato sottoscritto dal precedente Ministro. L'attuale Ministro è riuscito a stabilire che il dimensionamento scolastico sia fatto non chiudendo gli istituti scolastici, come richiesto dall'Unione europea, ma intervenendo sulla distribuzione del contingente dei Direttori scolastici e dei Direttori dei servizi generali e amministrativi, fermo restando l'attuale organico di diritto;
- secondo la nuova disciplina il contingente organico dei Dirigenti scolastici e dei Direttori SGA viene determinato per ogni singola regione sulla base di un coefficient,e non inferiore a 900 e non superiore a 1000, definito tenuto conto dei parametri su base regionale, relativi al numero degli alunni iscritti nelle istituzioni scolastiche statali e dell'organico di diritto dell'anno scolastico di riferimento, integrato dal parametro della densità degli abitanti per chilometro quadrato, fermo restando la necessità di salvaguardare le specificità delle istituzioni scolastiche situate nei Comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, anche prevedendo forme di compensazione;
- Questo parametro perequativo consente di garantire a tutte le Regioni nell'anno scolastico 2024/2025 quanto meno il medesimo numero di istituzioni scolastiche attivabili mediante l'applicazione dei precedenti parametri indicati dall'articolo 19, commi 5 e 5 bis, del decreto legge n. 98/2011, secondo i quali è assegnato un Dirigente scolastico e un Direttore dei servizi generali e amministrativi in via esclusiva solo alle istituzioni scolastiche con almeno 600 alunni (400 nei Comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche);
- a tal proposito fonti ministeriali evidenziano che alla Regione Marche vengono assegnati 210 istituzioni scolastiche con DS e DSGA nominabili a fronte di 208 individuabili con il parametro 600/400.
Sulla base quindi dei parametri individuati dal decreto ministeriale si provvederà alla riorganizzazione della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno, nei limiti del contingente annuale individuato dal medesimo decreto, preservando la specificità dei territori attraverso il mantenimento dei plessi scolastici e sostenendo la formazione di classi (con deroga), così come assicurato dal Ministro dell’istruzione e del merito. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Mangialardi.

Maurizio MANGIALARDI. Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti. Assessore, non siamo affatto soddisfatti della risposta che le è stata preparata e che lei ci ha relazionato, perché gli accorpamenti, le riduzioni di organico, il ridimensionamento scolastico previsto dalla prima legge di bilancio del Governo Meloni penalizzano fortemente le aree interne e abbassano i livelli dei servizi educativi e formativi in tutta Italia.
Assessore, queste cose …, no, no, lei fa bene perché se queste cose le dicesse il Consigliere Mangialardi, o il Partito Democratico, o l'opposizione, potrebbe avere delle perplessità e forse anche qualche pregiudizio, invece no, le dicono gli Assessori delle Giunte dell’Abruzzo, della Sardegna, amministratori di centro-destra che, contrariamente a quello che accade, prendono una posizione ferma e antepongono gli interessi dei propri amministrati rispetto agli indirizzi che dà il Governo Meloni.
L’Assessore all'istruzione della Regione Sardegna dell’UDC nella sede della Conferenza unificata Stato-Regioni ha detto: “dovete commissariarci”.
L’Assessore Biondi ci rassicura, ma noi non siamo per niente rassicurati e quel “prima i marchigiani” che brandite in ogni occasione, forse oggi è, ancora una volta, “prima le decisioni del Governo Meloni”, sempre rispetto ai suoi colleghi, non sto portando la mia posizione.
Lei sa benissimo che questi effetti saranno devastanti per la vita dei nostri ragazzi, delle famiglie per il declassamento del livello scolastico regionale, si preferisce in questo caso non disturbare il manovratore e assecondarlo nelle scelte che vengono fatte.
Io le chiedo di ripensarci, Assessore, e quando andrà in Conferenza delle Regioni ascolti i suoi colleghi e porti le istanze con la precisione che ha avuto oggi, che comunque compromette la scuola del nostro territorio, soprattutto delle aree interne. Grazie.

PRESIDENTE. Ora torniamo al punto 3) mozioni nn. 309, 365, 366 e interrogazione n. 825 (abbinate).
Direi di dare la parola all’Assessore Brandoni perché faccia un intervento che tenga conto sia dell’interrogazione che delle tre mozioni, così raccoglie la posizione complessiva della Giunta. Gli do un tempo maggiore per poter dare una risposta completa.

Goffredo BRANDONI. Grazie, Presidente. Come le avevo detto prima, è una mozione collegata ad altre due e all’interrogazione, è una risposta omnicomprensiva. Sul piano della stretta legittimità entrambe le mozioni appaiono ammissibili, nel senso che rientra nel potere dell'Assemblea legislativa promuovere simili iniziative, per cercare di ottenere il ritiro di disegni di legge statali oppure per convocare sedute tecnico-politiche dedicate all'approfondimento della proposta di riforma per l’autonomia differenziata delle Regioni, richieste in entrambe le mozioni.
Quanto al merito amministrativo, si rilevano, in riferimento alle proposte di mozione n. 309 e 365, alcuni aspetti che, non adeguatamente presi in considerazione, condizionano la proposta, di segno negativo rispetto al valore della riforma, che promuove il regionalismo in termini di maggiore autonomia, senza incidere sul finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), sulla base di precise garanzie normative, come stabilito l'articolo 8, comma 3 del decreto-legge.
Nella relazione alla proposta di legge, si evidenzia quanto segue: “con l'autonomia differenziata non si vuole dividere il Paese, né favorire Regioni che già viaggiano a velocità diversa rispetto alle aree più deboli dell’Italia. L'auspicio è che tutti aumentino la velocità, sia le aree del Paese che con l’autonomia possono accelerare, sia quelle che finalmente possono crescere. A tal fine, il fondo di perequazione previsto dall'articolo 119, comma 3, della Costituzione, dovrà essere utilizzato anche dalle Regioni che non fanno richiesta dell'autonomia differenziata. Iin questo modo cresce l'Italia”.
Il DDL 615 definisce, a differenza di quanto accaduto nel passato, un percorso istituzionale su basi trasparenti, chiare e sostanzialmente eque per promuovere l'autonomia di tutte le Regioni e per una definizione dei LEP di competenza regionale, da finanziare, dato che la riforma fissa, con il citato articolo 8, comma 3, precise garanzie finanziarie valide per tutte le Regioni.
Giova ricordare che nella XVII^ legislatura, il 28 febbraio 2018, il Governo Gentiloni aveva sottoscritto contro tre Regioni (Emilia-Romagna. Lombardia e Veneto, un accordo preliminare per avviare il percorso per il riconoscimento di forme di autonomia differenziata di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, definendo nei medesimi accordi preliminari, e non in una legge, i termini della questione, ossia i principi generali, la metodologia e un elenco di materie trasferibili con intesa, senza fissare garanzie per le Regioni con minore capacità contributiva ed organizzativa.
La Giunta regionale, in tal quadro normativo, più incerto dall’attuale, aveva espresso un orientamento favorevole all'iniziativa del Governo dell’epoca ed aveva assunto iniziative per cercare un accordo e ricevere maggior autonomia senza ottenerlo.
Il regionalismo asimmetrico, che consegue all'autonomia differenziata, viene oggi disciplinato con un DDL, in un articolata cornice normativa che consente una programmazione dei livelli nazionali e regionali dell'esercizio delle varie competenze, per cui non appare corretto affermare che sicuramente deriverà una frammentazione o un disagio ai cittadini che vivono e lavorano spostandosi fra le varie regioni.
Riconoscendo un ruolo di traino alle Regioni, organizzativamente in grado di accorpare le funzioni gestite, le ulteriori funzioni che lo Stato oggi esercita nelle medesime materie, sovrapponendosi spesso alle Regioni, si potrebbe ottenere una semplificazione e non necessariamente una frammentazione.
Inoltre, la riforma non si pone l'obiettivo di dividere il Paese, né di favorire Regioni che già viaggiano a velocità diversa rispetto alle aree più fragili d’Italia, ma di creare un circolo virtuoso ed emulativo tra le aree del Paese che con l’autonomia possono accelerare e quelle che potranno crescere valorizzando le proprie potenzialità.
La riforma risponde anche all'esigenza di rivedere il sistema di finanziamento statale a tutte le Regioni nella parte in cui all'articolo 1, comma 2, prevede una preventiva determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) concernenti diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, con la previsione della garanzia del relativo finanziamento.
Il passaggio del criterio della spesa storica, per dividere le risorse statali fra le Regioni, al criterio dei LEP, finora non è avvenuto a causa della mancata e completa attuazione da parte dei precedenti Governi della legge 42/2009 che non aveva definito i criteri, le modalità e le procedure per un passaggio graduale dal vecchio al nuovo sistema, in modo da non penalizzare il quadro di finanza locale in tutte le Regioni.
Il ddl 615/2023 definisce un percorso trasparente con garanzie per la definizione dei LEP e con le intese per il conferimento alle Regioni di ulteriori funzioni. In questo caso le regole generali sono sancite prima e non dopo l’attuazione della riforma a differenza di quanto avvenuto in occasione del riordino delle funzioni di cui alla legge 56/2014 (riforma Delrio), alla quale ha fatto seguito l’azzeramento, o prelievo forzoso, dei trasferimenti erariali e fiscali correlati alle funzioni oggetto di riordino con l'articolo 1, commi 4,18 e seguenti, della legge 190/2014.
Inoltre, nel citato disegno di legge è prevista una Commissione paritetica che procederà annualmente alla valutazione degli oneri finanziari derivanti per ciascuna Regione interessata dall'esercizio delle funzioni e dall’erogazione dei servizi connessi ad ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia.
L'intesa tra Stato e Regione può avere una durata precisa potendo essere anche modificata nel tempo, salvo il caso in cui lo Stato o la Regione chiedano la cessazione della sua efficacia.
Per quanto attiene alla richiesta con la mozione 309 di definire i LEP prima dell’autonomia differenziata, si evidenzia che le Regioni in modo unitario hanno già approvato un documento che richiede al Governo una tempestiva definizione dei LEP.
Sul punto, il documento, che non è citato nella proposta di mozione 309, assume una posizione ponderata, che appare opportuno riportare: “le Regioni e le Province autonome ritengono indispensabile che lo Stato proceda alla determinazione, secondo tempistiche certe e stringenti dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali), che devono essere garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale in relazione: alle materie o agli ambiti di materie per le quali è possibile definirli; alla ricognizione della spesa storica a carattere permanente dell’ultimo triennio sostenuta dallo Stato in ciascuna Regione per l’insieme delle materie di cui all’articolo 116, terzo comma; alla determinazione dei costi e fabbisogni standard assicurando il pieno e sistematico coinvolgimento delle Regioni e Province autonome in tutte le fasi della loro definizione. Ritenendo che la precisa definizione dei LEP risponda, altresì, all'esigenza di certezza delle risorse disponibili in ciascun territorio per l'esercizio delle relative funzioni amministrative, si prende atto favorevolmente dell'impostazione dell’articolo 143 del ddl bilancio 2023, secondo cui l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, relative a materie o ambiti di materie riferibili ai sensi del comma 3, lettera c) del presente articolo, ai diritti civili e sociali che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale, è consentita subordinatamente alla determinazione dei relativi livelli essenziali delle prestazioni (LEP)”.
L'individuazione dei Lep consentirà altresì il superamento della spesa storica.
Tale posizione delle Regioni ha portato all'approvazione del disposto di cui ai commi da 791 a 801 della legge 29 dicembre 2022 n. 197, in vigore, che subordina la definizione dei Lep e il riconoscimento all'autonomia differenziata; istituisce una cabina di regia con il compito di predisporre uno o più schemi di provvedimento con cui siano determinati i LEP e i correlati costi a fabbisogni standard, soggetti con la preventiva intesa con la Conferenza unificata; prevede la nomina di un Commissario nel caso di mancato completamento delle cennate attività nei termini prescritti.
Nel subordinare alla definizione dei Lep il riconoscimento dell'autonomia differenziata, il comma 791 articolo 1 della legge 197/2022 prescrive in buona sostanza quanto richiesto con la proposta di mozione n. 309/2023.
Con riferimento, infine, alla proposta di mozione n. 366 e all'obiettiva complessità delle analisi da svolgere, ogni occasione di confronto istituzionale su basi oggettive potrà essere pertanto proficua per approfondire le peculiarità del sistema regionale e le sue potenzialità di sviluppo in modo da favorire il pluralismo, il corretto esercizio delle prerogative regionali e parlamentari, quindi la crescita sociale ed economica delle Marche.
In riferimento all'interrogazione 825/2023 la posizione della Regione è favorevole alla proposta di riforma per le premesse ragioni, tenendo conto che è preferibile cercare di cogliere le opportunità che possano derivare per la Regione Marche, piuttosto che esprimere solo critiche per i potenziali rischi prima della sua entrata in vigore.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cancellieri.

Giorgio CANCELLIERI. Mi verrebbe da rispondere subito al Consigliere Carancini per il suo intervento precedente sull'autonomia differenziata e su questa mozione.
Il Consigliere Carancini sa che il PD in passato ebbe un Ministro molto importante per temi come autonomia e federalismo, il Ministro Bassanini, e per noi fu il traite d’union con il centro-sinistra, proprio per cercare di sensibilizzare il mondo della politica a questo progetto che la Lega portava avanti da sempre.
La Lega è nata soprattutto sul progetto federalista, voleva fare di questo Paese una Repubblica Federale e già nel 2005 la Camera approvò un testo che prevedeva la devoluzione di materie fondamentali, come la sanità, la scuola e la sicurezza pubblica.
Oggi vedo questo disegno di legge Calderoli sull'autonomia differenziata come una prosecuzione di quel progetto originario, lo vedo come un superamento del centralismo che è imperante in questo Paese e lo vedo come un avvicinamento ai territori rispetto a materie e a competenze che i territori, cioè le Regioni nella fattispecie, possono gestire garantendo a livello nazionale i livelli essenziali di assistenza in sanità, i livelli essenziali di prestazione per quanto riguarda la spesa storica e le prestazioni in senso lato, i servizi in senso lato che si danno in questo Paese. Vanno garantiti i livelli essenziali dei servizi in tutto il Paese, su questo sono assolutamente d’accordo.
Credo però che le Regioni che chiederanno l'autonomia, quelle che avranno voglia di cimentarsi in questa ulteriore gestione di temi importanti, devono avere la possibilità, quindi penso che un disegno di legge che parli di autonomia differenziata in questo Paese si debba fare. E qui sono un po’ d’accordo con il Consigliere Carancini, quando ha parlato prima di un progetto di legge ad invarianza di risorse, penso che questo non sia possibile fino in fondo e le Regioni che credono all’autonomia differenziata devono avere la possibilità di avere risorse in più perché per portare avanti progetti di tipo regionalistico ci vogliono, secondo me, anche risorse finanziarie più elevate.
Cosa posso dire in questa Assise? Dico che è ora di discutere e di mettere le mani su questo tema, il riordinamento del sistema organizzativo e istituzionale di questo Paese.
Noi parlavamo di federalismo, io nasco proprio con questo percorso che era secondo me meritocratico, al di là dell'unità d'Italia che nessuno vuole discutere. Il percorso federalista in un Paese è meritocratico, avvicina ai territori la possibilità di gestire personale, risorse economiche, innovazione, dà questa possibilità e dà una possibilità agli amministratori locali di sentirsi parte integrante del territorio, non subire decisioni dal Governo centrale che invece dovrebbero essere di pertinenza dei Governatori, delle Regioni e delle Province, quelle di loro competenza. Sono stato storicamente contrario all’abolizione delle Province, che era un altro centro vicino al territorio. La Provincia doveva rimanere perché è vicina, è come il Comune, dopo il Comune c’è la Provincia vicina al territorio. Più centri di gestione della cosa pubblica sui territori ci sono, meglio è.
Abbiamo dovuto assistere in questi anni a vari episodi, ricordo quando facevo il Sindaco e la tesoreria comunale con il Governo Monti è stata riportata a Roma e le risorse rimesse nella Banca centrale. Il Governo Monti, il centralismo più chiuso e più oscurantista di questo Paese.
E’ ora che si ricominci a parlare, dopo il Covid e dopo tanti altri problemi che hanno attraversato la società italiana, di autonomie, di federalismo, di grandi quote, anche economiche, riportate sui territori, laddove vengono prodotte, garantiti ovviamente l’unità d’Italia da un canto ed i livelli essenziali di prestazioni dall'altra parte. Chi discute che anche in Regioni che pagano meno tasse non si debbano avere livelli essenziali di prestazioni o livelli essenziali di assistenza? Avremo questa immigrazione, questo spostamento di popolazione che va a cercare servizi più adeguati in altre Regioni d’Italia, sarebbe ancora più grande di quello che è, quindi i livelli essenziali devono essere garantiti.
Ripeto, Regioni che vogliono fare un passo avanti, che vogliono spendere meglio le proprie risorse sul territorio conoscendolo, non vedo perché non ci debba essere una legge che le metta in questa condizione.
Quindi assolutamente a favore dell'autonomia differenziata, questo tavolo doveva cominciare secondo me molto prima, anche perché in passato ho visto tante quote di PD vicine all’argomento tema. Ho sentito il Consigliere Cesetti dire queste cose prima e ricordo che questo tema il PD l’aveva abbastanza a cuore, quello di spostare i centri decisionali sui territori. Mi dispiace per la posizione dei Governatori del PD che sono stati contrari a questo disegno di legge.

PRESIDENTE. Avanzo una proposta. Al di là se le mozioni verranno votate oppure no, il tema è di straordinaria rilevanza anche per il futuro dei Consigli regionali e dell’attività dell'intera Regione a Statuto ordinario, la mia proposta è quella di - tenendo conto di queste mozioni e del pensiero della Giunta che è stato espresso dall’Assessore Brandoni e del pensiero del Consigliere Cancellieri che rappresenta una parte importante, la Lega, dei gruppi consiliari - poter fare un’Assise fuori dall'Aula, un convegno apposito, con la partecipazione di tutti i gruppi consiliari, allargata alle altre pubbliche amministrazioni interessate, alle associazioni, a coloro che vorranno partecipare, al mondo accademico, al fine di un dibattito costruttivo e comunque il più ampio e partecipato possibile, anche per rappresentare le diverse posizioni e tenere vivo il tema che è, ripeto, di importanza fondamentale per il futuro assetto degli enti regionali.
L’invito che faccio è che, l’Ufficio di Presidenza, l’Assemblea legislativa, quindi tutti voi insieme, si possa definire una o due date, subito dopo la ripresa dell'attività, dopo la pausa estiva, per continuare a discutere in maniera serrata e costruttiva di questo tema, ovviamente senza nulla togliere alla rilevanza delle mozioni e al ruolo dell’Aula e del Consiglio regionale, quindi della valutazione che si fa in questa sede.
Ha la parola la Consigliera Ruggeri.

Marta RUGGERI. Grazie, Presidente. Grazie per questa proposta che saluto in maniera favorevole.
Non mi sorprende che ad intervenire sia stato il Consigliere Cancellieri che, come sappiamo, è un leghista dai tempi in cui altri erano immersi in tutt’altri partiti e portavano avanti tutt’altre ideologie, bandiere. Quindi, lo considero l’unico vero leghista di questa Aula e giustamente ha fatto il suo intervento politico nel silenzio di tutti gli altri, cosa che non trovo positiva perché, al di là di tutto, sentire almeno una voce di Fratelli d'Italia mi avrebbe fatto piacere, sentire una voce di Forza Italia, che è molto critica nei confronti di questo disegno di legge, mi avrebbe fatto piacere. Di fatto qui oggi non c’è stato un dibattito e di quei pochi che si sono espressi ognuno è rimasto della propria opinione. Di fatto con l’intervento dell'Assessore Brandoni abbiamo sentito una difesa a spada tratta con le solite argomentazioni che ci vengono propinate anche in televisione o sui giornali.
Vedo che si è iscritto adesso il capogruppo di Fratelli d'Italia, a prescindere da quello che dirà mi fa piacere sentire la sua opinione in questo dibattito.
Detto questo, la mozione, e ci tengo a dirlo, presentata a gennaio di quest'anno è stata il primo atto che ho presentato quest'anno, eravamo ancora in ferie quando ci ho lavorato, in ferie per modo di dire perché siamo andati molto lunghi ed abbiamo finito le sedute a dicembre ed ai primi giorni di gennaio ci siamo già messi a lavorare su questo disegno di legge perché da subito ci siamo accorti che c’era qualcosa che non andava.
La posizione del Movimento 5 Stelle è molto chiara, non è sfumata, è altrettanto chiara rispetto a quella espressa dal Consigliere Cancellieri, ma in segno opposto.
C’è stato anche un lasso di tempo molto ampio, di mesi, prima che anche le associazioni ed i sindacati si accorgessero di questa questione, adesso finalmente si è aperto un dibattito che avrà una coda a settembre, come ha proposto il Presidente Latini e colgo l'occasione per ringraziarlo ancora per la sua proposta.
Naturalmente, ripeto, so già che questa proposta sarà bocciata, me ne dispiaccio, ve lo dico fin da ora, perché non c’è stata la volontà di scendere ad un confronto. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carancini.

(in fase di completamento)