Resoconto della seduta n.2 del 11/11/2025
SEDUTA N. 2 DELL’11 NOVEMBRE 2025

La seduta inizia alle ore 11:05

Presidenza del Presidente
Gianluca Pasqui


PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Dichiaro aperta la seduta dell’Assemblea legislativa regionale n. 2 dell’11 novembre 2025. Do per letto il processo verbale della seduta n. 1 del 27 ottobre 2025, il quale. ove non vi siano opposizioni, si intende approvato ai sensi del comma 4 dell'articolo 53 del Regolamento interno.
Richiamo, inoltre, ai sensi del comma 5 dello stesso articolo, l’attenzione dei Consiglieri sulle comunicazioni distribuite, con cui porto a conoscenza dell’Assemblea quanto espressamente previsto dal Regolamento interno.
Sono a precisare che ha chiesto congedo il Consigliere Mangialardi.

Discussione sulle comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in ordine al programma di governo e alla composizione della Giunta regionale
(Articolo 11, comma 2 del Regolamento interno)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione sulle comunicazioni del Presidente della Giunta in ordine al programma di governo e alla composizione della Giunta regionale.
La discussione generale è aperta, ha la parola il Consigliere Mastrovincenzo.

Antonio MASTROVINCENZO. Buongiorno. Un saluto a tutti i Consiglieri e alle Consigliere, ai collaboratori e alle collaboratrici d'Aula e un augurio a noi tutti di buon lavoro per questa XII^ legislatura. Una legislatura che si è aperta con un discorso di insediamento da parte del Presidente Acquaroli, che saluto, francamente deludente.
Il suo, Presidente, è stato un intervento generico, autocelebrativo, senza proposte concrete per il futuro delle Marche, con un paio di ammissioni neanche tanto implicite.
Ammettere a distanza di soli due anni che due atti fondamentali, come il Piano socio-sanitario e la legge per il governo del territorio (novembre 2023), vanno revisionati, dopo discussioni asprissime, in Aula e non solo, e dopo che abbiamo denunciato ripetutamente le carenze e le storture di questi due provvedimenti, è sicuramente un gesto apprezzabile, anche se assolutamente tardivo.
Purtroppo, però, non rilevo questa consapevolezza su altri temi.
Intanto per quanto riguarda la sanità, vi proponete come obiettivo il contrasto alle liste di attesa: fate bene perché la Corte dei Conti, pochi giorni fa, ha evidenziato come "si riscontra per il 2024, in raffronto al 2023, un incremento delle liste di attesa sia per i ricoveri ospedalieri, sia per le prestazioni ambulatoriali; il saldo della mobilità sanitaria è risultato negativo per 48 milioni di euro". Ma fino a pochi mesi fa negavate l'evidenza. E temo continuerete a farlo anche prossimamente, terminati la campagna elettorale e i tempi dei buoni propositi iniziali.
Lei, Presidente, ha poi affermato: "Diventa fondamentale recuperare e ricostruire sempre di più la sanità di prossimità". Mi domando: ma finora che avete fatto? Solo per citare un esempio significativo, avete definito la rete delle case di comunità con tre diversi atti nell'arco di 3 anni e mezzo, dal febbraio 2022 all'agosto 2025. Dopo ripetuti sbandamenti programmatori, il quadro definitivo prevede 47 case di comunità.
Ebbene, la Corte dei Conti ha evidenziato che la media dell'avanzamento lavori per l'insieme dei progetti si attesta all'1%. E lei questo tema, Presidente, non l'ha affrontato affatto nel suo intervento. Non ci ha detto se e come pensa di imprimere una indispensabile accelerazione per queste strutture fondamentali. Così come a tutta la progettazione con fondi PNRR che hanno uno "stato di avanzamento complessivamente modesto "(è sempre la Corte a dirlo) e le cui rendicontazioni formalizzate ammontano appena all’1,58% delle risorse assegnate alle Marche.
Così come nulla è stato detto sul nuovo INRCA e sul nuovo Salesi, che sono in fortissimo ritardo: tempi dilatati ad oltranza e costi lievitati a dismisura. Anche in questo caso è intervenuta la Corte dei Conti che ha ribadito "la centralità del rispetto dei cronoprogrammi per il completamento degli investimenti programmati sia a beneficio della collettività, sia per scongiurare il rischio di subire significativi incrementi dei costi rispetto a quanto originariamente stimato”. Non vorremmo trovarci nei primi mesi del 2030 ad assistere ad altre fantomatiche inaugurazioni di facciate di ospedali o annunci elettoralistici, poi smentiti dagli stessi colleghi di partito,, come è successo per il Salesi.
E che dire dell'Ospedale regionale di Torrette? Basta citare, purtroppo, le parole di una donna che ha perso recentemente il marito che in una lettera aperta, l'avrete letta tutti, evidenziando la mancanza di letti, strumenti e personale, scrive per denunciare il fallimento del sistema sanitario marchigiano ridotto a un apparato che non garantisce più né cura né dignità e aggiunge: "Non è colpa dei singoli operatori schiacciati da turni massacranti e da una carenza cronica di personale, ma di una sanità regionale allo sbando che ha smesso di mettere al centro la persona”.
Per quanto riguarda le fragilità, le dipendenze, le difficoltà legate alla disabilità – queste sono parole usate da lei, Presidente - nel suo discorso dice che negli ultimi 5 anni avete cercato "di fare tutti gli sforzi possibili, immaginabili." Io non so a che sforzi faccia riferimento. Ricordo invece: i tagli sulla disabilità gravissima; l'azzeramento del Fondo di Solidarietà; 2.000 minori in lista di attesa per la valutazione da parte delle UMEE che consenta il loro l’adeguato inserimento scolastico; il taglio di ore e risorse all'assistenza domiciliare integrata; la riduzione della spesa per l'assistenza educativa domiciliare e scolastica; l'inaccettabile vuoto di politiche per la casa, in particolare per le famiglie in difficoltà economica, dopo che il Governo Meloni ha azzerato il Fondo sostegno affitti e voi non avete stanziato un euro per sopperire a questa scelta assurda.
L'assenza totale di interventi specifici per contrastare la povertà. Ricordo che il 5,6% delle famiglie è in povertà assoluta e l'11,9 in povertà relativa, dato nettamente superiore sia al resto del centro Italia che alla media nazionale.
E poi, a proposito di dipendenze, le citava lei nel suo discorso e per quanto riguarda il gioco d'azzardo, la gravissima riduzione delle distanze tra luoghi sensibili e nuove apparecchiature. Avrete letto oggi sul giornale: “Libera fornisce dati sconcertanti e allarmanti, nelle Marche lo scorso anno si è giocato 3.813.000”, una cifra abnorme. Ecco, su tutte queste che sono vere e proprie emergenze sociali io non ho sentito una parola.
Bene il dialogo che annuncia con il terzo settore, ma non basta. Il terzo settore ha fatto delle richieste precise ai candidati Presidente in un documento, che lei ha sottoscritto. ma di cui non ha fatto alcun cenno in quest'Aula. In quel testo, tra l'altro, si ricordano alcuni dati molto negativi per le Marche che, per quanto gli indicatori di spesa sul welfare che secondo il Welfare Italia Index 2024, vedono la nostra regione al 17esimo posto per spesa media per utente fruitore degli asili nido, al 15esimo per spesa sanitaria pubblica pro-capite, al 12esimo per spesa in interventi e servizi sociali pro-capite.
Lo stesso documento del terzo settore mette in evidenza l'aumento del valore dell'indicatore dell'abbandono scolastico e l'incremento della condizione di precarietà: diminuisce il ricorso alle assunzioni a tempo indeterminato e crescono sempre più le forme atipiche che rappresentano il 45% delle assunzioni; siamo primi in Italia per rapporti di lavoro intermittente e questo non è certo un bel primato.
E al lavoro, Presidente, ha dedicato appena mezzo minuto del suo discorso in cui non si parla di lavoro di qualità, lavoro sicuro, stabile, ma solo di anticipazione dei fenomeni che portano alle crisi aziendali e ai licenziamenti. Sicuramente questo è importante, ma finora non l'avete mai fatto.
Lampante è il caso delle cartiere di Fabriano, ma potrei citare la Beko, l'ex Caterpillar, vi siete limitati a intervenire quando già purtroppo erano in crisi, erano crisi in fase avanzata, avete svolto un ruolo di passacarte del governo. E oggi a proposito di crisi approfitto per salutare i lavoratori della Conerobus presenti in sala e su questo poi interverrà la Capogruppo Consigliera Mancinelli.
Sulla formazione lei sostiene di aver fatto tanto, ma io ricordo come le rilevazioni del sistema Excelsior della Camera di Commercio appena un anno fa mettessero in evidenza come per oltre il 50% delle imprese marchigiane la formazione inadeguata fosse un ostacolo insormontabile per l'inserimento di nuovo personale nelle aziende. Stesso allarme lanciato, tra l'altro, all'unisono da CNA e Confartigianato, segno che va cambiata la ricetta, va modificato sostanzialmente l'impianto del nostro sistema formativo. Sempre le due organizzazioni artigiane proprio oggi lanciano l'allarme e chiedono un rilancio perché le piccole imprese sono in difficoltà. In un anno hanno chiuso i battenti 471 aziende. Negli ultimi 10 anni le Marche sono la Regione in cui il numero delle imprese artigiane ha subito il calo maggiore in Italia, un vero e proprio crollo del 28%.
Così come c'è totale sottovalutazione di un fenomeno che in realtà sta diventando una vera e propria strage nella nostra regione, quello degli infortuni e delle morti sui luoghi di lavoro. Già nei primi 8 mesi dell'anno nelle Marche si sono verificati ben 18 infortuni mortali sul lavoro con un aumento dell'80%. Una situazione che va peggiorando e cui va posto urgentemente rimedio. Sarebbe indispensabile incrementare il numero degli addetti ai controlli per garantire il rispetto delle normative, investire su formazione continua per i lavoratori, su nuove tecnologie, attrezzature e procedure sicure, promuovere una cultura della sicurezza tra lavoratori e datori di lavoro, attraverso campagne di sensibilizzazione, rafforzare la legislazione in materia. Uso il condizionale perché sono cose che vi abbiamo chiesto continuamente per 5 anni rimanendo inascoltati e purtroppo non mi sembra che questo tema rappresenti una priorità neanche per i prossimi 5 anni. Credo invece che su tutti questi argomenti occorrano delle proposte concrete. Noi le avanzeremo costantemente, come sempre fatto, ma è evidente che da parte vostra non vi ha alcuna consapevolezza della situazione né tantomeno progettualità e idee chiare per affrontarla, che non siano vuoti elenchi della spesa contenuti nel programma elettorale, peraltro neanche citati qui in Aula, forse per pudore. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ruggeri.

Marta RUGGERI Grazie, Presidente. Innanzitutto desidero augurare a tutti noi un buon lavoro per i prossimi 5 anni, che ci attendono in questa XIIª legislatura regionale.
Il mio augurio va al Presidente Acquaroli e agli Assessori della sua Giunta, al Presidente del Consiglio, a noi membri dell'ufficio di Presidenza, a tutti i Consiglieri e ovviamente a tutto il personale della Regione, dirigenti, funzionari e dipendenti.
Soprattutto il nostro pensiero e il nostro impegno devono essere rivolti ai cittadini marchigiani che abbiamo l'onore di rappresentare. Tuttavia, il calo costante dell'affluenza alle urne anche nella nostra Regione è un segnale che non possiamo ignorare, un segnale che deve far riflettere tutti i presenti in quest'Aula e in primo luogo chi detiene il governo della nostra Regione, un esecutivo legittimato di fatto da appena un cittadino su quattro delle Marche.
Presidente Acquaroli, abbiamo ascoltato la settimana scorsa le parole, le promesse, le ambizioni che lei ha voluto tessere per delineare l'orizzonte di questa XIIª legislatura. Un discorso che purtroppo appare a noi come un racconto ben confezionato che prova a mascherare una realtà molto più difficile e spesso dolorosa. Se il suo discorso ha mirato a tracciare una linea di continuità con quanto svolto fino a oggi dalla sua maggioranza, noi sentiamo il dovere di segnalare che questa continuità in troppi ambiti è sinonimo di stallo, di arretramento e di mancate risposte ai bisogni essenziali dei marchigiani. Infatti ci ripresentiamo in quest'Aula per questa seduta dedicata alle repliche del suo discorso di insediamento, vivendo la sensazione di un amaro déjà-vu.
5 anni fa il Movimento 5 Stelle aveva garantito un'opposizione intransigente ma costruttiva, giudicando la vostra azione sulla base di un unico ineludibile criterio, la coerenza tra le promesse elettorali e la loro attuazione concreta. Ebbene, Presidente, il suo discorso di insediamento di lunedì scorso non è stata un'espressione di successo, ma la confessione di un fallimento strategico e la palese ammissione che le riforme sbandierate nel primo mandato non hanno centrato l'obiettivo. Il tempo delle giustificazioni è finito, è tempo di fare i conti con i risultati reali.
Lei ha celebrato la riforma sanitaria, il piano socio-sanitario, come gli atti più radicali della sua Giunta, ma la sua stessa necessità di annunciare una revisione e un riadeguamento di quel piano a 2 anni dalla sua approvazione è la prova inequivocabile che quella riforma era, come avevo sottolineato nel mio intervento in Aula all'epoca, un libro dei sogni dove i servizi rimanevano l'eccellenza e l'efficienza solo sulla carta.
Presidente, i cittadini non chiedono continui riassetti burocratici come la creazione delle 5 AST, chiedono servizi efficienti e accessibili. Basta leggere il giudizio di parifica del rendiconto 2024 presentato dalla Corte dei Conti per capire che la bocciatura sonora della gestione sanitaria della sua precedente giunta è realtà.
La realtà che viviamo ogni giorno è fatta, infatti di liste d'attese infinite che costringono i cittadini a rinunciare alle cure o a rivolgersi al privato, aumentando le disuguaglianze sociali. Le prestazioni inevase sono salite da 92.000 a oltre 118.000 in un solo anno e i tempi di attesa restano sotto gli standard minimi. Nel frattempo si continua a pagare caro il ricorso ai gettonisti perché la Regione non riesce ad assumere medici e infermieri stabili. E non va meglio con i fondi europei del PNRR, che doveva rilanciare la sanità territoriale, fermo ai blocchi di partenza.
La realtà che viviamo oggi è fatta di ospedali di comunità che sono rimasti sulla carta o che vengono aperti senza un'adeguata dotazione di personale, trasformandosi in un guscio vuoto. Lei punta il dito contro le liste d'attesa promettendo di incrementare la produttività del sistema pubblico e di abbattere l'inappropriatezza delle prestazioni. Nel frattempo, però, i marchigiani si curano altrove. 48 milioni di euro sono usciti dalla nostra Regione nel 2024 per la mobilità passiva sanitaria, segno di una sanità che non risponde più ai bisogni reali delle persone.
Inoltre, il suo Governo non ha mai affrontato seriamente il tema della salute mentale, limitandosi a parole vuote, promesse disattese.
In questi anni non è stato varato alcun piano strutturale, né potenziati i servizi territoriali che ogni giorno affrontano emergenze sempre più gravi. La mancanza di visione, di investimenti dimostra un totale disinteresse verso una parte fragile e spesso invisibile della nostra comunità. Ma le domando: “ Dov'è stata la sua azione per 5 anni”? Questo non è un problema ereditato, è un problema che è esploso durante il suo mandato proprio a causa di scelte politiche discutibili.
La verità è che la medicina territoriale regionale è stata la grande sconfitta. I medici di base sovraccaricati non riescono più a garantire una presenza costante e il filtro territoriale vitale per alleggerire gli ospedali è venuto meno.
La realtà è che il suo Governo non ha avuto il coraggio di ripristinare le funzioni sanitarie negli ospedali minori, come la lungodegenza, la riabilitazione, soprattutto i punti nascita. Questi presidii erano il vero tessuto connettivo della sanità marchigiana e la loro dismissione ha costretto i cittadini a migrare aumentando la pressione sui grandi centri.
Noi come Movimento 5 Stelle crediamo in un'altra idea di sanità che dia priorità al territorio e alle strutture minori che riattivi e potenzi distretti sanitari e servizi di prossimità negli ospedali minori garantendo medici, specialisti e infermieri di comunità in ogni area, anche la più remota.
Un'idea di sanità che ponga una vera e propria task force regionale capace di monitorare in tempo reale le liste d'attesa e che abbia la forza economica di poter intervenire con risorse straordinarie. Un'idea di sanità che abbandoni la dipendenza dal privato. Un esempio su tutti, solo il più recente, ciò che sta accadendo in queste ore al pronto soccorso di Urbino, senza più medici sostituiti da gettonisti.
La salute non è una merce, Presidente, è un diritto e la sua amministrazione finora ha fallito nel garantirlo pienamente, creando una sanità a due velocità che acuisce il divario tra ricchi e poveri.
Lei ha fatto riferimento nel suo discorso alla ricostruzione. È un tema che tocca il cuore pulsante e ferito della nostra Regione. 5 anni dopo l'inizio del suo mandato e a quasi 10 dal sisma la ricostruzione è ancora troppo lenta, troppo burocratica, troppo farraginosa. Lei non racconta, Presidente, l'esodo silenzioso dalle aree interne, non racconta le serrande abbassate delle attività commerciali che non ce l'hanno fatta ad aspettare, né il dramma delle scuole e delle strutture pubbliche ancora inagibili.
La ricostruzione deve essere priorità assoluta e non negoziabile di questa Regione, ma servirebbero chiarezza, onestà intellettuale e coerenza. Lei non racconta, Presidente, che in un documento ufficiale approvato dal Governo Meloni, nel piano strategico nazionale per le aree interne 2021-2027, a pagina 45 si scrive che per alcune aree non si possono porre obiettivi di inversione di tendenza, ma devono essere accompagnate in un percorso di cronicizzato declino o invecchiamento. Cioè il Governo del suo partito li considera territori in cui non è più possibile immaginare un'inversione di tendenza e il massimo che fa è promettere un accompagnamento dignitoso, ma non un investimento rigenerativo, una totale resa morale e politica, mentre lei, Presidente, ai cittadini racconta altro.
Lei, Presidente, ha poi menzionato la sostenibilità e la transizione ecologica. Bene, ma tra il dire e il fare nel suo operato c'è un abisso. Il Movimento 5 Stelle ha fatto dell'ambiente della difesa del territorio il suo baluardo e vediamo con preoccupazione che la Regione Marche sembra avere un approccio timido e a volte contraddittorio su questi temi.
Il consumo di suolo continua ad essere una piaga, soprattutto lungo la costa. In un territorio fragile come il nostro dobbiamo invertire la rotta, incentivare la riqualificazione degli esistenti e adottare una legge regionale sul consumo di suolo a impatto zero, come promesso da troppo tempo e mai attuato con la dovuta determinazione.
La questione rifiuti è un altro nodo irrisolto. Non è più accettabile che la nostra Regione non abbia ancora un piano rifiuti moderno e all'avanguardia. Dobbiamo puntare con decisione verso l'economia circolare, con misure che aumentino drasticamente la raccolta differenziata spinta, che incentivino la tariffazione puntuale, premiando i cittadini virtuosi che riducono i loro rifiuti, che investano in impianti di compostaggio e riciclo moderno e diffusi e non puntino sull'inceneritore, come da voi proposto nell'aggiornamento del piano regionale dei rifiuti.
L'energia rinnovabile non può essere solo un riempitivo nei suoi discorsi. Dobbiamo sbloccare l'iter autorizzativo per il fotovoltaico e l'eolico sostenibile e occorre che vi prendiate come Giunta la responsabilità assieme al Governo di individuare le aree idonee all'installazione di questi impianti. La Giunta ha spesso dato l'impressione di anteporre logiche speculative alla tutela del bene comune ambientale. Occorre invece supportare attivamente le comunità energetiche rinnovabili, partendo dal modificare la legge regionale secondo le indicazioni che diede a suo tempo il Movimento 5 Stelle.
Lei poi pone la questione dei giovani, del loro trattenimento e del loro rientro, collegandola all'innovazione, all'intelligenza artificiale. Questo è un obiettivo condivisibile. Ma come può una Regione attrarre cervelli e investimenti ad alta tecnologia se resta un arcipelago scollegato? Nel 2020 avevamo posto l'accento sulle opere cruciali che avrebbero sbloccato la mobilità e lo sviluppo, come la piena operatività dell'aeroporto delle Marche e l'urgenza di completare la superstrada Fano-Grosseto, dove vi accontentate di aprire una galleria sul nulla.
Occorre poi ammodernare i collegamenti ferroviari con la capitale, così come riaprire le tratte strategiche interne, l'isolamento logistico è la nostra condanna economica.
Infine, l'annosa questione della terza corsia autostradale del sud delle Marche, per cui abbiamo ascoltato solo annunci e non visto attività significative capaci di sbloccare, almeno parzialmente, quello che a tutti gli effetti è un imbuto per la viabilità nazionale.
Presidente, queste erano le precondizioni, dopo 5 anni continuiamo a trovarci in una situazione di difficoltà, di mobilità attiva e passiva, come lei stesso riconosce. Parlare quindi di intelligenza artificiale in queste condizioni è demagogia. L'innovazione tecnologica e l'alta specializzazione non attecchiscono in un territorio dove manca l'ABC delle infrastrutture fisiche. L'eccellenza che lei celebra nelle start up innovative si scontra con la dura realtà di giovani costretti a lasciare le Marche perché il sistema di trasporto ed i servizi essenziali sono obsoleti. Non si può pretendere che il futuro arrivi con l'intelligenza artificiale se siamo ancorati a un passato senza treni e senza strade adeguate.
La nostra visione sulle infrastrutture è chiara, serve una riqualificazione della viabilità interna e soprattutto una rivoluzione del trasporto pubblico locale. Servono investimenti sulla sicurezza delle strade; dobbiamo rinnovare il parco mezzi del trasporto pubblico locale con veicoli a basse emissioni e ridisegnare le linee puntando su una mobilità integrata che raggiunga ogni area, specialmente le aree interne che continuano a subire lo spopolamento.
In questo critico quadro infrastrutturale e sociale, lei, Presidente, ha giustamente lodato la capacità di resilienza del tessuto economico marchigiano. Ma la crisi del lavoro, in particolare quella giovanile e femminile, è reale. Il gap salariale e occupazionale con il nord Italia è in aumento. La Giunta deve guardare al futuro con politiche attive del lavoro coraggiose. Occorre finalmente agire con una legge regionale che promuova il salario minimo al fine di riequilibrare, almeno a livello territoriale con gli strumenti di cui disponiamo, le disparità e le disuguaglianze che sempre più si stanno evidenziando nella nostra regione. Invito a questo proposito i Capigruppo che lo volessero a sottoscrivere la proposta di legge che oggi ho protocollato. Ma come aspettarsi qualcosa del genere se pensiamo alla gestione delle partecipate? Al di là degli scandali, sembra sempre più un semplice poltronificio, l'esatto contrario della meritocrazia che sarebbe necessaria per affrontare i problemi della nostra regione, con persone competenti che utilizzino sensatamente risorse e funzioni fondamentali.
Presidente Acquaroli, lei è stato rieletto, le ricordo, da appena il 25% dei marchigiani. Non si illuda, quindi, che ciò sia un premio da parte della maggioranza dei cittadini per i suoi risultati ottenuti. E’ invece solo il desiderio di una minoranza di vedere finalmente realizzate le promesse fatte, possibilmente da altre persone, visto che i suoi ex Assessori in maggior parte non sono stati rieletti e lei stesso ne ha riconfermato in Giunta solo uno.
Noi del Movimento 5 Stelle non saremo un'opposizione cieca e preconcetta, saremo un'opposizione costruttiva e inflessibile sui principi. Voteremo a favore ogni misura che riterremo utile per le Marche e per i marchigiani, ma saremo un baluardo contro ogni tentativo di favorire gli interessi particolari a discapito del bene comune.
Il Movimento 5 Stelle sarà la voce di quest'Aula, di tutti quei cittadini che si sentono inascoltati, dei malati che aspettano, delle famiglie che non sanno se ricostruire o andarsene, dei giovani che non trovano lavoro.
Presidente, le auguro un buon lavoro, ma la metto in guardia: il Movimento 5 Stelle, forte del mandato ricevuto dai cittadini, vigilerà, proporrà alternative e si batterà con la massima determinazione per costruire una Regione Marche più giusta, più sana e più sostenibile per tutti. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Grazie, Presidente. Innanzitutto complimenti al Presidente Acquaroli per la rielezione, complimenti alla Giunta per la nomina, al Presidente del Consiglio regionale, ai membri dell'Ufficio di Presidenza, ai Consiglieri tutti, ai compagni del mio gruppo, agli amici alleati, ai Consiglieri subentranti alla Giunta. Buon lavoro a tutti voi, buon lavoro a tutti noi. Ce ne sarà bisogno.
Presidente Acquaroli, nella scorsa seduta come di rito ci ha consegnato in Aula il programma di governo 2025-2030, ed è evidente che non c'è qui il tempo per esaminarlo e per controbattere. Verrà il tempo e verrà il modo perché, come sappiamo, il programma di governo della legislatura 2025-2030 dovrà confluire nel Documento di economia e finanza regionale, che è lo strumento di programmazione principe della Regione, delle Regioni. Quindi, quello sarà l'atto fondamentale, obbligatorio, sul quale ci confronteremo e sarà anche l'occasione per noi dell'opposizione, che abbiamo perso le elezioni, per proporre le nostre idee a vantaggio della nostra comunità. Sarà quella l'occasione per confrontarci.
Il Presidente la scorsa seduta ha svolto delle comunicazioni e di fatto non ha detto nulla, però lo ha detto bene.
Con il Presidente Acquaroli abbiamo lavoro 5 anni e debbo dire che la campagna elettorale gli ha fatto bene. No, è un complimento.
Io l'ho letto attentamente, non ha detto nulla, però l’ha detto in modo efficace, a braccio, dimostrando anche una certa scioltezza e una certa maestria. Vanno riconosciute le cose, non c'è nulla di male.
Non solo non ha detto nulla, ma di fatto in quelle comunicazioni c'è la prova evidente, come è stato osservato, che nei 5 anni precedenti nulla è stato realizzato.
Ci ha detto che le grandi riforme devono essere riviste, che il Piano socio-sanitario deve essere rivisitato, che è lo strumento principe. Ci dice la Corte dei Conti che la sanità regionale è il 78% del bilancio regionale sul fronte degli impegni e sul fronte dei pagamenti. Lo dice la Corte, non credo di sbagliare.
Noi dobbiamo, quindi, rivedere il piano socio-sanitario. In quest’Aula dicevamo che il piano socio-sanitario doveva precedere la riforma sanitaria perché, tra l'altro, doveva contenere il piano economico e finanziario che sostenesse quella riforma, per dare poi una risposta, ad esempio, alle liste di attesa che si sono di molto allungate. Quella è la prova della sconfitta di quella esperienza programmatica.
Nel 2020 il Presidente Acquaroli nelle stesse comunicazioni ci disse a proposito di sanità: “Sanità e sociale di qualità per tutti, nessuno resti solo, nessuno verrà lasciato indietro”. Sono queste le parole. Possiamo dirlo a coloro che aspettano liste d'attese che sono di molto aumentate? Sicuramente no. Ci disse lo stesso per quanto riguardava, cito le parole, “la piena realizzazione del PNRR ed in particolare i progetti compresi nella missione 6 dedicati alla salute”, sono parole del Presidente Acquaroli. Ma la Corte dei Conti ci dice che soltanto l'1% è stato realizzato.
Che dire, poi mi taccio, sul punto, quando, ad esempio, lamentava, il 19 ottobre 2020: “tutte le ricerche di principali indicatori dal PIL, dal lavoro all'export, confermano l'inesorabile declino e scivolamento economico sociale delle Marche, con effetti nefasti sul benessere e sulla qualità della vita delle famiglie, sulla capacità produttiva, sul reddito, sugli investimenti delle imprese”. Parole del Presidente Acquaroli.
Oggi la Corte dei Conti, nell'ultima parifica, a distanza di 5 anni, ci dice che l'attività economica è cresciuta in termini reali dello 0,4 rispetto allo 0,7 della media nazionale -pensiamo se non ci fossero state le risorse del PNRR cosa sarebbe successo - mentre gli indicatori, che colgono andamento delle componenti del fondo del ciclo economico regionale hanno continuato a collocarsi su valori prevalentemente negativi. Quindi, in questi 5 anni nulla di tutto questo è stato fatto, però, nonostante questo, il Presidente Acquaroli ha vinto le elezioni, le ha vinte il Presidente Acquaroli, noi dobbiamo riconoscere questo.
Oggi, perché non voglio insistere oltre, Presidente Acquaroli, su queste questioni programmatiche? Ripeto, per il tempo, perché questi sono i giorni della vittoria, avete vinto le elezioni, no? Quindi verrà il tempo per il resto.
È un margine di vittoria talmente ampio che non lascia spazio ad interpretazioni di parte, non lascia spazio, per la verità, neanche a determinazioni della nostra parte che ha perso. Però un'analisi va fatta, seppure breve.
Personalmente fino ad un certo punto ho creduto che il centro-sinistra e le forze progressiste potessero vincere le elezioni e probabilmente lo pensavano anche i componenti del centro-destra, che erano giustamente preoccupati. Mai avrei pensato ad una forbice così marcata, così ampia, al netto della preoccupante e scarsa partecipazione, 50%, che ci deve interrogare tutti, non soltanto una parte. Perché se è vero che il Presidente Acquaroli l'ha votato il 25%, no, il 26% di quel 50% a noi ha votato ancora meno. Ci arrivo da solo, Vicepresidente Rossi, prima ancora delle sue affermazioni.
Il popolo marchigiano ha scelto, che cosa ha scelto? La continuità, per dare ulteriore tempo e fiducia, evidentemente, al Presidente Acquaroli. Un Presidente che è stato abile, lo voglio riconoscere, in campagna elettorale e ancora di più è stato abilmente consigliato su come impostarla per spostare l'attenzione sul piano politico generale, come se nelle Marche si dovessero decidere le sorti dell'Italia e del mondo. Anche, noi siamo una parte dell'Italia e del mondo.
Dobbiamo riconoscerlo, siamo caduti nella trappola ed il confronto tra leader nazionali non ci ha aiutato in questo percorso, per niente, perché il confronto sui temi nazionali e internazionali ha fatto passare in secondo piano i temi regionali: la sanità, l'economia, il lavoro, il sociale, le infrastrutture, l'ambiente, il modo di gestire la cosa pubblica. È passato tutto in secondo piano e se i cittadini marchigiani avevano un giudizio negativo sull'operato del Governo regionale, e io l'ho toccato con mano, la prova è data dal fatto che la Giunta regionale, i 4/6 della Giunta regionale, non è stata rieletta.
Ricordo che all'indomani della catastrofica sconfitta del centro-sinistra nel 2020, tutti, diciamo, i vertici di quella Giunta, compreso anche il Presidente del Consiglio, furono i primi degli eletti in tutte le province marchigiane. Qui invece non è avvenuto. Il fatto di aver spostato il confronto e su questo …
Tra l'altro, al Presidente Acquaroli va riconosciuto anche un certo cinismo. Ricorderà quando in quest'Aula gli evidenziavo che la sanità era un po' il problema di tutti e lui ha avuto l'abilità di non prendere su di sé la delega della sanità, come io gli avevo suggerito all'indomani del 2020: “Siamo in piena pandemia e il Presidente deve assumere su di sé la delega più importante”. No, l'ha lasciata all’Assessore Saltamartini. Ma poi cosa ha fatto? Ha separato bene l'edilizia sanitaria dalla sanità di modo che l’Assessore Baldelli di Fratelli d'Italia tagliava i nastri e l’Assessore Saltamartini stava qui a rispondere alle interrogazioni sui problemi dei marchigiani. Lo dissi allora, il Presidente Acquaroli si ricorderà. E quando la Lega voleva sfiduciare l’Assessore Saltamartini, il Presidente Acquaroli non ci ha pensato minimamente a respingere al mittente quella richiesta: “No, no, lasciamolo lì perché è un buon incassatore”, e abbiamo visto il risultato. Questa è la verità, signori. Altrimenti è inutile, di che parliamo? Questo è il punto, ci ha saputo fare.
E così è la creazione di Atim e di Svem. Se quello che ha combinato Atim, è risultato dalla Commissione d’inchiesta fatta dal Presidente Acquaroli, o quello che ha combinato Svem, fosse stato messo in atto da un Assessore regionale o dallo stesso Presidente - non poteva essere messo in atto - secondo me l’avrebbe arrestavano il giorno dopo. È così, quante volte l'ho detto in quest'Aula, ma stiamo scherzando? Questa è la verità. È stata un'abilità far gestire determinate materie con gli strumenti del diritto privato. E oggi, ripeto, il popolo marchigiano ha scelto la continuità, soprattutto il popolo del centro-destra.
Dopo, Presidente, mi deve dare anche a me un minuto in più. Mi ha autorizzato anche la capogruppo Mancinelli.
Voglio dirle queste cose perché le ho già dette in precedenza. Ha scelto soprattutto il popolo del centro-destra, non tutto il popolo, la continuità.
E’ questa l'altra cosa che non abbiamo capito, il nostro popolo non ha fatto questo, poi c'è stato il tema della formazione delle liste. Di questo noi dobbiamo parlare. Ad esempio della formazione delle liste, delle candidature, in questo sta la chiave della vittoria sulla quale noi ci dobbiamo interrogare, l'aver candidato tanti Sindaci che hanno fatto una campagna elettorale in condizioni di assoluto vantaggio, almeno competitivo. L'ho fatto anch'io, nel 2015 ero Presidente della Provincia, so bene che significa, però su questo ci dovremmo interrogare, se sia il caso di stabilire un sistema di incompatibilità perché è ovvio che quando un Sindaco si presenta viene sostenuto da tutta la Giunta, magari da tutto il Consiglio comunale. Anche qui le ragioni della vittoria vanno ripensate.
Noi, invece, non siamo riusciti a convincere il nostro popolo. Non ci siamo riusciti. Alla nostra parte abbiamo parlato troppo degli altri e poco di noi.
È stata una campagna elettorale per certi versi velenosa, avvelenata dai fatti. Prima, Presidente Acquaroli, è stata avvelenata dai fatti oggettivi che sono accaduti, perché quanto addebitato ad Atim o alla Svem erano fatti ed hanno avvelenato la campagna elettorale rispetto alla quale dalla nostra parte si è caduti, anche qui, nella trappola, ma i cittadini non prediligono la rissa.
Fatti che hanno scaldato quel clima, le opposte tifoserie ed evidentemente la tifoseria della destra era più forte, più organizzata e più radicata. Sa, noi vedevamo le iniziative su Facebook, si riempivano le piazze virtuali con i like e le condivisioni, però si sono svuotate le urne. Io questo l'ho detto anche in campagna elettorale. Prendo solo altri 2 minuti.

PRESIDENTE. Glieli ho già dati, Consigliere. Sì, un altro minuto. Anche se faccio una precisazione, approfitto della prima seduta per dire che, così come deciso nella riunione dei capigruppo, al di là della seduta di oggi, ci atterremo al Regolamento e non verranno più dati. Questa è una decisione presa insieme e condivisa.
Ha la parola il Consigliere Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Grazie, Presidente. Soltanto un minuto perché non c'è il tempo, immagino.
Noi abbiamo perso, nonostante, lo voglio dire, lo sforzo straordinario e la generosità senza uguali dimostrata da Matteo Ricci che voglio ringraziare. Solo lui, questo lo voglio dire, poteva era il candidato più forte in assoluto. L'ho sempre detto. Solo lui poteva riuscire a mettere insieme il centro-sinistra, le forze progressiste del civismo progressista intorno ad un progetto condiviso, che era il suo programma di Governo, che io ho condiviso, Presidente Acquaroli, e condivido.
Voglio dire in quest'Aula che quel programma di governo diventeranno delle proposte perché la nostra sarà, e vado a chiudere, un'opposizione ferma, costruttiva e senza alcuna ...

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Caporossi.

Michele CAPOROSSI. Grazie, Presidente. Signor Presidente, Signori Consiglieri, intanto complimenti a tutti per l'elezione e buon lavoro a tutti.
Vorrei in premessa, permettetemi di farlo, presentare un attimo che cos'è il progetto “Marche Vive” e che cosa c'è all'origine e alle radici di questa avventura che mi vede oggi in Consiglio regionale.
Abbiamo voluto fare una lista civica che non ha connotati partitici, ci sono alcune presenze partitiche all'interno, ma la lista si è basata sulla libera adesione di tanti cittadini, di tanti professionisti, imprenditori e persone di varia estrazione sociale e abbiamo avuto la buona avventura di essere presenti in Consiglio regionale.
Il primo … di questa lista ed anche il mio personale è stato un dovere morale in quanto mi sono trovato in precedenza, in passato, ad avere un altro ruolo, quello di manager della sanità, che ho ricoperto in tre Regioni italiane ed in varie differenti esperienze.
Alla fine della legislatura ho visto come la situazione del governo della più importante attribuzione, che c'è da parte del nostro ordinamento alla Regione, non fosse di mal governo, ma una situazione di non governo. E lo attribuisco in buona parte anche alle soggettività presenti allora, oggi, grazie a Dio non ci sono, che hanno in qualche maniera interpretato al peggio quello che si poteva fare in una fase quale è stata quella del Covid.
L’amministrazione del Presidente Acquaroli si insediò nel settembre del 2020, subito dopo la prima fase del Covid e si vide che c'era un problema, allora. Lo ripeto ai fini di quello che dobbiamo dire per oggi e per domani- C'era un problema, con una grande confusione sotto il cielo, una situazione abbastanza imperscrutabile, anche molto difficile da interpretare per via di quell’incognita grande che abbiamo vissuto per ben 2 anni, ed era quella di non avere di fronte, nel nostro immaginario regionale, una visione chiara delle cose.
La visione si è persa, a mio parere, nelle Marche quando si è persa la buona abitudine di fare programmazione strategica. Ricordo che l'ultimo piano strategico fatto dalla Regione, il piano di sviluppo, fu fatto nell'anno 2000, dalla Giunta D’Ambrosio, era un piano di sviluppo nel quale si avevano già i prodomi di quella che poteva essere una programmazione avanzata, che oggi va di moda ed è necessaria in tutti i contesti, da quello delle grandi nazioni a quello delle grandi corporate, fino a quello delle istituzioni, una pianificazione strategica a lungo termine. Di questo non c'è traccia, signor Presidente, all'interno della sua relazione, una relazione che è una lista della spesa, vale a dire la riproposizione, è già stato detto dai colleghi, di molti esiti e residui della campagna elettorale, con tutta una serie di cose, parole d'ordine, eccetera, messe lì. La riproposizione in generale di un metodo di fondo che io credo sia alla radice di ciò che va in qualche maniera rimosso e combattuto, che è il metodo di considerare i tempi della realizzazione delle cose come una variabile indipendente. Non c'è chiarezza - e questo risale esattamente al fatto di non avere un metodo di programmazione - su come le risorse debbano corrispondere ad obiettivi chiari, che non sono chiari in assoluto o per una sorta di divinatio che gli sta addosso, ma sono chiari perché collocati nel tempo.
Nessun programma, nessun progetto è buono in assoluto. Ogni programma, ogni progetto è buono perché sta all'interno di un contesto e di una dimensione temporale. Che cosa voglio dire? Voglio dire che, per esempio, la pianificazione parziale che è stata fatta nella precedente legislatura, come il piano socio-sanitario, ovvero la legge di riforma della governance in sanità, ovvero la nuova legge urbanistica, hanno all'interno una dimensione che non porta ad una dimensione di governo. Spiego perché. La legge sull'assetto della sanità, nella quale al centro dell'attenzione c'è stato il superamento dell'Asur, che io condivido pienamente . Io condivido pienamente il superamento dell'Asur. Da tempi non sospetti ritenni, e questo fu convalidato dai fatti e dall'esperienza che ho portato avanti in varie aziende sanitarie, sia ospedaliere che provinciali, territoriali, che la buona dimensione, la dimensione giusta fosse esattamente quella, come dice la legge originaria, la n. 502 del 92, di norma provinciale, quindi non è su questo che si attesta il problema.
Il problema si attesta sul fatto che quella riforma non è collocata all'interno dell'attuale situazione generale della società italiana e marchigiana, nella quale tutto è cambiato dal punto di vista dei bisogni.
I bisogni non sono più quelli che erano tanto tempo fa. Per esempio, l'assistenza ospedaliera, gli ospedali non sono più al centro della situazione come unico punto di arrivo dei cittadini, quella che era la sanità di attesa, che ancora purtroppo è in qualche maniera molto molto presente nella pratica concreta - guardiamo le liste d'attesa - che aveva al suo centro il fatto che l'offerta era determinata da tanti punti e si era più virtuosi quando questi erano più vicini ai cittadini.
Tutto ciò non corrisponde più all’attuale situazione epidemiologica e all'attuale situazione dei bisogni socio-sanitari delle persone. Noi abbiamo la necessità di avere delle reti, una rete in particolare, che è quella ospedaliera, che non può essere definita, come è stata definita, all'interno del piano socio-sanitario, un copia incolla indefinito di affermazioni fatte in altra sede regionale, perché le sono andate a rintracciare in altre regioni, e l'unica attenzione che pose allora l'Assessore al ramo fu quella di andarsi a vedere le cose che lo interessavano da vicino, vale a dire il proprio campanile. Il resto dentro quel piano non ci sta. Non c'è, per esempio, l'evoluzione che abbiamo in questo momento dei bisogni verso le cronicità. Oggi il 40% della popolazione ha almeno una cronicità. Nel giro di 10 anni arriveremo al 50% della popolazione con almeno una cronicità e le cronicità non sono affrontabili semplicemente attraverso la prossimità degli ospedali, sono affrontabili con la presa in carico, che è un altro concetto.
Tutto ciò è assente all'interno della programmazione. Ci sono affermazioni di principio alle quali non segue poi la decisione concreta su quello che è il rapporto fra i punti dell'offerta e esattamente il livello della domanda, così come è costituita oggi e così come lo sarà domani.
Altra questione che riguarda il tempo come una variabile indipendente, è esattamente come è stato trattato il tema in fatto di finte inaugurazioni, di affermazione e di enunciazione dei tempi di realizzazione delle opere. Guardate l'Inrca di Camerano dove l'Anac scrive che siamo al 22% dello stato d'avanzamento dei lavori, eppure è stata sbandierata l’inaugurazione di una facciata. Non ci vorrà il 2027, me lo augurerei, ma non sarà così, ci vorrà molto di più. Lo stesso accade per quanto riguarda il Salesi, dove c'è stato un fatto positivo, l'Assessore Baldelli allora prese come sua iniziativa, questo fu una cosa positiva, il fatto di fare un piano in più, vale a dire di fare in modo che il Dipartimento materno infantile fosse reintegrato tutto in quella struttura. Però questo non giustifica il fatto di dire che fra un anno ci sarà quello o quell'altra opera. Ma perché farlo? Asteniamoci dal fare queste previsioni, che significa che poi i cittadini si orientano intorno a dei falsi obiettivi.
Sappiamo qual è il livello, l'incedere delle opere pubbliche in Italia è determinato da tanti lacci e lacciuoli che fanno in modo che non si riesca mai a prevedere una cosa. Uno dei buoni obiettivi della buona amministrazione è quello di dire le cose come stanno e io credo che questo debba essere all'interno di uno sforzo di buon governo che va rimesso in carreggiata.
Lo stesso discorso dei tempi come variabile indipendente vale per quanto riguarda il PNRR nel suo complesso. Il PNRR è l'unica novità che è presente all'interno dello scenario italiano come risorse disponibili. Un PNRR che non fu votato da tutti, ma dal Partito di maggioranza relativa fu osteggiato allora a livello nazionale, però è l'unica risorsa che abbiamo a disposizione.
Ebbene, il PNRR aveva bisogno di ben altra cabina di regia che quello di affidare i singoli progetti, per esempio, della Missione 6, a dei piccoli gruppi che non monitorassero come stanno le cose. Qual è la situazione oggi? La situazione oggi è che noi abbiamo anche qui uno sfasamento temporale che porterà …, è stato prima ricordato dal Consigliere Mastrovincenzo, le case di comunità sono lievitate a 47 in campagna elettorale. Non credo proprio che si possa confermare questo. Fate fuori subito le previsioni che non esistono, è meglio così, anziché andare avanti sulla strada di prendere in giro le persone e la popolazione. Quindi non sappiamo esattamente cosa accadrà, ma se anche fossero realizzate quelle opere, che cosa ci andrà dentro non lo sa nessuno. Per esempio il 13 di agosto di quest'anno, in piena campagna elettorale, è stato firmato un accordo integrativo regionale coi medici di medicina generale, che va in controtendenza al fatto di dire troviamo la strada per compenetrare le due esigenze, quella della libera scelta del cittadino intorno al proprio medico, che significa continuare ad avere un medico che non è dipendente, che nel proprio studio riesce ad accudire i cittadini, che è una cosa sostanziale del nostro sistema sanitario, con quella di avere una governance per quanto riguarda le case di comunità, cioè dei punti di aggregazione per 50.000 abitanti sul territorio. Quell'accordo integrativo è tutto da rifare, tutto da rivedere perché così come è scritto è esattamente l'opposto. Noi avremo una situazione per cui ci saranno i muri fatti e non ci saranno i servizi a disposizione.
Per quanto riguarda la legge urbanistica, qui è stata sbandierata la legge urbanistica come una legge che prendeva i prodromi dalla cultura urbanistica di sinistra, come tale magari era buona per questo motivo. Io non ritengo, non ho mai pensato che una cosa fosse buona per la sua provenienza geopolitica, per intenderci.
Nella legge urbanistica lo Stato sta semplicemente riscontrando una urbanistica dei vincoli, che se già c'era prima, oggi è ancora più accentuata. Ci sono itinerari e percorsi ad ostacoli per ottenere le autorizzazioni da parte dei cittadini. Sono situazioni per le quali i Comuni spesso si arrabattano a trovare delle soluzioni difficili. Sono delle situazioni nelle quali il rapporto fra i Comuni, le Province, che sono allo stato un ectoplasma da ridefinire, e la governance regionale va riscritto completamente.
Su queste cose non si può attendere, non si può pensare che i tempi siano già definiti.
Così come nell'annunciare, signor Presidente, che vuole rivedere il piano socio-sanitario, vuole rivedere gli atti aziendali delle Aziende, non dica che questa cosa va fatta chissà quando, dica i tempi con le quali queste cose vanno fatte. Dice: “Durante la legislatura probabilmente rivedremo gli atti aziendali”, no, non c'è compatibilità rispetto alla situazione per la quale oggi vanno definite le cose secondo la sostenibilità degli strumenti approvati e secondo l’operatività concreta delle aziende sanitarie.
Poi tante altre cose sono all'interno di questo scenario, uno scenario nel quale, se ci fosse il tempo a scandire quelle che sono le scelte, con una definizione molto chiara, si andrebbe molto più d'accordo sul fatto di dire possiamo condividere delle scelte e portarle avanti. Invece il tempo non c'è.
Non c'è per quanto riguarda la gestione del terremoto per la quale ritengo necessario che ci sia un osservatorio della ricostruzione. Faremo in questo senso una discussione e delle proposte a livello di Regione, un osservatorio della ricostruzione perché non basta l'ufficio commissariale per andare a vedere che cosa sta accadendo lì dentro. E lì dentro sta accadendo una cosa molto semplice. Non si può solo puntare al fatto di spendere le risorse, bisogna vedere come si spendono, quali sono gli obiettivi prioritari e le priorità. È inutile ricostruire una scuola, che era buona negli anni 50, e dire: "Ho fatto bene perché ho speso i soldi su quell'edificio, ma rimarrà una cattedrale nel deserto". Faccio un esempio a caso. Andiamo a vedere che cosa osta al fatto che ci sia un osservatorio regionale per andare a valutare queste cose, anche perché se le Marche sono scivolate verso la costa, lo si diceva prima, per via del terremoto, oggi rischiano che la parola transizione sia uno scivolamento non solo verso la costa, ma anche verso il sud, vale a dire verso una cultura irrecuperabile per la quale si sta ad attendere questuanti che arrivi dall'alto una soluzione, che non arriverà, non sarà quella giusta e nel frattempo non si sarà seminato quello che serve, vale a dire una cultura che è quella dello sviluppo, dell'innovazione, che sta nelle persone nel momento in cui si stimola al fatto che ci sia.
Mi riferisco al fatto che è finito il modello di sviluppo regionale dei decenni scorsi. Oggi abbiamo tante aziende dell'innovazione che sono sul territorio, che fanno bene il loro dovere, ma sono aziende che hanno necessità di essere accompagnate intorno alla creazione di reti di servizi, che siano in grado di fare in modo che la loro competitività, che oggi sgomitano per avere sul mercato interno ed internazionale, sia accompagnata dall'istituzione con una parola grande e una azione grande di supporto nei confronti di quello che da questo punto di vista accade.
Finisco dicendo che noi non abbiamo in mente uno schema di opposizione dura, intransigente, né di opposizione costruttiva, come si diceva una volta, abbiamo in mente uno schema di opposizione di governo, vale a dire che in una situazione così difficile e così emergenziale, qual è quella in cui versa la nostra Regione, noi riteniamo he ci sia bisogno di essere meno enfatici sulle cose e dire alle persone la verità.
Finito il periodo elettorale, considerate la categoria della verità, del dire le cose come stanno. come essenziale. In questo senso ci troverete, noi eserciteremo la nostra autonomia anche all'interno dei gruppi di minoranza. ci troverete come un interlocutore che vorrà mettere la parola progetto, che ha accompagnato questa avventura elettorale. Progetto come parola centrale di quello che andremo a costruire.
Cercheremo di fare in modo che questioni come la Link Campus, che è stata fatta in un periodo sospetto elettorale, con un'autorizzazione azzardata, e uso un eufemismo, e che oggi a fronte di 80 posti per la sede di Fano ha 16 iscritti a 20.000 euro all'anno. Questioni come queste minano alla radice l'università pubblica e minano alla radice anche la sanità pubblica perché una facoltà di medicina fatta secondo quel tipo di canoni è qualcosa che è destinato per sua natura a creare danni.
Faremo in modo che tutto ciò sia ben presente e ci auguriamo di avere la vostra attenzione e in ogni caso si dovrà andare avanti verso la costruzione di un'ipotesi strategica per questa Regione, che non può assolutamente finire con quello che si è detto e fatto finora. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Grazie, Presidente. Grazie all'Ufficio di Presidenza, al nuovo Presidente Pasqui.
Mi consenta, Presidente, di salutare e ringraziare chi l'ha preceduta, il Presidente Dino Ladini che ha presieduto quest'Aula per 5 anni e grazie anche a tutti gli Assessori, Presidente in testa, che hanno accettato il doloroso compito di dover registrare tanti ragionamenti e dover anche affrontare tante situazioni.
Non posso non fare una piccola nota personale. Ringrazio gli elettori della mia provincia che per la terza volta mi hanno voluto qui. Pensavo di essere tragicamente l'unico, ma non è così, perché c'è il Consigliere Cesetti, la Consigliera Marcozzi, l’Assessore Bugaro, anche lo stesso Presidente Acquaroli, siamo un piccolo gruppo di veterani.
Al tempo stesso, colleghi Consiglieri, consentite una piccola nota affettiva perché non possono ricordare mio padre che sedette in questi banchi del Consiglio regionale dal 1970 al 1985. Chiedo scusa se i Marconi hanno ingombrato per, spero di finire questa legislatura, 30 anni.
Rapidamente sui contenuti. Credo che potremmo anche recuperare in parte - è chiaro che guardare al passato serve a poco, ma dimenticarlo è un grave errore - quello spirito costituente che in qualche maniera l'ultimo intervento, che mi ha proceduto e che ho in gran parte apprezzato, richiama. Cioè la necessità di tornare un po' alle radici della funzione della Regione, che non è un super Comune che amministra, ma è un ente legislativo, prima di tutti con dignità costituzionale, quindi riassumere un po' il ruolo che era, ripeto, nello spirito della costituente del 1970.
Il discorso del Presidente, non posso non incrociare qualche intervento della minoranza, non per fare polemica, anzi, mi auguro che ci sia - al di là della coda retorica e della necessità retorica che l'Aula a volte impone, coda retorica rispetto alle elezioni - un clima di dialogo sofferto, combattuto, a volte difficile, ma confrontandosi sulle proposte ci possa mettere in difficoltà.
Le maggioranze non vanno in difficoltà se la minoranza attacca in maniera generica. la maggioranza va in difficoltà se la minoranza diventa propositiva.
Consigliere Caporossi, l'opposizione repubblicana, chiamata opposizione di Governo, è un'invenzione di un UDC, che si chiama Pier Ferdinando Casini. Lei non lo sapeva e se l’è reinventata per conto suo, però è una cosa estremamente seria che ci porta ad un certo tipo di parlamento, dove non ci si vuole sempre bene, ci si scontra anche in maniera molto feroce, ma vede il confronto sulle proposte
Riguardo al discorso del Presidente, mi permetto di dire che mi ha sorpreso il fatto, avendolo ascoltato diverse volte in campagna elettorale, che non ha cambiato né il tono né i contenuti. Il discorso che ha fatto qui una settimana fa è esattamente lo stesso che ha fatto durante la campagna elettorale, dà una linea di coerenza, come il fatto che durante la campagna elettorale non ha usato nessun tono demagogico, né tantomeno ha usato attacchi nei confronti della minoranza. Mi è piaciuto lo stile, mi è piaciuto il fatto che tutta la maggioranza di centro-destra qui rappresentata abbia accettato questo tipo di impostazione e la stia vivendo, perché questo è fondamentale per essere di fronte ad una posizione: una minoranza vuole essere minoranza di governo, essere veramente maggioranza di Governo.
Devo dire che a sentire qualche intervento sembra che lei, Presidente Acquaroli, non abbia fatto proprio niente, in 5 anni non ha fatto niente e quel 52% di italiani di marchigiani che ha rivotato questa maggioranza, ha rivotato il male, visto che è andato tutto male. Il 52% dei marchigiani vogliono star male, quindi è lì che bisognava acchiappare la campagna elettorale, Consigliere Cesetti, far leva su questo, non su altri argomenti. Scusi il riferimento, non si dovrebbe fare, il Regolamento non prevede questo, ma ci conosciamo e, spero, ci stimiamo da troppo tempo.
126 punti del programma, li ho contati tutti, Presidente Acquaroli, che non guardano al passato, ma guardano al futuro perché lei giustamente non ha presentato un programma nel quale dice, seppur accennandolo appena, le cose del passato, ma guarda a quelle del futuro. Quelle del passato vanno bene, ci sta tutto, abbiamo addirittura la Corte dei Conti che registra quello che si poteva fare, però andiamo al futuro.
E se andiamo al futuro sono anche un po' in difficoltà perché non posso non sottoscrivere l'elencazione delle cose possibili o delle cose che si dovrebbero fare. È stato fatto un elenco sterminato, soprattutto dai primi interventi, il problema è sempre quello, cioè la proposta e l'onestà nel mettere in evidenza la limitatezza delle risorse e delle possibilità che, ripeto, mi sembra che il Consigliere Caporossi abbia in qualche maniera centrato.
Torniamo a questo, torniamo alle soluzioni possibili e ragioniamo intorno a queste. Io sono convinto che questo lavoro in Commissione si farà con la collaborazione fattiva della minoranza e si andrà a proposte estremamente concrete, senza l'angoscia del risultato elettorale relativamente alla partecipazione del voto.
Questa è una cosa che non capisco. Ci dimentichiamo che nel 2015 votò nelle Marche il 49,5% delle persone – se non ricordo male il Presidente Acquaroli era anche allora candidato - e stavolta ha votato il 50 e qualche cosa. A distanza di 10 anni il trend che abbiamo registrato un po' in tutta Italia, in Europa e nei paesi occidentali, è quello di un calo della partecipazione, questo trend addirittura è stato invertito nonostante, e non l'ho detto io, l'hanno detto esponenti della minoranza, ci sia stata una défaillance, non tanto un voto contro, ma una défaillance di una parte significativa dell'elettorato di sinistra, che a detta vostra, delle minoranze, non avrebbe capito questa campagna elettorale. Se tutto avesse funzionato probabilmente il risultato e la partecipazione al voto sarebbero stati ben diversi.
Penso di aver detto tutto per quanto riguarda il metodo e il confronto fino ad oggi. Vado a qualche rapidissima proposta.
La rapidissima proposta è questa: immaginiamo prima di tutto che l'emergenza vera per i prossimi 15 anni non sia la sanità, che alla fine risolveremo. È una questione di risorse, di personale, l'abbiamo detto e ripetuto tante volte. Non entro nell'analisi dettagliata perché avremo tante occasioni per farlo.
La vera grande emergenza sarà emergenza sociale, l'enorme numero di anziani che crescerà a dismisura. In Italia siamo già intorno a 1 milione di ultranovantenni e le Marche sono una delle regioni più vecchie d'Italia con un numero bassissimo di nati, anche con un numero sempre più basso di immigrati perché l'immigrazione regolare che arriva … Non so, l'anno scorso le cifre davano intorno al 60%, ricordo a memoria, potrei sbagliare qualche numero, della copertura della quota ufficiale che il Governo ha messo a disposizione per l'immigrazione regolare. Neanche il 60% è stato coperto da questo punto di vista, il problema è veramente grosso. E qui avremo bisogno di risorse, avremo bisogno di nuove regole, avremo bisogno di nuovi patti sociali, ma soprattutto, Presidente, ma mi rivolgo a tutta l'Aula, avremmo bisogno di un grande patto che guarda ai 15 anni perché le scelte che faremo oggi non potranno essere modificate fra 5 o 10 anni, dovrebbero rimanere valide per tutti e 15 anni. Su questo magari prenderemo qualche giorno, qualche settimana in più, ma dovremo per forza di cose farlo tutti d'accordo.
Un'altra cosa riguarda l'innovazione. Parola nominata e ripetuta a sproposito tante volte e qualche volta anche a proposito. Io non sono competente in questo settore, quindi non mi avventuro, ma non c'è dubbio che l'unica possibilità, l'unica capacità di allargare il PIL regionale sia legata a questo. Chiunque si muova in questa direzione in termini progettuali, strutturali, di idee … Adesso tutti citano l’intelligenza artificiale dimenticando che è solo uno strumento, non è l'origine dell'intelligenza, è l'organizzazione dell'intelligenza, se vogliamo dargli una definizione un po' più puntuale dal punto di vista sociologico. Dovremmo immaginare l'innovazione come leva attraverso la quale poter avere nuove risorse e nuove possibilità di impiego.
Da un punto di vista strutturale ho notato una grossa difficoltà degli ultimi anni, abbiamo i Sindaci in assemblea permanente, penso semplicemente alla mia provincia: l'Ato, l'Ada, l'Ast (Azienda territoriale sanitaria), l'Ambito territoriale sociale, i consorzi dei trasporti, i rifiuti, il Cosmari, i ristretti produttivi. Abbiamo organizzato l’amministrazione in maniera verticistica, legata alla presenza di Sindaci che sono tutti in perenne assemblea dove incidono molto poco perché si arriva sempre con soluzioni tecniche già preconfezionate, e la politica scompare.
Mi auguro, Presidente Acquaroli, che se ne faccia carico per quello che può, che nei prossimi due anni si ritorni all'elezione e all'organizzazione delle Province a livello popolare, si torni ad avere la Provincia come ente politico, democratico, rappresentativo, che raccolga tutte queste competenze, abolendo la pletora di ambiti e di consorzi. Ripeto, in Italia abbiamo modificato tutto, siamo andati pure a fare le leggi più ridicole del mondo come quelle di ridurre da 16 a 12 il numero dei Consiglieri comunali nei Comuni piccoli perché risparmiavamo 30 euro di gettone, 20 euro di gettone, cose ridicole, però abbiamo moltiplicato a dismisura gli enti che creano anche un grossissimo problema alla Regione, perché un Assessore che deve rapportarsi con tutto questo manicomio fa una grandissima fatica. Rapportarsi con le Province legittimate dal voto popolare e poi organizzate a livello aziendale e amministrativo. Penso al Cosmari per Macerata, non c'è bisogno di avere lì l'ente, c'è l'Assessore deputato al ramo, che avrà un tecnico che segue la roba. Ma le robe e le decisione le vedremo dentro i Consigli provinciali in un'evidenza pubblica che non c'è più.
Se la democrazia è trasparenza, la trasparenza non c'è solo sui nostri patrimoni, sulle nostre indennità, che dichiareremo entro pochi giorni, perché tutto il mondo deve sapere quanto siamo ricchi o se ci stiamo arricchendo. Questa sembra che sia la soluzione della democrazia legale. La democrazia legale non è questa. La democrazia legale è la democrazia partecipativa, vera, e mi auguro che su questo la sinistra si impegni profondamente perché è sempre stata una sua battaglia.
L'ultimissima cosa - c'è ancora un po’ di tempo, ma penso di stare dentro i 15 minuti, quindi non abuso di altri 5, li lascio a qualcun altro - mi è venuto in mente, mentre sentivo altri interventi, uno studio fatto dalla Fondazione Cassa Risparmio alcuni decenni fa (Fondazione Cassa Risparmio è un pezzo che non c'è più, oggi è Carima), che riguardava la Valle del Potenza. Dagli anni 60 agli anni 70 nella Valle del Potenza, ma penso che in quasi tutte le valli delle Marche sia successa la stessa cosa, abbiamo avuto una moltiplicazione esponenziale di strutture. Erano gli anni dello sviluppo di zone industriali, artigianali, commerciali, scuole a Treia alta, scuole a Treia bassa, scuola a Recanati alta, scuola a Recanati bassa, scuola a Potenza. Abbiamo moltiplicato strutture e servizi occupando suolo, ma tutti piccoli e tutti inadeguati. Io mi auguro che da qui ai prossimi anni la Regione possa organizzare dei comprensori di circa 100 mila abitanti, non di più e non di meno, 15 comprensori dentro i quali poter organizzare tutti i servizi e pianificare queste cose perché non ha senso che in 7, 8, 10 Comuni dell'entroterra, che vanno , non so, dai 1.000 ai 5.000 abitanti, ci siamo per ognuno di essi le stesse cose. Si può o si può tentare di organizzare, cosa difficilissima nelle Marche delle 200 repubbliche, perché noi non abbiamo 200 Comuni, abbiamo 200 repubbliche. Avere la capacità di organizzare questa roba, come in parte e con buoni risultati è stato fatto con gli ambiti territoriali sociali. Potrebbe essere il modello al quale fare riferimento.
I distretti sanitari stanno funzionando abbastanza bene, anche se, anche lì, una diversa e più completa partecipazione democratica delle amministrazioni dovrebbe realizzarsi perché temo … Non ce l'ho con la Bassanini, no, ce l'ho con la Bassanini, ce l'ho tanto con la Bassanini perché sono convinto che l'aver tracimato le competenze, tutte, indistintamente, dalla cosiddetta politica, dagli amministratori eletti dal popolo, che hanno una responsabilità, e averli criminalizzati da un punto di vista morale, ai tecnici non ha risolto il problema.
Se i dati della Corte dei Conti sono veri, negli ultimi 25-30 anni il tasso di corruzione in Italia è aumentato più del 100%. si vede meno, ma aumenta. La corruzione non è legata a chi la fa, ma è legata ai sistemi di controllo. Aver perso tante competenze da parte del pubblico eletto rispetto al pubblico amministrativo dirigente non eletto, non è un bene. Quando facevo il Sindaco presiedevo le Commissioni di concorso, va bene, può starci che non lo si faccia più, presiedevo le gare per gli appalti ed il fatto che ci sia un amministratore lì dentro non sarebbe del tutto sbagliato, ma insieme a queste tante altre competenze. Aver tolto a tutti gli Assessori comunali e provinciali - adesso non ci sono manco più quelli - la possibilità di firmare, la delega alla firma, quindi assumersi direttamente la responsabilità degli atti che si compiono, a me sembra una cosa scellerata perché la politica deve ritornare a prendersi tutte le responsabilità dentro le quali c'è anche l'errore, l'errore amministrativo. Il riferimento degli amministratori, dalla Regione in giù, non deve essere il giudice penale, ma un giudice amministrativo, che tra le altre cose in Italia fa anche più male, perché io sono convinto che tanta gente farebbe meglio sei mesi di galera piuttosto che pagare 50 o 100 mila euro di multa, come succede in Germania, in Francia, in altri Paesi, lasciando da parte …, se si sbaglia si paga, se hai commesso un errore, paghi in maniera economica.
Non so quanto la Regione possa incidere in tutto questo, ma se assumiamo rispetto a questo uno spirito …, penso che per quello che potremmo, per le aziende, le istituzioni che dipendono da noi, recuperare questo spazio vivo della partecipazione democratica e politica rispetto all'anonimato di una responsabilità tecnica che deve esserci tutta, ma non può essere esclusiva rispetto a tante materie. Grazie.

PRESIDENTE. Voglio sottolineare che l'Assessore Calcinaro è uscito dall'Aula in quanto ha la Commissione salute della Conferenza Stato-Regioni per il riparto dei fondi. Chiedo scusa, l'ho comunicato solo ora, ma da quando è uscito la motivazione è questa.
Ha la parola la Consigliera Luconi

Silvia LUCONI. Grazie, Presidente. Buongiorno Presidente, Assessori, colleghi.
Oggi prendo la parola per la prima volta in quest’Assise con, non lo nego, emozione, un profondo senso di responsabilità, consapevole che questo non è solo l'inizio di un nuovo mandato, ma la continuazione di un impegno collettivo verso la nostra Regione.
Ringrazio i cittadini che hanno scelto di rinnovare la fiducia in questa maggioranza. È una fiducia, tuttavia, che ritengo non vada celebrata soltanto, ma debba essere onorata ogni giorno con il lavoro, l’ascolto, la coerenza e senza, mi si permetta, faziosità.
La rielezione del Presidente Acquaroli alla presidenza della Regione Marche ha rappresentato una conferma politica per il centrodestra e un segnale di fiducia verso la sua gestione, soprattutto in ambiti come la ricostruzione post sisma, se n'è parlato anche in quest’Assise questa mattina, lo sviluppo dell'entroterra, per esempio, ma anche sanità, sanità territoriale che è rappresentata, per esempio, dagli ospedali di comunità che non solo, come si è detto, gusci vuoti, ma in realtà frutto di un lavoro di ascolto, ascolto dei territori, delle persone, delle maestranze, ascolto che fino al 2020, mi si consenta, non c'è stato perché gli ospedali una certa parte politica li chiudeva. Poi la riconferma del Presidente Francesco Acquaroli ha significato, un dato politico molto importante, una conferma di una leadership territoriale. Il Presidente Acquaroli ha consolidato il suo ruolo come riferimento politico per le Marche. Il suo è principalmente un consenso personale. Penso che i numeri, la politica è anche numeri, siano inequivocabili e incontrovertibili, al di là poi dei risultati dei singoli gruppi e dei singoli Consiglieri. Il risultato ha dimostrato che la sua azione di Governo ha trovato consenso diffuso, soprattutto nelle aree interne che conosco, che rappresento, anche nei Comuni colpiti dal sisma. È stato premiato il pragmatismo. Il Presidente ha evitato polemiche sterili e ha puntato su temi concreti: ricostruzione, infrastrutture strategiche, sostegno ai borghi, sostegno all'economia locale, ma anche giovani, imprenditoria, agricoltura. Non è una lista della spesa. Lui le cose semplicemente le ha fatte. Poi io non voglio e non volevo e non avrei voluto parlare degli altri, ma siccome gli altri parlano di noi, mi permetto sommessamente, con il massimo rispetto che impone quest'Aula, di dire che c'è stato anche un chiaro fallimento politico, no? Chiaro fallimento politico del cosiddetto campo largo, per esempio.
Il centro-sinistra ha avuto un candidato noto, che rispetto, abituato anche ai riflettori delle TV nazionali, quindi un candidato conosciutissimo, blasonato, che non è però evidentemente riuscito ad intercettare il consenso popolare. Consenso popolare sul quale il centro-destra invece ha costruito una rete territoriale di ascolto più solida, più costante. Poi si è detto che il centro-destra ha candidato i Sindaci, ma non mi sembra e non mi risulta che solo il centro-destra lo abbia fatto, ma evidentemente i Sindaci candidati dal centro-sinistra non sono stati sufficienti. Questo è anche un altro dato politico che emerge dalla discussione di questa mattina.
Il risultato elettorale, che ha confermato il Presidente alla guida della Regione Marche, non è solo una scelta politica, è un messaggio chiaro che arriva da tutti i territori e in particolare da quei luoghi che troppo spesso sono stati considerati marginali, ma anche dalle realtà più importanti che hanno riconosciuto in lui una certezza, una concretezza, una serietà. È lì, infatti, che si è giocata la partita vera. È lì che i cittadini hanno chiesto continuità, concretezza, attenzione alle esigenze locali.
E poi, se vogliamo parlare di ricostruzione, si è parlato di fallimento strategico o di ricostruzione lenta, quindi a me piacciono i dati e io qualche dato lo voglio dare. Non possiamo ignorare, per esempio, che oltre 10.000 cittadini sono rientrati nelle loro abitazioni, lo dico da terremotata. Penso che non possiamo negare che la ricostruzione abbia rappresentato una sfida colossale. Sono state presentate oltre 19.000 richieste di contributo con circa 8.000 pratiche già concluse e 8.005 in fase di lavorazione, il valore complessivo, il numero fa tremare i polsi, dei contributi concessi supera gli 8 miliardi, di cui 5 miliardi sono già stati liquidati. Anche questi sono numeri, si possono verificare in qualsiasi momento.
La vera sfida, l'abbiamo detto, è stato detto, io l'appoggio in pieno, è trasformare la ricostruzione e rigenerazione. Non basta ricostruire muri, dobbiamo ricostruire fiducia, dobbiamo ricostruire relazioni, anche prospettive e questo significa continuare ad investire su un turismo sostenibile, in una cultura diffusa, in servizi di prossimità, in infrastrutture che non siano solo strade, ma ponti tra persone e opportunità. E mi permetto poi di aggiungere, la ricostruzione non credo possa essere oggetto della polemica politica. Serve collaborazione, serve competenza, serve ascolto e serve confermare anche il progetto vincente di una Regione che non ha calato soluzioni dall'alto, ma ha progettato con le comunità le esigenze di quei territori, le ha progettate con i Sindaci, le ha progettate con le associazioni, con chi vive ogni giorno le difficoltà e le potenzialità di questi luoghi. E per questo dico anche che bisognerebbe forse lasciare da una parte le logiche degli schieramenti e costruire insieme una visione condivisa per i nostri territori, per le nostre comunità, anche per quelle che hanno resistito e che oggi vogliono in ogni modo possibile resistere e rinascere.
Le differenze politiche sono legittime, ma le responsabilità verso i cittadini ci devono impegnare, ci devono impegnare tutti e consapevolmente.
Il voto ha premiato certamente una visione che non si è fermata alla gestione dell'emergenza e questo è anche un altro dato incontrovertibile, ma ha saputo guardare oltre, con pragmatismo e con ascolto e ha bocciato chi ha proposto modelli calati dall'alto, sterili, lontani dalla realtà quotidiana di chi vive i territori. Ora abbiamo una responsabilità ancora più grande, non tradire quella fiducia, continuare a lavorare per una Regione che non lascia indietro nessuno, che crede nei borghi come motore di sviluppo, che fa della ricostruzione un'occasione di rinascita sociale, economica, culturale, che crede nei giovani, che continua a credere nei giovani, come volano per lo sviluppo regionale, che vuole una sanità capillare ed egualitaria ed è stato dimostrato che si vuole una sanità egualitaria e capillare che pensa allo sport come il più grande antidoto contro le dipendenze di qualsiasi natura e motore importante per il benessere fisico delle persone e dei territori.
Abbiamo ricevuto d'altra parte un mandato chiaro, forse chiarissimo, costruire una Regione che non dimentica nessuno, continuare ad investire dove gli altri hanno invece rinunciato, che crede nel futuro partendo nelle radici e intendiamo semplicemente fare questo, respingendo qualsiasi polemica e qualsiasi distrazione. Grazie, buon lavoro a tutti noi. Grazie.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Rossi

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Battistoni.

Mirella BATTISTONI. Grazie, Presidente. Saluto la Giunta. Saluto tutti i Consiglieri e auguro un buon inizio di questa XIIª legislatura.
Oggi discutiamo del nuovo programma di governo della Regione Marche, un documento che non è solo una pianificazione amministrativa, ma una visione condivisa di futuro costruita su una base solida: i risultati raggiunti, perché non credo sia vero che negli ultimi 5 anni non sia stato fatto nulla.
5 anni fa le Marche erano una Regione ferita dal sisma, da un modello sanitario accentrato e distante da infrastrutture incompiute e da un senso diffuso di sfiducia. Oggi, grazie a una guida coerente, a una visione chiara, le Marche hanno ritrovato credibilità, orgoglio e protagonismo. Ecco perché il programma che oggi sosteniamo parte non dalle promesse, ma dai risultati. Ne cito solo alcuni, non abbiamo aumentato di un solo euro la pressione fiscale sui cittadini, cosa che è avvenuta invece nelle principali Regioni anche del nord e del centro nord; abbiamo riportato equità e rispetto fra i territori, ricucendo i legami tra costa e aree interne; per 3 anni consecutivi l'ospedale Torrette di Ancona è stato riconosciuto come miglior ospedale pubblico d'Italia; abbiamo aperto 1.300 cantieri per oltre 6 miliardi di euro di investimenti e dopo anni di ritardi la ricostruzione post sisma procede con oltre 1 miliardo di euro l'anno per le abitazioni private; abbiamo gestito con tempestività anche l'emergenza alluvione con interventi concreti e opere di messe in sicurezza attese da decenni.
La nostra Regione è la prima in Italia per incidenza delle attività manifatturiere sul totale delle imprese attive, 12,1% rispetto all'8,6 come media italiana. e per quota di occupati nel settore 31,5% rispetto al 20,4% come media nazionale. Un primato che conferma la vocazione produttiva della regione seconda anche per numero di imprese manifatturiere ogni 1.000 abitanti. E qui in proposito vorrei ricordare i dati che ha citato il Consigliere Mastrovincenzo a proposito della riduzione del numero delle imprese. Vorrei ricordare che in realtà dal 2020 al 31 dicembre 2024 c'è stata una riduzione di 141 imprese. Questo perché 21.000 imprese circa, anzi 21.010, per la precisione, sono state cancellate d'ufficio dalla Camera di Commercio perché si trattava di partite IVA che avevano cessato la loro attività negli anni precedenti e 300 sono state cancellate d’ufficio perché trasferite al registro delle imprese di Rimini per il trasferimento di alcuni Comuni dalla Regione Marche all'Emilia Romagna.
Nella nostra regione c'è inoltre una bassa incidenza di giovani net, che non studiano né lavorano, e uno dei minori tassi di dispersione scolastica con un 5,8% nelle Marche rispetto 11,5% a livello Italia.
Le Marche sono inoltre al primo posto in Italia per numero di start up innovative.
Altri punti di forza sono, ad esempio, la buona qualità della vita e il minore tasso di criminalità. Abbiamo ricevuto il 29 ottobre scorso, sono andata io stesso a Roma, un premio per essere per il terzo anno consecutivo la Regione più sicura d'Italia, secondo un'indagine del Censis e del servizio analisi criminale del Ministero dell'Interno.
Il turismo, inoltre, ha raggiunto numeri record, nel 2024 rispetto al 2023 ha registrato un +13% e un +28% di turisti stranieri; anche nel primo semestre del 2025 è stato registrato un +2%. Insomma, non mi dilungo oltre, però non mi sembra che non sia stato fatto niente e tutto questo comunque in un contesto internazionale, come sappiamo, molto difficile, molto complesso per la crisi manifatturiera che colpisce particolarmente il nostro territorio, i conflitti internazionali, i dazi.
Tuttavia, nonostante questo, le Marche non sono più invisibili, ma finalmente protagoniste in Italia e in Europa. Devo dire che anche Ancona, grazie a eventi come il G7 Salute, altri eventi di rilievo internazionale, anche la recente celebrazione della Giornata delle Forze Armate con la presenza del Presidente della Repubblica, ha conquistato una visibilità che forse in passato non aveva mai avuto.
Ma vengo a solo due aspetti relativi al programma di governo per i prossimi 5 anni. Affronto due temi rispetto ad altri trattati dai miei colleghi.
Uno è la gestione dei fondi europei. La Regione Marche, per esempio, il settennio 2021/2027 ha adottato un approccio veramente innovativo e visionario, anticipando già nel 2022 quote regionali di cofinanziamento.
Un approccio innovativo straordinario che ha consentito di avviare immediatamente la programmazione, di attivare tempestivamente i bandi e di attrarre anche risorse a livello nazionale, ed ha consentito alla Regione Marche di essere la prima in Italia per utilizzo dei fondi del Fondo sociale europeo e terza per impegni dei fondi FESR, del Fondo europeo di sviluppo regionale. In questa ottica di visione, di capacità di guardare al futuro, per la nuova programmazione 2028/034 si introduce un approccio lungimirante che consiste nel puntare non solo sui fondi indiretti, ma anche sui programmi europei diretti attraverso la creazione, ad esempio, di un hub regionale per la progettazione europea, anche con la condivisione di obiettivi con le università, gli enti locali, le imprese e le associazioni, e anche un sistema regionale di monitoraggio per la valutazione non solo della spesa, ma anche dell'impatto sociale di questa spesa sul territorio.
Credo infatti che un ottimo impiego di fondi strutturali, come ha dimostrato questo governo regionale, possa rappresentare comunque un volano importante per lo sviluppo economico e per riportare le Marche da Regione in transizione, come era stata declassata nel 2018, a - finalmente - Regione sviluppata, com'era in passato e come merita.
A questi elementi ricordo che si aggiunge la ZES unica, che è stata estesa anche alla Regione Marche oltre che all'Umbria, abbiamo appreso proprio da poche ore che con la legge di bilancio 2026 è stata prorogata fino al 2028 per la fruizione del credito d’imposta, quindi è un’opportunità concreta che a breve potrà essere applicata anche nella nostra regione.
L'altro aspetto che voglio evidenziare riguarda la strategia per la valorizzazione dei borghi. Devo dire che dopo decenni di marginalità, negli ultimi anni si è deciso qui nelle Marche di invertire la rotta, riconoscendo i borghi come motore di un nuovo modello di sviluppo regionale, fondato sull'equità territoriale e sulla pari dignità dei servizi rispetto alla costa.
I borghi marchigiani coprono in realtà circa il 90% del territorio e oggi sono diventati protagonisti di una nuova strategia, con un investimento di circa 110 milioni di euro per il bando “borgo accogliente” e per lo sviluppo delle imprese locali.
Questi interventi hanno generato già nuove imprese, botteghe, incubatori, progetti culturali e turistici, restituendo ai borghi una prospettiva di futuro, quindi non più borghi da cui si parte, ma luoghi dove si può tornare, restare e costruire il proprio futuro.
Le Marche non sono a caso oggi al secondo posto in Italia per il numero di borghi più belli d'Italia, ce ne sono ben 32 riconosciuti dall'associazione.
Il nostro obiettivo per il prossimo mandato è quindi di rendere permanente questa strategia ,consolidando i borghi come laboratori di innovazione e qualità della vita, protagonisti della rigenerazione urbana, della rinascita demografica e di un turismo che sia destagionalizzato, esperienziale, rigenerativo. Le Marche anche con i suoi borghi può essere veramente la terra del ritorno.
Non richiamo in questa sede altri temi e concludo dicendo che la sfida che ci attende è di proseguire su questo cammino, su tante cose che sono state fatte e proiettarle nel futuro con visione e con coraggio. Grazie.

Presidenza del Presidente
Gianluca Pasqui

PRESIDNETE. Ha la parola il Consigliere Barbieri.

Nicola BARBIERI. Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti voi. Auguro buon lavoro alla nuova Giunta regionale, ai componenti dell'Ufficio di Presidenza.
Voglio aggiungere alcune considerazioni rispetto a quanto detto dai miei colleghi di maggioranza.
Intanto voglio dire che ho ascoltato con attenzione gli interventi della minoranza, che spesso questa mattina sono stati molto critici e polemici verso il programma di governo, con parole forti: fallimento, declino. Sembra che in questa regione vada tutto male, ma a mio avviso la percezione dei cittadini marchigiani non è questa, soprattutto in settori strategici di questa regione.
Il fatto che oggi siamo qui a discutere del programma di governo e non possiamo farlo con il vostro candidato Presidente Matteo Ricci penso che non sia un bel messaggio per i cittadini marchigiani. Vi definite l'alleanza del cambiamento, ma credo che per il cambiamento, se lo vogliamo davvero, dobbiamo essere in questo Consiglio regionale, dobbiamo sederci e portare avanti le proposte per migliorare la nostra regione, in questo modo invece mandiamo un messaggio sbagliato ai cittadini marchigiani.
C'è disaffezione per la politica, se n'è parlato in diversi interventi da parte dei Consiglieri, sia di minoranza che di maggioranza. Dobbiamo essere bravi in questi 5 anni a ricucire la fiducia dei cittadini.
Le ultime tornate elettorali ci hanno consegnato un dato importante ed il fatto che un cittadino su due non vada a votare non è un bel messaggio per noi che facciamo politica e cerchiamo di migliorare i nostri territori.
Credo che i cittadini non abbiano disinteresse dei problemi reali, ma invece pensano che la politica non possa risolvere le loro problematiche. Dobbiamo migliorarci come istituzione, questo Consiglio regionale non deve essere un'arena di scontro, ma anche un luogo di costruzione.
Ho ascoltato il Consigliere Caporossi che ha usato questa espressione: "Bisogna dire la verità”, condivido ed è per questo che faccio alcune precisazioni al Consigliere Cesetti, perché ha parlato di campagna avvelenata attaccando il nostro Presidente Acquaroli ed ha detto che è stata una campagna nazionale che non è entrata nei temi marchigiani, voglio, però, ricordarvi che i primi atti di questa nuova legislatura, che avete presentato, sono sul riconoscimento dello Stato di Palestina. Se uno parla in un certo modo deve poi portare le azioni verso quella direzione.
Si è parlato dei Sindaci, l’ha detto la Consigliera Luconi, non capisco perché quando i Sindaci si candidano con il centro-sinistra va bene, quando si candidano con il centro-destra questo non funziona. Voglio ricordare un titolo dell'Ansa del 2020, quando si candidò per il la sinistra il Consigliere Mangialardi, che diceva: "Oltre 90 Sindaci delle Marche a favore del candidato Presidente Mangialardi e Presidente di Anci Marche", Anche questo dimostra che bisogna dire la verità all'interno di questo Consiglio regionale.
Vado al programma di governo, molto corposo, molto puntuale, frutto di ascolto e di confronto. Un programma di governo che ha avuto un ampio consenso da parte dei cittadini marchigiani, un documento che non è solo un atto politico, ma una traccia di futuro per la nostra regione.
Ringrazio il Presidente Acquaroli per aver delineato con chiarezza nella scorsa seduta la visione di una regione moderna, dinamica e orientata al fare. E’ un programma che guarda ai 5 anni che sono stati il primo Governo Acquaroli, nel quale sono state affrontate, l’hanno ricordato prima i Consiglieri, delle sfide difficilissime, non dobbiamo dimenticarle: la pandemia, le alluvioni, le crisi energetiche, la ricostruzione post sisma, le problematiche nazionali - dobbiamo ricordare che sono nazionali - in tema di sanità, lo spopolamento delle aree interne.
Devo dire, Presidente, che lei assieme alla Giunta regionale c'è sempre stato per tutti noi. Parlo per tutti noi perché sono stato Sindaco per 10 anni del Comune di Mondolfo. Ho potuto vedere quello che è stato l'atteggiamento, il comportamento del governo di sinistra con l’allora Presidente e quello che invece c'è stato negli ultimi 5 anni. Devo dire che non è mai mancata la sua attenzione nei confronti dei Comuni, indipendentemente dalle appartenenze politiche.
Dobbiamo dare continuità a quanto fatto, i risultati ci sono stati. Non si è parlato dei risultati dell'aeroporto, non si è parlato dei risultati in termini turistici, si è parlato anche prima, e lo voglio ribadire qua, di quello che è stato portato avanti in tema di infrastrutture. Sono ripartiti dei cantieri che erano fermi da decenni.
Sulla sanità c'è ancora tanto da fare, ma il nostro programma è chiaro, non parla di ospedali unici, ma del rafforzamento della sanità territoriale, di una sanità più vicina ai cittadini.
C'è un tema molto importante che avete affrontato, è stato affrontato e dovremo affrontare anche nei prossimi 5 anni, che è quello del rischio idrogeologico, della difesa della costa. Sarà importante mettere delle risorse per sostenere, appunto, i territori, per metterli in sicurezza attraverso una cultura della prevenzione. Quello che non è stato fatto per tanti decenni, è stato fatto negli ultimi 5 anni, ed è molto chiaro all'interno di questo programma di mandato.
Si è parlato dei giovani. Grazie, Presidente, perché ha parlato finalmente dei giovani al contrario della controparte politica. Si è parlato di una formazione vera, di una cultura che li ascolti, di uno sport che li accompagni, di spazi dedicati alle famiglie, del sostegno alle giovani coppie.
Si è parlato del rilancio dei borghi, la legge regionale che è stata fatta è un primo passo importante e ora abbiamo bisogno di mettere concretezza a quella legge per andare ancora incontro e a favore dei nostri borghi marchigiani.
Auspico in questi 5 anni una Regione sempre più vicina ai Comuni, vicina ai Sindaci, che sono le sentinelle del nostro territorio, delle esigenze dei nostri territori e sono sicuro che la nostra coalizione saprà essere vicina agli enti locali e ai nostri Comuni marchigiani.
Abbiamo di fronte tante sfide nel futuro, dalla sanità alla gestione dei rifiuti, alle infrastrutture, penso all'alta velocità delle Marche. Qualcuno ha parlato di arretramento pensando che i Comuni costieri siano solo Pesaro e Fano, ma sono tanti i Comuni costieri marchigiani. Abbiamo bisogno di un progetto che sia unitario, che abbia una visione chiara e unitaria di tutta la costa marchigiana e finalmente, grazie anche al Governo Meloni, alla nomina del Commissario straordinario, riusciremo a portare avanti questa progettualità che parla di una infrastruttura che è al passo con i tempi e che guarda all'intera regione Marche.
Dovremo affrontare la programmazione europea e noi, Presidente ci saremo, a disposizione, cercheremo di fare del nostro meglio perché il programma di governo è importante, ambizioso e cercheremo di portarlo avanti per migliorare la qualità della vita dei cittadini marchigiani. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mancinelli.

Valeria MANCINELLI. Grazie, Presidente. Auguri a tutti noi di buon lavoro. Credo che non consumerò tutti i 14 minuti, quindi compenso il leggero sforamento del Consigliere Cesetti, che già ha fatto uno sforzo perché, come voi sapete, rispetto alle sue consolidate abitudini credo che oggi abbia già dato prova di rigore e di sobrietà.
Ho detto che non consumerò tutto il tempo perché quello che devo dire è abbastanza sintetico, quindi solo due considerazioni che mi sono state sollecitate dall'ultimo intervento che mi ha preceduto.
La disaffezione al voto dei cittadini, che non è la prima volta che si manifesta, è evidente a tutti, credo a tutti noi, attiene, appunto, alla convinzione, ormai diffusa, che la politica in generale e - peggio - la democrazia, i meccanismi democratici e le istituzioni democratiche facciano fatica ad essere e a farsi percepire come utili, capaci di modificare la realtà, quindi di rispondere ai problemi. Questo è chiaro.
Uno dei modi, non ce n'è uno solo, per recuperare credibilità è dimostrare un'efficacia reale e restringere la forbice tra quello che si dice e quello che si fa.
Le buone maniere nel confronto d'Aula o comunque nel confronto istituzionale sicuramente aiutano, aiutano in generale nella vita e nella realtà ad avere una convivenza civile e sociale più decente, ma poi conta ovviamente la sostanza.
Le buone maniere che sono auspicabili nella civiltà del confronto non possono nascondere il nulla, il vuoto. La sostanza conta. Allora, debbo subito dire che il programma di governo presentato dal Presidente Acquaroli, a cui anch'io faccio i complimenti per l'efficacia espositiva, lo dico senza nessuna ironia, guardando alla sostanza, è in realtà un documento pieno di generiche affermazioni. Sembrerebbe quasi la sintesi di un convegno della sinistra radical chic a Capalbio, infarcito del politicamente corretto. Questa cosa può sorprendere data la provenienza, ma facendole un altro complimento, credo di poter dire che questo è un buon modo per nascondere il nulla, che c'è sostanzialmente. E’ un documento corposo perché sono tante le pagine piene di generici e buoni propositi.
Qualcuno ha detto: “Vogliamo una regione competitiva”. C'è qualcuno che in un programma di governo scriverebbe voglio una Regione non competitiva e ferma? E’ evidente che sono affermazioni che possono essere fatte in ogni sede da chiunque. È una letterina di Natale, dicevo prima con i giornalisti, nella quale i bimbi dicono che nell'anno successivo saranno buoni, ubbidiranno alla mamma, faranno i compiti, andranno a scuola sempre, eccetera. Ma poi di scelte concrete, più che concrete, di scelte precise è evidente che in un programma di governo … Non sto parlando delle singole misure amministrative che verranno prese con una singola delibera, ma alcuni obiettivi non fumosi, da indicare come obiettivi strategici di programma di governo e in qualche modo misurabili, quantificabili …, di tutto questo niente.
E’ dove si mettono i soldi che si manifestano le intenzioni vere e la forbice tra il dire e il fare un po’ si chiude. Faccio due esempi concreti su questioni essenziali, in un corposo documento programmatico, poco niente. Per esempio, il trasporto pubblico locale è la seconda voce di bilancio della Regione, come sapete meglio di me, è una delle competenze essenziali della Regione insieme alla sanità. Il trasporto pubblico è una delle questioni essenziali non solo per la qualità della vita nella regione, ma anche per sostenere concretamente quel rapporto tra aree interne e costa, per sostenere concretamente la vita delle persone che attraverso il trasporto e la mobilità vanno al lavoro, a scuola, eccetera. Su questa questione essenziale, in un corposo documento, ci sono esattamente sette righe, a pagina 26, e in sette righe cosa c'è scritto? Abbiamo sostenuto e sosterremo il trasporto pubblico locale, abbiamo fatto la bigliettazione elettronica. Punto. Non mi lamento, Presidente, delle sette righe. Anche sette righe vanno benissimo, dipende cosa ci si scrive. Se nelle sette righe, anziché fare un'affermazione politicamente corretta, ma del tutto vuota di sostanza, ci fosse stato scritto: “Posto che il fondo trasporti, quello nazionale e quello regionale, sono manifestamente insufficienti rispetto alla necessità del trasporto pubblico locale …”, e non lo dico io perché sto all'opposizione, Asstra, che non è un pianeta, ma è l'associazione delle aziende di trasporto d'Italia pubbliche e private concessionarie del servizio TPL, dice e documenta che a livello nazionale, solo per coprire l'inflazione che c'è stata, mancano 800 milioni di euro. A livello regionale la Regione Marche è una delle Regioni che di finanziamenti del proprio bilancio rispetto al fondo nazionale …, ha poco dal fondo nazionale, storicamente, questo non è addebitabile a voi, ma va fatta una battaglia per superarlo e su questo, su battaglie che sono nell'interesse della Regione troverete anche l'opposizione a sostegno. Anzi, vi invitiamo ad aprire subito una vertenza, non con preghiere al Governo nazionale, una vertenza Marche su questa vicenda con questo o con qualunque altro Governo ci sarà in futuro. Oltre a essere pochi i soldi che vengono dal fondo nazionale, non solo pochi, ma pro-capite penalizzanti per le Marche rispetto ad altre Regioni, sono anche pochi quelli che ci aggiunge del bilancio proprio la Regione Marche rispetto ad altre, anche governate dal centro-destra. Allora, in quelle sette righe avremmo voluto che ci fosse stato scritto, e vi chiediamo di prendere impegno in questo senso, che aumenterete a partire dal bilancio 2026 il fondo regionale del trasporto pubblico locale in modo stabile, rivedendo i contratti di servizio, il corrispettivo ordinario di almeno 10 milioni di euro l'anno, che sembrano una grande cifra, non lo sono, meno, Assessore, del 10% del fondo attualmente disponibile, ma bisogna farlo in modo stabile.
Così come sulla questione delle infrastrutture bisogna aprire anche qui una vertenza con il governo nazionale per farci ridare quei 2 miliardi di euro che erano stati destinati al famoso primo tratto della velocizzazione della linea adriatica nel nord delle Marche, che sono stati tolti e non sono stati rimessi per fare altre cose nelle Marche. E questa è un'altra cosa che anche in tre righe si può scrivere nelle 12 pagine destinate alle infrastrutture.
L'ultima sulla ZES, così risparmio tempo. Sulla ZES avevamo detto in campagna elettorale: “Guardate che se non modificate la carta degli aiuti, tre quarti della provincia di Ancona e tutta la provincia di Pesaro, a partire dal porto di Ancona, Assessore Bugaro, saranno fuori dalla misura principale, quella del credito di imposta, cioè dei soldi, e non delle chiacchiere, per il sostegno agli investimenti”. Allora, sulla ZES, strumento storico importante, utile, ci sono sette righe che dicono che la ZES è una cosa bella. Punto. Questo è il programma di governo sulla ZES. Quello che invece chiediamo, e ho finito, è un impegno preciso e chiaro a cominciare subito la discussione per la modifica della carta degli aiuti, la famosa zonizzazione, sennò mezza regione continua a rimanere fuori. E questo va fatto subito perché il piano strategico, che va modificato, della ZES unica deve contenere le scelte di filiera e se non capiamo come distribuirle sul territorio, come fate queste scelte?
Sulla ZES, anche qui in sette righe si poteva dire una cosa di sostanza, anziché fumo e basta, vogliamo sapere quando e come avanzerete una proposta per la modifica che la estenda a tutto il territorio marchigiano.
Ho concluso e ho risparmiato 4 minuti. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Vitri.

Micaela VITRI. Grazie, Presidente. Vorrei innanzitutto complimentarmi con il Presidente Acquaroli, il Presidente del Consiglio Pasqui, con tutte le elette e gli eletti di questa XIIª legislatura. Dobbiamo registrare una vittoria indiscutibile della maggioranza, che va però parametrata, come già è stato detto, all'astensionismo perché l'affluenza quest'anno alle regionali è passata dal 59,75% del 2020 al 50,01%. Un segnale allarmante, preoccupante che tutti qui e tutti abbiamo il dovere di trasformare in opportunità, di farcene carico, perché altrimenti tra 5 anni dovremmo registrare che sarà una sconfitta per tutto questo Consiglio. Quindi mi auguro di lavorare insieme in modo propositivo e che non ci siano anche nei confronti della minoranza pregiudizi, come spesso purtroppo è avvenuto invece in passato negli ultimi 5 anni. E lo dico perché mi arrogo la presunzione di rappresentare non solo i miei elettori, ma anche chi non ha votato perché è deluso dall'attuale politica. E’ a loro che abbiamo il compito di ridare insieme una speranza e maggior credibilità.
Quindi, a proposito del discorso del Presidente Acquaroli, ho notato che si è articolato in particolare su sei direttrici fondamentali: sanità, infrastrutture, rilancio economico, agricoltura, turismo e ricostruzione post sisma. Questi ambiti rappresentano, è vero, le leve principali di una politica regionale che intende rafforzare la competitività del territorio, migliorare la qualità della vita dei cittadini e promuovere uno sviluppo sostenibile e inclusivo. Perché si traduca in una reale azione di Governo, occorrerà nei prossimi mesi definire piani operativi dettagliati con tempistiche certe, risorse economiche trasparenti e meccanismi di partecipazione e confronto efficaci. La differenza tra un programma riuscito e un'occasione mancata dipenderà proprio dall'efficacia dei processi attuativi. E io mi auguro, quindi, che la relazione, l'intervento del Presidente Acquaroli non sia, come purtroppo c’è sembrato, solo una letterina di Natale, come l'ha definita la mia capogruppo Consigliera Mancinelli. È per questo che voglio approfondire alcune delle direttrici fondamentali delle quali ha parlato il Presidente, a partire dalla sanità. Liste d'attesa triplicate, mobilità passiva verso altre Regioni aumentata di 9 milioni in più rispetto al 2023. Ciò significa che i marchigiani nel 2024 con le proprie tasse hanno pagato 9 milioni in più per curarsi fuori regione nel 2023. Qualcosa non ha funzionato, ne dobbiamo prendere atto o vogliamo ancora continuare a dare la colpa a chi c'era prima? Ebbene, un ambito particolarmente delicato relativamente alla sanità, che non riguarda solo il Piano socio-sanitario e i decreti attuativi, sui quali, Presidente, mi fa piacere, ha detto che vorrà mettere mano alle modifiche, intervenire per modificarli. Un’amissione, quindi, di colpa che accolgo anche con piacere perché mi sembra una presa d'atto del fallimento di alcune parti del Piano socio-sanitario e degli atti aziendali se già a pochi mesi intende modificarli. Ma un ambito particolarmente delicato è anche quello dell'integrazione tra politiche sanitarie e sociali, tema al centro anche del piano nazionale di ripresa e resilienza, visto che il PNRR finanzia la realizzazione delle case della comunità e degli ospedali di comunità, strumenti fondamentali per una sanità territoriale di prossimità. Nel 2025 numerose strutture risultano ancora, però, in ritardo rispetto alle tempistiche previste. Delle 29 case di comunità che erano previste inizialmente a livello regionale con un finanziamento di 58,4 milioni, ce ne sono solo 24 in cantiere. Ciò nonostante in campagna elettorale avete pensato bene di farle lievitare da 29 a 47. Come farete a realizzare le ultime annunciate se ancora non sono stati avviati i cantieri di tutte le 29 previste inizialmente? Non solo, per gli ospedali di comunità nella regione il finanziamento complessivo è 28,3 milioni di euro, ma secondo Agenas al 30 giugno nessuno dei nuovi ospedali di comunità previsti dal PNRR era stato dichiarato attivo, tranne due in cui vengono offerti servizi minimi. Per 7 su 9 ora bisognerà volare se non vogliamo perdere le risorse. E parlo di; Mombaroccio, Cagli, Jesi, Treia, Corridonia, San Severino e Ascoli Piceno, dove si rischiano di perdere le risorse. Mi spiace non sia qua l'Assessore alla sanità, ma sono convinta lo sappia già.
Consentitemi un focus sulla provincia di Pesaro Urbino, sulla mia in particolare, che è quella che conosco meglio. Per quello che riguarda quindi i fondi PNRR, in merito alla casa della comunità di Galantara nel distretto di Pesaro, secondo gli ultimi dati, ci sono 2,5 milioni di euro, un intervento programmato, ma iniziato da due settimane, ci sono appena due trapani appoggiati per terra e null'altro. Come farete?
Grazie Assessore per la presenza, mi scusi non l'avevo vista.
Riprendo dalla casa di comunità di Galantara. 2,5 milioni di euro di PNRR. I lavori sono iniziati una settimana fa, sono andata a vedere, non c'è nulla, forse era un momento di pausa. Come farete a finire entro giugno 2026? Spero possiate fare un miracolo.
Per quello che riguarda Mombaroccio, ospedale di comunità, 3,6 milioni, lo stato di progettazione è ancora piuttosto fumoso, nonostante grandi annunci iniziali, ma anche qui il ritardo è evidente a tutti.
Cagli, casa della comunità, 500 mila euro, ancora non si vede nulla. Sull'ospedale di comunità è stata scelta in fretta la sede, ci sono 6,5 milioni, ma anche qui si registra un forte ritardo.
Mondolfo, abbiamo il Sindaco, 0,4 milioni assegnati per la casa di comunità. Anche qui mancano dettagli operativi, perlomeno nei piani che abbiamo avuto, ma ci risulta un forte ritardo anche a Mondolfo.
A Fossombrone per la casa di comunità 700 mila euro con fondi sempre PNRR, anche qui fortissimo ritardo sui tempi previsti, mi auguro si possa concludere entro il 2026.
Altre promesse di campagna elettorale come case di comunità Gabicce e Acqualagna saranno mantenute? Come saranno realizzate? Dove sono le risorse? Quali sono i tempi? Quali sono i piani di fattibilità? Non ne sappiamo nulla, tutto lasciato per ora alle promesse della campagna elettorale.
Andando avanti, per quello che riguarda sempre l'ambito sanità, ci ha detto che saranno rivisti sia il Piano socio-sanitario che gli atti aziendali, quindi voglio anche avanzare alcune proposte, non voglio limitarmi all'aspetto critico, ma in modo propositivo mi permetto alcune proposte. Chiedo quindi di redigere entro 6 mesi il nuovo Piano socio-sanitario. Mi pare doveroso, Presidente Acquaroli, ha detto lei stesso nel suo intervento che sarà modificato e spero sia basato su indicatori oggettivi, obiettivi triennali e la partecipazione dei distretti sanitari con il coinvolgimento diretto di ordini professionali e università. Chiedo anche un piano straordinario per la riduzione delle liste d'attesa, la digitalizzazione delle prenotazioni e la trasparenza on line. Quando si prenota una visita medica all'utente viene detto che sarà richiamato, poi si cade nel vuoto, buio totale. Abbiamo migliaia di persone nelle Marche in attesa di essere richiamate. Mi hanno detto 300.000 proprio in questi giorni, quando mai saranno richiamate. Anche su questo la trasparenza sarebbe un segnale di rispetto dei cittadini. Non solo si potrebbero valutare voucher o convenzioni temporanee con privati accreditati per smaltire almeno gli arretrati, perché io credo che il privato debba essere integrativo e non sostitutivo, come purtroppo è avvenuto in questi anni.
Poi una strategia di valorizzazione del personale sanitario deve essere una priorità. Non possiamo più consentire che il personale sanitario strutturato, infermieri e medici, sia sottopagato rispetto ai gettonisti che lavorano per il privato. È diventato umiliante e inaccettabile perché stanno scappando tutti o verso il privato o fuori regione.
Tra le proposte anche borse di studio regionali vincolate alla permanenza sul territorio. Potrebbe essere questa una buona proposta per trattenere il personale sanitario.
Una riforma organizzativa per ridurre la burocrazia ospedaliera, una rete territoriale integrata che funzioni davvero, una sinergia tra Comuni, distretti, case di comunità e poi tornerò a ribadire la necessità di far funzionare il fascicolo sanitario digitale. L’ho fatto in ogni modo in 5 anni senza protestare, facendo vedere addirittura all'Assessorato alla sanità qual era il sistema operativo informatico da utilizzare, come fanno altre Regioni. Non sono mai stata ascoltata.
I medici hanno attualmente un sistema informatico che non funziona, va rivisto e modificato e su questo sono a disposizione ovviamente, anche per collaborare e riproporre ciò che avevo già evidenziato.
Infine, sempre sul fronte sanitario, avere anche una partecipazione civica delle associazioni dei pazienti, la pubblicazione trimestrale dei dati sui tempi di attesa, sulla spesa e sulla qualità dei servizi e lasciar lavorare e far conoscere l'attività dell'Osservatorio Sanità Marche.
Purtroppo la sanità ha bruciato quasi tutto il mio tempo, ma vorrei proseguire almeno sulla parte legata allo sviluppo economico, visto che era anche questa tra le direttrici annunciate dal Presidente. Tra le iniziative più rilevanti per il futuro economico delle Marche si colloca ovviamente l'istituzione della zona economica speciale, che stenda ai territori di Marche e Umbria i benefici già previsti per le Regioni del Mezzogiorno. Ebbene, nelle Marche sono state perse 471 aziende. Non l'ha detto il mio collega, lo riferisco a chi è qua presente, ma lo hanno detto oggi CNA e Confartigianato, quindi abbiamo perso più di un'azienda al giorno, un campanello d'allarme preoccupante e questo il dato che deve far tremare i polsi, lo dico a un'altra collega, non dati irrilevanti.
Ebbene, la ZES rappresenta una misura strategica finalizzata ad attrarre investimenti, favorire l'occupazione, semplificare i rapporti tra imprese e pubbliche amministrazioni. Bene, che la zona economica speciale consenta alle imprese di ottenere con un'unica richiesta e un solo interlocutore tutti i permessi necessari per avviare e ampliare le proprie attività. La riduzione dei tempi di risposta, stimata in circa 30 giorni, rappresenta un passo avanti ed è per questo che anche noi abbiamo chiesto la ZES per anni nell'ultima legislatura, e questo è positivo, ma c'è un gravissimo limite e mi chiedo come possiate ancora continuare ad ignorarlo. Non tutti i Comuni potranno beneficiare delle agevolazioni fiscali più consistenti, come il credito di imposta rafforzato. Questa misura sarà attiva, infatti, solo in circa la metà dei Comuni marchigiani, mentre l'intera regione potrà accedere unicamente a vantaggi amministrativi. Nel dettaglio nella provincia di Pesaro Urbino sono soltanto due i Comuni: Serra Sant’Abbondio e Frontone che rientrano nel perimetro di applicazione del credito di imposta. Si tratta di territori appartenenti alle cosiddette zone A e zone C non predefinite, categorie poco note, ma decisive nel determinare chi può accedere agli aiuti di Stato economici e fiscali, normalmente vietati dall'Unione europea per non alterare la concorrenza. Un giornalista in un blog lo ha definito un club privilegiato in quanto destinatario di misure straordinarie di sostegno agli investimenti produttivi. Ed è proprio così, è un club privilegiato, così come è stato presentato nel disegno di legge dal Governo Meloni. La distribuzione delle zone A e C non predefinite evidenzia, infatti, forti squilibri territoriali nella nostra regione. Nella provincia di Pesaro Urbino solo 4% ammessi, 2 Comuni su 50, nella provincia di Ancona 28% dei Comuni ammessi, 13 su 47, in quella di Fermo 31 su 40; in quella di Macerata un po' di più, 87%, 48 su 55, nella provincia di Ascoli Piceno 30 su 33. Per fortuna la ZES nella provincia di Ascoli Piceno avrà un po' più di efficacia.
Cosa intende fare Presidente Acquaroli ha un piano integrato di sostegno alle aziende?. Cosa intende fare, Presidente Acquaroli, invece? Escludere tutte le zone industriali che ne hanno bisogno, come il distretto del mobile nella provincia di Pesaro Urbino, tutta la metalmeccanica nella provincia di Pesaro Urbino, escludere il porto di Ancona?. A questo deve risponderci, Presidente, perché la letterina che ha presentato, purtroppo, non ce lo dice perché c’erano solo sette righe sulla ZES.
Sono percentuali che mostrano una chiara prevalenza delle agevolazioni nelle aree interne e nel sud della regione, ma che in questo modo creeranno ….
Concludo brevemente, anche se la relazione era molto più lunga.
Voglio semplicemente concludere sulla ZES perché il testo di legge che è stato approdato il 15 ottobre alla Camera, quindi si prevede che potrà essere approvato entro la fine di novembre con la votazione finale in Commissione bilancio, si articola in 4 articoli principali: estensione territoriale, aggiornamento del piano strategico triennale, estensione del credito di imposta, incremento della dotazione finanziaria da 80 a 110 milioni per il 2025. Quindi le voglio chiedere, Presidente Acquaroli, di impegnarsi davvero, di farsi carico delle modifiche necessarie affinché vengano inseriti tutti i Comuni marchigiani. Solo così la ZES e le altre misure di sviluppo potranno trasformarsi da semplici strumenti normativi …

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Nobili.

Andrea NOBILI. Grazie, Presidente. Grazie componenti della Giunta, intanto complimenti e vi auguro buon lavoro. Buon lavoro a voi e buon lavoro a tutti noi.
Consentitemi qualche riflessione critica su questo programma, altrimenti credo non farei bene il ruolo dell'opposizione. Qualche riflessione critica che ha la pretesa anche di portare elementi costruttivi. Però mi lasci dire, Presidente, che il suo programma, che ambisce ad avere una visione per le Marche, in realtà questa visione non ce l'ha perché un programma di governo ambizioso per avere una visione adeguata dovrebbe fare due cose: leggere la realtà per quello che è e indicare direzioni chiare, precise. Invece il suo programma di governo la realtà non la legge, la semplifica e la edulcora.
Siamo di fronte ad un programma che non indica scelte precise, non individua seriamente priorità, un programma che non tiene conto che la nostra regione negli ultimi anni ha subito una serie di fratture profonde: una crisi demografica importante, il calo della presenza dei giovani che fuggono all'estero, una sanità territoriale in difficoltà, l'aumento delle fragilità sociali, le difficoltà che vivono le aree interne. Qui non si tratta di essere apocalittici, ma di rappresentare la realtà del nostro territorio per quello che è. Altrimenti, se non partiamo da un punto di consapevolezza, non siamo in grado poi di mettere in campo le misure più adeguate. E voglio dirlo con grande franchezza, questo programma mi sembra debole, autoreferenziale e autoconsolatorio.
Cominciamo partendo da quello che è l'elemento più importante del programma di governo, se non altro per la quantità di risorse che assorbe la sanità. Nel programma la riforma sanitaria viene descritta come moderna, capillare, vicina al territorio, ma la realtà parla diversamente. È stata citata più volte la sintesi del giudizio di parificazione della Corte dei Conti. Severissimo quel giudizio, severissimo perché ci ricorda i ritardi sul digitale sanitario, sul fascicolo sanitario incompleto, un Cup insufficiente. Ci ricorda che questa sanità marchigiana vorrebbe essere vicina alle persone, ma in realtà non è così. C'è una mobilità attiva negativa e tanti nostri corregionali hanno rinunciato alle cure. Questa è una realtà durissima con cui bisogna fare i conti.
Le case di comunità sono distribuite in modo squilibrato, mancano standard demografici minimi, alcuni territori sono coperti in eccesso, altri sono scoperti. Questa non è prossimità, questa è una sorta di lotteria geografica.
Passiamo poi all'altro tema, il tema dei temi della campagna elettorale, le liste d'attesa. Qui la sfida non è comunicare, ma è curare. Nel programma leggiamo numeri ottimistici, percentuali, incrementi, ma anche in questo caso la realtà è un'altra. Le liste d'attesa restano uno dei primi problemi segnalati da cittadini, medici, Comuni e non si può rivendicare un più 15% di prestazioni se non sappiamo quante prestazioni mancano effettivamente all'appello, se non colmiamo le carenze di personale, se non riduciamo i tempi delle branche più critiche.
I cittadini vogliono cure, non statistiche. Se poi parliamo di un altro tema fondamentale, l'emergenza-urgenza, un altro nodo centrale, credo che il dipartimento regionale sia una buona idea sulla carta, ma rimane un libro dei sogni se i pronti soccorsi non vengono messi effettivamente nelle condizioni di lavorare. È stata ricordata in uno degli interventi precedenti la lettera che ha scritto la vedova di una persona deceduta al pronto soccorso nei giorni scorsi, che tipo di situazione ha trovato. I pronti soccorsi hanno organici insufficienti.
Non si definisce un sistema chiaro di soccorsibilità territoriale basato sui tempi reali di percorrenza e non sulla geografia politica. Non basta annunciare la fine del ricorso dei gettonisti, serve una strategia per rendere veramente attrattivo il lavoro nella sanità pubblica marchigiana.
Poi mi lasci anche ricordare un altro strumento fondamentale per affrontare i problemi della sanità di questi tempi. L'assistenza domiciliare integrata nelle Marche è tra le più basse d'Italia e ce lo dicono i dati dell’Agenas. Nel programma di governo non ci sono nuovi fondi dedicati, non aumenta il personale infermieristico e la presa in carico continua a essere disomogenea nei territori, perché questo della disomogeneità è un altro elemento critico di particolare rilievo.
Queste criticità non sono segnalate solo dal sottoscritto, che appartiene a una parte politica diversa dalla sua, sono criticità oggettive che ci ha segnalato con grande chiarezza la Corte dei Conti e non mi voglio fermare sulla questione della realizzazione del nuovo ospedale Inrca a Camerano, che è oggetto di alcune interrogazioni che si terranno nelle prossime sedute del Consiglio regionale.
I rilievi dell'Autorità nazionale anticorruzione sono durissimi e su questo noi ci attendiamo delle risposte efficaci.
Se passiamo poi ad un altro dei grandi temi su cui si misura il livello di civiltà di un Paese e di una Regione, che è il sociale, non mi posso esimere dal segnalare che siamo di fronte a un sistema di welfare proposto che non tiene più il passo con la complessità dei tempi che stiamo vivendo. Nel nostro territorio negli ultimi 20 anni c'è stata una trasformazione sociale profonda: più anziani, più disabilità, più solitudini, più povertà e famiglie fragili, più bisogni educativi. Eppure il nostro sistema di welfare continua a muoversi come se fossimo ancora negli anni 90: bonus, contributi, interventi episodici, poche strategie, un sistema che dovrebbe essere totalmente riconfigurato, ma che invece rimane fermo.
La questione degli anziani, un tema delicatissimo, forse il più urgente, è quello che viene affrontato con minor efficacia. Servirebbe fare molto di più, rafforzare davvero la domiciliarità, adottare strategie serie per i caregiver, un uso innovativo della telemedicina nelle RSA e un investimento serio sugli ambiti territoriali.
Ma poi c'è un altro tema che sta particolarmente a cuore a chi parla e non solo, che è quello della disabilità. Il programma richiama la disabilità, ma lo fa in modo assolutamente insufficiente. La normativa sui progetti di vita, il decreto legislativo 62/2024, che non viene neppure citato come fonte nel programma, non può avere attuazione nella nostra Regione se non viene neppure istituito un tavolo regionale per la disabilità. Non vengono definite le linee per la valutazione multidimensionale, non vengono date indicazioni agli ambiti territoriali sociali, non vengono definiti criteri per le equipe multidisciplinari. Ecco, io credo che in presenza di queste difficoltà non si possa agitare come una bandierina l'impegno sul sostegno alla disabilità perché rischia di rimanere davvero lettera morta.
Anche per quanto riguarda l'economia e il lavoro, quello che a mio avviso emerge è l'assenza di una politica industriale seria, perché il nostro territorio negli ultimi 15 anni, purtroppo, ha conosciuto un declino che ha pochi paragoni nel centro Italia. Vogliamo parlare del crollo del distretto della moda, della sofferenza della meccanica, dell'arretramento dell'industria del mobile, dell'invecchiamento delle imprese e della frammentazione dei distretti? Di fronte a questo, nel programma manca un'idea di trasformazione. Non c'è uno sguardo serio sulla digitalizzazione industriale, non c'è una politica regionale della ricerca, non c'è un modello di distretto innovativo, non ci sono seri investimenti sulla manifattura avanzata, non c'è un piano per attrarre imprese ad alto valore aggiunto e non ci sono disegni seri su agrifood, logistica, porti, filiere green. E’ come se ci si fosse arresi all'idea che la nostra economia debba restare com'è, quando invece se continua così rischia di non esserci più. E la verità, che è durissima, è che senza una politica industriale adeguata non c'è futuro economico per la nostra regione. Una politica industriale richiede tre cose, che questo programma non ha: una direzione, degli strumenti efficaci e un orizzonte di lungo periodo.
Parliamo poi del lavoro. Il vostro programma si compiace dei dati sull'occupazione, ma evita di dire quanti di quei contratti sono part time, involontari, stagionali, precari, intermittenti; evita di dire che nelle Marche si lavora molto e si guadagna poco, che i salari sono bassi, più bassi della media centro italiana, che la logistica della subfornitura presenta fenomeni di sfruttamento, che il turismo è stagionale, poco qualificato, e mi lasci dire che non c'è questo fenomeno straordinario dell'aumento del turismo nella nostra regione, anzi, rispetto ai dati nazionali la nostra regione è assolutamente in controtendenza. Non basta dire che cresce l'occupazione perché questa occupazione cresce male. E allora la domanda è: che idea di lavoro vogliamo costruire nelle Marche nei prossimi 10 anni? Nel suo programma non c'è risposta. Vogliamo un'economia basata sul basso costo del lavoro o un'economia basata sulla qualità, sulla competenza, sulla dignità? Il vostro programma non risponde a queste domande perché manca una politica attiva del lavoro regionale, un piano per migliorare la qualità dell'occupazione, una strategia contro lo sfruttamento nella logistica, nella subfornitura, una vera riforma dei centri per l'impiego. Il lavoro non può essere misurato solo in quantità.
E’ stato citato il tema dei giovani. Io ritengo che quando parliamo di giovani parliamo di una questione nevralgica e la nostra regione rischia di rimanere senza giovani ed è questo un dato drammatico perché sono le fasce d'età che dovrebbero costruire futuro, ricerca, impresa, comunità. I giovani formati, quelli più preparati, se ne vanno dalla nostra regione. E questo programma non affronta neppure questo tema, non affronta la questione dello spopolamento giovanile, lo rimuove.
Non c'è nessuna idea di politica abitativa rivolta ai giovani e agli studenti, fare in modo che ci siano affitti calmierati, sostegni al primo alloggio, rigenerazione urbana ad uso giovanile. Non c'è una seria politica culturale, non c'è una seria politica universitaria, non c'è un piano sulla formazione tecnica superiore. Ed è un errore politico enorme perché una Regione che non investe nei suoi giovani semplicemente è condannata alla scomparsa. In tutta Europa le Regioni si giudicano sulla loro capacità di trattenere giovani, talenti, competenze. Nulla di tutto questo.
+Non c'è neppure una visione seria dell'università e della ricerca come motore di sviluppo. Non c'è una strategia regionale unica, un coordinamento tra atenei e imprese, un investimento su dottorati industriali e sulla formazione tecnica superiore, ciò che invece fanno le Regioni più sensibili e attente al tema.
Sono molto perplesso sul vostro aver spalancato le porte ad un'università privata, come la Link University Campus. Ma su questo argomento torneremo in seguito per capire davvero come stanno le cose, perché qui non si tratta di essere contro un sistema di formazione privata, ma vogliamo capire di che tipo di privatizzazione stiamo parlando, perché noi temiamo, noi di Alleanza Verdi Sinistra, ma credo il centro-sinistra tutto, che ci sia un disegno di sottrazione di risorse al pubblico per consentire al privato di fare profitto sulla formazione, sullo studio e sui giovani. Ma di questo parleremo più approfondente in seguito.
Ambiente, territorio, rifiuti, forse questo è il punto più debole del programma, perché il cambiamento climatico è il contesto dentro cui tutto accade e le Marche lo stanno vivendo con drammaticità. Le alluvioni degli anni scorsi purtroppo ce lo ricordano. Eppure il programma ambientale è un capitolo debole, generico, manca un piano di adattamento climatico, manca una strategia seria su fiumi e bacini idrografici ed un disegno sulle aree protette.
In questo vuoto prende forma anche un'altra questione delicata, il piano regionale dei rifiuti e il tema del termovalorizzatore perché la Giunta non lo nomina, nel programma non viene citato il termovalorizzatore, ma tutto fa capire che si considera questa ipotesi come l'unica soluzione alla gestione dei rifiuti e questo è un errore politico, ambientale, strategico perché le Marche non producono abbastanza rifiuti da sostenere economicamente un impianto del genere, perché un termovalorizzatore imporrebbe importazione di rifiuti da fuori regione, perché non risponde ai bisogni reali del territorio e contraddice la vocazione agricola, turistica, paesaggistica delle Marche e bloccherebbe per più di 20 anni qualsiasi innovazione in materia di riciclo e riuso.
Il futuro non sta negli impianti che bruciano rifiuti, il futuro sta nella capacità di produrre meno, riciclare di più, trasformare le risorse, sta nelle comunità energetiche che si citano nel programma, ma si citano con grande superficialità. Anche in questo caso sono enunciati che rischiano di rimanere sulla carta.
Concludo richiamando un ultimo tema che a me è particolarmente caro, quello della cultura. La nostra regione ha una ricchezza culturale enorme, teatri, musei, festival, biblioteche, ma nel programma è ridotta ad una voce ornamentale. Nessuna seria strategia, nessuna idea sul rapporto tra cultura, giovani e territori, nessun sostegno alle librerie, che sono dei presidi fondamentali nei territori. La cultura non è un costo, è un'infrastruttura sociale civile, è un motore economico ed è cura della comunità e nel programma viene davvero liquidato in poche righe.
Lei lo sa, Presidente, che la Regione Marche non ha ancora pubblicato il bando per l'erogazione dei finanziamenti delle attività culturali che riguardano festival, che riguardano iniziative delle associazioni per l'anno 2025. Non è stato ancora pubblicato, anche su questo avremmo modo di tornare.
Chiudo, noi di Alleanza Verdi e Sinistra ribadiamo che questo programma non è all'altezza della crisi che purtroppo le Marche stanno vivendo. E’ un racconto consolatorio che purtroppo non regge la prova dei fatti e noi non accetteremo questa autoindulgenza politica, incalzeremo su ogni omissione, su ogni dato nascosto, su ogni decisione rinviata.
Le Marche non possono permettersi una guida che eviti una vera assunzione di responsabilità. Serve coraggio, serve visione, serve soprattutto un Governo regionale che non abbia paura di chiamare i problemi con il loro nome. Noi continueremo a farlo con radicalità, con competenza, con senso di responsabilità e quando si presenteranno le condizioni daremo anche il nostro contributo costruttivo, perché questa Regione merita molto di più dell'esercizio retorico rappresentato dal programma. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Seri.

Massimo SERI. Grazie, Presidente. Io sono cresciuto nella cultura che quando si interviene si interviene per aggiungere o dissentire, non per ripetere. Vi chiedo scusa in anticipo, ma questa volta, essendo la prima relazione, il primo dibattito sulla relazione del Presidente, inevitabilmente alcune ripetizioni ci saranno.
Anch'io inizio con l'augurare buon lavoro al Presidente, a cui devo dire onestamente che ci siamo incrociati nell'altra vita quando facevi il Sindaco, c’è sempre stato un rapporto di rispetto, di ascolto istituzionale, mi sembra giusto riconoscerlo e anche se ci troviamo in posizioni diverse. Le auguro buon lavoro con l'auspicio che faccia bene perché l'interesse che abbiamo tutti è quello del miglioramento del nostro territorio.
Consentitemi anche un ringraziamento a chi oggi non è qui. È stato citato Matteo Ricci, è stato un candidato alternativo, un candidato importante a cui va un ringraziamento, fra l'altro ero anche nella lista che portava il suo nome. Lo dico con sincerità, ha fatto un lavoro importante, ha preparato ed elaborato un programma serio che penso possa essere molto utile anche nelle discussioni che faremo da qui in avanti.
Dico al Consigliere Barbieri, che l'ha citato, io non sono un ipocrita, non diciamoci queste storielle. Noi cerchiamo sempre i candidati più forti che hanno ruoli anche importanti e se non vengono eletti tornano ai propri ruoli. Sarebbe stato riduttivo per lui fare qua l'opposizione. Fa bene il suo compito nell'interesse anche del nostro territorio. Abbiamo esempi a destra e a sinistra di questo tenore, almeno tra di noi non ce le raccontiamo le storielle.
Detto questo, ci tenevo a ringraziarlo perché comunque c'è stato un confronto forte, poi i cittadini hanno deciso chi dal loro punto di vista deve amministrare e chi vince ha l'onere di farlo nel miglior modo possibile, come ho detto, lo auspico.
Le Marche, siamo qui nell'Assemblea legislativa delle Marche. Ho ritrovato degli appunti che mi piacciono, che ho usato durante la campagna elettorale, che in qualche modo sono in sintonia anche col tenore del programma di governo e allora li cito perché mi aiutano anche a fare alcuni riferimenti sulle mie riflessioni.
Le Marche non sono una regione qualunque, sono terra viva, fatta di mani che hanno costruito, menti che hanno innovato, cuori che hanno saputo restare umani anche quando il mondo correva troppo in fretta. C'è chi ci vuole marginare nello scacchiere nazionale, ma noi sappiamo bene chi siamo, sappiamo da dove veniamo e soprattutto sappiamo dove possiamo andare. Questa è la terra delle antiche sapienze, del saper fare tramandato con orgoglio dalla creatività imprenditoriale che un tempo faceva parlare il mondo.
Le Marche hanno incarnato un modello economico che era un insieme di genio, fatica e comunità, un sistema produttivo radicato nel territorio, ma anche capace di parlare il linguaggio del futuro. Era anche terra della solidarietà, dove l'ultimo non veniva lasciato indietro, ma accolto. Una terra in cui la sanità pubblica e la formazione universitaria erano un vanto, un motore di progresso, un diritto che costituiva dignità e futuro. E tutto questo si poggiava su una storia ricchissima, la romanità, il Rinascimento, le note di Rossini, i versi eterni di Leopardi, un'identità profonda che resisteva persino alle intemperie della storia. Oggi però quella visione sembra appannata, quel patto tra generazioni, quel sogno condiviso sembra smarrito. Vediamo una regione frammentata, impaurita, in affanno. Eppure il nostro compito non è rimpiangere il passato, ma rimetterci in cammino. Noi crediamo che le Marche possano tornare ad essere un luogo straordinario, un luogo dove crescere i propri figli senza paura, dove il lavoro sia dignitoso e non precario, dove prendersi cura dei propri cari non sia un lusso, ma un diritto. Per farlo dobbiamo tornare a scegliere da che parte stare e noi scegliamo di stare sempre dalla parte delle persone, è banale, lo dicono tutti, ma sempre di grande attualità, con politiche giuste che parlano di comunità, di servizi pubblici, di equità, di cultura, ambiente e lavoro, con uno sguardo lungo, capace di vedere oltre l'orizzonte, con un progetto che non sia solo una promessa, ma un impegno collettivo.
Le Marche che vogliamo non sono un'illusione nostalgica, sono una possibilità concreta, ma vanno costruite insieme con coraggio, passione e responsabilità. Così un po' prosaico, però ha dei messaggi e sono, come ho detto, in sintonia con la lettura del programma che ci è stato consegnato la volta scorsa. Come ho detto, è un po' leggero, in alcune parti contraddittorio, evince i principi senza entrare nel merito. Poi sappiamo benissimo, ho fatto anche il Sindaco, che i programmi sono in work in progress, si cambiano, si modificano, si adeguano - devo fare i complimenti a chi l'ha scritto perché ha scritto tutto senza dire niente (sappiamo che le preparano queste cose) - ci sono spunti interessanti, questo va detto, però in qualche modo evitano di entrare nel merito di alcune questioni importanti.
Apprezzo alcune volte quando si riconoscono le difficoltà di raggiungere determinati obiettivi, e non sono una debolezza, anzi sono una forza. E quando la gente diceva …, però la verità, io uso dire, è chiamare le cose per nome e cognome, lo hanno detto in tanti e l'esperienza di Sindaco me lo ha insegnato. Alla fine ci comprendono meglio e ci accompagnano nelle difficoltà che troviamo.
La relazione inizia nella prima pagina: “5 anni fa le Marche vivevano crisi profonda”, vero, però dobbiamo dirci che le cose non sono cambiate moltissimo nelle difficoltà che noi abbiamo e questo ce lo dimostra un elemento che, al di là di chi vinca o perda, ci sono sempre meno persone che vanno a votare.
Questo è un dato, un elemento importante. Io dico anche scherzando che gli italiani sono degli inguaribili romantici: ci innamoriamo con una grande facilità, troviamo il populista di turno che ci racconta con grandi slogan, grandi risultati per poi rimanere delusi, quindi abbandoniamo quel riferimento, ne scegliamo un altro e ricommettiamo lo stesso errore. La gente alla fine dice che sono tutti uguali, si stufano e non vanno. Non è un caso che ci sia questa fluidità anche nei risultati dei voti, si passa dal 3 al 30 e viceversa con grande facilità.
Mi ha colpito, anche perché questo è un modo di parlare, di comunicare, che si faccia riferimento in modo critico alla Giunta precedente. Nel 2018 si parlava di Regione in transizione e venne accolta come un'opportunità, invece qui viene richiamata come una debolezza. Ma la ZES ha la stessa filosofia, si fa perché c'è una difficoltà e in qualche modo si vuole venire incontro.
Vengo un po' alle questioni e lo faccio in modo anche superficiale, se volete. Mi manca fare interventi in senso compiuto, parlando dei massimi sistemi, di tutto, è complicatissimo. Avremo modo e tempo quando entreremo sulle questioni specifiche. Immagino che le occasioni saranno tante quando porteremo noi all'attenzione proposte concrete.
Sanità, è ovviamente la regina delle regine. Diritto universale richiamato, costruire sistema sanitario più vicino alle persone, moderno, equo, efficiente. Beh, chi è che non è d'accordo? Abbiamo cambiato radicalmente approccio e qui si fa un riferimento all’eliminazione dell'Asur regionale passando alle Ast provinciali ed io anche questa, devo dire la verità, l'ho condivisa. Fra l'altro vi porto una testimonianza diretta perché ero testimone presente quando si fece la scelta dell'Asur unica, c’era allora il Presidente della Giunta Spacca, ero Segretario regionale del mio Partito, partecipai a quella riunione di maggioranza. Ve la racconto perché mi è rimasta impressa, ero giovanissimo e rimasi anche deluso. In quell'occasione si arrivò a un punto, si parlò un po' di tutto e ad un certo il Presidente disse: “Dobbiamo decidere se fare l’Asur unica o le provinciali con personalità giuridica”. Intervenne il primo, non faccio il nome perché non c'è più, e disse: "Andiamo sull'Asur unica” e tutti i restanti colleghi segretari a seguire. Questo perché lo dico? Lo dico perché quando si parla di questioni importanti alcune volte la politica deve farsi aiutare dalle competenze e non lasciarsi trascinare dalla sensazione che ci può dare un titolo rispetto ad un altro, senza averlo approfondito. Però quando parliamo di universale, c'è un primo tema che viene alla mente, 1 persona su 10 nella nostra regione rinuncia a curarsi, mi sembra, se non sbaglio, citano tanti dati statistici, sia uno dei peggiori. Anche i dati statistici vanno sempre letti, perché hanno dentro un'anima e delle ragioni. Alcune volte fanno comodo, meno comodo, ma in realtà bisogna sempre capire cosa ci dicono. Questo è un elemento che fa preoccupare, anche se fossero stati meno. Quando una persona rinuncia a curarsi in un Paese civile come il nostro è una sconfitta di tutti. Perché si rinuncia? Si rinuncia perché il pubblico non è in grado di dare risposte e non si hanno gli strumenti, le risorse per rivolgersi ad una struttura privata. Ecco, questo è il fallimento, lo dico in senso lato, perché non riguarda soltanto noi. Dico questo perché mi è capitato qualche giorno fa di leggere una riflessione e una provocazione lanciata da un parlamentare della Camera dei Deputati, che io stimo e che fa sempre ragionamenti compiuti; e diceva: “Quando parliamo di sanità destra e sinistra, tutti i rappresentanti. dicono una cosa: soldi, soldi, soldi, mettere maggiori risorse”. Io dico vero, perché se vogliamo renderla universale bisogna immettere anche risorse maggiori per fare rientrare chi è rimasto escluso, anche perché fortunatamente la medicina, le tecnologie avanzano, le prestazioni sono sempre maggiori, ma i costi inevitabilmente crescono. Mi aveva colpito questa riflessione che diceva: “Nel 2000 il fondo sanitario nazionale era di 66 miliardi, nel 2025 di 143/146, 116% in più rispetto al 58% di inflazione”. Fondamentalmente le risorse sono tante. Qualcuno si è mai posto il problema di dire: "Ma come si spendono queste risorse?" È chiaro che lui tralascia tutta una serie di riflessioni, come dicevo prima, l'età che avanza, tutta un insieme di indicatori che inevitabilmente portano ad un aumento della crescita. Però questo è un tema che va affrontato. Il primo è questo. È mai stata fatta un'analisi di come spendiamo le risorse nella sanità? Io penso che ci siano dei margini di ottimizzazione, di razionalizzazione importante. Troppo spesso facciamo scelte più per accontentare il consenso, che poi sono un disservizio. Molte volte noi difendiamo anche strutture inadeguate, poi magari quando abbiamo bisogno ci rivolgiamo da un'altra struttura perché quando stiamo bene parliamo dei massimi sistemi, quando stiamo male andiamo a cercare professionisti capaci e tecnologie avanzate e se non le troviamo nel nostro territorio andiamo da un'altra parte. La mobilità passività, l'abbiamo visto, ha cifre enormi e su questo, secondo me, un lavoro importante può essere fatto, piuttosto che il turismo sanitario cerchiamo di avere un turismo, quello vero, quello che vogliamo e che preferiamo.
Molto banalmente, sinteticamente, quando parliamo di sanità c’è la necessità di una vera organizzazione sanitaria, che possa dare le risposte adeguate e sappia utilizzare al meglio le risorse, facendo conto con le capacità che abbiamo. Qui sono tre i temi: la prevenzione, gli acuti e le post acuzie e la cronicità. Non entro nel merito perché vedo che il tempo scorre e sono solo all'inizio, quindi vado velocemente.
L’ultima cosa, sono state richiamate le liste d'attesa e mobilità. Penso che su questo si possa fare un lavoro serio ed importante. Magari non si risolve il problema, ma si potrà migliorare, però bisogna avere il coraggio delle scelte. Il coraggio delle scelte significa dove mettere le risorse, significa alcune volte andare anche contro alcuni interessi per migliorare le cose. Quando parliamo di mobilità passiva c'è tanto tanto da fare.
L'altro tema è quello delle fragilità. Queste aumentano e molto spesso rimangono nelle case quando rimangono abbandonate ci sono dei drammi straordinariamente gravi. Quando parlo di fragilità parlo delle senilità, penso all'Alzheimer che sta esplodendo, penso alle fragilità di chi ha delle disabilità in casa, chi ha il problema della salute mentale, anche su questo, purtroppo, c'è molto da fare.
È come il tema delle politiche sociali. Penso sulle politiche sociali siamo un po' una cenerentola. Auspico, quando verrà allargato il numero degli Assessori, che si abbia il coraggio di dare una delega forte ad un Assessore alle politiche sociali e se ci guardiamo alle spalle forse l'ultimo vero Assessore è stato XY, che purtroppo ci ha lasciato. Lo vediamo, c'è un'esplosione e anche le povertà che crescono hanno un effetto importante verso tutto il tema che riguarda il sociale, che riguarda le fragilità, che riguarda le famiglie.
Anche per quello che riguarda lo sviluppo c'è una situazione complessa, qui avevo scritto una serie di appunti che tralascio.
La Regione ovviamente non può essere spettatrice, deve accompagnare i vari processi, come le politiche del lavoro attivo, anch'io su questo ho una lunga esperienza. Va recuperato il lavoro che si faceva quando c'erano, ci sono tuttora, i job, ma avevano un coordinamento provinciale. Quando si aveva la capacità di leggere i bisogni dei territori, su quelli si facevano proposte, si offriva formazione continua, si offrivano nuove opportunità. La capacità è proprio quella di capire come cambia il mercato di lavoro, come cambiano le opportunità, adeguarsi e preparare anche per creare nuove opportunità e chi lo fa in anticipo riesce sicuramente a dare occasioni.
Il tema delle infrastrutture, su queste penso che la regina dell'impegno debba essere il raddoppio della Orte-Falconara. Non possiamo pensare che per collegare i due mari occorrono 4-5 ore per fare neanche 300 chilometri. È vero, sono tante le opere che si stanno facendo, c'è l'opportunità del PNRR, io vengo dalla città del carnevale, definisco il PNNR come il giro del getto. Noi abbiamo tre giri al carnevale. Il primo giro è quello dell'esposizione, il secondo è il getto dei dolciumi. E qui un po' il getto di tante risorse messe a disposizione, ma l'importante è saperle spendere e spenderle nel modo giusto. Troppo spesso questo non è accaduto.
Fra l'altro c'è un tema che riguarda anche lo sviluppo e il lavoro. Se guardiamo la crescita è grazie al PNNR, senza PNRR avremmo una crescita sotto lo zero, saremo stati in recessione. Allora, finita questa dose, che è un po' un doping, come l'affronteremo? Non dobbiamo sempre aspettare quando arrivano.
Spero, io vengo dalla provincia di Pesaro, che alcune incompiute arrivino a compimento, penso alla Fano-Grosseto. Anche su questo un piccolo aneddoto. Ho la copia di un telegramma del 1967 dell’allora Ministro Mancini che, finito il Consiglio dei Ministri, comunicò - quando c'era il dialogo tra politica dei partiti, tra territorio e Roma - il finanziamento del primo lotto, adesso non mi ricordo come la citava, della Fano-Grosseto, città dei due mari.
Una cosa velocissima, si è parlato di ambiente, energia e ciclo dei rifiuti. Ecco, ciclo dei rifiuti. Anche su questo, non vedo il Consigliere Marconi, concordo, dovremmo avere anche il coraggio di fare alcune riforme, tutti questi ambiti che si riuniscono…, io ho fatto il Sindaco, eravamo sempre in riunioni permanenti, per non incidere veramente. C'è la necessità che si ritorni ad una regia anche provinciale e che le Province recuperino il proprio ruolo. Un esempio su tutti sono i piani dei rifiuti, in cui ci sono tante difficoltà e divisioni nei territori e non si è riusciti ad avere un programma vero e proprio. Anche su questo avere il coraggio di dire no dove ci possono essere anche interessi economici forti. Penso alla gestione delle discariche. Dobbiamo avere il coraggio di dire che le discariche devono stare in una organizzazione di esigenza, di bisogno di un territorio e non per fare cassa per quella o l'altra azienda. Alcune volte certi processi spinti sono la conseguenza per aiutare i bilanci.
Sono alla fine, c’è il tema delle fragilità, lo riprenderò.
Visto che sono un rappresentante delle minoranze, dell'opposizione, voglio dire, avendo anche l'esperienza di Sindaco, che non ho mai sopportato i comportamenti ideologici e strumentali, non mi vedrete fare una opposizione ideologica, ma costruttiva. Prima è stata richiamata l'opposizione di governo. Fra l'altro c'è una composizione di competenza. In questo giro, adesso non parlo di quello che c'era prima, abbiamo competenze e penso che possiamo dare contributi significativi, purché ci sia il coraggio delle scelte.
Concludo con una citazione che ha ripreso anche il Consigliere Caporossi, probabilmente facciamo le stesse letture, alcune volte ci preoccupa meno il mal governo, ma ci preoccupa più il non governo, il galleggiare, il non fare, perché il mal governo si può contrastare, il non governo invece …

PRESIDENTE Ha la parola la Consigliera Sebastiani.

Milena SEBASTIANI. Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti. Saluto il Presidente Acquaroli, gli Assessori, il Presidente Gianluca Pasqua e tutti i colleghi Consiglieri.
E’ un grande onore per me sedere per la seconda volta tra questi banchi, consapevole della responsabilità e dell'impegno che mi attendono e attendono tutti noi.
Questo è l'inizio di un cammino che intendo percorrere con dedizione, passione, collaborazione, ascolto, e mettendo a disposizione la mia esperienza amministrativa svolta per 15 anni, i miei, ahimè, 40 anni nelle associazioni di categoria, i miei 30 anni dedicati al mondo dello sport, in particolare dell'associazionismo sportivo e nell'organizzazione di eventi gratuiti per la promozione del territorio.
Desidero ringraziare il Presidente Francesco Acquaroli per avermi voluta nella sua squadra insieme al Consigliere Putzu.
Un sentito grazie va anche a tutto lo staff della lista “I Marchigiani”, una lista civica ricca di persone competenti e di amministratori, bravi come Paolo Calcinaro che il suo risultato straordinario lo evidenzia.
Ringrazio anche, permettetemi, la Confartigianato, il mio datore di lavoro che mi ha accompagnata, mi è stata vicina in questo percorso.
Dico grazie al Presidente, anche se adesso non c'è, Francesco Acquaroli, perché è stata chiara ed esaustiva l'esposizione nella scorsa seduta del programma di Governo, il cui titolo parla chiaro: “Più Marche”. Noi sappiamo bene che il più nelle Marche lo mettono anche le nostre imprese.
Questo programma parte dalla forza innegabile dei risultati ottenuti nel precedente mandato. Le Marche sono adesso un modello di virtù. Questo anche grazie al costante confronto con le associazioni di categoria e i dati, in particolare nel settore produttivo, sono la nostra carta d'identità. Lo diceva prima la collega che mi ha preceduto. Siamo la prima regione in Italia per incidenza delle attività manifatturiere sul totale delle imprese attive, la seconda per numero di imprese manifatturiere ogni 1.000 abitanti e orgogliosamente primi per l'incidenza di start up innovative. Quindi questa è la prova che l'artigianato, la manifattura e le piccole e medie imprese sono il cuore pulsante e il motore inarrestabile della nostra economia.
L'artigianato e il commercio non sono solo attività economiche, ma rappresentano la coesione territoriale, la vitalità dei nostri centri storici e dei nostri borghi e il programma di governo pone finalmente un'attenzione storica su questi settori, impegnandosi su obiettivi fondamentali per la loro sopravvivenza e il loro rilancio.
La nostra manifattura, il saper fare delle Marche, è cultura ed è un'attrattiva unica al mondo.
Parliamo di tutela e territorio. Sono previsti incentivi strutturali per le nuove aperture nei borghi, nei piccoli Comuni con contributi a fondo perduto per il mantenimento degli esercizi di vicinato. Questi negozi sono i veri presidi sociali dei nostri Paesi che garantiscono che la comunità non si spenga. Non basta costruire, dobbiamo rigenerare. Chi meglio dei nostri piccoli imprenditori può farlo?
L'importante è sostenere l'artigianato artistico che molto spesso troviamo nelle botteghe dei piccoli borghi dell'entroterra che oltre ad essere fonte di sostegno per gli artigiani sono motivo di ricerca e curiosità di molti turisti stanchi delle solite mete.
L'attenzione a queste realtà consentirà di mantenerle vive evitando così l'abbandono con tutti i problemi ad esso legati.
In merito all'innovazione e digitalizzazione, la Regione sosterrà la trasformazione digitale dei piccoli esercenti senza snaturarne l'identità e la peculiarità. Condivido l'obiettivo di creare l'albo delle eccellenze artigiane marchigiane e di promuovere il turismo esperienziale.
Sottolineo l'importanza riservata al turismo che mi sta molto a cuore. Un'attenzione già dimostrata con il bando dei borghi accoglienti che ha consentito investimenti pubblici e privati in realtà dell'entroterra offrendo lavoro e reddito a giovani imprenditori. Occorre continuare a sostenere il turismo attraverso grandi iniziative sportive ed enogastronomiche in periodi destagionalizzati. L'importante è impegnarsi per promuovere un turismo trasversale che coinvolga la costa e la montagna attraversando le nostre colline. Questo consentirà di offrire la vera caratteristica della nostra Regione.
Per quanto riguarda il lavoro e la formazione, la vera sfida sta nell'accrescere le competenze. Le nostre imprese artigiane cercano operai specializzati, ma mancano i nuovi maestri artigiani e il programma 2025-2030 affronta questa emergenza con un'attenzione importante sul capitale umano. Promuovere l'istruzione tecnica superiore con laboratori d'avanguardia e docenti che vengono direttamente dalle nostre aziende. L'apprendistato e l'alternanza sono la chiave per tramandare il saper fare e lo faremo investendo in incentivi per le piccole e medie imprese che assumono giovani con contratti professionalizzanti, trasformando l'azienda artigiana in una vera e propria scuola diffusa sul territorio.
Infine, per il ritorno dei talenti, la Regione attiverà il bando “Marche terra di ritorno”, con contributi per i giovani marchigiani che vivono fuori e che vogliono tornare avviando nuove attività professionali o imprenditoriali. Dobbiamo dire a tutti: qui c'è posto per voi, no posta, posto per voi.
Il punto imprescindibile del programma è il capitolo più infrastrutture. Non possiamo avere un manifatturiero eccellente con una logistica di serie B. La piena e rapida realizzazione di infrastrutture viarie e portuali essenziali per l'export dei nostri prodotti è un impegno inderogabile. Ma oggi l'infrastruttura più urgente è quella immateriale, cioè la connessione. Il programma ci impegna a estendere la banda ultra larga in ogni area produttiva, in ogni borgo, in ogni paese, in ogni azienda, in ogni agriturismo, attività ricettiva e di ristorazione ovunque essa si trovi, non solo per supportare il lavoro agile e coworking, ma per garantire che anche la più piccola azienda possa competere sui mercati digitali con la stessa velocità di una multinazionale, la digitalizzazione è la democrazia dello sviluppo.
Infine, in merito al patto per la nuova manifattura il welfare aziendale, la visione per il 2030 è una Regione non solo ricca, ma competitiva, inclusiva e giovane. Per questo rilanciamo un'alleanza strategica con il mondo produttivo. Questo si concretizza nel patto per la nuova manifattura marchigiana, un piano organico che sosterrà con misure concrete la ricerca e lo sviluppo, l'internazionalizzazione e tema cruciale delle piccole medie imprese l'accesso al credito.
Poi c'è il tema della persona, il welfare aziendale non è più un lusso, ma è una necessità. La Regione riconosce premialità e contributi alle imprese, anche le più piccole, che investono nel benessere dei propri lavoratori, perché lo sviluppo si misura anche con la qualità della vita e dei diritti del lavoratore. Un territorio dove si vive bene attira risorse e professionalità.
In conclusione, questo programma, colleghi, non è un elenco di promesse, ma una mappa di cantiere che ci coinvolge tutti, perché questo è il tempo della costruzione. Dobbiamo e possiamo riportare le Marche tra le Regioni più sviluppate d'Europa, quindi dobbiamo condividere questa ambizione perché il futuro non si attende, si costruisce ogni giorno con l'impegno, il coraggio, l'innovazione, la motivazione che nasce dall'amore per la nostra terra. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Borroni.

Pierpaolo BORRONI. Grazie, Presidente. Innanzitutto le faccio i complimenti per il nuovo incarico che ha ricevuto, a lei, a tutto l'Ufficio di Presidenza. Sarà un lavoro lungo e difficile, complimenti. Faccio le congratulazioni alla Giunta, che avrà un ruolo importantissimo nei prossimi 5 anni che saranno articolati e densi di avvenimenti.
Saluto i Consiglieri regionali rieletti con me. Complimenti a tutti e saluto i neoconsiglieri regionali che avranno delle bellissime esperienze amministrative in quest'Aula.
Il saluto principale lo voglio rivolgere al Presidente Acquaroli, che è riuscito in un’operazione di riconferma del suo mandato elettorale, fondamentale per la nostra Regione.
Prima di iniziare il dibattito, vorrei dire che ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi fatti fino ad ora e devo dire di essere contento di aver ascoltato interventi mirati sul programma, qualche volta troppo puntuali. Non avrei voluto entrare nello specifico di alcuni interventi che sono stati fatti, però vorrei fare delle precisazioni, iniziando dal Consigliere Mastrovincenzo, che è stato il primo intervento di oggi e che ha iniziato subito ad attaccare la nostra maggioranza con la critica sulle liste d'attesa, che però, bisogna ricordare, è dovuta ad un sistema sanitario che era esistente prima di noi e che ha subito il collo di bottiglia del Covid, a cui stiamo tentando di mettere mano in maniera puntuale.
Il saldo negativo dei 48 milioni della nostra sanità è una situazione che ormai si ripete da molti anni nelle Marche, a cui anche l'amministrazione precedente a quella del centro-destra ha tentato di mettere fine o di mettere un freno. Anche noi stiamo andando nella direzione di tentare di diminuire quel gap economico, che è evidente e avanti a tutti e che dobbiamo diminuire perché 48 milioni per 5 anni sono 250 milioni di euro che potremmo almeno in parte riuscire a rinvestire nella sanità, aumentando i servizi e le prestazioni sanitarie.
In merito alle strutture, che secondo il Consigliere Mastrovincenzo sono in netto ritardo, come l'Inrca, ricordo che l'Inrca è stata ferma per molti anni e solo con l'amministrazione del Presidente Acquaroli si è avuto l’inizio di quel cantiere, un continuo ed a breve vedrà la luce l'opera finita,. Quindi, un percorso ripreso dopo una fase di completa immobilità.
Ci sono stati anche altri interventi che hanno attratto la mia attenzione, quello della Consigliera Ruggeri, che ha parlato di una legge per il consumo di suolo zero, ma la nostra nuova legge urbanistica, che per carità deve essere migliorata, deve essere ritoccata in accordo con tutti i Comuni e con le parti interessate, già vede una diminuzione importante del consumo di suolo, sempre coscienti del fatto che il consumo di suolo zero non si può avere perché anche quando si progetta una nuova strada questa va a consumare suolo. Questo non significa che non dobbiamo porre l'attenzione al concetto importante di evitare il consumo di suolo, che è uno dei punti, delle stelle polari per cui questa amministrazione regionale si muove in ambito urbanistico, in accordo con le amministrazioni locali.
Il Consigliere Cesetti, devo dire che ha fatto un intervento, come suo solito, molto puntuale, e quello che mi è piaciuto, la Consigliera Mancinelli è stata sullo stesso percorso, è avere l'idea dell'incontro e dello scambio di idee all'interno di quest'Aula, che è l'asse portante della democrazia, che io condivido in pieno. Avrete il nostro pieno ascolto per le proposte che farete, anche perché, detto sinceramente, ormai siamo al secondo mandato, molto spesso precedentemente in quest’Aula ci siamo ridotti a fare una sterile polemica. Se oggi si riuscisse ad avere un confronto di idee programmatiche, avrete il nostro pieno ascolto e qualora fossero idonee alla nostra programmazione saranno accolte perché per noi primariamente viene il bene delle Marche e della popolazione marchigiana.
Ho apprezzato molto il Consigliere Caporossi, soprattutto per la pacatezza con cui ha parlato, anche il Consigliere Nobili, devo dire con toni molto pacati, moderati, persone con cui si può dialogare.
Il Consigliere Caporossi ha detto che a noi è mancata la programmazione dell'amministrazione regionale, è esattamente l'opposto di quello che è avvenuto nelle Marche, perché noi ci siamo insediati nel 2020, dopo 25 anni di centro-sinistra, non ci siamo insediati da lungo tempo, oltretutto nel momento peggiore dell’ultima storia politica italiana e probabilmente mondiale, quello del Covid, che ci ha letteralmente portato via 2 anni di amministrazione dei 5 dello scorso mandato. Nonostante questo, tento di dare un disegno, un quadro dell'idea di fondo che c'è, come dico al Consigliere Caporossi, della programmazione dello sviluppo territoriale della nostra regione, con tutti i settori: amministrativi, infrastrutturali, turistici, sanitari, con la ricostruzione, che devono interagire in un'unica direzione per riuscire a cambiare in meglio il nostro territorio. I nostri Assessori collaboreranno e lavoreranno insieme per dare a questa direzione un senso compiuto, che adesso in maniera molto superficiale, senza scendere troppo nei particolari, tenterò di dare.
Inizio dalla riforma infrastrutturale, che oggettivamente oggi è nelle Marche in lavorazione, una riforma che dal lontano 1980 sta portando dei cambiamenti che non si sono mai visti. Se pensiamo alle Marche del 1980 e alle Marche del 2026, vedremo che l'unica grande differenza infrastrutturale che la regione ha visto è stata la progettualità della Quadrilatero dell'allora Viceministro Baldassarri e del governo Berlusconi, che nel 2001 mise 2 miliardi di euro in quella progettazione, che ha aperto strade importantissime, come nel mio maceratese, la SS 77 che prima si fermava a Camerino e oggi arriva a Foligno, aprendo a potenzialità economiche e commerciali. Quella è stata l'unica operazione infrastrutturale seria fatta nelle Marche in 25 anni. Ne consegue che noi godiamo di un ritardo infrastrutturale almeno venticinquennale, almeno.
Oggi, in questo momento storico, con la forza di un Governo che ci è vicino e la presenza di un Governatore che è vicino alla nostra premier Giorgia Meloni per affinità politiche e di partito, per ovvi motivi, godiamo della possibilità di fare opere mai viste prima, 1.300 cantieri. Parlo solo della mia provincia, di Macerata: la variante della statale 16 di Civitanova per 48 milioni; il casello autostradale in Val Potenza dove sussistono importantissime industrie che ne godranno; l’intervalliva di Macerata e del Potenza; la strepitosa opera della pedemontana che finalmente dopo 50 anni di sogni è in costruzione, con la presenza della premier Meloni che verrà a Cessapalombo, un paese di 500 abitanti, ad inaugurare il cantiere. Situazioni che nelle Marche non si sono mai viste prima.
Un rilancio infrastrutturale totale, senza parlare della Guinza e di tutte le altre opere, come la Salaria, per le quali sono in corso un rilancio infrastrutturale che cambierà radicalmente la nostra regione da qui al medio termine.
Tutti sanno che il tempo politico – come un'amministrazione locale – per riuscire a portare dei cambiamenti (un Sindaco, un governatore, un'amministrazione al Governo) e per dare un'impronta importante del proprio operato è di 10 anni, minimo, altrimenti non si riesce a dare quell'imprinting, quella direzione che si vuole dare al territorio. Fortunatamente le Marche hanno seguito e hanno capito il progetto di cui sto parlando e il Presidente Acquaroli è stato rieletto.
Cantieri infrastrutturali che saranno importanti, l'uso dei fondi europei che stanno andando nella direzione giusta con l'ascolto delle categorie, dei diretti interessati a cui devono andare i bandi. Fare il bando è non avere la conoscenza di cosa serve, di cosa è opportuno fare per determinate categorie, è un limite enorme, ma noi questa possibilità l'abbiamo. Una delle basi che ci ha dato il Presidente Acquaroli è proprio quella del dialogo, dell'ascolto, l'ascolto delle categorie: Confartigianato, Confindustria e di tutti i protagonisti della scena economica in cui i nostri Assessori riusciranno a fare un grande lavoro.
Ovviamente di fianco questo: rilancio infrastrutturale, rilancio delle economie, con i bandi che sono mirati al fine di rilanciare le attività produttive, rilancio del nostro territorio, avendo parlato per la prima volta, negli ultimi 5 anni ,di borghi. Io ho fatto l'amministratore per 15 anni nella mia città, Civitanova Marche, e non ricordo un periodo in cui la parola borgo sia stata utilizzata di più che negli ultimi 5 anni.
Un rilancio del motore della nostra economia, delle nostre caratteristiche enogastronomiche, delle nostre caratteristiche culturali, che devono essere il volano per riuscire a rilanciare il nostro territorio. Ma questo lo facciamo non solo con le parole, dicendolo in campagna elettorale, come abbiamo fatto 5 anni fa, come abbiamo fatto adesso e come rifaremo nel medio periodo, ma con una programmazione europea per cui abbiamo dedicato oltre 100 milioni di euro per i bandi per i nostri borghi, indirizzati solo ai nostri borghi. Questo è stato un segnale per tutta la nostra regione enorme, che cambia radicalmente l'indirizzo. Quindi: bilancio infrastrutturale, gestione dei fondi oculata, in modo che i player abbiano quello di cui hanno bisogno, bilancio territoriale dei borghi con accanto la ricostruzione. Il bravo Senatore Castelli e il Presidente della Regione Acquaroli stanno facendo un lavoro egregio, finalmente, riuscendo a muovere quei cantieri dopo anni di immobilismo.
Infine abbiamo tentato, di fianco a questo, di portare avanti quello che è il core business della nostra amministrazione, cioè mettere mano alla problematica sanitaria, ed è sotto gli occhi di tutti.
Tra l'altro, come già detto prima, appena eletti nel 2020, in pieno Covid, in un momento in cui definire drammatica quella situazione era riduttivo ... Sembra una vita fa, ma 3 anni fa parlavamo di mascherine, di vaccini e anche lì le Marche sono state un esempio importante di tutta la gestione sanitaria, con la ventilazione meccanica delle aule, con lo screening di massa. Siamo stati un esempio nazionale e siamo partiti con l’operazione di rilanciare la sanità. Abbiamo tolto l’Asur unica, abbiamo tolto l'ospedale unico, che adesso qualcuno si dimentica di aver proposto, ma va bene così, abbiamo fatto le Ast provinciali dotate di personalità giuridica, l'anno successivo il nuovo Piano socio-sanitario. che in base al D.M. 77 spalma la sanità sul territorio. Se una lezione il Covid ce l'ha data è che la sanità deve essere spalmata sul territorio e non centralizzata. I piani aziendali varati dalla Giunta oggi porteranno finalmente a questa riforma sanitaria, che vedrà la luce a brevissimo. Tutto è perfetto? No. Tutto è perfettibile, però la direzione che abbiamo intrapreso, nonostante tutte le problematiche: la mancanza di medici, le nuove strutture che sono in fase di costruzione … Penso all'ospedale di Macerata, a quello di Pesaro e penso anche alle ali dell’emergenza-urgenza del mio ospedale di Civitanova Marche, cantierata per 23 milioni di euro. Un'operazione di riforma sanitaria che sta andando nella direzione giusta, una riforma che, un paio di anni dopo essere stata votata ed essere presente sul territorio, giudicheremo se modificare o se sta andando nelle direzione giusta, Bisognerà giudicare dopo che la riforma sarà fatta, non prima, altrimenti è un pregiudizio e noi i pregiudizi non dobbiamo averli.
In sintesi, chiudo dicendo - Presidente, già le annuncio un minuto in più - che il quadro amministrativo, che stiamo tentando di portare avanti, è quello di una riforma del nostro territorio e della gestione di tutti i settori che toccano l'amministrazione regionale. Come amministrazione regionale andremo a cambiare radicalmente tutta la gestione regionale in maniera definitiva e importante nel medio termine e ciò renderà le Marche una terra migliore grazie all'operato dell'amministrazione di centro-destra e del Presidente Acquaroli, che la guida. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola Consigliere Piergallini.

Enrico PIERGALLINI. Grazie, Presidente. Presidente Acquaroli, colleghi Consiglieri, Assessori, ho già fatto un in bocca al lupo la scorsa seduta, quindi posso risparmiarlo per economizzare il tempo.
Prendo al balzo la proposta di collaborazione del Consigliere Borroni, segnalando una cosa specifica nel dettaglio, proprio per dimostrare la volontà di collaborare per il bene dei marchigiani.
La legge regionale approvata nel 2023, come sa Presidente, dà ai Comuni la possibilità di approvare varianti ordinarie al piano regolatore generale fino al 31 dicembre 2025. La stessa norma consente ai Comuni di adeguare i piani urbanistici generali entro 48 mesi. Si crea, quindi, una distanza tra questo termine e la possibilità di approvare il piano urbanistico generale per i Comuni, distanza dentro la quale gli stessi avranno bloccata la loro pianificazione urbanistica.
Questo è il primo spunto che voglio dare in quanto è un intervento necessario da fare perché i Comuni sono i motori fondamentali dello sviluppo regionale e bloccare le varianti urbanistiche sarebbe un grandissimo problema per tanti Sindaci e tante amministrazioni, al di là dei colori di appartenenza.
Vado nel dettaglio, cercherò di non ripetere ciò che è stato già detto, magari approfondendo soltanto alcuni aspetti e aggiungendo alcuni elementi che ho notato nel programma elettorale.
Nell'Assemblea precedente il Presidente Acquaroli ha fatto un riferimento ad alcune aree, alle aree interne, quelle più disagiate, dove è necessario riportare i servizi, dicendo letteralmente: “con l'impoverimento dal punto di vista demografico di certe aree, noi dovremo cercare di creare un'inversione di tendenza, riportando i servizi nelle aree interne”. È curioso come la parola inversione di tendenza sia utilizzata proprio nel piano strategico nazionale, che ricordava la Consigliera Ruggeri, sulle aree interne, lo stesso termine, inversione di tendenza,: in tutt'altro contesto. Il dettato è questo, il piano strategico nazionale approvato dal governo Meloni: “Alcune aree non possono porsi obiettivi di inversione di tendenza, ma devono essere accompagnate in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento”, mi fa ancora un po' senso leggere queste parole. Io sono convinto che il Presidente Acquaroli e questa Giunta non siano d'accordo con il piano strategico nazionale, non perché approvato dal Governo di cui si è parte, bisogna per forza accettare tutto. Andrà fatta assolutamente una battaglia per il bene delle aree interne, che sono il 60% del territorio nazionale, dove vivono 13 milioni di abitanti e sono determinanti anche per un riequilibrio. A fronte delle grandi città affollate in cui la qualità della vita è spesso peggiore, molto difficile, con grandi costi, abbiamo delle aree interne, che se ben servite con servizi e attività, possono essere una grande alternativa di lavoro e di vita.
La A14 è stata affrontata come argomento, qualche considerazione in più. Il Presidente Acquaroli nel suo discorso ha toccato proprio il punto della coesione territoriale perché i territori devono essere coesi tra di loro nelle politiche e anche nelle infrastrutture. La A14 attualmente è una cerniera rotta, non consente alla parte sud delle Marche di muoversi agevolmente, a tutti quanti i marchigiani di attraversare la regione ed è al centro di tutti i programmi del centro-destra, sia del programma “Ricostruiamo le Marche” nel 2020, sia del programma “Più Marche” nel 2025 che nel discorso del Presidente.
Nel 2020 l'augurio era quello di completare a sud la terza corsia dell’A14 in tutte le Marche, con un opportuno prolungamento fino a Bari, valutando l'opportunità di richiedere nuovi caselli a San Benedetto del Tronto e a Porto Potenza Picena. Questo nel 2020, cosa che nel 2025 non è ancora stata realizzata. Allora, il nuovo programma così dice: "Per il tratto del centro sud l'obiettivo è realizzare la terza corsia fino all'Abruzzo, completamente in sede tra porto Sant'Elpidio e Pedaso e valutando soluzioni alternative più sostenibili per il restante tratto tra Pedaso e Porto d'Ascoli”. Quindi, ancora tutto da fare.
Nel discorso dell’A14 il Presidente è entrato, si fa riferimento alla disponibilità del Commissario. Certo è che in questi 5 anni nulla si è fatto per dare un'alternativa credibile al problema dell’A14 nel tratto sud delle Marche. Occorre fare più in fretta, correre, altrimenti rimaniamo imbottigliati, la nostra politica rimane imbottigliata nel traffico come le nostre macchine. Occorre correre con un progetto fortemente partecipato. Questa infrastruttura dovrà essere discussa in mezzo ai cittadini ed è essenziale perché blocca l'economia della regione, blocca la vita quotidiana di tanti lavoratori pendolari, blocca anche il lavoro di tanti autotrasportatori, che più volte hanno protestato per questo problema.
Un'altra questione che è stata sfiorata, l'approfondiamo un attimo, è il problema del dissesto idrogeologico.
La Corte dei Conti ha recentemente segnalato come sia presente un ritardo generalizzato nell'avvio e nella conclusione degli interventi, che sono stati realizzati solo per il 13,33%, è un sensibile ritardo nel completamento degli studi di approfondimento geologico, su 31 solo 9 sono alla conclusione.
Quindi, essendo il nostro territorio molto fragile, ed è stato ricordato da diversi interventi, occorre anche su questo accelerare perché è un aspetto determinante per la vita sociale e la salute di tanti cittadini.
Non è stato affrontato il programma del dragaggio dei porti. Nel recente programma “Più Marche” del 2025 si fa riferimento solo alla necessità del dragaggio del porto di Ancona. Nel 2020 era diverso perché il programma precedente faceva un passaggio più generale sulla necessità del dragaggio dei porti. Il recente programma 2025 così cita riguardo ai porti oltre quello d'Ancona: “Turismo di porto, marinerie, sviluppo economico territoriale. I porti delle Marche rappresentano questo e molto altro, realtà vivaci, strategiche e di lunga tradizione per le nostre città costiere”. Lo possiamo condividere tutti, bisogna naturalmente dare atto a questa visione perché, ad esempio, a San Benedetto del Tronto, certo la competenza è dell'Autorità portuale, si sta valutando il percorso autorizzativo per una vasca di colmata, che è tre volte l'attuale ed avrebbe un impatto enorme sul porto di San Benedetto e sulla confinante Grottammare. Mi auguro che la Regione, pur essendo questa competenza dell'Autorità portuale, faccia la propria parte per coordinare al meglio questo intervento ed evitare un impatto così grande della nuova vasca di colmata.
Accanto a questo posso dire che sul mare si possono fare tante altre cose. Nel vostro progetto, naturalmente non c'è perché è una scelta politica, ma nel nostro programma dell'Alleanza per il cambiamento c'era l'area marina protetta costa del Piceno e veniva sottolineata la necessità di adeguarsi alla normativa europea che vuole entro il 2030 il 30% delle coste italiane protette con le aree marine protette. Su questo, sull'area marina protetta costa del Piceno e più in generale sugli spazi di tutela, vorrei che la Regione si esprimesse in maniera chiara perché sono opportunità, certo, comportano alcuni cambi, alcune categorie devono riconvertire la loro attività parzialmente, ma sono scenari che vanno sia nella direzione di uno sviluppo economico maggiore dei nostri territori, che nella conferma certa della nostra volontà di tutelare l'ambiente.
Permettetemi poi un riferimento un po' domestico. Ho visto la parte del programma relativa agli ospedali, l'unico ospedale ancora in fase di progettazione è quello di San Benedetto del Tronto. Qualcuno ha detto che il centro-sinistra ha chiuso gli ospedali, non è vero. Aveva un'altra idea su che cosa dovesse essere la pianificazione degli ospedali per il futuro dei marchigiani. I marchigiani hanno scelto, a San Benedetto del Tronto sono state date le risorse per bandire una gara per la progettazione, quindi siamo ancora all'inizio. Mi auguro che anche questa importante infrastruttura non sia decisa nelle stanze chiuse, a finestre serrate, ma venga discussa in mezzo alla gente con un progetto partecipativo.
Due questioni generali, Presidente, e completo. Avete fatto un vanto, va riconosciuto, sull'utilizzo dei fondi europei. Sono molto felice che questa Giunta sia fortemente europeista nell'utilizzo dei fondi, anche perché molti cantieri saranno inaugurati grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che, come voi sapete, per esempio, Fratelli d'Italia non ha votato in Europa. Siamo molto lontani, e questo mi conforta, dai tempi in cui, 10 anni fa, l'attuale Presidente del Consiglio Meloni dichiarava che l'Europa era un banale comitato di affari e di usurai. Invece l'Europa può essere qualcos'altro, è una grande opportunità nello scenario geopolitico mondiale, che sta cambiando, e porta il suo beneficio direttamente sui territori perché tutti gli interventi, che sono stati ricordati, sulle strade, sugli ospedali non sarebbero stati possibili senza un intervento deciso dei fondi europei.
Concludo, sto nei termini. Il suo progetto si intitola ”Più Marche” ed articolato in: più sanità, più lavoro, più sicurezza, tanti sono i temi. Manca però un più, penso che sia una scelta, però la voglio sottolineare, più diritti civili ed individuali. Nel programma manca una parte specifica su questo, perché non c'è alcun riferimento sull'autodeterminazione delle donne, sui diritti delle minoranze sessuali, sui diritti delle famiglie non tradizionali e sulle tematiche del fine vita. E’ una scelta politica perché non tutto ci può unire in questo consesso, per fortuna ci sono valori e idee che ci dividono.
Io credo che in una Regione si viva bene se si lavora, se si riesce a curare, se ci si muove con facilità, ma anche se un cittadino si sente rappresentato dalla Regione, compreso nelle proprie esigenze individuali. D'altra parte ce lo ricorda l'articolo 3, che dobbiamo rimuovere gli ostacoli, affinché, appunto, ciascuno possa essere libero e uguale nella propria fede, nella propria sessualità, nella propria scelta familiare. Vorrei citare una cosa che va verso questa direzione e penso che siano parole utili per tutti noi: “Uno Stato non è veramente democratico se non è al servizio dell'uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà e l'autonomia della parola della persona umana”. Sono parole non di un sovversivo, ma di Aldo Moro, le pronunciò nell'Assemblea costituente del 13 marzo 1947. Quindi credo che anche le nostre libertà individuali, i nostri diritti debbano essere uno spazio in cui questo Consiglio e la Giunta debbano operare con grande lucidità e determinazione. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Putzu.

Andrea Putzu. Grazie, Presidente. Aspettavo questo momento dall'inizio della campagna elettorale, quella che eravamo certi di vincere, quella nella quale abbiamo subito ondate di attacchi e di fango, io in prima persona. Mi aspettavo di essere smentito dal vostro candidato Governatore, non so se vi ricordate che per primo dissi che si sarebbe candidato e poi sarebbe scappato in Europa perché avrebbe perso le elezioni. Ovviamente voi siete stati bravissimi a dire che magari era meglio che stava in Europa per coordinarvi, ma non credo che avete bisogno di essere coordinati perché sapete perdere da soli.
Mi ricordo benissimo la campagna elettorale, dove Matteo Ricci si candidava per amore delle Marche. Ha iniziato con un marchigiano alla porta, andando a mangiare nelle case dei cittadini marchigiani, poi si è inventato il pane antifascista, il tour in barca sulle spiagge ed infine il treno. L'avevate chiamato il treno per la vittoria e quando avete visto che avevate perso le elezioni vi siete inventato un treno per Gaza. Scusate, un po' di memoria, lo ricordo, è giusto che qui tutta l'Aula sappia.
Voi avete un po' criticato, giustamente, il programma elettorale del Presidente Acquaroli, che voglio ringraziare per essere stato in campagna elettorale corretto, per aver spiegato quello che abbiamo fatto nei 5 anni e aver continuato a spiegare quello che avremmo fatto nei prossimi 5 anni. Tra l'altro mi permetto di dire che è giusto che voi critichiate il programma elettorale del Presidente Acquaroli, ma fatevene una ragione, come ho detto già più volte a chi c'era 5 anni fa, è un programma elettorale che ancora una volta ha avuto la maggioranza dei cittadini marchigiani.
Siccome sono un po' curioso, sono andato a leggere il vostro programma elettorale, perché qualcuno ha detto che il nostro è la letterina a Babbo Natale. Ragazzi, ma parlate voi che avete proposto un albero per ogni bambino nato? Parlate voi che avete proposto il trasporto pubblico locale gratis a tutti i giovani marchigiani, senza dire dove avreste preso i soldi, perché chi è Sindaco, chi è amministratore sa che cosa significa il fatto che noi siamo ultimi in Italia, su questo siamo in linea con le linee del centro-sinistra, g per il riparto dei fondi del trasporto pubblico locale. Voglio chiedervi dove prendevate i soldi per regalare il trasporto pubblico locale gratis a tutti i giovani marchigiani. Dirò di più, parlate voi di Babbo Natale quando avete raccontato in campagna elettorale che regalevate asili gratis ai bambini. Parlate voi di lettera a Babbo Natale quando avete raccontato che davate 30.000 euro ad ogni famiglia che andava a vivere nelle aree interne. Ragazzi, con queste tre proposte vi siete finiti una finanziaria di 5 anni. Questo mi è sembrato il libro dei sogni quando lo raccontavate, ma di fatto i cittadini marchigiani non vi hanno creduto.
Tra l'altro, permettetemi anche di dire l'ultima chicca elettorale che vi ha fatto perdere le elezioni, il riconoscimento da parte delle Marche dello Stato di Palestina. Cosa più fantasiosa al quale un cittadino marchigiano poteva credere. Ai marchigiani voi avete citato le difficoltà che ci sono nelle nostre Marche, che riguardano imprese, cittadini, famiglie? Pensate se vi potessero credere con la fandonia del riconoscimento dello Stato della Palestina? Sapete benissimo, oppure se non lo sapete ve lo spiego, anche se non amo fare il professore - ho avuto modo di ascoltare qualche finta lectio magistralis da parte dell'opposizione - che la Regione Marche non ha alcun titolo per riconoscere lo Stato della Palestina, altrimenti domani mattina potremmo alzarci e riconoscere i vari Stati. Voi eravate quelli che criticavate lo Stato della Padania ed oggi qui ci venite a dire che dovremmo fare una mozione, la faremo nel prossimo Consiglio, per riconoscere lo Stato della Palestina.
L'ultima settimana, mi sono anche divertito, addirittura avete fatto circolare un sondaggio falso di SVG, non me lo dimenticherò mai, per cercare un po' di far capire ai marchigiani che eravate avanti di 0,5. Io mi sono messo a ridere perché, voi sapete benissimo, i sondaggi li fanno le piazze e quando ho visto le piazze del Presidente Acquaroli, quando ho visto la piazza di Pesaro strapiena e Ancona vuota per Ricci, ho capito che avremmo vinto.
Sicuramente il Consigliere Cesetti ha detto la verità, eravate bravissimi a insultare sui social, ad avere i like, ma non siete stati bravi a riempire le piazze e questo ovviamente è la politica.
Tra l'altro, ho avuto modo anche di parlare con il Consigliere Mangialardi, a cui oggi faccio i complimenti, dopo 5 anni. Addirittura avete messo in campo nel 2025 il candidato migliore del PD, che a conti fatti è riuscito a fare peggio del Consigliere Mangialardi che nel 2020, se volete fare l'analisi del voto, ha fatto meglio di Ricci. Figuriamoci se aveste candidato il Consigliere Mangialardi, forse avreste avuto qualche spiraglio in più di vittoria perché se il migliore era Matteo Ricci, il Consigliere Mangialardi era nettamente meglio. Ovviamente sta al PD scegliere come estinguersi e non sono io che voglio dare lezioni di estinzione al Partito Democratico, addirittura alla sinistra.
Io ho avuto modo di ascoltare diversi interventi, alcuni molti puntigliosi, altri in cui si è dettto, addirittura, del discorso deludente del Presidente Acquaroli. Io vedo qui il Presidente Acquaroli, che ha detto che andremo a revisionare la legge urbanistica, il Piano socio- sanitario, è una persona umile, che sta stare in mezzo alla gente, che ha avuto modo di ascoltare le varie sollecitazioni che sono arrivate dal mondo dell'urbanistica, dei professionisti, delle imprese, dei Sindaci. Che male c'è a ritoccare una legge? Anzi, forse abbiamo fatto quello che non avete fatto voi, perché abbiamo voluto rimettere mano al Piano socio-sanitario.
Tra l'altro, come dico sempre, mi è piaciuto molto l'intervento del Consigliere Caporossi, che da persona esperta di sanità dice quello che non avete detto voi negli scorsi 5 anni: il Presidente Acquaroli ha fatto benissimo a smantellare l'Asur. Anzi, forse, diciamo la verità, voi lo pensavate dal 2015 al 2020, ma non l'avete fatto perché in effetti comandavano altri e non voi.
Ho avuto modo di ascoltare anche il vostro intervento sulle politiche del lavoro. Avete avuto il coraggio di citare la Beko, non so se vi ricordate, voi avete avuto un parlamentare italiano ed un parlamentare europeo che sono andati addirittura in Turchia. Io pensavo che andassero a vedere una partita di calcio, invece hanno fatto credere ai marchigiani che andavano in Turchia a parlare con la Beko, a provare a risolvere il problema. Le cose sono due: noi abbiamo avuto un Governo nazionale, che grazie alla filiera istituzionale, è riuscito a trovare una soluzione e a salvare dei posti di lavoro. Se era per Ricci e per l'altro parlamentare del PD, che sono andati lì a fare finta e a farsi le foto, di certo non avremmo risolto il problema.
Ho avuto modo anche di ascoltare le proposte del Movimento 5 Stelle, che sicuramente apprezzo dal punto di vista programmatico, un po' meno dal punto di vista della coerenza. Ho ascoltato che si è parlato di coerenza, di certo non possiamo prendere lezioni di coerenza dal Movimento 5 Stelle, che nel 2020 era avversa al PD ed oggi è un vagone del trenino del PD.
Poi ho avuto modo anche di ascoltare qualche collega che giustamente dice che al Presidente Acquaroli la campagna elettorale ha fatto bene ed aggiunge che in 5 anni non è stato realizzato nulla. Certo, se riusciassimo a realizzare una strada in 5 anni … Credo che le strade in 5 anni vengono realizzate in Cina, nei Paesi magari in cui c'è la dittatura, dove non ci sono tante problematiche dal punto di vista della burocrazia. Però noi abbiamo messo a terra degli investimenti importanti sulle infrastrutture e sono certo che nei prossimi 5 anni voterete a favore delle opere importanti per dare un rilancio a questa regione, che noi abbiamo preso nel 2020 e dal punto di vista infrastrutturale era peggio del sud. E’ chiaro, perché vi dico questo? Perché noi siamo riusciti ad avere la continuità territoriale, siamo una regione svantaggiata dal punto di vista dei trasporti, ma se voi avreste governato bene negli scorsi anni non avremmo avuto questi problemi.
Qualcuno ha detto che la destra ha avuto una tifoseria più forte. No. La destra ha avuto i giocatori più forti. È riuscita a fare una squadra forte sotto elezioni e durante la campagna elettorale ha avuto, diciamo, dei giocatori forti, che sono riusciti ad attrarre consenso. A voi lasciamo le tifoserie, a noi le vittorie sul campo, 2020-2025: sono 2-0. E questo credo che sia importante per chi capisce un po' di calcio. Piuttosto che accusare noi di tutto, è bene fare una riflessione interna e chiedersi dove si è sbagliato.
Tra l'altro faccio i complimenti al Consigliere Mangialardi, che dopo non essere stato candidato dal PD è rientrando nel PD, finalmente è tornato a casa, scusate, il Consigliere Mastrovincenzo. Scusatemi siete talmente tanti ed anche un po' bistrattati dal duo, Segretaria provinciale ed altri che governano il partito. Lo dico pubblicamente, voglio ringraziare Elly Schlein che è venuta più volte nelle Marche a fare da badante a Matteo Ricci perché il duo Schlein e Segretaria provinciale è per noi il più grande portafortuna politico che potremmo avere e fino a quando ci sarà Elly Schlein Giorgia Meloni governerà 20 anni. Vi prego, non fate dimettere la Segretaria provinciale, che è stata bravissima a fare la lista per sé e non è arrivata neanche tra i primi due. Questo ve lo chiedo per cortesia, fatelo, anche perché è giovane, deve crescere ed ha bisogno di qualche sconfitta.
Vorrei anche ringraziare la dottoressa XY che è stata bravissima nel fare la campagna elettorale, tanto che ha sbagliato provincia, è stata più volte a Fermo che a Pesaro ed ha preso la metà delle mie preferenze. Lei forse pensava di avere la preferenza in tutto il collegio delle Marche, ha sbagliato campagna elettorale anche perché non è abituata a pesarsi a preferenze, è abituata alla lista bloccata. Sicuramente c'è qualcuno che si è sbagliato.
Vorrei concludere il mio intervento, anche dando una risposta sulla zona economica speciale perché qui è importante dirlo. Credo che sia fondamentale dire grazie, tra l'altro come ha fatto la Presidente Proietti dell'Umbria, al Governo Meloni che ha esteso la zona economica speciale alle Regioni in transizione. Voi chiamavate la zona economica, la zona elettorale speciale, io me lo ricordo benissimo. Quando si parla e si dice che metà delle Marche resteranno fuori ...
Diciamo che questa è una legge che viene con gli aiuti di Stato, la tabella 107.3.C, che è fatta dall'Europa. Invito anche il vostro europarlamentare che è voluto rimanere in Europa a supportare questo per chiedere di estenderla anche ad altri Comuni perché questo viene fatto non in base alle scelte politiche, se un Comune sta simpatico o meno.
Vi dovete ricordare, questo ve lo voglio dire, quando voi ci criticavate sulla ZES, il PD era il governo nazionale, la Sottosegretaria Morani allo sviluppo economico, e piuttosto che fare la ZES è riuscito a fare lo sgravio fiscale del 30% per le zone del sud, quindi le Marche neanche erano inserite. Tanto che, ricordo benissimo, la Consigliera Mancinelli era Sindaco di Ancona e le Marche regalarono il porto di Ancona per fare la ZES all'Abruzzo. Non è stata colpa del Sindaco di Ancona, ci mancherebbe altro, ma quanto il PD sia stato bravo a pensare alle Marche, favorendo tranquillamente con le due misure che ho citato il sud.
Concludo perché poi avremo modo di confrontarci sui temi, avremo modo di confrontarci sulle leggi che verranno fatte.
Mi sono anche un po' divertito a leggere il vostro programma elettorale ed ho capito perché i cittadini marchigiani non vi hanno dato fiducia, l'hanno letto benissimo e non hanno creduto.
Dico una cosa a cui tengo perché in questa campagna, l'ho vissuta, avete raccontato di vincere perché … Lo ricordo benissimo, solo che poi vi siete svegliati tutti sudati e da Marte, perché voi siete abituati a vivere su Marte, siete scesi sulla Terra e avete perso.
Vi do un ultimo consiglio, nelle prossime elezioni, piuttosto che Alleanza del cambiamento, chiamatela Alleanza della sconfitta, così fate più bella figura e siete più coerenti con i vostri risultati elettorali. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Marcozzi.


(in fase di completamento)