Resoconto della seduta n.11 del 24/11/2015
Seduta aperta sul tema
“Rapporto annuale illustrativo sul fenomeno della violenza contro le donne nella regione Marche – Legge regionale 32/2008, articolo 2 bis”
Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo
PRESIDENTE. Consiglieri, prima di cominciare, chiedo un minuto di silenzio e di raccoglimento per le vittime del terrorismo.
(L'Aula osserva un minuto di silenzio)
PRESIDENTE. Cominciamo la seduta assembleare aperta relativa al “Rapporto annuale illustrativo sul fenomeno della violenza contro le donne nella regione Marche, legge regionale 32 del 2008”.
La data scelta per la discussione del rapporto non è casuale: domani è infatti la giornata internazionale contro la violenza sulle donne ed è un'occasione di riflessione su un grave fenomeno sociale e culturale che colpisce purtroppo pesantemente anche la nostra regione. Lo attestano i dati che sono riportati nel Rapporto annuale sulla violenza trasmesso all'Assemblea dalla Giunta all'Assemblea legislativa e su cui oggi rifletteremo.
E' preoccupante lo scenario tracciato, denuncia una realtà fatta di sopraffazione e soprusi, di stalking, di violenza psicologica, fisica, economica e sessuale.
La violenza viene compiuta soprattutto tra le mura domestiche, è causata dal marito, dal convivente o dall'ex convivente-marito.
La presenza dei figli, poi, aggrava tristemente le conseguenze perché innesca reazioni di paura, ansia, e si ripercuote nel corso della crescita sul piano personale e sociale. Si perpetrano fatti gravi e inammissibili per una società evoluta che nella maggior parte dei casi non vengono denunciati o restano circoscritti nella cronaca rumorosa di un giorno per poi essere cancellati in quello successivo.
In Italia sono 6 milioni e 788 mila le donne che hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza.
E' importantissimo il lavoro svolto dai centri antiviolenza presenti sul territorio, ma certamente non basta.
E' necessario prendere atto di questo dramma sociale che resta ancora purtroppo confinato nel sommerso, occorre portarlo alla luce e attivare le misure per contrastarlo, senza più colpevoli rinvii. Vanno usate le armi della conoscenza e del dialogo, occorre cultura, apertura e rispetto delle differenze, con la consapevolezza e l'impegno quotidiano, senza interruzioni, anche da parte delle istituzioni.
Io ringrazio le nostre ospiti che sono qui al tavolo della Presidenza, la dott.ssa Susanna Contucci, Dirigente medico degli Ospedali Riuniti di Ancona, la dott.ssa Emma Capogrossi, Assessore comunale di Ancona in rappresentanza dell'Anci e la dott.ssa Meri Marziali, Presidente della Commissione pari opportunità tra uomo e donna della Regione Marche.
Ora lascio la parola, come da ordine dei lavori, ai due relatori, di maggioranza ed opposizione, che hanno visionato il rapporto.
Ha la parola il Consigliere Micucci.
Francesco MICUCCI. Grazie Presidente, un saluto ai Consiglieri, alle associazioni ed agli operatori presenti.
Il tema della “violenza nei confronti delle donne” è un argomento purtroppo ancora presente. In una società evoluta penseremo che non sia di stretta attualità, purtroppo i dati, come lei diceva nella sua introduzione, dicono una realtà diversa.
La “violenza nei confronti delle donne” viene definita dalla Convenzione di Istanbul come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano sofferenza di natura fisica, sessuale, psicologia ed economica, la coercizione e la privazione della libertà sia nella vita pubblica che privata, mentre con il termine “violenza domestica” si individuano tutti quegli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica che si verificano all'interno della famiglia o del nucleo familiare, sia con i coniugi che con partners attuali o precedenti.
Per quanto riguarda le fonti informative della tematica diciamo che c'è una forte carenza di dati, a livello di Unione Europea abbiamo l'indagine dell'Agenzia dell'Unione Europea per i diritti fondamentali dal titolo “Violenza contro le donne: un'indagine a livello di Unione Europea”; a livello nazionale abbiamo l'indagine dell'Istat del 2006 che ripropone una nuova edizione per il 2014; a livello regionale abbiamo la messa a regime di un flusso informativo con relativa attività reportistica realizzato tramite la collaborazione tra l'Osservatorio delle politiche sociali, l'Assessorato alle pari opportunità ed il Servizio informatica della Regione Marche, secondo quanto previsto dalla legge regionale 32 del 2008.
C'è da dire che come fonti informative risulta una carenza ed esiste un mondo sommerso per quanto riguarda la denuncia di questi episodi.
La Regione Marche si è dotata nel 2008 di una legge regionale, la n. 32, che ha per oggetto “Interventi contro la violenza sulle donne” che disciplina in particolare l'attività dei centri anti violenza, i Cav, contribuisce a riconoscere il ruolo e l'attività svolta da questi centri ed anche dai singoli enti locali o associati con eventuale convenzione delle associazioni di volontariato, delle Onlus e delle cooperative sociali che hanno come scopo la lotta, la prevenzione e l'assistenza delle donne vittime di violenza e che dimostrano di disporre di strutture e personale adeguato.
La stessa legge riserva inoltre un momento di confronto da parte dell'Assemblea legislativa, come quello odierno.
Per quanto riguarda i centri antiviolenza la Regione Marche nel contrasto alla violenza di genere, con legge regionale 32, dispone interventi contro la violenza sulle donne e promuove e sostiene l'attività attraverso Cav e le case d'accoglienza.
Nella Regione Marche i contatti presso i centri antiviolenza nell'anno 2014 sono stati 422, alcuni segnalano una pluricasistica di violenze che sono distribuite in maniera purtroppo omogenea all'interno della regione, sono stati segnalati per lo più attraverso l'attività telefonica dei centri antiviolenza - ricordo che c'è un numero dedicato a questo tipo di attività - probabilmente nei centri più piccoli c'è un contatto che avviene attraverso un rapporto diretto con i centri antiviolenza, nelle città più grandi si preferisce, da parte delle vittime, utilizzare il contatto telefonico.
I centri attivi nella regione sono 5, uno per ogni provincia e sono luoghi deputati a garantire ospitalità, ascolto, solidarietà, accoglienza e soccorso alle vittime di abusi indipendentemente dalla loro cittadinanza, attraverso operatori specializzati.
I Cav sono a disposizione a titolo gratuito e offrono servizi di supporto psicologico, di consulenza legale e di attivazione di interventi di rete ed interventi di emergenza. Usufruiscono di contributi statali ed in parte anche di quelli regionali, poi ci torneremo al termine di questa relazione.
L'attività dei centri è stata fondamentale anche perché grazie ai dati da essi rilevati riusciamo a presentare una situazione di quello che è il fenomeno della violenza.
C'è una carenza di informazione e ci si sta attivando, soprattutto negli ultimi anni, per cercare di reperire quante più informazioni possibili per mettere in atto un'azione più incisiva da parte degli operatori. Si è quindi attivata una scheda di raccolta di dati uniformi ed omogenei a tutti i centri antiviolenza.
L'identikit prevalente della donna vittima di violenze è quello di una donna tra i 34 ed i 53 anni, coniugata, spesso le violenze si consumano nell'ambito familiare, di cittadinanza italiana, con figli ed anche con un buon livello di studio, quindi sembrerebbe contrastare con quella che è l'opinione pubblica che pensa a casi che si perpetrano in situazioni di disagio sociale. Questo purtroppo non è, sia per quanto riguarda la vittima della violenza che, a volte, per l'attore di questa violenza nei confronti delle donne. I dati del rapporto evidenziano che spesso la donna è inserita in un contesto familiare.
Questo è il quadro descrittivo più comune, un elemento chiave dell'analisi del fenomeno a cui si può aggiungere che il maltrattante è nella maggioranza dei casi il marito.
In questa prospettiva si coglie quello che stavo dicendo adesso, questo provvedimento purtroppo è dovuto non tanto al fatto che la famiglia ha una degenerazione, ma probabilmente alcuni componenti, in questo caso il marito o il partner, vedono la famiglia come un luogo dove perpetrare il proprio potere e non come un luogo, come dovrebbe essere, di condivisione con gli altri componenti familiari.
Rispetto al titolo di studio più di una donna su quattro ha un diploma di scuola media superiore e più del 10% è laureata. Un'indicazione chiara del fatto che subiscono violenze donne di tutti i livelli culturali, ma probabilmente è anche un segnale del fatto che c'è una facilità maggiore di emancipazione da parte delle donne che hanno un livello culturale ed anche una autonomia lavorativa maggiore, nel senso che è più facile per una donna denunciare le violenze se ha un livello culturale medio alto, se ha una autonomia lavorativa e meglio ancora una propria residenza.
Nel resto dei casi, spesso, purtroppo, questa violenza rimane sommersa e non denunciata.
Le tipologie di violenza subite sono per lo più di tipo psicologico, ma non solo, ci sono vari tipi di violenza: la violenza fisica e anche la violenza economica.
Purtroppo in questi casi c'è spesso, come ha detto il Presidente nella sua introduzione, la presenza di figli, figli maggiorenni o minorenni, e questo ha una doppia valenza, spesso i figli subiscono le violenze come la madre ed in età adulta è maggiore il rischio che i figli diventino attori di violenza nei confronti delle donne. Per cui c'è, nelle implicazioni delle conseguenze di questi fatti, una gravità per il presente e per il futuro
Le donne parlano dei fatti principalmente con una persona di famiglia, talvolta con una persona amica, ma solo una minima parte ne ha parlato subito. Spesso solamente dopo un anno dal momento in cui si evidenziano i primi fatti di violenza la donna ha il coraggio e la forza di andare a denunciarli.
Circa un terzo delle donne ha sporto denuncia riportando ferite ed una su quattro si è rivolta al Pronto soccorso, dove c'è la violenza fisica entrano poi in gioco, spesso o a volte, le forze dell'ordine, quindi, diciamo che c'è un filone diverso.
L'autore è il partner attuale delle vittime di violenza a cui si aggiunge, per quasi il 30% dei casi, l'ex partner, solo il 2% indica una persona estranea o sconosciuta.
I tre quarti delle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza temono nuovi episodi, c'è il rischio, quindi, di una recidiva negli atti di violenza e questo è segnalato anche dal fatto che spesso gli attori sono soggetti già segnalati alle forze dell'ordine o sono già stati autori di violenze. Si evidenzia, in qualche modo, una tendenza innata da parte di questi soggetti.
Il contatto prevalente delle donne con i centri antivioolenza è presso le sedi con richieste di consigli e strategie soprattutto per consulenza legale e psicologia.
I figli spesso sono testimoni di questa violenza: 208 maggiorenni e ben 334 minorenni su 442 segnalazioni. E' chiaro, quindi, che c'è una esposizione anche di queste giovani persone, 542 persone che sono a rischio di violenza assistita o subita sono un grande problema nel problema.
Da queste brevi note emerge come l'attività dei centri antiviolenza abbia permesso l'emersione di fenomeni di maltrattamento e violenza sulle donne che hanno una valenza quantitativa ma anche e soprattutto qualitativa minando alla radice la salute e la condizione di persone vittime di soprusi e prevaricazioni che hanno effetti non solo sulle vittime dirette, ma anche sui loro figli, nel presente e nel futuro.
Questa è l'attività principale svolta nei Cav, si stanno poi sviluppando anche delle case accoglienza. C'è una casa di emergenza che è partita da alcuni anni ed una casa di accoglienza. Nel Comune di Ancona c'è la casa di accoglienza, nel Comune di Pesaro la casa di emergenza.
C'è la volontà di far sorgere queste realtà una per ogni provincia. Da pochi mesi è nata una casa di accoglienza in provincia di Macerata e so che anche nella provincia di Fermo si sta sviluppando, c'è poi un dibattito aperto su come gestire queste strutture nell'ambito regionale.
Per quanto riguarda la provenienza sono state 24 le richieste di ingresso in questa casa di accoglienza: 15 donne marchigiane e 9 provenienti da fuori regione.
Nei casi in cui le donne si rivolgono alle case di accoglienza, nella quasi totalità, si è in presenza di violenza in ambito familiare e c'è la necessità di portare al di fuori le donne.
L'importanza del fenomeno del maltrattamento e violenza sulle donne anche nelle Marche continua ad emergere non solo sul versante quantitativo, ma anche qualitativo. Questo impone l'esigenza di fronteggiare fatti deprecabili con risorse adeguate, dedicate e competenti per contenere situazioni che violano la dignità umana.
In questa linea la difficoltà della donna di comunicare l'accaduto è così forte che la domanda espressa diviene ancor più rilevante e lo sviluppo delle relazioni informali risultano il primo supporto, quindi l'importanza di creare delle relazioni attraverso le quali la donna è più facilitata a denunciare queste situazioni.
I numeri del presente rapporto confermano il qualificante operato dei Cav anche nel 2014 che si sviluppa in una azione sempre più difficile e complessa per fronteggiare, supportare, aiutare e risolvere molte situazioni composite e multiproblematiche che arrivano all'attenzione dei centri. Una attività ancora più rilevante se si pensa quanto questo fenomeno sia ancora poco conosciuto, quindi, importante è aver sviluppato un software web service ed una nuova scheda di rilevazione. Il tema per il futuro è quello di incentivare e mettere in rete i Cav e le case di accoglienza ed avere una maggiore capacità informativa su questi fenomeni perché questo chiaramente facilita il tipo di intervento e soprattutto il tipo di prevenzione.
L'altro tema fondamentale, sul quale immagino poi l'Assessore vorrà intervenire, è quello dei fondi. Se non ci sono dei fondi adeguati per questi servizi il lavoro risulta molto più difficile.
Pochi giorni fa si è riunito il Forum nel quale si è iniziato a ragionare dei fondi disponibili per il 2016, credo e di questo sono certo che l'amministrazione regionale vorrà mettere in atto uno sforzo per poteressere di sostegno di queste realtà e garantire l'attività anche per i prossimi anni. Grazie.
PRESIDENTE. Ringrazio per la loro presenza in Aula le componenti della Commissione pari opportunità e del Forum permanente contro le molestie e le violenze di genere.
Ha la parola la Consigliera Leonardi.
Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Mi unisco ai saluti in questa giornata che è certamente molto importante e che ci vede qui a discutere di un tema importante, delicato e spesso difficile da trattare proprio perché ancora troppo taciuto, tenuto chiuso nelle mura domestiche, quasi fosse un affare di famiglia perché è proprio fra quelle mura che troppo spesso nasce e si sviluppa questo tipo di violenza.
Mi fa piacere che prima di me abbiano parlato due uomini perché quello della violenza sulle donne non è un tema o un problema femminile, ma è un tema della società, spesso della coppia in cui la donna è solo una delle componenti, la vittima, e l'altra che non dobbiamo dimenticare, per riuscire a comprendere le dinamiche del fenomeno e soprattutto per trovare soluzioni concrete di intervento, è proprio il l'uomo che di quelle violenze si macchia.
Ho parlato di violenze al plurale proprio perché come si evince anche dal rapporto che oggi analizziamo, che è stato ben illustrato da chi mi ha preceduto, i dati raccolti dai Cav nel 2014 ci esprimono una complessità, una diversità di sfaccettature della violenza: quella psicologica, quella fisica, quella sessuale, ma anche quella economica e quella che potremo definire una violenza di riflesso, quella ad esempio subita dai figli delle vittime costretti ad assistere ad una vera e propria spirale della violenza che spesso ha proprio un andamento crescente, toccando tutte o le diverse ignobili forme in cui si può esprimere a danno di ogni donna.
Da questo report traiamo dati significativi non solo a livello numerico, ma soprattutto necessari a delineare il fenomeno, ciò che però mi preoccupa di più a dire il vero è ciò che in quei dati manca. Ciò che non c'è, sono tutti quei casi che non vengono denunciati , sono tutte quelle violenze subite dalle donne che non hanno il coraggio o non hanno la forza di chiedere aiuto, sono quei gesti che vengono considerati normali che vanno dalle umiliazioni, alle restrizioni, fino a veri e propri atti di violenza fisica. Quello che mi preoccupa è il non riuscire ad arrivare a molte, a troppe donne maltrattate di cui oggi questo report forse riesce a fare emergere solo la punta dell'iceberg.
Domani, 25 novembre, si celebra il tutto il mondo la giornata contro la violenza sulle donne ed è importante che tutti noi ci impegniamo a mantenere viva l'attenzione e costante l'impegno per combattere questo ignobile fenomeno anche negli altri 364 giorni.
E' importante sostenere il lavoro dei Cav cercando di dedicare risorse concrete perché rispondano alle molteplici esigenze della vittima.
E' importante informare nel modo corretto, senza spettacolarizzazioni, ma fornendo il messaggio chiaro che la violenza non è mai colpa delle vittime, che da quella spirale si può uscire, che ci sono alternative a quella quotidianità malata e persone in grado di aiutarle e soprattutto che quello espresso con qualsiasi forma di violenza non è mai amore.
Anche la politica può e deve fare di più per contrastare questo fenomeno che è troppo spesso nella cronaca, anche nella cronaca nera, sia nazionale, ma anche purtroppo in quella locale, perché, lo dicono i dati, anche quelli che abbiamo esaminato oggi, questo è un fenomeno trasversale che non si limita a ristrette fasce di età o a specifiche condizioni di disagio economico, o a bassi livelli di istruzione, purtroppo questo è un fenomeno diffuso nei diversi strati sociali. Ed in effetti il legislatore ha dimostrato attenzione al problema introducendo ad esempio nel 2009 una nuova fattispecie di reato, lo stalking, gli atti persecutori, che trovano una definizione completa nell'articolo 612 bis del codice penale e sempre più spesso oggi si parla di femminicidio come il culmine, l'estremo atto di violenza consumato all'interno della sfera affettiva e familiare della vittima, preceduto da tutta una serie di altre violenze in un'ottica di prevaricazione, di dominio e spesso di possesso da parte dell'uomo nei confronti della donna.
Non cadiamo nella facile tentazione di considerare la violenza sulle donne come un qualcosa di lontano da noi, ma affrontiamo il problema pensandolo come un evento che potrebbe colpire noi stesse in quanto donne, oppure una sorella, una figlia, una amica, anche nell'ottica degli uomini che devono affrontare questo problema. Cerchiamo di guardarlo e di porci in questa prospettiva in maniera di incidere come se ci toccasse o ci potesse toccare realmente da vicino. Grazie.
PRESIDENTE. Chiedo ai Consiglieri assenti di rientrare in Aula e, per cortesia, i capigruppo si facciano portavoce di questa richiesta.
Ha la parola la dott.ssa Contucci, che ringrazio, Dirigente medico degli Ospedali riuniti di Ancona.
Susanna CONTUCCI. Signori Presidenti, Signori Assessori e Consiglieri tutti, un sentito ringraziamento per l'invito anche a nome della dott.ssa Anastasia Rossi, medico presso l'Azienda Ospedaliera Marche Nord, con la quale condivido la rappresentanza delle Aziende sanitarie in seno al Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere e con la quale ho condiviso con entusiasmo e convinzione uno dei tanti obiettivi del progetto CoOperAzione che abbiamo portato avanti negli anni scorsi, che ha avuto come partner fondamentale la Regione Marche, il cui compito era quello di far si che almeno tutti i pronto soccorsi dei capoluoghi di Provincia avessero dei percorsi ad hoc per l'accoglienza e la gestione delle donne vittime di violenza.
Le Aziende opedaliere Marche nord e ospedali riuniti già da alcuni anni utilizzano percorsi specifici per le donne vittime di violenza sessuale e maltrattamenti con buoni risultati per quello che riguarda l'accresciuta capacità del personale sanitario di riconoscere il fenomeno e di migliorare l'accoglienza.
Ciò è stato possibile grazie alla lungimiranza, alla sensibilità e alla forte committenza delle direzioni generali delle Aziende presso le quali operiamo, ma soprattutto grazie anche al forte impegno dei professionisti e degli operatori coinvolti in un grande sforzo di collaborazione multidisciplinare.
I giorni scorsi mentre riflettevo su questo mio breve intervento provavo imbarazzo all'idea di testimoniare tale forma di violenza perché probabilmente come molti di voi avevo gli occhi pieni e l'anima piena degli atti di violenza inaudita che hanno colpito Parigi e la civiltà nostra tutta.
E allora ho pensato che quando avvengono eventi epocali come questi che incidono così profondamente, che minano profondamente i nostri modi di vivere, i nostri convincimenti, per molti di noi il primo rifugio sono le mura domestiche, sono gli affetti intimi, sono i nostri amici, sono la nostra famiglia. Quelle stesse mura domestiche, quegli stessi affetti intimi che ancora oggi per molte donne, ancora nel nostro Paese, anche nella nostra apparente quieta realtà, sono esse stesse fonte di dolore e di morte.
Ho ripensato allora a tutte le donne che ho incontrato nella mia attività di medico vittime di violenza.Ho pensato alla giovane donna proveniente dall'est Europa, in cerca di condizioni di vita migliori nel nostro Paese, senza lavoro, senza soldi, con qualche difficoltà nel comprendere la lingua, assolutamente sola a parte quel compagno estremamente premuroso che solitamente il venerdì sera si ubriaca un po' e la picchia, quella sera più forte del solito: trauma cranico commotivo e trauma toracico con fratture costali multiple e le stanze asettiche di un ospedale diventano l'unico rifugio possibile.
Ho pensato anche alla bella ed elegante signora con cicatrici, contusioni, sapientemente coperte in quanto preda periodicamente delle ire del marito che in vena di confidenze notturne mi racconta essere persona molto conosciuta e stimata in città; donna colta, assolutamente consapevole dei passi da compiere, dei propri diritti, certa che quella sera sarebbe stato l'ultimo sopruso ma che poi, incontrata per le vie delle nostre piccole città, quando i tuoi occhi incontrano per un attimo i suoi esprimono ancora la tristezza, la malinconia e la vita di sempre.
Ho pensato alla ragazza sedicenne, gentile, educata, troppo simile a tua figlia, accompagnata dal papà perché indotta ad un rapporto sessuale non voluto da quello che pensava essere il suo primo grande amore e noi a spiegarle che quella si chiama violenza sessuale.
Ho pensato alla bambina di 5 anni che ha visto maltrattare più del solito la mamma dal suo papà, ha sentito le urla dei vicini, ha visto entrare nella propria casa uomini in divisa, ha viaggiato in ambulanza, è giunta al nostro pronto soccorso ed è voluta sedersi accanto alla mamma in barella con le stesse mani sul grembo, gli stessi occhi abbassati, la stessa smorfia di dolore sulla bocca nel tentativo di raccogliere un sorriso che tentavamo di avere da questa bambina.
A queste donne e a tante altre alle quali dobbiamo dare una risposta i servizi sanitari dell'urgenza, cosi come le forze dell'ordine sono spesso la prima fonte di cura, di aiuto per le donne vittime di violenza, lo sono ovviamente in tutti i casi di traumi fisici evidenti, ma costituiscono un osservatorio privilegiato anche per l'individuazione di manifestazioni subdole.
Il Ministero della Salute negli ultimi anni, come peraltro sottolineato dal Piano antiviolenza 2015, ha chiaramente previsto cosa devono fare tutti gli ospedali (sensibilizzare il personale, utilizzare percorsi specifici, collaborare con le reti antiviolenza cittadine), non solo, il Piano antiviolenza ricorda anche che le modalità della visita sono fondamentali per iniziare a costruire con la donna un percorso di uscita dalla violenza. La visita va condotta in ambienti con quiete e riservatezza, la visita va condotta con tranquillità, rispettando i tempi della donna, avendo un atteggiamento empatico, non giudicante, occorrerebbe avere il tempo per verificare se quella stessa donna ha avuto altri accessi nei pronto soccorsi per motivi simili, andrebbe rilasciata documentazione accurata, corredata di fotografie, occorre fare rapporto all'autorità giudiziaria nei casi previsti dalla legge, dobbiamo raccogliere le prove ed organizzare una catena di custodia.
Ora bisogna ammettere che i nostri dipartimenti di emergenza hanno delle barriere che ostacolano il perfetto riconoscimento e la gestione della donna vittima di violenza, barriere sulle quali occorre lavorare, impiegare energie, risorse di uomini, di denaro e le barriere sono rappresentate spesso dalla mancanza degli spazi, dalla difficoltà di gestire, vistol'iperafflusso, più persone nello stesso tempo, e poi la formazione continua ovviamente del personale.
Ma abbiamo già sentito, non solo ospedale è il problema della violenza sulle donne, meno della metà delle donne vittime di violenza accedono ai servizi sanitari e per le altre? Per le altre molto spesso continua un mondo fatto di vergogna, di paura e di silenzio.
Le donne hanno ancora oggi grande difficoltà a riconoscere la violenza subita come violazione dei propri diritti e della propria libertà personale e ancora oggi la maggior parte dei casi di violenza non è denunciata.
Per chi fosse più sensibile ad altre argomentazioni vorrei ricordare la prima indagine nazionale sui costi economici e sociali della violenza sulle donne condotto da Intervita oggi We Word, una organizzazione non governativa, apartitica, di cooperazione allo sviluppo, che in collaborazione con alcune uiversità italiane ha stimato in circa 17 miliardi di euro l'anno il costo della violenza in Italia e ovviamente il settore che sente più questo peso è il settore sanitario con 460 milioni di euro l'anno.
La stessa organizzazione, la settimana scorsa, ha reso noto un altro studio condotto sui giovani del nostro Paese, fra i 18 e i 29 anni, dal quale emerge un dato per me inquietante: 1 su 3, di questi giovani, ritiene che la violenza, i contrasti all'interno della coppia, vadano risolti tra le mura domestiche senza l'aiuto di terzi con i risultati che conosciamo.
Molto abbiamo fatto, ma molto ancora molto resta da fare.
La donna per uscire dal vortice della violenza necessita in egual misura di una grande quantità di professionalità, diversi pezzi di un puzzle che devono combaciare perfettamente, i famosi nodi della rete antiviolenza: i Cav che per primi ci hanno informato e insegnato a riconoscere il fenomeno, le case di accoglienza per l'emergenza, le case di accoglienza che aiutano le donne a "ricostruirsi" ed a reimparare a camminare con le proprie gambe spesso accompagnate dai minori, i servizi sanitari e sociali territoriali, le forze dell'ordine, la magistratura, i volontari, il mondo del lavoro e dell'istruzione, insomma la grande la politica.
L'auspicio è che l'impegno continui ad essere costante non solo in giornate di ricorrenza come queste, che formazione, progettualità e condivisione ci portino a raggiungere risultati sempre più importanti affinché questo problema non solo di salute pubblica, ma sociale, possa essere eliminato o quanto meno contenuto e si possa dare sempre una risposta il più adeguata possibile. Grazie.
(Applausi)
PRESIDENTE. Lascio la parola ad Emma Capogrossi, Assessore ai servizi sociali del Comune di Ancona in rappresentanza dell'Anci.
Emma CAPOGROSSI. Buongiorno. Ringrazio il Presidente e l'intero Consiglio, anche a nome del Presidente dell'Anci Marche per l'opportunità che ci viene offerta oggi in prossimità della data che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato come giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
E' importante celebrarla indubbiamente non solo per commemorare le tante vittime e per sensibilizzare l'opinione pubblica su questo fenomeno, ma anche perché offre la possibilità di organizzare momenti di riflessione e confronto su qunto è stato fatto, sui piani della prevenzione, della protezione, del sostegno alle vittime, ma soprattutto ci consente di mettere a fuoco quello che non è stato ancora fatto, quale sia ancora il lavoro da fare, quali azioni debbono ancora essere realizzate per dare un'ulteriore impulso al percorso intrapreso nella costruzione di un sistema di servizi efficace che vada a contrastare questo che è un fenomeno, non è un'emergenza, è un fenomeno strutturale e quindi richiede interventi strutturali.
E' indubbio che negli ultimi 10 anni nel nostro Paese si sia realizzato un significativo cambiamento in questo senso, ma è altrettanto evidente che quanto fatto finora non basta, come ha detto all'inizio il Presidente.
E' sufficiente guardare a quanto in Italia si sia ancora distanti dalla realizzazione di quelle indicazioni date dal Consiglio d'Europa che ad esempio, solo un cenno su questo, indica la necessità di un centro antiviolenza ogni 10.000 abitanti e un centro d'accoglienza ogni 50.000.
In base a queste raccomandazioni in Italia dovrebbero esserci 5.700 posti in strutture di accoglienza e ce ne sono soltanto poco più di 500 contro i 7.000 della Germania, i 4.500 della Spagna, gli oltre 4.000 dell'Inghilterra e persino la Turchia è meglio dotata dell'Italia: ha oltre 1.500 posti.
Nella nostra regione si è molto lavorato, è vero, ma gran parte dei risultati sono stati raggiunti grazie all'impegno delle tante associazioni ed organizzazioni che hanno avviato i primi centri antiviolenza e la prima e fino a poco tempo fa unica, casa rifugio del territorio regionale.
Grazie all'azione pionieristica di alcune associazioni, ora nel nostro territorio esiste un sistema di servizi che deve essere sostenuto adeguatamente per evitare il rischio che il tanto lavoro fatto venga sprecato, che le tante competenze maturate, che la professionalità acquisita spesa e messa in campo venga dispersa.
Bisogna onestamente riconoscere che le risorse pubbliche in questo settore sono assolutamente insufficienti, solo a fine 2014 ci sono stati i trasferimenti statali, sono arrivati alla Regione per potenziare in qualche modo le scarse risorse a disposizione. Dal 2008 la legge regionale ha avuto finanziamenti esigui che hanno contribuito solo in minima parte al funzionamento dei centri antiviolenza e della casa rifugio. Se pensiamo che ad esempio i costi di gestione di un centro antiviolenza è intorno ai 70.000 euro, che quello di una casa rifugio è di circa 200.000 euro l'anno e che le risorse regionali per la legge 32 del 2008 erano, fino allo scorso anno, pari a circa 97.000 euro, è del tutto evidente che definire tali fondi insufficienti è un eufemismo.
Con grande preoccupazione abbiamo quindi dovuto constatare la mancata previsione nel bilancio 2015 di risorse regionali dedicate al sostegno dei centri antiviolenza e alle case di Accoglienza. Pur comprendendo le difficoltà incontrate a seguito della contrazione complessiva del bilancio regionale non si può non sottolineare questa criticità e guardare con estrema preoccupazione anche al bilancio 2016.
Peraltro si registrano difficoltà da parte dei Comuni a sostenere i costi relativi alle rette per l'accoglienza in case rifugio delle donne e in molti casi dei loro figli, così come con fatica viene assolto l'onere di compartecipazione alla spesa per quanto riguarda il contributo ai centri antiviolenza, come è noto i mancati trasferimenti statali rendono sempre più difficile agli enti locali assicurare la quantità e la qualità dei sevizi in risposta ai bisogni delle proprie comunità.
Ciò nonostante in questa nostra Regione, come ha elencato il Consigliere Micucci, abbiamo diverse strutture, abbiamo un centro antiviolenza in ogni provincia, e abbiamo anche la prima struttura in Italia di seconda accoglienza per le donne vittime di violenza, per promuoverle in autonomia, per promuovere il loro reinserimento, per promuovere la possibilità di ricostruirsi una vita nel senso che è stata fatta, da parte di qualche Comune, in questo caso devo dirlo, il Comune di Ancona, una forte scelta politica di andare a reperire fondi all'esterno, di metterne di propri, ma di andare ad incontrare l'interesse di soggetti esterni per poter implementare un progetto che solo la realizzazione prevede un investimento di 151.000 euro.
Non vorrei però che la sottolineatura che ho fatto sul tema delle risorse fosse interpretata come una mera richiesta di ulteriori finanziamenti, una semplice lagnanza, il tema delle risorse è un tema centrale perché se si vuole garantire un sistema di servizi efficaci, vanno assicurate le risorse affinché questi possano operare e assolvere alle funzioni assegnate, vanno fatte delle scelte e lo sforzo nel reperire le risorse necessarie è una scelta politica.
Tra l'altro le significative modifiche alla legge 32/2008, quella del contrasto alla violenza, apportate dalla successiva legge regionale n. 32 dell'1 1 dicembre 2014, quella del sistema regionale integrato dei servizi sociali a tutela della persona e della famiglia, ricollocano le politiche di contrasto alla violenza di genere all'interno degli strumenti della programmazione sociale. Questo rappresenta un passo davvero importante perché significa finalmente il riconoscimento di un approccio al fenomeno che va oltre le pari opportunità, che va oltre la logica dell'emergenza, che è quindi trattato all'interno di una sfera più ampia, in cui insistono le politiche sociali, sanitarie, della formazione, del lavoro, della casa. Quindi le risorse per il contrasto alla violenza di genere vanno reperite all'interno del Fondo unico per le politiche sociali, in relazione quindi alla programmazione triennale del Piano sociale regionale e ai connessi Piani di zona degli ambiti sociali territoriali. E' ormai acclarato che per molte donne iniziare ad agire contro la violenza che si sta subendo, è direttamente collegato alla presenza di servizi e di reti di supporto capaci di accogliere, di comprendere e di fornire supporto in modo professionale.
Dobbiamo essere consapevoli che la frammentazione degli interventi, la mancanza di servizi pubblici efficienti e la scarsa valorizzazione dei centri antiviolenza spesso costringe le donne a restare per lungo tempo insieme al maltrattante, in gravi condizioni di rischio per la propria incolumità e per quella dei figli. Garantire quindi un sistema integrato di servizi è il primo investimento nel contrasto al fenomeno e a questo obiettivo vanno indirizzati gli sforzi.
Nel giugno scorso l'Anci e il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio hanno assunto l'impegno di promuovere un accordo di collaborazione specifico sulle azioni da intraprendere per l'attuazione del piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, previsto dall'articolo 5 della legge 119/2013 contro il femminicidio, in attuazione della Convenzione internazionale sulla prevenzione e la lotta contro la violenza firmata ad Istanbul nel maggio 2011.
"E' lo Stato a farsi carico dell'intero percorso di emancipazione dalla violenza delle donne che ne sono vittime e lo fa con politiche pubbliche che intervengono su più fronti, rivoluzionando l'approccio politico e culturale del contrasto a questo fenomeno" questo è quanto ha detto in quell'incontro la Consigliera del Presidente del Consiglio in materia di pari opportunità, Giovanna Martelli.
Alta quindi è l'aspettativa con cui si guarda al piano d'azione. I Comuni e i centri antiviolenza sono soggetti imprescindibili per la sua realizzazione. Come Anci Marche riponiamo quindi grande fiducia nella possibilità che attraverso un confronto propositivo con la Regione si possa dare attuazione concreta alle misure previste dal Piano, che indubbiamente rappresenta un'importante opportunità per disegnare un sistema integrato di politiche pubbliche orientate in chiave preventiva alla salvaguardia, alla promozione dei diritti delle donne, al rispetto della loro dignità, insieme alla loro tutela e a quella dei loro figli, e al contrasto di questo fenomeno.
(Applausi)
PRESIDENTE. Rinnovo l'invito ai Consiglieri di rientrare in Aula e di prestare attenzione ai preziosi interventi delle nostre ospiti.
Lascio la parola alla Presidente della Commissione pari opportunità Meri Marziali.
Meri MARZIALI. Buongiorno Presidenti, buongiorno Assessori e Consiglieri. A nome mio e della Commissione regionale pari opportunità che rappresento, ringrazio l'Assemblea legislativa per questo importante e prezioso spazio di confronto e di condivisione sui dati del fenomeno della violenza contro le donne nel nostro territorio.
Mi vorrei soffermare su qualche dato che è emerso dall'illustrazione e dagli interventi che mi hanno preceduto.
Innanzitutto i dati ci confermano come la violenza domestica abbia una prevalenza su tutte le altre tipologie di violenza di cui le donne sono vittime e al dramma della donna vittima di violenza nella maggior parte dei casi si aggiunge anche il fatto della tutela dei minori che purtroppo sono testimoni di questi episodi e vittime di maltrattamenti.
Nel nostro territorio parliamo tra maggiorenni e minorenni di 542 persone che sono comunque coinvolte in questa spirale di violenza. In tal senso, soprattutto per quanto riguarda la tutela di tutte le persone, ma con una particolare attenzione rispetto ai minori, molti studi hanno dimostrato che un bambino che assiste a una violenza che viene attuata su una persona che per lui è di fondamentale importanza, come la mamma, vive in prima persona l'episodio di violenza, e prima la dottoressa in parte riprendeva questo aspetto.
Tenendo conto poi del profilo sia delle donne vittime di violenza che degli autori del maltrattamento in realtà questo rapporto ci evidenzia come c'è un notevole preoccupante aumento nelle classi più giovani di età rispetto ad episodi di violenza, parliamo di classi che vanno dal 1981 al 1990 e riflettevo su questo, nel leggere questo rapporto, perché queste donne vittime di violenza e questi uomini in realtà sono giovanissimi e non hanno assolutamente vissuto un tempo del nostro Paese nel quale ad esempio esisteva il delitto a causa d'onore, quindi il fatto di farsi giustizia da se rispetto a un episodio che doveva essere all'interno della famiglia.
Tra l'altro neanche le donne hanno vissuto un tempo, parliamo di giovani donne che sono vittime di violenza, gli anni '70, '80 nei quali c'erano delle leggi arcaiche sostituite poi da leggi che hanno dato tutela e diritti alle donne.
Purtroppo queste nuove generazioni sono coinvolte in questi episodi di violenza e molto probabilmente questo codice e questa idea distorta di percepire anche gli affetti, le relazioni familiari, vengono perpetrati e siamo, quindi, eredi di un groviglio anticulturale, io parlerei non di eredi di un groviglio culturale, ma anticulturale rispetto al modo di percepire le relazioni affettive e il contesto familiare.
Credo che questi dati debbano farci riflettere e dobbiamo fare una analisi importante e severa su quanto sia fondamentale attuare un percorso di cambiamento culturale a partire dalle nuove generazioni perché le scuole in realtà non trasmettono ai ragazzi soltanto le competenze, ma formano i nuovi cittadini e fanno acquisire la consapevolezza anche di determinati aspetti e determinati cambiamenti che dovremmo rivedere nella nostra società, tenendo conto, io credo, che la cultura della prevaricazione e della violenza nasce da una profonda debolezza, debolezza nel comunicare, nel saper gestire le proprie emozioni. Noi dovremmo supportare queste nuove generazioni, noi come istituzioni, come rete territoriale contro la violenza affinché in realtà questi dati vadano a diminuire e non vedano soprattutto i giovani come protagonisti. Per questo motivo la Commissione regionale che rappresento continuerà il suo lavoro come istituzione sotto questo aspetto nelle scuole, nelle università, con i cittadini. Negli anni abbiamo attuato un progetto “Il rispetto è un diritto sempre” lo abbiamo veicolato, portato nelle scuole, continueremo con questo nostro impegno come istituzione perché crediamo che le iniziative volte alla prevenzione, alla comunicazione e alla sensibilizzazione siano molto importanti e le istituzioni debbano fare da riferimento.
Oggi è una preziosa occasione per confrontarci tutti insieme, tra l'altro credo anche che le istituzioni debbano comunicare con le donne e debbono comunicare alle donne che non sono sole nell'affrontare il percorso di fuoriuscita dalla violenza e ad oggi il rapporto ci evidenzia i dati, ma ci dice anche che c'è una enorme fetta di sommerso che non viene fuori e quindi dobbiamo far percepire alle donne che il nostro supporto è perché la violenza non è un fatto privato, è qualcosa che riguarda l'intera collettività e quindi riguarda ciascuna di noi nel proprio impegno istituzionale. Le donne devono sapere che la violenza può essere isolata e sconfitta.
In questo senso credo che il lavoro di rete sia veramente importante, ne hanno parlato prima le relatrici che mi hanno preceduto, e debba diventare una prassi e non una emergenza.
In questi anni gli interventi legislativi che hanno voluto contrastare il fenomeno della violenza di genere sono sempre stati pensati come interventi relativi all'ordine pubblico e alla sicurezza pubblica.
La violenza sulle donne non è un aspetto che riguarda l'ordine pubblico, ha un'origine di carattere culturale e ha le sue radici nelle diseguaglianze con le quali le donne si scontrano ogni giorno. Altresì nella rete territoriale antiviolenza credo che abbiano un importante ruolo i centri antiviolenza e in questo caso è importante che ad essi vadano destinate delle risorse necessarie per metterli nelle condizioni di poter essere realmente di aiuto alle donne. E' importante anche l'utilizzo ed il supporto delle forze dell'ordine che devono agevolare non soltanto la denuncia ma devono aiutare e supportare la donna ad intercettare il percorso per fuoriuscire dalla violenza, e la dottoressa prima ci parlava di attrezzare i pronto soccorso che molto spesso sono i primi accessi a cui una donna fa richiesta di aiuto.
Occorre smuovere le coscienze sempre e non solo in prossimità del 25 novembre perché la violenza è un aspetto che attraversa la vita delle donne tutto l'anno e dobbiamo, come istituzione, tenere alta l'attenzione su questa tematica affinché le donne possano sapere di contare su una rete territoriale sempre e non soltanto in determinati momenti dell'anno.
Questo sicuramente dipenderà dal nostro impegno e dalla nostra volontà di essere una regione attenta, sensibile e aperta verso queste problematiche e credo che tanto più plurale e condiviso sarà il nostro discorso, tanto meno spazio avrà la cultura della prevaricazione, della non comunicazione e soprattutto del silenzio.
Grazie e buon lavoro a tutti.
(Applausi)
PRESIDENTE. Grazie a Mari Marziali.
Vi porto i saluti e il contributo cartaceo di Paola Petrucci, Consigliera di Parità effettiva per la Regione Marche.
Ora lascio la parola ai Consiglieri e ai Capigruppo che vogliono intervenire.
Ha la parola la Consigliera Marcozzi.
Jessica MARCOZZI. Mi chiedo se un solo giorno l’anno sia sufficiente per condannare la violenza sulle donne che miete vittime ogni minuto. Poco, troppo poco, a tratti forse anche offensivo nei confronti di chi subisce soprusi fisici e psicologici.
Che la giornata contro la violenza sulle donne non sia mai un appuntamento di facciata utile solo a chi, tutto l’anno, ignora la problematica, per poi attendere il 25 novembre di ogni anno per battersi il pugno sul petto, nel goffo tentativo di pulirsi la coscienza.
Non c’è luogo in cui una donna possa oggi dirsi al sicuro. La violenza si consuma tra le mura domestiche, nei luoghi di lavoro, per strada.
I recenti dati ISTAT fanno rabbrividire: le donne che ammettono di aver subito violenza fisica, nel corso della loro vita, sono state circa 7 milioni. E’ un numero questo che dovrebbe far riflettere questa assise, infatti nella nostra Regione, le percentuali sono al di sopra della media nazionale.
Quello che ci attende domani, non può certo farci dormire sonni tranquilli: gli stupri non accennano a diminuire.
Qualcosa si muove, da tempo, nel mondo delle donne con specifici centri di ascolto e antiviolenza, ma per molte vittime è ancora troppo difficile venire allo scoperto, aprirsi, sfogarsi e denunciare il proprio aguzzino.
Di leggi contro simili violenze ce ne sono, ma quest’assise non può non raccogliere l’invito che le Nazioni Unite hanno lanciato di recente all’Italia, in materia di assicurazioni di una tutela effettiva e sostenere in maniera più incisiva e diretta tutti coloro, persone o enti, che si battono quotidianamente per sconfiggere soprusi o violenze, favorendo al contempo la cultura del rispetto e della parità dei sessi. Grazie
(Applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Pergolesi.
Romina PERGOLESI. Con la legge regionale 32 del 2008 si è affrontato il tema della violenza sulle donne, in coerenza con i principi della Costituzione e della risoluzione n. 54 del 1999, emanata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che ha designato, tra l’altro, il 25 novembre, come la giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne.
Sotto la spinta delle istituzioni, ma soprattutto, dei movimenti femminili si è riconosciuto che la libertà delle donne di opporsi alla violenza rientra tra i diritti umani, da difendere in ambito pubblico e privato.
Fino a qualche decennio fa, infatti, la violenza sulle donne in ambito domestico veniva considerato un fatto privato legato ai conflitti familiari. Ricordo che solo nel 1996 la violenza sessuale passa da “reato contro la morale e il buon costume” a” reato contro la persona e la libertà individuale”.
La violenza non è necessariamente solo fisica, si manifesta in molteplici forme e può essere anche psicologica, economica. E’ un fenomeno trasversale che interessa tutte le classi sociali.
Nella regione Marche, come evidenziato nel rapporto presentato oggi in assemblea, il maltrattamento della donna, più comune, si conferma essere nell’ambito familiare e le donne che hanno figli sono il 68% del totale, con conseguente ampliamento di chi assiste o subisce situazione di soprusi con evidenti conseguenze dirette.
Un altro aspetto che emerge, dal rapporto riguarda il profilo del maltrattante che sembrerebbe possedere un grado d’istruzione più elevato rispetto al 2012 che infatti registrava la licenza media come dato prevalente.
E’ da evitare che questa ipotesi venga confermata negli anni successivi perché, come il rapporto evidenzia, questo quadro metterebbe in crisi lo stereotipo che un istruzione maggiore rappresenti un elemento culturale di freno e controllo, rispetto ad atti di maltrattamento e violenza, e qui mi trovo d’accordo con la Presidente Marziali, perché ritengo importante che proprio negli istituti scolastici si avviino, nei confronti dei propri studenti, percorsi aventi ad oggetto tematiche connesse alla pari opportunità, alla valorizzazione delle differenze, all’eliminazione delle discriminazioni perché la violenza è un grave fatto sociale che deve coinvolgere l’intera collettività e le istituzioni .
Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato alla redazione di questo rapporto annuale sul fenomeno della violenza contro le donne e auguro alla Presidente ed ai membri della Commissione pari opportunità un buon lavoro. Grazie.
(Applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.
Gianluca BUSILACCHI. Grazie Presidente. Aggiungo poche parole perché credo che in questi casi, quando ci sono delle relazioni importanti come quelle che abbiamo ascoltato, le relazioni dei relatori di maggioranza e di minoranza di questo atto oltre che quelle degli ospiti, l'eventualità è di aggiungere e ripetere parole che rischiano di usurarsi, invece su temi importanti e delicati come questo di tutto abbiamo bisogno tranne che di usurare le parole. Vorrei fare solamente una riflessione di un minuto e riguarda il ruolo delle istituzioni che credo abbiano un compito importante nella civilizzazione dell’umanità.
Una delle cose che probabilmente ci distingue da un passato brutto, fatto di maggiore violenza, ahimè, forse in questi giorni non sappiamo se questo è del tutto vero, è il ruolo delle istituzione nell’educarci come uomini e come civiltà umana a diminuire tutte le forme di violenza.
Le istituzioni hanno un compito importante nell’aiutare, sul piano istituzionale, chi si occupa professionalmente di questi aspetti, quindi io credo che sia importante il richiamo che è stato fatto ai centri antiviolenza, alla loro piena funzionalità, al ruolo che tutte le figure professionali hanno da questo punto di vista.
Ritengo che sia fondamentale il richiamo che anche altri colleghi hanno fatto al ruolo delle scuole, perché tutti gli studi ci dicono che gli uomini che siamo o che saranno i nostri figli, in gran parte si forma quando siamo più piccoli, credo sia importante che fin da piccoli i bambini vengano educati al rispetto dell’altro. Questa è una considerazione di carattere generale.
Consentitemi, e concludo, di fare anche un’ultima riflessione. Noi tante volte parliamo di famiglia e tante volte, tutti quanti noi, sottolineiamo il ruolo fondamentale che questa ha nella nostra società e condividiamo questo principio, ma troppo spesso diamo a questo termine un valore troppo soggettivo, dovremmo tentare talvolta di soffermarci sul fatto che la famiglia è un valore se è portatore, se è un luogo, se è un nido d’amore, e talvolta dovremmo anche ricordarci che gran parte di quelle violenze avvengono all’interno della famiglia, allora quando parliamo di politiche per la famiglia dovremmo tentare di fare un'operazione molto difficile e considerarla un aspetto neutro in sè che le istituzioni hanno il compito di trasformare sempre di più in un nido d’amore e non in una prigione. Questo credo che dipenda molto anche da noi e dalle istituzioni.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.
Sandro ZAFFIRI. La ringrazio, Presidente, dell’opportunità che mi dà per esprimere delle considerazioni, come movimento a cui appartengo.
Dopo l’intervento della collega Leonardi, probabilmente non c’era bisogno di intervenire, però qualche considerazione di aspetto politico su questa giornata molto importante, suffragata da interventi autorevoli, mi sento comunque di farla.
In questa situazione molto delicata e nello stesso tempo molto importante per la vita di una comunità, dobbiamo riflettere perché sembra che, all’orizzonte, invece di migliorare le cose, si creino dei problemi.
Dobbiamo guardare con molta attenzione all’aspetto giurisprudenziale perché determinate sentenze che abbiamo letto sulla stampa e che vanno pesantemente contro le donne, ci preoccupano.
Credo che la politica debba recuperare un ruolo anche sotto questo aspetto, riprendere un ruolo che riguarda l’assistenza a situazioni difficili, anche con una maggiore professionalizzazione. Molte volte assistiamo a situazioni difficili che non vengono governate, lasciatemi passare il termine, nell’interesse del soggetto più debole che in questo contesto, è ovvio, è la donna rispetto all’uomo.
Manca una cultura, la cultura della società sostanzialmente è fatta, ancora oggi purtroppo, lo dico io, dall'uomo. C’è questa difficoltà, per lo meno noi registriamo questo sentore, questa sensazione a pelle, come si dice in gergo, che tante volte dà il senso reale delle cose, per cui credo che dentro quest’Aula si possa e si debba riprendere un aspetto politico molto importante.
Ho sentito l’Assessore Capogrossi che naturalmente rappresenta l’ANCI, rappresenta un mondo diverso dalla mia opinione, però ho condiviso il suo intervento e lì dobbiamo intervenire, sulle cose che ha detto l’Assessore perché manca la politica, lì manca, noi dobbiamo incidere pesantemente dando quei servizi, ma se mancano le parole dette questa mattina, ripeto, le parole autorevoli delle relazioni che abbiamo ascoltato questa mattina, significano che abbiamo prodotto, Signor Presidente Ceriscioli, il niente!
Credo che dobbiamo incidere politicamente su questo settore, come ripetuto più volte, volutamente l’ho fatto, in questo contesto perché se non si recupera questo ruolo, tutte le cose che diciamo, da questa giornata molto importante a tutte le altre cose, effettivamente abbiamo poco spazio e siamo in difficoltà. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Pieroni.
Moreno PIERONI. Anch’io mi associo ai complimenti per questa giornata che precede la Giornata internazionale contro la violenza alle donne.
Gli interventi che ci sono stati oggi, in quest’Assemblea, vogliono tenere alta l’attenzione, ma non soltanto in questa giornata o nella giornata di domani, su un tema così forte, così importante e così sentito, anche dal punto di vista sociale, non più procrastinabile perché le criticità sono sempre maggiori.
Per dare concretezza a questa giornata, voglio annunciare che, su mandato del Presidente Ceriscioli e in stretta collaborazione con l’Assessore alle pari opportunità, Emanuela Bora, stiamo predisponendo, già da qualche mese, una scheda legata ai fondi europei, per tenere alta l’attenzione sul tema del femminicidio e delle criticità legate alla violenza sulle donne che sarà inserito nelle vie della spiritualità in collegamento, molto sentito dalla nostra regione ed anche a livello nazionale, con il Santuario di Santa Maria Goretti ed il Santuario Santa Casa di Loreto, conosciuto nel mondo, per creare un percorso virtuoso e importante della santa, che tutti sappiamo essere stata trucidata giovanissima.
Questa scheda, utilizzando i fondi europei, vuole creare una continuità in merito ai temi legati alla donna e, in particolare modo, alla violenza sulle donne ed al femminicidio.
Prevederemo una cifra importante che possa rimanere nel tempo. Credo che saremo la prima Regione che aprirà un tavolo, utilizzando i fondi europei, su un tema così importante come quello legato alla donna. E’ un percorso che abbiamo condiviso in Giunta, con l’Assessore alle pari opportunità ed ho voluto annunciarlo oggi approfittando di questa giornata.
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Bora.
Manuela BORA. Colleghi Consiglieri, signor Presidente, questo Consiglio regionale è dedicato ad un tema molto importante in quanto domani ricorre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un appuntamento che deve farci riflettere: una data simbolo, un tema così importante non può e non deve essere ricondotto ad un solo giorno.
Esso rappresenta un'adesione senza riserve ad un obiettivo di eguaglianza, obiettivo che purtroppo nel mondo ed anche nelle Marche, è ancora lungi dall'essere raggiunto.
Da Assessora regionale alle pari opportunità, e ancora prima da donna, credo che non rappresenti soltanto una battaglia di civiltà, ma anche una vera battaglia di sensibilità culturale.
Il lavoro da fare per cambiare la cultura che provoca la violenza degli uomini contro le donne è ancora moltissimo.
Dobbiamo impegnarci per un'ottica paritaria di genere in numerosi campi: educazione, formazione di genitori e insegnanti, media, economia. E non solo. Serve un percorso di rieducazione di tutti, anche degli stessi uomini violenti, in una parola della società intera.
E' l'uomo violento il debole, il vile. La violenza sulle donne è, nella radice, un problema degli uomini dovuto ad un loro viscerale bisogno di manifestare superiorità con la forza. Va dunque scardinata progressivamente una cultura della forza e della sopraffazione, per spostarsi verso una vera cultura di reciproco rispetto.
Momenti importanti d’informazione, dialogo e scambio, come quello di oggi, sono dunque decisivi per toccare le corde più profonde di tutti noi e sostenere una rieducazione che appare di un’importanza crescente e senza precedenti.
Le dichiarazioni d’intenti, lo sappiamo, da sole non bastano. E' necessario dare seguito alle raccomandazioni europee e alla recente normativa nazionale. In Italia, con questa legislatura, che vede il più alto numero di donne in Parlamento dall'inizio della storia della Repubblica italiana, diverse leggi sono state approvate, altre implementate e migliorate, per provare a mettere fine a questa vera e propria piaga sociale, in Italia e purtroppo in tutto il mondo.
Il tema della violenza si integra quindi, in modo trasversale, con diverse politiche: sociale, sanitaria, formativa, scolastica, giudiziaria, mediatica, culturale e del lavoro, spronando il legislatore ad essere sempre più efficace nella sua azione.
Per fare questo, siamo chiamati a fare un lavoro, tutti insieme, istituzioni e associazioni sul territorio, per promuovere responsabilità sociale, rispetto al tema della violenza di genere, a sviluppare strategie, a realizzare interventi mirati a uomini autori di violenza. In una sola parola: serve una risposta corale per coordinare le azioni di tutte le amministrazioni pubbliche, del privato e dell'associazionismo, attraverso un modello integrato di contrasto del fenomeno e di protezione delle vittime.
Per quanto riguarda l'attivazione di politiche efficaci di contrasto alla violenza maschile sulle donne, nella Regione Marche molto è stato fatto, a partire dalla legge regionale n. 32 del 2008 "Interventi contro la violenza sulle donne", che ha innescato la costituzione, in tutti i capoluoghi di Provincia, di un centro antiviolenza, quale luogo protetto espressamente dedicato ad ascolto, informazione, orientamento, consulenza, accompagnamento, al fine di definire, nel pieno rispetto delle scelte di ogni donna e del suo vissuto, un percorso di fuoriuscita dalla violenza, sia essa psicologica o fisica, economica o sessuale.
Ai 5 Centri sono connessi 7 sportelli informativi: 3 nella provincia di Ancona, dove oltre trent'anni fa è nato dall'associazionismo di matrice femminista il primo centro; 1 nel maceratese; 2 nel fermano ed 1 nella provincia ascolana. Sono inoltre sostenute dal contributo regionale e statale 5 case rifugio, di cui una "d'emergenza" a valenza regionale, fruibile "in tempo reale" per una primissima e temporanea accoglienza. In tali strutture opera personale formato e qualificato, esperto in metodologie di prevenzione e contrasto alla violenza di genere.
Molto resta da fare perché questo tema, in passato forse troppo confinato come tematica "femminile", divenga parte integrante delle politiche sociali regionali e dei suoi strumenti di programmazione
A tale riguardo, nel corso del recente Forum è stato proposto dalla rappresentante dell'ANCI, e condiviso, un incontro con i Comuni e gli ambiti per riflettere insieme, entro una logica di programmazione su scala regionale, al fine di ottimizzare servizi e risorse disponibili. Data la fase di transizione che stiamo vivendo, con il venir meno di funzioni provinciali, è stato portato a conoscenza del Forum la formulazione di uno specifico quesito al Servizio legislativo, in modo da avere certezze giuridiche ed operative, su cui meglio focalizzare e ridefinire il modello di governance di tale importante settore di intervento.
Inoltre ritengo sia necessaria una maggiore comunicazione a livello mediatico su questo tema che arrivi capillarmente: dato che nel Piano nazionale sono previste azioni di scala nazionale a riguardo, abbiamo proposto al Forum, alla Commissione competente e al Consiglio delle Autonomie di utilizzare parte delle risorse statali residue, e su richiesta dei Consiglieri Micucci e Zaffiri, desidero aggiornarvi sull’’iter della delibera per la rimodulazione dei fondi statali disponibili: 98.000 euro.
La proposta di deliberazione integrata, secondo il parere del Forum, riunitosi il 13 novembre, è stata predisposta per l’inoltro alla Segreteria della Giunta, in modo che possa essere esaminata alla prima seduta utile e trasmessa per il parere della Commissione assembleare competente e del Consiglio delle Autonomie Locali.
Infine è doveroso ricordare senza retorica Valeria Solesin vittima italiana degli attentati di Parigi, ed onorarne la memoria, sia per la sua straordinaria sensibilità nell'affiancare i deboli che per i suoi studi sulle condizioni delle donne in Europa.
Sono sicura che il titolo esortativo di uno dei suoi articoli "Andiamo ragazze, al lavoro!" entrerà nella storia. Parole semplici, utilizzate spesso nel linguaggio quotidiano, ma che d'ora in poi assumeranno un nuovo significato simbolico, come monito per le donne, ma anche per gli uomini, per tutti, per rivendicare la loro, la nostra libertà.
Per concludere, da Assessora alle Pari Opportunità, ma prima ancora da donna, mi rivolgo agli uomini: le donne non vanno disprezzate, maltrattate, denigrate, al contrario vanno affiancate, ascoltate, liberate nel loro potenziale.
Ogni vostra condotta, volta a violare la donna nella sua libertà, nella sua dignità, nella sua identità, nella sua integrità di persona, in qualunque contesto ciò avvenga, ancor più in quello familiare, è una violenza che offende non solo la donna, ma la nostra società e le sue future generazioni.
Il futuro è adesso, non dipende da altri, dipende da noi. Avete la vita perché vi è stata donata da una donna. Siate tutti e tutte per sempre riconoscenti, almeno per questo. Non me lo aspetto da Assessora alle Pari Opportunità e per il mio impegno politico attivo, me lo aspetto, innanzitutto, da figlia e da donna.
Grazie a tutti.
(Applausi)
PRESIDENTE. Grazie, Assessora Bora. Ringrazio le nostre ospiti, auguro loro buon lavoro e buona giornata.
SEDUTA N. 11 DEL 24 NOVEMBRE 2015
La seduta inizia alle ore 11.40
Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Colleghi buona giornata, dichiaro aperta la seduta n. 11 del 24 novembre 2015. Do per letto il processo verbale della seduta n. 10 del 10 novembre 2015, il quale ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell'articolo 29 del regolamento Interno.
Comunico che sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 44 dei Consiglieri Giancarli, Biancani “Cambiamento denominazione della fermata ferroviaria di Castelferretti in Castelferretti-Falconara aeroporto delle Marche”;
- n. 45 del Consigliere Mastrovincenzo “Sollecito al Ministero della Giustizia riguardo l'adozione di misure per la soluzione delle criticità nella situazione degli istituti penitenziari delle Marche”;
- n. 46 dei Consiglieri Traversini, Giancarli “Sostegno alla produzione di birra nelle Marche”;
n. 47 dei Consiglieri Zaffiri, Zura Puntaroni, Malaigia “Riorganizzazione dei punti nascita”;
n. 48 dei Consiglieri Biancani, Volpini, Giancarli, Busilacchi, Micucci, Urbinati, Giacinti, Traversini, Tale', Rapa, Minardi “Contrarietà alla realizzazione nel territorio marchigiano di inceneritori previsti all'articolo 35 del decreto legge n. 133 del 12 settembre 2014, c.d. decreto sblocca Italia”;
n. 49 della Consigliera Leonardi “Ospedale di Loreto nel periodo del Giubileo 2015-2016. Mantenimento dei servizi essenziali nell'arco dall'evento. Punto di primo intervento garantito h./24”.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carloni.
Mirco CARLONI. Grazie Presidente. Soltanto per segnalare che in merito alla vicenda di Banca Marche sta avvenendo, nelle ore successive alla decisione del Governo con decreto legge, una serie di effetti anche sociali nel nostro territorio.
Speravo che fosse motu proprio, ma vedendo il disimpegno su questo tema credo che sia importante che il Governo, in modo particolare il Presidente, riferisca su questa vicenda in Aula e magari si possa anche capire qualcosa di più perchè, ovviamente, avrà delle informazioni.
Credo che in questo momento soprattutto gli obbligazionisti delle obbligazioni subordinate, si parla di 400 milioni, siano molto preoccupati. Riuscire ad avere una discussione serena con tutte le informazioni del caso, vista l'importanza che riveste e il crescendo di questo timore, di questa preoccupazione nel nostro territorio, tra i marchigiani, credo che sia molto importante.
PRESIDENTE. Adesso proseguiamo con le interrogazioni dopo di che se il Presidente Ceriscioli è d'accordo farà le comunicazioni del caso.
Ora passiamo all'interrogazione n. 44.
Interrogazione n. 44
ad iniziativa della Consigliera Leonardi
"Fallimento Asteria”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 44 della Consigliera Leonardi.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Cesetti.
Fabrizio CESETTI. Grazie Presidente. Innanzitutto nella premessa voglio ringraziare la Consigliera Leonardi di aver presentato questa interrogazione perché ci dà l'opportunità di fare il punto della situazione, un punto per la verità che era stato già posto all'attenzione del mio Assessorato, tra l'altro ho le deleghe al patrimonio, e all'ufficio preposto, al settore preposto.
Ce ne siamo occupati, per intenderci, in occasione del censimento di tutto il patrimonio che è in corso e che molto probabilmente porterò all'esame della Giunta lunedì prossimo e, per quanto riguarda l'immobile che viene citato nell'interrogazione, me ne sono occupato e ce ne siamo occupati in occasione dell'atto di Giunta con il quale abbiamo adottato un atto di indirizzo per la Svim per la dismissione delle partecipazioni indirette da parte della Regione Marche, tra cui appunto Asteria.
Ripeto, è utile affrontare questa discussione qui, in questo Consiglio regionale che nella scorsa legislatura, come viene ricordato puntualmente dalla Consigliera Leonardi, insediò una Commissione di inchiesta per esaminare tutte le vicende attinenti al discorso Asteria. Commissione di inchiesta che concluse i suoi lavori nel gennaio del 2015 alla quale io rinvio, ovviamente, perché credo che sia nella disponibilità di tutti i Consiglieri che se vogliono possono ottenere gli atti, ma non è oggi l'occasione per parlare dei risultati di quella Commissione che sono evidenti a tutti.
Sulla base di questa introduzione debbo dire che le premesse dell'interrogante rispondono al vero, come lei mi chiede. Le altre questioni che vengono poste dalla Consigliera sono sostanzialmente tre - vado a braccio, Consigliera, e rispondo oralmente per cercare di centrare di più, spero per lo meno, il tema della questione - l'esigenza di recuperare o meglio la possibilità di recuperare un immobile di proprietà regionale che venne a suo tempo ceduto ad Asteria in conto servizi con un atto che conteneva in sè una clausola risolutiva, ex articolo 1456 del codice civile. Clausola risolutiva espressa che qualora Asteria non avesse mantenuto la sua mission per 10 anni si sarebbe determinata la risoluzione del contratto e quell'immobile sarebbe stato ricondotto nella disponibilità della Regione Marche. Leggo testualmente un passaggio dell'atto: “Asteria si impegna ed obbliga per sè e i suoi aventi causa a qualsiasi titolo nei confronti della Regione Marche che come sopra rappresentata accetta a destinare il complesso immobiliare di cui al precedente articolo 1, all'utilizzazione per attività di formazione, ricerca, sperimentazione e sviluppo di tecnologie inerenti il settore agro alimentare, ittico, per la durata convenuta tra le parti di anni 10. Le parti convengono che qualora la parte gestionale non rispetti il predetto obbligo di destinazione il presente contratto si risolverà di diritto, ai sensi e per gli effetti di quell'articolo 1456 del codice civile e la parte cedente avrà diritto ad ottenere l'immediata restituzione dell'immobile”.
Questo è un punto centrale dell'interrogazione. L'altro è se sia stata prodotta l'insinuazione al passivo del fallimento da parte della Regione Marche; la terza questione è se ci sia stata o meno la costituzione di parte civile della Regione Marche stessa.
Sono questi i tre punti.
Partiamo dal secondo: per quanto riguarda l'insinuazione al passivo. Stando anche a quel che mi dicono gli uffici non ci sono le condizioni per un'insinuazione al passivo in quanto la Regione non vanta crediti, non è titolare di titolare di credito o di restituzione o di rivendicazione di beni mobili od immobili, quindi non ci sono le condizioni.
Per quanto riguarda invece la questione dell'immobile, secondo quel che riferiscono gli uffici, sul punto non è mai risultato all'amministrazione, in modo oggettivo, che l'immobile fosse stato destinato ad uno scopo diverso da quello stabilito dal vincolo contrattuale, peraltro non è mai risultato da atti o certificazioni che la società avesse modificato il proprio oggetto sociale in modo da non ricomprendervi più l'attività nel settore agro alimentare.
Si tratta di una causa risolutiva espressa della quale non è possibile avvalersi al di fuori della specifica ipotesi ivi prevista che deve essere suffragata da elementi oggettivamente certi e non da convincimenti assunti in via deduttiva da altre circostanze comunque conosciute. Nel contempo l'operatività della clausola risolutiva espressa presuppone l'imputabilità dell'inadempimento al soggetto onerato. La legge fallimentare consente di ….
Non risulta che sia mutata la mission, però l'Assessore al patrimonio, quindi il sottoscritto, fa una deduzione molto semplice che va nella direzione auspicata anche dall'interrogante, mi chiedo e mi sono chiesto anche a suo tempo, anche prima dell'interrogazione: “Se una società viene dichiarata fallita dal tribunale, va da sè che non può assolvere a nessuna missione, quindi neanche a quella prevista nell'atto”. Secondo me, ma è valutazione politica, non giuridica, assolutamente politica, ci sono le condizioni perché l'immobile venga retrocesso nella disponibilità della Regione Marche, quindi, come già era nell'intendimento già manifestato in occasione del censimento del patrimonio immobiliare, verranno date disposizioni affinché l'immobile venga restituito e ricondotto nella disponibilità della Regione Marche attraverso, è evidente, l'apertura di un contenzioso con la stessa amministrazione fallimentare.
Questo dovrà avvenire nella sussistenza delle condizioni giuridiche, cioè gli uffici dovranno valutare prima se un'eventuale domanda di questo tipo sia giuridicamente fondata. Sotto il profilo politico c'è questa necessità e noi percorreremo questa strada. Vedremo se ci sono le condizioni giuridiche, lo faremo, l'abbiamo già deciso e la ringrazio ancora per avermi dato questa occasione.
Per quanto riguarda il procedimento penale, secondo quello che mi dicono gli uffici, non risulta agli atti della Regione alcuna notizia dell'apertura di un procedimento penale. Vero è che a conclusione o meglio mentre erano in itinere i lavori della Commissione di inchiesta, da quel che leggo nel verbale relativi, gli atti vennero inviati, per iniziativa del Consigliere Luca Marconi, alla Procura della Repubblica del Tribunale di Ascoli Piceno.
E' di tutta evidenza, dal mio punto di vista anche qui valutazione politica, che le risultanze di quella Commissione di inchiesta contenevano in sè delle notitie criminis ed immagino che molto probabilmente ci sarà un procedimento penale aperto, oggi però non è dato saperlo.
Su questo punto, Consigliera, ugualmente darò disposizioni perché l'Ufficio dell'Avvocatura accerti, anche attraverso un'istanza ex articolo 335 del Codice di procedura penale che consente all'eventuale parte offesa di avere notizie delle iscrizioni, se ci sia o meno un procedimento penale aperto.
E' evidente che qualora ci dovesse essere un procedimento penale aperto, di cui oggi non sappiamo. da quello che mi riferiscono gli uffici, e all'interno di questo procedimento penale la Regione Marche dovesse essere individuata come persona offesa, è di tutta evidenza che noi ci costituiremo parte civile per ottenere in quella sede il risarcimento del danno, fermo restando ed impregiudicata l'azione della Regione Marche di agire comunque a prescindere dal procedimento penale in via civile per eventuali danni da comportamenti asseritamente allo Stato, asseritamente di rilevanza penale nei confronti dei vari soggetti citati dalla Commisione di inchiesta.
Questo è, quindi penso di aver risposto anche positivamente a quelle che erano le sue, dal mio punto di vista, giuste istanze e rimostranze e spero di averla soddisfatta.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Leonardi.
Elena LEONARDI. Grazie Assessore. Innanzitutto sono soddisfatta del fatto che questa interrogazione sia giunta alla discussione dell'Aula, cosa che purtroppo nella legislatura precedente non è avvenuto.
Questa è una storia che ha radici passate. Lei ha dato alcune risposte che reputo parzialmente soddisfacenti ed il fatto che abbia usato molti condizionali mi apre, giustamente, ad una sorta di apertura di credito futura per vedere quali saranno le mosse che effettivamente la Regione si troverà a fare.
Lei non ha citato, non è entrato nel merito della relazione della Commissione di inchiesta, se non marginalmente, dalla quale sono emerse una serie di criticità relative a procedure impiegate ed avvalorate dalla Regione, mai più riutilizzate, se non in questo caso, come la cessione a titolo gratuito di un immobile in cambio di servizi. Questi servizi, da quanto è emerso anche dalla relazione della Commissione, non sarebbero mai stati realmente erogati, anzi da un certo punto in poi la mission della società sarebbe virata verso altri lidi, in questo caso verso il discorso delle energie rinnovabili, cosa che indubbiamente aveva anche una valenza economica per chi l'andava ad affrontare.
Seconda cosa, non meno importante, è che la cessione da parte della Regione di questo immobile, anche qui singolarmente valutato o svalutato poco prima della cessione e rivalutato ampiamente solo poco dopo, servì per poter attingere a dei prestiti, a dei mutui, alla stessa società che l'aveva acquisito, senza alcun esborso economico.
E' evidente che alcune criticità, che possono connotare un danno economico per la Regione Marche, sono emerse da questa relazione che è veramente molto completa, e le audizioni che sono state fatte e i documenti che sono stati raccolti dalla Commissione di inchiesta, evidenziano un lavoro approfondito che, a parer mio ed anche di chi mi aveva preceduto sollevando questa problematica, non è stato forse sufficientemente preso in considerazione ed in esame dalla Regione.
Mi auguro che l'apertura che lei oggi ha fatto, sia il discorso di un recupero dell'immobile, ma non solo, perché reputo, come accennavo senza entrare nel singolo specifico dettaglio, che il discorso di un recupero economico e di eventuali responsabilità debba essere assolutamente perseguito perché questi erano, sono e dovrebbero essere soldi pubblici che potrebbero essere impiegati in maniera più consona a quelli che sono i reali bisogni dei nostri concittadini.
Sono soddisfatta del fatto che questa discussione in Aula ci sia stata, si sia aperta la problematica e non sia rimasta chiusa nei cassetti, attendo di conoscere poi, resterò con l'attenzione vigile, quelle che saranno le conseguenze, quindi una reale possibilità o meno.
Lei, in questo momento, ha detto che tramite l'ufficio legale, le è stato detto che non ci sono le condizioni per insinuarsi al passivo, però c'è da valutare quel discorso riguardo la clausola, che lei ha ben citato, di uno storno dell'immobile alla Regione.
Questa può essere una fattispecie da considerare utile all'insinuamento e, in secondo luogo, per quelle che sono le responsabilità ovviamente c'è la magistratura, che ci auguriamo agisca dopo l'invio di questa relazione, ma ci auguriamo che anche la Regione faccia la sua parte, che non lasci il compito in mano ..., che non resti alla finestra a guardare se la magistratura procede, ma possa essa stessa compiere delle azioni laddove verranno accertate delle responsabilità oggettive in seno al patrimonio regionale. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per una precisazione, l'Assessore Cesetti.
Fabrizio CESETTI. Una precisazione: abbiamo già fatto quello che ho detto e la finestra noi l'abbiamo aperta ancor prima della sua interrogazione, come le ho detto prima. Questo ci tengo a dirlo perchè uno dei primi atti che abbiamo adottato di iniziativa del Governo regionale è stato quello di mettere mani, da una parte, sulle partecipate, quindi la dismissione delle partecipazioni indirette, tra cui Asteria, con l'occasione è stata affrontata tutta la problematica, dall'altra, in occasione della ricognizione del patrimonio, che ripeto porterò molto probabilmente lunedì 30, è stata esaminata questa vicenda che lei opportunamente ha riportato all'interno dell'Aula, altrimenti sarebbe stata circoscritta dentro le attenzioni del governo regionale che comunque ci sono state subito e tempestive. Noi appena siamo entrati abbiamo aperto la finestra perché innanzitutto ci fosse un ricambio d'aria per respirare meglio tutti quanti. Va bene?
Interrogazione n. 46
ad iniziativa del Consigliere Fabbri
"Struttura sanitaria di Fossombrone - Annullamento prenotazioni visite di radiologia/diagnostica"
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 46 del Consigliere Fabbri.
Ha la parola, per la risposta, il Presidente Ceriscioli.
Luca CERISCIOLI. Grazie Presidente. L'interrogazione riguarda un episodio accaduto il 6 ottobre all'ospedale di Fossombrone e la ricostruzione dei fatti dice che il radiologo titolare era assente per congedo ordinario e programmato. L'assenza non comportava problematiche in quanto era prevista la sostituzione attraverso la presenza di un radiologo dell'Azienda ospedali riuniti Marche Nord. Quest'ultimo però non ha potuto effettuare la sostituzione perché assente per malattia.
In questo caso, impossibilitati a sostituire ulteriormente il sostituto, i sette utenti programmati per la giornata sono stati rinviati ad un radiologo di Urbino, quindi, una catena, chiamiamola, di situazioni che hanno provocato un disservizio, ma che non riguarda una vicenda di natura strutturale perché organizzativamente era stata predisposta anche la sostituzione, ma poi è andata in questa maniera. Diciamo, quindi, una concatenazione di eventi che hanno prodotto un fatto eccezionale e non ordinario all'interno dell'attività dell'unità radiologica.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Fabbri.
Piergiorgio FABBRI. Questo episodio è sintomatico perché chiaramente mostra una lacuna gestionale. Sulla stampa aveva risposto il dott. Cani affermando che il sostituto previsto, medico di Fano in libera professione, non si era presentato per un imprevisto personale, stava male.
Sappiamo che negli ospedali dell'interno la situazione è pesante, i cittadini non sono più rassicurati dai servizi che sono erogati in maniera non soddisfacente ed effettivamente quando sono andato con l'on. Cecconi a fare un sopralluogo a luglio, abbiamo visto una struttura sottoutilizzata per cui abbiamo chiesto specificatamente per il reparto di radiologia un potenziamento del personale.
Ritengo che questo sia il minimo dovuto ai cittadini. In questa situazione qualsiasi imprenditore che ha un macchinario costoso organizza 2 o 3 turni di lavoro per ammortizzarlo, noi abbiamo il problema delle liste di attesa che ormai sono diventate bibliche, creano disagi e inducono il cittadino a rivolgersi alle strutture private, ormai il dubbio comune è che questi disservizi non siano risolti con decisione perché si vuole, in qualche modo, aprire la strada all'utilizzo del privato in sanità e questa è una cosa su cui noi fortemente vigileremo e combatteremo.
Ritengo necessario che sull'argomento in generale si apra una discussione, ma soprattutto si vigili in modo da potenziare le strutture e i servizi che sono ancora in atto presso gli ospedali di Fossombrone, di Cagli, di Pergola, di Sassocorvaro, di tutto l'interno - poi le prossime volte parleremo anche di Urbino - che, dal punto di vista della gestione dei servizi in emergenza e della diagnostica, sono due cose che nell'interno occorre ripotenziare e riguardare drasticamente affinchè non si vada incontro a questa spogliazione ed a questi inconvenienti che creano grave disagio alle utenze.
Sono purtroppo insoddisfatto perché non si è posto rimedio, forse, all'episodio in quanto gli utenti sono stati dirottati in Urbino, ma bisognerebbe vedere dopo quali file hanno ricevuto l'erogazione del servizio.
Accendiamo un faro su questa situazione in modo che non si abbia a ripetere. Grazie.
Presidenza del Vicepresidente
Renato Claudio Minardi
Interrogazione n. 50
ad iniziativa della Consigliera Marcozzi
“Strategie su reti di imprese”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 50 della Consigliera Marcozzi.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Bora.
Manuela BORA. In relazione all'interrogazione in oggetto si precisa quanto segue.
In risposta al primo punto si rileva che la presenza cospicua delle piccole e medie imprese nel sistema manifatturiero regionale impone alle stesse di sviluppare forme di aggregazione che consentano loro di superare gli svantaggi della dimensione, per favorire l'innovazione e la capacità di competere soprattutto nei mercati geograficamente più lontani.
I nuovi modelli di innovazione e di internazionalizzazione richiedono, infatti, una accresciuta capacità di progettare e gestire azioni comuni e sinergiche fra i diversi attori del sistema regionale: le imprese, le istituzioni della ricerca, il policy maker, i soggetti pubblici e privati che operano nel territorio, al fine di concentrare le risorse disponibili e di raggiungere sufficienti masse critiche di investimento in specifici ambiti.
Con gli atti della programmazione regionale e della programmazione comunitaria dei fondi strutturali sono stati individuati indirizzi ed obiettivi specifici per garantire e sostenere la crescita e l'innovazione del sistema produttivo e nell'ultimo periodo sono stati attivati specifici interventi volti a contrastare anche gli effetti della crisi economica.
Numerosi sono stati gli interventi attivati negli ultimi anni per favorire la competitività delle nostre imprese focalizzando le produzioni sulla qualità e sull'innovazione dei prodotti e dei processi, anche al fine di rafforzare la presenza del sistema Marche nei mercati internazionali.
Nella maggior parte degli interventi attivati nel periodo di programmazione 2007/2013 veniva concessa, come condizione trasversale, una premialità per le imprese che si presentavano in forma aggregata e al fine di promuovere la realizzazione di reti e di forme associative tra imprese. In particolare nell'anno 2013 è stato pubblicato un bando per il finanziamento di progetti di filiera da presentare esclusivamente in forma aggregata, tramite contratto di rete o raggruppamento temporaneo di imprese.
I risultati dell'intervento sono stati molto positivi in quanto hanno consentito di finanziare 34 progetti, di cui 20 realizzati da imprese aggregate tramite contratti di rete che coinvolgono 95 imprese.
Va inoltre evidenziato che nella programmazione 2014/2020 si promuoveranno i contratti di rete, come misura trasversale, incentivando l'utilizzo da parte delle imprese di questo strumento sia attraverso bandi di accesso ai benefici dedicati, che mediante l'introduzione nei bandi di specifiche priorità o premialità.
In merito al secondo punto si osserva che l'analisi degli interventi regionali per le reti d'impresa fa emergere che a livello nazionale nel quinquennio considerato (2010-2014) il 34% dei contratti di rete sottoscritti ha beneficiato di un finanziamento.
Inoltre è stata evidenziata una maggiore focalizzazione dei bandi destinati alle reti su tipologie di intervento quali il sostegno ai progetti di ricerca e innovazione (40%), di sviluppo aziendale (30%) e di internazionalizzazione (22%). Sono segnali importanti di una tendenza delle Regioni alla concentrazione delle risorse dei fondi strutturali verso progetti imprenditoriali rilevanti e verso obiettivi di politica industriale strategici per l'intero Paese.
Per quanto riguarda la diffusione di tale tipologia contrattuale nella nostra regione si evidenzia che i contratti di rete stipulati nelle Marche crescono da 81 a 115 (dati aggiornati al 31 dicembre 2014). Gli ultimi aggiornamenti segnalano un'ulteriore crescita fino a 129 contratti di rete che coinvolgono complessivamente 427 imprese marchigiane.
La Regione Marche si colloca in una posizione medio alta nella graduatoria nazionale.
Per ciò che concerne l'entità dei fondi concessi per i progetti di rete nel periodo 2010-2014, la Regione Marche si colloca, invece, all'VIII posto con circa 6.500.000 euro erogati a progetti presentati da reti di imprese .
Per ciò che concerne il numero di progetti di rete finanziati nel periodo 2010-2014, la Regione Marche si colloca, invece, al VII posto, con 32 progetti di reti di imprese finanziati.
Grazie all'indagine coordinata dalla Regione Marche, attraverso la Commissione attività produttive della Conferenza delle Regioni, che ho l'onore di presiedere, è stato avviato nel corso del 2014 un confronto di ampio respiro nei territori per focalizzare, attraverso seminari di approfondimento, tutto ciò che può agevolare ovvero ostacolare i processi di aggregazione e messa in rete delle imprese e di sviluppo dei territori, anche attraverso la semplificazione o armonizzazione delle procedure di finanziamento regionali.
Grazie anche al contributo di Assessori e Dirigenti regionali, Presidenti e Direttori di Confindustrie regionali/territoriali e di categoria, imprese di diverse aree geografiche e settori che hanno partecipato agli incontri, sono emersi temi e aspetti di comune interesse che hanno costituto lo spunto per elaborare alcune proposte e linee di azioni condivise.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, la Consigliera Marcozzi.
Jessica MARCOZZI. Grazie Presidente. Non potrò reputarmi soddisfatta della linea intrapresa da questa amministrazione fino a quando non vedrò finanziamenti concreti tesi ad incentivare le reti di impresa nelle Marche.
Oggi fare rete è importantissimo, è una opportunità per le nostre aziende marchigiane.
Il sistema imprenditoriale marchigiano è un sistema di piccole e medie imprese, ma anche di microimprese che a volte lavorano in mono committenza, ossia per aziende più grandi. Queste aziende per crescere devono innovare ed investire, oggi purtroppo la situazione economica ed anche la difficoltà di accesso al credito non permette loro di fare investimenti per la crescita.
Ecco allora che le reti tra imprese rappresentano un modello di aggregazione vincente per la competitività delle nostre aziende marchigiane, però ancora poco utilizzato nella nostra regione.
E' vero che dal 2012 ad oggi, al terzo trimestre del 2015, i dati sono sinceramente migliorati, nel 2012 avevamo 133 imprese che facevano rete, 244 nel 2013, 333 nel 2014, fino ad arrivare al terzo trimestre del 2015 a 427, ma se poi compariamo il totale delle aziende marchigiane che sono 173.572 comprendiamo che il dato è bassissimo.
Inoltre se andiamo a comparare il numero delle aziende/imprese che fanno rete con le altre Regioni, vedremo che la nostra Regione è al X posto. Io sono andata a vedere anche un altro dato e, dal 2014 al terzo trimestre del 2015, le aziende marchigiane che fanno rete crescono in maniera più bassa rispetto alle altre Regioni, ci collochiamo al XV posto.
Ritengo che gli incentivi pubblici influenzino lo sviluppo delle reti e delle aggregazioni di imprese, credo che occorra focalizzare i bandi destinati alle reti per il sostegno ai progetti di ricerca ed innovazione, di internazionalizzazione e sviluppo aziendale.
E' però importante, secondo me, incentivare ulteriormente i contratti di rete con meccanismi per creare sinergia tra le reti di impresa ed il mondo universitario e della ricerca, come si è cominciato a fare nella nostra regione grazie all'impegno dell'Università Politecnica delle Marche e delle associazioni di categoria.
Continuerò a vigilare affinché possa essere incrementato il numero delle aziende che fanno rete perché è una grande opportunità per la crescita soprattutto in questo momento di grave difficoltà economica e di problemi per l'accesso al credito. Grazie.
Interrogazione n. 52
ad iniziativa del Consigliere Fabbri
“Ente Parco San Bartolo - Avviso esplorativo per gestione prato pascolo del 22 settembre 2015”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 52 del Consigliere Fabbri.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Sciapichetti.
Angelo SCIAPICHETTI. Grazie Presidente. In merito all'interrogazione del Consigliere Fabbri relativa all'avviso esplorativo per la gestione del prato pascolo dell'ente San Bartolo si precisa quanto segue.
L'avviso esplorativo volto ad acquisire eventuali manifestazioni di interesse per la concessione in gestione dell'area interessata dal prato pascolo sito in località Brisighella è stato pubblicato per 20 giorni, dal 10 al 30 settembre 2015, e quindi in conformità di quanto previsto dall'articolo 70, comma 5, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, cosiddetto codice dei contratti pubblici.
Tale pubblicazione è stata effettuata non solo nell'albo pretorio on line dell'ente parco, cosa che sarebbe stata peraltro sufficiente e rispettosa delle disposizioni normative vigenti al riguardo, ma proprio per assicurare una più ampia pubblicità anche nei siti internet sezione Albo Pretorio dei Comuni di Gabicce, Pesaro, nonché dell'amministrazione provinciale.
In data 22 settembre 2015 l'ente parco ha ritenuto di inserire nel proprio sito un ulteriore avviso, non previsto da alcuna norma e assolutamente non obbligatorio, al fine di dare ulteriore pubblicità e visibilità alla procedura in questione ed evidenziare la scadenza del termine per presentare le candidature.
A seguito delle forme di pubblicità come sopra esposte è pervenuto all'ente un numero di richieste tutte valutate ammissibili dalla apposita Commissione che si ritiene ampiamente sufficiente a garantire un corretto espletamento delle successive fasi della procedura di concessione.
Si evidenzia infine che l'avviso esplorativo. come sopra pubblicato. prevedeva espressamente, articolo 7 primo periodo, il termine delle ore 12,00 del 30 settembre 2015 entro il quale dovevano pervenire all'Ente le manifestazioni di interesse, pertanto l'inserimento nel sito dell'ente parco dell'avvenuta scadenza del suddetto termine risulta ineccepibile e tempestivo.
Per le considerazioni sopra esposte, non si ritiene pertanto sussistano le circostanze per la riapertura del bando suddetto. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Fabbri.
Piergiorgio FABBRI. Grazie per la puntualizzazione, se i 20 giorni sono stati reputati sufficienti non ci sono problemi, mi ritengo soddisfatto del chiarimento.
Interrogazione n. 55
ad iniziativa della Consigliera Leonardi
"Scandalo dei costi delle ambulanze in Area Vasta 1 - Trasmissione di Italia 1 'Le Iene'”
Interrogazione n. 63
ad iniziativa della Consigliera Pergolesi
“Scandalo frode trasporto sanitario ambulanze private in AV1”
(abbinate)
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 55 della Consigliera Leonardi e l'interrogazione n. 63 della Consigliera Pergolesi, abbinate.
Ha la parola, per la risposta, il Presidente Ceriscioli.
Luca CERISCIOLI. Mi hanno preparato due risposte, una per ciascuna interrogazione, si vede che non sono esattamente identiche.
La prima riguarda le Commissioni di inchiesta. Ad indagare sulla vicenda sono in tanti, non ultima la Procura della Repubblica, quindi non mancano realtà che seguono il caso con attenzione da anni, prima del famoso episodio che ha dato evidenza, ovvero quello delle “Iene”.
E' chiaro che avendo la Guardia di Finanza sequestrato i documenti chi lavorava lì dentro era perfettamente a conoscenza del fatto che c'erano in corso indagini, inchieste e via dicendo.
Per richiamare la questione sulle ambulanze e sui trasporti Marche Nord Area Vasta 1, lo scoop, chiamiamolo, delle iene è avvenuto in un contesto ampiamente a conoscenza dei fatti, in quanto era già stata istituita una Commissione interna per verificare il pagamento delle fatture ed alcune di queste non erano state pagate proprio a seguito delle verifiche. Un contesto di ampio controllo, con un'importante inchiesta aperta sicuramente da anni che finora non ha prodotto atti conseguenti, però sappiamo come funziona, da un momento all'altro le cose potrebbero andare avanti.
Qual è stato l'elemento che ha messo in moto? Perché uno si chiede: “Le stesse ditte operavano da anni, come mai se ne sono accorti nel 2013?” Quello che ha messo in moto il tutto è stata una riorganizzazione fatta dai responsabili di Asur e di Area Vasta che hanno unificato il controllo su tutte le attività di trasporto medico. Il controllo unificato ha messo in evidenza i fatti che hanno poi prodotto, tramite la segnalazione del dott. Bernardi, gli atti conseguenti che ho appena ricordato. Aver portato ad una unica sede il controllo delle attività ha messo in evidenza le contraddizioni delle fatturazioni che segnalavano, ad esempio, l'uso dello stesso mezzo, nello stesso momento, in due attività distinte.
L'attività della Commissione ispettiva ha prodotto quello che ho detto prima: la segnalazione delle irregolarità, l'approfondimento delle fatture e il loro mancato pagamento qualora non fossero risultate coordinate con le altre.
Il percorso dell'affidamento. Come mai nell'Area Vasta 1, rispetto ad altri territori, non opera il volontariato della Croce Rossa, ma operano i privati? Questo è dovuto al fatto che quando il tariffario regionale unico venne sottoposto alle diverse Croci dell'intero territorio regionale, la Croce Rossa della provincia di Pesaro-Urbino contestò quelle tariffe dicendo che erano troppo basse per svolgere l'attività.
A differenza di altri territori si procedette a gara che essendo aperta ed indirizzata a privati non poteva tener conto della quota minima del 25% di lavoro volontario. Ottimale è il 75% di lavoro volontario che abbatte notevolmente i rimborsi di un costo. Per capirci, se utilizzo un'associazione di volontariato, questa deve avere almeno ..., oggi viene indicata come ottimale un'attività fatta dal 75% da volontari e dal 25% da professionisti in orari in cui è più difficile impiegare personale volontario.
Evidentemente la tariffazione fatta su quei costi è molto più bassa che dover impiegare al 100% personale pagato e stipendiato, ma quelle tariffe diverse e più alte sono frutto di un percorso che ha visto in una prima fase la rinuncia delle Croci volontarie, la Croce Rossa in modo particolare, e l'affidamento con gara a privati. Questo è anche il punto successivo.
Sospendere la gara d'appalto. Questa materia ha avuto numerosi ritardi e rinvii a seguito di un consistente contenzioso fatto dai diversi soggetti che negli anni hanno portato avanti istanze di natura pubblica e privata. Oggi siamo nella condizione di poter fare la gara, così come viene articolata, riservata, previa partecipazione, alle Croci che hanno la presenza di volontariato. Si è riusciti ad appurare, dopo un lungo percorso, fra i ricorsi contro gli affidamenti diretti ritenuti illegittimi e la proroga indefinita dei contratti verso i privati, lo strumento della gara rivolta al mondo del volontariato, in modo che ci possa essere, nello stesso tempo, sia il rispetto delle direttive europee che prevedono un'evidenza, che la possibilità da parte delle Croci, che hanno presenza di volontariato e che impattano meno sui costi dei servizi, di avere il vantaggio complessivo di poter partecipare.
La gara oggi rientra pienamente nei canoni, sarebbe tutt'altro che opportuno sospenderla, anzi credo che vada promossa perché rientra nel suo alveo naturale che è quello della partecipazione di soggetti che hanno una forte presenza di volontari e che sono tipici, caratteristici, dei quattro quinti della Regione, mentre un quinto, proprio per un percorso specifico individuato all'interno di quel territorio, non ha trovato spazio all'inizio per rinuncia sua e dopo per mancanza di chiarezza normativa. Fatta questa chiarezza normativa la gara permette di coinvolgere nuovamente, dico io, finalmente, la Croce Rossa, quindi, Croci con volontari all'interno della gestione del servizio.
Sull'altra mozione che forse è quella che fa i nomi di due responsabili chiedendo: “Come mai?” Potrei interrogarli e chiedere: “Come mai la vicenda si trascina dai primi anni 2000?” Dirigenti se ne sono occupati addirittura con le Zone, quindi triplette, perché tre erano le zone, tre a tre i dirigenti di zona che si sono succeduti, l'Area vasta entra nel 2011, a vicenda inoltrata, ed è quella che mette in moto la verifica.
Io non vorrei che la trappola culturale che capita diverse volte sia quella che il problema è di chi lo segnala, come se ne fosse l'immediato responsabile, mentre il percorso e la storia sono molto più lunghi e la traccia passa attraverso molti dirigenti.
Nello specifico per quanto riguarda i contratti, e vale per l'intero sistema pubblico, non solo per la sanità, c'è il responsabile unico del procedimento (RUP) che ha la responsabilità di seguire il percorso dall'inizio alla fine, ed è lo stesso che ha messo in moto, come ho detto prima, il mancato pagamento di fatture ed il lavoro della Commissione di inchiesta interna per appurare i comportamenti e gli atti conseguenti, quindi, è l'elemento unificante all'interno della procedura.
Richiamare un direttore sull'insieme dei tanti che se ne sono occupati negli anni è un po' singolare, lo dico anche nella logica dell'interrogazione che non si è preoccupata di ricostruire gli eventi e i soggetti, ma ha incardinato sull'ultimo, su quello che ha messo in moto, almeno per quanto riguarda i procedimenti interni, la verifica dei fatti.
Più in generale, volendo approfondire sotto il profilo amministrativo, la responsabilità è in capo al responsabile unico del procedimento che è lo stesso soggetto che ha messo in moto le azioni conseguenti alla segnalazione originale di Bernardi, quale responsabile unico dei trasporti, ed a seguire di tutti gli atti conseguenti.
Non si ravvede la necessità, lo dicono i dirigenti nella loro risposta, di provvedimenti specifici a fronte di un comportamento che ha messo in atto quello che era previsto nel momento in cui sono state segnalate le irregolarità.
Come al solito, per maggiore e accurata precisione lascio il testo della risposta scritta che potrà essere consultato nel quale vengono citate leggi, provvedimenti, che secondo me appesantiscono l'interrogazione che deve andare all'essenzialità politica, ma per chi volesse avere piena e completa cognizione lascio come sempre agli atti il testo integrale, così come trasmesso dalla dirigenza del servizio.
Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Leonardi.
Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Reputo la sua risposta assolutamente insoddisfacente.
I fatti emersi dalla trasmissione di Italia 1 “Le iene” sono molto gravi e configurano una truffa ai danni dei cittadini e della sanità marchigiana, sanità che sappiamo tutti essere sempre in difficoltà per l'erogazione dei servizi.
Oggi addirittura ci troviamo nella problematica di fare delle operazioni perché il budget è terminato laddove ci sono delle necessità e vediamo invece che in altri settori si perpetrano degli sprechi.
Mi spiace, Presidente, ma le segnalazioni partono dal 2010 e vorrei sapere quali atti ha prodotto e quali fatture sono state contestate dalla Commissione interna istituita nel 2013. Sono state contestate dopo la trasmissione delle Iene o sono state contestate prima quando i funzionari del 118 hanno segnalato ai loro dirigenti, ai loro responsabili, questi fatti gravi?
Questo lei non ce lo ha chiarito molto bene. Anche per capire se un reale intervento sia da parte della politica che dei dirigenti, che sono strumenti della politica regionale, ci sia stato oppure no. Nella sua risposta mi sembra quasi che ci sia stato un intervento tardivo che probabilmente sistemerà ben poca cosa.
Seconda questione il discorso dei bandi. Il principio che lei ha enunciato riguardo all'ingresso e quindi all'impiego delle associazioni di volontariato e in primis della Croce Rossa che lei ha citato e che era stata nominata anche all'interno delle segnalazioni e della trasmissione, contrasta totalmente con quello che lei ha detto.
Il preventivo fatto dalla Croce Rossa che probabilmente è l'associazione di volontariato più strutturata che meglio può avvalersi di un supporto di volontari e, quindi, garantire un certo tipo di prestazione all'interno del discorso del soccorso e del trasporto, grazie proprio a questo grande numero, era considerato troppo alto. Probabilmente, ed è quello che io cercavo di fare emergere con questa interrogazione, forse aveva ragione chi è andato ad operare successivamente che non rientrando in quei costi che erano stati stabiliti - è per questo che chiedevo di sospendere le procedure - si è dovuto ingegnare, se non era già stato messo come premessa, in un modo alternativo, come quello della doppia fatturazione, di non aspettare i malati e il tempo stabilito nell'accordo, di fatturare doppi viaggi, di utilizzare biancheria che non era la sua, per rientrare nei reali costi del trasporto.
In questa ottica andava la volontà di rivedere i costi andati a gara che poi hanno prodotto queste risultanze, per capire se in effetti erano realmente calibrati e sostenibili oppure, forse, erano stati visti al ribasso per aggiudicarsi un appalto, ma poi, di fatto, non si rientrava all'interno di questi.
Per quanto riguarda le responsabilità, reputo sempre che sia importante individuarle perché le segnalazioni iniziano dal 2010 e noi dobbiamo arrivare ad una trasmissione televisiva che, per quanto brava, arriva a scoperchiare questa procedura consolidata, considerando che le segnalazioni partono dal 2010 e noi abbiamo quasi terminato il 2015. Direi che fondamentalmente è un sistema ormai ben radicato che si basa su delle procedure scorrette, quindi reputo che individuare le responsabilità sia un obbligo da parte della Regione proprio perché i soldi per la salute pubblica sono un bene prioritario nel quale non si può sbagliare una virgola, soprattutto non ci possono essere furbetti che si avvantaggiano con i soldi che dovrebbero andare per la salute dei cittadini. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per una precisazione, il Presidente Ceriscioli.
Luca CERISCIOLI. La tariffa che ha rifiutato la Croce Rossa non è la stessa che è andata a gara, quello era un tariffario unico regionale per tutti i trasporti. In regione, in quattro province su cinque le Croci locali hanno accettato quel tariffario, la quinta, la Croce Rossa di Pesaro-Urbino ha detto che il tariffario, quello delle Croci, era troppo basso. Quando è stata fatta la gara mica è stata fatta con il tariffario dei volontari, ma è stata indetta per un servizio professionale, cioè con il personale pagato.
La tariffa che è andata a gara è più alta di quella che viene riconosciuta al servizio volontario. Per questo, in riferimento al suo ragionamento: “La Croce Rossa dice che la tariffa è bassa, quindi è sbagliato fare la gara con quella tariffa”, le evidenzio che la Croce Rossa quando ha detto che la tariffa era bassa non si riferiva a questa, ma a quella unica delle Croci regionali.
Adesso nel momento in cui si torna a proporre la gara alle Croci, non al servizio professionale, quindi con criteri diversi, comparati su una base che si chiama a rimborso, si contempla il fatto che almeno una percentuale importante di autisti sia volontaria, quindi, è come parlare di due tariffe diverse.
Dire che quella che è andata a gara era una tariffa bassa, non c'entra nulla con la gara che si andrà a fare perché parte da una base completamente diversa: servizio fatto attraverso ampio uso di volontari, con regole di rimborso e tariffe professionali completamente diverse. Capito?
Se chi ha gestito il servizio dice che per lui forse la tariffa era bassa, io non sto a sindacare questo, ma non c'entra niente con la Croce Rossa che ha dato un giudizio su un'altra tariffa e nel momento in cui si farà la gara parteciperà su un valore diverso, legato ad un servizio offerto anche da volontari che non ha quel carico di stipendi che ha un fornitore di servizio di natura professionale.
Quella parte del suo ragionamento non torna perché cambia proprio la natura del soggetto verso la quale si rivolge la gara, non è più tutto privato, ma in gran parte volontariato.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Pergolesi.
Romina PERGOLESI. Mi ritengo insoddisfatta della risposta del Presidente in quanto forse non si è colto bene il mio intendere nell'interrogazione.
La questione è emersa sugli organi di stampa, sulla televisione, in maniera molto grave e molto cogente, qui si sta dicendo che numerosi direttori e dirigenti sapevano di questa questione che si trascinava da 10 anni e, quindi, non si deve dare la colpa all'ultimo dirigente in capo al momento delle contestazioni.
La mia domanda è: se si sapeva da 10 anni a questa parte perché si è dovuto aspettare che l'ennesima segnalazione, fatta nel 2014, quindi molto tempo dopo, venisse alla ribalta tramite un servizio delle Iene?
Altra cosa, leggo dalla risposta che sono state contestate delle fatture a delle aziende che hanno detto che, secondo loro, erano state emesse in maniera corretta e si è, quindi, provveduto a riconoscere un credito alle aziende da parte dell'Asur. Questa non può essere l'azione di controllo che l'Asur o la Regione fa su aziende che autocertificano che le fatture sono state emesse in maniera corretta. Se è bastato un servizio delle Iene di mezz'ora per controllare se effettivamente queste ambulanze rispettavano i criteri della convenzione, poteva benissimo farlo un dirigente visto che la problematica era venuta fuori nel corso degli anni precedenti.
Mi ritengo assolutamente insoddisfatta e mi auguro che i nostri funzionari, i nostri dirigenti, abbiano fatto le segnalazioni agli organi competenti, non solo tramite indagini interne, perché qui si palesano degli illeciti gravi a danno dei cittadini che pagano un servizio, già di per sé costoso, addirittura due, tre volte in più.
Vista la grave crisi che stanno affrontando soprattutto le famiglie, aumentare i costi sanitari per fatturazioni palesemente illegittime, credo sia un tema che valga la pena di essere affrontato in maniera diversa, con un po' di responsabilità in più. Grazie.
Comunicazioni della Giunta regionale
in merito alle ultime vicende di Banca Marche
PRESIDENTE. Ora, come richiesto dal Consigliere Carloni, do la parola, per le comunicazioni, al Presidente Ceriscioli.
Luca CERISCIOLI. Qualche anno fa, prima parlavamo di concorsi, vidi il bando di concorso per entrare in Banca d'Italia e mi dissi: “La Banca d'Italia è una cosa seria, il concorso è tostissimo con prove e materie empissime”, veramente la Banca d'Italia seleziona ancora la classe dirigente, come si dice dalle nostre parti.
Ho potuto apprezzare la qualità del comunicato della Banca d'Italia che spiega in maniera molto semplice e precisa, andando a cogliere tutti gli aspetti - se volete dopo lo lascio per fotocopiarlo perché è istruttivo, anche su come si comunica - di quello che è accaduto, la decisione presa, le ragioni, i rischi e quello che si ha all'indomani della decisione del Consiglio dei Ministri, cioè di mettere in atto un'operazione di salvataggio di quattro Banche, una è Banca Marche, le altre sono: Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, CariChieti e la Cassa di Risparmio di Ferrara. Un'operazione di salvataggio di quattro banche fra cui Banca Marche che ovviamente ci è particolarmente cara.
Fino a pochi giorni fa, anche io personalmente, con un discreto impegno, seguivamo un altro percorso che era quello dell'intervento del Fondo interbancario direttamente all'interno della banca. Nel momento in cui l'intervento del Fondo interbancario è stato giudicato non praticabile da parte della Comunità europea, nel giro di 48 ore si è messo in moto questo piano B - almeno per come ho visto il piano A - che rientra in una modalità che, avendo alcuni punti di estrema chiarezza, permette di fare il salvataggio delle banche.
Vi assicuro che se c'è stata una espressione forte di volontà, questa è certamente quella del Governo nel salvare queste quattro banche, perché di fronte a quel diniego avrebbe potuto anche dire “Non ci sono strumenti per ...”.
La Banca d'Italia dice che questa scelta è stata fatta in forte intesa fra il Governo e la Banca d'Italia, un'azione coordinata fra i due enti, ciascuno con le proprie competenze, per affrontare la crisi di quattro banche che assieme rappresentano l'1% dei depositi bancari nel nostro Paese.
La soluzione permette la continuità operativa delle banche e il loro risanamento nell'interesse dell'economia dei territori, quindi l'obiettivo è quello di risanare le banche, dare continuità operativa nell'interesse dei territori, questa è la prima fase importante, tutelare pienamente il risparmio delle famiglie e delle imprese detenuto nella forma di depositi, conti correnti e obbligazioni ordinarie, preservare tutti i rapporti di lavoro in essere, non utilizzare denaro pubblico.
Con quattro, cinque asserzioni ci chiarisce tutto il quadro: non utilizza denaro pubblico, preserva i rapporti di lavoro, tutela i risparmiatori e le imprese.
Le perdite accumulate nel tempo da queste banche, valutate in maniera prudente, sono assorbite in prima misura da strumenti di investimento più rischiosi, ovvero le azioni e le obbligazioni subordinate, quest'ultime, per loro natura, esposte al rischio d'impresa.
C'è quest'altra frase che è un po' lontana dal nostro immaginario perché la banca, penso a Banca Marche, l'abbiamo sembre vista come una istituzione, non come un'impresa, mentre queste poche parole ci ricordano che la banca è un'impresa, che un'azionista si assume il rischio di impresa, che un'obbligazione convertibile si assume il rischio d'impresa. Essere impresa significa assumersi il rischio d'impresa e, quindi, in nome dell'assunzione del rischio di impresa una percentuale di quello che è l'insieme delle perdite, viene assunta da chi ha l'obbligo di assumersi il rischio di impresa, da chi ha fatto un investimento sapendo di assumerlo.
Capisco, ripeto, la lontananza perché ci sono enti in realtà le cui crisi, mi ricordo quella della Benelli nella mia città, o della Montecatini, sono vissute come qualcosa di impensabile, di impossibile. Aziende che non potevano e non dovevano conoscere crisi, istituzioni. La Banca avendo una storia lunghissima ha questo portato. Qui ci si ricorda che la banca ha la natura di un'impresa.
Il meccanismo ormai lo conosciamo tutti. Vengono fatte due banche, quella buona e quella cattiva, la banca buona viene pulita da tutte le sofferenze, è un modo bancario per chiamare i debiti o crediti non esattamente esigibili, e vengono messe all'interno della banca cattiva - tutte e quattro le parti negative - che dovrà occuparsi di collocare nella maniera migliore i beni a garanzia dei valori in sofferenza per recuperare il più possibile. Per le quattro banche l'obiettivo è quello, una volta rilanciate, di venderle per poter ripianare il più possibile i fondi messi a disposizione delle quattro banche chiamate ad intervenire nei crediti residui e via dicendo.
Come ho dichiarato nell'immediato portiamo da una parte un risultato importante e atteso che è quello di salvare la banca, ma lo portiamo con un forte carico, un peso, per il nostro territorio perché, per quelli che si erano assunti il rischio di impresa, si è profilata l'ipotesi peggiore, quella di dover contribuire al pieno risanamento della banca.
Quando una banca è del territorio parliamo di migliaia e migliaia di soggetti, non parliamo di tre azionisti o di tre fondi internazionali o di tre grandi speculatori che avevano la banca, qui parliamo di migliaia di persone che avevano investito e creduto in questa impresa, nella banca. Un carico non da poco di sacrifici fatti dal nostro territorio.
Dall'altra parte un esito importante è quello di avere la cosiddetta good bank, una banca che può tornare ad operare pienamente in quel portato di garanzie che ci indica Banca d'Italia rispetto ad una serie di soggetti.
Ho letto le soluzioni a livello nazionale di varie forze politiche, c'è chi ha parlato di nazionalizzazione delle banche, chi ha detto che il Governo ha fatto male a salvarle, senza fare i nomi delle forze politiche che hanno fatto queste ipotesi, credo che non salvare questa banca non fosse una gran soluzione, le persone che hanno fatto il sacrificio, interno a questo percorso, avrebbero fatto l'identico sacrificio senza avere neanche più la banca.
La nazionalizzazione previa uscita dall'Europa comporta un percorso, però, ricordiamocelo, si fa utilizzando i soldi dei contribuenti, si usano soldi pubblici. Nazionalizzare significa mettere le mani nelle tasche di tanti italiani per salvare una banca, questa è la nazionalizzazione, non è altro. Una modalità che oltre ad essere extra europea prevede anche un principio, quello che il denaro pubblico, prima è stato ricordato tante volte, vada applicato in un'altra maniera.
Non si usano denari pubblici, intervengono quattro banche, la banca si salva e torna ad essere pienamente operativa, questo è un fatto importante. Da domani non parliamo più di rischio per la banca, come è stato fatto per mesi, con grave nocumento per chi ci opera, parliamo di piena occupazione di chi lavora dentro questa banca, di rilancio e di un contesto che permetterà al territorio di avere di nuovo un importante istituto di credito al servizio delle imprese.
Ripeto, qui c'è questo comunicato, estremamente chiaro. Ognuno poi avrà la sua idea, il suo progetto di come andava salvata la banca.
Mi sembra importante riconoscere al Governo - dopo aver provato una strada che forse ci avrebbe lasciato qualcosa in più rispetto all'azzeramento del valore delle azioni o delle obbligazioni subordinate, quella strada però si è però rivelata ad in certo punto non più praticabile - di aver messo un impegno particolare ed un tempo molto stretto, motivato anche dal fatto che ormai da un paio di settimane la fiducia nei confronti della banca, da parte di molti risparmiatori, si era persa e c'erano le code agli sportelli per ritirare, non le obbligazioni che non erano ritirabili, non le azioni che nessuno avrebbe comprato, ma i conti che questa misura salvaguarda.
E' corretto rispetto ad un risparmiatore, in 48 ore, chiudere un percorso che altrimenti avrebbe definitivamente impoverito la banca, semplicemente su una idea che la rischiosità poteva colpire anche gli altri risparmi.
La tempestività, la rapidità, si è resa necessaria anche perché un fenomeno materiale si stava verificando ed avrebbe compromesso in maniera ancora più grave le opportunità di questa banca per ripartire.
Ritengo che queste siano condizioni positive, riconoscendo che, lo dico per la quarta volta, perché l'ho messo nel comunicato, ma ho visto che è la riga meno letta, comporta un grossissimo sacrificio per tanti marchigiani che vanno rispettati per la scelta di aver investito in un istituto così importante e che oggi devono pagare un prezzo così significativo.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carloni.
Mirco CARLONI. Questa vicenda, secondo me, ha delle anomalie in sé, Presidente, che non possiamo sottacere e siccome penso che questo sia il consesso, l'Assemblea più importante che c'è nelle Marche, è giusto anche discuterne un attimo.
Io ho capito che il fondo interbancario, la strada di cui si è parlato nell'ultima discussione è stata negata dall'Europa perché andava contro i principi che stanno per essere introdotti in tutta Europa con la bail-in, tuttavia l'anomalia di Banca Marche rispetto ad altri salvataggi è che qui, sinceramente, io non vedo i salvatori. Chi sta facendo questa operazione probabilmente non metterà niente di proprio e mi ricorda tanto, e vorrei sperare che non sia così, il salvataggio del Banco di Napoli, dove in realtà i salvatori non c'erano e con quattro spicci si sono presi una banca. In questo caso è stata patrimonializzata anche oltre la normalità e si vedrà una fortissima speculazione a danno di chi? A danno del territorio e dei marchigiani.
Dico solo questo Presidente poi taccio. Qui ci sono 500 milioni di euro delle Fondazioni, 400 milioni di euro di obbligazioni subordinate, 400 milioni di piccoli azionisti, è vero che la banca è un'impresa e probabilmente la scelta rispetta i principi di liberalità del mercato, della concorrenzialità, però è anche vero che in questo caso ci sono i soldi dei marchigiani, soldi che verranno tolti alle erogazioni liberali, ai contributi alla cultura, ai contributi al sociale e questo è un danno, Presidente, che non può essere trattato così.
Secondo me, ci vuole anche qualche misura straordinaria. Ritengo anche che siano stati chiamati a rispondere di anni di mal gestione, chi forse non se lo meritava, i risparmiatori, come lei ha detto, non sono solo i correntisti, ma anche coloro che hanno investito i propri soldi, i propri risparmi in obbligazioni nella considerazione, come lei ha detto giustamente, che quella istituzione fosse indistruttibile, purtroppo così non era.
Certe informazioni c'erano da molto tempo, io ne ho dette tante in altre circostanze, non oggi, e mi sono anche preso una querela per diffamazione per dire la verità in un momento in cui era scomodo e in cui molti politici facevano la corsa per dare la propria solidarietà a persone che io contestavo, perché mi sembrava poco opportuno, Presidente, che i soldi del territorio venissero utilizzati per acquistare azioni di una banca per la quale la situazione già si ventilava.
Credo che questo non sia un motivo di orgoglio per, come si dice, averci preso in tempi non sospetti, perché la situazione è drammatica e ricevo telefonate da tantissimi risparmiatori che in questo momento probabilmente piangono.
PRESIDENTE. E' emersa la richiesta di anticipare, se l'Aula è d'accordo, la discussione della mozione relativa alla stazione ferroviaria di Ancona marittima, se siete tutti d'accordo, anticiperei questo punto ed a seguire le altre mozioni.
Mozione n. 19
ad iniziativa dei Consiglieri Maggi, Bisonni, Pergolesi, Giorgini, Fabbri
"Contrarietà all'ipotesi di soppressione della stazione ferroviaria marittima di Ancona"
Interrogazione n. 54
ad iniziativa dei Consiglieri Giancarli, Rapa, Volpini
“Stazione marittima di Ancona”
(abbinate)
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 19 dei Consiglieri Maggi, Bisonni, Pergolesi, Giorgini, Fabbri e l'interrogazione n. 54 dei Consiglieri Giancarli, Rapa, Volpini, abbinate.
Ha la parola, per l'illustrazione, il Consigliere Maggi.
Giovanni MAGGI. Signori Presidenti, Assessori, Consiglieri, io ho già illustrato la mozione che è stata rinviata la scorsa seduta.
Abbiamo presentato degli emendamenti alla luce di quanto è emerso ieri nella riunione della III Commissione dove le parti, i soggetti, che ovviamente partecipano a questa scellerata, eventualmente scellerata decisione, hanno espresso i loro pareri.
Io non vorrei continuare nell'esposizione tecnica della mozione, ma vorrei fare delle considerazioni di carattere politico.
Non vorrei che questa seduta fosse ricordata come una seduta triste, per la partecipazione, per la trasparenza, per la volontà dei cittadini che hanno votato sia i Consiglieri comunali di Ancona che i Consiglieri regionali di questa Assemblea.
Credo nella politica, credo nella politica al servizio della comunità, al servizio dei cittadini, al servizio di chi ha dei bisogni da soddisfare, per questo ho creduto nel documento, nell'illustrazione programmatica del Presidente Ceriscioli quando si è insediato in questa Assemblea. Credo nel documento programmatico, il Def regionale è stato il criterio ispiratore della relazione del Presidente che, ad un certo punto, per quanto riguarda il trasporto ferroviario, recita: “la Regione Marche intende garantire la continuità dei servizi ferroviari per assicurare soprattutto lungo la fascia costiera un servizio il più possibile cadenzato e programmato per venire incontro alle esigenze del pendolarismo marchigiano”.
Credo in questo documento di economia e finanza, credo nelle dichiarazioni del Presidente Ceriscioli e proprio perché ci credo che la scorsa volta ho accettato la richiesta, da parte della maggioranza, da parte del Consigliere Giancarli, di rinviare la mozione e l'interrogazione alla seduta di oggi.
Nel frattempo pensavo che la seduta di oggi potesse vedere da parte nostra, del Movimento 5 Stelle, il ritiro di questa mozione perché nel frattempo si era ritornati sulla decisione della delibera di Giunta di sopprimere la stazione marittima di Ancona.
Ieri c'è stato questo incontro che è stato favorito in III Commissione dal Consigliere Biancani, ma è stato stranamente preceduto, se posso usare così un'espressione pugilistica, da un martellamento ai fianchi, nei 2 o 3 giorni precedenti - il martellamento ai fianchi, per chi non s'intende di politica, serve per dare dei cazzotti ai fianchi all'avversario e togliergli il fiato - le pagine dei giornali erano piene di dichiarazioni che dicevano: “Siamo contrari al mantenimento della stazione ferroviaria perché crea un grave nocumento per l'attività del porto”, c'era anche il Sindaco di Falconara chiamato probabilmente perché fa parte dell'Autorità portuale, e per la chiusura della stazione marittima si sono espressi sia Giampieri, che il Sindaco, che il Consiglio comunale di Ancona.
Ieri, dopo questo martellamento ai fianchi e questa preparazione contro al mantenimento che è stata soprattutto un'operazione mediatica, si è finalmente arrivati al tavolo della III Commissione e ci si è seduti per discutere di questa cosa.
Ci sono stati due pareri tecnici sicuramente molto qualificati, l'attuale ingegnere capo compartimentale delle Ferrovie, ing. Morellina, ed il suo predecessore, ing. Ciarmatori che per 25 anni si è occupato delle ferrovie da Bologna a Lecce, quindi non un emerito sconosciuto, ma un tecnico di grande prestigio e di grandissima esperienza.
I pareri sono stati contrastanti, anche lì è venuto fuori che le ferrovie avevano dichiarato: “Ce l'hanno chiesto il Comune di Ancona e la Regione di chiudere la stazione marittima, noi stavamo cominciando a fare le barriere dei passaggi a livello e ci siamo fermati”.
L'ing. Morellina anziché rimanere nella sua parte di terzietà ci ha prospettato stranamente in questa riunione di ieri una visione da apocalypse now dicendo che i passaggi a livello sarebbero stati soggetti a manutenzioni ed a rotture, addirittura che i topi avrebbero rosicchiato i cavi e creato dei disastri incredibili nel far sostare e nell'impedire il passaggio degli autotreni e dei camion al servizio del porto.
Opinioni sicuramente condivisibili e accettabili visto che arrivano da un tecnico che si occupa oltre che di trasporti anche di topi, quindi abbiamo sentito la relazione dell'ing. Ciarmatori e si è parlato a motivazione della chiusura della stazione marittima di 4, 3, 2, massimo 7 minuti di sosta ai passaggi a livelli. Coloro che frequentano la zona portuale, non perché abbiano qualcosa da fare, ma perchè vanno al porto turistico o si inseriscono nella statale che va dalla stazione di Ancona a Torrente, sanno bene che a volte, nel momento in cui ci sono gli sbarchi dalle navi si sta 40, 60 minuti, un'ora e mezzo, in coda e si è discusso, a motivazione della chiusura, di 2, 3, 5 minuti. Le soste lungo la statale, perché l'uscita ovest è un sogno o una chimera di là a venire, anche quelle sono state scelte politiche veramente lungimiranti. Si è discusso di questo.
Sorprendente è che il Sindaco di Ancona e la Giunta di maggioranza di Ancona sono favorevoli alla chiusura della stazione marittima, mentre Pesaro, Fano, il Sindaco di Senigallia, sempre della stessa parte politica, si sono espressi per il mantenimento visto che hanno dei loro pendolari, dei loro cittadini, che trovano giovamento ad arrivare in treno dalle loro città direttamente al centro di Ancona.
Questo è il servizio della stazione marittima.
L'Assessore Simonella ieri ha toccato vertici incredibili di nonsense, ha dichiarato che il Comune di Ancona è favorevole alla chiusura della stazione marittima perché non porta un vero vantaggio agli utenti, primo. Cito le parole testuali, è incompatibile con la mobilità della città, mentre le decine di autobus che sostituiranno il treno che va alla stazione marittima sono compatibili con una mobilità già asfittica della città di Ancona e alla fine udite, udite, dulcis in fundo, come la ciliegina sulla torta, ha detto che la stazione marittima rende poco fruibile il porto ai turisti.
Si fa tanto parlare del porto traianeo, del porto riconsegnato alla città, del porto dove c'è l'arco di Traiano, tanto per intenderci, che dovrebbe essere fruibile nuovamente alla città senza più barriere.
Sapete che, non so se lo sapete, ve lo dico io, dalla stazione marittima i binari arrivano oltre l'arco di Traiano, fino al cantiere, fino alla lanterna rossa. Quello sarebbe veramente fruire del porto traianeo, fare una sinergia economica e culturale della città di Ancona, un binario al bacio, nel senso che il cosiddetto tram-treno o il treno stesso potrebbe portare i turisti direttamente dalla stazione centrale fino all'Arco di Traiano.
L'Assessore Simonella, contro i propri cittadini, contro tutte le associazioni culturali, contro i sindacati dei lavoratori delle ferrovie, contro le ferrovie stesse che avrebbero messo questi benedetti passaggi a livello, ha detto testualmente che la Giunta di Ancona è contraria al mantenimento della stazione marittima.
Colleghi, i cittadini e la stampa devono sapere che questa istituzione di Ancona verrà cancellata dagli orari ferroviari, lo dico così con un po' di romanticismo perché c'è scritto Ancona centrale ed Ancona marittima. Per sempre verrà cancellata questa stazione che gli anconetani che hanno tanti anni come me, ricordano dall'infanzia, che è stata messa al centro di un progetto più ampio di mobilità intermodale della città di Ancona che avrebbe potuto portarla alla stregua delle città europee. Viene cancellata, c'è la volontà di cancellarla da parte della maggioranza del PD del Comune di Ancona.
Credo che il PD e la maggioranza di questo consesso regionale non possano rendersi complici di questa manovra che non è nell'interesse dei cittadini, se la vedrà poi la Mancinelli e la sua Giunta con i propri elettori tra due anni quando dovranno giustificare la chiusura della stazione marittima.
Penso che i colleghi di questa Assemblea legislativa abbiano riflettuto e riflettano sul non prendersi questa grave responsabilità che è veramente una decisione ottusa, una decisione contro il progresso della regione, contro il progresso della città, del capoluogo di regione e non va nell'interesse dei cittadini marchigiani e anconetani.
Cos'è questo? Quali interessi ci sono dietro? Sono debiti elettorali da pagare? Sono progetti che con l'interesse dei cittadini non hanno niente a che fare? Si sente parlare con insistenza, i rumors e le chiacchiere, di strade, di negozi al posto della ferrovia, addirittura di un centro direzionale. Che interessi ci sono? Interessi immobiliari? Interessi dei cosiddetti poteri forti della città? Sicuramente questi non sono gli interessi dei cittadini di Ancona e dei cittadini marchigiani, per questo vi prego, colleghi, di pensare e di non lasciare che la disciplina di partito, se ci fosse in questo caso una disciplina di partito, possa condizionare una decisione che, nel caso fosse per l'abolizione, sarebbe delittuosa e scellerata.
PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Ceriscioli.
Luca CERISCIOLI. Questa evocazione al Partito …, che roba bella, tutte le volte che parliamo dei partiti, diciamo: ma questo partito non c'è più, esiste solo nell'immaginario collettivo di chi probabilmente stando in altri movimenti ha la fortuna di non vivere queste stagioni così difficili come chi ama come strumento della democrazia il partito e si accorge, ha vissuto tanti anni fa periodi migliori, in termini di dibattito e di confronto, che oggi vive la povertà della vita politica dei partiti.
Tutte queste vocazioni non corrispondono al vero.
Ci sono aspetti del percorso politico rispetto a questa mozione che hanno sovraccaricato di contrapposizione quella che è una scelta nella sua natura ormai molto semplice, con tutto il rispetto del tecnico delle ferrovie, il parere che conta per dare conseguenze agli atti è quello dell'ing. Morellina, non tanto sui topi, quando su un effetto molto semplice, dice: “Per poter continuare a mantenere la stazione marittima bisogna fare l'intervento di messa a norma così come è stato progettato e finanziato”. Non è che le Ferrovie non hanno fatto nulla, hanno fatto il progetto, probabilmente pagato un progettista, l'hanno finanziato ed sono pronte a realizzarlo. Questo è stato il dunque perché per 3, 4 anni, dall'entrata in vigore delle nuove norme ad oggi, si è stati in attesa di questo progetto, immagino in un dibattito, in un confronto tecnico, che ha analizzato soluzioni, alternative, fino ad arrivare ad appurare il dato tecnico.
L'oggetto su cui hanno riflettuto il Comune di Ancona e l'Autorità portuale era quel progetto di messa a norma del percorso fra la stazione centrale e la stazione marittima.
La stazione marittima, la configurazione fisica di quei luoghi, come li abbiamo conosciuti fino ad oggi, se non si dovessero modificare, al di là del ragionamento che può fare in termini di contributo la Regione, non permetteranno più il passaggio del treno perché per ragioni di sicurezza nessuno si prenderà la responsabilità di farlo passare.
Questo è un dato appurato, ho visto che il Consigliere Rapa ha fatto un emendamento, ma ormai è superato dai fatti nel senso che quel progetto è già approvato, ma si è voluto fare, dico molto correttamente, un ennesimo passaggio da parte della Commissione e del suo Presidente, sia con il tecnico delle Ferrovie che con un tecnico consulente di parte, rispetto a chi diceva “Ci sono altri progetti possibili”.
Il progetto possibile è quello progettato e finanziato. Se si vuole mantenere la stazione marittima bisogna realizzare quel progetto che trova la contrarietà di due soggetti istituzionali, non da poco, per me. Uno è il Comune di Ancona che segnala una serie di problemi relativi alla chiusura per 40 volte di una sbarra, ad una blindatura che di fatto rende l'area impermeabile al passaggio di un pedone, di uno sprovveduto. Mi ricordo che il Sindaco mio predecessore venne messo sotto processo perché un ubriaco saltò la recinzione della ferrovia e finì sotto un treno. L'accusa fu che la recinzione non era a norma, in quel punto non corrispondeva a quello che le norme prevedevano. Uno che ha saltato la recinzione, qui non c'è! Figuriamoci in quale condizione ci troveremo nel caso in cui ci fosse un evento negativo.
Va fatta una cosa diversa, qui non è la stessa ambientazione, lo stesso modo in cui lo vediamo oggi, l'analisi nasce da un progetto che viene ritenuto troppo impattante rispetto a determinate scelte. Uno riguarda la viabilità ed il traffico, l'altro riguarda il rapporto fra la città e l'area portuale e non ultimo l'Autorità portuale che ha fatto un intervento negli ultimi giorni partendo dal presupposto “se c'è un altro progetto di messa a norma lo valutiamo”. Non c'è un atteggiamento negativo a priori, ma la stessa Autorità portuale, in Commissione, messa di fronte al fatto che il progetto è quello ha detto: “No, quel progetto ci crea problemi”.
In uno primi atti di quest'Aula, mi sono battuto per mantenere l'Autorità portuale su Ancona, per dare forza ad un progetto di rilancio del porto ed alla prima indicazione che ci dà noi pensiamo che sia un atto politico contro chissà cosa.
Credo sia un'istanza di un soggetto che, gestendo una infrastruttura importante, delicata e strategica come il porto, ritiene che nella bilancia, le scelte sono tutte così, nelle scelte da fare, ci sono i pro ed i contro, non c'è una scelta che abbia tutti i pro. Diceva Bersani che non era molto comunicativo: “Non c'è maiale tutto prosciutto”, il maiale ha il naso, le orecchie, il codino, le setole, questo è un maiale, i problemi non sono maiali tutti prosciutti.
C'è una bilancia, da una parte c'è una stazione, io faccio il semipendolare, una volta sono sceso anche alla stazione marittima, dopo questo dibattito come non andarla a vedere, una cosa ce l'ha, è bellissima, scendi e c'è un paesaggio stupendo, quindi dal punto di vista di impatto con la città è veramente una cosa molto bella, chi scende alla marittima vede una cosa molto bella.
Dal punto di vista funzionale mi sembra molto debole il tempo che ci si mette dalla stazione centrale ad arrivare alla marittima. Per fare quel chilometro devi aspettare che tutti scendano - nel frattempo prendono l'autobus – tu stai lì, riparte il treno, va piano piano - c'erano persone che a piedi lo superavano, veramente non sto scherzando, fatelo, vedrete che quelli che sono a piedi vi superano – ed alla fine arrivi in fondo, scendi, è molto bello, molti di quelli che sono scesi lì erano i pendolari veri, io mi definisco semipendolare, però non mi sembra che il termine corrisponda alle opportunità che ho in termini di mobilità. Alcuni di loro mi hanno detto: “Se ho fretta scendo alla centrale e prendo l'autobus per andare dove devo andare”. C'erano testimoni, non ero solo, altri mi hanno detto: “Si, noi dobbiamo andare proprio lì”, ma un paio di quelli che sono scesi, comunque non prendono l'autobus, vanno a piedi verso il tribunale o lì vicino. Il grosso di quelli che scendono a loro volta riprendono l'autobus, ed io ho chiesto: “Al ritorno lo prendete?”. “No al ritorno quasi mai perché da dove siamo con l'autobus si va direttamente alla stazione centrale”.
Il treno è per pendolari, c'è dal lunedì al venerdì, il sabato e la domenica no, quindi ha una funzione molto precisa e, dal punto di vista della funzionalità, ripeto, al di là della bellezza, non l'ho trovato così strategico.
Mettendo sulla bilancia i due pesi, a mio giudizio, pesa di più l'esigenza del Comune, l'esigenza dell'Autorità Portuale, il fatto che possiamo offrire un'alternativa ai pendolari che devono andare alla stazione marittima con un mezzo dedicato, che non ha un impatto enorme perché il tragitto, ripeto, è di 1,2 chilometri. Una navetta, a Pesaro ce l'abbiamo dal parcheggio fino in centro, per un impatto veramente molto basso, si può mettere una navetta a metano, elettrica, cioè si possono fare anche scelte di compatibilità ambientale paragonabili a quelle del treno.
E' possibile dare una risposta concreta anche a questi pendolari, io nella bilancia vedo che pesa di più la strategia del porto, le esigenze che rappresenta il Comune nella possibilità di dare una risposta a quei cittadini.
La scelta va fatta, è una scelta, come ho detto prima, con i suoi pro ed i suoi contro, non ha valenza ideologica, non cambia i destini del mondo né i destini di questa città, ci permette oggi di rispondere, secondo me, ad una esigenza molto forte di sviluppo del porto perché sono tanti i progetti che riguardano il porto, vanno nella direzione giusta di un uso di un'infrastruttura così importante. Io sono per assecondare questo disegno di crescita, di riappropriazione della città, di sviluppo del porto stesso.
Tutto qua, non c'è ordine di Partito, né di scuderia, né scelte ideologiche, c'è una valutazione fatta un po' come si faceva una volta, perché adesso non mi capita più di poter fare il sopralluogo dappertutto, l'amministratore è invitato a valutare anche andando sul posto: va, vede, parla, sente, valuta e poi decide, questo è un po' il percorso.
Io credo che mettendo il peso la bilancia prevalga una parte, ecco perché ritengo che la mozione sia da respingere, la mozione dovrebbe essere più onesta nella sua strutturazione e dire: “Bisogna fare l'intervento di messa in sicurezza per garantire così la percorribilità di quel tratto”, così va scritta la mozione, scritta in qualunque altro modo lascia intendere che sia possibile la proroga, e l'Ing. Morellina ha detto: “La parola proroga non c'è”, la deroga, la deroga non c'è, il progetto alternativo, se fra 5 anni al posto dell'Ing. Morellina ci sarà un altro forse approverà un progetto alternativo, ma oggi il progetto è quello che autorizza Ferrovie, quindi quello previsto, finanziato e tutto il resto.
Questa per me è la decisione che deve prendere quest'Aula facendo prevalere l'intervento, il mantenimento. Piuttosto che dire evitiamo di fare l'intervento, diamo una alternativa ai pendolari e permettiamo di corrispondere a questa idea di crescita e di sviluppo del porto di Ancona.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.
Gianluca BUSILACCHI. Grazie. Dopo l'intervento del Presidente potrei anche chiudere qui perché molte delle cose che volevo dire le ha dette lui in modo molto chiaro, quindi cercando di essere sintetico, vorrei solamente ribadire alcuni aspetti.
L'effetto positivo del protrarsi di questo dibattito è stato il metodo, che è anche politica, perché ha consentito, con la disponibilità della Commissione e della Giunta che ringrazio, di poter approfondire un tema che, come ha ricordato il Presidente Ceriscioli, probabilmente è stato iperpoliticizzato in tutti gli aspetti, anche tecnici. Credo che sia giusto che le decisioni le prenda la politica e non vengano scaricate sulla tecnica, anche perchè quando la politica fa delle scelte deve conoscere tutti gli aspetti tecnici se vuole evitare che queste vengano strumentalizzate o ideologizzate. Per deliberare abbiamo bisogno di conoscere tutti gli aspetti, se vogliamo essere laici e prendere le decisioni in trasparenza e in chiarezza.
Ho sentito che il Consigliere Maggi torna sempre all'idea secondo la quale dietro a qualsiasi decisione si nascondano chissà quali interessi, Mi ricorda la pubblicità di una nota azienda dolciaria che dietro le barrette di cioccolato vedeva sempre qualcosa e chiedeva: “Cosa ci sarà dietro la barretta di cioccolato? I cereali”. Mi pare la stessa cosa. Cosa c'è dietro? C'è una valutazione di interessi pubblici, trasparenti, che possono anche essere contrapposti e che la politica quando prende le decisioni deve pesare. Ci sono degli interessi contrapposti in questo caso? Certo che ci sono! Ci sono i giusti interessi dei pendolari, ci sono le esigenze che ieri sono state fatte presenti in Commissione, innescate, come è stato ricordato, dalla questione relativa alla sicurezza.
La politica deve soppesare, credo, tutti gli interessi, chiari, trasparenti, che sono in campo per addivenire ad una decisione che sia la migliore e la più efficiente anche sul piano trasportistico, e dirò qualcosa anche su questo.
Ieri l'amministrazione comunale è intervenuta, ad esempio, in Commissione illustrando, in modo trasparente, anche il proprio interesse che è quello di poter garantire un bene pubblico, un'area in cui sorge un patrimonio importante non solo della città, ma di tutta la comunità regionale, la Mole, affinchè possa essere pienamente accessibile. Credo che anche questo aspetto vada tenuto in considerazione in questa discussione.
Ieri sia io che il Consigliere Giancarli abbiamo ricordato che è utile che nelle sedi opportune, come questa del Consiglio regionale, vengano contemperati gli interessi del capoluogo di Regione con quelli di altre città che, ad esempio, hanno pendolari che vengono a lavorare nel capoluogo.
In questa discussione, nella valutazione dei vari interessi in gioco, non possiamo tralasciare alcuni dati che ora ha ricordato il Presidente, cioè che questo dibattito si è innescato dalla presenza di un vincolo. Questa discussione non è completamente libera, il tema della messa a norma la condiziona perché se non ci fosse questo vincolo, se fosse realmente possibile prorogare, derogare o presentare altri progetti, probabilmente faremo un altro genere di dibattito, forse più libero, ma questa cosa c'è ed ieri è stata ricordata da chi ha la responsabilità. Il fatto che questo intervento non sia derogabile è stato ricordato ieri con molta chiarezza, allora noi non possiamo tralasciare quest'aspetto che ha, credo, effetti sul sistema complessivo della mobilità. Questo è un vincolo che noi abbiamo.
Io non sono un esperto di questo settore, ieri mi sono limitato, anche per orientare la mia valutazione, a fare alcune domande che credo utili, almeno per me, per poter assumere la migliore scelta pubblica. Anche gli aspetti finanziari, secondo me, rientrano nel tema della sostenibilità, anche se sono contrario a che tutte le discussioni che riguardano i servizi pubblici siano orientate esclusivamente dal punto di vista del costo, però non possiamo far finta che questo aspetto non ci sia. E quando sento dire che questo tratto alla Regione costa 820.000 euro credo che come amministratori pubblici ci dobbiamo chiedere se questi soldi possono essere spesi in altro modo da parte della comunità regionale, perché sono sempre soldi dei contribuenti. Questo non rientra nell'aspetto della sostenibilità? Io credo di sì.
Se valutiamo quante sono le persone che utilizzano quella tratta, io ieri l'ho chiesto, quanto quella tratta è realmente metropolitana, se c'è la possibilità di renderla fruibile anche nei giorni festivi, se c'è la possibilità di incentivarla e di farla diventare veramente un nodo, la discussione sarebbe diversa, ma se queste possibilità non ci sono, io valuto se gli 820.000 euro sono spesi bene ed anche la proposta alternativa di creare una situazione di bus navetta a zero impatto ecologico, può essere un filobus, un autobus a metano che, come ho sentito ieri, costa 27.000 euro all'anno ai contribuenti marchigiani. Credo che questo sia un pezzo della discussione.
Per queste ragioni ed anche per altre che sono state ricordate dal Presidente noi bocceremo la mozione, voteremo contro questa mozione, anche se credo che questo dibattito sia utile, perlomeno per me lo è stato, per cercare di svolgere meglio il nostro ruolo di amministratori che tengono insieme tutti gli aspetti riguardanti una scelta pubblica.
Presidenza della Vicepresidente
Marzia Malaigia
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.
Sandro ZAFFIRI. … ma quest'oggi sento il dovere di farlo, di dire grazie al Movimento 5 Stelle che ci dà la possibilità di discutere e di mettere in evidenza l'incapacità, di un gruppo dirigente, di proporre una cosa alternativa rispetto all'ipotesi di RFI evidenziata da mesi e da anni.
Questo, secondo me, è l'aspetto essenziale della discussione, perché le soluzioni che ha detto il Presidente Ceriscioli sono tutte da realizzare su quel tratto di binario, però bisogna capire se si vuole realizzarle.
Il gruppo dirigente anche di questa Regione dice di no, perché volente o no ha fatto la scelta della Mancinelli, è inutile dire che la politica non c'è.
Presidente, la politica c'è, lei smentisca qui pubblicamente che non è d'accordo con la linea politica della Mancinelli, perché io leggo i giornali e vedo che il gruppo della Mancinelli organizza e fa assemblee.
La Mancinelli non appartiene al centro-destra, non appartiene al Movimento 5 Stelle, appartiene al Partito Democratico che ha fatto le sue elezioni primarie, è inutile che ride Presidente, è così!
Stamattina dovevamo discutere del mantenimento della linea ferroviaria su Ancona marittima con un progetto alternativo che non è la sicurezza dell'ing. Morellina, è l'eliminazione del passaggio a livello del Mandracchio. E' inutile che lei fa così … perché è così, la ferrovia non la conoscete, di cosa parlate? Parlate della lobby dei camionisti che vi dice di liberare il passaggio a livello! Il problema del porto non è il passaggio a livello, il problema del porto è il il collegamento con l'autostrada che non realizzerete mai con quel progetto di 7 chilometri in galleria, perché project financing non sta in piedi sul porto di Ancona. Le macchine, gli utenti, i camion, sono insufficienti a pagare il project financing, sono insufficienti.
O lo Stato ci mette i soldi così il project financing regge, altrimenti con le odierne condizioni numeriche non regge, questo è il problema del porto. Il problema è un collegamento veloce per arrivare all'autostrada. Questo non volete risolverlo con un collegamento a nord, non lo volete risolvere, questo gruppo dirigente non lo vuole risolvere, lo vuole risolvere con una galleria di 7 chilometri, ed il problema rimane.
Il problema rimane, allora prendiamo come capro espiatorio la stazione marittima, ma non è quello, ha ragione il Consigliere Maggi, non sono i 7 minuti del passaggio a livello. Il problema è che il trasporto merci, che deve andare al nord Europa, per uscire dal porto, per uscire da Ancona, perde circa 2 ore di tempo.
Questa è la drammaticità della cosa e voi la state riversando su Ancona marittima. Questa è l'incapacità del progetto, l'incapacità politica di governare un territorio, e questo naturalmente aggrava la situazione.
Questa mattina avremmo potuto discutere, per esempio, di andare dall'amministratore delegato delle Ferrovie Nazionali chiedendo, tutta l'Assemblea consiliare unita, maggioranza e minoranza, di poter fare un intervento per realizzare e migliorare quel servizio di trasporto pendolari, chiamiamolo in un modo attualmente di moda, la cosiddetta metropolitana di superficie, potenziando anche il trasporto su Ancona marittima perché si può eliminare il famoso passaggio a livello dei topi dell'Ing. Morellina. Si può eliminare spostando le condizioni, questo lo sa benissimo l'ex Presidente della Provincia di Ancona in quanto era un progetto degli anni '90, l'eliminazione del passaggio a livello, cosa che non è mai avvenuta, questo è il problema, ma perché non è mai avvenuta? Perché questo gruppo dirigente che ha governato il territorio negli ultimi vent'anni non si è mai imposto con forza alle ferrovie per fare questa modifica.
Questo è il problema di fondo, poi la Mole, caro Consigliere Busilacchi, la vivibilità della Mole c'è, si entra da nord e si entra nella Mole, c'è la viabilità del by-pass della Palombella, pertanto l'entrata c'è. Si entrava e si entra da sotto, dalla Banca d'Italia, non ci sono passaggi a livello, non c'è niente, la ferrovia è libera, questo è il progetto vero e questa mattina dovevamo discutere, credo Consigliere Maggi, di queste cose, invece si discute soltanto della chiusura.
E' un modo riduttivo, incapace, di un gruppo dirigente di progettare un territorio, di sviluppare un territorio per il trasporto su ferro e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Questo è il problema!
L'Autorità portuale non ha detto come eliminare le polveri di cavolino che vengono da quell'area e che portano i tumori. Dall'Autorità portuale non arriva questa proposta, perché non la fa? Sono decenni che c'è una discussione del cavolino, tutti lo sanno, gli anconetani sanno della polvere che arriva nei polmoni, però non si discute, c'è omertà, forse qualcuno è interessato a non fare emergere questo problema e allora ci si mette dalla parte della ferrovia da eliminare e si risolve il problema.
Credo che sia una scelta sbagliata, che porta ad un cambiamento di strategia, perché questa è una strategia, è chiaro. Lo so che l'Assessore al ramo è contento di poter risparmiare 820.000 euro delle Ferrovie e magari darli alla Conerobus sotto un'altra forma perché ha duemilioni e mezzo di debiti, probabilmente anche questa potrebbe essere una scelta.
Mi auguro che non si faccia la scelta di ridare i soldi alla Conerobus che è in difficoltà, attraverso un marchingegno del fondo regionale dei trasporti.
Credo che questo aspetto, e concludo, di Ancona marittima abbia creato grosse difficoltà sul territorio, ha creato delle interpretazioni diverse, delle interpretazioni oggettive, caro Consigliere Busilacchi, non quelle del sospetto, ma quelle dei fatti perché tutto risponde alla logica del Sindaco di Ancona, dell'ex Sindaco di Ancona e riguarda il collegamento di questa città.
La Mancinelli dice: “Bisogna farlo”, invece io credo che questa città abbia bisogno di altre proposte. Un capoluogo di regione che purtroppo non lo è, e bisognerà dirlo, giustamente, come farà il Presidente di questa Regione, alla Mancinelli che, credo, al primo abbaio che fa il PD di questa Regione Marche si accoda.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Grazie Presidente. Colleghi Consiglieri, signor Presidente della Giunta regionale, intervengo su questo punto con il profondo rispetto che merita la sua persona, il suo ruolo e mi permetto di aggiungere la mia stima personale.
Io sono per difendere la stazione marittima, questo lo dico agli amici del centrodestra, al Consigliere Zaffiri, sono per difendere la stazione marittima, ma politicamente mi sento vicino anche al Sindaco Mancinelli, quindi allargando ad altri aspetti il ragionamento che è stato fatto, se ci sono situazioni di inquinamento quelle vanno denunciate, non vanno collegate con la stazione marittima.
Ha ragione il Presidente quando dice il parere che conta è quello dell'ing. Morellina, è vero, questo è un dato di fatto, ma credo che con la volontà politica - ovviamente so a che punto del dibattito siamo, so quali sono le scelte - i progetti nel rispetto alle norme si costruiscono, perché i progetti si fanno rispetto a degli obiettivi.
Faccio un po' fatica a pensare che il trasporto su ferro possa avere questo insuccesso, possa subire battute d'arresto, perché di questo si tratta, il trasporto su ferro qui subisce una battuta d'arresto per un problema di sicurezza. Quando adottiamo, come in questo caso, misure di rete ferroviaria italiana e di fatto andiamo a bloccare una rete, a smantellare una rete ferroviaria italiana, sono preoccupato perché quando si smantella si sa dove si comincia, ma in nome della burocrazia poi non si sa mai dove si finisce.
Presidente, lei giustamente dice che i pedoni ci passano a piedi, ma io faccio fatica a pensare che quel treno sia più pericoloso del Frecciarossa che attraversa le stazioni di Falconara Marittima, di Senigallia o di Fano. Faccio fatica a pensare queste cose e quindi esprimo molta preoccupazione perché la sicurezza è un elemento prioritario su cui non si deve discutere, ma vanno realizzati progetti che possono contemplare e garantire questi aspetti.
Considero enormi le potenzialità della città di Ancona, vorrei che ogni scelta rafforzasse il suo ruolo di capoluogo delle Marche e, per quanto mi riguarda, mi sono sempre mosso ed intendo muovermi così. Rafforzare il ruolo di Ancona città capoluogo delle Marche significa costruire con le altre città, con le altre comunità, percorsi e progetti.
Domenica su un quotidiano locale, un cittadino anconetano poneva alcune domande: “Quanti sono i passeggeri? Da dove partono? Dove arrivano?” Emergeva una cosa: quel cittadino non era mai salito sul treno, almeno sui treni di trasporto locale marchigiano che funzionano così: quando uno va alla stazione di Fano, di Senigallia, di Fabriano, di Jesi, c'è un biglietto prestampato che dice “biglietto per Ancona”, quel biglietto viene obliterato alla stazione di partenza e il viaggiatore, a seconda degli orari, scende alla marittima o alla stazione centrale, ma nessuno di fatto conta il numero dei passeggeri, anche se dico che se ci fosse stata un'informazione forte e seria, sicuramente il numero dei passeggeri sarebbe aumentato.
Il problema non è solo il pendolare, è il valore dell'isola pedonale, è il valore di spostarsi a piedi. Oggi nelle città abbiamo scoperto il piedibus, tantissimi studenti che fino a non molto tempo fa utilizzavano lo scuolabus si spostano a piedi, gruppi di ragazzini si spostano dalle abitazioni verso le scuole, in tutte le città li vediamo, e una città che ha la possibilità di vedere connessi i binari con l'isola pedonale ha, secondo me, il dovere di mantenere questa connessione che sicuramente è il futuro, sicuramente è la città europea. Questo è il ragionamento che mi sento di fare, ovviamente senza nessuna contrapposizione con il porto.
Ieri mattina ho ascoltato l'Assessore Simonella, parlava giustamente della nuova darsena, la nuova darsena, dove tanta parte dell'attività del porto si svolge, rappresenta un luogo importante della produzione del lavoro, ma proprio perché quella è da un'altra parte, credo che la stazione marittima rispetto al porto non sia incompatibile, non lo è stata ieri e lo sarà ancora meno oggi, come pure la Mole Vanvitelliana.
Negli anni ho scritto della Mole Vanvitelliana anche su alcune riviste, per me la Mole Vanvitelliana è il palazzo Marinetti di Venezia o il palazzo dei diamanti di Ferrara, figuriamoci, quindi, se non colgo il valore di quell'importante, imponente e strategico edificio culturale, ma proprio perché rappresenta questo per me, il binario che passa lì non è un elemento di contrapposizione, ma di valorizzazione di una mobilità non incompatibile con la storia, con la cultura, con uno stile di vita impegnativo e improntato a un approccio ambientale e naturale.
Ripeto, senza contrapposizione con il porto, tra l'altro abbiamo lavorato negli anni, abbiamo ottenuto dei risultati per far sì che entrasse nella rete europea con la diramazione Helsinki-La Valletta.
Ho spiegato altre volte che la metropolitana di superficie sta dentro un altro progetto che, a mio avviso, sta dentro l'arretramento della ferrovia e quando il Consigliere Zaffiri fa un collegamento: ex Presidente della Provincia di Ancona, spostamento dei binari, non credo si possa riferire all'istituzione Provincia perché noi non solo eravamo d'accordo a qualsiasi modifica, ma addirittura volevamo spostare la linea adriatica, quindi anche questo, Consigliere, visto l'accostamento non proprio chiaro che ha fatto, è bene che ce lo diciamo con la necessaria franchezza.
Penso che oggi, ripeto, non dobbiamo discutere della metropolitana di superficie, dobbiamo dire che c'è un progetto realizzato, che ci sono tantissimi treni che raggiungono Ancona e che possono raggiungere il centro della città, se poi questa Assemblea prende atto che c'è un parere delle Ferrovie, una presa di posizione forte delle Ferrovie e una volontà politica che prende atto di questo parere, capisco la politica e capisco che non ci sono alternative, se invece vogliamo fare in modo che i servizi ferroviari costituiscano quello che effettivamente sono, cioè un sistema unitario sul territorio regionale, comprendendo tutti i servizi non di interesse nazionale, se lo vediamo dentro quest'ottica, credo che possiamo esercitare il nostro ruolo, ripeto, i servizi ferroviari costituiscono, e su questo chiudo, un sistema unitario, a mio avviso, sul territorio regionale.
Vogliamo limitarci ad affrontarlo solo dal punto di vista di un progetto che ci viene presentato senza costruire alternative? Sappiamo che si farà, ma dal mio punto di vista rappresenta un errore di non poca rilevanza.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Fabbri.
Piergiorgio FABBRI. Sulla questione voglio riportare alcune frasi che sono contenute nel Defr che ieri abbiamo avuto modo di discutere con i dirigenti e che pone l'attenzione sulla visione strategica che la Regione dice di avere, ma per ora i fatti contrastano con questa visione, rispetto alla mobilità, ai trasporti e al diritto alla mobilità.
Rispetto ai dati medi nazionali, questa è la pagina 47, missione 10, la copertura territoriale della rete infrastrutturale sia stradale che ferroviaria vede le Marche sottodimensionate sia in relazione all'estensione territoriale, chilometri di strade e ferrovie per chilometro quadrato di territorio, che in relazione alla popolazione residente; tale situazione è particolarmente evidente nella rete ferroviaria.
Riguardo alla mobilità regionale i dati Istat rivelano un eccessivo peso assunto dal trasporto su strada sia nel trasporto merci che in quello passeggeri e ciò si ripercuote sulla qualità dell'aria i cui livelli sono critici nelle aree caratterizzate dalla maggiore densità abitativa e di traffico.
Nel trasporto merci la modalità su gomma assorbe oltre il 95% delle tonnellate complessivamente movimentate in regione ed anche nel trasporto passeggeri l'utilizzo dei mezzi pubblici risulta contenuto e inferiore a quanto registrato in media nazionale.
A pagina 53, la missione 10 programma 06: politica regionale unitaria per i trasporti ed il diritto alla mobilità, dice: a ciò si aggiunge interventi volti alla razionalizzazione delle merci nei centri urbani, interventi atti a favorire l'incremento della mobilità sostenibile collettiva quali ad esempio interventi sui nodi di interscambio. Azioni individuate dal Por-Fesr 2014-2020 che rientrano nell'obiettivo specifico OS 14: aumento della mobilità sostenibile nelle aree urbane, sono: azione 14.1 rinnovo del materiale rotabile, azione 14.2 sistemi di trasporto intelligenti, azione 14.3 sviluppo delle infrastrutture necessarie all'utilizzo del mezzo a basso impatto ambientale anche attraverso iniziative di charging-up, azione 14.4 realizzazione di infrastrutture e nodi di interscambio finalizzati all'incremento della mobilità collettiva e alla distribuzione ecocompatibile delle merci e relativi sistemi di trasporto.
Stiamo parlando in tutti questi settori del porto di Ancona che è il maggior nodo intermodale che abbiamo in regione da poter sviluppare.
Ora obbedendo a pressioni esterne, stiamo, rispetto a quello che ci apprestiamo a discutere e magari a votare, per ragioni strane, non alzando lo sguardo e ragionando a 10 anni, assecondando qualcuno che ci chiede di avere mano libera sul porto. Questo a mio avviso ormai è chiaro. Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Sciapichetti.
Angelo SCIAPICHETTI. Brevissimamente perché quello che penso l'ho già detto in diverse sedute, non ultimi l'incontro di ieri e la seduta precedente del Consiglio.
Ringrazio gli intervenuti di oggi e quelli di ieri e quelli dell'altra volta perché ho visto che gli animi sono stati abbastanza sereni, ma la passione che ognuno ha messo negli interventi va sottolineata positivamente.
Credo che chi governa un processo regionale, chi governa ad ogni livello, debba stare ai fatti e non seguire le emozioni, le indicazioni o le sensazioni. Noi dobbiamo prendere una decisione perché non possiamo continuare a far finta che la cosa possa essere rinviata, come è stato fatto per troppo tempo. I motivi li ha spiegati il Presidente.
Nell'assumere la decisione che dobbiamo comunque prendere, dobbiamo stare ai fatti e l'incontro di ieri è stato determinante e fondamentale per far capire e per far prendere coscienza ad ognuno di noi di quelli che sono i fatti reali. Per il resto, a chi mi accusa o ci accusa di politicizzare la questione, rispondo che la cosa è opposta, è rovesciabile, noi stiamo ai fatti che dicono: a) che lì non si possono fare proroghe perché l'ing. Morellina ha detto: “E' responsabilità personale sulla sicurezza, io non mi assumo nessuna responsabilità”; b) non si possono chiedere deroghe perché l'autorità nazionale per la sicurezza nei confronti di questi progetti e di queste situazioni non accoglie deroghe, non è che non è accoglibile, non è neanche presentabile; c) il progetto che ha fatto le Ferrovie è l'unico possibile, quindi non si possono installare semafori, come qualcuno romanticamente ha detto; per mettere in sicurezza i passaggi c'è bisogno di sbarre, l'ha ripetuto ieri l'ing. Morellina con grande chiarezza.
Se questo è, alla luce di queste tre cose, l'Autorità Portuale, e ieri c'era il Presidente, ci ha detto: “Guardate, noi siamo disponibili ed eravamo disponibili a trovare soluzioni alternative, ma se ci viene riconfermata che questa è l'unica possibile soluzione, questa ci crea difficoltà, ci crea problemi”.
E' politica tenerne conto? Significa politicizzare un dibattito tenere conto di questo fatto? Tenere conto del fatto che l'amministrazione comunale di Ancona sostiene che se ci sono le sbarre il traffico si blocca? L'ing. Morellina ieri ha detto - qui abbiamo discusso di cinque, sei, sette minuti - se non ho capito male, forse anche più di sette minuti, e se ogni volta che passa il treno blocchiamo il traffico per sette minuti, va in cortocircuito la città. Penso che questa non sia politica, ma tenerne conto sana amministrazione, no far finta di niente, e non far finta di niente significa assumersi le necessarie responsabilità e le necessarie decisioni.
A qualcuno potrà anche far sorridere, ma siccome l'ho detto, lo ribadisco qui, non l'ho detto fino a ieri, non l'ho riferito proprio perché non volevo ridurre il dibattito a questo, però bisogna che noi lo sottoliniamo perché siamo amministratori e l'ha ricordato bene il mio capogruppo Busilacchi, noi dobbiamo tener conto anche della sostenibilità dell'intervento perché un conto è il romanticismo, un conto è la realtà. La sostenibilità dell'intervento dal punto di vista economico ci dice che quel tratto di ferrovia ..., qui ho sentito il discorso che la politica del trasporto su ferro potrebbe subire con questa decisione una battuta d'arresto incredibile, io penso che dobbiamo stare alla realtà e se vogliamo continuare a mantenere quel servizio su scala regionale, dobbiamo anche tener conto che le risorse che non abbiamo e che dobbiamo reperire, dobbiamo utilizzarle al meglio. Se sappiamo che quel tratto di ferrovia ci costa 820.000 euro con il servizio alternativo e sostitutivo ci facciamo carico delle esigenze dei pendolari, capisco anche le loro difficoltà che non vanno, ad onor del vero, drammatizzate o estremizzate, per cui credo che possa esserci un bus, una navetta alternativa ... - Consigliere Zaffiri io non l'ho disturbata, abbia il buon senso di ascoltare, anche lei a detto tante che potevano essere … - un servizio aggiuntivo che Conerobus possa garantire per un anno, per non far pagare agli utenti, ai pendolari di quella tratta, con 28.000 euro di contributo.
Penso, Consigliere Maggi, che un buon amministratore debba tener conto, in un momento come questo, anche e non solo della situazione e del discorso economico.
Dopo di che è chiaro che la decisione …, anche qui voglio dirlo perché in questi giorni sui giornali mi sono state messe in bocca cose che non ho mai pronunciato, io non ho detto che questa è la soluzione ottima, non l'ho mai detto, ho detto che è l'unica possibile e non è neanche possibile pensare che l'Assessore abbia fatto come qualche associazione ha scritto “la parte di Ponzio Pilato” perché significherebbe lavarsene le mani e far finta di niente.
Noi siamo entrati nel merito, abbiamo cercato di valutare, abbiamo ascoltato, perché questa discussione è durata quattro mesi e, per quanto mi riguarda, abbiamo fatto il supplemento di indagine, così come era stato chiesto nell'ultimo Consiglio.
Credo che ad oggi, non essendoci stati ieri, non un mese fa, fatti nuovi, concreti, che possano portarci ad un cambiamento della decisione, ad una modifica della decisione che abbiamo adottato, la mozione debba essere respinta.
Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi mettiamo ai voti gli emendamenti presentati.
Emendamento n. 19/1 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa non approva)
Emendamento n. 19/2 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa non approva)
Emendamento 19/3 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa non approva)
Emendamento 19/4 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa non approva)
Emendamento 19/5 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa non approva)
Emendamento 19/6 a firma del Consigliere Rapa. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa non approva)
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Maggi.
Giovanni MAGGI. La preghiera è all'Assessore Sciapichetti: cortesemente ci faccia vedere se questa cosa costa 820.000 euro alla Regione, a noi risulta molto meno, se poi ci sono degli artifici contabili e noi siamo in errore chiederemo ammenda.
Perché sa, verba volant scripta manent, non è niente di personale nei suoi confronti, è sicuramente una grande delusione nei confronti di affermazioni, programmi politici che vengono disattesi su dichiarazioni pretestuose.
Ci sono due pareri tecnici completamente difformi che parlano solo di minuti e su questo l'Autorità portuale ha fatto dichiarazioni contrastanti dicendo che sui tempi ci si poteva aggiustare, comunque prendo atto, prendiamo atto che quello che c'è scritto sulla carta e sul Def non va preso in considerazione, non va data fede a quello che avete scritto sui programmi, quindi noi staremo ancora più attenti di quello che facciamo per capire, in effetti, quando si dice una cosa dietro che cosa c'è, perché le dichiarazioni che ho fatto io, le letture che ho fatto io ed il Consigliere Fabbri dichiarano tutt'altra cosa rispetto a quello che avete detto oggi qua.
Quando ci sarà la discussione sul Def regionale, quando ci sarà la discussione sui bilanci, su queste cose, terremo presente che questa Assemblea è connivente di fronte ad una amministrazione, a più amministrazioni del vostro partito, se preferite non dico del vostro partito, dico del PD, visto che non c'è una corporazione di partito in questo senso, come ha precisato il Presidente Ceriscioli, che ha reso questa città barbona, maltrattata e violentata.
Chiunque sta qui da qualche anno o viene da fuori si rende conto che questa città è diventata non il capoluogo delle Marche, ma capoluogo per l'incuria, l'inefficienza, la mediocrità della vita di una città che era una città bella, accogliente, che sicuramente aveva dalla sua anche una posizione invidiabile sul mare. E' diventata una città sporca, una città malandata, una città piena di inquinamento.
Il problema è che, e sicuramente gli elettori sapranno tenerlo presente tra due anni quando voteranno per il cambio dell'amministrazione di questa città, tra tutte le perle che sono state fatte per rendere questa città barbona, c'è anche quella dell'abolizione della stazione marittima, una cosa veramente delittuosa e la complicità del PD della Regione ha fatto una delibera di Giunta che ha avallato questo delitto che offende non tanto la città di Ancona quanto tutti gli abitanti anconetani.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Zaffiri.
Sandro ZAFFIRI. Esprimo il giudizio di una votazione positiva su questa mozione anche perché abbiamo ascoltato i sostenitori del non voto che hanno parlato di sicurezza, hanno parlato di tante altre cose, io dico che hanno parlato di castronerie, perché la sicurezza sono 146 treni, Presidente, che quotidianamente ancora passano in mezzo all'API. Questa è la sicurezza a casa nostra!
Seconda cosa che riguarda l'aspetto di Ancona marittima in un ragionamento di trasporto su ferro, questa Aula non è voluta all'unanimità andare dalle FS a Roma per chiedere un progetto alternativo, non la messa in sicurezza dell'ing. Morellina che è il referente dell'impianto di Ancona, è giusto che sia così perché lui è responsabile della sicurezza di quel tratto, e chiedere alle FS un'ipotesi alternativa di messa in sicurezza che riguardasse il trasporto ferroviario su Ancona marittima.
Questa è una seconda lacuna, voi non avete voluto portare questa discussione, questo nuovo progetto di salvare il porto, come dite voi, l'ambito del Lazzaretto ed il collegamento su Ancona marittima. Non l'avete voluto portare perché vi siete fermati alle dichiarazione dei no di un Assessore del Comune di Ancona che pubblicamente dice di pensare ai pendolari quando invece ha distrutto l'intero territorio del capoluogo di Regione ed il trasporto pendolare anche sui mezzi di gomma tanto che i pendolari da mesi sono in balia delle intemperie.
Questa è la realtà e voi avete avallato le richieste di un Assessore.
Presidente, lei continua a ridere su questi argomenti, ma le considerazioni sono i fatti, i fatti purtroppo danno ragione a noi, questa è la realtà territoriale e se lei non la conosce si documenti e si informi e vedrà che le cose stanno in questi termini, o noi siamo pazzi o dall'altra parte vengono sostenute cose che non sono vere.
PRESIDENTE. Ha la parola, per la dichiarazione di voto, il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Grazie Presidente. Consiglieri, nella seduta odierna e in quella di due settimane fa ho espresso, in modo chiaro, le mie opinioni e le mie convinzioni. Registro le volontà che si sono manifestate, pertanto non mi astengo, non mi sono astenuto sugli emendamenti e non mi asterrò sulla mozione, ma non partecipo al voto.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Celani.
Piero CELANI. Esprimo in pratica la contrarietà all'eliminazione della stazione marittima in virtù di un ragionamento fatto sull'utilità di mantenere all'interno del porto il trasporto su ferro.
Oggi, devo dire anche con rammarico, ho ascoltato questa discussione e registro due situazioni, faccio quindi due riflessioni velocissime, per rafforzare il mio voto a favore di questa mozione nel convincimento dell'utilità di questa piccola strada ferrata.
La prima considerazione è questa: mi dispiace che nel dibattito che c'è stato in Ancona, all'interno dell'Autorità portuale, del Comune di Ancona e delle altre associazioni di categoria che gestiscono le operazioni all'interno del porto, non si sia parlato di un progetto integrato tra quelli che sono i sistemi di trasporto.
Se andiamo ad analizzare le aree portuali più importanti che abbiamo in Italia, non ce n'è una che non abbia una strada ferrata all'interno, sia per il trasporto passeggeri che per il trasporto delle merci.
Questo dispiace perché noi votiamo una mozione in virtù di una relazione tecnica fatta da un professionista, ovviamente di grande esperienza che non metto assolutamente in dubbio, che fa riferimento ad una responsabilità personale, giusta, a cui non si può assolutamente sottacere, ma che non dà alcuna soluzione alternativa per risolvere il problema.
E' troppo semplice perché se guardiamo soltanto la responsabilità dovremo chiudere tante strade comunali, tante strade provinciali, tante autostrade nonché tante altre ferrovie.
Se solo questo è il parametro noi avremmo una Regione, ma anche un'Italia, paralizzata da questo punto di vista.
Credo che il problema non sia stato affrontato sull'onda di una programmazione, ma sull'onda di un'emotività e di alcune esigenze, possiamo dire, parziali, di parte, di alcune strutture che lavorano all'interno del porto e non si è tenuto conto delle esigenze di tutti gli utenti di quest'area.
Credo che il Comune di Ancona abbia perso una grandissima occasione da questo punto di vista, per dare una soluzione definitiva in termini di riqualificazione, non soltanto logistica, ma anche ambientale di quell'area.
Ecco il motivo per cui sono favorevole a questa mozione.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Mozione n. 19. La pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa non approva)
Proposta di legge n. 16
ad iniziativa della Giunta regionale
“Modifica alla legge regionale 22 aprile 2013, n. 6 'Disposizioni urgenti in materia di trasporto pubblico regionale e locale'”.
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 16 ad iniziativa della Giunta regionale.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Biancani.
Andrea BIANCANI. Grazie Presidente. La legge regionale n. 6 del 2013 disciplina la programmazione e la gestione del trasporto pubblico locale nelle more di una legge di riordino e di riorganizzazione del trasporto pubblico e locale.
Oggi con questa legge andiamo a modificare l’art. 7 della legge regionale 6/2013 che prevedeva che entro la data del 30 settembre 2015 la Regione Marche dovesse provvedere alla realizzazione delle gare per il trasporto pubblico locale. Le gare non sono avvenute, quindi, oggi dobbiamo modificare la data. Nella prima stesura della legge era prevista la data del 31 dicembre 2016, mentre l’emendamento che ho presentato allunga questo termine portandolo al 31 dicembre 2017. Motiverò anche perchè ho presentato l’emendamento.
Voglio fare un attimo la storia. Questa Assemblea legislativa, nell’ottobre 2013, ha approvato il programma triennale dei trasporti, approvato da tutti i Comuni che hanno il trasporto pubblico, e successivamente doveva approvare lo schema del disciplinare gara, questo schema è stato portato all’attenzione del CAL, nel 2014, che ha dato parere negativo. Questo ha bloccato l’iter. Dl fatto la Regione Marche non ha previsto di rifare un altro disciplinare di gara fino ad oggi e, siccome la gara doveva scadere il 30 settembre 2015, non siamo nella condizione di farla.
Nel frattempo sono successe molte cose, innanzitutto c’è il discorso delle Province che, con la modifica delle competenze, anche nel trasporto pubblico, varia gli equilibri tra la Regione e le Province. Il Dirigente del Servizio regionale nel frattempo è andato in quiescenza ora abbiamo altri funzionari che si occupano del Servizio.
Con questa proposta di legge vorremmo portare al 31 dicembre 2017 la data ultima. Devo dire che nel frattempo c’è stato anche un ulteriore parere espresso del CAL che ci ha portato ad allungare la gara.
Il CAL ha dato due motivazioni ed una richiesta, chiede lo spostamento della data dal 31 dicembre 2016 al 31 dicembre 2017. Dall’altra parte anche con un confronto più diretto con i funzionari attuali del Servizio trasporti si è evidenziato quanto potrebbe essere difficile riuscire a terminare la gara entro il 2016, perché vi ricordo, comporta rifare il programma triennale dei trasporti, ritornare nei Comuni per avere il loro parere, rifare il bando di gara che deve essere ulteriormente approvato dal CAL.
Riteniamo che, per evitare di presentare un'ulteriore modifica alla data, sia necessario posticiparla dal 2016 al 2017.
Tra le richieste del CAL ce ne sono una serie che comportano un confronto aperto e diretto con i Comuni. Spetterà non solo alla mia Commissione, ma anche all’Assessore Sciapichetti fare in modo che il lavoro che la Regione Marche porterà avanti nel corso di quest’anno, possa arrivare al nuovo piano triennale dei trasporti e successivamente al nuovo bando di gara con un confronto diretto con gli Enti locali su cui le nostre scelte andranno a ripercuotersi.
Penso di avere spiegato come stanno le cose. Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Bisonni.
Sandro BISONNI. Buongiorno a tutti. Grazie Presidente. In Commissione il Movimento 5 Stelle ha espresso parere negativo a questa proposta di legge.
Per capire, devo un attimo ricordarvi alcune cose, pemettetimi di fare una piccola storia di quella che è la gestione del trasporto pubblico nella nostra regione.
Vecchia Giunta, parliamo dell'amministrazione Spacca, il 30 luglio 2010 viene approvato un aumento dei titoli di viaggio di circa 4,5%, incremento del costo medio dei biglietti di 4,5%; 2011: viene approvata una riduzione delle risorse, cioè investimenti, pari al 5% che coincide ad una riduzione dei chilometri del servizio di 2.100.000 chilometri; 21 maggio 2012: viene elargita una quota una tantum alle aziende del trasporto pubblico locale pari ad 1,5 milioni di euro. Abbiamo dato 1 milione e mezzo di euro alle aziende; 28 dicembre 2012: ulteriore riduzione del servizio, corrispondente al 4% delle risorse, 1.570.000 chilometri in meno; 15 luglio 2013: ritorna un secondo aumento dei titoli di viaggio, questa volta del 10% medio. A questo si aggiunge una prima proroga della scadenza del contratto di servizio al 31 dicembre 2013, una seconda proroga della scadenza del contratto di servizio al 30 giugno 2014, una terza proroga della scadenza dei contratti del servizio al 31 dicembre 2014 e una quarta proroga alla scadenza del contratto di servizio al 30 settembre 2015. Quindi, quattro proroghe, oltre a quello che ho detto prima.
Finalmente voltiamo pagina, arriva il Presidente Ceriscioli, maggio 2015, grida agli elettori: “C’è voglia di nuovo!” E cosa fa la Giunta Ceriscioli? Il 28 agosto 2015: aumento dei titoli di viaggio del 10% medio, e qui ci ritorneremo, perché stanno venendo fuori ulteriori elementi di novità, io sto investigando, ne riparleremo.
Arriviamo ad oggi: 24 novembre 2015, quinta proroga al 31 dicembre, addirittura, 2017.
Questo quadro che ho fatto delinea sostanzialmente una gestione del trasporto pubblico che non ha una visione politica, è una gestione, a nostro avviso, adeguata.
Ci dovreste dire, innanzitutto, se dentro queste aziende che gestiscono il trasporto pubblico, ad esempio, ci sono delle quote di privati, stiamo facendo delle proroghe a favore di queste aziende, ci sono dentro quote di privati? La risposta già la sapete!
Altra cosa. Su questa procedura è stato chiesto il parere all’ANAC? Questo pure è un punto importante, andrebbe chiesto perché se l’ANAC si dovesse esprimere verso una illegittimità, ci ritroveremo da capo con una serie di problematiche molto gravi.
Concludo, dicendo che abbiamo visto la stazione marittima, potrei ricordare l’Aerdorica, il trasporto pubblico della Regione Marche sta andando allo sfacelo. Non è possibile seguitare a prorogare, noi avevamo chiesto tempi rapidi perché questa situazione non era possibile prorogarla ulteriormente. Abbiamo chiesto tempi più rapidi, si parlava di dicembre 2016, noi abbiamo detto: giugno 2016, ora addirittura andiamo a dicembre 2017. Ci domandiamo: “Ma cosa state facendo al trasporto pubblico marchigiano? Cosa state facendo?” Noi a questo gioco non ci stiamo. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.
Luca MARCONI. Purtroppo questo non è un gioco, è una realtà di fronte alla quale possiamo assumere due atteggiamenti mentali: uno è quello del rifiuto, senza soluzioni, che non qualifico; l’altro è quello dell’approccio responsabile, di chi sa che c’è una difficoltà oggettiva ed è evidente che ogni proroga, a fronte di un impegno e di una scadenza, è sempre una sorta di abdicazione.
Quello che è stato detto o che è possibile dire in opposizione a questa legge, nei confronti dell’attuale Giunta e dell’attuale Assessore, mi sembra ingeneroso, perché, è evidente, le difficoltà che sono state rappresentate dal relatore sono oggettive.
Mettiamola così, Assessore, personalmente, in Commissione trasporti e viabilità, la vecchia IV Commissione con Presidente Giancarli, mi ero duramente opposto alla proroga e a ipotesi di proroga a marzo 2015, quindi per un fatto di pura onestà intellettuale, non partecipo al voto sull’emendamento, ma chiaramente voto la legge. Un atto che credo che questo Consiglio debba fare perché in Conferenza dei Capigruppo è stata annunciata la mozione del Presidente del Gruppo PD Busilacchi, relativamente alla stazione unica appaltante che, per svolgere bene il proprio lavoro, deve avere una struttura più adeguata.
Prendiamo atto di questo, ma prendiamo anche atto del fatto che nel settore trasporti, evidentemente poi sceglierà l’Assessore, però vorrei capire le ragioni, non faccio dietrologie perché non è nel mio stile, non serve a niente, possiamo immaginare quello che vogliamo, c’è una difficoltà e credo che qualsiasi Giunta, se non fosse stata costretta, non sarebbe venuta qui con un'ulteriore richiesta di proroga, l’avrebbe fatta e basta.
Da una parte, Assessore, mi auguro che questi due anni non servano e che si possa provvedere prima, ma insieme a questo augurio, direi non dormiamo su questo argomento. Questa è certamente una mia raccomandazione pleonastica, pertanto dico pure che se c’è bisogno in Consiglio, in Giunta, nelle forme che si ritengono più opportune, anche in sede di bilancio, di qualche intervento straordinario affinchè la struttura dei trasporti sia messa in condizione di svolgere questa gara siamo a disposizione in questa direzione. Penso che in questo, come in tanti altri rami dell’amministrazione, cominciamo a notare dei deficit strutturali, a volte non si tratta solo di personale, si tratta di organizzazione, di capacità manageriali, ma indubbiamente il problema c’è, non nascondiamoci dietro un dito, quindi aiutiamoci.
Credo che in questo senso, ripeto, da parte mia e del mio gruppo, ci sia tutta la disponibilità a che il problema si risolva, anche in termini strutturali e organizzativi e questa benedetta gara si possa finalmente celebrare.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Celani.
Piero CELANI. Grazie Presidente Siamo, come già è stato detto, alla quinta proroga, una cosa francamente non usuale per quanto riguarda interventi e atti amministrativi di così grande importanza.
Come ha detto il Consigliere Marconi, non credo che la Giunta abbia deciso improvvisamente, alzandosi la mattina, di dare una proroga di un anno, anzi direi di due, se non fosse stata, secondo me, pressata dalle aziende marchigiane che gestiscono il trasporto pubblico locale. Il vero problema di tutto questo ambaradàn credo stia proprio lì dentro, all’interno degli apparati tecnici amministrativi e politici che abbiamo nelle nostre aziende di trasporto pubblico locale.
Dati alla mano e cronache di stampa, ci dicono che queste aziende non funzionano in questo momento, assolutamente, e non è soltanto un problema di risorse e di tagli che sono stati fatti negli ultimi anni, è che strutturalmente non funzionano, ve lo dice uno che per diversi anni, rappresentando un ente territoriale, è stato socio ed ha rappresentato delle comunità locali all’interno di queste aziende.
Primo: le aziende gestiscono dei bacini di utenza piccolissimi e non hanno assolutamente la possibilità di fare economia di scala, né dal punto di vista economico né da quello strutturale collegandosi con i territori contermini.
Seconda osservazione. E' mancato in questi anni, dobbiamo dircelo, anche un coordinamento da parte della Regione, perché non si può affrontare un momento importante come questo, quando si mette a gara il trasporto pubblico locale, senza porsi il problema se è il caso o meno di coordinare le azioni di tutto quello che abbiamo sul territorio. Non si può lasciare andare le aziende in ordine sparso, ognuna a fare un proprio bando ed a mettere sul mercato quelle poche cose che hanno. Perché se ci fossero ..., noi, in questo momento, siamo fortunati, perchè siamo circondati da aziende pubbliche o perlomeno da aziende a prevalente capitale pubblico, ma di diritto privato, quali sono le aziende S.p.A, che è una cosa molto diversa, che non godono di grande salute. L'unica forse è l’ARPA, l’azienda regionale pubblica abruzzese, che viaggia abbastanza bene, ma l'APM di Perugia traballa un po’ perché, se queste fossero state grandi aziende, non penso a quelle straniere, ci avrebbero subito fagocitato in quando noi non abbiamo la forza di rispondere in modo efficiente ed efficace ad una gara di questo tipo dal punto di vista del progetto e dal punto di vista economico.
Ricordo che l’Azienda di cui il Comune e la Provincia di Ascoli Piceno fanno parte, la START, non era in grado nemmeno di mettere giù un discorso tecnico, una struttura che potesse elaborare questo progetto di bando. Questo dobbiamo dircelo e quindi è necessario ci sia una coordinamento a livello regionale, non dico che predisponga un bando tipo che è diverso, ma che costringa le aziende ad associarsi per rispondere su bacini più grandi. Ragazzi non possiamo continuare a gestire servizi di questo tipo su fazzoletti di terra, dove arriviamo? Non potremmo mai fare economia di scala in termini di servizio, non soltanto di risparmi.
Credo che la proroga, anche se rappresenta un grande segno di inefficienza di tutto l’apparato, in primis di quello regionale che non ha saputo coordinare, sia indispensabile se non vogliamo lasciare in mezzo ad una strada, nel vero senso della parola, le nostre aziende di trasporto pubblico locale.
Presidente della Commissione, operate in modo tale che questo coordinamento ci sia, in maniera veloce, per capire che cosa stanno facendo e cosa hanno fatto fino adesso, se c’è stato un collegamento tra le varie società, se quella di Ascoli si è collegata con quella di Ancona o di Fermo, se si è collegata con quella di Pesaro, se hanno fatto, in senso buono, non in senso brutto, cartello.
Questo è importante nel trasporto pubblico locale, tenuto conto che le risorse sono sempre più scarse. Questo è un segno di grande trascuratezza in un settore importante per lo sviluppo socio economico della nostra regione,
Ripeto, faccio tutte queste critiche in quanto ho vissuto dall’interno le difficoltà di queste aziende che non hanno, in questo momento, una stella cometa, perché non c’è nessuno che le coordini ed io ritengo che sia una cosa indispensabile da questo punto di vista.
Mi auguro di non dover esaminare questo atto per una sesta proroga, che sarebbe deleteria, anche perché se arrivassimo al 2019 l’Europa ci metterebbe in infrazione.
E' impossibile continuare in questo modo, derogare continuamente, rimandando una ristrutturazione del servizio regionale.
Guardate, e chiudo veramente, l’Abruzzo da anni ha fatto l’Azienda regionale unica del trasporto pubblico locale e funziona, noi abbiamo da Pesaro ad Ascoli …, quante? Cinque o sei aziende di trasporto pubblico locale? Immaginate che bailamme abbiamo in questo settore. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zura Puntaroni.
Luigi ZURA PUNTARONI. Grazie Presidente. Essendo componente della Commissione, ho partecipato e abbiamo toccato con mano quello che era apparentemente un problema superficiale, poi in realtà molto complesso. Anche perché il Presidente Biancani, giustamente, ci ha ricordato che è la seconda voce economica della Regione.
A differenza della visione del Consigliere Bisonni, sempre molto integralista, anche se da un lato il suo integralismo è giusto, noi dobbiamo riferirci ad aziende nostre, del territorio nostro, che hanno abitudini malsane che bisogna correggere, ma non possiamo farlo all’improvviso, pena la decadenza dei contratti, pena i posti di lavoro. Non possiamo darci la zappa sui piedi.
Vorrei soltanto dire al Consigliere Biancani, Presidente della Commissione, che sarei curioso di avere un confronto con le aziende del territorio. Varrebbe la pena in questi, apparentemente, due lunghi anni che abbiamo di fronte, sentire perché non vogliono sposarsi. Qualcuno dirà che non lo vuol fare, ma io vorrei capire fino a che punto queste teste sono attente, lungimiranti, innovative oppure chiuse. Se sono chiuse, devono morire, non c’è speranza, noi proviamo a difenderle, ma ha ragione il Consigliere Bisonni a dire che devono morire subito, ma prima di farle morire, vorrei capire il perché del no. Se non capiscono, dobbiamo lasciarle perdere.
Io vivo in un ambiente di estrema concorrenza, sono a provvigione, tutte le mattine mi butto in un oceano in tempesta ed ogni sera mi dico: “Sono sopravvissuto anche oggi”, sono quarant’anni che sopravvivo, poi si diventa forti perchè c’è una competizione sfrenata.
Perchè queste aziende sono deboli, fradici e ingestibili? Perché non sanno neanche dove sta di casa la competizione, però, bisogna utilizzare questo tempo, essere equilibrati, capire il perché e se poi non lo capiscono, farle morire, non ci può essere pietà. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.
Sandro ZAFFIRI. Grazie, Presidente. Credo che questo sia un altro argomento, Assessore, molto importante.
Ho ascoltato con attenzione gli interventi, ho sentito che c'è una mozione presentata dal gruppo di maggioranza sulla stazione unica appaltante, ma non è questo il problema.
Il problema è oramai più che decennale, ed è la mancanza sul servizio di trasporto pubblico locale di una regia politica. E’ vero che le imprese marchigiane sono restie a un'ipotesi di unificazione o ad un'unica azienda, però io chiedo che cosa ha fatto la politica? Cosa hanno fatto gli esecutivi su questo problema? Sono gli stessi che hanno una continuità, credo che questo sia il vero problema, credo che questo sia l'aspetto essenziale in merito alla proroga.
In questo periodo non si riesce, io dico, ad obbligare le imprese a mettersi insieme, Assessore. L'impresa è capitale privato e risorse umane, entrambi fanno parte dell'impresa: risorse umane e capitale. Questo binomio non può essere affrontato solo sotto l'aspetto del capitale, ci sono anche le risorse umane. Poi può accadere, è facile, quello che è successo in Toscana dove sono arrivati i francesi che hanno vinto, anche lì mi sembra ci fosse una polverizzazione di aziende.
Qui ci sono milioni di chilometri, Assessore, c’è qualche soldo, ci sono delle imprese nazionali come il gruppo FS o i francesi che sono esperti in questo settore e che sono già arrivati in Italia, quindi, noi dobbiamo trovare, in termini politici, il modo per obbligare Bucci che parte dal nord, cito questa ditta solo perché parte dal nord e cito una città che è la stessa cosa, ed arrivare ad Ascoli Piceno.
Riuscire a fare, questa è la scommessa, Assessore! So che è una scommessa immane, però è da tentare, da percorrere e ritorno alle risorse umane che sono un aspetto importante. Ci sono queste gare, ma sappiamo tutti che i contratti di lavoro poi vengono rotti, vengono rifatti, ci sono condizioni normative ed economiche diverse rispetto alle precedenti, è questo l'aspetto essenziale che credo sia l’obiettivo centrale della politica.
Credo che fare le cose che non sono mai state fatte in questi ultimi 10 anni, dico 10 anni per non allargare troppo perchè mi ritengo troppo vecchio, se vado ancora più in là vuol dire che questo problema l'abbiamo affrontato già dagli anni 80, ma non mi hanno voluto mai ascoltare.
Nelle Marche c'era già questa polverizzazione delle aziende, prima erano ancora di più rispetto alle 8/10, non so quante sono, di oggi e credo che queste aziende da 10 debbano diventare una, penso che questa sia la sua sfida, Assessore.
E' una sfida veramente importante e, a quel punto, si può costruire, in termini di legittimità, un percorso anche appaltante per salvaguardare sia il capitale che le risorse umane in questo territorio, come è avvenuto già per altre strutture pubbliche, dove i percorsi appaltanti, in termini di legittimità, vengono rispettati, ma, guarda caso, ci sono i gruppi che hanno quelle determinate caratteristiche e vincono gli appalti.
Sul trasporto pubblico dobbiamo seguire un percorso con la massima trasparenza, nella legittimità, ma un percorso che salvi, se è possibile, ma credo che esistano le condizioni, il capitale, cioè le imprese, e le risorse umane perché dobbiamo diventare alleati dei lavoratori.
Quest’Aula deve diventare alleata dei lavoratori che devono spingere verso il capitale privato affinché le aziende modifichino la loro impostazione perchè, davanti a queste 10 aziende della regione Marche, l'unica ipotesi di criterio appaltante per il trasporto regionale, è chiaro, non può che fare appetito ai grandi gruppi che sono già entrati in altre regioni.
Per far questo Assessore la sua è una sfida, credo che non sia tutta in salita, perché se quest'Aula, siamo un po' nelle stesse condizioni della discussione di prima, si mette d'accordo per cercare un percorso potrebbe raggiungere un risultato positivo, ovviamente se siamo uniti e se siamo convinti che questo sia nell'interesse della comunità marchigiana.
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Sciapichetti.
Angelo SCHIAPICHETTI. Ringrazio tutti gli intervenuti. Voglio raccogliere l'appello del Consigliere Marconi ad un approccio responsabile a fronte di una difficoltà oggettiva, perché è innegabile che siamo di fronte ad una difficoltà oggettiva, come regione, nel settore dei trasporti.
Difficoltà che dipende da molti fattori, difficoltà economiche, per essere l'ultima regione d'Italia in quando a trasferimenti dal fondo nazionale, ma anche difficoltà tutte nostre, regionali.
Voglio ricordare a tutti che l'ufficio oggi è retto da una facente funzioni, è senza dirigente anche se, fra qualche giorno, dovrebbe arrivare, ma è ovvio che mettere mano ad un bando di gara così importante richiede un’attenzione particolare ed uno staff di collaboratori in grado di poter lavorare, a tempo pieno, su un documento che è di fondamentale importanza.
La legge che oggi andiamo ad approvare, il testo è stato emendato ed io lo condivido, dice: “non oltre il 31 dicembre 2017”. Dico al Consigliere Bisonni che ha ragione quando dice che bisogna affrettare, io sono convinto come lui che noi dobbiamo fare il possibile per affrettare la gara, ma questa è una gara europea che c'impone un'attenzione particolare, non possiamo farla su due piedi, perché dobbiamo salvaguardare un patrimonio di imprese che danno lavoro a centinaia, forse a qualche migliaia di persone e danno la possibilità di sopravvivere a migliaia di famiglie. Dobbiamo fare tutto con la dovuta attenzione.
Qual è lo stato dell'arte? Perché oggi dobbiamo ottenere il rinvio? Per la verità, non so - ero consigliere nella passata legislatura e mi assumo la responsabilità che mi compete, non voglio assolutamente scaricare su altri responsabilità che sono anche miei - però il fatto che la Regione Marche abbia chiesto più volte il rinvio e stabilito il termine ultimo per la gara, la vede unica sul territorio nazionale, peraltro è stata poi costretta al rinvio. Ad oggi la gara è stata fatta dalla Regione Toscana, tranne per le Province autonome che hanno un altro percorso, l'ha ricordato il Consigliere Zaffiri, ed è andata come è andata, l’esito è stato che i francesi l'hanno vinta.
Sapendo che l’Europa imponeva il 2019 - entro il 2019 la gara deve essere fatta, se no altro che infrazioni, ci sono i danni e verremmo commissariati - negli anni sono state stabilite date che difficilmente potevano essere rispettate, anche la data del 31 settembre 2015 vedeva in mezzo le elezioni. Cosa è successo? È successo che l’ufficio ha fatto un documento di gara che è stato mandato al CAL che lo ha interloquito dicendo che c’erano aspetti da rivedere, nel frattempo c’è stata la campagna elettorale e tutto si è bloccato per le elezioni. Siamo arrivati al 30 settembre e non è stato possibile effettuare la gara. Dobbiamo ripartire da lì, da quei documenti e fare in fretta, se no non riusciremo a farla perché ci sono anche dei tempi tecnici che debbono essere rispettati. Giugno 2016 è impossibile perché dovremmo avere i documenti entro l’anno, questo non è possibile pretenderlo, ma entro il 2016, possibilmente, dovremmo riuscire a portare a termine la gara. Abbiamo fissato un tetto oltre il quale non possiamo andare, se lafacciamo prima è meglio.
Rimane il tema principale che guardate, gara o non gara, è quello di una frammentazione, di una parcellizzazione, di una divisione endemica delle aziende marchigiane. Questo è il vero problema che abbiamo di fronte, su questo condivido quello che ha detto il Consigliere Celani, dobbiamo fare il possibile, possiamo spingere, possiamo favorire, possiamo promuovere, ma non possiamo costringere perché non abbiamo la possibilità di obbligare, certo è che da tre, quattro mesi, da quando il sottoscritto ha preso la delega ai trasporti, l’unica vera preoccupazione è stata proprio questa: far capire alle aziende che è necessario, per loro, per la loro sopravvivenza, associarsi e trovare qualche forma per restare insieme. Ci riusciremo? Non ci riusciremo? Questa è una scommessa, questo lo vedremo nei prossimi mesi, per questo la maggioranza, il PD, il centrosinistra, credo l’Aula intera, dovrebbero farsene carico, ognuno nel limite delle proprie possibilità per aiutare a fare un percorso virtuoso che le aziende debbono assolutamente compiere.
Detto questo, preso l’impegno ufficiale di continuare a fare il lavoro che per la verità è già iniziato, sperando che dia i frutti necessari in questo periodo, nel frattempo, mi pare che la ratio della legge e quindi dell’emendamento sia assolutamente condivisibile. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Emendamento n. 1, sostitutivo dell’articolo 1, ad iniziativa della III Commissione.
Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
Articolo 3 (dichiarazione d'urgenza). Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva a maggioranza assoluta dei suoi componenti)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Bisonni.
Sandro BISONNI. Certo che sentirmi dire integralista dal Consigliere Zura Puntaroni, rappresentante della Lega, mi ha fatto accapponare la pelle, tra parentesi, ha detto anche delle cose imprecise, forse non è stato attento, perché io non ho assolutamente detto che voglio la morte delle ditte, come lui ha detto, assolutamente.
Quello che ho cercato di dire, e lo ribadisco, approfitto di queste dichiarazioni di voto per ribadire il concetto, è questa cosa: noi oggi stiamo dando una proroga ad un contratto dalla valenza di diversi milioni di euro.
È il settore, diceva il Consigliere Biancani, con la seconda voce di bilancio della Regione Marche, quindi, contratti importanti che valgono milioni di euro.
Diamo una proroga alle aziende nelle quali ci sono quote di privati. Che succede? Stiamo dando appalti, passatemi il temine, di milioni di euro ad aziende partecipate anche da privati, senza un bando di gara pubblico. In questa cosa il Movimento 5 Stelle non si vuole sporcare le mani e per questo diciamo: no. Chiaro?
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Biancani.
Andrea BIANCANI. Anzitutto voglio ringraziare per il dibattito svolto, che ha dimostrato quanto sia importante il trasporto pubblico e quanto gli stessi consiglieri siano sensibili a questo tema.
Se ho ben capito, cercando di fare una sintesi, rispetto a quello che sono stati gli interventi, penso di poter dire, se l’Assessore Sciapichetti è d’accordo, che potremmo convocare le aziende in Commissione e fare in modo che questo iter, che ci deve portare alla gara nei tempi più stretti possibile, dia un ruolo attivo al Consiglio regionale in tutto il percorso.
Quest’Assemblea legislativa si sta caratterizzando, anche per la voglia dei Consiglieri e per la collaborazione con la Giunta, per approfondire le tematiche strategiche della nostra regione. Sarà mio compito convocare sia le aziende che i sindacati, ovviamente in accordo con l’Assessore Sciapichetti, insieme alla struttura, in modo da riuscire a mettere in piedi un percorso che porti essenzialmente all’unificazione delle aziende. Dopo di che la gara è la gara e la vincerà ovviamente il migliore.
Penso che sia importante che il Consiglio regionale si assuma quest’onore di sensibilizzare e stimolare questo tipo di percorso. Ovviamente, vi chiedo di votare a favore di questa proposta di legge.
PRESIDENTE. Proposta di legge n. 16, così come emendata, la pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
Mozione n. 31
ad iniziativa dei Consiglieri Rapa, Giancarli, Urbinati, Talè
"Sostegno dei Comuni 'Bandiere Blu', 'Bandiere arancioni', 'Borghi più belli' e 'Borghi Autentici d'Italia' delle Marche"
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 31 dei Consiglieri Rapa, Giancarli, Urbinati, Talè.
Ha la parola, per l'illustrazione, il Consigliere Rapa.
Boris RAPA. Grazie Presidente. Come evidenziato il turismo rappresenta una risorsa che contribuisce in modo sempre più forte e dinamico allo sviluppo dell'economia regionale e per questo che ritengo debba essere sostenuto e soprattutto finanziato per innescare dinamiche atte alla creazione di nuove opportunità di lavoro. Anche i dati che la scorsa settimana l'Assessorato ha evidenziato sono tutti molto positivi e questo rafforza l'idea di un potenziamento verso il settore.
A partire dall'importanza che oggi hanno assunto le valenze simboliche ed esperienziali che trovano nell'attenzione all'ambiente naturale e sociale fattori sempre più determinanti per la scelta della destinazione, la sostenibilità diviene, dunque, fonte di valore per quote sempre maggiori e crescenti di turisti.
Abbiamo presentato questa mozione a firma mia e dei colleghi Giancarli, Urbinati e Talè poiché riteniamo che l'argomento rappresenti una positiva e significativa realtà della Regione Marche, per la quale appare tuttavia necessario e urgente richiamare l'attenzione di questa Assemblea.
17 Bandiere Blu collocano le Marche al terzo posto nella classifica nazionale, 19 Bandiere Arancioni le permettono di posizionarsi al 4 posto, 22 Comuni inseriti e dichiarati tra i Borghi più belli d'Italia e altri 2 riconosciuti come "Borghi autentici d'Italia", non sono soltanto numeri lusinghieri, ma vere eccellenze turistiche che coprono le Marche da nord a sud e da ovest ad est. Mi preme pertanto evidenziare la necessità che la Regione intervenga, a partire dal prossimo bilancio previsionale, con specifiche risorse atte a favorire queste amministrazioni.
Il turismo, è mia profonda convinzione, deve mirare alla qualità dell'offerta, e le certificazioni, quali appunto le “Bandiere blu”, le “Bandiere arancioni, i “Borghi più belli d'Italia” e i “Borghi autentici d'Italia”, vanno in questa direzione.
E' opportuno impegnarsi, in accordo con i Comuni interessati, per intraprendere tutte le iniziative necessarie a sostenere e incrementare i flussi e le presenze turistiche nei rispettivi territori. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Pieroni.
Moreno PIERONI. Grazie Presidente. Ritengo che sia importate partire da questa mozione presentata dai Consiglieri perché spero, anzi ne sono certo, che da qui a pochi giorni avremo in questa Aula consiliare un dibattito altrettanto importante in merito al piano triennale di promozione turistica che, come tutti noi sappiamo, è uno strumento, la cornice, all'interno del quale costruire il quadro delle iniziative di promozione turistica per il triennio 2016, 2017,2018.
E' chiaro che le riflessioni che il Consigliere Rapa ha fatto in merito alla valorizzazione di queste città, che hanno avuto la caparbietà, la passione e la voglia ed anche le strutture per avere la certicazione di “Bandiere blu”, “Bandiere arancioni” e il percorso dei “Borghi più belli d'Italia, si incastra in maniera importante, in maniera strategica anche con le iniziative che come Regione Marche dovremmo portare avanti.
Tutti sappiamo che il percorso dal punto di vista turistico che noi dobbiamo intraprendere è molto difficile. E' un percorso che sempre più deve permettere alla Regione di approcciarsi sia con le istituzioni, quindi con gli enti locali, che con tutto il mondo imprenditoriale che ruota intorno alla promozione ed al turismo della regione Marche.
Non sto a leggervi tutta la relazione che mi è stata predisposta dall'ufficio su mia indicazione, ma in sintesi il progetto e l'obiettivo che noi vorremmo condividere in quest'Aula nella prossima riunione assembleare è quella di incastrare in maniera forte ed in maniera condivisa anche queste opportunità, queste iniziative che riguardano tutte le città: “Bandiere blu”, “Bandiere arancioni” e i “Borghi più belli d'Italia”.
E' indubbio che questa mozione, come Giunta regionale, la riteniamo importante e spero che possa essere condivisa da tutta l'Assemblea regionale perché è un ulteriore stimolo, un ulteriore segnale di vicinanza che noi diamo agli enti locali, alle città che hanno, come ho detto prima, con grande caparbietà e con grande capacità hanno ottenuto questo tipo di risultati.
Invito tutta l'Aula a votare questa mozione su cui ho visto c'è un emendamento presentato anche dal Movimento 5 Stelle che si incastra parzialmente all'interno. Ritengo che possa essere un ulteriore segnale che diamo ai nostri territori per far si che le attenzioni, in questo caso in base all'emendamento del Movimento 5 Stelle, vengano ancor più dal livello sovraregionale che è il Governo e lo Stato.
Per quello che riguarda le azioni che metteremo in campo per valorizzare tutte le iniziative, sia per promuovere il turismo nella nostra regione che per la promozione, quindi la comunicazione, l'accoglienza e l'innovazione, avremo modo di discuterne più ampiamente al momento della presentazione del piano triennale di promozione turistica.
PRESIDENTE. Sulla mozione sono stati presentati oltre ai due emendamenti, anche una proposta di ordine del giorno a firma dei Consiglieri Fabbri e Pergolesi.
Ha la parola il Consigliere Fabbri.
Piergiorgio FABBRI. L'ordine del giorno è a firma di tutti i Consiglieri del Movimento 5 Stelle e si ricollega alla mozione in quanto è uno stimolo a sollecitare il Governo ed il Parlamento ad approvare la proposta di legge “Misure per il sostegno e la valorizzazione nei Comuni con popolazione pari o inferiore ai 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali nonché delega al Governo per la riforma del sistema di governo delle medesime aree e per l'introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ambientali” - Atto Camera n. 65, anche al fine di favorire l'adozione di misure in favore dei cittadini residenti nei piccoli Comuni - tra cui rientrano le varie “Bandiere” e i “Borghi” che sono classificati nella mozione - e delle attività produttive ivi insediate, con particolare riferimento al sistema dei servizi territoriali, in modo da incentivare e favorire anche l'afflusso turistico. Questo atto è stato firmato da Ermete Realacci e dalla deputata Patrizia Terzoni del Movimento 5 Stelle.
Noi chiediamo l'approvazione di questa proposta di ordine del giorno in quanto collegata alla mozione che adesso andremo a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1 a firma dei Consiglieri Urbinati, Giancarli.
Ha la parola il Consigliere Urbinati.
Fabio URBINATI. Innanzitutto condividiamo molto lo spirito di questa mozione, concordiamo con tutto quello che è stato detto e in particolare ringraziamo il Consigliere Rapa perché da lui è venuta questa idea ed è riuscito a coinvolgere tutto il Consiglio regionale.
Abbiamo solamente aggiunto due punti importanti per quanto riguarda le caratteristiche del nostro territorio: le “Bandiere verdi” e le “Bandiere verdi agricoltura” che non sono la stessa cosa, perché le “Bandiere verdi” sono assegnate a quelle spiagge che hanno particolari peculiarità indicate per i bambini e sono attribuite dalle associazioni pediatriche nazionali; le altre, le “Bandiere verde agricoltura” vengono attribuite a tutti quei Comuni che si distinguono per produzioni agricole e prodotti tipici di qualità, quindi vediamo che questi riconoscimenti sono strettamente connessi con l'attività turistica della nostra regione, anche se arrivano da altre categorie. Grazie.
PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 2 a firma del Consigliere Pieroni. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
Mozione n. 31, così come emendata, la pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
Proposta di ordine del giorno a firma dei Consiglieri Fabbri, Pergolesi, Maggi, Bisonni e Giorgini. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 15,00.
“Rapporto annuale illustrativo sul fenomeno della violenza contro le donne nella regione Marche – Legge regionale 32/2008, articolo 2 bis”
Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo
PRESIDENTE. Consiglieri, prima di cominciare, chiedo un minuto di silenzio e di raccoglimento per le vittime del terrorismo.
(L'Aula osserva un minuto di silenzio)
PRESIDENTE. Cominciamo la seduta assembleare aperta relativa al “Rapporto annuale illustrativo sul fenomeno della violenza contro le donne nella regione Marche, legge regionale 32 del 2008”.
La data scelta per la discussione del rapporto non è casuale: domani è infatti la giornata internazionale contro la violenza sulle donne ed è un'occasione di riflessione su un grave fenomeno sociale e culturale che colpisce purtroppo pesantemente anche la nostra regione. Lo attestano i dati che sono riportati nel Rapporto annuale sulla violenza trasmesso all'Assemblea dalla Giunta all'Assemblea legislativa e su cui oggi rifletteremo.
E' preoccupante lo scenario tracciato, denuncia una realtà fatta di sopraffazione e soprusi, di stalking, di violenza psicologica, fisica, economica e sessuale.
La violenza viene compiuta soprattutto tra le mura domestiche, è causata dal marito, dal convivente o dall'ex convivente-marito.
La presenza dei figli, poi, aggrava tristemente le conseguenze perché innesca reazioni di paura, ansia, e si ripercuote nel corso della crescita sul piano personale e sociale. Si perpetrano fatti gravi e inammissibili per una società evoluta che nella maggior parte dei casi non vengono denunciati o restano circoscritti nella cronaca rumorosa di un giorno per poi essere cancellati in quello successivo.
In Italia sono 6 milioni e 788 mila le donne che hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza.
E' importantissimo il lavoro svolto dai centri antiviolenza presenti sul territorio, ma certamente non basta.
E' necessario prendere atto di questo dramma sociale che resta ancora purtroppo confinato nel sommerso, occorre portarlo alla luce e attivare le misure per contrastarlo, senza più colpevoli rinvii. Vanno usate le armi della conoscenza e del dialogo, occorre cultura, apertura e rispetto delle differenze, con la consapevolezza e l'impegno quotidiano, senza interruzioni, anche da parte delle istituzioni.
Io ringrazio le nostre ospiti che sono qui al tavolo della Presidenza, la dott.ssa Susanna Contucci, Dirigente medico degli Ospedali Riuniti di Ancona, la dott.ssa Emma Capogrossi, Assessore comunale di Ancona in rappresentanza dell'Anci e la dott.ssa Meri Marziali, Presidente della Commissione pari opportunità tra uomo e donna della Regione Marche.
Ora lascio la parola, come da ordine dei lavori, ai due relatori, di maggioranza ed opposizione, che hanno visionato il rapporto.
Ha la parola il Consigliere Micucci.
Francesco MICUCCI. Grazie Presidente, un saluto ai Consiglieri, alle associazioni ed agli operatori presenti.
Il tema della “violenza nei confronti delle donne” è un argomento purtroppo ancora presente. In una società evoluta penseremo che non sia di stretta attualità, purtroppo i dati, come lei diceva nella sua introduzione, dicono una realtà diversa.
La “violenza nei confronti delle donne” viene definita dalla Convenzione di Istanbul come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano sofferenza di natura fisica, sessuale, psicologia ed economica, la coercizione e la privazione della libertà sia nella vita pubblica che privata, mentre con il termine “violenza domestica” si individuano tutti quegli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica che si verificano all'interno della famiglia o del nucleo familiare, sia con i coniugi che con partners attuali o precedenti.
Per quanto riguarda le fonti informative della tematica diciamo che c'è una forte carenza di dati, a livello di Unione Europea abbiamo l'indagine dell'Agenzia dell'Unione Europea per i diritti fondamentali dal titolo “Violenza contro le donne: un'indagine a livello di Unione Europea”; a livello nazionale abbiamo l'indagine dell'Istat del 2006 che ripropone una nuova edizione per il 2014; a livello regionale abbiamo la messa a regime di un flusso informativo con relativa attività reportistica realizzato tramite la collaborazione tra l'Osservatorio delle politiche sociali, l'Assessorato alle pari opportunità ed il Servizio informatica della Regione Marche, secondo quanto previsto dalla legge regionale 32 del 2008.
C'è da dire che come fonti informative risulta una carenza ed esiste un mondo sommerso per quanto riguarda la denuncia di questi episodi.
La Regione Marche si è dotata nel 2008 di una legge regionale, la n. 32, che ha per oggetto “Interventi contro la violenza sulle donne” che disciplina in particolare l'attività dei centri anti violenza, i Cav, contribuisce a riconoscere il ruolo e l'attività svolta da questi centri ed anche dai singoli enti locali o associati con eventuale convenzione delle associazioni di volontariato, delle Onlus e delle cooperative sociali che hanno come scopo la lotta, la prevenzione e l'assistenza delle donne vittime di violenza e che dimostrano di disporre di strutture e personale adeguato.
La stessa legge riserva inoltre un momento di confronto da parte dell'Assemblea legislativa, come quello odierno.
Per quanto riguarda i centri antiviolenza la Regione Marche nel contrasto alla violenza di genere, con legge regionale 32, dispone interventi contro la violenza sulle donne e promuove e sostiene l'attività attraverso Cav e le case d'accoglienza.
Nella Regione Marche i contatti presso i centri antiviolenza nell'anno 2014 sono stati 422, alcuni segnalano una pluricasistica di violenze che sono distribuite in maniera purtroppo omogenea all'interno della regione, sono stati segnalati per lo più attraverso l'attività telefonica dei centri antiviolenza - ricordo che c'è un numero dedicato a questo tipo di attività - probabilmente nei centri più piccoli c'è un contatto che avviene attraverso un rapporto diretto con i centri antiviolenza, nelle città più grandi si preferisce, da parte delle vittime, utilizzare il contatto telefonico.
I centri attivi nella regione sono 5, uno per ogni provincia e sono luoghi deputati a garantire ospitalità, ascolto, solidarietà, accoglienza e soccorso alle vittime di abusi indipendentemente dalla loro cittadinanza, attraverso operatori specializzati.
I Cav sono a disposizione a titolo gratuito e offrono servizi di supporto psicologico, di consulenza legale e di attivazione di interventi di rete ed interventi di emergenza. Usufruiscono di contributi statali ed in parte anche di quelli regionali, poi ci torneremo al termine di questa relazione.
L'attività dei centri è stata fondamentale anche perché grazie ai dati da essi rilevati riusciamo a presentare una situazione di quello che è il fenomeno della violenza.
C'è una carenza di informazione e ci si sta attivando, soprattutto negli ultimi anni, per cercare di reperire quante più informazioni possibili per mettere in atto un'azione più incisiva da parte degli operatori. Si è quindi attivata una scheda di raccolta di dati uniformi ed omogenei a tutti i centri antiviolenza.
L'identikit prevalente della donna vittima di violenze è quello di una donna tra i 34 ed i 53 anni, coniugata, spesso le violenze si consumano nell'ambito familiare, di cittadinanza italiana, con figli ed anche con un buon livello di studio, quindi sembrerebbe contrastare con quella che è l'opinione pubblica che pensa a casi che si perpetrano in situazioni di disagio sociale. Questo purtroppo non è, sia per quanto riguarda la vittima della violenza che, a volte, per l'attore di questa violenza nei confronti delle donne. I dati del rapporto evidenziano che spesso la donna è inserita in un contesto familiare.
Questo è il quadro descrittivo più comune, un elemento chiave dell'analisi del fenomeno a cui si può aggiungere che il maltrattante è nella maggioranza dei casi il marito.
In questa prospettiva si coglie quello che stavo dicendo adesso, questo provvedimento purtroppo è dovuto non tanto al fatto che la famiglia ha una degenerazione, ma probabilmente alcuni componenti, in questo caso il marito o il partner, vedono la famiglia come un luogo dove perpetrare il proprio potere e non come un luogo, come dovrebbe essere, di condivisione con gli altri componenti familiari.
Rispetto al titolo di studio più di una donna su quattro ha un diploma di scuola media superiore e più del 10% è laureata. Un'indicazione chiara del fatto che subiscono violenze donne di tutti i livelli culturali, ma probabilmente è anche un segnale del fatto che c'è una facilità maggiore di emancipazione da parte delle donne che hanno un livello culturale ed anche una autonomia lavorativa maggiore, nel senso che è più facile per una donna denunciare le violenze se ha un livello culturale medio alto, se ha una autonomia lavorativa e meglio ancora una propria residenza.
Nel resto dei casi, spesso, purtroppo, questa violenza rimane sommersa e non denunciata.
Le tipologie di violenza subite sono per lo più di tipo psicologico, ma non solo, ci sono vari tipi di violenza: la violenza fisica e anche la violenza economica.
Purtroppo in questi casi c'è spesso, come ha detto il Presidente nella sua introduzione, la presenza di figli, figli maggiorenni o minorenni, e questo ha una doppia valenza, spesso i figli subiscono le violenze come la madre ed in età adulta è maggiore il rischio che i figli diventino attori di violenza nei confronti delle donne. Per cui c'è, nelle implicazioni delle conseguenze di questi fatti, una gravità per il presente e per il futuro
Le donne parlano dei fatti principalmente con una persona di famiglia, talvolta con una persona amica, ma solo una minima parte ne ha parlato subito. Spesso solamente dopo un anno dal momento in cui si evidenziano i primi fatti di violenza la donna ha il coraggio e la forza di andare a denunciarli.
Circa un terzo delle donne ha sporto denuncia riportando ferite ed una su quattro si è rivolta al Pronto soccorso, dove c'è la violenza fisica entrano poi in gioco, spesso o a volte, le forze dell'ordine, quindi, diciamo che c'è un filone diverso.
L'autore è il partner attuale delle vittime di violenza a cui si aggiunge, per quasi il 30% dei casi, l'ex partner, solo il 2% indica una persona estranea o sconosciuta.
I tre quarti delle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza temono nuovi episodi, c'è il rischio, quindi, di una recidiva negli atti di violenza e questo è segnalato anche dal fatto che spesso gli attori sono soggetti già segnalati alle forze dell'ordine o sono già stati autori di violenze. Si evidenzia, in qualche modo, una tendenza innata da parte di questi soggetti.
Il contatto prevalente delle donne con i centri antivioolenza è presso le sedi con richieste di consigli e strategie soprattutto per consulenza legale e psicologia.
I figli spesso sono testimoni di questa violenza: 208 maggiorenni e ben 334 minorenni su 442 segnalazioni. E' chiaro, quindi, che c'è una esposizione anche di queste giovani persone, 542 persone che sono a rischio di violenza assistita o subita sono un grande problema nel problema.
Da queste brevi note emerge come l'attività dei centri antiviolenza abbia permesso l'emersione di fenomeni di maltrattamento e violenza sulle donne che hanno una valenza quantitativa ma anche e soprattutto qualitativa minando alla radice la salute e la condizione di persone vittime di soprusi e prevaricazioni che hanno effetti non solo sulle vittime dirette, ma anche sui loro figli, nel presente e nel futuro.
Questa è l'attività principale svolta nei Cav, si stanno poi sviluppando anche delle case accoglienza. C'è una casa di emergenza che è partita da alcuni anni ed una casa di accoglienza. Nel Comune di Ancona c'è la casa di accoglienza, nel Comune di Pesaro la casa di emergenza.
C'è la volontà di far sorgere queste realtà una per ogni provincia. Da pochi mesi è nata una casa di accoglienza in provincia di Macerata e so che anche nella provincia di Fermo si sta sviluppando, c'è poi un dibattito aperto su come gestire queste strutture nell'ambito regionale.
Per quanto riguarda la provenienza sono state 24 le richieste di ingresso in questa casa di accoglienza: 15 donne marchigiane e 9 provenienti da fuori regione.
Nei casi in cui le donne si rivolgono alle case di accoglienza, nella quasi totalità, si è in presenza di violenza in ambito familiare e c'è la necessità di portare al di fuori le donne.
L'importanza del fenomeno del maltrattamento e violenza sulle donne anche nelle Marche continua ad emergere non solo sul versante quantitativo, ma anche qualitativo. Questo impone l'esigenza di fronteggiare fatti deprecabili con risorse adeguate, dedicate e competenti per contenere situazioni che violano la dignità umana.
In questa linea la difficoltà della donna di comunicare l'accaduto è così forte che la domanda espressa diviene ancor più rilevante e lo sviluppo delle relazioni informali risultano il primo supporto, quindi l'importanza di creare delle relazioni attraverso le quali la donna è più facilitata a denunciare queste situazioni.
I numeri del presente rapporto confermano il qualificante operato dei Cav anche nel 2014 che si sviluppa in una azione sempre più difficile e complessa per fronteggiare, supportare, aiutare e risolvere molte situazioni composite e multiproblematiche che arrivano all'attenzione dei centri. Una attività ancora più rilevante se si pensa quanto questo fenomeno sia ancora poco conosciuto, quindi, importante è aver sviluppato un software web service ed una nuova scheda di rilevazione. Il tema per il futuro è quello di incentivare e mettere in rete i Cav e le case di accoglienza ed avere una maggiore capacità informativa su questi fenomeni perché questo chiaramente facilita il tipo di intervento e soprattutto il tipo di prevenzione.
L'altro tema fondamentale, sul quale immagino poi l'Assessore vorrà intervenire, è quello dei fondi. Se non ci sono dei fondi adeguati per questi servizi il lavoro risulta molto più difficile.
Pochi giorni fa si è riunito il Forum nel quale si è iniziato a ragionare dei fondi disponibili per il 2016, credo e di questo sono certo che l'amministrazione regionale vorrà mettere in atto uno sforzo per poteressere di sostegno di queste realtà e garantire l'attività anche per i prossimi anni. Grazie.
PRESIDENTE. Ringrazio per la loro presenza in Aula le componenti della Commissione pari opportunità e del Forum permanente contro le molestie e le violenze di genere.
Ha la parola la Consigliera Leonardi.
Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Mi unisco ai saluti in questa giornata che è certamente molto importante e che ci vede qui a discutere di un tema importante, delicato e spesso difficile da trattare proprio perché ancora troppo taciuto, tenuto chiuso nelle mura domestiche, quasi fosse un affare di famiglia perché è proprio fra quelle mura che troppo spesso nasce e si sviluppa questo tipo di violenza.
Mi fa piacere che prima di me abbiano parlato due uomini perché quello della violenza sulle donne non è un tema o un problema femminile, ma è un tema della società, spesso della coppia in cui la donna è solo una delle componenti, la vittima, e l'altra che non dobbiamo dimenticare, per riuscire a comprendere le dinamiche del fenomeno e soprattutto per trovare soluzioni concrete di intervento, è proprio il l'uomo che di quelle violenze si macchia.
Ho parlato di violenze al plurale proprio perché come si evince anche dal rapporto che oggi analizziamo, che è stato ben illustrato da chi mi ha preceduto, i dati raccolti dai Cav nel 2014 ci esprimono una complessità, una diversità di sfaccettature della violenza: quella psicologica, quella fisica, quella sessuale, ma anche quella economica e quella che potremo definire una violenza di riflesso, quella ad esempio subita dai figli delle vittime costretti ad assistere ad una vera e propria spirale della violenza che spesso ha proprio un andamento crescente, toccando tutte o le diverse ignobili forme in cui si può esprimere a danno di ogni donna.
Da questo report traiamo dati significativi non solo a livello numerico, ma soprattutto necessari a delineare il fenomeno, ciò che però mi preoccupa di più a dire il vero è ciò che in quei dati manca. Ciò che non c'è, sono tutti quei casi che non vengono denunciati , sono tutte quelle violenze subite dalle donne che non hanno il coraggio o non hanno la forza di chiedere aiuto, sono quei gesti che vengono considerati normali che vanno dalle umiliazioni, alle restrizioni, fino a veri e propri atti di violenza fisica. Quello che mi preoccupa è il non riuscire ad arrivare a molte, a troppe donne maltrattate di cui oggi questo report forse riesce a fare emergere solo la punta dell'iceberg.
Domani, 25 novembre, si celebra il tutto il mondo la giornata contro la violenza sulle donne ed è importante che tutti noi ci impegniamo a mantenere viva l'attenzione e costante l'impegno per combattere questo ignobile fenomeno anche negli altri 364 giorni.
E' importante sostenere il lavoro dei Cav cercando di dedicare risorse concrete perché rispondano alle molteplici esigenze della vittima.
E' importante informare nel modo corretto, senza spettacolarizzazioni, ma fornendo il messaggio chiaro che la violenza non è mai colpa delle vittime, che da quella spirale si può uscire, che ci sono alternative a quella quotidianità malata e persone in grado di aiutarle e soprattutto che quello espresso con qualsiasi forma di violenza non è mai amore.
Anche la politica può e deve fare di più per contrastare questo fenomeno che è troppo spesso nella cronaca, anche nella cronaca nera, sia nazionale, ma anche purtroppo in quella locale, perché, lo dicono i dati, anche quelli che abbiamo esaminato oggi, questo è un fenomeno trasversale che non si limita a ristrette fasce di età o a specifiche condizioni di disagio economico, o a bassi livelli di istruzione, purtroppo questo è un fenomeno diffuso nei diversi strati sociali. Ed in effetti il legislatore ha dimostrato attenzione al problema introducendo ad esempio nel 2009 una nuova fattispecie di reato, lo stalking, gli atti persecutori, che trovano una definizione completa nell'articolo 612 bis del codice penale e sempre più spesso oggi si parla di femminicidio come il culmine, l'estremo atto di violenza consumato all'interno della sfera affettiva e familiare della vittima, preceduto da tutta una serie di altre violenze in un'ottica di prevaricazione, di dominio e spesso di possesso da parte dell'uomo nei confronti della donna.
Non cadiamo nella facile tentazione di considerare la violenza sulle donne come un qualcosa di lontano da noi, ma affrontiamo il problema pensandolo come un evento che potrebbe colpire noi stesse in quanto donne, oppure una sorella, una figlia, una amica, anche nell'ottica degli uomini che devono affrontare questo problema. Cerchiamo di guardarlo e di porci in questa prospettiva in maniera di incidere come se ci toccasse o ci potesse toccare realmente da vicino. Grazie.
PRESIDENTE. Chiedo ai Consiglieri assenti di rientrare in Aula e, per cortesia, i capigruppo si facciano portavoce di questa richiesta.
Ha la parola la dott.ssa Contucci, che ringrazio, Dirigente medico degli Ospedali riuniti di Ancona.
Susanna CONTUCCI. Signori Presidenti, Signori Assessori e Consiglieri tutti, un sentito ringraziamento per l'invito anche a nome della dott.ssa Anastasia Rossi, medico presso l'Azienda Ospedaliera Marche Nord, con la quale condivido la rappresentanza delle Aziende sanitarie in seno al Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere e con la quale ho condiviso con entusiasmo e convinzione uno dei tanti obiettivi del progetto CoOperAzione che abbiamo portato avanti negli anni scorsi, che ha avuto come partner fondamentale la Regione Marche, il cui compito era quello di far si che almeno tutti i pronto soccorsi dei capoluoghi di Provincia avessero dei percorsi ad hoc per l'accoglienza e la gestione delle donne vittime di violenza.
Le Aziende opedaliere Marche nord e ospedali riuniti già da alcuni anni utilizzano percorsi specifici per le donne vittime di violenza sessuale e maltrattamenti con buoni risultati per quello che riguarda l'accresciuta capacità del personale sanitario di riconoscere il fenomeno e di migliorare l'accoglienza.
Ciò è stato possibile grazie alla lungimiranza, alla sensibilità e alla forte committenza delle direzioni generali delle Aziende presso le quali operiamo, ma soprattutto grazie anche al forte impegno dei professionisti e degli operatori coinvolti in un grande sforzo di collaborazione multidisciplinare.
I giorni scorsi mentre riflettevo su questo mio breve intervento provavo imbarazzo all'idea di testimoniare tale forma di violenza perché probabilmente come molti di voi avevo gli occhi pieni e l'anima piena degli atti di violenza inaudita che hanno colpito Parigi e la civiltà nostra tutta.
E allora ho pensato che quando avvengono eventi epocali come questi che incidono così profondamente, che minano profondamente i nostri modi di vivere, i nostri convincimenti, per molti di noi il primo rifugio sono le mura domestiche, sono gli affetti intimi, sono i nostri amici, sono la nostra famiglia. Quelle stesse mura domestiche, quegli stessi affetti intimi che ancora oggi per molte donne, ancora nel nostro Paese, anche nella nostra apparente quieta realtà, sono esse stesse fonte di dolore e di morte.
Ho ripensato allora a tutte le donne che ho incontrato nella mia attività di medico vittime di violenza.Ho pensato alla giovane donna proveniente dall'est Europa, in cerca di condizioni di vita migliori nel nostro Paese, senza lavoro, senza soldi, con qualche difficoltà nel comprendere la lingua, assolutamente sola a parte quel compagno estremamente premuroso che solitamente il venerdì sera si ubriaca un po' e la picchia, quella sera più forte del solito: trauma cranico commotivo e trauma toracico con fratture costali multiple e le stanze asettiche di un ospedale diventano l'unico rifugio possibile.
Ho pensato anche alla bella ed elegante signora con cicatrici, contusioni, sapientemente coperte in quanto preda periodicamente delle ire del marito che in vena di confidenze notturne mi racconta essere persona molto conosciuta e stimata in città; donna colta, assolutamente consapevole dei passi da compiere, dei propri diritti, certa che quella sera sarebbe stato l'ultimo sopruso ma che poi, incontrata per le vie delle nostre piccole città, quando i tuoi occhi incontrano per un attimo i suoi esprimono ancora la tristezza, la malinconia e la vita di sempre.
Ho pensato alla ragazza sedicenne, gentile, educata, troppo simile a tua figlia, accompagnata dal papà perché indotta ad un rapporto sessuale non voluto da quello che pensava essere il suo primo grande amore e noi a spiegarle che quella si chiama violenza sessuale.
Ho pensato alla bambina di 5 anni che ha visto maltrattare più del solito la mamma dal suo papà, ha sentito le urla dei vicini, ha visto entrare nella propria casa uomini in divisa, ha viaggiato in ambulanza, è giunta al nostro pronto soccorso ed è voluta sedersi accanto alla mamma in barella con le stesse mani sul grembo, gli stessi occhi abbassati, la stessa smorfia di dolore sulla bocca nel tentativo di raccogliere un sorriso che tentavamo di avere da questa bambina.
A queste donne e a tante altre alle quali dobbiamo dare una risposta i servizi sanitari dell'urgenza, cosi come le forze dell'ordine sono spesso la prima fonte di cura, di aiuto per le donne vittime di violenza, lo sono ovviamente in tutti i casi di traumi fisici evidenti, ma costituiscono un osservatorio privilegiato anche per l'individuazione di manifestazioni subdole.
Il Ministero della Salute negli ultimi anni, come peraltro sottolineato dal Piano antiviolenza 2015, ha chiaramente previsto cosa devono fare tutti gli ospedali (sensibilizzare il personale, utilizzare percorsi specifici, collaborare con le reti antiviolenza cittadine), non solo, il Piano antiviolenza ricorda anche che le modalità della visita sono fondamentali per iniziare a costruire con la donna un percorso di uscita dalla violenza. La visita va condotta in ambienti con quiete e riservatezza, la visita va condotta con tranquillità, rispettando i tempi della donna, avendo un atteggiamento empatico, non giudicante, occorrerebbe avere il tempo per verificare se quella stessa donna ha avuto altri accessi nei pronto soccorsi per motivi simili, andrebbe rilasciata documentazione accurata, corredata di fotografie, occorre fare rapporto all'autorità giudiziaria nei casi previsti dalla legge, dobbiamo raccogliere le prove ed organizzare una catena di custodia.
Ora bisogna ammettere che i nostri dipartimenti di emergenza hanno delle barriere che ostacolano il perfetto riconoscimento e la gestione della donna vittima di violenza, barriere sulle quali occorre lavorare, impiegare energie, risorse di uomini, di denaro e le barriere sono rappresentate spesso dalla mancanza degli spazi, dalla difficoltà di gestire, vistol'iperafflusso, più persone nello stesso tempo, e poi la formazione continua ovviamente del personale.
Ma abbiamo già sentito, non solo ospedale è il problema della violenza sulle donne, meno della metà delle donne vittime di violenza accedono ai servizi sanitari e per le altre? Per le altre molto spesso continua un mondo fatto di vergogna, di paura e di silenzio.
Le donne hanno ancora oggi grande difficoltà a riconoscere la violenza subita come violazione dei propri diritti e della propria libertà personale e ancora oggi la maggior parte dei casi di violenza non è denunciata.
Per chi fosse più sensibile ad altre argomentazioni vorrei ricordare la prima indagine nazionale sui costi economici e sociali della violenza sulle donne condotto da Intervita oggi We Word, una organizzazione non governativa, apartitica, di cooperazione allo sviluppo, che in collaborazione con alcune uiversità italiane ha stimato in circa 17 miliardi di euro l'anno il costo della violenza in Italia e ovviamente il settore che sente più questo peso è il settore sanitario con 460 milioni di euro l'anno.
La stessa organizzazione, la settimana scorsa, ha reso noto un altro studio condotto sui giovani del nostro Paese, fra i 18 e i 29 anni, dal quale emerge un dato per me inquietante: 1 su 3, di questi giovani, ritiene che la violenza, i contrasti all'interno della coppia, vadano risolti tra le mura domestiche senza l'aiuto di terzi con i risultati che conosciamo.
Molto abbiamo fatto, ma molto ancora molto resta da fare.
La donna per uscire dal vortice della violenza necessita in egual misura di una grande quantità di professionalità, diversi pezzi di un puzzle che devono combaciare perfettamente, i famosi nodi della rete antiviolenza: i Cav che per primi ci hanno informato e insegnato a riconoscere il fenomeno, le case di accoglienza per l'emergenza, le case di accoglienza che aiutano le donne a "ricostruirsi" ed a reimparare a camminare con le proprie gambe spesso accompagnate dai minori, i servizi sanitari e sociali territoriali, le forze dell'ordine, la magistratura, i volontari, il mondo del lavoro e dell'istruzione, insomma la grande la politica.
L'auspicio è che l'impegno continui ad essere costante non solo in giornate di ricorrenza come queste, che formazione, progettualità e condivisione ci portino a raggiungere risultati sempre più importanti affinché questo problema non solo di salute pubblica, ma sociale, possa essere eliminato o quanto meno contenuto e si possa dare sempre una risposta il più adeguata possibile. Grazie.
(Applausi)
PRESIDENTE. Lascio la parola ad Emma Capogrossi, Assessore ai servizi sociali del Comune di Ancona in rappresentanza dell'Anci.
Emma CAPOGROSSI. Buongiorno. Ringrazio il Presidente e l'intero Consiglio, anche a nome del Presidente dell'Anci Marche per l'opportunità che ci viene offerta oggi in prossimità della data che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato come giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
E' importante celebrarla indubbiamente non solo per commemorare le tante vittime e per sensibilizzare l'opinione pubblica su questo fenomeno, ma anche perché offre la possibilità di organizzare momenti di riflessione e confronto su qunto è stato fatto, sui piani della prevenzione, della protezione, del sostegno alle vittime, ma soprattutto ci consente di mettere a fuoco quello che non è stato ancora fatto, quale sia ancora il lavoro da fare, quali azioni debbono ancora essere realizzate per dare un'ulteriore impulso al percorso intrapreso nella costruzione di un sistema di servizi efficace che vada a contrastare questo che è un fenomeno, non è un'emergenza, è un fenomeno strutturale e quindi richiede interventi strutturali.
E' indubbio che negli ultimi 10 anni nel nostro Paese si sia realizzato un significativo cambiamento in questo senso, ma è altrettanto evidente che quanto fatto finora non basta, come ha detto all'inizio il Presidente.
E' sufficiente guardare a quanto in Italia si sia ancora distanti dalla realizzazione di quelle indicazioni date dal Consiglio d'Europa che ad esempio, solo un cenno su questo, indica la necessità di un centro antiviolenza ogni 10.000 abitanti e un centro d'accoglienza ogni 50.000.
In base a queste raccomandazioni in Italia dovrebbero esserci 5.700 posti in strutture di accoglienza e ce ne sono soltanto poco più di 500 contro i 7.000 della Germania, i 4.500 della Spagna, gli oltre 4.000 dell'Inghilterra e persino la Turchia è meglio dotata dell'Italia: ha oltre 1.500 posti.
Nella nostra regione si è molto lavorato, è vero, ma gran parte dei risultati sono stati raggiunti grazie all'impegno delle tante associazioni ed organizzazioni che hanno avviato i primi centri antiviolenza e la prima e fino a poco tempo fa unica, casa rifugio del territorio regionale.
Grazie all'azione pionieristica di alcune associazioni, ora nel nostro territorio esiste un sistema di servizi che deve essere sostenuto adeguatamente per evitare il rischio che il tanto lavoro fatto venga sprecato, che le tante competenze maturate, che la professionalità acquisita spesa e messa in campo venga dispersa.
Bisogna onestamente riconoscere che le risorse pubbliche in questo settore sono assolutamente insufficienti, solo a fine 2014 ci sono stati i trasferimenti statali, sono arrivati alla Regione per potenziare in qualche modo le scarse risorse a disposizione. Dal 2008 la legge regionale ha avuto finanziamenti esigui che hanno contribuito solo in minima parte al funzionamento dei centri antiviolenza e della casa rifugio. Se pensiamo che ad esempio i costi di gestione di un centro antiviolenza è intorno ai 70.000 euro, che quello di una casa rifugio è di circa 200.000 euro l'anno e che le risorse regionali per la legge 32 del 2008 erano, fino allo scorso anno, pari a circa 97.000 euro, è del tutto evidente che definire tali fondi insufficienti è un eufemismo.
Con grande preoccupazione abbiamo quindi dovuto constatare la mancata previsione nel bilancio 2015 di risorse regionali dedicate al sostegno dei centri antiviolenza e alle case di Accoglienza. Pur comprendendo le difficoltà incontrate a seguito della contrazione complessiva del bilancio regionale non si può non sottolineare questa criticità e guardare con estrema preoccupazione anche al bilancio 2016.
Peraltro si registrano difficoltà da parte dei Comuni a sostenere i costi relativi alle rette per l'accoglienza in case rifugio delle donne e in molti casi dei loro figli, così come con fatica viene assolto l'onere di compartecipazione alla spesa per quanto riguarda il contributo ai centri antiviolenza, come è noto i mancati trasferimenti statali rendono sempre più difficile agli enti locali assicurare la quantità e la qualità dei sevizi in risposta ai bisogni delle proprie comunità.
Ciò nonostante in questa nostra Regione, come ha elencato il Consigliere Micucci, abbiamo diverse strutture, abbiamo un centro antiviolenza in ogni provincia, e abbiamo anche la prima struttura in Italia di seconda accoglienza per le donne vittime di violenza, per promuoverle in autonomia, per promuovere il loro reinserimento, per promuovere la possibilità di ricostruirsi una vita nel senso che è stata fatta, da parte di qualche Comune, in questo caso devo dirlo, il Comune di Ancona, una forte scelta politica di andare a reperire fondi all'esterno, di metterne di propri, ma di andare ad incontrare l'interesse di soggetti esterni per poter implementare un progetto che solo la realizzazione prevede un investimento di 151.000 euro.
Non vorrei però che la sottolineatura che ho fatto sul tema delle risorse fosse interpretata come una mera richiesta di ulteriori finanziamenti, una semplice lagnanza, il tema delle risorse è un tema centrale perché se si vuole garantire un sistema di servizi efficaci, vanno assicurate le risorse affinché questi possano operare e assolvere alle funzioni assegnate, vanno fatte delle scelte e lo sforzo nel reperire le risorse necessarie è una scelta politica.
Tra l'altro le significative modifiche alla legge 32/2008, quella del contrasto alla violenza, apportate dalla successiva legge regionale n. 32 dell'1 1 dicembre 2014, quella del sistema regionale integrato dei servizi sociali a tutela della persona e della famiglia, ricollocano le politiche di contrasto alla violenza di genere all'interno degli strumenti della programmazione sociale. Questo rappresenta un passo davvero importante perché significa finalmente il riconoscimento di un approccio al fenomeno che va oltre le pari opportunità, che va oltre la logica dell'emergenza, che è quindi trattato all'interno di una sfera più ampia, in cui insistono le politiche sociali, sanitarie, della formazione, del lavoro, della casa. Quindi le risorse per il contrasto alla violenza di genere vanno reperite all'interno del Fondo unico per le politiche sociali, in relazione quindi alla programmazione triennale del Piano sociale regionale e ai connessi Piani di zona degli ambiti sociali territoriali. E' ormai acclarato che per molte donne iniziare ad agire contro la violenza che si sta subendo, è direttamente collegato alla presenza di servizi e di reti di supporto capaci di accogliere, di comprendere e di fornire supporto in modo professionale.
Dobbiamo essere consapevoli che la frammentazione degli interventi, la mancanza di servizi pubblici efficienti e la scarsa valorizzazione dei centri antiviolenza spesso costringe le donne a restare per lungo tempo insieme al maltrattante, in gravi condizioni di rischio per la propria incolumità e per quella dei figli. Garantire quindi un sistema integrato di servizi è il primo investimento nel contrasto al fenomeno e a questo obiettivo vanno indirizzati gli sforzi.
Nel giugno scorso l'Anci e il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio hanno assunto l'impegno di promuovere un accordo di collaborazione specifico sulle azioni da intraprendere per l'attuazione del piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, previsto dall'articolo 5 della legge 119/2013 contro il femminicidio, in attuazione della Convenzione internazionale sulla prevenzione e la lotta contro la violenza firmata ad Istanbul nel maggio 2011.
"E' lo Stato a farsi carico dell'intero percorso di emancipazione dalla violenza delle donne che ne sono vittime e lo fa con politiche pubbliche che intervengono su più fronti, rivoluzionando l'approccio politico e culturale del contrasto a questo fenomeno" questo è quanto ha detto in quell'incontro la Consigliera del Presidente del Consiglio in materia di pari opportunità, Giovanna Martelli.
Alta quindi è l'aspettativa con cui si guarda al piano d'azione. I Comuni e i centri antiviolenza sono soggetti imprescindibili per la sua realizzazione. Come Anci Marche riponiamo quindi grande fiducia nella possibilità che attraverso un confronto propositivo con la Regione si possa dare attuazione concreta alle misure previste dal Piano, che indubbiamente rappresenta un'importante opportunità per disegnare un sistema integrato di politiche pubbliche orientate in chiave preventiva alla salvaguardia, alla promozione dei diritti delle donne, al rispetto della loro dignità, insieme alla loro tutela e a quella dei loro figli, e al contrasto di questo fenomeno.
(Applausi)
PRESIDENTE. Rinnovo l'invito ai Consiglieri di rientrare in Aula e di prestare attenzione ai preziosi interventi delle nostre ospiti.
Lascio la parola alla Presidente della Commissione pari opportunità Meri Marziali.
Meri MARZIALI. Buongiorno Presidenti, buongiorno Assessori e Consiglieri. A nome mio e della Commissione regionale pari opportunità che rappresento, ringrazio l'Assemblea legislativa per questo importante e prezioso spazio di confronto e di condivisione sui dati del fenomeno della violenza contro le donne nel nostro territorio.
Mi vorrei soffermare su qualche dato che è emerso dall'illustrazione e dagli interventi che mi hanno preceduto.
Innanzitutto i dati ci confermano come la violenza domestica abbia una prevalenza su tutte le altre tipologie di violenza di cui le donne sono vittime e al dramma della donna vittima di violenza nella maggior parte dei casi si aggiunge anche il fatto della tutela dei minori che purtroppo sono testimoni di questi episodi e vittime di maltrattamenti.
Nel nostro territorio parliamo tra maggiorenni e minorenni di 542 persone che sono comunque coinvolte in questa spirale di violenza. In tal senso, soprattutto per quanto riguarda la tutela di tutte le persone, ma con una particolare attenzione rispetto ai minori, molti studi hanno dimostrato che un bambino che assiste a una violenza che viene attuata su una persona che per lui è di fondamentale importanza, come la mamma, vive in prima persona l'episodio di violenza, e prima la dottoressa in parte riprendeva questo aspetto.
Tenendo conto poi del profilo sia delle donne vittime di violenza che degli autori del maltrattamento in realtà questo rapporto ci evidenzia come c'è un notevole preoccupante aumento nelle classi più giovani di età rispetto ad episodi di violenza, parliamo di classi che vanno dal 1981 al 1990 e riflettevo su questo, nel leggere questo rapporto, perché queste donne vittime di violenza e questi uomini in realtà sono giovanissimi e non hanno assolutamente vissuto un tempo del nostro Paese nel quale ad esempio esisteva il delitto a causa d'onore, quindi il fatto di farsi giustizia da se rispetto a un episodio che doveva essere all'interno della famiglia.
Tra l'altro neanche le donne hanno vissuto un tempo, parliamo di giovani donne che sono vittime di violenza, gli anni '70, '80 nei quali c'erano delle leggi arcaiche sostituite poi da leggi che hanno dato tutela e diritti alle donne.
Purtroppo queste nuove generazioni sono coinvolte in questi episodi di violenza e molto probabilmente questo codice e questa idea distorta di percepire anche gli affetti, le relazioni familiari, vengono perpetrati e siamo, quindi, eredi di un groviglio anticulturale, io parlerei non di eredi di un groviglio culturale, ma anticulturale rispetto al modo di percepire le relazioni affettive e il contesto familiare.
Credo che questi dati debbano farci riflettere e dobbiamo fare una analisi importante e severa su quanto sia fondamentale attuare un percorso di cambiamento culturale a partire dalle nuove generazioni perché le scuole in realtà non trasmettono ai ragazzi soltanto le competenze, ma formano i nuovi cittadini e fanno acquisire la consapevolezza anche di determinati aspetti e determinati cambiamenti che dovremmo rivedere nella nostra società, tenendo conto, io credo, che la cultura della prevaricazione e della violenza nasce da una profonda debolezza, debolezza nel comunicare, nel saper gestire le proprie emozioni. Noi dovremmo supportare queste nuove generazioni, noi come istituzioni, come rete territoriale contro la violenza affinché in realtà questi dati vadano a diminuire e non vedano soprattutto i giovani come protagonisti. Per questo motivo la Commissione regionale che rappresento continuerà il suo lavoro come istituzione sotto questo aspetto nelle scuole, nelle università, con i cittadini. Negli anni abbiamo attuato un progetto “Il rispetto è un diritto sempre” lo abbiamo veicolato, portato nelle scuole, continueremo con questo nostro impegno come istituzione perché crediamo che le iniziative volte alla prevenzione, alla comunicazione e alla sensibilizzazione siano molto importanti e le istituzioni debbano fare da riferimento.
Oggi è una preziosa occasione per confrontarci tutti insieme, tra l'altro credo anche che le istituzioni debbano comunicare con le donne e debbono comunicare alle donne che non sono sole nell'affrontare il percorso di fuoriuscita dalla violenza e ad oggi il rapporto ci evidenzia i dati, ma ci dice anche che c'è una enorme fetta di sommerso che non viene fuori e quindi dobbiamo far percepire alle donne che il nostro supporto è perché la violenza non è un fatto privato, è qualcosa che riguarda l'intera collettività e quindi riguarda ciascuna di noi nel proprio impegno istituzionale. Le donne devono sapere che la violenza può essere isolata e sconfitta.
In questo senso credo che il lavoro di rete sia veramente importante, ne hanno parlato prima le relatrici che mi hanno preceduto, e debba diventare una prassi e non una emergenza.
In questi anni gli interventi legislativi che hanno voluto contrastare il fenomeno della violenza di genere sono sempre stati pensati come interventi relativi all'ordine pubblico e alla sicurezza pubblica.
La violenza sulle donne non è un aspetto che riguarda l'ordine pubblico, ha un'origine di carattere culturale e ha le sue radici nelle diseguaglianze con le quali le donne si scontrano ogni giorno. Altresì nella rete territoriale antiviolenza credo che abbiano un importante ruolo i centri antiviolenza e in questo caso è importante che ad essi vadano destinate delle risorse necessarie per metterli nelle condizioni di poter essere realmente di aiuto alle donne. E' importante anche l'utilizzo ed il supporto delle forze dell'ordine che devono agevolare non soltanto la denuncia ma devono aiutare e supportare la donna ad intercettare il percorso per fuoriuscire dalla violenza, e la dottoressa prima ci parlava di attrezzare i pronto soccorso che molto spesso sono i primi accessi a cui una donna fa richiesta di aiuto.
Occorre smuovere le coscienze sempre e non solo in prossimità del 25 novembre perché la violenza è un aspetto che attraversa la vita delle donne tutto l'anno e dobbiamo, come istituzione, tenere alta l'attenzione su questa tematica affinché le donne possano sapere di contare su una rete territoriale sempre e non soltanto in determinati momenti dell'anno.
Questo sicuramente dipenderà dal nostro impegno e dalla nostra volontà di essere una regione attenta, sensibile e aperta verso queste problematiche e credo che tanto più plurale e condiviso sarà il nostro discorso, tanto meno spazio avrà la cultura della prevaricazione, della non comunicazione e soprattutto del silenzio.
Grazie e buon lavoro a tutti.
(Applausi)
PRESIDENTE. Grazie a Mari Marziali.
Vi porto i saluti e il contributo cartaceo di Paola Petrucci, Consigliera di Parità effettiva per la Regione Marche.
Ora lascio la parola ai Consiglieri e ai Capigruppo che vogliono intervenire.
Ha la parola la Consigliera Marcozzi.
Jessica MARCOZZI. Mi chiedo se un solo giorno l’anno sia sufficiente per condannare la violenza sulle donne che miete vittime ogni minuto. Poco, troppo poco, a tratti forse anche offensivo nei confronti di chi subisce soprusi fisici e psicologici.
Che la giornata contro la violenza sulle donne non sia mai un appuntamento di facciata utile solo a chi, tutto l’anno, ignora la problematica, per poi attendere il 25 novembre di ogni anno per battersi il pugno sul petto, nel goffo tentativo di pulirsi la coscienza.
Non c’è luogo in cui una donna possa oggi dirsi al sicuro. La violenza si consuma tra le mura domestiche, nei luoghi di lavoro, per strada.
I recenti dati ISTAT fanno rabbrividire: le donne che ammettono di aver subito violenza fisica, nel corso della loro vita, sono state circa 7 milioni. E’ un numero questo che dovrebbe far riflettere questa assise, infatti nella nostra Regione, le percentuali sono al di sopra della media nazionale.
Quello che ci attende domani, non può certo farci dormire sonni tranquilli: gli stupri non accennano a diminuire.
Qualcosa si muove, da tempo, nel mondo delle donne con specifici centri di ascolto e antiviolenza, ma per molte vittime è ancora troppo difficile venire allo scoperto, aprirsi, sfogarsi e denunciare il proprio aguzzino.
Di leggi contro simili violenze ce ne sono, ma quest’assise non può non raccogliere l’invito che le Nazioni Unite hanno lanciato di recente all’Italia, in materia di assicurazioni di una tutela effettiva e sostenere in maniera più incisiva e diretta tutti coloro, persone o enti, che si battono quotidianamente per sconfiggere soprusi o violenze, favorendo al contempo la cultura del rispetto e della parità dei sessi. Grazie
(Applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Pergolesi.
Romina PERGOLESI. Con la legge regionale 32 del 2008 si è affrontato il tema della violenza sulle donne, in coerenza con i principi della Costituzione e della risoluzione n. 54 del 1999, emanata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che ha designato, tra l’altro, il 25 novembre, come la giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne.
Sotto la spinta delle istituzioni, ma soprattutto, dei movimenti femminili si è riconosciuto che la libertà delle donne di opporsi alla violenza rientra tra i diritti umani, da difendere in ambito pubblico e privato.
Fino a qualche decennio fa, infatti, la violenza sulle donne in ambito domestico veniva considerato un fatto privato legato ai conflitti familiari. Ricordo che solo nel 1996 la violenza sessuale passa da “reato contro la morale e il buon costume” a” reato contro la persona e la libertà individuale”.
La violenza non è necessariamente solo fisica, si manifesta in molteplici forme e può essere anche psicologica, economica. E’ un fenomeno trasversale che interessa tutte le classi sociali.
Nella regione Marche, come evidenziato nel rapporto presentato oggi in assemblea, il maltrattamento della donna, più comune, si conferma essere nell’ambito familiare e le donne che hanno figli sono il 68% del totale, con conseguente ampliamento di chi assiste o subisce situazione di soprusi con evidenti conseguenze dirette.
Un altro aspetto che emerge, dal rapporto riguarda il profilo del maltrattante che sembrerebbe possedere un grado d’istruzione più elevato rispetto al 2012 che infatti registrava la licenza media come dato prevalente.
E’ da evitare che questa ipotesi venga confermata negli anni successivi perché, come il rapporto evidenzia, questo quadro metterebbe in crisi lo stereotipo che un istruzione maggiore rappresenti un elemento culturale di freno e controllo, rispetto ad atti di maltrattamento e violenza, e qui mi trovo d’accordo con la Presidente Marziali, perché ritengo importante che proprio negli istituti scolastici si avviino, nei confronti dei propri studenti, percorsi aventi ad oggetto tematiche connesse alla pari opportunità, alla valorizzazione delle differenze, all’eliminazione delle discriminazioni perché la violenza è un grave fatto sociale che deve coinvolgere l’intera collettività e le istituzioni .
Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato alla redazione di questo rapporto annuale sul fenomeno della violenza contro le donne e auguro alla Presidente ed ai membri della Commissione pari opportunità un buon lavoro. Grazie.
(Applausi)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.
Gianluca BUSILACCHI. Grazie Presidente. Aggiungo poche parole perché credo che in questi casi, quando ci sono delle relazioni importanti come quelle che abbiamo ascoltato, le relazioni dei relatori di maggioranza e di minoranza di questo atto oltre che quelle degli ospiti, l'eventualità è di aggiungere e ripetere parole che rischiano di usurarsi, invece su temi importanti e delicati come questo di tutto abbiamo bisogno tranne che di usurare le parole. Vorrei fare solamente una riflessione di un minuto e riguarda il ruolo delle istituzioni che credo abbiano un compito importante nella civilizzazione dell’umanità.
Una delle cose che probabilmente ci distingue da un passato brutto, fatto di maggiore violenza, ahimè, forse in questi giorni non sappiamo se questo è del tutto vero, è il ruolo delle istituzione nell’educarci come uomini e come civiltà umana a diminuire tutte le forme di violenza.
Le istituzioni hanno un compito importante nell’aiutare, sul piano istituzionale, chi si occupa professionalmente di questi aspetti, quindi io credo che sia importante il richiamo che è stato fatto ai centri antiviolenza, alla loro piena funzionalità, al ruolo che tutte le figure professionali hanno da questo punto di vista.
Ritengo che sia fondamentale il richiamo che anche altri colleghi hanno fatto al ruolo delle scuole, perché tutti gli studi ci dicono che gli uomini che siamo o che saranno i nostri figli, in gran parte si forma quando siamo più piccoli, credo sia importante che fin da piccoli i bambini vengano educati al rispetto dell’altro. Questa è una considerazione di carattere generale.
Consentitemi, e concludo, di fare anche un’ultima riflessione. Noi tante volte parliamo di famiglia e tante volte, tutti quanti noi, sottolineiamo il ruolo fondamentale che questa ha nella nostra società e condividiamo questo principio, ma troppo spesso diamo a questo termine un valore troppo soggettivo, dovremmo tentare talvolta di soffermarci sul fatto che la famiglia è un valore se è portatore, se è un luogo, se è un nido d’amore, e talvolta dovremmo anche ricordarci che gran parte di quelle violenze avvengono all’interno della famiglia, allora quando parliamo di politiche per la famiglia dovremmo tentare di fare un'operazione molto difficile e considerarla un aspetto neutro in sè che le istituzioni hanno il compito di trasformare sempre di più in un nido d’amore e non in una prigione. Questo credo che dipenda molto anche da noi e dalle istituzioni.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.
Sandro ZAFFIRI. La ringrazio, Presidente, dell’opportunità che mi dà per esprimere delle considerazioni, come movimento a cui appartengo.
Dopo l’intervento della collega Leonardi, probabilmente non c’era bisogno di intervenire, però qualche considerazione di aspetto politico su questa giornata molto importante, suffragata da interventi autorevoli, mi sento comunque di farla.
In questa situazione molto delicata e nello stesso tempo molto importante per la vita di una comunità, dobbiamo riflettere perché sembra che, all’orizzonte, invece di migliorare le cose, si creino dei problemi.
Dobbiamo guardare con molta attenzione all’aspetto giurisprudenziale perché determinate sentenze che abbiamo letto sulla stampa e che vanno pesantemente contro le donne, ci preoccupano.
Credo che la politica debba recuperare un ruolo anche sotto questo aspetto, riprendere un ruolo che riguarda l’assistenza a situazioni difficili, anche con una maggiore professionalizzazione. Molte volte assistiamo a situazioni difficili che non vengono governate, lasciatemi passare il termine, nell’interesse del soggetto più debole che in questo contesto, è ovvio, è la donna rispetto all’uomo.
Manca una cultura, la cultura della società sostanzialmente è fatta, ancora oggi purtroppo, lo dico io, dall'uomo. C’è questa difficoltà, per lo meno noi registriamo questo sentore, questa sensazione a pelle, come si dice in gergo, che tante volte dà il senso reale delle cose, per cui credo che dentro quest’Aula si possa e si debba riprendere un aspetto politico molto importante.
Ho sentito l’Assessore Capogrossi che naturalmente rappresenta l’ANCI, rappresenta un mondo diverso dalla mia opinione, però ho condiviso il suo intervento e lì dobbiamo intervenire, sulle cose che ha detto l’Assessore perché manca la politica, lì manca, noi dobbiamo incidere pesantemente dando quei servizi, ma se mancano le parole dette questa mattina, ripeto, le parole autorevoli delle relazioni che abbiamo ascoltato questa mattina, significano che abbiamo prodotto, Signor Presidente Ceriscioli, il niente!
Credo che dobbiamo incidere politicamente su questo settore, come ripetuto più volte, volutamente l’ho fatto, in questo contesto perché se non si recupera questo ruolo, tutte le cose che diciamo, da questa giornata molto importante a tutte le altre cose, effettivamente abbiamo poco spazio e siamo in difficoltà. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Pieroni.
Moreno PIERONI. Anch’io mi associo ai complimenti per questa giornata che precede la Giornata internazionale contro la violenza alle donne.
Gli interventi che ci sono stati oggi, in quest’Assemblea, vogliono tenere alta l’attenzione, ma non soltanto in questa giornata o nella giornata di domani, su un tema così forte, così importante e così sentito, anche dal punto di vista sociale, non più procrastinabile perché le criticità sono sempre maggiori.
Per dare concretezza a questa giornata, voglio annunciare che, su mandato del Presidente Ceriscioli e in stretta collaborazione con l’Assessore alle pari opportunità, Emanuela Bora, stiamo predisponendo, già da qualche mese, una scheda legata ai fondi europei, per tenere alta l’attenzione sul tema del femminicidio e delle criticità legate alla violenza sulle donne che sarà inserito nelle vie della spiritualità in collegamento, molto sentito dalla nostra regione ed anche a livello nazionale, con il Santuario di Santa Maria Goretti ed il Santuario Santa Casa di Loreto, conosciuto nel mondo, per creare un percorso virtuoso e importante della santa, che tutti sappiamo essere stata trucidata giovanissima.
Questa scheda, utilizzando i fondi europei, vuole creare una continuità in merito ai temi legati alla donna e, in particolare modo, alla violenza sulle donne ed al femminicidio.
Prevederemo una cifra importante che possa rimanere nel tempo. Credo che saremo la prima Regione che aprirà un tavolo, utilizzando i fondi europei, su un tema così importante come quello legato alla donna. E’ un percorso che abbiamo condiviso in Giunta, con l’Assessore alle pari opportunità ed ho voluto annunciarlo oggi approfittando di questa giornata.
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Bora.
Manuela BORA. Colleghi Consiglieri, signor Presidente, questo Consiglio regionale è dedicato ad un tema molto importante in quanto domani ricorre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un appuntamento che deve farci riflettere: una data simbolo, un tema così importante non può e non deve essere ricondotto ad un solo giorno.
Esso rappresenta un'adesione senza riserve ad un obiettivo di eguaglianza, obiettivo che purtroppo nel mondo ed anche nelle Marche, è ancora lungi dall'essere raggiunto.
Da Assessora regionale alle pari opportunità, e ancora prima da donna, credo che non rappresenti soltanto una battaglia di civiltà, ma anche una vera battaglia di sensibilità culturale.
Il lavoro da fare per cambiare la cultura che provoca la violenza degli uomini contro le donne è ancora moltissimo.
Dobbiamo impegnarci per un'ottica paritaria di genere in numerosi campi: educazione, formazione di genitori e insegnanti, media, economia. E non solo. Serve un percorso di rieducazione di tutti, anche degli stessi uomini violenti, in una parola della società intera.
E' l'uomo violento il debole, il vile. La violenza sulle donne è, nella radice, un problema degli uomini dovuto ad un loro viscerale bisogno di manifestare superiorità con la forza. Va dunque scardinata progressivamente una cultura della forza e della sopraffazione, per spostarsi verso una vera cultura di reciproco rispetto.
Momenti importanti d’informazione, dialogo e scambio, come quello di oggi, sono dunque decisivi per toccare le corde più profonde di tutti noi e sostenere una rieducazione che appare di un’importanza crescente e senza precedenti.
Le dichiarazioni d’intenti, lo sappiamo, da sole non bastano. E' necessario dare seguito alle raccomandazioni europee e alla recente normativa nazionale. In Italia, con questa legislatura, che vede il più alto numero di donne in Parlamento dall'inizio della storia della Repubblica italiana, diverse leggi sono state approvate, altre implementate e migliorate, per provare a mettere fine a questa vera e propria piaga sociale, in Italia e purtroppo in tutto il mondo.
Il tema della violenza si integra quindi, in modo trasversale, con diverse politiche: sociale, sanitaria, formativa, scolastica, giudiziaria, mediatica, culturale e del lavoro, spronando il legislatore ad essere sempre più efficace nella sua azione.
Per fare questo, siamo chiamati a fare un lavoro, tutti insieme, istituzioni e associazioni sul territorio, per promuovere responsabilità sociale, rispetto al tema della violenza di genere, a sviluppare strategie, a realizzare interventi mirati a uomini autori di violenza. In una sola parola: serve una risposta corale per coordinare le azioni di tutte le amministrazioni pubbliche, del privato e dell'associazionismo, attraverso un modello integrato di contrasto del fenomeno e di protezione delle vittime.
Per quanto riguarda l'attivazione di politiche efficaci di contrasto alla violenza maschile sulle donne, nella Regione Marche molto è stato fatto, a partire dalla legge regionale n. 32 del 2008 "Interventi contro la violenza sulle donne", che ha innescato la costituzione, in tutti i capoluoghi di Provincia, di un centro antiviolenza, quale luogo protetto espressamente dedicato ad ascolto, informazione, orientamento, consulenza, accompagnamento, al fine di definire, nel pieno rispetto delle scelte di ogni donna e del suo vissuto, un percorso di fuoriuscita dalla violenza, sia essa psicologica o fisica, economica o sessuale.
Ai 5 Centri sono connessi 7 sportelli informativi: 3 nella provincia di Ancona, dove oltre trent'anni fa è nato dall'associazionismo di matrice femminista il primo centro; 1 nel maceratese; 2 nel fermano ed 1 nella provincia ascolana. Sono inoltre sostenute dal contributo regionale e statale 5 case rifugio, di cui una "d'emergenza" a valenza regionale, fruibile "in tempo reale" per una primissima e temporanea accoglienza. In tali strutture opera personale formato e qualificato, esperto in metodologie di prevenzione e contrasto alla violenza di genere.
Molto resta da fare perché questo tema, in passato forse troppo confinato come tematica "femminile", divenga parte integrante delle politiche sociali regionali e dei suoi strumenti di programmazione
A tale riguardo, nel corso del recente Forum è stato proposto dalla rappresentante dell'ANCI, e condiviso, un incontro con i Comuni e gli ambiti per riflettere insieme, entro una logica di programmazione su scala regionale, al fine di ottimizzare servizi e risorse disponibili. Data la fase di transizione che stiamo vivendo, con il venir meno di funzioni provinciali, è stato portato a conoscenza del Forum la formulazione di uno specifico quesito al Servizio legislativo, in modo da avere certezze giuridiche ed operative, su cui meglio focalizzare e ridefinire il modello di governance di tale importante settore di intervento.
Inoltre ritengo sia necessaria una maggiore comunicazione a livello mediatico su questo tema che arrivi capillarmente: dato che nel Piano nazionale sono previste azioni di scala nazionale a riguardo, abbiamo proposto al Forum, alla Commissione competente e al Consiglio delle Autonomie di utilizzare parte delle risorse statali residue, e su richiesta dei Consiglieri Micucci e Zaffiri, desidero aggiornarvi sull’’iter della delibera per la rimodulazione dei fondi statali disponibili: 98.000 euro.
La proposta di deliberazione integrata, secondo il parere del Forum, riunitosi il 13 novembre, è stata predisposta per l’inoltro alla Segreteria della Giunta, in modo che possa essere esaminata alla prima seduta utile e trasmessa per il parere della Commissione assembleare competente e del Consiglio delle Autonomie Locali.
Infine è doveroso ricordare senza retorica Valeria Solesin vittima italiana degli attentati di Parigi, ed onorarne la memoria, sia per la sua straordinaria sensibilità nell'affiancare i deboli che per i suoi studi sulle condizioni delle donne in Europa.
Sono sicura che il titolo esortativo di uno dei suoi articoli "Andiamo ragazze, al lavoro!" entrerà nella storia. Parole semplici, utilizzate spesso nel linguaggio quotidiano, ma che d'ora in poi assumeranno un nuovo significato simbolico, come monito per le donne, ma anche per gli uomini, per tutti, per rivendicare la loro, la nostra libertà.
Per concludere, da Assessora alle Pari Opportunità, ma prima ancora da donna, mi rivolgo agli uomini: le donne non vanno disprezzate, maltrattate, denigrate, al contrario vanno affiancate, ascoltate, liberate nel loro potenziale.
Ogni vostra condotta, volta a violare la donna nella sua libertà, nella sua dignità, nella sua identità, nella sua integrità di persona, in qualunque contesto ciò avvenga, ancor più in quello familiare, è una violenza che offende non solo la donna, ma la nostra società e le sue future generazioni.
Il futuro è adesso, non dipende da altri, dipende da noi. Avete la vita perché vi è stata donata da una donna. Siate tutti e tutte per sempre riconoscenti, almeno per questo. Non me lo aspetto da Assessora alle Pari Opportunità e per il mio impegno politico attivo, me lo aspetto, innanzitutto, da figlia e da donna.
Grazie a tutti.
(Applausi)
PRESIDENTE. Grazie, Assessora Bora. Ringrazio le nostre ospiti, auguro loro buon lavoro e buona giornata.
SEDUTA N. 11 DEL 24 NOVEMBRE 2015
La seduta inizia alle ore 11.40
Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Colleghi buona giornata, dichiaro aperta la seduta n. 11 del 24 novembre 2015. Do per letto il processo verbale della seduta n. 10 del 10 novembre 2015, il quale ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell'articolo 29 del regolamento Interno.
Comunico che sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 44 dei Consiglieri Giancarli, Biancani “Cambiamento denominazione della fermata ferroviaria di Castelferretti in Castelferretti-Falconara aeroporto delle Marche”;
- n. 45 del Consigliere Mastrovincenzo “Sollecito al Ministero della Giustizia riguardo l'adozione di misure per la soluzione delle criticità nella situazione degli istituti penitenziari delle Marche”;
- n. 46 dei Consiglieri Traversini, Giancarli “Sostegno alla produzione di birra nelle Marche”;
n. 47 dei Consiglieri Zaffiri, Zura Puntaroni, Malaigia “Riorganizzazione dei punti nascita”;
n. 48 dei Consiglieri Biancani, Volpini, Giancarli, Busilacchi, Micucci, Urbinati, Giacinti, Traversini, Tale', Rapa, Minardi “Contrarietà alla realizzazione nel territorio marchigiano di inceneritori previsti all'articolo 35 del decreto legge n. 133 del 12 settembre 2014, c.d. decreto sblocca Italia”;
n. 49 della Consigliera Leonardi “Ospedale di Loreto nel periodo del Giubileo 2015-2016. Mantenimento dei servizi essenziali nell'arco dall'evento. Punto di primo intervento garantito h./24”.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carloni.
Mirco CARLONI. Grazie Presidente. Soltanto per segnalare che in merito alla vicenda di Banca Marche sta avvenendo, nelle ore successive alla decisione del Governo con decreto legge, una serie di effetti anche sociali nel nostro territorio.
Speravo che fosse motu proprio, ma vedendo il disimpegno su questo tema credo che sia importante che il Governo, in modo particolare il Presidente, riferisca su questa vicenda in Aula e magari si possa anche capire qualcosa di più perchè, ovviamente, avrà delle informazioni.
Credo che in questo momento soprattutto gli obbligazionisti delle obbligazioni subordinate, si parla di 400 milioni, siano molto preoccupati. Riuscire ad avere una discussione serena con tutte le informazioni del caso, vista l'importanza che riveste e il crescendo di questo timore, di questa preoccupazione nel nostro territorio, tra i marchigiani, credo che sia molto importante.
PRESIDENTE. Adesso proseguiamo con le interrogazioni dopo di che se il Presidente Ceriscioli è d'accordo farà le comunicazioni del caso.
Ora passiamo all'interrogazione n. 44.
Interrogazione n. 44
ad iniziativa della Consigliera Leonardi
"Fallimento Asteria”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 44 della Consigliera Leonardi.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Cesetti.
Fabrizio CESETTI. Grazie Presidente. Innanzitutto nella premessa voglio ringraziare la Consigliera Leonardi di aver presentato questa interrogazione perché ci dà l'opportunità di fare il punto della situazione, un punto per la verità che era stato già posto all'attenzione del mio Assessorato, tra l'altro ho le deleghe al patrimonio, e all'ufficio preposto, al settore preposto.
Ce ne siamo occupati, per intenderci, in occasione del censimento di tutto il patrimonio che è in corso e che molto probabilmente porterò all'esame della Giunta lunedì prossimo e, per quanto riguarda l'immobile che viene citato nell'interrogazione, me ne sono occupato e ce ne siamo occupati in occasione dell'atto di Giunta con il quale abbiamo adottato un atto di indirizzo per la Svim per la dismissione delle partecipazioni indirette da parte della Regione Marche, tra cui appunto Asteria.
Ripeto, è utile affrontare questa discussione qui, in questo Consiglio regionale che nella scorsa legislatura, come viene ricordato puntualmente dalla Consigliera Leonardi, insediò una Commissione di inchiesta per esaminare tutte le vicende attinenti al discorso Asteria. Commissione di inchiesta che concluse i suoi lavori nel gennaio del 2015 alla quale io rinvio, ovviamente, perché credo che sia nella disponibilità di tutti i Consiglieri che se vogliono possono ottenere gli atti, ma non è oggi l'occasione per parlare dei risultati di quella Commissione che sono evidenti a tutti.
Sulla base di questa introduzione debbo dire che le premesse dell'interrogante rispondono al vero, come lei mi chiede. Le altre questioni che vengono poste dalla Consigliera sono sostanzialmente tre - vado a braccio, Consigliera, e rispondo oralmente per cercare di centrare di più, spero per lo meno, il tema della questione - l'esigenza di recuperare o meglio la possibilità di recuperare un immobile di proprietà regionale che venne a suo tempo ceduto ad Asteria in conto servizi con un atto che conteneva in sè una clausola risolutiva, ex articolo 1456 del codice civile. Clausola risolutiva espressa che qualora Asteria non avesse mantenuto la sua mission per 10 anni si sarebbe determinata la risoluzione del contratto e quell'immobile sarebbe stato ricondotto nella disponibilità della Regione Marche. Leggo testualmente un passaggio dell'atto: “Asteria si impegna ed obbliga per sè e i suoi aventi causa a qualsiasi titolo nei confronti della Regione Marche che come sopra rappresentata accetta a destinare il complesso immobiliare di cui al precedente articolo 1, all'utilizzazione per attività di formazione, ricerca, sperimentazione e sviluppo di tecnologie inerenti il settore agro alimentare, ittico, per la durata convenuta tra le parti di anni 10. Le parti convengono che qualora la parte gestionale non rispetti il predetto obbligo di destinazione il presente contratto si risolverà di diritto, ai sensi e per gli effetti di quell'articolo 1456 del codice civile e la parte cedente avrà diritto ad ottenere l'immediata restituzione dell'immobile”.
Questo è un punto centrale dell'interrogazione. L'altro è se sia stata prodotta l'insinuazione al passivo del fallimento da parte della Regione Marche; la terza questione è se ci sia stata o meno la costituzione di parte civile della Regione Marche stessa.
Sono questi i tre punti.
Partiamo dal secondo: per quanto riguarda l'insinuazione al passivo. Stando anche a quel che mi dicono gli uffici non ci sono le condizioni per un'insinuazione al passivo in quanto la Regione non vanta crediti, non è titolare di titolare di credito o di restituzione o di rivendicazione di beni mobili od immobili, quindi non ci sono le condizioni.
Per quanto riguarda invece la questione dell'immobile, secondo quel che riferiscono gli uffici, sul punto non è mai risultato all'amministrazione, in modo oggettivo, che l'immobile fosse stato destinato ad uno scopo diverso da quello stabilito dal vincolo contrattuale, peraltro non è mai risultato da atti o certificazioni che la società avesse modificato il proprio oggetto sociale in modo da non ricomprendervi più l'attività nel settore agro alimentare.
Si tratta di una causa risolutiva espressa della quale non è possibile avvalersi al di fuori della specifica ipotesi ivi prevista che deve essere suffragata da elementi oggettivamente certi e non da convincimenti assunti in via deduttiva da altre circostanze comunque conosciute. Nel contempo l'operatività della clausola risolutiva espressa presuppone l'imputabilità dell'inadempimento al soggetto onerato. La legge fallimentare consente di ….
Non risulta che sia mutata la mission, però l'Assessore al patrimonio, quindi il sottoscritto, fa una deduzione molto semplice che va nella direzione auspicata anche dall'interrogante, mi chiedo e mi sono chiesto anche a suo tempo, anche prima dell'interrogazione: “Se una società viene dichiarata fallita dal tribunale, va da sè che non può assolvere a nessuna missione, quindi neanche a quella prevista nell'atto”. Secondo me, ma è valutazione politica, non giuridica, assolutamente politica, ci sono le condizioni perché l'immobile venga retrocesso nella disponibilità della Regione Marche, quindi, come già era nell'intendimento già manifestato in occasione del censimento del patrimonio immobiliare, verranno date disposizioni affinché l'immobile venga restituito e ricondotto nella disponibilità della Regione Marche attraverso, è evidente, l'apertura di un contenzioso con la stessa amministrazione fallimentare.
Questo dovrà avvenire nella sussistenza delle condizioni giuridiche, cioè gli uffici dovranno valutare prima se un'eventuale domanda di questo tipo sia giuridicamente fondata. Sotto il profilo politico c'è questa necessità e noi percorreremo questa strada. Vedremo se ci sono le condizioni giuridiche, lo faremo, l'abbiamo già deciso e la ringrazio ancora per avermi dato questa occasione.
Per quanto riguarda il procedimento penale, secondo quello che mi dicono gli uffici, non risulta agli atti della Regione alcuna notizia dell'apertura di un procedimento penale. Vero è che a conclusione o meglio mentre erano in itinere i lavori della Commissione di inchiesta, da quel che leggo nel verbale relativi, gli atti vennero inviati, per iniziativa del Consigliere Luca Marconi, alla Procura della Repubblica del Tribunale di Ascoli Piceno.
E' di tutta evidenza, dal mio punto di vista anche qui valutazione politica, che le risultanze di quella Commissione di inchiesta contenevano in sè delle notitie criminis ed immagino che molto probabilmente ci sarà un procedimento penale aperto, oggi però non è dato saperlo.
Su questo punto, Consigliera, ugualmente darò disposizioni perché l'Ufficio dell'Avvocatura accerti, anche attraverso un'istanza ex articolo 335 del Codice di procedura penale che consente all'eventuale parte offesa di avere notizie delle iscrizioni, se ci sia o meno un procedimento penale aperto.
E' evidente che qualora ci dovesse essere un procedimento penale aperto, di cui oggi non sappiamo. da quello che mi riferiscono gli uffici, e all'interno di questo procedimento penale la Regione Marche dovesse essere individuata come persona offesa, è di tutta evidenza che noi ci costituiremo parte civile per ottenere in quella sede il risarcimento del danno, fermo restando ed impregiudicata l'azione della Regione Marche di agire comunque a prescindere dal procedimento penale in via civile per eventuali danni da comportamenti asseritamente allo Stato, asseritamente di rilevanza penale nei confronti dei vari soggetti citati dalla Commisione di inchiesta.
Questo è, quindi penso di aver risposto anche positivamente a quelle che erano le sue, dal mio punto di vista, giuste istanze e rimostranze e spero di averla soddisfatta.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Leonardi.
Elena LEONARDI. Grazie Assessore. Innanzitutto sono soddisfatta del fatto che questa interrogazione sia giunta alla discussione dell'Aula, cosa che purtroppo nella legislatura precedente non è avvenuto.
Questa è una storia che ha radici passate. Lei ha dato alcune risposte che reputo parzialmente soddisfacenti ed il fatto che abbia usato molti condizionali mi apre, giustamente, ad una sorta di apertura di credito futura per vedere quali saranno le mosse che effettivamente la Regione si troverà a fare.
Lei non ha citato, non è entrato nel merito della relazione della Commissione di inchiesta, se non marginalmente, dalla quale sono emerse una serie di criticità relative a procedure impiegate ed avvalorate dalla Regione, mai più riutilizzate, se non in questo caso, come la cessione a titolo gratuito di un immobile in cambio di servizi. Questi servizi, da quanto è emerso anche dalla relazione della Commissione, non sarebbero mai stati realmente erogati, anzi da un certo punto in poi la mission della società sarebbe virata verso altri lidi, in questo caso verso il discorso delle energie rinnovabili, cosa che indubbiamente aveva anche una valenza economica per chi l'andava ad affrontare.
Seconda cosa, non meno importante, è che la cessione da parte della Regione di questo immobile, anche qui singolarmente valutato o svalutato poco prima della cessione e rivalutato ampiamente solo poco dopo, servì per poter attingere a dei prestiti, a dei mutui, alla stessa società che l'aveva acquisito, senza alcun esborso economico.
E' evidente che alcune criticità, che possono connotare un danno economico per la Regione Marche, sono emerse da questa relazione che è veramente molto completa, e le audizioni che sono state fatte e i documenti che sono stati raccolti dalla Commissione di inchiesta, evidenziano un lavoro approfondito che, a parer mio ed anche di chi mi aveva preceduto sollevando questa problematica, non è stato forse sufficientemente preso in considerazione ed in esame dalla Regione.
Mi auguro che l'apertura che lei oggi ha fatto, sia il discorso di un recupero dell'immobile, ma non solo, perché reputo, come accennavo senza entrare nel singolo specifico dettaglio, che il discorso di un recupero economico e di eventuali responsabilità debba essere assolutamente perseguito perché questi erano, sono e dovrebbero essere soldi pubblici che potrebbero essere impiegati in maniera più consona a quelli che sono i reali bisogni dei nostri concittadini.
Sono soddisfatta del fatto che questa discussione in Aula ci sia stata, si sia aperta la problematica e non sia rimasta chiusa nei cassetti, attendo di conoscere poi, resterò con l'attenzione vigile, quelle che saranno le conseguenze, quindi una reale possibilità o meno.
Lei, in questo momento, ha detto che tramite l'ufficio legale, le è stato detto che non ci sono le condizioni per insinuarsi al passivo, però c'è da valutare quel discorso riguardo la clausola, che lei ha ben citato, di uno storno dell'immobile alla Regione.
Questa può essere una fattispecie da considerare utile all'insinuamento e, in secondo luogo, per quelle che sono le responsabilità ovviamente c'è la magistratura, che ci auguriamo agisca dopo l'invio di questa relazione, ma ci auguriamo che anche la Regione faccia la sua parte, che non lasci il compito in mano ..., che non resti alla finestra a guardare se la magistratura procede, ma possa essa stessa compiere delle azioni laddove verranno accertate delle responsabilità oggettive in seno al patrimonio regionale. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per una precisazione, l'Assessore Cesetti.
Fabrizio CESETTI. Una precisazione: abbiamo già fatto quello che ho detto e la finestra noi l'abbiamo aperta ancor prima della sua interrogazione, come le ho detto prima. Questo ci tengo a dirlo perchè uno dei primi atti che abbiamo adottato di iniziativa del Governo regionale è stato quello di mettere mani, da una parte, sulle partecipate, quindi la dismissione delle partecipazioni indirette, tra cui Asteria, con l'occasione è stata affrontata tutta la problematica, dall'altra, in occasione della ricognizione del patrimonio, che ripeto porterò molto probabilmente lunedì 30, è stata esaminata questa vicenda che lei opportunamente ha riportato all'interno dell'Aula, altrimenti sarebbe stata circoscritta dentro le attenzioni del governo regionale che comunque ci sono state subito e tempestive. Noi appena siamo entrati abbiamo aperto la finestra perché innanzitutto ci fosse un ricambio d'aria per respirare meglio tutti quanti. Va bene?
Interrogazione n. 46
ad iniziativa del Consigliere Fabbri
"Struttura sanitaria di Fossombrone - Annullamento prenotazioni visite di radiologia/diagnostica"
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 46 del Consigliere Fabbri.
Ha la parola, per la risposta, il Presidente Ceriscioli.
Luca CERISCIOLI. Grazie Presidente. L'interrogazione riguarda un episodio accaduto il 6 ottobre all'ospedale di Fossombrone e la ricostruzione dei fatti dice che il radiologo titolare era assente per congedo ordinario e programmato. L'assenza non comportava problematiche in quanto era prevista la sostituzione attraverso la presenza di un radiologo dell'Azienda ospedali riuniti Marche Nord. Quest'ultimo però non ha potuto effettuare la sostituzione perché assente per malattia.
In questo caso, impossibilitati a sostituire ulteriormente il sostituto, i sette utenti programmati per la giornata sono stati rinviati ad un radiologo di Urbino, quindi, una catena, chiamiamola, di situazioni che hanno provocato un disservizio, ma che non riguarda una vicenda di natura strutturale perché organizzativamente era stata predisposta anche la sostituzione, ma poi è andata in questa maniera. Diciamo, quindi, una concatenazione di eventi che hanno prodotto un fatto eccezionale e non ordinario all'interno dell'attività dell'unità radiologica.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Fabbri.
Piergiorgio FABBRI. Questo episodio è sintomatico perché chiaramente mostra una lacuna gestionale. Sulla stampa aveva risposto il dott. Cani affermando che il sostituto previsto, medico di Fano in libera professione, non si era presentato per un imprevisto personale, stava male.
Sappiamo che negli ospedali dell'interno la situazione è pesante, i cittadini non sono più rassicurati dai servizi che sono erogati in maniera non soddisfacente ed effettivamente quando sono andato con l'on. Cecconi a fare un sopralluogo a luglio, abbiamo visto una struttura sottoutilizzata per cui abbiamo chiesto specificatamente per il reparto di radiologia un potenziamento del personale.
Ritengo che questo sia il minimo dovuto ai cittadini. In questa situazione qualsiasi imprenditore che ha un macchinario costoso organizza 2 o 3 turni di lavoro per ammortizzarlo, noi abbiamo il problema delle liste di attesa che ormai sono diventate bibliche, creano disagi e inducono il cittadino a rivolgersi alle strutture private, ormai il dubbio comune è che questi disservizi non siano risolti con decisione perché si vuole, in qualche modo, aprire la strada all'utilizzo del privato in sanità e questa è una cosa su cui noi fortemente vigileremo e combatteremo.
Ritengo necessario che sull'argomento in generale si apra una discussione, ma soprattutto si vigili in modo da potenziare le strutture e i servizi che sono ancora in atto presso gli ospedali di Fossombrone, di Cagli, di Pergola, di Sassocorvaro, di tutto l'interno - poi le prossime volte parleremo anche di Urbino - che, dal punto di vista della gestione dei servizi in emergenza e della diagnostica, sono due cose che nell'interno occorre ripotenziare e riguardare drasticamente affinchè non si vada incontro a questa spogliazione ed a questi inconvenienti che creano grave disagio alle utenze.
Sono purtroppo insoddisfatto perché non si è posto rimedio, forse, all'episodio in quanto gli utenti sono stati dirottati in Urbino, ma bisognerebbe vedere dopo quali file hanno ricevuto l'erogazione del servizio.
Accendiamo un faro su questa situazione in modo che non si abbia a ripetere. Grazie.
Presidenza del Vicepresidente
Renato Claudio Minardi
Interrogazione n. 50
ad iniziativa della Consigliera Marcozzi
“Strategie su reti di imprese”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 50 della Consigliera Marcozzi.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Bora.
Manuela BORA. In relazione all'interrogazione in oggetto si precisa quanto segue.
In risposta al primo punto si rileva che la presenza cospicua delle piccole e medie imprese nel sistema manifatturiero regionale impone alle stesse di sviluppare forme di aggregazione che consentano loro di superare gli svantaggi della dimensione, per favorire l'innovazione e la capacità di competere soprattutto nei mercati geograficamente più lontani.
I nuovi modelli di innovazione e di internazionalizzazione richiedono, infatti, una accresciuta capacità di progettare e gestire azioni comuni e sinergiche fra i diversi attori del sistema regionale: le imprese, le istituzioni della ricerca, il policy maker, i soggetti pubblici e privati che operano nel territorio, al fine di concentrare le risorse disponibili e di raggiungere sufficienti masse critiche di investimento in specifici ambiti.
Con gli atti della programmazione regionale e della programmazione comunitaria dei fondi strutturali sono stati individuati indirizzi ed obiettivi specifici per garantire e sostenere la crescita e l'innovazione del sistema produttivo e nell'ultimo periodo sono stati attivati specifici interventi volti a contrastare anche gli effetti della crisi economica.
Numerosi sono stati gli interventi attivati negli ultimi anni per favorire la competitività delle nostre imprese focalizzando le produzioni sulla qualità e sull'innovazione dei prodotti e dei processi, anche al fine di rafforzare la presenza del sistema Marche nei mercati internazionali.
Nella maggior parte degli interventi attivati nel periodo di programmazione 2007/2013 veniva concessa, come condizione trasversale, una premialità per le imprese che si presentavano in forma aggregata e al fine di promuovere la realizzazione di reti e di forme associative tra imprese. In particolare nell'anno 2013 è stato pubblicato un bando per il finanziamento di progetti di filiera da presentare esclusivamente in forma aggregata, tramite contratto di rete o raggruppamento temporaneo di imprese.
I risultati dell'intervento sono stati molto positivi in quanto hanno consentito di finanziare 34 progetti, di cui 20 realizzati da imprese aggregate tramite contratti di rete che coinvolgono 95 imprese.
Va inoltre evidenziato che nella programmazione 2014/2020 si promuoveranno i contratti di rete, come misura trasversale, incentivando l'utilizzo da parte delle imprese di questo strumento sia attraverso bandi di accesso ai benefici dedicati, che mediante l'introduzione nei bandi di specifiche priorità o premialità.
In merito al secondo punto si osserva che l'analisi degli interventi regionali per le reti d'impresa fa emergere che a livello nazionale nel quinquennio considerato (2010-2014) il 34% dei contratti di rete sottoscritti ha beneficiato di un finanziamento.
Inoltre è stata evidenziata una maggiore focalizzazione dei bandi destinati alle reti su tipologie di intervento quali il sostegno ai progetti di ricerca e innovazione (40%), di sviluppo aziendale (30%) e di internazionalizzazione (22%). Sono segnali importanti di una tendenza delle Regioni alla concentrazione delle risorse dei fondi strutturali verso progetti imprenditoriali rilevanti e verso obiettivi di politica industriale strategici per l'intero Paese.
Per quanto riguarda la diffusione di tale tipologia contrattuale nella nostra regione si evidenzia che i contratti di rete stipulati nelle Marche crescono da 81 a 115 (dati aggiornati al 31 dicembre 2014). Gli ultimi aggiornamenti segnalano un'ulteriore crescita fino a 129 contratti di rete che coinvolgono complessivamente 427 imprese marchigiane.
La Regione Marche si colloca in una posizione medio alta nella graduatoria nazionale.
Per ciò che concerne l'entità dei fondi concessi per i progetti di rete nel periodo 2010-2014, la Regione Marche si colloca, invece, all'VIII posto con circa 6.500.000 euro erogati a progetti presentati da reti di imprese .
Per ciò che concerne il numero di progetti di rete finanziati nel periodo 2010-2014, la Regione Marche si colloca, invece, al VII posto, con 32 progetti di reti di imprese finanziati.
Grazie all'indagine coordinata dalla Regione Marche, attraverso la Commissione attività produttive della Conferenza delle Regioni, che ho l'onore di presiedere, è stato avviato nel corso del 2014 un confronto di ampio respiro nei territori per focalizzare, attraverso seminari di approfondimento, tutto ciò che può agevolare ovvero ostacolare i processi di aggregazione e messa in rete delle imprese e di sviluppo dei territori, anche attraverso la semplificazione o armonizzazione delle procedure di finanziamento regionali.
Grazie anche al contributo di Assessori e Dirigenti regionali, Presidenti e Direttori di Confindustrie regionali/territoriali e di categoria, imprese di diverse aree geografiche e settori che hanno partecipato agli incontri, sono emersi temi e aspetti di comune interesse che hanno costituto lo spunto per elaborare alcune proposte e linee di azioni condivise.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, la Consigliera Marcozzi.
Jessica MARCOZZI. Grazie Presidente. Non potrò reputarmi soddisfatta della linea intrapresa da questa amministrazione fino a quando non vedrò finanziamenti concreti tesi ad incentivare le reti di impresa nelle Marche.
Oggi fare rete è importantissimo, è una opportunità per le nostre aziende marchigiane.
Il sistema imprenditoriale marchigiano è un sistema di piccole e medie imprese, ma anche di microimprese che a volte lavorano in mono committenza, ossia per aziende più grandi. Queste aziende per crescere devono innovare ed investire, oggi purtroppo la situazione economica ed anche la difficoltà di accesso al credito non permette loro di fare investimenti per la crescita.
Ecco allora che le reti tra imprese rappresentano un modello di aggregazione vincente per la competitività delle nostre aziende marchigiane, però ancora poco utilizzato nella nostra regione.
E' vero che dal 2012 ad oggi, al terzo trimestre del 2015, i dati sono sinceramente migliorati, nel 2012 avevamo 133 imprese che facevano rete, 244 nel 2013, 333 nel 2014, fino ad arrivare al terzo trimestre del 2015 a 427, ma se poi compariamo il totale delle aziende marchigiane che sono 173.572 comprendiamo che il dato è bassissimo.
Inoltre se andiamo a comparare il numero delle aziende/imprese che fanno rete con le altre Regioni, vedremo che la nostra Regione è al X posto. Io sono andata a vedere anche un altro dato e, dal 2014 al terzo trimestre del 2015, le aziende marchigiane che fanno rete crescono in maniera più bassa rispetto alle altre Regioni, ci collochiamo al XV posto.
Ritengo che gli incentivi pubblici influenzino lo sviluppo delle reti e delle aggregazioni di imprese, credo che occorra focalizzare i bandi destinati alle reti per il sostegno ai progetti di ricerca ed innovazione, di internazionalizzazione e sviluppo aziendale.
E' però importante, secondo me, incentivare ulteriormente i contratti di rete con meccanismi per creare sinergia tra le reti di impresa ed il mondo universitario e della ricerca, come si è cominciato a fare nella nostra regione grazie all'impegno dell'Università Politecnica delle Marche e delle associazioni di categoria.
Continuerò a vigilare affinché possa essere incrementato il numero delle aziende che fanno rete perché è una grande opportunità per la crescita soprattutto in questo momento di grave difficoltà economica e di problemi per l'accesso al credito. Grazie.
Interrogazione n. 52
ad iniziativa del Consigliere Fabbri
“Ente Parco San Bartolo - Avviso esplorativo per gestione prato pascolo del 22 settembre 2015”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 52 del Consigliere Fabbri.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Sciapichetti.
Angelo SCIAPICHETTI. Grazie Presidente. In merito all'interrogazione del Consigliere Fabbri relativa all'avviso esplorativo per la gestione del prato pascolo dell'ente San Bartolo si precisa quanto segue.
L'avviso esplorativo volto ad acquisire eventuali manifestazioni di interesse per la concessione in gestione dell'area interessata dal prato pascolo sito in località Brisighella è stato pubblicato per 20 giorni, dal 10 al 30 settembre 2015, e quindi in conformità di quanto previsto dall'articolo 70, comma 5, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, cosiddetto codice dei contratti pubblici.
Tale pubblicazione è stata effettuata non solo nell'albo pretorio on line dell'ente parco, cosa che sarebbe stata peraltro sufficiente e rispettosa delle disposizioni normative vigenti al riguardo, ma proprio per assicurare una più ampia pubblicità anche nei siti internet sezione Albo Pretorio dei Comuni di Gabicce, Pesaro, nonché dell'amministrazione provinciale.
In data 22 settembre 2015 l'ente parco ha ritenuto di inserire nel proprio sito un ulteriore avviso, non previsto da alcuna norma e assolutamente non obbligatorio, al fine di dare ulteriore pubblicità e visibilità alla procedura in questione ed evidenziare la scadenza del termine per presentare le candidature.
A seguito delle forme di pubblicità come sopra esposte è pervenuto all'ente un numero di richieste tutte valutate ammissibili dalla apposita Commissione che si ritiene ampiamente sufficiente a garantire un corretto espletamento delle successive fasi della procedura di concessione.
Si evidenzia infine che l'avviso esplorativo. come sopra pubblicato. prevedeva espressamente, articolo 7 primo periodo, il termine delle ore 12,00 del 30 settembre 2015 entro il quale dovevano pervenire all'Ente le manifestazioni di interesse, pertanto l'inserimento nel sito dell'ente parco dell'avvenuta scadenza del suddetto termine risulta ineccepibile e tempestivo.
Per le considerazioni sopra esposte, non si ritiene pertanto sussistano le circostanze per la riapertura del bando suddetto. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Fabbri.
Piergiorgio FABBRI. Grazie per la puntualizzazione, se i 20 giorni sono stati reputati sufficienti non ci sono problemi, mi ritengo soddisfatto del chiarimento.
Interrogazione n. 55
ad iniziativa della Consigliera Leonardi
"Scandalo dei costi delle ambulanze in Area Vasta 1 - Trasmissione di Italia 1 'Le Iene'”
Interrogazione n. 63
ad iniziativa della Consigliera Pergolesi
“Scandalo frode trasporto sanitario ambulanze private in AV1”
(abbinate)
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 55 della Consigliera Leonardi e l'interrogazione n. 63 della Consigliera Pergolesi, abbinate.
Ha la parola, per la risposta, il Presidente Ceriscioli.
Luca CERISCIOLI. Mi hanno preparato due risposte, una per ciascuna interrogazione, si vede che non sono esattamente identiche.
La prima riguarda le Commissioni di inchiesta. Ad indagare sulla vicenda sono in tanti, non ultima la Procura della Repubblica, quindi non mancano realtà che seguono il caso con attenzione da anni, prima del famoso episodio che ha dato evidenza, ovvero quello delle “Iene”.
E' chiaro che avendo la Guardia di Finanza sequestrato i documenti chi lavorava lì dentro era perfettamente a conoscenza del fatto che c'erano in corso indagini, inchieste e via dicendo.
Per richiamare la questione sulle ambulanze e sui trasporti Marche Nord Area Vasta 1, lo scoop, chiamiamolo, delle iene è avvenuto in un contesto ampiamente a conoscenza dei fatti, in quanto era già stata istituita una Commissione interna per verificare il pagamento delle fatture ed alcune di queste non erano state pagate proprio a seguito delle verifiche. Un contesto di ampio controllo, con un'importante inchiesta aperta sicuramente da anni che finora non ha prodotto atti conseguenti, però sappiamo come funziona, da un momento all'altro le cose potrebbero andare avanti.
Qual è stato l'elemento che ha messo in moto? Perché uno si chiede: “Le stesse ditte operavano da anni, come mai se ne sono accorti nel 2013?” Quello che ha messo in moto il tutto è stata una riorganizzazione fatta dai responsabili di Asur e di Area Vasta che hanno unificato il controllo su tutte le attività di trasporto medico. Il controllo unificato ha messo in evidenza i fatti che hanno poi prodotto, tramite la segnalazione del dott. Bernardi, gli atti conseguenti che ho appena ricordato. Aver portato ad una unica sede il controllo delle attività ha messo in evidenza le contraddizioni delle fatturazioni che segnalavano, ad esempio, l'uso dello stesso mezzo, nello stesso momento, in due attività distinte.
L'attività della Commissione ispettiva ha prodotto quello che ho detto prima: la segnalazione delle irregolarità, l'approfondimento delle fatture e il loro mancato pagamento qualora non fossero risultate coordinate con le altre.
Il percorso dell'affidamento. Come mai nell'Area Vasta 1, rispetto ad altri territori, non opera il volontariato della Croce Rossa, ma operano i privati? Questo è dovuto al fatto che quando il tariffario regionale unico venne sottoposto alle diverse Croci dell'intero territorio regionale, la Croce Rossa della provincia di Pesaro-Urbino contestò quelle tariffe dicendo che erano troppo basse per svolgere l'attività.
A differenza di altri territori si procedette a gara che essendo aperta ed indirizzata a privati non poteva tener conto della quota minima del 25% di lavoro volontario. Ottimale è il 75% di lavoro volontario che abbatte notevolmente i rimborsi di un costo. Per capirci, se utilizzo un'associazione di volontariato, questa deve avere almeno ..., oggi viene indicata come ottimale un'attività fatta dal 75% da volontari e dal 25% da professionisti in orari in cui è più difficile impiegare personale volontario.
Evidentemente la tariffazione fatta su quei costi è molto più bassa che dover impiegare al 100% personale pagato e stipendiato, ma quelle tariffe diverse e più alte sono frutto di un percorso che ha visto in una prima fase la rinuncia delle Croci volontarie, la Croce Rossa in modo particolare, e l'affidamento con gara a privati. Questo è anche il punto successivo.
Sospendere la gara d'appalto. Questa materia ha avuto numerosi ritardi e rinvii a seguito di un consistente contenzioso fatto dai diversi soggetti che negli anni hanno portato avanti istanze di natura pubblica e privata. Oggi siamo nella condizione di poter fare la gara, così come viene articolata, riservata, previa partecipazione, alle Croci che hanno la presenza di volontariato. Si è riusciti ad appurare, dopo un lungo percorso, fra i ricorsi contro gli affidamenti diretti ritenuti illegittimi e la proroga indefinita dei contratti verso i privati, lo strumento della gara rivolta al mondo del volontariato, in modo che ci possa essere, nello stesso tempo, sia il rispetto delle direttive europee che prevedono un'evidenza, che la possibilità da parte delle Croci, che hanno presenza di volontariato e che impattano meno sui costi dei servizi, di avere il vantaggio complessivo di poter partecipare.
La gara oggi rientra pienamente nei canoni, sarebbe tutt'altro che opportuno sospenderla, anzi credo che vada promossa perché rientra nel suo alveo naturale che è quello della partecipazione di soggetti che hanno una forte presenza di volontari e che sono tipici, caratteristici, dei quattro quinti della Regione, mentre un quinto, proprio per un percorso specifico individuato all'interno di quel territorio, non ha trovato spazio all'inizio per rinuncia sua e dopo per mancanza di chiarezza normativa. Fatta questa chiarezza normativa la gara permette di coinvolgere nuovamente, dico io, finalmente, la Croce Rossa, quindi, Croci con volontari all'interno della gestione del servizio.
Sull'altra mozione che forse è quella che fa i nomi di due responsabili chiedendo: “Come mai?” Potrei interrogarli e chiedere: “Come mai la vicenda si trascina dai primi anni 2000?” Dirigenti se ne sono occupati addirittura con le Zone, quindi triplette, perché tre erano le zone, tre a tre i dirigenti di zona che si sono succeduti, l'Area vasta entra nel 2011, a vicenda inoltrata, ed è quella che mette in moto la verifica.
Io non vorrei che la trappola culturale che capita diverse volte sia quella che il problema è di chi lo segnala, come se ne fosse l'immediato responsabile, mentre il percorso e la storia sono molto più lunghi e la traccia passa attraverso molti dirigenti.
Nello specifico per quanto riguarda i contratti, e vale per l'intero sistema pubblico, non solo per la sanità, c'è il responsabile unico del procedimento (RUP) che ha la responsabilità di seguire il percorso dall'inizio alla fine, ed è lo stesso che ha messo in moto, come ho detto prima, il mancato pagamento di fatture ed il lavoro della Commissione di inchiesta interna per appurare i comportamenti e gli atti conseguenti, quindi, è l'elemento unificante all'interno della procedura.
Richiamare un direttore sull'insieme dei tanti che se ne sono occupati negli anni è un po' singolare, lo dico anche nella logica dell'interrogazione che non si è preoccupata di ricostruire gli eventi e i soggetti, ma ha incardinato sull'ultimo, su quello che ha messo in moto, almeno per quanto riguarda i procedimenti interni, la verifica dei fatti.
Più in generale, volendo approfondire sotto il profilo amministrativo, la responsabilità è in capo al responsabile unico del procedimento che è lo stesso soggetto che ha messo in moto le azioni conseguenti alla segnalazione originale di Bernardi, quale responsabile unico dei trasporti, ed a seguire di tutti gli atti conseguenti.
Non si ravvede la necessità, lo dicono i dirigenti nella loro risposta, di provvedimenti specifici a fronte di un comportamento che ha messo in atto quello che era previsto nel momento in cui sono state segnalate le irregolarità.
Come al solito, per maggiore e accurata precisione lascio il testo della risposta scritta che potrà essere consultato nel quale vengono citate leggi, provvedimenti, che secondo me appesantiscono l'interrogazione che deve andare all'essenzialità politica, ma per chi volesse avere piena e completa cognizione lascio come sempre agli atti il testo integrale, così come trasmesso dalla dirigenza del servizio.
Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Leonardi.
Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Reputo la sua risposta assolutamente insoddisfacente.
I fatti emersi dalla trasmissione di Italia 1 “Le iene” sono molto gravi e configurano una truffa ai danni dei cittadini e della sanità marchigiana, sanità che sappiamo tutti essere sempre in difficoltà per l'erogazione dei servizi.
Oggi addirittura ci troviamo nella problematica di fare delle operazioni perché il budget è terminato laddove ci sono delle necessità e vediamo invece che in altri settori si perpetrano degli sprechi.
Mi spiace, Presidente, ma le segnalazioni partono dal 2010 e vorrei sapere quali atti ha prodotto e quali fatture sono state contestate dalla Commissione interna istituita nel 2013. Sono state contestate dopo la trasmissione delle Iene o sono state contestate prima quando i funzionari del 118 hanno segnalato ai loro dirigenti, ai loro responsabili, questi fatti gravi?
Questo lei non ce lo ha chiarito molto bene. Anche per capire se un reale intervento sia da parte della politica che dei dirigenti, che sono strumenti della politica regionale, ci sia stato oppure no. Nella sua risposta mi sembra quasi che ci sia stato un intervento tardivo che probabilmente sistemerà ben poca cosa.
Seconda questione il discorso dei bandi. Il principio che lei ha enunciato riguardo all'ingresso e quindi all'impiego delle associazioni di volontariato e in primis della Croce Rossa che lei ha citato e che era stata nominata anche all'interno delle segnalazioni e della trasmissione, contrasta totalmente con quello che lei ha detto.
Il preventivo fatto dalla Croce Rossa che probabilmente è l'associazione di volontariato più strutturata che meglio può avvalersi di un supporto di volontari e, quindi, garantire un certo tipo di prestazione all'interno del discorso del soccorso e del trasporto, grazie proprio a questo grande numero, era considerato troppo alto. Probabilmente, ed è quello che io cercavo di fare emergere con questa interrogazione, forse aveva ragione chi è andato ad operare successivamente che non rientrando in quei costi che erano stati stabiliti - è per questo che chiedevo di sospendere le procedure - si è dovuto ingegnare, se non era già stato messo come premessa, in un modo alternativo, come quello della doppia fatturazione, di non aspettare i malati e il tempo stabilito nell'accordo, di fatturare doppi viaggi, di utilizzare biancheria che non era la sua, per rientrare nei reali costi del trasporto.
In questa ottica andava la volontà di rivedere i costi andati a gara che poi hanno prodotto queste risultanze, per capire se in effetti erano realmente calibrati e sostenibili oppure, forse, erano stati visti al ribasso per aggiudicarsi un appalto, ma poi, di fatto, non si rientrava all'interno di questi.
Per quanto riguarda le responsabilità, reputo sempre che sia importante individuarle perché le segnalazioni iniziano dal 2010 e noi dobbiamo arrivare ad una trasmissione televisiva che, per quanto brava, arriva a scoperchiare questa procedura consolidata, considerando che le segnalazioni partono dal 2010 e noi abbiamo quasi terminato il 2015. Direi che fondamentalmente è un sistema ormai ben radicato che si basa su delle procedure scorrette, quindi reputo che individuare le responsabilità sia un obbligo da parte della Regione proprio perché i soldi per la salute pubblica sono un bene prioritario nel quale non si può sbagliare una virgola, soprattutto non ci possono essere furbetti che si avvantaggiano con i soldi che dovrebbero andare per la salute dei cittadini. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per una precisazione, il Presidente Ceriscioli.
Luca CERISCIOLI. La tariffa che ha rifiutato la Croce Rossa non è la stessa che è andata a gara, quello era un tariffario unico regionale per tutti i trasporti. In regione, in quattro province su cinque le Croci locali hanno accettato quel tariffario, la quinta, la Croce Rossa di Pesaro-Urbino ha detto che il tariffario, quello delle Croci, era troppo basso. Quando è stata fatta la gara mica è stata fatta con il tariffario dei volontari, ma è stata indetta per un servizio professionale, cioè con il personale pagato.
La tariffa che è andata a gara è più alta di quella che viene riconosciuta al servizio volontario. Per questo, in riferimento al suo ragionamento: “La Croce Rossa dice che la tariffa è bassa, quindi è sbagliato fare la gara con quella tariffa”, le evidenzio che la Croce Rossa quando ha detto che la tariffa era bassa non si riferiva a questa, ma a quella unica delle Croci regionali.
Adesso nel momento in cui si torna a proporre la gara alle Croci, non al servizio professionale, quindi con criteri diversi, comparati su una base che si chiama a rimborso, si contempla il fatto che almeno una percentuale importante di autisti sia volontaria, quindi, è come parlare di due tariffe diverse.
Dire che quella che è andata a gara era una tariffa bassa, non c'entra nulla con la gara che si andrà a fare perché parte da una base completamente diversa: servizio fatto attraverso ampio uso di volontari, con regole di rimborso e tariffe professionali completamente diverse. Capito?
Se chi ha gestito il servizio dice che per lui forse la tariffa era bassa, io non sto a sindacare questo, ma non c'entra niente con la Croce Rossa che ha dato un giudizio su un'altra tariffa e nel momento in cui si farà la gara parteciperà su un valore diverso, legato ad un servizio offerto anche da volontari che non ha quel carico di stipendi che ha un fornitore di servizio di natura professionale.
Quella parte del suo ragionamento non torna perché cambia proprio la natura del soggetto verso la quale si rivolge la gara, non è più tutto privato, ma in gran parte volontariato.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Pergolesi.
Romina PERGOLESI. Mi ritengo insoddisfatta della risposta del Presidente in quanto forse non si è colto bene il mio intendere nell'interrogazione.
La questione è emersa sugli organi di stampa, sulla televisione, in maniera molto grave e molto cogente, qui si sta dicendo che numerosi direttori e dirigenti sapevano di questa questione che si trascinava da 10 anni e, quindi, non si deve dare la colpa all'ultimo dirigente in capo al momento delle contestazioni.
La mia domanda è: se si sapeva da 10 anni a questa parte perché si è dovuto aspettare che l'ennesima segnalazione, fatta nel 2014, quindi molto tempo dopo, venisse alla ribalta tramite un servizio delle Iene?
Altra cosa, leggo dalla risposta che sono state contestate delle fatture a delle aziende che hanno detto che, secondo loro, erano state emesse in maniera corretta e si è, quindi, provveduto a riconoscere un credito alle aziende da parte dell'Asur. Questa non può essere l'azione di controllo che l'Asur o la Regione fa su aziende che autocertificano che le fatture sono state emesse in maniera corretta. Se è bastato un servizio delle Iene di mezz'ora per controllare se effettivamente queste ambulanze rispettavano i criteri della convenzione, poteva benissimo farlo un dirigente visto che la problematica era venuta fuori nel corso degli anni precedenti.
Mi ritengo assolutamente insoddisfatta e mi auguro che i nostri funzionari, i nostri dirigenti, abbiano fatto le segnalazioni agli organi competenti, non solo tramite indagini interne, perché qui si palesano degli illeciti gravi a danno dei cittadini che pagano un servizio, già di per sé costoso, addirittura due, tre volte in più.
Vista la grave crisi che stanno affrontando soprattutto le famiglie, aumentare i costi sanitari per fatturazioni palesemente illegittime, credo sia un tema che valga la pena di essere affrontato in maniera diversa, con un po' di responsabilità in più. Grazie.
Comunicazioni della Giunta regionale
in merito alle ultime vicende di Banca Marche
PRESIDENTE. Ora, come richiesto dal Consigliere Carloni, do la parola, per le comunicazioni, al Presidente Ceriscioli.
Luca CERISCIOLI. Qualche anno fa, prima parlavamo di concorsi, vidi il bando di concorso per entrare in Banca d'Italia e mi dissi: “La Banca d'Italia è una cosa seria, il concorso è tostissimo con prove e materie empissime”, veramente la Banca d'Italia seleziona ancora la classe dirigente, come si dice dalle nostre parti.
Ho potuto apprezzare la qualità del comunicato della Banca d'Italia che spiega in maniera molto semplice e precisa, andando a cogliere tutti gli aspetti - se volete dopo lo lascio per fotocopiarlo perché è istruttivo, anche su come si comunica - di quello che è accaduto, la decisione presa, le ragioni, i rischi e quello che si ha all'indomani della decisione del Consiglio dei Ministri, cioè di mettere in atto un'operazione di salvataggio di quattro Banche, una è Banca Marche, le altre sono: Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, CariChieti e la Cassa di Risparmio di Ferrara. Un'operazione di salvataggio di quattro banche fra cui Banca Marche che ovviamente ci è particolarmente cara.
Fino a pochi giorni fa, anche io personalmente, con un discreto impegno, seguivamo un altro percorso che era quello dell'intervento del Fondo interbancario direttamente all'interno della banca. Nel momento in cui l'intervento del Fondo interbancario è stato giudicato non praticabile da parte della Comunità europea, nel giro di 48 ore si è messo in moto questo piano B - almeno per come ho visto il piano A - che rientra in una modalità che, avendo alcuni punti di estrema chiarezza, permette di fare il salvataggio delle banche.
Vi assicuro che se c'è stata una espressione forte di volontà, questa è certamente quella del Governo nel salvare queste quattro banche, perché di fronte a quel diniego avrebbe potuto anche dire “Non ci sono strumenti per ...”.
La Banca d'Italia dice che questa scelta è stata fatta in forte intesa fra il Governo e la Banca d'Italia, un'azione coordinata fra i due enti, ciascuno con le proprie competenze, per affrontare la crisi di quattro banche che assieme rappresentano l'1% dei depositi bancari nel nostro Paese.
La soluzione permette la continuità operativa delle banche e il loro risanamento nell'interesse dell'economia dei territori, quindi l'obiettivo è quello di risanare le banche, dare continuità operativa nell'interesse dei territori, questa è la prima fase importante, tutelare pienamente il risparmio delle famiglie e delle imprese detenuto nella forma di depositi, conti correnti e obbligazioni ordinarie, preservare tutti i rapporti di lavoro in essere, non utilizzare denaro pubblico.
Con quattro, cinque asserzioni ci chiarisce tutto il quadro: non utilizza denaro pubblico, preserva i rapporti di lavoro, tutela i risparmiatori e le imprese.
Le perdite accumulate nel tempo da queste banche, valutate in maniera prudente, sono assorbite in prima misura da strumenti di investimento più rischiosi, ovvero le azioni e le obbligazioni subordinate, quest'ultime, per loro natura, esposte al rischio d'impresa.
C'è quest'altra frase che è un po' lontana dal nostro immaginario perché la banca, penso a Banca Marche, l'abbiamo sembre vista come una istituzione, non come un'impresa, mentre queste poche parole ci ricordano che la banca è un'impresa, che un'azionista si assume il rischio di impresa, che un'obbligazione convertibile si assume il rischio d'impresa. Essere impresa significa assumersi il rischio d'impresa e, quindi, in nome dell'assunzione del rischio di impresa una percentuale di quello che è l'insieme delle perdite, viene assunta da chi ha l'obbligo di assumersi il rischio di impresa, da chi ha fatto un investimento sapendo di assumerlo.
Capisco, ripeto, la lontananza perché ci sono enti in realtà le cui crisi, mi ricordo quella della Benelli nella mia città, o della Montecatini, sono vissute come qualcosa di impensabile, di impossibile. Aziende che non potevano e non dovevano conoscere crisi, istituzioni. La Banca avendo una storia lunghissima ha questo portato. Qui ci si ricorda che la banca ha la natura di un'impresa.
Il meccanismo ormai lo conosciamo tutti. Vengono fatte due banche, quella buona e quella cattiva, la banca buona viene pulita da tutte le sofferenze, è un modo bancario per chiamare i debiti o crediti non esattamente esigibili, e vengono messe all'interno della banca cattiva - tutte e quattro le parti negative - che dovrà occuparsi di collocare nella maniera migliore i beni a garanzia dei valori in sofferenza per recuperare il più possibile. Per le quattro banche l'obiettivo è quello, una volta rilanciate, di venderle per poter ripianare il più possibile i fondi messi a disposizione delle quattro banche chiamate ad intervenire nei crediti residui e via dicendo.
Come ho dichiarato nell'immediato portiamo da una parte un risultato importante e atteso che è quello di salvare la banca, ma lo portiamo con un forte carico, un peso, per il nostro territorio perché, per quelli che si erano assunti il rischio di impresa, si è profilata l'ipotesi peggiore, quella di dover contribuire al pieno risanamento della banca.
Quando una banca è del territorio parliamo di migliaia e migliaia di soggetti, non parliamo di tre azionisti o di tre fondi internazionali o di tre grandi speculatori che avevano la banca, qui parliamo di migliaia di persone che avevano investito e creduto in questa impresa, nella banca. Un carico non da poco di sacrifici fatti dal nostro territorio.
Dall'altra parte un esito importante è quello di avere la cosiddetta good bank, una banca che può tornare ad operare pienamente in quel portato di garanzie che ci indica Banca d'Italia rispetto ad una serie di soggetti.
Ho letto le soluzioni a livello nazionale di varie forze politiche, c'è chi ha parlato di nazionalizzazione delle banche, chi ha detto che il Governo ha fatto male a salvarle, senza fare i nomi delle forze politiche che hanno fatto queste ipotesi, credo che non salvare questa banca non fosse una gran soluzione, le persone che hanno fatto il sacrificio, interno a questo percorso, avrebbero fatto l'identico sacrificio senza avere neanche più la banca.
La nazionalizzazione previa uscita dall'Europa comporta un percorso, però, ricordiamocelo, si fa utilizzando i soldi dei contribuenti, si usano soldi pubblici. Nazionalizzare significa mettere le mani nelle tasche di tanti italiani per salvare una banca, questa è la nazionalizzazione, non è altro. Una modalità che oltre ad essere extra europea prevede anche un principio, quello che il denaro pubblico, prima è stato ricordato tante volte, vada applicato in un'altra maniera.
Non si usano denari pubblici, intervengono quattro banche, la banca si salva e torna ad essere pienamente operativa, questo è un fatto importante. Da domani non parliamo più di rischio per la banca, come è stato fatto per mesi, con grave nocumento per chi ci opera, parliamo di piena occupazione di chi lavora dentro questa banca, di rilancio e di un contesto che permetterà al territorio di avere di nuovo un importante istituto di credito al servizio delle imprese.
Ripeto, qui c'è questo comunicato, estremamente chiaro. Ognuno poi avrà la sua idea, il suo progetto di come andava salvata la banca.
Mi sembra importante riconoscere al Governo - dopo aver provato una strada che forse ci avrebbe lasciato qualcosa in più rispetto all'azzeramento del valore delle azioni o delle obbligazioni subordinate, quella strada però si è però rivelata ad in certo punto non più praticabile - di aver messo un impegno particolare ed un tempo molto stretto, motivato anche dal fatto che ormai da un paio di settimane la fiducia nei confronti della banca, da parte di molti risparmiatori, si era persa e c'erano le code agli sportelli per ritirare, non le obbligazioni che non erano ritirabili, non le azioni che nessuno avrebbe comprato, ma i conti che questa misura salvaguarda.
E' corretto rispetto ad un risparmiatore, in 48 ore, chiudere un percorso che altrimenti avrebbe definitivamente impoverito la banca, semplicemente su una idea che la rischiosità poteva colpire anche gli altri risparmi.
La tempestività, la rapidità, si è resa necessaria anche perché un fenomeno materiale si stava verificando ed avrebbe compromesso in maniera ancora più grave le opportunità di questa banca per ripartire.
Ritengo che queste siano condizioni positive, riconoscendo che, lo dico per la quarta volta, perché l'ho messo nel comunicato, ma ho visto che è la riga meno letta, comporta un grossissimo sacrificio per tanti marchigiani che vanno rispettati per la scelta di aver investito in un istituto così importante e che oggi devono pagare un prezzo così significativo.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carloni.
Mirco CARLONI. Questa vicenda, secondo me, ha delle anomalie in sé, Presidente, che non possiamo sottacere e siccome penso che questo sia il consesso, l'Assemblea più importante che c'è nelle Marche, è giusto anche discuterne un attimo.
Io ho capito che il fondo interbancario, la strada di cui si è parlato nell'ultima discussione è stata negata dall'Europa perché andava contro i principi che stanno per essere introdotti in tutta Europa con la bail-in, tuttavia l'anomalia di Banca Marche rispetto ad altri salvataggi è che qui, sinceramente, io non vedo i salvatori. Chi sta facendo questa operazione probabilmente non metterà niente di proprio e mi ricorda tanto, e vorrei sperare che non sia così, il salvataggio del Banco di Napoli, dove in realtà i salvatori non c'erano e con quattro spicci si sono presi una banca. In questo caso è stata patrimonializzata anche oltre la normalità e si vedrà una fortissima speculazione a danno di chi? A danno del territorio e dei marchigiani.
Dico solo questo Presidente poi taccio. Qui ci sono 500 milioni di euro delle Fondazioni, 400 milioni di euro di obbligazioni subordinate, 400 milioni di piccoli azionisti, è vero che la banca è un'impresa e probabilmente la scelta rispetta i principi di liberalità del mercato, della concorrenzialità, però è anche vero che in questo caso ci sono i soldi dei marchigiani, soldi che verranno tolti alle erogazioni liberali, ai contributi alla cultura, ai contributi al sociale e questo è un danno, Presidente, che non può essere trattato così.
Secondo me, ci vuole anche qualche misura straordinaria. Ritengo anche che siano stati chiamati a rispondere di anni di mal gestione, chi forse non se lo meritava, i risparmiatori, come lei ha detto, non sono solo i correntisti, ma anche coloro che hanno investito i propri soldi, i propri risparmi in obbligazioni nella considerazione, come lei ha detto giustamente, che quella istituzione fosse indistruttibile, purtroppo così non era.
Certe informazioni c'erano da molto tempo, io ne ho dette tante in altre circostanze, non oggi, e mi sono anche preso una querela per diffamazione per dire la verità in un momento in cui era scomodo e in cui molti politici facevano la corsa per dare la propria solidarietà a persone che io contestavo, perché mi sembrava poco opportuno, Presidente, che i soldi del territorio venissero utilizzati per acquistare azioni di una banca per la quale la situazione già si ventilava.
Credo che questo non sia un motivo di orgoglio per, come si dice, averci preso in tempi non sospetti, perché la situazione è drammatica e ricevo telefonate da tantissimi risparmiatori che in questo momento probabilmente piangono.
PRESIDENTE. E' emersa la richiesta di anticipare, se l'Aula è d'accordo, la discussione della mozione relativa alla stazione ferroviaria di Ancona marittima, se siete tutti d'accordo, anticiperei questo punto ed a seguire le altre mozioni.
Mozione n. 19
ad iniziativa dei Consiglieri Maggi, Bisonni, Pergolesi, Giorgini, Fabbri
"Contrarietà all'ipotesi di soppressione della stazione ferroviaria marittima di Ancona"
Interrogazione n. 54
ad iniziativa dei Consiglieri Giancarli, Rapa, Volpini
“Stazione marittima di Ancona”
(abbinate)
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 19 dei Consiglieri Maggi, Bisonni, Pergolesi, Giorgini, Fabbri e l'interrogazione n. 54 dei Consiglieri Giancarli, Rapa, Volpini, abbinate.
Ha la parola, per l'illustrazione, il Consigliere Maggi.
Giovanni MAGGI. Signori Presidenti, Assessori, Consiglieri, io ho già illustrato la mozione che è stata rinviata la scorsa seduta.
Abbiamo presentato degli emendamenti alla luce di quanto è emerso ieri nella riunione della III Commissione dove le parti, i soggetti, che ovviamente partecipano a questa scellerata, eventualmente scellerata decisione, hanno espresso i loro pareri.
Io non vorrei continuare nell'esposizione tecnica della mozione, ma vorrei fare delle considerazioni di carattere politico.
Non vorrei che questa seduta fosse ricordata come una seduta triste, per la partecipazione, per la trasparenza, per la volontà dei cittadini che hanno votato sia i Consiglieri comunali di Ancona che i Consiglieri regionali di questa Assemblea.
Credo nella politica, credo nella politica al servizio della comunità, al servizio dei cittadini, al servizio di chi ha dei bisogni da soddisfare, per questo ho creduto nel documento, nell'illustrazione programmatica del Presidente Ceriscioli quando si è insediato in questa Assemblea. Credo nel documento programmatico, il Def regionale è stato il criterio ispiratore della relazione del Presidente che, ad un certo punto, per quanto riguarda il trasporto ferroviario, recita: “la Regione Marche intende garantire la continuità dei servizi ferroviari per assicurare soprattutto lungo la fascia costiera un servizio il più possibile cadenzato e programmato per venire incontro alle esigenze del pendolarismo marchigiano”.
Credo in questo documento di economia e finanza, credo nelle dichiarazioni del Presidente Ceriscioli e proprio perché ci credo che la scorsa volta ho accettato la richiesta, da parte della maggioranza, da parte del Consigliere Giancarli, di rinviare la mozione e l'interrogazione alla seduta di oggi.
Nel frattempo pensavo che la seduta di oggi potesse vedere da parte nostra, del Movimento 5 Stelle, il ritiro di questa mozione perché nel frattempo si era ritornati sulla decisione della delibera di Giunta di sopprimere la stazione marittima di Ancona.
Ieri c'è stato questo incontro che è stato favorito in III Commissione dal Consigliere Biancani, ma è stato stranamente preceduto, se posso usare così un'espressione pugilistica, da un martellamento ai fianchi, nei 2 o 3 giorni precedenti - il martellamento ai fianchi, per chi non s'intende di politica, serve per dare dei cazzotti ai fianchi all'avversario e togliergli il fiato - le pagine dei giornali erano piene di dichiarazioni che dicevano: “Siamo contrari al mantenimento della stazione ferroviaria perché crea un grave nocumento per l'attività del porto”, c'era anche il Sindaco di Falconara chiamato probabilmente perché fa parte dell'Autorità portuale, e per la chiusura della stazione marittima si sono espressi sia Giampieri, che il Sindaco, che il Consiglio comunale di Ancona.
Ieri, dopo questo martellamento ai fianchi e questa preparazione contro al mantenimento che è stata soprattutto un'operazione mediatica, si è finalmente arrivati al tavolo della III Commissione e ci si è seduti per discutere di questa cosa.
Ci sono stati due pareri tecnici sicuramente molto qualificati, l'attuale ingegnere capo compartimentale delle Ferrovie, ing. Morellina, ed il suo predecessore, ing. Ciarmatori che per 25 anni si è occupato delle ferrovie da Bologna a Lecce, quindi non un emerito sconosciuto, ma un tecnico di grande prestigio e di grandissima esperienza.
I pareri sono stati contrastanti, anche lì è venuto fuori che le ferrovie avevano dichiarato: “Ce l'hanno chiesto il Comune di Ancona e la Regione di chiudere la stazione marittima, noi stavamo cominciando a fare le barriere dei passaggi a livello e ci siamo fermati”.
L'ing. Morellina anziché rimanere nella sua parte di terzietà ci ha prospettato stranamente in questa riunione di ieri una visione da apocalypse now dicendo che i passaggi a livello sarebbero stati soggetti a manutenzioni ed a rotture, addirittura che i topi avrebbero rosicchiato i cavi e creato dei disastri incredibili nel far sostare e nell'impedire il passaggio degli autotreni e dei camion al servizio del porto.
Opinioni sicuramente condivisibili e accettabili visto che arrivano da un tecnico che si occupa oltre che di trasporti anche di topi, quindi abbiamo sentito la relazione dell'ing. Ciarmatori e si è parlato a motivazione della chiusura della stazione marittima di 4, 3, 2, massimo 7 minuti di sosta ai passaggi a livelli. Coloro che frequentano la zona portuale, non perché abbiano qualcosa da fare, ma perchè vanno al porto turistico o si inseriscono nella statale che va dalla stazione di Ancona a Torrente, sanno bene che a volte, nel momento in cui ci sono gli sbarchi dalle navi si sta 40, 60 minuti, un'ora e mezzo, in coda e si è discusso, a motivazione della chiusura, di 2, 3, 5 minuti. Le soste lungo la statale, perché l'uscita ovest è un sogno o una chimera di là a venire, anche quelle sono state scelte politiche veramente lungimiranti. Si è discusso di questo.
Sorprendente è che il Sindaco di Ancona e la Giunta di maggioranza di Ancona sono favorevoli alla chiusura della stazione marittima, mentre Pesaro, Fano, il Sindaco di Senigallia, sempre della stessa parte politica, si sono espressi per il mantenimento visto che hanno dei loro pendolari, dei loro cittadini, che trovano giovamento ad arrivare in treno dalle loro città direttamente al centro di Ancona.
Questo è il servizio della stazione marittima.
L'Assessore Simonella ieri ha toccato vertici incredibili di nonsense, ha dichiarato che il Comune di Ancona è favorevole alla chiusura della stazione marittima perché non porta un vero vantaggio agli utenti, primo. Cito le parole testuali, è incompatibile con la mobilità della città, mentre le decine di autobus che sostituiranno il treno che va alla stazione marittima sono compatibili con una mobilità già asfittica della città di Ancona e alla fine udite, udite, dulcis in fundo, come la ciliegina sulla torta, ha detto che la stazione marittima rende poco fruibile il porto ai turisti.
Si fa tanto parlare del porto traianeo, del porto riconsegnato alla città, del porto dove c'è l'arco di Traiano, tanto per intenderci, che dovrebbe essere fruibile nuovamente alla città senza più barriere.
Sapete che, non so se lo sapete, ve lo dico io, dalla stazione marittima i binari arrivano oltre l'arco di Traiano, fino al cantiere, fino alla lanterna rossa. Quello sarebbe veramente fruire del porto traianeo, fare una sinergia economica e culturale della città di Ancona, un binario al bacio, nel senso che il cosiddetto tram-treno o il treno stesso potrebbe portare i turisti direttamente dalla stazione centrale fino all'Arco di Traiano.
L'Assessore Simonella, contro i propri cittadini, contro tutte le associazioni culturali, contro i sindacati dei lavoratori delle ferrovie, contro le ferrovie stesse che avrebbero messo questi benedetti passaggi a livello, ha detto testualmente che la Giunta di Ancona è contraria al mantenimento della stazione marittima.
Colleghi, i cittadini e la stampa devono sapere che questa istituzione di Ancona verrà cancellata dagli orari ferroviari, lo dico così con un po' di romanticismo perché c'è scritto Ancona centrale ed Ancona marittima. Per sempre verrà cancellata questa stazione che gli anconetani che hanno tanti anni come me, ricordano dall'infanzia, che è stata messa al centro di un progetto più ampio di mobilità intermodale della città di Ancona che avrebbe potuto portarla alla stregua delle città europee. Viene cancellata, c'è la volontà di cancellarla da parte della maggioranza del PD del Comune di Ancona.
Credo che il PD e la maggioranza di questo consesso regionale non possano rendersi complici di questa manovra che non è nell'interesse dei cittadini, se la vedrà poi la Mancinelli e la sua Giunta con i propri elettori tra due anni quando dovranno giustificare la chiusura della stazione marittima.
Penso che i colleghi di questa Assemblea legislativa abbiano riflettuto e riflettano sul non prendersi questa grave responsabilità che è veramente una decisione ottusa, una decisione contro il progresso della regione, contro il progresso della città, del capoluogo di regione e non va nell'interesse dei cittadini marchigiani e anconetani.
Cos'è questo? Quali interessi ci sono dietro? Sono debiti elettorali da pagare? Sono progetti che con l'interesse dei cittadini non hanno niente a che fare? Si sente parlare con insistenza, i rumors e le chiacchiere, di strade, di negozi al posto della ferrovia, addirittura di un centro direzionale. Che interessi ci sono? Interessi immobiliari? Interessi dei cosiddetti poteri forti della città? Sicuramente questi non sono gli interessi dei cittadini di Ancona e dei cittadini marchigiani, per questo vi prego, colleghi, di pensare e di non lasciare che la disciplina di partito, se ci fosse in questo caso una disciplina di partito, possa condizionare una decisione che, nel caso fosse per l'abolizione, sarebbe delittuosa e scellerata.
PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Ceriscioli.
Luca CERISCIOLI. Questa evocazione al Partito …, che roba bella, tutte le volte che parliamo dei partiti, diciamo: ma questo partito non c'è più, esiste solo nell'immaginario collettivo di chi probabilmente stando in altri movimenti ha la fortuna di non vivere queste stagioni così difficili come chi ama come strumento della democrazia il partito e si accorge, ha vissuto tanti anni fa periodi migliori, in termini di dibattito e di confronto, che oggi vive la povertà della vita politica dei partiti.
Tutte queste vocazioni non corrispondono al vero.
Ci sono aspetti del percorso politico rispetto a questa mozione che hanno sovraccaricato di contrapposizione quella che è una scelta nella sua natura ormai molto semplice, con tutto il rispetto del tecnico delle ferrovie, il parere che conta per dare conseguenze agli atti è quello dell'ing. Morellina, non tanto sui topi, quando su un effetto molto semplice, dice: “Per poter continuare a mantenere la stazione marittima bisogna fare l'intervento di messa a norma così come è stato progettato e finanziato”. Non è che le Ferrovie non hanno fatto nulla, hanno fatto il progetto, probabilmente pagato un progettista, l'hanno finanziato ed sono pronte a realizzarlo. Questo è stato il dunque perché per 3, 4 anni, dall'entrata in vigore delle nuove norme ad oggi, si è stati in attesa di questo progetto, immagino in un dibattito, in un confronto tecnico, che ha analizzato soluzioni, alternative, fino ad arrivare ad appurare il dato tecnico.
L'oggetto su cui hanno riflettuto il Comune di Ancona e l'Autorità portuale era quel progetto di messa a norma del percorso fra la stazione centrale e la stazione marittima.
La stazione marittima, la configurazione fisica di quei luoghi, come li abbiamo conosciuti fino ad oggi, se non si dovessero modificare, al di là del ragionamento che può fare in termini di contributo la Regione, non permetteranno più il passaggio del treno perché per ragioni di sicurezza nessuno si prenderà la responsabilità di farlo passare.
Questo è un dato appurato, ho visto che il Consigliere Rapa ha fatto un emendamento, ma ormai è superato dai fatti nel senso che quel progetto è già approvato, ma si è voluto fare, dico molto correttamente, un ennesimo passaggio da parte della Commissione e del suo Presidente, sia con il tecnico delle Ferrovie che con un tecnico consulente di parte, rispetto a chi diceva “Ci sono altri progetti possibili”.
Il progetto possibile è quello progettato e finanziato. Se si vuole mantenere la stazione marittima bisogna realizzare quel progetto che trova la contrarietà di due soggetti istituzionali, non da poco, per me. Uno è il Comune di Ancona che segnala una serie di problemi relativi alla chiusura per 40 volte di una sbarra, ad una blindatura che di fatto rende l'area impermeabile al passaggio di un pedone, di uno sprovveduto. Mi ricordo che il Sindaco mio predecessore venne messo sotto processo perché un ubriaco saltò la recinzione della ferrovia e finì sotto un treno. L'accusa fu che la recinzione non era a norma, in quel punto non corrispondeva a quello che le norme prevedevano. Uno che ha saltato la recinzione, qui non c'è! Figuriamoci in quale condizione ci troveremo nel caso in cui ci fosse un evento negativo.
Va fatta una cosa diversa, qui non è la stessa ambientazione, lo stesso modo in cui lo vediamo oggi, l'analisi nasce da un progetto che viene ritenuto troppo impattante rispetto a determinate scelte. Uno riguarda la viabilità ed il traffico, l'altro riguarda il rapporto fra la città e l'area portuale e non ultimo l'Autorità portuale che ha fatto un intervento negli ultimi giorni partendo dal presupposto “se c'è un altro progetto di messa a norma lo valutiamo”. Non c'è un atteggiamento negativo a priori, ma la stessa Autorità portuale, in Commissione, messa di fronte al fatto che il progetto è quello ha detto: “No, quel progetto ci crea problemi”.
In uno primi atti di quest'Aula, mi sono battuto per mantenere l'Autorità portuale su Ancona, per dare forza ad un progetto di rilancio del porto ed alla prima indicazione che ci dà noi pensiamo che sia un atto politico contro chissà cosa.
Credo sia un'istanza di un soggetto che, gestendo una infrastruttura importante, delicata e strategica come il porto, ritiene che nella bilancia, le scelte sono tutte così, nelle scelte da fare, ci sono i pro ed i contro, non c'è una scelta che abbia tutti i pro. Diceva Bersani che non era molto comunicativo: “Non c'è maiale tutto prosciutto”, il maiale ha il naso, le orecchie, il codino, le setole, questo è un maiale, i problemi non sono maiali tutti prosciutti.
C'è una bilancia, da una parte c'è una stazione, io faccio il semipendolare, una volta sono sceso anche alla stazione marittima, dopo questo dibattito come non andarla a vedere, una cosa ce l'ha, è bellissima, scendi e c'è un paesaggio stupendo, quindi dal punto di vista di impatto con la città è veramente una cosa molto bella, chi scende alla marittima vede una cosa molto bella.
Dal punto di vista funzionale mi sembra molto debole il tempo che ci si mette dalla stazione centrale ad arrivare alla marittima. Per fare quel chilometro devi aspettare che tutti scendano - nel frattempo prendono l'autobus – tu stai lì, riparte il treno, va piano piano - c'erano persone che a piedi lo superavano, veramente non sto scherzando, fatelo, vedrete che quelli che sono a piedi vi superano – ed alla fine arrivi in fondo, scendi, è molto bello, molti di quelli che sono scesi lì erano i pendolari veri, io mi definisco semipendolare, però non mi sembra che il termine corrisponda alle opportunità che ho in termini di mobilità. Alcuni di loro mi hanno detto: “Se ho fretta scendo alla centrale e prendo l'autobus per andare dove devo andare”. C'erano testimoni, non ero solo, altri mi hanno detto: “Si, noi dobbiamo andare proprio lì”, ma un paio di quelli che sono scesi, comunque non prendono l'autobus, vanno a piedi verso il tribunale o lì vicino. Il grosso di quelli che scendono a loro volta riprendono l'autobus, ed io ho chiesto: “Al ritorno lo prendete?”. “No al ritorno quasi mai perché da dove siamo con l'autobus si va direttamente alla stazione centrale”.
Il treno è per pendolari, c'è dal lunedì al venerdì, il sabato e la domenica no, quindi ha una funzione molto precisa e, dal punto di vista della funzionalità, ripeto, al di là della bellezza, non l'ho trovato così strategico.
Mettendo sulla bilancia i due pesi, a mio giudizio, pesa di più l'esigenza del Comune, l'esigenza dell'Autorità Portuale, il fatto che possiamo offrire un'alternativa ai pendolari che devono andare alla stazione marittima con un mezzo dedicato, che non ha un impatto enorme perché il tragitto, ripeto, è di 1,2 chilometri. Una navetta, a Pesaro ce l'abbiamo dal parcheggio fino in centro, per un impatto veramente molto basso, si può mettere una navetta a metano, elettrica, cioè si possono fare anche scelte di compatibilità ambientale paragonabili a quelle del treno.
E' possibile dare una risposta concreta anche a questi pendolari, io nella bilancia vedo che pesa di più la strategia del porto, le esigenze che rappresenta il Comune nella possibilità di dare una risposta a quei cittadini.
La scelta va fatta, è una scelta, come ho detto prima, con i suoi pro ed i suoi contro, non ha valenza ideologica, non cambia i destini del mondo né i destini di questa città, ci permette oggi di rispondere, secondo me, ad una esigenza molto forte di sviluppo del porto perché sono tanti i progetti che riguardano il porto, vanno nella direzione giusta di un uso di un'infrastruttura così importante. Io sono per assecondare questo disegno di crescita, di riappropriazione della città, di sviluppo del porto stesso.
Tutto qua, non c'è ordine di Partito, né di scuderia, né scelte ideologiche, c'è una valutazione fatta un po' come si faceva una volta, perché adesso non mi capita più di poter fare il sopralluogo dappertutto, l'amministratore è invitato a valutare anche andando sul posto: va, vede, parla, sente, valuta e poi decide, questo è un po' il percorso.
Io credo che mettendo il peso la bilancia prevalga una parte, ecco perché ritengo che la mozione sia da respingere, la mozione dovrebbe essere più onesta nella sua strutturazione e dire: “Bisogna fare l'intervento di messa in sicurezza per garantire così la percorribilità di quel tratto”, così va scritta la mozione, scritta in qualunque altro modo lascia intendere che sia possibile la proroga, e l'Ing. Morellina ha detto: “La parola proroga non c'è”, la deroga, la deroga non c'è, il progetto alternativo, se fra 5 anni al posto dell'Ing. Morellina ci sarà un altro forse approverà un progetto alternativo, ma oggi il progetto è quello che autorizza Ferrovie, quindi quello previsto, finanziato e tutto il resto.
Questa per me è la decisione che deve prendere quest'Aula facendo prevalere l'intervento, il mantenimento. Piuttosto che dire evitiamo di fare l'intervento, diamo una alternativa ai pendolari e permettiamo di corrispondere a questa idea di crescita e di sviluppo del porto di Ancona.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.
Gianluca BUSILACCHI. Grazie. Dopo l'intervento del Presidente potrei anche chiudere qui perché molte delle cose che volevo dire le ha dette lui in modo molto chiaro, quindi cercando di essere sintetico, vorrei solamente ribadire alcuni aspetti.
L'effetto positivo del protrarsi di questo dibattito è stato il metodo, che è anche politica, perché ha consentito, con la disponibilità della Commissione e della Giunta che ringrazio, di poter approfondire un tema che, come ha ricordato il Presidente Ceriscioli, probabilmente è stato iperpoliticizzato in tutti gli aspetti, anche tecnici. Credo che sia giusto che le decisioni le prenda la politica e non vengano scaricate sulla tecnica, anche perchè quando la politica fa delle scelte deve conoscere tutti gli aspetti tecnici se vuole evitare che queste vengano strumentalizzate o ideologizzate. Per deliberare abbiamo bisogno di conoscere tutti gli aspetti, se vogliamo essere laici e prendere le decisioni in trasparenza e in chiarezza.
Ho sentito che il Consigliere Maggi torna sempre all'idea secondo la quale dietro a qualsiasi decisione si nascondano chissà quali interessi, Mi ricorda la pubblicità di una nota azienda dolciaria che dietro le barrette di cioccolato vedeva sempre qualcosa e chiedeva: “Cosa ci sarà dietro la barretta di cioccolato? I cereali”. Mi pare la stessa cosa. Cosa c'è dietro? C'è una valutazione di interessi pubblici, trasparenti, che possono anche essere contrapposti e che la politica quando prende le decisioni deve pesare. Ci sono degli interessi contrapposti in questo caso? Certo che ci sono! Ci sono i giusti interessi dei pendolari, ci sono le esigenze che ieri sono state fatte presenti in Commissione, innescate, come è stato ricordato, dalla questione relativa alla sicurezza.
La politica deve soppesare, credo, tutti gli interessi, chiari, trasparenti, che sono in campo per addivenire ad una decisione che sia la migliore e la più efficiente anche sul piano trasportistico, e dirò qualcosa anche su questo.
Ieri l'amministrazione comunale è intervenuta, ad esempio, in Commissione illustrando, in modo trasparente, anche il proprio interesse che è quello di poter garantire un bene pubblico, un'area in cui sorge un patrimonio importante non solo della città, ma di tutta la comunità regionale, la Mole, affinchè possa essere pienamente accessibile. Credo che anche questo aspetto vada tenuto in considerazione in questa discussione.
Ieri sia io che il Consigliere Giancarli abbiamo ricordato che è utile che nelle sedi opportune, come questa del Consiglio regionale, vengano contemperati gli interessi del capoluogo di Regione con quelli di altre città che, ad esempio, hanno pendolari che vengono a lavorare nel capoluogo.
In questa discussione, nella valutazione dei vari interessi in gioco, non possiamo tralasciare alcuni dati che ora ha ricordato il Presidente, cioè che questo dibattito si è innescato dalla presenza di un vincolo. Questa discussione non è completamente libera, il tema della messa a norma la condiziona perché se non ci fosse questo vincolo, se fosse realmente possibile prorogare, derogare o presentare altri progetti, probabilmente faremo un altro genere di dibattito, forse più libero, ma questa cosa c'è ed ieri è stata ricordata da chi ha la responsabilità. Il fatto che questo intervento non sia derogabile è stato ricordato ieri con molta chiarezza, allora noi non possiamo tralasciare quest'aspetto che ha, credo, effetti sul sistema complessivo della mobilità. Questo è un vincolo che noi abbiamo.
Io non sono un esperto di questo settore, ieri mi sono limitato, anche per orientare la mia valutazione, a fare alcune domande che credo utili, almeno per me, per poter assumere la migliore scelta pubblica. Anche gli aspetti finanziari, secondo me, rientrano nel tema della sostenibilità, anche se sono contrario a che tutte le discussioni che riguardano i servizi pubblici siano orientate esclusivamente dal punto di vista del costo, però non possiamo far finta che questo aspetto non ci sia. E quando sento dire che questo tratto alla Regione costa 820.000 euro credo che come amministratori pubblici ci dobbiamo chiedere se questi soldi possono essere spesi in altro modo da parte della comunità regionale, perché sono sempre soldi dei contribuenti. Questo non rientra nell'aspetto della sostenibilità? Io credo di sì.
Se valutiamo quante sono le persone che utilizzano quella tratta, io ieri l'ho chiesto, quanto quella tratta è realmente metropolitana, se c'è la possibilità di renderla fruibile anche nei giorni festivi, se c'è la possibilità di incentivarla e di farla diventare veramente un nodo, la discussione sarebbe diversa, ma se queste possibilità non ci sono, io valuto se gli 820.000 euro sono spesi bene ed anche la proposta alternativa di creare una situazione di bus navetta a zero impatto ecologico, può essere un filobus, un autobus a metano che, come ho sentito ieri, costa 27.000 euro all'anno ai contribuenti marchigiani. Credo che questo sia un pezzo della discussione.
Per queste ragioni ed anche per altre che sono state ricordate dal Presidente noi bocceremo la mozione, voteremo contro questa mozione, anche se credo che questo dibattito sia utile, perlomeno per me lo è stato, per cercare di svolgere meglio il nostro ruolo di amministratori che tengono insieme tutti gli aspetti riguardanti una scelta pubblica.
Presidenza della Vicepresidente
Marzia Malaigia
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.
Sandro ZAFFIRI. … ma quest'oggi sento il dovere di farlo, di dire grazie al Movimento 5 Stelle che ci dà la possibilità di discutere e di mettere in evidenza l'incapacità, di un gruppo dirigente, di proporre una cosa alternativa rispetto all'ipotesi di RFI evidenziata da mesi e da anni.
Questo, secondo me, è l'aspetto essenziale della discussione, perché le soluzioni che ha detto il Presidente Ceriscioli sono tutte da realizzare su quel tratto di binario, però bisogna capire se si vuole realizzarle.
Il gruppo dirigente anche di questa Regione dice di no, perché volente o no ha fatto la scelta della Mancinelli, è inutile dire che la politica non c'è.
Presidente, la politica c'è, lei smentisca qui pubblicamente che non è d'accordo con la linea politica della Mancinelli, perché io leggo i giornali e vedo che il gruppo della Mancinelli organizza e fa assemblee.
La Mancinelli non appartiene al centro-destra, non appartiene al Movimento 5 Stelle, appartiene al Partito Democratico che ha fatto le sue elezioni primarie, è inutile che ride Presidente, è così!
Stamattina dovevamo discutere del mantenimento della linea ferroviaria su Ancona marittima con un progetto alternativo che non è la sicurezza dell'ing. Morellina, è l'eliminazione del passaggio a livello del Mandracchio. E' inutile che lei fa così … perché è così, la ferrovia non la conoscete, di cosa parlate? Parlate della lobby dei camionisti che vi dice di liberare il passaggio a livello! Il problema del porto non è il passaggio a livello, il problema del porto è il il collegamento con l'autostrada che non realizzerete mai con quel progetto di 7 chilometri in galleria, perché project financing non sta in piedi sul porto di Ancona. Le macchine, gli utenti, i camion, sono insufficienti a pagare il project financing, sono insufficienti.
O lo Stato ci mette i soldi così il project financing regge, altrimenti con le odierne condizioni numeriche non regge, questo è il problema del porto. Il problema è un collegamento veloce per arrivare all'autostrada. Questo non volete risolverlo con un collegamento a nord, non lo volete risolvere, questo gruppo dirigente non lo vuole risolvere, lo vuole risolvere con una galleria di 7 chilometri, ed il problema rimane.
Il problema rimane, allora prendiamo come capro espiatorio la stazione marittima, ma non è quello, ha ragione il Consigliere Maggi, non sono i 7 minuti del passaggio a livello. Il problema è che il trasporto merci, che deve andare al nord Europa, per uscire dal porto, per uscire da Ancona, perde circa 2 ore di tempo.
Questa è la drammaticità della cosa e voi la state riversando su Ancona marittima. Questa è l'incapacità del progetto, l'incapacità politica di governare un territorio, e questo naturalmente aggrava la situazione.
Questa mattina avremmo potuto discutere, per esempio, di andare dall'amministratore delegato delle Ferrovie Nazionali chiedendo, tutta l'Assemblea consiliare unita, maggioranza e minoranza, di poter fare un intervento per realizzare e migliorare quel servizio di trasporto pendolari, chiamiamolo in un modo attualmente di moda, la cosiddetta metropolitana di superficie, potenziando anche il trasporto su Ancona marittima perché si può eliminare il famoso passaggio a livello dei topi dell'Ing. Morellina. Si può eliminare spostando le condizioni, questo lo sa benissimo l'ex Presidente della Provincia di Ancona in quanto era un progetto degli anni '90, l'eliminazione del passaggio a livello, cosa che non è mai avvenuta, questo è il problema, ma perché non è mai avvenuta? Perché questo gruppo dirigente che ha governato il territorio negli ultimi vent'anni non si è mai imposto con forza alle ferrovie per fare questa modifica.
Questo è il problema di fondo, poi la Mole, caro Consigliere Busilacchi, la vivibilità della Mole c'è, si entra da nord e si entra nella Mole, c'è la viabilità del by-pass della Palombella, pertanto l'entrata c'è. Si entrava e si entra da sotto, dalla Banca d'Italia, non ci sono passaggi a livello, non c'è niente, la ferrovia è libera, questo è il progetto vero e questa mattina dovevamo discutere, credo Consigliere Maggi, di queste cose, invece si discute soltanto della chiusura.
E' un modo riduttivo, incapace, di un gruppo dirigente di progettare un territorio, di sviluppare un territorio per il trasporto su ferro e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Questo è il problema!
L'Autorità portuale non ha detto come eliminare le polveri di cavolino che vengono da quell'area e che portano i tumori. Dall'Autorità portuale non arriva questa proposta, perché non la fa? Sono decenni che c'è una discussione del cavolino, tutti lo sanno, gli anconetani sanno della polvere che arriva nei polmoni, però non si discute, c'è omertà, forse qualcuno è interessato a non fare emergere questo problema e allora ci si mette dalla parte della ferrovia da eliminare e si risolve il problema.
Credo che sia una scelta sbagliata, che porta ad un cambiamento di strategia, perché questa è una strategia, è chiaro. Lo so che l'Assessore al ramo è contento di poter risparmiare 820.000 euro delle Ferrovie e magari darli alla Conerobus sotto un'altra forma perché ha duemilioni e mezzo di debiti, probabilmente anche questa potrebbe essere una scelta.
Mi auguro che non si faccia la scelta di ridare i soldi alla Conerobus che è in difficoltà, attraverso un marchingegno del fondo regionale dei trasporti.
Credo che questo aspetto, e concludo, di Ancona marittima abbia creato grosse difficoltà sul territorio, ha creato delle interpretazioni diverse, delle interpretazioni oggettive, caro Consigliere Busilacchi, non quelle del sospetto, ma quelle dei fatti perché tutto risponde alla logica del Sindaco di Ancona, dell'ex Sindaco di Ancona e riguarda il collegamento di questa città.
La Mancinelli dice: “Bisogna farlo”, invece io credo che questa città abbia bisogno di altre proposte. Un capoluogo di regione che purtroppo non lo è, e bisognerà dirlo, giustamente, come farà il Presidente di questa Regione, alla Mancinelli che, credo, al primo abbaio che fa il PD di questa Regione Marche si accoda.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Grazie Presidente. Colleghi Consiglieri, signor Presidente della Giunta regionale, intervengo su questo punto con il profondo rispetto che merita la sua persona, il suo ruolo e mi permetto di aggiungere la mia stima personale.
Io sono per difendere la stazione marittima, questo lo dico agli amici del centrodestra, al Consigliere Zaffiri, sono per difendere la stazione marittima, ma politicamente mi sento vicino anche al Sindaco Mancinelli, quindi allargando ad altri aspetti il ragionamento che è stato fatto, se ci sono situazioni di inquinamento quelle vanno denunciate, non vanno collegate con la stazione marittima.
Ha ragione il Presidente quando dice il parere che conta è quello dell'ing. Morellina, è vero, questo è un dato di fatto, ma credo che con la volontà politica - ovviamente so a che punto del dibattito siamo, so quali sono le scelte - i progetti nel rispetto alle norme si costruiscono, perché i progetti si fanno rispetto a degli obiettivi.
Faccio un po' fatica a pensare che il trasporto su ferro possa avere questo insuccesso, possa subire battute d'arresto, perché di questo si tratta, il trasporto su ferro qui subisce una battuta d'arresto per un problema di sicurezza. Quando adottiamo, come in questo caso, misure di rete ferroviaria italiana e di fatto andiamo a bloccare una rete, a smantellare una rete ferroviaria italiana, sono preoccupato perché quando si smantella si sa dove si comincia, ma in nome della burocrazia poi non si sa mai dove si finisce.
Presidente, lei giustamente dice che i pedoni ci passano a piedi, ma io faccio fatica a pensare che quel treno sia più pericoloso del Frecciarossa che attraversa le stazioni di Falconara Marittima, di Senigallia o di Fano. Faccio fatica a pensare queste cose e quindi esprimo molta preoccupazione perché la sicurezza è un elemento prioritario su cui non si deve discutere, ma vanno realizzati progetti che possono contemplare e garantire questi aspetti.
Considero enormi le potenzialità della città di Ancona, vorrei che ogni scelta rafforzasse il suo ruolo di capoluogo delle Marche e, per quanto mi riguarda, mi sono sempre mosso ed intendo muovermi così. Rafforzare il ruolo di Ancona città capoluogo delle Marche significa costruire con le altre città, con le altre comunità, percorsi e progetti.
Domenica su un quotidiano locale, un cittadino anconetano poneva alcune domande: “Quanti sono i passeggeri? Da dove partono? Dove arrivano?” Emergeva una cosa: quel cittadino non era mai salito sul treno, almeno sui treni di trasporto locale marchigiano che funzionano così: quando uno va alla stazione di Fano, di Senigallia, di Fabriano, di Jesi, c'è un biglietto prestampato che dice “biglietto per Ancona”, quel biglietto viene obliterato alla stazione di partenza e il viaggiatore, a seconda degli orari, scende alla marittima o alla stazione centrale, ma nessuno di fatto conta il numero dei passeggeri, anche se dico che se ci fosse stata un'informazione forte e seria, sicuramente il numero dei passeggeri sarebbe aumentato.
Il problema non è solo il pendolare, è il valore dell'isola pedonale, è il valore di spostarsi a piedi. Oggi nelle città abbiamo scoperto il piedibus, tantissimi studenti che fino a non molto tempo fa utilizzavano lo scuolabus si spostano a piedi, gruppi di ragazzini si spostano dalle abitazioni verso le scuole, in tutte le città li vediamo, e una città che ha la possibilità di vedere connessi i binari con l'isola pedonale ha, secondo me, il dovere di mantenere questa connessione che sicuramente è il futuro, sicuramente è la città europea. Questo è il ragionamento che mi sento di fare, ovviamente senza nessuna contrapposizione con il porto.
Ieri mattina ho ascoltato l'Assessore Simonella, parlava giustamente della nuova darsena, la nuova darsena, dove tanta parte dell'attività del porto si svolge, rappresenta un luogo importante della produzione del lavoro, ma proprio perché quella è da un'altra parte, credo che la stazione marittima rispetto al porto non sia incompatibile, non lo è stata ieri e lo sarà ancora meno oggi, come pure la Mole Vanvitelliana.
Negli anni ho scritto della Mole Vanvitelliana anche su alcune riviste, per me la Mole Vanvitelliana è il palazzo Marinetti di Venezia o il palazzo dei diamanti di Ferrara, figuriamoci, quindi, se non colgo il valore di quell'importante, imponente e strategico edificio culturale, ma proprio perché rappresenta questo per me, il binario che passa lì non è un elemento di contrapposizione, ma di valorizzazione di una mobilità non incompatibile con la storia, con la cultura, con uno stile di vita impegnativo e improntato a un approccio ambientale e naturale.
Ripeto, senza contrapposizione con il porto, tra l'altro abbiamo lavorato negli anni, abbiamo ottenuto dei risultati per far sì che entrasse nella rete europea con la diramazione Helsinki-La Valletta.
Ho spiegato altre volte che la metropolitana di superficie sta dentro un altro progetto che, a mio avviso, sta dentro l'arretramento della ferrovia e quando il Consigliere Zaffiri fa un collegamento: ex Presidente della Provincia di Ancona, spostamento dei binari, non credo si possa riferire all'istituzione Provincia perché noi non solo eravamo d'accordo a qualsiasi modifica, ma addirittura volevamo spostare la linea adriatica, quindi anche questo, Consigliere, visto l'accostamento non proprio chiaro che ha fatto, è bene che ce lo diciamo con la necessaria franchezza.
Penso che oggi, ripeto, non dobbiamo discutere della metropolitana di superficie, dobbiamo dire che c'è un progetto realizzato, che ci sono tantissimi treni che raggiungono Ancona e che possono raggiungere il centro della città, se poi questa Assemblea prende atto che c'è un parere delle Ferrovie, una presa di posizione forte delle Ferrovie e una volontà politica che prende atto di questo parere, capisco la politica e capisco che non ci sono alternative, se invece vogliamo fare in modo che i servizi ferroviari costituiscano quello che effettivamente sono, cioè un sistema unitario sul territorio regionale, comprendendo tutti i servizi non di interesse nazionale, se lo vediamo dentro quest'ottica, credo che possiamo esercitare il nostro ruolo, ripeto, i servizi ferroviari costituiscono, e su questo chiudo, un sistema unitario, a mio avviso, sul territorio regionale.
Vogliamo limitarci ad affrontarlo solo dal punto di vista di un progetto che ci viene presentato senza costruire alternative? Sappiamo che si farà, ma dal mio punto di vista rappresenta un errore di non poca rilevanza.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Fabbri.
Piergiorgio FABBRI. Sulla questione voglio riportare alcune frasi che sono contenute nel Defr che ieri abbiamo avuto modo di discutere con i dirigenti e che pone l'attenzione sulla visione strategica che la Regione dice di avere, ma per ora i fatti contrastano con questa visione, rispetto alla mobilità, ai trasporti e al diritto alla mobilità.
Rispetto ai dati medi nazionali, questa è la pagina 47, missione 10, la copertura territoriale della rete infrastrutturale sia stradale che ferroviaria vede le Marche sottodimensionate sia in relazione all'estensione territoriale, chilometri di strade e ferrovie per chilometro quadrato di territorio, che in relazione alla popolazione residente; tale situazione è particolarmente evidente nella rete ferroviaria.
Riguardo alla mobilità regionale i dati Istat rivelano un eccessivo peso assunto dal trasporto su strada sia nel trasporto merci che in quello passeggeri e ciò si ripercuote sulla qualità dell'aria i cui livelli sono critici nelle aree caratterizzate dalla maggiore densità abitativa e di traffico.
Nel trasporto merci la modalità su gomma assorbe oltre il 95% delle tonnellate complessivamente movimentate in regione ed anche nel trasporto passeggeri l'utilizzo dei mezzi pubblici risulta contenuto e inferiore a quanto registrato in media nazionale.
A pagina 53, la missione 10 programma 06: politica regionale unitaria per i trasporti ed il diritto alla mobilità, dice: a ciò si aggiunge interventi volti alla razionalizzazione delle merci nei centri urbani, interventi atti a favorire l'incremento della mobilità sostenibile collettiva quali ad esempio interventi sui nodi di interscambio. Azioni individuate dal Por-Fesr 2014-2020 che rientrano nell'obiettivo specifico OS 14: aumento della mobilità sostenibile nelle aree urbane, sono: azione 14.1 rinnovo del materiale rotabile, azione 14.2 sistemi di trasporto intelligenti, azione 14.3 sviluppo delle infrastrutture necessarie all'utilizzo del mezzo a basso impatto ambientale anche attraverso iniziative di charging-up, azione 14.4 realizzazione di infrastrutture e nodi di interscambio finalizzati all'incremento della mobilità collettiva e alla distribuzione ecocompatibile delle merci e relativi sistemi di trasporto.
Stiamo parlando in tutti questi settori del porto di Ancona che è il maggior nodo intermodale che abbiamo in regione da poter sviluppare.
Ora obbedendo a pressioni esterne, stiamo, rispetto a quello che ci apprestiamo a discutere e magari a votare, per ragioni strane, non alzando lo sguardo e ragionando a 10 anni, assecondando qualcuno che ci chiede di avere mano libera sul porto. Questo a mio avviso ormai è chiaro. Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Sciapichetti.
Angelo SCIAPICHETTI. Brevissimamente perché quello che penso l'ho già detto in diverse sedute, non ultimi l'incontro di ieri e la seduta precedente del Consiglio.
Ringrazio gli intervenuti di oggi e quelli di ieri e quelli dell'altra volta perché ho visto che gli animi sono stati abbastanza sereni, ma la passione che ognuno ha messo negli interventi va sottolineata positivamente.
Credo che chi governa un processo regionale, chi governa ad ogni livello, debba stare ai fatti e non seguire le emozioni, le indicazioni o le sensazioni. Noi dobbiamo prendere una decisione perché non possiamo continuare a far finta che la cosa possa essere rinviata, come è stato fatto per troppo tempo. I motivi li ha spiegati il Presidente.
Nell'assumere la decisione che dobbiamo comunque prendere, dobbiamo stare ai fatti e l'incontro di ieri è stato determinante e fondamentale per far capire e per far prendere coscienza ad ognuno di noi di quelli che sono i fatti reali. Per il resto, a chi mi accusa o ci accusa di politicizzare la questione, rispondo che la cosa è opposta, è rovesciabile, noi stiamo ai fatti che dicono: a) che lì non si possono fare proroghe perché l'ing. Morellina ha detto: “E' responsabilità personale sulla sicurezza, io non mi assumo nessuna responsabilità”; b) non si possono chiedere deroghe perché l'autorità nazionale per la sicurezza nei confronti di questi progetti e di queste situazioni non accoglie deroghe, non è che non è accoglibile, non è neanche presentabile; c) il progetto che ha fatto le Ferrovie è l'unico possibile, quindi non si possono installare semafori, come qualcuno romanticamente ha detto; per mettere in sicurezza i passaggi c'è bisogno di sbarre, l'ha ripetuto ieri l'ing. Morellina con grande chiarezza.
Se questo è, alla luce di queste tre cose, l'Autorità Portuale, e ieri c'era il Presidente, ci ha detto: “Guardate, noi siamo disponibili ed eravamo disponibili a trovare soluzioni alternative, ma se ci viene riconfermata che questa è l'unica possibile soluzione, questa ci crea difficoltà, ci crea problemi”.
E' politica tenerne conto? Significa politicizzare un dibattito tenere conto di questo fatto? Tenere conto del fatto che l'amministrazione comunale di Ancona sostiene che se ci sono le sbarre il traffico si blocca? L'ing. Morellina ieri ha detto - qui abbiamo discusso di cinque, sei, sette minuti - se non ho capito male, forse anche più di sette minuti, e se ogni volta che passa il treno blocchiamo il traffico per sette minuti, va in cortocircuito la città. Penso che questa non sia politica, ma tenerne conto sana amministrazione, no far finta di niente, e non far finta di niente significa assumersi le necessarie responsabilità e le necessarie decisioni.
A qualcuno potrà anche far sorridere, ma siccome l'ho detto, lo ribadisco qui, non l'ho detto fino a ieri, non l'ho riferito proprio perché non volevo ridurre il dibattito a questo, però bisogna che noi lo sottoliniamo perché siamo amministratori e l'ha ricordato bene il mio capogruppo Busilacchi, noi dobbiamo tener conto anche della sostenibilità dell'intervento perché un conto è il romanticismo, un conto è la realtà. La sostenibilità dell'intervento dal punto di vista economico ci dice che quel tratto di ferrovia ..., qui ho sentito il discorso che la politica del trasporto su ferro potrebbe subire con questa decisione una battuta d'arresto incredibile, io penso che dobbiamo stare alla realtà e se vogliamo continuare a mantenere quel servizio su scala regionale, dobbiamo anche tener conto che le risorse che non abbiamo e che dobbiamo reperire, dobbiamo utilizzarle al meglio. Se sappiamo che quel tratto di ferrovia ci costa 820.000 euro con il servizio alternativo e sostitutivo ci facciamo carico delle esigenze dei pendolari, capisco anche le loro difficoltà che non vanno, ad onor del vero, drammatizzate o estremizzate, per cui credo che possa esserci un bus, una navetta alternativa ... - Consigliere Zaffiri io non l'ho disturbata, abbia il buon senso di ascoltare, anche lei a detto tante che potevano essere … - un servizio aggiuntivo che Conerobus possa garantire per un anno, per non far pagare agli utenti, ai pendolari di quella tratta, con 28.000 euro di contributo.
Penso, Consigliere Maggi, che un buon amministratore debba tener conto, in un momento come questo, anche e non solo della situazione e del discorso economico.
Dopo di che è chiaro che la decisione …, anche qui voglio dirlo perché in questi giorni sui giornali mi sono state messe in bocca cose che non ho mai pronunciato, io non ho detto che questa è la soluzione ottima, non l'ho mai detto, ho detto che è l'unica possibile e non è neanche possibile pensare che l'Assessore abbia fatto come qualche associazione ha scritto “la parte di Ponzio Pilato” perché significherebbe lavarsene le mani e far finta di niente.
Noi siamo entrati nel merito, abbiamo cercato di valutare, abbiamo ascoltato, perché questa discussione è durata quattro mesi e, per quanto mi riguarda, abbiamo fatto il supplemento di indagine, così come era stato chiesto nell'ultimo Consiglio.
Credo che ad oggi, non essendoci stati ieri, non un mese fa, fatti nuovi, concreti, che possano portarci ad un cambiamento della decisione, ad una modifica della decisione che abbiamo adottato, la mozione debba essere respinta.
Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi mettiamo ai voti gli emendamenti presentati.
Emendamento n. 19/1 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa non approva)
Emendamento n. 19/2 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa non approva)
Emendamento 19/3 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa non approva)
Emendamento 19/4 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa non approva)
Emendamento 19/5 a firma del Consigliere Maggi. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa non approva)
Emendamento 19/6 a firma del Consigliere Rapa. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa non approva)
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Maggi.
Giovanni MAGGI. La preghiera è all'Assessore Sciapichetti: cortesemente ci faccia vedere se questa cosa costa 820.000 euro alla Regione, a noi risulta molto meno, se poi ci sono degli artifici contabili e noi siamo in errore chiederemo ammenda.
Perché sa, verba volant scripta manent, non è niente di personale nei suoi confronti, è sicuramente una grande delusione nei confronti di affermazioni, programmi politici che vengono disattesi su dichiarazioni pretestuose.
Ci sono due pareri tecnici completamente difformi che parlano solo di minuti e su questo l'Autorità portuale ha fatto dichiarazioni contrastanti dicendo che sui tempi ci si poteva aggiustare, comunque prendo atto, prendiamo atto che quello che c'è scritto sulla carta e sul Def non va preso in considerazione, non va data fede a quello che avete scritto sui programmi, quindi noi staremo ancora più attenti di quello che facciamo per capire, in effetti, quando si dice una cosa dietro che cosa c'è, perché le dichiarazioni che ho fatto io, le letture che ho fatto io ed il Consigliere Fabbri dichiarano tutt'altra cosa rispetto a quello che avete detto oggi qua.
Quando ci sarà la discussione sul Def regionale, quando ci sarà la discussione sui bilanci, su queste cose, terremo presente che questa Assemblea è connivente di fronte ad una amministrazione, a più amministrazioni del vostro partito, se preferite non dico del vostro partito, dico del PD, visto che non c'è una corporazione di partito in questo senso, come ha precisato il Presidente Ceriscioli, che ha reso questa città barbona, maltrattata e violentata.
Chiunque sta qui da qualche anno o viene da fuori si rende conto che questa città è diventata non il capoluogo delle Marche, ma capoluogo per l'incuria, l'inefficienza, la mediocrità della vita di una città che era una città bella, accogliente, che sicuramente aveva dalla sua anche una posizione invidiabile sul mare. E' diventata una città sporca, una città malandata, una città piena di inquinamento.
Il problema è che, e sicuramente gli elettori sapranno tenerlo presente tra due anni quando voteranno per il cambio dell'amministrazione di questa città, tra tutte le perle che sono state fatte per rendere questa città barbona, c'è anche quella dell'abolizione della stazione marittima, una cosa veramente delittuosa e la complicità del PD della Regione ha fatto una delibera di Giunta che ha avallato questo delitto che offende non tanto la città di Ancona quanto tutti gli abitanti anconetani.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Zaffiri.
Sandro ZAFFIRI. Esprimo il giudizio di una votazione positiva su questa mozione anche perché abbiamo ascoltato i sostenitori del non voto che hanno parlato di sicurezza, hanno parlato di tante altre cose, io dico che hanno parlato di castronerie, perché la sicurezza sono 146 treni, Presidente, che quotidianamente ancora passano in mezzo all'API. Questa è la sicurezza a casa nostra!
Seconda cosa che riguarda l'aspetto di Ancona marittima in un ragionamento di trasporto su ferro, questa Aula non è voluta all'unanimità andare dalle FS a Roma per chiedere un progetto alternativo, non la messa in sicurezza dell'ing. Morellina che è il referente dell'impianto di Ancona, è giusto che sia così perché lui è responsabile della sicurezza di quel tratto, e chiedere alle FS un'ipotesi alternativa di messa in sicurezza che riguardasse il trasporto ferroviario su Ancona marittima.
Questa è una seconda lacuna, voi non avete voluto portare questa discussione, questo nuovo progetto di salvare il porto, come dite voi, l'ambito del Lazzaretto ed il collegamento su Ancona marittima. Non l'avete voluto portare perché vi siete fermati alle dichiarazione dei no di un Assessore del Comune di Ancona che pubblicamente dice di pensare ai pendolari quando invece ha distrutto l'intero territorio del capoluogo di Regione ed il trasporto pendolare anche sui mezzi di gomma tanto che i pendolari da mesi sono in balia delle intemperie.
Questa è la realtà e voi avete avallato le richieste di un Assessore.
Presidente, lei continua a ridere su questi argomenti, ma le considerazioni sono i fatti, i fatti purtroppo danno ragione a noi, questa è la realtà territoriale e se lei non la conosce si documenti e si informi e vedrà che le cose stanno in questi termini, o noi siamo pazzi o dall'altra parte vengono sostenute cose che non sono vere.
PRESIDENTE. Ha la parola, per la dichiarazione di voto, il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Grazie Presidente. Consiglieri, nella seduta odierna e in quella di due settimane fa ho espresso, in modo chiaro, le mie opinioni e le mie convinzioni. Registro le volontà che si sono manifestate, pertanto non mi astengo, non mi sono astenuto sugli emendamenti e non mi asterrò sulla mozione, ma non partecipo al voto.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Celani.
Piero CELANI. Esprimo in pratica la contrarietà all'eliminazione della stazione marittima in virtù di un ragionamento fatto sull'utilità di mantenere all'interno del porto il trasporto su ferro.
Oggi, devo dire anche con rammarico, ho ascoltato questa discussione e registro due situazioni, faccio quindi due riflessioni velocissime, per rafforzare il mio voto a favore di questa mozione nel convincimento dell'utilità di questa piccola strada ferrata.
La prima considerazione è questa: mi dispiace che nel dibattito che c'è stato in Ancona, all'interno dell'Autorità portuale, del Comune di Ancona e delle altre associazioni di categoria che gestiscono le operazioni all'interno del porto, non si sia parlato di un progetto integrato tra quelli che sono i sistemi di trasporto.
Se andiamo ad analizzare le aree portuali più importanti che abbiamo in Italia, non ce n'è una che non abbia una strada ferrata all'interno, sia per il trasporto passeggeri che per il trasporto delle merci.
Questo dispiace perché noi votiamo una mozione in virtù di una relazione tecnica fatta da un professionista, ovviamente di grande esperienza che non metto assolutamente in dubbio, che fa riferimento ad una responsabilità personale, giusta, a cui non si può assolutamente sottacere, ma che non dà alcuna soluzione alternativa per risolvere il problema.
E' troppo semplice perché se guardiamo soltanto la responsabilità dovremo chiudere tante strade comunali, tante strade provinciali, tante autostrade nonché tante altre ferrovie.
Se solo questo è il parametro noi avremmo una Regione, ma anche un'Italia, paralizzata da questo punto di vista.
Credo che il problema non sia stato affrontato sull'onda di una programmazione, ma sull'onda di un'emotività e di alcune esigenze, possiamo dire, parziali, di parte, di alcune strutture che lavorano all'interno del porto e non si è tenuto conto delle esigenze di tutti gli utenti di quest'area.
Credo che il Comune di Ancona abbia perso una grandissima occasione da questo punto di vista, per dare una soluzione definitiva in termini di riqualificazione, non soltanto logistica, ma anche ambientale di quell'area.
Ecco il motivo per cui sono favorevole a questa mozione.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Mozione n. 19. La pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa non approva)
Proposta di legge n. 16
ad iniziativa della Giunta regionale
“Modifica alla legge regionale 22 aprile 2013, n. 6 'Disposizioni urgenti in materia di trasporto pubblico regionale e locale'”.
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 16 ad iniziativa della Giunta regionale.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Biancani.
Andrea BIANCANI. Grazie Presidente. La legge regionale n. 6 del 2013 disciplina la programmazione e la gestione del trasporto pubblico locale nelle more di una legge di riordino e di riorganizzazione del trasporto pubblico e locale.
Oggi con questa legge andiamo a modificare l’art. 7 della legge regionale 6/2013 che prevedeva che entro la data del 30 settembre 2015 la Regione Marche dovesse provvedere alla realizzazione delle gare per il trasporto pubblico locale. Le gare non sono avvenute, quindi, oggi dobbiamo modificare la data. Nella prima stesura della legge era prevista la data del 31 dicembre 2016, mentre l’emendamento che ho presentato allunga questo termine portandolo al 31 dicembre 2017. Motiverò anche perchè ho presentato l’emendamento.
Voglio fare un attimo la storia. Questa Assemblea legislativa, nell’ottobre 2013, ha approvato il programma triennale dei trasporti, approvato da tutti i Comuni che hanno il trasporto pubblico, e successivamente doveva approvare lo schema del disciplinare gara, questo schema è stato portato all’attenzione del CAL, nel 2014, che ha dato parere negativo. Questo ha bloccato l’iter. Dl fatto la Regione Marche non ha previsto di rifare un altro disciplinare di gara fino ad oggi e, siccome la gara doveva scadere il 30 settembre 2015, non siamo nella condizione di farla.
Nel frattempo sono successe molte cose, innanzitutto c’è il discorso delle Province che, con la modifica delle competenze, anche nel trasporto pubblico, varia gli equilibri tra la Regione e le Province. Il Dirigente del Servizio regionale nel frattempo è andato in quiescenza ora abbiamo altri funzionari che si occupano del Servizio.
Con questa proposta di legge vorremmo portare al 31 dicembre 2017 la data ultima. Devo dire che nel frattempo c’è stato anche un ulteriore parere espresso del CAL che ci ha portato ad allungare la gara.
Il CAL ha dato due motivazioni ed una richiesta, chiede lo spostamento della data dal 31 dicembre 2016 al 31 dicembre 2017. Dall’altra parte anche con un confronto più diretto con i funzionari attuali del Servizio trasporti si è evidenziato quanto potrebbe essere difficile riuscire a terminare la gara entro il 2016, perché vi ricordo, comporta rifare il programma triennale dei trasporti, ritornare nei Comuni per avere il loro parere, rifare il bando di gara che deve essere ulteriormente approvato dal CAL.
Riteniamo che, per evitare di presentare un'ulteriore modifica alla data, sia necessario posticiparla dal 2016 al 2017.
Tra le richieste del CAL ce ne sono una serie che comportano un confronto aperto e diretto con i Comuni. Spetterà non solo alla mia Commissione, ma anche all’Assessore Sciapichetti fare in modo che il lavoro che la Regione Marche porterà avanti nel corso di quest’anno, possa arrivare al nuovo piano triennale dei trasporti e successivamente al nuovo bando di gara con un confronto diretto con gli Enti locali su cui le nostre scelte andranno a ripercuotersi.
Penso di avere spiegato come stanno le cose. Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Bisonni.
Sandro BISONNI. Buongiorno a tutti. Grazie Presidente. In Commissione il Movimento 5 Stelle ha espresso parere negativo a questa proposta di legge.
Per capire, devo un attimo ricordarvi alcune cose, pemettetimi di fare una piccola storia di quella che è la gestione del trasporto pubblico nella nostra regione.
Vecchia Giunta, parliamo dell'amministrazione Spacca, il 30 luglio 2010 viene approvato un aumento dei titoli di viaggio di circa 4,5%, incremento del costo medio dei biglietti di 4,5%; 2011: viene approvata una riduzione delle risorse, cioè investimenti, pari al 5% che coincide ad una riduzione dei chilometri del servizio di 2.100.000 chilometri; 21 maggio 2012: viene elargita una quota una tantum alle aziende del trasporto pubblico locale pari ad 1,5 milioni di euro. Abbiamo dato 1 milione e mezzo di euro alle aziende; 28 dicembre 2012: ulteriore riduzione del servizio, corrispondente al 4% delle risorse, 1.570.000 chilometri in meno; 15 luglio 2013: ritorna un secondo aumento dei titoli di viaggio, questa volta del 10% medio. A questo si aggiunge una prima proroga della scadenza del contratto di servizio al 31 dicembre 2013, una seconda proroga della scadenza del contratto di servizio al 30 giugno 2014, una terza proroga della scadenza dei contratti del servizio al 31 dicembre 2014 e una quarta proroga alla scadenza del contratto di servizio al 30 settembre 2015. Quindi, quattro proroghe, oltre a quello che ho detto prima.
Finalmente voltiamo pagina, arriva il Presidente Ceriscioli, maggio 2015, grida agli elettori: “C’è voglia di nuovo!” E cosa fa la Giunta Ceriscioli? Il 28 agosto 2015: aumento dei titoli di viaggio del 10% medio, e qui ci ritorneremo, perché stanno venendo fuori ulteriori elementi di novità, io sto investigando, ne riparleremo.
Arriviamo ad oggi: 24 novembre 2015, quinta proroga al 31 dicembre, addirittura, 2017.
Questo quadro che ho fatto delinea sostanzialmente una gestione del trasporto pubblico che non ha una visione politica, è una gestione, a nostro avviso, adeguata.
Ci dovreste dire, innanzitutto, se dentro queste aziende che gestiscono il trasporto pubblico, ad esempio, ci sono delle quote di privati, stiamo facendo delle proroghe a favore di queste aziende, ci sono dentro quote di privati? La risposta già la sapete!
Altra cosa. Su questa procedura è stato chiesto il parere all’ANAC? Questo pure è un punto importante, andrebbe chiesto perché se l’ANAC si dovesse esprimere verso una illegittimità, ci ritroveremo da capo con una serie di problematiche molto gravi.
Concludo, dicendo che abbiamo visto la stazione marittima, potrei ricordare l’Aerdorica, il trasporto pubblico della Regione Marche sta andando allo sfacelo. Non è possibile seguitare a prorogare, noi avevamo chiesto tempi rapidi perché questa situazione non era possibile prorogarla ulteriormente. Abbiamo chiesto tempi più rapidi, si parlava di dicembre 2016, noi abbiamo detto: giugno 2016, ora addirittura andiamo a dicembre 2017. Ci domandiamo: “Ma cosa state facendo al trasporto pubblico marchigiano? Cosa state facendo?” Noi a questo gioco non ci stiamo. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.
Luca MARCONI. Purtroppo questo non è un gioco, è una realtà di fronte alla quale possiamo assumere due atteggiamenti mentali: uno è quello del rifiuto, senza soluzioni, che non qualifico; l’altro è quello dell’approccio responsabile, di chi sa che c’è una difficoltà oggettiva ed è evidente che ogni proroga, a fronte di un impegno e di una scadenza, è sempre una sorta di abdicazione.
Quello che è stato detto o che è possibile dire in opposizione a questa legge, nei confronti dell’attuale Giunta e dell’attuale Assessore, mi sembra ingeneroso, perché, è evidente, le difficoltà che sono state rappresentate dal relatore sono oggettive.
Mettiamola così, Assessore, personalmente, in Commissione trasporti e viabilità, la vecchia IV Commissione con Presidente Giancarli, mi ero duramente opposto alla proroga e a ipotesi di proroga a marzo 2015, quindi per un fatto di pura onestà intellettuale, non partecipo al voto sull’emendamento, ma chiaramente voto la legge. Un atto che credo che questo Consiglio debba fare perché in Conferenza dei Capigruppo è stata annunciata la mozione del Presidente del Gruppo PD Busilacchi, relativamente alla stazione unica appaltante che, per svolgere bene il proprio lavoro, deve avere una struttura più adeguata.
Prendiamo atto di questo, ma prendiamo anche atto del fatto che nel settore trasporti, evidentemente poi sceglierà l’Assessore, però vorrei capire le ragioni, non faccio dietrologie perché non è nel mio stile, non serve a niente, possiamo immaginare quello che vogliamo, c’è una difficoltà e credo che qualsiasi Giunta, se non fosse stata costretta, non sarebbe venuta qui con un'ulteriore richiesta di proroga, l’avrebbe fatta e basta.
Da una parte, Assessore, mi auguro che questi due anni non servano e che si possa provvedere prima, ma insieme a questo augurio, direi non dormiamo su questo argomento. Questa è certamente una mia raccomandazione pleonastica, pertanto dico pure che se c’è bisogno in Consiglio, in Giunta, nelle forme che si ritengono più opportune, anche in sede di bilancio, di qualche intervento straordinario affinchè la struttura dei trasporti sia messa in condizione di svolgere questa gara siamo a disposizione in questa direzione. Penso che in questo, come in tanti altri rami dell’amministrazione, cominciamo a notare dei deficit strutturali, a volte non si tratta solo di personale, si tratta di organizzazione, di capacità manageriali, ma indubbiamente il problema c’è, non nascondiamoci dietro un dito, quindi aiutiamoci.
Credo che in questo senso, ripeto, da parte mia e del mio gruppo, ci sia tutta la disponibilità a che il problema si risolva, anche in termini strutturali e organizzativi e questa benedetta gara si possa finalmente celebrare.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Celani.
Piero CELANI. Grazie Presidente Siamo, come già è stato detto, alla quinta proroga, una cosa francamente non usuale per quanto riguarda interventi e atti amministrativi di così grande importanza.
Come ha detto il Consigliere Marconi, non credo che la Giunta abbia deciso improvvisamente, alzandosi la mattina, di dare una proroga di un anno, anzi direi di due, se non fosse stata, secondo me, pressata dalle aziende marchigiane che gestiscono il trasporto pubblico locale. Il vero problema di tutto questo ambaradàn credo stia proprio lì dentro, all’interno degli apparati tecnici amministrativi e politici che abbiamo nelle nostre aziende di trasporto pubblico locale.
Dati alla mano e cronache di stampa, ci dicono che queste aziende non funzionano in questo momento, assolutamente, e non è soltanto un problema di risorse e di tagli che sono stati fatti negli ultimi anni, è che strutturalmente non funzionano, ve lo dice uno che per diversi anni, rappresentando un ente territoriale, è stato socio ed ha rappresentato delle comunità locali all’interno di queste aziende.
Primo: le aziende gestiscono dei bacini di utenza piccolissimi e non hanno assolutamente la possibilità di fare economia di scala, né dal punto di vista economico né da quello strutturale collegandosi con i territori contermini.
Seconda osservazione. E' mancato in questi anni, dobbiamo dircelo, anche un coordinamento da parte della Regione, perché non si può affrontare un momento importante come questo, quando si mette a gara il trasporto pubblico locale, senza porsi il problema se è il caso o meno di coordinare le azioni di tutto quello che abbiamo sul territorio. Non si può lasciare andare le aziende in ordine sparso, ognuna a fare un proprio bando ed a mettere sul mercato quelle poche cose che hanno. Perché se ci fossero ..., noi, in questo momento, siamo fortunati, perchè siamo circondati da aziende pubbliche o perlomeno da aziende a prevalente capitale pubblico, ma di diritto privato, quali sono le aziende S.p.A, che è una cosa molto diversa, che non godono di grande salute. L'unica forse è l’ARPA, l’azienda regionale pubblica abruzzese, che viaggia abbastanza bene, ma l'APM di Perugia traballa un po’ perché, se queste fossero state grandi aziende, non penso a quelle straniere, ci avrebbero subito fagocitato in quando noi non abbiamo la forza di rispondere in modo efficiente ed efficace ad una gara di questo tipo dal punto di vista del progetto e dal punto di vista economico.
Ricordo che l’Azienda di cui il Comune e la Provincia di Ascoli Piceno fanno parte, la START, non era in grado nemmeno di mettere giù un discorso tecnico, una struttura che potesse elaborare questo progetto di bando. Questo dobbiamo dircelo e quindi è necessario ci sia una coordinamento a livello regionale, non dico che predisponga un bando tipo che è diverso, ma che costringa le aziende ad associarsi per rispondere su bacini più grandi. Ragazzi non possiamo continuare a gestire servizi di questo tipo su fazzoletti di terra, dove arriviamo? Non potremmo mai fare economia di scala in termini di servizio, non soltanto di risparmi.
Credo che la proroga, anche se rappresenta un grande segno di inefficienza di tutto l’apparato, in primis di quello regionale che non ha saputo coordinare, sia indispensabile se non vogliamo lasciare in mezzo ad una strada, nel vero senso della parola, le nostre aziende di trasporto pubblico locale.
Presidente della Commissione, operate in modo tale che questo coordinamento ci sia, in maniera veloce, per capire che cosa stanno facendo e cosa hanno fatto fino adesso, se c’è stato un collegamento tra le varie società, se quella di Ascoli si è collegata con quella di Ancona o di Fermo, se si è collegata con quella di Pesaro, se hanno fatto, in senso buono, non in senso brutto, cartello.
Questo è importante nel trasporto pubblico locale, tenuto conto che le risorse sono sempre più scarse. Questo è un segno di grande trascuratezza in un settore importante per lo sviluppo socio economico della nostra regione,
Ripeto, faccio tutte queste critiche in quanto ho vissuto dall’interno le difficoltà di queste aziende che non hanno, in questo momento, una stella cometa, perché non c’è nessuno che le coordini ed io ritengo che sia una cosa indispensabile da questo punto di vista.
Mi auguro di non dover esaminare questo atto per una sesta proroga, che sarebbe deleteria, anche perché se arrivassimo al 2019 l’Europa ci metterebbe in infrazione.
E' impossibile continuare in questo modo, derogare continuamente, rimandando una ristrutturazione del servizio regionale.
Guardate, e chiudo veramente, l’Abruzzo da anni ha fatto l’Azienda regionale unica del trasporto pubblico locale e funziona, noi abbiamo da Pesaro ad Ascoli …, quante? Cinque o sei aziende di trasporto pubblico locale? Immaginate che bailamme abbiamo in questo settore. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zura Puntaroni.
Luigi ZURA PUNTARONI. Grazie Presidente. Essendo componente della Commissione, ho partecipato e abbiamo toccato con mano quello che era apparentemente un problema superficiale, poi in realtà molto complesso. Anche perché il Presidente Biancani, giustamente, ci ha ricordato che è la seconda voce economica della Regione.
A differenza della visione del Consigliere Bisonni, sempre molto integralista, anche se da un lato il suo integralismo è giusto, noi dobbiamo riferirci ad aziende nostre, del territorio nostro, che hanno abitudini malsane che bisogna correggere, ma non possiamo farlo all’improvviso, pena la decadenza dei contratti, pena i posti di lavoro. Non possiamo darci la zappa sui piedi.
Vorrei soltanto dire al Consigliere Biancani, Presidente della Commissione, che sarei curioso di avere un confronto con le aziende del territorio. Varrebbe la pena in questi, apparentemente, due lunghi anni che abbiamo di fronte, sentire perché non vogliono sposarsi. Qualcuno dirà che non lo vuol fare, ma io vorrei capire fino a che punto queste teste sono attente, lungimiranti, innovative oppure chiuse. Se sono chiuse, devono morire, non c’è speranza, noi proviamo a difenderle, ma ha ragione il Consigliere Bisonni a dire che devono morire subito, ma prima di farle morire, vorrei capire il perché del no. Se non capiscono, dobbiamo lasciarle perdere.
Io vivo in un ambiente di estrema concorrenza, sono a provvigione, tutte le mattine mi butto in un oceano in tempesta ed ogni sera mi dico: “Sono sopravvissuto anche oggi”, sono quarant’anni che sopravvivo, poi si diventa forti perchè c’è una competizione sfrenata.
Perchè queste aziende sono deboli, fradici e ingestibili? Perché non sanno neanche dove sta di casa la competizione, però, bisogna utilizzare questo tempo, essere equilibrati, capire il perché e se poi non lo capiscono, farle morire, non ci può essere pietà. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.
Sandro ZAFFIRI. Grazie, Presidente. Credo che questo sia un altro argomento, Assessore, molto importante.
Ho ascoltato con attenzione gli interventi, ho sentito che c'è una mozione presentata dal gruppo di maggioranza sulla stazione unica appaltante, ma non è questo il problema.
Il problema è oramai più che decennale, ed è la mancanza sul servizio di trasporto pubblico locale di una regia politica. E’ vero che le imprese marchigiane sono restie a un'ipotesi di unificazione o ad un'unica azienda, però io chiedo che cosa ha fatto la politica? Cosa hanno fatto gli esecutivi su questo problema? Sono gli stessi che hanno una continuità, credo che questo sia il vero problema, credo che questo sia l'aspetto essenziale in merito alla proroga.
In questo periodo non si riesce, io dico, ad obbligare le imprese a mettersi insieme, Assessore. L'impresa è capitale privato e risorse umane, entrambi fanno parte dell'impresa: risorse umane e capitale. Questo binomio non può essere affrontato solo sotto l'aspetto del capitale, ci sono anche le risorse umane. Poi può accadere, è facile, quello che è successo in Toscana dove sono arrivati i francesi che hanno vinto, anche lì mi sembra ci fosse una polverizzazione di aziende.
Qui ci sono milioni di chilometri, Assessore, c’è qualche soldo, ci sono delle imprese nazionali come il gruppo FS o i francesi che sono esperti in questo settore e che sono già arrivati in Italia, quindi, noi dobbiamo trovare, in termini politici, il modo per obbligare Bucci che parte dal nord, cito questa ditta solo perché parte dal nord e cito una città che è la stessa cosa, ed arrivare ad Ascoli Piceno.
Riuscire a fare, questa è la scommessa, Assessore! So che è una scommessa immane, però è da tentare, da percorrere e ritorno alle risorse umane che sono un aspetto importante. Ci sono queste gare, ma sappiamo tutti che i contratti di lavoro poi vengono rotti, vengono rifatti, ci sono condizioni normative ed economiche diverse rispetto alle precedenti, è questo l'aspetto essenziale che credo sia l’obiettivo centrale della politica.
Credo che fare le cose che non sono mai state fatte in questi ultimi 10 anni, dico 10 anni per non allargare troppo perchè mi ritengo troppo vecchio, se vado ancora più in là vuol dire che questo problema l'abbiamo affrontato già dagli anni 80, ma non mi hanno voluto mai ascoltare.
Nelle Marche c'era già questa polverizzazione delle aziende, prima erano ancora di più rispetto alle 8/10, non so quante sono, di oggi e credo che queste aziende da 10 debbano diventare una, penso che questa sia la sua sfida, Assessore.
E' una sfida veramente importante e, a quel punto, si può costruire, in termini di legittimità, un percorso anche appaltante per salvaguardare sia il capitale che le risorse umane in questo territorio, come è avvenuto già per altre strutture pubbliche, dove i percorsi appaltanti, in termini di legittimità, vengono rispettati, ma, guarda caso, ci sono i gruppi che hanno quelle determinate caratteristiche e vincono gli appalti.
Sul trasporto pubblico dobbiamo seguire un percorso con la massima trasparenza, nella legittimità, ma un percorso che salvi, se è possibile, ma credo che esistano le condizioni, il capitale, cioè le imprese, e le risorse umane perché dobbiamo diventare alleati dei lavoratori.
Quest’Aula deve diventare alleata dei lavoratori che devono spingere verso il capitale privato affinché le aziende modifichino la loro impostazione perchè, davanti a queste 10 aziende della regione Marche, l'unica ipotesi di criterio appaltante per il trasporto regionale, è chiaro, non può che fare appetito ai grandi gruppi che sono già entrati in altre regioni.
Per far questo Assessore la sua è una sfida, credo che non sia tutta in salita, perché se quest'Aula, siamo un po' nelle stesse condizioni della discussione di prima, si mette d'accordo per cercare un percorso potrebbe raggiungere un risultato positivo, ovviamente se siamo uniti e se siamo convinti che questo sia nell'interesse della comunità marchigiana.
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Sciapichetti.
Angelo SCHIAPICHETTI. Ringrazio tutti gli intervenuti. Voglio raccogliere l'appello del Consigliere Marconi ad un approccio responsabile a fronte di una difficoltà oggettiva, perché è innegabile che siamo di fronte ad una difficoltà oggettiva, come regione, nel settore dei trasporti.
Difficoltà che dipende da molti fattori, difficoltà economiche, per essere l'ultima regione d'Italia in quando a trasferimenti dal fondo nazionale, ma anche difficoltà tutte nostre, regionali.
Voglio ricordare a tutti che l'ufficio oggi è retto da una facente funzioni, è senza dirigente anche se, fra qualche giorno, dovrebbe arrivare, ma è ovvio che mettere mano ad un bando di gara così importante richiede un’attenzione particolare ed uno staff di collaboratori in grado di poter lavorare, a tempo pieno, su un documento che è di fondamentale importanza.
La legge che oggi andiamo ad approvare, il testo è stato emendato ed io lo condivido, dice: “non oltre il 31 dicembre 2017”. Dico al Consigliere Bisonni che ha ragione quando dice che bisogna affrettare, io sono convinto come lui che noi dobbiamo fare il possibile per affrettare la gara, ma questa è una gara europea che c'impone un'attenzione particolare, non possiamo farla su due piedi, perché dobbiamo salvaguardare un patrimonio di imprese che danno lavoro a centinaia, forse a qualche migliaia di persone e danno la possibilità di sopravvivere a migliaia di famiglie. Dobbiamo fare tutto con la dovuta attenzione.
Qual è lo stato dell'arte? Perché oggi dobbiamo ottenere il rinvio? Per la verità, non so - ero consigliere nella passata legislatura e mi assumo la responsabilità che mi compete, non voglio assolutamente scaricare su altri responsabilità che sono anche miei - però il fatto che la Regione Marche abbia chiesto più volte il rinvio e stabilito il termine ultimo per la gara, la vede unica sul territorio nazionale, peraltro è stata poi costretta al rinvio. Ad oggi la gara è stata fatta dalla Regione Toscana, tranne per le Province autonome che hanno un altro percorso, l'ha ricordato il Consigliere Zaffiri, ed è andata come è andata, l’esito è stato che i francesi l'hanno vinta.
Sapendo che l’Europa imponeva il 2019 - entro il 2019 la gara deve essere fatta, se no altro che infrazioni, ci sono i danni e verremmo commissariati - negli anni sono state stabilite date che difficilmente potevano essere rispettate, anche la data del 31 settembre 2015 vedeva in mezzo le elezioni. Cosa è successo? È successo che l’ufficio ha fatto un documento di gara che è stato mandato al CAL che lo ha interloquito dicendo che c’erano aspetti da rivedere, nel frattempo c’è stata la campagna elettorale e tutto si è bloccato per le elezioni. Siamo arrivati al 30 settembre e non è stato possibile effettuare la gara. Dobbiamo ripartire da lì, da quei documenti e fare in fretta, se no non riusciremo a farla perché ci sono anche dei tempi tecnici che debbono essere rispettati. Giugno 2016 è impossibile perché dovremmo avere i documenti entro l’anno, questo non è possibile pretenderlo, ma entro il 2016, possibilmente, dovremmo riuscire a portare a termine la gara. Abbiamo fissato un tetto oltre il quale non possiamo andare, se lafacciamo prima è meglio.
Rimane il tema principale che guardate, gara o non gara, è quello di una frammentazione, di una parcellizzazione, di una divisione endemica delle aziende marchigiane. Questo è il vero problema che abbiamo di fronte, su questo condivido quello che ha detto il Consigliere Celani, dobbiamo fare il possibile, possiamo spingere, possiamo favorire, possiamo promuovere, ma non possiamo costringere perché non abbiamo la possibilità di obbligare, certo è che da tre, quattro mesi, da quando il sottoscritto ha preso la delega ai trasporti, l’unica vera preoccupazione è stata proprio questa: far capire alle aziende che è necessario, per loro, per la loro sopravvivenza, associarsi e trovare qualche forma per restare insieme. Ci riusciremo? Non ci riusciremo? Questa è una scommessa, questo lo vedremo nei prossimi mesi, per questo la maggioranza, il PD, il centrosinistra, credo l’Aula intera, dovrebbero farsene carico, ognuno nel limite delle proprie possibilità per aiutare a fare un percorso virtuoso che le aziende debbono assolutamente compiere.
Detto questo, preso l’impegno ufficiale di continuare a fare il lavoro che per la verità è già iniziato, sperando che dia i frutti necessari in questo periodo, nel frattempo, mi pare che la ratio della legge e quindi dell’emendamento sia assolutamente condivisibile. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Emendamento n. 1, sostitutivo dell’articolo 1, ad iniziativa della III Commissione.
Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
Articolo 3 (dichiarazione d'urgenza). Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva a maggioranza assoluta dei suoi componenti)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Bisonni.
Sandro BISONNI. Certo che sentirmi dire integralista dal Consigliere Zura Puntaroni, rappresentante della Lega, mi ha fatto accapponare la pelle, tra parentesi, ha detto anche delle cose imprecise, forse non è stato attento, perché io non ho assolutamente detto che voglio la morte delle ditte, come lui ha detto, assolutamente.
Quello che ho cercato di dire, e lo ribadisco, approfitto di queste dichiarazioni di voto per ribadire il concetto, è questa cosa: noi oggi stiamo dando una proroga ad un contratto dalla valenza di diversi milioni di euro.
È il settore, diceva il Consigliere Biancani, con la seconda voce di bilancio della Regione Marche, quindi, contratti importanti che valgono milioni di euro.
Diamo una proroga alle aziende nelle quali ci sono quote di privati. Che succede? Stiamo dando appalti, passatemi il temine, di milioni di euro ad aziende partecipate anche da privati, senza un bando di gara pubblico. In questa cosa il Movimento 5 Stelle non si vuole sporcare le mani e per questo diciamo: no. Chiaro?
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Biancani.
Andrea BIANCANI. Anzitutto voglio ringraziare per il dibattito svolto, che ha dimostrato quanto sia importante il trasporto pubblico e quanto gli stessi consiglieri siano sensibili a questo tema.
Se ho ben capito, cercando di fare una sintesi, rispetto a quello che sono stati gli interventi, penso di poter dire, se l’Assessore Sciapichetti è d’accordo, che potremmo convocare le aziende in Commissione e fare in modo che questo iter, che ci deve portare alla gara nei tempi più stretti possibile, dia un ruolo attivo al Consiglio regionale in tutto il percorso.
Quest’Assemblea legislativa si sta caratterizzando, anche per la voglia dei Consiglieri e per la collaborazione con la Giunta, per approfondire le tematiche strategiche della nostra regione. Sarà mio compito convocare sia le aziende che i sindacati, ovviamente in accordo con l’Assessore Sciapichetti, insieme alla struttura, in modo da riuscire a mettere in piedi un percorso che porti essenzialmente all’unificazione delle aziende. Dopo di che la gara è la gara e la vincerà ovviamente il migliore.
Penso che sia importante che il Consiglio regionale si assuma quest’onore di sensibilizzare e stimolare questo tipo di percorso. Ovviamente, vi chiedo di votare a favore di questa proposta di legge.
PRESIDENTE. Proposta di legge n. 16, così come emendata, la pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
Mozione n. 31
ad iniziativa dei Consiglieri Rapa, Giancarli, Urbinati, Talè
"Sostegno dei Comuni 'Bandiere Blu', 'Bandiere arancioni', 'Borghi più belli' e 'Borghi Autentici d'Italia' delle Marche"
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 31 dei Consiglieri Rapa, Giancarli, Urbinati, Talè.
Ha la parola, per l'illustrazione, il Consigliere Rapa.
Boris RAPA. Grazie Presidente. Come evidenziato il turismo rappresenta una risorsa che contribuisce in modo sempre più forte e dinamico allo sviluppo dell'economia regionale e per questo che ritengo debba essere sostenuto e soprattutto finanziato per innescare dinamiche atte alla creazione di nuove opportunità di lavoro. Anche i dati che la scorsa settimana l'Assessorato ha evidenziato sono tutti molto positivi e questo rafforza l'idea di un potenziamento verso il settore.
A partire dall'importanza che oggi hanno assunto le valenze simboliche ed esperienziali che trovano nell'attenzione all'ambiente naturale e sociale fattori sempre più determinanti per la scelta della destinazione, la sostenibilità diviene, dunque, fonte di valore per quote sempre maggiori e crescenti di turisti.
Abbiamo presentato questa mozione a firma mia e dei colleghi Giancarli, Urbinati e Talè poiché riteniamo che l'argomento rappresenti una positiva e significativa realtà della Regione Marche, per la quale appare tuttavia necessario e urgente richiamare l'attenzione di questa Assemblea.
17 Bandiere Blu collocano le Marche al terzo posto nella classifica nazionale, 19 Bandiere Arancioni le permettono di posizionarsi al 4 posto, 22 Comuni inseriti e dichiarati tra i Borghi più belli d'Italia e altri 2 riconosciuti come "Borghi autentici d'Italia", non sono soltanto numeri lusinghieri, ma vere eccellenze turistiche che coprono le Marche da nord a sud e da ovest ad est. Mi preme pertanto evidenziare la necessità che la Regione intervenga, a partire dal prossimo bilancio previsionale, con specifiche risorse atte a favorire queste amministrazioni.
Il turismo, è mia profonda convinzione, deve mirare alla qualità dell'offerta, e le certificazioni, quali appunto le “Bandiere blu”, le “Bandiere arancioni, i “Borghi più belli d'Italia” e i “Borghi autentici d'Italia”, vanno in questa direzione.
E' opportuno impegnarsi, in accordo con i Comuni interessati, per intraprendere tutte le iniziative necessarie a sostenere e incrementare i flussi e le presenze turistiche nei rispettivi territori. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Pieroni.
Moreno PIERONI. Grazie Presidente. Ritengo che sia importate partire da questa mozione presentata dai Consiglieri perché spero, anzi ne sono certo, che da qui a pochi giorni avremo in questa Aula consiliare un dibattito altrettanto importante in merito al piano triennale di promozione turistica che, come tutti noi sappiamo, è uno strumento, la cornice, all'interno del quale costruire il quadro delle iniziative di promozione turistica per il triennio 2016, 2017,2018.
E' chiaro che le riflessioni che il Consigliere Rapa ha fatto in merito alla valorizzazione di queste città, che hanno avuto la caparbietà, la passione e la voglia ed anche le strutture per avere la certicazione di “Bandiere blu”, “Bandiere arancioni” e il percorso dei “Borghi più belli d'Italia, si incastra in maniera importante, in maniera strategica anche con le iniziative che come Regione Marche dovremmo portare avanti.
Tutti sappiamo che il percorso dal punto di vista turistico che noi dobbiamo intraprendere è molto difficile. E' un percorso che sempre più deve permettere alla Regione di approcciarsi sia con le istituzioni, quindi con gli enti locali, che con tutto il mondo imprenditoriale che ruota intorno alla promozione ed al turismo della regione Marche.
Non sto a leggervi tutta la relazione che mi è stata predisposta dall'ufficio su mia indicazione, ma in sintesi il progetto e l'obiettivo che noi vorremmo condividere in quest'Aula nella prossima riunione assembleare è quella di incastrare in maniera forte ed in maniera condivisa anche queste opportunità, queste iniziative che riguardano tutte le città: “Bandiere blu”, “Bandiere arancioni” e i “Borghi più belli d'Italia”.
E' indubbio che questa mozione, come Giunta regionale, la riteniamo importante e spero che possa essere condivisa da tutta l'Assemblea regionale perché è un ulteriore stimolo, un ulteriore segnale di vicinanza che noi diamo agli enti locali, alle città che hanno, come ho detto prima, con grande caparbietà e con grande capacità hanno ottenuto questo tipo di risultati.
Invito tutta l'Aula a votare questa mozione su cui ho visto c'è un emendamento presentato anche dal Movimento 5 Stelle che si incastra parzialmente all'interno. Ritengo che possa essere un ulteriore segnale che diamo ai nostri territori per far si che le attenzioni, in questo caso in base all'emendamento del Movimento 5 Stelle, vengano ancor più dal livello sovraregionale che è il Governo e lo Stato.
Per quello che riguarda le azioni che metteremo in campo per valorizzare tutte le iniziative, sia per promuovere il turismo nella nostra regione che per la promozione, quindi la comunicazione, l'accoglienza e l'innovazione, avremo modo di discuterne più ampiamente al momento della presentazione del piano triennale di promozione turistica.
PRESIDENTE. Sulla mozione sono stati presentati oltre ai due emendamenti, anche una proposta di ordine del giorno a firma dei Consiglieri Fabbri e Pergolesi.
Ha la parola il Consigliere Fabbri.
Piergiorgio FABBRI. L'ordine del giorno è a firma di tutti i Consiglieri del Movimento 5 Stelle e si ricollega alla mozione in quanto è uno stimolo a sollecitare il Governo ed il Parlamento ad approvare la proposta di legge “Misure per il sostegno e la valorizzazione nei Comuni con popolazione pari o inferiore ai 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali nonché delega al Governo per la riforma del sistema di governo delle medesime aree e per l'introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ambientali” - Atto Camera n. 65, anche al fine di favorire l'adozione di misure in favore dei cittadini residenti nei piccoli Comuni - tra cui rientrano le varie “Bandiere” e i “Borghi” che sono classificati nella mozione - e delle attività produttive ivi insediate, con particolare riferimento al sistema dei servizi territoriali, in modo da incentivare e favorire anche l'afflusso turistico. Questo atto è stato firmato da Ermete Realacci e dalla deputata Patrizia Terzoni del Movimento 5 Stelle.
Noi chiediamo l'approvazione di questa proposta di ordine del giorno in quanto collegata alla mozione che adesso andremo a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1 a firma dei Consiglieri Urbinati, Giancarli.
Ha la parola il Consigliere Urbinati.
Fabio URBINATI. Innanzitutto condividiamo molto lo spirito di questa mozione, concordiamo con tutto quello che è stato detto e in particolare ringraziamo il Consigliere Rapa perché da lui è venuta questa idea ed è riuscito a coinvolgere tutto il Consiglio regionale.
Abbiamo solamente aggiunto due punti importanti per quanto riguarda le caratteristiche del nostro territorio: le “Bandiere verdi” e le “Bandiere verdi agricoltura” che non sono la stessa cosa, perché le “Bandiere verdi” sono assegnate a quelle spiagge che hanno particolari peculiarità indicate per i bambini e sono attribuite dalle associazioni pediatriche nazionali; le altre, le “Bandiere verde agricoltura” vengono attribuite a tutti quei Comuni che si distinguono per produzioni agricole e prodotti tipici di qualità, quindi vediamo che questi riconoscimenti sono strettamente connessi con l'attività turistica della nostra regione, anche se arrivano da altre categorie. Grazie.
PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 2 a firma del Consigliere Pieroni. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
Mozione n. 31, così come emendata, la pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
Proposta di ordine del giorno a firma dei Consiglieri Fabbri, Pergolesi, Maggi, Bisonni e Giorgini. Lo pongo in votazione.
(L'Assemblea legislativa approva)
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 15,00.