Resoconto della seduta n.112 del 26/03/2013
SEDUTA N. 112 DEL 26 MARZO 2013

La seduta inizia alle ore 10,30

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Colleghi buona giornata, dichiaro aperta la seduta n. 112 del 26 marzo 2013. Do per letto il processo verbale della seduta n. 111 del 20 marzo 2013, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Comunico che:
è stata presentata la seguente proposta di legge:
n. 297 in data 25 marzo, ad iniziativa del Consigliere Carloni “Modifiche alla legge regionale 11 luglio 2006, n. 9 “Testo unico delle norme regionali in materia di turismo”, assegnata alla III Commissione in sede referente e trasmessa al Consiglio delle Autonomie Locali per il parere di cui all'articolo 11, comma 2 lettera b) della legge regionale n. 4/2007.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
n. 467 del Consigliere Acquaroli “Verifica procedure di autorizzazione impianti biogas da biomasse”;
n. 468 del Consigliere Carloni “Vicenda riguardante i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone”
Hanno chiesto congedo il Consigliere Binci e l'Assessore Mezzolani.

Interpretando il sentimento di tutta l'Aula saluto le Scuole medie presenti e precisamente la Scuola media dell'Istituto Comprensivo Betti di Camerino, classi II^A e II^B, e la Scuola media dell'Istituto Comprensivo Montessori di Chiaravalle, classi III^A e III^B. Do il benvenuto nell'Aula del Consiglio regionale delle Marche agli studenti ed ai loro insegnanti, è opportuno, lodevole, che, soprattutto i ragazzi, le giovani generazioni si accostino alle istituzioni per conoscerne il funzionamento in questo tempo in cui sembra esserci un distacco sempre maggiore delle persone dalle istituzione e dalla politica, quella con la P maiuscola.
E' lodevole l'impegno di questi istituti, di questi insegnanti che cercano di far comprendere, di illustrare, di avvicinare le istituzioni ed il loro funzionamento ai giovani, quindi, vi saluto e vi auguro una buona permanenza.
Detto questo do anche informazione all'Assemblea, così come richiestomi, di aver ricevuto, prima dell'incontro con i Presidenti dei Gruppi consiliari, il Sindaco, alcuni amministratori ed alcuni rappresentanti del Comune di Sassoferrato che mi hanno rappresentato la situazione relativa al paventato spostamento del reparto di riabilitazione che insiste nella struttura di Sassoferrato. Voglio ricordare che questa è una struttura che al suo interno vede la presenza di un poliambulatorio, di una Rsa e di un centro riabilitativo, peraltro, sono in corso, in questa stessa struttura, lavori di adeguamento per la realizzazione di una residenza protetta.
Naturalmente non sono l'Assessore alla Sanità, ma essendo il Presidente di quest'Aula ho detto che, in considerazione del fatto specifico che riguarda questa struttura, della quale non si prevede un ridimensionamento dei costi, ma semplicemente si esplicita lo spostamento di un reparto di riabilitazione da questa struttura ad un'altra, mi farò carico di incontrarmi e di ragionarne con l'Assessore competente. Considerata la presenza in Aula di una rappresentanza di Sassoferrato e l'impegno da me assunto con l'Assessore credo che fosse corretto e giusto darvi questa informativa anche per la specificità di questo tema. Non si prevede, ripeto, la chiusura o un risparmio di risorse, ma semplicemente uno spostamento che a quanto mi dicono e a quanto è facile immaginare non dovrebbe produrre riduzione di costi, ma casomai il rischio di costi aggiuntivi.
Mi sono preso l'impegno con i loro rappresentanti (applausi), vi prego di astenervi è il Regolamento che lo impone, di rappresentare questa loro istanza all'Assessore e di comunicare e di rendervi edotti sull'andamento dell'incontro.
Detto questo passerei alla trattazione dell'ordine del giorno, anticipando, se siete d'accordo, il punto 3 al punto 1. Il punto 3 è quello relativo alle dimissioni del Consigliere Paolo Petrini, per cui compete all'Assemblea una presa d'atto e la surrogazione. Sull'ordine del giorno? Ha la parola il Consigliere Trenta.

Comunicazioni ai sensi dell'art. 35, primo comma, del R.I.

Umberto TRENTA. A seguito di una esigenza che la Conferenza dei Capigruppo consiliari, il 25 marzo, cioè ieri, "Sistema bancario in evoluzione dalla Cassa di Risparmio a Banca dell'Adriatico, riflessioni a tutela del territorio da parte delle istituzioni", chiedo, poi formalizzerò a termini di regolamento, l'iscrizione di questo argomento da abbinare alla discussione sugli assetti dei vertici di Banca Marche, prendendo anche in esempio, e questo come struttura, diciamo, l'obbligo del Consiglio regionale visto che le date sono 15 e 20 aprile per quanto riguarda tutto ciò che è stato messo in atto e l'attenzione posta a livello nazionale dal nostro imprenditore di riferimento Diego Della Valle sulla rottamazione di Barzoli e dei suoi compari.
Trattandosi la Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno di un istituto storico, la popolazione si è allarmata e vuole sapere qualche cosa di più anche sui patti precisi di questa vicenda. Come è stata fatta, i due anni di trattativa, eccetera, anche perché Intesa San Paolo e Banca Italia introducono diverse incompatibilità, si chiede, quindi, come sono stati fatti i vertici, cosa vuol dire la banca di investimenti e come si è arrivati al nuovo direttivo, al nuovo Consiglio di Amministrazione. Formalizzerò questa cosa e ne chiedo l'iscrizione d'urgenza, consigliando anche un Consiglio regionale aperto sull'argomento.

PRESIDENTE. Consigliere Trenta, probabilmente è colpa mia, ma non ho capito cosa vuole ...

Umberto TRENTA. Io ho tanta comprensione per lei, però non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, Presidente, e parliamo di 280 esuberi forse 300 … ha capito?

PRESIDENTE. Ho capito ma qui si agisce per interrogazioni, interpellanze, mozioni …

Umberto TRENTA. Io chiedo l'iscrizione d'urgenza e l'abbinamento all'interpellanza presentata dal Consigliere Giancarli sul vertice Banca Marche, ritengo che sia attualissimo considerate le scadenze del 15 e 20 aprile. Darò, poi, atto con la formalizzazione, secondo il Regolamento interno,. E' una comunicazione che doveva essere fatta necessariamente oggi. Fatto. Chiedo scusa e mi metto a sedere.

PRESIDENTE. Lei, quindi, Consigliere Trenta, preannuncia la presentazione di un atto ispettivo su questo tema. Benissimo, ne prendiamo atto, siamo in attesa.
Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Voglio ringraziare il collega Paolo Petrini che va ad altro incarico a Roma.
Voglio ringraziare pubblicamente il Consigliere Petrini, nonché Assessore e Vice Presidente della Giunta, per il contributo che ha dato a questa Assemblea, per l'ottimo lavoro svolto in Giunta e per aver rappresentato adeguatamente questa Regione in tutti i luoghi in cui ha prestato la sua opera di Assessore e di Vice Presidente della Giunta.
Lo ringrazio e gli faccio tanti auguri per il lavoro che farà in Parlamento, saluto anche la Consigliera che subentra del PD, Bellabarba Letizia, che siederà fra poco in questi banchi e, per un caso singolare, rappresenterà la Provincia di Fermo come quinta donna, forse l'unica Provincia, una delle poche, rappresentata da cinque donne.
Sarà un auspicio importante per questa Assemblea, grazie di nuovo a Paolo Petrini e buon lavoro a Letizia Bellabarba.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Dobbiamo ancora trattare l'argomento, comunque, va bene.
Stavo dicendo che dobbiamo anticipare il punto, però, va benissimo, è una seduta informale. C'è qualche altra richiesta? Ha la parola il Consigliere Carloni.

Mirco CARLONI. Chiedo, Presidente, di poter iscrivere e trattare la mozione n. 468 sui due marò italiani. E' un argomento di grande attualità e soprattutto, ieri, c'è stato un appello alla politica italiana a fare qualcosa di concreto su questo tema.

PRESIDENTE. C'è stata la richiesta alla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi e abbiamo ipotizzato di iscriverla al punto 8 bis, se non ci sono obiezioni, direi di procedere come stabilito dalla Conferenza dei Presidenti.
Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Grazie Presidente, due Consigli fa ho chiesto di anticipare la mozione n. 372, alla quale non siamo mai arrivati, e metterla ai primi punti dell'ordine del giorno.
La mozione riguarda l'attivazione di un numero verde per il sostegno e la presa in carico di persone, in particolare stato di emergenza economica, e di aziende del nostro territorio. Vorrei discutere la mozione per non lasciare deluso chi sta aspettando una risposta di vicinanza da parte delle istituzioni.

PRESIDENTE. La mozione n. 372, iscritta al punto 12, se siete d'accordo la possiamo mettere al punto 8 ter. Sulla mozione? Ha la parola l'Assessore Giannini.

Sara GIANNINI. Ho letto con attenzione la mozione presentata dalla Consigliera Ciriaci, è una situazione difficilissima che tutti noi conosciamo molto bene, siamo quotidianamente contattati oltre che dalle associazioni, anche dai singoli imprenditori che hanno difficoltà ormai insormontabili. Proprio per la delicatezza della questione e per le aspettative che può generare il Consiglio regionale votando una sola mozione, chiedo alla Consigliera Ciriaci di non discuterla oggi. Di affrontare la questione anche dal punto di vista tecnico ed eventualmente strutturare le attività verificando cosa è accaduto nelle altre Regioni d'Italia. So che questa è una richiesta di Confindustria nazionale, quindi, probabilmente ci saranno anche altre esperienze che potremmo mutuare in modo da rispondere efficacemente al bisogno degli imprenditori, senza creare in questo momento false aspettative o speranze che poi non abbiamo il potere di attuare, soprattutto, nei rapporti con il credito. Se la Consigliera Ciriaci è d'accordo le chiedo di proseguire su questo percorso e fissare, poi, una discussione in Consiglio regionale sull'esito della verifica dell'istruttoria.

PRESIDENTE. Grazie Assessore, mi pare che sostanzialmente lei dica: è interessante la mozione proposta, potrebbe avere dei risvolti, per cui una cosa del genere si può fare, però, vale la pena approfondire per conoscere cosa è accaduto nelle altre Regioni, capire tecnicamente come si può realizzare questo obiettivo.
Chiede, quindi, alla Consigliera Ciriaci di non trattare la mozione in questa seduta ma prende l'impegno di discuterla per cercare di realizzare l'obiettivo a cui la mozione mira, non so se la Consigliera Ciriaci si adegua a questa richiesta.
Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Ringrazio l'Assessore perché la sua puntuale risposta, nella sensibilità di questo momento, dà tranquillità.
Chiedo all'Assessore che venga, comunque, aperto un tavolo di concertazione, di confronto serio, soprattutto in tempi brevi, perchè come abbiamo detto altre volte, i problemi della regione, sono problemi un po' di tutti, anche in modo trasversale.
Ringrazio l'Assessore dell'attenzione ma nello stesso tempo sollecito con urgenza la trattazione dell'argomento.
Ritiro, quindi, la mozione.

Fatto personale, ai sensi dell'art. 53 del R.I.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sempre sull'ordine del giorno il Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Presidente grazie per la parola ma non è sull'ordine del giorno ma per fatto personale, mi dica se posso procedere.

PRESIDENTE. Se ci sono gli estremi, se mi indica il fatto ....

Luca ACACIA SCARPETTI. Rispetto alla problematica nata con le ultime elezioni, ci sono stati, sicuramente a lei noto, una serie di movimenti rispetto alla composizione dei gruppi consiliari e le appartenenze politiche. In data 10 gennaio 2013 insieme ad un altro Consigliere ho presentato un'istanza ...

PRESIDENTE. Non esiste fatto personale, le tolgo la parola, non c'è nessun fatto personale, quindi, non può essere introdotto questo argomento ..

Luca ACACIA SCARPETTI. … il Regolamento dice che ci sono quindici giorni per riscontrare, siamo arrivati ad aprile …

PRESIDENTE. … il Regolamento noi lo rispettiamo, naturalmente, lo interpretiamo e lo rispettiamo …

Luca ACACIA SCARPETTI: … io non entro nel merito in questa sede perché sul merito, poi, Presidente ci sono dieci, quindici giorni da Regolamento, ma dal 10 gennaio penso che di pazienza ne abbiamo avuta, siamo arrivati ormai ad aprile …

PRESIDENTE. Guardi anch'io ne ho tanta di pazienza con lei, quindi, se vogliamo fare la gara la possiamo fare, però intanto questo argomento qui non si discute …

Luca ACACIA SCARPETTI. ...uno usa tutti i mezzi possibili, tutta l'educazione possibile, tutta la referenza, rispetto, e quant'altro, poi, se lei vuole cambiare lo scenario del dibattito non sono certo io quello che che si tira indietro o teme qualcosa. Grazie Presidente per la parola.

PRESIDENTE. Consigliere Acacia Scarpetti se lei dopo tre anni non ha capito come si gestisce il Consiglio è un problema suo, non mio. L'argomento non può essere trattato qui, le ripeto, qui si parla (...) se non lo vuole trattare, non ci sono ragioni per cui parlarne, dopo di che lei può avere tutte le ragioni, ma non si trattano qui. Ha la parola il Consigliere Latini.

Sull'ordine dei lavori

Dino LATINI. Torno a sollecitare, ma credo che oggi sarà impossibile visto lo stravolgimento dell'ordine del giorno, la mozione n. 452 sulla crisi dell'edilizia. Anticiparla, trattarla oggi o, semmai, inserirla nei primissimi punti del prossimo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Consigliere Latini per la verità l'abbiamo inserita tra le primissime mozioni come ci eravamo presi l'impegno, però, adesso si è frapposta la mozione n. 468 al punto 8 bis relativa ai marò. Vediamo di arrivarci e di farla oggi se no rimarrà, comunque, la prima per la prossima volta.

Prima ho chiesto all'Assemblea di anticipare il punto numero tre al punto uno, prima delle interrogazioni, relativo alle dimissioni del Consigliere regionale Paolo Petrini. Se non ci sono pareri contrari direi di procedere in questo senso e, quindi, tratterei subito questo punto all'ordine del giorno che è poi una comunicazione.

Dimissioni del Consigliere Paolo Petrini:
presa d'atto e surrogazione

Comunico che con nota datata 15 marzo 2013 il Consigliere Paolo Petrini ha rassegnato le dimissioni dalla carica di Consigliere regionale optando per il mandato parlamentare, essendo stato eletto membro della Camera dei Deputati nella recente consultazione elettorale del 24 e 25 febbraio 2013, incompatibile con la carica di Consigliere regionale ai sensi dell'articolo 4, comma 1 della legge 23 aprile 1981, n. 154.
Ricordo che, ai sensi del sesto comma dell'articolo 15 del Regolamento interno, l'Assemblea legislativa deve procedere alla presa d'atto e, poi, alla sostituzione del Consigliere dimissionario. Rappresentando un adempimento obbligatorio dell'Assemblea legislativa la presa d'atto delle dimissioni non dà luogo ad una votazione esplicita.
Dichiaro, quindi, a nome dell'Assemblea legislativa la presa d'atto delle dimissioni dalla carica di Consigliere regionale del Consigliere Paolo Petrini.
Ricordo inoltre ai Consiglieri che, in materia di surrogazione, l'articolo 20 comma 1 della legge regionale 16 dicembre 2004, n. 27 stabilisce che il seggio rimasto vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuita al candidato che, nella stessa lista e circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo eletto.
Dalle risultanze del verbale delle operazioni elettorali dell'Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Fermo relativo alle elezioni per il Presidente della Giunta regionale e del Consiglio regionale delle Marche del 28 e 29 marzo 2010 si evince che nella lista n. 4 con contrassegno Partito Democratico, stessa lista e circoscrizione di elezione del Consigliere dimissionario Paolo Petrini, il candidato che segue immediatamente l'ultimo eletto è Letizia Bellabarba.
Comunico che, anche la decisione relativa alla sostituzione, riveste carattere di accertamento tecnico e dichiaro a nome dell'Assemblea legislativa l'attribuzione del seggio resosi vacante, a seguito delle dimissioni del Consigliere Paolo Petrini alla signora Letizia Bellabarba.
Invito la Consigliera Letizia Bellabarba, presente in Aula, a prendere posto nei banchi dell'Assemblea legislativa.
La invito ad entrare.

Entra la Consigliera Letizia Bellabarba

(Applausi)

PRESIDENTE. Credendo di interpretare il sentimento dell'Assemblea - capisco l'entusiasmo per la sostituzione della Consigliera Bellabarba con il Consigliere Petrini di coloro che condividono lo spazio di seduta dei Consiglieri però con modo - do, a nome di tutti, il benvenuto alla collega Letizia Bellabarba e le auguro un buon e proficuo lavoro, sapendo che questa è l'Assemblea che rappresenta l'intera unità della comunità marchigiana ed ha compiti assolutamente importanti per il governo di questo territorio, in un periodo complesso e complicato come quello che attraversa anche la nostra comunità marchigiana. E' di vero cuore che le auguro di condividere con tutti noi un proficuo lavoro per tentare, quanto meno, di alleviare le morse di una crisi che, anche in un territorio come il nostro, che ha ammortizzato meglio di altri nella storia i cicli economici negativi, per la durata e l'intensità, si fa sentire in modo davvero atroce.
Auguri di tutto cuore per il nuovo lavoro che da questa mattina si appresta a svolgere insieme a noi.
Non so se qualcuno della Giunta, a nome della Giunta, vuole aggiungere qualcosa. Ha la parola l'Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Anch'io mi associo a lei per esprimere un benaugurante saluto alla Consigliera Bellabarba che arricchisce la componente femminile, ringiovanisce l'Assemblea, avendo la mente più fresca di chi, come il sottoscritto, guarda le questioni, sicuramente rinfrescherà il dibattito con nuovi stimoli.
Vorrei cogliere però l'occasione, se lei, Presidente, me lo consente, per esprimere un saluto beneaugurante a Paolo Petrini che ha fatto un'esperienza particolarmente positiva in Assemblea, ha fatto il Consigliere di fila, l'Assessore e poi il Vice Presidente in materie importanti, come le politiche comunitarie, l'agricoltura a cui si è applicato, dal primo anno di elezione.
Sono convinto che costituirà un elemento, un tramite, straordinario per rappresentare i problemi e le soluzioni per la realtà marchigiana.
Paolo Petrini ha onorato l'Assemblea e porterà i diritti ed i bisogni delle Marche in Parlamento, quindi, è uno scambio come dire di ruoli, di funzioni, in parte generazionali, in parte di ruolo politico, che rafforza la rappresentanza marchigiana nella componente nazionale ed anche in quella regionale, quindi, in bocca al lupo per il lavoro che potrà svolgere con noi alla Consigliera Bellabarba ed un doppio in bocca al lupo a Petrini per l'inserimento nel lavoro parlamentare e nel collegamento con dell'Assemblea.

Interrogazione n. 995
del Consigliere Giancarli
“Permesso per la raccolta dei funghi – reciprocità tra Umbria e Marche”
(Rinvio)

Interrogazione n. 1156
del Consigliere D'Anna
“Privatizzazione CAL (Centri assistenza limitata) dialisi e liste di attesa degli ambulatori nefrologici”
(Rinvio)

Interrogazione n. 1095
dei Consiglieri Busilacchi, Comi
“Funzionamento dell'Osservatorio epidemiologico regionale e istituzione dei registri”

Interrogazione n. 400
del Consigliere Massi
“Decreto del Direttore dell'Agenzia Regionale Sanitaria n. 2/ARS del 24/5/2011 Attivazione dell'Osservatorio Epidemiologico Regionale”
(abbinate)
(Rinvio)

Interrogazione n. 963
del Consigliere Bugaro
“Realizzazione di una greenway dell'Esino (Moie – Sorgenti di Gorgovivo)”
(Rinvio)

Interrogazione n. 998
del Consigliere Bucciarelli
“Determina ASUR n. 769 del 9/10/2012 – Approvazione avviso di selezione pubblica, a titoli e colloquio, per assunzioni a tempo indeterminato di dirigenti amministrativi”
(Rinvio)

Interrogazione n. 904
del Consigliere Zinni
“Mantenimento Potes medicalizzata di Arcevia”

n. 1074
del Consigliere Giancarli
“Situazione dei servizi socio-sanitari nelle zone interne e montane”
(abbinate)
(Rinvio)

PRESIDENTE. Diamo inizio alla trattazione dell'ordine del giorno partendo dalle interrogazioni, per la verità le interrogazioni nn. 995, 1156, 1095 e 400 (abbinate), 963, 998, 904 e 1074 (abbinate) non possono essere trattate per l'assenza giustificata del Presidente Spacca e dell'Assessore Mezzolani.

Interrogazione n. 973
del Consigliere Zaffini
“Chiarimenti sull'attività di formazione, aggiornamento e controllo del territorio, svolta dalle Guardie ecologiche volontarie delle Province come previsto dall'articolo 5 del Regolamento regionale n. 1/2010 - Disciplina del servizio volontario di vigilanza ecologica - l.r. n. 29 del 1992”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 973 del Consigliere Zaffini. Ha la parola per la risposta l'Assessore Donati.

Sandro DONATI. Si precisa che la l.r. 29 del 92 e il regolamento regionale 15 febbraio 2010, n. 1 determinano la competenza delle Province in materia di formazione e fissano la durata dei corsi di formazione e di aggiornamento dando incarico alla Giunta regionale di fornire gli indirizzi.
In data 31 maggio 2011 ai sensi di tale regolamento è stato sottoscritto con tutte le Province un Protocollo d'Intesa, di durata triennale, per il coordinamento delle attività dei gruppi provinciali delle guardie ecologiche volontarie.
Tale protocollo stabilisce, all'articolo 3, che i campi d'azione delle Guardie ecologiche volontarie, oltre a quelli previsti per legge, devono anche rivolgersi alle attività di raccolta dati e di monitoraggio sulla biodiversità.
A tal fine, in attuazione del regolamento sopra citato, con deliberazione del 25 luglio 2011, n. 1070 la Giunta regionale ha approvato gli indirizzi per l'organizzazione dei corsi di formazione e di aggiornamento e l'indicazione degli apprendimenti culturali e tecnici necessari per lo svolgimento delle funzioni delle guardie.
I corsi di formazione previsti dalla normativa citata vengono programmati sulla base delle necessità periodicamente rilevate sul territorio, mentre i corsi di aggiornamento hanno cadenza biennale della durata di 30 ore.
Negli anni oggetto dell'interrogazione la situazione risulta essere la seguente:
Provincia di Pesaro Urbino - sono stati svolti corsi di formazione e aggiornamento nel 2011 ed è stato previsto nel 2012 un corso di aggiornamento per acquisire competenze relative ai temi della biodiversità, tale attività dovrà essere rendicontata entro il 31/3/2013;
Provincia di Fermo - è stato organizzato un corso di formazione nel 2012, con i fondi 2010, da concludersi entro il mese di maggio 2012: il nuovo corso di formazione si è reso necessario per l'intervenuta istituzione della nuova Provincia che ha comportato l'assegnazione di una sola guardia ecologica volontaria delle 34 nel 2008/2009 e rimaste in forza alla Provincia di Ascoli Piceno; tale attività dovrà essere rendicontata entro il 31/3/2013;
Provincia di Ascoli Piceno - è stato realizzato un corso di formazione nel 2009; è stato organizzato nel 2011 un corso di aggiornamento sul tema della biodiversità, che si è concluso nel 2012.
Le Province di Ancona e di Macerata non hanno in questi anni realizzato alcun corso.
La mancata organizzazione dei corsi di aggiornamento da parte di alcune Province è derivata da una scelta derivata in proprio dagli stessi Enti.
Ai sensi della citata normativa la rendicontazione delle attività svolte dalle guardie deve essere presentata dalle Province alla Regione, entro il 31 marzo dell'anno successivo, con l'indicazione di tutta l'attività svolta, compreso il numero degli accertamenti attuati, senza peraltro doverne specificare l'esito.
Peraltro nel tempo non sempre le rendicontazioni delle attività svolte sono state puntualmente presentate e in certi casi non hanno rispettato il programma preventivamente presentato; in assenza di puntuale riscontro si è proceduto alla revoca dei corrispondenti contributi alle Amministrazioni inadempienti.
A tal proposito si precisa che le Guardie ecologiche volontarie segnalano alla Provincia e al Comune (in virtù della legge regionale 10 agosto 1998, n. 33), con un ruolo sostitutivo riconosciuto alla Regione per il solo caso in cui la violazione delle norme venga compiuta dallo stesso Ente competente a sanzionare, le infrazioni ambientali, ipotizzandone, ove possibile, cause e conseguenze.
Ai sensi della citata norma regionale l'attività reportistica con l'esito dei controlli effettuati dalle Guardie ecologiche volontarie è in capo alle Province che non effettuano pertanto segnalazioni alla Regione.
Nel bilancio regionale 2013 non sono stati iscritti fondi alle Province per le attività delle guardie ecologiche volontarie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Grazie Presidente.
Quello che voglio ribadire con questa interrogazione, che ho già precedentemente svolto, è l'anomalia che abbiamo nella nostra Regione.
Siamo l'unica Regione che dà il compito alle Province di nominare le Guardie ecologiche volontarie, in tutte le altre Province italiane questo viene effettuato con nomina prefettizia, questo perchè le Regioni hanno in materia la totale proprietà di svolgere queste nomine. Questo è una anomalia perché il compito delle Guardie ecologiche volontarie è estremamente importante, un compito delicatissimo nel controllo del territorio, dal punto di vista ambientale, dal punto di vista dell'inquinamento e sappiamo bene, perchè è già successo, che abbiamo avuto delle situazioni di illegalità nelle discariche e il compito delle Guardie ecologiche volontarie è stato spesso fondamentale.
Nella Provincia di Pesaro Urbino c'è questa anomalia pesante, perché abbiamo il controllore ed il controllato, abbiamo un conflitto di interessi, in quanto c'è una disparità di trattamento nelle associazioni. Un'associazione ha fatto degli accordi in maniera diretta escludendone un'altra che, tra l'altro, è quella che, carta alla mano, si è dimostrata più incisiva nel controllo del territorio. Per me questa è un'anomalia grave, potrebbe far ipotizzare alcuni passaggi un po' preoccupanti, perchè, ripeto il controllore ed il controllato sono in simbiosi, su temi delicatissimi come il controllo dell'ambiente, il controllo delle discariche. Nella nostra provincia abbiamo avuto grossi problemi dati da inchieste che sono sopraggiunte per motivi anche molto gravi.
So che si sta elaborando una proposta di legge, dove ci sono alcuni elementi per superare l'anomalia, che dà alla Provincia la totale gestione delle Guardie ecologiche volontarie e proprio per questi problemi avremo una legge che ci rende simili alle altre Regioni perché, ripeto, questi sono temi veramente importanti.
Come ultima cosa mi piacerebbe ci fosse, non è stata data risposta a questo punto dell'interrogazione, il monitoraggio, che la Regione abbia il diritto di avere, dei risultati, una specie di monitoraggio, un report sulle azioni che le guardie fanno sul territorio e far capire ai cittadini il vero scopo di queste azioni. Sono convinto che nella nostra Provincia chi lavora di più è boicottato. Questa è una vera vergogna per chi reputa la salvaguardia importante e perchè queste guardie sono volontari che hanno solo un piccolo rimborso spese, anzi avevano. Sono persone appassionate del territorio, spesso boicottate, forse, per motivi che adesso non sto qui a dire, anche perchè credo ci siano i presupposti per credere che siano voluti.

Interrogazione n. 1117
del Consigliere Busilacchi
“Problemi creati dalla presenza di ungulati in realtà di particolare pregio ambientale – mancata attuazione ordine del giorno del 12 luglio 2012”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1117 del Consigliere Busilacchi. Ha la parola per la risposta l'Assessore Eusebi.

Paolo EUSEBI. Grazie Presidente, in risposta all'interrogazione n. 1117 del Consigliere Busilacchi si riscontra quanto segue:
in merito alle azioni intraprese per dare attuazione all'impegno contenuto nell'ordine del giorno dell'Assemblea legislativa del 12 luglio 2011 si rappresenta che già prima della definitiva approvazione del regolamento regionale 3 del 2012 nella riunione congiunta del 27 luglio 2011 tra le Commissioni III e IV e la struttura dell'Assessorato alla caccia è stata richiesta l'attivazione di un tavolo tecnico di raccordo tra la Regione, la Provincia, l'Ambito Territoriale di Caccia e l'Ente Parco del Conero.
La prima riunione del tavolo tecnico si è tenuta il giorno 4 agosto 2011 presso la Sala Leopardi della Regione Marche dalla quale è scaturito l'impegno di un più incisivo piano di gestione da parte del Parco del Conero, unico Ente competente per il suo territorio, che sulla base dell'indicazione fornita dall'Assemblea legislativa delle Marche, tenga conto dell'indirizzo dato per poter tendere all'eradicazione della specie cinghiale nel territorio del Parco del Conero, stabilendo pertanto delle densità obiettivo ulteriormente più basse rispetto a quanto fatto finora; a sostegno di questa azione diretta e di prima applicazione si aggiungono due azioni considerate prioritarie:
- il trappolaggio: un controllo congiunto della specie (Parco, Provincia e ATC) anche attraverso la catture con appositi recinti fissi o trappole mobili;
- il mattatoio: individuare una struttura alternativa al mattatoio di Senigallia per assicurare il necessario supporto ai piani di abbattimento e trappolaggio.
Tale impegno è stato ottemperato già dal mese di settembre 2011.
Riguardo ai pareri scientifici, qualora le procedure lo prevedano, gli stessi sono stati sempre richiesti anche perché necessari per l'adozione dei rispettivi provvedimenti. Tale obbligo ha trovato inoltre un ulteriore elemento di garanzia e di validazione con l'attività dell'Osservatorio Faunistico Regionale.
Il regolamento regionale n. 3/2012 disciplina la gestione degli ungulati nei territori della Regione Marche le cui normative di riferimento sono la legge 157 del '92 e la legge regionale 7 del '95 e gli atti di programmazione, i relativi Piani faunistico-venatori provinciali.
Parallelamente le Aree protette, tra cui il Parco del Conero, gestiscono in propria autonomia la fauna selvatica all'interno dei propri territori ai sensi della legge 394 del '91 e della legge regionale 15 del '94. Nonostante le due distinte competenze, ma coerentemente alle indicazioni di una politica gestionale condivisa, il regolamento regionale n. 3 del 2012, all'articolo 10, stabilisce già che l'ATC e gli enti gestione delle aree protette devono concertare con la Provincia, forme di gestione finalizzate al mantenimento di una popolazione di cinghiale in equilibrio con l'ambiente naturale e compatibile con le attività produttive agro-forestali. Il regolamento regionale n. 3 del 2012 inoltre stabilisce già che il territorio circostante il Parco del Conero è sottoposto, per le sue caratteristiche, ad una gestione tesa al raggiungimento di densità delle popolazioni di cinghiale prossime a zero individui per chilometro quadrato.
Per l'immediato futuro le principali azioni pertanto saranno conseguenti all'attuazione delle disposizioni sopra richiamate che hanno già segnato un radicale cambiamento gestionale rispetto al passato; infatti il regolamento per la gestione degli ungulati consentirà già da quest'anno l'attivazione di ulteriori forme di caccia come la girata e la selezione sul cinghiale, che si affiancheranno alla braccata, e che garantiranno, nel pieno rispetto delle indicazioni tecniche e delle normative nazionali, un presidio ed un prelievo costante soprattutto nel periodo primaverile-estivo in cui si concentrano gli incrementi più consistenti dei danni alle produzioni agricole.
Queste nuove azioni definiscono inoltre le condizioni minime per interventi di controllo incisivi e altrettanto compatibili nei territori preclusi alla caccia come le Zone di ripopolamento e cattura e le Oasi di protezione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Ringrazio l'Assessore che ha dato una risposta molto puntuale anche sul piano amministrativo, però credo che questa questione - che da tempo si protrae e che è nota a molti dei Consiglieri, in particolare a quelli della provincia di Ancona, per i fatti che sono anche emersi sulla stampa, di danni a cose e a persone che in auto hanno avuto incidenti in quel tratto stradale a causa della presenza di ungulati - non sia stata efficacemente risolta. Questo è il punto. Capisco che ci sono dei margini di competenza della Regione che probabilmente non sono chiaramente definiti rispetto a quelli del Parco del Conero, però le chiederei, Assessore, uno sforzo per riprendere questa questione in mano, perché quel tavolo tecnico si è riunito, come lei ha ricordato alcune volte, oramai due anni fa. Lei non era nemmeno Assessore, e non ha prodotto dei reali effetti. Il regolamento, e lei lo ha citato a ragione, è come dire un po' vago da questo punto di vista, o meglio non crea degli strumenti operativi fattivi, utili.
Credo che sarebbe bene, prima dell'estate, riuscire a fare nuovamente una riunione di quel tavolo tecnico cercando di dare un indirizzo anche sulla base di quell'ordine del giorno che, ricordo, era stato votato da tutta l'Assemblea per dare un indirizzo più chiaro e una soluzione operativa finalmente efficace.


Interrogazione n. 1158
della Consigliera Foschi
“Nomina nuovi primari presso l'Ospedale di Fabriano e posti vacanti nelle strutture ospedaliere della Provincia di Pesaro-Urbino”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'interrogazione n. 1158 della Consigliera Foschi non si può discutere per l'assenza dell'Assessore.


Interrogazione n. 912
dei Consiglieri Bugaro, Massi, Natali
“Interporto Marche, sentenza del TAR”

Interrogazione n. 923
del Consigliere Latini
“Interporto Marche sentenza TAR”
(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interrogazioni n. 912 dei Consiglieri Bugaro, Massi, Natali e n. 923 del Consigliere Latini, abbinate. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Per quanto riguarda questa interrogazione vorrei ricordare che la Regione Marche partecipa al capitale dell'Interporto Marche, come voi sapete, per il tramite della Società Sviluppo Marche - SVIM spa con una percentuale del 62,72%.
In merito alle varie interrogazioni dei Consiglieri per quanto riguarda la sentenza del TAR del 2012 n. 440 abbiamo acquisito dai soggetti interessati queste informazioni che vi leggerò.
Vertenza Honorati/Pandolfi De Rinaldis relativa alla "determinazione della indennità di esproprio".
La recente sentenza del TAR Marche riguarda circa 100.000 metri quadrati di superficie territoriale su un totale di oltre 500.000 ed è conseguente all'avvenuto annullamento da parte del Consiglio di Stato della delibera n. 208 del Consiglio comunale di Jesi dell'anno 1997.
Ad oggi, sia l'Interporto Marche che il Comune di Jesi, seppur in modo autonomo, hanno già appellato la sentenza in Consiglio di Stato con contestuale istanza di sospensione del provvedimento di I° grado.
II Consiglio di Stato aveva eccepito la mancata approvazione da parte del Consiglio comunale di Jesi del progetto definitivo, pur avendo, lo stesso, approvato il progetto preliminare e quello esecutivo.
D'intesa con il Comune di Jesi, onde evitare il blocco dei lavori e iniziative risarcitorie da parte delle ditte appaltatrici, ed anche per accelerare i tempi, l'Interporto Marche, nel 2004, decise per l'applicazione dell'art. 43 del Testo Unico sugli espropri per parte delle aree oggetto della sentenza.
La sentenza interviene in ordine alle richieste di indennizzo avanzate da due proprietari non soddisfatti di quanto già erogato da Interporto Marche in conseguenza del procedimento di esproprio attuato dal Comune di Jesi in applicazione della citata delibera del Consiglio comunale di Jesi del 1997. La sentenza non risolve il problema della individuazione della destinazione urbanistica delle aree precedentemente all'approvazione del progetto "Interporto" in variante al Piano Regolatore Comunale, considerate agricole, dall'Interporto Marche, anziché edificabili, come richiesto dalle controparti.
Sulla base dei valori indicati nella citata delibera di Consiglio comunale, l'Interporto Marche ha raggiunto accordi bonari con tutti gli altri proprietari.
La sentenza individua per la prima volta diverse responsabilità tra l'Interporto Marche e il Comune di Jesi, pur nel vincolo della solidarietà.
In particolare la sentenza recita: "L'onere di pagamento grava sulla società di Interporto Marche S.p.A nella misura corrispondente a quello che avrebbe virtualmente corrisposto a titolo di indennità di esproprio qualora la procedura fosse giunta a buon fine, oltre alla quota parte di interessi e rivalutazione. La restante cifra sarà a carico del Comune di Jesi in qualità di amministrazione responsabile del procedimento espropriativo". Si evidenzia in particolare che l'Interporto Marche ha già sostanzialmente pagato tutto al momento della occupazione delle aree, anzi le risulterebbe un credito di circa 107.000 euro, compresi la rivalutazione dalla data del pagamento e gli interessi legali, mentre resterebbero a carico del Comune di Jesi circa 3.764.562 di euro da pagare, quindi, è sul Comune di Jesi che grava quest'onere.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Assessore ho visto la sua difficoltà nel riferirci quello che l'ufficio le ha propinato, penso che sia il verbo giusto, propinato. Noi qui parlavamo di numeri, ma da quello che le hanno consegnato sembra che questi numeri siano da capovolgere, che addirittura ci sia un credito, cosa che interessa noi, di quella particolare società in cui la Regione Marche ha un peso di un certo tipo.
Noi siamo preoccupati perché, Assessore, al di la della sentenza del TAR che chiaramente sarà stata impugnata dal Consiglio di Stato e vedremo come andrà a finire, quella sentenza del TAR faceva da spartiacque sulla situazione perché riguardava determinati metri quadri espropriati mentre ce ne sono in ballo ancora di più, non si sa quanti altri, per cui nel caso in cui quella sentenza fosse confermata ci sarebbe qualcuno che potrebbe pretendere quasi quindici milioni e mezzo di euro.
Capisco che il nostro transeunte è sempre più a livello di probabilità, di stare qui e di fare tutto, ma non è questo il modo di affrontare i problemi in una materia come questa, per cui mi riservo un'ulteriore interrogazione.
Da quello che mi risulta, sull'Interporto Marche ci sono altri problemi, una Commissione di questa Regione ha concluso i lavori un anno fa e forse sarà il caso di interrogare chi di dovere per sapere a che punto sono le domande risarcitorie avanzate nei confronti della Regione da più soggetti. Qui sembra che quella Commissione sia passata invano, ma quella relazione di minoranza che è stata approvata, non so se lo ricordate, nonostante il trincerarsi di molti dietro non ricordo, ha fatto capire ed ha fatto venire fuori delle situazioni di possibili rischi della Regione nei confronti di più amministratori e non amministratori che ritengono la Regione responsabile di determinate situazioni.
Io la prego Assessore, per la stima che ho per lei, non in chi le propina quelle relazioni, di approfondire. Mi affido alla sua nota solerzia e capacità perché lei approfondisca direttamente queste cose, in maniera tale che rifacendo questa interrogazione possa sapere da lei, di cui mi fido, lo ripeto, notizie più precise e soprattutto più attendibili.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. In merito alla risposta data, mi associo alla replica del collega Natali per segnalare la difficoltà che la Regione ha in una situazione come quella della sentenza 440 del 2012 del TAR, parliamo di una cifra di quasi nove milioni di euro, e sarà quasi sicuramente soggetta, viste le motivazioni della sentenza, ad una conferma anche in sede di Consiglio di Stato, giustamente portata, da parte della Regione in termini di impugnazione, al primo giudizio.
La sentenza ci indica, e non è un tema di persone perché siamo tutti incaricati pro tempore, il percorso che abbiamo fatto con la Regione, ci indica il momento cruciale in cui, come socio del 62,72% dell'Interporto Marche SpA, si poteva evitare la sicura condanna, quanto meno in primo grado, per il mancato pagamento del terreno delle due proprietà interessate alla realizzazione della sede dell'Interporto.
Il pensare, negli anni '90, da metà degli anni '90 in poi, che fosse possibile applicare la sentenza della Corte Costituzionale, la n. 5 del 1980 e realizzare un'indennità espropriativa a tutto ed unico vantaggio della pubblica amministrazione è stato un errore concettuale molto grave. Nel fatto che la Regione deve ora nove milioni di euro ci sta tutto il rischio dell'attività amministrativa, anche di rovesci come quello che stiamo subendo, perchè tale importo poteva essere, dieci, dodici o quindici anni fa, in qualche modo indennizzato con somme molto minori. Credo che questo sia un esempio da non ripetere, anche in considerazione delle grandi difficoltà che abbiamo attualmente nel reperire somme necessarie per attività diverse, a cominciare dal sociale alla sanità, al rimborso degli alluvionati, a di chi è stato colpito dalla neve. Il confronto non regge, soprattutto dal punto di vista della carenza degli interventi che si potevano, in qualche modo, avviare sia in sede giudiziale che in sede stragiudiziale, avendo la Regione la forza, dal punto di vista della compagine sociale, di imporre al cda e ai legali rappresentanti dell'Interporto, un'attivazione diversa da quella che hanno voluto mettere in atto in questa situazione, ben sapendo che la responsabilità sui bilanci andava a gravare non sull'esecutività delle scelte del cda ma su coloro che dovevano poi ripianare le perdite, in ultima istanza proprio i soci.
Il tentativo che invito a fare è quello che, nelle more dell'appello, ci sia la possibilità di transigere con le proprietà interessate per un valore minore rispetto a quello a cui ci ha condannato il TAR, deviare, se è possibile anche in altre situazioni che sono pendenti per quanto riguarda la posizione della Regione Marche, a una valutazione generale che fuoriesca dall'Assessorato di sua competenza ma che, indubbiamente, possa determinare una diminuzione di possibili future spese di condanne in giudizio da parte della Regione stessa.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Ringrazio il Presidente Solazzi per la cortesia.
Per il rispetto che ho per i colleghi interroganti voglio dire che il Consiglio di Stato il 26 febbraio ha trattato questa situazione, non sono ancora a conoscenza di quanto ha deciso, per cui mi prendo l'impegno personale di farvi avere notizie precise in merito, al di la delle interrogazioni, sarà mio compito farvele avere anche per iscritto.

Interpellanza n. 43
del Consigliere Latini
“Rischio idrogeologico dei piccoli comuni marchigiani”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 43 del Consigliere Latini, risponde l'Assessore Eusebi.

Paolo EUSEBI. II Consigliere Latini, nell'evidenziare in premessa alcune valutazioni, peraltro condivisibili, secondo me assai condivisibili, in ordine all'importanza di contrastare il dissesto idrogeologico e garantire misure preventive di messa in sicurezza del territorio, e sulla base dei dati relativi all'elevata percentuale dei Comuni a rischio, chiede di conoscere quali fattive iniziative e provvedimenti si intendono adottare per ridurre ed eliminare i rischi idrogeologici presenti nel nostro territorio, evidenziati dalle indagini Legambiente, Istat e Dipartimento della Protezione Civile.
La questione del dissesto idrogeologico nelle Marche è stata negli ultimi anni costante oggetto di riflessione da parte degli organi regionali che hanno operato, nei limiti degli strumenti disponibili, e questi strumenti purtroppo sono legati anche agli strumenti monetari, nella gravosa opera di prevenzione e di riduzione del rischio.
Intanto va sottolineato che la drammaticità del dissesto idrogeologico, oggi così evidente, va in prevalenza ricercata nelle conseguenze portate dallo sviluppo edilizio e urbanistico degli ultimi decenni su un territorio che continua a mostrare elementi propri di fragilità geologica.
Inoltre, i già pesanti effetti di una eccessiva e disordinata edificazione di costruzioni e di infrastrutture si sono aggravati sia con il progressivo venire meno nella cura e nella manutenzione del territorio diffuso, in particolare nelle aree a vocazione agricola, sia come conseguenza di scelte urbanistiche rivelatesi nel tempo (gli uffici scrivono "detto con il senno di poi" ma io ci metto un punto interrogativo) sbagliate - anche se, con il senno di allora, si poteva prevedere questo - seppur legittime o quasi sempre legittime.
Infine, comportamenti quanto meno superficiali, se non dolosamente illegittimi, sono stati tenuti da parte di numerosi soggetti (sia pubblici che privati) che compongono questa nostra società.
II risultato è che oggi la situazione generale può essere effettivamente considerata piuttosto critica, e che il lavoro da fare è davvero impegnativo, tanto più che oltre alla problematica del rischio vero e proprio si affianca una crescente propensione alla disfunzionalità dei sistemi di rete, frequentemente danneggiati dai fenomeni di dissesto, oppure dei comparti produttivi, compreso quello insediatosi sulla fascia costiera, i cui problemi sono stati recentemente discussi in Consiglio.
Tuttavia, non si deve partire da zero; nelle Marche una strutturata azione di prevenzione è iniziata sin dal lontano 1989 con l'approvazione del Piano Paesistico Ambientale Regionale (il PPAR), che conteneva chiare indicazioni volte al mantenimento di condizioni di equilibrio del territorio, per poi svilupparsi con una certa continuità mediante gli strumenti di pianificazione locale adeguati al Piano, come i Piani regolatori e i Piani Territoriali di Coordinamento delle Province.
Continuità che anche la Regione si è data in sede di normazione di livello regionale, soprattutto con i Piani stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico.
Nel tempo è stato poi predisposto e rafforzato un efficiente sistema di protezione civile, che affida agli enti locali precisi compiti in tema di previsione e preallertamento, anch'essi definiti nei piani comunali per evitare effetti drammatici per le popolazioni coinvolte in caso di eventi calamitosi; e si è a conoscenza che molti Comuni si sono dimostrati molto efficienti da questo punto di vista anche perché ben supportati da una struttura regionale di protezione civile che è l'orgoglio della Regione Marche a livello nazionale.
Più recentemente, le prerogative regolamentari di competenza della Regione sono state sviluppate, sempre per la prevenzione del rischio idrogeologico, nella legge sulla riqualificazione urbana (la legge regionale n. 22 del 2011) che nell'ambito del più generale obiettivo di "costruire sul costruito" richiede la valutazione preventiva della compatibilità idrogeologica degli interventi edilizi e la limitazione di nuovi insediamenti, privilegiando il recupero del patrimonio esistente e disincentivando il consumo di ulteriore suolo (il regolamento attuativo è predisposto è sarà presto discusso dalla Giunta).
Tutte queste azioni di carattere normativo in genere comportano con gli enti locali un confronto, qualche volta molto duro; parlo con un collega che conosce bene queste cose per essere stato autorevole Sindaco di un importante Comune della nostra provincia di Ancona, non sempre si hanno risultati positivi quando si chiede in sostanza di collaborare contenendo le nuove previsioni insediative o controllando i comportamenti "anomali" dei propri concittadini.
Per questi temi, in sede di confronto, purtroppo, non sempre è facile trovare un punto di equilibrio efficace tra obiettivi di tutela e propensione allo sviluppo economico, come certamente il collega saprà.
Non altrettanta continuità si è purtroppo constatata nelle azioni materiali finalizzate alla riduzione del rischio idrogeologico (cioè in soldoni al finanziamento delle opere di difesa), vista l'assoluta debolezza delle azioni di sostegno condotte negli ultimi anni dallo Stato centrale, che pure aveva dichiarato, ma ne dichiara tante, nella legge di settore la propria competenza a finanziare interventi di difesa del suolo.
A partire dal 2003 si è infatti registrata una progressiva riduzione degli stanziamenti ministeriali da destinare alle Regioni e alle Autorità di Bacino, in favore di meccanismi diversi tra cui il consistente trasferimento diretto dei finanziamenti ai Comuni, con le Regioni escluse dal processo di pianificazione e di controllo.
Alla riduzione degli stanziamenti statali dedicati si è sopperito attivando, devo dire con una tenacia forte, altri filoni di finanziamento (alcuni Accordi di Programma con il Ministero dello Sviluppo Economico per esempio) e specifiche azioni sostenute dai bilanci annuali della Regione, purtroppo compatibilmente con le disponibilità possibili; ad esempio siamo tra le poche Regioni che hanno attivato procedure di delocalizzazione di edifici posti in aree franose non bonificabili. Tuttavia, per alcuni di questi programmi (ad esempio il POR FESR - Asse V), l'efficacia sarebbe stata ben maggiore se gli enti locali avessero aderito con più lealtà e con più solerzia alle opportunità offerte dalla Regione, che ha dolorosamente registrato come il territorio abbia richiesto solo la metà delle risorse così faticosamente trovate e rese disponibili per la mitigazione del rischio idraulico; e si parla di 5 milioni di euro utilizzati a fronte dei 10 milioni messi a disposizione. Ci tengo che questo risulti.
Altra considerazione, quale elemento emblematico delle difficoltà operative presenti in questi anni, dobbiamo esporla riguardo all'estrema lentezza con cui si sta sviluppando la fase attuativa dell'ultimo Accordo stipulato dal nostro Presidente con il Ministro dell'Ambiente nel novembre 2010, che prevedeva lo stanziamento di quasi trentasei milioni di euro da parte dello Stato per l'attuazione di un programma triennale di interventi urgenti per la mitigazione del rischio.
Dopo ben due anni dalla stipula dell'Accordo sono stati resi al momento disponibili alla contabilità speciale del Commissario Straordinario, tra l'altro persona serissima e grande amico delle Marche, (che gestisce i flussi di cassa dell'Accordo), fondi per soli 5 milioni di euro circa (prontamente resi esecutivi con l'apporto degli enti locali coordinati dalla Regione), mentre si è in attesa del trasferimento al Ministero dell'Ambiente, dopo l'approvazione che il CIPE ha disposto ormai dal 26 ottobre, di ulteriori fondi per 13,6 milioni di euro, con i quali affrontare una ventina di situazioni veramente critiche.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Vorrei che l'interpellanza potesse avere quanto meno, a livello di indirizzo teorico, una prosecuzione in termini di concretezza.
Sono 236 i Comuni marchigiani a rischio frana ed alluvioni pari a circa il 99% del nostro territorio, 185 mila le persone quotidianamente esposte al pericolo e il 62% delle amministrazioni locali hanno chiesto di realizzare interventi di messa in sicurezza di varie specie nei propri territori, dai corsi d'acqua, al consolidamento dei versanti franosi, e non riescono ad avere nessuna capacità effettiva per l'assenza, negli ultimi anni, dei necessari contributi.
La mia proposta, al termine di questa interpellanza e della risposta che ha dato l'Assessore, è quella che la Regione, necessariamente, diventi forza motrice vera, in un progetto di grande ristrutturazione per quanto riguarda gli interventi di manutenzione straordinaria e per la messa in sicurezza del nostro territorio e che funga da catalizzatore per quanto riguarda alcuni fondi europei, che vi sono e che non sono stati ancora attivati e che, nel corso dei prossimi anni, potranno essere quelli o fra quelli, e i pochi, a beneficio delle Regioni come le Marche, che fuoriusciranno dal programma di aiuti specifici nel 2014.
Mettere insieme le disponibilità che ancora vi sono, non solo del Ministero dell'economia, ma anche di altri interventi nell'ambito della protezione civile, del settore speciale del dipartimento del Governo e dell'ex lavori pubblici, ma soprattutto coinvolgere via via in maniera compiuta e minuta tutti i Comuni delle Marche e all'interno degli stessi i soggetti interessati, in qualche modo, a realizzare i piani di recupero e di interventi sul territorio, parlo, quindi, soprattutto dei privati.
Faccio un esempio, lo faccio non solo tra parentesi, ma fra due linee, noi abbiamo perso una grande occasione come Regione quando rilasciammo i pareri o meglio le autorizzazioni, anche nel campo delle energie rinnovabili, e non voglio entrare nella tematica negativa di quello che stiamo vivendo, e non stabilimmo a carico dei soggetti privati, che realizzano sul territorio, su parte del nostro territorio, un contributo di miglioria, un contributo di solidarietà a beneficio di quelle parti del territorio che, in qualche modo, sono soggette costantemente a rischi di frana, alluvioni o altro.
Partendo da questa situazione, partendo da un coinvolgimento dei proprietari dei fondi circostanti i fossi ed i canali d'acqua, fino ad arrivare agli interventi delle amministrazioni comunali singole, la Regione dovrebbe a mio avviso - già da adesso, per instaurare nel prossimo bilancio una fattiva attività che non sia solo quella dell'inserimento di un contributo più o meno grande, per un intervento più o meno singolo, ma comunque sporadico - avviare un percorso piccolo ma continuo di modesti interventi che possano nel contempo e in un periodo abbastanza lungo, sulla base sia degli interventi di programmazione urbanistica ma soprattutto di programmazione di opere pubbliche, far realizzare, ripeto, in buona parte ai privati che usano e sfruttano il nostro territorio e, in alcune parti, anche interventi delle grandi opere, delle grandi azioni che lo Stato ha necessità di prevedere. Un piano che da qui a 15-20 anni possa sistemare e ridurre drasticamente il rischio idrogeologico della nostra regione.
L'invito caloroso che faccio all'Assessore competente è quello di far partire subito un piano che non sia solo un piano classico di lavoro, di riunioni, di concertazioni, ma che abbia una programmazione concreta su quelli che saranno i soggetti coinvolti, le azioni possibili e i contributi e porre a carico dei soggetti privati, che fanno del territorio a volte non solo scempio ma un uso costante e continuo, l'intervento più forte per realizzare nel tratto interessato l'opera che è necessaria a ridurre quel rischio che tocca il 99% del nostro territorio regionale.

Proposta di atto amministrativo n. 57
ad iniziativa della Giunta Regionale
“Programma triennale regionale per le aree protette (PTRAP) 2013/2015. Legge regionale 28 aprile 1994, n. 15, articolo 7”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 57 ad iniziativa della Giunta regionale, però è assente il relatore di minoranza Consigliere Binci. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Grazie Presidente, martedì scorso abbiamo deciso il rinvio perché non era presente il relatore di minoranza e oggi non è nuovamente presente, mi dispiace, però credo che dovremo andare avanti perché le risorse a disposizione in questo paese, in questa Regione, sono poche e quelle poche che ci sono non possono essere bloccate per ragioni legate alle nostre esigenze.

PRESIDENTE. Grazie Consigliere Giancarli, non è un caso che io l'abbia chiesto, se fosse stata la prima iscrizione non ci sarebbe stato problema, siccome sono tre o quattro volte che la vedo iscritta e per una ragione o per un'altra non l'abbiamo trattata, faccio appello a voi.
La possiamo trattare, in questo caso do la parola al relatore di maggioranza Consigliere Camela.

Valeriano CAMELA. Grazie Presidente. Questa proposta di atto amministrativo che oggi giunge alla nostra attenzione si riferisce al nuovo programma per le aree protette per il triennio 2013-2015, che definisce la programmazione regionale di settore e delle singole aree protette in ottemperanza alla legge regionale n. 15 del '94 che titola “Norme per l'istituzione e gestione delle aree protette naturali”, stabilendo gli indirizzi generali e i criteri di riparto delle risorse finanziarie che saranno poi oggetto della programmazione di dettaglio che compete alla Giunta regionale.
Questo piano triennale 2013-2015 è il settimo programma finora sottoposto all'approvazione dell'Assemblea legislativa dall'entrata in vigore della legge regionale del 1994. Ma come è costituito questo sistema delle aree naturali protette marchigiane? E' formato da due parchi nazionali, quattro parchi regionali, tre riserve statali e tre regionali, si estende su quasi 90.000 ettari, occupando quasi il 10% del territorio regionale.
Un aspetto specifico è quello che riguarda, in base all'estensione di ciascuna area protetta, il variabile numero di Comuni che possono essere toccati da questa situazione, passiamo da 16 Comuni coinvolti dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ad un solo Comune, quale quello interessato dalla riserva della Sentina, che è nel mio territorio, nella provincia di Ascoli.
La prima individuazione di un'area protetta nel territorio marchigiano risale al lontano 1977, fu una iniziativa di carattere statale e portò all'istituzione della riserva Montagna di Torricchio, passò qualche altro anno e sempre un'altra iniziativa di carattere statale individuò l'Abbadia di Fiastra, sempre come riserva naturale.
La Regione Marche si mosse nel 1987 con il primo parco regionale del Conero poi si passò sempre nel 1993 ad una iniziativa analogamente statale con l'individuazione del Parco nazionale dei Monti Sibillini.
Con l'entrata in vigore della legge regionale n. 15 del '94 iniziò tutta una serie di iniziative, di attività volte all'individuazione di varie aree meritevoli di protezione, di tutela ambientale.
Sempre nel '95 fu istituito il Parco Nazionale Gran Sasso Laga e a seguire gli altri, in totale sono 12 aree protette, sei parchi naturali nazionali e regionali e sei riserve tra statali e regionali.
Questo nuovo piano triennale si pone in continuità con i precedenti programmi triennali assicurando le risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio immobiliare e mobiliare delle aree protette costituitosi in questi anni, nonché delle infrastrutture e dotazioni tecnico strumentali a servizio delle utenze e dei soggetti gestori.
Sono passati 17 anni, nel corso di questo periodo sono stati assegnati circa 60 milioni di euro così ripartiti: 32,7 milioni di euro per investimenti e una cifra più o meno sovrapponibile per spese di funzionamento.
La nuova programmazione ha come obiettivo il proseguimento della politica fin qui seguita che mira alla conservazione, al recupero, alla valorizzazione, all'informazione e all'educazione ambientale delle aree protette, avvalendosi di due nuovi strumenti varati dalla Giunta regionale che sono la rete ecologica marchigiana, che definisce un sistema di habitat in cui l'obiettivo è incentivare la salvaguardia della biodiversità riducendo la frammentazione degli habitat naturali della matrice ambientale, e lo strumento più prettamente operativo è rappresentato dall'infrastruttura verde regionale, strumento previsto anche dalla Commissione europea nella strategia per la biodiversità che ha come scopo, finalità, la riduzione della perdita di biodiversità entro il 2020. Biodiversità garantita nel nostro territorio regionale da quelle aree a moderato sviluppo agricolo, dal sistema idrografico, dai boschi, dalle foreste, dai parchi, dalle oasi faunistiche.
La programmazione del prossimo triennio è incentrata su due filoni principali le azioni di rete a regia regionale, con carattere strategico finalizzati alla valorizzazione della rete dei parchi e delle riserve regionali che stanno da un po' di tempo a questa parte osservando una progressiva riduzione delle risorse disponibili, e le azioni da sviluppare nelle singole aree protette, che dovrebbero tendere, secondo le aspettative dei programmi a un progressivo e sempre maggiore coinvolgimento di soggetti privati. Queste azioni sono volte alla conservazione, manutenzione, ripristino degli habitat e delle specie animali e vegetali, all'attività di ricerca scientifica, all'incremento dell'uso delle fonti rinnovabili, nell'ambito delle strutture, delle aree protette.
Le risorse previste dal bilancio pluriennale 2013-2015 per il sistema aree protette sono quantificate in circa 10 milioni di euro nei complessivi tre anni, 2.000.000 per ciascun anno, per quanto riguarda le spese correnti, e circa 1.100.000 euro per le spese di investimento.
Sono importi che hanno un esclusivo valore programmatico e, quindi, si deduce dalla scarsa entità di queste risorse che non potranno essere consentite l'individuazione di nuove aree protette perché l'individuazione di nuove aree protette comporta automaticamente per legge la dotazione di adeguate risorse finanziarie.
Potrà comunque svilupparsi e completarsi quelle iniziative che portano alla costituzione e istituzione del Parco interregionale tra Marche ed Emilia-Romagna, che è il Parco del Sasso Simone e Simoncello, oltreché altre azioni per favorire i processi di fusione fra aree protette contigue.
Il fine ultimo per portare avanti questa iniziativa è quello di razionalizzare il sistema di tutela territoriale e recuperare risorse da destinare ad attività attinenti.
Questo piano triennale prevede che nel limite degli stanziamenti annuali, che abbiamo quantificato, devono essere garantite, in via prioritaria, le risorse per cofinanziare progetti che beneficiano di contributi statali ed europei, e le risorse minime indispensabili per la gestione anche delle aree protette di minore dimensione.
Deve inoltre essere potenziato quel processo che è stato già avviato nel triennio precedente di informatizzazione delle procedure complessive per l'accesso ai contributi, per il monitoraggio delle attività per la rendicontazione, per lo stato di attuazione dei programmi di investimento ammessi a finanziamenti e, in linea con la programmazione precedente, possono fruire di contributi tutte le aree protette ad eccezione dei due parchi nazionali.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Faccio un breve intervento e contemporaneamente illustro lo spirito di alcuni emendamenti che ho presentato.
Per questi emendamenti voglio ringraziare il Presidente della Commissione Giancarli, per la disponibilità che mi ha dato, abbiamo lavorato insieme, anche con la P.F. Aree protette, Dott. Fermanelli, che ringrazio per la collaborazione, con cui abbiamo trovato una sintesi.
Alcuni li ho tolti, altri sono stati concordati e li abbiamo approvati, questo era l'obiettivo.
In realtà dal 1991, l'anno della legge-quadro sulle aree protette, e dal 1994, anno della legge regionale Marche di applicazione di questa legge-quadro nazionale, possiamo dire che di acqua sotto i ponti ne è passata, quasi vent'anni sono serviti ai parchi istituiti nel primo decennio per realizzare le loro strutture ed infrastrutture necessarie, per dotarsi di piante organiche, per avviare i servizi necessari previsti dalle loro leggi istitutive, al fine della gestione dei territori di loro competenza.
Sono stati anni caratterizzati da un impegno regionale sul fronte del consolidamento della spesa corrente a discapito o, comunque, tenendo in secondo piano, e questo va detto, va riconosciuto, certi investimenti utili per il territorio.
E’ vero che questo è un periodo di congiunture, di grande crisi economico-finanziaria, è difficile che in questi momenti si riesca a fare investimenti, però, dobbiamo avere la capacità di sviluppare idee, progetti, iniziative e potenzialità, soprattutto in questa fase anche se poi l'attuazione, per ragioni economiche, potremmo differirla in seguito.
Non sarebbe opportuno, dopo anni in cui lo si dichiara ma in realtà non lo si fa, interrompere questa cronica sequenza di piani triennali che di fatto erogano contributi a pioggia, un po’ a pioggia, poca roba ma sempre a pioggia, e tenere conto, invece, delle capacità progettuali, di investimento di alcune aree protette rispetto ad altre. Non è vero che sono tutte uguali, senza voler penalizzare nessun ente gestore, per carità, bisognerebbe, in qualche modo, avere la capacità di differenziare chi certi risultati li ha portati dando un premio, considerandoli, sul piano degli investimenti, in modo migliore rispetto agli altri, altrimenti si massifica e anziché premiare il merito, si va nella solita logica: un po’ a pioggia per tutti e non va bene.
Mi chiedo se non sarebbe ora di promuovere, per quando possibile, la gestione coordinata delle attività, Questo potrebbe dare senza dubbio vantaggi e ricadute positive in termini turistici, in termini occupazionali e anche, ovviamente, in termini di tutela dell'ambiente, della natura e delle tipicità.
Ho presentato quattro emendamenti, li ho detto concordati - un buon lavoro - anche con la P.F. Aree protette regionali, questo per dimostrare il massimo spirito collaborativo su questioni che non sono ideologiche, ma sono sempre a tutela e a beneficio del nostro territorio.
Proprio con uno di questi emendamenti, lo dico ora così non lo illustro, si vuole finalmente passare dalla dichiarazione d'intenti, sempre ribadita ma mai attuata, al concreto. E' inerente la previsione per i futuri istituendi parchi marchigiani di aree protette nella fascia collinare e costiera regionale.
Le motivazioni di questo emendamento sono ovvie, previo consenso degli enti locali dobbiamo decongestionare le aree più antropizzate, le aree più urbanizzate, per salvaguardare i valori paesaggistici ed ambientali residuali della nostra splendida collina marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Presidente la ringrazio, io non aggiungo nulla alla relazione completa del Consigliere Camela, tra l'altro questo atto porta il parere favorevole della II Commissione, del CAL e del CREL.
L'ho ascoltato ora e volevo ringraziare a nome della Commissione e a nome del Vicepresidente Silvetti, il Consigliere Marangoni che ha contribuito, ha esaminato l'atto, ha avanzato numerosi emendamenti, ne ha ritirati alcuni, ha lasciato alcuni elementi significativi, quindi, per questo rapporto di collaborazione con la Commissione, lo ringrazio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Grazie Presidente, solo per cogliere l'occasione che ci offre la discussione del piano triennale per le aree protette per ricordare quanto le leggi che precedono quest'atto, sia la legge nazionale n. 394 del '91, sull'istituzione delle aree protette, che la nostra legge regionale n. 15 del '94, siano state leggi, per questo paese, sicuramente epocali.
Leggi che sono in vigore da decenni, che hanno visto decenni di dibattito in questo paese. Non si può non dire che il risultato, in termini di territorio protetto nel nostro paese e in questa regione, sia stato sicuramente raggiunto, i primi investimenti hanno avuto, sicuramente, la loro efficacia, come l'istituzione delle strutture burocratiche amministrative.
Non posso però non ricordare che, se è vero che le risorse diminuiscono sempre, è anche vero che questa Regione, negli anni, ha costantemente tenuto quella percentuale del suo bilancio regionale, attenta alla legge regionale, ed è anche vero che numerose aree, che meriterebbero il riconoscimento di aree protette, già individuate dai servizi, non possono essere istituite, questo è giusto. Questo è giusto, però dobbiamo riconoscere che è un modo per limitare una legge che non nasceva per essere statica, non si onora una legge che non voleva essere statica, ma una legge che voleva progressivamente contaminare territorialmente, culturalmente le popolazioni e le amministrazioni che in quelle aree operano e vivono.
Io non vorrei che la consuetudine di approvare i piani triennali ci basti per dire che le risorse non diminuiscono, credo che occorrerebbe mettere in campo una riflessione che attualizzi le aspettative culturali, che in quelle leggi, noi abbiamo riconosciuto come tali.
Non disdegno l'idea che è quella che il Consiglio regionale dovrebbe svolgere la sua opera, ricordo a tutti che abbiamo questo compito, nel monitorare, sorvegliare, l'efficacia e l'efficienza delle leggi che noi approviamo. Questa è un'attività che in tre anni di presenza in questo Consiglio regionale e nelle Commissioni non siamo riusciti a mettere in campo, nonostante sia stata una delle attività individuate all'inizio di questa legislatura da parte della Commissione regolamento da poco chiusa e a cui avevamo dato avvio.
Proprio nel momento in cui tutti abbiamo oramai netta la percezione della crisi che viviamo e come ente non possiamo dire che non sia una crisi economica e finanziaria, a questo compito voglio richiamare questo Consiglio, quindi, valutazione delle risorse da poter mettere a disposizione delle nostre comunità e dei nostri territori, razionalizzazione della spesa, come essa possa essere più efficace, e coinvolgimento non soltanto delle amministrazioni ma anche delle comunità, la grande ambizione della legge 394 del '91, era che le comunità potessero impadronirsi e sentire propri dei territori che ancora conservavano delle valenze ambientali, naturali, culturali e di biodiversità.
Biodiversità termine che adesso è all'attenzione di molti, tanto che regolamenti comunitari, legislazioni regionali, provvedimenti regionali cercano di favorire in tutti i modi.
Io direi che occorrerebbe non innamorarsi di temi, di volta in volta, per cui ognuno di questi poi trova dei filoni di attività, voglio dire il piano triennale per le aree protette va in un senso, i provvedimenti per la biodiversità vanno in un altro senso non perché sono in contraddizione ma perché hanno un'altra strada, non si sovrappongono, le questioni del dissesto idrogeologico sono anch’esse un'altra questione, lo sviluppo dei territori montani ne è un'altra quando il 90% delle aree protette ricade nei territori montani, noi dobbiamo riportare a sintesi politiche che la Regione in modo intelligente deve cercare di attuare, ma oramai non è più sostenibile che non ci sia una regia per il territorio e per l'ambiente che coinvolga tutti quanti, noi come Consiglio, in questa opera le Commissioni e poi i relativi servizi della Giunta.
Con questo intervento voglio rendere onore a tutte quelle associazioni, movimenti, partiti che nei decenni passati, in questo paese, hanno reso possibile la realizzazione del più 10% di territorio protetto, dove è possibile sviluppare attività economiche con le popolazioni residenti. Mi auguro che questo sia sempre più possibile, sicuramente, noi come Consiglio regionale dobbiamo riprenderci alcune delle nostre prerogative che aiutino il governo di questa Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Brevissimo intervento a corollario degli altri, solo per accennare ad un punto che ritengo importantissimo, per quello che riguarda questo programma triennale, e cioè l'attivazione dell'infrastruttura verde regionale IVER che avrà il compito, a mio avviso, molto importante, in relazione all'agenda 2020, di ridurre la perdita di biodiversità della regione, come è stato, appunto, stabilito e definito in maniera inderogabile, credo, dalla Commissione europea oltre che dalla matrice di fondo rappresentata dalle aree a moderato sviluppo agricolo, dal sistema idrografico, dalle foreste, dalle praterie, dalle aree floristiche protette, dai parchi urbani e periurbani, dalle oasi faunistiche provinciali.
Se si riuscisse ad attuare questa nuova struttura, indubbiamente, i concetti che noi tanto sosteniamo della multifunzionalità agraria e agricola, della tutela delle aree protette, in termini anche di valorizzazione delle stesse, non solo dal punto di vista della conservazione del paesaggio e della rete idrogeologica e ambientale, ma anche come valorizzazione delle stesse in termini turistici, avrebbe un senso perché questa infrastruttura consentirebbe di allineare, sulla falsariga di quello che chiede la Commissione europea, la capacità di fare sistema in un settore particolarmente delicato come quello delle aree protette.
A questo avviso, è importante, anche se è in controtendenza e, forse, più che un miraggio, è solo un'aspettativa, ma in qualche modo si può fare, incrementare le risorse finanziarie di investimento, soprattutto per gli anni 2014-2015 questo, soprattutto, per supportare gli enti nel cofinanziamento dei progetti comunitari perché a questi si possa accedere, per razionalizzare il più possibile la spesa, tramite l'interregionalità, cosa a cui noi dobbiamo, in qualche modo, puntare, per la fusione di aree contigue e per consentire la liberazione di risorse per le spese di investimento in modo tale da destinarle al miglioramento e alla fruizione concreta delle aree protette stesse.
Ci sono dei punti nel programma triennale, come l'azione di rete, l'azione di sviluppo delle singole aree protette, l'individuazione della campagna di coinvolgimento efficace nei confronti di privati, che consentono l'applicazione di questo sistema.
Vi invito, quindi, a votare questo programma triennale proprio perché ci sono questi punti fondamentali, innovativi, rispetto a un programma che nella sostanza racchiude la situazione esistente e che può consentire di avviare quello che il collega Cardogna diceva, cioè l'attuazione concreta di una norma vecchia nel tempo, ma ancora del tutto efficace e moderna e, direi, anche il linea con il futuro che noi vogliamo per il nostro paesaggio.

PRESIDENTE. Invito l'Assemblea, tutti i colleghi, a essere un po’ più rispettosi di chi parla perché c'è un brusio di fondo che rende impossibile seguire e ascoltare chi l'interviene. Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. La chiarezza con cui è stato formulato questo atto fa ulteriormente luce su quello che è stato il mancato cambiamento epocale che ci poteva essere sul settore.
E’ cominciata la legislatura con il fatto che si volevano ridurre e razionalizzare quelli che erano gli enti territoriali marchigiani. Si è cominciato con la chiusura dell'ERF, con una razionalizzazione dell'Istituto Autonomo Case Popolari, non si è fatta la stessa riduzione dei costi di gestione e quant'altro per l'Ersu, ancora meno per i Parchi.
L’occasione era stata la finanziaria di Tremonti che ci ha obbligato a venire in Aula per cambiare la legge, per ridurre i Consigli di Amministrazione a cinque. Oltre il 50% delle Regioni italiane hanno preso questa opportunità razionalizzando, chi nella identica direzione di quello che ha fatto la Regione Marche per le case popolari, chi accorpando tre o quattro di questi enti e, quindi, territori in una unica gestione amministrativa, il tutto per far fronte alla progressiva mancanza di fondi,
Ho apprezzato molto l'intervento del Consigliere Cardogna che ha detto che bisogna verificare l'efficacia e l'efficienza delle leggi emanate da quest’Aula. Io l'ho già fatto per quanto riguarda questo settore e devo registrare che a fronte, per esempio, di un finanziamento di 10 che va al singolo ente nel territorio per operare nei temi di biodiversità ed in quelle che sono le mission principali, arrivano pochissimi fondi, oltre la metà dei fondi stanziati dalla Regione servono per aprire bottega, per aprire la serranda. Questa è la verità, ciò non toglie che in questo scenario gli uffici hanno fatto un lavoro egregio, per quanto riguarda la percentuale delle spese previste in conto corrente, in conto capitale e quant'altro, ma rimane di fondo il fatto che abbiamo perso un'occasione fondamentale per portare risparmi, raziocinio, efficienza, efficacia che tutti chiedono, ma che non sempre si traduono in atti normativi, anche in questo settore.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1 del Consigliere Giancarli. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2 del Consigliere Marangoni. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3 del Consigliere Marangoni. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 4 del Consigliere Marangoni. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 5 del Consigliere Marangoni. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 57 così come emendata, la pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 238
ad iniziativa della Giunta regionale
“Norme in materia di raccolta e coltivazione dei tartufi e di valorizzazione del patrimonio tartufigeno”

PERSIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 238 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Grazie Presidente. La proposta legge n. 238 di fatto sostituisce la legge regionale n. 16 del 2003 che, a sua volta, recepiva le indicazioni della legge nazionale 752 dell'85, quella in materia di raccolta e di produzione del tartufo.
Credo che, per la Regione Marche, sia una materia estremamente importante per le motivazioni economiche dirette, per l'economia che genera legata all'attività dei tartufai, alla trasformazione, alle imprese che trasformano il tartufo, alla commercializzazione - è con piacere che vengo da un territorio, quello di Acqualagna, che è il centro nazionale che commercializza più tartufo in Italia - ed anche per le motivazione economiche indirette, perché il tartufo è uno strumento eccezionale ed anche per quello che riguarda il marketing territoriale è l'eccellenza per la promozione. Ultimamente, con la Regione Marche sono stato alla Bit di Milano (sono andato in veste privata, quindi, mi sono pagato anche il viaggio) ho visto le iniziative e il grandissimo lavoro che ha fatto la Regione Marche. Nella promozione il tartufo era presente, perché si vende e fa promozione al paesaggio e alle eccellenze eno gastronomiche, il tartufo è sicuramente un'eccellenza.
Se vi ricordate l'immagine di Dustin Hoffman, che era il nostro testimonial, aveva il tartufo in mano, è una delle immagine più importanti. La promozione è fondamentale per tutte le attività turistiche della Regione Marche, lo è soprattutto per l'entroterra. Tantissimi sono gli agriturismi, le country house dell'entroterra che promuovono la vendita del paesaggio ed hanno nell'enogastronomia l'eccellenza, ed un motivo per attrarre i turisti è sicuramente il tartufo, quindi, il settore del tartufo e della tartufocultura è estremamente importante per la Regione Marche.
Sono passati diversi anni dalla precedente legge, una legge ottima che ha funzionato bene, c'era, però, l'esigenza di cambiare perché sono passati degli anni, sono cambiate molte cose, come la sensibilizzazione rispetto alla tutela e alla necessità di preservare un patrimonio così importante come quello del tartufo, non solo la tutela ma anche lo sviluppo forte legato alla tartuficultura, un'attività che, partita alcuni anni fa abbastanza in sordina, sta dando grandissimi risultati e su cui la Regione Marche ha investito molto.
Per queste due motivazioni di fondo siamo andati a dotarci di una nuova legge, non elenco articolo per articolo ma le modifiche che ritengo più importanti.
Al primo articolo, dove si parla di tutela e di valorizzazione, c'è un passaggio fondamentale, è una novità, riconosce la tartuficultura come attività agricola. Di fatto il tartufo è già inquadrato, a livello europeo, all'interno dei prodotti ortofrutticoli, questa è una delle motivazioni forti, ma la motivazione è il fatto che ormai sono tanti gli agricoltori e gli appassionati di questo settore che integrano il proprio reddito grazie alla tartuficultura. Passare all'attività agricola significa dare un nuovo incentivo, una nuova frontiera rispetto a questa attività di tartuficultura già sviluppata.
Oltre questo nella legge ci sono tantissimi passaggi per quello che riguarda la tutela, lo sviluppo e la valorizzazione del tartufo. Uno di questi è l'introduzione del concetto di ecotipo locale, cioè valorizzare il tartufo legato al proprio territorio, il tartufo di nicchia, e in questo sono coinvolti gli enti e le associazioni. In questa legge grande spazio hanno le associazioni e i rapporti anche con il mondo del volontariato.
Ci sono diversi criteri tecnici, nella legge molto è stato demandato alla Giunta che dovrà fare i regolamenti di attuazione che dovranno ritornare in Commissione.
Nella legge c'è una tabella tecnica che è quella delle aperture e chiusure della ricerca del tartufo, la ricerca del tartufo è già normata con legge nazionale, noi abbiamo modificato la legge nazionale adattandola a quelle che sono le esigenze regionali.
Va ricordato che quando si parla di tartufo si pensa spesso e solo al tartufo bianco, quello più pregiato, in realtà la Regione ne ha tantissime specie, praticamente abbiamo la possibilità di assaporarlo tutto l'anno. Voglio ricordare che il tuber magnatum pico che è quello bianco, che a livello nazionale è conosciuto anche come tartufo bianco d'Alba o d'Acqualagna, è un altro piccolo tassello che si aggiunge alla valorizzazione del tartufo marchigiano perché Acqualagna, come voi sapete, è una cittadina che commercializza tartufi e il tartufo bianco porta il suo nome. In questa tabella ci sono le aperture e le chiusure della raccolta, mentre gli orari della ricerca del tartufo sono demandati alla regolamentazione della Giunta.
Importantissimo è il passaggio legato ai divieti. Il divieto della raccolta dei tartufi notturna è molto importante, noi abbiamo introdotto anche il concetto della cerca, in passato gli organi di vigilanza hanno avuto dei problemi perché se prendevano, magari di notte, il tartufaio o chi andava a tartufi in maniera inopportuna rispetto alla legge, non potevano fare la multa o comunque sollevare il verbale perché erano in atteggiamento ma non stavano raccogliendo, potevano essere sanzionati solo nel momento in cui venivano presi a portar via il tartufo, ora, con il concerto di cerca, viene sanzionato il fatto che il tartufaio è tranquillamente in giro alla ricerca di tartufo notturno.
Questo dà la possibilità di effettuare una vigilanza più efficace e più seria, su quelli che vanno a tartufo di notte, anche al fine di mantenere questo patrimonio.
Un altro concetto fondamentale, che abbiamo introdotto per la tutela è che non si può commercializzare, nè somministrare il tartufo nel periodo che non è quello della ricerca. In quel periodo è vietata la detenzione; la detenzione è un concetto nuovo che abbiamo introdotto e che ci tutela di più rispetto all'importazione, tra virgolette, di tartufi che nulla hanno a che vedere con i nostri, ma che potrebbero, in qualche modo, aprire la strada a truffe alimentari. Pongo all'attenzione del Consiglio una notizia di quindici giorni fa, riportata da tutta la stampa, la Guardia Forestale ha sequestrato quintali di tartufo cinese che veniva somministrato al posto del nostro tartufo nero pregiato. Il tartufo cinese costa 20 euro al chilo, il nostro tartufo nero va dai quattro ai cinquecento euro, quindi, questa nuova norma dovrebbe impedire non solo il fatto che il furbetto di turno scambi la merce, ma impedire, cosa molto più importante, che le spore del tartufo, in questo caso importato dalla Cina - tra parentesi, è difficilmente riconoscibile all'occhio dell'inesperto perché esteriormente è identico al nostro e solo se si apre si nota un filino rosso, quindi è difficile da riconoscere - possano, in qualche modo, far cambiare la tipologia e le caratteristiche del nostro tartufo. Un'operazione importante. Ho parlato di tartufo dalla Cina ma possono essere anche le terfezie, tartufi bianchi che vengono dal Marocco, sono inodore e insapore e sono confondibili con il tartufo bianco pregiato.
Quello della detenzione è, quindi, un concetto importante che potrebbe scontrarsi anche con alcuni principi giuridici, questa è una sfida che noi apriamo a livello nazionale, ma che abbiamo intenzione di portare avanti, come Commissione ne abbiamo dibattuto, questo è un settore da difendere rispetto alle speculazioni ed all'importazione di tartufi che non provengono dall'Europa, vengono, quindi, difesi quelli che sono elencati nell'articolo due della legge nazionale: i tartufi autoctoni europei.
Una parte fondamentale e importante di questa legge è dedicata alle tartufaie, dicevo prima dello sviluppo delle tartufaie. La tartuficultura si è incrementata notevolmente negli ultimi anni, si definiscono, questo lo dice anche la legge nazionale, tartufaie naturali, tartufaie controllate e tartufaie coltivate.
Questo è uno di quei settori che, come dicevo prima, ha avuto un grande sviluppo e sul quale si è posta l'attenzione della vigilanza, soprattutto, nella parte che riguarda le tartufaie controllate, perché mentre le tartufaie coltivate rispondono a un sistema nuovo di impianto, le tartufaie controllate non sono altro che tartufaie naturali autorizzate dove avvengono dei miglioramenti, per questo è importante la vigilanza, perché con la controllata si sottrae del territorio alla ricerca libera del tartufo, questo è un passaggio importante legato al riconoscimento ed alla vigilanza, e quest'ultima diventa importantissima.
Nella legge ha un particolare rilievo, e questo è un altro aspetto che la Regione Marche ha saputo portare avanti negli anni, il Centro di tartuficultura sperimentale di Sant'Angelo in Vado, è il punto di riferimento di tutti quelli che coltivano i tartufi e fa da scuola non solo a livello regionale, ma anche a livello nazionale, rispetto alla micronizzazione delle piante e a tutte le problematiche del mondo del tartufo.
Nella legge esiste la possibilità di modificare i periodi di apertura e di chiusura della ricerca del tartufo sentendo prima il Centro di tartuficultura sperimentale di Sant'Angelo in Vado che diventa punto di riferimento.
Altre cose importanti sono quelle legate alle imprese di trasformazione che devono, a fine anno, indicare alla Regione quelle che sono le raccolte annuali, le trasformazioni, le tipologie, una serie di dati fondamentali per capire quanto è grande il fenomeno legato alla raccolta e alla ricerca del tartufo.
Tutti questi aspetti messi insieme fanno si che, rispetto alla passata legge, abbiamo incrementato l'obiettivo della tutela e della valorizzazione.
Due passaggi rimangono importanti, uno è quello legato alla tassa di rilascio del tesserino per la raccolta dei tartufi, fino ad oggi era lasciata all'incasso delle Comunità montane e delle Province, anche se la legge nazionale indicava principalmente la Regione, ora la tassa viene versata alla Regione, poi, la Regione, tramite la Giunta, con regolamento dirà quali sono i criteri di riparto di quei fondi, che torneranno, spero, questo è un mio auspicio, principalmente in quei territori che gestiscono le problematiche legate al mondo del tartufo.
Un'ultimissima cosa è legata alle tartufaie coltivate, a cui come dicevo prima è stato dato grande spazio, ed al problema delle recinzioni. Non esiste una tartufaia controllata se non c'è la possibilità di costruire una recinzione, perché gli animali vaganti o certi tipi di animali sono ghiotti di tartufo, quindi, non avere una recinzione significa non fare la tartufaia coltivata.
Avete un emendamento che dovremmo approvare che dà la possibilità, nelle zone di montagna che sono sottoposte al vincolo del PPAR, di installare quelle che sono le recinzioni, come in realtà avviene per una serie di situazioni in agricoltura, tipo l'allevamento, quindi prendendo spunto da quello che succede negli allevamenti, con questo emendamento chi vuol fare una tartufaia coltivata in montagna potrà costruire la propria recinzione, che è fondamentale per praticare l'attività.
Segnalo il buon lavoro fatto dalla Commissione, ringrazio i tecnici della Giunta e della Commissione, ricordo che la legge è stata approvata all'unanimità da parte della Commissione, è stata approvata dal CAL e, visto che l'iniziativa della legge era della Giunta, volevo ricordare anch'io il lavoro di Paolo Petrini e ringraziarlo perché sono sicuro che abbiamo acquistato un buon parlamentare che rappresenterà le Marche ma abbiamo perso un ottimo Assessore all'Agricoltura.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Grazie Presidente, dopo il chilometrico intervento degno del comandante Fidel collega Traversini, c'è poco da aggiungere se non che questa proposta di legge è il frutto di un confronto a più riprese sia con i tecnici della Giunta, del Consiglio che con gli operatori, quindi, il risultato ci vede d'accordo.
E' stata approvata all'unanimità con la convinzione di rendere un servizio alla comunità marchigiana e soprattutto agli operatori. Perché quando parliamo di attività che si realizzano sul territorio, fisicamente inteso, noi parliamo di provvedimenti che hanno un'importanza economica, in questo caso, sociale, culturale, perché si tratta di tradizioni, ed ambientale.
C'è da rilevare l'importanza che finalmente la Regione Marche riconosce alla tartuficultura come un'attività agricola, perché fino a poco tempo fa era un po' considerata un'attività hobbystica, come un hobby, mentre invece sappiamo che ha una rilevanza economica abbastanza importante e, ripeto, non solo economica dal momento che il tartufo è sicuramente uno degli elementi che più caratterizzano la gastronomia marchigiana, tanto è vero come ricordava il collega Traversini che il tartufo è stato messo in mano anche a colui che, probabilmente, neanche lo conosce, anche perché non a tutti piace, era lo sponsor delle Marche, Dustin Hoffman aveva il tartufo in mano.
L'altro elemento che credo sia importante rilevare è che si tenta con questa norma, dico si tenta, di difendere la tipicità marchigiana, perché lavoriamo in un campo molto complesso, dove i controlli stessi sono molto difficili da realizzare e dove la contraffazione promuove interessi incrociati, sia di produttori di altri paesi che di commercianti locali che hanno tutto l'interesse a vendere prodotti non nostri come nostri, come se fossero marchigiani.
Gli aspetti tecnici tra l'altro sono stati tutti concordati di fatto con i produttori, con i tartuficultori, nella norma ci sono un paio di passaggi, un tentativo lodevole, poi vedremo in futuro i risultati, per tutelare questa diversità e questa tipicità marchigiana.
Come sempre la norma prende atto di un fenomeno sociale economico che si è realizzato, le leggi non prevengono mai niente, ma prendono atto e seguono dei fenomeni e noi siamo contenti di aver reso questo servizio non soltanto agli operatori della tartuficultura ma anche all'ambiente marchigiano.

PRESIDENTE. PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Grazie Presidente, prendo la parola su questo argomento quasi con lo stesso spirito con il quale prima sono intervenuto sul piano triennale delle aree protette, perché il tartufo, come altri prodotti del bosco e del sottobosco, fa parte di territori che considerarli aree protette, voglio dire, è un tutt'uno, sia che questo lo faccia la legge o il senso comune.
Ho visto con quanta attenzione molti Consiglieri hanno lavorato ed interloquito intorno a questa proposta di legge, ho avuto modo, lungo questo percorso legislativo, di rivalutare il Centro di tartuficultura di Sant'Angelo in Vado della Regione, sicuramente un'eccellenza nel panorama regionale ma anche nazionale e non solo.
Ritengo che abbiamo dato dignità non a un singolo prodotto, ma abbiamo dato dignità, ulteriore dignità, a dei territori che sono l'identità della nostra regione.
Mi auguro che questa legge che è volta a dare regole certe ma anche a valorizzare il ruolo dei cercatori, dando loro dignità professionale, aiuti gli stessi a riconoscersi come categoria, con la richiesta di tutte le tutele del caso, ma anche con l'assunzione di precisi doveri, precisi obblighi. Non voglio usare un'espressione troppo forte, ma sarei portato di pensare al tartufo, come ai funghi e agli altri prodotti del bosco, come ad bene comune e, quindi, dato che nasce dalla terra è di tutti e non deve essere origine di eventuali speculazioni molto e troppo private, ma che abbia anch'esso una sua ricaduta, nella commercializzazione, nella trasformazione, nella ricerca, su tutta la collettività di quei territori che Dio solo sa quanto ne hanno bisogno.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Intervengo come Consigliere attento ai territori, perché ho avuto sollecitazioni dai territori del tartufo su un problema che il Consigliere Traversini ha toccato velocemente nell'ultima parte del suo intervento: il problema della tassa di concessione.
I territori interessati sostengono una tesi che adesso illustro: non è corretto che i soldi vadano ad Ancona e nemmeno a Pesaro, perché la zona è quella, che vadano al capoluogo di Regione o al capoluogo di Provincia e li restino. I soldi devono andare ai territori e su questo punto mi fido di quello che dice, ne abbiamo parlato in Commissione, non in Commissione ma ai margini dei lavori della Commissione, perché siamo nella stessa Commissione, il Consigliere Traversini. Mi fido del fatto che tutto ciò passerà tramite regolamento e, quindi, ci sarà una certa vigilanza, i soldi anche se pochi, non so un euro per i territori non dice niente, ma la somma potrebbe essere importante per valorizzare quelle zone, ad esempio i sentieri e quant'altro. La rassicurazione che questo accada sta soltanto nella vigilanza che potremmo fare in sede di regolamento, il quale passerà in Commissione. Questo è il punto.
Il mio consenso su questa legge, in rappresentanza delle istanze che mi pervengono da quel territorio, va in questa direzione, mi fido della rassicurazione che mi ha dato il relatore di maggioranza Consigliere Traversini, per vari motivi, primo: perché proviene dai territori e, quindi, è direttamente interessato, se no lo picchiano come stanno facendo, giustamente, per l'ospedale di Cagli, e quant'altro, che lui sta strenuamente difendendo; secondo: perché è una brava persona e lo stimo; terzo: e non ultimo perché sta prendendo le distanze dal gruppo consiliare e dal suo partito e, quindi, a maggior ragione lo stimo ancora di più.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 16.
Emendamento 16/1 del Consigliere Traversini. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 16 così come emendato. Lo pongo in votazione per appello nominale chiesto a nome dei Consiglieri Trenta, Ciriaci, Massi.
Favorevoli: Acquaroli, Badiali, Bucciarelli, Bugaro, Busilacchi, Cardogna, Carloni, Ciriaci, Donati, Foschi, Giancarli, Giorgi, Marangoni, Marconi, Marinelli, Natali, Perazzoli, Ricci, Sciapichetti, Silvetti, Traversini, Trenta, Zaffini, Zinni, Bellabarba.
Contrari: nessuno.
Astenuti: nessuno.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 19. Soppresso

Articolo 20. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 21. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 22. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 23. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 24. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 238 così come emendata. La pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Proposta di deliberazione n. 22
ad iniziativa della Giunta regionale
“Indizione del referendum consultivo in merito alla proposta di legge n. 281/2013 concernente l'istituzione di un nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Castel Colonna, Monterado e Ripe, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera a) della legge regionale 16 gennaio 1995, n. 10 - Norme sul riordinamento territoriale dei Comuni e delle Province nella Regione Marche”

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 22 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Questa volta intervengo in maniera molto più veloce anche perché si tratta di una proposta di deliberazione per indire il referendum per la fusione di tre Comuni dell'anconetano: Castelcolonna, Monterado e Ripe. Ne abbiamo parlato, se vi ricordate, i primi di febbraio quando abbiamo prorogato il termine per l'indizione del referendum che abbiamo spostato dal 28 febbraio al 31 marzo.
La norma prevede che si deve indire il referendum su una legge di fusione approvata dalla Giunta, dalla Commissione consiliare e dal Cal e adesso, su questa legge che di fatto accoglie le istanze, gran parte delle istanze presentate dai Comuni, si indice il referendum. Si tornerà, poi, in Consiglio per approvare la legge, quindi, ora non parliamo della legge, ma della deliberazione per l'indizione del referendum.
E’ importante farlo velocemente, nei termini, perché questo permetterà, se l'esito sarà positivo, di andare alle elezioni amministrative del prossimo anno, nel 2014, con un unico Comune e non con tre Comuni.
Ritorneremo dopo questo atto, dopo il referendum, in Consiglio per la legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Anch’io come gruppo do il parere favorevole a questo atto, voglio precisare che se ne parla un po' nell'indifferenza generale, caro relatore di maggioranza, no il rimprovero non è rivolto a lei, assolutamente.
Diamo atto a questi tre Comuni di avere anticipato il futuro perché credo che dobbiamo instillare e sollecitare il coraggio che i nostri amministratori hanno avuto.
Questi tre Sindaci anticipano il futuro, possiamo girarci attorno quanto vogliamo, ma sappiamo che subito dopo la sanità, la riforma fondamentale che ci aspetta è quella degli enti locali.
Come cittadino mi sento di ringraziare queste tre amministrazioni. Oggi approviamo solo l'atto che autorizza il referendum. Credo che qualcosa dovremo mettere a posto nella fase transitoria, mi pare che la disposizione riguardi i tre Sindaci - ma prepariamoci perché potranno esserci, come auspico, nuovi casi - che si costituiscono in comitato consultivo del Commissario prefettizio. Penso che questa fase di passaggio dovremmo ridurla al minimo ed i Sindaci dovranno avere il potere il più a lungo possibile, naturalmente, poi, dovremo fare un discorso sulle risorse certe. Parlo di questi tre Comuni ma dobbiamo preparare quello che, spero, ci sarà dietro l'angolo e, cioè, che questo esempio venga seguito.
Unioni si, meglio le fusioni. Diciamolo, la nostra linea è stata sì alle unioni da tanto tempo anche se le fusioni sono previste dalla legge Ciaffi del 1990, ne sono state fatte due in tutt'Italia, questo per dirvi che noi parliamo di macro problemi e macro sistemi, ma quando le leggi ci sono non riusciamo ad attuarle, questo anche per la nostra competenza regionale, ma riguarda non solo questa Regione, ma anche altre di tutti i colori.
Penso che un discorso con l'Assessore Marcolini sulle risorse certe, su questo tipo di procedure, dovremmo farlo a breve, forse anche nel corso di quest'anno, poi, dietro l'angolo c’è anche l'atto sulle comunità montane ma ne parleremo in Commissione il prima possibile, comunque, su questo atto noi siamo favorevoli.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Ringrazio per le relazioni i Consiglieri Traversini e Massi.
Credo che siamo in presenza di un atto importante e significativo, per quanto mi riguarda questo atto della fusione tra Comuni non lo considero un vessillo da sventolare, per sottolineare che qualcosa si sta muovendo nel mondo delle autonomie, ma un atto da incoraggiare, da realizzare anche in altre parti della Regione, è un atto che ha a che fare con il funzionamento dello Stato, della Regione, dei Comuni, della pubblica amministrazione, che ha a che fare con la competitività del Paese, con la sua crescita economica e non soltanto, con le politiche che sono proprie delle istituzioni locali, penso a quelle sociali, ma penso anche ai servizi fondamentali del territorio.
E' l'amministrazione pubblica in questo caso i Comuni, le istituzioni più sensibili, che si modernizzano, perché c'è una perdurante arretratezza nella pubblica amministrazione, nell'articolazione istituzionale della Repubblica, una sovrapposizione fra i diversi livelli che aumenta inutilmente la spesa e produce confusione. A volte produce confusione per i territori, per le famiglie, per le imprese, per le persone, quindi, sono i governi di prossimità che si rafforzano, in questo caso, nella capacità di fornire beni pubblici necessari.
Concordo con lo spirito del ragionamento del Consigliere Traversini e del Consigliere Massi quando, non solo si complimentano con i Sindaci, ma fanno riferimento alla necessità di andare oltre, di rappresentare in qualche modo, un traino. Del resto è lo stesso ragionamento che ha fatto anche il Consigliere Zinni in II Commissione, su un emendamento presentato da me e da altri colleghi che ha visto il voto favorevole dell'intera Commissione, proprio per incoraggiare, sostenere, in quel caso una priorità nel patto di stabilità, i Comuni, per essere coerenti con quanto sto dicendo, perché se l'atto è da incoraggiare ci debbono essere anche azioni concrete che incoraggiano questi atti.
Questo atto, quindi, propedeutico anche ad una riforma più generale della pubblica amministrazione, del sistema delle autonomie, delle comunità montane, anche dell’indecisione rispetto alle Province. Per la verità pensavo che il Governo Monti non riuscisse a fare peggio di quanto fatto con l'atto delle Province, purtroppo, è riuscito a fare peggio, ho visto la mozione presentata dal Consigliere Carloni, sui marò.
Rientro sul ragionamento della fusione; efficienza, quindi, efficacia nell'uso delle risorse pubbliche, maggiore unità, ma anche maggior autonomia, responsabilità, per assicurare condizioni di uguaglianza a tutti cittadini, per reggere meglio le sfide della competizione. Il percorso che ci ha visto, dico che ci ha visto perché c'è stata la partecipazione dell'Assessore Canzian, dei Comuni, delle assemblee pubbliche, del Servizio, ha contribuito a migliorare, ad arricchire anche gli atti iniziali e, non a caso, questo Consiglio unanimemente un mese fa circa, ha approvato una proposta di legge, che ho avuto l'onore di firmare, per allungare di un mese la possibilità di indire referendum, un mese per svolgerlo, perché altrimenti i tempi stretti non avrebbero portato a quei miglioramenti, come la riduzione del commissariamento. Nel testo modificato dalla I Commissione il commissariamento non decorre più dal 1 gennaio ma dal 20 febbraio del 2014. Ci sono emendamenti che vanno nella direzione di assegnare al Comune di nuova istituzione non soltanto contributi finanziari, ma priorità nei programmi, nei provvedimenti regionali di settore che prevedono contributi a favore degli enti locali. Ricordavo prima l’emendamento della II Commissione sul patto di stabilità e, tra l'altro, l'equiparazione anche all'unione dei Comuni o ai Comuni associati al fine dell'accesso ai contributi sempre da programmi e provvedimenti regionali. Ci sono altri aspetti che cercano di rendere questa fusione funzionale anche rispetto alle difficoltà organizzative, fermo restando tutta la validità politico, culturale, sociale, ma le difficoltà organizzative del mettersi insieme ci sono.
Tra l'altro voglio anche ricordare una dichiarazione che ha fatto l'ex Sindaco di Castelcolonna, Memè, che oggi svolge un ruolo diverso, è il Presidente dell'Avis, voglio citare un'associazione del volontariato a dimostrazione che non c'è qualcosa calato dall'alto, ma viene costruito dal basso, e questo Presidente dell'Avis ha messo in evidenza le moltissime esperienze di interscambio, di collaborazione che già nel territorio si sono realizzate, ha parlato di questa associazione di cui è Presidente, ma ha esteso il ragionamento anche allo sport e ad altri momenti di aggregazione di quel territorio.
Credo che possiamo esprimere non soltanto un voto favorevole, ma essere orgogliosi di questo atto, che, per quanto mi riguarda, è stato costruito unitariamente, sicuramente quando affrontiamo questi aspetti dobbiamo avere lo sguardo lungo, l'occhio sempre rivolto al futuro, l'approccio consapevole di chi sa che deve decidere per il bene comune.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Grazie Presidente.
Colleghi Consiglieri, io voterò questa proposta di deliberazione per rispetto della volontà dei tre Comuni, dei tre Sindaci che sono qui e che saluto, ma molto sinceramente non credo e non spero che rappresentino il futuro. Dico questo perchè sicuramente rappresentano un modo coraggioso di amministrare oggi, ma spero che il futuro dell'Italia non sia questo, perché ogni qualvolta parliamo dei Comuni, delle autonomie locali, noi parliamo della nostra storia, delle nostre radici culturali, di un sentire comune che va oltre il campanile che troppo spesso viene inteso in modo deleterio.
I Comuni rappresentano lo scheletro, l'ossatura di questo Stato unitario, rappresentano la storia di questo Paese. Ho avuto modo, tantissime volte, di parlare in paesi europei del significato dei Comuni e, guardate, in nessun paese europeo che io conosco, il Comune ha la valenza che ha in Italia, legato non solo alla storia ma anche al servizio.
E' chiaro che questa misura, questa richiesta, oggi ci proviene dalla situazione economica e finanziaria, dal fatto che il centralismo dello Stato sta strangolando i Comuni, impedendo loro di svolgere il ruolo che hanno svolto da sempre e, quindi, come massima difesa c'è la fusione. Cosa diversa sarebbe stata se lo Stato avesse messo i Comuni nelle condizioni di gestire, magari, in modo unitario il servizio, facendo delle unioni, come pure stanno avvenendo.
E’ un'illusione il fatto che fondendo i Comuni ci sia più competitività dei territori, non è vero, perché noi vediamo che i paesi più evoluti in Europa, economicamente parlando, sono quelli che hanno realizzato un decentramento più forte, più credibile e più vicino ai cittadini, non è un caso che i Land della Germania, che è uno stato federale, costruito intorno all'unità delle regioni che hanno un fortissimo potere, sia il paese più forte d'Europa oggi dal punto di vista economico.
Basterebbe questo a smontare il castello, la logica neoliberista secondo la quale si risparmierebbero soldi e il territorio sarebbe più competitivo se noi abolissimo, fondessimo sempre di più i Comuni; per assurdo, basterebbe un Comune per Provincia, perché no? Un Comune per Regione, non può essere questa la logica che deve guidarci, ma l'obbligo di rendere servizi, di erogare servizi alla popolazione.
I servizi vengono tagliati non perché ci sono troppi Comuni, ma perché questa è una scelta classica, tipica del capitalismo che sta dominando. Su questo non ci piove! In quella logica io capisco chi dice dobbiamo semplificare, dobbiamo abolire i Comuni, fonderli, se non lo fanno con riforme, dobbiamo eliminarli, cosa diversa è realizzare una democrazia compiuta, uno stato efficiente, una riforma della pubblica amministrazione che sia reale e realizzata a favore dei cittadini rispettando le radici culturali e le articolazioni della nostra democrazia.
Voterò a favore di questo atto, ne ridiscuteremo nel momento stesso in cui tornerà, perché adesso si tratta solo di approvare i referendum ed io, ripeto, voto a favore solo perché la mia cultura politica mi dice che i Sindaci vanno rispettati, hanno chiesto questo ed io voterò a favore con tutte le riserve politiche che ho cercato brevemente di illustrare.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Io non voglio aggiungere gran che, ma limitarmi ad una considerazione politica. Vale a dire ben venga il referendum perché è un momento di confronto necessario con le comunità locali che vivono il territorio.
Il ragionamento politico, invece è un altro, speriamo che questo non sia uno spot, che non resti negli annali per essere l'unico episodio di fusione dei Comuni nel territorio marchigiano. Territorio che ha moltissimi Comuni, con uno scarso numero di abitanti e che, purtroppo, per colpa delle ristrettezze dell'Unione Europea e delle burocrazie governative, avranno sempre più difficoltà a governare.
Vorrei ricordare che l'estensione del patto di stabilità a Comuni con pochi abitanti, potrebbe creare, da qui a breve, molto problematiche in tante aree delle Marche, pertanto quella della fusione può essere una carta da giocare a patto che si parta dal basso, che sia un processo condiviso, che non sia una forzatura di legge, una stortura, ma che sia, invece, una vera e propria opera di razionalizzazione, soprattutto di fortificazione di un bilancio comunale che dovrebbe avere anche degli spiragli di incentivi più forti da parte del Governo centrale e non solo dalla Regione.
L'auspicio che non sia un episodio, uno spot, ma che possa essere un incentivo per la Regione ad iniziare una politica regionale di fusione di Comuni, laddove, ripeto, non solo ci sia il consenso, ma ci sia l'oggettivo beneficio dal punto di vista strutturale nei bilanci.
Voterò a favore nella speranza di quanto ho riferito.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Anch'io mi unisco ai complimenti per gli amministratori di Castelcolonna, Monterado e Ripe, per lo spirito coraggioso che hanno avuto, di apripista da questo punto di vista.
Voglio fare una brevissima considerazione che poggia su due aspetti, stiamo vivendo, lo ricordavamo anche prima Presidente in un'altra sede, una fase di revisione dell'ordinamento delle istituzioni pubbliche e degli enti locali in Italia, complessa, complicata, che investe l'intera struttura istituzionale. Da questo punto di vista, la lungimiranza di amministratori che separano due cose profondamente diverse come la logica del campanile, che quando è conservatorismo amministrativo è dannosa, ed il preservare l'identità storica dei luoghi, credo sia opportuno sottolinearla e, quindi, lo saluto con favore.
L'altro aspetto riguarda la crisi di finanza pubblica che stiamo vivendo, oramai da moltissimi anni, direi, da vent'anni, ci sono alcuni autorevoli politologi che hanno parlato di una crisi permanente della finanza pubblica in Europa, io credo che sarà una crisi, probabilmente, senza soluzione di continuità. Allora in questa fase di crisi è opportuno andare oltre gli strumenti tradizionali, quelli previsti dall'associazionismo dei Comuni, dall'unione dei Comuni, dal tentativo di associare tra loro servizi, sono dei tentativi talvolta utili, però temporanei, andare oltre, vuol dire cercare di individuare le dimensioni di economia di scala in cui si può fare buona amministrazione.
Per queste due ragioni non solo ci sarà il mio voto convinto, favorevole, ma credo che dobbiamo guardare a quest'esperienza come ad un importante esperimento per tutta la comunità marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Grazie Presidente, anch’io sarò molto breve.
Innanzitutto noi qui votiamo la possibilità per i tre Comuni di svolgere il referendum, quindi, le valutazioni in merito al risultato del referendum, che tutti auspicano, e che secondo gli interventi e secondo i promotori, sarà positivo per la fusione dei tre Comuni, è ancora da divenire.
Detto questo e non dando per scontato fino al momento formale quello che sarà il risultato referendario, credo che vada apprezzata fortemente la maturità di queste tre amministrazioni comunali, di questi tre Comuni che fino ad oggi sono, diciamo così, autonomi, in grado, nonostante la situazione finanziaria e i bilanci degli enti locali, di sopportare e dare i servizi in territori ben coperti, dare servizi ai loro cittadini.
Nonostante, la loro autonomia si sono messi insieme ben prima, diciamo così, di quella che sarà la spinta necessaria che, forse, sarà la chiave di volta del futuro, cioè la costrizione di molti Comuni - non soltanto piccoli, ma anche medi a seguito della carenza di personale, infatti da qui a 3, 5 anni si verificherà per il blocco del turn over, l'impossibilità di sostituire il personale, se non nella misura di uno su tre, e qualche volta uno a quattro – che non avranno più risorse umane a disposizione.
Questa scelta di maturità fatta ora, è un grande segnale che noi dobbiamo cogliere per consentire a molti altri enti locali di avviarsi su questo percorso, non costringendoli a scelte, diciamo così, forzate, come a volte succede, calando dall'alto soprattutto a livello nazionale decisioni su valutazioni di territorio e demografiche che hanno poco a che fare con la storia delle singole realtà. Mettendole insieme proprio sull'unitarietà dei servizi in comune, su un'area più vasta del territorio storicamente considerato e mettendo insieme le singole risorse si potranno dare risposte maggiori e più continue ai cittadini.
Quello che noi non dobbiamo dimenticare è che i Comuni sono il primo fronte, la prima linea, la prima trincea nelle risposte alla comunità in questi periodi che, certamente, non si chiuderanno domani, in termini di crisi da superare, e se non si appronteranno strumenti adeguati ad una comunità locale, si rischia di lasciarli da soli di fronte alle continue e future esigenze di uno strato di cittadini sempre più bisognoso di servizi sociali, di risposte immediate, che non sentirà ragione dei criteri del patto di stabilità o di altri tra virgolette, a loro giudizio, formalismi di sorta.
Un ringraziamento veramente di cuore ai tre Sindaci, alle tre amministrazioni, al corpo dei Consigli comunali che ha fatto questa scelta ed un in bocca al lupo per quanto riguarda il referendum e, direi, anche per un intervento adeguato da parte della Regione Marche per l'avvio della futura possibile organizzazione, un adeguato contributo economico che certamente aiuterà a mettere insieme, diciamo così, il passaggio necessario in un unico ente.
A questo fine è necessario, come diceva il Consigliere Massi, approntare quanto prima la riforma degli enti locali, perché credo che queste fusioni saranno sempre di più anche nella nostra comunità marchigiana e non dobbiamo trovarci impreparati con una sorte di anarchia, con un modello caso per caso, ma avere in un futuro immediato una legge che dal punto di vista normativo e dal punto di vista contributivo sia equanime e valida per tutti coloro che vorranno costituire un ente locale adeguato alle esigenze del terzo millennio.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Canzian.

Antonio CANZIAN. Intervengo solo per sottolineare le considerazioni dei colleghi Consiglieri riguardo questa proposta di deliberazione, soprattutto per dare riconoscimento pubblico ai tre Sindaci di Monterado, Ripe, Castelcolonna, non per il coraggio anche se una buona dose di coraggio necessita, ma soprattutto per aver intuito quale potrà e dovrà essere, come dire, l'orizzonte prossimo venturo che si prospetta ai Comuni di questa nostra comunità.
E' stato un percorso importante, il primo esempio di fusione di tre Comuni che la nostra Regione sperimenta, credo che la Regione Marche abbia dato il sufficiente supporto di accompagnamento a questo percorso e credo che questo percorso, questo obiettivo e questi meriti vadano riconosciuti pienamente ai tre Sindaci che vedo qui seduti in platea.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Un minuto per dichiarazione di voto.
Credo che nessuno di noi pensi che qualcuno vuole compiere atti per abolire i Comuni, siamo in presenza di un atto costruito dal basso, grazie alle comunità di Monterado, Castelcolonna e Ripe, grazie ai Sindaci Conigli, Diamantini e Lorenzetti. Siamo in presenza di un atto che stabilisce il referendum, quindi, saranno i cittadini che dovranno pronunciarsi.
Per quanto mi riguarda, forse, non sono stato chiaro nel mio intervento, io sono per più unità, più unità significa più autonomia e, quindi, sono per il rafforzamento dei Comuni perché sono convinto che se riuscissimo a creare, come in questo caso, un Comune che va dal Misa al Cesano, che non ha più 1000 abitanti ma 8.500, questa sarebbe la condizione migliore per svolgere la propria funzione al servizio della comunità e allo stesso tempo sarebbe anche una delle condizioni per rafforzare la democrazia e la partecipazione, quindi, nessuna abolizione ma costruzione dal basso delle istituzioni, nessuna penalizzazione, ma al contrario rafforzamento dei Comuni.

PRESIDENTE. Su questo argomento non ho mai detto nulla, ma per la verità debbo dire che l'intervento di Giancarli lo condivido appieno, ma dirò di più, chi non si rende conto, in questo frangente, che se non gestiamo il cambiamento finiremo per subirlo, e sarà un subirlo, secondo me, in modo drammatico, chi rinuncia a gestire il cambiamento rischia di essere travolto dal cambiamento stesso.
Sono questioni che lasciamo alla cultura, però io ho avuto modo, in altre occasioni, di dire che questa un'iniziativa che parte dei territori, che passa attraverso una investitura popolare, come un referendum, è qualcosa non da vedere, secondo me, con sospetto o con paura, ma anzi sarebbe, da incentivare, perché, ripeto, viviamo un tempo in cui se facciamo finta che tutto può rimanere così com'è e non gestiamo i cambiamenti, rischiamo di farceli imporre dagli eventi o da chi fa scelte e ce le impone, quindi condivido questo atteggiamento.
Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Presidente mi sento quasi obbligato ad intervenire. E’ vero che c'è un cambiamento in atto, chi lo nega, chi è tanto sprovveduto da negare che c'è un cambiamento in atto, ma è un cambiamento voluto dai cittadini che compongono le comunità o è un cambiamento voluto dal capitale finanziario internazionale che impone ai cittadini certe condizioni di vita e ai loro rappresentanti più diretti, in questo caso, di fare una fusione, altrimenti non sono più in grado di erogare servizi?
La fusione non è solo un fatto economico, la fusione è un fatto culturale, è un fatto storico, ogni nostro Comune si è organizzato, ha elaborato e formato coscienze sulla base del paesaggio, sulla base della propria storia e dei propri provvedimenti, dei piani regolatori, dei propri servizi. Il Comune è qualcosa di più, quindi, anziché organizzare una ribellione, ovviamente, civile rispetto a queste macro condizioni economiche, che impongono queste scelte scellerate, noi diciamo “ne dovrebbero venire di più, queste rappresentano il futuro”. E’ la rinuncia ai cambiamenti affinché i diritti siano di tutti e più forti, questo è veramente rinunciare a quello che per secoli i Comuni hanno rappresentato in Italia.
Detto questo rinnovo il rispetto ai Sindaci, alla volontà dei Sindaci e alla possibilità che i cittadini liberamente si pronuncino, sapendo che l'esempio di Barabba va sempre tenuto presente, perché la gente tra Barabba e Gesù Cristo ha scelto Barabba, che questa sia la lezione per tutti.

PRESIDENTE. Questo Consiglio regionale è straordinario perché le citazioni evangeliche da parte del Consigliere Bucciarelli sono qualcosa che mi gasano, ovviamente è una battuta, ogni tanto ne faccio per stemperare, ora siccome si è aperto questo dibattito chiudiamolo.
Ha la parola il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Grazie Presidente sarò brevissimo.
Ritengo che ci sia stato un ampio dibattito e oltretutto da parte di questa Assemblea c’è la chiara consapevolezza che questo percorso, che queste tre amministrazioni, queste tre città, questi tre territori, hanno intrapreso, è un percorso che sarà di esempio e che, sicuramente, in futuro sarà portato avanti, ne sono certo, anche da altre realtà del nostro territorio marchigiano.
Come socialista, come Consigliere espressione del Partito Socialista, non posso che ringraziare la volontà delle amministrazioni comunali che hanno ritenuto importante questa iniziativa e questo percorso così forte ed anche impattante per la loro realtà territoriale, ma è altrettanto importante che queste iniziative intraprese dalle amministrazioni siano supportate dal vero risultato democratico e cioè dal voto referendario.
Voglio ricordare al Consigliere Bucciarelli che ci sarà il voto dei cittadini che avvallerà o meno questo progetto di fusione di queste tre realtà territoriali, di queste tre amministrazioni, da questo punto di vista non posso far altro che ringraziare le amministrazioni per questo progetto e questo voto referendario sicuramente, io lo spero, darà un impulso forte anche all'iniziativa dei Sindaci e delle amministrazioni che oggi sono governate.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. Grazie Presidente, solo per esprimere il voto favorevole a questo atto, un atto che ho seguito anche in Commissione.
Voglio salutare e ringraziare i tre Sindaci che si sono fatti promotori di questa iniziativa. Consigliere Bucciarelli, credo che questa sia un’iniziativa importante, in un momento di grande difficoltà economica, che possa aiutare a ristabilire e rispettare dei diritti che molte volte vengono messi in secondo piano e che noi, in quest'Aula, riteniamo sempre fondamentali.
Un plauso all'iniziativa, poi è importante che la parola venga data ai cittadini, non possiamo tirare fuori la questione di Barabba ad intermittenza, ci siamo fatti promotori, Consigliere Bucciarelli, e molte volte siamo stati a fianco in molte battaglie referendarie, e quelle volte noi abbiamo gradito l'espressione dei cittadini che va sempre e comunque rispettata e non va tirata fuori la questione di Barabba ad intermittenza, solo quando ci fa comodo, quindi, buon lavoro ai cittadini dei tre Comuni perché si sappiano bene esprimere.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Proposta di deliberazione n. 22. La pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Nomina:

Elezione di un componente il Consiglio di amministrazione del “Centro agroalimentare di Macerata Scrl” - voto limitato ad uno.
(Statuto Ente, articolo 21)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la nomina di un componente il Consiglio di amministrazione del “Centro agroalimentare di Macerata Scrl” voto limitato ad uno.
Prego distribuire le schede.

(Il Consigliere segretario Pieroni effettua la chiamata)

PRESIDENTE. Ricordo che l'Assemblea legislativa nel votare ha preso atto delle risultanze istruttorie contenute nel parere della I^ Commissione assembleare e dell'accertamento relativo alle cause di ineleggibilità dei candidati.
Comunico il risultato della votazione:

Votanti n. 33
Schede bianche n. 2
Schede nulle n. 0
Schede valide n. 31

Hanno ricevuto voti:
Bertini Andrea 17
Cingolani Onelio 14

Proclamo eletto componente il Consiglio di amministrazione del “Centro agroalimentare di Macerata Scrl” il Sig. Bertini Andrea.

Mozione n. 427
del Consigliere Cardogna
“Moratoria alle trivellazioni petrolifere in Adriatico e miglioramento del monitoraggio per la previsione, prevenzione e gestione di eventuali rilasci di idrocarburi in mare”

Mozione n. 50
dei Consiglieri Eusebi, Giorgi, Donati, Acacia Scarpetti
“Divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi”
(abbinate)
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 427 del Consigliere Cardogna e n. 50 dei Consiglieri Eusebi, Giorgi, Donati, Acacia Scarpetti. Su questi atti è pronta una risoluzione?
Ha la parola la Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. Ci stiamo lavorando, per la prossima settimana.

PRESIDENTE. I firmatari sono Cardogna per la prima mozione ed Eusebi, Giorgi, Donati ed Acacia Scarpetti per la seconda, se siete d’accordo, visto che la prossima settimana sarà presentata una risoluzione, oggi le rinviamo, ma questo me lo dovete dire voi. Vedo il Consigliere Cardogna …, la Consigliera Giorgi me l’ha detto. D’accordo gli atti vengono rinviati alla prossima settimana.

Mozione n. 468
del Consigliere Carloni
“Vicenda riguardante i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 468 del Consigliere Carloni, ha la parola per illustrarla.

Mirco CARLONI. Su questa vicenda c'è ben poco da aggiungere, abbiamo visto già tutto sui giornali, in che modo si è evoluta la vicenda e come da 13 mesi due soldati italiani siano sotto la custodia dell'Autorità giudiziaria indiana.
Ci sono molti dubbi su questa vicenda che andrebbero chiariti, e l'appello di ieri, del marò Latorre alla politica italiana e ai politici italiani, di non dividersi, di non fare una rincorsa alle responsabilità, ma di rispondere in modo univoco su questa vicenda, ci impone una riflessione e, come Assemblea, anche una votazione unanime.
Oggi pomeriggio la Camera dei Deputati discuterà di questo con un’audizione e io lancio alcuni temi su cui vorrei che ci fosse l'unanimità di questo Consiglio.
Questa è una vicenda su cui c'è molto da chiarire, soprattutto le responsabilità e il perché dei soldati italiani siano sottoposti a giudizio dall'Autorità indiana, ma i marò ci chiedono di non dividerci, di non rimbalzarci la responsabilità, è necessario oggi dare un segnale unito e responsabile che faccia ritrovare all'Italia anche il proprio orgoglio rispetto a questa brutta vicenda che non ci sta dando testimonianza in nessuna parte del mondo. Come ha detto prima il Consigliere Giancarli se avevamo già, da parte del Governo, esempi di incapacità e cattiva gestione, su questo, penso, abbiamo raggiunto l'apice, una divisione tra il Ministro e il Sottosegretario, si è consumata una spaccatura che ha visto prima la presa in consegna dell'Italia dei due soldati e poi la riconsegna all'India.
La cosa ancora più grave è perché su tutta questa vicenda l'Onu e l'Unione europea non dicono nulla, tenete conto che i soldati erano in un servizio di pattugliamento mercantile sotto l’egida Onu e, quindi, su questa vicenda andrebbe chiarito quale deve essere il ruolo, perché non è stata rispettata la catena di comando di questi soldati e perché è stata dirottata nel porto indiano una nave che, anche se aveva giurisdizione sull'accaduto, perché le vittime erano cittadini indiani, ha visto accadere i fatti in acque internazionali e su una nave italiana.
Su queste vicende c'è molto da chiarire, ma l'unica cosa certa è che l'Italia su questa vicenda non sta facendo una bella figura, occorre dare un segnale unito da parte di questa Assemblea a questi due soldati che, con grande senso del dovere, ci chiedono un segnale di unità e di solidarietà.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D'Anna.

Giancarlo D'ANNA. Grazie Presidente, vorrei approfondire alcuni aspetti perché molto spesso si è parlato di questa vicenda senza conoscerne i termini e quanto accaduto. Forse, i Ministri e magari coloro che fanno parte del potere decisionale, il militare non l’hanno fatto, come non l’hanno fatto i figli di quelli che mandano gli altri in situazioni come questa.
Quando ho fatto il militare, orgogliosamente, nei paracadutisti, quindi, un corpo molto simile a quello del battaglione San Marco, una delle prime cose che mi hanno insegnato è che gli ordini vanno eseguiti e non si discutono. E’ evidente, quindi, che in questa vicenda i due militari hanno eseguito degli ordini, li hanno messi nella condizione di essere su navi civili, però, armati come militari. Questo è il più grosso errore che ha commesso l'allora Ministro La Russa con l’accordo fatto con Confitarma, la Confederazione italiana degli armatori, nell'ottobre del 2011, tanto per essere chiari. Non esiste, salvo qualche eccezione, questo tipo di accordo, Francia, Inghilterra ed altri Paesi hanno deciso di fare quello che dirò tra qualche minuto.
Da accertamenti l'evento nel quale, ricordiamoci, sono morti due marinai indiani, credo sia doveroso ricordare queste due vittime, è stato evidentemente un incidente o una situazione che deve essere verificata, comunque, ci sono stati due morti e sicuramente la solidarietà alle famiglie di questi pescatori va data.
Quello che è accaduto, è accaduto in acque internazionali e, ad un certo punto, dalla capitaneria di porto di Kochin o Cochin, come si chiamava fino a qualche anno fa, è arrivato l’ordine alla nave di entrare nelle acque territoriali indiane. E’ comprensibile che se al comando non c'era un armatore, questo abbia tutelato i propri interessi aderendo alla richiesta formale dell'autorità indiane che potevano farlo, anche se la situazione poteva avere un esito diverso. Se l'armatore avesse voluto fare, quello che poi ha fatto, credo che l’iniziativa di prelevare i militari, attraverso un elicottero o altri mezzi, dalla nave in acque internazionali, avrebbe risolto buona parte di questa cosa, è evidente, quindi, che c'è stato un corto circuito tra le autorità militari, o comunque il governo nazionale, e i militari che erano a bordo.
Questo per chiarire alcuni aspetti. Penso che l’iniziativa che è stata presa di dire i nostri militari rimangono qui e poi rimandarli indietro, non abbia aiutato tantissimo, anche perché l'Italia poteva avere in India un alleato importante, il partito del congresso, quel partito che è guidato da Sonia Gandhi che non solo è di origine italiana ma ha vissuto in Italia fino all'età di 20 anni, sposa di Rajiv Gandhi, figlio di Indira Gandhi. In questa situazione, con questa enfatizzazione, abbiamo messo in difficoltà anche il potenziale alleato che essendo di origini italiane ora si può spendere molto meno di quello che sarebbe stato auspicabile.
Ora arriviamo al discorso della mozione. Sicuramente non possiamo abbandonare i nostri militari che hanno eseguito gli ordini, forse hanno commesso un errore, ma non spetta a noi giudicare, perché ci saranno due Commissioni d'inchiesta, quella italiana e quella indiana. Dobbiamo essere vicini ai nostri militari, contemporaneamente dobbiamo tenere conto di questa esperienza negativa per fare cosa? Invito il Consigliere Carloni ad aggiungere tra gli impegni che ha messo qualcosa di più, perché ad un certo punto invita il Governo, il Ministro degli affari esteri, tutte le forze politiche a dimostrare la massima unità di intento per giungere ad una soluzione celere, però non dice quale soluzione potrebbe essere. Forse va modificato qualcosa, però, quello che vorrei aggiungere è: “contemporaneamente prevedere la sospensione della legge che prevede la presenza di militari sulle nostre navi mercantili, dando competenza a contractor privati, specializzati, mettendo in atto un decreto per inserire personale privato munito delle relative comprovate pari capacità e competenze”. Questo per due motivi, uno: ci sono delle compagnie private che svolgono determinati compiti, con una professionalità diversa da quella dei militari che sono addestrati a fare altre cose, due: evitare di mettere in situazioni simili uno Stato, perché il militare rappresenta lo Stato, il privato rappresenta solo la ditta per cui lavora, in questo caso l'armatore.
Credo che con questo emendamento noi diamo solidarietà ai nostri militari, senza scordarci dei due indiani che sono morti, e allo stesso tempo siamo più vicini ad una soluzione immediata, che ci eviterà in futuro, di metterci in situazioni simili. Facciamo come le altre nazioni, se non ricordo male, sono l'Inghilterra e la Spagna, che prevedono l’utilizzo di privati per svolgere questi compiti di sicurezza a bordo delle proprie navi.
Se il Consigliere Carloni è disponibile ad accettare questa modifica …

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Condivido l'intervento del Consigliere D'Anna e anche la proposta che fa di parziale modifica della mozione a firma del Consigliere Carloni.
Intervengo per rimarcare un aspetto della questione che è quello dell'ennesima figuraccia che fa la nazione Italia - Presidente io parlo sempre con lei, vedo che sui marò non c’è grande attenzione, forse era meglio parlare di biogas, ma ogni tanto dobbiamo stare più in basso, stare di più nella melma e parlare dei marò?

PRESIDENTE. Sui marò è difficile che noi possiamo incidere in qualche modo …

Giulio NATALI. … forse discuterne fa bene, fa bene a noi stessi, anche perché la figuraccia l'Italia l’avrebbe fatta se non avesse restituito i marò. Una nazione che si permette di prendere un impegno e di non mantenerlo è la solita nazione che comincia la guerra con qualcuno e la finisce con altri.
Era giusto che loro tornassero la, era profondamente ingiusto il comportamento precedente, in cui il Governo italiano, quando era in carica, sempre se possiamo dire di avere avuto un Governo in carica, ha fatto quello che ha fatto, non adesso.
Colgo l'occasione per rivendicare ancora una volta l'estremo essere matrigno dell'Europa e dell'organizzazione europea nei nostri confronti, l'Italia non è sottoposta solo a uno spread economico è sottoposta ad uno spread politico - a proposito ieri sera si è tenuto un dibattito fantastico c'era il Segretario del PDL e un alto vertice del PD che parlavano di problemi che le persone non sentivano, forse, non capivano, in quanto nessuno dei due, al di là del mettersi insieme o meno, con tanti condizionamenti reciproci, non spiegavano cosa avrebbero dovuto fare per mettersi insieme, non c'era un progetto condiviso, bisognava solo mettersi insieme in nome di quel governissimo di cui sentite parlare. Penso che molti, visto l'ampia rappresentanza che ha il PDL in questa Assemblea, condivideranno in pieno, Bersani Presidente, Alfano Vice premier, penso che sia una soluzione che tutti qui dentro condividono, perlomeno nel centrodestra, meno qualcuno, perché io leggo i giornali, devo stare a quello che leggo e allora l'ennesima soluzione … – e l'Europa nei confronti dell'Italia si è dimostrata per quello che è, e forse è il caso che la politica italiana, chiunque andrà a rappresentarci a livello governativo, comprenda che il primo dato, la prima operazione da fare è quella di rinegoziare la nostra posizione nei confronti dell'Europa, ma non nei confronti dell'Europa solo a livello di finanza e di economia ma a livello di valori della nostra nazione.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, prego Consigliere Carloni.

Mirco CARLONI. La richiesta di modifica del Consigliere D’Anna.

PRESIDENTE. Bisogna presentare un emendamento. Già pronto? Me lo portate?
Bene. La proposta del Consigliere D'Anna è quella di aggiungere dopo la parola “acclamata”, le seguenti parole “contemporaneamente prevedere la sospensione della legge che prevede i militari sulle nostre navi mercantili dando competenza a contractor privati specializzati, mettendo in atto un decreto per inserire personale privato munito di relative e comprovate pari capacità e competenze”.
Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Grazie Presidente, non voglio assolutamente avere atteggiamenti snobbistici rispetto all'iniziativa presa dal Consigliere Carloni, anzi rispetto l'iniziativa. Gli argomenti che andiamo a toccare sono argomenti molto seri che, secondo me, non possono essere liquidati con una votazione unanime sul desiderio che tutti quanti noi abbiamo, cioè quello di vedere risolta una situazione che coinvolge delle persone, dei cittadini e anche dei militari.
Io cosa conosco di questa vicenda? Conosco le cose che ho letto sui giornali, ritengo che l’obiettivo di una mozione che sta a significare la partecipazione ad una situazione, ad un evento importante che coinvolge una intera nazione nei suoi rapporti internazionali, dovrebbe come primo punto, se serve, richiamare ad una ritrovata linearità nei comportamenti della nostra diplomazia. Questo è evidente a tutti, è un caso che si risolve soltanto con la diplomazia e colpi di testa, come quelli a cui abbiamo assistito, non vanno sicuramente in questa direzione.
Apprezzo l'emendamento proposto dal Consigliere D'Anna, perché pone una questione che era all'evidenza già da anni, come dei militari siano chiamati a difendere e a presidiare dei mercantili privati. Ritengo che questo richiamo sia giusto, corretto e si potrebbe, secondo me, tralasciare l'aspetto che riguarda i contratti, quelle sono cose che riguardano le compagnie private che tuteleranno i loro interessi nei modi che la legge, in qualche modo, già regola. Non siamo noi che dobbiamo dare questo tipo di indicazione.
Credo che la mozione possa essere completata anche con una manifesta solidarietà ai pescatori uccisi perché anche questo è un fatto. Come i nostri militari sono coinvolti in questa vicenda, ci sono delle persone che sono rimaste uccise in una azione dai contorni che io non posso conoscere, che non conosco, non so quali siano i fatti però è un fatto anche questo.
Nella mozione ci sono qua e la delle considerazioni che non so quanto possono rispondere alla effettiva consistenza dei fatti. Questa cosa mi ha ricordato tanto la tragedia del Cermis, quando alla giustizia italiana vennero sottratti i militari coinvolti in quell’azione, lì la cosa fu clamorosa perché, contrariamente all'idea che avevano i procuratori, fu un giudice di Trento che riconobbe il diritto degli americani di sottrarsi alla nostra giustizia, quello che la nostra nazione ed il nostro popolo chiedevano, ma quella cosa, poi, non ci sconvolse più di tanto.
Condivido lo spirito positivo di questa mozione dichiaro la mia astensione anche perché incapace in questo momento di suggerire quelle cose che ho tentato di illustrare, certo che, se eliminassimo quel riferimento ai contractor e inserissimo la solidarietà alle famiglie dei pescatori uccisi, condividendo lo spirito positivo del Consigliere Carloni, potrei votarla anche favorevolmente.

PRESIDENTE. Mettiamo in votazione l’emendamento? Ha la parola il Consigliere D'Anna.

Giancarlo D'ANNA. Per quanto mi riguarda io il contractor lo tolgo volentieri …

PRESIDENTE. Correggiamo questo emendamento?

Giancarlo D'ANNA. Si perché l'ho fatto velocemente, Presidente ...

PRESIDENTE. Senta se può andare bene così, l'ho corretto mentre voi parlavate.

Giancarlo D'ANNA. Grazie Presidente, sono nelle sue mani.

PRESIDENTE. Aggiungere dopo le parole “vicenda tanto opportuna quanto acclamata” “ed impegnarsi ad abrogare la norma che prevede la presenza di militari sulle nostre navi mercantili”.

Giancarlo D’ANNA. Inseriamo anche la solidarietà alle famiglie delle vittime.

PRESIDENTE. Votiamo l’emendamento così come letto. (…) Dopo le parole “Esprime con forza la vicinanza e la solidarietà ...” aggiungiamo le seguenti: “Esprime vicinanza, solidarietà e cordoglio alle famiglie dei pescatori che hanno perso la vita”.
Emendamento n. 1 a firma della Consigliera Bellabarba. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2 a firma del Consigliere D'Anna. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Mozione n. 468 così come emendata. La pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Colgo l'occasione per augurare a voi ed alle vostre famiglie buona Pasqua. Ci vediamo giovedì, 11 aprile, avendo all'ordine del giorno anche l'elezione dei tre rappresentanti delle Marche per la elezione del Presidente della Repubblica.
Buona giornata ed auguri.

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14,00