Resoconto della seduta n.145 del 14/11/2019
SEDUTA N. 145 DEL 5 NOVEMBRE 2019

La seduta inizia alle ore 11,15

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Colleghi buona giornata, dichiaro aperta la seduta n. 145 del 14 novembre 2019. Do per letto il processo verbale della seduta 144 del 5 novembre 2019, il quale, ove non vi siano opposizioni, si intende approvato ai sensi del comma 4, dell’articolo 53, del Regolamento Interno.
Richiamo, inoltre, ai sensi del comma 5 dello stesso articolo l’attenzione di tutti i Consiglieri sulle comunicazioni distribuite con cui porto a conoscenza dell’Assemblea quanto espressamente previsto dal Regolamento Interno.

Sull'ordine del giorno

PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei capigruppo ha accolto le richieste di rinvio dell’interrogazione n. 870 del Consigliere Biancani, dell’interrogazione n. 873 della Consigliera Marcozzi e della mozione n. 496 del Consigliere Urbinati, se non ci sono obiezioni, le do per approvate.
E’ stata richiesta da parte del Consigliere Fabbri l’iscrizione della sua mozione n. 530 “La riduzione in mare dei rifiuti trasportati dai corsi d’acqua”, la Conferenza dei capigruppo ha espresso parere favorevole, se non ci sono obiezioni, do per approvata l'iscrizione all’ultimo punto delle mozioni.
Comunico inoltre che è stato modificato il calendario dei lavori per il mese di novembre e dicembre. Il giorno 28 novembre tratteremo nella prima parte della seduta il tema della violenza sulle donne e poi continueremo con gli altri punti all’ordine del giorno, compreso l’assestamento di bilancio. Per il mese di dicembre, approvate all’unanimità dalla Conferenza dei capigruppo, le date sono: 6, 11 e 23.

Il Presidente, ai sensi dell'articolo 62, comma 2 del Regolamento interno, passa al punto che reca:
COMUNICAZIONI DELLA GIUNTA REGIONALE concernenti:
“Richiesta dello stato di emergenza per i danni provocati dal maltempo sulla costa mar-chigiana”.
Il Presidente dà la parola, per le comunicazioni, all'Assessore Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. Grazie Presidente. Solo per comunicare all’Aula che a seguito delle gravi e pesanti mareggiate delle ore scorse, che si sono abbattute lungo la costa marchigiana, creando dei gravissimi danni in diverse zone della regione, la Giunta, il Governo regionale, procederà nelle prossime ore a chiedere a tutti i Comuni l’inventario dei danni per sostenere la richiesta dello stato di emergenza. Grazie.

Proposta di legge n. 47
ad iniziativa del Consigliere Fabbri
“Modifica alla legge regionale 5 aprile 1980, n. 18 ‘Norme sui referendum previsti dallo Statuto’”

Proposta di legge n. 314
ad iniziativa del Consigliere Urbinati
“Modifica alla legge regionale 5 aprile 1980, n. 18 ‘Norme sui referendum previsti dallo Statuto’”
(abbinate)

Testo unificato e nuova titolazione: "Modificazioni alla legislazione regionale in materia istituzionale
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 47 del Consigliere Fabbri e la proposta di legge n. 314 del Consigliere Urbinati, abbinate.
La discussione generale è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Urbinati.

Fabio URBINATI. Grazie Presidente. Come ha già illustrato lei leggendo il titolo della legge, quest’oggi andiamo a modificare - ma sostanzialmente andiamo ad adeguare al nuovo Statuto che fu cambiato a metà degli anni Novanta - la legge 18 del 1980, legge ormai datata, che regola i referendum nella nostra Regione.
Principalmente andiamo ad adeguare la legge al nuovo Statuto ed anche a modificare e ad adeguare i regolamenti che ne sono conseguiti. All'articolo 1, ad esempio, andiamo a rivedere i numeri minimi dei cittadini e dei comuni, oppure tanti consigli comunali che rappresentano almeno 1/5 della popolazione, praticamente i presupposti che occorrono per poter indire un referendum.
C'è una novità che ha proposto il sottoscritto all'articolo 2, "Il Consiglio regionale può deliberare - non solo su atti approvati dal Consiglio e della Giunta - lo svolgimento di referendum consultivi su questioni di carattere generale di competenza regionale". In virtù di quello che anticipava prima l’Assessore Cesetti, o di quello che sta avvenendo in questi giorni riguardo al maltempo, o la discussione che si è instaurata in questa Regione, soprattutto sulla questione della costruzione dei nuovi ospedali. Credo che laddove i territori - magari spinti per motivazioni politiche da alcuni Sindaci - non riescano a decidere su determinate tematiche, la Regione deve avere questo strumento da mettere direttamente in mano ai cittadini.
All'articolo 3, invece, andiamo a sistemare un refuso, che c'è stato nel Consiglio in cui abbiamo discusso la legge elettorale, riguardo alle trascrizioni. E’ un articolo prettamente tecnico che va a modificare quello che, ripeto, per un refuso non era stato trascritto nel passato Consiglio regionale. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Carloni.

Mirco CARLONI. Grazie Presidente. La seguente proposta di legge ha un carattere tecnico, ma invita comunque a fare delle riflessioni in merito allo strumento del referendum.
Chi vi parla è un convinto sostenitore della democrazia rappresentativa, noi stessi oggi sediamo in questi banchi perché siamo stati votati per essere i rappresentanti di un'intera comunità regionale, e questo ritengo che debba costituire per ognuno di noi un grande motivo di responsabilità.
Sono anche convinto che chi viene eletto in ruoli importanti, in virtù della fiducia e della responsabilità che gli viene attribuita, debba anche avere il coraggio delle scelte e non declinare sempre la responsabilità ad altri.
Fatta questa premessa, sottolineo però che consultare i cittadini, soprattutto su alcune scelte, è sempre positivo e che l'esito di una consultazione deve essere sempre rispettato, anche quando non è conforme alla propria volontà, questo è un segno di democrazia e di rispetto della volontà popolare che in alcuni momenti è giusto ascoltare senza creare disarmonia e discordanza tra eletti ed elettori.
Voglio ricordare, a me stesso e a voi, due casi che sono già stati oggetto dei lavori di questa Aula. Il primo è il referendum per la fusione, io la chiamo fusione per forza, del Comune di Montemaggiore al Metauro, della nascita del Comune di Colli al Metauro, una fusione imposta contro la volontà popolare che si era espressa in maniera contraria. Il si aveva vinto a Saltara con 1594 voti contro i 715, e a Serrungarina con 548 contro 474, ma aveva perso a Montemaggiore al Metauro dove i favorevoli alla fusione erano stati 510 contro 936, e ricordo che i lavori dell’Aula su questa vicenda erano stati particolarmente caldi.
Ciononostante, abbiamo fatto come ci pare, come si diceva una volta, e quella fusione, appunto, fatta per forza è stata un'imposizione che ha portato alla sconfitta elettorale clamorosa e netta di coloro che l'avevano voluta a tutti i costi. In quella situazione non si è voluto ascoltare la volontà popolare espressa dai cittadini di Montemaggiore al Metauro e si è creata una frattura insanabile tra eletti ed elettori, che ancora oggi va avanti. Guardo il Consigliere Talè che conosce bene la vicenda, e sa come me quanto ancora sotto la cenere quella vicenda tenga vivi gli animi di chi credeva molto nell'identità, ovviamente in modo più forte a Montemaggiore al Metauro rispetto agli altri territori.
Quelle lezioni di democrazia, secondo me, si imparano oppure non serve a niente legiferare in materia e non serve consultare i cittadini se continuiamo a fare come ci pare.
Penso poi al 10 marzo 2014, quando i cittadini marottesi del lato fanese hanno detto si al passaggio a Mondolfo, un sì con 67,3% dei voti. Per chi come il sottoscritto ha vissuto da protagonista quella vicenda, sia come amministratore comunale, prima, che come Consigliere regionale, devo dire che è stato giusto votare il si alla legge per il distacco e soprattutto rispettare l'esito di quel voto che rappresentava la massima espressione della volontà di una parte dei cittadini. Quella pronuncia è stato un percorso lungo almeno 5/6 anni, perché la Regione l'ha tirato alle lunghe, fintantoché non si è concluso l'iter con una grande forzatura da parte dei cittadini coinvolti. Anche in quel caso non ascoltammo la volontà dei cittadini.
Penso, ad esempio, al referendum vinto da quei Comuni che vogliono andare in Romagna, nella provincia di Rimini, che hanno deciso, votando quell'esito e dopo 10 anni dalla votazione di quel referendum non abbiamo fatto nulla per fermare, non che sia giusto, non voglio entrare nel merito della volontà popolare, però se quei cittadini non vengono convinti che rimanere nelle Marche è un'opportunità, perché ci sono i servizi, perché il turismo funziona, perché i servizi turistici che gli offriamo sono migliori di quelli di Rimini, ed ancora oggi non si spiegano loro perché non abbiamo dato seguito a quella volontà popolare, ma li teniamo nelle Marche con la forza e, purtroppo, con la forza non si possono tenere perché hanno già deciso di andarsene, è un brutto segno.
In quel caso il referendum è servito per ascoltarli, ma anche lì abbiamo fatto come ci pare, quindi, benissimo questa norma, ma poi attenzione, perché una volta consultati i cittadini la loro volontà va rispettata, non si può tergiversare, fintanto che non vengono verso la decisione che a monte avevamo già preso. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Solo per sottolineare e riprendere un po’ il concetto espresso dal Consigliere Carloni sulla storia triste dei referendum, che sono applicati o non applicati, e dei comuni che a forza sono stati fusi in questa legislatura.
Per quel che riguarda lo specifico di questa normativa, la cui discussione è abbinata alla proposta di legge n. 314 del Consigliere Urbinati, vorrei sottolineare che a suo tempo, ad inizio legislatura, proposi questa normativa era perché avevamo posto l'attenzione sul fatto che la Giunta avesse delle competenze in ambito sanitario, che noi ritenevamo eccessive, per cui proponemmo un referendum e chiedemmo ai Comuni di fare una delibera, venti comuni che potessero deliberare per chiedere l’indizione del referendum, arrivammo a 7 o 9, non mi ricordo, quindi bisogna che i vari Sindaci su questo aspetto, dopo quattro anni e mezzo, si facciano un esame di coscienza, visto che in questo lasso di tempo, diciamo, la Giunta in ambito sanitario ha fatto un po' il bello e il brutto tempo.
Detto questo, la mia proposta di legge, che prevedeva l’adeguamento della legge allo Statuto regionale, è rimasta un attimo impantanata in Commissione ed adesso ci si è resi conto che armonizzare le due normative è necessario per fare chiarezza.
Nel frattempo, il nuovo testo in vigore consente di indire un referendum qualora ci sia un numero di consigli comunali che assomma a 1/5 della popolazione, prima il vincolo era più stringente, perché prevedeva 5 Consigli comunali che rappresentassero 1/7 della popolazione e stabiliva in 5 il numero delle delibere. Adesso abbiamo elasticizzato il numero di comuni, purché si raggiunga i 300 mila abitanti, praticamente 1/5 della popolazione regionale. Quindi è una legge prettamente tecnica che a suo tempo era nata da questa esigenza e dopo un'intera legislatura, finalmente, la sensibilità è tale da consentirne l'approvazione invece che una votazione contraria cieca, senza entrare nel merito.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Urbinati.

Fabio URBINATI. Grazie Presidente. Il gruppo Italia Viva è favorevole a questa proposta.
Vorrei solo precisare che le considerazioni del Consigliere Carloni, per carità, condivisibili o non condivisibili, non discuto quello, ma poco c’entrano con il carattere tecnico di questa proposta di legge.
Questa è una possibilità che si dà ai cittadini, poi come viene utilizzato questo strumento dalla politica, dai cittadini, dai Sindaci, attiene alla politica, quindi è un altro aspetto.
Con questa proposta di legge, da un punto di vista tecnico, andiamo ad adeguare la legge n. 18/1980 al nuovo Statuto, che nuovo non è, che fu rifatto dalla Regione Marche a metà degli anni ’90. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 6 (Dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva a maggioranza assoluta dei suoi componenti)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Testo unificato delle proposte di legge nn. 47 e 314. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Proposta di legge n. 299
ad iniziativa dei Consiglieri Mastrovincenzo, Traversini
“Disposizioni in materia di equo compenso”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 299 dei Consiglieri Mastrovincenzo, Traversini.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Grazie Presidente. Oggi affrontiamo la discussione per l'approvazione della proposta di legge sull'equo compenso, che in Commissione ha avuto l'approvazione di tutti quelli che abbiamo a udito.
Il primo firmatario di questa proposta di legge è il Presidente del Consiglio Mastrovincenzo, che vorrei ringraziare, non solo per questa legge in particolare, ma per aver recepito ed attuato l’osservazione sollevata dai giovani, sentiti in Commissione sull’economia circolare, relativa all’utilizzo in Aula di bottiglie e bicchieri di plastica.
L’atto ha avuto un percorso estremamente positivo sia per quanto riguarda il voto in Commissione che per le audizioni avute con gli ordini professionali, che si sono espressi in maniera favorevole, dicendosi ben contenti di quello che stavamo facendo e di questo provvedimento.
Dell'equo compenso si è iniziato a parlare da un punto di vista legislativo, a livello nazionale, tra il 2012 ed il 2013, dopo la crisi finanziaria del 2008, quando il legislatore ha posto l'attenzione non solo al lavoro subordinato, ma anche alle professioni autonome, valutando la qualità e la quantità delle prestazioni fornite.
Inizialmente l’equo compenso fu introdotto solo per la categoria degli avvocati e subito dopo si è esteso a tutte le libere professioni.
Sulla base di questa norma nazionale si muove la Regione che ha la possibilità di legiferare restando dentro il quadro normativo nazionale per valorizzare le attività professionali e garantire i principi che regolano l'equo compenso.
Con questa proposta di legge si dà il via ad un percorso che non si esaurisce qui, perché questa norma riguarda principalmente l'attività della Regione, quindi non può essere sufficiente e c'è bisogno di una ampia collaborazione con gli enti pubblici presenti sul territorio regionale, tra cui i Comuni che fanno gare d'appalto, danno incarichi e tutto il resto.
La legge, abbastanza semplice, è composta da 4 articoli. Il primo detta le finalità dell’equo compenso, vi leggo un passaggio: “equo compenso inteso quale compenso che deve essere necessariamente proporzionato alla quantità, alla qualità, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione resa, oltre che conforme ai parametri applicabili alla specifica professione”. Queste sono le finalità sancite dalla norma nazionale.
L'articolo 2 prevede che l'Ufficio di Presidenza, d’intesa con la Giunta, emani gli atti di indirizzo per adempiere alle finalità dando indicazioni agli uffici regionali, in modo di darne attuazione. Questo lavoro andrebbe ampliato a tutti gli enti territoriali (comuni, province) affinché utilizzino tutti lo stesso metro di valutazione nell’analizzare queste finalità.
Abbiamo introdotto l'articolo 2 bis, che stabilisce che entro il 31 marzo di ogni anno, la Giunta riferisce sul lavoro svolto nell'anno precedente, per vedere qual è lo stato di attuazione della norma stessa.
L'articolo 3, e questo è molto importante, prevede che entro 60 giorni l'Ufficio di Presidenza e la Giunta adottino gli atti di indirizzo, ed è qui si svolge l’azione principale per arrivare al raggiungimento degli obiettivi espressi nelle finalità contenute nell'articolo 1, per garantire l'equo compenso.
Infine l'articolo 4 è l’invarianza finanziaria, quindi non ci sono spese legate all'approvazione di questa legge.
Ricordo che la Commissione in maniera univoca è stata favorevole a questa proposta e abbiamo anche il parere favorevole da parte del Cal e del Crel, cosa altrettanto importante, quindi, chiedo all'Aula di andare avanti velocemente verso l’approvazione di questa norma per arrivare entro 60 giorni all’adozione degli atti di indirizzo stilati dall'Ufficio di Presidenza e dalla Giunta. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Celani.

Piero CELANI. Grazie Presidente. Credo che la legge sia stata adeguatamente illustrata dal Presidente Traversini, sia nei contenuti che nel percorso che ha fatto.
Ribadisco che ha avuto un iter molto semplice, abbiamo anche avuto il consenso da parte delle categorie che abbiamo audito, in pratica tutti gli ordini professionali che sono direttamente interessati all’applicazione di questa legge sono stati invitati.
L’importanza di questo provvedimento sta nel fatto che, recependo un po' tutto il contenuto della legge nazionale n. 172 del 2017, va a coprire parzialmente, perché l’iter dovrà essere ancora completato, un vulnus che è quello che si è avuto, mi sembra, nel 2002 o più tardi, non ricordo bene, con le famose “lenzuolate” di Bersani, che liberalizzando una serie di procedure, aveva eliminato anche l'applicazione delle tariffe minime che erano inderogabili per gli incarichi ai professionisti.
Questo processo, legato anche alla congiuntura economica, perché si voleva probabilmente non soltanto risparmiare sulle consulenze e sulle progettazioni, ma anche correre dietro ad una direttiva europea per liberalizzare questo settore, non soltanto quello degli appalti, del commercio e altro, ma il settore delle professioni, ha creato un vulnus molto grande, perché non essendoci più i limiti minimi inderogabili tariffari, si è andati sul mercato aperto, dove ogni professionista, pur di lavorare nella congiuntura economica che c'era, offriva ribassi non applicabili poi nella realtà.
C’era anche il fatto che in determinati aspetti della vita sociale ed economica, i grandi committenti, per esempio le banche, molto spesso introducevano delle clausole vessatorie che costringevano i professionisti a presentare anche progetti non di qualità. Su questo aspetto poi abbiamo avuto nel corso degli anni anche un atteggiamento molto strano, delicato, dell'Antitrust, la quale ha criticato moltissimo nel 2017, ad esempio, la legge 172, perché affermava che in qualche modo avrebbe penalizzato i giovani professionisti, in realtà non è vero, è stato esattamente il contrario, e gli ordini lo hanno dimostrato. Quando non c'è un limite alla tariffa è naturale che l'esperto, il grande gruppo, riesce a fare dei ribassi molto più forti che non il giovane professionista, quindi voler abolire in tutti i modi il minimo tariffario ha prodotto dei danni, anche e soprattutto ai giovani professionisti, i quali si sono ritrovati a combattere delle gare “ardue” con studi molto più attrezzati, sia legali, sia commerciali che di ingegneria.
Credo che questa legge vada in qualche modo a sanare in parte questo vulnus. Tra l’altro in questi anni c’è stato un intervento particolare, ad esempio, delle amministrazioni pubbliche che hanno sempre previsto nel fare le gare compensi non correttamente parametrati alla quantità ed alla qualità delle prestazioni richieste e questo non solo ha svilito il ruolo del professionista, privandolo di quella dignità che ogni lavoratore deve avere (dipendente, subordinato, autonomo), ma ha anche determinato delle dirette conseguenze sul prodotto finale che il professionista doveva offrire (progetto o consulenza).
Penso che questa legge sia un punto di partenza, una svolta, non è certamente un punto d'arrivo perché, come ha detto il Consigliere Traversini, adesso ci sarà molto da fare. Si dovrà, ad esempio, individuare i parametri che le pubbliche amministrazioni dovranno adottare per determinare l'equo compenso, per determinare quale sia il compenso giusto da mettere a base di gara per evitare che ci siano dei ribassi eccessivi. Qualcuno aveva proposto a livello normativo di fissare i valori minimi e massimi per il ribasso, certamente questa non è una cosa fattibile, non è nemmeno legittima, perché significherebbe fissare a priori il limite del ribasso e tutti si avvicinerebbero a questo valore.
La cosa non è facile, però il percorso lo abbiamo iniziato, quindi, mi auguro che adesso l'ufficio di Presidenza di concerto con la Giunta determini questi limiti, questi parametri, a cui l'amministrazione dovrà riferirsi per determinare l'equo compenso da mettere a base di gara.
L'altro problema che pone questa legge, che è abbastanza limitativa, è che va ad incidere soltanto nei rapporti che la Regione o gli enti partecipati dalla Regione instaurerà con i professionisti, e nulla può fare per quanto riguarda gli altri enti, e voi sapete che la grande massa economica si muove, si sa, negli enti locali, sui territori, comunque il comma 3 dell’articolo 2 prevede: “La Regione promuove l'adozione da parte degli enti locali di misure atte a garantire quanto previsto da questo articolo”. In pratica, significa che ci sarà un'opera di sensibilizzazione della Regione affinché anche gli enti locali si adeguino all'equo compenso.
Fondamentale, e chiudo, dovrà essere questo ulteriore passaggio che dovranno fare l’Ufficio di Presidenza e la Giunta regionale per individuare questi parametri, altrimenti rimarrà una legge di grande e di buona volontà, ma non di facile applicazione.
Sono fermamente convinto che abbiamo fatto un ottimo lavoro, abbiamo dato una risposta concreta alle esigenze dei lavoratori autonomi, dei professionisti che fino adesso molto spesso hanno visto delle clausole vessatorie nei loro contratti, dato che strada facendo si chiedeva loro sempre qualcosa in più, senza remunerarli, e questo ovviamente non poteva andare bene, soprattutto costringeva il professionista a dare un prodotto finale che non era all'altezza di quello che magari la pubblica amministrazione si aspettava, ma era commisurato al corrispettivo che il professionista aveva ricevuto.
Quindi sono favorevole, d'altra parte, come tutta la Commissione si è espressa su questo tema, ci auguriamo che in un prossimo futuro, subito, nei prossimi 60 giorni, si possa completare l’iter, approvando un piccolo regolamento che fissi i criteri per stabilire i termini per determinare l’equo compenso. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Grazie Presidente. Pochissime considerazioni, perché hanno già illustrato i relatori e condivido pienamente quanto detto sia dal Presidente Traversini che ora dal Vicepresidente Celani.
Penso che bene abbiano fatto i presentatori, il Presidente Mastrovincenzo e il Consigliere Traversini, a presentare questa proposta, e se condivido tutto perché intervengo? Ovviamente sui principi generali non si può che essere d'accordo, sulla tutela del compenso equo al professionista, senza distinzione, tra l'altro, come ha detto il Consigliere Celani ed ha ragione, il professionista va visto per le sue capacità e per la qualità delle prestazioni, non per l'età anagrafica.
Questi sono aspetti che debbono essere tutelati e come pubblica amministrazione dobbiamo garantire il fatto che le opere e i servizi siano di qualità, soprattutto quando si tratta di pubblica amministrazione, perché gli altri soggetti hanno altri strumenti per garantirsi la qualità.
Il punto di questa legge, e quindi qui c'è un lavoro della Giunta e dell'Ufficio di Presidenza, sta nella traduzione del principio, uso le parole del Consigliere Celani, “l’iter dovrà essere completato”, questo mi sembra il punto centrale e qui è scritto chiaramente: atti di indirizzo, linee-guida di fatto.
Su questo credo che si misurerà la portata vera della legge, la sua attuazione, la sua rispondenza a quei principi a cui tutti facciamo riferimento e su cui tutti ci riconosciamo.
Non mi resta che augurare un buon lavoro, su questo come su tanti altri aspetti, alla Giunta ed all'Ufficio di Presidenza perché hanno fra le altre responsabilità anche questa di attuare una legge. Senza ritornare sui riferimenti, che faceva il Consigliere Busilacchi nella seduta scorsa, sono certo che questa legge sarà attuata, non rimarrà inattuata, ma il problema è quell’iter da completare che sicuramente misurerà la qualità del portato dell'intera legge.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Malaigia.

Marzia MALAIGIA. Grazie Presidente. Semplicemente per annunciare il voto favorevole del gruppo della Lega, in quanto con questa proposta di legge abbiamo degli strumenti in più per garantire un equo compenso ai liberi professionisti.
Da parte di tutta la Commissione è stata posta sempre molta attenzione e vicinanza alle problematiche che erano emerse anche attraverso le audizioni, per cui è giusto riconoscere un equo compenso ai professionisti per le prestazioni che rendono alla Regione e alle società controllate.
Approfitto per ringraziare i membri della Commissione per il lavoro che è stato svolto in queste settimane, in maniera anche silente, ma sempre molto attenta, e ringrazio anche i soggetti auditi per aver dato il loro contributo. Quindi, il voto del gruppo Lega sarà favorevole. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Annuncio anch'io il voto favorevole del gruppo Fratelli d'Italia.
Credo che abbiano fatto bene i proponenti a presentare questa proposta sull’equo compenso che è certamente un tema molto attuale.
A volte le categorie dei liberi professionisti sono quelle che in qualche modo sono più vessate da determinate difficoltà, come non vedere riconosciuto il lavoro svolto, con una giusta valutazione anche economica per la prestazione erogata, quindi, credo che in questo senso la Regione abbia fatto bene ad esprimersi con questa proposta e che quella sorta di criminalizzazione, che a volte si ha nei confronti dei liberi professionisti, anche con questo atto venga messa da parte, stralciata, e si riconosca loro un ruolo molto importante nei vari settori della nostra economia, ovviamente locale, ma anche nazionale.
Quindi il voto è favorevole anche da parte del gruppo Fratelli d'Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Grazie Presidente. Per annunciare il voto favorevole e per ringraziare i presentatori e il Presidente della Commissione.
Credo che la legge sull'equo compenso sia una normativa di giustizia, innanzitutto, una normativa moderna che sconfigge le pratiche antiche, diciamolo chiaro, dello sfruttamento di chi ha un forte potere contrattuale, magari nei confronti di professionisti che sono meno garantiti. E’ una norma di civiltà, tra l’altro perfettamente aderente a quello che è il dettato costituzionale di cui all'articolo 36.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 2 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Grazie Presidente. Io e il mio gruppo voteremo favorevolmente questa proposta di legge, ci auguriamo e auspichiamo che quest'Aula e questa maggioranza propongano dei provvedimenti per l'equo compenso anche per coloro che lavorano nelle ditte a cui la Regione dà l'appalto per servizi e prestazioni.
L’equo compenso deve essere garantito non solo ai professionisti, ma a tutti i lavoratori che prestano la loro professione e i loro servizi per la Regione. Grazie.

Proposta di legge n. 299. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Interrogazione n. 839
ad iniziativa del Consigliere Fabbri
“Utilizzo dei fondi statali per l'edilizia previdenziale a fini di realizzazione di strutture ove applicare l’housing o co-housing sociale”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 839 del Consigliere Fabbri.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Grazie Presidente. Ai fini dell'utilizzo dei fondi assegnati dal Mit ai sensi della Deliberazione CIPE n. 127/2017, il Consigliere interroga il Presidente della Giunta regionale per conoscere:
1. se la Regione abbia individuato i Comuni ed i progetti da finanziare con i fondi di cui in narrativa, ed in caso positivo quali essi siano;
2. se viceversa intenda utilizzare tali fondi per finanziare progetti di housing e co-housing sociale, privilegiando il recupero edilizio ed urbano rispetto alla nuova edificazione, e provvedendo alla messa in sicurezza degli edifici esistenti mediante interventi di adeguamento o miglioramento sismico ed efficientamento impiantistico.
La Deliberazione Cipe n. 127/2017 finanzia un programma integrato di edilizia residenziale sociale indicando precisi indirizzi programmatici: (coerenza con le politiche UE, consumo di suolo zero, privilegio degli interventi di recupero edilizio, efficientamento energetico degli edifici, adeguamento/miglioramento sismico degli edifici, eccetera) nonché le caratteristiche che le proposte di intervento da presentare alla Regione dovranno possedere.
Al riguardo si evidenzia che:
- il MIT ha adottato il Decreto di riparto dei fondi tra le Regioni in data 4 luglio 2019, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 200 del 27 agosto 2019, ed alla Regione Marche sono stati assegnati 4.880.000 euro;
- in data 24 luglio u.s. il Cipe, previo accordo tra Mit e Regioni, ha approvato una modifica della Deliberazione n. 127/2017 in argomento disponendo in particolare che le proposte di intervento possano essere presentate non solo dai Comuni ma anche dagli ex Iacp denominati nella nostra regione: Erap Marche. Tale Deliberazione non risulta ancora pubblicata in Gazzetta Ufficiale, pertanto il testo al momento disponibile ha soltanto carattere ufficioso.
In attesa di conoscere il testo definitivo di modifica della Deliberazione Cipe n. 127/2017 non sussistono i presupposti per chiedere agli enti attuatori le proposte di intervento ed individuare i progetti da finanziare, visto che al momento Erap Marche, nonostante la nuova decisione del Cipe, non ancora ufficiale, risulterebbe impossibilitato a candidarsi come soggetto attuatore di interventi.
I fondi assegnati dal Cipe hanno carattere vincolato e devono essere utilizzati per finanziare un "Programma integrato di edilizia residenziale sociale, omnicomprensivamente intesa quale sovvenzionata e agevolata". Le indicazioni del consigliere interrogante, volte ad utilizzare i fondi per "finanziare progetti di housing e co-housing sociale, privilegiando il recupero edilizio ed urbano rispetto alla nuova edificazione e provvedendo alla messa in sicurezza degli edifici esistenti mediante interventi di adeguamento o miglioramento sismico ed efficientamento impiantistico", rientrano senz'altro tra le indicazioni fornite dal Cipe con la deliberazione n. 127/2017 e verranno prese in considerazione nel valutare le proposte di intervento che verranno avanzate dai Comuni e, stante la modifica in itinere della deliberazione Cipe, anche da Erap Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Per la prima volta in quattro anni e mezzo mi dichiaro pienamente soddisfatto, senza inciucio, perché finalmente si dà attuazione alla mozione n. 416 del 2018, che abbiamo approvato tutti, che chiedeva di avviare la sperimentazione di housing e co-housing sociale intergenerazionale, inserendola anche, se possibile, nel piano socio-sanitario.
Finalmente la risposta tiene conto di questi aspetti che avevo portato all'attenzione dell'Aula e che trovano riscontro anche nell'attenzione degli uffici.
Mi riservo di verificare che questi 4,8 milioni in parte consentano di avviare questa sperimentazione, come l'Aula ha chiesto alla Giunta di fare con l'approvazione della mozione, quindi, sono pienamente soddisfatto.

Interrogazione n. 869
ad iniziativa della Consigliera Leonardi
“Unioni Montane: gestione ingresso di nuovi Comuni da parte della Regione”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 869 della Consigliera Leonardi.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. Grazie Presidente. A tale riguardo, in merito all'interrogazione della Consigliera Leonardi, occorre premettere che:
- le Unioni montane sono disciplinate, per quanto non previsto con la legge regionale 35/2013, dall'articolo 32 del decreto legislativo 267/2000 e pertanto l'adesione dei Comuni alle Unioni montane avviene sulla base delle autonome decisioni dei Consigli comunali e non può formare oggetto di obblighi prescritti dalla Regione;
- a differenza delle Comunità montane, le Unioni montane hanno l'opportunità di accedere ad incentivi proporzionali al livello associativo intercomunale conseguito, quali quelli dei fondi ministeriali incentivanti le Unioni di Comuni nonché i fondi comunitari per lo sviluppo regionale (Fesr aree interne), oltre a beneficiare del fondo regionale per la montagna e dei fondi regionali per la gestione delle funzioni conferite in materia di tutela e di valorizzazione del territorio montano;
- i poteri di intervento della Regione, per ottenere l'ingresso di ulteriori Comuni nelle Unioni montane, sono limitati, dal momento che, nel caso di silenzio rigetto di istanze comunali di adesione, l'annullamento delle disposizioni illegittime degli enti locali compete al Governo ex articolo 138, Testo unico degli enti locali;
- le Regioni non dispongono di poteri di controllo nei confronti delle Unioni montane, a seguito dell'abrogazione dell'articolo 130 della Costituzione, con la Riforma del Titolo V°;
- pertanto, le condizioni alle quali i Comuni aderiscono alle Unioni sono inderogabilmente quelle risultanti dagli accordi che possono essere raggiunti fra i Comuni;
- l'Assessorato regionale alle politiche per le aree interne ha cercato in molteplici occasioni di favorire, in sedi istituzionali, un accordo per l'adesione dei Comuni interessati all'Unione;
- ad oggi, l'accordo per l'adesione dei Comuni all'Unione non risulta ancora raggiunto.
Ciò premesso, è risultato evidente, alla luce dei molteplici contatti e riunioni organizzati dal sottoscritto, che al momento le istanze di adesione dei Comuni di Castelsantangelo sul Nera, di Monte Cavallo e di Valfornace nell'Unione Montana Marca di Camerino non si sono perfezionate con l'ingresso dei Comuni nell'Unione, a causa di divergenze sui programmi.
L'Assessorato sta approfondendo tali divergenze, per chiarire gli aspetti su cui verte il dissenso, nel superiore interesse alla piena funzionalità dell'Unione montana, ente intercomunale in grado, che meglio dei Comuni singoli, può esercitare, negli ambiti territoriali ampi individuati con legge regionale 18/2008, funzioni sovracomunali di cruciale rilevanza, ai fini, fra gli altri, della ricostruzione, quali la programmazione urbanistica, la stazione unica appaltante e la rappresentazione della sintesi delle istanze da presentare ai vari livelli di Governo.
Fra i punti di disaccordo, uno verte sulla previsione dello Statuto dell'Unione montana, che limita ai Sindaci dei Comuni che hanno aderito all'Unione, fin dalla sua origine, il diritto di voto per l'elezione e per la revoca del Presidente. Alcuni Sindaci hanno sollevato perplessità sulla legittimità della norma.
L'Assessorato alle politiche per la montagna ha chiesto un parere, per capire se la norma sia legittima, nel rapporto con i principi costituzionali in materia di elezioni e di partecipazione democratica.
Nel contempo, proseguiranno i tentativi di mediazione, con la collaborazione di alcuni Comuni aderenti all'Unione, come il Comune di Camerino, che propende per l'allargamento della compagine associativa, nell'interesse al potenziamento dell'Unione, per gestire meglio l'attuale difficile fase della ricostruzione.
La situazione dell'Unione montana Marca di Camerino è diversa da quella delle altre Unioni montane nelle quali sono state accolte con ritardo le istanze comunali di adesione.
Infatti, il caso del Comune di Piobbico, che ha atteso circa due anni per veder accolta la richiesta di adesione all'Unione montana, è diverso, poiché tale Comune non ha chiesto di aderire all'Unione montana dell'ambito di appartenenza del Catria e del Nerone, ma all'Unione montana Alto Metauro, ambito territoriale confinante, per cui vi sono stati i passaggi complessi dello scioglimento, mediante accordi, dei rapporti giuridici con la ex Comunità montana del Catria e Nerone e del nulla osta dell'Unione montana del Catria e del Nerone, prima di addivenire agli accordi fra Comune e Unione montana Alto Metauro.
Nel caso dell'Unione montana Marca di Camerino, i Comuni chiedono di aderire all'Unione del proprio ambito territoriale.
L'Unione del Montefeltro ha sempre accolto le richieste comunali di adesione pervenutele dopo la data di costituzione dai Comuni di Tavoleto e di Auditore, attraverso la fusione con il Comune di Sassocorvaro, già appartenente all'Unione stessa.
L'Unione montana Esino Frasassi non ha respinto richieste comunali di adesione e non comprende tutti i comuni dell'ambito, ma risente della diversità dei confini fra l'ambito montano e l’ambito socio-sanitario, per cui alcuni Comuni non hanno chiesto di aderire all'Unione montana Esino Frasassi, ma hanno aderito ad altre Unioni di Comuni, come l'Unione della media Vallesina (Rosora) o le Terre della Marca Senone (Arcevia).
Non vi sono, quindi, Comuni che hanno chiesto di aderire all'Unione dell'ambito di appartenenza e che non hanno avuto l’accoglimento dell'istanza.
In conclusione, emerge, dalla tendenza dei Comuni ad aderire maggiormente alle Unioni, il risultato positivo ottenuto nel riordino delle Comunità montane, per quanto attiene alla semplificazione organizzativa e alla riduzione delle spese di funzionamento.
Emergenze, come quella della ricostruzione, impegneranno la Regione a ricercare con ogni mezzo a sua disposizione le soluzioni finalizzate all'adesione del maggior numero possibile dei Comuni nelle Unioni, con riferimento non solo al caso della Marca di Camerino ma anche a quello delle altre Unioni montane.

Presidenza del Vicepresidente
Renato Claudio Minardi

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Ringrazio l'Assessore per la risposta, poi se cortesemente posso avere anche lo scritto la ringrazio anche di questo.
La questione che ho sollevato per avere qualche chiarimento, nasce proprio dal fatto che lei poco dopo l'insediamento, nel 2015, aveva evidenziato, attraverso la stampa, un impegno per affrontare la problematica delle Unioni montane e dopo quattro anni ci ritroviamo di nuovo un impegno dell'Assessorato conseguente ad alcuni fatti.
Ci sono delle diversità che mi sono state sottoposte, in particolar modo all'Unione della Marca di Camerino, anche rispetto ad eventuali adesioni che i comuni hanno fatto successivamente alla costituzione e che potrebbero aver determinato un diverso ingresso, come ricordavo nella mia interrogazione, ad esempio del comune di Ussita - che è successivo alla costituzione dell'Unione montana della Marca di Camerino, anche perché il precedente ente, come sappiamo, non ha avuto l'adesione di tutti i comuni che vi facevano precedentemente dato che c'erano delle difficoltà economiche e di bilancio che in questi anni sono state appianate - che è entrato a delle condizioni sulle quali, lei ora mi ha detto, avete chiesto un approfondimento sulla regolarità o meno.
La mia richiesta era per capire se, in particolar modo, il comune di Ussita sia entrato a delle condizioni, mentre altri comuni vogliono entrare a condizioni diverse e, visto l'impegno che l'Assessorato ha espresso tramite stampa e anche attraverso le riunioni che lei ha citato nella sua risposta, capire quali fossero e quale potesse essere il modo per non creare delle difformità o delle diversità fra i Comuni che decidono di aderire.
Leggerò con attenzione la risposta anche riguardo alle altre due Unioni montane che mi erano state segnalate, che sono quella del Montefeltro e quella dell’Esino Frasassi, per valutare se le indicazioni che mi sono state fornite non corrispondono a quanto lei mi ha dato oggi ed eventualmente capire se non erano corrette le informazioni a monte, oppure se ci sono diverse interpretazioni rispetto ai fatti.
Fondamentalmente lei mi ha detto che non ci sono iniziative, se non quella di valutare che lo Statuto e le condizioni dell'Unione montana della Marca di Camerino siano validi, cosa che viene fatta dopo quattro anni, altrimenti mi sta dicendo che le capacità di intervento della Regione sono limitate, quindi, onestamente, congelo il giudizio. Grazie.

Interrogazione n. 849
ad iniziativa del Consigliere Giancarli
“Prospettive produttive ed occupazionali del settore carte valori nelle Cartiere Miliani di Fabriano”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 849 del Consigliere Giancarli.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. Grazie, Presidente. Rispondo per conto dell'Assessore Bravi, che è malata, e mi ha lasciato un intervento molto dettagliato che leggerò.
Le Cartiere Miliani Fabriano nascono nel 1782 dall'unione delle cartiere presenti sul territorio in un'unica cartiera. Il fondatore è Pietro Miliani.
Dopo la fondazione l'azienda viene anche premiata con la Medaglia d'oro, unica fra tutti gli Stati italiani, all'esposizione universale di Londra del 1851.
Nel 2002 le Cartiere Miliani vengono acquistate dal gruppo veneto Fedrigoni storica realtà della tradizione cartaria italiana. Fondato nel 1717 - ma attivo come lo conosciamo oggi "solo" dal 1888 - ha vissuto il suo periodo d'oro fra gli anni '60 e gli '80, per poi assestarsi con il nuovo millennio.
È del 2002 l'acquisto delle cartiere Miliani di Fabriano. Nel 2006 nelle Marche fu aperto un ulteriore stabilimento. Mentre si assisteva (e si assiste) alla progressiva dematerializzazione, il gruppo decide di puntare su innovazione e qualità, due caratteristiche che rendono la carta di Fabriano nota in tutto il mondo e prima scelta per studenti e artisti. Le Cartiere Miliani Fabriano rientravano nel novero delle pochissime Cartiere autorizzate dalla Banca Centrale Europea (BCE) a produrre la carta per le banconote in euro.
Nelle Marche, il Gruppo Fedrigoni ha quattro siti: Fabriano e Rocchetta Bassa con 360 lavoratori; Pioraco e Castelraimondo con 260 lavoratori. In tutto sono 620 dipendenti.
Il distretto cartario di Fabriano sta vivendo una fase di difficoltà a causa della forte riduzione della domanda estera di carta da stampa per uso speciale.
La carta da stampa speciale si caratterizza per destinazioni d'uso specifiche, quali carte geografiche, carta per assegni e carta-moneta. Per questa tipologia di carta, le cartiere di Fabriano hanno conosciuto una forte crescita delle esportazioni tra il 2008 e il 2015, in special modo per l'export di carta filigranata destinata alla realizzazione di banconote e carte valori.
Il 14 febbraio 2018 si è tenuto al Ministero dello sviluppo economico un incontro relativo alla situazione del Gruppo Fedrigoni prossimo alla vendita ad un fondo americano ed è stata messa in evidenza la difficoltà dell'area marchigiana in particolare quella dello stabilimento di Fabriano che produce carta moneta.
In quell'occasione i sindacati hanno chiesto espressamente al Ministero dello sviluppo economico di svolgere un ruolo di garanzia rispetto al mantenimento degli attuali assets occupazionali ed industriali.
Successivamente, il gruppo Fedrigoni (2018) è stato ceduto per il 90% al fondo americano Bain Capital (colosso da 60 miliardi di dollari di investimenti in tutto il mondo). Il restante 10% rimane nella gestione di un ramo della famiglia Fedrigoni.
La dirigenza del nuovo fondo americano, in continuità con il Gruppo Fedrigoni, ritiene che I'asset “carta valori” non sia più remunerativo, e dopo 170 anni c'è il rischio effettivo che a Fabriano (Vetralla) non si producano più banconote, con una conseguente preoccupazione sul futuro di circa 130 lavoratori addetti al settore.
Le difficoltà sono ribadite (giugno 2019) dal nuovo Amministratore delegato,che a giugno scorso è stato a Fabriano per incontrare il personale affermando che la situazione è sotto controllo almeno fino all'autunno. La principale criticità riguarda il segmento banconote ed elementi di sicurezza. Al momento ci sono commesse che permettono di far lavorare lo stabilimento di Rocchetta Bassa di Fabriano fino all'autunno.
I manager sono impegnati a cercare nuovi ordinativi e clienti; dopo l'estate si sarebbe dovuto valutare la situazione, da ottobre in poi, ma la situazione è ferma.
Le Rsu degli stabilimenti del gruppo Fedrigoni di Fabriano, Rocchetta, Pioraco e Castelraimondo, unitamente alle strutture territoriali, confederali e di categoria di Uil, Cgil e Cisl, hanno espresso forte preoccupazione per la situazione degli stabilimenti marchigiani.
In merito alle ultime vicende, così come riportato dagli organi di stampa e relative all’"Area Valori", ad oggi i lavoratori hanno garanzie di lavoro solamente fino al 31 dicembre 2019. Stessa incertezza nell'area maceratese sul futuro industriale dei due stabilimenti ad oggi ancora in attesa di definizione.
A seguito delle assemblee tenutesi negli stabilimenti di Fabriano nelle giornate del 28 giugno e 1 luglio 2019, è scaturita con forza da parte di tutti i lavoratori la volontà di ottenere delle risposte chiare sul futuro occupazionale; l'azienda ha finalmente convocato un incontro per il giorno 24 luglio 2019 a Verona, il quale però non ha portato rilevanti novità e la situazione generale e specifica, può così riassumersi:
- il settore delle carte valori è effettivamente in crisi per mancanza di commesse;
- conseguentemente il "ciclo produttivo continuo" è stato interrotto;
- non si è parlato né di licenziamenti né di ammortizzatori sociali;
- è stato bloccato il turn over occupazionale;
- è stata ipotizzata la possibilità di vendita del settore delle carte valori;
- sono stati assunti nuovi manager per: rafforzare il marchio "carta di Fabriano" nel mondo e per la penetrazione nei mercati internazionali.
Il Piano industriale non è stato presentato alle organizzazioni sindacali tuttavia, negli incontri che ci sono stati con la proprietà dell'azienda sono emersi alcuni elementi che lasciano ben sperare per il futuro. In particolare:
- per il reparto carte valori sono acquisite altre commesse che garantiscono la produzione fino a tutto il mese di aprile 2020;
- l'azienda per il 2020 prevede di mantenere gli stessi livelli di attività del 2019;
- il reparto carta valori, pur lavorando a ritmi produttivi più bassi della potenzialità, continuerà la produzione anche nel 2020, ovviamente in parallelo all'acquisizione di commesse;
- nel frattempo l'azienda è impegnata nella partecipazione a numerose gare al fine di garantire la prosecuzione dell'attività.
Consigliere Giancarli, la ringrazio per l'interrogazione, le ho letto la risposta, ma lei avrà capito meglio di me che qui non ci sono garanzie. La cosa è di una gravità inaudita, sia per lo stabilimento di Fabriano che per gli stabilimenti di Pioraco e Castelraimondo. La Cartiera Fredigoni, che ha ceduto la proprietà, è una problematica enorme che interessa tutto un bacino, soprattutto per il livello occupazionale.
Se prima ero preoccupato adesso, dalla risposta, lo sono ancora di più perché mi pare che si dica che per il 2020 dovremmo navigare a vista.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Grazie, Presidente. Grazie, Assessore. Lei ha fatto anche delle considerazioni politiche, che condivido pienamente, anzi, mi portano a dire, adesso non vedo l’Assessore Cesetti, ma ci parleremo fra qualche istante, che dovremmo accelerare l'iter per la costituzione dell’area di crisi complessa nel fabrianese, perché ora abbiamo parlato della Cartiera Miliani, ma in altre occasioni io stesso ho costruito con i lavoratori, con le organizzazioni sindacali, con i soggetti del territorio, alcune interrogazioni, penso alla Whirlpool, alla J.P., ad altre aziende, quindi dobbiamo accelerare l'iter per la costituzione dell’area di crisi complessa.
La descrizione che è stata fatta è puntuale, si parte dall'Istituto poligrafico e zecca dello Stato per arrivare alla Fredigoni, al Fondo americano, soltanto che occorrono azioni forti per il futuro.
Ho partecipato, era presente anche il Consigliere Zaffiri e forse altri colleghi, all'iniziativa della Fondazione Merloni e dell'università Politecnica delle Marche, fatta due giorni fa sulla classifica delle principali imprese marchigiane, da un lato emergeva la vivacità delle imprese marchigiane, il valore sociale dell'impresa. A me, ad esempio, ha colpito molto positivamente che una delle titolari di un'azienda marchigiana in crescita, un'azienda fanese, la figlia del titolare, una ragazza della seconda generazione dell'azienda, quando ha descritto l’azienda in crescita ha usato queste parole, che ho apprezzato tantissimo: “Eravamo in azienda 400 colleghi, oggi siamo 1.000”. Questa frase mi dà il senso non soltanto dell'impegno e delle capacità di quell'azienda, ma è anche un esempio positivo, in cui viene messo in evidenza il valore sociale dell'impresa, la responsabilità dell'impresa, la capacità di investire e di creare occupazione, però ci sono anche altri fatti che invece mi preoccupano.
Adesso non voglio farla lunga, Assessore, però credo che mentre da un lato dobbiamo supportare, agevolare e facilitare le aziende che crescono, e per fortuna in questo territorio ce ne sono, dall’altro dobbiamo essere anche molto preoccupati di quelle che sono in difficoltà, e li ha ragione sicuramente il Segretario generale della Cgil quando afferma che c'è una svalorizzazione del lavoro, e lui ha la rappresentanza, come altri, di chi lavora. Ha detto che la deriva sulla svalorizzazione del lavoro nasce oltre dallo sposare il liberismo, dal fatto che non c'è una visione di sistema al cui centro c'è il lavoro, al contrario, a volte registriamo precarietà, aumento delle istanze sociali e, quindi, una produzione di diseguaglianze sociali e territoriali. Mentre da un lato, e ho voluto sottolinearlo, c'è il valore sociale dell'impresa, questa capacità non solo tecnico-imprenditoriale, questa sensibilità umana, come quella della giovane imprenditrice fanese, dall'altro ci sono le famiglie del capitalismo italiano, come sottolinea il Segretario generale della Cgil, che hanno spesso avuto ed hanno più attenzione ai dividendi che agli investimenti.
Le sue parole, Assessore, sono in questa direzione, noi dobbiamo preoccuparci degli investimenti, dell'occupazione e del valore del lavoro.

Interrogazione n. 880
ad iniziativa del Consigliere Bisonni
“Programma sviluppo rurale (PSR) 2014/2020 avanzamento della spesa pubblica e situazione disimpegno automatico Feasr al 31 dicembre 2019”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 880 del Consigliere Bisonni.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Grazie Presidente. Alla data del 30 giugno 2019 la spesa pubblica sostenuta e rendicontata per il Psr Marche era efettivamente pari a 146.525.302 euro e la quota Feasr da spendere entro il 31 dicembre 2019 a tale data era pari a 22.934.000 euro di quota Feasr, corrispondente a 53.186.000 euro di spesa pubblica.
Al fine di evitare qualsiasi rischio di perdita di fondi comunitari, ad inizio luglio l'Autorità di gestione del Psr Marche ha redatto un cronoprogramma mensile di previsione di pagamenti, tenendo conto delle richieste di pagamento già pervenute sia per le misure strutturali che per quelle a superficie, dal quale risultava al 31 dicembre 2019 la previsione di superamento dell'obiettivo N+3 di 7,6 milioni di euro.
È stato quindi attivato un sistema di monitoraggio che ha riscontrato settimanalmente l'effettivo rispetto di tale cronoprogramma. La verifica effettuata al 31 ottobre 2019 ha evidenziato che i pagamenti superavano di circa 12 milioni di euro le previsioni effettuate a luglio per tale data.
L'ultimo aggiornamento ufficiale della spesa di Agea, risale a lunedì 11 novembre. Tale invio periodico riguarda la situazione N+3 di tutte le Regioni che si avvalgono dell'Organismo Pagatore Agea. A tale proposito io ho qui una tabella dalla quale si evince che la Regione Marche non è l’ultima Regione per somme spese, ma è la settima ed davanti, per esempio, alla Liguria, al Lazio, al Friuli Venezia Giulia, alla Campania e all'Abruzzo, poi se volete faccio avere la tabella a tutti.
A tale data la spesa pubblica sostenuta e rendicontata per il Psr Marche risultava pari a 185.618.000 euro corrispondenti a 80.000.000 di euro di quota Feasr, che in percentuale rappresenta il 28,94% della complessiva dotazione del Psr Marche, e il 93,95% della dotazione delle due annualità 2015 e 2016, da prendere a riferimento per il calcolo N+3 al 31 dicembre 2019.
Quest'ultima percentuale è di circa 10 punti più elevata rispetto alla media di tutte e 13 le Regioni Agea, il cui avanzamento è pari a 82,78%, ripeto la media è 82% la Regione Marche è al 93% di avanzamento della spesa.
Infine, considerati tutti i pagamenti ad oggi effettuati, resta da pagare un importo di 5.600.000 di quota Feasr corrispondente a 13.000.000 di euro di spesa pubblica.
Si prevede di raggiungere agevolmente tale obiettivo sulla base di quanto segue:
1. Sono già stati inviati ad Agea e sono in corso di pagamento, elenchi di liquidazione per un importo di 5,6 milioni di euro, che riducono ad 8,3 milioni di euro la spesa pubblica ancora da perfezionare;
2. Sono in istruttoria domande di pagamento relative a misure strutturali, per circa 18,4 milioni di euro;
3. Sono in istruttoria domande di pagamento relative a misure a superficie ed a capo animale, quindi piuttosto semplici rispetto alle strutturali, per circa 30 milioni di euro.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Grazie Presidente. Prima di tutto chiedo se è possibile avere copia della risposta, perché la questione è piuttosto articolata.
Quello che voglio sottolineare, Assessore è questo: noi come Regione dobbiamo fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per evitare che queste somme non siano disimpegnate. La preoccupazione è questa, lei sa benissimo che ci sono tantissime aziende che fanno affidamento su questi investimenti, molte stanno anche nell'area del cratere, quindi a questo si aggiunge anche un'ulteriore difficoltà. Se non ho capito male, restano 5,6 milioni, che sono ancora a rischio …, comunque su questa cosa ci sarà da parte nostra la massima attenzione, perché non possiamo permetterci, come Regione, di perdere nessun tipo di investimento, anche fossero 100.000 euro.
Quindi, invito gli uffici, l'Assessore competente ed il Presidente a fare tutto quello che è di propria competenza, per far sì che questi soldi non vadano persi. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per una precisazione, l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Grazie Presidente. Per far capire la situazione complessa ho diviso le misure tra strutturali e a capo misura, c'è una differenza, nel senso che le strutturali sono gli investimenti, quindi si tratta, per essere più banali, di progetti, di strutture, di impianti, quindi vigne e di costruzioni, che hanno dei Sal completamente diversi, invece, le ho separate, le misure a superficie o a capo sono meno complesse ed ho detto che sono già state inviate ad Agea richieste di pagamento per 5,6 milioni, quindi ci aspettiamo che nel giro di una settimana, questa o quella entrante, vengano liquidati questi 5,6 milioni, esattamente il contrario, abbiamo già mandato le cose ad Agea.
Sono in istruttoria domande di pagamento relative a misure strutturali, come ho detto prima, per ulteriori 18 milioni di euro e sono in istruttoria e a pagamento domande a superficie per 30 milioni, entro fine anno, quindi 13 milioni sicuramente si raggiungeranno entro la fine di questo mese, non di dicembre, però le lascio tutto, compresa la graduatoria e le risorse di tutte le altre Regioni che hanno come organismo pagatore Agea, ovviamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Ripeto, al 30 giugno risultavano 22 milioni a rischio di disimpegno automatico, se adesso la situazione è migliorata ne prendo atto e mi fa molto piacere. Da parte mia le dico sin da subito che continuerò a monitorare questa situazione, perché secondo me, non possiamo permetterci il lusso di perdere nemmeno 100.000 euro.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Passiamo alle mozioni, la n. 496 è già stata rinviata ad altra seduta.
Ho la richiesta dei firmatari Consiglieri Rapa e Pieroni di rinviare la mozione n. 498, questa proposta non è stata fatta in Conferenza dei capigruppo per cui, se l’Aula non ha obiezioni, la rinviamo ad una prossima seduta.

Mozione n. 518
ad iniziativa del Consigliere Bisonni
“Tariffario per il mantenimento dei cani randagi nelle strutture pubbliche e private”
(Votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 518 del Consigliere Bisonni. La discussione è già stata fatta in una seduta precedente (n.d.r. 5 novembre 2019), quindi dobbiamo soltanto fare la votazione dell’emendamento e della mozione.
Emendamento a firma del Consigliere Bisonni, che ha la parola per illustrarlo.

Sandro BISONNI. E’ un emendamento molto semplice perché confrontandomi con le altre forze politiche, cercando di trovare una forma per i dispositivo che possa essere condiviso da tutti, abbiamo deciso e concordato di lasciare i due punti che c'erano prima e di aggiustare il primo punto che recita così: “a deliberare un aggiornamento tariffario prevedendo una tariffazione minima che garantisca un adeguato stile di vita e benessere all'animale”. Non si indica più una cifra, ma si chiede, comunque, di garantire una tariffazione minima che possa assicurare un adeguato stile di vita e il benessere degli animali che sono ricoverati.
Gli altri due punti, quello sul controllo e quello sui dati che devono essere puntuali, ecco, ci tengo a sottolineare questo perché recentemente in Commissione sanità è venuto il dirigente del settore, dicendo che i dati sono pubblici, è vero in parte, nel senso che i dati sono pubblici, ma sono aggregati e quello che chiede questa mozione è che siano puntuali, suddivisi per canile e che siano aperti, in forma aperta. Quindi, questo era, ripeto, previsto anche nella mozione e non è stato cambiato nulla.
Spero che con questo emendamento che, ripeto, è stato concordato con alcune forze politiche si possa trovare la quadra, diciamo così. Grazie.

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Pergolesi.

Romina PERGOLESI. Grazie Presidente. Come da accordo anche con il Consigliere Bisonni e altri Consiglieri di maggioranza molto sensibili a questo argomento, chiedo la sospensione di 5 minuti per poter presentare a chi la volesse sottoscrivere una proposta di risoluzione onde integrare non solo quello di cui si era parlato nella precedente seduta del Consiglio regionale, ma anche quanto emerso, come giustamente ricordava il Consigliere Bisonni, in Commissione sanità, cioè efficientare la pubblicazione di alcuni dati e anche attenzionare i servizi competenti, visto che forse non avevamo notato la modifica della legge, quindi attuare la legge che è stata unificata un paio di anni fa.
Chiedo solo 5 minuti per poter presentare la proposta di risoluzione e dare il tempo, a chi volesse, di sottoscriverla, mi sembrava che anche il Consigliere Micucci fosse interessato.

PRESIDENTE. Va bene sospendiamo.

La seduta è sospesa alle ore 12,40

La seduta riprende alle ore 13,25

Presidenza del Vicepresidente
Piero Celani

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta e proseguiamo la trattazione della mozione n. 518. Diamo tempo al Segretario generale ed all'ufficio di verificare la legittimità della proposta di risoluzione, prima di distribuirla all’Aula e di sottoporla alla votazione.
Proposta di risoluzione a firma dei Consiglieri Pergolesi, Bisonni, Micucci, Maggi, Malaigia, Talè, Marcozzi, Giorgini, Leonardi, Urbinati.
Ha la parola, per l'illustrazione, la Consigliera Pergolesi.

Romina PERGOLESI. Grazie Presidente. Ringrazio innanzitutto i Consiglieri Bisonni e Micucci per aver lavorato insieme a me alla predisposizione di questa risoluzione che va ad integrare non solo quanto era emerso nella scorsa seduta, ma anche alcune osservazioni che sono arrivate dal servizio competente.
Con la risoluzione impegniamo il Presidente e la Giunta a: definire celermente lo specifico protocollo regionale per favorire e facilitare l'adozione, prevista dalla legge regionale approvata qualche anno fa; a pubblicare sull'apposita pagina dedicata del sito della Regione Marche non solo i dati che si trovano tuttora in forma aggregata, ma in formato aperto, così da facilitare sia le associazioni che i cittadini sensibili al tema della tutela degli animali d'affezione; a facilitare anche una verifica ed un controllo delle entrate e delle uscite degli animali ed i motivi per cui entrano ed escono, quindi un registro di carico e scarico delle singole strutture, il numero delle adozioni ed anche il tempo di permanenza, che è la cosa che interessa a tutti; a prevedere che nel medesimo censimento verranno pubblicati i sopralluoghi trimestrali che il Servizio veterinario dell'Asur competente per territorio deve effettuare, le relazioni semestrali e quella annuale attestante l'attività svolta delle strutture medesime che dovrebbero essere inviate sia ai Comuni che al Servizio veterinario dell’Asur; a prevedere un percorso di riconversione dei canili e dei gattili pubblici perché il funzionario della PF ci ha spiegato che diminuendo il numero degli animali all'interno dei canili e dei gattili, diventa più difficile coprire le utenze e i costi della struttura e ha suggerito una riconversione di questi canili, quindi, prevedere anche con convenzioni sia con la Regione che con i Comuni, attività di promozione sociale, quali potrebbero essere, ad esempio, corsi di comportamento, di cura, di tolettatura, di agility dog, pet-terapy, perché no, all’interno dei canili stessi, quindi trasformare la detenzione di questi animali in una promozione sociale, per cui anche la comunità possa usufruire di quegli spazi con i propri animali e anche facilitare le adozioni: infine, la cosa alla quale eravamo più interessati, promuovere maggiormente le adozioni per i cani anziani perché di solito si adottano i cuccioli, perché il cane anziano può avere dei problemi di mantenimento o di costi o di servizi veterinari, quindi promuovere, d'accordo anche con la Consigliera Leonardi e con il Consigliere Talè, che hanno predisposto una modifica al regolamento, l'adozione e maggiori servizi dati dal Servizio veterinario a chi adotta dei cani anziani.
Ringrazio tutti i sottoscrittori, sia della maggioranza che della minoranza, e spero che questa sia un'azione propositiva per mettere mano al regolamento in maniera, diciamo, efficace e migliorativa del regolamento attuale. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Grazie Presidente. Prima di tutto per ringraziare la Consigliera Pergolesi, che si è impegnata ed adoperata per questa risoluzione, poi ovviamente tutti quelli che l'hanno sottoscritta.
Mi dispiace solo che non si sia raggiunto un accordo per quanto riguarda la tariffa, però, voglio ricordare alla Giunta che è già previsto nella legge un aggiornamento tariffario ogni 4 anni, che questi 4 anni siano 4 anni e non 8, 9 o 10. Dal 2012 sono 7 anni che non viene fatto l’aggiornamento, sollecito questo punto anche se su questo, ripeto, non siamo riusciti a trovare la quadra, comunque sollecito l'applicazione della legge e ringrazio nuovamente tutti i sottoscrittori.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Intervengo per dichiarare il voto favorevole, l'ho sottoscritta anch'io, sulla proposta di risoluzione e per ringraziare la Consigliera Pergolesi e tutti coloro che hanno lavorato perché dopo la discussione dello scorso Consiglio regionale e dopo il passaggio che è stato fatto nella Commissione sanità sulla questione, credo che si sia meglio centrato il focus del problema, anche per il fatto che è stata sottoscritta trasversalmente, più o meno da tutte le componenti e da moltissimi Consiglieri regionali.
Il problema è quello di incentivare e aiutare l'adozione, quindi l'uscita degli animali dalle strutture e il loro ingresso nelle famiglie, in modo da consentire loro una vita migliore ed anche l'interazione con la famiglia adottante, che sappiamo aiuta in tante realtà di disagio. Per gli anziani, ma non solo, per le persone sole, per le persone che hanno delle difficoltà, la presenza di un animale diventa uno stimolo, una motivazione Mi sembra che con questa risoluzione sia stato posto al centro, con obiettivi e con proposte concrete, l'uscita degli animali dalle strutture e la facilitazione, anche con l'ampliamento delle possibilità che possono offrire queste strutture, delle adozioni degli questi animali.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Proposta di risoluzione, sulla mozione n. 518. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Mozione n. 530
ad iniziativa dei Consiglieri Fabbri, Micucci, Leonardi, Marcozzi, Bisonni, Giancarli
“Riduzione in mare dei rifiuti trasportati dai corsi d’acqua”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 530 dei Consiglieri Fabbri, Micucci, Leonardi, Marcozzi, Bisonni, Giancarli.
Ha la parola, per l'illustrazione, il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Riduzione in mare dei rifiuti trasportati dai corsi d'acqua, le direttive europee degli ultimi anni spingono verso la diminuzione dell'utilizzo delle materie plastiche, c'è una lotta all'usa e getta che è salita alla ribalta negli ultimi mesi, con tutte le operazioni di sensibilizzazioni che abbiamo visto anche a livello globale.
Il Ministero dell'ambiente in collaborazione con il Corpo delle capitanerie di porto ha promosso una campagna istituzionale mirata a prevenire l'abbandono di plastica in spiaggia, ad eliminarne la presenza lungo le coste, la superficie del mare e dei fondali marini, la famosa campagna “Plastics free”. Abbiamo ormai la legge salva mare, che introduce disposizioni per la promozione del recupero dei rifiuti in mare per l’economia circolare. La Regione Marche dal canto suo ha promulgato la legge 33 del 2018 “Disposizioni regionali per favorire la riduzione in mare e sulle spiagge dei rifiuti plastici”, abbiamo anche la legge regionale 27 del 2019 “Norme per la riduzione dei rifiuti derivanti dai prodotti realizzati in plastica,” che promuove la riduzione della dispersione in mare di rifiuti plastici e il loro conseguente spiaggiamento; abbiamo una delibera di Giunta n. 217 del 2016, con la quale è stato istituito il tavolo tecnico regionale permanente di coordinamento per i contratti di fiume, che è uno strumento volontario di programmazione strategica e negoziata per perseguire la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche, la valorizzazione dei territori fluviali.
Una parte sostanziale dei detriti plastici presenti in mare proviene dall'entroterra, in quanto i fiumi e canali minori costituiscono le principali vie di trasporto e risulta di fondamentale importanza intercettare questi rifiuti plastici all'interno dei corsi d'acqua marchigiani. Si stanno del resto sviluppando alcune tecniche per intercettare i rifiuti fluviali, vediamo delle barriere in polietilene che intercettano, selezionano, intrappolano e raccolgono la plastica galleggiante e altri rifiuti, sono utilizzate nel fiume Po, nel progetto un “Po da amare”; le reti posizionate all’uscita dei tubi di drenaggio riescono a raccogliere una enorme quantità di rifiuti plastici che scorrono lungo i nostri alvei.
Ritengo che sia utile costituire un tavolo tecnico di coordinamento finalizzato anche alla sottoscrizione di un protocollo di intesa tra la Regione Marche, l'Arpam, le Ata, le Associazioni operanti nel settore, l'Autorità di bacino, il Consorzio di bonifica, gli enti che svolgono funzioni in materia di gestione dei corsi d'acqua, affinché si realizzino progetti a livello di bacino idrografico, per adottare tecniche che intercettano i rifiuti presenti nelle acque fluviali prima che giungano al mare.
Il contesto normativo ci consente di operare, la mozione chiede di mettere a sistema tutto quello che esiste e di stanziare adeguate risorse nel bilancio regionale per la realizzazione di progetti e attività volti a rimuovere i rifiuti presenti lungo i corsi d'acqua e a prevenirne l'eventuale nuovo apporto.
Una mozione semplice a cui riusciamo, ritengo abilmente, a dare attuazione, poiché abbiamo tutti gli strumenti per poterlo fare, che andrebbero in sinergia con l'attuazione della normativa che prevede il recupero dei rifiuti nei nostri mari e sulle coste.
Spero che la mozione possa essere approvata. Sono grato al Consigliere Micucci per averla voluta sottoscrivere, quindi, ritengo che con poco, se riusciamo nel bilancio a dedicare delle risorse per attivare i contratti di fiume e per stimolare il tavolo tecnico con tutti i portatori di interesse e gli enti pubblici, tecnico-scientifici di cui disponiamo, potremmo riuscire ad avere un'azione intensa e ad andare anche incontro alle varie iniziative di sensibilizzazione che anche i nostri giovani, negli ultimi mesi, stanno portando avanti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Micucci.

Francesco MICUCCI. Grazie Presidente. Velocemente per motivare la sottoscrizione della mozione e per dare atto all'impegno del Consigliere Fabbri, che dà uno stimolo all'amministrazione per quanto riguarda i contratti di fiume, attestando che già la Giunta, avendo avuto colloqui in merito con l'Assessore Sciapichetti, di fatto si sta attivando e si è attivata da questo punto di vista.
Ovviamente non pensiamo a risorse milionarie su questo tema, è inutile farci illusioni, però c'è già un impegno della Giunta che sta attivando dei tavoli di lavoro per far partire questi progetti, quindi la mia sottoscrizione è un attestato contemporaneo al lavoro della Giunta ed al lavoro del Consigliere Fabbri, quindi, ben volentieri ho firmato la mozione e fin da ora ovviamente dichiaro il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Trovo la mozione del Consigliere Fabbri molto interessante, l'inserimento d'urgenza mi ha consentito di leggerla solo ora, visto che non era all'ordine del giorno, e se è ancora possibile, la sottoscriverei volentieri, altrimenti la mia sarà una sottoscrizione virtuale, perché il problema è serissimo e dannoso.
Faccio l'esempio della mia realtà personale, di Porto Recanati, nel cui territorio confluiscono e sfociano due fiumi, il Potenza ed il Musone, con una serie di problematiche che tutti gli anni ci ritroviamo a fronteggiare come Comune, sia in termini di rifiuti, che vengono portati dal fiume e che riempiono le nostre spiagge, che di costi esorbitanti per quanto riguarda lo smaltimento, che sono a carico dell'amministrazione comunale, rispetto a comportamenti incivili e poco virtuosi, che però non dipendono per la maggior parte dei casi dal territorio in cui il fiume va a sfociare.
Ci sono una serie di conseguenze negative, si trovano anche dei copertoni delle auto, c’è veramente di tutto sulle nostre spiagge con un danno non solo per le casse comunali, ma soprattutto per l’ambientale, grande, perché ci sono dei comportamenti scorretti e delittuosi che vengono messi in atto lungo il corso dei fiumi.
Ho letto anche le possibili iniziative da prendere in atto, le barriere che sono state citate, ricordo, credo fosse il primo anno di mandato, che andai al Servizio per cercare di capire dove si poteva intervenire perché il sistema turistico viene fortemente danneggiato, in realtà come la mia. Ho fatto l'esempio che conosco meglio, ma non è l'unica, perché sulla costa marchigiana e italiana molte località si trovano in difficoltà, sono molte, a fronte di comportamenti inappropriati, per non dire proprio criminali, che vengono messi in atto. Spesso questi comportamenti inappropriati in alcuni casi hanno come conseguenza la perdita di riconoscimenti importanti, come ad esempio quello della Bandiera Blu, che sono dei vessilli fondamentali a livello turistico. Comportamenti che danneggiano la realtà finale in cui il fiume va a sfociare e non toccano minimamente quelle che, a vario titolo e per vari motivi, sono la causa del problema.
Mi sono state espresse nell’incontro con gli uffici alcune difficoltà tecniche, sicuramente questi accordi di fiume in parte potrebbero superare o porre almeno parzialmente rimedio alla situazione. Comunque credo che una proposta in questo senso possa rafforzare ulteriormente l'impegno della Regione, anche con risorse finanziare che aiutino a superare un problema importante.
Voglio ringraziare per questa mozione il Consigliere Fabbri.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Intervengo per ringraziare i gruppi di Fratelli d'Italia, Forza Italia, Verdi, per aver voluto sottoscrivere questa mozione, che si inserisce nell'ambito dell’azione politica che sto svolgendo, per riportare all'attenzione la gestione dei corsi idrici.
La scorsa seduta abbiamo approvato la mozione sul piano dei sedimenti che incide chiaramente sulla costa, stiamo anche approfondendo il discorso relativo allo sfangamento degli invasi e all'applicazione della normativa 152 in maniera più attiva da parte dell'ente regionale, sollecitando l'Autorità di bacino ad una maggiore proattività e velocità nella concretizzazione di interventi anche contro il dissesto idrogeologico. Quindi, ringrazio i colleghi per aver firmato la mozione e spero che venga approvata all'unanimità.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Mozione n. 530. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

La seduta è tolta.

La seduta è terminata alle ore 13,45
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