Resoconto della seduta n.16 del 21/09/2010
SEDUTA N. 16 DEL 21 SETTEMBRE 2010



La seduta inizia alle ore 10,35


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 15 del 14 settembre 2010, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 16/2010, in data 16 settembre 2010, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente. “Legge regionale 46/95 ‘Approvazione del programma degli interventi a favore dei giovani per gli anni 2011/2013’”, assegnata alla I Commissione in sede referente, al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’articolo 11, comma 2, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4 e al Consiglio regionale dell’economia e del lavoro per il parere di cui all’articolo 4, comma 1, lettera b), della legge regionale 26 giugno 2008, n. 15;
- n. 17/2010, in data 16 settembre 2010, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Legge regionale n. 12/2010 “Individuazione delle aree non idonee di cui alle linee guida previste dall’articolo 12 del d.lgs. n. 387/2003 per l’installazione di impianti fotovoltaici a terra e indirizzi generali tecnico amministrativi”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’articolo 11, comma 2, della legge regionale 10 aprile 2007.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 57/2010, della Consigliera Ortenzi: “Sostegno a Sakineh”;
- n. 58/2010, dei Consiglieri Acacia Scarpetti, Giorgi, Eusebi, Donati: “Modifica criteri per la concessione delle agevolazioni tariffarie sui mezzi del trasporto pubblico regionale e locale su gomma (l.r. n. 45/1998, articolo 24, comma 1 lettera e; d.g.r. n. 129/2008 e ss.mm.ii).
Il Presidente della Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni in data 9 settembre 2010:
- n. 1296: “Art. 29, comma 2 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al programma operativo annuale 2010 approvato con d.g.r. n. 2191/2009 e sue successive modificazioni ed integrazioni – € 1.000.000,00”;
- n. 1297: “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al programma operativo annuale 2010 approvato con d.g.r. n. 2191/2009 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 33.286,06”;
- n. 1298: “Art. 6, comma 2, della l.r. n. 31/2009 – Variazione compensativa al programma operativo annuale 2010 approvato con d.g.r. n. 2191/2009 e sue successive modificazioni ed integrazioni. Spese di personale. € 171.306,26”.
Hanno chiesto congedo gli Assessori Luchetti, Viventi, e la Consigliera Ciriaci.


Commemorazione in memoria di Alessandro Romani militare italiano caduto in Afghanistan

PRESIDENTE. Se mi consentite anche in questa occasione, purtroppo, credendo di interpretare il pensiero dell’intera Assemblea legislativa regionale, inviterei l’Assemblea a rispettare un minuto di silenzio per ricordare il tenente della Folgore Alessandro Romani ucciso venerdì dai talebani in Afghanistan. E’ un’ulteriore vita che paga questo Paese. Ritengo che le Istituzioni debbano onorare rispettando appunto un minuto di silenzio.

(L’Assemblea legislativa
osserva un minuto di silenzio)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. In questi giorni siamo quasi arrivati ad una sollevazione popolare relativamente all’insediamento del nuovo CUP che sta causando fortissimi disagi tra i cittadini. Ci sono state una serie di lamentele da parte appunto dei cittadini, poi anche sindacati, delle associazioni di categoria, che potrebbero arrivare addirittura fino ad una class action nei confronti della Regione Marche...

PRESIDENTE. Sì, Consigliere D’Anna, il tutto è stato oggetto della Conferenza dei Capigruppo, che dunque se serve a qualcosa la facciamo, altrimenti non la facciamo più! Mi pare che lei appartenga a un Gruppo...

Giancarlo D’ANNA. Io sto solo chiedendo al Presidente o all’Assessore di riferire su quello...

PRESIDENTE. Le ripeto, Consigliere, e non voglio essere costretto a toglierle la parola, ma esiste la Conferenza dei Capigruppo che è un organismo convocato proprio per stabilire i lavori dell’Assemblea legislativa. Se però poi...

Giancarlo D’ANNA. Lo so, ma vista l’urgenza e vista la grave situazione che si è venuta a creare, chiedo che l’Assessore o il Presidente riferiscano su quello che è avvenuto. Qui stiamo parlando di 10 milioni di euro più IVA che vengono prese dalle tasche dei cittadini! Per cui se questa cosa non funziona qualcuno ci deve dire perché. Fuori ci sono centinaia...

PRESIDENTE. Consigliere D’Anna, lei non può fare un intervento prima dell’apertura dell’Assemblea legislativa! Peraltro su un argomento che...

Giancarlo D’ANNA. Io sto facendo solo una richiesta! Caro Presidente, so che le richieste le danno fastidio! Sta di fatto...

PRESIDENTE. E’ a lei che non gliene importa niente della sanità e raccoglie qualsiasi occasione per speculare!

Giancarlo D’ANNA. Io non speculo su niente, state speculando voi che avete affidato a una cooperativa che tagliava l’erba un call center! Avete-affidato-una-cooperativa-che-tagliava-l’erba-un-call center, ecco quello che è successo!

PRESIDENTE. Bene, togliamo la parola al Consigliere D’Anna! Ha chiesto la parola il Presidente, ne ha facoltà.

Gian Mario SPACCA. Credo che le risultanze della Conferenza dei Capigruppo siano da rispettare e che quindi nessun Consigliere possa prendere la parola rispetto all’ordine del giorno che è stato convenuto in quella circostanza.
Esiste una legittima esigenza di informazione e l’Assessore alla salute è pronto a fare le comunicazioni come concordato nella Conferenza dei Capigruppo.
Avrei ora un’esigenza da rappresentare a questa Assemblea. Nell’ultima seduta è stato posto il problema che al primo punto all’ordine del giorno si sarebbe dovuta trattare la mozione n. 29 del Consigliere Bugaro riferita all’Ente fiera, per cui chiedo che dopo le comunicazioni dell’Assessore in merito al CUP si parli immediatamente di questo argomento. Chiedo questo perché a fine mattinata è previsto un meeting con il Presidente della Regione Umbria per trattare il tema delle infrastrutture relativo al progetto Quadrilatero. Quindi alle 11,45 dovrò assentarmi dall’Aula, ma vorrei essere presente al dibattito sulla Fiera.
Procedere in maniera ordinata, senza tanti schiamazzi, nel modo in cui l’Assemblea legislativa aveva già convenuto, sia nella precedente seduta, sia nell’ordine definito questa mattina dalla Conferenza dei Capigruppo, credo sia la cosa migliore, consentirà a tutti di avere le informazione che vengono richieste.

PRESIDENTE. Presidente quindi lei chiede di trattare come primo punto all’ordine del giorno la mozione presentata dal Consigliere Bugaro?

Gian Mario SPACCA. Esatto, ma dopo le comunicazioni dell’Assessore Mezzolani.

PRESIDENTE. Però devo anche dire che l’Assessore Mezzolani mi ha chiesto un po’ di tempo, quindi nel mentre potremmo fare qualcos’altro.

Gian Mario SPACCA. Allora chiederei, se possibile, Presidente, di trattare subito la mozione relativa all’Ente fiera, che l’Assemblea legislativa aveva deciso la volta scorsa di mettere al primo punto dell’ordine del giorno di questa seduta.

PRESIDENTE. Bene, se siamo d’accordo, possiamo procedere in questo modo. Però prima ci sono alcuni Consiglieri che hanno chiesto di intervenire. Prego, Consigliere Marangoni, ne ha facoltà.

Enzo MARANGONI. Informo il Presidente della Regione Spacca che il sottoscritto fa parte dei Capigruppo, ha quindi poc’anzi partecipato, come sempre, alla riunione dei Capigruppo, e lì non abbiamo affatto deciso, come lei ha detto all’unanimità, di soprassedere alla richiesta che io ho fatto in Conferenza dei Capigruppo e che ribadisco in questo momento, affinché appunto l’Assessore Mezzolani riferisca (…) Forse è lei che non capisce, mi faccia la cortesia di non interrompere, poi dirà quello che vuole!
Nella Conferenza dei Capigruppo, e lo ribadisco tuttora, ho chiesto che l’Assessore Mezzolani riferisca in Assemblea legislativa per fatti gravissimi (…) Lei ha la facoltà di intervenire non appena ho finito, grazie! E grazie, Presidente, per la democrazia con la quale fa rispettare il mio intervento!

PRESIDENTE. Per favore! Per favore!

Enzo MARANGONI. Stavo dicendo che chiedo anche ora in questa Aula…per cortesia, posso parlare!

PRESIDENTE. Consigliere D’Anna, se lei continua in questo modo verrà espulso dall’Aula! Guardi, glielo dico sinceramente, è un provvedimento che intendo prendere! Altrimenti non riusciremo più a governare questa situazione. Non può essere! Diamo un cattivo esempio ai cittadini che rappresentiamo! Perché possiamo fare tutto e dire tutto, possiamo farlo con tutti i tempi disponibili, e soprattutto con una Presidenza che è disponibilissima a considerare i Consiglieri tutti sullo stesso piano. Però questo non vuol dire tollerare atteggiamenti che contraddicono all’importanza dell’Istituzione che invece dobbiamo onorare. Prego, Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Faccio notare che la stessa interruzione io l’ho avuta poc’anzi dal Presidente della Regione!
Stavo dicendo che chiedo in quest’Aula, come ho fatto in Conferenza dei Capigruppo, che l’Assessore Mezzolani riferisca immediatamente e che si proceda immediatamente ad una discussione.
Non si può apprendere dai giornali, come abbiamo fatto in questi giorni, il disastro organizzativo del CUP. Basta citare il giornale regionale che ho davanti: “CUP, Spacca silura Mezzolani, ora decide tutto Ruta. Il Governatore mette tutto nelle mani del manager per risolvere la situazione. Solo dopo definiremo le responsabilità”
Chiedo che l’Assessore Mezzolani riferisca subito in Aula quello che sa ad oggi, se poi fra una settimana avrà dati più aggiornati lo rifarà. E chiedo che l’Assemblea legislativa abbia la possibilità di discutere su questo.
Però vedo che l’Assessore Mezzolani non c’è, probabilmente è impegnato a rispondere a qualche prenotazione telefonica a dare una mano, come dovrebbe fare per dare il buon esempio!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. I colleghi hanno riferito sull’esito della Conferenza dei Capigruppo, come Capogruppo PdL prendo atto dell’intervento del Presidente che ha fatto una precisa richiesta, che va in parte incontro a un’esigenza che abbiamo espresso nell’ultima seduta. Se posso fare una proposta, anche per venire incontro a quello che ha detto il Presidente Spacca, si potrebbe ascoltare la relazione dell’Assessore Mezzolani – mi sembra che i tempi fossero questi, Presidente – e passare poi alla discussione sulle fiere, tema che abbiamo sollevato tutti negli ultimi giorni come pure nell’ultima seduta assembleare.
Preciso che abbiamo avuto diversità di vedute nella riunione dei Capigruppo per quanto riguarda un’eventuale discussione sulle dichiarazioni dell’Assessore Mezzolani. Procedura sulla quale ero personalmente d’accordo, però su questo mi voglio raccordare con i colleghi dell’opposizione ma anche con quelli della maggioranza. Ritengo che oggi una discussione, seppur nei limiti dei dati che abbiamo a disposizione, poteva essere possibile, però su questo assumo una posizione assolutamente elastica.
Quindi credo che per l’ordine dei lavori si possa, Presidente, dare questa scaletta: relazione dell’Assessore, poi la discussione della mozione sulle fiere, e casomai ci risentiamo per quanto riguarda la discussione.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Malaspina.

Maura MALASPINA. Come annunciato in Conferenza dei Capigruppo chiedo l’iscrizione all’ordine del giorno della mozione n. 46 “Misure di sostegno ai lavoratori iscritti nelle liste di mobilità”, data l’urgenza dell’argomento e l’imminente scadenza di una parte degli ammortizzatori sociali per molti lavoratori.

PRESIDENTE. Questa richiesta era già stata formulata in Conferenza dei Capigruppo, mi pare eravamo d’accordo, quindi direi di metterla subito in votazione.
Pongo in votazione l’iscrizione della mozione n. 46 dei Consiglieri Camela, Malaspina, da discutere dopo il punto 5) dell’ordine del giorno.


(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori


PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Non serve qui segnare il proprio copyright, nel senso che il Consigliere Marangoni ha chiesto una cosa che i Capigruppo avevano ampiamente discusso e concordato. (…) No, lei ha richiesto di votare eventualmente il dibattito, invece eravamo d’accordo che si ascoltasse la relazione dell’Assessore Mezzolani. Poi lei puoi chiedere di votare la discussione, ma in quella sede non abbiamo questo!.
Io stesso, come capogruppo del PD, ai Capigruppo ho detto che non avevo nessuna intenzione di sottrarmi a una questione che riguarda una verifica dello stato dell’arte del CUP, tant’è che l’Assessore Mezzolani relazionerà, poi nella prossima seduta eventualmente discuteremo con ulteriori elementi a conoscenza di questa vicenda.
Poi sull’ordine del giorno in realtà, Presidente Spacca, le cose sono più o meno lì, seconda o terza, ma va benissimo che anticipiamo quella della fiera. Ma l’ordine del giorno era già stato costruito in modo tale da poter trattare tre emergenze: il CUP sopraggiunto, la Fiera e la discussione sulla nomina del Difensore civico.
Queste erano le tre questioni rilevanti per l’Assemblea legislativa, già ampiamente contenute nell’ordine del giorno e definite, meglio ancora, dalla Conferenza dei Capigruppo. Poi, certo, ogni Consigliere può chiedere di fare tante cose qui in Aula, si vota! A favore, contro.
Comunque sulla vicenda che riguarda il CUP tutti i Capigruppo, anche Marangoni, hanno chiesto di ascoltare l’Assessore oggi. Poi il dibattito lo faremo la prossima volta. (…) Ma lei è lei, è uno! (…)

PRESIDENTE. La prego, Consigliere Marangoni, se non le è stata data la parola non può parlare. Grazie.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Chiedo di iscrivere all’ordine del giorno la mozione n. 57 “Sostegno a Sakineh” e abbinarla alla mozione n. 54 di pari oggetto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’iscrizione all’ordine del giorno n. 57 della Consigliera Ortenzi e abbinarla alla mozione n. 54 delle Consigliere Giorgi, Romagnoli, Malaspina.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Solo per verificare due aspetti e per fare due richieste.
La prima deriva da quello che è successo poc’anzi. Ossia vorrei che la Conferenza dei Capigruppo non si riunisca un minuto prima dell’Assemblea legislativa, perché poi ognuno di noi non essendo informato va a ruota libera perché non sa che cosa è successo nella riunione stessa. E non è un discorso di maggioranza o di opposizione.
Il secondo aspetto è che oggi c’è un’Assemblea legislativa, in cui non mi sembra che ci siano proposte di atto amministrativo particolari, c’è un’urgenza che tutti quanti ravvisiamo – il Consigliere Ricci ha detto le stesse cose –, quindi potremmo tranquillamente non svolgere le interrogazioni, esaminare il problema di cui parlava il Presidente Spacca per l’urgenza che tutti ravvisiamo, sentire le comunicazioni dell’Assessore Mezzolani e aprire una discussione. Non credo che non fare le interrogazioni di oggi sconvolga qualcuno.
Anche perché, e parlo per il mio territorio, noi non abbiamo solo il CUP, noi abbiamo il sesto direttore generale, caro Presidente, che dopo essere stato un mese se ne va a Ferrara! Io sono contento che la V Commissione, Presidente Comi, venga ad Ascoli nell’area vasta 5 giovedì prossimo. Ma non credo sarà accolta molto bene. Perché? Per tutto quello che ci diremo quando l’Assessore Mezzolani parlerà del CUP e si aprirà la discussione.
Quindi chiedo, Presidente, che si saltino le interrogazioni iscritte all’ordine del giorno di oggi, si proceda alle comunicazioni dell’Assessore Mezzolani e poi alla discussione dopo il problema Fiere rivendicato dal Presidente Spacca.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Visto che abbiamo votato sull’ordine del giorno già un paio di volte chiedo al Presidente dell’Assemblea legislativa che venga messa in votazione la mia richiesta di riferire da parte dell’Assessore Mezzolani con conseguente immediato dibattito, come peraltro avevo richiesto nella Conferenza dei Capigruppo.

PRESIDENTE. Sostanzialmente lei chiede che oltre all’intervento dell’Assessore vi sia anche il dibattito.

Giulio NATALI. Se posso, Presidente, volevo chiedere, perché prima non ho concluso, vi siete messi a chiacchierare tra voi…

PRESIDENTE. Guardi, stiamo gestendo i lavori! Qual è il problema?

Giulio NATALI. Lo so, Presidente, non c’è nessun problema, io volevo soltanto formalizzare la mia richiesta, ma visto che c’era un chiacchiericcio mi sono messo seduto. Nel rispetto reciproco, Presidente, ci mancherebbe altro. Però reciproco!

PRESIDENTE. Qual è la richiesta?

Giulio NATALI. Chiedo che si rinunci alla parte delle interrogazioni per affrontare il problema Fiere che il Presidente ha sollecitato e poi si passi alle comunicazioni dell’Assessore Mezzolani con discussione.

PRESIDENTE. E’ esattamente quello che stavo per proporre meno l’ultima parte.
Quindi la proposta è di discutere immediatamente la mozione n. 29 del Consigliere Bugaro “Ricollocazione dell’ERF”, dopodiché passare alla comunicazione dell’Assessore Mezzolani sulla vicenda CUP. Però, rispetto a quanto si era concordato nella Conferenza dei Presidenti, c’è ora una richiesta formale da parte del Consigliere Marangoni, e a questo punto anche del Consigliere Natali, che devo mettere in votazione. (…) Quindi abbiamo cambiato strategia! (…) No, no, io comprendo tutto, ma forse dovremmo rivedere il discorso della Conferenza dei Presidenti, perché i luoghi dove si perde tempo forse è bene eliminarli! O quanto meno invito i Capigruppo, considerate le sollecitazioni del Consigliere Natali, a rivedere gli orari di convocazione. Io la convoco alle ore 9,00, e volendo potrei convocarla anche alle ore 7,00 del mattino o il lunedì o quando volete voi, però è chiaro che la convocazione prima dell’apertura dell’Assemblea non è la risultante di una scelta che ho fatto in solitudine, bensì è la risultante di un accordo fra i Capigruppo.
Quindi se i Capigruppo vogliono attivare un dibattito su questo e arrivare a una nuova sintesi che individua in un altro orario o in un’altra data la Conferenza dei Presidenti io sono disponibile per qualsiasi giorno e per qualsiasi orario.
Detto questo pongo in votazione la richiesta dei Consiglieri Marangoni e Natali, quindi dell’intero Gruppo PdL, di far seguire la discussione alle informazioni dell’Assessore Mezzolani sul tema del CUP.
Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. (…) magari subito dopo la pausa pranzo, visto che abbiamo tutta la giornata c’è tempo di fare il dibattito.

PRESIDENTE. Questo lo vediamo dopo, Consigliere D’Anna, facciamo una cosa alla volta.

Giancarlo D’ANNA. Volevo anticiparlo. Siccome è una cosa importante credo sia opportuno discuterlo oggi.

PRESIDENTE. Benissimo, ripeto, lo vediamo dopo. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Noi voteremo, come il Capogruppo dice, a favore di questa richiesta, ma mi sento di difendere l’operato dei Capigruppo nella Conferenza dei Capigruppo che invece responsabilmente hanno ottenuto, grazie all’insistenza del Capogruppo Marinelli – di avere le comunicazioni dell’Assessore, che poi si riteneva addirittura di rinviare a breve ad una seduta quasi monotematica sulla sanità.
Spezzo quindi una lancia significativamente a loro favore perché è grazie a loro che abbiamo ottenuto le comunicazioni, poi è naturale che ognuno si dovrebbe attenere a quello che il buonsenso comune consiglia.
Nessuno si sottrae, anzi, sarò la prima ad intervenire visto che sull’argomento ci sono interrogazioni a firma nostra, io per prima, depositate in Assemblea legislativa, quindi nulla quaestio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci. Vi faccio notare che sono le ore 11,00 e non abbiamo esaurito nemmeno un punto dell’ordine del giorno.

Mirco RICCI. Posto che l’Aula è sovrana, ma sono in ogni caso abbastanza sorpreso. Perché la Conferenza dei Capigruppo è un organismo che deve funzionare e deve anche orientare. Questa mattina nella Conferenza dei Capigruppo abbiamo avuto anche la possibilità di ascoltare l’Assessore Mezzolani che ci ha fatto capire che una sua comunicazione oggi era utile svolgerla – quindi l’abbiamo richiesta tutti – e rinviare la discussione alla prossima seduta.
Sicché con l’Assessore Mezzolani abbiamo fatto anche questo tipo di approccio. Poi si può chiedere tutto, ripeto, l’Aula è sovrana, ma credo che oggi dobbiamo fermarci ad ascoltare la relazione, che fra l’altro non sarà del tutto esaustiva – lo stesso Assessore ha dichiarato ai Capigruppo che mancano quegli elementi che in questa fase si stanno piano piano aggiungendo a quelli che ha –, dopodiché dare lo spazio di discutere acquisendo informazioni la prossima seduta.
Quindi, Presidente Solazzi, oggi mi fermerei alla comunicazione dell’Assessore Mezzolani, così come convenuto a larghissima maggioranza nella Conferenza dei Capigruppo.

PRESIDENTE. Siccome non è una decisione che assume il Presidente pongo in votazione la proposta del PdL di far seguire il dibattito dopo lo svolgimento delle comunicazioni dell’Assessore Mezzolani.

(L’Assemblea legislativa non approva)

La proposta non è approvata quindi oggi ci saranno le comunicazioni dell’Assessore e il dibattito si svilupperà nella prossima seduta.


Mozione n. 29
del Consigliere Bugaro
“Ricollocazione dell’ERF”
(Discussione e ritiro)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 29 del Consigliere Bugaro. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Ringrazio il Consigliere Bugaro e tutta l’Assemblea per aver anteposto questo punto all’ordine del giorno, come peraltro si era convenuto nell’ultima seduta dell’Assemblea legislativa, consentendomi quindi di partecipare, perlomeno all’inizio, a questo dibattito sulla strategia per l’attività promozionale e fieristica della nostra regione. Su cui c’è una larga sensibilità dell’opinione pubblica che si espressa in numerosi interventi succedutisi nel corso di queste settimane. Quindi c’è la necessità anche su questo argomento, come sul prossimo che tratterremo in merito al CUP e alla sanità regionale, di fare un po’ di orientamento.
La mozione è sicuramente legittima e utile, ma prima ancora ritengo sia legittimo e utile riflettere sulla proposta di legge che la Giunta regionale ha inviato all’Assemblea legislativa in data 6 luglio
Il discorso della strategia fieristica non si colloca in un aspetto puntuale della nostra vita di comunità, che fa riferimento alla città di Ancona, al comprensorio di Ancona, ma si inquadra in una strategia generale di settore che riguarda, appunto, una misura di politica industriale o di politica economica a sostegno dell’attività della nostra comunità regionale.
Quindi credo che sia molto più utile avere come riferimento, più che la mozione presentata, la proposta di legge. Quindi chiederei, rispetto a una discussione parziale sulla proposta di legge, ci fosse da parte dell’Assemblea legislativa, anche avendo a riferimento la mozione, una discussione complessiva sulla strategia.
Perché la Giunta regionale ha presentato una proposta di legge in data 6 luglio che prevede la soppressione dell’Ente fieristico regionale, ovvero la chiusura dell’ente fiera e la sua liquidazione? Perché, come voi sapete – e ancora sfugge alla comprensione e alla sensibilità di molti operatori politici, economici, sociali della nostra regione –, ci troviamo dentro una fase straordinaria della vita delle amministrazioni e delle istituzioni locali. E per riprendere le parole del Ministro Tremonti, dopo la manovra finanziaria approvata dal Parlamento siamo entrati nella fase after/before Christ. Ora siamo, dopo la manovra finanziaria, al primo mese del dopo Cristo.
Prima era possibile tutto, era possibile una attività di espansione della spesa pubblica che interpretasse nella maniera più estensiva tutti i problemi della nostra comunità, cercando una logica di compromissoria con la comunità che viviamo per far fronte alle esigenze anche in relazione a obiettivi che politicamente ognuno di noi si propone, ovvero quelli della ricerca del consenso.
Ora non siamo più in questa logica, siamo in una fase in cui l’Europa ha capito che sta vivendo al di sopra dei propri mezzi. Ed il Ministro Tremonti ce lo ha fatto capire molto bene con una manovra finanziaria che colpisce in modo pesante alcune amministrazioni, in modo particolare l’amministrazione regionale.
Queste cose ce l’eravamo dette, ma non erano parole al vento, bensì parole che poi si sarebbero dovute trasformare in atti, in strumenti, in azioni che piano piano dovremo affrontare, su cui dovremo agire, su cui dovremo dialogare con l’opinione pubblica per far comprendere la situazione in cui siamo.
Questa proposta di legge è pertanto una delle azioni che come Giunta abbiamo assunto per far fronte a questa nuova fase dopo Cristo, il primo mese di questa nuova epoca after Christ, che il Ministro Tremonti e il Governo nazionale ha affidato all’interpretazione degli amministratori regionali, quindi alla Giunta regionale ma anche all’Assemblea legislativa.
Allora noi abbiamo già annunciato che dovremo spegnere alcune funzioni, che abbiamo come attribuite dalla Bassanini, proprio perché vengono meno alcuni trasferimenti. Funzioni che possiamo esercitare in maniera differente nel rapporto con la nostra comunità, perché ci sono soggetti che per profilo giuridico sono chiamati alle stesse competenze che dovremmo esercitare noi. E quindi cercare anche una forma di complementarietà più appropriata e più integrata con questi soggetti.
Nasce dunque questa proposta di legge. La Regione sospende la sua attività in materia promozionale fieristica, spegne questa funzione, che peraltro per legge potrebbe esercitare, perché comunque esistono altri soggetti che sono abilitati a farlo, che per farlo ricevono risorse da parte dello Stato, che per farlo fanno accordi di programma con lo Stato.
La Regione esce dalla titolarità della funzione di indirizzo, di impulso della governance in questa materia e aspetta che altri soggetti, chiamati alla stessa funzione, possano farlo in un’azione integrata delle questioni che afferiscono allo sviluppo economico e alla crescita economica della nostra regione.
Anche perché i risultati raggiunti in questo periodo, nel rapporto costi/benefici che siamo chiamati a fare – e questo nei confronti Stato-Regioni era uno degli argomenti preferiti sia del Ministro Tremonti sia del Presidente del Consiglio –, non è che siano stati grandi per l’attività fieristica, ovvero quella che le Regioni italiane hanno espresso attraverso l’esercizio di questa funzione. Peraltro non è neppure per colpa loro, ma perché il mondo cambia, si evolve.
Svolgere attività fieristica significa avere dimensioni minime efficienti sempre superiori, significa avere economie di scala sempre più grandi. Per cui anche quelle attività fieristiche molto più grandi di quelle che si possono realizzare nella nostra regione sono in grandissima difficoltà. Al punto che la strategia nazionale per l’organizzazione delle attività fieristiche prevede la realizzazione di uno o due poli al massimo, nell’ambito dei quali è difficile poter collocare un protagonismo della nostra regione.
Inoltre ci siamo dati anche un’altra logica. Ovvero che la competitività dei nostri prodotti non nasce più dai prodotti stessi, ma nasce dal contesto in cui vengono realizzati, dal territorio. Abbiamo cioè detto che vogliamo legare i nostri prodotti alla valorizzazione del territorio. Quindi non è pensabile fare una presentazione dei nostri prodotti, che sono molto legati – soprattutto in campo manifatturiero al settore del fashion (calzature, arredamento ecc.) – alla loro dinamica competitiva intrinseca, senza appunto legarli al territorio. Si devono chiamare qui i buyer, gli acquisitori, i compratori per far vedere i luoghi dove questi prodotti nascono, per legarli ovvero alla straordinaria bellezza del nostro territorio, utilizzandoli addirittura come veicolo di attrattività.
Per cui tutto questo presuppone anche una struttura e un’organizzazione promozionale molto diversa dal passato e che quindi non può essere fatta di capannoni; anche perché noi in questa regione abbiamo costruito abbastanza, di capannoni ce ne sono un’infinità, peraltro oggi molte attività industriali si liberano, non riescono più ad andare avanti, quindi rimangono dei capannoni che dovremo comunque utilizzare.
Pertanto il problema del nostro sviluppo, e soprattutto del sostegno che le attività promozionali possono dare alla nostra economia, non sta nelle strutture fisiche, ma più che altro nell’intelligenza di organizzare in modo combinato questa attività sul territorio, in modo da promuovere nella maniera più adeguata i prodotti, che peraltro ci viene consentito anche dalle nuove tecnologie.
Quindi la logica è questa, ossia sopprimere l’ente fieristico regionale, vista come struttura fisica pesante, e pensare ad un’organizzazione più reticolare che valorizzi contestualmente tutto il territorio, con la collocazione dei prodotti sul territorio anche attraverso strutture flessibili, dove la Regione non esercita più la funzione di impulso e di indirizzo, ma eventualmente partecipa – come descrive la proposta di legge che è all’attenzione dell’Assemblea legislativa – ad un’iniziativa che trova altri soggetti come promotori, come azionisti.
Ritengo che questo sia il modo migliore per interpretare il problema. Ne parleremo quando la proposta di legge verrà discussa in Assemblea legislativa. Però non credo che potremo risolvere tale questione chiudendoci in logiche campanilistiche, antistoriche e che non guardino all’evoluzione delle dinamiche dei mercati e della vita della comunità internazionale. Viceversa, occorre interpretare correttamente queste dinamiche con una logica molto innovativa che corrisponda anche a quel bisogno che abbiamo di risparmiare.
Infatti la soppressione dell’ERF è già entrata nella nostra programmazione finanziaria tra quei 10 milioni di risparmio che ci consentiranno, comunque, di correggere alcune traiettorie negative; per la verità non molte, voglio ricordare che i tagli sono di 148 milioni su 222 di trasferimenti, quindi sono il 65%, questo è lo scenario con cui avremo a che fare.
Comunque, dicevo, avremo un risparmio dalle nostre attività, che nascono dalla chiusura dell’ERF o di altre attività che abbiamo fatto, oppure dalla riduzione del numero delle direzioni, dei dirigenti, dalla eliminazione delle auto blu e così via, che ci consentirà di dare alcune risposte ai cittadini.
Noi siamo entrati in una fase di emergenza che non è pensabile affrontarla con la testa del passato, con la logica del before Christ, in cui ogni Consigliere, ogni soggetto che è in relazione con aspetti della nostra vita di comunità territoriali e settoriali o politici o partitici, agisca il suo mandato in termini di consenso e in funzioni parcellizzate e localistiche. Bisogna invece guardare al problema della nostra vita di comunità nel suo insieme regionale e trovare quelle soluzioni che possano diventare prima di tutto una strategia finanziaria che sia appunto in grado di rispondere ai bisogni fondamentali dei cittadini.
E in questo momento tra i bisogni fondamentali dei nostri cittadini imprenditori non c’è la necessità di costruire nuovi padiglioni o nuove strutture fisiche, ma c’è bisogno di avere più flessibilità, più intelligenza, più capacità di adesione e di promozione del territorio che si lega ai loro prodotti. In una visione che guardi all’orizzonte internazionale che sicuramente non risorge attraverso la creazione di alcuni padiglioni in un posto o in un altro, ma attraverso una strategia di marketing territoriale su cui dovremo costruire, tutti insieme, una visione molto più ambiziosa, molto più illuminata, molto più futurista.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. L’ho ascoltata attentamente, Presidente, e prima di entrare nel merito della questione vorrei dirle di essere consequenziale. Se noi siamo, come lei dice e come tutti sappiamo, in un momento di assoluta emergenza e dobbiamo tagliare per far tornare i conti, beh, la sua Giunta non va in questo senso. Perché ad esempio le auto blu le avete tagliate per finta, ne conosciamo le dinamiche: uscite con le auto bianche e poi salite sulle auto blu! Quindi sia consequenziale, risparmi 1,5 milioni di euro eliminando gli assessori esterni – due dei quali, tra l’altro, non eletti alle recenti elezioni regionali – cosicché per davvero potrà dare un esempio di linearità e di coerenza in questo senso.
Questa mia premessa, Presidente, se l’è andata in cerca, perché ha fatto una presentazione a tratti condivisibile, ma che non può essere spalmata di volta in volta a seconda delle esigenze. Prima ci ha detto che non siamo più nell’ottica in cui i Consiglieri accedano o condizionare la vita, perché i saldi devono essere assolutamente coerenti con il momento, ma questo è in piena contraddizione con la rappresentazione di questa Giunta, dove, ripeto, ci sono tre assessori esterni – due dei quali bocciati dagli elettori e nonostante questo recuperati – che pesano sulle casse dell’ente Regione per 1,5 milioni di euro. Tanto per essere puntuali anche dal punto di vista economico, questo è il costo della politica!
Vado al discorso della Fiera. Voglio sgombrare il campo, colleghi Consiglieri, che questa non è nella maniera più assoluta una battaglia di campanilismo. Non è assolutamente una battaglia di una provincia contro l’altra, e non lo dovrà mai essere, noi siamo una piccola comunità, molto operosa, che ha meno di 1 milione e mezzo di abitanti, per la quale la Regione Marche deve svolgere in qualsiasi momento un’azione di raccordo e di indirizzo.
Sappiamo che domani in terza Commissione andrà il progetto di legge n. 19, quello della soppressione dell’ERF, ma sappiamo anche che nelle scorse settimane la direzione di Unioncamere, cioè quell’organismo che dovrebbe raccogliere il testimone dalla Regione e gestire le attività fieristiche, composto dai presidenti di tutte le Camere di commercio della regione, ha per un attimo sospeso la decisione. Cioè ha detto: “verifichiamo bene se è corretto spostare le attività nel padiglione creato da Pesaro Fiere srl a Pesaro, e prima di prendere questo tipo di decisione avviamo una concertazione con le categorie, con le Istituzioni, con la Regione, per vedere fino in fondo se tale impostazione sia corretta”.
E’ per questo che abbiamo modificato il dispositivo della mozione, a firma del Consigliere Massi e del sottoscritto, che tende a recepire questa volontà da parte di Unioncamere che appunto la scorsa settimana si è conclamata con una decisione molto ferma.
Ripeto, non voglio farne questioni di campanilismo, ma va da sé, Presidente, che questa Regione e anche i Governi nazionali che si sono succeduti hanno individuato in una posizione baricentrica della nostra regione alcune forme importanti di investimento. Non è colpa mia se il maggior porto dell’Adriatico sta ad Ancona, non è certamente colpa nostra se nell’area vasta di Ancona c’è l’unico aeroporto della regione. Non è altrettanto colpa mia né tanto meno del centro-destra se l’interporto sta a pochi chilometri dall’aeroporto o se una delle due direttrici di sviluppo, quella della Quadrilatero, individua nella 76 la ragione di investimento.
Ritengo che questi siano motivi sufficienti affinché l’area metropolitana di Ancona possa raccogliere una sfida di carattere regionale per una Fiera moderna.
Sappiamo perfettamente che le Fiere di una volta sono sorpassate, ma ancora l’elemento fieristico è un momento di grande vetrina per i nostri prodotti. Tant’è che più di una volta, Presidente, si è parlato di trasformare uno dei tre padiglioni dell’aeroporto in una esposizione permanente del made in Marche.
Questa la ritengo una formula assolutamente auspicabile, a costo zero o quasi per la nostra Regione, che può trovare anche nel sistema delle Camere di commercio un supporto fondamentale.
Ma c’è di più. Lei diceva che non ci sono i soldi per realizzare i capannoni. Non servono soldi pubblici per realizzare questo tipo di imprese, basta fare un bando aperto, magari un po' diverso rispetto a quello che avete fatto per il CUP, che possa impiegare soldi privati; è un po’ come faceva Fanfani negli anni 50-60, laddove servivano le case popolari si faceva un bando, arrivava l’imprenditore, realizzava le case popolari, poi a quell’imprenditore come compensazione gli si dava la possibilità di realizzare altri metri quadrati, con destinazione residenziale, da un’altra parte. Cioè un elemento compensativo dell’investimento a favore della comunità, così non spenderemmo alcun denaro del pubblico, ma avremmo dei luoghi espositivi adatti a promuovere il made in Marche.
Penso sia una soluzione di buonsenso. Qui invece la Regione Marche vuole, prendendo come scusa la finanziaria nazionale, tagliare completamente le attività di promozione fieristica e appaltare a qualcuno le cui dinamiche sfiorano anche l’etica; l’abbiamo letto sui giornali, dà abbastanza fastidio vedere che un presidente della Camere di commercio di Pesaro, che è il protagonista di questa vicenda, ha fatto nominare nella scontrollata al 100% Camera di commercio sua moglie come direttrice generale. Poi, guarda caso, a fronte di 1,6 milioni di euro di fatturato di Pesaro Fiere – sono dati riportati da Il Sole 24 Ore – corrisponde lo 0,87 mila euro di rimessa, cioè il 50% del fatturato è perdita.
Questi sono dati oggettivi a cui il Presidente della Giunta regionale non può fare il Ponzio Pilato dicendo: “siccome il Governo mi ha tagliato i trasferimenti, alla fiera ci pensano le Camere di commercio, vedetela voi”. Questo non può essere un modo giusto di gestire, seppure si sia in un momento di crisi e di grande difficoltà quale quello che tutto l’Occidente sta attraversando e che, certo, impone necessariamente dei sacrifici a chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica.
Quindi, colleghi, vi invito a leggere l’emendamento che abbiamo presentato, è un emendamento di buon senso, equilibrato, che chiede la sospensione della proposta di legge ora all’esame in Commissione affinché si possa aprire veramente un tavolo di concertazione. Pertanto senza chiudere velocemente sic et simpliciter la partita fiera delle Marche delegando tout court a una parte residua che è la Camera di commercio di Pesaro; non me ne abbiano i pesaresi, perché, ripeto, non vuole essere mai e poi mai una battaglia di campanilismo.
Non possiamo abiurare al nostro ruolo di guida e di indirizzo, le formule applicative magari le troviamo insieme. Se decidiamo di delegare all’esterno per risparmiare dei denari e vogliamo coinvolgere soggetti istituzionali o privati, va bene, discutiamone, questo tipo di impostazione è auspicata in un sano principio di sussidiarietà, ma non si può dare un colpo di penna e chiudere senza aver dato un’impostazione di carattere generale. Magari solo perché prima di Cristo o dopo Cristo, le crisi o non le crisi!
Questo è un discorso troppo importante, noi abbiamo investito troppo nel nostro territorio per poter disconoscere questa che è stata una politica che si è succeduta nel tempo e che ha trovato anche approvazione nei Governi nazionali a prescindere dal loro colore politico.
E’ una funzione di indirizzo che la Regione non può cassare solo perché siamo in un momento di crisi.
Chiedo dunque un atto di responsabilità a questa Assemblea legislativa. Chiedo di rivedere, di sospendere, di ragionare, assieme a tutti i soggetti interessati alla questione, una collocazione efficace della Fiera, un suo dimensionamento efficace, una forma di governance efficace.
Non può essere tutto cancellato in un attimo, addirittura il presidente attuale dell’ERF dice che la storica Fiera internazionale della pesca – unica Fiera internazionale della pesca! Ricordo che le marinerie di San Benedetto e di Ancona, messe insieme, sono la seconda marineria della pesca d’Italia, un’attività importantissima per la nostra economia – può essere semmai trasferita a Venezia, non c’è problema. Ma di cosa vogliamo parlare! Questo è il senso di responsabilità degli amministratori che voi stessi avete nominato?! Questo è il modo di operare?! Fermiamo allora un attimo le bocce, ragioniamo, dopodiché giungiamo a una decisione più condivisa possibile.
Mi riservo di ascoltare il dibattito, poi magari di interverrò di nuovo in sede di dichiarazione di voto.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Devo dire che è molto antipatico sentire la relazione di un governatore che però poi esce dall’Aula e non ascolta il dibattito della sua Assemblea legislativa. Spero che la cosa sia veramente temporanea per qualche, immagino, intervista televisiva, e spero che abbia tutta l’umiltà di ascoltare innanzitutto i Consiglieri regionali della città di Ancona.
Premetto che l’intervento del Presidente Spacca mi fa molto piacere perché finalmente la Regione Marche ha capito che Tremonti sta facendo delle grandi cose. L’ammissione del Presidente Spacca in questo senso mi sembra un primo atto di responsabilità che ho apprezzato.
Però vorrei che fosse chiara una cosa. Passare da un Ente fieristico regionale a questo salto nel vuoto è assolutamente pericoloso. Questa proposta di legge, che auspico la Commissione rinvii e approfondisca, non è di livello pari a quello che è la discussione in oggetto. Si passa dall’avere un Ente fieristico regionale ad una semplice proposta di legge di soppressione.
Ovvero, non è una proposta di legge, magari con dei documenti collegati, che manifesta una ristrutturazione organica che ci porta ad avere un nuovo quadro definito. Passiamo dal carrozzone di Stato a un salto nel vuoto. Questo non è sostenibile, ha poco a che vedere con i problemi di bilancio delle Ragionerie di Stato, delle Regioni e degli Enti locali. E’ un problema di strategia.
Io sono fortemente favorevole, come tutto il Popolo della Libertà, all’applicazione della sussidiarietà orizzontale. Quando andiamo a togliere pezzi di gestione allo stato per trasferirli alle imprese e agli operatori di un determinato settore facciamo una grande opera di rilancio di un comparto e di un’attività. Ma in questo caso non c’è un’applicazione della sussidiarietà orizzontale, bensì soltanto un salto nel vuoto. Un salto nel vuoto che vuol far passare il problema delle fiere dalla Regione a un altro ente sostanzialmente pubblico. Non basta! Sarebbe infatti auspicabile che si iniziasse un percorso che veda veramente le imprese protagoniste delle gestioni delle fiere.
Noto tra l’altro che questo dibattito non è molto ascoltato, non è partecipato, ogni Consigliere regionale in questo istante sta facendo altro, allora ciò mi preoccupa. Mi preoccupa perché ritengo che con una migliore opera di concertazione, come diceva l’amico Bugaro, si potrebbe veramente riuscire a fare qualcosa di più che invece cercare di scaricare la palla a Unioncamere.
Iniziare questa grande fase di coinvolgimento penso si possa fare, però fissando anche dei paletti. Un primo paletto è quello dell’autonomia delle fiere locali intesa come capacità di valorizzare un territorio. E’ impensabile nel 2010 costringere gli imprenditori a programmi fieristici costruiti ad artifizio sulla carta e calati dall’alto. C’è la necessità di un coinvolgimento diretto, c’è la necessità di una rappresentatività territoriale più ampia.
Vorrei che fosse chiaro – spero che qualcuno poi lo riferirà al Presidente – che il nostro Governatore è eletto e risiede nella provincia che ha il capoluogo di regione, quindi innanzitutto faccio la provocazione che Fabriano deve sfatare questa brutta sensazione che ha nei cittadini di Ancona di essere cioè una realtà avulsa dal capoluogo di regione che pensa solo ai suoi interessi. Fabriano deve dimostrare, attraverso la presenza di Spacca, che il capoluogo di regione non è in discussione.
Vorrei che fosse chiaro che non è pensabile che questo salto nel vuoto possa produrre la fortuna del Partito Democratico di Pesaro, di fare slanci di marketing demenziali con i quali si cerca di dimostrare che Pesaro è una realtà vincente – ancora no – per un puro dibattito egemonico interno al Partito Democratico.
Di tutto questo alle imprese non interessa nulla! Allora invito tutti i Consiglieri della provincia di Pesaro, sia di centro-destra che di centro-sinistra, a dare un grande segnale di maturità, di uscire immediatamente da questa logica di accaparramento all’interno dello strumento camere di commercio, e di aprire una grande fase di coinvolgimento delle imprese. Le fiere devono essere delle imprese, per le imprese, e non devono essere né delle camere di commercio né della politica.
Concludo dicendo che l’unica società che posso immaginare sull’argomento fiera è una società che sia di coordinamento e di programmazione coordinata degli eventi fieristici. Basta con le società che devono calare dall’alto sulle imprese le attività.
Io credo che si possa passare da un ente fieristico regionale a tante fiere delle Marche e penso possa avvenire solamente con una capacità di autosufficienza dei territori che hanno messo in piedi le fiere, parlo di Pesaro, di Ancona, di Civitanova.
Per cui quello che secondo me è mancato, e manca oggi, a questa proposta è non solo l’individuazione della cornice giuridica amministrativa, ma la capacità di immaginare uno scenario che acquisisca nel tempo una sua stabilità, che appunto in questo modo non c’è, perché passiamo da un ente statalizzato al nulla.
Concludo dicendo che una cosa è il problema del soggetto giuridico-amministrativo, altra cosa è il problema di un luogo fisico dove ci siano le fiere che di fatto fanno l’attività. Sono due cose diverse.
Noi abbiamo la potenziale maturità in questa Assemblea legislativa di poter dire alla Giunta di saper declinare concretamente fino in fondo questi due aspetti, ovvero, sul contenuto e sul contenitore.
Sul contenitore dico una cosa, e lo dico sempre all’uomo di Fabriano che adesso non c’è, ossia che deve essere chiaro che Ancona, città capoluogo di regione, deve mantenere inalterata la sua attività fieristica. Non mi interessa quale sarà il soggetto che si sostituisce all’ERF sull’indirizzo, mi interessa l’attività nel concreto.
L’amico Bugaro diceva giustamente che la Fiera della pesca è da sempre il più importante evento fieristico delle Marche, da sempre è patrocinato e partecipato da centro-destra e centro-sinistra, ma anche dai Governi della prima Repubblica, dal Ministero delle politiche agricole.
E’ un enorme patrimonio che il capoluogo di regione non può perdere.
Dico francamente che condanno e sono contrario a qualunque forza politica o rappresentante politico che in una lotta fra poveri cerca di depotenziare il capoluogo di regione pensando di trarre vantaggi. Quando sento uno che dice che il problema è sempre Ancona è, credetemi, il nulla politico, il vuoto.
Certamente Ancona si deve responsabilizzare, il Comune, tutte le associazioni di categoria, tutti dobbiamo imparare meglio anche ad autorilanciarci come città – questo è un dato di fatto, una responsabilità che dobbiamo prenderci –, ma non è pensabile questa guerra fra poveri.
Quindi l’auspicio è che ci sia un forte approfondimento politico, peraltro anche veloce, perché dobbiamo decidere la questione in quindici giorni, un mese, non certo rinviarlo alle calende greche. Ma cerchiamo di fare un salto di livello perché questa proposta di legge è solamente un salto nel vuoto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marinelli.

Erminio MARINELLI. Capisco il fatto che il Presidente Spacca aveva l’esigenza di andare via per altri impegni, ma non può fare – e lo dico senza polemica, ho il massimo rispetto per tutti – una relazione stringata di quattro concetti e poi andarsene via . Certamente tutti siamo persone autorevoli (Capigruppo, Assessori, Presidente, Consiglieri) in grado di recepire, riferire e fare tutto, però mi sento svilito, potrei anche terminare qui. Farò comunque un intervento breve, anche perché credo sia giusto che tutti intervengano.
Mi sento in difficoltà perché domani in terza Commissione, io sono il relatore di minoranza di questa legge, il Presidente Badiali è il relatore di maggioranza, ne dovremo ancora parlare, non so neppure se convenga, visto che ne parliamo oggi, ne riparleremo in Aula nel momento in cui verrà in discussione, ma è chiaro che è un argomento che suscita interesse, attenzione, preoccupazione e anche serietà, come c’è, da parte di tutti.
In quattro punti in questa proposta di legge vengono cancellati anni di storia, anni di attività fieristica, anni di linee politiche su un’attività fieristica che, certo, può essere condivisa o non condivisa.
L’intervento quindi potrebbe anche essere politico, ma manteniamoci invece sull’aspetto tecnico.
L’ERF è un ente pubblico fondato con legge regionale nel 1995, ha cominciato a funzionare nel 1997 e in quell’anno la Regione intervenne mettendo mano al portafoglio per sanare la situazione che c’era fra Ancona e Civitanova. Civitanova tra l’altro non si sottrasse a questo impegno, mi ricordo che l’allora Sindaco, il sottoscritto, firmò una delibera di 150 milioni proprio perché era giusto che il Comune intervenisse in quella situazione difficile, come invece non fece Ancona; parto da lontano perché molto probabilmente sono proprio questi i peccati originali che portano sino ad una conclusione così drammatica e difficile dell’ente fieristico.
La legge 24 del 2004 ha previsto la trasformazione dell’ERF in Spa. Nel 2005 l’ERF presenta il progetto Spa. Nel 2006 il primo tavolo tecnico. Nel 2007 l’accordo per la costituzione dell’Ente unico. Dopodiché non si è saputo più nulla perché problemi, difficoltà e interessi politici hanno fatto sì che il discorso rimanesse silente, tranquillo. Fino ad oggi, quando le motivazioni, le premesse, le considerazioni fatte dal Presidente Spacca hanno fatto capire che c’è una situazione economica non più sostenibile. Il 65%, cioè 148 milioni, è il taglio delle risorse che dallo Stato vengono in Regione. Sono cambiati anche i metodi di trasformazione della politica economica. Insomma c’è una situazione in cui l’ente fieristico così com’è non è più in grado di svolgere il suo ruolo per il territorio e per le imprese.
Penso che queste considerazioni in parte possano essere condivise. Magari eliminiamo sempre la solita cantilena che il taglio non permette più di realizzare delle cose. Sono d’accordo che il taglio sia oneroso, difficile, l’Assessore Marcolini avrà il suo da fare per presentarci il bilancio, ma penso che una gestione più oculata, più attenta, migliore, fatta con tanta buona volontà e creatività, possa limitare i danni. Per cui non credo sia questo il motivo che può far arrivare al taglio dell’ERF.
La problematica secondo me non è il contenitore, ma i contenuti, ossia di come vogliamo organizzare il nostro territorio, che non è solamente Pesaro, Ancona e Civitanova, ma c’è anche l’ambizione di San Benedetto, oppure l’ambizione della nuova Provincia di Fermo, che ha degli spazi abbastanza limitati, di Macerata a Villa Potenza.
La politica purtroppo arriva sempre in ritardo, non la politica del PD, ma la politica in genere, anche quella del PdL. Ci accorgiamo sempre che dobbiamo fermarci ad analizzare il tutto e rimetterci mano.
Ed un mese non è poi così tanto in là rispetto alla fretta di adesso, quando è invece un argomento che secondo me merita un’attenzione particolare. Perché con un intervento diverso, con la possibilità di creare magari, che so, una Spa, ossia, con uno strumento molto più snello e pratico, allargando le competenze in tutta la regione Marche, si può intervenire, dando il giusto spazio e anche leadership a fiere importanti come Pesaro, Civitanova e Ancona.
Pesaro finora ha camminato con le sue gambe, è una fiera che svolge la sua attività, ma nel bilancio 2009 ha avuto una perdita di 866 mila euro…(…) Rispetto alla media nazionale dobbiamo essere soddisfatti di questa performance, solo che, Consigliere Ricci…(…) No, questo non ha importanza, è come gli investimenti in cultura, deve essere fatto in maniera intelligente.
Io do solo dei numeri crudi che possono essere interpretati in maniera positiva dal Consigliere Ricci, ma in maniera parzialmente positiva e ora negativa da altri. Perché questa società che gestisce Pesaro nel 2009 ha avuto un giro d’affari di 1,6 milioni di euro e una perdita di 866 mila euro. Certo, si dice:” noi ripianiamo, sono soldi che a voi non interessano”. D’accordo. Ma credo che questo problema debba essere non tanto di leadership, del PD di Ancona, di Pesaro o di altro, deve essere fatta una strategia economica e politica intelligente fra Pesaro, Ancona, Civitanova e le altre realtà di cui dicevo prima.
Ancona è un problema a parte, qui la politica ha fallito completamente, vi è stata una carenza d’intervento da parte dell’amministrazione di Ancona.
Dico questo perché la prima lettera dell’Autorità portuale è arrivata il 6 ottobre del 2005, dava la proroga agli spazi fino a dicembre 2008. Nel 2008 ulteriore proroga fino a dicembre 2011. E’ arrivata la campanella, siamo alla fine, nessuno prima ha fatto una strategia politica su cosa può succedere dopo il 2011, quindi ora corriamo tutti dicendo che, sì, lì deve andare via, non so come si costruirà, si costruisce una dietrologia politica assurda, però per la fiera della pesca troveremo un modo per conservarla. Ma non è questo il modo intelligente di fare politica.
Queste date in maniera chiara dicono che il Comune di Ancona ha sottovalutato il problema, magari ne aveva altri o forse non aveva voglia di risolverli, però ora dobbiamo comunque risolverli noi a livello regionale. Li dobbiamo risolvere tenendo conto della città di Ancona, della sua leadership, della sua storia, e dobbiamo renderci conto che i contenitori li possiamo fare come ci pare, possiamo fare tutto quello che vogliamo, però fatto da parte della politica con più serietà – non che non ce ne sia –, più trasparenza e correttezza.
Occorre trovare i contenuti dei contenitori, perché i contenitori si trovano. Soprattutto bisogna, se posso esprimere in maniera molto semplice il mio parere, omogeneizzare questo servizio dell’Ente fieristico su tutto il territorio regionale, perché ci sono delle zone interessate ad entrare. Ma con questa legge che lo chiuderà in tutta fretta probabilmente non andremo molto lontano.
Io non sono per parlare a dismisura per poi non realizzare, ma tenete conto di queste difficoltà e di queste problematiche, che poi affronterò anche domani in Commissione quando discuteremo della proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Non ripeterò quelle osservazioni estremamente puntuali fatte nell’analizzare questa vicenda, ovviamente le condivido, però alcune considerazioni le voglio comunque fare.
Credo che l’Aula debba essere convinta del fatto che quando si parla di salto nel vuoto non si fa uno slogan, ma si vuole sottoporre all’attenzione dei Consiglieri una situazione paradossale.
Da una parte qui si chiede la soppressione di un ente, su cui potremmo anche discutere dell’opportunità di farlo, anche l’analisi fatta dal Presidente Spacca può essere in qualche modo condivisibile...

PRESIDENTE. Scusi, Consigliere Silvetti, ma c’è tanta confusione. Magari se riusciamo ad essere più ordinati, grazie!

Daniele SILVETTI. Grazie, Presidente. Se da una parte, dicevo, è condivisibile l’analisi fatta dal Presidente Spacca sia sulla strategia finanziaria della Regione che ovviamente prende atto della situazione nazionale sia della nuova formula giuridica che il nuovo soggetto andrà ad attivare per le iniziative fieristiche, dall’altra però ci vede assolutamente perplessi, se non addirittura contrari, sul fatto che si debba tout court sopprimere un ente senza illustrare alcun tipo di strategia e dare per scontato che la strategia debba accontentare qualche appetito.
Sono d’accordo sul fatto che non si debba strumentalizzare questa vicenda per motivi campanilistici, però quando si viene a chiedere che cosa pensano i pesaresi del PdL su questa vicenda mi si fa capire che in realtà a parole non si vuole strumentalizzare il campanile ma di fatto lo si usa per fini ben diversi.
Io do atto di una cosa agli amici di Pesaro e del pesarese, ossia, che sicuramente sono molto intraprendenti, estremamente capaci, hanno palesato una capacità comune, a prescindere che siano del centro-destra o del centro-sinistra, perché sanno far quadrato quando c’è un interesse reale e comune per il territorio.
Poi devo fare anche la triste considerazione che invece da parte del Comune di Ancona e della Provincia di Ancona c’è una assoluta arrendevolezza e una pochezza di proposta, un vuoto politico che lascia esterrefatti. Di questo poi le conseguenze le dobbiamo subire noi che stiamo sul territorio. Noi che stiamo, purtroppo, all’opposizione e che dobbiamo verificare una volta di più quale sia appunto la pochezza politica della classe dirigente che governa la Provincia e il Comune di Ancona.
Questa è una conseguenza politica di cui spero gli elettori e il territorio se ne facciano carico quanto prima.
Inoltre ritengo che la mozione presentata dal collega Bugaro e dal Capogruppo Massi sia soprattutto un atto di buonsenso, non solo per gli indirizzi che arrivano dal territorio, ma anche per il fatto che una strategia debba essere assolutamente concordata e debba essere ascoltata l’Assemblea legislativa tutta.
Ecco perché non vogliamo fermare, seppure certamente nella prospettiva di riformare, non vogliamo la conservazione di quello che c’è, perché l’Ente fieristico così come concepito e così come ha lavorato è assolutamente inadeguato, è da rivedere, ripeto, non solo la formula giuridica ma anche l’impostazione, per cui benvenga l’apertura ai privati. Ma è chiaro che la Regione non si può lavare le mani con una proposta di legge che prevede solo una soppressione. Ci deve essere una strategia, perché la Regione ha il preciso dovere, per definizione, di programmare e di promuovere.
E’ solo in questo modo che riusciremo a sopprimere un ente e a costituire una nuova formula giuridica, una Spa, che ovviamente non possa prescindere dal coinvolgimento dei privati. Solo in questo modo l’amministratore pubblico potrà dimostrare di aver governato bene il territorio e di avere una strategia ma soprattutto una programmazione.
Troppo spesso vediamo il Presidente Spacca, in modo a volte contraddittorio, essere preso dalla mania della delocalizzazione, dello spostamento, gli piace molto spostare i contenitori o agevolare coloro che vogliono magari andarsene da questa regione. Non ultimo – è giusto il riferimento puntuale che ha fatto il collega Bugaro – sulla Fiera internazionale delle pesca di Ancona, che vede ormai snaturata da anni la propria funzione, la propria missione. E quando c’è addirittura il rappresentante principe dell’ente fieristico che auspica una delocalizzazione extraregione, mi fa capire quale tipo di arrendevolezza, quale tipo di non strategia ci sia sul territorio.
Qui si è parlato di salto nel vuoto, per cui credo che il senso di responsabilità soprattutto dell’Assemblea legislativa – e ovviamente mi rivolgo ai colleghi Consiglieri – sia quello di riflettere molto attentamente affinché si possa trovare, nel comune intendimento dei pesaresi, anconetani, maceratesi, ascolani e fermani, una strategia comune.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Questa mattina, come tutti i martedì mattina, ho visto la solita scia di auto blu o di auto bianche della protezione civile che accompagnavano gli Assessori. Dico questo perché il Presidente Spacca nell’intervento che ha fatto poco fa in merito alla mozione sull’ERF ha citato il contenimento dei costi relativi alle auto blu come esempio della sua buona gestione. Complimenti, continuiamo così!
Per non parlare poi del tema degli assessori esterni, quelli cioè non eletti dal popolo, che quindi avrebbe potuto evitare. Tra l’altro tra questi assessori esterni il Presidente Spacca di Fabriano ha nominato un assessore di Fabriano. In questo senso è stato campanilista!
Mi hanno colpito in modo particolare alcune sue affermazioni, ad esempio di quando dice: “spegnere le funzioni”. Prendendo a pretesto la finanziaria nazionale, che ha avuto il grandissimo merito di evitare che l’Italia facesse la fine della Grecia, ha parlato di spegnere le funzioni. Mesi fa parlava addirittura di restituire le deleghe. Adesso si è un po’ più contenuto, comunque, spegnere le funzioni, spegnere le deleghe!
Gli ricordo che il federalismo significa esattamente il contrario, significa decidere a livello locale più basso possibile, non centralistico.
Zaia e Cota, i grandi governatori della Lega, hanno dichiarato che piuttosto che restituire le deleghe o spegnere le funzioni si sarebbero, dico testualmente, fatti tagliare le mani.
Quindi il problema è semmai acquisire nuove deleghe, acquisire nuove funzioni, non restituirle.
Sono poi stato colpito da altri concetti veramente interessanti. Ha parlato di competitività dei nostri prodotti, ha parlato di bisogni fondamentali dei cittadini, di strategie di marketing territoriale, di strategia futuristica. Ma di cosa sta parlando! Sta parlando della solita – passatemi il termine – menata sull’internazionalizzazione? Perché ci ha detto che la competitività dei nostri prodotti non nasce dal prodotto, ma dall’intelligenza, cito testualmente, che c’è nel prodotto stesso. Quindi dobbiamo portare i buyer internazionali a visitare le nostre zone per quanto concerne l’idea, la nascita, la progettazione del prodotto, lasciando intendere che la produzione potrebbe essere altrove. E qui ci spieghiamo i numerosi viaggi in Cina con la scusa di Padre Matteo Ricci!
Allora quali sono i bisogni fondamentali dei cittadini che intende tutelare il nostro Presidente? Probabilmente quelli dei suoi amici grandi produttori fabrianesi. Perché dico questo? Perché la maggior parte dei cittadini non sono affatto tutelati da lui, non sono tutelati gli operai. Lo vada a chiedere agli operai fabrianesi se li tutela, visto che perdono il posto di lavoro! Lo vada a chiedere agli operai del maceratese, vista la continua delocalizzazione che avviene da anni per quanto riguarda le imprese calzaturiere! Se questa è una strategia futuristica lo vada a chiedere alle migliaia di artigiani che lavorano nell’indotto! Se questa è la strategia futuristica i nostri cittadini saranno tutti disoccupati, complimenti!
Per cui questa lezioncina di basso livello sull’internazionalizzazione se la poteva anche risparmiare, Presidente, visto che è funzionale soltanto agli interessi dei suoi amici imprenditori, sopratutto quelli fabrianesi, ma non solo.
Dunque queste affermazioni che ha fatto a sostegno del rifiuto di questa mozione presentata dagli amici del PdL mi hanno davvero colpito negativamente.
Per quanto riguarda il discorso del merito credo che il tema delle fiere sicuramente a livello nazionale non sia un business per nessuno, quindi deve essere visto in un’ottica completamente diversa.
Allora la mozione chiede che cosa? Chiede una semplice sospensione per riflettere meglio. Quindi è una mozione di buonsenso che deve dunque essere accolta da questa Assemblea legislativa.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Ho ascoltato con molta attenzione la relazione del Presidente Spacca e devo dire che c’è alla base una grande verità, cioè il fatto che la situazione generale e la decurtazione dei trasferimenti finanziari da parte del Governo centrale alle Regioni obbliga la politica regionale e il Governo regionale a prendere delle scelte drastiche di tagli e di chiusura. Quindi c’è una situazione generale molto, molto brutta.
Credo però – ed anche questo l’ho dedotto dalla relazione del Presidente – che si stia consolidando da parte di questo Governo una sorta di accettazione o di scelta di un ruolo notarile del Governo regionale.
Ovvero, io credo che le scelte economiche, come in questo caso, debbano essere sempre lungimiranti a prescindere dalla situazione generale.
Il settore fieristico di cui stiamo parlando credo debba essere inserito in una proposta di sviluppo economico serio, a prescindere dalla situazione generale, anche se poi può essere condizionata.
Invece questa Giunta, eccetto casi particolari di assessori che non cito per rispetto di tutti, si limita ad avere un atteggiamento notarile: vediamo quello che succede, dopodiché interveniamo una volta assumendo una posizione da sportello bancomat, un’altra volta promuovendo quello che ci interessa, un’altra volta vediamo. Non è così!
La stessa decisione di sopprimere l’ERF deve essere intesa come una necessità di questa Regione. Sappiamo che gli stessi operatori economici non ritengono più le fiere un momento di promozione, dicono che sul piano economico promozionale sono del tutto inutili.
Se poi guardiamo i dati richiamati dal collega Marinelli relativamente alla fiera di Pesaro, che registra una perdita del 50% del fatturato (che sta in un trend nazionale), ci dicono che neanche sul piano economico le fiere reggono. Questo in un quadro nazionale, figuriamoci in una regione di un milione e mezzo di abitanti ancorché la più industrializzata d’Europa.
Quindi dobbiamo avere il coraggio di dire che nelle Marche non servono fiere, non sono utili ai nostri produttori.
Allora va bene la soppressione dell’ERF, ma non va bene la visione di una Spa dove la Regione stia dentro. Se l’ERF deve essere liquidata che sia liquidata, poi sarà compito dei privati, degli imprenditori se vogliono organizzare momenti fieristici, che lo facciano pure. E in questo caso sta allora alla sensibilità del Governo e dell’Assemblea legislativa regionale di accompagnare eventualmente questa necessità.
C’è un fatto, però, che non possiamo dimenticare. Io non amo molto le diatribe, le discussioni localistiche, penso che chi siede qua dentro debba sempre avere una visione regionale del problema, e noi sappiamo i confini della nostra regione. Quindi non mi appassiona parlare di Ancona piuttosto che di Pesaro. Magari posso farlo sul piano politico, sapendo che a Pesaro c’è un sistema consolidato di potere, sapendo che da Pesaro molto spesso vengono input che condizionano forse in maniera eccessiva l’operato locale. Allora il fatto che non dobbiamo dimenticare è quel valore non solo economico – non è questo che ci interessa – ma geopolitico della fiera della pesca.
E’ vero che la città capoluogo di regione deve guadagnarsi il suo titolo e difenderlo con politiche serie e vere che siano da traino alla regione, però non mi sembra che in questo momento il governo comunale sia nelle condizioni di fare nient’altro che pensare alla propria, tra l’altro, sempre meno, decorosa sopravvivenza; ed anche questa è una responsabilità del partito di maggioranza relativa, che è lo stesso che è qua dentro.
Comunque ciò non toglie che la fiera internazionale della pesca rappresenta un momento nel quale la nostra regione è punto di riferimento del bacino Mediterraneo. Quindi non possiamo non porre attenzione a questa iniziativa nel momento in cui si parla di macro regione adriatica, ossia mentre ci proponiamo di svolgere un ruolo politico più importante.
Pertanto non posso votare questa mozione per la filosofia che vi è dietro, e che ha spiegato bene il Consigliere Bugaro con cui ci siamo confrontati. Ma non tanto perché la vedo con una logica localistica tutta incentrata su Ancona, quanto perché lui parlava di costruzione di nuovi padiglioni con compensazione di fanfaniana memoria.
Ecco, credo che troppo spesso la politica abbia utilizzato il territorio come merce di scambio per appetiti di potenti che poi presentano il conto. E’ ora di finirla!
Se è vero che la promozione economica della nostra regione va fatta attraendo buyer, come ha detto il Presidente, e lo si fa valorizzando tutti i beni e tutti i campi della nostra regione, la prima cosa che dobbiamo fare è salvaguardare il territorio da appetiti che non possono che portare ad un’ulteriore cementificazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Credo che su un argomento così delicato e complesso, come ha giustamente ricordato il Presidente Spacca, occorra una discussione più ampia, approfondita e articolata di quella che questa mozione consente di fare. Una discussione che questa mozione rischia di rendere parziale e di legare in modo forse un po’ confuso due questioni, come giustamente è stato ricordato da alcuni colleghi dell’opposizione, che sono sì intrecciate e legate tra di loro ma che sono diverse e che quindi vanno affrontate separatamente. Mi riferisco ovviamente all’aspetto gestionale del sistema fieristico e alla questione sulla collocazione degli spazi espositivi.
Queste due questioni vanno affrontate separatamente e credo che il dibattito sulla proposta di legge, che verrà in Aula e che ora è in Commissione, forse saranno utili da questo punto di vista. E’ stato ricordato da alcuni interventi che in realtà questi diversi aspetti sono tra di loro legati da un unico macrotema, che è quello del dibattito e della discussione sul ruolo e sul concetto di fiera oggi nell’economia attuale, nel sistema economico attuale, che certamente è un concetto e un ruolo diverso dalla tradizionale fiera di espositori, ma che probabilmente sempre di più deve diventare un momento di comunicazione in cui anche gli strumenti tecnologici possono aiutare.
A questo punto se ci fosse una riflessione condivisa per davvero su questo tema probabilmente anche la questione degli spazi espositivi sarebbe semplificata ed eviteremmo delle strumentalizzazioni della politica localistiche che fissa delle bandierine sui territori.
Su questo macro tema credo che occorra un approfondimento non di parte, quindi potremmo anche proporre che la discussione sulla proposta di legge venga accompagnata da un’Assemblea legislativa aperta che introduca alcuni dati oggettivi. Se la politica vuole fare un passo avanti credo che dovrebbe condividere le analisi non di parte, condividere le analisi che provengono da studi – ci sono diversi studi di Unioncamere su questo tema –.
Se condividiamo tra di noi e diamo voce agli operatori potremmo partire almeno da un dato consolidato e assodato. Probabilmente il sistema fieristico oggi ha un’utilità relativa ed è un sistema in perdita in tutta Italia. I dati che venivano ricordati prima da alcuni Consiglieri che mi hanno preceduto sui deficit attuali, ci sono in tutte le Marche e in quasi tutta Italia, forse solo la fiera di Milano ha dei dati positivi.
Credo che questo aspetto sia già un’argomentazione sufficiente per promuovere la proposta della Giunta, è già una buona argomentazione per sostenere che in questa fase di difficoltà, di tagli, di risorse limitate, la Regione esca in parte – riutilizzo le parole del Presidente Spacca – e partecipi ad iniziative che trovino però in altri soggetti i promotori diretti.
Ci sono anche altre argomentazioni. C’è un’indicazione delle istituzioni europee da questo punto di vista che spinge verso la privatizzazione dei modelli gestionali.
Però, colleghi Consiglieri – lo dico in modo particolare ai Consiglieri di centro-destra che spesso sostengono le proposte per un’economia più liberale – credo che ci sia anche un’altra questione di metodo, ovvero credo che sugli strumenti di politica economica e sugli strumenti di sviluppo economico del territorio la politica in alcuni settori possa anche fare un passo indietro.
Nella gestione diretta la politica deve fissare delle norme per la governance complessiva di un sistema economico, ma è evidente che sulla gestione di uno strumento come quello delle fiere la palla deve passare direttamente agli operatori.
Quindi non legherei – lo dico ai proponenti della mozione – le due questioni. Siano gli operatori a dirci quali sono per questa regione le sedi e gli spazi più utili, poi su questo che la Regione e la politica abbiano un ruolo di partecipazione, dunque che non ci sia un totale disinteresse, ma non ci può essere nemmeno una governance troppo stringente, perché è la governance stringente che porta alle strumentalizzazioni politiche, che a me non piacciono, per cui un singolo territorio rivendica le esclusive.
In realtà i poli che oggi ci sono riflettono non le vittorie della politica ma il sistema produttivo marchigiano. Il fatto che ci sia una fiera del mobile a Pesaro o una fiera della pesca ad Ancona o una fiera della calzatura a Civitanova riflette evidentemente le caratteristiche del sistema produttivo marchigiano, che devono essere mantenute. Allora su questo la politica può intervenire, ovvero far sì che ci siano degli strumenti di governance complessiva la cui gestione diretta però non deve essere, secondo me, in mano all’istituzione Regione.
Non voglio fare una difesa campanilistica – aspetto ricordato anche da altri Consiglieri di Ancona –, ma la politica che sceglie bene non è quella che dice che la fiera della pesca deve rimanere ad Ancona perché lo decide il sistema politico anconetano, perché la fiera internazionale della pesca di Ancona è l’unica riconosciuta dal Ministero e perché è una fiera internazionale che funziona bene, bensì per la logica secondo cui bisogna stare vicino ai produttori.
Quindi è evidente che la fiera della pesca può essere collocata esclusivamente laddove è adesso, cioè vicino al porto di Ancona, può così diventare un volano per un’economia forse diversa e nuova, quella che riguarda il più vasto distretto del mare, può essere infatti anche una sede multiuso per tutte le attività e la cosiddetta economia blu. Allora magari chiamiamola fiera dell’economia blu!
Su tutti questi aspetti credo che occorra una discussione laica, che rifletta su tutto il modello infrastrutturale marchigiano, che inserisca anche alcune variabili come quella delle altre infrastrutture di questo territorio (aeroporto e interporto), ma che, ripeto, costruisca un modello di governance che sia soprattutto utile agli operatori e che venga discusso con loro senza la fissazione di bandierine, che oggi l’economia non capisce più.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Ritengo che l’argomento di oggi, che affronteremo anche domani in Commissione e successivamente di nuovo in Assemblea legislativa, sia importante. Per cui anche le parole pronunciate dal Presidente nel suo intervento, seppure forse fatto in maniera sbrigativa perché aveva altri impegni, sono state importanti in quanto si è compresa la strategia che la Regione vuole mettere in campo sulla questione.
Condivido anche quando si è detto che dobbiamo avere una strategia politica intelligente. Nel senso che le cose che vanno bene vanno mantenute, mentre quelle che non vanno bene vanno riviste oppure se non ci sono più le condizioni per cui debbano rimanere in piedi vanno soppresse. Dobbiamo quindi avere l’intelligenza, il coraggio, la forza politica di fare una cernita di ciò che va mantenuto e funziona, di quello che va migliorato e di quello che va chiuso.
Ma la chiusura dell’ERF non è soltanto un problema della Regione Marche o un indirizzo politico, sull’argomento, infatti, si è anche pronunciata la Corte di giustizia dell’Unione europea che ha detto che non può essere l’ente pubblico ad avere il monopolio delle fiere bensì il privato. Le altre Regioni a questo si sono adeguate, noi invece non l’abbiamo fatto soltanto per una questione, ovvero perché avevamo l’accordo con la Fiera di Ancona all’interno dell’Autorità portuale che aveva un affitto molto positivo per la Regione e che se lo estinguevamo sarebbe aumentato.
Questo è il motivo per cui la soppressione dell’ERF non è stata fatta prima, però arrivare a questo è comunque un atto dovuto anche dal punto di vista della giustizia europea.
Inoltre, come dovremmo costruire successivamente la questione? Alcuni colleghi che mi hanno preceduto hanno giustamente detto – ed io lo condivido appieno – che bisogna capire se le fiere così strutturate servono oppure no, se sono ancora a servizio delle imprese oppure no. Perché se le stesse imprese, le stesse camere di commercio, come diceva il Consigliere Bucciarelli, non vogliono più utilizzare questi strumenti per la comunicazione, per la promozione dei loro prodotti, in quanto ormai superati da tante altre tecnologie, da altri eventi, dalla globalizzazione, allora non ha più senso che stiano in piedi. Peraltro hanno anche un costo, infatti sappiamo che tutti gli Enti fiera italiani sono in perdita, tranne, come diceva il Consigliere Busilacchi, la Fiera di Milano, che non so neppur se sia a pareggio.
Però, certo, se sono in perdita, ma riescono comunque a promuovono un territorio, a promuovere i prodotti, è giusto che l’ente pubblico intervenga in quanto diventa una fiscalità generale a servizio delle piccole imprese, non è invece giusto intervenire se questi strumenti non vengono visti di buon occhio perché se ne preferiscono altri.
Nella delibera, inoltre, è indicato che la Regione può partecipare ad una SpA, su questo credo sarebbe opportuno che la Commissione indichi di mettere: “sentita la Commissione competente”, lo vedremo, ma ritengo che tra Giunta e Assemblea legislativa debba esserci un gioco di squadra, debba esserci massima condivisione sulla questione.
In ogni caso non mi sto stracciando le vesti su quello che succederà in futuro, perché in futuro semmai discuteremo e saremo, tutti insieme, a riaffrontare qualsiasi cosa che verrà avanti. E lo faremo anche insieme alle Camere di commercio e alle associazioni di categoria (CNA, Confartigianato, Associazione industriali ecc.).
Ad esempio potremo anche fare degli eventi fieristici senza strutture fisse bensì con tensostrutture, con strutture mobili. Come appunto quella delle fiera delle pesca, che essendo ormai un patrimonio non solo della nostra regione ma anche dell’Italia – è infatti l’unica fiera finanziata dal Ministero, come ha detto poc’anzi il Consigliere Zinni – va sicuramente mantenuta. Io questa tensostruttura addirittura la porterei in uno spazio all’interno del porto vicino al mare, questo per dire che la sua peculiarità è proprio quella di fiera del mare.
Per cui questo deve essere valorizzato, organizzato, però non deve essere la Regione a farlo, devono essere altri soggetti. Poi che la Regione stia dentro oppure no non è un problema primario, semmai è un problema politico su cui insieme ragioneremo.
Sul territorio certamente possono, anzi, devono essere fatte altre fiere per la promozione dei prodotti tipici locali, per l’agroalimentare. Ad esempio l’Expo della Vallesina a Castelplanio in un arco di soli tre giorni ha visto 20 mila visitatori, tantissime persone e famiglie dei comuni limitrofi che approfittando di fare una passeggiata hanno poi acquistato i prodotti locali. Peraltro è un’occasione che serve anche per socializzare, per stare insieme, per comunicare.
Quindi queste fiere, che non hanno costi, che creano un impatto positivo con gli imprenditori, gli artigiani, gli agricoltori e i cittadini del nostro territorio, ritengo si possano fare. In poche parole l’ERF non serve. Ed ovviamente i dipendenti saranno tutelati in quanto entreranno all’interno della Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Condivido ciò che ha detto nel suo intervento il Consigliere Busilacchi in quanto ha messo in rilievo le potenzialità della nostra regione in riferimento al mare e alla cantieristica ed io aggiungo anche la questione del ruolo di guida rispetto alle politiche delle Regioni che si affacciano sull’Adriatico e sullo Ionio.
Quindi in questo settore ha senso una specificità, oltre ovviamente ai prodotti di punta qualitativi che si producono nella nostra regione.
Di fatto questa problematica è sorta in quanto alla Fiera della pesca scade il contratto riferito all’area dove attualmente è collocata, però direi che non siamo nella fase del dopo Cristo, come ha detto qualcuno citando la finanziaria, bensì del dopo Cesare! Nel senso che la politica clientelare e campanilistica non ha più le risorse per continuare a perpetuare interventi così puntuali, però c’è la necessità – e qui condivido la riflessione fatta – sia di tener conto che siamo nell’era di internet, nell’era della comunicazione virtuale, sia che ormai in Europa si può rimanere competitivi solo con prodotti innovativi e di qualità. Diciamo che la fiera ottocentesca è superata, ossia quella che si va a visitare per vedere se c’è qualcosa che interessa.
Considerato che in Italia potrebbero essere sufficienti al massimo uno o due poli, dovremmo andare a verificare i costi di tutte le attività fieristiche (Civitanova, Pesaro, Ancona), gli affitti, i costi fissi, insomma occorre fare una riflessione generale partendo da zero e partendo anche – come è stato detto da molti – dalle indicazioni degli imprenditori.
Riguardo invece alla sede, perché si è rinunciato a quella prevista di Falconara? Perché quell’area la si è data in gestione alla Quadrilatero, la quale dovendo fare cattura di valore chiede milioni di euro per l’affitto annuale di questa eventuale sede.
Per cui se c’è la necessità di una sede riguardo ad una nuova collocazione credo che sarebbe sufficiente recedere dalla Quadrilatero, poi realizzando la stessa cubatura o anche una minore si potrebbero avere, in un project financing gestito magari dal Comune di Falconara, delle superfici a costi molto inferiori o addirittura gratuiti per l’uso appunto della Fiera della pesca. Tra l’altro nel Piano regolatore di Falconara lì erano già previsti showroom e centri espositivi.
Su questo vi è stato un prestito usuraio fatto dalla Regione e da Quadrilatero al Comune di Falconara. Ovvero, di fatto la firma del Comune di Falconara per l’adesione alla Quadrilatero è avvenuta a seguito di un prestito di 2 milioni di euro, quindi il Comune per necessità economiche ha perso 15 milioni di euro di oneri di urbanizzazione e di concessione.
In quella fase se questa proposta fosse avvenuta tra privati si sarebbe addirittura verificata l’ipotesi di prestito usuraio. Perché prendere 2 milioni in prestito e dover cedere una proprietà di 15 milioni di euro è un prestito usuraio!
Oltretutto i partiti dell’attuale maggioranza del Comune di Falconara hanno posto il problema della necessità dell’intervento della Quadrilatero perché era funzionale alla realizzazione degli impianti espositivi vicino all’aeroporto.
E questo è stato avallato e citato in quest’Aula dal Presidente Spacca! Non si può citare la crisi economica e poi intascare 15 milioni di euro del Comune di Falconara e non dire inoltre che si erano dette delle bugie!
Ad oggi su questo specifico aspetto il Presidente Spacca se fosse corretto dovrebbe dire che su Falconara si recede dalla Quadrilatero, perché con essa non si riescono ad avere gli effetti politici che avevamo promesso, cioè la realizzazione dei padiglioni fieristici ed espositivi a prezzi decenti, se non gratuiti, poi ridiamo la destinazione urbanistica prevista a patto che con quella realizzazione ci sia una concessione gratuita di spazi espositivi alla Regione.
Ho voluto chiarire questo aspetto che secondo me andava evidenziato. Basterebbe cioè liberare l’area di Falconara e che la Regione receda… (…) Ho capito, ma lì è stato dato un prestito di 2 milioni di euro contro una entrata certa di 15 milioni. E’ peggio di un prestito usuraio!
Condivido pertanto la riflessione generale orientata ad andare ad un confronto con gli imprenditori e con dati statistici che ci permettano di leggere le necessità e l’opportunità di eventuali attività fieristiche sul nostro territorio. Quindi andare ex novo verso una programmazione di questo settore.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Eusebi.

Paolo EUSEBI. Sono un po’ in imbarazzo di fronte al fatto che qualche collega abbia affrontato in maniera un po’ demagogica e campanilistica la questione, in questo momento su un simile argomento c’è bisogno solo di concretezza. Tutti infatti sappiamo che l’Autorità portuale ci sfratterà il 31 dicembre 2011.
Certamente a tutti noi anconetani piacerebbe ricostruire la Fiera qui, però, come ho sentito ben argomentare da molti colleghi e sopratutto dal Presidente Spacca, simili strutture non sono più adeguate ai tempi e soprattutto, purtroppo, nessuno ha a disposizione i milioni di euro che servirebbero, non ce li ha la Regione e tanto meno il Comune di Ancona e neanche i privati.
Allora che fare? Dobbiamo far arrivare in Ancona occasioni di lavoro perché c’è la crisi, perché la Fiera comunque creava un indotto. Inoltre occorre guardare la Fiera della pesca come evento importante, come prima diceva bene il collega Badiali.
In breve vi dico quali potrebbero essere secondo noi le soluzioni – lo abbiamo già sollecitato in Comune di Ancona –. Bisognerebbe procedere immediatamente alle varianti urbanistiche dell’area ex Lancisi – so che questo non è il concesso preposto – in modo che la Regione possa far cassa per investire anche nella nostra città, inoltre perché, grazie alle edificazioni in zona appunto ex Lancisi, si avvii un volano economico. Cosicché anche il Comune di Ancona potrà incassare oneri di urbanizzazione che potrebbe reinvestire per contrastare la crisi economica e il problema specifico di oggi.
La governance del nuovo ente regionale fieristico dovrebbe comunque rimanere in Ancona ed essere seguita sì sulle Camere di commercio ma anche dalla Regione che non può totalmente abdicare.
La fiera della pesca potrebbe magari essere ospitata da Marina Dorica – il Consigliere Badiali prima parlava di una fiera della pesca sul mare, il suo intervento mi è piaciuto particolarmente –. Così come si potrebbe negoziare con l’Autorità portuale la salvaguardia di una parte dei capannoni, perché comunque Ancona ha bisogno di una struttura ove ospitare eventi pubblici.
Siamo in una situazione di emergenza, quindi ritengo sia giunta l’ora che la classe politica, a prescindere dall’avanti Cristo e dal dopo Cristo, se la smetta di fare demagogia o di piangersi addosso, non serve a niente. Cerchiamo invece di creare nuove infrastrutture possibili e soprattutto nuove occasioni di lavoro e di innesco di volani economici virtuosi e produttivi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Avrei potuto evitare di intervenire, ma ancora non mi è chiaro un concetto, ovvero quello di attualità della fiera.
Quando ero bambino la fiera era un momento che nelle centralità periferiche tutti aspettavamo, era un qualcosa dove si incontravano solitamente gli ambulanti. Quindi è un concetto antico difficile da ricondurre all’attualità.
Per fiera oggi si intende qualcosa di straordinario, è l’incontro di una grande attività produttiva, ossia gli imprenditori che rappresentano appunto una regione forte, economicamente florida e che ha una sua centralità. Quindi qui quella centralità è “anconacentrica”.
Dal 1990 ad oggi abbiamo assistito ad una passività annuale cresciuta sul concetto di una grande fiera. E questo oggi da amministratore regionale mi induce ad una riflessione: attivo-passivo, all’attivo mi è facile associare una grande festa, al passivo la fiera. E a questo, caro Assessore Mezzolani, posso associarvi anche un concetto che riguarda la sanità, ovvero extramenia e intramoenia. Per cui è facile fare degli esempi.
Quand’è allora che possiamo dire che una cosa funziona? Ad esempio se la sanità ha attrattiva funziona perché crea attivo nella gestione della sanità pubblica, se invece dalla nostra regione si va fuori chi ci guadagna sicuramente è qualcun altro, quindi a noi resta quella passività che poi dobbiamo affrontare per pagarla.
Chiudo la parentesi, e le chiedo scusa, Assessore, se l’ho distolta dai suoi impegni, ma ne parleremo dopo.
La sigla ERF indica Ente regione fiera, un qualcosa che parte dal sud delle Marche – anche se avrei dovuto dire nord dell’Abruzzo e non sud delle Marche, il Consigliere Marangoni prima mi chiedeva notizie su quei comuni dell’Abruzzo che stanno raccogliendo firme! –. Bene. Allora io qui rispondo che noi siamo gli attori principali quando come contribuenti dobbiamo sostenere le passività del nord delle Marche. E in questo caso si tratta di un dualismo, di un quasi derby tra Pesaro e Ancona, dove qualcuno che vi ha messo il nome, un certo sig. Drudi, che avrà sicuramente tutto il rispetto non solo dell’Aula ma anche del nostro Presidente e di tutti gli imprenditori regionali, chiede con forza che questa struttura resti a Pesaro.
Qualcuno ipotizza di creare un comparto amministrativo centrato su Ancona ecc. ecc. ma poi resta a Pesaro che ha questa struttura e che quindi deve rimanere ecc. ecc..
Allora forse per la prima volta mi trovo d’accordo con la politica anconacentrica. Perché dico questo? Ancona è il capoluogo di regione, ha una centralità che trae la sua vera forza nel sistema infrastrutturale, ha un aeroporto, ha un porto, ha tutta una serie di infrastrutture viarie e collegamenti preferenziali. Quindi se qualcosa deve esistere nel concetto di fiera sì, fiera no, è giusto che Ancona ne sia l’artefice e la beneficiaria principale.
Invece fare una SpA – e qui il Consigliere Bucciarelli ci ha dato uno spunto molto intelligente –, con la Regione che farà parte di questo assetto societario, mi suona un po’ come quel rapporto che avevamo con i colleghi dell’UdC, peraltro oggi forse tutti assenti, quando tutti insieme ci chiamavamo Casa della Libertà, ossia, noi pagavamo sempre il conto, loro riscuotevano affitto e pigioni varie e poi si ritenevano liberi di decidere in maniera diversa, in nome di quella centralità politica che significa appunto società per azioni, dove c’è chi prende e dove c’è chi paga.
Faccio l’ultimo esempio e concludo. Ricordo che per attrarre a Pesaro gli imprenditori, che sono gli attori principali sul discorso della fiera, si creò una sigla che credo si chiamasse MOMI – certo che un qualcosa che si chiama MOMI ci azzecca poco con imprenditore che suona invece come qualcuno che si impegna da sé per fare qualcosa –, quindi ci si aspettava che il nostro imprenditore andasse lì e acquistasse lo spazio perché c’era MOMI (o oggi che si chiama in maniera molto così, e rendo bene l’esempio per la sfacciataggine, sul fondoschiena è scritto doctor). Immaginate dunque se che quel flop si ripetesse oggi.
Visto che le risorse sono poche, per non dire quasi inesistenti, visto che abbiamo una sanità regionale che assorbe l’83% del bilancio regionale, fermo restando che se una fiera ci deve stare è giusto che sia nel capoluogo regionale, chiedo un attimo di riflessione proprio sul concetto tra festa e fiera.
Allora sulla fiera, signori miei, riflettiamo, perché è comunque un qualcosa che costa e che dal 1990 ad oggi ha prodotto solo un deficit al pubblico. E’ infatti il pubblico che alla fine deve far fronte a tutte le spese, mentre quando si tratta di guadagno sicuramente è il privato che, per il concetto dell’extramenia, va invece nelle fiere che contano come Berlino, Monaco, Parigi o addirittura Shanghai, e che sicuramente ha difficoltà a sostenere una fiera regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Voglio ripartire dalle riflessioni fatte dal Presidente della Giunta Spacca in merito alle preoccupazioni, peraltro sostanzialmente condivise dalla maggioranza e dall’opposizione, per i tagli avvenuti. Il Presidente ha posto infatti un problema vero, quello cioè di cominciare a capire dove poter reperire finanziamenti e fare giusti e doverosi tagli senza creare criticità all’intero sistema marchigiano.
Naturalmente l’ente fiera è un ente che in questi ultimi dieci anni ha visto più bassi che alti, in quanto è cambiato proprio il sistema del settore, il sistema dell’approccio economico, ma anche di quello turistico, non possiamo dimenticarci che le fiere fanno anche da traino a un sistema turistico, seppur di nicchia, importante.
Quindi partendo da questa riflessione auspico che la proposta di legge, pur mantenendo i giusti tagli, non rimanga soltanto un’operazione lasciata in mano all’Unione delle camere delle varie province e ai singoli privati.
In ogni caso la Regione – e qui vedremo quale sarà la proposta della Giunta regionale – dovrà essere sempre il motore e la regia. Perché le fiere, o chiamiamole quelle operazioni che riguardano il sistema turistico ed economico per quel settore, devono avere a mio avviso una camera di regia che non potrà essere altro che Regione Marche. Perché la Regione, pur rimanendo in una situazione più defilata, potrà dare i giusti suggerimenti.
E’ indubbio che ogni provincia, seppure fossimo tutti scevri da riflessi campanilistici, porta in dote un percorso positivo o negativo. Quindi le istituzioni, le forze politiche, le forze economiche della provincia di Ancona portano avanti le giuste e legittime argomentazioni, lo stesso accade per Pesaro, lo stesso accade per Civitanova.
L’auspicio che faccio – e su questo come partito socialista vorremmo confrontarci – è che la proposta di legge, che domani verrà discussa nella Commissione competente, possa tener conto delle indicazioni emerse. Quindi ci auguriamo che la Regione, pur rimanendo più defilata dal punto di vista economico, rimanga sempre come regista dell’intera operazione per ciò che riguarda la collocazione, la governance o il percorso da fare.
Non dobbiamo dimenticarci che la regione Marche vive anche di un turismo fieristico, quindi non possiamo lasciare con il vuoto, seppure per un periodo breve, medio o lungo che sia, questo sistema fieristico. Un sistema che comunque in alcune zone, in alcuni settori è un veicolo trainante.
Cerchiamo tutti insieme di creare non una criticità nel tempo o di un tempo dove c’è il limbo, ma una situazione dove potremo dare risposte immediate a chi, come i privati o gli enti (ad esempio l’Unione delle camere), vuole partire. Però, ripeto, la Regione deve essere sempre la cabina di regia.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. I colleghi del centro-destra che sono intervenuti hanno dato un quadro compiuto, quindi sarò particolarmente sintetico.
Invito la maggioranza ad essere conseguente con quello che ha detto in campagna elettorale e anche con quanto il Presidente Spacca ha detto stamattina.
Il Presidente Spacca ha fatto un commento sulla manovra imposta dal Governo. Il Consigliere Bucciarelli si preoccupava del fatto che la Regione ormai fosse affievolita o degradata al ruolo di notaio, invece altre volte esponenti della maggioranza hanno detto che era in atto un colpo di stato, uno stravolgimento dei poteri costituzionali. Certo, la preoccupazione è giusta, per carità, ma non arriviamo a queste conclusioni, ma oggi la Giunta regionale e il Presidente in testa si deve in qualche modo organizzare per rivedere proprio il ruolo della Regione.
Allora qual è il monito, l’appello, la sollecitazione che sale dal basso, ossia da quel sistema della sussidiarietà che tanto viene invocato da tutti ma poi scarsamente praticato? E’ quello di appellarsi, nel settore dello sviluppo economico, del marketing territoriale, della pubblicizzazione dei nostri prodotti, della loro collocazione sui mercati, a chi questo mestiere lo sa fare.
Quindi noi siamo per prescindere dagli apparati, dagli appesantimenti burocratici e, permettetemi, dalle occupazioni politiche, che hanno portato solo spese in più – e tralascio in questa sede altri aspetti –. . Per cui ora ci troviamo di fronte a un sistema fieristico che vede buoni e cattivi, bravi e somari. Quindi non è possibile che i bravi paghino per i somari, non è giusto in nessuna classe, in nessun altro sistema. Allora chi ha sprecato non può essere gratificato, al di là della sua collocazione, nord, sud, non mi importa.
Da ultimo dico che ritornare al sistema della sussidiarietà, quindi alla proposta, alla partecipazione di soggetti – mi riferisco alle imprese e anche alle Camere di commercio – che possano organizzare il nuovo sistema fieristico, sarebbe un atto di saggezza.
Ecco perché insieme al collega Bugaro in rappresentanza di tutto il gruppo del PdL abbiamo chiesto di fermare in Commissione l’iter della legge, di riaprire un dibattito ampio per capire chi siamo e dove andiamo. Pare strano doverselo chiedere nel 2010, ma sicuramente i fatti che sono avvenuti ce lo impongono.
Guai alle lotte tra province, da Pesaro ad Ascoli dobbiamo essere tutti compatti, Ascoli ha i suoi diritti, ce l’ha Fermo con Tipicità, ce l’ha Macerata con Civitanova e, aggiungo, il polo fieristico di Villa Potenza. Che oggi non si approfitti di una vacanza della Provincia di Macerata per penalizzare quella espressione delle fiere, soprattutto nell’area dell’agroalimentare, che rappresenta una specificità. Macerata viaggia sull’eccellenza sull’esperienza di Civitanova e anche per l’entroterra sul polo di Villa Potenza sul quale, purtroppo, il Comune di Macerata per ora latita e tace.
Non siamo contro Ancona perché la specificità, il know how, il messaggio lanciato dalla Fiera della pesca deve continuare. Non voglio parlare di contenitori ma piuttosto di contenuti. Non siamo contro Pesaro perché la fiera di Pesaro è un’altra cosa che ci contraddistingue. Ma come abbiamo detto in tanti bisogna sicuramente fare una strategia diversa per non essere – lo dico agli amici pesaresi – occupati da Rimini.
Ho fatto in maniera superficiale e veloce alcune espressioni per riaffermare quello che i colleghi hanno detto, ma anche per chiedervi l’approvazione di una mozione che così messa non è contro nessuno, sollecita invece la Giunta regionale ad aprire un dibattito sulle strategie.
Vi prego di non trasformare questo atto – ce lo dice tante volte la maggioranza ora glielo diciamo noi – in uno strumento di pretesto per una divisione politica. Perché abbiamo la possibilità – siete d’accordo anche voi perché l’avete detto anche in campagna elettorale quindi si tratta qui di concretizzarlo – di rimettere insieme attorno a un tavolo i soggetti della sussidiarietà, cioè quelli che devono aiutare la Regione a fare strategia. Poi la Regione mette del suo per le capacità che sicuramente ha, quindi io spero di capire il tessuto socio-economico e le potenzialità che abbiamo.
Per cui fermiamo l’iter, sarà un quasi ricominciare da capo, ma in maniera molto più umile e molto più approfondita.

Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Intanto voglio ricordare all’Aula – lo sa soprattutto chi c’era nella scorsa legislatura – che la riforma dell’Ente fieristico regionale ha sì a che fare con il passaggio della congiuntura economica in atto, ma ha anche a che fare con un dibattito già aperto, il tema delle fiere lo stiamo infatti discutendo da anni.
La situazione delle fiere nelle Marche e di altrove è consolidata verso una china molto pericolosa, ci sono strutture che non riescono più a promuovere adeguatamente ciò che vogliono promuovere.
Questo è uno dei temi e nella relazione del Presidente Spacca tale indicazione strategica è contenuta. Ovvero ripensare alla funzione e al ruolo delle fiere, coinvolgere direttamente gli operatori per segnare una strategia diversa. Se non si coglie questo potremo parlare di nuovi edifici, di cattedrali nel deserto, di una cattedrale per ogni campanile, le aumentiamo, le miglioriamo, una struttura ovunque, ma ciò che non mi convince, seppure qualche intervento equilibrato e molto ragionevole ci sia stato anche da parte del centro-destra, è quella qualche velatura su un dibattito che prende il taglio di uno scontro fra poteri forti.
E’ per questo che suggerisco al Consigliere Massi che non dobbiamo rallentare, anzi, dobbiamo accelerare, c’è bisogno di una discussione approfondita sulla legge. Io non la rallenterei, ma troverei le condizioni, Assessore, anche in Commissione a cominciare da domani con le adeguate audizioni, per arrivare ad una sintesi dentro la quale non ci sia nessun colpo di mano dei pesaresi contro gli anconetani o viceversa.
C’è la necessità di verificare, dentro un quadro che dovrà essere comunque nuovo, un sistema fieristico che utilizzi non solo le strutture esistenti valorizzate nel tempo, ma anche quelle eccellenze che già nelle Marche sono consolidate, come la Fiera della pesca o come alcune realtà del sud delle Marche.
Quindi su questo tema, che è di interesse generale, dobbiamo raccogliere una visione strategica comune. Dobbiamo considerare centrale qualcosa che comunque già è centrale di fatto, come la realtà di Ancona, è chiaro che è così. Noi dal nord delle Marche difenderemo l’aeroporto di Ancona, come abbiamo difeso la Quadrilatero. Perché la logica è che in una regione come le Marche ci sia dentro il territorio una visione strategica complessiva.
Il Consigliere Marinelli come altri hanno citato più volte i tre simboli: Pesaro, Ancona, Civitanova. Allora dentro queste indicazioni di massima possiamo costruire un percorso strategico che non riguardi solo l’individuazione del sito con le strutture che ci sono da valorizzare o da realizzare.
Certo è che per realizzare delle nuove strutture e per rilanciare un territorio per la promozione fieristica occorrono tante risorse. E questo ho l’impressione che sia un altro settore debole, le risorse non ce ne sono tante per poter rilanciare sulle fiere chissà quale iniziativa anche di carattere infrastrutturale.
Insomma senza temere nessun tentativo di raccogliere indicazioni precise su alcune realtà, penso però che non si debba nemmeno evitare di inquadrare il sistema delle fiere dentro la regione Marche.
Ecco perché non mi convince l’emendamento del Consigliere Bugaro che chiede un rallentamento. Per cosa?! Per mantenere ancora un dibattito su un tema che, invece, va affrontato subito, va data una risposta in tempi ragionevoli, al di là delle questioni che diceva il Consigliere Badiali in merito alla Commissione europea o sulle emergenze e contingenze che ci sono.
L’impressione è che a volte in quest’Aula e anche fuori di qui, diciamo di essere laici, non campanilistici, mentre in realtà a volte siamo purtroppo sensibili a quelle logiche. Su un tema come questo, però, alla luce dei fatti anche abbastanza evidenti, bisogna cercare di non considerare simili logiche, bensì guardare a quella indicazione strategica che il Presidente Spacca e credo anche l’Assessore Canzian ci indicheranno. Cercando di assumere, a partire dalla prossima Commissione di domani, un atteggiamento di confronto per trovare per questo tema, che sposta verso gli operatori del settore la fase della promozione diretta, un elemento di forza, un interlocutore diverso. Poi se la Regione entrerà o non entrerà lo vedremo, sono discorsi che faremo. Ma questo percorso è già iniziato e credo che anche oggi in questa Assemblea legislativa vi sia qualche elemento con il quale si potrà costruire un percorso unitario.

PRESIDENTE. Non ci sono altri iscritti a parlare quindi do la parola all’Assessore Canzian.

Antonio CANZIAN. Il Presidente Spacca in apertura di questo dibattito ha elencato in maniera compiuta quali sono le ragioni che hanno condotto la Giunta regionale a presentare questa proposta di legge che domani andrà all’attenzione della terza Commissione.
Da molti dei vostri interventi sono emerse condivisioni, al di là di aspetti specifici che poi proverò ad affrontare, sulla necessità, ormai riconosciuta da tutti, che la promozione dell’immagine delle Marche, delle sue imprese e dei suoi prodotti abbia assolutamente l’esigenza di individuare strumenti e modalità nuove.
Dunque è questa la vera ragione che mette in moto tale proposta di legge e mi fa piacere che il Consigliere Marinelli l’abbia ripresa e anche motivata con argomentazioni condivisibili.
Anche le altre due motivazioni che hanno condotto a presentare questa proposta di legge le ha indicate lo stesso Presidente Spacca. Oggi ci troviamo di fronte a una difficile situazione economica, a una difficile situazione finanziaria, alla quale non è scevra la manovra correttiva che il Governo ha varato recentemente.
L’altro elemento che suggerisce e impone questa scelta, e che non viene spesso preso in considerazione, è che vi è una sentenza della Corte di Giustizia europea che stabilisce che l’organizzazione di manifestazioni fieristiche costituisce libera espressione e quindi deve essere tolta alla gestione degli enti pubblici.
Sono dunque queste le tre motivazioni che sostengono la validità di questa proposta di legge.
Vorrei anche riprendere alcuni aspetti che ritengo validi – presi in considerazione anche da alcuni Consiglieri, soprattutto quelli che risiedono nel territorio di Ancona – e che sono esplicitati in maniera estesa nelle premesse della mozione del Consigliere Bugaro.
Credo che la Fiera della pesca di Ancona debba essere considerata un patrimonio non solo della città ma dell’intera regione, essa fa parte della cultura, della storia del nostro territorio, per cui sono convinto che si troveranno le modalità per valorizzarla adeguatamente. Vorrei però ricordare a tutti voi – ed anche questa penso sia un’opinione abbastanza diffusa – che oggi la promozione del made in Marche delle attività imprenditoriali dei nostri prodotti non è più legata alle mura, ovvero all’esistenza di strutture che per spazio sono delimitate – e questa è ormai una concezione condivisa –, ma probabilmente il vero elemento che mette in connessione tutti questi elementi è il legame tra il prodotto-evento e i territori.
Tra l’altro – anche per tranquillizzare i Consiglieri che lo hanno sollevato – la Giunta non ha mai adottato alcun provvedimento sugli spazi espositivi fieristici, anzi, come saprete, la Regione determinerà se e come entrare nell’eventuale costituzione di questa nuova società.
Però le motivazioni per le quali alcuni Consiglieri richiedono una pausa di ripensamento sono esattamente opposte, quando invece in questo momento c’è la necessità di accelerare l’iter di questa proposta di legge. Anche perché è necessario una volta per tutte uscire da questa situazione di empasse che non giova alla definizione di una proposta sufficientemente credibile e motivata intorno a questo problema.
Il Consigliere Bucciarelli auspicava che la Regione rimanga fuori da questa nuova società. Secondo me è un aspetto che va valutato. La Regione si è riservata di valutare se e con quali modalità partecipare a questa nuova società, è un dibattito aperto. Ma è proprio lo start up di una proposta di legge che ha il merito di aver posto all’attenzione uno degli argomenti probabilmente più importanti che in questo momento interessano la nostra comunità.
Sono d’accordo anche con quanto suggeriva il Consigliere Ricci.
Credo dunque che le ragioni per accelerare l’iter legislativo ci siano tutte, quindi su questo chiedo che la maggioranza si esprima.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Non essendoci più interventi pongo in votazione l’emendamento a firma Bugaro, Massi:
“Sostituire il dispositivo della mozione con il seguente: “Si impegna a sospendere, anche a seguito della recente posizione presa da Unioncamere, la procedura in esame in Commissione della proposta di legge n. 19/10 in materia fieristica, al fine di rivedere la strategia complessiva per il settore, condividendola e concertandola con le associazioni di categoria, gli enti locali interessati e i rappresentanti del personale dell’Ente fiera, prevedendo a tal fine un’ampia audizione dei soggetti di cui sopra.”.
(…) I Consiglieri Massi, D’Anna, Marinelli chiedono la votazione per appello nominale. Prego procedere.
Risultati della votazione.
Favorevoli: Acquaroli, Bucciarelli, Bugaro, Carloni, D’Anna, Foschi, Marangoni, Marinelli, Massi, Natali, Romagnoli, Silvetti, Zinni.
Contrari: Acacia, Badiali, Busilacchi, Camela, Canzian Cardogna, Comi, Eusebi, Giancarli, Giannini, Giorgi, Latini, Malasppina, Marconi, Mezzolani, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Pieroni, Ricci, Sciapichetti, Solazzi, Traversini.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Passiamo ora alla votazione della mozione n. 29. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. L’emendamento presentato dai Consiglieri Bugaro e Massi riguardo al riaprire la discussione ecc., è stato accolto indipendentemente anche dalla maggioranza.
Mi astengo dall’approvazione della mozione perché rimanda a un intervento positivo della società Quadrilatero riguardo alla realizzazione delle eventuali sedi. Quando invece la Quadrilatero è proprio quella che nelle sedi vocate, come quella dell’aeroporto, destinate dai piani regolatori a questo, di fatto ha tolto ai piani regolatori questa potestà e impedisce con i costi proibitivi di affitto di quelle aree che questa fiera possa essere sostenuta dalla Regione e dagli imprenditori.
E’ per questo che avevo chiesto che si recedesse dalla PAV di Falconara e Chiaravalle, al fine cioè di poter realizzare con strumenti urbanistici normali la fiera a costi quasi nulli per la comunità regionale.
Quindi mi astengo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Semplicemente per dire che ritiro la mozione perché era stata presentata ex ante rispetto al disegno di legge n. 19, correva il mese di maggio scorso. E ora non è stato approvato l’emendamento che invece attualizzava il testo che così come presentato nel mese maggio non era più attuale. Nel frattempo, infatti, mentre le premesse della mozione sono ancora valide, il dispositivo è superato dagli eventi che sono accaduti e che invece venivano recepiti nell’emendamento.
Pertanto non essendo più attuale l’efficacia di una sua eventuale approvazione la ritengo superata con le motivazioni che ho appena illustrato e che poc’anzi abbiamo portato in quest’Aula.

PRESIDENTE. Bene, però prendo atto che dalle ore 9,00 di stamattina fino alle ore 13,00 non abbiamo approvato nemmeno una mozione.


Mozione n. 8
del Consigliere D’Anna
“Erosione marina”

Mozione n. 26
del Consigliere Acquaroli
“Erosione del litorale maceratese”

Mozione n. 38
dei Consiglieri Marinelli, Acquaroli
“Mareggiata del 21 giugno 2010”

(abbinate)
(segue discussione e votazione risoluzione)
(inizio discussione seduta n. 15 del 14 Settembre 2010)

PRESIDENTE. Nell’attesa di dare la parola all’Assessore Mezzolani sul caso del CUP passiamo alla votazione della risoluzione delle mozioni n. 8 del Consigliere D’Anna, n. 26 del Consigliere Acquaroli, n. 38 dei Consiglieri Marinelli, Acquaroli, abbinate, che avevamo discusso nella seduta scorsa.
Do lettura della proposta di risoluzione a firma D’Anna, Perazzoli, Acquaroli, Marinelli:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Preso atto della continue e forti mareggiate che producono erosione a danno e pericolo di alcuni centri abitati e dell’attività turistico-balneare;
Considerato che la Regione Marche ha approvato nel 2005 il Piano integrato della costa;
Impegna la Giunta regionale:
1) a fare tutti gli sforzi per mantenere possibilmente incrementare, i livelli di finanziamenti degli anni passati, nonostante i tagli apportati dal Governo nazionale;
2) a dare attuazione del Piano integrato della costa ricercando finanziamenti nazionali, in particolare per la tutela dei centri abitati, ed europei;
3) a relazionare, entro la fine di ottobre, a questa Assemblea sull’attuazione del Piano approvato nel 2005 per valutare eventuali correttivi nella definizione delle priorità e definire le linee di un programma di investimenti per i prossimi anni.”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Rispetto alla discussione avvenuta in Aula nella scorsa seduta ritengo questo documento insufficiente.
Occorre una riflessione anche a fronte dei tagli e della necessità di fare una programmazione complessiva di tutto il problema della difesa della costa, partendo da un’analisi della situazione attuale del nostro territorio.
Era infatti emerso che non si può più fronteggiare con interventi puntuali tutte le problematiche con una logica emergenziale, ma che sarebbe necessaria una rilettura e una ridefinizione di una politica regionale che vada nella direzione delle strategie più moderne. Strategie che prevedano, ad esempio, anziché la costruzione di difese, l’arretramento di alcuni manufatti che hanno causato e continuano a causare l’erosione, oppure in alcune situazioni magari è possibile arretrare gli stabilimenti balneari ecc..
Quindi sarebbe importante andare ad un finanziamento strategico che preveda politiche di lungo periodo. Ormai non ci sono più risorse per una politica come quella portata avanti fino adesso. Ricordo che la difesa della costa porta via 10 milioni di euro ogni anno solo per la costruzione di nuove scogliere o per i ripascimenti, però senza fronteggiare neanche una percentuale minima delle emergenze e senza interviene in maniera strutturale e definitiva rispetto ai problemi.
La volta scorsa ho condiviso l’intervento del Consigliere Trenta che parlava di un piano urbanistico di difesa della costa che individui le necessità di arretramento o di demolizione di alcune situazioni che di fatto sono consolidate.
E’ quindi necessario, secondo me, un atto di programmazione iniziale e di rilettura complessiva.
Pertanto non posso votare una risoluzione di questo genere che continua a dire di finanziare puntualmente dove ci sono i danni dietro le richieste degli operatori.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Intervengo per dichiarare il mio voto contrario a questa risoluzione, in particolare perché il punto n. 1 non solo non risolve i problemi che sono stati sollevati e discussi in quest’Aula, ma anche perché è una palese manifestazione di voler ripetere due tipi di comportamenti. Il primo è quello di voler adottare provvedimenti finalizzati a chi ha un potere elettorale, quindi è un cedimento populistico, è diseducativo anche rispetto a certe categorie di operatori che pure vanno rispettati. Il secondo è un ripetere gli errori fatti nel passato, ossia si pretende di risolvere problemi legati al territorio, all’ambiente e quindi alla natura – quella che tanti chiamano la madre terra –, prendendo in esame un solo ed ultimo aspetto.
Ma non si risolvono i problemi della costa se non si risolvono i problemi della montagna, se non si risolvono i problemi della regimazione delle acque, della cura dei fiumi che devono portare la sabbia. Altrimenti si spenderanno continuamente soltanto i soldi.
Per cui io in tutta coscienza, anche se può sembrare impopolare, non me la sento di invitare il Governo regionale a buttar via soldi come appunto sta avvenendo da diversi anni. Spendere 10 milioni di euro all’anno è una vergogna non solo rispetto ad una politica seria di lungo termine che può essere fatta sul territorio, ma rispetto anche ad altre esigenze che riguardano altre fette di cittadini che sono ben più bisognosi di coloro che lavorano tre mesi all’anno e ne vivono ovviamente dodici.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Questa risoluzione così come formulata in questo momento non può ricevere il mio assenso. La trovo un po’ troppo frettolosa rispetto alle problematiche che comunque nell’ultima seduta sollevavano le tre mozioni con l’impegno di una risoluzione unitaria..
Secondo me, vista l’importanza della questione per la nostra comunità, occorrerebbe creare un minimo di scenario dove collocare le nostre riflessioni.
Quindi il contributo che posso dare va in questo senso.
L’erosione della costa, in questo caso della nostra regione, al di là di una sua fisiologica dinamica naturale, è stata ed è provocata dalle attività umane.
Le infrastrutture, gli insediamenti industriali e urbani poi, lo sviluppo delle attività economiche legate al turismo e alla fruizione delle spiagge e la conseguente necessità della loro difesa nel tempo, hanno creato la situazione che oggi tutti lamentano.
In certi casi è come quando ci si lamenta dei danni provocati dalla esondazione di fiumi dopo che si è costruito nei loro alvei oppure delle case sotto le frane quando si è costruito in territori compromessi. Quindi scelte di sviluppo per anni non supportate, più o meno colpevolmente, a secondo se le scelte sono state antiche o più recenti, dalle necessarie conoscenze scientifiche e tecniche di previsione di lungo periodo e comunque scelte connotate, sempre più colpevolmente se riferite all’attualità, dall’assenza di un qualsivoglia concetto di bene comune.
Il fenomeno dell’erosione costiera è iniziato da tempo ed è collassato nel momento in cui le opere infrastrutturali presenti sulla spiaggia emersa sono state minacciate dalle mareggiate.
Inutile dire che ci sono state delle tecniche di intervento, come quello delle scogliere, che a se stanti hanno soltanto provocato un aumento di quel fenomeno. E questo è documentato da studi commissionati dalla Regione, soprattutto all’Aquater diversi anni fa.
Queste opere di difesa sono state realizzate nel corso degli anni senza coordinamento da più soggetti, dallo Stato, dalla Regione, dai Comuni e qualche volta dai privati, e oggi, e non da oggi, facciamo i conti con tutto questo.
Ma in questo conto a me preme dire che dobbiamo mettere anche la perdita di spiagge, compromesso paesaggi e biodiversità. Abbiamo incentivato delle attività economiche “mordi e fuggi” che se giustificate in passato oggi ci impongono invece un altro punto di vista.
Mi preme ricordare che nel corso degli anni tante sono state le voci, comprese quelle dei Verdi, che hanno sollevato questo tipo di problematica e hanno messo in guardia rispetto a ciò che poteva avvenire, ma queste voci non sono state ascoltate.
Inoltre mi preme ricordare, a quei colleghi che chiedono l’avvio di una programmazione in materia, è il fatto che già fin dal 2005 la Regione Marche, tra le prime regioni costiere in Italia, si è dotata di un Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere, il quale individua soluzioni puntuali lungo tutti i chilometri della nostra costa e che ha lo scopo principale di rendere compatibile il sistema antropico esistente e contemporaneamente vuole ridurre l’impatto del “costruito” sull’ambiente fisico-ambientale della costa.
Quel Piano è stato stimato intorno a 165 milioni di euro nel 2005 occorrenti per gli investimenti necessari per mettere mano a questa problematica.
Considerato che i sistemi fino ad allora adottati, ossia le scogliere, avevano avuto un effetto moltiplicatore dell’erosione, il Piano prevede che nei siti che presentano caratteristiche idonee, si realizzino anche opere di difesa costiere morbide quali, appunto, il ripascimento protetto – per protetto si intende un uso combinato del ripascimento con scogliere di protezione –.
Questa tecnica, ove applicata – nei giorni scorsi ho visitato questi luoghi –, ha prodotto degli ottimi risultati.
Sono comunque convinto che il fenomeno dell’erosione dei litorali deve essere affrontato con la consapevolezza – su questo dovremmo tutti fare mente locale – che nessun intervento, sia esso scogliera frangiflutto, pennelli o ripascimento è ormai risolutivo, ma in analogia con altri eventi naturali va individuata una strategia per ridurre l’impatto.
È indispensabile prendere coscienza che gli squilibri sono difficilmente recuperabili, con essi si può e si deve convivere garantendo le attività economiche e nello stesso tempo la qualità ambientale.
E allora è necessario un approccio metodologico che non può più tralasciare l’argomento della manutenzione ordinaria e straordinaria. Una scogliera non si mette lì per sempre, ha bisogno della sua manutenzione, e così è anche per il ripascimento e altre opere.
Bisogna anche ricordare che la precedente Giunta, di cui ne abbiamo portato le responsabilità, si è attivata per individuare risorse finanziarie al di là dell’ordinario. E qui non può sfuggire che quando le competenze della difesa della costa con la legge Bassanini passarono alla Regione, non vi furono risorse finanziarie trasferite alle Regioni, ma erano comunque state attivate altre procedure. MI riferisco, ad esempio, al Protocollo d’intesa che nell’ultima legislatura venne stipulato tra Regione e Ministero dell’Ambiente, che è pari a un valore di circa 33,5 milioni di euro. Allo stato attuale risulta che il Ministero ha cofinanziato soltanto parzialmente quel Protocollo d’intesa.
Sempre nella scorsa legislatura la difesa della costa venne inserita nel Piano straordinario delle aree a rischio idrogeologico e furono concordati i trasferimenti di 7 milioni di euro, però questi impegni concordati non sono stati rispettati.
Quindi visto che abbiamo un Piano che è riconosciuto valido perché non lo realizziamo? La risposta è semplice, non ci sono le risorse, è questo il vero problema. Perché comunque i problemi sappiamo quali sono ed il Piano dice come intervenire puntualmente lungo tutta la costa.
Allora cosa fare? Secondo me è proprio questo che la mozione dovrebbe indicare, ossia dove ricercare i finanziamenti e come.
Chiaramente non ho la ricetta pronta, ma in ogni caso occorre far sì che il Ministero onori intanto quegli impegni che si è preso negli anni passati.
In secondo luogo vedere come coinvolgere le associazioni di coloro che hanno benefici economici, dal momento che il loro reddito deriva dall’uso di un territorio che per definizione è pubblico, sia quelli che stanno a fronte che quelli che godono di questi risultati stando dietro la linea di costa.
Va inoltre verificata la possibilità di integrazioni dei capitoli di bilancio regionali specifici della Difesa della Costa con quelli dell’assessorato al Turismo, poiché la riduzione dell’erosione e il mantenimento delle caratteristiche ambientali del nostro litorale è un valore aggiunto del sistema turistico-ricettivo.
Vado ora ad alcune considerazioni e ad alcune proposte.
Ritengo che la mozione debba contenere alcuni punti:
1. che gli interventi di difesa e uso corretto del litorale debbono far riferimento al vigente Piano di gestione integrata delle aree Costiere. Abbiamo uno strumento a cui riferire le scelte che si vogliono fare, sia di nuovo sia di come correggere errori del passato;
2. che gli interventi di salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente costiero sia considerato parte integrante del sistema turistico-ricettivo della Regione Marche;
3. che vengano mantenuti gli impegni presi dal Ministero dell’ambiente con i precedenti accordi;
4. vedere non soltanto la possibilità di reperire risorse finanziarie presso l’UE, ma potremo ricorrere, analogamente ad altri interventi fatti da questa Regione, alla BEI (Banca europea degli investimenti) per un grande progetto di sistemazione delle nostre coste, che poi potrebbe essere anche un’esperienza che potremo riproporre per la problematica più generale della difesa del suolo della nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Trovo condivisibile questo impegno per la Giunta regionale, ma resta sempre un po’ superficiale e poco articolato. Come ha ricordato il Consigliere Binci, siamo molto lontani – parlo all’Assessore che non c’è –.
Perché quando parlo di un piano urbanistico della costa mi riferisco a un qualcosa di complesso ed estremamente puntuale. Ma soprattutto deve essere un piano integrato, interattivo e con dotazione di fondi strutturali.
Quindi non si può impegnare la Giunta perché credo che in un momento particolare come questo abbia veramente delle cose importanti e pregnanti, che dare il via libera a 10 milioni di euro, che però con una nascosta critica – ma è talmente palese che nascosta non è – adduce ai tagli apportati dal Governo nazionale. Comunque se il Governo apporta dei tagli – non me ne vogliano i colleghi Consiglieri – non me la sento di impegnare la Giunta a rinunciare a risorse importanti come 10 milioni di euro. Perché sembra quasi che ci sia un elenco di persone beneficiare in attesa di un sostegno, per carità, utile all’attività del momento, ma non certo risolutivo dell’aspetto vero, importante che riguarda tutto il piano urbanistico costiero.
Siccome le strutture regionali ci sono, quindi possono approfondire bene questa indicazione. Un piano integrato interattivo e con dotazione di fondi strutturali parte da una fotografia, ovvero quella dell’attualità, però non può non tener conto di interessi convergenti sull’argomento, che riguardano anche l’ANAS, quindi le infrastrutture viarie, le ferrovie e l’intervento del privato.
Così facendo potrà essere quindi un intervento organico, robusto e di lunga previsione, se invece adottassimo un provvedimento tanto per dire che un aiuto c’è, mi sembra quasi di contribuire ad andare ad ingrassare una clientela. Un simile intervento, con il nuovo concetto di fare politica e con la mondializzazione degli aspetti della finanza a sostegno dei Governi, e quindi con la globalizzazione, ritengo sia obsoleto e comunque un palliativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Sicuramente questo è un argomento che tiene banco ormai da diversi anni, infatti anche nella scorsa legislatura ci sono stati una serie di interventi, di interrogazioni, mozioni, di riunioni e anche una serie di impegni presi da parte di chi c’era prima dell’attuale Assessore competente – tra l’altro oggi l’Assessore Donati non è nemmeno presente –.
Però se oggi ancora ne parliamo evidentemente è perché non c’è stata la capacità e la possibilità di intervenire in modo serio in un aspetto direi drammatico per una delle nostre attività principali, cioè il turismo. Questo è sicuramente grave.
Il fatto che a inizio legislatura ci siano ben tre mozioni che riguardano lo stesso argomento e che vengono da realtà diverse del nostro territorio rende chiaro a tutti che non è una problematica che riguarda solo una parte della nostra regione bensì la regione nel suo complesso.
Queste mozioni ritengo vogliano innanzitutto che si interrompa questo tipo di atteggiamento nei confronti della problematica, come peraltro emerso anche dai vari interventi che si sono susseguiti.
Nella scorsa seduta avevo suggerito – infatti in parte condivido anche quello che ha detto il Consigliere Binci – che sarebbe opportuno fare un programma pluriennale di interventi concatenati fra di loro affinché nell’arco di 5, 10, 15 o 20 anni questo problema possa essere risolto non dico completamente ma comunque possa limitarne i danni il più possibile.
E questo può essere fattibile attraverso un finanziamento da suddividere magari nel corso degli anni. Noi ogni anno investiamo – o secondo alcuni sprechiamo – delle cifre consistenti, perché allora non le utilizziamo per pagare un finanziamento a più lunga scadenza?
Nell’ultima seduta queste tre mozioni, su richiesta del Capogruppo del Partito Democratico, sono state sospese per fare una risoluzione. Però sarebbe stato molto interessante se questo atto si fosse costruito insieme ad altri, ma così non credo sia avvenuto. Qui si attende la seduta assembleare successiva per fare appunto una risoluzione però poi proprio chi aveva emerso i dubbi – è stata proprio una richiesta della maggioranza – non ha partecipato a fare un documento che appunto cercasse di inserire alcune idee che io potevo anche condividere. Tutto questo mi sembra molto strano.
Ovvero, noi abbiamo presentato delle mozioni che potevamo benissimo votare, ma ci siamo resi disponibili a fare assieme una risoluzione, però poi arriviamo qua e ci rendiamo conto che non c’è stata una partecipazione da parte dei gruppi di maggioranza affinché alcune situazioni emerse qui stamattina, seppur condivisibili, venissero inserite.
Per cui se vogliamo ancora una volta vedere se è possibile inserire alcuni aspetti, bene, altrimenti ci prendiamo le nostre mozioni e le votiamo. Tra l’altro avevamo accettato anche il discorso del Governo nazionale in un certo modo, che per chi milita nel centro-destra poteva anche essere una forzatura, ma la cosa grave è che abbiamo perso del tempo nel presentare le mozioni, abbiamo perso del tempo a discuterle, senza poi neppure riuscire a trovare una sintesi su una risoluzione. Figuriamoci su un provvedimento!
Per quanto mi riguarda, ripeto, sono disponibile ad inserire alcuni suggerimenti che sono venuti qua, altrimenti ritiro la mia firma, ognuno si vota la sua mozione, e arrivederci e grazie! Però visto che era proprio una richiesta esplicita da parte del partito di maggioranza di fare una sintesi, se poi non è venuta fuori evidentemente neppure tra di voi condividete questa risoluzione.
Quindi a questo punto vorrei sapere, magari dal Consigliere Ricci che l’altra aveva fatto questa proposta, se c’è disponibilità ad inserire alcune di quelle cose emerse questa mattina, affinché si possa davvero votare un documento comune. Però ripeto, se questo non è possibile ritiro la mia firma e vado avanti con la mia mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Il problema dell’erosione è serio e drammatico, quindi è giusto che venga trattato anche con una certa urgenza, però ritengo anche importante – e questo documento non mi soddisfa – che venga inserito in un ragionamento più ampio dell’assetto del territorio della Regione Marche. Innanzitutto perché c’è un collegamento tecnico e vero tra la costa e quello che succede nell’entroterra, perché l’erosione riguarda anche l’attività dei fiumi. Inoltre c’è un aspetto economico. Va bene che si chieda un impegno per quanto riguarda il problema dell’erosione, però al contempo non si può dimenticare che esiste nell’entroterra un grandissimo problema di dissesto idrogeologico. Ci sono comuni dell’entroterra che hanno decine e decine di frane, che poi comportano anche un problema più importante riguardo alla costa, e che quindi secondo me va visto nello stesso contesto. Non si può chiedere un impegno da una parte senza parlare dell’altro. Non si può parlare dell’erosione delle coste senza mettere dentro l’argomento del dissesto idrogeologico.
Certamente non è lavoro perso l’aver sottoposto il problema delle coste, ma personalmente non mi sento di approvare questo documento se non integrato in un ragionamento di questo tipo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. Oggi non sarei voluto intervenire perché pensavo che questa risoluzione l’avremmo approvata in pochi minuti. Peraltro qui prima si dicono delle cose e poi magari anche nello stesso intervento si contraddicono.
Nell’ultima seduta siamo partiti da tre mozioni che affrontavano un problema specifico, le mareggiate dell’estate che hanno provocato danni in alcuni centri abitati e in alcune coste. Siamo partiti da questo, non dal mondo! Con la preoccupazione che ne bilancio non ci fossero risorse per gli interventi previsti.
Se uno va a ricostruire l’andamento della costa italiana, in particolare quella delle Marche, noterà che il fenomeno dell’avanzamento o dell’arretramento della linea costiera non è solo di questi ultimi decenni, è un fenomeno che nel corso dei secoli è sempre in mutamento.
Ricordo che a San Benedetto nel 1970 una mareggiata devastante – il Consigliere Natali, che già veniva al mare a San Benedetto, probabilmente se la ricorderà – fece sparire completamente lunghi tratti di spiaggia, fu addirittura interrotto il lungomare; oggi dal lungomare fino alla fine della spiaggia ci sono in alcuni tratti più di 100 metri.
Abbiamo parlato anche del valore economico di un’attività come quella turistica, che diciamo sempre essere uno dei motori per lo sviluppo marchigiano, quindi il turismo balneare è uno degli interventi più importanti.
Certamente, come dice giustamente Traversini, la causa è anche perché non c’è stata la difesa del suolo e quindi l’apporto di materiale verso il mare è fortemente ridotto, ma non è che possiamo anteporre questo a interventi urgenti.
Inoltre si è parlato del Piano integrato della costa. Ma lo conosciamo il Piano integrato della costa?! In alcuni interventi ho sentito dire che è come se questo Piano non ci fosse. Inoltre si dice che prevede interventi puntuali e poi si contesta che sulla base di questo Piano vengono fatti interventi! E gli interventi fatti in relazione a questo Piano sono tutti dal 2005, sia dove c’erano da fare le scogliere sia dove c’erano da fare i ripascimenti.
Peraltro, per inciso, se andiamo a sentire alcune categorie di soggetti bisognerebbe fare solo scogliere, per alcuni tecnici o alcune aree politiche, in base alle loro sensibilità, bisognerebbe fare solo ripascimenti.
Il Piano comunque è molto articolato. Per esempio a Grottammare è stato fatto un ripascimento che inizialmente ha suscitato grandissime polemiche, invece oggi si è preso atto che finora ha dimostrato di funzionare. E’ chiaro che occorrono ancora interventi con diversi gradi di protezione.
Qualcuno ha parlato di 10 milioni di euro poi è stato ripreso. Magari! Perché ogni anno siamo ad una media meno della metà. Per la difesa della costa sarebbe già un successo se riuscissimo a portare a casa 3-4 milioni di euro.
Un altro discorso è riguardo i centri abitati, che non rientrano nel Piano integrato della costa ma riguarda la protezione del suolo.
Pertanto il discorso sia pure incompleto ha comunque una sua urgenza, sarebbe allora un segnale ben preciso di poca attenzione se questa Assemblea legislativa non approvasse un indirizzo politico da dare alla Giunta orientato al mantenimento delle risorse.
Tanto è vero che all’ultimo punto della risoluzione abbiamo messo, sempre richiamando il piano integrato della costa, che entro la fine di ottobre occorre fare su una discussione generale sull’andamento dell’applicazione appunto di questo piano – ci sono anche molti Consiglieri nuovi che magari non l’hanno seguito –, affinché tutta l’Aula possa avere informazioni su cosa è stato fatto in questi cinque anni. Lì sono previsti dei criteri per stabilire le priorità di ogni anno. Sono criteri precisi in relazione alla valenza turistica, alla compartecipazione, ecc. Certo, possiamo anche valutare di cambiarli, però comunque entro ottobre, sulla base di questa relazione complessiva dobbiamo fare un discorso più generale.
Ripeto, ora dobbiamo dare un segnale chiaro alla Giunta sul fatto che vogliamo che i soldi di competenza della Regione vengano mantenuti, poi, certo, bisognerà muoversi anche a livello nazionale ed europeo per integrarli, altrimenti finiremo tra trent’anni!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Sono un po’ perplesso su questa risoluzione, nel senso che è apprezzabile nelle intenzioni, ma è deludente nei contenuti. In pratica non dice nulla se non confermare i finanziamenti attuali che, come abbiamo sentito, sono alquanto limitati, con l’auspicio che aumentino, ma sarà dura.
Il problema è cosa faremo, come utilizzeremo questi soldi, ecco, è proprio su questo che c’è il vuoto.
I ripascimenti servono o non servono? Boh! La discussione è articolata, lo abbiamo appena detto. Le scogliere servono o non servono? Boh!
Vorrei allora maggior chiarezza e maggior determinazione ed ovviamente maggiori risorse economiche. Auspico che ad ottobre, come indicato da questa risoluzione, su questo tema si capisca un po’ di più.
Ma certamente nessuno di noi farà una bella figura ad andare nelle nostre zone costiere dagli operatori turistici e balneari a dire: “abbiamo approvato questa risoluzione”, perché è un atto che non dice nulla. Per il momento mi sembra solo che stiamo soprassedendo senza decidere nulla.
Per cui non sono entusiasta, non so ancora come voterò, ora valuto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Brevemente, Presidente, perché condivido la necessità di giungere al voto.
Ma voglio intervenire perché intanto mi sento in dovere di ringraziare non soltanto i colleghi che hanno posto questo serio problema rispetto allo stato di salute della costa adriatica, ma particolarmente anche il collega Traversini. Credo infatti sia importante sottolineare qui in Assemblea legislativa delle Marche la necessità della più grande opera pubblica da realizzare, ovvero quella della manutenzione del territorio, compresa ovviamente la costa.
Nel momento in cui andiamo al voto, al di là dell’integrazione, se la scriviamo o meno, l’importante è che si abbia la consapevolezza che non ci può essere una sistemazione durativa della nostra costa e delle nostre spiagge se non pensiamo, al di là delle soluzioni artificiali che qui vengono proposte – il Consigliere Perazzoli ricordava sia il ripascimento sia la scogliera – al ripascimento naturale. E riusciremo ad arrivare al ripascimento naturale soltanto se non perderemo di vista l’insieme del territorio, partendo dai nostri boschi. L’assenza di rotazione delle colture, l’uso eccessivo della chimica ha portato a una riduzione notevole dei tempi di corrivazione. In pochissimo tempo dai nostri crinali l’acqua giunge al fiume. Questa riduzione dei tempi di corrivazione di fatto favorisce il terriccio, di fatto i nostri corsi d’acqua, in assenza appunto della cura dei boschi e della cura di quel reticolo idrografico minore, non svolgono più quella funzione di ripascimento naturale.
Quindi dobbiamo tenere sempre insieme il bosco – abbiamo tra l’altro la fortuna di avere con noi il Consigliere Cardogna anche nella sua veste di presidente di un’importante struttura che cura la manutenzione dei boschi –, le nostre colline, il nostro mare. E’ con questa visione che potremo dare veramente una risposta ai bisogni del nostro territorio e della nostra costa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Francamente non sono riuscito a capire se la proposta fatta dal Capogruppo del Partito Democratico Consigliere Ricci sia stata recepita o meno. Mi sembra infatti che i suoi colleghi di partito abbiano espresso o non espresso un giudizio positivo su questa mozione. Ripeto, abbiamo presentato le mozioni l’altra volta, c’era l’impegno di fare insieme un discorso, oggi ne vengono fuori altri cento, in questo modo ricominciamo tutto da capo.
Allora c’è o non c’è la disponibilità? Capisco che questa cosa è incompleta, allora io a quello che ha detto il collega Giancarli aggiungerei che per tanti anni sono state autorizzate cave lungo i fiumi che li hanno completamente spogliati. Visto che la maggior parte degli amministratori della nostra regione sono stati per tanti anni del centro-sinistra, guardiamoci negli occhi e facciamo un mea culpa. Qui siamo partiti dal bosco, ma ci siamo dimenticati che abbiamo ripulito tutti i fiumi, se ad esempio andate a vedere il Metauro o altri fiumi c’è rimasta solo l’argilla, negli anni c’è chi ha portato via tutto e di più.
Se vogliamo fare un discorso più complessivo facciamo pure una seduta monotematica sull’erosione marina, magari partendo dalle nostre montagne fino ad arrivare al mare, ed anch’io non sono soddisfatto al 100% di quello che è venuto fuori, però dobbiamo comunque prendere atto della problematica.
Certo, sarebbe più opportuno fare un progetto a lunga scadenza, come diceva il collega Binci, ma noi dell’opposizione siamo qui a dirvi che se da parte vostra c’è la disponibilità a risolvere questo problema siamo anche disponibilissimi ad accettare una vostra proposta di legge che finalizzi nei prossimi anni una serie di interventi che vadano a risolvere questo problema che complessivamente è sentito da tutti, metteteci i soldi e sicuramente la voteremo.
Però aspettare dieci giorni e poi trovare che chi doveva contribuire a fare una risoluzione unitaria vuol fare invece il suo distinguo, a questo punto, se appunto è così, per quanto mi riguarda ritiro la mia firma da questo documento e chiedo di votare la mia mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Mantengo l’impegno di votare questa risoluzione perché per trovare una sintesi ci hanno lavorato i Capigruppo e i Consiglieri delle due parti
La sintesi è che il fenomeno dell’erosione è complesso, ha a che fare anche con il trasporto solido che viene dalle aree interne e c’è il dissesto idrogeologico, quindi dovremo fare una cosa molto più articolata, ma la mozione era specifica e mirata. Abbiamo inseguito la questione per lunghi mesi anche nella scorsa legislatura, mettendo risorse volta per volta. Chiediamo alla Giunta di avere un occhio di riguardo per il fenomeno dell’erosione che c’è ed è in atto. Poi è una discussione che sta un po’ sullo sfondo, ma è pure importante perché ha a che fare con il sistema economico, ecc.
Presidente, si ricorda anche lei sullo sfondo che cosa c’era qualche mese fa! L’erosione e i cinghiali. Allora adesso almeno diamo un’indicazione precisa sul tema dell’erosione, poi il resto lo vedremo con altre mozioni.
Al di là delle differenziazioni fatte da alcuni Consiglieri, che ci stanno, perché poi chi vive le aree interne magari ha un’altra emergenza che quindi dobbiamo cogliere fino in fondo.
Personalmente voterò questa risoluzione, credo che la maggior parte del mio Gruppo la voterà, qualche distinguo c’è, ma, insomma, invito il Consigliere D’Anna a non ritirare la sua firma.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione. Però ora, se ho ben capito, il Consigliere D’Anna ha inteso ritirare la sua firma dalla risoluzione. (…) Bene, allora la cancelliamo dall’originale. Per cui a questo punto passiamo alla votazione della mozione n. 8.

Mozione n. 8 del Consigliere D’Anna. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Risoluzione a firma Perazzoli, Acquaroli, Marinelli. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Comunicazioni dell’Assessore Mezzolani in merito al CUP

PRESIDENTE. Do ora la parola all’Assessore Mezzolani che, così come concordato, farà alcune comunicazioni all’Assemblea sul tema del CUP dopodiché nella prossima seduta si potrà fare il dibattito.

Almerino MEZZOLANI. Prima di entrare nella discussione sul CUP mi preme rispondere al Consigliere Natali che aveva sollevato la questione del Piceno in relazione alle enunciazioni fatte dai giornali sul direttore generale.
Io su questo posso solo dire la verità che conosco. Ieri sera abbiamo parlato con il direttore e stando al suo detto non c’era nessuna nomina; ed era una delle tante domande presenti in quella realtà. Quindi se oggi le cose stanno così abbiamo a che fare con qualcuno che ieri ha detto una bugia. Chiaro! Poi le persone si misurano tra quello che passa tra il dire e il fare.
Questo è per dire che non sarà certamente questo a sottolineare un atteggiamento che viene da parte della Regione in generale, e della sanità in particolare, su un territorio che è fortemente preso in considerazione dentro il Piano sanitario uscente e dentro quello entrante, in cui ci sono le risposte agli interrogativi che vengono da quel territorio, alle sollecitazioni che vengono dai Consiglieri di quel territorio, sollecitate, peraltro, se non ricordo male, anche da un’interrogazione estiva che aveva fatto il Consigliere Trenta.
Quindi quelle cose ci sono.
Certo, dispiace, ma io non posso sicuramente entrare dentro le dinamiche e le scelte personali dei miei direttori, me ne guardo bene, faccio le considerazioni alla luce di quello che leggo e di quello che mi è stato detto e ovviamente faccio la tara. E qui chiudo la parentesi.
Per quanto riguarda il dibattito ho già detto questa mattina in sede di Capigruppo che non può che essere limitato. E non perché non si volesse fare la discussione adesso, ho solo detto: “fatemi raccogliere tutti gli elementi”, avremo riunioni tecniche oggi pomeriggio, l’incontro con le parti sindacali, con il tribunale del malato. Sicché non c’è minimamente l’intenzione di sottrarsi né al dibattito né al confronto. Ma quella richiesta veniva da me proprio per la necessità opposta, quella di dare tutte le maggiori conoscenze, affinché poi dal dibattito ciascuno di noi potrà trarre le proprie conclusioni, ma al tempo stesso avere gli elementi fondamentali con cui compiere quello che poi ognuno è chiamato a fare, ovvero rispondere da parti diverse agli interrogativi dei cittadini.
Vado alle questioni del CUP. Credo che dobbiamo partire da alcune considerazioni di carattere generale, perché se non collochiamo nella giusta dimensione ciò che si sta facendo attraverso un CUP unico, che torno a ripetere è l’unico CUP unico in Italia, perdiamo la dimensione del problema. E’ del tutto evidente che è uno dei pilastri fondamentali di quelle riforme forti, robuste, che vanno a toccare i nervi sensibili del nostro sistema, e che ovviamente è anche difficile da farsi. Qualche volta è forse meglio anche tirarsi indietro, ma questa non è la scelta che ha fatto l’Amministrazione regionale.
Se non lo collochiamo in questo non comprenderemo bene neppure tutte le difficoltà
Io non voglio sottrarmi alle criticità, che pur ci sono e che dipendono anche da noi, da come abbiamo magari affrontato il percorso, però, attenzione, lo dico come Istituzione, non possiamo sottrarci alle riforme, che tutti sappiamo bene essere l’unico modo per far sì che le Marche rimangano nel nucleo ristretto di quelle regioni che possono vantare la miglior sanità italiana. E non lo diciamo noi, perché giovedì c’è stato un incontro tra il Ministro Tremonti, il Ministro Calderoli e i Presidenti di tutte le Regioni dove si è fatto un ragionamento sui costi standard da applicare al federalismo in corso, e per la sanità tra le quattro regioni prese a riferimento ci sono le Marche. Qualche anno fa non eravamo così.
E’ chiaro allora che se vogliamo rimanere lì dentro dobbiamo fare riforme robuste alle quali nessuno di noi si può sottrarre. Posso capire le diversità di opinioni, le rispetto, ma so bene – e questo è l’impegno che ci siamo assunti – che se vogliamo mantenere le Marche lì dentro, poi il CUP unico, le questioni Marche nord e Marche sud, stanno qui dentro, quindi o le facciamo oppure regrediamo. Il Governo regionale questo ce l’ha chiaro! E’ da qui che nasce la questione principale. Ed è evidente che riforme forti e robuste si scontrano anche con il tratto originale dell’innovazione, e ovviamente il CUP è uno di questi.
Ed aggiungo anche che dietro la polemica politica non c’è solo la questione CUP, questo è solo lo starter, il punto vero, è chiaro ed ovvio, è che c’è un tentativo non di far saltare il CUP, ma di far fallire la riforma sanitaria che abbiamo messo in atto e che comunque intendiamo portare avanti. Questa è la sfida! (…) Io non ho parlato di sabotaggio, ho detto che si vuole fare una battaglia contro.

Giacomo BUGARO. Chi è che la fa?!

Almerino MEZZOLANI. Chi ha interesse a che non si faccia.

PRESIDENTE. Scusate, ma il dibattito lo faremo appassionato la prossima volta.

Almerino MEZZOLANI. Certo, faremo il dibattito la prossima volta.
Perché ho fatto questo ragionamento? Perché è chiaro che questo progetto sconta una difficoltà iniziale. E’ sotto gli occhi di tutti. Poi può darsi che le criticità siano superiori a quelle che avevamo previsto, può darsi che alcune ci siano sfuggite, anzi, sicuramente, tuttavia credo che la dimensione di quello che stiamo facendo non possa sfuggire a nessuno.
Perché? Noi eravamo partiti con l’idea della sperimentazione su area vasta affidata al San Salvatore e lo avevamo fatto in virtù di una considerazione, perché lì in parallelo avevamo sperimentato un software che metteva in collegamento e apriva le agende delle quattro aziende, le tre territoriali e l’azienda San Salvatore. E i risultati erano venuti fuori, considerato che su sei specialità avevamo ridotto le liste di attesa mediamente del 30% e su alcune di queste del 50%. Quindi da lì siamo partiti, lì abbiamo affidato la gara – sulla quale leggo le cose di questi giorni, è legittimo entrare, ci sarà chi risponderà per questo, per verificare ci sono le sedi opportune, ma non è questo il punto –. Quindi, dicevo, eravamo partiti da lì con l’idea poi di allargare per area vasta.
Dopodiché riunioni tecniche, problemi amministrativi, ci hanno indotto – giusto o sbagliato che sia – a partire con il CUP unico regionale. Questo cosa significa? Significa che se fossimo partiti nell’altro verso probabilmente i problemi che abbiamo oggi sarebbero stati diluiti nel tempo, qui invece si è scelta la strada di affrontarli d’impatto, naturalmente con tutte le difficoltà che oggi abbiamo.
Le criticità sono legate alla connessione di più elementi. Se ad esempio fossimo partiti magari uno o due mesi prima ossia in estate quando c’era un afflusso minore della domanda probabilmente la cosa sarebbe stata più attenuata. C’è il fatto che prima di partire sono state bloccate per quattro giorni le prenotazioni, quindi il primo giorno l’impatto è stato più violento. Inoltre penso che ci sia stato anche – ragionando più criticamente su cosa si poteva fare e magari non si è fatto – un problema di comunicazione, se è vero come è vero che c’è stato tutto quel numero di telefonate – di cui poi vi dirò – il primo, il secondo e il terzo giorno. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che nella testa dei nostri cittadini – ovviamente non per colpa loro – è stata trasmessa l’idea che con il CUP unico risolvevamo tutti i problemi e gli interrogativi che il paziente poteva porre alla sanità, calamitando così un afflusso improprio al call center. C’è stata l’idea che il CUP unico – probabilmente fa sempre riferimento alla comunicazione che abbiamo fatto – fosse il call center. Il CUP unico sono invece gli 800 sportelli ora in funzione e che – badate bene! – devono rispondere per contratto d’appalto all’80% della domanda, poi c’è il call center che, sempre per contratto, deve rispondere al 20% della domanda. E’ dunque rispetto a questi numeri che dobbiamo ragionare.
Allora cosa è avvenuto in virtù di queste criticità? Io peraltro ne ho sottolineate alcune, probabilmente altre ne verranno.
Il giorno di apertura sono piovute un qualcosa come 126 mila telefonate, a fronte del fatto che, ad esempio, un CUP a regime come quello di Bologna area vasta, che risponde a 1,5 milioni di abitanti, ne riceve 40 mila in un mese. Potete quindi ben capire la dimensione di che cosa è avvenuto, in parte per le ragioni che dicevo ma probabilmente ce ne saranno anche altre.
Per cui, ovviamente, questo ha fatto saltare nei primi due giorni il server del sistema che ha poi portato a quei disagi di cui i nostri cittadini patiscono, e per i quali per senso di responsabilità mi sono scusato nei loro confronti.
Al secondo giorno siamo passati a 102 mila, il terzo giorno il numero si è via via dimezzato, oggi siamo attorno alle 10 mila chiamate – comunque sui numeri sarò più dettagliato, perché domani faremo il resoconto finale, ma orientativamente sono questi –.
Pertanto questo significa che quella bolla che si è creata inizialmente va sgonfiandosi e quindi si entra a regime.
Vado ora a su cosa era tarato il sistema a regime e come rispondiamo oggi.
L’80% delle richieste, sempre per contratto, agli sportelli significava che in un giorno dovevamo arrivare a regime ad un qualcosa come 6.000 prenotazioni. E al call center che deve fare il 20% l’indicazione era di 2.000.
Ora non vi faccio il progress di questi giorni però vi do il dato finale alla data di ieri, ossia alla data del 20 settembre. Gli sportelli hanno soddisfatto 7.851 domande, quindi poco lontano – oggi supereremo questo dato –. Abbiamo qualche difficoltà in più a Torrette per la complessità della domanda che arriva lì, è l’ospedale regionale quindi è un po' più complicato del resto. Però messo a regime Torrette noi questo dato lo supereremo abbondantemente.
Al tempo stesso rispetto alle 2.000 prenotazioni telefoniche che passano attraverso il call center siamo, sempre alla data di ieri, a circa 1.500, contiamo di arrivare oggi attorno all’obiettivo appunto di 2.000.
Questo non vuol dire che abbiamo risolto il problema – anche i call center delle altre regioni fatte per aree vaste e non CUP regionale si sono trascinati problemi nel tempo –, perché poi devi allineare gli sportelli, devi allineare le agende, insomma ci sono una serie di difficoltà da superare, ma sulle quali stiamo intensamente e quotidianamente lavorando.
Tenete sempre presente che ci siamo dati tre mesi di rodaggio, il che non vuol dire che per tre mesi ci teniamo l’emergenza, l’emergenza di fatto è già passata, ma è chiaro che per mettere a regime complessivamente tutto il sistema ci vorrà ancora un po’ di tempo.
Tra l’altro – qui faccio una riflessione – tra le criticità c’è anche quella che riguarda l’approccio degli operatori che per la prima volta si trovavano in impatto con questo nuovo sistema. Ed anche qui, si fanno le polemiche sull’appalto, sul mondo della cooperazione, allora ci tengo a precisare che il CUP regionale sarebbe partito molto prima se noi, per scelta politica, non avessimo voluto rendere protagonisti di quell’appalto, sollecitati dalle associazioni, i portatori di handicap e gli invalidi. E le cooperative che hanno concorso avevano l’obbligo di portare almeno il 50% di. E’ su questo che si sono fatte le associazioni d’impresa.
E’ chiaro quindi che un 50% – in realtà è anche superiore – di personale appartenente a queste categorie qualche difficoltà in più te la pone. Tanto è vero – e questo è un ulteriore elemento che fornisco perché sta dentro… (…) Non voglio dire questo, Consigliere Binci, non mi travisi…(…) No, no, assolutamente no! Voglio dire che loro…(…) No, no, le chiedo scusa, non era mia intenzione, Consigliere Binci, altrimenti non mi sarei neppure battuto per quella scelta! Lo dicevo solo per associare questo problema al problema degli operatori complessivamente, che naturalmente all’inizio, trovandosi di fronte ad un problema nuovo, rispondevano mediamente in dieci minuti, quando l’obiettivo era quello di arrivare a tre minuti e mezzo, ma già ieri sera eravamo mediamente a cinque minuti.
Questo è per dirvi come il progress della quotidianità semplifica un po’ le questioni che abbiamo davanti. Certo, non le annulla, perché nessuno di noi è così ingenuo da pensare che da domani non avremo più problemi, ci mancherebbe. Ma è comunque una sfida grande che progressivamente si cerca di affrontarla, per cui gli obiettivi che ci siamo dati in qualche modo li raggiungeremo.
Mi scuso se non ho dato tutti gli elementi, ve li fornirò la prossima volta proprio perché, come vi ho già detto, voglio dai miei tecnici, con i quali mi incontrerò, una relazione dettagliata su tutte le sfaccettature del problema. Perché mi rendo conto, al di là delle polemiche politiche, che ci sono questioni che ciascuno di noi deve portare alla trasparenza dei nostri cittadini. E da questo punto di vista né la Giunta né il sottoscritto hanno intenzione di nascondere niente a nessuno su tutti gli aspetti del problema.

PRESIDENTE. Grazie Assessore. Ha chiesto la parola il Consigliere Trenta, ne ha facoltà.

Umberto TRENTA. Presidente, pensavo che aprissimo una discussione sulle comunicazioni dell’Assessore.

PRESIDENTE. C’era la possibilità di scegliere se rinviare tutto la prossima seduta, però poi si è deciso che l’Assessore avrebbe dato oggi le comunicazioni e poi aprire il dibattito nella prossima seduta.

Umberto TRENTA. Va bene, ma siccome l’Assessore Mezzolani è stato così puntuale a citare un fatto mio personale, ovvero che ho presentato un’interrogazione durante l’estate, ci tenevo a dirgli che non era per un colpo di sole! La questione è che non bisogna lasciare i “cerini” in mano all’Assessore! Perché sui nervi sensibili, come la criticità territoriale, il sistema Marche, il federalismo e la grande riforma sanitaria, bisogna dire che come Assessore sta facendo un lavoro improbo. E che non si scontri con altri discorsi di poteri forti! Perché prima abbiamo parlato delle fiere, poi parleremo della sanità, ecc., comunque, Assessore, va bene così!


Mozione n. 55
del Consigliere Binci
“Nomina dell’Ombudsman regionale”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 55 del Consigliere Binci, il quale ha la parola per illustrarla.

Massimo BINCI. Ho presentato questa mozione in merito alla nomina dell’Ombudsman regionale effettuata da parte del Presidente dell’Assemblea legislativa Solazzi, in quanto ritengo ci siano, per una serie di motivi sia politici che in parte anche legislativi, delle particolarità che non considero corrette.
La nomina del nuovo Ombudsman è stata fatta dal Presidente dell’Assemblea legislativa ai sensi dell’articolo 6 della legge n. 34/1996 che regola il funzionamento delle nomine. Però non si è tenuto conto che la maggior parte delle nomine sono relative a consigli di amministrazione di enti che svolgono funzioni correlate all’attività dell’Amministrazione e quindi in qualche modo sono enti legati alle sue scelte, mentre la nomina dell’Ombudsman, la cui effettuazione è previsto si faccia attraverso elezione da parte dell’Assemblea legislativa, secondo me non dovrebbe essere considerata, come si faceva per quella del vecchio difensore civico, all’interno delle nomine appunto di tal tipo, in quanto viene disciplinata in maniera specifica dall’articolo 3 legge n. 23/2008. Per cui a mio giudizio il richiamo alla legge n. 34 non è pertinente.
L’articolo 3 della legge 23/2008 stabilisce che l’Ombudsman deve essere eletto dall’Assemblea legislativa e che può rimanere in carica fino alla nomina del successore e comunque per un periodo non superiore a sei mesi.
Quindi indirettamente crea una normativa specifica riguardo ai poteri di surroga, spostando da quarantacinque giorni a sei mesi l’obbligo di effettuare la nomina da parte del Presidente dell’Assemblea legislativa.
Un altro aspetto secondo me non corretto circa il rinvio di questa nomina è per il fatto che sia avvenuto all’interno di una richiesta della Giunta che chiedeva di soprassedere alle nomine di quegli enti che si sarebbero dovuti sopprimere. Per cui non si sa come all’interno di questo rinvio è entrata anche la nomina dell’Ombudsman regionale.
Inoltre non ritengo corretto, nelle modalità con cui si è arrivati a tale rinvio in Aula, il fatto che non si siano votate punto per punto le nomine da rinviare. C’è stato soltanto un rinvio generalizzato di un tot di nomine in scadenza e che dunque erano da effettuare nel potere dell’Assemblea legislativa e dei Consiglieri regionali.
Ritengo che ogni qualvolta un’Assemblea legislativa venga privata di un potere debba essere dalla stessa votato. Non è possibile una sottrazione di potere senza una votazione specifica su ogni singolo punto. Non siamo al mercato! Seppure ci siano valutazioni politiche di maggioranza, di opposizione o di chiunque altro, non si può dire: “votiamo il rimando di dieci nomine”. Non è possibile un voto di questo genere! Ogni questione ha una sua validità, ha un rimando a una sua legge specifica.
Pertanto in quell’occasione c’è stata una superficialità nell’applicazione della conduzione dell’Assemblea legislativa regionale.
Altra questione. Anche qualora il potere dovesse passare al Presidente dell’Assemblea legislativa, l’Ombudsman è sempre un’autorità di garanzia indipendente dal potere politico – che dovrebbe essere tra i requisiti – e che ha competenze giuridiche. Proprio per questa sua specificità è dunque autorità di garanzia sia dei partiti di maggioranza, sia dei partiti di opposizione, come di tutti i Consiglieri in qualità di rappresentanti dei cittadini.
Quindi nel momento di una surroga e di una nomina da parte del Presidente dell’Assemblea legislativa ritengo sia correttezza politica fare un’audizione dei Gruppi assembleari rispetto alla valutazione di una figura come quella dell’Ombudsman. Una figura, oltretutto, a cui sono stati dati più ruoli, vede infatti accorpati quello del Difensore civico, del Garante per i detenuti e del Garante per la tutela dei diritti dell’infanzia.
Peraltro fino ad oggi è stato portato avanti un lavoro egregio. Ed io l’ho potuto verificare dalle relazioni dell’Ombudsman uscente, dott. Samuele Animali, da dove appunto si evidenziavano un numero crescente di effetti e di contatti, di pratiche evase annualmente che in tutti i settori sono passate dalle 200 iniziali alle 350-400. Sono state effettuate visite all’interno delle carceri, a cui sono andato anch’io con alcuni Consiglieri, dove l’Ombudsman ha manifestato di avere un’ottima relazione con la direzione, con le guardie carcerarie, con i detenuti, addirittura rimaneva dopo le visite a fare quegli incontri, come previsto dalla legge, di cui veniva fatta richiesta dai detenuti.
Quindi nonostante la pochezza di mezzi economici è stato svolto un lavoro di grandissima qualità. Riconosciuta anche dal fatto che il nostro ex Ombudsman regionale era stato eletto coordinatore nazionale degli Ombudsman italiani, ovvero era rappresentante degli Ombudsman italiani in Europa e teneva rapporti con la stessa ONU.
Sicché, entrando nel merito della valutazione, come non obiettivamente riconoscere il valore, i risultati e il prestigio che ha dimostrato questa precedente figura?
Un altro aspetto che voglio sottolineare è che la candidatura del nuovo Ombudsman è stata indicata dall’Assessore Luchetti, un amministratore. Ma visto che la funzione principale dell’Ombudsman è quella del controllo sugli atti amministrativi sarebbe buon uso che gli amministratori non presentassero simili candidature, seppure, certo, permane comunque la pienezza dei diritti in qualità di Consigliere regionale.
Infine c’è la questione in merito ai requisiti previsti dalla legge per il nuovo Ombudsman – che credo sia posta anche all’interno del ricorso del dott. Animali –, ossia il fatto che il nuovo Ombudsman non sia in possesso di una laurea in giurisprudenza.
Sicuramente gran parte del lavoro dell’Ombudsman è quello di valutare le procedure degli atti amministrativi di cui i cittadini fanno richiesta, quindi è necessaria una laurea o esperienze giuridiche. Certamente la preparazione giuridica è un termine generico, ma questo lo deciderà il TAR.
Pertanto per tutti questi motivi l’Assemblea legislativa ritengo debba fare una riflessione affinché appunto possa dare una propria lettura di tutti gli aspetti riferiti a questa nomina. Ad esempio dare un’interpretazione riguardo ai sei mesi. Tra l’altro essendoci state le elezioni il 27-28 marzo, fino al 29 settembre dovremmo essere entro i sei mesi, visto che la decadenza avviene alla data delle elezioni, seppure anche questo non è detto. Quindi secondo questa interpretazione nella prossima seduta potremo avere ancora la possibilità di fare questa nomina.
Tale mozione è dunque l’occasione per dare un giudizio rispetto ai poteri dell’Assemblea legislativa, rispetto al fatto se sia un optional o meno l’elezione dell’Autorità di garanzia, se sia un optional o meno che rispetto all’Autorità di garanzia ci debba essere un’audizione dei Gruppi assembleari e la possibilità di espressione anche oltre i limiti…

PRESIDENTE. Consigliere Binci, mi dispiace doverle togliere la parola, anche perché è un fatto che mi riguarda, ma lei ha già utilizzato quattordici minuti.

Massimo BINCI. Concludo Presidente. Ma tutto questo lo possiamo evidenziare soltanto con il voto.

PRESIDENTE. Informo che terminati gli interventi e prima di passare alla votazione prenderò la parola per dare alcuni chiarimenti. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Certamente sarà utile il chiarimento del Presidente. Io farò un intervento velocissimo basato per due terzi su un ragionamento in merito al metodo.
Faccio ammenda – anche come Consigliere regionale in questa Assemblea legislativa da più legislature, e credo anche con altri colleghi – che sicuramente dovevamo rendere assolutamente perentoria, definitiva e chiara la norma che il difensore civico regionale dovesse essere comunque, a prescindere da ogni procedura, nominato dall’Assemblea legislativa. Mi rendo conto – ora ascolteremo anche il Presidente – che c’è stato un vulnus nella normativa e nel quale il Presidente si è inserito.
Ora certamente vedremo quale sarà il pronunciamento del TAR, ma credo che come legislatori regionali avremmo dovuto rendere questa norma più puntuale e chiara.
Con la seconda mia valutazione entro più nel metodo politico – non me ne abbiano i colleghi del centro-sinistra, però stiano a sentire, se possibile –. Pongo ossia il problema che gli organi di garanzia e controllo in questa Regione, laddove non sia esplicitamente riservata la quota alle nomine da parte dei Consiglieri di minoranza, sono tutti appannaggio totale del centro sinistra e della conseguente normale lottizzazione interna. Parlo dei revisori. I revisori ASUR se li è presi tutta la maggioranza, i revisori delle aziende lo stesso.
Il difensore civico dovrebbe essere l’organo di controllo più importante, è forse una chimera pensare che almeno questo dovrebbe essere tenuto fuori dalla lottizzazione e dallo scontro politico. Per cui su questo penso che tutti dovremmo dire, più o meno ipocritamente: “sì, siamo d’accordo”.
Sulla questione del dott. Animali – che da quanto mi dicono non appartiene sicuramente ad un’area di centro-destra – tengo a precisare che nel suo lavoro è stato da noi stimato. Perché abbiamo letto i suoi rapporti, le sue relazioni e anche le sue critiche pesanti nei confronti dell’Esecutivo. Certo, non lo stiamo solo per questo, ma sicuramente anche per la sia competenza. Tanto è vero che all’inizio di questa legislatura, dovendosi presentare le candidature, abbiamo fatto un sondaggio formale con diversi colleghi del centro-sinistra, poi abbiamo visto anche la presentazione della candidatura da parte di certi Consiglieri – su questo potrei fare un appunto procedurale politico, ma lo faccio dopo –, insomma, ci siamo informati e abbiamo appreso che la riconferma di Animali sarebbe stata de plano, tranquilla per tutti.
Credendo per primi a quello che abbiamo sempre detto e che abbiamo anche adesso ribadito, ossia che almeno quest’organo dovesse rimanere fuori da lotte politiche, ci siamo guardati in faccia e quindi nessuno di noi ha presentato una candidatura alternativa. Vero collega Romagnoli? Lo chiedo a lei perché ne abbiamo parlato nella stessa Commissione.
Sicché abbiamo pensato questo, Animali l’abbiamo stimato, non è stato presentato da noi, nelle funzioni ha dimostrato una sicura prova delle sue competenze, sappiamo che il centro-sinistra lo ripropone – ma qui dico la verità, ecco l’appunto, avremmo forse preferito a quel punto una candidatura anche con le nostre firme, ma ormai la procedura è andata –, quindi non ne abbiamo presentati altri, eravamo sicuri della riconferma di Animali.
Poi c’è stata la presentazione del dott. Tanoni fatta dall’Assessore Luchetti, legittima, per carità. Per cui, Presidente, ora ascolteremo i suoi chiarimenti. Seppure debba precisare che il Presidente prima di effettuare la nomina ha fatto un sondaggio con i Capigruppo, quindi anche con me che ad una sua domanda: “lei cosa ne pensa di questo professionista” ho risposto che lo conosco di vista, so quello che fa, ma non lo conosco nelle funzioni, non so se le ha mai fatte, quindi sicuramente sull’onorabilità della persona è difficile dire: “io non sono d’accordo, ho qualcosa da dire”. Comunque pensavo fosse solo un approfondimento fatto dal Presidente, non ho chiesto quale sarebbe stata la sua intenzione.
Per cui ora, a conclusione di questa vicenda, dico solo una cosa. Noi non voteremo questa mozione, ma sapete perché? Perché questa “patata” – non me ne voglia il Consigliere Binci, sto esprimendo la stessa stima che ha espresso lui, su questo siamo d’accordo –, che doveva rimanere fuori dal dibattito politico, voi l’avete riportata dentro, per cui ora la lasciamo dentro il centro-sinistra.
E’ un po’ una provocazione, perché o questo tema lo trattiamo con meccanismi di designazione, di nomine, di ricerca ecc. sopra le parti, altrimenti se stanno solo dentro una parte la “patata” ve la lasciamo.
Esprimo stima nei confronti del dott. Animali, non conosco il dott. Tanoni, a cui faccio gli auguri, so quello che fa, ho letto la sua scheda, come legittima la candidatura da parte dell’Assessore Luchetti, però sappiate che stiamo parlando di un organismo, di una persona di garanzia che voi, se permettete, avete un po’ maldestramente riportato dentro l’alveo solo del ragionamento della spartizione del centro-sinistra. Perché è chiaro che tra voi qualcosa non ha funzionato, non c’è stato un chiarimento.
Il dott. Animali parlando con me si era dichiarato sempre sicuro della riconferma da parte di Spacca, del PD, da parte dell’ufficio di Presidenza. Si era dichiarato sicuro, io prendo atto di questo, è legittimo l’uno e legittimo l’altro, io non sto parlando di colpe, di penale o di altro, assolutamente, è roba che in politica ci sta. Esprimo solo un rammarico per quanto avvenuto, perché un organismo di garanzia ritorna dentro un ragionamento politico, se permettete di parte, se permettete di correnti dentro il PD.
La figura anche fuori ne esce un po’ svilita, e ne escono sviliti, loro malgrado, sia Animali che Tanoni. Mi dispiace per le persone.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, prima di passare alla votazione della mozione vorrei chiarire.
Mi rendo conto che è stata una mattinata lunga, quindi non vi tedierò, peraltro gli argomenti sarebbero tanti, alcuni di carattere giuridico, altri di carattere politico, per cui mi limiterò soltanto ad alcune brevi considerazioni.
E’ vero, in questo caso c’è di che non essere soddisfatti, come in tutti i casi nei quali un organismo collegiale rinuncia ad esercitare la propria funzione. E questo è un caso tipico in cui un organismo collegiale ha rinunciato ad esercitare un proprio diritto, ovvero quello di fare una serie di nomine, compresa quella dell’Ombudsman
Ombudsman, quindi non più Difensore civico, un aspetto che non è irrilevante per come si è arrivati ad attribuire al precedente Difensore civico l’incarico di Ombudsman e non è irrilevante soprattutto relativamente ai compiti che l’Ombudsman, diversamente dal Difensore civico, ha attribuiti.
E’ evidente che dobbiamo partire da qui, dobbiamo partire dal fatto che non è stato l’Ufficio di Presidenza, il Presidente che non ha portato all’ordine del giorno in tempo utile la nomina dell’Ombudsman, ma purtroppo è stata l’Assemblea legislativa che non ha provveduto nei tempi che gli sono assegnati.
Vorrei infatti ricordare, ma è tutto agli atti, che durante il Consiglio del 15/06/2010, c’è stata una riunione di tutti i Capigruppo con il Vicepresidente Petrini, e che al ritorno in Aula, rispetto ad una esigenza presentata dalla Giunta di rinviare alcune nomine di competenza dell’Assemblea legislativa, in quanto Presidente mi è stato consegnato un appunto con il quale si era deciso di passare non al rinvio di tutte le nomine iscritte all’ordine del giorno di quella seduta, bensì di procedere su alcune nomine, selezionate, e di rinviare le altre.
Il tema è pertanto questo: la nomina dell’Ombudsman, decorsi i termini attribuiti al Consiglio, passa nella competenza del Presidente.
Guardate, io posso anche non condividere che la legge preveda che una nomina di competenza di un organismo collegiale possa essere poi attribuita, scaduti i termini, ad un organismo monocratico, perché è evidente che poi accade ciò che sta accadendo. Ma così è previsto.
Per quanto attiene alle motivazioni va detto che una nomina che avviene tramite votazione a scrutinio segreto, quale motivazione può recare?
Certo, c’è da assumere una responsabilità, che lasciata ad un soggetto singolo diventa molto più grande di quella lasciata ad un voto segreto espresso in Aula.
Quindi il vulnus è che l’Assemblea legislativa non ha provveduto nei tempi ad eleggere questa figura.
Poi nel momento in cui la responsabilità passa al Presidente non potete non considerare che a quel punto sulla nomina è lui che deve assumersi la piena responsabilità di farla.
Consigliere Binci, la sua mozione però, che ho voluto venisse qui per il massimo della trasparenza, nella parte dispositiva propone qualcosa che non è possibile. Nel senso che se dovesse esserci un voto favorevole io dovrei ritirare, per questioni di illegittimità presunta, questo atto. Non è così! Perché se si discute nel merito, se c’è un appunto politico, se non c’è una condivisione della scelta fatta, è un conto, ma se si dice che la scelta è illegittima per una procedura sbagliata la decisione può essere affidata solo al giudizio di legittimità degli organismi competenti.
Peraltro credo di aver emesso un atto, che può essere criticato nel merito ma non nella forma, sulla base di un mio convincimento giuridico, ma è lo stesso di quello espresso dagli uffici che hanno firmato il provvedimento prima che io apponessi la mia firma.
Per cui mi assumo tutta la responsabilità per quanto riguarda la scelta, mi assumo anche la responsabilità per quanto riguarda le questioni di diritto, ma non possono essere messe in discussione scelte che sono state fatte da un punto di vista giuridico sulla base di pareri degli uffici competenti, se non in via giudiziale.
In ogni caso questo tema, visto che c’è comunque un ricorso in piedi, sarà oggetto di valutazione da parte del tribunale amministrativo regionale.
Concludo dicendo in tutta sincerità, essendo consapevole che era una scelta della quale dovevo assumermi tutta la responsabilità – perché quando la scelta è personale non vale la condivisione con qualcun altro –, che ho valutato tutti gli aspetti, tra i quali ad esempio che l’incarico di Difensore civico, poi diventato Ombudsman, nella storia del difensore civico non ha mai registrato una sua riconferma. Aggiungo di più, probabilmente, per ragioni di trasparenza e di garanzia, dovremmo modificare lo Statuto, dicendo appunto che può essere fatto un solo mandato.
Qui si tratta di materie delicatissime, quindi se chi viene nominato pensa o ipotizza di poter arrivare sino alla pensione in quel ruolo, è fuori dalla mia convinzione rispetto al ruolo ricoperto.
Ripeto, ho valutato anche il fatto che nella storia di questa figura non c’è stata mai la riconferma.
Altro aspetto. Da quando l’avv. Animali è stato eletto dall’Assemblea legislativa la figura è cambiata. Nella prima nomina Animali è stato eletto in quanto Difensore Civico, successivamente la figura è cambiata perché l’Ombudsman non ha soltanto l’incarico di Difensore civico ma anche quello di Garante dei minori e di Garante dei detenuti.
Certo, ho anche preso atto del pensiero di alcuni Capigruppo, ma vi assicuro – è su questo che voglio chiudere il mio intervento – che nel momento in cui una nomina passa da un organismo collegiale alla responsabilità decisionale di un organismo individuale, è chiaro, al di là del pensiero che i componenti dell’Assemblea hanno, che la responsabilità deve trovare, nel libero convincimento di chi quella scelta dovrà fare, la stella polare per orientarsi.
Ed io vi assicuro che ho fatto questo considerando tutti gli aspetti rilevanti ai fini della nomina. Grazie della vostra attenzione.
Passiamo ora alla votazione.
E’ stato presentato un emendamento a firma del Consigliere Binci:
Nella parte dispositiva sostituire la data “21 settembre 2010” con “28 settembre 2010”.
Ha chiesto la parola il Consigliere Binci, ne ha facoltà

Massimo BINCI. Avendo presentato la mozione tempo fa con questo emendamento modifico una data, ossia chiedo che nella prossima Assemblea legislativa si proceda con la nomina dell’Ombudsman, che a mio giudizio ricadendo ancora nel termine dei sei mesi – poi vedremo se sarà così anche a giudizio del TAR – può essere effettuata da parte dell’Assemblea legislativa.
Il Presidente Solazzi ed altri chiedono invece di rimandare il giudizio o comunque di votare contro in quanto aspettano l’esito del ricorso. Peraltro ritengo che se il ricorso dovesse essere accolto a questo dovranno seguire le dimissioni del Presidente e di alcuni dirigenti.
Quindi benvenga questo responso, ma credo che poi il peso dovrà essere diverso, dal momento che secondo me non c’è neppure un minimo di condivisione delle questioni sostanziali poste in questa mozione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento presentato alla mozione n. 55.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Mozione n. 55…(…) C’è la richiesta di votazione per appello nominale da parte dei Consiglieri Binci, Trenta, D’Anna. Prego procedere.
Esito della votazione.
Favorevoli: Binci.
Contrari: Badiali, Bucciarelli, Busilacchi, Camela, Canzian, Comi, Eusebi, Giancarli, Giannini, Giorgi, Malaspina, Marconi, Mezzolani, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Pieroni, Sciapichetti, Solazzi, Traversini.
Astenuti: Acacia Scarpetti, Acquaroli, Bugaro, D'Anna, Foschi, Marangoni, Marinelli, Massi, Natali, Romagnoli, Silvetti, Zinni.

(L’Assemblea legislativa non approva)

A questo punto passerei all’ultima mozione…(…) Bene, chi l’ha presentata rinuncia.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Marangoni, ne ha facoltà.

Enzo MARANGONI. Voglio ricordare, Presidente, che c’era una richiesta del Consigliere D’Anna di proseguire i lavori nel pomeriggio. Siccome ci sono una cinquantina tra interrogazioni e mozioni sospese, mi associo a questa richiesta e chiedo quindi di votare in tal senso, ovvero chiedo che si prosegua, dopo una brevissima pausa, anche nel pomeriggio. Chiedo la votazione per appello nominale.

PRESIDENTE. Pongo quindi in votazione…(…) Prego, Consigliere Camela.

Valeriano CAMELA. Volevo portare a conoscenza dell’Assemblea che la IV Commissione si riunisce alle ore 15,00 per una audizione, quindi i componenti sarebbero impossibilitati a restare in Aula.

PRESIDENTE. Bene. Pongo ora in votazione, tramite voto per appello nominale a nome dei Consiglieri Marangoni, Trenta, D’Anna, la richiesta di proseguire i lavori formulata da Marangoni.
Esito della votazione.
Favorevoli: Acquaroli, Binci, Bugaro, D'Anna, Foschi, Marangoni, Marinelli, Massi, Ortenzi, Romagnoli, Silvetti, Traversini, Trenta Zinni.
Contrari: Badiali, Busilacchi, Camela, Comi, Eusebi, Giannini, Giorgi, Latini, Malaspina, Marconi, Mezzolani, Perazzoli, Solazzi.
Astenuti: Natali.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 54
dei Consiglieri Giorgi, Romagnoli, Malaspina
“Per Sakineh Mohammadi Ashtiani e per i diritti civili in Iran”

Mozione n. 57
della Consigliera Ortenzi
“Sostegno a Sakineh”

(abbinate)
(Discussione e votazione risoluzione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 54 delle Consigliere Giorgi, Romagnoli, Malaspina, e la mozione n. 57 della Consigliera Ortenzi, abbinate.
Ha la parola la Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. Abbiamo presentato questa mozione su un tema di grande attualità. Credo che tutti abbiamo seguito, chi con più o chi meno interesse, la vicenda di Sakineh.
Sakineh Mohammadi Ashtiani è una donna iraniana nata nel 1967 e che è nel braccio della morte in Iran dal 2006. E stata accusata di adulterio e per questo condannata a morte per lapidazione.
La condanna di Sakineh nasce nel maggio 2005 da un tribunale di Tabriz per reato di relazione illecita dopo il matrimonio, reato per cui in Iran è prevista la pena di morte per lapidazione.
Questo reato di relazione illecita all’inizio era per aver avuto rapporti con due uomini dopo il matrimonio, e per questo era stata condannata a 99 frustate, condanna che è stata eseguita.
Nel 2006 uno di questi due uomini è stato condannato per complicità nell’omicidio del marito di Sakineh e in seguito a questo Sakineh venne ritenuta adultera, perché è stato riconosciuto un suo rapporto con uno di questi due uomini durante il matrimonio. Ripeto, per questo reato in Iran è prevista la lapidazione.
Su questo c’è stata una mobilitazione internazionale, c’è stato un appello soprattutto da parte di Amnesty International – a cui nel dispositivo della mozione chiediamo a questa Assemblea legislativa di aderire –, che ha sicuramente mobilitato un po’ le coscienze e ha in qualche costretto il governo iraniano ad alcune prese di posizione. Se poi daranno luogo a un esito diverso della vicenda finale questo non lo sappiamo, ma sicuramente questa mobilitazione internazionale ci fa intravedere qualche spiraglio che possa andare a finire in maniera diversa.
Naturalmente Sakineh è un simbolo in questo momento di quanto sta accadendo in Iran e in altri Paesi. Mi permetto di ricordarvi che ad oggi ci sono 24 cittadini iraniani in attesa di essere lapidati, di questi 20 donne e 4 uomini. Ci sono 800 prigionieri politici dei quali decine condannati a morte.
La condanna a morte in Iran viene applicata attraverso l’impiccagione, per reati sessuali è prevista la lapidazione. Tra l’altro tra queste persone in attesa di essere lapidate – una cosa terribile solo a pronunciarla – c’è anche un ragazzo accusato di omosessualità.
Il Parlamento europeo ha firmato una mozione a grandissima maggioranza (ci sono stati soltanto 22 astenuti e 1 voto contrario) proprio per sostenere verso il governo iraniano la liberazione di Sakineh e soprattutto, come chiediamo noi, la contrarietà alla pena di morte.
Io ho chiesto, oltre che la nostra Assemblea esprima con forza e con assoluta condivisione questa contrarietà, che venisse firmato l’appello di Amnesty International, di cui credo sia giusto darne ora lettura. Naturalmente è destinato all’Ayatollah Sayed’Ali Khamenei e dice: “Eccellenza, sono un simpatizzante di Amnesty International, l’Organizzazione internazionale che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati.
La sollecito a non eseguire la condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani per lapidazione o in qualsiasi altro modo.
Le chiedo di iniziare un riesame approfondito del caso di Sakineh Mohammadi Ashtiani.
La sollecito a vietare la lapidazione, emanando una legislazione che ponga fine alla pena di morte e proibendo l’uso della fustigazione.
La sollecito inoltre a depenalizzare l’adulterio.
La ringrazio per la sua attenzione.”.
Ricordo che questa Assemblea legislativa in passato più volte si è espressa su situazioni simili e soprattutto contro la pena di morte. Quindi invito veramente la nostra Assemblea a un voto forte, coeso e unito su questa mozione. Una mozione contro la pena di morte, per i diritti civili in Iran, ma con un occhio di riguardo particolare, perché veramente è una situazione insostenibile, per la situazione che vivono le donne in questi Paesi.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Di questa mozione, di cui sono firmataria insieme ad altre colleghi, chiediamo un voto forte e unitario per vari aspetti.
L’aspetto sicuramente più evidente, più forte e più suggestivo, che non può lasciarci indifferente, è che parliamo di una donna – in questo caso è una donna ma sarebbe lo stesso se fosse stato un uomo, qui parliamo di diritti civili che in questi paesi sono negati – che viene condannata alla lapidazione. Anche se ieri abbiamo sentito smentite, forse la mobilitazione del mondo ha fatto sì che Ahmadinejad dicesse che di processi non ce ne sono stati e sentenze per lapidazione non sono state emanate. Ci fa piacere, pare che questa moratoria abbia fatto il suo corso e quindi che ci sia una sospensiva in tal senso.
La mozione è condivisibile anche perché nel titolo si parla sì di Sakineh ma si parla anche di diritti civili in Iran.
Con questa mozione appoggiamo e diamo solidarietà a Sakineh e inviandola richiamiamo anche l’attenzione del Governo nazionale. Anche se credo sia pleonastico, sappiamo quanto abbia già fatto e quanto si sia mobilitato. In particolare il Ministro Carfagna che per prima, insieme a donne di ogni appartenenza, si è mossa in tal senso.
Inoltre chiediamo con questa mozione di mettere uno striscione presso le sedi sia della Giunta che dell’Assemblea legislativa per richiamare l’attenzione.
Ma estendiamo questa censura anche alla soppressione e violazione dei diritti civili in Iran, che a mio avviso è l’aspetto più importante. Cerchiamo di fare quello che per la Cina non siamo riusciti a fare, cioè una censura senza sé e senza ma, incondizionata e senza pregiudiziali. Per la Cina i rapporti di lavoro ed economici hanno prevalso, ha prevalso la ragion di Stato, o meglio, la ragione di mercato, c’è stato un fuggi fuggi, non siamo riusciti a condannare le soppressioni di uguale e peggiore entità – in Iran parliamo di pena di morte, di lapidazione, lì invece parliamo di reati nella sfera intima e sessuale delle persone di gran lunga superiori –. Per cui per Cina, per Iran ed io aggiungo a titolo personale anche per Gheddafi – infatti la mia condanna è anche per persone che nelle loro nazioni sono sottoposte a censura da parte dell’ONU, nazioni che non ospitano come di dovere i profughi e soprattutto non rispettano i diritti umani e civili – il mio parere è di forte criticità e di forte censura.
Quindi questa Assemblea legislativa credo debba sempre e dovunque affermare, a prescindere dalle ragioni politiche di Stato o mercantili e commerciali, la condanna incondizionata di questi Paesi, non intrattenendo con loro rapporti, che siano di Stato, diplomatici o commerciali.
Credo che sarebbe il modo migliore per isolare queste cattive piante, questi pessimi Paesi che invece continuano purtroppo a germogliare anche grazie all’accondiscendenza del mondo o al silenzio.
Quindi è importante questo voto e che apra una discussione anche su altri Stati liberticidi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Questa mozione è importante perché vuole essere una testimonianza – anzi, avrebbe voluto essere una testimonianza! – per lanciare un segnale, in una situazione grave come questa, anche dell’Assemblea legislativa delle Marche. Ma francamente, al di là di tutte le giustificazioni che ci potrebbero essere, Presidente, su una mozione che riguarda un aspetto fondamentale del vivere civile, vedere l’Aula completamente vuota non mi sembra un gran bel segnale di sensibilità.
Fino a quando ci sono delle problematiche che hanno un ritorno squisitamente elettorale o elettoralistico sono tutti qua, poi se si parla di una donna che corre il rischio di essere presa a sassate con il corpo seppellito fino alla testa – la lapidazione è così, si viene seppelliti fino alla testa e poi questa viene presa come bersaglio dalla folla inferocita – tutti escono. Credo sia un brutto segnale che viene da questa Assemblea, magari prima di uscire dall’Aula sarebbe stato opportuno verificare quale fosse l’argomento successivo da trattare.
Un plauso, se mi permettete, voglio esprimerlo nei confronti delle presentatrici di questa mozione, mentre esprimo disapprovazione per il comportamento di coloro che hanno preferito uscire su un argomento così importante.
E’ importante perché la vicenda di Sakineh credo sia uno spunto per una battaglia ancora più forte relativamente a quello che accade in determinate nazioni. Infatti non accade solo nei paesi arabi, la pena di morte si è raffinata anche in altre realtà. La collega Romagnoli ha fatto benissimo ad evidenziare l’atteggiamento di quest’Aula qualche tempo fa nei confronti di una mozione che voleva mettere un punto fermo anche su un’altra realtà importante come quella della Cina, dove addirittura vengono utilizzati gli organi dei condannati a morte per un mercato rivolto sia all’interno che all’esterno di quel Paese.
Ricordo che in quella giornata si scatenò un pandemonio, non se ne voleva nemmeno parlare.
Sono argomenti che ovviamente non riguardano direttamente l’Assemblea, il territorio, ma proprio per questo credo abbiano un valore aggiunto. Perché se si parla, come fa questa mozione, di rispetto dei diritti umani, poi i diritti umani devono essere uguali ovunque.
In Cina da gennaio fino ad oggi sono stati condannati a morte 1.580 persone, buona parte dei loro organi sono stati espiantati senza il consenso, c’è il sospetto che alcune condanne a morte vengano eseguite proprio per utilizzare i pezzi di ricambio dei condannati, addirittura le esecuzioni avvengono con una tempistica sospettosa, perché sapete bene che i trapianti devono essere utilizzati in brevissimo tempo.
Ritengo che argomenti come questi, anche se non coinvolgono la vita di tutti i giorni e non ci toccano direttamente, devono necessariamente entrare in un contesto di forte denuncia di quello che avviene fuori. E questo soprattutto in una società globalizzata dove nel corso degli anni si è visto un maggiore coinvolgimento, un allargamento, insomma, l’unione di varie comunità.
Occorre allora impegnarsi in modo serio per far sì che in questa vicenda, così come in tante altre che riguardano altre nazioni, si abbia la forza e il coraggio di dire no. E dire no anche con interventi, come suggeriva la collega Romagnoli, che pongano dei paletti a rapporti di tipo commerciali oltreché diplomatici.
Penso che sia doveroso. Far finta di niente sarebbe sbagliato, perché poi non ci possiamo meravigliare se le persone che vengono da altre nazioni continuano ad avere quegli atteggiamenti che spesso portano avanti a casa loro. Ne sono esempi gli ultimi omicidi, consumati sul territorio italiano, di ragazze che avevano solo scelto di ridimensionare o di rivalutare il loro tradizionale modo di vivere e di vestire. Non ci possiamo meravigliare di questo se poi assecondiamo tutto quello che succede proprio nei paesi di provenienza di queste persone.
Ripeto, un segnale importante deve essere dato con l’approvazione di questa come di altre mozioni. Un segnale che però viene comunque svilito dall’assenza di buona parte dei componenti dell’Assemblea che hanno preferito fare altre attività piuttosto che prestare attenzione a un problema gravissimo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Le due mozioni presentate sul caso Sakineh sono identiche, quindi i loro contenuti mi auguro siano per tutti condivisibili.
Il caso di Sakineh ha indignato il mondo intero per la sua incredibile brutalità e ingiustizia. Sulla vicenda si è mosso e si sta muovendo tutto il mondo civile e politico nazionale e internazionale per convincere l’Iran a liberare Sakineh, ma anche per porre definitivamente fine alle lapidazioni, facendo quindi prevalere umanità e giustizia.
Ai vertici delle classifiche di vendita dei libri degli ultimi anni in tutto il mondo occidentale ci sono i libri di Khaled Hosseini. E non è un caso se l’occidente sta cercando di capire l’Islam attraverso gli occhi di uno scrittore afgano.
Hosseini nel suo primo libro best seller “Il cacciatore di aquiloni” ci racconta dettagliatamente come si svolge una lapidazione. Ci descrive il suono delle pietre contro il corpo indifeso di una donna accusata di adulterio. Ci racconta come questo sia uno “spettacolo” che si svolge in uno stadio, con un pubblico che si esalta e fa il tifo come succede qui da noi durante le partite di calcio.
Ma quella non è una partita, non c’è arbitro, lì c’ è una donna, sola, contro un branco inferocito che le lancia pietre e sputi dopo averla picchiata. E tra urla ed applausi la donna muore.
Ma nel mondo, ed anche in Italia, quante Sakineh ci sono! E’ dunque per ognuna di loro che oggi l’occidente non può abbandonare Sakineh. Non possiamo più permettere che i diritti delle donne siano calpestati. Dobbiamo condannare questi atti che non hanno giustificazione né morale né religiosa.
Il caso Sakineh lancia un monito all’occidente che non può restare inascoltato. Il fanatismo islamico di Paesi integralisti come l’Iran non è conciliabile con la civiltà moderna e con il rispetto dei diritti fondamentali dell’essere umano, in particolare della donna.
Non possiamo restare in silenzio fingendo che quello di Sakineh sia un caso isolato. Nel suo dramma si ritrovano il dolore e l’umiliazione di milioni di donne che subiscono quotidianamente le barbarie e le violenze dell’islam radicale. E ciò accade anche nelle famiglie islamiche che risiedono in Italia che limitano in modo grave la libertà personale delle donne.
Bisogna fare in modo che i milioni di immigrati che sono entrati nel nostro paese capiscano l’uguaglianza tra uomo e donna.
Accogliere nel nostro territorio extracomunitari o neocomunitari regolari è giusto, a condizione che lavorino e rispettino le nostre leggi e purché ci sia lavoro prima di tutto per gli italiani. Ospitare temporaneamente cittadini di Stati in cui la loro incolumità è messa a repentaglio da guerre e genocidi è anch’esso giusto, si dà loro asilo politico.
Ma non è giusto permettere che chi arriva ignori o prevarichi le nostre leggi. In Italia, ad esempio, la poligamia è vietata per legge, ma poi di fatto si accetta – vedo l’Assessore Marconi particolarmente attento e interessato perché è un tema che riguarda la sua delega – che questo modo di vivere poligamo anche da noi sia considerato normale . E dobbiamo accettare che i nostri figli nelle nostre scuole sentano in classe racconti di ragazzi che vivono con il padre, la madre, i fratelli e poi due o tre cosiddette zie (che in realtà sono le altre mogli) ed un po’ di cosiddetti cugini (che in realtà sono i fratellastri).
I nostri figli non possono e non devono crescere credendo che la poligamia in Italia e neppure all’estero sia una cosa normale, sana e giusta. Perché è illegale. E perché in Italia non c’è niente di giusto nel fatto che le mogli più anziane vengano umiliate e maltrattate fisicamente e psicologicamente dall’arrivo di una moglie più giovane a cui non possono opporsi in alcuna maniera, anzi, ne diventano serve, così come sono serve dei mariti.
Poche volte queste donne hanno l’opportunità di ribellarsi – in Italia e a maggior ragione nei paesi islamici –. Poche volte hanno la libertà, la possibilità di uscire da queste vere e proprie galere e di raccontare le umiliazioni, le percosse, le ingiustizie che devono subire in casa e la vita che viene loro negata fuori casa. E’ negato loro il diritto allo studio, il diritto al lavoro e all’incontro con altre donne.
A molte donne islamiche, presenti anche sul nostro territorio marchigiano, è impedito di andare a fare la spesa, di accompagnare i figli a scuola, è soprattutto impedito, addirittura, di studiare la lingua italiana, non comunicano con il mondo fuori dalle mura domestiche, insomma viene loro impedito di vivere una vita normale
Allora mi chiedo e vi chiedo: ma dov’è la sinistra? Perché non protesta? Dove sono le donne della sinistra? Dove sono le femministe?
Queste donne islamiche, purtroppo, sono solo numeri che servono per fare le statistiche sulle migrazioni. Sono componenti del nucleo familiare e fanno comodo per ottenere tutti quei servizi pubblici socio-assistenziali per i quali incide il rapporto tra reddito familiare e composizione del nucleo familiare, l’ISEE, per intenderci. E l’ISEE ormai costituisce di fatto una forma di razzismo al contrario, ovvero è una forma di razzismo a danno degli italiani che si vedono depredati delle case popolari e di ogni altra forma di assistenza socio--assistenziale a tutto vantaggio di chi è appena arrivato.
Purtroppo accade che spesso le donne islamiche non siano trattate dai loro uomini come persone. E se non facciamo nulla tutti noi accettiamo che queste donne non siano persone.
Dobbiamo dunque tacere e diventare tutti complici di un reato?! Dobbiamo omertosamente accettare che in Italia le donne islamiche siano fisicamente e psicologicamente maltrattate?! O forse dobbiamo capire che l’accoglienza è fatta di educazione alla vita, di trasmissione di conoscenze, di osservanza delle leggi che regolano la libera convivenza tra le persone in uno Stato civile, e non di pedissequa accettazione delle differenze e rassegnata sottomissione alle altrui usanze.
E’ sempre Khaled Hosseini a raccontarci la realtà delle donne mussulmane nelle comunità integraliste nell’altro suo libro best seller mondiale “Mille splendidi soli”. A descrivere cosa prova una donna sotto il burqa: la mancanza di luce e di aria, i movimenti limitati, l’impossibilità di usare le mani, di camminare con passi normali.
Il fatto stesso che alle donne islamiche venga imposto di indossare il burqua è sinonimo di sottomissione. E non ci nascondiamo dietro ad un simbolo religioso perché neanche il Corano prevede un obbligo che mortifica la dignità di tutte le donne. Il burqa spesso viene imposto anche con violenze fisiche e psicologiche; non so se lo sapete, ma in Iran una donna che non porta il burqa o il velo viene punita con la flagellazione.
La donna quando cammina non deve fare rumore con i tacchi perché altrimenti viene picchiata pubblicamente. Non può guardare un uomo dritto negli occhi, verrebbe immediatamente accusata di adescamento dopodiché sottoposta ad un processo sommario e poi lapidata.
Il burqa lede la dignità e la libertà delle donne. Anche nelle nostre città si vedono sempre più frequentemente donne velate – io abito a Recanati, e a Porto Recanati ce ne sono un po’! –.
Dobbiamo diventare complici di questi reati con omertoso silenzio in nome del rispetto di una cultura diversa dalla nostra?!
Nel mondo ci sono più di quaranta paesi che sanciscono la legge musulmana come legge dello Stato, dove le donne non possono guidare l’auto, non possono gestire il loro passaporto, né maneggiare denaro, devono accettare il marito imposto dalla famiglia anche se la donna-bimba ha nove anni e il futuro marito settanta-ottanta! Ed i matrimoni combinati accadono anche in Italia
Altro tema importante è quello dell’infibulazione. Le donne e le bambine devono subire l’infibulazione. E si sappia che anche questa pratica non è menzionata nel Corano, anzi, islamicamente non è prevista alcuna forma di manipolazione genitale che rechi danno fisico ad una donna.
Ma in molti paesi islamici questa pratica viene spacciata come un sistema utile per mantenere intatta la purezza di una donna – pochi giorni fa a Civitanova c’è stato il caso di un pakistano che è stato condannato per stalking perché si era infatuato di un’italiana e le diceva continuamente: “sarai sicuramente vergine”! –. E senza tenere in considerazione le conseguenze tragiche di questa pratica sia sulla salute della donna che sulla salute e sulla vita di un futuro figlio. Nel momento della nascita il bambino, dovendo attraversare una massa di tessuto cicatrizzato, rischia di non essere ben ossigenato, fatto che provoca gravi conseguenze neurologiche ed in alcuni casi anche la morte.
L’infibulazione nelle comunità islamiche è praticata anche in Italia, non facciamo finta di non saperlo.
Bisogna battersi a tutela di tutte le donne in generale, ma soprattutto delle donne islamiche, a cominciare da quelle nelle Marche, da quelle vicino a casa nostra. Bisogna tutelarle dalla costrizione, bisogna contrastare quelle usanze che minano la salute e l’identità della donna.
Allora mi chiedo ancora: ma dov’è la sinistra? Perché le donne della sinistra non protestano contro questi fatti che accadono a casa nostra?
E non facciamo finta di non sapere, ripeto, che le infibulazioni vengono praticate anche qui in Italia, sono veri e propri interventi chirurgici praticati nelle case da altre donne, dunque senza l’assistenza né di medici né di paramedici e senza la benché minima tutela igienico sanitaria.
Sono dei reati! Non possiamo accettare che sul nostro territorio si commettano reati così gravi giustificandoli con l’ipocrita diversità di culto.
Abbandonare queste donne al loro destino è discriminazione, è iniquità, è razzismo. Questo si che è razzismo! E’ il razzismo omertoso della sinistra.
Certo, non è più rosea la vita di quelle donne che sono sfruttate dai loro uomini nell’accattonaggio, negli scippi e nei furti. Sono le donne rom, quelle che ci fermano quando usciamo ad esempio dal parcheggio Stamira o fuori dei sagrati delle chiese, che ci chiedono una moneta, che ci augurano del bene o del male a seconda se la moneta l’abbiano data o negata. Sono quelle donne che stanno tutto il giorno con i bambini legati addosso per impietosire i passanti. Sono donne che hanno iniziato questa vita di accattonaggio fin da bambine, mentre i padri, i fratelli, i mariti rom aspettano l’incasso di fine giornata. Sono donne, anziane, giovani, bambine che vengono percosse, maltrattate, frustate anche se l’incasso è scarso, sono donne che subiscono ogni genere di maltrattamenti da uomini che vivono del loro accattonaggio.
E sono donne che non si ribellano perché conoscono purtroppo solo quella vita, una vita di violenze fisiche e psicologiche con le quali gli uomini del clan si sono garantiti il loro servilismo a vita. Sono donne schiave. Ma in Italia la schiavitù non è per caso un reato?!
La difesa dei diritti inviolabili della persona e del diritto della parità tra uomo e donna non è negoziabile. Allora per la terza volta mi chiedo e vi chiedo: ma dov’è la sinistra? Perché la sinistra non lotta per liberare dalla schiavitù le donne rom?
Una comunità che accetta queste situazioni ai danni delle donne, non può fregiarsi del titolo di società civile.
Purtroppo non sarà l’esposizione, sulla quale comunque concordiamo, di una gigantografia di Sakineh nelle sedi istituzionali della Regione Marche che cambierà la vita di queste donne, anzi dico di queste persone, ma che oggi persone non sono.
L’unica via è sradicare una concezione di sudditanza alle altrui usanze che oggi imperversa, è sradicare questo errato modo di accogliere senza insegnare, senza trasmettere e senza condividere i progressi socio-culturali.
I popoli occidentali ed i popoli islamici sono diversi perché hanno compiuto cammini diversi.
Vi invito a leggere un bel libro di Nello Rega “Diversi e Divisi”, ossia, siamo diversi e dobbiamo rimanere divisi.
In conclusione, concordiamo certamente la mozione presentata a sostegno di Sakineh con l’obiettivo di salvarle la vita, ma con il mio intervento ho voluto anche sensibilizzare l’intera l’Assemblea legislativa delle Marche, in particolare la sinistra, sul fatto che nella nostra regione abbiamo sicuramente alcune decine di migliaia di donne islamiche che sono in una situazione psicologica e talvolta anche fisica analoga a quella di Sakineh. La sofferenza di Sakineh l’abbiamo vista e facciamo bene a mobilitarci. Perché allora non vediamo anche le sofferenze psicologiche e fisiche delle donne islamiche che vivono nella nostra regione? Perché ignoriamo lo stato di sottomissione in cui versano?
E per la quarta volta mi chiedo e vi chiedo: dov’è la sinistra?
Quindi, cari colleghi, vi ringrazio per avermi ascoltato. Ma siccome vedo che non c’è nessuno chiedo contestualmente la verifica del numero legale, perché mi risulta che sia in corso una Commissione. E chiedo anche il suo parere illustre, Presidente, per sapere se il regolamento prevede la contemporanea convocazione di una Commissione insieme a quella dell’Assemblea legislativa. Grazie.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Sottoscrivo appieno gli interventi delle colleghe Romagnoli e Giorgi.
L’Italia ha sottoscritto la Convenzione europea per la salvaguardia per i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo che prevede anche l’abolizione della pena di morte. Quindi le nostre Istituzioni, il Governo le Regioni gli enti locali, sono tenute a battersi in tutti i modi. E questo è un modo per poter far sentire il nostro dissenso affinché venga appunto eliminata la pena di morte in tutti i Paesi.
La storia di Sakineh mette al centro delle nostre riflessioni su una realtà che in Iran, ma anche in tanti altri paesi, coinvolge centinaia di uomini, donne e bambini, condannati a morte con processi sommari, vittime di torture, di intimidazioni. Vengono giustiziati nonostante gli appelli umanitari e l’intervento diretto delle Organizzazioni internazionali e a dispetto della moratoria dell’Onu contro la pena di morte.
Nel mondo purtroppo ci sono tanti altri casi come quello di Sakineh. La lapidazione è ancora praticata in Sudan, in Arabia Saudita, negli Emirati Arabi, in Nigeria, in Somalia, in Pakistan e in Afghanistan. In Iran è stata introdotta nel 1983 dopo la nascita della Repubblica islamica. Peraltro l’adulterio, purtroppo, è difficile da dimostrare, mi sembra, da quanto so, si faccia ricorso a quattro prove o a quattro uomini ritenuti di irreprensibile moralità, se si arriva solo a tre la pena viene commutata in frustate, e inevitabilmente le donne sono le vittime predestinate.
L’Iran risulta essere il primo paese per numero di esecuzioni. Le donne anziane, giovani o addirittura ancora minorenni – sappiamo che la considerazione dell’età in questi paesi è molto molto diversa da quella che abbiamo noi – rappresentano sempre la percentuale più alta. Non hanno leggi favorevoli nei loro confronti, non hanno la possibilità di difendersi. Insomma, sono considerate inferiori quasi per un “difetto di nascita”. Devono fare i conti con un regime sempre più repressivo, sempre più maschilista e pericolosamente proiettato verso scelte sempre più drastiche.
In questo momento è a rischio la vita di una sola donna, ma non dobbiamo dimenticare che sono a rischio anche la libertà e la dignità di migliaia di altre donne. E soprattutto è a rischio l’onore di un grande Paese ricco di una grande cultura millenaria, un Paese che non può e non deve riconoscersi davanti agli occhi del mondo nella maschera sanguinolenta del volto di una donna sfigurata dai colpi di pietra.
Permettetemi ancora di ribadire in questa sede che sopra ad ogni altra cosa ci deve essere sempre e comunque la sacralità della vita umana. Basta con queste barbarie!
La Regione Marche, con la mozione che oggi andiamo a votare, deve far sentire una convinta e decisa opposizione verso l’applicazione di pene in contrasto con i diritti inviolabili di ogni persona.
Dobbiamo sostenere in ogni sede – oggi lo facciamo in questa Aula, ma ci faremo sentire anche per altre situazioni, collega Marangoni, non dubiti – la moratoria contro la pena di morte –, inoltre aderire alla petizione internazionale contro la lapidazione di Sakineh.
Avendo ascoltato gli interventi della destra e della Lega, intanto vorrei dire al Consigliere D’Anna che spero sia l’ultima volta che veniamo bacchettati da lei. (…) Sui comportamenti, Consigliere D’Anna! I nostri comportamenti sono del tutto consoni al ruolo che migliaia di elettori ci hanno concesso attraverso il voto democratico, nessuno li ha portati a votare con il pulmino della Steat! Quindi lei non si può più permettere di dire: “siete andati via”. Le voglio ricordare di quando ad esempio (è il primo che mi viene in mente) presentai la legge sull’adesione alla convenzione europea del paesaggio (anno 2007), una legge di estrema importanza, vi faccio vedere quali erano le vostre presenze! Perché qui dentro ci riempiamo la bocca sempre di belle parole, sui diritti umani come oggi, sulla salvaguardia del nostro territorio, no al consumo del territorio ecc. ecc., però poi cadiamo su temi estremamente importanti, come mi pare cadde anche lei o comunque molti della sua maggioranza di allora (che tra l’altro è quella di adesso). Andrò a vedere su internet le vostre presenze su quei temi estremamente importanti!

PRESIDENTE. Consigliera Ortenzi, di cosa sta parlando!

Rosalba ORTENZI. Presidente, lei ha lasciato parlare il Consigliere Marangoni per tanto tempo, mi lasci fare qualche sfogo!

PRESIDENTE. Atteniamoci al punto all’ordine del giorno!

Rosalba ORTENZI. Non so se i colleghi se la sentono più di essere bacchettati, io personalmente no! Che peraltro ringrazio per la considerazione dato rispetto alla mozione che stiamo analizzando.
Concludo dicendo che sul tema del rispetto de diritti civili, ma soprattutto dei diritti umani, le posizioni della destra, della Lega e le nostre – i Consigliere Marangoni si rivolge alla sinistra, io accetto questa piccola sfida – sono sicuramente divergenti, perché facciamo di sicuro considerazioni molto diverse.
Il rappresentante della Lega ha parlato ad esempio della condizione dei rom, però su questi tempi gli chiedo di essere un po’ più prudente. Credo che chiunque viva in un paese civile come il nostro debba avere il diritto di non vedersi passare sopra situazioni di grave ingiustizia e soprattutto di inciviltà.
Però ancora, purtroppo, le condizioni in cui si trovano i rom sono queste. I rom sono persone che vengono cacciate – lì ci sono giovani, bambini, anziani ecc.- e poi messi in libertà come tanti puledri, sparsi non si sa dove e poi spariscono nel nulla. Quindi da una condizione di nulla da cui provengono ritorno a quel nulla.
Non posso pensare, ad esempio, a quelle baracche dei rom che sono state bruciate per le quali la nostra società civile, ed anche la Chiesa, non ha alzato una parola. Non ci siamo soffermati un granché su queste barbarie!
Non posso pensare a quello che succede ai barboni nelle nostre belle città del nord, nelle nostre belle e grandi metropoli dove…(…). Consigliere Zinni, le chiedo un po’ di rispetto! (…) Lei intanto, anche se non mi vuole ascoltare, abbia rispetto di quello che dico! Io comunque sto parlando di diritti umani, ma se lei – non so se sia cattolico o cristiano o cos’altro – crede che il diritto di un barbone o di un emarginato non è un diritto, quando io parlo la prego di uscire! La prego di uscire!

PRESIDENTE. Per favore!

Rosalba ORTENZI. Per me il diritto è quello di Sakineh, come diritto è quello dei bambini che sono morti nelle baracche o quello dei barboni che sono morti ad opera di nostri civilissimi ragazzi, figli di gente per bene!

PRESIDENTE. Consigliera Ortenzi, il tempo a sua disposizione è scaduto.

Rosalba ORTENZI. No, Presidente, non è scaduto! Al Consigliere Marangoni…

PRESIDENTE. Sì, è scaduto, ho l’orologio! E poi chi lo deve dire se è scaduto! Per favore, concluda, sono già passati undici minuti!

Rosalba ORTENZI. Solo un attimo, Presidente, mi dispiace, ma il Consigliere Marangoni ne ha dette tante di cose, mi consentirete di rispondergli…o no!

PRESIDENTE. Consigliera Ortenzi, se il regolamento stabilisce un tempo, cosa devo fare, cambio il regolamento!

Rosalba ORTENZI. Volevo solo dire al Consigliere Marangoni – che forse non lo sa! – che le donne della sinistra lavorano volontariamente nelle mense dei poveri, stanno con Emergency. Invece io non so quanti islamici Marangoni (o la Lega) ha denunciato magari sapendo di situazioni che lui ha ritenuto illegittime o illegali!
Mi dispiace che tutto quello che è stato detto non venga rilevato e non venga ribattuto. Qui abbiamo una Lega che ha accettato Gheddafi, una Lega che ci ha fatto vedere le nostre giovani, assoldate, prezzolate, pagate, con il Corano in mano! Io mi vergogno di essere italiana!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta. Il Consigliere non è in Aula, quindi ora ha chiesto di intervenire il Consigliere D’Anna, ne ha facoltà.

Giancarlo D’ANNA. Molto brevemente, Presidente, solo perché sono stato chiamato in causa.
Pregherei la collega Ortenzi che quando si riferisce al sottoscritto deve dire date, nomi e cognomi.
Vorrei ricordare alla Consigliera che nella legislatura precedente le ultime sei sedute assembleari sono state chiuse per mancanza del numero legale. E siccome su sei cinque volte la verifica del numero legale l’ho chiesta io evidentemente ero in Aula. Quindi quando si riferisce a quelli che sono fuori dall’Aula guardi da qualche altra parte! Quando verificherà su internet si renderà conto che in quelle sedute il sottoscritto c’era!

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Sulle mozioni n. 54 e n. 57 è stata presentata una proposta di risoluzione a firma dei Consiglieri Romagnoli, Giorgi, Ortenzi, Latini, Malaspina, D’Anna, Eusebi, Marangoni, Massi, Marinelli, Binci. (…) Consigliere Trenta, io l’ho chiamata, ma lei non mi ha risposto, quindi purtroppo dura lex sed lex!
Il testo è il seguente:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Premesso:
- che Sakineh Mohammadi Ashtiani è una donna iraniana di 43 anni, madre di due figli;
- che condannata per adulterio nel 2006 e sottoposta a fustigazione, è ora nel braccio della morte del carcere di Tabriz in attesa di essere lapidata, dopo aver subito un processo arbitrario e in contrasto con i più elementari diritti della Persona;
- che il caso di Sakineh ha sdegnato e mobilitato sul piano mondiale le coscienze di milioni di Persone e molte personalità del mondo della cultura e della politica;
- che in Italia, l’appello per salvarla, lanciato nelle scorse settimane da organi di stampa, ha già raccolto oltre decine di migliaia di adesioni;
Considerato che il figlio di Sakineh Mohammadi Ashtiani, nel denunciare torture nei confronti della madre, chiede all’Europa di battersi per la liberazione della madre;
Ritenuto che è doveroso:
a) l’interessamento di tutti i livelli istituzionali del nostro Paese per il rispetto dei diritti umani;
b) ribadire il ripudio della società italiana verso queste forme di soppressione dei diritti civili in particolare nei confronti delle donne;
c) esprimere la piena condivisione della richiesta di annullamento della sentenza di lapidazione dei confronti di Sakineh Mohammadi Ashtiani nel quadro della riaffermazione dell’intangibilità dei diritti della Persona e dei principi dello Stato di diritto;
Impegna il Presidente della Giunta regionale:
1) a trasmettere la presente mozione al Governo Italiano a testimonianza della convinta opposizione della Regione Marche verso l’applicazione di pene in contrasto coi diritti inviolabili di ogni Persona (con particolare riferimento alle donne);
2) a sostenere in ogni sede e circostanza la moratoria contro la pena di morte;
3) ad aderire alla petizione internazionale contro la sua lapidazione;
4) a disporre l’esposizione di una gigantografia di Sakineh nei palazzi della Giunta e dell’Assemblea legislativa delle Marche;
Impegna il Presidente dell’Assemblea legislativa a promuovere presso la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative regionali le iniziative più idonee alla difesa della vita di Sakineh e dei diritti civili in Iran.”.
La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 46
dei Consiglieri Camela, Malaspina
“Misure di sostegno ai lavoratori iscritti nelle liste di mobilità”, data l’urgenza dell’argomento e l’imminente scadenza di una parte degli ammortizzatori sociali per molti lavoratori”
(Rinvio)

PRESIDENTE. Passiamo ora, come avevamo concordato, alla mozione n. 46 dei Consiglieri Malaspina e Camela sulle…(…) Come, Vicepresidente Bugaro?

Giacomo BUGARO. Presidente, il Consigliere Camela ha lasciato detto, visto che ha la Commissione in corso, se è possibile non trattarla oggi e metterla al primo punto la prossima volta.

PRESIDENTE. E’ questa la richiesta dei colleghi che hanno presentato la mozione?

Maura MALASPINA. Sì, come primo punto all’ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Bene, anche se di primi punti ne abbiamo accumulati diversi. Vedrò come fare, comunque, certo, metterli tutti al primo posto è impossibile, semmai sarà uno, due, tre ecc..


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Marangoni, ne ha facoltà.

Enzo MARANGONI. Presidente, alla fine del mio precedente intervento avevo chiesto, ma l’avevo fatto un po’ provocatoriamente e bonariamente, la verifica del numero legale, ma mi pare che adesso ci sia.
Avevo poi fatto anche una domanda a cui però non ho avuto risposta, ovvero se il regolamento consente la contemporanea convocazione ed effettuazione delle Commissioni e dell’Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Rispetto a questa domanda specifica, Consigliere, il regolamento non contempla nulla, però ricordo che nella passata legislatura l’invito a non convocare le Commissioni nella giornata in cui c’è l’Assemblea veniva più volte fatto in modo perentorio anche dal precedente Presidente. Per cui in assenza, ripeto, di una normativa che impedisce o autorizza a fare ciò, l’invito pressante è quello di non convocare in contemporanea, ma questo ovviamente dipende dai Presidenti delle Commissioni.
Ha chiesto la parola la Consigliera Malaspina, ne ha facoltà.

Maura MALASPINA. Questa mattina in sede di Conferenza dei Capigruppo abbiamo preso una decisione in merito all’orario dei lavori, quindi invito i Capigruppo a far rispettare le decisioni prese al Gruppo.

PRESIDENTE. L’Aula è sovrana, Consigliera. Stamattina in Conferenza dei Capigruppo è stata presa una decisione, se poi i Capigruppo non riescono a governare il proprio Gruppo rischia di essere pleonastica, in ogni caso io devo prendere atto della volontà dell’Assemblea. Abbiamo votato sulla prosecuzione, quindi si prosegue ad libitum fino ad esaurimento dell’ordine del giorno, a meno che qualcuno non faccia la proposta di sospendere la seduta. Io ad esempio avevo una Assemblea a Pesaro, ma ho telefonato che non posso andare, quindi vado avanti. L’Assemblea ha votato sulla prosecuzione, cosa volete che faccia!
Passiamo al punto di cui alla mozione n. 7 del Consigliere D’Anna…(…) Vicepresidente Bugaro, chi l’ha chiesto il numero legale?! (…) La Consigliera Malaspina deve chiedere il numero legale quando si può chiedere! Non è che uno si alza in qualsiasi momento e chiede il numero legale, no, il numero legale si chiede prima del voto!


Mozione n. 7
del Consigliere D’Anna
“Attuazione dei diritti delle persone con disabilità”
(Discussione e inizio votazione)

(durante la discussione c’è anche un richiamo sull’ordine dei lavori)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 7 del Consigliere D’Anna, che ha la parola per illustrarla.

Giancarlo D’ANNA. Sicuramente questa giornata serve a discutere alcune mozioni che vanno avanti da diverso tempo. E credo che anche questa, come la precedente, debba necessariamente trovare l’attenzione dell’Assemblea.
E’ una mozione molto semplice e concisa. Ve la leggo per farvi capire meglio di che cosa si tratta, riguarda l’attuazione dei diritti delle persone con disabilità:
“Premesso che l’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato nella seduta del 6 settembre 2006 la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità;
Considerato che tale documento pone al centro i diritti delle persone con disabilità e afferma che è necessario garantire ad esse le stesse opportunità degli altri cittadini sia rispetto alla propria vita sia riguardo ai processi di inclusione sociale;
Impegna il Presidente della Regione e la Giunta:
1) a verificare che si attuino i principi sanciti nella Convenzione ONU dei diritti delle persone con disabilità nei differenti settori dell’Amministrazione;
2) a sostenere a livello nazionale la ratifica della Convenzione;
3) a monitorare con continuità l’applicazione della Convenzione, costruendo percorsi di studio e di ricerca perché ci sia la completa attuazione della Convenzione nella legislazione, nei regolamenti, negli atti amministrativi regionali;
4) a coinvolgere attivamente le persone con disabilità e le loro organizzazioni più rappresentative in ogni processo connesso all’attuazione della Convenzione.”.
Mi sembra molto lineare, non è un’idea che nasce dal nulla, l’Assemblea generale dell’ONU ha approvato questo percorso. Per le persone con disabilità credo sia importante, al di là di quello che già si fa, e sicuramente non è poco, dare un’ulteriore segnale e una maggiore attenzione alle cose appunto già previste e votate.
Ritengo pertanto opportuno che anche l’Assemblea dia un segnale di attenzione a una categoria che molto spesso viene citata, qualche altra volta viene utilizzata, ma per la quale sicuramente è necessario avere una maggiore e fattiva attenzione.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Eusebi.

Paolo EUSEBI. Dichiaro il voto favorevole del mio Gruppo, ma approfitto anche per dire al Consigliere D’Anna che un argomento così importante meriterebbe una discussione, magari non lunghissima perché non c’è moltissimo da discutere, ma documentata sì. Noi invece in questo momento la stiamo facendo in un’Aula così…(…) No, non esageriamo, la compagnia è piacevole, però inviterei i colleghi a usare un po’ di buonsenso. Non è possibile che a colpi di demagogia di questo o quell’altro veniamo obbligati ad uno spettacolo di questo tipo.
Se in Conferenza dei Capigruppo si prende una decisione sarebbe opportuno rispettarla, a meno che sopravvengano cose urgentissime o magari che un Consigliere abbia l’esigenza assoluta di discutere un argomento.
Ho l’impressione che facendo così stiamo veramente pretendo in giro i cittadini delle Marche. Qualcuno domani potrà dire: “vedete, io faccio lavorare questi lazzaroni di politici!”. Vi prego, facciamola finita di usare questi metodi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Consigliere D’Anna, ne ha facoltà.

Giancarlo D’ANNA. Sicuramente condivido quello che ha detto, Consigliere Eusebi, non piace nemmeno a me, ma tenga presente che alcune delle mozioni che lei trova iscritte all’ordine del giorno ce le trasciniamo addirittura dalla scorsa legislatura. Allora, se mi permette, anche i Consiglieri si devono assumere le loro responsabilità anche al di là di quello che dicono i Capigruppo. Peraltro sarà opportuno verificare anche una formula diversa, perché se si entra in Aula e non si ha nemmeno modo di parlare con i propri Capigruppo relativamente ad alcune decisioni può succedere anche questo.
Alcune di queste mozioni sono molto importanti, però, ripeto, nella scorsa legislatura nessuno le ha volute discutere. Per cui ora vista che questa mozione è riuscita ad arrivare in Aula permettetemi di discuterla magari anche da solo, poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Semplicemente per far notare, a seguito dell’intervento del collega Eusebi, che c’è un vero e proprio intasamento di mozioni e interrogazioni che vengono scarsamente evase. Siamo arrivati a un numero immane, temo che non si discuteranno mai, collega Eusebi.
Su questo la invito, Presidente, a fare una profonda riflessione con i Capigruppo e l’Ufficio di Presidenza.
Semmai potrebbe esserci una valutazione di buonsenso da parte dei Consiglieri sul capire quando ritirarle. Oggi abbiamo parlato per un’ora del caso della povera giovane iraniana, ma faccio notare che tutto quello che doveva essere fatto il Governo italiano lo ha fatto, così come lo ha fatto la comunità internazionale, quindi qui parliamo di cose quando sono ormai già accadute.
Visto inoltre che qualcuno parlava di assenti a me infastidisce una cosa. Noi abbiamo fatto un pre-dibattito sulla Fiera senza il nostro Governatore. Allora o qui c’è un’assunzione di responsabilità collettiva della Giunta nei confronti dell’Assemblea legislativa e dell’Assemblea legislativa nei confronti di noi stessi, o altrimenti se oggi pomeriggio ci fossero stati i dipendenti di Fincantieri ci avrebbero preso a schiaffi, perché abbiamo parlato di questioni internazionali invece di problemi locali.
Quando si deve parlare di cose internazionali l’Assemblea legislativa lo deve fare subito, in tempo reale, ossia quando esce l’Ansa, quando è la notizia della settimana si fa la mozione e si vota subito, ma non dopo un mese e mezzo! Ci facciamo male con le nostre mani! Ci mettiamo nelle condizioni come Assemblea legislativa di essere snobbati dal nostro Governatore! Questo è profondamente grave, va al di là del centro-destra e del centro-sinistra.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al Consigliere Binci vorrei chiarire un aspetto. E’ vero, c’è un numero di mozioni molto ampio, ma vi assicuro, statistiche alla mano, che rispetto alla scorsa legislatura, proprio perché c’è la volontà di accelerare i corsi, stiamo facendo un numero di mozioni, interrogazioni e interpellanze di gran lunga molto superiore. E, guardate, non vuole essere un giudizio. Pochissime sono state le mozioni discusse in Aula, fra l’altro si mettevano all’ordine del giorno in fondo e quindi non venivano mai trattate.
Avendo fatto in questi cinque anni tutte le esperienze, quella di Consigliere, di Capogruppo e poi di Assessore, so benissimo che per i Consiglieri regionali gli strumenti ispettivi rappresentano una delle poche opportunità, insieme al lavoro in Commissione che però è a porte chiuse, per manifestare il proprio pensiero, per esprimersi, per partecipare, ecc..
E su questo da parte mia c’è una sensibilità assolutamente forte, io voglio agevolare, non voglio ci sia un solo Consigliere che senta venir meno il ruolo perché gli atti ispettivi che propone non si trattano mai.
Però mi sto rendendo conto anche di un’altra cosa, ossia che questa buona volontà e disponibilità da parte mia ad arricchire e predisporre gli ordini del giorno in modo tale da dare spazio a tutti, in molti casi provoca un abuso.
Consigliere Zinni, non posso non condividere il fatto che a volte si parla inutilmente, me lo pongo anch’io, molto spesso penso che se qualcuno ci guardasse direbbe: “bhè, parlate di tutto, però…”. Dopodiché, dell’interrogazione se ne può anche abusare un po’, perché in fondo dà la possibilità al Consigliere di prendere una posizione, di poter rilasciare una dichiarazione, di manifestare il proprio pensiero, invece un abuso di mozioni intasa i lavori dell’Assemblea legislativa perché su questa poi si apre un dibattito a cui tutti possono partecipare, non interviene solo chi la propone.
Perché dico questo? Perché se vi è un abuso di uno strumento come appunto la mozione potrebbe probabilmente finire per non essere più utilizzato proprio laddove, invece, sarebbe molto opportuno utilizzarlo.
Mi rendo conto che questo è un predicotto che non lascerà segno, però ho preso spunto da quello che giustamente ha detto il Consigliere Zinni, ossia che non è una questione di appartenenza ma di buonsenso.
Dunque c’è la disponibilità del Presidente e dell’Ufficio di presidenza di dare pari dignità a tutti i Consiglieri, di dare la possibilità nelle sedute di trattare non solo gli argomenti proposti dalla Giunta, ma anche gli atti ispettivi e le mozioni, però se ne abusiamo vanifichiamo anche questa disponibilità. Questo è un appello che faccio ai colleghi.
Tornando alla discussione della mozione, ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Brevemente per sostenere la mozione, seppure sia molto generale.
Ci sono delle questioni importanti da risolvere riguardo le competenze regionali sui diritti delle persone con disabilità. Una di queste è il discorso dell’inserimento lavorativo relativo alla legge n. 68 di competenza dei centri per l’impiego. La norma non viene applicata in molte sue parti, sia riguardo le quote riservate ai disabili all’interno delle aziende private e gli uffici pubblici, sia riguardo i controlli e le penali.
C’è inoltre la questione dei servizi scolastici alle persone con handicap e dei centri diurni quando queste raggiungono l’età adolescenziale e quindi non hanno più possibilità di frequentare le scuole. Oppure la questione dei servizi domiciliari e di sostegno alla famiglia o delle residenze quando le persone disabili hanno raggiunto una certa età. Altra cosa importante riguarda l’agibilità delle nostre città, quindi l’adeguamento delle normative urbanistiche, della verifica, del controllo, ossia verificare che i soldi pubblici vengano spesi rispettando la legge, ad esempio creando città non accessibili, dai marciapiedi, alle scale, ai luoghi pubblici, ai bar, alle stesse sale comunali, ai trasporti pubblici; i mezzi pubblici, infatti, nella loro totalità non sono in grado di trasportare una persona con carrozzina se non dietro preavviso, addirittura si sta pensando ad un servizio a chiamata, quando invece il servizio pubblico di trasporto dovrebbe essere accessibile in toto.
Quindi chiedo, se il presentatore è d’accordo, visto che qui si rimanda tutto al Presidente della Giunta di verificare i princìpi sanciti nella Convenzione ONU dei diritti delle persone con disabilità nei differenti settori dell’Amministrazione, di emendare la mozione in questo modo: “Impegna la competente Commissione assembleare a verificare che si attuino i princìpi della Convenzione ONU dei diritti delle persone con disabilità nei differenti settori dell’Amministrazione..”, cosicché la competente Commissione assembleare diventi di fatto una “commissione di verifica e di inchiesta” di applicazione dei diritti delle persone con disabilità. Impegnare invece la Giunta a controllare l’operato di se stessa mi sembra un aspetto che non possa garantire gli effetti e soprattutto non possa garantire rispetto al fatto che siamo appunto noi che abbiamo questa sensibilità e quindi la vorremmo poter portare avanti. (…) Allora, ripeto, si può mettere: “Impegna il Presidente della Giunta e la competente Commissione assembleare”, così siamo tutti impegnati, poi ognuno opererà secondo la propria sensibilità. Magari la Commissione può indire un’incontro tematico a cui può invitare i referenti dei Servizi alla disabilità nei diversi settori all’interno dell’Amministrazione regionale e volendo può convocare anche per specifiche situazioni.

PRESIDENTE. Scusi, Consigliere Binci, ma non ho capito nulla!

Massimo BINCI. Chiedo di aggiungere…

PRESIDENTE. Ma il verbo “aggiungere” a chi lo rivolge? La prego di formalizzare subito l’emendamento, altrimenti non lo potrò mettere in votazione.

Massimo BINCI. Certo, Presidente.

PRESIDENTE. Il Consigliere Binci ha testè presentato il seguente emendamento, che leggo:
Dopo le parole “Impegna il Presidente della Regione e la Giunta” aggiungere le parole “e la competente Commissione assembleare”.
Ha chiesto la parola la Consigliera Malaspina, ne ha facoltà.

Maura MALASPINA. Presidente, chiedo la verifica del numero legale, ritengo che determinati argomenti debbano essere condivisi da tutti.

PRESIDENTE. Bene, procediamo alla verifica del numero legale. (…) Consigliere D'Anna vuole la votazione per appello nominale? (…) Ma la richiesta per appello nominale deve essere formulata da tre Consiglieri. Chi metto? (…) Bene, Zinni, Ortenzi, D’Anna. (…) Allora, Consiglieri, ora per verificare in quanti siamo basta premere un tasto qualsiasi, prego procedere con il voto elettronico... (…) Consiglieri, visto che gli uffici stanno valutando se il sistema elettronico può prevedere contemporaneamente sia la verifica del numero legale che la votazione per appello nominale, procediamo all’appello per chiamata.

Franca ROMAGNOLI (Consigliere segretario):
Luca ACACIA SCARPETTI assente
Francesco ACQUAROLI assente
Fabio BADIALI assente
Massimo BINCI presente
Raffaele BUCCIARELLI assente
Giacomo BUGARO assente
Gianluca BUSILACCHI presente
Valeriano CAMELA assente
Antonio CANZIAN presente
Adriano CARDOGNA presente
Mirco CARLONI assente
Graziella CIRIACI assente
Francesco COMI assente
Giancarlo D’ANNA presente
Sandro DONATI assente
Paolo EUSEBI presente
Elisabetta FOSCHI assente
Enzo GIANCARLI assente
Sara GIANNINI assente
Paola GIORGI presente
Dino LATINI presente
Marco LUCHETTI assente
Maura MALASPINA presente
Enzo MARANGONI presente
Luca MARCONI assente
Erminio MARINELLI presente
Francesco MASSI assente
Almerino MEZZOLANI assente
Giulio NATALI presente
Rosalba ORTENZI presente
Paolo PERAZZOLI presente
Paolo PETRINI assente
Moreno PIERONI assente
Mirco RICCI assente
Franca ROMAGNOLI presente
Angelo SCIAPICHETTI presente
Daniele SILVETTI assente
Vittoriano SOLAZZI presente
Gian Mario SPACCA assente
Gino TRAVERSINI presente
Umberto TRENTA assente
Roberto ZAFFINI assente
Giovanni ZINNI presente

PRESIDENTE. Il numero legare non è garantito, dichiaro chiusa la seduta.



La seduta termina alle ore 16,10