Resoconto della seduta n.171 del 21/07/2020
SEDUTA N. 171 del 21 LUGLIO 2020

La seduta inizia alle ore 10,40

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE Colleghi buona giornata, dichiaro aperta la seduta n. 171 del 21 luglio 2020. Do per letto il processo verbale della seduta n. 170 del 14 luglio 2020, il quale, ove non vi siano opposizioni, si intende approvato ai sensi del comma 4 dell’articolo 53 del Regolamento Interno.
Richiamo, inoltre, ai sensi del comma 5 dello stesso articolo, l'attenzione di tutti i Consiglieri sulle comunicazioni distribuite con cui porto a conoscenza dell'Assemblea quanto espressamente previsto dal Regolamento interno.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Comunico che è stata richiesta l’anticipazione dell’interrogazione n. 1060 del Consigliere Biancani, che tratteremo come primo punto tra le interrogazioni, e l’anticipazione della mozione n.720 del Consigliere Giacinti, che tratteremo al primo punto delle mozioni, nonché, se l’Aula non ha nulla da eccepire, l’anticipazione della proposta di legge n. 343.
Ha la parola il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Solo per dire che la mozione n. 677 (punto 8), “Eliminazione e divieto di vendita di abbigliamento usato”, la ritiro perché l’avevo presentata quando eravamo all’inizio della fase 2, in ripartenza, e c’era una lacuna, in quanto gli ambulanti, che hanno bancarelle che vendono i vestiti usati, non erano stati reinseriti nel riavvio delle attività. Chiaramente con i questi giorni la cosa si è risolta, la Regione ha previsto anche la possibilità di vendita dell’abbigliamento usato, quindi in questo momento discutere questa mozione non è più utile e la ritiro perché ormai è decaduta.

Proposta di legge n. 343
ad iniziativa dei Consiglieri Mastrovincenzo, Giacinti, Minardi
“Disposizioni in materia di partecipazione all'elaborazione e alla valutazione delle politiche pubbliche”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 343 a firma dei Consiglieri Mastrovincenzo, Giacinti e Minardi.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Minardi.

Renato Claudio MINARDI. Grazie Presidente. Buongiorno a tutti. La proposta di legge n. 343, a firma dei Consiglieri Mastrovincenzo, Giacinti e del sottoscritto, è molto importante e riguarda le disposizioni in materia di partecipazione all’elaborazione e alla valutazione delle politiche pubbliche. Cosa significa questo titolo? Il tema è questo, la partecipazione dei cittadini alle politiche pubbliche rappresenta un elemento imprescindibile ed importante per rassicurare una governance efficace nei confronti dei complessi problemi sociali, ambientali ed economici, che le amministrazioni pubbliche e i governi devono affrontare e risolvere.
Voi capite bene che quando ci sono delle scelte importanti da fare, che toccano in modo rilevante il territorio, le comunità, e possono avere impatti sociali ambientali ed economici, spesso e volentieri nascono dei comitati che sono contrari e creano delle difficoltà nella prosecuzione dell’iter. In queste situazioni si ritiene che sia giusto ed opportuno ascoltare i soggetti interessati, che sono i portatori di interesse, che hanno qualcosa da dire, coinvolgendoli all’interno dei processi decisionali. Questo significa lavorare a fianco dei cittadini, con le organizzazioni della società civile, nella progettazione e nella valutazione delle scelte per migliorare la qualità ed il livello delle scelte stesse. La produzione di politiche inclusive consente in particolare di focalizzare con maggior precisione i bisogni dei cittadini e le complessità sociali. Nel momento in cui si va a discutere con i cittadini, con i gruppi, con i soggetti, se volete anche con i comitati, è più facile, più semplice o più opportuno conoscere i bisogni dei cittadini che vengono rappresentati. Vanno anche gestite le differenze che si evidenziano in una società complessa come quella attuale, dove è importante mettere in campo non solo le diverse esigenze, ma anche le risorse, le proposte, ed i diversi stakeholder per ottimizzare i risultati.
La presente proposta di legge introduce disposizioni rivolte a promuovere e a disciplinare processi partecipativi in funzione di codecisioni, il termine chiave è codecisione, nel territorio regionale al fine di incrementare la qualità democratica.
Viene chiarito con la proposta di legge che il processo partecipativo sostenuto dalla Regione è rappresentato da un percorso strutturato di informazione, dialogo, confronto, che viene avviato in riferimento all’elaborazione del progetto futuro, di una futura norma, o di una politica, mettendo in comunicazione e mettendo sullo stesso tavolo soggetti diversi, quindi gli enti, i soggetti privati, le associazioni, le persone che vivono in quel territorio, che lavorano, studiano o soggiornano a qualsiasi titolo. La finalità di detto percorso è quella di ottenere la completa rappresentazione delle posizioni, degli interessi o dei bisogni sulla questione, nonché di giungere ad una proposta e a delle eventuali mediazioni e negoziazioni in funzione della codecisione.
Questa è la premessa, gli obiettivi della legge, che ora vado ad esplicare. Nel capo 1, l’articolo 1 definisce che la Regione promuove la partecipazione attiva dei soggetti nell’elaborazione delle politiche pubbliche e nella loro valutazione, al fine di incrementare la qualità democratica, favorire la diffusione di opinioni informate e di cittadinanza attiva, rafforzare la coesione sociale, favorire la partecipazione attiva e paritaria di donne e uomini di tutte le fasce di età, di persone con disabilità, di soggetti deboli, sostenere l’emersione degli interessi sotto rappresentati, credo che questa sia una cosa importante, che a volte non vengono fuori. In questo modo la Regione diventa sede di condivisione delle esperienze di partecipazione, anche discendenti da specifiche leggi, piani e programmi regionali settoriali.
All’articolo 2 ci sono delle definizioni, credo che sia importante questo passaggio, ciò che in questa legge si intende per processo partecipativo, un percorso strutturato di informazione, dialogo confronto, che viene avviato in riferimento alla elaborazione di un progetto futuro, o ad una futura norma, o ad una politica di competenza della Regione, ma non solo, anche degli enti locali e degli altri soggetti pubblici, mettendo in comunicazioni enti, soggetti privati e associazioni, persone che lavorano, vivono e studiano e soggiornano, come dicevo prima, per cercare di andare alla scoperta di elementi di condivisine e di accordo sulle scelte che devono essere fatte.
Nell’articolo 5 è prevista anche la Giornata della partecipazione, volta a promuovere la cultura della partecipazione su tutto il territorio regionale.
Chi è il soggetto titolare ad attivare un processo partecipativo? In questo caso sono i cittadini residenti, gli stranieri, gli apolidi, regolarmente residenti nel territorio e gli interessati ai processi partecipativi, le persone che lavorano, studiano e soggiornano nel territorio, perché hanno interesse al territorio stesso o all’oggetto del processo partecipativo, le imprese, le associazioni, le organizzazioni e altre forme sociali, che hanno la propria sede nel territorio interessato a processi partecipativi o che hanno interessi al processo partecipativo. Questi sono i soggetti che hanno titolo a dire il proprio parere, la propria idea e a condividere le scelte che in qualche modo devono essere fatte.
In I Commissione, ringrazio per il lavoro che è stato fatto, abbiamo voluto semplificare la proposta di legge per cercare di alleggerirla rispetto ad una serie di istituti che erano stati previsti, ovvero il programma, la cabina di regia, il garante, abbiamo voluto semplificare per arrivare all’obiettivo, l’applicazione di questa legge, per renderla anche più snella.
La Giunta regionale può sviluppare processi partecipativi relativi alle politiche di competenza delle proprie strutture, l’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa promuove la conoscenza di questa legge, in particolare con iniziative seminariali e di studio, raccolta e diffusione di buone pratiche, nonché di metodologie e strumenti di alta qualificazione e di processi di partecipazione; la Giunta regionale realizza attività di formazione, finalizzate alla promozione di una cultura della partecipazione all’interno dell’amministrazione regionale e degli enti locali e alla formazione di personale, in grado di progettare, organizzare e gestire i processi partecipativi.
La legge viene finanziata per il 2020 con 25 mila euro, sono previsti dei contributi che verranno erogati dalla Regione, secondo criteri e modalità determinati dalla Giunta regionale. I contributi servono per attuare i processi partecipativi, realizzati secondo le modalità previste da questa legge.
Una cosa importante, i processi partecipativi … Questa è una cosa che abbiamo voluto mettere, perché viviamo in un Paese dove spesso e volentieri la democrazia allunga estremamente i tempi. Che cosa vogliamo? Ogni atto complesso che impatta sul territorio, che impatta dal punto di vista sociale, ambientale, urbanistico, deve avere un numero elevato di autorizzazioni e di pareri, quindi, vogliamo evitare che questa legge sia un problema in più da affrontare. Ecco perché abbiamo previsto che i processi partecipativi dal loro avvio non possano avere una durata superiore a 4 mesi, progetti di particolare complessità possono avere una durata massima di 6 mesi, quindi tempi stretti, veloci, per non ingessare le procedure, gli iter, delle iniziative che vengono portate avanti, che spesso e volentieri sono complesse e prevedono conferenze di servizio, pareri, autorizzazioni, valutazioni di impatto ambientale, valutazioni ambientali strategiche, AIA.
Credo che sia giusto ed opportuno che il processo partecipativo possa essere parte integrante di un processo autorizzatorio, di una scelta importante riguardante un territorio, ma questo non deve ingessare e non deve allungare i tempi. L’ente responsabile, valutata la proposta partecipata, può decidere di recepire …

PRESIDENTE. Per cortesia, silenzio in Aula.

Renato Claudio MINARDI. L’ente responsabile valutata la proposta partecipata, può decidere di recepire, in tutto o in parte, le conclusioni del processo partecipativo o di non recepirle, in ogni caso l’ente responsabile deve comunicare alla Giunta regionale il provvedimento adottato o la decisione assunta, motivando le decisioni in caso in cui esse siano diverse dalle conclusioni del processo partecipativo. Quindi, c’è una fase conclusiva del processo partecipativo e l’ente responsabile può decidere di recepire, tutto o in parte o di non recepire, motivando la conclusione.
I progetti partecipativi devono contenere, in particolare, l’impegno dell’ente responsabile a sospendere l’adozione di qualsiasi atto tecnico. Questo è importante, perché nel momento in cui si attiva un percorso partecipativo, è chiaro che le decisioni definitive devono essere sospese, ci deve essere da parte dell’ente responsabile la scelta e la volontà di sospendere l’adozione di qualsiasi atto che anticipi o pregiudichi l’esito del processo partecipativo. Credo che la sollecitazione della realtà sociale presenti sul territorio potenzialmente interessate dal procedimento di discussione …
Questa legge è finanziata con 25 mila euro, per il 2020, negli anni successivi le risorse saranno previste nella tabella del bilancio di previsione.
Per concludere, credo che sia una legge importante, viviamo in una società dove spesso chi urla di più, chi strilla di più, chi mette i bastoni tra le ruote, rischia di mettere in difficoltà i processi decisionali e gli enti che devono legittimamente prendere decisioni per lo sviluppo della comunità, per lo sviluppo del territorio.
Attivare un processo partecipativo significa mettere nello stesso tavolo i soggetti e gli stakeholder che sono portatori di interesse, rispettando tempi e regole e alla fine concludere il percorso. Questo serve a chi deve decidere per avere un quadro completo delle istanze e delle esigenze del territorio e a chi è portatore di un interesse di poterle esprimere, mettendole sul tavolo in forma ufficiale, grazie a questa opportunità.
Credo che questa legge sia importante, aiuterà i processi decisionali, soprattutto degli enti, mettendo nelle condizioni tutti coloro che hanno qualcosa da dire di potersi esprimere nell’interesse della comunità, nell’interesse delle associazioni o dei gruppi perché una scelta importante, che deve essere fatta su un territorio, più tiene conto di tutti gli interessi, di tutti i soggetti interessati, di tutti gli stakeholder, più sarà condivisa e sarà importante per l’intera comunità. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Grazie Presidente. Questa legge concettualmente ci vede vicini, anche se riteniamo che la partecipazione non possa avvenire per norma, ma da buone prassi democratiche.
Questo atto è stato portato in I Commissione, devo dare atto al Vicepresidente Minardi di averla alleggerita e semplificata, visto che poteva diventare abbastanza complicata. I principi, ripeto, più che per legge devono venire da una buona pratica, costante, quotidiana quasi, devono venire dalle forze politiche per l’inclusione della cittadinanza nelle decisioni.
Ricordo che questa buona pratica democratica quando ero giovane c’era, perché le assemblee in politica, nelle scuole, nelle università, nelle associazioni, nei comitati venivano fatte e oltre che strumenti di pressione, erano uno strumento di condivisione e di indicazione della cittadinanza, della base, nelle decisioni della politica, dei partiti.
Vi ricordo che questa partecipazione era soprattutto delle donne che lottavano per la parità e l’uguaglianza dei diritti. Le associazioni delle donne, le associazioni femminili, mi ricordo l’UDI del PC, le associazioni Donne Italiane della Democrazia Cristiana, e le associazioni femministe, dall’altra parte, erano molto attive e hanno dato un grande impulso al cambiamento della nostra società. Una partecipazione che non era fatta per legge, veniva dal basso, da esigenze sentite, da una passione nei confronti della politica. Di questa legge così semplificata, l’unica cosa che si può dire è che sia arrivata, mi rammarico, alla fine della legislatura e come al solito ci sono 25 mila euro.
Questo provvedimento, di cui condividiamo i principi, sarà appannaggio della prossima legislatura, e di chi ci sarà.
Con 25 mila euro credo che sia difficile trovare una partecipazione così strutturata che la legge prevede, però il principio è buono, e mi auguro che oltre che la legge sia la politica a favorire, senza leggi e senza articoli di legge, la partecipazione, visto che tutti i partiti, tutte le forze politiche, quando fanno le riunioni hanno le sedie vuote e devono riempirle con attivisti ed iscritti al partito. Questa è una grande lacuna della democrazia partecipata, una grande lacuna della politica, che ha portato il distacco tra i cittadini, la politica ed i partiti.
Siamo concettualmente vicini a questa impostazione della partecipazione, voteremo a favore di questa proposta di legge, con il rammarico che ho espresso poc’anzi. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea regionale legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 6. Soppresso.

Articolo 7. Soppresso.

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 10. Soppresso.

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 14. Soppresso.

Articolo 15. Soppresso.

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 16 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, la Consigliera Malaigia.

Marzia MALAIGIA. Grazie Presidente. Una breve dichiarazione di voto perché questa proposta di legge è chiaramente condivisibile nell'intento, come si può non promuovere la partecipazione? Ma è anche un’ammissione per non averlo fatto finora.
Penso che nel processo democratico sia insita la partecipazione. Ecco, il voler favorire è condivisibile, sicuramente, però è sempre quello, noi stiamo votando anche questa volta una legge a scatola chiusa, i criteri per i contributi saranno stabiliti dalla Giunta, non sono chiari a tutta l'Assemblea, per cui l'astensione è motivata soltanto da questo, pur se gli intenti sono condivisibili.
Vorremmo sapere qualcosa di più su come verranno elargiti i contributi ai soggetti che verranno auditi, soggetti che comunque sono sempre stati auditi, perché ogni nostro atto ha visto la partecipazione, in sede di Commissione, di tutti gli interessati. Dire ora una cosa del genere significa che non è stata fatto prima?
Condivisione nella finalità della legge, però la mancanza di chiarezza ci porta ad un voto di astensione. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Grazie, Presidente. Chiedo la votazione per appello nominale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Minardi.

Renato Claudio MINARDI. Grazie Presidente. Solo per una precisazione. Rispondo alla Consigliera Malaigia, le risorse verranno attribuite secondo dei criteri e delle modalità che verranno determinate dalla Giunta regionale, criteri di carattere generale, non ci sarà la richiesta e il contributo diretto per l'attuazione dei processi partecipativi. È chiaro che questa legge istituisce un percorso, ma ogni soggetto (Regione, Comune, ente pubblico) quando prende delle decisioni cerca sempre di ascoltare e di avere orecchie attente al territorio.
Con questa legge si istituisce un'opportunità dal punto di vista formale, la possibilità di coinvolgere nelle scelte e nella relazione, soprattutto in quelle che hanno un impatto importante, tutti coloro che hanno un proprio interesse.
L'obiettivo di questa legge è l'attività di partecipazione in funzione della codecisione, ovvero una decisione partecipata ed il fatto che si sospendano i termini credo che sia importante, anche se ho detto prima che la sospensione non deve essere troppo lunga, per evitare di bloccare i percorsi decisionali, che in qualche modo devono andare avanti.
Mettere in campo un'iniziativa strutturata, come quella del processo partecipativo che crea dialogo e confronto, serve ad elaborare i progetti futuri, a cui tutti possono partecipare, per delle politiche più rispondenti alle esigenze e alle istanze del territorio, per questo voteremo a favore. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Grazie Presidente. Me la caverei con una battuta: di partecipazione non ce n'è mai troppa, quindi sono favorevole a questa proposta di legge.
Il problema, secondo me, non è il finanziamento, come qualcuno ha sollevato, mi preoccupo di più che venga applicata, questo si, perché fare una legge che non viene attuata non serve a nulla.
Mi auguro che chi verrà dopo di noi, perché siamo a fine legislatura, applichi fino in fondo questa normativa.
Voterò a favore e ritengo che sia un bene che ci sia una legge che vada a regolamentare anche questi processi, quindi il mio voto è favorevole. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Celani.

Piero CELANI. Grazie Presidente. Credo che il pensiero sia stato espresso anche dalla Consigliera Malaigia e come dice il Consigliere Bisonni di partecipazione ne abbiamo sempre bisogno, però la partecipazione è insita nella democrazia. In qualsiasi definizione della democrazia si parla di forma di governo che si basa sulla sovranità popolare, tale da garantire ad ogni cittadino la partecipazione in piena uguaglianza all'esercizio del potere politico pubblico. E’ chiaro che in un sistema come il nostro la partecipazione è insita.
In questa mia breve esperienza in Regione, per quanto ho potuto vedere nell'ambito della II Commissione, ogni provvedimento, ogni atto amministrativo che non fosse cogente con una legge, è stato partecipato all'esterno. Molto spesso sono stati invitati gli stakeholders, che magari non avevo grande interesse a quel procedimento, però sono stati chiamati.
Ora ben venga questa normativa anche se per me bastava un regolamento. La legge quasi impone la partecipazione, che è insita nel processo democratico di ogni governo e in questo modo non mi sembra che ci sia un fatto spontaneo.
Assessore, lei che sa di filosofia del diritto, sa benissimo che la democrazia nasce nel VI secolo ad Atene, quando con una grande riforma di carattere istituzionale gli uomini liberi, che erano i soldati, furono ammessi alla partecipazione alla vita politica. Risale al VI secolo ed oggi noi dobbiamo fare una legge? Il dubbio è questo, non perché siamo contrari, ma siamo titubanti sul fatto e probabilmente per migliorare il senso di partecipazione bastava fare un regolamento.
Adesso c’è da capire come spendere queste poche risorse, questi 25 mila euro, perché fare cosa? Dei progetti partecipativi, ma che li deve fare? I progetti partecipativi devono essere fatti dall'esterno, da associazioni ed enti locali che vogliono partecipare ed essere presenti alla vita normativa legislativa della Regione?
Una cosa mi preoccupa in un certo qual modo, è stato introdotto un articolo nel quale l'ente si impegna a fermarsi nel procedimento, nel fare una legge, una normativa, finché questo processo partecipativo non si sia formato, non si sia concluso.
Vogliamo andare verso la semplificazione, ma qui stiamo complicando la vita in modo incredibile, questa è una cosa che non può andare. Ecco i miei dubbi e le mie titubanze. Vi leggo questo passaggio che onestamente mi preoccupa, c'è un impegno da parte della Regione a fermare ogni atto finché il processo partecipativo si sia concluso. Voi immaginate gli atti che iscriviamo d'urgenza la mattina? Come si fa a dire che non si può fare perché il processo partecipativo non si è concluso? Credo che qualcosa dobbiamo prevedere, noi abbiamo soltanto una grande necessità ed è quella di sfoltire le norme, in ogni settore, dobbiamo farei testi unici, chi verrà fra 3 mesi dovrà mettersi a lavorare per ridurle. Questo, secondo me, è il grande lavoro della prossima consiliatura, non dovrà essere quello di legiferare, ma di sfoltire le leggi, abrogare delle norme, metterle insieme e fare dei testi unici. Non legiferare ogni volta, per ogni evento, una legge di cui, Presidente Giacinti, penso che si potrebbe fare meno. Noi dobbiamo ridurre tutto. Ecco il dubbio, non perché uno non voglia la partecipazione, che è l’essenza della democrazia, ve l’ho detto, nasce nel VI secolo la partecipazione democratica alla formazione delle regole, ecco il motivo per cui mi asterrò insieme ai Consiglieri che l'hanno dichiarato. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, la Consigliera Pergolesi.

Romina PERGOLESI. Grazie Presidente. Non volevo intervenire, ma l'intervento del Consigliere Celani mi ha pungolato, perché parlare di non semplificazione? Stoppare l’iter perché alcune organizzazioni fanno presente delle criticità nella norma, o nel procedimento che si sta portando avanti, secondo me serve per semplificare e per evitare i ricorsi successivi.
Faccio un esempio banale, la questione del biogas, lo scandalo delle Marche. Noi eravamo, io c’ero, tra quelli che manifestavano fuori dalla Regione, sono intervenuta anche in diverse conferenze di servizi in nome e per conto del mio comitato e in quell'occasione ho evidenziato delle criticità. Se all'epoca si fosse sospeso l'iter e si fosse approfondito quello che i comitati ambientalisti dicevano, sicuramente non avremmo fatto la figura barbina di apparire su tutti i giornali nazionali come una Regione che manda avanti dei procedimenti non coerenti con le norme nazionali ed europee; avremmo evitato i ricorsi dei comitati e i soldi spesi dalla Regione per difendersi. Ricordo che c’è ancora un procedimento in corso.
Diciamo che per semplificazione, forse vale la pena di fermarsi prima, ragionare e approfondire due minuti di più, piuttosto che protrarre per tre, quattro, cinque anni una battaglia senza fine, senza sosta contro i territori e contro i comuni. L’ha già specificato il mio Capogruppo Maggi, anch'io voterò a favore e ancor più convintamente dopo l'intervento del Consigliere Celani.

Proposta di legge n. 343. La pongo in votazione per appello nominale chiesto dal Capogruppo Maggi.
Favorevoli: Bisonni, Busilacchi, Casini, Fabbri, Giacinti, Giorgini, Maggi, Mastrovincenzo, Micucci, Minardi, Pergolesi, Rapa, Sciapichetti, Traversini, Urbinati, Volpini.
Contrari: Nessuno.
Astenuti: Carloni, Celani, Cesetti, Malaigia, Zaffiri.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Proposta di legge n. 340
ad iniziativa dei Consiglieri Urbinati, Pieroni, Rapa
“Celebrazioni del V Centenario della nascita di Sisto V (1521-2021)”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno, reca la proposta di legge n. 340, a firma dei Consiglieri Urbinati, Pieroni e Rapa.
La discussione generale è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Urbinati.

Fabio URBINATI. Grazie Presidente. Grazie a coloro che insieme a me hanno sottoscritto questa legge, il Consigliere Rapa e l’Assessore al turismo e alla cultura Pieroni; soprattutto vorrei ringraziare il Presidente Ceriscioli perché circa un anno fa, in un incontro con sua eccellenza il Vescovo della diocesi di San Benedetto, Ripatransone e Montalto e con tutta l'organizzazione dell'associazione, che ora lavorerà intorno a questo evento, si era deciso di dare un'importanza regionale a questa ricorrenza, un'importanza che non poteva non essere suggellata da una legge ad hoc.
Su questa norma abbiamo lavorato in tanti, soprattutto in connessione col territorio, per cercare di creare l'evento che viene dopo le celebrazioni rossiniane, dopo le celebrazioni di 200 anni dell'Infinito di Leopardi, dopo le celebrazioni che vedremo anche nei prossimi mesi, per ovvi motivi, in quanto l’emergenza Covid non ci ha permesso di esprimere al massimo le nostre straordinarie iniziative, come quella per i 500 anni della morte di Raffaello Sanzio.
Le celebrazioni per i 500 anni dalla nascita di Felice Peretti, più conosciuto come Sisto V, seguiranno queste grandi manifestazioni, un motivo di soddisfazione. Sarà un evento molto importante per il sud della regione Marche, inizierà nel prossimo autunno e si svilupperà per tutto il 2021, fino alla data del 13 dicembre 2021, in cui cadranno i 500 anni dalla nascita di Papa Sisto V.
Dalle prime ricostruzioni che sono state fatte, avremo modo di parlarne in quasi 18 mesi di celebrazione, viene fuori non solo la figura di un uomo di Chiesa, di un religioso, di un Papa, ma di un uomo di governo, così come è stato definito, così come oggi viene ricordato, soprattutto per la città di Roma e lì, con la collaborazione del famosissimo architetto Domenico Fontana, che molti inquadrano come il successore di Michelangelo Buonarroti, ha lasciato un segno indelebile, perché tantissime sono le opere che sono nate sotto Sisto V: il Palazzo Laterano, la Cappella monumentale di Santa Maria Maggiore.
Viene anche ricordato come il Papa di ferro, colui che non solo ha dato corso alla sua vocazione religiosa, ma è entrato nel governo della città, che in quegli anni aveva una situazione molto complicata soprattutto dal punto di vista, oggi diremo, della sicurezza pubblica.
In questa legge, che avremo modo di presentare alla BIT di Milano, c'è un concetto che spesso oggi predichiamo, laddove c'è una certa coerenza urbana, un certo decoro urbano, dove l'urbanistica interviene in maniera importante, alla fine c'è anche un risvolto sociale non indifferente, che arriva a garantire più sicurezza. Un concetto questo che veniva seguito anche in quegli anni.
Sono molto contento di come siamo riusciti a chiudere la legge, che prevede la collaborazione di un gruppo, guidato, che come capofila avrà il comune di Grottammare, città dove è nato, e il comune di Montalto, luogo in cui Felice Peretti ha studiato e ha vissuto - la famiglia era di Montalto - i suoi anni più importanti per la formazione religiosa.
Veniamo all'evento, si svolgerà in quasi tutti i comuni del Piceno, sono stati coinvolti anche i musei sistini, la rete dei musei sistini della provincia di Ascoli Piceno, in più abbiamo dato, per quanto riguarda l'accoglienza, una dotazione ai comuni di Grottammare e di Montalto che dovranno gestire come capofila tutto l'evento.
Nuovamente ringrazio il Presidente Ceriscioli, perché ha creduto in queste celebrazioni, che vogliamo far diventare una manifestazione regionale, ci sarà anche la collaborazione del Vaticano, che ha già dato la sua disponibilità, tant'è che alcuni eventi si svolgeranno anche in Vaticano e nella città di Roma, com'è ovvio.
Un ringraziamento anche a tutta l'Aula, alla Commissione e al Presidente. Giacinti, che l'ha sostenuta fortemente, sappiamo bene che una legge per un evento così importante se non è finanziata a poco serve. Un ringraziamento da parte mia, della mia comunità, della Provincia di Ascoli Piceno, perché avremo modo di vivere il prossimo anno un bellissimo evento che segue gli eventi che prima ho citato. Grazie a tutti.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Grazie Presidente. Questa legge in I Commissione ha avuto un iter un po' lungo, visto che è stata presentata lo scorso anno. Io l’ho appoggiata sia per piacere al mio collega Giorgini, che dice sempre che la Provincia di Ascoli è dimenticata, che per il fatto che quando è nato, questa è una battuta, Felice Pedetti di Montalto, Grottammare era della marca di Ancona, quindi, due motivi affettivi.
Questo è un personaggio di grandissimo spessore, più che un uomo religioso, è un uomo di potere. Siamo agli inizi del 500, bisogna collocarlo nel contesto storico di allora, dopo gli studi - la famiglia era di Montalto, infatti Felice Peretti di Montalto nato a Grottammare - ha fatto carriera, non si è distinto, per amore di verità e per onestà intellettuale, perché fosse veramente un religioso, anche se era un uomo di grande apertura. Ha fatto carriera, è diventato inquisitore di Venezia, aveva stilato un elenco di tutti i libri da mettere all'indice ed ai confessori aveva detto che non dovevano dare la soluzione ai possessori. Un sabato santo, nella apoteosi della sua avversione ai libri messi all'indice, bruciò a Venezia 10.000 libri. Insegnò a Roma, fu nominato Cardinale da Pio V l'anno successivo, si trasferì e fu cardinale di Fermo, lo chiamavano il cardinale di Montalto, dal luogo da cui la sua famiglia proveniva, fondò un seminario, diede dei fondi per istituire a Montalto un maestro di istruzione, un medico e ha riparato le mura di quella città. Fu uno studioso, curò la pubblicazione di molti volumi, tra l'altro volumi importanti di principi della Chiesa e alla morte di Gregorio XIII fu eletto Papa, si era creato delle amicizie importanti perché fu eletto con il sostegno di Ferdinando de’ Medici e Luigi d’Este. Fu un Papa nepotista, che guardava soprattutto alla famiglia, tra l'altro, lo dico così, per curiosità, nominò Cardinale suo nipote di 15 anni un altro di 8 fu nominato Capitano delle Guardie Pontificie. Alla famiglia ci pensava, regalò una bella villa alla sorella a Roma, niente di nuovo nella politica. Diede un impulso all'amministrazione e creò in tutte le città un pubblico registro notarile, diede un impulso alla vita amministrativa della città e dello Stato del Vaticano, fu uno strenue e feroce oppositore del banditismo, istituì le taglie contro i banditi e le leggi contro il banditismo gli servirono anche per eliminare alcuni suoi avversari politici, perché accusati di connivenza con i banditi. Addirittura a Civitavecchia fece costruire 10 navi per le scorribande contro i corsari. Fu un uomo che i principi cattolici da una parte li negava e dall'altra li considerava importanti. Nei momenti di carestia comprò una grande quantità di pane e lo vendette soprattutto alle popolazioni disagiate a prezzi calmierati. Fece la bonifica pontificia, la prima, poi la fece il fascismo, e dalle paludi recuperò parecchi terreni, che diedero impulso all'industria della lana, all'industria serica. Aprì anche agli ebrei e concesse loro il commercio, l'apertura di banche, addirittura, diede un posto nella società civile alla comunità ebraica di Roma, l'unico divieto era non potessero avere come domestici i cristiani, anche questa è una curiosità. Fu fautore di una grande politica fiscale e a metà del 1500 era uno dei principi più ricchi d'Europa. Aveva un capitale nelle casse vaticane di quasi 4 milioni di scudi d’oro, era un amministratore molto oculato.
L’ha detto il Consigliere Urbinati, quello per cui è e deve essere ricordato è per il grande impulso che diede all'urbanizzazione di Roma, creò le condizioni per quegli orpelli inutili, ma stupendi, che costituiscono il barocco della città romana.
Un personaggio così di spessore, un uomo di potere, che fece delle grandi iniziative in campo amministrativo, fiscale e urbanistico, va comunque considerato e la sua zona natale deve attribuirgli delle manifestazioni e dei riconoscimenti, anche perché questo sarà un volano per l'economia di quei luoghi. La storia e la cultura oltre ad essere in funzione dell'arricchimento personale dei marchigiani, degli italiani e di tutta l'umanità, sono in relazione con l'economia delle zone in cui vengono sviluppate.
Questo Papa di ferro è un personaggio illustre, uno dei più importanti che sono nati nelle Marche e questa iniziativa è da condividere.
Avevo fatto anche un emendamento, di cui mi sono dimenticato e l’ho lasciato in borsa, nel Comitato, secondo me, andava previsto anche un docente della scuola di architettura di Camerino, con sede ad Ascoli Piceno, perché l'impostazione della città, con queste grandi vie che mettono in comunicazione le basiliche, quelle che sono state citate, le ha fatte lui. Secondo me, un docente di architettura di Ascoli Piceno andava messo del Comitato, perché è molto importante. Io avevo fatto l'emendamento, ma sono arrivato in ritardo. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Grazie Presidente. È stato detto tanto ed è stato Sisto V sicuramente un personaggio molto particolare e noi ne abbiamo ancora dei ricordi.
Dico un po’ di cose che aggiungo a quelle che sono state appena dette. Innanzitutto il Fontana terminò la cupola di San Pietro, questa è una delle cose più importanti, si è parlato di urbanistica, la via Sistina, dell’incrocio delle 4 fontane, si è parlato della bonifica pontina che è iniziata con lui, che voleva incentivare il commercio della lana e della seta. Edificò l’acquedotto Felice, per esempio, si interessò anche di infrastrutture e questo fu molto importante.
C’è la famosa storia dell'obelisco di Piazza San Pietro. Il modo di dire “acqua alle corde” deriva dal fatto che Sisto V utilizzò 900 uomini e una quantità enorme di cavalli per issare l’obelisco al centro della Piazza. In quel frangente c’era il divieto assoluto di parlare, qualcuno notò che le corde si stavano rompendo perché erano molto tese, non sapeva come avvisare quindi disse: “Acqua alle corde”, non fu chiaramente ucciso, ma il suo intervento fu molto utile. Un altro aneddoto attribuitogli racconta che avendo saputo che da un crocifisso grondava sangue, quindi una cosa fantastica, prese un’accetta e avvicinandosi al crocifisso disse: “Ti rispetto come Cristo, ma ti taglio come legno”, più o meno la frase è questa, non me la ricordo bene.
Se si dice: “Meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta” è perché lui fece la riforma fiscale, oltre che la guerra al banditismo. I suoi amici marchigiani erano gli esattori, da lì il famoso detto.
Non a caso disseminò palazzi a Montalto, a Bologna, anche a Roma. Devo dire che ha fatto tanto. E’ lui che ha deciso che i preti, o i sacerdoti, utilizzassero l’abito talare, non andassero in giro vestiti in altri modi e che per diventare cardinali non si potesse avere figli. Oggi sembra una cosa assurda, ma all'epoca era una cosa molto innovativa.
Luci ed ombre. Ha anche riconosciuto agli ebrei, come è stato detto prima, di poter esercitare delle attività, come quella del medico, di non portare dei riconoscimenti e consentì loro di non abitare nei ghetti.
Da un lato una grande apertura con una visione sia urbanistica che architettonica - issò degli obelischi come ad indicare con un dito il cielo, quindi stavano a significare una propensione a guardare l'assoluto - dall’altro questa grande attenzione alle cose materiali.
E’ stato uno strenuo oppositore delle pratiche abortive, è stato uno di quelli che si è speso da questo punto di vista.
Se abbiamo il Palazzo del Quirinale è perché lui prese un piccolo palazzetto, una piccola struttura e ne fece quello che è oggi. Famoso è il Palazzo di Montalto, non era il suo luogo di nascita - era nato a Grottammare - ma la sua famiglia era di Montalto, quindi viene riconosciuto come un residente di Montalto.
A lui dobbiamo, mi dimenticavo, il restauro della Colonna Traiana. Quindi, devo dire che ha avuto una grande attenzione, è stato un uomo dalle tante sfaccettature.
Era uno strenuo oppositore dell’esoterismo e la linea che divide e che separa alcune pratiche in opposizione dall’esoterismo è molto labile. Ribadisco, è una personalità variegata e ha tante sfaccettature.
Ringrazio i firmatari, tra cui il Consigliere Urbinati, perché questa celebrazione per il territorio Piceno è importante, anche per le Marche, perché ci consentirà di aprire tanti cassetti, riferibili alle tante sfaccettature che aveva, rispetto ad altri personaggi che magari sono più conosciuti per opere maggiori.
Di Sisto V si sa poco, soltanto, i modi di dire: “Acqua alle corde”, “Meglio un morto in caso che un marchigiano alla porta”, “Ti rispetto come Cristo e ti taglio come legno”. C'è da ragionare su questo e su quel sottile filo di cui ho parlato prima, che separa l'opposizione all’esoterismo, da alcune pratiche che sono state orribili.
Ringrazio tutti e spero che le risorse vengano utilizzate, come sono sicura, nel migliore dei modi e possano essere di aiuto anche alla nostra rinascita territoriale. Ripartendo dalla cultura, ripartendo dalla marchigianità, credo che si possa costruire tanto. Grazie.

Presidenza del Vicepresidente
Piero Celani

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Comincio con una amenità di natura turistica, che non c'entra nulla direttamente con Sisto V, ma con Grottammare, l’ho già detto a voce all’Assessore prima e lo segnalo. Noi abbiamo un problema, e non è nuovo, relativo all'autostrada A14 che passa in quelle contrade e che fa molto soffrire l’area del sud delle Marche. Per dire un fatto, non è possibile che l’autostrada ti faccia entrare al casello di Pedaso e ti faccia uscire a quello di Porto San Giorgio. Questa è una cosa che non si capisce, senza un cartello, senza un avviso, 1 ora e 25 minuti di fila, tutti incanalati per uscire per poi rientrare a Porto Sant’Elpidio. Assessore, lo fanno per guadagnare un euro e mezzo? E’ una cosa vergognosa e su questo dobbiamo sollevare la voce tutti, perché i nostri turisti e i nostri ospiti saranno particolarmente nervosi durante l'estate se questo dovesse continuare. Finalmente si fanno le manutenzioni, ma tutto ad un botto, una cosa strana, io ho viaggiato per motivi personali, sono andato in continuazione a Roma e durante il periodo del lock down ho visto qualche cantiere, finito il blocco li hanno aperti tutti, sull’autostrada A24 ce ne sono 7, dopo la Quadrilatero ce ne sono altri 4, tra Spoleto, Foligno.
Credo che Sisto V sia stato un grande Papa, carismatico, che non è diventato santo e per la tradizione della chiesa questa è un anomalia.
E’ stato un grande Papa carismatico per le cose che avete detto, per la capacità, il genio, la forza, la volontà di intervenire e risolvere problemi. Lui dove trovava un problema impiccava 5.000 banditi, ripulì Roma dalle prostitute, poi è morto e sono tornate tutte, perché questa è una tradizione ineliminabile, ed ha fatto anche altre cose.
Forse i colleghi non sanno che a Loreto in piazza della Madonna c'è la statua di Sisto V, quel santuario è nato nel territorio della mia città, di Recanati, alla fine 1200, per tre secoli è stato recanatese poi improvvisamente è comparsa su quella piazza la statua di Sisto V. E’ una piccola storia, ma simpatica, Sisto V nei 5 anni del suo pontificato, quasi 6, ne ha fatte di tutti i colori, anche questa, ha minacciato la città di Recanati di nominare un vescovo a Loreto se non avesse provveduto alla costruzione dei famosi bastioni; erano gli anni delle incursioni saracene, turche. I nobili recanatesi e il popolo recanatese si sono indebitati fino al collo, hanno venduto migliaia di ettari di terreno per costruire i bastioni e quando finì la costruzione nominò ugualmente il vescovo a Loreto, staccandolo da Recanati. Per protesta nel 1994, quanto celebrammo il settimo centenario, all'ordine del giorno del Consiglio comunale di Recanati, io ero Sindaco, ho messo un punto: celebrazioni del VII centenario della Madonna di Recanati perché per noi è la Madonna di Recanati. Mi dispiace che non sia presente il Consigliere Pieroni che non vuole sentire questa storia.
Questo per dire che il carattere dell'uomo era questo, ma era anche l’uomo, Consigliere Maggi, che in questa sua carismaticità riconosce uno dei più grandi Santi della storia romana, San Filippo Neri e l’aneddotica racconta che lo inseguiva da solo, di notte, per andare a vedere cosa facesse. Non era un Papa moscio, non gli bastava che gli riferissero i fatti, si mascherava e l’andava ad incontrare. Quando ha visto che era un Santo rispetto a tutte le cose negative che dicevano di lui lo chiama e lo vuole elegge Cardinale, San Filippo Neri rinuncia, nonostante questo gli concederà una delle più belle chiese di Roma, che sta in corso Vittorio.
Credo che sia stato un Papa che ha lasciato un segno a Roma, quindi, la raccomandazione che faccio alla Giunta, che darà esecuzione a questa legge, è che Roma, anche impegnando qualche cosa, dia il proprio tributo perché l'attuale assetto rinascimentale e urbanistico della città è dovuto proprio lui: i grandi tagli, le grandi strade, la pulizia, la costruzione, Via del Corso, le fogne. La guida rossa del Touring, io ce l’ho in mano, dedica 1050 pagine a Roma e ce ne sono almeno 30 /40 che riguardano quello che Sisto V ha fatto in quel tempo. Un marchigiano del quale possiamo andare orgogliosi. Diciamo che il Consigliere Maggi si è divertito in una lettura laico legista di un cattolico Papa, e questa Consigliere Maggi è la cosa più difficile da fare perché è facile fare ironia su queste cose che ai nostri occhi sembrano paradossali, come ci sembrerebbero paradossali le cose che facevano i Vichinghi nell'anno 1000, ma la storia bisogna leggerla nel contesto in cui i fatti avvengono. Si pensi che nel 950/952 viene eletto Papa un ragazzo di 16 anni, Giovanni XII, e la prima cosa che fa è quella di svuotare l'area intorno al Vaticano dalle prostitute e dai bordelli e se le porta tutte in Vaticano, erano tempi che bisogna conoscere, poi interviene il solito imperatore tedesco, lo depone con un Concilio, elegge un Papa normale e se ne torna a casa, come lui se ne va ritorna Giovanni XII con il popolino e fa fuori tutti i Cardinali che lo avevano sostenuto, la nostra Chiesa è segnata da tutte queste cose, ma la cosa incredibile è che resiste al di là di tutti questi fatti umani, mentre tante realtà umane rimangono seppellite dai contesti.
Sisto V non dobbiamo valutarlo come capo della Chiesa cattolica, ma come personaggio pubblico perché era anche un Capo di Stato. Ha dato un impulso significativo a quest’area, alle Marche, non si è dimenticato della sua terra, perché quando lui metteva a capo dell'amministrazione gente marchigiana, suoi parenti, questi poi dove andavano a prendere il personale?
Un'altra tradizione che più o meno coincide e che Sisto V incrocia è quella dell’università di Macerata, da cui nasce il famoso detto “Meglio un morto in casa, che un marchigiano fuori dalla porta” perché i marchigiani venivano da Macerata, erano i quadri della polizia, dell'esercito, della finanza ed i tribunali. Se arrivava un marchigiano con il classico accento nostro, che dal punto vista cinematografico caricano, non so in quale quartiere di Ascoli si parla in quella maniera, era segno che stavi per essere arrestato o ti portavano via due maiali perché non avevi pagato le tasse, o perché c'era un'ingiunzione del tribunale. Le Marche erano per Roma la buona amministrazione. Ecco, io segnalerei anche questo ricordo, oltre all'impianto urbanistico su Roma, il fatto che le Marche per secoli hanno fornito a Roma i quadri di un'amministrazione più o meno efficiente, per quello che poteva essere efficiente un’amministrazione che contaminava continuamente l'aspetto pubblico con quello privato della Chiesa. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Io voglio fare soltanto una riflessione dal punto di vista istituzionale, non voglio entrare nel merito della necessità di festeggiare questa figura, né dell'utilità, diciamo, turistica di questa celebrazione, dico, però, che una legge su un unico evento non è lo strumento istituzionale idoneo da promuovere.
Esiste il programma triennale del turismo che viene declinato all'interno del programma annuale. Ci sono l'elenco delle cose che a livello turistico vanno finanziate, quindi la via istituzionale per dare risalto a questa figura era l'inserimento all'interno della programmazione turistica culturale della Regione. Fare una legge ad hoc, che viene applicata una sola volta, non mi risulta, diciamo, istituzionalmente corretto. Avevo proposto al Consigliere Urbinati di elevare lo spirito e lo sguardo di questa iniziativa positiva, ma troppo particolare, e di fare una legge che promuovesse il turismo religioso nelle Marche. Non c'è stata apertura da questo punto di vista, avevo anche sottolineato che il prossimo anno, ad esempio, in Urbino, sono i 300 anni di un altro Papa, Papa Albani 1700/1721, ma anche qui non c'è stata apertura.
Voglio soltanto ricordare che piegare le istituzioni e promuovere una legge ha un retrogusto elettorale, quando invece ci sono altri strumenti che sono idonei per promuovere un'iniziativa giusta del genere, mi svilisce l'intenzione poi, come ho detto, il mio è un riferimento esclusivamente tecnico a fine legislatura e non voglio entrare minimamente nel merito della necessità e dell'opportunità di dare risalto dal punto di vista turistico e culturale a questa figura. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Celani.

Piero CELANI. Grazie Presidente. Una breve considerazione che ancora manca, i colleghi hanno descritto perfettamente l’opera e la figura di questo straordinario Papa. Una coincidenza, proprio una settimana fa c’è stata una bellissima conferenza a San Benedetto del Tronto, alla palazzina Azzurra, proprio su questo tema ed è stata ricordata la straordinarietà di questo Papa che in solo 5 anni di pontificato ha lasciato un segno molto forte nella storia della Chiesa.
Papa di ferro veniva definito per la sua autorevolezza e per il suo autoritarismo con cui sviluppò i 5 anni di pontificato, però è stato anche ricordato come il Papa, diciamo, dolce, per le sue straordinarie prediche quaresimali, che venivano ripetute in tutta Itali, fino a diventare un po’ il patrono dell'architettura e far diventare, come è stato detto, splendida la città di Roma dal punto vista del barocco. E’ stato anche un abile finanziere che rese le casse vaticane molto ricche.
Mi piace fare una riflessione brevissima sul fatto che lui sia stato, credo, il primo Papa dei frati minori conventuali nella storia della Chiesa, insieme ad un altro Papa ascolano, Niccolò IV, primo Papa francescano, che istituì il Monte dei pegni nel 1400, nato proprio sotto l’egida di Papa Nicolò IV, un Papa nato a Lisciano, una frazione di Ascoli, quindi, cosa significa? I francescani o i frati minori conventuali erano quelli dediti, soprattutto per la loro vicinanza, al mondo dei poveri, al mondo della sofferenza. Adesso non voglio essere collodiano o meno, ma rispecchia un po' il carattere di accoglienza, di ospitalità, di generosità del popolo marchigiano, in modo particolare, consentitemi, del sud delle Marche, del Piceno, che è stato per tanti secoli sotto l'egida dello Stato Pontificio. Questa influenza è stata molto forte e ha prodotto - qui parliamo del 1400/1500, prima Nicolò IV e poi Sisto V - un'impronta anche nella cultura della povera gente, perché Sisto V Peretti, figlio di un contadino, era portatore di una cultura molto forte, di una cultura che sapeva che per vivere e sopravvivere era necessario non solo essere caritatevole, ma gestire le poche risorse che c'erano e farle diventare una grande possibilità di riscatto per tutti.
Credo che questi festeggiamenti ricadono nel momento giusto, speriamo che sulla scia di questo uomo, di questo straordinario Papa, uomo di fede, Papa di ferro, Papa caritatevole, il territorio ne possa trarre spunto per riprendere un percorso virtuoso in tutti i settori. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Urbinati.

Fabio URBINATI. Grazie Presidente. Anticipo la dichiarazione di voto anche per ringraziare della discussione che ha messo in luce argomenti molto interessanti, che indissolubilmente ci indicano la storia della Chiesa, le nostre origini cristiane, perché nel bene e nel male, in tutti i periodi della storia, la Chiesa ha influito non solo come abbiamo visto per curare le anime, ma in tantissimi altri settori della nostra società.
Frequento solitamente la città di Roma, ho molti amici e conoscenti, quindi, la conosco molto bene ed oggi, viste le condizioni di Roma, che meriterebbe di essere una capitale ben più curata di come lo è oggi, dopo l’attuale Sindaco, molti romani, che conoscono la storia, indicano come successore più indicato Giulio Cesare o Papa Sisto V.
Voglio ricordare anche le umili origini che aveva Papa Felice Peretti, era di famiglia povera, che si trasferì nel sud delle Marche perché, come diceva prima il Consigliere Maggi, era vessata non solo da Ancona, ma anche dai duchi di Urbino. Qui rivendichiamo anche una certa predisposizione del nord delle Marche verso il sud, ma questo chiaramente è solamente a margine.
Un’altra cosa importante che ha detto la Vicepresidente Casini, è che è venuta fuori, è la figura dell'architetto Domenico Fontana. Roma nella sua magnificenza ha avuto architetti che, calcisticamente parlando, oggi sarebbero definiti dei Maradona, per una certa unicità della loro opera. Parliamo di Michelangelo, Bernini, Borromini, grandissimi architetti a livello mondiale, e di Domenico Fontana, forse la sua sfortuna è che Michelangelo Buonarroti morì quando aveva vent'anni e tutto quello che ha fatto nei suoi anni migliori, anche grazie a Papa Sisto V, che lo nominò architetto del Vaticano, è stato un po' oscurato dalla figura magnifica e grande di Michelangelo Buonarroti.
Come un uomo di umili origini ha vissuto tantissime contraddizioni nel suo essere uomo di potere. Un aneddoto, il giorno in cui fu incoronato mise a morte due briganti, come si dice, per dare il segnale, questo fu un tratto che lo caratterizzò per tutto il suo mandato. Un uomo di umili origini arrivato ai massimi livelli ha lasciato un segno indelebile in una di quelle che per me è - ne ho viste tante di capitali mondiali - la città più bella al mondo, la nostra capitale, grazie anche all'opera e alla storia dei Papi del Vaticano, che tanto hanno dato per l'arte nel nostro Paese. E’ ovvio, la Chiesa era quella che pagava gli artisti per le committenza.
Grazie a tutti, spero che questo per il mio territorio, per la nostra Regione sia ... Ne parlavamo l'altro giorno, ai cinquant'anni della Regione Marche, che oggi esprime 1,5 milioni di abitanti e tanti personaggi a livello nazionale e internazionale ha dato e Sisto V sicuramente è uno di questi. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.
Ripetiamo la votazione.
Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 6.
Emendamento 6/1 a firma della I Commissione “Dopo le parole ‘100 mila’, le parole ‘degli stanziamenti scritti nella missione 5 programma 02’, sono sostituite dalla parole ‘distanziamenti scritti nella missione 12 programma 02’”. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 6, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 7. Soppresso.

Coordinamento Tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Proposta di legge 34, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Grazie Presidente. Chiedo, gentilmente, una sospensione brevissima per discutere di un emendamento relativo alla proposta di legge n. 370, da approvare successivamente, oppure, senza mortificare il lavoro dell'Aula, se lei vuole, può continuare i lavori, tanto noi faremo in 5 minuti.

PRESIDENTE. Se l’Aula è d'accordo, possiamo passare alla proposta di regolamento n. 15, i cui relatori sono i Consiglieri Giancarli e Pergolesi, nel frattempo si riunisce la Commissione, quindi, senza perdere tempo passiamo al punto 4 dell'ordine del giorno.

Proposta di regolamento n. 15
ad iniziativa del Consigliere Giancarli
“Modifica all’articolo 3 del regolamento regionale 9 febbraio 2009, n. 3 ‘Attività funebri e cimiteriali ai sensi dell’articolo 22 della legge regionale 1 febbraio 2005, n. 3’”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di regolamento n.15 del Consigliere Giancarli.
La discussione generale è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Grazie Presidente. Si tratta di una semplice modifica al regolamento regionale del 9 febbraio 2009 sulle attività funebri e cimiteriali, ai sensi dell'articolo 11 della legge regionale 1 febbraio 2005. Ha un solo obiettivo rendere più chiara l'interpretazione della norma relativa all'ampliamento dei cimiteri, che a volte ha causato difficoltà e ritardi nell'attuazione dei progetti. Difficoltà che sono state registrate sia da parte dei progettisti che dei comuni, quindi si è ritenuto opportuno inserire una specificazione.
La modifica è soltanto questa, tra l’altro è stata corretta anche rispetto alla proposta già corretta per renderla più agevole dal punto di vista linguistico perché iniziale c'era scritto: “Non costituiscono ampliamento le modifiche che non comportano variazioni del perimetro dello stesso cimitero”, la proposta corretta dalla Commissione in modo ancora più chiaro, ripeto, l'obiettivo è la chiarezza nell'interpretazione, stabilisce che non costituiscono ampliamento le modifiche interne al perimetro dello stesso cimitero, quindi, è chiarissima: non costituiscono ampliamento le modifiche interne al perimetro dello stesso cimitero. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Pergolesi.

Romina PERGOLESI. Grazie Presidente. Come ha già spiegato il Consigliere Giancarli, questa norma semplifica l'iter amministrativo di alcuni enti.
Va ringraziato soprattutto l'Ufficio tecnico per essersi fatto promotore di questa semplificazione normativa. La Commissione ha votato all'unanimità la proposta di modifica al regolamento, spero che anche l'Aula faccia altrettanto. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Celani.

Piero CELANI. Questa è una norma che ci voleva perché, come sapete, le aree cimiteriali hanno delle aree di rispetto molto ampie, che molto spesso implicano interventi per la sistemazione dei terreni circostanti, quindi questa specifica, che riguarda le variazioni nel perimetro interno, qualunque esse siano, anche la realizzazione di nuovi loculi, di nuovi padiglioni, di nuove tombe, non costituiscono modifica del perimetro e non fanno scattare le limitazioni relative al sistema vincolistico che invece esiste per le zone di rispetto al di fuori del perimetro del cimitero.

PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi, se vogliamo aspettare che la Commissione concluda i lavori, sospendiamo la seduta.

La seduta è sospesa alle ore 12,20

La seduta riprende alle ore 12,25

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Proposta di regolamento n. 15. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Proposta di legge n. 370
ad iniziativa dei Consiglieri Traversini, Sciapichetti, Giancarli
“Modifiche alla legge regionale 11 novembre 2013, n. 35 ‘Norme in materia di unioni montane e di esercizio associato delle funzioni dei Comuni montani’”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 370 dei Consiglieri Traversini, Sciapichetti e Giancarli.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Minardi.

Renato Claudio MINARDI. Grazie Presidente. La proposta di legge n. 370, a firma dei Consiglieri Traversini, Sciapichetti e Giancarli, è di fatto un aggiustamento tecnico, tra virgolette, rispetto ad una lacuna verificatasi in sede di approvazione della legge sulle unioni montane.
Cosa è successo quando le comunità montane sono state chiuse? I comuni che facevano parte delle vecchie comunità montane e che non hanno aderito subito alle unioni montane rischiano di rimanere appesi in un limbo se non c'è un processo di accettazione fatto dalla nuova unione montana. Significa che se l'unione montana non risponde, né positivamente né negativamente, la richiesta rimane sospesa. Con questa modifica, che di fatto è stata condivisa, si dà la possibilità ai comuni che sono appartenuti alle comunità montane, anche non confinanti con il territorio dell'Unione, di poter avanzare istanza al nuovo Consiglio dell'Unione, che si deve esprimere entro 3 mesi dal ricevimento della domanda di partecipazione. Fino adesso il comune faceva richiesta e non c'era risposta, le cose rimanevano appese nel nulla.
C'è anche un emendamento presentato dalla Commissione che prevede di portare questi 3 mesi a 1 e di far entrare in vigore la legge l’1 gennaio 2021, questo è l'oggetto dell'emendamento.
Il testo iniziale della proposta di legge prevedeva che il Consiglio dell'unione montana dovesse dare una risposta entro 3 mesi dal ricevimento della domanda, decorso tale termine la domanda si considerava accolta, quindi, se l'unione montana non rispondeva, positivamente o negativamente, la domanda di adesione veniva accolta d'ufficio. Ora l'eventuale provvedimento di diniego deve contenere le motivazioni per le quali l'istanza viene respinta.
Credo che sia un modo per sanare un vuoto legislativo, che si era venuto a creare con la norma del 2013, ora questa normativa prevede la possibilità di dare delle risposte. Questa cosa vale anche per i comuni non confinanti con il territorio dell'Unione.
Il punto 4 dell'articolo 2 riguarda specifiche forme di premialità per le unioni che nell'anno precedente hanno completato con esito positivo il processo di aggregazione di nuovi Comuni e disincentivi per quelli che non l’ho fanno. Significa che questa modalità di aggregazione, di stare insieme, di fare le unioni montare, di gestire insieme i servizi e di lavorare in comune accordo, prevede una premialità che ritengo assolutamente opportuna, perché nelle aree montane spesso e volentieri parliamo di piccoli comuni, a volte di qualche centinaia di abitanti, quindi è quanto mai opportuno e doveroso prevedere delle premialità per venire incontro alla possibilità di aggregazione che, come ho detto prima, è un'occasione utile per stare insieme, per uniformare i servizi ed anche per avere minori costi nella loro gestione, perché piccolo è bello, ma sappiamo che spesso e volentieri è anche più costoso e oneroso. Se si mettono insieme i servizi si abbattono i costi di organizzazione e di gestione e con quelle risorse si riescono a dare maggiori servizi ai cittadini.
È una legge che prevede questo.
C'è un emendamento che è stato deliberato dalla I Commissione, poco fa, durante la sospensione della seduta, che prevede quanto segue: la risposta deve essere data dalle unioni montane non entro 3 mesi, ma entro 1 mese, il diniego deve essere motivato e la legge entra in vigore non da subito, ma dall’1 gennaio del prossimo anno. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Grazie Presidente. Sarò breve, anche perché abbiamo già discusso in Commissione questa proposta di legge ed il Presidente Traversini l’ha illustrata. Questo atto sana una cattiva pratica che era quella di non dare risposta ai comuni che volevano entrare nelle unioni montane. Non si davano risposte per motivi politici, per motivi campanilistici o più semplicemente per incuria, questa è una ipotesi, forse la più remota, per cui è importante che venga inserita una clausola, una volta si chiamava silenzio-assenso, per cui se la comunità montana non dà risposta al comune la richiesta si intende accolta.
Siamo favorevoli a questa opera di maggiore trasparenza e democrazia e siamo favorevoli all'emendamento che prevede di ridurre il termine ad un mese perchè se c'è la volontà politica di far entrare il comune basta anche un'ora. Si riunisce la comunità montana, si dice che il comune tal dei tali a chiesto di entrare, si risponde positivamente o meno. La risposta potrebbe essere immediata, 3 mesi sarebbero un’ulteriore lungaggine, per questo la Commissione ha fatto l’emendamento, se dopo un mese non c’è nessuna risposta il comune è ammesso nell’unione.
Noi siamo favorevoli a questa operazione, eravamo favorevoli fin dall'inizio, quando il Presidente Traversini è venuto a spiegarla in Commissione, lo siamo a questa proposta di legge, che è una modifica di giustizia e democrazia. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Grazie Presidente. Questa legge è semplicissima e vorrei ricordare in quale contesto si pone. Nella passata legislatura abbiamo vissuto la trasformazione delle comunità montane, che hanno rischiato di essere spazzate via. In molte regioni d'Italia sono state cancellate, la Regione Marche, insieme ad altre, ha preso la decisione di trasformarle in unioni montane, che non è la stessa cosa della comunità montana, ma ne salvaguardia la storia, soprattutto evidenzia una caratteristica nuova che è nell'ordinamento nazionale delle unioni di comuni, quindi, un mix tra comunità montane e unioni dei comuni per dare servizi a un territorio e per ricordare il valore di quel tavolo politico.
La volontà è stata quella di ricreare le unioni montane su base volontaria della stessa grandezza delle comunità montane, in alcuni territori questo è avvenuto in maniera normale, in altri alcuni comuni all'inizio sono rimasti fuori, poi nel tempo hanno capito che era importante rientrare nella logica di un tavolo politico amministrativo del territorio, però in due, tre situazioni le risposte non sono venute perché nella fase in cui la Regione Marche ha fatto la riforma e ha presentato la legge di costituzione delle unioni montane non ha curato tutti gli aspetti, compreso il fatto che le unioni montane potessero non rispondere, quindi, credo che sia corretto mettere questa nuova norma, che dà la possibilità al comune che richiede di entrare di avere una risposta in tempi abbastanza celeri. Avevamo previsto 3 mesi, diventa 1.
Prima ne parlavo con il Consigliere Zaffiri, nel tempo si sono verificate questioni di carattere economico e sono accadute perché il 99% dei Comuni già appartenevano alle comunità montane, avevano una storia condivisa, per questo basterebbe veramente poco e sarebbe molto semplice. Se non si risponde si entra in maniera ufficiale, subito, e questo bene perché l'obiettivo è creare uno spazio dell'unione montana, come è importane che si siano disincentivi nel caso in cui non si arrivi al completamento (forzature o motivazioni al diniego all'ingresso), o premialità nei confronti di chi comunque compone il territorio.
Credo che sia un elemento rilevante il fatto che si parta dall’1 gennaio 2021, anche questo va bene, aprire un dibattito su questioni politiche aumenterebbe l'attenzione e non ce n’è bisogno. Partire dall’1 gennaio 2021 dà una risposta all’esigenza di chi vuole entrare nell’unione montana, si farà in maniera più graduale e tranquilla. Credo che questa sia un'operazione piccola che completa la riforma fatta alcuni anni. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.

Sandro ZAFFIRI. Grazie Presidente. Credo che questa legge, come ho ascoltato da chi mi ha preceduto, dia la risposta che mancava, perché mi risulta che dei comuni che facevano parte delle vecchie comunità montane, che in primo momento non hanno aderito, che hanno poi presentato domanda magari in 18 mesi non hanno ricevuto alcuna risposta. Il legislatore quanto ha fatto questo provvedimento ha lasciato uno spazio vuoto, che oggi si recupera.
Anche la stessa legge che viene approvata questa mattina dovrà essere senz'altro rivisitata perché, ad esempio, non si può fare la domanda nel 2021 ed entrare nel 2022, penso che anche questo sia un passaggio da recuperare, anche se questo atto, mi sembra di capire, va a sanare in parte quel fatto increscioso che si è verificato.
Ci sono anche dei problemi perché qualche realtà territoriale che è entrata secondo lo statuto approvato non aveva neanche il diritto di voto. Solo chi aveva costituito la nuova unione montana poteva votare. Credo che questo sia un aspetto negativo, la Regione doveva vigilare, purtroppo sono accaduti anche questi fatti incresciosi che nei territori hanno creato dei problemi, qualcuno l’ho evidenziato e credo che sia importante, perciò questa legge, secondo me, secondo la Lega, nella prossima legislatura, nell’XI, dovrà essere ripresa perché è un provvedimento monco, che non vede molti aspetti importanti per delle unioni montane che devono essere rigenerate e che sono un rilevante aspetto organizzativo del territorio.
In quest'Aula abbiamo fatto autorevoli e importanti discorsi sul problema della montagna, del nostro entroterra, poi ci perdiamo nella burocrazia, nei meccanismi che regolamentano queste. Probabilmente un primo passo avanti, non sono se è un primo passo in avanti o laterale, è stato fatto, ma non è finita qui perché bisognerà dare delle risposte più incisive, più chiare e prevedere dei necessari e forti investimenti affinché questi territori possano entrare nella Regione Marche a pieno titolo, non sono di categoria inferiore, con le loro bellezze fanno parte del nostro territorio e rispondono a quando oggi chiede il turismo, di partecipare e di essere presente in questi luoghi.
Questa legge va vista in una visione diversa, siamo a fine legislatura, era importante per l'attuale maggioranza presentarla, ma credo che vada arricchita e vedremo che cosa farà l’XI legislatura per dare queste risposte che sono indispensabili al territorio. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Grazie Presidente. Io non parlo per l’XI legislatura, certo, sarei ben felice se si facessero e si continuassero politiche incisive e profonde rispetto alle tematiche delle aree interne e montane. Dal punto di vista del telaio, della cornice di questa legge, il relatore di maggioranza, il Vicepresidente Minardi, ha parlato di aggiustamento tecnico, ha ragione, è un aggiustamento tecnico che, mi permetto di dire, ha anche un valore politico e questo l'abbiamo colto anche dagli altri interventi che sono stati fatti, sia quello del Consigliere Traversini, che quello del Consigliere Zaffiri.
Alcuni giorni fa, quando il Presidente Mastrovincenzo ha organizzato la cerimonia per i cinquant'anni della Regione Marche, ho parlato con un Consigliere regionale eletto nel 1970, un dirigente marchigiano del Partito Comunista Italiano e mi ha raccontato, poi è stato anche alla RAI, che in quegli anni il Consiglio regionale delle Marche portava avanti le consultazioni, sono in parte le nostre audizioni, forme di partecipazione, ed una di queste, ecco perché ho ricordato questo episodio, era per l'attuazione di una legge nazionale sulla montagna e per la costituzione delle comunità montane, quindi sono circa 50 anni che si discute prima della costituzione delle comunità montane, la legge istitutiva è n. 1102 del 1971, poi di varie riforme che hanno determinato cambiamenti notevoli, più che modifiche, come la cancellazione delle Province.
Oggi poniamo di nuovo l'attenzione su un provvedimento che era stato già portato avanti con il riordino, come ha ricordato il Consigliere Traversini, con la legge n. 35 del 2013. Una prima cosa sulla data, è vero, ci sono degli emendamenti che voterò e quando voto una legge a me piace un principio, che è quello del tempus regit actum, perché non dovrei essere d'accordo su un emendamento che sposta la data all’1 gennaio 2021, quando in quest'Aula abbiamo fatto una legge che verrà attuata nel 2025? Figuriamoci, parliamo di qualche mese rispetto gli anni che abbiamo deciso. Da questo punto di vista sono d'accordo, voglio cogliere l'esigenza politica ed il rispetto che ho delle persone che l’hanno formulata e al di là di questo aspetto va bene gennaio 2021.
Credo che su quella base volontaria, su cui insisteva il Consigliere Traversini, si debba dare la possibilità ai comuni che lo chiedono, che sono nelle Province di Pesaro Urbino, Ancona, Macerata, Fermo, Ascoli Piceno, di entrare nelle unioni montane. C’erano prima le comunità montane, oggi ci sono le unioni montane e non rappresentano forme di particolarismi o di egoismi, ma le specificità dei quei territori, che devono essere valorizzate, sono una ricchezza, ma devono trovare una risposta aderente ai territori.
Le unioni montane hanno un'importanza notevole. Ci sono anche dei comuni a cerniera che sono a cavallo di aree montane, a cavallo di colline che poi portano al mare, in questi territori ci sono delle specificità, quindi dobbiamo fare in modo che questi aggiustamenti siano fatti e credo che la legge lo stabilisca con molta chiarezza. C’erano Province che avevano 4, 5, 6 comunità montane delle Marche, Ancona aveva una sola comunità montana molto vasta, aveva una comunità montana e mezzo perché Cingoli comprendeva 2 comuni dell’anconetano e 3 del maceratese, dopo il riordino della legge 142 del 1990 Cingoli è tornato nei confini provinciali da Staffolo a Cerreto D’Esi, Fabriano, Sassoferrato, Arcevia, Genga, Mergo, Rosora, Cupramontana, sono diventati un'unica comunità montana. Nessuna autoreferenzialità, ma un governo delle specificità dei territori. Tra l'altro in quegli anni Fabriano era anche una realtà molto ricca dal punto di vista industriale, mentre oggi avrebbe bisogno di un'area di crisi complessa.
Detto questo, non voglio aggiungere altro, al di là delle considerazioni, se volete, di carattere teorico. Sono d'accordo, credo che l'emendamento che saggiamente i colleghi hanno proposto arricchisce e crea quell'equilibrio politico necessario quando si va a compiere un atto, anche di questa natura. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Micucci.

Francesco MICUCCI. Grazie Presidente. Ringrazio per l’ultimo intervento il Consigliere Giancarli, che è un po’ la memoria storica, non avendo questa memoria storica vado sull'attualità.
Rispetto all'intervento del Consigliere Maggi, che faceva una serie di ipotesi tutte condivisibili, mi permetto di aggiungerne una, nella difficoltà di comporre non ci sono da un lato i buoni e dall’altro i cattivi, spesso le posizioni sono mischiate, quindi credo che questa difficoltà a comporre nasca da situazioni pregresse, a volte incancrenite, a volte dovute a torti tra le amministrazioni vecchie di colore politico diverso, ma non necessariamente, per cui ci sono situazioni che non sempre si riescono a comporre e se oggi stiamo discutendo della modifica di questa norma mi pare evidente che ci sia un vulnus, una difficoltà oggettiva in alcuni territori.
Credo che il ruolo della Regione sia quello di non andare dietro ai singoli battibecchi tra un comune e l'altro, tra una vecchia amministrazione e un’altra, ma dovrebbe aiutare a comporre nell'ottica di una semplificazione amministrativa e burocratica, che dovrebbe essere la nostra linea guida.
Qui parliamo quasi sempre, se non esclusivamente, di piccoli comuni, che a volte hanno anche difficoltà a portare avanti vicende amministrative, credo, quindi, che le unioni montane forniscano uno strumento utile e importante per queste amministrazioni, per migliorare la loro capacità amministrativa e burocratica e di gestione delle risorse. Penso che l'obiettivo che si è posto in questa legge sia corretto e vada perseguito, tenendo conto delle situazioni anche pregresse che si sono costituite, quindi credo giusta la normativa che andiamo ad approvare, anche tenendo conto del periodo che stiamo affrontando, un periodo preelettorale, in cui molti a volte tirano anche le norme più scontate, più condivisibili da una parte e dall'altra.
Posticipare l'attuazione di questa norma proposta dalla Commissione - non oggi in un clima preelettorale molto effervescente, in cui potrebbe essere strumentalizzata in maniera errata - credo che sia una cosa positiva, secondo me, uno slittamento di pochi mesi, non parliamo di anni come per altre normative, penso che possa aiutare a sedare gli eccessi di alcune comunità focalizzando l'obiettivo principale.
I proponenti della legge hanno avuto in mente fin dall'inizio una semplificazione amministrativa, la volontà di addivenire ad una pacificazione, passatemi il termine, tra territori, per aiutarli a crescere, non fermarli, senza zavorre provenienti da precedenti diatribe.
Condivido lo spirito e le motivazioni che hanno portato a questa approvazione, ancora di più condivido l'emendamento che in qualche modo aiuta a risolvere queste problematiche. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Vorrei sottolineare l'articolo 5 bis di questa normativa perché, a mio avviso, non è un aggiustamento tecnico, ma un reale potenziamento delle unioni montane. Lo voglio rileggere qui: “Le unioni montane attuano la programmazione regionale in materia di sviluppo sociale ed economico, sviluppo sociale, e di valorizzazione dei servizi ecosistemici nei territori degli enti aderenti, secondo le modalità stabilite dalla Giunta regionale”. Questo è un emendamento che avevo presentato in II Commissione quando abbiamo valutato la normativa, è stato recepito e di questo sono molto felice.
In questi ultimi anni dobbiamo prendere atto di una certa difficoltà dei piccoli comuni ad essere incisivi rispetto ad altre istituzioni. Questo è dovuto al fatto che un comune di 700/1000/2000 persone quando si muove, con il proprio Sindaco, non può avere lo stesso peso politico di un comune da 20.000/30.000/100.000 abitanti, e qui sta la difficoltà istituzionale. Da un lato siamo favorevoli al processo di fusione tra Comuni per renderli più pesanti, quando tutte le popolazioni sono concordi nel farlo e non con l'attuale normativa regionale che dà la possibilità alla Regione di fondere di forza anche i comuni in cui, com'è successo a Montemaggiore al Metauro, la maggioranza della popolazione è contraria, dall’altro siamo favorevoli all'aggregazione di iniziative.
Le comunità montane sono state sostituite dalle unioni montane, che purtroppo soffrono per la carenza di uomini, mezzi, finanziamenti. Ora con questa normativa penso che si possa rafforzare l'azione di rilancio delle aree interne, delle piccole realtà montane, che passa per lo sviluppo sociale ed economico introdotto da questa normativa, passa per la valorizzazione dei servizi ecosistemici dei quali la legge nazionale prevede la loro applicazione e che le unioni montane possono finalmente concretizzare.
Tutto quello che riguarda la naturalità del territorio, la potenzialità non solo turistica, ma ecosistemica deve essere valorizzata, questa è la nuova frontiera, anche tecnica, non solo politica, per riuscire a governare meglio il territorio, per riuscire a dare spessore all'impegno di coloro che abitano nelle zone montane, nel momento in cui gestiscono bene il territorio, di cui anche le popolazioni della costa potranno agevolmente fruirne.
Questo potenziamento arriva a fine legislatura ed io spero, e monitoreremo con molta attenzione, che venga realmente applicato nella prossima. Se l'unione montana riesce a fare una strategia di territorio, al cui interno ci sono dei singoli Comuni, per favorire lo sviluppo sociale ed economico, abbiamo trovato la strada giusta, la chiave di volta per riuscire a rilanciare queste aree che soffrono, purtroppo, anche di disinteresse da parte della politica.
La valorizzazione dei servizi ecosistemici, parliamo dell'acqua, della funzione del bosco, del suolo, del sottosuolo, della biodiversità, è lo strumento per riuscire a remunerare queste comunità che dal punto di vista della popolazione sono molto esigue, ma dal punto di vista dell'importanza ecosistemica sono molto rilevanti. Sappiamo che una corretta gestione del bosco, una corretta manutenzione degli alvei, della viabilità poderale, è indispensabile per iniziare a rilanciare queste aree e invogliare i ragazzi, le giovani famiglie, a trasferirsi dalla costa in un'area dove la bellezza, la normalità, la qualità dell'aria, dell'acqua, la vita in mezzo alla natura, è un po' il sogno di tutti, se vogliamo da sempre. Questi due passi sono molto importanti e spero che trovino applicazione e adeguato finanziamento nel potenziamento di questa normativa.
Sugli altri articoli, non ripeto il discorso che hanno fatto i miei colleghi, sono tecnici e finalmente sbloccano delle situazioni che, purtroppo, per campanilismo e miopia di alcuni si sono venuti a creare negli anni. Finalmente diamo uno strumento per risolvere queste questioni. C'è il vecchio motto scontato: “L'unione fa la forza”, ma in questo caso la forza di una visione strategica del territorio deve essere valorizzata, in questo senso sviluppo sociale, economico e valorizzazione dei servizi ecosistemici. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Grazie Presidente. Valuto la legge originale e relativamente intelligente, vede cose che non sono state mai viste, l'opportunità di avere un allargamento delle unioni montane in capo a territori confinanti, addirittura non montani, che non hanno neanche un metro quadrato sopra i 700 metri.
Le attuali unioni montane hanno al loro interno comuni che sono collinari, ma che hanno qualche esposizione verso l’alto, quindi hanno questa definizione.
La legge che interessa le unioni montane ed i comuni relativamente piccoli, che costituiscono un'area più vasta e vanno a confondere la parte della montagna con quella delle aree interne, è fatta bene, adesso non ci sono i relatori, è una cosa interessante da sviluppare, cioè cominciare a prendere di mira non tanto l'area montana, quanto l’area interna, perché può esserci un'area montana particolarmente felice che ha un enclave turistico significativo - purtroppo il terremoto ha cancellato anche quello, ma speriamo che nel futuro torni - e può esserci un’area interna che magari è poco montana o per nulla montana, marginale per la sua collocazione geografica, fuori dalle linee di comunicazione più importanti, anche perché non siamo riusciti in tanti anni far partire la pedemontana in maniera seria e definitiva.
Aggiungo che all'unione montana dovrebbe seguire l'unione dei comuni perché, anche questa è una cosa importante, noi abbiamo, e approfitto dell'unico Assessore, che nominiamo come il più presente, la Provincia più montana, più interna delle Marche, la differenza la fa Pesaro, la montagna ce l’ha bassa, mentre noi ce l’abbiamo tutte sopra ai 2.000 metri di altitudine. Sul terremoto abbiamo fatto …, non noi, purtroppo, ma inseguendo le realtà, adesso diventa difficile da citare, pensiamo a quello che non abbiamo fatto per l'edilizia scolastica.
Abbiamo comuni delle aree terremotate che si ammassano per la collocazione, ho 3 situazioni presenti, una in Val di Chienti, una in Val di Fiastra e una in Val Potenza. Si sono ammazzati per riavere ognuno la loro scuola e non si è riusciti, neanche con la ricostruzione, ad avere un condominio scolastico. Penso che questo sia il vero fallimento della politica, non la corruzione. La corruzione è il fallimento di chi fa politica, è un fatto personale a cui ognuno risponde per proprio conto, ma il fallimento della politica è quando non riusciamo più ad imporre queste cose, anche perché se si fanno il giorno dopo il Sindaco chiama il Gabibbo, il povero territorio bistrattato che non viene preso in considerazione. Siamo all'assurdo, nelle zone di confine, il comune fa la scuola per fare concorrenza agli altri comuni, quando l'unione di 4/ 5 comuni …, ecco perché dico che ci vuole l'unione del comune, non l’unione montana, perché quando un comune è unico allora è costretto a decidere insieme. Con la polverizzazione dei comuni che sarà ancora più pesante con la crisi economica del Covid, è ancora più pesante con il terremoto, non potrà che imporre questo tipo di scelta.
Purtroppo le leggi nazionali sono quelle che sono, ci possiamo limitare a qualche incentivo, praticamente una tantum, poco possiamo fare. Credo che queste cose, le Regioni che hanno aree interne significative, dovrebbero valutarle con attenzione, con il Parlamento nazionale, sperando di trovare i giusti interlocutori per fare una legge che in qualche maniera, dico la parola, che nessuno ha il coraggio di dire, costringa a fare le cose che fanno il bene di quelle comunità, perché la difesa di queste municipalità fino alla morte è una cosa ridicola, penso a quanti comuni in provincia di Macerata, in provincia di Pesaro e Urbino abbiamo sotto i 500 abitanti, che solo a dirlo un condominio, un condominio di Civitanova Marche di 400/500 persone. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Conigliera Malaigia.

Marzia MALAIGIA. Grazie, Presidente. Ogni volta che si parla di aree interne ci emozioniamo, diciamo che sono aree da valorizzare, da rivalutare e nonostante gli adeguamenti tecnici di questa proposta di legge, che possono anche essere condivisibili, permangono delle incertezze, delle particolarità che non convincono. Mi aggancio anche a quanto detto poc'anzi dal Consigliere Marconi, l'estensione a comuni confinanti non montani andrebbe, a nostro avviso, a snaturare la natura e le finalità delle unioni montane.
Altre perplessità riguardano la concreta applicazione del comma 4 dell'articolo 5 bis, che parla di premialità e disincentivi. E’ un po' troppo generico, anche il Cal nel parere ne ha chiesto la soppressione, per cui quando si deve pensare a una politica di rilancio si deve fare in maniera un po’ più strutturata, più completa, non con qualche piccolo adeguamento, ma facendo un'azione un po’ più pensata. Per il momento sono provvedimenti che lasciano dei dubbi, lasciano delle perplessità, sono, come al solito, a macchia di leopardo, per cui per il momento ci asterremo dalla votazione di questa proposta di legge. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo2.
Emendamento 2/1 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 2, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 2 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 2 ter (articolo aggiuntivo)
Emendamento 2 ter/1 a firma della I Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Proposta di legge n. 370, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Mozione n. 610
ad iniziativa del Consigliere Fabbri
“Tutela degli allevamenti marchigiani dalle predazioni selvatiche”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 610 a firma del Consigliere Fabbri, che ha la parola per illustrarla.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Avevo velocemente introdotto questa mozione nella seduta scorsa, poi, purtroppo, come sta accadendo in questo momento, il numero legale sembrava non esserci, del resto, come oggi, siamo più o meno all'ora di pranzo, quindi i Consiglieri si stanno un attimo rifocillando.
La tutela degli allevamenti marchigiani dalle predazioni selvatiche. La direttiva habitat ha chiarito, come sempre da moltissimo tempo, che il lupo è una specie protetta e in ogni caso l'eccesso di cinghiali consente al lupo di proliferare, insieme al cinghiale stesso, perché sono nell'ecosistema.
Sull'Appennino ormai i numeri sono alti e nel Psr, finalmente, ci sono la sottomisura 4.4, le misure di attuazione per il conflitto allevatore-lupo. Dallo scorso anno è possibile acquistare: le recinzioni fisse, adeguare le recinzioni esistenti per mettere il bestiame e l'allevamento in sicurezza, i dissuasori faunistici acustici e visivi, che emettono segnali a volume anche regolabile in funzione della rilevazione nel territorio del predatore, i cani pastore, che possono fare la guardia. Prima nel Psr, abbiamo visto, c’era una misura che riguardava le aree montane, ora riguarda l'intero territorio nazionale, molti soldi sono stati fortunatamente impiegati all'interno di questa misura.
Esiste una sperimentazione, un processore ad ultrasuoni viene messo al collare, ad esempio, delle pecore e delle capre. Questa soluzione tecnologica di un’impresa calabrese ha anche vinto il premio Oscar green 2019, promosso dalla Coldiretti giovani.
Con questa mozione proponiamo di iniziare una sperimentazione, anche a cura dell’Assam, che è il nostro strumento operativo in ambito regionale per l'agricoltura, per attivare un progetto pilota e testare l'efficacia dell'utilizzo di questi ultrasuoni nella difesa degli allevamenti dagli attacchi dei lupi o dagli incroci cani lupo e cani vaganti, che sono una percentuale considerevole e che attaccano anche loro, purtroppo, gli allevamenti; di finanziare adeguatamente tale progetto, valutando la possibilità di coinvolgere l’Assam nella sua realizzazione. Una mozione molto semplice che completa il ventaglio di strumenti che ha l’allevatore per difendersi dagli attacchi dei predatori, oltre alle recinzioni, ai dissuasori e all'acquisto di cani pastore. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Mozione n. 610. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Mozione n. 663
ad iniziativa del Consigliere Fabbri
“Inserimento del c.d. lavoro agile (o smart working) tra le modalità ordinarie di espletamento dell'attività lavorativa dei dipendenti regionali”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 663 del Consigliere Fabbri, che ha la parola per illustrarla.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Questa mozione sul lavoro agile, cioè sullo smart working, a mio avviso è importante. Abbiamo visto che negli ultimi anni, già dal 2015 con la legge 124, le Amministrazioni pubbliche sono state spinte ad adottare il telelavoro e addirittura il 10% dei dipendenti possono usufruire di questa modalità lavorativa.
All'interno del telelavoro ci sono diverse declinazioni, però l'obiettivo della digitalizzazione del processo lavorativo va ad incidere positivamente sulla gestione dei tempi famiglia-lavoro, sull'impatto ambientale dovuto agli spostamenti casa- lavoro e anche sulla crescita professionale del lavoratore che è spronato a lavorare per obiettivi in maniera più significativa.
La normativa prevede la verifica dell'impatto sull'efficacia e sull'efficienza dell'azione amministrativa, sulla qualità dei servizi erogati e favorisce, appunto, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti.
Abbiamo anche forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro. Io con il mio tablet, pc, cellulare e altro, mi collego e riesco a lavorare anche viaggiando, anche fuori dalla stanza di casa, che è più o meno adibita ad ufficio. È questo flessibilizzare il sistema.
La normativa è ormai a livello europeo e nazionale ed anche quella regionale ha accolto questi principi, il Covid ci ha costretto in maniera molto pressante ad attuarli. Già come Consiglio ci siamo espressi in questo senso perché la risoluzione 95 del 2019 “Avvio del piano di telelavoro e lavoro agile”, firmata anche da noi, di cui la Consigliera Pergolesi era la prima firmataria, è stata approvata e impegna la Giunta ad avviare il piano riguardante il telelavoro e il lavoro agile presso le strutture della Giunta regionale. Noi con questa mozione vogliamo rafforzare questo principio e rendere ordinaria questa modalità di lavoro per tutti i dipendenti della Giunta e del Consiglio.
Con l'emergenza. Covid si è attuata anche questa modalità di lavoro, abbiamo i decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1° marzo e del 4 marzo che vanno in tal senso e la circolare n. 1 del Ministro della pubblica istruzione del 4 marzo incentiva l'utilizzo dello smart working nella pubblica amministrazione, a 360 gradi.
La Giunta regionale con proprio decreto n. 309 del 9 marzo ha posto in essere questa modalità lavorativa e tra gli scopi ben declinati voglio ricordare quali sono gli effetti positivi: rafforzare attraverso lo sviluppo di una cultura gestionale orientata al risultato un incremento di efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa, in Italia abbiamo bisogno come il pane di questa crescita culturale e di efficienza; promuovere una visione dell'organizzazione del lavoro ispirata ai principi di flessibilità dell'autonomia, della responsabilità; ottimizzare la diffusione di tecnologie e competenze digitali; rafforzare le misure di conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare dei dipendenti; promuovere la mobilità sostenibile tramite la riduzione degli spostamenti casa lavoro, nell'ottica di una politica ambientale sensibile alla diminuzione del traffico urbano, in termini di volume di percorrenze; riprogettare gli spazi di lavoro realizzando economie di gestione. Se si lavora da casa, sempre in percentuale, possiamo fare una specie di co-working, oppure possiamo ridurre gli spazi, quindi, gli edifici, le scrivanie, il riscaldamento, le mense e altro, se si fa a rotazione, ci si vede in ufficio per fare delle riunioni, dei briefing, sui punti chiave dello sviluppo del progetto.
Ci sono grandissime aziende leader che a livello globale hanno sviluppato da molto tempo, in maniera molto organica, questa modalità di lavoro.
Ritengo che l'esperienza di questi mesi, forzosa, abbia portato una coscienza in tal senso, abbia consentito di distinguere anche realmente, nel bene e nel male, il dipendente che produce, che si sa organizzare ed è responsabilmente orientato alla consegna qualitativa del progetto del progetto, è il dipendente che da questo punto di vista non è ancora in grado di organizzarsi, è svogliato, voglio usare questo eufemismo, o non ha gli strumenti culturali per essere efficace, quindi viene posta in evidenza quando si lavora in questa modalità, forse in maniera un po' brutale, se vogliamo, anche la qualità del dipendente, che deve avere una maggiore consapevolezza, ma ben venga, perché tutto il sistema deve crescere.
Questa mozione deve essere un pungolo per applicare al meglio lo smart working, quindi, impegniamo il Presidente della Giunta ad adottare i provvedimenti necessari per inserire il lavoro agile o lo smart working tra le modalità ordinarie di prestazione dell'attività lavorativa e diamo mandato all'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea legislativa di assumere provvedimenti analoghi per il personale dell'Assemblea.
Ritengo che portando questa modalità in maniera ordinaria possa crescere la consapevolezza del dipendente, le abilità informatiche, anche una valutazione dell'operato del dipendente, oltre a tutto l'indotto positivo che si ha nei confronti dell'ambiente con la diminuzione degli spostamenti, una migliore qualità della vita, anche familiare, con una maggiore flessibilità nell'orario e nelle modalità di lavoro, anche con minori costi per la struttura fissa che sappiamo quanto sia onerosa.
Questo è un invito a rendere stabile questa modalità di lavoro, a partire proprio dall'istituzione Regione. Grazie.

PRESIDENTE. In attesa dell’arrivo dell’Assessore Cesetti, che vuole intervenire su questa mozione, passiamo al punto successivo dell’ordine del giorno.

Interrogazione n. 1060
ad iniziativa del Consigliere Biancani
“Ripristino piena funzionalità del dipartimento materno-infantile presso il presidio San Salvatore - Centro di Pesaro dell’AO Marche Nord”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1060 del Consigliere Biancani.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Bravi.

Loretta BRAVI. Grazie Presidente. L'attuale organizzazione del Dipartimento Materno-Infantile dell'AO Marche Nord ha fatto registrare ottimi risultati clinici, come dimostrato dalla riduzione percentuale di parti cesarei (dal 20% dei primi 5 mesi del 2019 al 14% dell'analogo periodo del 2020), indicatore ministeriale per la valutazione dell'appropriatezza dell'assistenza in gravidanza e al parto.
La collocazione delle attività su Fano o Pesaro non inficia la tipologia e la qualità di assistenza prestata nei confronti delle partorienti, anzi, la loro concentrazione in un unico polo aumenta l'esperienza professionale dell'equipe, garantendo maggiore appropriatezza, sicurezza ed efficacia dell'assistenza prestata alle donne in gravidanza ed ai neonati.
La scelta di concentrare su Fano il polo materno-infantile deriva dalla necessità, in coerenza con la delibera di Giunta regionale n. 523/2020, di mantenere attivi, presso il Presidio San Salvatore di Pesaro, i percorsi Covid, con l'intento di soddisfare le necessità di ricovero in caso di recrudescenza epidemica, a garanzia della sicurezza degli utenti. Inoltre, l'attivazione di 41 posti letto aggiuntivi di terapia intensiva e la riconversione di 27 di semi-intensiva presso la struttura di Pesaro, come previsto dalla delibera di Giunta regionale n. 751/2020 in attuazione del D.L. 34/2020, sarà attuata interessando anche il Padiglione F del suddetto presidio, al fine di consentire l'isolamento strutturale delle aree destinate alla degenza dei pazienti Covid. Ad ogni buon conto, presso la UO di Ostetricia del Presidio San Salvatore di Pesaro resta attivo, così come previsto dalla suddetta delibera di Giunta regionale, il centro di riferimento per i ricoveri delle gestanti Covid positive con età gestazionale maggiore o minore di 34 settimane.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Biancani.

Andrea BIANCANI. Grazie Presidente. Ringrazio l'Assessore Bravi per la disponibilità e la presenza.
Dico subito che non sono minimamente soddisfatto, mi aspettavo una risposta completamente diversa, farò tutto quello che posso, dal punto di vista politico, affinché quello che c'è scritto in questa risposta non venga attuato. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Chiedevo se dopo la mozione n. 663 possiamo fare la nostra, comunque continuiamo nell’ordine.

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione della mozione n. 633. Ha la parola l’Assessore Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Grazie Presidente. Per quanto riguarda l'inserimento del cosiddetto lavoro agile tra le modalità ordinarie di espletamento dell'attività lavorativa dei dipendenti regionali ho una risposta molto lunga e articolata, che se vuole gliela faccio avere, so bene che è una mozione, però vorrei intervenire con una sintesi molto più stringente, altrimenti ci facciamo notte.
Lavoro agile in Giunta regionale, Ars e Assam. La normativa preesistente all'emergenza Covid 19 è introdotta dall’articolo 14 della legge 7 agosto 2015, n. 124, e articoli 18 e seguenti della legge 22 maggio 2017, n. 81. La normativa era tutta proiettata ad introdurre nella pubblica amministrazione questa nuova modalità di svolgimento della prestazione lavorativa per il tramite del lavoro agile, diretta ad eliminare la rigidità della sede lavorativa.
Chiaramente l'espandersi delle esigenze connesse all'emergenza sanitaria dal Covid 19 ha bloccato la sperimentazione delle modalità di prestazione del lavoro per la sperimentazione dello smart working.
Sul tema, infatti, sono intervenuti i DPCM dell’1 marzo e del 4 marzo, oltre che le direttive (nn. 1, 2, 3 del 2020) e le circolari (nn. 1, 2 del 2020) del Dipartimento della funzione pubblica, che hanno consentito, allo scopo di tutelare i lavoratori, l'avvio diretto, immediato e ordinario del lavoro agile in forma semplificata.
Per quanto riguarda la Giunta la situazione attuale è la seguente:
categoria A - dipendente 1 - dipendente in s.w. 1;
categoria B - dipendenti 344 - dipendenti in s.w. 259;
categoria C - dipendenti 657 - dipendenti in s.w. 580;
categoria D - dipendenti 792 - dipendenti in s.w. 714;
dirigenti 61 di cui 51 smart working;
per un totale complessivo di 1855 dipendenti, di cui 1605 in smart working. E’ una percentuale molto elevata, tra l'altro consideriamo che quelli che non sono in smart working è perché la loro attività lavorativa necessita della loro presenza in loco, pensiamo ad esempio alla necessità di stare in loco in occasione della manovra cosiddetta 210.
L'articolo 87 del D.Lgs. 18/2020, il cosiddetto “cura Italia”, ha stabilito che lo smart working rappresenta lo strumento cardine per regolare lo svolgimento della prestazione lavorativa all'interno degli uffici pubblici e ha stabilito che, fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da Covid 19 (fissato fino al 31 luglio 2020 con decreto del Presidente dei Ministri 31 gennaio 20209, il lavoro agile costituisce la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni.
Il decreto legge rilancio n. 34/2020, all'articolo 263, da ultimo, ha confermato la previsione dell'articolo 87 del D.L. 18/2020, ampliando l'utilizzo dello smart working fino al 31 dicembre 2020.
La Giunta regionale ha approvato immediatamente, dai primi di marzo 2009, il 9 marzo, se non ricordo male, la deliberazione n. 309 contenente: “Misure organizzative per l'avvio del lavoro agile straordinario”.
La PF informatica e crescita digitale si è attivata per consentire a tutto il personale di accedere tramite web alla rete regionale e ai principali applicativi in uso, fornendo tutte le istruzioni per l'utilizzo delle piattaforme digitali della Giunta regionale, Ars e Assam.
Per fornire indirizzi operativi a dirigenti e responsabili di PO si è provveduto a trasmettere al personale delle istruzioni operative e ad avviare un progetto formativo “smart working al tempo del Covid 19” per accompagnare il personale regionale con preziosi consigli per affrontare al meglio questo periodo e per fornire strumenti operativi ai dirigenti e ai funzionari per organizzare al meglio il lavoro.
Al rientro dalle ferie estive si procederà ad una verifica e ad una migliore organizzazione di tale modalità lavorativa che, in quanto di assoluta novità per la pubblica amministrazione, necessita di un corposo lavoro di regolamentazione anche di natura contrattuale in confronto con le rappresentanze sindacali dei lavoratori.
Inoltre, aggiungo, che le ultime disposizioni di legge, se non vado errato, prevedono che anche in una situazione ordinaria le pubbliche amministrazioni devono individuare due settori dove applicare anche in condizioni di normalità il lavoro agile per almeno il 50%.
In definitiva, la richiesta del Consigliere Fabbri, di impegnare alla Giunta ad adottare provvedimenti necessari per inserire il cosiddetto lavoro agile tra le modalità ordinarie di prestazioni di attività lavorativa, al fine di consentire al livello volontario un generalizzato accesso al personale dipendente della Regione, in questa situazione di emergenza l’abbiamo fatto, assolutamente, in modo strutturato e strutturale, perché abbiamo 1600 dipendenti solo in Giunta che si avvalgono di questa modalità. Posso dire, tra l'altro e li voglio ringraziare, che secondo me hanno lavorato con produttività in questa situazione così difficile.
C'è da dire che c'è stata un'ottima collaborazione tra il Servizio risorse umane e organizzative e la PF informatica e crescita digitale, che ha messo a disposizione la necessaria struttura organizzativa. Basta dire, ad esempio, che la stessa Giunta ha operato spesso in videoconferenza e lo stesso processo produttivo degli atti deliberativi di Giunta oggi avviene in modalità telematica, ad esempio, l'iscrizione. Quindi notevoli passi avanti sono stati fatti in questa direzione.
Per quanto mi riguarda la mozione del Consigliere Fabbri può essere votata, purché si dia atto di quello che la Giunta regionale ha fatto, che gli obiettivi che si prefigge il Consigliere Fabbri sono stati conseguiti e se del caso ci impegniamo a proseguire in coerenza con le vigenti disposizioni di legge. Quindi, se il Consigliere Fabbri la vuole aggiustare in questo senso, magari la sottoscrivo e la votiamo.
Da ultimo aggiungo una mia considerazione, sono l'Assessore al personale, all'organizzazione, all'informatica e a tante altre cose, ho avuto modo di dirlo in un'intervista che ho rilasciato al TG3 per un servizio a livello nazionale sul tema dello smart working, premesso che: l'abbiamo attuato al meglio; la risposta, dal mio punto di vista, è stata soddisfacente; avevamo già avviato il famoso 10% previsto dalla Madia e sulla base delle disposizioni legislative via via in vigore ci atterremo scrupolosamente a quelle per attuare questa modalità di lavoro, aggiungo che finché ci sarò io sarà un mio impegno.
Considerato l'ottimo risultato conseguito, ritengo che il lavoro cosiddetto agile, che è diverso dal lavoro a distanza, debba essere perseguito in una situazione di necessità oggettiva, ad esempio la pandemia, il terremoto (speriamo che non tornino più entrambi), come quella che purtroppo ci ha visto impegnati in questi mesi, e per uno stato di necessità soggettivo, quando il pubblico dipendente non può, per particolari sue situazioni, immagino familiari, assolvere in loco alla prestazione lavorativa. Al di là di questo stato di necessità, oggettivo e soggettivo, penso che il lavoro debba essere svolto in sede, per una ragione molto semplice, perché ho sempre pensato e penso che gli uomini e le donne che lavorano nel pubblico sono i soldati della pubblica amministrazione, che sovrintendono alla sua legalità, all'imparzialità e al buon andamento, ed i soldati stanno al fronte e non a casa.
Ritengo, quindi, che in una situazione normale i dipendenti debbano stare nei luoghi di lavoro, ripeto, al di fuori di quelle condizioni oggettive e soggettive di necessità, perché l'ufficio della pubblica amministrazione, con la sua organizzazione, rappresenta anche un presidio di legalità, di imparzialità, di economicità, un presidio di sicurezza e di garanzia, l'avamposto dell'istituzione. Di questo ne sono stato sempre convinto, è il mio pensiero, che non confligge con l'opportunità e talvolta con la necessità di addivenire a questa particolare forma di lavoro che, ripeto, non è il lavoro a distanza. ma è il lavoro agile.
Se il Consigliere Fabbri dà atto di queste cose, io sono pronto a votare la mozione ed invito anche gli altri a farlo.
Mi scuso se vi ho importunato e stancato, ma parlavo non tanto a voi, quanto ai pubblici dipendenti e alla collettività che usufruisce dei loro servigi perché credo che la mozione del Consigliere Fabbri avesse la medesima finalità. Quindi mi scuso se ho approfittato della vostra pazienza.

Presidenza del Vicepresidente
Piero Celani

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Vorrei tranquillizzare l’Assessore Cesetti, che purtroppo era fuori Aula quando ho illustrato la mozione, per confermare il fatto che la pensiamo allo stesso modo e ho dato atto della bontà e addirittura ho letto i 6 punti qualificanti della deliberazione n. 896 dell'11 marzo, emanata per l'emergenza Covid.
La mozione non chiede nient'altro, di rendere stabile e ordinaria questa modalità di lavoro, che si sta facendo adesso, sempre a livello volontario. Secondo i numeri che l'Assessore ha dato in Regione l'85% delle persone sta già lavorando in questo modo, da mesi, quindi si conferma la bontà del discorso.
E’ da sottolineare, giusto per fare un piccolissimo riassunto, dato che non era presente, ma è un punto qualificante dell’illustrazione della mozione, che abbiamo una crescita professionale del dipendente perché si responsabilizza, abbiamo una crescita tecnologica di tutto il sistema, abbiamo una crescita della qualità di vita perché si riesce ad organizzare meglio la vita familiare, abbiamo un considerevole risparmio di risorse e costi ambientali perché, ripeto sempre questo esempio, quando lavoravo a Fano ed ero rappresentante sindacale, nel 2004 facemmo a tutti i dipendenti un questionario e venne fuori che per riempire e per svuotare gli uffici di Fano si percorrevano 10.000 chilometri al giorno, ognuno con la sua macchina, qualcuno faceva equipaggio con due, tre colleghi, ma ogni giorno si percorrevano 10.000 chilometri.
Ora in questo momento i colleghi mi dicono che con il Covid lavorano fino a fine mese al 100% in smart working, è già nel contratto, è presente la possibilità di fare il telelavoro, che è differente dallo smart working perché ha bisogno di una struttura all'interno della propria abitazione, ma già mi sembra che da due, tre anni fanno metà settimana, uno o due giorni a casa e gli altri in ufficio.
E’ chiaro che ogni tipologia di incarico di lavoro ha la sua peculiarità, ma ricordo che noi abbiamo l'ufficio approvvigionamenti in Bulgaria, per dire. Con questa tecnologia abbiamo dimostrato che si può abilmente lavorare da casa e anche non da casa in piena efficienza. Prendo anche spunto dal fatto che la risoluzione 95 del 2019, che aveva proposto come prima firmataria la Consigliera Pergolesi, era stata approvata e chiedeva di applicare il piano di telelavoro e lavoro agile a cura della Regione e, visti gli ottimi risultati di questi mesi, la mozione chiede di rendere stabile e ordinaria questa modalità.
Pensiamo anche al fatto di poter nel tempo ridurre la volumetria degli uffici, gli affitti e i costi di manutenzione, gli uffici potrebbero servire ai dipendenti, magari a rotazione, per fare un briefing, una riunione, un confronto con i colleghi, una, due volte a settimana, piuttosto che lavorare in struttura tutti i giorni.
Chiudo il discorso, il testo della mozione non è polemico, giusto per rassicurare l'Assessore, anzi, dà atto che la normativa va in questo senso e la buona pratica di questi mesi ha confermato la bontà dell'idea, chiede, quindi, di rendere ordinario, sempre a livello volontario, questa modalità di lavoro per tutti i benefici che ho detto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Micucci.

Francesco MICUCCI. Grazie Presidente. Condivido molto di quello che ha detto il Consigliere Fabbri all'Assessore, nel senso che, è chiaro, l'emergenza sanitaria ha accelerato enormemente la necessità di arrivare ad una soluzione che doveva essere trovata, quindi ha accelerato in maniera repentina tutta una serie di passaggi. Da una parte è servito perché, purtroppo, in Italia per mettere tutto in fila ci sarebbero voluti anni, mentre nel giro di poche settimane abbiamo dovuto fare quello che in situazioni normali avrebbe richiesto enorme tempo. Dall'altra, questo ha portato ad una serie di aspetti che vanno necessariamente migliorati ed è opportuno farlo in tempi brevi proprio perché sono convinto anch'io che l'operatività in smart working denota una serie di aspetti positivi, però se il lavoro smart necessita di un rapporto con l'utenza, di un rapporto con altri servizi, per banalizzare, diciamo che non sempre c'è una risposta immediata, che per la verità non sempre c’era anche prima, però in questo frangente si è ancora di più rallentata. Per alcuni aspetti è da preferire la modalità smart working, ma se non si trova un riferimento in ufficio, se non si trova un riferimento al telefono, queste sono le cose più banali che mi vengono in mente, allora ci sono delle carenze e da questo punto di vista l’organizzazione va migliorata, quindi un controllo da parte del datore di lavoro, del referente degli uffici, del responsabile del settore, sarebbe auspicabile. Una serie di passaggi per far si che tutti lavorino allo stesso modo, in maniera altrettanto efficiente di come, o anche più, si lavora in ufficio. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Grazie, Presidente. Vorrei ringraziare il Consiglieri Fabbri perché con questo argomento ci ha stimolato. La risposta dell’Assessore è stata articolata, chiaramente ha parlato tenendo conto di quello che uffici hanno maturato nella loro esperienza e quindi …

(intervento fuori microfono)

Luca MARCONI. Sto parlando di una verifica che lei ha fatto attraverso l’esperienza maturata. Assessore lei non sta dentro tutti gli uffici, qualcuno le avrà detto come ha funzionato questa modalità.
Ho detto questo per dire che non siamo infastiditi da questo dibattito, al contrario. Questo è un discorso di lunga prospettiva, però apre per l'amministrazione regionale, come per tutte le amministrazioni pubbliche, private e le aziende, una modalità diversa.
Come al solito in Italia ci accorgiamo delle cose, e lo diceva bene il Consigliere Micucci, quando siamo in emergenza, sennò una cosa che potrebbe funzionare non la prendiamo neanche in considerazione, si fa sempre così.
Mi unisco alle osservazioni del Consigliere Micucci, perché la sua prudenza nella valutazione la condivido in pieno in quanto non vorrei che passassimo dal niente al tutto, in Italia abbiamo un po' questo stile e non ci fermiamo ad una valutazione serena e tranquilla di quello che effettivamente può servire.
E’ chiaro che la mozione non decide, qui dice che dà un orientamento, questa espressione lei la richiama in italiano e mette tra parentesi quella in inglese, motivo per cui sono più incentivato a votarla.
Il lavoro agile lo è fino ad un certo punto, nel senso che non mi appesantisce con quell'ora, ora e mezza, due ore di mobilità giornaliera, che è pesante soprattutto per le madri di famiglia e per le donne in genere, ma non è tanto agile perché si lavora in continuazione. Io ho avuto sotto gli occhi l'esperienza lavorativa maturata in questi mesi, con la storia che sei a casa ti chiamano sempre, quindi c’è anche questa valutazione rispetto al servizio che viene fatto, si sta a casa e bisogna sempre rispondere, alle quattro, alle cinque, mentre con l’orario c'è psicologicamente un distacco necessario che fa bene all'anima, ad un certo punto il lavoro finisce e ci si può dedicare alla famiglia, al riposo, al tempo libero, all'approfondimento della legge su Sisto V. Faccio le cose che mi piace fare.
L'altra cosa che mi sento di dire è quella che ha evidenziato il Consigliere Micucci, c’è una dimensione del lavoro che contempla una relazione sociale che non sempre è separabile da tutto il resto. Faccio l’esempio che ho avuto sotto gli occhi: mio figlio vive e lavora in Germania, fa un lavoro per il quale per l'80-90% del tempo sta di fronte ad un computer da solo, analizza dati di natura economico-finanziaria, non parla con nessuno, è chiaro che per il suo datore di lavoro se lavora a Monaco o a casa in Italia non cambia nulla, ma ci sono altri tipi di lavori in cui la relazione umana, la risposta al telefono è importante e non è quella che già danno. Ho visto ad esempio che l’università di Macerata o altri enti hanno creato dei collegamenti, quindi ognuno risponde al telefono da casa, ma non è la stessa cosa se tu quell'informazione la dai solo, con la tua fonte, oppure la dai chiamando un collega. Ecco, tutto questo si è un po’ appesantito.
Per me tutto quello di razionale che può portarci ad una soluzione va bene, meno mobilità, meno inquinamento, meno soldi che si spendono, più disponibilità, penso a chi ha incombenze familiari, magari stando a casa trova quei 5/10 minuti per occuparsi di qualche faccenda a casa, può interrompere più facilmente il lavoro, cosa che non può fare in sede, però c’è anche un dato che dobbiamo valutare ed è quello dell'isolamento. Mi auguro che tutta questa tecnologia e tutta questa informatica non ci porti ad essere una manica di rincoglioniti che passa tutto il tempo davanti a un computer, perché alle poste non ci dobbiamo, abbiamo il collegamento con le banche, abbiamo il webank, abbiamo meno occasioni di socializzazione, prenotiamo e acquistiamo attraverso quegli assassini che non pagano nemmeno le tasse in Italia e quando ho votato la mozione del Consigliere Giacinti sono stato anche largamente criticato dai nuovi compagni di viaggio perché c'era scritta la parola “patrimoniale”. Penso che i grandi patrimoni è ora che sgancino abbondantemente i quattrini perché ci hanno distrutto la rete commerciale in Italia e le tasse le pagano una ogni tanto e così tutti gli altri.
La mia preoccupazione, Consigliere Fabbri, che penso sia anche sua, riguarda l'umanizzazione dei nostri rapporti perché poi stiamo sempre lì davanti, perché quello è il luogo in cui ci divertiamo, acquistiamo, dove facciamo tutto, anche le relazioni lavorative, quindi il rischio c'è. Ho visto famiglie che abitano in case grandi parlarsi attraverso il computer, comunicare attraverso le chat, c’è un limite a tutto …
Direi in conclusione all’Assessore, e questo è fondamentale, che sia veramente un contributo per la produttività. Introduciamo però anche un concetto lavorativo nuovo, quella Germania a cui facevo riferimento, introduce per milioni di dipendenti un contratto in cui non c'è l'orario di lavoro - non è un cottimo perché non c’è il pezzo da comporre – possono andare la mattina alle 8, alle 10, non interessa, se uno è veloce quando ha finito il lavoro può anche andare a casa, se una settimana il dipendente ha altre cose da fare può andare un giorno si e un giorno no, l'importante è che finisca il lavoro, ma come una Partita Iva prende 50.000 euro annui lordi e poi si paga la pensione per conto proprio. Però non vorrei che anche questa modalità sia troppo rigida, la garanzia sociale di un certo tipo di lavoro … Potrebbe anche questa essere un modo che in Italia non abbiamo, in maniera surrettizia, con il lavoro a casa, abbiamo introdotto anche questo tipo di modalità perché ufficialmente pago il dipendente pubblico per 6 ore, ma in realtà un giorno ne fa 8, un altro giorno ne fa 4, un altro non ne fa nessuna, si entra in questa logica, non demoliamola, però teniamola ben presente per quelli che possono essere i termini della vera produttività e dell'eguaglianza. Già vedo che c'è tanta lamentela da parte di chi, magari a turno, è costretto ad andare in ufficio e chi invece per ragioni familiari, perché ha qualche disabile e usufruisce della legge 104, riesce a ottenere più facilmente il lavoro a casa.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Pergolesi.

Romina PERGOLESI. Grazie, Presidente. Condivido al 100% l'intervento del Consigliere Marconi, anzi lo ringrazio perché una tale sensibilità da lui che è uomo non me la sarei aspettata, mi ha fatto molto piacere ascoltare le sue parole.
Ho deciso di intervenire per spezzare una lancia in favore di tutto il personale, anch'io sono testimone che durante l'emergenza Covid non solo era presente e operativo, ma, come giustamente ha ricordato il Consigliere Marconi, avendo un contatto diretto, rispondeva anche al di fuori dell'orario, anche durante i fine settimana, alcune di queste persone sono presenti anche qui oggi e le vorrei ringraziare personalmente.
Il lavoro agile può servire per agevolare quelle famiglie o quelle situazioni familiari che ne avrebbero beneficio in termini di tempo perso nei viaggi, ad esempio, anche solo limitando lo spostamento casa-lavoro ne guadagnerebbe l’ecosistema e ne guadagnerebbero anche le famiglie stesse, in più lavorando da casa, magari le persone non interrompono l’attività, ma la proseguono anche al di fuori dell'orario lavorativo e riescono a completarlo senza doverlo riprende successivamente, che spesso e volentieri provoca dei ritardi anche nella produttività.
L'altra questione, è vero anche il contrario, ho dovuto effettuare un accesso agli atti piuttosto corposo e la persona, che è stata gentilissima, si è trovata in difficoltà perché doveva girarmi una mole di materiale veramente pesante e l'ha fatto con delle modalità che hanno richiesto diverse giornate, appena ho visto il suo impegno, non solo l’ho ringraziata, ma le ho anche suggerito altri strumenti per farlo maniera più agile. Sicuramente il sistema va migliorato.
C’è da dire che non tutti vogliono lavorare sempre e solo da casa, magari qualcuno ha anche piacere ad incontrare i propri colleghi e socializzare.
Voteremo a favore di questa mozione, come per l'altra che è passata all'unanimità. Ci tengo a ribadire che tante volte noi Consiglieri non abbiamo la percezione del lavoro che fa chi sta all'interno degli uffici, sia del Consiglio che della Giunta, una mole di lavoro complesso che, malgrado l'emergenza Covid, riesce a portare avanti, quindi un plauso a loro va fatto.
Naturalmente, come in tutte le migliori famiglie ci sarà sempre la mela marcia, qualcuno magari ne avrà approfittato per lavorare di meno, ma questo verrà considerato nella valutazione del raggiungimento degli obiettivi, verrà data un po’ di meritocrazia, almeno me lo auguro, a chi lavora di più rispetto magari ai furbetti di turno. Grazie

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Grazie Presidente. Sono stata stimolata ad intervenire anche perché voglio fare un ringraziamento dato che la Consigliera Pergolesi mi ha fatto venire in mente quanto lavoro sia stato fatto per la piattaforma 210. Sembra una cosa così, comunicata in maniera tanto leggera, ma ha comportato un lavoro enorme, perché per i 210 milioni di euro gli uffici hanno dovuto fare un lavoro di verifica dei residui e dei fondi vincolati, che non erano utilizzati e che stavano lì da decenni, hanno dovuto predisporre, secondo le nostre indicazioni, l'utilizzo con altri vincoli, apporne di ulteriori legati al Covid, sono stati predisposti, redatti e pubblicati 50 bandi. Immaginate quante migliaia di richieste sono arrivate, penso alle biciclette, all'agriturismo, al vino, a tutte le istruttorie che sono state fatte, che si stanno facendo, oltre al lavoro ordinario che in ogni caso va avanti, perché siamo a fine mandato e si sta chiudendo anche la programmazione di tantissime partite e tutto questo è stato fatto in smart working.
Credo che la pubblica amministrazione in generale, ma in particolare quella della Regione Marche, abbia dato prova di grande efficienza e di grande elasticità, ritengo che ci possiamo definire un esempio, questo lo dico sempre ai dipendenti e li ringrazio. Penso ai lavori pubblici, penso all'agricoltura in particolare, il lavoro è stato enorme, di qualità.
Mi fa piacere che se ne sia parlato, adesso non c’è il Consigliere Marconi, le donne patiscono perché stanno in casa con i bambini, che nel lock down hanno anche seguito per tutte le questioni scolastiche e questo è un compito che, ahimè, rimane delle donne. Tutto il lavoro di cura è aumentato, perché chi aveva in casa un anziano ha dovuto seguirlo senza possibilità di essere aiutato, dato che l'assistenza è stata molto limitata. Per le donne questo periodo è stato molto più faticoso, probabilmente c'è da lavorare ancora molto da questo punto di vista, bisogna costruire dei supporti per le donne che lavorano a casa, sennò rischiano di lavorare 3 volte di più di quello che già fanno normalmente.
Penso che la pubblica amministrazione in generale abbia dato dimostrazione di essere innovatrice, più di quello che mi sarei aspettata ed ero veramente preoccupata, invece nelle Marche abbiamo dato una risposta grande, a prescindere dal colore politico, perché l'hanno data i dipendenti, i funzionari e i dirigenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Celani.

Piero CELANI. Intervengo per ringraziare il personale di tutta l'Assemblea legislativa per l'abnegazione con cui ci ha seguito nel periodo del lock down. Anch'io devo dire che, come si suol dire, a domanda ha risposto, ad ogni telefonata c'è stata una risposta diretta e puntuale, ha dato grande dimostrazione di senso di appartenenza alle istituzioni, questo è importante, ovviamente con grande disagio perché stare a casa, come ha detto la Vicepresidente Casini, soprattutto per le donne significa raddoppiare se non triplicare il lavoro perché contestualmente fanno tante cose.
C’è anche l'altro aspetto di cui si parlava, la necessità di riappropriarsi di una socialità che magari con uno smart working esasperato si potrebbe abbandonare. Già viviamo una società individualista, penso che il mix giusto sia sempre la cosa migliore.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Per tutelare il procedimento che è stato fatto sono pronto a votare questa mozione, però nella parte dispositiva, quando si dice: “adottare i provvedimenti necessari ad inserire il cosiddetto lavoro agile tra le modalità ordinarie di prestazione dell'attività lavorativa, al fine di consentire a livello volontario un generalizzato accesso al personale dipendente della Regione”, chiedo che venga aggiunto: “coerentemente con le disposizioni normative disciplinanti la materia e compatibilmente con le esigenze organizzative e di presidio della pubblica amministrazione”, che tra l’altro racchiude anche gli interventi del Consigliere Celani, della Vicepresidente Casini e dei Consiglieri Marconi e Micucci, quello che ci siamo detti.

PRESIDENTE. Se il Consigliere Fabbri, acconsente, noi dovremmo votare un emendamento al dispositivo.
Ha la parola il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Si acconsento a presentare un emendamento che va a specificare il fatto che non si può bovinamente applicare lo smart working ad ogni tipologia di mansione o di funzione all'interno del variegatissimo mondo regionale. L’emendamento va pensato e sono d'accordo, se l’Assessore Cesetti lo trascrive, di sottoscriverlo dato che sono l'estensore della mozione. Procediamo tranquillamente, visto che abbiamo concordato il tutto.
Il Consigliere Marconi non c’è, ma ha fatto riferimento ad una modalità di lavoro in cui non c'è orario: mi chiamano sempre, arrivo in ritardo se non ho da fare, mi fermo se ho fare. Io sono un impiegato quadro dal 2001 e la nostra tipologia di contratto già prevede questo, nel senso che gli straordinari venivano pagati, adesso non so se negli ultimi 5 anni è cambiato qualcosa, esclusivamente dalle ore 21 in poi, quindi se mi fermavo fino allora di cena in ufficio gli straordinari, essendo un quadro, non venivano pagati e timbravo la presenza, ma l'orario non veniva calcolato se un giorno arrivavo mezz'ora prima o mezz'ora dopo, quindi “l'industria” è già avanti in questo settore, i quadri sono già legati all'obiettivo, la premialità a fine anno è legata agli obiettivi raggiunti, quindi ritengo che la pubblica amministrazione, se l'Italia vuole realmente salire un gradino nella competitività e nella produttività dell'intero sistema, dovrebbe paragonare le caratteristiche dell'impiegato pubblico a quelle dell'impiegato privato, soltanto così riusciremo a ridurre le gravi sacche di inefficienza, che purtroppo la nostra burocrazia ha incrostato in questi decenni.
Questo lo dico fuori dai denti e fuori da questa mozione, però il vero scatto in Italia sarebbe questo, ci vorrebbe la volontà e un coraggio politico eccezionali, chiaramente.

PRESIDENTE. L'emendamento è stato specificato perbene, formalizzato e il Consigliere Fabbri dovrebbe mettere la sua autorevole firma, dopodiché voteremo l'emendamento e la mozione.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Adesso faremo la mozione n. 681 dei Consiglieri Rapa, Pergolesi, Giancarli, a seguire la mozione n. 720 e le altre che restano per poi passare alle interrogazioni.
Anticipiamo l’interrogazione n. 1022.

Interrogazione n. 1022
ad iniziativa del Consigliere Marconi
“Creazione di una Banca del Plasma Convalescente”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1022 del Consigliere Marconi.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Facendo seguito a quanto contenuto nella nota ministeriale prot. n. 18958 del 3 giugno 2020, si precisa che non è necessario istituire una banca del plasma convalescente, in quanto la donazione, la raccolta e la conservazione del plasma da convalescente sono attività ordinariamente svolte dai servizi trasfusionali che sin dall'inizio dell'epidemia, sulla base delle indicazioni operative fornite dal Centro nazionale sangue, hanno iniziato a raccoglie plasma da pazienti convalescenti.
Ciò consentirebbe, qualora se ne verificasse la necessità, tenuto conto della diversa circolazione virale nei territori regionali di poter fornire anche attraverso gli scambi interregionali unità di plasma da convalescente ad uso trasfusionale nell'evenienza di una riaccensione dell'epidemia da Covid19, e in via prospettica di creare le basi per un possibile sviluppo di piani di lavorazione industriale del plasma iperimmune, per la produzione di immunoglobuline specifiche e medicinali emoderivati.
Il Dipartimento interaziendale regionale medicina trasfusionale, ha attivato la raccolta di sangue da donatori pazienti convalescenti da infezione Sars-Covid 19, in tre sedi, a nord Pesaro, al centro Ancona, al sud Fermo, che provvederanno anche alla conservazione del plasma.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Grazie, Presidente. Come ha visto siamo rapidissimi, interrogazione di sei righe, risposta esaustiva e precisa. Se ho capito bene, noi non creiamo una vera e propria banca, come è stata fatta, ma collaboriamo con altre Regioni e in questi 3 centri ospedalieri, Pesaro, Ancona e Fermo, lo raccogliamo.
Quindi di fatto c'è una banca, non è regionale, ma c’è, se ho ben capito, questo dall’Asur già l’avevo saputo, viene già utilizzata e alcuni casi i pazienti vengono introdotti in questa pratica. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Grazie Presidente. Ho detto che in realtà la raccolta e la conservazione viene fatta in 3 posti, poi è chiaro che l'utilizzo è clinico e viene stabilito in una seconda fase.
Ci sono i rapporti con le altre Regioni ed eventualmente gli scambi, ma la raccolta viene fatta soprattutto per un’eventuale possibile recrudescenza del virus.

PRESIDENTE. Riprendiamo la trattazione della mozione n. 633.
Emendamento 663/1 a firma del Consigliere Fabbri e dell’Assessore Cesetti, ne do lettura, senza distribuirlo: “Nel dispositivo sono state aggiunte, infine, le seguenti parole: ‘Coerentemente con la disposizione normativa disciplinante la materia e compatibilmente con l’esigenza normativa di presidio alla pubblica amministrazione”. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Mozione n. 663, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Mozione n. 681
ad iniziativa dei Consiglieri Rapa, Pergolesi, Giancarli
“Intervento straordinario urgente per messa in sicurezza del Ponte San Carlo di Jesi” (Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 681 dei Consiglieri Rapa, Pergolesi, Giancarli.
Ha la parola, per l’illustrazione, il Consigliere Rapa.

Boris RAPA. Grazie Presidente. Ringrazio i colleghi che hanno firmato la mozione, i Consiglieri Giancarli e Pergolesi.
E’ noto che a seguito degli eventi sismici che hanno colpito la regione, nell'agosto 2016, il comune di Jesi ha avviato dei sopralluoghi tesi a verificare le condizioni strutturali degli edifici e delle infrastrutture pubbliche, a seguito dei quali sono state riscontrate anomalie sulla struttura portante ed un precario stato di conservazione degli elementi portanti del ponte sul fiume Esino, denominato Ponte San Carlo.
All'interno del territorio comunale di Jesi e lungo l’importante strada che collega le due province di Ancona e Macerata è stato varato un progetto a cui sono stati lodevolmente assegnati cospicui finanziamenti anche dalla nostra Regione.
Non è inutile ricordare che quest'opera ha un’importanza viaria strategica rilevante poiché collega non solo due porzioni della città, ma soprattutto due zone del territorio provinciale vaste e densamente popolate.
La situazione ha avuto un ulteriore problema, sia per le conseguenze dell'epidemia Covid sull'economia di questi territori, che per un ulteriore e grave danneggiamento di un altro cavalcavia.
Ricordando gli importanti impegni assunti di concerto da quest'Assemblea e dalla Giunta regionale, è tuttavia necessario che si definiscano rapidamente le condizioni per l'attuazione di un intervento di messa in sicurezza del ponte San Carlo, il cui progetto definitivo è sostanzialmente completato, il ripristino delle ordinarie indispensabili condizioni di sicurezza e di percorribilità della viabilità intercomunale e interprovinciale.
Con questa mozione si chiede, pertanto, per quanto sia possibile, che la Giunta si attivi con il concorso anche di altre istituzioni per la piena e rapida copertura della spesa dell'intervento di messa in sicurezza che necessita di un impegno finanziario rilevante, è quindi anche un nostro dovere prenderne attivamente carico.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Grazie Presidente. Do degli elementi di giudizio relativi al ponte. Innanzitutto è un ponte comunale e nelle Marche ce ne sono tanti, questo lo dico come premessa, ed hanno problemi di staticità, hanno problemi seri.
Allo stato attuale il costo dell'intervento risultante dallo studio di fattibilità tecnica economica approvato dalla Giunta comunale di Jesi, con deliberazione n. 324 del 13 dicembre 2019, è stimato in complessivi 5 milioni di euro, lo dico perché la Giunta di Jesi ci ha inviato la delibera.
La Regione Marche con delibera di Giunta regionale n. 508 del 5 maggio 2020 si è impegnata al co-finanziamento dell'opera sia con una somma di 2 milioni di euro inerente un contributo straordinario di cui alla legge regionale n. 41 del 30 dicembre 2019, che con quota parte dell'importo previsto nel piano operativo Fsc 2014/2020 - Delibera CIPE del 22 dicembre 2017 n. 98, per un importo di 1,5 milioni di euro, per un totale di 3,5 milioni di euro.
Per l’importo di 1,5 milioni di euro è in corso di definizione, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la procedura di rimodulazione degli interventi, quindi noi abbiamo avviato con il Ministero una rimodulazione dei fondi di sviluppo e coesione proprio per finanziare una parte di quest’opera.
Gli ulteriori fondi per il completamento dell'opera, come peraltro stabilito dal protocollo di intesa di cui alla delibera di Giunta regionale 508/20, saranno a carico del Comune di Jesi e dei gestori dei sottoservizi nella misura di compartecipazione che sarà definita.
Noi abbiamo un protocollo, per le opere stradali di competenza comunale non esiste la possibilità che non ci sia un cofinanziamento del comune, sarebbe questo il primo caso nelle Marche. Quindi, per quanto ritenga importante l’opera, per quanto mi renda conto della situazione, tant'è vero che il Servizio infrastrutture su 5 milioni di euro di lavori stimati ha messo a disposizione 3,5 milioni di euro, ritengo che per prassi e anche per merito di non poter accettare il fatto che non ci sia una compartecipazione del Comune, perché sarebbe l'unico caso.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.

Sandro ZAFFIRI. Grazie Presidente. Credo che questa mozione sia molto interessante ed anche giusta, a prescindere da quanto ho ascoltato in questo momento. L'intervento della Regione è indispensabile indipendente dal fatto che il ponte sia comunale.
Il ponte serve una realtà territoriale, nella quale si congiungono di fatto persone che provengono anche da un’altra provincia, chi conosce la zona sa che il traffico è locale, ma proviene anche da altre province, perché il versante della provincia di Macerata, che guarda la vallata dell'Esino, si riversa su questa città, non da adesso, da sempre, da quando questa zona, come la città di Jesi, era una vallata piena di industrie, di attività commerciali e imprenditoriali. E’ stata sempre una realtà particolare.
Questo ponte oggi è in difficoltà per un problema strutturale, la mozione è giusta e sia io che il mio partito la condividiamo e la voteremo con convinzione, la sosterremo per cercare le soluzioni possibili affinché l’intervento avvenga nel più breve tempo possibile, a prescindere da come sono avvenuti i finanziamenti, anche precedenti.
L'importante è risolvere la situazione positivamente e procedere all’intervento perché da tempo quella zona, che è molto ampia, come dicevo, è bacino di trasporti, di mezzi e di necessità. Adesso non passano più i mezzi pesanti perché è stata ridotta la carreggiata per mantenere la sicurezza, credo, quindi, che l'intervento sia necessario e da realizzare nel più breve tempo possibile.
Grazie ai presentatori della mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Grazie Presidente. Il Consigliere Rapa ha illustrato molto bene la mozione e non è la prima volta che anche in quest'Aula parliamo del Ponte San Carlo.
Per la verità, già nel maggio del 2018 avevo scritto una lettera indirizzata al Presidente della Giunta regionale, alla Vicepresidente Casini, all'Assessore alla protezione civile Sciapichetti e per conoscenza anche al Sindaco di Jesi, con cui mettevo in evidenza il fatto che il ponte è comunale, ha ragione la Vicepresidente, se non lo fosse stato sarebbero già stati realizzati i lavori, come sono stati fatti per tutti gli altri ponti che sono sull’Esino, perché la Provincia di Ancona, che ha la competenza, negli anni 2000 ha realizzato: il nuovo ponte a Chiaravalle, ampliandolo; il nuovo ponte all'uscita di Jesi ovest; il nuovo ponte che collega il comune di Maiolati Spontini ai Comuni dei castelli jesini e all'abitato della Vallesina, Castelplanio Stazione, Moie e così via; il nuovo ponte, scendendo da Cupramontana, in direzione di Angeli di Mergo, uscita superstrada sempre della Vallesina, e potrei anche continuare elencando altri interventi.
Questo ponte, essendo di proprietà comunale, è rimasto nelle condizioni che era un tempo. La Regione ha fatto un grande sforzo, bisogna riconoscerlo, non solo ha messo a disposizione 2 milioni di euro, ma successivamente con un atto subordinato all'esito positivo di un percorso di rimodulazione, come ha detto la Vicepresidente, comunque avviato e di fatto già concluso, è arrivata a 3,5 milioni di euro.
La mozione non è in contrapposizione, anche perché è firmata da me, dalla Consigliera Pergolesi e da un autorevole esponente della maggioranza, il Consigliere Rapa, con quello che la Regione Marche ha fatto, però sollecita la Regione, con il suo peso e la sua autorevolezza, a garantire una regia rispetto ad altri soggetti, che è non soltanto il gestore di alcuni servizi, ma può essere l'Anas, che tra l'altro ha coinvolto, fino a 15 giorni fa, seriamente tutto l'abitato di Jesi e per fortuna quella bretella, grazie al lavoro di tutti, dell'Anas in primis, della Regione, del comune, di noi tutti, è stata realizzata in poco tempo, altrimenti l'abitato di Jesi, da est ad ovest, sarebbe stato attraversato da un'infinità di auto e camion e le persone che si trovano lungo quell'arteria avrebbero vissuto in condizioni irrespirabili per la pessima qualità dell'aria che il traffico avrebbe causato.
Visto che fino a pochi giorni fa c'erano queste problematicità, per fortuna risolte, visto che, come ha detto poc'anzi il Consigliere Zaffiri, c'è un collegamento con la superstrada, con la ferrovia, con l'ospedale della città, con l'autostrada e con l'aeroporto, vista anche l'azione che la Regione ha fatto, la mozione è un atto politico, non è una delibera, è un atto politico che dice: “Regione, visto l'interesse di questa infrastruttura, vedi di fartene carico”.
Io so che la Regione non è stata assente, ma quello che si chiede, e il Consigliere Rapa mi correggerà, è uno sforzo ulteriore.
Chiudo, dicendo che tutti i colleghi dell'Assemblea legislativa hanno ricevuto una lettera del Sindaco indirizzata al Presidente e a noi che diceva: “A tal fine faccio appello a lei - rivolto al Presidente Mastrovincenzo - e per il suo tramite a tutti i Consiglieri regionali, affinché tale mozione sia approvata all'unanimità, con ciò dando prova di grande senso di responsabilità e attenzione ad un territorio fortemente provato da una criticità infrastrutturale che penalizza fortemente i cittadini e le imprese”. Credo che questo sia un atto politico che il Consiglio può compiere non solo riconoscendo la necessità di intervenire su questa infrastruttura, ma nello spirito della mozione e nei suoi contenuti c'è anche il riconoscimento di tutto quello che la Regione ha fatto ed è veramente molto. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Pergolesi.

Romina PERGOLESI. Grazie Presidente. Ringrazio i Consiglieri Rapa e Giancarli.
Ho tenuto a sottoscrivere questa mozione soprattutto perché fosse fatta un po' di chiarezza sul costo complessivo del ponte.
In diverse sedi, in occasione del rifacimento e della messa in sicurezza del ponte San Carlo di Jesi, abbiamo detto che c'è stata una carenza dal punto di vista manutentivo e con grande sforzo della Giunta, e ringrazio anche il Consigliere Giancarli, siamo riusciti ad impegnare la Regione Marche per ulteriori 2,5 milioni di euro rispetto al 1,5 milioni di euro preventivamente autorizzati.
Abbiamo qui la lettera del Dirigente Servizio tutela, gestione e assetto del territorio che dà delle spiegazioni tecniche che imputano ad un accordo con il comune di Jesi e con gli enti gestori dei sottoservizi la presa in carico dei costi aggiuntivi.
Si auspica un intervento da parte della Regione per far si che anche il Ministero intervenga con un cofinanziamento.
Il dispositivo della mozione chiede espressamente di attivarsi per la piena copertura della spesa dell'intervento di messa insicurezza, quindi, sicuramente la Regione dovrebbe far rivedere l'accordo con il comune e il gestore della Multiservizi e valutare con essi se è il caso di farsi carico totalmente del costo della messa in sicurezza o se magari, grazie a contributi da parte del Governo, si possa trovare la cifra complessiva e andare avanti con la ristrutturazione o il rifacimento del ponte.
La cosa che ancora purtroppo mi rimane un po’ oscura è il fatto che da fonti stampa si parla di 6,2/6,5 milioni, quando sugli atti sottoscritti dagli enti competenti si parla di 5 milioni, quindi, andrebbe chiarito anche questo aspetto, ma sicuramente, come dice il Consigliere Giancarli, questa è una mozione, è un atto politico, e serve per far vedere ancora una volta, come se non fosse già stato sufficiente in passato, la sensibilità dei Consiglieri che su quel territorio vivono, nei confronti di un ponte che è strategico non solo per Jesi, ma anche per i comuni limitrofi.
A voi la parola, vedo che interverrà il capogruppo Micucci, sicuramente è un aspetto ulteriore rispetto alle indicazioni precedenti sia del Consiglio che della Giunta regionale, ma se il Governo dimostrasse una maggiore sensibilizzazione, visto che abbiamo anche diversi parlamentari eletti della Vallesina, sarebbe un valore aggiunto e un interesse collettivo, non solo della classe dirigente politica, ma di tutta la comunità, nel far si che finalmente questo ponte venga ristrutturato. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Micucci.

Francesco MICUCCI. Grazie Presidente. Non intervengo tanto nel merito perché non conosco la vicenda, non sono un Consigliere della zona, quindi non mi permetto di entrare nell'aspetto tecnico già descritto dall'Assessore e dai Consiglieri, comprendo che il ruolo di tutti noi, l'interesse dei Consiglieri regionali, è quello di portare avanti le istanze del proprio territorio, quindi è comprensibile che ci sia da parte dei proponenti la volontà di chiudere un percorso rispetto a un'esigenza che, mi pare di capire, è stata riconosciuta unanimemente, quella di sistemare una parte di viabilità che tra l'altro incide non solo nel comune di Jesi, ma sull’intera provincia.
Mi preme sottolineare quello che ha già detto l'Assessore Casini, e cioè che non si parte da zero, anzi c'è già stato un impegno, direi anche notevole, ed il fatto che si sottolinei che il ponte è di proprietà comunale non è di secondo piano, perché immagino che ogni Consigliere regionale nel proprio territorio conosca una situazione simile, se non più situazioni simili, quindi è comprensibile che quando l'importo è così elevato si cerchi aiuto negli enti superiori, che hanno risorse di bilancio maggiori rispetto ad un comune. E’ pur vero che situazioni simili ce ne sono un po' ovunque, sparpagliate, potrei fare diversi esempi nella mia zona, ma credo che non sia il momento, e ognuno di noi potrebbe fare altrettanto.
L'altro aspetto è che non parliamo di un comune di poche centinaia o poche migliaia di abitanti, ma di uno dei più grandi della nostra regione, maggiormente strutturato economicamente, che probabilmente ha le casse più robuste rispetto ad altri bilanci comunali.
Quindi, rispetto a questo faccio una riflessione generale, il gioco a cui spesso assistiamo da parte di alcuni enti pubblici è quello di scaricare le responsabilità su altri enti, credo che su questo vada fatta una nota di biasimo. Che si chieda aiuto, ripeto, soprattutto quando ci sono degli impegni così gravosi, anche agli enti superiori è del tutto normale, che si cerchi di scaricare le responsabilità su questi francamente mi sembra eccessivo, perché credo che l'amministrazione comunale di Jesi abbia tutte le capacità, sia di relazioni politiche che di risorse economiche, non dico per coprire l'intera opera, ma per farsi carico di una parte di essa.
Se nella mozione si parla di “piena copertura”, deduco che l'amministrazione comunale di Jesi non si faccia carico neanche parzialmente di questa cosa, ripeto, comprendendo le motivazioni che spingono i Consiglieri regionali, che magari sono le mie in altre situazioni, ma permettetemi di una nota di biasimo perché va bene sostenere i territori, va bene sollecitare la Giunta regionale, va bene tutto, ma passare anche da taccagni nel dare solo 2,5 milioni, solo 3 milioni, come se fossero spiccioli, e pretendere …, perché dà qualche nota di stampa dell'amministrazione mi pare di aver intuito questo, come se fosse dovuto che l'amministrazione regionale si faccia carico anche di tutto il resto e se non lo facesse fulmini e saette.
Oggettivamente questo mi pare esagerato e pregherei, visto che mi sembra aver capito che questa mozione verrà approvata, i Consiglieri regionali proponenti, che in qualche modo gravitano in quell'area territoriale, di far presente, non dico all'amministrazione, ma ai cittadini questa cosa che francamente è abbastanza anormale e che in qualche modo crea una situazione nuova anche rispetto ad altri territori, che ovviamente pretenderanno in futuro un pari trattamento.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Mozione n.681. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Mozione n. 701
ad iniziativa dei Consiglieri Bisonni, Pergolesi
“Un albero per ogni marchigiano”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 701 dei Consiglieri Bisonni, Pergolesi.
Ha la parola, per l’illustrazione, il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Grazie Presidente. Faccio questa premessa per illustrare le motivazioni che hanno portato a questa mozione.
Nel 2019 11 milioni di ettari di territorio sono andati a fuoco, è stato uno degli anni peggiori in assoluto, non so, ricorderete gli incendi dell'Australia, della California, diversi in Amazzonia. Ogni anno assistiamo a questi fenomeni anche favoriti dalle alte temperature e dal clima secco, ma molti sono dolosi, lo sappiamo, anzi la maggior parte lo sono, purtroppo.
L'organizzazione meteorologica mondiale ha confermato che il 2019 è stato uno degli anni più caldi di tutta l'umanità della storia recente e da qui nasce la considerazione dell'utilità di piantare nuovi alberi e di fare progetti di forestazione, oltre al fatto che, come tutti sanno, gli alberi catturando la CO2 ed eliminano anche le polveri sottili, sono i primi produttori di ossigeno.
Gli alberi hanno una serie di numerosi vantaggi, ad esempio, trattengono l'acqua, rallentano il flusso delle inondazioni, ricorderete pochi giorni fa l'inondazione che c'è stata a Palermo, diminuiscono il dissesto idrogeologico, le radici filtrano l'acqua aumentandone la qualità, le foreste e gli alberi contribuiscono a migliorare il microclima e ad abbassare le temperature.
Piantare alberi nelle città è di fondamentale importanza per abbattere l'onda di calore. La presenza di alberi è la più efficace opera di protezione del suolo e riduzione del rischio idraulico, inoltre, immagazzinando l'acqua sono i primi nostri alleati nei confronti della siccità, per non parlare del fatto che negli alberi vivono numerosissimi animali: insetti, piccoli invertebrati, uccelli, roditori ed anche muschi.
Gli alberi riducono l'inquinamento acustico essendo dei fonoassorbenti naturali ed contribuiscono anche ad importanti settori della nostra economia, pensiamo a tutta l'industria del legno e della carta.
Secondo studi effettuati da autorevoli enti un ettaro di foresta può arrivare a catturare fino a 3,7 tonnellate di CO2 all'anno e facendo un po' di conti significa che il costo di questa cattura è inferiore a 100 euro e, non so se qualcuno ha approfondito questi temi, è un costo, vi assicuro, abbastanza basso perché altri sistemi tecnologici, ad esempio quello che cattura la CO2 per metterla nel sottosuolo, sono molto più costosi.
In Italia nel 1992 la legge n. 113 prevedeva l'obbligo per tutti i comuni di piantare un albero per ogni nato, tuttavia nel 2013 la legge n. 10 limitò questo obbligo ai comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, questa norma che stabiliva una cosa che secondo me non andava fatta, fece anche una cosa intelligente e buona ed istituì il bilancio arboreo del comune, cioè un censimento e la classificazione degli alberi piantati.
Arrivo al dispositivo, nell'agenda 2030 195 nazioni al mondo si sono impegnate a mantenere il riscaldamento globale sotto a 2 gradi e ricordo a tutti che questa Assemblea legislativa l’1 ottobre 2019 ha approvato una mozione da me proposta, che è diventata di tutti, per il riconoscimento dello stato d'emergenza climatica nella quale c'era scritto testualmente: “La Giunta si impegna a progettare, finanziare un piano sensibilizzazione ecologica, anche attraverso la disincentivazione di azioni dannose, promuovendo scelte che incentivano il risparmio energetico e la riforestazione”. Noi abbiamo preso l’impegno nei confronti dei marchigiani di combattere, tentare di combattere, l'emergenza climatica anche tramite la riforestazione.
Per questo chiedo all'Assemblea di votare oggi un impegno affinché sia redatto un piano in accordo con i comuni - è chiaro che nessuno vuole fare delle forzature - che preveda la piantumazione di un albero per ogni marchigiano, per cui parliamo di 1,5 milioni di alberi.
Faccio una piccola parentesi, non perché dobbiamo imparare da nessuno, ci mancherebbe, l'Emilia Romagna ha preso l'impegno di piantare 4,5 milioni di alberi, quindi 1,5 milioni non dovrebbe spaventarci perché è una cifra ragionevole.
Il dispositivo della mozione, come stabilisce la legge, prevede di realizzare un bilancio arborio regionale alimentato dai bilanci che i comuni dovrebbero già avere. Questo è quanto si chiede. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Mozione n. 701. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Mozione n. 706
ad iniziativa del Consigliere Fabbri
“Riattivazione tratti ferroviari Fano-Urbino, Pergola-Fabriano, Ancona Centrale-Marittima, e nuova progettazione della ferrovia sub appenninica”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 706 del Consigliere Fabbri, che ha la parola per illustrarla.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Questa mozione era all'ordine del giorno della scorsa seduta in cui ero assente ed è stata approvata una mozione a questa abbinata della Lega, che chiedeva il ripristino della Fano-Urbino per utilizzo turistico.
Con questo atto io allargo il discorso perché noi riteniamo importante una strategia del ferro, del trasporto pubblico su rotaia a livello marchigiano che comprenda altre tratte importanti, oltre alla Fano-Urbino anche la Pergola-Fabriano, la Ancona Centrale-Stazione marittima e dato che sotto elezioni tutti iniziano ad avere pensieri strategici di lungo periodo, che poi purtroppo vengono disattesi, riprenderei in mano dal punto di vista concettuale anche la ferrovia sub appenninica.
Ora, per fare velocemente mente locale, la Fano-Urbino è una ferrovia dismessa dal 1987, che è inserita nella legge 128 del 2017, come “tratta ferroviaria ad uso turistico”, sono, quindi, ben contento che sia stata approvata la mozione della Lega, quando un paio di anni fa avevo presentato la stessa mozione era stata respinta, probabilmente qualcuno sta pensando di cambiare idea, oppure c'è un effetto elettorale, dato che siamo arrivati alla fine, per cui è meglio non crearsi nessun tipo di nemico dovendo andare in campagna elettorale, però negli interventi che ho ascoltato, registrati, dell'Assessore Casini e del Consigliere Minardi si faceva riferimento alla compresenza della pista ciclabile a fianco della ferrovia Fano-Urbino, a 1,5 metri, a fianco.
Ci si sforza di dire che questo intervento non compromette la viabilità su rotaia, ma sappiamo che non è vero e a mio avviso è il primo passo per chiudere definitivamente il discorso di riutilizzare per il trasporto pubblico locale la tratta Fano-Urbino.
Abbiamo visto che tutte le altre ciclabili, di cui si è parlato lungamente nella scorsa seduta, che risalgono l'Esino, il Chienti, il Tronto, non interferiscono con una infrastruttura esistente di questo tipo, che è irripetibile, data l'elevata urbanizzazione della Valle del Metauro.
Quindi noi, come sempre, rigettiamo l'ipotesi di andare a interessare l'area di pertinenza ferroviaria per fare qualsiasi cosa che sia diversa dal trasporto pubblico locale e chiediamo di riattivare la ferrovia per quello che è, a raggi di curvature e pendenze che non sono più ripetibili in questo momento, farci una ciclabile a fianco ne comprometterebbe per sempre il riutilizzo.
Chiusa questa parentesi perché in questi 5 anni, in Aula, ne abbiamo dibattuto a diverse riprese, abbiamo discusso anche della Pergola-Fabriano, piccolo dilavamento provocato dall'esondazione di un torrentello, alcune decine di metri di sedime ferroviario rovinato, mai più, dal 2013, riattivata.
Dato che il trasporto pubblico viene sostenuto con i soldi della collettività occorrerebbe fare una scelta e dove c'è la gomma non dovrebbe esserci la ferrovia, la rotaia, dove ripristiniamo la rotaia non ci dovrebbe essere la gomma, per non duplicare e mettere in concorrenza i due servizi tra di loro. Questo potrebbe essere un discorso che andrebbe approfondito ed applicato soprattutto sulle tratte che vogliamo riaprire. La Fano-Urbino, anche ad utilizzo turistico, potrebbe essere un primo tratto, ma non scordiamoci il fatto che dovrebbe essere utilizzata a trasporto pubblico locale vero e proprio; la Pergola-Fabriano, con le poche decine di migliaia di euro, che costerebbero per rimettere a posto il sedime, andrebbe riattivata e non voglio riaprire la polemica, che abbiamo trattato in altre mozioni dello stesso tipo, quando chiedevo la riattivazione della tratta, quando si diceva che costava 3 milioni perché bisognava rimettere a posto anche tutto il discorso della sicurezza. Questo l’abbiamo già approfondito in questa sede e sappiamo che il costo è inferiore a quello che si paventava da più voci ogni volta che si tirava fuori questo discorso, è soltanto una questione di volontà politica.
Abbiamo parlato anche della tratta Ancona Centrale-Stazione marittima, il cui servizio è stato interrotto, è un breve tratto, ma inserito all'interno del discorso di una metropolitana leggera può unire la periferia di Ancona con il centro. Avevo segnato qua il tracciato, una metropolitana che poteva avere le fermate di: Falconara/Stadio, Ancona/Torrette, Ancona/Stadio, Ancona/Aspio e la progettazione della fermata di Falconara/Aeroporto, parliamo quindi di intermodalità, nodo che in tutta questa legislatura, purtroppo, non è mai stato sviscerato. Intermodalità del polo infrastrutturale anconetano, che vede porto, aeroporto, interporto, autostrada, ferrovia, tutto da sinergizzare e purtroppo non esiste nulla a questo riguardo dopo 5 anni di attività.
Alzando lo sguardo, oltre a queste 3 tratte che andrebbero assolutamente riattivate, abbiamo il discorso della ferrovia sub appenninica italica che era stata pensata nel 1800, ma che strategicamente dovrebbe essere, a mio avviso, presa di nuovo in considerazione, perché si parlava della realizzazione di una dorsale alternativa alla linea costiera adriatica che da Sant'Arcangelo di Romagna attraversava la Valmarecchia, per collegare Urbino-Pergola-Fabriano, utile per lo sviluppo dell'intero entroterra marchigiano, che potrebbe essere ripresa e completata in funzione del collegamento tra Fabriano-Macerata e Civitanova Marche, unendo tra l'altro anche le 3 università dell'entroterra.
Ora è chiaro che è un progetto che non si può concretizzare in un lasso di tempo molto breve, ma è anche vero che riprendere in esame la strategicità di questo ferro di cavallo, di questa “U” che collega costa a costa passando per l'entroterra potrebbe essere significativo, specie adesso che stiamo parlando di rilanciare le infrastrutture e l'economia con i fondi europei. E’ di questa mattina, fortunatamente, la notizia dei 209 miliardi che l'Europa ci dà, e tutti siamo tesi a vedere come sfruttare al meglio questa occasione di rilancio, una mobilità sostenibile, una mobilità moderna, una mobilità che non mette in concorrenza la gomma, sempre sul trasporto pubblico locale, al ferro, una mobilità che disincentiva gli spostamenti personali.
Ricordo che nel resto del mondo le ferrovie vanno alla grande, di qualsiasi tipo, non si capisce perché in Italia il settore deve ancora languire.
Detto questo, il dispositivo di questa mozione è molto semplice perché chiede di promuovere la riattivazione della Fano-Urbino, della Pergola-Fabriano e dell'Ancona Centrale-Marittima, sappiamo che abbiamo 1 milione a disposizione, grazie al Movimento 5 Stelle, per il progetto di fattibilità della Fano-Urbino. In questo contesto, quindi, il punto 2 del dispositivo sollecita la Giunta a procedere di concerto con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana alla rivalutazione strategica dell'utilità di progettare una linea interna che riprenda il percorso della ferrovia sub appenninica, seppur ammodernata, quale infrastruttura strategica all'interno dell'intera regione.
Questa mozione, che doveva essere discussa in maniera coordinata con la precedente, chiede di potenziare tutta l'infrastruttura su ferro della regione, considerati anche i riscontri positivi che abbiamo sulle tratte attive, sapendo che la mobilità sostenibile del futuro non passa certo per l'utilizzo di una mobilità privata, ma collettiva.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Mozione n. 706. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Mozione n. 720
ad iniziativa del Consigliere Giacinti
“Individuazione di sedi alternative ai plessi scolastici per lo svolgimento delle elezioni dell’autunno 2020”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 720 del Consigliere Giacinti, che ha la parola per l’illustrazione.

Francesco GIACINTI. Grazie Presidente. Questa mozione l’ho presentata qualche tempo fa, quando ancora non erano state fissate le date delle elezioni e della riapertura delle scuole, però si pensava che, dai commenti nello scenario politico di quel periodo, anche sui giornali e sui media, che tutto potesse avvenire in autunno e le elezioni avrebbero impattato con le lezioni dell'anno scolastico già avviate.
Così sarà perché, seppur le elezioni si svolgeranno nei giorni 20 e 21 settembre, come ben sappiamo, la scuola riaprirà il 14, quindi si potrebbe cogliere questa occasione, dopo un periodo in cui l'anno scolastico, il corpo docente e tutti gli studenti hanno subìto particolari situazioni di disagio per i noti motivi, legati prima all'emergenza epidemiologica e poi agli effetti pandemici del Covid 19, per far sì che le elezioni si tengano in immobili di altra natura, che non comportino l'interruzione delle lezioni perché a ben ragionarci non si tratta solo di un’interruzione di un paio di giorni, ma per i provvedimenti in vigore relativi all'emergenza epidemiologica da Covid 19, le strutture dovrebbero essere prima allestite e poi sanificate ed ancora disallestite, e risanificate per ridestinarle alla loro funzione scolastica.
Cogliamo questa occasione per trovare immobili, sedi, luoghi alternativi ai soliti edifici scolastici, che hanno sempre ospitato le elezione, che hanno necessità di un minimo di privacy, nel rispetto delle norme che attengono all'esercizio corretto del voto. Non è molto difficile poter pensare a luoghi alternativi, a situazioni alternative, credo che si possa cogliere l'occasione, aggiungo per la mia vena un po' riformista, anche per cambiare registro e non pensare per tutta una vita ad elezioni da tenersi negli istituti scolastici. Si possono reperire con più o meno facilità luoghi, sedi alternative, da allestire regolarmente e tecnicamente in maniera ineccepibile per il corretto esercizio del voto senza andare ad impattare con un altro mondo, che ne risentirebbe in ogni caso. Un contesto, diciamolo molto francamente, che ha già dato molto sotto il profilo della continuità, luoghi le cui difficoltà sono ben note, inutile stare a ripeterle in questa situazione.
Auspico che la mozione possa incentivare una ricognizione rapida di luoghi alternativi da poter destinare alle elezioni, che siano amministrative, regionali e altri tipi di elezioni. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Grazie Presidente. Leggo la relazione che ha lasciato l’Assessore Bravi.
Nella Conferenza Stato Regioni del 18 giugno 2020 la IX Commissione, per il tramite del Presidente della Regione Emilia-Romagna, ha ritenuto di non esprimere l'intesa sullo schema di Ordinanza del Ministro dell'istruzione concernente l'inizio delle lezioni e l'avvio delle attività di integrazione e recupero degli apprendimenti per l'anno scolastico 2020/2021 in quanto, nonostante le ripetute richieste al Governo e al Parlamento di individuare una data per il voto che non interferisse con il delicato inizio del prossimo anno scolastico, tale data non era stata ancora formalizzata.
La volontà espressa da tutte le Regioni è stata quella di evitare l'interruzione dell'anno scolastico poco dopo l'avvio dello stesso per effetto della consultazione elettorale e pertanto le Regioni hanno chiesto che vengano trovate soluzioni per eliminare o comunque ridurre al minimo il disagio che si arrecherebbe agli studenti e alle loro famiglie per una riapertura in sicurezza e in presenza.
Successivamente, a seguito delle modifiche apportate dalle Regioni al testo dell'ordinanza del Ministero dell'Istruzione e accolte dal Governo, le Regioni, anche se non all'unanimità, hanno espresso l'intesa.
Analogo percorso si è avuto con l'approvazione del decreto del Ministro dell'istruzione del 26 giugno 2020 con il quale è stato adottato il documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le istituzioni del sistema nazionale di istruzione per l'anno scolastico 2020/2021
In particolare in tale documento viene prevista, in ciascuna Regione, l'istituzione di tavoli regionali operativi, insediati presso gli Uffici scolastici regionali del Ministero dell'istruzione, in cui partecipano: il Direttore dell'Ufficio scolastico regionale individuato come coordinatore, l'Assessore regionale all'istruzione, l'Assessore regionale ai trasporti, l'Assessore regionale alla salute, il Rappresentante regionale Upi (Unione delle Province d'Italia), il Rappresentante regionale Anci (Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia), il Referente regionale della Protezione Civile. Il compito dei Tavoli regionali è quello di monitorare e coordinare le azioni poste in essere dalle Conferenze dei Servizi a livello territoriale e dai diversi attori coinvolti nell'organizzazione delle attività scolastiche che dovranno raccogliere le istanze provenienti dalle scuole anche al fine di rilevare eventuali elementi di criticità non risolti a livello territoriale. Il monitoraggio del tavolo regionale terrà conto anche della ricognizione delle possibili sedi alternative agli edifici scolastici in cui svolgere le elezioni nell'autunno 2020 che verrà effettuata dalle Conferenze dei Servizi a livello territoriale al fine di non interrompere le lezioni che prenderanno il via il 14 settembre.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Micucci.

Francesco MICUCCI. Grazie Presidente. Ringrazio il Consigliere Giacinti che ha presentato questa mozione per segnalare una piccola anomalia. A volte, quando ci sono queste situazioni, mi chiedo se siamo particolarmente intelligenti da questa parte o se dall’altra ci sono soggetti che hanno difficoltà. Pensare di fare le elezioni la settimana dopo che sono iniziate le attività scolastiche, dopo 4 mesi di lock down, a me pare una cosa non proprio sensata, diciamo così, in maniera sobria.
La cosa che mi ha fatto ancora più sorridere, a volte uno sorride per non piangere, è che quando da alcune parti si sollecitava la possibilità di andare al voto a fine luglio, magari poteva esserci una situazione più sobria da un punto vista dell'impatto del virus, come di fatto è, in condizioni più tranquille, la risposta che veniva da più parti era che la democrazia aveva i suoi tempi, le sue regole, le sue modalità, quindi non potevamo affannarci a fare la campagna elettorale, poi il Governo ha deciso di ufficializzare la data delle elezioni ad appena due mesi dalla scadenza, esattamente quando noi chiedevamo di andare al voto, a fine luglio. Faccio fatica a comprendere tutta questa strategia che ora comporta di trovare delle soluzioni necessariamente diversificate.
Condivido l'appello del Consigliere Giacinti e credo che, per esempio, nei piccoli comuni, con pochi seggi, ci siano gli spazi del municipio o di altri ambienti sociali da poter utilizzare. I comuni più grandi a maggior ragione hanno strutture come palestre, palazzetti dello sport, aree comunali, centri civici che ugualmente possono fungere da luoghi idonei per andare al voto. Adesso non dico di impedire di votare nelle scuole, ma almeno lasciarla come estrema ratio, come possibilità finale, per garantire il voto laddove non ci siano altre alternative o altre condizioni.
Io so per esempio il Segretario del PD fin da subito ha fatto una proposta di questo tipo, ma, onestamente, il fatto di non aver visto dichiarazioni e risultanze finali mi fa temere che sia caduta nel vuoto o che magari le condizioni non lo permettano, però credo che sarebbe un peccato.
So che alcune Regioni si stanno già organizzando per far slittare direttamente l'inizio dell'anno scolastico oltre il 21, penso che sarebbe una sconfitta perché significherebbe penalizzare ulteriormente gli studenti e gli insegnanti, quindi, per quello che potrà la Regione, che chiaramente ha competenze limitate in tema di strutture scolastiche e di elezioni, mi auguro che questo appello possa essere colto favorevolmente.

PRESIDENTE Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Grazie Presidente. Questa mozione, ci riporta ad un teatrino ridicolo che di positivo in quest'Aula ha avuto l'unanimità delle posizioni, penso che mai su una questione così strumentalmente strumentalizzabile siamo rimasti sempre d'accordo nel sostenere che le elezioni andavano fatte in un tempo ragionevole, nel sostenere che forse fare l'election day non era il massimo, e ora stiamo a chiedere qualche cosa di diverso rispetto a quello che ancora non abbiamo capito, ma si deve immaginare perché, colleghi, non abbiamo ancora l'ordinanza del nostro Presidente, l’ho incontrato adesso ma non c’è, non sappiamo ufficialmente se nelle Marche …

(interventi fuori microfono)

Luca MARCONI. Le ha annunciate, ma il decreto non è uscito, io non l’ho letto, se è arrivato a qualcuno che ha piacere di farmelo avere sarei contento, perché so che c’è come ultima data il 25 luglio, ma noi il decreto ancora non ce l'abbiamo. C’è un comunicato stampa che ne annuncia l'uscita, ma il decreto voi ce l'avete? Io non sono riuscito a trovarlo da nessuna parte, non mi è arrivato, voi avete il decreto di indizione delle elezioni con tutte le specifiche? E’ arrivato oggi? Perfetto, questo decreto ci dice che andremo al voto il 20 e 21 settembre e tutte le disposizioni relative a come fare dovranno arrivare dal Governo perché è chiaro che vanno concordate con il Ministero degli interni, questo c'è, però sulle modalità, non è stato ancora deciso niente.
È ovvio che può essere anche una sconfitta il posticipo dell’inizio dell’anno scolastico, ma bisogna sapere due cose semplici, la prima, i piccoli centri possono anche trovare un locale dove far votare l’unica sezione che hanno, o le 3 sezioni che hanno, ma per i grossi centri, come ad esempio Macerata che deve fare anche le comunali oltre al referendum, non è facile trovare 10 grandi locali e magari sistemarci 6 o 7 sezioni elettorali.
Immaginate voi la concentrazione di automobili, di file, i tempi di votazione con la matita che deve essere disinfettata e poi ripresa e poi rimessa a posto, sono cose allucinanti. Il buonsenso imponeva che si votasse il 20 e 21, le scuole, Consigliera Malaigia, il primo settembre aprono, e le brave insegnanti devono preparare l’aula, perché le maestre fanno tutto, puliscono, sistemano, danno un’occhiata ai vetri. Il 15 si comincia e il 17 si dovrebbe chiudere se non si trovano dei locali alternativi, ma non mi sembra che i sindaci abbiano disposizioni per cercarli, non mi risulta, non ci sono direttive chiare neanche in questo senso e siamo a due mesi dal voto. Mi sembra che stiamo scherzando, la cosa seria, se lo possiamo fare, è quella di far iniziare la scuola dopo il 21 e fare i ballottaggi in sezioni elettorali diverse. I ballottaggi si possono fare nei 3 comuni che li avranno, se li avranno, perché immagino che il Consigliere Volpini a Senigallia con il suo 75% ci eviterà il ballottaggio e al primo turno avrà travolto tutte le opposizioni. Rimangono solo Macerata e Fermo, forse neanche tutte e due, se una sola città deve fare il ballottaggio, lo può fare in qualche palestra o in qualche palazzetto.
Per il resto il decreto del nostro Presidente che è uscito non ha disciplinato tutte le disposizioni, probabilmente arriveranno, quindi va bene, Consigliere Giacinti, votiamo la mozione, però dovremmo preoccuparci che almeno le 6 Regioni si trovino e spieghino perché un conto è una Regione che vota solo il referendum, con una percentuale di votanti che difficilmente supererà il 20/25%, un conto è una Regione dove potrebbe andare a votare più del 60% degli elettori.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Mozione n. 720. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa regionale approva)

Interrogazione n. 1048
ad iniziativa del Consigliere Fabbri
“Errata esclusione degli ospedali di Urbino e Fano dal potenziamento dei posti letto di terapia intensiva e semi-intensiva per emergenza Covid 19”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1048 del Consigliere Fabbri.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. Grazie Presidente. Rispondo a nome e per conto del Presidente Ceriscioli all'interrogazione del Consigliere Fabbri e la risposta è la seguente.
Il Ministero della salute, con nota prot. n. 11254 del 29 maggio 2020, ha specificato che il decreto legge n. 34 è finalizzato a migliorare la "preparedness" del Servizio sanitario nazionale ad affrontare le emergenze epidemiche o pandemiche e, pertanto, a rispondere ai picchi di richiesta "emergenziale", con implementazione di trattamenti ad alta intensità di cure. Le linee di indirizzo organizzative ministeriali prevedono, per la fase di riorganizzazione e potenziamento della rete ospedaliera per emergenza Covid 19 (articolo 2 decreto legge 19 maggio 2020, n. 34), l'individuazione di strutture/stabilimenti a destinazione e trattamento esclusivo di patologie Covid 19 connesse, specificamente dotate di attività specialistiche in malattie infettive, assistenza respiratoria, terapia intensiva e reparti o aree con impianto di erogazione di ossigeno, aria compressa e vuoto (AO Marche Nord, AOU Riuniti di Ancona, Asur-Fermo). Il Piano di riorganizzazione, e pertanto la distribuzione dei posti letto, elaborato dai Direttori generali degli Enti del servizio sanitario regionale e approvato con delibera di Giunta regionale n. 751/2020, vuole rendere strutturale la risposta all'aumento significativo della domanda di assistenza legata al prosieguo della situazione infettivologica Covid 19, ai suoi esiti e ad eventuali ed ulteriori emergenze epidemiche, secondo le indicazioni fornite dal livello centrale, le esperienze organizzative della fase Covid e le caratteristiche tecnico-strutturali degli stabilimenti ospedalieri.
Le strutture di Urbino e Fano sono state classificate, con delibera di Giunta regionale 320/2020, come strutture No Covid, prevedendosi di gestire gli infetti presso la struttura di Pesaro dell'Azienda Ospedaliera Marche Nord, dotata di Unità Operativa di Malattie Infettive. L'evolversi dell'epidemia e il successivo sviluppo in pandemia, ha portato al grave ed imprevedibile coinvolgimento di tutta la provincia di Pesaro-Urbino, pertanto tutte le strutture dell'area vasta geograficamente intesa, si sono trovate a far fronte con propri mezzi e proprio personale, aggiungendosi efficacemente alla "prima linea" creata per contenere e sconfiggere il virus. Ad oggi, terminata la situazione eccezionale, le strutture di Urbino e Fano stanno tornando progressivamente alla normale gestione di tutte le attività in esso presenti prima dell'inizio dell'emergenza da Covid 19, con l'obiettivo di occupare il posto di Struttura Ospedaliera "indenne da Covid 19".
Tale pianificazione non prevede, per le strutture di Urbino e Fano, la presa in carico di malati Covid, ma piuttosto una funzione suppletiva, finalizzata a vicariare le attività che, in fase emergenziale, la struttura di Pesaro, dedicata ai pazienti Covid positivi, potrebbe non essere in grado di garantire, soddisfacendo pertanto i bisogni di salute che la popolazione deve continuare a trovare disponibili anche in caso di una nuova evidenza epidemica. Il ruolo di Urbino e Fano, quindi, sarà strategico, in ambito di area vasta geograficamente intesa, per la presa in carico di patologie gravi ed evolutive che, in situazioni eccezionali, potrebbero non trovare spazio presso la struttura di Pesaro Covid dedicata, che opererà il migliore trattamento dei pazienti, tramite il previsto aumento di posti letto di terapia intensiva e la riqualificazione dei posti letto di area semi-intensiva. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Chiaramente non sono soddisfatto della risposta, anche perché a suo tempo avevo presentato una mozione, ne avevamo parlato sulla stampa, botta e risposta.
L'errore che la Regione sta facendo in questo momento nel programmare una resistenza ad una eventuale seconda e probabile, purtroppo, ondata del Covid è quello di proseguire nella definizione di strutture Covid e di strutture Covid free, l'errore è questo. Bisogna prevedere la corretta gestione del doppio flusso, sporco/pulito, Covid/Covid free, all'interno della stessa struttura.
Abbiamo verificato che 1200 persone che lavorano nella sanità: infermieri, medici, OSS, tecnici di laboratorio e di diagnostica, si sono infettati in questa prima ondata perché all'interno degli ospedali non si è saputo gestire in maniera efficace la separazione dei circuiti, quindi il sistema cresce e reagisce meglio anche dal punto di vista dell'organizzazione e della gestione delle procedure e dell'addestramento del personale, che è fondamentale, se si riesce a gestire all'interno della stessa struttura il doppio flusso, se invece creiamo un ospedale Covid e un altro Covid free, il Covid free non crescerà mai.
In Urbino è successo il pandemonio dopo che è venuto fuori il discorso che nessun posto letto sarebbe aumentato per la terapia intensiva e per la semi intensiva, anche a quando si è visto che non sarebbe stato potenziato e che tutto sarebbe stato concentrato su Pesaro, giustamente, perché nella prima ondata si è registrato un overflow di utenza di 300 persone, che dal pesarese sono andate in giro per l'area vasta, senza scordare che le altre aree vaste sono venute in soccorso all'area vasta pesarese di Marche Nord.
In questa prima ondata le Marche sono state fortunate e soltanto il pesarese è rimasto pesantemente interessato, mentre il resto della struttura regionale è riuscita a tener botta, come si dice, è riuscita a gestire la situazione, se dovesse esserci una seconda ondata distribuita in maniera più omogenea all'interno del territorio regionale l'attuale conformazione non consentirebbe di porre rimedio.
Ricordo che ad Urbino sono stati utilizzati 9 posti di terapia intensiva, ma nessuno ne verrà potenziato, 14 posti di semi intensiva, forse ne daranno qualcuno, e 40 posti di terapia non intensiva, oltre alla struttura di Fossombrone che ne aveva, mi sembra, una trentina. Alla fine sono stati gestiti 120 pazienti infetti in giro per la struttura urbinate.
Detto questo, come pretendiamo ancora di creare una sacca territoriale completamente priva di rischi di infezione? E’ sbagliata l'impostazione di base, quella di creare strutture Covid e strutture Covid free, bisogna saper gestire all'interno della stessa struttura il doppio circuito. Grazie.

Interrogazione n. 1004
ad iniziativa della Consigliera Leonardi
“Reale mortalità nelle Marche da Covid 19. A quanto ammontano i decessi non ricompresi nei dati ufficiali forniti dal Gores comprensivi di morti nelle loro abitazioni senza aver fatto il tampone e morti nella Rsa e nelle case di riposo della regione Marche, anche sulla base dei dati Istat”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1004 della Consigliera Leonardi.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. La Consigliere Leonardi chiede i dati e i dati sono questi.
Nel periodo indicato dall’1 marzo 2020 al 31 marzo 2020 nella Regione Marche risultano complessivamente n. 477 decessi causa SARS-CoV-2 con la seguente distribuzione territoriale:
Pesaro-Urbino 283
Ancona 95
Macerata 54
Fermo 37
Ascoli Piceno 3
Extra-Regione 5
I decessi per causa SARS-CoV-2 nel periodo indicato sono avvenuti:
in Ambito Ospedaliero 465
Privato Convenzionato 8
RSA 4
Nel periodo indicato dall’1 aprile 2020 al 30 aprile 2020 nella Regione Marche risultano complessivamente n. 434 decessi causa SARS-CoV-2 con la seguente distribuzione territoriale:
Pesaro-Urbino 206
Ancona 100
Macerata 89
Fermo 27
Ascoli Piceno 9
Extra-Regione 3
I decessi per causa SARS-CoV-2 nel periodo indicato sono avvenuti:
in ambito ospedaliero 417
privato convenzionato 12
RSA 5
Punto 6. I decessi per specifica causa ICD-10 nel periodo richiesto non risultano essere ancora disponibili, in quanto raccolti attraverso la compilazione della Scheda di Morte e inviati successivamente all'Istat a fini di elaborazione statistica. I decessi del 2020 verranno analizzati dagli uffici tecnici della Regione nei tempi previsti di analisi Istat (2 anni dalla data del decesso).
Punto 1. I dati Istat per macro-aggregazioni per causa sono disponibili fino al 2017.
Punto 2. I dati Istat per macro-aggregazioni per causa sono disponibili fino al 2017.
Punto 3. Nel periodo indicato dall’1 gennaio 2020 al 29 febbraio 2020 non risultano decessi per causa SARSCoV-2 nella Regione Marche. Poi dal punto 4 le ho letto i dati.
Ora le consegno la copia in modo che può verificarli nel dettaglio. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Grazie Assessore. La risposta purtroppo è una triste conta e l'interrogazione nasceva da una serie di dati e di notizie che erano usciti non solo a livello regionale, ma anche a livello nazionale, di una equiparazione fra i decessi delle annualità precedenti, presi per il periodo, e quelli attuali, posto che, purtroppo, soprattutto nel primo periodo c'è stata una carenza nell'opportunità di fare le dovute verifiche attraverso i test ad una serie di pazienti deceduti, avendo contezza reale della purtroppo drammaticità del fenomeno che ha colpito anche le Marche.
Considerazioni di questa natura sono state fatte in diverse Regioni italiane, soprattutto le più colpite, quindi leggerò i dati che, da quello che mi ha letto, ad oggi sono parziali perché nel confronto con i dati Istat, da qui nasceva il paragone, mancano una serie di informazioni corrette per poter avere la contezza di questo fenomeno. Grazie.

Interrogazione n. 1034
ad iniziativa del Consigliere Rapa
“Processo di revisione della rete transeuropea dei trasporti TEN-T”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1034 del Consigliere Rapa.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. Grazie Presidente. L’interrogazione del Consigliere Rapa è abbastanza dettagliata e la risposta lo è altrettanto.
Le tre grandi infrastrutture puntuali regionali porto, aeroporto e interporto, insieme alla rete ferroviaria e alla rete stradale principale (autostrada A14 e strada Statale SS76), garantiscono l'accessibilità al nostro territorio con ogni modalità e la loro prossimità ne rafforza le potenzialità.
Le principali infrastrutture regionali sono oggi inserite nella rete di trasporto europeo TEN-T e la nostra Regione è compresa nel Corridoio Scandinavo-Mediterraneo con l'estensione ferroviaria della diramazione Bologna-Ancona. Il processo di revisione della Rete TEN-T è tutt'ora in corso.
In occasione del recente incontro a Roma con il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, la Regione Marche ha avanzato le seguenti richieste in tema di rete TEN-T:
1. estensione almeno sino ad Ancona del Corridoio Baltico-Adriatico;
2. inserimento nella Rete CORE delle seguenti due infrastrutture: Autostrada A14 a sud di Ancona, Linea Ferroviaria Falconara - Orte;
3. inserimento dell'asse Ancona-Roma in uno dei Corridoi europei.
Relativamente al corridoio trasversale di cui al punto 3 si ricordano diverse iniziative volte alla creazione di un corridoio trasversale Adriatico-Tirreno: strategia della Macroregione Adriatico-Ionica, strategia comune tra le Regioni dell'Italia centrale Marche, Abruzzo, Umbria e Lazio; strategia comune tra Autorità di sistema portuale di Civitavecchia e di Ancona. L'obiettivo è quello di integrare la rete infrastrutturale comunitaria con una trasversale mediterranea che colleghi il Tirreno centro-settentrionale e l'Adriatico centrale.
La strategicità delle infrastrutture regionali è confermata anche nell'ultimo documento approvato dal Governo, Piano "Italia-Veloce". Con l'approvazione del Piano nazionale delle riforme, il Consiglio dei Ministri ha individuato gli obiettivi di governo per il triennio 2021-2023 in termini di crescita economica, innovazione e stabilità. Ad esso è allegato il "Piano delle infrastrutture e dei trasporti per un'Italia ad alta velocità", che contiene la strategia del governo per quanto riguarda i trasporti, la logistica e le infrastrutture.
In questo documento sono anche indicate le opere ricadenti nel territorio delle Marche che l'esecutivo considera prioritarie per il raggiungimento di questi obiettivi. Con Italia-Veloce si imprimerà finalmente la tanto desiderata accelerazione proprio per quelle opere che erano al centro del programma di governo regionale e sulle quali l'Amministrazione regionale si è impegnata nel compiere decisivi passi in avanti.
Ferrovie. Orte-Falconara. Il piano Italia-Veloce ha inserito tra gli interventi prioritari da sottoporre a macro studio di fattibilità la trasversale appenninica Centro Italia, cioè la linea Orte-Falconara, con l'obiettivo di garantire adeguati collegamenti passeggeri tra Roma e le città del litorale adriatico marchigiano. La Regione si sta adoperando affinché per questa opera venga nominato un commissario straordinario ad hoc, così come previsto per altre opere prioritarie del Piano "Italia-Veloce". Recentemente si è condiviso con gli amministratori della Regione Umbria sulla necessità di sottoscrivere un documento unico con cui programmare gli interventi. Le due Regioni hanno sollecitato congiuntamente la Ministra e l'Amministratore delegato RFI per giungere quanto prima alla sottoscrizione di un apposito Protocollo di intesa.
Porto di Ancona. Il porto di Ancona è inserito più di una volta tra le priorità del Governo. Innanzitutto vi è la realizzazione dell'"ultimo miglio stradale", cioè il collegamento dello scalo portuale con la SS16 per un costo stimato di quasi 100 milioni di euro. L'opera completa il percorso avviato con la sottoscrizione nel 2017 dell'Accordo di programma (con RFI, MIT, AdSP, ANAS e Comune di Ancona) per la realizzazione del progetto denominato "Comune di Ancona Lungomare Nord - realizzazione della scogliera di protezione della linea ferroviaria Bologna-Lecce, interramento con gli escavi dei fondali marini, rettifica e velocizzazione della linea ferroviaria".
Tra le opere inserite dal Governo relative al porto di Ancona troviamo anche l'aumento selettivo della capacità portuale, cioè il completamento della nuova banchina rettilinea e dei piazzali retrostanti: per il 1° stralcio è prevista la copertura finanziaria per 37 milioni di euro; per il 2° stralcio è previsto lo studio di fattibilità. Sempre a livello di fattibilità è previsto anche il banchinamento del fronte esterno del molo Clementino.
Strada Statale16. Il piano nazionale ha inserito tra le opere prioritarie il raddoppio della SS16 da 2 a 4 corsie: 1° lotto Falconara - Torrette, compreso nel Contratto di programma MIT-Anas con una copertura di circa 250 milioni di euro. L'intervento è in fase di affidamento lavori. Sempre in occasione degli incontri con la Ministra, la Regione ha richiesto l'inserimento nel CdP anche del 2° lotto Torrette - Baraccola (per un ulteriore fabbisogno stimato di circa 280 milioni di euro).
Sono in corso trattative della nostra Regione con quelle limitrofe per portare avanti in maniera congiunta obiettivi comuni, primo tra tutti quello della Orte-Falconara.
A tal proposito si è già avuto un assenso, seppur informale, da parte del MIT, di RFI e della Regione Umbria per la sottoscrizione di un apposito protocollo.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Rapa.

Boris RAPA. Ringrazio l’Assessore Sciapichetti per la precisa risposta e sarà mia premura studiarla vista l'articolazione abbastanza complessa. Grazie.

Sull’ordine del giorno

PRESINDENTE A causa dell’assenza dell’Assessore competente si rinvia l’interrogazione n. 1036 alla prossima seduta consiliare.

Interrogazione n. 1039
ad iniziativa della Consigliera Leonardi
“Attività di volontariato nei reparti ospedalieri della sanità marchigiana”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1039 della Consigliera Leonardi.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. Grazie Presidente. La risposta è la seguente.
1) I motivi ostativi del riavvio delle attività di volontariato presso vari reparti ospedalieri delle Aziende e delle Aree Vaste marchigiane.
A seguito della diffusione della Pandemia, in coerenza con quanto previsto a livello nazionale, la Regione/Gores ha emanato disposizioni volte a garantire la sicurezza delle cure e dei lavoratori, limitando la presenza di persone all'interno delle strutture, fatte salvo eventuali situazioni da valutare, ad opera della Direzione medica, per familiari di minori, disabili e pazienti in fase terminale.
L'Asur, con nota prot. n. 29705 del 17 luglio 2020 precisa che "pur considerando l'elevato valore etico, sociale e umano delle associazioni di volontariato, la patologia Covid si caratterizza per un rischio di trasmissione, sebbene limitato, legato anche a soggetti asintomatici e nell'ambito delle strutture aziendali sono accolti pazienti in condizioni di fragilità con un elevato rischio di forme sintomatiche gravi. Inoltre, la limitazione degli accessi garantisce sicurezza anche per gli stessi visitatori e volontari. Sulla base dell'andamento epidemiologico sarà possibile aumentare la flessibilità degli accessi anche da parte delle associazioni di volontariato. Si ribadisce che pur trattandosi di un servizio importantissimo per il nostro sistema sanitario, è necessario ancora mantenere una certa attenzione, in considerazione della presenza di piccoli focolai epidemici".
L'Azienda ospedaliera Marche Nord, con nota del 17 luglio 2020, ribadisce che "considerato che le attività svolte dai volontari non risultano strettamente necessarie all'erogazione delle prestazioni sanitarie, l'accesso degli stessi è stato consentito solamente in aree ove non vi è il rapporto diretto ed a stretto contatto, per tempi prolungati, con l'utenza. Si precisa a tal proposito che, comunque, questa Azienda, riconoscendo da sempre la presenza del volontariato come un valore aggiunto, ha coinvolto l'intero settore nello svolgimento di attività in aree non a rischio o attività segretariali non a contatto con i pazienti".
Punti 1) e 3) L'Azienda Ospedali Riuniti di Ancona, con nota prot. n. 55586 del 20 luglio 2020, riferisce di aver provveduto alla "adozione di misure volte ad evitare la permanenza in servizio di personale, ad eccezione di quello dedicato allo svolgimento delle attività assistenziali dedicate all'emergenza, agevolando il lavoro a distanza (smart-working) o, comunque, la fruizione di ferie, permessi ed altre forme contrattuali volte ad evitare la permanenza in sede. L'Azienda ha dovuto necessariamente sospendere qualsiasi forma di attività, compresa quella svolta dalle associazioni di volontariato, che seppur lodevole, non poteva, se non in contrasto con le disposizioni sopra richiamate, essere effettuata all'interno delle strutture sanitarie per le ragioni sopra addotte. L'Azienda ospedaliera sta riprogrammando gradualmente le attività da svolgersi in relazione al positivo andamento della diffusione del virus ed ha fornito specifiche indicazioni in ordine alla ripresa delle attività svolte dalle associazioni di volontariato, dovendo necessariamente prediligere, in via prioritaria, la riprogrammazione di quelle sanitarie sulla base delle disposizioni regionali. Con apposito documento, l'Azienda ha indicato alle associazioni di volontariato e/o fondazioni l'iter da avviarsi per la ripresa delle attività ad opera delle stesse. Inoltre, con nota prot. n. 743406 del 13 luglio 2020, la Direzione medica ospedaliera ha fornito indicazioni in ordine alle modalità di ripresa delle attività ad opera delle associazioni di volontariato e/o fondazione all'interno dell'area ospedaliera". Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Grazie Assessore per la risposta. Ho voluto sollecitare quella richiesta che mi è arrivata da diverse associazioni di volontariato che non riuscivano a riprendere l’essenziale attività all’interno, alle quali venivano date informazioni magari contrastanti perché da una parte si faceva acquistare loro dei dispositivi di protezione individuale, si facevano fare i tamponi o i test sierologici per verificare la non positività, quindi l’impossibilità di contagiare nel momento in cui entravano a fare attività, dall’altro lato non si dava l’autorizzazione ad accedere e a fare questi servizi.
Questa sollecitazione è venuta da due parti, da chi ha una persona all’interno dell’ospedale ed ha necessità di avere un supporto di vario genere per sostenere meglio il peso della degenza, sappiamo che queste associazioni danno aiuto, magari nel mangiare o in attività dedicate all’infanzia, quindi ai bambini, e dalla componente dei lavoratori, perché alcune di queste associazioni hanno alle proprie dipendenze del personale (professionisti, psicologi), che svolge un importante lavoro, anche grazie alla generosità e al contributo di donazioni che vengono da famiglie e privati, e che ha concluso la cassa integrazione nell’opportunità di riprendere la propria professione e le attività essenziali per i degenti e per le loro famiglie.
Leggerò attentamente la risposta che mi ha dato perché credo che lo stimolo di questa interrogazione … Lo scopo delle interrogazioni spesso è proprio questo, tant’è che qualche giorno fa mi è arrivata la comunicazione da parte di alcune di queste associazioni, di questi enti benefici, che avrebbero ripreso l’attività, previo tampone e presidi che originariamente avevano detto essere necessari, segno della necessità e dell’urgenza di farla riprendere, forse qualche sollecito è stato ascoltato.
Sono già intervenuta sull’urgenza di riprendere l’attività sanitaria ordinaria e dopo la premessa che lei ha fatto, è evidente, non c’è dubbio, che c’è una necessità urgente di riprendere l’ordinario, forse manca la spinta a farlo perché bene e giustissime le cautele, però mi arrivano una serie di drammatiche segnalazioni alle quali dovrebbe essere posta molta attenzione. Grazie.

Interrogazione n. 1059
ad iniziativa del Consigliere Rapa
“Ospedale di Ascoli Piceno”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1059 del Consigliere Rapa.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. Relativamente all’interrogazione del Consigliere Rapa si precisa quanto segue.
A seguito di informazioni assunte da Asur Marche - Area Vasta 5, come acquisite al nostro protocollo, si riferisce quanto segue.
Premesso che la valutazione di una proposta di Partenariato pubblico privato non può esaurirsi unicamente con la lettura degli importi di investimento o percentuali di risparmio proposte dal proponente, ma deve essere effettuata una approfondita analisi in particolare sul Piano economico finanziarlo, sui reali costi finanziari dl lungo periodo, sulla matrice di ripartizione dei rischi, sui costi dei servizi, sulla convenzione, sulle penali, ecc. dovendo anche paragonare la soluzione al percorso ordinario di appalto con fondi propri, ovvero analisi che richiedono approfondimenti con supporto di specialisti non disponibili all'interno dell'organico, si evidenzia che tali fasi non sono state affrontate in quanto è sopraggiunto un diverso interesse strategico, rendendo non opportuno avviare dei costi di studio per ipotesi contrattuali che avrebbero un arco temporale di validità contrastante con i nuovi obiettivi.
Infatti con la delibera di Giunta regionale 1673/19 "Localizzazione ed individuazione del sito per la realizzazione della nuova struttura ospedaliera di primo livello dell'Area Vasta 5 in località Pagliare del Tronto nei Comuni di Spinetoli e Colli del Tronto (AP)", è evidente che il presidio Mazzoni subirà una diversa destinazione con probabile riordino di attività e servizi, introducendo dei rischi sulla indeterminazione del futuro utilizzo, per cui la Direzione ha valutato opportuno avviare investimenti, con portate e tempi dl recupero differenti, individuando una tipologia di appalto ordinario, in fase di progettazione, che comporterà comunque investimenti per l'efficientamento dei sistemi in esercizio. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Rapa.

Boris RAPA. Ringrazio l’Assessore per la risposta, di cui mi dichiaro soddisfatto, e per la grande maratona.

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 15,55