Resoconto della seduta n.172 del 14/10/2014
SEDUTA N. 172 DEL 14 OTTOBRE 2014

La seduta inizia alle ore 11,00

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Colleghi buona giornata, dichiaro aperta la seduta n. 172 del 14 ottobre 2014. Do per letto il processo verbale della seduta n. 171 del 7 ottobre, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento Interno.
Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge regionale:
n. 451 in data 10 ottobre, ad iniziativa dei Consiglieri Brini, Marinelli, concernente: “Norme per il recupero abitativo dei sottotetti esistenti”, assegnata alla IV Commissione assembleare in sede referente e trasmessa al Consiglio delle Autonomie Locali per il parere ai sensi dell'articolo 11, comma 4 della legge regionale n. 4/2007, al Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro, per il parere ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera c) della legge regionale n. 15/2008 e alla VI Commissione assembleare ai sensi dell'articolo 68, comma 1 bis del Regolamento Interno.
E' stata presentata la seguente proposta di atto amministrativo:
n. 90 in data 9 ottobre, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “L.r. n. 15/94 articolo 19 – DAAL 138/2009 – riserva naturale del Monte S. Vicino e del Monte Canfaito – Approvazione del Piano regolamento con prescrizione. Revoca DGR n. 991/2014”, assegnata alla IV Commissione assembleare in sede referente e trasmessa al Consiglio delle Autonomie Locali per il parere ai sensi dell'articolo 11, comma 4 della legge regionale n. 4/2007.
E' stata presentata la seguente mozione:
n. 732 della Consigliera Ciriaci: “Situazione Banca Marche”.
Comunico, inoltre, che l'Ufficio di Presidenza nella seduta n. 181 del 7 ottobre, ha preso atto:
- dell'adesione del Vicepresidente Bugaro al gruppo di “Forza Italia – Il popolo della libertà”;
- della nomina del Consigliere regionale Mirco Carloni nuovo Presidente del gruppo consiliare PDL – Nuovo centrodestra;
- della modifica della denominazione del gruppo “Centrodestra Marche” in “Centrodestra Marche – Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
n. 24 del 3 ottobre 2014 “Modifiche alla legge regionale 2 settembre 1996 n. 38 'Riordino in materia di diritto allo studio universitario'”;
n. 25 del 9 ottobre 2014 “Disposizioni in materia di disturbi dello spettro autistico”;
n. 26 del 9 ottobre 2014 “Variazione al bilancio di previsione 2014 e ulteriori modifiche alla legge regionale 23 dicembre 2013, n. 49 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2014 e pluriennale 2014/2016 della Regione. Legge finanziaria 2014”.
Ha chiesto congedo l'Assessore Luchetti.

Interrogazione n. 1815
ad iniziativa del Consigliere Giancarli
"Trasferimento dell'Ospedale Carlo Urbani di Jesi"

Interrogazione n. 1762
ad iniziativa del Consigliere Latini
"Situazione all'Ospedale Carlo Urbani di Jesi"

Interrogazione n. 1344
ad iniziativa del Consigliere Latini
"Governo clinico da Jesi a Fabriano e l'ospedale modello Carlo Urbani"

Interrogazione n. 1153
ad iniziativa del Consigliere Latini
"Situazione della sanità all'Ospedale Urbani di Jesi e nell'Area Vasta n. 2 di Ancona"

Interrogazione n. 1103
ad iniziativa del Consigliere Marangoni
"Disagi e disservizi presso l'Ospedale Carlo Urbani di Jesi. Allarme del Tribunale del Malato e Cittadinanzattiva e richiesta di immediata tutela a garanzia della salute dei pazienti ricoverati. Dimissioni veloci e mancanza di posti letto per la lungodegenza nel territorio con ritorno in Ospedale tramite il pronto soccorso e aumento della spesa sanitaria relativa"
(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1815 del Consigliere Giancarli, le interrogazioni nn. 1762, 1344, 1153 del Consigliere Latini, l'interrogazione n. 1103 del Consigliere Marangoni, abbinate.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Cominciamo dall'interrogazione n. 1103 del Consigliere Marangoni: "Allarme del Tribunale del Malato e Cittadinanzattiva e richiesta di una immediata tutela a garanzia della salute dei pazienti ricoverati. Dimissioni veloci e mancanza di posti letto per la lungodegenza nel territorio con ritorno in Ospedale tramite il pronto soccorso e aumento della spesa sanitaria". Su questo naturalmente abbiamo chiesto una relazione al Direttore sanitario del Presidio Ospedaliero di Jesi il cui esito dell'istruttoria spiega come in realtà si siano svolti i fatti, perché l'interrogazione era riferita anche ad alcune disfunzioni, episodi che sono successi.
Relativamente al disservizio idrico che ha causato la mancata erogazione dell'acqua calda nel reparto di Medicina, lo stesso ha avuto un carattere del tutto momentaneo e risulterebbe imputabile ad un guasto tecnico del circuito causato dai lavori in corso presso il Carlo Urbani stesso. Inoltre, ha precisato il Direttore Sanitario, i tecnici presenti in loco hanno da subito adottato tutte le misure volte ad ovviare alla imprevista ed imprevedibile disfunzione che nel giro di poco tempo è stata definitivamente risolta.
Relativamente alla lamentata carenza di farmaci e materiali sanitari il Direttore del Presidio Ospedaliero di Jesi ha riferito che pur essendosi verificate in verità alcune difficoltà nella fornitura di fine anno, non risulta tuttavia sia mancato nulla in quanto si è intervenuti prontamente laddove le scorte cominciavano al essere esigue. Per quanto concerne in particolare i farmaci che sarebbero stati portati dai pazienti, da casa, tale circostanza risulta assolutamente sconosciuta al Direttore Sanitario del Presidio che nel rimarcare che a nessun paziente viene mai chiesto di portare i farmaci da casa, ha verificato quale unica e plausibile spiegazione dell'inconveniente, di certo a carattere eccezionale e non sistematico, l'ipotesi di un farmaco raro di cui potrebbe non esserci l'immediata disponibilità per il primo giorno di ricovero nel Presidio.
In merito all'interrogazione n. 1153 formulata dal Consigliere Latini avente ad oggetto: "Situazione della Sanità all'Ospedale Urbani di Jesi e nell'Area vasta n. 2 di Ancona", si rappresenta quanto di seguito esposto e trasmesso dall'Asur nell'aprile 2013 essendo questa un'interrogazione datata:
- sul punto riguardante l'immobile della sede amministrativa dell'Area Vasta n. 2, si precisa che la Direzione Generale Asur, in seguito all'approvazione della delibera di Giunta regionale n. 1197 del 5 settembre 2011, con cui la Giunta regionale ha individuato le sedi delle cinque Aree Vaste, aveva allora avviato uno studio preliminare presso i propri uffici tecnici, al fine della riorganizzazione dei servizi A.T.L. e con l'obiettivo di predisporre una dettagliata ricognizione, per ogni Area Vasta, del patrimonio disponibile, del patrimonio di proprietà utilizzato per gli uffici delle ex Zone territoriali e del patrimonio non di proprietà, ma utilizzato per esigenze aziendali. A seguito di tale ricognizione è stato costatato che, per l'Area Vasta n. 2, per la quale la Regione Marche ha individuato la sede amministrativa nella città di Fabriano, allo stato attuale, non esistevano, nel patrimonio Asur, immobili atti a soddisfare le esigenze di riorganizzazione previste negli atti regionali. È stato, quindi, necessario avviare le procedure per l'acquisizione di un immobile.
Quanto alla contestazione relativa all'impiego dei fondi per l'acquisizione dell'immobile della sede amministrativa dell'Area Vasta n. 2, invece di stanziarli per fornire "servizi e prestazioni adeguate nel nuovo Ospedale Carlo Urbani di Jesi e negli altri ospedali della provincia" - si rimarcava questo - si evidenzia che il costo per prestazioni e servizi rientrano nel finanziamento in conto esercizio, per la corresponsione dei livelli essenziali d'assistenza, mentre per l'acquisto di immobili sono necessari fondi in conto capitale e quest'ultimi, in nessun caso, potrebbero essere utilizzati diversamente men che meno in conto d'esercizio
In merito all'interrogazione n. 1344 ad iniziativa del Consigliere Latini e recante ad oggetto: "Governo clinico da Jesi a Fabriano e l'Ospedale modello Carlo Urbani" si precisa che la legge regionale n. 17/2010 (articolo 8 ter della legge regionale n. 13/2003) ha ridefinito il modello organizzativo dell'Asur Marche con l'introduzione dell'Area Vasta e con la successiva legge regionale n. 17/2011 si è ulteriormente inciso sull'organizzazione dell'Asur che, ormai articolata in Aree Vaste Territoriali, ha visto introdurre la figura dei Direttori delle medesime.
Con deliberazione di Giunta regionale n. 1197 del 5 settembre 2011 è stata individuata la sede delle cinque Aree Vaste e la sede dell'Area Vasta 2 è stata stabilita presso la città di Fabriano. Successivamente la Giunta con la delibera n. 478 del 3 aprile 2013 ha individuato, per ogni Area Vasta, un Presidio Ospedaliero Unico di Area Vasta al servizio di più distretti. Pertanto, al fine di conformarsi a quanto disposto dalla Regione, si è proceduto ad individuare, nella sede dell'Area Vasta n. 2, la Struttura complessa Territoriale denominata "Governo Clinico". La figura del Governo Clinico non scompare dall'attuale geografia organizzativa-territoriale difatti risulta che, in virtù del percorso di riorganizzazione, con Determinazione dell'allora Direttore Generale Asur n. 703 del 18 settembre 2013, dott. Piero Ciccarelli, ad oggetto "Strutture Complesse Area territoriale - Determinazioni" si è dato un assetto definitivo delle Strutture Complesse nell'Area Territoriale per tutte le cinque Aree Vaste regionali e, nel contempo, si è statuito di prevedere il Governo Clinico tra le Strutture Complesse da attribuire all'Area Vasta 2, come anche richiesto con nota a protocollo del 6 giugno 2013 del Direttore della medesima.
In merito l'interrogazione n. 1762 ad iniziativa del Consigliere Latini e recante ad oggetto "situazione all'Ospedale Carlo Urbani di Jesi" si rappresenta che la realizzazione del nuovo ospedale Carlo Urbani di Jesi è stata concepita secondo lo schema funzionale del cosiddetto "ospedale modello". Tale modello rappresenta un nuovo assetto organizzativo dell'assistenza ospedaliera che, pur non abbandonando la tradizionale articolazione per reparti, fonda la propria identità su un assetto assistenziale per intensità di cure. I lavori di completamento e di adeguamento strutturale ed impiantistico del nuovo ospedale Carlo Urbani di Jesi stanno procedendo secondo la programmazione stabilita. Presso il nuovo ospedale saranno trasferiti i reparti di degenza ed i servizi che attualmente sono collocati nel vecchio presidio del Viale della Vittoria. Per quanto riguarda il personale medico ed infermieristico, la relativa dotazione organica sarà stabilita in base a determinazioni atte a garantire la piena funzionalità del suddetto modello assistenziale ospedaliero. I posti vacanti di struttura complessa di Jesi (n. 6 strutture complesse ospedaliere e n. 2 afferenti al Dipartimento di Prevenzione), infatti, saranno ricoperti a seguito del completamento del complesso lavoro di riorganizzazione dell'assetto della rete ospedaliera e delle funzioni sanitarie territoriali marchigiane, effettuato dalle istituzioni tecniche regionali secondo quanto stabilito dalle normative regionali e dai documenti di pianificazione regionali e di Area Vasta.
Si precisa inoltre che il blocco operatorio e le relative sale operatorie sono completamente realizzati e sono tutt'ora oggetto di collaudo tecnico e sanitario.
Il personale dedicato è sufficiente a garantire il funzionamento per l'attività ad oggi espletata, così come previsto dai programmi di attività in Area Vasta 2.
In questa fase di trasferimento oltremodo articolato e sempre complesso, per una struttura ospedaliera, alcune difficoltà operative aggiuntive inevitabilmente si manifestano; completato il nuovo assetto, anche l'attività nel Pronto Soccorso risentirà positivamente della nuova collocazione del "Carlo Urbani".
In merito all'interrogazione 1815 ad iniziativa del Consigliere Giancarli, ad oggetto "Trasferimento dell'Ospedale Carlo Urbani di Jesi" si precisa che :
- In merito al punto "lo stato puntuale del trasferimento dal Viale della Vittoria al "Carlo Urbani" il Direttore dell'Area vasta 2 precisa che parallelamente all'avanzamento dei lavori di riqualificazione strutturale del Presidio, nel 2014 è stato possibile realizzare altre fasi del programma di completamento. A marzo 2014, infatti, gli Ambulatori della Clinica Reumatologica sono stati trasferiti nella loro sede definitiva, a maggio 2014 il Centro Trasfusionale è stato trasferito dal Presidio del Viale della Vittoria al Presidio Carlo Urbani; nel mese di luglio i settori di degenza di Nefrologia-Dermatologia e quello di Medicina Interna hanno visto il trasferimento nella loro sede definitiva e sono stati pienamente attivati i settori di Senologia e di Risonanza Magnetica. Nello scorso mese di agosto, sono poi stati trasferiti gli Ambulatori delle Unità operative di Oculistica e Otorinolaringoiatria.
Da settembre è iniziato il trasferimento della Centrale di Sterilizzazione che vedrà il suo completamento e la sua attivazione intorno al 15 del corrente mese.
Di seguito il cronoprogramma riferito dal Direttore dell'Area Vasta 2:
- il 6 ottobre sono stati trasferiti alcuni servizi ambulatoriali delle Unità operative di Ostetricia-Ginecologia e Pediatria-Neonatologia;
- il 10 ottobre è stata trasferita la sezione di degenza delle Unità operative di Neurologia, comprendente anche la Stroke Unit, e la Medicina Fisica e Riabilitativa. Il settore ambulatoriale dell'Unità operativa Neurologia verrà invece attivato presso la nuova sede il 16 ottobre;
- i successivi trasferimenti, così come recentemente riprogrammati alla luce dell'avanzamento delle residue lavorazioni di cantiere, prevedono la seguente calendarizzazione:
21 ottobre: degenze delle Unità operative. di Ostetricia-Ginecologia e Pediatria-Neonatologia e completamento del trasferimento dei servizi ambulatoriali;
27 - 28 ottobre: completamento del trasferimento dei servizi ambulatoriali di Oculistica e Otorinolaringoiatria;
4 - 6 novembre: degenze e servizi ambulatoriali dell'Unità operativa Ortopedia e Traumatologia;
11 novembre: servizi ambulatoriali Unità operativa Cardiologia;
13 novembre: degenza Unità operativa Cardiologia-UTIC;
14-18 novembre: servizi ambulatoriali Unità operative Chirurgia-Urologia;
19 novembre: degenza Unità operative Chirurgia-Urologia;
20 novembre: Laboratorio Analisi (lasciando al Viale alcuni servizi di emergenza);
21 novembre: Terapia Intensiva e Pronto Soccorso; a quel punto, il trasferimento delle funzioni cliniche/operative, sarà completato.
In merito al punto il secondo punto "la destinazione della vecchia struttura del Viale della Vittoria" va detto che sono in fase di discussione e disamina, anche con il Comune di Jesi, diverse ipotesi e soluzioni per la struttura ospedaliera in via di dismissione che contemplano anche un'ipotesi di piano di recupero, di rilievo regionale, naturalmente. Si sono tenuti a questo proposito vari incontri. E' tuttavia prematuro anticipare decisioni che sono ancora in via di definizione. Si può però dare rassicurazione sul fatto che si stanno studiando e sono in fase di confronto varie possibilità.
In merito al punto terzo "l'integrazione del nuovo ospedale con il territorio e con l'azienda ospedaliero-universitaria "Ospedali Riuniti di Ancona" ed il quarto punto "la riorganizzazione dell'offerta sanitaria per ciò che concerne: la revisione delle reti cliniche, i servizi distrettuali e di prevenzione, i servizi per la post-acuzie (Case della Salute, RSA, Residenze Protette, lungodegenze)" va detto che la revisione e riorganizzazione delle Reti cliniche ha comportato e sta comportando un importante lavoro sul territorio con le varie parti interessate, sempre coinvolte nel processo a tutt'oggi in itinere. Dunque, per questo punto, nonché per quello a seguire, va detto che solo la definizione del sistema di offerta, in fase di rimodulazione, può portare a risposte certe e definitive anche su quanto richiesto. Nel contempo, si stanno definendo gli accordi con l'Azienda regionale per il trasferimento della centrale del 118 e delle Dipendenze Patologiche, alla Area Vasta 2, così come si sta definendo l'accordo per la integrazione sul presidio di Chiaravalle, di diverse attività/funzioni di Torrette, la cui titolarità rimarrà naturalmente in capo all'Azienda regionale.
In merito al quinto punto "le misure per il superamento delle liste d'attesa" si precisa che il problema delle liste di attesa è da anni all'attenzione della Regione Marche che su questo tema ha redatto atti di regolamentazione e sta investendo risorse per l'adeguamento delle strutture, il potenziamento dell'attività nei settori critici, l'adeguamento tecnologico dei sistemi di diagnostica per immagini e dei blocchi operatori; il reclutamento del personale, da sempre orientato all'aumento ed alla qualificazione dell'offerta in quei settori con maggiori problematiche sui tempi di attesa.
Nel budget assegnato alle Aziende con delibera di Giunta regionale n. 986/2014 "DGR n. 1750 del 27 dicembre 2013 legge regionale n. 13 del 20 giugno 2003 - Autorizzazione agli Enti del SSR ed al DIRMT alla gestione provvisoria dei rispettivi bilanci economici preventivi per l'anno 2014 - modificazioni ed integrazioni", il governo delle liste di attesa è tra gli obiettivi dati alle Direzioni. Il Servizio sanitario regionale da sempre assicura, in ogni punto di erogazione, le prestazioni urgenti ed urgenti differibili e da sempre sono garantiti i percorsi di presa in carico dei pazienti oncologici, cardiopatici, il percorso nascita. A queste azioni si aggiunge una presa in carico con le prescrizioni dirette degli esami necessari per i successivi follow-up come da delibera di Giunta regionale n. 1/2014
Il livello erogativo delle prestazioni da parte del SSR è alto, di fatto nel corso 2013 sono stati erogati circa 26 milioni di prestazioni di specialistica ambulatoriale, oggi il problema principale è quello dell'appropriatezza della prestazione ovvero dell'utilità dell'esame. L'incremento indiscriminato delle risorse a favore del potenziamento dell'offerta, come spesso richiesto, comporta l'aumento dei consumi e l'inappropriatezza nell'uso della risorsa specialistica.
Le azioni che l'azienda sta mettendo in campo, come riportato dal Direttore dell'Area vasta 2; coerentemente con i dettami che derivano dagli indirizzi regionali, per recuperare risorse e razionalizzare l'offerta delle prestazioni ambulatoriali si sostanziano in interventi/azioni di seguito segnalate:
- in ogni azienda l'attività aggiuntiva (ex articolo55 c. 2 del CCNL 8 giugno 2000) con oneri a totale carico del bilancio aziendale,
- miglioramento dell'appropriatezza prescrittiva,
- ottimizzazione degli accordi con gli erogatori privat.
- recupero della mobilità passiva e contenimento delle liste d'attesa.
Il coinvolgimento dei medici di famiglia è essenziale - gli interventi devono avere come base di partenza le branche di laboratorio e di radiologia che costituiscono quasi la metà della valorizzazione a tariffario.
Altro intervento in fase di attuazione congiuntamente con i medici di medicina generale e gli specialisti è quello di portare a sistema i contenuti della delibera di Giunta regionale 1012 dell'8 settembre 2014, tale atto definisce: "I raggruppamenti d'Attesa Omogenei (RAO) per priorità clinica di accesso per la garanzia dei tempi massimi di attesa delle prestazioni di specialistica ambulatoriale" - la condivisione di criteri di priorità clinica permetterà di offrire la fruizione del servizio o della prestazione in un tempo appropriato rispetto al problema clinico del paziente
Nelle Aree vaste si stanno attivando tavoli di lavoro ospedale/territorio per la condivisione e l'utilizzo delle classi di priorità clinica, di cui alla citata delibera di Giunta regionale, da parte sia dei medici di famiglia che degli specialisti ospedalieri a partire dagli esami di diagnostica radiologica, diagnostica vascolare, cardiologia.
In riferimento alla rimodulazione degli accordi con gli erogatori privati, oggetto di specifici accordi regionali, è necessario premettere che il privato accreditato rappresenta un contesto essenziale della rete dei servizi che erogano prestazioni ambulatoriali e in tale ambito vanno ricercate le sinergie del caso ai fini dell'integrazione. Infine le azioni per il recupero della mobilità passiva per le prestazioni potenzialmente inappropriate mirano all'analisi del dettaglio delle prestazioni in mobilità e dei soggetti erogatori per intervenire su singoli problemi, suddividendo la mobilità "inevitabile" (alta complessità come la chirurgia oncologica specialistica, radioterapia) da quella evitabile, e all'attivazione di audit con i medici di famiglia per coinvolgerli nella gestione delle scelte dei cittadini. Inoltre il progetto di riordino sancito con la delibera di Giunta regionale 735/2013 che prevede, congiuntamente con il riordino del sistema dell'emergenza/urgenza, la riconversione dei piccoli ospedali in "Casa della Salute", farà si che le cure primarie assumano sempre più una articolazione organizzativa e funzionale tale da configurarsi sempre di più come punto di presa in carico della cronicità, di primo soccorso e di prevenzione.
La Casa della salute, con la presenza della continuità assistenziale, dovrà garantire un ciclo assistenziale H24 che, dovrà avere come effetto positivo, quello di diminuire gli accessi inappropriati al pronto soccorso ed agli ambulatori specialistici e favorire un incremento dell'appropriatezza organizzativa attraverso la predisposizione di percorsi ambulatoriali dedicati per i pazienti portatori di patologie croniche (diabete, scompenso), sia per il follow-up che in fase di riacutizzazione.
Tutte le operazioni sopra riportate, dal miglioramento dell'appropriatezza prescrittiva alla rimodulazione degli accordi con i privati accreditati, alle azioni per il recupero della mobilità passiva, all'implementazione della Casa della salute potranno verosimilmente determinare la riduzione dei tempi d'attesa per le prestazioni specialistiche ambulatoriali che ovviamente ci si attende.

PRESIDENTE. Assessore questa non era una risposta ad un'interrogazione era una tesi di laurea, dica ai funzionari che devono stringere un po', perché perdiamo tanto tempo per dare queste risposte che peraltro non vengono ascoltate da nessuno, bisogna essere più sintetici.
C'è qualcuno degli interroganti, considerato anche l'interesse con cui è stata seguita la risposta, che vuole intervenire?
Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Grazie Presidente. Ringrazio l'Assessore per la lunghissima spiegazione sulle interrogazioni.
Segnalo, per quello che mi riguarda, le difficoltà che ancora permangono relative al trasferimento dell'ospedale Carlo Urbani. Difficoltà legate non soltanto alla naturale composizione di un nuovo plesso, a quelle che si possono registrare fra vecchio e nuovo metodo di inserimento organizzativo delle attrezzature e della riorganizzazione del personale, ma soprattutto l'assenza puntuale di alcune unità, la capacità di alcuni servizi di essere subito in attività a pieno regime e l'organizzazione del personale adeguato.
E' una disfunzione che sconta non soltanto l'ospedale, quindi i dipendenti che vi lavorano, ma tutti gli assistiti che sono in gran numero concentrati nel plesso ospedaliero di Jesi.
Per quanto riguarda la seconda interrogazione, quella relativa all'utilizzo del finanziamento della Fondazione della Cassa di Risparmio di Jesi, i tempi hanno fatto superare l'interrogazione stessa che era legata alla necessità di utilizzare i fondi per il blocco operatorio che, come giustamente lei ha detto, va verso una situazione di avvio del percorso nella nuova struttura, con la possibilità di utilizzare a pieno regime le sale operatorie dell'Ospedale Carlo Urbani che ancora oggi scontano difficoltà non conosciute o non legate principalmente all'utilizzo pieno dei fondi di natura privata oltre che bancari.
Per quanto riguarda la situazione di contestazione che sempre più si registra, non tanto del cervello amministrativo e direzionale dell'Area Vasta 2 in Fabriano, quanto nella possibilità di collegamenti puntuali e precisi, cioè nella dislocazione di quelle che possono essere le ramificazioni sia in termini tecnici, quindi di manutenzione delle strutture, ed in termini del personale, quindi della suddivisione nei vari reparti e nei vari ospedali, che per quanto riguarda il nuovo metodo da applicare per la razionalizzazione delle spese, ritengo che avere la sede dell'Area Vasta 2 di Ancona a Fabriano di per sé non sia, come posso dire, negativo, diventa negativo se si centralizza tutto in località Fabriano e si tende, in qualche modo, a snaturare quelle che sono state le semplificazioni automatiche che si sono verificate nel corso di questi anni. Faccio l'esempio dei servizi igienico sanitari, servizi veterinari, servizi che riguardano anche la prevenzione alla persona che oggi pagano questa difficoltà di doversi caratterizzare, rapportare con una sede centrale.
Ripeto, va bene il cuore o meglio la testa ed il cervello a Fabriano, non va bene che da lì si ritorni ad un'idea un po' piemontese di concentrare la situazione relativa all'aspetto delle decisioni da assumere in una sola località. Oggi più che mai, in un'epoca virtuale o di comunicazioni contestuali che possono essere divulgate attraverso la posta elettronica certificata, credo che dobbiamo avviare un percorso in cui l'Ospedale di Jesi mantenga caratteristiche fondamentali per quanto riguarda la capacità di dare servizi immediati senza dover attendere decisioni fabrianesi, intendendo come sede dell'Area Vasta, che penalizzano e scontano tempi che oggi i cittadini non sono più in grado né di recepire né di capire. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Ringrazio l'Assessore Mezzolani e visto che nella risposta ha citato anche chi ha formulato la stessa estendo il ringraziamento al Direttore dell'Area vasta e al Direttore dell'Asur Marche.
La ringrazio Assessore perché c'è una data, è vero che l'abbiamo un po' allungata però a fine novembre, primi giorni del mese di dicembre, il Carlo Urbani entra definitivamente in funzione, quindi, c'è una data certa.
Non è un fatto di poco conto, Assessore mi scuso anche per questa lunga interrogazione, però viviamo tutti questa difficoltà a livello regionale e facciamo fatica a vedere la realizzazione di nuove strutture sanitarie, penso all'Inrca di Ancona, ma anche a Marche nord ed a Fermo.
Qui con un lavoro iniziato da tempo, siamo giunti alla fine. Siamo giunti al completamento. Allora il problema che mi sono posto, anche se siamo vicini a questa data è che - lei ricorderà è stata fatta anche una conferenza stampa alla presenza del Presidente Spacca a Jesi, all'inizio dell'estate, in cui indicavate anche lì delle date, capisco che ci sono delle difficoltà oggettive - questa data del 30 novembre sia tale.
Credo che ci sia davvero bisogno di una spinta finale forte per raggiungere questo traguardo, non soltanto sulle parti da trasferire, ma soprattutto sulla motivazione forte che dobbiamo condividere con gli operatori sia quelli del comparto che con la dirigenza, perché visitando sia l'Ospedale del Viale della Vittoria che il Carlo Urbani si registra una certa insoddisfazione. Non può essere che così visto che siamo in presenza della realizzazione di una nuova struttura, però ci sono delle difficoltà oggettive e capisco queste difficoltà. E' di ieri una nota del personale del pronto soccorso, apparsa anche sulla stampa locale, in cui i medici, gli operatori, parlano di questa struttura che è ormai al collasso, dicono di essere stremati, dobbiamo fare in modo che ci sia questa relazione, questo rapporto.
La invito, Assessore, ad organizzare a Jesi una visita, la organizzi ovviamente con le strutture sanitarie, con i dirigenti della sanità, per incontrare il personale della dirigenza, quello del comparto, per incontrare le organizzazioni sindacali, per incontrare i Sindaci. E' rimasto poco tempo, è un fatto positivo per la regione che si vada al completamento definitivo, alla messa in funzione di un nuovo ospedale, e credo che ci sia bisogno, accanto agli investimenti che sono stati fatti, di carattere tecnico, tecnologico, impiantistico, murario, accanto agli arredi, accanto a tutte quelle strutture e infrastrutture che sono state realizzate nella città, anche di una nostra forte motivazione umana, relazionale, istituzionale.
Questo deve farci trovare una soluzione anche per la vecchia struttura del Viale della Vittoria. Nel 2011 con il Consigliere Badiali abbiamo posto il problema della destinazione del vecchio ospedale. Nel momento in cui si è avuta la certezza del finanziamento, questo nel settembre del 2010, in una nota, scritta da me e dal Consigliere Badiali, abbiamo detto che quella struttura doveva trovare una soluzione, perché vedete è di questi giorni, non lo dice l'uomo della strada, ma lo troviamo scritto sul giornalino del Comune di Ancona, il Lancisi è un immobile vuoto da otto anni ed è una struttura che sta subendo il degrado. Noi vogliamo evitare questo.
Credo che debba chiudersi, debba sospendersi, quel contenzioso che c'è con quelle persone che hanno proposto quel piano di recupero. Si individui una soluzione per quello che è il fabbricato dell'Ospedale Fatebenefratelli, lì tra l'altro una soluzione è stata posta, ed il resto si ridetermini alla luce delle profonde mutazioni avvenute nel mercato e nell'economia, parlo del Viale della Vittoria, il progetto può offrire possibilità e, a mio avviso, occorre rivisitarlo tenendo conto delle mutate esigenze di mercato. Si costruisca una proposta, un'offerta compatibile con i vecchi e numerosi fabbricati che sono lì e con il mercato, magari più lotti, non sta a me indicare il progetto, ma tutti funzionali, affinché più imprese possano accedere per evitare che quella struttura viva una situazione di degrado e di abbandono.
Non voglio indicare soluzioni tecniche perché già le prevede in parte il piano di recupero, anche la demolizione, ovviamente tutto, tranne la parte storica, quindi decoro anziché degrado, sicurezza, fruibilità, anziché luoghi e spazi dell'illegalità e dell'incuria.
Accanto al risultato eccezionale, importante, brillante, direi, l'obiettivo della messa in funzione del nuovo Ospedale, ci sia anche una cura per quelli che sono gli spazi adiacenti, ci sia una cura per la riqualificazione, oltre alle questioni fondamentali che sono quelle di cui lei parlava a partire dalla dotazione organica, dalla riorganizzazione, dall'offerta sanitaria, dal superamento delle liste d'attesa, ma su quegli aspetti sanitari prendo atto di quanto lei ha detto, sull'organizzazione delle nuove strutture e sulla soluzione per le vecchie strutture, chiedo uno sforzo nostro, di tutti, della Giunta, dell'Assessorato in primis. Assessore, le ripeto che la sua presenza ed un incontro con i soggetti che operano nel territorio sarebbe di grande importanza.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

Interrogazione n. 1814
ad iniziativa del Consigliere Marinelli
"Dematerializzazione ricetta cartacea"
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1814 del Consigliere Marinelli.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Premesso che la gara regionale per il fascicolo sanitario elettronico, è stata bandita con una delibera di Giunta n.1154 del 2011 "DGR 17/10 e DGR 1389/08 - Sistema informativo del Servizio sanitario regionale", con particolare riferimento al I e IV lotto, prevede specifici interventi tecnici per l'informatizzazione del territorio e per l'implementazione del fascicolo sanitario elettronico.
La delibera di Giunta n. 1700 del 16 dicembre 2013 "Approvazione schema di protocollo di intesa con le organizzazioni sindacali dei Medici medicina generale e dei pediatri libera scelta per l'implementazione e lo sviluppo della rete per l'informatizzazione territoriale", ha permesso la fase di avvio della ricetta dematerializzata che oggi coinvolge n. 221 medici di cui 49 pediatri, n. 488 farmacie su n. 522 presenti in Regione e la dematerializzazione di circa 605.000 ricette.
La delibera di Giunta n. 975 del 7 agosto 2014 "Istituzione del sistema informativo dematerializzata Marche denominato SIDEM e modalità attuative a supporto della dematerializzazione della ricetta medica e del fascicolo sanitario elettronico", ha stabilito l'istituzione di un unico sistema informativo del territorio che a regime comprenda in un unico percorso implementativo quanto sviluppato per la dematerializzata verso il fascicolo sanitario elettronico.
Premesso inoltre che il percorso della dematerializzazione della ricetta cartacea e dell'informatizzazione del sistema sanitario regionale verso il fascicolo sanitario elettronico costituisce il primo passo effettivo del più vasto ed importante processo della riqualificazione della medicina del territorio verso una sempre più appropriata risposta ai mutati bisogni dei cittadini in termini di cronicità e di necessità assistenziali anche presso il loro domicilio, e che i vigenti accordi collettivi nazionali della Medicina generale, sulla base dell'Accordo nazionale del 2005, prevedono specifiche norme in relazione all'informatizzazione dei medici, al flusso dei dati, alla tessera sanitaria e ricetta elettronica, al patient summary e ai conseguenti obblighi contrattuali per i medici e per la Regione in relazione alla "messa a disposizione" dei medici dei sistemi informativi e che le medesime norme sono presenti anche nell'analogo Accordo nazionale della pediatria di libera scelta.
Il Servizio sanità sta portando avanti da tempo un confronto serrato e proficuo con le organizzazioni sindacali della Medicina generale e della Pediatria di libera scelta mediante specifiche riunioni, anche di carattere tecnico, che hanno condotto alla implementazione della fase di avvio per il gruppo degli sperimentatori ed attualmente sta lavorando per trovare un accordo per la messa a regime di tutti i medici convenzionati sulla dematerializzata entro la fine dell'anno 2014, come stabilito negli accordi tra la Regione e il Ministero dell'Economia e finanze.
La Regione porrà a disposizione di tutti i Medici di assistenza primaria e Pediatri di libera scelta convenzionati nella nostra Regione la rete sanitaria informatizzata in corso di implementazione mediante la gara e gli strumenti in essa presenti e, come previsto dagli accordi collettivi nazionali, attiverà le procedure e le attività formative idonee a permettere l'avvio del flusso di tutti i dati necessari "senza oneri tecnici ed economici per la trasmissione a carico dei medici convenzionati" .

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marinelli.

Erminio MARINELLI. Assessore grazie. Le domande che le ho rivolto non hanno avuto risposta. Erano delle domande molto semplici perché questa ricetta doveva partire prima dell'estate, poi subito dopo l'estate, poi entro il 14 ottobre, cioè oggi, la domanda che le ho fatto era molto semplice: quando parte questo nuovo modo di produrre ricette? Entro l'anno!
Ci sono stati dei gruppi che hanno lavorato, Assessore, ma c'è la necessità di non partire per evitare quello che è accaduto con il Cup.
Noi siamo d'accordo, parlo come medico, di partire con questo discorso, ma il gruppo di lavoro ha prodotto un risultato? Qual è stato? Avete previsto di fare degli incontri informativi e formativi per i medici?
Dico questo perché in questi giorni mi è arrivata, come medico di famiglia, dall'Area vasta 3, la necessità di rispondere quanto prima al mio software di lavoro perché si parte con la ricetta dematerializzata e se ci saranno necessità occorrerà rivolgersi ad una dottoressa.
Credo che prima di partire bisognerà ascoltare chi ha fatto queste sperimentazioni perchè le garantisco che i tre medici di Civitanova, che ho ascoltato, hanno espresso preoccupazioni. E' normale questo, soprattutto all'inizio di un percorso nuovo. La Sogei, per esempio, non sempre funziona, soprattutto in determinati momenti della giornata, a Civitanova pochi, in cui la Adsl non funziona. Ho saputo che alcuni medici a Serravalle hanno comprato il satellitare perché non è possibile comunicare ma, indipendentemente da questa situazione, credo che delle riunioni informative con i tecnici responsabili, con i medici che hanno già fatto questo esperimento, debbano essere fatte insieme a degli incontri esplicativi.
Mi ha detto quanti sperimentatori, ma quanti tecnici interverranno? Che supporto avremo? Quali sono i recapiti telefonici? Lei dice che non ci sono oneri tecnici, non è vero perché attualmente non è sufficiente una stampante, una stampante adesso è per la ricetta classica, c'è bisogno di un'altra stampante perché molte volte la Sogei non funziona, la ricetta dematerializzata non parte, l'ambulatorio non può essere bloccato e, quindi, si attiva la seconda stampante per andare avanti con il metodo vecchio.
Queste sono gli inconvenienti che certamente all'inizio capiteranno. Le procedure devono essere studiate, guardate, analizzate, conosciute e superate, altrimenti andremo incontro a un blocco totale dell'attività, se la volontà è di attivare questo percorso entro l'anno.
Indipendentemente dal protocollo, da tutto quello che lei ha detto, le domande poste erano molto semplici: quando si parte? Se la risposta è entro breve, il secondo punto era: sono previsti incontri informativi e formativi? Quando? I tecnici ci sono? Quali sono le risorse economiche? Dove è possibile eventualmente interloquire nel momento in cui, e questo avviene tranquillamente, c'è un blocco della Sogei?
Sono delle domande molto semplice, ma vedo che lei e la Giunta ancora non avete analizzato completamente questo problema che non è semplice, perché interessa l'attività quotidiana del medico di famiglia che è il front office delle situazioni di difficoltà della Regione Marche.
La prego di studiare con attenzione e di non partire perchè siamo in campagna elettorale: siamo partiti con la ricetta dematerializzata, perché non è così, ci sono tante preoccupazioni e problemi. Grazie.

Interrogazione n. 1777
ad iniziativa del Consigliere Pieroni
"Situazione Banca delle Marche - problematica blocco azioni"

Interrogazione n. 1394
ad iniziativa dei Consiglieri Badiali, Giancarli
"Percorso di rafforzamento patrimoniale di Banca delle Marche e su un possibile intervento statale volto al consolidamento di Banca Marche"

Interrogazione n. 1677
ad iniziativa dei Consiglieri Zinni, Natali, Acquaroli, Romagnoli
"Situazione Banca Marche"

Interrogazione n. 1356
ad iniziativa del Consigliere Pieroni
"Grave situazione di Banca Marche"

Interrogazione n. 1331
ad iniziativa del Consigliere Latini
"Piano esuberi - Banca Marche"
(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1777 del Consigliere Pieroni, l'interrogazione n. 1394 dei Consiglieri Badiali, Giancarli, l'interrogazione n. 1677 dei Consiglieri Zinni, Natali, Acquaroli, Romagnoli, l'interrogazione n. 1356 del Consigliere Pieroni e l'interrogazione n. 1331 del Consigliere Latini, abbinate.
Ha la parola, per la risposta, il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Grazie Presidente. Cari colleghi Consiglieri, è una serie di interrogazioni che trattano diversi argomenti in relazione allo sviluppo della vicenda Banca Marche ed io vorrei che noi ci concentrassimo su quello che nei dibattiti che sono stati numerosi, mi pare che ne abbiamo fatti tre, ci siamo detti, nel senso che noi non possiamo farci carico dell'universo mondo, ma abbiamo deciso di farci carico soltanto di quattro priorità, considerando che questo istituto di credito è fondamentale nella vita economica, ma anche sociale delle Marche.
Se voi ricorderete abbiamo anche fissato un ordine di azione che poi è stato consacrato nella mozione che è stata approvata dal Consiglio regionale, ovvero abbiamo detto che al primo punto ci deve essere l'occupazione, la salvaguardia dei posti di lavoro di questo istituto sia nella parte che riguarda il front office, ovvero le filiali che sono distribuite sul territorio, che nella parte che riguarda il back office, ovvero nella sede centrale dove sono i servizi generali.
Al secondo punto abbiamo messo il discorso della necessità che questo istituto, che questa banca, torni ad essere il punto di riferimento delle imprese del nostro territorio, in considerazione che Banca Marche è in relazione con l'80% del sistema produttivo regionale e questo sistema ha bisogno del supporto di questa banca.
Al terzo punto abbiamo messo il tema del destino degli attuali azionisti. Io direi che ci dobbiamo soprattutto preoccupare delle Fondazioni e del patrimonio delle Fondazioni perché è quello che ritorna sul nostro territorio in termini di coesione sociale. La rendita che deriva dal patrimonio delle Fondazioni è quella che sviluppa quelle azioni, soprattutto in campo sanitario, ma non soltanto, nel sociale, nel sostegno ad iniziative culturali e di comunità che fanno coesione sociale.
Non ho i dati certi, ma credo che stiamo parlando in un periodo di tempo di 8 anni, di quasi 58 milioni di euro di interventi che sono stati fatti dalle 4 Fondazioni che sono alle spalle di Banca Marche, ma forse potrei sbagliare, ho sentito citare questo dato da un Presidente di una Fondazione.
Al quarto posto l'impegno che ci siamo dati era quello di richiamare l'attenzione al tema degli immobili che costituiscono gran parte dei crediti deteriorati di questo Istituto e far si che nelle azioni che si sarebbero intraprese non ci fosse un’immediata dismissione di questo patrimonio immobiliare che avrebbe distrutto il mercato regionale, ma ci fosse un'attenzione particolare orientata ad una sua valorizzazione e contemporaneamente anche ad una dismissione in tempi modulati, in modo tale che non ci fosse un boomerang rispetto ai valori del sistema immobiliare della nostra regione.
A che punto siamo? Le istanze che il Consiglio regionale ha affermato ho cercato di rappresentarle nelle diverse sedi dove questo tema è stato dibattuto.
In questo periodo di tempo l'incontro più importante che c'è stato, poi non ce ne sono stati altri per la verità, è stato con l'Amministratore Delegato della società, dell'istituto più che società, che sembrerebbe avviarsi a costruire il piano industriale, per rilevare Banca Marche. Sto parlando del gruppo Fonspa che fa riferimento a un altro gruppo finanziario internazionale che si chiama Tages. Penso che queste informazioni voi già le conosciate perché sono state pubblicate sui giornali, sia sui giornali specializzati che sui quotidiani della nostra regione. C'è questo gruppo Tages, gruppo con sede a Londra, internazionale, che ha a riferimento un altro istituto finanziario che si chiama Fonspa che ha rilevato il Credito Fondiario e che si è fatto avanti presso Banca Italia per presentare la possibilità di rilevare Banca Marche.
Ho incontrato l'Amministratore Delegato che si chiama Panfilo Tarantelli, abbiamo avuto questo incontro ed ho rappresentato fedelmente le cose che il Consiglio regionale mi ha incaricato di rappresentare, quindi, questi quattro punti.
Ho compreso che ci sono tempi molto stretti per realizzare l'opera di riorganizzazione di Banca Marche perché la banca è in condizioni abbastanza difficili. C'è un tempo, un arco temporale molto stretto che va da qui a fine anno perché poi il prossimo anno entreranno nuove normative europee che potrebbero aggravare ancora di più la posizione di questo istituto di credito, quindi, c'è la necessità di concludere l'operazione in tempi molto ravvicinati, in tempi molto brevi, al più tardi nei primi mesi del prossimo anno.
L'intendimento di questo gruppo sostenuto da Banca d'Italia è di andare in questa direzione, si sta facendo la due diligence, un’ulteriore due diligence sull'istituto Banca Marche non è stata ancora completata, ma lo sarà entro tempi brevi, nel frattempo per le informazioni che ho appreso dagli organi di informazione, quindi, non dal colloquio con l'Amministratore Delegato, ci sarebbero anche dei gruppi interessati a partecipare insieme a Fonspa alla riorganizzazione di Banca Marche. Sono gruppi americani, arabi, oltre alla solita cordata di imprenditori della nostra regione che continua a dare la sua disponibilità per partecipare all'operazione. Il soggetto di gestione, quindi, anche la parte più rilevante del capitale che dovrà realizzare l'operazione di ristrutturazione e di riorganizzazione della banca che è confermata essere intorno agli 800 milioni di aumento di capitale sociale, sarà Fonspa.
Il fatto che sia l'ex Credito Fondiario ci rassicura, ma ancora non lo sappiamo perché molto dipenderà dalla presentazione di un piano che ancora non c'è, e ci rassicura rispetto al principale obiettivo che ci ponevamo, ovvero quello della salvaguardia dell'occupazione perché se fosse stato un istituto non nuovo come questo è, ma già consolidato sul territorio, dotato di strutture e di organizzazione generale e distribuita come avrebbe potuto essere non so, dico un nome a caso, Unicredit, probabilmente l'opera di ristrutturazione sarebbe stata molto più pesante di quella che si può prevedere con un soggetto che entra nel mercato finanziario italiano ed ha bisogno di dotarsi anche di strutture organizzative.
L'altra cosa importante che era stata sollecitata era il quarto punto, ovvero quello della gestione degli immobili che, come sapete, è la parte più rilevante del deterioramento dei crediti di Banca Marche. Su questo c'è stato un intervento del fondo interbancario, c'è stata la disponibilità del fondo interbancario ad intervenire con 800 milioni di euro, questo ha fatto si che Fonspa, quindi, lo stesso istituto, si carichi anche dell’opportunità/necessità di creare accanto al risanamento, la riorganizzazione della banca, la realizzazione di un'altra banca che verrebbe ad essere definita bad bank, ovvero la banca che raccoglie tutte le partite compromesse della precedente gestione di Banca Marche, quindi, tutto il patrimonio immobiliare e lo gestisce con il conforto di altri fondi internazionali in una logica che è quella che noi auspicavamo, ovvero non quella di speculare e metterlo immediatamente sul mercato regionale e italiano, ma quello di costruire delle azioni di valorizzazione, che possano realizzarsi anche attraverso la copertura finanziaria che questo gruppo è in grado di mettere in campo.
Comunque non siamo ancora arrivati al punto di caduta, volevo rassicurare i Consiglieri che le istanze che il Consiglio regionale ha approvato le stiamo seguendo con attenzione, non introducendo nuove esigenze, perché non possiamo introdurre nuove esigenze soprattutto quelle che saranno definite dal mercato, ma limitandoci a dare attenzione a questa road map che da voi è stata definita.
Il punto fondamentale credo avverrà tra non molto, nel momento in cui si chiuderà la due diligence e ci sarà la presentazione del piano industriale per le due azioni, sia quella che riguarda la bad bank sia quella che riguarda la good bank, ovvero da una parte la gestione del patrimonio deteriorato attraverso questa società nuova, bad bank, dall’altra la gestione nuova della società di Banca Marche gestita da Fonspa che dovrebbe, anche sulla base delle indicazioni e delle riflessioni che sono state avanzate, concentrarsi sulla difesa e sul sostegno del sistema manifatturiero economico regionale.
Credo che questo sia molto importante perché era un auspicio venuto dal Consiglio regionale, tra l'altro non so se avete visto i dati pubblicati ieri da Eurostat, si conferma che noi siamo la regione più manifatturiera d'Italia e siamo la prima delle regioni europee, dopo quelle tedesche, quindi siamo ancora, nella rappresentanza della stessa Europa, una delle regioni meglio posizionare sotto il profilo delle sue potenzialità economiche e credo che non sia un caso che Banca Marche possa trovare una soluzione positiva in tempi sufficientemente rapidi proprio per questa ragione, ovvero per le potenzialità che, nonostante la crisi, il nostro sistema economico ancora esprime e che è stato in grado di riuscire a trovare capitali che alla fine, tra l'operazione bad e l'operazione good, saranno non meno di 1 miliardo e 800 milioni di euro che cercheranno di ripianare una situazione che è stata gestita in maniera molto discutibile.
Vorrei a questo punto fare un'altra considerazione se me la consentite, poi chiudo.
In questo periodo di grandissima difficoltà per la nostra economia, lo ribadisco ancora una volta, dovremmo tutti essere orgogliosi di questo, nel momento in cui sono venuti meno i santuari economici della nostra regione il punto di riferimento per tutti gli interlocutori non solo istituzionali, ma anche finanziari ed economici è stata l'istituzione regionale. Credo che questo debba renderci, in qualche modo, orgogliosi di quello che in una legislatura drammatica, caratterizzata da tre anni di recessione, l'istituzione regionale è stata in grado di fare, essere punto di riferimento non soltanto per la tutela dei lavoratori, per difendere le loro famiglie, per difendere il lavoro che si stava perdendo, ma soprattutto per trovare soluzioni nuove che hanno visto la Regione Marche sempre in grado di offrire un’interlocuzione appropriata e a volte anche coraggiosa.

PRESIDENTE. Ha la parola per dichiarasi soddisfatto o meno il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Presidente, la mia non vuole essere una replica, ma un ringraziamento per averci ancora una volta aggiornato su una questione tra le più importanti di questo periodo per la regione Marche che riguarda appunto Banca delle Marche.
La mia non vuole essere una replica, ma la presa d'atto di un percorso che si sta portando avanti tra tante difficoltà possibili e immaginabili. Un percorso che a mio avviso la Regione deve continuare a seguire come ha fatto sino ad oggi, in maniera definita, con la chiarezza, di chi ha il ruolo istituzionale per poter dare anche un contributo a questa vicenda così importante per il mondo imprenditoriale, per i quasi 40.000 azionisti, per i tanti dipendenti e per tutto quello che riguarda la galassia di Banca Marche.
In questo contesto voglio aggiungere una questione che rientra nella galassia di Banca Marche ed è legata al commissariamento ed alla questione della Carilo spa che è una controllata di Banca Marche a cui si fa sempre poco riferimento. Ancora oggi è un gioiellino di Banca Marche e non si capisce per quale motivo sia stata commissariata, anzi diciamo che ci sono una serie di valutazioni che riguardano la Carilo e su questo chiedo al Presidente, non oggi naturalmente perché non è a conoscenza dei dati definiti, quale sarà il futuro della Carilo legato ad un contesto così importante come quello di Banca Marche. E’ necessario tener conto anche del tipo di opportunità che la Carilo ha sempre dato ad un territorio importante come quello della provincia di Ancona.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Devo dire che personalmente non esprimo soddisfazione per questa risposta, non perché sia colpa del Presidente Spacca che ovviamente si sarà anche prodigato a fare quello che poteva, non sono soddisfatto perché questa risposta di fatto certifica una sconfitta complessiva per il sistema politico economico marchigiano e credo che emerga chiaramente una specie di rinuncia del nostro territorio a fare la battaglia.
A fare la battaglia per che cosa? Banca Marche in questi anni è stata gestita, usiamo questo termine, con leggerezza, allegria, disinvoltura e via dicendo, probabilmente è un dato di fatto, però nessuno ha voluto mai parlare della circostanza che - ed io nella nostra interrogazione l’ho scritto, vedo che altri colleghi hanno un po' minimizzato questo aspetto che non è indifferente - Bankitalia è andata a parametrare ed a perimetrare i crediti con un maggior valore di deterioramento rispetto a quello che è accaduto per altre banche in Italia. Cari Consiglieri queste cose possono capitare, Banca Italia non è lo Stato, lo sappiamo tutti, è un luogo dove si incontrano tutti i principali banchieri italiani, ma in altre parti d'Italia, cito l'esempio del Veneto, di fronte a una situazione del genere, nel territorio ci sono state le barricate per salvare le proprie banche perché il miracolo del nord-est sa benissimo, a livello imprenditoriale, il valore di questa cosa.
Invece ho letto nei giornali anche quest'estate che qualcuno, anche imprenditore, si è espresso dicendo: "Non è importante che resti marchigiana". No? Il nostro unico obiettivo è salvare i dipendenti di Banca Marche? Azione lodevole, ma mi sia consentito dire limitata ad un aspetto aziendale e forse sottovalutiamo quello che riguarda la ricaduta nel medio e lungo periodo per quel sistema manifatturiero che ha detto il Presidente Spacca.
Signori quando la banca sarà straniera, quando le regole di questa scellerata Unione Europea, scellerata perché questa non è un'Unione Europea che dà solidarietà nel territorio, ma pretende solamente, noi ci ritroveremo fra tre, quattro, cinque anni, un sistema bancario in cui il piccolo imprenditore marchigiano, casa e bottega, grande lavoratore, uomo di sacrifici, lui moglie e figli, e tutti gli altri, non avrà più un fido bancario di un centesimo, allora cosa racconteremo a questi signori? Che non era importante che la banca rimanesse marchigiana? Non nel senso di qualche furbo marchigiano che si arricchisca alle spalle degli amici e cittadini delle Marche, ma nel senso di una governance che rimanga nel tempo marchigiana e che protegga il nostro già fragile sistema manifatturiero in questa globalizzazione che altro non è che deregolamentazione quotidiana per chiunque sia un lavoratore.
Questa globalizzazione è una schifezza, vogliamo ammetterlo o vogliamo continuare a fare i pippotti, come fa qualche autorevole professorino sul Sole 24 Ore, sulle magiche opportunità che dà questo liberal liberismo nel mondo? Scusate, chiedo scusa se il Consigliere Zinni parla di cose che non c'entrano niente con le nostre competenze. E’ vero che probabilmente il Consiglio regionale non è in grado di arginare il liberal liberismo nel mondo, ma il Consiglio regionale poteva essere unito e compatto, al di là di centro destra e centro sinistra, nel fare le barricate come in Veneto ed andare da Banca d'Italia a dire che cosa? “Guarda bene che forse hai sbagliato a contare i crediti deteriorati”.
Lo abbiamo fatto? No! Devo dare la colpa solo al Presidente Spacca? Sarei un fariseo. La colpa è di tutte le forze politiche del territorio che unitamente alle associazioni di categoria, mi sia consentito dire che queste cose non si fanno solo con i partiti, se no è un fatto ideologico, queste cose si fanno con la Confindustria, con la Confartigianato, con la Cna, con tutti, sarebbero dovute andare là e dire: "Questa partita forse è ancora da giocare". Non basta la cordata degli imprenditori marchigiani, non basta neanche quella, quella semmai poteva essere un aspetto della vicenda.
Non voglio pontificare colleghi, perché non credo che nella posizione del Presidente Spacca avrei potuto fare di più, anche se mi sento di dire che sbagliamo, come politica sbagliamo in questo. Noi dobbiamo credere, a volte con fantasia, che quando si fanno le barricate i risultati possano arrivare, magari non sarebbe accaduto nulla, magari questa estate a ferragosto potevamo andare in duemila sotto il Ministero a urlare come delle scimmie impazzite e può darsi che qualcosa poteva accadere.
Adesso abbiamo una certezza ed il massimo che si può ottenere, dalle dichiarazioni del Presidente Spacca, a mio avviso un po' laconiche, è che arriverà uno che invece di chiudere 10 sportelli su 10 ne chiuderà 3 perché grazie a Dio non ha gli sportelli nelle Marche, facendo anche qualche scivolamento pensionistico. Ma, ripeto, nell'ambito dello sviluppo del lavoro, nel medio periodo, cosa raccontiamo agli imprenditori che oggi sudano sangue per avere un centesimo da una banca qualsiasi? E’ sulla gestione di Banca Marche che piange il cuore, perché Banca Marche se fosse stata gestita diversamente probabilmente oggi avrebbe ancora la sua governance ed avrebbe dato più ossigeno, pochi punti percentuali, è chiaro i miracoli non li fa nessuno, a quegli imprenditori dei nostri distretti industriali e dell'artigianato che annaspano ogni giorno di più.
Il futuro di questa Europa se siamo onesti con noi stessi non è roseo. L'altro giorno, e concludo, mi sia consentito, ho avuto l'opportunità di partecipare ad una conferenza stampa dove c’era uno dei tecnici di Morgan Stanley che spiegava dove investire nel futuro e mi veniva da ridere perché raccontava che oggi l'America è il luogo più sicuro dove investire perché ha fatto, pensate un po', una politica espansionistica monetaria, grazie al fatto che controlla la banca centrale. Mi veniva da ridere, perché quando posi qua il tema di iniziare una discussione sul no-euro tutti a ridere e a dire: "Parli di una fesseria, cerchi quattro voti in maniera patetica". Ebbene signori il paradosso è questo, gli Stati Uniti d'America predicano il liberal liberismo, ma quando gli fa comodo come sono keynesiani loro non lo è nessuno, ed hanno tutelato i loro interessi. Noi europei siamo un branco di sciocchi che pensa che con questo meccanismo si possa andare avanti, quindi, occasione persa, e le responsabilità sono di tutta la politica, ma in particolar modo di questa maggioranza che non ha voluto minimamente tenere in considerazione le nostre richieste di fare delle barricate insieme.

PRESIDENTE Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Grazie Presidente. Ringrazio il Presidente Spacca per la spiegazione e l'intervento sulle interrogazioni presentate da diversi Consiglieri. La mia e del Consigliere Giancarli era datata 26 settembre 2013 perciò molto vecchia e passi in avanti sulla questione di Banca Marche ne sono stati fatti.
Nella nostra interrogazione chiedevamo se c'era la volontà di avanzare al Governo la richiesta di un intervento statale a favore della ricapitalizzazione di Banca Marche. Era una questione, diciamo, estrema, questa ricapitalizzazione non c’è stata, ma c'è stato un buon intervento da parte dell'istituzione regionale con un documento approvato a stragrande maggioranza da tutta l'Assemblea legislativa che il Presidente Spacca ha saputo valorizzare nelle sedi opportune, cioè nell'incontro con il Direttore della Banca d'Italia.
Non è una cosa usuale avere questi incontri, anzi, per come è messa la Banca d'Italia, per come è il sistema bancario italiano, penso sia stato l'unico incontro che la Banca d’Italia ha avuto con un'istituzione regionale,. Abbiamo fatto una cosa intelligente, non abbiamo fatto le barricate, abbiamo fatto quello che era possibile fare, detto quello che era possibile dire, quello che era possibile sollecitare, sempre nelle forme e nelle maniere dovute.
Penso che le quattro priorità che il Presidente enunciava e che noi abbiamo "messo insieme", dettato, come Assemblea legislativa delle Marche, siano a tutt'oggi salvaguardate e questa operazione che si sta facendo - anche questo accade per la prima volta nel sistema bancario nazionale, perché di banche a livello nazionale, come Banca Marche, messe nelle stesse condizioni o peggio o poco meglio, ce ne sono tantissime, purtroppo - è una dei primi casi in cui, se non mi sbaglio, il fondo interbancario interviene.
E’ importante che ci sia l’ingresso dei gruppi internazionali, supportati anche da gruppi locali, da imprenditori locali. Abbiamo detto che la nostra regione è una delle prime regioni manifatturiere a livello europeo e per l'80% delle imprese che hanno usufruito e dovranno usufruire del sistema creditizio regionale, Banca Marche era ed è un punto di riferimento e per questo dobbiamo cercare di lavorarci sempre di più.
Dobbiamo far capire con una pressione continua da parte della politica, senza invadere il campo degli altri, che il commissariamento deve finire prima possibile, perché è vero quello che si diceva: dal prossimo anno, dal 2015, partiranno le nuove regole della Comunità europea che saranno ancora più ferree di quelle che abbiamo oggi, perciò è una cosa molto importante che l'operazione si concluda prima della fine dell'anno.
E’ anche importante quello che veniva detto e cioè che la banca continui a mantenere l'occupazione. La salvaguardia dell'occupazione significa salvaguardia degli sportelli, ma significa che la banca è regionale ed anche interregionale, Umbria, Lazio, Emilia-Romagna e quant'altro.
Sono importanti gli azionisti e le Fondazioni. Io ho a cuore, come penso tutti, la situazione degli azionisti. Banca Marche ha 44.000 azionisti, chi con più risorse chi con meno. Sapere che fine faranno è un problema grosso come quello delle Fondazioni che sicuramente non sono state con gli occhi attenti e vigili nel passato. Questo lo sappiamo, l'abbiamo detto, però i se e i ma non servono più a niente, serve il futuro, ed è vero che le Fondazioni sono un punto di riferimento della società regionale per quanto riguarda la coesione sociale. I fondi che vengono messi a disposizione se la Banca lavora bene, vengono incassati dalle stesse Fondazioni e rimessi nel tessuto economico e sociale della nostra regione. E’ una parte importantissima come quella degli azionisti.
L'istituzione regionale è stato un punto di riferimento, dico anche dovuto, ma è stato un punto di riferimento anche per altre situazioni drammatiche che si sono verificate negli ultimi 5, 6, 7 anni di questa crisi. Deve continuare ad esserlo, deve farlo perché è un suo dovere ed anche un suo obbligo, è anche un onore essere punto di riferimento regionale per tutti quelli che hanno difficoltà. Certo non si può risolvere tutto, ma se c'è la volontà della politica, di cui parlava prima il Consigliere Zinni, senza strumentalizzare, senza parlare del mondo intero, ma della concretezza della realtà del nostro territorio che si confronta con le istituzioni, possiamo fare soprattutto in modo intelligente e le risposte sicuramente arriveranno. Per come si sta approntando la conclusione della vicenda di Banca Marche speriamo di essere su questo percorso, su questa strada e che si possa completare quanto prima possibile. Spero che il Presidente della Giunta regionale con la sua conoscenza continui insieme all’Assemblea legislativa a condividere i percorsi che si stanno facendo e che si stanno ultimando. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Grazie Presidente. Sull'intervento del Presidente va evidenziato un dato di fatto e cioè che una svolta importante per quanto riguarda la soluzione o comunque l'avvio di una soluzione positiva del nuovo percorso di Banca Marche c'è. Ci sono state una serie di situazioni che hanno contribuito a cambiare il percorso che la Banca d'Italia aveva annunciato con l'arrivo dei due Commissari.
Le garanzie di ordine sociale, politico e di comunità che la Regione, attraverso il suo Presidente nell'incontro con la Banca d'Italia, ha dato per il mantenimento della Banca territoriale - non voglio dire una banca locale, ma una banca che serve nell'incastro fondamentale di quelli che saranno i gangli futuri, vitali di una comunità rappresentata e in grado di auto sostenersi - sono state, se non fondamentali, certamente importantissime e quello che ha detto prima il Consigliere Badiali sulla volontà del Governatore della Banca d'Italia di ricevere il Governatore delle Marche è emblematico, è inequivocabile.
Questo percorso, senza considerare il passato, soprattutto gli errori che sono stati commessi, non soltanto dagli amministratori dell'istituto di credito, ma da coloro che presiedevano al sostegno delle attività della banca che nella passata era, quella che ha coinvolto tutti noi fino al 2008-2009, avevano goduto di favori del pronostico e rappresentavano, diciamo, l'esempio da seguire anche per le altre banche territoriali, all'improvviso, sia per gli errori che ho accennato, come scelte non oculate, che nella visione di un indirizzo che si è poi rilevato agli occhi delle strategie internazionali non più adeguato e che ha colpito volutamente alcuni settori importanti come quello edile su cui la Banca Marche aveva investito moltissimo, è naturale pensare non debbano più ripetersi e, quindi, più che colpevolizzare, come da parte di molti è avvenuto, coloro che hanno messo in atto le azioni negative a sfavore della Banca delle Marche, dei soci e di coloro che sono correntisti e depositari o di coloro che hanno rapporti con la banca stessa, è necessario pensare che vi debbano essere delle azioni che comportino automaticamente il prevenire scelte siffatte che poi ricadono fortemente sul territorio, soprattutto sul tessuto imprenditoriale importante per la nostra comunità se vuole continuare ad essere la prima regione manifatturiera dell'Italia e una fra le prime in Europa.
E’ stato necessario chiedere aiuto ad un investitore esterno, perché ragionando in termini realisti credo la banca non ce l'avrebbe fatta ad andare avanti, questo è un dato scontato, tutti avremmo voluto che la cordata locale, le Fondazioni, la singola persona, il singolo magnate ed anche il più importante industriale della zona, arrivassero a mantenere la marchigianità della nostra banca, ma in realtà solo l'apertura a un mondo esterno è in grado di sopportare anche gli andamenti ciclici negativi economici-finanziari e consentire alla banca di rimanere fondamentalmente ancorata al territorio con la certezza di poter essere anche un volano per iniziative che dal territorio si allargano a tutto il mondo. Credo che questo sia un dato di realtà.
Quello che può fare la Regione Marche, con l’affidabilità che ha dimostrato in questo particolare frangente, è consentire che i futuri budget, gli obiettivi dell'attività, il nuovo corso, il new deal della Banca Marche, siano rivolti principalmente su tre grandi linee su cui porre attenzione e le sottolineo richiamandomi agli interventi che mi hanno preceduto: salvaguardia dei posti di lavoro, che non vuol dire ovviamente mantenere il posto di lavoro a tutti, ma mantenere il posto produttivo e le capacità che ogni impiegato della Banca Marche ha finora avuto; la possibilità di dare stima e sicurezza ai correntisti, cioè ai risparmiatori che depositano i fondi presso la Banca delle Marche; soprattutto concentrare le iniziative su quello che la BCE ormai dà come obiettivo per il futuro alle banche delle varie nazioni, cioè puntare sulle imprese e sulle famiglie.
Se la Regione Marche, come credo, saprà fare, potrà dare un aiuto consistente, un monito ed una partecipazione affinché il nuovo percorso di Banca Marche si indirizzi su queste 3 grandi direttive.
Penso che abbiamo superato il problema che era davvero grave fino a pochissimi mesi fa e che è stato sventato per una combinazione di fattori su cui con forza c’è stato l'apporto della Regione Marche. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Voglio anch'io ringraziare il Presidente Spacca, come pure ringrazio il Presidente della III Commissione Badiali per il lavoro svolto su questo tema delicatissimo in merito a questo istituto di credito in seria difficoltà.
Non voglio difendere la cultura liberale e il liberismo anche se farei una distinzione netta fra quella che è la cultura liberale e quello che è il liberismo, però voglio precisare che sono per un'economia di mercato che sia dentro un quadro di democrazia economica con uno Stato che dia delle regole certe.
Non voglio difendere nessuno, ma credo che il fallimento non sia stato del sistema politico, il fallimento è stato del sistema bancario, perché se ci fosse stata più politica nella Banca delle Marche forse i verbali ispettivi della Banca d'Italia dell'aprile 2006, dell'agosto 2006, del settembre 2008, del novembre 2008, del giugno 2010, dell'agosto 2010 e continuo, 2010, 2012, 2013, sarebbero stati letti sicuramente con grande attenzione.
Quello che oggi conta è la prospettiva, è costruire il futuro perché dobbiamo cercare di mantenere questa Banca delle Marche nel cuore delle Marche, nel cuore della città di Jesi. Dobbiamo mantenere questo senso di appartenenza, dobbiamo mantenere il radicamento e per mantenere questo dobbiamo costruire delle soluzioni, dobbiamo dare delle risposte, dobbiamo fare in modo che questa Banca risponda ai bisogni delle piccole e medie imprese, dell'industria, dell'artigianato, dell'agricoltura, del turismo, del commercio, risponda, come ha detto il Consigliere Badiali, agli azionisti, a quei 44.000 azionisti, risponda ai risparmiatori ed alle molte persone che hanno utilizzato i risparmi magari per acquistare quote.
Il punto non può che essere quello che ha detto il Presidente Spacca rispetto ai quattro obiettivi che io non riprendo, ma che lui ha spiegato in modo molto chiaro: la salvaguardia dell'occupazione, l'economia della nostra regione, il patrimonio di Banca Marche, le Fondazioni e la necessità di evitare che tutta la massa critica, a partire dall'impegno immobiliare della Banca, e quindi dei beni che oggi la Banca possiede, sia messa nel mercato marchigiano creando una serie di difficoltà che drogherebbero l’economia marchigiana.
Credo che ci sia bisogno di democrazia, di trasparenza, di responsabilità.
Questa stamattina si è parlato di Europa, io non credo che si possa tornare indietro, rispetto ad una dimensione europea, rispetto anche ad una dimensione mondiale, il problema è: quale Europa? Non può che essere un'Europa della crescita, non un’Europa della moneta, non può che essere un’Europa del lavoro e voglio ricordare che il primo impegno che ha ottenuto la Presidenza italiana riguarda i 300 miliardi straordinari da immettere nell'economia europea.
E’ stato citato il Veneto dal Consigliere Zinni, ricordo di essere stato invitato una volta dalla Cassa di Risparmio di Verona a difendere la Cassa di Risparmio di Verona che aveva acquisito negli anni, non ricordo quando, la Cassa di Risparmio di Ancona ed altri istituti di credito, sono intervenuto a Verona ed ho ricordato quello che Verona aveva fatto con altri territori ed ho detto che a quel punto più che una Cassa di Risparmio di Verona avrei preferito quello che poi è diventato l'Unicredit perché un'economia come quella marchigiana nel mondo, per l'azione di Unicredit con sportelli in tanta parte d'Europa, avrebbe potuto trovare qualche istituto di credito bancario che agevolasse quel percorso, quel mercato, e desse la possibilità di entrare in quei mercati.
Questo non significa che non sono per la marchigianità o per la territorialità, su questo sono d'accordo con il Consigliere Zinni, ma marchigianità e territorialità significano da un lato non dimenticare le responsabilità, dall'altro costruire le condizioni affinché l'imprenditoria, gli azionisti, le famiglie marchigiane, possano ritrovarsi, riconoscersi in questa Banca che, trovando le condizioni, operi a favore della nostra economia e sia anche un punto di riferimento per le famiglie marchigiane.

Interrogazione n. 1699
ad iniziativa del Consigliere Cardogna
"Opportunità di effettuare il controllo numerico dei cinghiali mediante uso di armi da fuoco all'interno della Riserva naturale statale Gola del Furlo"
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1699 del Consigliere Cardogna.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Giorgi.

Paola GIORGI. Grazie Presidente. In riferimento all'interrogazione n. 1699 del Consigliere Cardogna, avente per oggetto "Opportunità di effettuare il controllo numerico dei cinghiali mediante uso di armi da fuoco all'inferno della Riserva naturale statale Gola del Furlo", si relaziona quanto segue.
Tra le finalità di un'area protetta vi è I'applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo pastorali e tradizionali.
Ogni Area protetta è chiamata a tutelare la biodiversità ed a conservare le risorse naturali presenti nel territorio che gestisce. Tuttavia gli sforzi per realizzare tali finalità rischiano di essere travolti e vanificati dagli impatti determinati dal cinghiale alle produzioni agro-forestali, alle praterie nonché alla fauna minore.
Negli ultimi anni la presenza del cinghiale ha superato il livello massimo di sostenibilità, sollevando lamentele da parte delle organizzazioni agricole e delle singole imprese; gli Enti locali, in particolare i Comuni e le Comunità Montane si sono messi in allarme.
Nello scorso mese di giugno, gli Ambiti Territoriali di Caccia Pesaro 1 e Pesaro 2, lamentando i danni prodotti dal cinghiale nelle aree limitrofe alla Riserva, hanno richiesto interventi urgenti per contenerne l'impatto.
I problemi determinati dalla presenza del cinghiale sono molteplici: danni alle produzioni agricole e all'ecosistema, erosione dei suoli, problemi di ordine sociale.
Per i suddetti motivi la Provincia di Pesaro e Urbino, in qualità di Organismo di Gestione della Riserva naturale statale Gola del Furlo, ha deciso di adottare misure attive volte a controllare la popolazione di tale specie sulla base di quanto previsto dall'articolo 11, comma 4, della legge 6 dicembre 1991, n. 394 e dalle "Linee guida per la gestione del cinghiale nelle aree protette".
Riguardo le segnalazioni che riferiscono di colpi di arma da fuoco avvertiti in località Canavaccio di Urbino non si può far altro che sostenere che tale attività, qualora accertata all'interno della Riserva, rappresenta senza meno un reato da perseguire a norma di legge; se invece si verifica all'esterno dell'Area protetta, l'Organismo di Gestione della Riserva non ha alcuna possibilità di intervento.
Relativamente alla presenza di persone armate, la Provincia di Pesaro e Urbino, soggetto gestore della Riserva, riferisce che all'interno dell'Area protetta sono legittimati al porto d'armi solo gli organi deputati alla sorveglianza del territorio (Polizia Provinciale e Corpo Forestale dello Stato).
Riguardo il controllo della popolazione di cinghiale, l'articolo 6 del Decreto del Ministero dell'ambiente prevede che "Fino all'entrata in vigore del piano di gestione, ai sensi dell'articolo 17, comma 1, dell'articolo 8, comma 5, dell'articolo 6, comma 4, e dell'articolo 11, comma 3, della legge 6 dicembre 1991, n. 394, nel territorio della riserva siano vietati: la cattura, l'uccisione, il danneggiamento, il disturbo della fauna selvatica".
Pertanto l'Organismo di gestione procederà al controllo del cinghiale nella Riserva quando il Piano di Gestione e il Regolamento attuativo della Riserva, una volta adottati dal Ministero, entreranno in vigore. A tal proposito si fa presente che la Regione Marche, con atto di Giunta del 4 giugno 2014 n. 665 ha espresso parere favorevole su tali strumenti che ora attendono solo l'atto conclusivo del Ministero per entrare in vigore.
Va sottolineato che negli ultimi anni il soggetto gestore ha costantemente monitorato e censito la popolazione del cinghiale sia all'interno del territorio della Riserva che nelle aree limitrofe.
Tali attività hanno permesso alla Provincia di Pesaro e Urbino di dotarsi di importanti strumenti normativi che consentiranno un efficace controllo della popolazione di tale specie; tali strumenti sono:
- "Regolamento per la gestione del cinghiale" approvato dal Consiglio provinciale con deliberazione del 26 febbraio 2013 e su cui I'Ispra ha espresso parere favorevole;
- Piano quinquennale "Modalità di gestione del cinghiale per il quinquennio 2013-2017”, che ha acquisito il parere favorevole dell'Ispra;
- "Piano annuale di gestione del cinghiale".
Nel 2011 la Riserva ha realizzato un apposito percorso partecipato, coinvolgendo agricoltori, ambientalisti e cacciatori residenti nel bacino territoriale di riferimento per l'area protetta, trovando consenso e collaborazione.
A seguito di uno specifico bando, è stato organizzato, sempre dal gestore, un primo corso di abilitazione per "Operatore di gestione del cinghiale della Riserva naturale statale Gola del Furlo"; hanno conseguito l'abilitazione 65 operatori, con i quali, nel 2011, è stato realizzato un rilevamento da cui sono scaturiti i primi dati ufficiali riguardo la consistenza della popolazione di tale specie.
Nel 2013 si è proceduto ad un secondo monitoraggio articolatosi in 3 diverse sessioni e coinvolgendo un buon numero di operatori volontari. Il censimento è stato condotto attraverso osservazione diretta, con l'ausilio di strumentazioni ottiche; successivamente si è proceduto al mappaggio, su carta, degli individui rilevati, suddivisi in classi di sesso e di età.
II Piano annuale 2013 è stato redatto nel rispetto dei principi normativi vigenti in materia di protezione della fauna omeoterma, di Polizia Veterinaria e di tutela degli habitat.
Il monitoraggio della popolazione di cinghiale che frequenta la Riserva e l'area buffer è ovviamente di importanza fondamentale per una buona gestione della specie. Il monitoraggio viene eseguito su tutte le aree utili dell'area di indagine, è protratto nel tempo ed è realizzato attraverso l'osservazione diretta da punti di vantaggio in orario crepuscolare e notturno.
Tutte le attività tecnico-scientifiche sono state coordinate da professionisti specializzati sotto il controllo dei dirigenti della Provincia.
La popolazione di cinghiale andrà gestita tramite la realizzazione di interventi preventivi per la riduzione degli impatti prodotti dalla specie ovvero attraverso il contenimento numerico diretto.
La Riserva risarcisce i danni prodotti dal cinghiale alle produzioni agro-forestali dei terreni ubicati nel territorio dell'area protetta; non può invece intervenire per i danni causati nelle aree esterne ai suoi confini, seppur limitrofe, per i danni prodotti dai cinghiali provenienti dal suo territorio.
Il Piano annuale 2013 stabilisce che la densità massima obiettivo di cinghiale, numero massimo di cinghiali presenti per chilometro quadrato all'interno della riserva, deve tendere a 2 in epoca tardo invernale e a 3 in altri periodi. Necessario garantire tale densità durante l'anno.
II controllo numerico viene altresì realizzato nei casi in cui il cinghiale produca impatti non sostenibili a livello locale.
Le tecniche ammissibili per il contenimento numerico della popolazione, nel rispetto della legge n. 189/04, sono la cattura e l'abbattimento diretto con sparo con specifiche direttive e prescrizioni.
Inoltre nel corso dell'attività di controllo si prevede un costante monitoraggio delle presenze nei diversi ambiti territoriali; degli abbattimenti e degli episodi di danneggiamento. In base agli esiti di tali monitoraggi saranno definite le modalità di controllo in modo più mirato e specifico che ovviamente terranno conto delle situazioni locali che verranno a determinarsi.
Il raggiungimento dei suddetti obiettivi deve comunque garantire la conservazione dei popolamenti della specie, nell'ambito degli equilibri ecosistemici naturali dovuti anche al ruolo ecologico correlato alla sua presenza nel territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Cardogna. (…) Si ritiene soddisfatto.

Interpellanza n. 59
ad iniziativa della Consigliera Foschi
“Centrali biogas autorizzate a Fano”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 59 della Consigliera Foschi.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Malaspina.

Maura MALASPINA. E' un'interpellanza datata e l'ho aggiornata di volta in volta essendo un po' "vecchia", spero che sia l’ultima versione.
In relazione all'interpellanza n. 59 ad iniziativa della Consigliera Foschi, si rappresenta quanto segue.
Con DDPF n. 63/EFR del 10 luglio 2012 e con D.D.P.F. n. 64/EFR del 10 luglio 2012 la Società Unipersonale Prima Energia srl è stata autorizzata, ai sensi dell'articolo 12, dei D. Lgs. n. 387/2003, a realizzare, rispettivamente, l'impianto di produzione di energia elettrica a biogas da biomasse, le relative infrastrutture e le opere connesse, da ubicare nel Comune di Fano (PU), in Località Caminate e in Località Metaurilia.
Con note del 28 giugno 2013 la Società Prima Energia srl Unipersonale ha chiesto alla competente struttura regionale una proroga di tre mesi per presentare l'inizio dei lavori di costruzione degli impianti di cui all'oggetto "a causa dei dinieghi e delle innumerevoli difficoltà poste dal Comune di Fano alla sottoscrizione della polizza fideiussoria a garanzia dello smaltimento dell'impianto di biogas".
Con nota dell’1 luglio 2013 il Comune di Fano ha comunicato che la bozza di fideiussione presentata dalla ditta Prima Energia, quale garanzia per la dismissione dell'impianto ed il ripristino dello stato dei luoghi, deve ritenersi non conforme a quanto stabilito al punto 13.1 lett. J) del D.M. 10 settembre 2010 "Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili".
Le Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili di cui al decreto 10 settembre 2010, prevedono che l'autorizzazione ai sensi dell'articolo 12, D.Lgs. 387/2003, venga rilasciata previo impegno esplicito su dichiarazione della Ditta alla corresponsione di una polizza fideiussoria, da stipulare prima dell'avvio lavori.
AI riguardo si richiama l'articolo 42 comma 2 del D.L. n. 28 del 3 marzo 2001, c.d. "Decreto Romani"- Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 3003/30/CE, che recita: "restano ferme le competenze in tema di controlli e verifiche spettanti alle amministrazioni statali, regionali, agli enti locali nonché ai gestori di rete".
Si ritiene, pertanto, che la polizza fideiussoria, a garanzia della dismissione dell'impianto, debba essere concordata con il Comune stesso, in quanto ente territoriale deputato a tutte le attività ricomprese nel Testo Unico sull'Edilizia.
Successivamente in data 10 luglio 2013 lo Studio Legale incaricato della Società Prima Energia srl Unipersonale precisava che la ditta, in via meramente prudenziale e subordinatamente all'istanza di proroga, per il caso di mancata concessione della medesima e salvo impugnazione, avrebbe proceduto comunque a dare inizio ai lavori entro la stessa data del 10 luglio 2013.
La ditta proponente trasmetteva in data 11 luglio 2013 copia delle comunicazioni dell'inizio lavori (10 luglio 2013) inviate al Comune di Fano.
Con note del 23 luglio 2013 il Comune di Fano affermava che le richieste di proroga di avvio dei lavori non dovevano essere accolte in quanto prive della prescritta polizza a garanzia delle obbligazioni assunte dalla ditta de qua; con le stesse note, il Comune di Fano precisava, altresì, che l'inizio lavori, ai sensi del DPR 380/2001 (TU Edilizia), non può essere considerato conforme alla vigente normativa (L. 244/2007) secondo la quale occorre dimostrare di avere "concretamente avviato la realizzazione dell'iniziativa".
Successivamente, il competente ufficio regionale ha dato riscontro alla richiesta della Ditta evidenziando i termini di riferimento con i quali poteva essere concessa la proroga; comprovare l'avvio dei lavori "a fronte di un coerente piano di realizzazione" ai sensi del articolo 2, comma 159, della legge 244/2007 (finanziaria 2008) o richiedere la proroga assumendo come riferimento il "Testo Unico Edilizia".
Con successive note di riscontro del 27 settembre 2013 la ditta richiedeva la proroga di anni uno per i due impianti in oggetto, ai sensi del decreto legge 21 giugno 2013 n. 69 e l.r. n. 12 del 6 giugno 2013.
II D.L. 21 giugno 2013 n. 69 "Disposizioni urgenti per il rilascio dell'economia" (cd "Decreto del fare"), all'articolo 30 (Semplificazione in materia edilizia), recita: "Salva diversa disciplina regionale, previa comunicazione del soggetto interessato, sono prorogati di due anni i termini di inizio e di ultimazione dei lavori di cui all'articolo 15 del Decreto del Presidente della Repubblica del 6 giugno 2001, n. 380, come indicati nei titoli abilitativi rilasciati o comunque formatisi antecedentemente all'entrata in vigore del presente decreto, purché i suddetti termini non siano già decorsi al momento della comunicazione dell'interessato e sempre che i titoli abilitativi non risultino in contrasto, al momento della comunicazione dell'interessato, con nuovi strumenti urbanistici approvati o adottati".
La precedente legge regionale n. 12 del 6 giugno 2013 (Disposizioni particolari per il sostegno dell'attività edilizia) prevede all'art 1 che: "Al fine di sostenere l'attività edilizia nell'attuale fase di crisi economico-finanziaria, su richiesta dei soggetti interessati sono prorogati di due anni i termini di inizio e di ultimazione dei lavori indicati nei permessi di costruire rilasciati prima della data di entrata in vigore della presente legge e ancora in corso, anche se trattasi di termini già prorogati".
Preso atto del quadro normativo nazionale di cui sopra, la competente struttura regionale a suo tempo ritenne applicabile la proroga dei termini di inizio e di ultimazione dei lavori ai sensi del decreto legge 21 giugno 2013 n. 69, articolo 30, e della legge regionale n. 12 del 6 giugno 2013 considerando che le istanze fossero legittime in quanto formulate antecedentemente alla scadenza del titolo autorizzativo.
In particolare la competente struttura, nel ritenere applicabile, al caso in argomento, la fattispecie di proroga di cui alle normative evidenziate, ritenne valide le richieste formulate dalla Società Unipersonale Prima Energia srl del 28 giugno 2013 come integrate con le successive richieste del 27 settembre 2013; le note dell'ufficio regionale di riscontro alle richieste di proroga sono state rispettivamente trasmesse con prot. n. 712425 del 28 ottobre 2013 (impianto di Metaurilia) e con prot. n. 712312 del 28 ottobre 2013 (impianto di Caminate).
Successivamente a tali comunicazioni, con note del 21 gennaio 2014 il Comune di Fano, sulla base di diverse argomentazioni fondate sull'interpretazione delle norme di riferimento prima citate, "ritiene che l'autorizzazione unica debba essere dichiarata decaduta senza ulteriore indugio per decorrenza dei termini di legge per l'avvio dei lavori e che non possa e non debba essere concessa alcuna proroga".
In merito alle considerazioni del Comune la competente struttura regionale ha ribadito che quanto già comunicato alla Società Unipersonale Prima Energia srl e, per conoscenza al Comune di Fano, con le note dei 28 ottobre 2013, è da intendersi integralmente confermato.
In particolare la competente struttura ritiene applicabile la proroga dei termini di inizio e di ultimazione dei lavori ai sensi del decreto legge 21 giugno 2013 n. 69, articolo 30, e della legge regionale n. 12 del 6 giugno 2013.
Infatti, l'articolo 2, comma 159, della legge 244/2007 (finanziaria 2008), recita: "Dimostrazione dell'avvio dell'iniziativa da parte degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, comma 159: Per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili la dimostrazione di avere concretamente avviato la realizzazione dell'iniziativa ai fini del rispetto del termine di inizio dei lavori è fornita anche, cioè in alternativa, con la prova di avere svolto le attività previste dal terzo periodo del comma 1 dell'articolo 15 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, introdotto dall'articolo 1, comma 75, della legge 23 agosto 2004, n. 239".
Inoltre, il punto 15.5 del D.M. 10 settembre 2010 (Linee Guida) specifica che "L'autorizzazione unica prevede un termine per l'avvio e la conclusione dei lavori decorsi i quali, salvo proroga, la stessa perde efficacia. I suddetti termini sono congruenti con i termini di efficacia degli atti amministrativi che l'autorizzazione recepisce e con la dichiarazione di pubblica utilità. Resta fermo l'obbligo di aggiornamento e di periodico rinnovo cui sono eventualmente assoggettate le autorizzazioni settoriali recepite nell'autorizzazione unica".
Siccome l'autorizzazione unica regionale recepisce anche l'autorizzazione settoriale in materia edilizia, la proroga è stata ritenuta applicabile facendo riferimento al decreto legge 21 giugno 2013 n. 69, articolo 30, e della legge regionale n. 12 del 6 giugno 2013 come ben specificato nella precedente nota (prot. n. 712345 del 28 ottobre 2013).
Per quel che attiene la polizza fideiussoria, di cui al paragrafo 13.1 lettera j) delle "Linee guida nazionali", essa viene attivata all'atto dell'avvio dei lavori dell'impianto a favore del Comune interessato, come recepito dalla delibera di Giunta regionale 255/2011.
La struttura regionale ha invitato, pertanto, la società Prima Energia a stipulare la polizza bancaria/assicurativa in conformità a quanto previsto dalla normativa vigente e, in particolare, ha rammentato che la compagnia assicurativa deve essere iscritta negli appositi elenchi della Banca d'Italia che prevedono la possibilità di effettuare prestazioni di garanzia nei confronti del soggetto pubblico.
Alla luce di quanto sopra, pertanto, la struttura regionale non ha ritenuto accoglibili le richieste di archiviazione avanzate dal Comune di Fano.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola, per la replica, la Consigliera Foschi.

Elisabetta FOSCHI. Sono totalmente insoddisfatta della risposta dell'Assessore, è un'insoddisfazione che non riguarda solo i tempi, ma riguarda anche il merito di quanto detto.
Vorrei semplicemente ricordare che ci troviamo a parlare di due autorizzazioni per centrali a biogas, due autorizzazioni rilasciate dalla struttura regionale, due autorizzazioni che fanno parte dell'indagine in corso, due autorizzazioni sulle quali pende il ricorso al Tar avanzato non solo dalle amministrazioni locali, ma anche dai comitati e sono due ricorsi che, alla luce di quanto abbiamo già visto accadere per situazioni analoghe, potremmo prevedere come andranno a finire.
Di fronte a tutto ciò, sapendo che la Regione teme il rischio di richiesta di risarcimento danni e facendo leva su questo, spesso la struttura regionale è intervenuta anche sui Consiglieri affinché non votassero provvedimenti di rinvio e di sospensione. Ben sapendo che la Giunta teme particolarmente l'azione risarcitoria dei privati, di fronte alla possibilità di dichiarare decadute due autorizzazioni, perché non c'era stato l'avvio dei lavori, di fronte anche alla possibilità di mettersi in sicurezza, diciamo così, la struttura regionale ha studiato la formula inapplicabile perché, Assessore Malaspina, le leggi a cui lei ha fatto riferimento e in particolare il Testo Unico per l'edilizia, il decreto legge 69, l'articolo 30, riguarda la proroga per gli interventi edilizi, non c'entrano niente le centrali a biogas, non c’entrano nulla, ma questo è stato usato dalla struttura per dare l'appiglio di nuovo ai privati per avere due anni di proroghe e metterli in condizione di richiedervi i danni.
Mi sembra una cosa incredibile! C'è il Comune che continua a dirvi che c'è un'irregolarità nella polizza fideiussoria, che non c'è l'avvio dei lavori, ci sono i termini ampiamente scaduti, la proroga doveva essere chiesta prima che fossero scaduti i termini di avvio lavori, e nonostante questo la struttura continua a dare ragione ai privati, perché è questo che sta accadendo.
Tra l'altro la sua risposta, come accade purtroppo sempre, è la risposta della struttura tecnica, non c'è un’annotazione politica anche a fronte delle tante mozioni, dei tanti ordini del giorno che questa Assemblea, quest'assise, ha votato. Non si tiene in alcun conto di quello che politicamente accade, non si tiene conto di ciò che avviene dal punto di vista delle indagini, non si tiene conto dei ricorsi in corso da parte dei cittadini e delle amministrazioni locali. Continuate in maniera testarda e incomprensibile ad agire in totale disarmonia rispetto a quello che accade fuori.

INTERPELLANZA N. 61
ad iniziativa del Consigliere Cardogna
“Deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 78 del 16 luglio 2013 avente ad oggetto. Proposta di legge alle Camere concernente il divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi”
(Ritiro)

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Grazie Presidente, l'interpellanza n. 61 che è all'ordine del giorno è da ritenersi superata tanto che questa mattina in sede di Conferenza dei capigruppo ho chiesto di poter illustrare e discutere, al posto dell’interpellanza, una mozione che tratta la stessa materia.
Se lei Presidente me lo concede, sostituirei l'interpellanza con la mozione come chiesto questa mattina in sede di Conferenza dei Capigruppo oppure mi dica lei.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Lei sostituirebbe la mozione con l'interpellanza?

Adriano CARDOGNA. L'interpellanza è oramai superata dagli eventi di questi mesi e chiederei all'Assemblea di discutere questa mozione oppure mi faccia una proposta lei.

PRESIDENTE. Le dico sinceramente che, se non ci sono obiezioni da parte dei colleghi, per me va bene, quindi lei ritira l'interpellanza che avremmo discusso ed al suo posto trattiamo la mozione. Per me non ci sono problemi anche perché la comunicazione l'abbiamo data questa mattina ...
L'unico vincolo che ho è se è stata comunicata ...
E’ stata già comunicata, perfetto. Se non ci sono obiezioni, lei ritira l'interpellanza n. 61, ed iscriviamo la mozione n. 730. Lei la illustra e possiamo aprire il dibattito.

Mozione n. 730
ad iniziativa del Consigliere Cardogna
"Contrarietà della Regione Marche agli indirizzi contenuti nel cosiddetto decreto 'Sblocca Italia' in punto di semplificazione delle procedure relative al settore energetico (idrocarburi convenzionali e non)"
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 730 del Consigliere Cardogna. Ha la parola per illustrarla.

Adriano CARDOGNA. Grazie Presidente. Signor Presidente e colleghi Consiglieri l'argomento che intendo trattare è già noto a questa Assemblea, su cui dopo tornerò, e riguarda la ricerca e la prospezione e l'estrazione degli idrocarburi dal nostro mare Adriatico.
Come voi sapete il 12 settembre 2014 è stato emanato il decreto legge numero 133 che passa sotto il nome di "Sblocca Italia". Tra le diverse norme che possono suscitare perplessità vorrei occuparmi di una che questo Consiglio ha trattato nei periodi precedenti.
Una disposizione è finalizzata a snellire e semplificare le procedure relative all'attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi, portando con sé l'implicazione del venir meno della duplice competenza in materia energetica tra Stato e Regioni, dato che tutte le ricerche vengono definite a carattere strategico nell'ambito della strategia energetica nazionale e, quindi, di sola competenza della Presidenza del Consiglio.
E' forte il timore che anche nel nostro Paese si possa aprire la pratica del cosiddetto shale, cioè l'estrazione di idrocarburi e gas da scisto, nonostante le rassicurazioni del Governo, tant'è che anche la Commissione ambiente e energia della Conferenza delle Regioni si è detta preoccupata, in data recentissima, il 25 settembre 2014.
Uno dei motivi per questa accelerazione viene anche rinvenuto nel comportamento della Croazia, la quale nell'ultimo periodo ha intensificato un programma molto esteso e molto importante di estrazione di petrolio.
Ora vorrei semplicemente richiamare, proprio perché alla fine di questa mozione si chiede un'ulteriore, un nuovo e più forte intervento del nostro Presidente sia in sede di Governo che in sede di Macroregione Adriatico-Ionica, che già il 7 maggio 2013 questo Consiglio all'unanimità ha approvato una mozione di moratoria delle ricerche ed ha altresì approvato una proposta di legge alle Camere con la quale si stabiliva il divieto generalizzato di tale attività prospiciente le nostre coste. Vorrei anche ricordare che la Conferenza internazionale delle Regioni Adriatico-Ioniche riunitesi a Venezia il 9 novembre 2012 con tutti i Consigli regionali del nostro Paese, ha prodotto un ordine del giorno in tal senso. Ricordo anche che questo Consiglio ha approvato sempre all'unanimità una mozione con la quale si raccomandava che l'area Adriatico-Ionica venisse riconosciuta quale zona particolarmente sensibile, il cosiddetto Pssa.
Ora alla luce di questi pronunciamenti, di queste prese di posizione, richiamo anche quanto alcuni mesi fa dichiarò il Presidente Spacca: “Per quanto riguarda il petrolio, le trivelle, la sicurezza e la strategia principale”, sempre riferito al grande programma di investimenti della Croazia. I giorni scorsi il Presidente della Regione Abruzzo ha affermato che la tutela del mare è prioritaria e, quindi, bisogna fare fronte comune contro la minaccia delle trivelle in mare Adriatico e richiamava il summit della Macroregione dell'eusair a Bruxelles nel quale hanno preso in considerazione questo problema proprio perché il Mare Adriatico viene riconosciuto come il nucleo centrale dello sviluppo sostenibile della Macroregione Adriatico-Ionica.
L'intendimento di questa mozione è quello di riaffermare quanto nel passato deliberato da questo Consiglio regionale alla luce di un persistente atteggiamento di utilizzo di energie di fossili che possono compromettere non soltanto l'equilibrio ecologico del nostro mare per le sue caratteristiche, ma anche quegli ambiti di sviluppo economico che ad esso vogliono essere riconosciuti, quali quelli del turismo, della pesca, e quant'altro.
Vi chiedo di riaffermare quanto questo Consiglio ha già approvato in diversi modi e con diversi strumenti nel recente passato alla luce di quello che sta avvenendo con il decreto che prima citavo, il n. 133 dell'11 settembre, che passa sotto il nome di "Sblocca Italia".
Grazie per la vostra attenzione Consiglieri.

PRESIDENTE. C'è qualcuno che vuole intervenire su questa mozione? Se non ci sono richieste di intervento la metterei ai voti.
Pongo in votazione la mozione n. 730.

(L'Assemblea legislativa approva)

Mozione n. 671
ad iniziativa dei Consiglieri Eusebi, Giancarli
"Commissione GH - rete di Diabetologia ed Endocrinologia pediatrica - S.O.D. di Diabetologia pediatrica dell'ospedale Salesi"
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 671 dei Consiglieri Eusebi e Giancarli.
Ha la parola, per l’illustrazione, il Consigliere Eusebi.

Paolo EUSEBI. Grazie Presidente. Cari colleghi vi chiedo anticipatamente scusa perché è la terza volta che porto all'attenzione del legislatore marchigiano questo problema. Cercherò di essere quanto mai sintetico visto che siamo in conclusione di seduta.
Ricordo che nel 2009 e nel 2010 la Regione Marche risultava di gran lunga la Regione che spendeva di più in tutta Italia per la somministrazione dell'ormone della crescita e senza alcun motivo oggettivo, ed anche per riportare tale problematica pesante, anche per le tasche dei cittadini marchigiani, su binari di serietà e trasparenza, il Piano socio sanitario che è in vigore, che abbiamo approvato nel dicembre 2011, decideva il potenziamento della rete di Endocrinologia e Diabetologia pediatrica e della Sod di Diabetologia pediatrica del Salesi.
Nell'istituire la Commissione regionale sull'ormone della crescita, in ossequio alla determina Aifa del luglio 2011, il responsabile della Sod di Diabetologia pediatrica del Salesi che, secondo il Piano socio sanitario approvato da questa Assemblea e da questi legislatori, deve essere, leggo testualmente: “Il punto della rete di Endocrinologia e Diabetologia pediatrica anche al fine di razionalizzare la spesa sanitaria dovuta alla prescrizione dell'ormone della crescita” non veniva inserito in questa Commissione.
Ricordo, ad onore, che inserimmo questo punto con l'aiuto e con l'intervento del Consigliere Badiali in Commissione e per la sensibilità dell'allora Presidente Comi.
Incredibilmente poi il responsabile della Sod di Diabetologia pediatrica, di cui sopra, quello che deve essere il punto di riferimento del controllo, tra l'altro è l'unico pediatra specializzato in Endocrinologia della regione Marche, l'unico, e il referente per la regione Marche della società italiana sia di Endocrinologia che di Diabetologia pediatrica, non ha mai ottenuto l'autorizzazione a prescrivere l'ormone della crescita, lui che doveva, secondo il legislatore marchigiano, controllare la regolarità della somministrazione.
Nel mio dire, ora non coinvolgo l'altro firmatario, sensibilissimo al problema, il Consigliere Giancarli, mi chiedo: perché si sono fatte vere e proprie carte false per impedire al responsabile della Sod di Diabetologia pediatrica del Salesi che, come ho già detto prima, secondo il legislatore marchigiano, doveva essere il punto di riferimento del controllo sull'ormone della crescita? Perché si è impedito di svolgere il ruolo di controllo stabilito nel Piano socio sanitario da noi legislatori marchigiani? Perché c'è stato un inaccettabile muro di gomma condito da fanfaluche macroscopiche per non adempiere a quanto solennemente stabilito dal legislatore marchigiano?
E' legittimo il sospetto che o si voleva punire il Salesi o non si voleva che ci fosse un controllore dei pastrocchi avvenuti sull'ormone della crescita costato milioni di euro al cittadini marchigiani.
Vi chiedo, qui non è un problema né di maggioranza né di opposizione, una burocrazia spesso infedele e che guarda ad altro più che agli interessi dei cittadini marchigiani non vuole che si controlli l'ormone della crescita e mette in atto delle vendette impedendo all'unico pediatra specializzato in Endocrinologia della regione Marche non di controllare, ma di prescrivere l'ormone della crescita. Avrà forse la colpa di essere del Salesi o forse non lo so, non si vuole il controllo, questi sono sospetti che a me sembrano legittimi, allora in questa mozione chiedo a tutti i colleghi, a tutti i legislatori marchigiani, che hanno approvato in scienza e coscienza un Piano socio sanitario in cui viene detto chi deve controllare la prescrizione dell'ormone della crescita, di votare questa mozione che impegna il Presidente della Giunta, ci ho provato con l'Assessore, ma probabilmente è occupato in cose più importanti, ci ho provato con i dirigenti, ma è come parlare di corda in casa dell'impiccato, di ristabilire legalità, trasparenza e buon senso, integrando la Commissione regionale sull'ormone della crescita e inserendo il responsabile della Sod di Diabetologia pediatrica del Salesi come prevede il nostro Piano socio sanitario e far sì che, quanto meno, l'unico pediatra specializzato in endocrinologia ottenga immediatamente l'autorizzazione alla prescrizione dell'ormone della crescita.
Chiedo soprattutto al Presidente della Giunta di far svolgere un approfondito esame perché secondo me dietro questa storia ci sono numerose porcherie e sarebbe ora che qualcuno sanzionasse chi le fa.

PRESIDENTE. Ci sono richieste di intervento? Se non ci sono richieste di intervento, passerei al voto.
Mozione n. 671, la pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 13,15