Resoconto della seduta n.27 del 07/12/2010
MARTEDI’ 7 DICEMBRE 2010

SEDUTA APERTA SUI GRAVI PROBLEMI DELL’AGRICOLTURA MARCHIGIANA


La seduta inizia alle ore 10,20


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


PRESIDENTE. Buongiorno, come previsto apriamo la seduta trattando, su richiesta delle associazioni di categoria, un tema di particolare importanza ed interesse che riguarda il settore dell'agricoltura. Un settore sul quale non credo ci sia bisogno di fare grandi premesse, è infatti a conoscenza di tutti il periodo di grave difficoltà che sta attraversando. E’ per questo che alcune associazioni di categoria hanno fatto richiesta a questa Assemblea legislativa di dedicare una parte della seduta a trattare questo tema.
Abbiamo previsto di farlo in questa giornata in quanto al primo punto dell'ordine del giorno della seduta odierna c'è la proposta di atto amministrativo n. 15 riguardante il Programma di sviluppo rurale 2007/2013.
L'inizio della trattazione dell'argomento è lasciato ai rappresentanti delle Associazioni Landi Emilio per la Copragri, Lavagnoli Nevio per la Confederazione italiana agricoltori, Ceccaroni Giancarlo per la Confagricoltura, che quindi invito ad entrare in Aula.
Hanno intanto chiesto di intervenire il Consigliere Trenta ed il Consigliere Giancarli.
Prego, Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Il mio intervento è in riferimento alla Giornata per la pace. Chiedo formalmente, Presidente, visto i miei continui appelli sul tema essendo l'avente diritto per proprietà intellettuale del progetto Università per la pace inserito all'articolo 15 della legge regionale 9/2002, che si dia atto al progetto così come rappresentato dall'allora Consigliere regionale Umberto Trenta.
Nulla quaestio sulle manifestazioni relative alla pace, esse sono tutte positive, quando si parla di pace e di diritti umani i discorsi sono tutti validi. Ma voglio ricordare che riguardo alla scolarizzazione io feci un emendamento, grazie al Consigliere Zinni, per un assegno per la formazione con l'Università FUA, però qui vedo, Presidente Solazzi, che lei apre i lavori e alle ore 11,00 il Presidente Spacca, che come sempre è puntuale e uomo di cultura, di diritto e di grande umanità, farà il suo intervento. Ricordo che registrai la scrittura privata fatta in Aula e controfirmata dall'allora Presidente Minardi e Presidente D'Ambrosio. Quindi prima di produrre gli atti e di formalizzarli nelle sedi istituzionali farò con gli strumenti a disposizione del Consigliere regionale un intervento specifico sull'articolo 15.
Per cui, fermo restando che queste cose sono tutte utili, richiedo fermamente la tutela della proprietà intellettuale del progetto Università della Pace. Spiegherò in atti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Signor Presidente dell'Assemblea, signor Presidente della Giunta regionale, colleghi Consiglieri, a nome di tutti i componenti della IV Commissione faccio presente a questa Assemblea che noi tutti riteniamo non dover comprimere i tempi di questa seduta aperta sui gravi e pesanti problemi dell'agricoltura marchigiana. Riteniamo che l'iniziativa di oggi debba rappresentare il punto di partenza per risollevare le sorti dell'agricoltura marchigiana, ad iniziare dal reddito dei nostri imprenditori, delle nostre aziende, alla semplificazione amministrativa, alla certificazione e valorizzazione delle produzioni agricole marchigiane ed italiane, all'ambiente rurale.
Pertanto, per dare spazio a tutto ciò e per dare il giusto riconoscimento in termini istituzionali – tra l'altro potremmo utilizzare questa settimana per ulteriori limature –, per dare tempi agli interventi della Regione per il riavvio dell'attività edilizia al fine di fronteggiare la crisi economica, difendere l'occupazione, migliorare la sicurezza degli edifici e promuovere tecniche di edilizia sostenibile, la IV Commissione unanimemente chiede di iscrivere il cosiddetto piano casa al primo punto dell'ordine del giorno della prossima seduta dell'Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Non c’è nessun problema, Consigliere Giancarli, però qui siamo in seduta aperta per cui questa sua richiesta dovrà essere formalizzata e votata all'apertura della seduta assembleare.
Procediamo ora con la seduta aperta dando la parola ai rappresentanti delle associazioni, pregandoli di posizionasi sul tavolo della Giunta, grazie.

Nevio LAVAGNOLI (Confederazione italiana agricoltori). Grazie Presidente. Credo di interpretare i sentimenti anche delle altre due organizzazioni con le quali il 4 novembre le chiedemmo l'opportunità di ragionare insieme all'Assemblea legislativa di tutte le questioni inerenti l'agricoltura marchigiana. Grazie per l'occasione offerta, grazie per la sensibilità dimostrata, grazie ulteriormente se questa sarà un'occasione per affrontare le questioni della nostra agricoltura. Quindi starà a tutti noi approfittare di tale occasione per richiamare l'attenzione della società marchigiana e più in generale del nostro Paese.
Come i signori Consiglieri regionali sanno, noi da mesi con Confagricoltura e con Copagri abbiamo avviato un percorso unitario, percorso che ci ha portato alla grande manifestazione dell'8 giugno e ad un documento unitario che abbiamo presentato a tutti i Consiglieri regionali e a tutte le forze politiche.
Nell'ambito di quel documento unitario ponevamo tutta una serie di questioni legate alla regione Marche. Poi strada facendo le nostre organizzazioni nazionali hanno messo a punto dei documenti, anche questi recapitati alla vostra attenzione, relativi ai primi orientamenti per il futuro della politica agraria e comunitaria dopo il 2013, l'agenda di lavoro, la situazione dell'agricoltura italiana, i capitoli di una nuova politica agricola nazionale e una proposta di legge intesa come strumento, come suggerimento, come occasione per introdurre nella legislazione italiana nazionale delle norme a difesa dell'italianità delle produzioni. Ed italianità delle produzioni non vuol dire difesa solo della qualità, quello è un settore, ha le sue regole, i Dop, Igp, ecc., ma significa anche prodotto italiano di largo consumo, che deve essere riconoscibile sul mercato e riconosciuto dal mercato stesso prima ancora che per la qualità diciamo per quella nazionalità della produzione delle materie prime, della trasformazione e della commercializzazione.
Perché questo? Perché sapete meglio che me che l'italianità di un prodotto di per sè sul mercato internazionale è un valore aggiunto. In un sistema internazionale dove tutto viene inglesizzato, l'unica cosa che non viene inglesizzata è l'agroalimentare italiano; la pizza è pizza da New York a Pechino a Mosca a Città del Capo e così gli spaghetti, le fettuccine ecc., sono prodotti che mantengono la loro denominazione italiana. Quindi questo è un valore aggiunto che il nostro Paese deve difendere, valorizzare e divenire occasione di sviluppo per l'agroalimentare marchigiano.
Sulla base di tali questioni abbiamo avviato un percorso non solo per sensibilizzare l'opinione pubblica ma soprattutto per coinvolgere la parte politica in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue sensibilità. Attorno alle grandi questioni dell'agricoltura ritengo si possa trovare la più grande e possibile convergenza. Un nuovo sviluppo economico, secondo noi, se non parte dall'agricoltura e dal territorio non sarà un nuovo sviluppo economico. Il vecchio sviluppo, oggi in crisi, basato sul manifatturiero ora mostra la corda, per cui dobbiamo pensare a uno sviluppo economico nuovo, diverso, legato al territorio. Allora chi meglio dell'agricoltura italiana, dell'agroalimentare italiano, che costituisce l'identità di questo nostro Paese, può essere la base per il suo rilancio, con tutto quello che porta con sé, dall'artigianato, alla cultura, al turismo, all'agriturismo, ai collegamenti più generali per quanto riguarda lo sviluppo?
E’ chiaro che ci sono problemi da affrontare, come ad esempio la necessità di riformare le borse. La legislazione legata alle borse fa riferimento a norme del 1913, sono passati secoli, sono passati due guerre mondiali e tutto quello che voi sapete meglio di me, eppure l'elemento di incontro della domanda e dell'offerta per quel che riguarda le grandi commodities nella determinazione del prezzo in Italia è regolato da leggi e regolamenti del 1913.
Non può essere! Perché? Perché nelle fibrillazioni quotidiane del mercato noi sappiamo che una borsa che funziona poco, perché pochi sono proporzionalmente i movimenti che in essa avvengono, è esposta al contraccolpo delle fluttuazioni, per esempio della borsa di Chicago, che determinano con i loro riflessi anche i prezzi italiani.
Però questo va affrontato. E' chiaro che non è direttamente di competenza dell'Assemblea legislativa, ma sicuramente si può fare parte attiva. Così come hanno fatto i nostri Parlamentari rappresentanti sia del centro-destra che del centro-sinistra quando li abbiamo incontrati il 15 novembre scorso nel Parlamentino della Camera di Commercio, essi si sono fatti carico di prendere apposite iniziative riguardanti i temi legati alla riforma delle borse, legati alla difesa dell'italianità delle produzioni, legati alla semplificazione amministrativa.
La mia formazione politica mi ha educato che nei momenti di crisi bisogna fare due cose, studiare e tenere stretti i rapporti con i cittadini e con il popolo - per noi con la nostra categoria - in modo che quando si creeranno le condizioni necessarie il gruppo dirigente o il gruppo amministrativo avrà la preparazione politico-culturale per accettare le sfide del nuovo.
Per cui riteniamo, come più volte riportato nei documenti, che su questa strada anche l'Assemblea legislativa debba farsi carico di promuovere non solo la Conferenza agricola regionale, ma anche di spingere per la Conferenza agraria nazionale. Già negli anni passati era stata addirittura prevista nelle Marche un'iniziativa di livello nazionale di preparazione alla Conferenza agraria nazionale. Questa dunque potrebbe essere, lo suggeriamo, una proposta da portare avanti, magari con una iniziativa di rilievo nazionale da fare nelle Marche in preparazione della Conferenza agraria nazionale, per la quale sembra ci sia la disponibilità del Ministero e del Ministro dell'agricoltura, per esempio su alcuni temi precisi come i cereali. Vista la peculiarità delle Marche e la qualità dei cereali marchigiani dovremmo fare in modo che le Marche possano essere il luogo di simili iniziative.
Perché queste cose? Voi sapete meglio di me che sta partendo la trattativa a livello internazionale per la nuova politica agricola comunitaria. Su questa strada è chiaro che il Governo nel momento in cui andrà a trattare sarà più forte di un dibattito nato nel nostro Paese, articolato nelle nostre Regioni, con le Assemblee legislative, con le Regioni che contribuiscono con le loro idee a questo dibattito internazionale. E su quest'onda il Ministro avrà più potere politico per trattare e più competenze e più legame con la categoria e con il popolo italiano per rivendicare una politica agricola comunitaria nuova e diversa.
Ad esempio sarebbe opportuno che anche nella nostra Regione si aprisse un dibattito e un processo concertativo per mettere a punto un piano straordinario per l'agricoltura marchigiana. Perché questo? Non dobbiamo mai dimenticarci che la categoria di agricoltori e degli imprenditori agricoli, come tanta altra parte del nostro Paese, vive un profondo stato di disagio, vive un grande malumore, insomma, sono sostanzialmente molto arrabbiati. Allora in un momento come questo per gli agricoltori è importante sentire vicino le istituzioni, sentire vicino i propri rappresentanti, sentire vicino i propri eletti, non solo in un momento dialettico come questo che ci offrite di fare di oggi, ma sopratutto serve sentire la solidarietà tra rappresentato e rappresentante, tra cittadino e amministratore; e quando dico cittadino e amministratore deve intendersi, Secondo me, che tutti quanti ci dobbiamo sentire coinvolti, non c'è qualcuno che può “chiamarsi fuori”, semmai si chiamerà fuori con la diversità di opinioni, con lo spirito di voler contribuire.
In una società come quella marchigiana la coesione e il comprendersi, pur da posizioni diverse nell'interesse più generale di questa regione, ha portato al nostro sviluppo e alla nostra peculiarità, allora è chiaro che le istituzioni in questo momento devono stare vicine agli agricoltori.
Perché questo? Sapete meglio di me, come più volte dimostrato e allegato nei documenti che vi abbiamo mandato, che i prezzi agricoli sono diminuiti, in media del 16% e le cose stanno peggiorando, che i costi su base annua sono aumentati dell'11,3%, e neanche la politica della qualità ha messo una pezza al calo del reddito, infatti i consumi Dop e Igp nel 2008 sono calati del 4%, nel 2009 idem e il calo della domanda estera è attorno al 2%.
Se allora in questi momenti non c’è solidarietà poi qualcuno può anche arrabbiarsi, può anche non avere più quella serenità necessaria per partecipare al dibattito civile e democratico al fine di affrontare e risolvere i problemi del paese e della categoria, e alla fine tutti i torti non si possono neppure dare.
Dobbiamo inoltre tenere conto, come più volte ricordato, che la burocrazia pesa sulla categoria per oltre 100 giorni di lavoro all'anno e per un carico finanziario di 2,5 miliardi di lire. Nel nostro Paese è così che pesa la burocrazia! Non a caso tutto il mondo dell'impresa su questo chiede alleggerimenti e snellimenti.
Certamente non tutte le Regioni partono allo stesso livello, i problemi che ho prima velocemente accennato si riverberano sulle Regioni e sui cittadini in situazioni diverse le une dalle altre. Dobbiamo ad esempio dare atto che la Regione Marche per l'avanzamento della spesa riguardo al PSR e i fondi europei in Italia ha avuto la miglior performance – questi sono i dati della Comunità europea –. La Regione Marche nella sua capacità di spesa con il 32,17% è prima rispetto alle altre Regioni. Su questo risultato bisogna allora riflettere, bisogna approfondire. Io credo che un aspetto di questo risultato sia il concorso non ultimo delle organizzazioni professionali agricole. Noi siamo sempre intervenuti presso l'amministrazione per sollecitare la risoluzione di quel problema, l'accelerazione delle pratiche. Quante volte, spinti dalle organizzazioni professionali agricole, abbiamo chiamato nelle Marche il dott. Steidl e la dott.ssa Lo Conte dell'Agea per fare il punto con loro, e loro spesso ci hanno detto: “ma guardate che se insieme all'appartato regionale e le organizzazioni agricole fate questo, questo e questo, ovvero le correzioni delle pratiche sbagliate, poi da qui ai primi di dicembre – dico una stupidaggine – entro Natale vi paghiamo”. E' questo che ha accelerato la spesa, questa sinergia anche sulla parte burocratica e su questa capacità di farsi carico delle cose.
E' chiaro che su questa strada i problemi ci sono tutti, allora serve mantenere aperto questo tipo di discorso. E questa è una componente importante della coesione, una condizione necessaria per affrontare le sfide.
Allora se questo è pongo il problema: chi può accompagnare al meglio l'imprenditore agricolo nell'affrontare e risolvere i problemi legati per esempio all'accesso dei finanziamenti europei, legato alla presentazione dei progetti di investimento, legato all'intervento che riguardano le misure agroambientali, se non l'auto organizzazione degli agricoltori, ovvero le organizzazioni professionali agricole?
Pertanto questo ruolo deve essere riconosciuto, questo rapporto deve essere potenziato, deve esserci un percorso di concertazione, che però vuol dire accordarsi, non partecipare, non ascoltare. La concertazione significa partire da punti diversi, si ragiona, si discute, si concorda e poi si porta avanti, dopodiché, proprio perché si è concordato, il percorso del portare avanti può essere più celere.
Se questo è allora è chiaro che il ruolo delle organizzazioni agricole da una parte è quello di accompagnare gli agricoltori, ma dall'altra è un momento di stimolo per quel che riguarda la pubblica amministrazione, la sua l'efficienza ed efficacia sulla capacità di spesa della Regione stessa.
Questo è un elemento di riflessione molto semplice allora qui vi invito a ricordare l'elemento fortemente propositivo che c'è stato nella grande manifestazione dell'8 giugno, dove erano tanti gli agricoltori in uomini e mezzi, ma tanta era la capacità di proposta del mondo agricolo per affrontare le questioni.
Dunque occorre mettere le organizzazioni agricole in grado di svolgere al meglio questo tipo di ragionamento, la Regione deve fornirci gli strumenti necessari per accompagnare gli agricoltori in questo momento. Strumenti anche finanziari, ma che sono già previsti, badate bene, non è che qualcuno chiede la luna nel pozzo, tutti ci rendiamo conto dello stato dell'arte in questo momento, però rifinanziare la misura 1.1.b nelle pieghe del riordino finanziario del Psr credo sia una cosa fattibile. Come per esempio il rifinanziamento dei progetti della legge regionale 37. Ma non solo questo, credo che sarebbe opportuno che la Regione facesse una conferenza, un'iniziativa pubblica dove mettere tutti attorno a un tavolo per approfondire quale sistema dei servizi agli imprenditori agricoli nel 2013, i servizi agricoli infatti cambiano, si evolvono con l'evoluzione dell'impresa, della società e dell'agricoltura.
Detto questo mi preme, e concludo, ricordare due punti. Primo, è in discussione la legge sulla caccia. Come CIA, Copragri e Confagricoltura abbiamo presentato i nostri emendamenti la cui filosofia è tesa a riequilibrare il forte sbilanciamento che attualmente c’è a favore della caccia, quindi a recuperare un giusto equilibrio nel rapporto con gli agricoltori. A noi qui preme sottolineare che qualora questi aspetti non venissero presi in considerazione non solo resterebbe lo sbilanciamento a favore della caccia, ma si penalizzerebbero gli agricoltori e non si darebbe risposta certa ai risarcimenti e ai rimborsi e soprattutto alla prevenzione dei danni causati dal cinghiale.
Dulcis in fundo, visto che in questi giorni si parla tanto di acque, giustamente, è bene cominciare a riprendere il percorso del ragionamento attorno ai consorzi di bonifica, tenendo conto delle esigenze del nord e del sud di questa regione.
Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola Ceccaroni Giancarlo.

Giancarlo CECCARONI (Confagricoltura). Mi associo anch'io a quello che ha detto il Presidente Lavagnoli nel ringraziare il Presidente e i Consiglieri per aver accettato così celermente di indire questa Assemblea aperta, un'occasione direi unica, è la prima volta che mi capita di parlare in un consesso politico di questo livello, per cui sono particolarmente onorato.
Il Presidente Lavagnoli ha fatto un discorso completo che ha toccato tanti temi, io invece farò un intervento più concreto su fatti specifici, ovvero su quali sono gli interventi concreti che ci attendiamo dal vostro aiuto e dai vostri interventi legislativi.
Non voglio dilungarmi sul grave disagio dell'agricoltura, ne abbiamo parlato ampiamente tante volte, ma è certamente una situazione grave e difficile. Una situazione che però mi auguro sia anche temporanea, perché avviene in un momento in cui nel mercato stanno avvenendo delle grandi trasformazioni, che dunque impone di fare delle riorganizzazioni tenendo conto, appunto, del difficile ma comunque interessante momento che sta evolvendosi nel mondo con tanta rapidità.
Il primo intervento concreto e assolutamente necessario è in merito alla riorganizzazione dei mercati. Non si può interferire sui prezzi perché essi dipendono dal libero mercato, dalla globalizzazione, che tutti noi abbiamo accettato e che riteniamo sia un sistema che ha sì qualche svantaggio ma che ha anche tanti vantaggi per l'intera economia mondiale. Possiamo invece intervenire sui mercati pensando solamente a quello che è avvenuto negli ultimi anni. Pensate ad esempio alla chiusura di quasi tutti i piccoli esercizi commerciali legati all'agricoltura, solamente alcuni hanno ancora una piccola nicchia di specialità, di eccellenze, tutto il resto è stato assorbito dalla grande distribuzione organizzata. Grande distribuzione che nel mercato la fa da padrona, è essa che detta le condizioni all'agricoltore, o prendere o lasciare, per cui l'agricoltore ha sempre minore capacità di far sentire la propria voce.
Cosa allora dovrebbe fare il potere politico? Dovrebbe promuovere la costituzione di organizzazioni di produttori affinchè possano essere forti e autorevoli per poter appunto avere voce in capitolo, rilanciare e incentivare la commercializzazione sulla base di accordi contrattuali, riconoscendo come sede naturale dell'accordo l'organismo interprofessionale, è infatti solo l’organismo interprofessionale – su questo insisto – che avrà la capacità di far sì che il legittimo potere di ogni scalino sia liquidato e non sopravanzi gli altri, inoltre introdurre più trasparenza nei processi di formazione dei prezzi lungo la filiera alimentare e più informazione ai consumatori.
L'etichettatura di origine è fondamentale. Sappiamo tutti del lavoro fatto al Parlamento sull'etichettatura e dei richiami da Bruxelles, è infatti compito dell'Unione europea legiferare su un’etichettatura consona agli equilibri europei di cui poi bisogna tenere conto. Però anche la Giunta e l'Assemblea legislativa delle Marche possono fare in modo che ci sia una spinta – che, certo, arriva dal mondo agricolo, ma fatta propria del mondo politico – acchè possa esserci un'etichettatura che salvaguardi i prodotti italiani. Bene ha fatto il Presidente Lavagnoli ad accennare al marchio italiano, è infatti fondamentale, anzi, io addirittura sosterrei, se fosse possibile, la costituzione di un marchio regionale. La nostra regione ha delle caratteristiche straordinarie, ma ha altrettante caratteristiche negative per la sua struttura orografica e per quelli che sono i suoi costi di produzione. Le nostre aziende sono piccole e in gran parte disagiate, le nostre colline molte volte sono difficilmente agibili, quindi per noi è impossibile competere con i grandi produttori, mentre possiamo valorizzare, e dobbiamo farlo al meglio, le nostre tipicità. Tipicità legate ad un territorio che ha storia lunga, i nostri paesi, le nostre città si sono sviluppate attraverso propri statuti, hanno avuto una storia propria, dunque tutto questo ha reso il territorio marchigiano ad avere una tipicità unica in Italia. Esistono prodotti che hanno una validità che va al di là dei confini regionali, che quindi noi abbiamo il dovere di valorizzare.
Inoltre chiediamo il rafforzamento degli strumenti di gestione dei rischi. Quando abbiamo fatto la manifestazione dell'8 giugno il grano era a 12 euro, poi è salito sino a 22-23 euro, ora ha avuto un’impennata che va oltre i 4-5 euro - che magari potrebbe durare anche una settimana - dovuta a fattori di commercio mondiali. Vedete quanto è difficile fare l'agricoltore in queste condizioni. E’ per questo che bisogna rafforzare gli strumenti affinchè la gestione del rischio possa essere possibile. La nuova PAC, quella dopo il 2013, prevede già degli interventi in questo senso, ma non so se basteranno, deve essere ancora ampiamente discussa, ma forse anche a livello regionale può essere fatto qualche cosa per far sì che l'agricoltore nella sua attività di impresa possa realmente contare su dati certi, altrimenti è difficile fare l'imprenditore se non saprà quale sarà il suo ricavo fra due o sei mesi.
L'agricoltura in questo momento di grande sviluppo ha bisogno di grandi investimenti, di grandi trasformazioni, perché i mercati sono diversi, le esigenze sono diverse, perché la stessa popolazione vuole dei prodotti diversi, magari confezionati in modo più semplice e più rapido; al giorno d’oggi non si fa più come si faceva fino a venti-venticinque anni fa che ai fornelli si dedicava tanto tempo, oggi se ci si sta cinque minuti è già tanto. Insomma, tutto questo ci impone di realizzare qualcosa di nuovo.
Un altro problema concreto è l'accesso al credito, che secondo le banche è facile, invece facile non è assolutamente. Dopo le difficoltà che hanno avuto negli ultimi tempi le banche sono restie ad assumersi rischi, quindi il cordone della borsa dal lato finanziario è assai stretto. Pertanto chiediamo che ci sia un accesso al credito in campo agricolo con uno strumento di garanzia pubblica, è solo in quel modo che riusciremo a fare dei piani concreti che potranno così trasformare le nostre aziende.
Un altro problema è il rinnovo generazionale. Ve lo dice uno che fa l'agricoltore da tanti decenni con passione e che ovviamente è consapevole che non potrà continuare a farlo in eterno. Personalmente ho però avuto difficoltà nell'indirizzare i miei figli in azienda, il maggiore l'ha fatto con molto piacere mentre il secondo è diventato un architetto e credo di poter dire anche bravo.
Ma questo è comprensibile, come si fa ad indirizzare un giovane su un settore in cui i margini sono quanto mai ridotti, anche se il capitale dell'azienda è grande. E questa è una stranezza italiana, sapete tutti che il valore dei nostri terreni è il doppio rispetto al valore medio dei terreni francesi seppure questi siano molto più fertili dei nostri ed hanno una situazione orografica più favorevole, perché la Francia è tutta un altipiano e quindi è più competitiva come costi. Però malgrado ciò i nostri terreni valgono sul mercato il doppio, per cui c'è una sproporzione fra valore e reddito.
Bisogna allora aiutare i giovani anche con l'intervento della legislazione regionale in modo che possano giovare di una fiscalità di vantaggio a loro esclusivo uso, affinché possano con entusiasmo intraprendere un rinnovamento aziendale che è proprio nelle aspettative dei giovani che hanno tante idee. Ricordo che quando entrai in azienda, avevo 18-19 anni, era un momento di trasformazione, si stava vivendo la fine della mezzadria, allora mio padre, che era stato un grande agricoltore ovviamente fortemente legato alla mezzadria, non si sentì di andare dietro questo cambiamento e allora mi disse “fallo tu”. Ed io lo feci con grande impegno ed anche con il raggiungimento di qualche successo perché feci delle iniziative che sono rimaste uniche. Eravamo in un mondo in cui c'era bisogno di smembrare la grande famiglia colonica e mentre il vergaro voleva continuare con la mezzadria a cui era legato per tradizione, i giovani invece volevano guadagnare e allora dicevano: “se le cose cambiano bene altrimenti ce ne andiamo”, allora io feci una cosa unica che però ha evitato ogni contestazione, per rispetto del vergaro abbiamo lasciato la mezzadria attorno alla casa e poi abbiamo assunto tutti i figli. Questa è stata un'iniziativa vincente che personalmente ricordo con piacere, è stata la prima cosa che ho fatto quando ero giovane.
Per cui ora vorrei che anche i miei figli trovassero la possibilità di fare qualcosa di nuovo, visto che anche noi ci troviamo in un mondo in continua evoluzione, in modo che l'agricoltura ritorni ad essere quel settore primario che sta alla base della nostra vita, e lo è proprio nella sostanza, perché senza alimentazione non si può campare, senza un ambiente salvaguardato con amore dall'agricoltura, specie quella marchigiana, la vita non potrà essere bella. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola Landi Emilio.

Emilio LANDI (Copagri). Grazie Presidente di questa opportunità. Ormai le nostre organizzazioni, come prima ha ben precisato Lavagnoli, stanno marciando unitariamente, quindi cerchiamo anche in questo contesto di integrarci a vicenda nei nostri interventi.
Credo che la riscoperta e la valorizzazione delle risorse agricole meritavano un momento di riflessione e di impegno comune nell'intesse dell'intera collettività. L'importanza di questa seduta è quindi anche per il fatto che la Regione Marche, la politica, prende atto delle grosse difficoltà del settore.
Le attività agricole in un territorio come quello marchigiano sono indispensabili e obbligatorie per un equilibrio economico, sociale, culturale, per le tradizioni e per lo sviluppo futuro delle generazioni che verranno.
Dobbiamo prendere atto di diverse cose. Se di peso in questo momento dovessimo portare via gli agricoltori dalle loro aziende agricole e sostituirli con una qualsiasi altra categoria economica, troveremmo poco dopo tutte le nostre aziende chiuse, perché qualsiasi operatore economico dopo un anno al massimo in perdita chiude la fabbrica, mette in cassa integrazione i dipendenti, chiude i cancelli e cresce l'erba sui piazzali. Se invece andate in giro nelle nostre colline ancora trovate un giardino. Questo però non deve trarre in inganno, perché è la passione, è la cultura, è la mentalità diversa dei nostri agricoltori che fa sì che ancora quel giardino esista. Se invece dovessimo fare solo un ragionamento con il business plan le nostre colline sarebbero già tutte abbandonate.
Questo è un primo aspetto di cui questa Assemblea legislativa deve prendere atto.
Il secondo aspetto è che la crisi del settore agricolo prescinde da quella finanziaria globale, esisteva già prima, ci sarebbe stata comunque, al limite quello che è avvenuto negli ultimi tempi l'ha ulteriormente aggravata. E' una crisi strutturale dovuta alla globalizzazione che c'era già stata in precedenza. Il nostro territorio non è nelle condizioni di competere su molte delle produzioni perché non ha le condizioni oggettive, non può sfidare l'agricoltura delle grandi estensioni pianeggianti, un’agricoltura che è stata messa in concorrenza senza nessuna regola, senza avere condizioni sociali ed economiche alla pari. Addirittura senza che le leggi che tutelano il prodotto agricolo siano le stesse, quello che non si può fare da noi si può fare da mille altre parti del mondo, il prodotto che non può essere prodotto in un certo modo da noi può però venire da fuori ed essere tranquillamente venduto e consumato. Anche questa è un’anomalia da rimuovere.
La politica regionale deve prendere anche atto che non deve rinunciare alla sua funzione di incentivare e di orientare i comportamenti, lo sviluppo economico. E questo può essere fatto in due modi. Il primo è farlo con le risorse quando ci sono, mentre quando le risorse non ci sono bisogna farlo rafforzando il quadro normativo, ossia con le norme e con le regole. E non solo puntando esclusivamente alle risorse comunitarie. In parte è una balla quando si dice: “dobbiamo utilizzare solo i soldi dell'Unione europea per lo sviluppo rurale” ma soprattutto quando si dice: “questo l'unione europea non ce lo fa fare” perché sono aiuti di Stato ecc. ecc.. Possiamo utilizzare altre risorse e fare altre cose che indirettamente vanno ad aiutare il settore agricolo. Ad esempio, sono migliaia le aziende che hanno scommesso sulla diversificazione, si sono indebitate perché hanno fatto investimenti, hanno scommesso sulla risposta del contesto locale, ma poi questa risposta non c'è stata e quindi con le banche, che adesso fanno quel che fanno, è inutile che lo sto qui a raccontare, si trovano in grosse difficoltà perché, ripeto, il contesto non ha risposto. Allora serve una politica che crei il contesto a queste aziende che investono, appunto, sul contesto locale.
Un dato di cui dobbiamo prendere atto e che è stato sostanzialmente la causa di questa ultima crisi globale, di cui ancora ne stiamo pagando le conseguenze, è la venuta meno del valore del lavoro. Cioè si è dato valore a mille altre cose tranne alla gente che lavora e che produce. I ceti parassitari si sono insinuati nelle filiere produttive risucchiando risorse, mettendo in minoranza i ceti produttivi – quando parlo di ceti produttivi non parlo di lavoratori dipendenti, parlo di tutti coloro che concorrono a creare ricchezza –, e questo perché non si è dato più valore al lavoro.
Se pensate che in agricoltura per ottenere lo stesso risultato economico, essendo un settore povero, un settore a poca marginalità, il lavoro deve essere doppio, immaginate voi quella che può essere stata, e lo è tuttora, la crisi del settore.
Quindi noi nelle Marche, con un territorio come quello che abbiamo, dobbiamo intervenire inventandoci mille cose.
Dopo il decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 12 settembre, che apre all'agricoltura una miriade di opportunità, effettivamente il settore seppur povero diventa molto attraente per i giovani e può dare anche grosse prospettive all'imprenditorialità femminile. Qui però occorre sviluppare fantasia e creatività, ma non solo i giovani agricoltori devono far questo, credo lo debba fare anche la politica e le istituzioni. Bisogna ingegnarsi, bisogna inventare qualcosa, ci sono mille cose che possiamo fare, che possono essere fatte con pochi fondi, con fondi non comunitari, fondi che non vanno in contrasto, come dicevo prima, con le disposizioni comunitarie.
C'è un'agricoltura che deve riconvertirsi, un’agricoltura che deve puntare sul contesto locale, però dobbiamo creare tutte le condizioni.
Quali sono le condizioni? L'alleanza con il consumatore è l'unica che può salvarci. Un consumatore consapevole che da lui dipendente la salvaguardia di questo giardino, di questo paesaggio, di questo territorio, perché consumando in un certo modo oppure avvalendosi di certi servizi rispetto ad altri, aiuta l'agricoltore a rimanere su quel territorio e a mantenere questo giardino.
Allora è la Regione che deve fare molto per educare il consumatore, secondo me è questa la strada obbligata, perché nei confronti della globalizzazione altre armi non ne abbiamo, chi ci può salvare è solo questa alleanza con il consumatore. Si può magari partire dalle scuole o inventarci qualcos’altro affinché il consumatore marchigiano acquisti prevalentemente prodotti marchigiani e possibilmente direttamente presso aziende agricole.
Inoltre non trascuriamo che c'è un mercato internazionale e ci sono delle produzioni nelle Marche che possono competere con questo mercato. In quel caso il contesto produttivo non può reggere, anzi, è ottimale, vedi il florovivaismo, le colture pronte a seme, vedi una determinata zootecnia di qualità, il vitivinicolo. Allora è in queste che dobbiamo lavorare per creare le filiere competitive, dobbiamo lavorare per promuovere questi prodotti all'estero, puntare sulla qualità e sopratutto sulla cooperazione.
Questa strana cosa della cooperazione so che nelle Marche è molto difficile portarla avanti, e ve lo dice uno che ci ha creduto fin da quando è nato, io ho scritto a volte che la cooperazione si è fermata a Case Badioli e poi è ripresa dalle parti di Tortoreto, proprio perché nelle Marche c'è una cultura molto individualista, ma dobbiamo far qualcosa per farla funzionare, per cui anche qui le istituzioni possono avere un ruolo.
Mi avvio alla conclusione mettendo in evidenza alcune cose che potremmo già fare nelle Marche, tenendo conto proprio di quello che dicevo prima, ovvero di quella capacità di analizzare il territorio, di capirne i fenomeni e i problemi. Un esempio, nelle Marche abbiamo troppi cavalli – non quelli da trotto, ma quelli delle trattrici –, quindi anche una demecanizzazione, un diverso modo di coltivare e produrre è un costo. Per cui un incentivo magari a rottamare o altro per riqualificare il parco macchine riducendolo, riducendo così i costi, riducendo soprattutto i consumi. E dietro a questo ci sta anche un altro discorso, quello di un diverso modo di produrre, di coltivare. Ad esempio ormai le tecniche della semina diretta si sono perfezionate, stanno dando dei risultati, l'università di Ancona è quella che più di altre ha studiato con successo su queste tecniche. Quindi ragioniamo anche su questa cosa. Ancora, puntare sull'auto approvvigionamento dei mangimi, sollecitiamo le nostre poche stalle rimaste a farsi il mangime a casa, è un modo per ricollocare i cereali. Bisogna allora fare un piano di ridimensionamento e dismissione delle superfici cerealicole. Nelle Marche noi patiamo un problema, abbiamo superfici a cereali praticamente il doppio della media di altre regioni italiane, in un territorio che tra l'altro è quello che si presta meno a certi tipi di coltivazioni. Per cui una parte di questo, dal 10% al 20%, deve essere dismesso, sostituito con altre cose. E anche qui delle idee e delle proposte ci sono. Una di queste è quella di utilizzare i nostri cereali per fare i mangimi aziendali invece di andarceli a comprare chissà dove con tutti i costi di trasporto, ecc.. Oggi fare il mangime nelle aziende agricole è possibile, però se l'azienda non la solleciti da sola non è portata a farlo. A fare i mangimi sono capaci tutti, ormai le formule non sono più segrete per nessuno.
La legge 13 va rivista in una nuova concezione di spazio rurale, ossia quella che cambia quella che è stata fino adesso, quella che separava le aree di tipo residenziale da quelle di tipo industriale produttivo, quelle di tipo industriale da quelle di tipo agricolo. Ci sono alcune attività che possono essere tranquillamente esercitate sul territorio dagli stessi figli degli agricoltori presso la stessa azienda agricola, attività minime, limitate, che non hanno nessun impatto di tipo ambientale. Dobbiamo creare le condizioni sul territorio perché queste piccole attività che non hanno impatto dal punto di vista paesaggistico-ambientale possano essere sviluppate.
Quindi la legge 13 deve essere rivista da questo punto di vista.
Per esempio dare la possibilità presso una grossa casa colonica di fare due appartamenti, uno per il padre che sta facendo l'agricoltore e che man mano che passa il tempo diventando anziano smette di fare colture che richiedono una elevata esigenza di manodopera sopratutto nelle fasi di raccolta, e l'altra per il figlio per dargli la possibilità di rimanere lì, altrimenti una volta sposato va magari ad abitare in paese e a fare un’altra attività. Se gli diamo la possibilità di restare lì potrebbe invece dare una mano al genitore a mantenere le coltivazioni, poi magari anche il nipote, chissà, può anche innamorarsi del lavoro del nonno e quindi una volta grande lo va a sostituire. In questo modo presso la stessa azienda agricola ci sarebbe un turnover da una generazione all'altra, una magari che fa un'attività artigianale utilizzando quel capannone che una volta era, che so, l’ex allevamento, un’altra che fa l'attività agricola.
Insomma, questo può essere un modello di sviluppo del nostro territorio.
C'è poi tutto un discorso da riprendere sulla montagna. La nostra montagna è ricca per un certo tipo di zootecnica e sono maturi i tempi per rilanciarla. Però questo non è possibile perché per esempio d'estate c'è il problema dell'acqua. Ma l'acqua cade anche sulle montagne, forse di più che sulla costa, basterebbe riuscire a fermala in alto e non in basso per poi riportarla su.
Anche su questo potreste aprire una giornata per dirne tante altre ancora, magari alcune potranno essere anche stupidaggini o irrealizzabili, però l'importante è che le cose si dicano perché poi sono comunque oggetto di dibattito e chissà che qualcuna di queste possa diventare anche qualcosa di interessante.
La montagna paradossalmente può diventare una zona avvantaggiata. Faccio un paradosso, finché tutta la popolazione si alimentava esclusivamente per ipotesi di mais erano solo le zone più fertili pianeggianti che potevano essere competitive, ora che la popolazione ha cambiato totalmente modo di alimentarsi e si alimenta solo di castagne – penso che capitate l’esempio - la montagna ritorna ad essere competitiva. Voglio dire che sulla montagna dobbiamo un po’ scommetterci perché ci sono le condizioni per far diventare competitiva l'attività agricola sulla montagna integrata con mille altre attività.
Inoltre bisogna far sì che questo nostro territorio pulluli davvero di turisti consapevoli, turisti che non sfascino, che non sporchino, seppure quelli che fanno la scelta di andare nelle aree rurali hanno già una loro certa cultura e quindi sono preparati ad essere turisti seri. Il nostro territorio si presta molto a far sì che molti turisti vadano in campagna. Lo spot di Dustin Hoffman è stata una cosa a mio avviso ottima, però poi se i turisti arrivano, io spero sia così, dovranno anche trovare un contesto pulito, curato. E chi pensa che l'ambiente deve essere solo preservato secondo me non ha capito niente, l'ambiente deve essere curato e preservato ma poi diventa anche fonte di lavoro.
Le energie alternative, l'emergenza sull'agrario. Il nostro suolo agrario si sta impoverendo, Ceccaroni ha già spiegato il perché, se continuiamo così fra cinquant’anni nei nostri territori non crescerà più niente, diventerà un deserto, ma ora sarebbe troppo lungo a spiegarne il perché.
C'è il problema del credito. In questo momento è un disastro, le banche revocano gli affidamenti senza trattare e senza far saper niente. L'agricoltore stacca l'assegno poi gli telefona la banca che gli dice: “guarda che il tuo affidamento di 30 mila euro ti è stato ridotto a 10 mila”, quindi l'assegno è fuori. Ma ti avevano detto qualcosa? No, non ti dicono niente.
Marchio QM. Secondo me dopo aver sollecitato gli agricoltori ad aderirvi bisognerà anche investire molto sul consumatore. Quando i soldi sono pochi in questa direzione non si può fare la scelta che potrebbe fare qualsiasi altro operatore economico che punta alla pubblicità martellante che costa un sacco di soldi. Noi queste risorse non ce le abbiamo, allora quelle poche che abbiamo bisognerà canalizzarle a modificare gli stili di vita delle nostre popolazioni, affinchè diventi una cosa duratura. Quando sarò riuscito a far cambiare a un consumatore il modo di acquistare i prodotti, il modo di ragionare, significherà che ho acquisito con quei soldi che ci ho messo un risultato duraturo.
Inoltre c'è il problema della burocrazia che io ho definito cavillocrazia. Ormai siamo in regime di cavillocrazia. Non porto esempi, ovviamente, ve l'ho fatta anche troppo lunga. A cosa deve servire la burocrazia e i controlli? A tutelare le risorse pubbliche da imbrogli, ruberie, ecc.. Io vi garantisco che questo tipo di burocrazia non è in grado di fare questo. Come a dire: chi vuol essere ladro ladro è, quindi la burocrazia e i controlli non danno certezza.
Voglio concludere con quello che abbiamo scritto sul documento che inviammo al Presidente della Giunta dopo la sua elezione, ovvero su quello che è il nostro modello di territorio rurale marchigiano: tradizioni nuove si complementano e si integrano in un territorio dove pullulano mille attività e dove tutto c'è, ma dove l'esibizione è frenata da un'ancestrale ritrosia nell'apparire, come un alveare che non fa rumore, con un forte legame della popolazione alla propria terra, ai suoi valori e ai suoi prodotti, è il modello che le Marche devono difendere ed arricchire. Grazie.

PRESIDENTE. E' esaurito lo spazio per le associazioni, che ringrazio nelle persone di Lavagnoli, Ceccaroni e Landi, per questa disamina approfondita, per questa vasta panoramica, fatta anche con spunti, osservazioni e proposte che sicuramente potranno essere utili al legislatore regionale.
Si apre ora il dibattito dei colleghi Consiglieri. Ho già iscritti a parlare Zaffini, Bucciarelli, Marinelli, Ciriaci, poi naturalmente chiuderà gli interventi l'Assessore Petrini. Prego gli altri che vogliono intervenire di farmelo sapere, in modo che potremo meglio organizzarci. Vi prego altresì di contenere i tempi in cinque minuti, perché abbiamo comunque dei punti all'ordine del giorno della seduta ordinaria che è importante che approviamo.
Do ora la parola...(…) Consigliere Trenta, io concedo tutto, però! (…) Consigliere Trenta, le posso dire che stante la richiesta da parte di alcune associazioni di categoria ho ritenuto che le associazioni venissero tutte invitate. Quindi io l'invito l'ho fatto, poi chi è presente è presente. Io peraltro come Presidente, non so invece l'Assessorato, non ho avuto riscontri di motivazione sulla non partecipazione. Ripeto, io ho invitato tutti, oltre naturalmente ai richiedenti. La lettera di richiesta è a firma della Confagricoltura, Cia e Copragri, però, ripeto, io ho ritenuto, assumendomene la responsabilità, che venissero invitate tutte le associazioni, quindi anche la Coldiretti. Poi naturalmente non posso obbligare nessuno e non posso neppure entrare nel merito del perché dell'assenza, che può essere determinata da ragioni di scelta oppure di impegno e quant'altro. Grazie, Consigliere, il suo apporto nella provocazione è sempre prezioso!
Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Questa è una giornata importante e molto opportuna, anche se ho visto le associazioni di categoria un po' ingessate. Mi aspettavo dei termini un po' più calorosi, un po' più di fermento, in quest'Aula qualche volta ci si può anche incazzare. Io reputo la situazione agricola veramente al lastrico. Quando una persona si sente inutile siamo veramente alla frutta. Il mondo agricolo in questo momento si sente inutile, quindi oltre alle proposte opportune che avete fatto mi aspettavo veramente un dibattito più animato, perchè molte volte anche l'impeto con cui si dicono le cose è importante.
Quando parliamo di agricoltura non possiamo non considerare che il sistema è drogato dai finanziamenti e dai contributi europei, una scelta che allo stato dei fatti ci sembra sbagliata, anche se non se ne può fare a meno.
Cosa sta accadendo? Che la scelta di fare acquistare i prodotti da parte delle aziende italiane direttamente presso i nostri agricoltori non funziona più: la globalizzazione spinge infatti le grandi aziende a rifornirsi di materie prime all'estero, dove i prezzi sono molto più bassi.
Questa situazione si traduce in una perdita di valore e in una vera catastrofe per la produzione agricola nostrana mentre dall'altro lato i macchinari, gli stabilimenti e tutto il ciclo produttivo che erano stati acquistati con questi fondi risultano inutili.
Con questo non voglio dire che di denaro alle aziende non se ne debba dare più, bensì occorre darlo in modo intelligente e soprattutto un contributo che sia uguale per tutti i settori, cosa che scandalosamente non è avvenuta e non avviene.
Non solo oggi ma da mesi, da anni sentiamo il festival delle analisi, delle riflessioni, delle difficoltà, delle buone intenzioni, dei buoni propositi, della solidarietà al comparto agricolo, ma in realtà quello che risulta è il festival della falsità e dell'ingiustizia proprio su quei fondi europei che dovevano incentivare e sostenere il mondo agricolo. Ma quale mondo agricolo?! Di quale mondo agricolo si parla?! C'è un mondo agricolo privilegiato.
Su questo tema possiamo parlare di vera mala erogazione e mala distribuzione dei contributi europei dell'Agea.
Alcuni settori la crisi non la sentono o la sentono da poco solo marginalmente, questo grazie ai contributi molto elevati loro attribuiti rispetto ai convenzionali. Mi riferisco ai proprietari degli impianti di trasformazione dei foraggi (i cosiddetti mulini) e alle aziende biologiche, che qualche volta sono collegate sempre a questi proprietari dei mulini.
Invece se sei un coltivatore tradizionale, un agricoltore normale, se va bene sei sul lastrico, sei al limite della dignità umana, della sopravvivenza.
AI piccolo coltivatore, che non ha personale per seguire il sistema drogato di procedure, richieste, normative, vincoli, controlli, gli si chiede di fare di tutto, di fare gli albergatori, di fare i ristoratori, i produttori di energie alternative e chissà cos'altro, ma di fatto gli si impedisce di fare quello che vorrebbe fare, cioè coltivare la terra e allevare le bestie di padre in figlio come è stato fatto da sempre.
Non solo, ma nella mia provincia Pesaro e Urbino si mormora, si suppone – io ho provato a cercare i dati dei contributi erogati ma non è facile – che siano arrivati in questi anni cifre veramente notevoli di contributi a favore di questi mulini, che proprio grazie a questi ingenti fondi hanno innescato un processo di predazione dei terreni e di piccole aziende (che così in una situazione di grave povertà invano riescono ad andare avanti), creando così un vero castello, potendo pagare di più gli affitti e togliendo il lavoro ai giovani, agli agricoltori del "convenzionale" che svolgevano e vorrebbero svolgere l'attività come hanno sempre fatto.
Mentre le aziende che riescono a stare ancora in piedi sono oggetto di gravi rivendicazioni da parte loro e spesso impongono un "embargo" lavorativo a danno di contoterzisti e di agricoltori volenterosi e onesti.
Ci domandiamo anche: perché i produttori biologici hanno diritto ad un contributo altissimo per la semina del coriandolo, del lino e altre colture che nella maggiore dei casi non vengono neanche trebbiate dando la caccia solo al contributo? Queste sono le regole, va bene, ma una agricoltura così è veramente immorale rispetto ai convenzionali.
E qui denuncio altre ingiustizie subite: perché per esempio negli scorsi anni sono stati fatti i drenaggi, i fossi per la raccolta delle acque piovane con i soldi a fondo perduto solo per i produttori del biologico? I campi degli altri agricoltori erano confinanti ai loro, si poteva fare anche a loro, no!
Malgrado noi contribuenti abbiamo speso tanti milioni di euro per il settore biologico, nella mia provincia per esempio non si trova in vendita un solo coniglio, un solo pollo, un solo uovo biologico! Com'è possibile? Dove sono tutti questi prodotti biologici? Che fine fanno? E che fine hanno fatto tutti questi nostri investimenti?
Siamo invece sicuri che la vera filiera corta potrebbe essere garantita se tutti i piccoli agricoltori tradizionali verrebbero messi in condizione di lavorare. Le grandi aziende monoproduttrici agiscono infatti in mercati più ampi e non in quello della filiera corta locale.
Come Lega Nord quindi ci poniamo a difesa di questi agricoltori e rivendichiamo un controllo vero ed equo sui fondi europei, perché sappiamo che ci sono state anche delle truffe, delle frodi che probabilmente andranno in prescrizione.
Quindi controlli e ancora controlli. Vogliamo che le aziende incaricate facciano controlli seri - come avveniva quando paradossalmente era la Regione ad effettuarli - ai piccoli ma soprattutto ai grandi che appunto muovono un'economia molto più importante.
Per finire pensiamo che i Piani di sviluppo rurale siano uno strumento senz'altro utile per gli interventi che la Regione deve cucire su misura in relazione al nostro territorio. Si tratta di strumenti che richiedono capacità di analisi e programmazione che non mi sembra di recepire appieno nella nostra Regione.
Se da una parte si parla di qualità dall'altra continuano a sorgere nella nostra regione centri commerciali e hard discount che innescano la rincorsa anche psicologica ai prezzi bassi. E questo non fa bene alla nostra agricoltura. Dovremmo forse imparare a gestire meglio quella irrazionalità che ci porta a spendere 700 euro per un telefono cellulare e poi a risparmiare 20-30 centesimi per un prodotto alimentare di qualità, che è il risultato di un circuito virtuoso fatto di paesaggio, prodotto, gastronomia e benessere. Grazie.

PRESIDENTE. Ho iscritti a parlare I Consiglieri Bucciarelli, Marinelli, Ciriaci, Silvetti, D'Anna, Massi, Binci, Badiali, Latini. Per cui in questo momento considero chiusa l'iscrizione a parlare.
Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Saluto anch'io i rappresentanti delle organizzazioni agricole che questa mattina ci hanno esposto la loro situazione in modo pacato, democratico e direi anche colto da parte di coloro che sanno di cosa parlano. Chi è abituato alla caciara, chi è abituato quasi ai discorsi di d'Austria può essere sorpreso, ma certamente non io che vengo da un partito, quello Comunista, che è stato sempre vicino al mondo agricolo e che sa che chi lavora veramente alla caciara preferisce prepararsi e discutere democraticamente.
Sarei contento di ascoltare l'on. Zaffini a fare questo discorso nei confronti del suo Ministro all'agricoltura, anzi, del Ministro della Repubblica all'agricoltura Galan – o al suo predecessore Zaia, nobile e famoso sconosciuto in quel di Bruxelles dove non è mai stato! – che l'altro giorno diceva che contro gli OGM non si può far niente perché ormai l'Europa ce li impongono e quindi dobbiamo stare zitti. Sicchè, cari rappresentanti degli agricoltori, l'on. Zaffini dice qui una cosa esattamente contraria a quella che si dice a 250 chilometri di distanza nel Parlamento italiano e nel Governo italiano. Questo è quello che avviene! Anche ieri era sulla stampa, non ho visto qualcuno ribellarsi!
Ed io non dico questo per difendere il Governo regionale, ma perché gli agricoltori ci hanno parlato di cose serie. Il nostro è un Paese in cui quotidianamente si consumano 162 ettari di terreno agricolo per costruire. E' un Paese che è stato devastato, tant'è vero che ad ogni temporale un po' più grande si richiede il riconoscimento di calamità naturali. Il mondo agricolo del nostro Paese rischia di essere messo in ginocchio. Tutto ormai viene misurato, e questo lo sappiamo, con gli euro, mentre il lavoro, come diceva Landi, non viene più riconosciuto come tale.
Ed anche il nostro Governo, anche il nostro Presidente della Giunta ad azioni di governo difficili e a volte anche impopolari e dure preferisce usare un linguaggio emozionale da spettacolo, da slogan in prima pagina: “la green economy sarà il motore di sviluppo”. Cosa! Cosa invece sta avvenendo? Sta avvenendo che gli agricoltori oggi ci dicono che ha fatto bene la Regione, è stata la prima in Italia, a spendere tutti i fondi del piano di sviluppo rurale, ma quella è una sorta di bancomat, ci sono dei fondi messi dall'Unione europea, tu hai il codice giusto, il bando, e se non sbagli la domanda prendi i soldi. Quella è una funzione dispensatrice, distributrice di fondi. Gli agricoltori hanno invece detto un'altra cosa, hanno detto che serve iniziativa politica, entusiasmo, passione, fantasia, perché questo settore ha bisogno di essere riconvertito.
Noi non possiamo competere sul piano della quantità e non possiamo neanche competere sul piano dei prezzi, perché il pomodoro arriva dalla Cina e costa meno. Dobbiamo attrezzarci per competere sul piano della qualità e della cultura. Se è vero che dobbiamo far diventare questa nostra regione una sorta di regione modello per quanto riguarda lo sviluppo, ma non uno sviluppo economico nuovo bensì uno sviluppo integrale nuovo, che sia rispettoso dell'ambiente, che sia rispettoso della qualità della vita, qualità che non si misura solo con il Pil. Guardate che la Barilla, che non è sicuramente comunista, è una multinazionale della pasta, si è domandata come si può continuare in questa crisi economica finanziaria a stabilire il prodotto interno lordo solo con parametri economici. Ha allora fatto uno studio, e lo ha prodotto, sul benessere, sullo star bene delle persone, su quanto le persone sono disposte ad investire nel proprio futuro sul lavoro, su quanto le persone percepiscono il paesaggio, l'ambiente dove sono accolte quando vengono alla vita, l'ambiente dove moriranno.
Dunque è di questo che hanno parlato i nostri agricoltori, non di altro, ed hanno parlato della possibilità e della necessità di attrezzarsi per incrementare il reddito, affinché questa regione diventi sempre più attrattiva.
Allora quando il Consigliere Bucciarelli in Commissione agricoltura dice che non dobbiamo perdere una occasione per spendere foss'anche un euro sull'educazione alimentare, perché poi si dice sempre: “sì, hai ragione, però non è il momento”!
I nostri cittadini non conoscono i nostri prodotti. Non li conoscono! Non si rendono conto che dietro ad ogni bottiglia, ad ogni confezione, ad ogni insaccato, ad ogni forma di formaggio c'è una storia, una cultura, c'è lavoro. Non lo sanno perché nessuno glielo dice. Ecco dunque la politica.
Si parlava di inventare però poi non abbiamo vicino le banche, non c'è una risposta del territorio. E' vero, c'è qui un esempio: un sindaco che recupera una coltivazione nel proprio territorio. C'è una misura del Piano di sviluppo rurale che agevola la coltivazione della visciola di Cantiano? C'è una misura che partendo dalla Regione coinvolge la Provincia e i Comuni per favorire la conoscenza, quindi il consumo, quindi la commercializzazione? Non esiste, non c'è la politica! E' questo che manca. E' più facile gestire il consenso che essere impopolari.
Siamo una delle regioni prime per la produzione del biologico, ed io non voglio mettere gli agricoltori gli uni contro gli altri, sono per la democrazia, c'è chi continua a coltivare tradizionalmente e c'è chi fa il biologico, però non c'è un'educazione, un'informazione sulle nostre produzioni biologiche. Guardate, le nostre massaie, i nostri bambini questi prodotti non li conoscono! Chi ha avuto l'esperienza di organizzare iniziative e lezioni di educazione alimentare con la Politecnica delle Marche, giustamente citata, sa che gli insegnanti non conoscono i nostri prodotti, non conoscono la differenza tra un olio di sansa e un olio extravergine d'oliva, poi come fanno a trasmettere emozioni, sensazioni, capacità, dati, parametri di benessere se essi stessi non li conoscono? E qual è allora la responsabilità di chi vuole non amministrare ma governare una regione e il suo sviluppo? Ecco, è tutto qui, manca la politica!
Dov'è la difesa del creato se ogni volta che contattiamo le organizzazioni agricole ci viene detto: “ noi comprendiamo – ecco la democrazia, la cultura della democrazia dei nostri agricoltori –, è giusto che ci siano i cacciatori, perché anche l'attività venatoria deve essere svolta, ma perché sul nostro territorio preferite agevolare un hobby anziché un'attività ancestrale?”.
Quando parliamo del piano casa come facciamo a dire tuteliamo il paesaggio e poi permettiamo un 30% in più alle case agricole, e addirittura mettiamo le mani sulle zone a protezione integrale!
Quando parliamo di commercio come facciamo ad autorizzare continuamente grandi centri commerciali e poi chiudono quei piccoli negozi che erano punto di riferimento sociale, culturale, storico, di coesione sociale, dei nostri centri storici, dei nostri borghi!
L'agricoltura è questo, ma manca, su questo, Assessore, l'azione di governo non si sente, non viene avvertita, non viene percepita. Perché se è vero che sono mesi che sono in mobilitazione ed hanno chiesto di essere ascoltati evidentemente c'è carenza di rapporto.
E pesa anche l'assenza di Coldiretti. Il Consigliere Trenta ha chiesto perché non c'è. Io sono stato uno di quelli che alla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi ha detto che dovevamo invitare tutti poi chi viene viene, perché tutti siamo utili e nessuno è indispensabile, però credo che vada accolta la richiesta fatta dalle associazioni, ossia quella di organizzare una conferenza agricola vera, partecipata dagli agricoltori, quindi prepariamola bene, anzi, preparatela bene, ne avete tutti gli strumenti. Ma che sia una conferenza agricola vera, che progetti un altro sviluppo per questa nostra regione quando saranno finiti – e sono finiti – i fondi del piano di sviluppo rurale, che dia prospettiva per la riconversione. E dalla quale emerga un piano, un altro progetto politico per l'agricoltura che sia unificante degli agricoltori, che ci faccia vedere qui tutte e quattro le organizzazioni agricole.
E' di questo che c'è bisogno, non di bandierine, c'è bisogno di tenere unito il mondo agricolo, non magari di parlare pubblicamente con una parte e in privato con l'altra oppure basta una telefonata o organizzare iniziative e sedute di Giunta regionale a casa del presidente di un'organizzazione. Il Presidente può farla dove vuole, però dobbiamo trattare tutti uguali. Tutti uguali! Credo che sul piano istituzionale, rispetto delle istituzioni vuole, se facciamo un'iniziativa a casa di un Presidente di una organizzazione agricola dobbiamo farla da tutte. Altrimenti saremo parziali, di parte, non saremo credibili.
Su questa strada i Comunisti staranno molto attenti, io lo sono da sempre, continueremo ad avere rapporti con il mondo agricolo, perché è vero che sono mille le cose possibili da fare, daremo il nostro contributo ogniqualvolta ci sarà chiesto, voteremo a favore quando riterremmo che le misure proposte andranno a favore prima di tutto del mondo agricolo - perché quando si parla del mondo agricolo si parla del mondo in generale - e sicuramente saremo fermamente contrari a tutte quelle logiche amministrative che hanno finora guidato questo Governo regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marinelli. Però vi invito, Consiglieri, ad essere concisi altrimenti ci si dilatano i tempi in modo esagerato, grazie.

Erminio MARINELLI. Quest’anno ci troviamo per la seconda volta in questa Assemblea a parlare di un momento di crisi economico, l’altra volta riguardava Fincantieri, questa volta l’agricoltura.
Credo che tutti noi, Assessori, Consiglieri, ognuno per le nostre capacità e competenze, dobbiamo intervenire in modo da portare un contributo al problema agricoltura o per lo meno a partire da un discorso che ci porti a realizzare dei risultati, lasciando da parte delle facili demagogie o degli interventi che magari sono strappa applausi ma che non riescono a far avanzare di un millimetro le problematiche enormi, ataviche, difficili che già conoscevamo e di cui oggi ne abbiamo preso coscienza in maniera diretta.
Sono dispiaciuto che non ci sia la Coldiretti, perché ovviamente il mondo delle organizzazioni ha bisogno di unità. E sono anche dispiaciuto del fatto che in Ansa la Coldiretti abbia detto che settantacinque minuti non sono sufficienti per parlare di agricoltura. Certo, non sono sufficienti, ma non è questione di sessanta o centoventi minuti, perchè intanto è comunque una presa di coscienza della massima Assise regionale, è una partecipazione diretta e viscerale, infatti tutti direttamente o indirettamente proveniamo dal mondo dell’agricoltura.
E' da qui che secondo me deve iniziare un percorso serio. Allora mi rivolgo al Presidente della III Commissione e all’Assessore che sicuramente si faranno garanti di analizzare una piattaforma per l’agricoltura che possa magari sfociare in un congresso, in un convegno, insomma in qualsiasi cosa, affinchè questa seduta di stamattina non sia soltanto un atto oratorio di qualcuno e poi le cose rimangono come sono.
Presidente Badiali, so della sua correttezza e serietà, mi sono voluto mettere in questa Commissione proprio per dare un'impronta diretta all’attività produttiva, facciamoci allora carico in accordo con tutti del settore dell’agricoltura che sta vivendo momenti drammatici di difficoltà. Momenti difficili che secondo me non sono figli della crisi internazionale, sicuramente la crisi ha messo in evidenza delle difficoltà strutturali che però partono da lontano, qui tutti conosciamo i gridi di allarme del nostro territorio. Io sono stato Sindaco di Civitanova che è conosciuta come città imprenditiva ma che nei momenti in cui ero Sindaco aveva circa 500 aziende agricole. Sembra assurdo che quella città ricca di attività imprenditive e commerciali avesse un simile numero di aziende agricole, un numero che ora chiaramente non ha più.
La crisi si è abbattuta su un settore che ha delle debolezze strutturali tipiche e che non riesce più ad avere aiuti europei sia per l’allargamento dell’Europa sia perché sono diverse le politiche strategiche ed economiche sull’agricoltura.
Abbiamo sentito parlare della bellezza del nostro territorio, abbiamo sentito dire che ha un valore doppio rispetto a un territorio più facile come quello della Francia, ma la frammentarietà è evidente, il 73% delle aziende sono inferiori a 5 ettari. Capite bene la difficoltà che si può avere nel portare a sviluppo un prodotto.
La crisi è contrassegnata da tanti elementi che tutti noi conosciamo, ma certamente occorre far ripartire il settore.
Io ho dei numeri che sono veramente indicativi, al di là di tante parole e di tanti interventi, si ha una contrazione dei prezzi tra il 2008 e il 2009 del 16%, i prezzi del vino e dell'olio d’oliva hanno avuto una caduta del 26%, della frutta e degli ortaggi del 30%, del latte alla stalla del 15% e negli ultimi dieci anni il reddito è sceso del 36%.
Dobbiamo quindi renderci conto di questi numeri che sintetizzano una difficoltà. Se un tempo certe colture riuscivano a colmare e limitare le perdite di un settore, oggi questo non avviene più.
Le aziende in affanno rischiano di chiudere e i prezzi stanno falcidiando i redditi. Dobbiamo renderci conto di questo, come pure – ma non possiamo farci niente – dei principi del mercato della concorrenza. Credo che gli agricoltori – io ultimamente non ho parlato con nessuno pur avendo parecchi amici in questo settore – non vogliano solo un’assistenza pietistica, ma vogliono lavorare, vogliono che le loro aziende possano svolgere attività di impresa, perché l’agricoltura è un’attività di impresa.
L’Europa, nella quale l'Italia è una regione, ha creato delle situazioni di notevole miglioramento, ma ha anche creato delle situazioni di difficoltà. Mi vengono in mente ad esempio le problematiche della pesca, infatti nel nostro mare Adriatico, non essendo paragonabile all’Oceano, le maglie del pescato sono più difficili.
Per il settore agroalimentare l’Europa ha creato un modello per quanto riguarda il profilo della qualità e della sicurezza degli animali. E questo chiaramente ha avuto un costo che è stato sopportato dagli agricoltori finché non vi è stata una concorrenza internazionale. Ora i nostri concorrenti questo non lo sopportano e allora siamo in difficoltà, non ce lo possiamo permettere, quindi è un’evidente difficoltà di cui il Governo si deve far carico a livello europeo, tenendo appunto conto delle nostre peculiarità che non possono più supportare chi nel gioco non ci sta o chi gioca con regole diverse.
Il calo dei redditi, la volatilità dei prezzi e l'accresciuta concorrenza internazionale secondo me sintetizzano il mondo agricolo di adesso.
Sentendo parlare gli illustri oratori delle organizzazioni ho apprezzato la loro incisività e passione nel raccontare le loro storie, nel proteggere l’italianità. Quando il Consigliere Bucciarelli parla di queste cose, come quando spinge sempre sull’intervenire sulla conoscenza a livello delle scuole, mi trova pienamente d’accordo, perché l’italianità non ha prezzo, è un valore aggiunto che dobbiamo difendere con le unghie e con i denti, perché il prodotto italiano rimane prodotto italiano e il pomodoro cinese rimane sempre pomodoro cinese.
Credo che la riforma delle borse sia atavica, 1913, credo sia improponibile andare avanti su questo settore, come credo sia eccessiva la burocrazia. Bisogna evitare di fare un mazzo di carte per trovare qualche agevolazione.
Occorre un accesso al credito più agevolato. Ormai sono troppe le difficoltà nel chiedere risorse economiche alle banche, esse vogliono sempre di più, quindi vi è l’impossibilità di dare ossigeno alle nostre aziende agricole.
Inoltre penso che a livello marchigiano ognuno per le proprie città potrebbe favorire il mangiare marchigiano, lo si dovrebbe favorire nelle mense delle nostre scuole. Lo si deve fare con degli atti leciti, ma comunque i nostri prodotti marchigiani devono avere la preferenza nella nostra regione.
Mi auguro che da oggi, Presidente Solazzi, Presidente della III Commissione Badiali, parta un discorso fatto insieme all’Assessore, se la Giunta è d'accordo, di un tavolo operativo, una serie di piattaforme per ascoltare tutti, e che poi si possa riportare questo argomento nella sede istituzionale dell’Assemblea legislativa.
Non voglio aggiungere altro se non ricordare il discorso fatto dal Papa in occasione del ringraziamento promosso dalla Cei il 14 novembre. Egli ha fatto un passaggio, che mi è capitato di ascoltare, sulla necessità di trovare un nuovo equilibrio fra agricoltura, industria e servizi. In quel piccolo intervento il Papa ha trattato l’agricoltura con passione, ha detto: “Rivalutare l’agricoltura non in senso nostalgico ma come risorsa indispensabile per il futuro. E’ fondamentale coltivare e diffondere una chiara consapevolezza etica all’altezza delle sfide più complesse del tempo presente”. Ha inoltre rivolto un saluto e un invito ai giovani - i nostri agricoltori sono i più vecchi d’Europa, sono over 65 - affinché tornino a coltivare la terra. Ma come fanno i giovani a coltivare la terra con queste regole, con queste difficoltà e con queste situazioni?
Mi auguro allora che tutti insieme potremo iniziare un percorso politico, un percorso economico per la nostra agricoltura, perché è dall'agricoltura che tutti siamo nati, non dobbiamo mai dimenticarcelo. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ciriaci.

Graziella CIRIACI. E’ con immenso onore che oggi possiamo fare una riflessione sull’agricoltura, su questo mondo così bello, così importante, così fondamentale, ma anche così trascurato negli ultimi tempi. E la mia non vuole essere assolutamente un’accusa, tutt'altro.
Io mondo dell'agricoltura è stato trascurato non solo dalla politica, ma un po' anche da tutti noi che negli ultimi tempi abbiamo vissuto in questo settore. Magari abbiamo visto altre prospettive, abbiamo guardato con più attenzione altri settori, abbiamo guardato l’industria, abbiamo guardato tutto ciò che andava un po' più veloce, ma non ci siamo resi conto che invece dietro a questo mondo così veloce c’erano le basi fondamentali dell'agricoltura, quelle basi che l'agricoltura ci ha sempre dato. Ad esempio lo fece per farci ripartire con la ripresa economica del dopoguerra. Subito dopo ci ha dato la possibilità di essere eccellenza, ci ha dato la capacità di confrontarci, ci ha dato la possibilità di avere autonomia economica nelle famiglie, poi siamo arrivati alle piccole industrie, al calzaturiero. Non dobbiamo infatti dimenticare da dove sono nate le nostre eccellenze della calzatura, sono arrivate da realtà che rappresentano piccole famiglie che sono riuscite a fare impresa. L’agricoltore è un imprenditore totale, è un imprenditore che sa capire da dove far nascere bene, che poi si modifica, si ripercuote in altre situazioni, in altri ruoli, in altri settori, ma comunque è imprenditore, è un imprenditore che crea.
Questa occasione – un plaudo a chi l’ha incentivata, sostenuta ed organizzata – fa riflettere la politica in modo serio. Come diceva prima il collega Marinelli, anche il nostro Papa, o comunque chiunque ha facoltà di decidere, riflette sulla qualità e sulla normativa agricola della creazione.
Allora prendiamo atto di quelle che sono le nostre risorse economiche, prendiamo atto delle nostre risorse agricole anche dal punto di vista culturale. Il prodotto agricolo è un insieme di cultura, un insieme di produzione, è un insieme di modi di fare, di tipicità, è l'espressione del nostro territorio.
Inoltre dobbiamo fare informazione nei confronti del consumatore, a chi ormai riesce a distinguere, perché oggi il consumatore è sicuramente evoluto. Chi è attento alla salute del cittadino sa che con una coltivazione italiana si garantisce una sicurezza alimentare. Non a caso la sicurezza alimentare della Comunità europea è stata portata dall'Italia, i prodotti marchigiani sono stati acclamati in tutto il mondo, siamo stati acclamati, come dicevo prima, per il nostro modo di esprimere appunto con un prodotto la cultura del nostro territorio.
Come carattere e come modo di fare io non sono abituata a piangermi addosso, allora chiedo anche agli stessi agricoltori di non piangersi addosso, noi abbiamo delle capacità, abbiamo delle risorse, dobbiamo pianificarle, dobbiamo fare in modo che queste risorse oggi a disposizione vengano concordate. Non dobbiamo puntare il dito, siamo tutti amministratori, soprattutto siamo amministratori del nostro territorio, siamo amministratori politici ma siamo anche amministratori economici. Quindi facciamo in modo che la coerenza, che la fermezza e la forza produttiva dei marchigiani possa avere una coesione. Grazie.

Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Ho ascoltato con grande attenzione e devo dire che ho apprezzato anche l’intensità dei tre interventi dei rappresentanti delle associazioni. Avrei anch'io sollevato il fatto dell’assenza di una categoria altrettanto importante come la Coldiretti, però poi in questi minuti è arrivata una e-mail che non mi sento di non condividere, ossia l'e-mail della Coldiretti che avete ricevuto anche voi Consiglieri. Allora l’osservazione è questa. Va benissimo ascoltare le categorie, va benissimo fare proposte, vedere di fare un’analisi più approfondita, perchè prima di dire bisognerebbe ascoltare e capire bene gli argomenti. Ma indubbiamente le osservazioni mosse da Coldiretti in questi minuti sono tutto sommato comprensibili. Perché se oggi qui ci parliamo addosso, se qui diciamo quanto è bella e importante è l’agricoltura, ma poi alla fine da qui non usciremo con un qualcosa di concreto, magari con un documento, avremo ascoltato delle belle parole, ci saremo sì presi carico di una situazione, che però in realtà nell’immediatezza non riusciamo ad incanalare verso una giusta strada.
Allora probabilmente questa Assemblea legislativa aperta dovrà conoscere il suo secondo e terzo tempo. E non soltanto con l’istituzione di un osservatorio permanente che possa servire alle categorie di interfacciarsi con le istituzioni, quindi con la Regione, perché è chiaro che in questo momento la presa di coscienza debba conoscere quanto prima un’azione concreta.
Ma forse la Coldiretti avrebbe fatto meglio a partecipare, perchè quando non si partecipa secondo me si ha in qualche modo sempre un piccolo torto, quindi credo abbia perso un’occasione, anche se, ripeto, la riflessione che ci sottopone tutto sommato può essere condivisibile.
Tra l'altro ho appreso, infatti non ho niente di preparato perché credo sia fondamentale capire e conoscere, che i problemi sono diversi e di diversa natura. Certamente tutto non si può risolvere a un fatto di cattivo finanziamento o di scarso finanziamento, perché quello che è emerso dagli interventi delle categorie che sono intervenute, anche della Coldiretti che ce lo fa sapere per e-mail oggi, è il fatto che in questa Regione, come prima si diceva, manca la politica, e quindi va da sé che manca la programmazione. La politica ha infatti come architrave fondamentale l'essere capace di trasformare le idee in azioni proprio nel momento in cui si dota di una buona programmazione.
La programmazione, a sentire i diretti interessati e dal plauso che arriva inevitabilmente, sembra proprio non esserci, sembra non esistere o comunque essere estremamente precaria o assolutamente inconsistente.
Ma non è questo il momento di fare polemiche, bisogna invece prendere atto che quando si chiede a più riprese la semplificazione burocratica, in questo caso la Regione può e può parecchio. La Regione ha il compito non solo di programmazione e di controllo, ma anche di essere arbitro attento delle disfunzioni della propria macchina burocratica. E in questo caso, ripeto, la Regione può e può tanto.
L’accesso al credito, ovviamente affronto i temi concreti che ci avete sottoposto. Anche in questo caso la Regione può essere l’ammortizzatore fra il mondo delle imprese agricole e il mondo del credito. Sappiamo oggi quanto il cordone con le banche e con gli istituti sia importante e quanto la Regione possa in termini anche politici dare un segnale forte in questo settore.
Quindi benissimo la programmazione, ossia la tutela della produzione, del marchio italiano, della produzione italiana, sono assolutamente d’accordo, è assolutamente da incentivare, appunto, con quella programmazione che oggi manca e con quel potenziamento che in realtà anche l’agricoltura necessita in quelli che sono i settori di confine. Parlo ad esempio del turismo rurale. So perfettamente che dal coordinamento regionale delle attività multifunzionali agricole riguardo al turismo rurale arriva da qualche mese una denuncia, un allarme, una richiesta, perché alcuni bandi risultano addirittura essere in over booking. Cioè c’è una richiesta superiore però c’è una gestione dei fondi non adeguata alle richieste e in qualche modo anche piuttosto incongruente, da quanto mi arriva da parte delle associazioni di categoria. Quindi è evidente che anche il turismo rurale è una risorsa importante e come per l’agricoltura e come per il territorio non arrivano le risposte adeguate.
Così come la promozione delle nuove generazioni. Mi riferisco non solo a quelle che oggi si affacciano al mondo dell’agricoltura, per la verità pochine, ma a quelle che per tradizione hanno e ricevono il testimone dai propri genitori, che quindi hanno avuto l’onore di poter portare avanti non solo una tradizione familiare ma anche una grande attività, piccola, media o grande che sia, ma comunque un’attività che va tutelata.
Di fronte a questi problemi concreti c’è anche un problema apparentemente non concreto ma secondo me altrettanto importante, il problema culturale. Qui si è parlato di accesso al credito, di trasformazione, di protezione del marchio, di riqualificazione del parco macchine, tutte cose importanti, assolutamente fondamentali, ma non può sfuggire a chi fa politica e a chi amministra la Regione che c’è anche un problema culturale di fondo. Quando si parla di tradurre, di tramandare, si fa un chiaro riferimento alla tradizione, che appartiene a questo territorio e che appartiene a pieno titolo alle Marche.
Quindi la responsabilità vede molteplici facce e la responsabilità è di tutti noi, è non solo di chi sta in maggioranza ma anche di chi sta all’opposizione.
Per quanto riguarda Futuro e Libertà in questo frangente non farà mancare una sapiente autocritica e soprattutto una presa di coscienza e di responsabilità. Ovviamente auspico che a seguito di questa seduta aperta possa effettivamente seguire da parte di tutti noi non solo una presa di coscienza ma anche la capacità di organizzare quell’osservatorio permanente che possa aiutare tutte le categorie non solo ad essere ascoltate ma a concertare dei passi opportuni per far fronte in primis al problema della crisi che ormai è arcinota e che è purtroppo entrata nel tessuto sociale di tutto il Paese oltre che della nostra regione, poi che si possa aiutare a dare una risposta politica forte autorevole e soprattutto concreta alle esigenze del territorio e delle categorie tutte. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Ho ascoltato con attenzione i diversi interventi tra cui quello del Consigliere Bucciarelli che diceva che non c’è politica. Io invece sostengo, Consigliere Bucciarelli, che in qualche caso ce n’è stata fin troppa, soprattutto a livello comunitario. Penso infatti che le decisioni che sono state prese nei decenni scorsi sono quelle che hanno influito in modo positivo o negativo nel futuro dell’agricoltura.
Credo che l’Italia da questo punto di vista nel corso dei decenni abbia commesso una serie di errori importanti. Mentre altre nazioni individuavano nella Comunità europea alcuni luoghi importanti dove insediare quei tecnici che facevano, hanno fatto e continuano a fare, le scelte per l’agricoltura della Comunità europea, magari per fare la cortesia all’amico dell’amico invece del tecnico è stato inserito l’usciere, l’autista e quant’altro. Sicchè mentre gli atti decidevano cosa fare dei vari piani noi facevamo le classiche operazioni clientelari che oggi ripaghiamo con delle decisioni che molto spesso non sono condivise.
Quindi in qualche caso la politica ha sbagliato, bisogna pure ammettere quando sbaglia, e questo non da oggi ma da un tempo ormai lontano.
Nel corso degli anni abbiamo visto tutto e il contrario di tutto, incentivi per piantare una cosa, il giorno dopo incentivi per toglierla, il set aside, cioè dare dei contributi per non coltivare niente quando magari quelle risorse forse potevano servire per fare degli interventi che guardavano in prospettiva, perché il mondo in quel momento stava cambiando.
Prima ho sentito parlare del grano. Io l’anno scorso ho avuto l’opportunità durante un viaggio di vedere una zona dell’India che si chiama Punjab dove il grano è a perdita d’occhio, quindi non possiamo competere, soprattutto sulle quantità, con alcune nazioni emergenti o meno. Allora bisogna focalizzare l’attenzione su quello che ci può caratterizzare, che magari altri non hanno, e che è una miscellanea tra l’agricoltura, l’agriturismo.
Prima parlavo con la collega Ciriaci che negli Stati Uniti da trenta-quarant’anni c’è quello che viene chiamato il pick your own, cioè l’azienda che mette a disposizione la propria fattoria per la raccolta del pomodoro o per la raccolta del peperone o qualsiasi altra cosa, la gente arriva con la macchina, prende il cesto, raccoglie i prodotti del momento e allo stesso tempo all’uscita trova il prodotto che magari è stato lavorato in altri periodi dell’anno.
Credo che dovremmo focalizzare l’attenzione su una serie complessa di iniziative che vanno dall’agricoltura tradizionale, dall’agriturismo, da questo tipo di interventi che sono abbastanza importanti e interessanti, e su questo la Regione sicuramente può fare qualcosa. Il Presidente Spacca è spesso alla Comunità europea. Io credo che queste nuove ma vecchie iniziative vadano spinte. Prima si parlava dello spot di Dustin Hoffman, probabilmente se si vanno a fare quei filmati oggi invece di vedere delle belle colline vedremo il fotovoltaico. Quel fotovoltaico che è stato spinto da lobby che magari hanno condizionato anche le scelte sull’agricoltura, che hanno messo in condizione gli agricoltori di non fare più prodotti agricoli, quindi oggi per far reddito, visto che il business del fotovoltaico come dell’eolico è soprattutto sugli incentivi, devono trovare degli spazi. Altrimenti non si spiegherebbe perché il fotovoltaico di grosse dimensioni non possa andare sopra i capannoni industriali anzichè a terra. E’ chiaro che c’è una convenienza perchè mettere l’impianto a terra costa meno, costa meno metterlo in un terreno vicino alla strada piuttosto che salire sul capannone.
E’ dunque su queste scelte che dobbiamo incidere, anche trasversalmente centro-destra e centro-sinistra, fare in modo che quando vengono prese delle decisioni che riguardano il territorio nazionale siano, se crediamo nell’agricoltura, nell’interesse dell’agricoltura e non che l’agricoltura diventi lo strumento delle grosse lobby che riescono a farsi finanziare fotovoltaico e quant’altro. In questo modo si va a svilire non solo il settore dell’agricoltura ma anche la nostra tradizione e il lavoro degli agricoltori.
L’impegno è questo, perchè di belle parole ci possiamo riempire la bocca, ma la realtà è che soprattutto nella Comunità europea è che ci sono grosse lobby che spingono a interventi che molto spesso penalizzano l’agricoltura e i risultati li vediamo oggi, perché lì c’è chi progetta il futuro, non solo dell’agricoltura ma delle nazioni.
In un mondo che sta cambiando, in un mondo globale ci sono dei Paesi che prima avevano delle produzioni molto limitate e oggi invadono il mercato con i loro prodotti, allora è lì che dobbiamo incidere come Comunità europea, altrimenti saremo destinati a fallire nell’agricoltura come succede anche in altri settori, vedi il manifatturiero.
Bisogna quindi focalizzare l’attenzione sulle peculiarità della nazione, in questo caso della nostra regione, con interventi mirati. Interventi mirati anche a una riconversione di abitudini, di modi di essere, di modi di proporre l’agricoltura.
Credo che questa sia la sfida, una sfida che passa necessariamente attraverso la Regione, certamente con la collaborazione di chi lavora sul territorio, ma anche con quelle idee che se volete sono innovative ma vecchie allo stesso tempo, vecchie nel senso positivo del termine.
Secondo me l’impostazione data nella scorsa legislatura dal Ministro Alemanno sicuramente ha lasciato un segnale proprio perché aveva individuato un percorso, ossia quello di legare la tradizione alla qualità del prodotto.
Ritengo che questo debba essere necessariamente ripreso, ci dobbiamo adoperare, altrimenti saremo destinati a subire le decisioni che vengono prese, ripeto, da grosse lobby che hanno solo interesse a fare business, a creare solo situazioni da cui poi derivano forti incentivi, dopodichè lasciare un territorio, che è il nostro vero patrimonio, devastato da cose che con l’agricoltura non hanno assolutamente niente a che vedere, ma che in alcune situazioni costringono l’agricoltore in difficoltà magari ad accettare a piazzare sul suo terreno impianti di energia cosiddetta alternativa. Quell’energia alternativa che molto spesso è vista solo come un business e non come una presa di coscienza di un fenomeno. Non voglio dire che sono contro le energie alternative, però se avete seguito con attenzione quello che sta succedendo in altre regioni penso sia un fenomeno molto preoccupante. A quel punto non solo l’agricoltura pagherà un pegno pesante per quanto riguarda la sua tradizione, ma anche il territorio nel suo complesso.
Io credo molto nel turismo collegato al nostro territorio e un elemento fondamentale del territorio sono coloro che ci vivono e ci lavorano. Se spostiamo tutto sulla costa, sia come servizi sia come attività, e releghiamo l’entroterra e le nostre colline a diventare uno specchio o un qualcosa che niente ha a che vedere con l’agricoltura, quello che continua a succedere con la devastazione del territorio ogni volta che piove sarà un fenomeno in continuo aumento.
Quindi la sfida che dovremmo portare avanti è quella di fare fronte comune presso la Comunità europea, presso il Governo nazionale, con delle proposte mirate e adeguate ai tempi che viviamo. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Posso testimoniare come in questi anni, almeno quelli in cui io sono stato in Regione, l’impegno del centro-destra per l’agricoltura è stato dimostrato nei fatti, pur non governando, ha interloquito con i diversi Assessori che si sono succeduti, in un ruolo di opposizione che come sapete è difficile e particolare, ma che in modo propositivo ha portato nelle Commissioni e in Aula – caro Assessore Petrini anche lei ha vissuto una parte di questa attività – negli atti, nei programmi e nella programmazione dei fondi europei, indubbi miglioramenti. Lo diciamo con orgoglio, infatti tante delle nostre esperienze traggono valore e stimolo da un impegno incessante nei territori, soprattutto quelli dell’entroterra.
Ringrazio tutti i rappresentanti che si sono qui succeduti. Prima qualcuno di loro ci ha invitato a riflettere sul valore della produzione, della tradizione, dell’ancoraggio di tutta la produzione agricola nell’entroterra.
Io non so il motivo vero dell’assenza della Coldiretti, non voglio sapere retroscena, prendo atto di un’assenza e mi rammarico, perché – e questo lo dico a tutte le organizzazioni proprio per le cose che giustamente avete evidenziato – soprattutto in questo settore quello che occorre è fare sistema è fare squadra.
Il rappresentante Ceccaroni prima sottolineava la necessità del sistema della sussidiarietà, il che significa una delega sempre più ampia alle categorie, alle professioni dell’agricoltura per organizzare, programmare e studiare i finanziamenti, gli interventi e le richieste verso l’Unione europea. E questo ha stimolato particolarmente gli interventi dei colleghi del PdL che avete ascoltato, ma conferma un po’ anche la nostra linea, che qui voglio precisare formalmente.
Noi abbiamo sottolineato più volte – l’Assessore Petrini lo sa bene, così come altri esponenti della maggioranza e il Presidente Spacca – come in particolare in agricoltura la Regione dovesse sburocratizzare, snellire, decentrare e fare affidamento assoluto sulle capacità del sistema della sussidiarietà – sapete cosa significa, non lo devo ripetere a voi –, cioè come soggetti non pubblici possono realizzare finalità pubbliche. Quindi nel tempo ci siamo battuti primo per il decentramento sul territorio di quella che è la burocrazia regionale, gli interlocutori, i soggetti regionali, e allo stesso tempo per aprire il più possibile al sistema della sussidiarietà. Ma su questo credo, Assessore, che siamo ancora indietro, permettetemi di dirlo.
Le altre battaglie le abbiamo fatte sui bandi, su cui anche in un recente passato abbiamo presentato mozioni e interrogazioni quando, appunto, Assessore Petrini, certi bandi ci sembravano improvvisi e troppo rigidi, con richieste di pratiche che hanno bloccato l’accesso ai benefici anziché incentivarli. Ricordo per esempio quando si chiedeva improvvisamente in quindici giorni il possesso di una concessione edilizia.
Su questi argomenti continueremo ad assicurare il nostro impegno.
Fatemi però fare un’altra riflessione. E’ stato detto delle ulteriori procedure che vengono richieste alla Regione, che condivido. In fondo quello che occorre è che il consumatore conosca e che sia incentivato ad acquistare un prodotto che lo rassicura sulla salute prima ancora che sul portafoglio. Oggi investire sulla salute è diventato un valore di qualità della nostra vita, un valore – ne abbiamo parlato anche in altri settori, dalla sanità ai servizi sociali al nostro artigianato – a cui il cittadino non vuole rinunciare, pur nella difficoltà economica attuale delle famiglie. Credo che su questo la Regione possa fare tantissimo.
I colleghi hanno magistralmente parlato della questione del credito. Mi pare che uno di voi dicesse: “bene lo spot su Dustin Hoffman però poi cosa gli facciamo trovare?”. Lo spot su Dustin Hoffman rimane un emblema di questa annata difficile, un contratto, una spesa sottoscritta all’inizio dell’anno, oggi il Presidente Spacca e la sua Giunta non credo lo avrebbero fatto, perché 2 milioni di euro su uno spot, per quanto bello e artisticamente realizzato, nel buonsenso a cui ci induce la difficoltà attuale non sarebbe stato deliberato. Ma prendiamo l’aspetto positivo allora diciamo, sì, le Marche sono state, lo spero, veicolate fuori dal nostro territorio. Voi potete capire che noi non eravamo d’accordo quando lo spot veniva proiettato dentro la regione Marche, perché quella è un po’ un’autoreferenzialità che serve per darci coraggio ma non ci ha portato nessuno da fuori. Se invece è stato proiettato, come spero, fuori e gli stranieri che sono venuti qui ad investire come turisti ci sono venuti per quello, ma io questo non lo so, dico solo che quando da noi sono venuti gli inglesi, gli olandesi, i tedeschi a comprare le case abbandonate, diroccate e di campagna probabilmente non ci sono venuti per Dustin Hoffman, ci sono venuti perché hanno una certa cultura di attaccamento al territorio, che talvolta è anche superiore al nostro, noi infatti a volte non conosciamo bene i nostri tesori come gli stranieri.
Occorre che la Regione insieme alle categorie faccia chiarezza su alcuni argomenti che i colleghi hanno evidenziato.
Qualcuno parlava di energie rinnovabili. Quante volte abbiamo parlato in quest’Aula della multifunzionalità dell’imprenditore agricolo, nei micro e piccoli appalti, nelle manutenzioni, negli sfalci, nella manutenzione delle strade. Quanto allora la pubblica amministrazione, la sussidiarietà, potrebbe risparmiare se l’ente pubblico si guardasse intorno e vedesse qual è quel piccolo imprenditore agricolo che può assicurare servizi di qualità e di manutenzione del territorio invece che i più grossi apparati, i più grossi appalti o le più grosse burocrazie.
Nella multifunzionalità c’è un po’ la cultura che ha presieduto in passato, anche all’inizio delle formidabile attività agrituristiche su questo territorio, ma oggi induce la nostra organizzazione, l’Assemblea legislativa, l’Amministrazione regionale a un ulteriore ragionamento, Assessore.
Per esempio noi qui ci siamo scontrati sul fotovoltaico e la linea che il Consigliere D’Anna ha espresso poco fa è una linea che noi tutti condividiamo. Ma quanti ondeggiamenti, quante contraddizioni. Fino al 15 giugno abbiamo le interviste del Presidente Spacca che dice: “marchigiani investite sul fotovoltaico”, senza precisare se sui tetti o per terra. Era il 15 giugno quando parlavate dell’impulso che il fotovoltaivo avrebbe avuto su questo territorio. Dopo quaranta giorni avete fatto una legge, proposta da voi, con la quale avete ristretto meccanismi, procedure e possibilità. Allora chiariamoci bene. Quello che non mi va è che le grandi società in questi anni hanno potuto fare grandissimi impianti senza che la Regione dicesse nulla, poi quando il piccolo imprenditore – diciamo anche per sbarcare il lunario con la crisi che avete evidenziato – ha cercato di investire spesso un decimo del suo pezzo di terra sul fotovoltaico è intervenuta la Giunta Spacca e ha detto che bisognava bloccare tutto. A me questo non va perché è stata un’anomalia prima ed è stata un’anomalia dopo.
Allora quando la Regione rincorre e non pensa a monte, e questo noi l’avevamo detto, e l’avevamo detto anche per un motivo molto chiaro, ossia, non si insegue il pareggio del deficit energetico di questa regione solo con le energie rinnovabili. Ci mancano 700 megawatt e con tutto il piano strabiliante fatto da Amagliani che prevedeva 24 microcentrali Turbogas che nessuno ha fatto e sulle quali nessuno ha investito, con un eolico che crea problemi e con un fotovoltaico che oggi crea lo stesso problema, noi siamo sì e no a 200 megawatt. Gli altri 500 chi ce li dà?
Allora di fronte agli agricoltori, a tutti gli imprenditori e a tutta la comunità marchigiana occorre che la Regione faccia chiarezza. Questo perché gli interlocutori dell’agricoltura sono di primordine per quello che fanno. E se nelle Marche ci vantiamo di aver tutelato nello sviluppo il nostro territorio - e questo lo dico anche ai colleghi dai quali mi separa forse una distanza ideologica anche per certe cose del passato - lo dobbiamo agli agricoltori che hanno saputo sviluppare pur mantenendo un territorio a misura d’uomo. E questo non lo dico per fare sviolinate a quelli che stanno qui perché l’abbiamo sempre detto e credo che oggi sia ormai un valore condiviso.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Forse rischiamo anche di ripeterci perché gli argomenti sono stati trattati sia dai tanti Consiglieri intervenuti sia dalle associazioni di categoria.
Ringrazio qui le categorie presenti e mi rammarico per chi non è presente. Io posso anche comprendere che questa giornata di dibattito poteva essere affrontata in maniera differente, ma penso che la presenza doveva essere diciamo quasi un dovere. Ma sopratutto perché qui si affrontano gli argomenti e poi successivamente si andrà a scaglionare altri interventi dell’Assise regionale con argomenti più mirati e dagli obiettivi ben precisi, un dovere che abbiamo come Assemblea legislativa, come politici e come istituzioni.
Mi riferisco ai tre argomenti posti dalle associazioni in merito soprattutto alla riforma delle borse, che penso sia ormai scontato per tutti che occorre rivederla, revisionarla, riadeguarla, riadattarla alle esigenze del mercato di oggi.
Il secondo argomento è quello dei prodotti made in Italy, che non riguarda solo l’abbigliamento o le calzature, ma è un aspetto importante anche per i prodotti agricoli.
Terzo argomento è lo snellimento della burocrazia. Qui ci deve essere sempre un gioco a 360°, non possiamo cioè pensare che può essere la Regione o un Comune o una associazione, ma ci deve essere la partecipazione, la coscienza, la condivisione di un intero sistema. Perché se parliamo di agricoltura fine a se stessa pensando in questo modo di risolvere i suoi problemi secondo me siamo fuori strada. Voglio dire che se oggi i mercati sono quelli che sono, i prodotti hanno un prezzo più basso di quello che costa al produttore, al contadino, all’agricoltore, significa che dobbiamo fare un’altra politica, che è quella della multifunzionalità, che è quella di vedere anche con altri settori come aggregare.
L’agricoltura è una parte trainante, si chiama infatti sistema primario, tutti veniamo da lì, tutti abbiamo la cultura contadina, tutti abbiamo radici contadine, tutti sappiamo come si produce un prodotto e quali sono i periodi, magari conosciamo il fenomeno delle lune ecc., però l’agricoltura da sola non regge più.
Ad esempio c’è bisogno del turismo che integra. Se noi portiamo i turisti nella nostra regione e nel nostro Paese non è che lavoreranno soltanto gli albergatori o i ristoratori ma anche gli agricoltori in quanto i turisti ovviamente consumeranno i nostri prodotti.
Fare dei centri di aggregazione, delle filiere attente a queste nuove esigenze è importante.
Da una parte contestiamo in grandi supermercati perché è vero che tolgono il piccolo negozio dal centro storico, ma se quest’ultimo non vive più all’interno del centro storico prima o poi dovrà chiudere quindi per forza dobbiamo trovare alternative. Ed una alternativa potrebbe essere lasciare nei grandi supermercati degli spazi – di questo ne abbiamo ragionato e secondo me dobbiamo farlo in maniera più forte – orientati proprio alla promozione dei prodotti agricoli della nostra regione; quando andiamo per esempio all’Ikea o al Mercatone dovremmo trovare uno spazio legato al mondo della produzione, che non è soltanto il prodotto artigiano ma anche quello agricolo.
Tutti questi discorsi li dobbiamo sicuramente fare, ma vanno fatti con le associazioni, dobbiamo ascoltare e poi insieme progettare il percorso. Perché qui l’Assessore o il Presidente della Regione o i Gruppi assembleari non è che hanno la bacchetta magica, la soluzione in mano, ripeto, insieme si discute, si affrontano i problemi e se ci sono le condizioni si portano avanti.
Prima si parlava delle politiche comunitarie. E’ vero che lì c’è una certa burocrazia, su cui possiamo ragionarci, ma sicuramente sono una grande risorsa per il mondo agricolo solo se riusciremo a spendere tutte le risorse, se riusciremo a fare bandi giusti. Però tutti devono rispettare le regole della Comunità europea. Non può essere che gli agricoltori del nord Italia sforano le quote di un certo prodotto e poi lo Stato italiano deve pagare una multa di 1 miliardo di euro, multa che poi ricadrà su tutti gli agricoltori. Su questo ci deve essere chiarezza, ovvero ci deve essere una politica nazionale attenta a tutto il territorio nazionale e non soltanto ad una parte. Tutti siamo bravi a fare demagogia, a fare populismo, e poi alla fine a pensare ognuno al proprio orticello. Ma se ognuno pensa al proprio orticello non andremo da nessuna parte, ripeto, ci deve essere una politica nazionale, il Ministro dell’agricoltura, qualunque sia (ma non lui personalmente, i suoi funzionari, i suoi tecnici) deve stare nel Parlamento europeo dove si fanno le regole, le leggi. Voglio dire che non possiamo stare in Italia e pensare che l’Europa faccia i nostri interressi, dobbiamo stare in Europa con la capacità di incidere sulle questioni dell’agricoltura così come in tutti gli altri settori.
Un’altra cosa la voglio dire sulla legge 13 quella cioè sulle case coloniche. Non si può sempre pensare di salvare sempre tutti, qualche volta bisogna pur tagliare delle piccole cose. Secondo me rimodulare la legge 13 significa democrazia, è importantissimo farlo, perché è di quasi venti anni fa quando c’erano certe condizioni. A quel tempo sicuramente questa legge fu la salvezza del mondo ambientale agricolo. Prima in campagna si costruiva in maniera disastrosa con questa legge si diedero delle regole ben precise a tutela e valorizzazione del nostro territorio e del nostro ambiente.
Però oggi lo scenario cambia in continuazione. Sono d’accordo con chi prima diceva che deve essere data la possibilità al genitore che sta in campagna di poter fare un appartamento per il figlio che magari abita in paese e sotto poterci fare anche, che so, il negozio da gommista. Così questo giovane tra il terreno, l’attività di gommista, la casa che ha potuto fare insieme al padre, potrà ammortizzare le spese e di conseguenza potrà continuare a vivere in campagna proteggendo quindi tutto il territorio circostante (curerà la strada ecc. ecc.).
E’ dunque opportuno rivedere la legge 13 per dare la possibilità di andare a vivere in campagna, però certamente non a chi fa il primario dell’ospedale o l’ingegnere chissà dove, ma a chi continuerà sul territorio a coltivare il terreno. Questa sarà la nostra salvezza. Lo spot di Dustin Hoffman serve perché abbiamo un territorio eccezionale che dobbiamo promuovere, ma se abbandonassimo le nostre campagne in breve tempo non ci verrà più nessuno, perché sul nostro territorio spariranno tutte queste straordinarie colline coltivate.
Come pure è importante il piano casa. Il piano casa se fatto bene se serve ad incentivare sì l’aumento della cubatura ma non costruendo altre lottizzazioni. Noi dobbiamo smetterla di fare nuove edificazioni, non hanno più senso, abbiamo tutto un patrimonio abitativo da recuperare. Però a chi vuole recuperarlo dobbiamo metterlo nelle condizione di poterlo fare, quindi deve essere conveniente, altrimenti restano i ruderi, le case vecchie, le periferie delle città abbandonate.
Su tutto questo dobbiamo essere laici, aperti al confronto, senza avere nessuno la certezza in tasca ma dobbiamo comunque andare avanti.
Biologico ed energie rinnovabili.
Capisco che il biologico è un prodotto di nicchia, lo fanno pochi coltivatori, ma è senz’altro importante, è un qualcosa di diverso. Ed il cittadino è sempre alla ricerca di un qualcosa di diverso allora il prodotto biologico è sicuramente una risposta alle sue esigenze.
Le energie rinnovabili non sono la salvezza del mondo agricolo, assolutamente, non l’abbiamo mai pensato, le campagne atte alla coltivazione vanno coltivate. Se però l’imprenditore agricolo vuole fare 1.000, 2.000, 3.000 metri di fotovoltaico secondo me è un’altra condizione per farlo rimanere in campagna, potrà fare diverse operazioni mirate che a fine anno potranno dargli reddito.
Domenica scorsa sono andato a Montedinove nell’ascolano a prendere le mele rosa, magari potrebbe anche essere una cosa insignificante, ma in ogni caso un piccolo viaggio tra parenti ed amici alla fine ha significato acquistare 70 chili di mele. Quell’imprenditore ha incassato 100 euro, sicuramente non è niente a confronto delle spese che ha. Però quella è una mela che non si trova più sul mercato, su cui vi hanno fatto uno studio, l’hanno valorizzata, così come la cicerchia a Serra de’ Conti ecc..
Qui spesso si parla di avere fantasia, creatività, allora sono proprio queste le cose importanti che la politica e le istituzioni devono incentivare, però, ripeto, facendo un progetto, un percorso condiviso con tutte le associazioni, e le associazioni che siano rappresentative dei loro rappresentati. Altrimenti non andremo da nessuna parte, invece tutti insieme, associazioni, mondo agricolo, istruzioni, politica, potremo dare delle risposte.
Come terza Commissione, visto che come Presidente su questo sono stato sollecitato, inizieremo magari un percorso di audizioni. Inoltre cercheremo, come qualcuno ha detto, di portare all’interno delle scuole una certa educazione alimentare orientata a far conoscere quali sono i prodotti che fanno bene alla salute e quindi da consumare. Questo progetto di educazione alimentare lo concorderemo con l’Assessorato e quindi troveremo le risorse per poter partire, secondo me abbiamo tutti i presupposti per farlo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti. Vorrei pregare i Consiglieri di rispettare il tempo concesso per gli interventi, grazie.

Luca ACACIA SCARPETTI. Non sarà una giornata storica per l’agricoltura marchigiana ma sicuramente è una giornata importantissima. Intanto un plauso alla Presidenza perché ha permesso questa seduta aperta di Assemblea legislativa abbastanza atipica e per come si stanno gestendo i lavori. Un grazie anche al Presidente della IV Commissione Giancarli che con il suo intuito e la sua eleganza politica e istituzionale ha annunciato di voler fare a meno ad una delle votazioni più importanti prevista oggi, quella sul piano casa, proprio per valorizzare al massimo e dare la giusta vetrina a quello che si sta dicendo.
E’ impossibile non essere d’accordo su quanto finora ho ascoltato, dai sistemi della quotazione in borsa dei prodotti, ai concetti filiera corta, filiera media, filiera ampia, dal concetto fondamentale sul fatto che l’agricoltura marchigiana deve fare una sorta di accordo con i consumatori, ai discorsi sull’ubicazione degli impianti energetici. E’ tutto condivisibile, però nel dibattito è emersa come unico filo conduttore l’esigenza di una concretezza. Avete ragione. Ossia tradurre in atti di competenza regionale quello che si può fare sin da domani mattina per licenziare manovre al fine di rendere più facile a non far morire l’agricoltura marchigiana.
E’ con questo spirito che annuncio che nel proseguo dell’Assemblea legislativa chiederò alla Presidenza un ulteriore ultimo sforzo di cortesia verso il mondo agricolo marchigiano, quello cioè di poter oggi discutere una mozione che il sottoscritto insieme al Gruppo politico a cui appartengo ha presentato nel mese di maggio, per coronare questa giornata e uscire da quest’Aula con almeno una piccolissima proposta concreta che all’epoca avevamo formulato. Si tratta della possibilità, oggi negata, di poter commercializzare direttamente dal produttore all’utilizzatore - ma non quello al minuto perché è già permesso, bensì l’artigiano e quindi pasticcere e gelataio - del latte fresco prodotto nelle nostre stalle.
Se avessimo affrontato questa mozione qualche mese fa forse avremmo evitato che uno dei più grandi produttori del latte fresco delle Marche, l’azienda Busetto Vicari del Montefeltro, chiudesse i battenti, cosa che purtroppo è accaduta proprio in questi giorni. Era un’azienda tra le più grandi delle Marche, produceva 7.000 mila litri di latte al giorno fresco di altissima qualità, un’azienda che, come avete sostenuto questa mattina, faceva parte dell’eccellenza della produzione agricola marchigiana, un’azienda che ha subìto per oltre dieci anni sei controlli al giorno da tre enti diversi senza mai avere un problema sanitario, batteriologico, ecc.. Quindi abbiamo perso sicuramente un’eccellenza.
Spero che il voto su questa mozione, se la Presidenza concederà di farlo, possa far ripensare all’imprenditore esposto in questa produzione così difficile e che deve contrastare e misurarsi con i produttori nazionali di latte che sappiamo quanta potenza hanno avuto e hanno tutt’ora rispetto a quel mondo.
In questo modo avremo forse la possibilità di chiudere una giornata così importante per l’agricoltura marchigiana con un atto piccolo ma assolutamente concreto e necessario. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ringrazio i rappresentanti delle associazioni agricole qui intervenuti per le loro riflessioni.
Condivido quando si dice che la situazione dell’agricoltura marchigiana nel suo complesso non è sicuramente in Italia tra le più floride, ci sono difficoltà molto forti.
In questo momento molte nostre aziende stanno attraversando uno stato di crisi profondo, i tradizionali mercati sono invasi da produzioni provenienti da Paesi i cui costi di produzione sono molto al di sotto dei nostri, e la qualità delle nostre eccellenze, come è stato detto, subisce un freno sul mercato a causa della crisi economica. Quindi anche i nostri prodotti di qualità calano nelle vendite.
Molte filiere, come la carne, il latte, il vino, l’olio, rappresentano l’eccellenza marchigiana nel mondo eppure oggi le nostre aziende fanno fatica a vendere le loro produzioni. Siamo di fronte a un mercato bloccato da una crisi finanziaria che mette le famiglie in gravi difficoltà economiche, in cui si è costretti quasi a rinunciare alla qualità del prodotto per poter arrivare alla fine del mese.
Si è parlato di produttori biologici, le Marche era la prima regione come quantità di produzione biologica rispetto al territorio, è ancora ai primi posti, però purtroppo i nostri produttori biologici sono costretti a vendere sul mercato tradizionale le loro produzioni di qualità. Produzioni che, ricordo, non sono biologiche per sentito dire, ma hanno marchi di certificazione riconosciuti a livello europeo. Ed i nostri agricoltori questa certificazione la pagano, pertanto sono costretti a vendere il biologico nel mercato tradizionale proprio per un calo della domanda.
Su questo difficile contesto si innescano meccanismi speculativi dovuti alle lobby internazionali che gestiscono i mercati globali. Le grandi concentrazioni delle produzioni a livello mondiale sono in mano a poche multinazionali.
Quindi per un’agricoltura come quella marchigiana resta difficile sopravvivere, abbiamo un’eccessiva frammentazione aziendale e un sistema di associazionismo non sempre all’altezza delle crescenti sfide di mercato che è appesantito anche da rigide norme burocratiche che spesso sono fissate dalla Regione stessa. Qui in parte condivido le critiche fatte sulla gestione dei bandi da parte della Regione del PSR. La sburocratizzazione doveva essere una delle battaglie, invece per cercare forse di fronteggiare le denunce che ci sono state rispetto al passato periodo del PSR (vennero incriminati anche dei funzionari), si è incorsi nell’errore opposto, ovvero di burocratizzare tutto e, come è stato detto, di aumentare i costi e i tempi. (…) Purtroppo l’Assessore Petrini non condivide però quando…(…) No, gli obiettivi del raggiungimento della spesa si possono ottenere anche in maniera ragionieristica, e secondo me questo è il modo con cui la Regione Marche ha ottenuto un risultato, cioè puntando su poche aziende e grossi investimenti. Nel resoconto finale degli obiettivi raggiunti con i fondi del PSR penso che solo la metà delle aziende rispetto al passato periodo di programmazione avranno avuto accesso ai fondi della Comunità europea. Questo perché si è puntato, e lo si è visto sin dall’inizio, ad un’aziendalizzazione, che però va contro quelle che sono le dimensioni, le caratteristiche del nostro territorio e della nostra agricoltura. Pensare di rincorrere la sfida del prezzo sul mercato globale è un percorso assurdo. L’aziendalizzazione dell’agricoltura andava fatta su parametri di qualità, che non sono dovuti alla dimensione bensì alla qualità del prodotto, all’innovazione della persona che lavora, alle nuove idee. Anche il dott. Landi della Copagri ha dato una serie di indirizzi rispetto ad alcuni settori che potrebbero essere sviluppati, come la zootecnica di montagna o come una maggiore integrazione con la multifunzionalità ed il turismo.
Come è stato detto le nostre filiere, per quanto organizzate, non riescono a conquistare nuovi mercati, servono nuovi impulsi. In termini di promozione non possiamo non valorizzare un prodotto alimentare con il made in Italy, forse è più necessario che nel settore della moda.
Una delle scommesse importanti di questo PSR erano le filiere regionali. Innanzitutto il bando non è ancora concluso, poi i bandi sono stati molto burocratici, ci sono stati una serie di contenuti che di fatto hanno portato ad avere non più di una quindicina di richieste per la creazione e la realizzazione di filiere a livello regionale. Perché? Perché si chiedevano obiettivi altissimi, come aggregazioni di imprese fino ad otto milioni di euro di prodotto, per cui tantissime aziende si sarebbero dovute associare su un territorio ampissimo.
Bisogna allora decidere come devono essere fatte le aggregazioni di filiera. Ossia le aggregazioni di filiera dovranno avere quei parametri che ogni gruppo di agricoltori che lavora in quel settore decide di darsi. Perché si dovrebbe arrivare a una costruzione così alta che alla fine potrà creare soltanto tre o quattro filiere in tutta la regione!
La burocrazia. Secondo me, come ho già detto, questo PSR non ha sburocratizzato ma ha peggiorato. Non è che con la burocrazia ci sia la certezza di evitare gli imbrogli, però con la burocrazia secondo me – come dimostra un detto popolare “fatta la legge trovato l’inganno” – chi ha i buoni avvocati riesce a non andare in galera, chi ha i buoni commercialisti riesce a prendere i soldi dei fondi. Oltretutto si è fatto in modo che prima per poter partecipare bastava un progetto di massima, adesso ci vogliono progetti con i quali si sostengono magari anche decine di migliaia di euro di spese senza avere neppure la certezza dell’accesso al finanziamento. Cioè ci vuole la spesa preventiva per poter accedere a un bando di cui, ripeto, non si sa neanche se si entrerà in graduatoria o se la graduatoria sarà completamente finanziata.

PRESIDENTE. Consigliere Binci, la prego di concludere, grazie.

Massimo BINCI. Sì, Presidente, concludo. Le energie rinnovabili. All’interno del PSR – io nella passata legislatura ero componente sia della terza che della sesta Commissione – avevamo messo che la produzione delle energie rinnovabili doveva essere legata alla produzione aziendale o ai residui di produzione aziendale; questo tra l’altro lo ripropongo nella modifica del PSR oggi in discussione in quanto è fondamentale. Se si lega la produzione di energia rinnovabile e quindi gli investimenti aziendali alle produzioni aziendali non ci saranno progetti mostruosi che andranno ad intaccare il territorio, anzi, saranno di integrazione al reddito dell’agricoltore.
Quindi la prospettiva…

PRESIDENTE. Consigliere Binci, per favore si avvii alla conclusione.

Massimo BINCI. Sì, Presidente, però il Consigliere Badiali ha parlato ventotto minuti! Oltretutto è Consigliere di maggioranza quindi dice le cose che vanno bene, io invece dico cose che non mi stanno bene per cui credo di avere il diritto di poterle dire allo stesso modo. Comunque ancora un minuto e concludo.
Positivo è il fatto che siamo una Regione che come impiego di risorse è arrivata al 35%. Dobbiamo cogliere l’opportunità del fatto che altre Regioni non riescono ad utilizzare tutti i finanziamenti regionali quindi prepariamoci con progetti, manteniamo in piedi anche quelli che non riusciamo a finanziare, perché potrebbero darci la possibilità, se appunto abbiamo progetti pronti, di utilizzare le risorse anche delle altre Regioni.
Inoltre…

PRESIDENTE. Scusi, Consigliere Binci, ma ha superato abbondantemente il tempo a sua disposizione, è anche una questione di rispetto!

Massimo BINCI. Il rispetto è di tutti! Comunque ho finito. Propongo anch’io che si vada in direzione di una conferenza regionale sull’agricoltura che parli dello stato dell’agricoltura, delle prospettive delle politiche agricole europee e che si costruisca un piano straordinario per l’agricoltura regionale favorendo la partecipazione dal basso.
Importante è anche il discorso sulla comunicazione affinchè si possano modificare i consumi e la cultura del cibo a favore dei prodotti locali a chilometro zero e per un’alleanza con il consumatore. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Cercherò di essere molto breve perché l’analisi della situazione è stata ampiamente fatta dalle associazioni di categoria, che ringrazio della loro presenza e dell’appello che hanno rivolto alla comunità marchigiana e a noi Consiglieri. Anche gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto sono stati fortemente interessanti da ogni punto di vista.
Vorrei però richiamare tutti noi all’attenzione che dovremmo porre ad attività e contributi di carattere concreto, al sostegno che dobbiamo dare agli agricoltori.
Parto da questa considerazione perché abbiamo chiesto a questa categoria da oltre trenta anni di modificarsi strada facendo, di cambiare, di diventare imprenditore, di avere multifunzionalità, di sostenere il turismo, di inventarsi altre situazioni di natura colturale, addirittura cercando di togliere quella che è l’anima fondamentale che presiede alla vocazione agricola, cioè coltivare i terreni, dimenticando però una premessa fondamentale, che non si può vivere quando i prezzi dei propri prodotti sono addirittura inferiori al costo delle spese che si affrontano. Questo è il dato di fondo, non è una situazione demagogica, lo dico per esperienza diretta. La mia famiglia vive di agricoltura, fa una pasta di qualità riconosciuta in tutto il mondo, ma rischia di chiudere perché non ce la fa.
Quindi è inutile che ci prendiamo in giro nell’affrontare tematiche di settori che sono certamente collegati all’agricoltura, il commercio, l’aspetto biologico, l’aspetto ambientale. Dobbiamo chiedere all’agricoltore di fare l’agricoltore. Dobbiamo aiutarlo in un momento strutturale, è almeno da un trentennio che soffre di questa situazione. Ha detto bene prima il collega Marinelli, la congiuntura della crisi internazionale a livello mondiale dal 2007 ha fatto solo emergere questo aspetto così grave, ma dobbiamo per la prima volta porci nell’ottica di aiutarli concretamente partendo dal ruolo che abbiamo, ovvero quello della Assemblea legislativa delle Marche, della rappresentanza del governo del territorio delle Marche, e su questo dobbiamo dire cosa dobbiamo fare.
Io sono convinto sostenitore dell’attività del bilancio del governo delle Marche, mi accorgo però che quando parliamo di fondi anticrisi per il manifatturiero e le altre attività imprenditoriali o collegate agli imprenditori, quindi ai lavoratori dipendenti, non ci poniamo mai nell’ottica che questo può riguardare anche l’agricoltura, i piccoli e medi imprenditori agricoli che possono anch’essi beneficiare del fondo anticrisi.
Questa sperequazione – che non è una critica bensì una proposta che dobbiamo valutare e approntare in futuro nel nostro bilancio regionale – ci deve portare a pensare che come esiste la cassa integrazione guadagni per i lavoratori, come esiste il sostegno bancario creditizio e di garanzia per le piccole e medie imprese artigiane, deve sussistere qualcosa da parte della Regione che aiuti l’agricoltore a sbarcare il lunario e a trovare le metodiche affinché possa valorizzare il proprio prodotto, anche se con la globalizzazione dei prodotti combatte una guerra insuperabile.
Se non faremo questo avremo sì le grandi proposte di natura europea, le grandi proposte di natura nazionale, i sostegni con il PSR, ma rischieremo di non avere non solo l’agricoltore ma neppure quelli che saranno in grado di ricordare come si coltiva la terra.
In questo senso l’aspetto fondamentale, ripeto, è il sostegno attivo che possiamo mettere nelle priorità di bilancio – magari non in questo ma già sin dal 2011 – del nostro governo regionale. Nel fondo anticrisi possiamo prevedere i contratti di solidarietà, i sostegni alle imprese, la garanzia per quanto riguarda la tutela anche di quelle prestazioni. Non dimentichiamo infatti che oggi molti agricoltori utilizzano personale extracomunitario che rischia di provocare delle difficoltà di natura previdenziale e mutualistica.
E anche per quanto riguarda le politiche del sociale, se estendiamo alcune esenzioni di natura assistenziale a determinate categorie non dobbiamo pensare che fra coloro che si possono dichiarare indigenti o poveri non ci sia neanche un agricoltore, ci sono.
Vorrei ora aggiungere, poi concludo, due aspetti fondamentali che abbiamo dimenticato di richiamare, e certamente lo faccio per arricchire il dibattito, non per fare un contraltare.
Il Governo delle Marche deve fare sull’agricoltura scelte redditizie, scelte chiare sul discorso del territorio. Se abbiamo deciso di avere come volano l’aspetto della tutela ambientale, da cui può nascere la cultura, il turismo, la vocazione agricola, dobbiamo anche pensare che quei territori che non sono modificabili devono avere un apporto in termini di sostegno contributivo, altrimenti il rischio sarà che fra circa un decennio quasi il 70% del territorio marchigiano, come gli altri territori dell’Italia centrale, saranno incolti, perché, al di là dei pochi contributi che potranno arrivare dalla pubblica amministrazione, non li coltiverà più nessuno.
L’ultima questione è la tutela dell’associazione. Dobbiamo dire con forza che i servizi all’impresa agricola e agraria svolta dalle associazioni di categoria, anche da quelle oggi assenti, sono fondamentali. Non dobbiamo avere paura di trovare nel nostro bilancio qualche fondo affinché queste associazioni possano svolgere, come hanno svolto già in precedenza in modo gratuito, un servizio fondamentale, che altrimenti sarebbe deputato o ai funzionari della Regione oppure non sarebbe fatto da nessuno. E lo svolgono anche in presenza di risorse umane ormai al di fuori del minimo necessario.
Su questo dobbiamo intervenire perché non è un assegno a fondo perduto o un contributo per un patrocinio a una manifestazione, è una stampella che ci permette di concertare con loro un piano di intervento generale, significativo e duraturo per il nostro mondo
Un mondo sul quale tutti noi possiamo puntare. Allora voglio qui richiamare, riprendendo quello che diceva il collega Marinelli, le parole del Papa Benedetto XVI: affinché nell’equilibrio fra natura, scelte industriali, scelte di natura turistica, ci sia al primo posto e al centro dell’attenzione sempre l’uomo che appunto attraverso l’agricoltura è in grado di recitare un ruolo importante.
Concludo con una questione di cui oggi nessuno ha parlato. La battaglia dei cinghiali. La battaglia degli animali che invadono i territori va combattuta non soltanto con il tema del risarcimento, ma ponendoci in un’ottica che deve porre le categorie venatorie sotto un gradino a quelle che sono le esigenze dell’agricoltore. Altrimenti rischieremo di pagare molto in termini di risarcimento, anche se è sempre poco rispetto ai danni che questi animali fanno all’agricoltura, e non avere poi un risultato apprezzabile, perché i danni possono essere ripetitivi proprio per il proliferare degli animali e in particolar modo dei cinghiali. E su questo l’indirizzo che ha dato prima il Presidente Lavagnoli va seguito, riflettuto, normativizzato, ma sicuramente in qualche modo ci si deve adeguare, altrimenti il rischio è che torneremo a parlare di questo problema senza averlo risolto e il non risolverlo andrà a provocare un ulteriore danno alla categoria. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Voglio esprimere alcune considerazioni, seppure sia assente la Coldiretti Marche, però in assenza di questa parlerò al Presidente della Coldiretti l’Assessore Petrini.
Mi soffermo su una lettera – preceduta da una e.mail non so a che indirizzo – su cui per tre volte c’è scritto: “Non siamo dei formalisti, ma non è oggettivamente pensabile che la seduta aperta del Consiglio regionale sui gravi problemi dell’agricoltura marchigiana non venga preceduta da un invito e con congrua tempistica”.
Ringrazio voi per la vostra presenza, voi che avete a cuore questa realtà – ma non entro nel tecnicismo – e che rappresentate una categoria che è madrina e padrina del nostro essere; mio nonno amava dire: “catene di mani callose è la mia razza, né mani di velluto né mani di fata”.
Questo è per dire che quando scordiamo la nostra origine quando si amministra dovremmo ben tenere a mente che cosa si va ad amministrare e dove si vanno a dissipare risorse, dimenticando questa natura matrigna che oggi la Coldiretti attribuisce ai presenti. Io la leggo così, non me ne voglia nessuno.
“Per tutto ciò riteniamo che per rispetto ed onestà”, allora noi presenti oggi non siamo né rispettosi né onesti, “nei confronti degli imprenditori del settore che onoriamo di rappresentare”, quindi non rappresentano tutti, io invece che ho una mentalità inclusiva dico “nessuno escluso” per cui qualcuno dovrà, Assessore, a questi onesti e presenti rappresentanti di categoria fare le scuse, “Tale argomentazione non può che essere affrontata in modi e tempi diversi e soprattutto direttamente proporzionali alla consistenza del problema. Il problema c’è ed è di tutti, la rappresentanza dei numeri non può escludere nessuno”.
Ora, caro Assessore, lei a nome della Coldiretti che rappresenta, se vuole e può, faccia le scuse a questi signori. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Grazie, signor Presidente, sarò veramente molto breve.
Sullo sfondo di questa giornata secondo me c’è la riforma della PAC e la riforma dei fondi strutturali, tra cui il piano di sviluppo rurale. Solo così si può incastonare la giornata di oggi.
Avevo preparato un contributo in questo senso che però non faccio, anche perché in quanto Presidente della VI Commissione politiche comunitarie abbiamo da tempo insieme all’Assemblea legislativa deciso di partecipare alle consultazioni dell’Unione europea. E quella sulla politica agricola comune è una consultazione aperta, quindi su quella come Assemblea legislativa e come Commissione daremo il nostro contributo in virtù della riforma del Trattato di Lisbona. Ovvero c’è il principio di sussidiarietà che permette alle Assemblee regionali di partecipare alla costruzione del diritto comunitario e quindi poter dare un contributo anche in questo senso.
Per cui avremo modo di incontrarvi in sedi altrettanto formali ed opportune per orientare il contributo che la Regione Marche dovrà dare su queste riforme che ci porteranno da qui fino al 2020. Grazie.

PRESIDENTE. A chiusura del dibattito do la parola all’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Grazie Presidente. Buongiorno a tutti. Ritengo che questo dibattito sia stato molto utile, se non altro per aver riportato al centro dell’attenzione un settore così essenziale per il possibile diverso sviluppo che questa regione dovrà percorrere nei prossimi anni.
Riportare al centro dell’attenzione l’agricoltura non significa semplicemente parlare di economia e basta, non significa parlare solo di quello che è l’apporto al prodotto interno lordo regionale o agli occupati, significa parlare di un tessuto che noi conosciamo come un tessuto connettivo di una regione che ha fatto del policentrismo, e quindi anche di tutto ciò che sta intorno ad esso, la sua forza. Una forza che certamente non dovrà venir meno se vogliamo percorrere queste strade alternative che possono darci respiro rispetto a uno sviluppo che in qualche modo ha cambiato direzione.
Credo quindi che la Coldiretti a non essere qui oggi abbia sbagliato. Ha sbagliato perché al di là delle ragioni che potrà pur avere in relazione al tempo contingentato o alla miglior organizzazione che questo dibattito poteva avere, era comunque utile esserci e intanto lasciare traccia di quelli che potevano essere gli elementi alla base di una riflessione da parte sua.
Ritengo inoltre che gli interventi abbiano tutto sommato capito la gravità del momento, anche se molti secondo me non hanno compreso le cause e quindi le modalità e gli obiettivi che dobbiamo porci per uscir fuori da questa situazione.
Noi oggi siamo qui per un motivo molto preciso, quello che ci ha ricordato il Consigliere Latini poco fa, ossia, le aziende agricole non hanno più reddito, le aziende agricole non riescono più a vedere remunerato il loro lavoro. E non solo i prezzi delle materie prime agricole sono crollati, ma nel frattempo sono pure aumentati o comunque rimasti stabili i costi di produzione. Quindi soprattutto nei cereali si è avuta, al di là della piccola risalita di questi ultimi mesi, una situazione drammatica e surreale che ha portato ad un assoluto deficit di produzione per tutti quegli agricoltori che ai cereali si dedicano.
Ma se oggi noi siamo qui a fare un dibattito sull’agricoltura e intorno principalmente a questo tema cercando non di capire quali sono i cambiamenti che dobbiamo affrontare, ma chi sono i responsabili di questa situazione, siamo fuori strada, e non solo, non troveremo neppure più il bandolo della matassa.
Oggi è difficile presentarsi in Europa come ha fatto ieri Tremonti dicendo: “voglio gli eurobond” a una Germania che si ricordava molto bene che il centro-destra era uscito fuori dal Parlamento italiano quando avevamo adottato l’euro. Questa è la situazione. Una situazione che oggi si è ripetuta anche qui con forze politiche che vedono la responsabilità nella burocrazia europea, non nella struttura che invece contraddistingue una non capacità ad affrontare i cambiamenti che abbiamo di fronte.
Queste responsabilità, che pur ci sono, non vanno infatti negati gli errori, non va negato il ruolo della speculazione che purtroppo anche nell’agricoltura ha cominciato non da molti anni a giocare un ruolo così determinante, però non possono farci dimenticare quelle che invece sono le questioni che dobbiamo affrontare direttamente. Perché più direttamente stanno nelle nostre mani e quindi nella nostra capacità di poter determinare un cambiamento utile.
Tra l’altro dobbiamo riuscirci perché sono anni che gridiamo al cambiamento, ma quel cambiamento, guardate, non è ancora arrivato, il cambiamento vero arriverà tra tre anni, quando ci sarà la nuova PAC. La riforma Fischler del 2003, il disaccoppiamento, che ha disegnato una rivoluzione per l’agricoltura, di fatto non ha ancora cambiato nulla. Ceccaroni che prendeva per i suoi terreni a cereali un tot all’ettaro ancora oggi prende quel tot all’ettaro, non è cambiato nulla neanche per chi fa le clementine in Calabria o il riso a Vercelli, prendono 1.600 euro, 800 euro, 400 euro per quel che riguarda ad esempio i cereali. E tra tre anni ci sarà più che un dimezzamento di tutto questo. Più che un dimezzamento! Perché queste risorse dei contributi diretti non solo devono essere divise tra un numero maggiore di paesi, ma dovranno essere spalmate su tutti gli agricoltori, anche su quelli che fino ad oggi non hanno preso nulla e che saranno un po’ più felici degli altri. Ma per quelli che ad oggi, soprattutto in questa regione, sono dedicati ai cereali e che già oggi sono in forte difficoltà, se non vi sarà un cambiamento sarà difficile sperare in una risalita dei prezzi. Noi purtroppo a queste oscillazioni che hanno caratterizzato gli ultimi anni dobbiamo abituarci.
Certo, la PAC potrà venirci incontro anche con qualche nuovo strumento come quello che ci potrà in parte assicurare contro la gestione dei rischi di mercato, ma certamente non sarà sufficiente per tornare a fare reddito.
Per tornare a fare reddito dovremo affrontare i problemi strutturali che caratterizzano la nostra agricoltura. Quei problemi strutturali che sono alla base della nostra programmazione, quei problemi strutturali che abbiamo tutti condiviso e che hanno portato a una programmazione altrettanto condivisa. Sono i problemi strutturali relativi alla bassa redditività media delle nostre aziende agricole regionali, data da quella che è una situazione di frammentazione della base produttiva, data dalla difficoltà di accedere al mercato e quindi ai potenziali consumatori. Perché per lo più siamo purtroppo schiavi della grande distribuzione organizzata. Siamo anche stati poco capaci di darci un adeguato orientamento imprenditoriale, siamo stati poco capaci di fare ricambio generazionale in maniera adeguata.
Allora su tutti questi elementi dovremo saper intervenire e dovremo saper intervenire con nostra programmazione o con modalità nuove che potremo condividere anche all’interno di questa Assemblea legislativa, per arrivare a questi cambiamenti strutturali. Cambiamenti strutturali che abbiamo cercato di determinare in principal modo attraverso il programma di sviluppo rurale.
Guardate che in una regione piccola come le Marche ogni anno affluiscono al settore circa 230-240 milioni di euro tra contributi diretti, contributi del programma di sviluppo rurale e contributi del nostro bilancio o dei fondi dello Stato. Non pensiate che attraverso 2 milioni in più o in meno si possa determinare un cambiamento più forte rispetto a quello che possiamo fare con gli strumenti che già abbiamo a disposizione. Malgrado, tra l’altro, attiviamo moltissime azioni complementari rispetto al programma di sviluppo rurale. Ricordo la questione legata al credito. Noi su questo abbiamo la situazione migliore d’Italia. Ma certamente non significa che è sufficiente a far fronte a ogni difficoltà aziendale, no, significa però che in questa piccola regione le categorie sono state capaci di creare anche soggetti che oggi sono invidiati da tutte le altre regioni, a cui noi abbiamo dato forza e fiducia e che per fortuna ancora stanno con tutta questa forza sulla piazza per poter andare incontro a quelle che sono le esigenze che molto spesso le banche non soddisfano.
Altre volte con il nostro bilancio ci impegniamo anche su frontiere diverse. Se noi la prossima settimana andiamo a parlare di agricoltura sociale e di diversificazione lo facciamo non solo perché molto presto presenteremo all’Assemblea legislativa una legge, ma anche perché ci mettiamo i soldi del nostro bilancio per fare il primo bando, che poi potrà consentirci di capire se il mondo agricolo vuole farlo, se lo vuole fare in un modo oppure in un altro.
Così per la vendita diretta organizzata, che ci rendiamo conto che come intesa fino ad oggi non basta. Quindi anche su quello bisogna organizzarsi tra più imprese su presupposti ovviamente diversi rispetto a quelli della grande distribuzione e quelli della vendita diretta, seppure vanno percorsi perché sono tutti canali assolutamente utili.
Ma è attraverso l’utilizzo delle ingenti risorse europee che dovremo cercare di capire come dare un supporto al cambiamento che i nostri agricoltori comunque dovranno affrontare e in qualche modo sopportare. A tutti noi piacerebbe un mondo nel quale gli agricoltori rimangono nei loro campi, magari chini sui loro terreni a fare bene, come hanno fatto fino ad oggi, il loro lavoro, senza preoccuparsi dei prezzi, dei consumatori, dei concorrenti. Ci piacerebbe molto ma purtroppo non siamo noi che possiamo determinare questo mondo, questo mondo è già cambiato da tempo e allora su questo cambiamento dovremo impostare le nostre azioni, preparandoci a quel cambiamento anche della Comunità europea.
E come lo abbiamo fatto? Credo nell’affrontare quei temi strutturali e il ricambio generazionale. Noi con il quarto bando abbiamo messo già a disposizione, se non sbaglio, oltre 63 milioni di euro. Certo, è vero, come diceva il Consigliere Binci, che stavolta abbiamo concentrato di più le risorse, ma abbiamo fatto bene, Consigliere Binci, a fare così. Penso sarebbe stato sbagliato dare risorse a dei giovani solo perché cambiavano la loro soggettività e diventavano agricoltori senza nessun impegno. Noi oggi eroghiamo risorse all’insediamento dei giovani agricoltori solo se quegli agricoltori fanno gli investimenti, solo se quelle aziende hanno una reale possibilità di rimanere sul mercato, non se quei soldi servono a comprare il Suv come è avvenuto negli anni passati, che una cosa ben diversa. E se lei, Consigliere Binci, nel suo immaginario ha un’agricoltura marginale, che deve rimanere a dispetto di tutti, questo non potrà accadere, non vi sono le condizioni per far sì che questo possa avvenire.
E’ vero, da 58 mila euro che era il contributo medio del precedente programma di sviluppo rurale siamo passati a 168 mila euro di contributo medio, c’è stata una maggior selettività e c’è stata una maggior concentrazione, ma questa selettività e questa concentrazione hanno risposto a quelli che erano gli obiettivi di cambiamento strutturale che il programma di sviluppo rurale in maniera condivisa aveva affrontato.
Tra l’altro – e non viene mai ricordato, perché si ricordano le performance di spesa dove siamo tra il primo e il secondo posto – noi siamo anche quelli che hanno la programmazione più coerente di tutti, cioè quelli che nel corso del tempo non hanno fatto bandi per accontentare questa o quella spinta, ma abbiamo tenuto molto ferma la politica e la programmazione che c’eravamo dati.
E nel momento in cui abbiamo affrontato, come stiamo affrontando in questi mesi, anche le situazioni più difficili sotto il profilo organizzativo e procedurale, cioè quelle legate alle filiere produttive, lo abbiamo fatto con molta flessibilità sia nei tempi che nelle modalità, quindi non con eccessiva rigidità, perché ci rendiamo conto che camminiamo in uno spazio inesplorato, che camminiamo in uno spazio che non conosciamo né noi né i nostri agricoltori.
Però lo stiamo facendo con una convinzione, ossia che sarà inevitabile non affrontare questo passaggio, che sarà inevitabile puntare alla qualità così come abbiamo fatto fino ad oggi, perseguendola attraverso tutti gli strumenti creativi che ci siamo dati per farlo e perseguendola anche attraverso tutta una serie di azioni. Perché oggi la qualità, come è stato in parte ricordato, non è solo quella legata alle proprietà organolettiche, ma è anche quella legata all’eticità, alla sostenibilità, alla salute che certamente può assicurare i consumatori.
Sugli OGM credo non ci siano dubbi su quale sia la nostra posizione, ma siamo altrettanto sicuri che per perseguire questi obiettivi, riuscendo ad arrivare alle tavole dei consumatori, c’è bisogno di aggregarsi. C’è bisogno di aggregarsi! Nessuno vuol cancellare quello che è il modello produttivo agricolo marchigiano, che è fatto di tante piccole aziende che sono uno straordinario presidio del territorio e dell’ambiente, ma quelle piccole aziende se vogliono rimanere non potranno affrontare il futuro da sole, lo devono affrontare insieme agli altri. Ed in particolare devono fare questo le aziende cerealicole, in particolare quelle produzioni indifferenziate che fino ad oggi erano arrivate sul mercato in base ai quei meccanismi che ora non funzionano più.
Inoltre dobbiamo anche affrontare una visione per la quale l’azienda monoculturale non può più reggere, a meno che non sia un’azienda di dimensioni elevatissime, e forse neanche, perché per far fronte alle oscillazioni bisogna diversificare le proprie attività, laddove c’è un prezzo che in un certo periodo crolla devono avere un’altra attività che invece tiene e che può contribuire a mantenere una stabilità nel reddito aziendale. Non si chiede agli agricoltori forzosamente di diventare albergatori o produttori di energia, si indica agli agricoltori che c’è un’opportunità nuova, un’opportunità attraverso la quale pur rimanendo all’interno del reddito agricolo si possono fare tante cose.
La questione che ricordava Landi sull’artigianato, che oggi anche nelle nostre aziende agricole può essere un’opportunità, è davvero una straordinaria opportunità. Voi potete fare pane o birra all’interno del reddito agricolo. Guardate che si sono arrabbiati tutti quanti, si è arrabbiata la Cna, la Confartigianato, legittimo, ed invece è giusto che possa essere così. Perché dare una mano all’agricoltura lo so anch’io che non significa dare solo dei contributi, significa molto spesso anche mettere in campo delle norme che possano in qualche modo consentire agli agricoltori di raggiungere un diverso profilo competitivo. E la competizione non è sempre quella impossibile che possono fare solo gli industriali, la competizione è quella che ci consente di capire che cosa dobbiamo fare oggi e per chi lo dobbiamo fare o a che prezzi lo dobbiamo fare. Questioni assolutamente normali di cui credo, da come mi sembra di capire, vi stiate appropriando in maniera anche veloce.
Quindi il dibattito di oggi può certamente aver sèguito attraverso ulteriori riflessioni da parte dell’Assemblea legislativa, ma ulteriori riflessioni che non mistifichino quello che accade.
Il biologico è una grande risorsa per questa regione, è una risorsa che ci consente di essere ancora competitivi sui mercati, ad esempio quello della Germania, dove questa domanda è fortissima e dove i nostri produttori in questi anni hanno mantenuto un radicamento competitivo. E’ una delle filiere alla quale diamo più fiducia di riuscire per il prossimo futuro.
E’ vero che nel passato ci sono state delle perversioni, come quella dell’erba medica essiccata, ma oggi queste cose non avvengono più, oggi nel biologico questi contributi non vengono più dati in maniera strumentale o per lo meno, per lasciare un margine di sicurezza, si è ridotta in maniera drastica la possibilità di fare biologico solo per coltivare, diciamo così, il contributo senza che ci sia una risultanza anche sul mercato.
Così come non è vero che produzioni di qualità meritevoli, come pure cose molto piccole sotto il profilo dimensionale, come la visciola di Cantiano, non abbiano questa possibilità. Chi l’ha detto! La visciola di Cantiano e tante altre produzioni di qualità hanno la stessa possibilità di tutte le altre di perseguire un percorso di qualità e di avere risorse sia per la certificazione che per la promozione, ovviamente lo deve fare all’interno di un discorso di aggregazione, magari con le filiere territoriali che pure hanno avuto un successo, così come ci aspettavamo.
Credo che abbiamo messo anche in piedi delle modalità innovative, che tra l’altro ci possono consentire nel prossimo periodo di programmazione, ad esempio attraverso gli accordi agro ambientali d’area, di affrontare i cambiamenti della PAC con strumenti che possano permettere di mantenere un reddito a molti agricoltori, per dei servizi e delle funzioni che comunque nel territorio possono svolgere, ovviamente sempre attinenti a quella che è la loro capacità e professionalità.
Alcune rigidità che sono state ricordate, come la concessione edilizia, ma qual è stato il problema di questa concessione edilizia? Quello di presentarla prima di avere una risposta affermativa sulla domanda di contributo? Ci sono riusciti praticamente tutti quanti! Non mi è sembrato fosse un gran problema, mi è sembrata invece una piccola innovazione che ha veramente sburocratizzato il sistema, che altrimenti si sarebbe irrigidito moltissimo in fase di rendicontazione nel momento in cui non si riesce mai a trovare un termine che sia quello adatto.
Credo che i risultati che abbiamo ottenuto siano anche frutto di battaglie come queste, battaglie che certamente non sono finite ma che, ricordate, non vanno fatte solo contro la Comunità europea. Grazie.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Grazie Assessore Petrini. Si conclude qui il confronto sul tema dell’agricoltura.


La seduta aperta termina alle ore 13,35

SEDUTA N. 27 DEL 7 DICEMBRE 2010



La seduta inizia alle ore 13,35


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 88/2010 del Consigliere Zaffini "Mozione emergenza rifiuti Regione Campania";
- n. 89/2010 dei Consiglieri Camela, Malaspina "Finanziamento del 5 per mille".
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso, in data 22 novembre le seguenti deliberazioni:
- n. 1657: "Art. 29 della l.r. n. 31/2001 e art. 27 della l.r. n. 32/2009 - variazione compensativa e modificazioni al POA 2010 - € 14.137,20";
- n. 1658: "Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 26 comma 1 della l.r. n. 32/2009 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2010 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - € 1.979.626,01";
- n. 1659: "Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 26 comma 1 della l.r. n. 32/2009 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2010 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - € 1.979.626,01".


Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Il Consigliere Giancarli nella seduta aperta aveva fatto una richiesta, ma visto che la seduta ordinaria inizia adesso se avete richieste da fare vanno fatte in questa sede.
Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Presidente, confermo quella richiesta.

PRESIDENTE. Quindi conferma la richiesta all’Aula di rinviare come primo punto all’ordine del giorno della prossima seduta, quindi alla settimana prossima, il punto relativo alla proposta di legge n. 23 abbinata ad altre proposte di legge.
Se non ci sono obiezioni ritengo possa essere accolta la richiesta del Consigliere Giancarli.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Camela.

Valeriano CAMELA. Volevo chiedere l’iscrizione all’ordine del giorno della mozione n. 89 sul finanziamento del 5 per mille. Vista l’attualità della discussione in Parlamento della manovra finanziaria ritengo sia opportuno discuterne in tempo utile.

PRESIDENTE. La mozione è stata comunicata quindi possiamo far votare l’Assemblea legislativa sulla proposta di iscrizione. La richiesta è di discuterla prima degli altri punti, anche dell’atto amministrativo n. 15? (…) Bene, allora prima delle interrogazioni e delle interpellanze.
Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. La campagna elettorale non é ancora iniziata, tanto il Governo tiene! Che rappresenta! Ma che votiamo! L’iscrizione di cosa! Dalla fantasanità alla fantapolitica, basta!

PRESIDENTE. Consigliere Trenta, è una legittima richiesta di un Consigliere e la risposta sulla richiesta la dà l’Assemblea legislativa che è chiamata a votare. Quindi dichiaro aperta la votazione sulla proposta del Consigliere Camela di iscrizione della mozione n. 89 prima delle interrogazioni, interpellanze e mozioni.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Lei, Presidente, prima non c’era, ma io mi ero complimentato con la gestione della giornata odierna rispetto ai temi dell’agricoltura e soprattutto della Presidenza. Dal dibattito era emersa una forte necessità di azioni concrete rispetto a questo tema e quindi chiedo l’anticipo della discussione di una mozione, che tra l’altro è brevissima anche di contenuto, che va nella direzione di dare una risposta piccolissima al settore dell’agricoltura. La mozione è la n. 32 e riguarda i produttori di latte marchigiani.

PRESIDENTE. La proposta dunque è questa, appena votato sulla proposta di atto amministrativo n. 15 viene proposta la discussione della mozione attinente…(…) Prego, Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Dobbiamo votare questa richiesta, Presidente, perché io ad esempio sono contrario che ogni Consigliere proponga mozioni che sono indirizzate ad una ditta, altrimenti ad ogni Assemblea legislativa ne avremmo almeno 84!

PRESIDENTE. Certo, era una possibilità, dopodiché la proposta si può votare favorevolmente o in modo contrario.
Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Presidente, chiedo l’anticipo della mozione n. 13 dei Consiglieri D’Anna, Romagnoli, Silvetti, Natali, Acquaroli, sull’autorizzazione al rimborso spese dei malati di Sla.

PRESIDENTE. Certamente metteremo in votazione anche questa richiesta, ma credo di non dover far appello ogni volta al senso di responsabilità, alla correttezza e all’intelligenza dei Consiglieri. (…) Certo che vale per tutti, non è stato mai negato a nessuno, perché se c’è un’urgenza, sia che venga dalla minoranza o oppure dalla maggioranza, io non mi sento di non ascoltarla. Però se poi si gioca un po’ a farci i dispettini mi dispiace, non serve a nessuno.
Formalmente pongo in votazione la richiesta del Consigliere Acacia Scarpetti, ossia quella che dopo la votazione dell’atto amministrativo n. 15 si discuta la mozione n. 32.

(L’Assemblea legislativa approva)

Consigliere D’Anna, lei mantiene la sua richiesta? E’ sicuro? Dove la posizioniamo? (…) Le due approvate, bene, allora mettiamo in votazione la proposta del Consigliere D’Anna di discutere la mozione n. 13.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Chiedo la discussione in data odierna, da mettere in coda alle altre, della mozione n. 82 di adesione alla mobilitazione per la scarcerazione di Asia Bibi condannata a morte in Pakistan per blasfemia. Sapete che i tempi stringono, che il Presidente del Pakistan rischia di eseguire questa sentenza, quindi la mobilitazione non è solo per il caso specifico ma è estesa alla persecuzione di tutti i cristiani del mondo.
Quindi che questa mozione venga discussa oggi.

PRESIDENTE. E’ iscritta? (…) E’ stata comunicata? (…) Quindi la proposta è di posizionarla al quarto posto delle mozioni. Dichiaro aperta la votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ricapitolo la posizione della discussione delle mozioni che abbiamo ora votato. Quella del Consigliere Acacia Scarpetti è attinente all’agricoltura quindi la discuteremo immediatamente dopo la votazione della proposta amministrativo n. 15, mentre le altre tre mozioni del Consigliere Camela, del Consigliere D’Anna e della Consigliera Romagnoli le discuteremo prima delle interrogazioni, quindi vanno al punto 3 bis) nella successione che ho elencato.
Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Nessuna pregiudiziale per l’anticipo di queste mozioni, però chiedo che nella giornata odierna, quindi in coda come quarta mozione di quelle anticipate, venga discussa anche quella che riguarda la discarica di Appignano, perché credo che gli organismi regionali a ore affronteranno il problema e la cosa è abbastanza complessa.

PRESIDENTE. Che numero è?

Francesco MASSI. La numero 33 a firma Acquaroli.

PRESIDENTE. E’ però abbinata alle interrogazioni n. 18, 93, 194. Quindi lei chiede di trattarla dopo le mozioni di cui abbiamo già approvato la trattazione.
Dichiaro aperta la votazione sulla proposta del Consigliere Massi.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 15
della Giunta regionale
“Programma di sviluppo rurale della Regione Marche 2007/2013 in attuazione del reg. CE 1698/2005 del Consiglio del 20 settembre 2005”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta atto amministrativo n. 15 ad iniziativa della Giunta regionale.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Più che una modifica è una micro modifica al PSR. Il PSR è quell’atto amministrativo tra i più corposi della Regione, è costituito da 500 milioni di euro che in sette anni vengono spalmati e indirizzati a sostegno dell’agricoltura marchigiana. Questi 500 milioni sono per il 40% di provenienza europea, per il 40% statale e per il 20% regionale. Ecco perché, sia per la corposità, sia per la natura della provenienza dei fondi, ogni modifica passa per Bruxelles.
L’atto di oggi è sostanzialmente il ritorno di una votazione mi sembra del febbraio 2010 con cui si chiedevano delle piccole modifiche, quindi oggi siamo a ratificare quello che Bruxelles ha accettato, infatti non tutto quello che la Regione propone viene accettato da Bruxelles.
Parlavo di micro modifiche perché sono cose minimali e soprattutto la prima era un atto dovuto. Tutti sappiamo che nella regione Marche c’è stata la fuga in avanti del Montefeltro, sette comuni dopo un iter lunghissimo hanno lasciato il territorio della regione Marche per aderire al territorio geografico e politico dell’Emilia Romagna. Il PSR, che è uno strumento di programmazione economica che dura sette anni, aveva previsto fino al 2013 aiuti in quell’area, ma aiuti in quell’area dalla Regione Marche non possono più esserci. Ecco perché si è dovuto modificare il piano economico. Il Montefeltro non c’è più quindi quel denaro per quei Comuni non spetta più alla Regione Marche.
Con l’occasione si è anche fatta quella che per me è la cosa più interessante di questa modifica, essa è data dal rimodulamento delle risorse verso i giovani. Nei primi anni di vita di questo PSR approvato nel 2007 rispetto ai bandi emanati ci sono state misure molto partecipate a livello di bando mentre altre lo sono state di meno. Ecco, con questa modifica andiamo a prendere dei residui economici in giro per le varie misure dove appunto c’è stata meno utenza e si spalmano sui giovani. In questi giorni sta terminando il quarto bando a favore dei giovani imprenditori agricoli che nella loro vita hanno scelto di intraprendere questa attività.
Io considero questa iniziativa una delle più interessanti delle modifiche di oggi, ed anche una di quelle più auspicabili per il nostro territorio, perché per tutto quello che è stato il dibattito di questa mattina i giovani devono assolutamente credere e investire, quindi noi dobbiamo aiutarli in questa direzione.
Un’altra modifica del PSR odierno riguarda il ricevimento di una direttiva europea, cioè chi si occupa di allevamenti deve pensare anche al benessere del bestiame. La garanzia in Europa in tanti settori non è mai troppa, lo sappiamo, e sicuramente fonte di maggiore civiltà è l’attività umana, quindi si inizia a parlare anche del benessere del bestiame nella sua gestione.
Devo dire che questa misura va incontro all’anno della biodiversità, cioè se le direttive che vengono da Bruxelles ci impongono di gestire il bestiame con maggior spazi, maggiori pascoli, ecc., tutto va in favore indiretto, ma non certo secondario, alla ricchezza naturalistica, ambientale dei nostri territori, perché più bestie al pascolo ci saranno e più biodiversità, più ambienti naturali e interessanti sotto il punto di vista scientifico e turistico il territorio delle Marche potrà avere
Non ricordo altre modifiche importanti, questo PSR ormai è arrivato a metà della sua vita, speriamo che la congiuntura economica nazionale, europea ed internazionale ci consentano tra qualche anno di riparlare almeno degli stessi fondi, perché è di questo che si tratta, è questo che il dibattito odierno ha fatto emergere.
Lascio la parola alla relatrice di minoranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Questa proposta di atto amministrativo è un atto di riassesto, è un aggiustamento che non sconvolge, non dà indirizzi particolari o molto innovativi.
La modifica essenziale, che oggi è anche venuta fuori dal dibattito che si è svolto nella seduta aperta, è la considerazione di quanto sia importante andare ad identificare le priorità che sono sul territorio. Quindi qui è stata messa in luce una sorta di partecipazione degli agricoltori a una sistema di qualità alimentare che sia comunque un processo di filiera. Seppure non sia stato pienamente condiviso, perché alcuni produttori si sono sentiti esclusi, esclusi da una situazione che poteva essere fatta soltanto in forma associativa.
L’adeguamento a queste risorse possiamo ritrovarlo anche in altre misure. E di questo ovviamente ne abbiamo parlato anche in Commissione, ma noi ci siamo astenuti dal voto. Riteniamo infatti che la possibilità di dare sulla misura che riguarda il benessere animale, come diceva prima il relatore di maggioranza, poteva essere ampliata anche per le piccole aziende che svolgono attività in proprio.
Questo atto apporta inoltre una modifica dovuta, come diceva prima il relatore di maggioranza, perché una parte del nostro territorio, la Valmarecchia, è uscita e quindi è una modifica in adeguamento a quelle risorse uscite a seguito di questo distacco.
Un’osservazione messa in evidenza nel percorso di questo Piano di sviluppo rurale riguarda l’attenzione che si continua a dare alle eccellenze e alla qualità del prodotto e quindi al sostegno della comunicazione.
Sono stati presentati degli emendamenti, ci sono anche della collega Romagnoli, ed alcuni di questi sono assolutamente condivisibili, quelli ovvero che vanno a supporto di quello che noi come minoranza abbiamo sempre sostenuto, ossia uno snellimento nelle operazioni di compilazione e di attuazione dei progetti presentati dai privati. Quindi meno burocrazia e meno impegno sulla presentazione dei progetti, ma più impegno a realizzare progetti ambiti e che portino a risultati anche imprenditoriali e con un’incisione seria e concreta sul mercato.
Quindi benvengano queste modifiche. Ripeto, ci siamo astenuti nella votazione in Commissione per quanto riguarda la poca attenzione per i privati, ma è assolutamente condivisibile tutto il resto.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Apprendo con piacere che ci si interessa anche al benessere del bestiame - quindi ci porteranno nelle beauty farm, nelle discoteche o magari a prendere un aperitivo! -, allora io vorrei che questo sia anche un vincolo per la macellazione halal islamica. Perché se ci occupiamo del benessere del bestiame allora io vorrei che questo sia un vincolo fermo per tutto quello che riguarda la macellazione islamica, macellazione che purtroppo in altre realtà sta comunque emergendo. Ripeto, vorrei che questo fosse proprio un vincolo alla negazione da parte di tutti della macellazione islamica.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1 del Consigliere Binci:
Trasversale a tutte le misure.
Criteri di ammissibilità.
Inserire dopo l'ultimo capoverso la seguente frase: “I criteri di ammissibilità verranno dettagliati nelle disposizioni del presente programma e faranno esclusivo riferimento a quelli sopra individuati.”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo emendamento inserisce una fase e all’interno dei criteri di priorità elimina la parola “prevalentemente”. I criteri di priorità servono per la costruzione del bando quindi devono essere i riferimenti anche per chi costruisce il bando. E la questione è legata anche al fatto che il PSR è uno strumento di programmazione ed in quanto tale è di competenza dell’Assemblea legislativa. Se allora si lascia la parola “prevalentemente” è come dire che si può fare qualsiasi cosa. Quindi è un termine non corretto all’interno di uno strumento di programmazione in quanto relativizza e non si sa fino a che punto la competenza di programmazione dell’Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola l’Assessore Petrini credo per un chiarimento di tipo tecnico. Ne ha facoltà

Paolo PETRINI. Non solo, Presidente, anche nel merito dell’emendamento. Noi oggi siamo ad oltre metà del periodo di programmazione, le risorse soprattutto per quanto riguarda le misure strutturali sono pressoché esaurite e c’è la richiesta da parte del Consigliere Binci di apportare una modifica che di fatto, laddove ci fossero risorse da riprogrammare o da rimettere a bando, irrigidirebbe il Programma di sviluppo rurale in quanto non ci consentirebbe di fare neanche piccoli aggiustamenti.
Tra l’altro sfido chiunque a nominare anche solo un esempio in cui la Giunta, malgrado abbia avuto questa possibilità fino ad oggi, abbia fatto cambiamenti che poi hanno determinato un stravolgimento di quella che era la volontà dell’Assemblea legislativa.
Quindi per questo sono contrario all’emendamento.
Ma ancor prima di questa contrarietà forse c’è bisogno di chiarire un aspetto. Il relatore Acacia Scarpetti diceva che oggi siamo in sede di ratifica, e siamo in sede di ratifica perché queste modifiche sono già state comunicate alla Commissione europea e gli eventuali emendamenti a questo testo possono solo andare in una successiva modifica. Quindi oggi possono esserci solo delle raccomandazioni della Giunta per future modifiche del testo che è già stato inviato alla Commissione europea, dopo tutti i passaggi che sono stati fatti da febbraio ad oggi in Commissione.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2 del Consigliere Binci. Ritirato.

Emendamento n. 3 del Consigliere Binci:
Misura 1.2.1. Pag. 312
Azioni e tipologie degli investimenti
Dopo la frase "alle lettere a),b) e c)," inserire la seguente frase "Sono inoltre ammissibile per tutte le persone fisiche e giuridiche le spese sostenute per la realizzazioni di lavori in economia. Tali lavori riguardano sia quelli la cui natura è prettamente agronomica che interventi di diversa natura, quali: tinteggiature; demolizioni, tracciatura, movimentazione terra (se in possesso dei mezzi necessari); recinzioni, ecc.
L'importo di tali lavori verrà calcolato sulla base del prezziario regionale e/o agricolo ridotto del 10% in quanto utile d'impresa.”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ricordo che questo emendamento era stato portato anche in terza Commissione, esso permette di utilizzare e di detrarre anche i lavori in economia. Ossi si è parlato di multifunzionalità aziendale, si è parlato della difficoltà economica delle imprese agricole a coprire i costi. Allora questa possibilità, prevista all’interno della normativa comunitaria, non capisco perché non sia stata sostenuta nel confronto con la Comunità europea da parte dei dirigenti della Regione Marche.
I lavori in economia sono detraibili, possono essere documentati da parte dell’azienda come spese sostenute, sono una componente che permette di arrotondare il reddito aziendale e di realizzare un’economia permessa. Non capisco perché non ci sia, a questo punto mi sento di fare una critica agli uffici che in sede di terza Commissione avevano detto: “porteremo questa cosa alla Comunità europea” però poi sono venuti qui senza portare a casa niente, cioè senza permettere la rendicontazione di nessun lavoro in economia.
Allora è inutile parlare di tutte quelle cose che abbiamo detto prima. Qui le aziende non hanno alcuna possibilità di differenziare le loro attività, inoltre se non c’è questo tipo di recepimento non c’è nessuna agevolazione neanche da parte dell’Assessorato.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Noi abbiamo sostenuto questa possibilità e la Commissione ce l’ha bocciata. L’ha bocciata! Così come tutte le questioni oggetto degli emendamenti successivi, tranne l’ultimo. Sono questioni tutte bocciate dalla Commissione a cui le avevamo sottoposte, come del resto il Consigliere Binci immagino ricordi. Quindi non possiamo che votare no.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4 del Consigliere Binci:
Misura 1.2.1 pag. 315.
Inserire al primo pallino dopo la parola "funzionali” le parole: “nonché per la aziende già operanti nel settore alla data di uscita del bando, è prioritaria anche la realizzazione di strutture necessarie per la fase produttiva e/o d'allevamento".
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo emendamento è per permettere per i settori di produzione di nicchia investimenti anziché solo per la trasformazione e commercializzazione aziendale anche per la realizzazione di strutture necessarie per la fase produttiva e di allevamento per le imprese già operanti. Perché dopo un certo periodo di tempo c’è la necessità di rinnovare anche questa parte della fase produttiva.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 5 del Consigliere Binci:
Misura 1.2.1.
Criteri di priorità pag. 321
Inserire dopo il primo trattino il seguente: “- aziende agricole munite di punto vendita aziendale;”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo emendamento è fondamentale per riconoscere tra i criteri di priorità un premio alle aziende che hanno già percorso un certo cammino verso la realizzazione di una filiera cortissima che è quella aziendale, riconoscendo quindi un’evoluzione positiva dell’azienda stessa. Cioè le aziende munite di un punto vendita aziendale, all’interno dei criteri di priorità per gli investimenti aziendali, hanno riconosciuto un punteggio di priorità.
D’altra parte se si vuole premiare chi è già avanti in un percorso di riconversione verso un modello produttivo, che preveda anche la vendita diretta, la creazione di una filiera, anche se in questo caso solo aziendale, non può questo non essere un criterio di priorità, visto appunto che l’efficienza e la qualità dell’impresa deve essere uno dei criteri di priorità.

PRESIDENTE. Emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 6 del Consigliere Binci:
Misura 1.2.3.
Limitazioni alle condizioni di ammissibilità territoriali. Pag. 331, 332, 333, 334.
Inserire nei settori: Olivicolo, Ortofrutticolo, Cerealicolo, Carni bovine, Carni suine, del latte e dei prodotti lattiero-caserai, dopo l'ultimo pallino dei prodotti ammissibili la seguente frase: “prodotti che utilizzano prevalentemente materie prime coltivate a meno di 150 chilometri dal luogo di trasformazione;”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo emendamento è molto importante. Era stato proposto in Commissione come riconoscimento di un valore aggiunto ai prodotti che utilizzano prevalentemente materie prime coltivate a meno di 150 chilometri dal luogo di trasformazione. La Comunità europea non ci ha permesso di fare riferimento ai prodotti marchigiani, cioè ai prodotti regionali. Invece secondo me questo può essere un criterio per l’aggiramento di quel divieto, ovvero fare un riferimento alla distanza di produzione, legato quindi al discorso dei consumi energetici, della freschezza del prodotto, per cui anche del nuovo criterio del chilometro zero che è cercato e premiato dai consumatori.
Quindi per tutti i settori, dall’olivicolo, all’ortofrutticolo, al cerealicolo, carni bovine, carni suine, latte e prodotti lattiero-caseari, dare come condizione premiante a chi utilizza materie prime coltivate a meno ci 150 chilometri dal luogo di trasformazione.

PRESIDENTE. Emendamento n. 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 7 del Consigliere Binci:
Misura 2.2.1.
Tipologia degli interventi (pag. 446)
Alla lettera a) sostituire la frase "Durata minima 25 anni " con la seguente: "La durata minima è in funzione della maturazione tecnologica dell'impianto e comunque non inferiore a 10 anni”;;
Alla lettera b) sostituire la frase "Durata minima 40 anni" con la seguente: " La durata minima e' in funzione della maturazione dell'impianto e comunque non inferiore a 15 anni".
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. All’interno della tipologia degli interventi sono le condizioni per la durata minima degli impianti. Per esempio per le piante da legno la durata minima è 25 anni. Secondo noi invece è più giusta la dizione che dice che la durata minima sia in funzione della maturazione tecnologica dell’impianto e comunque non inferiore a 10 anni. Perchè c’è un riferimento alla maturazione tecnologica dell’impianto, quindi al tempo necessario alla maturazione per esempio di quella pianta da legno, ossia un limite minimo di 10 anni, ma non c’è il blocco per 25 anni che è un termine molto lungo e che nel passato PSR era appunto all’interno dei 10 anni.
Alla lettera b) per le tartufaie c’è addirittura una durata di 40 anni. Se per caso c’è un impianto di tartufaia che non produce il proprietario sarà costretto a tenere la tartufaia per 40 anni. Allora secondo me è più giusto fare riferimento in funzione della maturazione dell’impianto. Tra l’altro so, mi sono informato, che le piante che producono tartufi dopo 15-20 anni con l’ingrossamento il tartufo va poi a 3 metri sotto terra e quindi non è più possibile il suo utilizzo. Una durata di 40 anni è la vita lavorativa di una persona! Ho un vincolo che mi dura per 40 anni, non esiste da nessun’altra parte! Nel precedente PSR, Assessore Petrini, per le tartufaie c’era il vincolo di 15 anni. E’ cambiata la tipologia delle piante tartuficole? Non credo!

PRESIDENTE. Emendamento n. 7. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 8 del Consigliere Binci:
Misura 3.1.1. Sottomisura B).
Criteri di priorità (pag. 472)
Sostituire il secondo trattino con la frase seguente: “per gli impianti di produzione di energia è stabilito il seguente criterio di priorità ordinale:
A) filiera olio-energia per la produzione di energia elettrica e/o calore limitatamente alle aziende che producono almeno il 70% della materia prima;
B) fotovoltaico, minieolico e idrico;
C) filiera biogas per la produzione di elettricità e calore limitatamente alle aziende che producono almeno il 70% della materia prima; filiere legno-energia per la produzione di biocombustibili (pellets) limitatamente alle aziende che producono almeno il 70% della materia prima;
D) altre filiere energetiche.”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Anche di questo se ne era discusso e non era emersa nessuna difficoltà, cioè legare le filiere energetiche in agricoltura all’azienda. Determinare un quantitativo minimo di materiale che l’azienda deve riuscire a produrre per poter accedere non alla realizzazione, che può sempre fare, ma accedere alla realizzazione con il finanziamento europeo, è il minimo. Non si capisce perché il finanziamento per le produzioni di energie rinnovabili, per esempio della filiera olio energia, del fotovoltaico, del minieolico e dell’idrico, della filiera di biogas o di altre filiere energetiche, non debba essere legato al fatto che l’azienda produce quel tipo di materia prima. Altrimenti se non hanno la produzione avremo delle imprese di trasformazione che stanno in area agricola, ma non è questa una delle condizioni per accedere al finanziamento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Ordine del giorno n. 1 del Consigliere Zaffini:
“Macellazione islamica.
Visto che la macellazione islamica comporta enorme sofferenza per i capi sottoposti a macellazione;
Visto che la presente modifica di legge tutela il benessere della zootecnia;
Impegna la Giunta regionale a far sì che la macellazione “halal” islamica sia vietata nella regione Marche.”.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Per dichiarazione di voto ha la parola il Consigliere Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Solo per dichiarare il nostro voto di astensione. Oggi abbiamo assistito a un momento di scontento della parte del settore agricolo, quindi questo voto è per dimostrare la nostra vicinanza a questa poco chiara e forse poco ascoltata situazione.

PRESIDENTE. Proposta di atto amministrativo n. 15. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 32
dei Consiglieri Acacia Scarpetti, Eusebi, Giorgi
“Applicazione del Regolamento CE n. 852/2004 del Parlamento europeo e del consiglio sull'igiene dei prodotti alimentari”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. Avevamo preso l’impegno con il Consigliere Acacia Scarpetti di discutere la mozione proposta da lui e dai Consiglieri Eusebi e Giorgi.
Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Era per dare ancor più senso alla giornata di oggi sul settore agricolo. Sarò breve, non voglio approfittare più di tanto della gentile concessione dell’Assemblea legislativa, anche perché la materia è molto breve e precisa.
Nella regione Marche è vigente che un allevatore di bestiame e produttore di latte fresco può vendere questo latte direttamente, magari attraverso i distributori automatici o altre forme di dettaglio al minuto. Per un mancato impegno di recepimento di una direttiva europea lo stesso produttore di latte non può però vendere questo prodotto a un’azienda alimentare, a un artigiano, tipo pasticceria o gelateria, o a industrie alimentari. E’ una contraddizione in termini perché se quel latte è buono al punto che si può vendere al dettaglio per strada non si capisce perchè non si può venderlo a un’industria artigiana che produce panettoni, gelati o dolci in genere.
Con questo voto si chiede alla Giunta regionale di impegnarsi a cambiare questo regolamento per dare una simile possibilità commerciale. Possibilità che, sentite anche le audizioni di oggi, si può tradurre in una maggiore resistenza - seppure purtroppo non sicurezza, conosco il settore, sono tutti veramente in situazioni gravissime da un punto di vista economico-gestionale – di quei pochi e speriamo domani tanti produttori di latte fresco nei confronti del sistema commerciale della grande distribuzione.
Chi conosce il settore sa bene che la situazione del latte è grottesca, noi importiamo latte se va bene dalla Germania, se va quasi bene dalla Polonia, insomma beviamo del latte che fa dai 500 agli 800 chilometri, per non parlare di quello che sembra provenga anche dalla Cina.
Non sarà certo questa mozione a cambiare le regole dell’economia locale, ma sicuramente riusciremo a far vivere ancora un po’ di tradizioni e di artigianato locale.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi pongo in votazione la mozione n. 32.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 16
della Giunta regionale
“Programma degli interventi a favore dei giovani per gli anni 2011/2013 – Legge regionale 12 aprile 1995, n. 46”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta atto amministrativo n. 16 ad iniziativa della Giunta regionale. Devo qui riferire che da più parti mi è stato chiesto il rinvio di questo atto alla prossima seduta, sia per l’assenza dell’Assessore competente, sia per altre ragioni. Non avendo però trattato questa proposta nella Conferenza dei Presidenti la rimetto al voto dell’Assemblea legislativa.
Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Se la discussione dovesse venire compressa per esigenze di tempo di qualche Consigliere forse è meglio rinviarlo, non è un atto sicuramente da sottovalutare, ci sono degli emendamenti, quindi vorremmo discuterne ampiamente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il rinvio alla prossima seduta della proposta di atto amministrativo n. 16.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 89
dei Consiglieri Camela, Malaspina
"Finanziamento del 5 per mille"
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. Come d’accordo passiamo ora alla discussione della mozione n. 89. Ha la parola la Consigliera Malaspina.

Maura MALASPINA. L’istituto del 5 per mille fu introdotto nella Finanziaria del 2005 come misura sperimentale e definito come rivoluzione fiscale a sostegno del terzo settore, quindi come unica speranza per produrre con costi limitati, ma con effetti moltiplicatori quasi illimitati, la massa crescente di servizi sociali di cui abbiamo ed avremo sempre più bisogno.
Si sostenne che valorizzando concretamente il terzo settore non vi sarebbe stato alcun impegno economico per lo Stato. Questo istituto quindi è uno strumento di concreta sussidiarietà e al tempo stesso è una libera scelta dei cittadini, se consideriamo che oltre 16 milioni di contribuenti hanno espresso la propria scelta totalizzando 328 milioni di euro da destinare al mondo no profit.
Nel 2006 il 5 per mille venne reintrodotto nella Finanziaria dopo che era stato escluso, ma con un tetto ridotto a 250 milioni. Nel 2007 sparì nuovamente, poi fu reintegrato con un tetto a 380 milioni. Il decreto legge 9 ottobre 2008 stabilì che per recuperare risorse per la stabilizzazione del sistema creditizio si dovesse ricorrere anche ai fondi del 5 per mille. Ma il sottosegretario alle politiche sociali Eugenia Roccella per tranquillizzare associazioni e mondo della ricerca fece una repentina marcia indietro, assicurando che il 5 per mille non sarebbe stato toccato. Nel 2009 il Ministro Tremonti lanciò l’idea di indirizzare il meccanismo di sussidiarietà fiscale all’Abruzzo, ma una petizione con oltre 2.000 firme organizzato dal periodico Vita convinse il Ministro a rimettere nel cassetto la proposta. Quindi lo scorso anno il 5 per mille non fu toccato grazie allo scudo fiscale e fu inserito nel cosiddetto decreto mille proroghe.
Verificato che in Parlamento giace un disegno di legge bipartisan finalizzato a dare stabilità all’istituto del 5 per mille come atto concreto di sussidiarietà. Visto che recentemente la Camera ha approvato con un ordine del giorno dell’UdC sul 5 per mille, rappresentando ciò un primo timido segnale di ravvedimento. Preso atto che la storia del 5 per mille è un interminabile stillicidio a colpi di spugna e marcia indietro. Dopo cinque anni quella che era stata definita una misura sperimentale non solo non è diventata una legge fiscale dello Stato, a differenza di quanto avvenuto in altri 12 Paesi europei, ma nella legge di stabilità attualmente in discussione in Parlamento la copertura è stata limitata a 100 milioni di euro rispetto ai 400 milioni previsti.
Lo stesso Presidente della Repubblica in occasione della festa del volontariato, il 5 scorso, ha definito lo strumento del 5 per mille una linfa vitale per la nostra comunità.
Pertanto si impegna la Giunta regionale a sollecitare il Parlamento affinché nel testo della legge per la stabilità venga eliminato il tetto di 100 milioni di euro da destinare al 5 per mille per l’anno 2011, ripristinando i fondi originariamente previsti.

PRESIDENTE. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.
Mozione n. 89. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 13
dei Consiglieri D’Anna, Romagnoli, Silvetti, Natali, Acquaroli
“Autorizzazione a rimborso spese e assistenza ai malati SLA”
(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione n. 13 dei Consiglieri D'Anna, Romagnoli, Silvetti, Natali, Acquaroli. Se nessuno chiede di intervenire la pongo in votazione.

Mozione n. 13. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

Mozione n. 82
della Consigliera Romagnoli
“Adesione alla mobilitazione per la scarcerazione di Asia Bini condannata a morte in Pakistan per blasfemia”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione n. 82 della Consigliera Romagnoli, che ha la parola per illustrarla.

Franca ROMAGNOLI. Brevemente per sollecitare l’approvazione di questa mozione che vuol far sì che la Regione aderisca, come abbiamo fatto anche in precedenza per l’altro caso di violazione dei diritti umani della donna. In questo caso c’è anche la forte persecuzione e discriminazione in quanto Asia Bini è cristiana e in Pakistan questa donna avrebbe appunto espresso la volontà di abbracciare il cristianesimo, e per questo è stata condannata in maniera che non ha precedenti. La stessa Alta corte di giustizia non ha mai emanato una sentenza per blasfemia. Un reato per il quale è prevista la condanna a morte. Il Presidente Pakistano si sta muovendo – auspichiamo che questo avvenga – per esaminare e rivedere il caso, ritenendo anch’egli abnorme, ingiusta e senza precedenti questa sentenza.
Tutto il mondo civile, quindi non solo quello cattolico e cristiano, e i governi si stanno attivando per sollecitare questo ripensamento e soprattutto per attivare una tale mobilitazione che induca non solo ad annullare questa sentenza ma anche ad aprire una forte attenzione sul problema delle discriminazioni dei cattolici e cristiani nel mondo. Che solo in Pakistan sono 200 mila, il 4% di una popolazione di oltre 160 milioni di abitanti, quindi sono discriminati in maniera selvaggia. Sappiamo quanti appelli il Papa abbia fatto in tal senso, sappiamo che anche il Sindaco di Ascoli Castelli ha lanciato l’invito alla mobilitazione dei comuni perché è veramente una corsa contro il tempo.
Ma è soprattutto fortemente emblematico e simbolico il valore di questa mobilitazione, perché, ripeto, riguarda quelli che Socci nel suo libro chiama i nuovi perseguitati. Ed i perseguitati sono davvero tanti, sono silenziosi. Noi più volte in questa Assemblea legislativa ci siamo mobilitati per questo, lo abbiamo fatto anche per il nostro conterraneo che invece ancora non ha risolto il caso. E’ una moltitudine di persone che fanno il loro dovere come missionari, ed in questo caso è una donna che aveva soltanto espresso, tra l’altro solo in famiglia e con delle amiche, la volontà di aderire al cristianesimo, ma per questo vengono condannate a morte e discriminate.
Quindi è ancora più generale e più importante l’appello che deriva da questo caso singolo.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Solo per annunciare che il Gruppo PD voterà a favore di questa mozione. Come Assemblea legislativa abbiamo preso una buona pratica, ovvero quella di essere molto attenti ai diritti umani, in questo caso ai diritti religiosi. Abbiamo infatti già preso posizione nei confronti di padre Mario Bartolini e di Sakine.
Quindi riteniamo sia una cosa buona e giusta fare una mozione ogniqualvolta si ritiene ci siano azioni repressive dei diritti umani.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Solo per fare un invito alla Consigliera Romagnoli e al Presidente dell’Associazione per la pace Consigliere Raffaele Bucciarelli.
Non ci sono dubbi sull’approvazione di quello che ha chiesto la Consigliera Romagnoli, ma nella Giornata per la pace, visto che parliamo di Premio Nobel collettivo per queste donne e di una manifestazione così come l’ha voluta il Presidente Bucciarelli – leggo nel programma una serie di interventi prestigiosi –, allora dico che lo spirito della legge regionale per la pace si basa su quattro cardini - anzi cinque, quattro sono quelli reali e il quinto è il sorriso del Vicepresidente Bugaro! -: verità, giustizia, amore e libertà. E questo nasce dalla profonda convinzione degli uomini. Non c’è giustizia senza verità, non si amministra giustizia senza amore, non si è uomini liberi se non si applica nella sommatoria di questi valori assoluti il concetto per la pace.
Quindi che anche quella giornata, Consigliera Romagnoli, visto che lei era stata relatrice di quella legge regionale n. 9 che trae spunto dalla pdl n. 30/2000, che questo concetto venga portato all’attenzione della Fondazione Premio Nobel e sotto l’egida dell’ONU si attivi, tramite il Presidente Spacca, quel protocollo d’intesa che è fondamento di quella legge regionale. Altrimenti, signori, siamo su scherzi a parte!

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Mozione n. 82. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Non essendoci altri punti all’ordine del giorno da discutere dichiaro chiusa la seduta.

La seduta termina alle ore 14,40