Resoconto della seduta n.28 del 14/12/2010
SEDUTA N. 28 DEL 14 DICEMBRE 2010



La seduta inizia alle ore 10,30


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Prima di dare inizio la seduta vorrei salutare gli alunni e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo di Monterubbiano, do loro il benvenuto nell'Aula dell'Assembla legislativa delle Marche.
Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge di regionale:
- n. 55/2010 in data 6 dicembre 2010, ad iniziativa del Consigliere Binci, concernente: "Reddito sociale minimo", assegnata alla V Commissione in sede referente, al Consiglio delle autonomie locali per l'espressione del parere di cui all'art. 11, comma 2, della legge regionale n. 4/2007, al Consiglio regionale dell'economia e del lavoro per il parere di cui all'articolo 4, comma 1, lettera b), della legge regionale n. 15/2008 e alle Commissioni I e III per l'eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell'articolo 68 del Regolamento interno;
- n. 56/2010, in data 6 dicembre 2010, ad iniziativa del Consigliere Latini, concernente: "Norme edilizie per il territorio agricolo", assegnata alla IV Commissione in sede referente, al Consiglio delle autonomie locali per l'espressione del parere di cui all'art. 11, comma 2, della legge regionale n. 4/2007, al Consiglio regionale dell'economia e del lavoro per il parere di cui all'articolo 4, comma 1, lettera b), della legge regionale n. 15/2008 ed alla III Commissione per l'eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell'articolo 68 del Regolamento interno;
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 20/2010 in data 6 dicembre 2010, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Programma di promozione turistica - anno 2011", assegnata alla Ill Commissione in sede referente al Consiglio delle autonomie locali per l'espressione del parere di cui all'art. 11, comma 2, della legge regionale n. 4/2007, al Consiglio regionale dell'economia e del lavoro per il parere di cui all'articolo 4, comma 1, lettera b), della legge regionale n. 15/2008;
- n. 21/2010, in data 9 dicembre 2010, ad iniziativa dell'Ufficio di Presidenza, concernente: “Bilancio di previsione dell'Assemblea legislativa regionale per l'esercizio finanziario 2011 - Programma annuale e triennale di attività e di gestione" (Iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna).
E' stata presentata la seguente mozione:
- n. 90/2010 del Consigliere Marinelli "Attacchi nei confronti delle comunità cristiane in Iraq".
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
- n. 15 in data 15 novembre 2010: "Rendiconto generale della Regione per l'anno 2009";
- n. 16 in data 15 novembre 2010: "Assestamento del bilancio 2010";
- n. 17 in data 22 novembre 2010: "Modifiche alla legge regionale 20 giugno 2003, n. 13 "Riorganizzazione del Servizio sanitario regionale";
- n. 18 in data 6 dicembre 2010: "Modifiche alla legge regionale 18 gennaio 2010, n. 2 "Istituzione della rete escursionistica della Regione Marche".


Proposta di atto amministrativo n. 21
dell'Ufficio di Presidenza
“Bilancio di previsione dell'Assemblea legislativa regionale per l'esercizio finanziario 2011 - Programma annuale e triennale di attività e di gestione”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta atto amministrativo n. 21 ad iniziativa dell’Ufficio di Presidenza.
Ha la parola il relatore Consigliere Giorgi.

Paola GIORGI. L'atto amministrativo che l'Ufficio di Presidenza presenta stamane all'approvazione dell'Aula è il programma annuale e triennale di attività e di gestione dell'Assemblea legislativa delle Marche per il 2011 e il bilancio di previsione dell'Assemblea legislativa per l'esercizio finanziario 2011.
Inizialmente ritengo sia importante illustrare il programma annuale.
Questo programma annuale e triennale è il primo che interviene dopo l’avvio della IX legislatura, ha il compito di definire gli indirizzi e le linee programmatiche che guideranno l’azione delle strutture amministrative per il prossimo 2011.
Questo programma naturalmente non può prescindere dal contesto nazionale ed internazionale e sopratutto non può prescindere dai pesanti tagli che la recente normativa nazionale ha effettuato nei confronti delle Regioni. Tagli che impongono scelte rigorose nella gestione della “cosa pubblica” sia da parte delle istituzioni, che da parte dell’apparato amministrativo regionale.
Si è andati a compensare le minori risorse disponibili aumentando l’efficienza e l’organizzazione dell’intero apparato politico/amministrativo, valorizzando al massimo la professionalità del personale esistente e incentivandone opportunamente il pieno dispiego.
Molte delle scelte compiute nel bilancio di previsione per l'anno 2011 si basano sulla riorganizzazione amministrativa e risentono pertanto per questo del forte condizionamento dei costi di funzionamento della macchina burocratica che ci sono stati nel 2010.
Tra gli obiettivi generali fissati dall'Assemblea e dall'Ufficio di presidenza va segnalato innanzitutto l'approvazione di un nuovo Regolamento interno dell'Assemblea. Dopo l'approvazione del nuovo Statuto regionale e della nuova legge elettorale regionale, per completare le riforme istituzionali si va verso l'approvazione di un nuovo Regolamento interno. A tale scopo è stata istituita un'apposita Commissione straordinaria che dovrà completare i propri lavori entro il 30 novembre 2011.
Un altro obiettivo è quello dello sviluppo di nuove funzioni individuate dallo Statuto regionale, cioè la funzione di controllo sull'attuazione delle leggi.
Vado ora ad elencare ed illustrare gli obiettivi programmatici che l'Assemblea e l'Ufficio di Presidenza si sono preposti.
Valorizzazione e tutela del ruolo dell'Assemblea legislativa quale interlocutore privilegiato delle istanze provenienti dai diversi settori della società regionale e sopratutto dei bisogni delle nuove generazioni. A tal proposito c'è un'iniziativa che l'Ufficio di Presidenza sta portando avanti, attraverso un’intesa con Anci, Upi e Uncem, al fine di attivare un corso di Alta formazione sull’Europa. E’ un corso che dovrebbe partire nei primi mesi del 2011 e che è rivolto ai giovani amministratori della regione Marche, ma che può essere ampliato anche ad amministratori provenienti da altre Regioni. E' un corso che potrebbe ripetersi ogni anno con delle tematiche diverse di anno in anno.
Collaborazione con il sistema delle autonomie locali, a partire dal Consiglio delle autonomie locali (CAL);
Grande importanza al tema dell'Europa con il progetto “Europa”. Il Presidente dell'Assemblea legislativa Solazzi nell'ambito della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee regionali ha avuto il ruolo di coordinatore negli Affari europei e internazionali e ha già intrapreso l'iniziativa di costituire un organismo permanente che riunisce i Presidenti delle Commissioni competenti negli affari europei di tutte le Assemblee regionali, al fine di coordinare tutte le iniziative da assumere, quindi sviluppare il ruolo dell'Assemblea legislativa per la partecipazione alla fase ascendente del diritto comunitario nei vari livelli di ente.
Altro obiettivo programmatico è la modernizzazione e innovazione tecnologica degli strumenti a disposizione dell'Assemblea legislativa. L'Ufficio di Presidenza sta elaborando un’importante innovazione, ossia vuole promuovere l'utilizzo in via sperimentale del sistema delle videoconferenze. All'inizio potrebbe essere applicato alla VI Commissione, se poi questa sperimentazione va bene potrebbe essere ampliata sicuramente alle riunioni del CAL e anche alle riunioni delle altre Commissioni, sopratutto quando sono in fase di audizioni.
Un obiettivo importante che ha portato a una grande riduzione dei costi è stata la riorganizzazione. Nel 2010 è stata necessaria una profonda riorganizzazione degli uffici assembleari dovuta essenzialmente a un turnover naturale che avviene ogni anno, ma anche a un maggior numero di pensionamenti di personale dirigenziale e direttivo. L'Ufficio di Presidenza ha approvato il 23 novembre 2010 la nuova organizzazione degli uffici assembleari. Sicuramente ci sarà una piccola messa a punto a luglio del 2011, dove è previsto un altro pensionamento, ma questa riorganizzazione ha comunque portato un notevole risparmio di circa 70 mila euro annui.
Per quanto riguarda gli strumenti di supporto delle funzioni assembleari, abbiamo aderito al progetto CAPIRe, sempre nell'ambito della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni. E' un'iniziativa che va a creare degli strumenti che servono proprio a verificare l'attuazione delle leggi che, come ho detto prima, è uno degli obiettivi dell'Assemblea legislativa. Quindi l'Assemblea legislativa sarà rappresentata sia nella tecnica che nella parte programmatica.
Per quanto riguarda i nuovi uffici assembleari entro il 2011 è previsto il trasferimento di tutti gli uffici all'interno della sede di Piazza Cavour.
Nell’anno 2010 sono stati completati i lavori relativi al padiglione esterno destinato al nuovo bar dell'Assemblea. Per la sua gestione verrà fatto un nuovo bando quando scadrà la concessione attualmente in atto che cadrà nel maggio 2011.
Inoltre per quanto riguarda il nuovo piano di informazione e comunicazione, già nel 2010 è stata fatta una forte sintesi, perché da settembre le rassegne stampa della Giunta e dell'Assemblea legislativa sono state accorpate, naturalmente questo produrrà un grande risparmio. L'Assemblea legislativa seleziona gli articoli riguardanti la stampa regionale e provinciale, la Giunta si occupa degli articoli che vengono dalle riviste e dai giornali nazionali e poi si fa una operazione di sintesi.
Questo è per quanto riguarda il programma annuale e triennale.
Vado ora al bilancio dell’Assemblea legislativa regionale.
Esso è finanziato con fondi derivati dal bilancio della Regione. L’Ufficio di Presidenza propone all'Assemblea legislativa l'importo complessivo e poi lo riparte in capitoli di spesa omogenei.
La proposta di bilancio per l’Assemblea legislativa regionale per l’anno 2011 è di un fabbisogno complessivo di € 16.464.344,00. Questo importo viene determinato da spese di natura obbligatoria e da spese di funzionamento.
Come punto di riferimento per il paragone non è stato possibile prendere l'anno 2010 perché essendo questo un anno dove ci sono state le elezioni, quindi una nuova legislatura, un anno dove molti Consiglieri vanno in liquidazione con le indennità di fine mandato, è un anno straordinario per quanto riguarda la gestione, quindi viene preso come riferimento l'anno 2009.
Inoltre a seguito dell’approvazione del decreto legge 31 maggio 2010 n. 78 convertito in legge n. 122 del 30 luglio 2010 concernente “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e competitività economica”, sono stati stabiliti dei parametri di risparmio che le pubbliche amministrazioni devono rispettare.
Il nostro bilancio è diviso in capitoli di spesa. Ci sono otto capitoli di spesa che vanno distinti. Il primo e il settimo sono spese di natura obbligatorio, cioè nelle quali non si può incidere perché sono proprio le spese vive di funzionamento dell'Assemblea legislativa. Mentre i capitoli 2, 3, 4, 5, 6 e 8 sono le spese di funzionamento dove si è andati moltissimo a ridurre. Nelle spese di funzionamento c'è stato, rispetto al 2009, una drastica riduzione di spesa dell'8,80%, un risultato maggiore di quanto previsto dall'obiettivo di riduzione del decreto legge 78.
Credo pertanto sia importante approvare questo atto perché è stato fatto veramente un grande sforzo di riordino per garantire l'efficienza della funzionalità a tutti i livelli di questa Assemblea legislativa, rientrando fortemente nei parametri previsti dalla legge nazionale.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Ringrazio la Vicepresidente Giorgi in quanto ha svolto una relazione molto dettagliata e accurata. Sicuramente nella sintesi sono contenute anche le linee di contenimento della spesa e di riorganizzazione, che devo dire – ne abbiamo parlato anche con i colleghi che rappresentano l'opposizione – sono condivise sicuramente da tutti noi.
Voglio però ribadire dei concetti diciamo vecchi ma è per capirsi. Qui c'è un obiettivo che l'Ufficio di Presidenza ha individuato e che condividiamo, ossia la valorizzazione del ruolo dell'Assemblea e con essa anche il ruolo dei singoli Consiglieri. Allora che non ci sia confusione – questo concetto l’ho ribadito anche in passato - tra il ruolo del Consigliere componente dell'Assemblea legislativa e quello dell'Esecutivo. E questo deve essere garantito tramite piccoli accorgimenti che riguardano anche la rappresentanza in alcuni momenti della vita istituzionale e politica di tutti noi sul territorio, sull’attività.
Sapete che io non condivido quando un Consigliere regionale parla a nome dell'Esecutivo, perché c'è confusione di ruoli. L'Assemblea legislativa regionale non ha le funzioni del Consiglio comunale o del Consiglio provinciale, perché il Consiglio comunale è un organo sì assembleare ma amministrativo. La nostra è invece un'Assemblea legislativa. Quindi prego l'Esecutivo e i Consiglieri di maggioranza di astenersi dal parlare a nome dell'Esecutivo. Tra l'altro può creare anche problemi, al di là della singola volontà e buona fede del Consigliere.
Tutto questo va organizzato, non so se tramite il Regolamento, ma comunque va organizzato con atteggiamenti di consuetudine.
Ed ora voglio presentare anche un altro aspetto, proprio perché, ripeto, crediamo di poter condividere l'impostazione che è stata data. Quindi in modo costruttivo invitiamo tutto l'Ufficio di Presidenza, coordinandosi naturalmente anche con l'Esecutivo, a valutare un aspetto che riguarda le funzioni del Consigliere regionale sul territorio. Su questo vi faccio una proposta: è possibile organizzare la presenza dei Consiglieri regionali negli uffici periferici della Regione, in maniera non costosa, utilizzando quello che c'è, senza aggiungere neanche un euro? Ve lo chiedo perché dove ci sono per esempio gli sportelli informativi della Regione troverei una cosa normale che ci fosse anche una stanza nella quale i Consiglieri regionali eletti in quella circoscrizione provinciale possano a scadenze prestabilite essere a disposizione per ricevere i cittadini. Si va in quello sportello per la famigerata situazione dei bolli auto, questo lo sappiamo, però consentiamo al cittadino anche di incontrare il proprio rappresentante istituzionale, e mi permetto di dirlo con un po' di orgoglio, eletto sul territorio - con questo mando tanti saluti ai nostri Parlamentari –.
Sì, diciamocelo, con un po' di orgoglio, lo diciamo anche ai ragazzi che ascoltano, i Consiglieri regionali infatti vengono qui con il voto personale degli elettori - sto ribadendo una banalità ma è necessaria -, allora facciamo in modo, Presidente, Ufficio di Presidenza, Esecutivo, Presidente Giunta, che sia consentita anche la presenza nei luoghi istituzionali periferici della Regione. Poi se un Consigliere non ne vuole usufruire non ci va, non succede niente, ma secondo me sarebbe opportuno mettere fuori la classica targa, come fanno gli studi polifunzionali e pluridisciplinari medici, architettonici o ingegneristici, in cui si dice che i Consiglieri sono lì presenti secondo le seguenti date e orari durante il mese.
Vi prego di considerare questo aspetto perché è un servizio in più che si dà al cittadino, poi naturalmente ogni Consigliere in coscienza deciderà se andarci o meno. Noi riceviamo i cittadini e gli elettori nelle sedi di partito, nelle sedi personali, nelle sedi dei sindacati, dei patronati, non so come ognuno di noi è organizzato, magari va bene anche al bar, però avere una sede istituzionale dove la nostra presenza è visibile e codificata proprio negli uffici periferici della Regione ritengo sia un aspetto importante. Dunque vi invito a riflettere su questo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Molto velocemente perché ritengo che il bilancio che ci apprestiamo ad approvare sia frutto di una condivisione di un lavoro, che non nasce oggi ma parte da lontano, di tutta la struttura che ha poi trovato anno dopo anno nelle forze politiche una condivisione che fa dell'Assemblea legislativa delle Marche la più virtuosa d'Italia. Ritengo che questo sia un merito ascrivibile sicuramente agli uffici nella persona del Direttore generale, ma anche al supporto che tutte le forze politiche nel corso degli anni hanno voluto dare, eliminando cioè quegli odiosi sprechi, quelle insignificanti consulenze e asciugando all'osso, e forse eccessivamente perché spesso chiediamo anche troppo al personale interno, il ruolo dei singoli.
In un momento in cui la politica è periodicamente, e a volte in maniera sbagliata, messa sotto accusa, sotto la lente di ingrandimento, penso che questo risultato sia da valorizzare. E mi rivolgo anche agli amici della stampa. Mi rendo conto che un titolo forte sui costi della politica riesce a far vendere qualche copia in più, ma coerenza e obiettività imporrebbe a dei seri professionisti di far rilevare anche quando un’istituzione riesce ad essere estremamente virtuosa.
Ritengo che questo sia un merito di tutta l'Assemblea legislativa, un merito non ascrivibile a un singolo o a un Gruppo, ma a tutti i Gruppi, perché le scelte fatte in questi anni sono state importanti, scelte che, ripeto, fanno di noi Consiglieri regionali delle Marche e dell'Assemblea legislativa, intesa come struttura, la più virtuosa d'Italia.
Questo per me, grazie alla fiducia che i colleghi mi hanno dato di rappresentarli in seno all'Ufficio di Presidenza, è sicuramente un motivo di vanto e di orgoglio.
Ci tengo perché noi non siamo qua - come rilevava il collega Massi - perché qualcuno ci ha nominati, a differenza dei Parlamentari, ed io conosco la passione che ciascuno di noi mette nell’impegno politico, noi qui arriviamo con il voto di preferenza. Un voto che si conquista solamente dopo aver stretto migliaia di mani, dopo aver ascoltato migliaia di problemi, dopo un percorso politico di grande sacrificio che porta a rinunciare a larga parte della vita personale per dedicarsi a questa grande passione che è la politica.
Su questo, colleghi, dovremmo fare una riflessione perché penso di interpretare il parere di tutti, e chi non è d’accordo con me prenda la parola e mi smentisca. Penso che ognuno di noi si indigni quando viene additato come un satrapo della cosa pubblica, noi qui siamo persone serie. Le campagne elettorali e la democrazia costano. Come diceva uno dei padri della nostra Europa, è il sistema più imperfetto ma è il migliore. Quindi, dicevo, la democrazia ha i suoi costi e sono ineludibili.
Noi dunque abbiamo cercato in questa regione di limarli al massimo. Se prendete i bilanci dell’Assemblea di anni fa e li confrontate con quelli di oggi potrete rendervi conto che sono scesi di molto, nonostante i costi siano sempre saliti, non da ultimo la scelta del palazzo, la dismissione dei vecchi immobili. Insomma tutta una serie di attività che ha portato a un’asciugatura totale del bilancio dell’Assemblea legislativa.
Di questo dovremmo essere tutti quanti orgogliosi. E’ uno sforzo importante che ha toccato anche noi stessi, perché, interpretando il momento politico nella scorsa legislatura, ci siamo – vale la pena ricordarlo – ridotti lo stipendio. E quindi facendo, lo ribadisco ancora una volta, di questa istituzione la più virtuosa rispetto a tutte le altre in Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Innanzitutto esprimo una nota di plauso nei confronti di chi sta lavorando all’accorpamento delle sedi. Mi rendo conto che è un lavoro molto grosso, esso porterà ad una razionalizzazione degli spazi, ad una migliore funzionalità dell’Assemblea legislativa e del lavoro dei Consiglieri, ad una più facile possibilità di fruizione dei servizi da parte dei cittadini. Mi auguro che questo lavoro vada sempre più veloce e che quindi riusciremo, come scritto qui, entro quest’anno a completare l’accorpamento di tutti i servizi dell’Assemblea legislativa nella sede istituzionale di Piazza Cavour.
Vado ad un’altra questione. Poiché nel bilancio di previsione sia a livello nazionale sia a livello regionale ci sono stati in percentuale dei tagli orizzontali, penso allora che per il prossimo anno anche qui bisognerà fare dei tagli orizzontali.
Do delle indicazioni. Ad esempio un taglio delle spese di rappresentanza, delle spese postali dei Gruppi, ossia un taglio magari del 10% sulle spese dei Gruppi, un taglio del 10% sulla disponibilità economica dei Gruppi. Inoltre visto che i Gruppi hanno 900 euro al mese più 500 euro mensili per ogni Consigliere, credo che questi fondi possano essere detratti per…non so - parlo all’Assessore al bilancio -, cioè il ricavo per il prossimo anno, certamente, anche se è una competenza dell’Assemblea legislativa, ossia la possibilità di un taglio orizzontale rispetto alle voci di spesa per le spese dell’Assemblea legislativa che magari riguardino le spese postali, le spese riferite ai Gruppi, le spese di rimborso per missioni, ecc.. Io ad esempio indicavo una cifra del 10-15%. Viste peraltro anche le necessità che andranno aumentare. Ricordiamoci infatti che di fatto chi veramente ha bisogno di soldi, ovvero le persone in difficoltà all’interno dei Comuni, vedrà tagliato, anche lì in maniera orizzontale, il fondo unico regionale che è l’unico con cui i Comuni riescono a fronteggiare situazioni di difficoltà.
Quindi secondo me dobbiamo adeguare questa situazione.
Un'altra questione che secondo me va affrontata è quella del vitalizio. Ritengo che dopo questa legislatura – dico dopo perché questa legislatura è ormai in atto - sarebbe il caso di dire che non è più possibile sostenere le spese per i vitalizi dei Consiglieri. Questo vitalizio è configurato con un versamento da parte nostra di 1.500 euro mensili, che sono 18 mila euro all’anno e 90 mila euro in una legislatura. A fronte di un nostro versamento di 90 mila euro ogni legislatura, a sessant’anni fino all’attesa di vita media di circa 80 per gli uomini e quindi per circa venti anni prenderemo 1.800 euro. Cioè in vent’anni prenderemo 400 mila euro a fronte di un versamento di 90 mila euro. Cosicché la differenza cioè 310 mila euro ognuno di noi li toglie al bilancio regionale, li togli a fondi di altri capitoli.
Quindi secondo me, come ha fatto la Regione Emilia Romagna, dopo questa legislatura si dovrebbe interrompere questo “dissanguamento” di risorse regionali perpetrato da persone che più o meno sono benestanti.
Chiedo dunque di iniziare una riflessione su questo aspetto. Preannuncio anche la presentazione di una proposta di legge per l’abrogazione del vitalizio dalla prossima legislatura, ovvero affinchè dalla prossima legislatura non ci sia più questa perdita di 310 mila euro moltiplicata per ogni Consigliere.
Altra questione su cui riflettere e per non dire che facciamo i sacrifici - a parte che chi verrà dopo non farà nessun sacrificio perchè non dovrà eventualmente più versare la quota mensile per il vitalizio - è lo spostamento del godimento del vitalizio a 65 anni, come è purtroppo per tutti i cittadini italiani. Sarebbe bene che ci mettessimo sullo stesso piano di tutti i cittadini.
Quindi pur non disconoscendo la funzione che finora hanno svolto i fondi per i Gruppi, pur non disconoscendo la funzione di riconoscimento del lavoro fatto dai Consiglieri regionali, bisogna sapere che stiamo comunque vivendo un periodo diverso. Stiamo vivendo un periodo in cui migliaia di persone sono state espulse dal mercato del lavoro, stanno finendo i fondi per la cassa integrazione ordinaria e straordinaria e dunque molte persone resteranno senza reddito. Quindi dobbiamo recuperare risorse pubbliche almeno per garantire il livello minimo di sopravvivenza di quelle famiglie che sono senza reddito.
Pertanto, ripeto, presenterò, anche disposto a confrontarmi con qualsiasi altro collega, una proposta di legge per l’abolizione del vitalizio, che oggi rappresenta 310 mila euro di perdita moltiplicato per ogni consigliere, e l’innalzamento per tutti noi dell’età pensionabile a 65 anni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Io al vitalizio non ci rinuncio, non so il Consigliere Binci, ma io il vitalizio me lo guadagno. E’ facile fare demagogia, è facile annunciare che rinunciamo. Invece io farò una proposta di legge alternativa a quella del Consigliere Binci per il raddoppio dell’indennità del Consigliere regionale. Perché? Noi qui parliamo dei tagli orizzontali, siamo tutti d’accordo, la società è in difficoltà e quindi aiutiamo. Allora io qui direi di non usare attrezzi manuali ma addirittura di passare alla motosega per tagliare il bilancio, proprio perché bisogna essere solidali con la popolazione che soffre.
Quindi al Consigliere Binci dico che la gente soffre per la mala amministrazione, cioè per l’incapacità di collegare il pensiero amministrativo con l’effettivo beneficio della nostra azione amministrativa a favore della società. Ed io non faccio parte di quelle persone che amministrano a vanvera o che devono fare una manifestazione alla quale, Presidente Solazzi, diffido a partecipare sia lei che Spacca, perché poi vi porto gli atti sulla proprietà intellettuale. Quella sì che è la mala amministrazione, è demagogia, è sventolare la bandiera, è non capire che noi dobbiamo agire in maniera concreta e fare i tagli verticali.
Assessore Marcolini, lei mi ha spiegato l’utilizzo delle macchine tolte agli Assessori. E qui vedo l’Assessore Mezzolani preoccupato, ma io lo capisco, perché a Roma ci deve andare a bordo di una Uno! Però si dice che così si risparmia. Ma si risparmia cosa! Qui non risparmia nessuno! Perché qualcuno mi deve spiegare se poi non siano gli autisti a rimettere il famoso euro, l’argent.
Qui si parla di razionalizzare - e lei, Assessore Marcolini, è l’Houdini del bilancio, è cioè un grande equilibrista, mi creda -, allora io dico che quando in Aula si fanno affermazioni dicendo di voler posticipare l’età pensionabile, di cosa parliamo! Io invece, ripeto, voglio addirittura il raddoppio dell’’indennità, perché so che significa pensare.
Mi arrivano oggi gli auguri di Zinni “il pensare divide, il sentire unisce”. Noi sentiamo insieme questo bilancio e quindi questa nostra azione amministrativa che poi trasferiamo a questa società di cui riusciamo a dire che è in difficoltà, ma questa società è in difficoltà perché c’è una mala amministrazione.
Allora vado al dunque parlando della sanità e dei diritti acquisiti. Nella sanità stiamo portando la barra a dritta per razionalizzare la spesa? Vorrei dire al Consigliere Binci, se ha visto il bilancio della sanità, che questo assorbe l’83% delle risorse di bilancio. Allora, caro Presidente Solazzi, lei che è la sintesi del pensiero e quindi della divisione in Assemblea legislativa, ci faccia sentire, perché è nel sentire che riusciremo ad essere efficaci, efficienti e quindi a poter dare una risposta amministrativa al disagio in cui versa la società. Senza fare un rimbalzo di responsabilità tra i tagli del Governo e i tagli di una Regione virtuosa, così come è stata definita anche nella prolusione del Consigliere Bugaro.
Mi fate sapere, Assessore Marcolini e Assessore Mezzolani, quanto è il costo degli affitti che l’Asur paga alle proprietà private e dove le paga? Le rendiamo pubbliche queste cose?
Perchè è lì che bisogna razionalizzare, non invece venire in Aula a dire che il bilancio è virtuoso, che togliamo le indennità, riduciamo ecc. ecc.. No, no, io lì voglio trovare le risorse per far star bene il dignitoso lavoro del Consigliere regionale, quando è ben fatto, e non è per questo che la gente soffre, la gente soffre quando io sbaglio un atto amministrativo, quando sbaglio l’indirizzo della linea politica e amministrativa.
Quindi arrivo alla risoluzione, per cui non alla protesta bensì alla proposta.
La proposta è, Assessore alle attività produttive, la gestione di alcuni marchi di cui potrebbe essere la Regione il beneficiario con una royalty che riguardi il marchio unico nazionale, che riguardi i lavoratori delle Marche, l’essenza delle risorse nostre nazionali, che vanno nei bilanci di governo e quindi diventa un bilancio etico. E allora è distante il sorriso di Bucciarelli. Perché? Quando Rigoberta Menchu fece un intervento ad Ascoli Piceno portò un caffè per la pace. Era un’idea resa bella da quello che è il marchio unico che va verso l’UTA (Università telematica avanzata), ma che va soprattutto ad attivare la fantasia degli studenti italiani. Studenti che non sono bamboccioni, che non sono merce di scambio polemico, è gente che pensa, che ha una cultura antica. E quando parlo di cultura dico: “mettiamoci a studiare anche l’italiano, il greco e il latino”. Se noi riuscissimo a capire che significa e pluribus unum nihil solidum nisi unum capiremo che questa è la differenza tra il pensare e il sentire. Perché se saremo uniti nell’azione amministrativa riusciremo ad avere il meglio, perché è la verità. Verità, giustizia, amore e libertà, questa deve essere la missione dell’amministratore, non una demagogica battaglia sulle riduzioni delle indennità.
Perché mi devo sentir dire che non merito quello che sto facendo!
Presidente Solazzi e al Presidente Spacca domani dopo che avrete partecipato alla corsa dei sacchi sulla pace io farò una conferenza stampa, e vi ricordo che il diritto è insuperabile, la proprietà intellettuale dell’idea è insuperabile. Questo è il diritto, non la legge, sono due cose diverse.
Quindi Assessore alle attività produttive io formalizzerò oltre ad una proposta per il raddoppio delle indennità dei Consiglieri anche una proposta sulla gestione dei marchi e delle royalty per la regione. Perché questo è il bene comune. L’idea intellettuale è a servizio del bene comune, non a servizio di chi intende ridurre al ridicolo un progetto che ha una valenza internazionale importantissima, che è sotto l’egida dell’Onu e in raccordo con la fondazione Nobel. Quello è il progetto, articolo 14 della pdl n. 30, articolo 15 della l.r. n. 9, e che questo sia!
Questa è la qualità amministrativa, dunque per questa qualità amministrativa io presenterò un atto di autotutela affinché quello resti lì e non venga ridotto a qualcosa di diverso.
Presidente Solazzi, mi riservo di intervenire successivamente sull’ordine dei lavori, ma intanto le ricordo che lei aprirà i lavori, il Presidente Spacca alle ore 11,00 si presenterà in Aula ed io alle ore 13,00 farò una conferenza stampa.

PRESIDENTE. Consigliere Trenta, ho capito che lei contestava il Consigliere Binci, però poi se l’è presa con Marcolini e Mezzolani!
Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Avrei omesso volentieri di intervenire però ritengo che la proposta del Consigliere Binci sia meritevole di una risposta politica e che non debba essere affrontata col timore di cadere nel tema della casta politica.
Capisco le rivendicazioni dell’amico Trenta, capisco le rivendicazioni di chi fa politica con passione, di chi fa politica cercando di onorare il proprio mandato, però francamente io mi sento vicino allo spirito dell’intervento del collega Binci.
Ritengo che la politica in questo momento di grave crisi, in questo momento di sacrifici per l’Italia, di sacrifici per tutti, debba dare dei piccoli segnali simbolici, come appunto quello di ridurre ciò che sembra agli occhi della gente un privilegio.
Potremmo discutere ore sulla fondatezza morale, giuridica, economica e amministrativa degli istituti che di fatto ci danno dei soldi in mano, potremmo discutere delle indennità, della diaria, del vitalizio, però ci andremmo ad avvitare in un meccanismo tecnico che non verrebbe compreso dai cittadini.
Credo che il problema centrale di tutta questa vicenda sia quello di comprendere fino in fondo che oggi c’è un grosso stacco di sentimenti fra i cittadini e la politica. Certo, sono d’accordo con chi dice di non generalizzare, ci sono politici che onorano il loro mandato fino in fondo, ci sono persone che non sono disposte a fare cose sporche, ci sono persone che hanno una coerenza di percorso, che hanno un’integrità morale, e questo vale per ogni schieramento. Ma questo è irrilevante, perché nel momento in cui ci sono città che hanno tanti disagi, imprese italiane che hanno gravi problemi, il mercato del lavoro che subisce il passaggio dal tempo indeterminato alla flessibilità, noi allora dobbiamo dare dei segnali.
Io infatti sono contento che il Parlamento italiano abbia dato dei segnali, anche se minimi, in questo senso, ha ridotto del 10% parte delle indennità. Forse è una cifra simbolica troppo bassa però è comunque un segnale.
Allora credo che un segnale lo debba dare anche questa Assemblea legislativa. Un segnale di vicinanza, non un segnale di demagogia. Non dobbiamo cascare nell’errore da un lato di fare finta di essere quelli che stanno dalla parte della casta, come se su 43 Consiglieri regionali esistesse un consigliere che si può chiamare fuori e stare dalla parte di quelli che leggono il libro La Casta e attaccano, perché sarebbe immorale anche questo, sarebbe demagogico, sarebbe una farsa. Dall’altro non dobbiamo fare neanche un altro errore, per solidarietà umana di chi fa politica 24 ore al giorno con passione, ovvero quello della corporazione, quelli che si vanno di fatto ad accasare in qualche modo.
Io non vi so dire se in senso assoluto le indennità e il vitalizio di questa Assemblea legislativa siano ben proporzionati o mal proporzionati alla funzione del lavoro che dobbiamo esercitare, posso invece dire di essere contento che l’Assemblea legislativa delle Marche in classifica nazionale è la penultima o l’ultima regione in Italia per le indennità, e questo sicuramente ci mette in una condizione di essere più sensibili a chi vuole riduzioni in questo senso.
Io credo molto che in termini di principio l’indennità debba servire al Consigliere regionale per fare politica. Se devo essere sincero, signori Consiglieri, stimo molto quei Consiglieri che della propria cospicua indennità ne spendono buona parte facendo politica, mentre trovo disdicevole quei Consiglieri regionali che spendono un 10% della loro indennità per fare politica e il resto per i cavoli propri. Però questo è difficilmente disciplinabile da una normativa.
Allora qual è la morale del mio ragionamento? E’ cioè che oggi il vitalizio, in un’epoca in cui c’è crisi sulle pensioni, diventa purtroppo un privilegio, perché appunto c’è crisi e c’è deficienza del sistema pensionistico complessivamente. Se invece ci trovassimo in un’epoca in cui il sistema pensionistico fosse florido, fosse sostenibile negli anni, fosse capace di coprire gran parte di chi ha versato i contributi nella sua vita, francamente, diciamocelo in sincerità, questo vitalizio non solo non sarebbe un privilegio ma sarebbe la normale pratica di un sistema che funziona. Però oggi questo sistema è entrato in crisi per colpa dei nostri predecessori, per colpa di chi non ha avuto l’intelligenza di capire che le pensioni devono avere un autofinanziamento sostenibile nel tempo.
Vado alla conclusione. Al di là della demagogia invito sin d’adesso il Consigliere Binci a ragionare con tutti i Gruppi assembleari, con l’Ufficio di Presidenza, con l’Assessorato al bilancio, su una proposta intelligente. E questo termine non lo utilizzo per dire che altre proposte sono sciocche, ma lo utilizzo per dire che cosa? Che noi abbiamo la necessità moralmente di dare un segnale di vicinanza ai cittadini allora in una qualche misura dovremo andare a comprimere il valore del vitalizio.
Quindi dovremo formulare una proposta che dia un segnale di vicinanza senza però cascare noi per primi nell’errore di depotenziare l’Assemblea legislativa in tutta la sua complessità. Altrimenti il rischio vero è che noi iniziamo a fare demagogia, che altri non la facciano in altri comparti, e il rischio vero sarà di aver compiuto un atto che non produrrà nessuna cosa sostanziale nell’economia del bilancio di questa Regione.
Quindi occhio a non cascare noi nell’errore di fare delle proposte che poi di fatto non producono niente, perché poi saremmo punto a capo quando i cittadini chiederanno il conto di questa Regione.
Seppure tutti certamente sappiamo che stoccando il vitalizio non andremo ad incidere minimamente sull’economia di questo bilancio, invece dobbiamo stare attenti agli sprechi complessivi della politica. Faccio una provocazione, ossia, è molto più importante trovare un modo di dare risorse alle Unioni dei Comuni e pensare a quali organismi sono inutili per il territorio, poi su questo ragionare complessivamente, perché queste sono le cose che potrebbero produrre del PIL concreto regionale rispetto alle indennità dei Consiglieri.
Ma sono assolutamente favorevole a comprimere il valore del vitalizio da un punto di vista generico. Quindi individuiamo tecnicamente un modo per uniformarci. Anche perché la riforma federalista prevede nel tempo che ci siano alcune regole chiare e uguali per tutti e che ci siano una serie di autonomie forti che dal territorio devono prendere delle decisioni. Quella ad esempio di individuare, come se fosse il costo standard sulla sanità, una media di quello che deve essere l’indennità di un Consigliere regionale e idem sui suoi strumenti previdenziali, che credo sarebbe un buon modo.
Auspico magari che la Conferenza delle Regioni ne parli in futuro. Quindi invito la Giunta, a chi ha rappresentanza all’interno di questa Conferenza, di lavorare su un livellamento nazionale di questo problema in maniera tale di trovare una soluzione unitaria nel territorio nazionale.
Quindi sì a depotenziare il vitalizio e a renderlo non un privilegio e no alla demagogia.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al Consigliere Natali, vorrei salutare a nome dell’intera Assemblea legislativa gli alunni e gli insegnanti dell’Istituto scolastico comprensivo di Monterubbiano che hanno fatto visita alla nostra sede.
Prego, Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Sono contento che il Consigliere Binci oggi fuori banda, perché nessuno se l’aspettava, ha tirato fuori questo problema. Forse è proprio il momento in cui ci vuole quella sana trasversalità, e dico sana, perché qui hic Rhodus, hic saltus, chi la pensa come te si muoverà in un certo senso e chi non la pensa come te in un altro, allora finalmente ci saranno tutte le nostre facce.
Io non posso accettare il ragionamento, che pure potrei fare, su tutti gli sprechi che avvengono in Regione, quella per me è una precondizione, ossia che determinate attività vengano potate, che si usi il decespugliatore o la motosega. Ci mancherebbe altro. Ma questo non significa nulla rispetto alla nostra posizione di Consiglieri regionali. Perché un conto è quello che tu prendi mentre stai lavorando e un conto è quello che tu ti vorresti garantire in una fase successiva, proprio per tutto quello che diceva il Consigliere Zinni poco fa.
Noi abbiamo un grande privilegio e al contempo abbiamo fatto un grande sforzo, non abbiamo avuto i papà che ci mettevano in lista nei posti buoni, abbiamo dovuto chiedere ottenendo poi il consenso. Ecco, siccome abbiamo questo privilegio io non sono d’accordo nel screditare questo privilegio mantenendo questa situazione.
Il risparmio di cui parla il Consigliere Binci è un risparmio matematico. Non credo che ognuno di noi, che auspico sia abbastanza oculato, dopo che per cinque anni di lavoro tanto usurante – tanto vero che dovremmo andare in pensione a 60 anni mentre altri che forse si usurano meno di noi dovrebbero andarci a 65 –, con lo stipendio che tutti noi abbiamo la fortuna di percepire, che ci serve per fare politica e per fare bene i Consiglieri di maggioranza e di minoranza, abbia anche bisogno di avere quel vitalizio.
Sarà capacità di ognuno di noi muoversi in un certo senso, sarà possibilità per tutti noi di riuscire a garantirci una vecchiaia. Peraltro, Consigliere Binci, quando io sono entrato in Giunta ad Ascoli Piceno nel 2002 la prima proposta che ho fatto è stata proprio quella dell’indennità agli Assessori, facendo in questo modo: quanto hai guadagnato l’anno scorso? Quanto hai denunciato? Ics. Non fai più l’avvocato, non fai più il medico? Perfetto, ti diamo quello che hai denunciato. Allora sì la credibilità del politico con la P maiuscola risalirebbe nello spaccato di un mondo che ci vede come classe diversa, come quelli che si fanno maggioranza o minoranza, perché c’è chi fa questo. Nella corsa che si fa è chiaro che per lo meno devi avere un consenso personale, ma nella corsa di chi invece si piazza in determinati posti in lista, e non capita solo a un partito, perché poi la polemica viene d’obbligo, oggi c’è chi critica questo sistema elettorale. Io nei due anni in cui ha governato il centro-sinistra non ho sentito parlare di modifiche, non ne ha parlato mai nessuno. Sento oggi parlare di ritorno alle preferenze, che dovrebbe essere un dovere sacro, lo dice qualcuno oggi come grande innovatore, che ha fatto diventare il suo autista deputato. Lo sanno tutti, dobbiamo fare nomi e cognomi? C’è un deputato che si chiama Francesco Proietti Cosimi che è stato sempre l’autista del Presidente della Camera e fa il deputato! Allora quando sento qualcuno che dice: “torniamo alle preferenze”, cavolo, lo dici tu, tu autista! Con tutto il rispetto per l’autista, ci mancherebbe altro.
Quindi noi che non siamo i nominati, noi tutti che ci siamo fatti un qualche cosa per avere consenso, andiamo dietro a questo discorso, che poi è il sano trasversalismo. La pensione sociale di 516 euro, con cui tanta gente campa a fatica ma mordendosi le mani dopo aver guadagnato 1.000 euro al mese con lavori forse – dico forse - un po’ più usuranti dei nostri, potrebbe essere più che sufficiente per noi a 65 anni.
Io ho apprezzato quando il Presidente Spacca su questo disse: “noi siamo quelli più virtuosi”. Completiamo allora questa virtuosità, dimostriamo a tutti che veniamo qui per questo motivo, nei rispettivi ruoli ci contesteremo a vicenda a seconda delle posizioni, ma che su questo ci stiamo tutti. Così dimostreremo anche noi che la politica è una professione di gente che ha lavorato dalla mattina alla sera sin dai venti anni in poi, per lo meno è così per quelli della mia età o poco di meno. E i ventenni di oggi neanche ci vogliono sentir parlare, non so se vi rendete conto di ciò che pensano di noi. I miei due figli che sono vissuti di politica per generazioni, sono cresciuti sentendo solo parlare di politica, ti guardano e ti giudicano con un distinguo totale, pur sapendo determinate caratteristiche di famiglia. Vedo loro e quindi capisco cosa possono pensare i ventenni normali. Allora sta a noi fare queste cose, non ci vuole niente, solo buona volontà e volontà di farlo.
Per cui, caro Binci, mettiamoci a tavolino, chiaramente non Commissioni o altro, ce lo facciamo per conto nostro. Lei mi ha anticipato, io avevo già dato incarico a due commercialisti di fare due conti per sapere quanto potrebbe risparmiare l’Ente regione su questo e come poter prendere quelle risorse ed investirle in altro modo.
Qui non é maggioranza o minoranza, è per tutti. I latini, ripeto, dicevano “hic Rhodus hic saltus”, non si discute su questo. C’è chi dirà: “io mi usuro tanto a venire in Ancona, a stare qui in giacca e cravatta con l’aria condizionata d’estate e al caldo d’inverno, per cui vorrei nella mia vecchiaia, magari a 60 anni, godere del lavoro che ho fatto”. Bene, io non la penso così.

Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Penso che attraverso la sua relazione si sia aperta un’occasione importante per discutere rispetto ai temi delle prerogative dei Consiglieri, del loro status, al di là del fatto che ho molto apprezzato anche il contenuto, la programmazione prevista nella sua relazione.
Voglio citare a memoria l’articolo 54 della Costituzione: “Ogni cittadino che assume una funzione pubblica deve adempierne con disciplina e onore”. Questo articolo così straordinario spazzerebbe via ogni speculazione di carattere strumentale e politico su tale questione. E’ così, ognuno di noi che si avvicina a questa esperienza lo può fare come lavoro principale, lo può fare mantenendo un’altra occupazione, ma deve essere contraddistinto da onestà, moralità, trasparenza e dare una risposta a coloro che l’hanno eletto e nell’interesse generale.
Io ho molto apprezzato il momento in cui la Presidenza dell’Assemblea legislativa ha scelto di costruire un Regolamento interno di maggiore disciplina anche per noi: si arriva, si firma, c’è una doppia firma, nelle Commissioni si firmano gli orari di arrivo. Cioè si sta più legati a quella funzione per cui si è stati eletti.
E allo stesso modo abbiamo apprezzato molto la realizzazione di numerosissimi risparmi, la molta attenzione a questo, risparmi che sono anche quantificati
Vedete, il rischio è che su questi temi si cada sempre nel discorso strumentale, demagogico, che è una casta privilegiata. Le Marche è una Regione che ha dato il segno di essere fra le più virtuose per le indennità, per le diarie, oggi per le missioni che ha ridotto ai Consiglieri, per gli spazi più stretti costruiti all’interno della nostra attività, per una maggiore disciplina e per un maggior controllo.
Ora è evidente che in momenti difficili di un Paese, con la crisi che stiamo vivendo, le difficoltà economiche generali, si individua, nella classe politica che si comporta male e che da cattiva visione di sé, un bersaglio, come è giusto che sia. La sobrietà è un qualcosa che deve appartenerci profondamente. E ogni qualvolta è necessario rivedere il nostro status non è giusto sottrarsi. Ma non è nemmeno corretto ogni volta utilizzare questa leva per costruirci dietro una strumentalizzazione banale e forse anche inutile.
Ho ascoltato dal Consigliere Natali la possibilità di rivedere la questione che riguarda i vitalizi, tutte cose che noi possiamo anche affrontare, ma non è lì il problema. Bisogna rendersi conto che su un panorama più generale le Marche sono una regione certamente tra le più virtuose.
Vedete, i costi della politica non passano solo attraverso chi fa questa esperienza di carattere politico puro, sono i costi della pubblica amministrazione, sono i costi del sistema della burocrazia dentro gli enti, dal livello centrale al livello periferico.
Penso che sbaglieremo profondamente se impostassimo questa discussione in modo non corretto, cioè inseguendo il fatto che apparteniamo a una casta per cui spazziamo via più facilmente che possiamo avere tutte le prerogative che hanno coloro i quali fanno esperienza politica.
Fra l’altro anche un’altra cosa che almeno il mio partito ha introdotto è quella del limite di mandato. Un’esperienza tutto sommato per ognuno di noi, almeno per me, per il mio partito, che si finalizza nell’arco di dieci anni. In questa esperienza credo che con un comportamento sobrio, con disciplina e onore, come ci richiama la Costituzione, la mia attività, la nostra attività in questa Assemblea legislativa è piena, mi porto i compiti a casa, come si dice. Dopodiché ognuno di noi con la propria sensibilità è disponibile a rivedere un’eventuale ulteriore riduzione del proprio status, può cercare di costruire insieme anche altre modifiche, senza nessuno che possa essere individuato come il più attento alla nostra situazione. Ma non é questo il punto, l’importante è che non prenda una piega sbagliata. Ho però l’impressione che ogni tanto questa deriva prenda corsa e ci sia la solita classica speculazione che avviene in questo campo.
Rispetto alla possibilità, Consigliere Massi, di poter usare uffici periferici per l’attività dei Consiglieri regionali, racconto l’esperienza della mia provincia. A parte che credo sarebbe forse opportuno verificare se la Regione ha uffici periferici da poter utilizzare. E’ stato detto anche che il Consigliere non può rappresentare la Giunta, ed è giusto, lo condivido, ma se gli uffici periferici li usa la Giunta poi anche qui c’è un conflitto. Insomma, bisogna vedere se è un’opportunità. Potremmo chiedere alle Province di mettere a disposizione sedi e uffici. La Provincia di Pesaro l’ha fatto, l’ufficio dei Gruppi è stato messo a disposizione dei Consiglieri regionali. Io ogni tanto ci vado, occupo il mio gruppo e utilizzo la saletta annessa per fare incontri.
Quindi verificare gli uffici periferici ed eventuali possibilità diverse attraverso anche il contributo delle Province, per avere sedi a costo zero al fine di poter svolgere un minimo di attività politica sul territorio.
Per il resto il giudizio sull’impostazione del bilancio dell’Assemblea legislativa e sui suoi conti è del tutto positivo, per cui non può che esserci che un voto favorevole da parte del PD.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Ero in animo di non intervenire su questo punto all’ordine del giorno che riguarda il bilancio della gestione dell’Assemblea legislativa delle Marche, ma visto la piega che ha preso la discussione mi sento un po’ obbligato.
Mi sento obbligato per un motivo semplice, perché il tema delle indennità, della diaria, del vitalizio, è un tema che anche nella passata legislatura era stato avanzato sotto forma di proposta di legge, che poi gli stessi proponenti hanno sempre minacciato – era un partito di maggioranza – di utilizzare come una sorta di spada di Damocle, ma poi c’è stato un accordo generale e nessuno ha avuto voglia di discuterne.
Io credo veramente che questo sia un terreno molto scivoloso dove è molto più facile cadere nella demagogia che non nella reale volontà di ridurre i costi della politica. Perché dico questo? Prima di tutto perché la politica e la democrazia hanno un costo. Un costo di cui la comunità si è sempre fatta carico fino a che non sono apparse forme di populismo demagogico, il famoso parlare alla pancia degli italiani, dove in pubblico si dice e si fa una cosa poi in privato se ne fa un’altra.
Vi spiego subito. Io sono credo l’unico Consigliere regionale che è stato eletto senza spendere un solo centesimo di propria tasca. Sono stato eletto qui per la seconda volta, prima sono stato eletto tre volte in Provincia, sono stato eletto Consigliere comunale e Sindaco, ma senza spendere mai un solo centesimo di tasca mia. Non credo che qui dentro ce ne siano tanti, se ce ne fosse uno sarei contento. Però sono anche uno dei pochi, se non l’unico, che versa da sempre sistematicamente il 50% del netto al proprio partito, perché la democrazia è un processo organizzativo e perenne che costa.
Quindi se dovessimo recidere le possibilità di finanziamento dovremmo anche dire che solo chi può fare mutui e investimenti propri – e ce ne sono tanti qua dentro – possono fare politica, oppure, e peggio, solo chi riceve contributi – e anche in questo caso sembrerebbe che non siano pochi qua dentro –. Noi sappiamo che se un’industriale, come avviene negli Stati Uniti d’America, dà un contributo e viene denunciato è legittimo. E poi io non credo che chi dà decine e decine di migliaia di euro di contributi poi non presenti il conto, a meno che non crediamo alla favola di Cappuccetto rosso.
E di questo dobbiamo parlarne con grande serenità ma anche con altrettanta lealtà, altrimenti veramente qui diciamo una cosa e poi in privato facciamo l’esatto contrario.
A me non risulta che coloro che hanno investito decine e decine di migliaia di euro in campagna elettorale e/o ricevuto decine di migliaia di contributi poi la dichiarazione dei redditi sia molto diversa da me che non ho versato una lira.
Quindi, cari colleghi, occorre essere molto sinceri su questo, ma non credo che la sincerità sia una delle prerogative della politica, non lo credo. A meno che uno non lo dimostri. Io in campagna elettorale, vi ripeto, ho dimostrato – se volete ve lo faccio vedere – la mia indennità di carica e il versamento sistematico tutti i mesi del 50%. Questo è il mio reddito, 2.142 euro al mese lordi, 50% al partito, 1200 al sottoscritto, più la diaria. E anche lì vi dico un’altra cosa che non so se accade ancora, forse l’Ufficio di Presidenza può aiutarci, sapete cioè che quando l’Assemblea legislativa delle Marche trasferì la sua residenza, un importante Consigliere di minoranza – ma in questo caso è indifferente di minoranza o di maggioranza – per ben sette mesi non è mai entrato nella nuova residenza, non sapeva dove si trovasse il suo ufficio a Piazza Cavour, però sistematicamente riceveva l’indennità del rimborso.
Perché dico questo, perché non è tanto il costo, il costo della politica è il sale della democrazia, ma è come si svolge il proprio ruolo, come si viene in Aula e in Commissione, quanto si studia, come si lavora. Perché una cosa è esercitare il proprio ruolo studiando, informandosi, ricercando, spendendo anche risorse, giustamente, oltre che tempo, per dare al massimo il proprio contributo, un’altra cosa è spendere tutto il proprio tempo dal giorno dell’insediamento per essere rieletti e per gestire un consenso, con uno scambio continuo do ut des con il famoso territorio. E guardate che quando arriveremo al bilancio lunedì prossimo vedremo come passano i rapporti con il territorio! Ossia quelle richieste del territorio che questa mattina alla Conferenza dei Capigruppo abbiamo dato un nome che qui per rispetto delle istituzioni è bene non ripetere.
Io dunque, proprio perché il mio iter politico e amministrativo lo ritengo cristallino, chiaro e trasparente, sono fermamente contrario a discutere una riduzione dei costi della politica, perché significherebbe cancellare la possibilità per il mio partito di esistere. E siccome l’hanno già fatto per legge, cosa che neanche Mussolini aveva fatto, io mi opporrò, farò di tutto affinché l’Assemblea legislativa non faccia altrettanto nella regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Voglio cogliere gli spunti che sono stati prodotti da alcuni colleghi.
Io ritengo molto interessante la riflessione che ci ha sottoposto il Consigliere Binci. Come partito daremo il nostro contributo affinché l’Assemblea legislativa, l’Ufficio di Presidenza e gli organi preposti possano riflettere attentamente sulla possibilità di cancellare il vitalizio.
Il trattamento pensionistico di per sé, oltre a svolgere e rappresentare una funzione economica per una persona, ha anche una funzione sociale non indifferente. È chiaro che dopo trenta, trentacinque o quarant’anni che una persona ha lavorato, a cui si riconosce questo tipo di trattamento, credo che da parte nostra in qualità di rappresentanti delle Istituzioni ci debba essere una presa di coscienza…

PRESIDENTE. Mi scusi Consigliere Silvetti, ma cortesemente, Consiglieri, chiedo un po’ di silenzio, altrimenti non riusciamo a seguire l’intervento, grazie.

Daniele SILVETTI. Poi sono assolutamente d’accordo con chi dice che i costi della politica sono tali e sono tanti e chi fa onestamente il suo lavoro di Consigliere e rappresentante di partito nelle Istituzioni è soggetto a delle spese. E c’è chi lo fa anche per oltre il 50% di ciò che percepisce e lo fa in modo sistematico.
Per cui magari andiamo a rivedere quelli che sono i parametri e quelli che sono i riconoscimenti e gli importi che oggi ogni Consigliere percepisce come indennità di carica, di funzione o di rimborso spese, ecco, su quello mi trova assolutamente in disaccordo, perché su quello si fonda la nostra attività di rappresentanti e di Consiglieri.
Invece il discorso del vitalizio è ben diverso, su questo Futuro e Libertà si sottopone volentieri ad un attento esame e sottopone all’Aula la possibilità di veder cancellare qualcosa che potrebbe non solo suonare male all’esterno, ma qualcosa che non ha i presupposti validi secondo quello che ci riguarda, ma che invece possono essere rivisitati rivedendo magari quella che è la competenza e la dimensione del compenso e dell’indennità che percepisce ciascun Consigliere.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Non voglio fare un discorso organico, perché quando in Aula affronteremo i temi che il Consigliere ha citato sicuramente non ci tireremo indietro, ma di fronte alla paternale del collega amico Bucciarelli rispetto alle sue quote di adesione voglio dire che non solo noi dell’Italia dei Valori paghiamo tutta la campagna elettorale in pieno, ma diamo, per chiarezza di cifra, senza percentuali fuorvianti, 1.500 euro al mese al partito oltre a pagarci interamente la campagna elettorale. Quindi il Consigliere Bucciarelli è in buona compagnia, sia in questa missione che è la politica, sia nei prossimi lavori. Grazie Consigliere Bucciarelli.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 21. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 23 (testo base)
della Giunta regionale
“Modifiche alla legge regionale 8 ottobre 2009, n. 22 – Interventi della regione per il riavvio delle attività edilizie al fine di fronteggiare la crisi economica, difendere l'occupazione, migliorare la sicurezza degli edifici e promuovere tecniche di edilizia sostenibile”

Proposta di legge regionale n.3
del Consigliere Bugaro
“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 8 ottobre 2009, n. 22 – Interventi della regione per il riavvio delle attività edilizie al fine di fronteggiare la crisi economica, difendere l'occupazione, migliorare la sicurezza degli edifici e promuovere tecniche di edilizia sostenibile”

Proposta di legge regionale n.12
del Consigliere Latini
“Modifiche alla legge regionale 8 ottobre 2009, n. 22 – Interventi della regione per il riavvio delle attività edilizie al fine di fronteggiare la crisi economica, difendere l'occupazione, migliorare la sicurezza degli edifici e promuovere tecniche di edilizia sostenibile” e alla legge regionale 8 marzo 1990, n. 13 – Norme edilizie per il territorio agricolo”

Proposta di legge regionale n. 32
dei Consiglieri Ciriaci, Massi, Marinelli, Trenta
“Modifiche alla legge regionale 8 ottobre 2009, n. 22 – Interventi della regione per il riavvio delle attività edilizie al fine di fronteggiare la crisi economica, difendere l'occupazione, migliorare la sicurezza degli edifici e promuovere tecniche di edilizia sostenibile”

Proposta di legge regionale n. 36
dei Consiglieri Marinelli, Massi, Acquaroli
“Modifica alla legge regionale 8 ottobre 2009, n. 22 – Interventi della regione per il riavvio delle attività edilizie al fine di fronteggiare la crisi economica, difendere l'occupazione, migliorare la sicurezza degli edifici e promuovere tecniche di edilizia sostenibile”

(abbinate)
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le proposte di legge n 23 ad iniziativa della Giunta regionale, n. 3 ad iniziativa del Consigliere Bugaro, n. 12 ad iniziativa del Consigliere Latini n. 32 ad iniziativa di Consiglieri Ciriaci, Massi, Marinelli, Trenta n. 36 ad iniziativa dei Consiglieri Marinelli, Massi, Acquaroli, n. 36 ad iniziativa dei Consiglieri Marinelli, Massi, Acquaroli, abbinate.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Siamo al secondo passaggio su questo tema del cosiddetto piano casa, una legge che in un momento abbastanza complicato e difficile dovrebbe permetterci, questo è il tema principale, il rilancio dell’attività edilizia come leva economica.
E’ chiaro che tornare su una legge approvata solo qualche mese fa può sembrare singolare, se non suscitare qualche perplessità, ma in realtà il vecchio piano casa non ha funzionato. Ovvero pur intervenendo attraverso le forme delle deroghe, perché trattasi di una legge straordinaria dalla durata limitata, non è riuscita ad attivare alla prova dei fatti quegli interventi che ci si aspettava. Nei Comuni sono arrivate un certo numero di domande ma poi a seguito della verifica delle domande stesse con il piano casa esistente, la legge 22, non si è riusciti a dare il nulla osta, perché quella legge, seppure aveva rimosso alcuni vincoli normativi di carattere anche urbanistico, non ha potuto rendere possibile gli interventi proposti.
Questa seconda proposta della Giunta e che la Commissione nell’esaminarla ha in parte modificato, mantiene intanto un doppio binario, quello da un lato farla funzionare nel tempo previsto come un acceleratore di pratiche da un punto di vista urbanistico per i comuni, evitando cioè percorsi molto più lunghi…

PRESIDENTE. Scusi, Consigliere Ricci, prego l’Aula di fare un po’ di silenzio e prestare maggiore attenzione, grazie.

Mirco RICCI. Allo stesso tempo è una legge prudente, cerca il più possibile sia di mantenere l’attenzione alla tutela del paesaggio, dell’ambiente, del paesaggio rurale, sia di non intervenire in maniera forte all’interno di leggi urbanistiche e altre leggi di tutela.
Io mi sono scritto, perché la materia è abbastanza articolata e non semplice, le fondamentali novità di questa proposta di legge rispetto a quella precedente. Quindi vado a leggerle.
All’articolo 1 della proposta di legge n. 23/10 sono stati eliminati, sia per edifici residenziali sia non residenziali, i limiti massimi di incremento (200 mc, 400 mq e 100 mq), inserendo la possibilità di ampliare del 20% la volumetria esistente in relazione sia all'edificio sia alla singola unità immobiliare. Cioè prima si procedeva all’ampliamento del 20% fino ad un massimo di 200 mc, ora invece si è ritenuto opportuno togliere questo secondo vincolo. E' stato infatti mantenuto il limite massimo di 200 mc per le unità abitative residenziali ubicate in zona agricola (comma 1 bis), prevedendo, inoltre, la possibilità di cumulo tra l'ampliamento del 20% e l'accorpamento previsto al comma 6 della I. r. 22.
E' stata soppressa la necessità di motivare l'ampliamento degli edifici non residenziali in base a specifiche esigenze produttive.
E' stata inserita, inoltre, la possibilità di realizzare l'ampliamento anche in assenza di modifica della sagoma dell'edificio esistente (comma 8 bis).
L'ampliamento non può comunque comportare un aumento del numero delle unità immobiliari esistenti, e questo è un emendamento della Commissione, su cui, se non ho capito male, ci sono anche dei sub emendamenti. Nel corso degli anni in Italia e nelle Marche si sono verificate delle questioni molto particolari e singolari, molto spesso per ospitare un parente, un familiare nel solaio ci si inventava il subalterno. Infatti molti di noi pagano l’Ici per il subalterno, ma quel subalterno non può diventare un’unità immobiliare. Per cui su questo abbiamo appunto previsto un emendamento della Commissione, anche se ci sono altri emendamenti che se lo si riterrà opportuno potremo prendere in considerazione.
All’articolo 1 bis, introdotto ex novo nella I.r. 22109, stabilisce la possibilità di realizzare l'ampliamento del 20%o della volumetria esistente mediante recupero dei sottotetti, purché sia assicurata l'altezza di 2,40 metri per gli spazi ad uso abitativo e 2,20 metri per gli spazi accessori. Ad esclusione dei centri storici, è possibile aumentare l'altezza di colmo e di gronda e le linee di pendenza della falde. E' possibile altresì aprire finestre abbaini e lucernai. Cioè si è cercata la possibilità, ovviamente mettendo molta prudenza, di intervenire anche nei centri storici ovvero nelle zone A. Nel senso che se uno pensa che quella zona A sia automaticamente centro storico, ovvero che quel nucleo che spesso si trova dentro le mura storiche, cioè edifici con caratteristiche coerenti al costruito di prima del ‘900, in epoca medievale, abbiano quella tipologia caratteristica tutelata e vincolata, molte volte si sbaglia. Infatti spesso le zone A sono aree molto più estese che comprendono anche edifici di scarso pregio non congrui al centro storico. Quindi abbiamo previsto interventi puntuali anche nelle cosiddette fasce A.
All’articolo 2 della P.d.l. 23/10 è stata modificata l’originaria percentuale del 35% di ampliamento. E qui parliamo del Protocollo Itaca. Tra l’altro un altro elemento importante, rispetto al fatto di ottenere il premio di cubatura, è che si prevede l’adeguamento sismico e l’efficientamento energetico. Ci si voleva arrivare con il Protocollo Itaca, dunque questa proposta di legge propone una variazione, cioè: fino al limite del 30% qualora si ottenga un aumento del 15% dell'efficienza energetica dell'edificio rispetto ai parametri fissati dal D.lgs, n. 192/2005, e fino al limite del 40% qualora si raggiunga il punteggio 2 del Protocollo Itaca Marche. Quindi diventa una doppia possibilità, o utilizzare il D.lgs n. 192/2005 oppure il Protocollo Itaca ma in questo caso la premialità è superiore. In questi mesi di applicazione della vecchia legge è sembrato che il Protocollo Itaca potesse essere uno strumento troppo burocratico e quindi di difficile applicazione. Allora visto che l’efficientamento energetico va raggiunto abbiamo inserito nella legge la possibilità di scegliere due opzioni. Ma ovviamente, ripeto, il Protocollo Itaca è più premiale rispetto alla scelta del D.lgs n. 192/2005
E' stata, inoltre, prevista dalla Giunta regionale la possibilità di modificare la destinazione d'uso degli edifici residenziali purché conforme agli strumenti urbanistici in vigore.
Per gli edifici residenziali è stata inoltre ammessa la possibilità di effettuare una ricomposizione planivolumetrica con forme architettoniche diverse da quelle preesistenti o con eventuale modifica, nell'ambito del lotto originario, dell'area di sedime dell'edificio preesistente e della sagoma. Molti fabbricaci sono costruiti vicino alle strade ed una questione molto discussa era la possibilità di poterli spostare, allora abbiamo raggiunto una sintesi di questo tipo.
E' stato soppresso il limite del mancato utilizzo per finalità produttive degli edifici non residenziali dei quali si vuole mutare la destinazione d'uso, mantenendo solo il limite temporale (1 ° gennaio 2007).
La Commissione ha inoltre inserito il comma 4 bis in base al quale la distanza dai confini o dai fabbricati deve essere rispettata con riferimento alla sola parte che costituisce ampliamento o sopraelevazione del preesistente edificio.
Altro emendamento della Commissione è all'art. 2, comma 1, che introduce un’altra questione, ossia, nelle zone agricole il nuovo edificio deve occupare almeno la metà dell'area di sedime di quello preesistente e la ricostruzione deve avvenire secondo il tipo edilizio e le caratteristiche edilizie storiche.
Più volte su questa legge abbiamo richiamato questa necessità, cioè che in molti casi in cui si prevede l’intervento c’è sempre il richiamo al tipo edilizio storico, ai materiali, alle caratteristiche originarie della struttura, per cui c’è sì un intervento ma caratterizzato dal tipo edilizio e dalle caratteristiche storiche.
Un altro emendamento è l’inserimento del comma 1 ter secondo il quale gli interventi di demolizione e ricostruzione dell'art. 2 si applicano agli edifici residenziali realizzati dopo il 1° gennaio 1950, ubicati nelle Zone territoriali omogenee A (centri storici), con caratteristiche storiche ed architettoniche non coerenti con il contesto in cui si inseriscono, sempre previa presentazione di un piano di recupero e che l'intervento si armonizzi con il tipo edilizio e le caratteristiche degli altri edifici della zona. E’ il ragionamento di prima, cioè, per interventi resi possibili nelle fasce A dei piani rogatori si fa riferimento solo ad edifici che hanno una vetustà inferiore al 1950 e quindi non congrui o comunque di cattiva urbanistica rispetto al contesto degli edifici della fascia A.
All’articolo 3 della proposta di legge. 23/10 è stato eliminato il divieto di cumulo tra gli incrementi volumetrici e gli incentivi economici stabiliti dalla precedente I.r. 22/09 con quelli previsti dalla I.r. 14/08 e dall'art. 11 del D.Igs. 115/2008.
E' stato inserito il comma 2 bis secondo il quale gli interventi previsti dal piano casa comportano la deroga di tutti i parametri urbanistico-edilizi previsti dalla I.r. 13/90, fatta eccezione per l'altezza massima degli edifici in relazione alla loro destinazione d'uso e per le distanze che debbono essere osservate dagli allevamenti di tipo industriale. E' stata introdotta la possibilità di realizzare interventi di ampliamento nelle aree di tutela integrale, nonché interventi di demolizione/ricostruzione (prima vietati) nei limiti dello stesso articolo, cioè il 20%. In quest'ultimo caso il nuovo edificio deve occupare almeno la metà dell'area di sedime di quello preesistente.
E' stato inoltre eliminato il divieto di realizzare gli interventi del piano casa nelle AVD P2; qui in realtà abbiamo corretto un errore del piano casa precedente che ha a che fare con le aree in dissesto
Per quanto attiene invece agli interventi da realizzare nelle zone dei parchi e delle riserve naturali è stata prevista la possibilità di effettuarli nei casi in cui i piani dei parchi prevedano interventi di recupero mediante ristrutturazione edilizia o demolizione/ricostruzione. In tal caso l'ampliamento consentito non si somma a quello eventualmente previsto dai suddetti piani.
La Commissione ha poi previsto tre emendamenti.
Il primo è la possibilità di realizzare insieme agli ampliamenti previsti dalla Lr n.22/2009 gli incrementi volumetrici eventualmente previsti dagli strumenti urbanistici generali comunali e non ancora utilizzati dagli aventi diritto. Ci sono interventi precedenti alla legge stessa, quindi abbiamo pensato di poterli inserire all’interno elle opportunità di questo piano casa.
Con il secondo si stabilisce quale ulteriore vincolo agli interventi del piano casa da realizzare nelle aree di tutela integrale del PPAR che la ricostruzione deve avvenire secondo il tipo edilizio e le caratteristiche edilizie storiche.
Con il terzo emendamento si permette di realizzare gli interventi di ampliamento di cui all'art. 1 della l.r. n. 22/2009 anche nelle fasce di territorio inondabile da piene purchè ricadano nelle zone urbanistiche per le quali i procedimenti di mitigazione del rischio di cui all'art. 23 delle NTA del PA1 siano stati regolarmente conclusi con l'atto comunale di recepimento delle prescrizioni regionali e con la effettiva realizzazione delle opere previste nel piano di mitigazione.
Cioè la possibilità di intervenire in quelle realtà di questa regione definite, con il piano del dissesto idrogeologico, aree a rischio. Molte città sono infatti attraversate dai fiumi e quindi le aree a rischio R4, R3 e R2 sono tantissime. E’ chiaro che è una questione molto delicata, è inutile nasconderlo, pensare di intervenire con il piano casa qua dentro significa prendere atto che in questa fase in Italia, dove le regioni sono tante, le situazioni in qualche caso sono anche drammatiche. Però non risolvere questo punto significava vanificare il piano casa, quindi di nuovo realizzarlo, approvarlo e poi renderlo inefficace in tantissima parte della nostra regione, in tante nostre città.
Quindi si è pensato di utilizzare una formula che permetta l’utilizzo del piano casa anche in aree esondabili, qualora i Comuni abbiano adottato gli strumenti di mitigazione idrogeologica – alcuni l’hanno fatto mentre altri no –. Per cui l’emendamento così come la Commissione l’ha presentato, anche se so che su questo ci sarà una certa discussione, stabilisce che non solo il Comune deve avere adottato i piani di mitigazione idrogeologica, ma deve anche aver realizzato le opere. Seppure questa sia una cosa un po’ più complessa, perché un’opera di mitigazione idrogeologica può essere, come mi veniva stamattina ricordato dagli uffici, una semplice pulizia di un fosso di scolo ma anche la realizzazione di una cassa di compensazione oppure l’incremento degli argini di un fiume, insomma possono essere opere anche molto costose e complesse dal punto di vista di ingegneria idraulica. Cioè potrebbe essere che noi diciamo che si può realizzare l’intervento in aree esondabili se il Comune ha fatto le opere di mitigazione ambientale, ma forse quell’opera di mitigazione ambientale viene realizzata successivamente all’efficacia e alla durata del piano casa stesso che è una misura straordinaria. Però è comunque un elemento di estrema tutela qualora noi accettassimo, come l’emendamento propone, di intervenire in queste forme anche nelle aree a rischio di esondazione.
All’articolo 5 è stata eliminata, in caso di contratti di lavori pubblici sotto soglia comunitaria, la lettera a) dell'articolo 8, comma 1, che prevedeva la pubblicazione di un avviso nell'albo pretorio del Comune in quanto in base alla legge n. 69/09 la pubblicazione è ormai informatica.
Sono comunque fatti salvi i procedimenti attivati sulla base di bandi pubblicati prima dell'entrata in vigore della legge di modifica al piano casa.
All’articolo 6 il termine per presentare le domande di intervento relative al piano casa è ovviamente prorogato, altrimenti non si avrebbe tempo per fare granché, al 30 giugno 2012.
L’articolo 7 contiene, ed è l’ultima delle modifiche rilevanti, la norma transitoria alla quale la IV Commissione ha aggiunto la previsione (comma 3 bis) secondo la quale i procedimenti in corso, alla data di entrata in vigore della legge di modifica, sono conclusi secondo la normativa previgente, fatto salvo quanto previsto dal comma 3.
Ecco, attraverso questa legge straordinaria abbiamo cercato, con queste rilevanti modifiche, di rendere possibile la realizzazione degli interventi edilizi.
E’ evidente che questa volta in alcuni di questi casi, per essere molto onesti e schietti, il confine fra legge straordinaria e qualche intervento in materia urbanistica c’è stato, altrimenti non si poteva pensare di ottenere chissà quale risultato positivo.
Ritengo comunque complessivamente che questa ulteriore modifica del piano casa per permettere interventi in edilizia mantenga le caratteristiche di fondo, ossia considerare questa legge come una legge straordinaria e allo stesso tempo mantenere una estrema tutela rispetto ai temi dell’ambiente, dell’ambiente agrario e delle leggi urbanistiche.
Ora confido che non ci siano ostacoli affinché questa legge possa dare una risposta a un settore economico rilevante come quello dell’edilizia, perchè sinceramente più di questo la Commissione, questa Assemblea legislativa non possono fare.
Per questo lavoro da un lato di grande attenzione e di ricerca dall’altro, di intreccio fra le varie norme che regolano la difesa del suolo e le leggi urbanistiche, non posso che ringraziare gli uffici che hanno fatto un ottimo lavoro e la paziente e costante calma e competenza del Presidente della Commissione Giancarli, che su questo tema si è impegnato a fondo, così come tutti i Consiglieri della IV Commissione.
Insomma ritengo che abbiamo fatto un buon lavoro e se lo si guarda con attenzione ci si rende conto che ciò che ho più volte richiamato, ovvero la prudenza e l’attenzione al territorio e all’urbanistica, è stato ampiamente rispettato.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Premetto che nella passata legislatura ho concorso a costruire il piano casa insieme al Consigliere Ricci, in Commissione rappresentavamo due sensibilità che alla fine hanno prodotto, secondo me, una legge che raggiungeva due obiettivi. Al primo posto metteva il miglioramento energetico in riferimento al piano Itaca semplificato, che corrisponde a circa il 20-25% di risparmio energetico, inoltre inseriva l’obbligo dell’antisismica. Interveniva sugli edifici con possibilità di ampliamento o di demolizione e ricostruzione, ma individuando una percentuale massima di 200 mc, ed individuando invece per le zone agricole la presentazione di un piano che tutelasse la qualità architettonica. Dunque secondo me era una legge che poteva e doveva funzionare.
Peraltro c’è da dire che non è stato fatto un monitoraggio che invece era necessario fare. Era necessario, secondo me, anche un ufficio di appoggio della Regione, in quanto gli interventi collegati alle tipologie previste nel passato piano casa non si sono realizzati sopratutto per le difficoltà di interpretazione da parte dei Comuni e per la diversità di applicazione della legge stessa.
Si è parlato di scarsi risultati però, ripeto, i problemi più grossi sono stati proprio di interpretazione. C’è stata una delibera applicativa, ma la Regione non ha messo a disposizione un ufficio che puntualmente potesse dare interpretazioni rispetto ai quesiti posti dai Comuni.
Questo a mio parere è uno strumento minimo, potrebbe essere simile ad uno sportello per le attività produttive, ovvero uno sportello che potrebbe permettere la corretta applicazione della legge.
Pertanto io sono nettamente contrario a questa modifica. Innanzitutto perché il livello di efficienza energetica viene abbassato al 15%. Andando così incontro a una richiesta degli imprenditori edili che hanno detto che in questa fase non hanno risorse da investire, andando incontro anche ad una richiesta dei professionisti, architetti ed ingegneri, che in sede di audizione hanno parlato della burocrazia della certificazione energetica. Ma come! Organizzazioni professionali che hanno motivo di esistere solo nel fatto che riescono ad avere la professionalità, si pongono i problemi della difficoltà della certificazione! Ma di che cosa?! Di quanta luminosità c’è in un edificio, di qual è l’irradiazione naturale, di qual è l’efficienza energetica dei muri perimetrali? Ma per determinare tutto questo ci sono ormai semplici programmi software da 50 euro!
Secondo me questo è un fatto gravissimo, che indica che cosa? Indica che la nostra regione è indietro, perché in questo settore c’è una classe imprenditoriale ed una classe professionale che non è adeguata, non guarda al futuro.
La Comunità europea ci chiederà per il 2015 degli obiettivi di efficienza energetica degli edifici, addirittura per il 2020 le case ad emissione zero. Emissione zero! Allora vorrà dire che nel 2020 nelle Marche ci saranno professionisti come pure imprese che verranno da altre regioni o da altri Stati, perché quelle che sono qui hanno dichiarato in audizione che non sono in grado di realizzare edifici in maniera adeguata e quindi non sono in grado di competere sul campo dell’innovazione.
Di tutta questa vicenda questo è quello che mi preoccupa di più. Ossia che di fronte a uno sforzo di innovazione è emersa la difficoltà di saper portare avanti la partita sul campo dell’innovazione.
Si parla tanto di innovazione allora noi dovevamo mantenere, anzi, addirittura innalzare i livelli dei rendimenti energetici. Dovevamo richiedere uno sforzo di innovazione maggiore magari intervenendo sul fronte dei costi indiretti, delle tasse, ecc..
Questa è dunque la questione energetica e dell’innovazione, che in questa legge, rispetto alla precedente, è peggiorata.
L’altra questione che non condivido è l’ampliamento ai centri storici, seppur ci siano tutta una serie di tutele rispetto alla tipologia degli interventi.
Oltre che sugli edifici è previsto l’intervento nei sottotetti, abbassando in maniera generalizzata, quindi con interventi anche nei centri storici che potrebbero portare a modifiche interne degli edifici e quant’altro.
Riguardo al premio avevamo un massimo di 200 mc ad edificio, infatti la legge era nata per gli edifici. Nella Conferenza Stato-Regioni l’accordo raggiunto riguardava addirittura le unità unifamiliari o bifamiliari. Qui invece andiamo ad introdurre un concetto che da un punto di vista paesaggistico rischia di realizzare delle brutture incredibili. Qui si dice che è possibile un premio fino al 20% della cubatura su ogni singola unità abitativa quindi non più sull’edificio. E’ possibile allora applicarlo ai condomini? Non è escluso! Cioè un condominio di trenta appartamenti ogni unità immobiliare ha il 20% di possibilità di ampliamento. Concretamente come sarà possibile realizzarlo! Sicchè aver tolto il limite di 200 mc sicuramente creerà ulteriori difficoltà di interpretazioni ai Comuni.
Quando invece, secondo me, la realizzazione deve essere incentivata dalla semplificazione e non da norme così astruse. Perché quando si dice che ogni unità immobiliare può incrementarsi del 20% ci sarà poi difficoltà di applicazione. Inoltre si dà un diritto soggettivo. I Comuni saranno allora in grado di certificare in quale situazione e su quale progetto ci sarà un’incongruenza rispetto alla costruzione della città?
Un altro aspetto che non condivido riguarda le deroghe per gli interventi. Nel vecchio piano gli interventi non potevano essere realizzati negli ambiti di tutela integrale del piano paesaggistico ambientale regionale, cioè nelle aree a più alto valore paesaggistico, mentre qui andiamo a permettere questi interventi in alcune zone parco, seppure sia già previsto dai parchi stessi, però con l’applicazione del premio.
Infine un’ultima new entry della legge sono i tentativi di ampliamento all’interno delle aree di inondazione del PAI (Piano di assetto idrogeologico). Non ha senso applicare un premio di una legge speciale, cioè un premio per gli aumenti di cubatura, soprattutto, e per la demolizione e ricostruzione su aree che sono a rischio di esondazione. E’ stato detto che sono state inserite alcune cautele, sì, ma si porta comunque altra popolazione in una zona in cui, invece, la popolazione dovrebbe diminuire. Tutti ben sappiamo che negli ultimi due mesi l’Italia è stata invasa di alluvioni, di esondazioni, il nostro territorio è stato valutato al 90% a rischio di frane e alluvioni. Allora non è possibile far finta che la tecnica tutto può e poi rimandare i rischi alle generazioni future. Chi è vittima di alluvione ha diritto ai rimborsi, quindi in qualche modo viene legittimato in un percorso che, invece, dovrebbe appunto disincentivare la costruzione in quegli ambiti a rischio idrogeologico.
Questi sono dunque i motivi del giudizio negativo che Sinistra Ecologia e Libertà dà a questa modifica.
Le realizzazioni del vecchio piano casa non sono state numerose, si è parlato di un migliaio, secondo me per due motivi. Il primo è che c’è crisi economica, quindi sia le imprese sia le famiglie hanno difficoltà a realizzare interventi. Il secondo è il fatto che i Comuni sono stati abbandonati a se stessi rispetto all’applicazione del piano. E’ per questo che poc’anzi ho consigliato che si dovrebbe realizzare un punto di riferimento in Regione rispetto ai pareri e all’interpretazione della legge.
In realtà non è che andando a grattare su tutte le possibili casistiche con questi ampliamenti si potranno realizzare moltissimi interventi in più.
Tra l’altro un ulteriore motivo per cui secondo me gli interventi sono allora partiti un po’ in ritardo è stato il fatto che appena approvata la legge si parlava già di modificarla, quindi tutti quanti hanno probabilmente aspettato la modifica, perché, certo, è possibile risparmiare sull’efficienza energetica, è possibile realizzare interventi maggiori, ecc.. Ed io sono sicuro che se questo è lo spirito con cui ci poniamo la gente anche adesso aspetterà il prossimo piano casa. Io sono sicuro che domani verranno individuate altre dieci questioni per realizzare in maniera maggiore gli interventi del piano casa e quindi con il prossimo bilancio verranno individuate ulteriori modifiche.
Questa è la logica dei condoni edilizi dei primi periodi del Governo Berlusconi, tutti si aspettavano un condono edilizio che poi puntualmente veniva, producendo così ulteriori abusi edilizi e costruzioni abusive, perché tanto, si diceva, ci sarebbe stata la sanatoria.
Dunque con questa legge questo Governo regionale di centro-sinistra mi sembra si sia messo in una logica di deregulation, di eccezionalità, che secondo me è una logica molto poco di centro-sinistra e abbastanza berlusconiana. Al punto che abbiamo addirittura sopravanzato in tutte le facilitazioni per la realizzazione moltissime Regioni di centro-destra.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Credo che la riproposizione della discussione di questa legge debba ricordarci quanto giusto sia il detto “errare è umano, perseverare è diabolico”.
Io ho apprezzato il tono pacato, quasi dimesso, del relatore di maggioranza nell’illustrare questa modifica di legge del cosiddetto, come diceva lui, piano casa. Perché veramente, guardate, il piano casa già era di per sé un obbrobrio sul piano giuridico e altrettanto sul piano normativo – poi vi spiegherò il perché –, ma comunque rappresentava agli occhi di chi ha protestato una possibilità, ed un esempio calzante è quello di un agricoltore che difende con un bel recinto il suo pollaio, la volpe va lì e protesta perché il recinto è troppo solido, protegge troppo i polli, allora l’agricoltore apre il pollaio. Questo è quello che ci viene proposto oggi. Ma voi avete ma visto un agricoltore fare così? Eppure l’Assemblea legislativa oggi ampia le maglie del primo cosiddetto piano casa perché non avrebbe funzionato, troppi lacci, troppi laccioli, hanno protestato i costruttori, hanno protestato i progettisti. Mentre gli agricoltori che abbiamo ricevuto martedì scorso non hanno affatto protestato, gli agricoltori non hanno chiesto gli ampliamenti e i recuperi delle case coloniche in campagna.
Il piano casa nasce nel 2007 con il Governo Prodi, 550 milioni previsti di spesa. Ed era un piano casa che doveva servire al fabbisogno di chi non può permettersi di costruire la casa, quindi in particolare la parte di popolazione meno abbiente. Con l’avvento di Berlusconi nel 2009 dei 550 milioni ne scompaiono 350, ne restano 200, e il 20 marzo 2009 il Governo Berlusconi stipula un accordo con le Regioni nella Conferenza Stato-Regioni, dicendo: “il Governo farà una legge quadro dove voi potrete operare, dopodiché sta all’autonomia regionale approvare le varie leggi”.
Il Governo Berlusconi non ha mai fatto questa legge, ma le Regioni hanno legiferato, per cui se il Governo fosse serio dovrebbe impugnare tutte le leggi regionali in quanto illegittime. E’ per questo che parlavo di obbrobrio giuridico. Ma il Governo non può farlo perché esso stesso è inadempiente. Ma intanto, ripeto, le Regioni hanno legiferato.
In una realtà nazionale dove c’è un incremento demografico dal 2001 al 2008 dello 0,4% della popolazione c’è un incremento della urbanizzazione di zone agricole pari al 15%, cioè, rispetto a una crescita demografica e a un fabbisogno che è quasi zero le Regioni hanno ampliato di 37 volte e mezzo la possibilità di urbanizzare.
E questo in assenza totale di una normativa sul regime dei suoli. Voi sapete che l’ultima normativa che riguardava l’intervento del governo generale dei suoli, la legge Bucalossi, è del 1977 e l’intervento del pubblico a difesa dei beni comuni, come il paesaggio e la terra, e a difesa dei bisogni generali delle comunità, è stato di fatto frenato con la dichiarazione di anticostituzionalità sui metodi di esproprio dell’area. Dunque da quel momento prateria aperta, possibilità di intervenire con tutti quegli obbrobri che gli organi di stampa ci ricordano ogni qualvolta c’è una calamità naturale. Le nostre coste sono cementificate a dismisura. Ci sono illeciti edilizi a più non posso in tutte le regioni italiane, anche nelle Marche, pur se siamo tra gli ultimi. Il Codice dei beni culturali e del paesaggio è sulla carta. La Regione Marche ha aderito alla Convenzione europea per il paesaggio, ma riproponiamo questo ampliamento.
In pratica si può dire che questa è una legge che mette in mora la normativa generale. La mette in mora per un anno, per un anno e mezzo? Non mi interessa, resta il fatto che l’Assemblea legislativa è chiamata, anziché ad affrontare una tematica generale in modo complesso e complessivo, a dare la scura agli appetiti…

PRESIDENTE. Mi scusi, Consigliere Bucciarelli, se la interrompo, ma visto le avverse condizioni meteo chiedo agli uffici di verificare la praticabilità delle strade per uscire da questa sede, strade che peraltro hanno una particolare pendenza. Scusi, Consigliere, se l’ho interrotta, ma è un problema oggettivo di tutti – Consigliere Bucciarelli: “comprendo” -. Abbiamo chiamato la protezione civile la quale ci ha detto che continuerà a nevicare per altre due ore e già ci sono diversi centimetri di neve. Chiedo agli uffici di verificare la praticabilità delle strade di uscita. Prego, continui pure.

Raffaele BUCCIARELLI. Quindi, dicevo, noi interveniamo di nuovo, puntualmente, casualmente, il 20%, le distanze, zone alluvionate, senza una pianificazione bensì con provvedimenti che non sono nient’altro che artifizi che allungano il grande dramma del rapporto di questo paese con il paesaggio, di questo paese con una gestione sana di un bene collettivo, di un bene comune come appunto è un paesaggio.
Pertanto, facendo così, diceva bene il collega Binci, siamo in pieno berlusconismo, perché permettiamo a chiunque abbia una casa di ampliarla; quindi a casa mia, diceva Berlusconi, comando io, nessuno deve entrare!
E’ dunque questa sul piano culturale la logica che stiamo avanzando, sospendendo temporaneamente, ripeto, le normative nazionali per quanto riguarda la materia della edificabilità.
Noi non possiamo quindi essere d’accordo su questo percorso, non possiamo esserlo perché, ripeto, è lo sposare totalmente la logica berlusconiana che dice “chi è più forte può fare, chi è più debole non farà niente”. Tanto è vero che parlando privatamente con alcuni Consiglieri di maggioranza questi mi dicono: “tanto approviamo sì una legge ma non avverrà niente perché ci vogliono troppi soldi”. Allora non approvatela, votate contro! Altrimenti perché si fa? Perché in realtà ci sarà chi trasformerà, perché ha le possibilità finanziarie adeguate, casolari di campagna in bei residence, in ville, ecc.. E poi chi pagherà i servizi? Chi pagherà gli acquedotti? Chi pagherà il trasporto scolastico per i figli di chi andrà ad abitare lì? La collettività!
Ecco, privatizziamo l’utile e socializziamo le perdite.
Dunque su questa strada noi Comunisti non ci staremo, voteremo contro questa norma, a prescindere da come sia stata e sarà edulcorata, perché poi sentiremo dire - la lingua italiana è maestra, è un grande strumento! - nei vari interventi: “salvaguardiamo il territorio”, “possiamo incrementare fino a 200 mc tutte le case in campagna però salvaguardiamo il territorio” ecc. ecc.. Ma qualcuno dovrà pure spiegarmi se c’è contraddizione o meno.
Se approveremo questa legge diventerà poi irrisorio e irrispettoso nei confronti dei marchigiani discutere ancora di salvaguardia dell’ambiente, di salvaguardia del territorio, di regimazione delle acque, di salvaguardia delle coste, perché saremo proprio noi i primi a provocare le condizioni per arrecare danno alle nostre colline.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Su questa legge ci sono alcune inesattezze – e non voglio qui entrare nel merito delle osservazioni mosse dal collega Bucciarelli, legittime, ma che non condivido -, ma in realtà è una buona legge.
E’ una legge che ha visto lavorare la Commissione in modo attento. Ringrazio il Presidente Giancarli del lavoro scrupoloso che è stato fatto in Commissione, per il nostro lavoro di ascolto nei confronti del territorio e delle categorie produttive e degli ordini professionali. E’ stato cioè fatto un lavoro di concertazione serio, attento, accurato. Così come altrettanto solerte è stato l’impegno della Commissione laddove è stata chiamata sul territorio a spiegare ai Comuni le novità.
Le novità di una legge che va modificare in modo sostanziale la vecchia legge 22 che aveva dimostrato tutti i propri limiti, cioè quella portata per certi versi timida rinunciataria e deficitaria che ha portato ad esiti e arisultati assolutamente insoddisfacenti.
Oggi abbiamo invece una proposta di legge che rispetta le enunciazioni e quelli che sono sostanzialmente i termini del titolo della legge. Quando si parla appunto di riavvio delle attività edilizie al fine di fronteggiare la crisi economica, quando si parla di difendere l’occupazione, di migliorare la sicurezza degli edifici e promuovere le tecniche di edilizia sostenibile. Ebbene, sono proprio questi i principi che hanno mosso i Consiglieri commissari della IV Commissione e che ovviamente motiveranno l’Assemblea legislativa di fronte a una legge che offre un ventaglio di possibilità piuttosto importanti.
E’ sicuramente una delle leggi più estensive che a livello nazionale si possono riconoscere. E questo forse è il vanto e la capacità di questa Assemblea legislativa di approvare oggi una proposta di legge assolutamente innovativa, una legge, come dicevo poc’anzi, che presenta un ventaglio ampio di possibilità di interventi connessi a dei parametri di cui la Regione Marche si vuole dotare e che vuole ovviamente offrire al territorio.
Dunque i principi cardini su cui punta questa legge sono il rilancio del settore edilizio per dare contestualmente impulso all’occupazione, la possibilità di intervenire in alcune zone, come le zone A, su edifici che non trovano una rispondenza architettonica con il contesto urbano, la possibilità di intervenire anche in zone agricole.
Dunque è proprio in questo contesto che non ci sarà la distruzione di casolari per la costruzione di ville e residence, tutt’altro, con questa legge vogliamo garantire con dei vincoli e dei paletti ben precisi il mantenimento del paesaggio agrario caratteristico, tradizionale delle nostre colline e del nostro territorio.
Così come il rinnovamento dal punto di vista sismico degli edifici e l’opportunità di poter demolire e ricostruire edifici in diverse aree con la possibilità di ampliamento dal 30% al 40% purché si rispettino i requisiti e i limiti previsti dal Protocollo Itaca.
Tutte queste sono contromisure che servono a dare possibilità e impulso all’edilizia, contestualmente a tutelare il paesaggio ma senza scendere in catastrofiche visioni ideologiche.
E se proprio vogliamo dirla tutta, se vogliamo magari soffermarci sull’unico aspetto critico che abbiamo intravisto, la zona lacunosa è rappresentata dal controllo. Questa legge presenta una piccola falla, che può essere comunque in qualche modo rimarginata o contenuta se si specifica ancor di più e meglio la questione relativa ai controlli che bisogna fare sul territorio per evitare, appunto, che ci possano essere delle degenerazioni o il mancato rispetto dei paletti e delle misure. Il controllo a campione, invece, non garantisce e potrebbe prestare fianco ad eccessi edilizi che poi dovranno essere assolutamente sanzionati.
Quindi per il buon lavoro svolto in Commissione e per l’effetto efficace, che consideriamo sarà sicuramente maggiore, Futuro e Libertà voterà convintamente a favore di questa legge, che è sicuramente migliorativa e che va assolutamente a favore del territorio e del suo sviluppo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Voglio partire ringraziando il relatore di maggioranza Mirco Ricci ed il relatore di minoranza Massimo Binci, come pure il Vicepresidente della Commissione Daniele Silvetti e tutti i componenti, perché in questi mesi, grazie anche alla grande capacità esercitata sia dai nostri uffici dell’Assemblea legislativa sia dal servizio urbanistica, a partire dal dirigente arch. Minetti, è stato possibile costruire una proposta che a mio avviso riassume in sé le ragioni della gestione del territorio e al tempo stesso anche il riavvio delle attività edilizie.
Perché dopo pochi mesi dall’approvazione di una legge da parte dell’Assemblea legislativa della Regione Marche la Giunta regionale avanza una proposta di modifica? Questo non sta a me dirlo, lo dirà intervenendo l’Assessore o il Presidente, ma per quello che ho potuto vedere in Regione in questi mesi, ma prima da un altro osservatorio, io dico che forse questo primo piano casa aveva avuto un pò l’effetto di quella casa che si limita soltanto ad una facciata esterna e che è ubicata nel centro storico di Corinaldo. Per brevità, perché voglio parlare di altre cose, non racconto qui la storia del calzolaio Gaetano soprannominato Scuretto, ma credo che per certi aspetti di questo si tratti.
Voglio invece fare una prima considerazione sullo stato di crisi. Io sono d’accordo che in questo Paese c’è uno stato di crisi in cui versano le città, il territorio, l’ambiente, il paesaggio, le trasformazioni urbane e territoriali, ma le risposte devono essere date dalla politica, dalla cultura, dalle istituzioni, da una vera riforma urbanistica. Voglio ricordare che la legge fondamentale dello Stato in materia urbanistica è ancora la 1150 del 1942. E questa legge è tuttora in vigore, ma con la riforma del Titolo V della Costituzione, le competenze legislative in materia di governo del territorio sono state attribuite alle Regioni, allo Stato spetta soltanto il compito di emanare una legge sui principi fondamentali. Allora io credo che questa Assemblea legislativa possa e debba dire la sua sull’urbanistica, ma ripartendo dalle sue competenze, ripartendo dal Titolo V e con una riforma urbanistica seria e riformista.
Questa legge ha un'altra funzione. Il relatore di minoranza parlava della spinta venuta dagli ordini, dagli imprenditori, e noi, guardate, abbiamo ascoltato tutti, le associazioni agricole, imprenditoriali, ambientaliste, gli ordini professionali, l’imprenditoria, le istituzioni. Ed io credo che la crisi economica e sociale che attraversa il Paese non stia producendo soltanto effetti devastanti sulla condizione del lavoro, ma anche nuove dinamiche sociali che trovano riscontro nelle stesse relazioni industriali, sia in termini di aggressione al quadro consolidato di diritti contrattuali, sia in termini di inusitate convergenze.
Nel settore edile colpito da una crisi senza precedenti per entità e durata si sono determinate le condizioni per definire un’azione comune fra sindacati e le associazioni imprenditoriali. Io credo che a nessuno qui sia sfuggito il fatto che il 1° dicembre a Roma c’è stata una grande manifestazione a cui hanno partecipato lavoratori e imprenditori del settore edile ed hanno manifestato insieme su alcuni precisi obiettivi. Obiettivi che sono ritenuti utili non solo per superare la crisi, ma per usarla come occasione per cambiare volto al settore, in direzione di una maggiore qualità, sicurezza, legalità e sostenibilità. Nessuno propone un nuovo assalto cementificatorio, ma riqualificazione del territorio attraverso politiche di rigenerazione urbana, un piano straordinario di edilizia economica e popolare, l’utilizzo della leva fiscale per l’adeguamento tecnologico e il risparmio energetico, qualificazione delle imprese, tracciabilità dei flussi finanziari per contrastare le mafie, sicurezza negli edifici, sicurezza sul lavoro. Queste sono le piattaforme dei lavoratori e degli imprenditori, e su queste si è manifestato. Non credo possano sfuggire queste nuove dinamiche portate dalla crisi economica e sociale.
Il 1° dicembre, dicevo, questi erano in piazza per tali obiettivi programmatici, non certo per rivendicare mano libera nelle leggi e nella gestione degli strumenti urbanistici, quindi senza il ricatto né dell’occupazione né tanto meno il cambio della devastazione del territorio.
Ma voglio fare anche un’altra considerazione. Qui stiamo parlando di edifici esistenti. Il collega Bucciarelli portava dei dati che rispetto al consumo del suolo sono preoccupanti. Allora è proprio su questo che siamo voluti intervenire. Perché c’è quella rendita fondiaria urbana, la conosciamo bene, cioè quella rendita agricola estranea al lavoro, estranea alla produzione, estranea all’imprenditore agricolo, che può essere a volte monopolisitica, può essere speculativa, può essere parassitaria, ed il terreno cambia destinazione e la speculazione prevale senza alcun beneficio per la collettività e senza creare posti di lavoro.
Allora costruendo seriamente, riqualificando, intervenendo sull’esistente si crea lavoro, occupazione, impresa, ricchezza per il territorio e per le città.
In Europa obbligano a farlo su terreni già edificati, dove i valori immobiliari sono elevati, e chi costruisce guadagna soltanto sulle sue capacità imprenditoriali.
Quindi capacità imprenditoriali, professionali, know how del mondo del lavoro, investimento, ricerca, innovazione, sostenibilità, centralità e valore del lavoro.
La sfida quindi è nel ridurre il consumo di suolo e nel bloccare l’espansione.
Ed è questo che questa proposta di legge prevede.
Si è parlato anche di centri storici, e noi parliamo di fascia A, perché facciamo riferimento alla Carta di Gubbio, noi diciamo dal 1960, anche quella Carta fa riferimento a quegli anni. Perché il centro storico, cioè l’intera città preindustriale, andava considerato un monumento nel suo insieme e la salvaguardia era affidata al suo organico inserimento nel piano urbanistico di tutto il comune.
Quindi noi interveniamo fuori del centro storico, di quello che è considerato un monumento, perché diciamo dal 1960 in poi. Riqualificando dunque l’esistente, intervenendo dal punto di vista urbanistico e architettonico, ma anche dal punto di vista sociale.
Come pure nelle aree agricole si dà la possibilità per un totale di 70 mq, e l’emendamento che è stato fatto tiene conto del valore ambientale e paesaggistico delle case rurali marchigiane.
Per le aree industriali si dice una cosa, se un’azienda vuole ampliare perché vuole creare posti di lavoro può farlo, invece se vuole creare un centro commerciale no.
Aree esondabili, la proposta avanzata dal collega Ricci è molto chiara, laddove sono stati prodotti piani di mitigazione, cioè dove si è fatto un intervento serio di riqualificazione e di progettazione, però se si sono realizzate le opere, quindi se il pericolo è stato eliminato si interviene altrimenti non si interviene.
Io sono rispettoso delle idee di tutti però atteniamoci a un principio di realtà, non vogliamo che i nostri provvedimenti passino per quelli che non sono.
Stesso discorso sul piano energetico. Siccome consideriamo strategica Itaca abbiamo voluto che non fosse limitata soltanto a una élite di professionisti o ad una élite di persone che intervengono, ma vogliamo che diventi un patrimonio di tutti i marchigiani, cioè di coloro che devono intervenire in questo settore. E quindi abbiamo previsto la premialità, proprio perché per il 2015 e il 2020 vogliamo raggiungere gli obiettivi previsti.
Quindi questa legge - e chiedo scusa se ho superato di qualche minuto il tempo a disposizione - ha un solo obiettivo, ridurre il consumo di suolo, riqualificare il nostro territorio, riqualificare la nostra edilizia, dare un contributo alla crisi economica che purtroppo il nostro Paese sta attraversando.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Io di mestiere – chiedo scusa, di professione, si offenderebbero gli architetti – sono architetto, però ho questa impurità, mi occupo di politica. A 16 anni ero un giovane segretario politico della Democrazia Cristiana, che è il partito di maggioranza che siede in quest’Aula - e quel partito con quello scudo la fece rubicondo, Consigliere Luchetti! -. Io vi parlerò della poesia del paesaggio, farò un intervento con il cuore e con l’intelligenza del professionista. E siccome il professionista ha il dovere professionale, quindi deontologico, di ascoltare, mi metto nella posizione di un Consigliere che ha ascoltato l’intervento del Consigliere Giancarli.
Generalmente il ruolo assiologico del Consigliere si riverbera in maniera principale sui figli. Ciò significa che i padri parlano ai figli, i figli ascoltano, memorizzano, dicono “perché papà?”, quindi poi dobbiamo dare delle spiegazioni, che non possono essere spiegazioni ipocrite, superficiali, asettiche e che non parlano con il cuore. Nessuno di noi, credo, per il dono della vita che non ci appartiene, direbbe mai ad un figlio una bugia, però al contempo penso sia anche difficile dirgli la verità. (…) Sì, ma questo fa parte dell’ipocrisia, Paolo Perazzoli, se io vi parlo della poesia del paesaggio parlo per quello che il paesaggio suscita nel mio cuore.
Un architetto ha il dono del tratto della mano su un foglio di carta, però poi quel tratto si trasforma in un progetto reale, ecco allora che non posso non soffermarmi sul termine “riqualificare”. Che cos’è si riqualifica? Qualcosa che è squalificato, e qualcosa che è squalificato dipende direttamente da una legge che trasformò la legge urbanistica n. 1150 del 1952 in qualcosa che era un dettato di regole. Mentre i dottori dentro di loro debbono avere sacro il giuramento di Ippocrate, l’architetto purtroppo oggi viene parafrasato da un grande e simpaticissimo cantante che conosciamo tutti, Adriano Celentano, che dice: “gli architetti sono dei cani”. Io scrissi allora due righe al Presidente nazionale degli architetti dicendogli: “Presidente, mi consenta, ma qui c’è un cantante che ci assimila ai cani, che sono fedeli creature del Creato, allora visto che io sono leale con il mio mandato professionale, perché non pensiamo di citarlo per danni all’immagine? Bau, bau, bau, Umberto Trenta, forse architetto”. Non mi è mai arrivata risposta.
Oggi l’architetto Trenta parla dallo scranno di Consigliere regionale e sinceramente ho difficoltà a non rispondere al Consigliere Binci e al Consigliere Bucciarelli, che io definisco i Consiglieri del no.
Allora, dicevo, vi parlerò della poesia del paesaggio. Il paesaggio non ha bisogno, perché pulvis et umbra sumus, cioè siamo polvere ed ombra, Assessore Luchetti, se vuole glielo dico all’anconetana: “sei un testa de’…” (…) sì, rubicondo, quindi impersona bene quello che il benessere tronfio di questa società occidentale dove non sempre il peso corporeo corrisponde in maniera equa con il peso culturale.
Detto questo ritorno al mio intervento, vi parlerò dei crinali, delle valli e delle distese. Il paesaggio italiano ha due coste omogenee che vanno da Venezia a Bari e da Genova fino a Reggio Calabria, poi in mezzo ha il meraviglioso Appennino che da Genova ci conduce fino a..per poi proseguire. E questo fa parte di qualcosa che non ci appartiene, come appunto il dono della vita di cui spesso non abbiamo rispetto.
Questa legge tutto sommato, Consigliere Giancarli, è qualcosa che si avvicina molto al principio della realtà, ma un principio significa un’origine, un principio non può partire da qualcosa che si deve riqualificare, è cosa diversa, significa interrompere qualcosa che fino ad oggi non ha funzionato e iniziare un discorso che si rivolge al linguaggio del bello, dell’arte e della natura.
Tutto ciò che l’uomo manomette come intromissione ideologica e, peggio ancora, se è culturale, deve basarlo su presupposti veri e riconducibili a quell’origine che appartiene a Michelangelo, Raffaello, Giotto, cioè a quelle persone che esaltavano con un linguaggio armonico ed in simbiosi con quella cultura di cui erano figli prediletti come virtù, non come valore. Ecco allora che è nell’anamnesi culturale che noi arriviamo a capire che oggi con l’ignorante rozzo architetto che fa politica e il politico che scimmiotta l’interpretazione del linguaggio del territorio c’è una discrasia. Qualcosa non funziona, qualcosa si è rotto, e si è rotto perché incide direttamente nel tessuto connettivo della socialità, del tessuto urbano.
Quel tessuto urbano nella storica Italia nasce non come ridefinizione del centro storico bensì come esaltazione del centro storico. Il centro storico è qualcosa che appartiene anche a lei, Consigliere Carloni, che si trova dalle parti di Pesaro. Il palazzo ducale di Urbino ancora oggi detta un linguaggio architettonico internazionale, quella città aperta, bella, è un’immagine che appartiene sempre più al tutto, nessuno escluso, la Roma di Costantinopoli e la Roma della grande Madre Russia.
Allora qui ritorno indietro di due passi e spiego il perché bisogna difendere con coraggio non l’indennità del Consigliere regionale ma la dignità del Consigliere regionale. Per cui spiego al mio collega Binci, simpaticissimo, che nella società multietnica, nella società multi capitalistica, dove c’è la globalizzazione di un reddito che è sempre più distante dal cuore dell’uomo e dai sentimenti dell’uomo, Marchionne ci dice che è capace di.., ma lo fa perché è strapagato come manager, cioè come colui che è capace di dire e di dare agli altri quelle lezioni che appartengono a quel linguaggio culturale post-moderno e post-industriale.
Queste sono connessioni che fanno parte, per chi l’ha voluto leggere in questo modo, di questo provvedimento che oggi arriva in Aula.
Qui c’è stato un lavoro serio, garbato, onesto. Quindi, Consigliere Giancarli, parlerò a lei, a chi in questo momento ha incrociato lo sguardo con un Consigliere architetto o un architetto Consigliere – questo è un dubbio che scioglierò forse più avanti, ma parla la mia coscienza di architetto - quindi di qualcuno che capisce il linguaggio dell’arte e il sacrificio della terra del Leopardi, come le Marche che si va a dotare di questa legge. Una legge che quindi non ci deve vedere distanti e distratti in Aula, ma fortemente condivisi nelle scelte che andremo ad adottare, scelte orientate a sensibilizzare le amministrazioni comunali sempre più volte al tanto peggio tanto meglio. Ad elevare, caro Consigliere Binci, quel livello minimo che nella sua legge dovrebbe essere il primo punto, quello cioè di mettere una soglia per l’accessibilità nelle aule; e lo dico con presunzione, perché la cultura significa sacrificio, il sapere significa sofferenza, il sapere è il lavoro quotidiano di chi studia, non di chi viene qui e ripete magari anche qualcosa di cui è profondamente distante, con afflato, come momento di aperta discussione. Da qui si capisce il livello culturale.
Questa legge interpreta bene, anche se ci sono assestamenti da fare come tutte le cose umane, ma la fallibilità umana a volte purtroppo accompagna quel gesto di presunzione che fa dire di aver fatto una cosa più o meno bella rispetto ad un altro parametro di riferimento - Presidente, pensavo interessasse anche a lei, lei che mi richiama sempre al rigore dell’ordine architettonico dell’Aula, ma alla sua deferenza e alla sua simpatia io mi inchino -.
Allora lancio una proposta, ossia, adottiamo un borgo montano, ecco perché facevo quella definizione geografica, ci sono paesini abbandonati che forse non hanno bisogno di questa legge, che pure condividiamo.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Consigliere Trenta, si avvii alla conclusione, grazie.

Umberto TRENTA. Assorbo i dieci minuti del Consigliere che viene dopo, grazie. E’ una legge, dicevo, che può funzionare, perché è una legge vicina a questa realtà, che io ho definito così, e certo, per completezza dell’intervento avrei dovuto parlare ancora, ma mi inchino al suo volere Presidente, grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Io qui ho un compito molto facile, quindi il mio intervento sarà brevissimo. Altre volte abbiamo detto che ci siamo ormai rassegnati al ruolo di chi deve ripetutamente dire “avevamo ragione”, ma la cosa che voglio sottolineare è che, seppure siamo in un momento politico particolare – tutti siete collegati per sapere cosa succede a Roma – oggi in quest’Aula su questo piano casa si attenua la cortina fumogena ideologica che un anno e più fa attanagliava i diversi Gruppi. Sì, a livello ideologico, ricordo infatti che un po’ tutto il centro-sinistra – quindi devo dare atto non solo Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi – era in qualche modo condizionato sotto il complesso berlusconiano. Sicchè il piano casa era un provvedimento berlusconiano e quindi metteva in difficoltà tutto il centro-sinistra delle Marche nel volersi, come si doveva, inserire nelle opportunità che quel provvedimento aveva programmato.
Oggi devo dire che questo non c’è – ed è quello che fa dire al Consigliere Binci nei confronti del centro-sinistra: “siete diventati berlusconiani” -, oggi finalmente questa pregiudiziale non c’è perché, lo ha sottolineato molto bene il collega Giancarli che ha fatto un intervento realistico di cui condivido i contenuti, sicuramente trae spunto da un confronto con le categorie e con gli enti locali.
Oggi abbiamo la possibilità di dare una risposta sugli obiettivi che quel provvedimento governativo ci aveva sollecitato. Non è cioè un nuovo piano regolatore, è un piano di emergenza che ci consente di dare un impulso, un incentivo allo sviluppo, partendo da un assunto sul quale siamo tutti d’accordo, ovvero che l’attività edilizia è sempre un volano per la ripresa più in generale.
Quindi oggi sottolineo con soddisfazione la convergenza in Commissione e in Aula sugli emendamenti della maggioranza e dell’opposizione. Sì, di convergenza, quindi è un momento nella vita di legislatura, convergenza un po’ dettata dall’emergenza che affrontiamo ed un po’ dettata dal buonsenso degli emendamenti che sono stati presentati.
Non siamo di fronte, lo voglio dire ad amici, colleghi e compagni ambientalisti, allo stravolgimento dell’ambiente marchigiano, semmai si recupera rispetto a complessi che abbiamo avuto prima. L’altra volta non capimmo perché sulle aree di sedime ci fosse stata una chiusura così totale, si parlava di sicurezza stradale, ecc..
Al Consigliere Binci voglio dire, dato che parlava di rinnovabili, che l’altra volta non si riuscì neanche ad autorizzare uno spostamento minimo degli edifici – era un emendamento di un collega del PdL – laddove con lo spostamento era consentito captare l’energia solare sul tetto. Cioè qui spesso manca un’apertura mentale reciproca – ce ne facciamo carico anche noi –, per cui alcune misure piccole possono essere assolutamente autorizzate senza stravolgere nulla o senza devastare centri storici e campagne.
Io sono perplesso rispetto alla presa di posizione ad esempio di Coldiretti, che sinceramente qualche volta non capisco. Coldiretti ci chiede di accelerare la loro funzione di multifunzionalità possibile nell’attività dell’imprenditore agricolo per quanto riguarda l’ambiente e così via. Quando è stato reso possibile in questa Regione aprire ad un fotovoltaico – e non é che abbiamo aperto solo noi, anche il Presidente Spacca fino al 15 giugno faceva appelli agli investimenti sul fotovoltaico – abbiamo visto – e lo ripeto perché dobbiamo capirci su certi metodi e su certi valori – che quando il fotovoltaico era possibile per piccoli imprenditori, che penso che la Coldiretti dovesse essere invece la prima a gioirne, perché era solo qualche pannello che non stravolgeva le colline e che serviva ad integrare il reddito alle imprese agricole, no, la Coldiretti è contraria. Sinceramente non lo capisco. Come pure su certi ampliamenti o possibilità di ampliamenti in campagna, considerato che grazie a Dio e grazie a loro ci sono ancora tanti imprenditori agricoli che hanno anche loro problemi per l’abitazione dei figli, vedo chiusure che non capisco. Magari qualcuno è stato contagiato ideologicamente da qualche pregiudizio, non lo so, me lo chiedo, comunque è un confronto che continua.
Lo stesso Consigliere Giancarli ha fatto un appello, che mi ha colpito, alla qualità degli interventi, mi pare dicesse: “abbiamo avuto il periodo della quantità, anni sessanta, settanta, ottanta, ecc., adesso mettiamo mano alla qualità”. E’ una cosa che condivido, ma sappiamo per esperienza lunga di amministratori, che abbiamo in tanti qui, che questo non è possibile senza la consapevolezza forte dei Comuni e, diciamo anche, una qualità nella programmazione dei nostri amministratori locali, che speriamo siano sempre più formati e attenti alle politiche dello sviluppo e al rispetto dell’ambiente.
Cari amici e compagni di questa Assemblea non dividiamoci tra i difensori e i devastatori dell’ambiente, qui non ci sono devastatori dell’ambiente. Allora qui dico una sola cosa poi concludo. Quando qualcuno con scoramento dice che gli amministratori del passato erano migliori, gli anni cinquanta, sessanta, certo, lo diciamo tutti, qui tutti abbiamo una grande formazione politica nei partiti, nei movimenti, è vero, prima c’era più formazione, però non mi si venga a dire che tutto quello fatto dai nostri predecessori, per esempio comunisti, democristiani o socialisti negli anni cinquanta, sessanta sia stato, insomma, abbiamo avuto grandi politici nelle nostre amministrazioni che hanno costruito grattacieli davanti alle mura del ‘200, che hanno devastato qualche centro storico, eppure erano bravissime persone politiche.
Quindi non facciamo di ogni erba un fascio, oggi c’è consapevolezza, ve lo posso dire, forse gli amministratori sono meno formati e sono più forzati dalle situazioni attuali, però vi posso dire che la mia consapevolezza, vedendo il territorio marchigiano, che forse, sì, sono meno formati politicamente, ma fanno molte meno devastazioni di quelle che hanno fatto alcuni vecchi amministratori negli anni cinquanta e sessanta, che rispetto tantissimo e che ammiro.
Non ci dividiamo quindi su queste posizioni che sono solo demagogiche e non danno un messaggio esterno. Oggi si sta approvando un buon provvedimento. Il PdL ha fatto un grande lavoro in Commissione. Ringrazio qui il collega Acquaroli che ha svolto un lavoro in Commissione in sintonia con il Gruppo, con il territorio e con le categorie, e soprattutto il collega Marinelli perché da portavoce del centro-destra ci ha consentito un colloquio costruttivo con tutte le categorie, recependo quello che era un loro appello per quanto riguarda lo sviluppo ma anche con quell’equilibrio che dicevo prima.
Quindi ci avviamo sicuramente a dare con attenzione un parere favorevole a questo provvedimento. Certo, ci auguriamo che altri emendamenti, su cui hanno lavorato in primis con i colleghi Marinelli e Acquaroli ma anche altri colleghi, possano essere accolti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Cercherò di essere sintetico e di non ripetere, nella parte che condivido, cose dette negli interventi di chi mi ha preceduto.
Questo è un provvedimento che rappresenta un notevole passo avanti rispetto alla legge esistente che nella sostanza non ha portato allo spirito per il quale era stata emanata. Ovvero ad un miglioramento dell’edilizia di necessità, riqualificazione e ampliamento nei termini e nei criteri minimi ma necessari a sostenere le esigenze di moltissime famiglie. Famiglie che nel piano casa avevano sperato di ricostruire alcuni ambiti familiari, a trovare situazioni adeguate non soltanto oggi per i figli, ma soprattutto per poter avere locali autonomi per i soggetti della terza età.
Così invece non è avvenuto perché la legge esistente è stata sovrastata da una situazione di ordine burocratico che l’ha resa di fatto inattuabile sia da parte di coloro che la richiedevano sia da parte dei tecnici che cercavano di metterla in funzione.
Dunque è emersa una nuova legge che partendo da una piattaforma proposta dalla Giunta nel corso del tempo ha subìto delle modifiche del tutto migliorative.
Io sono perfettamente d’accordo con gli interventi ultimi dei Consiglieri Giancarli, Trenta e Massi. Dal punto di vista generale, di natura etica di quello che è la legge, la sua considerazione è più chiara, ha visto un miglioramento attraverso modesti ampliamenti del patrimonio edilizio esistente ma senza l’interessamento di nuove aree. Ed è questa la risposta corretta e positiva ai giusti allarmi che lanciano gli amici Consiglieri Bucciarelli e Binci, cioè quella di non ferire ulteriormente un territorio già sottoposto, così come tutto il panorama del territorio italiano, a situazioni incrinate per l’urbanizzazione avvenuta nei decenni precedenti.
Però voglio sottoporre alla vostra attenzione anche la necessità di essere oggettivi e dire che questa legge non è totalmente una legge sulla riforma del piano casa che ci suggerisce di sciogliere alcuni dubbi che permangono per forza. Perché per esempio per quel che potevano essere gli aspetti che si intromettevano con la legge 13 è rimandata proprio alla materia, alla norma specifica, quelli che sono gli aspetti che riguardano la tutela degli edifici in termini di antisismicità e sostenibilità energetica. Lascia più ombre che dubbi per quanto riguarda l’applicazione da parte dei Comuni della norma stessa, non chiarisce alcune situazioni su cui dovremo poi intervenire o con un ritorno al termine del periodo di applicazione della stessa legge o con una norma apposita. Il rischio come sempre è che quando si cerca di migliorare un testo già esistente si ottengono a volte delle lacune importanti che non sono segnalate, ma sono lasciate all’interpretazione delle amministrazioni comunali o sono superate da eventuali sentenze della Magistratura superiore o addirittura della Corte Costituzionale.
Mi riferisco ad esempio alle altezze all’interno del centro storico, alle zone A, dove c’è una disquisizione fra gli standard previsti per le altezze e invece da quanto è recitato nella proposta.
Il PPAR di fatto è superato nella norma ma indubbiamente porrà per le amministrazioni più sensibili, anche nei confronti di una lettura critica di questa legge, un’occasione per porre in dubbio l’applicazione soggettiva nell’ambito delle esenzioni previste appunto dall’articolo 60 del PPAR, seppure compensate da interventi strutturali di sistemazione in sicurezza preventiva rispetto all’intervento.
Voglio comunque sottolineare che è stato fatto un notevole passo avanti che di fatto ha tolto ogni cortina ideologica alla legge di partenza di natura nazionale, e si inquadra non soltanto nella proposta definitiva dell’applicazione della Carta di Gubbio ma soprattutto – se c’era l’architetto Trenta sarei stato felice di un suo consenso in merito – delle piattaforme europee di Stoccolma in poi sulle urbanizzazioni interne alla valorizzazione del centro storico inteso come città, come continuum fra l’esistente storico e ciò che è inquadrabile dal punto di vista dell’innovazione sullo stesso.
Leggendo gli emendamenti che sono stati portati all’attenzione un dato fondamentale che vorrei sottolineare riguarda il discorso agricolo. Su questo l’attenzione e la sensibilità posta sul patrimonio rurale esistente con la suddivisione cartografica fra l’IGM dell’82-85, la precedente, e la valorizzazione di quelle che sono genericamente chiamate le case con asterisco, rappresenta a mio avviso il punto di partenza di una qualificazione del territorio, con gli ampliamenti possibili nel quadro di quella che è la programmazione non soltanto urbanistica ma generale dell’amministrazione regionale, cioè la valorizzazione culturale e turistica del nostro territorio.
La Commissione con il suo lavoro e la Giunta che ha proposto la legge meritano un plauso non soltanto per la tempestività della modifica della legge esistente, ma anche per la flessibilità con cui sono state accolte in termini positivi le sollecitazioni proposte nel corso delle varie audizioni.
Resta comunque da sottolineare che questa è ancora una base di partenza per una piattaforma possibile di attività urbanistica di miglioramento dell’esistente che deve vedere la Regione impegnata ad una riqualificazione complessiva dell’assetto urbanistico e ad un intervento immediato sulla legge 13 del 1990.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Innanzitutto rivolgo ringraziamenti doverosi alla Commissione che è da qualche mese che in maniera serrata, equilibrata e anche molto aperta si confronta con il territorio e le categorie su questa legge.
Una legge che, diciamocelo francamente, è molto attesa da tutti, dai Comuni, dalle attività produttive, dagli imprenditori, dai professionisti, ma soprattutto dagli utenti, ovvero le famiglie che appunto vogliono capire se realmente potranno finalmente dare una risposta alle LORO esigenze e problematiche.
Sicuramente l’atteggiamento tenuto dopo le elezioni da questa maggioranza su questo tema e l’atteggiamento tenuto dalla IV Commissione è stato rivoluzionario rispetto a quello dello scorso anno, è stato un atteggiamento che ha preso realmente in considerazione la vita reale della nostra regione e del nostro Paese.
Prima mentre ascoltavo gli altri interventi ho riflettuto sul fatto che l’attenzione posta su questa legge, per quella che è la mia esperienza, è molto forte. Qualcuno prima ha detto che ci sarà sempre chi verrà a chiedere altri miglioramenti, altri allargamenti anche dopo la sua approvazione, io invece, proprio per il grande senso di responsabilità dimostrato dalla politica in questo caso, credo di no. E’ infatti un atto innanzitutto riconosciuto da interlocutori esterni a quest’Aula, esterni alla Commissione e ai lavori politici, voglio cioè dire che c’è stata veramente attenzione nei confronti di tutti.
Va dunque riconosciuto l’atteggiamento positivo tenuto in Commissione da tutti noi, anche chi pur essendo contrario, come il Consigliere Binci, ha portato comunque la sua visione culturale, la sua visione ambientale. Insomma su questa legge c’è stato un confronto leale e sincero.
E’ una legge equilibrata, è una legge che consente di mettere mano alle brutture dei centri storici che tutti noi vogliamo tutelare.
E’ in discussione una mozione proposta da me e dal Consigliere D’Anna per la riqualificazione e il recupero delle attività nei vari centri storici. Quindi gli ambienti dei centri storici vanno tutelati anche cercando modificare le brutture che sono state fatte in tempi diversi dai nostri, cercando di dare la possibilità di rimediare agli errori fatti nel passato.
E’ chiaro che non deve intervenire solo la legge, essa è uno strumento, ci sono anche altri enti che devono garantire i controlli per non farla arrivare a derive pericolose.
E’ una legge che consente di intervenire nelle campagne, una legge che consente di dare con maggiore elasticità per le risposte alle esigenze degli interlocutori finali, una legge che ci consente di togliere in tanta parte del nostro territorio le zone ex industriali, ex produttive, zone inglobate in una logica urbana ma che sono ormai diventate ingombranti. Sono ingombranti sia dal punto di vista della viabilità, sia perché, soprattutto in una visione di recupero, penalizzano la vivibilità dei centri urbani, né danno una brutta immagine.
L’anno scorso mentre si proponeva la legge 22 ho avuto l’impressione si rincorressero dei fantasmi ideologici, ma oggi ritengo si possa dire che non ci sono più. Per cui proprio la mancanza di questi atteggiamenti ideologici, sia in Commissione che in Aula, potranno portare a sicuri miglioramenti.
E soprattutto possiamo immaginare, potendo dare ad ogni singolo la possibilità di intervenire con maggiore facilità, possa realizzarsi una lotta a quella speculazione urbanistica che si è verificata nella nostra regione in questi ultimi anni, quando erano pochi quelli che potevano lottizzare o mettere mano a nuove edificazioni. Oggi con questa legge si restituisce la capacità a tutti di poter intervenire e quindi di poter dare delle risposte a quelle che sono le aspettative.
Se però da una parte vanno riconosciuti questi elementi, dall’altra non possiamo dimenticare che questa è una legge speciale e che quindi va in deroga a tutti i controlli che si sono proposti negli anni della Provincia e della Regione stessa.
Vorrei allora fare in quest’Aula un appello, come abbiamo fatto anche questa mattina in Commissione su un emendamento, in merito al controllo e alle sanzioni, ma soprattutto riguardo ad un controllo maggiore. Voglio ciò dire che oltre al controllo amministrativo quest’Aula credo debba fare una forte comunicazione su quello che dovrà essere da parte di tutti noi un controllo politico del territorio, un controllo politico dei Consigli comunali, dei Sindaci, delle Amministrazioni. Ossia un controllo acchè questa legge venga recepita nel senso in cui la Commissione e quest’Aula oggi l’hanno valutata, non quindi che ognuno la possa andare ad interpretare come vuole. Perchè se questa legge, come è capitato, verrà utilizzata e strumentalizzata dai territori, dai Sindaci ognuno a proprio piacimento allora sì che potrà essere una legge che produrrà dei danni.
Io ho anche presentato un’interrogazione – mi dispiace che non sia in Aula l’Assessore Viventi – a questa Assemblea, che era in discussione la settimana scorsa ma che poi ho trasformato da risposta orale a scritta, con cui chiedevo la valutazione politica dell’interpretazione e quindi della legittimità dell’applicazione della legge rispetto ad un caso specifico. In quel caso l’Assessore Viventi non ha dato un bell’esempio, innanzitutto nell’eludere del tutto la risposta e poi facendo un po’ il Ponzio Pilato della situazione lavandosene le mani. Ecco, è proprio questo quell’atteggiamento politico che non dobbiamo utilizzare nell’applicare questa legge, e non dobbiamo neppure far finta di non vedere.
Quella mia interrogazione, Assessore Viventi, era chiara, parlava di un caso specifico che secondo me era andato contro la legge regionale dell’anno scorso. Ma da parte dell’Amministrazione regionale, ripeto, c’è stata totale indifferenza, c’è stato un atteggiamento quantomeno molto, molto superficiale.
Allora il mio auspicio è che da questo dibattito, da questa legge emerga non solo un atto amministrativo ma un atteggiamento politico volto a non perseguire quelle logiche personali magari di un Sindaco che ha un’esigenza, dove poi tutti noi facciamo finta di assecondare quell’esigenza perché magari è l’esigenza anche di una parte politica. Dobbiamo invece avere un vero senso di responsabilità.
Perché questa legge può essere davvero importante, potrà aiutare il settore, potrà aiutare il territorio a riqualificare e a rivalorizzare ciò che è stato sbagliato nel passato, è una legge che non deve assolutamente diventare un’occasione per assecondare le esigenze di ogni singolo.
Dunque un appello affinché si utilizzi equilibrio non solo nel momento in cui le leggi si scrivono, ma anche nel momento in cui si vanno ad applicare. Un appello profondo affinché emerga da quest’Aula, nel confronto con le amministrazioni locali, un coinvolgimento allo stesso buonsenso da noi utilizzato e in quel senso di responsabilità che appunto dovranno utilizzare i Sindaci nell’attuare e nel controllare gli effetti di questa legge nel territorio.
Credo che questo sia assolutamente un elemento importante in questa discussione.
Infine faccio una proposta che riguarda i tempi. Se veramente si vuole dare a tutti i territori la capacità di recepire e prendere coscienza di questa legge e anche dare la possibilità di attuarla, credo sia possibile ed opportuno dare sei mesi in più, quindi fino a tutto l’anno 2012. Come credo debba essere possibile, nei limiti che potranno essere studiati dagli uffici, per dare effettivamente l’ultima spinta alla capacità dei singoli di intervenire e di applicare questa legge, sia nella riduzione dei costi di urbanizzazione che di costruzione. Perché una delle grandi difficoltà nel far ripartire fortemente questo settore sono proprio i costi di costruzione e di urbanizzazione.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ci sono ancora molti interventi però le condizioni climatiche sono davvero pessime e molti Consiglieri mi segnalano di stringere, per cui, se siete d’accordo, potremo chiudere la seduta con l’approvazione di questo punto all’ordine del giorno. Quindi l’invito è di essere un po’ stringati per poi trovare le soluzioni più adeguate per tornare a casa, perché mi segnalano delle grosse difficoltà nel traffico.
Ha la parola il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Cercherò di rientrare nei termini della sua sollecitazione, Presidente. Anche perché i numerosi interventi che mi hanno preceduto hanno parlato ampiamente dell’opportunità che questa proposta di legge darà al territorio marchigiano.
Questa proposta nasce proprio da un’esigenza partita dai territori, che ha fortemente voluto la Giunta regionale e che in maniera saggia la Commissione ha opportunamente integrato cercando di migliorarla.
Non possiamo nasconderci, Consiglieri, che l’attuale legge n. 22 era sicuramente inapplicabile, non dava assolutamente nessuna risposta ai territori, alle varie categorie e soprattutto non era una risposta importante e forte per i cittadini marchigiani.
Oggi invece questa proposta di legge va nel senso auspicato, quello cioè di creare le giuste condizioni senza produrre difficoltà dal punto di vista dell’impatto ambientale ed urbanistico. Noi infatti diamo l’opportunità – ed è questo che come Gruppo Socialista, come Socialista ritengo sia il messaggio forte –, in un momento di così grave difficoltà per l’edilizia e per tutto il suo indotto, una grande risposta per una ripresa. Naturalmente questa ripresa non dipende soltanto da questa nostra approvazione, ma in questo caso l’Istituzione e la politica hanno cercato di risolvere un problema.
Credo che questo sia veramente ammirevole sia da parte della maggioranza che da parte dell’opposizione. E’ infatti una legge che vede la condivisione nella stragrande maggioranza dei Consiglieri.
Ritengo che gli emendamenti presentati e poi recepiti anche dalla Commissione arricchiscono sicuramente questa normativa.
Anche come Gruppo socialista abbiamo presentato tutta una serie di emendamenti anche questi ripresi in maniera corretta dalla Commissione. Ad esempio quello che prevede l’annullamento dei famosi 400 mq degli opifici e delle industrie. La legge 22 stabiliva un massimo del 20% ma con un massimo di 400 mq che era sicuramente un controsenso. Poc’anzi il Presidente Giancarli con cognizione diceva che questo ampliamento del 20% è opportuno, ma sarà dato solo per l’ampliamento a livello artigianale e industriale e non commerciale. Credo che questa sia stata un’ottima risposta alle sollecitazioni che arrivavano da tutto il mondo imprenditoriale.
Con l’approvazione di questa proposta di legge si fa sicuramente un passo in avanti. Dopodichè abbiamo altri due obiettivi, lo ricordava anche il Consigliere Latini, la legge 13 ormai datata su cui dobbiamo immediatamente mettere mano – è un invito che faccio alla Commissione -, e soprattutto, con tempi e modalità diverse, in questa legislatura dobbiamo assolutamente approvare la modifica dell’attuale legge urbanistica. Anche questa legge, infatti, ha ormai più di venti anni, nel frattempo è cambiato il sistema di operare, è cambiato anche l’approccio ambientale e culturale all’urbanistica nazionale e regionale. Insomma, dopo l’approvazione di questa legge dobbiamo lavorare su questi due grandi temi, legge 13 e legge urbanistica.
Concludo dicendo – proprio per rientrare nei tempi da lei richiesti, Presidente - che come Gruppo Socialista siamo favorevoli all’approvazione di questa proposta di legge n. 23. Sicuramente è una proposta che darà un respiro importante nello scenario dell’edilizia e della piccola edilizia, inoltre favorirà il tessuto socio-economico del ceto medio, così diffuso nelle Marche, perché potendo fare dei recuperi e non delle grandi costruzioni si permetterà anche alle famiglie di restare unite.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti. Comunico, come previsto dal Regolamento, che i lavori dell’Assemblea legislativa proseguono in seduta pomeridiana.

Luca ACACIA SCARPETTI. Presidente, oggi lei mi toglie una gioia grande chiedendomi di parlare il meno possibile su una legge così importante e così da me sentita. Io sin dal 2000, come Consigliere comunale di Pesaro, l’avevo già in testa…

PRESIDENTE. Consigliere, essendo io notoriamente sensibile la lascerò parlare per tutto il tempo che vuole.

Luca ACACIA SCARPETTI. Ma io non la deluderò, Presidente, come del resto cerco sempre di fare.
Dicevo che credo tanto in questa legge al punto che nel 2000 l’avevo già scritta per sommi capi nel Consiglio comunale di Pesaro, l’avevo scritta perché l’urbanistica aveva bisogno di qualcosa. Dopo otto anni il Governo la propone con una motivazione assolutamente nobile – oggi fuori c’è un clima candido, è tutto bianco, ma è solo oggi, perché la situazione è veramente grigia! – ha detto che per fronteggiare la crisi economica bisogna adottare più strumenti possibili. Ed uno di questo è l’urbanistica. Bene.
Di fronte a questa legge sono nate due scuole di pensiero. Una è quella che sostiene che questa legge permetterà un peggioramento del paesaggio, un peggioramento dell’architettura e dell’ambiente, mentre una seconda scuola di pensiero, a cui appartengo, che invece è convinta non solo della bontà del testo per fronteggiare la crisi economica, ma è straconvinta del testo per fronteggiare le brutture architettoniche del paesaggio che l’Italia ha subìto più o meno dal dopoguerra ad oggi.
Infatti questa modifica che andiamo a fare oggi, senza scendere nei dettagli, ha un occhio di particolare riguardo proprio per quella passata classe architettonica, di cui ci vantiamo, di cui vendiamo l’immagine in giro per il mondo, e facciamo bene, inoltre permette la riqualificazione di quella che è stata una confusione architettonica urbanistica tipica del dopoguerra, quando ovvero c’era una maggiore capacità economica di spesa e una tecnologia nuova ma non gestita in maniera ottimale.
Con questi principi si potrebbe riassumere fondamentalmente la legge di cui stiamo parlando, ma vi è di più, vi è molto di più.
Ho sentito dei Consiglieri dire che questa legge è di stile berlusconiano. Io rimango basito, allibito, perché questa per me è la legge – premesso che non ho mai fatto parte del Partito Comunista – più comunista che esista al mondo!
Ripercorriamo allora quello che è stato l’iter amministrativo urbanistico in Italia. Se non mi sbaglio, ma non dovrei sbagliarmi, in Italia fino al 1955 nei centri urbani si costruiva senza permesso, bastava avere un po’ di soldi e i mattoni, l’edificio realizzato si accatastava al catasto, e quella era l’urbanistica. Questa libertà c’è stata sicuramente fino al 1967 in campagna. Tra quelle due date, 1955 città, 1967 campagna - chiedo scusa se sbaglio magari di qualche mese – l’urbanistica in Italia venne giustamente regolamentata. Quindi l’urbanistica, che è materia sovrana dei Comuni, ha subìto questo iter: il Comune dice: “tu costruisci qui, tu non costruisci là”, con tutta la dietrologia e la buona fede o mala fede che queste decisioni comportano.
Questa legge invece non dice: “tu sì, tu no” con un criterio discrezionale, ma dice: “tutti quelli che hanno queste caratteristiche, bianchi, rossi, alti o bassi, possono costruire”. Ditemi voi una livella sociale urbanistica come questa quando mai c’è stata. Questa è una rivoluzione!
Inoltre va non solo nel rispetto e persegue le finalità di qualità, ma va nella direzione di risparmiare territorio. Quante situazioni familiari e sociali si possono soddisfare con questa norma? Tantissime.
Purtroppo una grande spada di Damocle su questo provvedimento è la nuova legge sulla sismica e la giusta legge sulla distanza dai confini. Sono questi i due elementi fortissimi che hanno limitato il numero degli interventi fino ad oggi e li limiteranno anche domani. Altrimenti è una legge che va nella direzione qualitativa.
La legge contiene anche degli elementi chiaramente indicativi rispetto alla qualità di quello che si potrà realizzare. Mi dicevano in Commissione che di più non si poteva fare. Quindi si rimanda alla capacità dei singoli Comuni di essere esigenti rispetto al punto di vista qualitativo.
L’aspetto qualitativo è stato decapitato dal nuovo testo unico sull’urbanistica n. 380 che ha tolto le commissioni di pubblico ornato. Noi con questa legge non solo non possiamo rimettere la commissione di pubblico ornato, ma sicuramente con quelle indicazioni se i Comuni hanno amor proprio per il tessuto urbano possono arrivare a quella finalità.
Per tutte queste ragioni annuncio il voto positivo del Gruppo Italia dei Valori.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marinelli.

Erminio MARINELLI. Presidente, recepirò appieno il suo invito ad essere stringato, sia per non ripetere le stesse cose ampiamente illustrate, sia perché le condizioni meteorologiche di oggi impongono di essere intelligenti, come intelligente secondo me, Consigliere Acacia Scarpetti, è questa legge.
A distanza di un anno rimettere mano su una legge approvata nell’ottobre 2009 significa porre la questione sulla sua inefficienza ed inapplicabilità.
E’ stato fatto un grande lavoro trasversale, bisogna darne atto in maniera intelligente a tutte le parti politiche. In primis all’Assessore Viventi con il quale parlai prima dell’estate e mi garantì il massimo impegno e coinvolgimento di tutte le parti. Poi alla Commissione presieduta dal Consigliere Giancarli, che ha fatto un lavoro eccezionale, un lavoro di sintesi, di attenzione, di presentazione. Molti emendamenti presentati sono stati inseriti nel testo che andremo a votare.
Quindi in questa occasione la politica, che molte volte è in contrapposizione e fa difficoltà a capirsi o forse non si ha la volontà ad entrare in sintonia gli uni con gli altri, ha ottenuto un buon successo, ha eliminato quella miopia politica che vi è stata con l’altra legge. Infatti da più parti la precedente legge, inapplicata, è stata vista come non volontà da parte della Regione di recepire quell’input venuto dal Governo nazionale, dal famigerato Berlusconi. Ma questo modo non ci porta lontano, dobbiamo invece pensare alle esigenze del territorio, della nostra regione, dobbiamo sì guardare le problematiche dall’angolatura politica da cui proveniamo, ma il risultato deve portare a un beneficio alla nostra collettività.
Occorre, come nella vita anche nella politica, equilibrio e buonsenso e qui l’abbiamo dimostrato ampiamente.
Io rigetto, come ho sempre fatto quando ero sindaco di Civitanova, l’etichetta di cementificatore solo perché sono di centro-destra, invece voglio l’etichetta di persona attenta al territorio, come dimostrato in più occasioni. Non vi è un’etichetta politica, semmai è indipendentemente dal colore politico. - Presidente, c’è una certa animosità in quest’Aula, forse c’è il voto finale alla Camera, se ci fate sapere sono contento!. (…) -

PRESIDENTE. Per favore!

Erminio MARINELLI. La miopia politica, dicevo, che ha accompagnato questo iter in questo anno è stata dimostrata dall’incapacità di applicare questa legge perché essa non ha avuto attenzione. In campagna elettorale tutti noi, io in primis, ho ascoltato le esigenze delle varie categorie e associazioni. E il fatto stesso che si parla di modifiche sta a dimostrare la necessità di voler dare un’impronta diversa per far ripartire questa proposta. Il titolo stesso lo dimostra “Interventi della Regione per il riavvio dell’attività edilizia e per fronteggiare la crisi economica”.
Il flop c’è stato perché la legge n. 22/09 era troppo restrittiva, troppo complessa, aveva troppi vincoli, poca informazione ai cittadini, forte incidenza dei costi di progettazione. Quindi c’era la necessità di una scelta coraggiosa… - (…) E’ passata la fiducia, per tre voti martin ha mantenuto la cappa! -, dunque, dicevo, secondo me questa scelta coraggiosa c’è.
Nessuno ha parlato dei dati dell’edilizia della nostra regione. Ve li sintetizzo in pochissimi numeri: 44 ditte fallite nel 2008, 72 nel 2009, 2650 posti di lavoro in meno e con minor bandi di lavori pubblici. Questi sono i dati dell’Unioncamere. Mentre i dati del Centro studi della Confindustria parlano di una diminuzione dell’edilizia abitativa intorno al 7%.
Non si poteva andare avanti così, tenendo conto che era stata disattesa completamente la filosofia per cui il Governo nazionale aveva invitato le Regioni a intraprendere iniziative in questo settore.
Un calo degli investimenti, una caduta dei livelli occupazionali, una chiusura e fallimenti di imprese, per cui c’era la necessità di dare un’opportunità nuova, maggiore, più importante, esecutiva, ai cittadini e alle imprese.
Ecco quindi che è stato fatto un grande lavoro, il PdL con Francesco Massi, il sottoscritto e altri Consiglieri, tramite il Consigliere Acquaroli, hanno presentato moltissimi emendamenti, alcuni sono stati recepiti, altri solo in parte, alcuni modificati, altri no.
Secondo me andiamo ad approvare un testo di legge che è completamente diverso rispetto a quello del 2009, sicuramente permetterà in maniera positiva uno scatto in avanti delle nostre risorse economiche per quanto riguarda l’edilizia.
Non sottovalutate, amici Consiglieri, il lavoro che si dovrà fare quando si dovranno prendere in considerazione gli emendamenti e i subemendamenti che sono stati presentati oggi in Aula, molti dei quali condivisibili, per cui dovremo essere bravi e sintetici nel presentarli e farli comprendere. Infatti secondo me un ulteriore miglioramento passa anche attraverso questi emendamenti e subemendamenti, per cui bisogna far capire agli amici Consiglieri senza quella becera contrapposizione politica che non porta lontano.
Ringrazio tutti per il grande lavoro fatto, ma sicuramente non è finito, continuerà in queste prossime due ore perché secondo me si può fare ancora molto.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

Paolo PERAZZOLI. In Aula spesso si esprimono grandi apprezzamenti nei confronti della Democrazia Cristiana, io invece oggi voglio partire con un apprezzamento nei confronti del Partito Comunista! Mi dispiace non ci siano ora i colleghi che si riempiono la bocca di comunismo, ma la legge 31 è stata un grande piano casa, in tutte le Marche ha permesso a migliaia di famiglie di poter sopraelevare le proprie abitazioni attraverso appunto una legge regionale approvata nel 1979 la cui iniziativa fu dell'allora Capogruppo del Partito Comunista Luigina Zazio. E quello era un partito che guardava al popolo, al mondo del lavoro e dell'impresa, non a chi non ha problemi per vivere. Allora mettiamoci d'accordo su queste cose.
Il piano casa dell'altra volta non ha avuto efficacia perchè è nato male, è nato con un'iniziativa propagandistica del Presidente del Consiglio che non ha messo in discussione minimamente il presupposto del decreto 68 che fissava i distacchi e le altezze, quindi ha tagliato fuori quasi completamente le case costruite negli anni '60, che sono gran parte degli edifici interessati a queste cose.
La Regione, inoltre, fu timida per resistenze interne alla maggioranza e con eccessive preoccupazioni, come dimostrato dai fatti.
Oggi abbiamo cambiato logica e obiettivo, per cui nel rispetto dei valori reali, storici ed ambientali far fare veramente e non per finta. Perchè se non si crea ricchezza poi parlare di solidarietà verso chi è più debole saranno solo parole vuote. Solo se si creerà ricchezza si potrà fare tutto questo efficacemente. Così come si crea ricchezza se si crea lavoro, se si creano imprese, è in questo modo che si combatte la disoccupazione. Altrimenti, ripeto, saranno solo parole vuote e propagandistiche.
Ci sono alcuni obiettivi chiari e semplici per dare a molte famiglie la possibilità di risparmiare per soddisfare un'esigenza, quella magari di realizzare un nuovo appartamento per un figlio e per mantenere così unito il nucleo familiare; uno spirito che in Italia ancora esiste e che quindi va incoraggiato, vanno soddisfatte alcune esigenze di ampliamento.
Dobbiamo essere consapevoli che citare la stasi o il calo demografico è come non guardare la realtà, perchè oggi a parità di popolazione aumentano i nuclei familiari, dove prima abitavano quattro-cinque persone oggi ne abita una oppure due nella migliore delle ipotesi. I metri cubi per ogni persona sono aumentati, negli standard si parlava di 100 mc. per abitante oggi mediamente siamo attorno ai 200 mc..
Tutti parlano, salvo poche eccezioni, di interventi che riguardano piccoli edifici, quindi bisogna permettere la ripresa dell'attività edilizia ed in particolare delle piccole imprese, delle imprese artigiane collegate all'edilizia. Sapendo che questo è il settore che più crea moltiplicazione di lavoro.
Da una parte non si può parlare di non approvare perchè tanto non succede niente e poi dall'altra prevedere situazioni catastrofiche.
Tra l'altro l'esigenza di modificare questa legge è data da una cartina tornasole chiarissima, ossia dal numero dei progetti di legge presentati da tutti i Gruppi.
Vado ad alcune questioni specifiche. Centri storici. Viene introdotta la possibilità di intervenire, ma previo piano particolareggiato dei Comuni. Ed io qui mi arrabbio quando sento che in alcuni interventi c'è la concezione dei Comuni come se questi fossero dei banditi. I Comuni sono gli enti migliori che esistono in Italia, per la loro storia ed anche per la loro efficienza. Peraltro se quell'area è zonale lo ha deciso il Comune e non altri. Quindi se lì ci sono delle esigenze o delle zone incongrue è giusto che vengano migliorate, spesso ci sono degli edifici bruttissimi.
Il termine dei 200 mc. eliminarlo è stato sacrosanto, prevedendo la misura del 20% per ogni unità immobiliare. Però qui bisogna essere chiari, negli edifici di 10-15-20 appartamenti non è pensabile che si faccia qualcosa al di là di sistemazioni delle singole unità, come l'ampliamento di un balcone ecc., mentre questo può servire - io ho presentato un sub-emendamento all'emendamento del Consigliere Giancarli -, sarebbe cioè sbagliato prevedere che non ci possa essere aumento di unità immobiliare. Perchè questo vanificherebbe quello che dicevo prima, ovvero la possibilità di fare un appartamento per un proprio figlio.
Un'altra questione riguarda le aree di sedime. Si dice demolire però deve essere occupata metà dell'area di sedime. Anche questo secondo me va migliorato. Ci sono molte case coloniche, case costruite a filo di strada, spostarle solo per metà è come non spostarle. Allora secondo me andrebbe preso un raggio di 100 metri entro il quale potersi spostare. Siamo in zona agricola quindi se l'edificio viene fatto congruo alla tradizione della nostra zona non si altera il paesaggio.
Sulla qualità energetica abbiamo portato l'incremento volumetrico per chi applica il protocollo Itaca al 40%, quindi è un grosso incentivo che farà andare in questa direzione.
Vado all'ultima questione. Aver citato le alluvioni permettetemi di dire che sa un po' di sciacallaggio. Qui parliamo di una legge che interviene su edifici esistenti, di ampliamenti spesso in altezza, quindi non si tratta di occupare nuovo territorio.
Sicuramente questa legge potrà soddisfare una parte del bisogno, ritengo che addirittura potrà ridurre la pressione verso nuovi edifici.
Quindi è una legge molto positiva e ben fatta, è una legge che va nell'ottica di rilanciare le attività e di soddisfare esigenze democratiche molto diffuse che riguardano prevalentemente le famiglie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. La legge 22 che nel suo titolo ha “riavvio delle attività edilizie al fine di fronteggiare la crisi economica”, cioè attua, come è stato detto, il piano casa lanciato dal Presidente del Consiglio nel marzo 2009, sulla considerazione fondamentale che l’85% delle famiglie italiane vive in case di proprietà; poi sarebbe anche interessante capire di quell’85% chi si trova nelle condizioni oggettive e reali per poter beneficiare della legge.
Detto piano casa è il secondo dei due programmi sul tema della casa varati dal Governo. Il primo piano casa è il piano nazionale di edilizia abitativa, quello dei 100 mila alloggi in cinque anni, quindi se parliamo di crisi questo è un dato abbastanza importante. E questo riferimento rimanda alle attese di un settore in crisi, come quello delle costruzioni e dell’edilizia. Tant’è che…

PRESIDENTE. Scusi Consigliere, ma devo comunicare che l’Assessore alla protezione civile ci ha appena informato che è previsto un ulteriore arrivo di perturbazione, quindi un inasprimento delle già impercorribili strade. Per cui invito a stringere il più possibile i vostri interventi perché effettivamente dovremo chiudere i lavori quanto prima, se non vogliamo passare la nottata qui tutti quanti insieme.
Prego, Consigliere Carogna.

Adriano CARDOGNA. Presidente, dato che il mio intervento ce l’ho scritto lo posso anche lasciare agli uffici. Comunque, dicevo, che questo riferimento rimanda alla crisi sulla quale gli stati generali del settore hanno fatto una dimostrazione a Roma pochi giorni fa.
Non mi dilungo a descrivere le priorità che quel settore ha portato all’attenzione del Governo, voglio soltanto far notare che il secondo piano casa di cui stiamo parlando non era tra le priorità ritenute fondamentali per il rilancio del settore in crisi.
Le Regioni, specialmente quelle di centro-sinistra, all’epoca, anche forse per motivi ideologici, come prima è stato detto, insorsero all’annuncio del piano casa, fino a definirlo un quasi, forse esageratamente, condono edilizio. Però con l’intesa Stato-Regioni tutte quante hanno dato seguito a quel provvedimento, ancorando le deroghe a precisi obiettivi di qualificazione energetica, ambientale e quant’altro, nel quadro degli obiettivi universalmente riconosciuti dell’Unione europea da qui al 2020.
E’ così che la Regione Marche nella passata legislatura e solo un anno fa ha approvato la sua legge per il piano casa, accettata dalla comunità regionale. Ha così voluto concorrere a dare il suo contributo per alleviare gli effetti della crisi del settore, pensando che da questa, come dalla crisi più in generale del nostro Paese, si potrebbe uscire con più qualità, più innovazione e più sostenibilità.
Ora questo con la proposta di modifica che andiamo oggi ad approvare viene di molto attenuato. La motivazione addotta è che i progettisti e le imprese non sono pronte a confrontarsi con gli standard richiesti, eppure prima del manifestarsi della crisi del 2008 il settore veniva da dieci anni di crescita continua, quando invece bene avrebbe dovuto fare ad investire in innovazione e conoscenze, ma questo non è successo.
Quindi secondo me il ruolo della politica è quello di mantenere alto il livello della sfida. Ambiente, paesaggio, suolo, efficienza e risparmio energetico non sono più variabili nei processi economici ma li qualificano e li legittimano.
Il problema delle poche domande è stato comune a tutte le Regioni italiane. Voglio portare l’esempio della Regione Lombardia che soltanto verso la fine di novembre ha avuto il suo focus sullo stato di attuazione della legge, dove le cause di quello che anche lì è stato chiamato il flop sono state imputate dalla discussione del forum stesso, quello che organizza Edil portale, a queste motivazioni: scarsa disponibilità economica da parte di privati e imprese, il rigore dei requisiti relativi al risparmio energetico, l’obbligo di rispettare le norme tecniche edilizie comunali, il fatto che molti Comuni hanno ristretto l’applicazione del piano casa per ragioni di tutela dell’ambiente e del territorio, inoltre perché in molti casi il piano stesso confliggeva con le leggi preesistenti e con il codice civile.
Tutte le Regioni quindi stanno facendo un passo indietro e anche noi con loro, pensando così di andare incontro alle esigenze dei cittadini e delle imprese. Io penso che non sarà così, sarà così colo per pochi cittadini e per poche imprese. Avremo prodotto delle forzature su degli strumenti urbanistici ed edificatori che le nostre comunità hanno messo anni a costruire, per una legge transitoria ed eccezionale. Ed invece le questioni in campo meriterebbero di essere trattate opportunamente in una nuova legge urbanistica.

PRESIDENTE. Ho ancora iscritti a parlare i Consiglieri Zinni, Camela, D’Anna e Viventi. Colleghi, se riuscirete a contenere in tre minuti i vostri interventi riusciremo a votare la legge nell’interesse comune.
Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Capisco che l’attenzione dopo questo testa a testa alla Camera sia un po’ scemata, però vorrei comunque fare un brevissimo ragionamento politico, quindi non intervenire sull’aspetto tecnico della legge, visto che l’hanno già fatto i relatori di maggioranza e di minoranza.
Ci sono degli aspetti di questa legge che era essenziale rimodulare. Perché? Lo spirito del piano casa a livello nazionale era quello di far partire la piccola edilizia e di dare una risposta concreta agli operatori. Ma purtroppo l’applicazione nel territorio di quella che poi è stata la legge con le linee guida fatta dalla Regione Marche è stata completamente disattesa da buona parte dei Sindaci.
Vorrei citare il Comune di Ancona che aveva fatto un regolamento che ha veramente imprigionato gli effetti della legge, portando ad avere nell’arco di un anno la presentazione di sole due richieste di intervento. Cosa assolutamente scandalosa e indecente e che è andata al di là dell’autonomia degli enti locali. Capite bene che quando c’è una legge quadro nazionale, quando c’è una legge della Regione, quando c’è comunque un indirizzo, è evidente che i Comuni dovrebbero seguire il ragionamento gerarchico e non far sconfinare la loro autonomia nell’immobilismo e in danni economici al territorio.
Sono contento che sono stati tolti i limiti di cubatura di 200 mc per l’edilizia residenziale e di 400 per quella non residenziale. Ritengo che il recupero dei sottotetti sia assolutamente una cosa condivisibile, e se vogliamo dirla tutta va anche a regolamentare qualcosa che spesso in termini di abusivismo è sempre esistito. Pertanto credo che questo possa produrre anche effetti di trasparenza negli interventi di recupero.
Infine vorrei dire che la riapertura dei termini entro il 30 giugno 2012 è la prova provata che da parte di tutto il centro-sinistra ci sia stata la presa d’atto del fallimento della precedente regolamentazione e della necessità di riaprire i termini per consentire degli interventi.
Faccio un breve ragionamento politico. Ritengo che questa legge abbia dimostrato una certa precarietà della capacità di riforma di questa maggioranza di centro-sinistra. Perché dico questo? Dico questo perché questa legge, al di là della grande spinta che il Popolo della Libertà nel territorio e in Aula ha portato avanti in questi mesi, cercando di dare più fiato lungo a questa legge per far meglio intervenire, ha visto un unico protagonista della maggioranza, cioè l’UdC attraverso l’Assessore Viventi, nella condivisione su questa spinta.
Allora il mio ragionamento politico è molto semplice. Cari amici dell’UdC forse dovreste riflettere fino in fondo su che banchi sedete in questa Regione. Voi vi siete trovati ad avere avuto la fortuna, questa volta, di essere determinanti nel provvedimento, quindi questo potrebbe giustificare politicamente la vostra partecipazione in questa Giunta, perché uno dice “l’UdC è stato incisivo e ha incassato”. Ma voi a fronte di questa legge che avete incassato, incasserete poc’altro da qui ai prossimi tre anni, perché state in una compagine che comunque ha un’altra mentalità, ha un altro programma politico, sopratutto sui grandi valori della cristianità, della famiglia, del modo di concepire il welfare e quant’altro. Quindi invito gli amici dell’UdC a non considerare questa cosa come una vittoria che vi darà uno spiraglio pesante all’interno del centro-sinistra, ma consideratelo semplicemente non dico un contentino, perché sarebbe ingrato nei confronti del Partito Democratico, ma sicuramente un episodio che non determinerà sempre questa vostra capacità.
Quindi la riflessione prettamente politica che faccio sull’esito della discussione su questa legge è che invito gli amici dell’UdC a riflettere attentamente dove stanno, perché oggi è andata bene, ma sulle prossime leggi non otterrete nulla.

PRESIDENTE. Grazie, Consigliere, soprattutto per aver rispettato i tempi. Invito a fare altrettanto il Consigliere Camela.

Valeriano CAMELA. Rispondo positivamente al suo appello per una contrazione dei tempi, anche perché entrare nel dettaglio del provvedimento mi sembra abbastanza superfluo, ritengo sia emersa una sostanziale ed ampia condivisione di questa Assemblea sull’approvazione finale del provvedimento.
Al Consigliere Zinni dico che la bontà dell’idea, l’impegno, la serietà, la capacità delle persone sono i requisiti che i componenti di questo partito, come penso di tutti gli altri, mettono in campo per ottenere dei risultati a beneficio della comunità. Poi i conti si faranno strada facendo, non c’è una scadenza per fare il rendiconto finale, si vive alla giornata.
Per quanto mi riguarda io sono molto soddisfatto di questa mia prima esperienza, spero di poter continuare con questo ritmo a dare un contributo di concretezza e di buonsenso, caratteristiche che mi porto dietro da sempre, quindi spero di mantenere questa tradizione.
Appena un anno fa il Consiglio regionale delle Marche esprimeva approvazione convinta della legge 22/2009 di attuazione dell'accordo Stato-Regioni sul piano casa, registrando il favore dell'allora maggioranza di centrosinistra e di ampi strati dell'opposizione. Fu ritenuto all'epoca un irrinunciabile e formidabile strumento per fronteggiare la crisi economica.
Io non ho vissuto quella fase politico-amministrativa, tuttavia mi limito oggi ad osservare il fatto che quel piano casa ha manifestato ben presto la sua inadeguatezza ed inapplicabilità per la presenza di complicati meccanismi burocratici e freni tecnico-procedurali, risultando molto deludente in termini di numero di pratiche edilizie inoltrate dai cittadini al rispettivi comuni.
Oggi, invece, avendo partecipato in prima persona ai lavori come componente della commissione urbanistica, mi sento di sostenere la bontà del provvedimento licenziato, elaborato su una proposta della Giunta apparsa chiaramente più aperta e più attenta alla lettura dei bisogni del territorio, rispetto alla precedente.
Grande apprezzamento pertanto voglio esprimere a nome dell'UdC nei confronti della proposta della Giunta e dell'Assessore regionale all'urbanistica Luigi Viventi e al quale è da riferire la primogenitura della pdl nel lontano 2002.
Ritengo molto soddisfacente il risultato ottenuto, è frutto della più alta mediazione raggiunta in Commissione, sapientemente dal Presidente Giancarli. La migliore mediazione possibile in questa fase politico-economica e che ritengo, questa sì, effettivamente in grado di rilanciare le attività edilizie per fronteggiare la crisi economica e difendere ed anzi incrementare l'occupazione.
Mediazione condita, infarcita di concretezza e buonsenso a cui hanno contribuito indistintamente tutti i componenti della IV Commissione. Ingredienti fondamentali ed indispensabili per classificare in senso positivo qualunque atto, provvedimento, risultato.
Ed ancora, snellimento e semplificazione delle procedure, condizione essenziale per l'attivazione rapida degli interventi edilizi.
E' una legge speciale e straordinaria e quindi contenente le più opportune e coerenti deroghe agli strumenti urbanistici vigenti, è di durata limitata fino al 30 giugno 2012 per la presentazione dei progetti.
Un grande piano, quindi, condiviso in maniera soddisfacente con la comunità regionale per rilanciare le piccole imprese dell'edilizia, dell'impiantistica e le attività dei professionisti del settore, esso rappresenta quindi una importante ulteriore misura anticrisi avviata dalla Regione.
Non secondaria importanza riveste inoltre la sostenibilità edilizia, collegandosi nel piano casa la ricostruzione al miglioramento dell'efficienza energetica, il cui massimo livello, anzi, fino al 40% dell'espansione volumetrica, viene perseguito con una intelligente incentivazione della performance energetica.
Concludo ribadendo, a valere anche come dichiarazione di voto, la favorevole opinione mia personale e dell'intero Gruppo consiliare UdC su questo provvedimento che riteniamo possa effettivamente dare una concreta spinta alla ripresa economica e quindi al benessere sociale dell'intera comunità marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna, le ricordo che abbiamo deciso tempi europei

Giancarlo D’ANNA. Presidente, è inutile fuggire da qua perché già non ci si muove. Anzi approfitto proprio per dire questo, visto che era stato lanciato l’allarme meteo mi aspettavo che da parte della Regione ci fossero degli interventi immediati, invece mi sembra che la situazione sia stata sottovalutata. Se si lancia un allarme meteo penso ci si debba anche attrezzare. Altrimenti tutti lo sapevano ma chi ha lanciato l’allarme è rimasto con le mani in tasca! (…) Non è per fare polemiche, ma qui tutti hanno fretta di andare quando già non ci si può muovere, anzi, Presidente, secondo me potremo anche allungare i tempi, avremo un’occasione per poter andare avanti coni lavori!
Io sono stato uno di quelli che a suo tempo criticò lo spot di Hoffman, però devo qui ammettere di esso che mi è piaciuta una parte, ovvero quella che riguardava il paesaggio. Cioè noi abbiamo venduto all’estero l’immagine della nostra campagna con una serie di bellezze che sono sicuramente uniche, ma se oggi andassimo a rifare quello spot negli stessi posti probabilmente troveremo una collina a specchio da una parte e fra un po’ troveremo il doppio delle case ora lì esistenti e che sono state per tanto tempo l’elemento qualificante per la nostra campagna. Questo è per dire che pur apprezzando il lavoro svolto in Commissione, in particolar modo dal collega Acquaroli, dal collega Ricci, come quello fatto sugli emendamenti che abbiamo presentato come PdL, ci sono alcuni aspetti che non mi piacciono assolutamente, e questo è uno di quelli.
Nel momento in cui c’è una sorta di abbandono delle campagne, se girate vi potrete accorgere che ci sono dei grossi appezzamenti coltivati - e magari, ripeto, c’è il fotovoltaico – in cui ci sono molto spesso delle case coloniche che addirittura sono abbandonate. Allora se c’è sempre meno gente che lavora nei campi, se c’è la crisi dell’agricoltura, non riesco a capire perché si devono aumentare i volumi di quelle case che ormai di colonico hanno poco o niente, visto che ormai tutti si spostano verso la costa o verso altre attività. Francamente c’è una contraddizione.
Come c’è una contraddizione relativamente al discorso dell’energia, della compensazione, dell’utilizzo di nuove tecniche per limitare il consumo energetico. E da questo punto di vista, contrariamente a come dice il collega Massi, io trovo che l’intervento fatto da Coldiretti e Legambiente azzecchi proprio uno dei problemi che ci sono in questa legge.
Mi sembra ci sia stata un po’ una corsa alla convinzione che questo piano possa essere la panacea di tutti i mali che hanno provocato la crisi economica e la crisi che riguarda l’edilizia.
Io allora avrei concentrato di più l’attenzione sul recupero per esempio del centri storici. Qui invece ho qualche dubbio che si riesca a fare un lavoro che tuteli ciò che è parte importante del nostro patrimonio.
Qui andiamo ad incidere in due realtà, quella dei centri storici e quella delle nostre campagne, che io ritengo siano la base di un vero rilancio e un’alternativa al vecchio sistema economico che si basava sulla costruzione indiscriminata, con tutti i danni che questo ha provocato.
Io penso che questo poteva essere il momento per fare degli interventi di qualità.
Sarà sicuramente questione di diversa sensibilità che ognuno ha all’interno dei partiti a cui si appartiene, però se si crede che il nostro territorio sia un elemento qualificante tanto da farne la base di uno spot promozionale, allora con questa legge abbiamo una contraddizione abbastanza evidente che non mi convince.
Io avrei preferito che questo piano casa si occupasse di più del problema delle case che si trovano in zone a rischio idrogeologico. E nella nostra regione questo fenomeno è molto diffuso, al punto che arriva in cima alla classifica nazionale avendo una percentuale altissima di abitazioni e addirittura di imprese inquinanti che si trovano in zone a rischio idrogeologico.
Anche questo potrebbe essere, anzi sicuramente lo sarebbe ancora di più degli interventi che andiamo a proporre, un sistema per far lavorare le nostre imprese. Qui c’è stata la convinzione che facendo un certo tipo di operazione si esce fuori dalla crisi. Invece secondo me non è così, ci sarà del lavoro in più, però bisogna anche vedere che tipo di lavoro e quali sono le conseguenze degli interventi che andiamo a fare.
Ripeto, io avrei votato molto di più su interventi per mettere in sicurezza le case che si trovano in zone a rischio idrogeologico, piuttosto che andare ad intervenire sui centri storici in questa maniera. Un conto sarebbe stato dire: “benissimo, ci affianchiamo alla legge che abbiamo che riconosce i centri storici della città come centri commerciali naturali, quindi interveniamo nei centri storici per fare un lavoro che va a completare quel tipo di intervento”. È inutile che mettiamo dei fondi per riqualificare alcune vie della città e poi magari prevediamo all’interno della città alcuni edifici che con il centro storico non hanno niente a che vedere. Stessa cosa vale sul discorso delle case in campagna.
Io non credo a quello che è stato detto qua, ossia che serve per le famiglie ecc.. Sì serve alle famiglie però è evidente che alcune situazioni di campagna possono diventare successivamente un qualcosa di completamente diverso rispetto al servizio che può dare l’agricoltura.
L’agricoltura deve rimanere a fare il proprio lavoro. Se vogliamo dare una mano all’agricoltura facciamo in modo che ci siano degli incentivi per far crescere l’agricoltura, per far tornare la gente a lavorare in campagna. A quel punto potremo anche prevedere un allargamento delle abitazioni. Ma non in un momento in cui c’è una sorta di fuga dalla campagna o una riconversione che guarda più al fotovoltaico selvaggio anziché ad una coltura di qualità come dovrebbe essere.
Questi sono dei dubbi che nessuno mi ha fugato e quindi conseguentemente non voterò in modo positivo.

PRESIDENTE. Scusate, colleghi, ma purtroppo debbo informarvi che è successa una tragedia a Numana, due operai mentre stavano lavorando sono stati travolti da una valanga di fango e quando li hanno estratti erano già deceduti. Quindi propongo all’Aula per questa ennesima disgrazia sul lavoro di osservare un minuto di silenzio.

(L’Assemblea legislativa osserva un minuto di silenzio)

PRESIDENTE. Lascio ora la parola, a conclusione della discussione, all’Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Mi duole dover intervenire dopo questa notizia, però dobbiamo svolgere il nostro mestiere e quindi continuiamo a farlo.
Io vorrei parlare usando il linguaggio che mi è proprio, non ne so utilizzare nessun altro.
Quando sono stato nominato Assessore con delega all’urbanistica ho verificato due problemi. Il primo, di cui dovremo parlare in quest’Aula con la serietà che ha caratterizzato il dibattito di oggi, è il problema della legge urbanistica, una legge ormai vecchia e desueta. Sapendo anche che rischiamo di avere con questa situazione addirittura cinque leggi urbanistiche, una per provincia, ossia altre sub leggi urbanistiche che poi ogni comune interpreta, come spesso accade, a modo suo. Quindi secondo me è questa la prima grande anomalia, su cui credo l’Assemblea legislativa delle Marche debba metterci le mani con serietà.
Il secondo aspetto è in merito a questo piano casa, un piano che sicuramente rispetto all’altro è più piccolo però è di impatto immediato. In una situazione di crisi economica come quella che stiamo affrontando è uno dei provvedimenti che sicuramente non risolverà i problemi del settore dell’edilizia – prima il collega Marinelli evidenziava dei numeri che non hanno bisogno di commenti –, però può dare un incentivo, una spinta a fare qualcosa di più.
E’ quindi con questo senso pratico, scevro da condizionamenti ideologici di sorta, che ho affrontato questo tema in Giunta, presentando una proposta di legge che poi è andata in Commissione. In questa sede i colleghi, dobbiamo darne atto, hanno tutti lavorato con serietà ed impegno, hanno migliorato il testo. Dopodichè ne è uscita una proposta che risponde a quell’esigenza di completezza dalla quale siamo appunto partiti per modificare quella legge.
Non ci sono altre idee direi anche sui contenuti della legge stessa. Quando i colleghi che ho sentito critici, come i Consiglieri Binci e Bucciarelli, fanno alcune osservazioni, io vorrei far capire con esempi concreti il perché queste osservazioni non le condivido. Abbiamo tolto il limite dei 400 mc per gli opifici industriali oppure l’allargamento alle zone industriali e artigianali dove si può applicare questa legge. Prendete il caso di un imprenditore che ha 10-15 operai, ha il suo capannone con la recinzione, gli uffici, la piccola mensa ecc. ecc., e se a questo signore si dà la possibilità di ampliamento in loco, lui l’ampliamento lo fa e magari può assumere altre 3-4 persone. Se invece tu gli dici: “vai a cinque chilometri dove c’è un altro terreno edificabile in zona industriale, rifai la recinzione, il parcheggio, gli uffici, la mensa” quello per 3-4 operai è scientificamente provato che quell’investimento non lo farà. E’ così, Consigliere Bucciarelli, è nella pratica! (…) Ma come no, è così!
Inoltre voi dite che è stato affievolito il discorso del risparmio energetico, l’utilizzo dei materiali del codice Itaca. Ma non è vero nemmeno questo! Perché, come ha spiegato molto bene nel suo intervento il Presidente Fiancarli, noi abbiamo dato una opportunità o in un modo o in un altro, cioè, se applichi il codice Itaca hai un vantaggio premiale nella volumetria del 40% oppure hai un recupero di risparmio energetico rispetto alla normativa ordinaria del 15%. Quindi hai una doppia possibilità, nessuno ha tolto niente, quindi anche questo, sfatiamo.
Vi voglio dire anche un’altra cosa sull’aspetto più delicato, quello delle zone P2. Riguardo al problema del dissesto idrogeologico questa legge non fa altro che recuperare, secondo me, un errore della precedente legge. Perché entro certi limiti, se conoscete la normativa, la precedente legge del piano casa, che è legge straordinaria, non ce lo dimentichiamo, non consentiva ciò che la legge ordinaria consentiva in quelle zone. Quindi è stato recuperato meramente un errore della precedente legge.
Tutti questi aspetti bisogna allora metterli insieme.
Quarta considerazione. Io nel 2002 presentai una legge – il consigliere Massi se lo ricorda – sul recupero abitativo dei sottotetti, quindi io oggi ne sono particolarmente soddisfatto, perché anche in questo caso come Assemblea legislativa facciamo una cosa buona, ossia consentiamo di recuperare vani abitativi per le famiglie senza nuova cementificazione e addirittura facendo incassare degli oneri ai Comuni.
Quindi questa legge va vista sotto questi aspetti di grande concretezza e praticità. (…) Consigliere Bucciarelli, ma per quanto riguarda i centri storici quando diciamo: “fatte salve fino al 1950 e per il resto nel rispetto dei piani regolatori vigenti si può ampliare il 20%” dove sta il dramma?! Dove sta!
Per le zone agricole, anche lì, non capisco C’è una dichiarazione della Coldiretti che dice: “il piano casa per noi non è il primo problema”. Sicuramente per l’agricoltura marchigiana e italiana il piano casa non è il primo problema, ma qui parliamo di legge sul piano casa, non parliamo dell’agricoltura. Quindi perché dovremmo impedire nella casa colonica l’ampliamento del 20% che è consentito agli altri. Perché, i figli dei contadini sono meno figli o hanno meno diritto degli altri! Io q onestamente non lo capisco.
E quando ci lamentiamo del problema della crisi economica, dei nuovi disoccupati, della grande cassa integrazione che cresce, noi poi tutto questo dobbiamo affrontarlo con concretezza, non possiamo solo abbaiare e gridare al lupo al lupo e dire di no ad ogni provvedimento concreto che spinge in questa direzione, che comunque sollecita e stuzzica le corde dell’economia reale. Così ci facciamo del male da soli.
Questa Assemblea legislativa sta attraversando un momento particolare di grande difficoltà come tutto il Paese. Ma badate bene, i tagli a livello governativo sono pesanti, ma io in quest’Aula la prima volta che ne abbiamo parlato ho detto e lo ripeto con sincerità di spirito, che noi alcuni provvedimenti li avremmo dovuti prendere al di là della manovra governativa. Io questo lo sostenevo quando in questa Assemblea legislativa stavo nei banchi dell’opposizione, io non mi nascondo mai dietro i fatti.
Noi alcuni provvedimenti di razionalizzazione della spesa, di efficientamento della spesa li dovevamo prendere. Certo è che oggi li dobbiamo prendere pressati da una situazione terribile.
E come ho detto queste cose debbo anche dire, per onestà, che avendo oggi la possibilità di vedere i numeri reali di questa Regione e poi potendoli confrontare con i numeri reali di altre Regioni – io ho partecipato a diversi incontri Stato-Regioni ecc. –,che questa Regione non è stata male amministrata rispetto a tante altre. Ci sono situazioni nell’ambito della sanità, del trasporto pubblico locale, che sarà un grande problema, e di altre questioni in cui ci sono Regioni che stanno messe molto, molto peggio di noi.
Lo sforzo di sintesi che dobbiamo fare è che al di là delle varie posizioni politiche dobbiamo tutelare gli interessi della comunità marchigiana. Per cui quando ci sono proposte di legge che vanno in questa direzione dobbiamo trovare l’unità di intenti.
Io questo lo dicevo anche quando si facevano i famosi discorsi sulle infrastrutture, della Quadrilatero, ecc., ecc.., e che ci sia a Roma un Governo di centro-destra o di centro-sinistra il discorso non cambia, le strade non sono né di destra né di sinistra, servono per realizzare margini ulteriori di sviluppo.
Dobbiamo quindi stare su questa direttrice. Faccio un appello, se gli amministratori regionali in una fase così difficile - chiaramente per primi noi ma pure tutti gi amministratori regionali di opposizione e di maggioranza - non recupereranno questa visione ideale di comportamento andremo incontro a problemi gravi. Se invece saremo capaci di essere uniti - come ci sarebbe bisogno a livello nazionale - per salvaguardare gli interessi di queste realtà allora sì che potremo superare la crisi non dico benissimo ma con meno problematicità.
Ringrazio l’Aula e ringrazio la IV Commissione con il suo Presidente per l’ottimo lavoro svolto. Insomma, dobbiamo dare a tutti, maggioranza e opposizione, di aver fatto un egregio lavoro. Oggi possiamo infatti presentare una legge che non é dell’Assessore Viventi o della Giunta regionale, ma che è veramente dell’Assemblea legislativa delle Marche.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Non essendoci altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Emendamento n. 1/1 del Consigliere Binci:
Il comma 1 è sostituito dal seguente:
“1. Il comma 1 dell'articolo 1 della l.r. 8 ottobre 2009, n. 22 (Interventi della Regione per il riavvio delle attività edilizie al fine di fronteggiare la crisi economica, difendere l'occupazione, migliorare la sicurezza degli edifici e promuovere tecniche di edilizia sostenibile) è sostituito dal seguente: '1. E' consentito l'ampliamento degli edifici residenziali, ancorché ubicati in zona agricola, nei limiti del 20 per cento della volumetria esistente, per un incremento complessivo massimo non superiore a 200 mc.”.
Se viene approvato decadono gli emendamenti n. 1/2, 1/3, 1/4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Subemendamento n. 1/2/1 del Consigliere Perazzoli:
Nel capoverso dopo le parole “non può comunque comportare un aumento” aggiungere le seguenti “superiore ad uno”

Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. L’emendamento del Presidente Giancarli stabilisce che l’ampliamento è del 20% però ogni unità immobiliare ma non può dare luogo ad aumenti delle unità immobiliari esistenti. Siccome questo pregiudica la possibilità negli edifici a due-tre piani di realizzare il nuovo appartamento per i familiari, quindi io aggiungo “non seriore ad uno”, ossia non più di una unità immobiliare, è dunque per soddisfare il fabbisogno della famiglia.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Rispetto a questa eventualità c’è il parere contrario sia dell’Anci, cioè dei Comuni, sia del CAL, tutti cioè chiedono di non aumentare le unità immobiliari. Perché l’aumento delle unità immobiliari va oltre allo spirito di questa legge, che è di aumentare le dimensioni dell’edificio per esigenze familiari.
Chiedo quindi di votare contro perché questo è il parere del CAL.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 1/2/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 1/2 della IV Commissione:
Il comma 1 è sostituito dai seguenti:
" 1. E' consentito l'ampliamento degli edifici residenziali nei limiti del 20 per cento della volumetria esistente per edificio o per ogni singola unità immobiliare. L'ampliamento di cui al presente comma non può comunque comportare un aumento delle unità immobiliari esistenti.
1bis. Per le unità abitative residenziali ubicate in zona agricola, l'ampliamento di cui al comma 1 è consentito sino ad un incremento complessivo massimo di 200 metri cubi.".
Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Solo per dire, Presidente, che tutti gli emendamenti da me firmati sono della Commissione, quindi non credo sia necessario che intervenga.

PRESIDENTE. Grazie, Consigliere Giancarli. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Vista la precisazione del Presidente Giancarli, faccio rilevare che all’interno dell’emendamento della Commissione era previsto che non ci fosse l’aumento delle unità immobiliari esistenti, quindi il subemendamento votato prima è stato fatto in contrasto a quello che la Commissione aveva elaborato fino all’ultima seduta.
L’altra questione all’interno di questo emendamento è relativa al 20% di ampliamento che passa dall’edificio alla singola unità immobiliare, oltretutto senza limite di dimensione e senza nessun riferimento alla qualità architettonica. Quindi non c’è nessuna possibilità da parte dei Comuni di dire: “non vogliamo questo ampliamento”. Questo è un diritto soggettivo che si dà, è la possibilità al proprietario di ogni unità immobiliare, anche all’interno di un condominio di 20 piani, di ampliare. Non c’è la previsione di un piano complessivo di condominio, per cui ognuno può ampliare come vuole, si faranno degli allargamenti pensili, insomma, ognuno si sbizzarrirà nel dare la forma al suo 20% di ampliamento volumetrico.
Quello che era previsto all’interno della passata legge, cioè il limite massimo dei 200 mc, era un limite conveniente, qui invece non c’è più neanche il limite dei 200 mc per la singola unità immobiliare. Dunque mi sembra un aumento generalizzato che creerà grossi problemi di interpretazione, di contenzioso, oltre che grossi problemi per quel minimo di senso architettonico che hanno le nostre città. Se ancora ce l’hanno!

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/2 così come modificato. Se viene approvato decade l’emendamento n. 1/3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 1/3 del Consigliere Pieroni. Decaduto.

Emendamento n. 1/4 del Consigliere Pieroni. Decaduto.

Emendamento n. 1/5 del Consigliere Pieroni:
Al termine del comma 1bis dell'articolo 1 della l.r. 22/2009, così come inserito dall'articolo 1, comma 1, secondo capoverso della pdl n. 23/2001 (Modifiche alla legge regionale 8 ottobre 2009, n. 22), è aggiunto il seguente comma 1 ter: “Il comma 2 dell'articolo 1 della l.r. 22/2009 è sostituito dal seguente: “Per gli edifici residenziali di cui al comma 1, aventi una superficie utile netta inferiore a quella prevista per gli immobili di cui al comma 3 dell'articolo 16 della legge 5 agosto 1978, n. 457 (Norme per l'edilizia residenziale), l'ampliamento è consentito fino al raggiungimento della stessa.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 1/6 dei Consiglieri Marinelli, Massi, Ciriaci, Carloni, Foschi:
Dopo il comma 1 è aggiunto il seguente comma 1 bis: “1 bis. Al comma 2 dell'articolo 1 della l.r. 22/2009 dopo le parole “aventi una superficie complessiva inferiore a 80 mq, l'ampliamento è” è inserita la parola: “comunque”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 1/7 dei Consiglieri Foschi, Natali, Massi, Ciriaci, Marinelli, Carloni:
Emendamento al comma 3. Al comma 6 dell'articolo 1 della l.r. 22/2009 è soppressa all'inizio la seguente frase: “Previa approvazione di un apposito piano di recupero,”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 1/ 7 bis della IV Commissione:
Il comma 3 è sostituito dal seguente:
“Al comma 6 dell’articolo 1 della l.r. n. 22/2009 sono aggiunte in fine le seguenti parole: ‘l’accorpamento di cui al presente comma è cumulabile con l’ampliamento previsto dal comma 1. Il piano di recupero non è necessario qualora l’accorpamento riguardi la volumetria di un solo accessorio di pertinenza con superficie massima di 70 mq’ “
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 1/8 del Consigliere Perazzoli:
Dopo il comma 3 inserire il comma 3 bis: “3 bis. Al secondo periodo del comma 8 dell'articolo 1 della l.r. 8 ottobre 2009, n. 22, sono soppresse le parole “mediante convenzione o atto d'obbligo unilaterale,”.
Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. Questo emendamento riguarda i sottotetti. In molti casi il sottotetto diventando abitabile diventerebbe il quarto piano. Se non approviamo che è in deroga alla legge sull’abbattimento delle barriere architettoniche scatterebbe l’obbligo dell’ascensore e questo rischia di vanificare gran parte delle possibilità. (…) Mi sono sbagliato emendamento, allora scusate.
Vado a quello giusto. In zona agricola è obbligo fare un atto d’obbligo quando si costruisce un edificio, questo per gli edifici dopo la legge 13. Non può diventare un divieto per fare un intervento. Perché se tu costruisci devi comunque riprevedere l’atto d’obbligo. (…) Possono essere tutti e due i casi perché…(…) Che non sia di impedimento, perché l’atto d’obbligo è obbligato dalla legge 13…(…) Sì, lo risposti e risposti pure l’atto d’obbligo. (…)

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 1 bis.
Emendamento n. 1bis/1 del Consigliere Binci:
L'articolo 1 bis è soppresso.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Per comunicare ai colleghi che l’articolo 1 bis è volto al recupero dei sottotetti. Secondo me una legge sui sottotetti deve essere affrontata in maniera organica all’interno di una riflessione specifica. Noi siamo contrari all’inserimento all’interno del piano casa soprattutto perché inserisce questi interventi all’interno dei centri storici ed anche sulle unità abitative a valenza significativa. E’ per questo che ho presentato questo emendamento soppressivo. Non ritengo che i centri storici debbano essere interessati da una legge speciale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Chiaramente voteremo contro questo emendamento che punta alla soppressione della manovra normativa sui sottotetti.
Voglio fare a Consigliere Binci una domanda: secondo lei l’utilizzazione di un sottotetto serve al miliardario o al piccolo proprietario o, se vogliamo usare un vecchio gergo, al proletario? Credo che noi siamo qui con dieci anni di ritardo ad approvare la manovra sui sottotetti.
Dicevo poco fa al collega Viventi che provo una certa suggestione perché appena eletti nel 2000 dopo due mesi presentammo da soli questo emendamento per l’abitabilità dei sottotetti. Poi per tanti motivi, non sto a ripetere cosa avviene spesso in quest’Aula, non si è più approvata.
In questo momento la ritengo una misura provvidenziale perché risolve diversi problemi.
L’unica battuta politica che posso fare è che oggi la vedo approvata perché il collega Viventi è Assessore, mentre dall’opposizione, caro collega, era difficile. In ogni caso, nell’interesse la comunità marchigiana, oggi mi sento di applaudire a questa soluzione. Quindi le do atto di averla portata avanti. Allora l’avevamo presentato in due e ci credevamo in tanti, però per motivi politici non si fece (…) Bene, allora ringrazio anche Il Consigliere Ricci per questa sensibilità, se è vero quello che ha detto Perazzoli va bene.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1bis/1. Se viene approvato decadono gli emendamenti n. 1bis/2 e 1bis/3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 1 bis/2 della IV Commissione:
Al comma 1 dopo le parole “, previo rilascio di idoneo titolo abilitativo,” aggiungere le seguenti: “e fatto salvo quanto previsto nel comma 1”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 1 bis/3 del Consigliere Perazzoli. Ritirato.

Articolo 1bis, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 1 ter/1 del Consigliere Zaffini. Ritirato.

Articolo 2.
Emendamento n. 2/01 della IV Commissione:
Al comma 1 le parole: “E’ consentita la demolizione anche integrale e la ricostruzione degli edifici residenziali, ancorché ubicati in zona agricola, che necessitano di esser rinnovati e adeguati sotto il profilo della qualità architettonica con eventuale ampliamento della volumetria esistente da demolire” sono sostituite dalle parole: “E’ consentita la demolizione anche integrale e la ricostruzione degli edifici residenziali, con esclusione di quelli ubicati in zona agricola e presenti nella cartografia IGM 1892-1895, che necessitano di esser rinnovati e adeguati sotto il profilo della qualità architettonica con eventuale ampliamento della volumetria esistente da demolire”

Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2/1 del Consigliere Pieroni:
Al comma 1 dopo le parole “con eventuale ampliamento della volumetria esistente da demolire” aggiungere la seguente frase: “Tale ampliamento può essere realizzato anche in discontinuità dall'edificio principale e può creare nuove unità immobiliari.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2/2 del Consigliere Binci:
Al comma 1 sopprimere la seguente frase: “E' ammessa la ricomposizione planivolumetrica anche con forme architettoniche diverse da quelle preesistenti o con eventuale modifica, nell'ambito del lotto originario, dell'area di sedime dell'edificio preesistente e della sagoma.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Subemendamento n. 2/3/1 del Consigliere Perazzoli:
Al comma 1 sostituire le parole “deve occupare almeno la metà dell’area di sedime di quello preesistente” con le parole “potrà essere realizzato entro un raggio di 100 ml dall’area di sedime di quello preesistente”

Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. L’emendamento del Presidente Giancarli stabilisce che in zone agricole il nuovo edificio debba occupare almeno metà delle aree di sedime. In questo modo non si risolvono i motivi principali per cui si deve demolire e ricostruire un edificio in zona agricola, edificio che è attaccato alla strada – e chi ha in mente le zone agricole sa che ce ne sono tante – oppure magari la vecchia costruzione sta in una zona che non è più igienica. Quindi la proposta dice che venga ricostruito entro un raggio massimo di 100 metri.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 2/3/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2/3, così come emendato, della IV Commissione:
Al comma 1 alla fine del secondo periodo dopo le parole “dell'edificio preesistente e della sagoma” sono aggiunte le seguenti: “Nelle zone agricole il nuovo edificio deve occupare almeno la metà dell'area di sedime di quello preesistente e la ricostruzione deve avvenire secondo il tipo edilizio e le caratteristiche edilizie storiche.”.
Se viene approvato decade l’emendamento n. 2/4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2/4 dei Consiglieri Natali, Massi, Ciriaci, Foschi, Marinelli, Carloni:
Al comma 1, dopo il secondo capoverso, è inserito il seguente: “Ai soli fini del miglioramento della sicurezza stradale nelle zone agricole e per i fabbricati ricadenti nella fascia di rispetto stradale è consentita la demolizione e ricostruzione degli edifici con traslazione dei volumi.”.
Essendo stato approvato l’emendamento n. 2/3 questo emendamento è incompatibile per motivi tecnici, ma visto che ci sono contestazioni lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2/5 del Consigliere Binci:
Alla lettera a) del comma 1 bis la percentuale del “15 per cento” È sostituita dalla percentuale del “20 per cento”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2/5bis della IV Commissione:
Dopo il comma 1bis è inserito il seguente: “1ter. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano anche agli edifici residenziali, realizzati successivamente al 1 gennaio 1950, ubicati nelle zone territoriali omogenee A che presentino caratteristiche architettoniche, storiche, paesaggistiche ed ambientali non coerenti con il contesto storico e architettonico in cui si inseriscono. In tal caso l’ampliamento è consentito nei limiti ed alle condizioni di cui al comma 1bis e previa presentazione di un piano particolareggiato di recupero approvato dal Comune. L’intervento previsto nel presente comma è altresì consentito nel rispetto del tipo edilizio e delle caratteristiche storiche ed architettonica degli altri edifici della zona”
Se viene approvato decadono gli emendamenti n. 2/6 e 2/7.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2/6 del Consigliere Acacia Scarpetti. Decaduto.

Emendamento n. 2/7 della IV Commissione. Decaduto.

Emendamento n. 2/8 della Consigliera Ciriaci:
Al comma 2 della l.r. 22/2009, nel secondo periodo le parole “ubicati nelle zone omogenee B o C di cui al d.m. 1444/1968” sono sostituite dalle seguenti: “ubicati nelle zone omogenee B, C e D di cui al d.m. 1444/1968”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2/9 dei Consiglieri Massi, Carloni, Marinelli, Foschi, Ciriaci. Decaduto.

Emendamento n. 2/10 dei Consiglieri Marinelli, Massi, Ciriaci, Carloni, Foschi:
Emendamento al comma 1. Al comma 2 dell'articolo 2 della l.r. 22/2009 (Come sostituito dalla pdl n. 23/10) le parole “1° gennaio 2007” sono sostituite dalle parole: “31 dicembre 2009”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2/11 del Consigliere Binci:
Al comma 2 dopo le parole “del d.m. 1444/1968,” la parola “ovvero” è sostituita dalla congiunzione “e”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2/12 della Consigliera Ciriaci:
L'ultimo periodo del comma 2 dell'articolo 2 della l..r. 22/2009 è sostituito dal seguente: “Il mutamento della destinazione d'uso non è ammesso per gli edifici ubicati nelle zone omogenee “E” di cui al d.m. 1444/1968, ad eccezione degli accessori agricoli, aventi una superficie non superiore a quella indicata dall'articolo 8, comma 1, lettera a) della l.r. 8 marzo 1990, n. 13, non più utilizzati per la conduzione dei fondi.”.
Se viene approvato decadono gli emendamenti n. 2/13 e 2/14. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2/13 del Consigliere Pieroni:
All'ultimo periodo del comma 2 le parole “In ogni caso, il mutamento della destinazione d'uso non è ammesso” vanno sostituite con le parole: “E' ammesso il mutamento della destinazione d'uso compatibilmente a quelle previste dagli strumenti urbanistici.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2/14 del Consigliere Perazzoli:
In fine al comma 2 aggiungere le parole: “se non conforme allo strumento urbanistico in vigore”.
Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. L’emendamento introduce la possibilità che nelle zone produttive fermo restando l’utilizzo produttivo degli immobili si possa utilizzare il cambio di destinazione per evitare le solite furbizie degli italiani. Qui bisogna sgombrare il campo. Trasformare un edificio di grosse dimensioni in attività commerciali, chi conosce le leggi sul commercio questo lo sa, non è fattibile. Perché il fabbisogno di parcheggi non esiste, in questo modo però si impedisce di trasformare gli edifici industriali in tanti capannoni artigianali e viceversa oppure edifici commerciali in disuso in edifici artigianali. L’emendamento va dunque in questo senso. La legge sul commercio impedisce la trasformazione di edifici esistenti, che hanno poco spazio attorno, in attività commerciali. (…) No, Consigliere Binci, è fermo restando la destinazione urbanistica, ossia nelle zone che il piano regolatore stabilisce come zone produttive. (…) Come no! (…) No, se non conforme allo strumento urbanistico in vigore. Il cambio di destinazione d'uso...(...)

PRESIDENTE. No, no, scusatemi, Consiglieri, ma non siamo in un pub, chi vuol parlare chiede la parola, si alza in piedi, svolge l’intervento e poi chiude. Chiaro! Chi ha chiesto di intervenire? Bene, prego Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Presidente, prima volevo conoscere su questo il parere della Commissione.

PRESIDENTE. Non è obbligatorio!

Massimo BINCI. Io allora ricordo che in Commissione si era espresso un parere contrario per questo motivo. All’interno di un’area artigianale o industriale non c’è difficoltà a cambiare da un tipo di produzione a un'altra, purché possibile all’interno di quello spazio. Quindi la precisazione sul fatto che non è possibile se non conforme allo strumento urbanistico, porta confusione urbanistica. Ciò che è stato premesso dal Consigliere Perazzoli quando dice che è contrario a che ci siano insediamenti commerciali all’interno delle aree produttive, secondo me, di fatto è possibile. Perché all’interno di un’area produttiva D tutte le attività sono possibili. Quindi un capannone può essere utilizzato da qualsiasi attività produttiva. Certamente questa formulazione a mio avviso rende poco comprensibile quale sarà il futuro di quell’area. Anche perché in alcune zone produttive ci sono comunque diverse destinazioni d’uso.
Quindi secondo me, ripeto, questo cambio rischia di creare confusione e di realizzare proprio quello che in premessa il Consigliere Perazzoli ha detto che non vuole, cioè il passaggio magari da un capannone industriale a un centro commerciale.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Giannini.

Sara GIANNINI. Io invece ritengo che questo emendamento sia utile. I piani regolatori prevedono nelle zone D diverse tipologie. Escludendo quella commerciale, come dice il Consigliere Perazzoli, le altre sono bloccate dalle destinazioni urbanistiche. Un conto è la destinazione d’uso, un conto è la destinazione urbanistica. Ferma restando la destinazione urbanistica, la destinazione d’uso deve essere consentita dal piano regolatore, altrimenti un fabbricato industriale non potrebbe trasformarsi in artigianale e viceversa.
Il Consigliere Perazzoli chiede con questo emendamento, pur tenendo fede alla destinazione urbanistica, di poter modificare all’interno l’uso dei fabbricati, quindi è un'elasticità, tenendo conto che il commerciale è escluso perché c’è la legge sul commercio che non lo consente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Sono dispiaciuto ma sulle aree produttive abbiamo raggiunto un equilibrio quindi preferirei non modificarlo.

PRESIDENTE. Emendamento n. 2/14. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2/15 del Consigliere Binci:
Alla lettera a) del comma 3 la percentuale del “15 per cento” è sostituita dalla percentuale del “20 per cento”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo emendamento riguarda la percentuale dell’efficienza energetica richiesta. I tecnici del settore, e addirittura anche all’interno della Commissione, hanno fatto osservazione sul fatto che il 15% di efficienza energetica è raggiungibile se non per un intervento previsto all’interno della legge, quindi è un limite veramente basso. Per cui chiedo l’innalzamento almeno al 20% di risparmio energetico.

PRESIDENTE. Emendamento n. 2/15. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 2, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3.
Emendamento n. 3/1 della Consigliera Ciriaci:
Prima del comma 1 è inserito il seguente:
“01. Al comma 1 dell'articolo 4 della l.r. 22/2009 le parole “31 dicembre 2008” sono sostituite dalle seguenti: “della sua entrata in vigore o quelli per i quali entro la medesima non è scaduto il titolo edilizio rilasciato”.
Se viene approvato decade l’emendamento n. 3/2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3/2 dei Consiglieri Marinelli, Massi, Ciriaci, Carloni, Foschi:
Prima del comma 1 è inserito il seguente:
“01. Al comma 1 dell'articolo 4 della l.r. 22/2009 le parole “31 dicembre 2008” sono sostituite dalle seguenti: “31 dicembre 2009”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3/3 del Consigliere Perazzoli:
Emendamento al comma 1. Al comma 1 dell'articolo 4 della l.r. 8 ottobre 2009, n. 22, dopo le parole “riguardano gli edifici” aggiungere le seguenti parole: “in corso di ristrutturazione o quelli”.
Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. Questo emendamento riguarda alcuni casi veramente incredibili che dimostrano come ognuno si interpreta le leggi come vuole. In qualche Comune non hanno considerato completo un edificio in corso di ristrutturazione. Con l’emendamento viene aggiunto, fermo restando la data del 31 dicembre 2008, “e quelli in corso di ristrutturazione”.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3/3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3/4 della IV Commissione:
Il comma 1 è sostituito dal seguente: "1. Il secondo e ultimo periodo del comma 2 dell'articolo 4 della legge regionale 22/09 è sostituito dal seguente:"Gli ampliamenti previsti dalla presente legge possono essere realizzati in aggiunta agli incrementi volumetrici eventualmente previsti dagli strumenti urbanistici generali comunali e 'non ancora utilizzati dagli aventi diritto.".
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3/5 della Consigliera Ciriaci:
Il comma 2 bis è sostituito dal seguente:
“2 bis. La lettera a) del comma 5 dell'articolo 4 della l.r. 22/2009 è soppresso.”.
Se viene approvato decadono gli emendamenti n. 3/6, 3/7 e 3/8.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. ...su questo chiedo un aiuto agli uffici..., ah, no, sono contrario anch’io.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3/5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3/6 del Consigliere Binci:
Il comma 2 bis (riferito alla lettera a del comma 5 dell'articolo 4) è sostituito dal seguente:
“2 bis. La lettera a) del comma 5 dell'articolo 4 della l.r. 22/2009 è sostituita dalla seguente: a) nelle zone A (centri storici) di cui al d.m. 1444/1968;”.
Se viene approvato decadono gli emendamenti n. 3/7 e 3/8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3/7 della IV Commissione:
La lettera a) del comma 2bis è sostituta dalla seguente:
“a) nelle zone A (centri storici), fatto salvo quanto previsto dall'articolo 1 bis e dal comma 1 ter dell'articolo 2;”.
Se viene approvato decade l’emendamento n. 3/8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3/8 dei Consiglieri Marinelli, Massi, Ciriaci, Carlini, Foschi. Decaduto.

Emendamento n. 3/9 del Consigliere Binci:
Il comma 3 è sostituito dal seguente:
“3. La lettera b) del comma 5 dell'articolo 4 della l.r. 22/2009 è sostituta dalla seguente: “b) nelle aree di tutela integrale dei piani regolatori comunali adeguati al piano paesistico ambientale regionale (PPAR). Per i Comuni privi di strumento urbanistico adeguato si osservano le norme relative agli ambiti di tutela integrale definite dallo stesso PPAR;”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Semplicemente per ricordare l’oggetto dell’emendamento. Questo emendamento reintroduce la tutela delle aree di tutela integrale previsti dal PPAR, quindi riporta alla legge dell’anno scorso che prevedeva la non applicabilità del piano casa nelle aree di tutela integrale del PPAR.
Mi sembra ovvio perché queste sono aree ad alto valore paesaggistico che è bene non subiscano interventi tramite leggi speciali.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3/9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3/10 del Consigliere Binci:
Il comma 5 è soppresso.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Si riferisce alla deroga che questa legge prevede per le fasce di territorio inondabile. Credo che interventi di aumento di volume all’interno di queste fasce non siano opportuni in quanto portano popolazione in un territorio a rischio in caso di inondazione. Anche Catalano condividerebbe un'osservazione di tutela in questo senso.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3/10. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

(…) Consigliera, se vuole può aprire il microfono così la sentono tutti. (…) Io due ore nel dileggio generale ho cercato di fare capire proprio questa cosa, ma ormai non c’è più niente da fare! (...) Ho dato mandato al nostro Assessore alla protezione civile di occuparsi del nostro futuro immediato. (…) Scusate, scusate, io quanto avevo chiesto di stringere gli interventi era perché mi avevano preannunciato che la situazione stava peggiorando, al punto che per chi non sarà in grado di utilizzare i propri mezzi mi dicono che sarà difficile anche raggiungere la stazione ferroviaria. Per cui il problema c’è, poi come si risolverà non lo so. E’ per questo che sollecitavo a stringere i tempi perché dovremo provvedere a trovare qualche soluzione. Tant'è che approvato questo atto io chiuderei i lavori. Siete d’accordo su questa proposta? (…). Vi ringrazio.

Emendamento n. 3/11 del Consigliere Perazzoli:
Dopo il comma 5 aggiungere il seguente comma:
“05. Alla lettera e) del comma 5 della l.r. 8 ottobre 2009, n. 22, in fine, aggiungere: “, ad eccezione di quelli di cui all'atto unilaterale d'obbligo così come previsto al comma 1 dell'articolo 14 della l.r. 8 marzo 1990, n. 13.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3/12 del Consigliere Camela:
Dopo il comma 5 aggiungere il seguente comma:
“05. La lettera g) del comma 5 dell'articolo 4 della l.r. 22/2009 è sostituita dalla seguente: “g) per gli edifici censiti ai sensi degli articoli 15, comma 3, e 40 delle NTA del PPAR nonché dell'articolo 15, comma 2, della l.r. 8 marzo 1990, n. 13 (Norme edilizie per il territorio agricolo), individuati nelle tavv. 9, 16 ed allegato 2 del PPR (edifici di I categoria). Per i Comuni privi di strumento urbanistico adeguato al PPAR il divieto è riferito agli edifici presenti nella carta IGM 1892/1895;”.
Se viene approvato decade l’emendamento n. 3/12bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3/12 bis della IV Commissione:
Dopo il comma 5 è inserito il seguente: “05bis. Alla lettera g) del comma 5 dell'art. 4 della l.r. n. 22/09 prima delle parole “per gli edifici censiti” sono aggiunte le seguenti parole: “fatto salvo quanto previsto dall'art. 2, comma 1”
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3/13 del Consigliere Binci:
Il comma 5 bis è soppresso.
Se viene approvato decade l’emendamento n. 3/14. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3/14 della IV Commissione:
Al comma 5 bis dopo le parole “di quello preesistente” sono aggiunte le seguenti: “e la ricostruzione deve avvenire secondo il tipo edilizio e le caratteristiche edilizie storiche.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Subemendamento n. 3/14bis/1 del Consigliere Ricci:
Nel comma 05ter alla terza riga le parole “i soli” è sostituita dalla seguente “gli”.
Al termine del comma 05ter è aggiunto il seguente capoverso “Nonché gli interventi di cui all'articolo 1 della presente legge in cui il piano base della nuova opera è collocato al di sopra del livello atteso stimato per la piena di 50 cm e l'opera stessa non prevede comunque attacchi a terra”

Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Questa mattina nella relazione riferivo delle aree esondabili da un punto di vista tecnico, non è una scelta politica. L’intervento possibile in questi casi può avvenire in due forme, una è inutile, che è quella dell’emendamento di cui stiamo discutendo. Inutile perché? Perchè se aspettiamo che il Comune mette in sicurezza, avendo solamente adottato gli atti relativi alle opere di mitigazione del rischio idrogeologico, molti Comuni l’hanno adottato, ma se scriviamo anche “ad opere realizzate” significa mai. Perché un’opera realizzata a ridurre il rischio idrogeologico può essere una cassa di espansione, cioè un invaso che costa un sacco di soldi e ci vuol tempo per farlo, l’innalzamento degli argini dei fiumi, che i comuni stanno facendo, o pulitura dei fossi. Allora i tecnici dicono che puoi scegliere quella strada oppure ti riferisci alle piene duecentennali e le metti in sicurezza se alzi il limite del piano di calpestio almeno 50 centimetri, cioè il doppio di ciò che oggi prevede il PAI con una sicurezza assoluta. Inoltre le demolizioni e ricostruzioni le fai attraverso i pilastri, cioè stacchi il piano di calpestio da terra. E’ un suggerimento tecnico che ti permette di dire o hai adottato i piani e realizzato le opere di mitigazione o scegli questa seconda strada, cioè stai in sicurezza attraverso un limite di realizzazione che sta il doppio al di sopra del doppio rispetto a ciò che il PAI prevede. Quindi rendi possibile gli interventi. Altrimenti voteremo una norma, quella degli atti relativi alla mitigazione ambientale ovvero opere realizzate, del tutto inefficace, inutile.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo emendamento è emblematico dell’approccio a queste modifiche del piano casa. E' un approccio da cercatori d’oro in una valle in cui l’oro non c’è. Nel senso che si va a grattare dappertutto per cercare con centomila possibilità di realizzare qualche piccolo intervento per muovere l’economia.
Qualcuno ha parlato della legge della passata legislatura, ma questa ha fatto interventi eccezionali senza però intervenire in situazioni di criticità. Infatti in questa legge non c’è la possibilità di verifica, di controllo.
Questo emendamento evidenzia invece che c’è la necessità di andare a grattare l’eventualità che in qualche zona in cui c’è il rischio di inondazione qualcuno possa voler fare un ampliamento. Ma intelligenza direbbe che seppure qualcuno ha i soldi, ha la voglia di fare un ampliamento in un’area a rischio di inondazione, poi qualcun altro, specialmente il legislatore, dovrebbe avere l’intelligenza di dirgli: “caro signore, tutto quello che vuoi fare dovrà essere all’interno di quanto previsto dal piano regolatore comunale, delle volontà dell’amministrazione comunale, ed io amministrazione regionale non ti do la possibilità di fare una deroga su una zona a rischio”. ...che è simile a quello degli anni trenta nell’area di frana della zona Angelini di Ancona, in cui l’amministrazione comunale, surrogata da pareri di tecnici che dicevano: “no, lì il rischio di frana è lontanissimo”, poi a frana avvenuta lo Stato ha pagato, e nessuno si è preso la responsabilità di quelle scelte.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 3/14bis/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3/14bis del Presidente Giancarli:
Dopo il comma 5bis è aggiunto il seguente:
“05ter. Dopo il comma 5 dell'art, 4 della l.r. n. 22/09 è inserito il seguente 5bis 'In deroga ai divieti stabiliti dal comma 5, lett. c), nelle fasce di territorio inondabile da piene con tempi di ritorno sino a 200 anni individuate dai Piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico (PAI) sono ammessi i soli interventi di cui all'art, 1 della presente legge ricadenti nelle zone urbanistiche per le quali i procedimenti di mitigazione del rischio di cui all'art, 23 delle NTA del PAI dei bacini regionali o analoghi siano stati regolarmente conclusi con l'atto comunale di recepimento delle prescrizioni regionali e con la effettiva realizzazione delle opere previste nel piano di mitigazione' “
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4.
Emendamento n. 4/1 del Consigliere Perazzoli:
Dopo il comma 1 è aggiunto il seguente comma:
“1 bis. Al secondo periodo del comma 1 dell'articolo 5 della l.r. 8 ottobre 2009, n. 22 sono soppresse le parole: “nonché il mantenimento della destinazione in atto nei casi previsti dalla presente legge,”.
Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. Nella documentazione si chiede da allegare ai progetti una dichiarazione dei tecnici in cui si dice che si mantiene la destinazione d’uso. E’ un inutile appesantimento. Sono questioni tecniche.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 4/2 del Consigliere Perazzoli:
Dopo il comma 1 è aggiunto il seguente comma:
“1 bis. Al terzo periodo del comma 1 dell'articolo 5 della l.r. 8 ottobre 2009, n. 22 sono soppresse le parole: “il mantenimento della destinazione in atto nei casi previsti dalla presente legge,”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 4ter/1 del Consigliere Acquaroli:
Dopo l'articolo 4 bis aggiungere il seguente:
“Articolo 4 ter (Modifica all'articolo 6)
1. Al comma 1 dell'articolo 6 (Riduzione del contributo di costruzione) della l.r. 22/2009 sostituire le parole “20 per cento” con le parole: “50 per cento”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4ter/2 della IV Commissione:
Dopo l'art. 4 bis è inserito il seguente art. 4 ter:
1. Al comma 1 dell'art. 7 della l.r. n. 22/09 sostituire le parole “sugli edifici oggetto degli interventi di cui alla presente legge” con le seguenti: “su almeno il 3 per cento degli edifici oggetto degli interventi di cui alla perente legge, con priorità per quelli aventi una volumetria superiore a 5.000 metri cubi”.

Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6.
Emendamento n. 6/1 del Consigliere Acquaroli:
Al comma 1 sostituire le parole “30 giugno 2012” con le parole: “31 dicembre 2012”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7.
Emendamento n. 7/1 della IV Commissione:
Il comma 3 è sostituito dal seguente:
“3. Con la medesima decorrenza stabilita dal comma 2, le richieste di titolo abilitativo edilizio già presentate alla data di entrata in vigore della presente legge possono essere modificate in adeguamento alle nuove disposizioni introdotte.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8 (Dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva a maggioranza assoluta dei componenti)

Per dichiarazione di voto ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Qui mi sembra che qualcuno sia contrario allo sviluppo, ai problemi dell’economia, secondo me la riflessione su questa legge sarebbe infatti dovuta avvenire su altri termini.
Qual era lo spirito di questa legge? Il titolo iniziale è la riqualificazione, ma dovrebbe essere la riqualificazione di tessuti, non la riqualificazione di pezzettini, di balconi, non si sa di che cosa, qui siamo scesi al microbo. Consigliere Trenta, lei che ha votato sempre a favore, dov’è questa visione complessiva?!
L’Assessore ha parlato delle questioni delle aziende che non potrebbero ecc. ecc., io sono stato sempre favorevole alla riqualificazione degli edifici industriali, a me non preoccupa il premio di cubatura in area industriale, perché giustamente se l’impresa lo vuole fare che lo faccia, l’importante è che non sia un investimento speculativo e che non vada a creare problemi riguardo all’inserimento di zone commerciali all’interno delle zone produttive.
Dov'è però la necessità di riqualificazione, che è quello che dovrebbe muovere per primo un ente di programmazione e quindi di programmazione anche del territorio? Se ci doveva essere un’accelerazione doveva essere nella riqualificazione delle tante parti all’interno delle nostre città, quelle ex aree industriali che sono zone disabitate, inutilizzate, degradate. Lì ci sono centinaia di migliaia di metri quadrati di edificazione non utilizzati, lì si doveva andare alla riqualificazione delle nostre città con porzioni significative e lì avevamo l’occasione di dire: “miglioriamo le nostre città”.
Ma questa riflessione non é stata fatta, per cui io dico che questa legge ha volato basso, ha volato sotto terra, ha volato sotto l’acqua delle zone inondabili, ha ridotto la qualificazione energetica, non ha colto in alcun modo significativo le opportunità che una riflessione su questa legge ci poteva dare.
E’ stata fatta una riflessione ad occhi chiusi guardando la punta dei piedi. Quindi è una riflessione che non appoggio, che non condivido. E' una riflessione che non sviluppa edilizia di qualità, non sviluppa territorio di qualità, non avrà nessuna influenza. Inoltre non smuoverà niente neppure dal punto di vista economico, perché solo le grosse aree riescono a dare un impulso significativo alle attività nel settore edilizio. E non si è colta neppure l’opportunità per utilizzare quelle aree, per esempio, per un’edilizia sociale, per un’edilizia che possa mettere case a disposizione di chi non ce l’ha a prezzi convenzionati, magari anche con nuove modalità di finanziamento per il social housing.
Secondo me è una legge che vale zero e quindi non produrrà nessuna qualità né sul territorio né sui nostri operatori economici.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Questo nuovo spunto riguardo la valutazione generale di questa legge da parte del Consigliere Binci non mi trova d’accordo, perché abbiamo parametri diversi nella valutazione delle cose. Quindi sono obbligato a una risposta, che è una dichiarazione di voto, e dico: “trenta, trenta, trenta” che è il massimo dei voti che si raggiunge quando si fa l’università e mi permetto di aggiungere anche la lode. Che significa questo? C’è la storia che ci insegna, il cammino va di pari passo con le idee degli uomini che sviluppano cultura. Voler ingessare il progresso significa regredire che è sinonimo di regresso.
Fortunatamente oggi la legge viene licenziata dall’Aula e trova condivisione, non dico unanimità perché sarebbe stato aggiungere a quel trenta di valutazione la lode di cui parlavo poc’anzi. Non bisogna mai mortificare il pensiero degli altri, l’operosità degli altri, ma soprattutto una visione…Presidente, per cortesia, vorrei poter parlare, grazie.

PRESIDENTE. Prego, Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Su una cosa le do ragione, Consigliere Binci, sul fatto che molte volte in Aula o perché sia ha difficoltà a capire – ma questo è un fatto individuale, cioè ognuno nasce con tre talenti, poi ne fa l’uso che crede – oppure per ineducazione quando non si ascoltano le parole in contraddittorio. Lei quindi, Consigliere Binci, mi fa capire che sono dalla parte giusta, e non perché numericamente si approva con trenta voti a favore – questo è il paradosso – e due contrari, il tempo si prende sempre sugli ultimi. Noi in Regione abbiamo assistito a diverse lezioni sul nulla fare. Che significa questo? Consigliere Binci, faccia una riflessione, cresca con gli altri, non si isoli in una quasi paradossale difesa del nulla. Perchè è il bello, è la cultura di chi poi utilizzerà queste leggi a far crescere questa società. Una società che ha bisogno...(…) No, riguardo l’organico c’era Wright che ne era maestro, egli riuscì a fare – si informi – una casa sulla cascata, un panorama nei parchi americani…(...) Mi è difficile parlare…(...). La risposta dell’occidente lo sa quale fu? Fu quella del grande Le Corbusier che insegnò l’utilizzo del cemento in opere compiute con l’unità di abitazione di Marsiglia, che è stato antesignano a quella 167 deprecabile, di quella cultura deprecabile, di voler massificare il gusto del bello e della logica razionalità nell’utilizzo di quei moduli costruttivi che appunto facevano capo a Le Corbusier.
Ecco, tra queste cose c’è la cultura del tratto, della bellezza, la cultura del tratto architettonico, non l’ingerenza del politico che non capisce e cerca, come cercherà Perazzoli di fare, la campagna elettorale da buon sindacalista dicendo: “questa legge l’ho fatta io”.
Ma noi non siamo d’accordo su questo bensì sulla positività, affinchè si guardi il bicchiere dalla parte del mezzo pieno e mai del mezzo vuoto. E in questo siamo stati solidali. Anche perché la garanzia era data dal Presidente Giancarli, che è persona di cultura e di spessore.
Lei dunque rifletta sulle posizioni degli altri e non dica zero, zero, zero, perchè molte volte dietro c'è il lavoro di tanti Consiglieri, delle Commissioni, c’è il lavoro di tanti tecnici e dirigenti della Regione. E tutti hanno lavorato non per quel zero che va verso il nulla, ma per qualcosa che può educare l’animo umano, i progettisti, le imprese e gli imprenditori a crescere in quel paesaggio geografico che fa fa dell’Italia un’isola felice all’interno del mondo.
Andiamo a vedere le favelas di Lula in Brasile, non c’è possibilità di fare un intervento urbanistico, eppure Oscar Niemeyer è uno dei più grandi architetti del mondo, ha fatto la Mondadori di Segrate. Voglio cioè dire che in questo senso ci sono insegnamenti importanti.
E' quindi questo il senso al quale voglio credere e per il quale ho sostenuto questa legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Oggi c’è stato il clima che avevamo invocato anche durante il dibattito sull’assestamento, sulla sanità, sul fotovoltaico. Lì le barriere pregiudiziali c’erano tutte. Oggi invece c’è stato qualcosa di diverso. Mi dispiace che non ci sia il Presidente Spacca, perché l’ultima volta ci riservò un pistolotto morale con il quale ci disse che noi dell’opposizione non sapevamo essere costruttivi. Allora vorrei dire al Presidente che si cerca di essere costruttivi in due. Ossia se la maggioranza rinuncia alle posizioni pregiudiziali e si apre anche al confronto, come è avvenuto in questa Commissione – ne do atto a tutti i componenti della Commissione – e anche nel rapporto tra i Gruppi, sicuramente si costruisce qualcosa di positivo.
Voglio solo ricordare che il contributo del PdL, quando si tratta di sviluppo e quando si può collaborare per migliorare la comunità non è distruttivo, è sempre costruttivo.
Noi non ci auguriamo - ma ce lo diremo prima di Natale perché ci credo a quello che dico - che l’Esecutivo faccia male o che qualche Assessore inciampi nei provvedimenti che poi servono a farci far male a tutti quanti, questo non lo facciamo, ci basta che la maggioranza prenda atto del modo costruttivo e competente con cui il PdL ha lavorato. Inoltre do atto all’Assessore Viventi che ha portato avanti quello che aveva promesso su questo argomento ad inizio legislatura. Non è che voglio fare sviolinate però l’aveva detto, pensavo fosse difficile, ci siamo arrivati con qualche mese di ritardo ma ci siamo comunque arrivati, sui sottotetti lo abbiamo fatto dopo dieci anni, ma in ogni caso è una cosa molto positiva.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Per annunciare il nostro voto contrario. Sarebbero sufficienti per votare contro le motivazioni portate dal Consigliere Massi, prendiamo atto che quando si tratta di interessi e di rappresentanza di poteri, cioè di coloro che possono spendere, che possono intervenire sul territorio, la maggioranza è quella di centro-destra, quella che avevamo detto all’insediamento di questa Giunta. Però c’è un fatto che non potete negare, ossia quello che voi fate gli accordi, li chiamate in nome dello sviluppo, in nome della crescita, in nome dell’occupazione, ma chi paga è il territorio, e il territorio prima o poi con mamma natura vi chiederà i conti. Dopodichè a quel punto piangerete, perché ci saranno le esondazioni, insomma, quello che di fatto già sta avvenendo. Ma a voi la storia non vi ha insegnato nulla, continuate a chiamare progresso la distruzione dell’ambiente. Anziché proporre all’Assemblea legislativa delle Marche una legge urbanistic, si è presa la via più comoda. E questo lo avete fatto anche per soddisfare le proteste dei costruttori. Non l’avete detto pubblicamente ma questa è la realtà. E’ chiaro a quel punto che c’era da trovare una mediazione. Una mediazione che è sempre a ribasso e poi paga pantalone!
Votatela pure, noi voteremo contro e ovviamente informeremo coloro che hanno bisogno di una casa, coloro che non riescono a pagare l’affitto, coloro che non riescono a pagare i mutui, che questa maggioranza nuova si preoccupa invece di chi può investire in campagna o speculare sui sottotetti. Perché non sono i figli dei proletari che vanno sotto i tetti, lo sapete tutti! Saranno costruiti nei centri storici, soprattutto lungo la costa. E sapete poi a che prezzi verranno affittati e che non saranno denunciati al fisco. Quindi di cosa parliamo! Se questo per voi è sviluppo per noi non lo è sicuramente. Siamo veramente contenti di essere dall’altra parte.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Ribadisco il buon lavoro fatto dalla Commissione e oggi dall’Aula. Il nostro lavoro è stato assolutamente dentro le finalità di questa legge, nient’altro che questo. Abbiamo voluto utilizzare una legge straordinaria per dare una mano all’economia del Paese e delle Marche in campo edilizio, mantenendo tutta la prudenza necessaria in tema ambientale e urbanistico. Anzi, riprendendo le parole del Consigliere Bucciarelli, aggiungo qualcosa in più. Ossia, noi non abbiamo una legge urbanistica, devo dire che questo piano casa anticiperebbe in qualche passaggio le finalità per una buona legge urbanistica che ci manca, perché tutti gli interventi che abbiamo fatto, Consigliere Bucciarelli, mirano a una questione. Quale? Il mio punto di vista è che tutto ciò che è possibile riqualificare dentro il costruito e che impedisce occupazione di nuovo territorio va nella giusta direzione. Questa legge non amplia, riqualifica il costruito e lo fa con un’attenzione che molto spesso si riferisce alla qualità, alle tipologie urbanistiche e ai materiali di costruzione. Quindi è una cosa eccessiva quella che viene posta. Poi le preoccupazioni di un fronte che ritiene di essere, in maniera che non condivido del tutto, più sensibile a certi temi, mi sta pure bene, ma non si dica che questa è una legge di speculazione. La legge precedente impediva a molte categorie di persone di intervenire proprio perché non avevano la villetta a schiera in campagna, quella sì che era una legge molto lontana. Questa legge espande, questo è vero, le possibilità, ma lo fa nel quadro di intervenire a sostegno del sistema edilizio di questa regione, quindi nel quadro della crisi economica, e lo fa attraverso forme di premialità ed obblighi. Gli obblighi sono: adeguamento sismico e l’efficienza energetica. Questo è il tema della legge.
Io spero che funzioni. Questa legge sfiora in alcuni casi anche quei limiti che non dovevamo comunque superare, però il risultato finale non lo potremo vedere adesso, lo vedremo quando agli atti della presentazione di qualche progetto questa legge vedrà qualche riscontro positivo. Per cui i risultati li vedremo tra qualche mese.
Il nostro voto è dunque positivo, sicuramente ci si è sforzati fino in fondo per fare un lavoro decisamente equilibrato.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Soltanto per ribadire il mio voto di astensione. Infatti anche a seguito del dibattito e sulla valutazione degli emendamenti i dubbi che avevo mi sono rimasti; prima ho parlato della preoccupazione per gli interventi che vengono fatti nelle campagne e nei centri storici. Secondo me questi due argomenti, insieme al discorso della qualità energetica, dovevano essere tenuti in maggiore considerazione.
Per cui visto che le vostre prese di posizione non sono state per me convincenti, il mio voto sarà di astensione.

PRESIDENTE. Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 23, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Possiamo chiudere qui la seduta odierna, ma non prima di farvi presente che è stata informata la Conferenza dei Capigruppo rispetto alla sessione di bilancio prevista per il 20, 21 e 22 dicembre. Secondo me probabilmente occuperemo i tre giorni, perché il 20 e 21 riusciremo a fare il bilancio, ma avremo anche il piano giovani che oggi non riusciamo ad approvare. Inoltre entro il 31 dicembre dovremo fare il recepimento della Brunetta che è in seconda Commissione. Poi ancora c’è il dimensionamento scolastico sul quale ci sono sollecitazioni affinchè venga approvato entro il 31 dicembre. Stamattina in sede di Conferenza di Capigruppo avevamo ipotizzato che si potesse esaurire in due giorni le sedute, ma ripeto, il piano giovani, il recepimento della Brunetta e il dimensionamento scolastico, se verrà deliberato dalla Commissione, dovranno andare in coda al bilancio. Questo mi era d'obbligo dirvelo anche per orientarci. Poi vediamo, se si riesce a fare tutto entro martedì è meglio per tutti, ma questi sono atti che comunque dobbiamo approvare entro la fine dell’anno. A meno che non pensiate di fare una seduta tra Natale e Capodanno. (…) Allora se possibile comprimiamo in lunedì e martedì, altrimenti ci orientiamo a proseguire il mercoledì, mettendo in coda al bilancio gli atti a cui ho fatto riferimento.
La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 16,10