Resoconto della seduta n.33 del 18/01/2011
SEDUTA N. 33 DEL 18 GENNAIO 2011


La seduta inizia alle ore 10,30


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 32, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 91/2011, in data 11 gennaio 2011, dei Consiglieri Giancarli, Ricci, Sciapichetti, Perazzoli, Traversini, Comi, Busilacchi, Badiali: “Acqua potabile - diritto universale inalienabile”;
- n. 92/2011, in data 11 gennaio 2011, del Consigliere Zaffini: “Riconoscimento del martirio dei cristiani ‘Cristianofobia nei rapporti con le comunità islamiche locali’ “;
- n. 93/2011, in data 11 gennaio 2011, dei Consiglieri Giorgi, Eusebi, Donati, Acacia Scarpetti: “Rispetto del diritto alla libertà religiosa”;
- n. 94/2011, in data 13 gennaio 2011, del Consigliere Zaffiri “Riduzione dell’importo bollo auto per i veicoli considerati a maggiore emissione di polveri sottili”;
- n. 95/2011, in data 14 gennaio 2011, del Consigliere Marangoni “Per Liu Xiabo, premio Nobel, libero pensatore cinese”.
Comunico, inoltre, che ho provveduto, con decreto n. 1 del 13 gennaio 2011 alla nomina di due rappresentanti nell’Organo collegiale di tutela dell’Istituto Campana per l’istruzione permanente di Osimo.
Faccio inoltre presente che il Consigliere Acquaroli ha comunicato che sarà assente nella prima parte della seduta.


Commemorazione in memoria dell’ex Consigliere regionale Azzolino Pazzaglia

PRESIDENTE. Prima di passare alla trattazione dell’ordine del giorno mi è d’obbligo comunicare, come avrete appreso dagli organi di informazione, che è deceduto nei giorni scorsi l’ex Consigliere regionale delle Marche, Avv. Azzolino Pazzaglia, nato a Colmurano. Negli anni sessanta fu Presidente della Provincia di Macerata, ha fatto parte dell’Istituto studi sviluppo economico delle Marche, è stato Consigliere regionale negli anni 1970-1975, era iscritto al Gruppo della Democrazia Cristiana di cui a Macerata fu anche il segretario provinciale.
Quindi, interpretando credo anche il vostro sentimento, osserviamo in suo ricordo un minuto di silenzio.

(L’Assemblea legislativa osserva un minuto di silenzio)

Comunicazione ai sensi dell’art. 35, comma 6, del Regolamento interno

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere D’Anna, ne ha facoltà.

Giancarlo D’ANNA. Questa mattina alle ore 7,30 c’è stata una manifestazione a Bocca Trabaria per sollecitare l’Anas e la Regione Umbria ad intervenire relativamente all’ennesimo blocco di un’arteria fondamentale di collegamento tra la regione Marche, l’Umbria e la Toscana. Oltre al Sindaco di Borgo Pace erano presenti tutti i Sindaci del circondario che contemporaneamente sono anche impegnati nella battaglia per l’ultimazione della Fano-Grosseto.
Credo pertanto sia opportuno da parte della Regione Marche, pur non essendo di sua competenza quella parte di territorio, intervenire in modo deciso affinché questo blocco di traffico non condizioni negativamente coloro che devono muoversi per motivi di lavoro, studio o turistico.
Questo mio intervento vuole quindi essere una sollecito alla Regione Marche a fare pressione nei confronti dell’Anas e della Regione Umbria per evitare che tale blocco continui nelle prossime settimane, con grave danno non solo dal punto di vista viario ma anche per l’immagine di una parte del territorio che già si sente isolata per conto proprio e che in questo frangente lo è ancora di più, come certificato da quei blocchi di cemento che fermano il traffico.
Questo mio intervento è soprattutto un sollecito per l’Assessore competente affinché continui a fare pressione in modo si arrivi ad una soluzione immediata. Perché, giustamente, la gente è arrabbiata, è esasperata.
Ritengo sia più opportuno far vedere in televisione le bellezze dei nostri territori che non le penalizzazioni a cui si è continuamente sottoposti.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marinelli.

Erminio MARINELLI. Chiedo se è possibile, Presidente, di anticipare la votazione della mozione n. 71 “Problematiche connesse all’inquinamento atmosferico da polveri sottili – sostegno ai comuni”.
Del problema delle polveri sottili ne abbiamo già discusso ampiamente nella seduta n. 24 del 9 novembre 2010. In questi giorni stanno partendo le varie ordinanze dei Sindaci, pur con le difficoltà e le problematiche connesse ai vari territori. Abbiamo inoltre parlato con altri amici Consiglieri.
Quindi chiedo se possibile di anticiparla, peraltro vi sarà anche la presentazione di un emendamento per migliorarla.

PRESIDENTE. La richiesta è stata fatta anche in Conferenza dei Presidenti di gruppo, dove erano tutti d’accordo, quindi, se non ci sono contrarietà in Aula, do per approvato l’anticipo della mozione n. 71 e quindi di votarla subito dopo aver esaurito il punto 4).

Comunicazione ai sensi dell’art. 35, comma 6, del Regolamento interno

PRESIDENTE Ha chiesto la parola il Consigliere Natali, ne ha facoltà

Giulio NATALI. Mi scuso per l’irritualità, ma volevo sollecitare non lei Presidente, ma il Presidente della Giunta, è da qui l’irritualità, che c’è stata una delibera della Giunta regionale il 9 febbraio 2010, n. 261, con cui avevate deciso degli interventi in materia di sostegno dei lavoratori colpiti dalla crisi e da altre situazioni di fragilità per l’accesso alle prestazioni sanitarie.
Voglio allora qui evidenziare alla vostra attenzione che tutto questo è scaduto il 31 dicembre, per cui se è possibile rimetterla nella vostra calendarizzazione e riproporla, perché molti degli interessati – e sapete di quali fasce parliamo – cominciano ad avere queste necessità.
Quindi, se possibile vi prego, Assessore alla salute e Presidente Spacca.

Interrogazione n. 138
del Consigliere Natali
“Polizza infortuni ASUR Marche”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 138 del Consigliere Natali. Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Nel confermare che la polizza in parola prevede anche il rischio di infortuni per borsisti e tirocinanti, volontari anche del servizio civile e donatori di sangue, si precisa che la copertura è stata estesa anche ai soggetti tossicodipendenti in terapia extraospedaliera, in specie al periodo temporale in cui la terapia viene effettuata.
Ciò in relazione alla circostanza che la relativa attività sanitaria è volta alla prevenzione e recupero di pazienti in condizioni di particolare fragilità e che presentano, diversamente da qualsivoglia altra categoria di pazienti, un elevato rischio di infortuni nel suddetto arco temporale, aspetto questo che esporrebbe l’Azienda all’evenienza di dover risarcire i relativi danni occorsi al paziente in terapia.
Ciò stante l’evidenza del relativo nesso di causalità rispetto ai trattamenti cui il paziente viene sottoposto.
Premesso questo resta evidente che qualora nell’ambito delle strutture aziendali si verificasse un infortunio a soggetto affetto da altra patologia e che occasionalmente vi acceda, l’Azienda si farebbe carico di ogni onere risarcitorio, laddove ovviamente ne sussistano i presupposti in termini di responsabilità ascrivibile all’Azienda medesima.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Assessore, mi scusi, la risposta a questa interrogazione non mi è chiara. Io le domandavo per quale motivo certi pazienti curati in ospedale e che dovevano tornarci avevano una copertura assicurativa mentre certi altri no. Ma questo dalla sua risposta non è venuto fuori, perché lei mi ha detto che in ogni caso l’Asur si prenderà carico di risarcire nel caso in cui.
Quindi non sono coperti da assicurazione. Per cui non si capisce – questo era il motivo della mia interrogazione – il perché di questa parzialità. Io non so sostenendo che qualcuno non deve essere garantito, dico che devono essere garantiti tutti, aggiungendo, facendo una determinata professione, che quando sento parlare di indennizzi da parte di assicurazioni a persone che si procurano determinate situazioni di incapacità poi l’assicurazione non copre.
Quindi il premio assicurativo che voi pagate viene pagato per una garanzia che poi non verrà prestata. Perché il giorno in cui, Dio non volesse, quel tossicodipendente che si porta a fare la cura si dovesse trovare in una situazione di particolare inabilità - come può essere più facilmente di altre persone -, a questo poi non viene assolutamente risarcito il danno, né a lui né a voi.
Spero di non aver capito bene la sua risposta, me lo auguro, altrimenti state fronteggiando degli oneri “a vuoto”.


Interrogazione n. 160
dei Consiglieri Bucciarelli, Binci
“Situazione della Società cons. p.a. Asteria di Centobuchi di Monteprandone”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 160 dei Consiglieri Bucciarelli, Binci. Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. La Società Asteria, nella quale la Svim partecipa per una quota del 5,32%, nel corso dell’anno 2010 ha svolto un progetto coordinato dalla Svim per un importo complessivo di euro 145.000 Iva inclusa, come da convenzione del 2 dicembre 2009. I pagamenti previsti erano il 50% alla sottoscrizione della convenzione e il rimanente 50% alla consegna della relazione finale.
Di questo importo di 145.000 euro nel corso dell’anno 2010 sono stati pagati ad oggi, a più riprese, circa euro 99 mila. Da parte della Svim resta da erogare a favore di Asteria ancora un importo residuo di euro 46 mila.
Vado ora al merito della questione sollevata. Occorre a tal proposito rilevare come il pagamento della fattura fosse subordinato, come per tutti gli altri Centri servizi, alla stesura di una relazione finale del progetto in cui devono essere descritte in dettaglio le attività svolte e i risultati raggiunti. Asteria presentò in data 26 aprile 2010 una relazione assolutamente insufficiente tanto che la Svim richiese una sua rielaborazione. Dopo vari interventi della Svim in loro supporto, la relazione finale è pervenuta alla Svim in data 25 maggio 2010.
In merito a quanto esposto nelle considerazioni contenute nell’interrogazione, credo che non possa essere ascrivibile ai ritardi di pagamento della Svim la causa del fatto che il personale di Asteria non percepisca stipendi dal dicembre 2009, visto che la Convenzione è stata firmata in data 2 dicembre 2010. Inoltre, ove la situazione della Asteria richiedesse un intervento più importante, questo dovrebbe coinvolgere tutti i Soci più importanti, visto che la Svim possiede solamente il 5,32% del capitale sociale. Lo stesso importo, che rimane a carico della Svim ,ammonta a euro 56.000 che costituisce solo il 10% del costo totale annuo del personale di Asteria, pari a euro 566.000.
Quanto sopra è per quanto riguarda il rapporto Svim con Asteria.
Rimane irrisolto il problema di tensione finanziaria che in questo momento la Svim sta avendo, che è stato comunicato a più riprese in Giunta, e la causa di tale tensione consiste in particolare nel fatto che l’attività progettuale che la Svim svolge richiede una disponibilità iniziale per la predisposizione dei progetti e per poter ripagare anche i costi di struttura che la Svim ha. Ne è un esempio l’importante commessa sulla Cina Matteo Ricci svolta nel corso del 2010, la cui convenzione non prevede una quota per la copertura dei costi fissi. Per questi la Svim ha dovuto anticipare tutto il necessario.
In sede di bilancio 2011 ci siamo premurati, sulla scorta di queste considerazioni, di stabilire una quota pari a 350.000 euro per i costi di funzionamento della Svim, che dovrebbero evitare questi led tra le anticipazioni delle somme e la rendicontazione. Evitando cioè che la Svim debba anticipare, magari ricorrendo a onerose anticipazioni finanziarie, quello che invece il finanziamento del progetto realizza soltanto in maniera postuma.
Mi pare che gli argomenti principali siano stati questi, spero d’aver risposto in maniera da soddisfare gli interroganti.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Prendo atto della risposta dell’Assessore e mi auguro, come lui dice, che il quantum versato da Svim sia realtà. In quanto ci troviamo veramente di fronte a un paradosso. Questa è una società consortile composta quasi esclusivamente da enti pubblici, tra cui la parte maggioritaria ce l’ha la Regione attraverso Svim, nella quale ci sono dipendenti lavoratori che da un anno non percepiscono salari e stipendi.
Questo quindi la dice lunga sulla tutela e sull’attenzione da parte di questa maggioranza. Perché nei Comuni di San Benedetto del Tronto, Offida, Monteprandone, Grottammare, Spinetoli esiste la partecipazione del partito che è di maggioranza relativa della Regione, ma questo problema, che è esclusivamente politico, non viene risolto.
Quindi ne prendo atto, ma è ovvio che non posso essere soddisfatto della risposta fino a che i dipendenti della società consortile Asteria non riceveranno quello che è semplicemente un loro diritto, cioè il salario o lo stipendio.


Interrogazione n. 144
del Consigliere Silvetti
“Asur Zona 6 Fabriano: ripartizione fondi a personale dipendente per attività intramoenia”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 144 del Consigliere Silvetti. Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Alla seguente interrogazione rispondo quanto segue.
Intanto vado alla normativa di riferimento.
L’istituto contrattuale oggetto dell’interrogazione è disciplinato da apposito regolamento adottato dal direttore generale dell’ex Asl n. 6 di Fabriano (oggi Zona territoriale 6) con decisione n. 114/01, relativa alla definizione delle modalità organizzative dell’attività libero professionale intramuraria a decorrere dall’1 gennaio 2001.
Detto regolamento dà attuazione alle seguenti normative nazionali e regionali: D.P.C.M. 27 marzo 2000; CC.NN.LL. 2000/2001 della dirigenza medica, veterinaria, professionale, tecnica e amministrativa del Servizio sanitario nazionale; D.G.R.M. n. 1812/2000; Circolare regionale del 22 dicembre 2000 prot. 2059; Legge n. 388/1999.
Il regolamento, inoltre, è stato integrato dal commissario straordinario della medesima ex Asl 6 con decisione n. 281 del 19 dicembre 2002 ad oggetto “Modificazione dell’art 24 del Regolamento vigente per l’attività libero professionale di cui alla Decisione n. 114/01".
Sia l’atto originario di prima adozione, sia quello successivo di integrazione del Regolamento in questione, sono stati adottati a seguito di appositi accordi sindacali con le OO.SS. dell’Area medico veterinaria, tenuto conto che l’istituto contrattuale è contenuto nel CCNL di detta Area e non in quella dell’Area comparto.
La Zona territoriale precisa che non risponde al vero il fatto che i compensi in questione andrebbero corrisposti esclusivamente al personale amministrativo. Infatti il regolamento di cui sopra prevede correttamente che in caso di ricovero a pagamento in attività libero professionale anche al personale infermieristico individuato dal responsabile del dipartimento e/o primario di competenza spettino tali compensi.
Parimenti non risponde al vero l’affermazione secondo cui la ripartizione dei fondi e la contestazione dei relativi criteri di riparto siano state oggetto di un ricorso al Tar da parte del dipendente. Infatti, il ricorso presentato dallo stesso ha avuto quale oggetto esclusivamente il diniego parziale, da parte della Zona, di accesso agli atti e cioè il fatto che allo stesso non sia stata comunicata la ripartizione analitica di tutti i proventi in favore di tutti i dipendenti in servizio in tutte le macrostrutture - servizi - uffici di questa ZT6, ma è stata fornita soltanto la ripartizione analitica dei compensi corrisposti ai dipendenti operanti nell’Ufficio cassa/ticket Ospedale di Fabriano dove lo stesso prestava la propria attività lavorativa (richiesta puntualmente evasa a suo tempo).
E’ bene precisare che il parziale diniego sopra specificato era motivato dalla necessità, allora ritenuta prioritaria, di tutela della privacy, ai sensi della legge 241/90, di tutti gli altri dipendenti operanti in altri uffici e settori della Zona.
II Tar, con sentenza n. 1211/2010, ha stabilito che il ricorrente avesse diritto all’accesso anche ai documenti relativi alla ripartizione analitica dell’incentivo per tutto il personale dipendente relativamente agli anni 2006-2007-2008 e 2°-3°-4° trimestre 2005.
Con nota prot. n. 14807 del 5 luglio 2010 si è proceduto a comunicare all’interessato quanto stabilito dal Tar. Al riguardo in merito si precisa che in data 15 luglio 2010 con nota acquisita al prot. 15622 lo studio legale di fiducia del dipendente in questione richiedeva, oltre all’elenco analitico di tutto il personale, con i relativi importi, anche di visionare ed eventualmente estrarre in copia i documenti contabili relativi a tale istituto contrattuale e di conoscere i criteri adottati per l’individuazione dei beneficiari e dei relativi importi. Con nota prot. n. 18611 del 2 settembre 2010 è stato comunicato che gli atti amministrativi analitici di liquidazione potevano essere visionati o estratti in copia dal personale interessato. Infatti i competenti Uffici sono in possesso di tutti i dati necessari, derivanti dalla specifica contabilità analitica inerente tale istituto contrattuale, a suo tempo attivata ai sensi dell’art. 3 della Legge 724/94.
La somma indicata nella interrogazione di euro 109.000,00 riguarda complessivamente tutti gli anni dal 2005 al 2008, in quanto mediamente tale fondo, determinato in base al regolamento zonale, ammonta a circa 25.000,00/30.000,00 euro annui ed è matematicamente conseguente alle somme incassate dall’ente e fatturate a seguito dell’attività libero professionale intramoenia dei professionisti sanitari. Importo pertanto che è stato liquidato ed erogato agli aventi titolo regolarmente anno per anno.
Sul fatto che tra i quarantasette beneficiari della ripartizione in esame si sarebbero verificate sperequazioni e che alcuni soggetti percipienti non risulterebbero essere personale amministrativo, si precisa quanto segue.
Il personale avente titolo e pertanto interessato alla ripartizione di tali quote per ogni singola macrostruttura di questa ZT6 viene tassativamente specificato dal menzionato regolamento zonale (art. 16) e dagli accordi sindacali del 20 marzo 2001 e 25 giugno 2008 relativi alle modalità di ripartizione di cui all’art. 26 del regolamento stesso (in proposito, si vada anche il precedente punto). La Zona si è attenuta scrupolosamente a tale norma.
Per i soggetti come sopra individuati, si sono utilizzati i seguenti criteri per la ripartizione del fondo, come risultanti dagli accordi sindacali a suo tempo sottoscritti: impegno professionale di ogni singolo operatore addetto a tale istituto contrattuale; rapporto di lavoro di ogni singolo dipendente (part-time o tempo pieno) - si informa che il dipendente ricorrente ha un rapporto di lavoro part-time fin dall’anno 2005, pertanto a nostro parere non poteva pretendere compensi come il personale a tempo pieno -; presenza in servizio del personale; responsabilità gestionali inerenti l’istituto contrattuale.
I suddetti criteri, in relazione alla loro singola applicazione, determinano ovviamente importi diversificati tra i vari soggetti interessati.
La Zona territoriale precisa, infine, che costantemente negli anni 2007, 2008 e 2009 al dipendente in questione sono stati forniti tutti gli atti amministrativi richiesti, nessuno escluso, relativi a tale istituto contrattuale.
Da tutto quanto sopra esposto si ritiene quindi che l’azione dell’Amministrazione sia in linea con la normativa vigente e rispettosa delle procedure e degli accordi contrattuali sottoscritti.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Certamente la ringrazio della risposta che ha letto, Assessore, ma devo dirle, seppure non ce l’abbia assolutamente con lei, che non sono soddisfatto.
So bene che lei ha chiesto lumi alla Zona competente, ma la cosa che mi risulta molto strana, o perlomeno paradossale, è che la risposta che lei mi ha letto in realtà l’ha compilata, l’ha sottoscritta esattamente colui che si rende artefice simili sperequazioni, di questi tipi di arbitri, perché di fatto di questo si tratta.
Lì c’è una situazione che non è più sostenibile agli occhi non solo dei dipendenti, ma anche per il fatto che questi premi di produzione - chiamiamoli così, perché alla fine tali sono - in realtà sono appannaggio sempre ed esclusivamente dei soliti, che, a detta dei più, non sono proprio tra i più meritevoli.
E questo comporta un malessere piuttosto pesante, anche perché queste quantificazioni vengono sempre svolte con l’assenza sistematica dei sindacati. Questo è quello che mi risulta.
Così come mi risulta che il mezzo arbitrario, la non trasparenza, quindi il metodo fortemente soggettivo, siano una costante di quella situazione.
Quindi non è sufficiente dire: “non è vero ciò di cui ci si accusa”, bisogna anche dimostrare il perché semmai non è così.
Quindi intanto le chiedo di avere copia scritta di questa risposta. Anche perché al sottoscritto non sono stati dati gli atti, cosa altrettanto grave, perché un Consigliere regionale chiede la stessa tipologia di atti ma a distanza di cinque mesi deve ancora avere un foglio.
Dichiaro che non sono soddisfatto di questa risposta non solo nei contenuti, ma anche nei metodi che vengono adottati. Quando invece credo che in questa Zona ci sia proprio bisogno di un maggiore controllo e di una vera e propria ispezione.
Quindi le rivolgo un invito accalorato in quanto ritengo che la situazione sia fuori controllo, sia appannaggio solo di alcuni personaggi. E questo ovviamente fa male alla sanità, fa male alla buona gestione e al controllo e in qualche modo danneggia anche il suo assessorato e la sua opera che è non soltanto di gestione e di coordinamento ma, appunto, anche di controllo.
Per questo le farò avere quanto prima una richiesta scritta dove ribadirò la richiesta inevasa degli atti. Inoltre allo stesso tempo le chiederò formalmente di istituire una commissione di controllo e di verifica e di ulteriore approfondimento su una Zona che io definisco non a caso assolutamente fuori controllo.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Mi scuso con l’Aula, ma quando all’inizio di seduta venne richiesta un’anticipazione nell’ordine del giorno di interrogazioni e mozioni ero fuori. Quindi formulo ora, come concordato nella Conferenza dei Capigruppo, la richiesta di iscrizione e conseguente discussione della mozione n. 79.

PRESIDENTE. Nella Conferenza dei Capigruppo non sono state sollevate obiezioni, per cui se l’Aula non fa obiezioni, do per accolta tale richiesta, posizionandola dopo il punto di cui alla mozione n. 71.


Interrogazione n. 159
dei Consiglieri Bucciarelli, Binci
“Tagli delle ore di assistenza scolastica e domiciliare ai minori con handicap operato nell’Ambito Territoriale sociale XXII - Unione dei Comuni della Vallata del Tronto”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 159 è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 151
del Consigliere Zinni
“Affidamento al Centro di assistenza agricola di servizi alle imprese agricole”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 151 del Consigliere Zinni. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Questa interrogazione riguarda la struttura e l’attività dei Centri di assistenza agricola.
La collaborazione con i CAA (Centri autorizzati di assistenza agricola), in attuazione della normativa di riferimento per l’applicazione del principio di sussidiarietà, ha preso avvio nelle Marche sin dal 2003. Già nel 2006 sono state stipulate due distinte convenzioni per l’affidamento ai CAA delle attività che hanno poi costantemente svolto: l’acquisizione delle domande del Programma di sviluppo rurale e l’espletamento delle pratiche dell’UMA. Ambedue le attività nel corso degli anni hanno avuto, rispetto alla forma iniziale, uno sviluppo e delle evoluzioni.
Per quanto riguarda l’attività del PSR, l’iniziale attività era costituita dall’acquisizione delle sole domande delle “misure a superficie”, mentre successivamente, oltre a tutti i pagamenti agroambientali ed indennità compensative, si è inclusa nella convenzione anche tutta la parte relativa alle misure di investimento.
Per quanto riguarda l’attività dell’UMA, quella del carburante agricolo agevolato, la collaborazione ha avuto un costante sviluppo fino ad arrivare all’annualità 2010 nella quale è stato riformato l’intero processo, prevedendone la dematerializzazione tramite utilizzo di firma digitale. In tale annualità è stato pertanto prevista anche la collaborazione per la distribuzione dei dispositivi di firma digitale, cioè la consegna ad ogni singolo agricoltore della Carta Raffaello.
I CAA attualmente convenzionati con la Regione Marche sono riportati nella tabella in allegato A, che ora non leggo ma che consegnerò all’interrogante, dove a fianco di ciascuno sono indicati i soggetti dai quali sono stati istituiti, ossia i soci della società costituente il CAA, che rappresentano i soggetti a cui fanno riferimento. Secondo la previsione di legge, infatti, i CAA sono istituiti, nella forma di società di capitali, dalle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative o da loro associazioni, da associazioni dei produttori e dei lavoratori, da associazioni di liberi professionisti e dagli enti di patronato e di assistenza professionale, che svolgono servizi analoghi, promossi dalle organizzazioni sindacali. Le sedi legali e gli indirizzi degli sportelli operativi attualmente attivi nel territorio regionale sono anch’essi riportati in una tabella, allegato B, che consegnerò, come la precedente, all’interrogante.
Come accennato, dal 2006 i CAA operano sulle attività di acquisizione delle domande del PSR e di espletamento delle pratiche dell’UMA. Il numero di domande transitate attraverso i CAA hanno avuto un trend crescente nel corso degli anni, fino ad arrivare al 2009, ultimo anno di rilevazione completa, nel quale le attività sono quantitativamente riportate nell’allegato C che, come gli altri, consegnerò all’interrogante.
Per l’attività dei CAA è previsto un compenso che sulla base del tempo lavoro medio necessario per la realizzazione di ogni pratica e del grado di responsabilità alle stesse associato si è attestato in 20 euro a pratica per il PSR, in 15 euro per le posizioni UMA in conto proprio ed in 50 euro per le posizioni UMA in conto terzi, che necessitano di tempi notevolmente maggiori data la maggiore complessità elaborativa. Il corrispettivo per la distribuzione delle “Carte Raffaello” è stata commisurato in euro 6 cadauna. Facendo riferimento all’annualità 2009 i dati si riportano in allegato D. Il costo storico per i le attività svolte dai CAA è di circa euro 420.000,00 per l’UMA e di euro 150.000 per il PSR, con trend in diminuzione.
Per quanto riguarda la distribuzione delle Carte Raffaello, la gran parte di queste sono state distribuite nel 2010 contemporaneamente all’avvio della procedura dematerializzata dell’UMA. Sono state distribuite, completando pressoché il lavoro, complessivamente 25.204 carte per un costo di euro 151.224.
Per quanto riguarda la natura e la quantità dei controlli e verifiche presso i CAA si comunica che questi ultimi sono sottoposti a due tipologie di verifiche: la verifica del possesso dei requisiti che determinano l’abilitazione; la verifica della qualità del loro operato.
La verifica del possesso dei requisiti viene esperita nell’istruttoria per l’autorizzazione ad operare in qualità di CAA e nell’ambito della vigilanza sul mantenimento dei requisiti. Questo tipo di verifica consiste nell’accertamento del possesso di requisiti strutturali (strutture, attrezzature, personale) sufficienti per soddisfare le previsioni delle norme di riferimento.
I controlli relativi all’operato dei CAA sono regolati dalle convenzioni. È sottoposto a controllo un campione del 5% delle domande presentate da ogni CAA. I responsabili provinciali UMA e PSR, coadiuvati da istruttori, effettuano i controlli delle domande estratte a campione presso le sedi dei CAA. Il controllo si basa su check-list che verificano che tutti gli adempimenti dei CAA previsti dalla convenzione siano stati correttamente esperiti. I responsabili provinciali trasmettono gli esiti dei controlli al responsabile regionale di misura, che redige verbale degli esiti dei controlli a livello regionale e lo trasmette al responsabile CAA. Il responsabile CAA, sulla base della rendicontazione delle attività da parte dei CAA, applica le penali previste dalla convenzione in relazione all’esito dei controlli e provvede alla liquidazione delle attività concluse.
Circa gli esiti dei controlli riguardo all’attività UMA si considerano i risultati dell’anno 2009, per i quali è stata riscontrata una percentuale di anomalie lievi pari al 3,81% ed una percentuale di anomalie più gravi pari al 1,13%.
Per quanto riguarda l’attività di acquisizione delle domande del PSR si considerano i dati relativi ai controlli sulle domande per le misure agro-ambientali relative alle annualità 2006 e 2007, già sottoposti a controllo.
Per questi anni è stata rilevata una percentuale di errore compresa tra il 4% e il 15%, ma poiché si tratta di attività svolta negli anni in cui si è passati dal vecchio sistema informativo regionale SIARM al caricamento dei dati nel sistema informativo nazionale SIAN, il dato va verificato ulteriormente in relazione agli anni successivi, che possono essere considerati gli anni di attività a regime. I controlli di questi ultimi anni non sono ancora possibili in quanto non sono completamente terminate le attività di risoluzione delle anomalie di sistema, che secondo la convenzione spettano appunto ai CAA. Infatti l’attività relativa ad una determinata annualità non può considerarsi conclusa e quindi non possono essere avviati i controlli fino al completamento delle attività assegnate dalla convenzione.
Naturalmente per le pratiche corrispondenti all’indice di negatività risultante dall’esito dei controlli non viene corrisposto al CAA alcun corrispettivo.
A proposito dei controlli sull’operato dei CAA si deve ricordare che questi hanno quale oggetto di indagine le attività dagli stessi svolte. Ma ci sono aspetti che obbligano la regione ad un controllo diretto presso i beneficiari. Ad esempio nel PSR i CAA presentano le domande di aiuto e pagamento, ma le istruttorie, le verifiche e gli accertamenti (comprese le visite presso i beneficiari) devono comunque essere svolti, secondo i regolamenti comunitari, dall’Ente pubblico.
Anche nell’attività dell’UMA l’acquisizione delle domande viene effettuato dal CAA, ma ci sono tipologie di controlli che la norma riserva all’ente pubblico, senza la possibilità che questo possa essere delegato.
Nell’economia complessiva dei tempi e dei costi delle attività la Regione, tramite la collaborazione con i CAA, ha sostituito il tempo lavoro e le responsabilità per le fasi di acquisizione delle domande con il tempo lavoro del controllo sull’operato dei CAA.
Circa l’evoluzione del personale – che era l’ultimo quesito posto dalla interrogazione - in rapporto con la collaborazione con i CAA si comunica che nel 2005 il Servizio agricoltura era costituito da 220 dipendenti a tempo indeterminato oltre a 50 tra tempi determinati e collaborazioni. Allo stato attuale il Servizio agricoltura è composto da 184 dipendenti a tempo indeterminato e n. 16 dipendenti a tempo determinato. Questa riduzione, che ha comportato una contrazione della spesa maggiore del costo dei CAA, ha consentito, con l’apporto di questi ultimi, di raggiungere risultati di efficienza che ci hanno portato al primo posto in Italia per spesa di PSR e di essere una tra le prime regioni in Italia ad aver completamente dematerializzato il processo UMA, con beneficio per gli agricoltori.
Comunico, tra l’altro, che sulla base dei positivi risultati che abbiamo avuto attraverso questa collaborazione, prossimamente affideremo ai CAA, per quel che riguarda l’UMA, non solo l’acquisizione delle domande, ma anche il calcolo della quantità di carburante che poi deve essere erogato agli agricoltori beneficiari. Inoltre affideremo il compito dell’acquisizione delle domande IAP, questo per continuare in una ristrutturazione del servizio che sembra dare risultati positivi.

Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Come avrà capito dalla tipologia dell’interrogazione, Assessore, essa vuole essere veramente un tentativo di quell’approfondimento richiestoci da più imprese agricole e anche da qualche associazione di categoria. Perché c’è la necessità per le imprese di raggiungere il maggior snellimento possibile di ogni forma di burocrazia, per cercare di ottimizzare quel rapporto col pubblico che spesso nell’agricoltura non è più risolutivo e quindi non riesce più a supportare le attività delle imprese.
Come Gruppo assembleare ci riserveremo di analizzare i dati che ci ha illustrato al fine di cercare di capire innanzitutto se il principio di sussidiarietà viene applicato con una certa consistenza, cosa che ci chiede l’Unione europea ma che vogliono soprattutto le imprese.
Dopodiché dovremo ragionare e lavorare su come ridurre il più possibile la percentuale di errori. Perché quella forbice che lei citava dal 4% al 15% è un po’ oscillante, merita di essere compressa il più possibile, considerato che spesso questi errori possono essere anche fatali per qualche singolo operatore agricolo.
Quindi ritengo ci sia la necessità da parte della Regione Marche di fare uno sforzo affinché questi CAA siano proiettati verso il basso con forme di dirigismo e che siano i più efficienti e snelli possibili.
Ci riserviamo pertanto nella competente Commissione, quando si affronteranno atti concernenti la strutturazione definitiva dei CAA, di esprimerle qualche considerazione politica. Per adesso mi limito a dire di tenere la guardia alta, non dobbiamo cioè sottovalutare il fatto che il comparto agricolo è sempre più in difficoltà rispetto agli altri. Ossia, se su altri settori la Regione può essere di grande ausilio ma non completamente determinante, forse sull’agricoltura il paradosso è che se noi sbagliamo qualcosa rischiamo di inceppare completamente il meccanismo della filiera.
Quindi, ripeto, teniamo la guardia alta e cerchiamo di far funzionare al meglio questi centri di assistenza agricola.


Interrogazione n. 190
del Consigliere Silvetti
“PSR 2007/2013 - Interventi per agriturismo”

Interrogazione n. 242
del Consigliere Latini
“Interventi per l’agriturismo”

abbinate
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 183 del Consigliere Silvetti. Dello stesso tema tratta anche l’interrogazione n. 242 del Consigliere Latini “Interventi per l’agriturismo” che non è iscritta all’ordine del giorno, però propongo, visto che l’Assessore è d’accordo e se ovviamente lo sarà anche l’Assemblea, di trattarla insieme.
Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Riguardo a queste due interrogazioni, che tutto sommato hanno lo stesso tenore e i medesimi obiettivi, premetto che riguardo alla dimensione e l’utilizzo delle disponibilità finanziarie della Misura 3.1.1. del PSR Marche, relativa agli investimenti negli agriturismo, per il periodo 2007/2013, le risorse sono state in buona parte utilizzate per pagare investimenti richiesti nel precedente periodo di programmazione, quindi per liquidare tutti quei progetti che erano stati ammessi a finanziamento per il periodo di programmazione 2000/2006 ma che ovviamente non avevano potuto beneficiare di quelle risorse finanziarie; hanno invece beneficiato le risorse finanziarie di questo periodo di programmazione.
Il numero degli interventi è poi stato ulteriormente decurtato dal fatto che mentre precedentemente il “regime de minimis” prevedeva una erogazione massimale di 100.000 euro per impresa, poi c’è stato il cambiamento del regolamento che ha previsto un raddoppio di questo massimale a 200.000 euro, quindi di conseguenza una ulteriore riduzione del numero delle imprese potenzialmente beneficiarie.
Va comunque rilevato che molti degli interventi di agriturismo che abbiamo finanziato non li abbiamo finanziati con il bando che direttamente si rivolgeva ai potenziali esercenti di agriturismo, ma li abbiamo finanziati con il Pacchetto Giovani. Cioè con quella misura che prevedeva al suo interno, oltre che uno stimolo all’inserimento dei giovani nell’agricoltura, anche una serie di investimenti che finalizzati a diversificare l’attività aziendale prevedevano, tra gli altri, dei buoni punteggi laddove era previsto pure l’agriturismo.
Per quel che riguarda le regole sullo scorrimento e l’eventuale utilizzo delle economie accertate, il decreto del dirigente del Servizio agricoltura, forestazione e pesca del 20 settembre 2010, che riguarda il Manuale delle procedure dell’intero PSR 2007/2013 che per Asse e per Misura prevede tutto ciò che bisogna fare. Per quel che riguarda il fondo di riserva e rinunce dispone che: “Nel rispetto del principio del divieto di scorrimento delle posizioni in graduatoria – che è un principio che ovviamente non è stato introdotto con questo decreto –, si specifica che le economie derivanti dal fondo di riserva verranno utilizzate per i bandi pubblicati dopo l’accertamento delle economie stesse, quantificabili dopo la scadenza dei termini per la proposizione dei ricorsi e l’esito favorevole per la Regione dei ricorsi proposti. Le economie riscontrate andranno ad aggiungersi alle disponibilità del piano finanziario del PSR, per l’ultimo bando emanabile – cioè per il bando che successivamente si dovesse emanare per quel che riguarda l’agriturismo –. Si precisa che le regole sopra esposte sostituiscono le eventuali disposizioni discordanti aventi per oggetto l’utilizzo delle economie derivanti dal fondo di riserva. Per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse liberatesi per effetto di rinunce o di revoche, nel rispetto del principio di divieto di scorrimento delle posizioni in graduatoria, si dispone – ovviamente il Servizio ha disposto – che verranno utilizzate, per i bandi pubblicati dopo la decretazione delle rinunce stesse, destinando i fondi alla stessa misura di provenienza.” Misura di provenienza che, sulla base dello stato attuale del Programma di sviluppo rurale, non verrà più finanziata direttamente per via di una rimodulazione che, appunto, quasi sicuramente il Programma di sviluppo rurale avrà, e che anche in termini di efficacia molto probabilmente impedirà di rimodulare risorse per misure di investimento, ovviamente nuove, che non avranno o rischieranno di non avere più i tempi sufficienti per rendicontare i lavori nell’attuale periodo di programmazione.
Vi sono poi altri quesiti che pone in particolare il Consigliere Latini. Comunque per quel che riguarda l’estensione alle imprese agricole dei prestiti BEI, che la Regione ha attivato per le piccole e medie imprese, mi ero personalmente attivato fin dalla scorsa legislatura, ma c’era un divieto espresso dalla BEI su tale questione.
Riguardo alle convenzioni con le banche esercenti credito agrario, abbiamo cercato di discutere di tutte queste cose all’interno del rapporto che abbiamo con i consorzi fidi e all’interno della normale collaborazione che abbiamo ai tavoli di concertazione insieme alle associazioni e alle banche. Anche perché queste sono attività che rientrano, ovviamente, nelle espresse capacità delle associazioni agricole maggiormente rappresentative degli agricoltori di questa regione.


PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Grazie, Assessore. Molto brevemente per una precisazione.
Come vede l’interrogazione è estremamente semplice e chiara, ma mi tocca dire che non è stata altrettanto chiara, secondo me, la pubblicità data a questo paragrafo del Programma di sviluppo rurale. Perché è consapevolezza o addirittura certezza di molti partecipanti a questi bandi che i fondi destinati, individuati per questo tipo di bando fossero appannaggio solo dei partecipanti. Questo è stato l’equivoco che ha ingenerato una sorta di malessere o comunque di protesta da parte di alcuni partecipanti. Partecipanti che peraltro, vi voglio ricordare, per poter presentare questi progetti, ovviamente finanziabili, hanno dovuto anticipare costi importanti.
Ecco perché la richiesta, oltre ad essere una richiesta di carattere pratico, ritengo sia anche di buon senso, cioè quella di prevedere la possibilità in futuro di eliminare il divieto di scorrimento. Ma soltanto nella misura in cui venisse fatta chiarezza sulla destinazione di questi fondi. Perché se ogni volta si individua una disponibilità questa viene poi comunque utilizzata per sanare o per accontentare in qualche modo le richieste precedenti, i disavanzi precedenti, è chiaro che non ci sarà mai una certezza, una chiarezza nella pubblicità di questi bandi.
E mi sembra di aver capito dal suo intervento che comunque in futuro questo metodo cambierà. Mi sembra di aver capito che nel Programma di sviluppo l’intervento a favore dell’agriturismo non sarà più modulato in questo modo. (…) Quindi verranno diminuite, infatti mi sembra di aver visto che nello storico i 3 milioni destinati per il triennio 2007/2010 erano già a loro volta il frutto di una decurtazione piuttosto sostanziosa, credo quasi della metà rispetto al triennio precedente.
Quindi quello che si chiede è una maggior chiarezza nella pubblicità di questi bandi e soprattutto prevedere comunque da parte della Giunta e da parte di questa Regione un sostegno, che peraltro è fortemente richiesto dal territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Ho presentato questa interrogazione, abbinata al quella del Consigliere Silvetti, per segnalare l’aspetto fondamentale sul quale ci dobbiamo dirigere, che credo sia proprio la volontà del programma della Giunta regionale, ovvero quello di dare sostegno a tutte quelle attività produttive che possono a loro volta dare occupazione. In questo senso il discorso dell’agevolazione del credito e della certezza dei finanziamenti costituiscono per il settore agrituristico una spinta essenziale, perché sono quelli che con più velocità riescono a stabilire quegli investimenti che a cascata producono ricchezza non solo in termini di azienda ma anche in termini generali per quanto riguarda lo sviluppo del turismo settoriale.
Quindi le difficoltà riguardo agli impedimenti della BEI da ricercare come convenzione, sono scelte della Banca europea da superare, da superare anche nell’ottica della Regione, cioè quella della tipicità delle forme di finanziamento attraverso la costituzione di un organismo apposito. E quindi valorizzare e rendere paritario il settore agrituristico a tutte le altre attività produttive credo sia essenziale ai fini dell’inserimento di quel pacchetto fondo anticrisi e anche per il necessario finanziamento di cui lei ha fatto cenno, Assessore.
Infine, è vero che le associazioni di categoria su questo lavorano dando un grosso contributo alla Regione Marche, ma forse l’inserimento in un ambito di concertazione in cui possono svolgere quei contributi che sono stati più volte richiesti e che vanno ad incidere sulle procedure della pubblicizzazione dei bandi – di cui accennava prima il collega Silvetti - credo che sia opportuno valorizzarlo e renderlo ancora più chiaro rispetto al tempo che finora è stato compiuto.
Nel complesso l’aspettativa del settore agrituristico è quella di un inserimento a tutto tondo e paritario rispetto a quelle attività che oggi sono ritenute importantissime per uscire fuori dalla crisi. Anzi, considerato che siamo nell’ambito di un volano alternativo rispetto a quelle che oggi sono le tradizionali attività, come ad esempio la metalmeccanica o altre, credo che l’impegno da parte nostra debba essere se non uguale addirittura maggiore.


Interrogazione n. 164
dei Consiglieri Giancarli, Ricci, Perazzoli, Ortenzi, Sciapichetti, Busilacchi, Traversini, Comi
“Possibilità di utilizzo per i pagamenti presso le strutture sanitarie regionali degli strumenti carta Postamat-Bancoposta”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 164 dei Consiglieri Giancarli, Ricci, Perazzoli, Ortenzi, Sciapichetti, Busilacchi, Traversini, Comi.
Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. L’interrogazione è stata posta per conoscere le motivazioni che ostano l’utilizzo della carta Postamat e le azioni poste in essere affinché gli utenti dotati di tale carta possano effettuare presso le strutture sanitarie regionali pagamenti sia appunto con servizio Postamat che con carta di credito.
A tale riguardo, premesso che la Giunta regionale si è già attivata, va innanzitutto precisato che il sistema Postamat non rientra nei circuiti di pagamento bancari, per cui i due sistemi non dialogano tra di loro. Prova ne è che mentre è possibile effettuare prelevamenti con bancomat e carta di credito presso ogni banca, non è possibile fare altrettanto con la carta Postamat. Quindi la stessa cosa avviene presso le strutture sanitarie regionali.
Ciononostante, proprio per venire incontro agli utenti dotati di carta Postamat, l’Asur, a cui sono rimessi i rapporti con la tesoreria unica, in sede di rinnovo del relativo contratto provvederà ad ovviare a tale situazione prevedendo la possibilità di pagamenti telematici anche ai correntisti postali.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Innanzitutto ringrazio l’Assessore per al risposta. Le ragioni di questa interrogazione stanno in questo. Intanto per rendere meno dura la vita delle persone che utilizzano i servizi sanitari. Tra l’altro su questi aspetti numerose sono state le sollecitazioni e in qualche caso anche le proteste e le prese di posizione delle stesse associazioni dei consumatori. Inoltre per garantire il rispetto delle regole del mercato e quindi della concorrenza.
Quello che diceva l’Assessore non soltanto soddisfa me ma credo tutti i colleghi del Gruppo. Perché dobbiamo non soltanto fare in modo nell’era dell’informatica e della telematica che i sistemi dialoghino fra loro, ma anche, come diceva l’Assessore, nel rinnovo del contratti di tesoreria fare in modo che questa esigenza sia garantita. Anche perché i marchigiani che posseggono questa carta sono circa 150 mila.


Interrogazione n. 145
del Consigliere Silvetti
“Avviso mobilità interna ASUR zona 6 di Fabriano”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 145 del Consigliere Silvetti. Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In data 20 luglio 2010 e a seguito di richiesta formulata dal direttore del Dipartimento di prevenzione, è stato emanato apposito avviso di mobilità interna per la copertura di una esigenza amministrativa all’interno di una Unità operativa del citato Dipartimento.
Alla scadenza dell’avviso, 4 agosto 2010, è pervenuta ai competenti uffici della Zona la richiesta di partecipazione di una sola unità in possesso dei requisiti richiesti (coadiutore amministrativo - cat. B).
In data 7 settembre 2010 lo scrivente, con nota interna indirizzata al Servizio competente, ha disposto la revoca della procedura di mobilità.
Con nota pervenuta al protocollo n. 18910 del 7 settembre 2010 la dipendente interessata alla citata procedura ha richiesto copia degli atti relativi alla procedura in questione.
In data 8 settembre 2010, nel corso di una riunione sindacale dell’area comparto, sono state informate le OO.SS e la RSU zonale di quanto sopra esposto e delle relative motivazioni.
Con nota prot. n. 19409 del 14 settembre 2010 è stata comunicata all’interessata la revoca di detta procedura.
I competenti uffici della Zona hanno poi informato telefonicamente la dipendente stessa che in merito non esistono altri atti oltre a quelli già in suo possesso, cioè l’avviso e la sua unica domanda di partecipazione. La Zona territoriale dichiara di voler fornire comunque risposta formale nei termini di legge (30 gg.).
L’avviso di mobilità interna tende a verificare la disponibilità di personale già dipendente dell’Ente ed in servizio presso altre unità operative per ricoprire un determinato posto o funzione.
Il presupposto, di norma, è la possibilità di acquisire un nuovo dipendente da destinare al posto che si libera per l’attuazione della mobilità o al posto oggetto di mobilità se questa va deserta.
Ciò stante, si precisa quanto segue.
La decisione di precedere alla copertura delle funzioni in questione è stata assunta in data 20 luglio 2010, antecedente ai seguenti eventi: sottoscrizione da parte dello scrivente del budget 2010 e dei relativi obiettivi assegnati dalla Regione e dal direttore generale ASUR, avvenuta il 30 luglio 2010; adozione delibera n. 1227 del 2 agosto 2010 da parte della Giunta regionale Marche, con la quale è stato definito formalmente il budget 2010 delle Aziende e Zone del Servizio sanitario regionale, fissando le risorse disponibili, gli obiettivi ed i relativi limiti attuativi.
Nello specifico, detti atti pongono severi vincoli gestionali (legati all’obiettivo del tassativo riequilibrio economico entro il 31 dicembre 2010 ed alla possibilità di acquisizione di nuovo personale solo entro il 70% delle cessazioni), inducendo i direttori di Zona ad una importante revisione dell’assetto organizzativo interno, al fine di garantire comunque l’espletamento dell’attività istituzionale.
La revoca della procedura di mobilità, pertanto, rientra nel complesso delle iniziative poste in essere all’interno del quadro sopra descritto.
Si ritiene doveroso aggiungere, comunque, che in ogni caso ed indipendentemente dai fatti contingenti sopra riportati, la gestione del personale dipendente di ciascuna Zona, l’attuazione delle relative procedure, ivi compresa la procedura della mobilità interna in tutte le sue fasi (attivazione, attuazione e/o revoca), rientrano totalmente nei poteri del direttore di Zona, legati alla responsabilità delle funzioni ad esso attribuite dalla legge regionale vigente in materia sanitaria, nonché dalla normativa contrattuale del settore sanitario, volti alla migliore realizzazione dei compiti istituzionali.
Quindi, per quanto detto sopra, si ritiene che la direzione della Zona territoriale abbia fornito risposta esaustiva all’interrogazione di che trattasi.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Vede, Assessore, alla fine in questa mattina ci sono due interrogazioni che hanno sostanzialmente ad oggetto due espressioni di cattiva gestione e di cattiva organizzazione della sanità, peraltro riguardanti la stessa Zona territoriale. Allora questo la dovrebbe fare un attimino insospettire, io ho qualche dubbio, non è possibile ci siano due casi della stessa Zona territoriale, seppure di due aspetti diversi, mobilità e gestione fondi.
Quindi a maggior ragione le chiedo un intervento a questo riguardo e un’attività conoscitiva di indagine forte per quanto sta avvenendo in quella Zona.
E lo dico non solo per il territorio, per la buona sanità, per la buona gestione, ma anche per il suo assessorato, perché in futuro potrebbe trovarsi a gestire una situazione ancora più grave.
Ecco perché le chiedo fortemente con questa interrogazione di fare un’ulteriore indagine.
Lei dalla lettura di questa velina si sarà reso conto da solo che non mi ha spiegato il perché è stata prodotta una revoca di una procedura di mobilità. Io invece ho informazioni diverse, so che questa procedura di mobilità era stata posta in essere perché si voleva spostare un dipendente da un ufficio a un altro, e che, destino ha voluto, questo dipendente non avesse fatto richiesta nei termini, inoltre che, destino ha voluto, che un altro dipendente interessato a questa mobilità avesse appunto attivato questa procedura e che quindi è risultato l’unico dipendente idoneo a poter beneficiare di questa mobilità interna.
Lei può ben capire che l’intendimento a monte era ben diverso, perché il destinatario era un’altra persona. Che poi per vari motivi questa persona in realtà non si sia prodigata nel depositare i documenti, bèh, insomma, questo non è un problema di chi ha risposto correttamente ed è risultato idoneo così come previsto dai criteri contenuti nel bando.
Per cui sottolineo una volta di più che dalla sua risposta, Assessore – la risposta che le hanno passato - guarda caso, sempre la stessa persona di cui si contesta la condotta, il comportamento, la scelta di revocare la mobilità, in realtà cerca di dare qualche elemento per poter rispondere a questa interrogazione. Però lei si è reso conto, lo ribadisco per la seconda volta, che in questa risposta non è contenuta la motivazione di questa revoca, oggettivamente non c’è. Qui ci nascondiamo dietro alla più generica risposta:” abbiamo voluto rivedere l’organizzazione interna per cui non serviva più questa mobilità interna”. Non è vero, perché quella figura a quell’ufficio serve sempre, ci sono infatti degli uffici sotto organico. La mia interrogazione andava proprio in questa direzione.
Attenzione, Assessore Mezzolani, le chiedo ancora una volta di effettuare un’ispezione conoscitiva approfondita riguardo alla gestione e il controllo della Zona territoriale 6, altrimenti presto ci troveremo qui a discutere di qualche interrogazione dal contenuto un po’ più pesante.


Interrogazione n. 187
del Consigliere Zinni
“Direzione del Teatro delle Muse”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 187 del Consigliere Zinni. Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. In premessa vorrei chiarire che la Fondazione Muse e l’Associazione Inteatro sono soggetti autonomi e di natura privatistica, che autonomamente decidono l’organizzazione interna e i diversi compensi da erogare al personale e alle cariche sociali. Pertanto non possiamo e non dobbiamo influire se non nella valutazione complessiva degli enti, quindi casomai rimane in piedi l’interrogativo del Consigliere posto con la seconda e la terza delle sue domande.
La Regione, dicevo, non può intervenire direttamente su tali questioni, non essendo peraltro presente con propri rappresentanti negli organi amministrativi dei suddetti soggetti.
Ai soggetti dello spettacolo viene chiesto, ai fini della concessione dei contributi per l’attività svolta, di rendicontare in merito ai risultati raggiunti e ai costi complessivi di gestione, senza distinzioni tra i diversi compensi corrisposti.
Si precisa che il contributo regionale non supera in ogni caso il 10% del bilancio complessivo di ciascun ente; gli enti menzionati ricevono contributi dallo Stato, attraverso il FUS, dagli enti locali, e possono contare anche su proventi propri derivanti dalla vendita dei biglietti e dalle attività proprie.
La Regione non vuole sottrarsi, in particolare in un momento di crisi finanziaria come quello che stiamo vivendo, a una responsabilità generale di governo del settore, che mi pare l’interrogante ci riconosca, che è comunque, seppure condizionato e qualificato, a forte sostegno pubblico. La crisi economica, aggravata dalla politica dell’attuale Governo centrale di drastica riduzione dei trasferimenti verso le Regioni e gli Enti locali e di tagli al settore cultura, impone di ridisegnare il quadro del sistema degli enti culturali di riferimento aumentando il livello di coordinamento e di razionalizzazione della spesa e dei servizi. Per questo faticosamente, ma con soddisfazione, abbiamo costruito il consorzio, per questo stiamo sviluppando l’attività dell’Osservatorio regionale sulla cultura con l’individuazione di indicatori che ci consentano di valutare le performance di questi enti. Ovviamente quando si parla di eventi artistici è più difficile valutare la qualità, oltre che gli incassi, ma anche questo è possibile. Gli Stati Uniti ci insegnano che si può fare un rating addirittura dalla qualità della poesia.
Quindi penso che sulla scorta anche elle esperienze maturate dall’Unione europea gli indicatori che proporremo nei prossimi mesi ci consentiranno di razionalizzare anche il meccanismo di finanziamento.
La Regione, voglio ricordarlo in quest’Aula, in controtendenza con il quadro nazionale, ha scelto di considerare la cultura come una della quattro priorità strategiche di intervento. Ha contestualmente promosso la costituzione di un tavolo di confronto tra i maggiori soggetti che in regione operano nel settore, al fine di incentivare forme di collaborazione finalizzate alla razionalizzazione dei costi di gestione nonché allo sviluppo complessivo del sistema.
Fuori dal personalismo non voglio però sfuggire alla domanda cruciale, ossia quella della razionalizzazione dell’integrazione. Come il Consigliere sa, abbiamo faticosamente messo mano alla razionalizzazione della spesa e dell’attività del Teatro Stabile, sobbarcandoci gli oneri della direzione amministrativa e, in via transitoria, concentrando l’attività di direzione artistica insieme a quella organizzativa transitoria.
Questo alla luce, come dire, di un’attesa che da Ancona, con la collaborazione del Comune e della Provincia, ci vengano proposte circa l’integrazione da più parti auspicata, da ultimo nei giorni scorsi dall’Assessore alla cultura del Comune, di una maggiore integrazione tra il contenitore e il contenuto per quanto riguarda il Teatro delle Muse e il Teatro Stabile.
In tal senso penso che anche gli assetti delle direzioni generali (organizzativa, artistica) possano e debbano tener conto di questa possibile integrazione. Ma stiamo ovviamente con le orecchie ben attente a non farci prendere da smanie dirigistiche oppure capaci di prepermettere il ruolo autonomo e indipendente di questi enti.
Quindi stiamo lavorando nella direzione dell’integrazione. Spero che l’appuntamento su cui stiamo lavorando di fine marzo, quello di una rassegna dello stato generale della cultura nelle Marche, ci possa far dire qualcosa di più concreto anche sul futuro delle maggiori istituzioni culturali della realtà anconetana.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. La risposta dell’Assessore è politicamente corretta e lo capisco benissimo. Ed ovviamente la mia interrogazione è anche un po’ provocatoria, perché se un Consigliere di minoranza non stuzzica un po’ il dibattito il rischio è che di alcune cose non se ne parli mai.
Certamente condivido pienamente il rispetto delle autonomie e dell’indipendenza dei soggetti che compongono il consorzio, come diceva l’Assessore, però vorrei fissare un punto. Il consorzio nasce giustamente per cercare di estrapolare delle centrali di costo individuali e razionalizzarle. E di questo ho già avuto modo di esprimere il mio apprezzamento nei suoi confronti, Assessore. Fermo restando che è vero che bisogna rispettare l’indipendenza dei soci, che non bisogna esagerare con il dirigismo altrimenti ci sarebbe una reazione a catena di chiusura introflessiva dei soggetti, però su questo bisogna che alcune cose le diciamo.
Faccio un esempio. Il Teatro Stabile, che oggettivamente ha attraversato una fase di grave criticità, magari forse si è speso troppo prima, forse non ha avuto il sostegno che ha avuto la Fondazione delle Muse negli ultimi anni, ma sta di fatto che è una di quelle strutture in bilico delle quali non sappiamo mai che fine farà il personale.
La mia allora è un po’ una provocazione, perché è ovvio che “un top manager” se lavora lavora e se deve essere retribuito deve essere retribuito. Però mi sento di chiederle di intercedere, attraverso questa nuova struttura del consorzio, per chiedere quanto meno a certi signori lo sconto. Cioè dal momento in cui tu mi fai il direttore in due posti, io non ti dico che devi prendere uno stipendio solo, perché sarebbe un atto comunista che non mi appartiene, ma quanto meno ci fai uno sconto, riduciti una parte del tuo compenso, fatti uno stipendio e mezzo, perché magari da quel mezzo stipendio potremo salvare un dipendente dello Stabile oppure salvare, cosa ancora più importante, l’offerta qualitativa dell’attività.
E’ evidente, infatti, che queste strutture più spendono soldi per il personale meno spendono soldi per l’attività. Qualcuno potrebbe obiettare che un buon dirigente determina anche una buona attività, questo è vero, però ciò è ben diverso dal mettere in scena degli spettacoli che sappiamo tutti hanno dei costi inconfutabili, che sono notevoli e che purtroppo non sono spesso sostenibili dall’economia reale che attraversa l’Italia e quindi anche la regione Marche.
La mia conclusione è dunque - non me ne voglia la direttrice in questione se l’ho presa di mira ad esempio – che vogliamo dare un segnale, ovvero quello che occorre fare sacrifici.
Infatti riguardo ai sacrifici io sono uno di quelli che con l’assestamento di bilancio ha proposto, che poi è passato, un taglio molto forte delle dirigenze della Regione e della sanità. Quindi non vedo perché non si debba andare a chiedere un sacrificio anche a quei settori che sono esterni al pubblico, inteso come datore di lavoro, ma che di fatto ruotano esclusivamente intorno al pubblico. Mi sembra il minimo.
Fermo restando che se domani mattina uno individua una figura talmente valida, talmente importante, talmente autorevole, una figura che si innamora delle Marche e che ben retribuita riesce a far fare un mega salto di livello a tutto il nostro circuito teatrale, bèh, tanto di cappello! Non potrei certo esimermi dal non giudicare negativa questa cosa. Ma siccome a volte i passi vengono fatti più lunghi della gamba e altre volte si paragonano i vlad ad altre figure che, insomma, con tutto il rispetto curriculare, sono autorevoli dirigenti localistici ma non personaggi di caratura nazionale e internazionale, mi sento di chiedere ad alcuni di questi personaggi di farci lo sconto.
Quindi le chiedo di intercedere in questo senso affinché quella piccola parte di soldi reinvestibili possano magari salvare o lo stipendio di qualcuno o far garantire il mantenimento di un certo tot di manifestazioni culturali.

Interpellanza n. 9
del Consigliere Cardogna
“Realizzazione di un secondo casello autostradale a Pesaro in località Celletta-Santa Veneranda ad altro impatto ambientale e socio-economico”
(Rinvio)

PRESIDENTE. Avrei ora voluto trattare anche l’interpellanza n. 9 del Consigliere Cardogna, ma all’Assessore Viventi è sopraggiunto un impegno istituzionale, quindi passerei al punto 3).
Ha chiesto la parola il Consigliere Cardogna, ne ha facoltà.

Adriano CARDOGNA. Su questa interpellanza, Presidente, vorrei però richiamare la sua attenzione. E’ stata presentata il 16 settembre scorso e non è una mia soddisfazione personale che chiedo ma nasce dall’esigenza di un consistente numero di cittadini che vorrebbero avere una qualche risposta. Io pazientemente ho aspettato, però ora, Presidente, le raccomando un’attenzione in merito.

PRESIDENTE. Consigliere, io infatti avevo pensato proprio di trattarla oggi, ma l’Assessore Viventi mi ha appunto comunicato, come ho detto poc’anzi, la sua impossibilità a rispondere.

Adriano CARDOGNA. Capisco la difficoltà oggettiva, in ogni caso raccomando la sua attenzione per una rapida discussione di questo atto ispettivo, che secondo me per rispetto dei cittadini che rappresentiamo non può più aspettare. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Mi adopererò per sensibilizzare l’Assessore e magari mettere all’ordine del giorno della prossima seduta la trattazione delle interpellanze prima di quella delle interrogazioni.


Proposta di legge n. 48
dei Consiglieri Acacia Scarpetti, Giancarli
“Modificazioni alla l.r. 5 agosto 1992, n. 34 - Norme in materia urbanistica, paesaggistica e di assetto del territorio”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 48 ad iniziativa dei Consiglieri Acacia Scarpetti, Giancarli.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Grazie Presidente. Non le nascondo che da componente della IV Commissione quando studiammo il piano casa ci incontrammo di fronte a numerose proposte di modifica della legge urbanistica. Non è comunque materia di oggi. Infatti la motivazione urbanistica di questa odierna modifica di legge è molto semplice e circoscritta, riguarda soltanto gli enti pubblici in Italia, ovvero si cerca di riportare alle condizioni che c’erano nel 2008.
Mi spiego meglio. Nel 2008 ci fu un provvedimento nazionale con cui si dava la possibilità ai soli enti pubblici, quindi alle sole proprietà pubbliche, di snellire le procedure per le rispettive esigenze urbanistiche, ad esempio il terreno dove il Comune avrebbe dovuto fare un asilo, un terreno dove c’era già un ospedale e si doveva allargare, e tutte micro modifiche, ripeto, per le proprietà pubbliche, con quella legge venivano fatte in maniera molto più celere, per la contentezza degli uffici urbanistici comunali, provinciali e regionali e soprattutto degli uffici patrimonio.
Una sentenza del Consiglio di Stato abrogò questa norma non tanto per il merito quanto per la forma, perché con la modifica del Titolo V della Costituzione questa materia è prettamente di competenza regionale. Ecco quindi che per prime in Italia la Regione Veneto e la Regione Piemonte hanno riproposto quell’articolo, ossia quello che potrebbe fare oggi la Regione Marche approvando l’atto ora in discussione.
Ripeto, nessun allarmismo, come giustamente potrebbe suscitare quando si parla di una materia così delicata, si tratta solo di un brevissimo articolo che di fatto ripropone le condizioni del passato.
Io sono a disposizione di quei Consiglieri che al riguardo potrebbero avere dubbi, ma credo che sia una di quelle cose che essendo fatte soltanto per la pubblica amministrazione dovrebbe vederci abbastanza d’accordo.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Con il collega Acacia Scarpetti sono sempre in sintonia, quando con lui sono relatore di minoranza di leggi o atti amministrativi di solito non ci sono problemi.
Anche questa volta si tratta di un atto dovuto da parte dell’Assemblea legislativa. Ed il fatto si parli di legge urbanistica non deve destare allarmismi. E’ un articolo breve che riguarda gli enti pubblici, dovuto anche al cambiamento del Titolo V della Costituzione.
Tratta di alienazione di immobili pubblici e del caso ci sia una previsione dell’aumento del 10% della volumetria o del cambio di destinazione d’uso, che comporta l’inserimento di tutte le procedure di variante allo strumento urbanistico generale e il passaggio alla verifica di conformità da parte della Provincia competente.
Quindi anche da parte nostra non ci sono problemi per l’espressione di un voto favorevole.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. La mia posizione è un po’ diversa, infatti non sono molto convinto della proposta avanzata – lo dico da ex amministratore –.
Questa proposta è certamente legittima e fatta con la più assoluta buona fede al fine di razionalizzare le diverse impostazioni della legge regionale 34, viene prestata attenzione nei confronti degli enti locali ed in particolar modo ai Comuni. Ma secondo me ci sono delle valutazioni di incongruenza che al momento dell’attuazione da parte degli uffici tecnici proprio per le Amministrazioni comunali si potrebbero creare grosse difficoltà, non andando così incontro allo spirito vero della legge.
Entrando nella tematica, la variazione di destinazione comporta ovviamente una variante urbanistica, come previsto dal comma 1, quindi quantomeno si dovrebbero escludere, a mio avviso, le destinazioni compatibili con i PRG vigenti degli enti locali.
L’articolo 26 della l.r. 34/1992, inoltre, non assegna alla Provincia competente la verifica di conformità, ma il parere di conformità, che è tutt’altra cosa, quindi allo stesso deve essere ricondotto il predetto comma 1.
Il comma 3 bis sembrerebbe del tutto inconferente, perché nel ribadire che vi è un concetto di verifica di conformità attribuita alla Provincia, introduce però un’ulteriore verifica del d.m. 1444 del 1968 a carico della Provincia. Tali adempimenti possono essere l’istruttoria del parere provinciale, ma non è a mio avviso comprensibile, perché questo tipo di variante diventa esplicita quando non lo è per la generalità delle varianti stesse.
Quindi quello che chiedo è una valutazione più approfondita per quanto riguarda il comma 3 bis, che alla luce della razionalità della legislazione vigente dovrebbe essere addirittura soppresso.
Inoltre dovrebbero essere modificate le parole “alla verifica di conformità” con le parole “al parere di conformità” che è la dizione generalmente usata per quanto riguarda l’adozione dei competenti pareri delle Province.
Relativamente alla variazione di destinazione di cui al nuovo comma 1 le parole “qualora determini una nuova destinazione urbanistica dei beni ivi inseriti ovvero comporti modifiche volumetriche di tali beni superiori al 10 per cento dei volumi previsti dallo strumento urbanistico generale”, dovrebbero essere in qualche modo razionalizzato affinché si comprenda che qualora determini una nuova destinazione urbanistica non compatibile con gli strumenti urbanistici vigenti dei beni ivi inseriti o comporti modifiche volumetriche di tali beni superiori al 10% dei volumi previsti dallo strumento urbanistici generale, sia questa l’adozione da compiere.
Infine una annotazione – e chiedo scusa di non averlo fatto attraverso un emendamento –, credo dovrebbe essere prevista una valutazione generale aggiungendo al comma 1 la seguente frase: “Qualora non sia previsto incremento volumetrico e la variazione di destinazione non sia compatibile con gli strumenti urbanistici vigenti, l’approvazione della variante da parte del Consiglio comunale deve essere corredata della verifica sul rispetto della quantità minima di spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico, a parcheggi, indicati dal decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444". In tal caso non necessità il parere provinciale ai sensi dell’articolo 26 della l.r. 34/1992, proprio perché parliamo di standard urbanistici.
Ho voluto esprimerne queste considerazioni non perché voglia mettere in discussione l’operato del proponente né tanto meno i lavori della Commissione, ma in quanto credo ci sia il rischio proprio di rendere incongrua l’attuazione concreta da parte degli enti locali e quindi far venir meno quella agevolazione che tale proposta di legge vorrebbe invece accentuare con la sua approvazione e attuazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Parto innanzitutto da una considerazione sul ruolo di questa Assemblea. Credo di poter dire che il lavoro fatto in questi mesi – e parlo di questi mesi solo perché prima non ero presente – sia un lavoro interessante. Per quanto riguarda ad esempio la Commissione di cui ho la responsabilità abbiamo portato in Aula – di cui alcune già sono diventate leggi – la proposta della collega Ortenzi sulla modifica della legge sulla rete escursionistica marchigiana, diventata appunto legge due mesi fa, la proposta di legge n. 3 del Consigliere Bugaro, la proposta di legge n. 12 del Consigliere Latini, la proposta di legge n. 32 dei Consiglieri Massi, Marinelli, Trenta, la proposta di legge n. 36 dei Consiglieri Marinelli, Massi, Acquaroli, tutte proposte che hanno integrato il testo base della proposta di legge ad iniziativa della Giunta regionale. Ed oggi siamo in presenza di un’altra proposta di legge presentata da me e dal relatore di maggioranza Acacia Scarpetti, che ringrazio, come pure ringrazio i componenti della Commissione e il relatore di minoranza Acquaroli.
Ho detto questa cosa perché ritengo che il compito di questa Assemblea sia quello di fare in modo ci sia un confronto vero e che si vada poi all’approvazione di leggi che tengano conto delle esigenze di crescita della nostra comunità regionale.
E’ per questo che definivo interessante il lavoro che si sta facendo.
Vado al merito della proposta di legge, su cui i relatori hanno già fatto una descrizione puntuale. Intanto non vi è alcun pregiudizio, abbiamo preso una norma contenuta in un provvedimento del Governo. E quel provvedimento, come diceva il collega Acacia Scarpetti, era stato invalidato perché la competenza era della Regione, quindi il merito nessuno l’ha messo in discussione. Per cui noi condividendo quel merito l’abbiamo scritto in una proposta di legge
Ed il merito essenzialmente ha due punti fondamentali. Da un lato la valorizzazione dei beni pubblici dei Comuni, ma anche delle Province e delle Regioni; molto spesso si cede un bene poi dopo che è stato ceduto viene fatta la variante urbanistica, qui invece si fa il contrario. Quindi valorizzazione dei beni pubblici.
L’altro aspetto io non so a chi crea problemi, Consigliere Latini, sicuramente non ai cittadini, sicuramente non alle imprese, sicuramente non ai territori. Perché tutto quello che è previsto, come ad esempio il deposito a 60 giorni di uno strumento urbanistico, l’adozione nei 30 giorni successivi, a 180 giorni il parere della Giunta provinciale, a 60 giorni il Consiglio comunale che provvede all’approvazione, insomma, questi 60, 180 ecc. diventano 15. Ossia, il Consiglio comunale rispetto alle osservazioni presentate, la Giunta provinciale rispetto al parere di conformità e al pronunciamento, la deliberazione trasmessa dalla Provincia al Comune, in tutto questo i tempi vengono dimezzati.
Quindi ci sono due aspetti: valorizzazione dei beni di tutti e semplificazione, celerità ed efficienza della pubblica amministrazione
Pertanto su questa proposta legge chiediamo un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Visto che parliamo di norme in materia urbanistica, paesaggistica e di assetto del territorio io vorrei porre una riflessione come fatto su un argomento che in VI Commissione stiamo portando avanti con il Presidente Cardogna, una proposta di legge che in sintesi è “Limes, territori di confine, progetti condivisi e cofinanziati”.
Bene, perché dico questo? Il federalismo è alle porte, penso che in tempi molti ristretti il decreto attuativo del Governo passerà, quindi dobbiamo ormai guardare a una programmazione federale regionale. Pertanto, vista la complessità di una legge urbanistica, con tutti i lacci e laccioli a livello di autorizzazione che comporta, dal lavoro dei Consigli comunali, alla competenza autorizzava delle Province, sino logicamente a sottostare alle competenze della Regione, una riflessione in tal senso sfocerà in una proposta di legge, appunto limes. Perché? La Regione Marche in questo complesso di revisione urbanistica, paesaggistica e di assetto del territorio – amministrazioni periferiche, complessità della regione Emilia Romagna, della Toscana, dell’Umbria, del Lazio e del nord dell’Abruzzo - dovrebbe necessariamente prevedere in questo riassetto di “Modificazioni alla legge regionale 5 agosto 1992, n . 34”, anche aperture verso i confini delle regioni circostanti.

PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento passiamo alla votazione.

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione

(L’Assemblea legislativa approva)

Essendo tale proposta composta di un solo articolo passiamo subito alla votazione finale.

Proposta di legge n. 48. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 59
dei Consiglieri Giancarli, Eusebi, Bucciarelli, Ricci, Latini, Badiali, Busilacchi, Traversini, Ortenzi, Comi, Giannini, Canzian, Sciapichetti, Marconi, Pieroni, Perazzoli, Massi, Acacia Scarpetti, Malaspina, Camela, Cardogna, Luchetti, Bugaro
“Iniziative a ricordo di Renato Bastianelli”
(Votazione)

PRESIDENTE. Avendo terminato la parte relativa alle proposte di legge passiamo alla mozione n. 59 ad iniziativa dei Consiglieri Giancarli, Eusebi, Bucciarelli ed altri.
Se nessuno chiede di intervenire passiamo alla votazione.

Mozione n. 59. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 71
dei Consiglieri Marinelli, Massi
“Problematiche connesse all’inquinamento atmosferico da polveri sottili - sostegno ai comuni”
Interrogazione n. 201
del Consigliere Latini
“Problematica polveri sottili”

(abbinate)

(Votazione)
(Discussione seduta n. 24 del 9 novembre 2010)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 71 ad iniziativa dei Consiglieri Marinelli, Massi, e l’interrogazione n. 201 del Consigliere Latini, abbinate.
Ha la parola il Consigliere Marinelli.

Erminio MARINELLI. Credo, Presidente, sia inutile illustrare questa mozione perché abbiamo già fatto un lungo dibattito nella seduta assembleare n. 24 del 9 novembre 2010, dobbiamo solo votarla.
Faccio soltanto presente che è stato presentato un emendamento a completamento di ciò che era stato richiesto, quindi, Presidente, magari è il caso di illustrare l’emendamento.

PRESIDENTE. Bene, passiamo allora all’emendamento presentato dai Consiglieri Acacia Scarpetti, Ricci, Marinelli:
Nel dispositivo:
- al punto 3) inserire all’inizio prima delle parole “a farsi carico di” le parole: “compatibilmente con le risorse finanziarie”;
- e aggiungere infine i seguenti punti:
“4) compatibilmente con le risorse finanziarie iniziare una progettazione gestionale dei trasporti pubblici locali volta a favorirne fortemente l’uso, al fine di diminuire fattivamente il traffico veicolare privato e quindi la quantità di gas combusti e polveri sottili”;
“5) a promuovere un fattivo controllo per verificare che il valore della temperatura massima prevista all’interno degli edifici (Delibera di Giunta regionale n. 1755 del 6 dicembre 2010, venga rispettato.”.
Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Il tema delle polveri sottili in questi giorni è molto sentito, tutti abbiamo il riferimento dei Comuni, quindi occorre un chiarimento.
La mozione tecnicamente è fatta molto bene, ma la verità è che noi riversiamo a livello pratico le attenzioni solo sul traffico veicolare. Per carità, non è un aerosol, inquina, produce polveri, ma non è l’unico elemento che carica purtroppo la nostra atmosfera di inquinanti e di polveri.
Pertanto con questo emendamento cerchiamo di mantenere viva l’attenzione, da un piano teorico a un piano pratico, anche sul tema “emissioni in atmosfera provenienti da impianti di riscaldamento”.
Io sono fortemente convinto che se valutiamo questa voce in un terzo, se cioè la contestualizziamo sul fatto che ci si riscalda solo cinque mesi l’anno, l’inquinamento proveniente da riscaldamento di edifici ricopre la voce più importante.
Ecco perché il punto focale dell’emendamento è sollecitare le singole amministrazione alla verifica anche di questo punto. Un punto non da poco, che conta più di tutto il traffico veicolare. Quindi insieme al presentatore abbiamo trovato questa sintesi.
Poi compatibilmente con le risorse c’è tutta una serie di manovre che comprendono, per quanto possibile, lo spostamento dei mezzi pesanti sull’A14 e soprattutto una progettazione futura di manovre, incentivi e provvedimenti affinché il trasporto pubblico venga sempre più utilizzato rispetto alla mobilità privata.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

(L’Assemblea legislativa approva)

Mozione n. 71, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)



Mozione n. 79
dei Consiglieri Latini, Pieroni
“Implementare il progetto dell’ospedale di rete/INRCA con i reparti di ostetricia, ginecologia e pediatria”
(Discussione e ritiro)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 79 ad iniziativa dei Consiglieri Latini, Pieroni. Per l’illustrazione ha la parola il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Questa mozione l’ho presentata insieme al Consigliere Latini proprio per dare risalto a una voce che arriva da tutti i Sindaci della vallata del Musone e dell’Aspio.
Ormai l’Inrca è un progetto condiviso, un progetto che sta partendo e che avrà una grande rilevanza dal punto di vista delle specializzazioni, ma noi riteniamo che all’interno di questa grande struttura debba essere tenuto in grandissima considerazione l’ospedale di rete che poi dovrà fortemente supportare la sanità della vallata del Musone e dell’Aspio.
Ma per come è stato progettato l’ospedale rete/INRCA, abbiamo notato che tale struttura è mancante di un reparto essenziale, affinché si possa definire con chiarezza l’ospedale di rete di questa zona, all’interno naturalmente del progetto Inrca Agenzia della terza età.
Pertanto visto che, ripeto, sta ormai partendo tutta la parte che riguarda la progettazione, il Consigliere Latini ed il sottoscritto hanno ritenuto di presentare una mozione con cui si chiede di inserire all’interno dell’ospedale rete/INRCA un reparto che possa supportare in maniera forte l’ostetricia e la ginecologia, in quanto le partorienti della vallata del Musone, che attualmente all’interno dell’attuale ospedale di Osimo riguarda un numero di 800-850 donne, non possono naturalmente andare a partorire in strutture lontane dal loro territorio.
Riteniamo quindi indispensabile l’approvazione di questa mozione affinché l’impegno in essa contenuto possa essere inserito all’interno del progetto rete/INRCA rete e del piano socio-sanitario che a breve andremo a discutere.
Noi riteniamo sia importante, come risulta anche dalla voce fortemente espressa da tutti i Sindaci del territorio della vallata del Musone e dell’Aspio, valorizzare la struttura che sta nascendo sia come struttura Inrca agenzia della terza età sia come ospedale di rete.
Annuncio, Presidente, che è stato presentato un emendamento che stralcia la parte terminale in quanto è soltanto un documento allegato e quindi non è di interesse della mozione stessa.

PRESIDENTE. Se mi posso permettere una piccola considerazione. Quindi qualora e quando sarà pronto questo ospedale non avremo più chi nascerà a Osimo, a Loreto o a Castelfidardo, ma tutti nasceranno a Camerano. Sicché nelle carte di identità delle generazioni future non risulteranno più i nati ad Osimo, Loreto o Castelfidardo. (…) Su questo ho dei dubbi!
Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Devo dire che questa mozione ha il pregio di aprire il dibattito su quella che sarà un’importante struttura ospedaliera, anticipa la discussione sul piano sanitario regionale. Inoltre dà un segnale nei confronti dei Comuni della zona sud della provincia di Ancona. Perché se questo di fatto sarà un vero e proprio ospedale dovrà essere comprensivo di una serie di reparti strategici nella vita comune dei cittadini.
Io ho alcune perplessità di fondo, quella di come è nato questo progetto oppure quella di un Inrca che essendo in stato commissariale di fatto non ha una chiara vision, una chiara strategia su quelli che saranno i mesi futuri.
Quindi ho un piccolo timore, ossia che questo atto possa creare da un lato una rappresentanza quasi sindacale dei territori, che condivido - è evidente che è doveroso da parte dei Sindaci di quei comuni farsi portavoce di alcune necessità -, dall’altro che crei delle legittime aspettative nei confronti dei cittadini di fronte a un progetto che a mio avviso è ancora molto nebulotico, è ancora molto poco chiaro riguardo alla strategia dell’offerta sanitaria al territorio.
Su questo progetto si è partiti da un aspetto prettamente strutturale, quello di collegare di fatto una struttura di ricerca finalizzata agli anziani, alla necessità di un nuovo ospedale, più per rimanere in canoni normativi che consentano di avere contributi nazionali e standard per posti letto, rispetto invece a una grande strategia di gestione dei reparti.
Mi sento di condividere lo spirito di rappresentanza sindacale istituzionale dei cittadini di questi territori, per cui mi sento vicino a tutti i Sindaci di questi comuni che giustamente pretendono che tale progetto sia veramente autosufficiente di qualità, esaustivo e che sappia dare risposte reali al territorio.
Ma d’altronde come partito abbiamo grandi perplessità nell’individuazione del sito, non è ancora chiara come sarà questa collaborazione fra Inrca e ospedale di rete, nel senso che non sappiamo ancora come sarà la vera e propria gestione, quali saranno gli organismi, come si declinerà concretamente.
Pertanto da un lato il PdL vuole avere un atteggiamento aperto istituzionale nei confronti dei Sindaci di questi comuni, a prescindere che siano di centro-destra o di centro-sinistra o di altre esperienze, ma dall’altra vogliamo avere un atteggiamento prudente. Nel senso che entreremo pesantemente nel merito del dibattito quando si rivedrà il piano sanitario regionale, momento dove queste tematiche dovranno uscire fuori in maniera trasparente e cristallina. Ovvero all’insegna di una logica che deve vedere la politica sulla sanità fatta dentro un palazzo di vetro, dove il cittadino possa vedere sempre cosa succede rispetto ad alcuni passaggi che fino ad oggi sono stati quasi secretati. Passaggi che oggi vedono l’Inrca nella necessità di avere un nuovo grande direttore generale che però rappresenti un modo nuovo di operare. E qui francamente il PdL esprime tutte le perplessità qualora fosse la figura del dott. Zuccatelli, in quanto per noi nella gestione di questo progetto non rappresenta alcuna novità manageriale.
Quindi la nostra posizione su questa mozione sarà di un’astensione costruttiva, perché vogliamo essere della partita, vogliamo incidere sulla discussione dei reparti.
Mi sento sicuramente di ringraziare i Consiglieri Latini e Pieroni e tutti i Sindaci di aver iniziato a porre la problematica dei reparti, perché di fatto i reparti determinano l’ossatura, la strategia, l’offerta sanitaria al cittadino, la vera esistenza e sussistenza del progetto. Però vogliamo vederci chiaro, vogliamo capire fino in fondo cosa sarà questo progetto. Non vogliamo cascare nel tranello di dare magari una legittima aspettativa a un cittadino di Castelfidardo, di Osimo o di Loreto, per poi vederci beffati da un progetto che invece non sarà tutto questo ma perché sarà magari costretto a rimanere ancorato alle sue finalità di partenza che spesso sono quelle dell’Inrca.
Quindi dobbiamo essere molto franchi e molto chiari.
Ripeto, grazie del dibattito ai Consiglieri, però ci asteniamo, ma non perché si sia minimamente contrari all’ipotesi di implementazione di questo progetto con questi reparti, tutt’altro, ma perché tutto questo deve avvenire in un percorso all’interno di un palazzo di vetro. Quel palazzo di vetro che oggi non vediamo, lo diciamo francamente. Ossia, sulla questione dell’ospedale di rete dell’Inrca non vediamo la strategia sanitaria, fino adesso abbiamo discusso e visto solamente gli aspetti amministrativi, burocratici, gli aspetti di start up, gli aspetti strutturali.
Pertanto nel merito i nostri Consiglieri entreranno a discutere di questo all’interno della Commissione sanità dove appunto vedremo i percorsi futuri.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Nel merito non si può non essere d’accordo su questa mozione. Tra l’altro sono felice che il PdL abbia annunciato di essere d’accordo ad una scelta strategica, quella del nuovo ospedale di rete nella zona sud di Ancona, rispetto alla quale, però, il PdL di quella zona territoriale ha sempre detto contrario. Noto quindi questa contraddizione, ma sono felice che abbiano cambiato idea.
Per cui, dicevo, sulla scelta strategica di fondo siamo d’accordo, lo siamo sempre stati, ma credo che questa mozione abbia alcuni problemi sul piano del metodo. Intanto perché tale argomento è un tema del piano socio-sanitario, quindi ritengo sia opportuno che il dibattito che affronteremo qui in Aula tra circa un mese appunto sul piano socio-sanitario non venga svuotato da anticipazioni di mozioni su specifici pezzi di esso.
Se tutti gli atti importanti e strategici della programmazione regionale venissero nei mesi precedenti anticipati da singole mozioni o da singoli atti, si potrebbe creare anche un precedente pericoloso Poi, insomma, che discussione organica faremmo?!
Credo invece sia opportuno riflettere in quella sede in modo organico, avendo presente tutta la comunità marchigiana.
Riprendo allora una cosa importante che non condivido detta dal collega del PdL che mi ha preceduto. Tutti noi siamo eletti in territori, quindi è giusto che facciamo gli interessi dei territori che ci hanno eletti, ma sarebbe pericolosissimo, credo, se avessimo a cuore quella che è stata definita la rappresentanza sindacale esclusivamente di quei territori. Noi dobbiamo avere a cuore gli interessi di tutta la comunità marchigiana, non solo di singoli pezzi di territorio. Quindi ritengo sia sbagliato che questa “rappresentanza sindacale” – così come definita - sia considerata prioritaria rispetto agli interessi di tutta la comunità marchigiana.
Ma di tutta la questione è importante discuterne organicamente nel piano.
Sono contento che il collega Pieroni abbia inteso stralciare quella parte, come dire, poco elegante della fine della mozione, che però è proprio l’esito di quella rappresentanza sindacale di cui dicevo. Perché se qui siamo chiamati esclusivamente a fare quello poi i Sindaci dei territori possono incorrere in un ulteriore sbaglio, ossia quello di non rivolgersi alle Istituzioni, in questo caso alla V Commissione. I Sindaci hanno avuto modo di partecipare alle audizioni della V Commissione, dunque è quella la sede dove avrebbero dovuto portare questo intervento, cioè è in quella sede che avrebbero dovuto chiedere la loro rappresentanza e non ai singoli Consiglieri eletti del territorio.
Questi motivi credo siano sufficienti per chiedere il rinvio di questa mozione all’interno della discussione del piano, altrimenti sarò costretto a votare contro pur condividendone gli aspetti di merito.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Le motivazioni che sono alla base di questa mozione le ritengo sicuramente condivisibili e apprezzabili. Nel senso che ritengo giusto che i firmatari si preoccupino di garantire l’esistenza di alcuni reparti, in questo caso parliamo di ostetricia, di ginecologia e di pediatria nell’ambito del futuro ospedale di rete che sarà connesso al nuovo progetto dello spostamento dell’Inrca nella zona sud di Ancona.
Io non parlerei di rappresentanza sindacale, come ho sentito dire da più Consiglieri, credo ci sia il diritto e il dovere da parte dei Consiglieri regionali, così come da parte di ogni amministratore, di difendere anzitutto il proprio territorio, la propria identità territoriale. Altrimenti che cosa ci stiamo a fare! Se non difendessimo il nostro territorio, se non pensassimo al territorio nel quale siamo stati eletti, se non pensassimo ai nostri comuni, alle nostre province, alla nostra regione, probabilmente difenderemmo altri interessi. Quindi tanto di cappello a chi difende il proprio contesto territoriale e la propria identità.
Allo stesso modo mi sembra fuori luogo vantarsi di poter dire che saremo nati tutti a Camerano. Io invece sono per il territorio e per la specificità e quindi sarei ben contento di sentir dire nato a Recanati, nato a Loreto, nato a Osimo o nato a Camerano o, nel caso specifico, ad Ancona. Quindi non condivido questa impostazione.
Più in generale. Questa operazione, decisa dalla precedente legislatura, di accorpare il nuovo ospedale di rete con la nuova struttura Inrca ritengo sia profondamente sbagliata, ingiusta e scorretta. Lo dico fin d’ora, ma lo ripeterò anche quando parleremo del nuovo piano socio-sanitario. Nella Val Musone ci sono oltre 150 mila persone, parliamo di oltre 10-12 comuni sui quali in questo momento ci sono quattro ospedali (Recanati, Osimo, Loreto, Castelfidardo). Sono ospedali che stanno morendo, hanno tutti gli anni contati, giorno per giorno, mese per mese sempre di più viene tolto qualcosa. Ad esempio in questi giorni a Recanati stiamo soffrendo perché non viene assunto il nuovo direttore di radiologia, ogni mese accade qualche cosa, si toglie sempre qualche cosa. Insomma, si toglie la spina, si toglie l’ossigeno, perché tanto finirà così!
Ecco, io credo che il progetto dovrebbe essere diverso, questo nuovo ospedale di rete non mi piace in quanto credo che alla fine sarà soltanto un Inrca. Che va benissimo, le esigenze degli anziani vanno al primo posto, ci mancherebbe altro, però dovremmo comunque puntare a qualcosa di diverso. Mi piacerebbe pensare a un ospedale della Val Musone che raggruppi le esigenze di 150 mila abitanti e che magari potrebbe nascere dalle strutture degli attuali ospedali di Osimo, Recanati, Loreto e Castelfidardo.
In ogni caso su questa mozione voterò a favore, però dico fin d’ora che il progetto complessivo mi vedrà contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Brevemente anche per chiarire rispetto alle facili e gratuite considerazioni fatte da alcuni colleghi.
Il centro-destra sin dalla scorsa legislatura non è stato per nulla d’accordo sullo spostamento dell’Inrca all’Aspio e ancor di più non è stato assolutamente d’accordo sulla sua fusione con l’ospedale di rete di Osimo. Due vocazioni diverse, due storie diverse, due utenze diverse. Da una parte la terza età con tutte le sue problematiche, dall’altra la necessità di dare alla zona metropolitana sud di Ancona una risposta più energica, più efficace, decongestionando anche l’ospedale di Torrette.
Abbiamo sempre ribadito con forza che andare a fondere due strutture che hanno vocazioni diverse significava annacquare le prerogative di entrambe. Sopratutto quelle dell’Inrca. Perché va da sé che nel momento in cui nella stessa struttura vanno a coesistere reparti che curano, come stiamo parlando di fare oggi, dall’infanzia fino alla geriatria, un ospedale diventa poi generico e non più un ospedale ad alta vocazione scientifica come appunto è l’istituto Inrca.
Invece questa maggioranza, assumendosene la responsabilità e anche, se posso aggiungere, il danno economico, ha deciso autonomamente di andare avanti, cassando ad esempio San Sabino; ricordo che l’allora Ministro delle politiche sociali e sanitarie Rosy Bindi - la vostra amica Rosy Bindi - nel 1997 venne a porre la prima pietra proprio a San Sabino di Osimo. Una progettualità che assorbì notevoli risorse, sulla quale sta indagando anche la Magistratura per alcuni aspetti non marginali delle consulenze che si sono sviluppate attorno al project financing e via dicendo. Una realizzazione tanto auspicata dalle comunità metropolitane a sud di Ancona - che contano circa 150 mila abitanti, non considerando il raddoppio nel periodo estivo dovuto al turismo nella costa sud della provincia – che però si sono viste cassare questa loro aspettativa, che partì, mi sembra, con l’allora Assessore regionale alla sanità Polenta, quindi parliamo dei primi anni novanta.
Perché ci asteniamo su questa mozione? Perché posto che ormai questo ospedale si farà, va da sé che è meglio che abbia quanti più reparti possibili per dare risposte all’utenza della zona. Quindi, Consigliere Busilacchi, non è che ci ricrediamo, prendiamo atto di una situazione e cerchiamo di implementarla al meglio possibile.
Su questo non c’è contraddizione rispetto alla posizione politica che abbiamo sostenuto e che continueremo a sostenere, ma va da sé che non avendo la maggioranza non possiamo incidere oltre un certo limite nelle decisioni, di conseguenza dobbiamo in qualche modo cercare di tarare il tiro e di condizionare gli eventi che si porranno davanti, posto che, se non interviene nulla di contrario, fra qualche anno dietro il Mercatone ci sarà l’ospedale Inrca e l’ospedale di rete.
Quindi auspichiamo che quello sia comunque un ospedale, visto che dovrà essere realizzato, il più efficiente possibile, che metta nelle condizioni Torrette di essere decongestionato e quindi di rispondere anch’esso a criteri di alta specializzazione, come appunto dovrebbe essere un ospedale di carattere regionale.
Tra l’altro io ritengo quell’area – mi rivolgo soprattutto ai colleghi Pieroni e Latini firmatari della mozione – totalmente abbandonata e lasciata a se stessa dalle istituzioni regionali, e non da oggi, e non solo sotto il profilo sanitario, ma in ogni settore, da quello industriale a quello artigianale. E’ una zona grigia della nostra provincia, è una zona che non ha mai avuto attenzioni. Forse perché c’è una piccola e media impresa silente, silenziosa, che lavora e non si mette in mostra, non so quali siano le motivazioni. Certo è che la nostra provincia ha sicuramente dei colori diversi, e quella della zona metropolitana a sud di Ancona è grigia. Ovvero è un’area che pur essendo così operativa e così redditizia dal punto di vista del reddito vede su di essa poca attenzione da parte delle istituzioni regionali e provinciali.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Appare molto singolare la presentazione di una mozione da parte di esponenti della maggioranza in una fase in cui si sta parlando, peraltro con enorme ritardo, del piano socio-sanitario 2010-2012; vi ricordo infatti che siamo nel 2011 e ancora quel piano dobbiamo votarlo. Come ha già detto il collega Busilacchi, in questi mesi, in queste settimane la V Commissione, attraverso le audizioni, ha dato la possibilità di intervenire, quindi avrebbe potuto ascoltare magari anche alcuni dei soggetti indicati nella mozione.
Secondo me quando vengono presentate delle mozioni da parte di Consiglieri di maggioranza o questi non hanno alcun potere all’interno della maggioranza di cui fanno parte, e quindi si sentono in dovere di denunciare in modo abbastanza eclatante un loro disaccordo, oppure ci sono altre motivazioni, o ancora può essere un’operazione di facciata. Invece in questi casi la strada che io ritengo giusta è quella di partecipare alle varie sedute della Commissione competente alle problematiche ed eventualmente avanzare lì le proposte.
Ripeto, che presentiate delle mozioni in questa situazione mi lascia abbastanza perplesso ed è significativo di una mancanza di coralità nelle scelte della vostra maggioranza.
Peraltro nel momento in cui andremo a discutere del piano socio-sanitario c’è anche la possibilità di proporre emendamenti. Quindi la discussione sul piano socio-sanitario è sicuramente la sede dove si debbono affrontare discorsi di questo genere.
Come complessivamente deve essere affrontato in modo ugualmente molto attento lo stesso piano socio-sanitario, contro il quale si sono già sollevati scudi da parte di associazioni di categorie, di addetti ai lavori. Chi ha avuto modo di verificare i resoconti delle varie audizioni che ci sono svolte si può rendere conto che questo piano, pur arrivando in ritardo, non è riuscito a correggere tutta una serie di situazioni gravissime che riguardano un po’ tutte le categorie. Voglio ad esempio ricordare quella dei dializzati che in tutte le province ci hanno fatto capire in modo molto limpido il dramma che stanno vivendo. In alcuni casi sono ad esempio costretti, come nella provincia di Pesaro Urbino, a fare una sorta di transumanza verso altre realtà, e chi è costretto a fare la dialisi per sopravvivere tutto si aspetta fuorché essere quotidianamente costretto a muoversi sul territorio della regione Marche, con tutti i disagi che ne conseguono. Pertanto una maggiore attenzione deve essere necessariamente rivolta a situazioni gravi come questa.
Come pure occorre una maggiore attenzione verso le scelte che sono state prese in passato, vedi ad esempio la questione dell’Azienda Marche Nord Ospedali Riuniti, che se in una prima fase aveva visto una sorta di attendismo da parte degli addetti ai lavori, oggi c’è abbastanza sconcerto per alcune operazioni che stanno andando avanti e che svelano quello che in quest’Aula abbiamo più volte denunciato, cioè un chiaro disegno per far sì che l’Azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro potesse continuare ad essere quello che è.
Quindi invito coloro che hanno presentato questa mozione magari a partecipare alle varie Commissioni che ci svolgeranno prima di portare definitivamente in Aula il piano socio-sanitario 2010-2012.
Io non voterò questa mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. Se non fosse intervenuto il Consigliere D’Anna avrei chiesto scusa per intromettermi in una discussione tutta anconetana!
Non va bene, sono nettamente contrario! Non è possibile che alcune zone della regione, anche per cose che comportano costi di poche decine di migliaia di euro, non possono fare niente in nome dell’austerità, magari anche solo per introdurre servizi inesistenti che costerebbero al sistema sanitario, ripeto, pochissimo, si dice che non si possono fare se non trovando economie ecc., dopodiché per altre zone si propongono strutture che costano centinaia di migliaia di euro e che peraltro sarebbero a distanza di pochi chilometri da una struttura specializzata di alto valore. E peraltro lo si fa al di fuori di una discussione organica regionale, ed in presenza, inoltre, di quella necessità di portare i posti letto in tutta Italia a 3,5 ogni mille abitanti. Stiamo dentro, non stiamo dentro, quanto dovremo tagliare ancora nei prossimi mesi?
Quindi impegnarci adesso con un voto dell’Assemblea legislativa secondo me è sbagliato. Invito i Consiglieri proponenti a ritirare la mozione. Inoltre chiedo venga fatta una discussione organica nel quadro di un riequilibrio regionale. I cittadini marchigiani, sia che abitino al nord, al sud, al centro o ad ovest, hanno uguali diritti.
Dunque se la mozione non verrà ritirata voterò contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. La premessa che faccio è che non credo che la mia posizione, come penso anche quella del Consigliere Pieroni – debba essere inquadrata come una posizione campanilistica. L’ultima volta parlando del piano scolastico si è visto benissimo che non si ragiona in termini di campanilismo, almeno per quanto mi riguarda è così.
Gli interventi, soprattutto gli ultimi, svoltisi sulla mozione guardano avanti senza ricordarsi la storia che ha preceduto questo aspetto della sanità. Una storia, mi permetta, collega Perazzoli, che non è anconetana; riguardo la tutela della salute non ci si divide fra fiumi e province ed in modo particolare per quanto riguarda la concentrazione delle attività di ordine specialistico, mi riferisco qui al discorso dell’Inrca, all’Agenzia nazionale della terza età di natura appunto specialistica prevista nella nuova sede ubicata nel comune di Camerano.
Se dunque, dicevo, andiamo alla storia di quella che in maniera un po’ brutale viene chiamata “sanità anconetana” – che, ripeto, così non è - dobbiamo pensare che questi discorsi, che oggi diciamo debbono essere fatti all’interno del piano socio-sanitario attuale e futuro – che condivido appieno, come credo anche il collega Pieroni - sono stati fatti già dal 1983 in avanti, ogni volta veniva messo nero su bianco che l’ospedale in quella zona si sarebbe fatto.
Detto questo non voglio dire che questa rivendicazione territoriale essendo stata scritta debba rimanere, dico soltanto che per le ragioni storiche da cui nasce questa situazione, questa mozione non è né un mancato coordinamento - come cerca strumentalmente di dire il Consigliere D’Anna - di Consiglieri della maggioranza gli uni rispetto agli altri, né di una fuga in avanti dei predetti Consiglieri, né di una rivendicazione campanilistica. E’ soltanto una sollecitazione e soprattutto un voler sottolineare alcuni aspetti vitali di quella razionalizzazione a cui tutti teniamo. Ovvero l’aspetto del posto letto ogni 3,5 malati o l’attenzione che dobbiamo porre soprattutto agli over 65 per quanto riguarda la tutela socio assistenziale prima e socio-sanitaria poi.
Non dobbiamo pensare che se scriviamo questo non oggi ma nel piano socio-sanitario che verrà approvato, poi verrà comunque attuato. Perché se asserissimo questo diremmo una cosa molto bella dal punto di vista politico, così come molto bello sarà anche il piano dal punto di vista della programmazione e del superamento delle difficoltà anche in relazione alla razionalizzazione - a cui sono convinto che la Commissione pone attenzione a cominciare dal suo Presidente -, ma che certamente incontrerà difficoltà nella sua attuazione.
La mozione in sostanza pone un elemento di difficoltà, non tanto programmatico o di rispetto delle istituzioni all’interno della regione e di quello che si scrive nelle proposte di legge o nei piani che andiamo a fare, ma di un’articolazione che dura dal 1980, cioè dalla nascita delle Usl, e che ancora non ha trovato superamento.
Se il ruolo del Consigliere è anche quello di evidenziare le “macropatie” del modo di rapportarsi fra ordini di problemi e il loro superamento alla luce del mutamento dei tempi, credo che questa mozione abbia un’impostazione di ordine oggettivo che non vuol essere né un atto di accusa, né una fuga in avanti, né un tentativo di cambiare metodo. Comprendo infatti benissimo che se domani un altro Consigliere per un’altra realtà dovesse dire una cosa di questo genere poi il metodo deve essere lo stesso.
Va segnalato, ripeto, che storicamente in ogni piano socio-sanitario era stata scritta una cosa che ad oggi non trova ancora la combinazione di ordine attuativo. Come fare? Lo riscriviamo nel nuovo piano socio-sanitario? Bene, ma quali sono le modalità affinché diventi effettivo alla luce di quello che scriviamo, che potrebbe essere anche molto meno di quello che questa mozione propone?
E questo nulla c’entra con le difficoltà e le carenze esistenti in parte nel territorio, semmai evidenzia proprio che c’è un metodo da inquadrare in senso positivo, che sono convinto tutti insieme andremo a superare.
Ma dimenticare questa parte storica - peraltro noi politici diciamo sempre che non c’è futuro senza pensare al nostro passato - significa guardare solo in avanti, e va bene, ma senza resettare lo stato attuale. Certamente quello che dicono i colleghi Busilacchi e D’Anna è sacrosanto, i lavori si svolgono in Commissione e devono essere rispettati, lì si fa la battaglia, lì si fa la discussione per inserire quello che si vuol far valere di più, ma in questa impostazione ci deve anche essere un preambolo importante. Che, ripeto, non riguarda la sanità di una parte del territorio anconetano - che ovviamente sta scalpitando, da molti decenni non riesce a raggiungere una posizione di ragguardevole interesse per quanto riguarda gli aspetti sanitari, partendo da un livello di assistenza ospedaliera molto alto - ma soprattutto è per significare un’importate attenzione. Attenzione sopratutto nell’ambito dei lavori della Commissione riguardo al piano socio-sanitario e la sua attenzione in Assemblea legislativa. Questa è l’attività che noi facciamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Intervengo per valorizzare e discutere nel merito della mozione che i due Consiglieri hanno presentato.
Va precisato che nel nuovo polo ospedaliero ci sono due strutture, l’ospedale dell’Inrca, ovvero quello legato all’Agenzia della terza età, previsto da finanziamenti statali, convenzioni, ecc., e l’ospedale di rete della zona sud. Quindi è una struttura che ha una certa dimensione perché è pensata per avere anche un’efficienza da un punto di vista numerico, che però localizza due strutture separate, strutture cioè che non utilizzeranno gli stessi spazi.
Se quella struttura sarà un ospedale di rete, come è nella progettazione sanitaria regionale, hanno un senso le richieste dei Consiglieri qui presentate. Perché l’ospedale di rete ha proprio la funzione di coprire i fabbisogni sanitari di un certo territorio. Inoltre la richiesta su queste specialità ha anche un altro effetto, quello di scaricare l’uso, pur necessario in questo momento ma che è improprio, dell’ospedale ad alta specializzazione del Lancisi. Le funzioni normali di ostetricia e pediatria sono proprie di un ospedale di rete, quindi dovranno essere nel nuovo ospedale di rete. E’ quindi bene, ripeto, che si scarichi il peso che attualmente viene riversato impropriamente, almeno per i costi, sull’ospedale di alta specializzazione del Lancisi.
Peraltro questa non è la richiesta di un qualcosa in più, perché su quella zona avviene uno dei pochi interventi che vanno in direzione della razionalizzazione ospedaliera. Qui nessuno rinuncia all’ospedalino cittadino, in quelle zone ci sarà lo spostamento di due piccoli ospedali su una struttura unica che diventerà un ospedale di rete a servizio di un territorio più ampio di quello urbano di Osimo e non solo.
Quindi è già previsto, non è niente di particolare. Se l’Assessore da un punto di vista tecnico ritiene opportune queste indicazioni, che certamente sono di auspicio per un intervento nella programmazione di questo settore, penso che la mozione possa essere approvata. Magari togliendo le ultime quattro righe, perché non ha senso che prima ci sia un impegno della Giunta ad intervenire e poi un altro impegno dei Consiglieri a seguire la questione. L’importante è raggiungere l’obiettivo dell’impegno, perché una volta che c’è non saranno più i Consiglieri ma sarà l’Assemblea legislativa tutta che impegna la Giunta.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. La discussione è interessante, anticipia di fatto quella che sarà la discussione sul piano sanitario e naturalmente, come le discussioni che hanno a che fare con un elemento pressante come quello della tutela della salute dei nostri cittadini, ci appassionano.
Quindi su questa discussione non credo pesino elementi di campanilismo, ma semplicemente una discussione sofferta avvenuta in alcune realtà del nostro territorio, e questa realtà lo è stata per tutto quello che ci ha portato ad una volontà di riqualificazione del nostro sistema, che ovviamente porterà al rimodellamento della rete sanitaria e ad una sua razionalizzazione. Quindi dietro non ci vedo la volontà di far pesare campanilisticamente la realtà, non è questo il punto.
Lì c’è stata una discussione sofferta, difficile, sappiamo quanto le difficoltà che l’hanno attraversata e la disponibilità di quei cittadini, dei loro amministratori e anche dei sottoscritti Consiglieri, abbiamo contribuito a far evolvere in senso positivo la discussione relativa a questo riassetto.
Quindi vorrei sgomberare subito il campo da questo. Così come pure, mi pare di avvertire questo dalla discussione, non c’è un intervento sul merito della questione. Anche perché – lo dico in maniera molto tranquilla - queste cose saranno contenute nel piano socio-sanitario che porteremo qui a breve. Io mi faccio carico di garantire che lì dentro queste cose ci saranno per la semplice ragione che stanno dentro quella volontà di riqualificare il sistema teso a tenere dentro una rete tutti i presìdi che abbiamo, e in considerazione del fatto che c’è un’esigenza, che è stata affrontata fin da quando abbiamo pensato di mettere insieme l’Agenzia della terza età, ossia non fare San Sabino, spostare l’Inrca e metterlo con quella realtà. Cioè a dire che in quella realtà è del tutto evidente che dobbiamo prevedere quelle funzioni che vanno ad alleggerire e soprattutto a rialzare la qualità dell’ospedale regionale di Torrette, perché abbiamo bisogno di sgonfiarlo delle inappropriatezze e di ridistribuirle sul territorio – e qui dentro ci sono queste cose – e rialzare verso l’alto la qualità dei servizi forniti appunto dall’ospedale regionale.
Quindi questa discussione sta qui dentro, io mi farò garante che sia contenuta nel piano sanitario, proprio per non snaturarne l’organicità e il progetto che abbiamo finalizzato, perché è l’unico modo per mantenere in equilibrio il nostro sistema.
Non entro nella discussione che ci ha portato ad individuare un’unica struttura con l’ospedale e con l’Agenzia della terza età e lo spostamento dell’Inrca, lo faremo a tempo debito, però vorrei garantire i sottoscrittori di questa mozione che tutto ciò da loro richiesto sarà contemplato dentro il piano sanitario.
Quindi chiedo il ritiro di questa mozione. Certamente da una parte occorre recepire ciò che i propositori della mozione hanno giustamente posto, perché sta dentro l’organicità del piano sanitario, però dall’altra dobbiamo sgomberare il campo dal sospetto che attraverso mozioni si possa smembrare il futuro piano sanitario, cioè fare discussioni separate.
Credo che contemplare queste due opzioni si può, chiedo quindi il ritiro con il mio impegno a mettere queste cose dentro il piano sanitario.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Credo che questa mozione, come ricordava il Consigliere Latini, sia comunque servita a tutti noi a far capire la necessità di un territorio, che non è una necessità campanilistica, ma nasce da una serie di opportunità che in questi ultimi venti anni la realtà non ha portato avanti. Tenendo conto che queste opportunità sono state condivise insieme alla Regione, certamente con tante problematiche, con tante criticità, con tante difficoltà da parte degli amministratori e dei tantissimi cittadini della vallata del Musone e dell’Aspio, ma alla fine la Regione ha portato avanti questo progetto.
Sicuramente gli interventi dei vari Consiglieri mia hanno fatto capire, e credo sia così anche per il collega Latini, che nel merito non ci sono problemi, semmai c’è un problema di metodo, come ricordava qualcuno. Opportunamente l’Assessore Mezzolani ancora una volta è riuscito a fare sintesi sulla questione, tenendo alta l’attenzione sulla qualità della salute da parte della Regione nei riguardi dei cittadini.
Quindi ascoltate le parole dell’Assessore e dei vari Consiglieri intervenuti, ritengo opportuno in questa fase ritirare, se il Consigliere Latini è d’accordo, questa mozione, per poi all’interno del piano socio-sanitario discutere nel merito le osservazioni in essa contenute.

PRESIDENTE. Vedo il cenno di assenso anche del Consigliere Latini a ritirare la mozione. E’ così? (…) Sì, prendendo atto dell’impegno assunto dall’Assessore. Quindi la mozione viene ritirata.
Dichiaro chiusa la seduta.


La seduta termina alle ore 13,00