Resoconto della seduta n.37 del 10/03/2011
SEDUTA N. 37 DEL 10 MARZO 2011
La seduta inizia alle ore 10,30
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 36 dell’1 marzo 2011, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge regionale:
- n. 78/11, in data 24 febbraio 2011, ad iniziativa dei Consiglieri Massi, Marinelli, Acquaroli, Bugaro, Carloni, Ciriaci, Natali, Trenta, Zinni, concernente: “Modifiche alla legge regionale 12 ottobre 2009, n. 24 ‘Disciplina regionale in materia di gestione integrata dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati”, assegnata alla IV Commissione in sede referente, alla I Commissione per il parere ai sensi dell’articolo 69 del regolamento interno e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 2, lettera b) della legge regionale n. 4/2007;
- n. 79/11, in data 1° marzo 2011, ad iniziativa dei Consiglieri regionali Comi, D’Anna, Badiali, Busilacchi, Camela, Eusebi, Natali, Pieroni, concernente: “Gestione del trasporto sanitario. Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 30 ottobre 1998, n. 36, Sistema di emergenza sanitaria”, assegnata alla V Commissione in sede referente;
E’ stata presentata la seguente proposta di deliberazione:
- n. 3/11 in data 28 febbraio 2011, ad iniziativa dei Consiglieri Solazzi, Giorgi, Bugaro, Pieroni, Romagnoli, concernente: “Proposta di modifica della deliberazione assembleare n. 125 del 14/07/2009 avente ad oggetto ‘Modalità di nomina della rappresentanza della Regione Marche in seno all’Associazione Università per la pace’ - articolo 15, comma 5, della legge regionale 18 giugno 2001, n. 9", assegnata alla I Commissione in sede referente.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 110/11, in data 3 marzo 2011, ad iniziativa del Consigliere Acquaroli “Bonifica Lago delle Grazie”;
- n. 111/11 del Consigliere Zaffini “Controllo e regolamentazione nuove imprese etniche nelle Marche”;
- n. 112/11 del Consigliere Ricci “Richiesta stato di emergenza e calamità naturale”;
- n. 113/2011 dei Consiglieri Acquaroli, Massi, Marinelli: “Riconoscimento stato di calamità provincia di Macerata”;
- n. 114/2011 dei Consiglieri Massi, Acquaroli, Zaffini, Bugaro, Foschi, Marinelli, Zinni, Natali, D’Anna, Carloni, Ciriaci, Trenta, Silvetti, Romagnoli, Marangoni “Riconoscimento stato di emergenza e calamità della regione Marche”;
- n. 115/2011 dei Consiglieri Malaspina, Camela, Marconi “Emergenza maltempo, iniziative solidarietà, reperimento fondi;
- n. 116/2011 dei Consiglieri Acacia Scarpetti, Eusebi, Giorgi “Alluvioni, emergenze meteo, direttive di principio per enti locali”;
- n. 117/2011 dei Consiglieri Eusebi, Giorgi, Donati, Scarpetti “Stato di calamità regione Marche”;
- n. 118/2011 del Consigliere Binci “Dissesto idrogeologico”.
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni in data 21 febbraio 2010:
- n. 206: “Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001 e art. 25, comma 1, della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 59.609,00";
- n. 207: “Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001 e art. 25 della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e relative spese. € 1.200.000,00";
- n. 208 “Art. 29, comma 1 della l.r. n. 31/2001 e art. 25 comma 1 della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. Progetto statale BRASIL PROXIMO. € 195.512,50 – Modifica al POA”;
- n. 209 “Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001 e art. 25, comma 1, della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte del Ministero per il finanziamento degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale per l’anno 2010. € 41.972.212,00;
- n. 210 “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2011 approvato con d.g.r. n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 160.000,00”;
- n. 211 “Art. 29, comma 4 bis e art. 22 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa di cassa al Programma operativo annuale approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 26.715.242,05”;
- n. 212 “Art. 20, comma 3, della l.r. n. 31/2001 - Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 1 “Spese obbligatorie” del bilancio 2011. € 450.000,00 - Modifica tecnica al POA 2011";
- n. 213 “Art. 2, comma 1, lettera A) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. € 16,094,423,07";
- n. 214 “Art. 2, comma 1, lettera A) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. € 59,175,323,75";
- n. 215 “Art. 2, comma 1, lettera A) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. € 9,063,561,16";
- n. 216 “Art. 2, comma 1, lettera A) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. € 6.449.783,62";
- n. 217 “Art. 2, comma 1, lettera A) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di maggiori entrate accertate relative a stanziamenti aventi specifica aventi specifica destinazione. € 157.233,75";
- n. 218 “Art. 2, comma 2, della l.r. n. 20/2010 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni. Spese di personale. € 223.450,00”;
- n. 219 “Art. 2, comma 2, della l.r. n. 20/2010 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni. Spese di personale. € 113.500,00”;
- n. 220 “Art. 2 della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di maggiori entrate accertate nell’anno precedente. € 106.000,00".
Hanno chiesto congedo gli Assessori Luchetti e Mezzolani e il Consigliere Traversini.
Prima di passare alla trattazione dell’ordine del giorno, interpretando anche il sentimento dell’Aula, saluto gli studenti e gli insegnanti delle le classi II A e II C della Scuola media Donatello di Ancona che stamattina sono in visita presso la nostra Aula di Assemblea legislativa regionale.
Comunicazioni ai sensi dell’art. 35, sesto comma, Regolamento interno.
PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere D’Anna, ne ha facoltà.
Giancarlo D’ANNA. Per dire, Presidente, che la scorsa legislatura questa Assemblea ha aderito all’Associazione “Comuni, Province e Regioni per il Tibet”. Oggi ricorre il 52° anniversario della rivolta di Lhasa, il momento in cui i tibetani si sono ribellati all’occupazione cinese che è ancora in atto.
Considerato che questa Regione la scorsa legislatura scelse appunto di aderire a questa associazione, che è trasversale sia nei Comuni sia nelle Province che nelle Regioni, mi sembra quantomeno doveroso ricordare, oggi, questo anniversario. E comunque che la Regione in giornate come queste prenda atto delle scelte fatto in passato e quindi ricordi gli eventi. Eventi come appunto questo della rivolta di Lhasa non vanno assolutamente dimenticati, cinquantadue anni di occupazione penso siano fin troppi.
Per cui oggi o si evidenza continuità della scelta fatta nella scorsa legislatura oppure si scelgono di fare scelte diverse.
PRESIDENTE. La ringrazio, Consigliere. Passiamo ora al punto all’ordine del giorno.
Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in ordine all’emergenza alluvione.
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in ordine all’emergenza alluvione. Ha la parola il Presidente della Giunta regionale Spacca.
Gian Mario SPACCA. Signor Presidente, signori Consiglieri, inizio questa comunicazione esattamente ad una settimana dalle straordinarie condizioni di maltempo che hanno interessato la regione Marche e i cui effetti sono ancora in atto.
Mi dispiace ci siano alcuni banchi vuoti soprattutto da parte di chi aveva richiesto questa seduta straordinaria. Credo che un’occasione come questa meritasse il massimo della presenza dei Consiglieri, e sto parlando a tutta l’Assemblea legislativa regionale.
In primo luogo desidero ricordare le tre persone che in quei giorni hanno purtroppo perso la vita, la signora Maria Corradetti di Venarotta, accidentalmente scivolata in un torrente mentre, dopo essersi recata in chiesa, faceva ritorno alla propria abitazione, Giuseppe Santacroce e Valentina Alleri, entrambi finiti con l’auto su cui viaggiavano nelle acque dell’Ete Morto mentre si recavano al lavoro. Ci uniamo al dolore delle loro famiglie e anche al dolore della signora Salvina Granata che in questa circostanza ha perso i suoi cari, e che fortunatamente è riuscita a salvarsi grazie al generoso gesto del signor Renzo Moreschini che noncurante del pericolo si è gettato nell’acqua fangosa per trarla in salvo.
Direi, come veniva suggerito, di dedicare loro un minuto di raccoglimento.
Commemorazione in memoria delle vittime dell’alluvione
(L’Assemblea legislativa osserva un minuto di silenzio)
Desidero rivolgere anche un particolare ringraziamento ai due carabinieri, Fausto Foresi e Davide D’Amico che, sempre a Casette d’Ete, hanno salvato diverse persone in difficoltà.
Ringrazio inoltre i sig.ri Danilo Moreschini, Alessio Mancini, Alessandro Lombardi, Angelo Nespoli, persone che hanno soccorso con coraggio e generosità uomini e donne in difficoltà in tale evento calamitoso.
Veniamo ora agli eventi di questa settimana e alle iniziative che abbiamo posto in essere in questo breve periodo di tempo. Informo quindi tutti voi dell’evoluzione degli accadimenti.
A partire dal 1° marzo e fino a tutto il 2 marzo la configurazione meteorologica ha portato sulla Regione un’ondata di maltempo, caratterizzata da forti venti nord-orientali con mareggiate lungo tutta la fascia costiera e da intense precipitazioni su tutta la regione. Le precipitazioni hanno interessato dapprima le zone meridionali per poi abbattersi sull’intero territorio regionale. Si sono avute nevicate attorno ai 1.000 metri nelle prime ore del 1° marzo, in seguito la quota delle nevicate è scesa nel corso dell’evento sino ai 300 metri. Nelle 36 ore comprese tra la mezzanotte del 1° marzo e il mezzogiorno del 2 marzo si sono avute cumulate medie dell’ordine degli 80 millimetri, con picchi di oltre 200 millimetri nell’ascolano; il pluviometro di Mozzano, nei pressi di Ascoli Piceno, ha registrato 227.6 millimetri in 36 ore.
Le cumulate elevate hanno determinato diffuse situazioni di criticità idrogeologica ed idraulica su tutto il territorio. Gli effetti più importanti si sono avuti nelle zone comprese tra le province di Ancona ed Ascoli Piceno. Si sono avute esondazioni diffuse in pratica su tutti i bacini della regione, anche per effetto del moto ondoso che ha fortemente ostacolato il naturale deflusso delle acque in mare. Le abbondanti e persistenti precipitazioni hanno provocato allagamenti in diverse località e si è avuta l’attivazione di frane in varie zone della regione. Sui Sibillini la frazione di Montemonaco è rimasta isolata a causa di una valanga.
Le precipitazioni nevose hanno interessato l’intera fascia collinare e montana, con spessori cumulati del manto nevoso compresi tra i 70 e i 145 centimetri.
Nella mappa che vedete proiettata è riportato l’andamento delle precipitazioni registrate sulla Regione nelle 36 ore, appunto, tra la mezzanotte del 1° marzo e il mezzogiorno del 2 marzo.
Lo scorso 28 febbraio 2011, quindi il giorno precedente al manifestarsi del fenomeno, il Centro Funzionale Multirischi della Protezione Civile regionale, in stretto raccordo con quello del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha diramato un avviso per condizioni meteo avverse con decorrenza dalla mezzanotte dell’1 marzo 2001, a tutto il sistema regionale di protezione civile, accompagnato da una nota nella quale si fornivano ulteriori indicazioni organizzative per consentire a tutte le amministrazioni interessate di essere pronte ad affrontare una situazione meteorologica che sembrava potersi manifestare in maniera particolarmente evidente.
Occorre ricordare che già nei mesi di dicembre 2010 e gennaio 2011 si erano verificate forti mareggiate ed abbondantissime precipitazioni, anche nevose, che avevano interessato il litorale ed il territorio marchigiano.
Il graduale peggioramento della situazione si è incominciato a verificare dalle ore 22.00 del 1° marzo, con la concomitanza di precipitazioni nevose nella zona appenninica, di pioggia intensa e continua nella fascia preappenninica, collinare e pianeggiante e di mareggiate di eccezionale intensità sulla costa.
Proprio sulla base del protrarsi delle condizioni meteo particolarmente avverse, l’allarme è stato ripetutamente prolungato sino alle ore 24.00 del giorno 6 marzo, tanto da coprire l’intera settimana dal lunedì alla domenica.
Dal 2005, anno in cui è stato attivato il Centro Funzionale Multirischi, ad oggi, è stato uno degli eventi di maggior durata ed è stato il primo in assoluto per il quale è stato emesso un bollettino di “elevata criticità”, grado più alto dei quattro livelli in cui si articola il sistema di allarme idrogeologico nazionale.
Occorre sottolineare che questo evento è uno dei pochi ad aver colpito l’intero territorio regionale in maniera sistematica per più giorni.
Nello stesso periodo alcune altre regioni erano anch’esse interessate da condizioni meteorologiche sfavorevoli. Quindi tutto il sistema nazionale era stato allertato.
Sulla base delle informazioni desumibili dagli annali idrogeologici, nelle Marche eventi simili si possono rintracciare solo negli anni 1940, 1955 e 1976.
A seguito di tale scenario, l’intero sistema regionale di protezione civile (Prefetture, Province, Sindaci e Comuni, Vigili del Fuoco, Forze di Polizia, volontari e tutti i soggetti che erogano servizi pubblici essenziali) si è prontamente attivato.
Le Sale Operative Integrate provinciali (SOI) che nella normalità sono dormienti, sono state aperte ed i comitati provinciali di protezione civile invitati a rendersi disponibili per eventuali convocazioni urgenti.
Le Prefetture hanno allertato anche i Comitati Operativi per la viabilità (COV), per la eventuale gestione delle problematiche legate alla circolazione stradale.
Il Direttore del Dipartimento della Protezione Civile regionale ha provveduto ad incrementare il personale in servizio presso la Sala Operativa Unificata Permanente mantenendo continui contatti con il Dipartimento Nazionale; il Centro di Pronto Intervento ed il Centro Funzionale Multirischi sono stati resi operativi senza soluzione di continuità.
Le componenti interessate del Comitato Operativo Regionale (COR) si sono riunite quotidianamente ed i raccordi fra loro sono proseguiti continuativamente per assicurare, grazie alle sinergie attivate, una miglior gestione degli interventi necessari.
Dall’inizio al termine della fase emergenziale hanno quotidianamente operato in media circa 800 volontari di protezione civile, in larga parte attivati direttamente dai Sindaci.
Il fattore che ha contraddistinto questo evento rispetto ad altri precedenti e che ne ha determinato la maggiore gravità e la più forte complessità di gestione è stato la diffusione sulla totalità del territorio ed il protrarsi nel tempo delle avverse condizioni meteorologiche.
Nella pratica ciò ha significato che se in altre occasioni il territorio colpito era limitato, e perciò le risorse dell’intera Regione potevano essere convogliate nelle aree di maggior criticità, questa volta essendo stato colpito l’intero territorio, seppure in maniera differenziata, è stato necessario mantenere ognuno al proprio posto per essere in grado di poter prontamente intervenire ovunque per le situazioni di maggior rischio.
Come è noto, il servizio di protezione civile, come stabilito dalla vigente normativa nazionale e regionale, è un sistema complesso, composto da tante amministrazioni autonome ed indipendenti, non legate tra loro da alcun vincolo gerarchico o funzionale.
La adeguatezza delle risposte nei singoli scenari è perciò legata alla capacità di funzionamento delle varie componenti dislocate sul territorio, organizzate sulla base del principio di sussidiarietà.
E’ bene quindi ricordare come il sistema è organizzato, anche ai fini delle formali responsabilità che a ciascuno vengono richieste.
I Sindaci sono le autorità locali di protezione civile, hanno la responsabilità della gestione delle emergenze nel proprio Comune e sono incaricati di informare la popolazione; essi sono gli unici soggetti che possono emettere ordinanze contingibili ed urgenti a tutela della pubblica e privata incolumità.
Anche per le esercitazioni ripetutamente effettuate nel corso di questi anni, tutti i Sindaci hanno correttamente ed efficacemente operato, inoltre nei casi di maggiore complessità hanno convocato i COC (Centri Operativi Comunali) ed attivato il proprio gruppo comunale di protezione civile. Il buon risultato ottenuto a livello comunale è stato possibile anche grazie al fatto che in questi anni gran parte dei gruppi comunali di protezione civile si sono dotati di mezzi ed attrezzature proprie.
In questa circostanza non si può non ricordare, ad esempio, l’impegno dato dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Macerata che, ormai da tempo, ha deciso di devolvere gran parte delle risorse da assegnare annualmente al territorio proprio al potenziamento del sistema di protezione civile. Anche nella drammatica vicenda di Casette d’Ete, dalla ricostruzione effettuata in sede locale, è emerso che sono stati posti in essere tutti gli elementi di allerta. La strada in cui è avvenuta la disgrazia era stata già chiusa al traffico e transennata, blocco che purtroppo è stato superato nonostante le persone presenti sul luogo abbiano cercato di impedirlo.
Le Province predispongono il piano provinciale di emergenza e attraverso il Comitato Provinciale di Protezione Civile coordinano gli interventi sul territorio. Tutte le Province hanno attivato le SOI (Sale Operative Integrate) che hanno operato ininterrottamente sino alla cessazione della fase critica.
Le Prefetture assicurano le attività di concorso delle forze di polizia ed hanno la responsabilità di assicurare il buon andamento della circolazione stradale tramite i Centri Operativi per la Viabilità (COV). In alcuni casi, per assicurare una maggiore attività di coordinamento, le Prefetture hanno riunito i COV direttamente presso le SOI. In ogni caso il raccordo con le Prefetture è stato costante ed estremamente efficace.
Presso la sala operativa della Regione (SOUP) è stata svolta l’attività di raccordo del sistema a livello regionale. Sono stati presenti per le riunioni di coordinamento il direttore regionale dei Vigili del Fuoco, il comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato, il comandante regionale della Polizia Stradale, i rappresentanti di ENEL, ANAS, RFI e Trenitalia, il segretario generale dell’Autorità di bacino regionale. Sono stati poi mantenuti costanti contatti con l’ARPA Marche per le verifiche ambientali. Alcune delle riunioni si sono svolte in videocollegamento con la protezione civile nazionale.
Le persone evacuate.
Nel corso dell’evento i Sindaci hanno dovuto evacuare complessivamente 540 persone: in alcuni casi a titolo precauzionale, in altri l’allontanamento è avvenuto quando l’acqua aveva raggiunto le abitazioni utilizzando anche l’uso di mezzi anfibi o natanti dei Vigili del Fuoco. Per ricoverarle è stata privilegiata l’accoglienza presso familiari o conoscenti, quando ciò non è stato possibile sono state utilizzate strutture a livello locale.
Mentre gran parte delle persone sono già rientrate o rientreranno in tempi brevi nelle abitazioni, permarrà più a lungo il problema per le famiglie che hanno le abitazioni gravemente danneggiate o soggette a rischio di frana. Il problema necessita di una approfondita riflessione dato che in alcuni casi sembra opportuno, ad una prima analisi, prevedere la delocalizzazione degli immobili.
Le tipologie di danno.
Il maltempo e le conseguenti esondazioni hanno prodotto danni su: tutto il reticolo idrografico; l’intero litorale marchigiano, con compromissione delle infrastrutture turistiche, ferroviarie e viarie presenti sulla costa; sistema viario nazionale e locale; ponti; infrastrutture elettriche, telefoniche, acquedottistiche, fognarie e per la distribuzione del gas metano; impianti di depurazione; abitazioni private; attività produttive agricole, artigianali, commerciali e dei servizi; studi professionali.
Frane ed esondazioni.
La situazione generale del territorio fisico, ancora in fase di valutazione, mostra un quadro estremamente preoccupante per quanto verificatosi sin dalle prime ore, ma anche in una prospettiva di breve termine, per l’elevata probabilità che ulteriori eventi franosi anche rilevanti possano manifestarsi nelle prossime settimane soprattutto nelle parti interne della Regione, ossia quelle che oggi sono coperte dai manti nevosi.
Le ricognizioni immediatamente attivate anche in base ad informazioni eterogenee hanno evidenziato una preminenza delle criticità nel primo entroterra lungo l’intero fronte regionale.
La stessa linea di costa era in quelle ore soggetta a forti mareggiate, con onde di altezza media anche maggiore di 4,5 metri, con fronte d’onda parallelo al litorale.
I tratti terminali di tutte le aste principali dei corsi d’acqua sono stati sollecitati da portate idriche rilevanti, quasi ovunque al limite della capacità di deflusso e in alcuni casi al di sopra di questa.
Quando ciò è accaduto si è verificata l’esondazione delle acque di piena nelle fasce contermini, con interessamento di aree edificate, infrastrutture, impianti ed aree agricole.
In conseguenza degli alluvionamenti, così come dei contemporanei allagamenti in zone non interessate da esondazione ma spesso impermeabilizzate e confinate dal punto di vista topografico, si sono avuti danni rilevanti e diffusi a strutture, infrastrutture, edifici e impianti.
Localmente risulta compromessa la funzionalità dei sistemi urbani ed anche le zone soggette ai soli allagamenti – peraltro su superfici ampie e diffuse – hanno subito danni sensibili in termini diretti e di funzionalità.
Ovviamente le stesse strutture fluviali (sponde naturali, arginature ed opere di difesa e regolazione, nonché opere connesse e contigue) sono state talvolta danneggiate o distrutte, così come quelle di attraversamento quali condotte e ponti, alcuni dei quali distrutti o gravemente lesionati con serie conseguenze per i collegamenti sul territorio.
I corsi d’acqua secondari sono stati anch’essi fortemente interessati da portate idriche di versante non compatibili con il loro stato funzionale, fortemente alterato, con conseguente allagamento delle aree contermini.
Per quanto riguarda i dissesti franosi, le numerosissime segnalazioni pervenute sin dalle prime ore confermano la fragilità d’insieme del territorio marchigiano.
In questa fase possono quindi essere fornite informazioni parziali che, seppure in un quadro certamente gravosissimo, andranno verificate ed elaborate anche in una necessaria riflessione più generale sull’assetto del territorio.
Sono state acquisite al momento centinaia di segnalazioni di fenomeni di varia gravità, prevalentemente riferite all’elemento più sensibile e vulnerabile in prima analisi, rappresentato dalle infrastrutture di collegamento viario.
Molte sono tuttavia le segnalazioni relative a movimenti franosi veri e propri, che hanno comportato lo sgombero di persone da edifici o aree sia per gli effetti diretti del dissesto sia per la minaccia incombente di ulteriori movimenti.
Vi è però la forte probabilità che alle prime segnalazioni, relative a frane e smottamenti più immediatamente visibili, facciano seguito nelle prossime settimane ulteriori e di certo localmente ben più preoccupanti informazioni su fenomeni la cui attivazione o il cui aggravamento saranno favoriti dallo scioglimento dei manti nevosi e alle conseguenti infiltrazioni in terreni già saturi; a questa evenienza si è preparati a far fronte mediante le strutture tecniche regionali cui si potranno affiancare tecnici esterni che hanno già dato in forma di volontariato la loro disponibilità.
Un altro fenomeno di particolare gravità è stata l’interruzione di energia elettrica, come pure quello che ha riguardato le strade ferroviarie, su cui troverete dei dettagli tecnici nella relazione che vi verrà distribuita.
Un tema particolarmente delicato riguarda i depuratori e i rifiuti.
Come sempre accade fra le immediate conseguenze di un evento quale quello appena vissuto è da registrare l’incremento della quantità di rifiuti da smaltire ed il fatto che gli stessi spesso non ricadono nelle classificazioni ordinarie. Dalle informazioni che sono state acquisite risulta che non sussistono immediate criticità relative alla capacità di smaltimento nelle discariche regionali per far fronte alla situazione di emergenza; problemi connessi alla maggiore produzione di percolato di discarica sono state già risolte con apposite ordinanze (soprattutto nella provincia di Ascoli Piceno).
Con il ritiro delle acque ed un’analisi più puntuale sarà possibile quantificare l’eventuale fabbisogno complessivo di smaltimento che, tuttavia, per quanto accertato e presumibile, il sistema oggi è in grado di garantire.
Nelle province di Ancona e Pesaro e Urbino non sono state segnalate situazioni di criticità relativamente alla raccolta e trasporto rifiuti né da parte delle discariche. L’intero ciclo si svolge regolarmente e non dovrebbe esserci neppure l’esigenza di ordinanze sindacali per stoccaggi provvisori di R.U. abbandonati; questa esigenza è maggiormente avvertita invece nelle zone del fermano maggiormente colpite dal fenomeno.
Le Province sono già state allertate e sono impegnate a collaborare con i Comuni per le necessità locali connesse all’individuazione di aree di stoccaggio, seguendo le indicazioni che sono state diramate secondo le risultanze di un apposito incontro tecnico promosso dalla protezione civile regionale.
Quanto alla rete dei depuratori delle zone costiere e dell’immediato entroterra si può affermare che sostanzialmente la situazione è di non criticità. Sono praticamente tutti in funzione, anche se alcuni hanno subito lievi danni a seguito dell’ingresso di materiali solidi ed altri hanno registrato alcune ore di non funzionamento, tranne il depuratore CIIP sito in località Brodolini a San Benedetto del Tronto e quello in località Salvano di Fermo, ai quali non si può accedere a causa della completa distruzione delle strade di accesso. In ogni caso l’ARPA Marche, il Corpo Forestale dello Stato e le altre forze di polizia continueranno la vigilanza anche nei prossimi giorni.
La stima del danno.
Nonostante siamo appena ad una settimana dal manifestarsi dei primi segni dell’evento calamitoso la protezione civile regionale, attraverso un rapporto di forte collaborazione con i Comuni e le Province interessate, è stata in grado di ricostruire una stima attendibile del danno che si è avuto.
Credo che possa esimermi dalla lettura analitica dei dati. Mi limito a dire che la somma delle danni registrati dai Comuni è pari a 333 milioni di euro, mentre quella registrata dalle cinque Province è pari a 129 milioni di euro. Quindi la somma complessiva del danno stimato in questo momento, ma suscettibile di ulteriori evoluzioni sulla base della ricognizione in essere, è di 462 milioni di euro. Naturalmente da questa cifra sono esclusi i danni che riguardano il nostro sistema dell’agricoltura in quanto richiedono un maggior tempo di valutazione.
Lo scorso 3 marzo, mentre ancora imperversavano i fenomeni calamitosi, è stato richiesto con formale lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri la dichiarazione dello stato di emergenza prevista all’art. 5 della legge 225 del 1992.
Negli incontri di ieri a Roma con il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio On. Gianni Letta, il Ministro al Lavoro Maurizio Sacconi, il Direttore Nazionale della Protezione Civile Franco Gabrielli, è stato assicurato che il punto dovrebbe essere discusso nel Consiglio dei Ministri in essere e approvato in queste stessa mattinata.
Per la richiesta di calamità naturale, che invece riguarda i danni in agricoltura, di cui, ripeto, non abbiamo ancora una stima definita, stanno operando le competenti strutture regionali per presentare, appunto, la richiesta allo stesso Ministero.
Questa situazione emergenziale, se dichiarata, come crediamo avverrà questa mattina, ripeto, in seno al Consiglio dei Ministri, sarà la prima a ricadere nel campo di applicazione del c.d. “decreto mille proroghe”, che ha istituito quella che gli organi di informazione hanno definito “tassa sulle disgrazie”.
La nuova norma prevede che in caso di situazioni emergenziali la Regione interessata – in questo caso le Marche – possa acquisire le risorse necessarie tramite tassazioni aggiuntive caricate sulla stessa comunità regionale danneggiata e qualora tali misure non siano sufficienti, ovvero l’evento calamitoso sia di rilevanza nazionale, fare ricorso al Fondo nazionale di Protezione Civile.
Ho dunque chiesto al Presidente del Consiglio che venga riconosciuta la rilevanza nazionale della calamità e quindi la possibilità di attingere direttamente al Fondo Nazionale di Protezione Civile, e quindi che la situazione marchigiana non sia trattata in maniera difforme da quanto recentemente è stato fatto per Liguria, Veneto, Campania e provincia di Messina.
Le perplessità della nostra Regione per la norma del c.d. Milleproroghe sono state espresse ieri in maniera molto ferma durante l’incontro che abbiamo avuto a Palazzo Chigi. Crediamo, infatti, che si tratta di una norma che presenta ancora problemi di interpretazione, in quanto non sono stati ancora emanati i decreti attuativi. Per cui ci siamo riservati un ulteriore approfondimento sulla sua applicazione. Chiedendo anche un parere scritto, che è stato peraltro già annunciato, al prof. Valerio Onida, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, che il sottosegretario Letta attende e che valuterà nel merito, come credo sia meritevole un documento di tale natura.
In tal senso presenteremo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una memoria con gli approfondimenti e le riserve della Regione Marche
Confido che il Governo nazionale comprenda e condivida questa nostra richiesta, perciò, così come del resto è stato già fatto nelle ore che hanno preceduto il nostro incontro a Palazzo Chigi, confido anche che tutti i Parlamentari marchigiani in forma unitaria sostengano con forza le nostre richieste.
Inoltre abbiamo anche richiesto un incontro direttamente al Ministro Tremonti, visto che la decisione nel merito dovrà essere istruita proprio dal suo Dicastero.
La procedura prevede che dopo la deliberazione dello stato di emergenza, quella che appunto dovrebbe essere approvata stamattina dal Consiglio dei Ministri d’intesa con la Regione, sia emanata l’ordinanza di protezione civile del Presidente del Consiglio dei Ministri con la definizione dei primi interventi urgenti per fronteggiare i danni conseguenti agli eccezionali eventi alluvionali.
Abbiamo concordato ieri con lo stesso Segretario alla Presidenza del Consiglio e con il Direttore della Protezione Civile che in tale ordinanza dovranno essere inseriti i tre capitoli di interventi in ordine di priorità: quelli di somma urgenza (assistenza alla popolazione, messa in sicurezza delle cose), quelli per il ristoro delle attività produttive colpite dall’alluvione, quelli per il ripristino delle infrastrutture e dei versanti idrogeologici colpiti.
Nel dettaglio l’ordinanza, quindi il piano di interventi, dovrebbe riguardare:
· gli interventi di somma urgenza effettuati dalle Amministrazioni locali nella prima fase di emergenza e di assistenza alla popolazione, in particolare la concessione di contributi per l’autonoma sistemazione dei nuclei familiari che hanno dovuto abbandonare la loro abitazione a seguito di provvedimento dell’autorità competente;
· l’individuazione di appositi siti di stoccaggio provvisorio ove depositare fanghi, detriti e materiali e le modalità per il loro smaltimento;
· la concessione dei contributi per !’immediata ripresa delle attività produttive ed economiche. I contributi sono in rapporto ai danni subiti da impianti, strutture, macchinari e attrezzature, scorte di materie prime, semilavorati e prodotti finiti oltre che alla sospensione delle attività. In altri termini non si farà mappatura del territorio, ma si farà un censimento puntuale dei soggetti che hanno avuto danni e in base ai quali saranno erogati gli interventi e le misure di ristoro. Questo per tutto, non soltanto per le attività produttive, ma anche per cose, abitazioni, opere pubbliche e infrastrutture.
· gli interventi necessari per la messa in sicurezza dei territori interessati mediante il ripristino in condizioni di sicurezza della viabilità, degli impianti e delle infrastrutture pubbliche e di pubblica utilità, degli edifici pubblici strategici e dei beni monumentali, nonché la stabilizzazione dei versanti, la pulizia e la manutenzione straordinaria degli alvei, dei corsi d’acqua, delle opere di difesa idraulica e della costa;
· l’individuazione di azioni ed interventi volti a ridurre il rischio idraulico e geologico, al fine di eliminare gli effetti negativi dei fenomeni alluvionali;
· la concessione di contributi per il ripristino o la ricostruzione delle abitazioni principali danneggiate o distrutte, ovvero la loro delocalizzazione qualora insistano in aree ad elevato rischio idrogeologico;
· la concessione di contributi per i beni mobili registrati e mobili non registrati distrutti o danneggiati.
Così come sono state lette questo è l’ordine di priorità sulla base delle risorse che eventualmente saranno rese disponibili.
Per i danni alle attività produttive del settore agricolo, sono state attivate inoltre le procedure per il riconoscimento del carattere di eccezionalità della calamità naturale. La richiesta consentirà, una volta aperta, di beneficiare degli interventi per favorire la ripresa dell’attività produttiva agricola previsti dal decreto legislativo n. 102/2004 mediante il Fondo di solidarietà nazionale, con particolare riferimento agli interventi relativi alle strutture aziendali danneggiate e alle infrastrutture connesse con l’attività agricola (strade interpoderali, acquedotti, impianti irrigui e opere di bonifica). Può infine essere prevista la concessione di un supplemento di gasolio agricolo per le macchine utilizzate per il ripristino delle colture in atto e della coltivabilità dei terreni alluvionati.
Altre misure di intervento che sono state concordate dovranno riguardare:
· la sospensione, solo per aziende che abbiano subito il fermo dell’attività e che siano state oggetto di ordinanza di sgombero, degli adempimenti tributari e contributivi. In maniera analoga la sospensione degli adempimenti tributari dovrà riguardare i cittadini con provvedimento di sgombero;
· la sospensione, per i soggetti residenti nei Comuni alluvionati, del pagamento delle rate dei mutui o dell’intera rata o della sola quota capitale per privati e aziende fino al 31 dicembre 2011;
· la costituzione di un Fondo di garanzia per facilitare l’accesso al credito alle imprese danneggiate dagli eventi alluvionali e l’autorizzazione all’estensione dell’utilizzo del Fondo di garanzia costituito ai sensi dell’ordinanza n. 3548/2006 (alluvione Marche 2006);
· lo svincolo per i Comuni e per le Province – se possibile, perché su questo l’intesa non c’è stata, c’è stata semplicemente la nostra richiesta – dal patto stabilità e la possibilità dello sforamento della soglia massima per la contrazione dei mutui necessari per gli interventi di manutenzione del territorio;
· la semplificazione delle procedure amministrative e la riduzione dei termini, in particolare per la procedura di valutazione di impatto ambientale statale o regionale, nel rispetto della normativa europea.
Il Segretario generale della Regione, dott. Mario Conti, ha riunito il comitato di direzione, per impostare la struttura organizzativa regionale incaricata di seguire la fase post emergenziale, mediante la creazione di una struttura funzionale simile a quella che ha operato in occasione del terremoto del 1997.
La Regione Marche, da parte sua, nella Giunta di martedì ha fatto una ricognizione del proprio bilancio, una riclassificazione delle poste del proprio bilancio, che ovviamente presenteremo alla vostra attenzione non appena avremo il quadro generale delle misure finanziarie disponibili. Si tratta in realtà di risorse già disponibili che vengono riorganizzate e riorientate in funzione di questa emergenza. Sono 48,5 milioni di euro che riguardano interventi per dissesti idrogeologici, 20 milioni di euro per quanto riguarda le imprese suddivisi: 2 milioni di euro del fondo di garanzia, per gli investimenti e le esigenze finanziarie delle imprese, 18 milioni di euro per la cassa integrazione in deroga ovvero per le imprese con meno di 15 addetti, mentre le altre imprese vengono coperte dalla cassa integrazione straordinaria e dalla mobilità.
Quindi 48,5 milioni per interventi su dissesti idrogeologici, 20 milioni per le imprese (2+18) e 6 milioni per quanto riguarda specifici interventi per l’agricoltura. Complessivamente 74,5 milioni di euro è il contributo che la Regione Marche potrebbe, non senza sacrificio e non senza ridefinire interventi già programmati in altre direzioni, utilizzare per far fronte a questa emergenza.
Priorità e collaborazione istituzionale.
Dichiarazione dello stato di emergenza; nomina del Commissario delegato; stanziamento di risorse adeguate con un “fondo speciale” come avvenuto per il Veneto e per le altre Regioni recentemente colpite da fenomeni analoghi; utilizzo delle riserve del Fondo nazionale di protezione civile; emanazione dell’ordinanza di protezione civile con la priorità del piano interventi prima richiamati; istituzione di un tavolo permanente di coordinamento istituzionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Un’altra richiesta che abbiamo formulata è quella dell’election day, ovvero di unificare il ballottaggio delle elezioni amministrative che riguarderà un numero ridotto di cittadini, e quindi non figura una situazione di necessità di chiarezza di espressione politica, con il referendum che ci prepariamo ad indire. In modo tale da recuperare quelle risorse finanziarie che in parte vadano a compensare le esigenze delle regioni che sono state colpite da questa calamità naturale, che, come sappiamo, non riguarda solo le Marche ma anche la Basilicata e l’Abruzzo.
Queste, in sintesi, sono alcune priorità principali che abbiamo avanzato al Governo nazionale, sollecitando anche un incontro diretto con il Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi.
Il quadro appena rappresentato, infatti, non è sicuramente fronteggiabile con mezzi e poteri ordinari. La situazione è oggettivamente drammatica e quindi è necessario affrontarla con mezzi straordinari e con uno sforzo straordinario di tutti.
E’ necessario che vengano rese disponibili da parte del Governo nazionale le risorse necessarie, sia per gli interventi emergenziali, sia per quelli utili alla prosecuzione delle attività economiche, al ripristino delle infrastrutture e al rilancio delle funzioni vitali della comunità, così come avvenuto per il Veneto e le altre Regioni colpite da calamità simili.
Rispetto invece a quanto previsto dalla legge 10/2011 l’evento senza ombra di dubbio deve essere considerato di rilevanza nazionale con la possibilità quindi di attingere alle riserve del Fondo nazionale di Protezione Civile.
Si ritiene dunque anche indispensabile l’attivazione permanente di un tavolo di coordinamento istituzionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, sulla base dell’esperienza già avvenuta nella ricostruzione post-sisma. Tale tavolo sarà lo strumento operativo della collaborazione istituzionale Regione-Governo, al fine di seguire nel tempo tutte le fasi di monitoraggio e di definizione di misure e interventi, legislativi e tecnici.
Il Governo regionale, come dicevo prima, ha anche chiesto al Ministro dell’interno l’election day, al fine di recuperare circa 300 milioni di euro per far fronte ai fabbisogni finanziari dell’emergenza alluvione: la proposta è di abbinare la consultazione referendaria con il turno di ballottaggio delle elezioni amministrative. In questo abbiamo chiesto l’intervento del Ministro Maroni.
Tale proposta è stata avanzata senza strumentalità e in spirito di piena e costruttiva collaborazione istituzionale.
La collaborazione tra le diverse istituzioni dello Stato e tra le stesse forze politiche di maggioranza e opposizione, che costituisce una condizione fondamentale per il superamento dell’emergenza, è anche una condizione fondamentale per gestire soprattutto la fase della ricostruzione.
II Governo regionale si è impegnato e si impegna a lavorare sempre con tale metodologia cercando le forme di massima convergenza possibile.
Auspico, dunque, un impegno straordinario di tale natura anche nella rappresentanza parlamentare marchigiana, qui in Assemblea legislativa e soprattutto in tutti gli Enti locali che saranno quelli che dovranno gestire operativamente questo percorso difficile della ricostruzione.
Alcune altre considerazioni.
In questi giorni le persone, soprattutto quelle che purtroppo hanno subìto danni, si lamentano fortemente dello stato di manutenzione del suolo e di corsi d’acqua, tirando in ballo un po’ tutte le amministrazioni pubbliche che non avrebbero operato correttamente. Lo stesso discorso è stato fatto per la difesa del suolo.
Al riguardo devo segnalare che per circa un decennio per tali attività non ci sono state assegnate risorse. E’ in un arco temporale che non riguarda soltanto una gestione politica ma riguarda la gestione politica nazionale, rispetto appunto al regime dei suoli da parte di Governi sia di centro-destra che di centro-sinistra. Ebbene, in questo periodo di tempo non sono state assegnate alle Regioni risorse finanziarie per realizzare questo obiettivo di programmazione territoriale.
Nel 2010 finalmente è stato istituito un apposito fondo e la nostra Regione lo scorso 25 novembre 2010 ha sottoscritto un accordo di programma con il Ministro Prestigiacomo per la realizzazione di interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico, per un importo complessivo di 56 milioni di euro, 20 dei quali a carico della Regione Marche e 36 a carico del Ministero dell’Ambiente, nel quale sono riportati interventi in alcune delle aree, guarda caso, ora purtroppo colpite maggiormente dall’alluvione.
Per l’esecuzione degli interventi si è ora in attesa della nomina di un nuovo commissario da parte del Ministro dell’Ambiente, perché quello che era stato nominato si è dimesso.
Con lettera dello scorso 2 marzo il Ministero ci ha comunicato che l’ammontare dell’accordo – quindi i nostri 56 milioni – veniva ad essere ridotto del 10% per finanziare interventi a favore di regioni colpite dall’alluvione, quindi Liguria, Veneto, Campania e provincia di Messina. Naturalmente abbiamo risposto che non siamo nelle condizioni di poter accedere a questa richiesta di taglio del 10%, anzi, ci iscriviamo tra le regioni colpite per avere un incremento di questo fondo.
In questi giorni è stata più volte tirata in ballo, anche se in forma generica, la protezione civile, come se non avesse operato fino in fondo per realizzare gli interventi di prevenzione dei rischi.
Premesso che tali compiti non sono affidati alla protezione civile, che non ha neanche poteri ispettivi, ma agli enti territoriali, devo ricordare che lo Stato con le leggi finanziarie del 2009, del 2010 e del 2011 non ha più finanziato il fondo di protezione civile.
Tale fondo portava alla nostra Regione circa 6 milioni di euro ogni anno, somma che veniva in gran parte assegnata ai Comuni, alle Comunità Montane ed alle Province proprio per il potenziamento del sistema e per intervenire nelle situazioni emergenziali a livello locale.
La soppressione del fondo sta di fatto lentamente facendo morire la protezione civile nei Comuni, nelle Province, ed anche quella regionale che è sempre più asfittica e che quindi rischia, per mancanza di risorse, appunto, di far cessare le proprie attività proprio su questo tema. Già ora non sono sufficienti le somme stanziate per la prossima stagione estiva per contrastare ad esempio gli incendi boschivi.
Vorrei poi evidenziare che non sono condivisibili le affermazioni di alcuni soggetti che tentano di dipingere il territorio regionale soggetto ad incuria ed in cattivo stato di manutenzione ed efficienza.
E’ il contrario, siamo quindi orgogliosi dell’impegno che le varie amministrazioni della nostra Regione hanno espresso con una elevata sensibilità ambientale, a fronte di un quadro finanziario così drammatico, dimostrando una capacità di gestione armonica del territorio.
Ciò è il risultato proprio dell’impegno costante dei Comuni, delle Comunità montane, delle Province, della Regione e della stessa Amministrazione dello Stato, o meglio, degli uomini dell’Amministrazione dello Stato che spesso hanno supplito, proprio con la propria passione e con il proprio impegno, a questo quadro drammatico di risorse finanziarie.
Insomma, pur nella generale penuria di risorse tutti hanno cercato di operare al meglio, come del resto è testimoniato anche dall’apprezzamento che la nostra Regione ha avuto nella valutazione del Ministero dell’Ambiente.
Dobbiamo perciò tutti insieme respingere gli attacchi diffamatori gratuiti e non fondati e difendere il nostro impegno istituzionale e la nostra immagine di amministratori, e anche l’impegno e la passione delle nostre popolazioni e delle nostre imprese in relazione proprio al tema ambientale.
Infine, credo che non ci possiamo sottrarre anche ad un’ulteriore riflessione, forse la più importante guardando al medio-lungo periodo.
Credo che si debba procedere velocemente a una revisione del sistema normativo regionale rispetto al governo del territorio.
E’ a tutti evidente che con il cambiamento climatico in atto episodi di questo tipo potranno ripetersi sempre più frequentemente, perciò è necessario che la legislazione preveda come normali quelle ipotesi che fino a poco tempo fa erano considerate eccezionali.
Ho detto prima che questi episodi avvenivano tre volte in un secolo, probabilmente con il cambiamento climatico avremo una frequenza e un ripetersi di questi fenomeni di concentrazione di precipitazioni in un arco temporale molto limitato e su territori definiti sempre maggiore.
Quindi è indifferibile la necessità di una programmazione del territorio, di regolamenti urbanistici ed edilizi e di un regime idraulico in linea appunto con i cambiamenti climatici in atto, che non sono – lo stiamo imparando sulla nostra pelle - una cosa teorica ma sono una cosa con cui dobbiamo fare concretamente i conti.
Il nostro impegno come Giunta regionale è quello di avviare un primo stralcio del processo di revisione della legge urbanistica affinché questo fenomeno sia preso immediatamente in considerazione.
Piogge così abbondanti e prolungate, infatti, non si erano mai verificate e onde del mare alte oltre quattro metri non le avevamo mai viste così frequentemente, e queste onde fanno da tappo alle foci dei fiumi e impediscono alle acque di defluire.
E’ quindi necessaria una riflessione più generale sull’assetto dell’intero territorio marchigiano per poter prevenire questi fenomeni legati al cambiamento del clima con azioni di prevenzione e di tutela più adeguate rispetto al passato e in grado salvaguardare e valorizzare l’ambiente.
Tutto questo è già indicato nei Piani di assetto idrogeologico e nelle successive procedure, e se ne hanno esempi negli schemi già ideati e talvolta progettati in varie aree della regione per essere inclusi nel recente programma di interventi concordato nell’Accordo con il Ministro dell’Ambiente di cui ho prima fatto riferimento.
Attualmente abbiamo in corso la revisione della legge urbanistica regionale e in questo iter dovremo rivedere le misure urbanistiche normative edilizie ma anche i modelli idrogeologici e idraulici.
E’ ampiamente noto lo stretto rapporto esistente tra l’assetto ed il funzionamento dei sistemi idrogeologici e le modalità urbanistiche con cui vengono gestite le trasformazioni territoriali. E anche nei dettagli esecutivi questo richiede più attenzione rispetto al passato.
Per queste finalità in queste settimane si sta concordando un protocollo con il Corpo forestale dello Stato.
Nel corso degli ultimi decenni non soltanto si è costruito molto con un forte consumo di suolo agricolo, ma si sono anche occupate aree fragili e sensibili sotto il profilo idrogeologico, forzando a volte le procedure pur ragionevoli previste dal relativo Piano regionale di assetto idrogeologico.
Tali procedure devono essere al più presto rese vincolanti, maggiormente rigorose e sottoposte ad un controllo più stretto da parte degli uffici regionali, in particolare nelle fasi successive all’atto di competenza conclusivo dei procedimenti di mitigazione del rischio previsti dalle norme di attuazione del Piano.
Ed è contestualmente necessario che tali modifiche di settore del quadro normativo siano inserite nella riforma organica della legge urbanistica per il governo del territorio delle Marche, utilizzando anche sul modello sperimentato con successo in Germania di pianificazione generale, che metta al centro le seguenti opzioni strategiche: costruire nel costruito; addensare la città; lasciare la terra all’agricoltura ed i fiumi alla natura; tutelare il paesaggio; direzionare gli investimenti al lavoro e non alla rendita; ridefinire un ruolo autorevole di regia del Land, in questo caso della Regione.
Tuttavia, in vista della costruzione di una nuova architettura di strumenti regolatori e di competenze, appare necessario definire subito nuove regole transitorie anche di tipo quantitativo nella gestione dei vigenti strumenti urbanistici, al fine di prevenire ulteriori trasformazioni inopportune nelle aree sensibili.
Va rafforzata la programmazione regionale territoriale e vanno riviste le norme edilizie ed urbanistiche nell’ottica di una più evoluta sensibilità al tema della sostenibilità.
Più in generale deve essere rafforzata una cultura del territorio soprattutto per quanto riguarda le aree urbanizzate e agricole in un rapporto a tre, ossia in un rapporto tra il cittadino, amministrazione e territorio.
Nell’avviare a conclusione questa comunicazione sento anche il desiderio di dover rivolgere un sentito ringraziamento a tutto il sistema regionale di protezione civile, che ha operato con competenza, dedizione e passione per molti giorni senza soluzione di continuità, dal suo direttore, Roberto Oreficini, fino a tutti i volontari che in queste giornate non si sono risparmiati. Vigili del Fuoco, Forze di Polizia statali e locali, Corpo Forestale dello Stato, 118. Croce Rossa Italiana, Organizzazioni di Volontariato, personale di protezione civile dei Comuni, delle Comunità Montane, delle Province, della Regione e delle Prefetture meritano tutta la nostra riconoscenza e tutta la nostra gratitudine, perché ancora una volta si sono dimostrate il vero pilastro della sicurezza di questa nostra regione.
Sarà inoltre importante fornire maggiori garanzie al personale della protezione civile, non soltanto regionale ma anche quello della protezione civile provinciale e comunale, soprattutto in tema di copertura assicurativa per le responsabilità che assumono. Queste persone, soprattutto i dirigenti e i funzionari, ogni giorno si devono assumere responsabilità enormi specialmente per l’emanazione dei bollettini e la diramazione degli allarmi.
Dobbiamo tutelare il loro lavoro per evitare che perdano la loro forte motivazione e anche la loro passione, chiedendo magari di essere assegnati in settori diversi, come purtroppo sta avvenendo in altre Regioni.
In questi giorni soprattutto da parte di volontari accanto a tanto impegno ho raccolto anche tanta amarezza per il fatto che in alcune occasioni, quindi pure di fronte a un evento catastrofico quale quello accaduto, si sia dato maggior risalto ad alcuni limitati episodi negativi piuttosto che all’enorme lavoro svolto in silenzio e con tanta umiltà.
Vorrei che oggi l’Assemblea legislativa regionale si unisse in un sentito gesto di riconoscenza nei confronti di tutto il nostro sistema di sicurezza regionale, di protezione civile, di volontariato. Sarebbe il gesto più significativo a voler intendere il forte spirito di unità che ci dovrà animare e condurre lungo il percorso della ricostruzione. Un percorso di ricostruzione che già ad oggi si annuncia per niente facile, anzi, ricco di difficoltà. Un percorso, quindi, che ci chiederà davvero di essere all’altezza del nostro ruolo di amministratori e di manifestare tutta quell’unità che siamo capaci di esprimere nelle occasioni straordinarie. E questa sicuramente è un’occasione straordinaria in cui dobbiamo dimostrare alla comunità regionale tutto il nostro amore per le Marche.
(applausi)
PRESIDENTE. Grazie, Presidente Spacca. Passiamo alla discussione. Ho al momento nove iscritti a parlare. Quindi ora, anche per organizzare al meglio i lavori, prego chi intende intervenire di comunicarlo alla Presidenza nel giro di un quarto d’ora, dopodiché chiuderò le iscrizioni.
Ha la parola il Consigliere Bugaro.
Giacomo BUGARO. Certamente avrei preferito, come penso tutti voi, evitare questa seduta assembleare di oggi, perché sarebbe stato meglio che l’evento infausto che ha colpito le Marche non fosse successo, ma siccome è accaduto apprezzo la sensibilità di questa convocazione. E per primo, unendomi a quanto detto poco fa dal Presidente della Giunta regionale, mi unisco alla solidarietà nei confronti delle famiglie drammaticamente colpite e più in generale a tutto il territorio, alle popolazioni, ai lavoratori e alle aziende che stanno soffrendo in questo momento.
Un grazie di cuore anche alle varie articolazioni dello Stato sul territorio, dalla protezione civile, ai volontari, ai Comuni, alle Province, che si sono immediatamente mobilitate in questo evento di carattere straordinario.
Ritengo che un atteggiamento corretto da parte della politica e da parte dell’Assemblea legislativa regionale sia quello di evitare in questa fase strumentali polemiche e di unirsi invece in un comune sforzo, ognuno pro quota, ognuno per quello che può fare, per cercare di risolvere o quanto meno attenuare le sofferenze di chi è stato investito da una straordinaria ondata di maltempo.
Quindi ognuno si metta al lavoro e ognuno faccia la sua parte. Ritengo che il giochetto dello scarica barile o del voler ricercare nel Governo – in questo caso vale proprio la pena di dire “piove governo ladro” - sia quanto meno da evitare. Mi sembra infatti che tutti, con senso delle istituzioni e con grande disponibilità, abbiano mostrato la volontà nel risolvere e nel superare questo momento estremamente doloroso e preoccupante.
Inoltre ritengo che in questa fase così difficile i cittadini marchigiani che ci guardano sapranno capire tra chi davvero è alla ricerca della soluzione dei problemi e chi invece tenta, come spesso accade – e lo devo registrare a malincuore anche in quest’Aula – di conquistare una quota sul giornale o un’immagine sulla stampa pur di vedersi muscolarmente rappresentato. Io non lo ritengo un atteggiamento corretto, ci vuole il senso della misura, sopratutto quando siamo di fronte a catastrofi di questo tipo.
Quindi, seguendo quanto detto in questa prima parte del mio intervento, non voglio fare polemiche, però qualche sottolineatura mi sento di farla.
Mi dispiace che non ci sia in Aula chi nei giorni scorsi ha chiesto le dimissioni dell’Assessore Donati per alcune frasi che posso definire un pochino superficiali. Mi dispiace perché sarebbe stato importante sentire le parole di chi ha preso un’iniziativa forte in un momento così difficile. Lo vedo assente, peraltro rappresenta una forza che negli ultimi dieci anni ha rappresentato la maggioranza. E’ una componente importante, mi permetto di dire condizionante, sicuramente della maggioranza del primo governo regionale a guida Spacca. Certamente l’Assessore Donati ha parlato in libertà, non sta a me difenderlo, ma presumo che sia un episodio ascrivibile alla stanchezza, diciamo così.
Però ora c’è un aspetto che va molto più considerato nella sua dimensione e nella sua gravità: l’antropizzazione del nostro territorio.
Sono sei anni che ho l’onore di rappresentare in quest’Aula una parte dei cittadini marchigiani, sono sei anni, Presidente, che con ripetute mozioni chiedo, insieme ai miei colleghi, il varo di una nuova legge urbanistica regionale, la scorsa risale al 1992. Nel frattempo nel 2001 lo Stato ha approvato il decreto legislativo 380, sempre lo Stato nel 2004 ha approvato, modificandolo poi più volte, il decreto legislativo 42, il famoso Codice Urbani che racchiude la salvaguardia del paesaggio.
Le Marche invece, a differenza della maggior parte delle Regioni d’Italia, sono prive di una seria pianificazione urbanistica. E questo in termini di permeabilità, in termini di consumo del territorio, incide moltissimo.
Ed io sono indignato - lo dico senza paura di essere smentito - dell’atteggiamento di molti Sindaci di questa regione (246 Comuni, la maggior parte amministrati dal centro-sinistra) che per ragioni personali o elettorali hanno fatto varianti generali ai propri piani regolatori con previsioni edificatorie mostruose che hanno sconvolto l’assetto anche idrogeologico del nostro territorio.
Nella scorsa legislatura ci venne consegnato – mi dispiace non averlo disponibile oggi in Aula – uno studio fatto dalla Giunta regionale, è una cartina in cui c’è una fotografia a colori diversi della situazione edificatoria dal 1948. Vi è cioè la rappresentazione in un colore di come era edificata la regione Marche nel 1948, in un altro colore nel 1960, in un altro ancora nel 1970 e in un ultimo colore come è oggi. E’ devastante!
Certamente il mio partito non è contro l’edilizia, ma è per un’edilizia regolata.
Io assisto nel silenzio più totale a cittadine ad esempio di 30 mila abitanti che approvano piani regolatori per diventare da 45 mila abitanti e che magari lo fanno a ridosso delle elezioni. Ho notizie fondate di comuni di 10 mila abitanti che poco prima delle elezioni approvano anche 400 varianti.
Questo Presidente non può più avvenire! Tutti sappiamo perfettamente che poi ha una ripercussione violenta nei fenomeni meteorologici, oltreché una devastazione sul piano paesaggistico senza precedenti di una regione magnifica come la nostra. Una regione, la nostra, che ha la caratteristica di andare in pochi chilometri dagli Appennini alla costa. Una regione che è anche caratterizzata a pettine da tanti corsi d’acqua e che quindi necessita di un supplemento di attenzione nel suo sviluppo edilizio, uno sviluppo che ha poi un’immediata ricaduta nella sicurezza del territorio.
Mi auguro allora che ci sia davvero, e sopratutto con rapidità, Presidente, uno sforzo concreto per aggiornare, adeguare, approvare una legge urbanistica e di salvaguardia del territorio.
Presidente, che questo sforzo sia fatto davvero! Perché non possiamo non parlare di questo aspetto nel momento in cui analizziamo una catastrofe come questa che è del tutto simile, se non il fatto che è stata purtroppo funestata addirittura da tra morti, a quella che è avvenuta nella zona metropolitana a sud di Ancona nel 2006, alla quale eravamo insieme con gli stivaloni a girare fra quei capannoni, fra quegli insediamenti, molti dei quali costruiti in maniera assolutamente dissennata, senza una pianificazione urbanistica generale.
Se la Regione deve svolgere un ruolo di indirizzo, ebbene, penso che una delle maggiori deleghe ricevute con la modifica del Titolo V derivi proprio dal fatto che deve regolamentare e gestire il territorio, il suo sviluppo, la sua modificazione.
E’ di questo che dobbiamo parlare!
Certo, oggi siamo nel momento dell’emergenza, c’è bisogno di fondi, c’è bisogno di interventi, c’è bisogno della salvaguardia delle aziende e quindi dei posti di lavoro. Questo attiene al contingente. Ma un amministratore responsabile deve sapere non solo risolvere il contingente ma anche dare un indirizzo. Questo è il ruolo principe della Regione. Qui trova veramente la sua vocazione quel federalismo che molti auspicano, ed io sono fra questi, ossia un federalismo che possa davvero dare risposte e mettere nelle condizioni di evitare o per lo meno di contenere fenomeni straordinari come appunto quello che è accaduto la scorsa settimana.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per una comunicazione l’Assessore Viventi. Prego, Assessore.
Luigi VIVENTI. Sarò brevissimo, Presidente. Riguardo alla legge urbanistica, che come sapete giace per una sua modifica da circa dieci anni nella Commissione competente, volevo informarvi che ne abbiamo già parlato, insieme al dirigente del Servizio Minetti abbiamo iniziato a lavorarci. Quindi sicuramente questo sarà, come già dissi in quest’Aula dopo l’approvazione della legge sul piano casa, l’altro argomento che tratteremo, nel più breve tempo possibile, in questa Assemblea legislativa e nella Commissione competente.
PRESIDENTE. Grazie, Assessore. Ora vi leggo gli iscritti a parlare, anche per evitare eventuali dimenticanze, poi se siete d’accordo chiuderei le iscrizioni: Trenta, Malaspina, Massi, Romagnoli, D’Anna, Ricci, Ortenzi, Binci, Pieroni, Zinni, Natali, Marangoni, Giancarli, Marinelli, Silvetti, Acquaroli, Cardogna, Acacia Scarpetti, Latini, Foschi, Marcolini, Ciriaci, Eusebi. Ci sono altri? Bene, dichiaro chiusa l’iscrizione a parlare.
Vi informo, inoltre, che sono state presentate sull’argomento diverse interrogazioni e mozioni. A norma di regolamento, non essendo iscritte all’ordine del giorno, ci sarebbe, se i proponenti lo vogliono, la necessità di fare una richiesta di iscrizione all’Aula che naturalmente si dovrà esprimere con un voto. Questo lo vorrei capire, al fine anche di ottimizzare i tempi.
Ma se tutti i presentatori intendono iscrivere questi atti, e se l’Aula è d’accordo, a questo punto direi di accogliere l’iscrizione di questi atti e trattarli congiuntamente, dopodiché procedere alla votazione o delle singole mozioni in forma separata oppure di una risoluzione concordata, su cui invito fin d’ora i Capigruppo a cominciare eventualmente a lavorarci.
Non vedendo pronunce contrarie interpreto che l’Aula è d’accordo di iscrivere tutte le interrogazioni e mozioni che sul tema odierno sono state presentate.
Ha chiesto la parola il Consigliere D’Anna, ne ha facoltà.
Giancarlo D’ANNA. Per dire, Presidente, che ho un’interrogazione sul rischio idrogeologico datata 8 novembre 2010, è la n. 202, che è pressoché la fotocopia di quella che avevo presentato nella legislatura precedente ma che non ha mai ricevuto risposta.
Quindi la prego di inserire anche questa mia interrogazione, grazie.
PRESIDENTE. Bene. Allora siamo d’accordo, si intendono iscritte le seguenti mozioni ed interrogazioni: mozioni n. 112, n. 113, n. 114, n. 115, n. 116, n. 117, n. 118, interpellanza n. 19, interrogazioni n. 202 e n. 314.
Ha la parola il Consigliere Trenta.
Umberto TRENTA. Mi associo alle molte considerazioni fatte in merito a tanto disastro. Ma vado subito al sodo.
Voglio subito far capire all’Aula che ognuno dovrebbe parlare per la propria professionalità e capacità di interpretare e quindi riuscire a capire i problemi. E questo non è un atto di presunzione ma di presa di coscienza professionale. Dunque vi parla l’architetto Umberto Trenta in qualità di Consigliere regionale.
In quest’Aula si è parlato, molte volte in maniera strumentale, anche dell’indennità dei Consiglieri, quindi i Consiglieri che vengono in Aula innanzitutto devono conoscere bene che cosa significa fare il Consigliere regionale – e questo si riferisce al mandato politico – poi devono anche avere consapevolezza professionale quando si affrontano gli argomenti.
Cito quindi in maniera forte dal punto di vista culturale un autore a me molto caro, Adolf Loos - che per molti può significare tutto e per molti niente – di cui voglio citare un suo libro importantissimo “Parole nel vuoto”, ed ecco che entriamo nell’Aula. Questo autore si rivolge in primis all’architettura del pensiero e per immediata conseguenza alla logica dell’agire. L’uomo e le regole del vivere nella società organizzata tra passato, presente e futuro nello scenario globalizzato.
Voglio intanto voglio dire all’Assessore Donati - che quindi invito a sospendere la telefonata, vorrei che mi ascoltasse – che merita tutta la nostra attenzione, ma non voglio esprimere nei suoi confronti parole di difesa, lei non ne ha bisogno, Assessore, lei è una persona attenta, lei è una persona che lavora bene nel territorio ed ha una consapevolezza di Consigliere regionale, nella sua facente funzione di Assessore, con completezza di sensibilità nei confronti del territorio. Quindi nei confronti miei, perché io per certi versi sono un Consigliere atipico, anomalo per le logiche interne della politica, io rispondo solo al mio elettorato e alla mia libertà di pensiero.
Ma ora, detto questo, voglio inquadrarvi – e mi rivolgo agli Assessori più importanti e forti, parlo all’Assessore alle attività produttive, all’Assessore Viventi che ha fatto quell’anticipazione sulla dovuta e puntuale comunicazione del Presidente Spacca, all’Assessore Petrini, a Marcolini – il mio intervento sulla fotografia di questo scenario, e lo farò attraverso due riflessioni.
La prima è sul lavoro che stiamo facendo sul Puc, Assessore Donati, Piano urbanistico costiero.
Molti dimenticano che l’Italia geograficamente è composta da tre macro regioni. Ci sono scenari costieri che vanno da Venezia fino a Bari, un territorio omogeneo continuo, una fascia costiera che unisce mare e costa. Poi c’è una fascia collinare che nel suo proseguire con una sessione trasversale ortogonale agli Appennini – Assessore Donati stia attento – inquadra benissimo quel è il problema idrogeologico e quella antropizzazione di cui ha parlato anche con una certa enfasi il Vicepresidente Bugaro. Al quale ricordo che bisogna capire perché oggi abbiamo questa antropizzazione e quindi questo collasso urbanistico. Ovvero questa inadempienza, in questo caso, di 246 amministrazioni comunali della regione Marche che non hanno mai pensato di fare un piano territoriale di coordinamento che predisponesse nel futuro un concreto atto amministrativo.
Con il Presidente Spacca ho condiviso quell’antico passato di maturazione e formazione politica nella Democrazia Cristiana, dove i miei - come dire, quelli del piano di sotto che amano qualificarsi come vecchi tromboni della politica - avevamo quella capacità di agire sul territorio con una certa comprensione e sensibilità delle varie problematiche.
Allora dico che questa antropizzazione, che non è altro che la derivazione socio-economica ambientale e territoriale, deriva da quel susseguirsi nel tempo di amministratori che si sono mossi senza una logica continuativa dei pensieri fatti.
Se oggi decidessimo di elaborare un piano e nel frattempo cambiasse l’Assessore allora cambierebbe pure il riferimento. Preferisco cambiare l’Assessore che ha proposto la sua sfiducia e le sue dimissioni? No! Allora come ho detto l’altro giorno con coraggio, affrontiamo queste cose insieme.
Quindi la provocazione che faccio all’amico Spacca, che oggi da Presidente ha rappresentato una realtà in maniera molto puntuale, è la seguente.
Oggi lei è stato il governatore di questa Regione ed io che faccio parte dell’opposizione non facevo parte di quella delegazione, ma questa è una dimenticanza, nell’immediatezza quando purtroppo c’è l’emergenza si agisce, il Presidente Spacca è un uomo dell’azione e quindi ha agito. Però ora io mi voglio proporre quale commissario delegato, e lasciamo perdere quelli potranno essere i problemi amministrativi, perché, voglio dire, dovremo comunque andare all’agire tecnico. Io sono stato per tredici anni sulla graticola per far capire a qualcuno che le basse strumentalizzazioni che provengono dal nostro ambito politico si risolvono se la persona nel pensiero sa andare avanti, e questo è avvenuto, quindi è per questo che oggi, Presidente, condivido ancora cinque anni insieme a lei una felice esperienza politica.
Ma ritorniamo al dunque. I cambiamenti climatici sono indipendenti dalla nostra volontà, quindi dobbiamo capire il perché si è formata nella regione Marche questa situazione drammatica e perché onde alte quattro metri otturano il naturale defluire delle acque. E’ perché c’è a monte un abbandono totale che andrebbe sostenuto, Assessore Petrini, in maniera molto più puntuale e importante.
Non basta il volontariato, oppure quel volontariato peloso dove tutti quanti fanno (ci sono le onlus, ecc. ecc.) ma poi vengono in Regione a chiedere, chiedere, chiedere, dovremmo invece fare una comparazione tra il reddito agricolo e quello che sarà il danno sull’agricoltura, che è cosa diversa del paesaggio geografico.
Io all’interno delle rassegne stampa ho letto che il suo braccio operativo, ossia l’associazione degli agricoltori – di cui ora non ricordo la sigla - ha fatto un plauso a ciò che lei ha fatto, ma anch’io dico che avete agito bene, nell’immediatezza si agisce così, in questo avrete sempre una opposizione al fianco. Questo è il bene amministrare, Presidente Spacca, quindi lei, ripeto, ha iniziato bene, sta portando avanti bene la problematica dell’emergenza. Ma che è fatta anche di una interazione economica di attività produttive che dunque, dicevo, vanno tutte comparate e comprese. Però vanno comparate e comprese senza fare un distinguo sulla diversificazione e quantificazione dei danni. Qui nella graduatoria leggo primo, secondo, terzo, non è questo! Il danno è per l’intera popolazione delle Marche! Quindi il danno va visto in maniera globale senza differenziazioni, senza distanze – il mio Assessore alla provincia disastrata con delega al Piceno in questo momento non c’è, ma solo perché è uscito un attimo dall’Aula -, il danno è di tutti, le vittime sono di tutti, il dolore e il cordoglio è generale.
Vado ora al supplemento sul patto di stabilità Comuni e Province che dovrebbero poter sforare il tetto massimo di mutui e contratti per opere di manutenzione del territorio. Presidente, questa è una bella intuizione, però va concordata.
Ripeto, oggi, grazie anche al Capogruppo, noi abbiamo dato quella giusta azione di sostegno che compete a questa minoranza - che è maggioranza al Governo nazionale -, dicendo appunto che l’azione del Presidente Spacca è rappresentativa di una situazione drammatica generale e che quindi va sostenuta in maniera concreta. Ma poi vogliamo anche che si dica che se qualcosa non ha funzionato, o non dovesse funzionare, non è perché il Governo non ha funzionato, perché qui siamo tutti in un’emergenza globalizzata.
Torniamo allora a quei piani importanti di concertazione delle situazioni ambientali, infrastrutturali, quegli atti che sono stati sempre i cavalli di battaglia, si dice sempre “faremo le strade, faremo questo, faremo quello”. Io sono 56 anni che vivo ad esempio il sogno della Salaria, e abbiamo avuto Presidenti dell’Anas che erano democristiani come noi, abbiamo avuto Sottosegretari ai lavori pubblici che erano democristiani come noi, e il sogno del piceno. Quindi questo riguarda l’incapacità, come pure la crescita di quei consiglieri o di quei rappresentanti istituzionali che vengono eletti negli interessi di un territorio vasto e complesso come la regione Marche.
Pertanto, come dicevo poc’anzi, bisogna fare distinzioni tra il paesaggio geografico, il paesaggio urbanistico e l’antropizzazione organizzata in sistemi sociali, le città, le grandi città che sono oggi l’attrazione, città che quindi hanno perso quella cultura contadina che dalla montagna si è trasferita alle campagne e poi nelle zone industriali oggi in crisi, oggi in chiusura.
Concludo questo mio intervento con una semplice raccomandazione. Io presenterò il mio progetto che è prevenire o curare, questa è la scelta che dobbiamo fare, e per il concetto politico del fai da te un Osservatorio permanente ambientale, un Opa che dica tutto insieme al Puc. Lavorerò di concerto con lei sulla proposta, Assessore, poi in Aula dirò sempre lo stato con cui lei, con capacità e puntualità, confronterà, concerterà e concluderà con atti amministrativi tale collaborazione. Ossia quella collaborazione che io intendo sia il ben fare politico, e di cui lei è maestro perché, come me e come il Presidente Spacca, ha le stesse origini democristiane, ossia, demos-crazia, governo del popolo.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Malaspina.
Maura MALASPINA. Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, prima di affrontare il dibattito sullo stato di emergenza mi è doveroso esprimere il cordoglio del gruppo UdC alle famiglie delle vittime degli eventi alluvionali che hanno colpito alcuni comuni del fermano.
Intendo esprimere anche la più convinta solidarietà a tutti quegli agricoltori che sono stati colpiti dalle calamità naturali nel loro lavoro e a tutti gli imprenditori, lavoratori, commercianti, artigiani, professionisti che hanno subito danni.
Siamo convinti che nonostante gli ingenti danni, come sempre, ricostruiremo quello che la pioggia, l’acqua e il fango hanno rovinato e distrutto.
Negli ultimi quarant’anni la nostra regione, soprattutto la sua parte meridionale, non aveva mai registrato eventi metereologici di tale portata e consistenza.
A tali eventi eccezionali alcune nostre infrastrutture civili non hanno retto.
Come ha già detto il Presidente, dobbiamo dire che il Servizio di protezione civile della Regione ha saputo diffondere in tempo utile i codici di allarme ai Comuni e a tutte le strutture periferiche interessate.
Questa è dunque una di quelle occasioni dove dobbiamo ringraziare una struttura pubblica strategica per aver funzionato bene.
Ha funzionato bene anche per la precisione e la tempestività con cui ha saputo raccogliere e quantificare i danni per chiedere lo “stato di emergenza” al Governo Nazionale, che sarà dichiarato oggi alla riunione del Consiglio dei Ministri.
Lo stesso Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, On. Gianni Letta, si è complimentato con alcuni Deputati e Senatori marchigiani che nella giornata di martedì scorso si sono recati da lui e che, alla presenza del Prefetto Gabrielli, Capo della Protezione Civile, hanno rappresentato le problematiche connesse al sostegno finanziario.
Infatti, adesso che il bel tempo è tornato, per riparare i danni la parola passa alla politica.
La sfortuna ha voluto che le Marche fossero la prima calamità naturale a cadere sotto la nuova normativa del d.l. 225/2010 (cosiddetto mille proroghe) che scarica sulle regioni tutte le spese per i danni conseguenti.
Noi dell’UdC l’abbiamo definita “tassa sulla disgrazia”, altri l’hanno definito “federalismo delle disgrazie”. Sta di fatto che lo Stato, il Governo nazionale, ha inteso lasciare in capo alle Regioni e alla comunità regionale i costi della ricostruzione.
L’art. 2, dal 2 quater a 2 octies, regola la materia e obbliga le regioni a provvedere agli interventi di ricostruzione e riparazione dei danni civili mediante l’aumento dei tributi e l’aumento della benzina da autotrazione erogata dalle pompe operanti sul territorio regionale, fino ad un massimo di 5 centesimi. Qualora le risorse non bastassero la Regione potrà attingere al fondo per la protezione civile, ma dovrà poi restituire quanto ricevuto.
Qui ci troviamo di fronte ad una quantificazione dei danni per diverse centinaia di milioni di euro. L’intervento pubblico si prevede intorno a qualche centinaia di milioni per i danni civili e una cinquantina di milioni per i danni all’agricoltura, quantomeno ancora da quantificare. Senza che, anche imponendo l’aumento massimo del costo della benzina, si possano ricavare poche decine di milioni di euro. Significa che dobbiamo far ricorso al fondo per la protezione civile, ma alle condizioni date, cioè con la restituzione.
L’art. 2, comma 12 quinquies, del ricordato mille proroghe finanzia, per ciascuno degli anni 2011-2012, 100 milioni i danni per gli eventi alluvionali di Liguria, Veneto, Campania e provincia di Messina.
Tali risorse sono state attinte dal fondo di un miliardo assegnato dal 2009 al Ministro dell’ambiente per la prevenzione del dissesto idrogeologico.
Una buona parte di tale finanziamento è stato assegnato alle Regioni che hanno firmato un accordo di programma con il Governo. Tra queste le Marche che hanno avuto 56 milioni.
Sappiamo di metterci contro tutte queste Regioni che hanno già avuto l’assegnazione pro-quota di tale fondo, ma riteniamo che in via d’urgenza e provvisoria – ripeto, in via d’urgenza e provvisoria - si possa finalizzare altri 200 milioni per le Marche, Abruzzo e Basilicata colpite, come le altre regioni citate, da pesanti danni causati da eventi alluvionali.
Il Ministro Tremonti non tirerà fuori un euro. Le risorse si possono spostare ma non aggiungere!
Certo! Se avessimo un Governo e una maggioranza con il senso dello Stato e non delle loro convenienze, accorperebbe le elezioni amministrative, magari di ballottaggio, ai referendum. Ma questo non conviene e quindi probabilmente non risparmieremo 300 milioni!
Però i soldi per i danni il Governo li deve trovare, le Marche da sole non ce la possono fare!
Un ultimo pensiero di gratitudine voglio dedicarlo ai volontari della protezione civile, alle forze dell’ordine, ai vigili del fuoco, alle strutture sanitarie, agli addetti ai servizi di emergenza, tutti hanno svolto un lavoro esemplare. Quindi a nome dell’UdC, e penso della comunità marchigiana, unendomi all’appello del Presidente Spacca, esprimo loro la più sentita riconoscenza umana e civile.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.
Francesco MASSI. Il Presidente in questo momento non c’è, ma intervengo comunque affinché rimanga a verbale, per cui va bene lo stesso. Farò alcune rapide riflessioni.
Se c’è un’istituzione, un ufficio, un servizio, una dirigenza, un’organizzazione di cui noi dell’opposizione, noi del PdL in particolar modo, abbiamo sempre parlato con assoluta stima e ammirazione è proprio quella della protezione civile. Quindi a questa organizzazione ribadisco la nostra stima e la nostra fiducia, perché in ogni momento nei nostri paesi abbiamo visto, oltre ovviamente il nucleo centrale operativo regionale, anche tutta la sua diramazione. Lo dico con assoluta soddisfazione e ammirazione. E qui, tra l’altro, sempre da parte nostra, portiamo anche quella stima espressa dai cittadini.
Dunque anche questa volta la risposta penso ci sia stata in termini adeguati, quindi mi unisco alle riflessioni fatte dai colleghi che mi hanno preceduto.
Però è proprio a questa organizzazione che io voglio chiedere non di istruire processi o investigazioni particolari bensì di capire se sotto i livelli più bassi, ove forse non è bastato il volontariato o quella abnegazione degli amministratori locali o delle strutture comunali, ci sia stato qualcosa che non ha funzionato.
Ricordo per esperienza personale, avendo fatto il segretario comunale per mestiere, che nei piccoli Comuni (parlo di quelli dell’entroterra, di montagna) il solito telegramma della Prefettura arrivava spesso anche alle ore 14,10, quindi con il Sindaco e con il Capo dell’ufficio tecnico si rimaneva in Comune a presidiare. E seppure nel 99% dei casi non succedeva niente, c’era comunque quella coscienza, anche dell’ultimo impiegato, orientata a vigilare.
Chiedo pertanto alla dirigenza della protezione civile di capire se c’è stato qualcosa che non ha funzionato nei livelli più bassi – noi abbiamo studiato anche il metodo con cui viene diramato l’ordine di allarme e di allerta –, ossia se qualcuno abbia sottovalutato ciò che sarebbe potuto accadere.
Vi dico questo soltanto per riportare in quest’Aula il lamento drammatico di qualche imprenditore che ci ha detto che forse con un’ora prima di allerta una parte dei capannoni, ad esempio, potevano salvarla.
Certamente, ripeto, il nostro sistema ha funzionato alla grande, come marchigiano ne sono veramente orgoglioso, ma se c’è stato qualcosa che non ha funzionato – e non mi interessano processi da mettere in piazza – chiedo alla protezione civile, per i contatti che ha a livello locale, di capirlo.
Un’altra cosa che voglio sottolineare, ma che esula dalla nostra organizzazione regionale, riguarda l’Enel.
Io purtroppo sono testimone dell’isolamento di quei piccoli comuni dell’entroterra maceratese che per sessanta ore non hanno avuto l’erogazione di energia elettrica. A causa di questa situazione credo ci sia stata anche una vittima indiretta, mi riferisco a quella persona di San Ginesio che essendo da 48 ore senza energia elettrica ha cercato per conto suo di attivare una vecchia caldaia che però sprigionando improvvisamente monossido di carbonio lo ha ucciso in pochi minuti. Si trovava in una zona ove i comuni per 48 non hanno ricevuto energia elettrica. Il disagio per gli anziani potete capirlo!
Quindi sull’Enel al Presidente chiedo una seduta particolare, in quanto tutta la situazione verificatasi - mi prendo la responsabilità di quello che dico – non riguarda solo l’emergenza, ma riguarda anche come l’Enel si è comportata, e si sta comportando, sul fotovoltaico, sul passaggio del nuovo elettrodotto, sul modo con cui interagisce con i nostri comuni. Enel e Terna. Ecco, vorrei capire alcune cose, ma non è questa la seduta. All’Enel per oggi dico soltanto che è stato raggiunto il record di sessanta ore di mancata erogazione di energia elettrica. Mi rendo conto delle difficoltà, la nostra montagna, i tralicci abbattuti, mi rendo conto di tutto, però sessanta ore, considerata la presenza maggioritaria di una popolazione anziana maggioritaria, è veramente una circostanza drammatica, un momento che ho visto anche personalmente.
Apprezzo molto quello che ha detto il Presidente, e anche i colleghi successivamente, sul problema della prevenzione, quindi sull’adeguamento dei nostri strumenti urbanistici e regolamenti, sul rischio idrogeologico, insomma, su tutto quello che è possibile prevenire con la tutela del nostro territorio. Ma posso fare una battuta, naturalmente indirizzata a tutti? Io credo che prima di una legge – un insegnamento che abbiamo appreso da chi ci ha spiegato il diritto – occorra una cultura, una coscienza. Però purtroppo in tante amministrazioni di tutti i colori ha vinto il partito della rotonda, non il partito della manutenzione dell’ambiente, della regimentazione delle acque, della pulizia delle scarpate, della manutenzione del verde. E questo perché? Perché se prima delle elezioni tutti asfaltano e fanno le rotonde fa notizia, quindi i voti si pigliano, se invece un Comune investe soldi ad esempio nelle fognature, quindi nel sottosuolo, non fa notizia e allora i voti non si prendono! Vi dico questo perché avendo fatto anch’io il sindaco so bene dove si prendono e dove invece non si perdono i voti. Se un Comune delibera 1 milione di euro di investimenti nelle fognature non lo vede nessuno, neanche la stampa ne dà notizia perché non fa vendere nessuna copia, ma se si inaugura una rotonda la cosa è molto diversa.
Dobbiamo quindi fare un salto di qualità. Rendiamoci conto che siamo scivolati un po’ tutti su un versante di non buona amministrazione. E’ vero che la cura degli alvei spesso non è competenza dei Comuni, ma di tutto quel tragitto che porta il torrente al fiume principale molte volte se ne deve occupare sia il Comune sia il privato cittadino, un’usanza, quest’ultima, che da noi è andata perdendosi nel tempo.
Oggi, ribadisco, i concetti su cui ci troviamo tutti assolutamente uniti sono quelli di unità, responsabilità, solidarietà, dell’agire insieme, nessuna polemica, quindi tutto quello che possiamo fare anche noi dell’opposizione lo faremo. Pertanto posso dire con soddisfazione, come diceva il collega Trenta, di aver riscontrato un tono e un’impostazione del Governatore che apprezziamo. Lo apprezziamo per quel modo costruttivo che appunto insieme in questo momento dobbiamo portare avanti, rinunciando qui in Ancona e a Roma, per le nostre parti diverse che abbiamo, a polemiche, ripicche o calcoli di bottega elettorale.
Per cui voglio ribadire ancora una volta che questo è stato un momento di particolare unità di questa Assemblea, continuo a sperare che sia così, anche sapendo che magari c’è da correggere, su cui il mio appello, come ho detto poc’anzi, è quello di affidarsi all’organizzazione della protezione civile.
Un’ultima riflessione, anch’essa senza polemica, la voglio fare sul problema della election day.
Cari colleghi, se ci fosse la sicurezza che magari i 300 milioni risparmiati vengono nelle Marche io pure firmerei per questo. Sono d’accordo nell’election day sempre. Sempre! Ma purtroppo i nostri Governi, tutti, sia di centro destra che di centro-sinistra, non hanno osservato questo criterio – ne posso capire anche le motivazioni politiche -, allora non penso possano esserci le garanzie; c’è un problema sbarchi al sud del nostro Paese che credo nei prossimi giorni diventerà drammatico e mi pare di capire che per fronteggiare la situazione si richiedono ogni giorno sempre più soldi, visto che anche l’Unione europea ci lascia abbastanza soli.
Mi unisco pertanto all’appello che è stato fatto nei confronti del Governo e, ripeto, da parte nostra ci sarà tutta la responsabilità che serve e che ci deve contraddistinguere in questo momento.
Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. Siamo davvero tutti molto toccati dalle vicende calamitose decisamente gravi e straordinarie che ci hanno colpito. Quindi è stato importante che il Presidente Solazzi abbia colto celermente la richiesta dei Consiglieri di svolgere questa odierna riunione straordinaria dell’Assemblea legislativa regionale. Credo che qualcuno di quelli oggi assenti, oltre al richiedente, pensasse che questa riunione non ci sarebbe stata, per cui magari avevano preso altri impegni, ma ci sono situazioni in cui il gioco delle parti non funziona, per cui l’Assemblea legislativa è stata immediatamente convocata.
Oggi tutti siamo qui unitariamente – e spero che unitariamente ci pronunceremo anche su una mozione o su una proposta di risoluzione – per compiangere purtroppo i morti, per parlare di questo evento, per fare l’analisi di quello che dettagliatamente, puntualmente ed esaustivamente ci ha detto il Presidente Spacca, e soprattutto per ragionare sul futuro, sui rimedi, sul ristoro dei danni e sulla gestione dell’emergenza.
Tutte le Marche sono state colpite ed in alcune zone la tragedia è stata sicuramente maggiore in quanto ci sono stati addirittura i morti. Io abito a Sant’Elpidio a Mare e Casette d’Ete è una frazione grande di questo comune, molti di noi erano presenti al funerale della giovane ragazza di venti anni, invece per il conducente dell’auto i funerali si sono svolti a Brindisi. Quindi ora il nostro pensiero non può non andare a una madre che è riuscita, non si sa come, a salvarsi. Una madre che ci ha raccontato che ancora sente le grida della figlia che si allontanava nel fiume e per la quale non è riuscita a fare nulla. E questa non è retorica, è qualcosa di più di tutto quello che potremo pensare, dire e immaginare. Quindi questa è una zona che è stata veramente colpita al cuore. Anche una signora ascolana è stata purtroppo ritrovata in condizioni fatali.
Come pure dobbiamo ringraziare – sono contenta che il Presidente l’abbia fatto – questo eroe di Casette, il signor Moreschini, che ha affrontato i flutti per strappare la mamma di questa ragazza dalla furia delle acque. Li chiamano eroi per caso, ma questo non è un eroe per caso, qui c’è una disponibilità, una istintività al coraggio, una sicuramente innata abnegazione, perché questa persona non solo ha tratto in salvo questa donna ma addirittura si è ributtato per poter salvare, attaccandosi dove poteva, anche il marito e la figlia, ma non ci è riuscito perché i flutti li stavano trascinando via. Dovremo penso riceverlo anche se oggi gli abbiamo reso merito.
Quindi un grazie a questa abnegazione. Come un grazie alla abnegazione che stanno mostrando i cittadini, io parlo della mia città, ma tutte le Marche stanno reagendo con la stessa determinazione, con lo stesso coraggio, non si piangono addosso. In breve tutto è stato pulito.
Da noi gli sfollati sono tornati nelle loro case, invece in altri comuni più piccoli, come mi dicevano alcuni Sindaci, questo non è avvenuto. Allora è proprio questa l’emergenza primaria, ossia, ripristinare ancor prima dei laboratori le case, il letto, le cucine di queste persone deve essere assolutamente la prima occupazione. Una intrapresa che conosciamo, infatti, soprattutto nella mia zona del fermano, si vede gente che anche da sola sta lavorando - io ci passo due volte al giorno su quel ponte – e ripristinando il più possibile.
Un’abnegazione e una dedizione, debbo dire, che ho registrata anche nelle istituzioni. Al di là della macchina istituzionale della protezione civile, delle prefetture, che fin da subito si è percepito essersi attivata. Peraltro per il meglio, perché si sarebbe percepito se ci fossero stati ritardi oppure se la notte della piena non ci fosse stato nessuno. Infatti anche sul posto della sciagura c’erano già i carabinieri, c’erano le transenne, c’era lo stesso sindaco, seppure poi sia dovuto partire. Insomma, anche lì avevano organizzato il picchetto immediatamente, addirittura cercando di dissuadere, così mi hanno detto, quell’auto dal passare. Poi un po’ per la straordinarietà della cosa, un po’ per l’accidentalità, un po’ forse per l’imprudenza di chi è passato lo stesso, non sono riusciti a fermarla nonostante il transennamento e tutto quello che regolarmente era avvenuto.
Dunque una abnegazione che ha fatto sì che sia queste unità di crisi provinciali – oltretutto la provincia di Fermo era nuova a queste cose –, sia le persone, si siano immediatamente attivate notte e giorno.
Ecco, le persone, quando anche sui giornali io parlavo di pathos e di partecipazione mi riferivo a qualcosa di più della sola presenza istituzionale che appunto abbiamo visto; i sindaci, gli assessori, il presidente della provincia, per non parlare della protezione civile, dei vigili, dei carabinieri, sono forze abituate a dare, abituate alla solidarietà, quindi non ci meravigliano, invece vanno altrettanto ringraziate.
Per i morti di Casette D’Ete c’è un’indagine in Procura, è naturale, è doveroso che questo avvenga, ma penso si concluderà con un nulla di fatto, perché le prudenze e la dirigenza del caso credo siano state, almeno da parte delle istituzioni, tutte poste in essere adeguatamente.
Dicevo che il problema ora è gestire l’emergenza, il ristoro dei danni, è far sì che si torni alla normalità.
Concordiamo tutti, bene lo ha espresso il Presidente Spacca, che l’evento è stato straordinario, e non solo per la quantità di acqua che si è riversata sulla terra, quindi sui fiumi, ma anche per le raffiche di vento – le sentivamo, c’era quasi una bufera – che hanno esasperato il moto ondoso andando quindi a creare, come ha detto il Presidente, un muro anche dalla parte del mare.
Dunque una situazione straordinaria che quindi va ora gestita anche con mezzi straordinari, che va gestita senz’altro unitariamente. E questa volontà mi pare ci sia da parte di tutti, non ci sono state strumentalizzazioni.
Lo stato di emergenza spero anch’io che venga dichiarato, perché serve. Serve per avere un primo finanziamento e soprattutto per dotarsi di strumenti normativi e operativi che altrimenti non potremmo adottare. E’ pur vero, però, che per quanto riguarda il futuro tutti auspichiamo che le richieste del Presidente Spacca – che spero siano ripetute un po’ da tutti con una mozione unitaria – vengano accolte, previa l’interpretazione di questa norma delle mille proroghe. Che si possa avere in ogni caso, qualsiasi sia l’interpretazione, una sorta di sospensione o, come dire, di esimente per il popolo marchigiano, che si trova disgraziatamente ad essere il primo che sperimenta questa norma recentissima.
Dunque che si abbia lo stesso trattamento – lo abbiamo detto senza polemiche - che giustamente e celermente soprattutto dal punto di vista finanziario ha avuto il Veneto, proprio perché la situazione è analoga. Non si tratta di elargire niente nel pozzo di San Patrizio, si tratta di far sì che questi soldi vengano presi e fatti fruttare nelle mani dei marchigiani, quindi dei fermani, dei maceratesi, degli ascolani che sapranno poi metterci del loro.
Vado al rimedio, che lo stesso non è strumentale, dell’election day. Bèh, io sono stata la prima, insieme all’altra Consigliera del fermano Ortenzi, a riprendere questa idea che un professore in gamba del fermano ha lanciato su Facebook. Ripeto, non c’era intento minimamente strumentale. Certo, dice il Consigliere Massi, se c’è la garanzia che quei 300 milioni vengono alle Marche sosterremo questa richiesta dell’accorpamento. Io credo che questo si possa fare. Ma il problema è piuttosto quello di superare l’ostacolo politico, poi sulla destinazione ce la giochiamo e magari ce la giochiamo anche, purtroppo, con altre emergenze.
Un’ultima parola la vorrei dire sulla politica ambientale.
E’ vero che se colpe nell’imminente, colpe ultime non ci sono state, di sicuro una stratificazione di comportamenti omissivi, colposi, spesso in dispregio di buonsenso di norme urbanistiche c’è stata, come c’è stata in tutte le parti. Ad esempio Casette D’Ete si chiama così proprio perché erano tre casette e c’era il fiume Ete che faceva purtroppo da protagonista, un fiume - Ete Morto, Ete Vivo, questo lo chiamavano morto ma morto non lo è stato mai - che si faceva sentire, un fiume che caratterizzava proprio un villaggio, così mi raccontavano, di tre casette e tre abitanti. Ora invece ci sono tante case, tante fabbriche, abbiamo anche Della Valle, insomma tutti conoscono lo sviluppo di Casette D’Ete. Ma il fiume è rimasto letteralmente strozzato da anni e anni, da decenni, e ogni tanto si fa sentire, ma si fa sentire perché è così che purtroppo fanno i fiumi.
Ho citato questo esempio per non additare nessun altra situazione, ma che è una situazione, ripeto, di decenni di politiche urbanistiche, abitative e di sviluppo industriale e artigianale come purtroppo c’è dappertutto. Io non parlo di degrado delle Marche, tanto meno ne parlerei oggi, come qualcuno sciacallescamente fa, parlo piuttosto di un certo andazzo, quello dello sviluppo, del boom, soprattutto dove lo sviluppo delle industrie e delle imprese artigiane, per fortuna con grande prosperità per quelle zone, si è maggiormente allargato e sviluppato.
Ecco, da oggi in poi non dobbiamo più andare a fronteggiare soltanto l’emergenza, ma parlare di prevenzione, e soprattutto dotiamoci di strumenti urbanistici. Tutti i sindaci si mettano una mano sulla coscienza, al di là del consenso, al di là delle propagande elettorali, affinché si riprenda una convivenza con la natura e con i fiumi più giusta e più equa. Perché - lo dice chi a scanso di ecologismi parla invece di ecologia - la prima creatura dell’ambiente e dell’ecologia è l’uomo, quindi mettiamolo al centro. Non abbiamo mai speculato, tanto meno io, sulla ideologia dell’ambiente, ma è ora che di ambiente sano – non parlo di ambientalismo - si parli, quindi che lo faccia anche la Regione Marche.
PRESIDENTE. Invito i Consiglieri a rispettare i tempi perché ci sono altri venti iscritti ad intervenire. Ha la parola il Consigliere D’Anna.
Giancarlo D’ANNA. Innanzitutto vorrei dire che il massimo rispetto per le vittime e per chi ha subìto i danni, ma anche nei confronti di chi ha lavorato, come la protezione civile – a cui tutti riconosciamo non solo i meriti ma anche l’impegno e la professionalità, ringrazio personalmente il dott. Oreficini per la sua capacità ad essere sempre presente nei momenti giusti e nei modi giusti - lo potremo dare non solo oggi ma con un’altra seduta assembleare che però affronti i problemi. Oggi qui si è parlato di emergenza maltempo, io invece ritengo ci si un’emergenza e basta, ossia non si tratta solo di emergenza maltempo.
Nella scorsa legislatura, come ho anticipato prima, avevo presentato un’interrogazione che si basava su uno studio fatto da Legambiente e dal Dipartimento della protezione civile, il cui titolo era “Rischio idrogeologico nelle Marche”. Ma a questa interrogazione nessuno diede mai una risposta, quindi correggendo alcune cose l’ho ripresentata anche in questa legislatura, era l’8 novembre 2010.
Cosa diceva quella mia interrogazione? Diceva che negli ultimi anni si registrano più che in passato fenomeni atmosferici caratterizzati da forti temporali che provocano allagamenti, esondazioni, frane, che quindi comportano gravi danni e rischi per persone e cose.
Questa mattina il Presidente Spacca in un passaggio ha detto che con il cambiamento climatico in atto episodi come questo potranno ripetersi sempre più frequentemente e perciò è necessario che la legislazione preveda come normali le ipotesi che fino a poco tempo fa venivano considerate eccezionali.
Ma se sono serviti tre anni per arrivare a questa conclusione allora io dico che adesso non siamo in emergenza, ma stiamo affogando!
L’indagine di Legambiente e del Dipartimento della protezione civile sul rischio idrogeologico dice che l’82% dei comuni marchigiani ha abitazioni in aree esposte a pericolo, che oltre il 70% addirittura presenta in tali aree fabbricati industriali con grave rischio per dipendenti ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti, che solo il 9% dei comuni ha avviato interventi di delocalizzazione delle abitazioni nelle aree a rischio e solo il 4% dei fabbricati industriali. Dalla stessa indagine risulta che il 70% dei comuni non svolge alcuna positiva attività di mitigazione del rischio ed il 58% non fa praticamente nulla per ridurre il rischio idrogeologico.
Tre anni fa! Tre anni fa! Quindi adesso non è che si può dire che non ci sono delle responsabilità, perché ci sono dei documenti, sono state fatte delle indagini.
Allora, ripeto, il rispetto per la protezione civile e per chi lavora in questo settore va dato mettendo in atto tutti quegli strumenti che consentano di ridurre. Perché quando sento che il 70% dei comuni non svolge una positiva opera di mitigazione del rischio, ma di cosa stiamo parlando! Magari aspettiamo anche la prossima legislatura e poi diremo “la colpa è di questo, la colpa è di quello, la colpa è di quell’altro”!
Insomma, qui ci sono delle serie responsabilità, non può finire, come spesso succede in questi casi, dicendo un “vogliamoci tutti bene”! Perché significa che chi vuole prevenire presenta un foglio poi chi vorrà prendere atto di quello che è successo di interrogazioni, mozioni, ecc. ne dovrà presentare quattordici!
Allora visto che qui anche se le cose si dicono prima ma poi non si ottiene nessun risultato - tra l’altro io ho fatto semplicemente fatto da passaparola di uno studio elaborato da chi è sicuramente competente in simili situazioni - è evidente che ci sono delle responsabilità, è evidente che bisogna cambiare rotta. E’ inoltre evidente che in passato per prendere dei provvedimenti e per mitigare alcune situazioni sono stati spesi anche dei soldi. Io sono riuscito a reperire una contabilità del 31 dicembre 2001, e sto cercando anche di avere la documentazione relativa a interventi fatti successivamente, da cui risulta che ci sono 18.789.605,00 euro per infrastrutture (strade e ponti) finanziate con vari finanziamenti, 8 milioni 213 mila per i fiumi, 3 milioni per danni a privati, 4,7 milioni per altre destinazioni. Allora questi interventi sui fiumi… Come?(…) Perfetto, però la sede storica, Assessore Marcolini, ha portato ad un 82% dei comuni marchigiani che ha abitazioni esposte a pericolo! Quindi ci sono delle responsabilità che non sono squisitamente regionali ma anche comunali e provinciali.
Dunque non si può parlare solo di emergenza maltempo, qui si deve parlare di emergenza di un rischio idrogeologico continuo e permanente. Permanente! Sant’Iddio, non si può venire a dire che è un evento straordinario! E’ una favola per i bambini! Questi sono episodi che si ripetono anno dopo anno con una gravità enorme! Io qualche giorno fa ho visto alcuni filmati aerei della Rai, ma, santo cielo, come si fa a mettere in un gomito di un fiume un’attività industriale a trenta metri! A trenta metri! Ma chi ha dato il permesso di costruire! Chi dà il permesso! Chi!
Tra l’altro ci sono pure delle fabbriche inquinanti, sarebbe quindi anche opportuno sapere se, in questo caso particolare, ci sono stati degli sversamenti di inquinanti. Nessuno ci ha detto assolutamente niente!
Non è possibile che si va a fare la multa al cittadino che magari mette nel sacchetto dell’immondizia l’olio della frittura quando in una situazione come questa chissà che diavolo è successo e nessuno si dice niente!
Bisogna metterci mano! Ma non in cinque minuti con una presentazione del Presidente con cui ci fa anche notare che mancava un Consigliere! Quando adesso sarebbe piacevole chiedere la verifica del numero legale per vedere se in una situazione è garantito! Non lo chiedo per dignità! Non vorrei che domani venisse fuori che si chiude l’Assemblea legislativa indetta per parlare dell’emergenza maltempo perché non ci sono i Consiglieri, gli Assessori e nemmeno il Presidente! (...) Sì, c’è stato, ho capito, ma quando c’è il Presidente, certo, doverosamente tutti lo dobbiamo ascoltare, ma penso che debba essere così anche nei confronti di tutti quelli che intervengono in quest’Aula, se non altro per rispetto delle persone che rappresentiamo, io nel mio piccolo 5.000 persone le rappresento!
PRESIDENTE. Consigliere D’Anna, il Presidente sta rilasciando delle dichiarazioni, poi tornerà in Aula.
Giancarlo D’ANNA. Bene, il Presidente è per questo, però, un attimo, l’Assessore Marconi cosa sta facendo? L’Assessore Moroder? L’Assessore Donati? L’Assessore Petrini?
PRESIDENTE. Consigliere, il suo tempo sta terminando, la prego di continuare il suo intervento!
Giancarlo D’ANNA. Sì, Presidente, ma io mio tempo lo uso anche come ritengo più opportuno!
Comunque, dicevo, è che non si può venire qui a dire che questa è l’emergenza maltempo, questa è una situazione drammatica nella quale vive il territorio della regione Marche, in cui ci sono delle precise responsabilità, da suddividere anche tra i vari enti, in quanto dalla costa alla montana e dalla montagna alla costa si fa una politica del territorio sbagliata. Vedasi ad esempio gli ultimi provvedimenti presi sulla questione del fotovoltaico che favoriscono uno spopolamento sia delle campagne che delle montagne. Si ritiene sia più produttivo mettere un simile impianto piuttosto che mantenere il territorio e quindi i fossi e quant’altro! Perché a chi installa l’impianto non gliene frega niente se magari il fosso vicino ecc. ecc.!
Insomma, abbiamo fatto, anzi, avete fatto delle scelte che messe insieme all’incapacità di prevedere quello che era prevedibile comportano oggi delle situazioni drammatiche. Drammatiche! Situazioni che non si risolvono né con l’aumento delle accise, né con il discorso dell’accorpamento delle elezioni. Qui deve cambiare la cultura di governo del territorio, altrimenti nei prossimi anni saremo condannati a subìre quello che stiamo subendo in queste settimane, ma con aspetti ancora più drammatici. Guardate quello che succede lungo la costa!
Ripeto, qui non si tratta di emergenza maltempo, si tratta di incapacità di gestione del territorio – e qui ci mettiamo tutti quanti –, dopodiché queste sono le conseguenze. Non si possono dare autorizzazioni a chi ha svuotato i fiumi da tutta la ghiaia che si è accumulata nel corso degli anni! Non si può aggredire il territorio in questo modo! Qui ci sono delle serie responsabilità, ma non sono del Padreterno, sono dell’uomo che non è stato capace di gestire il territorio.
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Basterebbe, come hanno fatto anche altri Consiglieri, prendere atto e riconoscere l’ampiezza dell’ottima relazione del Presidente Spacca, tuttavia qualcosa la voglio dire anch’io, in modo particolare rispetto ad un tema.
Il nostro Paese, purtroppo, è a rischio idrogeologico. E questa ennesima drammatica alluvione è toccata alle Marche.
Il Paese è a rischio idrogeologico, così come è stato ricordato, per una serie di motivi, uno è appunto per una sua fragilità, ma certamente è anche per un uso non corretto del suolo. Diciamoci la verità!
Lo ricordava il Consigliere Massi, chi ha fatto l’amministratore – e qui dentro siamo stati in tanti ad aver ricoperto cariche di assessore, di sindaco, anche il Consigliere D’Anna è stato vicesindaco a Fano – sa bene che appunto nell’amministrare è abbastanza diffusa una modesta o relativa o troppo poca attenzione a difendere il territorio piuttosto che fare altri investimenti. E’ così.
Devo però riconoscere che in questi anni almeno le Marche - dato che veniva citata la protezione civile, a cui anch’io ho avuto modo di riconoscere grandi meriti e grandi capacità - hanno formulato alcuni strumenti importanti, il piano di previsione dei rischi, di prevenzione, il piano dell’assetto idrogeologico. Quindi ora nella situazione attuale credo vi possano entrare diversi punti da approfondire e da sottoporre a critica. Sia da un punto di vista dell’adeguamento degli strumenti di pianificazione e programmazione, sia rispetto a una maggiore attenzione da dedicare alla tutela del territorio, per mitigare i rischi, attraverso una legge urbanistica nuova che guardi in quella direzione.
Voglio dire che ci sono sicuramente punti di debolezza, ma ora purtroppo la drammaticità dell’evento, rispetto anche a ciò che è successo a Casette D’Ete, ci fa capire che c’è stata una dimensione del fenomeno meteorologico ben oltre l’ordinario accadimento. Ci sono state piene che non si vedevano da cento anni, precipitazioni che hanno superato largamente le previsioni. Quindi è stato un fenomeno di carattere certamente straordinario.
Credo che una questione di fondo che dobbiamo sottolineare adesso, prendendo spunto anche dalla relazione del Presidente Spacca, al di là delle cose che ho ascoltato e che gran parte sono vere, sia soprattutto quella che come Marche non possiamo farcela da soli, abbiamo bisogno assolutamente di avere dal Governo le risorse necessarie per uscire dall’emergenza e per ripristinare le condizioni originarie.
Possiamo inoltre passare anche attraverso alcune formule, è stata ricordata quella dell’election day, se funziona. Oppure potremmo pensare a tasse di scopi, seppure personalmente non le condivida.
Insomma, un fenomeno del genere non può che vedere risorse certe. Quindi quei finanziamenti che il Governo ha messo per altre occasioni che ora possano essere messi anche per le Marche.
Quello che oggi è importante, come hanno sottolineato anche altri Consiglieri prima di me, è arrivare a una risoluzione comune o magari votare la relazione del Presidente Spacca. Dunque un impegno comune senza strumentalizzazioni rispetto a questo tema.
In questi ultimi giorni il contributo degli enti locali, delle forze di polizia, del volontariato è stato altissimo, quindi sbaglieremmo profondamente se trovassimo punti di polemica proprio in quest’Aula rispetto appunto a ciò che è stato dimostrato, rispetto all’attenzione, rispetto agli interventi fatti a seguito di questa alluvione
Certamente dovremmo avere più attenzione, è fuori di dubbio, rispetto ai temi che riguardano il dissesto idrogeologico. Venivano prima fatti degli esempi, ora non so se sia meglio una rotatoria al posto di una cassa di espansione, tuttavia c’è timidezza. Noi abbiamo bisogno di dare più investimenti al tema dell’erosione.
Inoltre c’è da dire che rispetto al tema dell’erosione costiera, oltre che al tema del dissesto idrogeologico, le Marche hanno progettato, ci sono progetti già pronti, ma il problema è trovare le risorse necessarie per realizzare interventi che nell’insieme possano ridurre il rischio complessivamente idrogeologico.
Io peraltro sono anche d’accordo su alcuni passaggi fatti dal Consigliere D’Anna. Perché in realtà essere bravi a passare verso politiche che puntano per esempio alla delocalizzazione di ciò che adesso è in un’area esondabile significa invertire un atteggiamento che si è purtroppo consolidato da decenni (Pesaro, Fano, le altre vallate). Ci sono situazioni che purtroppo vengono affrontate spesso con interventi di mitigazione del rischio, vale a dire che piuttosto che delocalizzare una zona industriale si alzano gli argini dei fiumi. Allora anche queste sono politiche che possono essere riapprontate al di là del fenomeno in sé.
Ripeto, credo che questo sia stato un passaggio, purtroppo, di carattere davvero straordinario. Abbiamo quindi bisogno di un impegno comune. Abbiamo bisogno di mantenere la barra sulla necessità che questo Governo intervenga e metta tutte le risorse a disposizione. Altrimenti davvero non potremmo riuscire a dare le risposte che le popolazioni colpite si aspettano, oltreché mettere a riparo, con interventi di prevenzione, ciò che potrebbe accadere. Purtroppo le previsioni del rischio ci danno dei tempi di ritorno che vanno dai 50 ai 100 ai 200 anni, ma noi dobbiamo comunque essere pronti anche su questo fronte. Occorre un po’ più di coraggio.
Devo inoltre riconoscere la tempestività di questa Giunta, del Presidente, di aver preso immediatamente contatto con il Governo, di aver chiesto subito lo stato di emergenza, la calamità naturale, di aver chiesto il tavolo presso il Consiglio dei Ministri per discutere di tali questioni.
Insomma, c’è stata una rapida ed immediata mobilitazione sia della parte politica che della parte tecnica della protezione civile. Tutti si sono mossi nel modo corretto.
Dunque se usciremo da quest’Aula con un documento comune o individuando nella relazione del Presidente un elemento su cui costruire una risoluzione, rafforzeremmo, nell’interesse delle Marche, l’azione di questa Assemblea legislativa per ottenere risorse e per garantire alle popolazioni che hanno subìto i maggiori danni un ripristino e un ristorno quanto prima.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.
Rosalba ORTENZI. Credo che questa mattina ringraziare non sia un atto rituale. Io non farò un lungo elenco, ma prima di tutto voglio ringraziare il Governo della Regione, il Governatore Spacca che è stato vicino anche fisicamente alle popolazioni del fermano, in particolare a quelle di Casette D’Ete. Un ringraziamento, anch’esso non rituale, alla protezione civile delle Marche, per essa al dott. Oreficini, e a tutti i volontari delle protezioni civili comunali, delle associazioni coinvolte.
Dobbiamo riconoscere che i nostri servizi di protezione civile sono tra i migliori d’Italia, se non i migliori. Ci è stato anche riconosciuto. Quando le cose vanno bene occorre dirlo tutti insieme.
Peraltro anche il clima pacato della discussione di questa mattina deve servirci da monito per agire bene in futuro e per cercare di risolvere i problemi.
Un ringraziamento va alla protezione civile della Provincia di Fermo che fin dall’inizio ha continuamente monitorato.
Un altro ringraziamento voglio rivolgerlo al Sindaco di Porto Sant’Elpidio, anch’egli sempre presente giorno e notte, ha iniziato ha lavorare già dal giorno 28 febbraio quando c’era l’allerta che le condizioni meteorologiche sarebbero peggiorando.
Abbiamo infatti avuto riscontro che tutte le procedure sono state corrette, le segnalazioni ai cittadini sono state tempestive nell’arco delle 48 ore, prima ancora che si sprigionasse quella bomba d’acqua che purtroppo ha poi provocato vittime in particolare a Casette D’Ete.
Si sono sprigionate piogge che hanno messo a dura prova un territorio che pensavamo fosse immune da grandi catastrofi, hanno messo in ginocchio tante infrastrutture pubbliche e tante imprese. Il Presidente Spacca ha fatto un report preciso, io ho qui quello della Provincia di Fermo - con il Vicepresidente Petrini e la collega Romagnoli siamo andati direttamente a vedere e a raccogliere la disperazione di tante persone –, vi sono imprese calzaturiere che hanno perso il lavoro di mesi, una programmazione per un rilancio che auspicavano anche dal Micam a cui si stavano preparando ad andare. Tutto questo ci ha fatto veramente molto molto brutto. L’intera l’economia di quel luogo è stata compromessa, seppure il nostro triste pensiero in particolare vada alla perdita di vite umane.
Già si è detto molto, quindi puntualizzerò soltanto alcuni concetti, che credo debbano essere ripresi senza ombra di polemica e senza raccogliere sfide riguardo alla responsabilità di questo o quello, altrimenti dall’una o dall’altra parte politica potremmo rimpallarci le responsabilità, che pure sicuramente ci sono.
Certamente, infatti, con i cambiamenti climatici in atto dobbiamo mettere in conto qualche strategia diversa. Il guardare un po’ smarriti e molto preoccupati il disastro provocato da queste ultime esondazioni ci deve far interrogare sul futuro. E dobbiamo farlo con un forte senso di responsabilità, sia perché siamo amministratori pubblici, sia perché abbiamo il potere di legiferare, un nostro punto forte che ci deve far guardare con speranza al futuro.
Quindi occorre ripensare a come tutelare il nostro territorio. Un territorio delicato e fragile, certo, come in altre zone d’Italia, ma il nostro lo è in modo particolare.
Io non sono attrezzata a fare su questo ragionamenti molto approfonditi, ma essendo stata per cinque anni nella scorsa legislatura Presidente della IV Commissione ambiente e territorio ho avuto l’occasione di conoscere – quindi mi è servito da insegnamento - molte situazioni particolari e localmente difficili da governare. Ecco, noi abbiamo in tantissime aree della nostra regione dei terreni friabili e dunque particolarmente fragili proprio per la loro permeabilità. Insomma, quello che voglio dire è che simili condizioni, soprattutto in momenti come questo che si deve passare all’elaborazione del danno provocato da un tragico evento, ci dovrebbero far ragionare insieme.
Il nostro è un Paese esposto a rischi idrogeologici, che anche in mancanza di fondi appropriati, come è stato detto, si difende come può. Ma è chiaro che se un Paese si trova così frequentemente, come appunto sta avvenendo da noi in questo periodo, ad avere eventi fortemente calamitosi, il suo Governo deve avere come prioritaria l’attenzione alla difesa del suolo.
Pensiamo ad esempio – e questo non lo dico per fare polemica, voglio solo sottolineare dei dati – che a fronte dei 550-560 milioni che venivano messi a disposizione per un triennio negli anni precedenti per la difesa del suolo, oggi ci si ritrova con 53 milioni. E questa lamentela non la faccio io come umile e semplice Consigliere regionale di una regione piccola come le Marche, ma lo ha denunciato la stessa Ministra Prestigiacomo, quindi l’addetto ai lavori, colei che avrebbe potuto intervenire con il Governo e il Ministro Tremonti per mettere in finanziaria qualche soldo in più.
Se a parole consideriamo il paesaggio italiano un tesoro insostituibile e non replicabile, perché questo è, e che il primo attrattore della più grande risorsa economica del Paese è il turismo, davanti a uno scenario così compromesso, così problematico, dobbiamo fare in modo, tutti insieme, Governo nazionale, Regioni, Province e Comuni, affinché si provveda presto.
Dovremmo avviare, colleghi, un dibattito serio che porti a misure legislative che fermino quel degrado sempre più crescente del territorio e del paesaggio – lo dobbiamo denunciare con senso di responsabilità –, ponendo un freno al consumo del suolo. Come del resto avviene in quasi tutti i Paesi europei.
Parliamo sempre di rispetto della Costituzione, sui suoi principi ci riempiamo sempre la bocca con tante belle parole, quindi credo che il dibattito possa partire proprio dalla considerazione dell’articolo 9 della Costituzione che appunto pone tra i massimi capisaldi della nostra identità nazionale proprio il paesaggio.
Ricordo che nel 2006, su iniziativa di alcuni di noi, approvammo in questa Assemblea legislativa l’adesione alla Convenzione europea del paesaggio. Allora secondo me dovremmo un attimo rivedere – e anche qui lo dico con tutta umiltà - in che cosa consiste questa adesione, che cosa vogliamo fare per salvaguardare il nostro paesaggio.
Il territorio, l’ambiente, il paesaggio costituiscono beni comuni, sono beni dell’intera collettività regionale, quindi dovremmo far riappropriare i cittadini del paesaggio. Allora ecco che la sinergia tra le istituzioni deve essere il motore trainante che potrà in futuro promuovere azioni virtuose in questo senso.
L’Assessore Viventi prima ci diceva che si sta elaborando – forse è pronta - la nuova legge sul governo del territorio. Noi della Commissione nella scorsa legislatura non siamo riusciti a portarla in Aula, ma oggi, anche in virtù di quanto è successo purtroppo in questi giorni, credo sia più che mai necessario provvedere in questo senso. Occorre una legge che indichi le giuste linee affinché si realizzi uno sviluppo compatibile e sostenibile – anche su questo spesso spendiamo parole per indicare un qualcosa che sembra possa essere realizzato, ma che il più delle volte purtroppo non si riesce a concretizzare –. Dunque uno sviluppo sostenibile che non preveda più il consumo e l’uso del suolo, partendo dall’assunto che il territorio è la principale risorsa non rinnovabile del pianeta. Ed il nostro territorio, ripeto, è particolarmente fragile e pertanto prezioso e da tutelare.
Quando in IV Commissione affrontavamo discussioni riguardanti leggi sull’ambiente e sul territorio, come ad esempio l’edilizia sostenibile o quelle altre elencate prima dal Consigliere Ricci, ci ponevamo anche il problema - che sicuramente con la nuova legge urbanistica verrà ripreso - della collaborazione o comunque di quella relazione tra Regioni ed enti locali che su questo ci dovrebbe essere. Ed uno degli obblighi, secondo me, dovrebbe essere costituito dalla verifica da parte delle Province del livello di attuazione dei piani regolatori generali dei Comuni.
In quell’incontro dell’altra sera, a cui ho partecipato con il Vicepresidente Petrini e la collega Romagnoli, alla presenza anche degli imprenditori della zona di Casette D’Ete, l’Assessore Offidani diceva che la Provincia di Fermo – e credo dovranno farlo anche le altre Province – dovrà mettere mano proprio a come prevedere, preventivare, previsionare lo sviluppo delle nostre zone.
Questo è lo spirito con cui dovremmo muoverci. Pertanto con forza e più incisività a livello provinciale si dovrà pianificare e progettare il territorio attraverso i piani territoriali di coordinamento.
Ma perché questo? Perché si dovrà operare su area vasta. Si dovrà pur vedere perché un Comune – parlo per il mio comune – fa un piano regolatore che indica un ampliamento e un aumento di popolazione magari fino a 60 mila abitanti, quando invece sappiamo bene che gli abitanti rimangono gli stessi ma i cartelli vendesi e affittasi degli edifici privati li vediamo dappertutto. Quindi il consumo del territorio sta anche in una forma scellerata di edificazione.
Il Ptc potrà essere allora uno strumento adeguato per indirizzare le politiche del governo del territorio dei singoli comuni, politiche spesso troppo condizionate, dico io, dalla necessità di fare cassa. E questo non va bene.
Quindi secondo me non dobbiamo più lasciare la possibilità ai Comuni di fare da soli i propri piani regolatori. La pianificazione deve essere fatta, come dicevo poc’anzi, su area vasta, con uno sguardo d’insieme, partendo proprio dalla “natura”. Troppe varianti, colleghi, troppe!
Troppe varianti che procurano ferite attraverso azioni che appunto fanno male alla natura, al paesaggio, alle nostre terre. Troppe scelte urbanistiche basate, dicevo, su ipotetici incrementi di popolazione. Con le varianti smodate approvate da molti Comuni della nostra regione – ed io parlo per il mio – si è dato avvio ad un mercato senza freni: zone di pregio ingombrate dal cemento, terreni e crinali sbracati per fare delle strade e che stanno crollando come budini, aree ferite da opere pubbliche edificate troppo vicine ai corsi d’acqua, spesso anche poco ragionate, come ad esempio le rotonde, di cui certo c’è bisogno ma non sempre è così indispensabile.
Troppo spesso colti dalla febbre edilizia abbiamo quindi dissipato brutalmente beni primari irriproducibili e fondamentali per la vita degli individui e delle comunità. E talvolta è uno sviluppo finto, un’edilizia speculativa, che però di fatto sta collassando il sistema.
Allora, colleghi, diamo alla natura ciò che è della natura, perché è questo che la natura stessa ci chiede, la natura da sola farebbe bene il suo corso. Un cittadino l’altra sera diceva: “Non è vero che oggi i corsi d’acqua esondano perché i rami e i tronchi fanno da tappo, è da sempre che i fiumi portano a valle quello che incontrano”. Allora forse intorno ai fiumi dovremmo valutare bene come mettere il cemento, come costruire! Diamone quindi la responsabilità all’uomo delle sue azioni. Se riuscissimo a riportare armonia tra questi due elementi, uomo e natura, sarebbe un buon agire e faremmo così rinnamorare l’uomo alla natura e la natura all’uomo.
PRESIDENTE. Informo, prima di passare al prossimo intervento, che devono ancora intervenire i Consiglieri Ciriaci, Binci, Pieroni, Zinni, Natali, Marangoni, Giancarli, Marinelli, Silvetti, Acquaroli, Cardogna, Acacia Scarpetti, Latini, Foschi, Marcolini, Eusebi. Inoltre ci sono gli emendamenti presentati alle mozioni e le mozioni. A questo proposito sollecito, se i Capigruppo lo ritengono opportuno, altrimenti dovremmo discutere e votare tutte le mozioni presentate, la redazione di una proposta di risoluzione.
Ha la parola la Consigliera Ciriaci.
Graziella CIRIACI. Visto che il mio è all’incirca il decimo intervento che si svolge in quest’Aula sulla grave questione all’ordine del giorno cercherò di essere concisa.
Il primo pensiero e soprattutto di dolore personale lo voglio rivolgere a chi ha subìto danni, a chi ha sofferto e soffre ancora per ciò che è successo a causa di questo brutto evento.
Voglio inoltre voglio fare un plauso alla protezione civile regionale che ci ha permesso di coordinare gli interventi, i cui volontari hanno lavorato con quella lodevole capacità professionale da tutti riconosciuta.
Nell’ascoltare prima la relazione del Presidente Spacca ho preso degli appunti, perché, oltre ad aver fatto riflessioni assolutamente importanti, nella lettura del nostro territorio ha anche toccato aspetti pratici.
Riguardo alla ripartizione degli importi già dati, ossia 48 milioni per il dissesto, 20 per le imprese, 18 per la cassa integrazione, 6 per l’agricoltura, chiedo, Presidente, la possibilità di dare alle imprese colpite da questo evento un piccolo segnale economico. Imprese che con tanto orgoglio, con tanta umiltà e anche con tanta volontà di risorgere da un momento così difficile, abbiamo visto presentarsi al Micam con un campionario quasi sporco di terra, ma comunque c’erano con tutta la loro forte dignità. Quindi, dicevo, Presidente, a questi imprenditori, che appunto hanno dimostrato di essere forti, di voler risorgere da questo brutto evento, diamo un esempio di start up, diamo un piccolo segnale di aiuto economico affinché possano almeno iniziare a pulire le loro aziende e quindi potervi rientrare. Diciamo loro: “La Regione, il vostro Governatore vi è vicino, vuole darvi la possibilità, come già state facendo, di continuare ad agire “. E continuare ad agire è infatti quello che chiediamo ai nostri imprenditori.
Un’altra osservazione che voglio fare mi è venuta ascoltando i colleghi che sono intervenuti sulla salvaguardia del territorio.
Credo sia opportuno che anche i privati abbiano la possibilità di fare gestione del territorio, ma che lo possano fare in modo consapevole. Quindi dovremmo adoperarci affinché vengano messe in atto misure che appunto diano alle persone la possibilità di pulire sì il territorio ma avendo la consapevolezza di farlo nel modo giusto.
La collega Ortenzi prima richiamava il fatto che i fiumi portano da sempre i detriti a valle, è assolutamente vero, ma dobbiamo anche fare in modo che i soldi che si spendono, ossia quella gestione messa in atto per mantenere, per coltivare questi fiumi, questi vallati, venga fatta in modo programmato. Occorre cioè una gestione programmata che guardi anche a quello che può succedere, quindi non soltanto il momento contingente. Quando si fa la manutenzione si interviene su un qualcosa che in quel momento è placido, tranquillo, invece dovremmo immaginare quella gestione anche in funzione di eventuali situazioni estreme che appunto vanno gestite in modo diverso e sicuramente più specifico.
Concludo con la sollecitazione ancora una volta dell’attenzione al territorio soprattutto da parte dei cittadini e quindi il loro coinvolgimento alla manutenzione ordinaria e straordinaria. E un aiuto straordinario e occasionale con una somma che seppur minima potrà essere sicuramente di grande conforto e aiuto psicologico. Quindi pochi soldi ma un grande sostegno che ogni imprenditore apprezzerà.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Anch’io desidero innanzitutto ringraziare per il loro profuso impegno tutte le persone che lavorano con la protezione civile, tutti i volontari che a livello comunale hanno dato la loro disponibilità in interventi appunto di protezione civile.
Nel testo della mozione da me presentata indico: “L’emergenza maltempo della scorsa settimana ha reso ancora una volta visibile la fragilità del territorio marchigiano causando purtroppo anche la perdita di vite umane. Le intense piogge dei giorni scorsi sono state senza alcun dubbio di valori eccezionali, ma questo aumento di violenza delle precipitazioni è uno dei fenomeni direttamente collegati ai cambiamenti climatici in atto su scala globale, ormai ampiamente documentati e con i quali dovremo confrontarci sempre più spesso nell’immediato futuro. Le recenti alluvioni – ho ricordato anche quella del 2006 – che colpiscono le Marche sono il risultato di decenni di politiche fondate sul consumo esasperato del suolo e della eccessiva cementificazione del territorio. Le Marche risultano tra le regioni a più alto pericolo di alluvioni e frane, il 79% delle abitazioni sono a rischio idrogeologico, in sette comuni su dieci sono stati costruiti edifici industriali che in caso di alluvione, come avvenuto anche questa volta, mettono a rischio le vite dei lavoratori, devastando strutture e attrezzature, con sversamenti di prodotti inquinanti nei territori agricoli, nelle falde acquifere e nei corsi dei fiumi. La Regione deve quindi cambiare urgentemente le proprie politiche sul governo del territorio fino ad arrivare ad un consumo “ zero” del suolo. Il risanamento del territorio deve essere considerato la prima vera opera pubblica per i prossimi decenni e la questione del dissesto idrogeologico della nostra regione argomento prioritario della politica di governo del territorio. E’ necessario che le Province, delegate a gestire l’assetto del territorio, creino gruppi di lavoro multidisciplinari per pianificare e progettare gli interventi di messa in sicurezza. Ormai le esperienze dimostrano che è illusorio gestire un fiume solo attraverso la manutenzione dell’alveo e le portate. Soprattutto in questa fase di cambiamenti climatici dove questi eventi atmosferici straordinari sono sempre meno prevedibili. Perciò è necessario un nuovo modello gestionale per i fiumi che preveda la realizzazione delle aree ad esondazione controllata. Aree nelle quali far laminare le piene fluviali per attenuare i picchi e rallentare le velocità. Aree da destinare ad un uso del suolo compatibile con la temporanea sommersione (aree naturalistiche, aree per la ricarica delle falde acquifere, aree per la produzione legname e biomassa energetica).”.
Una persona che abita a Casette D’Ete mi ha detto che nella zona alluvionata negli anni ’50 c’erano dei pioppeti in quanto lì una fabbrica che con quei pioppi faceva le cassette per portare la frutta, ma poi è arrivata la plastica, le cassette non servivano più, i pioppi sono stati tolti e quella zona è stata antropizzata.
Addirittura quella zona, il territorio dove scorre sia l’Ete Vivo che l’Ete Morto, è tra quelle in cui si è intervenuti in maniera ancor più consistente con interventi come le risagomature, le briglie, insomma, con interventi puntuali, interventi però che non sono andati a considerare ciò che avrebbero provocato a valle. Cioè nei nostri fiumi si interviene in maniera ingegneristica, per velocizzare, ma non si pensa che poi il problema viene trasferito a valle.
Nel dispositivo della mia mozione si impegna la Giunta ad attuare un risanamento del territorio attraverso una legge sul governo del territorio che ponga un freno all’aumento della cementificazione e del consumo del suolo. Ma qui purtroppo devo rimarcare ai tanti Consiglieri che hanno detto che sono anni che si chiede la nuova legge urbanistica, che questa legge è stata richiesta ma con un’ottica edificatoria. Un’ottica edificatoria! Quindi non con un’ottica di contenimento del consumo del territorio. Addirittura sull’ultimo piano casa è stata inserita la deroga, che prima non c’era, per l’ampliamento nelle zone inondabili.
Dunque ci sono state forzature della politica, e noi siamo quelli che le abbiamo fatte, contro ogni indicazione nel Pai, contro ogni indicazione dei tecnici, se non quelli delle ditte che costruiscono le case.
Pertanto oltre al risanamento attraverso una legge sul territorio nella mozione si chiede anche di “avviare una seria programmazione che preveda il riassetto urbanistico ed infrastrutturale della regione con l’obiettivo di alleggerire il carico insediativo sulle aree a rischio esondazione e lungo la fascia costiera”. Sì, anche lungo la fascia costiera, perché, come ha ricordato il Presidente Spacca, si verificano spesso fenomeni con onde che arrivano sino ai quattro metri. Quindi sulla costa c’è il problema sia di arginare l’erosione sia di arretramento delle infrastrutture ivi presenti. I danni, infatti, ci sono stati sulle strade e sulla rete ferroviaria. Un nuovo riposizionamento della rete ferroviaria, che ora è solo a pochi metri di distanza dal mare, è necessario perché ogni anno per la sua difesa, appunto rispetto al mare, si spendono milioni di euro.
Serve pertanto un adeguamento della programmazione infrastrutturale nell’ottica dei cambiamenti climatici che oggi si stanno sempre più sviluppando.
E’ inoltre necessario – così dico sempre nella mozione - a rivedere il piano casa reintroducendo la non applicazione nelle aree inondabili. E’ necessario – continuo ad evidenziare - un approccio integrato di gestione dei fiumi e delle coste, applicando la circolare del 2001, superando quella concezione idraulico-ingegneristica con la quale i corsi d’acqua vengono equiparati a canali (addirittura in certi punti vengono tombati, vi è proprio una morte biologica); garantire l’interdisciplinarità nella progettazione delle misure e degli interventi di difesa del suolo, infatti per i fiumi la sola ingegneria idraulica è totalmente insufficiente, è necessario progettare anche con competenze di idrogeologia, ecologia, scienze forestali, pianificazione; avviare una azione diffusa di rinaturazione del territorio basata sul recupero della capacità di ritenzione delle acque in montagna e sul recupero delle aree di esondazione naturale in pianura; richiedere al Governo di ripristinare i finanziamenti ordinari per la difesa del suolo drasticamente tagliati anche nell’ultima finanziaria. Infatti, come ricordato dal Presidente Spacca, da dieci anni non ci sono risorse per la difesa del suolo, le poche vanno solo per la creazione di barriere e scogliere a difesa dei nostri stabilimenti balneari.
Pertanto, visto che le risorse per il dissesto idrogeologico saranno sempre di meno, è necessario suddividerle al 50% per le emergenze e al 50% per la prevenzione. Non possiamo rincorrere solamente l’emergenza. Anche se avessimo un solo milione di euro, seppure potremo dire che non serve, come metodo dobbiamo dirottarlo almeno per il 50% in investimenti. Come del resto fanno tutte le ditte. Per la gestione una ditta non può sostenere spese che coprano il 100% altrimenti non avrebbe niente da produrre.
Sull’election day sono d’accordo, come peraltro richiesto anche dai comitati per il referendum, in quanto favorisce la partecipazione.
Altro aspetto. Noi abbiamo delle risorse e delle azioni che possiamo fare a costo zero, abbiamo una rete ecologica, integriamola allora all’interno del nuovo PPAR. Portiamo avanti il nuovo PPAR indicando al suo interno delle azioni obbligatorie. Purtroppo, infatti, all’interno appunto del PPAR non abbiamo mai inserito l’obbligo di tutelare le poche aree naturali rimaste sulla costa, l’obbligo di rendere obbligatorio per i piani regolatori comunali alcuni vincoli che permettano il mantenimento di una naturalità del territorio.
Un’ulteriore questione riguarda la politica agricola. Noi abbiamo risorse tramite la PAC, tramite i fondi comunitari, per far sì che le piccole aziende contadine rimangano a custodia del territorio. Mi sembra – e su questo ho espresso la mia diversità rispetto all’approccio dell’Assessore – che si sia puntato tutto ad una gestione imprenditoriale, che tutti gli investimenti siano stati riversati maggiormente sulla grande impresa agricola, lasciando fuori le piccole imprese perché, si dice, si vuole puntare sull’efficienza. Quando invece per fare interventi mirati al mantenimento dell’assetto idrogeologico del territorio la piccola impresa, secondo me, sarebbe un investimento grossissimo per la comunità.
Quindi per il futuro bisogna andare a lavorare in questa direzione perché sono risorse.
Concludo sottolineando un’altra azione che si potrebbe fare riguardo al dissesto del territorio, che non è stato solo urbanistico ma anche idrogeologico.
Le aziende agricole sono oggi gestite dai grossi terzicontisti in aree di 400-500 ettari di terreno, ciò ha comportato che si spianassero le nostre colline, non esistono più quei fossi o quelle siepi riportate nelle mappe catastali. Basterebbe allora chiedere al Corpo forestale dello Stato di fare un confronto tra le mappe catastali e le fotografie aree del territorio, dopodiché fare decreti di ripristino dei fossi mancanti. Questa sarebbe un’azione a costo zero.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.
Giovanni ZINNI. Forse la mia sarà una voce fuori dal coro, ma non ho intenzione di partecipare ad una ritualità della politica con cui al di fuori dell’Aula ci si ammazza giornalisticamente a colpi di comunicati stampa e poi qui facciamo tutti esercizio di buon studio delle pratiche tecnico-normative per dire quello che si deve fare.
Innanzitutto c’è una fase di breve periodo e una fase di medio-lungo periodo.
La fase di breve periodo deve vedere assolutamente ognuno di noi responsabilizzati su un bivio politico. Innanzitutto come Consiglieri regionali possiamo decidere o di esercitare un principio di integrità istituzionale, cioè che in filiera tutti gli organismi che rappresentano la Regione Marche (Assemblea legislativa, Giunta, Governatore) si assumano le responsabilità, oppure possiamo delegare in bianco al Governatore della Regione di gestire la parte drammatica e noi partecipare in maniera squallida al cosiddetto gioco delle parti. Vale a dire, una maggioranza di Regione, che è minoranza di Governo, che dice che il Governo nazionale non farà nulla o farà poco, e una minoranza di Regione che dice alla Giunta di non aver fatto niente in questi anni e che difende il suo Governo nazionale.
Io ritengo invece che il centro-destra, in particolare il Popolo della Libertà, abbia il dovere morale nelle Marche, nelle figure dei suoi Consiglieri regionali e dei suoi Parlamentari, di fare il massimo possibile per ottenere il massimo possibile dal Governo per fronteggiare questa emergenza. Ma voglio anche invitare il Governatore Spacca – glielo dico molto francamente, capisco sia un po’ stanco di sentire tutti questi interventi, però purtroppo oggi gli tocca, come si suol dire, in quanto è sì il governatore delle Marche ma anche leader della sua coalizione politica - ad impedire la deriva narcisistica della politica su questo argomento. Noi possiamo scannarci su mille argomenti politici, esercitando il naturale gioco delle parti che per rappresentanza elettorale siamo dovuti ad esercitare, ma non possiamo farlo sulle disgrazie della gente, sulle disgrazie dei territori.
Dunque la invito fortemente, Governatore, a impedire in qualunque istante dei prossimi giorni ogni tentativo di avvelenamento politico dovuto al narcisismo di qualunque tavolo istituzionale fra Regione e Governo. Glielo dico francamente, perché io oggi in quest’Aula penso di sentirmi più responsabile a chiederle questo che a fare enunciazioni di principio tecnico che conosciamo già tutti da anni.
Io ho trovato di uno squallore inaudito quegli attacchi politici di alcuni Parlamentari della sua coalizione fatti al Presidente del Consiglio Berlusconi quando intervenne ad una cena di partito a Osimo, dove secondo qualche “scienziato” della politica tra un piatto di tagliatelle e un piatto di gnocchi, che appunto stavano mangiando i nostri iscritti, il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto magari chiedere due minuti di raccoglimento per quelle vittime che purtroppo tutti oggi abbiamo giustamente commemorato in questa Assise su sua richiesta, Presidente, e come avrà notato, abbiamo tutti applaudito al suo intervento, ma non perché tutti lo condividano ma in quanto Ella rappresenta l’istituzione alla quale ognuno di noi in situazioni di disgrazie ha il dovere morale di rapportarsi.
Quindi la invito, Presidente, ad essere in termini politici il garante del non inquinamento della deriva narcisista di alcuni personaggi, perché, ripeto, questo non è il campo di battaglia su cui possiamo scannarci.
Vado a un altro aspetto assolutamente importante.
Penso che la partita nei prossimi giorni si giochi tutta su un percorso sostenibile di richiesta di aiuto al Governo. Lei ha fatto molto bene a sottoporre delle idee precise al Governo, sia perché era suo dovere in quanto governatore, sia perché in politica il primo che mette sul tavolo un’idea quanto meno apre la discussione. Di questo ne siamo convinti.
Ma, devo dire la verità, da un punto di vista tecnico non condivido tutte le sue riflessioni. Io credo si debba mantenere un percorso elastico e sostenibile, dobbiamo assolutamente fare un pressing sul Governo all’unisono per ottenere qualcosa e in fretta, però la invito a non arrovellarsi, a non trincerarsi su alcune posizioni specifiche. Nel senso che non è detto che non si riesca a surrogare – le vie della politica sono spesse infinite – qualcuna delle sue richieste con altre cose che possano dare adeguati ed equivalenti benefici.
Io sono fortemente convinto che il Governo nazionale avrà senso di responsabilità, quindi non credo non farà nulla, non è neanche in discussione, il problema però è la quantificazione. Allora su questo la invito a fare anche altre cose, visto che lei ricopre un incarico che in filiera andrà a cascata su Province e Comuni.
Cosa? Innanzitutto è essenziale fare bene il lavoro di monitoraggio. All’interno di una sciagura, di una disgrazia non c’è peggior cosa del gonfiare i dati per far contenti tutti oppure non accorgersi che qualcuno ci dà dei dati sbagliati. Gonfiare i dati a un punto tale che poi diventi pretesto per qualcuno a Roma di dire: “state chiedendo troppo”. E’ assolutamente essenziale impedire ai furbetti di infiltrarsi all’interno delle disgrazie altrui e cercare di certificare al meglio nel breve periodo un attento monitoraggio dei danni. Quei danni non solo subiti dalle imprese agricole, artigiane, attività produttive, ecc., ma anche quelli subìti dai singoli cittadini. E qui vorrei ricordare che i danni subiti da cittadini non sono solo quelli che abitano nelle zone più colpite, in quanto gli smottamenti e i disagi alle abitazioni si sono verificati anche in tanti altri territori, allora è essenziale il lavoro dei Comuni. E se i Comuni svolgeranno bene questo lavoro con serietà lei, Presidente, avrà sul tavolo una stima dei danni incredibile, se invece sarà il solito giochino patetico della rivendicazione territoriale rischierà di avere una stima dei danni che non sarà credibile da poter sbattere seriamente e sanamente sul tavolo nazionale.
E le dico anche questo. Lei giustamente le proposte politiche le fa, ma alcune tutti sappiamo che non saranno percorribili. Ad esempio quando lei dice di autorizzare lo sforamento del patto di stabilità sappiamo bene che su questo tema l’Unione europea ci sta alle calcagna drammaticamente. Non a caso trasversalmente all’interno dell’Anci più di una volta si è cercato di sottoporre il problema anche su questo tema vigoroso.
Allora non credo sia questa la strada, purtroppo. Seppure ritenga, ripeto, che qualcosa di concreto nel breve periodo verrà comunque fatto.
Concludo il mio intervento passando al medio periodo.
Chiedo a quest’Aula di assumerci un secondo tipo di responsabilità, ma questa volta dove ci è fortemente consentito di dividerci e di affrontarci a viso aperto, ovvero sul tema della programmazione, della prevenzione, della pianificazione. Questi sono i luoghi, e mi permetto di dire umanamente e cristianamente a freddo dopo la polemica. Certo, per un politico è più facile cavalcare a caldo la polemica, però siccome parliamo di disgrazie, ribadisco, aspettiamo a freddo quel poco di tempo necessario per lavorare e chiudere la fase emergenziale, ma poi apriamo un dibattito serio politico su quelle cose, come giustamente dicevano oggi tanti Consiglieri, che devono vedere delle liste di priorità e di scelta politica.
Dobbiamo assolutamente decidere una volta per tutte quale sia la soglia di tollerabilità della riduzione del danno con la prevenzione, e questo si deve fare attraverso la politica, attraverso la pianificazione dei bilanci, dove ognuno, certo, farà le sue scelte. Ad esempio il collega Binci faceva prima la proposta che i fondi destinati al dissesto idrogeologico che per il 50% vadano all’emergenza e per il 50% per la pianificazione, allora questo sì che è uno di quegli argomenti legittimi dove se necessario abbiamo il diritto e il dovere di tirarci le sedie in Aula, ma dobbiamo discutere seriamente. Vorrei ricordare che il problema non è solo quello urbanistico, molte volte il problema è che quando si affrontano ideologicamente le questioni e si dicono che i fiumi non vanno toccati perché bisogna fare ambientalismo tout court, bene, ogni fiume che non è stato mai drenato di fatto è un episodio che ha concorso quanto meno a peggiorare il modo con cui si è affrontata la drammatica precipitazione atmosferica dei giorni scorsi. Su questo dobbiamo tirarci le sedie, se necessario!
Concludo il mio intervento dicendo no allo sciacallaggio, mi fa schifo e mi ripugna, questo è il mio slogan. Spero che chiunque, seppure per quella deriva narcisista della politica lo possa magari anche aver fatto in buona fede, se la faccia finita. Cerchiamo di incassare il massimo che si può dal Governo e dopo nel territorio cerchiamo di gestire con trasparenza, con la logica del palazzo di vetro, la ridistribuzione delle risorse. Dopodiché diamoci un appuntamento, magari da qui a tre mesi, per affrontare seriamente e fino in fondo il problema del dissesto idrogeologico, perché, ripeto, non c’è niente di più patetico in politica che parlarne solo quando ci sono le disgrazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pieroni.
Moreno PIERONI. Anch’io parto dalla relazione del Presidente. Una relazione fatta con grande attenzione, puntualità e grande cognizione in merito alle criticità verificatesi nei giorni dell’alluvione e che ha visto coinvolta in maniera forte tutta la regione Marche.
In quella relazione ci sono certo tutte le preoccupazioni e le criticità, ma soprattutto c’è la certezza da parte della Giunta, del Presidente e di questa Assemblea legislativa di voler affrontare e superare con grande chiarezza questo problema che ha coinvolto molti cittadini e che purtroppo ha lasciato anche vittime, per le quali va sicuramente espresso il nostro dolore e la nostra solidarietà alle famiglie.
In quella relazione è chiara anche la preoccupazione legata alla situazione idrogeologica che c’è nelle Marche non da adesso ma da tantissimi anni. Ma la Regione in questi ultimi anni ha sicuramente cercato di affrontarla con grande linearità, con grande sforzo. E questo anche grazie sia alle professionalità che ha al suo interno – lo ricordava il Presidente Spacca – sia al grande impegno del volontariato della protezione civile e del volontariato in generale. Sicuramente c’è stato un grande sforzo della macchina coordinata direttamente dalla protezione civile a tutti i livelli, con le prefetture in prima fila e tutte le forze dell’ordine.
Credo che oggi questa Assemblea legislativa, al di là delle contrapposte posizioni politiche, debba dare, come ricordava ora il Consigliere Zinni, un grande messaggio all’esterno, un messaggio forte diretto ai cittadini marchigiani, con cui si dica che non si vogliono fare polemiche per quanto riguarda la ricostruzione, il recupero, bensì c’è la volontà a tutti i livelli, quindi anche da parte delle opposizioni, di far sì che ci sia una immediata ripresa.
Da questo punto di vista ho apprezzato lo sforzo fatto dal Presidente Spacca e di tutti i Consiglieri nei loro vari interventi in quanto si è dimostrato che oggi ancora una volta questa Assemblea legislativa, queste forze politiche, nel momento del bisogno sanno stare unite.
Alcune riflessioni. Come hanno detto i Consiglieri intervenuti, abbiamo una legge regionale urbanistica che ha più di venti anni, quindi dobbiamo dare un’accelerazione per quanto riguarda l’aspetto amministrativo e istituzionale. Dobbiamo cioè dire che è una legge superata da quello che sta accadendo, è superata dall’attuale sistema di urbanizzazione. Ritengo che una legge urbanistica debba essere rivista nell’ottica di creare maggiori opportunità e maggiori condizioni per quanto riguarda l’ambiente.
Questa modifica dell’attuale legge urbanistica dobbiamo direttamente prenderla di petto, per primo l’Assessore competente, la Giunta devono inviarla alla Commissione competente.
Un altro problema, che si era visto già nel settembre 2006 quando un’importante realtà del nostro territorio, la zona sud di Ancona, venne colpita da un’altra emergenza, è quello della manutenzione e sistemazione dei fossi e dei corsi secondari dei nostri fiumi. Anche su questo dobbiamo fare investimenti ed una manutenzione continua. Non è possibile che a distanza di cinque anni in alcune zone permane ancora la medesima situazione.
Dunque è un percorso da portare avanti in maniera forte e chiara.
Nella relazione del Presidente si dice che c’è una stima degli interventi degli enti locali, Comuni e Province, ma dobbiamo tener conto, Presidente, anche delle realtà imprenditoriali private. In questi ultimi periodi l’economia è in difficoltà, quindi per superare questo dobbiamo sostenere con finanziamenti pubblici l’imprenditoria privata.
Auspico che da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri vengano recepite le indicazioni emerse nella relazione del Presidente, altrimenti non riusciremo ad uscire fuori da questa situazione che è veramente drammatica.
Un’attenzione la dobbiamo porre anche nei riguardi della costa che ripetutamente a distanza di brevi periodi viene martoriata dalle mareggiate. Non è più pensabile che la parte legata al privato venga lasciata sola. La Regione Marche per questo sta facendo molto, si è già impegnata con un progetto triennale molto chiaro e ben definito. Mi auguro pertanto che anche nei finanziamenti nazionali possano esserci attenzioni nei confronti della nostra costa, che è indispensabile per poter dare un servizio forte e qualificato al turismo.
Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.
Giulio NATALI. Farò risparmiare tutti i minuti che qualcuno ha eroso, anche perché il Governatore, giustamente, ha ricevuto una condivisione totale - guai a chi in queste situazioni fa operazioni di basso profilo e di scarso spessore –, dovrà essere lui a garantirci, è la Regione che si deve interfacciare con il Ministero, con il Governo.
Il Governatore a mio avviso deve avere due obblighi, quello di aggiornarci in corso d’opera su quello che succede e quello di far controllare con assoluta specificità le richieste che provengono dalle Province e dai Comuni, perché ciò che qualcuno prima accennava tante volte purtroppo è vero, ossia che qualcuno con le disgrazie ci rimette l’impresa mentre qualcun altro ci si rifà la casa.
Allora la riflessione vera che dobbiamo fare, al di là delle varie rivisitazioni tecniche o meno – sarebbe troppo facile e squallido dire che la legge regionale sull’urbanistica manca da, non avrebbe senso – è questa.
Noi tra qualche giorno festeggiamo un anniversario importante, ma purtroppo quell’anniversario data solo 150 anni, Assessore Marcolini. Questo è il grave gap che abbiamo. Perché 150 anni sono poca storia comune, poca comunitarietà, poi questi sono i risultati.
Ci siamo sperticati, giustamente, di fare una grande lode, ma a chi, alla protezione civile? Perché! Perché ha fatto il proprio dovere? A me sembra totalmente eufemistico dover dire grazie a chi fa il proprio dovere, ma in Italia succede questo, ossia che noi dobbiamo dire grazie quando qualcuno fa il proprio dovere.
Ripeto, 150 anni sono pochi, sono pochi per l’idem sentire del popolo, ma sono pochi sopratutto per chi amministra.
E quando allora tante volte in amministrazioni di ogni colore i Sindaci, gli Assessori, i Presidenti di Provincia, gli Assessori non controllano nulla?! Questo ce lo dobbiamo dire. E non è politica, non è partitica, non è coalizione. Sono le riflessioni che dobbiamo fare! Perché fa ridere oggi ringraziare la protezione civile! Quanti ne avete conosciuti – voi che ne più ne meno avete esperienza come me - di amministratori che sono pronti a bloccare, anzi, a controllare - non voglio scendere nel fondamentalismo ideologico di Binci - quello che si fa? Mai!
Quando si dice che le onde del mare di oltre quattro metri hanno fermato il deflusso dei fiumi secondo me è una grossa sciocchezza. Quello che ferma il deflusso dei fiumi è ciò che si è costruito intorno ai fiumi, è quella scarsa manutenzione che si è fatta delle sponde. Ad esempio ricordo che per il Tronto – non parlo dell’Ete - nel 1999 venne autorizzata in zona esondabile una piattaforma di pretrattamento dei rifiuti. Una autorizzazione firmata dal Presidente D’Ambrosio – se volete vi porto anche il numero della delibera se volete –. Poi a distanza di qualche anno quelli che hanno fatto quell’insediamento hanno detto “Ma noi siamo in zona esondabile!”. L’hanno detto loro! E ancora funziona!
Quindi possiamo solo sperare - e facciamo sempre questo! - che sia a destra che a sinistra ci assista lo “ stellone”. Faccio un esempio. Non è che la rotatoria non si deve fare, semmai non si deve fare solo la rotatoria, la rotatoria può servire - certo, la rotatoria in campagna elettorale è qualche cosa che, diciamo, sa di qualche cosa! -, ecco, tutto quello che dovrebbe essere fatto al posto della rotatoria o insieme alla rotatoria è proprio quel controllo che non si fa. Ognuno di noi sa quello che avviene! Ma non è il politico che fa questo – è qui la grande carenza -, perché se fosse solo il politico verrebbe spazzato via. Chi di voi ha assistito a commissioni edilizie del più sperticato comune della regione, sa quello che vuole il cittadino quando appunto manda il proprio geometra a sollecitare la sua pratica in commissione edilizia. E la cosa grave è che non è il palazzinaro che tu pensi vada lì per fare una speculazione edilizia, e che tu contesti, ma è il cittadino che parla della casa che vuole fare per sé e per i suoi figli e che per fare una superfetazione, magari, che so, di dieci metri quadri in più, è disposto a far sì che l’impresa che fa i lavori non debba avere nessun controllo.
Allora, signori miei, di che cosa stiamo parlando! Fino a che questi centimetri in più non si faranno, tutti, non solo la classe politica ma anche chi ci elegge - perché poi il vero problema è questo! - ci ritroveremo qui a sentire il Governatore che ci fa un elenco su cui da discutere c’è poco. E nei confronti del quale, al di là di questa mia digressione che ritenevo doverosa, non possiamo come minoranza, e come maggioranza al Governo nazionale, che cercare di spingere in tutti i modi.
Quindi chiedendo al Governatore – questo è l’obbligo che ha -, e all’Assessore Marcolini che lo rappresenta in questo momento, di aggiornarci settimanalmente sulla situazione, sugli incontri che ha con il Governo e con chi parla. Perché se si vuole, come giustamente si pretende dalla minoranza in Regione, dare un ruolo ma soprattutto si vuole dare un aiuto, noi dobbiamo sapere quali sono questi passaggi. Per cui non dovrebbe esserci nessun problema se all’inizio di ogni Assemblea legislativa, quindi quasi ogni settimana, questo avvenisse. Poi sarà compito nostro, sarà responsabilità nostra far sì che questo accada.
Inoltre al Governatore chiediamo un controllo accurato sulle Provincie in modo che i dati che da queste arrivano vengano esaminati e verificati con la dovuta attenzione.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.
Enzo MARANGONI. Come sappiamo tutti le Marche sono state colpite da questa alluvione, in particolare le province di Macerata e Fermo. La mia città di Recanati ha avuto danni ingenti, nella zona di Chiarino sul fiume Potenza ho visto immagini che non dimenticherò facilmente.
Il Presidente Spacca con la sua relazione ha fatto una cronistoria puntuale e precisa, molto documentata, un documento che si compone di 29 pagine, 8 allegati e copie delle slide.
Ha parlato più volte di eccezionalità degli eventi, salvo poi dire, visto il mutamento in atto del clima, ecc., che dobbiamo aspettarci che nei prossimi tempi potranno diventare ordinari.
Mi ha poi colpito sentire parlare, lo vedo scritto a pag. 25, di un appello all’orgoglio. Il Presidente scrive: “Siamo orgogliosi della nostra Regione che esprime una elevata sensibilità ambientale ed una capacità di armonica gestione del territorio”.
Presidente Spacca, io invece non sono affatto orgoglioso. E credo che non lo sia neppure lei, salvo una doverosa difesa d’ufficio. Tant’è che è lei stesso che nella medesima pagina scrive che occorre procedere velocemente a una revisione del sistema normativo regionale rispetto al tema del governo del territorio. Inoltre aggiunge, cito testualmente: “che è indifferibile la necessità di una programmazione del territorio, di regolamenti urbanistici ed edilizi e di un regime idraulico in linea con i cambiamenti climatici in atto, che dovrà essere avviato immediatamente con un primo stralcio del processo di revisione della legge urbanistica regionale”.
Quindi non c’è nulla da essere orgogliosi, c’è tanto da fare e tanto da migliorare, questa è la verità!
Andando alle cose più concrete rispetto a quelle programmatorie, che però sono fondamentali, vogliamo parlare di manutenzione? Vogliamo parlare della manutenzione che non c’è stata? Chi dovrebbe farla questa manutenzione? Quella poca che si come viene fatta? Che responsabilità c’è per chi la fa male o per chi non la fa per nulla?
Oggi c’è un intervento sulla stampa di Confindustria Macerata che dice che la manutenzione costa molto meno degli interventi successivi. E’ verissimo, tutti sappiamo che costa molto meno fare una regolare manutenzione periodica, anche ordinaria, piuttosto che stanziare un sacco di soldi successivamente per riparare i danni provocati appunto da una mancata preventiva manutenzione.
Altra cosa concreta. Vogliamo parlare degli argini? Spesso gli argini non ci sono! Gli argini naturali non ci sono proprio! In questi giorni ho visto a Sambucheto di Montecassiano una cosa allucinante, lì il letto del fiume è più alto rispetto alle strade e alle campagne e quindi anche alle case che sono al di là dell’argine che peraltro è naturale, è posa cosa.
Dunque è questo il problema, addirittura mancano gli argini!
Vogliamo anche dire - è stato già detto da alcuni Consiglieri ma ci tengo particolarmente a ribadirlo - che spesso si è fatto costruire nelle aree di golena dei fiumi? Vogliamo dirla sta’ cosa! Nelle aree di golena ci sono case e fabbriche! Vogliamo dire che spesso si è fatto costruire nelle aree di espansione naturale dei fiumi? E qui c’è una responsabilità precisa dei Sindaci, dei Comuni, come pure delle Province.
Dove sta quindi l’orgoglio della sensibilità ambientale e, come lei scrive, della capacità di armonica gestione del territorio? C’è da vergognarsi, non da essere orgogliosi!
Concludo con una proposta concreta per prevenire in futuro in modo molto semplice e pochissimo costoso l’esondazione dei fiumi. Presidente Spacca, basta fare quello che si faceva trent’anni fa. Trent’anni fa – io ancora non ero nelle Marche ma mi dicono che si faceva anche qui - si dava la possibilità ai cavatori, a quelli che raccolgono la ghiaia, di andare nei letti dei fiumi e di fare così un servizio utile per la collettività. Bene, basta rifare questo. Ovviamente non in modo libero e indiscriminato, bensì sotto il controllo preciso delle autorità competenti, indicando bene dove, come e quanto farlo. Io in questo periodo ho parlato con alcuni cavatori, hanno dato disponibilità a farlo anche ad un costo simbolico, perché comunque per loro sarebbe anche un vantaggio economico in quanto normalmente la ghiaia la pagano di più.
Allora vi invito a contattare le associazioni dei cavatori, che, ripeto, hanno già dato disponibilità di recarsi nei fiumi. Naturalmente, dicevo, sotto controllo, non in modo indiscriminato, basta dir loro cosa devono fare, di quanto devono scavare e come. Loro farebbero così un servizio utile per la collettività, potendo in questo modo prevenire le esondazioni, poi in cambio gli lasciamo la ghiaia che tirano fuori a un prezzo simbolico. Secondo me sarebbe una grande cosa. Basta cioè fare quello che trent’anni fa si faceva anche nelle Marche.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nell’unirmi al dolore delle famiglie duramente colpite e nel ringraziare tutte le tantissime persone che hanno dimostrato spirito di solidarietà e un forte senso di altruismo, voglio riconoscere la puntuale e tempestiva azione del Presidente Spacca, dalla presenza sui luoghi danneggiati – lo ricordava la collega Ortenzi – alle relazioni con il Governo del Paese.
Come pure ringrazio la nostra protezione civile, le forze di polizia, i vigili del fuoco. Mi associo anche ai ringraziamenti fatti ai dirigenti della nostra Regione e delle altre istituzioni, al volontariato tutto.
Quando abbiamo visto in azione i vigili del fuoco, le forze di polizia, la nostra protezione civile, da un lato ci ha dato un senso di orgoglio nel vedere persone così grandemente mobilitate a difesa della collettività, ma questo fatto debba anche farci tutti riflettere sulle risorse che a volte vengono meno. Nel momento in cui andiamo a fare i bilanci, qui come quelli centrali, dovremmo fare in modo che questi tagli non siano lineari, che non si colpiscano i servizi essenziali, indispensabili. Dovremmo avere la capacità di ridurre le risorse laddove potrebbe essere superfluo e mantenerle invece per casi come questi – e non penso soltanto al fondo della protezione civile ma anche alle risorse per quei corpi diciamo speciali.
Ritengo che la lealtà, la collaborazione istituzionale debba essere sempre presente in noi. Semmai fra istituzioni la contrapposizione, la sfida può essere sui programmi, ma non certo sulla lealtà, sulla correttezza, sulla collaborazione, e questo certamente nei momenti di difficoltà ma non solo.
Quindi lealtà, rigore, etica. Il Consigliere Zinni prima diceva che dobbiamo fare in modo di colpire se magari qualche richiesta viene gonfiata. Ci mancherebbe! Ha ragione, e dobbiamo farlo sempre, non soltanto in questi casi, sempre dobbiamo fare in modo che la pubblica amministrazione sia trasparente, che ci sia rigore.
Quindi per quelle priorità di richieste qui avanzate (il Presidente Spacca nei confronti del Governo del Paese, i Presidenti Upi e Anci), dallo stato di emergenza previsto dall’articolo 5 della legge 225/1992, agli interventi immediati per sostenere le popolazioni, agli interventi ulteriori per garantire la ripresa strutturale delle attività da parte delle aziende e così via, ritengo occorra determinazione, occorre cioè continuare con questa azione così come impostata dal Presidente, dalla Giunta e oggi spero dall’Assemblea legislativa.
Siamo in presenza, come è stato detto, di fatti meteorologici eccezionali, straordinari, condizioni di maltempo, esondazioni diffuse, massicce precipitazioni, forti mareggiate, oltre 500 persone evacuate, insomma, dati che ci devono far riflettere. Il Presidente ci ricordava che fatti analoghi si sono verificati nel secolo scorso tre volte, nel 1940, 1945 e 1976.
Fatta questa considerazione ritengo dovremmo intervenire con la prevenzione – anche a me come altri piace usare questa parola, ma potremo chiamarla pianificazione, governo del territorio -. Allora voglio ricordare che con i colleghi della IV Commissione assembleare, grazie anche all’autorità di bacino dott. Smargiasso, ci siamo riuniti a Jesi - come ci riuniremo mercoledì prossimo a San Benedetto del Tronto per valutare il piano integrato sulla costa, come ci riuniremo nel mese di aprile a Ussita, riteniamo che la vicinanza con il territorio sia anche un modo più sentito, più partecipato, più incisivo per fornire soluzioni alle questioni che la nostra regione ha di fronte - dove abbiamo affrontato la questione dei fiumi, perché le Marche dal Marecchia al Tronto sono una successione di valli fluviali intrecciate con un reticolo idrografico minore. Anche lo sviluppo economico, urbanistico e storico nella nostra regione è stato fortemente ed è tuttora segnato da questa caratteristica. Quindi il governo e la tutela delle acque riguardano un preciso e fondamentale nostro dovere.
Tra l’altro anche la crescita è strettamente legata al fiume, che è fonte di grande opportunità, ma che a volte, anche perché ci sono state delle forzature, ha creato disagi e insicurezze.
A Jesi, dicevo, abbiamo cercato di acquisire un quadro conoscitivo degli interventi e delle risorse previste per la messa in sicurezza delle aste fluviali nella nostra regione e la prevenzione dei rischi di esondazione e di dissesto idrogeologico, consapevoli che l’opera pubblica più importante è la manutenzione del territorio.
E da questo punto di vista dobbiamo anche fare, come abbiamo cercato di fare, un’analisi in merito allo stato di attuazione del PAI, in merito alle opere di mitigazione previste, come pure dobbiamo verificare le funzioni e le deleghe assegnate su questo tema, con una capacità di azione concreta.
Ma questa riflessione non pensiamo di mantenerla soltanto all’interno della Commissione, il servizio sta lavorando sull’elaborazione di un documento che sarà oggetto, se l’Ufficio di Presidenza lo riterrà opportuno, anche di questa stessa Assemblea legislativa.
Sono d’accordo sulle indicazioni che venivano date, sia rispetto ad una legge sul governo del territorio, sia rispetto alla necessità di costruire sul costruito. Ma, guardate, quel piano casa che abbiamo fatto in quest’Aula non molti mesi fa in fondo non è il costruire sul costruito!
Anche rispetto alla polemica sull’emendamento, sulle aree esondabili, ritengo che abbiamo scritto chiaramente che si può intervenire laddove c’è non soltanto un piano di mitigazione ma anche se il piano di mitigazione è realizzato.
Comunque per quanto mi riguarda io sono disponibile a un confronto e, se necessario, anche a rivedere alcuni aspetti. Perché l’obiettivo non può che essere quello di rispondere esclusivamente all’interesse generale.
Voglio ora entrare nel merito anche di una dichiarazione dell’Assessore Donati. Io non credo che l’Assessore non conosca la distribuzione delle competenze sulla manutenzione dei corsi d’acqua. Questa mattina il Vicepresidente Bugaro diceva che l’Assessore forse era stanco, io non so se era stanco o se si sia espresso male, non lo so, quindi non entro su questo. Tra l’altro l’Assessore Donati è qui, se non erro, per la terza legislatura, per cui sicuramente conosce le competenze della Regione. Entro invece nel merito di un’altra dichiarazione, della replica dell’Assessore Donati, quando cioè dice che non sta certo a un Assessore conoscere chi è il funzionario competente alla manutenzione di un singolo corso d’acqua – peraltro classificato in modo diverso ecc.-. Credo che su questo dobbiamo fare una riflessione. Io penso dobbiamo pensare alla materia, all’acqua, alla materia del territorio, e rispetto alla materia dobbiamo pensare ad una capacità di agire in modo integrato. Perché poi ha ragione l’Assessore se non si conoscono tutti i funzionari, se un po’ di funzioni sono legate ad un servizio poi ad un altro e ad un altro ancora ecc. ecc... Ma se la materia è la stessa, perché è l’acqua, è il suolo, è la manutenzione del territorio, e quello che succede sulla costa dipende anche dallo stato dei fiumi, dalle condizioni della nostra agricoltura, dei nostri boschi, allora dobbiamo pensare alla funzione. E alla funzione pensiamoci in un modo legato alla sussidiarietà orizzontale e alla sussidiarietà verticale. Raccogliamo cioè quelle tante indicazioni che vengono dal basso, che favoriscono la partecipazione sia nelle zone interne che lungo la costa. E questo anche dal punto di vista istituzionale.
Quindi manteniamo l’insieme della materia e dividiamo le funzioni, ma spinti da questo principio di sussidiarietà.
Oltre questo aspetto fondamentale dobbiamo anche essere d’accordo su alcuni punti forti. Ossia, che ridurre il consumo del suolo è un’esigenza, che la manutenzione del territorio è un’altra esigenza. E poi su queste esigenze di governo democratico, partecipato del territorio, costruiamo anche delle leggi.
Già questa Assemblea legislativa alcune dimostrazioni concrete a mio avviso le ha date, dalla regolamentazione del fotovoltaico a terra all’ultima del piano casa. Possiamo quindi continuare ma sapendo che non si devono confondere i piani, perché siamo stati veramente in presenza di un evento eccezionale.
Chiudo allora dicendo anche questa ultima cosa. Sicuramente ci sono stati in passato dei limiti, non voglio negarlo, però i Comuni, le Province, la Regione, lo Stato, hanno concorso, ognuno per le proprie competenze, ad assicurare, per quanto possibile, la corretta gestione del territorio, circostanza che ha impedito che le conseguenze del maltempo fossero ancora più gravi. Questo dobbiamo sicuramente tenerlo presente, ma non deve significare che non dobbiamo costruire una legislazione più avanzata che sappia valorizzare il territorio e che sappia rispondere ai bisogni delle nostre comunità.
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marinelli.
Erminio MARINELLI. Sono passate tre ore dall’inizio della discussione, quindi sarò brevissimo, gli interventi di chi mi ha preceduto sono condivisibili nei contenuti, nei modi, nei toni, dunque non mi va di ripeterli, non è nel mio modo di fare.
Innanzitutto voglio esprimere il mio cordoglio e la mia vicinanza alle famiglie delle tre persone morte, due delle quali stavano andando a Civitanova a lavorare all’Eurosuole, cominciavano il turno alle cinque, quindi, precisi come tutti noi marchigiani, alle 4.30 si erano messi già in strada non certo pensando di trovare quel muro di fango e di morte. Quindi c’è un lutto nella nostra città, nell’azienda Eurosuole, nei confronti di queste due persone che vengono ricordate appunto come operai modello.
In una situazione del genere l’Assemblea legislativa non poteva non intervenire, quindi secondo me questa è la giornata della politica intelligente, quella politica che deve saper valutare seriamente la realtà del proprio territorio, della propria regione. Dovrebbe essere anche il giorno del silenzio, della meditazione, del pensare al nostro ruolo, di come potremmo intervenire per salvaguardare la nostra realtà sociale, strutturale ed economica.
Da molti anni non si verificava un evento del genere. L’abbiamo sentito dire anche dal Presidente Spacca nella sua relazione precisa, meticolosa, cronologica, molto ben articolata, in cui abbiamo indirettamente vissuto tutti quei momenti avvenuti nelle nostre realtà.
Un evento calamitoso vede ovviamente realizzarsi alcune condizioni. Intanto vi è l’imprevedibilità, l’eccezionalità, tanta acqua che cade in poco tempo, oppure possono esserci venti tali – parlo della costa – che da est impediscono il defluire delle acque in mare. Certo, non sono situazioni che si verificano tutti i giorni, ma sicuramente possono essere attenuate con una intelligente azione politica a livello regionale, provinciale e comunale.
L’esondazione dei fiumi, i smottamenti di terreni, i cedimenti di ponti, l’erosione di spiagge, le famiglie evacuate, il blocco degli investimenti produttivi, commerciali e agricoli, sono tutti danni rilevanti causati da questi eventi drammatici; tenuto peraltro conto che le nostre aziende sono già in difficoltà per le problematiche che tutti conosciamo.
Tutte le province marchigiane sono state colpite, la provincia di Fermo e Macerata forse ancora più duramente. Ed ora tutta la nostra comunità sta in ginocchio di fronte a una situazione che come scusante ha sì l’eccezionalità, ma che ha anche la necessità di essere discussa e avviata in modo diverso rispetto al passato.
E’ chiaro che è un dovere delle istituzioni, in primis della Regione e dello Stato, essere presenti in maniera fisica e materiale e con delle proposte condivise, determinate, decise e poi portate avanti da tutti.
Nella mozione che discutemmo in autunno sull’erosione della costa il discorso da più parti venne poi ovviamente portato anche sul dissesto idrogeologico. Non poteva essere diversamente. Se teniamo conto dell’economia che gira attraverso il problema della costa è eclatante. Ma il dissesto idrogeologico interessa tutta la nostra regione, dalla montagna alle colline e al mare.
Del dissesto idrogeologico se ne è quindi parlato ampiamente, ma per questa evenienza così grave e difficile bisogna purtroppo di nuovo parlarne, prendendo degli impegni seri indipendentemente dalla propria responsabilità politica e dalle difficoltà economiche.
Già nel 1999 Legambiente ci diceva che il 99% dei Comuni marchigiani è a rischio idrogeologico. Nella relazione del Presidente del consiglio dei geologi del gennaio 2011 si legge che l’82% dei comuni sul proprio territorio ha almeno un’area ad alto rischio di frane e alluvioni. E purtroppo tutti i 239 comuni delle Marche hanno almeno un’area sottoposta a tale rischio.
Occorre quindi una politica sana, diversa. In questi giorni anche l’Assessore Viventi ha detto che la Regione deve tornare ad avere una centralità nelle questioni urbanistiche, considerato che attraverso le Province si è perso il controllo del territorio.
Chi vi parla è stato Sindaco, se tornassi indietro forse non farei determinate scelte, lo dico molto tranquillamente ed onestamente.
Abbiamo tutti la necessità di salvaguardare il nostro territorio non soltanto a parole e non solo in occasione di eventi calamitosi. Bisogna essere seri, ammettere gli errori che si sono commessi – sicuramente io li ho fatti – e cercare in futuro di intervenire per evitare momenti tragici e difficili come quelli di cui parliamo oggi.
Di momenti così difficili io li ho vissuti a Civitanova il 18-19 novembre 2000 quando ci fu un’alluvione circostanziata, grazie a Dio non ci furono vittime, ma comunque ci furono danni notevoli a livello produttivo. Da questo evento è partita un’attenzione particolare - io ero Sindaco dal 1995, forse potevo fare anche qualcosa prima –, si è intervenuti sulle strutture agricole, le famose scoline che ora non ci sono più, si è aumentata l’altezza dei ponti, si è cercato di tenere il più possibile puliti i fossi, facendo anche una intelligente politica ambientale attraverso le scuole, si sono alzati i sottopassi, insomma, cercando di fare ciò che non era stato fatto. Infatti dalle difficoltà di questi giorni ci siamo salvati, dei danni ci sono stati, ma non della grandezza degli altri comuni vicini.
Certamente facciamo benissimo a chiedere il riconoscimento dello stato di calamità e di emergenza, come pure occorre intervenire per i Comuni cercando di non far rispettare il patto di stabilità a quelli che hanno avuto difficoltà, oppure a livello economico intervenire con risorse proprie, dello Stato ed europee. Ma soprattutto dobbiamo far sì che sul nostro territorio, sulle nostre città, sulle nostre province la nostra azione politica sia forte e determinata. Non possiamo far diversamente. Dopo ogni calamità o dopo una situazione luttuosa come quella che è capitata non possiamo solo piangerci addosso.
Dunque mi auguro ci sia volontà da parte di tutti, ma avendo oggi ascoltato tutti gli interventi con estremo interesse, sicuramente c’è.
Infine voglio rivolgere un ringraziamento alla protezione civile - grazie dott. Oreficini - seppure ce ne ricordiamo, ovviamente, quando deve intervenire. Io ho avuto l’opportunità di aver lavorato da Sindaco con Vincenzo Berdini, che lei conosce, uomo di prima linea. Ho appreso con dispiacere che avete delle difficoltà economiche, ma grazie alla protezione civile il nostro parco macchine a Civitanova è notevole e siamo all’altezza di poter intervenire. Quindi siete stati eccezionali. Come sono stati eccezionali i vigili del fuoco e le forze dell’ordine. Ed il mio è veramente un grazie non dovuto ma fatto con il cuore.
Invito tutti all’unità, all’intelligenza, ed invito almeno per questa circostanza a considerare le Marche non una regione al plurale bensì al singolare.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.
Daniele SILVETTI. Innanzitutto mi accodo alla considerazione molto positiva fatta sull’operato della protezione civile della nostra regione, che ha agito anche questa volta con solerzia, prontezza e puntualità; non a caso si è meritata i complimenti anche del Governo nazionale.
Questo è dunque sotto gli occhi di tutti. Così come è sotto gli occhi di tutti, purtroppo, il fatto che non tutte le nostre amministrazioni comunali sono invece sempre così solerti e pronte a recepire o le varie allerte meteo oppure le varie indicazioni che vengono tempestivamente lanciate dalla protezione civile. Purtroppo questo dispiace perché spesso malvolentieri vediamo città sotto condizione.
Però da fare c’è anche una considerazione politica, introdotta dal Consigliere collega Giancarli, Presidente della IV Commissione. Ossia, proprio questa Commissione in data 27 gennaio 2011, quindi pochissimo tempo fa, si è riunita a Jesi, alla presenza dell’Assessore Donati e di un certo numero di tecnici e funzionari della Regione, per affrontare il tema delle aste fluviali, dei corsi d’acqua, insomma, di tutte quelle questioni che, purtroppo, per quello che accaduto, oggi sono di grandissima attualità.
Per carità, quello che è accaduto – è giusto premetterlo - ha assolutamente condizioni di eccezionalità, per consistenza, per omogeneità. Ma in quella circostanza la IV Commissione da una parte prendeva atto della relazione tecnica dei funzionari che sollevarono alcune questioni in termini di risorse, di organizzazione, di prevenzione, di lacune di programmazione e di impellenze di cui appunto necessitava e necessita tuttora il nostro territorio. Dall’altra - ma non siamo qui a chiedere le dimissioni dell’Assessore Donati, in questo momento sarebbe quanto mai inopportuno - veniva registrato un atteggiamento piuttosto sconcertante. Perché? Perché di fronte appunto a relazioni tecniche, puntuali, precise e purtroppo anche estremamente allarmanti, la risposta politica che veniva da un esponente con delega specifica, dall‘Assessore Donati, dava dimostrazione del suo assessorato di totale inadeguatezza o addirittura di totale clamorosa incapacità di poter rispondere politicamente e strategicamente non tanto alle già nostre esistenti perplessità quanto alle relazioni dei tecnici.
Questa è una considerazione che andava fatta, al di fuori della comune e concorde volontà politica di voler dare al territorio risposte quanto mai celeri. Così come celere, ripeto, è stato l’intervento e impegno della protezione civile.
Auspico che il viaggio del Presidente Spacca a Roma non si tramuti solo in viaggio della speranza, ma che molto presto, cioè nelle prossime ore, si tramuti in fatti concreti. Così come spero siano determinanti le azioni dei nostri Deputati di maggioranza e di opposizione al Governo.
Certamente questa partita è particolarmente importante ed urgente, seppure ci siano ancora delle partite da dirimere, ad esempio le alluvioni del 2006 ancor oggi in fase di definizione per ciò che riguarda i risarcimenti ai privati, e parliamo ormai di cinque anni fa.
Ecco perché ritengo debba essere pronta la risposta politica, l’intendimento politico unitario di tutta l’Assemblea legislativa. E per il futuro occorre fare questo prendendo spunto dalle numerose osservazioni fatte. Ed ovviamente non c’è soltanto un problema di prevenzione o di salvaguardia del territorio, c’è anche un grave deficit di programmazione. Il fatto che questa Regione non si sia ancora dotata di un nuovo strumento urbanistico la dice lunga su quel disservizio che a cascata potrebbe andare a ripercuotersi sugli enti locali.
Abbiamo ora avuto modo di apprendere quali sono i vari documenti proposti dalle diverse parti di questa Assemblea e che ovviamente sono piuttosto coincidenti. Per cui non faremo mancare il nostro apporto sincero e convinto.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acquaroli.
Francesco ACQUAROLI. Intanto mi associo personalmente al cordoglio espresso alle famiglie e alle comunità per le vittime che purtroppo si sono avute da questa drammatica vicenda.
Un ringraziamento personale lo voglio rivolgere anche per lo sforzo, l’impegno e la dedizione della protezione civile che anche questa volta è stata all’altezza di intervenire in tutte le necessità delle comunità colpite da queste esondazioni. Esondazioni che hanno veramente messo a grave rischio la salute e la sicurezza dei cittadini, delle imprese, di tutto il nostro tessuto sociale ed economico.
Certamente tutta la regione Marche è stata colpita e quindi, come è stato detto prima, va ritenuto un soggetto unico, però al fine di risollevare i territori colpiti sarebbe sbagliato e particolarmente grave se non si andranno a riconoscere le priorità.
Credo debba essere posta un’attenzione particolare alle province del sud delle Marche, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno, che hanno subìto un colpo veramente importante. Un duro colpo inferto non soltanto alle infrastrutture o alla sicurezza, ma direttamente anche alle piccole e medie imprese e al suo indotto. Quell’indotto che è centrale per la vitalità del nostro territorio, per la cultura dell’impresa, come pure per l’occupazione già colpita in maniera pesante e grave da una crisi economica globale.
In questi giorni ho cercato di essere presente e attento nei confronti delle zone colpite, perché ritengo che le istituzioni debbano anche svolgere un ruolo di presenza soprattutto nei momenti difficili della comunità.
Della nostra comunità marchigiana, che dobbiamo saper guardare con attenzione e con rispetto, dobbiamo essere profondamente orgogliosi. Sin dai primi momenti, gli imprenditori, gli operai, sono stati tutti presenti e uniti a fronteggiare l’emergenza insieme alle autorità. Anche nei giorni successivi è stato dato il massimo affinché si potesse operare una lenta ripresa, che appunto sta avvenendo proprio grazie al loro sforzo, a quello della protezione civile e delle autorità competenti.
Questo però avviene anche nel totale sconforto. Infatti tante zone colpite da questa ultima grave calamità erano già state colpite da una precedente nel 1999. Mi riferisco alla valle del Chienti ed in particolare alla valle del Potenza. Allora da parte del Governo centrale non era stato neppure riconosciuto lo stato di emergenza. E’ vero che la zona colpita nel 1999 era più limitata, ma le imprese hanno dovuto pagare comunque di tasca propria la ripresa delle loro attività. Ed oggi le stesse, in un momento di crisi ancora più grave, si vedono costrette a subire nuovamente una calamità pesante.
Pertanto se non vedremo un impegno forte da parte delle istituzioni ho timore che alcune imprese non riusciranno ad aprire; qualche imprenditore mi diceva che pensa infatti di non riaprire proprio perché non è messo nelle condizioni di poterlo fare.
Quindi, come dicevo, c’è anche un totale sconforto, sicché dobbiamo riflettere su questa lenta ripresa e sapervi fronteggiare in tutte le maniere.
Sicuramente il primo punto è il ripristino delle infrastrutture danneggiate, sono queste che garantiscono la mobilità sul territorio, poi dobbiamo intervenire nei dissesti idrogeologici, le numerose frane, dobbiamo mettere in sicurezza gli edifici che ancora non lo sono.
Un’altra priorità a cui dobbiamo far fronte in maniera forte è il riavvio delle imprese. Perché esse, come ho detto poc’anzi, sono veramente il cuore pulsante della nostra economia locale. Nella valle del Potenzia e del Chienti – che sono le zone che mi competono, sono quelle che conosco di più – opera la classica impresa marchigiana a conduzione familiare, con pochi operai, che non ha colori ma si aspetta comunque una risposta chiara e determinata da parte di tutti.
L’agricoltura. La nostra è una regione che vive e ha vissuto per tanti anni di un’economia e di una cultura agricola. Un settore che non è sicuramente in crisi per colpa di questo grave evento, lo è da tantissimi anni. Un settore dunque che deve vedere un impegno e una vicinanza da parte delle istituzioni. Sicuramente ha bisogno di una ristrutturazione più globale, ma in questo momento una particolare che è quella appunto del riconoscimento del danno. Altrimenti si rischia di perdere un’esperienza, si rischia di perdere una ricchezza. Una esperienza ed una ricchezza che sta anche nel controllo del dissesto idrogeologico, nella cura del territorio, nella prevenzione dei disastri di origine naturale.
Quindi occorre un’attenzione particolare che va data sicuramente con la presenza e con l’emergenza, ma subito dopo con un sostengo reale ad un settore che è nevralgico nella cura del territorio e nella prevenzione di questi disastri.
Non voglio ripetere quello che è stato detto dagli altri colleghi, ma voglio comunque sottolineare che l’esplosione non controllata dello sviluppo urbanistico e industriale che c’è stata in questi anni nella regione Marche, con una decentralizzazione di regia unica rispetto alla Regione, ha portato sicuramente ad esperienze sbagliate, che quindi responsabilmente è ora di fermare.
L’Assemblea legislativa regionale secondo me deve riappropriarsi di una regia forte, di una regia unica, che governi e determini le scelte del territorio e di tutela dell’ambiente. Ma non una tutela che si richiami ad una ideologia politica o a demagogia politica, bensì una cura reale dell’ambiente, di salvaguardia delle aree, soprattutto con uno stop allo sviluppo su aree esondabili. Il fatto che si sia costruito in zone limitrofe ai fiumi, per le quali è comprovato che sono a rischio esondazione, è una responsabilità che la politica si deve assumere. La politica non deve più cadere in questi tranelli, non deve più cadere in certe tentazioni. Perché l’evento della calamità naturale non è più sporadico ma sta diventando ciclico. Infatti nel 1999 è successo nella valle del Potenza, nel 2006 nell’osimano, ed oggi in maniera forte si è abbattuto al centro della nostra regione. Ripeto, non dobbiamo più considerarlo come un evento sporadico bensì come un evento ciclico, e non considerarlo tale è estremamente pericoloso.
Sicuramente occorre più attenzione anche alle segnalazioni. Girando in questi giorni mi è stato detto che era stato già segnalato lo stato di abbandono di alcuni letti e la pericolosità di alcuni tratti. Segnalazioni fatte ai Comuni, alle Province, alla Regione, ma che sono state eluse, addirittura non hanno avuto risposta. Mi riferisco in particolare ad una lettera fatta da un imprenditore nell’ottobre dello scorso anno che si preoccupava di quello che poteva accadere in caso di una calamità naturale o di piogge insistenti. Quella purtroppo è stata solo una lettera di preludio a un disastro!
Occorre dunque monitorare, occorre sollecitare gli enti locali a un monitoraggio reale, creando una cabina che possa prevenire i disastri. Quei disastri che costano in termini finanziari, di vite umane e di competitività del nostro territorio.
Dobbiamo riappropriarci della funzione del governo del territorio e dobbiamo farlo con una legge urbanistica nuova. Dobbiamo farlo in maniera repentina, senza farci spingere dagli eventi, assumendoci le nostre responsabilità, e senza essere tirati per la giacca dai vari enti locali che rincorrono più una vittoria elettorale anziché un futuro dignitoso per la nostra regione. Lo dobbiamo fare, dicevo, assumendoci le nostre responsabilità, cercando di dare delle risposte serie, ma non solo con la vicinanza, ma prendendo decisioni che a volte possono essere anche pesanti.
Anch’io, Consigliere Ricci, non sono d’accordo nel gravare le tasche dei cittadini, però dobbiamo pure considerare un aspetto, ossia quello della solidarietà, non possiamo certo abbandonare a se stessi chi ha avuto questa disgrazia.
Vado alle proposte. Tra tutte quelle fatte vorrei aggiungere quella di una vicinanza riguardo soprattutto alle imprese colpite. Ovvero come Regione Marche dovremmo farci interlocutori nei confronti degli istituti di credito, degli istituti di leasing, affinché vengano sospesi i mutui, i leasing e tutti gli altri aspetti finanziari, finché le imprese stesse non siano in grado di essere solvibili.
Un altro aspetto è sicuramente il monitoraggio.
Con i Consiglieri Massi e Marinelli sono stato promotore di una mozione per la provincia di Macerata, venne scritta a caldo durante le ore dell’esondazione, quando il dramma che stava vivendo il territorio era ancora vivo. Quella mozione la reputo importante, è per stabilire anche una scala di priorità. Non voglio fare del campanilismo, il nostro territorio sicuramente non è un territorio che piange, ma proprio perché non piange mai, nel momento in cui ha realmente bisogno credo vada messo, insieme agli altri territori colpiti, un occhio di riguardo, un’attenzione in più nei confronti di chi rischia di perdere tutto.
Concludo dicendo che non è il caso di fare sciacallaggii politici rispetto al Governo centrale o rispetto a quelle che sono le nostre funzioni, dobbiamo veramente unirci tutti, quindi anche l’Assemblea legislativa regionale - come hanno fatto gli imprenditori, le famiglie, rimboccandosi le maniche - deve dimostrarsi all’altezza della situazione.
Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cardogna.
Adriano CARDOGNA. Il partito dei Verdi, che qui rappresento, da decenni chiede una diversa modalità di gestione del territorio connessa agli attuali modelli di sviluppo economico.
Io non ho chiesto di intervenire subito perché volevo prima ascoltare, ed ora devo dire che sottoscrivo tutti gli interventi fatti fin qui.
La situazione è drammatica, e interamente l’ho compreso questa mattina dopo l’applauso sommesso, come chiedeva la situazione, che l’Assemblea ha riservato alla relazione del Presidente Spacca.
E ciò che è contenuto in quella relazione, che, non solo da oggi, non è più rinviabile, è già compreso nel programma di governo della IX legislatura.
Bene la protezione civile, bene la ricognizione degli eventi e degli effetti, bene i provvedimenti per l’emergenza, bene le proposte per il medio periodo.
Però vorrei ora avanzare di nuovo la richiesta al Presidente dell’Assemblea legislativa e all’Ufficio di Presidenza di verificare l’opportunità, senza nulla togliere a questa importante seduta di oggi, di convocare una Assemblea legislativa aperta ad esperti, alle categorie, alle forze sociali, alle associazioni ambientaliste riconosciute dalla nostra Regione. Un momento dove i Consiglieri possano avere un confronto - al di là delle proprie sensibilità, al di là delle necessità che per la drammaticità con cui sono emerse impongono a tutti noi toni di grande ragionevolezza e di grande concordia –, dove si possano esprimere nel merito di ciò che è emerso da questa odierna consultazione. Affinché si potrà dare mandato alla IV Commissione di fare una sintesi di quella giornata e proporre all’Assemblea legislativa, come posso dire, un documento o delle proposte di linee strategiche o delle linee guida, insomma qualcosa che faccia riappropriare – come chiede anche l’ultimo intervento che ho ascoltato - questa Assemblea, che rappresenta l’intera comunità regionale, di un compito di indirizzo in situazioni drammatiche come quella di cui stiamo discutendo oggi. Situazioni drammatiche che hanno origine molto indietro nel tempo e che nessuno di noi, vista la situazione data, ha saputo curare in modo adeguato. Affinché, dicevo, l’Assemblea legislativa possa dare al Governo di questa Regione un mandato su delle linee strategiche di indirizzo che individuino le priorità per il breve, medio e lungo periodo.
Non sono bene quali possano essere le modalità con cui perseguire questa mia proposta, è una richiesta che rivolgo al Presidente e all’Ufficio di Presidenza, ma chiedo ai colleghi di sostenerla.
Vero è che dall’emergenza che sta attraversando la nostra regione, come un po’ tutte le regioni d’Italia, ancora non se ne esce. C’è stata una crisi molto particolare, c’è è stato un anno definito horribilis, siamo passati attraverso una manovra estiva i cui effetti devono ancora manifestarsi, per noi come per tanti altri, ed ora abbiamo l’emergenza alluvione. Una emergenza ambientale a tutti gli effetti, una emergenza che porta alla luce i limiti di uno sviluppo – tutti oggi lo hanno riconosciuto – che dunque vanno superati nel più breve tempo possibile.
C’è una crisi conclamata ossia la crisi del rapporto tra la comunità regionale e tutto il suo territorio. Un territorio in crisi non soltanto nei suoi aspetti fisici e geografici, ma in quanto contenitore di tutte le attività umane, sia quelle che attengono alla nostra vita privata, sia quelle che attengono all’economia di questa regione.
Credo che tutti abbiano ora compreso che cosa voleva dire essere tra le prime tre regioni italiane a rischio di dissesto idrogeologico. Ci chiedevamo: “Ma cosa vorrà dire?”. Guardavamo la televisione e vedevamo la Sicilia, il Veneto, pensavamo non ci riguardasse. Così non è!
La crisi di questo rapporto inizia da molto lontano, coinvolge tutto il Paese in senso geografico e sociale. E se vogliamo essere onesti c’è solo una parola da usare e una sola cosa da fare: autocritica! Tutti, nessuno escluso, dal cittadino, agli uomini e alle donne delle istituzioni intesi sia come politici sia come burocrazia amministrativa. Tutti abbiamo smarrito il senso dei beni comuni. Tutti! Anzi, molti non sanno neppure di che cosa si parla, è un concetto che in questi ultimi cinquant’anni abbiamo dimenticato.
La politica però ha le sue responsabilità, anzi, ha quella principale. E ancora prima della politica vengono gli eletti a tutti livelli. Perché se non saremo capaci di riportare sulle nostre persone questa responsabilità da questa situazione, nonostante le nostre unanimi dichiarazioni di comprensione del problema, non ne usciremo.
Quindi principalmente occorre la responsabilità politica e personale degli eletti, di tutti gli eletti, principalmente di quelli che in situazioni come queste devono saper rappresentare un’intera comunità colpita nei suoi interessi più generali e più intimi.
Su richieste di chiunque – tutti l’abbiamo riconosciuto - per dare delle risposte immediate a dei bisogni siamo sempre lì a forzare leggi, regolamenti, strumenti di programmazione, seppure siano i più avanzati e condivisi possibili.
Sulle cause di quello che è successo non mi dilungo, sono state tutte perfettamente individuate. Credo però che abbiamo il compito di far rifiorire una cultura della responsabilità del bene comune, e più che a noi a nessun altro compete.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti.
Luca ACACIA SCARPETTI. Dopo quattro ore di dibattito non vorrei ripetermi, molti lo hanno detto ma io proprio lo vorrei fare.
Questo è un tema che mi sta molto a cuore, tant’è che il Gruppo a cui appartengo ha presentato delle mozioni, una delle quali, però, si discosta in maniera abbastanza marcata dalle altre. Per cui chiedo se le mozioni presentate vanno in votazione, perché il mio intervento lo legherei semmai a quella mozione. C’è qualcuno attento che sa rispondermi? Presidente, chiedo se le mozioni presentate andranno in votazione o meno.
PRESIDENTE. Si sta lavorando a una proposta di risoluzione unitaria di tutte le mozioni presentate.
Luca ACACIA SCARPETTI. Però una risoluzione rispetto a una mozione è difficile farla, perché, ripeto, si discosta dalle altre, lo sa anche lei che l’ha firmata. Ma non perché sia più dotta, anzi, forse è anche più gretta, però io…
PRESIDENTE. Se è diversa rispetto alle altre andrà votata a parte, ora vediamo, per il momento si sta lavorando su una proposta di risoluzione per quelle mozioni che sono molto simili.
Luca ACACIA SCARPETTI. Allora, Presidente, chiedo magari di farla scorrere in fondo a tutte, riservandomi poi, in base a cosa deciderà la segreteria e l’Aula, di fare o meno l’intervento.
PRESIDENTE. Bene, Consigliere Acacia Scarpetti. Ha ora la parola il Consigliere Latini.
Dino LATINI. Sarò molto breve, intervengo rilevando i tre punti che a mio avviso non sono stati esplicitati nel loro contesto effettivo. Seppure gli interventi che mi hanno preceduto sono non solo condivisibili e sottoscrivibili, ma certamente adeguati all’importante Assemblea che stiamo svolgendo.
Il primo punto è che non ci siamo ricordati dell’impegno straordinario che la Regione mette in questo contesto. Parlare di 74 milioni e più di euro messi in pronto cassa immediatamente dopo gli eventi che hanno colpito quasi tutte le cinque province della regione, significa avere non soltanto la capacità di essere pronti all’emergenza in termini di contatto tra pubblica amministrazione e popolazioni colpite, ma anche saper suddividere, attraverso le disponibilità finanziarie, che come tutti sapete sono ben poche, gli interventi che devono apparire concreti alle popolazioni e alle imprese che sono state colpite da questo stato emergenziale.
Ci sono 48 milioni per il dissesto idrogeologico, 20 per la ripresa dell’occupazione, di cui 2 attraverso il fondo di garanzia, 6 per l’agricoltura, soldi che significano un intervento concreto, vero, efficace, che, vi assicuro, coloro che hanno subìto questi danni sapranno apprezzare in quanto sono quelli che riceveranno più direttamente per il risarcimento dei danni subiti.
Vorrei inoltre segnalare un altro aspetto che non è stato sottolineato a sufficienza. Si chiedono agli enti locali, a cominciare da Comuni e Province, due ordini di interventi, che in parte condivido, senza però renderli responsabili se non colpevoli sia di quello che è successo sia di quello che potrebbe succedere. Si chiedono cioè interventi immediati a Comuni e Province affinché diano risposte alle famiglie colpite, ai loro beni mobili e immobili registrati, alla situazione di case, industrie, ecc.. Ma se non ci sarà una deroga del patto di stabilità questi interventi rischieranno di essere impossibili dal punto di vista ordinamentale dell’assetto amministrativo dei Comuni.
Noi viviamo nella logica del patto di stabilità che, come diceva giustamente il Consigliere Zinni, deve essere rispettato, ma in questa situazione deve per forza sforare per quanto riguarda, appunto, l’evento storico che stiamo vivendo. Se lo si fa per i grandi eventi, quelli che rappresentano il fiore all’occhiello della popolazione della zona interessata, lo si deve ancor di più fare per rendere funzionali gli enti locali, per metterli in grado di dare risposte immediate. Perché poi quando parliamo di dove portare il fango, di come far ripartire e riaprire le strade, di come intervenire per la pulizia di intere zone dobbiamo pensare che queste spese gravano prima di tutto sul primo elemento della protezione civile, ossia sul Comune e la Provincia interessata.
Comuni e Province saranno sicuramente responsabili, ma io li difendo a spada tratta e in maniera omnicomprensiva di quello che è successo anche in passato. Non dobbiamo dimenticare che né Comuni né Province hanno mai svolto azioni di abusi edilizi se non legittimamente attuando dei piani regolatori. E se il piano regolatore c’è vuol dire che c’è uno strumento urbanistico approvato in tutte le sue componenti e in tutte le sue direzioni.
Meglio interpretare questa grande urgenza con l’invito lanciato dal Governatore, che condivido appieno e quindi da cogliere subito in senso pratico. Ossia di pensare, in attesa della nuova legge urbanistica, a norme transitorie in grado di contenere, anche in senso quantitativo, l’edificato, seppure è solo uno dei profili di quello che è successo, nel senso tradizionale del termine, nel senso dell’orizzontalità. Ripensare cioè al costruito sul costruito, all’edificazione e anche a un nuovo modo di intendere la città.
Questo però va oltre a quello che invece dobbiamo affrontare, che appunto è lo stato dell’emergenza, che non si chiuderà certamente domani ma ci vedrà impegnati per alcuni mesi.
Vorrei qui ricordare l’esperienza del 2006, allorché il Governatore Spacca, e con lui l’intera Amministrazione regionale, Giunta, dirigenti e funzionari, seppe, con grande intelligenza, coinvolgere non soltanto le persone interessate attraverso i vari comitati, non soltanto gli enti locali, ma anche e soprattutto lo Stato, attraverso il Governo nazionale e i rappresentanti della regione Marche in Parlamento, per una risposta che allora fu veramente immediata, perché i fondi arrivarono nell’importo dovuto a distanza di sei-sette mesi dalle richieste.
Ecco, vorrei che anche in questo caso, essendo governi diversi, essendo mandati amministrativi regionali diversi, ci siano – su questo sono d’accordo con chi mi ha preceduto – unanime intenzioni e unanime unità d’intenti affinché il risarcimento sia vero ed effettivo.
Nel concludere chiedo che come risoluzione ci si rifaccia alla relazione del Presidente della Giunta regionale, affinché su quella si possa poi operare in concreto, tenendo conto sia degli spunti immediati sia delle finalità ulteriori in termini di riassetto e di mitigazioni dei territori colpiti.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Foschi.
Elisabetta FOSCHI. Intervenendo quasi a chiusura del dibattito di oggi non posso fare altro che raccogliere l’appello a lavorare unitariamente. Ma ci mancherebbe altro, aggiungo, che su una vicenda come quella che ha colpito l’intera regione non fossimo uniti a lavorare senza speculazioni di sorta.
Dunque si parta da oggi, come ricordava il collega Natali, con il riconoscimento di stamattina al Consiglio dei Ministri dello stato di emergenza per la nostra regione e si lavori affinché i passi successivi vadano nella direzione migliore per il nostro territorio.
Quindi serietà e attenzione. Però la stessa serietà e attenzione chiedo alla Giunta che venga riservata anche nel momento in cui si andranno ad impiegare quei seppur pochi finanziamenti.
Stamattina c’è stata una sorta di coro per sottolineare che gli stanziamenti anche a livello nazionale non sono mai sufficienti. Il Presidente Spacca nella sua relazione diceva che per quanto riguarda la difesa del suolo il Ministero dell’ambiente per circa un decennio non ha assegnato risorse alle Regioni e solo nel 2010 con questo Ministero si è sottoscritto un accordo di programma per la realizzazione di vari interventi. Però a dir la verità nel 2006 c’è stato un decreto del Ministero dell’ambiente, il 632, che prevedeva alcune azioni da realizzare nelle Marche per la mitigazione del rischio e del dissesto idrogeologico. La somma complessiva sinceramente non la conosco, però conosco una parte degli interventi previsti da questo decreto, che erano concertati con l’amministrazione regionale di allora e con quegli enti comunali che hanno beneficiato di alcuni contributi.
Bene, il decreto del dirigente della posizione di funzione difesa del suolo del 2007 stanziava al Comune di Urbino 2 milioni di euro provenienti da quell’accordo sottoscritto con il Ministero di Pecoraro Scanio – qui mi rivolgo al collega Cardogna che faceva appello all’attenzione e soprattutto alla necessità di evitare costruzioni, di salvaguardare l’ambiente – per risanare un versante importante di una città che conosco bene, appunto Urbino. Il versante sud est andava risanato, presentava un dissesto idrogeologico, quindi benvengano 2 milioni di euro. Ma qual è la cosa che mi ha garbato poco? Guardando l’atto del Comune, o meglio, la gara per assegnare i lavori, leggo: “Verbale di gara per l’appalto dei lavori di risanamento del versante sud est del centro storico – e mi va benissimo – con costruzione di asse attrezzato e impianto di risalita da ex Fornace Volponi a Via Santa Chiara”. Allora, che cos’è Via Santa chiara e cos’è l’ex Fornace Volponi. Via Santa Chiara è un complesso monumentale importantissimo in pieno centro storico, l’ex Fornace Volponi è una zona dove vi era una fornace per la produzione di mattoni e che è poco lontana dal centro, in cui c’è il progetto di costruire un centro direzionale, un centro commerciale. Un progetto assegnato ai privati, con l’impegno del pubblico a realizzare un impianto di risalita. Ora non voglio entrare nel merito se sia opportuno o meno in una città patrimonio dell’Unesco fare un centro commerciale a ridosso delle mura, non apro questo dibattito, ma mi chiedo, i 2 milioni di euro stanziati dal Ministero dell’ambiente sono stati spesi al meglio con questa individuazione? Siamo sicuri che quei 2 milioni di euro non potevano essere investiti per reali dissesti idrogeologici e non per trovare il modo per recuperare finanziamenti per fare un impianto di risalita che collega il centro a un nuovo centro commerciale da realizzare da parte dei privati?
Io sinceramente ho qualche dubbio. Penso che quei 2 milioni di euro potevano essere utilizzati davvero per problemi di dissesto idrogeologico e non per la costruzione di un impianto. Se quello si vuole realizzare almeno si vadano a cercare i soldi da qualche altra parte, e non impoverire un fondo che poi si viene qui a dire è sempre troppo esiguo per la necessità e per le emergenze che si verificano purtroppo sempre più spesso sul nostro territorio.
Quindi io ci sto, andiamo avanti unitariamente, cerchiamo di fare le scelte migliori, però che non accadano cose di questo tipo. Perché credo davvero di poter dire, senza tema di smentita, che quei finanziamenti potevano essere impegnati diversamente. E forse oggi qualche Sindaco della mia provincia non direbbe sui giornali che ha bisogno di 1 milione e mezzo di euro, quando ancora quei 2 milioni non sono serviti a risanare alcunché.
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marcolini.
Pietro MARCOLINI. Presidente Solazzi, purtroppo il Presidente ha l’obbligo di una registrazione nazionale con il telegiornale, quindi non può essere qui a raccogliere i risultati di una giornata di dibattito proficuo, che la risoluzione che alcuni Capigruppo hanno presentato mi pare sintetizzi.
Vorrei partire da una considerazione preliminare, ossia dalla felice inversione di senso comune che ha fatto Erminio Marinelli poco fa a proposito di una regione al plurale, che ogni tanto va forse invertita con una coniugazione singolare. Penso che sia una felice sintesi sulla quale c’è stata una convergenza ampia questa mattina. Perché c’è il momento del confronto, del contrasto politico per le linee di programma diverso e c’è il momento dell’emergenza in cui tutti quelli che hanno la possibilità di prendere un secchio d’acqua per spegnere un incendio si fanno avanti.
Questo mi pare sia stato il clima positivo di questa mattina, che risponde ad un’esigenza di rappresentanza della nostra comunità regionale, a cui ha fatto fronte il Presidente ieri nell’incontro con il Governo, a cui hanno prontamente risposto la protezione civile, i funzionari, i Comuni che si sono immediatamente animati per rendicontare in maniera ineccepibile l’ampiezza e la profondità del danno e per trovare un’interlocuzione in nome di un bisogno e non in nome di una pretesa oppure di una rivendicazione politica o di una logica politica estorsiva di minaccia.
Questo è dunque il tono di fondo che tutti quanti gli interventi, senza distinzione, hanno presentato stamattina in quest’Aula.
Se mi consentite vorrei riprendere due o tre punti degli elementi tornanti del dibattito. Il primo è di natura strutturale, riguarda lo smarrimento in cui spesso ci troviamo di fronte a fenomeni della natura imprevedibili. Rispetto a questo c’è quella ambivalenza che molti hanno sottolineato, a partire dal Presidente nella sua ampia ed equilibrata relazione. I tecnici, gli scienziati del tempo, ci dicono che questi flash flood si ripetono con un’intensità assolutamente inedita negli ultimi anni e il rapporto causa-effetto con il riscaldamento del pianeta e i problemi ad esso collegati stabiliscono un nesso funzionale. Questo però da solo oscura il problema di una corretta gestione del territorio, come richiamavano molti interventi, fra tutti ricordo quello della Consigliera Romagnoli. Penso non sia sufficiente. Bisogna cioè riflettere sulle responsabilità dell’aggravamento della situazione e di una maggiore consapevolezza nel governo del territorio, che è la parte finale, quella diciamo propositiva che si trasformerà nei prossimi giorni anche in proposte di legge e di atti amministrativi. Ossia quella che fa riferimento a una nuova strumentazione per il governo del territorio, che aggiorni la legge 34/1992, appunto la legge urbanistica del governo del territorio. Che rispetto a un’ipotesi incontrollata o di accompagnamento semplicemente correttivo di nuova occupazione del territorio marchigiano diventi invece una torsione ben più consapevole in nome della sostenibilità ambientale, secondo la parola d’ordine dell’Europa 2020, quindi, sostenibile, intelligente, inclusiva e solidale.
Sostenibile significa costruire sul costruito, significa addensare la città, lasciare la terra all’agricoltura e i fiumi alla natura, tutelare il paesaggio, direzionare gli investimenti al lavoro e non alla rendita. E in questo ridefinire un ruolo autorevole programmatorio della Regione più penetrante di quanto non abbiamo fatto negli ultimi anni, pur segnalando una profetica impostazione, quella del PPAR, volta alla tutela e all’indirizzo della strumentazione urbanistica e di governo del territorio.
Citavo prima, durante l’intervento del Consigliere D’Anna, una serie storica pubblicata dal nostro Servizio territorio ambiente. Dal 1954 al 2007, con una serie storica di oltre 50 anni, ogni anno nella regione sono stati consumati oltre 450 ettari, più di 1 ettaro e 20 al giorno. Questo per un lungo periodo come il frutto naturale dell’espansione dell’impresa, della necessità di spazio che l’impresa aveva, dello sviluppo economico che come conseguenza naturale aveva questo consumo indiscriminato di territorio.
Voglio ricordare al Consigliere Cardogna, che sul versante della forestazione è stato un pioniere, che quando si passa dal set aside - la parola d’ordine sul piano europeo -, dal far riposare il territorio e di pagare per il riposo del territorio, al 2980 che sostiene la forestazione, c’è alla metà degli anni novanta un cambio di registro.
Penso allora che non sia retorico recuperare alcune parole d’ordine che si sono mantenute vive in questi anni, la carta della montagna, il riequilibrio territoriale. Perché come molti interventi hanno sottolineato, l’origine del mancato controllo dei fondovalle vicino la costa dipende fondamentalmente anche dalla buona manutenzione delle colline, delle alte colline e delle montagne delle nostre aree interne.
Quindi insieme all’occupazione e all’impermeabilizzazione del territorio accompagnato dallo sviluppo economico e produttivo, c’è anche un consapevole problema di manutenzione dell’ambiente naturale con il rimboschimento, la cura dell’assetto idrogeologico, la cura ambientale. Per cui l’ultimo regolamento comunitario, per dirlo in altri termini, premia la stessa presenza. Non si complica più la vita dicendo “diamo contributi all’agricoltore per le produzioni biologiche o per il riposo del terreno”, ma semplicemente perché lì ci stia una presenza umana volta alla conservazione dell’ambiente. Questa è l’ultima tornata che mi pare quella più “liberale” e al contempo quella più efficiente.
Penso che da questo punto di vista le proposte qui avanzate su una maggiore consapevolezza e un aggravamento delle misure di contenimento dell’occupazione del territorio, insieme a una revisione della strumentazione urbanistica e territoriale, siano gli elementi cruciali. E dovremmo approfittare dell’opera di ricostruzione utilizzando il modello che è stato giudicato esemplare, quello che abbiamo impiegato per la ricostruzione delle aree colpite dal sisma del 1997, che pur avendo impiegato qualche cosa come 8 mila miliardi di vecchie lire, non ha avuto un incidente di percorso, non ha avuto un condannato (un’impresa o funzionario pubblico) nell’opera di ricostruzione.
Accolgo quindi ben volentieri l’indicazione di chi diceva di tenere informata l’Assemblea legislativa, quindi tutti i protagonisti dell’opera di ricostruzione e di monitoraggio della ricostruzione delle aree colpite dall’alluvione, con una relazione periodica, con un coordinamento delle Commissioni maggiormente implicate nelle attività di ricostruzione e di intervento attivo.
Le ultime due considerazioni riguardano le risorse e gli sforzi che dovremo fare.
In termini percentuali il comportamento della Regione Marche nel lungo periodo è stato più riguardoso rispetto al territorio della media nazionale. Non è un granché, perché nella media nazionale c’è un territorio che per oltre i 4/5 è franabile e oggetto di dissesto. Quindi stare appena sotto la media nazionale non è un grande risultato. Voglio però ricordare che i grandi interventi di risanamento delle aste fluviali datano la Regione Marche dall’inizio degli anni ottanta. Ricordo i grandi interventi del Fondo investimento occupazione, i fondi FIO del 1983-1984 dell’asta fluviale del Potenza e i grandi progetti per l’acquedottistica e le fognature, l’ultimo finanziato pochi anni fa da questo Giunta per oltre 130 milioni.
Su questa linea, quella strutturale, bisogna intervenire ricostruendo. Dichiarando lo stesso diritto e la stessa sponda attiva sul versante del Governo - e in tal senso anche la pattuglia dei nostri Parlamentari, senza eccezione, si è comportata come una squadra in difesa degli interessi dei marchigiani - penso ci sia la possibilità per definire un piano ricostruttivo, che guardi al danno delle singole aziende, non rinunciando però all’impianto delle vallate, della ricostruzione di corretti bacini idrogeologici e di contrasto al dissesto idrogeologico con azioni produttive (penso alla forestazione), di convogliamento delle acque di premio per la permanenza sul territorio e di contenimento contro un’occupazione indistinta e speculativa delle ultime aree alluvionali destinabili a agricoltura di qualità e biologica altamente produttiva che continuano ad essere sottratte all’uso agricolo.
In questa direzione fortunatamente vanno le associazioni dei coltivatori, vanno anche gli interessi dei Comuni, interessati doppiamente al contenimento, più volto alla liberazione di lacci e laccioli nelle operazioni di compensazione urbanistica nella realtà costruita, anziché incrostato con nuove espansioni ed occupazioni di territorio. In tal senso penso che l’annunciato varo della legge urbanistica e del territorio, o di ampi stralci della legge urbanistica e del territorio, possa esattamente andare in questa direzione.
L’ultimo capitolo riguarda le risorse che abbiamo cercato di mettere insieme.
Consentitemi un’osservazione che penso possa essere condivisa. L’inasprimento della tassazione a carico di chi è danneggiato sembra un paradosso, e questo penso sia riconosciuto da tutti. Parliamo per l’Abruzzo, prima ancora che per le Marche, perché è stato il primo a sperimentare l’assurdità paradossale di questa norma. Penso che su questo ci sia un terreno, anche nel dibattito parlamentare, ampio e di modifica. Si può chiedere all’impresa che ha avuto l’interruzione dell’attività l’inasprimento dell’Irap? Si può chiedere alla famiglia che ha avuto la casa allagata l’inasprimento dell’Irpef? Si può chiedere un inasprimento generalizzato dei tributi del gas, della benzina, ecc., ecc., ecc.? Penso che in questa fase tutti dovremmo dire di no. Per questo siamo riusciti a riclassificare, a riconvogliare cioè una parte delle risorse a nostra disposizione sull’emergenza alluvionale, che è diventata acuta priorità in un campo già emergenziale, ossia quello della crisi economica planetaria del 2008-2009 con prosecuzione 2010-2011.
Quindi i 74 milioni e mezzo non sono una fioritura improvvisa o l’apertura di un cassetto segreto di fondi, sono la ridestinazione di quote che noi pensiamo congruenti. I 20 milioni (18+2) che riguardano le piccole e medie imprese, gli ammortizzatori in deroga abbiamo valutato anche con il sindacato essere sufficienti per l’aspetto emergenziale. I 2 milioni non ancora impiegati per il fondo di garanzia ci sembra una leva già significativa. I 48,5 milioni riguardano materia che può richiedere un riordino delle priorità per il dissesto idrogeologico. I 6 milioni per l’agricoltura sono il pronto intervento nelle aree più devastate.
Spero che questo clima positivo in questa occasione la regione Marche, che sfronda un concetto piuttosto usurato che è quello della pluralità delle Marche, sappia rivedersi nella difesa unitaria degli interessi di una comunità che vuole rimanere coesa e solidale.
Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Eusebi.
Paolo EUSEBI. Sarò velocissimo perché a mio parere quasi tutta la nostra ampia produzione cartacea e tutte le chiacchiere che ci eravamo preparati sono state superate dalle azioni già messe in atto dal Presidente Spacca e dalla sua squadra – abbiamo sentito ora la relazione dell’Assessore Marcolini che mi sembra sul pezzo – e dalla meritoria opera della protezione civile, dal suo capo Oreficini alla vasta schiera dei volontari.
In una mozione presentata dall’Italia dei Valori, per esempio, si chiede la fissazione dei referendum nello stesso giorno delle amministrative, finalizzando il risparmio di circa 350 milioni di euro per la ricostruzione delle Marche. Ma anche questo è stato già chiesto dal Presidente Spacca al Ministero dell’interno.
Per inciso, l’Italia dei Valori nazionale ha una mozione in tal senso in discussione alla Camera, in appoggio a questa nostra tesi, e localmente, su iniziativa della nostra collega Paola Giorgi, stiamo raccogliendo firme di cittadini che entusiasticamente firmano per rafforzare la richiesta del Presidente Spacca al Ministro Maroni.
Quindi sull’emergenza mi sembra che la squadra lavori bene. E mi sembra che qua dentro non ci sia un clima di maggioranza e opposizione bensì un clima di concordia su un lavoro in questo momento difficile.
Credo che questa emergenza dimostri come sia essenziale ci debba essere una supervisione della Regione per tutto ciò che riguarda il governo del territorio, al fine soprattutto della razionalizzazione e dell’efficienza degli interventi, poi anche nel contenimento della spesa.
Il Presidente Spacca questo lo ha affermato più volte, alcuni segnali però ci preoccupano. Per esempio sul tema dei rifiuti, sul tema degli Ato, sembra esserci una tendenza alla provincializzazione. Anche negli interventi del collega Marangoni e del collega Ricci ho sentito accenni a questo problema.
Sappiamo bene – non me ne voglia chi è stato un bravo Presidente della Provincia di Ancona, non è una critica alle persone, è un concetto – che in quelle sedi spesso prevale l’iperlocalismo, la tendenza alla risposta a bisogni più concreti e meno a quella di interessi generali. Ma purtroppo questo non si raccorda con la salvaguardia globale del territorio, la sola che può salvarci da situazioni gravi come quella che stiamo vivendo in questo momento.
Mozione n. 112
del Consigliere Ricci
“Richiesta stato di emergenza e calamità naturale”
(Ritirata)
Mozione n. 113
dei Consiglieri Acquaroli, Massi, Marinelli
“Riconoscimento stato di calamità provincia di Macerata”
(Ritirata)
Mozione n. 114
dei Consiglieri Massi, Acquaroli, Zaffini, Bugaro, Foschi, Marinelli, Zinni, Natali, D’Anna, Carloni, Ciriaci, Trenta, Silvetti, Romagnoli, Marangoni
“Riconoscimento stato di emergenza e calamità della regione Marche”
(Ritirata)
Mozione n. 115
dei Consiglieri Malaspina, Camela, Marconi
“Emergenza maltempo, iniziative solidarietà, reperimento fondi”
(Ritirata)
Mozione n. 116
dei Consiglieri Acacia Scarpetti, Eusebi, Giorgi
“Alluvioni, emergenze meteo, direttive di principio per enti locali”
(Rinvio)
Mozione n. 117
dei Consiglieri Eusebi, Giorgi, Donati, Scarpetti
“Stato di calamità regione Marche”
(Ritirata)
Mozione n. 118
del Consigliere Binci
“Dissesto idrogeologico”
(Rinvio)
Interrogazione n. 314
del Consigliere Pieroni
Dissesto della costa dalla foce del fiume Musone sino a Potenza Picena conseguente al maltempo dei giorni 1 e 2 marzo – Provvedimenti”
(Ritirata)
(Votazione proposta di risoluzione)
PRESIDENTE. E’ stata presentata una proposta di risoluzione dai Consiglieri Massi, Ricci, Marinelli, Latini, Binci, Pieroni, Zaffini, Eusebi, Marangoni, Cardogna, Romagnoli, Camela:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Esaminate le relazioni concernenti la valutazione dei danni causati dalla recente calamità;
Riconosciuta la consistenza e la gravità delle situazioni riguardanti le famiglie ed imprese
colpite;
Interpretando la volontà di tutti i soggetti danneggiati di riprendere con tenacia la
normalità della vita e le attività produttive;
Esprime solidarietà e vicinanza alle popolazioni colpite;
Sollecita e sostiene l’azione del Presidente della Regione presso tutte le sedi competenti al fine di reperire, il più possibile, risorse e benefici a favore dei territori, dei cittadini, dei comuni e delle imprese colpite dagli straordinari eventi metereologici dei giorni scorsi;
Esprime gratitudine e stima per tutti coloro che nelle istituzioni e nel volontariato hanno svolto un lavoro provvidenziale per soccorrere i soggetti colpiti alleviandone i disagi e le sofferenze”.
Le mozioni n. 112, n. 113, n. 114, n. 115 vengono ritirate. Invece per la mozione n. 116 ha chiesto la parola il Consigliere Acacia, ne ha facoltà.
Luca ACACIA SCARPETTI. Prima ho rinunciato all’intervento ripromettendomi di intervenire rispetto a questa mozione.
Io ho firmato due mozioni del Gruppo, una è assolutamente incarnata dalla risoluzione a firma di tutti i Capigruppo, il tema è lo stesso, mentre questa è un po’ diversa, in essa sono state individuate alcune azioni di indirizzo e di coordinamento per gli enti territoriali che darebbero un senso concreto alla giornata di oggi.
Mi spiego. Se tra un anno ipoteticamente si dovessero avverare le stesse identiche condizioni atmosferiche che abbiamo avuto una settimana fa, i danni sarebbero identici più uno, perché il territorio ad ogni pressione meteorologica abbassa le sue difese e quindi i danni sono sempre maggiori. Tutti quanti, a cominciare dal Presidente Spacca, riconoscono nel mancato presidio del territorio, nella mancata manutenzione, ecc., una delle cause fondamentali dei danni che abbiamo subìto. Allora se oggi approvassimo questa mozione potremmo uscire con un’azione concreta, come accadde in questa Assemblea legislativa ad esempio nella seduta monotematica per l’agricoltura. Se invece usciremo solo con quella risoluzione, che io condivido pienamente e che voterò, perderemo questa occasione.
Non chiedo questo per ambizioni personali o per fare il primo della classe, quindi mi rimetto alle decisioni dei Capigruppo su questa mozione che, dicevo, è un po’ diversa dalle altre. Ditemi voi. Io però la voterei per dare, ripeto, un senso a questa giornata. Mi rimetto alla volontà dell’Assemblea e del Presidente.
PRESIDENTE. Propongo di rinviarla e metterla in votazione al primo punto dell’ordine del giorno della prossima seduta, non in quella straordinaria del 15 marzo sui 150 anni dell’Unità d’Italia, ma in quella successiva.
Luca ACACIA SCARPETTI. Bene, sarà allora la prima mozione della prima Assemblea legislativa ordinaria utile. Grazie Presidente.
PRESIDENTE. Perfetto. Anche la mozione n. 117 è ritirata. Per la mozione n. 118 ha chiesto la parola il Consigliere Binci, ne ha facoltà.
Massimo BINCI. Io ho firmato la risoluzione in quanto esprime una serie di riflessioni sull’emergenza, ma anch’io, come il Consigliere Acacia, desidererei ci fosse una discussione in merito alla parte finale dell’intervento del Presidente Spacca. Infatti nella mia mozione si chiede un risanamento del territorio attraverso una legge sul governo del territorio che ponga un freno all’aumento della cementificazione, come da tutti auspicato, una seria programmazione che preveda il riassetto urbanistico e infrastrutturale per alleggerire il carico insediativo sulle aree a rischio, di rivedere il piano casa reintroducendo la nuova applicazione nelle aree inondabili, un approccio integrato di gestione dei fiumi e delle coste applicando la circolare del 2001 rispetto alle modalità di gestione, l’interdisciplinarità negli interventi di difesa del suolo, una rinaturazione del territorio e una richiesta di finanziamenti ordinari per la difesa del suolo al Governo nazionale.
Sono tutti concetti non presenti nella proposta di risoluzione, ma che secondo me l’Assemblea legislativa, nei termini che ritiene opportuni, dovrebbe affermare, anche nella direzione dell’intervento fatto dal Consigliere Carogna-, per definire quali sono le azioni e le modalità verso cui vogliamo andare.
PRESIDENTE. Allora come l’altra mozione metteremo anche questa al primo punto dell’ordine del giorno della prima seduta ordinaria utile.
Dobbiamo inoltre considerate ritirata anche l’interrogazione n. 314.
Ha chiesto la parola il Consigliere Massi, ne ha facoltà.
Francesco MASSI. Per una precisazione, Presidente, forse mi è sfuggito qualcosa. Noi abbiamo ritirato le mozioni, come mi pare il Consigliere Ricci…(…) Come? (…).
PRESIDENTE. No, le mozioni ritirate sono contenute nella proposta di risoluzione, mentre le due rinviate hanno degli argomenti che esulano in parte dalla proposta di risoluzione.
Francesco MASSI. Non era proprio collimante, comunque va bene.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione.
(L’Assemblea legislativa approva)
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 15,20
La seduta inizia alle ore 10,30
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 36 dell’1 marzo 2011, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge regionale:
- n. 78/11, in data 24 febbraio 2011, ad iniziativa dei Consiglieri Massi, Marinelli, Acquaroli, Bugaro, Carloni, Ciriaci, Natali, Trenta, Zinni, concernente: “Modifiche alla legge regionale 12 ottobre 2009, n. 24 ‘Disciplina regionale in materia di gestione integrata dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati”, assegnata alla IV Commissione in sede referente, alla I Commissione per il parere ai sensi dell’articolo 69 del regolamento interno e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 2, lettera b) della legge regionale n. 4/2007;
- n. 79/11, in data 1° marzo 2011, ad iniziativa dei Consiglieri regionali Comi, D’Anna, Badiali, Busilacchi, Camela, Eusebi, Natali, Pieroni, concernente: “Gestione del trasporto sanitario. Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 30 ottobre 1998, n. 36, Sistema di emergenza sanitaria”, assegnata alla V Commissione in sede referente;
E’ stata presentata la seguente proposta di deliberazione:
- n. 3/11 in data 28 febbraio 2011, ad iniziativa dei Consiglieri Solazzi, Giorgi, Bugaro, Pieroni, Romagnoli, concernente: “Proposta di modifica della deliberazione assembleare n. 125 del 14/07/2009 avente ad oggetto ‘Modalità di nomina della rappresentanza della Regione Marche in seno all’Associazione Università per la pace’ - articolo 15, comma 5, della legge regionale 18 giugno 2001, n. 9", assegnata alla I Commissione in sede referente.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 110/11, in data 3 marzo 2011, ad iniziativa del Consigliere Acquaroli “Bonifica Lago delle Grazie”;
- n. 111/11 del Consigliere Zaffini “Controllo e regolamentazione nuove imprese etniche nelle Marche”;
- n. 112/11 del Consigliere Ricci “Richiesta stato di emergenza e calamità naturale”;
- n. 113/2011 dei Consiglieri Acquaroli, Massi, Marinelli: “Riconoscimento stato di calamità provincia di Macerata”;
- n. 114/2011 dei Consiglieri Massi, Acquaroli, Zaffini, Bugaro, Foschi, Marinelli, Zinni, Natali, D’Anna, Carloni, Ciriaci, Trenta, Silvetti, Romagnoli, Marangoni “Riconoscimento stato di emergenza e calamità della regione Marche”;
- n. 115/2011 dei Consiglieri Malaspina, Camela, Marconi “Emergenza maltempo, iniziative solidarietà, reperimento fondi;
- n. 116/2011 dei Consiglieri Acacia Scarpetti, Eusebi, Giorgi “Alluvioni, emergenze meteo, direttive di principio per enti locali”;
- n. 117/2011 dei Consiglieri Eusebi, Giorgi, Donati, Scarpetti “Stato di calamità regione Marche”;
- n. 118/2011 del Consigliere Binci “Dissesto idrogeologico”.
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni in data 21 febbraio 2010:
- n. 206: “Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001 e art. 25, comma 1, della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 59.609,00";
- n. 207: “Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001 e art. 25 della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e relative spese. € 1.200.000,00";
- n. 208 “Art. 29, comma 1 della l.r. n. 31/2001 e art. 25 comma 1 della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. Progetto statale BRASIL PROXIMO. € 195.512,50 – Modifica al POA”;
- n. 209 “Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001 e art. 25, comma 1, della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte del Ministero per il finanziamento degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale per l’anno 2010. € 41.972.212,00;
- n. 210 “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2011 approvato con d.g.r. n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 160.000,00”;
- n. 211 “Art. 29, comma 4 bis e art. 22 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa di cassa al Programma operativo annuale approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 26.715.242,05”;
- n. 212 “Art. 20, comma 3, della l.r. n. 31/2001 - Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 1 “Spese obbligatorie” del bilancio 2011. € 450.000,00 - Modifica tecnica al POA 2011";
- n. 213 “Art. 2, comma 1, lettera A) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. € 16,094,423,07";
- n. 214 “Art. 2, comma 1, lettera A) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. € 59,175,323,75";
- n. 215 “Art. 2, comma 1, lettera A) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. € 9,063,561,16";
- n. 216 “Art. 2, comma 1, lettera A) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. € 6.449.783,62";
- n. 217 “Art. 2, comma 1, lettera A) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di maggiori entrate accertate relative a stanziamenti aventi specifica aventi specifica destinazione. € 157.233,75";
- n. 218 “Art. 2, comma 2, della l.r. n. 20/2010 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni. Spese di personale. € 223.450,00”;
- n. 219 “Art. 2, comma 2, della l.r. n. 20/2010 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni. Spese di personale. € 113.500,00”;
- n. 220 “Art. 2 della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di maggiori entrate accertate nell’anno precedente. € 106.000,00".
Hanno chiesto congedo gli Assessori Luchetti e Mezzolani e il Consigliere Traversini.
Prima di passare alla trattazione dell’ordine del giorno, interpretando anche il sentimento dell’Aula, saluto gli studenti e gli insegnanti delle le classi II A e II C della Scuola media Donatello di Ancona che stamattina sono in visita presso la nostra Aula di Assemblea legislativa regionale.
Comunicazioni ai sensi dell’art. 35, sesto comma, Regolamento interno.
PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere D’Anna, ne ha facoltà.
Giancarlo D’ANNA. Per dire, Presidente, che la scorsa legislatura questa Assemblea ha aderito all’Associazione “Comuni, Province e Regioni per il Tibet”. Oggi ricorre il 52° anniversario della rivolta di Lhasa, il momento in cui i tibetani si sono ribellati all’occupazione cinese che è ancora in atto.
Considerato che questa Regione la scorsa legislatura scelse appunto di aderire a questa associazione, che è trasversale sia nei Comuni sia nelle Province che nelle Regioni, mi sembra quantomeno doveroso ricordare, oggi, questo anniversario. E comunque che la Regione in giornate come queste prenda atto delle scelte fatto in passato e quindi ricordi gli eventi. Eventi come appunto questo della rivolta di Lhasa non vanno assolutamente dimenticati, cinquantadue anni di occupazione penso siano fin troppi.
Per cui oggi o si evidenza continuità della scelta fatta nella scorsa legislatura oppure si scelgono di fare scelte diverse.
PRESIDENTE. La ringrazio, Consigliere. Passiamo ora al punto all’ordine del giorno.
Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in ordine all’emergenza alluvione.
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in ordine all’emergenza alluvione. Ha la parola il Presidente della Giunta regionale Spacca.
Gian Mario SPACCA. Signor Presidente, signori Consiglieri, inizio questa comunicazione esattamente ad una settimana dalle straordinarie condizioni di maltempo che hanno interessato la regione Marche e i cui effetti sono ancora in atto.
Mi dispiace ci siano alcuni banchi vuoti soprattutto da parte di chi aveva richiesto questa seduta straordinaria. Credo che un’occasione come questa meritasse il massimo della presenza dei Consiglieri, e sto parlando a tutta l’Assemblea legislativa regionale.
In primo luogo desidero ricordare le tre persone che in quei giorni hanno purtroppo perso la vita, la signora Maria Corradetti di Venarotta, accidentalmente scivolata in un torrente mentre, dopo essersi recata in chiesa, faceva ritorno alla propria abitazione, Giuseppe Santacroce e Valentina Alleri, entrambi finiti con l’auto su cui viaggiavano nelle acque dell’Ete Morto mentre si recavano al lavoro. Ci uniamo al dolore delle loro famiglie e anche al dolore della signora Salvina Granata che in questa circostanza ha perso i suoi cari, e che fortunatamente è riuscita a salvarsi grazie al generoso gesto del signor Renzo Moreschini che noncurante del pericolo si è gettato nell’acqua fangosa per trarla in salvo.
Direi, come veniva suggerito, di dedicare loro un minuto di raccoglimento.
Commemorazione in memoria delle vittime dell’alluvione
(L’Assemblea legislativa osserva un minuto di silenzio)
Desidero rivolgere anche un particolare ringraziamento ai due carabinieri, Fausto Foresi e Davide D’Amico che, sempre a Casette d’Ete, hanno salvato diverse persone in difficoltà.
Ringrazio inoltre i sig.ri Danilo Moreschini, Alessio Mancini, Alessandro Lombardi, Angelo Nespoli, persone che hanno soccorso con coraggio e generosità uomini e donne in difficoltà in tale evento calamitoso.
Veniamo ora agli eventi di questa settimana e alle iniziative che abbiamo posto in essere in questo breve periodo di tempo. Informo quindi tutti voi dell’evoluzione degli accadimenti.
A partire dal 1° marzo e fino a tutto il 2 marzo la configurazione meteorologica ha portato sulla Regione un’ondata di maltempo, caratterizzata da forti venti nord-orientali con mareggiate lungo tutta la fascia costiera e da intense precipitazioni su tutta la regione. Le precipitazioni hanno interessato dapprima le zone meridionali per poi abbattersi sull’intero territorio regionale. Si sono avute nevicate attorno ai 1.000 metri nelle prime ore del 1° marzo, in seguito la quota delle nevicate è scesa nel corso dell’evento sino ai 300 metri. Nelle 36 ore comprese tra la mezzanotte del 1° marzo e il mezzogiorno del 2 marzo si sono avute cumulate medie dell’ordine degli 80 millimetri, con picchi di oltre 200 millimetri nell’ascolano; il pluviometro di Mozzano, nei pressi di Ascoli Piceno, ha registrato 227.6 millimetri in 36 ore.
Le cumulate elevate hanno determinato diffuse situazioni di criticità idrogeologica ed idraulica su tutto il territorio. Gli effetti più importanti si sono avuti nelle zone comprese tra le province di Ancona ed Ascoli Piceno. Si sono avute esondazioni diffuse in pratica su tutti i bacini della regione, anche per effetto del moto ondoso che ha fortemente ostacolato il naturale deflusso delle acque in mare. Le abbondanti e persistenti precipitazioni hanno provocato allagamenti in diverse località e si è avuta l’attivazione di frane in varie zone della regione. Sui Sibillini la frazione di Montemonaco è rimasta isolata a causa di una valanga.
Le precipitazioni nevose hanno interessato l’intera fascia collinare e montana, con spessori cumulati del manto nevoso compresi tra i 70 e i 145 centimetri.
Nella mappa che vedete proiettata è riportato l’andamento delle precipitazioni registrate sulla Regione nelle 36 ore, appunto, tra la mezzanotte del 1° marzo e il mezzogiorno del 2 marzo.
Lo scorso 28 febbraio 2011, quindi il giorno precedente al manifestarsi del fenomeno, il Centro Funzionale Multirischi della Protezione Civile regionale, in stretto raccordo con quello del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha diramato un avviso per condizioni meteo avverse con decorrenza dalla mezzanotte dell’1 marzo 2001, a tutto il sistema regionale di protezione civile, accompagnato da una nota nella quale si fornivano ulteriori indicazioni organizzative per consentire a tutte le amministrazioni interessate di essere pronte ad affrontare una situazione meteorologica che sembrava potersi manifestare in maniera particolarmente evidente.
Occorre ricordare che già nei mesi di dicembre 2010 e gennaio 2011 si erano verificate forti mareggiate ed abbondantissime precipitazioni, anche nevose, che avevano interessato il litorale ed il territorio marchigiano.
Il graduale peggioramento della situazione si è incominciato a verificare dalle ore 22.00 del 1° marzo, con la concomitanza di precipitazioni nevose nella zona appenninica, di pioggia intensa e continua nella fascia preappenninica, collinare e pianeggiante e di mareggiate di eccezionale intensità sulla costa.
Proprio sulla base del protrarsi delle condizioni meteo particolarmente avverse, l’allarme è stato ripetutamente prolungato sino alle ore 24.00 del giorno 6 marzo, tanto da coprire l’intera settimana dal lunedì alla domenica.
Dal 2005, anno in cui è stato attivato il Centro Funzionale Multirischi, ad oggi, è stato uno degli eventi di maggior durata ed è stato il primo in assoluto per il quale è stato emesso un bollettino di “elevata criticità”, grado più alto dei quattro livelli in cui si articola il sistema di allarme idrogeologico nazionale.
Occorre sottolineare che questo evento è uno dei pochi ad aver colpito l’intero territorio regionale in maniera sistematica per più giorni.
Nello stesso periodo alcune altre regioni erano anch’esse interessate da condizioni meteorologiche sfavorevoli. Quindi tutto il sistema nazionale era stato allertato.
Sulla base delle informazioni desumibili dagli annali idrogeologici, nelle Marche eventi simili si possono rintracciare solo negli anni 1940, 1955 e 1976.
A seguito di tale scenario, l’intero sistema regionale di protezione civile (Prefetture, Province, Sindaci e Comuni, Vigili del Fuoco, Forze di Polizia, volontari e tutti i soggetti che erogano servizi pubblici essenziali) si è prontamente attivato.
Le Sale Operative Integrate provinciali (SOI) che nella normalità sono dormienti, sono state aperte ed i comitati provinciali di protezione civile invitati a rendersi disponibili per eventuali convocazioni urgenti.
Le Prefetture hanno allertato anche i Comitati Operativi per la viabilità (COV), per la eventuale gestione delle problematiche legate alla circolazione stradale.
Il Direttore del Dipartimento della Protezione Civile regionale ha provveduto ad incrementare il personale in servizio presso la Sala Operativa Unificata Permanente mantenendo continui contatti con il Dipartimento Nazionale; il Centro di Pronto Intervento ed il Centro Funzionale Multirischi sono stati resi operativi senza soluzione di continuità.
Le componenti interessate del Comitato Operativo Regionale (COR) si sono riunite quotidianamente ed i raccordi fra loro sono proseguiti continuativamente per assicurare, grazie alle sinergie attivate, una miglior gestione degli interventi necessari.
Dall’inizio al termine della fase emergenziale hanno quotidianamente operato in media circa 800 volontari di protezione civile, in larga parte attivati direttamente dai Sindaci.
Il fattore che ha contraddistinto questo evento rispetto ad altri precedenti e che ne ha determinato la maggiore gravità e la più forte complessità di gestione è stato la diffusione sulla totalità del territorio ed il protrarsi nel tempo delle avverse condizioni meteorologiche.
Nella pratica ciò ha significato che se in altre occasioni il territorio colpito era limitato, e perciò le risorse dell’intera Regione potevano essere convogliate nelle aree di maggior criticità, questa volta essendo stato colpito l’intero territorio, seppure in maniera differenziata, è stato necessario mantenere ognuno al proprio posto per essere in grado di poter prontamente intervenire ovunque per le situazioni di maggior rischio.
Come è noto, il servizio di protezione civile, come stabilito dalla vigente normativa nazionale e regionale, è un sistema complesso, composto da tante amministrazioni autonome ed indipendenti, non legate tra loro da alcun vincolo gerarchico o funzionale.
La adeguatezza delle risposte nei singoli scenari è perciò legata alla capacità di funzionamento delle varie componenti dislocate sul territorio, organizzate sulla base del principio di sussidiarietà.
E’ bene quindi ricordare come il sistema è organizzato, anche ai fini delle formali responsabilità che a ciascuno vengono richieste.
I Sindaci sono le autorità locali di protezione civile, hanno la responsabilità della gestione delle emergenze nel proprio Comune e sono incaricati di informare la popolazione; essi sono gli unici soggetti che possono emettere ordinanze contingibili ed urgenti a tutela della pubblica e privata incolumità.
Anche per le esercitazioni ripetutamente effettuate nel corso di questi anni, tutti i Sindaci hanno correttamente ed efficacemente operato, inoltre nei casi di maggiore complessità hanno convocato i COC (Centri Operativi Comunali) ed attivato il proprio gruppo comunale di protezione civile. Il buon risultato ottenuto a livello comunale è stato possibile anche grazie al fatto che in questi anni gran parte dei gruppi comunali di protezione civile si sono dotati di mezzi ed attrezzature proprie.
In questa circostanza non si può non ricordare, ad esempio, l’impegno dato dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Macerata che, ormai da tempo, ha deciso di devolvere gran parte delle risorse da assegnare annualmente al territorio proprio al potenziamento del sistema di protezione civile. Anche nella drammatica vicenda di Casette d’Ete, dalla ricostruzione effettuata in sede locale, è emerso che sono stati posti in essere tutti gli elementi di allerta. La strada in cui è avvenuta la disgrazia era stata già chiusa al traffico e transennata, blocco che purtroppo è stato superato nonostante le persone presenti sul luogo abbiano cercato di impedirlo.
Le Province predispongono il piano provinciale di emergenza e attraverso il Comitato Provinciale di Protezione Civile coordinano gli interventi sul territorio. Tutte le Province hanno attivato le SOI (Sale Operative Integrate) che hanno operato ininterrottamente sino alla cessazione della fase critica.
Le Prefetture assicurano le attività di concorso delle forze di polizia ed hanno la responsabilità di assicurare il buon andamento della circolazione stradale tramite i Centri Operativi per la Viabilità (COV). In alcuni casi, per assicurare una maggiore attività di coordinamento, le Prefetture hanno riunito i COV direttamente presso le SOI. In ogni caso il raccordo con le Prefetture è stato costante ed estremamente efficace.
Presso la sala operativa della Regione (SOUP) è stata svolta l’attività di raccordo del sistema a livello regionale. Sono stati presenti per le riunioni di coordinamento il direttore regionale dei Vigili del Fuoco, il comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato, il comandante regionale della Polizia Stradale, i rappresentanti di ENEL, ANAS, RFI e Trenitalia, il segretario generale dell’Autorità di bacino regionale. Sono stati poi mantenuti costanti contatti con l’ARPA Marche per le verifiche ambientali. Alcune delle riunioni si sono svolte in videocollegamento con la protezione civile nazionale.
Le persone evacuate.
Nel corso dell’evento i Sindaci hanno dovuto evacuare complessivamente 540 persone: in alcuni casi a titolo precauzionale, in altri l’allontanamento è avvenuto quando l’acqua aveva raggiunto le abitazioni utilizzando anche l’uso di mezzi anfibi o natanti dei Vigili del Fuoco. Per ricoverarle è stata privilegiata l’accoglienza presso familiari o conoscenti, quando ciò non è stato possibile sono state utilizzate strutture a livello locale.
Mentre gran parte delle persone sono già rientrate o rientreranno in tempi brevi nelle abitazioni, permarrà più a lungo il problema per le famiglie che hanno le abitazioni gravemente danneggiate o soggette a rischio di frana. Il problema necessita di una approfondita riflessione dato che in alcuni casi sembra opportuno, ad una prima analisi, prevedere la delocalizzazione degli immobili.
Le tipologie di danno.
Il maltempo e le conseguenti esondazioni hanno prodotto danni su: tutto il reticolo idrografico; l’intero litorale marchigiano, con compromissione delle infrastrutture turistiche, ferroviarie e viarie presenti sulla costa; sistema viario nazionale e locale; ponti; infrastrutture elettriche, telefoniche, acquedottistiche, fognarie e per la distribuzione del gas metano; impianti di depurazione; abitazioni private; attività produttive agricole, artigianali, commerciali e dei servizi; studi professionali.
Frane ed esondazioni.
La situazione generale del territorio fisico, ancora in fase di valutazione, mostra un quadro estremamente preoccupante per quanto verificatosi sin dalle prime ore, ma anche in una prospettiva di breve termine, per l’elevata probabilità che ulteriori eventi franosi anche rilevanti possano manifestarsi nelle prossime settimane soprattutto nelle parti interne della Regione, ossia quelle che oggi sono coperte dai manti nevosi.
Le ricognizioni immediatamente attivate anche in base ad informazioni eterogenee hanno evidenziato una preminenza delle criticità nel primo entroterra lungo l’intero fronte regionale.
La stessa linea di costa era in quelle ore soggetta a forti mareggiate, con onde di altezza media anche maggiore di 4,5 metri, con fronte d’onda parallelo al litorale.
I tratti terminali di tutte le aste principali dei corsi d’acqua sono stati sollecitati da portate idriche rilevanti, quasi ovunque al limite della capacità di deflusso e in alcuni casi al di sopra di questa.
Quando ciò è accaduto si è verificata l’esondazione delle acque di piena nelle fasce contermini, con interessamento di aree edificate, infrastrutture, impianti ed aree agricole.
In conseguenza degli alluvionamenti, così come dei contemporanei allagamenti in zone non interessate da esondazione ma spesso impermeabilizzate e confinate dal punto di vista topografico, si sono avuti danni rilevanti e diffusi a strutture, infrastrutture, edifici e impianti.
Localmente risulta compromessa la funzionalità dei sistemi urbani ed anche le zone soggette ai soli allagamenti – peraltro su superfici ampie e diffuse – hanno subito danni sensibili in termini diretti e di funzionalità.
Ovviamente le stesse strutture fluviali (sponde naturali, arginature ed opere di difesa e regolazione, nonché opere connesse e contigue) sono state talvolta danneggiate o distrutte, così come quelle di attraversamento quali condotte e ponti, alcuni dei quali distrutti o gravemente lesionati con serie conseguenze per i collegamenti sul territorio.
I corsi d’acqua secondari sono stati anch’essi fortemente interessati da portate idriche di versante non compatibili con il loro stato funzionale, fortemente alterato, con conseguente allagamento delle aree contermini.
Per quanto riguarda i dissesti franosi, le numerosissime segnalazioni pervenute sin dalle prime ore confermano la fragilità d’insieme del territorio marchigiano.
In questa fase possono quindi essere fornite informazioni parziali che, seppure in un quadro certamente gravosissimo, andranno verificate ed elaborate anche in una necessaria riflessione più generale sull’assetto del territorio.
Sono state acquisite al momento centinaia di segnalazioni di fenomeni di varia gravità, prevalentemente riferite all’elemento più sensibile e vulnerabile in prima analisi, rappresentato dalle infrastrutture di collegamento viario.
Molte sono tuttavia le segnalazioni relative a movimenti franosi veri e propri, che hanno comportato lo sgombero di persone da edifici o aree sia per gli effetti diretti del dissesto sia per la minaccia incombente di ulteriori movimenti.
Vi è però la forte probabilità che alle prime segnalazioni, relative a frane e smottamenti più immediatamente visibili, facciano seguito nelle prossime settimane ulteriori e di certo localmente ben più preoccupanti informazioni su fenomeni la cui attivazione o il cui aggravamento saranno favoriti dallo scioglimento dei manti nevosi e alle conseguenti infiltrazioni in terreni già saturi; a questa evenienza si è preparati a far fronte mediante le strutture tecniche regionali cui si potranno affiancare tecnici esterni che hanno già dato in forma di volontariato la loro disponibilità.
Un altro fenomeno di particolare gravità è stata l’interruzione di energia elettrica, come pure quello che ha riguardato le strade ferroviarie, su cui troverete dei dettagli tecnici nella relazione che vi verrà distribuita.
Un tema particolarmente delicato riguarda i depuratori e i rifiuti.
Come sempre accade fra le immediate conseguenze di un evento quale quello appena vissuto è da registrare l’incremento della quantità di rifiuti da smaltire ed il fatto che gli stessi spesso non ricadono nelle classificazioni ordinarie. Dalle informazioni che sono state acquisite risulta che non sussistono immediate criticità relative alla capacità di smaltimento nelle discariche regionali per far fronte alla situazione di emergenza; problemi connessi alla maggiore produzione di percolato di discarica sono state già risolte con apposite ordinanze (soprattutto nella provincia di Ascoli Piceno).
Con il ritiro delle acque ed un’analisi più puntuale sarà possibile quantificare l’eventuale fabbisogno complessivo di smaltimento che, tuttavia, per quanto accertato e presumibile, il sistema oggi è in grado di garantire.
Nelle province di Ancona e Pesaro e Urbino non sono state segnalate situazioni di criticità relativamente alla raccolta e trasporto rifiuti né da parte delle discariche. L’intero ciclo si svolge regolarmente e non dovrebbe esserci neppure l’esigenza di ordinanze sindacali per stoccaggi provvisori di R.U. abbandonati; questa esigenza è maggiormente avvertita invece nelle zone del fermano maggiormente colpite dal fenomeno.
Le Province sono già state allertate e sono impegnate a collaborare con i Comuni per le necessità locali connesse all’individuazione di aree di stoccaggio, seguendo le indicazioni che sono state diramate secondo le risultanze di un apposito incontro tecnico promosso dalla protezione civile regionale.
Quanto alla rete dei depuratori delle zone costiere e dell’immediato entroterra si può affermare che sostanzialmente la situazione è di non criticità. Sono praticamente tutti in funzione, anche se alcuni hanno subito lievi danni a seguito dell’ingresso di materiali solidi ed altri hanno registrato alcune ore di non funzionamento, tranne il depuratore CIIP sito in località Brodolini a San Benedetto del Tronto e quello in località Salvano di Fermo, ai quali non si può accedere a causa della completa distruzione delle strade di accesso. In ogni caso l’ARPA Marche, il Corpo Forestale dello Stato e le altre forze di polizia continueranno la vigilanza anche nei prossimi giorni.
La stima del danno.
Nonostante siamo appena ad una settimana dal manifestarsi dei primi segni dell’evento calamitoso la protezione civile regionale, attraverso un rapporto di forte collaborazione con i Comuni e le Province interessate, è stata in grado di ricostruire una stima attendibile del danno che si è avuto.
Credo che possa esimermi dalla lettura analitica dei dati. Mi limito a dire che la somma delle danni registrati dai Comuni è pari a 333 milioni di euro, mentre quella registrata dalle cinque Province è pari a 129 milioni di euro. Quindi la somma complessiva del danno stimato in questo momento, ma suscettibile di ulteriori evoluzioni sulla base della ricognizione in essere, è di 462 milioni di euro. Naturalmente da questa cifra sono esclusi i danni che riguardano il nostro sistema dell’agricoltura in quanto richiedono un maggior tempo di valutazione.
Lo scorso 3 marzo, mentre ancora imperversavano i fenomeni calamitosi, è stato richiesto con formale lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri la dichiarazione dello stato di emergenza prevista all’art. 5 della legge 225 del 1992.
Negli incontri di ieri a Roma con il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio On. Gianni Letta, il Ministro al Lavoro Maurizio Sacconi, il Direttore Nazionale della Protezione Civile Franco Gabrielli, è stato assicurato che il punto dovrebbe essere discusso nel Consiglio dei Ministri in essere e approvato in queste stessa mattinata.
Per la richiesta di calamità naturale, che invece riguarda i danni in agricoltura, di cui, ripeto, non abbiamo ancora una stima definita, stanno operando le competenti strutture regionali per presentare, appunto, la richiesta allo stesso Ministero.
Questa situazione emergenziale, se dichiarata, come crediamo avverrà questa mattina, ripeto, in seno al Consiglio dei Ministri, sarà la prima a ricadere nel campo di applicazione del c.d. “decreto mille proroghe”, che ha istituito quella che gli organi di informazione hanno definito “tassa sulle disgrazie”.
La nuova norma prevede che in caso di situazioni emergenziali la Regione interessata – in questo caso le Marche – possa acquisire le risorse necessarie tramite tassazioni aggiuntive caricate sulla stessa comunità regionale danneggiata e qualora tali misure non siano sufficienti, ovvero l’evento calamitoso sia di rilevanza nazionale, fare ricorso al Fondo nazionale di Protezione Civile.
Ho dunque chiesto al Presidente del Consiglio che venga riconosciuta la rilevanza nazionale della calamità e quindi la possibilità di attingere direttamente al Fondo Nazionale di Protezione Civile, e quindi che la situazione marchigiana non sia trattata in maniera difforme da quanto recentemente è stato fatto per Liguria, Veneto, Campania e provincia di Messina.
Le perplessità della nostra Regione per la norma del c.d. Milleproroghe sono state espresse ieri in maniera molto ferma durante l’incontro che abbiamo avuto a Palazzo Chigi. Crediamo, infatti, che si tratta di una norma che presenta ancora problemi di interpretazione, in quanto non sono stati ancora emanati i decreti attuativi. Per cui ci siamo riservati un ulteriore approfondimento sulla sua applicazione. Chiedendo anche un parere scritto, che è stato peraltro già annunciato, al prof. Valerio Onida, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, che il sottosegretario Letta attende e che valuterà nel merito, come credo sia meritevole un documento di tale natura.
In tal senso presenteremo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una memoria con gli approfondimenti e le riserve della Regione Marche
Confido che il Governo nazionale comprenda e condivida questa nostra richiesta, perciò, così come del resto è stato già fatto nelle ore che hanno preceduto il nostro incontro a Palazzo Chigi, confido anche che tutti i Parlamentari marchigiani in forma unitaria sostengano con forza le nostre richieste.
Inoltre abbiamo anche richiesto un incontro direttamente al Ministro Tremonti, visto che la decisione nel merito dovrà essere istruita proprio dal suo Dicastero.
La procedura prevede che dopo la deliberazione dello stato di emergenza, quella che appunto dovrebbe essere approvata stamattina dal Consiglio dei Ministri d’intesa con la Regione, sia emanata l’ordinanza di protezione civile del Presidente del Consiglio dei Ministri con la definizione dei primi interventi urgenti per fronteggiare i danni conseguenti agli eccezionali eventi alluvionali.
Abbiamo concordato ieri con lo stesso Segretario alla Presidenza del Consiglio e con il Direttore della Protezione Civile che in tale ordinanza dovranno essere inseriti i tre capitoli di interventi in ordine di priorità: quelli di somma urgenza (assistenza alla popolazione, messa in sicurezza delle cose), quelli per il ristoro delle attività produttive colpite dall’alluvione, quelli per il ripristino delle infrastrutture e dei versanti idrogeologici colpiti.
Nel dettaglio l’ordinanza, quindi il piano di interventi, dovrebbe riguardare:
· gli interventi di somma urgenza effettuati dalle Amministrazioni locali nella prima fase di emergenza e di assistenza alla popolazione, in particolare la concessione di contributi per l’autonoma sistemazione dei nuclei familiari che hanno dovuto abbandonare la loro abitazione a seguito di provvedimento dell’autorità competente;
· l’individuazione di appositi siti di stoccaggio provvisorio ove depositare fanghi, detriti e materiali e le modalità per il loro smaltimento;
· la concessione dei contributi per !’immediata ripresa delle attività produttive ed economiche. I contributi sono in rapporto ai danni subiti da impianti, strutture, macchinari e attrezzature, scorte di materie prime, semilavorati e prodotti finiti oltre che alla sospensione delle attività. In altri termini non si farà mappatura del territorio, ma si farà un censimento puntuale dei soggetti che hanno avuto danni e in base ai quali saranno erogati gli interventi e le misure di ristoro. Questo per tutto, non soltanto per le attività produttive, ma anche per cose, abitazioni, opere pubbliche e infrastrutture.
· gli interventi necessari per la messa in sicurezza dei territori interessati mediante il ripristino in condizioni di sicurezza della viabilità, degli impianti e delle infrastrutture pubbliche e di pubblica utilità, degli edifici pubblici strategici e dei beni monumentali, nonché la stabilizzazione dei versanti, la pulizia e la manutenzione straordinaria degli alvei, dei corsi d’acqua, delle opere di difesa idraulica e della costa;
· l’individuazione di azioni ed interventi volti a ridurre il rischio idraulico e geologico, al fine di eliminare gli effetti negativi dei fenomeni alluvionali;
· la concessione di contributi per il ripristino o la ricostruzione delle abitazioni principali danneggiate o distrutte, ovvero la loro delocalizzazione qualora insistano in aree ad elevato rischio idrogeologico;
· la concessione di contributi per i beni mobili registrati e mobili non registrati distrutti o danneggiati.
Così come sono state lette questo è l’ordine di priorità sulla base delle risorse che eventualmente saranno rese disponibili.
Per i danni alle attività produttive del settore agricolo, sono state attivate inoltre le procedure per il riconoscimento del carattere di eccezionalità della calamità naturale. La richiesta consentirà, una volta aperta, di beneficiare degli interventi per favorire la ripresa dell’attività produttiva agricola previsti dal decreto legislativo n. 102/2004 mediante il Fondo di solidarietà nazionale, con particolare riferimento agli interventi relativi alle strutture aziendali danneggiate e alle infrastrutture connesse con l’attività agricola (strade interpoderali, acquedotti, impianti irrigui e opere di bonifica). Può infine essere prevista la concessione di un supplemento di gasolio agricolo per le macchine utilizzate per il ripristino delle colture in atto e della coltivabilità dei terreni alluvionati.
Altre misure di intervento che sono state concordate dovranno riguardare:
· la sospensione, solo per aziende che abbiano subito il fermo dell’attività e che siano state oggetto di ordinanza di sgombero, degli adempimenti tributari e contributivi. In maniera analoga la sospensione degli adempimenti tributari dovrà riguardare i cittadini con provvedimento di sgombero;
· la sospensione, per i soggetti residenti nei Comuni alluvionati, del pagamento delle rate dei mutui o dell’intera rata o della sola quota capitale per privati e aziende fino al 31 dicembre 2011;
· la costituzione di un Fondo di garanzia per facilitare l’accesso al credito alle imprese danneggiate dagli eventi alluvionali e l’autorizzazione all’estensione dell’utilizzo del Fondo di garanzia costituito ai sensi dell’ordinanza n. 3548/2006 (alluvione Marche 2006);
· lo svincolo per i Comuni e per le Province – se possibile, perché su questo l’intesa non c’è stata, c’è stata semplicemente la nostra richiesta – dal patto stabilità e la possibilità dello sforamento della soglia massima per la contrazione dei mutui necessari per gli interventi di manutenzione del territorio;
· la semplificazione delle procedure amministrative e la riduzione dei termini, in particolare per la procedura di valutazione di impatto ambientale statale o regionale, nel rispetto della normativa europea.
Il Segretario generale della Regione, dott. Mario Conti, ha riunito il comitato di direzione, per impostare la struttura organizzativa regionale incaricata di seguire la fase post emergenziale, mediante la creazione di una struttura funzionale simile a quella che ha operato in occasione del terremoto del 1997.
La Regione Marche, da parte sua, nella Giunta di martedì ha fatto una ricognizione del proprio bilancio, una riclassificazione delle poste del proprio bilancio, che ovviamente presenteremo alla vostra attenzione non appena avremo il quadro generale delle misure finanziarie disponibili. Si tratta in realtà di risorse già disponibili che vengono riorganizzate e riorientate in funzione di questa emergenza. Sono 48,5 milioni di euro che riguardano interventi per dissesti idrogeologici, 20 milioni di euro per quanto riguarda le imprese suddivisi: 2 milioni di euro del fondo di garanzia, per gli investimenti e le esigenze finanziarie delle imprese, 18 milioni di euro per la cassa integrazione in deroga ovvero per le imprese con meno di 15 addetti, mentre le altre imprese vengono coperte dalla cassa integrazione straordinaria e dalla mobilità.
Quindi 48,5 milioni per interventi su dissesti idrogeologici, 20 milioni per le imprese (2+18) e 6 milioni per quanto riguarda specifici interventi per l’agricoltura. Complessivamente 74,5 milioni di euro è il contributo che la Regione Marche potrebbe, non senza sacrificio e non senza ridefinire interventi già programmati in altre direzioni, utilizzare per far fronte a questa emergenza.
Priorità e collaborazione istituzionale.
Dichiarazione dello stato di emergenza; nomina del Commissario delegato; stanziamento di risorse adeguate con un “fondo speciale” come avvenuto per il Veneto e per le altre Regioni recentemente colpite da fenomeni analoghi; utilizzo delle riserve del Fondo nazionale di protezione civile; emanazione dell’ordinanza di protezione civile con la priorità del piano interventi prima richiamati; istituzione di un tavolo permanente di coordinamento istituzionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Un’altra richiesta che abbiamo formulata è quella dell’election day, ovvero di unificare il ballottaggio delle elezioni amministrative che riguarderà un numero ridotto di cittadini, e quindi non figura una situazione di necessità di chiarezza di espressione politica, con il referendum che ci prepariamo ad indire. In modo tale da recuperare quelle risorse finanziarie che in parte vadano a compensare le esigenze delle regioni che sono state colpite da questa calamità naturale, che, come sappiamo, non riguarda solo le Marche ma anche la Basilicata e l’Abruzzo.
Queste, in sintesi, sono alcune priorità principali che abbiamo avanzato al Governo nazionale, sollecitando anche un incontro diretto con il Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi.
Il quadro appena rappresentato, infatti, non è sicuramente fronteggiabile con mezzi e poteri ordinari. La situazione è oggettivamente drammatica e quindi è necessario affrontarla con mezzi straordinari e con uno sforzo straordinario di tutti.
E’ necessario che vengano rese disponibili da parte del Governo nazionale le risorse necessarie, sia per gli interventi emergenziali, sia per quelli utili alla prosecuzione delle attività economiche, al ripristino delle infrastrutture e al rilancio delle funzioni vitali della comunità, così come avvenuto per il Veneto e le altre Regioni colpite da calamità simili.
Rispetto invece a quanto previsto dalla legge 10/2011 l’evento senza ombra di dubbio deve essere considerato di rilevanza nazionale con la possibilità quindi di attingere alle riserve del Fondo nazionale di Protezione Civile.
Si ritiene dunque anche indispensabile l’attivazione permanente di un tavolo di coordinamento istituzionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, sulla base dell’esperienza già avvenuta nella ricostruzione post-sisma. Tale tavolo sarà lo strumento operativo della collaborazione istituzionale Regione-Governo, al fine di seguire nel tempo tutte le fasi di monitoraggio e di definizione di misure e interventi, legislativi e tecnici.
Il Governo regionale, come dicevo prima, ha anche chiesto al Ministro dell’interno l’election day, al fine di recuperare circa 300 milioni di euro per far fronte ai fabbisogni finanziari dell’emergenza alluvione: la proposta è di abbinare la consultazione referendaria con il turno di ballottaggio delle elezioni amministrative. In questo abbiamo chiesto l’intervento del Ministro Maroni.
Tale proposta è stata avanzata senza strumentalità e in spirito di piena e costruttiva collaborazione istituzionale.
La collaborazione tra le diverse istituzioni dello Stato e tra le stesse forze politiche di maggioranza e opposizione, che costituisce una condizione fondamentale per il superamento dell’emergenza, è anche una condizione fondamentale per gestire soprattutto la fase della ricostruzione.
II Governo regionale si è impegnato e si impegna a lavorare sempre con tale metodologia cercando le forme di massima convergenza possibile.
Auspico, dunque, un impegno straordinario di tale natura anche nella rappresentanza parlamentare marchigiana, qui in Assemblea legislativa e soprattutto in tutti gli Enti locali che saranno quelli che dovranno gestire operativamente questo percorso difficile della ricostruzione.
Alcune altre considerazioni.
In questi giorni le persone, soprattutto quelle che purtroppo hanno subìto danni, si lamentano fortemente dello stato di manutenzione del suolo e di corsi d’acqua, tirando in ballo un po’ tutte le amministrazioni pubbliche che non avrebbero operato correttamente. Lo stesso discorso è stato fatto per la difesa del suolo.
Al riguardo devo segnalare che per circa un decennio per tali attività non ci sono state assegnate risorse. E’ in un arco temporale che non riguarda soltanto una gestione politica ma riguarda la gestione politica nazionale, rispetto appunto al regime dei suoli da parte di Governi sia di centro-destra che di centro-sinistra. Ebbene, in questo periodo di tempo non sono state assegnate alle Regioni risorse finanziarie per realizzare questo obiettivo di programmazione territoriale.
Nel 2010 finalmente è stato istituito un apposito fondo e la nostra Regione lo scorso 25 novembre 2010 ha sottoscritto un accordo di programma con il Ministro Prestigiacomo per la realizzazione di interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico, per un importo complessivo di 56 milioni di euro, 20 dei quali a carico della Regione Marche e 36 a carico del Ministero dell’Ambiente, nel quale sono riportati interventi in alcune delle aree, guarda caso, ora purtroppo colpite maggiormente dall’alluvione.
Per l’esecuzione degli interventi si è ora in attesa della nomina di un nuovo commissario da parte del Ministro dell’Ambiente, perché quello che era stato nominato si è dimesso.
Con lettera dello scorso 2 marzo il Ministero ci ha comunicato che l’ammontare dell’accordo – quindi i nostri 56 milioni – veniva ad essere ridotto del 10% per finanziare interventi a favore di regioni colpite dall’alluvione, quindi Liguria, Veneto, Campania e provincia di Messina. Naturalmente abbiamo risposto che non siamo nelle condizioni di poter accedere a questa richiesta di taglio del 10%, anzi, ci iscriviamo tra le regioni colpite per avere un incremento di questo fondo.
In questi giorni è stata più volte tirata in ballo, anche se in forma generica, la protezione civile, come se non avesse operato fino in fondo per realizzare gli interventi di prevenzione dei rischi.
Premesso che tali compiti non sono affidati alla protezione civile, che non ha neanche poteri ispettivi, ma agli enti territoriali, devo ricordare che lo Stato con le leggi finanziarie del 2009, del 2010 e del 2011 non ha più finanziato il fondo di protezione civile.
Tale fondo portava alla nostra Regione circa 6 milioni di euro ogni anno, somma che veniva in gran parte assegnata ai Comuni, alle Comunità Montane ed alle Province proprio per il potenziamento del sistema e per intervenire nelle situazioni emergenziali a livello locale.
La soppressione del fondo sta di fatto lentamente facendo morire la protezione civile nei Comuni, nelle Province, ed anche quella regionale che è sempre più asfittica e che quindi rischia, per mancanza di risorse, appunto, di far cessare le proprie attività proprio su questo tema. Già ora non sono sufficienti le somme stanziate per la prossima stagione estiva per contrastare ad esempio gli incendi boschivi.
Vorrei poi evidenziare che non sono condivisibili le affermazioni di alcuni soggetti che tentano di dipingere il territorio regionale soggetto ad incuria ed in cattivo stato di manutenzione ed efficienza.
E’ il contrario, siamo quindi orgogliosi dell’impegno che le varie amministrazioni della nostra Regione hanno espresso con una elevata sensibilità ambientale, a fronte di un quadro finanziario così drammatico, dimostrando una capacità di gestione armonica del territorio.
Ciò è il risultato proprio dell’impegno costante dei Comuni, delle Comunità montane, delle Province, della Regione e della stessa Amministrazione dello Stato, o meglio, degli uomini dell’Amministrazione dello Stato che spesso hanno supplito, proprio con la propria passione e con il proprio impegno, a questo quadro drammatico di risorse finanziarie.
Insomma, pur nella generale penuria di risorse tutti hanno cercato di operare al meglio, come del resto è testimoniato anche dall’apprezzamento che la nostra Regione ha avuto nella valutazione del Ministero dell’Ambiente.
Dobbiamo perciò tutti insieme respingere gli attacchi diffamatori gratuiti e non fondati e difendere il nostro impegno istituzionale e la nostra immagine di amministratori, e anche l’impegno e la passione delle nostre popolazioni e delle nostre imprese in relazione proprio al tema ambientale.
Infine, credo che non ci possiamo sottrarre anche ad un’ulteriore riflessione, forse la più importante guardando al medio-lungo periodo.
Credo che si debba procedere velocemente a una revisione del sistema normativo regionale rispetto al governo del territorio.
E’ a tutti evidente che con il cambiamento climatico in atto episodi di questo tipo potranno ripetersi sempre più frequentemente, perciò è necessario che la legislazione preveda come normali quelle ipotesi che fino a poco tempo fa erano considerate eccezionali.
Ho detto prima che questi episodi avvenivano tre volte in un secolo, probabilmente con il cambiamento climatico avremo una frequenza e un ripetersi di questi fenomeni di concentrazione di precipitazioni in un arco temporale molto limitato e su territori definiti sempre maggiore.
Quindi è indifferibile la necessità di una programmazione del territorio, di regolamenti urbanistici ed edilizi e di un regime idraulico in linea appunto con i cambiamenti climatici in atto, che non sono – lo stiamo imparando sulla nostra pelle - una cosa teorica ma sono una cosa con cui dobbiamo fare concretamente i conti.
Il nostro impegno come Giunta regionale è quello di avviare un primo stralcio del processo di revisione della legge urbanistica affinché questo fenomeno sia preso immediatamente in considerazione.
Piogge così abbondanti e prolungate, infatti, non si erano mai verificate e onde del mare alte oltre quattro metri non le avevamo mai viste così frequentemente, e queste onde fanno da tappo alle foci dei fiumi e impediscono alle acque di defluire.
E’ quindi necessaria una riflessione più generale sull’assetto dell’intero territorio marchigiano per poter prevenire questi fenomeni legati al cambiamento del clima con azioni di prevenzione e di tutela più adeguate rispetto al passato e in grado salvaguardare e valorizzare l’ambiente.
Tutto questo è già indicato nei Piani di assetto idrogeologico e nelle successive procedure, e se ne hanno esempi negli schemi già ideati e talvolta progettati in varie aree della regione per essere inclusi nel recente programma di interventi concordato nell’Accordo con il Ministro dell’Ambiente di cui ho prima fatto riferimento.
Attualmente abbiamo in corso la revisione della legge urbanistica regionale e in questo iter dovremo rivedere le misure urbanistiche normative edilizie ma anche i modelli idrogeologici e idraulici.
E’ ampiamente noto lo stretto rapporto esistente tra l’assetto ed il funzionamento dei sistemi idrogeologici e le modalità urbanistiche con cui vengono gestite le trasformazioni territoriali. E anche nei dettagli esecutivi questo richiede più attenzione rispetto al passato.
Per queste finalità in queste settimane si sta concordando un protocollo con il Corpo forestale dello Stato.
Nel corso degli ultimi decenni non soltanto si è costruito molto con un forte consumo di suolo agricolo, ma si sono anche occupate aree fragili e sensibili sotto il profilo idrogeologico, forzando a volte le procedure pur ragionevoli previste dal relativo Piano regionale di assetto idrogeologico.
Tali procedure devono essere al più presto rese vincolanti, maggiormente rigorose e sottoposte ad un controllo più stretto da parte degli uffici regionali, in particolare nelle fasi successive all’atto di competenza conclusivo dei procedimenti di mitigazione del rischio previsti dalle norme di attuazione del Piano.
Ed è contestualmente necessario che tali modifiche di settore del quadro normativo siano inserite nella riforma organica della legge urbanistica per il governo del territorio delle Marche, utilizzando anche sul modello sperimentato con successo in Germania di pianificazione generale, che metta al centro le seguenti opzioni strategiche: costruire nel costruito; addensare la città; lasciare la terra all’agricoltura ed i fiumi alla natura; tutelare il paesaggio; direzionare gli investimenti al lavoro e non alla rendita; ridefinire un ruolo autorevole di regia del Land, in questo caso della Regione.
Tuttavia, in vista della costruzione di una nuova architettura di strumenti regolatori e di competenze, appare necessario definire subito nuove regole transitorie anche di tipo quantitativo nella gestione dei vigenti strumenti urbanistici, al fine di prevenire ulteriori trasformazioni inopportune nelle aree sensibili.
Va rafforzata la programmazione regionale territoriale e vanno riviste le norme edilizie ed urbanistiche nell’ottica di una più evoluta sensibilità al tema della sostenibilità.
Più in generale deve essere rafforzata una cultura del territorio soprattutto per quanto riguarda le aree urbanizzate e agricole in un rapporto a tre, ossia in un rapporto tra il cittadino, amministrazione e territorio.
Nell’avviare a conclusione questa comunicazione sento anche il desiderio di dover rivolgere un sentito ringraziamento a tutto il sistema regionale di protezione civile, che ha operato con competenza, dedizione e passione per molti giorni senza soluzione di continuità, dal suo direttore, Roberto Oreficini, fino a tutti i volontari che in queste giornate non si sono risparmiati. Vigili del Fuoco, Forze di Polizia statali e locali, Corpo Forestale dello Stato, 118. Croce Rossa Italiana, Organizzazioni di Volontariato, personale di protezione civile dei Comuni, delle Comunità Montane, delle Province, della Regione e delle Prefetture meritano tutta la nostra riconoscenza e tutta la nostra gratitudine, perché ancora una volta si sono dimostrate il vero pilastro della sicurezza di questa nostra regione.
Sarà inoltre importante fornire maggiori garanzie al personale della protezione civile, non soltanto regionale ma anche quello della protezione civile provinciale e comunale, soprattutto in tema di copertura assicurativa per le responsabilità che assumono. Queste persone, soprattutto i dirigenti e i funzionari, ogni giorno si devono assumere responsabilità enormi specialmente per l’emanazione dei bollettini e la diramazione degli allarmi.
Dobbiamo tutelare il loro lavoro per evitare che perdano la loro forte motivazione e anche la loro passione, chiedendo magari di essere assegnati in settori diversi, come purtroppo sta avvenendo in altre Regioni.
In questi giorni soprattutto da parte di volontari accanto a tanto impegno ho raccolto anche tanta amarezza per il fatto che in alcune occasioni, quindi pure di fronte a un evento catastrofico quale quello accaduto, si sia dato maggior risalto ad alcuni limitati episodi negativi piuttosto che all’enorme lavoro svolto in silenzio e con tanta umiltà.
Vorrei che oggi l’Assemblea legislativa regionale si unisse in un sentito gesto di riconoscenza nei confronti di tutto il nostro sistema di sicurezza regionale, di protezione civile, di volontariato. Sarebbe il gesto più significativo a voler intendere il forte spirito di unità che ci dovrà animare e condurre lungo il percorso della ricostruzione. Un percorso di ricostruzione che già ad oggi si annuncia per niente facile, anzi, ricco di difficoltà. Un percorso, quindi, che ci chiederà davvero di essere all’altezza del nostro ruolo di amministratori e di manifestare tutta quell’unità che siamo capaci di esprimere nelle occasioni straordinarie. E questa sicuramente è un’occasione straordinaria in cui dobbiamo dimostrare alla comunità regionale tutto il nostro amore per le Marche.
(applausi)
PRESIDENTE. Grazie, Presidente Spacca. Passiamo alla discussione. Ho al momento nove iscritti a parlare. Quindi ora, anche per organizzare al meglio i lavori, prego chi intende intervenire di comunicarlo alla Presidenza nel giro di un quarto d’ora, dopodiché chiuderò le iscrizioni.
Ha la parola il Consigliere Bugaro.
Giacomo BUGARO. Certamente avrei preferito, come penso tutti voi, evitare questa seduta assembleare di oggi, perché sarebbe stato meglio che l’evento infausto che ha colpito le Marche non fosse successo, ma siccome è accaduto apprezzo la sensibilità di questa convocazione. E per primo, unendomi a quanto detto poco fa dal Presidente della Giunta regionale, mi unisco alla solidarietà nei confronti delle famiglie drammaticamente colpite e più in generale a tutto il territorio, alle popolazioni, ai lavoratori e alle aziende che stanno soffrendo in questo momento.
Un grazie di cuore anche alle varie articolazioni dello Stato sul territorio, dalla protezione civile, ai volontari, ai Comuni, alle Province, che si sono immediatamente mobilitate in questo evento di carattere straordinario.
Ritengo che un atteggiamento corretto da parte della politica e da parte dell’Assemblea legislativa regionale sia quello di evitare in questa fase strumentali polemiche e di unirsi invece in un comune sforzo, ognuno pro quota, ognuno per quello che può fare, per cercare di risolvere o quanto meno attenuare le sofferenze di chi è stato investito da una straordinaria ondata di maltempo.
Quindi ognuno si metta al lavoro e ognuno faccia la sua parte. Ritengo che il giochetto dello scarica barile o del voler ricercare nel Governo – in questo caso vale proprio la pena di dire “piove governo ladro” - sia quanto meno da evitare. Mi sembra infatti che tutti, con senso delle istituzioni e con grande disponibilità, abbiano mostrato la volontà nel risolvere e nel superare questo momento estremamente doloroso e preoccupante.
Inoltre ritengo che in questa fase così difficile i cittadini marchigiani che ci guardano sapranno capire tra chi davvero è alla ricerca della soluzione dei problemi e chi invece tenta, come spesso accade – e lo devo registrare a malincuore anche in quest’Aula – di conquistare una quota sul giornale o un’immagine sulla stampa pur di vedersi muscolarmente rappresentato. Io non lo ritengo un atteggiamento corretto, ci vuole il senso della misura, sopratutto quando siamo di fronte a catastrofi di questo tipo.
Quindi, seguendo quanto detto in questa prima parte del mio intervento, non voglio fare polemiche, però qualche sottolineatura mi sento di farla.
Mi dispiace che non ci sia in Aula chi nei giorni scorsi ha chiesto le dimissioni dell’Assessore Donati per alcune frasi che posso definire un pochino superficiali. Mi dispiace perché sarebbe stato importante sentire le parole di chi ha preso un’iniziativa forte in un momento così difficile. Lo vedo assente, peraltro rappresenta una forza che negli ultimi dieci anni ha rappresentato la maggioranza. E’ una componente importante, mi permetto di dire condizionante, sicuramente della maggioranza del primo governo regionale a guida Spacca. Certamente l’Assessore Donati ha parlato in libertà, non sta a me difenderlo, ma presumo che sia un episodio ascrivibile alla stanchezza, diciamo così.
Però ora c’è un aspetto che va molto più considerato nella sua dimensione e nella sua gravità: l’antropizzazione del nostro territorio.
Sono sei anni che ho l’onore di rappresentare in quest’Aula una parte dei cittadini marchigiani, sono sei anni, Presidente, che con ripetute mozioni chiedo, insieme ai miei colleghi, il varo di una nuova legge urbanistica regionale, la scorsa risale al 1992. Nel frattempo nel 2001 lo Stato ha approvato il decreto legislativo 380, sempre lo Stato nel 2004 ha approvato, modificandolo poi più volte, il decreto legislativo 42, il famoso Codice Urbani che racchiude la salvaguardia del paesaggio.
Le Marche invece, a differenza della maggior parte delle Regioni d’Italia, sono prive di una seria pianificazione urbanistica. E questo in termini di permeabilità, in termini di consumo del territorio, incide moltissimo.
Ed io sono indignato - lo dico senza paura di essere smentito - dell’atteggiamento di molti Sindaci di questa regione (246 Comuni, la maggior parte amministrati dal centro-sinistra) che per ragioni personali o elettorali hanno fatto varianti generali ai propri piani regolatori con previsioni edificatorie mostruose che hanno sconvolto l’assetto anche idrogeologico del nostro territorio.
Nella scorsa legislatura ci venne consegnato – mi dispiace non averlo disponibile oggi in Aula – uno studio fatto dalla Giunta regionale, è una cartina in cui c’è una fotografia a colori diversi della situazione edificatoria dal 1948. Vi è cioè la rappresentazione in un colore di come era edificata la regione Marche nel 1948, in un altro colore nel 1960, in un altro ancora nel 1970 e in un ultimo colore come è oggi. E’ devastante!
Certamente il mio partito non è contro l’edilizia, ma è per un’edilizia regolata.
Io assisto nel silenzio più totale a cittadine ad esempio di 30 mila abitanti che approvano piani regolatori per diventare da 45 mila abitanti e che magari lo fanno a ridosso delle elezioni. Ho notizie fondate di comuni di 10 mila abitanti che poco prima delle elezioni approvano anche 400 varianti.
Questo Presidente non può più avvenire! Tutti sappiamo perfettamente che poi ha una ripercussione violenta nei fenomeni meteorologici, oltreché una devastazione sul piano paesaggistico senza precedenti di una regione magnifica come la nostra. Una regione, la nostra, che ha la caratteristica di andare in pochi chilometri dagli Appennini alla costa. Una regione che è anche caratterizzata a pettine da tanti corsi d’acqua e che quindi necessita di un supplemento di attenzione nel suo sviluppo edilizio, uno sviluppo che ha poi un’immediata ricaduta nella sicurezza del territorio.
Mi auguro allora che ci sia davvero, e sopratutto con rapidità, Presidente, uno sforzo concreto per aggiornare, adeguare, approvare una legge urbanistica e di salvaguardia del territorio.
Presidente, che questo sforzo sia fatto davvero! Perché non possiamo non parlare di questo aspetto nel momento in cui analizziamo una catastrofe come questa che è del tutto simile, se non il fatto che è stata purtroppo funestata addirittura da tra morti, a quella che è avvenuta nella zona metropolitana a sud di Ancona nel 2006, alla quale eravamo insieme con gli stivaloni a girare fra quei capannoni, fra quegli insediamenti, molti dei quali costruiti in maniera assolutamente dissennata, senza una pianificazione urbanistica generale.
Se la Regione deve svolgere un ruolo di indirizzo, ebbene, penso che una delle maggiori deleghe ricevute con la modifica del Titolo V derivi proprio dal fatto che deve regolamentare e gestire il territorio, il suo sviluppo, la sua modificazione.
E’ di questo che dobbiamo parlare!
Certo, oggi siamo nel momento dell’emergenza, c’è bisogno di fondi, c’è bisogno di interventi, c’è bisogno della salvaguardia delle aziende e quindi dei posti di lavoro. Questo attiene al contingente. Ma un amministratore responsabile deve sapere non solo risolvere il contingente ma anche dare un indirizzo. Questo è il ruolo principe della Regione. Qui trova veramente la sua vocazione quel federalismo che molti auspicano, ed io sono fra questi, ossia un federalismo che possa davvero dare risposte e mettere nelle condizioni di evitare o per lo meno di contenere fenomeni straordinari come appunto quello che è accaduto la scorsa settimana.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per una comunicazione l’Assessore Viventi. Prego, Assessore.
Luigi VIVENTI. Sarò brevissimo, Presidente. Riguardo alla legge urbanistica, che come sapete giace per una sua modifica da circa dieci anni nella Commissione competente, volevo informarvi che ne abbiamo già parlato, insieme al dirigente del Servizio Minetti abbiamo iniziato a lavorarci. Quindi sicuramente questo sarà, come già dissi in quest’Aula dopo l’approvazione della legge sul piano casa, l’altro argomento che tratteremo, nel più breve tempo possibile, in questa Assemblea legislativa e nella Commissione competente.
PRESIDENTE. Grazie, Assessore. Ora vi leggo gli iscritti a parlare, anche per evitare eventuali dimenticanze, poi se siete d’accordo chiuderei le iscrizioni: Trenta, Malaspina, Massi, Romagnoli, D’Anna, Ricci, Ortenzi, Binci, Pieroni, Zinni, Natali, Marangoni, Giancarli, Marinelli, Silvetti, Acquaroli, Cardogna, Acacia Scarpetti, Latini, Foschi, Marcolini, Ciriaci, Eusebi. Ci sono altri? Bene, dichiaro chiusa l’iscrizione a parlare.
Vi informo, inoltre, che sono state presentate sull’argomento diverse interrogazioni e mozioni. A norma di regolamento, non essendo iscritte all’ordine del giorno, ci sarebbe, se i proponenti lo vogliono, la necessità di fare una richiesta di iscrizione all’Aula che naturalmente si dovrà esprimere con un voto. Questo lo vorrei capire, al fine anche di ottimizzare i tempi.
Ma se tutti i presentatori intendono iscrivere questi atti, e se l’Aula è d’accordo, a questo punto direi di accogliere l’iscrizione di questi atti e trattarli congiuntamente, dopodiché procedere alla votazione o delle singole mozioni in forma separata oppure di una risoluzione concordata, su cui invito fin d’ora i Capigruppo a cominciare eventualmente a lavorarci.
Non vedendo pronunce contrarie interpreto che l’Aula è d’accordo di iscrivere tutte le interrogazioni e mozioni che sul tema odierno sono state presentate.
Ha chiesto la parola il Consigliere D’Anna, ne ha facoltà.
Giancarlo D’ANNA. Per dire, Presidente, che ho un’interrogazione sul rischio idrogeologico datata 8 novembre 2010, è la n. 202, che è pressoché la fotocopia di quella che avevo presentato nella legislatura precedente ma che non ha mai ricevuto risposta.
Quindi la prego di inserire anche questa mia interrogazione, grazie.
PRESIDENTE. Bene. Allora siamo d’accordo, si intendono iscritte le seguenti mozioni ed interrogazioni: mozioni n. 112, n. 113, n. 114, n. 115, n. 116, n. 117, n. 118, interpellanza n. 19, interrogazioni n. 202 e n. 314.
Ha la parola il Consigliere Trenta.
Umberto TRENTA. Mi associo alle molte considerazioni fatte in merito a tanto disastro. Ma vado subito al sodo.
Voglio subito far capire all’Aula che ognuno dovrebbe parlare per la propria professionalità e capacità di interpretare e quindi riuscire a capire i problemi. E questo non è un atto di presunzione ma di presa di coscienza professionale. Dunque vi parla l’architetto Umberto Trenta in qualità di Consigliere regionale.
In quest’Aula si è parlato, molte volte in maniera strumentale, anche dell’indennità dei Consiglieri, quindi i Consiglieri che vengono in Aula innanzitutto devono conoscere bene che cosa significa fare il Consigliere regionale – e questo si riferisce al mandato politico – poi devono anche avere consapevolezza professionale quando si affrontano gli argomenti.
Cito quindi in maniera forte dal punto di vista culturale un autore a me molto caro, Adolf Loos - che per molti può significare tutto e per molti niente – di cui voglio citare un suo libro importantissimo “Parole nel vuoto”, ed ecco che entriamo nell’Aula. Questo autore si rivolge in primis all’architettura del pensiero e per immediata conseguenza alla logica dell’agire. L’uomo e le regole del vivere nella società organizzata tra passato, presente e futuro nello scenario globalizzato.
Voglio intanto voglio dire all’Assessore Donati - che quindi invito a sospendere la telefonata, vorrei che mi ascoltasse – che merita tutta la nostra attenzione, ma non voglio esprimere nei suoi confronti parole di difesa, lei non ne ha bisogno, Assessore, lei è una persona attenta, lei è una persona che lavora bene nel territorio ed ha una consapevolezza di Consigliere regionale, nella sua facente funzione di Assessore, con completezza di sensibilità nei confronti del territorio. Quindi nei confronti miei, perché io per certi versi sono un Consigliere atipico, anomalo per le logiche interne della politica, io rispondo solo al mio elettorato e alla mia libertà di pensiero.
Ma ora, detto questo, voglio inquadrarvi – e mi rivolgo agli Assessori più importanti e forti, parlo all’Assessore alle attività produttive, all’Assessore Viventi che ha fatto quell’anticipazione sulla dovuta e puntuale comunicazione del Presidente Spacca, all’Assessore Petrini, a Marcolini – il mio intervento sulla fotografia di questo scenario, e lo farò attraverso due riflessioni.
La prima è sul lavoro che stiamo facendo sul Puc, Assessore Donati, Piano urbanistico costiero.
Molti dimenticano che l’Italia geograficamente è composta da tre macro regioni. Ci sono scenari costieri che vanno da Venezia fino a Bari, un territorio omogeneo continuo, una fascia costiera che unisce mare e costa. Poi c’è una fascia collinare che nel suo proseguire con una sessione trasversale ortogonale agli Appennini – Assessore Donati stia attento – inquadra benissimo quel è il problema idrogeologico e quella antropizzazione di cui ha parlato anche con una certa enfasi il Vicepresidente Bugaro. Al quale ricordo che bisogna capire perché oggi abbiamo questa antropizzazione e quindi questo collasso urbanistico. Ovvero questa inadempienza, in questo caso, di 246 amministrazioni comunali della regione Marche che non hanno mai pensato di fare un piano territoriale di coordinamento che predisponesse nel futuro un concreto atto amministrativo.
Con il Presidente Spacca ho condiviso quell’antico passato di maturazione e formazione politica nella Democrazia Cristiana, dove i miei - come dire, quelli del piano di sotto che amano qualificarsi come vecchi tromboni della politica - avevamo quella capacità di agire sul territorio con una certa comprensione e sensibilità delle varie problematiche.
Allora dico che questa antropizzazione, che non è altro che la derivazione socio-economica ambientale e territoriale, deriva da quel susseguirsi nel tempo di amministratori che si sono mossi senza una logica continuativa dei pensieri fatti.
Se oggi decidessimo di elaborare un piano e nel frattempo cambiasse l’Assessore allora cambierebbe pure il riferimento. Preferisco cambiare l’Assessore che ha proposto la sua sfiducia e le sue dimissioni? No! Allora come ho detto l’altro giorno con coraggio, affrontiamo queste cose insieme.
Quindi la provocazione che faccio all’amico Spacca, che oggi da Presidente ha rappresentato una realtà in maniera molto puntuale, è la seguente.
Oggi lei è stato il governatore di questa Regione ed io che faccio parte dell’opposizione non facevo parte di quella delegazione, ma questa è una dimenticanza, nell’immediatezza quando purtroppo c’è l’emergenza si agisce, il Presidente Spacca è un uomo dell’azione e quindi ha agito. Però ora io mi voglio proporre quale commissario delegato, e lasciamo perdere quelli potranno essere i problemi amministrativi, perché, voglio dire, dovremo comunque andare all’agire tecnico. Io sono stato per tredici anni sulla graticola per far capire a qualcuno che le basse strumentalizzazioni che provengono dal nostro ambito politico si risolvono se la persona nel pensiero sa andare avanti, e questo è avvenuto, quindi è per questo che oggi, Presidente, condivido ancora cinque anni insieme a lei una felice esperienza politica.
Ma ritorniamo al dunque. I cambiamenti climatici sono indipendenti dalla nostra volontà, quindi dobbiamo capire il perché si è formata nella regione Marche questa situazione drammatica e perché onde alte quattro metri otturano il naturale defluire delle acque. E’ perché c’è a monte un abbandono totale che andrebbe sostenuto, Assessore Petrini, in maniera molto più puntuale e importante.
Non basta il volontariato, oppure quel volontariato peloso dove tutti quanti fanno (ci sono le onlus, ecc. ecc.) ma poi vengono in Regione a chiedere, chiedere, chiedere, dovremmo invece fare una comparazione tra il reddito agricolo e quello che sarà il danno sull’agricoltura, che è cosa diversa del paesaggio geografico.
Io all’interno delle rassegne stampa ho letto che il suo braccio operativo, ossia l’associazione degli agricoltori – di cui ora non ricordo la sigla - ha fatto un plauso a ciò che lei ha fatto, ma anch’io dico che avete agito bene, nell’immediatezza si agisce così, in questo avrete sempre una opposizione al fianco. Questo è il bene amministrare, Presidente Spacca, quindi lei, ripeto, ha iniziato bene, sta portando avanti bene la problematica dell’emergenza. Ma che è fatta anche di una interazione economica di attività produttive che dunque, dicevo, vanno tutte comparate e comprese. Però vanno comparate e comprese senza fare un distinguo sulla diversificazione e quantificazione dei danni. Qui nella graduatoria leggo primo, secondo, terzo, non è questo! Il danno è per l’intera popolazione delle Marche! Quindi il danno va visto in maniera globale senza differenziazioni, senza distanze – il mio Assessore alla provincia disastrata con delega al Piceno in questo momento non c’è, ma solo perché è uscito un attimo dall’Aula -, il danno è di tutti, le vittime sono di tutti, il dolore e il cordoglio è generale.
Vado ora al supplemento sul patto di stabilità Comuni e Province che dovrebbero poter sforare il tetto massimo di mutui e contratti per opere di manutenzione del territorio. Presidente, questa è una bella intuizione, però va concordata.
Ripeto, oggi, grazie anche al Capogruppo, noi abbiamo dato quella giusta azione di sostegno che compete a questa minoranza - che è maggioranza al Governo nazionale -, dicendo appunto che l’azione del Presidente Spacca è rappresentativa di una situazione drammatica generale e che quindi va sostenuta in maniera concreta. Ma poi vogliamo anche che si dica che se qualcosa non ha funzionato, o non dovesse funzionare, non è perché il Governo non ha funzionato, perché qui siamo tutti in un’emergenza globalizzata.
Torniamo allora a quei piani importanti di concertazione delle situazioni ambientali, infrastrutturali, quegli atti che sono stati sempre i cavalli di battaglia, si dice sempre “faremo le strade, faremo questo, faremo quello”. Io sono 56 anni che vivo ad esempio il sogno della Salaria, e abbiamo avuto Presidenti dell’Anas che erano democristiani come noi, abbiamo avuto Sottosegretari ai lavori pubblici che erano democristiani come noi, e il sogno del piceno. Quindi questo riguarda l’incapacità, come pure la crescita di quei consiglieri o di quei rappresentanti istituzionali che vengono eletti negli interessi di un territorio vasto e complesso come la regione Marche.
Pertanto, come dicevo poc’anzi, bisogna fare distinzioni tra il paesaggio geografico, il paesaggio urbanistico e l’antropizzazione organizzata in sistemi sociali, le città, le grandi città che sono oggi l’attrazione, città che quindi hanno perso quella cultura contadina che dalla montagna si è trasferita alle campagne e poi nelle zone industriali oggi in crisi, oggi in chiusura.
Concludo questo mio intervento con una semplice raccomandazione. Io presenterò il mio progetto che è prevenire o curare, questa è la scelta che dobbiamo fare, e per il concetto politico del fai da te un Osservatorio permanente ambientale, un Opa che dica tutto insieme al Puc. Lavorerò di concerto con lei sulla proposta, Assessore, poi in Aula dirò sempre lo stato con cui lei, con capacità e puntualità, confronterà, concerterà e concluderà con atti amministrativi tale collaborazione. Ossia quella collaborazione che io intendo sia il ben fare politico, e di cui lei è maestro perché, come me e come il Presidente Spacca, ha le stesse origini democristiane, ossia, demos-crazia, governo del popolo.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Malaspina.
Maura MALASPINA. Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, prima di affrontare il dibattito sullo stato di emergenza mi è doveroso esprimere il cordoglio del gruppo UdC alle famiglie delle vittime degli eventi alluvionali che hanno colpito alcuni comuni del fermano.
Intendo esprimere anche la più convinta solidarietà a tutti quegli agricoltori che sono stati colpiti dalle calamità naturali nel loro lavoro e a tutti gli imprenditori, lavoratori, commercianti, artigiani, professionisti che hanno subito danni.
Siamo convinti che nonostante gli ingenti danni, come sempre, ricostruiremo quello che la pioggia, l’acqua e il fango hanno rovinato e distrutto.
Negli ultimi quarant’anni la nostra regione, soprattutto la sua parte meridionale, non aveva mai registrato eventi metereologici di tale portata e consistenza.
A tali eventi eccezionali alcune nostre infrastrutture civili non hanno retto.
Come ha già detto il Presidente, dobbiamo dire che il Servizio di protezione civile della Regione ha saputo diffondere in tempo utile i codici di allarme ai Comuni e a tutte le strutture periferiche interessate.
Questa è dunque una di quelle occasioni dove dobbiamo ringraziare una struttura pubblica strategica per aver funzionato bene.
Ha funzionato bene anche per la precisione e la tempestività con cui ha saputo raccogliere e quantificare i danni per chiedere lo “stato di emergenza” al Governo Nazionale, che sarà dichiarato oggi alla riunione del Consiglio dei Ministri.
Lo stesso Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, On. Gianni Letta, si è complimentato con alcuni Deputati e Senatori marchigiani che nella giornata di martedì scorso si sono recati da lui e che, alla presenza del Prefetto Gabrielli, Capo della Protezione Civile, hanno rappresentato le problematiche connesse al sostegno finanziario.
Infatti, adesso che il bel tempo è tornato, per riparare i danni la parola passa alla politica.
La sfortuna ha voluto che le Marche fossero la prima calamità naturale a cadere sotto la nuova normativa del d.l. 225/2010 (cosiddetto mille proroghe) che scarica sulle regioni tutte le spese per i danni conseguenti.
Noi dell’UdC l’abbiamo definita “tassa sulla disgrazia”, altri l’hanno definito “federalismo delle disgrazie”. Sta di fatto che lo Stato, il Governo nazionale, ha inteso lasciare in capo alle Regioni e alla comunità regionale i costi della ricostruzione.
L’art. 2, dal 2 quater a 2 octies, regola la materia e obbliga le regioni a provvedere agli interventi di ricostruzione e riparazione dei danni civili mediante l’aumento dei tributi e l’aumento della benzina da autotrazione erogata dalle pompe operanti sul territorio regionale, fino ad un massimo di 5 centesimi. Qualora le risorse non bastassero la Regione potrà attingere al fondo per la protezione civile, ma dovrà poi restituire quanto ricevuto.
Qui ci troviamo di fronte ad una quantificazione dei danni per diverse centinaia di milioni di euro. L’intervento pubblico si prevede intorno a qualche centinaia di milioni per i danni civili e una cinquantina di milioni per i danni all’agricoltura, quantomeno ancora da quantificare. Senza che, anche imponendo l’aumento massimo del costo della benzina, si possano ricavare poche decine di milioni di euro. Significa che dobbiamo far ricorso al fondo per la protezione civile, ma alle condizioni date, cioè con la restituzione.
L’art. 2, comma 12 quinquies, del ricordato mille proroghe finanzia, per ciascuno degli anni 2011-2012, 100 milioni i danni per gli eventi alluvionali di Liguria, Veneto, Campania e provincia di Messina.
Tali risorse sono state attinte dal fondo di un miliardo assegnato dal 2009 al Ministro dell’ambiente per la prevenzione del dissesto idrogeologico.
Una buona parte di tale finanziamento è stato assegnato alle Regioni che hanno firmato un accordo di programma con il Governo. Tra queste le Marche che hanno avuto 56 milioni.
Sappiamo di metterci contro tutte queste Regioni che hanno già avuto l’assegnazione pro-quota di tale fondo, ma riteniamo che in via d’urgenza e provvisoria – ripeto, in via d’urgenza e provvisoria - si possa finalizzare altri 200 milioni per le Marche, Abruzzo e Basilicata colpite, come le altre regioni citate, da pesanti danni causati da eventi alluvionali.
Il Ministro Tremonti non tirerà fuori un euro. Le risorse si possono spostare ma non aggiungere!
Certo! Se avessimo un Governo e una maggioranza con il senso dello Stato e non delle loro convenienze, accorperebbe le elezioni amministrative, magari di ballottaggio, ai referendum. Ma questo non conviene e quindi probabilmente non risparmieremo 300 milioni!
Però i soldi per i danni il Governo li deve trovare, le Marche da sole non ce la possono fare!
Un ultimo pensiero di gratitudine voglio dedicarlo ai volontari della protezione civile, alle forze dell’ordine, ai vigili del fuoco, alle strutture sanitarie, agli addetti ai servizi di emergenza, tutti hanno svolto un lavoro esemplare. Quindi a nome dell’UdC, e penso della comunità marchigiana, unendomi all’appello del Presidente Spacca, esprimo loro la più sentita riconoscenza umana e civile.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.
Francesco MASSI. Il Presidente in questo momento non c’è, ma intervengo comunque affinché rimanga a verbale, per cui va bene lo stesso. Farò alcune rapide riflessioni.
Se c’è un’istituzione, un ufficio, un servizio, una dirigenza, un’organizzazione di cui noi dell’opposizione, noi del PdL in particolar modo, abbiamo sempre parlato con assoluta stima e ammirazione è proprio quella della protezione civile. Quindi a questa organizzazione ribadisco la nostra stima e la nostra fiducia, perché in ogni momento nei nostri paesi abbiamo visto, oltre ovviamente il nucleo centrale operativo regionale, anche tutta la sua diramazione. Lo dico con assoluta soddisfazione e ammirazione. E qui, tra l’altro, sempre da parte nostra, portiamo anche quella stima espressa dai cittadini.
Dunque anche questa volta la risposta penso ci sia stata in termini adeguati, quindi mi unisco alle riflessioni fatte dai colleghi che mi hanno preceduto.
Però è proprio a questa organizzazione che io voglio chiedere non di istruire processi o investigazioni particolari bensì di capire se sotto i livelli più bassi, ove forse non è bastato il volontariato o quella abnegazione degli amministratori locali o delle strutture comunali, ci sia stato qualcosa che non ha funzionato.
Ricordo per esperienza personale, avendo fatto il segretario comunale per mestiere, che nei piccoli Comuni (parlo di quelli dell’entroterra, di montagna) il solito telegramma della Prefettura arrivava spesso anche alle ore 14,10, quindi con il Sindaco e con il Capo dell’ufficio tecnico si rimaneva in Comune a presidiare. E seppure nel 99% dei casi non succedeva niente, c’era comunque quella coscienza, anche dell’ultimo impiegato, orientata a vigilare.
Chiedo pertanto alla dirigenza della protezione civile di capire se c’è stato qualcosa che non ha funzionato nei livelli più bassi – noi abbiamo studiato anche il metodo con cui viene diramato l’ordine di allarme e di allerta –, ossia se qualcuno abbia sottovalutato ciò che sarebbe potuto accadere.
Vi dico questo soltanto per riportare in quest’Aula il lamento drammatico di qualche imprenditore che ci ha detto che forse con un’ora prima di allerta una parte dei capannoni, ad esempio, potevano salvarla.
Certamente, ripeto, il nostro sistema ha funzionato alla grande, come marchigiano ne sono veramente orgoglioso, ma se c’è stato qualcosa che non ha funzionato – e non mi interessano processi da mettere in piazza – chiedo alla protezione civile, per i contatti che ha a livello locale, di capirlo.
Un’altra cosa che voglio sottolineare, ma che esula dalla nostra organizzazione regionale, riguarda l’Enel.
Io purtroppo sono testimone dell’isolamento di quei piccoli comuni dell’entroterra maceratese che per sessanta ore non hanno avuto l’erogazione di energia elettrica. A causa di questa situazione credo ci sia stata anche una vittima indiretta, mi riferisco a quella persona di San Ginesio che essendo da 48 ore senza energia elettrica ha cercato per conto suo di attivare una vecchia caldaia che però sprigionando improvvisamente monossido di carbonio lo ha ucciso in pochi minuti. Si trovava in una zona ove i comuni per 48 non hanno ricevuto energia elettrica. Il disagio per gli anziani potete capirlo!
Quindi sull’Enel al Presidente chiedo una seduta particolare, in quanto tutta la situazione verificatasi - mi prendo la responsabilità di quello che dico – non riguarda solo l’emergenza, ma riguarda anche come l’Enel si è comportata, e si sta comportando, sul fotovoltaico, sul passaggio del nuovo elettrodotto, sul modo con cui interagisce con i nostri comuni. Enel e Terna. Ecco, vorrei capire alcune cose, ma non è questa la seduta. All’Enel per oggi dico soltanto che è stato raggiunto il record di sessanta ore di mancata erogazione di energia elettrica. Mi rendo conto delle difficoltà, la nostra montagna, i tralicci abbattuti, mi rendo conto di tutto, però sessanta ore, considerata la presenza maggioritaria di una popolazione anziana maggioritaria, è veramente una circostanza drammatica, un momento che ho visto anche personalmente.
Apprezzo molto quello che ha detto il Presidente, e anche i colleghi successivamente, sul problema della prevenzione, quindi sull’adeguamento dei nostri strumenti urbanistici e regolamenti, sul rischio idrogeologico, insomma, su tutto quello che è possibile prevenire con la tutela del nostro territorio. Ma posso fare una battuta, naturalmente indirizzata a tutti? Io credo che prima di una legge – un insegnamento che abbiamo appreso da chi ci ha spiegato il diritto – occorra una cultura, una coscienza. Però purtroppo in tante amministrazioni di tutti i colori ha vinto il partito della rotonda, non il partito della manutenzione dell’ambiente, della regimentazione delle acque, della pulizia delle scarpate, della manutenzione del verde. E questo perché? Perché se prima delle elezioni tutti asfaltano e fanno le rotonde fa notizia, quindi i voti si pigliano, se invece un Comune investe soldi ad esempio nelle fognature, quindi nel sottosuolo, non fa notizia e allora i voti non si prendono! Vi dico questo perché avendo fatto anch’io il sindaco so bene dove si prendono e dove invece non si perdono i voti. Se un Comune delibera 1 milione di euro di investimenti nelle fognature non lo vede nessuno, neanche la stampa ne dà notizia perché non fa vendere nessuna copia, ma se si inaugura una rotonda la cosa è molto diversa.
Dobbiamo quindi fare un salto di qualità. Rendiamoci conto che siamo scivolati un po’ tutti su un versante di non buona amministrazione. E’ vero che la cura degli alvei spesso non è competenza dei Comuni, ma di tutto quel tragitto che porta il torrente al fiume principale molte volte se ne deve occupare sia il Comune sia il privato cittadino, un’usanza, quest’ultima, che da noi è andata perdendosi nel tempo.
Oggi, ribadisco, i concetti su cui ci troviamo tutti assolutamente uniti sono quelli di unità, responsabilità, solidarietà, dell’agire insieme, nessuna polemica, quindi tutto quello che possiamo fare anche noi dell’opposizione lo faremo. Pertanto posso dire con soddisfazione, come diceva il collega Trenta, di aver riscontrato un tono e un’impostazione del Governatore che apprezziamo. Lo apprezziamo per quel modo costruttivo che appunto insieme in questo momento dobbiamo portare avanti, rinunciando qui in Ancona e a Roma, per le nostre parti diverse che abbiamo, a polemiche, ripicche o calcoli di bottega elettorale.
Per cui voglio ribadire ancora una volta che questo è stato un momento di particolare unità di questa Assemblea, continuo a sperare che sia così, anche sapendo che magari c’è da correggere, su cui il mio appello, come ho detto poc’anzi, è quello di affidarsi all’organizzazione della protezione civile.
Un’ultima riflessione, anch’essa senza polemica, la voglio fare sul problema della election day.
Cari colleghi, se ci fosse la sicurezza che magari i 300 milioni risparmiati vengono nelle Marche io pure firmerei per questo. Sono d’accordo nell’election day sempre. Sempre! Ma purtroppo i nostri Governi, tutti, sia di centro destra che di centro-sinistra, non hanno osservato questo criterio – ne posso capire anche le motivazioni politiche -, allora non penso possano esserci le garanzie; c’è un problema sbarchi al sud del nostro Paese che credo nei prossimi giorni diventerà drammatico e mi pare di capire che per fronteggiare la situazione si richiedono ogni giorno sempre più soldi, visto che anche l’Unione europea ci lascia abbastanza soli.
Mi unisco pertanto all’appello che è stato fatto nei confronti del Governo e, ripeto, da parte nostra ci sarà tutta la responsabilità che serve e che ci deve contraddistinguere in questo momento.
Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. Siamo davvero tutti molto toccati dalle vicende calamitose decisamente gravi e straordinarie che ci hanno colpito. Quindi è stato importante che il Presidente Solazzi abbia colto celermente la richiesta dei Consiglieri di svolgere questa odierna riunione straordinaria dell’Assemblea legislativa regionale. Credo che qualcuno di quelli oggi assenti, oltre al richiedente, pensasse che questa riunione non ci sarebbe stata, per cui magari avevano preso altri impegni, ma ci sono situazioni in cui il gioco delle parti non funziona, per cui l’Assemblea legislativa è stata immediatamente convocata.
Oggi tutti siamo qui unitariamente – e spero che unitariamente ci pronunceremo anche su una mozione o su una proposta di risoluzione – per compiangere purtroppo i morti, per parlare di questo evento, per fare l’analisi di quello che dettagliatamente, puntualmente ed esaustivamente ci ha detto il Presidente Spacca, e soprattutto per ragionare sul futuro, sui rimedi, sul ristoro dei danni e sulla gestione dell’emergenza.
Tutte le Marche sono state colpite ed in alcune zone la tragedia è stata sicuramente maggiore in quanto ci sono stati addirittura i morti. Io abito a Sant’Elpidio a Mare e Casette d’Ete è una frazione grande di questo comune, molti di noi erano presenti al funerale della giovane ragazza di venti anni, invece per il conducente dell’auto i funerali si sono svolti a Brindisi. Quindi ora il nostro pensiero non può non andare a una madre che è riuscita, non si sa come, a salvarsi. Una madre che ci ha raccontato che ancora sente le grida della figlia che si allontanava nel fiume e per la quale non è riuscita a fare nulla. E questa non è retorica, è qualcosa di più di tutto quello che potremo pensare, dire e immaginare. Quindi questa è una zona che è stata veramente colpita al cuore. Anche una signora ascolana è stata purtroppo ritrovata in condizioni fatali.
Come pure dobbiamo ringraziare – sono contenta che il Presidente l’abbia fatto – questo eroe di Casette, il signor Moreschini, che ha affrontato i flutti per strappare la mamma di questa ragazza dalla furia delle acque. Li chiamano eroi per caso, ma questo non è un eroe per caso, qui c’è una disponibilità, una istintività al coraggio, una sicuramente innata abnegazione, perché questa persona non solo ha tratto in salvo questa donna ma addirittura si è ributtato per poter salvare, attaccandosi dove poteva, anche il marito e la figlia, ma non ci è riuscito perché i flutti li stavano trascinando via. Dovremo penso riceverlo anche se oggi gli abbiamo reso merito.
Quindi un grazie a questa abnegazione. Come un grazie alla abnegazione che stanno mostrando i cittadini, io parlo della mia città, ma tutte le Marche stanno reagendo con la stessa determinazione, con lo stesso coraggio, non si piangono addosso. In breve tutto è stato pulito.
Da noi gli sfollati sono tornati nelle loro case, invece in altri comuni più piccoli, come mi dicevano alcuni Sindaci, questo non è avvenuto. Allora è proprio questa l’emergenza primaria, ossia, ripristinare ancor prima dei laboratori le case, il letto, le cucine di queste persone deve essere assolutamente la prima occupazione. Una intrapresa che conosciamo, infatti, soprattutto nella mia zona del fermano, si vede gente che anche da sola sta lavorando - io ci passo due volte al giorno su quel ponte – e ripristinando il più possibile.
Un’abnegazione e una dedizione, debbo dire, che ho registrata anche nelle istituzioni. Al di là della macchina istituzionale della protezione civile, delle prefetture, che fin da subito si è percepito essersi attivata. Peraltro per il meglio, perché si sarebbe percepito se ci fossero stati ritardi oppure se la notte della piena non ci fosse stato nessuno. Infatti anche sul posto della sciagura c’erano già i carabinieri, c’erano le transenne, c’era lo stesso sindaco, seppure poi sia dovuto partire. Insomma, anche lì avevano organizzato il picchetto immediatamente, addirittura cercando di dissuadere, così mi hanno detto, quell’auto dal passare. Poi un po’ per la straordinarietà della cosa, un po’ per l’accidentalità, un po’ forse per l’imprudenza di chi è passato lo stesso, non sono riusciti a fermarla nonostante il transennamento e tutto quello che regolarmente era avvenuto.
Dunque una abnegazione che ha fatto sì che sia queste unità di crisi provinciali – oltretutto la provincia di Fermo era nuova a queste cose –, sia le persone, si siano immediatamente attivate notte e giorno.
Ecco, le persone, quando anche sui giornali io parlavo di pathos e di partecipazione mi riferivo a qualcosa di più della sola presenza istituzionale che appunto abbiamo visto; i sindaci, gli assessori, il presidente della provincia, per non parlare della protezione civile, dei vigili, dei carabinieri, sono forze abituate a dare, abituate alla solidarietà, quindi non ci meravigliano, invece vanno altrettanto ringraziate.
Per i morti di Casette D’Ete c’è un’indagine in Procura, è naturale, è doveroso che questo avvenga, ma penso si concluderà con un nulla di fatto, perché le prudenze e la dirigenza del caso credo siano state, almeno da parte delle istituzioni, tutte poste in essere adeguatamente.
Dicevo che il problema ora è gestire l’emergenza, il ristoro dei danni, è far sì che si torni alla normalità.
Concordiamo tutti, bene lo ha espresso il Presidente Spacca, che l’evento è stato straordinario, e non solo per la quantità di acqua che si è riversata sulla terra, quindi sui fiumi, ma anche per le raffiche di vento – le sentivamo, c’era quasi una bufera – che hanno esasperato il moto ondoso andando quindi a creare, come ha detto il Presidente, un muro anche dalla parte del mare.
Dunque una situazione straordinaria che quindi va ora gestita anche con mezzi straordinari, che va gestita senz’altro unitariamente. E questa volontà mi pare ci sia da parte di tutti, non ci sono state strumentalizzazioni.
Lo stato di emergenza spero anch’io che venga dichiarato, perché serve. Serve per avere un primo finanziamento e soprattutto per dotarsi di strumenti normativi e operativi che altrimenti non potremmo adottare. E’ pur vero, però, che per quanto riguarda il futuro tutti auspichiamo che le richieste del Presidente Spacca – che spero siano ripetute un po’ da tutti con una mozione unitaria – vengano accolte, previa l’interpretazione di questa norma delle mille proroghe. Che si possa avere in ogni caso, qualsiasi sia l’interpretazione, una sorta di sospensione o, come dire, di esimente per il popolo marchigiano, che si trova disgraziatamente ad essere il primo che sperimenta questa norma recentissima.
Dunque che si abbia lo stesso trattamento – lo abbiamo detto senza polemiche - che giustamente e celermente soprattutto dal punto di vista finanziario ha avuto il Veneto, proprio perché la situazione è analoga. Non si tratta di elargire niente nel pozzo di San Patrizio, si tratta di far sì che questi soldi vengano presi e fatti fruttare nelle mani dei marchigiani, quindi dei fermani, dei maceratesi, degli ascolani che sapranno poi metterci del loro.
Vado al rimedio, che lo stesso non è strumentale, dell’election day. Bèh, io sono stata la prima, insieme all’altra Consigliera del fermano Ortenzi, a riprendere questa idea che un professore in gamba del fermano ha lanciato su Facebook. Ripeto, non c’era intento minimamente strumentale. Certo, dice il Consigliere Massi, se c’è la garanzia che quei 300 milioni vengono alle Marche sosterremo questa richiesta dell’accorpamento. Io credo che questo si possa fare. Ma il problema è piuttosto quello di superare l’ostacolo politico, poi sulla destinazione ce la giochiamo e magari ce la giochiamo anche, purtroppo, con altre emergenze.
Un’ultima parola la vorrei dire sulla politica ambientale.
E’ vero che se colpe nell’imminente, colpe ultime non ci sono state, di sicuro una stratificazione di comportamenti omissivi, colposi, spesso in dispregio di buonsenso di norme urbanistiche c’è stata, come c’è stata in tutte le parti. Ad esempio Casette D’Ete si chiama così proprio perché erano tre casette e c’era il fiume Ete che faceva purtroppo da protagonista, un fiume - Ete Morto, Ete Vivo, questo lo chiamavano morto ma morto non lo è stato mai - che si faceva sentire, un fiume che caratterizzava proprio un villaggio, così mi raccontavano, di tre casette e tre abitanti. Ora invece ci sono tante case, tante fabbriche, abbiamo anche Della Valle, insomma tutti conoscono lo sviluppo di Casette D’Ete. Ma il fiume è rimasto letteralmente strozzato da anni e anni, da decenni, e ogni tanto si fa sentire, ma si fa sentire perché è così che purtroppo fanno i fiumi.
Ho citato questo esempio per non additare nessun altra situazione, ma che è una situazione, ripeto, di decenni di politiche urbanistiche, abitative e di sviluppo industriale e artigianale come purtroppo c’è dappertutto. Io non parlo di degrado delle Marche, tanto meno ne parlerei oggi, come qualcuno sciacallescamente fa, parlo piuttosto di un certo andazzo, quello dello sviluppo, del boom, soprattutto dove lo sviluppo delle industrie e delle imprese artigiane, per fortuna con grande prosperità per quelle zone, si è maggiormente allargato e sviluppato.
Ecco, da oggi in poi non dobbiamo più andare a fronteggiare soltanto l’emergenza, ma parlare di prevenzione, e soprattutto dotiamoci di strumenti urbanistici. Tutti i sindaci si mettano una mano sulla coscienza, al di là del consenso, al di là delle propagande elettorali, affinché si riprenda una convivenza con la natura e con i fiumi più giusta e più equa. Perché - lo dice chi a scanso di ecologismi parla invece di ecologia - la prima creatura dell’ambiente e dell’ecologia è l’uomo, quindi mettiamolo al centro. Non abbiamo mai speculato, tanto meno io, sulla ideologia dell’ambiente, ma è ora che di ambiente sano – non parlo di ambientalismo - si parli, quindi che lo faccia anche la Regione Marche.
PRESIDENTE. Invito i Consiglieri a rispettare i tempi perché ci sono altri venti iscritti ad intervenire. Ha la parola il Consigliere D’Anna.
Giancarlo D’ANNA. Innanzitutto vorrei dire che il massimo rispetto per le vittime e per chi ha subìto i danni, ma anche nei confronti di chi ha lavorato, come la protezione civile – a cui tutti riconosciamo non solo i meriti ma anche l’impegno e la professionalità, ringrazio personalmente il dott. Oreficini per la sua capacità ad essere sempre presente nei momenti giusti e nei modi giusti - lo potremo dare non solo oggi ma con un’altra seduta assembleare che però affronti i problemi. Oggi qui si è parlato di emergenza maltempo, io invece ritengo ci si un’emergenza e basta, ossia non si tratta solo di emergenza maltempo.
Nella scorsa legislatura, come ho anticipato prima, avevo presentato un’interrogazione che si basava su uno studio fatto da Legambiente e dal Dipartimento della protezione civile, il cui titolo era “Rischio idrogeologico nelle Marche”. Ma a questa interrogazione nessuno diede mai una risposta, quindi correggendo alcune cose l’ho ripresentata anche in questa legislatura, era l’8 novembre 2010.
Cosa diceva quella mia interrogazione? Diceva che negli ultimi anni si registrano più che in passato fenomeni atmosferici caratterizzati da forti temporali che provocano allagamenti, esondazioni, frane, che quindi comportano gravi danni e rischi per persone e cose.
Questa mattina il Presidente Spacca in un passaggio ha detto che con il cambiamento climatico in atto episodi come questo potranno ripetersi sempre più frequentemente e perciò è necessario che la legislazione preveda come normali le ipotesi che fino a poco tempo fa venivano considerate eccezionali.
Ma se sono serviti tre anni per arrivare a questa conclusione allora io dico che adesso non siamo in emergenza, ma stiamo affogando!
L’indagine di Legambiente e del Dipartimento della protezione civile sul rischio idrogeologico dice che l’82% dei comuni marchigiani ha abitazioni in aree esposte a pericolo, che oltre il 70% addirittura presenta in tali aree fabbricati industriali con grave rischio per dipendenti ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti, che solo il 9% dei comuni ha avviato interventi di delocalizzazione delle abitazioni nelle aree a rischio e solo il 4% dei fabbricati industriali. Dalla stessa indagine risulta che il 70% dei comuni non svolge alcuna positiva attività di mitigazione del rischio ed il 58% non fa praticamente nulla per ridurre il rischio idrogeologico.
Tre anni fa! Tre anni fa! Quindi adesso non è che si può dire che non ci sono delle responsabilità, perché ci sono dei documenti, sono state fatte delle indagini.
Allora, ripeto, il rispetto per la protezione civile e per chi lavora in questo settore va dato mettendo in atto tutti quegli strumenti che consentano di ridurre. Perché quando sento che il 70% dei comuni non svolge una positiva opera di mitigazione del rischio, ma di cosa stiamo parlando! Magari aspettiamo anche la prossima legislatura e poi diremo “la colpa è di questo, la colpa è di quello, la colpa è di quell’altro”!
Insomma, qui ci sono delle serie responsabilità, non può finire, come spesso succede in questi casi, dicendo un “vogliamoci tutti bene”! Perché significa che chi vuole prevenire presenta un foglio poi chi vorrà prendere atto di quello che è successo di interrogazioni, mozioni, ecc. ne dovrà presentare quattordici!
Allora visto che qui anche se le cose si dicono prima ma poi non si ottiene nessun risultato - tra l’altro io ho fatto semplicemente fatto da passaparola di uno studio elaborato da chi è sicuramente competente in simili situazioni - è evidente che ci sono delle responsabilità, è evidente che bisogna cambiare rotta. E’ inoltre evidente che in passato per prendere dei provvedimenti e per mitigare alcune situazioni sono stati spesi anche dei soldi. Io sono riuscito a reperire una contabilità del 31 dicembre 2001, e sto cercando anche di avere la documentazione relativa a interventi fatti successivamente, da cui risulta che ci sono 18.789.605,00 euro per infrastrutture (strade e ponti) finanziate con vari finanziamenti, 8 milioni 213 mila per i fiumi, 3 milioni per danni a privati, 4,7 milioni per altre destinazioni. Allora questi interventi sui fiumi… Come?(…) Perfetto, però la sede storica, Assessore Marcolini, ha portato ad un 82% dei comuni marchigiani che ha abitazioni esposte a pericolo! Quindi ci sono delle responsabilità che non sono squisitamente regionali ma anche comunali e provinciali.
Dunque non si può parlare solo di emergenza maltempo, qui si deve parlare di emergenza di un rischio idrogeologico continuo e permanente. Permanente! Sant’Iddio, non si può venire a dire che è un evento straordinario! E’ una favola per i bambini! Questi sono episodi che si ripetono anno dopo anno con una gravità enorme! Io qualche giorno fa ho visto alcuni filmati aerei della Rai, ma, santo cielo, come si fa a mettere in un gomito di un fiume un’attività industriale a trenta metri! A trenta metri! Ma chi ha dato il permesso di costruire! Chi dà il permesso! Chi!
Tra l’altro ci sono pure delle fabbriche inquinanti, sarebbe quindi anche opportuno sapere se, in questo caso particolare, ci sono stati degli sversamenti di inquinanti. Nessuno ci ha detto assolutamente niente!
Non è possibile che si va a fare la multa al cittadino che magari mette nel sacchetto dell’immondizia l’olio della frittura quando in una situazione come questa chissà che diavolo è successo e nessuno si dice niente!
Bisogna metterci mano! Ma non in cinque minuti con una presentazione del Presidente con cui ci fa anche notare che mancava un Consigliere! Quando adesso sarebbe piacevole chiedere la verifica del numero legale per vedere se in una situazione è garantito! Non lo chiedo per dignità! Non vorrei che domani venisse fuori che si chiude l’Assemblea legislativa indetta per parlare dell’emergenza maltempo perché non ci sono i Consiglieri, gli Assessori e nemmeno il Presidente! (...) Sì, c’è stato, ho capito, ma quando c’è il Presidente, certo, doverosamente tutti lo dobbiamo ascoltare, ma penso che debba essere così anche nei confronti di tutti quelli che intervengono in quest’Aula, se non altro per rispetto delle persone che rappresentiamo, io nel mio piccolo 5.000 persone le rappresento!
PRESIDENTE. Consigliere D’Anna, il Presidente sta rilasciando delle dichiarazioni, poi tornerà in Aula.
Giancarlo D’ANNA. Bene, il Presidente è per questo, però, un attimo, l’Assessore Marconi cosa sta facendo? L’Assessore Moroder? L’Assessore Donati? L’Assessore Petrini?
PRESIDENTE. Consigliere, il suo tempo sta terminando, la prego di continuare il suo intervento!
Giancarlo D’ANNA. Sì, Presidente, ma io mio tempo lo uso anche come ritengo più opportuno!
Comunque, dicevo, è che non si può venire qui a dire che questa è l’emergenza maltempo, questa è una situazione drammatica nella quale vive il territorio della regione Marche, in cui ci sono delle precise responsabilità, da suddividere anche tra i vari enti, in quanto dalla costa alla montana e dalla montagna alla costa si fa una politica del territorio sbagliata. Vedasi ad esempio gli ultimi provvedimenti presi sulla questione del fotovoltaico che favoriscono uno spopolamento sia delle campagne che delle montagne. Si ritiene sia più produttivo mettere un simile impianto piuttosto che mantenere il territorio e quindi i fossi e quant’altro! Perché a chi installa l’impianto non gliene frega niente se magari il fosso vicino ecc. ecc.!
Insomma, abbiamo fatto, anzi, avete fatto delle scelte che messe insieme all’incapacità di prevedere quello che era prevedibile comportano oggi delle situazioni drammatiche. Drammatiche! Situazioni che non si risolvono né con l’aumento delle accise, né con il discorso dell’accorpamento delle elezioni. Qui deve cambiare la cultura di governo del territorio, altrimenti nei prossimi anni saremo condannati a subìre quello che stiamo subendo in queste settimane, ma con aspetti ancora più drammatici. Guardate quello che succede lungo la costa!
Ripeto, qui non si tratta di emergenza maltempo, si tratta di incapacità di gestione del territorio – e qui ci mettiamo tutti quanti –, dopodiché queste sono le conseguenze. Non si possono dare autorizzazioni a chi ha svuotato i fiumi da tutta la ghiaia che si è accumulata nel corso degli anni! Non si può aggredire il territorio in questo modo! Qui ci sono delle serie responsabilità, ma non sono del Padreterno, sono dell’uomo che non è stato capace di gestire il territorio.
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Basterebbe, come hanno fatto anche altri Consiglieri, prendere atto e riconoscere l’ampiezza dell’ottima relazione del Presidente Spacca, tuttavia qualcosa la voglio dire anch’io, in modo particolare rispetto ad un tema.
Il nostro Paese, purtroppo, è a rischio idrogeologico. E questa ennesima drammatica alluvione è toccata alle Marche.
Il Paese è a rischio idrogeologico, così come è stato ricordato, per una serie di motivi, uno è appunto per una sua fragilità, ma certamente è anche per un uso non corretto del suolo. Diciamoci la verità!
Lo ricordava il Consigliere Massi, chi ha fatto l’amministratore – e qui dentro siamo stati in tanti ad aver ricoperto cariche di assessore, di sindaco, anche il Consigliere D’Anna è stato vicesindaco a Fano – sa bene che appunto nell’amministrare è abbastanza diffusa una modesta o relativa o troppo poca attenzione a difendere il territorio piuttosto che fare altri investimenti. E’ così.
Devo però riconoscere che in questi anni almeno le Marche - dato che veniva citata la protezione civile, a cui anch’io ho avuto modo di riconoscere grandi meriti e grandi capacità - hanno formulato alcuni strumenti importanti, il piano di previsione dei rischi, di prevenzione, il piano dell’assetto idrogeologico. Quindi ora nella situazione attuale credo vi possano entrare diversi punti da approfondire e da sottoporre a critica. Sia da un punto di vista dell’adeguamento degli strumenti di pianificazione e programmazione, sia rispetto a una maggiore attenzione da dedicare alla tutela del territorio, per mitigare i rischi, attraverso una legge urbanistica nuova che guardi in quella direzione.
Voglio dire che ci sono sicuramente punti di debolezza, ma ora purtroppo la drammaticità dell’evento, rispetto anche a ciò che è successo a Casette D’Ete, ci fa capire che c’è stata una dimensione del fenomeno meteorologico ben oltre l’ordinario accadimento. Ci sono state piene che non si vedevano da cento anni, precipitazioni che hanno superato largamente le previsioni. Quindi è stato un fenomeno di carattere certamente straordinario.
Credo che una questione di fondo che dobbiamo sottolineare adesso, prendendo spunto anche dalla relazione del Presidente Spacca, al di là delle cose che ho ascoltato e che gran parte sono vere, sia soprattutto quella che come Marche non possiamo farcela da soli, abbiamo bisogno assolutamente di avere dal Governo le risorse necessarie per uscire dall’emergenza e per ripristinare le condizioni originarie.
Possiamo inoltre passare anche attraverso alcune formule, è stata ricordata quella dell’election day, se funziona. Oppure potremmo pensare a tasse di scopi, seppure personalmente non le condivida.
Insomma, un fenomeno del genere non può che vedere risorse certe. Quindi quei finanziamenti che il Governo ha messo per altre occasioni che ora possano essere messi anche per le Marche.
Quello che oggi è importante, come hanno sottolineato anche altri Consiglieri prima di me, è arrivare a una risoluzione comune o magari votare la relazione del Presidente Spacca. Dunque un impegno comune senza strumentalizzazioni rispetto a questo tema.
In questi ultimi giorni il contributo degli enti locali, delle forze di polizia, del volontariato è stato altissimo, quindi sbaglieremmo profondamente se trovassimo punti di polemica proprio in quest’Aula rispetto appunto a ciò che è stato dimostrato, rispetto all’attenzione, rispetto agli interventi fatti a seguito di questa alluvione
Certamente dovremmo avere più attenzione, è fuori di dubbio, rispetto ai temi che riguardano il dissesto idrogeologico. Venivano prima fatti degli esempi, ora non so se sia meglio una rotatoria al posto di una cassa di espansione, tuttavia c’è timidezza. Noi abbiamo bisogno di dare più investimenti al tema dell’erosione.
Inoltre c’è da dire che rispetto al tema dell’erosione costiera, oltre che al tema del dissesto idrogeologico, le Marche hanno progettato, ci sono progetti già pronti, ma il problema è trovare le risorse necessarie per realizzare interventi che nell’insieme possano ridurre il rischio complessivamente idrogeologico.
Io peraltro sono anche d’accordo su alcuni passaggi fatti dal Consigliere D’Anna. Perché in realtà essere bravi a passare verso politiche che puntano per esempio alla delocalizzazione di ciò che adesso è in un’area esondabile significa invertire un atteggiamento che si è purtroppo consolidato da decenni (Pesaro, Fano, le altre vallate). Ci sono situazioni che purtroppo vengono affrontate spesso con interventi di mitigazione del rischio, vale a dire che piuttosto che delocalizzare una zona industriale si alzano gli argini dei fiumi. Allora anche queste sono politiche che possono essere riapprontate al di là del fenomeno in sé.
Ripeto, credo che questo sia stato un passaggio, purtroppo, di carattere davvero straordinario. Abbiamo quindi bisogno di un impegno comune. Abbiamo bisogno di mantenere la barra sulla necessità che questo Governo intervenga e metta tutte le risorse a disposizione. Altrimenti davvero non potremmo riuscire a dare le risposte che le popolazioni colpite si aspettano, oltreché mettere a riparo, con interventi di prevenzione, ciò che potrebbe accadere. Purtroppo le previsioni del rischio ci danno dei tempi di ritorno che vanno dai 50 ai 100 ai 200 anni, ma noi dobbiamo comunque essere pronti anche su questo fronte. Occorre un po’ più di coraggio.
Devo inoltre riconoscere la tempestività di questa Giunta, del Presidente, di aver preso immediatamente contatto con il Governo, di aver chiesto subito lo stato di emergenza, la calamità naturale, di aver chiesto il tavolo presso il Consiglio dei Ministri per discutere di tali questioni.
Insomma, c’è stata una rapida ed immediata mobilitazione sia della parte politica che della parte tecnica della protezione civile. Tutti si sono mossi nel modo corretto.
Dunque se usciremo da quest’Aula con un documento comune o individuando nella relazione del Presidente un elemento su cui costruire una risoluzione, rafforzeremmo, nell’interesse delle Marche, l’azione di questa Assemblea legislativa per ottenere risorse e per garantire alle popolazioni che hanno subìto i maggiori danni un ripristino e un ristorno quanto prima.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.
Rosalba ORTENZI. Credo che questa mattina ringraziare non sia un atto rituale. Io non farò un lungo elenco, ma prima di tutto voglio ringraziare il Governo della Regione, il Governatore Spacca che è stato vicino anche fisicamente alle popolazioni del fermano, in particolare a quelle di Casette D’Ete. Un ringraziamento, anch’esso non rituale, alla protezione civile delle Marche, per essa al dott. Oreficini, e a tutti i volontari delle protezioni civili comunali, delle associazioni coinvolte.
Dobbiamo riconoscere che i nostri servizi di protezione civile sono tra i migliori d’Italia, se non i migliori. Ci è stato anche riconosciuto. Quando le cose vanno bene occorre dirlo tutti insieme.
Peraltro anche il clima pacato della discussione di questa mattina deve servirci da monito per agire bene in futuro e per cercare di risolvere i problemi.
Un ringraziamento va alla protezione civile della Provincia di Fermo che fin dall’inizio ha continuamente monitorato.
Un altro ringraziamento voglio rivolgerlo al Sindaco di Porto Sant’Elpidio, anch’egli sempre presente giorno e notte, ha iniziato ha lavorare già dal giorno 28 febbraio quando c’era l’allerta che le condizioni meteorologiche sarebbero peggiorando.
Abbiamo infatti avuto riscontro che tutte le procedure sono state corrette, le segnalazioni ai cittadini sono state tempestive nell’arco delle 48 ore, prima ancora che si sprigionasse quella bomba d’acqua che purtroppo ha poi provocato vittime in particolare a Casette D’Ete.
Si sono sprigionate piogge che hanno messo a dura prova un territorio che pensavamo fosse immune da grandi catastrofi, hanno messo in ginocchio tante infrastrutture pubbliche e tante imprese. Il Presidente Spacca ha fatto un report preciso, io ho qui quello della Provincia di Fermo - con il Vicepresidente Petrini e la collega Romagnoli siamo andati direttamente a vedere e a raccogliere la disperazione di tante persone –, vi sono imprese calzaturiere che hanno perso il lavoro di mesi, una programmazione per un rilancio che auspicavano anche dal Micam a cui si stavano preparando ad andare. Tutto questo ci ha fatto veramente molto molto brutto. L’intera l’economia di quel luogo è stata compromessa, seppure il nostro triste pensiero in particolare vada alla perdita di vite umane.
Già si è detto molto, quindi puntualizzerò soltanto alcuni concetti, che credo debbano essere ripresi senza ombra di polemica e senza raccogliere sfide riguardo alla responsabilità di questo o quello, altrimenti dall’una o dall’altra parte politica potremmo rimpallarci le responsabilità, che pure sicuramente ci sono.
Certamente, infatti, con i cambiamenti climatici in atto dobbiamo mettere in conto qualche strategia diversa. Il guardare un po’ smarriti e molto preoccupati il disastro provocato da queste ultime esondazioni ci deve far interrogare sul futuro. E dobbiamo farlo con un forte senso di responsabilità, sia perché siamo amministratori pubblici, sia perché abbiamo il potere di legiferare, un nostro punto forte che ci deve far guardare con speranza al futuro.
Quindi occorre ripensare a come tutelare il nostro territorio. Un territorio delicato e fragile, certo, come in altre zone d’Italia, ma il nostro lo è in modo particolare.
Io non sono attrezzata a fare su questo ragionamenti molto approfonditi, ma essendo stata per cinque anni nella scorsa legislatura Presidente della IV Commissione ambiente e territorio ho avuto l’occasione di conoscere – quindi mi è servito da insegnamento - molte situazioni particolari e localmente difficili da governare. Ecco, noi abbiamo in tantissime aree della nostra regione dei terreni friabili e dunque particolarmente fragili proprio per la loro permeabilità. Insomma, quello che voglio dire è che simili condizioni, soprattutto in momenti come questo che si deve passare all’elaborazione del danno provocato da un tragico evento, ci dovrebbero far ragionare insieme.
Il nostro è un Paese esposto a rischi idrogeologici, che anche in mancanza di fondi appropriati, come è stato detto, si difende come può. Ma è chiaro che se un Paese si trova così frequentemente, come appunto sta avvenendo da noi in questo periodo, ad avere eventi fortemente calamitosi, il suo Governo deve avere come prioritaria l’attenzione alla difesa del suolo.
Pensiamo ad esempio – e questo non lo dico per fare polemica, voglio solo sottolineare dei dati – che a fronte dei 550-560 milioni che venivano messi a disposizione per un triennio negli anni precedenti per la difesa del suolo, oggi ci si ritrova con 53 milioni. E questa lamentela non la faccio io come umile e semplice Consigliere regionale di una regione piccola come le Marche, ma lo ha denunciato la stessa Ministra Prestigiacomo, quindi l’addetto ai lavori, colei che avrebbe potuto intervenire con il Governo e il Ministro Tremonti per mettere in finanziaria qualche soldo in più.
Se a parole consideriamo il paesaggio italiano un tesoro insostituibile e non replicabile, perché questo è, e che il primo attrattore della più grande risorsa economica del Paese è il turismo, davanti a uno scenario così compromesso, così problematico, dobbiamo fare in modo, tutti insieme, Governo nazionale, Regioni, Province e Comuni, affinché si provveda presto.
Dovremmo avviare, colleghi, un dibattito serio che porti a misure legislative che fermino quel degrado sempre più crescente del territorio e del paesaggio – lo dobbiamo denunciare con senso di responsabilità –, ponendo un freno al consumo del suolo. Come del resto avviene in quasi tutti i Paesi europei.
Parliamo sempre di rispetto della Costituzione, sui suoi principi ci riempiamo sempre la bocca con tante belle parole, quindi credo che il dibattito possa partire proprio dalla considerazione dell’articolo 9 della Costituzione che appunto pone tra i massimi capisaldi della nostra identità nazionale proprio il paesaggio.
Ricordo che nel 2006, su iniziativa di alcuni di noi, approvammo in questa Assemblea legislativa l’adesione alla Convenzione europea del paesaggio. Allora secondo me dovremmo un attimo rivedere – e anche qui lo dico con tutta umiltà - in che cosa consiste questa adesione, che cosa vogliamo fare per salvaguardare il nostro paesaggio.
Il territorio, l’ambiente, il paesaggio costituiscono beni comuni, sono beni dell’intera collettività regionale, quindi dovremmo far riappropriare i cittadini del paesaggio. Allora ecco che la sinergia tra le istituzioni deve essere il motore trainante che potrà in futuro promuovere azioni virtuose in questo senso.
L’Assessore Viventi prima ci diceva che si sta elaborando – forse è pronta - la nuova legge sul governo del territorio. Noi della Commissione nella scorsa legislatura non siamo riusciti a portarla in Aula, ma oggi, anche in virtù di quanto è successo purtroppo in questi giorni, credo sia più che mai necessario provvedere in questo senso. Occorre una legge che indichi le giuste linee affinché si realizzi uno sviluppo compatibile e sostenibile – anche su questo spesso spendiamo parole per indicare un qualcosa che sembra possa essere realizzato, ma che il più delle volte purtroppo non si riesce a concretizzare –. Dunque uno sviluppo sostenibile che non preveda più il consumo e l’uso del suolo, partendo dall’assunto che il territorio è la principale risorsa non rinnovabile del pianeta. Ed il nostro territorio, ripeto, è particolarmente fragile e pertanto prezioso e da tutelare.
Quando in IV Commissione affrontavamo discussioni riguardanti leggi sull’ambiente e sul territorio, come ad esempio l’edilizia sostenibile o quelle altre elencate prima dal Consigliere Ricci, ci ponevamo anche il problema - che sicuramente con la nuova legge urbanistica verrà ripreso - della collaborazione o comunque di quella relazione tra Regioni ed enti locali che su questo ci dovrebbe essere. Ed uno degli obblighi, secondo me, dovrebbe essere costituito dalla verifica da parte delle Province del livello di attuazione dei piani regolatori generali dei Comuni.
In quell’incontro dell’altra sera, a cui ho partecipato con il Vicepresidente Petrini e la collega Romagnoli, alla presenza anche degli imprenditori della zona di Casette D’Ete, l’Assessore Offidani diceva che la Provincia di Fermo – e credo dovranno farlo anche le altre Province – dovrà mettere mano proprio a come prevedere, preventivare, previsionare lo sviluppo delle nostre zone.
Questo è lo spirito con cui dovremmo muoverci. Pertanto con forza e più incisività a livello provinciale si dovrà pianificare e progettare il territorio attraverso i piani territoriali di coordinamento.
Ma perché questo? Perché si dovrà operare su area vasta. Si dovrà pur vedere perché un Comune – parlo per il mio comune – fa un piano regolatore che indica un ampliamento e un aumento di popolazione magari fino a 60 mila abitanti, quando invece sappiamo bene che gli abitanti rimangono gli stessi ma i cartelli vendesi e affittasi degli edifici privati li vediamo dappertutto. Quindi il consumo del territorio sta anche in una forma scellerata di edificazione.
Il Ptc potrà essere allora uno strumento adeguato per indirizzare le politiche del governo del territorio dei singoli comuni, politiche spesso troppo condizionate, dico io, dalla necessità di fare cassa. E questo non va bene.
Quindi secondo me non dobbiamo più lasciare la possibilità ai Comuni di fare da soli i propri piani regolatori. La pianificazione deve essere fatta, come dicevo poc’anzi, su area vasta, con uno sguardo d’insieme, partendo proprio dalla “natura”. Troppe varianti, colleghi, troppe!
Troppe varianti che procurano ferite attraverso azioni che appunto fanno male alla natura, al paesaggio, alle nostre terre. Troppe scelte urbanistiche basate, dicevo, su ipotetici incrementi di popolazione. Con le varianti smodate approvate da molti Comuni della nostra regione – ed io parlo per il mio – si è dato avvio ad un mercato senza freni: zone di pregio ingombrate dal cemento, terreni e crinali sbracati per fare delle strade e che stanno crollando come budini, aree ferite da opere pubbliche edificate troppo vicine ai corsi d’acqua, spesso anche poco ragionate, come ad esempio le rotonde, di cui certo c’è bisogno ma non sempre è così indispensabile.
Troppo spesso colti dalla febbre edilizia abbiamo quindi dissipato brutalmente beni primari irriproducibili e fondamentali per la vita degli individui e delle comunità. E talvolta è uno sviluppo finto, un’edilizia speculativa, che però di fatto sta collassando il sistema.
Allora, colleghi, diamo alla natura ciò che è della natura, perché è questo che la natura stessa ci chiede, la natura da sola farebbe bene il suo corso. Un cittadino l’altra sera diceva: “Non è vero che oggi i corsi d’acqua esondano perché i rami e i tronchi fanno da tappo, è da sempre che i fiumi portano a valle quello che incontrano”. Allora forse intorno ai fiumi dovremmo valutare bene come mettere il cemento, come costruire! Diamone quindi la responsabilità all’uomo delle sue azioni. Se riuscissimo a riportare armonia tra questi due elementi, uomo e natura, sarebbe un buon agire e faremmo così rinnamorare l’uomo alla natura e la natura all’uomo.
PRESIDENTE. Informo, prima di passare al prossimo intervento, che devono ancora intervenire i Consiglieri Ciriaci, Binci, Pieroni, Zinni, Natali, Marangoni, Giancarli, Marinelli, Silvetti, Acquaroli, Cardogna, Acacia Scarpetti, Latini, Foschi, Marcolini, Eusebi. Inoltre ci sono gli emendamenti presentati alle mozioni e le mozioni. A questo proposito sollecito, se i Capigruppo lo ritengono opportuno, altrimenti dovremmo discutere e votare tutte le mozioni presentate, la redazione di una proposta di risoluzione.
Ha la parola la Consigliera Ciriaci.
Graziella CIRIACI. Visto che il mio è all’incirca il decimo intervento che si svolge in quest’Aula sulla grave questione all’ordine del giorno cercherò di essere concisa.
Il primo pensiero e soprattutto di dolore personale lo voglio rivolgere a chi ha subìto danni, a chi ha sofferto e soffre ancora per ciò che è successo a causa di questo brutto evento.
Voglio inoltre voglio fare un plauso alla protezione civile regionale che ci ha permesso di coordinare gli interventi, i cui volontari hanno lavorato con quella lodevole capacità professionale da tutti riconosciuta.
Nell’ascoltare prima la relazione del Presidente Spacca ho preso degli appunti, perché, oltre ad aver fatto riflessioni assolutamente importanti, nella lettura del nostro territorio ha anche toccato aspetti pratici.
Riguardo alla ripartizione degli importi già dati, ossia 48 milioni per il dissesto, 20 per le imprese, 18 per la cassa integrazione, 6 per l’agricoltura, chiedo, Presidente, la possibilità di dare alle imprese colpite da questo evento un piccolo segnale economico. Imprese che con tanto orgoglio, con tanta umiltà e anche con tanta volontà di risorgere da un momento così difficile, abbiamo visto presentarsi al Micam con un campionario quasi sporco di terra, ma comunque c’erano con tutta la loro forte dignità. Quindi, dicevo, Presidente, a questi imprenditori, che appunto hanno dimostrato di essere forti, di voler risorgere da questo brutto evento, diamo un esempio di start up, diamo un piccolo segnale di aiuto economico affinché possano almeno iniziare a pulire le loro aziende e quindi potervi rientrare. Diciamo loro: “La Regione, il vostro Governatore vi è vicino, vuole darvi la possibilità, come già state facendo, di continuare ad agire “. E continuare ad agire è infatti quello che chiediamo ai nostri imprenditori.
Un’altra osservazione che voglio fare mi è venuta ascoltando i colleghi che sono intervenuti sulla salvaguardia del territorio.
Credo sia opportuno che anche i privati abbiano la possibilità di fare gestione del territorio, ma che lo possano fare in modo consapevole. Quindi dovremmo adoperarci affinché vengano messe in atto misure che appunto diano alle persone la possibilità di pulire sì il territorio ma avendo la consapevolezza di farlo nel modo giusto.
La collega Ortenzi prima richiamava il fatto che i fiumi portano da sempre i detriti a valle, è assolutamente vero, ma dobbiamo anche fare in modo che i soldi che si spendono, ossia quella gestione messa in atto per mantenere, per coltivare questi fiumi, questi vallati, venga fatta in modo programmato. Occorre cioè una gestione programmata che guardi anche a quello che può succedere, quindi non soltanto il momento contingente. Quando si fa la manutenzione si interviene su un qualcosa che in quel momento è placido, tranquillo, invece dovremmo immaginare quella gestione anche in funzione di eventuali situazioni estreme che appunto vanno gestite in modo diverso e sicuramente più specifico.
Concludo con la sollecitazione ancora una volta dell’attenzione al territorio soprattutto da parte dei cittadini e quindi il loro coinvolgimento alla manutenzione ordinaria e straordinaria. E un aiuto straordinario e occasionale con una somma che seppur minima potrà essere sicuramente di grande conforto e aiuto psicologico. Quindi pochi soldi ma un grande sostegno che ogni imprenditore apprezzerà.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Anch’io desidero innanzitutto ringraziare per il loro profuso impegno tutte le persone che lavorano con la protezione civile, tutti i volontari che a livello comunale hanno dato la loro disponibilità in interventi appunto di protezione civile.
Nel testo della mozione da me presentata indico: “L’emergenza maltempo della scorsa settimana ha reso ancora una volta visibile la fragilità del territorio marchigiano causando purtroppo anche la perdita di vite umane. Le intense piogge dei giorni scorsi sono state senza alcun dubbio di valori eccezionali, ma questo aumento di violenza delle precipitazioni è uno dei fenomeni direttamente collegati ai cambiamenti climatici in atto su scala globale, ormai ampiamente documentati e con i quali dovremo confrontarci sempre più spesso nell’immediato futuro. Le recenti alluvioni – ho ricordato anche quella del 2006 – che colpiscono le Marche sono il risultato di decenni di politiche fondate sul consumo esasperato del suolo e della eccessiva cementificazione del territorio. Le Marche risultano tra le regioni a più alto pericolo di alluvioni e frane, il 79% delle abitazioni sono a rischio idrogeologico, in sette comuni su dieci sono stati costruiti edifici industriali che in caso di alluvione, come avvenuto anche questa volta, mettono a rischio le vite dei lavoratori, devastando strutture e attrezzature, con sversamenti di prodotti inquinanti nei territori agricoli, nelle falde acquifere e nei corsi dei fiumi. La Regione deve quindi cambiare urgentemente le proprie politiche sul governo del territorio fino ad arrivare ad un consumo “ zero” del suolo. Il risanamento del territorio deve essere considerato la prima vera opera pubblica per i prossimi decenni e la questione del dissesto idrogeologico della nostra regione argomento prioritario della politica di governo del territorio. E’ necessario che le Province, delegate a gestire l’assetto del territorio, creino gruppi di lavoro multidisciplinari per pianificare e progettare gli interventi di messa in sicurezza. Ormai le esperienze dimostrano che è illusorio gestire un fiume solo attraverso la manutenzione dell’alveo e le portate. Soprattutto in questa fase di cambiamenti climatici dove questi eventi atmosferici straordinari sono sempre meno prevedibili. Perciò è necessario un nuovo modello gestionale per i fiumi che preveda la realizzazione delle aree ad esondazione controllata. Aree nelle quali far laminare le piene fluviali per attenuare i picchi e rallentare le velocità. Aree da destinare ad un uso del suolo compatibile con la temporanea sommersione (aree naturalistiche, aree per la ricarica delle falde acquifere, aree per la produzione legname e biomassa energetica).”.
Una persona che abita a Casette D’Ete mi ha detto che nella zona alluvionata negli anni ’50 c’erano dei pioppeti in quanto lì una fabbrica che con quei pioppi faceva le cassette per portare la frutta, ma poi è arrivata la plastica, le cassette non servivano più, i pioppi sono stati tolti e quella zona è stata antropizzata.
Addirittura quella zona, il territorio dove scorre sia l’Ete Vivo che l’Ete Morto, è tra quelle in cui si è intervenuti in maniera ancor più consistente con interventi come le risagomature, le briglie, insomma, con interventi puntuali, interventi però che non sono andati a considerare ciò che avrebbero provocato a valle. Cioè nei nostri fiumi si interviene in maniera ingegneristica, per velocizzare, ma non si pensa che poi il problema viene trasferito a valle.
Nel dispositivo della mia mozione si impegna la Giunta ad attuare un risanamento del territorio attraverso una legge sul governo del territorio che ponga un freno all’aumento della cementificazione e del consumo del suolo. Ma qui purtroppo devo rimarcare ai tanti Consiglieri che hanno detto che sono anni che si chiede la nuova legge urbanistica, che questa legge è stata richiesta ma con un’ottica edificatoria. Un’ottica edificatoria! Quindi non con un’ottica di contenimento del consumo del territorio. Addirittura sull’ultimo piano casa è stata inserita la deroga, che prima non c’era, per l’ampliamento nelle zone inondabili.
Dunque ci sono state forzature della politica, e noi siamo quelli che le abbiamo fatte, contro ogni indicazione nel Pai, contro ogni indicazione dei tecnici, se non quelli delle ditte che costruiscono le case.
Pertanto oltre al risanamento attraverso una legge sul territorio nella mozione si chiede anche di “avviare una seria programmazione che preveda il riassetto urbanistico ed infrastrutturale della regione con l’obiettivo di alleggerire il carico insediativo sulle aree a rischio esondazione e lungo la fascia costiera”. Sì, anche lungo la fascia costiera, perché, come ha ricordato il Presidente Spacca, si verificano spesso fenomeni con onde che arrivano sino ai quattro metri. Quindi sulla costa c’è il problema sia di arginare l’erosione sia di arretramento delle infrastrutture ivi presenti. I danni, infatti, ci sono stati sulle strade e sulla rete ferroviaria. Un nuovo riposizionamento della rete ferroviaria, che ora è solo a pochi metri di distanza dal mare, è necessario perché ogni anno per la sua difesa, appunto rispetto al mare, si spendono milioni di euro.
Serve pertanto un adeguamento della programmazione infrastrutturale nell’ottica dei cambiamenti climatici che oggi si stanno sempre più sviluppando.
E’ inoltre necessario – così dico sempre nella mozione - a rivedere il piano casa reintroducendo la non applicazione nelle aree inondabili. E’ necessario – continuo ad evidenziare - un approccio integrato di gestione dei fiumi e delle coste, applicando la circolare del 2001, superando quella concezione idraulico-ingegneristica con la quale i corsi d’acqua vengono equiparati a canali (addirittura in certi punti vengono tombati, vi è proprio una morte biologica); garantire l’interdisciplinarità nella progettazione delle misure e degli interventi di difesa del suolo, infatti per i fiumi la sola ingegneria idraulica è totalmente insufficiente, è necessario progettare anche con competenze di idrogeologia, ecologia, scienze forestali, pianificazione; avviare una azione diffusa di rinaturazione del territorio basata sul recupero della capacità di ritenzione delle acque in montagna e sul recupero delle aree di esondazione naturale in pianura; richiedere al Governo di ripristinare i finanziamenti ordinari per la difesa del suolo drasticamente tagliati anche nell’ultima finanziaria. Infatti, come ricordato dal Presidente Spacca, da dieci anni non ci sono risorse per la difesa del suolo, le poche vanno solo per la creazione di barriere e scogliere a difesa dei nostri stabilimenti balneari.
Pertanto, visto che le risorse per il dissesto idrogeologico saranno sempre di meno, è necessario suddividerle al 50% per le emergenze e al 50% per la prevenzione. Non possiamo rincorrere solamente l’emergenza. Anche se avessimo un solo milione di euro, seppure potremo dire che non serve, come metodo dobbiamo dirottarlo almeno per il 50% in investimenti. Come del resto fanno tutte le ditte. Per la gestione una ditta non può sostenere spese che coprano il 100% altrimenti non avrebbe niente da produrre.
Sull’election day sono d’accordo, come peraltro richiesto anche dai comitati per il referendum, in quanto favorisce la partecipazione.
Altro aspetto. Noi abbiamo delle risorse e delle azioni che possiamo fare a costo zero, abbiamo una rete ecologica, integriamola allora all’interno del nuovo PPAR. Portiamo avanti il nuovo PPAR indicando al suo interno delle azioni obbligatorie. Purtroppo, infatti, all’interno appunto del PPAR non abbiamo mai inserito l’obbligo di tutelare le poche aree naturali rimaste sulla costa, l’obbligo di rendere obbligatorio per i piani regolatori comunali alcuni vincoli che permettano il mantenimento di una naturalità del territorio.
Un’ulteriore questione riguarda la politica agricola. Noi abbiamo risorse tramite la PAC, tramite i fondi comunitari, per far sì che le piccole aziende contadine rimangano a custodia del territorio. Mi sembra – e su questo ho espresso la mia diversità rispetto all’approccio dell’Assessore – che si sia puntato tutto ad una gestione imprenditoriale, che tutti gli investimenti siano stati riversati maggiormente sulla grande impresa agricola, lasciando fuori le piccole imprese perché, si dice, si vuole puntare sull’efficienza. Quando invece per fare interventi mirati al mantenimento dell’assetto idrogeologico del territorio la piccola impresa, secondo me, sarebbe un investimento grossissimo per la comunità.
Quindi per il futuro bisogna andare a lavorare in questa direzione perché sono risorse.
Concludo sottolineando un’altra azione che si potrebbe fare riguardo al dissesto del territorio, che non è stato solo urbanistico ma anche idrogeologico.
Le aziende agricole sono oggi gestite dai grossi terzicontisti in aree di 400-500 ettari di terreno, ciò ha comportato che si spianassero le nostre colline, non esistono più quei fossi o quelle siepi riportate nelle mappe catastali. Basterebbe allora chiedere al Corpo forestale dello Stato di fare un confronto tra le mappe catastali e le fotografie aree del territorio, dopodiché fare decreti di ripristino dei fossi mancanti. Questa sarebbe un’azione a costo zero.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.
Giovanni ZINNI. Forse la mia sarà una voce fuori dal coro, ma non ho intenzione di partecipare ad una ritualità della politica con cui al di fuori dell’Aula ci si ammazza giornalisticamente a colpi di comunicati stampa e poi qui facciamo tutti esercizio di buon studio delle pratiche tecnico-normative per dire quello che si deve fare.
Innanzitutto c’è una fase di breve periodo e una fase di medio-lungo periodo.
La fase di breve periodo deve vedere assolutamente ognuno di noi responsabilizzati su un bivio politico. Innanzitutto come Consiglieri regionali possiamo decidere o di esercitare un principio di integrità istituzionale, cioè che in filiera tutti gli organismi che rappresentano la Regione Marche (Assemblea legislativa, Giunta, Governatore) si assumano le responsabilità, oppure possiamo delegare in bianco al Governatore della Regione di gestire la parte drammatica e noi partecipare in maniera squallida al cosiddetto gioco delle parti. Vale a dire, una maggioranza di Regione, che è minoranza di Governo, che dice che il Governo nazionale non farà nulla o farà poco, e una minoranza di Regione che dice alla Giunta di non aver fatto niente in questi anni e che difende il suo Governo nazionale.
Io ritengo invece che il centro-destra, in particolare il Popolo della Libertà, abbia il dovere morale nelle Marche, nelle figure dei suoi Consiglieri regionali e dei suoi Parlamentari, di fare il massimo possibile per ottenere il massimo possibile dal Governo per fronteggiare questa emergenza. Ma voglio anche invitare il Governatore Spacca – glielo dico molto francamente, capisco sia un po’ stanco di sentire tutti questi interventi, però purtroppo oggi gli tocca, come si suol dire, in quanto è sì il governatore delle Marche ma anche leader della sua coalizione politica - ad impedire la deriva narcisistica della politica su questo argomento. Noi possiamo scannarci su mille argomenti politici, esercitando il naturale gioco delle parti che per rappresentanza elettorale siamo dovuti ad esercitare, ma non possiamo farlo sulle disgrazie della gente, sulle disgrazie dei territori.
Dunque la invito fortemente, Governatore, a impedire in qualunque istante dei prossimi giorni ogni tentativo di avvelenamento politico dovuto al narcisismo di qualunque tavolo istituzionale fra Regione e Governo. Glielo dico francamente, perché io oggi in quest’Aula penso di sentirmi più responsabile a chiederle questo che a fare enunciazioni di principio tecnico che conosciamo già tutti da anni.
Io ho trovato di uno squallore inaudito quegli attacchi politici di alcuni Parlamentari della sua coalizione fatti al Presidente del Consiglio Berlusconi quando intervenne ad una cena di partito a Osimo, dove secondo qualche “scienziato” della politica tra un piatto di tagliatelle e un piatto di gnocchi, che appunto stavano mangiando i nostri iscritti, il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto magari chiedere due minuti di raccoglimento per quelle vittime che purtroppo tutti oggi abbiamo giustamente commemorato in questa Assise su sua richiesta, Presidente, e come avrà notato, abbiamo tutti applaudito al suo intervento, ma non perché tutti lo condividano ma in quanto Ella rappresenta l’istituzione alla quale ognuno di noi in situazioni di disgrazie ha il dovere morale di rapportarsi.
Quindi la invito, Presidente, ad essere in termini politici il garante del non inquinamento della deriva narcisista di alcuni personaggi, perché, ripeto, questo non è il campo di battaglia su cui possiamo scannarci.
Vado a un altro aspetto assolutamente importante.
Penso che la partita nei prossimi giorni si giochi tutta su un percorso sostenibile di richiesta di aiuto al Governo. Lei ha fatto molto bene a sottoporre delle idee precise al Governo, sia perché era suo dovere in quanto governatore, sia perché in politica il primo che mette sul tavolo un’idea quanto meno apre la discussione. Di questo ne siamo convinti.
Ma, devo dire la verità, da un punto di vista tecnico non condivido tutte le sue riflessioni. Io credo si debba mantenere un percorso elastico e sostenibile, dobbiamo assolutamente fare un pressing sul Governo all’unisono per ottenere qualcosa e in fretta, però la invito a non arrovellarsi, a non trincerarsi su alcune posizioni specifiche. Nel senso che non è detto che non si riesca a surrogare – le vie della politica sono spesse infinite – qualcuna delle sue richieste con altre cose che possano dare adeguati ed equivalenti benefici.
Io sono fortemente convinto che il Governo nazionale avrà senso di responsabilità, quindi non credo non farà nulla, non è neanche in discussione, il problema però è la quantificazione. Allora su questo la invito a fare anche altre cose, visto che lei ricopre un incarico che in filiera andrà a cascata su Province e Comuni.
Cosa? Innanzitutto è essenziale fare bene il lavoro di monitoraggio. All’interno di una sciagura, di una disgrazia non c’è peggior cosa del gonfiare i dati per far contenti tutti oppure non accorgersi che qualcuno ci dà dei dati sbagliati. Gonfiare i dati a un punto tale che poi diventi pretesto per qualcuno a Roma di dire: “state chiedendo troppo”. E’ assolutamente essenziale impedire ai furbetti di infiltrarsi all’interno delle disgrazie altrui e cercare di certificare al meglio nel breve periodo un attento monitoraggio dei danni. Quei danni non solo subiti dalle imprese agricole, artigiane, attività produttive, ecc., ma anche quelli subìti dai singoli cittadini. E qui vorrei ricordare che i danni subiti da cittadini non sono solo quelli che abitano nelle zone più colpite, in quanto gli smottamenti e i disagi alle abitazioni si sono verificati anche in tanti altri territori, allora è essenziale il lavoro dei Comuni. E se i Comuni svolgeranno bene questo lavoro con serietà lei, Presidente, avrà sul tavolo una stima dei danni incredibile, se invece sarà il solito giochino patetico della rivendicazione territoriale rischierà di avere una stima dei danni che non sarà credibile da poter sbattere seriamente e sanamente sul tavolo nazionale.
E le dico anche questo. Lei giustamente le proposte politiche le fa, ma alcune tutti sappiamo che non saranno percorribili. Ad esempio quando lei dice di autorizzare lo sforamento del patto di stabilità sappiamo bene che su questo tema l’Unione europea ci sta alle calcagna drammaticamente. Non a caso trasversalmente all’interno dell’Anci più di una volta si è cercato di sottoporre il problema anche su questo tema vigoroso.
Allora non credo sia questa la strada, purtroppo. Seppure ritenga, ripeto, che qualcosa di concreto nel breve periodo verrà comunque fatto.
Concludo il mio intervento passando al medio periodo.
Chiedo a quest’Aula di assumerci un secondo tipo di responsabilità, ma questa volta dove ci è fortemente consentito di dividerci e di affrontarci a viso aperto, ovvero sul tema della programmazione, della prevenzione, della pianificazione. Questi sono i luoghi, e mi permetto di dire umanamente e cristianamente a freddo dopo la polemica. Certo, per un politico è più facile cavalcare a caldo la polemica, però siccome parliamo di disgrazie, ribadisco, aspettiamo a freddo quel poco di tempo necessario per lavorare e chiudere la fase emergenziale, ma poi apriamo un dibattito serio politico su quelle cose, come giustamente dicevano oggi tanti Consiglieri, che devono vedere delle liste di priorità e di scelta politica.
Dobbiamo assolutamente decidere una volta per tutte quale sia la soglia di tollerabilità della riduzione del danno con la prevenzione, e questo si deve fare attraverso la politica, attraverso la pianificazione dei bilanci, dove ognuno, certo, farà le sue scelte. Ad esempio il collega Binci faceva prima la proposta che i fondi destinati al dissesto idrogeologico che per il 50% vadano all’emergenza e per il 50% per la pianificazione, allora questo sì che è uno di quegli argomenti legittimi dove se necessario abbiamo il diritto e il dovere di tirarci le sedie in Aula, ma dobbiamo discutere seriamente. Vorrei ricordare che il problema non è solo quello urbanistico, molte volte il problema è che quando si affrontano ideologicamente le questioni e si dicono che i fiumi non vanno toccati perché bisogna fare ambientalismo tout court, bene, ogni fiume che non è stato mai drenato di fatto è un episodio che ha concorso quanto meno a peggiorare il modo con cui si è affrontata la drammatica precipitazione atmosferica dei giorni scorsi. Su questo dobbiamo tirarci le sedie, se necessario!
Concludo il mio intervento dicendo no allo sciacallaggio, mi fa schifo e mi ripugna, questo è il mio slogan. Spero che chiunque, seppure per quella deriva narcisista della politica lo possa magari anche aver fatto in buona fede, se la faccia finita. Cerchiamo di incassare il massimo che si può dal Governo e dopo nel territorio cerchiamo di gestire con trasparenza, con la logica del palazzo di vetro, la ridistribuzione delle risorse. Dopodiché diamoci un appuntamento, magari da qui a tre mesi, per affrontare seriamente e fino in fondo il problema del dissesto idrogeologico, perché, ripeto, non c’è niente di più patetico in politica che parlarne solo quando ci sono le disgrazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pieroni.
Moreno PIERONI. Anch’io parto dalla relazione del Presidente. Una relazione fatta con grande attenzione, puntualità e grande cognizione in merito alle criticità verificatesi nei giorni dell’alluvione e che ha visto coinvolta in maniera forte tutta la regione Marche.
In quella relazione ci sono certo tutte le preoccupazioni e le criticità, ma soprattutto c’è la certezza da parte della Giunta, del Presidente e di questa Assemblea legislativa di voler affrontare e superare con grande chiarezza questo problema che ha coinvolto molti cittadini e che purtroppo ha lasciato anche vittime, per le quali va sicuramente espresso il nostro dolore e la nostra solidarietà alle famiglie.
In quella relazione è chiara anche la preoccupazione legata alla situazione idrogeologica che c’è nelle Marche non da adesso ma da tantissimi anni. Ma la Regione in questi ultimi anni ha sicuramente cercato di affrontarla con grande linearità, con grande sforzo. E questo anche grazie sia alle professionalità che ha al suo interno – lo ricordava il Presidente Spacca – sia al grande impegno del volontariato della protezione civile e del volontariato in generale. Sicuramente c’è stato un grande sforzo della macchina coordinata direttamente dalla protezione civile a tutti i livelli, con le prefetture in prima fila e tutte le forze dell’ordine.
Credo che oggi questa Assemblea legislativa, al di là delle contrapposte posizioni politiche, debba dare, come ricordava ora il Consigliere Zinni, un grande messaggio all’esterno, un messaggio forte diretto ai cittadini marchigiani, con cui si dica che non si vogliono fare polemiche per quanto riguarda la ricostruzione, il recupero, bensì c’è la volontà a tutti i livelli, quindi anche da parte delle opposizioni, di far sì che ci sia una immediata ripresa.
Da questo punto di vista ho apprezzato lo sforzo fatto dal Presidente Spacca e di tutti i Consiglieri nei loro vari interventi in quanto si è dimostrato che oggi ancora una volta questa Assemblea legislativa, queste forze politiche, nel momento del bisogno sanno stare unite.
Alcune riflessioni. Come hanno detto i Consiglieri intervenuti, abbiamo una legge regionale urbanistica che ha più di venti anni, quindi dobbiamo dare un’accelerazione per quanto riguarda l’aspetto amministrativo e istituzionale. Dobbiamo cioè dire che è una legge superata da quello che sta accadendo, è superata dall’attuale sistema di urbanizzazione. Ritengo che una legge urbanistica debba essere rivista nell’ottica di creare maggiori opportunità e maggiori condizioni per quanto riguarda l’ambiente.
Questa modifica dell’attuale legge urbanistica dobbiamo direttamente prenderla di petto, per primo l’Assessore competente, la Giunta devono inviarla alla Commissione competente.
Un altro problema, che si era visto già nel settembre 2006 quando un’importante realtà del nostro territorio, la zona sud di Ancona, venne colpita da un’altra emergenza, è quello della manutenzione e sistemazione dei fossi e dei corsi secondari dei nostri fiumi. Anche su questo dobbiamo fare investimenti ed una manutenzione continua. Non è possibile che a distanza di cinque anni in alcune zone permane ancora la medesima situazione.
Dunque è un percorso da portare avanti in maniera forte e chiara.
Nella relazione del Presidente si dice che c’è una stima degli interventi degli enti locali, Comuni e Province, ma dobbiamo tener conto, Presidente, anche delle realtà imprenditoriali private. In questi ultimi periodi l’economia è in difficoltà, quindi per superare questo dobbiamo sostenere con finanziamenti pubblici l’imprenditoria privata.
Auspico che da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri vengano recepite le indicazioni emerse nella relazione del Presidente, altrimenti non riusciremo ad uscire fuori da questa situazione che è veramente drammatica.
Un’attenzione la dobbiamo porre anche nei riguardi della costa che ripetutamente a distanza di brevi periodi viene martoriata dalle mareggiate. Non è più pensabile che la parte legata al privato venga lasciata sola. La Regione Marche per questo sta facendo molto, si è già impegnata con un progetto triennale molto chiaro e ben definito. Mi auguro pertanto che anche nei finanziamenti nazionali possano esserci attenzioni nei confronti della nostra costa, che è indispensabile per poter dare un servizio forte e qualificato al turismo.
Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.
Giulio NATALI. Farò risparmiare tutti i minuti che qualcuno ha eroso, anche perché il Governatore, giustamente, ha ricevuto una condivisione totale - guai a chi in queste situazioni fa operazioni di basso profilo e di scarso spessore –, dovrà essere lui a garantirci, è la Regione che si deve interfacciare con il Ministero, con il Governo.
Il Governatore a mio avviso deve avere due obblighi, quello di aggiornarci in corso d’opera su quello che succede e quello di far controllare con assoluta specificità le richieste che provengono dalle Province e dai Comuni, perché ciò che qualcuno prima accennava tante volte purtroppo è vero, ossia che qualcuno con le disgrazie ci rimette l’impresa mentre qualcun altro ci si rifà la casa.
Allora la riflessione vera che dobbiamo fare, al di là delle varie rivisitazioni tecniche o meno – sarebbe troppo facile e squallido dire che la legge regionale sull’urbanistica manca da, non avrebbe senso – è questa.
Noi tra qualche giorno festeggiamo un anniversario importante, ma purtroppo quell’anniversario data solo 150 anni, Assessore Marcolini. Questo è il grave gap che abbiamo. Perché 150 anni sono poca storia comune, poca comunitarietà, poi questi sono i risultati.
Ci siamo sperticati, giustamente, di fare una grande lode, ma a chi, alla protezione civile? Perché! Perché ha fatto il proprio dovere? A me sembra totalmente eufemistico dover dire grazie a chi fa il proprio dovere, ma in Italia succede questo, ossia che noi dobbiamo dire grazie quando qualcuno fa il proprio dovere.
Ripeto, 150 anni sono pochi, sono pochi per l’idem sentire del popolo, ma sono pochi sopratutto per chi amministra.
E quando allora tante volte in amministrazioni di ogni colore i Sindaci, gli Assessori, i Presidenti di Provincia, gli Assessori non controllano nulla?! Questo ce lo dobbiamo dire. E non è politica, non è partitica, non è coalizione. Sono le riflessioni che dobbiamo fare! Perché fa ridere oggi ringraziare la protezione civile! Quanti ne avete conosciuti – voi che ne più ne meno avete esperienza come me - di amministratori che sono pronti a bloccare, anzi, a controllare - non voglio scendere nel fondamentalismo ideologico di Binci - quello che si fa? Mai!
Quando si dice che le onde del mare di oltre quattro metri hanno fermato il deflusso dei fiumi secondo me è una grossa sciocchezza. Quello che ferma il deflusso dei fiumi è ciò che si è costruito intorno ai fiumi, è quella scarsa manutenzione che si è fatta delle sponde. Ad esempio ricordo che per il Tronto – non parlo dell’Ete - nel 1999 venne autorizzata in zona esondabile una piattaforma di pretrattamento dei rifiuti. Una autorizzazione firmata dal Presidente D’Ambrosio – se volete vi porto anche il numero della delibera se volete –. Poi a distanza di qualche anno quelli che hanno fatto quell’insediamento hanno detto “Ma noi siamo in zona esondabile!”. L’hanno detto loro! E ancora funziona!
Quindi possiamo solo sperare - e facciamo sempre questo! - che sia a destra che a sinistra ci assista lo “ stellone”. Faccio un esempio. Non è che la rotatoria non si deve fare, semmai non si deve fare solo la rotatoria, la rotatoria può servire - certo, la rotatoria in campagna elettorale è qualche cosa che, diciamo, sa di qualche cosa! -, ecco, tutto quello che dovrebbe essere fatto al posto della rotatoria o insieme alla rotatoria è proprio quel controllo che non si fa. Ognuno di noi sa quello che avviene! Ma non è il politico che fa questo – è qui la grande carenza -, perché se fosse solo il politico verrebbe spazzato via. Chi di voi ha assistito a commissioni edilizie del più sperticato comune della regione, sa quello che vuole il cittadino quando appunto manda il proprio geometra a sollecitare la sua pratica in commissione edilizia. E la cosa grave è che non è il palazzinaro che tu pensi vada lì per fare una speculazione edilizia, e che tu contesti, ma è il cittadino che parla della casa che vuole fare per sé e per i suoi figli e che per fare una superfetazione, magari, che so, di dieci metri quadri in più, è disposto a far sì che l’impresa che fa i lavori non debba avere nessun controllo.
Allora, signori miei, di che cosa stiamo parlando! Fino a che questi centimetri in più non si faranno, tutti, non solo la classe politica ma anche chi ci elegge - perché poi il vero problema è questo! - ci ritroveremo qui a sentire il Governatore che ci fa un elenco su cui da discutere c’è poco. E nei confronti del quale, al di là di questa mia digressione che ritenevo doverosa, non possiamo come minoranza, e come maggioranza al Governo nazionale, che cercare di spingere in tutti i modi.
Quindi chiedendo al Governatore – questo è l’obbligo che ha -, e all’Assessore Marcolini che lo rappresenta in questo momento, di aggiornarci settimanalmente sulla situazione, sugli incontri che ha con il Governo e con chi parla. Perché se si vuole, come giustamente si pretende dalla minoranza in Regione, dare un ruolo ma soprattutto si vuole dare un aiuto, noi dobbiamo sapere quali sono questi passaggi. Per cui non dovrebbe esserci nessun problema se all’inizio di ogni Assemblea legislativa, quindi quasi ogni settimana, questo avvenisse. Poi sarà compito nostro, sarà responsabilità nostra far sì che questo accada.
Inoltre al Governatore chiediamo un controllo accurato sulle Provincie in modo che i dati che da queste arrivano vengano esaminati e verificati con la dovuta attenzione.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.
Enzo MARANGONI. Come sappiamo tutti le Marche sono state colpite da questa alluvione, in particolare le province di Macerata e Fermo. La mia città di Recanati ha avuto danni ingenti, nella zona di Chiarino sul fiume Potenza ho visto immagini che non dimenticherò facilmente.
Il Presidente Spacca con la sua relazione ha fatto una cronistoria puntuale e precisa, molto documentata, un documento che si compone di 29 pagine, 8 allegati e copie delle slide.
Ha parlato più volte di eccezionalità degli eventi, salvo poi dire, visto il mutamento in atto del clima, ecc., che dobbiamo aspettarci che nei prossimi tempi potranno diventare ordinari.
Mi ha poi colpito sentire parlare, lo vedo scritto a pag. 25, di un appello all’orgoglio. Il Presidente scrive: “Siamo orgogliosi della nostra Regione che esprime una elevata sensibilità ambientale ed una capacità di armonica gestione del territorio”.
Presidente Spacca, io invece non sono affatto orgoglioso. E credo che non lo sia neppure lei, salvo una doverosa difesa d’ufficio. Tant’è che è lei stesso che nella medesima pagina scrive che occorre procedere velocemente a una revisione del sistema normativo regionale rispetto al tema del governo del territorio. Inoltre aggiunge, cito testualmente: “che è indifferibile la necessità di una programmazione del territorio, di regolamenti urbanistici ed edilizi e di un regime idraulico in linea con i cambiamenti climatici in atto, che dovrà essere avviato immediatamente con un primo stralcio del processo di revisione della legge urbanistica regionale”.
Quindi non c’è nulla da essere orgogliosi, c’è tanto da fare e tanto da migliorare, questa è la verità!
Andando alle cose più concrete rispetto a quelle programmatorie, che però sono fondamentali, vogliamo parlare di manutenzione? Vogliamo parlare della manutenzione che non c’è stata? Chi dovrebbe farla questa manutenzione? Quella poca che si come viene fatta? Che responsabilità c’è per chi la fa male o per chi non la fa per nulla?
Oggi c’è un intervento sulla stampa di Confindustria Macerata che dice che la manutenzione costa molto meno degli interventi successivi. E’ verissimo, tutti sappiamo che costa molto meno fare una regolare manutenzione periodica, anche ordinaria, piuttosto che stanziare un sacco di soldi successivamente per riparare i danni provocati appunto da una mancata preventiva manutenzione.
Altra cosa concreta. Vogliamo parlare degli argini? Spesso gli argini non ci sono! Gli argini naturali non ci sono proprio! In questi giorni ho visto a Sambucheto di Montecassiano una cosa allucinante, lì il letto del fiume è più alto rispetto alle strade e alle campagne e quindi anche alle case che sono al di là dell’argine che peraltro è naturale, è posa cosa.
Dunque è questo il problema, addirittura mancano gli argini!
Vogliamo anche dire - è stato già detto da alcuni Consiglieri ma ci tengo particolarmente a ribadirlo - che spesso si è fatto costruire nelle aree di golena dei fiumi? Vogliamo dirla sta’ cosa! Nelle aree di golena ci sono case e fabbriche! Vogliamo dire che spesso si è fatto costruire nelle aree di espansione naturale dei fiumi? E qui c’è una responsabilità precisa dei Sindaci, dei Comuni, come pure delle Province.
Dove sta quindi l’orgoglio della sensibilità ambientale e, come lei scrive, della capacità di armonica gestione del territorio? C’è da vergognarsi, non da essere orgogliosi!
Concludo con una proposta concreta per prevenire in futuro in modo molto semplice e pochissimo costoso l’esondazione dei fiumi. Presidente Spacca, basta fare quello che si faceva trent’anni fa. Trent’anni fa – io ancora non ero nelle Marche ma mi dicono che si faceva anche qui - si dava la possibilità ai cavatori, a quelli che raccolgono la ghiaia, di andare nei letti dei fiumi e di fare così un servizio utile per la collettività. Bene, basta rifare questo. Ovviamente non in modo libero e indiscriminato, bensì sotto il controllo preciso delle autorità competenti, indicando bene dove, come e quanto farlo. Io in questo periodo ho parlato con alcuni cavatori, hanno dato disponibilità a farlo anche ad un costo simbolico, perché comunque per loro sarebbe anche un vantaggio economico in quanto normalmente la ghiaia la pagano di più.
Allora vi invito a contattare le associazioni dei cavatori, che, ripeto, hanno già dato disponibilità di recarsi nei fiumi. Naturalmente, dicevo, sotto controllo, non in modo indiscriminato, basta dir loro cosa devono fare, di quanto devono scavare e come. Loro farebbero così un servizio utile per la collettività, potendo in questo modo prevenire le esondazioni, poi in cambio gli lasciamo la ghiaia che tirano fuori a un prezzo simbolico. Secondo me sarebbe una grande cosa. Basta cioè fare quello che trent’anni fa si faceva anche nelle Marche.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.
Enzo GIANCARLI. Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nell’unirmi al dolore delle famiglie duramente colpite e nel ringraziare tutte le tantissime persone che hanno dimostrato spirito di solidarietà e un forte senso di altruismo, voglio riconoscere la puntuale e tempestiva azione del Presidente Spacca, dalla presenza sui luoghi danneggiati – lo ricordava la collega Ortenzi – alle relazioni con il Governo del Paese.
Come pure ringrazio la nostra protezione civile, le forze di polizia, i vigili del fuoco. Mi associo anche ai ringraziamenti fatti ai dirigenti della nostra Regione e delle altre istituzioni, al volontariato tutto.
Quando abbiamo visto in azione i vigili del fuoco, le forze di polizia, la nostra protezione civile, da un lato ci ha dato un senso di orgoglio nel vedere persone così grandemente mobilitate a difesa della collettività, ma questo fatto debba anche farci tutti riflettere sulle risorse che a volte vengono meno. Nel momento in cui andiamo a fare i bilanci, qui come quelli centrali, dovremmo fare in modo che questi tagli non siano lineari, che non si colpiscano i servizi essenziali, indispensabili. Dovremmo avere la capacità di ridurre le risorse laddove potrebbe essere superfluo e mantenerle invece per casi come questi – e non penso soltanto al fondo della protezione civile ma anche alle risorse per quei corpi diciamo speciali.
Ritengo che la lealtà, la collaborazione istituzionale debba essere sempre presente in noi. Semmai fra istituzioni la contrapposizione, la sfida può essere sui programmi, ma non certo sulla lealtà, sulla correttezza, sulla collaborazione, e questo certamente nei momenti di difficoltà ma non solo.
Quindi lealtà, rigore, etica. Il Consigliere Zinni prima diceva che dobbiamo fare in modo di colpire se magari qualche richiesta viene gonfiata. Ci mancherebbe! Ha ragione, e dobbiamo farlo sempre, non soltanto in questi casi, sempre dobbiamo fare in modo che la pubblica amministrazione sia trasparente, che ci sia rigore.
Quindi per quelle priorità di richieste qui avanzate (il Presidente Spacca nei confronti del Governo del Paese, i Presidenti Upi e Anci), dallo stato di emergenza previsto dall’articolo 5 della legge 225/1992, agli interventi immediati per sostenere le popolazioni, agli interventi ulteriori per garantire la ripresa strutturale delle attività da parte delle aziende e così via, ritengo occorra determinazione, occorre cioè continuare con questa azione così come impostata dal Presidente, dalla Giunta e oggi spero dall’Assemblea legislativa.
Siamo in presenza, come è stato detto, di fatti meteorologici eccezionali, straordinari, condizioni di maltempo, esondazioni diffuse, massicce precipitazioni, forti mareggiate, oltre 500 persone evacuate, insomma, dati che ci devono far riflettere. Il Presidente ci ricordava che fatti analoghi si sono verificati nel secolo scorso tre volte, nel 1940, 1945 e 1976.
Fatta questa considerazione ritengo dovremmo intervenire con la prevenzione – anche a me come altri piace usare questa parola, ma potremo chiamarla pianificazione, governo del territorio -. Allora voglio ricordare che con i colleghi della IV Commissione assembleare, grazie anche all’autorità di bacino dott. Smargiasso, ci siamo riuniti a Jesi - come ci riuniremo mercoledì prossimo a San Benedetto del Tronto per valutare il piano integrato sulla costa, come ci riuniremo nel mese di aprile a Ussita, riteniamo che la vicinanza con il territorio sia anche un modo più sentito, più partecipato, più incisivo per fornire soluzioni alle questioni che la nostra regione ha di fronte - dove abbiamo affrontato la questione dei fiumi, perché le Marche dal Marecchia al Tronto sono una successione di valli fluviali intrecciate con un reticolo idrografico minore. Anche lo sviluppo economico, urbanistico e storico nella nostra regione è stato fortemente ed è tuttora segnato da questa caratteristica. Quindi il governo e la tutela delle acque riguardano un preciso e fondamentale nostro dovere.
Tra l’altro anche la crescita è strettamente legata al fiume, che è fonte di grande opportunità, ma che a volte, anche perché ci sono state delle forzature, ha creato disagi e insicurezze.
A Jesi, dicevo, abbiamo cercato di acquisire un quadro conoscitivo degli interventi e delle risorse previste per la messa in sicurezza delle aste fluviali nella nostra regione e la prevenzione dei rischi di esondazione e di dissesto idrogeologico, consapevoli che l’opera pubblica più importante è la manutenzione del territorio.
E da questo punto di vista dobbiamo anche fare, come abbiamo cercato di fare, un’analisi in merito allo stato di attuazione del PAI, in merito alle opere di mitigazione previste, come pure dobbiamo verificare le funzioni e le deleghe assegnate su questo tema, con una capacità di azione concreta.
Ma questa riflessione non pensiamo di mantenerla soltanto all’interno della Commissione, il servizio sta lavorando sull’elaborazione di un documento che sarà oggetto, se l’Ufficio di Presidenza lo riterrà opportuno, anche di questa stessa Assemblea legislativa.
Sono d’accordo sulle indicazioni che venivano date, sia rispetto ad una legge sul governo del territorio, sia rispetto alla necessità di costruire sul costruito. Ma, guardate, quel piano casa che abbiamo fatto in quest’Aula non molti mesi fa in fondo non è il costruire sul costruito!
Anche rispetto alla polemica sull’emendamento, sulle aree esondabili, ritengo che abbiamo scritto chiaramente che si può intervenire laddove c’è non soltanto un piano di mitigazione ma anche se il piano di mitigazione è realizzato.
Comunque per quanto mi riguarda io sono disponibile a un confronto e, se necessario, anche a rivedere alcuni aspetti. Perché l’obiettivo non può che essere quello di rispondere esclusivamente all’interesse generale.
Voglio ora entrare nel merito anche di una dichiarazione dell’Assessore Donati. Io non credo che l’Assessore non conosca la distribuzione delle competenze sulla manutenzione dei corsi d’acqua. Questa mattina il Vicepresidente Bugaro diceva che l’Assessore forse era stanco, io non so se era stanco o se si sia espresso male, non lo so, quindi non entro su questo. Tra l’altro l’Assessore Donati è qui, se non erro, per la terza legislatura, per cui sicuramente conosce le competenze della Regione. Entro invece nel merito di un’altra dichiarazione, della replica dell’Assessore Donati, quando cioè dice che non sta certo a un Assessore conoscere chi è il funzionario competente alla manutenzione di un singolo corso d’acqua – peraltro classificato in modo diverso ecc.-. Credo che su questo dobbiamo fare una riflessione. Io penso dobbiamo pensare alla materia, all’acqua, alla materia del territorio, e rispetto alla materia dobbiamo pensare ad una capacità di agire in modo integrato. Perché poi ha ragione l’Assessore se non si conoscono tutti i funzionari, se un po’ di funzioni sono legate ad un servizio poi ad un altro e ad un altro ancora ecc. ecc... Ma se la materia è la stessa, perché è l’acqua, è il suolo, è la manutenzione del territorio, e quello che succede sulla costa dipende anche dallo stato dei fiumi, dalle condizioni della nostra agricoltura, dei nostri boschi, allora dobbiamo pensare alla funzione. E alla funzione pensiamoci in un modo legato alla sussidiarietà orizzontale e alla sussidiarietà verticale. Raccogliamo cioè quelle tante indicazioni che vengono dal basso, che favoriscono la partecipazione sia nelle zone interne che lungo la costa. E questo anche dal punto di vista istituzionale.
Quindi manteniamo l’insieme della materia e dividiamo le funzioni, ma spinti da questo principio di sussidiarietà.
Oltre questo aspetto fondamentale dobbiamo anche essere d’accordo su alcuni punti forti. Ossia, che ridurre il consumo del suolo è un’esigenza, che la manutenzione del territorio è un’altra esigenza. E poi su queste esigenze di governo democratico, partecipato del territorio, costruiamo anche delle leggi.
Già questa Assemblea legislativa alcune dimostrazioni concrete a mio avviso le ha date, dalla regolamentazione del fotovoltaico a terra all’ultima del piano casa. Possiamo quindi continuare ma sapendo che non si devono confondere i piani, perché siamo stati veramente in presenza di un evento eccezionale.
Chiudo allora dicendo anche questa ultima cosa. Sicuramente ci sono stati in passato dei limiti, non voglio negarlo, però i Comuni, le Province, la Regione, lo Stato, hanno concorso, ognuno per le proprie competenze, ad assicurare, per quanto possibile, la corretta gestione del territorio, circostanza che ha impedito che le conseguenze del maltempo fossero ancora più gravi. Questo dobbiamo sicuramente tenerlo presente, ma non deve significare che non dobbiamo costruire una legislazione più avanzata che sappia valorizzare il territorio e che sappia rispondere ai bisogni delle nostre comunità.
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marinelli.
Erminio MARINELLI. Sono passate tre ore dall’inizio della discussione, quindi sarò brevissimo, gli interventi di chi mi ha preceduto sono condivisibili nei contenuti, nei modi, nei toni, dunque non mi va di ripeterli, non è nel mio modo di fare.
Innanzitutto voglio esprimere il mio cordoglio e la mia vicinanza alle famiglie delle tre persone morte, due delle quali stavano andando a Civitanova a lavorare all’Eurosuole, cominciavano il turno alle cinque, quindi, precisi come tutti noi marchigiani, alle 4.30 si erano messi già in strada non certo pensando di trovare quel muro di fango e di morte. Quindi c’è un lutto nella nostra città, nell’azienda Eurosuole, nei confronti di queste due persone che vengono ricordate appunto come operai modello.
In una situazione del genere l’Assemblea legislativa non poteva non intervenire, quindi secondo me questa è la giornata della politica intelligente, quella politica che deve saper valutare seriamente la realtà del proprio territorio, della propria regione. Dovrebbe essere anche il giorno del silenzio, della meditazione, del pensare al nostro ruolo, di come potremmo intervenire per salvaguardare la nostra realtà sociale, strutturale ed economica.
Da molti anni non si verificava un evento del genere. L’abbiamo sentito dire anche dal Presidente Spacca nella sua relazione precisa, meticolosa, cronologica, molto ben articolata, in cui abbiamo indirettamente vissuto tutti quei momenti avvenuti nelle nostre realtà.
Un evento calamitoso vede ovviamente realizzarsi alcune condizioni. Intanto vi è l’imprevedibilità, l’eccezionalità, tanta acqua che cade in poco tempo, oppure possono esserci venti tali – parlo della costa – che da est impediscono il defluire delle acque in mare. Certo, non sono situazioni che si verificano tutti i giorni, ma sicuramente possono essere attenuate con una intelligente azione politica a livello regionale, provinciale e comunale.
L’esondazione dei fiumi, i smottamenti di terreni, i cedimenti di ponti, l’erosione di spiagge, le famiglie evacuate, il blocco degli investimenti produttivi, commerciali e agricoli, sono tutti danni rilevanti causati da questi eventi drammatici; tenuto peraltro conto che le nostre aziende sono già in difficoltà per le problematiche che tutti conosciamo.
Tutte le province marchigiane sono state colpite, la provincia di Fermo e Macerata forse ancora più duramente. Ed ora tutta la nostra comunità sta in ginocchio di fronte a una situazione che come scusante ha sì l’eccezionalità, ma che ha anche la necessità di essere discussa e avviata in modo diverso rispetto al passato.
E’ chiaro che è un dovere delle istituzioni, in primis della Regione e dello Stato, essere presenti in maniera fisica e materiale e con delle proposte condivise, determinate, decise e poi portate avanti da tutti.
Nella mozione che discutemmo in autunno sull’erosione della costa il discorso da più parti venne poi ovviamente portato anche sul dissesto idrogeologico. Non poteva essere diversamente. Se teniamo conto dell’economia che gira attraverso il problema della costa è eclatante. Ma il dissesto idrogeologico interessa tutta la nostra regione, dalla montagna alle colline e al mare.
Del dissesto idrogeologico se ne è quindi parlato ampiamente, ma per questa evenienza così grave e difficile bisogna purtroppo di nuovo parlarne, prendendo degli impegni seri indipendentemente dalla propria responsabilità politica e dalle difficoltà economiche.
Già nel 1999 Legambiente ci diceva che il 99% dei Comuni marchigiani è a rischio idrogeologico. Nella relazione del Presidente del consiglio dei geologi del gennaio 2011 si legge che l’82% dei comuni sul proprio territorio ha almeno un’area ad alto rischio di frane e alluvioni. E purtroppo tutti i 239 comuni delle Marche hanno almeno un’area sottoposta a tale rischio.
Occorre quindi una politica sana, diversa. In questi giorni anche l’Assessore Viventi ha detto che la Regione deve tornare ad avere una centralità nelle questioni urbanistiche, considerato che attraverso le Province si è perso il controllo del territorio.
Chi vi parla è stato Sindaco, se tornassi indietro forse non farei determinate scelte, lo dico molto tranquillamente ed onestamente.
Abbiamo tutti la necessità di salvaguardare il nostro territorio non soltanto a parole e non solo in occasione di eventi calamitosi. Bisogna essere seri, ammettere gli errori che si sono commessi – sicuramente io li ho fatti – e cercare in futuro di intervenire per evitare momenti tragici e difficili come quelli di cui parliamo oggi.
Di momenti così difficili io li ho vissuti a Civitanova il 18-19 novembre 2000 quando ci fu un’alluvione circostanziata, grazie a Dio non ci furono vittime, ma comunque ci furono danni notevoli a livello produttivo. Da questo evento è partita un’attenzione particolare - io ero Sindaco dal 1995, forse potevo fare anche qualcosa prima –, si è intervenuti sulle strutture agricole, le famose scoline che ora non ci sono più, si è aumentata l’altezza dei ponti, si è cercato di tenere il più possibile puliti i fossi, facendo anche una intelligente politica ambientale attraverso le scuole, si sono alzati i sottopassi, insomma, cercando di fare ciò che non era stato fatto. Infatti dalle difficoltà di questi giorni ci siamo salvati, dei danni ci sono stati, ma non della grandezza degli altri comuni vicini.
Certamente facciamo benissimo a chiedere il riconoscimento dello stato di calamità e di emergenza, come pure occorre intervenire per i Comuni cercando di non far rispettare il patto di stabilità a quelli che hanno avuto difficoltà, oppure a livello economico intervenire con risorse proprie, dello Stato ed europee. Ma soprattutto dobbiamo far sì che sul nostro territorio, sulle nostre città, sulle nostre province la nostra azione politica sia forte e determinata. Non possiamo far diversamente. Dopo ogni calamità o dopo una situazione luttuosa come quella che è capitata non possiamo solo piangerci addosso.
Dunque mi auguro ci sia volontà da parte di tutti, ma avendo oggi ascoltato tutti gli interventi con estremo interesse, sicuramente c’è.
Infine voglio rivolgere un ringraziamento alla protezione civile - grazie dott. Oreficini - seppure ce ne ricordiamo, ovviamente, quando deve intervenire. Io ho avuto l’opportunità di aver lavorato da Sindaco con Vincenzo Berdini, che lei conosce, uomo di prima linea. Ho appreso con dispiacere che avete delle difficoltà economiche, ma grazie alla protezione civile il nostro parco macchine a Civitanova è notevole e siamo all’altezza di poter intervenire. Quindi siete stati eccezionali. Come sono stati eccezionali i vigili del fuoco e le forze dell’ordine. Ed il mio è veramente un grazie non dovuto ma fatto con il cuore.
Invito tutti all’unità, all’intelligenza, ed invito almeno per questa circostanza a considerare le Marche non una regione al plurale bensì al singolare.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.
Daniele SILVETTI. Innanzitutto mi accodo alla considerazione molto positiva fatta sull’operato della protezione civile della nostra regione, che ha agito anche questa volta con solerzia, prontezza e puntualità; non a caso si è meritata i complimenti anche del Governo nazionale.
Questo è dunque sotto gli occhi di tutti. Così come è sotto gli occhi di tutti, purtroppo, il fatto che non tutte le nostre amministrazioni comunali sono invece sempre così solerti e pronte a recepire o le varie allerte meteo oppure le varie indicazioni che vengono tempestivamente lanciate dalla protezione civile. Purtroppo questo dispiace perché spesso malvolentieri vediamo città sotto condizione.
Però da fare c’è anche una considerazione politica, introdotta dal Consigliere collega Giancarli, Presidente della IV Commissione. Ossia, proprio questa Commissione in data 27 gennaio 2011, quindi pochissimo tempo fa, si è riunita a Jesi, alla presenza dell’Assessore Donati e di un certo numero di tecnici e funzionari della Regione, per affrontare il tema delle aste fluviali, dei corsi d’acqua, insomma, di tutte quelle questioni che, purtroppo, per quello che accaduto, oggi sono di grandissima attualità.
Per carità, quello che è accaduto – è giusto premetterlo - ha assolutamente condizioni di eccezionalità, per consistenza, per omogeneità. Ma in quella circostanza la IV Commissione da una parte prendeva atto della relazione tecnica dei funzionari che sollevarono alcune questioni in termini di risorse, di organizzazione, di prevenzione, di lacune di programmazione e di impellenze di cui appunto necessitava e necessita tuttora il nostro territorio. Dall’altra - ma non siamo qui a chiedere le dimissioni dell’Assessore Donati, in questo momento sarebbe quanto mai inopportuno - veniva registrato un atteggiamento piuttosto sconcertante. Perché? Perché di fronte appunto a relazioni tecniche, puntuali, precise e purtroppo anche estremamente allarmanti, la risposta politica che veniva da un esponente con delega specifica, dall‘Assessore Donati, dava dimostrazione del suo assessorato di totale inadeguatezza o addirittura di totale clamorosa incapacità di poter rispondere politicamente e strategicamente non tanto alle già nostre esistenti perplessità quanto alle relazioni dei tecnici.
Questa è una considerazione che andava fatta, al di fuori della comune e concorde volontà politica di voler dare al territorio risposte quanto mai celeri. Così come celere, ripeto, è stato l’intervento e impegno della protezione civile.
Auspico che il viaggio del Presidente Spacca a Roma non si tramuti solo in viaggio della speranza, ma che molto presto, cioè nelle prossime ore, si tramuti in fatti concreti. Così come spero siano determinanti le azioni dei nostri Deputati di maggioranza e di opposizione al Governo.
Certamente questa partita è particolarmente importante ed urgente, seppure ci siano ancora delle partite da dirimere, ad esempio le alluvioni del 2006 ancor oggi in fase di definizione per ciò che riguarda i risarcimenti ai privati, e parliamo ormai di cinque anni fa.
Ecco perché ritengo debba essere pronta la risposta politica, l’intendimento politico unitario di tutta l’Assemblea legislativa. E per il futuro occorre fare questo prendendo spunto dalle numerose osservazioni fatte. Ed ovviamente non c’è soltanto un problema di prevenzione o di salvaguardia del territorio, c’è anche un grave deficit di programmazione. Il fatto che questa Regione non si sia ancora dotata di un nuovo strumento urbanistico la dice lunga su quel disservizio che a cascata potrebbe andare a ripercuotersi sugli enti locali.
Abbiamo ora avuto modo di apprendere quali sono i vari documenti proposti dalle diverse parti di questa Assemblea e che ovviamente sono piuttosto coincidenti. Per cui non faremo mancare il nostro apporto sincero e convinto.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acquaroli.
Francesco ACQUAROLI. Intanto mi associo personalmente al cordoglio espresso alle famiglie e alle comunità per le vittime che purtroppo si sono avute da questa drammatica vicenda.
Un ringraziamento personale lo voglio rivolgere anche per lo sforzo, l’impegno e la dedizione della protezione civile che anche questa volta è stata all’altezza di intervenire in tutte le necessità delle comunità colpite da queste esondazioni. Esondazioni che hanno veramente messo a grave rischio la salute e la sicurezza dei cittadini, delle imprese, di tutto il nostro tessuto sociale ed economico.
Certamente tutta la regione Marche è stata colpita e quindi, come è stato detto prima, va ritenuto un soggetto unico, però al fine di risollevare i territori colpiti sarebbe sbagliato e particolarmente grave se non si andranno a riconoscere le priorità.
Credo debba essere posta un’attenzione particolare alle province del sud delle Marche, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno, che hanno subìto un colpo veramente importante. Un duro colpo inferto non soltanto alle infrastrutture o alla sicurezza, ma direttamente anche alle piccole e medie imprese e al suo indotto. Quell’indotto che è centrale per la vitalità del nostro territorio, per la cultura dell’impresa, come pure per l’occupazione già colpita in maniera pesante e grave da una crisi economica globale.
In questi giorni ho cercato di essere presente e attento nei confronti delle zone colpite, perché ritengo che le istituzioni debbano anche svolgere un ruolo di presenza soprattutto nei momenti difficili della comunità.
Della nostra comunità marchigiana, che dobbiamo saper guardare con attenzione e con rispetto, dobbiamo essere profondamente orgogliosi. Sin dai primi momenti, gli imprenditori, gli operai, sono stati tutti presenti e uniti a fronteggiare l’emergenza insieme alle autorità. Anche nei giorni successivi è stato dato il massimo affinché si potesse operare una lenta ripresa, che appunto sta avvenendo proprio grazie al loro sforzo, a quello della protezione civile e delle autorità competenti.
Questo però avviene anche nel totale sconforto. Infatti tante zone colpite da questa ultima grave calamità erano già state colpite da una precedente nel 1999. Mi riferisco alla valle del Chienti ed in particolare alla valle del Potenza. Allora da parte del Governo centrale non era stato neppure riconosciuto lo stato di emergenza. E’ vero che la zona colpita nel 1999 era più limitata, ma le imprese hanno dovuto pagare comunque di tasca propria la ripresa delle loro attività. Ed oggi le stesse, in un momento di crisi ancora più grave, si vedono costrette a subire nuovamente una calamità pesante.
Pertanto se non vedremo un impegno forte da parte delle istituzioni ho timore che alcune imprese non riusciranno ad aprire; qualche imprenditore mi diceva che pensa infatti di non riaprire proprio perché non è messo nelle condizioni di poterlo fare.
Quindi, come dicevo, c’è anche un totale sconforto, sicché dobbiamo riflettere su questa lenta ripresa e sapervi fronteggiare in tutte le maniere.
Sicuramente il primo punto è il ripristino delle infrastrutture danneggiate, sono queste che garantiscono la mobilità sul territorio, poi dobbiamo intervenire nei dissesti idrogeologici, le numerose frane, dobbiamo mettere in sicurezza gli edifici che ancora non lo sono.
Un’altra priorità a cui dobbiamo far fronte in maniera forte è il riavvio delle imprese. Perché esse, come ho detto poc’anzi, sono veramente il cuore pulsante della nostra economia locale. Nella valle del Potenzia e del Chienti – che sono le zone che mi competono, sono quelle che conosco di più – opera la classica impresa marchigiana a conduzione familiare, con pochi operai, che non ha colori ma si aspetta comunque una risposta chiara e determinata da parte di tutti.
L’agricoltura. La nostra è una regione che vive e ha vissuto per tanti anni di un’economia e di una cultura agricola. Un settore che non è sicuramente in crisi per colpa di questo grave evento, lo è da tantissimi anni. Un settore dunque che deve vedere un impegno e una vicinanza da parte delle istituzioni. Sicuramente ha bisogno di una ristrutturazione più globale, ma in questo momento una particolare che è quella appunto del riconoscimento del danno. Altrimenti si rischia di perdere un’esperienza, si rischia di perdere una ricchezza. Una esperienza ed una ricchezza che sta anche nel controllo del dissesto idrogeologico, nella cura del territorio, nella prevenzione dei disastri di origine naturale.
Quindi occorre un’attenzione particolare che va data sicuramente con la presenza e con l’emergenza, ma subito dopo con un sostengo reale ad un settore che è nevralgico nella cura del territorio e nella prevenzione di questi disastri.
Non voglio ripetere quello che è stato detto dagli altri colleghi, ma voglio comunque sottolineare che l’esplosione non controllata dello sviluppo urbanistico e industriale che c’è stata in questi anni nella regione Marche, con una decentralizzazione di regia unica rispetto alla Regione, ha portato sicuramente ad esperienze sbagliate, che quindi responsabilmente è ora di fermare.
L’Assemblea legislativa regionale secondo me deve riappropriarsi di una regia forte, di una regia unica, che governi e determini le scelte del territorio e di tutela dell’ambiente. Ma non una tutela che si richiami ad una ideologia politica o a demagogia politica, bensì una cura reale dell’ambiente, di salvaguardia delle aree, soprattutto con uno stop allo sviluppo su aree esondabili. Il fatto che si sia costruito in zone limitrofe ai fiumi, per le quali è comprovato che sono a rischio esondazione, è una responsabilità che la politica si deve assumere. La politica non deve più cadere in questi tranelli, non deve più cadere in certe tentazioni. Perché l’evento della calamità naturale non è più sporadico ma sta diventando ciclico. Infatti nel 1999 è successo nella valle del Potenza, nel 2006 nell’osimano, ed oggi in maniera forte si è abbattuto al centro della nostra regione. Ripeto, non dobbiamo più considerarlo come un evento sporadico bensì come un evento ciclico, e non considerarlo tale è estremamente pericoloso.
Sicuramente occorre più attenzione anche alle segnalazioni. Girando in questi giorni mi è stato detto che era stato già segnalato lo stato di abbandono di alcuni letti e la pericolosità di alcuni tratti. Segnalazioni fatte ai Comuni, alle Province, alla Regione, ma che sono state eluse, addirittura non hanno avuto risposta. Mi riferisco in particolare ad una lettera fatta da un imprenditore nell’ottobre dello scorso anno che si preoccupava di quello che poteva accadere in caso di una calamità naturale o di piogge insistenti. Quella purtroppo è stata solo una lettera di preludio a un disastro!
Occorre dunque monitorare, occorre sollecitare gli enti locali a un monitoraggio reale, creando una cabina che possa prevenire i disastri. Quei disastri che costano in termini finanziari, di vite umane e di competitività del nostro territorio.
Dobbiamo riappropriarci della funzione del governo del territorio e dobbiamo farlo con una legge urbanistica nuova. Dobbiamo farlo in maniera repentina, senza farci spingere dagli eventi, assumendoci le nostre responsabilità, e senza essere tirati per la giacca dai vari enti locali che rincorrono più una vittoria elettorale anziché un futuro dignitoso per la nostra regione. Lo dobbiamo fare, dicevo, assumendoci le nostre responsabilità, cercando di dare delle risposte serie, ma non solo con la vicinanza, ma prendendo decisioni che a volte possono essere anche pesanti.
Anch’io, Consigliere Ricci, non sono d’accordo nel gravare le tasche dei cittadini, però dobbiamo pure considerare un aspetto, ossia quello della solidarietà, non possiamo certo abbandonare a se stessi chi ha avuto questa disgrazia.
Vado alle proposte. Tra tutte quelle fatte vorrei aggiungere quella di una vicinanza riguardo soprattutto alle imprese colpite. Ovvero come Regione Marche dovremmo farci interlocutori nei confronti degli istituti di credito, degli istituti di leasing, affinché vengano sospesi i mutui, i leasing e tutti gli altri aspetti finanziari, finché le imprese stesse non siano in grado di essere solvibili.
Un altro aspetto è sicuramente il monitoraggio.
Con i Consiglieri Massi e Marinelli sono stato promotore di una mozione per la provincia di Macerata, venne scritta a caldo durante le ore dell’esondazione, quando il dramma che stava vivendo il territorio era ancora vivo. Quella mozione la reputo importante, è per stabilire anche una scala di priorità. Non voglio fare del campanilismo, il nostro territorio sicuramente non è un territorio che piange, ma proprio perché non piange mai, nel momento in cui ha realmente bisogno credo vada messo, insieme agli altri territori colpiti, un occhio di riguardo, un’attenzione in più nei confronti di chi rischia di perdere tutto.
Concludo dicendo che non è il caso di fare sciacallaggii politici rispetto al Governo centrale o rispetto a quelle che sono le nostre funzioni, dobbiamo veramente unirci tutti, quindi anche l’Assemblea legislativa regionale - come hanno fatto gli imprenditori, le famiglie, rimboccandosi le maniche - deve dimostrarsi all’altezza della situazione.
Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cardogna.
Adriano CARDOGNA. Il partito dei Verdi, che qui rappresento, da decenni chiede una diversa modalità di gestione del territorio connessa agli attuali modelli di sviluppo economico.
Io non ho chiesto di intervenire subito perché volevo prima ascoltare, ed ora devo dire che sottoscrivo tutti gli interventi fatti fin qui.
La situazione è drammatica, e interamente l’ho compreso questa mattina dopo l’applauso sommesso, come chiedeva la situazione, che l’Assemblea ha riservato alla relazione del Presidente Spacca.
E ciò che è contenuto in quella relazione, che, non solo da oggi, non è più rinviabile, è già compreso nel programma di governo della IX legislatura.
Bene la protezione civile, bene la ricognizione degli eventi e degli effetti, bene i provvedimenti per l’emergenza, bene le proposte per il medio periodo.
Però vorrei ora avanzare di nuovo la richiesta al Presidente dell’Assemblea legislativa e all’Ufficio di Presidenza di verificare l’opportunità, senza nulla togliere a questa importante seduta di oggi, di convocare una Assemblea legislativa aperta ad esperti, alle categorie, alle forze sociali, alle associazioni ambientaliste riconosciute dalla nostra Regione. Un momento dove i Consiglieri possano avere un confronto - al di là delle proprie sensibilità, al di là delle necessità che per la drammaticità con cui sono emerse impongono a tutti noi toni di grande ragionevolezza e di grande concordia –, dove si possano esprimere nel merito di ciò che è emerso da questa odierna consultazione. Affinché si potrà dare mandato alla IV Commissione di fare una sintesi di quella giornata e proporre all’Assemblea legislativa, come posso dire, un documento o delle proposte di linee strategiche o delle linee guida, insomma qualcosa che faccia riappropriare – come chiede anche l’ultimo intervento che ho ascoltato - questa Assemblea, che rappresenta l’intera comunità regionale, di un compito di indirizzo in situazioni drammatiche come quella di cui stiamo discutendo oggi. Situazioni drammatiche che hanno origine molto indietro nel tempo e che nessuno di noi, vista la situazione data, ha saputo curare in modo adeguato. Affinché, dicevo, l’Assemblea legislativa possa dare al Governo di questa Regione un mandato su delle linee strategiche di indirizzo che individuino le priorità per il breve, medio e lungo periodo.
Non sono bene quali possano essere le modalità con cui perseguire questa mia proposta, è una richiesta che rivolgo al Presidente e all’Ufficio di Presidenza, ma chiedo ai colleghi di sostenerla.
Vero è che dall’emergenza che sta attraversando la nostra regione, come un po’ tutte le regioni d’Italia, ancora non se ne esce. C’è stata una crisi molto particolare, c’è è stato un anno definito horribilis, siamo passati attraverso una manovra estiva i cui effetti devono ancora manifestarsi, per noi come per tanti altri, ed ora abbiamo l’emergenza alluvione. Una emergenza ambientale a tutti gli effetti, una emergenza che porta alla luce i limiti di uno sviluppo – tutti oggi lo hanno riconosciuto – che dunque vanno superati nel più breve tempo possibile.
C’è una crisi conclamata ossia la crisi del rapporto tra la comunità regionale e tutto il suo territorio. Un territorio in crisi non soltanto nei suoi aspetti fisici e geografici, ma in quanto contenitore di tutte le attività umane, sia quelle che attengono alla nostra vita privata, sia quelle che attengono all’economia di questa regione.
Credo che tutti abbiano ora compreso che cosa voleva dire essere tra le prime tre regioni italiane a rischio di dissesto idrogeologico. Ci chiedevamo: “Ma cosa vorrà dire?”. Guardavamo la televisione e vedevamo la Sicilia, il Veneto, pensavamo non ci riguardasse. Così non è!
La crisi di questo rapporto inizia da molto lontano, coinvolge tutto il Paese in senso geografico e sociale. E se vogliamo essere onesti c’è solo una parola da usare e una sola cosa da fare: autocritica! Tutti, nessuno escluso, dal cittadino, agli uomini e alle donne delle istituzioni intesi sia come politici sia come burocrazia amministrativa. Tutti abbiamo smarrito il senso dei beni comuni. Tutti! Anzi, molti non sanno neppure di che cosa si parla, è un concetto che in questi ultimi cinquant’anni abbiamo dimenticato.
La politica però ha le sue responsabilità, anzi, ha quella principale. E ancora prima della politica vengono gli eletti a tutti livelli. Perché se non saremo capaci di riportare sulle nostre persone questa responsabilità da questa situazione, nonostante le nostre unanimi dichiarazioni di comprensione del problema, non ne usciremo.
Quindi principalmente occorre la responsabilità politica e personale degli eletti, di tutti gli eletti, principalmente di quelli che in situazioni come queste devono saper rappresentare un’intera comunità colpita nei suoi interessi più generali e più intimi.
Su richieste di chiunque – tutti l’abbiamo riconosciuto - per dare delle risposte immediate a dei bisogni siamo sempre lì a forzare leggi, regolamenti, strumenti di programmazione, seppure siano i più avanzati e condivisi possibili.
Sulle cause di quello che è successo non mi dilungo, sono state tutte perfettamente individuate. Credo però che abbiamo il compito di far rifiorire una cultura della responsabilità del bene comune, e più che a noi a nessun altro compete.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti.
Luca ACACIA SCARPETTI. Dopo quattro ore di dibattito non vorrei ripetermi, molti lo hanno detto ma io proprio lo vorrei fare.
Questo è un tema che mi sta molto a cuore, tant’è che il Gruppo a cui appartengo ha presentato delle mozioni, una delle quali, però, si discosta in maniera abbastanza marcata dalle altre. Per cui chiedo se le mozioni presentate vanno in votazione, perché il mio intervento lo legherei semmai a quella mozione. C’è qualcuno attento che sa rispondermi? Presidente, chiedo se le mozioni presentate andranno in votazione o meno.
PRESIDENTE. Si sta lavorando a una proposta di risoluzione unitaria di tutte le mozioni presentate.
Luca ACACIA SCARPETTI. Però una risoluzione rispetto a una mozione è difficile farla, perché, ripeto, si discosta dalle altre, lo sa anche lei che l’ha firmata. Ma non perché sia più dotta, anzi, forse è anche più gretta, però io…
PRESIDENTE. Se è diversa rispetto alle altre andrà votata a parte, ora vediamo, per il momento si sta lavorando su una proposta di risoluzione per quelle mozioni che sono molto simili.
Luca ACACIA SCARPETTI. Allora, Presidente, chiedo magari di farla scorrere in fondo a tutte, riservandomi poi, in base a cosa deciderà la segreteria e l’Aula, di fare o meno l’intervento.
PRESIDENTE. Bene, Consigliere Acacia Scarpetti. Ha ora la parola il Consigliere Latini.
Dino LATINI. Sarò molto breve, intervengo rilevando i tre punti che a mio avviso non sono stati esplicitati nel loro contesto effettivo. Seppure gli interventi che mi hanno preceduto sono non solo condivisibili e sottoscrivibili, ma certamente adeguati all’importante Assemblea che stiamo svolgendo.
Il primo punto è che non ci siamo ricordati dell’impegno straordinario che la Regione mette in questo contesto. Parlare di 74 milioni e più di euro messi in pronto cassa immediatamente dopo gli eventi che hanno colpito quasi tutte le cinque province della regione, significa avere non soltanto la capacità di essere pronti all’emergenza in termini di contatto tra pubblica amministrazione e popolazioni colpite, ma anche saper suddividere, attraverso le disponibilità finanziarie, che come tutti sapete sono ben poche, gli interventi che devono apparire concreti alle popolazioni e alle imprese che sono state colpite da questo stato emergenziale.
Ci sono 48 milioni per il dissesto idrogeologico, 20 per la ripresa dell’occupazione, di cui 2 attraverso il fondo di garanzia, 6 per l’agricoltura, soldi che significano un intervento concreto, vero, efficace, che, vi assicuro, coloro che hanno subìto questi danni sapranno apprezzare in quanto sono quelli che riceveranno più direttamente per il risarcimento dei danni subiti.
Vorrei inoltre segnalare un altro aspetto che non è stato sottolineato a sufficienza. Si chiedono agli enti locali, a cominciare da Comuni e Province, due ordini di interventi, che in parte condivido, senza però renderli responsabili se non colpevoli sia di quello che è successo sia di quello che potrebbe succedere. Si chiedono cioè interventi immediati a Comuni e Province affinché diano risposte alle famiglie colpite, ai loro beni mobili e immobili registrati, alla situazione di case, industrie, ecc.. Ma se non ci sarà una deroga del patto di stabilità questi interventi rischieranno di essere impossibili dal punto di vista ordinamentale dell’assetto amministrativo dei Comuni.
Noi viviamo nella logica del patto di stabilità che, come diceva giustamente il Consigliere Zinni, deve essere rispettato, ma in questa situazione deve per forza sforare per quanto riguarda, appunto, l’evento storico che stiamo vivendo. Se lo si fa per i grandi eventi, quelli che rappresentano il fiore all’occhiello della popolazione della zona interessata, lo si deve ancor di più fare per rendere funzionali gli enti locali, per metterli in grado di dare risposte immediate. Perché poi quando parliamo di dove portare il fango, di come far ripartire e riaprire le strade, di come intervenire per la pulizia di intere zone dobbiamo pensare che queste spese gravano prima di tutto sul primo elemento della protezione civile, ossia sul Comune e la Provincia interessata.
Comuni e Province saranno sicuramente responsabili, ma io li difendo a spada tratta e in maniera omnicomprensiva di quello che è successo anche in passato. Non dobbiamo dimenticare che né Comuni né Province hanno mai svolto azioni di abusi edilizi se non legittimamente attuando dei piani regolatori. E se il piano regolatore c’è vuol dire che c’è uno strumento urbanistico approvato in tutte le sue componenti e in tutte le sue direzioni.
Meglio interpretare questa grande urgenza con l’invito lanciato dal Governatore, che condivido appieno e quindi da cogliere subito in senso pratico. Ossia di pensare, in attesa della nuova legge urbanistica, a norme transitorie in grado di contenere, anche in senso quantitativo, l’edificato, seppure è solo uno dei profili di quello che è successo, nel senso tradizionale del termine, nel senso dell’orizzontalità. Ripensare cioè al costruito sul costruito, all’edificazione e anche a un nuovo modo di intendere la città.
Questo però va oltre a quello che invece dobbiamo affrontare, che appunto è lo stato dell’emergenza, che non si chiuderà certamente domani ma ci vedrà impegnati per alcuni mesi.
Vorrei qui ricordare l’esperienza del 2006, allorché il Governatore Spacca, e con lui l’intera Amministrazione regionale, Giunta, dirigenti e funzionari, seppe, con grande intelligenza, coinvolgere non soltanto le persone interessate attraverso i vari comitati, non soltanto gli enti locali, ma anche e soprattutto lo Stato, attraverso il Governo nazionale e i rappresentanti della regione Marche in Parlamento, per una risposta che allora fu veramente immediata, perché i fondi arrivarono nell’importo dovuto a distanza di sei-sette mesi dalle richieste.
Ecco, vorrei che anche in questo caso, essendo governi diversi, essendo mandati amministrativi regionali diversi, ci siano – su questo sono d’accordo con chi mi ha preceduto – unanime intenzioni e unanime unità d’intenti affinché il risarcimento sia vero ed effettivo.
Nel concludere chiedo che come risoluzione ci si rifaccia alla relazione del Presidente della Giunta regionale, affinché su quella si possa poi operare in concreto, tenendo conto sia degli spunti immediati sia delle finalità ulteriori in termini di riassetto e di mitigazioni dei territori colpiti.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Foschi.
Elisabetta FOSCHI. Intervenendo quasi a chiusura del dibattito di oggi non posso fare altro che raccogliere l’appello a lavorare unitariamente. Ma ci mancherebbe altro, aggiungo, che su una vicenda come quella che ha colpito l’intera regione non fossimo uniti a lavorare senza speculazioni di sorta.
Dunque si parta da oggi, come ricordava il collega Natali, con il riconoscimento di stamattina al Consiglio dei Ministri dello stato di emergenza per la nostra regione e si lavori affinché i passi successivi vadano nella direzione migliore per il nostro territorio.
Quindi serietà e attenzione. Però la stessa serietà e attenzione chiedo alla Giunta che venga riservata anche nel momento in cui si andranno ad impiegare quei seppur pochi finanziamenti.
Stamattina c’è stata una sorta di coro per sottolineare che gli stanziamenti anche a livello nazionale non sono mai sufficienti. Il Presidente Spacca nella sua relazione diceva che per quanto riguarda la difesa del suolo il Ministero dell’ambiente per circa un decennio non ha assegnato risorse alle Regioni e solo nel 2010 con questo Ministero si è sottoscritto un accordo di programma per la realizzazione di vari interventi. Però a dir la verità nel 2006 c’è stato un decreto del Ministero dell’ambiente, il 632, che prevedeva alcune azioni da realizzare nelle Marche per la mitigazione del rischio e del dissesto idrogeologico. La somma complessiva sinceramente non la conosco, però conosco una parte degli interventi previsti da questo decreto, che erano concertati con l’amministrazione regionale di allora e con quegli enti comunali che hanno beneficiato di alcuni contributi.
Bene, il decreto del dirigente della posizione di funzione difesa del suolo del 2007 stanziava al Comune di Urbino 2 milioni di euro provenienti da quell’accordo sottoscritto con il Ministero di Pecoraro Scanio – qui mi rivolgo al collega Cardogna che faceva appello all’attenzione e soprattutto alla necessità di evitare costruzioni, di salvaguardare l’ambiente – per risanare un versante importante di una città che conosco bene, appunto Urbino. Il versante sud est andava risanato, presentava un dissesto idrogeologico, quindi benvengano 2 milioni di euro. Ma qual è la cosa che mi ha garbato poco? Guardando l’atto del Comune, o meglio, la gara per assegnare i lavori, leggo: “Verbale di gara per l’appalto dei lavori di risanamento del versante sud est del centro storico – e mi va benissimo – con costruzione di asse attrezzato e impianto di risalita da ex Fornace Volponi a Via Santa Chiara”. Allora, che cos’è Via Santa chiara e cos’è l’ex Fornace Volponi. Via Santa Chiara è un complesso monumentale importantissimo in pieno centro storico, l’ex Fornace Volponi è una zona dove vi era una fornace per la produzione di mattoni e che è poco lontana dal centro, in cui c’è il progetto di costruire un centro direzionale, un centro commerciale. Un progetto assegnato ai privati, con l’impegno del pubblico a realizzare un impianto di risalita. Ora non voglio entrare nel merito se sia opportuno o meno in una città patrimonio dell’Unesco fare un centro commerciale a ridosso delle mura, non apro questo dibattito, ma mi chiedo, i 2 milioni di euro stanziati dal Ministero dell’ambiente sono stati spesi al meglio con questa individuazione? Siamo sicuri che quei 2 milioni di euro non potevano essere investiti per reali dissesti idrogeologici e non per trovare il modo per recuperare finanziamenti per fare un impianto di risalita che collega il centro a un nuovo centro commerciale da realizzare da parte dei privati?
Io sinceramente ho qualche dubbio. Penso che quei 2 milioni di euro potevano essere utilizzati davvero per problemi di dissesto idrogeologico e non per la costruzione di un impianto. Se quello si vuole realizzare almeno si vadano a cercare i soldi da qualche altra parte, e non impoverire un fondo che poi si viene qui a dire è sempre troppo esiguo per la necessità e per le emergenze che si verificano purtroppo sempre più spesso sul nostro territorio.
Quindi io ci sto, andiamo avanti unitariamente, cerchiamo di fare le scelte migliori, però che non accadano cose di questo tipo. Perché credo davvero di poter dire, senza tema di smentita, che quei finanziamenti potevano essere impegnati diversamente. E forse oggi qualche Sindaco della mia provincia non direbbe sui giornali che ha bisogno di 1 milione e mezzo di euro, quando ancora quei 2 milioni non sono serviti a risanare alcunché.
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marcolini.
Pietro MARCOLINI. Presidente Solazzi, purtroppo il Presidente ha l’obbligo di una registrazione nazionale con il telegiornale, quindi non può essere qui a raccogliere i risultati di una giornata di dibattito proficuo, che la risoluzione che alcuni Capigruppo hanno presentato mi pare sintetizzi.
Vorrei partire da una considerazione preliminare, ossia dalla felice inversione di senso comune che ha fatto Erminio Marinelli poco fa a proposito di una regione al plurale, che ogni tanto va forse invertita con una coniugazione singolare. Penso che sia una felice sintesi sulla quale c’è stata una convergenza ampia questa mattina. Perché c’è il momento del confronto, del contrasto politico per le linee di programma diverso e c’è il momento dell’emergenza in cui tutti quelli che hanno la possibilità di prendere un secchio d’acqua per spegnere un incendio si fanno avanti.
Questo mi pare sia stato il clima positivo di questa mattina, che risponde ad un’esigenza di rappresentanza della nostra comunità regionale, a cui ha fatto fronte il Presidente ieri nell’incontro con il Governo, a cui hanno prontamente risposto la protezione civile, i funzionari, i Comuni che si sono immediatamente animati per rendicontare in maniera ineccepibile l’ampiezza e la profondità del danno e per trovare un’interlocuzione in nome di un bisogno e non in nome di una pretesa oppure di una rivendicazione politica o di una logica politica estorsiva di minaccia.
Questo è dunque il tono di fondo che tutti quanti gli interventi, senza distinzione, hanno presentato stamattina in quest’Aula.
Se mi consentite vorrei riprendere due o tre punti degli elementi tornanti del dibattito. Il primo è di natura strutturale, riguarda lo smarrimento in cui spesso ci troviamo di fronte a fenomeni della natura imprevedibili. Rispetto a questo c’è quella ambivalenza che molti hanno sottolineato, a partire dal Presidente nella sua ampia ed equilibrata relazione. I tecnici, gli scienziati del tempo, ci dicono che questi flash flood si ripetono con un’intensità assolutamente inedita negli ultimi anni e il rapporto causa-effetto con il riscaldamento del pianeta e i problemi ad esso collegati stabiliscono un nesso funzionale. Questo però da solo oscura il problema di una corretta gestione del territorio, come richiamavano molti interventi, fra tutti ricordo quello della Consigliera Romagnoli. Penso non sia sufficiente. Bisogna cioè riflettere sulle responsabilità dell’aggravamento della situazione e di una maggiore consapevolezza nel governo del territorio, che è la parte finale, quella diciamo propositiva che si trasformerà nei prossimi giorni anche in proposte di legge e di atti amministrativi. Ossia quella che fa riferimento a una nuova strumentazione per il governo del territorio, che aggiorni la legge 34/1992, appunto la legge urbanistica del governo del territorio. Che rispetto a un’ipotesi incontrollata o di accompagnamento semplicemente correttivo di nuova occupazione del territorio marchigiano diventi invece una torsione ben più consapevole in nome della sostenibilità ambientale, secondo la parola d’ordine dell’Europa 2020, quindi, sostenibile, intelligente, inclusiva e solidale.
Sostenibile significa costruire sul costruito, significa addensare la città, lasciare la terra all’agricoltura e i fiumi alla natura, tutelare il paesaggio, direzionare gli investimenti al lavoro e non alla rendita. E in questo ridefinire un ruolo autorevole programmatorio della Regione più penetrante di quanto non abbiamo fatto negli ultimi anni, pur segnalando una profetica impostazione, quella del PPAR, volta alla tutela e all’indirizzo della strumentazione urbanistica e di governo del territorio.
Citavo prima, durante l’intervento del Consigliere D’Anna, una serie storica pubblicata dal nostro Servizio territorio ambiente. Dal 1954 al 2007, con una serie storica di oltre 50 anni, ogni anno nella regione sono stati consumati oltre 450 ettari, più di 1 ettaro e 20 al giorno. Questo per un lungo periodo come il frutto naturale dell’espansione dell’impresa, della necessità di spazio che l’impresa aveva, dello sviluppo economico che come conseguenza naturale aveva questo consumo indiscriminato di territorio.
Voglio ricordare al Consigliere Cardogna, che sul versante della forestazione è stato un pioniere, che quando si passa dal set aside - la parola d’ordine sul piano europeo -, dal far riposare il territorio e di pagare per il riposo del territorio, al 2980 che sostiene la forestazione, c’è alla metà degli anni novanta un cambio di registro.
Penso allora che non sia retorico recuperare alcune parole d’ordine che si sono mantenute vive in questi anni, la carta della montagna, il riequilibrio territoriale. Perché come molti interventi hanno sottolineato, l’origine del mancato controllo dei fondovalle vicino la costa dipende fondamentalmente anche dalla buona manutenzione delle colline, delle alte colline e delle montagne delle nostre aree interne.
Quindi insieme all’occupazione e all’impermeabilizzazione del territorio accompagnato dallo sviluppo economico e produttivo, c’è anche un consapevole problema di manutenzione dell’ambiente naturale con il rimboschimento, la cura dell’assetto idrogeologico, la cura ambientale. Per cui l’ultimo regolamento comunitario, per dirlo in altri termini, premia la stessa presenza. Non si complica più la vita dicendo “diamo contributi all’agricoltore per le produzioni biologiche o per il riposo del terreno”, ma semplicemente perché lì ci stia una presenza umana volta alla conservazione dell’ambiente. Questa è l’ultima tornata che mi pare quella più “liberale” e al contempo quella più efficiente.
Penso che da questo punto di vista le proposte qui avanzate su una maggiore consapevolezza e un aggravamento delle misure di contenimento dell’occupazione del territorio, insieme a una revisione della strumentazione urbanistica e territoriale, siano gli elementi cruciali. E dovremmo approfittare dell’opera di ricostruzione utilizzando il modello che è stato giudicato esemplare, quello che abbiamo impiegato per la ricostruzione delle aree colpite dal sisma del 1997, che pur avendo impiegato qualche cosa come 8 mila miliardi di vecchie lire, non ha avuto un incidente di percorso, non ha avuto un condannato (un’impresa o funzionario pubblico) nell’opera di ricostruzione.
Accolgo quindi ben volentieri l’indicazione di chi diceva di tenere informata l’Assemblea legislativa, quindi tutti i protagonisti dell’opera di ricostruzione e di monitoraggio della ricostruzione delle aree colpite dall’alluvione, con una relazione periodica, con un coordinamento delle Commissioni maggiormente implicate nelle attività di ricostruzione e di intervento attivo.
Le ultime due considerazioni riguardano le risorse e gli sforzi che dovremo fare.
In termini percentuali il comportamento della Regione Marche nel lungo periodo è stato più riguardoso rispetto al territorio della media nazionale. Non è un granché, perché nella media nazionale c’è un territorio che per oltre i 4/5 è franabile e oggetto di dissesto. Quindi stare appena sotto la media nazionale non è un grande risultato. Voglio però ricordare che i grandi interventi di risanamento delle aste fluviali datano la Regione Marche dall’inizio degli anni ottanta. Ricordo i grandi interventi del Fondo investimento occupazione, i fondi FIO del 1983-1984 dell’asta fluviale del Potenza e i grandi progetti per l’acquedottistica e le fognature, l’ultimo finanziato pochi anni fa da questo Giunta per oltre 130 milioni.
Su questa linea, quella strutturale, bisogna intervenire ricostruendo. Dichiarando lo stesso diritto e la stessa sponda attiva sul versante del Governo - e in tal senso anche la pattuglia dei nostri Parlamentari, senza eccezione, si è comportata come una squadra in difesa degli interessi dei marchigiani - penso ci sia la possibilità per definire un piano ricostruttivo, che guardi al danno delle singole aziende, non rinunciando però all’impianto delle vallate, della ricostruzione di corretti bacini idrogeologici e di contrasto al dissesto idrogeologico con azioni produttive (penso alla forestazione), di convogliamento delle acque di premio per la permanenza sul territorio e di contenimento contro un’occupazione indistinta e speculativa delle ultime aree alluvionali destinabili a agricoltura di qualità e biologica altamente produttiva che continuano ad essere sottratte all’uso agricolo.
In questa direzione fortunatamente vanno le associazioni dei coltivatori, vanno anche gli interessi dei Comuni, interessati doppiamente al contenimento, più volto alla liberazione di lacci e laccioli nelle operazioni di compensazione urbanistica nella realtà costruita, anziché incrostato con nuove espansioni ed occupazioni di territorio. In tal senso penso che l’annunciato varo della legge urbanistica e del territorio, o di ampi stralci della legge urbanistica e del territorio, possa esattamente andare in questa direzione.
L’ultimo capitolo riguarda le risorse che abbiamo cercato di mettere insieme.
Consentitemi un’osservazione che penso possa essere condivisa. L’inasprimento della tassazione a carico di chi è danneggiato sembra un paradosso, e questo penso sia riconosciuto da tutti. Parliamo per l’Abruzzo, prima ancora che per le Marche, perché è stato il primo a sperimentare l’assurdità paradossale di questa norma. Penso che su questo ci sia un terreno, anche nel dibattito parlamentare, ampio e di modifica. Si può chiedere all’impresa che ha avuto l’interruzione dell’attività l’inasprimento dell’Irap? Si può chiedere alla famiglia che ha avuto la casa allagata l’inasprimento dell’Irpef? Si può chiedere un inasprimento generalizzato dei tributi del gas, della benzina, ecc., ecc., ecc.? Penso che in questa fase tutti dovremmo dire di no. Per questo siamo riusciti a riclassificare, a riconvogliare cioè una parte delle risorse a nostra disposizione sull’emergenza alluvionale, che è diventata acuta priorità in un campo già emergenziale, ossia quello della crisi economica planetaria del 2008-2009 con prosecuzione 2010-2011.
Quindi i 74 milioni e mezzo non sono una fioritura improvvisa o l’apertura di un cassetto segreto di fondi, sono la ridestinazione di quote che noi pensiamo congruenti. I 20 milioni (18+2) che riguardano le piccole e medie imprese, gli ammortizzatori in deroga abbiamo valutato anche con il sindacato essere sufficienti per l’aspetto emergenziale. I 2 milioni non ancora impiegati per il fondo di garanzia ci sembra una leva già significativa. I 48,5 milioni riguardano materia che può richiedere un riordino delle priorità per il dissesto idrogeologico. I 6 milioni per l’agricoltura sono il pronto intervento nelle aree più devastate.
Spero che questo clima positivo in questa occasione la regione Marche, che sfronda un concetto piuttosto usurato che è quello della pluralità delle Marche, sappia rivedersi nella difesa unitaria degli interessi di una comunità che vuole rimanere coesa e solidale.
Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Eusebi.
Paolo EUSEBI. Sarò velocissimo perché a mio parere quasi tutta la nostra ampia produzione cartacea e tutte le chiacchiere che ci eravamo preparati sono state superate dalle azioni già messe in atto dal Presidente Spacca e dalla sua squadra – abbiamo sentito ora la relazione dell’Assessore Marcolini che mi sembra sul pezzo – e dalla meritoria opera della protezione civile, dal suo capo Oreficini alla vasta schiera dei volontari.
In una mozione presentata dall’Italia dei Valori, per esempio, si chiede la fissazione dei referendum nello stesso giorno delle amministrative, finalizzando il risparmio di circa 350 milioni di euro per la ricostruzione delle Marche. Ma anche questo è stato già chiesto dal Presidente Spacca al Ministero dell’interno.
Per inciso, l’Italia dei Valori nazionale ha una mozione in tal senso in discussione alla Camera, in appoggio a questa nostra tesi, e localmente, su iniziativa della nostra collega Paola Giorgi, stiamo raccogliendo firme di cittadini che entusiasticamente firmano per rafforzare la richiesta del Presidente Spacca al Ministro Maroni.
Quindi sull’emergenza mi sembra che la squadra lavori bene. E mi sembra che qua dentro non ci sia un clima di maggioranza e opposizione bensì un clima di concordia su un lavoro in questo momento difficile.
Credo che questa emergenza dimostri come sia essenziale ci debba essere una supervisione della Regione per tutto ciò che riguarda il governo del territorio, al fine soprattutto della razionalizzazione e dell’efficienza degli interventi, poi anche nel contenimento della spesa.
Il Presidente Spacca questo lo ha affermato più volte, alcuni segnali però ci preoccupano. Per esempio sul tema dei rifiuti, sul tema degli Ato, sembra esserci una tendenza alla provincializzazione. Anche negli interventi del collega Marangoni e del collega Ricci ho sentito accenni a questo problema.
Sappiamo bene – non me ne voglia chi è stato un bravo Presidente della Provincia di Ancona, non è una critica alle persone, è un concetto – che in quelle sedi spesso prevale l’iperlocalismo, la tendenza alla risposta a bisogni più concreti e meno a quella di interessi generali. Ma purtroppo questo non si raccorda con la salvaguardia globale del territorio, la sola che può salvarci da situazioni gravi come quella che stiamo vivendo in questo momento.
Mozione n. 112
del Consigliere Ricci
“Richiesta stato di emergenza e calamità naturale”
(Ritirata)
Mozione n. 113
dei Consiglieri Acquaroli, Massi, Marinelli
“Riconoscimento stato di calamità provincia di Macerata”
(Ritirata)
Mozione n. 114
dei Consiglieri Massi, Acquaroli, Zaffini, Bugaro, Foschi, Marinelli, Zinni, Natali, D’Anna, Carloni, Ciriaci, Trenta, Silvetti, Romagnoli, Marangoni
“Riconoscimento stato di emergenza e calamità della regione Marche”
(Ritirata)
Mozione n. 115
dei Consiglieri Malaspina, Camela, Marconi
“Emergenza maltempo, iniziative solidarietà, reperimento fondi”
(Ritirata)
Mozione n. 116
dei Consiglieri Acacia Scarpetti, Eusebi, Giorgi
“Alluvioni, emergenze meteo, direttive di principio per enti locali”
(Rinvio)
Mozione n. 117
dei Consiglieri Eusebi, Giorgi, Donati, Scarpetti
“Stato di calamità regione Marche”
(Ritirata)
Mozione n. 118
del Consigliere Binci
“Dissesto idrogeologico”
(Rinvio)
Interrogazione n. 314
del Consigliere Pieroni
Dissesto della costa dalla foce del fiume Musone sino a Potenza Picena conseguente al maltempo dei giorni 1 e 2 marzo – Provvedimenti”
(Ritirata)
(Votazione proposta di risoluzione)
PRESIDENTE. E’ stata presentata una proposta di risoluzione dai Consiglieri Massi, Ricci, Marinelli, Latini, Binci, Pieroni, Zaffini, Eusebi, Marangoni, Cardogna, Romagnoli, Camela:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Esaminate le relazioni concernenti la valutazione dei danni causati dalla recente calamità;
Riconosciuta la consistenza e la gravità delle situazioni riguardanti le famiglie ed imprese
colpite;
Interpretando la volontà di tutti i soggetti danneggiati di riprendere con tenacia la
normalità della vita e le attività produttive;
Esprime solidarietà e vicinanza alle popolazioni colpite;
Sollecita e sostiene l’azione del Presidente della Regione presso tutte le sedi competenti al fine di reperire, il più possibile, risorse e benefici a favore dei territori, dei cittadini, dei comuni e delle imprese colpite dagli straordinari eventi metereologici dei giorni scorsi;
Esprime gratitudine e stima per tutti coloro che nelle istituzioni e nel volontariato hanno svolto un lavoro provvidenziale per soccorrere i soggetti colpiti alleviandone i disagi e le sofferenze”.
Le mozioni n. 112, n. 113, n. 114, n. 115 vengono ritirate. Invece per la mozione n. 116 ha chiesto la parola il Consigliere Acacia, ne ha facoltà.
Luca ACACIA SCARPETTI. Prima ho rinunciato all’intervento ripromettendomi di intervenire rispetto a questa mozione.
Io ho firmato due mozioni del Gruppo, una è assolutamente incarnata dalla risoluzione a firma di tutti i Capigruppo, il tema è lo stesso, mentre questa è un po’ diversa, in essa sono state individuate alcune azioni di indirizzo e di coordinamento per gli enti territoriali che darebbero un senso concreto alla giornata di oggi.
Mi spiego. Se tra un anno ipoteticamente si dovessero avverare le stesse identiche condizioni atmosferiche che abbiamo avuto una settimana fa, i danni sarebbero identici più uno, perché il territorio ad ogni pressione meteorologica abbassa le sue difese e quindi i danni sono sempre maggiori. Tutti quanti, a cominciare dal Presidente Spacca, riconoscono nel mancato presidio del territorio, nella mancata manutenzione, ecc., una delle cause fondamentali dei danni che abbiamo subìto. Allora se oggi approvassimo questa mozione potremmo uscire con un’azione concreta, come accadde in questa Assemblea legislativa ad esempio nella seduta monotematica per l’agricoltura. Se invece usciremo solo con quella risoluzione, che io condivido pienamente e che voterò, perderemo questa occasione.
Non chiedo questo per ambizioni personali o per fare il primo della classe, quindi mi rimetto alle decisioni dei Capigruppo su questa mozione che, dicevo, è un po’ diversa dalle altre. Ditemi voi. Io però la voterei per dare, ripeto, un senso a questa giornata. Mi rimetto alla volontà dell’Assemblea e del Presidente.
PRESIDENTE. Propongo di rinviarla e metterla in votazione al primo punto dell’ordine del giorno della prossima seduta, non in quella straordinaria del 15 marzo sui 150 anni dell’Unità d’Italia, ma in quella successiva.
Luca ACACIA SCARPETTI. Bene, sarà allora la prima mozione della prima Assemblea legislativa ordinaria utile. Grazie Presidente.
PRESIDENTE. Perfetto. Anche la mozione n. 117 è ritirata. Per la mozione n. 118 ha chiesto la parola il Consigliere Binci, ne ha facoltà.
Massimo BINCI. Io ho firmato la risoluzione in quanto esprime una serie di riflessioni sull’emergenza, ma anch’io, come il Consigliere Acacia, desidererei ci fosse una discussione in merito alla parte finale dell’intervento del Presidente Spacca. Infatti nella mia mozione si chiede un risanamento del territorio attraverso una legge sul governo del territorio che ponga un freno all’aumento della cementificazione, come da tutti auspicato, una seria programmazione che preveda il riassetto urbanistico e infrastrutturale per alleggerire il carico insediativo sulle aree a rischio, di rivedere il piano casa reintroducendo la nuova applicazione nelle aree inondabili, un approccio integrato di gestione dei fiumi e delle coste applicando la circolare del 2001 rispetto alle modalità di gestione, l’interdisciplinarità negli interventi di difesa del suolo, una rinaturazione del territorio e una richiesta di finanziamenti ordinari per la difesa del suolo al Governo nazionale.
Sono tutti concetti non presenti nella proposta di risoluzione, ma che secondo me l’Assemblea legislativa, nei termini che ritiene opportuni, dovrebbe affermare, anche nella direzione dell’intervento fatto dal Consigliere Carogna-, per definire quali sono le azioni e le modalità verso cui vogliamo andare.
PRESIDENTE. Allora come l’altra mozione metteremo anche questa al primo punto dell’ordine del giorno della prima seduta ordinaria utile.
Dobbiamo inoltre considerate ritirata anche l’interrogazione n. 314.
Ha chiesto la parola il Consigliere Massi, ne ha facoltà.
Francesco MASSI. Per una precisazione, Presidente, forse mi è sfuggito qualcosa. Noi abbiamo ritirato le mozioni, come mi pare il Consigliere Ricci…(…) Come? (…).
PRESIDENTE. No, le mozioni ritirate sono contenute nella proposta di risoluzione, mentre le due rinviate hanno degli argomenti che esulano in parte dalla proposta di risoluzione.
Francesco MASSI. Non era proprio collimante, comunque va bene.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione.
(L’Assemblea legislativa approva)
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 15,20