Resoconto della seduta n.44 del 17/05/2011
SEDUTA n. 44 DEL 17 MAGGIO 2011


La seduta inizia alle ore 10,30

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 43 del 3 maggio 2011, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 91/11, in data 18 aprile 2011, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Disposizioni regionali in materia di multifunzionalità dell'azienda agricola e diversificazione in agricoltura”, assegnata alla III Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere ai sensi dell'articolo 69 del Regolamento interno, al Consiglio delle autonomie locali per l'espressione del parere ai sensi dell'articolo 11, comma 2 della legge regionale n. 4/2007, al Consiglio regionale dell'economia e del lavoro per l'espressione del parere ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera b) della legge regionale n. 15/2008 e alla IV e I Commissione per l'eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell'articolo 68 del Regolamento interno;
- n. 92/11, in data 19 aprile 2011, ad iniziativa del Consigliere regionale Marinelli, concernente: “Modifica alla legge regionale n. 45/98 “Norme per il riordino del trasporto pubblico regionale e locale nelle Marche”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per l'espressione del parere ai sensi dell'articolo 69 del Regolamento interno;
- n. 93/11, in data 20 aprile 2011, ad iniziativa dei Consiglieri regionali Sciapichetti, Malaspina, Massi, concernente: “Tutela e promozione della cultura popolare folklorica delle Marche”, assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per l'espressione del parere ai sensi dell'articolo 69 del Regolamento interno;
- n. 94/11, in data 3 maggio 2011, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Ulteriori modifiche alla legge regionale 1° giugno 1999, n. 17 “Costituzione Società regionale di Sviluppo”, assegnata alla III Commissione in sede referente e al Consiglio regionale dell'economia e del lavoro per il parere ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera b) della legge regionale n. 15/2008;
- n. 95/11, in data 29 aprile 2011, ad iniziativa dei Consiglieri regionali Giorgi, Eusebi, concernente: “Modifica alla legge regionale 13 maggio 2003, n. 9 “Disciplina per la realizzazione e gestione dei servizi per l'infanzia, per l'adolescenza e per il sostegno alle funzioni genitoriali e alle famiglie”, assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per l'espressione del parere ai sensi dell'articolo 69 del Regolamento interno;
- n. 96/11, in data 3 maggio 2011, ad iniziativa della Consigliera regionale Ortenzi, concernente: “Valorizzazione delle arti di strada”, assegnata alla I Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere di cui all'articolo 69 del Regolamento interno, al Consiglio delle autonomie locali per l'espressione del parere ai sensi dell'articolo 11, comma 2, lettera b) della legge regionale n. 4/2004 e alla III Commissione per l'eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell'articolo 68 del Regolamento interno;
- n. 97/11, in data 11 maggio 2011, ad iniziativa dei Consiglieri regionali Cardogna, Trenta, Bugaro, Busilacchi, Sciapichetti, concernente: “Iniziative della Regione Marche a sostegno dell'innovazione e dello sviluppo sostenibile”, assegnata alla III Commissione in sede referente, alla I Commissione per l'eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell'articolo 68 del Regolamento interno e al Consiglio delle autonomie locali per il parere ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera c) della legge regionale n. 15/2008.
E' stata presentata la seguente proposta di atto amministrativo:
- n. 28/11, in data 3 maggio 2011, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Legge regionale n. 7/2009 art. 3. Piano per le attività cinematografiche - anno 2011. Capitoli 53103108, 53103111, 53103144, 53103145, 53103156, €. 655.000,00 bilancio 2011”, assegnata alla I Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere ai sensi dell'articolo 69 del Regolamento interno, al Consiglio delle autonomie locali per l'espressione del parere ai sensi dell'articolo 11, comma 2, lettera c) della legge regionale n. 4/2007 e al Consiglio regionale dell'economia e del lavoro per l'espressione del parere di cui all'articolo 4, comma 1, lettera b) n. 2 della legge regionale n. 15/2008.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 151/2011 del Consigliere D'Anna “Piano socio sanitario e partecipazione attiva dei comune alle scelte”;
- n. 152/2011 del Consigliere Silvetti “Contrabbando animali d'affezione”;
- n. 153/2011 del Consigliere Latini “Imponente riduzione in corso del personale nelle Aziende ed Enti del Servizio Sanitario regionale potenzialmente aggravata da decurtazione o soppressione di servizi appaltati”;
- n. 154/2011 dei Consiglieri Ricci, Giancarli, Traversini “Completamento della S. G. C e 78 “Grosseto-Fano”;
- n. 155/2011 dei Consiglieri Massi, Marinelli “Registro nominativo cause di morte regionale (ReNCaM) e Registro Tumori Regionale (RTR).
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
- n. 5, in data 4 aprile 2011: “Interventi regionali per il sostegno e la promozione di osterie, locande, taverne, botteghe e spacci di campagna storici”;
- n. 6, in data 11 aprile 2011: “Gestione del trasporto sanitario. Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 30 ottobre 1998, n. 36: “Sistema di emergenza sanitaria”;
- n. 7, in data 29 aprile 2011: “Attivazione della direttiva 2006/123/CE sui servizi nel mercato interno e altre disposizioni per l'applicazione di norme dell'Unione europea e per la semplificazione dell'azione amministrativa. Legge comunitaria regionale 2011”;
- n. 8, in data 3 maggio 2011: “Ulteriori modifiche alla legge regionale 17 gennaio 2011, n. 1 “Proroga degli organi degli ERSU” e proroga degli organi degli ERAP”;
- n. 9, in data 9 maggio 2011: “Modifiche alle leggi regionali: 14 aprile 2004, n. 7 “Disciplina della procedura di valutazione di impatto ambientale”, 12 ottobre 2009, n. 24 “Disciplina regionale in materia di gestione integrata dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati”, 15 novembre 2010, n. 16 “Assestamento del bilancio 2010”, 28 dicembre 2010, n. 20 “Legge finanziaria 2011”;
- n. 10, in data 9 maggio 2011: “Norme sulle sponsorizzazioni, sui patrocini e compartecipazioni dell'Assemblea legislativa regionale”.
Il Presidente della Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni in data 22 aprile 2011:
- n 584 : Art. 2 comma 1 lettera a) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - euro 2.000.000,00;
- n. 585: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2011 approvato con d.g.r. n. 1844/2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 5.000.000,00;
- n. 628: Art. 22 della l.r. 31/2001 - Variazione al bilancio di cassa per l’anno 2011 - euro 39.324,80;
- n. 629: Art. 29 comma 3 della l.r. n. 31/2001 - Art. 26 comma 1 della l.r. n. 21/2010 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2011 approvato con d.g.r. n. 1844/2010 - euro 120.000,00;
- n. 630: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 2 della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 1.500.000,00.
Ha chiesto congedo il Consigliere Cardogna.


Interrogazione n. 130
del Consigliere Latini
“Sostegno didattico degli alunni disabili della Provincia di Pesaro-Urbino”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 130 del Consigliere Latini. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Luchetti.

Marco LUCHETTI. Nelle scuole della provincia di Pesaro-Urbino al 15 novembre 2010 risultano iscritti 1.148 alunni con disabilità, così ripartiti nei diversi ordini/gradi scolastici (Prospetto 1):
Scuola dell'infanzia n. 106 alunni;
Scuola primaria n. 465 alunni;
Scuola secondaria di 1° grado n. 267 alunni;
Scuole superiori n. 310 alunni.
E' opportuno comunque specificare come tale dato sia fluttuante considerata la variabilità dei flussi migratori di trasferimento sia in uscita (trasferimenti da fuori provincia), sia in entrata (trasferimento dal altro territorio o nuove segnalazioni da parte delle UMEE competenti territorialmente).
Per l'anno scolastico 2010/2011 i posti assegnati per l'integrazione nelle scuole dell'infanzia, primarie, secondarie di 1° grado e superiori, sono così ripartiti (decreto USR Marche n. 14006-C21a del 4 agosto 2010 – Prospetto 2):
Ancona n. 733 di cui 361 posti aggiuntivi;
Ascoli Piceno n. 599 di cui 247 posti aggiuntivi;
Macerata n. 485 di cui 212 osti aggiuntivi;
Pesaro-Urbino n. 493 di cui 211 posti aggiuntivi.
Nel totale alla regione Marche vengono assegnati n. 2.310 posti istituiti di cui n. 1.031 posti c.d. aggiuntivi.
Successivamente l'Ufficio scolastico regionale delle Marche, ambito territoriale per la provincia di Pesaro-Urbino, ha avanzato richiesta di deroga all'assegnato sulla scorta dello stato di gravità di numerosi alunni (Prospetto 3), ricevendo risorse in deroga pari a:
n. 25 posti con decreto n. 15070/C21a del24 agosto 2010;
n. 7 posti con decreto n. 15959/C21a dell'8 settembre 2010.
Attualmente, per la popolazione scolastica richiederne, sono state erogate risorse pari a 525 posti di sostegno.
Successivamente ai decreti in deroga di cui sopra sono stati inseriti, per trasferimento da fuori territorio o nuova segnalazione dei servizi locali, altri 12 alunni disabili di cui 3 in stato di gravità.

Prospetto 1 – dati alunni disabili a.s. 10/11 (aggiornati al 15 novembre 2010)
Infanzia: totale 106 - EH 91 - DH 13 - CH 2
Primaria: totale 465 - EH 431 - DH 20 - CH 14
Secondaria 1° grado: totale 267 – EH 248 - DH 14 - CH 5
Superiori: totale 310 – EH 291 - DH 10 - CH 9

Prospetto n. 2 – Decreto USR Marche n. 14006/C21a del 4 agosto 2010
n. posti alla chiusura delle operazioni di O.D. distinti per ordine e grado di istruzione
Ancona Inf. 47 – Prim. 118 – Sec. 1° 103 – Sec. 2° 104 – Totale (A) 372
Ascoli Piceno Inf. 33 – Prim. 120 – Sec. 1° 120 – Sec. 2° 79 – Totale (A) 352
Macerata Inf. 27 – Prim. 100 – Sec. 1° 87 – Sec. 2° 59 – Totale (A) 273
Pesaro Inf. 28 – Prim. 107 – Sec. 1° 84 – Sec. 2° 63 – Totale (A) 282
MARCHE Inf. 135 – Prim. 445 – Sec. 1° 394 – Sec. 2° 305 – Totale (A) 1.279
n. posti “aggiuntivi” a.s. 2010/11 escluse deroghe (B)
Ancona 361
Ascoli Piceno 247
Macerata 212
Pesaro 211
MARCHE 1.031
Totale posti istituitili (O.D. + O.F.) a.s. 2010/2011: (A + B)

Prospetto n. 3
Grado/Ordine Scuola: Infanzia
Tipologia disabilità EH 15 grave – EH 3 gravissimo – Totale 18
Tipologia disabilità DH 13 gravissimo – Totale 13
Tipologia disabilità CH 2 gravissimo – Totale 2
Totali: 15 grave – 18 gravissimo – Totale 33
Grado/Ordine Scuola: Primaria
Tipologia disabilità EH 32 grave – EH 10 gravissimo – Totale 42
Tipologia disabilità DH 2 grave - DH 17 gravissimo – Totale 19
Tipologia disabilità CH 15 gravissimo – Totale 15
Totali: 34 grave – 42 gravissimo – Totale 76
Grado/Ordine Scuola: Secondaria 1° grado
Tipologia disabilità EH 28 grave – EH 9 gravissimo – Totale 37
Tipologia disabilità DH 7 grave - DH 7 gravissimo – Totale 14
Tipologia disabilità CH 2 grave - CH 3 gravissimo – Totale 5
Totali: 37 grave – 19 gravissimo – Totale 56
Grado/Ordine Scuola: Secondaria 2° grado
Tipologia disabilità EH 32 grave – EH 11 gravissimo – Totale 43
Tipologia disabilità DH 1 grave - DH 9 gravissimo – Totale 10
Tipologia disabilità CH 2 grave - CH 7 gravissimo – Totale 9
Totali: 35 grave – 27 gravissimo – Totale 62
TOTALE ALUNNI IN STATO DI GRAVITA' 227

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Ringrazio l'Assessore per la risposta e per i dati forniti.
E' una risposta che evidenzia una situazione di grave difficoltà sopratutto per la categoria dei disabili, acuita enormemente anche a causa dell'attuale fase economica e lavorativa. L'anello debole della disabilità ha enormi difficoltà riguardo alla copertura dei posti e sulle modalità di rispetto della '68. Ora pertanto l'intenzione è quella di favorire nell'ambito delle leggi nazionali e regionali il rispetto appunto della legge. Visti i dati che si prospettano che nei prossimi anni ci sia un approfondimento.
Già i disabili sono fuori dal mondo dell'occupazione in genere, se nell'ambito del turnover e altro non riusciremo neppure a far rispettare un minimo di garanzia occupazionale, queste persone saranno veramente destinate a costituire non solo una forma di indigenza psicofisica purtroppo naturale, ma ancor di più un'indigenza di natura economica, con tutti gli aggravi e tutte le difficoltà sia per loro stessi che per le loro famiglie.
Grazie comunque per la sua risposta, Assessore, sopratutto, ripeto, per i dati che ci ha fornito.


Interrogazione n. 188
del Consigliere Bugaro
“Nuova sede ASSAM”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 188 del Consigliere Bugaro. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Per l'interrogazione indicata fornisco, d'intesa con il Vicepresidente Petrini, i seguenti chiarimenti.
Si premette che la Regione Marche opera su tutto il territorio marchigiano anche con sedi decentrate, funzionali tra l'altro alle materie trattate.
Nel caso specifico, la sede centrale per lo svolgimento dell'attività agroalimentare è ora collocata in zona baricentrica rispetto al territorio, a pochi chilometri dal capoluogo, ad esso collegata da una discreta viabilità e sita in un contesto viario comodo per l'utenza regionale e per il personale (lungo la Statale n.16 e in prossimità all'accesso dell'A/14).
Tale ubicazione è stata indotta da alcune condizioni: la necessità e l'urgenza di trasferimento dalla vecchia sede; il risultato della ricerca di mercato per una nuova sede ove allocare, in tempi contenuti ed in modo adeguato l'ASSAM; l'indagine sulla pericolosità per la presenza di amianto, con il pericolo drammatico dell'epitelioma polmonare pendente.
L'indagine di mercato ha appalesato la difficoltà di reperimento di un fabbricato idoneo ad accogliere adeguatamente la struttura ASSAM, la quale necessita, per lo svolgimento dell'attività di competenza, oltre che di spazi direzionali (uffici, sala riunioni, archivi, CED), anche di locali che abbiano funzionalità precipue per la medesima, come il laboratorio fitosanitario e quelli per l'analisi sensoriale e la preparazione di provini e campioni.
Considerata la necessità e l’urgenza di trasferimento del personale si è dovuto optare per un fabbricato già esistente che, per la sua conformazione, consentisse di realizzare le funzionalità necessarie all'ASSAM previo adeguamento e personalizzazione degli spazi esistenti, anche con opere murarie ed impiantistiche.
Queste condizioni hanno contribuito alla riduzione della rosa delle opportunità, mostrando come appetibili i locali siti a Osimo Stazione, S.S. n.16 al Km. 312, in avanzato stato di ristrutturazione da parte del locatore.
La porzione di immobile individuata risponde a diverse esigenze e caratteristiche essenziali per l'uso previsto, tra cui l'opportunità di adeguamento alle necessità funzionali dell'agenzia.
Per quanto riguarda la vecchia sede, sita in Ancona via Alpi, com'è noto ha manifestato nel tempo criticità strutturali e ambientali con necessità di onerose manutenzioni. Perciò ne è stata prevista la vendita e si è intrapresa l'attività di ricerca di una nuova sede. La Giunta regionale con deliberazione 10 novembre 2008 n.1564 ha disposto di avviare una preliminare indagine di mercato per acquisire in proprietà un immobile da destinare a sede ASSAM, previo avviso pubblico.
Nel frattempo, a seguito della "Proposta di riorganizzazione funzionale sedi ASSAM", elaborata dal Servizio regionale Agricoltura, Forestazione e Pesca, si è appalesata l'opportunità di realizzazione di una struttura polifunzionale da adibire ad uffici e laboratori a Jesi, presso la proprietà della Regione Marche di via Roncaglia, oggi sede del Centro agrochimico e dell'Azienda sperimentale dell'ASSAM medesima. Con ciò tale Agenzia verrebbe a trovarsi con la maggior parte dei servizi e personale dislocati presso tale sede.
Si è quindi avviata la procedura dell'indagine preliminare per acquisire in locazione, a termine, un immobile da destinare a sede di uffici regionali.
Conseguentemente, con dgr 15 marzo 2010 n.491, è stato individuato il fabbricato sito sulla S.S. n. 16 Adriatica, km. 312, in località Osimo Stazione.
L'opzione di ricercare in locazione un immobile esistente è stata perseguita, quindi, sulla base delle seguenti considerazioni: la necessità e urgenza del trasferimento del personale ASSAM, motivata dall'avvenuta aggiudicazione della vendita dell'immobile di via Alpi, nonché del suo precario stato manutentivo e della minaccia per motivi igienico-sanitari; la prevista riorganizzazione del parco immobiliare utilizzato dall'ASSAM, in funzione anche dell'ipotizzato trasferimento nel comune di Jesi, presso una struttura regionale esistente, da ampliare.
L'avviso pubblico concernente l'avvio dell'indagine preliminare succitata contemplava il termine del 4 settembre 2009 per la presentazione delle offerte.
Nel secondo semestre 2009 avviene la ricezione delle offerte.
Per tale periodo la "Banca dati delle quotazioni immobiliari dell'Agenzia del territorio" ha fornito il risultato di un valore di locazione massimo di euro 10,40 a metro quadrato/mese per tipologia uffici in comune di Osimo, zona suburbana/Aspio.
Il lasso di tempo sino alla data di approvazione della d.g.r. 491/2010 è stato necessario perlopiù per definire l'adattabilità degli immobili offerti alle specifiche esigenze e funzionalità dell'ASSAM.
In considerazione di quanto sopra, il canone di affitto di euro 10,30 a metro quadrato/mese risulta quindi congruo in quanto rientrante nel range di valore di locazione fornito dall'Agenzia del territorio.
II costo di euro 75.000+IVA è stato sostenuto da parte del locatario in considerazione delle particolari esigenze e specifiche funzionalità dell'ASSAM che richiedono la disponibilità di locali all'uopo adeguati ed attrezzati per poter svolgere anche attività sperimentale.
Tali caratteristiche non rientrano nella tipologia "uffici" per la quale è stato offerto e definito il canone, ma devono essere considerate "migliorie" di personalizzazione. dell'immobile e avrebbero comportato un aumento del canone richiesto. Oltretutto, al termine della locazione, il locatore non avrebbe tratto alcun vantaggio da tali opere, essendo del tutto improbabile che un futuro locatario potesse avere identiche necessità di utilizzo (pensate ai laboratori oppure agli spazi per le prove sensoriali).

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Una domanda mi sorge subito spontanea, Assessore: chi ci ha guadagnato in questo affare? Sicuramente il proprietario dell'immobile e non i cittadini marchigiani! Non si capisce perchè se un ente pubblico ricerca per sue esigenze un immobile sul mercato lo debba pagare sempre di più di quanto nelle medesime condizioni lo pagherebbe un soggetto privato.
Assessore, l'Agenzia per il territorio fissa dei valori compresi fra 6,8 e 10,2 per il Comune di Osimo, ma voi siete andati oltre questo parametro, peraltro in un momento di mercato – e qualche cognizione ne ho – in cui di immobili ad uso commerciale ce ne sono a iosa.
E questo contratto si aggrava maggiormente anche per il fatto che le spese di adeguamento alle esigenze dell'Assam sono state pagate non dal locatore bensì dal conduttore, e quindi dai cittadini.
Ciò vi pone in una condizione di estrema gravità che non so come riuscite a giustificare con così tanta superficialità.
Questa situazione, Assessore Marcolini, merita un approfondimento. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende! Questa situazione è palese, 270 mila euro all'anno di locazione, più le spese di ristrutturazione! Io non metto in dubbio che avete anche altri oneri più pesanti, ma non vedo perché se da altre parti sbagliate dovete continuare a sbagliare.
Mi sembra che la gestione del patrimonio nel suo complesso - e sto parlando di centinaia di milioni di euro dei marchigiani, frutto di sacrifici di anni e anni di lavoro - questa Giunta continui a trattarla come un eccetera. E’ proprio di pochi giorni fa l'enunciazione, o la ammissione, che la Giunta comunale di Ancona non può cadere perché deve fare i cambi di destinazione d'uso degli immobili che, Presidente, non serviranno a fare nuovi investimenti ma a finanziare la spesa corrente.
E vi devo dire anche un'altra cosa. Si ricorda, Assessore, l'interrogazione che feci per l'ex Lancisi, cioè per l'ex cardiologico di Ancona? E' chiuso da quanti anni, Assessore, sette, otto? Bene. Pensate ad esempio un padre di famiglia che ha un immobile chiuso da sette-otto anni - io non ne conosco uno! –, o lo mette a reddito o lo vende. Voi invece lo tenete chiuso per incapacità politica e amministrativa. Questo è il bel capolavoro che state facendo sulle spalle dei cittadini! Vi lamentate sempre dei tagli del Governo quando qui siamo di fronte a sprechi per centinaia di milioni di euro!
Ma di cosa vogliamo parlare! Quindi le chiedo - Assessore, mi scusi, probabilmente neppure le interessa quello che dico! - di approfondire la questione nel merito e di giungere a una revisione oculata del prezzo di locazione, perché il mercato offre, e ne ho contezza, condizioni per immobili di gran lunga migliori rispetto a quello che ha stipulato l'Assam.
Ricordiamoci che sono soldi pubblici!


Interrogazione n. 173
del Consigliere Latini
“Jesi, nuova sede del Commissariato di Polizia”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 173 del Consigliere Latini. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Moroder.

Serenella GUARNA MORODER. In merito all'interrogazione del Consigliere Latini la risposta ci arriva dal Prefetto Paolo Orrei. La nota è del 4 aprile, per cui è ormai datata.
“In relazione a quanto richiesto con la lettera sopradistinta, sentito in merito anche il Ministero dell'interno, si premette che il Commissariato di P.S. di Jesi e il distaccamento della Polizia Stradale hanno sede in uno stabile di proprietà privata, con un contratto di locazione ormai prossimo alla scadenza prevista per il 14 maggio p.v. - quindi è già scaduto –.
Poiché non è stato possibile rinnovarlo, essendo venuta meno la disponibilità della proprietaria all'adeguamento della struttura, sede degli uffici di Polizia sin dal 1965, alle prescrizioni contenute nel d.l. 624/94 e a seguito dell'assegnazione, da parte del Comune, di un'area destinata alla costruzione, è stato avviato, d'intesa con il Servizio integrato delle infrastrutture, un progetto per la realizzazione di una nuova sede.
Allo stato attuale risulta deliberato dal Comitato tecnico del Provveditorato interregionale, riunitosi nel mese di novembre 2010, l'avvio ad un progetto definitivo, attuato con “speciali misure di sicurezza”, come indicato nel D.lgs 163/2006, che prevede la realizzazione di un seminterrato-garage, di un piano terra destinato ad uffici, di una copertura provvisoria e della recinzione delimitativa esterna, con una copertura finanziaria pari a euro 1.896,000.”.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Ringrazio l'Assessore per la risposta.
La funzione della Polizia Stradale di Jesi è regionalmente nota per l'importanza che la stessa ha assunto nel corso dei decenni, per il ruolo che ha svolto non solo nella funzione specifica ma anche in rapporto alle pervenute segnalazioni di ogni genere.
La sede, come ha detto l'Assessore, viveva una situazione di precarietà non solo per la locazione, ma anche per il fatto che era nata come sede temporanea poi diventata invece stabile, seppure del tutto inadeguata alle nuove esigenze.
Il progetto definitivo per la realizzazione di una nuova sede in un'area indicata dal Comune, che è stato oggetto di molti comunicati e anche di molte valutazioni di ordine tecnico e amministrativo, costituisce un primo punto fondamentale in tema di sicurezza nella zona di Jesi e della Vallesina. Una zona dove il ruolo della Polizia Stradale è determinante sia per quanto riguarda gli utenti della strada sia per quanto riguarda le funzioni che debbono essere svolte in tutte quelle situazioni che si creano in un crocevia di strade come appunto è quello della Vallesina.


Interrogazione n. 285
del Consigliere D'Anna
“Indennizzi a favore di soggetti danneggiati da complicazione di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 285 del Consigliere D’Anna. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Con tale interrogazione, relativa alle vaccinazioni obbligatorie per le trasfusioni e somministrazioni di emoderivati, il Consigliere D'Anna pone cinque quesiti. Intende cioè sapere quanti sono i soggetti che si trovano nelle condizioni di che trattasi, le fasce di età a cui corrispondono, in che anni si sono registrati i casi in oggetto della delibera, la divisione territoriale delle casistiche, se ci sono responsabilità accertate e in quel caso quante e quali.
La legge 25 febbraio 1992, n. 210 e successive modifiche ed integrazioni, oggetto dell'interrogazione, è rientrata nel processo di decentramento delle funzioni dallo Stato alle Regioni avviato con la legge 59/97, attuato con il D.lgs 112/98 e con i conseguenti DPCM.
Con il trasferimento delle funzioni lo Stato si è impegnato a trasferire anche il finanziamento, che, purtroppo, nel corso degli anni si è dimostrato insufficiente sia a causa di sopraggiunte sentenze della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale, sia a causa del notevole contenzioso giurisdizionale conseguenza di una legge sotto molti aspetti lacunosa a confusa.
Le risorse trasferite dallo Stato sino al 31 dicembre 2010 sono pari ad euro 47.803.229,20 a fronte di una spesa sostenuta pari ad euro 54.788.207,82.
Dal 2001 al 31 dicembre 2010 la Regione Marche ha gestito circa 1300 pratiche di cui 450 trasferite dal Ministero alla data del 21 febbraio 2001 e il resto pervenute direttamente alla Regione.
Delle 1300 istanze di cui sopra solo 818 hanno avuto il riconoscimento del diritto all'indennizzo: alcune sono state archiviate perché carenti dei requisiti oggettivi previsti dalla legge ed altre perché non hanno superato il giudizio della Commissione medica ospedaliera come previsto dalla legge 210/92 - art. 4.
II dato di cui sopra è in continua evoluzione in quanto la legge prevede che in caso di rigetto da parte della Commissione medica ospedaliera il richiedente può avanzare ricorso al Ministero e successivamente ricorso giurisdizionale i cui esiti richiedono tempi abbastanza lunghi.
In merito alla seconda domanda possiamo affermare che il maggior numero di casi si sono registrati sui soggetti ricompresi tra i 45 e gli 81 anni di età.
La rilevazione per ambiti territoriali di appartenenza, fatta su un campione rappresentativo, ha dato i seguenti risultati: Ancona n. 203; Ascoli Piceno n. 84; Fermo n. 76; Macerata n. 137; Pesaro Urbino n. 164.
Preme sottolineare che l'età e l'appartenenza territoriale, oggetto dei punti 2 e 4 dell'interrogazione, non appaiono significative in quanto l'evento dannoso (vaccinazione e/o trasfusione e/o somministrazione di emoderivati) - requisito fondamentale per l'ottenimento del beneficio - non è legato ad una particolare fascia d'età; l'altro dato si basa semplicemente sulla residenza anagrafica e non sulla sede di erogazione della prestazione sanitaria - eventualmente causa del danno - che potrebbe essere qualsiasi struttura presente sul territorio nazionale.
E' impossibile dare una risposta certificata alla terza domanda, significherebbe dover esaminare nel dettaglio tutta la documentazione sanitaria contenuta nei fascicoli dei soggetti riconosciuti danneggiati. Anche se da una sentenza emessa dal Tribunale di Roma nel 1998 nei confronti del Ministero si evince che gli anni più critici sono quelli che vanno dal 1967 (legge 14 luglio 1976, n. 592 "Raccolta, conservazione e distribuzione del sangue umano) al 1994 (primo Piano sangue nazionale).
Si ritiene doveroso sottolineare che dal 1967 sono stati emanati, a livello nazionale, numerosi provvedimenti sull'argomento allo scopo di adottare maggiori livelli di sicurezza trasfusionale attraverso metodiche di ricerca scientificamente sempre più avanzate.
In merito al punto 5 dell’interrogazione si sottolinea che il riconoscimento dell'indennizzo non implica l'individuazione di responsabilità, in quanto il giudizio sul nesso causale in materia di indennizzo, che non ha funzione risarcitoria ma costituisce mezzo di solidarietà sociale e che è espresso da una Commissione medico ospedaliera (legge 210/929, art. 4), si fonda sulla valutazione che l'evento asseritamene lesivo non possa essere escluso con assoluta certezza quale causa del danno.
Infatti la Corte di Cassazione a Sezioni Unite con la pronuncia n. 577/08 ha stabilito che nella diversa sede di risarcimento del danno il riconosciuto nesso causale presupposto dell'indennizzo ex legge 210/92, nonché quant'altro contenuto nei verbali della CMO, costituisce materiale indiziario soggetto al libero apprezzamento del giudice, il quale può valutare l'importanza ai fini della prova ma non può attribuire loro valore di un vero e proprio accertamento in ordine alla responsabilità civile.
La Corte Costituzionale con la sentenza n. 118/96 ha affermato che la previsione dell'indennizzo in questione, fondata sui principi di cui agli art. 2 e 32 della Costituzione, non incide sul diritto del soggetto a conseguire l'integrale risarcimento del danno ai sensi dell'art. 2043 cod. civ., ed ha attivato di conseguenza una copiosa produzione di pretese risarcitorie sia nei confronti del Ministero che della Regione.
Questa circostanza comporta la costituzione in giudizio dell'Ente anche se la più recente giurisprudenza tende ad individuare la carenza della legittimazione passiva della Regione, con conseguente individuazione del Ministero quale responsabile per la circolazione di sangue infetto.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Sicuramente i numeri che ci ha dato, Assessore, non fanno che aumentare la preoccupazione per i casi che si sono verificati in questi anni a seguito di problemi collegati all’uso di vaccini obbligatori, di trasfusioni, ecc.. Anche lo stesso ammontare degli indennizzi nell'anno 2011 di 4.220.530 euro sta a significare che i numeri sono consistenti.
Quindi non si può venire a dire che le responsabilità non possono essere accertate. Se ad esempio viene somministrato un vaccino obbligatorio a un bambino che non si trova nelle condizioni ideali per riceverlo in quel momento, credo che il medico debba avere necessariamente delle responsabilità; il vaccino è comunque una cosa estranea al corpo e quindi può produrre determinate reazioni.
Peraltro se su 1300 pratiche di richiesta di indennizzo 818 sono state accettate è evidente che deve essere lanciato un allarme forte sul territorio. Occorre cioè un controllo maggiore, sia per quanto riguarda la somministrazione dei vaccini, sia per quanto riguarda le trasfusioni, oggetto appunto di questa interrogazione.
Francamente sono rimasto abbastanza sconcertato dai numeri che ci ha dato, Assessore, che, ripeto, erano desumibili anche dall'ammontare della cifra di 4 milioni di euro.
Ritengo si debba svolgere un'opera di informazione molto più attenta sui rischi che si corrono con alcuni vaccini e sulle condizioni ideali per farli. Come pure occorre porre più attenzione ai diversi casi di genitori che, anche sulla base di queste problematiche, si sono rifiutati di far somministrare i vaccini ai propri figli, non considerando la validità di alcuni vaccini.
Però qui c’è una differenza, Assessore, perchè mentre per chi causa il danno lei ci dice che non c'è implicazione di responsabilità, invece nel caso in cui un genitore sceglie di non far vaccinare il proprio figlio viene poi guardato come un soggetto da isolare. E’ infatti ciò che è accaduto in diverse scuole.
Se il vaccino è obbligatorio allo stesso tempo deve anche esserci la garanzia che non causi quei problemi che, purtroppo, si sono verificati e che continuano a verificarsi.
Credo che su tale problematica occorra porre molta attenzione.
In Commissione su questo tema abbiamo indetto un'audizione con alcuni genitori che sostengono di aver avuto dei danni dall'assunzione di vaccini obbligatori. Ciò dimostra che da parte della Commissione attenzione c’è. Allora credo che anche da parte dell'Assessorato debba esserci oltre che attenzione anche una maggiore informazione sui rischi che si possono correre. Come pure bisognerebbe individuare, se mi consente, Assessore, un accertamento di responsabilità nel caso in cui venga verificata magari una certa superficialità nel somministrare il vaccino ai bambini o in altre simili situazioni come appunto quelle che riguardano gli emoderivati.


Interrogazione n. 196
del Consigliere Bucciarelli
“Adeguatezza delle strutture e dei comportamenti del personale sanitario ASUR zona di Jesi, presidio di via Guerri, ambulatorio visite indennità di invalidità civili e frequenza per minori”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 196 del Consigliere Bucciarelli. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione all'oggetto della richiesta del collega Bucciarelli e valutata nel merito la situazione strutturale e operativa dell'U.O. di Medicina Legale, si comunicano di seguito gli interventi che sono stati adottati per superare nell'immediato gli inconvenienti segnalati nell’interrogazione. Precisando che allo stato eventuali e più razionali provvedimenti relativi alle strutture e/o alla diversa collocazione del servizio sono stati inseriti nel processo di riorganizzazione complessiva delle attività sanitarie presenti nella città di Jesi.
L'U.O. di Medicina Legale sta provvedendo a:
- diversificare nei tempi e/o negli spazi le sedute per invalidi civili da quelle dei minori che richiedono l'indennità di frequenza, onde evitare la contestuale presenza di minori e anziani;
- migliorare l'accoglienza dei singoli cittadini e il loro ingresso in commissione nel rigoroso rispetto della privacy di ognuno, garantendo la chiamata per ordine numerico da parte dei membri della commissione;
- garantire l'utilizzo della sala di attesa prospiciente il corridoio, più ampia e dotata di aperture finestrate, onde liberare il corridoio dalla sosta di pazienti in carrozzina e rendere più agevole e decorosa l'attesa dei cittadini.
Queste sono le azioni immediate, in attesa di una ridefinizione più complessiva e strutturale della struttura di Jesi.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Ringrazio l'Assessore per la risposta. Anche se, a dire il vero (l'interrogazione è dell'ottobre scorso) ebbi già modo di incontrarmi con il Direttore generale dell'Azienda - al quale devo dare atto della grande sensibilità e attenzione al problema che avevo posto, perché veramente le condizioni descritte in premessa di questa mia interrogazione sono inaccettabili in una struttura pubblica – che mi diede garanzie – e so che i lavori li stanno realizzando – per ovviare a questa grave disfunzione.
Quindi ringrazio sia il Direttore della Asl che l'Assessore per questa sua risposta.


Mozione n. 49
dei Consiglieri Eusebi, Giorgi, Acacia Scarpetti
“Diniego all'intesa per la realizzazione del rigassificatore API di Falconara”

Mozione n. 72
del Consigliere Bucciarelli
“Rigassificatori”

Mozione n. 104
del Consigliere Pieroni
“Decreti del Ministero dell'Ambiente per la concessione della compatibilità ambientale dei Rigassificatori di Falconara e di Porto Recanati (Riviera del Conero)”

Mozione n. 106
del Consigliere Binci
“Contro la realizzazione del Rigassificatore di Ancona - Falconara Marittima”

Mozione n. 137
dei Consiglieri Busilacchi, Ricci, Badiali, Giancarli
“Rigassificatore di Falconara Marittima”

Mozione n. 146
del Consigliere Cardogna
“Contro la realizzazione del Rigassificatore di Falconara Marittima”

Interpellanza n. 17
del Consigliere Marangoni
“Rigassificatore a Porto Recanati”

Interrogazione n. 136
del Consigliere Pieroni
“Realizzazione rigassificatore in località Falconara Marittima”

Interrogazione n. 213
del Consigliere Latini
“Rigassificatore API”

Interrogazione n. 276
del Consigliere Latini
“Rigassificatore a largo del Comune di Numana”

(abbinate)
(Discussione e votazione risoluzione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 49 dei Consiglieri Eusebi, Giorgi, Acacia Scarpetti, n. 72 del Consigliere Bucciarelli, n. 104 del Consigliere Pieroni, n. 106 del Consigliere Binci, n. 137 dei Consiglieri Busilacchi, Ricci, Badiali, Giancarli, n. 146 del Consigliere Cardogna, l’interpellanza n. 17 del Consigliere Marangoni, le interrogazioni n. 136 del Consigliere Pieroni, n. 213 del Consigliere Latini, l’interrogazione n. 276 del Consigliere Latini, abbinate.
Se siete d'accordo passiamo alla trattazione di questo punto, anche per rispetto delle persone presenti in questa sede che sono interessate al tema.
Però prima nell’interesse di tutti, e senza vedermi costretto ad interrompere magari la seduta, pregherei, pur comprendendo che atteggiamenti sopra le righe possono essere anche determinati da quanto il tema sia caldo, da quanto appassiona, da quanto interesse c'è o da quanta preoccupazione c'è, di consentire all'Aula di poter andare avanti con i lavori in modo fluido e senza interruzioni. Lo chiedo alla delegazione della popolazione, ai comitati sul rigassificatore di Falconara e ai dipendenti delle ditte.
Ora prima di entrare nella discussione delle mozioni e degli atti ispettivi ho la richiesta dell'Assessore all'ambiente Donati di poter svolgere una comunicazione da parte della Giunta. Prego, Assessore.

Sandro DONATI. Grazie Presidente. La richiesta di rinvio dell'intesa sul rigassificatore di Falconara, che avevo preannunciato nella seduta precedente, è stata presentata dalla Regione Marche e dalla società Api al Ministero dello sviluppo economico, che il 13 maggio ha accettato il rinvio della Conferenza dei Servizi conclusiva del procedimento amministrativo, fissandola al 12 luglio 2011.
Questo rinvio è stato accordato, riconoscendo la necessità di effettuare un approfondimento congiunto del piano industriale presentato da Api ed un suo raffronto con il PEAR.
Un rinvio necessario anche per i seguenti motivi:
- mancanza di chiarezza relativa al quadro strategico nazionale, in cui questo tipo di intervento si andrebbe ad inserire;
- mancanza anche di un quadro pianificatorio degli impianti di rigassificazione previsti almeno in Italia ed in modo, particolare nell'Adriatico. Quadro d'insieme indispensabile per valutare le eventuali conseguenze, che l'effetto cumulo di questi impianti potrebbe provocare sull'ecosistema marino ove collocati a distanza ravvicinata in un'area marina particolarmente delicata e con bassi fondali quali appunto il mare Adriatico;
- mancanza di informazioni sul quadro degli investimenti progettati o delle realizzazioni in corso relativi ai metanodotti principali di interesse per la nostra regione, come ad esempio risulta dai due procedimenti di valutazione d'impatto ambientale di competenza statale relativi al metanodotto appenninico Brindisi-Minerbio ed a quello trasversale Recanati-Foligno.
E' evidente come tali interventi si collochino in una strategia nazionale di medio termine, finalizzata ad un ulteriore impulso del ricorso al gas quale fonte fossile e che quindi a maggior ragione andrebbe almeno comunicata e discussa con quelle regioni il cui territorio è potenzialmente interessato da tali infrastrutture.
Questi due mesi di tempo devono servire al Ministero per rispondere alle nostre richieste di chiarimenti al momento disattese. Tanto più che nei prossimi giorni siamo chiamati ad iniziare con il Governo il confronto sul "burden sharing" regionale, ovvero la decisione di suddividere tra le Regioni gli oneri per il raggiungimento, entro il 2020, del target assegnato dall'Unione Europea all'Italia del 17% di energia elettrica da fonti rinnovabili sull'intero consumo energetico del Paese.
Si tratta di una suddivisione degli sforzi che permetterà di coinvolgere e responsabilizzare i livelli inferiori di sussidiarietà (Regioni, Province e Comuni) in una concreta azione nelle politiche per il clima, mobilitando risorse e facilitando le procedure amministrative.
Il MISE di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, emanerà nei prossimi mesi uno o più decreti per definire la ripartizione fra regioni e province della quota minima di incremento dell'energia prodotta con fonti rinnovabili per raggiungere l'obiettivo del 17 per cento del consumo interno lordo entro il 2020 ed i successivi aggiornamenti proposti dall'Unione europea.
I decreti verranno emanati tenendo conto:
a) della definizione dei potenziali regionali partendo dall'attuale livello di produzione delle energie rinnovabili;
b) dell'introduzione di obiettivi intermedi al 2014, 2016 e 2018 calcolati coerentemente con gli obiettivi intermedi nazionali concordati a livello comunitario;
c) della determinazione delle modalità di esercizio del potere sostitutivo del Governo, ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione, nei casi di inadempienza delle regioni per il raggiungimento degli obiettivi individuati.
Un obiettivo che comporta nel giro di soli nove-dieci anni la moltiplicazione di due o tre volte dell'attuale produzione di energia da fonti pulite sia elettriche che termiche, oltre che per i biocombustibili.
Secondo il MISE entro l'anno ogni Regione saprà quanto dovrà raggiungere. Ciò significa che a breve anche le Marche dovranno rivedere i propri piani energetici alla luce di questi nuovi obiettivi, cogliendo l'opportunità per fare aggiornamenti ai piani legati all'innovazione delle tecnologie delle rinnovabili, individuando su quali tecnologie puntare e stabilendo, pertanto, gli strumenti per aumentare la diffusione delle stesse delle rinnovabili, così come le condizioni per creare una forte filiera industriale.
Non assolvere a questi compiti porterà a sanzioni molto pesanti da parte dell'UE.
Contestualmente anche la Comunità Europea sta aggiornando i suoi strumenti, tra cui spicca il sistema comunitario di Emissions Trading (Direttiva 2003/87/CE e Direttiva 2009/29/CE), che Istituisce una griglia di riferimento per lo scambio di quote di emissioni di gas a effetto serra nella UE, al fine di promuovere la riduzione di dette emissioni secondo criteri di efficacia delle tecnologia ed efficienza economica.
I settori interessati sono:
1) termoelettico e impianti di combustione > 20MW
2) principali settori"energivori" come le raffinerie.
Fino al 2012 la Direttiva riguarda solo la C02, dal 2013 vengono introdotti anche altri due gas (protossido di azoto e perfluorocarburi) per alcuni settori specifici tra cui anche quello petrolchimico. Il sistema è partito nel gennaio 2005 ed è attualmente in vigore: intende premiare gli impianti che miglioreranno la propria efficienza emettendo una quantità di C02 inferiore a quella corrispondente alle quote loro assegnate.
Queste informazioni e le relative valutazioni riferibili al contesto marchigiano (Burden sharing ed Emission trading) non possono non essere parte del processo che la Giunta Regionale ha deciso di intraprendere nell'ottica di una analisi dei risultati e del nuovo slancio che si vuole dare al PEAR, ma devono essere anche presi in considerazione proprio per valutare la possibilità di riprendere con la società API l'ipotesi strategica della riqualificazione del polo produttivo petrolifero di Falconara verso un polo energetico innovativo, come negli accordi sottoscritti da D'Ambrosio, Amagliani e Brachetti Peretti nel 2003.
0.58.41
In questa ottica va letta la richiesta inoltrata al Ministero dello Sviluppo Economico da Regione Marche e Api del rinvio della Conferenza dei Servizi per l'intesa sulla realizzazione del rigassificatore di Falconara Marittima, posizione maturata nell'incontro del 9 maggio 2011 tra la Giunta regionale e i rappresentanti dell'azienda.
In presenza di un Piano industriale compatibile con le scelte energetiche della Regione, con la salvaguardia del lavoro e dei livelli di occupazione e i volumi di traffico marittimo attualmente presenti, l'istituzione potrebbe valutare anche l'avvio di forme di partnership sulla produzione di energia, che andranno individuate dopo un percorso tecnico particolarmente approfondito.
L'Api non ha nascosto le difficoltà che la raffineria sta incontrando, con le conseguenti ricadute economiche sui livelli occupazionali.
La crisi della raffinazione nazionale è "strutturale", hanno detto, a seguito della concorrenza di paesi esteri - Arabia, Cina e India in primo luogo - che hanno investito in maniera significativa nel settore. Altre realtà nazionali, come la raffineria di Cremona, hanno già chiuso alcuni mesi fa, con migliaia di lavoratori in mobilità e cassa integrazione.
La raffineria Api di Falconara, sempre secondo l'azienda, "lavora in perdita da ormai da tre anni", tanto che ha avviato investimenti differenziati rispetto al petrolifero, per non compromettere i bilanci e l'occupazione.
In quest'ottica rientrano la centrale Turbogas realizzata e la questione del rigassificatore; pensati per "generare flussi di cassa tali da sostenere l'attività aziendale e l'occupazione". Un ridimensionamento, o addirittura una chiusura dell'unità produttiva, è stato rilevato e avrebbe pesanti conseguenze anche sul futuro del porto di Ancona.
Difatti per quanto riguarda i rapporti tra il sito industriale Api ed il Porto di Ancona è necessario considerare quanto segue: il sito di raffineria è ricompreso nella circoscrizione dell'Autorità Portuale di Ancona, la quale rilascia l'autorizzazione alla realizzazione di tutte le modifiche strutturali e le concessioni demaniali marittime, mentre la Capitaneria di Porto provvede ai collaudi periodici di tutte le strutture impiantistiche di stabilimento e all'emissione dei regolamenti di esercizio delle strutture a mare.
Da una verifica con l'Autorità Portuale risulta che le attività marittime del sito Api concorrono per oltre il 50% (circa 4.500.000 ton di merci liquide nei 2010) ed il conseguente gettito erariale rappresenta oltre il 40% del bilancio finanziario del Porto, al quale si aggiungono gli ulteriori benefici economici ed occupazionali per una serie di altre attività portuali (assistenza marittima per operazioni di discarica e per interventi su terminali a mare).
Nell'ultimo periodo risultano sostenute dall'Api, in media annualmente, le seguenti spese: canoni demaniali € 560.000 (API Raffineria + API Energia); - Tasse portuali circa € 2.000.000; costi assistenza marittima ed interventi su terminali a mare circa € 4.500.000. Dati da cui si evince la stretta correlazione economica, funzionale, occupazionale e strategica tra presenza delle attività Api e l'attuale configurazione del Porto di Ancona.
La realizzazione del Piano industriale Api ed in particolare del rigassificatore andrebbe a migliorare tale rapporto. In particolare l'introito derivante dalle tasse portuali, a fronte di una movimentazione prevista di circa 2.400.000 ton/anno di GNL, dovrebbe essere di circa 1.000.000 di euro, direttamente riscossi dall'Autorità Portuale di Ancona, essendo le attrezzature Api all'interno della sua area di circoscrizione.
II contesto generale fin qui descritto è reso più complesso dalla considerazione degli aspetti ambientali, occupazionali, finanziari, amministrativi di altri segmenti dell'intero sistema produttivo ora esistente, quali la Centrale Turbogas da 270 MWe, la questione tuttora aperta degli interventi di bonifica del sottosuolo, gli investimenti in corso per l'incremento costante dei livelli di sicurezza del lavoro, nonché gli esiti del procedimento statale sulla progettata CTE da 520+60 MWe.
AI fine quindi di affrontare una questione di tale complessità a partire dalla più chiara implementazione dell'obiettivo condiviso del "polo energetico ambientale", di cui al Protocollo d'Intesa del giugno 2003, la Giunta regionale ha già disposto la formazione di un ristretto gruppo tecnico di lavoro che, sulla base di una ricognizione larga di tutte le componenti dell'attività API, approfondisca anche l'ipotesi prospettata dalla Giunta stessa di una eventuale partecipazione finanziaria pubblica alla strategia di riconversione del sito secondo alcuni modelli largamente in uso altrove in Europa, allo scopo di compartecipare ad utili d'impresa, di avere la possibilità di giocarvi un ruolo importante e di tenere sotto controllo soprattutto gli esiti occupazionali ed ambientali di eventuali nuovi processi verificabili.
Pertanto i due mesi che ci separano dalla nuova convocazione della Conferenza dei Servizi devono servirci per completare quel quadro di informazioni che la Regione Marche ha già formalmente richiesto al MISE, anche con riferimento ai diversi aspetti dell'esperienza in corso presso il rigassificatore di Porto Viro sotto il profilo ambientale, finanziario, della percezione sociale e degli eventuali effetti economici, vista la sua collocazione in area delicatissima per i caratteri naturalistici e certamente caratterizzata da importanti componenti di sviluppo turistico.

PRESIDENTE. Grazie Assessore Donati. Al momento ho iscritti a parlare il Consigliere Bugaro e il Consigliere Zinni. Quindi, per poter organizzare al meglio i lavori, vi pregherei nei prossimi dieci minuti di prenotare gli interventi.
Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Devo dire che dal suo intervento, Assessore Donati, non abbiamo avuto un grande contributo, tra il burocratese e il politichese abbiamo ascoltato solo un’abile mediazione. Di fatto c’è stata di fondo un’ambiguità che ora io con modestia ed umiltà con questa mia personale posizione rispetto alla vicenda Api vorrei cercare di sciogliere.
Faccio intanto un passo indietro cercando un pò di allargare l’orizzonte.
In questo momento stiamo vivendo un momento estremamente delicato della vita politica intesa come soluzione da offrire alla crisi economica.
La provincia di Ancona è stata segnata in maniera notevole da una crisi occupazionale che ha caratterizzato soprattutto la Vallesina e la parte montana – la più famosa è la vicenda Merloni –. Sembrava che la costa fosse immune da questa crisi, forse perché meno industrializzata. Invece le due aziende che maggiormente la caratterizzano, mi riferisco alla Fincantieri di Ancona e al sito Api, sono, una esplosa in tutta la sua drammaticità, l’altra rischia altrettanto.
La politica in questi casi è chiamata a dare risposte per garantire benessere e interessi diffusi, ma che non devono essere quelli dell’azienda, bensì quelli delle centinaia di persone che vi lavorano e di tutte le altre persone che indirettamente traggono beneficio da un’attività economica come appunto quella del sito Api.
Non c’è bisogno che ricordi che non sono stato io o che non è stata la mia parte politica a rinnovare, giustamente, la concessione all’Api, Presidente Spacca.
Di fronte al progetto di riconversione di un processo industriale come quello della raffinazione secondo me dovremmo porci in maniera estremamente laica. Non dobbiamo cioè esprimere posizioni ideologizzate e preconcette, ma analizzare le questioni secondo le direttive estremamente puntuali che lo Stato e l’Unione europea ci danno rispetto all’ambiente e alla sicurezza dei cittadini.
Perché dico questo? Lo dico perché ormai tutti sanno che un sito come quello dell’Api, così come operativo oggi, è assolutamente fuori dal mercato. Le parole dell’amministratore delegato sui conti economici in merito a quanto ogni barile fa rimettere all’azienda ne sono la conferma, ma basta andare in giro per l’Italia o in tutto l’Occidente per capire che la raffinazione non è più redditizia. E quando un’azienda non produce reddito succedono due cose: i primi anni l’azionista rifonde le perdite, dopodiché o c’è il fallimento o c’è la chiusura dell’azienda, ma poi il risultato è sempre lo stesso.
Se allora non vogliamo arrivare a questo punto, gettando veramente in uno sconforto o addirittura in una crisi profonda questa nostra parte del territorio, la politica è chiamata alla responsabilità.
Io penso che il problema del rigassificatore sia oggi abbastanza enfatizzato. Non c’è un rigassificatore al mondo che ha creato problemi all’ambiente, non c’è rigassificatore al mondo che ha creato problemi alla sicurezza dei cittadini. E’ bene che ce lo diciamo. Basterebbe fare una banale indagine per vedere che i rigassificatori nella loro dinamica di funzionamento sono abbastanza semplici ed estremamente sicuri, non mostrano cioè profili di pericolosità in alcun momento del processo di rigassificazione.
Allora qualcuno potrebbe dire: “Perché Bugaro, perchè il Popolo della Libertà si è espresso contro il rigassificatore di Porto Recanati? Perché due pesi e due misure?”. Il perché è presto detto, da una parte c’è un sito industrializzato e avviato a un processo di diversificazione nella produzione energetica, mentre dall’altra c’è soltanto il mare, quindi fra i due noi abbiamo preferito l’uno rispetto all’altro. Dunque è molto semplice, anzi, direi che rispondere è anche abbastanza banale.
Ritengo che la Regione Marche debba approfondire la questione in maniera seria e che lo debba fare allargando l’orizzonte, cioè considerando il rigassificatore ma anche la riconversione della produzione che si fa all’interno del sito.
E’ inutile che ci riempiamo la bocca con le rinnovabili. Le rinnovabili vanno benissimo, ma sono una parte parziale della produzione energetica. Noi dobbiamo capire cosa vogliamo fare di questo nostro Paese. Dobbiamo capire se vogliamo fare un Paese moderno ed industrializzato in grado di assicurare alle future generazioni livelli accettabili di occupazione e di benessere oppure se vogliamo continuare a fare demagogia e limitare la portata della crescita dei nostri territori con tutte le penalizzazioni che ciò comporta. E su questo le scelte le dobbiamo compiere in questi anni, posto che il mondo non attende più, oggi non è più quello di dieci, venti o trent’anni fa. Oggi il mondo viaggia veloce. Non si può più consentire quella melina che stiamo facendo anche in questa occasione, perché è inutile andare poi a piangere - come troppo spesso vedo fare da alcune parti politiche - sul latte versato.
Ci vuole dunque responsabilità e serietà nel massimo rispetto, riferendomi al caso di specie, dell’ambiente e della sicurezza dei cittadini. In questo particolare momento economico, dove le scelte caratterizzeranno i prossimi anni dello sviluppo dell’Italia, è questo è l’atteggiamento che devono tenere le classi dirigenti.
Pertanto il sito di Falconara è ricompreso entro questo perimetro, posto che continuiamo ad avere un piano energetico regionale deficitario rispetto alle attese e rispetto alla produzione energetica; se non mi sbaglio, Presidente, siamo sull’ordine del 50% fra energia prodotta ed energia consumata, quindi siamo in deficit.
Tutto ciò non è accettabile. I nostri competitori, che non sono soltanto quelli fuori dall’Europa ma anche dentro l’Europa, ridono di noi. Noi oggi stiamo indietreggiando, quando nel settore dell’energia trent’anni fa eravamo invece all’avanguardia. Abbiamo fatto ricchi gli altri, ci siamo impoveriti noi.
Io sono Consigliere regionale da sei anni, lo faccio con impegno preciso dalla mattina alla sera in maniera instancabile, sicchè al pari di tutti voi, visto che siamo eletti con il sistema delle preferenze, colloquio quotidianamente con il territorio. Qual è la richiesta, colleghi, che abbiamo tutti i giorni presso le nostre segreterie? I posti di lavoro! Questa piaga forte che caratterizza la nostra società, una piaga che soprattutto è riferita ai giovani. La prima ansia delle famiglie è pagare il mutuo e collocare i figli nel mondo del lavoro. Quindi dobbiamo porre in essere politiche non ideologiche ma pragmatiche, politiche che mettano nelle condizioni i territori, nel rispetto dell’ambiente, di poter crescere. Non si sfugge da questa prospettiva! E lo dico con passione e con calore perché ne sento la necessità. Chi fa politica con passione non può sfuggire da questa impostazione. E il sito dell’Api, ripeto, è pienamente ricompreso in questo discorso.
Presidente Spacca, un atteggiamento di chiusura rispetto alla prospettiva di riconversione industriale dell’Api, che è appunto il rigassificatore e la produzione energetica, porterà degli scombussolamenti e delle tensioni sociali – visto che lei, giustamente, difende la coesione sociale – inimmaginabili e la responsabilità poi ricadrà su di voi, e lo dico assumendomene per primo la responsabilità - ma questo poco conta, perché nel momento in cui accadrà tutti noi faremo un altro mestiere -.
Il ruolo della classe dirigente è dunque quello di costruire un futuro, per cui non mettere oggi il territorio – termino, Presidente, mi scuso se sono andato in là ma il tema mi appassiona – nelle condizioni di essere competitivo dal punto di vista energetico non significa solo fare il male dell’Api e dei suoi lavoratori, ma significa anche fare il male di tutte le imprese del nostro territorio, le spese maggiori di un’impresa sono infatti la logistica e i trasporti, il costo del lavoro, il costo della surrogazione delle materie prime e il costo dell’energia. Queste quattro voci compongono il 90% dei bilanci delle nostre aziende che però ci pongono in un’area di pessima competitività rispetto ai nostri partner europei e rispetto al mercato.
Pertanto se non sapremo correggere quanto è in capo alla politica, se non sapremo correggere la linea metteremo il sistema economico locale e nazionale fuori mercato, con tutto quello che ne potrà conseguire.
E la responsabilità, ripeto, è in capo a noi.

PRESIDENTE. Ho al momento iscritti a parlare i Consiglieri Zinni, Busilacchi, Giorgi, Badiali, Giancarli, Bucciarelli, Pieroni, Silvetti, Marangoni. Ci sono altre richieste? Bene, vedo che richiedono di intervenire anche i Consiglieri Binci e Latini.
Prego ancora il pubblico, così come previsto dal Regolamento, di astenersi da dissensi o approvazioni.
Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Dalla cornice politica emergono differenti posizioni.
Mi sembra esistano forze politiche che hanno dato priorità a un aspetto della questione rispetto ad un altro. In maniera assolutamente responsabile, legittima e rispettabile, esistono forze politiche che hanno deciso che su questo argomento la centralità sia la questione ambientale, assolutamente inderogabile da nessun punto di vista. E questo vale per il SEL, per i Verdi, per l’IdV, per il Partito Socialista, ecc..
Dopodiché mi sembra esista un Partito Democratico che ha invece una linea leggermente differente. E’ combattuto fra il credere che l’azienda Api stia bleffando e il cercare di mediare con le forze di maggioranza dalla posizione appunto ambientalista,. ma con il timore di perdere il filone di collegamento con le parti sindacali.
Il fatto di continuare a chiedere al Governo un rinvio, infatti, è proprio perché non si hanno le idee chiare nella maggioranza, quindi si vuole prendere tempo, cosa che però sta producendo un immobilismo di tutta l’Assemblea legislativa.
Esiste comunque una parte del Partito Democratico che ha compreso la drammaticità delle regole del mercato – gli inglesi dicono che il mercato è the king (il re) e che quindi questa crisi petrolifera ha portato chi lavora in termini di distribuzione e raffinazione, e soprattutto lontano dai siti estrattivi, ad essere fuori mercato. Ma dall’altra parte c’è chi pensa che questa è la solita furberia dell’azienda che grida ‘al lupo, al lupo’ e che in realtà non licenzierà mai nessuno, e quindi costringiamoli a fare quello che vogliamo fare noi.
Il Popolo della Libertà, la forza politica alla quale appartengo, ha invece deciso di non credere minimamente che l’azienda stia bluffando. Dai nostri studi riteniamo che la crisi petrolifera sia un dato oggettivo. Quindi o Api fa investimenti tecnologici che determinino una ripresa degli utili di esercizio, oppure, regole di mercato, inizierà la solita drammatica fase della cassa integrazione ordinaria, poi la straordinaria, poi la mobilita e, alla fine, la gente a casa!
Su questo voglio allora dire alcune cose.
Ritengo – io mi schiero così, forse sbaglio anche, però penso che in politica le mezze misure o le cose ambigue non producano niente, penso che su questa storia ognuno debba avere il coraggio di rappresentare fino in fondo ciò in cui crede e quindi assumersi delle responsabilità, ed è per questo che umanamente rispetto quelle forze politiche che hanno deciso che il dato centrale è l’ambiente, perché hanno fatto sicuramente una scelta di campo - che l’ambiente debba essere posto in via sussidiaria mentre in via prioritaria debba esserci la tutela occupazionale.
Questo per me è un dato essenziale, ne spiego i motivi.
Ho letto sui giornali articoli in cui si diceva che con il rigassificatore si potranno assumere solo dieci persone. Allora forse non ci siamo ben capiti. Il problema non è quanti posti di lavoro in più vado a realizzare, sperando che ci siano, il problema è che la ripresa degli utili deve senza meno finanziare il mantenimento dello standard occupazionale. Se oggi il costo del lavoro per Api è lievitato per colpa di fattori esterni, è evidente che l’aumento di utile sarà una manovra compensativa per impedire i licenziamenti. Poi, certo, potrebbe anche accadere che se gli utili inizieranno ad essere veloci e buoni ci potranno essere delle nuove assunzioni, come potrebbe accadere che da questo procedimento potranno esserci dei vantaggi anche per le aziende terze. Vorrei infatti ricordare che quando parliamo di Api non possiamo limitarci alla forza lavoro dei suoi diretti dipendenti, ma dobbiamo parlare anche di tutte delle aziende collegate, dobbiamo parlare di quello che significherebbe la perdita di un polo di questo tipo sulle politiche del porto di Ancona, sulle politiche dei consumi tra Ancona e Falconara, insomma, su tutto l’indotto che c’è. Sarebbe un dramma.
La verità, ripeto, è che qui c’è qualcuno che pensa che quell’imprenditore per fare il furbo bluffi. Qui il problema, invece, è che non bluffa. Non bluffa! Il problema è che quest’uomo ci ha comunicato che se le cose continueranno così andrà altrove. La politica non può far finta di niente!
Voglio così sottolineare il problema centrale delle forze lavoro, della non ricollocabilità di questi dipendenti. Oggi il mercato del lavoro ci dà delle regole chiare e precise. Non è un problema di centro-destra o di centro-sinistra. Quando uno perde un posto di lavoro a tempo indeterminato non c’è un altro posto di lavoro a tempo indeterminato dove poterlo ricollocare. Non c’è! Oggi le procedure di nuove assunzioni partono comunque - per obblighi normativi, dalla riforma Biagi in poi – da una situazione di tipo precario. Tutti sappiamo bene – lo sa il centro-destra e il centro-sinistra – che se oggi le persone perdono un posto di lavoro a tempo indeterminato devono ricominciare una trafila di precarietà che è assolutamente un’incognita. Allora io mi sento di rivendicare con pesantezza, forse anche sbagliando, che la nostra economia locale anconetana non è in grado di ricollocarli né di assorbirli.
Quindi non ci prendiamo in giro! Se ci sarà un crollo fra i dipendenti Api e le aziende terze, poi quelle 1.500 persone che ci ritroveremo sul mercato del lavoro dove le metteremo? Dove! E’ questo che chiedo ai politici che hanno posizioni ambientaliste, lo chiedo al Partito Democratico, al Governatore Spacca, alle forze che hanno fatto comitati, seppure, ripeto, umanamente legittimi e rispettabili. A questi comitati chiedo dove potremo collocare nel mercato del lavoro queste 1.500 persone e relative famiglie. Dove! Non lo sa nessuno, nessuno!
Vorrei fare un esempio anche sullo sviluppo sostenibile, sull’ecocompatibilità. Non nascondiamoci dietro il fatto di un piano energetico nazionale che non c’è del Governo. Vorrei ricordare che sul rigassificatore per quanto riguarda l’ipoclorito di sodio da buttare in mare la legge stabilisce che deve essere di 200 parti per bilione. Il progetto asserisce che è sui 40. Allora pongo qui una domanda: “Se esistono dei parametri di legge, anche se ci possono essere dei vuoti sulle programmazioni più ampie dei piani energetici, per quale motivo continuiamo a non rispettarli? Chiedo: “L’Arpam, che sarebbe collegata tutti i giorni con tre boe, è un’associazione a delinquere o è un’agenzia rispettabile? Diamo per scontato che è corrotta e quindi va a favore dell’azienda dicendo parametri falsi oppure la rispettiamo come istituzione della Regione? E se l’Arpam controlla che sono 40 parti per bilioni come facciamo a dire che si inquina più del dovuto?
Credo, ripeto, che in politica le mezze misure servano solo per non decidere, i pasticci e gli imbrogli servono per scaricare colpe gli uni sugli altri. Su questa storia dobbiamo assumerci le responsabilità in un verso o in un altro, altrimenti fra tre anni dovremo spiegare perché ci saranno 1.500 persone e relative famiglie che vivranno di stento. Di stento!
Chiedo dunque al Governatore Spacca di avere un atto di coraggio, di non guardare la maggioranza bensì alla concretezza della questione.
Io sono tra quelli che si è schierato contrario il rigassificatore di Porto Recanati in quanto lì si trattava di un impianto nuovo, impattante e deformante la realtà turistica del territorio, invece a Falconara c’è un sito che va semplicemente riconvertito con un investimento tecnologico. E la forza lavoro, sia essa di destra, di centro o di sinistra, va tutelata. Quei lavoratori sono i pochi ad avere ancora un posto a tempo indeterminato, quindi se lo devono tenere stretto, sicché noi dobbiamo aiutarli.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Dopo alcuni mesi di approfondimenti, come di tentativi di confronto anche con il Governo per avere maggiori elementi di chiarezza, e quindi di conseguente rinvio in quest’Aula, arriviamo al momento di dibattito su un tema delicato e complesso che ha visto impegnati i partiti, le forze sociali e i comitati dei cittadini.
Ma a malincuore debbo dire che è stato un dibattito poco sereno, spesso ammantato da toni ideologici che hanno contributo a drammatizzare una questione già di per sé difficile. L’intervento che mi ha preceduto penso ne sia la rappresentazione.
Su un tema così delicato e complesso, così ricco di sfaccettature, ritengo sia sbagliato lasciare che gli elementi ideologici abbiano il sopravvento su un’analisi attenta e approfondita di tutti gli elementi, come appunto questo tema richiederebbe.
In questo dibattito ci siamo trovati di fronte a due posizioni riduzioniste, uguali e contrarie. Una che dice no al rigassificatore, punto, ed una, espressa dall’opposizione, che dice sì al rigassificatore, punto.
Ma quando ci sono due interessi entrambi meritevoli di tutela, quello della salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini e quello della tutela occupazionale, la politica è chiamata a un’operazione di sintesi, che non vuol dire ambiguità bensì evitare che interessi diversi siano in contrapposizione.
Ebbene, di fronte a questo rischio, che ancora oggi vediamo in quest’Aula – fa bene il Presidente a un richiamo in tal senso – mi permetto di rivendicare la posizione del mio partito, da alcuni accusato anche di ambiguità, che sulla questione ha detto no ai riduzionismi, ha detto no alla semplificazione di questo dibattito, ha invece detto sì ad un’analisi approfondita, attenta, fatta con quanti più elementi di chiarezza siano necessari per un esame, come dire, dei costi/benefici.
Qual è cioè l’interesse del Partito Democratico? E’ quello di evitare ci siano ancora contrapposizioni, che il nostro territorio ha già visto in altre sedi, tra chi tutela l’ambiente e chi tutela l’occupazione. Noi cediamo sia possibile un modello di sviluppo sostenibile che concili sia l’occupazione che la salute dei cittadini.
Oggi in assenza di elementi di chiarezza sulla salute dei cittadini con chiarezza andremo a votare una risoluzione che fa sintesi delle posizioni espresse, una risoluzione che dice di no al rigassificatore senza partire da una posizione ideologica, ma come frutto di un percorso che ci fa prendere questa posizione con grande gravità e senso di responsabilità.
Perché arriviamo a questa valutazione, quali sono gli elementi di giustificazione? Perché oggi noi abbiamo elementi di svantaggio, di dubbio, di incertezza a fronte di un’assenza di certezza sugli elementi di vantaggio.
Capisco che gli esponenti di centro-destra provino ad eliminare la responsabilità del Governo nazionale, una responsabilità, invece, che è centrale. Qualora infatti avessimo avuto un elemento di contesto chiaro, cioè il piano energetico nazionale, la nostra scelta e il nostro dibattito sarebbe stato meno drammatico e probabilmente più facile. Perché il piano energetico nazionale è l’atto di programmazione delle fonti di approvvigionamento energetico sul territorio nazionale, perché il rigassificatore è un elemento di approvvigionamento anche a livello nazionale.
Oggi, se non erro, ci sono quindici progetti presentati al Ministero, ed è evidente, gli studi ce lo dicono, che non saranno quindici rigassificatori utili.
Come si fa dunque una programmazione nazionale? Ovvero, chi ha responsabilità di governo non può lasciare che sia semplicemente la domanda privata a stabilire quali debbano essere gli elementi di programmazione, altrimenti ci saranno elementi di approvvigionamento energetico inutili. In tutto il territorio italiano i rigassificatori che servono probabilmente sono tre o quattro, nel mare Adriatico ne abbiamo già uno mentre un altro è in via di completamento.
Pertanto credo che la responsabilità del Governo sia grave. Il nostro piano energetico non parla di rigassificatori, quindi sarebbe sbagliato se levasse le castagne dal fuoco ad un elemento che è invece di scelta nazionale.
A fronte di queste assenze abbiamo dunque molti elementi dubbi di svantaggio. Alcuni riguardano sicuramente l’impatto ambientale, dall’immissione in acqua di 40 tonnellate all’anno di ipoclorito e cloruro di sodio, all’utilizzo dell’acqua marina per riscaldare il gas rigassificato con una variazione della temperatura marina. Ma questi elementi, soprattutto, vanno a ricadere su un’area che già ha una ferita, un’area già dichiarata Aerca, per la quale i cittadini si trovano già in una situazione di difficoltà. Voglio ricordare che ci sono diciassette Sindaci del territorio che hanno a cuore, ovviamente, anche la promozione del territorio. La promozione del territorio è infatti sicuramente un elemento di sviluppo, è un elemento che può dare occupazione, quindi è un elemento che dobbiamo salvaguardare non soltanto per la tutela del paesaggio, ma affinchè si possa ridisegnare anche un nuovo modello occupazionale.
Ebbene, a fronte di questi danni ambientali per i cittadini ci sono poi dei costi. Un costo per i cittadini finora non ricordato è anche di tipo economico. Questi progetti per l’80% vengono fatti con soldi pubblici, quindi con i soldi anche dei nostri cittadini. Ricordo, tra l’altro, che il gas rigassificato costa circa il doppio di quello naturale.
Ma l’aspetto più importante credo sia quello che riguarda l’occupazione. Rifiuto nel modo più assoluto il tentativo delle forze della destra di imputarci una poca attenzione a questo problema; se l’avessimo voluto fare anche noi avremmo avuto una posizione per il no senza se e senza ma. La verità vera è che dal rigassificatore non ci sono diretti vantaggi per l’occupazione. I vantaggi per l’occupazione derivano da un complessivo piano di riconversione industriale del sito, che noi con grande chiarezza chiediamo che venga fatto. Con il nostro documento chiediamo che sia proprio questo l’elemento centrale. Ancora prima del no all’intesa noi chiediamo che fin da subito si apra un tavolo serio dove la Regione, le forze sociali, gli enti locali, insieme con l’azienda, trovino una soluzione. Noi crediamo sia possibile conciliare occupazione e ambiente.
E’ dunque con questo spirito e con un grande senso di responsabilità, sapendo che la soluzione che andremo a prendere è grave, che cerchiamo di comporre interessi contrapposti. Con la consapevolezza che questa soluzione aprirà un nuovo percorso, ove il Governatore e la Giunta ovviamente ci rappresenteranno pienamente, verso un confronto con tutte le forze produttive e sociali che hanno a cuore la salvaguardia dell’operazione.
Sarà pertanto un compito non facile, sarà un percorso lungo. Ma è proprio su temi complessi e difficili che credo si misuri la capacità di una classe dirigente di governo. E la classe dirigente espressa da questa maggioranza saprà essere all’altezza di questa difficile sfida.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. A nome dell’Itala dei Valori voglio ripartire da ciò che è accaduto in quest’Aula circa undici mesi fa, quando cioè discutemmo del tema del rigassificatore a largo delle coste di Porto Recanati.
Allora approvammo una mozione con un dispositivo ben preciso, ne richiamo alcuni passaggi. Ci eravamo opposti alla realizzazione dell’impianto di rigassificazione a largo delle coste di Porto Recanati e ci eravamo opposti a dare il consenso a eventuali richieste di intesa da parte del Governo.
In una parte del dispositivo avevamo messo in evidenza anche la logistica che stava venendo avanti all’interno del Mare Adriatico e Mediterraneo per quanto riguarda i rigassificatori - logistica che ancora rimane molto vana, visto che manca un piano nazionale -. Inoltre avevamo messo in evidenza che altri eventuali impianti di rigassificazione, oltre quelli che si prevedono nell’Adriatico, non si ritengono strategici per il territorio marchigiano.
Quindi voglio ripartire da questo, inserendo però nel tema della discussione di oggi elementi che incidono sull’argomento, in primis il tema occupazionale.
Nell’aprile 2009 la Regione, con decreto del dirigente, esprimeva parere favorevole sulla compatibilità ambientale del progetto off shore del rigassificatore al largo di Falconara, ai fini della pronuncia della compatibilità ambientale del Ministero dell'Ambiente, che si è poi pronunciato favorevolmente nel luglio del 2010.
Per quanto riguarda l'impianto di Porto Recanati il decreto del dirigente datato 8 febbraio 2010, quindi dopo, dava atto di "non poter esprimere parere positivo sulla compatibilità ambientale del progetto al largo delle coste di Porto Recanati in quanto non è possibile escludere effetti significativi sull'ambiente derivanti dalla realizzazione dell'opera".
Io ho approfondito la lettura dei due atti ed ho notato alcune cose.
Innanzitutto sono andata a verificare, essendo la VIA dell'impianto di Porto Recanati successiva a quella di Falconara, se ci fosse un richiamo preciso. Non c'è. Infatti in materia di relazione con la programmazione energetica si parla della “presenza concomitante di più impianti di rigassificazione nel Mare Adriatico, morfologicamente chiuso, di limitata estensione e già con pesanti traffici marittimi, crea non poche perplessità per gli impatti cumulativi". Questo veniva detto riferito a Porto Recanati e agli impianti già esistenti nell’Adriatico, quello di Porto Viro a Rovigo e quello che sta venendo avanti a Brindisi.
Rimanendo in tema di programmazione energetica parliamo del PEAR.
Mentre per il procedimento di Porto Recanati si afferma che il PEAR non prende in considerazione i rigassificatori, in quello di Falconara si dice che anche con gli obiettivi del PEAR si individua nel gas uno dei punti fondamentali di sviluppo del settore energetico regionale. Quindi anche qui c'è una certa discrasia.
Se non c'è una presa di posizione nel PEAR è chiaro che va dato l'indirizzo politico, così come appunto fatto nella precedente mozione sul rigassificatore di Porto Recanati.
Ora non voglio inoltrarmi nelle differenze o nella tecnica tra Porto Recanati e Falconara, voglio solo ricordare un paio di cose.
Ad esempio il progetto del rigassificatore al largo di Falconara prevede di utilizzare un punto di attracco a 16 chilometri dalla costa mentre per Porto Recanati era a 35 chilometri. Per Falconara si prevedono circa quaranta operazioni all’anno, cioè di gasiere che arrivano e che vanno naturalmente ad aggiungersi al lavoro delle petroliere, per cui c’è un’altra frequenza di navi rigassificatrici.
La rigassificazione a Falconara avviene a ciclo aperto, con grandi quantità di sversamenti in mare di acqua raffreddata con presenza di composti di cloro che riversandosi in mare ne modifica l’equilibrio esistente e di conseguenza l’ecosistema; peraltro ricordo che l’Italia ha sottoscritto la convenzione di Barcellona che vieta lo sversamento dei composti clorati in mare.
Ricordo, inoltre, che Falconara Marittima è sito di bonifica di interesse nazionale dal luglio del 2002. In quest'area la presenza della Raffineria API determina molte problematiche. L'area è interessata da inquinamento legato alla raffinazione: suolo, sottosuolo e falda risultano contaminati da idrocarburi leggeri e pesanti. Voglio anche ricordare che le risorse stanziate per la bonifica della zona SIN (Sito di interesse nazionale) di Falconara Marittima sono pari a oltre 2 milioni di euro, soldi investiti per bonificare.
L'altra volta si parlava della necessità o meno del rigassificatore. Noi riteniamo che non ci sia necessità in quanto gli impianti in Italia servono solo per trasformare il gas e indirizzarlo in Europa. Oggi l'Italia importa gas dalla Russia, dall'Algeria e naturalmente dalla Libia. Gas liquido arriva dal Qatar ma viene già rigassificato e spedito in Europa. Nemmeno le Marche hanno necessità di tali impianti se non per fare finanza all'API, ma di questo parlerò più avanti.
Come Italia dei Valori chiediamo quindi un forte pronunciamento da parte di questa Assemblea affinché la Regione Marche allo stato delle cose neghi l'intesa al Ministero per lo Sviluppo economico, considerate anche le molte prescrizioni in sede di VIA.
Abbiamo, giustamente, fatto una battaglia per preservare il territorio da una deturpazione paesaggistica con il fotovoltaico, attraverso criteri di autorizzazione molto restrittivi e di salvaguardia del paesaggio, prima e per ora unica Regione in Italia; non possiamo giustificare una ingiustificabile, per la comunità, condivisione di un progetto unilaterale di grande impatto ambientale in una situazione già fortemente compromessa.
Però noi del problema – non vedo in questo momento il Consigliere Zinni – non abbiamo una visione unilaterale, cerchiamo di averla a 360 gradi. Ed ovviamente siamo attenti e anche preoccupati per le esigenze occupazionali e di sviluppo del sistema Marche e del porto di Ancona.
E’ per questo che siamo favorevoli a dare mandato al Presidente Spacca di sollecitare l’API a presentare un piano industriale che compensi con ingenti investimenti i sacrifici del territorio in termini di morti sul lavoro, di bilancio epidemiologico disastroso e di compromissione ambientale. E fin d'ora diciamo che la richiesta del rigassificatore, che si costruirebbe con ingenti contributi pubblici, solo per far finanza senza investire sufficientemente capitale proprio, la riteniamo inaccettabile se avulsa da un progetto complessivo soddisfacente nei termini che vi dirò.
Noi crediamo in un progetto pubblico-privato plurisettoriale nel campo della produzione di energia elettrica (eolico, fotovoltaico ed altre rinnovabili). Oltre ad attendere notizie sul piano energetico nazionale - so che le Regioni si incontreranno presto per parlarne, l’Assessore Donati ci ha riferito in proposito -, saremmo lieti di conoscere dall'API quale sia la sorte della raffineria e come si intenda procedere, e quando, alla bonifica dell'area.
Insomma, crediamo che API e territorio debbano investire alla pari sullo sviluppo e sul mantenimento dei livelli occupazionali – il nostro territorio investe già abbastanza mettendo a disposizione se stesso – e alla pari ritrarne benefici interrompendo la catena perversa della unilateralità del sacrificio da parte del nostro territorio e della nostra gente.
Crediamo, e concludo, che le parole del padre del PEAR, prof. Polonara, siano da prendere in seria considerazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Oggi l’Assemblea legislativa ha secondo me un grande peso, perché dobbiamo decidere su una cosa che non è ininfluente né per i cittadini né per i lavoratori né per il territorio né per le Istituzioni. Dobbiamo ragionare su una questione che sta a cuore a tutti, ma che forse abbiamo – lo dico anche a me stesso – un po’ sottovalutato, forse non credevamo che il problema arrivasse così in fretta. Il lavoro c’era, la raffineria andava avanti, i problemi per l’inquinamento c’erano, come ci sono, ma ormai si conviveva con questa realtà.
Però oggi siamo arrivati a un punto, come ha detto l’Assessore nella sua relazione, in cui l’azienda non riesce più a reggere la situazione in quanto la raffinazione, addirittura a livello mondiale, è fortemente in crisi.
Oggi il sito di raffinazione e di stoccaggio di Falconara, che è stato il bene e il male di quel territorio, è in crisi perché sono venute avanti altre difficoltà. Quindi dobbiamo ragionare sul cosa fare. Però dobbiamo ragionare, secondo me, non solo attraverso la politica o come istituzioni, ma in maniera più complessa. Si devono cioè coinvolgere innanzitutto i cittadini che sono la parte più importante del territorio, si devono coinvolgere i lavoratori, le Istituzioni locali, le associazioni di categoria dagli imprenditori ai sindacati, le Istituzioni regionali e il Governo nazionale.
E soprattutto si deve coinvolgere l’impresa. Oggi infatti siamo in questa situazione perché l’impresa ci ha detto determinate cose. Ma per poter uscire da questa impasse l’impresa ci deve anche dimostrare quale piano industriale vuole portare avanti, quale piano di riconversione, quale piano di attuazione, di sviluppo, di bonifica, insomma, di tutto quello che vuole fare all’interno di quel piano, garantendo l’occupazione.
I nostri due punti principali sono, infatti, quello di garantire l’occupazione e di bonificare il sito, migliorarlo dal punto di vista della qualità e della salute.
Io sono, come penso ognuno di noi, per il lavoro innanzitutto. Lo stabilisce la Costituzione italiana al primo articolo e lo dice ogni cittadino. Il lavoro rende libero l’uomo. Su questo, da destra a sinistra, siamo tutti certi. Però io non condivido quando si dice che il lavoro deve venire prima dell’ambiente. Perché se si mette prima dell’ambiente significherà che io posso sì lavorare ma poi se mi ammalo di qualcosa, perché appunto non curo l’ambiente, a quel punto il lavoro non mi serve più. Allora preferisco andare a cogliere le erbe in montagna e magari mangiare le ghiande.
Estremizzo il concetto soltanto per far capire che il lavoro è certamente una ricchezza che va salvaguardata a tutti i costi, ma non può essere messo a discapito dell’ambiente, semmai deve convivere insieme. E questa convivenza può realizzarsi, abbiamo tecnologie, abbiamo non solo nel nostro paese ma in tutto il mondo un percorso ormai instaurato che può permettere di tenere insieme lavoro e ambiente. Una convivenza che può esserci guardando soprattutto alle energie rinnovabili.
Le energie rinnovabili, ormai partite dieci-quindici anni fa, hanno fatto passi da gigante, oggi possono veramente darci tutta quella energia che occorre a un paese industrializzato come l’Italia. E’ su questo che dobbiamo puntare, però dobbiamo farlo tutti insieme, non solo una Regione, deve puntarci anche il Governo nazionale attraverso, appunto, una politica energetica nazionale.
E questo non lo dico perché per quanto mi riguarda lì vi vedo una controparte, ma perché un Governo nazionale, qualunque sia, deve fare la sua parte, deve dire come vuole sviluppare la politica energetica in Italia, deve dire quali prospettive ci sono con il nucleare da una parte oppure con le energie rinnovabili dall’altra.
Ecco, noi siamo per le energie rinnovabili – speriamo che il cittadini con il referendum dicano no al nucleare –, a cui occorre dare quel contributo affinchè si possano sviluppare, si possano mettere a sistema per creare occupazione. I pannelli fotovoltaici, i pannelli solari, il geotermico, l’eolico possono infatti creare occupazione, ne possono creare sia nella filiera che nell’installazione; per il fotovoltaico abbiamo a disposizione i tetti delle fabbriche e delle case, con questo sistema per certi versi si potrebbero abbellire addirittura i centri storici o certi fabbricati o industrie, rendendoli autonomi dal punto di vista elettrico.
Insomma, con le energie rinnovabili potremo creare occupazione. Io credo veramente, lo pensavo in passato e continuo a crederci anche oggi, che le energie rinnovabili sono l’alternativa al sistema del nucleare o delle energie fossili.
Però non siamo neanche chiusi a un progetto generale, come prima diceva il collega Busilacchi, dobbiamo vedere la questione a 360 gradi. Sarebbe facile limitarsi a dire solo sì o no. Guardate, qui non è una questione di tifoseria, dire di essere con il Milan o contro è semplice, la questione qui è decisamente più complessa. Se siamo a favore vuol dire che c’è un altro mondo che protesta e viceversa. In ogni caso a me non interessano le proteste bensì gli interessi e il cuore delle persone, e le persone ce ne sono sia da una parte che dall’altra.
Sicchè dobbiamo tenere in piedi le due questioni, ossia dobbiamo avere un progetto, dobbiamo capire cosa vuole fare l’Api, cosa che ancora non abbiamo capito, se il rigassificatore e la centrale termica. Dobbiamo capire cosa succederà all’interno della raffineria. La raffineria continuerà a raffinare e a creare inquinamento oppure ci sarà uno smantellamento, una bonifica del sito, o ci sarà una riconversione industriale in energie rinnovabili dove si potranno ricollocare, come dicevo poc’anzi, i lavoratori?
Questi sono tutti punti interrogativi a cui diamo mandato al Presidente della Giunta e alla Giunta nel suo insieme di capirlo attraverso un confronto con tutto il mondo del lavoro, quindi innanzitutto con l’impresa, ma anche con i lavoratori e i cittadini, con le istituzioni, il Ministero.
Se i rigassificatori hanno un senso, non sono impattanti, bene, ragioniamoci, ma io ho ascoltato anche punti di vista diversi. Ad esempio ho assistito a delle manifestazioni molto civili, l’ultima è di ieri sera, c’era anche il collega Silvetti, dove alcuni hanno detto che il rigassificatore è un disastro mentre altri hanno detto che non è così.
Io non sono un tecnico, quindi non entro nel merito della questione, devono essere i tecnici super partes che ci devono dire come stanno le cose. Io non mi fido dell’Api, ma non perché l’Api è Brachetti Peretti, non mi fido di un’azienda che non ha un piano industriale e che non mette nero su bianco quello che vuole fare. Poi anche quando metterà nero su bianco quello che vorrà fare i nostri tecnici ne dovranno comunque valutare la compatibilità dopodichè la politica dovrà dire sì o no. A quel punto ci potrà essere una responsabilità cosciente dei politici che appunto dovranno decidere su tale questione.
Pertanto in questa fase non ci sono ancora le condizioni per dare l’intesa al Ministero per il rigassificatore. Si metta in piedi un tavolo, si discuta e ci si confronti. Una scelta così complessa deve partire dal basso, deve essere costruita, dialogante, di confronto, dove ognuno possa valutare le idee degli altri e viceversa, dove ognuno possa ascoltare ciò che dicono gli altri, ed infine trovare una sintesi e decidere.
Se poi da qui a qualche mese al termine di questo percorso – che certo non potrà essere breve, magari ci vorranno sei-sette-otto mesi, non lo so, di certo dovrà essere fatta una cosa seria – ci saranno le condizioni positive si ritornerà in Aula che a quel punto deciderà se dare l’intesa oppure no perché mancano le condizioni.
Per il momento io non ravvedo le condizioni, quindi non può esserci questa intesa.
Auspico che il percorso che si è già aperto continui a svilupparsi, mi auguro sia un percorso serio e costruttivo in cui si possa trovare una soluzione che riesca almeno a mettere d’accordo la stragrande maggioranza dei cittadini. Noi abbiamo bisogno di coesione sociale, non di distruzione, abbiamo bisogno di tenere uniti tutti i cittadini. Una realtà è sicuramente più forte quando sul territorio c’è unità.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Presidente, colleghi Consiglieri, poco fa il Vicepresidente Bugaro diceva che quando affrontiamo questi argomenti dobbiamo farlo senza burocratese e senza politichese. Noi su questo concordiamo. Il Consigliere Gianluca Busilacchi, prima, e ora il Consigliere Fabio Badiali, hanno infatti parlato con estrema chiarezza.
Tra l’altro noi (io, Fabio, Gianluca) già da alcuni mesi siamo voluti uscire pubblicamente, perché su un tema come questo occorre chiarezza, trasparenza, democrazia, responsabilità. Sono già mesi che sosteniamo ciò che questa mattina in Aula hanno dichiarato i colleghi.
La nostra non è una posizione aprioristica bensì di analisi secondo un approccio di comparazione costi/benefici. Non si possono prendere decisioni se non si fa chiarezza su tutti gli aspetti della questione.
L’importante, quindi, è quel percorso a cui faceva riferimento ora Fabio Badiali, su come approfondire la questione anche dal punto di vista scientifico, in maniera condivisa e sempre trasparente.
Per cui sono a dir poco sorpreso della descrizione che ha fatto di noi il Consigliere Zinni. Non so se la sua sia una posizione ideologica, ma questo non mi interessa, quello che è certo è che ciò che lui ha descritto non è la posizione del Partito Democratico. Le politiche industriali più lungimiranti in questo Paese si sono fatte con un Ministro dell’industria che, guarda caso, oggi è il segretario nazionale del nostro partito. Quindi quanto affermato dal Consigliere Zinni non corrisponde assolutamente alla nostra posizione sia a livello nazionale sia a livello di regione Marche sia a livello di territorio.
Tra l’altro oggi se possiamo qui discutere - come giustamente fatto con l’impostazione della Giunta - e costruire per il futuro condizioni serie e credibili per la difesa dell’ambiente e la difesa dei posti di lavoro, è perché da tempo ci si è mossi con una posizione responsabile, come con il Protocollo d’intesa realizzato nel 2003 dall’azienda, dalla Regione Marche, dalla Provincia di Ancona e da altri soggetti istituzionali, d’intesa con le organizzazioni sindacali.
Noi quindi rispettiamo le posizioni degli altri, allora vorremmo che le nostre non soltanto vengano rispettate ma anche descritte, se si desidera farlo, per quelle che effettivamente sono.
Siamo consapevoli di vivere un momento difficile - anche la provincia di Ancona e altre realtà della regione Marche sono toccate fortemente dalla crisi -, quindi siamo per una vera politica industriale sia italiana che europea.
Però, guardate, più crescita e più lavoro non può essere all’insegna di una regressione della democrazia, ovvero con meno sicurezza, meno diritti, meno attenzione all’ambiente o addirittura privare chi lavora dei diritti, a partire da quello fondamentale, il diritto al lavoro.
Ecco perché quando affrontiamo un tema come quello dell’energia lo facciamo con la consapevolezza che è una grande opportunità di crescita economica, tecnologica, industriale, occupazionale, ed inoltre una grande capacità progettuale.
La Regione Marche dal 2005 si è dotata di un piano energetico. La minoranza in quest’Aula ha espresso, anche argomentando, forti critiche su di esso. Io da quando sono qui ho sentito più volte chiedere dai colleghi Consiglieri del centro-destra: “dove sono le 24 micro centrali turbogas che avete previsto nel piano?”. Aggiungendo che in questa Regione, sempre a loro avviso, sulla strategia dell’energia c’è confusione.
Le cose però non stanno così! Voglio ricordare il dibattito che c’è stato in quest’Aula sugli impianti del fotovoltaico a terra. Ci veniva detto di fare semmai un piano regolatore del fotovoltaico, perché quella sarebbe stata una strada seria. Sicchè noi maggioranza, noi Giunta, noi Assemblea legislativa delle Marche, questo piano regolatore dopo sessanta giorni l’abbiamo fatto: aree idonee, aree non idonee, tutela del paesaggio, coltivare per produrre cibo, non per produrre energia. E quindi una certezza agli agricoltori, una certezza agli operatori. Come pure certezza agli imprenditori. Sì, perché vogliamo gli impianti, li vogliamo incentivare, però, come diceva il collega Badiali, che si facciano nelle aree industriali e commerciali. Poi vogliamo, soprattutto, che con il Protocollo Itaca ci sia risparmio e produzione di energia.
Quindi al Governo nazionale chiediamo quello che noi abbiamo fatto in questa regione. Cioè, in un quadro di compatibilità del Paese e dell’Adriatico diciamo che si debbono prevedere gli impianti e dire quanti. Ci diceva questa mattina l’Assessore Donati che si sta avviando una discussione. Bene, l’importante però è che questa discussione porti se non ad un vero piano nazionale energetico almeno a dei punti di riferimento, affinché nel territorio si possano fare delle scelte che tengano conto del sistema Marche, della produzione di energia, delle scelte economiche, territoriali, turistiche, ambientali.
E su questo il percorso non può che essere quello della partecipazione, quello dei suggerimenti e delle indicazioni tecnico scientifiche – penso alla nostra università –. Pertanto un percorso democratico e responsabile.
Voglio sottolineare un ulteriore aspetto. Nella nostra risoluzione si parla anche di una eventuale partecipazione pubblica. Quando noi parliamo di lavoro usiamo lo stesso linguaggio sia ad Ancona che a Fabriano e usiamo lo stesso linguaggio sia nei confronti degli addetti alla raffineria sia nei confronti del cantiere navale. Infatti anche sul cantiere navale noi qui abbiamo sostenuto che per dare una prospettiva alla cantieristica in questo Paese è importante produrre nuove navi che non siano inquinanti, che siano più sicure, abbiamo parlato, come fattore di competitività del sistema Italia, di trasporti marittimi moderni. Sicchè lo stesso ragionamento che abbiamo fatto sulla cantieristica deve essere fatto anche su un settore complesso come, appunto, quello dell’energia.
Perché dicevo che usiamo lo stesso linguaggio, perché noi non siamo con gli operai soltanto il giorno che c’è lo sciopero indetto dalla Fiom o il giorno che c’è lo sciopero indetto dalla Cgil, noi siamo con i lavoratori sempre – sempre! -. Sopratutto vogliamo tutelare i posti di lavoro affinché non si sia costretti a rincorrerli, bensì, attraverso una politica attenta di programmazione preventiva, che si sia nelle condizioni di garantire crescita.
Poc’anzi facevo riferimento al Protocollo d’intesa che la Regione Marche ha sancito con una delibera della Giunta regionale il 4 giugno 2007, a dimostrazione, appunto, che non si rincorre nulla, dove già nel primo punto si richiamano i punti fondamentali delle intese: il miglioramento dell’efficienza, dei processi produttivi, l’ulteriore riduzione dell’impatto ambientale, il progressivo posizionamento dell’azienda in linea con le strategie di sviluppo nella regione e in particolare nelle aree innovative del mercato e delle energie rinnovabili, e così via. Voglio però soffermarmi su una paginetta di questo rapporto, quella legata alla riqualificazione del territorio per qualificare l’azienda e il lavoro. Il patto, si dice, deve comprendere tre livelli di intervento fra loro connessi strettamente: una riqualificazione del contesto ambientale e urbanistico nell’ottica della sostenibilità, una intesa per nuove strategie di sviluppo economico dell’azienda e del territorio, un patto per la salvaguardia e la qualità dell’occupazione. I maggiori progetti di riconversione di grandi aree a rischio si sono proposti di integrare questi tre livelli e hanno avuto andamento positivo in quanto sono riusciti a farli procedere in modo coerente - quello che diceva il collega Busilacchi “comporre non semplificare” -. Le scelte e i risultati riguardanti l’occupazione sono influenzati dalle strategie ambientali, urbanistiche, di sviluppo economico, perché da un’impostazione credibile di queste dipende la possibilità sia di mantenere sia di qualificare l’occupazione dell’area. Obiettivi centrali nella nostra impostazione.
Quindi non soltanto difendere ma crescere, innovare. Questa è la nostra posizione. Governare le complessità per garantire l’occupazione, per garantire benessere ma sopratutto per non compromettere il futuro.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Oggi discutiamo di questo tema complesso e importante per l’economia regionale e per l’occupazione dopo che nel luglio e nell’ottobre del 2010 i Consiglieri avevano chiesto, tra questi il sottoscritto, di affrontarlo in quanto creava, e crea, tante tensioni e problemi.
Noi sentivamo forte il rischio di vedere da una parte operai dipendenti dell’Api sotto ricatto, o riconversione o disoccupazione – a loro va la nostra solidarietà –, dall’altra i lavoratori dipendenti di altre aziende, cittadini, donne e uomini - anche a questi va la nostra completa solidarietà - preoccupati per ciò che può avvenire quando l’utilizzo del territorio è finalizzato esclusivamente a produrre ricchezza da parte della ditta in cui lavorano.
Questo rischio lo sentivamo, ma, guardate, oggi ci siamo molti vicini, perché gli uni stanno da una parte e gli altri dall’altra.
Però ora non voglio utilizzare questo per incolpare il Governo regionale e la maggioranza, seppure su questo ritardo hanno le loro responsabilità. Non lo faccio perché so che parliamo di un tema complesso e difficile. Negli ultimi dieci anni il mondo è cambiato con una velocità imprevedibile. Nell’ultimo anno ha avuto un’accelerazione impressionante. Tanto è vero che siamo in guerra per le materie prime, anche se continuiamo a negarlo. E quello che potrà avvenire nei prossimi dieci anni nessuno lo può immaginare. Ecco perché occorre molta ponderatezza e occorre che ognuno si assuma le proprie responsabilità.
A me non preoccupa eccessivamente il disagio che abbiamo avuto, l’importante è che oggi affrontiamo, con condizioni migliori, la questione Api.
Certo, lo affrontiamo, però, guardate, io ho ascoltato con molta attenzione l’intervento del Consigliere Zinni, ma probabilmente lui parla di un’altra Assemblea legislativa regionale! Io non difendo la maggioranza, difendo le mie posizioni, che però non sono quelle che dice il Consigliere Zinni. Anzi, chi ha la visione da lui illustrata credo che abbia una visione particolare della politica, dove a Roma si può dire una cosa e in Ancona un’altra, dove nessuno viene chiamato a rispondere del proprio operato. E non lo dico in tono polemico, lo dico perché è sotto gli occhi di tutti noi.
Io ho anche letto la risoluzione presentata dal Consigliere Bugaro e altri, un testo che non rende giustizia né agli interventi che abbiamo ascoltato qua dentro né al bisogno di lavoro dei dipendenti nè al bisogno di salvaguardia del territorio dei comitati. Non rende giustizia all’intelligenza dei marchigiani. Come si fa a negare il bisogno ineludibile di avere un piano nazionale del fabbisogno energetico! Come si fa a dire: le Marche facciano questo e la Lucania o il Piemonte quest’altro, quando ancora non abbiamo un quadro generale!
La politica è scelta, è pianificare, è programmare, è organizzare, dove poi ognuno dovrà fare la sua parte. Noi invece ci troviamo nella condizione di non avere un piano nazionale. Quindi facciamo bene a rivendicarlo. Però poi diciamo anche che c’è un Pear, un piano energetico ambientale regionale, che fino a prova contraria va rispettato.
In questo quadro nessuno può continuare a ricattare - di questo si tratta! – 400-500-1.000-1.500 dipendenti tra indotto e diretto, dicendo: “o mi fate fare il rigassificatore con i fondi pubblici oppure andate a casa”, avendo ugualmente l’erario, nel senso che la cassa integrazione guadagni viene pagata da tutti.
Non può esserci spazio per questo tipo di iniziativa, a meno che una parte dell’istituzione non abdichi al suo ruolo, ma io non penso che lo si voglia fare.
Ripeto, c’è un piano energetico ambientale regionale che va rispettato.
Un piano che, tra l’altro, va realizzato per la parte che è ancora da realizzare.
Per quanto riguarda l’Api la prima cosa che tutti dobbiamo rivendicare ritengo sia la bonifica di quel territorio che è altamente inquinato. Altamente inquinato! E non lo diciamo noi comunisti bensì è il risultato di tutte le ricerche fatte.
C’è un bisogno ineludibile di bonificare quel territorio dove per tanti anni molti cittadini hanno lavorato ma dove si è prodotta anche tanta ricchezza, ma che, evidentemente, non è stata equamente distribuita.
Durante il periodo che passa dalle mozioni mai discusse ad oggi abbiamo visto il Governo regionale – su questo c’è una critica netta – usare due pesi e due misure su due proposte di rigassificatori. Quello che valeva per il mare Porto Recanati sembrava non valesse per il mare di Falconara e viceversa. Quello che rappresentava una grande possibilità di inquinamento marino non lo era più a distanza di trenta chilometri. Quello che veniva dato come prescrizione ad uno per quell’altro era motivo di divieto.
Su questo che il Governo si assuma dunque le responsabilità politiche e si comporti in futuro di conseguenza. E’ il diritto la base su cui si fonda l’operatività delle Istituzioni, quindi il diritto deve essere per tutti, sia per chi propone il rigassificatore a Recanati, sia per chi lo propone a Falconara. Questo vale per i lavoratori e per i comitati.
Credo pertanto di aver contribuito alla redazione della risoluzione che ho firmato con convinzione.
Dobbiamo saper coniugare un’occupazione che sia veramente duratura; pensate ad esempio agli anni e alle unità necessarie per bonificare quel sito, questa sì che sarebbe una occupazione né fluttuante né flessibile, una occupazione duratura, nel rispetto dell’ambiente, nel rispetto della salute di tutti e nella sicurezza di chi ci lavora.
Non è facile, occorre una forte cultura di governo, occorre sapersi prendere le proprie responsabilità.
Guardate, io veramente credo che ci sia qualche Consigliere che è sempre in campagna elettorale! C’è chi dice che i rigassificatori sono lo strumento più moderno, che sono il frutto dei ritrovati ultimi dell’alta tecnologia, con i rigassificatori no problem, state tranquilli, si dice, che non c’è nessun tipo di problema. Ma perché quando hanno costruito le centrali a Cernobyl o in Giappone pensavano che ci sarebbero stati dei problemi?! Veramente pensiamo che la tecnologia di per sé ci dia sicurezza al 100%?! Evitiamo dunque la propaganda e stiamo al punto con toni più adatti.
Nessuno ha intenzione di perdere l’Api, però nessuno ha intenzione di accettare il ricatto che viene posto, si dice: “questo…” oppure, aggiungo, cosa? Tra il rigassificatore da altre parti? La minaccia a 500 dipendenti? Se noi accettassimo questa logica, ossia quella che ha proposto qualcuno che è intervenuto prima di me, abdicheremo al ruolo delle Istituzioni, al ruolo del Governo. Ripeto, il Governo deve invece scegliere e assumersi le sue responsabilità.
Quindi, ripeto, no ai ricatti e dire le stesse cose sia qui che a Roma.
Noi abbiamo un piano energetico ambientale regionale che, come ho detto poc’anzi, va rispettato, quindi pretendiamo che il Governo nazionale faccia altrettanto. Dopodichè nell’ambito di questo quadro ci sarà disponibilità a discutere, ma non a discutere in modo autoreferenziale.
La risoluzione, infatti, mette al centro della discussione le forze sociali, le cito nell’ordine: forze sociali, sindacali ed enti locali. Proprio perché ognuno deve svolgere il proprio ruolo secondo le proprie responsabilità, e per non dare l’alibi a nessuno di dire: “non sono stato contattato”. Quindi i comitati, le organizzazioni sindacali, le istituzioni, insieme all’azienda, per trovare una soluzione che sia rispondente alle esigenze odierne. Una soluzione, ripeto, che coniughi la salvaguardia dell’ambiente e la salute di tutti. Senza questo non ci sarà lavoro che tiene, non ci sarà vita futura. I disastri ai cui abbiamo assistito ce lo insegnano.
Dunque lavoro, occupazione, un diritto sancito dalla nostra Carta Costituzionale, e salute. Creando queste condizioni ovviamente si vivrà meglio.
Ecco perché noi Comunisti siamo fermamente convinti di questa risoluzione, che abbiamo firmato e che ovviamente voteremo. Certo, ci riserviamo di discutere, di dare il nostro autonomo giudizio entro il 12 luglio, così come richiediamo al Presidente della Giunta e alla Giunta regionale. Noi non firmiamo cambiali in bianco a nessuno. Nel frattempo manterremo contatti sia con i lavoratori dipendenti, sia con le istituzioni, sia con i comitati, perché, contrariamente a quello che può apparire, hanno tutti lo stesso interesse, ovvero il benessere di questa nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Il dibattito che oggi affrontiamo in Aula riguarda un argomento molto importante per le realtà sociali ed economiche che insistono in quei territori in cui dovranno essere potenzialmente collocati i rigassificatori. E’ un problema che ha valenza non solo regionale ma anche nazionale.
Circa un anno noi del Gruppo Socialista presentammo all’Assemblea legislativa una mozione per dire no al rigassificatore di Porto Recanati. E già allora si cominciava a discutere della problematica o della opportunità, a seconda della opinione delle varie forze politiche, del rigassificatore dell’Api di Falconara.
Io sono convinto – l’ho sempre detto e continuerò a ribadirlo – che i rigassificatori presi singolarmente non sono assolutamente un valore aggiunto per il territorio, non portano ad esso nessun beneficio.
Non ritorno ora sulle mie passate argomentazioni su questo tema, su cui tanti si sono confrontati in occasione di mozioni discusse e votate in precedenti sedute assembleari, voglio solo dire che mentre per il rigassificatore di Porto Recanati è indiscutibile non ci sia nessuna opportunità, né dal punto di vista dell’impatto ambientale né dal punto di vista turistico ed occupazionale, per il rigassificatore dell’Api di Falconara, invece, seppure ad oggi diciamo no, riteniamo siano emersi fatti nuovi che vanno approfonditi in maniera forte e chiara.
Ancora oggi, come diceva l’Assessore Donati, che ringrazio per la sua relazione, non abbiamo avuto risposta – non so se l’hanno ricordato anche altri Consiglieri – in merito a una richiesta molto chiara fatta dalla Giunta regionale per capire quale sia il fabbisogno nazionale energetico che debbono contribuire a dare le Marche e quale sia quello che serve a livello nazionale. E’ una risposta indiscutibilmente importante del Governo nazionale, su cui poi si potrà aprire un dibattito forte e chiaro.
Ci troviamo inoltre di fronte a tutta una serie di richieste fatte dalla proprietà Api in merito alle criticità che dice di avere. L’amministratore delegato in un suo intervento ha parlato di un flusso di cassa che potrebbe – e qui è importante notare il condizionale – compensare il disavanzo economico della raffinazione – e naturalmente fa riferimento al rigassificatore –, però poi non ha dato certezze per quanto riguarda il potenziale delle perdite che, sempre secondo la proprietà dell’Api, negli ultimi tre anni si aggira intorno ai 20-22 milioni di euro annui.
Pertanto va fatto un approfondimento forte e da definire in maniera chiara. Ed è indiscutibile che tutte le posizioni che ci sono su questo tema vanno affrontate con grande serenità, con grande onestà intellettuale di tutte le forze politiche, di ognuno di noi.
Il rigassificatore inserito semplicemente in un contesto non è un valore, non è un’opportunità, ma se il contesto sarà più ampio andrà attentamente approfondito. E qui va dato atto al Presidente Spacca e alla Giunta tutta di porre attenzione anche a tutte quelle problematiche legate al mondo occupazionale. Infatti, come ricordava qualche collega che mi ha preceduto, oggi l’aspetto occupazionale non è soltanto un problema marchigiano o della provincia di Ancona ma anche nazionale. Per cui se i nostri i nostri concittadini marchigiani vivono una realtà economica difficile noi dobbiamo tener conto anche dei problemi conseguenti che subiranno.
Oggi quindi noi Socialisti esprimiamo un no ad un rigassificatore che non viene inserito in un contesto più ampio. Ovvero, la proprietà deve presentare con chiarezza e senza forzature un progetto industriale in cui dovrà risultare un percorso sia a tutela della proprietà e sia, soprattutto, dell’occupazione. Oggi è troppo semplice limitarsi a dire che in futuro si avranno difficoltà per l’occupazione, senza poi mettere nero su bianco quale sarà il percorso che appunto la proprietà vorrà fare per tutelare le tantissime persone lì occupate e tutte quelle dell’indotto che vi ruota intorno.
Oltretutto è importante capire qual è il piano per una bonifica, che, a mio avviso, va comunque messa in chiaro.
Dunque questo è uno snodo importante. Pertanto anche noi Socialisti, insieme alle altre forze politiche della maggioranza, ricercheremo una risoluzione che tenga conto delle problematiche legate all’impatto ambientale, alla sicurezza. Una risoluzione che tenga anche conto di quelle opportunità che, con un rigassificatore inserito in un contesto più ampio, con un confronto forte con la proprietà Api, potranno esserci a favore dell’occupazione e dell’economia della nostra realtà provinciale e regionale.
Su questo noi Socialisti siamo pronti a confrontarci in maniera serena, però, ripeto, tenendo sempre ferma la barra che se si parlerà semplicemente di un rigassificatore diremo no, se invece parleremo di un contesto energetico inserito in un confronto forte con la proprietà saremo pronti a dare delle risposte e magari a modificare anche il nostro parere.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Al Presidente Spacca non posso che rivolgere una raccomandazione, ovvero, oggi non è soltanto chiamato ad assumersi una responsabilità di fronte a un’Assemblea legislativa, ma è anche chiamato a far capire una volta per tutte quale sia il proprio intendimento.
Qualche collega ha voluto solo sottolineare che di fronte al fatto occupazionale si va a fronteggiare soltanto l’spetto di carattere ambientale, come se si trattasse soltanto di salvaguardare qualche prato, qualche margheritina o magari la puzza che c’è nell’aria. Ma in realtà sul piatto da una parte c’è certamente il grave dato occupazionale, che si aggiunge purtroppo alla situazione della Fincantieri e del fabrianese, e dall’altra c’è un diritto, che per definizione è un diritto indisponibile, per certi versi sacro, che non può essere oggetto di contrattazioni perché è un diritto non comprimibile, ossia il diritto alla salute dei cittadini.
La salute è un diritto che riguarda i lavoratori di qualsiasi azienda, che riguarda tutti i residenti di un’area già particolarmente vessata, un’area che vive i problemi giorno dopo giorno.
Dunque lei oggi lei, Presidente, ha la responsabilità di dare una risposta. Però, purtroppo, il testo della risoluzione della maggioranza è piuttosto deludente, è un ulteriore prendere tempo - mi dispiace che il Consigliere Bucciarelli si sia di fatto accodato -. Già le premesse non sono sicuramente condivisibili. Si gioca al solito scarica barile dando la colpa al Governo centrale - un Governo che sicuramente in questi ultimi tempi non accoglie le mie massime simpatie -, quando invece siamo chiamati a capire e a verificare quale sia l’intendimento della Regione Marche di fronte ad un tema del genere, ossia che cosa vuole fare questa maggioranza di fronte alla questione rigassificatore.
Ma io dai vostri interventi non ho sentito fare un pronunciamento chiaro, prendere una posizione determinata. Ripeto, c’è stato soltanto il voler scaricare ancora al Governo Berlusconi le responsabilità, perché, dite, siete in attesa di capire quale disegno o quale strategia ci sarà a livello nazionale.
Ma qual è la strategia delle Marche? Noi abbiamo un piano energetico, bello o brutto che sia c’è. Allora siccome all’orizzonte si paventa la possibilità di questo rigassificatore io come forza di questa minoranza voglio capire se si è disposti a mettere mano al piano energetico. Perché qui non si tratta di aggiungere al Pear un pezzettino, un articolo, si tratta di stravolgerlo nella sua filosofia. Si tratta di capire se questa maggioranza voglia decidere di stralciare il piano energetico e quindi rimettere in discussione tutta quella che è la spina dorsale del piano che si fonda sul ricorso alle energie rinnovabili.
Penso che questo sia un fatto di competenza regionale, quindi è assolutamente nostro diritto sapere se questa maggioranza, se questa Giunta ha deciso di mettere mano al piano energetico. Ma ancora non è dato saperlo.
Neppure il pregresso ci incoraggia molto. Vorrei sapere quanto questa Regione ha ottenuto dall’azienda in termini di indennizzo a favore del territorio. Vorrei sapere quanto della ricchezza passata è stata reinvestita sul territorio per le bonifiche, per il risanamento, per non parlare, inoltre, della questione annosa delle accise. Vorrei sapere quale progetto ha questa maggioranza, questo Esecutivo per far fronte ai numerosissimi problemi che un’area ad elevato rischio ambientale ci sottopone quotidianamente dalla foce dell’Esino fino a Jesi. Vorrei sapere quale tipo di progettualità e di proposta ha questa maggioranza e questo Esecutivo per fare in modo che tutti i cittadini di Falconara abbiano un futuro, e non soltanto dal punto di vista occupazionale, che certamente non è cosa da poco, ma anche dal punto di vista della salute pubblica.
Sicuramente lei Presidente ha una grossa responsabilità, perché le posso assicurare, casomai non se ne fosse accorto, che è in atto un contrasto sociale abbastanza pericoloso. Io ho partecipato ad alcune iniziative, ad alcune assemblee, non ultima quella di ieri sera, tutte sicuramente molto partecipate, alle quali c’erano tutti i soggetti in causa, la rappresentanza della proprietà, le rappresentanze sindacali e anche tanti cittadini. Ciò che si lamentava è la poca informazione, la poca trasparenza di tutto questo iter. Un iter arrivato a un punto critico, su cui la cittadinanza e l’amministrazioni locale – il Sindaco sì lo sapeva – non erano al corrente di ciò che stava avvenendo.
E’ dunque la disinformazione che ha lasciato perplessa e preoccupata gran parte delle masse popolari che ora si stanno spingendo verso una protesta che in qualche modo pone dei paletti. Io ho avuto modo di verificare che c’è una tale tensione al punto che lo scontro sarà inevitabile. Uno scontro, tra l’altro, che stiamo già registrando. Ad esempio oggi vediamo l’Aula dell’Assemblea legislativa partecipata dall’opinione pubblica divisa, addirittura si è disposta separatamente anche in senso figurativo. E’ un fatto gravissimo. A qualche collega che è abituato ad urlare bisognerebbe dire che i concetti bisogna esprimerli con pacatezza, perché si sta sollevando un vespaio che difficilmente questa Giunta riuscirà a gestire e a supportare.
Il diritto all’occupazione, il diritto al lavoro, è assolutamente un diritto da salvaguardare. Quindi da una parte l’azienda deve assolutamente fornirci questo benedetto piano industriale, è da lì che si capirà se c’è un bluff oppure no. Dall’altra, però, c’è il diritto alla salute e alla tutela dell’ambiente che questa maggioranza non può nascondere sotto il tappeto
Noi dunque questa risoluzione, che riteniamo assolutamente debole e rinunciataria, non potremo votarla, ancora una volta è una presa in giro che i cittadini sicuramente non meritano. Il futuro della città Falconara e del territorio non viene garantito. Pertanto, ripeto, noi non asseconderemo questa risoluzione perché la riteniamo assolutamente inefficace.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. La mia sarà una voce fuori dal coro. A me non interessa assolutamente identificare, se ci sono, le responsabilità della maggioranza del governo nazionale di centro-destra piuttosto che le responsabilità, se ci sono, della maggioranza regionale di centro-sinistra. Io guardo al cuore del problema. Quindi mi preoccupo molto quando in quest’Aula sento dire da un collega che siamo tutti per il lavoro a tutti i costi, che siamo tutti per il lavoro prima di tutto, però poi sento anche dire che dobbiamo conciliare la tutela del lavoro con l’ambiente.
Certo che siamo d’accordo, siamo tutti per il lavoro, siamo tutti per la conciliazione dell’occupazione con l’ambiente, ma prima ancora di questi due aspetti fondamentali dobbiamo essere tutti quanti a tutela della vita umana, della sicurezza delle persone. Senza tutela della sicurezza delle persone non ha senso a cascata preoccuparsi né del lavoro né dell’ambiente.
Vi voglio leggere alcune parole di Piero Angela in riferimento ai rigassificatori, che intervistato in merito a un suo libro dice: “Una grande nave metaniera contiene un potenziale energetico enorme. Se nelle vicinanze della costa per un incidente dovesse spezzarsi e rovesciare in mare il gas liquefatto potrebbe cominciare una sequenza di eventi catastrofici”. Piero Angela delinea poi uno scenario da brividi, dice letteralmente: “Il gas freddissimo a contatto con l’acqua di mare molto più calda inizierebbe a ribollire, a evaporare e a formare una pericolosa nube. Questa nube di metano evaporato rimarrebbe più fredda e più densa dell’aria e potrebbe viaggiare sfiorando la superficie marina spinta dal vento verso la terraferma. Scaldandosi lentamente la nube comincerebbe a mescolarsi con l’aria, e una miscela fra il 5% e il 15% di metano con l’aria è esplosiva”. Il resto è facilmente immaginabile! E aggiunge: “Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una qualsiasi città basterebbe una scintilla per far esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton, un milione di tonnellate di tritolo, questa volta nell'ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia, mentre le sostanze cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati dall'esplosione, ricadendo su aree vastissime, sarebbero inalate in piccole dosi, dando luogo a un numero non calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell'arco di ottanta anni”.
Dunque su questo tema dobbiamo riflettere. Dobbiamo riflettere molto di più nella Conferenza dei servizi, dobbiamo ragionarci molto seriamente. Io non accetto il classico ricatto occupazionale di cui ho sentito parlare in quest’Aula, non l’accetterò mai, perché prima di tutto, ripeto, dobbiamo tutelare la salute umana.
Mi aspetto che al tema dell’occupazione, che non ignoro, attenzione, è un tema a cui sono molto sensibile, venga data una risposta, peraltro com’è nel programma di mandato del Presidente Spacca, su concetti nuovi come ad esempio la green economy. Ma è questa la green economy? Spero di no! Troviamo posti di lavoro sul turismo, l’arte, la cultura, oltre alla manifattura, che però non porta a possibili incidenti catastrofici come questo.
Dunque non condivido questa impostazione. Non condivido neppure la proposta di risoluzione della maggioranza, è equivoca, ambigua, dice no al rigassificatore, ma poi lascia chiaramente spazio alla possibilità di farlo.
Nella precedente legislatura il Presidente Spacca era chiaramente a favore di entrambi i rigassificatori, poi a dicembre 2009, tre mesi prima della campagna elettorale, cambiò idea. Adesso ci risiamo, di fatto vogliamo fare quello di Falconara mascherandolo con un no formale ma poi lo andiamo a fare.
Così come non sono d’accordo con la risoluzione presentata dal PdL perchè sostanzialmente dà il via libera al realizzazione del rigassificatore.
Io a questo ricatto occupazionale non ci sto. Abbiamo già avuto migliaia di morti o ammalati a Falconara, a Porto Marghera, a Gela, a Priolo Gargallo e a Taranto.
Io non mi piego a questa logica, troviamo lavoro con altre forme, risolviamo il problema in altro modo. Io non accetto questa logica distruttiva. Certamente sono molto sensibile al lavoro, all’ambiente – tra l’altro oltre al turismo avremo anche un danno alla pesca, per cui ci sarà comunque un danno al lavoro -, ma prima di tutto dobbiamo tutelare la persona. La difesa della vita umana, la salute, viene prima di tutto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Anch’io ieri sera ho partecipato all’assemblea pubblica promossa a Falconara dai comitati, dai cittadini, dalle associazioni e dai partiti che chiedevano un futuro insieme ai lavoratori dell’Api e all’azienda. Erano presenti 300-400 persone che innanzitutto hanno detto che la richiesta di sicurezza e di salute dei cittadini non è in direzione contraria alla richiesta di sicurezza dei lavoratori dei posti di lavoro e all’esigenza dell’azienda di fare profitto e lavorare. Però è stato anche detto che l’azienda deve presentare un piano industriale – ha detto che investirà un miliardo di euro – che però dovrà ridurre gli impatti sanitari e di sicurezza di quel territorio.
Quel territorio è un’area considerata ad elevato rischio di crisi ambientale. C’è un’industria a rischio di incidente rilevante, la raffineria, a cui si è aggiunta un’altra centrale di 260-280 megawatt, ugualmente realizzata dietro la necessità di riconversione e sotto il ricatto occupazionale; anche quella volta la raffineria aveva detto che avrebbe chiuso se non ci fosse stata la possibilità di andare verso la produzione energetica, e lì ha colto l’opportunità dei CIP6 e quindi dell’uso anche degli scarti di raffinazione.
Ieri sera da parte dei cittadini e dei comitati è stato richiesto all’azienda di investire quelle risorse in altra direzione, sulle rinnovabili, sulla cogenerazione nelle piccole centrali come previsto dal Pear, oppure, come indicato dallo studio dei saggi, di andare in direzione delle celle ad idrogeno o del solare termico di Rubbia.
Certamente è un percorso più difficile, però ad esso non si possono sottrarre né il Presidente della Giunta regionale né i Consiglieri regionali. Non è possibile che la convenzione siglata nel 2003, quando cioè fu rinnovata la concessione che prevedeva un miglioramento ambientale ed interventi volti alla riconversione del sito, non abbia raggiunto alcun obiettivo. Ora a otto anni di distanza l’azienda ripropone interventi che hanno effetti sulla sicurezza e sulla salute dei cittadini di Falconara.
Il sito di Falconara copre l’80% della produzione elettrica della regione Marche. Quando si parla di verifica del Pear spesso – ora anche l’azienda l’ha riproposto – si parla di deficit elettrico e della necessità di costruire un’altra centrale. Per cui il Pear non sarebbe più un piano energetico ambientale regionale bensì il piano energetico ambientale di Falconara, perché il territorio di Falconara dovrebbe coprire il 100% della produzione elettrica della regione Marche da fonte fossile. Non è possibile!
E’ una riflessione su cui dalla Regione Marche e dall’azienda va iniziato sicuramente un percorso.
Dunque colgo positivamente ciò che è stato detto ieri sera, si è detto, infatti, che bisogna istituire un tavolo in cui ci siano la Regione Marche, gli enti locali in rappresentanza dei cittadini del territorio, l’azienda Api e i lavoratori. Dopodichè, insieme, costruire un nuovo piano industriale dell’azienda Api, un piano compatibile sia con le esigenze di guadagno dell’azienda, sia con le esigenze occupazionali, sia con le esigenze di vita dei territori e dei cittadini.
Secondo me questo è il tentativo che deve essere portato avanti con forza, le opportunità ci sono.
Vado al tema del rigassificatore. Il rigassificatore è un’industria a rischio di incidente rilevante, è soggetto alla legge Seveso, ma paradossalmente i cittadini sono stati informati di questo solo a seguito della notizia che la Regione Marche aveva dato parere favorevole. Voglio dire, cioè, che la Regione Marche non ha iniziato in alcun modo un percorso di informazione e di concertazione con i cittadini, come richiesto dalla Seveso bis, rispetto alla realizzazione di un impianto a rischio di incidente rilevante.
Pertanto anche questo percorso deve essere recuperato. Non è possibile questa modalità!
E’ stato detto che ci sono difformità rispetto ai rischi. Il prof. Tamino in merito alla nave gasiera ha confermato i rischi di esplosione e anche di coinvolgimento dei cittadini della costa. Un biologo dell’università di Trieste per l’immissione di ipoclorito di sodio ha parlato di rischi di sterilizzazione di 400 ettari e di 2000 ettari di mare nel caso si realizzassero anche le centrali. Ma tutto questo non viene considerato da una normativa che parla semplicemente di rispetto dei limiti di legge senza alcun tipo di effetto cumulo.
Su tutto questo dobbiamo riflettere.
Condivido tutta la parte discorsiva della risoluzione proposta da alcuni Consiglieri, però ho fatto rilevare che la riflessione sugli interventi energetici non deve essere fatta solo sul sito industriale di Falconara, ma deve essere allargata a tutta la regione Marche. Ad esempio quella è un’azienda che ha fatto delle società per la gestione di centrali a cogenerazione di 40 megawatt. Allora perché non fare una società di gestione di 120 megawatt, che la Maccaferri utilizza nell’impianto di Jesi disperdendo tutta l’energia termica, convogliandola su tutta la zona industriale di Jesi e dell’area industriale di Monsano? Perché non partire con progetti per l’utilizzo dell’energia termica, energia che qui a Falconara viene dispersa in mare creando dei problemi ambientali? Perché con un progetto come quello del rigassificatore di Falconara viene consentito lo scambio termico con l’acqua di mare, creando così grossi problemi, senza imporre di utilizzare il calore che si disperde comunque in mare con la centrale esistente? Perché un rigassificatore a Porto Recanati a trenta chilometri viene considerato pericoloso, mentre a Falconara, un’area ad elevato rischio ambientale, viene considerato compatibile addirittura a quindici chilometri?
Queste sono questioni su cui si deve riflettere. Ma la cosa principale che chiedo alla Giunta è di attivare un tavolo di confronto affinché l’Api presenti un piano industriale che coinvolga tutte le Marche. Sul territorio di Falconara non è più possibile fare altri interventi! Tutto il terreno sotto la raffineria è già sottoposto a bonifica. Tutto il territorio attorno alla raffineria è a rischio epidemiologico. Sul territorio di Falconara c’è anche un’indagine epidemiologica che dice che i cittadini residenti più stabili e più vicini alla raffineria hanno più rischio di ammalarsi di leucemia e di altre malattie del sangue.
Quindi non è più possibile non contrattare con l’azienda un piano industriale che veda un alleggerimento dell’intervento su Falconara. Pertanto che la Regione Marche - come ha fatto la Regione Calabria - proponga convenzioni alla raffineria Api, in cambio della riconversione e della diminuzione della pressione su quell’area.
Io non posso votare una risoluzione che dice che quando ci sarà un piano industriale che riconverta il sito noi daremo l’autorizzazione al rigassificatore. No! Perché se si riuscirà a costruire un piano industriale alternativo la raffineria Api i 250 milioni del rigassificatore li dovrà investire da un’altra parte. Altrimenti il rigassificatore lo va a fare a Pesaro oppure a Ascoli! Insomma, il più lontano possibile dall’unica area ad elevato rischio di crisi ambientale. Il rigassificatore è del tutto scollegato alla raffineria, quindi l’azienda Api può farlo magari a Pesaro e collegarlo al gasdotto.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Signori Consiglieri, io credo che questo dibattito, viste le cose che ci siamo detti, lo dovremmo ripetere entro il 12 luglio, quindi potevamo anche rinviarlo a quella data.
Sapete che la posizione dell’UdC non è pregiudizialmente contraria ai rigassificatori. Ieri nella riunione di maggioranza, essendo un partito serio e corretto, abbiamo detto che comunque rispettiamo quelle che sono le deliberazioni e le decisioni della maggioranza che governa questa Regione.
Con molta semplicità ci permettiamo di dire che per noi i problemi dal punto di vista ambientale sono importanti, ma altrettanto importanti sono anche quelli dal punto di vista occupazionale. Non c’è un ambiente sano se non c’è anche un’occupazione sana. Non possiamo far finta che questi problemi non esistano.
Bene ha fatto il Presidente, e con esso il Governo di questa Regione, a chiedere l’apertura di un tavolo di confronto con l’azienda. Quindi è proprio per questo che ritengo che forse poteva essere più logico aprire questo tavolo di confronto, andare a vedere le carte di questo piano industriale fino in fondo, che io personalmente non conosco ma credo che nessuno di voi conosca nella sua completezza, dopodiché ritornare in Aula e decidere la decisione che deve prendere la Regione Marche. Questo sarebbe stato un percorso logico.
Le risoluzione che saranno votate questa mattina dovranno dare forza al Presidente e alla Giunta per trattare l’argomento con ampiezza di mandato.
Sicuramente è una vicenda che non è semplice da dirimere, ma sulla quale dobbiamo essere attenti, come ho detto all’inizio, a rispettare entrambi i parametri: sicuramente sì quello della salute dei cittadini, ma anche i problemi che ci sono e che potrebbero essere ancora più pesanti dal punto di vista occupazionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Mi associo all’intervento dell’Assessore Viventi, su cui mi accomuna la posizione di non essere pregiudizialmente contro gli impianti di energia rinnovabile, gli impianti per la produzione di energia, però tenendo conto della situazione in cui vengono collocati e della situazione complessiva del loro progetto.
Nel caso specifico è però fondamentale la decisione, che condivido appieno, assunta dalla Giunta e dal suo Presidente, esplicitata nella relazione dell’Assessore Donati, che politicamente fa da pendant alla risoluzione presentata che anch’io ho firmato. Ci consente di avviarci verso una riflessione molto ponderata affinché il progetto non sia concentrato su una questione soltanto tecnologica di rigassificatore sì o no, non sia soltanto pregiudizialmente una posizione a favore o contro la tutela dell’ambiente, su cui è peraltro facile che tutti ci ritroviamo d’accordo, ma che sia invece fortemente intesa a contemperare le varie situazioni, l’ambiente, la tutela della salute e quindi la tutela della persona fisica. Ma soprattutto che questa persona fisica abbia un’occupazione, come diceva l’Assessore, sana, garantita, perché è un’occupazione che determina una catena così lunga di interventi che non possiamo non considerare.
Bene ha fatto il Governo regionale a prendere in esame quello che potrebbe essere un accordo con la proprietà. Che oggi non significa soltanto l’Api, ma anche un mondo lavorativo che tiene insieme datore di lavoro, terzisti, maestranze. Cosicchè si trovi la sintesi per un progetto che preveda il sito Api non riconvertito come lo intendiamo noi - perché se si riconverte è chiaro che il sito Api non ci sarà più da un punto di vista industriale e occupazionale - ma che abbia al centro la possibilità di contemperare la produzione industriale di varie forme di energia a ciclo diverso e al contempo la garanzia dei posti di lavoro.
Quindi va bene la concertazione, va bene la partecipazione, affinché tutti i soggetti interessati, nessuno escluso, possano essere partecipi e dire la loro. Però se il percorso che si compie dà esito positivo e le prescrizioni, le indicazioni, le migliorie in ogni termine proposte dalla parte pubblica, ivi compresa la golden share per quanto riguarda proprio la produzione di energia, avrà una risposta positiva dall’altra parte, non dobbiamo aver paura ad andare avanti con l’intesa. Credo che questa sia la risoluzione, a mio avviso, di buon senso, nell’ottica di poter avere ancora un polo di energia fortemente al passo con i tempi e allo stesso tempo che vede salvaguardata l’occupazione, senza venir meno ai principi di tutela della salute pubblica.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Cercherò di essere breve, anche perché molte cose le hanno dette prima di me i miei colleghi Consiglieri, quindi dovrò aggiungere molto poco.
Intanto voglio ricordare velocemente la piattaforma di governo di questa maggioranza degli ultimi anni e anche di adesso. Essa si basa su quattro travi principali: il tema della salute e dei servizi, il tema dell’occupazione e dell’impresa, il sistema dell’ambiente, della cultura e turismo come ulteriore volano di sviluppo di una regione come la nostra, e il tema delle energie rinnovabili. Questi sono i quattro architravi su cui abbiamo basato il programma della precedente legislatura e sono le basi sulle quali il mio gruppo, questa maggioranza cerca di costruire i progetti per il futuro delle Marche.
Ebbene, la vicenda dell’Api sembra l’anello di congiunzione, l’elemento simbolico e concreto di questo programma di governo. All’interno del sistema Api troviamo i temi legati all’occupazione e al lavoro, alla necessità di avere con un’impresa che è stata fondamentale per l’economia delle Marche un’attenzione, come pure occorre tener conto che quello stabilimento produce impatti ambientali e rischi per la salute. Insomma, sembra proprio che su questo tema la Giunta regionale, questa maggioranza debba misurarsi in maniera profonda.
Anche nelle ultime manovre di bilancio della Giunta regionale c’è stata attenzione verso i temi del lavoro. L’abbiamo fatto nel pieno della crisi con risorse che hanno sostenuto il lavoro e l’occupazione, con risorse che hanno garantito, attraverso anche il sistema bancario, un rilancio dell’impresa. E nel tema legato al sistema ambiente, cultura e territorio lo abbiamo fatto con un’attenzione particolare al programma energetico di questa Regione, che è legato prevalentemente alle energie rinnovabili.
Quindi, al di là di una semplice o complessa risoluzione sul tema del rigassificatore, il tema in generale del sito Api è molto complesso, perché appunto ha a che fare, simbolicamente o se volete in maniera molto tangibile, con le tre-quattro questioni più rilevanti del programma di legislatura di questa Regione.
Allora il problema – lo dico al Consigliere Silvetti perché molto spesso su questo ci confrontiamo anche in Commissione – non è modificare o meno il Pear. Noi il Piano energetico delle Marche lo difendiamo, perché il filone su cui è orientato è quello della ricerca delle energie rinnovabili, del risparmio, dell’evitare lo spreco, della cogenerazione. Seppure è evidente che nessuno strumento di programmazione è un dogma assoluto, possiamo guardarlo, modificarlo, aggiornarlo, un impegno al quale la Giunta, la maggioranza e il mio partito siamo chiamati nei prossimi mesi.
Dunque non mi sembra scandaloso che su un tema del genere si chieda chiarezza. Chiediamo chiarezza, chiediamo di negare l’intesa oggi perché su tutto questo quadro complesso del sistema (il piano industriale, la riconversione, la bonifica) non abbiamo un dato, o per lo meno – faccio autocritica – io non ho un riferimento. Questa mattina su che cosa dovrei dare l’intesa?
Ecco perché c’è questa sorta di delega, seppure la Giunta procederà comunque in quella direzione, è cioè per avere in tempi ragionevoli, ravvicinati, un piano chiaro su cosa si intende fare in tema di rigassificazione nel versante Adriatico, se lo si vuol fare a Falconara, qual è il piano industriale, se finalmente quell’area prenderà le mosse anche da vecchi impegni di questa Giunta regionale rispetto ai temi della bonifica e della delocalizzazione.
Insomma, per ora non abbiamo niente in mano, non c’è un progetto, almeno non ne abbiamo certezza.
Ecco perché oggi non è possibile dire una cosa diversa da ciò che è scritto in questa risoluzione. Noi invitiamo se volete anche ad accelerare ancora di più i tempi, però poi se non basta magari ce ne prenderemo ancora, ma alla fine dobbiamo dare alla comunità marchigiana, in modo particolare alla comunità di Falconara, certezze rispetto ai temi dell’occupazione, della salute, dell’ambiente. E questo potremo farlo solo attraverso un percorso partecipato e trasparente, come qui è stato detto, e attraverso una lettura chiara di ciò che si intende fare.
Ovviamente tutta la fiducia piena del mio Gruppo, mia personale, ricade sulla Giunta e sul suo Presidente, affinchè in queste prossime settimane ciò che oggi non è chiaro, almeno a me ma credo anche a molti di noi, possa svelarsi e quindi rendere possibile un percorso verso ciò che è stato detto, ovvero verso la garanzia del lavoro, la tutela dell’ambiente e della salute.

PRESIDENTE. A conclusione del dibattito do la parola al Presidente della Giunta Spacca.

Gian Mario SPACCA. Il dibattito è stato approfondito ed anche contraddittorio, ma considerata la natura del problema non poteva essere diversamente.
Effettivamente, per utilizzare una metafora, qui ci si sente, come plasticamente viene rappresentato anche dalla platea degli ascoltatori, come quel padre che aveva due figlie, una era spostata con un vasaio e l’altra con un ortolano, una gli chiedeva di pregare perché piovesse mentre l’altra gli chiedeva di pregare perché ci fosse il sole affinchè i vasi potessero essiccarsi.
Questa è solo una rappresentazione metaforica di una situazione che è molto complessa, rispetto alla quale bisogna approfondire e fare esercizio di buonsenso e di coerenza. Un esercizio per trasformare – ed io mi auguro ci si riesca, anche sulla base della riflessione fatta ora dal presidente del PD – una grande crisi in una opportunità di crescita ulteriore per la nostra comunità regionale.
Noi il 12 luglio saremo chiamati ad esprimere l’intesa. Ed abbiamo già visto che questa data o quella di dopodomani 19 maggio, non sono date ultimative. In realtà quello che è in corso è infatti un confronto, un dialogo, un dibattito per approfondire una questione che ancora presenta dei lati non chiari e su cui è necessario fare approfondimenti.
Una cosa però è certa, ossia che abbiamo bisogno di un quadro di riferimento chiaro anche dal punto di vista della programmazione nazionale. Abbiamo la necessità di conoscere quale sia il quadro dell’approvvigionamento di metano attraverso la tecnologia della rigassificazione, che viene appunto definita nel piano energetico nazionale.
E’ vero che siamo nei parametri tecnici, del resto anche i servizi tecnici della Regione nella loro autonomia hanno espresso un parere positivo per quanto riguarda tecnicamente l’impianto di trasferimento a terra del gas metano, attraverso appunto la procedura che viene chiamata di rigassificazione, ma noi politicamente non possiamo accordarci con questa valutazione tecnica proprio perché ci manca il quadro di riferimento di ciò che succederà in Mare Adriatico con l’eventuale possibilità di costruzione di tutti i rigassificatori presentati e progettati. Il che creerebbe nel cumulo, questo sì, quell’eventuale problema di impatto ambientale che il singolo impianto non genera.
Quindi abbiamo bisogno di questo elemento, in questo tempo vogliamo avere chiarezza rispetto a questa programmazione.
Il secondo dato di difficoltà che abbiamo è uscire dal manicheismo, cioè dal fatto del bianco e nero, dal fatto che tutto è bene e tutto è male. Dobbiamo entrare nel merito della questione e valutare le cose per quelle che sono. Soprattutto con un richiamo ai partiti politici su quelle posizioni speculative che mirano a lucrare qualche consenso in più da una vicenda che essendo così complessa si presta a difficoltà di interpretazione, che è la posizione più squallida e meritevole, questa sì, di condanna e disapprovazione.
Come pensiamo di utilizzare questo periodo di tempo per cercare di costruire una strategia che porti una crisi a diventare un’opportunità?
Ci siamo dati una roadmap in coerenza con il nostro programma di governo. Una roadmap che metta al primo posto la sicurezza ambientale e la salute dei cittadini. Se le Marche è la regione d’Italia con la più alta speranza di vita - e qualche tempo fa non lo era - è perché progressivamente nelle nostre strategie di convivenza abbiamo introdotto elementi di controllo e di monitoraggio che ci hanno portato verso questo risultato, un risultato che vogliamo consolidare ancora di più.
Sicuramente esiste un problema di criticità ambientale nella Aerca e quindi dovremo trovare una soluzione che tenga conto di questa esigenza, ovvero di abbassare la criticità alzando la sicurezza dei cittadini, la risposta in termini di salute e contemporaneamente anche la salvaguardia dell’ambiente. Questo è il primo punto.
Il secondo punto che ci siamo dati è quello che ci dice anche la nostra stessa Costituzione, che richiamiamo costantemente come parametro di riferimento della nostra azione politica. Qualcuno lo vuole cambiare, ma l’articolo 1 della Costituzione prevede proprio la centralità del lavoro come mezzo per la valorizzazione della persona umana. Quindi il tema del lavoro e dell’occupazione è fondamentale.
Pertanto al secondo punto c’è la necessità di affrontare questo problema che cade in un momento drammatico. I dati sulla situazione dell’economia e del lavoro nella nostra regione li conoscete, ma li conoscete ancor più con riferimento alla realtà della provincia di Ancona. Sicchè nella provincia di Ancona non ci possiamo permettere una terza crisi di grandi dimensioni. Abbiamo già la crisi dell’Antonio Merloni, che tra indotto e diretti tocca 7 mila persone occupate – siamo a livello di Alitalia anche se non se ne parla alla stessa maniera e soprattutto non ci sono reazioni della stessa natura –. Abbiamo il problema della Fincantieri, che non è cosa di poco conto, in questo momento lo stabilimento è a zero ore. Quindi a questa situazione non possiamo aggiungere una terza crisi dalle proporzioni devastanti, tra diretti e indiretti riguarderebbe altre 1.500 persone.
Questo è dunque il secondo elemento della nostra roadmap che dobbiamo tenere in considerazione.
Al terzo punto, che nel quadro generale delle riflessioni che siamo chiamati a fare neanche questa è cosa da poco, c’è il tema del porto di Ancona. Tema che oggi dipende in larga misura, pur nella sua criticità – ce lo ha spiegato l’Assessore Donati –dal volume dei traffici di merci, 50%, e dai flussi finanziari, 40%, che genera lì attorno il polo produttivo dell’Api.
Noi abbiamo un’ambizione, la nostra strategia di governo, lo sapete, punta alla creazione della Macro Regione Adriatica, all’iniziativa Adriatico-Jonica, dove Ancona è un forte punto di riferimento. Ne vogliamo di questa città il capoluogo, con strategie ambiziose, nel cui ambito si iscrive il ruolo fondamentale del porto di Ancona. Insomma, ci dobbiamo preoccupare anche di questo aspetto.
Qualcuno sostiene che il volume di traffico potrà essere sostituito, ossia da navi petroliere passare a navi che trasportano benzina. Non è così automatico. Lo abbiamo capito anche attraverso un rapido confronto che abbiamo fatto con alcuni economisti. La trasformazione da raffineria in deposito delle benzine di Falconara creerebbe maggiori problemi di sicurezza – ce lo dice la Protezione civile – come pure problemi di diversa distribuzione logistica rispetto alla strategia di distribuzione di quell’azienda.
Quindi anche questo è un problema che nell’ambito della nostra riflessione dovrà essere tenuto presente.
Abbiamo anche il tema del Pear che è il quattro punto della nostra roadmap.
Noi abbiamo fatto una scelta molto precisa che sicuramente non rinneghiamo, anzi, ci stiamo impostando tutta la strategia complessiva di governo regionale. Ossia, non solo energie rinnovabili, ma prima ancora risparmio energetico e utilizzo dei combustibili fossili soltanto nell’ambito della cogenerazione su impianti che, come è stato stimato, non possono superare i 120-150 megawatt.
Questo per noi è un tema delicato, anche alla luce delle valutazioni oggettive che il Pear oggi ci porta a compiere. Noi stiamo rispondendo in modo molto positivo con il fotovoltaico, forse al di sopra delle nostre attese, ma con un impatto ambientale che non è di poco conto sotto diversi punti di vista, quindi non è soltanto paesaggistico ma anche di relazione chimica tra il territorio e l’impianto stesso e molto diffusa ed estesa sul territorio regionale.
Ma contemporaneamente abbiamo un’altra mannaia, quella data dal federalismo e dalla programmazione economica che il nostro Governo si prepara a fare.
Anche questo è un elemento che dobbiamo considerare sotto il profilo delle implicazioni sull’occupazione.
Le Regioni che non raggiungono l’autonomia energetica, come il caso delle Marche, saranno chiamate a farlo pagare dalle loro imprese, come se fosse una tassa che si aggiunge all’Irap.
Questo è il quadro che progressivamente ci si prepara da parte del Governo nazionale.
Quindi le imprese delle Marche, non l’Api, le piccole imprese delle Marche, gli artigiani, le 172 mila imprese della nostra regione, il maggior sistema produttivo manifatturiero d’Italia, il tredicesimo sistema manifatturiero d’Europa, potrà reggere – è una domanda che pongo a voi –, dopo aver l’Irap più alta d’Italia, un ulteriore inasprimento della sua fiscalità? E quale effetto si potrà produrre sull’occupazione a seguito di questa fiscalità che verrà introdotta?
Ci dobbiamo quindi preoccupare anche dell’aspetto della produzione dell’energia necessaria a dare autonomia ed equilibrio al sistema energetico regionale, per dare forza e possibilità di sviluppo al nostro sistema manifatturiero che oggi dà occupazione, non dimentichiamocelo ma, a 300 mila persone.
Sicchè dobbiamo guardare il problema anche da questo punto di vista.
Vado all’ultimo punto della nostra roadmap. E se il quadro della finanza del nostro Paese, che non cresce, che è in piena decadenza – gli ultimi dati sull’andamento del prodotto interno lordo tra la Germania e l’Italia lo evidenziano –, è questo, e noi come Regione, attraverso il federalismo che viene descritto, saremo chiamati a trovare le risposte, perché allora non ipotizzare, all’interno di questa grande crisi, anche l’opportunità di un progetto che in qualche modo punti alla riconversione di una unità produttiva fortemente impattante, che preveda, così come era scritto nell’ambito dell’accordo di programma fatto nel 2003, la graduale trasformazione di un impianto di raffinazione in un polo energetico. Perché non ipotizzare questo processo di trasformazione anche a seguito del quadro di settore che oggi definisce le raffinerie? Anch’esso rappresentato dall’Assessore con molta chiarezza: tre raffinerie chiuse in Germania, una raffineria chiusa a Cremona qualche settimana fa. Perché non ipotizzare un piano industriale all’interno del quale realizzare una trasformazione graduale di una raffineria in un polo energetico con il concorso e la partecipazione della stessa Regione attraverso una funzione di controllo e monitoraggio, e quindi realizzare quegli obiettivi che ci proponiamo e contemporaneamente anche di avere quelle disponibilità di energia che necessitano nei centri pubblici, a cominciare dall’ospedale di Torrette? Come peraltro succede in tutta Europa. Soprattutto in Germania i Lànder partecipano in modo attivo e solido alle attività produttive più grandi, anche quelle più competitive e industrialmente evolute, dalla Mercedes alla BMW, e quindi partecipano al reperimento in quella sede delle risorse necessarie per far funzionare il sistema della convivenza, anche quello delle politiche sociali.
Insomma, è un discorso molto ambizioso, è un discorso molto innovativo, ma d’altra parte qui dentro ci stiamo per sfidare la realtà, per trovare quelle soluzioni che non sono quelle di celebrare ritualmente quel ruolo ideologico che ciascuno di noi è a volte chiamato a fare all’interno delle singole parti di appartenenza. No, siamo qui per trovare soluzioni, soluzioni anche innovative.
Sarà quindi questo il nostro percorso nei prossimi due mesi. Ma non tanto per arrivare nei due mesi alla soluzione, bensì per capire se sarà possibile da parte dell’Api ci sia la disponibilità a seguire questa roadmap. Ossia una roadmap che parte dall’abbassamento delle criticità e dalla sicurezza ambientale e salute dei cittadini. Una roadmap che passa attraverso una riconversione, quindi con un abbassamento dell’impatto della criticità del polo della raffinazione verso il polo energetico, con la produzione di quelle risorse energetiche che necessitano per dare vigore al nostro sistema produttivo; e ricordatevi che abbiamo preso un impegno con gli elettori di questa regione, quello ovvero della salvaguardia e della difesa attiva del nostro sistema produttivo, perché questo genera reddito e occupazione.
Ecco, siamo all’interno di questo percorso, di questi cinque passi. Ripeto, ci prendiamo due mesi di tempo per verificare con l’azienda se questa strategia sarà percorribile, se sarà possibile.
Dopodichè prima del 12 luglio ci ritroveremo qui, verificheremo che cosa sarà stato fatto. All’interno della Giunta regionale ci siamo anche dotati di un gruppo di lavoro molto tecnico, che interagirà sì tecnicamente ma anche con queste finalità politiche con l’altra parte, per verificare, se possibile, un percorso di tale natura. Se non sarà possibile, se non avremo elementi informativi da parte del Governo nazionale oppure se avremo resistenze rispetto alla nostra strategia, agli obiettivi che ci proponiamo, la scelta, come dice la risoluzione che l’Assemblea legislativa invoca, sarà già decisa oggi.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Essendo esauriti gli interventi passiamo alle due proposte di risoluzione presentate e che naturalmente trattiamo in ordine di presentazione.
La prima è a firma dei Consiglieri Bugaro, Ciriaci, Zinni, Trenta, Carloni, Foschi, Marinelli, Natali, Zinni, Massi:
“Premesso:
che da anni è aperto un confronto tra la Regione Marche e la società Api di Falconara per una riconversione del sito produttivo;
che tale riconversione comprende un impianto di rigassificazione e la graduale soppressione del settore raffinazione a favore della produzione energetica;
Considerato:
che l’attuale sito dell’Api è diventato ormai insostenibile dal punto di vista economico dall’azienda che potrebbe arrivare alla chiusura dell’intero impianto;
che l’eventuale chiusura dell’Api minerebbe in radice l’economia e l’occupazione locale;
tutto ciò premesso l’Assemblea legislativa dà mandato alla Giunta di analizzare mediante un confronto tecnico con il MISE e l’Api i progetti di rigassificazione e produzione energetica, dandone, qualora sussistano tutti i massimi standard di sicurezza e compatibilità ambientale, la propria intesa.”.
La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Pongo ora in votazione la proposta di seconda risoluzione a firma dei Consiglieri Ricci, Bucciarelli, Badiali, Sciapichetti, Traversini, Giancarli, Busilacchi, Malaspina, Pieroni, Latini, Eusebi:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Atteso che la Giunta regionale tramite l’Assessorato all’Ambiente aveva comunicato al Ministero dello Sviluppo economico che per l’amministrazione regionale era indispensabile, prima di esprimersi in merito alla Conferenza dei servizi conclusiva per il terminale di rigassificazione di Falconara Marittima, acquisire “un quadro dettagliato della politica energetica nazionale con riferimento alla localizzazione degli impianti di rigassificazione e ai relativi effetti economico sociali sull’intero bacino del Mare Adriatico" e che per questa ragione chiedeva il rinvio della suddetta conferenza convocata per il 27 aprile;
Riscontrato che a tutt’oggi queste richieste sono state completamente disattese e che nonostante ciò il Ministero aveva nuovamente convocato per il prossimo 19 maggio la già citata Conferenza dei servizi;
Rilevato pertanto il permanere dell'assenza di un piano energetico nazionale che individui con chiarezza numero e ubicazione dei rigassificatori necessari per l'approvvigionamento energetico nazionale;
Tenuto conto che tale aspetto non è presente nel principale atto di programmazione regionale sul tema energetico ambientale (PEAR);
Considerato che:
continuano a sussistere interrogativi sulla necessità della realizzazione del rigassificatore a fronte di un sicuro esborso di risorse pubbliche che finanzierebbero l’impianto;
ulteriori interrogativi derivano dalle conseguenze legate alla presenza di un rigassificatore, in un’area già dichiarata ad “elevato rischio di crisi ambientale”;
tale presenza di fronte alle coste ridurrebbe il valore attrattivo di tale area sul fronte turistico, in contrapposizione agli sforzi portati avanti dalla Regione per la valorizzazione e la promozione del patrimonio paesaggistico e ambientale;
il futuro dell’occupazione della raffineria Api non è legato al progetto del rigassificatore ma al complessivo piano di riconversione industriale del sito;
Considerato inoltre che 19 Sindaci del territorio hanno recentemente espresso la loro contrarietà alla realizzazione dei rigassificatori di Falconara e Porto Recanati;
Preso atto che nell’incontro che la Giunta regionale ha avuto lo scorso 9 maggio con i vertici dell’API è emersa la necessità - alla luce delle grandi difficoltà che l’azienda sta incontrando nel ramo della raffinazione petrolifera, con conseguenti ricadute sulla salvaguardia dei livelli occupazionali e sul futuro del porto di Ancona, la cui operatività dipende, al 50%, dai flussi di traffico assicurati dalla raffineria - di allargare l’orizzonte della riflessione dal rigassificatore all’intero impianto industriale di Falconara e agli interventi in campo energetico su tutto il territorio regionale e, per questa ragione, le parti hanno convenuto di richiedere il rinvio della Conferenza dei servizi prevista per il 19 maggio;
Ritiene che allo stato attuale, per le ragioni sopra esposte, permangono le condizioni per non aderire all'intesa per la realizzazione del rigassificatore API al largo di Falconara Marittima;
Impegna il Presidente e la Giunta regionale:
a rinnovare al Ministero dello sviluppo economico la richiesta del richiamato “quadro dettagliato della politica energetica nazionale con riferimento alla localizzazione degli impianti di rigassificazione e ai relativi effetti economico sociali sull’intero bacino del mare Adriatico”;
a proseguire, coerentemente con quanto esposto, un approfondito percorso di verifica del piano industriale proposto dall'azienda Api, unitamente alle forze sociali, sindacali e agli enti locali, affinché si possa ricercare una convergenza su un progetto industriale di riqualificazione, di bonifica e riconversione produttiva del sito Api nell'ambito degli obiettivi indicati dal PEAR che riduca gli attuali impatti ambientali e garantisca la sicurezza, la salute unitamente alla salvaguardia dei posti di lavoro;
Auspica che si realizzi un intervento pubblico e privato plurisettoriale nel settore della produzione di energia elettrica, includente fotovoltaico, eolico ed altri fonti rinnovabili, che possa meglio garantire i livelli occupazionali e fornisca indicazioni precise sul futuro della raffineria e sulla bonifica dell'area;
Impegna infine il Presidente e la Giunta regionale a riferire in aula prima del 12 luglio e al termine di tale percorso per consentire valutazioni da parte dell'Assemblea legislativa e, qualora non si raggiunga un accordo con la parte proponente su un progetto industriale di bonifica, riqualificazione e riconversione produttiva del sito Api che riduca gli attuali impatti ambientali e che garantisca la sicurezza sul lavoro e sulla salute unitamente alla salvaguardia dei posti di lavoro e dell'interesse collettivo, di negare l'intesa per la realizzazione di un rigassificatore al largo di Falconara Marittima.".

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge n. 75
della Giunta regionale
“Disposizioni per l'ottimizzazione dell'attività amministrativa e il contenimento della spesa della Regione e degli enti del Servizio sanitario regionale”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 75 ad iniziativa della Giunta regionale.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Latini.

Dino LATINI. Presidente, avendo già svolto la mia relazione nella precedente seduta, sottolineo soltanto di aver presentato l’emendamento a mia firma n. 8 ter/2 che sostituite l’emendamento n. 8 ter/1.

PRESIDENTE. Mi scusi, Consigliere. Colleghi Consiglieri, non sono neppure riuscito a capire la proposta fatta dal Consigliere Latini, per favore, un po’ di silenzio! Consigliere Latini, mi pare abbia detto che ritira un emendamento?

Dino LATINI. Sì, Presidente, ritiro l’emendamento n. 8 ter/1 e lo sostituisco con l’emendamento n. 8 ter/2. Il testo non è uguale ma analogo nella sua sostanza, si rifà alla riforma Brunetta.

PRESIDENTE. Va bene. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Questa proposta di legge nasce sostanzialmente da un’imposizione governativa, è cioè uno dei tanti atti che la Regione deve recepire a seguito del decreto n. 78 sulla riduzione dei costi della pubblica amministrazione.
Io ero contento di affrontare questa proposta di legge perché è la ricezione di una linea politica che il Popolo della Libertà condivide profondamente a livello nazionale. Però ora sono un po’ deluso, perché da un lavoro unanime fatto in Commissione sono stati presentati degli emendamenti dalla Giunta che di fatto disattendono tale unanime lavoro.
Esprimerò in pochi minuti alcuni brevi concetti.
Il lavoro fatto in Commissione teneva a ribadire che noi nell’ambito della riduzione dei costi dobbiamo ridurre i revisori dei conti da 5 a 3. Attualmente per i revisori dei conti abbiamo indicazioni più vicine al centro-destra fatte dal Governo nazionale e indicazioni più vicine al centro-sinistra e alla maggioranza del governo regionale.
L’obiettivo che mi ero prefissato era di riportare innanzitutto centralità all’Assemblea legislativa, cioè far sì che queste nomine, visto che parliamo di organismi di controllo, venissero fatte dall’Aula e non dalla Giunta che…

PRESIDENTE. Mi scusi, Consigliere Zinni. Consiglieri, per rispetto di chi parla, se dovete parlare andate fuori, non si riesce a seguire! Prego, Consigliere.

Giovanni ZINNI. La Giunta, stavo dicendo, che è il potere Esecutivo, non può essere il controllore e il controllato. Pertanto il mio auspicio era che fosse l’Aula a individuare le nomine, in maniera tale che con il voto limitato a uno si addivenisse alla nomina di un rappresentante della maggioranza e uno della minoranza.
Certamente ben comprendo il timore di una Giunta di ritrovarsi con un collegio dei revisori che sia completamente a maggioranza di centro-destra. Però voglio anche porre il seguente quesito, che forse non importa a nessuno, ma visto che faccio il Consigliere regionale il problema di cosa voto me lo pongo. Oggi noi abbiamo un Governo di centro-destra, ma se un domani avessimo un Governo di centro-sinistra? E i rapporti fra l’Assemblea legislativa e la Giunta quali devono essere in un corretto archetipo costituzionale? L’emendamento porta infatti la Giunta a scegliersene uno attraverso le conferenze permanenti socio-sanitarie, l’Assemblea legislativa ne nominerebbe uno e lo Stato ne nominerebbe uno attraverso il Governo.
Allora io cosa penso - poi sarà anche una gran fesseria che magari farà suscitare pure ilarità -? Io credo che sugli organismi di controllo, non quindi le nomine fiduciarie e sindacali dei consigli di amministrazione, ci sia un dovere della Assemblea legislativa ad individuarne le nomine. Ne sono convinto. Oggi potrebbe anche crearsi uno scenario un po’ ostile per la maggioranza, ma un domani non è detto.
Qui parliamo di quattro organismi di controllo sanitari, l’Azienda ospedaliera del pesarese, l’ospedale regionale Riuniti, l’Asur territoriale regionale e l’Inrca, per i quali con gli emendamenti della maggioranza automaticamente c’è da una parte la nomina fatta dal controllato, la Giunta, attraverso le conferenze permanenti socio-sanitarie e la conferenza con l’università, dall’altra la nomina che fa l’Assemblea legislativa, che dovendone nominare uno solo è evidente che il rappresentante sarà poi di maggioranza.
Non voglio fare tante polemiche, mi limito a dire questo. I revisori dei conti devono controllare, quindi non ci si può porre il problema se sono di centro-destra o di centro-sinistra, semmai ci si deve porre il problema che siano persone di alta professionalità, stimolate a controllare e che siano il più possibile rette e serie. È ovvio che mai nessuna legge potrà garantire questo, ma è altrettanto ovvio che un segnale di apertura del controllato di consentire all’opposizione di fare il controllore sarebbe auspicabile; tenete presente che con la normativa vigente sull’Inrca già accadeva che la minoranza potesse indicare un revisore dei conti in Aula, ma ora viene tolto anche questo.
A mio avviso c’è pertanto un atteggiamento di chiusura, che non condivido, che secondo me resta grave agli atti. Se poi la maggioranza dice che in sede di votazione è disposta a concederlo alle minoranze, che quindi verrà parzialmente smentito ciò che ho detto, tanto di cappello. Ma allo stato dell’arte resta comunque agli atti che il controllato vuole essere anche il controllore, che l’Aula non conta nulla, che il lavoro della Commissione bilancio – lo dico al Presidente Latini e al Capogruppo Ricci che rispetto profondamente – non conta nulla, perché, ripeto, qui si è usciti con un testo in un modo, ma poi è arrivato il governatore Spacca che ha fatto “buh!” e allora tutti in maggioranza hanno avuto paura.
Peraltro, sempre con estrema trasparenza e chiarezza, voglio anche dire un’altra cosa. Un revisore dei conti, che è vicino, lo dico con franchezza, alla mia area politica, mi ha sottoposto il problema che all’Assam un revisore dei conti come rimborso prende poco più dell’assicurazione che deve fare per tutelarsi dalla revisione legale. Infatti un revisore dei conti se commette un errore grave da risarcimento del danno poi lo deve pagare e quindi deve fare un’assicurazione.
Pertanto che in futuro sui revisori dei conti – faccio appello all’Assessore Marcolini e al Vicepresidente Petrini in rappresentanza della Giunta – si facciano scelte chiare. Se si vuole puntare sui revisori unici è sì una scelta vostra però lo dovete dire chiaramente. Occorre inoltre sapere se si vogliono livellare i revisori dei conti fra loro. Io non credo che sia giusto che esista un controllore di serie A e un controllore di serie B, in base anche alla remunerazione, il compito del revisore dei conti deve essere serio e trasparente, certo, ma è altrettanto vero che non possiamo chiedere a dei liberi professionisti di andare al di sotto delle proposte che fa l’Ordine professionale. In tal senso io avevo inserito anche una norma di adeguamento. Ed ovviamente parliamo di cifre irrisorie, non di compensi stratosferici.
Vorrei dunque fosse chiaro che il principio deve essere quello che il controllore non può essere il controllato. E questo vale sia per il centro-destra che per il centro-sinistra, come vale per qualunque organismo.
Pertanto, mio malgrado, voterò contro questa proposta di legge. Seppure da un lato sia entusiasta che la Regione Marche recepisca, anche con una discreta celerità, le normative governative, dall’altro ritengo che non si possa continuare a ragionare su chi governa oggi bensì occorre ragionare sulla validità dell’Istituzione. E l’Istituzione in questo caso è importante. Se un revisore dei conti va demotivato a fare il suo lavoro è ovvio che ci sarà meno trasparenza e meno serietà sulle attività delle aziende.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Intervengo solo per rimarcare il metodo che si sta utilizzando sul lavoro delle Commissioni. E’ veramente frustrante vedere che su due-tre giornate trascorse in questa sede a concordare, a lavorare per mettersi in linea gli uni con gli altri, poi avvengono blitz attraverso emendamenti a raffica a firma della Giunta. Ma vi parlate, vi conoscete, le decisioni che dovete prendere, avendo tra l’altro il vostro Capogruppo presente in nostra Commissione, le elaborate insieme?! Qui si tratta proprio di una questione di chiarezza dell’utilizzo del metodo della Commissione. Altrimenti ci sentiremmo davvero inutili, il lavoro in Commissione sarebbe veramente frustrante.
E’ certo doveroso che la Giunta dia la sua indicazione, ma non è ammissibile che il lavoro della Commissione venga rivisto in maniera così contraria da ciò che ha prodotto.
Voglio inoltre anch’io ribadire il concetto del controllo. Il controllo è fondamentale, quindi l’opposizione non può essere buttata fuori dagli organi di controllo. Qui ne va veramente della credibilità della Giunta e dell’Assemblea legislativa. Il controllo soprattutto sulla parte economica è fondamentale.
Dunque da qui in avanti spero ci sia, anche per le altre situazioni, una mentalità diversa, un approccio diverso della Giunta. Spero che da tutta l’Assemblea ci sia una spinta affinché il controllo sia effettivamente un controllo reale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Vorrei fare soltanto una domanda. In una legge dove si prendono delle disposizioni per l’ottimizzazione delle attività amministrative e il contenimento della spesa della Regione, degli Enti, del Servizio sanitario regionale, vorrei sapere che c’entra che sull’autorizzazione ai privati convenzionati ad esercitare le prestazioni sanitarie la data del 31 dicembre 2005 viene ora prolungata al 31 dicembre 2010. Che c’entra questa norma all’articolo 7 rispetto alla ratio di questa legge?
Questa domanda che pongo è il motivo che mi ha fatto votare contro anche in Commissione. Per cui anche ora chiedo: qual è il motivo dell’articolo 7 e la specificità di questo richiamo?

PRESIDENTE. Naturalmente la sua è una domanda retorica che non può chiedere a me. Anzi, direi che lo può chiedere a me perché mi sembra che altri non abbiano ascoltato la sua domanda! In ogni caso se le non rispondono non ho poteri coercitivi, posso semmai stigmatizzare un maggiore ascolto da chi deve dare le risposte, altro non posso fare.
Bene, se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione. (…) Bene, il Consigliere Zinni chiede la verifica del numero legale. Ricordo ai Consiglieri che per essere considerati presenti basta premere un tasto qualsiasi, mentre il richiedente sarà comunque considerato presente.
Risultato della verifica: presenti 22, l’Aula è quindi in presenza del numero legale per poter procedere.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2.
Emendamento n. 2/1 del Presidente Spacca:
La lettera a) del comma 1 è sostituita dalle seguenti:
“a) un membro designato dal Consiglio Assemblea legislativa regionale, con funzioni di presidente;
a bis) un membro designato dalla Conferenza permanente regionale socio-sanitaria di cui all'articolo 20 della l.r. 13/2003;”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2/2 del Presidente Spacca:
La lettera a) del comma 2 è sostituita dalle seguenti:
“a) un membro designato dal Consiglio Assemblea legislativa regionale, con funzioni di presidente;
a bis) un membro designato dall'Università Politecnica delle Marche;”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2/3 del Presidente Spacca:
La lettera a) del comma 3 è sostituita dalle seguenti:
“a) un membro designato dal Consiglio Assemblea legislativa regionale, con funzioni di presidente;
a bis) un membro designato dalla Conferenza permanente regionale socio-sanitaria di cui all'articolo 20 della l.r. 13/2003;”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2 bis.
Emendamento n. 2 bis/1 del Presidente Spacca:
L'articolo 2 bis è soppresso.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5.
Emendamento n. 5/1 del Presidente Spacca:
L'articolo 5 è sostituito dal seguente:
“Art. 5 (Modifica alla l.r. 21/2006)
1. Il comma 1 dell'articolo 7 della l.r. 21/2006 è sostituito dal seguente:
'1. Il collegio sindacale dura in carica quanto il consiglio di cui all'articolo 4 ed è composto da:
a) un membro designato dal Consiglio assemblea legislativa regionale, con funzioni di presidente,
b) un membro designato dalla Conferenza permanente regionale socio-sanitaria di cui all'articolo 20' della l.r. 13/2003;”
c) un membro designato dallo Stato.'.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6.
Emendamento n. 6/1 del Presidente Spacca:
All'articolo 6 è aggiunto in fine il seguente comma:
“2 ter. Il comma 2 dell'articolo 20 della l.r. 13/2003 è abrogato.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 8 ter/1 (aggiuntivo). Ritirato.

Emendamento n. 8ter/2 (aggiuntivo) del Consigliere Latini:
Dopo l'art. 8 bis è inserito il seguente:
"8 ter (Modifiche alla l.r. n. 22/2010)
1. L'art. 4 della l.r. 22/2010 è sostituito dal seguente:
Art.4 (Strutture assembleari)
1. Il sistema di valutazione dei dirigenti e del personale dell'Assemblea legislativa è approvato dall'Ufficio di presidenza su proposta del Direttore generale, e si ispira ai principi e alle disposizioni previste nei titoli II e III del d.lgs. 150/2009, tenendo altresì conto dell'autonomia dell'organo legislativo e della peculiarietà delle funzioni proprie delle strutture assembleari di supporto alle funzioni normative, programmatorie, d'indirizzo e controllo dell'organo stesso.
2 . Ai fini dell'elaborazione del sistema di valutazione di cui al comma 1 e delle valutazioni indicate nell'art. 13 della l.r. 14/2003, l'Ufficio di presidenza può avvalersi del Comitato previsto dal medesimo articolo. Per le medesime finalità può avvalersi del Comitato previsto dall'art. 3, comma 2.
3. Nell'ambito dell'Assemblea legislativa:
a) il Programma annuale e triennale di cui all'art. 14 della l.r. n. 14/2003 e il piano dettagliato degli obiettivi, adottato annualmente dal direttore generale previo parere dell'Ufficio di Presidenza, rappresentano il Piano della performance di cui all'art. 10, comma 1, lett. a), del d.lgs. 15012009;
b) la relazione sui risultati conseguiti nell'anno precedente, presentata dal Direttore generale all'Ufficio di Presidenza entro il 31 marzo di ogni anno, rappresenta il documento di cui all'art. 10 comma 1, lett. b) del d.lgs. n. 150/2009.
4. Il Programma annuale e triennale e la relazione sui risultati conseguiti del Direttore generale sono rispettivamente allegati al bilancio di previsione annuale e al bilancio consuntivo del Consiglio e come tali sottoposti al preventivo esame oltreché dell'Ufficio di presidenza, rispettivamente della Conferenza dei presidenti dei gruppi e del Collegio dei revisori dei conti di cui agli articoli 22 e 12 del Regolamento interno del Consiglio.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 10 (Dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Pongo in votazione la proposta di legge... (…) Non capisco Consigliere Trenta! Lei mi stupisce, non si alza in piedi, non accende il microfono!

Umberto TRENTA. Stavo chiedendo, Presidente, la verifica del numero legale.
.
PRESIDENTE. Bene, il Consigliere Trenta chiede il numero legale. Quindi anche ora ricordo che chi vuol dimostrare di essere presente deve premere a scelta uno dei tasti. Io premerò il verde perché ho speranza nel lavoro di questa Assemblea quindi spero anche che l’atto venga approvato oggi. Prego, Consiglieri, vi invito a votare.
Risultato della verifica: presenti 21, il numero legale c’è, quindi pongo in votazione… (…) Come non c’è il numero legale! (…) Il numero legale c’è…

Paola GIORGI. C’erano delle persone che non hanno votato.

PRESIDENTE. Il numero legale c’era, andiamo avanti. Pongo in votazione la proposta di legge n. 75.

(L’Assemblea legislativa approva)

La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 14,30