Resoconto della seduta n.45 del 06/06/2011
SEDUTA APERTA SULLA SITUAZIONE OCCUPAZIONALE E PROSPETTIVE DELLA VERTENZA FINCANTIERI


La seduta inizia alle ore 10,15

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Diamo inizio a questa seduta dell’Assemblea legislativa regionale che oggi è così articolata. La prima fase è una seduta straordinaria aperta sulla situazione occupazionale e le prospettive della vertenza Fincantieri. A proposito di questa prima parte i lavori possono essere articolati nel seguente modo, come già comunicato alle rappresentanze sindacali. La parola verrà data innanzitutto ai rappresentanti sindacali, poi darò la parola, se ci saranno, ai rappresentanti delle Istituzioni o ai Parlamentari. Successivamente, come nella gestione tradizionale dell’Aula, interverranno i Consiglieri che ne faranno richiesta. Infine le conclusioni della seduta saranno affidate al Presidente Spacca o all’Assessore, ma questo lo deciderà lo stesso Presidente della Giunta.
Invece le eventuali proposte di risoluzioni presentate alla Presidenza verranno sottoposte in votazione nella successiva seduta ordinaria prima di trattare tutti gli altri punti all’ordine del giorno.
Ora però devo dirvi – seppure mi piange il cuore chiederlo, capisco che è una vertenza difficile e quindi capisco il vostro stato d’animo, e non lo dico con retorica di circostanza ma con assoluta convinzione – che in quest’Aula abbiamo un regolamento da rispettare. Tra l’altro creare precedenti mi crea problemi dal punto di vista personale. Quindi vi prego di togliere lo striscione, peraltro la televisione l’ha già ripreso, quindi il fatto comunicativo c’è già stato. Questo regolamento prevede che sin da quando inizia la seduta in Aula non possono essere esposte né bandiere né striscioni. Per cui sono costretto a chiedervi di rimuovere lo striscione. Mi affido alla vostra intelligenza. Potremmo creare un precedente e la cosa diventerebbe ingovernabile. ... (proteste da parte del pubblico)... Io credo che il rispetto della normativa sia il presupposto per qualsiasi rapporto. ...(proteste sempre più accese)... Scusate, mi dispiace, ma partiamo male! ... (continuano accese proteste)... Molto bene! Molto bene! Qui c’è stata una richiesta di convocare un Consiglio aperto, peraltro era... (continuano accese proteste)... Mi pare che stiamo ritardando di parlare di robe serie! ... (continuano accese proteste)... Allora, guardate, vi dico la verità, non intendo aprire la seduta in un contesto di questo tipo! ...(continuano accese proteste)... La seduta è sospesa!

La seduta è sospesa alle ore 10,20

La seduta riprende alle ore 10,25

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Buongiorno a tutti. Buongiorno ai Consiglieri e buongiorno a voi che partecipate a questa Assemblea legislativa aperta.
Il problema che oggi affrontiamo insieme è un problema di carattere sostanziale, perché tocca il lavoro. E noi come Assemblea legislativa regionale abbiamo sempre detto che il lavoro è al centro delle nostre preoccupazioni e dell’azione di governo. Quindi è un dato di carattere sostanziale e su questo elemento sostanziale ci dobbiamo attestare.
Soprassediamo ad alcuni aspetti di carattere formale, ma fino ad un certo punto, quindi vi pregherei di non agitare le bandiere, ma di lasciare lo striscione. Abbiamo capito che questo striscione è parte della vostra lotta, è il simbolo della vostra lotta, non è un semplice striscione ma la vostra stessa identità. Quindi non veniamo meno alla regola dell’Assemblea legislativa, che il Presidente giustamente ha sottolineato, perché, ripeto, consideriamo questo striscione come la vostra stessa anima, il simbolo con cui da diverso tempo state conducendo la vostra lotta e che vi ha accompagnato costantemente in ogni appuntamento.
A questo punto prima delle rappresentanze sindacali, visto che c’è stato un mutamento dei lavori dell’Assemblea legislativa, vorrei dirvi a che punto siamo.
Questa mattina alle nove abbiamo riunito la Giunta e durante la seduta mi sono dovuto allontanare un attimo perché al telefono avevo l’amministratore delegato di Fincantieri dott. Bono. Questo è solo per sottolineare come quel contatto, che voi avete sollecitato sull’autostrada A14 investendo appunto il Governo regionale della responsabilità di seguire costantemente l’evoluzione della vostra vicenda, non si è mai interrotto.
Ed anche in questi momenti particolarissimi seguiti al ritiro del piano industriale presentato da Fincantieri continua questo rapporto e questa informazione, che riteniamo possa essere preziosa nelle fasi difficili che ci attendono. Ed è chiaro che il primo elemento di confronto sia proprio il piano industriale.
Noi sul piano industriale non abbasseremo la guardia, continueremo il nostro lavoro di relazione con l’amministratore delegato, seppure ci abbia rappresentato il suo malumore, la sua difficoltà a seguito degli episodi che sono accaduti, anche sotto la pressione che voi avete proposto affinché questo documento di programmazione venisse ritirato.
Non nascondiamo che siamo molto preoccupati rispetto alle evoluzioni prossime. Perché comunque questo piano industriale aveva una chiarezza di mission che in qualche modo qualificava e riposizionava il cantiere di Ancona. La Liguria doveva seguire le produzioni di carattere sopratutto militare, il Veneto e il Friuli dovevano seguire le produzioni sopratutto delle grandi navi, Ancona doveva seguire le produzioni a maggior valore aggiunto cioè quelle che fanno riferimento alle crociere e ai traghetti di alta qualità.
Questo tra l’altro ci piaceva molto perché incastrava il cantiere di Ancona in quella logica di distretto industriale che caratterizza la nostra regione, e quindi a maggior ragione integrava la produzione del cantiere navale con quella dei distretti del legno, dell’ebanisteria e della pelletteria.
Quindi ci sembrava una risposta intelligente sul piano della crescita complessiva dell’economia regionale.
Dunque prendiamo atto della situazione che si è venuta a verificare e continueremo a seguire la vicenda. Ci auguriamo che in virtù del rapporto positivo e della civiltà del vostri atteggiamenti in questo periodo di tempo ci possa essere, in nome di quella professionalità e di quella capacità competitiva che il cantiere di Ancona ha sempre manifestato, la possibilità che anche nel nuovo piano industriale ci sia questa strategia di valorizzazione del cantiere di Ancona.
Noi comunque, ripeto, non faremo venir meno la nostra attenzione e la nostra capacità di pressione nei confronti del Governo, del Ministro dell’economia e sopratutto di quello dello sviluppo economico, ma anche di quello del lavoro da cui in gran misura è derivata l’attenzione che il Governo ha posto rispetto al ritiro del piano industriale.
Abbiamo detto che da parte nostra doveva essere messo in campo tutto quello che era possibile, forti delle responsabilità che comunque esercitiamo con la nostra azione di governo. E in questo ci siamo attivati.
Sapete quali sono le proposte che abbiamo costruito insieme alle vostre rappresentanze sindacali. Sono proposte che puntano in direzione di una qualificazione del cantiere navale di Ancona nell’ambito della strategia complessiva di Fincantieri, che indubbiamente vive una situazione di forte difficoltà a seguito del quadro competitivo mondiale che si è venuto verificando sopratutto per l’innalzamento delle dimensioni di efficienza dei grandi cantieri dovuto allo sviluppo di nuove economie in altre parti del mondo e che ormai entrano prepotentemente anche nella nostra dimensione di mercato.
Quindi siamo presenti in questa logica di qualificazione del lavoro del cantiere.
Conoscete i progetti di formazione che abbiamo messo in cantiere – lo ripeto soltanto come un decalogo, ma sono cose concrete che stanno avanzando –, il progetto del centro per la navalmeccanica, insieme allo stesso Friuli, per saldare questo rapporto di collaborazione tra Monfalcone e Ancona, il discorso della possibilità di dare più competitività del cantiere attraverso la sua autonomia energetica.
Queste cose le abbiamo messe in campo, le stiamo costruendo pazientemente, ma la vera richiesta che ci avete avanzato, su cui ci stiamo attestando, sulla quale anche questa mattina c’è stato un confronto con l’amministratore delegato, è quella che riguarda la possibilità di dare comunque lavoro al cantiere di Ancona, in modo tale che quando ci sarà la grande giornata dell’11 settembre con il Congresso Eucaristico e la visita del Santo Padre, questo cantiere – come voi avete richiesto, come hanno richiesto Ciarrocchi e gli altri membri della Cisl e della Uil – sia un cantiere vivo e non un cantiere che non svolge attività produttiva.
Esistono delle possibilità di dare lavoro al cantiere. E queste possibilità sono collegate – sapete meglio di me quale sia il problema della struttura produttiva che riguarda la realizzazione di nuove commesse e quindi nuove navi – alla costruzione di un meccanismo di finanziamento che consenta appunto di realizzare questo progetto di commesse.
In questo momento esiste una possibilità legata alle garanzie di banche, quindi ci stiamo lavorando. L’amministratore delegato chiede che ci sia un coinvolgimento di istituti di credito regionali; ho personalmente interessato sia la Banca delle Marche, sia la Banca Popolare di Ancona che fa parte del gruppo UBI Banche, affinché ci sia una copertura a garanzia di questa commessa. Inoltre quelli di carattere nazionale che hanno già dato la loro disponibilità. Quindi sia Banca Intesa che Unicredit hanno coperto il 70% dell’operazione mentre il 30% che rimane dovrebbe essere fatto da banche regionali.
Dunque ci affidiamo a questa strategia, che è contingente, che è sicuramente parziale, che punta a creare quelle condizioni di parziale recupero dell’attività viva del lavoro nel cantiere. In modo tale che una parte di voi a rotazione, secondo meccanismi che voi stessi definirete nel rapporto con la proprietà, possa riprendere il lavoro. Ma che sopratutto dia il senso che questo cantiere ha una prospettiva nella strategia industriale complessiva del gruppo Fincantieri.
Ecco, siamo a questo punto, non ci sono altre valutazioni. E la cosa che dà più speranza in questa partita difficilissima è sicuramente la vostra testardaggine, la vostra determinazione, la vostra capacità di mobilitazione. Tutto questo è sicuramente importante.
Come è importante che questa capacità di mobilitazione, questa vostra determinazione sia espressa sì in maniera vibrante, ma sempre senza interrompere quel rapporto con la proprietà, che è l’altro aspetto positivo, perché comunque lo abbiamo costruito insieme giocando anche ruoli articolati, quello delle Istituzioni e quello della mobilitazione.
In questo momento c’è un rapporto di minima fiducia – chiamiamola così –, ma è comunque un rapporto con la proprietà che guarda ancora con un briciolo di attenzione.
Allora sì alla mobilitazione. Ed il vostro atteggiamento di civiltà non lo dovete prendere come fosse una diminuzione, tutt’altro, è stato proprio questo vostro atteggiamento di responsabilità che ha potuto tenere aperto un confronto con la proprietà.
Un confronto che oggi speriamo porti alla realizzazione di questa commessa in relazione alla disponibilità delle banche regionali. Un confronto che sopratutto porti alla stesura del nuovo piano industriale che in qualche modo sia in linea con quello precedente. Ossia un piano industriale che riconosca il ruolo strategico dell’unità produttiva di Ancona, lo rilanci nel quadro competitivo globale, faccia tesoro delle conoscenze che in questa nostra realtà si sono venute costruendo grazie al vostro lavoro storico, ma anche grazie al lavoro di tanti altri cantieri che stanno reggendo la competizione internazionale.
Questo è il nostro augurio.
La mattinata odierna sicuramente sarà difficile, Presidente. E’ una mattinata in cui si sentirà sopratutto l’urlo della vostra voce, anzi, il giusto urlo della vostra voce, perché è questo che deve emergere. Però accanto a questo c’è anche la disponibilità da parte nostra a seguire la vostra vertenza con atteggiamenti propositivi e sopratutto concreti. Con atteggiamenti, cioè, che vadano immediatamente verso quelle quattro direzioni che vi ho detto, ossia sul discorso della formazione, del centro navalmeccanica, dell’autonomia energetica del cantiere, ma sopratutto quella di arrivare quanto prima ad una commessa.
Credo che da parte degli istituti di credito regionale ci sarà disponibilità ad accogliere l’appello. Appello che dovrà essere contenuto anche nella proposta di risoluzione. Questo ci può aiutare a non perdere la speranza rischiando di lasciare il posto alla disperazione. Sarebbe veramente grave per tutti noi se voi cedeste alla disperazione e foste costretti ad assumere questi stessi atteggiamenti che sono stati tenuti in altre parti del nostro Paese. Noi non vogliamo che avvenga, e per questo vogliamo tenere questa posizione di confronto costante con la proprietà.
E speriamo che attraverso questo atteggiamento di nostra responsabilità, che sicuramente non coinvolge voi perché siete liberi di fare tutto quello che vorrete, ma sempre, ripeto, in una forma di civiltà, tutto possa compiersi in una maniera favorevole non solo per Ancona, non solo per voi e per le vostre famiglie, ma anche per l’economia della nostra regione. Il vostro lavoro, infatti, impegna un numero infinito di altre imprese. Abbiamo calcolato che le imprese collegate all’attività del cantiere sono più di 14 mila. Quindi si tratta di occupazione per tutta la filiera.
Pertanto noi siamo preoccupati quanto voi della difficoltà che oggi viene vissuta dal Cantiere navale di Ancona. E’ per questo che la seguiamo con tanta attenzione e con altrettanta determinazione. E la nostra determinazione, seppure svolta in un capitolo e in una modalità diversa dalla vostra – la vostra è giustamente quella che oggi ci proponete, la raccogliamo serenamente, comprendiamo il vostro dramma, il dramma delle vostre famiglie – sta dalla stessa vostra parte per motivi che ci accomunano. Per la centralità del lavoro stiamo dalla stessa parte. Ve l’abbiamo detto fin dal primo giorno quando ci siamo incontrarti sull’autostrada e poi quando ci siamo di nuovo incontrati sulle rotaie della stazione di Ancona. Ed io ho detto ai vostri rappresentanti che se per caso venisse meno questo atteggiamento di responsabilità, quello che in questo momento troviamo in Fincantieri e che ci dà speranza, noi saremo insieme a voi a contestare la stessa proprietà e il Governo sui luoghi dove voi vorrete essere.

(applausi)

PRESIDENTE. Grazie Presidente. Prendo atto della sua proposta di mediazione. Seppure il mio ruolo mi abbia costretto, e mi costringe, a non condividere l’atteggiamento tenuto dal pubblico presente. Però andiamo alla sostanza.
Do la parola a Ciarrocchi Giuseppe, Segretario regionale FIOM-Ggil., che prego di accomodarsi in Aula.

Giuseppe CIARROCCHI (Segretario regionale FIOM-Cgil). Ringrazio il Presidente, la Giunta, tutti coloro che hanno risposto a questa nostra richiesta di fare un Consiglio regionale aperto, come fatto anche in passato, sulla vicenda Fincantieri.
Intanto due parole per chiudere l’incidente di prima, Presidente.
I lavoratori qui presenti, come tutti quelli che stamattina stanno comunque a casa perché ormai il cantiere dal 2 maggio è pressoché deserto, hanno perso la loro missione produttiva, che per un lavoratore significa perdere un pezzo della propria identità. Quindi quello striscione esposto, che non ha neppure alcun simbolo di appartenenza, in questo momento è il significato della loro missione, quella di ottenere, attraverso la loro determinazione, la loro lotta, la loro battaglia, ciò che è un loro diritto, ovvero riportare il lavoro dentro quel cantiere a circa 2 mila famiglia (appalti e lavoratori diretti).
Quindi, chiedo scusa, ma non credo che tenerlo lì sia un’offesa. E’ un atto di dignità per loro ed è un atto di dignità per tutti noi con cui dire che quella è una missione che riguarda, appunto, tutti. (applausi del pubblico)
Detto questo, due parole sulla questione e sul punto della situazione.
È stato già detto, tutti lo avete letto e ascoltato, tutti avete visto che cosa è successo nei giorni scorsi fino all’incontro con il Ministero dell’altro giorno.
Non è normale che uno dei più grandi gruppi industriali manifatturieri di questo paese, la Fincantieri, a pieno controllo pubblico, ci presenti, attraverso il suo amministratore delegato, dopo un anno circa di uscite più o meno consentite e di scoop giornalistici, quel piano industriale, poi passati dieci giorni, dopo una rivolta sociale scoppiata in tutti i cantieri e in alcune zone, anche con aspetti come quelli che abbiamo visto a Castellammare e a Sestri, va al Ministero e dica, obtorto collo, che per esorcizzare le tensioni quel piano l’azienda lo ritira.
Noi ad Ancona nella vicenda Fincantieri, diversamente da altri, non abbiamo mai avuto né la pretesa né l’arroganza di pensarci attori di una vertenza locale. E vogliamo continuare a non essere come quelli che una volta sono impegnati nelle claque nei confronti dei tanti promettitori del nulla, istituzionali, politici, ecc. – e presso quel Ministero nell’ultimo anno e mezzo ne abbiamo visti e sentiti –. Che peraltro sono gli stessi costretti a saccheggiare i Comuni di fronte a quei promettitori che poi chiedono l’intervento dell’esercito e che magari, come l’altro giorno, sono ancora davanti ai lavoratori a ripromettere coi megafoni tutto quello che era stato promesso un anno e mezzo fa, ma che poi aveva suscitato la rivolta dei lavoratori.
Quindi a voi soggetti istituzionali e politici – tra l’altro pensavo che oggi ci fosse qualche presenza in più di chi opera a livello nazionale, quindi di Parlamentari – chiediamo atti di onestà, di chiarezza, di trasparenza, non promesse che non possono o non vogliono essere mantenute, perché queste poi conducono a quello che il Cardinal Bregantini ha chiamato la collera dei poveri, prendendo un po’ anche a prestito quello che noi qui in Ancona avevamo detto e ripensato a proposito, appunto, della collera.
Dunque abbiamo sempre pensato che la nostra non è una vertenza localistica, non vogliamo salvare il lavoro per Ancona senza dare anche agli altri la stessa prospettiva per il futuro. Abbiamo sempre pensato che la salvezza di Ancona non può che passare attraverso la salvezza dell’intero gruppo industriale Fincantieri.
E quel piano per noi non era condizione e presupposto. Non aveva il respiro e l’orizzonte industriale. Non aveva la capacità di investire su quella che oggi si dimostra essere una crisi fortissima. Una crisi che ha un impatto terribile e continuerà ad averlo per lungo tempo nei confronti delle famiglie, dei lavoratori, del reddito, dell’occupazione e di tutto quello che ha messo in discussione.
E noi sappiamo bene che attraverso la chiusura dei cantieri, i tagli, i licenziamenti a migliaia e il peggioramento delle condizioni di lavoro Fincantieri non potrà salvarsi.
Abbiamo chiesto – e continuiamo a chiederlo, questo sarà il lavoro a livello nazionale che ci aspetta – che per salvare il gruppo Fincantieri bisogna rilanciarlo. Bisogna saper pensare, indagare, approfondire e trovare soluzioni che siano di rilancio vero e proprio, di riqualificazione, di diversificazione rispetto ai prodotti e rispetto ai processi con cui si fanno quei prodotti.
Quindi che il piano sia stato ritirato l’altro giorno è un atto, diciamo, di sanità industriale, che adesso rimette tutti in una condizione di azzeramento, per cui con la possibilità di riaprire un confronto senza la mannaia di condizioni draconiane.
Perché si è arrivati al ritiro del piano? Imparando esattamente da due lezioni; e qualcuno forse non ci pensava, l’amministratore Bono per primo, oppure qualcun altro di quelli che lui l’altro giorno diceva che sapevano, che ne erano consapevoli (a livello nazionale, ministeriale, istituzionale), ma che alla fine lo hanno lasciato solo dicendo: “ritira quel piano perché non è sostenibile”.
La prima lezione è che un cantiere – con tutto il rispetto per ogni condizione di lavoro e per ogni crisi di lavoro, e in questo periodo ce ne sono tantissime che riguardano anche il nostro territorio – non è come una qualsiasi fabbrica. Un cantiere, di qualunque città sia, Castellammare, Ancona, Monfalcone, Marghera, Sestri, ecc. ecc., è un pezzo di comunità, è un pezzo di territorio, di città. O se volete mettiamola come ci ha detto il Vescovo Menichelli quando siamo andati a trovarlo: "Ci stiamo occupando e preoccupando anche di voi, vogliamo muovere parole di speranza e sensibilità, perché Fincantieri qui ad Ancona sul versante del lavoro rappresenta, anche da un punto di vista visivo di luogo e di immagine, quello che la cattedrale di San Ciriaco rappresenta sul versante della fede”. E quindi Fincantieri esprime la cattedrale per Ancona e per questo territorio di ciò che il lavoro rappresenta nella sua dignità e nel suo diritto a poter continuare ad esistere.
Per cui la lezione che dovremmo aver imparato, anche dai fatti di Castellammare, di Sestri ecc., è quella che bisogna saper fare sinergia. E sinergia significa che tutti quanti insieme, dai commercianti, dall’opinione pubblica, dalle famiglie, dalle istituzioni, dai sindaci, dai politici, dai parlamentari, dalla chiesa, dobbiamo saper difendere questa cattedrale del lavoro, una cattedrale che appunto è rappresentata da ogni cantiere, che qui da noi sta proprio sotto la cattedrale di San Ciriaco.
Vado poi all’altra lezione, cioè a quella cattiva lezione che, credo, non dobbiamo imparare, ma questo sta in ciò che sapremo fare tutti quanti. Una lezione che è invece arrivata dai fatti. E prima lo dicevano i lavoratori quando si sono dovuti ribellare al fatto di togliere lo striscione. Cioè che bisogna prendere atto che in questo Paese per risolvere determinati problemi bisogna andare a saccheggiare i municipi, a staccare le teste alle statue, a bruciare le delibere comunali, ad assaltare le prefetture, altrimenti le soluzioni non arrivano. Ma se fosse davvero così sarebbe solo un paese chiuso, senza prospettiva, un paese imbarbarito.
Però resta comunque il fatto, come avete sentito, che questi lavoratori hanno dentro di loro una grossa preoccupazione. E’ un anno che ci stiamo muovendo – l’anno scorso a giugno-luglio eravamo in questa stessa sede, e in questo tempo abbiamo fatto molte cose insieme – e qui ringrazio la disponibilità del Sindaco, della Regione, di tutti quelli che hanno percorso con noi una certa strada –. Abbiamo anche fatto azioni forti, simboliche, ma sempre dentro il livello di compostezza e di maturità, come vuole essere la nostra cultura di lotta.
Però, attenzione, quando il tempo scorre e diventa troppo lungo e quando l’attesa, la speranza, l’aspettativa di qualche soluzione ai problemi dei lavoratori non arriva, ecco, in quel momento si scende su un terreno molto delicato e difficile, che può essere quello di una trasformazione da una collera controllata, governata, ad una rabbia, ad una disperazione come quella che abbiamo visto manifestarsi nei giorni scorsi.
Affinché allora tutto questo non accada penso dovremmo fare alcune cose, le pongo alla vostra discussione, poi alla fine vedremo se magari potranno essere oggetto di in una qualche risoluzione e quindi di atti concreti.
La prima, perché non abbiamo lavoro? Siamo tutti nella stessa condizione? No! Azzerato quel piano, e quindi non più cantieri chiusi, non più licenziamenti in nessun cantiere, si ritorna al punto di partenza. Ma quel punto di partenza dice che il cantiere di Ancona fra gli otto cantieri del gruppo Fincantieri è quello più scarico, è quello senza lavoro, senza prospettive a breve, medio e lungo termine. Non è infatti così per Castellammare, anche l’altro giorno al Ministero è stato riconfermato che i pattugliatori a settembre in quel cantiere arriveranno. Non è così per Sestri perché comunque c’è lavoro fino ai primi del 2012 o altro ancora. Non è così per Riva Trigoso. Non è così neppure per quei cantieri che hanno la cassa integrazione. Perché, insomma, nessun cantiere è nella condizione di fermo assoluto e di silenzio come quello di Ancona. Era inevitabile? Non credo! E’ esattamente un anno che discutiamo di questa prospettiva e di questo pericolo, quindi da parte di Fincantieri si poteva fare una distribuzione diversa degli affidi e del poco lavoro che c’era. Ma non è stato fatto. Sono state date solo delle sezioni, non dei tronconi.
Oggi però siamo in una condizione diversa, ragioniamola anche così. Ossia, in mano a Fincantieri sono già arrivate delle nuove commesse. Una nave militare per la marina algerina però ci dicono che dovrebbe andare a Riva Trigoso, la settimana scorso è stata annunciata una grande Cruise di oltre 140 mila tonnellate che per le sue dimensioni verrà costruita nel cantiere di Monfalcone, accanto a questa è in ipotesi una Carnival da 130 mila tonnellate, con opzione per altre due, poi ce ne sono altre in trattativa, a cui faceva riferimento anche il Presidente, che possono riguardare più direttamente noi, una seconda Silversea, una Regent, ecc. .
Quindi le navi ci sono. Ma per far si che questo “ci sono” non rimanga, com’è da un anno e mezzo a questa parte, nel campo delle chiacchiere e del nulla, dove nel frattempo c’è solo la cassa integrazione, bisogna che facciamo le cose concrete, Presidente.
La prima, riconvocare l’azienda. Quale, quella prima del piano o quella dopo? A noi non importa. Certo, sappiamo che potrebbero esserci anche dei problemi di interlocuzione diretta con l’azienda, per via dei contraccolpi che può aver creato il ritiro del piano, però ci potrà essere comunque un qualche Ministero capace di dare risposte come fatto per Castellammare e Sestri.
Quindi c’è bisogno, nel breve, di chiedere all’azienda di ritornare qua e di fare una discussione su quello che ha in mano o su quello che potrà avere fra poco, e poi di cosa, quando e come questo può riguardare il cantiere di Ancona.
Secondo, lo accennava prima il Presidente Spacca. Spetta a noi andare dai direttori delle banche e chiedere che colmino quel 30%? Ecco, la voglio dire così. La Cassa depositi e prestiti ha deliberato 830 milioni di euro utili a far si che Fincantieri possa portare a casa quelle navi di cui parlavo poc’anzi (la prima l’ha già annunciata, la seconda potrebbe arrivare ecc.). E di quelle navi qualche cosa come lavoro può essere portato anche qui in Ancona, e parliamo comunque di navi che traguardano probabilmente persino il 2012.
Abbiamo quindi bisogno di qualche cosa di concreto, e questo qualcosa di concreto potrebbe avvenire da trattative che possono portarsi a conclusione. Allora, Presidente, mettiamo in piedi una cabina di regia, usando il vostro linguaggio, composta da Assemblea legislativa, il Presidente, la Giunta, il Sindaco, la Provincia, perché no il Vescovo, perché no il Prefetto, insomma tutti quelli che hanno a cuore la questione e che ci dicono: “stiamo dalla vostra parte, è una giusta battaglia”. Poi convocare, anche con la nostra presenza, i direttori di queste banche – facendolo non fra mesi ma entro una settimana-dieci giorni – e dire loro non che auspichiamo bensì: “cari signori, siete banche che svolgete un ruolo per questo territorio? Ecco, ci sono 2 mila persone a casa! Che dobbiamo fare? Dobbiamo venire dentro i vostri istituti di credito con mogli e figli? Oppure fare come a Castellammare?”. Dunque troviamo insieme una soluzione. Però bisogna che chi ha l’autorità e l’autorevolezza, certamente non noi, noi non siamo né il prefetto né il presidente, siamo lavoratori e rappresentanze sindacali, faccia una road map a breve, una con l’azienda o con il Ministero, se necessario, l’altra con le banche. Affinché la concretezza delle soluzioni che possono essere date a questo dramma che stiamo vivendo qua in Ancona abbia dei tempi definiti. Perché, lo voglio dire con chiarezza, un anno è già passato, ma un altro anno nelle stesse condizioni non potrà esserci, anzi, nemmeno altri due mesi! Cioè se a questi lavoratori, se a queste famiglie, non saremo in grado di dare una risposta prima che arrivi il Papa, penso che il livello delle tensioni sociali, che sono state esorcizzate da Bono con il ritiro del piano, si potranno ricreare in sede locale.
Ma la prospettiva non credo debba essere questa. Allora, e concludo, vorremmo uscire da qui sapendo che cosa faremo domani mattina, se staremo a casa ma con impegni precisi e verificabili, oppure se dovremo tornare a chiedere in strada magari davanti a una banca o a una stazione. Questo vogliamo saperlo e dobbiamo deciderlo insieme.
Quindi vogliamo da voi una risposta ferma, precisa, concreta, su due o tre punti che hanno come unico obiettivo esattamente questo. Se è vero come è vero che persino i vescovi e i cardinali ci dicono che non è possibile andare, come diceva il cardinal Bregantini, a dare l’Eucarestia dentro un cantiere che però è morto nella sua dignità di lavoro.
Quindi dobbiamo metterci tutti quanti insieme, dai vescovi a tutti gli altri attori, cosicché, con i mezzi, le pressioni di natura politica, istituzionale e sociale, eviteremo che avvenga quello che è successo a Sestri e Castellammare.
Noi lo facciamo in modo composto, governato e civile, però, ripeto, oggi dobbiamo uscire da qui sapendo esattamente tempi e modalità di che cosa andiamo a fare, chi fa che cosa e su quello noi che cosa ci possiamo spendere. Cioè ci dovete dire che cosa volete spendere e investire esattamente per dare lavoro a queste 2 mila famiglie.
Grazie.

(applausi del pubblico)

PRESIDENTE. Grazie Ciarrocchi. Ha chiesto di intervenire Nunzio Molaro, delegato RSU Fim-Cisl, che invito ad entrare in Aula.

Nunzio MOLARO (Delegato Rsu FIM-Cisl). In primis ringrazio tutta la Giunta per averci ricevuti e quindi per darci la possibilità di dire la nostra su quello che sta accadendo.
Parto dall’ultimo incontro a Roma al Ministero. Credo che dopo quell’incontro l’amministratore delegato Bono si sarebbe dovuto dimettere per due ovvi motivi. Primo, se non ha comunicato l’intero saldo dell’azionista di maggioranza vuol dire che ha sbagliato e quindi se ne doveva andare. Secondo, se invece glielo ha comunicato vuol dire che lo Stato lo ha scaricato.
Io penso che il 3 giugno sul problema Fincantieri non si sia trovata una soluzione, si è solo trovata una soluzione all’italiana. Perché quando uno dice che ritira il piano ma al contempo non dice come rilanciare la cantieristica negli otto cantieri, vuol dire solo rimandare nel tempo il problema.
Un problema che oggi riguarda 2.551 persone e due cantieri e mezzo, ma tra un anno potrebbe riguardare 4 mila persone e quattro cantieri!
Quando il Ministro Romani dice che il Governo ci darà una mano attraverso gli ammortizzatori sociali, rinnovando la cassa integrazione guadagni straordinaria, il problema non si risolve. Il problema, secondo me, può risolversi solo in due modi: o con commesse pubbliche oppure con la rottamazione dei traghetti a livello di Comunità europea. Altri modi non ce ne sono.
La Fincantieri si è messa invece in un vicolo cieco, vuole costruire solo navi da crociera, ha abbandonato tutti gli altri segmenti. Ma ha sbagliato. I traghetti a combustibile liquido, cioè a gpl, vengono ordinati anche in Europa, la Finlandia di commessa ne ha presa una appena sette mesi fa. E i traghetti si possono fare anche a costi contenuti. In Finlandia la manodopera costa il 30% di più che in Italia, in Germania è addirittura del 40% in più. Allora proprio non mi spiego perché in Fincantieri alla fine, partendo dalla manodopera che costa di meno e dalle materie prime che hanno lo stesso costo di altrove, la nave costa il 30% in più che in Germania.
E’ perché, diciamola tutta, in Fincantieri nel passato ci sono stati enormi sprechi, come il materiale che si buttava ecc.. E la causa non era provocata dagli operai, che hanno continuato a lavorare in modo professionale, bensì dalla classe dirigente, ad iniziare da Bono che ha sbagliato tutto.
Quindi è proprio Bono che prima di tutti dovrebbe pagare, non noi. Ad oggi, però, stanno pagando solo i lavoratori costretti a stare a casa mentre loro continuano a percepire i propri stipendi, i propri premi, continuando a fare quello che hanno sempre fatto. Della loro paga non rinunciano nemmeno a un euro, quando invece in un momento di crisi un buon padre di famiglia dovrebbe dare l’esempio, si riduce la paga e dice: “ragazzi, vi sto vicino”. Loro non l’hanno fatto.
Torno a noi. Il gruppo Fincantieri sta già licenziando, un anno e mezzo fa eravamo 9.800 persone, oggi siamo 8.600, nell’indotto vi lavoravano 30 mila persone, oggi sono 20 mila. Quindi di licenziamenti ce ne sono stati. Mancano all’appello più di 11 mila posti di lavoro, sono 11 mila famiglie che oggi non hanno nemmeno la cassa integrazione. Di tutte queste persone che in passato hanno lavorato in Fincantieri e che oggi non possono nemmeno mangiare, tutti, e noi in primis, le abbiamo dimenticate.
Ritorno alla soluzione. Si dice che il problema è finanziario, perché la SACE presta i soldi a tassi al 3-4% mentre in Francia e in Germania vengono prestati alla cantieristica all’1%. Però io credo una cosa, ossia che tutte le banche marchigiane debbano fare il loro dovere, perché i soldi dei cittadini marchigiani, per cui anche quelli degli operai della Fincantieri, vanno a finire in queste banche, che dunque hanno profitti anche grazie al nostro lavoro.
Inoltre a parlare con le banche secondo me non dovrebbe essere solo il governatore Spacca, ma anche l’amministratore delegato Bono. Recepire sul mercato somme di denaro è suo compito, come è suo compito ricercare commesse. Non deve rimandare tutto alle Regioni, ossia non che la Regione Liguria o la Regione Campania si devono impegnare a trovare nuovi armatori oppure che la Regione Marche si deve impegnare a trovare gli armatori e i finanziamenti. Bono in che cosa si deve impegnare, a prendere la paga a fine mese e vedere come potrà spendere questi soldi! Questo è il suo impegno!
Credo che quanto successo negli ultimi giorni (la bomba di Castellammare, ciò che è successo a Gela, quello che è successo qua, ecc.) ci dica una sola cosa, che ormai le persone in Italia sono esasperate, perché nessuno ha mai affrontato realmente la crisi economica che ancora oggi ci coinvolge, non si vuole trovare una soluzione.
E’ per questo che ho detto che dobbiamo essere intelligenti a capire che la soluzione a Roma il 3 giugno non è stata trovata, è stata solo rimandata.
Ringrazio tutti.

(applausi del pubblico)

PRESIDENTE. Grazie Molaro. E’ previsto ora l’intervento di Barchiesi Franco, Segretario provinciale UILM.

Franco BARCHIESI (Segretario provinciale UILM). Buongiorno a tutti. Intervenendo per ultimo c’è anche il rischio di ripetersi, ma ritengo sia opportuno, almeno dal mio punto di vista, stabilire l’importanza politica dell’incontro di venerdì 3 giugno. A questo incontro a Roma presso il Ministero dello sviluppo il sindacato ha univocamente rigettato il piano, facendolo probabilmente con le stesse formule e quasi con le stesse parole. Dei cantieri che non vanno chiusi e che gli operai non vanno licenziati è uno slogan che diciamo da sempre. La cantieristica o si salva perché qualcuno pensa che è un settore fondamentale da rilanciare in questo nostro Paese o non si salva. Voglio dire che non si possono mettere pezze posticce o trovare soluzioni ambigue, si tratta solo di voler puntare su un settore. Questo è stato detto a chiare lettere. Quindi il risultato politico il 3 giugno, secondo il mio parere, si è avuto.
Io condivido appieno quello che ci diceva prima il Presidente Spacca. Azzerare cioè un piano industriale che comunque aveva una sua linea, una sua direttiva, crea comunque un problema. E, guardate, quando l’amministratore delegato Bono ha parlato non ha fatto una sostanziale marcia indietro su quella che era la sua interpretazione economica o di commesse del gruppo, ha detto solamente: “lo ritiro perché mi costringete a farlo, non vi piace, ufficialmente ve lo avrei dovuto consegnare il 6 giugno, però non ve lo consegno più”. Quindi il piano non esiste più. Poi ha detto: “Però noi partiamo”, dicendolo secondo me anche con un po’ di irritazione personale. Ha ringraziato i neo imprenditori dei loro suggerimenti, ma la situazione, ha detto, rimane quella che c’era dieci giorni fa, non chiudiamo i cantieri, non ci saranno gli esuberi, ma rimane la stessa situazione economica. Allora a fronte di questo che il Governo faccia la sua parte. Perché? Perché non ci possiamo permettere di lavorare sei mesi all’anno.
Quindi l’atteggiamento di chi rappresentava Fincantieri quel giorno è stato bilanciato su due fronti, ossia, ritiro il piano ma non smentisco niente di quella che era la visione strategica finanziaria del gruppo. Quindi non c’è stata incongruenza.
Ripeto, sono partito da quell’incontro proprio perché come risultato politico ciò che è stato fatto credo sia fondamentale. Però è anche vero che questa camicia bisogna trarla da tutte le parti.
Condivido ciò che è stato detto prima, ma il problema vero, al di là degli striscioni, è che le tensioni sociali ci sono. E non solo su Fincantieri, basta guardare il territorio a che livello è messo, soprattutto per il settore dei metalmeccanici, come occupazione, come cassa integrazione ecc. E le tensioni possono diminuire solo se arriva il lavoro, solo questo potrà abbassare i toni, le esasperazioni, solo questo potrà ridare un po’ di fiducia alla gente. Non occorrono grandi strategie politiche, serve soltanto la volontà ferma a rilanciare il lavoro in questo Paese.
Qui è stato detto che dovremmo fare riunioni tra enti locali, sindacati, azienda, Regione per Regione e poi coordinarci a livello nazionale, certo, ma tutto questo non deve essere una scatola vuota. Dobbiamo cioè capire – e parlo come persona che ormai comincia ad avere qualche anno – che siamo un Paese che drammaticamente non sta dando prospettive ai giovani, si stanno abbandonando i settori strategici, come abbiamo già fatto in passato. Allora mi domando: su che cosa punta questo Paese?!
A livello politico bisogna fare scelte coraggiose, dove poi ognuno farà la sua parte, il sindacato, la politica locale, con buona volontà, con lucidità, ma tenendo fermo quell’obiettivo, e quello dovrà essere, perché il quadro che abbiamo davanti è davvero pessimista.
Quindi la vertenza Fincantieri direi che comincia oggi, non è certo finita con il 3 giugno, seppure secondo me, ripeto, si è ottenuto un risultato politico importante. Il piano è vero che non è passato, era rigettato e quindi era logico, ma oggi, trovandoci sia economicamente sia a livello di commesse come eravamo più o meno quindici giorni fa, la vertenza che abbiamo di fronte dovrà essere man mano sostenuta con molto equilibrio e molta lucidità da parte di tutti, non deve andare in contraddizione il piano sindacale a livello nazionale, sarebbe illogico, nessuno vuole farlo. Però, ribadisco, oggi la priorità, e il tempo non ci è favorevole, è il lavoro. Se tutti ci concentreremo sul lavoro riusciremo anche a tenere a freno la tensione sociale, perché daremo un’iniezione di fiducia alla gente.
Pertanto le prime commesse in Ancona dovranno arrivare il prima possibile. Grazie.

PRESIDENTE. Gli interventi delle rappresentanze sindacali sono terminati. Ora, come previsto, ci sono alcune richieste di intervento da parte di rappresentanti delle Istituzioni. Ho iscritti a parlare l’on. Ciccioli, che intanto invito ad entrare in Aula, e il Sindaco di Ancona prof. Gramillano. La Presidente della Provincia di Ancona, invece, questa mattina ha un impegno personale gravoso, seppure mi ha detto che sarebbe comunque arrivata, se però non potesse farlo in tempo utile interverrà il Vicepresidente Sagramola.

Onorevole Carlo CICCIOLI. Ho seguito con molta attenzione questa vicenda già sui banchi del Consiglio comunale ed anche lì c’è stata un’assemblea aperta a cui hanno partecipato molti di voi oggi qui presenti. E l’ho seguita nella scorsa legislatura alla Camera – è quindi una vicenda che viene da lontano – quando facevo parte della Commissione trasporti. …(interruzione da parte del pubblico)… Io ritengo sia utile parlare, poi uno può dire sciocchezze o cose buone e quelli che gli sono di fronte possono ascoltare o non ascoltare. La realtà non viene cambiata da quelli che dicono l’inverso, la realtà è quella che è, poi ognuno la interpreta come vuole o dice le cose che vuole. Io penso questo, ma credo che valga per tutti.
Questa crisi, dicevo, viene da lontano. Ricordo, anche se a qualcuno dà fastidio, che qualche anno fa, esattamente nella legislatura 2006-2008 quando al Governo della Repubblica c’era l’on. Prodi, il Sottosegretario… (proteste del pubblico)…

PRESIDENTE. Per favore! Per favore!

Carlo CICCIOLI. Però, scusate, ma il problema è del posto di lavoro vostro e delle vostre famiglie, quindi credo che sia interesse più vostro che magari di altri.
Stavo dicendo che all’epoca fu presentato un piano dall’allora amministratore Bono, da lunghi anni ormai al vertice dell’azienda, che prevedeva la ristrutturazione e il finanziamento di nuove strutture per rilanciare la Fincantieri a livello internazionale. Però quel piano, benché ebbe il voto favorevole di quasi tutta la Commissione trasporti, quindi votò a favore anche il centro-destra, e il parere favorevole dell’allora Sottosegretario Tanoni – sottosegretario di un governo di centro-sinistra –, venne bocciato. Quindi la Fincantieri non andò in borsa, non poté rastrellare soldi che allora servivano per fare gli investimenti, e andò avanti col trend tradizionale.
Questo ha portato, in un quadro di crisi economica mondiale – non dunque una crisi economica italiana o europea –, alla diminuzioni in tutti i cantieri del mondo delle commesse. Il che ha significa che nel mondo, non solo per il cantiere di Ancona o la Fincantieri in Italia, non ci sono state richieste di commesse di navi.
Tutto dipende dall’oggetto che si fa e dalla possibilità di collocare sul mercato progetti o assorbire le domande che vengono fatte.
L’anno scorso nel mondo è stata costruita una sola nave nuova, tutte le commesse dei cantieri erano vecchie. Ma quest’anno pian piano il mercato si è mosso e sono cominciate – non per la Fincantieri in Italia ma nel mondo – ad uscire nuove commesse; tutti sanno che nel mondo le società di navigazione più importanti sono quattro-cinque, la Carnival, MSA, ecc..
Le commesse si riescono ad ottenere attraverso due modi. Uno, la qualità del lavoro, dell’offerta che si fa. E credo che qui la Fincantieri possa avere le medaglie giuste per ottenerle. Due, rapporti di politica estera e di politica commerciale. Per esempio il naviglio militare si fa solo su accordi di politica estera, non è che uno vince la costruzione di una nave militare perché è bello, bravo o migliore, ma perché uno Stato decide di dare ad un altro Stato la commessa per una nave militare.
La stessa cosa, anche se a livello di politica estera indiretta, è anche per le commesse di grandi navi.
Quindi ora, siccome tutti sappiamo che la Carnival ricomincia ad investire, come pure la MSC, che seppure abbia la sede a Lugano i proprietari sono comunque di origine italiana, ci saranno commesse e dunque lavoro.
Il quadro è questo, tutto il resto sono chiacchiere. A meno che in un momento difficilissimo come questo lo Stato non riesca a investire e a far fare alla Fincantieri delle commesse militari, della guardia costiera o altro, e non ci saranno coloro che commissionano navi.
Dunque, quali sono i problemi? Primo. E evidente che in questa fase, che tutti ci auguriamo sia transitoria, ci devono essere misure di ammortizzatori sociali. Io spero che sia una fase transitoria e la più breve possibile. Spero che rincominci il circolo virtuoso dell’economia. Così la gente potrà andare a fare le crociere e di conseguenza oggettivamente la Carnival, la MSC, Costa Crociere potranno ridare commesse. Oppure potrebbero esserci anche altri tipi di commesse nel mercato del trasporto degli oli minerali ecc., seppure anche qui il mercato è in crisi .
In ogni caso la crisi della Fincantieri italiana è parallela a quella di altre società, di altri cantieri, vedi ad esempio in Corea, che costruivano navi.
Il quadro dell’economia del mondo è questo.
Quindi dobbiamo farci carico di cercare di riempire, con il sostegno sociale e possibilmente con una progettualità alternativa nel campo dell’occupazione, la situazione attuale.
Mi sembra – senza voler essere troppo ottimista – siano in corso una serie di trattative, quindi non solo quella andata a buon fine con la Carnival, per ottenere altre commesse; trattative che i vertici di Fincantieri conoscono, come probabilmente anche molti esponenti del mondo sindacale. Però è anche vero che molto spesso le trattative si fermano perché il committente dice: “aspettiamo qualche mese per vedere come va il circuito del denaro, il circuito delle richieste, ecc.”.
Allora credo che intanto bisogna avere fiducia, essere pessimisti non serve a niente. Certo, come ho già detto, nel frattempo bisogna sostenere i lavoratori e le loro famiglie perché devono poter essere in grado di vivere. Ed eventualmente cercando di fare anche altri tipi di costruzioni; però tutti sanno che la Fincantieri ha una storia con un certo tipo di prodotto, non è che si può mettere a fare piccole costruzioni da diporto, si dovrebbero ristrutturare tutti i cantieri. Dopodiché, in tempi brevi, con il sostegno dello Stato, bisogna ricominciare a produrre.
Ripeto, personalmente, al di là del gradimento o dello sgradimento della mia presenza, sono stato in Commissione trasporti alla Camera, ho sempre seguito tutte le vicende, ho avuto vari colloqui con l’amministratore delegato Bono, che avrà anche delle pecche però è comunque l’uomo che ha portato la Fincantieri da una situazione di grande passività… (proteste del pubblico)…

PRESIDENTE. Per favore! Per favore!

Carlo CICCIOLI. Però è un dato che in questi anni l’amministratore delegato, con tutti gli errori che può aver fatto, ha comunque tenuto in piedi la Fincantieri, l’ha fatta camminare… (continuano le proteste)… Sì, capisco, ma se non c’è lavoro… (continuano le proteste)…

PRESIDENTE. Per favore! Con questo comportamento non portate nulla alla vostra causa! … (proteste sempre più accese)… Lo dico per voi! Per voi! …(continuano le proteste).. Bene, allora continuate così! Continuate! Continuate!

Carlo CICCIOLI. Presidente, vorrei concludere il mio intervento. Ed io posso avere anche mille difetti, ma comunque vengo qui con la mia faccia mia anche a prendere i fischi, quindi non è questo il problema… (interruzione da parte di un lavoratore)… Lo so, però, la prego, mi ascolti un attimo. Se non c’è nessuno che compra le navi il discorso… (continua l’interruzione da parte del lavoratore)…Sì, ma il discorso…

PRESIDENTE. Però, per favore! Onorevole Ciccioli, la prego, non è che si può fare un dialogo!

Carlo CICCIOLI. Bene, Presidente, allora concludo dicendo questo. Per quanto mi riguarda ovviamente continuerò a seguire con molta attenzione il problema, non mi importa se qualcuno dissente e così via. Spero che il problema, che segue a vicende che sfuggono all’Assemblea legislativa, al Consiglio comunale e anche allo Stato italiano perché sono vicende del mondo, venga superato e che quindi ci sia la possibilità di ridare lavoro vero, no assistenza, al cantiere di Ancona.
Su questo credo che nessuno mi possa contraddire, perché tutti vogliamo la stessa cosa. …(interruzione da parte di un lavoratore)… Ognuno risponde per se stesso!
Grazie.

PRESIDENTE. Grazie Onorevole Ciccioli. Sindaco Gramillano, la prego di accomodarsi in Aula.

Fiorello GRAMILLANO (Sindaco Comune Ancona). Grazie e buongiorno a tutti. Il mio sarò un intervento breve e possibilmente costruttivo. Credo che ne abbiamo bisogno tutti, al fine anche di dare una risposta alla tensione che si respira in città.
Intanto voglio ringraziare il Presidente dell’Assemblea legislativa per aver rivisto la sua decisione relativa allo striscione. Non voglio ripetere quello che ha detto Ciarrocchi, ma effettivamente lo striscione denuncia una…

PRESIDENTE. Però, abbia pazienza, Sindaco, se adesso il tema è lo striscione! …(accese proteste del pubblico)…

Fiorello GRAMILLANO. Vi prego, basta. Scusate. Quello striscione, dicevo, denuncia uno stato di tensione che si respira molto bene in città – anzi, direi purtroppo molto male – a cui dobbiamo dare una risposta.
Credo che i nostri occupati al cantiere – disoccupati in questo momento – abbiano finora dato prova di dignità eccezionale, quindi ci vogliono in tempi brevi risposte da parte delle Istituzioni locali e delle Istituzioni governative e da parte di Fincantieri.
Ora non è il caso di fare la storia, ma io ho qui il verbale della riunione del 18 dicembre 2009 dove venivano promesse in maniera ben precisa commesse per i vari cantieri italiani. Queste commesse però non si sono attualizzate.
E’ evidente, come dice l’on. Ciccioli, che c’è una crisi internazionale, su questo c’è poco da aggiungere, però le riposte che comunque potevano venire dal livello nazionale hanno tardato, anzi, non si sono affatto verificate.
Io ho ascoltato con molto interesse l’intervento del Governatore Spacca. Egli ha ribadito i quattro punti su cui penso siamo tutti d’accordo, formazione lavoratori, progetto navalmeccanico, progetto di una politica energetica, ma quello fondamentale è sicuramente il quarto, ossia, risolvere il problema commesse.
Quindi ritengo potremo far nostre – naturalmente parlo a livello personale non delle altre istituzioni – le due proposte avanzate da Ciarrocchi. La prima riguarda la riconvocazione dell’azienda; io non mi preoccuperei di dire quale, fondamentale è poter riparlare con l’azienda in tempi brevissimi. Secondo, dar seguito a quella cabina di regia che è stata proposta. Finora abbiamo agito con una non proprio unita modalità. Ad esempio io da solo come sindaco sono andato a parlare con Banca Marche e con Unicredit a proposito di eventuali finanziamenti. Se invece potesse esserci una cabina di regia che appunto parla per tutti, che parla con le banche ecc, probabilmente potremmo avere una risposta diversa.
Quindi sarò immediatamente disposizione affinché questa cabina di regia possa istituirsi. Come sono a disposizione per far sì che possa esserci al più presto un incontro con l’azienda; e naturalmente non c’è un problema di quale località, oltre che ad Ancona potremo tranquillamente incontrarci a Roma.
E’ evidente che dobbiamo cercare commesse. Poco fa è stato fatto riferimento ai traghetti europei che sono da rottamare. Circa un mese fa in Fincantieri nella sede del nostro cantiere di Ancona c’è stato un incontro con la governance del cantiere e con una deputata europea, anche in quell’occasione è stato ribadito che bisogna fare in modo che l’Unione europea insista sulla rottamazione dei traghetti. E’ un problema sentito, reale, è un problema che se risolto potrà dare lavoro non solo al nostro ma a tutti i cantieri. E questo potrà essere vissuto non certo come un lavoro assistito bensì come un lavoro effettivo.
Se riusciremo ad impegnarci su queste linee potremo dare risposte anche molto ravvicinate.
Quindi, Presidente Spacca, mi rivolgo in particolare a lei, se vorrà rendere l’iniziativa sono a disposizione. Grazie.

(applausi del pubblico)

PRESIDENTE. Grazie Sindaco Gramillano. Lascio ora la parola al Vicepresidente della Provincia di Ancona Sagramola.

Giancarlo SAGRAMOLA (Vicepresidente Provincia Ancona). Buongiorno a tutti. Saluto i lavoratori, il Presidente dell’Assemblea legislativa, i Consiglieri, il Governatore, la Giunta.
Il quadro che ci è stato presentato questa mattina – che peraltro conosciamo, siamo stati con voi a Roma, nelle altre manifestazioni, con gli altri Assessori e la Presidente ci siamo incontrati, siamo stati anche in strada con voi – è complesso e sicuramente problematico a livello internazionale, però dobbiamo reagire stando insieme.
Credo che la linea emersa questa mattina, quella che il Presidente ha richiamato sin dall’inizio, sia quella di costruire una forte rete di solidarietà che parta dai lavoratori e che veda le istituzioni come attori principali di quei quattro punti che sono stati individuati e che condividiamo. Però questa strategia la dobbiamo portare avanti in maniera unitaria. Al Governatore e alla Regione va dato questo sostegno.
Il patrimonio del porto, infatti, non appartiene soltanto al comune di Ancona. Certamente, come si diceva prima, la cattedrale e il porto sono elementi centrali di questa idea di città, di questa idea di territorio, ma il porto è patrimonio di tutti, dalla nostra provincia fino alle aree interne delle Marche.
Quindi il lavoro portuale va difeso perché è un lavoro di tutta la nostra regione.
Per cui dobbiamo essere in grado di stringere il Governo dentro questo tavolo. Perché senza i finanziamenti pubblici non si possono attivare i finanziamenti europei che sono disponibili per quella riqualificazione e innovazione necessaria per andare verso un futuro diverso. Inoltre ritengo sia giusto portare dentro anche le banche.
Bisogna però spingere l’azienda a fare una piano industriale nuovo, altrimenti non sapremo dove andare, non possiamo cioè cercare commesse senza un piano che veda sì la riqualificazione di una grande azienda come Fincantieri ma anche di quel perno fondamentale che noi riteniamo sia l’arsenale di Ancona.
Se riusciremo a fare questo nel quadro della nostra azione riusciremo anche a portare le istanze dei lavoratori e di un territorio a un risultato positivo. E potremo farlo anche in un tempo ragionevolmente breve. Infatti i lavoratori non possono continuare ad aspettare. Senza lavoro non si può andare avanti, non c’è prospettiva.
Quello che abbiamo delineato questa mattina, che può essere una cabina di regia o un altro strumento, va bene, ma l’importante è che parliamo con una sola voce. La Regione Marche è capo della Conferenza delle Regioni per quanto riguarda l’industria, quindi ha un ruolo particolare con il quale può coinvolgere anche le altre Regioni. Però dobbiamo portare al tavolo chi decide, l’amministratore delegato e il Governo, da soli non ce la faremo.
Dobbiamo avere un quadro generale, perché parliamo della più grande e vera azienda metalmeccanica di questo Paese. Quindi non possiamo perderla. C’è una strategia di Governo che viaggia sì con alleanze internazionali, con incontri, ma se quest’azienda non vivrà per intero anche il cantiere di Ancona non ce la farà.
Quindi, insieme a tutti gli altri, dobbiamo farcela. E dobbiamo farcela all’interno di in un quadro di qualità e di capacità, quel quadro che qui in Ancona i lavoratori ci hanno sempre dimostrato.
Noi come Provincia di Ancona siamo pronti, vi appoggiamo, in particolare nel campo della formazione abbiamo già dato la nostra disponibilità, insomma, siamo disponibili a sostenere questo percorso sin da subito. Anche da questo pomeriggio possiamo iniziare a valutare cosa si può continuare a fare. E sottolineo continuare, perché non è vero che fino ad oggi non abbiamo fatto niente. Fino ad oggi abbiamo messo in atto una forte azione di pressione. Un’azione, però, che potrà continuare se dimostreremo che queste Istituzioni rappresentano veramente, insieme al sindacato e ai lavoratori, perché esse sono parte di questo territorio, ovvero quel territorio che noi rappresentiamo in tutte le sedi.
Quindi siamo qui stamattina, staremo qui domani o già fin dal pomeriggio di oggi, per quello che sarà necessario fare.

(applausi del pubblico)

PRESIDENTE. Grazie Vicepresidente Sagramola. Non avendo altre richieste di intervento da parte dei rappresentanti delle Istituzioni, apro il dibattito all’interno dell’Assemblea legislativa.
Ho iscritti a parlare i Consiglieri Zinni, Giancarli, Binci, Latini, Cardogna, Pieroni, Eusebi, Silvetti, Massi, Zaffini.
Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Indubbiamente comprendo, mettendomi nei panni dei lavoratori, che a distanza di anni grandi analisi politiche non si ha voglia di sentirle. E penso anche ad un intervento spontaneo di un ragazzo che prima diceva: “noi non vogliamo sentire cose che non servono a nulla”, come fosse un richiamo alla speranza.
Cercherò allora di fare un intervento incentrato su tre questioni, sperando che possano dare un contributo reale alla nostra Istituzione.
La prima questione è il tema dell’unità politica. L’unità politica, signori, non si può percorrere su disagi economici sociali come quello di Fincantieri in tutta Italia. Non si può percorrere l’unità politica della forma. Non si può percorrere l’unità politica delle emozioni in Aula e poi dei comunicati stampa feroci gli uni contro gli altri sui giornali. Non si può percorrere a sprazzi territoriali, che so, unità politica a Monfalcone ma guerra fra le parti a Castellammare. L’unità politica su una questione così delicata deve essere veramente sostanziale. Perché da questa vicenda, parliamoci con molta franchezza, non ci sono stati e non ci saranno né vinti né vincitori.
Quando il Governo prese atto che l’amministratore delegato aveva presentato un piano industriale tecnico che prevedeva la chiusura di due stabilimenti e gli esuberi di 2.500 persone, si sono alzati in piedi il sindaco Alemanno, il Ministro Sacconi e tutta una serie di altri personaggi, quindi, diciamo, una unanimità. Trovatemi infatti una persona che fa il Ministro e che vuole rimanere agli annali della politica italiana per aver iniziato a chiudere gli stabilimenti Fincantieri. Quindi il Governo ha chiaramente detto all’azienda: “ritira il piano industriale, comprendiamo il tuo sforzo tecnico, ma bisogna rimettere in discussione in primis l’aspetto degli esuberi e per secondo quello della chiusura delle sedi”.
Allo stesso tempo – è l’appello che ha fatto il Governatore Spacca – è evidente che come Popolo della Libertà non potremo non dare la totale disponibilità a fare anche oggi un documento unitario. Però qui mi voglio fare anche un’autocritica, perché forse qualche giorno fa sono stato un po’ squallidino quando ho fatto un comunicato stampa dicendo: “attenzione, a prescindere dal totale dispiacere per le 2.500 persone degli altri stabilimenti, nel piano industriale Ancona è comunque salva, quindi non facciamoci del male”. E in questo mi sembra di essere in piena sintonia con il Governatore.
Certo, adesso si rimette in discussione tutto. Però una cosa è chiara. Ossia. Quando un Governo applica la cassa integrazione straordinaria praticamente in maniera ordinaria, addirittura estendendola anche ad altre categorie lavorative – altrimenti perché uno sì ed un altro no –. Quando un Governo accetta di ritirare il piano. Quando una Regione si sforza, così come il Parlamentare di centro-destra, di incontrare l’amministratore delegato più volte. E’ evidente che non c’è nessuno che vuole le disgrazie altrui.
Però quali possono essere i risultati? Il ragazzo prima ci diceva: “basta fregnacce, voglio i risultati”.
Vado intatto sul piano dell’unità politica nazionale. Io ho assistito a dei comunicati stampa di parlamentari contro il Governo veramente allucinanti, di guerra totale, di insulti ecc., che non c’entrano niente con la questione. Bisogna invece che l’unità politica almeno su questo argomento sia sostanziale a Roma, in Parlamento, nei Consigli regionali e altrove.
Secondo aspetto, piano industriale. E’ evidente che adesso si riapre la partita. E credo che i punti fermi saranno: la non chiusura e i non esuberi. Detto questo, bisogna trovare delle risorse.
Tra le altre cose vorrei ricordare che tutta la questione non è che sia nata politicamente, è nata in maniera tecnica tra datore di lavoro e sindacati. Perché a livello nazionale i sindacati di centro-destra e di centro-sinistra, seppure con sfumature programmatiche, sono stati sempre uniti. Anche il segretario nazionale dell’Ugl che è di centro-destra ha detto immediatamente: “ritirate il piano industriale”. Questa unità è dunque un fatto positivo.
Sulle commesse, diciamoci la verità, questa Assemblea legislativa, il Consiglio comunale di Ancona e il Consiglio provinciale nei vostri confronti possono solo dare un ausilio nel pressing. Perché a questo punto occorre che la questione del piano industriale venga portata in Parlamento, dove tutti i partiti dovranno metterci bocca e dove, soprattutto, avendo il Governo dato indicazioni che non vuole un piano industriale con esuberi e chiusura, si dovrà vedere concretamente quali saranno le controproposte, perché al momento il nuovo piano non è sul tavolo.
Ultimo aspetto, che secondo me non è indifferente. L’Italia deve imparare a contare di più nell’Unione europea. Prima lo ha accennato il Sindaco riportando l’esempio della rottamazione. Ma io dico di più. Le Istituzioni devono sostenere con forza – però lo chiedo anche ai sindacati – l’azione del Governo nazionale in seno alla Commissione europea per costringere l’Unione europea a sbloccare dei fondi in vari comparti. Una questione è sicuramente quella che diceva il Sindaco. Ma anche il Vicecommissario Tajani si sta impegnando – e su questo non deve rimanere solo – per cercare di ottenere lo sblocco di fondi attinenti la ricerca e l’investimento tecnologico. Fondi che non sono ovviamente diretti come una commessa, non è un’opera di bene, ma in ogni caso se si riuscisse ad incamerarne per questo settore potrebbe aiutare complessivamente l’azienda a fare un piano industriale che quanto meno non preveda gli esuberi.
Quindi, e concludo, massima disponibilità a proporre cose concrete. Però a tutti questi lavoratori mi sento di dire anche questo. Voi avete ragione su tante cose, ossia, che noi sicuramente viviamo in condizioni più agiate delle vostre, che noi spesso quando andiamo a governare un’istituzione produciamo un deficit di risultati politici, però non commettete l’errore di non comprendere che comunque non siete soli, che avete l’appoggio e l’aiuto anche di chi sa di non prendere voti da voi. Ve lo dico molto francamente. Io ad esempio davanti ai cancelli di Fincantieri non ci vengo, perché io ho dieci amici in Fincantieri, mi votano quelli, tutti gli altri so che non mi votano, quindi che non mi vengano a rompere le scatole!! (…) Ma no, ovviamene sto scherzando, sono venuto ma magari non si è accorto.
Al di là delle battute e dello sdrammatizzare la situazione, su questi tre punti chiave dobbiamo riuscire a fare pressing insieme ma senza isterismi da una parte e dall’altra. Io non sopporto di vedere Parlamentari che adottano il sciacallaggio. Innanzitutto ringrazio l’on. Ciccioli perché è l’unico Parlamentare che oggi ci ha messo la faccia.
Ritengo che ognuno di noi debba comprendere fino in fondo che nell’Unione europea l’Italia deve contare di più. E questo si può fare solamente con l’unità politica della maggioranza e dell’opposizione al Governo in sede europea. Perché là non si guarda se si è di centro-destra o di centro-sinistra, là si guarda la forza di un sistema paese. Quindi l’Italia merita di più.

(applausi del pubblico)

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Signor Presidente, colleghi Consiglieri. Saluto i lavoratori, le Rsu, i dirigenti sindacali. Saluto il Sindaco di Ancona prof. Gramillano, il Vicepresidente della Provincia di Ancona Sagramola, l’on. Ciccioli.
Permettetemi subito di dire con umiltà che noi del Partito Democratico ci siamo. Vogliamo essere in sintonia con la determinazione, con le iniziative di lotta, con quella concretezza che il mondo sindacale del lavoro e i lavoratori del cantiere stanno portando avanti. Vogliamo contribuire a costruire una soluzione positiva.
Poi verrò alle proposte che sono state avanzate, in particolare da Giuseppe Ciarrocchi, ma anche dagli altri colleghi del sindacato.
Dico subito che rifiutiamo l’istituto della promessa. Io non voglio polemizzare con nessuno, nemmeno con il collega Zinni, dobbiamo far prevalere l’unità, perché il problema è serio, però è anche vero che Fincantieri e il Governo sono stati costretti a ritirare il piano. E’ il risultato della mobilitazione, della lotta, dell’unità dei lavoratori, ma anche della presenza politica, anche della simbiosi che ha il nostro cantiere, come quelli di altre realtà d’Italia, con la sua città.
Mi è piaciuta l’affermazione del Vicepresidente Sagramola, ossia quando dice che occorre costruire una rete di solidarietà, ed io mi permetto di aggiungere di lotta, quindi una rete di solidarietà e di lotta. Come pure, perché no, una presenza sociale con le tante iniziative che vengono portate avanti a sostegno. Infine una presenza istituzionale. E per quella istituzionale, per quanto ci riguarda, mi riferisco al Presidente Spacca che ha seguito la vertenza in prima persona. Anche l’intervento puntuale e autorevole di questa mattina lo dimostra.
In questa Assemblea legislativa aperta, come nell’Assemblea legislativa aperta del 13 luglio, c’è stata una volontà precisa della Regione Marche, una volontà, però, che deve continuare perché siamo consapevoli che l’attenzione va mantenuta alta.
Anche gli incontri che ci saranno dovranno rifiutare quel modo di fare promessa, dovranno invece puntare a risultati concreti.
Siamo convinti che la responsabilità è tutta politica. Quindi che il Governo si muova per contribuire a dare un futuro a Fincantieri con nuove soluzioni industriali, con livelli occupazionali adeguati, con il rilancio della cantieristica. Insomma, un piano industriale vero.
Allora bisogna pensare a quali navi produrre, bisogna pensare al mare come un’autostrada per il trasporto di merci e persone. Quindi mi sembra quanto mai puntuale la posizione di chi sostiene che Fincantieri va riorganizzata, innovandola nei prodotti e nei processi, ripensando la progettazione, per competere, per offrire un rilancio e uno sviluppo al Paese.
Il Governo italiano deve essere in campo sui cantieri. La cantieristica navale per l’Italia è un asset strategico e una eccellenza. Le navi da crociera, da diporto e da difesa nel nostro paese le facciamo noi.
Fatemi qui ricordare un dato che deve servirci non a recriminare ma per recuperare. La manovra di bilancio, ad esempio quella del 2008, ha sottratto circa 75 milioni di euro dal programma europeo Leadership dedicato all’innovazione e alla ristrutturazione della cantieristica.
Noi da oltre un anno in Parlamento abbiamo proposto il sostegno di un’iniziativa europea per la rottamazione – ma non mi riferisco solo al Parlamento, già l’Assessore al lavoro Badiali si era mosso in questa direzione, così come l’Assessore Giannini –, lo sviluppo dei brevetti di Fincantieri per le navi mangia petrolio, il sostegno alle garanzie al credito per gli armatori attraverso la SACE.
E a proposito di garanzie al credito siamo d’accordo affinché si costituisca, come l’ha definita Ciarrocchi, quella cabina di regia con cui fare un’azione sinergica, unitaria e forte nei confronti degli istituti di credito. Si è perso del tempo prezioso, ma credo che con una chiara, ferma, precisa, responsabile volontà politica, si potrà fare.
A me confortano anche le dichiarazioni del Commissario dell’Unione europea all’industria Tajani quando dice: “vedo margini per evitare le chiusure e la perdita di posti. Abbiamo finanziamenti Bei e ancora 50 milioni nel settimo programma quadro per la ricerca. L’Unione europea ha bisogno di navi e si può persino immaginare una rottamazione delle vecchie carrette del mare. Va vagliata una soluzione concreta”.
Come pure mi confortano le dichiarazioni del Responsabile dell’economia e del lavoro del nostro partito, Stefano Fassina, insieme a quelle di molti parlamentari europei, tra cui Sergio Cofferati, con le quali si chiede con forza l’intervento dell’Unione europea sugli aspetti del mare.
Dunque, dicevo, apprezzo la concretezza, il Presidente Spacca è molto determinato e sicuramente in sintonia con il cantiere e i lavoratori della nostra città.
Ripeto, noi siamo d’accordo sulla costituzione di questa cabina di regia. Affinché si possa restituire ai lavoratori quello che Ciarrocchi diceva all’inizio, ovvero la loro missione produttiva, e in questa missione produttiva c’è sicuramente l’identità e il rispetto della persona.
Credo che se faremo queste cose non dovremmo preoccuparci di andare al cantiere magari in alcuni momenti particolari, non è questo che può e deve interessarci. Perché se riusciremo a restituire questa missione produttiva, il lavoro, l’innovazione, certezze ai lavoratori e alle proprie famiglie, restituiremo un ruolo anche alla politica cioè a quel luogo in cui si decide per il bene comune.

(applausi del pubblico)

PRESIDENTE. Grazie Consigliere Giancarli. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Innanzitutto ringrazio i lavoratori per la lotta che stanno svolgendo certamente per il loro lavoro, ma anche per la città di Ancona e per tutti i siti produttivi della Fincantieri, che sono un asset strategico della nostra industria.
Il nuovo piano industriale presentato da Fincantieri – un’azienda pubblica controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze, quindi è difficile credere che il Governo non fosse a conoscenza del piano – prevedeva 2.551 esuberi (pari al 30% della forza lavoro) e la chiusura dei cantieri di Castellammare di Stabia e di Sestri Ponente.
In tutti i siti migliaia di lavoratori delle ditte di appalto, e più in generale dell’indotto, hanno perso o rischiano di perdere il lavoro, spesso senza la possibilità di vedersi riconoscere l’accesso agli ammortizzatori sociali.
Il ridimensionamento industriale era prevedibile per il persistere di un portafoglio ordini del tutto inconsistente e a fronte dell’atteggiamento passivo dei vertici di Fincantieri rispetto alla crisi.
Il Governo, nonostante gli impegni assunti ufficialmente con l’accordo del 18 dicembre 2009 tra il Ministro dello sviluppo economico, l’impresa e le istituzioni locali interessate – che dava seguito all’intesa del 16 luglio 2009 tra Fincantieri e organizzazioni sindacali –, per il rilancio delle commesse pubbliche e la ristrutturazione in senso efficientistico dei cantieri in Italia, non si è attivato per individuare le politiche e gli strumenti di difesa e di sostegno della cantieristica navale italiana necessari per mantenere inalterati gli attuali livelli produttivi ed occupazionali del settore.
Tale comportamento è conseguenza della totale assenza di una politica industriale da parte del Governo, particolarmente evidente nel settore navalmeccanico dove si registrano gravi inadempienze e ritardi, a partire dalla mancata riconvocazione del tavolo sollecitata da mesi ma senza riscontro.
E’ altrettanto grave l’atteggiamento della direzione aziendale che ha presentato quel piano industriale che ha fatto crescere tra i lavoratori preoccupazioni e sconcerto, e infine, dopo l’annuncio dei tagli, ha suscitato la “collera dei poveri”.
Sono quindi necessarie e indispensabili le seguenti diverse azioni.
Mettere in campo progetti di riconversione industriale concreti e condivisi con i sindacati e gli enti locali, scongiurando la messa in opera dei piani di e la riduzione strutturale della capacità chiusura degli stabilimenti produttiva, sospendendo gli effetti dei tagli occupazionali e di chiusura dei cantieri.
Garantire nel settore navalmeccanico il pieno rispetto degli impegni assunti dal Governo nel tavolo del 18 dicembre 2009 per il rilancio delle commesse pubbliche.
Sollecitare la mobilitazione tempestiva del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per intervenire subito a sostegno dell’occupazione, altresì indispensabile per promuovere l’attività produttiva.
Consolidare le politiche industriali finalizzate al rilancio della cantieristica navale italiana attraverso l’individuazione di investimenti ed incentivi, in particolare alla ricerca e all’innovazione, che consentano di aumentare la competitività della produzione italiana e al contempo di garantire il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, operando attivamente per ottenere garanzie, da parte di Fincantieri, nel senso del mantenimento della produzione nei cantieri in Italia.
Rifinanziare la legge 9 gennaio 2006, n. 13, approvata della UE, ma non più finanziata dall’attuale Governo, che consente la rottamazione delle navi passeggeri e traghetti misti passeggeri e merci, dal momento che in Italia la flotta di questa tipologia navale è particolarmente vecchia, insicura, ad alto consumo energetico ed inquinante, con una anzianità di 40, 50, 60 fino ad 80 anni.
Garantire un adeguato livello delle commesse pubbliche nel settore della navalmeccanica, contemporaneamente alla realizzazione della terza fregata FREMM reperendo le risorse necessarie alla costruzioni di ulteriori fregate, specialmente in questo periodo di emergenza.
Fornire a Fincantieri indirizzi precisi per un piano industriale basato su commesse pubbliche immediatamente cantierabili, su investimenti in diversificazione produttiva e innovazione tecnologica volta alla sostenibilità e compatibilità ambientale, sul recupero di un modello produttivo ed organizzativo rispettoso del diritto alla salute ed alla sicurezza dei dipendenti Fincantieri e dei lavoratori delle ditte dell’appalto.
Sostenere in sede europea la proposta di un piano straordinario per il rinnovo della flotta dei traghetti nei Paesi dell’Unione europea.
Vigilare, infine, sulla corretta applicazione delle misure finalizzate a scoraggiare le iniziative di delocalizzazione e a confermare il proprio impegno a difendere la fair competition sui mercati internazionali e il contrasto ai fenomeni di concorrenza sleale, promuovendo il monitoraggio rispetto agli effetti generati dall’attuazione del nuovo accordo commerciale tra Unione europea e Corea del Sud.
E quindi, proprio per quello che ho detto, ci sono due momenti, il breve periodo e il medio-lungo periodo.
Bene la cabina di regia, ma qui si è parlato di una marchigiana. Io invece penso, proprio perché tutti i cantieri navali stanno insieme, sia necessaria una cabina di regia unica tra tutte le Regioni sedi di cantieri navali. Perché se nel confronto all’interno Conferenza delle Regioni, ad esempio, ognuno porta la propria proposta e la propria particolarità, questo rende deboli. La battaglia può ottenere più risultati solo se si crea un tavolo politico tra tutte le Regioni. E che ci sia anche un tavolo tecnico. Perché un tavolo tecnico tra le Regioni potrebbe proporre al Governo una proposta dal basso di un piano industriale oppure forzare l’azienda a fare un nuovo piano industriale orientato a mantenere occupazione e che rilanci lo sviluppo dei cantieri. Infatti, quale rischio potrebbe esserci? Quello di un confronto con l’azienda e di un confronto con il Governo ma in maniera separata
In ogni caso, per tutto quello che è stato detto, dalla crisi si potrà uscire nel breve periodo solo se ci sarà un impegno del Governo a dare delle commesse subito.
E quindi bisogna partire subito con un confronto con la Comunità europea per poter attivare la rottamazione dei traghetti, per spostare delle risorse nel bilancio militare in modo da attivare subito la realizzazione di alcune fregate. Bisogna cioè coprire l’emergenza, come sottolineato da tutti, del lavoro. Per cui “lavoro subito”.
Quando poi ci saranno queste risorse sarà più facile richiedere all’azienda un piano industriale, anche di medio-lungo periodo, che punti sull’innovazione, sulla ricerca e sulla creazione di nuovi modelli che stiano sul mercato e che non vadano sul basso livello dei prezzi, noi infatti sui prezzi non potremmo mai fare concorrenza ai cantieri asiatici.
Al Governatore Spacca, quindi, chiedo di richiedere alle altre Regioni di fare un tavolo unico dove poter affrontare i problemi ancor prima del confronto con il Governo, per presentare delle proposte univoche. E lì coinvolgere tutte le forze politiche delle singole Regioni sia di maggioranza che di opposizione.
Secondo me solo se si farà una lobby di questo tipo e un’azione congiunta si riusciranno ad ottenere le necessità che servono, cioè i soldi, che difficilmente ci verranno dati se non creiamo anche una massa critica rispetto, appunto, al Governo nazionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Il mio intervento sarà molto breve, voglio soltanto esprimere la mia solidarietà ai lavoratori. Vista la situazione veramente drammatica per loro e per le loro famiglie occorre evitare sia inutili strumentalizzazioni sia chiacchiere fuori luogo. Bisogna invece concretizzare il massimo impegno in quell’accordo unitario proposto da Ciarrocchi. Accordo unitario già accolto dal Presidente Spacca, che si è speso in prima persona, anche in termini critici oltre che di partecipazione, a questa drammatica situazione.
Dunque bisogna guardare avanti. E in questo c’è quel compito che spetta ai lavoratori, quello appunto di essere eccellenti lavoratori, così come è sempre stato fatto da 400 anni in Fincantieri nella costruzione delle navi. Poi c’è invece quel compito che spetta a chi dirige dal punto di vista tecnico, ovvero quello di trovare commesse.
Non credo infatti sia compito dei lavoratori attardarsi a ricercare commesse e assumersi ruoli e funzioni che non hanno. Perché questo, appunto, spetta all’amministratore delegato, alla Fincantieri. Inoltre nei compiti vi rientra anche quel ruolo importante che deve avere lo Stato in questa vertenza di carattere nazionale, in cui purtroppo c’entra anche il cantiere di Ancona.
E lo Stato lo deve fare forzando sui termini degli aspetti economici. Da troppo tempo, almeno nell’ultimo decennio, viaggiamo sull’ottica del rispetto economico dei bilanci, ma a volte è necessario derogare a questa impostazione. E questo è uno di quei casi.
Se non ripartiamo innanzitutto con l’idea di mettere il lavoro al centro del sistema le commesse rischieranno di essere o poche o di non esserci affatto, perché senza quest’ottica i meri dati di bilancio porterebbero a situazioni del tutto negative, come appunto è stato prospettato da Fincantieri.
Così non può essere. Per una volta è bene avere magari qualche milione di deficit in partenza però dare lavoro, perché dal lavoro poi si genera innovazione, tecnologia, ecc..
Ma in ogni caso questo è un compito che, ripeto, non spetta alle maestranze della Fincantieri, ma chi è deputato e quindi responsabile a dirottare il futuro in una logica di benessere per tutti.
Dunque la mia solidarietà la esprimo con questo invito.
Dobbiamo fare in modo che la politica nazionale riguardi e si impegni, per una volta, ad aprire una carta nuova, ossia ad un piano vero, strategico, che abbia, sia pure a lunga gittata, aspetti positivi per tutte le parti interessate, ma in primis in questo momento per i lavoratori.
Se non ci rimboccheremo le maniche ci sarà il rischio, ora che abbiamo anche importantissimi avvenimenti come il Congresso Eucaristico che si svolgerà in Ancona nel mese di settembre, di trovarci di nuovo in una situazione conflittuale.
Dunque parliamo di meno, lavoriamo di più e stiamo, come auspicato da tutti, su questa vertenza uniti. Grazie.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Premetto, intanto, che condivido le considerazioni e le proposte fatte per il breve e medio periodo dai rappresentanti sindacali. Ancora una volta proposte e contenuti che sono testimonianza di quella non spenta cultura operaia che ha sempre contraddistinto la classe operaia anconetana.
Ringrazio il Presidente Solazzi per la solerzia con cui ha convocato, a seguito della richiesta del Governatore Spacca, questa Assemblea, dimostrando così la sua attenzione e dando a noi la possibilità di esprimere la nostra solidarietà a questi lavoratori.
Come pure riconosco al Governatore Spacca, alla Giunta, l’impegno e la costanza con cui da un anno ad oggi, ovvero sin dalla precedente seduta assembleare aperta anche allora convocata sulla questione Fincantieri, è stata seguita la vicenda.
Esprimo soddisfazione per il ritiro del piano industriale di Fincantieri. Questo ritiro non era affatto scontato. Solo una settimana fa i 193 manager della Fincantieri hanno scritto una lettera pubblica, a sostegno dell’amministratore delegato, in cui veniva affermato che a quel piano non c’era assolutamente alternativa.
E il merito di questo ritiro è chiaramente estendibile ai lavoratori, alle città, a quei cittadini che sentono i cantieri navali come parte della loro storia e della loro vita, come pure, per lo memo per quanto che riguarda il cantiere di Ancona, alla vicinanza delle istituzioni che gli stessi lavoratori hanno saputo coinvolgere e tenere a loro fianco.
E’ chiaro a tutti che il problema non è ancora risolto e che non era risolvibile. Adesso ce lo dice lo stesso piano industriale che parlava appunto solo di chiusure e di tagli e non veniva indicata nessuna strategia. Peraltro che non ci fosse nessuna strategia si era capito anche a gennaio quando l’amministratore delegato Bono, a conclusione di un incontro con il Presidente Spacca, disse che la crisi era congiunturale e non strutturale, che il cantiere di Ancona non si sarebbe chiuso seppure non appartenga al core business dell’azienda, e quindi speriamo che il mercato si riprenda.
Nei programmi europei il Commissario Tajani indica un possibile sostegno per la nostra cantieristica, ma i programmi che cita, Leadership e Marco Polo, sono datati al 2003, sono stati in vigenza nel periodo più d’oro della nostra cantieristica. Allora mi domando e domando: li scopriamo soltanto oggi?! Per farsi venire delle idee bisogna prima far degenerare le situazioni, portando le persone, in questo caso i lavoratori, all’esasperazione? Sperando, tra l’altro, che siano idee e non questioni su cui temporeggiare per perdere tempo!
E’ del tutto evidente, quindi, che toccherà, secondo me, al sindacato e alle istituzioni del territorio, e tra queste soprattutto alle Regioni, indicare al Governo la strada da seguire per il futuro di un’azienda che è proprietà dello Stato, ma della quale poi, paradosso dei paradossi, questo stesso padrone non se ne occupa.
I segretari confederali metalmeccanici già a novembre dello scorso anno, quindi per tempo, avevano chiesto un tavolo su Fincantieri. Non è stato fatto!
La Conferenza Stato-Regioni per le attività produttive aveva invece costituito nel luglio 2010 un gruppo di lavoro per Fincantieri. Sarebbe allora bene sapere a quali risultati ad oggi sono arrivati.
Io non sono un tuttologo, sicché per la giornata di oggi, per quanto ho potuto, ho cercato di documentarmi. Ho trovato del materiale interessante dove sono già scritte molte delle cose che si dicono oggi. A chi non lo sapesse, io ad esempio non lo sapevo, faccio notare che ogni anno il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti fa una relazione sull’industria cantieristica navale – quella che ho è del 2009 preparata nel 2010 –, e tutto ciò che auspichiamo e tutto ciò che fa parte delle considerazioni e delle attuali analisi è contenuto qui. Ma il peccato è che su 62 pagine complessive ci sono 60 pagine di considerazioni e 2 pagine di conclusioni e non si indica uno stralcio di strategia!
E’ vero, la crisi della cantieristica è mondiale, europea e italiana, ma gli Stati del lontano Est, come vengono chiamati, hanno un modo tutto loro di fronteggiare la crisi, ma non sono soltanto loro, anche gli Stati Uniti d’America, e Fincantieri lo sa bene.
L’Italia dovrà costruire una strategia che non potrà che basarsi su forti accordi e sinergie tra lo Stato, l’azienda Fincantieri, gli armatori, il sistema finanziario, gli altri operatori (quelli dei trasporti) e il sindacato. Dovrà concepire una strategia di un certo tipo, perché poi occorrerà anche vedersela con l’Unione europea, la quale – Tajani questo ancora non lo dice – ha i suoi problemi di mercato e di concorrenza.
Ma la battaglia può essere vinta, a patto, però, che questa strategia sia innovativa e motivata anche da benefici ambientali, sociali e di sicurezza dell’ambiente e dei lavoratori, affinché parole come rottamazioni, demolizioni, ammodernamenti, nuove costruzioni, che possono ridurre i consumi, ridurre l’inquinamento e dare più sicurezza, non sia soltanto parole vuote. Ma queste parole devono necessariamente essere legate anche ad altre parole. Perché parlare di rottamazioni e demolizioni significa anche parlare di incentivi. Parlare di nuove costruzioni significa che l’Unione europea deve passare dalle raccomandazioni ad obiettivi vincolanti e fermi nel tempo.
Questo è dunque il modo di incentivare un mercato che non sia assistenzialista ma che invece possa andare incontro a quelle grandi esigenze di sostenibilità globale che abbiamo.
Il Governo italiano deve incrociare un piano nazionale per la cantieristica con un piano nazionale per la mobilità sostenibile.
Questo è quanto si può fare, senza assistenzialismo, per aprire un mercato che non traguardi a due o tre anni ma almeno a venti anni per la prospettiva di questo settore. Un settore ritenuto strategico dall’Unione europea e dal Governo italiano.
Grazie, auguri per la vostra lotta, saremo insieme a voi.

(applausi del pubblico)

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Eusebi.

Paolo EUSEBI. Dopo l’intervento del Presidente Spacca, come al solito competente, che dimostra come sia costantemente sul pezzo e tra i pochi a metterci impegno vero non solo chiacchiere a vuoto, e dopo gli interventi intelligenti e garbati, nonostante la drammaticità dell’argomento, dei lavoratori, non ci sarebbe altro da dire.
Però, visto che un certo clima ovattato – non me ne vorrà il collega Zinni – non risponde secondo me alle esigenze di questo problema, voglio comunque sottolineare alcuni aspetti.
La decisione dell’amministratore delegato di Fincantieri, ossia quella di ritirare quel piano di ristrutturazione che prevedeva 2.500 esuberi – ora la parola licenziamento sembra non sia più di moda – e la chiusura di cantieri, è un primo passo, è il risultato della lotta dei lavoratori, come pure della pressione politica che anche l’Italia dei Valori ha svolto nel Paese e in Parlamento per richiamare alla propria responsabilità il Governo che rappresenta l’azionista di riferimento.
Questa decisione, però, non basta, anzi, serve quasi a niente. E’ cioè necessario redigere immediatamente il piano nazionale del settore navalmeccanico e cantieristico, come ha più volte detto, anche in Ancona in un convegno al porto, il nostro responsabile nazionale del lavoro on. Zipponi.
L’Italia dei Valori ha indicato da mesi quali sono i capitoli principali su cui lavorare: la rottamazione di tutte le navi obsolete e inquinanti, come previsto e incentivato dalla Comunità europea; un intervento sui bacini dei cantieri tali da permettere la costruzione di navi più grandi; un intervento finanziario a sostegno di coloro che investono su nuovi navi per la mobilità delle merci e per il turismo; infine che il Governo italiano predisponga un piano per i porti in coerenza con le nuove autostrade del mare che vedono interessato in particolar modo il Mediterraneo e quindi anche il nostro mare.
Ecco perché non basta il ritiro del piano, ne serve immediatamente uno nuovo. Ma per farlo servirebbe – non me ne voglia il collega Zinni – un Governo autorevole, un Governo che ne capisca qualcosa di politica industriale o quanto meno fosse interessato a questo. Un Governo capace di evitare la perdita di uno dei fiori all’occhiello dell’industria italiana. Ma purtroppo quel Governo oggi non c’è, speriamo possa esserci presto.
Vado ora ai problemi del cantiere della nostra città, ovvero a quello, non nascondiamoci dietro alle frasi di circostanza, che ci sta più a cuore.
Dovremmo incastrare Fincantieri affinché, in attesa di un Governo che governi, ci sia una distribuzione ai fini della sopravvivenza – solo chi sopravvive vede il futuro! –, una distribuzione del poco che c’è oggi o che si sa già che ci potrà essere domani.
Ecco, in questo – e mi dispiace se lo carico ancora di responsabilità forse eccessive – il ruolo del Presidente Spacca, che nelle relazioni industriali e di politica è tra i pochi in grado di incidere, sarà senz’altro importante.
Aver indetto questa seduta è stato sicuramente importante. Anche perché abbiamo visto, al di là di qualche intemperanza direi quasi doverosa, come i lavoratori del cantiere di Ancona siano persone serie, persone che, nonostante tutto, guardano con fiducia, combattendo, al futuro delle loro famiglie e quindi anche della nostra città.
Voglio pertanto qui esprimere, anche a nome dell’on. Favia che purtroppo oggi non è potuto essere qui presente perché ha in contemporanea il Consiglio nazionale del partito, ma che ha già dimostrato di essere con i lavoratori della Fincantieri, tutta la solidarietà dell’Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Grazie Presidente. Io farò un intervento estremamente sintetico, anche per non ripetere le numerose considerazioni e preamboli.
Io non sono tra quelli che ha accolto con particolare entusiasmo la dichiarazione di ritiro del piano industriale. La situazione rimane comunque assolutamente drammatica, a fronte di una governance per certi versi imbarazzante e di un Governo che dimostra ancora oggi di non avere una posizione e un progetto per rilanciare la cantieristica navale italiana.
Per cui ora siamo, come si diceva, all’anno zero, dove il cantiere di Ancona torna ai blocchi di partenza senza avere alcuna certezza, con molte aspettative ma senza un concreto orizzonte. E tutto questo è assolutamente grave.
Oggi quindi ci si deve porre il problema, come più volte chiesto dai lavoratori, che sicuramente conoscono la storia di Fincantieri meglio di noi, tutta la cronistoria e le responsabilità passate della classe dirigente politica, di cosa fare domani, affinché, appunto, si possa dare ai lavoratori qualcosa di concreto. Altrimenti ci parliamo addosso e magari approviamo anche una risoluzione piena di bei intenti, ma senza riuscire a dar loro la dimostrazione che ci sia effettivamente la voglia di risolvere questo problema.
Prima si faceva riferimento ad una cabina di regia – che io riterrei debba essere permanente, che non sia estemporanea, una tantum, altrimenti non servirebbe a nulla – all’interno della quale siano appunto rappresentati i sindacati, il Governo, la Fincantieri, l’azienda, la Regione Marche. Una cabina di regia che si prefigga una serie di obiettivi, non solo quello di programmare in modo concreto, con criterio e in modo strutturale le commesse nel tempo, ma che riesca ad individuare, da qui fino al 2020, un percorso che possa garantire, oggi, di avere maggiori commesse, a ponderare, gradualmente, la distribuzione dei carichi di lavoro, a verificare l’andamento del lavoro in rapporto ai dati dell’occupazione e alla ricaduta sull’indotto, a verificare costantemente le linee di credito.
E’ chiaro che chiediamo a lei, Presidente Spacca, di farsi carico, di farsi garante di questa cabina di regia, di esserne il promotore. In modo tale che entro la settimana prossima possa essere da lei convocata una cabina di regia che si prefigga questi punti, e che poi in modo concreto, in maniera semestrale, possa verificare costantemente l’andamento e la concretezza di quelle azioni politiche che oggi le rivolgiamo. Affinché lei stesso possa essere anche il coordinatore di quella truppa parlamentare che in modo un po’ sparpagliato e poco incisivo fino ad oggi non è ancora riuscita a dare risposte concrete al territorio.
Quindi che si faccia garante al cospetto non solo della classe dirigente politica ma soprattutto dei lavoratori.
Questo momento, come abbiamo detto tutti, è estremamente pericoloso e gravoso, ma è anche vero che non ci possiamo ogni volta nascondere paventando sempre e soltanto la questione della crisi. La crisi è un fatto concreto, per cui questo tipo di cabina di regia, questo tipo di azione politica potrebbe, anzi, deve essere la prima risposta concreta a una situazione di crisi molto più generale. E’ infatti una crisi che purtroppo coinvolge anche la cantieristica navale, una crisi, come lei sa meglio di me, che ormai ha attanagliato anche la zona del fabrianese, l’Api ecc..
Dunque la problematica del lavoro è sempre più insistentemente presente all’interno di quest’Aula. E se i lavoratori entrano in quest’Aula significa che la politica non riesce ad arrivare a loro, non riesce a stare pienamente sul territorio.
Io sono assolutamente del parere che il riscatto autentico dell’uomo si misura nella capacità lavorativa che esso esprime. Quindi qui è in gioco, oltre che ovviamente il salario, anche la dignità dell’uomo. Per cui oggi più che mai è lei, Presidente, come massimo esponente regionale, che ne deve essere il garante, in modo che la classe politica potrà finalmente offrire un modello, perché fino adesso ha soltanto espresso palliativi. Certo, la cassa integrazione, ad esempio, è meglio che ci sia piuttosto che non ci sia. Però sappiamo tutti che simili interventi non sono azioni di prospettiva, concreti, sono soltanto dei provvedimenti tampone che servono a gestire solo il presente.
Io credo, invece, che la cantieristica navale necessiti più che mai di una programmazione seria e concreta a lungo termine. E questo serve non solo perché ci sono delle famiglie oggettivamente sul lastrico, che sono in condizioni di povertà, ma anche perché in questo modo la crisi potrà forse cominciare a ricevere una prima risposta concreta.
Dunque c’è in gioco, per quanto ci riguarda e per quanto secondario possa essere, anche la credibilità di una classe politica indipendentemente se sia di destra o di sinistra.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Per quanto riguarda la mia parte politica gli interventi svolti dall’on. Ciccioli e dal collega Zinni hanno rappresentato chiaramente quello che pensiamo, quello che vogliamo.
Voglio rassicurare ai lavoratori e ai sindacati la nostra completa e convinta partecipazione su tutti i tavoli, per tutte le competenze che abbiamo e nei limiti delle nostre competenze, a questa causa per risolvere tali problemi. Quindi il nostro Gruppo sarà presente. Oggi c’è stato un Parlamentare, ma ci saranno anche gli altri. E avrei qui voluto vedere anche dei Parlamentari del centro-sinistra. In ogni caso su questo, come ci chiedono i lavoratori stessi, non facciamo nessuna distinzione, ci saremo con le nostre responsabilità fuori da demagogie e strumentalizzazioni.
Vorrei fare prima una battuta sulla responsabilità – ora la platea si è un po’ diradata, ma non è certo un segreto, quindi la vorrei dire al Presidente Spacca –. Qui, Presidente, c’è la responsabilità. E c’è questa vecchia regola della politica – che a uno come il Presidente, dopo oltre quarant’anni di militanza in politica, non può sfuggire –, con la quale spesso dopo le elezioni, sia che si perdano sia che si vincano, si possono dire delle cose a caldo un po’ spiacevoli. Ecco, il Presidente ha certo fatto bene a gioire di una vittoria, sopratutto a Macerata, però dire che chi ha votato da una parte lo ha fatto con responsabilità mentre quelli che non ci hanno votato sarebbero degli irresponsabili, bèh, sinceramente io questo l’avrei evitato. Presidente, lei nell’euforia a caldo ha detto questo. Dire che ha vinto una coalizione è giusto, il risultato si registra, è giusto che tutti recepiscano il valore di quel risultato, sia per chi ha vinto sia per chi ha perso, ma dire che quelli che non hanno votato e che non si trovano nello stesso suo schieramento sono degli irresponsabili, è una cosa che la inviterei a correggere…(…) No, no, Presidente, le dichiarazioni ce l’abbiamo qui, però, le ripeto, capisco che a caldo… (…) No, Presidente, questo glielo dovevo dire, guardi sono… (proteste di un lavoratore)…

PRESIDENTE. Per cortesia! Consigliere Massi, prego.

Francesco MASSI. In questa regione vengono sempre contestati quelli del centro-destra, quelli del centro-sinistra mai! Ma lasciamo stare! …(continuano le proteste)… Potete farlo, non c’è problema! La mia formazione consente anche la contestazione.

PRESIDENTE. Non replichi, Consigliere Massi, vada avanti nel suo ragionamento.

Francesco MASSI. E no, mi dispiace, Presidente! Anche perché lei usufruisce di alcuni media in certi momenti, io almeno vorrei poterlo dire qui. Mi dispiace. E mi dispiace anche di aver magari abusato della loro pazienza. Però è una cosa che dovevo dire al Presidente e penso di avere la facoltà di farlo. (…) E no, siccome si parla di responsabilità allora qui la responsabilità è di tutti! Di tutti! Non è che se uno vince le elezioni gli altri sono irresponsabili! Questo toglietevelo dalla testa di farlo passare ai marchigiani! Avete vinto? Bene, siamo contenti in bocca al lupo! Ma che quelli che non vi hanno votato sarebbero degli irresponsabili non lo potete dire con nessuno! (…) Bèh, io confido nella vostra intelligenza e anche nel buonsenso, lo dico proprio perché ci confido, altrimenti non ci sarei entrato.
Secondo. Presidente, quando si parla di piani nazionali, industriali, ecc., benissimo, su questo siamo d’accordo. Però purtroppo sappiamo che in questo Paese non solo negli ultimi tempi, ma anche negli ultimi dieci anni della nostra carissima prima Repubblica – il Presidente Spacca lo sa come me, e questo penso depone a favore dell’onestà intellettuale di tutti, vedo qui anche altri colleghi della prima Repubblica – i piani industriali non ci sono stati. E questo ha riguardato un po’ tutti i partiti.
Però, visto che questa è una constatazione, il Presidente mi dovrà anche dire che un piano industriale lo deve fare pure le Marche, che è collegato anche ad un piano energetico sul quale la confusione, in questi dieci anni è stata enorme, i risultati li abbiamo visti. Adesso voi state discutendo di rigassificatori, centrali, ecc., ecco, allora speriamo che questa riflessione, dove peraltro speriamo di essere coinvolti, guardi allo sviluppo di questa regione e non a un fermo. Perché lo sviluppo di una regione d’ora in poi sarà sempre più determinato da quelli che comandano e governano la Regione e sempre meno dallo Stato. Adesso certamente non è una cosa che riguarda direttamente Fincantieri ma è uguale.
Terzo. Vorrei dire un’ultima cosa con una certa forza, sempre sulla responsabilità delle forze politiche che sono qui. La crisi in questa regione riguarda Fincantieri, come ha riguardato la Ardo, Fabriano, l’ascolano, la Sadam, insomma, ha riguardato tantissime realtà di cui noi qui abbiamo discusso. Allora questa Assemblea legislativa la stessa attenzione che oggi dedica a Fincantieri la dovrebbe rivolgere anche a quella crisi che colpisce tantissime piccole imprese che spesso non hanno voce e non hanno neanche sindacati.
Ecco, noi siamo pronti a lavorare nei confronti della maggioranza, con quella responsabilità sulla quale prima ho fatto una battuta politica per una questione anche di orgoglio e dignità. Che peraltro non voleva essere un’offesa per nessuno, Presidente. Ho visto che si è arrabbiato, ma non si deve arrabbiare per questo. Se non ci diciamo qui queste cose dove ce le diciamo! Dobbiamo dircele, no! Era cioè per ribadire la totale responsabilità e partecipazione soprattutto se ci sarà un’attenzione nei confronti di settori produttivi, occupazionali, energetici e di sviluppo, alla pari su ogni realtà, senza discriminazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Quando si tratta di perdere il lavoro siamo tutti attenti, non credo ci sia qualcuno che possa essere indifferente a una tragedia del genere. Personalmente mi sono dedicato alla politica proprio perché in famiglia venti anni fa, con l’avvento dei supermercati e delle grandi distribuzioni, anche noi avevamo subìto la perdita del lavoro. I miei familiari avevano una drogheria che è stata letteralmente sommersa da questi supermercati. Hanno poi riconvertito l’attività, aperto un piccolo bar, ma anche per questo, con la chiusura del traffico nel centro storico, abbiamo subìto dei danni.
Voglio dire che è una tragedia che colpisce tantissime persone, molte delle quali non hanno purtroppo, come appunto il vostro caso, delle garanzie e delle tutele.
Quindi il lavoro va tutto difeso, tanto più in una situazione di crisi come quella in atto.
Ad esempio ad Ancona c’è la Superfast – vi lavora anche un mio amico –, aveva tre traghetti, ma nel giro di un anno e mezzo ne hanno venduti due. Questo vuol dire che c’è addirittura un mercato dell’usato. E ciò dimostra chiaramente che è un settore che sta arrancando.
Dobbiamo allora porci delle domande a largo raggio. Nel senso che l’Europa effettivamente è carente, come più volte ho precisato in questa Assemblea. E’ un’Europa che su certi settori ci sta abbandonando a noi stessi, è solidale solo quando interessa a qualche burocrate.
Come potremo pensare a un’Italia senza cantieri navali, quando i cantieri sono veramente la nostra identità? I cantieri sono la storia delle Repubbliche marinare – io ad esempio mi reputo un padano di mare –. Quindi i cantieri li sentiamo come un qualcosa di forte, non possiamo cedere.
Bisogna pensare sicuramente a una politica di difesa, la globalizzazione non la reggiamo più, la globalizzazione ci ha veramente resi impotenti dal punto di vista economico.
Serve dunque una responsabilità della Regione, dello Stato, come pure dell’Europa, un’entità che c’è e che va stimolata grandemente.
Prima ho sentito parlare di rottamazione, ma c’è anche un altro punto, lo accennava il collega Giancarli, ossia quello di cambiare la mentalità del nostro trasporto. Noi siamo pieni di coste allora facciamo chiatte, facciamo navi che trasportino merci. Va bene fare la terza corsia, ma abbiamo la corsia del mare che è totalmente dimenticata, quando invece sarebbe un qualcosa che potrebbe differenziarci, che potrebbe dare veramente vigore alla nostra economia e all’economia dei cantieri.
Quindi tutti insieme, a prescindere da destra o sinistra, dobbiamo lavorare su questi settori per poter rendere l’Italia un paese che si smarca e per dare veramente una spinta alla nostra industria che deve divenire un’eccellenza. Il Pil in questo momento non è qua, è nei paesi emergenti, la ricchezza del mondo cresce ma non più qui da noi, questo lo si sente sempre dire.
Poi, certo, se c’è un amministratore delegato che dopo anni non dà più risultati, sta lì solo perché magari è coperto da partiti politici, non va bene, un amministratore delegato deve saper portare risultati. E qui sappiamo bene come sono gli amministratori delegati dei nostri carrozzoni pubblici.
Quindi la Lega è sicuramente a favore anche di una revisione dei tavoli industriali.
Concludo dicendo che di fronte al lavoro bisogna essere tutti uniti a prescindere dalla colorazione politica. Da questa Assemblea legislativa deve partire una spinta forte per incentivare l’Europa a darci qualcosa. Ricordo, ad esempio, che noi diamo 40 miliardi di euro e ne ritornano in Italia solo la metà. Quindi in casi eccezionali bisogna che ci sia una predisposizione da parte dell’Europa a considerare quali sono le economie che hanno fatto grande il nostro Occidente. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie Consigliere Zaffini. Bene, visto che non c’è il Presidente Solazzi, mi do la parola da solo.

Giacomo BUGARO. Farò un brevissimo intervento perché molto è stato detto.
In apertura voglio subito esprimere innanzitutto la solidarietà, seppure sia quasi scontato, ai lavoratori e alle loro famiglie. Però non senza fare un accenno anche ad altre situazioni di grande preoccupazione, quelle sì probabilmente irrisolvibili, che caratterizzano il nostro territorio. Mi riferisco ai lavoratori della Upper della Baraccola, a quelli della Bunge e a tanti altri, che al pari di quelli della Fincantieri vivono una situazione estremamente drammatica, ma che per motivi di dimensioni aziendali non hanno la stessa ribalta e probabilmente la stessa attenzione che hanno quelli della Fincantieri. Per cui idealmente mi sento di abbracciare tutti quanti.
Io non ho nessun potere, non è nelle mie facoltà politiche poter dare fattivamente un contributo. Il mio può essere, quello sì, un contributo politico di stimolo affinché alcune vicende – Ciarrocchi gradirei che mi ascoltasse, se non le chiedo troppo – fossero gestite in maniera diversa. E per primo ci metto un fatto. Siccome sono un uomo di centro, e rivendico questa mia collocazione politica, ho anche l’onestà intellettuale di dire che mi ha fatto ribrezzo l’atteggiamento del Governo nazionale rispetto al fatto che dal 2010 al 2011 ha lasciato un ministero chiave al centro di una crisi politica senza il suo ministro. Mi ha fatto ribrezzo. E lo dico assumendomi le responsabilità rispetto alla parte politica di cui sono espressione. Al di là della vicenda nota, il Ministro Scajola, da ligure, aveva iniziato un percorso, avendo la percezione che su quel fronte, sul vostro fronte, qualcosa sarebbe successo Però a seguito di quelle dimissioni, su cui oggi non entro nel merito, poi la continuazione di quel tipo di percorso non c’è stata. Un percorso, invece, che poteva portare a risultati diversi e poteva dare garanzie diverse. Questa è sensibilità politica.
Oggi siamo chiamati a gestire l’emergenza. Comprendo il vostro stato d’animo, comprendo lo stato d’animo dei vostri familiari, la pressione che avete sulla testa, perché, come ebbi modo di dire nell’altra seduta, tutti i mesi c’è la scadenza dei libri dei figli, dei mutui, delle bollette, ecc., comprendo quel nero che tutte le mattine ci si presta davanti agli occhi quando non si ha la certezza di poter continuare a lavorare. Questo lo comprendo profondamente. Mi auguro che mi crediate.
Oggi, di fronte a una crisi nazionale e internazionale, a una crisi di sistema soprattutto nella cantieristica, un settore che vede i paesi asiatici molto più aggressivi, ma soprattutto in alcuni settori, tipo la leogas, noi abbiamo ancora la peculiarità di poter costruire navi eccellenti sul fronte delle crociere per i noti motivi della capacità manifatturiera. E mi auguro che la Fincantieri abbia la capacità nei prossimi anni di saper ripensare anche ai propri uffici tecnici per proporre al mercato soluzioni sempre più all’avanguardia per salvaguardare l’ultimo baluardo di competitività che può proporre al mercato, che è appunto quello delle navi di alta qualità.
Non mi interessa assolutamente, per lo meno in questa fase, il discorso dei voti, qui c’è da risolvere un problema grave di un territorio, di più territori, di un sistema, di un assist importante del nostro paese. Chi parla di voti ha una visione parziale della questione. A me non interessa se votate da una parte o dall’altra, chi fa l’amministratore in maniera responsabile si deve far carico dei problemi del suo territorio a prescindere, sarà semmai il suo atteggiamento a saper fargli guadagnare o perdere i voti. Questo è l’atteggiamento responsabile di chi interpreta la vita pubblica. E così mi piacerebbe poterlo interpretare.
Come dicevo prima io non ho deleghe operative, da parte mia c’è lo stimolo a cercare di portare un umile e modesto contributo alla vostra battaglia, che non è solo la vostra, è la battaglia di un intero territorio e della più forse grande azienda delle Marche, certamente è l’unica grande azienda industriale della nostra città; Ancona non è una città industriale, è se lo fosse lo sarebbe solo sul versante della cantieristica, che è un’eccellenza sia per quella pubblica, se così possiamo dire, che per quella privata, e quindi va salvaguardata.
Ritengo – ma non voglio assolutamente aprire una polemica su questo – che l’opportunità all’epoca della quotazione in borsa, facendo rimanere la golden share e quindi la proprietà in mano pubblica, poteva essere, in un momento di difficoltà finanziaria ed economica, un’occasione per dare capitali freschi e nuovi investimenti. Così è stato per l’Eni, per l’Enel, così è stato per tante altre aziende che sono rimaste in mano del Ministero dell’economia e delle finanze, ma che poi hanno avuto nuova linfa da poter investire nei propri impianti. E’ stato così ma quella vicenda si è chiusa. Se però dovesse riproporsi mi auguro che l’atteggiamento sia più di disponibilità a valutare quella che potrebbe essere un’opportunità.
Concludo ringraziando il Presidente Solazzi. Guardate, non voglio difenderlo, non è nemmeno della mia parte politica, però lui oggi ha applicato il regolamento. Poi si è trovato un punto di mediazione in un momento di difficoltà e penso vada bene così.
Da parte mia c’è disponibilità a tenere sempre un rapporto cordiale e di colloquio. Mi auguro che il problema quanto prima sia non dico tamponato ma per lo meno che inizi a vedere una soluzione vera.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Credo che oggi un passo importante lo facciamo. E’ la seconda Assemblea legislativa aperta che facciamo su questo tema. Abbiamo presentato una proposta risoluzione unitaria firmata da tutta l’Assemblea legislativa. Penso che la prima cosa che ci chiedono oggi coloro che sono qui sia proprio un segno di unità e di forza per ottenere un risultato. E’ una risoluzione che contiene molte questioni utili al superamento di questa importante vertenza. Io credo, Presidente, lo diceva già nel suo intervento ad inizio seduta, che si debbano raccogliere anche alcune questioni sollevate dalle rappresentanze sindacali. Ad esempio mi sembra utile, importante cercare di incontrare, con una sorta di tavolo congiunto, l’impresa. Come mi sembra altrettanto importante incontrare, nelle forme adeguate che potremo in campo, il sistema del credito. Cioè noi potremmo non solo votare questa risoluzione ma raccogliere alcune indicazioni qui venute.
Oggi qui in Aula stiamo vivendo una seconda giornata drammaticamente emblematica. Noi poco tempo fa abbiamo vissuto – lo dico di striscio perché non è questo l’oggetto – la vicenda dell’Api. Quindi stiamo affrontando un tema che riguarda la crisi del lavoro del nostro Paese, una crisi enorme. Ed un paese, al di là di chi lo governa – non voglio entrare nemmeno io nella polemica – che non riesce a investire sulla sua crescita è un paese che non ha storia. Ci siamo giocati l’AIitalia, ci siamo giocati ormai la Fiat, vogliamo giocarci anche la Fincantieri? Questi sono mezzi di un’economia e di poli strategici che questo Paese non può tenere in secondo piano.
Investire sulla crescita vuol dire investire sulla ricerca, sull’innovazione, sulle nuove tecnologie, cercare nuovi mercati, mantenere con forza alcuni settori di grande strategia. Poi le ricette che ho ascoltato qui, anche le ultime del Consigliere Bugaro, possono anche essere messe in campo, ma una cosa la noto – rispetto a questa seduta aperta mi sono in parte informato –, ossia che Fincantieri perde una delle caratteristiche principali di una grande azienda, perde cioè la capacità di progettare, perde la capacità di mettere in campo nuove idee, nuovi progetti. Questo è il vulnus formidabile di questa grande azienda nazionale. Se manca questo aspetto è inutile dire: “scelgo la nave off-shore piuttosto che le petroliere”, semmai devo capire qual è il settore dentro il sistema della cantieristica che mi fa continuare a dare sbocchi…

(i lavoratori rimasti si accingono a togliere lo striscione)

PRESIDENTE. Eh, no, adesso lo striscione lo lasciate fino alla fine! (…)

Mirco RICCI. Il tema della crisi del lavoro, lo ha ricordato anche qualcun altro, in questa regione investe anche altre aziende, la Merloni, la Berloni, insomma c’è un tema profondo sul quale occorre mantenere grande attenzione.
I miei colleghi hanno detto tante cose, ma ora il passo importante, per farla breve, è la risoluzione. Dobbiamo fare in modo che con questa iniziativa unitaria ci sia una maggiore pressione sul tema della Fincantieri.
Ricordo, però, che se registriamo le politiche di investimento e di crescita che abbiamo fatto in questi ultimi anni poi l’impressione è che rischiamo davvero di giocarci pezzi formidabili di un’impresa strategica di questo Paese. Ecco perché la politica, non solo a questi livelli, deve fare grandi altri passi.
Sul tema dell’Europa nella risoluzione abbiamo aggiunto, mediando con i colleghi Consiglieri, la possibilità di sostenere l’azione del Commissario europeo per la ricerca di risorse europee. Però sull’Europa, e lo dico per l’ennesima volta, bisogna avere un atteggiamento omogeneo. L’Europa serve sempre o non serve mai. Noi quando dobbiamo applicare qualche risoluzione europea tentenniamo, invece stiamo sempre a rincorrerla, ovviamente, quando occorrono risorse per sostenere le questioni italiane. Dunque servirebbe un po’ più di equilibrio anche rispetto ai temi europei.
Ritengo che votando questa risoluzione all’unanimità daremo un contributo per iniziare un lungo percorso: solidarietà, vicinanza, azioni concrete rispetto alla Fincantieri ma soprattutto rispetto ai suoi lavoratori.
L’ultima questione, in polemica anche con il mio territorio. Siamo nella fase in cui stiamo declinando sempre di più e sempre meglio la parola felicità, il Pil piuttosto che il benessere interno lordo. Io invece credo che la felicità la potrà raggiungere solo chi con tutta la dignità potrò conservare e vedere saldo il proprio lavoro. Questo secondo me è il primo elemento della felicità. Per cui come istituzioni e come forze politiche dobbiamo impegnarci profondamente per la difesa del lavoro, che penso sia il viatico per un paese che vuole considerarsi più felice.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marinelli.

Erminio MARINELLI. Ho ascoltato con attenzione i vari interventi, i vari input che sono arrivati da più parti.
Come tutti voi ho vissuto questa mattinata con estrema difficoltà, con partecipazione emotiva, non tanto per la presenza numerosa degli operai della Fincantieri, ma soprattutto perché a distanza di un anno si deve ancora riparlare della Fincantieri.
Credo che un amministratore, un politico, un responsabile, si debbano porre dei quesiti, debbono interrogarsi sul perché a distanza di un anno ci ritroviamo qui con gli stessi problemi, anzi, con problemi ancor più acuiti, con gente con più esasperazione, rabbia, con sfiducia nelle Istituzioni. Questi sentimenti questa mattina erano qua, quindi come non viverli sulla nostra pelle – soprattutto per molti di voi che siete di Ancona e quindi conoscete direttamente queste persone –. Come non viverli con una preoccupazione enorme. Come non porci degli interrogativi evitando primogeniture, sciacallaggi politici, interventi fuori luogo. Qui si parla di coesione sociale, di lavoro, di famiglie, di bambini. Lassù in sala tra i lavoratori ho visto degli occhi iniettati di sangue perché non riescono ad arrivare alla fine del mese.
Perché l’ho vissuta male? L’ho vissuta male perché negli anni settanta mio padre, operaio delle Cartiere Miliani di Fabriano, faceva una battaglia del genere. Mi ricordo che a casa si vivevano momenti di difficoltà enorme, non si arrivava a fine mese, io studiavo e non studiavo, mio padre lavorava con estrema difficoltà. Erano certo periodi diversi, ma quella grande mobilitazione è riuscita a salvare le Cartiere Miliani di Pioraco, di Fabriano e di Castelraimondo.
Ecco perché questa mattina i vari interventi che ho ascoltato sono stati tutti propositivi. Però, amici cari, amici della Giunta, amici Consiglieri, amici che ci state ascoltando, dobbiamo prevedere, anticipare, prevenire, non possiamo adagiarci sulle promesse di eventuali commesse che arriveranno o sul fatto che magari una nave da crociera riprenderà perché potremo andare tutti in crociera. Non è questo. La politica finora ha fallito, diamoci delle responsabilità.
Usciremo con un documento unitario, non può essere diversamente, siamo perfettamente d’accordo, ma credo che dobbiamo essere d’accordo anche su alcuni input ben precisi, come quelli lanciati da Ciarrocchi, ossia che debba esserci, io ne sono convinto, un tavolo operativo aperto 24 ore su 24 con delle personalità che possono essere anche di spicco ma che in ogni caso lavorano.
Dobbiamo far sentire la voce della nostra regione, che per una volta non deve essere una regione al plurale bensì al singolare. La Fincantieri non è un problema di Ancona ma della nostra regione inserita in un contesto nazionale.
In una situazione del genere dobbiamo tutti fare uno sforzo, ognuno di noi deve fare un mea culpa. Il Governo centrale poteva fare di più? Sicuramente. In una situazione nazionale e internazionale di difficoltà occorreva forse un’azione più diretta in una regione che già soffre perché i suoi vari distretti sono in difficoltà.
Ecco, credo che indipendentemente dalla fiducia della ripresa, indipendentemente da un piano occupazionale – che comunque deve essere ben diverso, deve sposare i piani industriali, deve tener conto di questa enorme potenzialità e difficoltà – noi qui non possiamo più ritornare sulla Fincantieri, il nostro percorso politico sulla Fincantieri deve finire qui, perché appunto la dobbiamo seguire su un tavolo operativo che deve portare a delle conclusioni positive. Ne va non tanto della nostra credibilità, noi stiamo qui perché votati dai nostri cittadini, quanto della nostra onestà, del nostro impegno, della nostra serietà di come viviamo questi problemi, ne va delle difficoltà di queste famiglie. Io posso immaginare l’umore e la sensazione che si respira nelle mura di casa di quelle famiglie che hanno il problema del lavoro.
Allora partiamo con questo tavolo, partiamo mettendoci le persone che dite voi, incontriamoci periodicamente ognuno con il proprio senso di responsabilità, diamo una risposta forte e seria a chi finora una risposta non ce l’ha data.
Prima sentivo dire che in Europa contiamo poco. No, non contiamo poco, contiamo meno di zero! Pensate ad esempio alle varie leggi sulla pesca, pensate a come hanno penalizzato i nostri pescatori, pensate alle varie Croci e Misericordia, pensate agli extracomunitari che ci vengono accollati, giustamente, noi facciamo un’azione di solidarietà, ma poi non ci danno niente. E l’azione di solidarietà ai nostri operai secondo voi da dove deve partire? Dalla politica, dalle Istituzioni che occupano un ruolo, dai servizi bancari che non devono solamente intervenire per raccogliere fondi e soldi, ma anche per darli quando il territorio li richiede. Quindi tutti questi soggetti devono fare un’azione forte anche nei confronti della Fincantieri, di Bono e del Governo.
Amici, questo mio appello è forse qualunquista, lo potevate fare tutti, ma sicuramente l’ho fatto con il cuore, oggi ho vissuto la peggior mattinata tra quelle anche di quando ero sindaco a Civitanova, perché l’ho vissuta ripensando a un periodo difficile della mia vita di ragazzo. Quindi voglio che questi ragazzi stiano un po’ meglio per merito di tutti noi. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie Consiglieri Marinelli. Bene, sono finiti gli interventi dei Consiglieri, quindi, come ho detto all’inizio, chiudiamo questa seduta straordinaria aperta con la relazione dell’Assessore Luchetti.

Marco LUCHETTI. Credo che questa mattinata si possa definire positiva non solo perché abbiamo ripuntualizzato un aspetto fondamentale per questa zona, ossia il lavoro per i lavoratori di Fincantieri, ma anche perché si sono trovati intendimenti comuni rispetto a quello che dovremo fare e continuare a fare per Fincantieri.
Oggettivamente Fincantieri – ecco perché l’Assemblea legislativa è la seconda volta che si riunisce in seduta aperta per affrontarne i problemi –, come qualcuno ha detto ma ritengo debba essere nuovamente sottolineato, è un po’ il simbolo di tante altre realtà. Realtà che sono lo specchio di una situazione generale, cioè quella del perdurare di una crisi. Infatti, nonostante la nostra regione rispetto ad altre abbia avviato una lentissima ripresa, ci troviamo ancora in una situazione di non crescita che non ci consente di traguardare il futuro in termini molto ottimistici. Non esiste una capacità di uscire fuori da uno schema diventato essenzialmente monetario, che quindi non vede provvedimenti adeguati per far sì che il nostro Paese riprenda a crescere. Questo è il dramma in cui ci si trova, e Fincantieri ne è una espressione evidente, è veramente simbolo a livello nazionale.
Fincantieri ha proposto un piano strategico dopo un anno e mezzo da quell’incontro che ha ricordato anche il Vicepresidente Bugaro – che ringrazio per questa sua schiettezza che va apprezzata al di là della rappresentanza politica –, poi non si è fatto più nulla. Certamente c’è una crisi commerciale, c’è una crisi di mercato che attanaglia tutta la cantieristica soprattutto in Europa e negli Stati sviluppati, ma il problema di fondo è che non si è avviata nessuna scelta strategica per tentare di far uscire un’importante realtà industriale da questa situazione.
Ed è chiaro che si poteva uscire unicamente attraverso l’intervento pubblico, non c’è alternativa, occorre investire, dare ossigeno alla produzione attraverso investimenti pubblici. Voi sapete come la cantieristica risente primariamente delle crisi finanziarie, perché le navi si comprano solo attraverso il finanziamento di banche e di una finanza ad hoc. Quindi l’unica strada era quella di rivolgersi alla commessa pubblica.
Per cui non aver seguito questa strada la dice lunga sulla capacità a riprendersi di una impresa come Fincantieri.
Dico questo perché in altri paesi, come ad esempio negli Stati Uniti che viene considerato il massimo paese del liberismo, si sono fatte commesse pubbliche. Infatti Fincantieri, che ha aperto un cantiere anche negli Stati Uniti, si è vista costretta a costruire le navi, appunto, negli Stati Uniti. E così anche in Brasile dove Fincantieri ha un’altra unità produttiva.
Pertanto in momenti di crisi come quella attuale si deve seguire questa strada, altrimenti difficilmente potremo dare una risposta in positivo.
Il piano industriale che era stato proposto è poi stato ritirato in maniera veramente oscena. Io non dico che non doveva essere ritirato, anzi, è stata una vittoria del movimento sindacale, o comunque interpretatela come vi pare, però vi pare che un’impresa totalmente pubblica presenta un piano industriale e poi il Governo dice di ritirarlo! Qui c’è davvero una incapacità fondamentale e sostanziale di un Governo che sul piano della politica industriale non esiste! Non c’è dubbio. E questo Consigliere Zinni, checché se ne dica, dobbiamo sottolinearlo. Lo diceva correttamente anche il Consigliere Bugaro. (…) Però, vedete, su queste cose dobbiamo intenderci! Se qua non c’è la forza e il coraggio di uscire dagli schemi per fare in modo che il Paese riprenda sul serio ai voglia essere di parte! Questa è la verità! Occorre che il piano industriale venga ripreso. La situazione che si era creata sicuramente non era quella adeguata, ma potremmo trovare in esso una sistemazione, se però accompagnato, ovviamente, da una strategia di politica industriale che dia un futuro a chi purtroppo probabilmente in Fincantieri non troverà lavoro.
A conclusione dunque di questa mattinata, come Giunta regionale come Assemblea legislativa, siamo per recepire alcune di quelle indicazioni arrivate questa mattina.
Prima di tutto quella di interloquire con Fincantieri affinché si rispetti un patto. E il patto era quello che dovevano arrivare spezzoni di lavoro in Ancona rispetto anche alle commesse collocate in altri cantieri. Quindi dobbiamo intenderci con la dirigenza di Fincantieri in quanto c’è stata una precisa promessa.
La seconda cosa, e già si è partiti in questa direzione, è quella di tentare di coinvolgere il credito locale per supportare l’investimento di una nave acquisita da Fincantieri.
Queste sono le due strategie su cui ci impegneremo come Amministrazione per fare in modo siano rispettati gli impegni che ci siamo assunti.
Per cui la cabina di regia la struttureremo in modo tale che il mondo del credito senta il fiato sul collo da parte di tutte le parti istituzionali, e non solo, affinché venga incontro a questa esigenza.
C’è però anche un’altra cosa. Ossia che ci impegniamo a fare come abbiamo già fatto in passato. Ma non solo sensibilizzando i Parlamentari affinché ci sia l’attenzione dell’Europa rispetto alle commesse pubbliche, e sotto certi aspetti il nodo è lì. Come Regione vogliamo anche sollecitare, aiutare – ad esempio la Regione Veneto ha preso la stessa posizione che stiamo prendendo noi su Fincantieri, esprimendo le stesse mie considerazioni – il movimento sindacale a portare a Palazzo Chigi la vertenza. La situazione si è talmente incancrenita sul piano della portata, della rilevanza della vertenza, che solo Palazzo Chigi, secondo me, potrà mettere insieme i Ministeri che a loro volta potranno risolvere il problema di Fincantieri.
Questi sono gli impegni che ci assumiamo. E condividiamo la risoluzione.
Speriamo di non dover più convocare un’altra seduta aperta, ma di trovarci, invece, da qui a qualche settimana, con qualche strumento in più e soprattutto qualche novità per ridare lavoro alle maestranze che attualmente sono in cassa integrazione.

PRESIDENTE. Grazie Assessore Luchetti. Si chiude qui la seduta straordinaria sulla situazione occupazionale e sulle prospettive della vertenza Fincantieri.

La seduta aperta termina alle ore 13.10



SEDUTA N. 45 DEL 6 GIUGNO 2011

La seduta inizia alle ore 13.10

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Diamo inizio alla seduta ordinaria dove come primo punto voteremo la proposta di risoluzione che mi sembra condivisa.


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 44 del 17 maggio 2011, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 98/11, in data 9 maggio 2011, ad iniziativa dei Consiglieri Ortenzi, Massi, Giorgi, Marangoni, Perazzoli, Romagnoli, Traversini, concernente: “Testo unico in materia di attività sportive e motorio-ricreative”, assegnata alla I Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere ai sensi dell’articolo 69 del Regolamento Interno, al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 4 della legge regionale n. 4/2007 e al Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 4, comma 1, lettera c) della legge regionale n. 15/2008;
- n. 99/11, in data 23 maggio 2011, ad iniziativa del Consigliere Bucciarelli, concernente: “Modifiche alla legge regionale 25 maggio 1999, n. 13 “Disciplina regionale della difesa del suolo”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 4 della legge regionale n. 4/2007;
- n. 100/11, in data 23 maggio 2011, ad iniziativa del Consigliere Busilacchi, concernente: “Interventi a favore di disabili sensoriali”, assegnata alla V Commissione in sede referente, al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 4 della legge regionale n. 4/2007 e trasmessa alla I Commissione per l’eventuale richiesta di espressione di parere ai sensi dell’articolo 68 del Regolamento Interno;
- n. 101/11, in data 25 maggio 2011, ad iniziativa del Consigliere Latini, concernente: “Modifica all’art. 33 della legge regionale n. 16/2010 “Assestamento del bilancio 2010”, assegnata alla I Commissione in sede referente e al Consiglio delle Autonomie Locali per il parere ai sensi dell’articolo 11, comma 4 della legge regionale n 4/2007;
- n. 102/11, in data 23 maggio 2011, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Norme in materia di politiche giovanili”, assegnata alla I Commissione in sede referente, al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 2 della legge regionale n. 4/2007 e al Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro per il parere ai sensi dell’articolo 4, comma 1, lettera b) della legge regionale n. 15/2008.
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 29/11, in data 18 maggio 2011, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Piano degli interventi per il diritto allo studio universitario nella Regione Marche per l’anno accademico 2011/2012 – Legge regionale 2 settembre 1996, n. 38, articolo 4", assegnata alla I Commissione in sede referente, al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 2, lettera c) della legge regionale n. 4/2007 e al Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro per l’espressione del parere di cui all’articolo 4, comma 1, lettera b) n. 2 della legge regionale n. 15/2008;
- n. 30/11, in data 23 maggio 2011, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifica alla deliberazione n. 97/08 – “Individuazione dei criteri e delle zone di mare territoriale e delle altre aree del demanio marittimo che possono essere utilizzate ai fini di pesca scientifica e acquacoltura. Legge regionale n. 11/2004, art. 4 “Rettifica delle coordinate delle zone AN 1 e SB 3”, assegnata alla III Commissione in sede referente e al Consiglio delle Autonomie Locali per il parere ai sensi dell’articolo 11, comma 4 della legge regionale n. 4/2007.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 156/2011 dei Consiglieri Acacia Scarpetti, Eusebi “Calendario venatorio”;
- n. 157/2011 dei Consiglieri Pieroni “Riduzione del personale nelle aziende ed enti del Servizio Sanitario regionale aggravata dai tagli dei servizi appaltati”;
- n. 158/2011 del Consigliere Cardogna “Stop erosione fascia costiera Riserva Sentina”;
- n. 159/2011 del Consigliere Latini “Prossima chiusura della Sede di Osimo del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in agricoltura - Centro Colture Industriali di Bologna”;
- n.160/11 del Consigliere Pieroni “Approvazione del Piano Regolatore Portuale di Numana”;
- n. 161/11 del Consigliere Latini “Numana - realizzazione nuovo Porto”;
- n. 162/11 dei Consiglieri Perazzoli, Marinelli, Foschi, Traversini, Malaspina “Commercio su aree pubbliche e direttiva servizi.
Il Presidente della Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni in data 9 maggio 2011:
- n. 657: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 2 della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte della Unione Europea vincolati a scopi specifici e delle relative spese - Progetto europeo ZOONE IPA Adriatico 2007/2013 - Importo euro 1.656.349,25;
- n. 658: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 2 della l.r. n. 21/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 30.000,00;
- n. 659: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 2 della l.r. n. 1/2010 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 8.496,60 - Modifica al POA 2011 approvato con d.g.r. n. 1844/2010;
- n. 660: Art. 20 comma 3 della l.r. n. 31/2001 - Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 1 “Spese obbligatorie” del bilancio 2011 - euro 310.000,00;
- n. 661: Art. 29 comma 3 della l.r. n. 31/2001 - Art. 26 comma 1 della l.r. n. 21/2010 - Variazione compensativa al POA 2011 approvato con d.g.r. n. 1844/2010 - euro 3.000,00;
- n. 662: Art. 2 comma 1 lettera a) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - euro 9.980,00;
- n. 663: Art. 2 comma 1 lettera a) della l.r. n. 20/2010 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - euro 4.433.083,89.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Acacia Scarpetti, Bucciarelli, Perazzoli.


Proposta di risoluzione “Situazione Fincantieri”
(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della proposta di risoluzione ad iniziativa dei Consiglieri Ricci, Massi, Zinni, Latini, Busilacchi, Giancarli, Badiali, Eusebi, Cardogna, Malaspina, Ciriaci, Binci, Zaffini:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Espressa la più ampia e intensa solidarietà ai lavoratori della Fincantieri e alle loro famiglie, nelle Marche come in tutta Italia, per la situazione di disagio che stanno vivendo;
Valutati con preoccupazione i rischi occupazionali e la situazione produttiva che interessano il gruppo Fincantieri, con l’assenza totale di lavoro nel Cantiere di Ancona per il quale ancora non ci sono garanzie di ripresa a breve dell’attività;
Ricordato che il Cantiere Navale di Ancona è parte essenziale del patrimonio e della storia industriale e sociale della città e delle Marche, ed è una delle più importanti aziende regionali occupando, a pieno regime, oltre 2.000 lavoratori tra diretti e indiretti operanti nei subappalti, e che le infrastrutture produttive di cui è dotato non necessitano di investimenti nel breve-medio periodo per realizzare nuove commesse;
Valutati positivamente l’impegno, gli strumenti e le azioni di pressione poste in essere dal Governo Regionale a tutela del lavoro e di questo patrimonio del Cantiere di Ancona, in un rapporto di stretta concertazione con i lavoratori e le OO.SS, che hanno portato:
- all’assunzione di impegni specifici da parte della Direzione aziendale di salvaguardia del sito di Ancona, sia nell’ambito del piano industriale di Fincantieri, sia nell’acquisizione di nuove commesse fondamentali per il rilancio del lavoro e dell’occupazione;
- alla definizione di un sistema di azioni di sostegno e accompagnamento ai lavoratori del Cantiere di Ancona, riguardanti la formazione, la costituzione del distretto della navalmeccanica, le energie rinnovabili;
- al coinvolgimento diretto della Conferenza delle Regioni in qualità di coordinatori delle attività produttive, anche per favorire il trasferimento a Palazzo Chigi dell’intera vertenza in considerazione della sua rilevanza nazionale;
Visto che le trattative tra Azienda e OOSS in relazione alla proposta di Piano industriale presentato da Fincantieri, che prevedeva oltre 2.500 esuberi su scala nazionale, hanno portato Fincantieri al ritiro dello stesso in considerazione delle forti reazioni negative;
Considerato che nelle circostante richiamate si apre la necessità di un approfondimento per individuare soluzioni condivise e alternative a chiusure di cantieri ed esuberi di lavoratori, orientate non solo alla salvaguardia occupazionale e industriale dei siti produttivi, compreso quello di Ancona, ma anche al rilancio del patrimonio di Fincantieri attraverso una specifica politica industriale nazionale di settore;
Rilevato di conseguenza che la cantieristica navale, che in Italia dà lavoro complessivamente ad oltre 100.000 addetti, necessiti di un piano nazionale di interventi al fine di scongiurarne il declino e la scomparsa, ancora più urgente in considerazione della fase difficilissima della congiuntura internazionale;
Valutato indispensabile ed inderogabile che la problematica relativa a Fincantieri veda il Governo nazionale coinvolto completamente e direttamente, sia in quanto proprietario dell’azienda, sia in quanto depositario delle competenze relative alle politiche industriali nazionali che necessitano, nel settore della cantieristica e navalmeccanica, dell’elaborazione ed implementazione di nuove strategie e di nuovi impegni finanziari, non solo per il mantenimento della competitività e l’apertura di nuovi mercati attraverso produzioni sempre più innovative, ma anche per offrire garanzie per il reperimento di finanziamenti anche da parte del sistema bancario;
Ritenuto indispensabile anche il coinvolgimento del sistema del credito locale, per un rinnovato impegno concreto degli Istituti di credito nel rilancio del Cantiere di Ancona, che passa necessariamente per l’acquisizione di nuove commesse che hanno bisogno di credito finanziario per il loro perfezionamento;
Reputato necessario intraprendere tutte le iniziative possibili a garantire la continuità di attività del Cantiere di Ancona, per il suo consolidamento e rilancio;
Considerato che Fincantieri ha acquisito una nuova commessa per la costruzione di una nuova grande nave da crociera;
Impegna la Giunta regionale
a proseguire la propria strategia di difesa, consolidamento e rilancio del lavoro del Cantiere di Ancona di Fincantieri, in particolare per favorire:
- la tutela dei lavoratori, delle loro famiglie e del sito del Cantiere di Ancona;
- una nuova progettualità del Gruppo Fincantieri orientata al rilancio delle prospettive industriali dell’Azienda nel nuovo scenario economico internazionale;
- la predisposizione da parte della Direzione aziendale di un piano industriale nazionale che eviti chiusure ed esuberi;
- il trasferimento della vertenza dal MISE alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per la sua portata nazionale;
- la conseguente definizione di una autentica politica industriale di settore da parte del Governo nazionale;
- il rispetto degli impegni aziendali circa il trasferimento di lavorazioni di nuove commesse nel sito di Ancona, ad esempio relative al recentissimo contratto Carnival;
- il coinvolgimento del sistema del credito locale per sostenere il perfezionamento di eventuali nuove commesse;
- azioni di accompagnamento e riqualificazione dei lavoratori, soprattutto attraverso i programmi formativi;
- il coinvolgimento di altre Regioni nel distretto navalmeccanico;
- sostenere l’azione del vice commissario europeo, rivolta a conseguire finanziamenti sulla ricerca ed innovazione tecnologica a favore di Fincantieri nonché sulla rottamazione.”.

Su tale proposta di risoluzione è stato presentato un emendamento a firma dei Consiglieri Ricci, Giancarli, Bugaro:
Nella parte dispositiva all’ottavo capoverso sostituire la parola “il” con la seguente: “immediato”. E al termine dello stesso capoverso aggiungere le seguenti parole: “mediante l’apertura di un tavolo che coinvolga azienda, istituzioni, parti sociali e istituzioni religiose”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Pongo in votazione la proposta di risoluzione, così come emendata.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 27
della Giunta regionale
“Criteri di ripartizione dei progetti speciali di competenza regionale - Fondo sanitario regionale dell’anno 2010 - spesa di parte corrente”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. Se l’Assemblea è d’accordo come ultimo punto passiamo alla trattazione della proposta di atto amministrativo n. 27 ad iniziativa della Giunta regionale.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.

Francesco COMI. Mi voglio scusare con il Vicepresidente relatore di minoranza Giancarlo D’Anna, oggi per cortesia istituzionale forse avremmo dovuto aspettare per condividere con lui questa relazione, visto appunto il percorso di discussione che abbiamo fatto insieme in queste settimane. Ma credo che lui non me ne vorrà, visto che l’atto è stato fondamentalmente condiviso in Commissione. La minoranza ha avuto sempre un atteggiamento attento, concreto, arrivando all’astensione sia nella nostra V Commissione che ha la competenza diretta, sia nella Commissione II che ha competenza sulle questioni di rilevanza economico-finanziaria.
Quindi penso che anche il Consigliere D’Anna condividerebbe la necessità di accelerare l’approvazione.
Peraltro dico questo perché noi in questi anni i criteri per l’adozione e l’applicazione dei progetti speciali li abbiamo costantemente approvati con grande ritardo. I progetti del 2007 li abbiamo approvati con una delibera nel 2008, i progetti del 2008 con la delibera n. 116 del 2009 e quelli del 2009 con la delibera n. 10 del 2010.
Un sollecito condiviso da tutti i Commissari era quello di non perdere più tempo e accelerare. Una programmazione tempestiva, infatti, ci consente di gestire in modo più consapevole e organico le risorse, inoltre di far del bene alle sollecitazioni e agli obiettivi che ci siamo posti.
Questa delibera ha un obiettivo, quello cioè di condividere in questa Assise, che è quella più importante, i criteri generali e i progetti specifici che riguardano l’allocazione delle risorse residue del fondo sanitario nazionale e regionale. E’ l’Assemblea legislativa che definisce i criteri e i progetti speciali per il futuro, che servono a raccogliere le finalità condivise nella programmazione sanitaria dall’Assemblea legislativa.
Nel nostro caso specifico le finalità che abbiamo avuto in mente con la Giunta e con l’Assemblea legislativa sono quelle che riguardano la prevenzione, il contenimento delle liste d’attesa, la tutela delle fragilità, il miglioramento della mobilità passiva.
I progetti speciali non sono gli strumenti unici ed esclusivi finalizzati alla realizzazione di questi obiettivi, ma concorrono alla più ampia programmazione che abbiamo e che rispetto a questi temi ha già prodotto significativi risultati.
La novità dei progetti di quest’anno, che è quella che ci ha consentito di raggiungere in Commissione una larga condivisione, è quella di non approvare più progetti speciali che frammentano in mille rivoli le esigue risorse disponibili. Noi ogni anno investivamo fino a 3, 4, 5 milioni di euro per finanziare singoli progetti speciali di pertinenza di zone di aziende che non avevano sempre la capacità di assolvere una funzione più generale. Abbiamo deciso di interrompere questa tradizione nobilitati dall’esigenza conseguente alle minori risorse disponibili.
Per cui abbiamo detto mai più progetti pluriennali, decidendo di completare tutti i progetti pluriennali in corso di svolgimento, una volta accertato che erano effettivamente stati adottati e che stavano marciando nella direzione giusta. Inoltre abbiamo deciso di non approvare più progetti annuali se non limitatamente ai prossimi nove mesi. In modo tale da recuperare tutte queste risorse significative e destinarle l’anno prossimo ad un solo unico progetto speciale, che speriamo possa raccogliere un obiettivo strategico condiviso largamente da tutta l’Assemblea legislativa.
Quindi con questo atto completiamo il finanziamento degli ultimi progetti triennali in scadenza approvati nell’anno 2009, sono solo 4, 410 mila euro – vi ricordo che come cifra sono molto inferiori rispetto a quelli degli anni scorsi –. E andiamo ad approvare gli ultimi progetti annuali relativi alle ultime nove mensilità, sono 11 per l’anno in corso, vanno a coniugare gli obiettivi di prevenzione, di contenimento di liste di attesa, di tutela delle fragilità e di miglioramento della mobilità passiva.
L’unico progetto che ci siamo dotati per quest’anno, che ha un valore annuale funzionale al lavoro che stiamo svolgendo, quello cioè di conoscere fino in fondo la declinazione sul territorio dell’approvazione degli strumenti di programmazione che stiamo adottando e che riguardano il piano socio sanitario attraverso un’esatta fotografia dei bisogni che ci sono, è una collaborazione con tutte le università marchigiane. E’ un progetto di 60 mila euro che riguarda lo studio esatto di tutti i bisogni che ci sono nella regione. Ha lo scopo di verificare se la programmazione che abbiamo fatto riuscirà a stare dentro un obiettivo pragmatico, concreto e realistico.
Non credo di dover aggiungere nulla di più se non ribadire che questo atto amministrativo è il frutto di un lungo e concertato lavoro. Un lavoro soprattutto di ricognizione, di istruzione, di discussione affidato a un gruppo tecnico (Aziende, Asur, Dipartimento). Un lavoro, quindi, che ha parametri di valutazione che non sono politici bensì più giuridici e socio-economici, più relativi ai bisogni che riguardano l’assolvimento delle tante domande di aiuto e di solidarietà che ci sono rispetto al sistema sanitario pubblico.

PRESIDENTE. Ha chiesto parola il Consigliere Trenta, ne ha facoltà.

Umberto TRENTA. Vede, Consigliere Comi, io vengo dal nord dell’Abruzzo, quindi parlo una lingua diversa dalla sua, ho una conoscenza di approccio diverso nella politica, inoltre non ho più l’età dell’ingenuità, a meno che decida di mascherarmi, ma questo avviene solo a carnevale. Invece mi sembra di essere un estroverso. Ne spiego il perché. Carnevale viene una volta l’anno, in un giorno e mese preciso, in una stagione precisa, è spiritoso, gioioso, mentre negli altri 364 giorni si dovrebbe parlare di cose serie. Lei conosce i numeri? Io ne ho alcuni in tasca freschi di questa mattina, che potrebbe capire anche il dott. Almerino nostra sanità. Mi spiega intanto se l’Assessore al bilancio Marcolini parla con l’Assessore regionale alla sanità? Comunque, ve la metto in chiave di cabala e di numero: 57, 24, -1%, 33, 24, -9. Questi numeri li voglio lasciare qui in Aula ben messi e chiariti. Dove peraltro c’è anche il commento politico, e lei lo dovrebbe conoscere, perché giovedì c’è stata una riunione. Riunione alla quale io non ho partecipato perché giustamente assolvo a malapena il ruolo di Consigliere d’opposizione, ma sto parlando di milioni di euro, mi capisce! Vorrei allora che l’Assessore Almerino Mezzolani e l’Assessore Marcolini ai conti della sanità di tutti, nessun escluso, venga a parlarci di quei 24 progetti regionali.
Mi spiega poi la differenza tra l’operazione che si farà ad Ascoli Piceno, nord dell’Abruzzo, per circa 10 milioni di euro con un mutuo preso dalla Banca delle Marche, con un tasso penso di favore – a me risulta questo, ma lei potrebbe essere più preciso insieme all’Assessore Mezzolani e all’Assessore Marcolini –? Inoltre, come farà a trovare i 14 milioni su quei 24 che sono i progetti regionali per Ancona?
Quindi a un certo punto la comunità delle Marche…(…) Consigliere Comi, non si preoccupi, io sono il numero trenta, non do i numeri, ma quando li do sono delle cifre ben precise!
Quindi, dicevo, lo dico a lei, Presidente Comi, e ai membri della Commissione sanità, non vi fate coinvolgere dalla fantasanità cameliana, altrimenti andremo fuori strada. E spiego perché. Quando lei parla di quei progetti dovrà poi dire se il consolidato assunto, peloso fino ad oggi, prevede nuove esclusioni per quelle minime aspirazioni e ambizioni di una sanità normale.
Le faccio un ultimo appello, poi concludo, riprenderò al momento della dichiarazione di voto.
Lei, Consigliere Comi, si deve fare una passeggiata per gli ospedali. E deve anche capire che ci sono altri aspetti oltre ai piani amministrativi, dove ci sono le veline che hanno vinto quei concorsi alla tanto vituperata maniera milanese degli stili ad personam – tra l’altro chiederò che l’Aula prenda conoscenza di quel bigliettino anonimo messo sotto il portone del Consigliere Natali, io voglio conoscere quei nomi. Lo chiederò alla Procura, magari ci vado di persona –. Perché ad esempio – il destino fa da sé – venerdì una ragazza di 15 anni è stata ricoverata alle ore 13 e alle ore 16 è stata operata, peritonite, tutto bene. Poi sabato mattina si è recata in quell’ospedale così prestigioso, che dovrebbe aprire le porte sempre a quella sanità che io chiamo normale, non fantasanità. Bèh, andate nelle piastre ambulatoriali, lo sa qual è stata la risposta? Non ci sono soldi! Ossia, i malati cronici o terminali, gli amputati, lungodegenza, gli anziani, i bambini che vengono dall’unità pediatrica, stanno lì tutti insieme, chi per togliersi i punti, chi per la medicazione, ecc..
Allora, chiedo, questa sanità così sbilanciata nel nord delle Marche come può trovare un punto d’accordo, visto che voi avete condiviso di normalizzare questa sanità, di dare un minimo di decoro a quelle parti di territorio che io mi pregio e mi onoro di rappresentare, cioè il nord dell’Abruzzo?
Per cui quando parliamo di questi tagli lei si vada a vedere bene questi numeri. Se vuole glieli ripeto, magari se li gioca al lotto, così forse la destinazione la dà alla sanità regionale e quindi qualche spicciolo potrà arrivare anche a quella parte di territorio!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Caro Presidente della V Commissione, ovvero di quella Commissione – a cui io non ho partecipato per motivi di salute – dove è stata approvata questa proposta che, lei mi dici, è passata all’unanimità con un’astensione.
Io l’anno scorso avevo votato contro questa proposta di atto amministrativo per i motivi che in parte sono stati ben evidenziati dal Consigliere Trenta, rivendicando cioè ancora una volta che il territorio piceno, la famosa area vasta 5, quella che non ha personalità giuridica, era fuori dai progetti speciali. I direttori si susseguivano tanto velocemente che non facevano neanche in tempo a capire qual era il progetto speciale da presentare, era sempre grazie a qualcuno.
Quindi oggi su questa delibera, che altro non è che le nove mensilità mancanti rispetto alla situazione dell’anno scorso, voterò contro tranquillamente perché è il procrastinare di quella presa in giro.
Voglio però cogliere l’occasione per dire che stiamo attendendo i progetti speciali del 2011, allora, quando ne parliamo?! L’anno scorso noi, il Presidente Comi in primis chiese alla struttura sanitaria di avere immediatamente i progetti, quindi di non agire sempre correndo dietro alla lepre come un cacciatore che non si sa posizionare.
Oggi la zona territoriale 13 è già sei mesi che ha un direttore, quindi è un grosso progresso, stiamo superando la media che abbiamo avuto negli ultimi anni. Ma la situazione nostra, caro Presidente Comi, anzi, mi dispiace che stia uscendo l’Assessore Canzian, perché ho sotto le mani una sua intervista rilasciata nel giornale di ieri che dice proprio quello che diciamo sia io che il Consigliere Trenta. Quindi spero che le giuste reprimende che l’Assessore Canzian fa sulla gestione della zona territoriale 13 e sulla gestione dell’Asur Marche non si limitino sono a un articolo di giornale. Quando si parla – riprendo le sue parole che mi trovano concordi al massimo – di una cappa politica che produce effetti negativi evidenti sulla gestione della nostra sanità, ecco, io sono con l’Assessore Canzian, e se io fossi Presidente della Commissione o Assessore alla sanità comincerei a pormi delle domande. Perché se ve lo dice qualcuno che non fa strumentalizzazione, ma verifica il territorio sia come tecnico sia come politico, forse sarà il caso che il nord dell’Abruzzo lo si cominci a guardare in maniera diversa.
Tra l’altro, e concludo, non vi illudete – e adesso non ci sono più neanche quelli che fischiano il Consigliere Massi e applaudono Eusebi, che dicono le stesse cose da parte opposte, però poi nessuno si indigna! Ed ognuno di noi sa il ruolo che deve svolgere –, la vittoria elettorale non è stata sicuramente una vostra vittoria, semmai è stata una sconfitta della nostra parte. Se sapete leggere la politica, perlomeno, sapete bene quanto di Pisapia e di De Magistris è in voi. Però ci sarà un momento in cui vi chiameranno a rispondere per quello che succede nella sanità del piceno. Quindi il consiglio che vi do non da avversario politico, altrimenti dovrei fare il discorso del tanto peggio e tanto meglio, è di seguire, di stare attenti a quello che dice su queste cose il vostro rappresentante sul territorio piceno, l’Assessore al piceno.
Vede, Assessore, non più di cinque giorni fa il dott. Ruta su certe cose ci ha assicurato in termini di settimane e di giorni, e non ha assicurato i Consiglieri regionali di minoranza o il Sindaco di Ascoli, ha assicurato un territorio composto da tanti Sindaci del suo schieramento politico. Poi dovrete rispondere a quelli! O vi fidate sull’accondiscendenza di chi privilegia lo schieramento al territorio o per voi saranno forse problemi. E sarebbe proprio il caso che per voi cominciassero ad essere problemi! Perché quelli sono problemi per la nostra gente ma voi non ve ne rendete conto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Noi abitanti di Romagna sud, antagonisti del nostro amico Trenta, diciamo che in questo atto di progetti speciali si sta parlando comunque di briciole, perché poi il piatto più succoso verrà sicuramente più avanti con il Piano sanitario nella sua interezza. Quindi di queste briciole noi in Commissione abbiamo dato solo un’occhiata, senza aver un minimo resoconto del monitoraggio, dell’effettiva efficienza di questi finanziamenti, che guardandoli così potrebbero essere anche una distribuzione clientelare, fatta ad amici per altri motivi più che per l’effettivo servizio che si vuole dare.
Prendiamo atto di questa proposta, ma è solo il preambolo della lotta che ci sarà sicuramente sul Piano sanitario nel suo complesso. Infatti abbiamo già molte cose da ridire sulla sanità e sulla distribuzione complessiva delle risorse nelle varie aree vaste.
Quindi su questo atto voteremo contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. I colleghi di Ascoli mi hanno anticipato, la domanda al collega Comi l’avrei fatta io come Consigliere della provincia di Macerata, ma purtroppo la risposta me la sono già vista da solo leggendo questo specchietto dal quale si desume che dalle strutture e dai professionisti di Macerata non viene nessuna proposta di progetto speciale utile da accogliere. Questo ci lascia abbastanza perplessi.
Al Consigliere Natali vorrei dire che, considerata la teoria del pensiero unico, può stare tranquillo, adesso ad Ascoli ci sarà una discesa forte con la formula che secondo il Presidente ha vinto queste elezioni! Vero, Assessore Canzian! Con l’arrivo di Agostini ci sarà anche la possibilità di adoperarsi anche per Ascoli!
Il centro-sud delle Marche è penalizzato, Macerata fra questi, è inutile che faccio un appello ai colleghi della provincia di Macerata, perché leggendo questo programma non c’è nulla che viene dalle nostre strutture.
C’era un progetto – il Presidente Comi della Commissione sanità lo sa – che riguardava la redazione del registro tumori. Progetto portato avanti negli anni da docenti, ricercatori – non so bene quale sia la loro qualifica – dell’Università di Camerino, molto utile per il nostro territorio, perché le cose è bene saperle anziché tenerle nel cassetto, però mi risulta che non è stato più finanziato. Credo fosse un progetto all’incirca di 30 mila. So che dall’Università di Camerino c’era stata questa richiesta, è stato più volte assicurato un intervento da parte della Regione, ma non ne vedo traccia.
Siccome una ricerca sul territorio delle cause di decesso per tumore e la zonizzazione penso sia assolutamente urgente, come si diceva in passato, come era in tutti i programmi, mi aspettavo ci fosse, però non lo vedo, accetto, attendo spiegazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola per una replica il Consigliere Comi, ne ha facoltà.

Francesco COMI. Grazie Presidente. Ho chiesto di intervenire come relatore perché gli interventi che ci sono stati sollecitano, a meno che non fossero di carattere rituale, un chiarimento e una risposta.
Intanto ci tengo a dire che noi oggi non stiamo parlando del piano socio-sanitario. Lo voglio dire al Consigliere Trenta, al Consigliere Zaffini, al Consigliere Natali e al Consigliere Massi. All’ordine del giorno non c’è la programmazione sanitaria regionale, andiamo ad approvare semplicemente, rispettando un adempimento della legge regionale, i progetti speciali.
Nell’ultima legislatura – e lo dico sommessamente, al di là di ogni strumentalizzazione politica, è per ricordarlo ai quei Consiglieri che non c’erano nella precedente legislatura – avevamo ricevuto un appunto forte da parte della minoranza. Quindi oggi abbiamo raccolto una istanza seria che ci è stata ripetuta per anni. Era questa. Non approvate più ogni anno nuovi progetti speciali, non individuate più ogni anno i progetti speciali attraverso valutazioni di carattere politico. Chiudiamo questa stagione. Chiudiamo i progetti speciali valutati non solo tecnicamente. Raccogliamo quelle risorse e destiniamole alla sanità generale e quelle esigue a un solo unico progetto.
Abbiamo dunque raccolto quel mandato, ossia quello della minoranza, quello vostro. Andate a rileggervi i vostri interventi delle ultime sedute dell’Assemblea legislativa e delle ultime Commissioni.
Abbiamo deciso di chiudere tutti i progetti pluriennali e di completare i finanziamenti di quelli che non potevamo interrompere perché per legge erano avviati.
Abbiamo deciso di chiudere con il finanziamento gli ultimi progetti annuali. Perché sono finanziamenti di nove mesi? Perché a causa dei ritardi reiterati in questi anni noi più che nuovi progetti andiamo a completare quelli che non abbiamo concluso e che a causa di quei ritardi sono iniziati tardivamente.
Quindi abbiamo liberato risorse. Due anni fa c’erano 5 milioni, l’anno scorso ce n’erano 3,5, quest’anno ne abbiamo messo 1,5. Quindi abbiamo accolto la prima istanza. Non abbiamo speso per dare risposte parziali. Abbiamo accantonato quelle risorse per la sanità. Quindi abbiamo dato soddisfazione a un’esigenza che era di tutta la politica dell’Assemblea legislativa.
Abbiamo detto che quelle risorse, quelle che quest’anno non spendiamo, le destineremo l’anno prossimo a un unico progetto. Quale sarà questo progetto? Lo discuteremo, come ho detto, insieme.
Questa è la sfida. Credo che la Commissione, o quanto meno i Consiglieri che hanno memoria storica e che non stanno qui a recitare un copione ma a riprendere un impegno assunto anche nel passato, dovrebbero riconoscercelo.
Mi permetto, Consigliere Trenta, perché lei è sempre molto ricco di riferimenti, di fare una citazione, non me ne voglia, non è un atto di presunzione. C’è stato un opinionista politico, Orwel, che ha distinto i politici in due categorie, volendo assumere un fatto, ossia, che sapere dove andare e sapere come andarci non è una prerogativa che riescono ad avere tutti. Per cui oggi rischiamo che ci siano due tipi di politici: i politici utopisti con la testa tra le nuvole e i politici realisti con i piedi nel fango.
Ecco, la nostra Regione sulla sanità ha dimostrato, rispetto all’ “Emilia Romagna” e all’ “Abruzzo” qui evocati, o al Governo che voi conoscete, di essere una Regione che proprio grazie al fatto di stare con i piedi nel fango oggi è la prima per la qualità e per la gestione dei servizi socio-sanitari. Allora io credo che stiamo meglio sia dell’Abruzzo, che voi temete, sia dell’Emilia Romagna, che noi abbiamo sempre evocato.
Insomma, se non percepite che il risultato dei progetti speciali è un risultato che abbiamo condiviso insieme, e se volete con il vostro voto contrario marcare una distinzione e quindi assegnare solo a noi questo merito, ve ne siamo grati, perché in tutte le Regioni che sono state commissariate il criterio dei progetti speciali non era il nostro.
Allora noi che l’abbiamo assunto avremmo voluto condividere con voi questo merito. In modo si possa dire tra qualche tempo – come oggi avreste potuto dire “se la sanità è in ordine è merito anche nostro” e non lo potete dire – che se l’anno prossimo potremo realizzare un grande progetto regionale di innovazione tecnologica il merito non sarà solo della maggioranza e della Giunta ma anche vostro. Votando contro, invece, perdete questa grande occasione.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Trenta, ne ha facoltà.

Umberto TRENTA. Presidente, non vorrei ma abusare della sua benevolenza, mi perdoni, ma devo dire, per completezza di informazione e di citazione quasi biblica, che non ci sono solo gli utopisti e i realisti. C’è infatti un filosofo, che a lei, Presidente Comi, non dovrebbe sfuggire, Emidio Dellisanti, che nel nord dell’Abruzzo in via confidenziale si chiama Sant’Emidio, che dice che c’è una terza categoria di politici, quelli che navigano a vista, che essendo sprovvisti di radar riflessivi generalmente vanno contro le scogliere.
Ma io non mi preoccupo per il capitano, o meglio, per quel vecchio lupo di mare, come forse un giorno sarà lei, Francesco Comi, mi preoccupo invece per gli ignari viandanti, quelli che càpitano lì per caso, come me, una categoria alla quale io faccio sempre riferimento; perché ci sono quelli bravi, quelli più o meno bravi, poi, Comi, ci sono quelli che sono arrivati qui per caso, come me, appunto. Questa è l’umiltà vera.
Allora le ricordo una cosa, sui progetti speciali noi non avremo difficoltà a venirvi incontro, ma lei deve prima dire la verità su quei numeri, deve dire se ne ho sbagliato qualcuno.
Inoltre sbrigatevi a chiudere la questione con gli amici pugliesi. Fino adesso ci potrebbe costare un paio di milioni di euro, forse tre, ma dal prossimo anno quelli che sono in attivo nelle Puglie e sono in passivo nelle Marche potrebbero essere un problema. Parlo a suocera perché nuora intenda! Ma qui di nuore una è al telefono mentre l’altra scrive!!
Grazie e spicciatevi, chi ha tempo non aspetti tempo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 27.

(L’Assemblea legislativa approva)

Colleghi Consiglieri, buona giornata, ci rivediamo martedì della prossima settimana. Grazie a tutti.

La seduta termina alle ore 13,50