Resoconto della seduta n.50 del 12/07/2011
SEDUTA N. 50 DEL 12 LUGLIO 2011


La seduta inizia alle ore 10,40

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 49 del 6 luglio 2011, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
E’ stata presentata la seguente proposta di atto amministrativo:
- n. 31/11, in data 5 luglio 2011, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Art. 138 - d.lgs. 112/98 -- Linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema educativo marchigiano per l’anno scolastico 2012/2013", assegnata alla I Commissione, in sede referente e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 2, lettera b) della legge regionale n. 4/2007.
E’ stata inoltre presentata la seguente mozione:
- n. 173/11, della Consigliera Romagnoli: “Crisi aziendale ditta Fazi”.
Ha chiesto congedo il Presidente Spacca.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Come richiesto dal Presidente Solazzi alla Conferenza dei Capigruppo, pongo in votazione l’anticipo della trattazione del punto 3) all’ordine del giorno, proposta di legge regionale n. 114 “Proroga della scadenza del Comitato regionale per le comunicazioni”. La tratteremo subito dopo lo svolgimento degli atti ispettivi.
Dichiaro aperta la votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)



Interrogazione n. 244
del Consigliere Natali
“Rappresentante regionale nel CdA dell’Ente Quintana”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 244 del Consigliere Natali. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Con atto n. 244/2011 il Consigliere interrogante chiedeva al Presidente di avere informazioni in merito alla delega per il Consigliere Camela a partecipare al Consiglio di amministrazione dell’Ente Quintana.
In apertura vorrei dire che la vicenda è ormai consumata, forse è datata addirittura la discussione che ne stiamo facendo qui in Aula, essendosi in sostanza risolto il problema che il Consigliere Natali, del tutto legittimamente, poneva.
In ogni caso non avendo fatto un aggiornamento dell’ordine del lavori il nostro compito rimane comunque quello di rispondere alle interrogazioni.
Ai sensi dell’art. 6 dello Statuto dell’Ente-Quintana il Presidente della Regione fa parte di diritto del Consiglio di amministrazione dell’Ente.
Negli anni il Presidente, regolarmente convocato alle varie riunioni del Consiglio di amministrazione, ha di volta in volta delegato la partecipazione o a un suo Assessore o a un Consigliere del territorio ascolano. Vuoi per le deleghe assegnate in ambito territoriale, quindi poteva essere l’Assessore al Piceno, oppure un Consigliere regionale della circoscrizione ascolana che potesse garantire una proficua collaborazione tra Regione ed Ente Quintana.
In particolare, a partire dalla precedente legislatura, sono stati delegati: il Consigliere Antonio D’Isidoro, il Consigliere Sandro Donati, l’Assessore Canzian e, appunto, il Consigliere Valeriano Camela.
Con nota ns. prot. n. 347218 dell’1 giugno 2010 è giunta dal Sindaco di Ascoli Piceno, che è Presidente dell’Ente Quintana, la convocazione, per il giorno 7 giugno 2010, del Consiglio di Amministrazione dell’Ente Quintana. L’ordine del Giorno prevedeva al secondo punto “Ricorso avverso cancellazione dal Sestiere della Piazzarola del Sestierante (Dr. V. Camela)”.
Con nota prot. n. 356009 del 4 giugno 2010 il Presidente ha delegato l’Assessore Canzian a rappresentarlo nel Consiglio di Amministrazione dell’Ente Quintana.
Tre settimane dopo la convocazione del Consiglio di Amministrazione, nel corso del quale doveva essere discusso e deciso il ricorso a cui fa riferimento l’interrogazione n. 244, e comunque in assenza di comunicazioni dell’esclusione del Consigliere Valeriano Camela dal Sestiere della Piazzarola, è stata rilasciata delega a Camela, in quanto Consigliere regionale, con protocollo n 421955 del 30 giugno 2010.
Con nota del 25 gennaio 2011 indirizzata al. dott. Camela il Presidente dell’Ente Quintana comunicava che il Consiglio di amministrazione in data 7 gennaio 2011 aveva discusso e deciso il ricorso relativo alla cancellazione dell’interessato dall’albo dei Sestriere di Piazzarola, decidendo non per la cancellazione, ma per la semplice sospensione non avendo ravvisato profili dolosi relativi alla condotta.
Si fa presente che l’interrogazione, nella quale si lamentava l’impossibilità per il CdA dell’Ente Quintana di assumere decisioni in merito per presunto conflitto di interesse, è stata presentata in data 11 gennaio 2011 e quindi successivamente alla determinazione del CdA che decideva per la non cancellazione e per la semplice sospensione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Non mi meraviglio più di niente! Avrei cioè voluto che la risposta l’avesse data il Presidente, ovvero colui che ha firmato, autorizzato e delegato.
Inoltre vorrei farvi presente che i tempi di questa discussione non dipendono certo dagli interroganti ma da altro.
Lei, Assessore, ci dice che è stato risolto il problema, allora io voglio sottoporvi quelle situazioni che spesso la vostra parte politica, giustamente, solleva a proposito di atti inopportuni, su cui poi spesso noi, magari nel silenzio, pensiamo che sono inopportuni, però, ripeto, non ci esprimiamo, e quindi facciamo male, dovremmo protestare di più.
Dunque anche l’atto in questione è inopportuno. Perché quando lei mi dice che la situazione è risolta perché non c’è stata la cancellazione di un determinato signore dall’albo dei mestieranti bensì viene sospeso per quattro anni – da quando esiste l’Ente Quintana è la prima volta che c’è un atto di sospensione –, lei poi non può non dirmi se questo sia un atto opportuno o inopportuno.
La Regione Marche, che nel consiglio di amministrazione dell’Ente può farsi rappresentare da chi vuole, oltraggia in questo modo la città di Ascoli, oltraggia l’Ente Quintana. Perché se quell’Ente, a fronte di una richiesta di un sestiere, a fronte di un ricorso della persona che doveva essere estromessa, decide per una sospensione di quattro anni, allora io domando a lei, cittadino ascolano, a lei che fa parte del consiglio di amministrazione dell’Ente Quintana, a lei Consigliere o “politico” di Ascoli, se ritiene opportuno un comportamento del genere. Perché lì si vede soltanto un’arroganza nel fare queste cose, perché, come le dicevo, c’erano mille altre persone, poteva essere chiunque.
Nei predecessori che lei ha nominato – e ce ne sono tanti altri perché nell’Ente Quintana la Regione Marche c’è da tanto tempo – si sono alternati tanti colori politici, ad Ascoli Piceno così come nello stesso consiglio di amministrazione dell’Ente Quintana, ma non è mai stato sollevato alcun problema per nessuno, chiunque esso fosse e quindi anche se non era di Ascoli. Infatti ci sono stati casi in cui la Regione in sua rappresentanza ha mandato suoi colleghi Consiglieri regionali e Assessori non di Ascoli. Lei ricorda qualche polemica? Io no! Io di questo non ho mai sentito parlare.
Invece so che nel momento in cui già si sapeva che c’era una richiesta di provvedimento di radiazione nei confronti di una persona per determinate irregolarità che aveva svolto nella sua funzione di capo sestiere, il Presidente Spacca toglie l’Assessore Canzian e mette un’altra persona a rappresentare la Regione nell’Ente Quintana. Come lo chiamate un atto del genere! Protervia? Presupponenza? Che cos’è? Dovete dirmelo voi!
E a fronte di questo, nel momento in cui nello stesso consiglio di amministrazione si decide una situazione del genere, non c’è incompatibilità, seppure non partecipassi a quella riunione?
Allora vi domando: quante volte avete detto queste cose, giustamente, a proposito di altri? Parliamo di conflitto di interessi. Ed il conflitto di interessi non è sempre la legge che lo regola, ma a volte è anche il nostro buonsenso, che è quello che ci dovrebbe animare prima – e lo dico a tutti, non solo a voi, ci mancherebbe altro –.
E tutto questo finisce con che? Con la risoluzione del problema, l’ha detto lei! Quattro anni di sospensione!
Allora questo è un atto contro la dignità della città di Ascoli Piceno, al di là delle posizioni personali. Perché la Regione dice: “io in questo consiglio di amministrazione dell’Ente nomino chi mi pare”, nonostante il consiglio di amministrazione dell’Ente abbia deciso nei confronti di una determinata persona un provvedimento del genere. Voi è su questo che dovete rispondere!
Pertanto, come ho detto poc’anzi, avrei preferito che a rispondere fosse stato il Presidente Spacca, che è l’autore, non lei Assessore Marcolini – non so se lei lo avrebbe mai fatto, non lo so -. Ripeto, è il Presidente Spacca che doveva rispondere, non credo che cose di questo genere le abbia concertate con la Giunta, le ha fatte perché ha ritenuto di farle. Allora è su questo che deve rispondere alla città di Ascoli Piceno. Perché questo è l’ennesimo atto di prepotenza.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha chiesto parola il Consigliere Trenta, ne ha facoltà.

Umberto TRENTA. In relazione alle interrogazioni n. 378 e n. 275, quindi per competenza diretta, chiedo all’Aula se per quanto riguarda l’annullamento delle progressioni verticali ZT13 si possono integrare con la protesta che in questi giorni ha fatto un sindacato riguardo ad un atto che avrebbe messo in essere il Mannucci su una solita clientela. Chiedo all’Assessore Almerino Mezzolani – che ora vedo distratto dalla lettura delle carte, quindi è distratto dal suo lavoro – se ci sono state pressioni parlamentari…

PRESIDENTE. Cosa sta facendo, Consigliere, una interrogazione in diretta!

Umberto TRENTA. No, sto integrando, Presidente. Inoltre, sempre sull’ordine del giorno, faccio anche un’altra richiesta. Chiedo cioè se l’Assessore all’ambiente può integrare, visto che l’altra volta non è stato possibile perché abbiamo avuto ospiti un po’ turbolenti...

PRESIDENTE. Sì, sì, lo sappiamo cosa è successo l’altra volta!

Umberto TRENTA. Sì, però sappiamo anche che non è stato rispettato il regolamento, questo è il fatto!

PRESIDENTE. Consigliere, l’ordine del giorno?!

Umberto TRENTA. Ecco, l’ordine del giorno. Sull’ipotesi di accordo tra Regione Marche e Gruppo Api, siccome credo che vada...

PRESIDENTE. Ma sta parlando di qualcosa che è all’ordine del giorno?

Umberto TRENTA. Non è all’ordine del giorno se non fosse per le interrogazioni che riguardano le discariche, ovvero la n. 18, n. 93, n. 194 a cui è abbinata la mozione n. 33.

PRESIDENTE. Bene, qual è la richiesta?

Umberto TRENTA. La richiesta è se l’Assessore Donati poteva dirci in merito ad un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, che gli annunciai anche l’altra volta, che riguardo al piano B sulla discarica ad Ascoli Piceno dice: “la Regione stoppa il progetto...

PRESIDENTE. Consigliere, quello che sta leggendo non è all’ordine del giorno, è un articolo di giornale. Per cui, mi scusi Consigliere, ma non abbiamo capito che cosa chiede.

Umberto TRENTA. Chiedo notizie all’Assessore Donati...

PRESIDENTE. Bèh, se vuole notizie dall’Assessore Donati faccia magari un’interrogazione.

Umberto TRENTA. Però visto che l’argomento è nei lavori di oggi, chiedevo se si poteva integrare alle interrogazioni...

PRESIDENTE. Ma cosa? Una fotocopia di un articolo di giornale! Se vuole integrare semmai sarà con un atto che presenta.

Umberto TRENTA. Scusi, ma sa, io sono capitato qui per caso e quindi incorro spesso in questi equivoci!

PRESIDENTE. La sua richiesta non è molto chiara e quindi non è accoglibile.

Umberto TRENTA. Capisco, Presidente, la chiarirò.

PRESIDENTE. Possiamo proseguire, Consigliere?!

Umberto TRENTA. Ci mancherebbe!

PRESIDENTE. Grazie!


Interrogazione n. 384
dei Consiglieri Busilacchi, Giancarli, Badiali
“Costituzione classi scuola Caio Giulio Cesare di Osimo”

Interrogazione n. 390
del Consigliere Latini
“Istituto Comprensivo Caio Giulio Cesare di Osimo”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 384 dei Consiglieri Busilacchi, Giancarli, Badiali, e l’interrogazione n. 390 del Consigliere Latini. Ha la parola l’Assessore Luchetti.

Marco LUCHETTI. In riscontro alle interrogazioni in oggetto si precisa quanto segue.
La soluzione delle problematiche relative al plesso di scuola secondaria di primo grado occupato dai due istituti comprensivi autonomi, Caio Giulio Cesare e Bruno da Osimo, non riguarda la competenza regionale in quanto ai sensi dell’art. 139 del D.Lgs 112/98 sono trasferite ai Comuni le seguenti competenze:
· l’istituzione, l’aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole in attuazione degli strumenti di programmazione;
· la redazione dei piani di organizzazione della rete delle istituzioni scolastiche;
· i servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni con handicap o in situazione di svantaggio;
· il piano di utilizzazione degli edifici e di uso delle attrezzature, d’intesa con le istituzioni scolastiche;
· la sospensione delle lezioni in casi gravi e urgenti;
· le iniziative e le attività di promozione relative all’ambito delle funzioni conferite;
· la costituzione, i controlli e la vigilanza, ivi compreso lo scioglimento, sugli organi collegiali scolastici a livello territoriale.
Si è provveduto a contattare l’Ufficio scolastico regionale affinché lo stesso verificasse se le iscrizioni accolte dall’Istituto Comprensivo per la scuola secondaria di primo grado corrispondessero agli spazi utilizzabili, alle risorse umane disponibili e agli accordi precedentemente presi con l’Ente locale di riferimento.
Le linee guida per la rete scolastica per l’anno scolastico 2012/2013 trasmesse con delibera in data 5 luglio all’approvazione dell’Assemblea Legislativa, la Giunta regionale propone il criterio che i Comuni devono salvaguardare l’unitarietà dell’Istituto comprensivo. Pertanto lo stesso plesso non può ospitare classi e/o sezioni di due autonomie scolastiche.
La soluzione dei problemi che si sono creati tra gli istituti comprensivi autonomi Caio Giulio Cesare e Bruno da Osimo e il Comune di Osimo sta nel considerare come priorità assoluta i giovani che frequentano la scuola e che debbono usufruire di un servizio efficiente. La tensione creata può essere risolta con il buon senso di politici, dirigenti scolastici, genitori e quanti altri coinvolti in tale situazione.
Ciò significa che la questione che si è creata tra le due scuole attiene alla programmazione locale, quindi sia dei due Istituti comprensivi sia del Comune.
A me risulta che il Comune aveva fatto delle scelte sul piano generale per quanto riguarda l’organizzazione del plesso dove insistono i due Istituiti comprensivi, però non si è trovata la quadra, perché le iscrizioni sono state accettate più da un istituto comprensivo che dall’altro. Per cui c’è stato questo disguido. Poi condito anche da altre questioni che non attengono a un dibattito corretto, secondo me, all’interno della scuola.
Comunque ci siamo dati da fare per cercare di trovare una soluzione, abbiamo invitato l’ufficio scolastico a farlo, quindi speriamo di trovare una quadra.
Ci è stato assicurato che ci sarà la possibilità – ma questo non è dato rispetto ai tagli che sono stati proposti – di un organico di fatto alla Giulio Cesare per sopperire a queste iscrizioni che lì sono più numerose rispetto a Bruno da Osimo.
Di fatto, però, siccome c’è il Consigliere Latini che era sindaco, il problema di mettere dentro un unico plesso due istituti comprensivi è una cosa che va superata. Non è pensabile che possa funzionare correttamente la convivenza di scuole di questo tipo, non solamente per motivi di rapporti, ma anche per motivi organizzativi,.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Assessore, la ringrazio per la risposta. Condivido quanto ha detto sia per quanto riguarda gli aspetti organizzativi logistici sia sul fatto che le priorità debbano essere sempre gli studenti e gli spazi per essi.
Il fatto che ora ci sia la costituzione degli organici credo possa consentire di risolvere la questione.
Come lei ben sa molti genitori hanno rivendicato il diritto, tutelato anche da legge, della libertà di scegliere la scuola ove mandare i propri figli. Quindi a fronte delle molte domande che ci sono state per un istituto comprensivo e compatibilmente con gli spazi, come da lei correttamente indicato, ritengo, ovviamente, sia un diritto da salvaguardare.
Nel ringraziarla nuovamente le chiedo che nei prossimi giorni si faccia appunto in modo che l’ufficio scolastico regionale, con questa soluzione degli organici, possa risolvere la questione, consentendo ci siano delle classi dimensionate affinché gli studenti vedano tutelato il loro diritto di istruzione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Sono d’accordissimo sulla risposta generale della Regione, sia per quanto riguarda, come ha rimarcato l’Assessore, le competenze assegnate, sia per quanto riguarda l’indirizzo politico amministrativo generale che dice di utilizzare il buonsenso.
In quell’Istituto la convivenza risale al 2005, ovvero dal momento della verticalizzazione fortemente richiesta da tutti i partiti presenti nel Consiglio comunale di Osimo, sopratutto di quelli del centro-sinistra. Una convivenza che ha dato sempre, pur non essendo l’ottimale, buoni risultati in attesa della realizzazione di una struttura scolastica nuova, denominata Campus, del costo di 7 milioni di euro.
Non sono però d’accordo sulla strumentalizzazione che viene fatta di questa questione, sul fatto che di due istituti si prenda le difese soltanto di uno.
Il Comune di Osimo - mi corre l’obbligo di difenderlo e quindi di difendere anche l’attività amministrativa che ho portato avanti fino a pochissimo tempo fa – in un periodo di sette anni ha realizzato sette nuovi plessi scolastici nell’ambito territoriale. Quindi imputarlo di una velata cattiva gestione significa sminuire quell’enorme impegno portato avanti. Un impegno che credo non abbia paragoni con gli enti locali circostanti.
E sopratutto significa sminuire che la situazione della convivenza si è fatta drammatica per un solo dato – che qui purtroppo non emerge -. Ovvero, il Comune di Osimo ha rispettato il limite temporale, poi derogato, per quanto riguarda le norme antisismiche, quindi ha fatto tutte le verifiche nelle scuole, dopodiché in quelle in cui si doveva procedere per gli interventi ha ritenuto partire con i lavori di ristrutturazione.
Allora credo che la questione debba essere posta in un ambito più ampio. A fronte del diritto degli studenti, non di scegliere un istituto o l’altro, ma di scegliere lo stesso un istituto con una indicazione di denominazione di istituto scolastico diverso, si preferisce di farne stare altri sotto il rischio di non avere il tetto della scuola ovvero una scuola nel rispetto della norma sismica.
Credo che questo dato non sia stato mai messo in risalto, quindi credo che sia il caso di farlo in questa sede regionale, seppure dal punto di vista delle competenza è una sede inappropriata.
E’ un dato rilevantissimo ma sempre disconosciuto. L’occupazione di aule non dipende dalla volontà del Comune a far venir meno la parità di trattamento nei confronti della Caio Giulio Cesare, che, ripeto, è sempre avvenuta con l’Istituto clou di Bruno da Osimo negli anni passati. Ma si tratta di capire se gli studenti del Bruno da Osimo devono vivere con il rischio del crollo del tetto della scuola a dispetto di altri alunni che, invece, si sentono supergarantiti rispetto al piano di offerta formativa che negli anni è stato sempre detto essere di un certo numero di classi.
In sostanza, non vi è limitazione all’uso strutturale della Caio Giulio Cesare per lo spazio che ha sempre avuto. All’interno di questo spazio la Caio Giulio Cesare può ricavare nell’organico di fatto anche la famosa classe in più, tenendo conto, però, che l’offerta formativa maggiore per aule didattiche diverse e laboratori specialistici non può essere creata a dispetto di un altro istituto.
Aggiungo, e concludo, un ulteriore elemento molto strumentale. Che siano stati utilizzati degli studenti minorenni per far scrivere sui loro diari l’assunzione di una posizione di una protesta pubblica nei confronti di una istituzione è un fatto gravissimo; qualunque fosse stata l’Istituzione, dal Comune più piccolo dell’Italia all’istituzione più alta. Questa modalità è fuori da ciò che significa diritto allo studio, diritto del buonsenso, è fuori dal rapporto con le Istituzioni. In questo modo, prima ancora della strumentalizzazione delle persone – e in questo contesto ce ne sono state molte ad essere state strumentalizzate -, si va proprio a ledere la capacità di crescita dello studente, in più introducendo in lui una visione distorta della realtà.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Non debbo aggiungere nulla a quanto già sostenuto dal collega Busilacchi. E voglio anch’io ringraziare l’Assessore Luchetti. Però mi sento in dovere di fare una precisazione.
Il Presidente del consiglio di istituto dell’Istituto comprensivo Bruno da Osimo ci fa presente che “è ferma intenzione reagire caso per caso, offesa su offesa, portando in evidenza le nostre ragioni supportate da atti e normative ufficiali”.
Allora di fronte a questo ci siamo chiesti: “Ma cosa abbiamo scritto?”. Noi abbiamo scritto: “L’Istituto comprensivo Caio Giulio Cesare ha sede legale nel plesso di Piazzale Bellini 1, presso il quale ha sempre avuto a disposizione un numero di classi sufficienti per far fronte alla formazione di sei classi prime ogni anno scolastico”.
Ecco, ci viene contestato questo: “detta affermazione non risulta confortata da copiosi atti ufficiali allegati in materia, atti contenenti disposizioni finora disattese con conseguente danno all’Istituto Bruno da Osimo....”.
Per cui di fronte al fatto che appunto si dice “reagire caso per caso” noi vogliamo fare presente che abbiamo fatto questa interrogazione nel solo ed esclusivo interesse della scuola e per garantire solo ed esclusivamente gli alunni, le famiglie e i docenti.


Interrogazione n. 306
del Consigliere D’Anna
“Problematiche causate dalla presenza della discarica di Cà Guglielmo (Cagli)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 306 del Consigliere D’Anna. Ha la parola l’Assessore Donati.

Sandro DONATI. Con riferimento a quanto richiesto si rappresenta che la Regione si è attivata presso la Provincia di Pesaro per chiarire quanto nell’interrogazione.
La Provincia di Pesaro e Urbino ha risposto con nota prot. 43193/2011 che contiene elementi relativi in particolare ai quesiti 2-6.
Sono state assunte informazioni anche dall’Arpam che con nota prot. RM.278222/2011 ha fornito elementi per rispondere ai quesiti 3-4-5-7 dell’interrogazione.
Collezionando le risposte emerge il seguente quadro ai quesiti dal 2 al 7 dell’interrogazione.
Risposta al punto 2 (data dalla Provincia di Pesaro e Urbino). Ovvero se risulta vero che ai tecnici comunali, vigili urbani di Cagli, sia stato impedito l’accesso alla discarica come risulta da fonti giornalistiche).
L’impedimento all’accesso dei tecnici comunali nella discarica di Cà Guglielmo di Cagli risulta essere stato un episodio occasionale e non più ripetutosi, il quale si era comunque risolto nelle ore immediatamente successive, grazie all’intervento della Provincia di Pesaro, che chiamata in causa dagli organi comunali preposti, si era prontamente attivata presso i gestori per porre fine al malinteso dettato da una inopportuna carenza di comunicazione.
Preme sottolineare che nel corso di un Tavolo tecnico svoltosi nelle giornate successive e convocato dalla Provincia al fine di esaminare uno specifico progetto da sottoporre ad autorizzazione, sia l’ente gestore che gli uffici tecnico-amministrativi appartenenti al Comune di Cagli, avevano avuto modo di chiarire definitivamente l’accaduto, superando l’iniziale incomprensione e asseverando, inoltre, l’assoluto ruolo di supremazia giuridisdizionale e territoriale, esercitabile dagli organi di controllo comunali.
Risposta al punto 3 I’ARPAM scrive: “L’affermazione “l’assenza di controlli della situazione da parte dell’Arpam è infondata. Non appena sono giunte alla Provincia le prime segnalazioni di disturbi odorigeni provocate dalla discarica, sono state eseguiti un totale di sette sopralluoghi nei pressi dell’impianto di discarica, in alcuni casi con prelievo di campioni, in data 28 gennaio 2011, 2 febbraio 2011, 9 febbraio 2011, 15 febbraio 2011, 22 febbraio 2011, 11 marzo 2011 e 24 marzo 2011.
Al momento (metà Giugno) nell’anno sono stati trasmessi gli esiti di cinque controlli rispettivamente al soggetto gestore (Naturambiente srl), alla Provincia di Pesaro Urbino e al Comune di Cagli.
In un caso è stata data comunicazione dalla Provincia di Pesaro all’Autorità Giudiziaria (Procura della Repubblica presso il Tribunale di Urbino) per la violazione delle prescrizioni autorizzatorie. Sono in corso di trasmissione gli esiti dei controlli restanti che hanno necessitato di tempo ulteriore a causa degli importanti cambiamenti normativi occorsi con la modifica del Testo unico ambientale operata dal D.Lgs. 205/2010".
Risposta al punto 4).
I controlli di tipo ispettivo come comunicato dall’ARPAM non hanno evidenziato criticità evidenti per le acque superficiali il cui ultimo controllo risale al 23 novembre 2010, senza che dallo stesso siano emersi problemi di sorta.
Risposta al punto 5).
La discarica di Cagli è stata autorizzata con determina n. 3511 del 20 dicembre 2010 dalla Provincia di Pesaro e Urbino come sottocategoria per rifiuti non pericolosi ai sensi dell’art.7 e 1 lettera A del DM 27.09.2010.
Tale autorizzazione consente di accettare rifiuti speciali non pericolosi che non rispettano gli ordinari criteri di ammissibilità delle discariche per rifiuti non pericolosi di origine urbana che devono provenire solo dall’ATO di Pesaro.
Di fatto dalla fine del dicembre 2010, la discarica di Cà Guglielmo di Cagli non riceve più rifiuti urbani ma solo rifiuti speciali non pericolosi.
Risposta al punto 6. Ovvero se non si ritiene illogica l’autorizzazione al conferimento di rifiuti extraregionali quando la stessa provincia di PU produce a sua volta rifiuti.
La Provincia di Pesaro e Urbino ha rappresentato quanto segue.
L’impianto di discarica per rifiuti non pericolosi di Cà Guglielmo di Cagli (PU) risulta in possesso delle seguenti, principali, autorizzazioni: deliberazione n. 39/2009; determinazione n. 296 dell’8 febbraio 2010; determinazione n. 1786 del 7 luglio 2010; deliberazione n. 277/2010 del 30 luglio 2010.
La suddetta ultima deliberazione approvava il protocollo d’intesa sottoscritto tra I Provincia di Pesaro e Urbino, la Comunità Montana Ambito 2B, il Comune di Cagli e la Società Marche Multiservizi Spa, per il Piano di chiusura dell’impianto di discarica di Cà Guglielmo di Cagli (art. 178 comma 4, parte IV, D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152.
Quanto concordato in sede di protocollo, risultava motivato da ineludibili esigenze di carattere ambientale e finanziario che si possono sotto elencare, seppur in sintesi, al fine di meglio esplicare le ragioni di tale delicata scelta.
Con emanazione del Decreto Legislativo n. 36 del 13 gennaio 2003 (in attuazione della Direttiva U.E. n. 31/1999, relativa aIle discariche dei rifiuti) si stabilivano precisi requisiti operativi e tecnici, nonché misure, procedimenti e orientamenti tesi a prevenire o ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull’ambiente.
In applicazione dell’art. 17 del suddetto Decreto Legislativo n. 36/2003 (disposizioni transitorie e finali) le discariche già autorizzate alla data di entrata in vigore di tale decreto, avevano l’obbligo di presentare all’Autorità competente un Piano di adeguamento, mediante il quale garantire, sia dal punto di vista ambientale che da quello finanziario, la gestione ottimale degli impianti durante la fase operativa e post-operativa, nonché la conseguente tutela della matrice ambientale circostante.
L’emanazione del Decreto legislativo 36/2003 ha modificato lo scenario legislativo nazionale, mediante effetti interagenti con le norme di carattere programmatorio locale, tra le quali lo stesso piano provinciale di gestione dei rifiuti.
L’emanazione del medesimo decreto costituiva e costituisce una fonte normativa di rango primario, ancorché cronologicamente successiva, avente, inoltre, carattere di alta specificità e centralità in ordine al settore discariche, la cui applicazione (soprattutto in relazione ai piani di adeguamento ed all’obbligo della loro stesura ai sensi dell’art. 17 del decreto stesso), richiedeva la rimodulazione di alcuni degli scenari impiantistici connessi al suddetto piano provinciale.
In base al suddetto piano, la discarica di Cà Guglielmo risultava, invero, destinata a chiusura dopo l’esaurimento della capacità residua avendo previsto che tutto il bacino dei comuni ivi conferenti confluisse nella discarica di Cà Lucio di Urbino, previo accordo tra le parti e la preventiva accettazione da parte del medesimo comune.
La vigente normativa, e in particolare l’art.1 82 del Decreto Legislativo 152/2006, prescriveva che lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato con il ricorso ad una rete integrata ed adeguata di impianti di smaltimento, senza porre vincoli territoriali per i rifiuti speciali non pericolosi, che potevano essere quindi smaltiti in modo indipendente dall’ambito territoriale (ATO) nel quale erano prodotti.
Nella fattispecie, il proseguimento dell’attività di discarica rappresentava l’unica garanzia gestionale precisa e percorribile per raggiungere i necessari equilibri economico-finanziari fondamentali per completare le opere di messa in sicurezza, oltre che per l’adeguamento ai dettami del Decreto Legislativo 36/2003 e ciò al fine di raggiungere ad una corretta chiusura e ripristino del sito, ivi compresa la gestione post esercizio.
Mediante le citate determinazioni la Provincia aveva approvato il piano finanziario in adeguamento al D.Lgs. n. 36/2003 dal quale, a causa della necessità di garantire costi di chiusura e post esercizio particolarmente elevati per un sito di limitata capacità residua alla data di entrata in vigore della nuova normativa, sarebbe derivata una tariffa media minima particolarmente elevata.
Presso la discarica di Cà Guglielmo confluivano i rifiuti urbani dei seguenti comuni: Acqualagna, Apecchio, Piobbico, Cantiano, Cagli, Serra Sant’Abbondio, Frontone, San Lorenzo in Campo, Fratterosa, Pergola.
Sulla base di quanto sopra riportato, la discarica di Cà Guglielmo, per la capacità di accoglimento delle volumetrie previste e preventivamente autorizzate, poteva essere utilizzata per lo smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi con la finalità di attuare il Piano di chiusura in applicazione del Piano di adeguamento al D.Lgs. n. 36/2003 segnatamente per ciò che concerne l’integrale completamento della costituzione dell’apposito Fondo Ripristino Discarica e Gestione Post Esercizio (d’ora in poi indicato come “Fondo post-mortem”).
La comunità Montana ed il Comune di Cagli avevano evidenziato la necessità che la chiusura dell’impianto venisse effettuata in modo tale da assicurare al territorio i requisiti di sicurezza e tutela ambientale e, pertanto sottolineavano la rilevanza dei diversi aspetti fra i quali:
· miglioramento della sicurezza dell’impianto;
· costituzione del “Fondo post-mortem” adeguato e conseguente accantonamento;
· interventi di chiusura, capping e ripristino della discarica;
· restituzione del sito in condizioni ottimali secondo le previsioni dei Piani approvati;
· garanzia di una rete sistematica di controlli a tutela e salvaguardia di tutte le matrici ambientali rilevanti.
A coronamento di quanto esteso, occorre aggiungere che per quanto attiene alle fasi di controllo contemplate dal medesimo protocollo d’intesa, la Comunità Montana ed il Comune di Cagli avrebbero posto in atto tutte le iniziative di carattere politico-istituzionale e sociale, con le quali rendere edotta la propria comunità degli obiettivi dell’intesa, nonché delle modalità attraverso le quali esso sarebbe stato operativo, garantendo tutte le forme di comunicazione atte ad innalzare il livello di partecipazione collettiva ed individuale dei cittadini.
L’avere sviluppato ed esplicitato le suddette considerazioni non impedisce certamente di considerare quanto fossero ben altrimenti auspicabili gli originari sfruttamenti della discarica, se fossero stati a suo tempo indirizzati alla gestione dei soli rifiuti ex-urbani, prodotti dalle comunità insistenti sul territorio limitrofo.
Occorre però aggiungere che le avvenute riconfigurazioni territoriali e gestionali, unitamente agli intervenuti mutamenti degli scenari strategici suscitati dall’applicazione di nuove normative e motivati da ulteriori elementi di rilevante emergenza economico-finanziaria, imponevano una diversa e più consona modalità gestionale, peraltro permessa dalle normative generali e di settore.
In estrema sintesi appare chiaro che le risorse a disposizione non erano sufficienti a garantire la gestione trentennale post-mortem, per cui la soluzione è stata quella di destinare la discarica ai soli rifiuti speciali non pericolosi e non di rifiuti urbani sulla base della nuova classificazione degli impianti che distingue non più in base all’origine (urbano oppure speciale perché prodotto da attività industriali, artigianali ecc) ma alla pericolosità (pericoloso - non pericoloso).
Scelta legittima che dimostra però che la disponibilità di discariche nel pesarese per i rifiuti urbani era ed è ancora ampia che poi i rifiuti vengano da regioni del nord è la prova che il problema rifiuti non si risolve con scelte autarchiche.
La scelta quindi ha una sua logica che si può o meno condividere, ma tale è!
Risposta al punto 7).
In generale i rifiuti conferiti, riferisce la Provincia di Pesaro, corrispondono alle tipologie previste; in un solo caso, sinora, la Provincia ha ravvisato la non conformità di un rifiuto ai criteri di accettazione della discarica.
Come detto, poiché la violazione è di carattere penale (violazione dell’art.29 sexies, sanzionato all’art.29 quattordecies comma 2 del D.Lgs. n. 152/06 e smi) è stata data comunicazione alla A.G. territorialmente competente.
Per i controlli effettuati si rimanda a quanto già riferito al precedente punto 3).

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Prima di procedere al mio intervento, Presidente, considerato che le ultime notizie ci dicono che ancora una volta un militare italiano è morto in Afghanistan, volevo suggerirle, come abbiamo sempre fatto in passato, di osservare, magari successivamente al mio intervento, un minuto di silenzio per questo grave lutto.

PRESIDENTE. Scusi, Consigliere, ma ero distratta da un altro problema. Può ripetermi, per favore?

Giancarlo D’ANNA. Le stavo dicendo, Presidente, siccome le ultime notizie parlano nuovamente di una vittima italiana in Afghanistan, suggerirei, come abbiamo fatto in quest’Aula anche per altre situazioni, di osservare un minuto di silenzio prima o dopo il mio intervento.

PRESIDENTE. Chiediamo un attimo informazioni, intanto lei faccia il suo intervento, poi vediamo.

Giancarlo D’ANNA. Ringrazio l’Assessore Donati per la completezza delle risposte che ha dato a questa interrogazione, che sicuramente tratta un argomento importante e delicato, come diceva poc’anzi anche il collega Trenta.
E’ importante perché negli ultimi anni di rifiuti si continua a parlare come un problema purtroppo irrisolto per una serie di motivazioni. Motivazioni che riguardano un po’ quella politica dei rifiuti che viene attuata sul nostro territorio, un po’ le cattive abitudini e un po’, credo, anche per quella mancanza di attenzione dei vari Comuni per quanto riguarda la raccolta differenziata, che, invece, sicuramente agevolerebbe una gestione dei rifiuti diversa, appunto, da quella che abbiamo oggi.
L’interrogazione tratta della discarica di Cà Guglielmo di Cagli, che è una delle discariche della provincia di Pesaro Urbino in cui ci sono stati dei problemi. Problemi evidenziati dall’interrogazione, ma che trovano riscontro anche nella risposta che ci ha dato l’Assessore Donati.
Innanzitutto è gravissimo che non sia stato autorizzato ai vigili urbani di Cagli l’ingresso all’interno della discarica. E’ un fatto grave perché tale controllo è stato negato in un fase in cui c’erano tutta una serie di segnalazioni da parte dei cittadini di un qualcosa che appunto non funzionava in quella discarica. E’ un fatto molto molto grave! Tanto più che l’Assessore ci conferma che anche in altre situazioni sono state violate delle prescrizioni obbligatorie.
Cosa c’era da nascondere quel giorno? Perché non si è consentito ai tecnici del Comune di Cagli di verificare cosa stava accadendo in quella discarica?
E vorrei ricordare, essendo anche stato nella scorsa legislatura Presidente della Commissione speciale sull’inchiesta dei rifiuti, che questa regione, con particolare riferimento alla provincia di Pesaro Urbino, ha già vissuto dei momenti direi tragici con la vicenda Arcobaleno. Una vicenda però che puntualmente, come troppo spesso succede in Italia, si sta risolvendo a tarallucci e vino, sta infatti passando il tempo e quindi stanno cadendo in prescrizione diverse situazioni gravissime.
E questo non è certo un bel segnale, caro Assessore. Come non è un bel segnale l’attenzione che la Provincia di Pesaro Urbino rivolge alla questione dei rifiuti.
Lei e il Presidente Ricci sulla questione dei rifiuti siete entrati in polemica. Io peraltro credo ci sia poco da fidarsi di chi, pur avendo un ruolo di controllo, fa sì – e mi riferisco ovviamente al Presidente Ricci – che ai vigili urbani del comune che ospita una discarica venga impedito di andare a verificare ciò che succede in quel luogo. Considerato, peraltro tutto quello che c’è stato in passato. E’ gravissimo!
Come è grave, credo, il diniego che c’è stato da parte della Provincia, ma non per il fatto che dovevamo accogliere i rifiuti – seppure io sia altamente contrario acché i rifiuti vengono da altre regioni –, ma perché è stato lo strumento attraverso cui si è voluto fare una polemica partitica sui rifiuti. Se andiamo a leggere le risposte della Provincia di Pesaro Urbino quando dice: “a queste condizioni”, significa che non si è totalmente in disaccordo con le scelte della Regione e dell’Assessore Donati, ma che sono comunque condizionate da un qualcosa che credo con i rifiuti abbia poco a che fare.
La gestione dei rifiuti non può essere fatta ricattando politicamente esponenti addirittura della stessa maggioranza! E’ una questione troppo seria, troppo delicata.
E quello che è accaduto a Cagli è ancora più grave. Per cui io francamente, Assessore, non mi fido. Non mi fido delle risposte che le ha dato la Provincia. Non mi fido anche perché la mia interrogazione risale al 3 marzo 2011 ed evidenzia dei problemi che sono stati segnalati dai cittadini, però poi con la risposta ci viene detto che l’ultimo controllo risale al 2010.
Allora se si segnala un problema il 3 marzo 2011 e poi la risposta è sulle analisi effettuate nel 2010, non serve assolutamente a un tubo! Come non serve nemmeno quella lunga serie di delibere per dire poi che lì non è successo assolutamente niente.
Da una parte si impedisce ai vigili urbani di andare a controllare, dall’altra si accerta - quelle poche volte che è stato fatto - che c’è stata una violazione delle prescrizioni, allora di cosa stiamo parlando! Come fanno i cittadini a sentirsi garantiti e tutelati quando agli stessi vigili urbani, che sono quelli deputati a fare i controlli, viene poi impedito di entrare!
E’ questo atteggiamento potrebbe verificarsi anche in altre realtà, non è infatti una novità che a Montecalvo, ad esempio, nel corso degli anni ci sono stati problemi serissimi che ancora ci portiamo dietro.
Quindi occorre una maggiore attenzione a quello che succede con i rifiuti. Come pure un no definitivo ai rifiuti che vengono da altre regioni. Se addirittura non riusciamo a garantire quello che portiamo all’interno della nostra regione figuriamoci quello che viene da fuori! Sopratutto dopo la negativa esperienza di quella che è stata definita l’operazione Arcobaleno.
Pertanto, Assessore, non mi ritengo assolutamente soddisfatto. Valuterò tutte le risposte con maggiore calma, ma sicuramente, Assessore, non finisce qui. In questo caso ci sono state delle violazioni importanti, per cui ci saranno anche altri luoghi e altri strumenti per condannare un tale comportamento, che non è assolutamente tollerabile quando si parla della salute delle persone.


Interrogazione n. 364
del Consigliere Cardogna
“Ricorso a professionisti esterni all’amministrazione nell’ambito dei servizi educativi, socio sanitari ed assistenziali”

Interrogazione n. 298
del Consigliere Zinni
“Determina ASUR/DG n. 117 del 16.2.2011, oggetto: Richiesta di autorizzazione alla spesa alla Regione Marche per l’affidamento per tre anni dei servizi educativi, socio-sanitari ed assistenziali occorrenti alla Zona Territoriale n. 7 di Ancona”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 298 del Consigliere Zinni. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Su queste interrogazioni non ho l’abbinamento, per cui risponderò a quella del Consigliere Zinni, ma credo comprenda anche gli interrogativi posti dal Consigliere Cardogna.
In ordine al punto 1 dell’interrogazione n. 298 non si può non fare riferimento a quanto verrà stabilito dal Piano sanitario regionale, che attualmente è nel percorso per arrivare in Aula.
II Piano Sanitario Regionale, infatti, non rappresenta una semplice dichiarazione di intenti, ma un atto legislativo, previsto dall’art. 1 del D.Lgs.502/92 e successive modifiche ed integrazioni, che vincola il sistema sanitario regionale a perseguire gli obiettivi di salute in esso declinati.
Non a caso la legge prevede una minuziosa procedura di approvazione, tra l’altro estremamente partecipata, del Piano sanitario regionale, proprio in virtù della grande valenza politica e giuridica che attiene ai vincoli di applicazione.
In ordine al punto 2 si rileva che l’Asur Zona Territoriale n. 7 ha previsto l’attivazione di un tavolo di lavoro multidisciplinare permanente che dovrà effettuare il monitoraggio in sede di esecuzione dell’appalto per valutare l’efficacia di tutti i servizi esternalizzati del sistema socio-sanitario della Zona Territoriale n. 7 e cioè nell’ambito del Dipartimento di salute mentale, del Dipartimento delle dipendenze patologiche, del Distretto e del Consultorio.
Pertanto gli eventuali provvedimenti da intraprendere non potranno che essere valutati sulla base del predetto monitoraggio che è stato intrapreso, è in itinere, proprio per valutare la rispondenza delle attività esternalizzate ai bisogni assistenziali.
In ordine al punto 3 è da rilevarsi che la determina n. 117 è un ordinario atto rientrante nella gestione tipica delle Aziende sanitarie e quindi è stato elaborato per il tramite dei competenti uffici della Zona Territoriale n. 7.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Assessore, devo dire che qui c’è qualcosa che non quadra innanzitutto sul piano del metodo. Ossia, si fanno tutta una serie di determine che comunque comportano delle conseguenze pratiche, oggettive sull’offerta dei servizi per quanto riguarda il socio-sanitario, però poi politicamente si rinvia sempre la palla sul piano sanitario regionale. E questo è uno di quei tanti atti dove comunque – vedi il trasporto sanitario, vedi quella determina famosa che diceva di sopprimere le varie Potes in giro - si lancia il sasso e si nasconde la mano.
Allora questo argomento ci segnala una problematica. Ossia, o prima era sbagliato affrontare il discorso della salute mentale attraverso più strumenti, quindi il distretto, il dipartimento della patologie, il Sert, il dipartimento di salute mentale, oppure, se questi erano giusti perché necessari ad affrontare determinate patologie e problematiche, allora noi oggi abbiamo un vuoto pneumatico tra questa determina e il futuro piano.
Allora qui c’è proprio un problema molto politico, che è quello di decidere una volta per tutti senza nasconderci dietro le cifre che calano, perché non è vero, la sanità, infatti, l’abbiamo detto più volte, è il comparto che è stato meno toccato dalle Regioni rispetto ad altre materie in cui oggettivamente la manovra dei tagli c’è stata.
Allora vorremmo capire come, quando e in che luogo politicamente ci potrà essere un dibattito costruttivo su quelli che devono essere i servizi e i soggetti gestori.
Non credo che la Commissione sanità in termini politici venga adeguatamente coinvolta su questi versanti. Anzi, alla Commissione sanità va dato atto di un’attività veramente investigativa. Siamo arrivati a questo punto!
Qui deve essere chiara una cosa, cioè che il problema non è solamente occupazionale.
Vorrei ricordare che in Parlamento a tutt’oggi c’è un disegno di legge di riforma sulla salute mentale che è ancorato, perché non solo sull’attività del fronte governativo. Però è ovvio che se il Governo nazionale domani mattina ci facesse una riforma in cui venga detto chiaramente come si deve affrontare il problema della salute mentale, riaprendo delle strutture ad hoc, questo ci toglierebbe sicuramente una castagna dal fuoco. Ma adesso noi a livello locale, intervenendo con questa determina, non solo faremo un danno occupazionale e un danno professionale a chi ha lavorato fino ad oggi, ma andremo a togliere su questa materia anche servizi.
Allora, mi sta bene il ragionamento della politica dei tagli quando lo fa l’Assessore Marcolini su una determinata materia non socio-sanitaria. Posso ben comprendere che la Giunta deve fare delle scelte magari sul turismo, trasporti, ecc. perché non ci sono più le risorse di prima. Ma sulla sanità questa logica non si capisce da dove viene fuori. Si è buttata così, senza concertazione, senza un ampio coinvolgimento dell’Assemblea legislativa, insomma, senza farla alla luce del sole. Sembrano tutti atti di potere, discrezionali, medievali, che di fatto non razionalizzano un bel fico secco, semmai penalizzano solo determinati settori del mondo sanitario.
La sua risposta è dunque un rinvio. Ed io posso accettare questo rinvio però nella misura in cui lei imponga a chi fa queste determine di sospenderne gli effetti. Non si può andare avanti con la logica che chi fa le determine lancia il sasso, produce un effetto comunque devastante su determinati comparti, per poi dica “lo riprendiamo in mano”. Come abbiamo fatto sul trasporto sanitario, ma con una differenza, che il trasporto sanitario ha un coinvolgimento di soggetti talmente ampio che necessariamente ha determinato una presa di coscienza dell’Assemblea legislativa, cosa che su questi settori più ristretti, invece, rischia di passare tutto inosservato.
Quindi le chiedo di sospendere questa determina e di portare all’attenzione della Commissione sanità tale problematica affinché venga sviscerata fino in fondo. Perché se c’è da accorpare delle centrali di costo si può anche fare, se sono troppi i soggetti che interagiscono si può anche razionalizzare, per carità, però in questo caso siamo andati a comprimere un settore senza dare una risposta sistematica.
Quindi, ripeto, la invito a sospendere questa determina e a ricoinvolgere i soggetti in campo insieme alla Commissione sanità, allora sì che vedremo fare un’operazione di politica trasparente.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Prendo atto della risposta dell’Assessore, grazie, la valuterò.


Interrogazione n. 227
del Consigliere Bugaro
“Trasferimento sede CARIFAC”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 227 del Consigliere Bugaro. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Sulla vicenda CARIFAC c’è stato un interessamento dello stesso Presidente per cercare di avere, al di là dei ruoli, informazioni e anche rassicurazioni.
Però in merito alla cessione della maggioranza del pacchetto azionario CARIFAC alla Veneto Banca Holding S.p.A. (“VBH”), purtroppo il nostro ruolo...

PRESIDENTE. Per favore, un po’ di silenzio, non si riescono a sentire neppure le parole dell’Assessore!

Pietro MARCOLINI. Il nostro ruolo di condizionamento, dicevo, è veramente molto modesto.
Come marchigiani siamo animati da una doverosa preoccupazione - come penso lo sia anche per lo stesso Consigliere Bugaro - dell’indebolimento e dell’impoverimento delle banche con radici regionali. E’ lì che scopriamo la differenza tra istituti locali e istituti nazionali. Però, purtroppo, malgrado il nostro interessamento la nostra capacità di condizionamento, ripeto, è veramente minima.
Voglio confermare che la Regione non era preventivamente a conoscenza di una cordata di imprenditori marchigiani disponibili a rilevare il pacchetto di maggioranza delle azioni CARIFAC, ma in ogni caso noi consideriamo positivo, in via metodologica, pregiudiziale, quel lavoro che cerca di mantenere proprio qui nel nostro territorio il radicamento, il cervello, la massima operatività delle banche che operano nella regione.
Non siamo quindi potuti intervenire, come ci chiede l’interrogante, circa le sedi del nuovo istituto.
Però posso qui confermare, come Assessore al credito, che c’è una nostra preoccupazione costante che, ad esempio, ha seguito le vicende del più grande istituto marchigiano, la Banca delle Marche - di cui abbiamo accompagnato anche il dibattito interno, quando ce ne è stata data la possibilità -. Con l’ottica proprio di mantenere non soltanto la sede operativa ma il cervello, che è la parte dominante, rinunciando anche a lucrare per una anticipata oppure per una vendita di una porzione o addirittura di un intero pacchetto azionario.
In merito invece a questa vicenda le dinamiche, purtroppo, ci hanno escluso da un potere di condizionamento. E quindi guardiamo con preoccupazione, sapendo che nei limiti del rispetto della legge di mercato notiamo come sulla formalizzazione di alcuni criteri, la cosiddetta ad esempio Basilea 3, il merito di rischio avviene sempre più in base a un algoritmo meno capace di interpretare l’affidabilità delle singole imprese rispetto, invece, alla conoscenza del radicamento dell’affidabilità della stessa parola delle nostre imprese.
Quindi condivido la preoccupazione sottostante, e siamo a disposizione per tutte le azioni di condizionamento positivo che arricchiscano e facciano salire di grado l’offerta di beni e servizi finanziari e creditizi nelle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Assessore, è vero, io ho formulato questa interrogazione in relazione a una mia preoccupazione. Perché da quando la Cassa di risparmio di Fabriano e Cupramontana è passata a Veneto Holding c’è questa voce – uso un termine vago – della possibilità del trasferimento della sede generale.
Il territorio di Fabriano è già gravemente colpito dalla crisi industriale, una vicenda che lo sta segnando in maniera profonda, una crisi che sta veramente mutando il meccanismo di funzionamento sociale ed economico che ha caratterizzato quella parte della nostra regione dal dopoguerra ad oggi. Quindi la perdita o lo spostamento della sede generale, che impiega oltre 200 persone, sarebbe un ulteriore colpo per quell’angolo di territorio.
Mi associo a lei, Assessore, quando parla di perdita di gestione di istituti bancari a carattere regionale. Sappiamo quanti danni sta creando il difficile rapporto con il mondo produttivo il fatto che non ci sia la testa che decide sul territorio e che quindi conosce le varie realtà. Insomma, tutte problematiche che ben conosciamo.
Ricordo soltanto che la Costituzione assegna in un certo qual modo alla Regione il controllo e la partecipazione alle dinamiche che afferiscono al credito locale. Quindi la sua risposta in parte è ricevibile ma in parte è un po’ un alzare le mani rispetto a una situazione che, all’atto della cessione a Veneto Banca da parte della Fondazione Cassa di risparmio di Fabriano e Cupramontana, poteva essere gestita in maniera diversa.
Quindi rispetto al futuro le mie preoccupazioni rimangono intatte. Auspico allora ci sia una moral suasion, ma anche qualche azione più concreta da parte della Giunta regionale nei confronti dell’azionista di riferimento, per scongiurare, per lo meno, quello che potrebbe diventare un’ulteriore emorragia su un territorio già in grande e grave sofferenza.


Interrogazione n. 344
del Consigliere Latini
“Grave situazione dei canili nella regione Marche”
(Decadenza)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 344 del Consigliere Latini decade come da norma.


Interrogazione n. 395
del Consigliere Bucciarelli
“Presunte spese sostenute dall’Amministratore unico dell’ASSAM”
(Decadenza)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 395 del Consigliere Bucciarelli decade come da norma.


Interrogazione n. 378
del Consigliere Natali
“Annullamento progressioni verticali ZT13”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 378 del Consigliere Natali. Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. E’ un’interrogazione articolata in cinque punti, in merito a questi punti dall’Assessorato è stata richiesta una relazione al direttore generale Asur, dott. Ciccarelli, che ci è stata inviata con una nota il 27 giugno 2011. Tale relazione cita quanto di seguito riportato.
Con sentenza n. 339 del 16 maggio 2011 il TAR Marche ha deciso il ricorso proposto dal dipendente V.F. accogliendo uno solo dei diversi motivi addotti dal ricorrente, vale a dire quello della presunta incompatibilità del Dr. Milani, in quanto Presidente della Comunità montana dei Sibillini e Consigliere del Comune di Montefalcone Appennino, a rivestire la funzione di presidente della commissione esaminatrice nella procedura finalizzata alla progressione verticale del personale dipendente per n. 13 posti di collaboratore professionale amministrativo.
La sentenza ha pertanto disposto “l’annullamento degli atti impugnati limitatamente a quelli adottati dalla commissione di concorso nell’illegittima composizione e dei successivi atti di cui i primi costituiscono presupposti “, rimanendo salvi i provvedimenti adottati dall’amministrazione di indizione della procedura e di riapertura dei termini tra cui l’Avviso di cui è cenno.
Il Dr. Milani, invero, ha assunto l’incarico di Presidente della commissione, di cui è cenno, ritenendo - conforme ad orientamenti giurisprudenziali del Consiglio di Stato (si vedano Consiglio di Stato sez. V, 27.7.2002 n. 4056, sentenza 21.10.2003 n. 6526, e più recentemente Consiglio di Stato sez. VI, 1.6.2010 n. 3461) - che la carica politica ricoperta non potesse incidere in alcun modo con l’attività amministrativa da esercitare.
Le funzioni delle Comunità Montane sono rivolte allo sviluppo socio-economico del territorio, in specie per la valorizzazione delle zone montane per l’esercizio di funzioni proprie finalizzate alla collaborazione ed associazione degli enti comunali disagiati, nulla a che vedere con l’attività svolta dalle Aziende sanitarie.
Tali pronunce ritengono che l’espressione “coloro che ricoprono cariche politiche”, di cui all’art. 35 del D.Lgs 165/2001, devono essere intese con estremo rigore per non consentire una illecita limitazione della capacità di agire dell’individuo che potrebbe, contrariamente, essere precluso ad un giusto accesso ai pubblici uffici contravvenendo ai principi dell’imparzialità dell’azione amministrativa e della possibilità di accesso per tutti i cittadini agli uffici pubblici.
Fin qui, Consigliere Natali, è la legge, però io ho chiaro che sarebbe stato meglio non ci fosse stato quell’incarico. Questo loro lo sanno. Perché al di là delle norme, al di là dei dettagli delle sentenze ecc., penso che in questo caso c’era una ragione di opportunità, quindi era meglio non ci fosse stato. Io ho fatto sapere ai miei dirigenti come la penso, che, ripeto, va al di là delle normative.
Per quanto attiene la possibile incidenza che il D.Lgs 150/2009 potrebbe avere nella fattispecie in esame in seguito all’annullamento della procedura per le progressioni verticali, nel ribadire che il predetto giudicato non riveste ancora carattere definitivo, si precisa che qualora la procedura venisse totalmente inficiata, l’Asur riesaminerà la materia riservandosi di assumere ogni legittimo atto volto a tutelare la posizione contrattuale del personale risultato vincitore della procedura di progressione verticale di che trattasi.
Quanto al punto 4) dell’interrogazione in argomento, si rappresenta che la circostanza risponde effettivamente al vero. Al riguardo si evidenzia che ad esito di procedura di mobilità interna per la copertura di un posto presso il Servizio CUAT della Zona Territoriale n. 13, detto posto è stato assegnato alla sola dipendente in possesso dei requisiti previsti dal relativo avviso.
Per quanto concerne, infine, l’incarico della Dott.ssa Compieta anche nell’ambito della ZT13 si precisa che, allo stato attuale, si sta valutando la possibilità di ricoprire il posto attualmente vacante presso la Zona Territoriale 13 di Ascoli Piceno con un dirigente esclusivamente assegnato.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Assessore, cambiano gli Assessori, ma la teoria generale del diritto rimane la stessa!
Lei qui, con l’onestà intellettuale che la contraddistingue, ha parlato di atto inopportuno. Come era inopportuno anche quello su cui ci dilungavamo prima in relazione alla risposta dell’Assessore Marcolini.
Qui però, Assessore, non c’è un problema di sentenza del Tar che è impugnata davanti al Consiglio di Stato, qui l’inopportunità è più radicale.
Io più volte, in questi due anni che sono in questa Assemblea legislativa regionale, le ho dovuto segnalare – e lei era Assessore alla salute anche nella precedente Amministrazione Spacca – i comportamenti che le stesse persone portano avanti nella Zona territoriale 13. Li portano avanti perché i direttori generali di queste Zone con il loro andare e venire non si preoccupano di controllarli. Li portano avanti in una situazione di totale marchettificio – questo concetto lo voglio ribadire –; una volta c’era una zona industriale ad Ascoli Piceno e la politica si faceva con le assunzioni e i piaceri in quelle grandi fabbriche, oggi invece si fa nella più grande fabbrica, industria, impresa che è rimasta nel nostro territorio, l’ospedale!
Quando lei risponde che è vero che un candidato risultato idoneo addirittura è stato mandato in mobilità, ci dovrebbe pure dire che è riuscito ad ottenere questo provvedimento perché si dà per acquisito quel livello attribuitogli con quell’Avviso che è stato annullato.
Cioè a dire, che a fronte di una sentenza del Tar, non passata in giudicato ma che avrebbe dovuto quanto meno far stare buoni tutti fino all’esito del Consiglio di Stato, i suoi rappresentanti territoriali si sono bellamente strafregati. E continuano a strafregarsene, sicuri che tanto qualcuno pagherà per loro. E qui una persona è stata danneggiata. Ed io sono convintissimo che quelli che hanno superato il concorso erano tutti meritevoli di superarlo, ma al momento non lo hanno superato soltanto perché un signore ha voluto fare il presidente della commissione.
Attribuire poi, dopo una sentenza che ha riconosciuto questo, a una di queste persone già danneggiate – perché, ripeto, nonostante abbia superato il concorso si trova in questa situazione – di andare, in forza di quello che avrebbe acquisito ma che non ha acquisito, ad usufruire di un ulteriore piacere, è cosa che non è solo inopportuna, Assessore, questo è il punto! Infatti quello che fate comprendere a tutte le persone che di queste cose si lamentano come dipendenti della Zona territoriale 13, è qualcosa che va al di là dell’opportunità politica, fa capire che a qualcuno, evidentemente, è permesso fare tutto.
Certe parti politiche dicono che i giudici fanno politica, bèh, qui addirittura un tribunale ha annullato un provvedimento! E c’è anche chi va oltre le statuizioni dei tribunali. Forse dovrebbe mandare qualche nostro rappresentante a lezione da voi!


Interrogazione n. 257
della Consigliera Giorgi
“Asur n. 8 - concorso a Direttore dell’Unità operativa complessa presso l’Ospedale di Civitanova Marche”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 257 della Consigliera Giorgi. Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Questa interrogazione si articola in cinque punti, quindi espongo secondo l’ordine dei quesiti proposti dalla Consigliera Giorgi. Naturalmente la mia risposta è stata fatta d’intesa con la Zona territoriale n. 8.
Al primo punto la Consigliera chiede se il Consigliere Marinelli ha provveduto a comunicare il nome e cognome del notaio presso cui avrebbe depositato la busta con il famoso nome del vincitore del concorso.
Su questo si risponde che il Consigliere Marinelli non ha comunicato il nome del notaio presso cui ha dichiarato di aver depositato la busta contenente il nome del vincitore del concorso.
Al punto 2 la Consigliera chiede gli atti che il chirurgo più anziano della Zona territoriale 8 ha prodotto nel rinunciare all’incarico di direttore facente funzione dell’Unità operativa complessa chirurgia generale presidio unico unificato.
A questo si risponde che il dott. Giulio Morelli, dirigente medico di chirurgia più anziano del presidio ospedaliero unificato, ha più volte reiterato nel tempo, senza produrre atti formali, l’indisponibilità a sostituire il direttore dell’Unità operativa complessa. Tanto che nel corso degli anni non è stato mai nominato in tale funzione, per la quale, invece, sono stati nominati di volta in volta altri dirigenti medici, segnatamente il dott. Paolucci, il dott. Attardo, il dott. Sacco e il dott. Mobili.
La procedura che ha condotto alle nomine più recenti si è sviluppata come segue.
Con una determina n. 209 del 16 aprile 2010 il direttore di zona protempore, allora Morosini, aveva nominato quale sostituto il dott. Giancarlo Piccinini, direttore dell’Unità operativa complessa al tempo in servizio, il direttore Antonio Sacco, dirigente medico di chirurgia generale. La designazione del citato dott. Sacco era avvenuta con la nota prot. 323969 del 12 aprile 2010 a firma dello stesso direttore di zona.
In data 1 agosto 2010 il dott. Piccinini veniva effettivamente collocato a riposo. In tale occasione la direzione di zona ha ritenuto opportuno che la nomina del sostituto protempore avvenisse su designazione del direttore di dipartimento delle discipline di chirurgia, a cui afferisce l’Unità operativa in questione, sulla base di considerazioni di tipo organizzativo e gestionale, nonché del carattere fiduciario della designazione.
Con nota pervenuta in data 16 agosto 2010 il direttore del dipartimento delle discipline chirurgiche, dott. Fasanella, in considerazione dell’imminente collocamento a riposo del dott. Sebastiano Attardo, altro dirigente sul quale sarebbe potuta ricadere la scelta, ha indicato quale sostituto il dott. Mobili.
Pertanto con determina del direttore di zona n. 409 del 26 agosto 2010 si è provveduto a conferire al suddetto dott. Mobili l’incarico di sostituzione del direttore dell’Unità operativa complessa di chirurgia generale a far data dall’1 settembre 2010, nelle more dell’espletamento della procedura per la copertura del posto vacante, in applicazione dell’articolo 18 del contratto nazionale di lavoro come modificato e integrato successivamente.
In sintesi. La scelta operata dall’attuale direzione di zona nel nominare il sostituto del direttore nella persona del dott. Mobili risulta supportata dalle seguenti circostanze oggettive: l’intervenuta cessazione del servizio per collocamento del direttore dell’Unità operativa complessa di chirurgia, soggetto preposto ad individuare il sostituto in caso di inadempimento o assenza; l’intercorsa designazione da parte del direttore del dipartimento di afferenza del sostituto; l’applicazione dell’articolo 18 del contratto nazionale di lavoro, come modificato e integrato, che peraltro non prevede, quale criterio di scelta, l’anzianità di servizio; l’indisponibilità espressa dal dott. Morrelli, dirigente medico di chirurgia più anziano del presidio ospedaliero unificato.
Al punto 3) dell’interrogazione si chiede il numero e la tipologia degli interventi complessi effettuati nel reparto di Chirurgia dell’Ospedale di Civitanova Marche nell’anno 2010. Su questo si risponde come segue.
Il numero degli interventi effettuati presso il reparto di Chirurgia dell’Ospedale di Civitanova Marche nel 2010 è stato di 1091 rispetto ai 1086 dell’anno precedente.

PRESIDENTE. Scusi, Assessore, ma c’è un rumorio di fondo che impedisce alla collega di ascoltare. Quindi vi prego di fare più piano. E chiedo a lei, Assessore, se magari può alzare un po’ la voce. Grazie.

Almerino MEZZOLANI. Tra essi il numero di interventi complessi nell’anno 2010 ammonta a 69.
Si precisa che i criteri di individuazione della tipologia di interventi definiti complessi sono fissati nello specifico dal Testo unico dell’anno 2009 redatto dalla Commissione salute ed approvato il 24 febbraio 2010, relativo alla compensazione interregionale della mobilità.
Al punto 4) si chiede il numero degli interventi effettuati dal chirurgo dott. Mobili nella sala operatoria dell’ospedale di Civitanova Marche.
Si risponde che il dott. Mobili nell’anno 2010, nonostante l’assenza protrattasi per circa quattro mesi per motivi di salute e godimento di ferie, ha effettuato complessivamente 90 interventi.
Al punto 5) in cui si chiedono le cause che hanno rallentato lo svolgimento del concorso per la nomina del direttore dell’Unità operativa complessa di chirurgia generale, lasciando il reparto in grave sofferenza e i cittadini senza un adeguato servizi, si risponde nel modo seguente.
Relativamente alla procedura dell’avviso pubblico, emesso per il conferimento dell’incarico quinquennale in argomento con determina del direttore di Zona n. 39 del 2 febbraio 2010, di seguito si riportano le fasi del relativo iter concorsuale.
I termini per la presentazione delle domande sono scaduti in data 13.05.20 10.
Con nota del 28 maggio 2010 l’area Dipartimentale politiche del personale Asur ha trasmesso alla Zona territoriale n. 8 il verbale di sorteggio con l’indicazione dei componenti della Commissione di esperti di cui all’art. 15 ter del D.Lgs. 502/92 e s.mi.. Con determina n. 413 del 2 settembre 2010 si è provveduto a formalizzare la nomina della Commissione incaricata di effettuare la selezione dei candidati, della quale il direttore sanitario Asur in carica è, di diritto, componente con funzioni di presidente.
In data 15 settembre 2010 la Zona territoriale n. 8 ha presentato alla Direzione Asur le previsioni relative al piano occupazionale, chiedendo anche la copertura del posto in questione, nonostante a quella data fosse già stato ampiamente superato il vincolo del blocco del turnover al 70% stabilito dalla Dgrm n. 1227 del 2 agosto 2010.
La copertura del posto è stata autorizzata dalla Direzione Asur, in sede di programmazione occupazionale per il primo quadrimestre 2011, con decorrenza 1 aprile 2010 e a tal fine è stato comunque avviato l’iter procedurale del concorso.
Nelle more del sopradescritto iter amministrativo è intervenuta l’interrogazione alla Giunta Regionale n. 42/2010 relativa a presunte irregolarità della procedura, in merito alla quale questa Direzione ha risposto al Servizio salute con nota prot. n. 15022 del 15 giugno 2010. Sulla vicenda l’Assessore alla Salute ha altresì nominato una commissione incaricata di effettuare indagini, il cui esito non è ancora noto, ma che non ha condotto a indicazioni di sospendere la procedura concorsuale.
La Commissione di esperti si è infatti riunita in data 3 dicembre 2010 e l’11 gennaio 2011 per esaminare le istanze di partecipazione pervenute (n. 17) e verificare il possesso, da parte degli aspiranti, dei requisiti di ammissione; in data 13 gennaio 2011 sono stati effettuati i colloqui con i candidati ammessi (di cui n. 7 presenti).
Il 31 gennaio 2011 la Commissione ha formulato i giudizi finali, relativi ai curricula presentati e ai colloqui effettuati, compilando la tema dei migliori tra gli idonei come previsto dalla l.r. n. 15 del 6 novembre 2007.
Non sono state finora rilevate dalla Direzione della Zona territoriale n. 8 le asserite “gravi sofferenze del reparto”, né che i cittadini siano stati lasciati “senza un adeguato servizio”. In quanto, a quel che consta, l’attività chirurgica si è sempre svolta, e si sta a tutt’oggi svolgendo, con piena regolarità; peraltro con la nomina di un Dirigente medico di Chirurgia generale si è coperto a far data daIl’1 marzo 2011 il posto lasciato vacante a seguito del pensionamento del dott. Attardo.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. Ringrazio l’Assessore per la lunga ed articolata risposta, dalla quale si evince il lavoro svolto dal direttore di Zona per ricoprire dopo il pensionamento questo ruolo di direttore del reparto di Chirurgia.
Non posso però non stigmatizzare - e questo nasce anche dalle parole dell’Assessore sopratutto in risposta al mio primo quesito - l’intervento che fece il Consigliere Marinelli qui in Aula quando, sempre a proposito di questo concorso, ci parlò di una busta depositata presso un notaio, di cui ancora non sappiamo nulla. Ovvero, non sappiamo nulla né del notaio né della busta.
Bèh, io continuo a pensare che con la sanità e con la salute dei cittadini non si fanno i quiz televisivi, e quindi è una situazione grave, che per quanto mi riguarda approfondirò ancora.
Comunque, Assessore, grazie per la risposta.

Commemorazione in memoria del militare italiano Roberto Marchini caduto in Afghanistan.

PRESIDENTE. Abbiamo concluso la parte dedicata agli atti ispettivi. Ora, come da segnalazione fatta precedentemente dal Consigliere D’Anna, chiedo all’Assemblea di osservare un minuto di silenzio per commemorare il nostro militare caporal maggiore Roberto Marchini morto in Afghanistan.

(L’Assemblea legislativa osserva un minuto di silenzio)



Proposta di legge regionale n. 114
dei Consiglieri Solazzi, Giorgi, Bugaro, Pieroni, Romagnoli
“Proroga della scadenza del Comitato Regionale per le Comunicazioni”
(Relazione di maggioranza e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno, come concordato nella Conferenza dei Capigruppo, reca ora la proposta di legge n. 114 ad iniziativa dei Consiglieri Solazzi, Giorgi, Bugaro, Pieroni, Romagnoli.
Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. Questa proposta dell’Ufficio di Presidenza avanza la richiesta di prorogare la durata degli organismi vigenti del CoReCom (Comitato regionale per le comunicazioni). E’ una proroga fino al 15 ottobre al fine di consentire all’Assemblea legislativa di rinnovare gli organismi stessi. Altrimenti, considerata la pausa istituzionale dei lavori, per le nomine scatterebbero i poteri sostitutivi del Presidente.
Quindi, fermo restando la data prevista del 2 agosto per la presentazione delle candidature, proroghiamo i termini degli organismi attualmente vigenti e comunque del rinnovo delle cariche al 15 ottobre, giusto per consentire all’Assemblea legislativa di effettuare le nomine.
E’ una legge che va a nostro favore, quindi ne chiedo l’approvazione.

PRESIDENTE. Non vedo in Aula la relatrice di minoranza Romagnoli, quindi, se non ci sono richieste di intervento, passiamo alla votazione.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2 (Dichiarazione d’urgenza). Per l’approvazione di questo articolo è prevista la maggioranza assoluta, quindi chiedo ai commessi di sollecitare l’ingresso in Aula dei colleghi Consiglieri.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva a maggioranza dei componenti assegnati)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 114. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 21 (testo base)
della Giunta regionale
“Modifiche alla legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria”

Proposta di legge regionale n. 71
ad iniziativa del Consigliere Latini
“Modifica alla legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria” e alla legge regionale 28 dicembre 2010, n. 20 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2011 e pluriennale 2011/2013 della Regione - legge finanziaria 2011”

(abbinate)
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 21 ad iniziativa della Giunta regionale, abbinata alla proposta di legge n. 71 ad iniziativa del Consigliere Latini.
Prima di dare la parola al relatore di maggioranza, Consigliere Badiali, ha chiesto di intervenire il Consigliere D’Anna, ne ha facoltà.

Giancarlo D’ANNA. Presidente, chiedo il rinvio di questa proposta di legge in quanto ci sono un’infinità di emendamenti che non rendono possibile una reale ed efficace visione del testo nel suo complesso. Tra l’altro non è una legge che riguarda solo la caccia bensì anche l’agricoltura. Ritengo pertanto ci debba essere un coinvolgimento di tutte le categorie interessate. E quindi ne chiedo il rinvio.

PRESIDENTE. Bene. Però prima di porre in votazione la richiesta di rinvio formulata dal Consigliere D’Anna, magari sentiamo anche il relatore di maggioranza Badiali.

Fabio BADIALI. Grazie, Presidente. Io sono contro la proposta di rinvio del Consigliere D’Anna in quanto gli emendamenti presentati sono stati centellinati, visti uno per uno, concertati con tutta la Commissione e con l’Assessore Petrini, è stato inoltre tenuto conto delle consultazioni fatte dalla Commissione con tutte le associazioni, dal mondo agricolo al mondo venatorio e ambientale. Di conseguenza conoscevamo tutte le proposte che provenivano dai vari ambienti e quindi abbiamo tenuto la barra ferma al centro delle proposte.
La stragrande maggioranza dei 180 emendamenti sono stati bocciati, assorbiti o modificati con il parere unanime di tutta la Commissione.
Perciò non c’è niente che va contro né gli ambientalisti, né gli agricoltori, né al mondo venatorio. E’ una legge equilibrata.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta di rinvio.

(L’Assemblea legislativa non approva)

PRESIDENTE. Bene. Passiamo alla discussione. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Penso che questa proposta di legge, che apporta diverse modifiche alla l.r. n. 7/95, sia una delle più attese e contrastate, passatemi il termine, degli ultimi tempi.
Il lungo lavoro della Commissione è anche il frutto delle consultazioni effettuate con tutti i soggetti che a vario titolo sono coinvolti nel tema della caccia e della salvaguarda della fauna selvatica e dell’ambiente.
La proposta di legge, in particolare, tiene conto delle questioni sollevate dal mondo agricolo per quanto concerne l’annoso problema della prevenzione e del risarcimento danni provocati dalla fauna selvatica alle coltivazioni agricole. Su questo importante argomento all’interno della legge c’è un richiamo preciso, si demanda a un regolamento che dovrà essere approvato dalla Giunta e che tornerà in Commissione per una concertazione con le associazioni agricole al fine di poter meglio salvaguardare questo mondo.
Al contempo sono stati definiti in modo più organico i compiti inerenti la gestione faunistica nel territorio regionale, che rappresentano uno snodo fondamentale delle modifiche apportate alla legge n. 7/95.
Dal punto di vista generale la proposta di legge è finalizzata ad un riordino e ad una sostanziale semplificazione delle funzioni tra i vari soggetti coinvolti a vario titolo nelle attività di pianificazione e di gestione di questa delicata materia.
Entrando nel merito della proposta di legge va sottolineato, in primo luogo, che viene definito in modo più puntuale il ruolo della Regione, delle Province e degli ATC.
In particolare, spettano alla Regione i compiti di indirizzo, pianificazione e controllo, mentre alle Province sono riservate le funzioni amministrative inerenti la protezione della fauna, la pianificazione e gestione territoriale e faunistica e il controllo dell’attività gestionale svolta dagli ATC. E’ addirittura previsto che la Provincia può sostituire il Presidente dell’ATC se questo non dovesse attenersi ai regolamenti emanati dalla Regione. Quindi la Provincia ha anche un potere sostitutivo. Questo significa che deve esserci un attento controllo e che la gestione deve essere coerente alle normative.
Agli ATC è riconosciuto il compito di gestione della fauna nel territorio di competenza.
Sono state introdotte nella l.r. n. 7/95 nuove disposizioni inerenti la definizione di territorio agro-silvo-pastorale soggetto a pianificazione faunistico-venatoria; è stata ovvero prevista una nuova ripartizione della superficie ai fini della pianificazione faunistico-venatoria che viene poi determinata nel piano faunistico che le Province adottano ogni cinque anni sulla base dei criteri ed indirizzi regionali approvati dall’Assemblea legislativa su proposta della Giunta. Per cui anche qui i piani regionali saranno sempre ad indirizzo della Giunta e poi dovranno passare all’approvazione dell’Assemblea legislativa.
Un’altra innovazione di rilievo rispetto al testo originario della legge 7/1995 è rappresentata dall’istituzione dell’Osservatorio faunistico regionale, sede che ha il compito di assistere sul piano scientifico la Giunta regionale fornendo informazioni di carattere tecnico in merito alla fauna selvatica di interesse venatorio e naturalistico, inoltre verifica l’entità e gli effetti del prelievo venatorio sul territorio regionale. Ciò al fine di una caccia sempre più programmata e attenta ai problemi scientifici.
L’organismo ha il compito di monitorare l’applicazione dei criteri e degli indirizzi regionali per la pianificazione faunistico-venatoria da parte dei piani faunistici provinciali e promuovere l’applicazione di corrette tecniche di gestione faunistica.
In sostanza l’istituzione dell’Osservatorio nasce dalla considerazione che la caccia non è soltanto più un fenomeno sportivo e ricreativo, oggi va inserito in un contesto più ampio, al centro del quale si trova il tema della gestione e della salvaguardia dell’ambiente naturale e delle specie animali (sicuramente quelle che non fanno danni).
Ulteriore significativa innovazione rispetto alla disciplina è l’approvazione da parte dell’Assemblea legislativa regionale della proposta di calendario venatorio formulata dalla Giunta. Altro fatto rilevante. Un calendario venatorio approvato attraverso un atto amministrativo, infatti, è impugnabile di fronte al Tar in qualsiasi momento, può essere annullato anche la sera prima dell’apertura della caccia. Mentre un calendario approvato con legge può essere ricorso ma comunque va al Consiglio di Stato, quindi ha un iter molto più lungo e la risposta lascia molto più tempo per modificarlo casomai fosse sbagliato.
Le Province consolidano la propria funzione di salvaguardia della fauna adottando i piani faunistico-venatori e provvedono ad istituire: le Oasi di protezione, che sono un patrimonio ambientale e faunistico; le Zone di ripopolamento e cattura, anche su richiesta degli ATC, e la loro gestione può essere attribuita dalla Provincia all’ATC in base a un piano di gestione approvato dalla Provincia stessa. Ossia a dire, lo do in gestione, ma il piano di gestione lo approvo io e poi periodicamente controllo che sia rispettato; i Centri pubblici di riproduzione della fauna selvatica su richiesta degli ATC.
Le nuove disposizioni inerenti i suddetti istituti assicurano un maggior raccordo tra le funzioni svolte dalle Province e quelle degli ATC.
E’ da sottolineare che le Province svolgono una funzione di controllo sull’attività di gestione posta in essere dagli ATC. In particolare è previsto che le Province approvano il piano quinquennale e verificano i risultati dai programmi annuali degli ATC.
Sono state apportate delle modifiche agli articoli inerenti le funzioni degli ATC, in particolare sono stati definiti i compiti di gestione faunistica del territorio di competenza, prevedendo che i comitati di gestione, entro tre mesi dall’approvazione del Piano faunistico provinciale, devono presentare alla Provincia un proprio piano quinquennale nel quale prevedere: la pianificazione territoriale delle aree di rispetto con indicazioni delle relative modalità gestionali; le modalità di gestione faunistica del territorio di caccia programmata; i piani di intervento finalizzati al miglioramento ambientale e alla realizzazione di pratiche agricole favorevoli all’incremento della fauna.
Alla Provincia è riconosciuto il compito di verificare la conformità del Piano quinquennale dell’ATC con il Piano faunistico-venatorio provinciale e di approvare il relativo Piano degli ATC.
Inoltre è stato previsto che i comitati di gestione ogni anno devono presentare un programma annuale dell’attività alla Provincia che può richiederne la revisione in caso di difformità.
E’ stato stabilito che gli ATC risarciscono i danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole nelle zone di ripopolamento e cattura, nelle zone di sperimentazione e nei centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica, nel territorio di caccia programmata. Le Province, invece, continuano a provvedere al risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica nelle Oasi di protezione.
Spiego meglio. Prima gli ATC risarcivano i danni nel territorio libero di caccia, le Province nelle Zone ripopolamento e cattura e nelle Oasi di protezione. Attualmente abbiamo invece accentrato tutto negli ATC. Perché chi fa la gestione sul territorio deve essere responsabile anche del pagamento dei danni. Questo perché la mano sinistra deve sapere quello che fa la mano destra, ovvero non ci possono essere due enti in cui uno fa una cosa e uno ne fa un’altra. Ci vuole un unico ente che gestisce e poi pensa anche alla prevenzione e al risarcimento dei danni.
Sicché viene costituito un comitato presso le Province così composto: due ATC, tre componenti degli agricoltori e dei cacciatori, un esperto nominato dalla Provincia. Ed è presieduto dal dirigente della Provincia dove risiedono gli ATC.
Diciamo che c’è una sinergia tra gli ATC e le Province, ma la responsabilità primaria del pagamento dei danni è degli ATC.
E’ da evidenziare, però, che alla Giunta è demandata la definizione delle modalità e dei criteri di erogazione dei contributi in questione. Ossia la Giunta regionale, affinché ci sia uniformità in tutta la regione, stabilisce dei criteri, delle modalità per l’erogazione dei contributi. Non può essere che, ad esempio, l’ATC 1 di Pesaro fa in un modo e l’ATC 8 di Ascoli Piceno fa in un altro, deve esserci un unico regolamento e un unico modo di erogare il risarcimento dei danni.
Gli ATC provvedono anche all’erogazione di contributi per interventi, previamente concordati con la Provincia, per la prevenzione dei danni medesimi.
E’ stato previsto, inoltre, ai fini del contenimento della spesa, un revisore unico per ciascun ATC.
E’ stata introdotta una normativa più dettagliata inerente la gestione faunistico-venatoria degli ungulati, finalizzata alla conservazione della specie presente sul territorio regionale, in rapporto di compatibilità con l’ambiente, a tutela della biodiversità e della sostenibilità dell’agricoltura.
Al riguardo la Commissione ha proposto l’inserimento di un apposito articolo che stabilisce i contenuti essenziali del regolamento, che è approvato dalla Giunta previo parere della competente Commissione assembleare. Il che significa che il regolamento che la Giunta approverà sarà discusso con un parere della Commissione assembleare competente (la terza), sede in cui avremo dunque modo di verificare che sia fatto nel miglior modo possibile.
Con un emendamento condiviso dalla terza Commissione si propone una nuova ripartizione dei proventi derivanti dalle tasse regionali in materia di caccia. La nuova ripartizione, che tiene conto anche dei dati tratti dal bilancio regionale, secondo noi appare maggiormente in linea con l’attribuzione delle funzioni risultante dalla proposta di legge.
In particolare è previsto che il fondo regionale venga suddiviso in due quote. Il 50% del fondo di circa 750 mila euro (il totale del fondo è infatti di circa un milione e mezzo), ripartito secondo le seguenti modalità: 15% alla Regione; 80% alle Province; 5% alle associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale e operanti nella regione.
L’altra quota, pari al 50% per cento del fondo, sempre di circa 750 mila euro, è riservata alle Province, in minima parte per le Oasi, e agli ATC per la prevenzione e il risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica alle coltivazioni agricole.
E’ da evidenziare, inoltre, che i criteri e le modalità di concessione dei contributi in questione vengono stabiliti con deliberazione della Giunta regionale, previo parere della competente Commissione assembleare, affinché anche qui ci sia uniformità a livello regionale.
Quindi, in conclusione, al di là delle polemiche e delle critiche che la materia della caccia suscita da sempre, sono convinto che la terza Commissione, approvando questa modifica di legge, abbia dato una risposta concreta alle richieste provenienti dal mondo venatorio, agricolo e ambientale.
Per discutere in merito a questi argomenti abbiamo impiegato mesi, anni, e l’abbiamo potuto fare anche perché ci sono state vicine persone essenziali. Voglio citare Massimo Misiti, il dirigente della Commissione, persona competente ed esperta che ci ha dato un contributo essenziale, la dott.ssa Barbara Sardella e la dott.ssa Sabrina Strazzi che ci hanno dato un contributo eccezionale. E voglio anche citare l’Assessore Paolo Petrini, e non lo dico per piaggeria, ma è perché ogni volta che l’abbiamo consultato ci ha sempre dato un suo parere, di cui, certo, a volte la Commissione ne ha tenuto conto altre volte no, ma questo fa parte della democrazia. E soprattutto sono stati essenziali tutti i componenti della Commissione, nessuno escluso, né di maggioranza né di minoranza. Insomma, è stato svolto un grande lavoro di concertazione, di condivisione, un lavoro di intersecazione di tutte le varie questioni, senza guardare né il segno politico né l’appartenenza, abbiamo solo cercato di fare una legge la più attenta, la più attuale, la più rispondente alle esigenze di cui ho detto poc’anzi.
Dunque ringrazio tutti i componenti della Commissione per il lavoro che hanno svolto insieme a me e che oggi in quest’Aula speriamo di portare a compimento.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Foschi.

Elisabetta FOSCHI. Inizio partendo dalla frase conclusiva dell’intervento del Presidente Badiali.
Questa legge va a modificare la legge 7/1995. Un provvedimento che ha visto la Commissione impegnata in innumerevoli sedute, in tanti confronti con le associazioni, con le categorie. Sono stati davvero diversi i mesi in cui abbiamo lavorato sempre aperti al contributo di qualunque associazione ce lo avesse richiesto.
Addirittura questa proposta di legge, non esattamente in questa formula ma molto simile, era stata presentata già nella precedente legislatura, calendarizzata e portata in Aula, ma poi non era stata votata per difficoltà politiche e per problemi tecnici. Ma lo dico soltanto per ribadire il tempo che si è dedicato a questo testo che oggi portiamo in Aula.
E’ stato un lavoro particolarmente duro. Quando si parla di ambiente, di tutela e di pianificazione della fauna si intrecciano interessi che si scatenano nel momento in cui vai a modificare qualcosa, ognuno pretende di tirare il risultato più a vantaggio di qualcuno piuttosto che di qualcun altro.
Mi spiego meglio. In genere si dice, parlando di protezione e gestione della fauna, che bisogna garantire quell’equilibrio che è già in natura e che nessuno dovrebbe andare a disturbare. Si parte quindi da questo presupposto, ma poi in realtà le stesse componenti che partono da questo non lavorano tanto al mantenimento di tale equilibrio quanto al mantenimento di alcuni interessi.
Questa è una legge, lo vediamo anche dalla presenza di pubblico in Aula, che probabilmente non soddisfa pienamente nessuno. Le rappresentanze del mondo agricolo magari volevano che venissero recepite maggiori istanze di quanto lo si sia fatto, e così forse per il mondo venatorio o per le associazioni ambientaliste.
Però penso che il fatto che nessuno si possa dichiarare pienamente soddisfatto dell’esito a cui si è arrivati misuri l’equilibrio che ha avuto la Commissione. Non c’è stato, infatti, uno sbilanciamento nei confronti di richieste, che, lo dico sinceramente, talvolta risultavano anche estreme. Certo, lo capisco, è giusto che ogni categoria cerchi di difendere l’interesse dei propri rappresentanti, ma il compito del legislatore è trovare il punto di mediazione e cercare un equilibrio. Dunque penso che questa legge lo rappresenti.
Noi dell’opposizione abbiamo sempre tenuto una posizione responsabile, come ci ha riconosciuto lo stesso Presidente Badiali, seppure su un tema così delicato avremmo magari potuto assumere un atteggiamento, egoisticamente parlando, più vantaggioso, cioè più nell’interesse del partito. Uno può dire di non essere favorevole motivando il proprio dissenso a seconda che si parli con l’associazione degli agricoltori o dei cacciatori o degli ambientalisti, invece no, abbiamo voluto assumere una posizione responsabile decisamente più difficile ma che comunque è fermamente convinta.
Le modifiche più importanti (le altre non sono così significative) apportate con questa legge - le ha riassunte anche il Presidente Badiali – sostanzialmente riguardano la gestione della fauna oggetto di caccia che è stata trasferita agli ATC. Sulla possibilità o meno di fare questo c’è stato un ampio dibattito, addirittura sulla anticostituzionalità della proposta. Bèh, noi siamo convinti che si possa fare, ma c’è una sola cosa che a nostro avviso va assolutamente impedita, la politicizzazione degli ATC.
Io sono convinta che la gestione affidata agli ATC possa tutelare tutti, perché lì sono rappresentati sia le associazioni venatorie sia le associazioni agricole e ambientaliste, ma quello che deve essere assolutamente evitato è che gli ATC possano diventare il rifugio, la sistemazione per alcuni politici per potersi meglio garantire il consenso elettorale. Questo purtroppo è successo e quindi deve essere impedito.
Io vengo dalla provincia di Pesaro Urbino dove fino a qualche tempo fa, un recente tempo fa, le due presidenze degli ATC erano affidate all’attuale capogruppo del PD, allora assessore ai lavori pubblici in Provincia, e al vicepresidente della Provincia. Bèh, penso sia da evitare. Perché l’ATC non politicizzato credo possa garantire al meglio la gestione dei territori. Quindi chiedo che su questo si sia garanti e vigilanti.
Un elemento di novità di questa legge è l’Osservatorio faunistico, che io ritengo importantissimo, purché anche questo non diventi un posto per sistemare qualcuno piuttosto che qualcun altro. Ed in questo senso vanno proprio alcuni emendamenti relativi al non pagamento dei componenti di tale Osservatorio.
L’OFR può dunque rappresentare un elemento di grande importanza. Ad oggi, infatti, non c’è una struttura che recepisca i dati, che li rielabori. E se non ci sono dati sulla presenza della fauna nel nostro territorio, ebbene, non ci potrà essere neppure una programmazione seria. Se non ci sono i dati non è possibile fare un calendario venatorio rispettoso e veritiero rispetto alla presenza della fauna cacciabile in questo territorio. E senza dati magari poi è pure giusto che ci sia qualcuno che dica che la caccia non è correttamente esercitata o che non è correttamente applicata.
Quindi l’Osservatorio faunistico regionale come istituzione è assolutamente importante però ne va garantito il corretto funzionamento.
Anche sul risarcimento danni c’è stato un amplissimo dibattito, ci abbiamo davvero lavorato tanto.
Siamo tutti convinti del fatto che l’agricoltura sia un settore importantissimo per l’economia del nostro territorio e che vada al meglio tutelata. Nessuno vuole che all’agricoltore vengano arrecati danni che poi non vengono risarciti. Abbiamo quindi pensato di trovare la soluzione nel risarcimento affidato agli ATC, proprio perché, come dicevo prima, in questo ambito c’è una rappresentanza paritaria sia dei cacciatori sia degli agricoltori. Sicché c’è reciproco interesse da una parte ad avere protezione e risarcimento, dall’altra vedere garantita la presenza della fauna.
Sul calendario venatorio (altra importante modifica fatta in questa legge) non mi voglio ripetere, già ne ha parlato il Presidente Badiali. Voglio comunque sottolineare che l’averlo istituito per legge da parte dell’Assemblea legislativa consente di evitare che ogni anno non ci sia certezza in questo senso, che ogni anno in questi periodi non si sappia che cosa a settembre sarà possibile cacciare.
E’ dunque un aspetto importantissimo su cui, tra l’altro, mi pare ci fosse una convergenza unanime da parte di tutti i componenti della Commissione.
Siamo intervenuti anche su una questione che ha riguardato recentemente molti dei nostri cacciatori, cioè la riconsegna del tesserino e la relativa sanzione per chi non lo dovesse fare. Debbo dire, però, che non sempre ha riguardato la mancata riconsegna da parte del cacciatore, spesso c’era anche un po’ di confusione su chi dovesse ritirare questo tesserino e su che tipo di ricevuta dovesse essere consegnata. Quindi ora per legge l’abbiamo messa come obbligo, così come abbiamo previsto una sanzione, pari al costo dell’iscrizione, per chi non riconsegna il tesserino.
E la consegna del tesserino è un elemento importantissimo, quindi il cacciatore deve adeguarsi non tanto per evitare la sanzione, ma perché è proprio dal tesserino riconsegnato che si possono recepire quei dati fondamentali sia utili all’Osservatorio faunistico sia importanti per l’elaborazione del calendario venatorio.
Dunque è una legge che ha cercato di tenere in pari considerazione tutte le istanze che venivano dal mondo agricolo, dal mondo venatorio e dal mondo ambientalista.
Mi unisco, in conclusione, al ringraziamento rivolto ai dirigenti e segretari della Commissione, perché davvero hanno avuto una costanza, una pazienza e una disponibilità al chiarimento nei confronti dei Consiglieri su ogni aspetto, che, come vi renderete conto scendendo nel particolare, non era così semplice e di facile comprensione.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Presidente, poche cose, perché gli interventi dei due relatori hanno toccato il merito specifico dell’articolato di questa proposta di legge.
Vorrei però tratteggiare i veri cambiamenti, dove sta la vera riforma di questa legge sull’attività venatoria e sulla tutela e prelievo della fauna selvatica.
Come ricordava la Consigliera Foschi, questa legge era già arrivata in Aula nell’ultima seduta utile della precedente tornata legislativa, ma per ragioni di maggioranza non venne votata, vi fu una sorta di defezione della maggioranza, non potemmo cioè votarla perché mancò il numero legale.
Ma devo dire che molto spesso il tempo che passa ci aiuta, infatti questa legge è stata ulteriormente migliorata ed approfondita, con il fondamentale contributo – come ricordavano entrambi i relatori - dei dirigenti, degli uffici e della Commissione stessa. Insomma, abbiamo perso del tempo ma oggi la legge arriva in Aula sicuramente migliorata rispetto al testo che personalmente seguii anche nella tornata precedente. Dunque abbiamo fatto un lavoro aggiuntivo molto utile.
Questa legge in realtà - e lo dico anche agli amici che si rifanno allo schieramento ambientalista - non è che agisce sul prelievo, non è una legge che aumenta le specie cacciabili, non è una legge che aumenta le giornate di caccia, non è quello, non sarebbe nemmeno nostra competenza, dovremmo richiamarci alla legge 157, è bensì una legge che agisce esclusivamente sul miglioramento e l’aggiornamento della gestione, chiarendone meglio le funzioni, sia quelle istituzionali in capo alla Regione e alle Province, sia quelle degli Ambiti territoriali di caccia che direttamente sono legate alla gestione. Seppure ci siano, è vero, delle piccole modifiche di alcuni articoli che ritoccano alcuni tempi di caccia.
Quindi è una vera riforma in quanto tocca tutti gli articoli della legge 7, sono 40 articoli, li andiamo a modificare tutti.
La precedente legge è del 1995 quindi aveva bisogno di essere rivista, in quindici anni sono cambiate tante cose, ad esempio per quanto riguarda anche gli istituti di tutela. Quindi, ripeto, è una vera proposta di riforma.
Qual è la domanda su cui si è ragionato? La semplifico un po'. La legge 7 mette in campo gli Ambiti territoriali di caccia, dice che l’attività della gestione della fauna selvatica a fini venatori è demandata a una struttura privatistica ad emanazione di diritto pubblico senza finalità di lucro, quindi l’Ambito sociale di caccia. Un Ambito che sopravvive e fa i bilanci con le quote sociali. Allora la domanda di fondo è stata: sono passati sedici anni, li vogliamo superare e fare in modo che tutto ridiventi di competenza delle Province oppure vogliamo rafforzare, chiarire meglio le competenze degli Ambiti territoriali di caccia? Questa è stata la domanda! E siccome abbiamo pensato che le competenze gestionali dovevano stare più vicino al territorio, ovvero passare a chi compone l’ATC, cioè ambientalisti, agricoltori e cacciatori, allora abbiamo voluto proporre una legge che chiariva meglio le competenze e le funzioni di controllo, di vigilanza e gestionali; se i soci pagano le quote sociali - la semplifico un po’ - allora più potere ai soci. Non poteva essere altrimenti. Un bilancio di un Ambito territoriale di caccia è basato sulle quote sociali, quindi è evidente che o superavi l’Ambito oppure lo rafforzavi, non c’era un’altra strada.
Queste stesse esperienze sono state fatte anche in Toscana, con un effetto un po’ a fisarmonica, prima sono andati sugli Ambiti sociali, poi li hanno richiamati come enti strumentali, poi di nuovo trasferiti come strutture privatistiche senza finalità di lucro. Insomma, anche loro hanno vissuto un’esperienza che mano a mano nel corso degli anni è passata attraverso varie modifiche.
Ma ovviamente questa legge non si ferma solo a questo tema, affronta tutti gli articoli, li riforma, interviene sugli istituti, c’è l’Osservatorio faunistico.
Come ricordava la Consigliera Foschi l’Osservatorio faunistico è diventato uno strumento della legge.
Anche il calendario venatorio non viene più approvato come atto amministrativo di Giunta, viene inserito nella legge che in qualche modo mette due paletti. Il primo rispetto alla certezza di chi paga la quota sociale, il cacciatore, che sapendo che quel calendario venatorio esce tutti gli anni a giugno per tre anni, la quota sociale viene versata con la certezza della conoscenza del calendario stesso. Inoltre si è anche più al riparo da eventuali ricorsi.
Ma c’è anche un punto debole, perché se il calendario venatorio viene votato dall’Assemblea legislativa anche le eventuali modifiche, ovviamente, devono tornare in questa sede legislativa. Per cui bisogna farlo bene affinché non debba essere modificato l’anno dopo dall’Assemblea legislativa, un iter che produrrebbe tempi diversi rispetto a delibere di Giunta che sono atti amministrativi più semplici.
Dunque queste, secondo me, sono le questioni vere di questa legge.
C’è inoltre un elemento nuovo (che ormai è diventato vecchio) ed emergente, la modifica delle consistenze faunistiche nel territorio regionale.
Nel 1996 il fenomeno ungulati aveva un impatto di gran lunga minore. Mentre negli ultimi quindici anni la presenza degli ungulati è diventata addirittura un’emergenza. Non potevamo non tenerne conto.
E’ un tema, quindi, su cui questa legge cerca di fare chiarezza. Sarà sufficiente questo passaggio? Non lo so, ma spero di sì. Dobbiamo in ogni caso fare in modo di risolvere quel conflitto che ormai registriamo giorno dopo giorno fra il mondo agricolo e il mondo venatorio, ovvero tutti i temi che riguardano l’agricoltura e la caccia nella prevenzione. Quindi: certezza nella prevenzione, certezza delle risorse per pagare i danni, competenze specifiche riferite a ogni singola struttura che ha funzioni in questa materia. Tutti temi che questa proposta di legge cerca di risolvere e quanto meno di migliorare.
Ecco quali sono, secondo me, gli elementi che non potevamo non considerare, era passato troppo tempo rispetto al verificarsi di fenomeni completamente nuovi. Dal punto di vista ambientale sedici anni sono un’eternità, è cambiato molto, alcune specie sono arrivate, altre sono sparite. Dovevamo quindi fare uno sforzo per far aderire meglio la normativa regionale a certe situazioni di modifica ambientale.
Sicché abbiamo fatto uno sforzo, secondo me, molto interessante, molto impegnativo. Peraltro ulteriori aggiustamenti li potremo fare anche successivamente, non penso che ogni volta si fa una riforma di una legge questa la si debba considerare blindata per sempre.
Certo, come dicevano anche i colleghi Badiali e Foschi, è una legge che potrebbe non accontentare tutti, c’è ancora qualche cosa non condivisa, ma la mediazione composta tra Province, ATC, associazioni venatorie, agricole, ambientaliste, ha comunque portato a una sintesi abbastanza alta.
Dunque i temi sono, e concludo, mantenimento sul territorio della regione Marche degli Ambiti di caccia, una maggiore competenza di questi a livello gestionale, Regione e Provincia che sono legislatori e controllori dei temi che riguardano l’attività venatoria e la tutela della fauna selvatica.
L’altro tema, cogliendo fino in fondo che la presenza degli ungulati in questa regione è diventato in questi ultimi anni un fatto straordinario, è che questa legge vuole fare in modo che i conflitti vengano evitati, perché fra mondo venatorio e agricolo ci deve essere per forza una totale sinergia e condivisione. Ma non è questo il passaggio finale, sarà infatti il regolamento sugli ungulati della Giunta che risolverà questa cosa, che appunto è l’altro pezzo che a fianco di questa legge potrà garantire, aggiustare e migliorare l’impatto di certa fauna sull’agricoltura.
Lo sforzo quindi c’è stato per cui questa legge dovrebbe produrre buoni risultati.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carloni.

Mirco CARLONI. Ci apprestiamo ad approvare la nuova legge quadro che sostituirà la l.r. 7/95. Colgo l’occasione per ricordare il mio concittadino, Alberto lacucci, fu lui che da questi banchi volle fortemente questa legge, lavorò affinché nella nostra regione ci potesse essere una normativa adeguata all’esercizio dell’attività venatoria.
E l’attività venatoria nella nostra regione avviene nello spirito di conservazione e di protezione dei nostri ecosistemi. Ci tengo particolarmente a segnalarlo. Però molto spesso la categoria dei cacciatori viene ingiustamente criminalizzata e direi anche un po’ ghettizzata, quando invece contribuisce in misura notevole, anche attraverso le tasse versate, agli interventi di tutela ambientale e al ripristino di tanti siti del nostro ecosistema.
In questi quindici anni, come già detto, l’attività venatoria è cambiata molto, ma è anche cambiato molto il nostro paesaggio e la fauna stanziale.
Personalmente giudico positivamente questo impianto normativo, Presidente, quindi alla fine il mio voto credo sarà favorevole, lo annuncio sin d’ora, però ci sono ancora tanti punti che andrebbero chiariti e migliorati. Dunque questa è l’occasione per discuterne in modo concreto ed entrare nel merito.
Ritengo che il ruolo degli ATC e delle associazioni locali rappresentanti il territorio sia molto importante e fondamentale. Esse rappresentano anche un esempio di sussidiarietà. Forse alla fine le associazioni private possono anche far meglio delle istituzioni, con tutti quei passaggi burocratici che a volte ci inventiamo.
Così come importante è la validità triennale del calendario venatorio regionale. Una novità sicuramente attesa. L’attività venatoria deve infatti avere stabilità, non che ogni anno bisogna andare con il cappello in mano a capire che cosa succederà nel nostro sistema regionale.
Però, come dicevo poc’anzi, ci sono delle criticità. La prima in assoluto è l’assegnazione in deroga di alcune specie cacciabili. In alcune regioni questa normativa negli ultimi anni è cambiata parecchio mentre la nostra purtroppo è rimasta molto indietro.
Per non riportare altri esempi, che per noi marchigiani sarebbero impensabili, come la pecora, il fringuello e altri animali, cito soltanto l’esempio dello storno, un uccello che vediamo in quantità enormi e spropositate e che quindi provoca un danno all’agricoltura che possiamo verificare quotidianamente. Questo animale non riusciamo ad abbatterlo con regolarità e in modo serio, ma perché? Perché non abbiamo dei dati chiari, raccolti in modo scientifico e qualificato, che ci potrebbero consentire, con un censimento serio, appunto, di dichiararne la possibilità in deroga di abbatterlo.
Questo ci deve far riflettere. Molto spesso sulla demagogia dei dati scientifici si è voluto creare un attacco vero e proprio al nostro sistema venatorio, invece occorre una rilevazione oggettiva dei dati sulla presenza di alcuni animali, come pure sulla loro causa di morte. Molti storni, infatti, li troviamo morti nei campi per malattia naturale, e questo è molto significativo. E sul totale della loro mortalità probabilmente la caccia incide ben poco, molto spesso è più la burocrazia che ci inventiamo che non delle vere soluzioni per l’attività venatoria.
Così come è inaccettabile prorogare ancora l’istituzione di un regolamento specifico, che includa anche incentivi mirati, sulla prevenzione danni e sulla caccia al cinghiale, causa di ingenti danneggiamenti alle colture non più sostenibili.
E questo è uno dei temi che soprattutto nell’entroterra di tutte le nostre province è particolarmente sentito. Quindi credo che mai come ora sia necessario predisporre un regolamento per l’abbattimento degli ungulati. Penso sia veramente un tema che se non trattato finirebbe per mettere i cacciatori contro i coltivatori in una guerra tra poveri. Una cosa che non possiamo permetterci.
Dobbiamo cercare di rendere l’attività venatoria non troppo vincolata da regole, che siano regole rispettabili, facili da comprendere e corrette dal punto di vista ambientale. Invece troppo spesso cerchiamo di creare dei sistemi burocratici proprio per disincentivare l’attività venatoria.
Resto poi perplesso – e su questo ho fatto anche un emendamento – sulla proposta di riduzione dal 10% al 5% dei proventi derivanti dalle tasse regionali da trasferirsi alle associazioni. Mi sembra vada in una direzione sbagliata. Spero che l’emendamento che ho proposto venga accolto così da ripristinare questa situazione, ossia che i contributi che danno i cacciatori possano rimanere in percentuale come oggi a disposizione degli stessi.
Occorre evidenziare inoltre l’incongruenza che esiste tra il trasferimento agli ATC del 55% di risorse derivanti dalle tasse regionali e il mantenimento delle funzioni in capo alle Province. Le risorse economiche da sole non sono sufficienti. Dobbiamo dare mandato agli Ambiti di gestire la fauna e l’ambiente oggetto di caccia, i tavoli e le commissioni tecniche, di espletare le principali funzioni amministrative. Dobbiamo affidare loro la conduzione e la pianificazione delle aziende faunistico e agro-turistico-venatorie, che rappresenterebbe la vera svolta nei rapporti interassociativi. Viceversa resterebbero nient’altro che dei “tesorieri politici imbavagliati”, come abbiamo visto molto spesso accadere nelle nostre province.
Alle Province dovrebbe spettare, invece, il compito di redigere una relazione sulle tipologie di attività svolte sul territorio affinché siano in linea con gli indirizzi regionali, coordinare e monitorare quanto gestito dagli ATC di riferimento. In modo da non creare troppi soggetti sul territorio ove poi ognuno crea una non uniformità di comportamento rispetto all’altro.
A questo proposito ho sottoscritto un emendamento che prevede non solo un regolamento per le procedure di risarcimento dei danni dove sia chiaro come queste devono avvenire, ma soprattutto tende ad istituire uno sportello unico affinché la pratica amministrativa sia gestita da un solo soggetto amministrativo, senza, ripeto, dover andare con il cappello in mano da tutti i vari soggetti che sul territorio si occupano di questa materia. Soggetti che molto spesso non ricevono nessuna risposta, se non magari in modo difforme, perché poi ogni Provincia e ogni ATC gestisce il rimborso con tempi e modalità diversi.
Per dare un segnale di discontinuità e di buona politica ho posto anche un emendamento riguardo la commissione tecnico-scientifica e gli organismi di controllo previsti. In particolare vorrei segnalare a tutti i colleghi che sull’Osservatorio faunistico regionale, proposto come un soggetto importante per la scelta soprattutto delle deroghe in quanto fa dei censimenti e dà dei dati scientifici, ritengo debba esserci un’attività senza compensi, in qualche modo di volontariato e di impegno vero per chi ha la passione per la caccia.
Dunque che non ci siano dei sistemi a stipendio sopratutto nell’Osservatorio faunistico regionale, dove molto spesso i cacciatori si sentono utilizzati con i loro soldi e poi magari vedono il crearsi di posti dati a persone poco appassionate di politica ma molto a caccia di poltrone.
Mi riservo di spiegare durante la discussione gli altri emendamenti presentati.
Vorrei concludere con una considerazione. La caccia è un patrimonio di tradizioni e di valori che secondo me non dobbiamo perdere. Nella nostra regione ci sono 36 mila cacciatori, molto dei quali, come è capitato anche a me, tramandano questa attività da padre a figlio. Insomma, c’è una vera e propria cultura, ma non è una cultura che pensa alla devastazione, all’abbattimento, all’accanimento, è bensì una cultura che porta a conoscere l’ambiente, a starne a contatto, a capire i rumori, i colori, aspetti invece molto spesso dimenticati da chi dell’ambientalismo fa una bandiera ma che poi in mezzo a un bosco o dentro un fiume non ci va mai se non attraverso You Tube.
Dobbiamo capire quali sono le tradizioni che hanno fatto parte della nostra cultura e cercare di preservarle, senza accanirci burocraticamente per disincentivare questa attività, che da sempre rappresenta un importante valore per il nostro territorio.
Rispetto alla guerra che stiamo innescando tra coltivatori e cacciatori credo che la Giunta abbia delle responsabilità, ma ne avrà di ancora maggiori se non procederà immediatamente con un regolamento sugli ungulati e soprattutto se non opererà un chiarimento burocratico su come gestire i risarcimenti.
Ripeto, ci sono diverse previsioni di danni che devono essere tenute in considerazione, perché, come hanno detto il collega Ricci e la collega Foschi, la massiccia presenza di ungulati, che quindici anni fa era incalcolabile a differenza di oggi, sta creando dei danni oggettivi. Allora questo non può non farci riflettere sul fatto che il cambiamento delle norme deve seguire il cambiamento della situazione, un cambiamento che c’è stato e che sarà sempre in corso, e che ci sono delle colture devastate continuamente dagli animali.
Di tutto questo siamo noi che dobbiamo farcene carico e di conseguenza a cambiare anche le norme relative.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ritengo che questa legge sia sbagliata proprio nei suoi architravi, quelli che ha ricordato prima anche il Consigliere Ricci. Ovvero dà competenze pubbliche, specialmente quelle della Provincia ma in parte anche quelle della Regione, agli Ambiti territoriali di caccia, che appunto diventano gestori del territorio di caccia, territorio che si sovrappone al territorio naturale, e quindi gli ATC di fatto diventano gestori anche del territorio naturale. Insomma, fa sì che i cacciatori decidano le politiche della gestione del territorio naturale e in generale delle politiche ambientali e naturalistiche.
Mi veniva sottolineato da un Consigliere che negli ATC ci stanno tutti, è vero, ma lì la maggioranza è comunque dei cacciatori, non dimentichiamocelo!
Tanto è vero che per far sì che il territorio di caccia e quindi il territorio naturale sia gestito dai cacciatori solo in una certa direzione è stato anche inventato un Osservatorio regionale. Cioè in una fase in cui si vogliono eliminare tutti i carrozzoni noi ne inventiamo di nuovi, e qui è appunto l’Osservatorio faunistico regionale.
Perché questo? E’ per superare i pareri dell’Ispra, ovvero quell’organo che tutte le Regioni italiane utilizzano per avere informazioni sui dati faunistici, sulle modalità o magari per sapere se una certa specie è in esubero o è da sottoporre a caccia in deroga e così via. In tutta Italia questo lo fa l‘Ispra. Eh, sì, lo fa l’Ispra! E non è un organo eversivo! L’Ispra è un organo del Ministero dell’ambiente, però per i cacciatori marchigiani questo pone troppi paletti. E mi sorprende che la Giunta, l’Assessore all’agricoltura, l’Assessore all’ambiente, accettino questo nuovo organismo, che secondo me è appunto un controsenso, è solo un appesantimento burocratico.
Tra l’altro in certi momenti c’è anche il doppio parere dell’Ispra e dell’Osservatorio faunistico regionale. Voglio capire a quel punto chi potrà avere ragione! Faremo una guerra tra osservatori!
Addirittura l’Osservatorio faunistico regionale, siccome come organo tecnico potrebbe essere troppo libero, verrà affiancato da un comitato ad elezione politica che darà indirizzi per l’osservatorio. Mai vista una burocrazia tanto spinta!
Non ne non capisco proprio il perché, visto peraltro che nella regione Marche i cacciatori basta che vanno dal Presidente della Giunta o da qualsiasi partito poi ottengono tutto! Non capisco perché si è voluto costruire questo apparato mostruoso per poi di fatto far continuare a decidere ai cacciatori riguardo al territorio regionale e sulle questioni della caccia.
Del fatto che l’architrave della legge sia un obbrobrio l’ho già detto in premessa, quindi vado ad altri questioni concrete.
Ad esempio un emendamento importante che ho presentato è quello che prevede di inserire un vincolo decennale per la protezione della fauna selvatica sulle zone boscate percorse dal fuoco. Questo disincentiva gli incendi dolosi e inoltre permettere ai territori di ricrearsi.
Un’altra questione fondamentale che ho affrontato è quella che riguarda gli ungulati. Qui è stato detto che c’è una contrapposizione tra agricoltori e cacciatori, ma secondo me è una contraddizione più che ovvia. Perché? Perché l’allevamento dei cinghiali è allo stato brado ed è pagato dagli agricoltori i cui profitti, però, vengono poi usufruiti solo dai cacciatori.
In base allora a questa riflessione ho presentato un emendamento che dice una cosa semplicissima: nelle aree a libera caccia gli agricoltori che hanno subito danni alle colture possono dotarsi di chiusini per la cattura dei cinghiali da porre sul proprio fondo, al fine di contenere gli animali in eccesso. Il valore commerciale degli animali, determinato dalla Giunta, verrà detratto dal valore del risarcimento dei danni alle colture. In questo modo gli agricoltori avranno la possibilità, catturando appunto i cinghiali con dei chiusini (le cui modalità sono già stabilite, in alcuni parchi addirittura sono già state attuate), di conferirli ai macelli autorizzati oppure di inviarli ad allevamenti inseriti nell’anagrafe allevamenti (quindi allevamenti in possesso di autorizzazioni), dopodiché potranno prendere il corrispondente del peso della carne che conferiscono a scomputo dei danni subiti.
Penso sia una modalità democratica, va incontro al fatto che c’è un sovraffollamento di cinghiali, inoltre fa sì di non porre più in contraddizione i cacciatori con gli agricoltori, perché se ci saranno troppi cinghiali in questo modo ne potranno beneficiare anche gli agricoltori.
Un’altra questione, sempre rispetto ai cinghiali, è la regolamentazione di questa selvaggina abbattuta tramite la caccia. Selvaggina, infatti, che attualmente viene commercializzata senza nessuna modalità e nessun regolamento. Faccio un esempio. Un agricoltore che magari ha tre maiali deve portarli tutti e tre al macello per la verifica sanitaria. Invece, da quello che mi risulta, le squadre che abbattono i cinghiali – ne uccidono anche 20-30 a battuta - portano alla verifica sanitaria le interiora di un solo capo, dopodiché provvedono da soli alla separazione delle carni e alla sistemazione nei frigoriferi ecc. ecc..
Io invece dico che ogni capo abbattuto deve essere oggetto di verifica sanitaria e la lavorazione delle carni deve avvenire esclusivamente in luoghi autorizzati dalle autorità sanitarie che provvedono a verificare il luogo di lavorazione, i mezzi di refrigerazione e trasporto. Inoltre che per la violazione di questo ci sia una multa. Non è possibile che nei ristoranti, ad esempio, si mangi carne che magari viene da abbattimenti diretti che, appunto, non hanno subito controlli sanitari. E ricordo che il cinghiale è tra gli animali che trasmette malattie direttamente all’uomo.
L’ultima questione che ho voluto sollevare riguarda l’impatto che ha la caccia sulle attività con cui interferisce. Ho proposto una norma che vieta l’esercizio venatorio a distanza inferiore di 500 metri dai luoghi di interesse economico o sociale legati al turismo e alla fruizione dell’ambiente, specificatamente: agriturismo, country house, alberghi, ristoranti, maneggi. Ritengo che le attività commerciali e gli stessi fruitori che le utilizzano a scopi turistici non possono essere messi in difficoltà perché accerchiati da stuoli di persone che sparano. E l’istituzione di queste aree di rispetto, prosegue l’emendamento, avviene dietro richiesta motivata alla Provincia con presentazione di idonea documentazione. Dopodiché la Provincia darà o meno l’autorizzazione entro sessanta giorni dall’istituzione delle aree di rispetto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Devo dire che l’ultimo intervento, seppure non ne condivida il giudizio complessivo dato sull’impianto normativo, ha comunque posto all’attenzione dell’Assemblea una serie di problematiche dalle quali non si può sfuggire.
Effettivamente è un po’ grottesco che nel 2011 si vada ancora a ricercare un modo di procedere per categorie quasi a pareti stagne: mi schiero con gli agricoltori o mi schiero con i cacciatori? Mi schiero con i cacciatori in gruppo o con i cacciatori singoli? E via dicendo.
In ogni caso ritengo che questa legge sia positiva, innanzitutto perché applica un po’ di sana sussidiarietà all’interno della filiera delle nostre istituzioni. Se ancora immaginassimo una caccia senza una adeguata regolamentazione, senza chiarezza su chi merita essere cacciatore e ambientalista rispetto invece a chi fa un uso sconsiderato del territorio, è ovvio che potremmo trovarci di fronte (lasciando appunto i vecchi schemi normativi) sia ad un indebolimento del mondo della caccia dal punto di vista qualitativo, sia ad un mantenimento dei costi per le istituzioni.
Io trovo sconcertante quando vedo che c’è ancora chi vuole portare avanti una gestione diretta delle Province, perché laddove ad esempio potrebbe esserci un contenzioso fra mondo agricolo e mondo dei cacciatori ci troveremmo di fronte a una Provincia che dovrà mettere le toppe e quindi pagare i danni e quant’altro.
Credo che in primis si debba fare uno sforzo per mettere il mondo della caccia nelle condizioni di non essere odiato, di essere un mondo trasparente e comprensibile a chi non è cacciatore. Ma per fare questo occorre innanzitutto dare la gestione agli ATC. Dare un ruolo primario, con oneri e onori, al mondo dei cacciatori e delle associazioni venatorie secondo me è una forma di responsabilizzazione necessaria. Perché? Perché ancora oggi la maggior parte delle persone vede nella caccia lo svilupparsi di uno sport crudele, quando invece è tutt’altro, seppure all’interno, purtroppo, ci siano anche persone che sicuramente rovinano l’immagine di questa attività.
Io penso che proprio i cacciatori, se opportunamente qualificati, disciplinati, regolamentati, certificati, quindi non solo per convinzione ma anche per regolamentazione, siano veramente i primi ambientalisti.
I cacciatori, infatti, sono quelli che meglio conoscono le tradizioni delle specie animali, sono quelli che sanno bene come devono andare avanti i cicli naturali. E’ pertanto evidente che la loro responsabilizzazione potrà impedire che altri, ovvero quelli che si sono affacciati alla disciplina della caccia senza comprenderne niente, vadano a fare danni.
Vado ora al dibattito degli agricoltori per quanto riguarda gli ungulati. E’ evidente che è una problematica su cui si giocherà una partita anche sul regolamento, però è anche evidente che se continuerà la guerra fra il mondo agricolo che giustamente dice “subisco dei danni” e il mondo di chi caccia gli ungulati che dice “noi però non abbiamo gli strumenti chiari e netti per i censimenti, per la selezione, per il prelevamento ecc.”, poi questa dicotomia rischia di portare ad uno scontro arcaico della politica che non produce nulla.
Realisticamente credo che questa legge sia positiva, vuoi per il principio di sussidiarietà, vuoi anche per quanto riguarda l’osservatorio per i censimenti.
E’ infatti assolutamente necessario avere una visione chiara delle specie di animali presenti nel territorio, che sarà il discrimine tra chi è illegale e non lo è. Ossia, il giorno in cui avremo dei censimenti netti, trasparenti, dei punti fermi, non potranno esserci più scuse. Se su questo gli ATC sapranno autogestirsi dovremo dire loro semplicemente grazie, se invece tutto questo non verrà fatto a quel punto lasceremo ancora irrisolto il problema degli agricoltori.
Vado un altro esempio. A volte nel territorio ci sono delle schizofrenie che sono gravissime. Pensate all’area del Parco del Conero di Ancona dove sono presenti una marea di cinghiali che non vengono né censiti, né prelevati, né altro, perché essendo un’area parco i cinghiali non sono abbattibili, quindi è ovvio che poi ci ritroviamo con un Monte Conero popolato in maniera spasmodica di animali che andranno a fare danno nelle abitazioni private e agli agricoltori. Faccio allora un appello alla Commissione competente affinché ragioni anche su come poter intervenire su questo versante. Non vorrei si commettesse l’errore che alla fine i soggetti in campo sulla questione siano solo i cacciatori e gli agricoltori, perché appunto i danni provocati dagli ungulati vengono subiti anche dai cittadini.
Morale della favola, questa legge va bene, ma io l’appoggerò con una riserva, cioè ne darò un giudizio definitivo solo vedendo i regolamenti e vedendo come verrà concretizzato il ruolo degli ATC.
E’ evidente, ripeto, che chi fa caccia in modo sbagliato deve essere punito, allontanato, gli deve essere preclusa la possibilità di continuare ad avere comportamenti negativi per la comunità. Come è pure ovvio che gli agricoltori devono avere delle risposte certe sul risarcimento dei danni. Ma è altrettanto ovvio che chi può prelevare, e quindi prevenire i danni agli agricoltori, deve avere strumenti agili per poterlo fare. Quindi censimento veloce. Inoltre bisogna evitare di sovraccaricare, di massacrare di costi chi può fare prelevamenti, che siano cacciatori o altri, non si deve scoraggiare la partecipazione a questa attività sportiva.
Faccio ancora un appello, e concludo. Quando ci sarà il regolamento sugli ungulati – lo dico al Vicepresidente Petrini, lo dico a chi si occupa da anni di questa materia –, attenzione a una cosa. Ossia, noi dobbiamo garantire che chi fa certe cose abbia i titoli per farlo, ma non dobbiamo costruire circuiti chiusi, dobbiamo mantenere un’apertura mentale. Ad esempio, se le squadre hanno un numero minimo di componenti poi è assolutamente assurdo che abbiano anche un numero massimo. Perché un domani, quando comunque tutta la macchina degli ATC si dovrà finanziare anche autonomamente, sarà importante possa esserci più gente che saprà come si deve fare e che vi parteciperà.
Quindi eviterei i circuiti chiusi, semmai incoraggerei la caccia di gruppo rispetto alla caccia singola, ma non attraverso la coercizione, che è sempre un fatto negativo, di una norma, bensì attraverso gli incentivi e la condivisione.
Insomma, questa legge non ha risolto tutto, tutt’altro, seppure sia un passo avanti verso la sussidiarietà e verso una maggiore regolamentazione. E’ evidente, però, che sui regolamenti non dobbiamo fare l’errore di pensarli solo per prendere voti, bensì per ricercare una armonia tra il mondo della caccia, il mondo venatorio e il mondo agricolo. Ma soprattutto dobbiamo puntare su una cosa, ovvero che il vero cacciatore non è quello che paga una licenza o perché compra un fucile, il vero cacciatore è quello che ha background culturale superiore, quindi deve essere messo nelle condizioni di poter essere la nostra guardia ambientale.
Se faremo questo e se lavoreremo molto sul dialogo, dove l’Osservatorio regionale sarà un ottimo luogo di confronto, sicuramente vedremo calare anche quei conflitti tra le associazioni ambientaliste e le associazioni venatorie.
Se invece continueremo con la logica delle caste, che non è solo quella politica ma anche quella delle micro lobby, non arriveremo a nessun risultato. E come al solito la politica farà quanto di peggio ha già manifestato negli anni, un colpo al cerchio e uno alla botte, oggi si fa i ruffiani con Coldiretti, domani con Arcicaccia, l’importante che tutti ci votino e che tutti siano contenti. Però poi così facendo il futuro vedrà soltanto conflittualità e arriveremo al punto in cui quei pazzi che oggi dicono che la caccia è sempre e comunque negativa in realtà avranno ragione.
Se non ci sarà una risposta da parte dell’Istituzione è ovvio che prevarrà il pensiero unico. E oggi, ripeto, il pensiero unico è quello che dice che chi pratica la caccia è un criminale.
Dunque se vogliamo sconfiggere questo pensiero unico lo dobbiamo fare con una risposta decorosa e istituzionale.
Oggi con questa legge facciamo un passettino, ma non mi sento di cantare vittoria seppure la voterò, poi vedremo sui regolamenti, Assessore, cerchiamo lì di fare qualcosa che non sia a circuito chiuso.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Il giudizio su questo testo normativo non può che essere duplice. E’ un provvedimento particolare, una prima parte corposa riguarda le funzioni e la gestione amministrativa della materia, una seconda parte riguarda invece le regole del gioco pratico, cioè una serie di norme, precetti e numerini che regolano l’attività venatoria.
Il giudizio sulla parte amministrativa non è così positivo. Con questo testo, secondo me, ci siamo un po’ allontanati da quella che era la strada madre individuata dalla legge nazionale. Per la legge nazionale le funzioni amministrative vanno tenute in capo alle Province, invece questa modifica che facciamo alla nostra legge sulla caccia sposta pesantemente le funzioni amministrative in capo agli ATC (Ambiti territoriali di caccia).
Devo dire che in Commissione si è fatto un notevole lavoro con grande onestà intellettuale. E di questo devo dare merito al Presidente Badiali. Nel corso di quest’anno (che è l’arco di tempo che ci ha visti impegnati su questo testo) più volte c’è stata una marcia indietro e poi si è andati avanti, qualcuno credeva che era meglio delegare gran parte delle funzioni all’ATC mentre qualcun altro, come io e pochi altri, diceva di no, però, ecco, l’onesta intellettuale c’è stata.
E se è vero che io sono rimasto in minoranza in Commissione, non sono comunque il solo a sostenere che gli ATC, seppure è corretto ci siano perché aiutano il mondo venatorio, non possano prendere in capo alcune cose che si vogliono dar loro con questa legge.
Ripeto, non sono il solo a dirlo, lo dicono le Province attraverso il CAL, in Commissione hanno anche inviato un documento dove lo confermano. E non sono solo perché più o meno quello che io sostengo lo dice esplicitamente la legge nazionale e soprattutto, arrivo al dunque, lo dice l’Ispra (ex Infs) di Bologna.
Per coincidenza qualche giorno fa ho conosciuto un europarlamentare che quando era Consigliere regionale della Regione Veneto aveva fatto lo stesso errore che abbiamo fatto noi, e che solo questa mattina alle 10,30 mi ha fatto pervenire un testo lunghissimo dell’Ispra di Bologna dove appunto troviamo scritto cosa è giusto facciano gli ATC: “I compiti di indirizzo, pianificazione e programmazione generale del territorio vengono affidati alle Regioni e alle Province. Queste ultime, inoltre, risultano i soggetti primari cui spetta direttamente la gestione di istituti previsti dalla legge”. Su un altro passaggio di questo testo, che vi leggo solo per sommi capi, l’Ispra dice: “Come già accennato precedentemente gli ambiti territoriali di caccia potranno eventualmente creare al proprio interno zone di protezione parziale temporanea, chiamate zone di rispetto”.
Dunque non sono solo a sostenere la mia tesi, seppure, certo, non significa non possa sbagliarmi, non vuol dire, cioè, che quanto ci è stato illustrato dal Presidente della Commissione e dal Capogruppo del PD possa smentire nei fatti quello da me sostenuto. E ciò che io sostengo, appunto, che sarebbe più logico e pure più legale – qui il rischio di impugnativa ancora aleggia – e, aggiungo, anche più proficuo, è che la gestione di alcune funzioni fondamentali in campo amministrativo vengano lasciate in capo alla Provincia. Senza comunque ignorare gli ambiti territoriali e le associazioni venatorie sul territorio, bensì permettere loro, come ho previsto in alcuni emendamenti da me presentati, la piena collaborazione.
La questione deve dunque rimanere in capo alle Province, sicché, gli ATC esistono, benvengano, i cacciatori in associazioni esistono, benvengano, ma devono collaborare con la Provincia.
Questo, peraltro, è lo spirito iniziale di quella legge che oggi noi andiamo a modificare. Infatti nella prima versione – gli addetti ai lavori, i più anziani, lo ricorderanno - gli ATC nascevano con un’iscrizione obbligatoria da parte dei cacciatori, che però in alternativa alla tassa, che quella volta mi pare fosse di 50 o 100 mila lire, potevano dare due giornate di lavoro. Le Provincie è di questo che hanno bisogno! Le Province, infatti, in alcune fasi della gestione delle Zone di ripopolamento e cattura e per altre loro precipue mansioni non possono prevedere organici ciclopici, soprattutto oggi visti i tagli governativi che ci sono. Ecco perché la Regione aveva previsto la possibilità di dare alle Province due giornate di lavoro, era proprio per aiutarle nei loro scopi.
Questo era un passaggio fondamentale, nessuno lo ha ricordato, ma questo era lo spirito della vecchia legge.
Quello che si stabilisce oggi funzionerà? Non lo so. Ma io non posso nascondere di non avere molta fiducia. Perché l’ATC ha già dimostrato – certo, non in tutti i territori, ma in alcuni sicuramente sì – di aver fallito, non foss’altro per il totale mancato raggiungimento di quello che era lo scopo fondamentale.
Insomma, l’ATC doveva essere uno strumento agile. Inoltre, è comunque un contenitore di soldi pubblici. Perché non è vero, come ha detto qualcuno, che l’iscrizione è volontaria, l’iscrizione è obbligatoria, se non paghi la tassa non vai a caccia, vieni multato. Quindi visto che si dice che ci si deve iscrivere per forza, quello sarà comunque denaro pubblico. Per cui gli ATC prendono denaro pubblico direttamente dai cacciatori, lo prendono direttamente dalle Regione, a cui va una parte nella percentuale del riparto. Però poi gli ATC, ripeto, hanno fallito, perché loro già dal 1994, quando vennero istituiti, avrebbero dovuto fondamentalmente garantire lo sviluppo e il mantenimento della selvaggina stanziale. Con cosa? – e qui la legge era bellissima –. Coniugando le esigenze dei cacciatori con quelle degli agricoltori, cioè prevedendo dei sistemi di alimentazione naturale per la selvaggina che comprendessero premi per gli agricoltori, soprattutto in zone disagiate. Questa doveva essere la vera applicazione con cui si sarebbe potuto chiudere il cerchio, agricoltori e cacciatori responsabili, insieme, del territorio, dove ognuno poi potesse vedere soddisfatte le proprie esigenze e le proprie passioni.
Ma su questo hanno fallito. Non vedo allora come oggi l’ATC possa raggiungere l’obiettivo con questo ulteriore aggravio di compito e con questo ulteriore aggravio di apparato amministrativo, rispetto, appunto, a una mancata concreta azione sul territorio.
Però su questa norma gli aspetti non sono solo negativi. Va molto meglio la modifica che stiamo facendo rispetto alle regole del gioco. Prima fra tutte il fatto che si prevede un calendario venatorio attraverso il passaggio e l’approvazione da parte dell’Assemblea legislativa. Inoltre ci sono una serie di numeri che abbiamo cercato di affinare per far convivere meglio le varie fattispecie di cacciatori che esistono, c’è chi va alla stanziale, chi va alla migratoria o chi caccia ad appostamento fisso. Qui ad esempio va rimarcata l’assoluta lungimiranza e democrazia di quella norma che prevede che rispetto alle opzioni di caccia gli over sessantacinque anni debbono avere un po’ più di libertà. Insomma, sul versante dei numeri andiamo molto meglio.
Concludo dicendo che condivido molti emendamenti presentati dal Presidente Badiali, perché sono di carattere generale, perché sono emendamenti che rispetto al testo licenziato qualche settimana fa vanno un po’ verso questa direzione.
Ma in ogni caso noi del gruppo IdV stiamo facendo uno sforzo fortissimo a non esprimere un voto contrario a questo testo. Per cui spero che con gli emendamenti alcuni numeri riguardanti la pratica venatoria verranno riconosciuti anche alla forza politica che rappresento, perché ci pare un contributo necessario a questa maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Signor Presidente, colleghi Consiglieri. Credo che la terza Commissione abbia fatto un lavoro molto importante.
Voglio intanto partire da un dato di fatto. La legge 7/1995, a cui finalmente stiamo apportando delle modifiche, non ebbe nemmeno il visto del Commissario di Governo, venne approvata per decorrenza dei termini, c’erano alcune evidenti forzature.
Quindi era quanto mai opportuno che da parte dell’istituzione Regione e da parte anche del mondo democratico marchigiano più interessato a questo aspetto, arrivasse un contributo di modifica, tenendo conto, appunto, delle difficoltà che questa legge portava in sé, accanto, certo, anche a tanti fatti positivi.
Poi c’è anche un altro dato di fatto, come diceva nel suo intervento il nostro Capogruppo Mirco Ricci, ossia che dopo quindici anni una legge ha bisogno di essere modificata.
Quindi, come dicevo, è importante il lavoro fatto dalla terza Commissione. Ringrazio qui sia il relatore di maggioranza Badiali sia la relatrice di minoranza Consigliera Foschi.
Come diceva poc’anzi il Presidente Badiali, anch’io ho colto quel clima positivo, quel lavoro di ricucitura, quella collaborazione stretta che c’è stata sia all’interno della Commissione sia con il Servizio. Dove sono sicuramente prevalse passioni, competenze ed anche capacità tecnica dirigenziale.
Oggi non ho potuto ascoltare tutti gli interventi, ne ho ascoltati solo alcuni, ad esempio quello del Consigliere Binci l’ho potuto ascoltare solo in parte, e questo mi dispiace, perché su un tema come questo lui dà sempre uno stimolo interessante.
Ora però ascoltavo il Consigliere Luca Acacia Scarpetti che manifestava alcune preoccupazioni. Io credo che noi dobbiamo concentrare di più l’attenzione meno sul telaio, meno sugli aspetti istituzionali e di più sull’ambiente, per valorizzare i territori, le culture, le popolazioni, la ricostruzione di un patrimonio faunistico nel segno della tutela della biodiversità, e quindi promuovere il presidio e il lavoro delle imprese agricole di qualità, multifunzionali. Tutti aspetti che sono per noi le coordinate di riferimento, come pure della nostra azione sia istituzionale che di governo entro la quale vogliamo dare risposte positive e concrete ai cacciatori, per una pratica venatoria sostenibile ma al contempo rispettosa delle indicazioni della scienza e delle leggi nazionali ed europee.
Quindi oggi in quest’Aula si sta affrontando il tema principale della conservazione delle specie selvatiche, della gestione faunistica, ambientale, si sta discutendo della nostra agricoltura, si sta affermando il principio della sostenibilità del prelievo venatorio.
Ecco, rispetto a questo posso dire che è prevalsa da un lato la concertazione e dall’altro atti concreti, nuove norme a tutela delle produzioni agricole e dai danni procurati dalla fauna selvatica. Tra l’altro insieme ad alcuni colleghi abbiamo presentato un ordine del giorno, che sicuramente poi qualcuno illustrerà, proprio perché pensiamo che in alcune realtà – il Consigliere Zinni poc’anzi citava il Parco del Conero – bisogna agire soltanto in un modo, cioè arrivare all’eradicazione totale del cinghiale. In aree di pregio, come appunto quella del Conero, a nostro avviso non sono possibili altre soluzioni.
Anche rispetto ai danni, infatti, ritengo dobbiamo tenere presente quali siano le reali esigenze degli imprenditori agricoli. L’agricoltura deve essere considerata come un settore fondamentale per la gestione della fauna selvatica.
L’attività venatoria, quindi, va vista come un’azione per un più elevato livello qualitativo e quantitativo di biodiversità. Quindi, riassumendo, più fauna e più ambiente.
Inoltre c’è anche la necessità di raggiungere il giusto equilibrio tra conservazione del patrimonio faunistico ed esercizio dell’attività venatoria.
Tra l’altro possiamo registrare anche dei fatti positivi, penso all’incremento della fauna stanziale, penso a quello che hanno significato le colture rispetto ad alcuni luoghi di sosta della fauna migratoria.
Dunque l’attività venatoria, a mio avviso, non può che rimanere dentro un profondo impegno ambientalista. Sapendo, certo, che non c’è soltanto questo, ma che c’è anche tanta ritualità, ci sono tante passioni come pure delle sfide.
Però quando andiamo ad approvare una legge sull’attività venatoria – ci tengo a dirlo - non possiamo pensare ad una legge settoriale bensì ad un momento del governo unitario del territorio. La ricostituzione degli habitat naturali e l’incremento delle popolazioni animali riescono a concretizzarsi soltanto se c’è un territorio in grado di produrre ambiente, e quindi ecco il governo unitario. Un ambiente che ha bisogno di una sana agricoltura, di una ricchezza idrica, di un uso limitatissimo dei fitofarmaci. Come pure ha bisogno di un’attenzione legata alla scienza. Cioè noi dobbiamo fare in modo che quell’impostazione politico-culturale sia basata sulla scienza.
Quindi vanno superate, ma credo che in larga parte sia già così, le posizioni ideologiche e per di più contrapposte.
Certamente non dobbiamo pensare all’abolizione della caccia, ma non possiamo neppure pensare che si possa cacciare ovunque. Ci deve essere un’attività regolamentata. Non è possibile si possano cacciare tutte le specie, non è possibile pagare senza limiti, non è possibile aumentare il numero delle giornate di caccia. Noi vogliamo che il cacciatore divenga protagonista attivo. E’ un soggetto responsabile e quindi ci deve essere anche condivisione di idee e di progetti sulla stessa gestione faunistica.
Rispetto agli Ambiti territoriali di caccia manteniamo quella che è la loro funzione fondamentale, l’autogoverno. E autogoverno significa responsabilità, significa gestione del territorio e significa farlo insieme alle componenti che operano nel territorio, dunque insieme al mondo venatorio, agricolo e ambientalista.
Insomma, facciamo in modo che anche da questo punto di vista – seppure se ne stia parlando di meno - ci sia federalismo, ma un federalismo inteso come tutela dell’ecosistema, dell’ambiente, come maggiore autonomia e maggiore responsabilità.
Concludo facendo riferimento ad un altro aspetto a mio avviso fondamentale: la fauna è patrimonio indisponibile dello Stato.
Ecco, qui dobbiamo misurare anche una capacità riformista, quindi no al consumismo, no alla mercificazione, ma responsabilità, autogoverno, gestione attenta di quelle che sono le condizioni indispensabili per produrre la fauna.
Penso debba esserci una larga, se volete anche totale, unità sul fatto che dobbiamo agire per incrementare le popolazioni animali. Se divisioni ci devono essere, dividiamoci sul prelievo, ma almeno manteniamo la prima parte, l’incremento delle popolazioni animali.
Fatta questa considerazione, salvaguardiamo, come dicevo poc’anzi, anche i nostri imprenditori agricoli.
Pertanto anche il regolamento – ma non mi chiedo quando ci sarà, Consigliere Zinni, perché credo che questa Giunta e l’Assessore Petrini saranno in grado di farlo prestissimo – riuscirà a dare ancora più forza a questa legge, una normativa costruita con il contributo di tante componenti di questa Assemblea.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Devo dire che questa legge ha visto impegnata a lungo la Commissione. Quindi mi sento di ringraziare, non per piaggeria ma per fatto oggettivo, i relatori di maggioranza e di minoranza, Badiali e Foschi, per l’impegno personale che hanno impresso a tutta la Commissione. E’ stato un anno in cui la Commissione su questo tema si è veramente aperta al confronto con tutti i portatori di interesse che ruotano attorno al mondo venatorio e alla gestione del territorio.
Tra l’altro questo percorso seguiva quello che i colleghi presenti nell’VIII legislatura ben conoscono, allora infatti l’approvazione della legge, per motivi politici esterni all’andamento istituzionale, sfuggì proprio all’ultima seduta utile.
Penso pertanto sia quanto mai opportuno approvare una nuova legge di gestione del territorio e faunistica.
Il quadro di riferimento normativo, quindi la legge 7/1995, all’epoca vedeva un territorio con delle problematiche completamente diverse rispetto a quelle di oggi.
L’esempio più evidente, che è anche preoccupante, è quello dell’aumento esponenziale di animali non autoctoni, come gli ungulati, che oggi caratterizzano largamente la nostra regione, creando i problemi che sono noti a tutti, non da ultimo, anzi forse il primo, i danni rilevati alle persone e alle cose.
E’ per questo che mi sono sentito di firmare quella proposta, dei Consiglieri Giancarli, Acquaroli ed altri, sulla ipotesi, anche eventuale, come termine ultimo, di una estirpazione della presenza del cinghiale all’interno del Parco del Conero. Una presenza assolutamente innaturale che per la morfologia del territorio crea ulteriori problemi. Sappiamo infatti che il Parco del Conero è una zona del nostro territorio che rimane chiusa tra Ancona, la Riviera del Conero e l’autostrada. Quindi è una zona all’interno di un grande recinto dentro il quale una specie che trova soddisfazione alle proprie esigenze, che trova cioè un habitat particolarmente favorevole, poi riesce a riprodursi in maniera notevole. Però poi di questa esponenziale crescita della specie non si ha la possibilità – fino ad oggi a volte anche per stupidità da parte dell’uomo - di tenerla sotto controllo, con tutti i danni conseguenti che questo crea a persone e cose.
Proprio l’altra sera transitando per la strada del Conero ho visto un cinghiale di un quintale e mezzo che giaceva sull’asfalto accanto ad una macchina fracassata. Non vorrei essere l’uccello del malaugurio, ma siccome queste scene purtroppo si ripetono spesso, speriamo che non succeda che qualcuno uscendo di casa non vi faccia più rientro perché a causa del cinghiale va direttamente da qualche altra parte in verticale!
Vorrei sottolineare un aspetto – ritorno al quadro generale della legge –. Noi oggi non votiamo, colleghi, una legge che può impedire o limitare la caccia di una o un’altra specie, quello compete al quadro di riferimento nazionale, la legge 157, noi oggi votiamo una legge che adegua (fatti appunto salvi i capisaldi della 157) alle esigenze attuali la gestione del territorio, partendo da quello che ha funzionato e da quello che non ha funzionato nella legge 7 del 1995.
E’ normale, è giusto che sia così. E’ dunque una legge di equilibrio. E una legge di equilibrio deve tener conto dei tanti portatori di interessi. Quindi penso che la Commissione abbia lavorato tenendo conto delle giuste esigenze di tutti, sapendole coniugare in un comune denominatore che, appunto, è il testo di legge.
E non mi spaventa il fatto che ci siano tanti emendamenti, anzi, penso che sia una ricchezza. Quando una legge è emendata in maniera cospicua da parte dei Consiglieri regionali significa che è una legge, primo, partecipata, secondo, che è assolutamente interessante dal punto di vista della gestione.
Il collega Giancarli, che è uomo di esperienza - da Presidente ha anche gestito per dieci anni la Provincia, ente istituzionale chiamato in primis ad interfacciarsi con i problemi della gestione del territorio; e il Consigliere non ha usato il termine “caccia”, sarebbe riduttivo, è semmai un “problema del territorio” - prima ha detto: “lavorare per aumentare la presenza di animali”. Attenzione! Perché allora io dico - io che non faccio mistero di essere cacciatore, che però sono anche uno che si interessa dei problemi relativi alla caccia, alle migrazioni, alla presenza di animali - che oggi la presenza di grandi contingenti di fauna migratoria – ovviamente parliamo di fauna migratoria, perché la stanziale è un polo di batteria, passatemi il termine, nel senso che basta riprodurla, non c’è problema di estinzione – è assolutamente in aumento. Assolutamente in aumento! Con conseguenti grandi problematiche per l’agricoltura. E sto parlando, ripeto, di avifauna migratoria, non di ungulati, quindi sto parlando di uccelli migratori che appunto sono in grande aumento. Ma non in Italia, perché l’antropizzazione del territorio italiano non rende appetibile per l’animale la sosta e lo svernamento da noi. Però questo non dipende dai cacciatori.
Su questo vi invito a recuperare uno studio, che l’Ufficio Territorio mi sembra abbia prodotto nella scorsa legislatura, che dipinge con diverse intensità di colori il territorio regionale per farci vedere com’era costruito e utilizzato dall’uomo nei primi anni ’50 fino ad oggi. Lo abbiamo completamente consumato! Allora non possiamo pretendere che gli animali vengano da noi. Gli animali vanno dove trovano le condizioni ottimali per poter vivere, non essere disturbati e sostentarsi.
Faccio un esempio. Nella provincia di Ancona la piana da Numana a Porto Recanati in passato era un acquitrino, lì l’avifauna acquatica trovava ristoro, oggi invece è completamente costruita. Allora per quale motivo un animale dovrebbe andare a sostare lì. Va semmai in altre parti del mondo, in altre parti d’Europa.
E ricordatevi, tra l’altro, che sono state create delle zone di rispetto dei parchi, quelle sì che sono un bacino enorme e probabilmente sono anche troppo grandi per quella gestione dell’avifauna che oggi crea preoccupazione.
Immaginatevi ad esempio se per due anni chiudessimo la caccia, al terzo anno i cacciatori andrebbero inventati, dovremmo richiamarli in servizio coatto! Perché avremmo dei serissimi problemi non solo per quanto riguarda gli ungulati ma anche sulla gestione dei raccolti, perché ci sarebbe un’esplosione.
E’ solo dunque demagogia di uomini e donne ignoranti, il cui apogeo viene raggiunto da questa Ministra Brambilla che, Dio ce ne scampi, è l’ignoranza fatta in persona! Ed è un Ministro del Governo che politicamente sorreggo. Dio ce ne scampi da queste persone che non conoscendo i problemi dicono: “No! Chiudiamo”. Ma sono le stesse persone che poi quando vedono un uomo in terra lo guardano e tirano dritti e se invece vedono un cane magari si fermano a soccorrerlo. Questa è la schizofrenia della nostra società! Una sociètà nella quale è più importante un animale che la vita di un uomo. Questa è la verità! Vedo fare delle battaglie forti per la difesa di animali, che rispetto e amo, per carità, però poi vedo completamente il disinteresse rispetto ai problemi del genere umano, della persona, la sua centralità, il rispetto della vita. (…) Non banalizzi, Assessore Luchetti, sto parlando di una cosa seria!
Voglio ricordarvi anche di quella ragazza colpita da un pugno, che morente a terra tutti passavano, la guardavano e tiravano dritti. Questo è emblematico dello stato in cui versa la nostra società. E scusatemi se ho fatto questa digressione, ma ce l’avevo qui, quindi me la sono tolta. Vorrei raccontarvi anche altri fatti, ma visto che il mio tempo a disposizione sta per scadere se vi interessa semmai ve lo racconterò personalmente.
Mi avvio dunque alle conclusioni dicendo che comunque questa legge è la migliore possibile, perché frutto di una mediazione fra tanti interessi. Ritengo che il lavoro della Commissione ne abbia anche migliorato il testo rispetto a quello partorito nella scorsa legislatura che, come dicevo all’inizio, stava per essere approvato. Ma avremo modo di testarla, le leggi si verificano soltanto nella loro applicazione quotidiana.
In ogni caso c’è comunque una scommessa, che è un passo in avanti rispetto al passato. Introduciamo infatti dei criteri scientifici, l’Osservatorio faunistico regionale ne è l’esempio. Anche perché vediamo come l’Ispra (ex Infs) assolutamente non funziona. L’Assessore Petrini ne è testimone quando tentò di aprire, insieme a tanti suoi colleghi a livello nazionale, un tavolo per i calendari venatori, salvo poi che l’Ispra disse – mi corregga se sbaglio, Assessore –: “queste sono le linee guida, adeguatevi”, senza fare nessun riferimento scientifico, senza fare nessun riferimento alla presenza delle varie specie, della loro consistenza, della necessità o meno della loro salvaguardia. Quindi con un modo nemmeno empirico, io lo definisco, come posso dire, sciocco.
Invece noi con l’Osservatorio faunistico regionale intendiamo iniziare un percorso nuovo. Certo, come tutte le cose dell’uomo, se uno ci crede le riempie di contenuti, gli dà corpo, le rende operative e quindi funzionali a un giusto rapporto con il territorio, se uno invece non ci crede rimangono solo delle sigle.
Pertanto la scommessa sarà proprio quella di dare corpo, di riempire questa legge, ed eventualmente, questo è un impegno che mi sento di prendere personalmente, modificarla ed emendarla se in corso d’opera dovesse mostrare dei profili di difficoltà attuative e quindi dei problemi a chi con questa legge dovrà fare i conti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Il ruolo di Consigliere regionale è veramente impegnativo, di volta in volta ci chiama a discutere e a pronunciarci su questioni varie e rilevanti per la nostra comunità regionale.
Veniamo da una discussione molto impegnativa avvenuta nel corso dell’ultima seduta assembleare che ha assunto toni veramente importanti.
Oggi, pur apprezzando tutto il lavoro svolto dalla Commissione, non parliamo, nessuno me ne voglia, di una legge sulla caccia, bensì di una legge che fissa norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria.
Dal mio punto di osservazione – e faccio ammenda, non sono così esperto di caccia, di territori di caccia, a differenza, come vedo, di molti Consiglieri regionali – voglio far notare, intanto, che è una legge che viene da lontano, dalla passata legislatura, però oggi mi devo chiedere perché di questa ultima proposta di legge ho visto soltanto un articolato senza una relazione di accompagnamento (se non una semplice spiegazione dei singoli articoli) che mi desse modo di comprendere quale fosse l’obiettivo, lo scenario nel quale tali norme si vogliono porre come elemento di cambiamento e aggiornamento di una precedente legge regionale.
A me sembra di notare, ora che ne ho preso visione, che sia una legge di recepimento della normativa nazionale che fissa obiettivi, finalità, strumenti amministrativi, di gestione, ecc..
Certamente la nostra legge regionale n. 7 del 1995 era sicuramente datata, quindi doveva essere rivista, e le modifiche che stiamo discutendo oggi vanno comunque a toccare le sensibilità dei cosiddetti portatori di interesse.
Ma qui, se stiamo alla legge, l’unico portatore di interesse sembra essere quella categoria della fauna selvatica. Non ci sono altri portatori di interesse, la legge non tutela l’uomo.
Io non sono certo tra quelli che con toni drammatici dicono: “chi caccia è un criminale”, lungi da me questo pensiero, credo che la caccia sia comunque uno degli elementi di gestione della fauna. E oggi non potrebbe che essere così, perché sono cambiati i tempi e con essi anche molte cose. Quindi oggi la caccia, ripeto, è certamente uno degli elementi di gestione della fauna.
MA qui non siamo alla ricerca di un equilibrio tra la tutela della fauna e l’attività venatoria, perché l’attività venatoria è un elemento regolatore, è un elemento di gestione finalizzato alla tutela della fauna selvatica.
Certo, ci sono contraddizioni come pure conflitti, ma non tra i diversi portatori di interesse bensì tra le diverse categorie sociali. Parlo di categorie sociali, ma non so se sia il termine più appropriato, perché oggi come oggi, secondo me, è difficile accumunare, per esempio, gli agricoltori che fanno un’attività economica sul territorio, e quindi sono una categoria economica, con chi si dedica all’attività venatoria che sicuramente non possono essere definiti una categoria economica. E’ quindi difficile metterli sullo stesso piano, ma non perché uno abbia maggiore o minore dignità dell’altro, non è per questo, mi raccomando, qui vorrei essere compreso bene.
In questa legge vedo, come dire, un certo slittamento, la programmazione passa dalla Regione alle Province poi dalle Province l’attività di gestione, che mi sembrava fosse propria di queste ultime, passa agli ATC.
Qual è allora il motivo che ha mosso la necessità di mettere mano a questa legge? Ecco, questa è una domanda che mi rimane senza risposta e che quindi condiziona molto il mio giudizio su questa proposta di legge.
Seppure, certo, ci possono essere delle priorità, cioè durante questi anni possiamo aver compreso, ad esempio, che ci sono delle specie più vulnerabili o che c’è la questione della tutela degli equilibri ambientali.
Il Vicepresidente Bugaro ha parlato di un forte incremento di alcune specie, ma non certo in Italia, infatti a me risulta che nelle Marche si può parlare di una bancarotta faunistica, cioè la disponibilità di molte specie non è commisurata al prelievo potenziale che può essere effettuato dai cacciatori.
Personalmente potrei dire oggi che sono contrario alla caccia? No, voglio essere chiaro, semmai sono contrario a quella caccia intesa come una attività non più legata al rapporto vero ed essenziale tra l’uomo, l’ambiente e la sua capacità di sopravvivenza. Quindi io porto comunque rispetto a quelle forme di prelievo venatorio che in certi casi si rendono necessarie, come dicevo prima, per contenere le specie eccessivamente prolifiche e dannose all’agricoltura. Per cui sto con quei cacciatori che nel rispetto delle leggi e della natura esercitano la caccia come elemento di quell’antica e residua cultura rurale e montana.
Negli ultimi venti anni i cacciatori marchigiani sono quasi dimezzati, sono passati da 57 mila a 29 mila, hanno un’età media attorno ai 65 anni, la maggior parte vive nelle città e lungo la fascia costiera. E lungi da me pensare che uno che abita in queste zone non debba coltivare quel tipo di passione, però è comunque un aspetto che indica che nel tempo sono avvenuti mutamenti sociali, economici, di abitudini e altro.
E casomai ci fosse un problema per questo direi, eventualmente, che è allora nelle aree montane che per quell’attività, dentro un quadro di gestione della fauna, dovrebbe essere data soddisfazione e incentivo a quelle persone che lì hanno scelto di vivere e di rimanere; voglio qui dire una cosa simpaticamente provocatoria: se uno proprio ama così tanto la caccia da Ancona che allora vada ad abitare in un’area montana! Voglio dire, cioè, che nelle aree montane avrebbe un senso molto importante e quindi andrebbe in qualche modo riconosciuto.
Sono stati presentanti degli emendamenti, alcuni la Commissione li ha trasformati in ordine del giorno, mentre altri non sono nella scia di voler ripensare ad una Regione che fa propria un’attività accentuata di programmazione, che comunque la legge nazionale indica e usa come termine all’articolo 9 della 157.
Inoltre c’è un mio emendamento, che hanno presentato in forma identica anche altri Consiglieri, a cui tengo particolarmente, perché secondo me è un elemento di civiltà, potrebbe riappacificare parte dell’opinione pubblica con il mondo dei cacciatori. Questo mio emendamento stabilisce delle distanze congrue nelle aree rurali dove ci sono attività commerciali. Altri emendamenti riportano anche un aumento di detta distanza dalle abitazioni.
Insomma, credo che prendere in considerazione alcuni di questi emendamenti sia un segno positivo nei confronti dell’opinione pubblica. Un’opinione pubblica che, vorrei ricordare, nella stragrande maggioranza, vuoi per ignoranza o per sensibilità, è comunque orientata, se interrogata, per un no tout court sulla caccia.
Se quindi troviamo dei comportamenti più virtuosi potremmo ridurre questo gap e magari diventare tutti oggi come oggi più tolleranti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Non voglio aggiungere molto alla discussione però ci tengo a ribadire alcuni principi e a fare alcune osservazioni.
Intanto parto da un paradosso. In questo ultimo periodo mi è capitato di essere stato coinvolto indirettamente nella risoluzione di un problema riguardo il Parco del Conero, ove si intrecciano interessi turistici e interessi di promozione del territorio, e quindi economici, e interessi di tutela della sicurezza dell’individuo nei confronti di una specie, quella degli ungulati, che sta provocando danni notevoli. A seguito di un invito presso Conero Golf ho potuto notare come quotidianamente l’impatto di questa specie è veramente impressionante.
Con il Presidente Giancarli, i Consiglieri Busilacchi e Badiali ho incontrato il Presidente del Parco del Conero, quindi oggi abbiamo deciso di presentare un ordine del giorno che impegna la Giunta in merito al radicamento di questa specie fortemente presente nel Parco del Conero.
Ritengo che politicamente il legislatore debba assumersi le responsabilità e debba anche avere intelligenza nel saper affrontare i problemi, non deve incaponirsi in posizioni ideologiche che sicuramente non sono utili a nessuno, anzi, in un momento come questo fanno solo indispettire i cittadini perché non vedono risolti i problemi reali che vivono quotidianamente.
Dunque sono stato anch’io sottoscrittore insieme ad altri di questo ordine del giorno, per cui mi auguro venga approvato.
Quest’Aula ha un ruolo legislativo, di equilibrio, quindi deve assumersi delle responsabilità anche rispetto alle tematica della caccia. Tematiche che sicuramente coinvolgono sensibilità ambientaliste e interessi economici legati all’agricoltura, ma coinvolgono anche tradizioni, passioni, abitudini, direi quasi millenarie, che ci sono state tramandate di generazione in generazione fino ad arrivare ai nostri tempi.
Quindi la politica non può penalizzare, fermandosi su posizioni ideologiche, queste tradizioni, queste passioni, quelle che in epoche lontane sono state attività che hanno contribuito oltre a garantire la sopravvivenza delle famiglie anche a mantenere un equilibrio faunistico; come diceva prima il Consigliere Bugaro, paradossalmente fermare la caccia per qualche anno potrebbe significare dover poi richiamare i cacciatori alla loro passione per risolvere i problemi di un equilibrio che appunto si andrebbe a disperdere.
Quindi il legislatore deve impegnarsi nel garantire la tutela della caccia nel rispetto dell’agricoltura e nel rispetto delle sensibilità ambientali.
Però, attenzione, la tutela dell’agricoltura sicuramente ma poi non si debbono neppure inseguire i paradossi o fare demagogia. Se noi dovessimo chiamare gli agricoltori in questa Aula e poi mettessimo in una scala di priorità i problemi della caccia rispetto a quelli dell’agricoltura, credo che non ci sarebbe un agricoltore che non metterebbe la caccia all’ultimo posto.
La caccia, invece, non è un problema per l’agricoltura, certamente ci sono degli ambiti dove bisogna intervenire, tutelare, garantire, in qualche caso anche risarcire, ma non dobbiamo farne un elemento che possa fermare la legge o che possa addirittura fermare la discussione oggi in quest’Aula.
In questa legge ci sono sicuramente degli elementi innovativi importanti. Uno di questi è l’Osservatorio faunistico che, se non strumentalizzato, potrà garantire la conoscenza della situazione del nostro territorio e ci potrà garantire anche rispetto alle scelte future. L’Osservatorio faunistico potrà essere uno strumento utile anche per l’Assemblea legislativa per il fatto che adesso il calendario venatorio dovrà essere approvato con legge regionale, per cui di anno in anno vedrà un passaggio, appunto, in Assemblea legislativa dove verrà ridiscusso e magari anche adeguato rispetto alle dinamiche del territorio.
Un altro aspetto importante, rispetto anche ai danni che possono essere provocati all’agricoltura, è quello della responsabilizzazione degli ATC, si fa chiarezza rispetto ai loro compiti.
Dunque ritengo sia una legge che si assume delle responsabilità, compie dei passi in avanti, non va né ad attaccare le sensibilità degli ambientalisti né a penalizzare gli agricoltori rispetto anche a situazioni preesistenti, anzi, mette, come si suol dire, dei puntini sulle i.
E’ una legge in divenire e che sicuramente negli anni futuri dovrà essere rivista, aggiornata, migliorata, ma intanto compie dei passi in avanti perché è comunque una legge innovativa.
Vorrei, nel concludere, fare un passaggio rispetto a una sensibilità che ha fatto e continua a fare dei danni in questo nostro Paese e che riguarda anche l’atteggiamento tenuto da alcuni Ministri – il Consigliere Bugaro in questoi senso citava la Ministra Brambilla –. Voglio cioè dire che oggigiorno passano di più segnali a tutela degli animali rispetto invece alla tutela della persona e della vita, che a volte viene messa in discussione anche sulla stampa. Bèh, riportiamo allora la discussione e l’attenzione sui problemi reali. Il nostro Paese sta vivendo un momento di forte crisi, è una crisi economica, sociale, ma anche una crisi culturale, quindi, ripeto, tutti dovremmo impegnarci a riportare la discussione sulle dinamiche reali che vivono i nostri cittadini sul territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Ascoltando il dibattito e vedendo anche i numerosissimi emendamenti presentati, mi sono chiesto a che cosa serve una legge. Una legge dovrebbe risolvere i problemi. Ma se oggi presentiamo una legge con un tot di emendamenti e l’Ansa nel frattempo diffonde una dichiarazione del Presidente Solazzi che dice che si farà garante per agevolare i prossimi incontri tra gli agricoltori e le Istituzioni per serviranno a capire dove sarà possibile cogliere le istanze degli agricoltori, mi sembra che già non ci siamo. (…) Sì, lo so che ci sarà anche un regolamento. In ogni caso se duecento persone verranno qui in Aula è perché avranno comunque una motivazione. Una motivazione che evidentemente non è stata compresa, magari non per mancanza di volontà, forse anche per mancanza di strumenti. Ossia, nessuno vuole mettere in dubbio il lavoro svolto sia dalla Commissione che dai tecnici, sta di fatto che comunque il Presidente ha dichiarato quello che ha dichiarato. Ora il collega Acquaroli ha detto che verrà presentato dalla Commissione ambiente un ordine del giorno per fermare i cinghiali, allora forse il problema magari si risolverà con questo provvedimento. Ma vorrei farvi notare che negli Stati Uniti il Senato ha tolto di mezzo addirittura le mozioni perché si sono resi conto che nel corso degli anni ne sono state votate tante ma poche sono state messe in pratica.
Sinceramente, allora, credo che questa sia un’occasione persa per i motivi che ho appena detto. Mi spiego meglio. Una legge come questa riguarda tre soggetti, cacciatori, agricoltori e animali. Bene, gli animali non possono sicuramente essere qui presenti, quindi per un attimo li escludiamo, degli altri due soggetti, la rappresentanza di uno è appena uscita dall’Aula ed ha protestato anche fuori. Allora credo che il risultato finale non sia proprio quello che tutti auspicavamo.
Per carità, forse è una legge che nasce già male – e voglio anche ricordare che nella scorsa legislatura arrivò in Aula ma non venne votata per mancanza di numero legale, mancavano gli esponenti del centro-sinistra -, perché se ci sono un sacco di emendamenti – che io non ho nemmeno visto in fase di elaborazione del bilancio di questa Regione - o il problema è enorme, e in parte lo è, o lascio a voi capire cosa c’è dietro tutta una serie di emendamenti, che tra l’altro sono tutti uguali. Mi sembra come quell’agricoltore che per tenere su la pianta di pomodori invece di mettere una canna attorno ce ne mette cinquanta, ma alla fine i pomodori non prendendo il sole non riescono a crescere. Insomma, sembra che qua ognuno voglia mettere la bandierina su una legge che però alla fine è stata in parte già bocciata da chi prima è voluto uscire fuori da quest’Aula, da chi comunque ha perso mezza giornata di lavoro proprio per venire a manifestare un disagio sull’iter qui voluto e per quegli accordi che non erano stati presi con la Commissione ma probabilmente con l’Assessore Petrini.
Non è che voglio fare il paragone con altre situazioni, però, ripeto, io non ho visto tutti questi emendamenti in occasione del bilancio di questa Regione - e penso che ce n’era ben donde di farli -, non ho visto la stessa attenzione a numerosissime proposte di legge che già esistevano nella scorsa legislatura ma che non sono mai arrivate in Aula, alcune delle quali altrettanto importanti e ce ne sono anche riguardo l’ambiente. Vogliamo parlare della proposta di legge sulla rimozione dell’amianto che la scorsa legislatura non è mai arrivata in Aula? Vediamo se ci arriverà questa volta. Vogliamo parlare della mia proposta di legge sui vitalizi? Fuori stanno raccogliendo le firme per prestare una posposta di legge popolare ma qui facciamo finta che non succede niente, Vogliamo parlare della legge sul fotovoltaico che abbiamo fatto, di cui stiamo vedendo i risultati della tempistica di questa Regione? Fra un po’, caro Assessore, i cacciatori andranno a sparare sugli specchi! Con tutti gli specchi che stiamo mettendo in situazioni paesaggistiche di un certo spessore e di un certo livello, il problema dei cinghiali fra un po’ non ci sarà più, come non ci sarà più l’agricoltura!
Allora, ripeto, credo che questa sia un’occasione veramente persa, perché è una legge che non risolve i problemi che c’erano, delega ancora una volta al regolamento tutto quello che dovrà succedere. Inoltre vedremo se la sua urgenza era tale da mettere in secondo piano moltissime altre importanti iniziative che riguardano temi come l’occupazione, l’ambiente, la sanità.
Caro Assessore, caro Presidente, vorrei ricordarvi che in quest’Aula ancora deve arrivare il Piano socio-sanitario 2010-2012, che nel frattempo è diventato 2011-2013. E visto e considerato che siamo a metà anno fra un po’ diventerà 2012-2014! Però su quello non c’è unità d’intenti, su quello non ci sono emendamenti, su quello c’è il silenzio, però poi l’80% del nostro bilancio va a finire in sanità. Allora?!
Insomma, non riusciamo neppure a risolvere quei problemi, però poi arriva la caccia e addirittura facciamo una seduta assembleare che non era prevista per parlare di questa vicenda. Una vicenda che, certo, è comunque importante, perché riguarda alcune categorie di persone. Ed io ho il massimo rispetto per tutti, non prendo né la parte di uno né la parte di altri, perché evidentemente ognuno ha le proprie motivazioni. Però, sant’Iddio, ci sono, come ho detto poc’anzi, delle leggi importanti che nella scorsa legislatura non sono nemmeno arrivate in Aula, allora vorrei capire qual è il raziocinio che porta a fare determinate scelte prioritarie di ciò che appunto deve arrivare in questo consesso.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Questa proposta di legge da più di un anno è all’attenzione dell’Assemblea legislativa, in un confronto forte, sicuramente costruttivo, con tutte le categorie coinvolte, sia ambientaliste che venatorie ed agricole.
E’ chiaro che una legge quadro, come ritengo sia questa, deve tener conto di tutte le sensibilità in essere e deve tener conto in particolar modo delle esperienze avute sino ad oggi con la legge del 1995, inoltre, per migliorare, deve poter avere un aspetto propositivo.
Gli stessi circa duecento emendamenti sono la dimostrazione che anche all’interno dell’Assemblea legislativa ci sono tante sensibilità come c’è un approccio diverso sulla legge di ogni Consigliere. In ogni caso, nella sostanza, la Commissione referente ha sicuramente dimostrato un grande impegno e svolto un grande lavoro per cercare di tener conto di tutte queste sensibilità.
Già dagli interventi che mi hanno preceduto si è potuto capire quanta attenzione ci sia nel voler dare oggi, intanto con questa legge, una risposta a tutte quelle categorie che attendono, ormai da qualche anno, una rivisitazione della legge 7/1995. Negli interventi si è potuto notare anche quante attenzioni sono emerse in tutto il territorio marchigiano a seguito di confronti, convegni, iniziative svoltesi con tutte le categorie, quindi con quelle agricole, ambientaliste e venatorie.
Ora vorrei fare alcune riflessioni. Innanzitutto voglio ricordare a tutti noi che la legge che ci accingiamo ad approvare – su cui già anticipo il mio voto favorevole – dovrà assolutamente tener conto del regolamento, che dovrà essere sviluppato, elaborato ed approvato in tempi brevi da parte della Giunta regionale. Ma sopratutto spero che la Giunta regionale tenga conto di tutte le riflessioni che oggi sono emerse anche in questa Assemblea legislativa. Perché una legge come questa è ampia, dà una serie di indirizzi, ma poi come sempre la Giunta regionale li dovrà elaborare in un regolamento regionale. Su cui noi tutti, come Consiglieri, dobbiamo porre la massima attenzione. Anche perché abbiamo un’esperienza ormai provata riguardo le problematiche legate agli ungulati, come è stato ricordato anche da altri Consiglieri.
Il problema degli ungulati, infatti, è ormai decennale, ed in questi ultimi anni si è accentuato in maniera esponenziale, ma ad oggi, per tutta una serie di motivazioni che molti di voi conoscono, non si è ancora risolto.
Sicché è proprio con il regolamento che dobbiamo riuscire a dare, una volta per tutte, una risposta importante a un fenomeno così grave e così dannoso anche per l’agricoltura.
Credo che, seppure in via sperimentale, questa nuova esperienza di girare, oltre la gestione, anche la liquidazione (quindi il controllo dei danni effettuati dagli ungulati in tutto il territorio marchigiano) dalle Province agli Ambiti territoriali di coordinamento, sia sicuramente una nota migliorativa, ma che va calibrata e soprattutto elaborata annualmente. Dobbiamo cioè capire se gli Ambiti territoriali avranno la capacità, la forza e l’esperienza di poter dare le risposte che davano le Province.
Vado alla questione parchi. In tutti i parchi regionali, e in particolar modo nel Parco del Conero, ci sono delle difficoltà per i danni provocati dagli ungulati. Mentre nei territori montani c’è una giustificazione per la presenza degli ungulati, ovviamente non c’è per il Parco del Conero perché questa specie non dovrebbero essere lì presente.
Pertanto mi associo in maniera forte all’ordine del giorno presentato dai colleghi in merito all’eradicamento totale degli ungulati nel Parco del Conero. Però anche qui dobbiamo dirci con grande franchezza che anche nel regolamento emergano – io lo spero - delle proposte di eradicamento veramente definitive. Non possiamo lasciare la risoluzione del problema soltanto al grande impegno e alla grande costanza della Provincia di Ancona, che ha cercato di elaborare una serie di proposte per togliere gli ungulati all’interno del Parco del Conero, ma poi nel concreto, non essendo appunto prevista una proposta chiara all’interno di un regolamento regionale, tutti i tentativi fatti sino ad oggi non hanno portato a nulla, anzi, si sono create ulteriori problematiche.
Un’altra riflessione la voglio fare anche in merito agli animali stanziali, cioè lepri o fagiani. Questi animali sono presenti in tutti i parchi, ma potrebbero diventare veramente una risorsa importante per tutto il territorio marchigiano se venissero effettuati dei prelievi controllati e mirati nella ricollocazione di questa selvaggina stanziale autoctona nel nostro territorio regionale, dunque eliminando quei soliti acquisti di selvaggina proveniente dall’estero.
Quindi credo che nel regolamento – è un invito che faccio all’Assessore, alla Giunta tutta – si debba anche tener conto della possibilità di poter effettuare dei prelievi dai parchi, chiaramente controllati, per reimmettere selvaggina stanziale. Oltretutto all’interno dei parchi se ne ricaverebbe un importante beneficio in quanto il rinsanguamento degli animali con questa modalità migliorerebbe e quindi non ci sarebbero tutte quelle malattie che oggi creano ulteriori danni all’agricoltura e agli allevamenti.
Ecco, ho voluto fare queste riflessioni, in aggiunta alla dichiarazione del mio voto favorevole, perché ritengo che lo snodo vero, oltre la legge, sarà di riflesso nel regolamento. Quindi invito ad accelerare sulla sua approvazione. Ma soprattutto l’invito è per una grande attenzione da parte dell’Assessore e della Giunta affinché questo regolamento cerchi di tenere conto delle varie riflessioni emerse in questa Assemblea legislativa regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per l’intervento conclusivo, il Vicepresidente Petrini, Assessore competente per materia.

Paolo PETRINI. Oggi stiamo riflettendo su questa proposta di legge in un momento molto complesso per le attività venatorie. E’ un momento molto complesso perché all’orizzonte vi sono molte incertezze che non tendono a diradarsi, ma che, anzi, si addensano come nubi molto scure.
Come tutti voi sapete negli ultimi tempi per cercare di dare certezza a questa attività è stato aperto un tavolo nazionale a cui hanno partecipato le Regioni, le associazioni di ogni categoria, insieme all’Ispra, per trovare un punto di accordo. Però non è stato possibile farlo, ancorché in un determinato momento sembrava si fosse vicini all’obiettivo. Quale obiettivo? Quello di avere un quadro di riferimento comune in maniera tale non ci fossero più tutte quelle spinte, anche schizofreniche, che in ogni regione d’Italia ogni anno, sopratutto in occasione dei calendari venatori, vengono avanti.
Anche quest’anno, infatti, abbiamo diverse difficoltà. Ovvero difficoltà legate a un atteggiamento dell’Ispra, che però non è un atteggiamento simile a quello degli anni passati, prima cioè noi presentavamo il calendario venatorio e l’Ispra ci diceva quello che secondo il suo parere andava bene oppure male. L’Ispra quest’anno ci dice: “ci sono le nostre linee guida, adeguatevi, scegliete voi”. Quindi ci lascia nell’incertezza. Un’incertezza che dovremo ancora una volta affrontare attraverso un lavoro molto impegnativo degli uffici e di tutto ciò che nel tempo è stato messo in campo per poter raccogliere dati, per poter avere delle giustificazioni che motivino poi ciò che scriviamo nel calendario venatorio.
Questo mi permette di affrontare il primo argomento, quello dell’Osservatorio faunistico regionale.
L’Osservatorio faunistico regionale non viene fatto per creare un alter ego all’Ispra. Seppure, serto, nella testa di qualcuno probabilmente è anche questo. Cioè l’Ispra dice una cosa poi noi con l’Osservatorio faunistico ne diciamo un’altra, contrapponiamo due pareri e quindi riusciamo comunque a far passare, finché qualcuno non ce lo impugna, un qualche desiderio dei cacciatori. Solitamente, però, le cose non funzionano così.
Attraverso un osservatorio faunistico regionale, invece, si riesce a dare pregnanza a uno degli aspetti più consolidati della caccia del presente e del prossimo futuro, cioè la scientificità, ovvero il fatto di dover assumere scelte solo sulla base di dati oggettivi, quindi scientifici, quindi frutto di rilevamenti, monitoraggi e analisi.
Sicché per far questo non bastava l’organizzazione che avevamo di fronte, avevamo bisogno anche di una struttura. Una struttura, tra l’altro, che non è una sovrastruttura, perché sta dentro il Servizio caccia della Regione Marche. Il dirigente di questa struttura è lo stesso dirigente del Servizio caccia della Regione Marche. Quindi altro non è se non un ufficio del Servizio caccia che si occupa di questi compiti. Compiti che sono assolutamente essenziali per poter fare qualsiasi tipo di scelta.
E quando parlo di scelte non mi riferisco solo a quelle che poi intercettano i desideri dei cacciatori, ma anche a quelle che contribuiscono a gestire in maniera appropriata la fauna selvatica, ovvero quelle scelte che permettono di avere sul territorio un equilibrio. E l’equilibrio è il primo obiettivo che ogni volta dobbiamo cercare di raggiungere oltre che di ricercare.
E questo momento, se vuoi anche così difficile, gli uffici lo stanno vivendo anche adesso. Infatti il prossimo calendario venatorio, che quest’anno per l’ultima volta approveremo con una semplice delibera di Giunta, comporta delle difficoltà, ad esempi addirittura per specie come lo storno che, con ogni evidenza, sono aumentate nel tempo e fanno danni all’agricoltura.
In ogni caso, per quelle che sono le regole e le direttive europee, noi abbiamo il dovere di giustificare in una maniera molto puntuale.
Faccio però presente a tutti che lo sforzo che abbiamo fatto nel corso degli ultimi anni, soprattutto negli ultimi due anni, ci ha comunque permesso di cacciare lo storno, che è una caccia in deroga. Mentre le altre Regioni non ci sono riuscite. L’anno scorso la Toscana non l’ha fatto, noi sì.
Ma è solo per fare un esempio di quello che può essere l’obiettivo raggiungibile in presenza di una maggiore collaborazione da parte di altri soggetti attraverso appunto l’Osservatorio faunistico regionale.
Questo è dunque un aspetto importante di questa legge, che consolida un elemento di cui già oggi ci avvaliamo ma che ancora non aveva una sua definitezza.
In questa legge, inoltre, ci sono altri aspetti altrettanto essenziali. Uno è quello che veniva ricordato un po’ da tutti, cioè il fatto che oggi approviamo una legge sedici anni dopo esserci adeguati alla legge nazionale.
Nel 2011 stiamo festeggiando l’anno internazionale delle foreste, dove, Consigliere Cardogna, constatiamo che le foreste sono aumentate del 300% in cento anni e che gran parte di questo avanzamento è avvenuto nel dopoguerra e sopratutto negli ultimi decenni. Possiamo allora ben immaginare cosa può aver comportato tutto questo, tra cui, ovviamente, c’è anche tutto uno sconvolgimento anche sotto il profilo faunistico, come pure, secondo me, anche una perdita di biodiversità sia sotto il profilo vegetazionale che soprattutto sotto il profilo faunistico; ad esempio la straordinaria presenza del cinghiale comprime lo sviluppo di altre specie, anzi, lo impedisce.
Sicché tutto questo determina anche una diversa risposta da parte degli organismi, delle istituzioni competenti, e quindi un conseguente adeguamento delle norme che devono rispondere in maniera più appropriata a queste sfide assolutamente nuove.
Nel corso del tempo, però, fermi restando i cambiamenti di cui dicevo, abbiamo acquisito anche esperienza. Sulla base cioè di quella che era l’organizzazione delle funzioni e delle competenze abbiamo raggiunto alcuni risultati mentre altri non li abbiamo raggiunti. Noi volevamo una gestione di questa attività sempre più equilibrata tra le categorie coinvolte, ma tutto era rimasto un po’ a mezz’aria perché molte di queste funzioni erano ancora delle Province.
Guardate, io non ragiono mai né in termini pregiudizialmente amministrativi né in termini pregiudizialmente funzionali, ogni volta cerco innanzitutto di capire ciò che conviene fare per raggiungere l’obiettivo. E in questo caso conveniva togliere le funzioni di gestione alle Province. Perché? Perché attraverso una gestione da parte di organismi, ove sono presenti le categorie dei cacciatori, degli agricoltori e degli ambientalisti, gli interessi trovano un miglior equilibrio. Ecco allora perché gli ATC. Lì non c’è una possibilità di intervento estranea a quegli interessi o che magari si concentra solo su alcuni. Mentre la politica funziona diversamente, è inutile che in quest’Aula cerchiamo di negarlo, negheremmo solo l’evidenza.
Io sono sicuro che le Province devono fare di più su molte altre questioni - anche per quanto riguarda l’Erap, per inciso, io avrei fatto un’altra scelta -, ma non possono tenere funzioni che facciano da ostacolo al fluido svolgimento di molte attività.
E questo non significa essere favorevoli o contro le Province, significa avere l’obiettivo di allocare in maniera più appropriata alcune funzioni in capo ai soggetti che possono svolgerle meglio, e pertanto secondo quel principio di sussidiarietà che soprattutto in questa disciplina potrà essere davvero sviluppato con pienezza.
Tra l’altro questo principio di sussidiarietà abbiamo anche cercato di agganciarlo ad un principio di responsabilità. Ossia, non è che all’ATC abbiamo dato determinate funzioni semplicemente per sostituire qualcun altro nell’espletamento di poteri, ma gliele abbiamo date affinché le possa svolgere meglio di qualcun altro, però se non vi riesce, aggiungiamo, ne paga le conseguenze.
E visto che gli ATC hanno come primo obiettivo quello di produrre selvaggina, dire di “pagare le conseguenze” significa non avere poi le risorse per produrre selvaggina per i cacciatori.
Quindi credo che sia anche un meccanismo con un controllo sociale interno molto forte di ciò che avviene.
Però molte di quelle cose che permetteranno soprattutto di raggiungere gli obiettivi più sensibili di questo momento, vedi la gestione degli ungulati, li raggiungeremo in virtù di questa legge e quindi con il conseguente regolamento degli ungulati. Un regolamento che vi arriverà immediatamente in Commissione, perché già appena un’ora fa, visto l’impegno che ci eravamo presi di dare una visione unitaria e completa sulla gestione della fauna selvatica, lo abbiamo approvato.
E’ un regolamento che rafforza tutti questi concetti. Intanto per quanto riguarda l’aspetto legato alla scientificità, perché i cinghiali devono essere in un determinato numero a seconda della fascia di territorio interessata, perché i cacciatori devono raggiungere quel numero per una gestione adeguata della specie, e se non lo fanno potrebbero essere penalizzati sia sotto l’aspetto economico, pagando quindi una quota all’ATC, sia per sanzioni inerenti lo svolgimento della loro attività. Ma sopratutto vi è quel nesso di responsabilità tra chi gestisce il territorio e chi paga i danni che in esso si producono attraverso, appunto, una cattiva gestione della fauna selvatica.
Credo pertanto che attraverso il combinato di questa legge - che certamente, vista la complessità della materia, può essere anche perfettibile - e del regolamento gli obiettivi che ci siamo proposti potremo raggiungerli tutti.
Seppure, aggiungo, rimanga comunque un aspetto, che è legato ai parchi e alle aree protette in genere. Cioè che soprattutto per gli ungulati, malgrado ce lo siamo posto come tema all’interno del regolamento, l’obiettivo potrebbe non essere raggiunto del tutto, perché fa parte di una sfera che non possiamo completamente controllare.
Comunque speriamo anche in un cammino verso un intervento sulla legge 15 - che potrebbe essere possibile anche in termini molto veloci -, ma soprattutto che possa svolgersi una pressione a quel tavolo nazionale sulla caccia che spinga a far modificare parzialmente la 394 per dotare quegli enti degli strumenti necessari (anche come modalità di caccia) per poter rispondere alle esigenze che tutti troviamo oggettivamente emergenti. Credo che questo sia assolutamente rispondente alle nostre attività.
Dunque, nel concludere, ed è questa la cosa a cui tengo di più, attraverso questa legge e attraverso il regolamento che abbiamo approvato, che, ripeto, tra poco vi arriverà, noi abituiamo la comunità, in questo caso una parte della nostra comunità, al perseguimento del bene comune, ma senza limitarla a quello spazio angusto della protesta, o peggio ancora, come spesso accade, della pretesa, bensì indirizzandola verso un coinvolgimento, una partecipazione responsabile riguardo una politica di gestione del territorio a cui teniamo tutti moltissimo.

PRESIDENTE. La discussione è chiusa. Diamo ora inizio a questo difficile tour di approvazione del testo. Difficile perché vi è una serie davvero consistente di emendamenti. Quindi invito tutti ad un impegno nel far proseguire i lavori nel modo più agevole possibile, visto peraltro che il dibattito in Commissione è stato già molto ampio.
Il Vicepresidente Bugaro mi chiede di intervenire sull’ordine dei lavori, ne ha facoltà.

Giacomo BUGARO. Proprio per agevolare i lavori, Presidente, comunico la mia disponibilità, che mi auguro venga raccolta anche dai colleghi, acché gli emendamenti da me presentati, che già so essere stati respinti dalla Commissione, vengano sin d’ora considerati ritirati.

PRESIDENTE. Grazie, Consigliere Bugaro. Ha chiesto la parola il Consigliere Binci, ne ha facoltà.

Massimo BINCI. Io faccio invece una dichiarazione in senso opposto. Certo, essendo la Commissione pro-caccia anche i miei emendamenti non è che li abbia calcolati molto, ma questo non significa che non voglia comunque illustrarli, perché in questo modo nella discussione potrà esserci una più ampia condivisione.

PRESIDENTE. La ringrazio della sua sensibilità che ogni volta mi stupisce, Consigliere! La ringrazio infinitamente anche a nome dell’Assemblea che le sarà riconoscente per questa ulteriore dimostrazione di comprensione!
Ha chiesto la parola il Presidente Badiali, ne ha facoltà.

Fabio BADIALI. Bèh, Presidente, io credo proprio di anticipare una risposta al Consigliere Binci! Il mio è infatti un appello a ritirare tutti quegli emendamenti che sono stati recepiti nel maxi emendamento presentato dalla Commissione, come pure quelli che sono stati bocciati perché magari superflui o altro, dei quali i Consiglieri conoscono il motivo di questa non adesione.
Tutto ciò servirebbe a snellire molto i lavori.

PRESIDENTE. Grazie, Presidente Badiali. Bene, passiamo alla votazione. Su ogni emendamento penso sia opportuno chiedere al Presidente Badiali di esprimere il parere della Commissione.

Articolo 1.
Emendamento n. 1/1 del Consigliere Cardogna. Ritirato.

Emendamento n. 1/2 della Consigliera Giorgi. Ritirato.

Emendamento n. 1/3 del Consigliere Binci:
Dopo il comma 1 è aggiunto il seguente:
“1 bis. All’articolo 1 della l.r. 7/1995, dopo il comma 5 è aggiunto il seguente comma:
“5 bis, La Regione, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, adotta le misure necessarie per mantenere o adeguare le popolazioni di tutte le specie di uccelli di cui all’articolo 1 della direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, ad un livello corrispondente alle esigenze ecologiche, scientifiche, turistiche e culturali, tenendo conto delle esigenze economiche e ricreative e facendo in modo che le misure adottate non provochino un deterioramento dello stato di conservazione degli uccelli e dei loro habitat, fatte salve le finalità di cui all’articolo 9, paragrafo 1, lettera a), primo e secondo trattino, della stessa direttiva.”.
Parere della Commissione contrario.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 1/4 del Consigliere Marangoni. Decaduto.

Emendamento n. 1/5 della Consigliera Giorgi. Ritirato.

Emendamento n. 1/6 del Consigliere Binci:
Dopo il comma 1 è aggiunto il seguente:
“1 bis. Dopo il comma 5 dell’articolo 1 della l.r. 7/1995 è aggiunto il seguente:
5 bis. La Regione in attuazione delle citate direttive 7914091CEE, 851411/CEE e 911244/CEE provvede ad istituire lungo le rotte di migrazione dell’avifauna, segnalate dall’istituto nazionale per la fauna selvatica zone di protezione finalizzate al mantenimento ed alla sistemazione, conforme alle esigenze ecologiche degli habitat interni alle zone e ad esse limitrofi, provvede al ripristino dei biotopi distrutti e alla creazione dei biotopi. Tali attività concernono particolarmente prioritariamente le specie di cui all’allegato “i” annesso alla citata direttiva 2009/147/CE, secondo i criteri ornitologici previsti all’articolo 4 della stessa direttiva.”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Emendamenti come questi erano stati accolti nell’ordine del giorno, però secondo me un ordine del giorno che impegna ad attuare ciò che è previsto nelle direttive europee, non ha senso. Tanto vale votare allora questo emendamento che dice che la Regione in attuazione delle direttive provvede ad istituire lungo le rotte di migrazione dell’avifauna zone di protezione finalizzate al mantenimento e alla sistemazione degli habitat. Dunque proprio in riferimento a quello che ha detto prima anche il Consigliere Bugaro, ossia che le rotte migratorie sono sì tantissime ma non qui nelle Marche. Allora individuiamo delle zone finalizzate alle rotte migratorie. Ad esempio nella stessa zona di Scossicci, di cui parlava sempre il Consigliere Bugaro, vicina a Porto Recanati, c’è rimasta una piccolissima zona umida che è sottoposta ai piani regolatori dei Comuni, che però non intendono in alcun modo andare a riconoscere la specificità di quell’area.
Allora approvare un emendamento che dica “andiamo a dare attuazione alla direttiva europea per istituire lungo le rotte migratorie delle aree di protezione e di sosta” penso sia il minimo, compatibilmente con le risorse che ci saranno, se ci saranno.
E’ una mozione di carattere generale quindi non capisco perché non possa essere accolta ed inserita all’interno di un piano, che, oltretutto, deve durare per i prossimi sedici anni. Cosa significa? Significa che tra sedici anni le rotte migratorie non ci saranno più, e non ci saranno più neppure quelle che vediamo oggi. Mi sembra che proprio l’attuale andamento urbanistico e l’andamento di tutela anche di quelle zone libere dall’abitato ci faccia dire, appunto, che non ci saranno più.
Quindi credo che un emendamento del genere possa essere accolto, perché è di principio e nello stesso tempo di attuazione della direttiva europea.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 1/7 del Consigliere Marangoni. Decaduto.

Emendamento n. 1/8 della Consigliera Giorgi. Ritirato.

Emendamento n. 1/9 del Consigliere Binci:
Dopo il comma 1 è aggiunto il seguente:
“1 bis. Dopo il comma 5 dell’articolo 1 della l.r. 7/1995 è aggiunto il seguente:
5 bis. La Regione adotta le misure di conservazione di cui agli articoli 4 e 6 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, e successive modificazioni, per quanto possibile, anche per gli habitat esterni alle zone dì protezione speciale. La Regione provvede all’attuazione del presente comma nell’ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentati disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Vista la sensibilità dell’Aula…(…) Eh, no, Consigliera, non si preoccupi, io parlo finché posso e fino a quando posso! Vista la sensibilità dell’Aula, dicevo, e soprattutto la composizione strettamente, come dire, bipartisan anziché bipolare…(…) No, secondo me c’è la necessità... (…) Appunto, Consigliere Perazzoli, io sono costretto a intervenire proprio a tutela della biodiversità! (…) Esatto. (…) Io do lezioni a chi?! Semmai io do lezioni a chi non parla e magari lo potrò far se non mi interrompe sempre!

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Consigliere Binci!

Massimo BINCI. La Regione adotta le misure di conservazione riferite al decreto del Presidente della Repubblica, per cui anche per gli habitat esterni alle zone di protezione speciale. Quindi occorre allargare quelle che sono le possibilità di aumento della fauna.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/9. Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2.
Emendamento n. 2/1 del Consigliere Badiali:
L’articolo 2 è sostituito dal seguente:
“Art. 2 (Sostituzione dell’articolo 2 della l.r. 7/1995).
1. L’articolo 2 della l.r. 7/1995 è sostituito dal seguente:
Art. 2 (Esercizio delle funzioni)
1. La Regione esercita le funzioni di indirizzo, di coordinamento e controllo previste dalla presente legge.
2. Le funzioni amministrative di cui alla presente legge sono attribuite alle Province. In particolare la Provincia provvede:
a) alla protezione della fauna del proprio territorio;
b) alla pianificazione e gestione territoriale e faunistica;
c) al controllo dell’attività gestionale svolta dagli ambiti territoriali di caccia (ATC) di cui all’articolo 15, dai concessionari delle aziende faunistico e agri-turistico venatorie, dai concessionari dei centri privati di allevamento della fauna selvatica allo stato naturale e comunque di qualsiasi soggetto terzo a cui venga autorizzata la gestione faunistica.
Le Province entro il 30 aprile di ogni anno provvedono a trasmettere alla Regione una relazione tecnica riferita all’attività gestionale realizzata nell’anno precedente nel proprio territorio.
4. Le Province, per l’espletamento delle proprie funzioni, provvedono ad istituire la commissione tecnica per il coordinamento della gestione faunistica di cui all’articolo 7.
5. Gli ATC provvedono alla gestione della fauna oggetto di caccia nel territorio di caccia programmata secondo le modalità di cui all’articolo 19.
6. In caso di inadempienza delle Province nell’esercizio delle funzioni e compiti di cui alla presente legge, la Giunta regionale, previa diffida, sentito il Consiglio delle autonomie locali, interviene in via sostitutiva nominando un commissario per il compimento degli atti dovuti con oneri a carico degli enti medesimi.
7. In caso di inadempienze degli ATC nell’esercizio dei compiti di cui alla presente legge, la Provincia, previa diffida, sentita la Commissione Tecnica provinciale di cui all’articolo 7, interviene in via sostitutiva nominando un commissario per il compimento degli atti dovuti con oneri a carico degli ATC medesimi.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamenti dal n. 2/2 al n. 2/17. Decaduti

Articolo 3.
Subemendamento n. 3/01/1 del Consigliere Cardogna:
Dopo il comma 2 dell’articolo 3 della l.r. 7/1995 così come sostituito dal comma 1 dell’articolo 3 è inserito il seguente:
“2 bis. Del medesimo rimanente territorio agro-silvo-pastorale fanno parte altresì le aree continue alle aree naturali protette istituite a livello nazionale e regionale, nonché i siti della Rete Natura 2000 (SIC, ZSC e ZPS) che ricadono al di fuori delle medesime aree naturali protette: all’interno delle aree contigue l’attività venatoria viene esercitata nella forma della caccia controllata, d’intesa con gli organismi di gestione delle aree naturali protette e con gli enti locali interessati, mentre all’interno dei siti della Rete Natura 2000 l’attività venatoria è consentita nel rispetto dei criteri minimi dettati dal d.m. emanato il 17 ottobre 0207, così come recepiti dalla Regione.”.
Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Questo subemendamento prende in considerazione una tipologia di aree, ossia quelle contigue ai parchi, che senza questo subemendamento rientrerebbero in quella definizione del comma 2 dell’articolo 3 che dice: “sul rimanente territorio si esercita la gestione programmata della caccia”. Questi invece sono territori che per legge sono soggetti a caccia controllata.
Quindi con questa distinzione non viene messo dentro all’indistinto titolo IV della legge 7.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 3/01/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3/01 della terza Commissione:
L’articolo 3 è sostituito dal seguente:
“Art. 3 (Sostituzione dell’articolo 3 della I.r. 7/1995).
1. L’articolo 3 della I.r. 7/1995 è sostituito dal seguente:
1. L’articolo 3 della I.r. 7/1995 è sostituito dal seguente:
“Art. 3 (Pianificazione faunistico-venatoria)
1. II territorio agro-silvo-pastorale soggetto a pianificazione faunistico-venatoria è quello che ricomprende ambienti naturali e seminaturali, ovvero quello escluso dalla presenza di qualsiasi infrastruttura di origine antropica, in cui possa essere esercitata un’effettiva attività di tutela e gestione della fauna. L’effettiva superficie di tale territorio è così ripartita: a) una quota dal 20 al 30 per cento è destinata a istituti in cui è vietato l’esercizio venatorio, quali:
1) oasi di protezione faunistica;
2) zone di ripopolamento e cattura (ZRC), la cui superficie complessiva non può occupare più del 50 per cento del territorio totale inibito alla caccia;
3) centri pubblici e privati di riproduzione della fauna allo stato naturale, la cui superficie complessiva non può occupare più del 2 per cento del territorio precluso alla caccia;
4) zone di addestramento cani (ZAC) permanenti, la cui superficie complessiva non può interessare più del 2 per cento del territorio inibito alla caccia;
5) fondi chiusi e sottratti alla gestione programmata della caccia;
6) aree protette ai sensi della legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree protette);
7) aree poste in divieto di caccia, per effetto di altre disposizioni, in cui è prevista un’effettiva azione di tutela e gestione della fauna selvatica;
8) zone boscate percorse dal fuoco, da destinare a protezione della fauna selvatica per dieci anni ai sensi dell’art. 10 della legge 35312000.
b) una quota fino al 10 per cento del territorio agro-silvo-pastorale regionale e fino ad un massimo del 13 per cento di quello provinciale è destinata alla costituzione delle aziende faunistico- venatorie (AFV) ed a quelle agri-turistico-venatorie (AATV), di cui all’articolo 13.
2. Sul rimanente territorio si esercita la gestione programmata della caccia secondo le modalità stabilite dal titolo IV.
3. La pianificazione faunistico-venatoria è effettuata dalle Province nei piani provinciali di cui all’articolo 5, adottati sulla base dei criteri ed indirizzi di cui all’articolo 4. 4. I piani faunistico-venatori provinciali hanno durata quinquennale e possono essere aggiornati nel periodo della loro validità.
5. Entro un anno dalla pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione della deliberazione della Giunta regionale di cui al comma 3, le Province adottano i piani faunistico-venatori di rispettiva competenza e li trasmettono alla Giunta regionale.
6. Entro novanta giorni dalla data di ricevimento dei piani provinciali, la Giunta regionale, previo parere del Consiglio delle autonomie locali, trasmette le proprie osservazioni vincolanti alle rispettive Province. Nei novanta giorni successivi le Province approvano i piani faunistici tenendo conto delle osservazioni della Giunta regionale.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamenti dal n. 3/1 al n. 3/22. Decaduti.

Articolo 4.
Emendamento n. 4/1 del Consigliere Cardogna. Ritirato.

Emendamento n. 4/2 della Consigliera Giorgi:
L’ art. 4 è sostituito dal presente:
“1. La Regione attua la pianificazione faunistico-venatoria mediante il coordinamento dei piani provinciali di cui al comma 3 secondo criteri quali l’Istituto nazionale per la fauna selvatica garantisce la omogeneità e la congruenza, nonché con l’esercizio di poteri sostitutivi nel caso di mancato adempimento da parte delle province.
2. A tal fine il Consiglio Regionale approva il piano faunistico - regionale che ha durata quinquennale e che disciplina:
a) il regime di tutela della fauna selvatica secondo le tipologie territoriali;
b) le attività tese alla conoscenza delle risorse naturali e della consistenza faunistica, anche con la previsione di modalità omogenee di rilevazione e di censimento;
c) i criteri per la individuazione dei territori sui quali possono essere costituite aziende faunistico-venatorie, aziende agri-turistico-venatorie e centri privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale;
d) gli indirizzi e le modalità di coordinamento delle attività previste dalla presente legge con gli obiettivi ed i criteri previsti dalla normativa regionale in materia di salvaguardia e di tutela delle aree naturali protette;
e) il piano finanziario regionale annuale per la realizzazione degli interventi faunistici-venatori;
f) il rapporto numerico minimo tra gli agenti di vigilanza dipendenti delle
Provincie ed il territorio agri-silvo-pastorale.
3. Il piano faunistico - venatorio regionale è corredato da:
a) cartografie del territorio regionale in scala 1:100.000 e 1:10.000 indicanti le emergenze naturalistiche e le utilizzazioni territoriali aventi stretta connessione con la gestione faunistico-venatoria;
b) carta delle potenzialità e delle vocazioni faunistiche;
c) programma di protezione della fauna selvatica autoctona di cui sia accertata una diminuzione della popolazione sul territorio regionale;
d) programma dì salvaguardia delle zone montane per l’incremento e il controllo della tipica fauna selvatica appenninica.”.
Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/3 del Consigliere Binci. Decaduto.

Emendamento n. 4/4 del Consigliere Marangoni:
L’articolo 4 della l.r. 7/1995 è sostituito dal seguente:
“Articolo 4 (Pianificazione faunistico venatoria)
1. Il piano faunistico-venatorio regionale disciplina criteri ed indirizzi regionali per la stesura dei piani provinciali di cui all’articolo 5. I Piani Regionali sono approvati dal Consiglio regionale su proposta della Giunta Regionale.
2. Il Piano faunistico-venatorio regionale stabilisce:
a) il regime di tutela della fauna selvatica a seconda delle specie e delle tipologie territoriali;
b) le modalità omogenee di rilevazione e censimento al fine della conoscenza della consistenza faunistica regionale:
c) i criteri per l’individuazione dei territori sui quali possono essere costituite aziende faunistico-venatorie, aziende agri-turistico-venatorie e centri privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale;
d) gli indirizzi e le modalità di coordinamento delle attività previste dalla presente legge con gli obiettivi ed i criteri previsti dalla normativa regionale in materia di salvaguardia e di tutela delle aree naturali protette;
e) il piano finanziario annuale regionale per la realizzazione degli interventi faunistico--venatori;
f) il rapporto numerico minimo tra gli agenti di vigilanza dipendenti delle province ed il territorio agro-silvo-pastorale.
3. Il Piano faunistico venatorio regionale è corredato da:
a) cartografie del territorio regionale in scala 1:100.000 e 1:10.000 indicanti le emergenze naturalistiche del piano paesaggistico ambientale regionale e le utilizzazioni territoriali aventi stretta connessione con la gestione faunistico-venatoria;
b) carta delle potenzialità e delle vocazioni faunistiche;
c) il programma di protezione della fauna selvatica autoctona di cui sia accertata una diminuzione della popolazione sul territorio regionale;
d) pro grammo di salvaguardia delle zone montane per l’incremento e il controllo delta tipica fauna selvatica appenninica.”.
Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/4 bis della terza Commissine:
Alla lettera e) del comma 1 bis dell’articolo 4 della l.r. 7/1995 come sostituito dall’articolo 4 della pdl 21/2010, dopo le parole “delle aree naturali protette” sono aggiunte le seguenti: “dei Siti della Rete Natura 2000 e della Rete ecologica regionale”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5.
Emendamento n. 5/1 del Consigliere Badiali:
L’articolo 5 è sostituito dal seguente: “Art. 5 (Sostituzione dell’articolo 5 della Lr. 7/1995). 1. L’articolo 5 della I.r. 7/1995 è sostituito dal seguente:
Art. 5 (Piani faunistico-venatori provinciali)
1. I piani faunistico-venatori provinciali sono articolati per comprensori omogenei e contengono:
a) la pianificazione territoriale e gli indirizzi gestionali delle oasi di protezione e delle zone di ripopolamento e cattura;
b) la pianificazione territoriale dei centri pubblici e privati di riproduzione della fauna allo stato naturale, con indicazione della superficie massima ad essi assegnata, ripartita per ambiti territoriali di caccia e gli indirizzi gestionali;
c) gli indirizzi per la pianificazione territoriale e la gestione delle aree di rispetto;
d) la pianificazione territoriale delle aziende faunistico e agri-turistico venatorie, con indicazione della superficie massima ad esse riservata ripartita per ambiti territoriali di caccia, gli indirizzi gestionali e i termini di presentazione delle domande di concessione;
e) la pianificazione territoriale delle zone di addestramento cani permanenti, con indicazione della superficie massima ad esse riservata ripartita per ambiti territoriali di caccia, gli indirizzi gestionali e i termini e le modalità di presentazione delle domande di concessione;
f) la pianificazione territoriale delle zone temporanee per l’allenamento e l’addestramento dei cani e per lo svolgimento di prove e gare cinofile;
g) la pianificazione territoriale funzionale alla collocazione degli appostamenti fissi;
h) gli indirizzi per la realizzazione di interventi di tutela e miglioramento ambientale e di gestione delle pratiche agricole a fini faunistici, con indicazione dei relativi criteri atti a corrispondere un riconoscimento economico per la realizzazione degli stessi in favore dei proprietari o conduttori dei fondi rustici, singoli o associati;
i) i criteri di immissione della fauna selvatica ai sensi dell’articolo 10, comma 7, della legge 157/1992.
2. Il piano faunistico venatorio provinciale è corredato, in base a quanto stabilito dai criteri regionali di cui all’articolo 4, dalla:
a) valutazione di incidenza;
b) valutazione ambientale strategica (VAS).”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 5/2 del Consigliere Natali. Decaduto.

Articolo 6.
Emendamento n. 6/1 del Consigliere Bugaro:
Prima del comma 1 dell’articolo 6 è inserito il seguente:
01. Nella lettera a) del comma 2 dell’articolo 7 della l.r. 7/1995 dopo le parole “la legge 157/1992” sono aggiunte le seguenti: “nominati in proporzione agli iscritti a ciascuna Associazione.”.
Parere della Commissione favorevole. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 6/2 del Consigliere Bugaro. Ritirato.

Articolo 6, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7.
Emendamento n. 7/1 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 7/2 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 7/3 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 7/4 del Consigliere Marangoni:
Alla lettera a) del comma 3 dell’articolo 7 bis della l.r. 7/1995, come inserito, dopo le parole “personale tecnico adeguato” sono aggiunte le parole “e con il supporto dell’Osservatorio sulla biodiversità di cui alla l.r. n. 6/09".
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 7/4 bis della terza Commissione:
Alla lettera c) del comma 3 dell’art. 7 bis della Lr. 7/1995 come inserito dall’art. 7 della pdl 21/2010, dopo la parola “(ISPRA)” sono aggiunte le seguenti: “e con l’Osservatorio regionale per la biodiversità di cui all’articolo 25 della Lr. 12 giugno 2007, n. 6 (Modifiche ed integrazioni alle leggi regionali 14 aprile 2004, n. 7, 5 agosto 1992, n. 34, 28 ottobre 1999, n. 28, 23 febbraio 2005, n. 16 e 17 maggio 1999, n. 10. Disposizioni in materia ambientale e Rete Natura 2000).”
Ha chiesto la parola il Consigliere Binci, ne ha facoltà.

Massimo BINCI. Presidente, se viene approvato questo emendamento cosa succede all’emendamento n. 7/5?

PRESIDENTE. Non decade, Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Bene.

PRESIDENTE. Emendamento n. 7/4 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Come, Vice Presidente Bugaro? (…) Prego.

Giacomo BUGARO. Presidente, su questo emendamento mi sono sbagliato a votare, quindi metto a verbale che il mio voto è favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento n. 7/5 del Consigliere Binci:
Nell’articolo 7 bis della l.r. 7/1995, come inserito dall’articolo 7, comma 1, sono soppressi i commi 4, 5 e 6.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo emendamento prevede la soppressione dei commi 4, 5 e 6. Sono i commi che regolamentano l’Osservatorio faunistico regionale, dicono: “svolge le funzioni di cui al comma 1 sulla base degli indirizzi di un comitato composto da…”.
Secondo me l’Osservatorio, essendo all’interno dell’Assessorato alla caccia, può benissimo operare su indirizzo dell’Assessore e della Giunta. Andare a creare addirittura un comitato che a sua volta indirizza l’osservatorio mi sembra una cosa molto burocratica. Io credo non serva né questo né tutto il resto.

PRESIDENTE. Emendamento n. 7/5. Parere della Commissione contrario.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 7/6 del Consigliere Bugaro. Ritirato.

Emendamento n. 7/7 dei Consiglieri Foschi, Acquaroli, Massi:
Al comma 5 dell’articolo 7 bis della l.r. 7/1995, come aggiunto, dopo la parola “Comitato” inserire le seguenti parole: “, sentita la competente Commissione assembleare”.
Parere della Commissione favorevole. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 7/7 bis della terza Commissione. Decaduto.

(…) L’emendamento 7/7 è identico al 7/7 bis. Siccome il 7/7 viene prima, approvato quello l’altro ovviamente decade. (…) Comunque, guardate, se c’è un errore tecnico della Presidenza si rivota, però ditemi qual è il problema! (…) Prego Presidente Badiali.

Fabio BADIALI. Qui, Presidente, c’è stato un errore anche mio, nel senso che ho detto sì all’emendamento 7/7 dei Consiglieri Foschi, Acquaroli, Massi, che comunque è stato inserito nell’emendamento 7/7 bis della Commissione, però con una differenza. Ovvero la Commissione dice “previo parere della competente commissione” anziché “sentita la Commissione” come dice l’emendamento 7/7. Riteniamo sia più rafforzativo....

PRESIDENTE. Ma fra “previo parere” e “sentita la commissione” qual è la differenza!. Perché, scusate, dire “sentita la Commissione” significa che la Commissione la senti prima e “previo” significa altrettanto. Per cui, ripeto, il 7/7 bis è decaduto.

Emendamento n. 7/8 del Consigliere Carloni:
Dopo il comma 6 dell’articolo 7 bis della l.r. 7/1995, come inserito dal comma 1 dell’articolo 7, è aggiunto il seguente:
“6 bis. I componenti dell’OFR e della commissione consultiva operano a titolo gratuito.”.
Ha la parola il Consigliere Carloni.

Mirco CARLONI. Per spiegare che l’osservatorio faunistico regionale diventa, talvolta, un cattivo esempio di come si spendono i soldi versati dai cacciatori. Quindi che oltre a funzionare per dare dati scientifici a favore dell’attività venatoria, che non sia un ulteriore brutto esempio della politica che li utilizza per dare posti per migliaia e migliaia di euro al mese.
Dunque questo emendamento, che inserisce che chi viene nominato lo sia a titolo gratuito, penso sia un bell’esempio che potremo dare tutti insieme.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Qui si sostanzia quello che dicevo. Ovvero il fatto che l’osservatorio è un organismo in più. Sicuramente all’interno dell’osservatorio potrebbero esserci dei componenti dell’università e così via, quindi la commissione consultiva che ne controlla l’operato secondo me deve operare a titolo gratuito.
In ogni caso non possiamo permetterci, proprio nel momento in cui si sta cercando di registrare tutte le società, le compartecipate, gli enti, ecc. legate alla Regione, di creare altri due organismi.
Quindi approvarne la gratuità della partecipazione potrebbe almeno evitare di far credere che tali organismi siano un ulteriore baraccone.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Badiali.

Fabio BADIALI. Ecco perché si dice “sentita la Commissione”. Infatti su questo punto sarà la Giunta che ci invierà la proposta dopodiché la Commissione valuterà se ci potranno essere costi congrui, rimborso spese o magari anche niente ecc..
Oggi noi non possiamo sapere come la Giunta intenderà costituire l’organismo e con quali indennità, budget e funzioni. (…) Se l’Assessore decide questo, bene, però noi in ogni caso abbiamo dato mandato alla Giunta, quindi ce lo dirà, dopodiché noi lo valuteremo in Commissione. (…)

PRESIDENTE. No, No, Consiglieri, non apriamo un dibattito, andiamo avanti!
Emendamento n. 7/8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 7/9 dei Consiglieri Foschi, Acquaroli, Massi. Decaduto.

Articolo 7, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8.
Emendamento n. 8/1 del Consigliere Bugaro:
Al comma 2 dell’articolo 8 della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 8, dopo la parola “fauna” inserire la seguente parola: “selvatica”.
Parere favorevole della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 9.
Emendamento n. 9/1 del Consigliere Badiali. Ritirato.
Emendamento n. 9/2 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 9/3 del Consigliere Natali. Ritirato.
Emendamento n. 9/4 del Consigliere Acacia Scarpetti:
Al comma 4 dell’articolo 9 della l.r. 7/1995 come sostituito dal comma 1 dell’articolo 9, il periodo “La Provincia concede la gestione delle ZRC all’ATC sulla base dello specifico piano di gestione faunistico-ambientale approvato dalla Provincia” è sostituito dal seguente: “gli ATC possono collaborare con le Province nella gestione delle ZRC”.
Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 9/5 del Consigliere Marangoni:
Al comma 4 dell’articolo 9 della l.r. 7/1995 le parole “entro trenta giorni” sono sostituite con le parole: “entro quarantacinque giorni”.
Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Solo per dire che il termine di trenta giorni appare troppo stretto per poter fare un serio controllo, quindi ho chiesto di portarlo a quarantacinque giorni. Questo è il senso dell’emendamento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 9/5. Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 9/6 del Consigliere Marangoni:
Al comma 5 dell’articolo 9 della l.r. 7/1995 alla fine sono aggiunte le seguenti parole: “Nelle zone di cui agli articoli 9, 10, 11, 12, 13, 14 della l.r. 7/1995 è vietato l’intervento dell’uomo sotto qualsiasi forma volto a favorire la riproduzione e l’irradiamento nelle zone circostanti della specie cinghiale (Sus Scrofa)”.
Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 9/7 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 9/8 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 9/9 del Consigliere Marangoni:
Al comma 8 dell’articolo 9 della l.r. 7/1995 alla fine sono aggiunte le seguenti parole: “fatti salvi problemi di inquinamento genetico preventivamente accertati dagli organi competenti”.
Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 9/10 del Consigliere Latini:
Il comma 11 bis dell’articolo 9 della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 9, è sostituito dal seguente: “11 bis. Nel territorio delle zone di ripopolamento e cattura è vietata ogni forma di caccia.”.
Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 9/11 del Consigliere Bugaro. Ritirato.

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 10.
Emendamento n. 10/1 del Consigliere Marangoni:
Al comma 1 dell’articolo 10 della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 10, è aggiunto il seguente capoverso: “Per quanto riguarda la specie cinghiale (Sus Scrofa) valgono le disposizioni dell’articolo 9, comma 5.”.
Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Anche qui si tratta di contenere i danni devastanti dei cinghiali, quindi va soprattutto a favore degli agricoltori o comunque di chi ha dei terreni, di chi coltiva la terra.
Questo è il fine dell’emendamento e per questo ne chiedo il voto,

PRESIDENTE. Emendamento n. 10/1. Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 11.
Emendamento n. 11/1 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 11/2 del Consigliere Binci:
Dopo il comma 5 dell’articolo 10 bis della l.r. 7/1995, come inserito dal comma 1 dell’articolo 11, viene inserito il seguente comma:
“5 bis. È vietato l’esercizio dell’attività venatoria a distanza inferiore di 500 metri da centri dove si svolgono attività di interesse economico o sociale legate al turismo e alla fruizione dell’ambiente (agriturismo, country house, alberghi, ristoranti, maneggi o altro): l’istituzione di queste ulteriori aree di rispetto avviene dietro richiesta motivata alla Provincia da parte degli interessati (proprietario, conduttore o altra figura avente titolo), previa presentazione di idonea documentazione attestante l’attività svolta completa di stralcio della carta tecnica regionale con indicazione dell’area da precludere all’attività venatoria.”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Con questo emendamento si è voluta inserire la richiesta di tanti cittadini marchigiani che abitano in territorio di caccia, specie di chi ha un’attività economica e quindi vuole tutelarsi, attraverso appunto il rispetto delle distanze, dal rischio di uno sparo.
Con questo emendamento, infatti, si dice che è vietato l’esercizio dell’attività venatoria ad una distanza inferiore di 500 metri da centri dove si svolgono attività di interesse economico e sociale, ovvero agriturismo, country house, alberghi, ecc., previa presentazione di una documentazione in Provincia che deve poi rilasciare un parere.

PRESIDENTE. Emendamento n. 11/2. Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 11/3 della Consigliera Giorgi:
Dopo il comma 5 dell’articolo 10 bis della l.r. 7/1995 come inserito dal comma 1 dell’articolo 11, aggiungere il seguente comma:
“5 bis. Possono essere istituite aree di rispetto dove sia vietata la sola caccia al cinghiale a squadre, questo in prossimità di luoghi di culto, nuclei abitativi, aree interessate da attività antropiche non necessariamente economiche come piste ciclabili, sentieri escursionistici, in particolare quelli contrassegnati con i segnavia bianco-rossi del CAI (Club Alpino Italiano) e riportati nella REM (Rete Escursionistica Marchigiana), percorsi vita, aree attrezzate, (ivi compresi canili e gattili) o altro. In questo caso l’istituzione delle aree di rispetto avviene dietro presentazione di richiesta motivata alla Provincia da parte di proprietari, conduttori, sindaci, presidenti di associazioni agrarie, operatori delle professioni turistiche, associazioni ambientaliste o comunque da gruppi di cittadini, corredata da stralcio della carta tecnica regionale con indicazione dell’area da precludere all’attività venatoria. La perimetrazione effettiva dell’area di rispetto vien definita in sede di sopralluogo congiuntamente agli agenti della Polizia Provinciale.
7. In ogni caso l’area preclusa all’attività venatoria non potrà essere inferiore a metri 500 partendo da un punto, o dal tracciato indicato dal richiedente. 8. In caso di utilizzo dì carabine o altre armi semi automatiche, con gittata superiore ai 2 Km, l’area di divieto di caccia non potrà essere inferiore ad una distanza di una volta e mezza la loro gittata massima (ovvero 3 Km).
9. Le suddette aree e fasce di rispetto sono di norma escluse dalla determinazione del territorio agro-silvo-pastorale. Possono farvi parte a concorrere alla sua quota destinata alla protezione faunistica solo nel caso che per esse siano stati adottati provvedimenti atti ad agevolare la sosta della fauna, la riproduzione e la cura della prole.
10. Entro sessanta giorni la Provincia autorizza l’istituzione dell’area di rispetto oppure comunica il diniego motivandolo.
11. II richiedente provvede a proprie spese alla tabellazione.
12. Per le violazioni di cui al presente articolo si applicano le sanzioni previste ai commi 3 e 4 dell’art. 40 della I.r. 7/1995.”.
Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 11/4 del Consigliere Binci:
Dopo il comma 5 dell’articolo 10 bis della l.r. 7/1995, come inserito dal comma 1 dell’articolo 11, è inserito il seguente comma:
“5 bis. Analogamente possono essere istituite aree di rispetto dove sia vietata la sola caccia al cinghiale a squadre, questo in prossimità di luoghi di culto, nuclei abitativi, aree interessate da attività antropiche non necessariamente economiche come piste ciclabili, sentieri escursionistici, in particolare quelli contrassegnati con i segnavia bianco-rossi dei CAI (Club Alpino Italiano) e riportati nell’elenco della REM (Rete Escursionistica Marchigiana), percorsi vita, aree attrezzate (ivi compresi canili e gattili) o altro. In questo caso I’istituzione delle aree di rispetto avviene dietro presentazione di richiesta motivata alla Provincia da parte di proprietari, conduttori, sindaci, presidenti di associazioni agrarie, operatori delle professioni turistiche, associazioni ambientaliste o comunque gruppi di cittadini, corredata da stralcio della carta tecnica regionale con indicazione dell’area da precludere all’attività venatoria. La perimetrazione effettiva dell’area di rispetto viene definita in sede di sopralluogo congiuntamente agli agenti della Polizia Provinciale.”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo emendamento riguarda aree di rispetto diverse per la caccia al cinghiale. Siccome la caccia al cinghiale con la braccata praticamente interessa, a salire, tutto il versante di una montagna, sarebbe importante ci sia la perimetrazione, come pure la possibilità di definire, anche da parte di chi lì svolge delle attività, di richiedere una tutela rispetto a questo tipo di caccia. Anche perché spesso le pallottole usate per la caccia al cinghiale arrivano fin a un chilometro di distanza.

PRESIDENTE. Emendamento n. 11/4. Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 11/5 del Consigliere Binci:
Dopo il comma 5 dell’articolo 10 bis della l.r. 7/1995, come inserito dal comma 1 dell’articolo 11, è inserito il seguente comma:
“5 bis. In ogni caso l’area preclusa all’attività venatoria non potrà essere inferiore a metri 500 partendo da un punto o dal tracciato indicato dal richiedente.”.
Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 11/6 del Consigliere Binci:
Dopo il comma 5 dell’articolo 10 bis della l.r. 7/1995, come inserito dal comma 1 dell’articolo 11, è inserito il seguente comma:
“5 bis. In caso di utilizzo di carabine o altre armi semiautomatiche, con gittata superiore ai 2 Km, l’are di divieto di caccia non potrà essere inferiore ad una distanza di una volta e mezza la loro gittata massima (ovvero 3 Km).”.
Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 11/7 del Consigliere Binci:
Dopo il comma 5 dell’articolo 10 bis della l.r. 7/1995, come inserito dal comma 1 dell’articolo 11, è inserito il seguente comma:
“5 bis. Le suddette aree e fasce di rispetto sono di norma escluse dalla determinazione del territorio agro-silvo-pastorale. Possono farvi parte e concorrere alla sua quota destinata alla protezione faunistica solo nel caso che per esse siano stati adottati provvedimenti atti ad agevolare la sosta della fauna, la riproduzione e la cura della prole.”.
Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

Emendamento n. 11/8 del Consigliere Binci. Ritirato.
Emendamento n. 11/9 del Consigliere Binci. Ritirato.
Emendamento n. 11/10 del Consigliere Binci. Ritirato.

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 12.
Emendamento n. 12/01 della terza Commissione:
L’articolo 12 è sostituito dal seguente: “Art. 12 (Sostituzione dell’articolo 9 della I.r. 7/1995).
1. L’articolo 12 della I.r. 7/1995 è sostituito dal seguente:
“Art. 12 (Procedura di costituzione delle aree di protezione speciale)
1. Le Province istituiscono le oasi di protezione faunistica, le ZRC e i centri pubblici di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale nei termini previsti dai criteri e dagli indirizzi regionali di cui all’articolo 4, secondo le modalità del Piano faunistico - venatorio provinciale.
2. Con l’atto istitutivo le Province determinano il perimetro delle aree di protezione. Tale atto è notificato ai proprietari o ai conduttori dei fondi mediante:
a) deposito presso la sede dei comuni territorialmente interessati;
b) pubblicazione per estratto nel foglio degli annunzi legali della Provincia;
c) affissione di apposito manifesto nei comuni, frazioni o borgate interessati, su cui deve essere chiaramente specificata, a cura dei Comuni, la data di deposito.
3. Qualora, entro sessanta giorni dalla data della pubblicazione dell’atto istitutivo, sia presentata opposizione motivata, ai sensi dell’articolo 10, comma 14, della legge 157/1992, da parte di proprietari o conduttori dei fondi costituenti almeno il 40 per cento della superficie complessiva che si intende vincolare, la zona non può essere costituita, salvo quanto stabilito al comma 5. 4. Decorso il termine indicato al comma a 3, ove non sia stata presentata opposizione, le Province provvedono alla istituzione delle aree di cui al comma 1.
5. La Provincia può destinare ad altro uso, nell’ambito della pianificazione venatoria del territorio, le che non siano state vincolate per l’opposizione manifestata dai proprietari o conduttori dei fondi ai sensi del comma 3.
6. I piani faunistico-venatori provinciali determinano le aree di cui al comma 5, che rientrano nella percentuale del territorio protetto di cui all’articolo 3, comma 1, lettera a).
7. La Giunta regionale determina le modalità di delimitazione del territorio delle aree di cui agli articoli 8, 9, 10, 10 bis e 11.
8. Qualora ricorrano particolari necessità ambientali, le Province possono costituire coattivamente oasi di protezione e ZRC sui territori per i quali sia stata presentata opposizione da parte dei proprietari o conduttori dei fondi ai sensi del comma 3.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamenti dal n. 12/1 al n. 12/4. Decaduti.

Articolo 13.
Emendamento n. 13/1 del Consigliere Marangoni:
Nel comma 2 bis dell’articolo 13 della pdl 21 dopo la parola “indicata” si aggiungono le parole: “in specifici piani di utilizzazione presentati e approvati dall’organismo competente”.
Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 13 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

(…) Allora specifico, per gli atti, che ai voti favorevoli bisogna aggiungere anche quello del Consigliere Trenta.

Articolo 14.
Emendamento n. 14/1 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 14/2 della Consigliera Foschi:
Al comma 2 dell’articolo 15, della l.r. 7/1995, come sostituito, al secondo capoverso è soppressa la parola “almeno”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 14/3 del Consigliere Carloni:
Al comma 2 dell’articolo 15, della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 14, le parole “In ciascuna Provincia è istituito almeno un ATC e fino ad un massimo di due” sono sostituite dalle seguenti: “In ciascuna Provincia sono istituiti al massimo due ATC”.
Ha la parola il Consigliere Carloni.

Mirco CARLONI. Anche questo emendamento ha un senso, non è fatto a caso, quindi vorrei spiegarlo bevissimamente.
Il proliferare degli ATC rappresenta un ulteriore cattivo esempio che diamo al territorio. Quelli che ci sono magari devono funzionare meglio, ma non è possibile aumentare il loro numero sul territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Presidente, voglio velocemente dare alcuni numeri riferiti alle regioni: Lombardia: 2 nella provincia di Lodi, 8 in quella di Brescia; Piemonte: 2 in quella di Biella e 13 in quella di Cuneo; Veneto: 3 in quella di Rovigo, 13 in quella di Treviso; Toscana: minimo sono 3; Emilia Romagna: da 4 a 9; Liguria: da 2 a 4.
La legge, così come votata in Commissione, dà la possibilità alle Province di decidere se aumentare o meno gli ATC, non obbliga assolutamente all’aumento, si apre una discussione. Non solo, l’ATC attuale deve votare a maggioranza dei voti per poter modificare e fare un altro ATC.
Ed è dimostrato che in molte regioni l’aumento degli ATC, dove è possibile, dà un buon governo della caccia.
Quindi sono nettamente contrario a quanto dice il Consigliere Carloni, non è un aumento di costi. Abbiamo anche previsto un revisore unico, si utilizzano le sedi delle istituzioni, se eventualmente ci sarà la necessità di aumentarli la Regione dà solo la possibilità alla Provincia di poterci ragionare, cioè deve essere la Provincia entro un anno dall’approvazione della legge a fare la proposta, inoltre l’ATC deve votare a maggioranza assoluta. Insomma, è un procedimento molto complicato.
Vietare quindi all’interno delle Province un ragionamento sugli ATC, che a livello nazionale è dimostrato che sta funzionando, credo sia un gravissimo errore.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Preliminarmente mi sembra di poter dire che questo emendamento 14/3 è identico sia a quello che ha presentato lei, Presidente Solazzi, ovvero al successivo 14/4, sia al mio emendamento 15/5.

PRESIDENTE. Sì, infatti se non passa questo emendamento gli altri decadranno.

Luca ACACIA SCARPETTI. Bene. Quindi dico, e forse anche stranamente, che vado nella stessa direzione del Consigliere Traversini. Perché effettivamente i numeri che ci ha letto, essendo appunto numeri, sono incontestabili, ed è vero anche quando dice che alcuni ATC del nord Italia funzionano tantissimo. Ad esempio si offre un numero di 7.000 lepri catturati su un territorio anche più piccolo della provincia di Pesaro Urbino, provincia dove se ne catturano sui 300-400-500. Ciò significa che in alcuni luoghi funziona benissimo.
Va però sottolineato, come ha detto il Consigliere Carloni e che tutti quanti noi in questo periodo non possiamo ignorare, che parlare di aumento di numeri, di enti o quant’altro è una cosa veramente impresentabile, proprio in questi giorni vediamo come la situazione economica stia precipitando.
Inoltre voglio anche provare a sfumare su questo concetto con quello che dice l’Ispra (prima Infs) rispetto appunto alla entità degli ATC - e mi rammarico di averlo avuto solo questa mattina verso le ore 11,00 – : “le programmazioni degli ATC dovrebbero corrispondere a fasce territoriali ben caratterizzabili sotto il profilo ambientale e faunistico – chiaro, no! -, ad esempio le Colline del Monferrato, i Colli Euganei, l’Alta Pianura della provincia di Varese, la Bassa Pianura della provincia di Milano, la Laguna veneta, la Maremma grossetana, l’Altopiano del Gargano…” ecc, insomma, arriva alle Murge baresi fino in Sicilia. Ma questo cosa vuol dire? La selvaggina non vede le tabelle di confine tra un comune e l’altro, tra una provincia e l’altra, la selvaggina si posiziona per…(…) Sì, è più intelligente di noi, bravissimo! E quindi la gestione andrebbe fatta, morfologicamente parlando, per aree omogenee. Sicché parlare di numero di ATC è una cosa che contrasta fortemente con una visione collegiale. Se c’è una zona umida o una zona appenninica queste potrebbero essere anche di 200 chilometri. Allora è per questo che andrebbe fatta una programmazione e una gestione unitaria.
Noi però siamo anni luce da questo concetto, e i numeri sono quelli che ha detto Traversini, però io dico, con la simpatia e la lealtà che ci ha accumunato nei lavori della terza Commissione, che porre il limite di due ATC per provincia in questo periodo è un atto morale da cui non possiamo prescindere.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Il dibattito sul numero degli ATC nelle Marche risale addirittura alla prima legge sugli Ambiti, nel 1996, quando era Assessore Iacucci. Il confronto vero, in quell’epoca, era che in una realtà come le Marche, fatta di vallate fluviali, dove la relazione tra costa e interno è anche un rapporto culturale di migrazione profonda avvenuta nel corso degli anni, gli Ambiti dovevano essere lungo le vallate e rappresentare questo tipo di territorio.
Pensare allora ad un terzo Ambito - seppure lo abbiamo fatto per la Valmarecchia che purtroppo se ne è andata - di fatto significa tagliare a metà le vallate fluviali e rompere quella relazione storica e culturale che c’è fra costa e aree interne.
Per questo abbiamo sempre detto di no. Se gli Ambiti sono uno per vallata è perché in questa regione hanno ancora un senso di carattere sociale e di relazioni fra costa e aree interne.
Il ragionamento fatto per territorio, badate, è giusto, molte regioni del nord Italia hanno costruito la loro esperienza venatoria su aree omogenee, però lì è diverso il territorio, sono diverse le ragioni storiche, le tradizioni venatorie. Quindi sono raffronti che non si possono fare proprio perché non stanno in piedi. Le Marche hanno un’altra caratteristica. Se noi dicessimo di tagliare a metà la valle del Foglia o magari la valle del Metauro, realizzeremmo un conflitto che non riusciremmo più a sanare.
Quindi io credo che in questa fase, per regioni morfologiche, geografiche, storiche, per le tradizioni di questa nostra regione, è bene mantenere gli Ambiti all’interno delle vallate, così come sono stati costruiti faticosamente già a partire dal 1996.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Io sono stato sempre contro la caccia, a prescindere, non ne capisco proprio l’utilità, le esigenze, però comunque rispetto chi va a caccia, anzi, lo ritengo un uomo libero, un uomo libero che utilizza il suo tempo libero in un ambito agro-silvo-pastorale. Quello invece che non comprendo è il livore politico o quella compatibilità - chiamiamola così - che va tanto di moda, si dice sempre è compatibile, è incompatibile ecc. ecc.. Per cui poi assistiamo alle peripezie, ad esempio, del nostro stimatissimo Vicepresidente Giacomo Bugaro – che voglio citare per fatto personale -, che ha lavorato tanto. Allora forse solo per questo dovrei essere favorevole, Presidente, a questo disegno di legge; una legge che sicuramente non apre nuove camarille per quanto riguarda l’istituzione di “posti di potere” - io questo fatto lo tengo sempre a mente, quindi ogni tanto lo tiro fuori e poi lo rimetto in casella! –. Oppure la dovrei votare solo perché la relatrice Foschi lo ha così abilmente illustrato, è stata brava, ci ha lavorato insieme al Presidente Badiali; e Badiali è un furbacchione, nel senso che è un uomo che è passato dalle attività produttive alla politica e oggi lo troviamo qui Presidente della Commissione che con autorevolezza dice sì o no, positivo o negativo.
Però adesso voglio ritornare all’intervento del Consigliere Traversini e a quello del Consigliere Ricci. E se sono disinformato vi chiedo scusa prima, semmai me lo direte!
Credo che lei, Consigliere, sia stato presidente di un ATC…(…) Per quanto? (…) Bene, tredici anni. Allora capisco che sia giusto che Traversini faccia la sua rivendicazione. E vi spiego perché. In campagna elettorale il cacciatore-cacciato dall’Aula Umberto Trenta dal Presidente con molta autorevolezza – ma spiegherò questo nel tempo, ora sto rivedendo i filmati da quando ci siamo insediati ad oggi, da dove intanto ho potuto scoprire che ci sono tanti musicisti, non c’è solo il pianista Trenta! –. Quindi, Consigliere Traversini…

PRESIDENTE. L’Italia è un paese di musicisti!

Umberto TRENTA. E’ un paese di musicisti, di naviganti e di poeti, e a me quello che mi frega è la mia vena poetica, Presidente, che mi porta ad elogiare il suo nome, Vittoriano Solazzi!
Quindi, Consigliere Traversini, fa bene, dicevo, a richiedere la sua ATC di montagna. E vi spiego perché. In campagna elettorale noi che siamo così avvezzi a fare riunioni, nel collegio elettorale ci scopriamo marinai verso il mare, ci scopriamo cittadini urbani in città, ci scopriamo ambientalisti della caccia in montagna.
Bene. Anch’io ho partecipato a queste riunioni tra i cacciatori - seppure io, ripeto, non sono per la caccia, ma penso che l’uomo sia nato libero e quindi libero anche di cacciare ovunque e comunque - e ho capito che loro ragionano come una lobby ben precisa. Quindi se sei utile ai cacciatori, se garantisci ai cacciatori 15 giorni, 30 giorni, l’ATC, l’ATP, di sopra, di sotto, rovescino, loro sono con te. Sicché è giusto, Consigliere Ricci, che anche lei abbia fatto il suo intervento così caratterizzato e caratterizzante. Però, Consigliere Traversini, quei numeri - che a me piace tanto richiamare anche nell’ambito della fantasanità cameliana -, ovvero questo accanimento, questa convergenza strana, stranissima, direi che quasi fa venire sospetti.
Si dice: “la Regione sentite le Province, le Comunità montane – che secondo me dovrebbero essere soppresse, come le Province – le organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale presenti sul territorio regionale, le associazioni venatorie riconosciute, ripartisce il territorio agro-silvo-pastorale.”.
Assessore Petrini, oggi qui in Aula tra il pubblico ho visto dei curiosi cappellini gialli ed arancioni, una nota di colore - ammesso e non concesso che stia bene in Aula –, erano astanti rigorosamente silenti, però credo, seppure con questa loro diversità di colore, che avevano una diversa considerazione di questa legge.
Allora le chiedo, a lei che è l’Assessore di riferimento sia di Ricci e Traversini, sia del Consigliere Trenta, ma soprattutto di quei cappellini gialli - che credo fossero una organizzazione importante che fa riferimento proprio a lei! –: non hanno capito niente di questa legge oppure l’hanno capita bene e si sono rappresentati in maniera negativa?
Nell’ambito di questa legge io seguirò il volere del Gruppo, anche se il nostro coordinatore regionale ci dice “votate contro” e quindi a volte condanna. Per cui anch’io cerco consiglio, ho qualche dubbio, perché io sono uno dei più giovani e inesperti dei Consiglieri regionali! -. Dubbio che mi viene, appunto, da un fatto molto semplice. Noi stiamo creando dei potentati per far venire all’interno persone di diverso ceto sociale, ma rigorosamente referenti e riferiti a questo contesto di legge. Allora penso che se non fosse una legge che garantisce un elettorato probabilmente non ci sarebbe stato questo dibattito lungo e accanito.
Quindi, Presidente Solazzi, vorrei capire con chiarezza qual è la posizione dei Consiglieri Ricci e Traversini in merito a questa che io definisco forse impropriamente – forse! - come spartizione di consenso.
Ecco perché ho qualche dubbio sul contenuto di questo articolato di legge.

PRESIDENTE. Emendamento n. 14/3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 14/4 del Consigliere Solazzi. Decaduto.
Emendamento n. 14/5 del Consigliere Acacia Scarpetti. Decaduto.
Emendamento n. 14/6 del Consigliere Bugaro. Ritirato.

Articolo 14, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 15.
Emendamento n. 15/1 del Consigliere Natali:
Al comma 2 dell’articolo 16 della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 15, dopo le parole “da effettuarsi entro il 30 giugno” sono aggiunte le seguenti: “e comunque dopo la pubblicazione del calendario venatorio”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 15/2 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 15/3 del Consigliere Natali:
Al comma 2 dell’articolo 16 della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 15, sostituire le parole “dal comitato di gestione dell’ATC” con le seguenti: “dalla Regione”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 15/4 dei Consiglieri Foschi, Acquaroli. Ritirato.

Emendamento n. 15/4bis della terza Commissione:
Al comma 5 dell’articolo 16 della l.r. 7/1995, come sostituito dall’articolo 15, inserire il seguente capoverso: “Tale quota non può essere inferiore ad euro 50”
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 15/5 del Consigliere Natali:
Al comma 6 dell’articolo 16 della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 15, dopo le parole “comma 4 dell’articolo 15" aggiungere le seguenti: “La Regione definisce le quote di iscrizione, agli ATC regionali, dei cacciatori non residenti. Tale quota non deve essere inferiore alla quota che i cacciatori della regione Marche pagano per l’iscrizione alla loro Regione di provenienza e comunque non inferiore alla quota pagata dai cacciatori residenti in regione.”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 15, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 17. Soppresso.

Articolo 18.
Emendamento n. 18/1 del Consigliere Acacia Scarpetti:
Al comma 1 dell’articolo 19 della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 18, il primo periodo è sostituito dal seguente: “gli ATC possono collaborare con le Province per la gestione faunistica nel territorio di competenza”.
Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Questo emendamento riassume la mia posizione, e quella Gruppo che mi onoro di rappresentare, rispetto l’impostazione amministrativa della norma, che è la sua parte più corposa.
Questo testo prevede la facoltà di dare alle Province pieno mandato di delegare parti, ma noi questo non ci sentiamo di sostenerlo, ma non nell’umiliazione o nel fatto di ignorare completamente gli ATC, gli ATC sono, e devono esserlo anche in futuro, attori principale nella gestione della materia venatoria, però lo dovrebbero fare, a nostro parere, a fianco delle Province.
Io tra l’altro temo fortemente -. poi chiudo su questo argomento, non vorrei fare l’uccello del malaugurio - che questa parte dell’impianto normativo possa essere oggetto di impugnativa da parte del Governo.

PRESIDENTE. Emendamento n. 18/1. Parere contrario della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 18/2 del Consigliere Latini:
Al comma 6 dell’articolo 19 della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 18, dopo le parole “all’attribuzione” sono inserite le seguenti: “di contributi e”.
Parere contrario della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 18/03 della terza Commissione:
Il comma 7 dell’art. 19 come sostituito dall’art. 18 è sostituito dal seguente:
“7. I comitati di gestione provvedono, altresì, al risarcimento dei danni arrecati alle produzioni agricole dalla fauna selvatica, in base alle modalità stabilite dalla Giunta regionale ai sensi dell’articolo 34, comma 6 bis, nonché; effettuare interventi, previamente concordati con la Provincia, ai fini della prevenzione dei danni medesimi.”
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 18/3 del Consigliere Latini. Decaduto.
Emendamento n. 18/4 del Consigliere Binci:
Dopo il comma 7 dell’articolo 19 della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 19, inserire il seguente:
“7 bis. Nell’attività di gestione del territorio gli ATC, essendo soggetti di tipo privato ma con finalità pubbliche, debbono attenersi per l’eventuale acquisizione di servizi, merci e consulenze alle norme vigenti del settore pubblico”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Con questo emendamento si precisa una cosa secondo me importante, visto anche il ruolo che questa legge definisce agli ATC. Recita: “Essendo soggetti di tipo privato, ma con finalità pubbliche, devono attenersi per l’eventuale acquisizione di servizi, merci e consulente, alle norme vigenti del settore pubblico”. Altrimenti si potrebbe creare una sottoclientela rispetto all’affidamento di consulenze, acquisto di materiali, ecc.. Quindi è anche a tutela del fatto che gli ATC sono finanziati con una tassazione di tipo generale.

PRESIDENTE. Emendamento n. 18/4. Parere contrario della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 18, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 19. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 19 bis/1 del Consigliere Acacia Scarpetti:
Dopo l’articolo 19 è inserito il seguente articolo: Articolo 19 bis (Modifica all’articolo 22 della l.r. 7/1995)
1. Il comma 3 dell’articolo 22 della l.r. 7/1995 è sostituito dal seguente: “Il dirigente del Servizio sport, caccia e pesca, tempo libero, previo parere dell’Ispra, può autorizzare le Province che ne facciano richiesta a gestire impianti finalizzati all’attività di cattura per la cessione a fini di richiamo. La cessione ad uso di richiamo è consentita solo per gli esemplari appartenenti alle specie individuate dall’articolo 4, comma 4, della legge 157/1992 con le esclusioni delle specie in deroga: passero, passera mattugia e storno, ed è gratuita. Gli esemplari eventualmente catturati appartenenti ad altre specie debbono essere immediatamente liberati.”.
Parere contrario della Commissione. Ha la parola il Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Il parere della Commissione è contrario, ma è un semplice allineamento alla normativa nazionale esistente. (…) Ormai non abbiamo più la lucidità di analizzare! Ripeto, è un semplice allineamento alla normativa nazionale esistente. Non vorrei fosse, invece, una ritorsione personale. La lealtà dovrebbe essere sempre sopra un articolo in più o un articolo in meno, Presidente Badiali. Quindi non capisco, comunque mi adeguo.

PRESIDENTE. Emendamento n. 19bis/1. Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 20. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 20 bis/1 del Consigliere Cardogna. Ritirato.
Emendamento n. 20 bis/2 del Consigliere Binci. Ritirato
Emendamento n. 20 bis/3 del Consigliere Binci:
Dopo l’articolo 20 viene inserito il seguente: “1. Dopo l’articolo 25 della l.r. 7/1995 è inserito il seguente: Articolo 25 bis (Esercizio delle deroghe previste dall’articolo 9 della direttiva 79/409/CEE)
1. Le deroghe, in assenza di altre soluzioni soddisfacenti, possono essere disposte solo per le finalità indicate dall’articolo 9, paragrafo 1, della direttiva 79/409/CEE e devono menzionare le specie che ne formano oggetto, i mezzi, gli impianti e i metodi di prelievo autorizzati, le condizioni di rischio, le circostanze di tempo e di luogo del prelievo, il numero dei capi giornalmente e complessivamente prelevabili nel periodo, i controlli e le forme di vigilanza cui il prelievo è soggetto e gli organi incaricati della stessa. I soggetti abilitati al prelievo in deroga vengono individuati dalle regione, d’intesa con gli ambiti territoriali di caccia (ATC).
2. Le deroghe di cui al comma 1 sono applicate per periodi determinati, sentito l’istituto nazionale per la fauna selvatica (INFS) e l’Osservatorio faunistico regionale di cui all’art. 7 bis, e non possono avere comunque ad oggetto specie la cui consistenza numerica sia in grave diminuzione.”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 20 bis/4 della terza Commissione:
1. Dopo l’art. 20 è aggiunto il seguente: 20 bis (Inserimento dell’art. 26 bis della I.r. 7/95)
“1. Dopo l’art. 26 della l.r. 7/95 è aggiunto il seguente: 26 bis (Soccorso e riabilitazione della fauna selvatica rinvenuta in difficoltà)
1. Le province assicurano la cura e la riabilitazione della fauna selvatica rinvenuta in difficoltà, in particolare di quella appartenente a specie protette. A tal fine, in ogni provincia è costituito un centro di recupero degli animali selvatici (CRAS).
2. La giunta regionale con deliberazione stabilisce le modalità di funzionamento dei centri di cui al comma 1, nonché le modalità operative concernenti la segnalazione e la consegna degli animali rinvenuti feriti o debilitati e le attività di soccorso, la detenzione temporanea e liberazione degli animali.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 21.
Emendamento n. 21/1 del Consigliere Acquaroli:
All’articolo 21 inserire il comma 01: “La lettera c) del comma 3 dell’articolo 27 della l.r. 7/1995 è sostituita dalla seguente:
c) nell’insieme di tutte le forme di caccia consentite dalla legge compreso l’appostamento fisso con numero di richiami vivi limitati”.
Parere della Commissione contrario. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. L’articolo 21 al comma 1 stabilisce per i titolari di licenzia di caccia che hanno compiuto 65 anni di età la scelta della forma di caccia sia stanziale che vagante.
Voglio far osservare ai Consiglieri che hanno lavorato su questa legge che questo articolo è in violazione di due articoli della Costituzione. Quindi su questo sicuramente le associazioni faranno ricorso.
Voglio inoltre evidenziare che è anche in contrasto con l’articolo 5 della legge nazionale 157. Quindi, seppure la legge regionale lo preveda, chi andrà a fare questo tipo di caccia verrà sanzionato. Ossia, chi andrà a fare i controlli sulla caccia andrà a sanzionare tale duplica comportamento. E la sanzione, ricordo, è il ritiro della licenza di caccia per un anno.
Quindi, nell’interesse dei cacciatori, invito i proponenti della legge a non mettere i cacciatori marchigiani nella condizione di vedersi ritirare per un anno la licenza di caccia per una leggerezza o comunque sia per una questione che andrebbe approfondita da un punto di vista legale.
Io così l’ho verificata quindi mi sento di dirlo a tutela delle persone che non vogliono certo correre il rischio di vedersi ritirare la licenza…(…) Ho capito, però sta di fatto che una persona che come hobby ha la caccia rischia di vedersi sospesa per un anno la licenza.

PRESIDENTE. Emendamento n. 21/1. Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 21/2 del Consigliere Natali:
Prima del comma 1 è inserito il seguente:
“01. Al comma 5 dell’articolo 27 della l.r. 7/1995 dopo le parole “legge 157/1992” sono aggiunte le seguenti: “per un periodo di 20 giornate con la possibilità di derogare da caccia fissa a caccia vagante”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 21/3 del Consigliere Binci:
Al comma 5 bis dell’articolo 2 della l.r. 7/1995, come inserito dal comma 1 dell’articolo 21, alla fine sono aggiunte le seguenti parole: “. Resta l’obbligo di dare comunicazione alla Provincia di residenza, ai sensi del comma 4, della specifica forma di caccia volta per volta opzionata.”
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Siccome tale emendamento potrebbe aggiustare questa fuga in avanti, secondo me, della legge, che è questa comunicazione alla Provincia della specifica forma di caccia opzionata, chiedo di verificare se in questo modo si può sanare un dubbio che comunque rimane nella legge e che quindi andrà a danno degli stessi cacciatori.

PRESIDENTE. Emendamento n. 21/3. Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 21/4 del Consigliere Binci:
Dopo il comma 2 bis è inserito il seguente: “2 ter. Dopo il comma 6 bis dell’articolo 27 della l.r. 7/1995, è aggiunto il seguente:
6 ter. La selvaggina ungulata abbattuta durante l’esercizio venatorio non può essere commercializzata se le carni non vengono singolarmente valutate dal veterinario pubblico. Ogni capo abbattuto, deve quindi essere oggetto di visita sanitaria e la lavorazione di tali carni deve avvenire esclusivamente in luoghi autorizzati dalle autorità sanitarie competenti, che provvedono a verificare che il luogo di lavorazione, i mezzi di refrigerazione e trasporto siano idonei dal punto di vista igienico sanitario.
La violazione alla presente norma, oltre alle sanzione già previste dalle normativa vigente, comporta la sospensione della licenza di caccia da un minimo di 12 mesi ad un massimo di 36 mesi.”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo emendamento affronta un’altra questione molto complicata riguardo alla caccia degli ungulati.
Soprattutto i cinghiali sono ungulati che vengono commercializzati. Come ho già detto, su una battuta di caccia di 20 o 30 cinghiali abbattuti viene fatta la verifica sanitaria solo su un singolo animale. Questo innanzitutto è in difformità rispetto il trattamento previsto per l’agricoltore che ad esempio se ha tre maiali deve portarli tutti e tre al controllo sanitario. Ma è soprattutto un problema sanitario perché poi questa carne va sul mercato bianco o nero, non lo so, dei ristoranti. Pertanto c’è anche un problema legato al tipo di lavorazione, al luogo dove avviene la lavorazione, alle modalità con cui viene conservata e trasportata questa merce.
Secondo me anche questo aspetto deve essere regolamentato. Per cui io in questa sede, come farò anche in altre, pongo un problema sanitario, che si innesca anche ad un problema di trattamento ugualitario dei cittadini.

PRESIDENTE. Emendamento n. 21/4. Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 21/5 del Consigliere Binci:
Dopo il comma 2 bis è inserito il seguente:
“2 ter. Dopo il comma 6 bis dell’articolo 27 della l.r. 7/1995, è aggiunto il seguente:
6 ter. La gestione degli ungulati in sovrannumero nelle aree protette, deve avvenire prioritariamente con l’utilizzo di metodi e tecniche di cattura. Solo dopo l’analisi dei risultati relativi al predetto piano di gestione, qualora non fossero stati raggiunti gli obiettivi prefissati, a causa dell’inefficienza delle tecniche e metodi adottati e dopo averne verificato l’impossibilità a rimuovere le cause, si potrà procedere con piani di abbattimento selettivo.”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo emendamento vuole regolamentare la questione del sovrannumero dei cinghiali nelle aree protette. Si dice che nelle aree protette il controllo del sovrannumero deve avvenire prioritariamente con l’utilizzo di metodi e tecniche di cattura, dopo uno studio. Se ad esempio c’è un’esigenza di eradicazione - come è stato detto, lo condivido, perché il cinghiale non è autoctono, sull’area del Conero è stato inserito o ci è arrivato - un modo semplice sarebbe quello dell’utilizzo delle casse di cattura. Ovvero delle casse dove i cinghiali vanno a mangiare e poi lì vengono catturati e inviati agli allevamenti che commercializzano le loro carni.
Quindi nelle aree protette la priorità della cattura, ripeto, dovrebbe essere data con metodi di cattura. Dopodiché se non se ne ravvede l’efficacia si potrà provvedere con piani di abbattimento selettivo. E questo già avviene, per esempio, all’interno del Parco dei Sibillini.

PRESIDENTE. Emendamento n. 21/5. Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 21/6 del Consigliere Binci:
Dopo il comma 2 bis è inserito il seguente:
“2 ter. Dopo il comma 6 bis dell’articolo 27 della l.r. 7/1995, è aggiunto il seguente:
6 ter. Nelle aree a libera caccia, gli agricoltori che hanno subito danni alle colture, possono datari di chiusini per la cattura da porre sul proprio fondo, al fine di contenere gli animali in eccesso.
Il numero dei capi catturato dovrà essere comunicato all’Amministrazione Provinciale competente che provvederà a determinare il numero massimo delle catture.
Il valore commerciale degli animali determinato a kg/peso vivo con successivo atto della Giunta Regionale, verrà detratto dall’eventuale valore del risarcimento dei danni alle colture. Nell’ambito delle misure per la gestione sanitaria e lo spostamento dei cinghiali selvatici catturati vivi, la cattura deve avvenire nel rispetto del benessere degli animali mediante apposite strutture denominate chiusini, opportunamente identificati cinghiali catturati venni identificati prima di essere trasportati.
Gli animali debbono essere movimentati, nel rispetto del Regolamento Ce1/2005 e delle norme sanitarie Nazionali e regionali.
I cinghiali catturati non possono in alcun modo essere destinati al ripopolamento né alla riproduzione.
Detti animali possono essere inviati alla macellazione in macelli autorizzati per la selvaggina e nel rispetto delle disposizioni previste per la macellazione degli animali selvatici.
Gli animali possono essere inviati ad allevamenti presenti nel territorio della regione Marche e già inseriti nell’anagrafe degli allevamenti (SIVA) e in possesso dell’autorizzazione della Provincia per l’allevamento della selvaggina a scopo alimentare, così come previsto dalle normative vigenti.”.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo emendamento va incontro alle difficoltà degli agricoltori.
L’attuale gestione della caccia ai cinghiali di fatto si configura come un allevamento allo stato brado da parte dei cacciatori di cinghiali che però si cibano dei prodotti degli agricoltori. Allora questo emendamento introduce nelle aree a libera caccia la possibilità per gli agricoltori che hanno subito danni alle culture di dotarsi di chiusini per la cattura da porre sul proprio fondo, al fine di contenere gli animali in eccesso.
Il numero dei capi catturati dovrà poi essere comunicato all’Amministrazione provinciale, che provvederà a determinare il numero massimo delle catture.
Inoltre c’è indicato un valore commerciale dell’animale che viene eventualmente detratto dal valore del risarcimento dei danni alle culture.
Pertanto con questo metodo c’è la possibilità per gli agricoltori di catturare cinghiali e affidarli poi agli allevamenti presenti nel territorio della regione Marche inseriti nell’anagrafe degli allevamenti, come il SIVA, che già esiste.
Gli animali catturati verrebbero dunque prelevati da questi allevamenti che li allevano a scopo alimentare, così gli agricoltori avrebbero una contropartita economica in base ad un prezzo concordato. E questo a scomputo dei danni.
Quindi anche la Regione Marche avrebbe la possibilità di abbattere quel milione e mezzo di danni che ogni anno dobbiamo mettere nel bilancio regionale, integrato poi dai bilanci delle Province, oltre che dai fondi degli ATC. Inoltre potremmo eliminare anche quella conflittualità che oggi esiste tra agricoltori e cacciatori.

PRESIDENTE. Emendamento n. 21/6. Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione. (…) Un attimo, il Consigliere Binci chiede l’ appello nominale a nome anche dei Consiglieri Trenta, Cardogna. Quindi si proceda con la votazione per appello nominale
Favorevoli: Binci, Cardogna.
Contrari: Badiali, Bugaro, Busilacchi, Comi, Giancarli, Giannini, Luchetti, Malaspina, Marconi, Marinelli, Natali, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Ricci, Sciapichetti, Solazzi, Trenta, Zaffini, Zinni.
Astenuti: Acacia Scarpetti, Eusebi.

(L’Assemblea legislativa non approva)

PRESIDENTE. Articolo 21. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 21 bis.
Emendamento n. 21 bis/1 della terza Commissione:
L’articolo 21 bis è sostituito dal seguente:
“Art. 21 bis (inserimento dell’art. 27 bis nella I.r. n. 7/1995 (Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria).
1. Dopo l’art. 27 della Lr. 7/1995 è inserito il seguente:
“Art. 27 bis (Gestione venatoria degli ungulati)
1. La gestione faunistico-venatoria degli ungulati è finalizzata alla conservazione della specie presenti sul territorio regionale in un rapporto di compatibilità con l’ambiente, a tutela della biodiversità e della sostenibilità dell’agricoltura e al conseguimento degli obiettivi indicati negli indirizzi regionali di cui all’articolo 4 e dai piani faunistici venatori delle Province di cui all’articolo 5.
2. La Giunta regionale stabilisce con regolamento, previo parere della Commissione consiliare competente, la disciplina della gestione faunistico-venatoria degli ungulati.
3. In particolare, con l’atto di cui al comma 2, sono stabiliti:
a) la pianificazione territoriale mediante l’individuazione della base minima territoriale di intervento finalizzata ad una razionale organizzazione e localizzazione dell’attività gestionale, compresi i prelievi;
b) le modalità di gestione e di prelievo;
c) l’attività di controllo;
d) l’attività di formazione finalizzata alla gestione faunistico-venatoria degli ungulati; e) le funzioni degli ATC e delle Province.
4. Le province, sulla base del regolamento di cui al comma 2, adottano specifico atto inerente la gestione degli ungulati.
5. Il prelievo venatorio degli ungulati, con. eccezione del cinghiale, è consentito esclusivamente in forma selettiva secondo le indicazioni e previo parere dell’ISPRA. Il prelievo del cinghiale, oltre che in forma selettiva, può essere effettuato nella forma della braccata e con il metodo della girata ed in base ai documenti tecnici dell’ISPRA.
6. Gli interventi di reintroduzione o ripopolamento di ungulati sono effettuati sulla base di adeguati progetti di fattibilità e piani di immissione, approvati dalla Provincia e conformi agli indirizzi della Regione che si avvale della consulenza dell’ISPRA.
7. La valutazione quantìtativa della popolazione degli ungulati presenti nel territorio regionale è effettuata sulla base delle metodologie indicate dall’ISPRA.
8. La Regione definisce specifici programmi operativi con le regioni confinanti per l’esercizio comune di attività relative alla gestione degli ungulati.
9. Il regolamento di cui al comma 2 può prevedere che nella attività di gestione degli ungulati sia corrisposto un contributo da parte dei cacciatori commisurato alle spese di gestione e di organizzazione e a quelle relative alle opere di prevenzione e salvaguardia ambientale. Gli eventuali introiti sono destinati al risarcimento dei danni causati all’agricoltura.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamenti dal n. 21 bis/2 al n. 21 bis 6. Decaduti.

Articolo 22.
Emendamento n. 22/1 dei Consiglieri Foschi, Acquaroli:
Il comma 10 dell’articolo 28 della l.r. 7/1995, come sostituito, è soppresso.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 22/2 del Consigliere Carloni:
Alla lettera b) del comma 10 dell’articolo 28 della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 22, sostituire le parole “sentite le” con le parole “indicate dalle”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 22/3 del Consigliere Solazzi. Decaduto.

Emendamento n. 22/4 della terza Commissione:
La lettera c) del comma 10 dell’articolo 28 della l.r. 7/1995, come sostituito dall’articolo 22, è sostituita dalla seguente: “c) da due membri designati da ciascun ATC istituito nella Provincia;”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 22, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 23.
Emendamento n. 23/1 del Consigliere Solazzi:
Al comma 4, nei commi 8 bis e 8 ter dell’articolo 29 della l.r. 7/1995, come aggiunti dal comma 4 dell’articolo 23, sostituire le parole “all’ATC di iscrizione” con le parole “al Comune di residenza”.
Parere della Commissione? (…) Vorrei che rifletteste su ciò che è accaduto a proposito dei tesserini, c’è voluto un intervento, discutibilissimo, della Giunta per sanare una situazione determinata da una procedura a cui questo emendamento vorrebbe porre rimedio. Non so se è chiaro! Dire no a questo mi sembra…(…) I tesserini dove li portano? (…) Però, a chi viene mandato, all’ATC?

Fabio BADIALI. All’ATC.

PRESIDENTE. All’ATC, non al Comune.

Fabio BADIALI. No.

PRESIDENTE. Bene. Allora ora vi dico, spogliando un attimo dalle funzioni di Presidente, visto che è un mio emendamento, che se dovesse ricapitare ciò che è accaduto ultimamente poi chi ha fatto questa scelta se ne dovrà anche assumere la responsabilità. (…) No, è accaduto perché se la gestione è fatta da un ente pubblico su una cosa così delicata, probabilmente, se mi consente, c’è una diversa certezza

Fabio BADIALI. Presidente, scusi.

PRESIDENTE. Prego Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. C’è una ricevuta di consegna. Al cacciatore che consegna all’ATC il tesserino deve essere rilasciata una ricevuta.

PRESIDENTE. Badiali, non insisto, anche perché non sta bene nella veste di Presidente insistere, però, insomma, sono gli stessi ATC che chiedono che questa cosa venga inviata al Comune. Però non importa, io mi distinguo dalla Commissione e voto a favore.
Ha chiesto la parola il Consigliere Carloni, ne ha facoltà.

Mirco CARLONI. Il mio emendamento successivo è identico al suo, Presidente. Io non solo penso sia da votare a favore, ma che sia anche molto importante, perché ai tanti cacciatori, in particolar modo nei comuni dell’entroterra, si semplificherebbe la vita poterlo consegnare al pubblico ufficiale. E non credo, Presidente Badiali, che si possa dire che se viene consegnato un documento a un Comune poi questo va perso. Se fosse così i Comuni sarebbero da sciogliere!
Come ha detto giustamente il Presidente, quello che è accaduto qualche mese fa dovrebbe far riflettere. Per cui questa è una forma che semplifica la vita a tutti quanti.

Fabio BADIALI. Non è una questione dirimente, per carità, ognuno prende le sue decisioni, però sappiate che i Comuni non vogliono fare questo servizio, e non sono pagati per farlo. Se vogliamo obbligarli possiamo farlo, però, ripeto, non sono pagati per fare questo servizio, è una funzione che non hanno.

PRESIDENTE. Emendamento n. 23/1. Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamenti n. 23/2, n. 23/3, n. 23/4. Decaduti.

Emendamento n. 23/5 della Consigliera Foschi:
Al comma 8 ter, articolo 29, l.r. 7/1995, come aggiunto, sostituire le parole “al doppio della” con la parola “alla”.
Parere favorevole della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 23/6 della Consigliera Foschi. Ritirato.

Articolo 23, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 24.
Emendamento n. 24/1 del Consigliere Binci:
Al comma 1 dell’articolo 30, della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 24, sostituire la frase “La Giunta regionale sentiti l’OFR e l’ISPRA,” con la seguente: “La Giunta regionale sentito l’ISPRA,”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 24/2 del Consigliere Marangoni:
Al comma 1 dell’articolo 30, della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 24, dopo le parole “sentiti l’OFR e l’ISPRA,” si aggiungono le parole:: “e in base a quanto prescritto dal Piano faunistico venatorio regionale”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 24/3 del Consigliere Cardogna:
La lettera d) del comma 2 dell’articolo 30, della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 24, viene sostituita dalla seguente:
“d) l’ora di inizio della giornata di caccia da un’ora prima del sorgere del sole e l’ora di termine della stessa al tramonto, ad eccezione della caccia di selezione agli ungulati che può essere esercitata fino ad un’ora dopo il tramonto”.
Ha chiesto la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Binci, ne ha facoltà.

Massimo BINCI. E’ una precisazione rispetto all’ora in cui si può andare a caccia. Con questo emendamento si vuole che la caccia termini al tramonto, invece da quello che mi risulta ora c’è la possibilità di andarci fino ad un’ora dopo il tramonto. Mi sembra un controsenso addirittura visivo!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cardogna. Mi scusi, Consigliere, prima non lo avevo visto.

Adriano CARDOGNA. Solo per rilevare che il termine “ora legale” per misurare questa cosa è un termine equivoco. L’ora legale, come posso dire, non porta, il periodo è diverso da quando si apre la caccia a quando si chiude. Cosa significa dire ora legale! Riflettete un attimo.

PRESIDENTE. Emendamento n. 24/3. Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 24/4 del Consigliere Marangoni:
Al comma 3 dell’articolo 30, della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 24, si aggiunge la frase: “La Giunta regionale entro novanta giorni dall’approvazione della presente legge definisce criteri vincolanti nei quali si stabilisce la regolamentazione dell’allenamento dei cani da caccia nei periodi antecedenti l’apertura della stagione venatoria, i luoghi ove effettuare tali operazioni, ed i divieti nonché le sanzioni relative per i trasgressori”.
Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Un chiarimento su questo emendamento che è finalizzato ad evitare un vuoto normativo. Non so se sia un vuoto normativo voluto oppure, mi auguro, semplicemente colposo, che comunque possiamo colmare approvando l’emendamento.
Con la nuova normativa senza questo emendamento non ci sarebbero più regole all’allenamento dei cani da caccia nei periodi in cui la caccia è chiusa. Prima la tutela per le persone era ad orari e giornate stabilite e si stabilivano 500 metri di distanza obbligatoria. Togliendo questi limiti si rischiano delle aggressioni a persone, anziani, bambini e ad altri cani non da caccia bensì da compagnia.
Quindi chiedo l’approvazione dell’emendamento soprattutto a tutela delle persone.

PRESIDENTE. Emendamento n. 24/4. Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 24/5 del Consigliere Marangoni:
Dopo il comma 3 dell’art. 30 è aggiunto il seguente:
“3 bis. Con l’approvazione di nuove norme nazionali, nuove convenzioni internazionali o nuove direttive comunitarie la Giunta regionale deve adeguare il calendario venatorio di cui al presente articolo, entro trenta giorni dall’entrata in vigore delle nuove disposizioni”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

Articolo 24. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 25.
Emendamento n. 25/1 del Consigliere Carloni:
Al comma 1 sostituire le parole “o altro materiale esclusa la muratura” con le parole “o altro materiale esclusa la muratura portante”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 25/2 della Consigliera Foschi. Decaduto.
Emendamento n. 25/3 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 25/4 del Consigliere Acquaroli:
Aggiungere il comma 2 bis:
“2 bis. Il comma 4 dell’articolo 31 della l.r. 7/1995 è sostituito dal seguente:
4. Gli appostamenti dell’avifauna selvatica acquatica collocati in terraferma devono avere una stabile e definita occupazione di sito, con copertura d’acqua per tutta la stagione venatoria e nei mesi di febbraio, marzo, aprile, salvo casi di forza maggiore.”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 25/5 del Consigliere Acquaroli:
Dopo il comma 3 Aggiungere il comma 3 bis:
“3 bis. Il comma 6 dell’articolo 31 della l.r. 7/1995 è sostituito dal seguente:
6. Non sono considerati fissi, agli effetti dell’opzione della forma di caccia in via esclusiva, gli appostamenti per l’esercizio venatorio agli ungulati, ai colombacci, quelli che usano richiami non appartenenti alle specie della fauna selvatica e gli appostamenti fissi con numero di richiami vivi limitati.”.
Parere contrario della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 25/6 della Consigliera Foschi:
Al comma 3 bis, articolo 31 l.r. 7/1995, come inserito. Nel secondo periodo del comma 8 dell’articolo 31 della l.r. 7/1995, così come inserito, sostituire il numero “500” con: “300”.
Parere favorevole della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamenti n. 25/7 e n. 25/8. Decaduti.

Emendamento n. 25/9 del Consigliere Acquaroli:
Dopo il comma 4 inserire il comma 4 bis:
“4 bis. Al comma 1 dell’articolo 31 della l.r. 7/1995, dopo le parole “coma 19” aggiungere “come pure gli appostamenti fissi con numero di richiami vivi limitati”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 25/10 del Consigliere Acquaroli:
Il comma 6 è sostituito dal seguente:
“6. Il comma 14 dell’articolo 31 della l.r. 7/1995 è sostituito dal seguente: “Il cacciatore che opta per la forma di caccia vagante può essere titolare di un appostamento fisso con numero di richiami vivi limitati”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 25/11 del Consigliere Bugaro. Ritirato.
Emendamento n. 25/12 del Consigliere Bugaro. Ritirato.

Emendamento n. 25/13 del Consigliere Acquaroli:
Aggiungere il comma 6 quater:
“Il comma 19 dell’articolo 31 della l.r. 7/1995 è sostituito dal seguente: “Il funzionamento degli appostamenti fissi e le relative zone di rispetto è limitato al periodo 1° ottobre- 15 novembre. Le apposite tabelle dovranno obbligatoriamente indicare la seguente dicitura: “appostamento fisso per colombacci”. L’attività dell’appostamento può continuare successivamente a tale data esclusivamente da un solo capanno e può essere esercitata solo da coloro che abbiano optato per la caccia da appostamento fisso con richiami vivi e con richiami vivi limitati.”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 25/14 del Consigliere Acquaroli:
Aggiungere il comma 6 quater:
“Il comma 20 dell’articolo 31 della l.r. 7/1995 è sostituito dal seguente:
Gli appostamenti fissi devono essere segnalati a cura del titolare mediante tabelle esenti da tasse visibili l’una dall’altra che possono essere poste al limite della distanza di rispetto.”.
Parere favorevole della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 25/15 del Consigliere Bugaro. Decaduto.

Articolo 25, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 25 bis.
Emendamento n. 025bis/1 del Consigliere Acquaroli:
Dopo l’articolo 25 inserire l’articolo 025 bis (Modifiche all’articolo 32 della l.r. 7/1995)
1. Al comma 3 dell’articolo 32 della l.r. 7/1995 dopo le parole “dieci unità” sono aggiunte le seguenti: “ai cacciatori che esercitano l’attività venatoria nell’insieme di tutte le forme di caccia consentite dalla legge, compreso l’appostamento fisso con numero di richiami vivi limitati è consentito di tenere durante l’esercizio venatorio un numero di dieci richiami vivi di cattura e numero cinque richiami vivi di allevamento.”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 025 bis/2 del Consigliere Solazzi:
Dopo l’art. 25 e prima dell’art. 25 bis, è inserito il seguente:
“Il comma 1 dell’art. 33 della legge regionale n. 7/95 è sostituito dal seguente: 1. Le Province, anche concordemente tra di esse, istituiscono le zone destinate all’allenamento ed addestramento dei cani da caccia ed alle, gare cinofile, e ne affidano la gestione agli ATC, alle associazioni venatorie riconosciute, alle associazioni cinofile ed alle associazioni professionali degli addestratori cinofili, nonché ad imprenditori agricoli singoli o associati.”
Parere favorevole della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 25 bis/1 del Consigliere Natali:
Al comma 3 dell’articolo 34 della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 1 dell’articolo 25 bis, dopo le parole “caccia programmata” aggiungere le seguenti: “alle coltivazioni agricole nelle oasi di protezione le Province esercitano il controllo sui risarcimenti danni gestiti dall’ATC e provvedono alla compensazione totale del danno da essi liquidato.”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 25 bis/2 del Consigliere Natali:
Il comma 2 è sostituito dal seguente:
“2. Il comma 3 bis dell’articolo 34 della l.r. 7/1995 è soppresso.”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 25 bis/3 del Consigliere Acquaroli:
Sopprimere il comma 2.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 25 bis/4 del Consigliere Acquaroli:
Sopprimere il comma 3.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 25 bis/4 bis della terza Commissione:
Al comma 3 dell’articolo 34 della l.r. 7/1995, così come sostituito dal comma 3 dell’articolo 25 bis, le parole “5. Ai fini della gestione del fondo è costituito e preposto un comitato in ciascuna provincia, composto da: a) il responsabile dell’ufficio competente in materia di gestione faunistico-venatoria, o suo funzionario delegato;” sono sostituite dalle seguenti parole: “Ai fini della gestione del fondo è costituito presso ciascuna amministrazione provinciale un comitato composto da: a) il responsabile dell’ufficio competente in materia di gestione faunistico-venatoria, o suo funzionario delegato, che lo presiede;”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 25 bis/5 del Consigliere Solazzi. Decaduto.

Emendamento n. 25 bis/6 del Consigliere Solazzi:
La lettera b) del comma 5 dell’articolo 34 della l.r. 7/1995, come sostituito dal comma 3 dell’articolo 25 bis, è sostituita dalla seguente: “tre rappresentanti per ogni ATC provinciale di cui al meno un rappresentante delle associazioni agricole”.
Parere della Commissione? (…) Quindi il rappresentante dell’agricoltura ci sarà comunque anche se non lo scriviamo? (…). C’è questa assicurazione? E’ obbligatorio o no? (…).
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 25 bis/7 del Consigliere Marangoni:
Dopo il comma 3 dell’articolo 25 bis è inserito il seguente:
“3 bis. Il comma 6 dell’articolo 34 della l.r. 7/1995 è sostituito dal seguente:
“Il proprietario o conduttore del fondo è tenuto a denunciare immediatamente i danni alla provincia o al comitato di gestione territoriale di caccia, pena la perdita dell’indennizzo stesso.
Questi procedono tempestivamente, e comunque entro e non oltre le 24 ore lavorative seguenti la comunicazione dell’avvenuto danno di cui al precedente capoverso, in relazione al tipo di coltura, alle necessarie verifiche e provvedono alla liquidazione nei quarantacinque giorni successivi.”.
Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Volevo spiegare brevemente il mio emendamento, che ha due finalità. La prima è di costringere i proprietari dei fondi e i proprietari degli allevamenti a sporgere denuncia in tempi rapidi, in questo modo si evita che animali selvatici facciano ulteriori danni. Il secondo obiettivo è quello di dare tempi certi e brevi all’accertamento dei danni, come pure ai risarcimenti, è infatti prevista una riduzione da 90 a 45 giorni. Questo è per favorire i coltivatori e gli allevatori, che oggi aspettano mesi e mesi, affinché gli venga riconosciuto il danno e anche i conseguenti risarcimenti.
Questi sono i duplici obiettivi di questo mio emendamento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 25 bis/7. Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 25 bis/8 del Consigliere Solazzi:
Il comma 4 è sostituito dal seguente:
“4. Il comma 6 bis dell’art. 34 della l.r. 7/1995 è sostituito dal seguente: 6 bis. La Giunta Regionale, previo parere della competente commissione consiliare, approva il regolamento per la prevenzione ed il risarcimento dei danni prodotti dal la fauna selvatica alle produzioni agricole. Il Regolamento disciplina: gli interventi di prevenzione dei danni ed i relativi contributi economici; le modalità per presentare richiesta di risarcimento danni e le relative procedure istruttorie delle domande; i parametri per la valutazione dei danni ed i relativi risarcimenti. Il Regolamento prevede altresì che presso ogni Provincia è istituita Uno sportello unico ove devono essere presentate cd istruite le richieste di prevenzione e risarcimento danni, sovrainteso dalla commissione di cui al comma 5. Prevede inoltre che per far fronte agli interventi di prevenzione e di risarcimento vengono impiegate le risorse di cui al comma 1.”.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carloni, ne ha facoltà.

Mirco CARLONI. Questo emendamento secondo me è importante per una ragione. Intanto dà la possibilità di inserire nella legge il regolamento che è fondamentale per disciplinare l’attività per i risarcimenti. È una delle cose più importanti che c’è da fare.
Sul risarcimento non c’è chiarezza normativa e molto spesso non c’è una chiara forma non solo per prevenire i danni ma soprattutto per la distribuzione dei contributi economici.
Dopodiché dà in modo chiaro la possibilità in ogni Provincia di istituire uno sportello unico per i risarcimenti. E questo credo sia qualcosa di significativo, perché semplifica i procedimenti e dà unicità di intervento al cittadino, facendogli appunto capire che lì c’è uno sportello unico che raccoglie tutte le richieste.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Zinni, ne ha facoltà.

Giovanni ZINNI. Con tutto il rispetto, che nei suoi confronti, Presidente, non può che essere ampio e doveroso, ritengo che questo emendamento, se passa, svilirebbe tutto l’impianto normativo che abbiamo dato fino adesso. Cioè, se nei primi articoli dell’impianto diciamo che facciamo una sussidiarietà e diamo la gestione all’ATC però poi facciamo questo, è una schifezza all’italiana, è un papocchio.
Quindi personalmente voto contro. Non ci sto, con tutto rispetto per Ucchielli, a questo giochino pesarese.

PRESIDENTE. (…) No, no, non lo ritiro, quella di avere un ufficio unico è una richiesta sentita. Questo emendamento l’ho fatto perché ritengo che non possiamo fare andare la gente da un posto all’altro per il risarcimento dei danni con un aggravio burocratico. Insomma, oltre al danno devi anche impazzire per andare a richiedere il risarcimento, ecc.. E’ motivato da questo. Non mi pare che stravolga la legge, tutt’altro, si crea un ufficio unico dove puoi portare le denunce del danno subito, che è una richiesta che c’è. (…) Come? (…)
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 25 bis/9 del Consigliere Acquaroli:
Al comma 6 bis dell’articolo 34 della l.r. 7/1995, come sostituito, dopo le parole “produzioni agricole,” aggiungere: “e provvede al risarcimento gli AA.TT.CC”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 25 bis, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 26. Soppresso.

Articolo 27. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 28. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 28 bis.
Emendamento n. 28 bis/1 del Consigliere Cardogna:
Prima del comma 1 dell’art. 28-bis sono inseriti i seguenti commi:
000001. Al comma 1 dell’art. 39 della l.r. 7/1995, dopo la lettera e) è aggiunta la seguente lettera: “e-bis) L’esercizio dell’attività venatoria a distanza inferiore a 400 (quattrocento) metri dalle strutture alberghiere ed extralberghiere, di cui dalla legge regionale 11 luglio 2006 n. 9 (Testo unico delle norme regionali in materia di turismo) nonché dalle strutture adibite ad attività agrituristiche e di turismo rurale di cui alla legge regionale 3 aprile 2002 (Norme per l’attività agrituristica e per il turismo rurale). I divieti di cui alla lettera f) si applicano anche alla viabilità inserita nella rete escursionistica Marche (RESM) di interesse pubblico così come definita dalla l.r. n. 2/2010 e succ. mod.”.
00001. Al comma 1 dell’art. 39 della l.r. 7/1995, la lettera m) è sostituita dalla seguente: “m) Cacciare su terreni coperti in tutto o nella maggior parte di neve”.
0001. Al comma 1 dell’art. 39 della l.r. 7/1995, alla lettera o) sono aggiunte le seguenti parole: “,distruggere o danneggiare deliberatamente nidi e uova, nonché disturbare deliberatamente le specie protette di uccelli, fatte salve le attività previste dalla presente legge”;
001. Al comma 1 dell’art. 39 della l.r. 7/1995, dopo la lettera ii) è aggiunta la seguente lettera: “ii-bis) Utilizzare per l’esercizio venatorio, fucili con canna ad anima rigata a ripetizione o semiautomatici con caricatore idoneo ad incamerare più di due cartucce, esclusa quella in canna.
01. Al comma 1 dell’art. 39 della l.r. 7/1995, dopo la lettera zz) è aggiunta la seguente lettera: “zz-bis) esercitare l’attività venatoria durante il periodo di ritorno al luogo di nidificazione e cacciare durante l’intero periodo riproduttivo;”.
Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Solo per ricordare che al comma 1 di questo articolo vengono riproposte le distanze di sicurezza rispetto a esercizi in aree rurali, tipo strutture alberghiere e extra alberghiere, insieme ad altri divieti di una grande ovvietà.
Richiamo quindi l’attenzione dell’Aula su questo primo comma.

PRESIDENTE. Emendamento n. 28 bis/1. Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 28 bis/2 del Consigliere Binci:
Prima del comma 1 dell’articolo 28 bis è inserito il seguente comma:
“01. Alla lettera bb) del comma 1 dell’articolo 39 della l.r. 7/1995 dopo le parole “detenere per vendere” aggiungere le seguenti parole: “trasportare per vendere,”.
Parere contrari della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 28 bis/3 del Consigliere Marangoni:
Prima del comma 1 dell’articolo 28 bis è inserito il seguente comma:
“01. La lettera e) dell’articolo 39 della l.r. 7/1995 è sostituita dalla seguente:
e) cacciare nelle aie e nelle corti o altre pertinenze di fabbricati rurali; nelle zone comprese nel raggio di 200 metri da immobili, fabbricati e stabili adibiti ad abitazioni o a posto di lavoro e a distanza di 100 metri da vie di comunicazione ferro viaria e da strade carrozzabili, e a 50 metri dalle strade poderali ed intrapoderali.
E’ vietato l’esercizio dell’attività venatoria a distanza inferiore di 500 metri da centri dove si svolgono attività di interesse economico o sociale legate al turismo e alla fruizione dell’ambiente (agriturismo, country house, alberghi, ristoranti, maneggi o similari). L’istituzione, di queste ulteriori aree di rispetto avviene dietro richiesta motivata alla Provincia da parte degli interessati (proprietario, conduttore o altro soggetto avente pari titolo), previa presentazione di idonea documentazione attestante l’attività svolta e le relative autorizzazioni,, completa di stralcio della carta tecnica regionale con indicazione dell’area da escludere all’attività venatoria, Il divieto potrebbe anche essere stabilito per determinati periodi stagionali o particolari giorni della settimana”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 28 bis/4 del Consigliere Binci:
Prima del comma 1 dell’articolo 28 bis è inserito il seguente comma:
“01. Dopo la lettera ii) del comma 1 dell’articolo 39 della l.r. 7/1995 è aggiunta la seguente lettera ii bis): “utilizzare nella caccia ai mammiferi fucili o carabine idonei a incamerare più di tre colpi, incluso quello in canna”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 28 bis/5 del Consigliere Binci:
Prima del comma 1 dell’articolo 28 bis è inserito il seguente comma:
“01. Alla fine del testo della lettera o) del comma 1 dell’articolo 39 della l.r. 7/1995 aggiungere il seguente periodo: “, distruggere o danneggiare deliberatamente nidi e uova, nonché disturbare deliberatamente le specie protette di uccelli, fatte salve le attività previste dalla presente legge;”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 28 bis/6 del Consigliere Binci:
Dopo il comma 1 dell’articolo 28 bis è aggiunto il seguente comma:
“1bis. Dopo la lettera zz) del comma 1 dell’articolo 39 della l.r. 7/1995 è aggiunta la seguente lettera zz ter): “cacciare durante il periodo della nidificazione e le fasi della riproduzione e della dipendenza degli uccelli”.
Parere della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 28 bis/7 del Consigliere Binci:
Dopo il comma 1 dell’articolo 28 bis è aggiunto il seguente comma:
“1bis. Dopo la lettera zz) del comma 1 dell’articolo 39 della l.r. 7/1995 è aggiunta la seguente lettera zz ter): “cacciare durante il ritorno al luogo di nidificazione”.
Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 28 bis/8 del Consigliere Marangoni:
Dopo il comma 1 dell’articolo 28 bis è aggiunto il seguente comma:
“1bis. Dopo la lettera zz) del comma 1 dell’articolo 39 della l.r. 7/1995 è aggiunta la seguente lettera zz ter): “E’ altresì vietato distruggere o danneggiare deliberatamente nidi e uova nonché le specie di uccelli protette dalla presente legge; cacciare durante il ritorno al luogo di nidificazione; cacciare durante il periodo della nidificazione e delle fasi di riproduzione e di dipendenza degli uccelli”.
Parere contrario della Commissione contrario. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 28 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 28 ter/1 della Consigliera Foschi. Ritirato.
Emendamento n. 28 ter/2 del Vicepresidente Petrini. Ritirato.

Articolo 29.
Emendamento n. 29/01 della terza Commissione:
L’articolo 29 è sostituito dal seguente:
“Art. 29 (Modifiche all’articolo 41 della Lr. 7/1995)
1. Il comma 2 dell’articolo 41 della I.r. 7/95 è sostituito dal seguente:
‘2 Una quota pari al 50 per cento del fondo di cui al comma 1 è ripartita secondo le seguenti modalità:
a) 15 per cento alla Regione per i compiti di cui alla presente legge;
b) 80 per cento alle Province per l’esercizio delle funzioni di cui alla presente legge, compreso il rimborso spese ai comuni per il rilascio dei tesserini di cui all’articolo 29;
c) 5 per cento alle associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale, operanti nella Regione, per gli interventi previsti all’articolo 35, comma 7.”.
Dopo il comma 2 dell’articolo 41 della I.r. 7/95 sono aggiunti i seguenti:
“2 bis. Una quota pari al 50 per cento del fondo di cui al comma 1 è riservata alle Province e agli ATC per la prevenzione e il risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica alle coltivazioni agricole di cui all’articolo 34".
2 ter. I criteri e le modalità di concessione dei contributi di cui alle lettere b, c, d del comma 2 e 2 bis sono stabiliti con deliberazione della Giunta regionale, previo parere della competente commissione assembleare”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamenti dal n. 29/1 al n. 29/10. Decaduti.

Articolo 29 bis.
Emendamento n. 29 bis/1 del Consigliere Badiali:
L’articolo 29 bis è soppresso.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 30.
Emendamento n. 30/1 del Consigliere Marangoni:
Si elimina il comma 6 bis dell’art. 30 della l.r. 7/1995.
Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. L’eliminazione dell’istituto del piano faunistico venatorio regionale è in contrasto con la legge nazionale 157/1992, articoli 9 e 10, perché l’assunzione di programmazione e di pianificazione spetta alle Regioni.

PRESIDENTE. Emendamento n. 30/1. Parere contrario della Commissione. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 30. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 31. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico, insieme all’emendamento coord. tec/1 della terza Commissione:
Il titolo della proposta di legge 21/2010 è modificato nel modo seguente: “Modifiche alla l.r. 7/1995 (Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

Ordine del giorno n. 1 dei Consiglieri Acacia Scarpetti, Badiali, Ciriaci, Malaspina, Perazzoli, Cardogna, Marinelli, Bugaro, Foschi, Traversini:
“L’Assemblea legislativa delle Marche,
Visto l’art. 1 della legge 157 del 1992 in materia di protezione della fauna selvatica come modificato a seguito dell’entrata in vigore della legge 4 giugno 2010 n. 96, legge comunitaria 2009, che impegna le Regioni ad adottare le misure necessarie per recepire nell’ordinamento nazionale i principi contenuti nella direttiva 2009/147/Ce;
Visto l’art. 117 della Costituzione, nella parte in cui riconosce la competenza delle Regioni a dare attuazione al diritto dell’Unione europea;
Visto l’articolo 3 della legge regionale n. 14 del 2006;
Impegna la Giunta regionale ad inserire nella proposta di legge comunitaria regionale per l’anno 2011 le disposizioni necessarie per dare completa attuazione nell’ordinamento regionale ai principi che discendono dalla direttiva 2009/147/Ce.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno n. 2 dei Consiglieri Giancarli, Acquaroli, Busilacchi, Bugaro:
L’Assemblea legislativa delle Marche
Visto il disposto di cui al comma 1 dell’art. 27 bis della legge regionale 7/1995 così come inserito dal comma 1 dell’art. 21 bis;
Ritenuto prioritario tutelare sia le realtà di particolare pregio ambientale sia quelle fortemente vocate alle produzioni agricole di qualità;
Impegna la Giunta regionale
a stabilire, nel regolamento che è competente ad adottare ai sensi e per gli effetti di cui ai commi 2 e 3 dell’art. 27 bis della legge regionale 7/1995 così come inserito dal comma 1 dell’art. 21 bis, anche sulla base di appositi pareri scientifici, l’eradicazione totale del cinghiale da alcune realtà di particolare pregio ambientale, come ad esempio il Parco del Conero, e da alcune realtà fortemente vocate alle produzioni agricole di qualità”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno n. 3 dei Consiglieri Badiali, Malaspina, Giannini, Bugaro, Foschi, Marinelli, Perazzoli:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Vista la proposta di legge regionale n. 21/2010;
Considerato che la disciplina regionale in materia di aziende faunistico-venatorie e di aziende agri-turistico-venatorie contenuta nel regolamento n. 41 del 1995 necessita di una approfondita revisione;
Impegna la Giunta regionale a predisporre tempestivamente la proposta di modifica del regolamento regionale n. 41 del 1995".
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Passiamo ora alla votazione della legge nel suo complesso.
Ha chiesto al parola la Consigliera Foschi, ne ha facoltà

Elisabetta FOSCHI. Presidente, chiedo la votazione per appello nominale anche a nome dei Consiglieri Zinni e Natali.

PRESIDENTE. Bene, quindi procediamo alla votazione per appello nominale.
Proposta di legge n. 21, così come emendata. La pongo in votazione
Favorevoli: Badiali, Bugaro, Busilacchi, Camela, Canzian, Ciriaci, Comi, Giancarli, Giannini, Malaspina, Marinelli, Massi, Natali, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Ricci, Sciapichetti, Silvetti, Solazzi, Zaffini, Zinni. (…) Bene, allora a questi voti favorevoli si aggiungono anche quelli dei Consiglieri Acquaroli, Foschi, Luchetti, Romagnoli, Carloni.
Contrari: Binci, D’Anna, Marangoni.
Astenuti: Acacia Scarpetti, Cardogna, Eusebi, Traversini.

(L’Assemblea legislativa approva)

La seduta è aggiornata a martedì prossimo. Grazie.

La seduta termina alle ore 17,05